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Roma, 8 Febbraio 1908
Si pttbbllea ogni Sabato
ANNO I - N. 6
LA LUCE
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
o
Sì.
se
c
se
a
ÀBBONÀNIKNTI
Italia : Anno L. 2,50 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — « < 3,00
Un numero separato Cent. 5
I manoscritti non si restituiscono
PIREZI0M€: Via COagenta 1Ô
SOMMARIO :
Gli avvenimenti del giorno — Il cardinale Eichard, di V. Garretto. — Cronaca del movimento religioso — Socialisti e credenti, di
E. Eivoire. — L’Evangelo di Gabriele, di G. E.
Meille — Fatti e idee. — Arte, letteratura,
scienza ; A Dio, di P. E. Bosi — Leggendo
l’Evangelo. — Attacchi e difese : Calvino
intimo, di E. Meynier — Questioni sociali e
morali : Giustizia, di L. Clerico — Pagine di
Storia : Valdo e il papa, di G. Jalla — La
dottrina cristiana spiegata al popolo : L’essenza del Cristianesimo, di U. I. — Informazioni. — Bibliografia. — Appendice : Eroine
Valdesi, di T. Gay.
AVVISO IMpORTÌlMTE
'"'■"■■■■''V' '.- . A
Per inserzioni^ reclami, camlnamenh
d’mdirizzo ecc. ritolgersi al sig. Antonio
Rostan, amministratore del giornale: 11)7
ria Razionale.
L’ Amministrazione.
GLI agOENIMENTI DEL GIORNO
Rispettiamo la vita umana — Dottrinarismo pericoloso.
Re Carlo non era uno stinco di santo : giocava,
sperperava milioni, si divertiva molto più di quel
che sia permesso anche ad un sovrano... ; ma Re
Carlo non era un tiranno, come taluno ha detto nella
fretta di dir qualcosa di lui, trucidato in cosi barbaro modo. Un tiranno ha una volontà, ma egli non
1’ ebbe: caso mai, tiranno s’avrebbe a chiamare il suo
fatale ministro, responsabile degli atti compiuti in
questi ultimi tempi dal governo in Portogallo. Re
Carlo avea fiducia'nel Franco, perchè il Franco pagava i debiti suoi, che non erano pochi.
Ahimè, la cosa più innocente del mondo (pagare i
debiti) porta con sè conseguenze così tragiche! E le
conseguenze dicono che, quanto più si sta in alto,
tanto più si ha da badare a quel che si fa ed essere
scrupolosamente e sempre padroni di sè, per essere
servitori degli altri. Padroni di sè vuol dire: padroni de’ proprii atti' e delle proprie passioni, alle
quali non è vero che impunemente un personaggio
elevato, sia pure un re, possa dare sfogo ampio e
libero.
Servitori degli altri vuol dire: ricercatori scrupolosi e attenti del bone del popolo a cui si comanda ;
perchè il re è fatto per il popolo non il popolo per
il re. Il re che serve molto, molto può comandare,
perchè molto è amato e tutti han fiducia in lui. Don
Carlos non era di cotesta specie di re.
Ma ciò non vuol dire che lo si dovesse uccidere,
come non vuol dire che si debba approvare chi Tha
mcciso e quasi mandare un biglietto di congratulazione agli assissini superstiti. Pensiamo che accanto
INSER2:iONI
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per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
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Si.
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AnnmiSTRAZIOME : via MazIoDale, 107 1
alla salma del re una donna piange, la quale è moglie e madre prima che regina;,il dolore di questa
derelitta è sacro come qualunque dolore, e noi siamo
esortati a piangere con coloro che piangono, siano
ricchi o poveri, siano buoni o cattivi, siano regnanti
0 comuni mortali. Pensiamo che la vita umana è sacra in tutti e che la vendetta appartiene all’ Eterno :
se possiamo vedere nella morte di don Carlos il tremendo affermarsi della volontà di Dio, non siamo
ambrizzati a rallegrarcene e a Ricavarne che P assassinare sia un bello e nobile mestiere; giacché la parola della legge « non uccidere » è sempre posta davanti a noi acciocché la osserviamo.
L’ uccisione di Re Carlos ha fatto dimenticare tutto
ciò che è avvenuto in questi,giorni in Italia; l’interesse del pubblico si è tutto riversato sui telegrammi iirovenienti da Lisbona. Ma noi non lasceremo passare inosservato un significantissimo avvenimento : il congresso de’ ferrovieri.
L’ aspettazione era vivissima, in tutti, sapendosi che
questa volta si trattava ai decidere intorno all’atteggiamento della organizzazione di fronte al governo e
di fronte alla società ifter3:yjj^/ifoolte tjiale pargl^,,,
le infinite cicalate, i continùp colpi di spillo, le fraterne invettive ecc... son zampillati energicamente
da questo semplice quesito : dobbiamo noi essere rivoluzionarli per principio ovvero no ? Dopo molte
fatiche, più eroiche di quelle di Ercole, si potè giungere a far trionfare il buon senso e l’equilibrio. I
ferrovieri dissero : caso per caso ci regoleremo. Meno
male !
Ma intanto, lettori egregi, pensate un po’ a’ perìcoli del dottrinarismo. Questa benemerita classe è
sotto r incubo de’ dottrinarii e si dibatte per toglierseli di dosso ; finora è riuscita a tenerli a bada solamente. Noi ci auguriamo che i ferrovieri si mantengano forti ed uniti ; ma, se vogliono far ciò, debbono
astrarre dalle preconcette formule, fabbricate da chi
vive nelle nuvole, non da chi suda jn fra le macchine
e le ferramenta.
G.
Il Cardinale Richard
Non fu un grande uomo nel senso die
d’ordinario si dà all’appellativo grande ;
ma fu uomo mite e non ricercatore di litigi,
e desiderò ardentemente vivere in pace
con il potere civile, quando questo non
volle più riconoscere e sosteneré il potere
religioso. L’arcivescovo di Parigi, morto in
questi giorni, ha avuto l’onore del rispetto
di tutti, se non l’onore del trionfo ; quest’ultimo onore non ebbe, per altro, perchè
noi volle, perchè non seppe acciuffare pe’
capelli la propizia occasione. E dal posto
ove egli sedette, e nel momento storico
che egli dovè traversare, essendo capo
morale all’episcopato tutto di Francia, non
gli sarebbe stato difficile cogliere e tratte
nere la propizia occasione e trionfare e
passare alla storia come un luminare della
Chiesa, un paladino della religione, un benefattore del genere umano che aspetta dal
cristianesimo refrigerio è luce.
Ergersi egli avrebbe dovuto di fronte
a Roma, intemperante, invadente e caparbia, quale sostenitore della sacra indipendenza de’ vescovi ir&ncesi, inalberando su
Nôtre Dame la bandiera del Gallicanesimo,
Tutta la Francia lo avrebbe soàtejauto
ed i suoi collegbi lo avrebbero ciecamente
seguito sulla via della liberazione dal giogo
papale. Ma il cardinale Richard non era un
forte : egli preferì curvare la schiena stanca
ed annosa al cospetto del pontefice inflessibile ; ranniçchiai^ all’ ombra della
essere romano piuttosto che cristiano francese.
Certo, la sua azione determinò quella di
tutti gli altri vescovi ; ma non è detto che
la sua azione abbia chiuso il còrso degli
eventi ed abbia eliminate tutte le probabilità di un ritorno dell’ ideale antico. Anzi
potrebbe darsi che, tolto di mezzo il peso
della sua canizie autorevole (e con essa
r ostacolo della sua debolezza), la Chiesa
di Francia torni ad agitarsi e a cercare
nuovamente la sua via smarrita........Se la
Cliiesa di Francia esiste e se Roma non
l’Ila ridotta ancora perinde ac cadaver !
Vito Garretto
Cronaca del jldodinonto religioso
ITA.LIA
Conferenze agli studenti
A Torino, ne’ giorni 27 e 28 Gennaio, il pastore
Ugo Janni tenne due eonferenze agli studenti, delle
quali una intitolata ; Le fragili basi della fìlosofla antireligiosa; e 1’ altra : L'ipotesi Dio, considerata specialmente rispetto al problema del dolore.
Una lettera, ^scrittaci da una gentile e colta signorina, c’ informa ampiamente del Insicghiero successo
ottenuto dal valente oratore ; ci dispiace di non potere
riprodurre tutta la corrispondenza, ma ne trarremo i
più importanti particolari.
Fin dalla prima sera la sala « Vincenso Troia »
era gremita di pubblico, in grandissima maggioranza
non evangelico, attento, rispettoso, simpatico e colti-s.simo. Molti studenti e molte notabilità del mondo intellettuale torinese. Applausi calorosi, significativi in
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ILA LUCE
un ambiente non troppo eccitabile, accolsero la fine
della prima conferenza.
La seconda sera il pubblico aumentò di numero e
d’importanza ; la proporzione tra evangelici e non
evangelici era di 1^4 a 3[4. E non mancarono tra gli
-ascoltatori alcuni preti.
L’ oratore ebbe nuovamente un successo trionfale e
in suo onore fu organizzato un trattenimento serale
nella sede di Torino della « Federazione studenti ».
Ci compiacciamo vivamente di tutto ciò e ci auguriamo che molti frutti porti questa abbondante seminagione. E siamo lietissimi di poter contrapporre la
serietà e 1’ educazione degli studenti di Torino alia
inqualificabile condotta di quelli di Pisa.
L’ insegnamento religioso e il Governo
Il Consiglio de’ Ministri nell’ ultima seduta ha approvato il regolamento generale dell’ istruzione elementare, nel quale così si risolve la questione dell’ insegnamento religioso ;
* I comuni provvederanno alT istruzione religiosa di quegli
alunni, i cui genitori la chiedano, nei giorni e nelle ore stabiliti dal consiglio scolastico provinciale, per mezzo degli insegnanti delle classi, i quali siano reputati idonei a quest’ufficio e lo accettino ; o di altre persone, la cui idoneità sia
riconosciuta dallo stesso Consiglio scolastico.
. Quando però la maggioranza dei consiglieri assegnati al
comune non creda di ordinare l’insegnamento religioso, questo potrà essere dato, a cura dei padri di famiglia che lo
hanno chiesto, da persona che abbia la patente di maestro
elementare e sia approvata dal consiglio provinciale scolastico.
In questo caso saranno messi a disposizione per tale insegnamento i locali scolastici nei giorni e nelle ore che saranno
stabiliti dal Consiglio provinciale scolastico.
Così viene assicurata la libertà dei comuni, dei maestri e
dei padri di famiglia ».
E’ evidente la preoccupazione del Governo di contentare tout le monde et son pére: preoccupazione
buona e legittima in chi deve provvedere all’ equilibrio sociale; ma avremmo preferito una decisione più
netta, più sicura, più recisa. Nondimeno riconosciamo
che la soluzione scelta è abile e non turba la libertà
di alcuno.
Che cosa han da strillare i clericali? Se essi sono
veramente la maggioranza e se, come affermano, il
plebiscito popolare vuole T insegnamento del catechismo di Pio X, automaticamente, in forza della nuova
legge, il-catechismo potrà eÌSere insegnato a chi lo
desidera.
Ma lo strepito clericale nasce, in realtà, dalla paura
che i padri di famiglia si scomodino poco a chiedere
l’insegnamento del catechismo.
L’ on. Caiueroni parla sull’ insegnameuto religioso
E dice che il Governo è dalla legge obbligato a
provvedere che sia impartito nelle Scuole Elementari
secondo lo spirito della Chiesa Romana, perchè l’articolo 1‘ dello Statuto parla chiaro.
L’ on. Cameroni non si spaventa delle obbiezioni :
r incompetenza de’ maestri si può eliminare insegnando
loro il catechismo e la teologia nelle Scuole Normali ;
il catechismo in famiglia o in Chiesa non è sufficiente,
ci vuole anche in iscuola ; non è vero che lo Stato
debba essere areligioso, anzi deve essere V esponente
della nazione, la quale, secondo lo Statuto, è Cattolica
Apostolica Romana.
L’ on. Cameroni vi dice subito il movente occulto
a cui obbediscono gli abolizionisti : costoro vogliono
ipotecare 1’ ignoranza delle generazioni future, per poterle asservire. Nè più nè meno di ciò, insomma, che
solevano fare una volta i clericali.
Argomenti più irresistibili e moderni di quelli posti
in batteria dall’ on. Cameroni non si potrebbero trovare in sostegno della tesi clericale, è d’ uopo convenirne.
Ed è strano che nessuno ci abbia prima di lui pensato I
La riunione de’ vescovi siciliani
I vescovi siciliani han tenuta una conferenza importante, nella quale si è discusso ; del riordinamento de’
Seminarii dell’ isola, e dello incremento della stampa
cattolico-papale.
Riguardo al primo punto pare che sia prevalso il
concetto di abolire tutti i seminarii esistenti, per fondarne uno solo, grande e rispondente a’ bisogni del
tempo (?). Riguardo al secondo punto, si sarebbe deliberato di trasformare il periodico Centro in giornale
cotidiano.
Cosi anche il Mezzogiorno verrebbe trascinato nel
movimento clericale; tantoi attivo,, benché poco concludente, nel Nord.
Oh giorni del 1860 !
Giornali seomuuieati
Il vescovo di Fano ha lanciato l’anatema contro laa
Rivista di Caltma (attento- don Romolo !) e contro il
Oiornale d’Italia, ritenuto- organo de’ modernisti.
Cosi ha fatto anche mons- Morando, arcivescovo ài
Brindisi.
Son cose che paiono incredibili : questi vescovi devono vivere nelle nuvole, se s’illudono con cotai. sistemi di difendere T ovile minacciato ! In quanto al
Oiornale d” Italia, non crediamo che gli dispiaccia
troppo di diventare frutto proibito, cioè più appetitoso !.
BELGIO
Conferenza teologica pastorale
La conferenza teologica pastorale della Chiesa Cristiana Missionaria del Belgio si riunirà a Bruxelles
nel prossimo mese di Aprile.
Comincierà il Lunedi 27 e durerà fino al Mercoledì 29.
Per quelli de’ nostri lettori che non lo sapessero,
diremo che la Chiesa Missionaria Belga è un bello e
vegeto ramo della Chiesa Cristiana, il quale lavora
con ardore e In mezzo a grandi difficoltà per estendere il Regno del Maestro.
FBANCIA..
Nuovo tempio evangelico in Savoja.
A Thonon (Savoja) si è inaugurato pochi giorni or
sono il tempio evangelico.
Al tempo della Riforma tutta la popolazione di que’
luoghi era divenuta protestante ; ma quando i duchi
di Savoja tornarono in possesso del paese, obbligarono
con la forza i loro sudditi a ritornare papisti ; e tali
essi son rimasti fino ad oggi.
Tanto più significante e più rallegrante è dunque
questa rivincita dell' Evangelo.
GERMANIA.
La Gazzetta popolare di Colonia, organo papalino,
si lamenta della generosità de’ fedeli,! quali pare che
non diano più con quell’ abbondanza di prima T obolo
di S. Pietro. La Gtiz.zetfa ha potuto raccogliere appena 14.500 lire! E ci fa sapere che tutti i doni per
la S. Sede non oltrepassano i 2.500.000 franchi, laddove il papa avrebbe bisogno di sellé milioni.
Infatti ; con 2.500.000 franchi il povero papa può
appena sfamarsi 1 !
SVIZZERA.
Conferenze del pastore Luigi Rostaguo
Il Jonritai de Genève ci porta un lungo resoconto
della prima conferenza tenuta a Ginevra dal pastore
valdese sig. Luigi Rostagno. Egli trattò egregiamente
del movimento modernista, che mostrò di conoscere
profondamente : parlò con elevatezza e concluse con
acuta logica che : dato il fermento suscitato dal modernismo nel campo cattolico-romano, il compito dell’evangelismo in Italia assume nuova importanza; necessaria quindi la amorevole cooperazione de’ fratelli
evangelici dell’ estero.
11 pastore Rostagno parlerà ancora su altri argomenti importanti e noi imploriamo su lui e sulle sue
fatiche la benedizione di Dio.*
INGHIL TERRA.
Una nuova opera popolare a Ririninghain
Il grande avvenimento della .settimana in Inghilterra è l'apertura del a Birmingham.
Si tratta di una magnifica istituzione, diretta da due
pastori eminenti, il D.r Dale e il signor Jowett, destinata a raccogliere e ad indirizzare cristianamente
l’elemeuto operaio tanto numeroso in quella industre
città inglese.
Questa bella e santa opera, che si propone un cosi
alto e nobile fine, merita la simpatia di tutti ì cristiani ; il suo iniziarsi ci riempie l’animo di vera e
profonda .soddisfazione.
AUSTRIA
Il iTiovimento « Los von Roin »
Questo movimento prodigioso che continna sempre
intensificandosi desta le preoccupazioni della stampa
cattolico-romana austriaca, la quale cerca di scredi
tarJo-dipingeuidlelo- come un pericoloso movimento- politico,, dovuto all’ azione del pangermanismo per la-ragione eh’ esso è sostenuto da’ protestanti tedeschii.
La nostra Malie alza anch’essa, ad imitazione de’
fogli aue-triaei, i suoi lai contro lo splendido e progressivo avanzarsi dell’ Evangelismo, nel quale scorge
non, si sa quale pericolo per lo frontiere italiane, .senza
pensare che la pace nel trentino si aviTebbe appunto
con r afffrrmar.si della civiltà e della educazione evangelica.
Soc/a/jsfj e credenfil
Si può essere socialisti e credenti in Dio? Nüii
abbiamo sempre creduto, e crediamo, ancora di sì, dal
momento che i principia migliori del socialismo, la.
giustizia e la solidarietà e la pace fra le nazioni, sonoanche quelli dell’Evangelo. Ed invero, in tutti i paesi
protestanti il movimento del socialismo cristiano, na«to
da pochi anni, va prendendo una. estensione sempre:
maggiore e reclutando ogni giorno nuovi aderenti-.
Non cosi la si pensa generalmente nell’altro campo.
Per non portar vasi a Samo e ripetere cose dette
altravolta, mi limiterò a due esempi ancora recenti.
A Reggio Emilia, sullo scorcio dell’anno passato,
la quistione è stata dibattuta in seno, alla locale sezione
socialista e, com’era da aspettarsi, le rispo.ste furono
in massima parte negative. « Chi crede in Dio- e fa o
non fa le pratiche di culto non può essere e dirsi e
ritenersi un vero, uno sehietto socialista ».
Si è di recente riunito qui in Udine il consigiio
direttivo del socialismo friulano, e ha deciso che la
tattica del partito debba essere anticlericale eanlireliperchè, secondo la sapienza di quei Salomoni, la
campagna anticlericale non può essere efficace se non
sulla base della guerra alla religione !
Che confusione in quelle menti direttive ! Eppure,
a sentirli, essi soli sono coscienti, mentre tutti gli
altri, i credenti sopratutto, sono per forza di logica
incoscienti. Nella prima parte del loro programma, cioè
nella lotta contro al clericalismo, i socialisti ci troveranno sempre alleati, benché non usiamo le loro
armi ; ma avversari altrettanto implacabili e irriducibili ci troveranno nella seconda.
Sembra però che ci sia un principio di resipiscenza
da cotanta aberazione e difatti i! Podrecen, mente
più equilibrata, ammette che si possa e.ssere socialista
e credente, « purché non si faccia parte della chiesa
ufficiale, » intendi cattolica romana. Questa restrizione
non ci stupisce in un paese come il nostro, dove la chiesa
ufficiale è nemica acerrima del socialismo e ha ingenerato nelle menti quella confusione nefasta tra cristianesimo e romauesimo, tra .sentimento religioso e politica, tra fede e superstizione.
Salutiamo con vivo compiacimento questi primi timidi
accenni verso un nuovo orientamento più retto e più
cosciente. Se possiamo comprendere i motivi di avversione che il socialismo ha contro le chiese e fino ad
un certo punto, contro la religione, perchè in fin dei
conti questa s’incarna in coloro che la professano, non
ci possiamo acconciare all’idea che il di.ssidio debba
essere permanente, perchè troppi sono fra i due i
punti di contatto.
Quell’ateismo idiota e brutale che mena strage fra
le classi lavoratrici e che è prodotto in massima parte
da un maliute.so, dev’essere un fenomeno transitorio ;
come devono essere sintomi della febbre di crescenza
quelle intemperanze, quei metodi di lotta incivili e
quegli enormi attentati contro la libertà individuale,
quei veri delitti che a Crespellano più che altrove sono
stati commessi in nome della .solidarietà e della giustizia. Certo tali metodi, uguali a quelli usati dalla Chiesa
papale e talora anche peggiori, non sono fatti per
attrarre al socialismo aderenze e simpatie ; ed è strano
che i capi almeno non si accorgano che in quel modo
fanno il gioco degli avver.sari e il danno del partito,
e questo sarebbe poco male, ma della causa che esso
rappresenta.
xVuguriamo pertanto che abbiano finalmente ad aprire
gli occhi e a mutar sistema ; e a sperarlo ci confortano
taluni segni ancora vaghi ed incerti di una nuova
mentalità.
Quando il .sociali.smo avrà deposta la sua vieta armatura che alla gente tranquilla lo fa apparire come un
brigante o un orco favoloso ; quando avrà buttato tra
i ferri vecchi la sua anti umana propaganda irreligiosa
e la sua anti sociale lotta di classe, e sarà animato
r?
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íf;-,vr
LA LUCE
■soltaato da una sete inestinguibile 4i giustMia in tutti
i sensi 'della parola-e da un amore »tenso, largo, generoso, ^allora camminerà assai piè sincero-e spedilo
alla conquista de’suoi ideali.
Ma perchè questo sia, occorre cfce passi «ulle turbe
tumultuanti, come sulle acque agitate del •dihrvio, il
soffio pacificatore che viene dalle alture serene.
EtaiPieo ^voine.
rEfangclo di GalifieU
Nessuno osa negarlo : D’Ànnuuxio si atteggia a
poeta civile ! Soprattutto dopo la morte del Carducci
egli ambisce a diventare il Poeta della Nazione ; già
s’intuì ascoltandolo glorificare le genti italiche, allorquando commemorava il Carducci a Milano. Ora, nella
Nave, con un magnifico gesto ei depone solennemente
nelle mani dell’ italica gente il suo Vangelo.
L ’epoca nostra è feconda di Vangeli ; ricordate il
ciclo dei quattro Vangeli vagheggiato da Zola e che la
morte troncò mentre ancora aspettavasi la « Giustizia »?
E il « Vangelo della Ricchezza » lanciato al mondo
da Carnegie ?
D’Annunzio, anch’egli, hall suo Vangelo da dare,
anch’egli predica. Che cosa predica egli ? Predica semplicemente.... la « Nave » Sin dalla prima parlata di
Marco Orático il « costruttore di navi e di basiliche »
Gabriele si volge con trasparenti parole all’Italia :
» A te verrà la gloria dei miei mari
Arma la prora e salpa verso il mondo »
E il popolo risponde ;
« Il Mondo ! Il Mondo ! Arma la Nave grande
« Chiamala Tuttilmondo ! Totus Mundus .
« Sia la più grande !
E taglieremo i boschi
« per mille navi. Ti daremo il ferro
« per mille rostri
La patria è sulla nave!
La patria è sulla nave....
Oh Italia, la prosperità sta sul mare.
Costruisci navi, navi, navi ancora e sempre
navi !
Certo l’idea è grande e generosa. 11 Commercio marittimo può esser la ricchezza d’un paese ma..... si tratta
qui proprio di navi mercantili ?
Non pare :
« I lupi di Croazia
vanno in preda con ogni vento
dice il Tagliapietra
« E voi
mandate legni in corso a sterminarli !
risponde il Piloto.
-< Legni di mercatanti sono inermi
dice il Mulinare.
Armateli per cozzo e per arrembo
risponde il Piloto.
E tutta la tragedia ripete che le navi da costruirsi
debbono e.ssere navi da guerra, navi di violenza e di
preda. Senza esse i commerci sono malsicuri ; alla base
della prosperità evvi la forza, la potenza... e la prepotenza.
E Re Vittorio ha ben capito ; non per nulla discorendo con d’Annunzio ha parlato di corazzate.
Se Marco Gnatico arma la nave è per andare a
conquistare Costantinopoli, la debole Bisanzio :
Armata è la tua prua (gli dice Basiliola)
Un’altra Roma è sopra sette monti
aU’eutrata dei mari caldi
Ma anzitutto si tratta di liberare 1’ Adriatico :
Va corseggia l’Adriatico
Redimi l’Adriatico
Libera dai ladroni il mare nostro.
. E Marco Gnatico :
Questo Adriatico selvaggio
Che s’indura (o popolo) ed è tuo come il tuo
E la preghiera a Dio: Santo (S. Marco)
Signor nostro redimi l’Adriatico
Libera alle tne genti l’Adriatico
Patria ai Veneti tutto l’Adriatico !
Chi non percepisce sotto questi veli tenuissimi la predi
cazione irredentista? Ma non basta: nello splendore,
dei primissimi versi della tragedia qualcosa di più
grande balena :
0 Iddio, termina la magnifica sirventese :
Oh Iddio che vagli e rinuovelll
Nel mar le stirpi, o iddio che le cancelli
Fa di tutta gli oceani il mare nostro
Amen !
Ecco tutto il Vamgelo di 'd’ Annunzio ; diventare
forti, diventare potenti, diventar ricchi, ed estenderci
sempre più: riprendere allo straniero le terre italiane,
le terre che sono nostre, il che 'è legittimo ; e poi....
estenderci ancora!
0!
jr *
Ed è con questo Vangelo che si vuol redimere 1’ Italia e gl’ Italiani?
Vana speranza. L’ Evangelo del d’ Annunzio è fallace.
Il progetto del Gratico s’è realizzato; Venezia è
diventata forte e ha predato, è diventata bellissima e
ricchissima. Dove 1’ ha condotta la sua forza e la sua
ricchezza ?
Come fece Venezia, fece Pisa, fece Amalfi, fecero il
Portogallo e la Spagna. Dove sono esse ? Che cosa
sono esse diventate? Come fece Venezia, fece Roma.
Gl’ ideali di Marco Giatico furono gl’ ideali d’Alessandro Magno e di Napoleone.
Dove hanno essi condotti i popoli ? .
Perchè proporre un rimedio che storicamente s’è dim ostrato incapace d’arrecare sollievo efficace ? Perchè
dunque voler avviare 1’ Italia su d’ una via che noi
s oppiamo non condurre al punto a cui vogliamo giungere ? Perchè ostinarsi a volere ottenere da certi metodi dei risultati che non possono dare ?
Venezia pel mare e snl mare fu grande, ma si corruppe e decadde perchè la sua religione fu solo vano
formalismo, perchè mancò la virtù e la virtù è fiamma
che va alimentata. Noi tutti aspiriamo a maggior progresso, a maggior benessere, a maggior moralità, a
maggior concordia, e maggior giustizia, a maggior
fratellanza, a maggior solidarietà.
Chi sazierà la nostra fame ? Chi calmerà la nostra
sete ?
Nessun Vangelo umano, siatene persuasi : L’ Evangelo divino sì ! si ! 1’ Evangelo di Gesù Cristo !
Egli solo è capace di rendere virtuosi gli individui
e virtuosi i popoli ; egli solo ha il segreto della forza
e della prosperità delle nazioni. Oh quando mai gl’ Italiani lo comprenderanno ?
« Non è mai tardi per andar piti oltre » dice il d’An.
nunzio.
Non si tratta di culto solamente, non si tratta solo
di formule e di rito. Si tratta di rinnovamento profondo, radicale, completo. Si tratta di azione buona e
di vita pratica migliorantesi, perfezionantesi del continuo, trattasi di cambiare il cuore vecchio in cuor
nuovo, r uomo vecchio in uomo nuovo, le abitudini
vecchie in abitudini nuove, i vizi vecchi in virtù
nuove e ciò mediante quell’energia prodigiosa e irresistibile di bene, la quale scaturisce dalla croce di
Cristo, la quale invade come torrente impetuoso quel
cuoi e che si apre per riceverla, la quale s’impossessa
di queir anima che non resiste, ma si sottopone giuliva alla sua influenza; quell’energia che assorbe
tnito V essere di colui eh’ è deciso ad amare i fratelli
sulla terra ed a fare la volontà del Padre eh’è nei
cieli.
Questa è la salvezza individuale, questa è la salvezza della nazione, è la salvezza del mondo.
Con maggiore coscienza, con maggiore speranza, con
maggiore entusia.smo dei compagni di Marco Gratico
noi cristiani siamo avviati verso
la città futura
la città d’oro
la città di luce....
all’ oriente, all’ oriente 1.
Giovanni E. ]VIeille
fJtTTI E IPEE
Straordinario e^perimeoto spiritico
Oliviero Lodge, il famoso scienziato rettore dell’Università di Birmingham, tenne la sera del 30
Gennaio in Londra nella sala della Società per le
ricerche psichiche, una lettura, nella quale fece il
resoconto di alcuni esperimenti medianici eseguiti
da lui in compagnia di persone superiori ad ogni
sospetto.
Secondo il Lodge, i risultati ottenuti, operando con
due médiums contemporaneamente, sarebbero stati
stupefacenti tanto da indurlo ad aftermare che la
frontiera e.sistente tra la vita presente e la futura
sta per essere abbattuta. Egli non giunge fino ad
afiermtre risoluto il grave e complicato problema
ma dice che si é fatto un passo grandissimo verso
la soluzione definitiva.
Intanto il prof. W. Ramsay, non meno famoso
scienziato del Lodge, interrogato intorno alla lettura di. quest’ultimo, si è mostrato scettico, per non
dire incredulo affatto. « E’ da un pezzo — egli
rispose — che io ho perduto qualunque fede, e
eoa buone ragioni, su questi casi. Io sono sicuro che
Oliviero Lodge è assolutamente in buona fede in
quel che dice ; ma per conto mio non posso ascrivere ciò che a delle Vere allucinazioni.... Con i miei
occhi non ho mai visto che delle ciurmerle e delle
cose semplicissime, che non avevano nemmeno bisogno dell’ipotesi degli spiriti per essere spiegate ».
Gli spiritisti esalteranno Lodge e attaccheranno
Ramsay, lo sappiamo già ; ma noi, che siamo fuori
della contesa, crediamo che siano legittime e doverose
le ricerche degli scienziati, perchè dalla scienza aspettiamo la parola sicura e decisiva. Sir Ramsay dunque
non dovrebbe stancarsi, ma contribuire con la sua
saggezza e dottrina a diradare il mistero in un senso
0 nell’altro. Assentarsi, come egli fa, no ; a lui non
è permesso.
Evoluzione o «ii^^oluzione dell’Mea
religiosa ?
Leggiamo nella Bevue Generale uno studio di
Carlo Woeste intorno alla domanda posta qui per titolo. Il Woeste è cattolico - papista, se ben argomentiamo dal suo scritto ; ma le sue idee sono valide in
linea generica e però le citiamo.
Lo scrittore constata la lotta che sempre si è
mossa contro la religione, a cui si è tentato di negare
l’importante compito di illuminatrice e guidatrice
delle coscienze. La lotta assume nel tempo nostrouna intensità maggiore, perchè non si tratta più di
attaccare una data dottrina religiosa particolare, ma
si cerca di rovesciare tutta la religione dalle fondamenta.
Può, dunque, la idea religiosa sotto i colpi degli
avversari evolversi ? Per l’autore ciò è assurdo, perchè l’idea religiosa suppone resistenza di una verità
religiosa : or la verità è tale sempre e non può evolvere, senza perdere il suo carattere di verità.
E allora? Assistiamo noi alla dissoluzione dell’idea religiosa ?
No, dice il Woeste, l’uomo non potrà mai divenire indifferente all’indagine intorno all’origine e alla
fine propria, come intorno all’origine e alla fine
del mondo.
E l’antore, dopo una lunga dimostrazione, conclude affermando che non di evoluzione né di dissoluzione si tratta nella società presente, ma di una
semplice persecuzione, ugnale a tante altre già superate, quantunque più tremenda e più pericolosa.
Gli uomini di buon senso si opporranno per il bene
supremo del progresso e della civiltà, con una risoluta propaganda.
¿irte, Letteratura,
enza
A DIO
Dio padre, alma del mondo, alito immenso
più che l’Amore e più che l’universo,
a cui dal vano mio picciolo verso
s’erge la prece qual vapor d'incenso...
Dio sommo, orma ed idea, spirito accenso
che il mondo hai del tuo palpito cosperso,
il mondo ond’è l’uom - gemma ultima - emerso,
tuo riflesso immortai, cosmo più denso...
Dio buono a’ tuoi voleri ecco mi prostro ;
non come il fraticel che il corpo affranto
piega sui marmi gelidi d’un chiostro...
ma come il rude artier, tra’l lavor santo 1
E poiché-Dio - non ho porpora od ostro
innamoratamente offro il mio canto.
San Remo.
Capit. Plet< Emilio Bosl
4
LEGGENDO L’ EVAIiGELO
Io non so se egli sia peccatore ;
una cosa so, che essendo c ieco ora vedo ».
(Giov. IX, 25)
Queste parole furono da un cieco, tornato a godere della luce del sole per la
virtute di Gesù Nazareno, dette; in risposta
a’ dottori che inquisivano, con animo ostilo
e dominato da vieti preconcetti, intorno
alla realtà della sorprendente guarigione.
I dottori opponevano al beneficato cieco la
scienza loro, la quale diceva : non potersi
da uomo peccatore operare cotali meraviglie ; il beneficato cieco, stanco di quisqui
lie e di questioni per lui oziose e vuote,
troncò ogni discussione con questa mirabi
le risposta.
Ei pare come se il cieco pigliasse impazientito sè stesso, fin allora oggetto bensì
della disputa, ma non osservat
LA LUCE
0 bene, e si
deponesse davanti ai giudici, divenuti a lor
volta ciechi ostinati. E dicesse : voi vi dilettate a guardare fissamente nel vacuo di
vostre dottrine che reputate verità infallibile, laddove dovereste considerare me, in
cui la meraviglia è avvenuta, ‘'dolete ch’io
vi confermi essere il mio benefattore uomo
soggetto a peccare ; a me ciò non importa,
io vi mostro ciò ch’egli ha operato in me
e vi dico ciò che di lui so pej’ mia esperienza : ero cieco ed ora veggo.
Il cieco diventa così maestro ed insegna
un insuperabile metodo per difendere la
propria fede. Il cristiano è continuo bersaglio del motteggio deH’incredulo, il quale
pretende che quello gli dica rnille cose e
gli spieghi mille misteri : come si prova
la esistenza d’un Dio ? Clii ha fatto Iddio ?
Chi lo lia veduto ? Chi sa se Gesti ò veramente Figlio di Dio % Chi ci assicura di
([uesto, chi di quell’altro ?.
Talun credente può risponder!? con iscienza e ingarbugliare l’avversario e confonderlo e farlo tacere ; tale altro è semplice
e non coltivato. 11 maggior numero è di
semplici, appunto : dovranno eglino rimanere muti sempre ? Ne sarebbero umiliati
troppo 0 troppo scornati. La risposta del
credente incolto può avere non. minore peso di quella del colto, se scaturisce dalle
profondità della esperienza. Tutti possiamo
conoscere ciò che la potenza del Cristo ha
operato in noi : mostriamo ques
striamo, cioè, la trasformazion
essere avvenuta sotto l’inilut
delI’Evangelo. Le opere nostre
splenderanno nel cospetto de
parleranno a gloria del Padre i^ostro ch’è
ne’ cieli.
Contro il granito della esperienza personale s’infrangono le quisquilie e gli argomenti intessuti col cavillo.
V. o.
t’opera, moe del nostro
Qza diretta
buone rinomini e
NUOVA AUROK
Questo volumetto, che ha avuto al suo apparire
una cosi lusinghiera accoglienza, è posto in vendita per L. 1,75 la copia ; 10 copie per L. 12,50,
La spedizione è a calicò de’ committenti.
Si
CBPCfl P®''‘ ’ dell’Unione Ck
lano una Direttrice molto cap:
diverse lingue. Scrivere : Signora Biava,
Sella, Milano.
istiana di Miace e parlante
2 Via Quintino
ATTACCHI E DIFESE
Calvino intimo
In nu articolo recente della ben nota rivista Mercure
de France, al quale abbiamo, in uno degli ultimi numeri di questo periodico accennato, si sono esumate
antiche calunnie e accuse che già lanciò il Bolsec,
nemico del grande riformatore del quale volle vendicarsi, perchè era stato esiliato da Ginevra. L’ articolo
della rivista francese, che venne riassunto con una
certa mal celata compiacenza dal Corriere della Sera,
dal Marsocco, e naturalmente con manifesta gioia dai
giornali clericali, ad es. il Corriere d'Italia, rimproverava a Calvino la sua crudeltà e una vita condotta
da gran signore (lauto stipendio, vivande e vini prelibati), e inoltre poche colpe, ma grandi delitti (!!j.
Sarà prezzo dell’ opera, per conoscere bene il carattere di Calvino, vedere il grande riformatore nella sua
vita privata. E’ conosciuto 1’ uomo pubblico, il legislatore, 1’ esegeta, ma non molto 1’ uomo privato. Sorprendiamolo quindi nei santuario domestico, come marito e padre di famiglia.
«
A *
La questione del matrimonio non lo pieoccupò che
assai tardi. Cominciò a pensarvi nel 1539 (era nato
nel 1509), quando si trovò a Strasburgo, esiliato da
Ginevra, e in condizioni economiche ben povere, .sia
detto fin d’ ora. Ora in alcune lettere lasciate vediamo in
quale alta considerazione tenesse il matrimonio, e quali
grandi ed elette qualità morali desiderasse rinvenire
nella compagna della sua vita. Egli, in una lettera
scritta a Farei il 19 maggio 1539, dice : « Eicordati
sempre delle qualità che cerco in una donna. La sola
bellezza che m’ attira è quella di una casta riservatezza, della dolcezza, della semplicità, deli’economia,
della pazienza, d’ una donna disposta a vegliare sulla
mia salute ».
Finalmente, dopo varii progetti di matrimonio che
andarono falliti, Calvino sposò, nel mese di Agosto
1540, Idoletta de Bure, donna di preclare virtù. Questa unione, sebbene provata negli stessi primi giorni,
con la malattia, e con privazioni di ogni sorta, fu felicissima. Ma ecco come Calvino ne scrive a Farei ;
« E’ perchè il nostro matrimonio non fosse troppo felice, che Dio ne hif temperata la gioia, affinchè questa
non oltrepassasse la misura ! » A causa dei colloquii
e delle conferenze con i riformatori tedeschi, Calvino
doveva spesso a,esentarsi dalla sua casa. E nel 1541,
mentre si trovava a Eatisbona, la peste era scoppiata
a Strasburgo. Ne fu tutto preoccupato e cosi scriveva
a Viret; « Notte e giorno io mi rappresento mia moglie nella più dolorosa incertezza, priva come ella è
del suo capo ».
Intanto Ginevra aveva già rimpianto la lontananza
di Calvino. Il disordine era all’ estremo nella Chiesa
e in tutti gli ordini dello Stato. Si decise quindi a
richiamarlo. Ad onore di Calvino, notiamo che egli, in
sulle prime, fu assai dubbioso ed esitante sul da farsi.
Anzi era piuttosto incline a rifiutare. Questo ci mostra quanto non fosse per nulla ambizioso e avido di
potere. Ma, in seguito alle vive insi.stenze dei ginevrini e dei suoi amici, nel 1541 Calvino rientrava a
Ginevra, accolto con gran festa dalla popolazione. Il
Consiglio, considerando che 1’ illustre suo concittadino
è « homme de grand savoir ef propice à la restauration des Eglises chrétiennes et supporle de grandes
charges de passans » gli assegna uno stipendio di 500
fiorini (cioè circa 6000 lire di nostra moneta, e non
dodicimila, signori .scrittori del Mercure), più un pò
di frumento e alcune piccole botti di vino.
In quegli anni di eroiche lotte e di segreti abbattimenti, Calvino trovò nella sua Moietta la compagna
fedele che sa consigliare alla calma, in presenza delle
calunnie spesso odiose degli avversari, e temperare
con le sue esortazioni quella volontà di ferro che era
uno dei tratti distintivi del suo carattere.
Così non lo vediamo noi interporsi perchè il supplizio dei criminali condannati al rogo fosse mitigato
in questo senso, cioè che prima dovessero essere messi
a morte ? Non è lui che il 19 dicembre 1547, all’ indomani della tumultuosa giornata del Palazzo di Città,
ricorda al Consiglio che il Natale è imminente, e per
il primo tende una mano di riconciliazione al suo implacabile avversario Perrin? Lo storico .lules Bonnet
riconosce che in queste varie circostanze ebbe una decisiva influenza la vita intima del Riformatore.
La moglie di Calvino era un’ anima molto sensibile
e aperta agli slanci del cuore. Cosili Riformatore eser-^
citava il dovere dell’ ospitalità con grande larghezza,
soccorreva i suoi colleghi che fossero in non buone
condizioni economiche, e una volta, persino, i suoi doni
personali alla Società degli studenti francesi assorbirono la decima parte del suo stipendio.
Non mancarono le prove domestiche, cioè la morte
di due figli in tenera età, e le malattie continue della
sua Moietta. Verso la fine del 1545, Calvino ne è assai preoccupato, e ne parla spesso cou Viret e Farei.
Il 15 ottobre egli scrive a Viret: « Mia moglie si
raccomanda alle vostre preghiere. Ella è talmente
rotta dalla forza della malattia, che difficilmente si
può rimettere. Alle volte sembra migliorare ma tosto
ricade ». E nello stesso giorno a Farei : « Ella è ancora alle prese con la malattia, ma abbiamo almeno
questa consolazione perchè è stata come tratta fuori
della tomba ; tuttavia non ricupera ancora le sue forze,
ed è in preda a grandi dolori ».
Ma la fine di Moietta non era lontana. Dopo alcuni
anni di continua alternativa tra un leggiero miglioramento e sofferenze senza fine, cioè il 29 marzo 1549,
Moietta de Bure rendeva 1’ anima a Dio. Il dolore di
Calvino per tanta perdita fu vivamente sentito, fin
nel più profondo dell’animo suo. In una lettera scritta
all’ amico Farei, dopo descritti gli ultimi momenti della
sua cara compagna, cosi conclude ; « Poi, nella più
grande calma, prima delle ore otto, ella ha reso lo
spirito ; a mala pena quelli che erano presenti hanno
potuto distinguere il suo passaggio dalla vita alla
morte. Ed ora divoro a tal seguo il mio dolore che
non cesso di vacare al mio ministero ». Alcuni giorni
dopo scriveva a Viret le seguenti commoventi parole :
« Tu conosci la tenerezza, o piuttosto la eccessiva
sensibilità della mia anima. Se io non 1’ avessi cosi
fortemente moderata, non avrei potuto resistere fino
ad ora. La causa del mio dolore non è certo ordinaria.
Sono stato orbato dell’ eccellente compagna della mia
vita, di colei che, se fosse stato bisogno, sarebbe stata
non solo la compagna volontaria del! esilio e dell’ indigenza, ma pure della morte. Durante la sua vita ella
è stata r amica fedele del mio miuisterio ».
*
Non è forse commovente ed i.struttiva questa pagina
della vita intima del Riformatore, che gli avversarii
anche oggidì rappresentano sempre duramente inflessibile, anche nell’errore, nel punire, secondo le leggi
dure del tempo — osserviamo noi — coloro che osavano ribellarsi alle ordinanze civili ed ecclesiastiche
che Ginevra aveva creduto bene di istituire ? E delr accusa lanciatagli di avere condotto una vita in
mezzo agli agi che mal si conciliano cou la austerità
a lui attribuita, che cosa rimane ? Un bel nulla. Il
vero è che Calvino fu pure, riguardo ai costumi, severo con se stesso, e la povertà, con la quale vi.sse e
in cui mori, sta a dimostrare quanto 1’ austerità della
sua vita fosse in completa armonia con la sua predicazione. E il più bello elogio di Calvino, riguardo a
questo punto, l’ha detto un papa. Pio IV,quando nelrapprendere la morte del riformatore, pronunciò queste parole : « Ciò che ha fatto la forza di questo eretico, è che il denaro non è mai stato niente per lui ».
Enrico JVIeynicp.
QUESTIONI SOCmU E flOR/ILI
Giustizia
Qualcuno lasciò scritto die il sentimento della
giustizia è innato nelFuomo, e quantunque noi ben
sappiamo che il cuor dell’uomo è malvagio sin dalla
sua infanzia, pure non possiamo a meno di riconoscere in questo detto una gi-an parte di vero.
Il fanciullo ha, generalmente parlando, un esatto
concetto del buono ; sia egli nato in alto o in basso
della scala sodale, egli non comprende molto, —
finché rimane ingenuo, — le differenze create dagli
uomini, nè si crede superiore ai suoi compagni di
giuoco e di studio.
Dinnanzi ad una palese ingiustizia, il fanciullo si
ribella anche se essa non non è compiuta a suo danno ; e per convincerci di questo, basta ricordare le
nostre prime impressioni infantili. Solo più tardi,
per effetto deU’arabiente e dell’esempio, l’orgoglio
si desta nel cuore a misura che il sentimento scrupoloso dell’equità va diminuendo.
5
LÀ LUCE
*
* *
Ora, — io lo vorrei dire sopratutto a chi deve trattare con fanciulli, ai genitori, ai maestri a cui furono affidati quei fiori preziosi e gentili : Non soffocate mai, sotto nessun vile od egoistico pretesto,
quel sentimento puro della giustizia che Dio stesso
pose nel cuore umano. Fatelo anzi germogliare colle
vostre parole e — quel che più vale — col vostro
esempio : Benedetti i vostri figli se, attraverso le
vicende e le tentazioni dell’esistenza, essi conserveranno quello slancio generoso, quella giusta indignazione dinnanzi al male che fa ora salire il sangue
alle loro tenere guance ! Benedetti ha detto il Salvatore <■ coloro che hanno sete e fame di giustizia ».
E benedetti proclamerà puranco la società che cammina, tra mille errori, verso un ideale santo di equità.
Vi è una parola, lo so, più bella à&lh gi'uati^ia,
ed è la parola : carità, che vuol dire amore. Ma
forse il suo antico significato è andato troppo disperso, e troppo spesso se n’è fatto sinonimo di elemosina più 0 meno larvato. E l’umanità presente non
vuol più elemosine, sotto qual si voglia specie, ma
vuole giustizia, ma vuole amore vero, pieno ed intero.
Il povero che trema di freddo, che agonizza di
fame sotto i ricchi balconi dai quali escono gioconde
melodìe, non si accontenta più della moneta gettatagli in un istante di noia ; la donna, calpestata da
leggi inique, insultata sovente nei suoi affetti e nei
suoi diritti, non chiede più vana pietà ; gli oppressi
di ogni razza, gli infelici di ogni classe, non vogliono più parole di vacuo sentimentalismo. Una sola
parola esce ormai dal labbro di tutti « Giustizia ! »
*
^ *
E ben venga questa parola e sia essa l’ideale su
premo dello nostra vita ! Nè temiamo che essa offuschi quelle altre antiche parole di bontà e di pietà
Che mai è la nostra bontà, la nostra pietà umana,
se non pura giustizia ? Scendiamo un istante ne
mistero del nostro cuore, interroghiamo la nostra vita
ed i nostri pensieri... e vedremo che non vi è mise
ria materiale o morale, non vi è errore del cuore e
dell’esistenza, a cui possiamo rimanere estranei.
* ♦
Siamo giusti. Ma di questa giustizia non fac
ciamo un’arme volgare di partito, non cerchiamola
giustizia solo in alto o solo in basso : siamo giusti
per tutti, per gli avversari come per gli amici, per
i fortunati e per gli sventurati della terra, per le
lotte morali non meno — e quasi più — che pelle angosce materiali. Ricordiamoci che tutti sono
nostri fratelli, tutti hanno un cuore fatto per amare
ed ahimè! sovente per soffrire.... Questa perfetta
giustizia, questo perfetto amore che sì pochi com
prendono in un secolo d’odio e di contrasti, solve
rebbe, assai meglio di molte teorie e di molte utopie,
i più difficili problemi sociali.
Saremo gratissimi a quei nostri collaboratori, che cercheranno di scrivere brevemente, lasciando così posto per molti
articoli e notizie. Il giornale sarà più
volentieri letto e apprezzato.
PJVQIHE PI 5TORIJI
La dottrina cristiana spiegata ai popoio
< La giustizia innalza la nazione
co savio. s ■
scrisse Tanti
E vera giustizia come vera sapienza non può
e
sistere lungi dal Dio che è compiuta Santità. Lo
Zola, morendo, lasciò incompiuto l’ultimo volume dei
suoi « Vangeli » intitolato appunto : ^ Justice ! ».
Non dubito che l’opera del romanziere francese sarebbe stata mirabile per l’ideale umano che egli seguiva negli ultimi suoi anni, ma purtroppo vi sarebbe mancato quel pensiero divino che egli non seppe comprendere.
Quel pensiero non è facile intenderlo, insegnarlo
e seguirlo; occorre perciò esser saliti, col Giusto sino
suU’altiire del Golgota ed aver pianto appiè della
sua croce ; solo da quelle alture il nostro sguardo
potrà scendere trasformato sulle miserie della terra ,
solo da quelle alture potremo tornare, insegnando
agli uomini la parola della speranza o dell eterna
giustizia !
Ltisa Clefieo.
Raccomanrtiamo ai signori collaboratori di scrivere su un iato solo delle
loro cartelle.
Valdo ed il papa.
Poiché vide crescere ognora il numero dei segnaci di Valdo, il vescovo di Lione (a Guichard era succeduto Giovanni des Bellesmains) chiamò a sè il
predicatore popolare e gli vietò severamente di ingerirsi, nella spiegazione del Vangelo al popolo, essendo quello, diceva, un compito riservato agli ecclesiastici, Pietro, vedendo inutile ogni ragionamento,
rispose come l’omonimo apostolo in nna circostanza
assai simile : ■> Conviene obbedire a Dio anziché
agli uomini », (Fatti V. 29).
Allora il prelato, che era pure signore temporale
del Lionese, espulse da Lione e dalla sua diocesi
Valdo ed i suoi seguaci. Cori-eva Tanno 1176.
Con questa data comincia un periodo molto oscuro
della vita del Povero di Lione. Secondo un cronista egli si sarebbe nascosto, durante tre anni, aspettando il concilio Luterano ; secondo altri, egli potè
rimanere tranquillo in Lione essendosi appellato al
Concilio. 0 forse, e ci pare più probabile, si diede
a predicare nel contado, mandando attorno i suoi, a
due a due, come avea fatto Gesù coi settanta discepoli; poiché, difatti, quando, nel 1179, essi si recarono a Roma, appare già bella e organizzata la loro
missione itinerante.
Valdo, impedito dal proprio vescovo di rendere
liberamente a Dio quella testimonianza di cui avea
pieno il cuore, nutriva la stessa illusione che ebbe più
tardi Lutero, sperando di ottenere giustizia nel Papa,
là, nella città santa. E vi mandò alcuni dei suoi
0. secondo i più, li guidò egli stesso.
Ecco come ne parla un prelato inglese, Walter
Mapes, membro del Concilio : * Non hanno alcuna
dimora fissa, viaggiano due’a due, scalzi, in veste
di lana; nulla possiedono % sono come apostoli nudi
che seguono un Cristo nudo. Cominciano umilissimamente perchè non possono entrare ; ma, se lì ammettessimo saremmo noi stessi cacciati fuori ».
Valdo presentò a papa Alessandro III, il fiero
avversario di Federico Barbarossa, i libri della Bibbia, ed i commenti, che avea fatti tradurre, e fu
accolto con un paterno abbraccio (non era ancora
in uso il bacio della pantofola !) Il vecchio pontefice,
avuta dai poveri la promessa che si sarebbero attenuti ai quattro dottori : Ambrogio, Agostino, Girolamo e Gregorio, concesse loro il diritto di predicare.
Ma non cosi la pensò il Concilio. Mapes incaricato
d'interrogarli finse di non prenderli sul serio, e gli
fu agevole, fra le risate omeriche dell’augusta (?)
assemblea, imbrogliarli in sottiglienze teologiche sul
credere nella od alla madre di Cristo ecc., dopo di
che li rimandò dicendo che studiassero prima di voler insegnare.
Ma, nei suoi scritti, egli mostra di aver capitò
qual pericolo avrebbero corso gli ecclesiastici quando il popolo potesse paragonarne il lusso ed i turpi
costumi colla povertà e la vita austera di quei missionari itineranti.
Per finirla, fu riconosciuto il triplice voto : di
povertà, castità ed obbedienza, fatto da Valdo ad
imitazione degli ordini monastici; ma, quanto al predicare, fu concesso loro solo quando ottenessero il
consenso del clero delle singole località, riserva che
come tosto si vide equivaleva ad nn rifiuto.
Partendo dall’Italia, Valdo lasciava dietro a sè
numerosi aderenti, fra cui persino umcardinale, persuasi dalla sua parola e dal suo esempio.
Lo scritto di Mapes è la più antica fonte dove
si possa rintracciare il nome di Valdesi, tolto, dice
egli, dal loro capo, Valdo di Lione, la cui opera di
evangelizzazione dell’Italia risale dunque al 1179.
CioV. Jalla
L’essenza del CrisHanesimo
D. — In che consiste l’essenza del Cristianesimo ?
E. — Nel vivere Cristo.
D. — Questa nozione del Cristianesimo - vita identifica essa l’essenza del cristianesimo con la moralità delle azioni, con le opere buone ?
E. — No. La moralità delle azioni, la bontà delle
opere è, senza dubbio, inseparabile dalla vita cristiana,
ne è anzi e nna manifestazione, un effetto necessario.
Non vi può essere, non vi è vita cristiana disgiunta
da azioni morali, da opere buone. L’albero si riconosce
dai frutti ; l’albero buono non può portar frutti cattivi,
nè, viceversa, l’albero cattivo frutti buoni. Però questa
manifestazione, questo effetto della vita non è tutta la
vita, non è neppure Yessensa della vita. La vita implica non solo le opere, ma anche e prima di esse, la
causa dede opere sante. Questa causa non è solo esteriore
ma anche interiore ; è una forza intima assimilata
dall’uomo interno e divenuta a lui intrinseca. E una
forza intima la quale s’immedesima col volere dell’uomo e gli trasfonde il potere di vincere il vecchio uomo.
Questa forza intima è la risultante della fusione del
Cristo che opera nella coscienza con l’anima che si
slancia verso di lui nell’espansione libera della fede :
donde una penetrazione dell’anima da parte del Cristo
spirituale ed immanente ; « Non io vivo, ma Cristo
vive in me ».
D. — La nozione del Cristianesimo - vita si oppone essa alla nozione del Cristianesimo - dottrina ?
E. — La nozione del Cristianesimo - vita è la nozione integrale del Cristianesimo. Essa abbraccia tutti
gli aspetti della vita e perciò anche quello dell’intelletto il quale esige una dottrina, reclama la verità. La
nozione, invece, del Cristianesimo - dottrina è unilaterale e frammentaria ; essa esclude tutto ciò che
non è la dottrina.
Nella vita rientra la dottrina ; nella dottrina non
rientrano molti precipui elementi della vita. Consideriamo dunque l’essenza del Cristianesimo come un»,,
vita.
B. — Ciò implica forse che noi dobbiamo tenere in
non cale la dottrina o collocarla in una posizione
subordinata e non essenziale al cristianesimo - evangelico ?
E. — Mai no. Una tale pretesa equivarrebbe a quest’altra ; pretendere che l’albero viva senza radici. Certo
la pianta non si coltiva per le radici, bensì per il
frutto ; ma senza le radici la pianta non può vivere,
e molto meno portar frutto. La dottrina dunque è essenziale al Cristianesimo - evangelico.
D. — Lumeggiate un poco più a fondo cotesta affermazione.
E. — Senza la conoscenza non è possibile la vita.
Infatti la vita implica la conoscenza delTobbietto suo.
Ma la conoscenza si appoggia sul domina cristiano,
cioè sui fatti e sull’insegnamento del nostro Salvatore.
La conoscenza è subbiettiva, personale ; il domma ó
obbiettivo, impersonale. Questo esiste per se stesso, indipendentemente da coloro che lo comprendono bene o
male. Non spetta al domma di modellarsi sul nostro
spìrito, tocca al nostro spirito di conoscerlo, di comprenderlo, di modellarvisi sopra.
D. — Il domma non è esso una risultante .della
nostra speculazione, cioè del nostro pensiero il quale
pensa la nostra vita ?
E. — No. Il domma non può essere una risultante
della nostra facoltà pensante che pensa la vita, per la
semplice regione che ciò ci presenta l’intelletto e l’oggetto suo proprio come qualche cosa di appartato dalla
vita ; e, per converso, suppone anche la vita come cosa
distinta dal pensiero. Or coteste supposizioni sono superlativamente assurde e in contrasto con la realtà.
Inoltre, per quanto noi pensiamo la nostra vita, secondo l’ipotesi già confutata, non potremo giammai arrivar
re, se non ci soccorre qualche altro principio, a.stabilire i fatti storici del Cristo e gVinsègnameuti storici
di lui.
Ora questi fatti e questi insegnamenti storici del Cristo sono appunto il domma, ed essi soltanto lo sono.
Dunque il domma è un punto di partenza e non un
punto d’arrivo ; cioè un fatto obbiettivo che è fuori di
noi e prima di noi, non già una formula a cui arrivi
il nostro pensiero con l’esercizio delTattività sua.
D. — La parola domma non significa essa « decreto », e non implica quindi il concetto d’imposizione autoritaria alla ragione ed alla coscienza ?
E. — Etimologicamente, la parola greca dogma viene
6
6
LA LUCE
da doìcéo (che al participio perfetto passivo fa dedogmenon) e significa ; ciò che è sembrato vero o verosimile.
Presso i classici, si trova nel doppio senso di opinione
è di decreto. Ma il senso principale e più frequente è
quello di opinione. Designa particolarmente le opinioni
dei filosofi. Così, per esempio, le dottrine professate
dagli Stoici si chiamano ; tà dogmata tés Stods. Marco
Aurelio, nel suo trattato Eis éaatòn (II. 3) dopo aver
esposto queste dottrine, aggiunge, soi àrkeifo, aei dogmata esto. Questa parola implica qui l'idea di : verità
incontestabile. Difatti, troviamo talora questa parola
adoperata per significare le verità riconosciute da tutti
gli uomini, cioè gli assiomi o verità prime. Cosi Platone : tà tòn antropon dógmata. Lo stesso senso ha la
parola in latino, come apprendiamo da Seneca ed anche da Cicerone {Quaest. Academ. II. 9)
E adunque in questo senso — il principale e più
generale — che la parola dogma entrò nel Cristianesimo
e che fu adoperata dai Padri della Chiesa, non già
per esprimere decreti autoritari di fonte ecclesiastica,
ma bensì per significare le verità divine del Cristianesimo obbiettivo zampillanti dai fatti e dagl’insegnamenti del Cristo. Perciò il domma non è il vertice,
ma la base del Cristianesimo - vita.
D. — Ma i <‘‘^Credo » della Chiesa che sono ?
R. — Contengono il domma, ma con sono il domma.
Sono formule umane di origine ecclesiastica necessarie per esprimere la fede della Chiesa in opposizione
ad errori „che la negano o la falsano. Ma esse, in quanto sono parole, non .sono dogmi.
Il domma è Videa ; ed è chiaro che la stessa idea
potrebbe essere espressa anche con parole diverse da
quelle che furono adoperate. Quelli che parlano di storia
dei dogmi e di evoluzione dei dogmi confondono il dogma, che è per sua natura assoluto e immutabile, con
le formule dommatiche che sono relative e mutevoli.
Altri confondono il dogma perfino con le speculazioni
teologiche sul dogma stesso !...
Il Cristian esimo - evangelico positivo, respinge cotesta confusione di linguaggio, rivendica il significato
storico della parola dogma, quello cioè che essa ebbe
nella Chiesa Cattolica antica, e riconosce l’origine .divina e il valore assoluto del domma — cioè dei fatti
e degl’insegnamenti del Redentore — per la religione
cristiana.
U. I.
Informazioni
lioma — Un lodevole atto di carità cristiana
è stato compiuto dal dottore Manilio e con.sorte a
favore degli orfanelli delflstituto Gonld : partendo
da Roma, essi hanno regalato alla direzione alcuni
mobili, che, venduti, fruttarono un piccolo peculio.
Segnaliamo questo fatto, all’insaputa dei generosi
donatori, ai quali chiediamo scusa della pubblicità
data alla loro buona azione, affinchè altri ancora seguano il bell’esempio pratico di amore fraterno.
— Lunedi 27 Gennaio, all’A. C. D. G. ebbe luogo l’assemblfca generale de’ soci, la quale procedette
all’elezione del nuovo Comitato Direttivo, dopo avere ascoltato la lettqra de’ rapporti del Presidente,
del Segretario Generale, del Cassiere, dei Censori e
de’ Revisori de’ conti.
Ecco i nomi de’ nuovi componenti il Comitato :
Vittorio Sani, Ernesto Filippini, G. Cervi, A. Autelli,
G. Falerni, A. Fiore, L. Paschetto, E. Comba, v!
Garretto.
— I nuovi eletti, riunitisi Giovedì .30 Gennaio,
procedettero alla assegnazione delle cariche :
Presidente Vito Garretto.
Vice Presid. Prof. A. Fiori.
Segretario A. Autelli.
La nomina dell’altro Segretario e quella del Tesoriere furono rimandate ad altra sedata.
— La Commissione esaminatrice de’ titoli de’ concorrenti al posto di Segretario Generale dell'A. C.
D. G. di Roma, riunitasi al completo venerdì, 24
Gennaio, ha unanimemente indicato al Comitato Direttivo il nome del sig. Paolo Coisson, il quale è
stato dal Comitato stesso regolarmente nominato.
Crediamo che egli prenderà possesso del suo ufficio verso gli ultimi di febbraio.
— E’ stato di passaggio per la capitale il sig. E.
Garro con la sua sposa ; essi tornavano da Napoli,
dove si erano recati in viaggio di nozze.
Giovedì sera, 23 genn., il sig. Garro parlò nel
tempio di Via Nazionale 107, destando l’interesse
dell’uditorio con la narrazione di ciò che si fa in
America, dove egli è da parecchi anni pastore.
L’amico nostro, che, come avevamo annunziato
altra voltia, era stato destinato a dirigere l’opera di
Corato, all’ultimo momento è stato costretto a‘rinunziare al posto offertogli dal nostro comitato, a cagione delle vive instanze che gli sono state fatte dalla
sua Chiesa in America. Egli non ha potuto rimanere insensibile ed ha ceduto. Dio fatcompagni.
Torino — E’ uscito SS. Sesto Rapporto AùWnione Cristiana delle Giovani, dal quale rileviamo
con piacere che V Unione di Torino è attivissima
nel suo lavoro, che comprende una quantità di cose
tutte buone, belle e utili.
Le finanze non sono molto floride (cosa comune
a tutte le nostre Associazioni !) ma ciò costituisce
una ragione di più per ammirare le signore e le
signorine di Torino, le quali sanno far tanto e tanto
bene con cosi pochi mezzi.
Savona — Giovedì, 23 Gennaio, il pastore
Ugo Janni tenne una conferenza nella Chiesa Evangelica per invito del pastore Lenzi.
Simpatico uditorio, fra cui parecchi estranei colti —
tra gli altri un professore di filosofia e vari studenti
dell’Università di Genova— che espressero aiforatore la loro alta soddisfazione.
Il Prof. Vianelli, preside dell’Università Popolare
di Savona, invitò il sig. Janni a tenere verso la fine
di Febbraio una Conferenza in quella Università.
Borrello {S. P.) — Domenica, 26 Gennaio
u. s., la buona popolazione di questo paese del forte
e gentile Abbrnzzo offriva all’Egregio Sindaco, sig.
Vincenzo Palmieri, un banchetto d’onore nella casa
del dott. Scarano per la sua recente nomina a Cavaliere della Corona d’Italia.
I nostri rallegramenti al Cav. Palmieri.
Orsara di IPuglia — Il Faro, organo
della Federazione magistrale Irpina, che si pubblica
ad Avellino, parlando del sig. Davide Forneron, Evangelista in Orsara, cosi si esprime :
Questo giovane modesto e studiosissimo, versato
in diverse lingue, per venire in aiuto dei giovanetti
delle elementari e degli operai che domani potranno emigrare nelle lontane Americhe, ha benevolmente
accolta la premurosa preghiera di varii padri di famiglia ed ha aperto una scuola gratuita di francese
e d’inglese. Alla prima sono già iscritti una decina
di giovanetti, che dopo la 6’ elementare frequenteranno le tecniche, ed alla scuola sono iscritti finoggi
27 operai.
All’ottimo sig. Forneron, che con amore e disinteresse si è accinto al non facile e non leggero lavoro, giungano, fin da questo momento, i vivi sensi
di grazie e le maggiori attestazioni di gratitudine
della parte eletta di questa cittadinanza, che, nella
di lui opera di propaganda evangelica, non scorge
che una scuola di civiltà per questa popolazione, in
gran parte, ancora, avvinta aH’oscurantismo.
Castino (Cuneo) — Ci informano da Castino
che prossimamente in un villaggio piemontese sarà
bandito il concorso per un Medico - Chirurgo condotto : stipendio L. .3000 e alloggio. Sarebbe preferito un evangelico. Per informazioni rivolgersi ad
L. P' Talierò Castino {Cuneo).
.Alessandria (Virtus) — Nella nostra città
si stampa un foglio socialista settimanale, che s’intitola Videa nuova. E sentite un po’ nuove idee
che esso somministra a’ suoi disgraziati lettori nel
numero 5.53: «....il sentimento religioso non è lue*
che illumina dvunque, ma è impostura che si deve
imporre per forza co’ simboli, con le preghiere incomprensibili e con tutto il bagaglio misterioso, coreografico, suggestivo inventato da’ preti ».
A parte la forma caotica, che accusa la sopraffina
cultura dello scrivente, non sentite, lettori, l’olezzo
della freschezza di coteste idee, le quali al tempo
di Voltaire furono decrepite ?
Torre Pelile e — Il pastore C. A.Tronha
tenuto nell’Aula Magna del Collegio una buona conferenza agli operai, nella quale ha dato loro eccellenti consigli e incoraggiamenti dettati dall’esperienza e dall’amore cristiano. Noi ci rallegriamo con
l’amico sig. Tron dell’attività e dello zelo che egli
spiega nell’esercizio del suo ministerio.
G-inevra {R. Mi) — In questi giorni è uscito il resoconto dell’attività della Chiesa Evangelica
italiana Dell’anno 1906 e 1907. Tutti i giornali religiosi e politici di Ginevra hanno avuto parole di
lode e d’incoraggiamento per questa Chiesa, che ha
preso il posto dell’antica Chiesa del Rifugio, nella quale ritrovarono un lembo della patria lontana i profughi d’Italia durante i due secoli, nei quali era
delitto nella patria nostra ubbidire alla voce della
coscienza.
L’attuale Chiesa Evangelica italiana diretta con
criteri veramente moderni dal suo pastore sig. A.
Carmagnola ha 125 membri iscritti ed una presenza
totale ai culti di 200 persone per settimana.
La parte più interessante dell’opera è il lavoro sociale. Oltre la scuola domenicale, vi è una scuola
del giovedì dove s’insegna la lingua italiana, ed una
scuola serale di francese per i nostri operai. Vi è un
medico che dà consultazioni e medicine gratuite, ed
un avvocato protegge gli interessi degli italiani evangelici.
Alla festa di Natale assisterono più di 600 italiani
e 140 doni furono distribuiti ad altrettanti fanciulli
della scuola domenicale.
piBLioqRflriA
Facciamo noto agli autori e agli editori che il
nostro periodico farà menzione di tutti i libri
che saranno inviati alla Direzione, e pubblicherà
accurate recensioni delle opere più importanti.
Raffaele Mariano — Dall’idealismo nuovo a quello di
Hegel — Motivi, risonanze e variazioni sulle dottrine religiose, con un’appendice : Università germaniche ed italiane. Firenae, G. Barbèra, 1908. L. 5,00.
E’ il X volume degli Seritti vari di Raffaele Mariano, l’illustre professore di storia del Cristianesimo e l’un de’ pochi.ssimi che in Italia si occupino
della grave questione religiosa.
Rimandiamo al prossimo numero l’esame del suindicato volume.
*
Vita — Rivista di azione per il bene.
Sommario del n. 1 (15 Genn. 1908), Anno V ; Dora
Melegari, I liberatori — Giulio Salvadori (Frammento) — Giulio Vitali, Il mare e la scuola — P. A. Ghignoni, Una battaglia buona — Spigilegio (Dal Rousseau) g. V. — Bibliografia (Dr Surbled ; G. Molteni Í
G. Hue ; P. Gillet) — Schermagliette (La « Nave »
in famìglia, La ricetta di CheccuCcio ; Le quistioni
* foro ») — Rodolfo Bettazzi, L’educazione sessuale
della gioventù — Battaglie (Giornali e riviste) — Notizie.
s
■* *
li'Avanguardia — Periodico Bimestrale, organo de’
cristiani d’Italia preoccupati del dovere sociale. Redattore : G. E. Melile, 25 Piazzetta Tagliavia, Napoli.
N. Hawthorne ; La ferrovia celeste, traduzione di S.
Court.
Firenze, Tip. Claudiana, 1907. L. 0, 20.
Il traduttore avverte che bisogna conoscere il Pellegrinaggio del Cristiano, per comprendere questo
opnscoletto satirico, che vorrebbe essere un’kllegria
spiritosa e non riesce che a farsi compatire. Imitare
si può, certo ; ma bisogna saperlo fare compiutamente.
Come mai all’autore è potuto venire in mente un simile lavoro quando egli avrebbe dovuto immaginare
che il paragone col capolavoro di Bunyan si sarebbe
fatto da ognuno spontaneamente?
E il paragone lo schiaccia e lo frantuma.
Ciò dal punto di vista artistico; chè da quello spirituale il libretto é buono e raccomandabile.
♦ ♦
L. M. Galassi : La Chiesa Cattolica e le Chiese Evangeliehe. Firenze, Tip. Claudiana, 1908. L. 0,10-
7
LA LUCE
i}: ^
È inutile dire che quest’opuscolo dell’ormai noto
scrittore popolare evangelico ha il pregio della chiarezza, dalla limpidità, della logica : sono doti che
tutti riconoscono nel Gelassi.
L’argomento è trattato con garbo e con signorile
buon senso. Ecco un passo assai significante : «.... le
chiese non si debbono giudicare da’ malvagi che potettero trovarsi nel loro seno, ma se professano, insegnano e praticano dottrine sante conformi alla parola del Signore ».
Non fa nulla che lo stile non sia purissimo; l’argomento é savio, giusto, equilibrato. Noi lo indichiamo a tutti i nostri polemisti.
Una cosa sola non possiamo approvare (e l'autore
è in costanza d’accordo con noi): il titolo di Chiesa
Cattolica dato alla Chiesa Romana.
Nova et Teiera - Rivista quindicinale edita dalla
Società Internazionale scientifico-religiosa. Sommario
del 1. numero (anno I):
Ai lettori — Studi! : G. Tyrrel, Il primato spirituale di Roma ; B. Nelli, « Se non diverrete come
pargoli non entrerete nel regno »; Dr. Aschenbrödel,
Religione e Religioni — Echi; Pragmatismo buddistico — Polemiche : B. Vinci Newman modernista ?
— Recensioni : P. Bureau, La crisi morale de’ tempi
nuovi (E. Martire) — Fatti e commenti : L’ agonia di
una istituzione, E. Carpani, Echi vaticani, G. Quadrotta.
« «
Autori celebri stranieri. — È con questo titolo che
Enrico Voghera, il solerte editore, inizia la pubblicazione di una serie di libri tutti in rapporto con
ricerche e movimenti d’idee, con cui il pensiero nazionale deve venir in contatto se non voglia rinunciare al suo compito di essere in rapporto con tutte
le manifestazioni della cultui’a moderna.
Di questa collezione di elegante severità, con le copertine illustrate da un fregio ornamentale di Duilio
Cambellotti, sono usciti sinora quattro volumi.
Il primo è « Il tesoro degli umili » di M. Maeterlink, il capolavoro dello scrittore fiammingo, il volume con cui la sua fama si affermò, oltre 1’ angustia dei cenacoli letterarii, in tutto il mondo civile.
La versione di esso fu fatta da Bice Vanini ; la prefazione è di Arnaldo Cervesato.
Secondo, della collezione è « Lumen » di C. Flammarion, ♦ La scienza volge ora il suo sguardo al
mondo di là », ha scritto William Croakes, ed è appunto al di là della terra che esso si affisa in questo
volume. Versione di 6# M. PaohiccH prefazione di
F. Zingaropoli.
Terzo è « Le fonti della ricchezza » di Ruskin, il
profondo e veemente libro di soggetto economico che
r apost' lo inglese dichiarava il migliore di quanti
avesse mai scritti. Versione e prefazione di Giovanni
Amendola.
« Le forze che dormono in noi » di Prentice Mulford il titolo al quarto volume ; » 1’ ultimo dei pubblicati sin ora. La traduzione è di G. M. Paolucci, il
proemio di Guido Ferrando.
Altri libri sono d’imminente pubblicazione, e fra
(luesti è « L'Arte della creazione, di E. Carpenter ; e
la celebre e colossale opera di F. M. Myers : « La personalità umana e la sua sopravvivenza » — libri notevoli per importanza e,modernità.
Al’PKNl^ICE
EROINE YHLDESI
MONOLOGHI DI TEOFILO GAY
I.
Li Confessa di Cardò
Questa gentildohna per nascita apparteneva alla
casa Savoia, essendo figlia di Claudio di Savoia,
conte di Tenda., nipote del duca Filippo II, andò
sposa a, Giacomo di Saluszo conte di Cardò, verso il
tempo in cui i Valdesi si misero a fabbricare templi
ed a fare il culto pubblico [1555).
La troviamo fra le assidue uditrici dei due primi
pastori di S. Giovanni di Luserna. (Varaglia e Lentolo) e dopo lo sfratto dal Piemonte subito dal Lentolo, la vediamo collo sposo rifugiata d Losanna nel
1567. Quivi ce la rappresMtiamo intenta a riandare
il passato.
( Vedi Gilles I, 327 II, 68 ; Gallffe ; Refuge italien;
E. Arnaud « Protestante de Provence, » voi. /.)
:»•
Chi l’avrebbe detto mai che sarei venuta un giorno
a cercar rifugio qui a Lo.sanna contro la persecuzione,
io che sono della stirpe di Savoia, la quale comanda
fin sulle rive di questo bel lago di Lemanno !
Ah ! come son volati presto i belli anni della mia
infanzia,passati presso la mia dolce madre e il mio prode
Genitore, insieme coi miei due bravi e bei fratelli !
Mi amavano tanto e mi guastavano, riempiendomi la
fantasia di vanità e di mondanità. Non mi si parlava
che delle belle principesse di casa Savoia che tanto
lustro avean recato al lor casato o colle loro grazie
affascinanti e coi lor cospicui matrimoni, o come
maestose e venesande badesse di rinomati conventi.
Ed io, cresciuta in siffatto ambiente, non vivevo che
di tornei, di balli e simili mondanità, inframezzate
di sfarzose funzioni religiose ; ed altro non sognavo
che un bel principe ricco e potente, o un convento
famoso di gentildonne... ma più volentieri il primo
che il secondo.
tienonchè, a Dio piacque mandarmi qualcosa di gran
lunga più preziosUj che diede alla mia vita un indirizzo ben differente, nel momento in cui per la perdita della madre diletta, io ventenne allora, avevo più
che mai bisogno d’una guida sicura.
Mi pare ieri quel giorno in cui vidi giungere al
castello due colportori di gioie e seterie da cui presi
tanti oggetti belli, e ricevetti in dono questo libretto
che è la mia gioia più preziosa e non m’ha più lasciato
di poi. Oh ! quei due Barba 'Valdesi, non l’ho più
riveduti mai ; saran morti in carcere o sul rogo ; ma
li vedrò in paradiso e li benedirò del dono fattomi.
Qual rivoluzione questo libro ha fatto in me ! Il
santo Evangelio di Gesù 1 Nessuno me n’ avea insegnato la sostanza, ed io lo lessi trepidante, or piangente, ora in estasi di gioia. In esso ho trovato il
mio Gesù, il mio Salvatore.
Fu cambiata la mia vita da quel giorno. Invece di
pensare a me soltanto, mi posi a pensare agli altri,
specie ai sofferenti, e mi studiai di lenire i loro dolori. Non diedi più alla vita mondana che quel tanto
che m.’ imponeva la mia posizione di Castellana, e le
mie ore piu deliziose furon quelle in cui, rimasta
sola, potevo tirar fuori il mio tesoro e bere in esso
a lunghi sorsi 1’ acqua della Vita di cui il mio cuore
era desioso.
Vennero dei pretendenti, dei signori di alto casato,
cui mio padre mi avrebbe volentieri data in isposa ;
ma eran tutti o viziosi o legati a fil doppio col clero
e nemici giurati dei Valdesi ; ed io seppi allontanarli,
pretestando una determinazione di non lasciar mio
padre che amavo troppo.
Intanto passavaii gli anni e il mio genitore cominciava a parlare d’ un convento ove avrei potuto
regnare come una principessa, quando Dio mi salvò
facendomi incontrar colui che doveva esser mio fedele ed amato consorte nel suo servizio.
Oh I come mi battè il cuo;pe quando mi seppi amata
e ricercata dal nobile sire di'Cardè, il mio Giacomo,
così bello è così buono, perchè anch’ egli istruito della
parola del Signore e deciso a professarla ! Qualcosa
mi diceva ch’ei non era come gli altri, quando, in
mezzo ad allegra brigata nel Castello, mi faceVa segno
alle sue amabili attenzioni che tanto mi allietavano.
Ma temevo ancora: non osavo lasciar parlar il mio
cuore ; quand’ ecco un giorno una dama, che avea nO'
tate le sue assiduità presso di me, credette convincermi di respingerlo dicendomi : Oh ! quei Saluzzo
puzzano d’ eresia, non si vedon mai a messa e la
sciano i Valdesi girar liberi nelle loro terre ! Frenai
la mia gioia per non tradirmi... e Giacomo s’ accorse
presto che l’accoglievo con gioia singolare... e in
breve fummo sposi, con gran soddisfazione anche
dei miei :
Cardè ! bel paese del mio amato Piemonte, castello
avito del mio Giacomo, ci vedesti viver felici tanti
anni stretti da potente amore reciproco e da comune
consacrazione alla causa di Dio. Quanti Barba son
venuti entro le nostre mura a dispensare a noi ed ai
nostri fidi il pane della vita! O adunanze segrete benedette durate finché Giacomo mi lasciò per correre
al fianco di mio padre in Francia. Allora appunto
cessarono i Barba le loro gite ed invece eressero nelle
vicine Valli dei templi, ove imperterriti predicavano
pubblicamente 1’ evangelo. Oh ! con quanta gioia ac
correvo ogni Domenica alla funzione che si faceva
in quello di San Giovanni a noi più vicino 1 e quali
comitive formavamo colla contessa di Terme ed altre
patrizie amanti del Vangelo; Eran gite più belle assai di quelle che un tempo facevamo per caccio o
feste mondane.
E quel Cliiabazzo ! povero casolare agli occhi del
mondo, ma tempio glorioso pei figli di Dio, quante
ore deliziose, quali gioie squisite ti debbo 1 Oh ! le
prediche del Varaglia e di Busca com' erano ispirate, e
come si sentiva nell’ udirle che cel’ avea mandato Iddio ! E i discorsi dotti e veemènti del Napoletano
Lentolo, non li dimenticherò giammai ; mi hanno
schiuso tesori insospettati àncora del libro di Dio,
Valeva ben la pena d’ affrontar gli sbirri di Filippo
di Luserna e di Castrocaro per goder tal privilegio
tanto più che quelle molestie duraron poco, la duchessa Margherita avendovi posto fine.
Ed ora Va''aglia ha conseguito la corona del mar
tirio, Lentolo è stato brutalmente scacciato, ed un
Savoia ha negato a me, che son della sua schiatta,
il diritto di seguitare a servir Dio secondo 1’ evangelo, mio proprio maniero.
Ma mi è tornato il fido sposo, dopo aver da prode
cooperato con suo padre e i miei fratelli alla difesa
dei Valdesi di Provenza. Si, Dio m’ha dato di vedere
anch’essi, cioè quanti più amo al mondo, schierarsi
fra i sostenitori della Causa sua; e li ha protetti e
fatti uscire incolumi da Sisteron assediata, con Paolo
De Mauvans, e compiere quella fuga eroica che rinnovò i prodigi dei giorni antichi.
Salve, o terra Elvetica, asilo generoso ai perseguitati per la fede di Gesù ; qui potremo servire il Redentore in ogni libertà e franchezza, e potremo accogliere ed aiutare altri profughi men di noi fortunati, finché ci accoglierà il Padre Celeste nel vero
Rifugio preparato ai suoi figli. « Anima mia, benedici il Signore, e non dimenticare alcun dei suoi benefizi ».
La Cattedra di Pietro
A Roma si é festeggiata, alcune settimane addietro, con grande solennità, specialmente nella
basilica vaticana^ la memoria della cattedra di Pietro.
Questa cattedra è uno dei tanti monumenti che,
secondo i teologi romani, provano la presenza e il
pontificato di S. Pietro in Roma. Ma donde è venuta questa sedia ? Si hanno prove della sua autenticità ?
La tradizione, naturalmente per noi leggendaria,
quindi insussistente, afferma che questa cattedra fu
donata dal senatore Rudente (?) a Pietro. Ora, basta
una conoscenza anche superficiale della semplicità
con la .quale i primitivi cristiani celebravano il
culto per ritenere impossibile che Pietro facesse uso
di una cattedra speciale per insegnare il Vangelo
(Naturalmente nella supposizione che l’apostolo sia
state in Roma come capo della Chiesa, il che neghiamo). Il bello si è che \ Osservatore Bomano
narra che questa cattedra fu tenuta dapprima in
venerazione dagli antichi cristiani nelle Catacombe,
fra le vie Salaria e Nomentana, dove S. Pietro,
sedendosi, insegnava la verità della fede. Ora tutto
questo non è, e non può esser» che una favola.
Basta considerare il fatto che i cristiani prima
del quarto secolo non hanno incominciato ad avere
un certo qual culto per le reliquie. E inoltre è
lecito credere che in mezzo alle persecuzioni, avessero essi proprio il tempo di avere cura di una
sedia? Ci pare che dovessero avere delle altre preoccupazioni. Naturalmente non staremo a domandare
Osservatore Bomano le prove deU’aft'ermazione
che S. Pietro, sedendo in quella sedia (sic) insegnava
la verità della Fede, quando non è neppure provato
che l’apostolo sia stato in Roma per insegnare ed
evangelizzare come fece Paolo.
Ma il curioso è che quella famosa sedia ha una
storia non molto edificante. Essa è tutta incrostata
come una delle antiche sedie curuli d’avorio, con
bassorilievi rappresentanti le imprese... di Ercole e
con altri ornamenti. Il cardinale Baronie non mancò
di fare osservare a Clemente Vili che una sedia
curule, con le fatiche di Ercole scolpite, poco si
mestava a rappresentare la parte di cattedra di S.
Pietro. Il papa fu persuaso e fece cambiare la sedia
senza alcuna pubblicità. E fu posta, senza che il
pubblico se ne avvedesse, nel seggio, cioè nella
busta, una sedia antica di legno, ma lavorata a
stile gotico. Sessantanni dopoAlessandro VII, come
racconta pure il giornale clericale romano, fece fare
dal Bernini il famoso altare della cattedra ; ma
quando si dovè mettere la sedia nella busta, vi fu
chi fece osservare che Io stile gotico non era conosciuto ai tempi di S. Pietro. Allora si scartò la
sedia di legno che aveva suggerito il Baronie, e si
rimise la prima con le imprese... di Ercole.
Ecco a che si riduce la pretesa cattedra di Pietro, che ogni anno in gennaio è soggetto di una
festa speciale, celebrata con grande solennità in
Roma !
Enrico Clleynier.
Vito Garretto Direttore responsabile
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Disse ano fata an giorno ad an nom motaro:
TorresH ritornar giovane ancora t
Col crin lucente, riccioluto e oscuro.
Se la calville l’animo t’oceoraf
Ss lo vorrei f mi chiodi, certo, sicuro;
A far noi tarderei nemmeno un'ora
Dolce fata, deh fallo, ti scongiuro
Che lo specchio l'età mi dice ognora.
Soggiunse alìor la fata; Oiovmth
Darti sol io saprà, sema ftmione,
Che tu sei calvo noi dirai mal pi*.
Bello diventerai come un Adone!
Sorridi ! Forse a me non credi In t
Adopra sol Chinina di MIgone.
1,'arqu» Chlnina-Migon» ti tendt ttnto profumata che inodora od al petrolio da tutti i Farmanciati ed in uso da
tnui i Profumieri e B-icìaieii. .t
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