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Anno 113 - Ni 46
18 novembre 1977 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TOanE PEIL ICS
_____PAROLA DI DIO E VITA DELLA CHIESA
Il rinnovamento del culto
è inevitabile
Nel quadro di una discussione sul culto, in atto nella Chiesa di Torino,
il past. Gay afferma che la necessità di collegare culto e realtà circostante, Evangelo e vita, passa attraverso l’ascolto della salutare contestazione del 1968 e l’accettazione di alcuni punti fermi irrinunciabili
Se il Signore
non edifica
« Se il Signore non edifica la casa invano vi si affaticano gli
edificatori». (Salmi) 127; 1).
Molte chiese — e una commissione valdo-metodista per la liturgia — si interrogano sul rinnovamento del culto. Perché questo interrogarsi non sia teorico
e sterile, fatto di espedienti o di
vernici, credo sia indispensabile
tener ferma la tensione tra culto
e realtà circostante, tra Evangelo e vita. L’Evangelo non va svuotato e la vita non può essere mistificata.
Karl Barth diceva: « quando
si predica, bisogna avere in una
mano l’Evangelo e neiraltra il
giornale ». Non era la ricerca di
una moda, era l’esigenza che l’attualità perenne ed incombente
del messaggio evangelico si manifestasse nella provvisorietà del
tempo, perché è nel tempo che
Cristo si è incarnato.
Il suo amico ed interprete
Emii Thurneysen, nella sua omiletica, diceva: « la prima condizione per a.scoltare l’Evangelo, è
di trovarsi davanti ad esso come
davanti ad una parete di roccia,
senza appigli, senza agganci di
sorta ». L’Evangelo è la vetta
inaccessibile, ma proprio per
questo indispensabile per il nostro camminare sulla terra.
Nel nostro recente passato c’è
un momento che è stato scomodamente illuminante a questo
proposito: il 1968.
1968
Vi sono date che non si dimenticano. Il maggio 1968 (commentato dalla rivista Esprit: « I nostri adolescenti sono entrati nel
tunnel fanciulli, ne sono usciti adulti ») è stato come un epicentro
che è arrivato a scuotere il mondo ecumenico fino al nostro piccolo mondo valdese. Pensiamo alle assemblee ecumeniche di quel
tempo: cartelli da ogni parte, interruzioni di culto a Berlino, in
Olanda, in Francia: un terremoto scuote le tranquille sponde
delle nostre assemblee, nelle quali i giovani sono ancora presenti.
Il mondo giovanile interroga e
il mondo degli adulti (non quello dei vecchi) cincischia. Gli
scontri non avvengono fra il vecchio mondo della conservazione
e il mondo della trasformazione,
ma fra gl’ideali proclamati e la
loro attuazione mancata o la loro mistificazione, fra le realizzazioni, i metodi, le vie, discusse
fra i gruppi « avanzati ». Nasce
il gruppismo ed i partiti e le
chiese vedono partire i giovani
o per la rivolta o per il silenzio.
Nel mondo ecumenico e nelle
file del movimento cristiano-studenti il Terzo Mondo appare nella sua crudezza, nel suo isolamento e nella sua rivolta. La parola
barthiana appare stereotipata in
formule giuste. Dio diventa métafisico. Si scopre allora Dietrich
Bonhòffer, la teologia della realtà, la teologia delTaldiqua, dove
Cristo è vissuto e morto. Fra i
cristiani si riscopre o scopre
Marx, Marcuse, ecc. I linguaggi
si affilano come spade, s'incrociano. Si scopre agli occhi attoniti
dei cristiani la tragedia vietnamita, se ne scoprono i retroscena, gli urti di potenza e su questi
le mani benedicenti del cardinale Spellmann. Si sente qualcosa
che non va negli appelli di Billy
Graham: che cosa manca? È vero, ma perché non è tutto vero?
Nel nostro piccolo mondo (Torino Natale 1966, Roma Pasqua
1968) vive l’eco dei messaggi nei
quali le parole profetiche di Isaia si urtano con la tranquillità
delle assemblee cultuali, use ad
avvertire il valore consolatorio
dell’Evangelo, ma a non gradirne
le filippiche di Matteo 23. Il nome di Marx appare nel messaggio del MCS a Roma, Tassemblea
pasquale è turbata, alcuni escono dal tempio. La predicazione
continua e la Santa Cena è distribuita a Italiani ed Indonesiani.
Poi viene il Concilio Vaticano
II: ivi l’aggettivo «pastorale»
sta stranamente a significare i
modi nuovi di una trasmissione
della fede cristiana: « pastorale »
il modo di Helder Camara in
Brasile, « pastorali » i tentativi
di comunicazione della fede di
un cardinale Léger, che lascerà
la splendida e potente sede dell'arcivescovado di Montreal con
tutta la sua immensa potenza di
opere e scuole cattoliche per diventare missionario nel Terzo
Mondo. Carretto lascia la direzione dell’Azione Cattolica e si
reca fra i piccoli fratelli di Gesù
nel deserto in Algeria ' a pregare
su gl’instabili confini fra la guerriglia algerina e la repressione
francese. Tornerà a Rimini dicendo: « Basta con le posizioni di
difesa dei cristiani. Ci siamo
troppo difesi ».
Rileggendo Diakonia VI 1/4 ott.dic. 1968 s’incontra la domanda:
« Una esplosione inattesa? ».
1977
Come potevamo non lasciarci
interrogare? Potevamo tornare
ai laghi tranquilli? Fare come se
nulla fosse cambiato? Come se,
noi tutti fossimo stati interrogati, contestati senza ragione? Come non avvertire il disagio nel
sentirsi dire « Signor Pastore, og
Carlo Gay
(contìnua a pag. 8)
« Una volta — ha detto un teologo protestante — c’erano molte
idee sbagliate ma le Chiese erano
piene, oggi abbiamo molte idee
giuste ma le Chiese sono vuote ».
Eppure non c’è mai stata come
oggi, nel nostro mondo occidentale, una così vasta produzione di
libri religiosi tale che ci si aspetterebbe di vedere le chiese stracolme di gente. Ma anche l’immagine classica della chiesa è cambiata. Molti non accettano più
di sedere, ogni domenica, nei
banchi per riascoltare dal pulpito la stessa lezione; molti hanno
capito che l’Evangelo lo si può
vivere anche nella società, magari confusi e solidali con chi lotta per un mondo diverso. Per
queste persone forse la chiesa è
servita alla loro formazione di
base, ma poi il diploma se lo sono andati a ritirare altrove.
Tuttavia, in qualsiasi situazio
ne ci si collochi, mi pare, rimane
prezioso il suggerimento del salmista: « Se il Signore non edifica la casa, invano vi si affatica.^
no gli edificatori ». Questa lezione (è l’inizio di un salmo d’istruzione dell’antico Israele) non è
un invito all’edilizia sacra; certamente qui la « casa » è il Tempio
di Gerusalemme, ma per il cristiano, come per l’israelita, è la
sua personale costruzione. Perciò
l’affermazione del salmista non è
UNA INTERESSANTE INIZIATIVA NEL DIBATTITO SULL’ENERGIA
Perché ho
aderito
Dieci personalità residenti a Ginevra,
di diversa provenienza ma tutte di vasta
esperienza internazionale, hanno preso posizione
sul problema nucleare (vedi documento a p. 8).
Tra queste, il presidente onorario del CEC
past. W. Visser’t Hooft che in merito
ha rilasciato a « La Vie Protestante »
la dichiarazione che riportiamo integralmente.
Qualche giornale ha parlato
del gruppo di Bellerive come
di un gruppo di «saggi », altri
ci ha definiti come abitanti di
Ginevra che hanno paura per
la vicinanza di Creys-Malville.
Si tratta però di altro. I componenti il gruppo sono semplicemente uomini che, a motivo
della loro attività professionale, hanno accumulato una esperienza internazionale ed hanno
scoperto di avere, su alcuni punti fondamentali, le medesime
preoccupazioni.
La dichiarazione da noi pubblicata il 3 ottobre dice chiaramente quali sono queste preoccupazioni. Si possono riassumere in quattro punti:
1) Non esiste, tra gli specialisti, unanimità di valutazione
sulle conseguenze dell’introduzione di una « economia del plutonio ». Vi sono problemi importanti relativi ai pericoli possibili che non hanno ancora trovato una risposta chiara.
2) Il pericolo della polarizzazione, cioè il pericolo di un
conflitto sempre più grave tra
chi considera che le nuove pos
sibilità in campo nucleare debbano essere realizzate immediatamente e chi considera che le
conseguenze di un’« economia
del plutonio » possano essere
così; gravi da ritenere necessaria la rinuncia a questa forma
di energia.
3 ) In un’« economia del plutonio » il problema della sicurezza politica diventa estremamente serio. Il rapporto della commissione governativa britannica,
presieduta da Sir Brian Flowers, è estremamente chiaro
sotto questo aspetto. Occorre
porre il quesito ; è possibile
avanzare senza porre limitazioni alle nostre libertà civili?
4) Le grandi decisioni su un
tema di tale importanza non
possono essere assunte da pochi specialisti. Il futuro ci concerne tutti. In alcune nazioni è
stata introdotta una procedura
di consultazioni. Occorre giungere alla creazione di «consigli»
dove venga data la parola ai
rappresentanti delle diverse opinioni. Occorre ascoltare i giovani e dare loro risposte che
siano più soddisfacenti che non
il divieto di manifestare.
I componenti il gruppo di
Bellerive non sono rappresentanti delle organizzazioni di cui
fanno parte. Non ho dunque firmato a nome del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Ma il fatto che gli studi iniziati e portati
avanti sotto gli auspici del CEC
siano giunti alle medesime conclusioni ha naturalmente avuto
un peso significativo nella mia
decisione di firmare questo documento. Questi studi hanno
preso la forma di un dialogo
tra uomini ' di chiesa, economisti, e specialisti nel campo nucleare ed hanno avuto un’accoglienza favorevole alla conferenza sull’energia nucleare che si è
tenuta a Salisburgo a maggio
di quest’anno.
W. A. Visser ’t Hooft
priva d’ironia verso coloro che,
per la sete di autoaffermarsi fi
niscono poi con l’autodistruggersi nel lavoro, dimenticando
(volutamente) come meglio investire il tempo che Dio ha dato a
ciascuno.
E quando riflettiamo sulla nostra vita e ci si chiede dove arriveranno, in definitiva, i nostri
sforzi e la nostra voglia di costruire, proviamo la sensazione
— come osservava un giornalista — di svegliarci di colpo in un
treno che sta correndo nella not
te. Non sappiamo dove arriverà,
né possiamo spiegare perché siamo su quel treno (proprio quello! )che corre di notte. Se ci affanniamo a chiedere informazioni agli altri passeggeri del convoglio nessuno potrà risponderci
esaurientemente, perché nessuno
ha mai fatto due volte quel viaggio: per gli uni c’è solo il buio,
per gli altri la speranza che co
lui che ci ha messi sul treno finirà con l’occuparsi di noi.
Insomma la questione, da qualunque parte la si voglia affrontare, è vitale. Noi possiamo costruire ed avere molto successo,
possiamo far valere fino in fondo la nostra personalità, possiamo impegnarci in grandi e picco
li progetti ma se il Signore non
ci aiuta, se non avvertiamo la sua
presenza vivente, non riusciremo
ad uscire da noi stessi. Ci costruiremo così la nostra tomba.
Non si tratta, .si capisce, d’accaparrarsi Dio (come se fosse possibile ) perché giustifichi Lui quello che noi facciamo; molti ci hanno provato e ci proveranno ancora altri. Quest’operazione illu
soria, tutto somntato, non è difficile; il difficile è_ lasciare che
Dio ci parli e ci guidi. Il difficile
è avere un dialogo autentico.
E se questo dialogo è possibile,
da qui noi possiamo trovare la
forza per andare avanti con grande fiducia e impegnarci nella nostra costruzione, nell’edificazione
della nostra vita.
Edificare: ecco il termine-chiave. Un termine che nelle nostre
assemblee spesso è risuonato solo come un appello ad una vita
spirituale più intensa. Eppure
nelle parole, a noi più vicine, del
Nuovo Testamento "edificare”^
implica un coinvolgimento di
tutti i rapporti umani nel desiderio, spesso sofferto, di proclamare la presenza di Dio in un mondo che apparentemente ne può
fare a meno. Edificare non significa soltanto una bella dichiarazione di fede o rallegrarsi della
propria appartenenza alla famiglia protestante; edificare significa lavorare insieme, conoscersi
mentre si è profondamente coinvolti nello stesso progetto, rimetterci, se sarà necessario, anche di
persona nel progetto della comunità.
A tutto questo certamente si
potrebbe dire di no e umanamente lo si potrebbe anche capire.
Perché noi non abbiamo oggi
"sulla carta" dei grandi progetti,
abbiamo pochi soldi, spesso poche idee e siamo anche pòchi.
Ma possiamo dire che al fondo del nostro progetto c’è la spe
ranza che Dio ci parli e ci aiuti.
La speranza che in quel poco
che, come cristiani, riusciremo a
fare e a dire il Signore ci aiuti.
G. Platone
(continua a pag. 8)
2
INAUGURATO IL 123*> ANNO ACCADEMICO DELLA FACOLTA’
Vivere il segreto
della resurrezione
La prolusione del prof. Ricca sul tema: ”11 cristiano nella sofferenza e
davanti alla morte”-Il culto inaugurale presieduto dal prof. Soggin
Dalle chiese
Sabato 29 ottobre è stato inau^ato il 123° anno accademico
della Facoltà di Teologia a Roma; oltre alla significativa presenza di un buon numero di
membri delle comunità romane è
da sottolineare il gesto molto
apprezzato della chiesa di Torino
che ha inviato un telegrmnma
dauguri per Tinizio dei lavori.
Questi fatti mettono in luce il
vivo legame che esiste fra le chiese e la nostra, anzi la loro Facoltà. Dopo l’introduzione del decano prof. B. Corsani, il prof P
Ricca, al quale era stata affidata
la prolusione, ha parlato sul tema « Il cristiano nella sofferenza e davanti alla morte » che
costituirà anche Targomento di
un seminario durante Tanno. Il
discorso su un argomento così
ostico, quale rimane sempre per
tutti quello del mistero della
morte, si è articolato in modo organico ed originale in tre grandi
parti: La prima, «morte e società », ha messo in rilievo il tragico paradosso della società
odierna che da una parte tutela
legalmente e socialmente la vita
più che in passato, e dalTaltra la
minaccia, la mercifica, la distrugge, attraverso le varie forme di
morte « moderna »: dalla morte
delTambiente alla « mega-morte »
0 morte di massa, alla morte di
tipo nucleare od ecologico. Lo
slogan più significativo, dunque,
in questa situazione è quello fatto proprio dal movimento femminista. « Riprendiamoci la vita ».
La seconda parte era centrata
sulla morte di Gesù in cui due
realtà opposte si incontrano. Da
un lato un Dio che sembra tacere alTappello di Gesù e dalTaltro
la proclamazione del centurione:
« yeramente costui era il Figlio
di Dio ». Assenza e presenza di
Dio si incontrano paradossalmente alla croce. Questo significa che
la morte non è più una specie di
tuffo in Dio, di ritorno automatico a Lui, ma non è neppure una
realtà inespügnabile per Dio.
Nella terza parte, « Morte e fede », il pensiero più bello ci è
parso quello che ha concluso
Iesposizione: «L’importante, ha
detto, il prof. Ricca, non è solo
1 amare la vita, anzitutto la vita
degli altri, ma custodire la parola ’’Resurrezione” ed il segreto
che essa contiene. Questo segreto bisogna viverlo come potenza
di cose nuove nella storia: Resurrezione come potenza di insurrezione per rendere il mondo
giusto; come potenza di perdono
per rendere il mondo innocente;
come potenza di riconciliazione
per rendere il mondo fraterno;
come potenza di pace per rendere il mondo umano. Custodiamo
il segreto della parola « resurrezione », perché credere in Dio o
credere nella Resurrezione è proprio la stessa cosa ».
La domenica seguente, nella
quale si è ricordata anche la Riforma, si è tenuto il culto di
apertura nel tempio metodista di
via XX Settembre. Lo ha presieduto il prof. A. Soggin che ha
predicato su Genesi 12: 1-9 e Romani 4: 1-9. Il messaggio rivolto
era centrato sulla figura di Àbramo come esempio di fede che si
esprime interiormente come fiducia ed esteriormente come obbedienza al Signore. Presenti al
culto ed aU’agape in Facoltà erano due delegazioni: una della
chiesa riformata di Poschiavo
che si è impegnata a dare una
borsa di studio .per gli studenti
m Teologia mediante la Fondazione « Giovanni Luzzi » creata in
favore della Facoltà,e l’altra della chiesa evangelica della Repubblica Democratica tedesca in
visita ' ufficiale alla chiesa valdese italiana.
Vito Gardiol
Gianni Genre
Puglia evangelica
Vi^sita alla comunità di base di Lavello ridotta al silenzio dalla controriforma cattolica - Buon esito del convegno regionale di Bari
A Rapolla tengo una conferenza sul tema del1 msegnaniento religioso nella scuola pubblica in
presenza di un folto gruppo di giovani e del prete
di Rapolla che manifesta apertamente il suo dissenso rispetto alla nostra impostazione evangelica (dimostrando anche di non conoscere neppure
nelle linee generali il dibattito in corso sulla re
IrooÌÌLfrf col pastore Pino
Arcangelo faccio un rapido salto a Lavello, dove
sorse alcuni anni or sono una comunità di base
attorno al lavoro di Marco Bisceglie. Lavoro che
oggi, purtroppo, è fortemente compromesso. Don
' ^ Urbino a dare esami per il
sociologia. Ci accoglie con molta
fn che ci parla dell’isolamento
m CUI 1 esperienza della comunità di Lavello è veboicottata da tutte le forze pollerò ^ cittadina, comprese quelle della sinivescovo di Melfi da una parte e i partiti
l’attività di questa co1? <iuel bel movimento resta
nonnino Chiesa e del popolo». Ma di quale
Kpbwf gh anziani:
itr ® Marco sono le messe domeni
giovani si sono eclissati, talvolta minacciati di perdere il loro posto di lavoro o di non trovarlo perché solidali con il prete
sibfle'^'pr henemerita ha fatto il pos
» d? SXraioL“"'
tragica »ne di untepcriema di MeTl lòr ^52
saggi e la raccolta di offerte per venire incoÌiiro
alle spese del processo di don Marco sono stati
un concreto segno di solidarietà ma Sndo s
vuole soffocare un’esperienza ‘luanao si
« diversa » le forzé della controriforma cattolica sono semnre
efficienti. ^
Il tempio della Chiesa metodista
di Rapolla
Gè poi II grosso problema
delle comunicazioni: i trasporti
pubblici sono un disastro- per
50 km. di strada sono necessarie ore di viaggio e di sosta. Questo fatto non è certo di aiuto
per permettere dei contatti e
dei collegamenti fra le varie comunità e gruppi delle Puglie e
della Lucania. Bari resta il punto più facilmente raggiungibile:
è veramente la capitale anche
per quanto concerne le comunicazioni. Ed è qui che ha avuto luogo, domenica 6 novembre
regionale della
PGEI. Presenti i gruppi di Grottaglie, Mottola, Altamura, Ma
tera, Bari, Cerignola, Foggia,
Orsara di Puglia (assenti quelli
di Taranto, Venosa-Rapolla e
Corato). Oltre 60 giovani hanno gremito la chiesa battista;
culto con la comunità, con una
forte predicazione del pastore
Lupi e successivamente dibattito centrato sulla riorganizzazione del lavoro regionale.
L’impegno preso da tutti i
gruppi è stato quello di approfondire il discorso biblico-teolo,gico sulla scia delle proposte
avanzate dalle commissioni Bibbia e Chiesa della FGEI. Più in
là si potrà pensare alla costituzione di un collettivo teologico
che riunisca le varie componenti evangeliche e del cattolicesimo di base regionali come già
avviene per altre zone.
Al termine dell’incontro è stata eletta la nuova segreteria regionale (6 persone): segretario
Giovanni Bonfrate di Grottaglie.
L’impegno della segreteria sarà soprattutto quello di organizzare degli incontri zonali per
superare le distanze e permettere dei regolari contatti fra i
gruppi che ancora non si conoscono a sufficienza.
Si è ribadita comunque la ferma volontà di riprendere con
nuovo slancio e fiducia il lavoro FGEI cercando i necessari
contatti con la FGEI e con le
realtà locali delle CdB e dei
CpS. (2 - fine)
Ermanno Genre
BRESCIA
Domenica 18 'Settembre il pastore Giorgio Bouchard ha presieduto un culto di « commiato».
È seguita una bella « agape » con
10 scopo di salutare e ringraziare
11 pastore G. Bouchard e di dare
il « benvenuto » al pastore Enrico Corsani ed alla sua famiglia.
Vogliamo dire in particolare a
Giorgio Bouchard che si è occupato per tre anni della direzione
della Chiesa e della organizzazione delle sue attività (quest’ultimo anno ha tenuto settimanalmente i corsi di catechismo)
quanto la Chiesa gli sia grata.
Ma un « grazie » deve andare anche a tutti quelli che. Pastori e
laici <in particolare i «milanesi»)
hanno collaborato in molti modi e particolarmente con i culti,
impedendo così alla Comunità di
sentirsi « sola ». La Comunità
non lo dimenticherà.
Tutte le attività sono state immediatamente riprese. I .culti sono ottimamente frequentati; particolare motivo di gioia ci viene
dal numeroso, attento, partecipante (in tutti i sensi) gruppo dei
giovani del catechismo: quest’anno abbiamo in programma lo
studio della Preriforma, della Riforma, di alcuni testi della Riforma, delle differenze teologiche
principali che passano tra il pensiero evangelico-riformato e quello cattolico-romano.
Siamo molto attenti alle occasioni che potrebbero venirci di
partecipare ad attività esterne:
dalle Radio locali ad eventuali dibattiti o conferenze.
Giovedì 13 ottobre il Pastore
ha partecipato a Provaglio d'Iseo
(Km. 23 da Brescia) ad un pubblico dibattito sul Concordato,
organizzato nell’Aula Comunale
dal rappresentante del P.R.I, che
insieme a due altri partiti fa parte della minoranza consiliare. Interessanti i risvolti che vi sono
stati. Nei giorni precedenti è stata distrutta la bacheca che portava l’annunzio della conferenzadibattito, ed il Parroco nel corso
di una Messa ha deplorato Tiniziativa esprimendo il suo punto
di vista sulla questione. Risultato: una pubblicità imprevista
che ha affollato l’aula di un pubblico di giovani attenti e pieni di
domande. L’incontro si è protratto-per quattro ore!
Stanchi, ma soddisfatti, ci auguriamo che ci vengano offerte
altre occasioni del genere.
• Cogliamo Toccasione per indicare l’indirizzo del Pastore:
Enrico Corsani - Via Valotti 14
25060 Mompiano-Brescia (telef
309516).
FIRENZE
Mercoledì 12 ottobre si è riunito il Consiglio di Chiesa, presenti i pastori G. Colucci, quale
membro della Tavola Valdese, e
il pastore L. Santini per discutere insieme i problemi della diaspora fiorentina. In base alle deliberazioni del Sinodo e nel quadro della integrazione valdo-metodista, la chiesa valdese di Firenze cura la diaspora valdo-metodista delle provincie di Firenze
e di Arezzo, escluse Prato e Pon
tassieve, mentre la chiesa metodista di Firenze ha la cura della
provincia di Pistoia e delle città
di Prato e Pontassieve. Il pastore
L. Santini ha offerto la sua collaborazione per la cura della diaspora 'della chiesa valdese e -svolgerà il suo servizio in particolare
per i gruppi di Signa, Terranova
Bracciolini e Montevarchi.
• Il prof. D. Maselli ha introdotto lo Studio Biblico sui Profeti nella riunione delle Comunità Cristiane di base presso TIso
lotto, la sera di giovedì 20 ottobre. Era stato richiesto di dare
una panoramica storica del profetismo in Israele, di valutare
gli effetti della predicazione profetica, di abbozzare un confronto
con movimenti simili presso altri popoli e, infine di individuare
chi svolge oggi fra noi una missione profetica. Abbiamo potuto
ammirare Tinteressamento e Taniore per la Bibbia di tanti credenti ai quali abbiamo espresso
una solidarietà di fede e di preghiera.
• I pastori delle chiese evangeliche di Firenze, nella loro fraterna riunione ordinaria di lunedì 17 ottobre propongono che si
tenga — nelTambito delle attività del Centro Evangelico di Cultura — una conferenza pubblica
sul tema: Il patto di Helsinki e
la responsabilità delle chiese. Tale conferenza sarà tenuta dal pastore Piero Bensi, Presidente della F.C.E.L, giovedì 24 novembre,
alle ore 21, presso il Centro Comunitario di Via Manzoni.
• Pastori evangelici parteciperanno alla trasmissione: Riflettiamo insieme, che si tiene il sabato alle ore 19 a Canale 48.
TRIESTE
• Il Gruppo Ecumenico ha organizzato, nella sala maggiore
delTIstituto Germanico di cultura g.c., la presentazione della traduzione interconfessionale del
Nuovo Testamento. Uno dei traduttori, il prof. Carlo Bozzetti,
ha illustrato i criteri che hanno
orientato il lavoro ed ha spiegato
i problemi del linguaggio della
traduzione. Il prof. Bozzetti ha
pure insistito sul fatto che quel
lavoro non vuole soppiantare le
varie versioni già in uso nelle
chiese, ma deve diventare un aiuto al lettore italiano onde la Bibbia non sia più un libro di pochi
iniziati. Sarà anche un utile strumento di lavoro per gli incontri
a livello ecumenico.
È seguito un interessante dibattito in cui si è cercato di chiarire alcuni punti che avevano destato qualche perplessità fra gli
uditori.
• L'attività concertistica in S.
Silvestro, procede intensa e con
successo. Una trasmissione Radio ne ha parlato a lungo sottolineando il fatto che la nostra comunità non è insensibile a questa attività.
Durante il mese di settembre
i concerti sono stati settimanali;
con i mesi invernali riprenderanno a ritmo mensile.
• Formuliamo i migliori auguri per l’attività pastorale che il
fratello Claudio Martelli si accinge a compiere nella chiesa metodista. È stato insediato nel suo
ufficio il 18 settembre.
• Dopo quasi 20 anni di ininterrotto servizio quale membro del
Consiglio di chiesa la sorella Maria Urizio ha chiesto di essere
esonerata da quelTincarico. La
comunità valdese grata per quanto è stato da lei fatto con intelligenza e con spirito di iniziativa,
spera di poter sempre contare su
di lei in particolare per l’opera
diaconale delle visite a domicilio.
Trasmissioni
evangeliche
in radio e TV locali
LA SPEZIA : ogni giovedì ore
21.15 « Incontro con la chiesa
evangelica » sull’emittente « Telespezia ».
VENEZIA : con inizio imminente, una rubrica religiosa, con
partecipazione evangelica, ogni
venerdì ore 20.10 - 20.30 sulla radio locale « Mestre Centrale ».
Comunicato
La Tavola proclama la vacanza della chiesa di Bergamo a decorrere dal
15 novembre 1977. La designazione del nuovo pastore dovrà aver luogo entro il 15 febbraio 1978, in base agli artt. 12, 13, 14, 15 del RO.IV/l977.
In seguito alla accettazione della domanda di emeritazione del pastore
Paolo Marauda, la Tavola proclama la vacanza della chiesa di Genova a decorrere dal 15 novembre 1977. La designazione del nuovo pastore dovrà aver
luogo entro II 15 febbraio 1978, in base agli artt. 12 13 14 15 del
ROIV/1977.
per la TAVOLA VALDESE
il Moderatore
pastore Aldo Sbaffi
3
18 novembre 1977
IL NOBEL DELLA PACE A BETTY WILLIAMS E MAIREAD CORRIGAM
Che fare quando'la violenza
è quotidianamente presente, la forza delle bombe
e delle armi sconvolge la
vita e, terribile, l’odio di parte
rende tesa Tatmosfera e sembra
che senza fine e senza speranza
alla violenza segua altra violenza, a un’esplosione altra esplosione, ad uno scontro altro scontro,
e che la guerra non debba aver
fine?
Come sperare ancora, in un’Irlanda del Nord da troppo tempo
sconvolta da una guerra assurda
che vede schierati da una parte
i « cattolici » e daU’aitra i « protestanti »?
« Parla ai tuoi vicini della pace... inizierai così a prepararti
per l’azione di un commando per
la pace, ed aiuterai gli altri a
prendere coraggio... ». Così rispondono al problema gli aderenti alla Comunità « Peace People »,
un movimento pacifista nell’Irlanda del Nord.
A Betty Williams e a Mairead
IL SEGRETARIO DELLA CPC KAROLY TOTH
Nuovo vescovo riformato
Il dr. Kàroly Tóth, pastore
della Chiesa riformata ungherese, è stato eletto vescovo dal
Concistoro del Distretto danubiano e il suo insediamento ha
avuto luogo il 31 ottobre nella
Chiesa riformata della Piazza
Calvino di Budapest, la Chiesa
nella quale i! nuovo vescovo è
stato chiamato ad esercitare il
suo ministero.
Il dr. Tóth, che ha studiato
teologia a Praga, Budapest,
Montpellier (Francia) e ha ottenuto il suo dottorato presso
l’Accademia teologica di Debrecen, è stato membro dell’Ufflcio
Centrale della Chiesa riformata in Ungheria. Dal 1968 è stato responsabile dell’Ufficio relazioni esterne e del Dipartimento della stampa. Dal 1971 è stato Segretàrio generale della Conferenza Cristiana delia Pace,
movimento in cui è stato attivo dal 1960. Recentemente, al
colloquio di St. Andre-ws, il dr.
Kàroly Tóth, è stato eletto vice presidente dell’Alleanza Riformata Mondiale.
Il nuovo vescovo ha 46 anni,
è sposato e ha 2 figli.
(Hungarian Church Press)
Due donne
sperano
ancora
« La speranza differita ferisce il cuore »,
si legge in questa foto tratta da un numero
della rivista ecumenica Risk dedicato all’Irlanda.
« Ma il desiderio adempiuto è un albero di vita »,
continua Proverbi 13: 12;
verrà il giorno in cui potrà essere scritta
anche questa seconda parte?
Corrigam, le fondatrici di questo
movimento, è stato assegnato
quest’anno il premio Nobel per
la pace.
Proprio durante uno scontro
fra le forze dell’IRA e le truppe
britanniche, a Belfast, nell’agosto del 1976, Betty Williams, protestante, aveva gridato: « fermate, fermate immediatamente questi inutili massacri! ». Mairead
Corrigam, cattolica, aveva udito
il suo grido disperato. Si incontrarono, divennero inseparabili
compagne, animatrici di manifestazioni e riunioni quartierali pacifiste. Ormai tutta la loro vita
veniva consacrata al lavoro per
la pace.
A poco a poco il movimento,
informale all’inizio si andò organizzando, e raccolse tutti coloro che intendevano protestare
contro la crescente ingiustificata violenza e lavorare per la pace nell’Irlanda del Nord.
Nell’aprile del 1977, a Enniskillen, nella contea di Fermanagh,
il movimento si è dato una costituzione, ed ha adottato il nome
di Comunità « Peace. People »,
(della gente di pace).
In occasione deirass'egnazione
del premio Nobel per la pace alle due fondatrici del movimento
all’inizio di ottobre, a Belfast, ha
avuto luogo la prima grande Assemblea generale della Comunità
« Peace Pegpje q^ell’a|pà-
sione sonò' ■ stale'*presé‘ importanti decisioni: l’Assemblea ha
riconosciuto, ad esempio, che il
fatto di essere membro di un
partito politico, non impedisce di
essere membri della Comunità
« Peace People ». D’altra parte, il
movimento stesso, non dovrà
trasformarsi in partito politico,
né sostenere in particolare alcun
partito.
Sono stati inoltre esaminati
MANIFESTO DEL « PEACE PEOPLE
»
Il terrore ha smesso
di fard paura
La luce è penetrata attraverso
alle nuvole nere di una lunga oppressione ed ora possiamo vedere
noi stessi con chiarezza e riconosce
re che i nostri terrori nell’oscurità
erano infantili e spariscono al calore che procurano il coraggio e
l’amore.
Inciamperemo ancora, certamente. Ma avremo il coraggio di riconoscere che ci siamo sbagliati e
quindi di rialzarci e proseguire il
nostro cammino. Poiché per quanti vi si sono impegnati, la vita, sia
essa breve o lunga, non sarà mai
più la stessa, dal momento che il
terrore ha -cessato di farci paura.
Può darsi che non vedremo mai la
realizzazione del nostro sogno, ma
non cesseremo mai di avanzare verso di esso; ed è questo movimento
in avanti che è nello stesso tempo
pegno e ricompensa del Movimento
per la Pace.
Dipende interamente da me.
Dipende interamente da te.
Siamo pronti, tu ed io, a pagare
U prezzo della pace?
• Il nostro movimento per la
pace ha un messaggio molto semplice per tutti. Vogliamo vivere, amare e costruire una società giusta e
pacifica. Vogliamo vivere nella
gioia e nella paee, per i nostri figli
e per noi stessi, nella nostra vita
familiare, nel nostro lavoro, nelle
nostre scelte..
• Riconosciamo che per costruire questo tipo di vita, dobbiamo essere coraggiosi, fortemente impegnati, pronti a un duro lavoro.
• Riconosciamo che nella nostra
società molti problemi sono fonte
di conflitti e di violenze.
• Riconosciamo che ogni colpo
di arma da fuoco, ogni bomba esplosa, rendono la situazione ancora più
difficile.
• Rifiutiamo l’uso di bombe e
di armi ed ogni tipo di tecnica
della violenza.
• Ci impegnamo a lavorare per
il nostro prossimo, vicino o lontano,
di giorno e di notte : per costruire
una società pacifica, nella quale le
tragedie che noi conosciamo possano trasformarsi in ricordi del passato e ammonimento per il futuro.
problemi economici, pedagogici
e culturali, dai quali possono sorgere conflitti anche all’ interno
stesso del movimento.
La Comunità « Peace People »
ritiene di poter affrontare ogni
tipo di problema e discutere su
qualsiasi argomento, senza usare
la violenza, rifiutando anzi, in
modo deciso, l’utilizzazione di
qualsiasi tipo di tecnica oppressiva.
E’ una follia affrontare con
questo programma non-violento
la grave situazione delPIrlanda
del Nord?
Sono state anche sollevate
aspre critiche suU’effettiva possibilità di incidenza di questo movimento nella situazione tragica
che sconvolge iTirlanda. Lai.Co: muriità « Peàce People » infatti
non propone una soluzione precisa dei problemi e dei conflitti dell’Irlanda del Nord, non
chiede un mutamento immediato del sistema sociale; non
si schiera né da una parte
né dall’altra, né si lascia catalogare, non prende una posizione
netta e decisa.
Inoltre, è stato osservato, è un
movimento di donne: e la loro
azione non potrà riuscire in un
paese che conserva il mito della
virilità, il gusto delle armi, e
l’odio interconfessionale.
Inoltre questo movimento si
adopera per una conversione individuale ai principi della pace,
dimenticando l’ingiustizia legata alle strutture.
Eppure, nella difficile situazione irlandese, questo movimento
indica una via diversa alla soluzione dei conflitti: è falso credere che non esista altro metodo risolutivo che l’impiego della
violenza e dellloppressione: esiste anche la via della riconcilia• ziqpe, Ip^icata^airEvangelo, la
'' fine dei conflitti nella ricerca comune di una soluzione dei problemi; l’applicazione del metodo
non-violento, la ricerca della
pace.
E’ solo in questa prospettiva
che si affaccia ancora una speranza.
Lietta Pascal
FILIPPINE
UNA LETTERA DEL CONSIGLIO FGEI AL PAST. ENNSLIN
Ricercare la verità è cosa
faticosa e pericolosa
Il Consiglio della Federazione giovanile evangelica, nella sua seduta del 13-14 novembre, a conoscenza delle gravi intimidazioni a cui è sottoposto il pastore evangelico Ensslin, padre di Gudrun, una delle vittime del carcere di Stammheim, gli
ha inviato questa lettera di solidarietà perché la sua volontà di ricercare la verità
resti ferma nonostante le forti pressioni dello stato e della chiesa del Wuerttemberg per costringerlo al silenzio. Il Consiglio FGEI invita al tempo stesso le comunità evangeliche a discutere questa lettera e ad esprimere con telegrammi, lettere,
la medesima solidarietà. L’indirizzo: Pastore Ensslin, Traubenstr. 61 - 7 Stuttgart 1.
La repressione continua:
parola di Marcos!
Caro Pastore,
il Consiglio Nazionale della Federazione Giovanile Evangelica Italiana ha deciso di inviarle
questa lettera, per esprimerle il senso della nostra profonda solidarietà umana ed evangelica
nel momento travagliato che lei sta attraversando.
La scomparsa violenta di un figlio è di per sé
un fatto tremendo, e noi tutti ci siamo personalmente sentiti profondamente vicini a lei e alla
sua famiglia, appena , avuta notizia della morte di
Gudrun. Ma questa morte è oggi particolarmente atroce e inaccettabile, perché accompagnata da
dubbi legittimi e sospetti inquietanti sulle sue
cause, che con lei noi abbiamo condiviso fin dall’inizio e che nel nostro paese ci siamo affrettati
a denunciare.
La verità è qualcosa che tutti e particolarmente i testimoni di Gesù Cristo, devono ricercare ed
esprimere per quanto faticosa e pericolosa questa ricerca possa risultare.
Il nostro paese vive da anni in un clima di tensione anche perché non è ancora emersa con nettezza la verità su avvenimenti gravissimi che hanno provocato la morte di molti cittadini e un pericolo reale per la conquista della democrazia in
Italia. Se questa verità sarà ritrovata ed espressa lo si dovrà a quanti, insoddisfatti da frettolose
ricostruzioni ufficiali, hanno continuato a cercare
mossi dai dubbi della propria coscienza critica.
Questo è quanto da lei e da altri cittadini tedeschi
è stato operato in Germania in riferimento alle
cause della morte dei prigionieri di Stammheim.
La invitiamo per questo a restare fermo nel
suo atteggiamento di lucido coraggio ed esprimiamo la nostra protesta totale sulle pressioni da lei
ricevute per ritrattare o tacere le sue dichiarazioni in merito alla morte di Gudrun. Queste pressioni sono inaccettabili tanto più da uno stato che
si pretende democratico e inammissibile da parte di una comunità cristiana che intenda essere
libera nella sua fede.
Noi non abbiamo mai condiviso — né condividiamo ora — i metodi ed i contenuti delle scelte
politiche della RAF, perché consapevoli che la
lotta per una maggiore democrazia, per la solidarietà fattiva con i popoli oppressi e per una società più giusta non può che essere il frutto dell’azione cosciente di masse intere della popolazione. Tuttavia non possiamo non interrogarci
con inquietudine sulla realtà di uno stato che ha
spinto giovani come Gudrun a una scelta di questo genere, come unico sbocco possibile della sua
volontà di opposizione e di lotta. Oggi per noi come per tutti i cittadini tedeschi che credono e
lottano per la democrazia questo interrogativo è
doveroso.
Iri questo spirito ci auguriamo, caro Pastore,
che il Signore voglia sostenere lei e la sua famiglia provati da una disgrazia tanto atroce come
la morte di Gudrun e dalla fatica di un atteggiamento così, coraggioso nella ricerca della verità.
II Consiglio FGEI
Nelle Filippine vige da cinque
anni la legge marziale.
Il segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese,
pastore Philip Potter, ha inviato
un telegramma al presidente filippino Ferdinand Marcos per
chiedere che « venga concessa
una amnistia generale e incondizionata a tutti i prigionieri politici e vengano ristabiliti i diritti
dell’uomo e le libertà fondamentali del popolo ».
Il pastore Potter — informa
l’agenzia di stampa del CEC —
si è detto preoccupato per le notizie di « detenzione per motivi
politici, di torture e di soppressione dei movimenti popolari che
lottano per la giustizia sociale ed
economica ».
La legge marziale è stata proclamata il 21 settembre 1972. Da
allora il presidente Marcos si regge con un regime dittatoriale sostenuto dall’esercito e avallato
da un nuovo testo costituzionale
che è entrato in vigore senza aver avuto l’approvazione del Congresso. Tutte le attività politiche
e parlamentari sono sospese e severe limitazioni sono state imposte alle libertà fondamentali e all’esercizio di ogni diritto dell’uomo.
E questo continua, nonostante
la dichiarazione fatta dal presidente Marcos in occasione dell’apertura della Conferenza internazionale del diritto, tenutasi a
Manila nell’agosto scorso, nella
quale Marcos ha detto che si sarebbe progressivamente proceduto ad una attenuazione delle restrizioni imposte dalla legge marziale e si sarebbero tenute, nel
volgere di un anno, le elezioni locali. Marcos ha inoltre assicurato che sarebbe stato tolto il coprifuoco, e sarebbero stati liberati i prigionieri politici.
Ma pochi giorni dopo la polizia
interveniva duramente per reprimere una manifestazione di
lavoratori e studenti.
A Carter non piace l’OlT
Con i primi di novembre gli
Stati Uniti hanno ritirato la loro adesione dall’Organizzazione
internazionale del lavoro (OIT)
che ha sede a Ginevra. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese
ha reagito di fronte a questa
inattesa decisione che sembra
contraddire, di fatto, le precedenti dichiarazioni rilasciate dal
presidente Carter, notoriamente
favorevole alla difesa dei diritti
dell’uomo; linea sulla quale si
riconosce la stessa OIT. Il pastore Philip Potter, segretario
generale del CEC, ha rilasciato
su questo problema una dichiarazione — ripresa dall agenzia
ecumenica SOEPI — in cui si
chiede al governo degli Stati
Uniti di riconsiderare questa
decisione. Evidentemente il governo degli Stati Uniti d Amerr
ca —I osserva Potter — non può
auspicare nelle sue dichiarazioni ufficiali, una ,« OIT più forte
e impegnata » se poi se ne ritira, proprio dopo aver dato per
tanti anni un contributo notevole.
4
r
4
A cura della « Federación Femenina
Valdense » del Rio de la Plata
Una voce dall’i
Questa America Latina, cosí inquieta e difficile, così antica (quando
non era ancora latina) con la sua gente che conserva i tratti originali, è
per noi, Europa latina, motivo d’interesse e curiosità. Anche se oggi
non è facile cogliere delle differenze
tra paesi e paesi, perché le frontiere
sono cancellate dalla facilità degli
scambi, nei nostri piccoli gruppi vaidesi c’è ancora quella voglia di sapere dell altro, quella certa apertura,
quello slancio del cuore che è forse
vocazione di fraternità. E’ per questo
che abbiamo sollecitato le nostre sodel Rio de la Piata a raccontarci di loro e del loro paese e siamo infinitamente grate che lo abbiano fatto con generosa disponibilità.
B. S.
Colonia, villaggi
Dairanno 1858 in avanti arrivarono in Uruguay gruppi di famiglie
che fondarono la prima colonia valdese nel dipartimento di Colonia.
Allora questa colonia non aveva ancora un nome proprio e nei documenti dell’epoca si parla di « Rosario Orientale», dato che Rosario era
il centro più prossimo.
Una dopo l’altra sorsero rapidamente nel dipartimento di Colonia;
La Paz - Colonia Piemontesa, Colonia Vaidense, Colonia Cosmopolita
Tarariras, Ombùes de Lavalle, Colonia San Pedro e molte altre comunità ancora.
La colonia
Federación femenina vaidense
Sedute in circolo su banchi rustici all’ombra di alberi del « paradiso » in im giorno di calura, ci incontrammo, un gruppo di donne
valdesi, il 4 marzo 1935, nel cortile della chiesa di Ombùes de Lavalle, Uruguay.
Mentre nel tempio si teneva la
nostra Conferenza annuale (Sinodo) noi, convocate dalla signora
Ana Armand Hugon de 'Pron, per
cercare di costituire una federazione di donne valdesi, eravamo piene di ^pettativa. L’ospite ci spiegò
la ragione di una Federazione, il
suo funzionamento, il suo programma. Seduta accanto a lei, sentii all’improvviso, una gomitata
mentre mi diceva a mezza voce:
« fa’ un verbale ». Cominciai a prendere note per stendere in seguito
il verbale che in questo momento
ho sotto gli occhi in un quaderno
che d tempo ha ingiallito.
Spiegandone il programma, la signora. Tron propone che il suo norne sia Liga de mujeres valdenses
ed elencando gli articoli proposti
per lo Statuto legge il N. 2: «La
^ga di donne valdesi si propone
di ravvivare la vita spirituale delle sue partecipanti per dare un miglior aiuto alle varie attività delle chiese locali, della Chiesa Valdese in generale e stringere vincoli
1 gruppi che la compongono »
Dopo 42 anni di vita, questo è tuttora l’orientamento della nostra
Federazione.
La quasi totalità delle donne presenti a questa memorabile riunione costituente, approvarono la proposta. Rappresentavano piccoli
gruppi femminili in formazione in
Uruguay e in Argentina. Il primo
gruppo si formò nella chiesa di Colonia Vaidense con il nome di
« riunione delle madri ».
È curioso notare che in quella
chiesa si formò parallelamente una
«società di signorine» che «oltre
alla parte spirituale, si dedicava a
opere sociali nella chiesa e fuori »
Alcuni anni dopo le due associazioni SI fusero.
buzioni sono generose e l’influenza
che hanno notevole ».
Senza interruzione la C.D. insisteva : « Bisogna coltivare maggiormente la vita spirituale e organizzare più attività culturali e educative per esercitare una maggiore
influenza come donne cristiane ».
Per soddisfare questa esigenza la
C.p. preparava schemi di studi biblici e guide alla riflessione, pubblicandole sul periodico della Chiesa il Mensajero Vaidense.
La nostra Federazione, che ora
si chiama Federación Femenina
Vaidense, cominciò ad avviare contatti interdenominazionali con le
Chiese sorelle di Montevideo, e si
costituì, la Liga Uruguaya de Mujeres Evangélicas (LUME), di cui la
nostra Federazione è membro.
La Federazione acquistò importanza crescente ; aumentarono le
partecipanti all’Assemblea Annuale, gli inviti a pastori e delegate.
Vennero compiute regolarmente visite fra le Leghe locali; si organizzarono campi femminili nel nostro
Parque de XVII de febrero, sulle
rive del Rio de la Piata e le sorelle cominciarono timidamente a
parteciparvi. Altra iniziativa importante furono i campi di vacanza per bambini deboli, molto apprezzati e tutt’oggi ricordati. Fu
istituita una « Borsa di studio pastorale », per giovani che desideravano compiere gli studi secondari
a Colonia Vaidense; si fecero, infine, corsi per infermiere, una trasmissione radio mensile, ecc.
relle della Federazione in Italia
che in qualche modo possiamo con. siderare « nostra figlia » essendosi
costituita parecchi anni dopo la
nostra. Vediamo però che progredisce rapidamente e prende in considerazione i problemi e le aspirazioni che ci sono comuni.
Cecilia M. de Griot
È sommamente caratteristica la
maniera con cui i nostri nonni si sono raggruppati e sviluppati in questo paese dalla fisionomia e dai costumi così diversi da quelli delle
Valli Valdesi da cui provenivano. A
questa forma di raggruppamento
di coloni nella campagna fu dato
naturalmente il nome di « colonia »,
per indicare qualche cosa che non è
villaggio né borgo e nemmeno casale; la grande estensione di campagna frazionata in un determinato numero di poderi, dove le case sono
lontane l’una dall’altra, ognuna in
mezzo al suo podere. Le strade che
attraversano la colonia sono di terra e generalmente intransitabili
quando piove molto. Sulla strada
principale si aprono ogni tanto i
grandi portoni che immettono su
strade per raggiungere le diverse ca
se che uno vede alla distanza di l,
2 Km.
A quasi 120 anni dall’inizio della
colonizzazione valdese in Uruguay,
incontriamo ancora varie colonie il,
cui centro fin dal principio era stato riservato per il tempio, per la
scuola e i suoi dipendenti. Essi furoho sempre strumenti importanti
pp le attività della comunità. Lì la
vita dei primi coloni incontrò una
fonte di rinnovate energie. Il culto,
il canto, l’istruzione scolastica unita
alla istruzione religiosa dei bambini
e degli adolescenti si svolsero con
grande serietà e impegno.
La chiesa fu il centro che trasformò il gruppo dei coloni in una vera
comunità. Nella colonia vige lo spirito di solidarietà e, per quanto distanti l’uno dalLaltro siano i poderi, ognuno sa le necessità dell’altro
e ci si aiuta in determinate faccende
come l’uccisione di un maiale o la
trebbiatura, il raccolto, ecc. Così,
come hanno lavorato uniti tutta la
settimana, si riuniscono, generai
mente sotto la direzione di un laico
impegnato, perché le visite dei pastori sono rare, ad ascoltare la Parola di Dio, e, nelle notti invernali
al chiaro di luna, affluiscono tutti a
una casa per studiare uniti la Bibbia.
La solidarietà e la collaborazione
si manifestavano pure quando nasceva un nuovo membro della famiglia, giacché lerano donne pratiche
e con naturale vocazione quelle che
aiutavano le madri, lì nelle loro case, con un minimo di cdmodità e di
possibilità di soccorso, molte volte
vivendo momenti drammatici per
Linee
di
iavoro
Dono
Quando a Montevideo si celebrò
il 25° anniversario della chiesa valdese, qualcuno disse: « Siamo il
ramo nuovo di un albero vecchio ».
Questa frase così giusta fu usata
nell’invito alla celebrazione dell’avvenimento.
L’anno seguente, 1936, la Federa
zione si riunì, in Assemblea e il primo tema trattato e commentato_____
con la timidezza caratteristica della donna sudamericana — fu • « Ciò
che la Chiesa si aspetta dalla donna ». Relatrice la signora Tron.
Nelle assemblee successive parecchie sorelle presentarono temi sempre in relazione al compito della
donna nella chiesa e nell’ambiente
m cui vive.
Annualmente venne nominata una
Commissione Direttiva che visitaassociate e anche
quelle che non lo erano ancora e
orientava le attività della Federazione.
Intanto si costituirono delle Leghe in Argentina che si associarono alla F.F.V. e si formò così una
grande famiglia, unita in molte attività — impossibile enumerarle ! —.
■ Ci si riunì nel febbraio 1965 per celebrare il 30° anniversario, di nuovo nella chiesa di Ombùes de Lavalle. Era presente anche la fondatrice, la signora Ana Armand Hugon de Tron che parlò su «Missione delle nostre Leghe femminili».
Un momento emozionante fu quando tagliò la grande torta anniversaria !
Negli anni 1938-40 le Leghe presero piede ovunque; le vedemmo
^rgere entusiaste e realizzare numerose attività di carattere filan
TU tanto che la
C D. dell epoca ricevette più di un
elogio di pastori e concistori per
Il valore del loro lavoro. Leggiamo
ad es. nei Verbali del 1933 ; « La loro collaborazione alle opere della
chiesa è eccellente, le loro contri
Giungiamo così, al febbraio 1975:
a Colonia Vaidense si riunì un’Assemblea numerosissima per commemorare il 40’ anniversario della
Federación, in un salone magnificamente decorato. La sera si tenne la « festa anniversaria » con una
rassegna storica e, con riconoscenza a Dio, ascoltammo una volta
ancora la 93enne fondatrice, che
rivolse parole di saluto e di esortazione. Di nuovo con commozione, essa tagliò una enorme torta
che rappresentava 5 libri su ognuno dei quali c’era una scritta che
si poteva leggere cos',: Ana-ArmandHugon-de-Tron.
Il nostro lavoro continua. Noi
che oggi facciamo parte della Commissione Esecutiva- della F.F.V.
sentiamo, come nel giorno lontano del 1935, la responsabilità e il
privilegio di questo compito.
Seguiamo con interesse l’opera
che stanno compiendo le nostre so
Come è difficile sintetizzare brevemente l’attività delle nostre Unioni!
Cominciamo dicendo che queste
comprendono 1.300 socie unite da
una Circolare bimestrale della Commissione Esecutiva. All’inizio i gruppi avevano nomi diversi, poi in una
Assemblea abbiamo deciso di chiamarli tutti Ligas femeninas (Unioni
femminili).
Le nostre riunioni sono in genere
quindicinali e vi partecipano piuttosto persone di una certà età, essendo difficile per le giovani, a causa
delle loro occupazioni, essere presenti e assumere responsabilità. Esse lavorano in altri settori della
chiesa.
Abbiamo annualmente dei convegni a livello di presbiterio (raggruppamenti di comunità), con programmi preparati dalle Unioni stesse. Vi
partecipa anche una delegata della
C. E.
Infine abbiamo l’Assemblea Annuale, la massima autorità, che si
riunisce il giorno prima del Sinodo,
per facilitare la partecipazione di
quelle che vivono più lontane e desiderano essere presenti ai due incontri.
Celebrando la « Giornata mondiale di preghiera », in marzo, le nostre
Unioni ricominciano le loro attività,
dopo due mesi di interruzione durante la calura estiva. All’inizio di
settembre ci uniamo per la « Giornata nazionale di preghiera » con un
programma preparato dalla LUME
(Liga Uruguaya de Mujeres Evangélicas) e raccogliamo una offerta.
È interessante ascoltare, nel sud
dell’Uruguay, la radio nazionale annunciare per tutta la settimana questo avvenimento.
Qgni Unione si riunisce secondo
modalità proprie, dato che abbiamo
chiese in piena campagna e altre in
villaggi e in città più o meno grandi e che il numero delle donne varia
da 15 a 210. Nelle attività principali
tutte però seguono le linee proposte
dalla C.E. Eccone alcune;
Linee di studio. Una sottocommissione prepara un programma con
Il parco XVII febbraio
studi biblici e culturali, indicando
dei libri a cui attingere dati. Le donne che si impegnano a presentare
questi studi sono una minoranza,
adducendo alcune mancanza di preparazione, ricorrendo altre all’aiuto
del pastore locale. Sollecitiamo sempre le donne a esprimersi per vedere come viviamo la nostra comunione con Dio e come possiamo rendere una testimonianza effettiva della
nostra fede.
Partecipando alla « Fraternità del
piccolo soldo » (Fellowship of thè
least coin), troviamo ispirazione nei
messaggi e nell’immedesimarci nelle situazioni di donne di paesi diversissimi, e abbiamo così una visione
più ampia del lavoro della donna
nel mondo.
È vero. Nel Rio de la Piata siamo il ramo giovane di una chiesa
che ha 8 secoli di vita. La Chiesa
Valdese dell’Uruguay è senza dubbio la comunità evangelica che ha
la storia più lunga. Ciononostante
la vita della Chiesa Valdese in Uruguay e Argentina è poco più lunga della vita di una persona. C’è
fra noi qualcuno che incarna la
storia della nostra chiesa; è la figlia del secondo pastore che lasciò
l’Italia. In novembre infatti si compiranno cento anni dall’arrivo in
Uruguay del pastore Daniele Armand Hugon e una delle sue figlie, la signora Ana Armand Hugon
in Tron o « Doña Ana » come tutti
la chiamiamo affettuosamente, e
l’incarnazione dello spirito della
nostra comunità di ieri e di oggi
Centri Assistenziali. Ogni anno le
Unioni offrono il loro valido aiuto
per sostenere le opere assistenziali
della nostra chiesa: 2 case di riposo -per anziani, 1 casa per bambini
« senza casa », 1 centro sociale e 1
casa per persone mentalmente ritardate. A parte il lavoro personale
e le offerte varie in commestibili,
medicine. Borse di studio ecc., le
donne lavorano tutto Tanno, in un
modo o nelTaltro, per queste opere.
Fra esse ci -sono tendenze e specializzazioni assai varie nel servizio offerto alla comunità; alcune preferiscono visitare malati, anziani, persone sole e tribolate; altre hanno un
dono speciale per preparare i thè e
le agapi organizzati da opere della
chiesa; ad altre piace cucire, rimettendo in ordine abiti, da vendere a
prezzo modico a famiglie di poche
risorse. Insomma, ciascuna si « rea
lizza » a seconda delle proprie capacità e della propria vocazione. Ciò
che conta è sentire la chiamata del
Signore a prendere il nostro posto
oggi con coscienza, coraggio, fede,
ricordando sempre che « viviamo
per il Signore » (Rom. 14: 8).
Cecilia M. de Griot
Qualsiasi giorno della settimana
ci si può recare in una casa di Via
delle Ande, in pieno centro di Montevideo. Dopo aver suonato alla
porta del IV piano, una voce decisa risponde da dentro:
— Un momento, ora vengo! ^
Poi compare una signora anziana
di 95 anni che dice ridendo:
— Entrate, entrate! Come vedete sono la sola alzata in questa casa. Le tùie figlie stanno riposando
un poco. — Doña Ana vive con Sii;
via, professoressa e giornalista di
un importante quotidiano di Montevideo e con Maria Emilia, pure
professoressa, che tiene in ordine
tutta la casa, perché Doña Ana ®
le sue figlie non hanno domestica
Conversare con Doña Ana è sernpre una piacevole esperienza. Prima è lei che domanda. Vuole sapere come sta « la sua gente », tutte
le famiglie di Colonia Vaidense,
dove ha lavorato col marito. Señor
Ernesto Tron, pastore nato a Mas
sello che successe nel suo ministe
ro al Señor Daniel Armand Hugon
Essa è un’autentica rappresentan
te di questa chiesa giovane, perché con i suoi 95 anni mantiene
uno spirito giovane e una mente
lucida e aperta.
« Voialtri pastori — dice — non
5
merica Latina
città
Inclemenza del tempo che trasforlava una strada di 4 Km. in un’avHitura pericolosa, con fango e rubili straripanti e passaggi chiusi.
Varie colonie conservano fino ad
^i certe caratteristiche dei loro
^i anni, quantunque le macchine
joderne e i veicoli abbiano sostiiito i lenti carri e gli strumenti rutici dei primi tempi. Altre si sono
rasformate in villaggi di diversa
nportanza, col mutare deH’epoca.
I villaggio
¡ Sempre più frequente è il caso
^1 contadino che pensa di lasciare
1 lavoro intenso dei campi, e dice:
[Bene, ora lascio il campo al figlio
me ne vado al villaggio ». Nel vilLggio con molta popolazione valdeè facile incontrare di questi « pen^onati » che sono le persone più digiste a collaborare nelle attività
(fella chiesa. D’altro lato la chiesa
lei villaggio soffre dell’enorme esodo della gioventù che va a studiare
Ielle città per conquistarsi un titob accademico, iniziare una carriera
^impiegarsi in un ufficio e che dificalmente ritornerà al villaggio,
^osì si spiega che anche in villag
Í .grandi con chiese dalla storia retivamente lunga, il carattere della
pmunità è .piuttosto rurale e in vaá luoghi viviamo il paradosso che
I chiese propriamente contadine
felle colonie, con una comunità gioirne e attiva, sono più avanzate
tanto a idee e attività che non le
iese di villaggio che hanno un pa
store permanente e un maggior numero di attività organizzate.
La città
Le grandi città — Buenos Aires,
Bahia Bianca, Montevideo — furono gli ultimi luoghi verso i quali si
diresse l’attenzione della chiesa valdese. È comprensibile che fosse _mol
to difficile trapiantarsi nelle città:
l’elemento contadino, parte vitale
delle chiese, anche di quelle dei villaggi e delle città deH’interno, era
poco disponibile per operare nei
grandi centri urbani. E, se si sacrificava questo elemento, la chiesa sarebbe stata ancora quella comunità
che i suoi membri desideravano?
Molte cose rendono difficile la vita di quelle comunità i cui membri
si vedono poco e le cui attività sono
diverse dagli interessi che li assorbono. Non c’è tempo per pensare,
dialogare, quando si corre tutto il
giorno in quartieri lontani e il lavoro non rispetta né giorni né ore.
Questa situazione che debilita la
vita della fede e della comunità, offre molte opportunità di servizio,
di partecipazione e di presenza evangelica nella società urbana. Implica
che dobbiamo evolverci nel modo
di pensare, mettendo correttamente
a fuoco le situazioni e i problemi
che presentano i gruppi umani delle città.
Lì la chiesa valdese è chiamata
a essere la chiesa dalle porte aperte. È quanto sta cercando di fare in
un mondo non sempre facile _e disposto ad ascoltare. Al tipo di vita
ordinata e pacifica della colonia si
sostituisce un tipo di vita diversa
che confidiamo potrà avere effetto
di lievito in mezzo alla pasta.
Violeta Davyt de Bertinat
Folklore
Ano
È;te trascurare il lavoro con le
iglie. Vi dedicate troppo alle
:re carte e perdete di vista le
prsone. In una comunità le fami¿ie sono la cosa più importante,
% prima preoccupazione di un pa.store. Bisogna ascoltare la gente,
ifOrmare gruppi familiari, insegnaite l’Evangelo, dare l’alimento della
Bibbia in ogni tempo. Oggi credo
che non dobbiamo confidare tanto
nella predicazione fatta solo dai
pulpiti, quanto andare nelle case,
parlare, edificare lì- Nei templi
possono esserci assemblee che creano entusiasmo quando uno vede
la gente riunita. Però la chiesa si
edifica nelle famiglie, a contatto
con esse ».
La lunga esperienza permette a
Doña Ana di parlare così. Essa lavorò nelle Unioni femminili fin dal
loro inizio. Creò le « scuole del focolare » per aiutare le donne a organizzare la loro vita familiare. Da
questi posti di lavoro, che furono
il suo pulpito, insegnò e incoraggiò, esortò e trasmise tutto ciò che
'“Sapeva. Tutto fece con tale energia che poté superare gli ostacoli
che non furono pochi.
Oltre tutto quanto fece per la
chiesa e per la società, esercitò pure l’insegnamento. Negli anni in
cui lavorò qui a Colonia Vaidense,
le scuole erano proprietà del Concistoro. Gli emigranti valdesi — venuti con quelle barche a vela che
oggi vediamo solo nei disegni quando si parla dei viaggi di Colombo
e della scoperta dell’America —
nelle loro « Colonie » vicino al tempio fabbricavano una scuola, perché ricordavano le parole udite alla partenza: « O sarete missionari
0 non sarete nulla ». E Doña Ana
si dedicò al compito di educare,
non solo i bambini, ma anche le
sue collaboratrici nell’esercizio del
ministero. Formò maestre, formò
Uomini e donne utili per la testimonianza dell’Evangelo in questo
paese.
Certo, una persona che si dedica completamente alla edificazione
di una comunità, può anche scontrarsi con gli altri. Ma Doña Ana
ha lasciato, nel ricordo della « sua
gente», un tratto caratteristico: la
forza delle sue idee e il vigore del
suo carattere. Altrimenti non sa
rebbe riuscita a fare tutto quello
che ha fatto.
Ora da Montevideo o dalle sue
vacanze a Colonia Vaidense scrive
e scrive instancabilmente, perché
incontra sempre qualcuno che ha
bisogno dell’incoraggiamento della
sua parola.
Ci allontaniamo dalla sua casa
dopo aver preso una tazza di thè, E
accomiatandoci ci dice:
« Oggi è martedì e nel mio programma il martedì è il giorno in
cui prego per tutte le persone che
incontro. Questa sera, quando andrò a letto, pregherò per voi ».
Carlos Delmonte
Il turista europeo che viene per
la prima volta nel Rio de la Piata,
pensando al Sud America come alla terra di Indios, gauchos, ampi
cappelli e cavalli focosi, deve sentirsi deluso. Né a Montevideo, né a
Buenos Aires, né in alcuna città
dell’interno incontrerà quello che
ha immaginato. Le strade, gli edifìci, la gente, tutto assomiglia a ciò
che già conosce. E se scende in uno
dei grandi hôtels, se si limita a vedere i centri importanti, si confermerà nell’impressione che il Rio
de la Piata non ha nulla da offrire
in materia di folklore.
Ma un folklore rioplatense, anche se non spettacolare, esiste, sia
come elemento della vita di tutti
i giorni, sia come parte essenziale
delle feste.
Non passeranno 24 ore, senza che
qualcuno gli si accosti con una piccola zucca con la cannuccia d’argento domandando:
— ...Un amaro? —
Attenzione! Molti si sono bruciati labbra, lingua e anche esofago
con il saporito liquido bollente che
si succhia dalla zucchetta. Qualche
volta il primo mate che si assagy
già non piace, ma col tempo molti
hanno imparato a gustarlo.
Immaginate il gaucho che mette
la sua pava (cuccuma) dal becco
sottile sopra la brace per riscaldare l’acqua e preparare il mate per
sé e per i compagni, che in cerchio
simboleggiano amicizia e fiducia.
Il mate lo si può trovare ovunque,
in campagna e in città dove —
questa però è una deformazione
— da quando il prezzo del caffè è
tanto salito, un locale della Calle
Florida di Buenos Aires offre « mate al passeggio » con zucchetta da
buttare.
Legato al mate anche se non diffuso come in passato, a , causa del
prezzo degli animali, è un altro
elemento del folklore del Rio de la
Piata: l’asado (arrosto). Si taglia
a strisce la carne del bovino! si
sala, si mette sulla brace di un
fuoco già acceso. Quando si desidera accogliere calorosamente un
amico, gli si prepara l’asado, all’aria aperta. La donna lava in cucina
l’insalata che lo accompagnerà benissimo e l’insalata di frutta che
darà un dessert rinfrescante, mentre gli uomini col mate circondano
il fuoco sul quale va cadendo lentamente il grasso della carne che
Prospettive
Il Rio de la Piata
arrostendosi sulle brace diffonde
un profumino soave e aromatico.
Viene sempre da pensare all’odore
dell’offerta di Abele che secondo il
racconto della Genesi, salì; alle narici di Dio che gustò l’aroma e accettò l’offerta. Vi è molto di antropomorfico nell’Antico Testamento,
comunque gli uomini che scrissero questi testi sapevano certamente gustare il profumo della carne
arrostita sul fuoco.
Cuocendo l’asado il padrone di
casa e i suoi amici possono scambiarsi opinioni su vari argomenti.
Quando, messa a punto l’insalata,
le donne di casa si uniscono a loro,
il mate passa di mano in mano e
la conversazione si anima. Il sole
di mezzogiorno sale lentamente allo zenit e va indicando, come un
orologio naturale, l’era della colazione.
Però Tasado con cuero (con la
pelle, col cuoio), è senza dubbio
il cibo più squisito della regione.
Cuocerlo esige tutta una cerimonia, non è lavoro da tutti, è opera
di specialisti. Il fuoco deve riscaldare la carne, farle penetrare il
calore cucinandola in modo che
non perda il sugo che le dà sapore, perché altrimenti la carne si
secca e non rimane morbida. Si
deve accendere il fuoco 5-6 ore prima di terminare l’arrosto; anzi alcuni impiegano da 7 a 8 ore per
dare all’asado con cuero ' il suo
vero gusto. Questo genere di asado è caratteristico della costa orientale dell’Uruguay. Lì vi si trovano i veri specialisti. L’asado è
im piatto tipico della « festa di riconoscenza » della chiesa, nel Dipartimento di Colonia, e rientra nel
ricavato per il sostegno delle sue
opere. In occasione di un anniversario, di un bazar, per un’opera assistenziale c’è sempre qualche
membro della chiesa che offre generosamente un animale : si vende
poi la porzione a un prezzo alla
portata di tutti onde sia una agape
fraterna.
Altro momento per consumare
Tasado con cuero è la fine della
raccolta del grano. Quando si «ripongono le macchine » fino all’anno
successivo, per ringraziare tutti coloro che hanno lavorato nelle calde
giornate estive, si fa una riunione
con Tasado con cuero. Perché esso acquisti tutto il suo sapore deve
essere accompagnato dal vino che
in molte case è di produzione propria.
È impressionante vedere un gran
fuoco largo 6-7 metri, circondato
dai pezzi di carne di vitelli non
scuoiati e infilzati negli spiedi in
attesa che passino le 6 ore necessarie alla cottura. Bisogna poi precisare che il cibo saporito arriva nei
piatti in piccoli pezzi, per fortuna
senza il cuoio e... senza peli!
Finito il pasto è certo che la fiesta continuerà con canti e suoni
di chitarra. Si sentiranno i giovani interpretare canti tipici del folklore contadino, i più anziani si
scuseranno di andare a godere di
un altro aspetto tipico del ritmo
di vita rioplatense: la siesta, mentre le signore continueranno a conversare godendo di una giornata in
cui hanno avuto il privilegio di non
cucinare !
E. e C. Delmonte
Incontri
Nel 1975, quando la nostra Federazione compiva il quarantennio, il suo rapporto finiva con queste parole di Gesù : « Chi pone mano all’aratro e guarda indietro non
è adatto al Regno di Dio ».
L’espressione non è un disconoscimento del lavoro tenace fatto
da tante sorelle che ci hanno preceduto: citavamo queste parole di
Le. 9: 62 pensando che il Signore
ci chiede, oggi come ieri, e chiederà domani, di tenere il nostro posto
con coscienza, impegno e fede. È
l’essenziale, il permanente, il compito lasciato da quelle che ci hanno preceduto e che allora seppero
dire ciò che era necessario.
Questa è anche oggi la nostra
maggiore inquietudine : cercare
che il lavoro dei nostri gruppi femminili sia pertinente e che i loro
membri agiscano in coerenza col
messaggio che pretendono dare.
Crediamo che i nuovi, o rinnovati, campi d’azione offertici, siano
innumerevoli. Dobbiamo coscientizzarci per poter vedere i problemi attuali e poi avere il coraggio
(non solo l’idea) di affrontarli.
Dunque in nessun modo si tratta
di buttar via ciò che è stato fatto,
ma di dare all’attività femminile
organizzata nella chiesa i modelli
necessari perché le Unioni non
« invecchino » dato che attualmente le donne più giovani non trovano interesse a integrarsi in esse.
Altro fattore che consideriamo
importante è evitare una « esaltazione» dell’istituzione e che anzi
le Unioni si sentano e operino come parte della chiesa, membra indispensabili del Corpo di Cristo.
Perché, paradossalmente, proprio
il non sentirsi forti e indipendenti o fine a se stessi, farà si che il
lavoro delle Unioni sia riconosciuto necessario e valido all’opera della chiesa.
Quali possibilità abbiamo? E
sempre necessaria la preparazione
attraverso lo studio biblico e quello dei problemi attuali che è molto
bene accetto oggi. Ci sono due elementi da tenere presenti: il rafforzamento attraverso la Parola di
Dio e poi la preparazione pratica
per essere una presenza cristiana
in un mondo in trasformazione e
complesso quale è quello in cui ci
tocca vivere.
In seguito alla valorizzazione
della donna come essere umano
pienamente disponibile àlTorientamento vocazionale, la società ci offre a tutti i livelli, personale, familiare, sociale, dei compiti che
vanno dalTaiutare per una migliore integrazione della coppia, per
una comprensione tra le generazioni, fino all’attenzione verso i
bambini che non hanno famiglia,
all’interesse per gli anziani, adoperandoci perché possano avere il loro posto nella società non come
esseri inutili, ma con la possibilità
di avere una vita piena.
Questo oltre il compito nella
chiesa che offre già molte possibilità di servizio. Crediamo infine
che le prospettive del nostro lavoro saranno positive se saremo capaci di afferrarci fermamente al
Signore dei signori e che, se ci lasceremo guidare veramente da
Lui, potremo fare grandi cose.
Noris Artùs de Barolin
Poco più di 10 anni fa la Federazione femminile del Rio de la Piata
decise di organizzare dei Convegni
regionali per le donne di vari gruppi, più o meno vicini, onde poter riflettere e vivere insieme una giornata, rinnovando contatti personali e
scambiando idee.
Questi Convegni si fanno nelTautunno (aprile-maggio) quando i
gruppi riprendono le loro attività,
in quasi tutti i presbiteri: Colonia
Sud, Colonia Nord e Soriano, Nord
Uruguay, Sud Argentina, mentre il
Nord Argentina preferisce fare il
suo incontro in primavera (ottobre).
Nel corso della giornata destinata
alTincontro si fanno confluire autobus, auto, camionette dai quattro
punti cardinali in un dato luogo:
villaggio, città o tempio in mezzo
alla campagna, destando in genere
la curiosità: « Che cosa vogliono
tutte quelle donne? »
Il compito di organizzare il Convegno e quello di ospitarlo cambiano da un anno all’altro, in modo che
nel giro di vari anni tutte le Unioni
di una regione vi partecipano attivamente.
Abbiamo così Topportunità di riunirci in luoghi a volte poco noti, di
conoscere gruppi piccoli che altrimenti sarebbero facilmente « al
margine ».
Il programma di queste giornate
è molto semplice. È centrato su uno
studio biblico e su un tema di attualità fissato in accordo con gli interessi del gruppo organizzatore.
Tra questi due centri di interesse
sta, come elemento concreto e importante, la colazione tipo piemie
per la quale ognuno si porta il proprio -cibo — e un poco di più per
offrirne agli invitati. Durante il pasto il contatto umano gioca il ruolo principale.
Noi vediamo in questi incontri un
valido strumento di formazione, in
formazione e contatto che al tempo
stesso stimola la vita dei gruppi.
Già non sono più « esclusivamente
femminili », e in realtà non hanno
mai desiderato esserlo: solo biso:^a riconoscere che agli uomini qui
richiede sforzo andare a una attività organizzata dalle donne!
Alla fine di questo paragrafo trascriviamo un elenco di domande
centrate sul tema « servizio », trattato quest’anno al Convegno del Sud
Argentina a Bahia Bianca.
Per stabilire una conoscenza tra
le donne valdesi del Rio de la Piata
e le donne valdesi d'Italia, le invitiamo e riflettere sul « servizio » quale
si impone a noi come credenti.
1) Qual è la partecipazione della donna nella chiesa attuale e qual
è la funzione che crediamo debba
compiere?
2) Se diciamo che battesimo e
confermazione sono segni dell’inserimento in un corpo che « serve »,
sino a che punto dividiamo con l’altro sesso una attività ecclesiastica
comune?
3) Quali forme di servizio attirano la nostra attenzione e il nostro
sforzo?
4) In quali forme di servizio si
impegnano le Unioni femminili?
5) Le riunioni femminili sono
un luogo che ci prepara a convertirci in servitori?
6) Come potremo -scoprire i servizi che Cristo esige da noi?
7) In una società dove vige la
concorrenza, il farsi servire, la violenza e la distruzione delTaltro, che
cosa significa per noi appartenere a
un corpo che vuole servire Gesù
(tristo?
8) Possiamo indicare o descrivere lavori concreti ed effettivi che
potremmo compiere seguendo Gesù
Cristo?
Valy H. de Berton
6
18 novembre 1977
cronaca delle valli
TORRE PELLICE: NELL’EX «ORPHELINAT» DI VIA ANGROGNA
Il Convitto Valdese: a chi serve oggi?
Chi ha presente il dibattito della nostra ultima
Conferenza Distrettuale svoltasi a San Germano, ricorderà che uno dei punti “caldi" fu la questione
dei minori legata ai nostri istituti. Durante quella
discussione furono poste domande e furono avanzate perplessità sui metodi educativi e sul futuro
del “Convitto Femminile” di Torre Pellice. Il Comitato del Convitto, presieduto dal dott. Daniele Rochat, ha accettato di riprendere il discorso iniziato
in sede di Conferenza delegando Jean Jacques Peyronèl, direttore del Convitto stesso, ad incontrarsi
(su nostro invito) con un membro della nostra redazione.
Con le informazioni che emergono dà questa intervista desideriarno completare l'immagine, necessariamente parziale, dipinta dalla Conferenza del
“Convitto Femminile" di Torre. Il dibattito è aperto: ben vengano ulteriori contributi per approfondire e comprendere, in tutta la sua portata, il ruolo
dei nostri istituti per minori. In breve si tratta di
capire meglio la nostra responsabilità in un campo
in cui da sempre si è esercì*' nerienza, la testimonianza e la solidarietà degli evangelici.
(g- pO
Una conversazione con Jean Jacques Peyronel
ve di un nostro Istituto per minori
Problemi e prospetti
f 1^,—111,
Quando è sorto l’Orfanotrofio
e con quali finalità?
— L’orfanotrofio è sorto nel
1854 e la sede attuale, inaugurata nel 1858, è stata realizzata da
una « Associazione di Signore
inglesi» per venire in aiuto a
ben 223 orfani sparsi per le Valli. L’Istituto rispondeva dunque
a im’esigenza sociale ben precisa che ne giustificava pienamente la ragione d’essere. E infatti,
per più di un secolo, l’Orfanotrofio ha accolto esclusivamente
bambine orfane di padre, madre, o di tutti e due i genitori.
Gli inglesi in collaborazione
con la Chiesa valdese, hanno
dunque supplito — come in tutte le opere sociali della chiesa
— ad ima mancanza o carenza
dello Stato in materia.
Bisogna dire però che fin dall’inizio gli inglesi volevano dare
all’Istituto un’impostazione particolare che non si limitasse alla pura e semplice assistenza, e
cioè affiancare all’Istituto stesso una « Scuola Industriale » la
quale avrebbe dovuto dare una
formazione 'e uno sbocco lavorativo alle orfanelle. Tale impostazione però fu fortemente avversata dalla Chiesa valdese dell’epoca che ha preferito utilizzare l’Orfanotrofio in un senso
ben preciso: educare le orfanelle a diventare buone e coscienziose donne di servizio presso
altrettante famiglie valdesi, in
Italia e all’estero. Questo è un
dato di fatto non confutabile
ampiamente illustrato dal registro che abbiamo qui in Convitto e da cui risulta che dal 1854
fino alla 2» guerra mondiale
(1940), su 450 ragazze entrate
nell’Orfanotrofio, ben 205 ne uscirono per entrare in servizio
presso qualche famiglia.
— E Oggi?
— Dalla seconda guerra mondiale in poi, si nota un progressivo cambiamento nel tipo di
ragazze accolte: non sono più
esclusivamente orfane, ma bambine provenienti da famiglie divise o in difficoltà. Negli ultimi
anni, soprattutto dopo il boom
economico distorto avvenuto in
Italia, sviluppo cieco che da un
lato portava « benessere », dall’altro distruggeva l’assetto sociale pre-esistente, i minori aventi bisogno di assistenza sono
tutti figli di operai semplici e
di contadini poveri le cui famiglie sono state letteralmente disgregate dai mutamenti socioeconomici avvenuti. Oggi non ci
sono più bambini orfani, ci sono invece, e sempre più, bambini che hanno padre e madre
divisi, che vivono in catapecchie
anche se si trovano nel cuore
dello « sviluppo » industriale
italiano, che sono nati e cresciuti in condizioni igienico-sanitarie ed economiche spaventose che nulla hanno da invidiare al Sud cosidetto sotto-svi-luppato, i cui genitori sono rovinati dall’alcool, dalla pazzia, dai
ritmi di lavoro e di vita, ecc.
per cui questi bambini devono
essere temporaneamente allon
tanati da ciò che rimane del loro nucleo familiare per crescere e svilupparsi in modo normale, con la cura e l’attenzione
dovute da parte di figure adulte. Nel passato le bambine erano tutte o quasi valdesi, oggi
c’è un valdese (anagrafico) su
dieci, ma non per questo, credo,
l’Istituto ha perso la sua ragione d’essere. Se siamo mossi dallo spirito dell’Evangelo, dobbiamo aiutare questi bambini nel
modo migliore, senza guardare
al sesso o alla confessione.
Se lo Stato, e quindi l’Ente
locale, non ha la volontà politica di assumersi le sue responsabilità in questo settore oppure non riesce ancora a coprire tutti i bisogni sociali della
popolazione, e se d’altra parte,
diverse famiglie (anche valdesi)
che potrebbero farlo non sono
disposte a prendere in affidamento familiare uno di questi
bambini, allora il Convitto è un
servizio che risponde ancora a
un’esigenza del territorio se
non a lungo termine almeno nel
breve e medio termine..
— Qual è stata l’evoluzione di
questo Istituto negli ultimi anni?
— Nel 1974, dopo la chiusura
precipitosa del Convitto Maschile, il Comitato decise di accogliere 6 ragazzi che altrimenti
sarebbero stati lasciati a se stessi. Nel ’75, rimanevano in 20 minori, quasi tutti provenienti dalla Val Pellice. Allora decidemmo di non prenderne altri, sia
per rispondere ad una richiesta
emersa da un’assemblea di chiesa di limitare il numero dei
bambini, sia soprattutto perché
ritenevamo che la ragione d’essere del Convitto era ormai di
rispondere prima di tutto ai bisogni assistenziali del territorio
in cUi è posto, cioè la Val Pellice.
Nello stesso tempo decidemmo di sperimentare forme alternative di assistenza nell’intento di adeguare meglio il nostro servizio ad una realtà sociale profondamente mutata negli ultimi vent’anni; cioè siamo
convinti che l’unico criterio valido per offrire il miglior servizio possibile sia quello di partire dai bisogni dei minori, bisogni che sono riscontrabili nelle
condizioni di vita in cui sono
cresciuti in precedenza. Ci sembra infatti che oltre ad essere
logica sia una preoccupazione
evangelica il fatto che non tocca al minore adattarsi all’Istituto bensì, l’esatto contrario.
Cristo diceva: «Il Sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per
il Sabato ». Questo per noi vuol
dire che l’Istituto grosso, centralizzato, è s»; efficiente ma è a
misura d’uomo, anzi di bambini? Noi riteniamo di no. Infatti, se questi bambini hanno la
sfortuna di non avere casa e famiglia (o di averle così come
sono), crediamo che il nostro
dovere di cristiani sia quello di
dar loro la. possibilità che altri
hanno di cfèècere in un ambiente e in un rapporto con gli adulti di dimensione familiare. È
una questione di giustizia sociale (dare a chi non ha e fare
agli altri ciò che vorremmo fosse
fatto a noi), cercando di metterci nei panni dell’altro.
Cos?,, nel ’75, abbiamo ristrutturato la casa in due comunitàalloggio autogestite di dieci
bambini ciascuna, con tre edu
catori per comunità. E possiamo dire che il rapporto stabilitosi tra noi e i bambini (che è
la premessa fondamentale per
ogni intervento educativo e riabilitativo) è nettamente migliorato perché più personalizzato,
più spontaneo, più autentico, insomma più umano.
— Il Comitato del Convitto ha
ridimensionato l’Istituto. Questo
è dovuto a mancanza di personale, magari qualificato, oppure a una scelta precisa di carattere pedagogico-sociaie legata
solo alle esigenze della nostra
Valle?
— Ho già risposto in parte
precedentemente. Occorre dire
però che quest’anno siamo in
una situazione provvisoria. Abbiamo una sola comunità-alloggio di 8 minori (3 maschi, 5 femmine, dai 3 ai 15 anni), ma anche in questo caso si tratta di
uno stato di necessità più che
di una scelta. È che siamo rimasti solo in tre adulti (io, mia
moglie e un’altra educatrice) per
cui non era realisticamente pensabile assicurare per quest’anno la continuità di 2 comunitàalloggio. Il problema del personale educativo è fondamentale
e non è corretto, pensiamo, andare avanti, come si è fatto in
questi anni, con personale precario, non sufficientemente preparato, troppo giovane, e magari non evangelico. D’altra parte,
la ristrutturazione della casa
che abbiamo iniziato tre anni
or sono con le nostre mani è
del tutto provvisoria e non del
tutto soddisfacente. Occorre
dunque decidere se è opportuno investire i milioni necessari
per ristrutturare quest’edificio
in modo efficace e definitivo, in
funzione di due o tre comunitàalloggio, o se non è più conveniente dislocare le due o tre comunità-alloggio di cui ha bisogno la Val Pellice in altre sedi
più adatte. Questi due grossi
problemi, quello del personale e
quello delle strutture, sono ora
all’esame della Tavola e del Comitato del Convitto, e dovranno trovare una risposta soddisfacente per il prossimo anno.
I PROBLEMI DELLA SCUOLA MATERNA
Come parlano i bambini
Si è parlato e scritto molto
sull’importanza dell’inserimento
dei bambini nella scuola materna, le motivazioni sono chiare
anche se purtroppo, senza andare molto lontano, in Val Pellice ancora troppe famiglie ritengono di non iscrivere il bambino per motivi di ordine logistico o familiare (la madre casalinga può badare al figlio senza bisogno di accompagnarlo a
scuola e quindi « perdere tempo
prezioso »).
Desidero comunque puntualizzare alcuni aspetti che traggo
dalla mia esperienza di logopedista: svolgo questo lavoro in
valle con grande interesse e sono a contatto ogni giorno con
insegnanti sia di Scuola materna che elementare.
Un aspetto che spesso non è
considerato nella sua giusta dimensione è la funzione della
scuola materna nell’apprendimento del linguaggio. Si dice
che nella scuola materna il bambino sviluppa le sue facoltà, la
sua personalità, comunica con i
compagni (per cui c’è uno scambio linguistico), la maestra parla una lingua corretta, elaborata, che costituisce per il bambino un modello, ma forse nessuno si è mai domandato se veramente tutti i bambini comprendano il linguaggio dell’adulto o meglio come si pone il
bambino di fronte al linguaggio
dell’adulto.
Il bambino che proviene da
un ambiente socio-culturale « avvantaggiato » riconosce, ascol
tando la maestra, il linguaggio
della madre e ha « fame di linguaggio » per cui risponda facilmente alle stimolazioni proposte, ma il bambino che vive
in un ambiente dove la comunicazione non assume una posizione prioritaria ed il linguaggio è uno strumento di comunicazione limitato, non possiede
quel sistema linguistico che gli
permette di « provar piacere a
parlare ».
Le parole rivolte dalla madre
ai bambini di questo tipo sono
in genere enunciati brevi, completati dall’espressione extraverbale che assicura la comunicazione per cui il bambino possiede pochi punti di riferimento fonologici é sintattici per riuscire a seguire un discorso; la
conseguenza di ciò sarà la rnancata comprensione del linguaggio elaborato da altri.
Inoltre quando si verifica una
mancata cooperazione da parte
del bambino ai giochi collettivi,
come dice bene la psicoioga
Lentin nel suo libro, forse il soggetto non ha capito semplicemente cosa gli si richiede: certo non dirà « Non ho capito »
perché non sa di non capire e
reagisce chiudendosi in se stesso, non partecipando. Per questi bambini « svantaggiati » occorre che la scuola materna
completi ciò che si è dimostrato carente a livello di stimolazione linguistica nell’ambiente
dove vivono il resto della giornata: in questo modo si eviterà
che, prima ancora dei sei anni.
si operi una esclusione preventiva dei soggetti meno « fortunati ».
La scuola materna a questo
proposito può esplicare una delle sue funzioni fondamentali :
portare i bambini a saper comunicare e per fare questo non
basta che si parli loro e neanche che si permetta loro di parlare, ma è indispensabile farli
parlare affinché raggiungano il
livello del racconto orale sintatticamente articolato, punto
base da cui partire per affrontare l’apprendimehto della scrittura e della lettura.
Quindi accanto agli esercizi
per la coordinazione motoria
globale e fine, la costanza percettiva e le relazioni spaziali, la
educazione al linguaggio è altrettanto importante e per fare
questo la prima regola è assicurarsi da un lato che il discorso sia compreso e dall’altro conoscere le tappe dello sviluppo
del linguaggio.
Certo non sono pochi i problemi che le insegnanti di scuola materna ogni giorno devono
affrontare, ma penso che possano portare avanti il lavoro ottenendo risultati soddisfacenti
attraverso a un continuo aggiornamento sugli sviluppi della
psicologia infantile, sul comportamento e la socializzazione, rispettando i bambini e ricordandosi che « il bambino va alla
scuola materna per sviluppare
le sue facoltà e non per imparare » (P. Kergomard).
Miriam Bein
— L’Istituto, mi sembra, in
questo momento è nell’occhio
del mirino delle critiche degli
ambienti tradizionalisti della
chiesa valdese. Il vostro lavoro
— si dice ^— ha perso quel carattere di testimonianza evangelica che aveva nel passato. Cosa ne dice?
■— Ho già avuto modo di rispondere a tali critiche, anche
su questo giornale e non ho molto da aggiungere. Però, in quanto credente evangelico, la questione m’interessa e cercherò
ancgra. una , volta di precisare
qual è la nostra posizione al riguardo. Pensiamo che occorra
distinguere la testimonianza dall’insegnamento religioso il quale è compito della chiesa e non
dell’Istituto. Per testimonianza
noi intendiamo testimonianza a
Cristo, salvatore del mondo, e
non testimonianza alla , chiesa,
per cui pensiamo che l’unico
modo autentico di testimoniare
sia quello di partire dalla vita
concreta e quotidiana (così, come faceva Gesù) e da lì risalire
al senso della nostra vita che è
in Cristo. In questo senso pensiamo che le pratiche religiose
formali non hanno senso per i
ragazzi (eos!, come non lo hanno per noi) finché rimangono
tali, cioè fin quando il loro significato rimane estraneo -alla
loro vita, alla loro esperienza.
Per questo evitiamo sempre di
limitare la nostra testimonianza a formule vuote che non
avrebbero alcuna incidenza nella vita dei ragazzi, e cerchiamo
invece, in ogni occasione data
nel nostro rapporto quotidiano
con essi, di rendere testimonianza a Cristo e al suo nuovo
mondo in modo che siano in
grado di recepirla: per esempio
parlando del senso della Santa
Cena partendo dall’esperienza
quotidiana del pranzo in comune, parlando del senso della fratellanza partendo dai rapporti
concreti tra i ragazzi, parlando
del nuovo mondo di Cristo partendo dalla critica a questo vecchio mondo, ecc... e ciò porta
anche a leggere insieme la Bibbia come a interrogarci sul senso della preghiera. Ciò che ci
pare importante è che questi
ragazzi riescano a capire che il
senso della loro vita sta al di là
del « peccato » di questo mondo,
di questa società che li ha resi
indifesi ed emarginati, così, che
possano sentirsi pienamente
persone umane per una vita che
vale la pena di essere vissuta
perché ha il suo senso in Cristo.
— Quali sono a suo parere le
possibilità future di questo Istituto? Nel Comitato del Convitto, c’è uno spirito ottimistico o
pessimistico rispetto agli sviluppi possibili che potrà avere
questo vostro lavoro nel campo
dell’assistenza ai minori?
— Il settore dell’assistenza ai
minori sta subendo da ogni parte una profonda crisi di trasformazione che, logicamente,
ha investito anche noi. Cosciente di ciò, il Comitato non è né
ottimista né pessimista ma cerca di essere realista. Per questo,
vi è ormai da anni una stretta
collaborazione tra Convitto e
Comunità Montana in modo che
questo lavoro abbia sempre di
più quel carattere di servizio
aperto alle esigenze del territorio, esigenze che — come ho
detto prima — riguardano attualmente e per i prossimi anni
15-20 minori. Il servizio che finora abbiamo svolto essendo
stato apprezzato sia dai ragazzi che dai vari Enti, credo che
la funzione del Convitto non sia
esaurita e, aggiungo, diffìcilmente potrebbe esserlo in quanto i
problemi sociali che travagliano la società attuale sono ben
lontani dall’essere risolti, anzi,
hanno tendenza a peggiorare, e
sia come credenti che come cittadini dobbiamo preoccuparci
di rendere migliore e più giusta
la, società nella quale siamo inseriti.
7
18 novembre 1977
CRONACA DELLE VALLI
PERRERO
I milioni dei
lavori pubblici
È Stata dedicata quasi completamente ai lavori pubblici la seduta di venerdì scorso; opere
modeste anche se di un certo peso per le finanze del Comune: allacciamenti telefonici per i villaggi più isolati, miglioramento
deirilluminazione pubblica, contributi per rasfaltatura di alcune
strade. È stato anche esaminato
il progetto per la sistemazione
della scuola di Trussan, di proprietà del Concistoro di Villasecca, che non era più stata utilizzata per motivi di sicurezza.
Il Consiglio ha deciso di pagare le quote di affitto che dal 71
non erano più state versate adeguandole ai prezzi correnti; infatti la famiglia che ora dà in affitto i locali provvisori dove si
tengono le lezioni, ha chiesto per
un solo mese quello che il Comune versava 6 anni fa per tutto
l’anno. Visto che la soluzione del
trasporto in un’altra scuola è
stata scartata dai genitori dei
bambini, è giusto che la borgata
abbia almeno una scuola confortevole.
Anche gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria sono stati approvati dal Consiglio:
2.400 lire al me nel primo caso,
2.430 nel secondo. A questi si aggiunge il costo di concessione,
percentuale su mq, che varia secondo il luogo e le caratteristiche deH’opera. Le tariffe applicate dal Comune di Perrero sono
tra le più basse delle valli Chisone e Germanasca, ma non si può
davvero affermare che questa sia
una zona di grande espansione
urbanistica. Se si è parlato di cifre più vistose durante la seduta,
è stato solo a proposito dei lavori che si sono resi necessari dopo
Talluvione di maggio: 10 milioni
per rifare un pezzetto di muro
sotto la provinciale a Chiotti, 5
milioni per un’arginatura a Trossieri, altri 10 milioni per il muro
dì protezione della casa Massel
alle Ribbe. A queste richieste de^
Comune si potrebbero ancora aggiungere le somme stanziate dal
Genio Civile per le opere di pronto intervento: 24 milioni per l’indagine sulla frana di Perrero, 6
milioni per ripristinare due acquedotti; 176 milioni e 820 mila
lire per il ponte di Chiotti, 220
milioni per tenere su il muro
delle Sagne, 13 milioni di pronto
intervento del Comune. Un’altra
buona dose di milioni sarà assorbita dai lavori che si faranno ancora a Perrrero, per cercare di
fermare il movimento franoso.
Naturalmente è bene che tutto
questo si faccia, anzi non se ne
può fare a meno, tuttavia è molto triste pensare che a conclusione dei lavori, il Comune di Perrero non avrà nessun migliora
Personalia
La sig.na Esther Cairus si è
brillantemente laureata in Lettere presso l’Università di Torino, con il massimo dei voti e
la lode, discutendo la tesi : « Una
comunità valdese : un saggio di
storia orale ».
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 19 al 25 novembre 1977
DoH. PRAVATA' SALVATORE
Via Beilonatti, 2 - Tel.90182
Luserna S. Giovanni
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Domenica 20 novembre 1977
FARMACIA INTERNAZIONALE
( Dr. Imbertì)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Martedì 22 novembre 1977
FARMACIA MUSTON
( Dr. Manassero )
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Domenica 20 novembre 1977
FARMACIA VASARIO
( Dott.ssa Gaietto)
Via Roma, 7 - Tei. 90.031
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice : Tel. 90118 - 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 -90.205
mento, ma sarà soltanto riportato nelle condizioni (si spera) in
cui si trovava prima. E la gente
continuerà a chiedere come sempre il piccolo contributo per
asfaltare la strada del villaggio,
impegnandosi ad eseguire il lavoro e a rimetterci anche di tasca propria.
Consorzio Miglioramento
Sviluppo Agricolo
’’Alpe Muret”
I Soci del Consor7Ìo sono convocati in assemblea ordinaria
per domenica 13 novembre alle
ore 14 in prima convocazióne e
alle ore 14,30 in seconda convocazione.
L’assemblea avrà luogo presso
le scuole comunali di Ferrerò e
verranno discussi i seguenti argomenti all’ordine del giorno:
a) Relazione morale e finanziaria.
b) Destinazione utili.
c) Costruzione ricoveri (proposte della Comunità Montana).
d) Monticazione bestiame
soci.
e) Varie ed eventuali.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Riconfermato il past. Taccia.
L’Assemblea di chiesa, convocata domenica scorsa sotto la
presidenza del pastore Bruno
Bellion, ha riconfermato, con una lusinghiera votazione, il pastore Taccia nel suo incarico di
conduttore spirituale della comunità, per un secondo settennio.
Mentre ci rallegriamo col pastore Taccia per la bella affermazione che ha avuto e che dimostra la stima da cui è circondato,
rinnoviamo l’augurio che la comunità concretizzi il suo consenso nei riguardi del pastore attraverso una fattiva collaborazione
ed una assidua frequenza ai culti ed alle varie attività di chiesa.
Un ringraziamento al pastore
Bellion per il suo apprezzato
messaggio e per la competenza e
serietà con cui ha diretto il lavoro dell’Assemblea.
• Domenica prossima il culto
sarà seguito da una riflessione
comunitaria sul testo predicato:
Genesi cap. 22.
Tutti coloro che desiderano approfondire il messaggio della
Scrittura nei suoi riferimenti alla situazione concreta dei nostri
giorni sono invitati ad essere presenti.
• È improvvisamente deceduto all’Asilo Valdese, dove era ospite da alcuni giorni, il fratello
Buffa Enrico di anni 69.
Ai familiari esprimiamo tutta
la nostra simpatia cristiana.
1° CIRCUITO VAL PELLICE
Giornata del circuito ad Angrogna
La cassa è vuota
lo Stato è latitante
Suirorlo della bancarotta? Con un
comunicato firmato dal sindaco (Franca Coisson) e inviato alla stampa il Comune di Angrogna rende attenti sulla
gravissima crisi economica che sta, attraversando, tanto che nel prossimo
futuro sembra che si dovranno sospendere gli stipendi al personale.
Ma perché si è arrivati a questo punto? Lasciamo parlare il comunicato:
c< L’Intendenza di Finanza di Torino, con due comunicazioni del 3 settembre 1976 e del 21 febbraio 1977,
ha fatto presente che, avendo corrisposto nel 1972 circa 6.000.000 in più del
dovuto a questo Comune per compartecipazione I.G.E. ed avendo conseguentemente corrisposto negli anni successivi oltre 25.000.000 in più del dovuto per somme sostitutive della compartecipazione I.G.E., avrebbe proceduto
al recupero di tali somme, detraendole
dalle somme dovute al Comune per gli
anni 1977 e 1978; ciò significava privare il Comune di circa il 60% degli
incassi di un anno e cioè metterlo nell’impossibilità di funzionare, ma il problema riguardava molti altri Comuni,
soprattutto montani, (essendo legato al
decremento demografico, che provoca
la riduzione delle somme corrisposte
dallo Stato) e ciò induceva il Parlamento ad emettere una norma (art. 9 quinquies legge 17.3.1977, n. 62) di annullamento del debito di questi Comuni;
ma, nonostante tali norme e nonostante
tutti i solleciti fatti da questa Amministrazione attraverso tutti i canali pos
sibili, rintendeza di Finanza ha conti
PRAMOLLO
POMAR ETTO
AMICI SCUOLA LATINA
Siamo lieti di poter informare amici e simpatizzanti che la
Giornata della Scuola Latina
avrà luogo domenica 27 novembre col seguente programma:
ore 10,30: Culto nel Tempio di
Pomaretto; ore 12,15: Agape
fraterna presso il Ristorante
Bel Sito.
Prenotarsi entro il 24 c. m.
presso il Com. Amici Scuola
Latina, tei. 81.188 - 81.326 - 81.277.
Cogliamo l’occasione per rivolgere a tutti gli ex-alunni un
caldo invito a far parte d^la
Associazione Amici versando la
modesta quota di L. 2.000, sia a
mezzo c.c.p. 2/20928 intestato alla Associazione Amici Scuola
Latina - Pomaretto, sia direttamente ai membri del Comitato.
A tutti un fraterno saluto ed
un cordiale arrivederci.
Il Comitato
• Un particolare ringraziamento al pastore Edoardo Micol per
il messaggio evangelico rivoltoci nel corso del culto di domenica 13 novembre.
• I lavori per la costruzione
delle strade, una volta iniziati,
sono andati a termine velocemente. Ora gli abitanti di Ribetti e Micialetti potranno raggiungere con le auto le loro case; è
questo un incoraggiamento a vivere tutto l’anno ( grazie anche
allo spartineve) sul luogo. Speriamo che la nuova realizzazione aiuti a frenare lo spopolamento di Pramollo-alto.
• Nella seduta del Consiglio Comunale del 12 c. m. si è proceduto al rinnovo del contributo
per il servizio di ginecologia
preventiva. Il contributo è ripartito per il numero di donne
iscritte nelle liste elettorali. Ricordiamo che il servizio è gratuito per tutte le donne e le visite si possono fare presso il
consultorio ginecologico di Pinerolo.
• Il culto si svolgerà ogni domenica a partire dalle ore 10,
per dar modo alla Corale di
provare.
Hanno colìahorato a questo
numero: Ivana Costabel, Dino
Gardiol, Enrico Corsani, Franco Davite, Aldo Rutigliano.
Facendo seguito alle decisioni
prese nell’ultima assemblea di
Circuito, avremo nel corso dell’inverno 4 riunioni deH’assemblea. Due di queste riunioni avranno la durata dell’intera giornata, per consentire una maggiore possibilità di comunicazione e
di scambi. La prossima giornata
è prevista per domenica 20 novembre ad Angrogna, col seguente programma:
Ore 10.30 Culto nel tempio del
Capoluogo presieduto dal pastore Giuseppe Platone,
Pranzo al sacco in un locale
riscaldato messo a disposizione
dalla chiesa di Angrogna.
Si invitano coloro che hanno
impegni nella mattinata (e non
possono quindi partecipare al
culto) a ritrovarsi per il pranzo,
al quale speriamo possano partecipare anche molti membri della chiesa di Angrogna.
Ore 14.30, assemblea di Circuito ( aperta a tutti) col seguente
ordine dei lavori: « Educazione
cristiana alla fede », tema proposto dal Sinodo alla riflessione
delle Chiese; programmazione
delle attività comuni, con particolare riferimento alle attività
settoriali; varie.
VILLASECCA
RORA’
ANGROGNA
nuato ad effettuare, mese per mese, la
trattenuta annunciata ed a comunicare di non avere ricevuto dal competente Ministero disposizioni e fondi occorrenti per corrispondere al Comune
quanto dovuto.
La conclusione è questa : lo Stato
non adempie ad un obbligo di legge e
questo Comune, non solo non riceve finanziamenti ed aiuti adeguati alle sue
condizioni di zona economicamente e
socialmente depressa (per di più gravemente colpita dairalluvione del maggio scorso), ma non riceve neppure le
somme ad esso dovute, avviandosi gradualmente alla bancarotta per cause
del tutto indipendenti dalla volontà e
dalla responsabilità dell’Amministrazione Comunale ».
3 Sabato 19 c. m. alle 20,30, il
Concistoro è convocato presso
il Presbiterio per Pordinaria seduta mensile.
Inseriti nel culto ordinario
di domenica 30 ottobre e nella
comunione fraterna della comunità raccolta intorno alla Parola i giovani Arturo Genre e Carla Paolasso hanno pronunciato
il loro « si, » e fatto le loro promesse davanti a Dio di vivere la
nuova vita coniugale secondo
l’insegnamento del Signore.
La comunità tutta rinnova gli
auguri invocando su loro le benedizioni del Signore.
• È stata simpatica e gioiosa
la visita che un gruppo di donne, membri della nostra Unione
Femminile ha fatto al gruppo
di persone di Bovile/Grange,
una frazione situata a oltre 1400
metri d’altezza. Qui sono rimasti in pochissimi. Quasi tutti
molto anziani. Qualche capo di
bestiame. Due giovani fanno i
pendolari per ragióni di lavoro.
Nella loro solitudine, aggravata a volte da problemi di salute e di età abbiamo vissuto
un momento denso di significato, di promesse e di speranze
quando è stata celebràta la Cena del Signore nel contesto di
un breve culto nella vecchia
scuola che ha ospitato tutti i
presenti nel lontano tempo della
loro infanzia.
Il ritorno ai tempi antichi,
quando tutto era radicalmente
diverso dai tempi attuali, è stato reso possibile durante una animata ed intensa chiacchierata
intorno ad una tazza di tè. L’arricchimento spirituale e la gioia
di stare insieme sono stati palesemente avvertiti da tutti.
• Differito a domenica 6 corr.
il culto sulla Riforma è stato
presieduto interamente dai giovani Danilo M., Elvio P., Emilio
R., Silvia R.
Tranne una conversazione
preliminare avuta col Pastore
sul testo della predicazione, questo culto è stato pensato e preparato da loro in ogni sua parte. Centrato sulla parabola dei
lavoratori ingaggiati ad ore diverse e pagati tutti nella stessa
misura, si è svolto un dibattito
che ha messo in evidenza da una parte l’utilità di avere degli
scambi di idee e di riflessioni,
e dall’altra una certa difficoltà
ad accettare il culto anche come
un momento di rifiessione comunitaria sulla Parola che richiede ,sempre una più ampia
partecipazione.
• Particolarmente significativa
è stata la serata di domenica
6 corr. che i giovani della nostra Unione Giovanile hanno voluto trascorrere insieme coi
bambini ed i responsabili del
Convitto di Pomaretto. È stata
subito avvertita la nuova impostazione pedagogica data alla
vita del convitto: solo 14 ragazzi dai 6 ai 14 anni di età, d’ambo
1 sessi, divisi in due gruppi di
10 e 4 elementi ciascuno. Questa sistemazione nuova ha lo
scopo di dare ai piccoli ospiti
la dimensione della famiglia. Il
lavoro dei 4 responsabili, il Direttore, la moglie e 2 giovani
(un uomo ed una donna) è arduo e fortemente impegnativo
in quanto mira a ricostruire un
equilibrio psicologico fortemente guastato da diverse circostanze d’ambiente sociale e familiare in bambini notevolmente disadattati.
La serata si è svolta con la
proiezione di alcune filmine,
giochi vari accompagnati da alcune fette di ottime torte e bicchieri di bibite.
Domfinica 27 novembre avremo la seconda assemblea di
chiesa con pranzo comunitario.
Inizio ore 10. Il tema che sarà
affrontato è quello del «culto e
secolarizzazione» (leggere l’opuscolo-Claudiana in distribuzione). Nella stessa assemblea sarà approvato il preventivo finanziario per il 1978. Raccomandiamo a tutti i membri di chiesa
di essere presenti.
• Ringraziamo i pastori Berlin
e Berlendis saliti a Rorà per
annunciare l’Evangelo.
SAN SECONDO
• L’assemblea di chiesa del 4
novembre ha eletto un nuovo
membro del Concistoro : Giulio
Griglio che è stato chiamato alla responsabilità di diacono-cassiere. Mentre ringraziamo il fratello Griglio per il lavoro dì cassiere già svolto finora, ci rallegriamo di avere la sua collaborazione nel Concistoro.
• Domenica 13 è stato amministrato il battesimo a Raffaella
Fomerone di Sergio e Mirella
Godine delle Combe, anziano di
quel quartiere.
• Ci rallegriamo con la famiglia di Adolfo Gardiol e Bianca
Bertalot per la nascita di Dario.
A queste famiglie giunga l’augurio fraterno di tutta la comunità.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Doni pervenuti a ottobre
In memoria di Giacomina Long-Frache: la figlia Ida L. 50.000, Gobello
Livio e Dina 10.000, Famìglia Daniele
(Torino) 20.000, Famiglia Gìanmarco
(Roma) 10.000, Bounous Rachele 5
mila; A. C. pensando con riconoscenza
a barba Albert Gaydou (S. G. Chisone)
10.000; Balmaa-Eynard Odette, in
mem. di Lidia e Federico Eynard 50
mila, di Richetu Zoppi 10.000, di Elise Jalla 10.000; N. N. (To) 100.000;
I familiari di Gönnet Stefano, per la
sua tragica dlpart. 80.000; Tagliaferro
Giuseppe (To) 50.000; Fomerone Elda
(Torre Pellice) 50.000; De Bettini Elvira, in mem. Sig.ra Pellizzaro (T.P.)
1.000; Tamburini Rosa (Livorno) 10
mila; In mem. di Susette Garnier- Bonjour, la nuora Grill Esterina 10.000.
Bounous Edda, in mem. deUa zia
Giacomina Long-Frache L. 10.000;
Colletta della Chiesa di Brienz (Svizzera) pastore Schaer 189.000; Cav. Uff.
Francesco Villa, in ricordo di mia mO'
glie (osp. Asilo) 100.000; Bertalot M.
10.000.
Coisson "Adelina (osp. Asilo) 5.000;
Chollet Pierre (Morges - Svizzera) 20
mila; Grangetto Elide (To) 10.000;
Rizzioli-Rivoir (Mi) 50.000; In mem.
di James Gay: la famiglia 300.000,
Ada e Belio Gaydou 60.000, Famiglie
Koch, Silecchia e Ceriana 70.000, Lisette e Lionello Gay 50.000, Rag. Silvio Fenoglio 50.000; Chiesa Valdese
di New York 35.000; Armand Pilon
Erica, in mem. di Bruno (Chiavari)
10.000; Chollet Pierre (Morges-Svizzera) 20.000. ___________Grazie!
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Enrico Buffa
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di affetto e di stima tributata
al loro caro fratello e zio, ringraziano
sentitamente tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore in qualsiasi
modo.
Un ringraziamento particolare ai
Dottori Scarognina e Gardiol, al Pastore sig. Taccia, al Direttore e al per
sonale dell’Asilo ed al fedele amico
G^iacomo Jalla.
Luserna S. Giov., 15 nov. 1977.
8
8
18 novembre 1977
Il DOCUMENTO DEI DIECI DI BELLERIVE SULLA QUESTIONE NUCLEARE || flfmOVamBIltO
Un tribunale con molti
avvocati e nessun giudice
La discussione sull’energia nucleare, che finora ha rischiato di polarizzarsi tra una accettazione troppo poco critica e un rifiuto in blocco, ha urgente bisogno della creazione di consigli capaci di innalzarsi al di sopra degli scontri per la formazione di una consapevolezza critica
del culto
Siamo tutti residenti nella regione di Ginevra, uno dei crocevia mondiali in cui si incontrano correnti di pensiero e di
azioni di portata internazionale,
attenti a queste correnti sia per
inclinazione personale, sia per
le nostre attività professionali.
In tal modo abbiamo potuto
renderci conto dei rapidi e profondi rivolgimenti che hanno
toccato le nazioni, occidentali
negli anni ’70. Questi anni-chiave hanno visto la fine del dopoguerra, della ricostruzione e
dello slancio economico che ne
è derivato. Hanno visto realizzarsi, nei campi più disparati
della società, cambiamenti di
clima e di orientamepto che
sono ancora ben lontani dall’aver prodotto tutti i loro effetti.
Ad esempio :
— il rifiuto delle nozioni, certo
un po’ semplicistiche, di produttività e di prodótto nazionale lordo come unico metro valido per misurare il
benessere dell’uomo;
— l’emergere della contro-cultura in campo giovanile;
— il movimento diffuso tendente al riconoscimento delle identità regionali, etniche,
delle minoranze di ogni genere, e che mira pure ad una
nuova affermazione dei diritti della donna in tutti i
campi della vita sociale e civile;
— la preoccupazione di conservare le risorse naturali e,
più in generale, l’idea che
l’uomo deve vivere in armonia con la natura piuttosto
che tendere a soggiogarla;
— la fine dell’illusione di una
energia a basso costo e l’inizio della denuncia delle perversioni tecnologiche fondate su tale illusione.
Tutte queste manifestazioni,
apparentemente senza connessione reciproca, sono in realtà
gli aspetti di un medesimo fenomeno, di una medesima svolta
storica.
Più una svolta di questo tipo
è brusca, tanto più mette in luce rinevi tabile conflitto tra coloro che detengono il potere
(vincolati da impegni precedentemente assunti) e tendenze innovatrici. Accade che il contrasto sia di natura tale da causare
le più giustificate inquietudini
ai cittadini preoccupati di preservare i valori della civiltà di
cui fanno parte.
* * *
La nostra attenzione si è rivolta recentemente su un punto particolarmente scottante di
questo conflitto generale; quello che oppone tre governi europei (Francia, Italia, Germania) e i movimenti antinucleari,
a proposito del supergeneratore
atomico di Creys-Malville (Isère), la cui costruzione, iniziatasi
da poco, ha dato luogo in particolare agli scontri d^ 30 e 31
luglio 1977. **
La storia pare aver assegnato
al settore elettro-nucleare un
ruolo particolare, simbolico e
cristallizzante, nel ventaglio degli scontri della nostra epoca.
Tutto vi ha contribuito: le prime drammatiche rivelazioni su
questa energia; l’esoterismo delle conoscenze necessarie per raccapezzarcisi ; il costo enorme
delle installazioni ; l’abitudine
che i governi e l’industria privata hanno preso fin dall’inizio di
accordare i loro progetti rispettivi all’insegna del segreto.
Questi motivi di discordia,
anziché attenuarsi col tempo,
sono andati invece accentuandosi. Invece di cercare, con calma e oggettività, di fare il bilancio degli opposti argomenti, le
due fazioni non fanno che sottolineare gli argomenti favorevoli alla loro tesi e tendono a
minimizzare, a negare, a far sparire gli argomenti degli avversari. In questo tribunale non vi
sono che avvocati. I giudici sono decisamente assenti, oppure
sono in una condizione di im
possibilità ad emettere una sentenza valida per mancanza di
competenza.
Qui ancora entra in gioco la
natura specifica della materia
che deve essere oggetto di giudizio. I consiglieri governativi,
competenti professionalmente,
si trovano. di norma dalla parte
dèi promotori. Gli esperti citati
dall’opposizione paiono più vulnerabili. I promotori hanno interesse a sottolineare l’importanza dei particolari inerenti
alla quantità, dei vantaggi settoriali, gli oppositori quella degli
argomenti non quantificabili e
delle prospettive globali. In tal
modo è la struttura stessa del
dibattito che viene ad essere
controversa, ed il bilancio oggettivo, che in ultima istanza è
il solo che importi, risulta impossibile. Il fatto che nella maggioranza dei paesi la fiducia del
potere tende a pendere dalla
parte dei consiglieri impegnati
professionalmente, non può che
rendere la situazione ancora più
grave. Tra ,i due poli attuali
della controversia sull’elettronucleare — accettarla come ima
panacea o rifiutarla in blocco —
è possibile concepire tutta una
gamma di soluzioni ponderate
e diversificate, soluzioni dalle
quali gli avvocati dell’una e dell’altra parte hanno tendenza a
distogliere l’attenzione. Una analisì obiettiva dovrà invece mettere in risalto queste soluzioni
intermedie. Anziché decidere ex
officio tra tutto e niente, dovrà
porre il problema più completo; quanto? Il problema del come seguirà inevitabilmente, poiché gli aspetti dell’elettronuclea
re sono molteplici ed i problemi di una centrale ad acqua leggera non sono gli stessi di
Creys-Malville.
Là scelta dei supergeneratori
farebbe entrare immediatamente l’umanità nell’era dell’economia del plutonio, con conseguenze che sono ben lungi daU’essere state sufficientemente esplorate per quanto concerne i diritti
dell’uomo e le strutture democratiche.
Gli spiriti illuminati e riconosciuti tàli (scienziati ma anche
giuristi, tecnici, ma anche filosofi, economisti ma anche politologi, alti funzionari ma anche uomini eletti dal popolo), capaci di
applicarsi ad un problema complesso e di formarsi un giudizio
indipendente, esistono in ciascuno dei nostri paesi. Finora, nel
campo dell’energia nucleare, hanno avuto modo di esprimersi e
di consultarsi solo sporadicamente. La questione di CreysMalville che ci preoccupa oggi
non è ancora stata una di tali
occasioni. Ma ci pare evidente
che c’è un bisogno urgente di
organizzare in tutti i paesi interessati dei consigli di riflessione e di valutazione capaci di
innalzarsi al di sopra degli scontri polarizzati. Questa funzione
dovrebbe essere loro riconosciuta; la loro composizione dovrebbe convincere sia l’opinione pubblica sia le autorità ; dovrebbero essere loro garantiti i mezzi
per svolgere il loro compito.
Per parte nostra siamo intenzionati a promuovere, al di là e
al di fuori del nostro gruppo, la
creazione di tali consigli.
Il caso di Creys-Malville, l’e
lettronucleare in genere, la politica energetica nel suo insieme,
offrono un campo di azione irnmediata. Una simile azione diventerà forse necessaria e possibile in altri settori in cui vi è
forte tensione, quali quelli di
cui abbiamo sopra indicato l’origine comune. L’esperienza che
ci proponiamo di acquisire nel
nostro accostarci all’elettronucleare potrà essere messa a servizio in un contesto allargato.
IL GRUPPO DI BELLERIVE
Sadruddin Aga Khan, alto commissario delle Nazioni Unite pet i rifugiati
Jacques Freymond, direttore dell'Istituto Internazionale di studi superiori
internazionali, Ginevra
Martin M. Kaplan, ex direttore della
ricerca medica presso l'Organizzazione Mondiale della Sanità, direttore
generale delle « Pugwash conferences on Sciences and worid affairs »
Lew Kowarski, fìsico, ex direttore dei
servizi scientifici del Commissariato
all'energia atomica, Parigi
Niall MacDermot, segretario generale
della commissione internazionale di
giuristi
Olivier Reverdin, professore all'Università di Ginevra, consigliere agli
i Stati
Denis de Rougemont, filosofo e scrittore
Paul Sieghart, co-presidente della
Commissione Internazionale di giuristi, sezione britannica.
W.A. Visser 't Hooft, presidente onorario del CEC
Victor F. Weisskopf, ex direttore generale del- Consìglio Europeo per la
Ricerca Nucleare
L'indirizzo del « Gruppo di Bellerìve »
è: Casella postale - 1211 Genève 24.
r
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio ViolaJ
Vietnam :
dirottamento gigante
Siamo d’accordo con Franco Giampiccoli, nel rilievo da
lui fatto sui « pesi diversi » (v.
questo settifnanale, n. 44 del 4.
11.’77) che il mondo suol attribuire ai delinquenti, a seconda
dei posti « onorevoli » (quelli dei
potenti) o « non onorevoli »
(quelli degli umili e dei poveri)
che i delinquenti stessi occupano; e ancora a seconda che le
vittime dei delinquenti occupino, inversamente, posti « non
onorevoli » o « onorevoli ».
In proposito, riportiamo la
parte principale di una bella
lettera inviata a « Le Monde »
(v. n. del 21.10) da Jean Chesneaux, professore alla Sorbona.
« Dal 1965 al 1972, un aereo gigante fu sottoposto a un odioso
ricatto. Cerano a bordo milioni
di donne e di bambini. Notte e
giorno, per anni, questi furono
assoggettati a un diluvio di ferro e di fuoco, massacrati da
mostruose "bombe a frammentazione" (sferette di plastica non
biodegradabile), destinate specificamente alle persone prive
di difesa. Centinaia di migliaia
di queste ne sono rimaste traumatizzate per tutta la vita.
L'aereo gigante si chiamava
Vietnam. E i terroristi internazionali che l'attaccavano si chiamavano: Pentagono, CIA, Johnson, USA. Essi volevano costringere i loro avversari alla resa,
volevano ottenere la fine di ogni
lotta popolare non solo nel Vietnam del Sud, ma in tutto il terzo mondo. Con l'intimidazione
volevano ottenere tutto questo.
■ Di tal genere furono i professori di crudeltà dai quali i disperati estremisti di sinistra,
della Germania e del Giappone,
presero incoscientemente lezione. In quel tempo, gli estremisti
erano i prinii e i più ardenti denunciatori dei loro professori.
In quel tempo (...) i farisei
di Bonn e i Ponzio Pilato di Parigi tacevano ».
Il mondo attribuisce « pesi diversi », talvolta, anche per ragioni d'altro■ genere, per es. politiche. Non è stata forse, almeno dall’opinione pubblica in Italia, valutata con « peso diverso » l’operazione israeliana ad
Entebbe, da quella dell’operazione tedesca a Mogadiscio? Ma
il mittente della lettera di cui
sopra, è pienamente cosciente
dell’uguaglianza, o almeno dell’analogia di due rapporti:
« I terroristi che dirottarono
l'aereo verso Mogadiscio stanno
ai passeggeri da loro sequestrati e minacciati di morte, come
gli americani stanno al popolo
Vietnamita che offesero e, in
parte, sterminarono ».
Un paradosso: la proporzione
infatti non sta in piedi a livello
quantitativo. Ma essa regge, ed
è anzi da prendersi molto sul
serio sotto il profilo della qualità! Gli è che il male, soprattutto quando è stato commesso
su grande scala e con mostruosa perversione, non scompare,
anzi viene riassorbito dal tessuto sociale e ne avvelena il sangue. Circola per vie misteriose,
valica frontiere, catene di montagne e oceani, non ha riguardi
di ricchi o di poveri, soprattutto in questo secolo di perfezionate e rapidissime comunicazioni. Rispunta nei luoghi più lontani, più impensati, in forme
nuove e strane. « Quelli che
prendono la spada, periscono
per la spada »: la legge del taglione, che in certe epoche del. la Storia Ebraica era apparsa
con validità giuridica (v. per es.
Deuter. 19: 21), è ricordata da
Gesù, in Matt. 26: 52, come un
fatto obiettivo, che sempre si ripete nel mondo che non ha ricevuto Cristo.
Il mondo dimentica, vuol dimenticare, e presto anche; son
passate molto meno di tre generazioni dalla prima guerra mondiale, un tempo più che sufficiente perché l’iniquità dei padri si riversi sui figliuoli e in
loro trovi punizione, secondo la
giustizia imperscrutabile dell’Eterno (Esodo 20: 5).
(segue da pag. I)
gl Lei non ci ha annunziato l’Evangelo »? Non basta più mettere su un pulpito, per dire che automaticamente vi sarà predicato
l’Evangelo.
E quella assemblea dei « rimasti » (perché molti se ne sono andati alla chetichella e pochi sbattendo la porta) è veramente così
tranquilla come si pensa? È veramente disposta ad accettare tutto, o non è piuttosto preoccupata, ansiosa, lieta di ascoltare l’Evangelo? È quell’assemblea una
tabula rasa, sulla quale i pastori
consacrati- o ordinati possono
scrivere quello che essi avrebbero ricevuto per mandato divino
con la consacrazione, senza che
nulla sia riveduto, riascoltato, riverificato?
In un tempo di trasformazioni,
per cui nessuno di noi è più quello che èra, salva la fedeltà di
Dio, operante però nella storia,
abbiamo vissuto le assemblee ecumeniche, le interprétazioni bibliche, abbiamo vissuto tutte le
innovazioni liturgiche, soprattutto nella ricerca dei salmi e dei
corali, le variazioni delle nostre
liturgie a tempi sbilenchi e ritardati per cui, quando finalmente
avevamo varato qualcosa, quel
qualcosa era già sorpassato.
Il rinnovamento del culto, come ascolto comunitario della Vivente Parola del Vivente Signore,
non è in nessuna maniera evitabile. Il predicatore non può pretendere che il suo verbo sia sempre oracolo da accettare o da
lasciare. Né l’uditore può accontentarsi di essere uditore. Il termine laico di « partecipazione »
non viene usurpato se entra nel
linguaggio della chiesa. Né possiamo pretendere che i nostri figli o i nostri nipoti debbano avvertire le poche note dell’Evangelo che ci hanno fatto piangere
ed amare e non possano avvertire altre note con altri effetti
sulle loro vite.
Credo che qualsiasi . rinnovamento del culto deve confrontarsi con queste realtà:
— Avere occhi ed orecchi aperti dinanzi al miracolo della
vi grazia di Dio », che continua a
mandare fra noi uomini, giovani
o vecchi, che hanno fame e sete
dell’Evangelo. Anche l’incontro
domenicale può essere per noi
l’occasione per vedere ed udire.
— Una maggiore « esperienza
vissuta » della nostra vita quotidiana di lavoratori, insegnanti,
impiegati, medici, pensionati, deve costituire un patrimonio che
non appendiamo alla porta, quando entriamo nel tempio, ma che
« viviamo » nella comunità dei
« santi ».
— Avvertire, nel confronto con
noi stessi e gli altri, il carattere
di « scandalo » della croce di Cri
sto nei confronti di tutti i risultati raggiunti nella vita civile e
nella vita ecclesiastica: l’Evange!o non è mai « digeribile », « assimilabile » nel senso di farlo
scomparire nelle nostre esperienze o nelle nostre realizzazioni.
« Scandalo salutare » per l’attesa, del Regno di Dio. E quindi
speranza e gioia!
Carlo Gay
Se il Signore
non edifica
(segue da pag. 1)
Solo così il nostro impegno e
la nostra ricerca avranno, ogni
giorno, un senso e proveremo veramente la gioia d'aver dato una
mano alla costruzione della chiesa del Signore a cui tutti noi apparteniamo. La chiesa non soltanto come edifìcio (di questo qui
alle Valli non abbiamo più da
preoccuparci perché ci hanno già
pensato le generazioni passate),
ma chiesa come rapporti d'amore, fraternità, tolleranza e solidarietà intorno al messaggio di
Cristo.
Il nostro progetto oggi è que
sto. Si tratta non solo di descriverlo, magari con una predica o
con un saggio teologico, ma di viverlo. Che il Signore ce lo permetta.
G. Platone
(dalla predicazione tenuta in occasione del centenario dei templi
del Serre e di Pradeltorno in Val
d’Angrogna).
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Liliana Viglielmo.
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