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pp. 176
L. 25.000
cod. 331
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 ■ Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Uffìcio PT Torino CMP Nord
Anno 136 - numero 8 - 25 febbraio 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
■SCUOLA
La riforma dei cicli scolastìci
(fi MAURIZIO ClROUMl
BIBBIA E ATTUALITÀ I
ICHIESEI
Le coppie interconfessionali
di MARIA APRILE
■EDITORIALI
// Dannino al cianuro
di GINO LUSSO
■ECO DELLE VALUI
Con l'Uruguay nel cuore
di PiERVALDO ROSTAN
IL PANE
«Dacci oggi il nostro pane quotidiaMatteo 6, 11
IL 17 febbraio è stato anche occasione per molti valdesi di emigrare. Lasciare le Valli, ormai sempre
più strette e impoverite, per cercare
di sopravvivere altrove. Ho appena
finito di rileggere il bel libro di Paola
Geymonat D’Amore, Le galline non
hanno confini, dove la ricerca del pane strappato alla terra, nella durezza
del lavoro quotidiano, è descritta con
grande intensità. Altri tempi, eppure
neH’Europa di oggi, dove il pane
sembra essere una lontana preoccupazione, vediamo in giro tanta ansia
per il pane, vediamo affiorare il timore che l’abbondanza odierna possa esserci tolta o strappata. Vediamo
proporre ricette più o meno egoiste
che ci suggeriscono di farci furbi, di
pensare innanzitutto a noi, e gli altri... pazienza! Quasi una riscrittura
profana della preghiera «Signore dacci il nostro pane», che diventa «signor governo, o signor mercato,
dammi il mio pane». Quest’ansia si
moltiplica sui giornali, dove aumentano le pagine che suggeriscono l’investimento giusto: la borsa, i fondi, il
titolo buono, magari sfruttando le
possibilità offerte da Internet.
A quest’ansia il Signore contrappone la richiesta del pane per
oggi. Tutto quello che ci è concesso è
di chiedere il necessario per l’oggi.
Che non è limitato al mero nutrimento, ma può essere, come scrisse
Marlin l.uther King, «tre pasti al
giorno per la vita del corpo, l’educazione e la cultura per la salute dello
.spirito, l’uguaglianza e la libertà per
la vita del cuore». Questo, però, sempre e soltanto per il presente in cui
Dio ci chiede di spenderci fino in
fondo. Senza dimenticare che il pane
di oggi l’abbiamo, e nella società in
cui viviamo viene grandemente sprecato. Se proprio vogliamo essere
preoccupati, facciamolo in modo
positivo pen.sando a coloro che, nel
mondo che spreca il pane, non ne ricevono neppure le briciole. Trasformiamo l’ansia dettata dall’egoismo
in ansia di giu.stizia.
Tuttavia il signore .sa bene che
noi siamo esseri che hanno bisogno di certezze future, uomini e
donne programmati e programmatori. Non può imporci di non chiedere nulla oltre al pane per l’oggi.
Ecco perché vi è la parola «quotidiano», con essa possiamo chiedere a
Dio che il necessario ci venga rinnovato ogni giorno. Egli ci dà la certezza che la sua grazia non è un capriccio degli dèi, non è un «una tantum». Con la richiesta del pane quotidiano, gli chiediamo la certezza che
il suo oggi si ripeta ogni giorno futu
ro e che ogni giorno possiamo rice
vere ciò che ci è neces.sario. Ed è con
un po’ di nostalgia che all’immagine
di tanti ansiosi individui che sperano
di fare il colpo grosso comprando le
azioni giuste, sovrapponiamo l’immagine della famiglia, descritta dal
libro di Paola Geymonat; pieni di
problemi, .sommersi dai debiti, dopo
una giornata di duro lavoro nei campi, si ritrovano nella stalla per legge
re insieme la Bibbia. Una spiritualità
non riproponibile per oggi, ma loro
un progetto di vita ce l’avevano. E
sapevano da chi viene il pane, anche
quello guadagnato faticosamente.
Claudio Pasquet
Molti degli 11 centri di permanenza temporanea non sono conformi alla legge
La politica deirimmigrazione
Abusi e inefficienze caratterizzano le strutture per il «trattenimento» degli stranieri
irregolari La politica immigratoria europea e la crescita delle domande di asilo
Una famiglia di progughi dal Kosovo richiedenti asilo
MARTA D'AURIA
Fughe di massa, disordini e, in
qualche tragico caso, la morte di
alcuni stranieri trattenuti nelle strutture di accoglienza di Trapani e Roma, hanno attirato in queste ultime
settimane l’attenzione politica e pubblica sulla realtà dei centri di permanenza temporanea (Cpt). Abbiamo rivolto alcune domande a Sergio Briguglio, che partecipa al gruppo di lavoro costituito dal sottosegretario
airinterno Maritati, per la definizione
di proposte relative al trattamento
degli stranieri presenti nei Cpt.
- Sulla base dell'art. 14 del Testo
unico sull'immigrazione, vengono
istituiti i Cpt. Che cosa sono?
«Sono strutture per il trattenimento degli stranieri da espellere o da re
Giordano Bruno
I valdesi «usati»
scorrettamente
II 17 febbraio i quotidiani II Messaggero e La Repubblica di Roma
hanno pubblicato un annuncio mortuario anonimo in occasione del 400°
anniversario dell’esecuzione di Giordano Bruno. «Giovanna d’Arco, Galileo Galilei, Giuliano l’apostata, i catari, i valdesi (...) - si legge nell’annuncio - non perdonano i loro persecutori». La Tavola valdese ha diffuso un
comunicato del moderatore Gianni
Rostan, in cui si «deplora vivamente
l’uso scorretto che è stato fatto del
nome “valdese” nell’annuncio mortuario anonimo». «Tra l’altro - sottolinea Rostan - si lascia presumere un
atteggiamento di “non perdono” che
è estraneo alle posizioni della Chiesa
evangelica valdese, unica legittima
erede dei valdesi medioevali a cui
l’annuncio fa riferimento». (nev)
spingere. 11 trattenimento è disposto
quando non sia possibile procedere
immediatamente all’allontanamento
dall’Italia, ad esempio perché lo straniero è privo di un documento di
viaggio che ne consenta la riammissione nel paese di provenienza. Il
trattenimento deve essere convalidato dal giudice entro quarantotto
ore, trattandosi di una limitazione
della libertà personale, e può durare
per un massimo di trenta giorni. Lo
straniero trattenuto nel centro non
può allontanarsi (il centro è recintato e controllato dall’esterno dalla polizia) ma, per il resto, dovrebbe poter
godere di un trattamento non carcerario. A questo scopo, la legge prevede che la gestione interna del centro
sia appaltata a enti quali la Croce
Rossa 0 cooperative».
(foto ACNUR/Hollmann)
- Tempo fa alcuni centri di accoglienza sono stati teatro di tragici avvenimenti. Quali sono le disfunzioni
di tali strutture?
«Non è stato consentito, fino ad oggi, in modo adeguato l’ingresso di associazioni e organismi di tutela dei
diritti dell’uomo che potessero dare
sostegno giuridico e umano agli stranieri trattenuti e, allo stesso tempo,
segnalare 1’esistenza di eventuali motivi di malessere o abusi all’interno
dei centri. Inoltre, per come i centri
sono stati realizzati, vengono a trovarsi a stretto contatto persone con
storie e provenienze completamente
diverse. In alcuni casi si tratta di persone che non hanno nulla da perdere
nel dar vita a disordini, e questo ren
Segue a pag. 10
Evangelici austriaci
Dalla parte
dei più deboli
L’8 febbraio luterani e riformati austriaci hanno espresso la profonda
preoccupazione degli evangelici per i
possibili sviluppi della situazione politica nel paese, affermando l’intenzione di «continuare, come hanno
fatto fino ad ora, a far sentire la propria voce ogni volta che la dignità e i
diritti delle persone vengano violati».
«La chiesa sta dalla parte dei deboli»,
si legge in un’altra dichiarazione del
10 febbraio. «La chiesa non ha il compito di rilasciare dichiarazioni di carattere politico, ma di difendere la dignità e i diritti di tutte le persone».
«Come chiese non resteremo in silenzio se la situazione politica porterà la
società verso la perdita della solidarietà. In ogni situazione continueremo a combattere contro il razzismo,
la xenofobia e l’antisemitismo», (nev)
Valli valdesi
Buddisti
nel Pinerolese
È di poco più di un mese fa la prima approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, delle Intese fra l’apposita commissione e l’Unione buddista italiana. Il 21 gennaio, infatti, lo
stato ha dato il via al primo patto con
una religione non cristiana; ora si attende che il testo delle Intese diventi
disegno di legge prima di essere nuovamente sottoposto all’esame del
Consiglio dei ministri e quindi del
Parlamento. Le Intese diventano un’
occasione per riflettere sull’interesse
che questa religione suscita nel nostro paese: si stima che i buddisti in
Italia siano oggi circa 50.000, e alcuni
di loro vivono anche nel Pinerolese.
Che cosa spinge un occidentale ad
avvicinarsi a questa tradizione?
A pag. Il
IL PAPA
E GERUSALEMME
Non è stato un colpo a sorpresa, eppure ha fatto molto rumore. La richiesta vaticana di garanzie internazionali
per Gerusalemme, espressa a conclusione dell’incontro di Giovanni Paolo
II con Yasser Arafat dello scorso 15
febbraio, non è una novità; ma per una
serie di circostanze questa volta assume un significato politico del tutto
particolare. La dichiarazione del papa
è giunta dopo Rincontro con il leader
palestinese e a poche settimane dal
viaggio apostolico in Terra Santa; in
un certo senso, quindi, ne annuncia
l’obiettivo pastorale e politico. Si chiedono garanzie internazionali quando
non ci sente sufficientemente tutelati.
E così Giovanni Paolo II ha voluto
mandare un messaggio forte e chiaro
sia al governo di Gerusalemme che
all’Autorità nazionale palestinese e alla comunità internazionale: non vi può
essere una piena soluzione del conflitto mediorientale senza un riconoscimento internazionale dei diritti della
chiesa di Roma sui luo^i santi e quindi senza un coinvolgimento diretto
della Santa Sede nel negoziato in corso.
Le posizioni ufficiali di israeliani e
palestinesi sul futuro di Gerusalemme
sono note da tempo: per i primi la città
è «la capitale eterna e indivisibile dello
stato di Israele»; per i secondi è Al
Quds, la «Santa», capitale naturale e
necessaria dello stato di Palestina. Le
posizioni suonano inconciliabili ma il
Medio Oriente è abituato ai miracoli,
anche a quelli politici: tra le colombe
del governo di Ehud Barak e quello di
Arafat, infatti, è maturato un progetto
di «compromesso» che, senza nulla togliere al principio della sovranità
israeliana sulla città, concederebbe alcune aree di Gerusalemme Est (la parte
araba della città) che insieme ai quartieri periferici e ai villaggi confinanti
potrebbero dare corpo alla «capitale»
dello stato palestinese. Il progetto non
è ovviamente ufficiale, ma è questa
l’ipotesi del negoziato: dal punto di vista israeliano, è la massima concessione possibile senza che si apra una gravissima e forse non riparabile crisi politica e quindi del processo di pace; per
i palestinesi è l’obiettivo minimo, mancato il quale salterebbe l’intero impianto dell’accordo negoziale. Il compromesso scorre così su un filo sottile
e fragile che almeno le colombe,
dell’uno e dell’altro schieramento,
sembrano intenzionate a rafforzare.
La richiesta vaticana sulle garanzie
internazionali, giunta dopo l’approvazione di una sorta di «concordato» tra
la Santa Sede e l’Autorità nazionale palestinese, complica una trattativa già
molto delicata e difficile. Più che aiutare la pace, sembra affermare l’autorità
internazionale del Vaticano: sposta infatti l’attenzione dai temi centrali del
negoziato - la pace, la sicurezza, i diritti per tutti i popoli e le comunità di fede
della regione - a una questione particolare, risolta o risolvibile nel quadro
di accordi bilaterali tra la Santa Sede
da una parte e i governi israeliano e palestinese dall’altra. Il processo di pace
prosegue tra mille difficoltà e con le ultime operazioni militari israeliane in
Libano ha subito un brusco rallentamento; le condizioni di vita nei Territori rimangono molto diffìcili; per ogni
giorno che passa, si erode il consenso
ai partiti delle colombe e cresce quello
per i falchi. Sono questi i problemi veri
della Terra Santa. Tutto il resto, persino monasteri e basiliche, sono dettagli.
Paolo Naso
2
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PAG. 2 RIFORMA
(
All’Ascolto Della Parola
venerdì 25 FEBBRAIO 20Qo 1 VENERE
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«'Cera in Cesarea
un uomo che
si chiamava
Cornelio;
era un ufficiale
dell esercito
romano che
comandava il
reparto italiano.
^Egli era un uomo
religioso e con
tutta la sua
famiglia credeva
in Dio... ^Un
giorno, verso le tre
del pomeriggio,
Cornelio ebbe
una visione: vide
chiaramente un
angelo di Dio
che gli veniva
incontro e
lo chiamava per
nome. *Egli lo fissò
con timore
e disse: “Che c’è.
Signore?’’. L’angelo
gli rispose: “Dio
ha accolto le tue
preghiere e le tue
elemosine come
un sacrificio
gradito. ^Manda
perciò alcuni
uomini a Giaffa
e fa’ venire qui
un certo Simone,
detto anche
Pietro...’’. (...)
'"Mentre gli
preparavano
il pranzo, Pietro
ebbe una visione.
"Vide il cielo
aperto e qualcosa
che scendeva: una
specie di tovaglia
grande, tenuta per
i quattro angoli,
che arrivava fino
a terra. '^Dentro
c’era ogni genere
di animali, di
rettili e di uccelli.
'^Allora una voce
gli disse: “Pietro,
alzati! Uccidi
e mangia!’’.
'*Ma Pietro
rispose: “Non lo
farò mai. Signore,
perché io non ho
mai mangiato
nulla di proibito
o di impuro’’.
'^Quella voce per
la seconda volta
gli disse: “Non
devi considerare
impuro quel che
Dio ha dichiarato
puro’’»
(Atti 10,1-15)
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LA VISITA DI PIETRO
Pietro disse a Mordecai: «Non dobbiamo guardare a Cristo con gli occhi velati dalle
nostre tradizioni, ma lasciandoci liberare da lui per diventare veri figli del Regno»
PAOLO RIBET
IN tutta la comunità si era diffuso un grande fermento, da
quando si era saputo che sarebbe passato a visitarla l’apostolo
Pietro con sua moglie.
Nella casa di Mordecai
SI decise che sarebbe stato
ospite nella casa di Mordecai, il commerciante di legnami.
Era la più grande e in essa si tenevano tutte le adunanze. Ognuno avrebbe portato qualcosa
da mangiare per l’agape che
avrebbe seguito il momento di
culto. Mordecai non stava più
nella pelle per l’emozione. Era
stato uno dei componenti più in
vista della colonia ebraica della
città: ma da quando aveva accettato il Rabbi Gesù di Nazaret
come il Messia, molti suoi correligionari avevano cominciato
ad evitarlo. Lo accusavano di essere un eretico, di aver tradito la
legge dei padri, di essersi lasciato sedurre da un libertino come
Saulo da Tarso il quale andava
in giro raccontando che la legge
di Mosè era ormai decaduta e
non occorreva più seguirla... Lui
soffriva molto per questo, in
quanto si sentiva sempre e comunque un buon ebreo; obbediva alla legge, seguiva le feste e
le liturgie della sua gente.
Mordecai era assolutamente
convinto che le promesse fatte
dal Signore benedetto ad Àbramo si fossero realizzate in Gesù;
questa non era una colpa, era
semmai una fonte di gioia e di
speranza per tutti, non solo per
lui. Mordecai attendeva l’arrivo
di Pietro con impazienza doppia, o addirittura tripla, perché
questi era un testimone diretto
dell’insegnamento del Rabbi e,
attraverso lui, Mordecai pensava
di poter dimostrare ai propri fratelli di sangue di non essere un
eretico. Era sicuro, inoltre, che i
cristiani provenienti dal paganesimo, ascoltando le ispirate parole dell’apostolo, avrebbero
messo un po’ da parte la loro arroganza e il loro spontaneismo
che dicevano di aver imparato
da Paolo e che ritenevano ispirato dallo Spirito Santo e avrebbero cominciato a comportarsi come si conviene ad una comunità
di veri figli e figlie di Abramo che
vivono nel tempo messianico.
11 giorno finalmente arrivò. La
comunità non era molto numerosa, ma ognuno portò amici e
parenti, tanto che il cortile interno dove si teneva l’adunanza era
pieno fino all’inverosimile.
Quando tutti furono presenti,
Mordecai prese la parola per salutare i convenuti e gli ospiti, e
dopo una breve preghiera invitò
a cantare un inno, quello preferito della comunità: «Svegliati,
tu che dormi, sorgi dai morti: e
Cristo ti illuminerà!».
La testimonianza di Pietro
Preghiamo
Avevo chiesto al Signore
di darmi un bel mazzo di fiori freschi
ma, al posto, ho ricevuto un cactus
orribile, pieno di spine.
Avevo domandato al Signore
di darmi alcune belle farfalle
ma, al posto, ho ricevuto dei vermi
schifosi e ripugnanti.
Ne sono rimasto deluso,
rivoltato e spaventato.
Ma ecco che, dopo alcuni giorni,
aU’improwiso,
il cactus si è messo a fiorire:
e i fiori erano superbi e numerosi.
E i vermi si sono trasformati
in magnifiche farfalle
che hanno preso il volo
neU’aria dolce della primavera.
È il modo di fare di Dio
che è il migliore!
Kao, Chung-Ming - Taiwan
(fratto da Quando è giorno? della Cevaa)
Terminato il canto, Mordecai presentò l’illustre ospite,
lasciandogli la parola. Pietro si
alzò e fece qualche passo verso
l’assemblea; all’incerta luce delle fiaccole poteva distinguere i
rappresentanti della comunità
ebraica, poco più in là alcune tra
le persone più importanti della
città, politici, commercianti, soldati... e infine, dietro, gli schiavi.
Tutti tacevano: guardavano verso Pietro, pronti a bersi ogni sua
parola. Ed egli cominciò. Raccontò di quella volta in cui, trovandosi nei pressi di Cesarea di
Filippo con Gesù, questi aveva
chiesto che cosa pensasse la
gente di lui e che cosa ne pensassero loro, i discepoli, «lo mi
lanciai senza pensarci due volte,
com’è nel mio carattere, e dissi;
‘‘Tu sei il Messia, il Cristo!”. 11
Maestro allora si voltò verso di
me dicendomi; ‘‘Simone, tu sei
chiamato Cefa, la pietra. Ed è su
una pietra come te che io fonderò la mia chiesa, perché la dichiarazione di fede che hai appena pronunciato non viene da
carne e sangue, non è frutto del
la tua intelligenza, ma viene direttamente dal Padre”. Io mi
sentii inondare di gioia... e di orgoglio a quelle parole: pensate,
mi chiamava “la Pietra”».
«Ma subito dopo - proseguì
Pietro - Gesù iniziò a spiegare
che il Figlio delTUomo avrebbe
dovuto soffrire e sarebbe morto
per mano dei suoi nemici. Non
potevo sopportare una cosa simile: il Messia non può venire
sconfitto, così ci è stato sempre
insegnato. Ed esclamai: “Questo
non avverrà mai!”. Gesù si rivolse allora a me con occhi di
ghiaccio, come non glieli avevo
visti mai e mi gridò; “Vattene via
da me. Satana, tu sei per me una
pietra d’inciampo e vuoi tentare
di impedire la mia missione!”.
Questa volta potete immaginare. care sorelle e cari fratelli, come rimasi, sentendomi chiamare “Satana”. Lì per lì rimasi impietrito: che cosa avevo detto di
così terribile da essere redarguito a quel modo? Mi aspettavo di
essere lodato perché con generosità volevo difendere il mio
Maestro e invece venivo paragonato aH’awersario. Soltanto più
tardi compresi, dopo i tragici e
luminosi giorni della Pasqua di
resurrezione. Col Cristo sono risorto anch’io e ora la realtà mi
appare sotto la luce nuova del
regno di Dio che Gesù, il Cristo,
ha inaugurato e che presto porterà a compimento».
Dopo aver narrato di qualche
altra esperienza, Pietro concluse
il suo discorso con alcune esortazioni a perseverare nella fede e
a non lasciarsi corrompere dal
mondo circostante perché, diceva, il Diavolo va in giro come un
leone ruggente in cerca della sua
preda. Iniziò l’agape fraterna e
ognuno tirò fuori dalle ceste i cibi che aveva portato. Se li scambiavano e facevano a gara ad offrirli all’ospite di riguardo. Ma
Mordecai, con sollecitudine
amorosa, lo aveva come cinto
d’assedio e lo metteva in guardia: «Caro fratello, ciò che ti offre Alessandro è del maiale, la
carne di Pitico è cotta nel latte...
Mangia, mangia ciò che ti ha
preparato mia moglie secondo
gli insegnamenti di Mosè». Più
tardi, alla spicciolata, tutti lasciarono radunanza per tornare
alle loro case e Pietro e Mordecai
rimasero soli. «È stato un bell’incontro!», commentò Pietro. «Si»,
osservò Mordecai. «Ma tu, mio
caro fratello e maestro, permetti
che ti faccia un’osservazione: mi
sembra che ti sia umiliato troppo, raccontando quella storia di
Satana. Non è bene che un apostolo si butti giù così o dica di
essere stato rimproverato! E poi
devi stare più attento, quando
esci dalla nostra bella terra di
Giudea: stavi addirittura per
mangiare anche il cibo impuro
che ti offrivano quei fratelli che
non hanno ricevuto il dono della
circoncisione».
La nostra immagine di Cristo
PIETRO lo interruppe: «Mio
caro Mordecai, ti voglio raccontare di quella volta che incontrai a Cesarea il centurione
Cornelio...». Gli narrò così della
visione avuta, della parola che
l’aveva accompagnata: «Non
considerare impuro ciò che Dio
ha dichiarato puro» e dello Spirito Santo sceso su quegli incirconcisi e concluse: «Vedi, Mordecai? Noi seguiamo la legge
pensando di fare ciò che è necessario alla salvezza, ma così
costruiamo delle barriere che
dividono le persone le une dalle
altre. Però il nostro maestro, Gesù il Cristo, non è morto solo per
i santi ebrei, bensì per tutta
l’umanità. Dirò di più: è morto
per i peccatori. Perché credi che
io abbia raccontato del rimprovero ricevuto a Cesarea? Volevo
far capire che sempre noi andiamo verso il Cristo avendo davanti agli occhi e alla mente
un’immagine di lui chiara e nitida che n,asce da noi e non viene
da Dio. Ma poi ti trovi a scoprire
che il Cristo è diverso da ciò che
ti aspettavi. E allora sei tu che
devi cambiare. Vedi, quando ho
annunciato l’Evangelo a Cornelio, Dio mi ha insegnato attraverso questo pagano molto di
più di quanto io avessi potuto
insegnare a quest’uomo con le
mie parole o la mia esperienza.
Quando ho affermato che ora
vedo ogni cosa sotto la luce del
regno di Dio, volevo insistere
proprio su questo: non dobbiamo guardare a Cristo con gli occhi velati dalle tradizioni e dalle
nostre aspettative, ma lasciandoci liberare da lui per diventare
veri figli del Regno. Non possiamo più considerare impuro ciò
che Dio ha creato puro. Sai, sono stato molto criticato per questo e molti nostri fratelli e sorelle
ebree non mi hanno ancora capito. Spero che tu ora mi abbia
compreso!».
(Terza di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
Dal libro degli Atti e- |
merge, in genere, una de- ,
scrizione della prima comunirà cristiana come di I
una realtà in cui tutti, i
«d'un sol cuore e d'un'ani- i
ma sola», rendevano i| ■
culto a Dio. Nella realtà
non fu così e fin dai primi
tempi si manifestarono
tendenze diverse. Lo stesso libro degli Atti lascia
trapelare qualche cosa;
ma è soprattutto dalle lev
tere che si evidenziano le
differenze che portano talora a scontri molto accesi.
In modo particolare,
due sembrano essere le
tendenze (o i «partiti»,
come li chiama la I Corinzi) che hanno segnato i
primi anni della predicazione cristiana: a) i giudeo-cristiani di origine palestinese che ritenevano
che Gesù fosse il Messia
atteso dalla tradizione
ebraica, con la conseguenza che i pagani, prima di poter raggiungere
la salvezza dovevano farsi
circoncidere ed entrare
così con pieno diritto nel
popolo ebraico. Di questo
gruppo pare che fossero i
credenti di Corinto che dicevano di appartenere al
«partito» di Pietro; b) i
«gentili», ossia i cristiani
provenienti dall'ebraismo
al di fuori della Palestina,
più aperti nei confronti
della legge di Mosè e, in
un secondo momento, i
cristiani provenienti direttamente dal paganesimo.
Per tutti questi l'elemento
centrale era la fede in Cristo, a detrimento della
legge che veniva giudicata del tutto secondaria, se
non addirittura dannosa,
in quanto induceva l'individuo a gloriarsi dei propri successi, invece di affidarsi soltanto alla grazia
di Dio. Questo sarebbe il
«partito» di Paolo.
Nel racconto si fa riferimento al primo gruppo,
di cui Mordecai è pensato
un po' come il prototipo
all'interno della comunità. Ad esso Pietro ricorda due episodi della propria vita: la confessione di
Cesarea di Filippo e la
conversione di Cornelio.
Per il primo, ho seguito la
narrazione di Matt. 16,
dove è contenuta la famosa frase: «Tu sei Pietro...», che ho cercato di
rendere secondo una interpretazione classica e risalente a Origene, per cui
la pietra su cui si fonda la
chiesa di Cristo non è tanto la persona di Pietro,
quanto piuttosto la sua
confessione di fede. Il secondo è riportato per
esteso perché segna una
grossa frattura nel libro
degli Atti, in quanto legittima la predicazione ai pagani: Cornelio crede e non
solo non viene circonciso,
ma addirittura riceve il
dono dello Spirito Santo
prima ancora del battesimo. È un segno evidente
che il Cristo vivente precede la sua chiesa e non la
segue. È questa che deve
leggere i segni della sua
presenza là dove egli si
manifesta e seguirne le
orme. È possibile che io
abbia un po' «paolinizzato» il Pietro storico; tuttavia mi pareva importante
marcare due dei momenti
della sua vita in cui le sue
convinzioni hanno dovuto
lasciare il passo a un imperativo sconcertante del
Cristo, il quale non si la'
scia definire dagli uomini.
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giunto
chiesi
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episc:
svolta
dal 3 a
Per
approfondire
- W. J. Hollenwegeh
Conflitto a Corinto. Esperienze ad Efeso. Saggi d'
interpretazione narrativa
della Bibbia, Claudiana editrice, 1984.
- R. E. Brown, Pietro
nel Nuovo Testamento,
Boria, 1988.
- G. Schneider,G// Atti
degli Apostoli parte seconda, Paideia, 1986.
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Germania: si è svolto in gennaio il Sinodo della Chiesa evangelica in Renania
Il commiato di Johannes Rau
Il neopresidente della Repubblica federale è stato membro del Sinodo per 55 anni
Il primo Sinodo dell’anno
in Europa è tradizionalmente
quello dell’Ekir (Chiesa evangelica in Renania), nella cittadina termale di Rad Neuenahr, vicino a Bonn. I 247 delegati dei 46 distretti di questa
chiesa di 3,2 milioni di membri si sono riuniti dal 9 al 14
gennaio scorsi, per dibattere
alcuni temi «sensibili».
La prima serata è stata dedicata a un evento particolarmente interessante, soprattutto per gli ospiti stranieri:
Johannes Rau, eletto da poco
nuovo presidente della Repubblica federale, ha preso
commiato del «suo» Sinodo al
quale aveva partecipato come
delegato del suo distretto e
della «sua» chiesa di Wuppertal durante 35 anni. In un discorso spontaneo e molto
personale, colui che viene
chiamato familiarmente «Fratello Giovanni», predicatorelaico, cristiano intransigente e uomo politico conviflfo,
ha rintracciato il suo percorso
di «battaglie, di costruzione
e di convinzione». «Ho capito
quello che possono fare l’odio
e l’ingiustizia, quando ho visto, nella mia buona città di
Wuppertal, una banda di
bambini dare la caccia a un
vecchio uomo che portava la
stella gialla», ha dichiarato. 11
presidente dell’Ekir, pastore
Manfred Kock, ha affermato
che Rau testimonia «nella sua
azione pubblica che Cristo è il
fondamento della speranza
dei popoli... in un epoca in cui
l’appartenenza a una chiesa
non fa più parte della biografia pubblica di una personalità politica».
Uno dei temi forti del Sinodo è stato il dibattito sulla
«violenza contro le donne». Il
tema, che faceva parte del
La cittadina di Bad Neuenahr con, in primo piano, la chiesa Martin Luther
Decennio di solidarietà delle
chiese con le donne, lanciato
dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), rientra ora
nel nuovo «Decennio ecumenico contro la violenza». In
una presa di posizione pubblica, il Sinodo ha constatato
che esiste un rapporto nefasto tra la violenza nei confronti delle donne e certe tradizioni teologiche ed esegetiche cristiane. Talune interpretazioni di testi biblici e talune predicazioni hanno favorito questa violenza: «...il Sinodo spera che tutte le chiese
europee riflettano su queste
questioni e dichiarino che
ogni violenza contro le donne
è peccato». D’altra parte, il Sinodo ha severamente condannato rescissione rituale.
Particolarmente attesa era
la questione dell’accompa
gnamento cultuale delle coppie omosessuali. Il dibattito
su chiesa e omosessualità è
stato portato avanti nelle
chiese e a livello di distretti e
di direzione della chiesa fin
dal 1992 ed è stato affrontato
dal Sinodo in uno spirito di
grande serenità. Il testo preparato dalla Commissione
teologica è stato solo leggermente modificato ed è stato
votato a larghissima maggioranza. Anche se in nessun caso si può parlare di una «benedizione nuziale», in quanto
atto pastorale, l’accompagnamento cultuale delle coppie
diventa possibile, sia durante
un culto in casa sia durante
un culto pubblico della comunità. D’altra parte, il Sinodo chiede alla direzione della
chiesa di elaborare, in collaborazione con i Consigli di
chiesa, testi liturgici per tale
accompagnamento. È da rilevare che la parte di responsabilità lasciata ai Consigli di
chiesa è ampia, il che non ha
mancato di suscitare un dibattito ecclesiologico.
Il Sinodo, consapevole del
ruolo dell’Ekir in Europa, si è
pronunciato a favore della
preparazione di un Sinodo
protestante europeo, in particolare con una prima Assemblea di chiese, dal 28 al
31 ottobre 2002. La Comunione ecclesiale di Leuenberg
servirà di base a tale Sinodo.
La Comunione di Leuenberg
è stata fondata nel 1973 dalle
chiese della Riforma, come
modello ecumenico. Attualmente 90 chiese protestanti, essenzialmente europee,
hanno sottoscritto la «Concordia di Leuenberg». (bip)
Si è svolta a Praga la riunione annuale del comitato congiunto Kek-Ccee
Per una più stretta collaborazione ecumenica in Europa
lire
veger,
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rrative
lana e
Pietro
nento,
Un culto ecumenico nella
cappella di Bethlem a Praga
(dove predicava Jan Hus) ha
concluso i lavori della riunione annuale del comitato congiunto tra la Conferenza delle
chiese europee (Kek) e il
Consiglio delle conferenze
episcopali europee (Ccee),
svoltasi nella capitale ceca
dal 3 al 6 febbraio scorso. Durante il culto conclusivo il
metropolita ortodosso Jeremie, di Parigi, presidente della Kek, e il cardinale Miloslav
Vlk, presidente del Ccee,
hanno firmato un documento che definisce le direttive
per la futura collaborazione
dei due organismi. «In questo
tempo di transizione verso
un nuovo millennio della storia cristiana - si legge nell’introduzione del documento la Kek e il Ccee sono coscienti della loro responsabilità di
servire il processo di riconciliazione fra le chiese verso
l’Unità visibile, di essere uniti
■u una testimonianza di proi^lamazione del Vangelo in
Europa, e di cercare vie di
collaborazione nella vita sociale e culturale».
La collaborazione tra Kek e
Lece, che ha avuto i suoi moUienti più alti nelle Assemblee
ecumeniche europee di Basilea (1989) e Graz (1997), proseguirà aiei prossimi anni attraverso due progetti principali. 11 primo è rincontro ecu{¡tenico europeo, previsto per
'aprile 2001 in Grecia, a cui
Parteciperanno 200 persone,
Jtt egual misura giovani e leader delle chiese, che riflette
ranno sul tema «Io sarò sempre con voi, fino alla fine del
mondo» (Matteo 28, 20). Il comitato preparatorio dell’incontro è presieduto dalla pastora Ruth Rohrand della
Chiesa evangelica tedesca
(per la Kek) e dal vescovo
uniate romeno Virgil Bercea
(Ccee). Il secondo progetto è
la «Carta ecumenica per l’Europa», un testo base per la
collaborazione ecumenica
delle chiese europee la cui
bozza è attualmente all’esame
di tutte le chiese. Molte chiese
e conferenze episcopali stanno organizzando incontri di
studio sulla «Carta», il cui testo definitivo dovrebbe essere
firmato solennemente in occasione dell’incontro ecumenico europeo dell’aprile 2001.
Nel corso della riunione si
è inoltre esaminato il lavoro
svolto dal comitato Kek
Ccee su «Islam in Europa»,
auspicando l’avvio di incontri e dialoghi con le comunità musulmane in Europa, e
si è svolto un dibattito sull’unità visibile della chiesa e
il suo contributo all’unità
europea, introdotto dal vescovo Karl Lehmann (presidente della Conferenza episcopale tedesca) e dal metropolita ortodosso romeno
Daniel di Moldavia. (nev)
ili Atti
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6.
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011 -6689804 - fax 011 -6504394
Dopo la visita del patriarca ecumenico Bartolomeo in Polonia
Rapporti tesi tra chiese uniate e ortodosse
I responsabili delle chiese
greco-cattoliche hanno vivamente criticato il patriarca
ecumenico Bartolomeo di
Costantinopoli per quanto ha
affermato in una conferenza
stampa durante la sua recente visita in Polonia. Questa
nuova crisi avviene nel momento in cui cattolici e ortodossi stanno per incontrarsi
nel prossimo giugno a Baltimora, negli Usa, per riprendere i lavori della Commissione mista internazionale
per il dialogo teologico tra la
Chiesa cattolica romana e la
Chiesa ortodossa. La Commis,sione, creata nel 1979, ha
sospeso le sue sedute nel
1989 in seguito a disaccordi.
La decisione di riconvocarla
è stata confermata nel luglio
1998 dal cardinale William
Keeler di Baltimora.
Bartolomeo aveva dichiarato che i comportamenti
delle chiese uniate in Slovacchia e in Ucraina occidentale
avrebbero ostacolato la ripre
sa dei lavori della Commissione. L’esistenza di chiese
greco-cattoliche, in particolare in Ucraina e nella regione vicina, è probabilmente il
punto che avvelena maggiormente i rapporti tra ortodossi
e cattolici romani. Infatti gli
uniati sono in piena comunione con Roma ma seguono
pratiche liturgiche e canoniche orientali, simili a quelle
degli ortodossi.
Secondo le chiese ortodosse, le chiese uniate rappresentano un cavallo di Troia
inviato da Roma per attrarre
fedeli ortodossi verso una
chiesa che, sotto molti aspetti, somiglia alla loro. Per il
Vaticano invece le chiese cattoliche orientali sono una
espressione legittima della
fede cattolica e, forse, costituiscono un ponte tra Roma
e gli ortodossi.
Il patriarca ha descritto i
rapporti con Roma in termini
calorosi e ha detto: «L’uniatismo è un fenomeno artificia
ta Kek di fronte alla crisi austriaca
Un «severo ammonimento»
per le chiese europee
le creato a fini proselitistici.
La sua rinascita dopo la caduta del comunismo ha avvelenato i rapporti cattolici-ortodossi». Queste parole hanno irritato i responsabili delle
chiese greco-cattoliche dell’Ucraina e della Polonia.
Il sacerdote gesuita Adam
Szulc, portavoce della Conferenza episcopale cattolica
della Polonia, ha detto che gli
incontri tra il patriarca e il
cardinale Glemp e altri responsabili religiosi della Polonia, sono stati «giudicati
molto positivi» e che il patriarca ha riconosciuto la libertà di cui godono tutte le
confessioni in Polonia. «È difficile fare commenti circa rilievi particolari - ha detto
Adam Szulc -. Tuttavia la
Chiesa greco-cattolica fa parte integrante e naturale della
ricchezza del cristianesimo in
Polonia e all’estero. Noi appoggiamo le sue attività e i
suoi vescovi partecipano a
tutte le nostre riunioni», (eni)
Il segretario generale della
Conferenza delle chiese europee (Kek), pastore Keith
Clements, ritiene che gli avvenimenti in Austria siano
«un severo ammonimento»
per le chiese del continente.
Keith Clements ha dichiarato che la situazione politica
dell’Austria dimostra che le
«forze dell’esclusione» stanno risorgendo in molte regioni d’Europa. «Il pericolo
della situazione in Austria è
che queste forze sembrano
avere ricevuto una legittimità
politica perché i loro rappresentanti fanno parte del governo - ha detto -. Questo
deve farci riflettere». Il pastore Clements ha fatto queste
dichiarazioni il 4 febbraio
scorso, poco dopo la formazione del nuovo governo di
coalizione tra il partito conservatore e il partito di estrema destra di Jörg Haider.
Le chiese austriache e di altri paesi sono state generalmente abbastanza riservate
nei loro commenti. La Chiesa
cattolica romana, maggioritaria nel paese, ha chiesto
che l’Austria non venisse
esclusa dalla comunità internazionale, ma non ha esplicitamente condannato il partito di Haider. Questo ha provocato alcune critiche, in
particolare in Europa occidentale. Il pastore Clements
ha precisato che stava per rispondere alla dichiarazione
del Consiglio ecumenico delle chiese in Austria, indirizzata a tutti i Consigli nazionali
di chiese in Europa.
In questa dichiarazione il
Consiglio, che riunisce le
chiese cattolica romana, ortodosse e protestanti d’Austria, chiede alle chiese d’Europa «di non isolare l’Austria
bensì di stare fraternamente
a fianco dei cristiani» di questo paese. Il Consiglio chiede
alle chiese di informare «con
sangue freddo e con misura
sugli avvenimenti in Austria e
sul loro contesto per ridimensionare i timori esagerati, per reagire contro i giudizi
affrettati e per rafforzare le
forze positive in Austria». Il
Consiglio «comprende e condivide le preoccupazioni»
che hanno portato ai provvedimenti contro l’Austria e «si
congratula per la vigilanza
con la quale la situazione del
paese viene seguita», ma teme che l’azione dell’Unione
europea porti a un aggravamento della situazione.
Il pastore Clements ha ribadito che la comunità ecumenica non intende boicottare
le chiese austriache. «Anzi,
dobbiamo esprimere la nostra solidarietà in vista di
rafforzare la testimonianza
contro ogni forma di razzismo, di xenofobia e di degrado della situazione dei diritti
della persona». Clements ha
inoltre fatto notare che «il
razzismo, la xenofobia e le
violazioni dei diritti della persona noi! sono limitati all’Austria. Le chiese hanno un
grande ruolo ecumenico da
svolgere perché esse credono
nella verità e nella riconciliazione, sanno che il potere liberatore della confessione e il
pentimento possono aiutare
le società ad accettare la colpevolezza del passato». Del
resto, ha proseguito, l’Austria
non è l’unico paese il cui passato deve essere preso in considerazione: «In Irlanda del
Nord, ad esempio, le chiese
hanno potuto svolgere un
ruolo e dei responsabili di
chiesa hanno invitato le loro
rispettive comunità a riflettere sulla propria storia», (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
Kosovo
La guerra non è ancora finita
PRIZREN — Dopo la fine delle operazioni belliche, oltre
1.400 serbi sono stati uccisi e oltre 70 chiese e monasteri ortodossi distrutti. Queste tragiche cifre di un conflitto che non
sembra avere mai fine sono state diffuse dal bollettino della
Chiesa ortodossa della diocesi di Roska e Prizren, che riferisce inoltre che dal giugno dell’anno scorso il Seminario ortodosso serbo di San Cirillo e Metodio a Prizren ha ospitato oltre mille profughi, serbi, rom, turchi e albanesi sfuggiti alle
razzie delle bande paramilitari albanesi. (nev/cec)
Premio europeo Templeton per il cinema
Premiato un film turco sui curdi
Il film turco «Journey to thè Sun» (Viaggio verso il sole) ha
vinto il premio europeo Templeton 1999 per la cinematografia. Realizzato dalla regista Ye im Ustao lu, il film è centrato
sulle difficili condizioni di vita della popolazione curda. 11
premio è stato istituito nel 1997 nell’ambito della Conferenza delle chiese europee (Kek) e possono concorrervi tutte le
opere che sono state premiate dalle giurie ecumeniche dei
più importanti festival cinematografici europei. (nev/eni)
' Stati Uniti
Riaperta l'inchiesta
sul «caso Martin Luther King»
MEMPHIS — Dopo una lunga battaglia legale, la famiglia
del pastore battista Martin Luther King ha ottenuto la riapertura dell’Inchiesta, presentando alcuni nuovi importanti
elementi probatori. Nell’attentato del 4 aprile 1968 il leader
nero per i diritti civili non sarebbe stato assassinato dal killer solitario James Earl Ray ma su ordine di un capo mafia
legato ad alcuni esponenti governativi. (nev/me)
S’Gran Bretagna
Emesso un francobollo
in onore dei fratelli Wesley
LONDRA — 1 fratelli Giovanni e Carlo Wesley sono entrati
nei cataloghi filatelici della Gran Bretagna con un francobollo di 19 penny. Il ministero delle Poste inglesi ha motivato la
scelta sottolineando il loro impegno per la diffusione
dell’Evangelo tra la gente: «Oltre 225.000 chilometri percorsi
per predicare circa 40.000 sermoni da parte di Giovanni e
circa 6.000 inni evangelici composti da Carlo». (nev/pe)
4
r
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 25 FEBBRAIO 2000
I VENERO
I
Una raccolta di saggi di Antonio Di Grado sullo scrittore siciliano
Sciascia inteilettuale del proprio tempo
Nell'opera di Leonardo Sciascia, a differenza di quella di altri uomini di lettere, la materia
coincide perfettamente con l'impegno civile e con la necessità della testimonianza
ALBERTO CORSANI
Lf IDEA che ragionare sulle parole, alla ricerca di
un senso da dare alle cose
della vita e del mondo, anzi
proprio per contrastare il
caos del mondo (inteso come
disordine ma anche come
somma di ingiustizie): che
cioè vi sia una corrispondenza, nel lavoro letterario, fra
capacità di analisi della realtà
e piano etico è uno di quegli
assunti che sembrano scomparsi dal panorama culturale
italiano. La distanza tra letteratura e impegno civile, che
era ridotta in momenti politicamente forti (ma non tutti
eccelsi in letteratura, come
nel caso del neorealismo), è
ora profonda, per cui assistiamo a volte a prese di posizione moralmente ineccepibili da parte di intellettuali e
scrittori che nelle loro opere
parlano di altro (penso per
esempio ad Antonio Tabucchi): avendo tuttavia una coscienza, essi non si rimarono da un loro compito di testimonianza, ma quest’ultima rimane slegata (con
splendide eccezioni, su tutti
Claudio Magris) dalla vocazione alle lettere.
Sfuggiva a questo rischio la
figura di Primo Levi il quale,
uscito dalla più terribile delle
esperienze, per fiducia nel
mondo e nell’uomo cercava
di rielaborare il caos con la
lucidità del ragionamento,
sforzandosi con la poesia di
ricostruire una leggibilità per
un mondo scempiato. Lo
Il tempio di Segesta
Leonardo Sciascia
stesso ideale sembra avere
animato Leonardo Sciascia
quale emerge dalle pagine di
Antonio Di Grado*, valdese di
Catania, professore di Storia
della critica e della storiografia letteraria in quella Università, e direttore scientifico
della «Fondazione Sciascia»,
nel suo recente volume* che
trae il titolo da un verso di
Mallarmé, a significare che la
morte, la fine, rende a un
personaggio, per sempre, la
sua precisa identità. Identità
poco compresa, e per questo
scomoda, o forse scomoda
perché se ne era intuita la
«pericolosità» in un ambiente
refrattario a ogni atteggiamento laico; in politica, nella
sfera religiosa, nelle strategie
da opporre al crimine, nel
modo di ragionare. Lo sguardo lucido e impietoso di Sciascia viene scavato con devozione in pagine che ne ripercorrono l’attività di romanziere e di saggista, per verificare che questi due aspetti
della vocazione letteraria in
realtà si sovrappongono e
identificano continuamente.
Il ruolo dell’intellettuale
quale si incarnò in Sciascia
viene individuato da Di Grado in una predisposizione
non solo a sottoporre a critica (laicamente, appunto)
ogni idea, ma ad assumere su
di sé il peso anche di quelle
che non sono le sue, delle
idee altrui, «per restaurare
una pienezza d’idee (...) almeno, intanto, nell’affollato
teatro della propria coscienza; che è (...) il teatro della verità» (p. 38). La coscienza è
dunque sede della verità, ma
questo non deve far pensare
a una celebrazione del soggettivismo; nei misteri, nei
romanzi a sfondo storico-poliziesco, nelle ricostruzioni
dei processi dell’Inquisizione
la verità è «una verità remota
inafferrabile quanto si vuole,
e quanto prescrive un’etica
laica rigorosa, dilemmatica,
autocritica e perciò sempre
inappagata, ma è una verità
che esiste» (p. 110). Passare
ogni idea al vaglio dei diversi
punti di vista non significa
accettare che ognuno abbia
la «sua» verità, come vogliono far credere le culture del
dialogo, quando sono solo
dialogo senza affermazioni.
Uno degli studi, poi, («11 cavaliere, la morte e l'ombra di
Lutero») affronta più direttamente i legami di Sciascia
con la cultura della Riforma,
la cui mancanza in Italia fu,
prima di Sciascia stesso, rilevata dall’altro grande siciliano Vitaliano Brancati. 11 saggio cita i valdesi, Piero Jahier,
caso unico di intellettuale che
nella temperie di trasformismo che sopravvenne nel dopoguerra scelse il silenzio. Si
evoca, a proposito non solo
delle ultime opere ma di tutto
Sciascia il senso della «responsabilità individuale», oggi bestemmiato da Jörg Haider; non si devono dare giudizi di colpa collettiva, dice a
proposito delle SS, ma attribuire ai singoli la loro responsabilità individuale; appunto;
per un «corpo» che reclutava
su base volontaria e consapevole il giudizio non può che
essere lapidario, individuale,
certo, ma per tutti, uno per
uno. E il pericolo non sta nelle affermazioni del politico
austriaco, ma nella sprovvedutezza di chi le riceve. Sciascia manca un po’ a tutti.
Un’ultima notazione va
fatta a proposito dello stile;
nonostante i saggi contenuti
nel volume siano stati scritti
in occasioni diverse c’è in essi un’unitarietà di stile (e che
stile, fatto di sintassi complessa ma limpida, e pure di
graditi arcaismi) che li rende
tanto più duraturi e densi di
significato.
{*) Antonio Di Grado: «Quale
in lui stesso alfine l’eternità lo
muta.... Per Sciascia, dieci an
ni dopo. Caltanissetta-Roma,
Salvatore Sciascia Editore, 1999,
pp. 149, £20.000.
Un romanzo danese di alcuni anni fa solleva alcuni interrogativi
Quale idea di Riforma nella narrativa contemporanea?
GIORGIO TOURN
L} AUTORE di questo awinI cente romanzo* è uno
dei maggiori scrittori danesi
contemporanei; il soggetto è
la vicenda di Jacob, fratello di
Cristiano li di Danimarca:
questi, avendo scelto la via
religiosa, deve abbandonare
la patria alla Riforma e dopo
varie peregrinazioni in Europa approda nelle colonie spagnole del Messico, dove scopre la cultura indigena ma
dove il suo sogno di realizzare
una società ideale si infrange
contro gli interessi e le manovre del clero locale legato al
potere. È la storia dunque di
un fallimento dell’ideale cristiano, riscattato soltanto dalla venerazione dei semplici;
gli indios hanno infatti sottratto il corpo di Jacob e lo
hanno sepolto sulle montagne pronunciando così di fatto la sua beatificazione.
La lettura di questo suggestivo romanzo ha suscitato
però in noi due reazioni critiche. «Danimarca del XVI secolo, orde di fanatici saccheggiano chiese e conventi, di
struggono pale d’altare, coprono di calce gli affreschi e
con quel manto bianco che si
abbatte come un diluvio a
cancellare ogni traccia della
chiesa di Roma e dei suoi fasti
il luteranesimo copre la sua
rivoluzione avvolgendo il
Nord nel rigore»; così il retro
di copertina presenta l’opera.
Certo questa è l’ottica di Jacob e non gli si può muovere
il rimprovero di vedere la
Riforma come la catastrofe.
Può dispiacere che la rivoluzione religiosa e ideale della
Riforma si riduca ai secchi di
calce e alle bande di lanzichenecchi persecutori di dolci e
serafici figli di Francesco (che
peraltro i valdesi avevano conosciuto sotto ben altra veste!). Il dubbio sorge però che
non sia solo il memoriale del
frate a suggerire questa lettura del passato danese, ma che
l’autore ne sia in qualche modo colpito, che egli sia insomma, come parte del protestantesimo nordico, affascinato da ciò che la Riforma ha
cancellato; l’arte dei benedettini, quindi, la pietà dei mistici, l’umanità dei francescani.
dimenticando o non prendendo in considerazione ciò
che la Riforma stessa ha dato
alla Danimarca e all’Europa.
Ma c’è una seconda riserva
più profonda, di natura teologica, che ci conferma la
presenza di questi rimpianti
• del sacro medievale. 11 nostro
volume è conclusivo di una
trilogia ispirata a Kierkegaard. Il teologo (filosofo) danese, come è noto, imposta la
propria riflessione sull’idea
che l’individuo può dare alla
sua vita tre impostazioni;
estetica, etica e religiosa.
L’uomo può cioè vivere di
sensazioni, emozioni, piaceri; può realizzarsi invece in
una vita onesta, laboriosa, seria; e può trovare se stesso
nella fede; per Kierkegaard
l’esempio di fede assoluta è
Abramo, il cavaliere della fede. Non abbiamo letto i due
primi romanzi della trilogia,
quelli che parlano della forma estetica ed etica della vita: l’autore confessa di aver
cercato a lungo un personaggio che incarnasse la fede di
Kierkegaard, e la cosa è più
che comprensibile ma la so
Una lettura di Leonardo Sciascia
La «sicilitudine»
sullo sfondo cosmopolita
SERGIO N. TURTULICI
Nella raccolta di saggi finemente cesellati e fervidi che Antonio Di Grado ha
dedicato a Leonardo Sciascia
due aspetti della personalità
dello scrittore sono messi a
fuoco con significativo rilievo.
La «sicilitudine» di Sciascia e
il suo essere stato un intellettuale davvero scomodo.
C’è stato un radicamento
con la loro terra, con l’humus
regionale da parte dei migliori intellettuali, scrittori siciliani che forse non ci sarà più.
Nell’accelerazione del cambiamento globale anche la Sicilia lentamente sta cambiando. Nel saldo di profitti e perdite in meglio, forse, speriamolo almeno. Ma questa «sicilitudine» che si accompagnava alla frequentazione cosmopolita della cultura universale, sinergia di linfe diverse che ha dato frutti di qualità
eccelsa, non potrà esserci
più. Sei, sette scrittori italiani
del 900, penso non di più, resteranno al vaglio del tempo,
nello scaffale dei classici dal
2000 in avanti. Quattro almeno, penso, saranno siciliani.
Sono un siciliano di quelli
che la Sicilia l’hanno rimossa
dalla loro cultura, dal loro vissuto. Ma so bene che Verga,
Pirandello, De Roberto, Tornasi Di Lampedusa, Brancati,
Sciascia, Bufalino non nascevano a caso, emergevano dalla fioritura sparuta e splendida di una nascosta, schiva intellettualità isolana. Mia madre era compagna di scuola di
Bufalino, io ho avuto tra i miei
insegnanti almeno uno di
questi pudichi cultori siciliani
dello spirito, del sapere. Non
tutti emergevano dall’oscurità, hanno campato una vita
della modesta paga di maestri, di professori di liceo, le
loro prove letterarie non sono
mai uscite dal cassetto. Come
facessero a nutrire riflessione,
vigore creativo, remoti come
erano dalle centrali nervose
dove si elabora l’intelligenza
del mondo non lo so. Il retroterra siciliano di cultura alta,
quello della Magna Grecia, di
Federico di Svevia, era esaurito, spento da secoli, dal Medioevo in avanti il mondo
aveva preso altre strade. Ma
sul ceppo antico loro la cultura della modernità ce l’avevano innestata.
lozione è inaccettabile. 11
personaggio Jacob è geniale,
la sua vicenda esemplare,
densa di spiritualità, di umanità, di vita ma come cavaliere della fede è un errore; la
sua non è la fede di Kierkegaard; se ci si vuole riferire a
lui, è religione pre-luterana,
quella medievale. La fede
non è la religiosità purificata
dalla dedizione di sé, dalla
sofferenza (e quale sofferenza maggiore di quella che
prova un credente nella chiesa a opera dei ministri di
Dio!), è come quella di Àbramo un salto nell’assoluto. 11
cavaliere della fede di Timore
e tremore non è il santo francescano ma un modesto borghese che passeggia la domenica per le strade di Copenaghen, in cui nessuno vede
nulla di interessante. L’assoluto, l’utopia sta dentro. Forse il nostro autore aveva intuito giusto: si può romanzare solo la religione e la religione più pura è il francescano martire, ma la fede è altra.
A proposito di questa fioritura che non ci sarà più. Di
Grado parla, con toni di amarezza di «finis Siciliae», di
questa «remota, spagnoleggiante Sicilia», che pure ha
dato vita a scrittori come
Sciascia. Così diverso dalla tipologia dell’intellettuale italiano, così laicamente illuminista, così poco omologato ai
modelli accodati e manichei
di quanti si sistemano a libro
paga «in questo paese di trasformismi e di raggiri, di vizi
privati e pubbliche inadempienze», paese di moralisti
senza morale. La passione civile, il rigore morale dello
scrittore di Racalmuto non
poteva che essere guardato
con sospetto dalle penne
«partitanti» dei chierici sanfedisti di destra e di sinistra.
Di Grado nota come ci sia
un brano emblematico di come e perché questo siciliano
di tempra intransigente potesse essere poco amato dagli
intellettuali organici alle sacrestie politiche. 11 celebre
dialogo che ne II giorno delia
civetta vede a confronto il
probo piemontese capitano
Bellodi e il mafioso siciliano
don Mariano. «Sono di fronte
il paladino della giustizia e il
boss mafioso in una sorta di
reciproco onore delle armi
che li certifica “uomini" entrambi, a scorno del manicheismo neorealista degli
“Uomini e no" e delle ubbie
“politically correct”, della critica di partito, a riprova di
una percezione del “contesto” destinata a farsi sempre
più complessa a problematica» in Sciascia. Il moralismo
dei chierici si fece aspro nei
confronti dell’autore siciliano
quando, lucido e onesto come egli era, prese posizione
controcorrente a riguardo
àeWaffaire Moro e delle incipienti tracimazioni dell’antimafia.
Uomo di dubbi Leonardo
Sciascia, votato alla sconfitta
come il «vice», protagonista
del suo ultimo libro // cavaliere e la morte, il detective che
viveva il senso tormentoso
della responsabilità individuale, insieme giusto e peccatore (Di Grado richiama
l’ombra di Lutero) e che moriva infine «con una smorfia
di sgomento», congedandosi
dalla «confusione» di questo
«mondo irredimibile».
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Scrittu
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La
L'ultimo libro di Ezio Ponzo
Una raccolta di fiabe
per sognare con i bambini
MARCO ROSTAN
(*) Henrik Stanghrup: Fratello
Jacob. Milano, Iperborea, 1993,
pp. 370.
EZIO Ponzo torna a far sognare, innanzitutto i
bambini, ma un po’ anche i
grandi, con la sua recente
raccolta intitolata Storie per
sognare insieme*, pubblicata
dalle edizioni Era Nuova, la
stessa che già aveva pubblicato le Storie della buona notte.
Questo nonno con i capelli
bianchi che ha cercato per
anni di capire e di insegnare
ai suoi studenti universitari
che cosa pensano i bambini,
che cioè, come dicono i grandi, ha fatto il professore di
Psicologia dell’età evolutiva,
ci stupisce sempre per l’imprevedibilità delle sue storie.
Non sono come le altre, non
sono molto logiche, non hanno una morale, cominciano e
finiscono quando meno te
l’aspetti: per questo fanno sognare. Ci sono i sogni che entrano dalle finestre, le fiabe
imprigionate in cantina, il topo magico che dà il potere a
un bambino di far cadere per
terra tutti quelli che gli fanno ^
prepotenze.
Sogni, fiabe, sguardi che I
sembrano delle cose che si |
vedono e si toccano. 1 grandi |
ne saranno poeticament^e ^
sorpresi, i bambini assai di
meno, almeno fino ad una
certa età: infatti Ezio PonzOi I
quando racconta e quando
scrive, si mette nei loro panni
e vive la stessa confusione
dei bambini tra ciò che per
noi è solo soggettivo e per loro molto più reale. Così i sogni. belli o brutti, vanno e
vengono o stanno nella stanza da letto. Chiunque, entrando, li potrebbe vedere
come se fossero cose vereNiente a che fare con la televisione e con i vari cd-rom
naturalmente. Ma le storie di
Ponzo solo apparentemente
fanno regredire: in realtà e
leggerle ci si apre un po d'
più alla fantasia e anche alle
speranza.
(*) Ezio Ponzo: Storie per sognare insieme. Edizioni Era Nu
va, pp. 68, £ 20.000.
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venerdì 25 FEBBRAIO 2000
PAG. 5 RIFORMA
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La Claudiana ha concluso la pubblicazione della «Bibbia delle donne»
Una lettura «aperta» delle Scritture
La storica iniziativa editoriale di fine '800 è stata degnamente ricordata con questa nuova
Dizione che è frutto del lavoro di diverse studiose ebree e cristiane preparate e competenti
EWKATOMASSONE
SE si pensa all’avventurosa
è determinata audacia
con cui alcune donne inglesi
e americane arrivarono, alla
fine dell’800, a concepire e
pubblicare la Woman's Bible,
alla cura delle ignote mani
che la fecero giungere fino a
noi nonostante tutto l’ostracismo di cui questo testo fu
ometto, ricordare con questa
pS>blicazione il centenario di
quel lavoro è oggi un gesto significativo. Che la Claudiana abbia pubblicato questo
commentario in italiano*, è
un contributo importante sia
per la storia dell’esegesi sia
per la lettura della Bibbia da
parte delle donne. Alcuni elementi del lavoro d’oggi si accostano al lavoro di cento anni fa: ad esempio il fatto che il
commentario in tre volumi è
il risultato di un lavoro collettivo come collettivo fu il lavoro della Woman's Bible, il modello di lavoro è simile tra le
due opere: alle donne d’oggi
e di allora è stato richiesto di
selezionare e commentare le
parti della Bibbia che esse
giudicavano di particolare interesse per le dorme.
I due lavori tuttavia non
nascono nello stesso clima
teologico e sociale. Elisabeth
Cady Stanton, a cui si deve il
progetto della Woman’s Bible, operava su due frontiere:
una sociale, costituita dai
movimenti antischiavista e
per l’ottenimento del diritto
di voto per le donne; una
frontiera teologica era invece
il carattere rivelato della
Scrittura, contrapposto alla
idea della Bibbia come docu
mento storico. La concezione
della Scrittura come documento rivelato in ogni sua
parte era vista da Stanton come la causa decisiva dell’esclusione delle donne dal
diritto di voto e della loro inferiorità sociale. La sua posizione teologica si spingeva fino alla ricerca di una nuova
religione razionale «in armonia con le scienze, il buon
senso e l’esperienza dell’umanità con le leggi naturali».
Stanton si trovò così sconfitta
sulle due frontiere: ma forse
la sua delusione più grande
fu il rifiuto della Woman's Bible da parte dell’Associazione
per il suffragio universale,
che in ben tre successive sedute la respinse come controproducente alla causa delle donne. La Bibbia, era ancora per certi versi considerata come un documento intoccabile.
Leggendo oggi la Woman’s
Bible, vi troviamo dei dati ormai acquisiti dall’esegesi, ma
anche una certa mancanza di
scientificità, dovuta anche al
fatto che le poche donne studiose, come scrive Stanton
stessa, avevano paura di rovinare la loro reputazione associandosi a un impresa così
particolare. Oggi il clima è
cambiato, tanto che le donne
autrici dei commenti dei tre
volumi, sono studiose assai
preparate e competenti. La
loro caratteristica comune (al
di là della diversa confessione religiosa) è il desiderio di
mettersi in gioco nell’interpretazione con tutte loro
stesse quindi anche con il loro essere interpreti sessuati.
Da sempre, infatti, le donne
hanno letto la Bibbia e certamente vi hanno trovato forza e conforto; bisogna però
giungere agli anni settanta
perché le donne inizino a
porre domande incalzanti ai
testi biblici che più le riguardano senza la facile conclusione che la Bibbia è un testo
misogino e quindi di nessun
significato per la vita libera
delle donne o senza facili
giustificazioni teologiche per
i ruoli subalterni o negativi
delle donne e delle immagini
femminili nella Bibbia. Una
lotta di interpretazione dei
testi biblici che ancora dura e
che le autrici dei tre volumi
conducono con un certo rigore di analisi storiche ed
esegetiche. Il carattere prezioso dell’opera sta proprio
nel loro porre domande ai testi biblici a partire dall’esperienza e vita delle donne; uno
sguardo specifico, particolare
che con quest’opera vuole
raggiungere altri e altre lettori delle Scritture.
Riassumo così i punti preziosi di questo lavoro collettivo: si tratta di un lavoro sistematico, fatto libro per libro, attento non solo ai personaggi 0 ai simboli femminili, ma anche al pensiero
teologico (i pericolosi dualismi, l’antiebraismo proprio
di chi contrappone un giudaismo misogino a un cristianesimo emancipatorio,
ecc); si tratta di un lavoro
aperto e non conclusivo, uno
strumento che stimola il gioco delle interpretazioni di
donne e uomini che hanno
desiderio di scoprire nuovi
volti e nuove domande nella
Scrittura; si tratta di un lavo
ro che contribuisce alla nostra formazione, che ci può
arricchire di analisi e conoscenze. In questo senso ci auguriamo che la possibilità,
anzi la necessità di letture bibliche in cui l’interprete mette in gioco tutta la sua identità, diventi un punto acquisito, come in fondo è diventato un punto acquisito la necessità di guardare alla Bibbia come a un documento
storico.
Vorrei esprimere la mia
gratitudine alle traduttrici dei
tre volumi; Fernanda Comba,
Bianca Piazzese e Teresa
Franzosi. Senza il loro lavoro
questi tre volumi non avrebbero potuto essere pubblicati
tanto tempestivamente. Leggendoli ho trovato particolarmente pesante il secondo, soprattutto a causa delle note
della curatrice per lo più importanti e di grande aiuto che
però in alcune parti sembrano quasi correggere il pensiero dell’autrice alla luce di
commenti esegetici più conosciuti e già digeriti. Nel terzo
volume che già nel testo inglese, è un po’ più rapido, si
sarebbe potuta porre un po’
più di attenzione alla bibliografia italiana. D’altra parte
credo che lo stile redazionale
dei tre volumi sia andato correggendosi man mano (nel
primo volume a esempio,
non ci sono indicazioni bibliografiche in italiano).
(•) La Bibbia delle donne. Torino, Claudiana, 1996-1999. Voi.
1 - da Genesi a Nehemia, pp.
247, £ 30.000; voi. 2 - da Ester ai
Deuterocanonici, pp. 303, £
36.000; voi. 3-11 Nuovo Testamento, pp. 256, £ 33.000.
Donna orante (Catacomba di Panfilo, Roma, IV secolo)
Un corso ideato dal Centro culturale Palazzo Cavagnis di Venezia
La donna aH'incrocio delle tensioni fra culture
FRANCO MACCHI
CON un intervento della
prof. Giannina Longobardi della comunità filosofica
Diotima e della pastora di Verona Letizia Tomassone, si è
conclusa a Venezia una serie
di sette incontri dedicati all’approfondimento del ruolo
della donna negli attuali
profondi processi di trasformazione determinati dalla
nostra società interculturale.
Si è trattato di un ciclo, promosso dal Centro culturale
Palazzo Cavagnis, approvato
d^ provveditorato agli studi
di Venezia come corso di aggiornamento per insegnanti,
organizzato in stretta collaborazione con il Liceo scientifico «G. Bruno» di Mestre, e
realizzato sotto il patrocinio
della Provincia di Venezia.
L’iniziativa già a livello di
progettazione ha riscosso un
notevole interesse, tanto è
''Oro che ben quattro classi
quinte del liceo ospitante
hanno deciso di adottarlo come corso di approfondimenm e due classi quinte hanno
nociso di portarne i contenuti
come argomento interdisciplinare ai prossimi esami di
maturità. Complessivamente
sono stati rilasciati, fra do^nti e studenti, circa 200 atjostati di frequenza. Mi semhra importante notare che si
® trattato di un’iniziativa pro
Per la pubblicità
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*••• 011-655278, fax 011-657542
mossa da un centro evangelico valdese e metodista, che
opera in una situazione di
evidente minoranza ma che,
per le sue proposte significative, è riuscito a farsi interlocutore di ampie e interessanti fasce della popolazione.
È impossibile rendere conto della complessità, dell’intreccio problematico, delle
ricchezze tematiche emerse
nelle relazioni e nei dibattiti.
Indichiamo solo alcuni dei
temi più ricorrenti e più significativi emersi nei vari incontri. La complessità legata
al processo di interculturalizzazione della nostra società è stata affrontata da una
angolatura precisa, quella
dell’esperienza delle donne
che si stabiliscono nel nostro
paese. Il tema è stato scandagliato su due piani fra loro
strettamente collegati. Prima
di tutto sono state delineate
le reazioni e descritti i problemi, che devono affrontare
le donne immigrate quando
entrano in contatto con la
nostra società occidentale. Al
tempo stesso sono stati focalizzati anche gli interrogativi
che alla coscienza delle donne occidentali pone il contatto concreto con donne di altre culture, che sono portatrici di altre tradizioni, di altri
valori, di altre concezioni
della vita, dell’amore, della
famiglia e del lavoro. Dopo
una descrizione sociologica
di questo fenomeno, tratteggiato con competenza ed efficace comunicativa dal prof.
Enzo Pace dell’Università di
Trieste, sono state analizzate
tre realtà presenti nel nostro
territorio, e precisamente
quella islamica, quella induista e quella ebraica.
Il punto di forza del percorso ha fatto perno sull’intervento di tre donne di queste
diverse culture. Queste, dopo
una lezione di un esperto
studioso delle singole realtà,
del prof. Fouhad Kahled Allam per l’islamismo e del
prof. Antonio Rigopoulos per
l’induismo, hanno esposto le
loro esperienze, le loro difficoltà, gli aspetti positivi e
quelli conflittuali generati
dalla necessità di vivere a
contatto con una civiltà che
ha parametri culturali e religiosi molto diversi dal mondo dal quale esse provengono. È stato interessante notare come, nonostante si trattasse di realtà culturali molto
distanti sono ritornati costantemente alcuni nodi centrali. L’interrogativo che emergeva in tutti gli incontri,
era il seguente: con quale diritto la donna occidentale si
ritiene depositaria di una
concezione più evoluta e più
alta della femminilità e della
società con relativi diritti e
doveri? Con quale diritto liquida come arretrati modi
diversi di concepire la dignità
della donna, che sono tipici
di altre culture?
A questo interrogativo hanno cercato di dare una risposta la prof. Giannina Longobardi e la pastora Letizia Tomassone nell’ultimo incontro: la presunzione occidentale della propria superiorità
è un errore ed è fonte di equivoci e di squilibri economici
e culturali gravi. Questa supponenza è la radice di molte
tensioni internazionali e di
rapporti di forza, che tendono a impoverire la ricchezza
che potrebbe generarsi da un
rapporto più rispettoso e pa
ritario fra i diversi modelli
culturali esistenti nel mondo.
A parere delle relatrici anche
le occidentali hanno molto
da apprendere dalle donne di
altre culture, specialmente
sul piano della valorizzazione
della dimensione terrena dell’esperienza umana.
In particolare la differenza
femminile può costituire un
ponte con altre culture e dare
un contributo decisivo alla
riscoperta di valori fondamentali smarriti in occidente, tutto quanto proteso a costruire una società fondata
sulla ricchezza, sulla prepotenza e sulla competitività. Al
di là delle discussioni e delle
idee diverse che si sono manifestate, una cosa è apparsa
a tutti i partecipanti evidente: l’unico vero modo per
prepararci a far sì che rincontro di culture diverse non
si trasformi in scontro è quello della reciproca conoscenza, profonda e rispettosa delle diversità culturali presenti
sempre più massicciamente
nel mondo occidentale.
Il prof. Khaied Fonam Allam
LIBRI
Canzoni Vita di De André
Non per un dio ma nemmeno per gioco. Vita di Fabrizio
De André (Luigi Viva, Feltrinelli, 2000, pp. 253, £ 15.000) è il
titolo di una biografia in una lunga serie di episodi del lavoro del cantautore genovese scomparso un anno fa. Ricavando il titolo da un verso del cantautore.
Viva ricostruisce via via la temperie culturale della Genova Anni 50, gli esordi musicali di Fabrizio, la notorietà, e poi l’amore
per la Sardegna, non inficiato dall’esperienza drammatica del rapimento, e ancora
l’invenzione delle canzoni «etniche» in genovese con sonorità e strumenti mediterranei, e ancora una lunga lista di collaboratori e compagni di strada.
Medio II concetto
Oriente della convivenza
Il «processo di pace tra palestinesi e israeliani» viene visto
dall’intellettuale palestinese e studioso di letteratura
Edward Said sotto il titolo La convivenza necessaria (Internazionale, 1999, pp. 94, £ 10.000). Il volu- j-------- —
metto, con prefazione di Igor Man, fa i con- \ —|
ti non solo con una storia di guerra che dura da decenni, ma anche con l’impossibilità
fisica, allo stato attuale, di fare una separazione netta tra le due popolazioni. Da qui la
necessità di un reciproco riconoscimento;
si tratta, per tutti, di scoprire un concetto
che finora, secondo Said, è stato assente e
sconosciuto, quello di cittadinanza.
it
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
’ radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
_____________TELEVISIONE
Protestantesimo
I Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federa
zione delle chiese evangeliche in Italia, trasmes
se a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle
ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 5
marzo, ore 23,50 circa, andrà in onda: «Le nuove schiave;
politica delle chiese contro il traffico di donne in Europa»;
«Terza di copertina». La replica sarà trasmessa lunedì 6 mar
zo alle ore 24 e lunedì 13 marzo alle 9,30 circa.
PROTESTANTESIMO IN TV
Un tavolo interreligioso
DAVIDE ROSSO
Nel mondo globalizzato
in cui etnie, religioni,
culture diverse vengono a
contatto e convivono diventa
importante conoscersi, crescere insieme anche nelle
differenze. La puntata di domenica 20 febbraio di Protestantesimo ha presentato
una iniziativa che vede coinvolti il «tavolo interreligioso»
e il Comune di Roma. Si tratta di una serie di incontri con
i ragazzi delle scuole romane
(nel primo anno di attività
sono state coinvolte una settantina di scuole e oltre 5.000
studenti) condotti da rappresentanti di diverse religioni
che ponendosi in dialogo con
i ragazzi presentano, in modo non confessionale, il loro
modo di credere Dio. È un
modo per cercare di andare
oltre le differenze facendo sì
che la diversità diventi ricchezza, che la religione ritorni a dare un contributo alla
cultura dei popoli e non sia
fonte di divisione. Le immagini e le parole dei ragazzi
delle scuole romane, che come quelle di molte altre città
italiane sono ormai multietniche, ci mostravano già questa diversità che arricchisce,
che fa crescere nel confronto
e nello scambio in cui non ci
si può vedere come centro
del mondo ma in cui occorre
presentarsi come si è, non
camuffarsi, e conoscere l'altro nella nostra differenza.
Come dice in apertura di
puntata uno studente «La religione è come un diamante
che ha molte sfaccettature,
occorre per vederla porsi
dall’alto cercando di riconprendere tutte le sue facce».
6
r
PAG. 6 RIFORMA
Scuola
VENERDÌ 25 FEBBRAIO 20Qn
Si ha rimpressione che la legge sia un po' una scatola vuota ancora da riempire
Riforma dei cicli scolastici, luci e ombre
La riformo avrebbe dovuto definire prima gli standard quantitativi e qualitativi di ogni grado
di scuola, i programmi e l'aggiornamento dei docenti con relativa rivalutazione economica
MAUmZiO CIROLAMI
ECCO ridisegnata la struttura della scuola pubblica: 3 anni di scuola per l’infanzia (da 3 ai 5 anni), 6 di
scuola di base (da 6 a 12), 5 di
scuola secondaria (12-17). 1
punti chiave della legge possono essere così sintetizzati:
1) rinserimento della scuola per l’infanzia nel sistema
formativo e l’obiettivo della
sua «generalizzazione qualitativa»;
2) l’unificazione della scuola di base (elementare e media);
3) la chiusura del percorso
di istruzione a 17 anni per
anticipare l’ingresso all’università o all’istruzione professionale superiore;
4) l’obbligo «formativo» al
diciottesimo anno di età e
l’obbligo scolastico al quindicesimo anno di età.
Sia la scuola di base, sia
quella secondaria si concludono con un esame di stato.
L’obbUgo scolastico dà luogo
a un attestato. Sono senz’altro condivisibili valori quali
la centralità della persona
nel processo formativo finalizzato alla cittadinanza, l’eguale diritto di tutti all’istruzione, la pari dignità del
pensiero teorico e di quello
operativo, il diritto alla formazione in tutto l’arco della
vita. Sono i caratteri della
scuola di molti paesi europei.
Tuttavia un’analisi attenta
consente di mettere a fuoco
anche non poche ombre.
La scuola per l'infanzia
Tre anni di scuola per l’infanzia, decisivi per lo «sviluppo affettivo, cognitivo e sociale», consentono di prevenire l’emarginazione, perciò
la Repubblica intende garantirli a tutti. A questa intenzione fanno riscontro due dati
di fatto: da un lato le attuali
scuole materne costano care
e sono, in maggioranza, cattoliche. Dall’altro cresce la
presenza di bambini islamici.
Se si deve operare «nel rispetto dell’orientamento educativo dei genitori» (art. 2.1), come si potrà evitare una costellazione di scuole confessionali (cattoliche, musulmane ecc.)? Basterebbe rendere
obbligatoria la scuola per
l’infanzia, aprire scuole statali gratuite e dettare regole
chiare per una educazione
democratica e interculturale
(legge Turco 285/97), valide
per tutte le scuole, pubbliche
e private.
La scuola di base
Sebbene fra il 1985 e il 1998
siano cresciuti i licenziati
della scuola media (dal 68%
all’84%) e della superiore (dal
51% al 72%), l’Italia rimane
ancor oggi nel gruppo di coda delle nazioni europee
(Isfol). Anche la qualità lascia
a desiderare; il 25% dei ragazzi in uscita dalle elementari
non risulta adeguatamente
preparato: il 46% dei licenziati della scuola media sono
classificati «sufficienti» (Censis). In questo quadro è condivisibile l’obbiettivo di fornire conoscenze e abilità di
base spostando progressivamente l’asse dalle singole
materie e dai contenuti alle
strategie cognitive, in un percorso unitario, che elimini ripetizioni di argomenti e conduca tutti i giovani alla scuola secondaria (i licei). E come
non concordare suH’«apprendimento dei nuovi mezzi
espressivi» e sull’«educazione
ai principi fondamentali della convivenza civile»?
Se si chiede, però, quali
siano, concretamente, le «ar
selezione di classe e l’esclusione sociale, a meno che il
curricolo dei biennio non abbia una solida base comune;
ma anche questo è rinviato a
tempi successivi, come i nuovi programmi. Siamo di nuovo alla scatola vuota.
ticolazioni interne» (art. 3.3)
della nuova scuola di base, la
legge rinvia a una norma (regolamento 8/3/99, n. 275, art.
8), dalla quale si apprende
che tutto è ancora da definire: obbiettivi generali e specifici, orari, livelli qualitativi,
materie ecc. Ecco come nasce l’impressione che la legge
sia una scatola vuota.
La nuova secondaria
Gli istituti si chiameranno
tutti «licei», a significare la
pari dignità del sapere teorico
e di quello operativo e apparterranno a 5 aree; classicoumanistica, scientifica, tecnica e tecnologica, artistica,
musicale. Dureranno 2 anni
più 3. Nei primi due anni ci si
orienterà ma sarà possibile
cambiare indirizzo, o area, o
passare alla formazione pro
fessionale. Nel triennio saranno possibili brevi stages di
lavoro in vari settori. Per ogni
periodo di studio sarà rilasciato un «credito formativo»
spendibile nel passaggio ad
altro tipo di studi o alla formazione professionale, e viceversa. Gli aspetti innovativi
di questo modello sono vari:
l’equiparazione all’Europa
dell’età del diploma (17 anni),
l’intreccio fra lo studio e il
tessuto sociale circostante,
l’allungamento dell’obbligo
(9 anni di scuola, anziché 8).
Ma c’è anche un rischio
non lieve. Dato che quel 25%
di ragazzi che non si diploma
proviene da famiglie a basso
reddito che indirizzano i figli
verso il lavoro poco qualificato, l'aver anticipato la scelta
degli studi secondari (a 12
anni e mezzo) accentuerà la
Chi riempirà la scatola?
Molti pensano che prima
della scatola si dovesse definire il contenuto e cioè: 1) gli
standard qualitativi e quantitativi che ogni grado di scuola deve raggiungere, e un efficiente sistema di valutazione
dei risultati; 2) i nuovi programmi: 3) un piano di aggiornamento a tappeto dei
docenti, con relativa rivalutazione economica.
Inoltre una riforma di questa portata richiede un coinvolgimento maggiore dei docenti. Le recenti vicende del
«concorsone» mostrano che il
consenso dei sindacati non
coincide necessariamente
con quello della categoria.
Anzi, i docenti della fascia
elementare e media sono
preoccupati per il loro posto
di lavoro, se è vero che un anno di scuola in meno equivale
a 60-70.000 docenti meno. Né
basta a placare l’ansia parlare
di anni sabbatici o di «mantenimento della sede» o di «piano di riconversione» del personale. È anche vero che la
legge quadro è per definizione un contenitore da riempire e che la categoria dei docenti, distratta durante la gestazione del contratto e poi
toccata nel vivo dal «concorsone», è ora vigile e vorrà farsi
ascoltare, sia dai sindacati sia
dal governo. Il quale, per suo
conto, è sotto elezioni. Basteranno queste circostanze a
riempire la scatola? e di che?
Associazione «31 ottobre»
Il direttivo
Presidente: Rosanna Ciappa, via E. Baldacchini 11, 80133
Napoli (tei. 081-284393). Vicepresidente: Franco Calvetti, via
Chiapperò 29, 10064 Pinerolo (tei. 0121-76350). Membri: Luciana Campennì, via Apuania 14, 00162 Roma (tei. 0644247761) i Graziella Gandolfo, via Dell’Orto 6,21047 Saronno
(tei. 02-9624441), Francesco Grassi, viale Augusto 71, 80125
Napoli (tei. 081-5932991), Giovanni Lombardo, c. Da Barbaro
494, 91025 Marsala (tei. 0923-960427), Nicola Pantaleo, via
Martiri D’Avola 1/a, 70124 Bari (tei. 080-561,6520). Revisori:
Piero Trotta (presidente), via dei Cantieri 29, 90142 Palermo
(tei. casa 091-361205; ufficio 091-6258107), Gianpaolo Ricco,
viale 29 Maggio 2, 20025 Legnano (tei. 02-58302252), Anna
Trani, via Parini 27, 74023 Grottaglie (tei. 099-5635654).
Avvisi
La prossima riunione del direttivo dell’Associazione «31
ottobre. Associazione per una scuola laica e pluralista promossa dagli evangelici italiani» è fissata a Roma domenica
16 aprile 2000 nei locali della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
L’Associazione sollecita eventuali collaboratori per la stesura di articoli o notizie per la pubblicazione in questa pagina. I contributi possono essere indirizzati a Franco Calvetti
o a Nicola Pantaleo.
Europa
Non usiamo
una sola
lingua
L’Europa corre il rischio, se
non reagisce, di essere sottomessa al giogo sclerotizzante
di una sola lingua. L’eminente linguista Claude Hagège
prevede che in mezzo secolo
le altre lingue europee saranno, se non scomparse, ridotte
a un’area provinciale.
Non si tratta più ormai di
raccomandare una difesa
sciovinista e nazionalista delle lingue e neppure di negare
la funzione preponderante
dell’inglese, legata del resto
alla supremazia economica e
strategica degli Stati Uniti.
Occorre piuttosto opporsi
all’uniformazione che è impoverimento, rifiutandosi di
soccombere al modello utilitaristico angloamericano, che
tende a prevalere in ogni dove, e rigettando così una «McDonaldizzazione» linguistica.
L’inglese è una bellissima
lingua, vettore di una civiltà
fra le più grandi. Voler frenare
il suo dinamismo sarebbe
un’impresa vana. Ma questa
prepotenza tende a diventare
schiacciante. In Svizzera l’inglese inizia ad essere la lingua
di comunicazione fra germanofoni e francofoni. Ridicolizzando il Trattato di Roma,
l’Unione europea si cura poco dei propri regolamenti e si
trasforma in cavallo di Troia
della cultura anglosassone.
La prima parte dello Statuto dell'Associazione «31 ottobre»
Per la laicità e il pluralismo nella scuola pubblica
I
(Jack Lang, già ministro della
Cultura in Francia, su «Avvenire»
del 9 agosto 1998)
art. 1
È costituita l'Associazione «31 Ottobre» (Associazione per una scuola laica
e pluralista promossa dagli evangelici
italiani). L’Associazione non ha fini di
lucro.
art. 2
L’Associazione ha sede in Roma, via
Firenze n. 38. Potranno essere costituite
sedi secondarie e sezioni territoriali,
art. 3
L’Associazione ha per scopo;
a) la riaffermazione della laicità della
scuola pubblica, i cui compiti fondamentali sono, e devono rimanere; la promozione dei saperi nelle giovani generazioni ed il confronto con la realtà, in un
quadro scevro da pregiudiziali ideologiche e da fini di indottrinamento;
b) l’individuazione degli strumenti attraverso i quali, in una realtà sempre
più multiculturale, multietnica e plurireligiosa, la scuola possa educare ai valori del pluralismo politico e sociale in
un quadro da cui sia bandita ogni forma
di discriminazione nei fatti oltre che nei
principi;
c) l’elaborazione delle indicazioni idonee a far sì che il diritto allo studio significhi anche dovere dello Stato di rimuovere quegli ostacoli di carattere economico-sociale che sono alla base dei
«condizionamenti culturali e sociali» che
impediscono una reale uguaglianza;
d) la costruzione di iniziative culturali
attraverso le quali la formazione dei docenti, a partire da quelli associati possa
renderli consapevoli del «formidabile intreccio tra fenomeni religiosi e comportamenti umani, accadimenti storici, realtà
culturali» e, quindi, capaci di favorire negli alunni la relativa comprensione;
e) l’ampia e costante informazione in
ordine alla normativa ed ai principi che
regolano l’insegnamento confessionale e
dei correlativi diritti e facoltà di coloro
(studenti e docenti) che non intendono
esserne coinvolti;
f) la necessaria iniziativa politica, affinché la scuola pubblica mantenga ed
accresca il suo ruolo fondamentale nella
formazione dei giovani;
g) la pubblicazione di libri, riviste e
giornali;
h) la consulenza al personale della
scuola in materia di libertà di insegnamento nonché in tutti i casi che originino da discriminazioni di ogni genere.
L’Associazione potrà compiere ogni
altra attività connessa con i suoi scopi o
da essi dipendente, nonché ogni operazione mobiliare o immobiliare funzionale alla sua organizzazione.
art. 4
Possono essere soci tutti gli appartenenti al personale delle scuole pubbliche
e private di ogni ordine e grado, dei ministeri della Pubblica Istruzione e
dell’Università e degli enti territoriali
impegnati nell’ambito educativo.
Possono, altresì, essere soci tutti coloro
che intendono contribuire agli scopi
dell’Associazione e i soggetti aventi fini
coerenti con gli stessi scopi. L’esclusione
dei soci potrà avvenire per dimissioni,
per morosità nel pagamento dei contributi, ingiustificatamente protrattasi per
un biennio, nonché per il compimento di
atti gravemente contrari alle deliberazioni ed alla linea dell’Associazione,
art. 5 - Organi
Sono organi dell’Associazione: 1. L’Assemblea degli associati; 2. Il Presidente;
3. Il Comitato Direttivo; 4.11 Collegio dei
Revisori.
art. 6 - L’Assemblea
L’Assemblea è convocata dal Comitato Direttivo almeno una volta l’anno nel
luogo e nei tempi dallo stesso fissati.
Hanno diritto a parteciparvi i componenti degli organi sociali e i rappresentanti degli associati eletti in apposite assemblee delle Sezioni Territoriali, in ragione di 1 ogni 10 associati, o frazione
superiore a 5. In tali assemblee i soggetti
hanno diritto ad essere presenti con un
rappresentante. L’Assemblea ha le se- I
guenti competenze: |
a) elezione degli organi sociali; |
b) esame e approvazione delle relazio- |
ni del Comitato Direttivo e del Collegio
dei Revisori;
c) fissazione delle linee politiche ed
organizzative dell’Associazione;
d) approvazione di modifiche statutarie.
L’Assemblea nella prima riunione
successiva alla costituzione procederà
all’approvazione di apposito regolamento dei propri lavori. L’Assemblea si
considererà validamente costituita qua;
lunque sia il numero dei partecipanti
regolarmente convocati, tramite le sezioni territoriali. Le deliberazioni saranno valide con la maggioranza dei presenti.
art. Sezioni territoriali
Allorché il numero degli associati residenti nell’ambito di una regione o di più
regioni contigue superi il numero di 30
si procederà, su iniziativa del Comitato
Direttivo, alla costituzione di Sezioni
territoriali. Tali Sezioni avranno autonomia organizzativa, si doteranno di orga'
ni propri e saranno regolate da apposito
regolamento tipo, approvato dal Comitato Direttivo. 11 Comitato Direttivo comunicherà alle Sezioni territoriali il luogo e l’ordine del giorno deH’Assembles
nazionale con almeno 90 gior-ni di anticipo. Le Sezioni territoriali avranno fr^
l’altro il compito di ammettere ed escludere i soci, ed eleggere, in apposite assemblee, i loro delegati all'Assemblea
Nazionale in ragione di uno ogni 10 soci
0 frazione superiore a 5.
Norma transitoria
Fino a quando il numero degli associati non sarà tale da giustificare l’articola;
zione territoriale, tutti gli associati
avranno diritto di partecipare all’Assemblea Nazionale. Le convocazioni saranno inviate a mezzo posta con almeno 3
giorni di anticipo.
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venerdì 25 FEBBRAIO 2000
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
*
Appunti di viaggio nel Rio de la Piata del moderatore della Tavola valdese
Un Sinodo attento e equilibrato
Anche nelle discussioni piu diificìli, la sessione rioplatense del Sinodo valdese è riuscita
Sp a trovare soluzioni fraterne e misurate. Eletto moderador il pastore Hugo Armand Pilón
■ ■
. U GIANNI ROSTAN
La sessione rioplatense del
nostro Sinodo si è aperta
domenica 6 febbraio con il
,culto nella grande sala del
Club atletico Plaza de deportesdella di Colonia del Sacramento, a circa 60 chilometri
,4a Colonia Vaidense, presieduto dal pastore Sergio Bertinat, presidente del corpo paStortde, mentre la predicazione è stata fatta dal pastore
Oscar Geymonat. Durante il
culto è stata consacrata al
. ministero pastorale la candidata Carola Tron, di venticin(jue anni, sposata con un pastore e madre di un bambino;
La gioia dell’incontro è stata attenuata dalla notizia di
un terribile incidente automobilistico nel quale hanno
perso la vita Beatrix Negrin
Jourdan. moglie di Gualberto
Negrin, e i loro tre figli. Gualberto è stato ricoverato in
gravi condizioni all’ospedale,
e si sta ora lentamente rimettendo fisicamente. 11 Sinodo
ha partecipato con molta intensità, con una riunione di
preghiera, alcune visite in
ospedale, e con diversi messaggi al dolore della famiglia,
molto conosciuta in tutte le
chiese del Rio de la Piata, e
molto impegnata nella propria comunità.
11 Sinodo ha poi iniziato i
propri lavori nella chiesa val
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dese di Colonia, nominando
il seggio definitivo nelle persone di Ariel Rostan, presidente, della pastora Claudia
Tron, vicepresidente, del pastore Oscar Geymonat, segretario, e di Nestor Rostan, assessore. Anche nel Rio de la
Piata vige l’abitudine che la
Mesa provveda a un certo
numero di segretari «tecnici»:
Ruth Cùstabel, Noemi Geymonat e Rolando Janavel. Lunedì e martedì si è lavorato in
gruppi, con una forte e intensa partecipazione alle discussioni, arrivando alla stesura
di una sintesi delle diverse
discussioni e alla preparazione di «atti» da presentare poi
in assemblea plenaria.
Come anche nella sessione
europea del Sinodo si è vista
la necessità di migliorare la
presentazione degli ordini
del giorno in assemblea plenaria, sia eliminando alcune
duplicazioni (ordini del giorno praticamente molto simili) sia migliorando la disciplina dell’approvazione degli
emendamenti. Oltre a ordini
del giorno relativi alle diverse
problematiche trattate il Sinodo ha approvato anche un
documento sulla crisi e sull’impegno dei cristiani, che
speriamo di poter presto
pubblicare.
Lunedì sera, in una bellissima serata di canti, letture bibliche e di animazione pre
parata dalla «Comision Liturgia», si è avuto il saluto al
moderador uscente, pastore
Delmo Rostan, in occasione
della sua emeritazione alla fine del Sinodo. Rostan ha
avuto la sorpresa di dover dirigere il «Coro Riforma» da lui
stesso creato negli Anni Sessanta, sciolto nel 1974 e ricostituitosi per l’occasione ventisei anni dopo. Il coro ha fatto un’ingresso spettacolare a
metà della serata con il «Forte Rocca» cantato in castigliano, e ha chiesto al suo ex direttore di essere guidato in
una serie di pezzi che comprendevano espressioni musicali dalla Riforma alle canzoni di oggi.
Sia nel lavoro dei gruppi sia
nelle riunioni plenarie ho potuto constatare un notevole
equilibrio, anche nelle discussioni più difficili e critiche: la situazione di una
grande e importante chiesa
locale, Tarariras, che ha deciso di distaccarsi dalla Chiesa
valdese del Rio de la Piata
(sollevando gravi problemi di
natura giuridica ed ecclesiastica), è stata affrontata con
grande fraternità e con notevole senso di misura, evitando condanne definitive, anzi
invocando una nuova apertura al dialogo e alla Reciproca comprensione. È peraltro
apparsa chiara la scarsa conoscenza, a livello delle chiese locali e delle singole persone, della disciplina valdese e
della sua storia: fra le varie e
iihportanti decisioni prese
dal Sinodo vi è quella di una
maggiore e migliore informazione e formazione per i
membri delle chiese, giovani
compresi.
Il Sinodo si è chiuso con
una intera mattinata di votazioni che hanno confermato
la tendenza al passaggio alle
nuove generazioni: moderatore è stato eletto Hugo Armand Pilon, oggi pastore a
Colonia (e ci resterà: nel Rio
de la Piata il moderador non
è a tempo pieno), membri
Ariel Rostan, Valdo Machuca,
Alberto Berton e Sergio Bertinat. (continua)
Palazzo Cavagnis a Venezia, sede della Chiesa valdese e metodista
Il moderador uscente, Delmo Rostan, predica 1n un culto all’aperto
in occasione di un campo famiglie a fine ottobre (foto Hintermùlier)
Giornata di riflessione alla Chiesa valdese e metodista di Venezia
I rapporti storici tra giubileo biblico e giustizia sociate
ENRICO CERASI
SE è vero che l’uomo è un
essere simbolico e che
morire, a esempio, è smettere di conferire nuovi significati alle parole, allora rinunciare alle parole importanti
della nostra storia è un aspetto, come più volte ha detto lo
studioso James Hillman, di
un generale impoverimento
della nostra immaginazione
e, in fondo, della nostra stessa anima. Che dire allora della giornata organizzata domenica 13 febbraio nella
chiesa valdese e metodista
dalla pastora Laura Leone?
Sul tema «Giubileo biblico e
giustizia sociale», in anticipo
rispetto all’occorrenza del
XVII Febbraio, Daniele Garrone ba tenuto una conferenza, quasi un’ideale seconda
parte della predicazione svolta nel culto della mattinata
davvero stimolante.
«Giustizia sociale» è una
locuzione costellata di una
carica simbolica che difficilmente può essere sopravvalutata ma il prof. Garrone, sia
nel culto sia nella conferenza, ne ha amplificato, se è
possibile, lo spessore collegandola alla Bibbia e in particolare all’Antico Testamento, di cui egli è docente alla
Facoltà valdese di teologia.
Garrone naturalmente non
ha evitato di accennare ai
problemi storico-critici che il
testo di Levitico 25, 7ss. contenente il cosiddetto «giubileo biblico» pone agli studiosi (da dove proviene? In che
misura è stato applicato?);
ma la sua attenzione si è
concentrata soprattutto sul
contenuto del testo che, come è noto, prescrive che ogni
49 anni gli israeliti che abbiano dovuto alienare la terra e
la propria libertà ne rientrino
in possesso.
Se infatti Dio ba liberato i
popolo di Israele donando a
ogni famiglia un apprezzamento di terra di Canaan, è
contrario al volere di Dio,
dell’unico Dio vivente, che gli
israeliti liberati siano nuovamente ridotti in miseria e in
schiavitù dai loro connazionali. Si tratta dunque di isti
tuire un meccanismo «genialmente anti-inerziale», ha
detto l’oratore, che contrasti
la spontanea tendenza dell’economia alla diseguaglianza sociale. Ma come? Dio non
si interessa dunque di questioni materiali? E che dire allora della libertà dei singoli di
competere, di arricchirsi, di
prevalere? Conosciamo tutti
queste obiezioni. Eppure, come ha ricordato Garrone, il
Dio vivente è il Dio che ha
deciso di liberare gli uomini
da ogni schiavitù: ma, liberandoli, chiede loro di impegnarsi, di prendere posizione, di restare fedeli a questa
libertà e al Dio che l’ha donata. Si deve scegliere, dunque:
o la fedeltà al Dio vivente e
quindi l’impegno per la libertà di tutti; 0 la fedeltà alla
carne e ai suoi idoli, compresi quelli mercantili.
Non solo, insomma, il «giubileo biblico» ha a che fare
con la giustizia sociale ma si
può perfino arrischiare, come ha fatto Garrone, più nella predicazione che nella
conferenza, che il testo di Le
vitico 25 possa orientare l’attuale riflessione politica, altrimenti così faziosa; può
smuovere la montagna del
pensiero unico del liberismo,
della indiscriminata concorrenza. Se questa affermazione destasse perplessità, si dovrebbe spiegare che la giustizia sociale rientra nella volontà di Dio e non negli umanissimi desideri, così spesso
corrotti, così spesso inconsapevpli della loro stessa corruzione. È il Dio liberatore ebe
ci impegna a una storia di libertà! E oggi che è soprattutto il liberismo economico,
sempre più sfrenato, sempre
più diseguale, a minacciare la
libertà delle donne e degli
uomini reali, proprio oggi il
testo di Levitico 25 può servire a orientare le nostre riflessioni e la nostra condotta. Il
Dio della Bibbia non serve a
costruire una religione a misura dei nostri bisogni, ha
concluso Daniele Garrone,
ma a preoccuparci della libertà e della dignità del nostro prossimo e dunque anche della nostra.
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PAG. 8 RIFORMA
È morto il pastore battista Michele Sinigaglia, studioso di Antico Testamento
Una vocazione vissuta con intensità
Molto noto nell'ambiente evangelico ed ecumenico, grazie alla sua passione e competenza
perle Scritture ebraiche era stato chiamato a insegnare per diversi anni alla Facoltà valdese
EMMANUELE PASCHETTO
IL 15 febbraio è mancato a
Pietra Ligure, dove era stato ricoverato recentemente, il
pastore in emeritazione Michele Sinigaglia. Il funerale si
è svolto il 17 febbraio nella
chiesa battista di La Spezia,
dove Michele era stato pastore per diversi periodi e dove
attualmente risiedeva con la
famiglia. È stata una cerimonia semplice e commovente,
con molte testimonianze di
persone che hanno voluto
ringraziare il Signore per il
ministero pastorale di Michele, per il suo insegnamento biblico e per lo spirito di fraternità con cui, insieme alla moglie Anna Maria, ha portato
avanti il discorso ecumenico
ovunque gli è stato possibile.
Il pastore Scaramuccia, in
rappresentanza del presidente deU’Ucebi, Renato Maiocchi, ha espresso il dolore e
l’affetto dell’Unione battista:
si sono poi succeduti don
Fumo, delegato all’ecumenismo della diocesi spezzina,
che ha trasmesso anche un
messaggio del vescovo, il rabbino prof. Croccolo, esponenti di vari gmppi ecumenici cittadini e il pastore Michele Foligno, compagno di
studi sin dal lontano 1949 e
collega. Erano presenti fratel
li e sorelle provenienti dalle
chiese dove Sinigaglia era
stato pastore. Michele Sinigaglia era noto nell’ambiente
evangelico, e non solo, per la
sua passione e competenza
nello studio della Scrittura
ebraica e dell’ebraismo, tanto da essere chiamato (unico
fra i pastori battisti) per diversi anni ad insegnare presso la Facoltà valdese di teologia di Roma.
Nel 1949 quando a Rivoli,
presso Torino, si riaprì il Seminario battista, Michele Sinigaglia, proveniente dalla
comunità battista di Bari, da
poco convertito e appena
ventenne, ne fu uno dei primi
studenti. Nel 1953 Michele
entrava come pastore nell’Associazione missionaria evangelica italiana (Amei), erede
della Missione della Spezia
per l'Italia, servendo presso le
chiese di Venaria, Pistoia, Torino via Caluso, La Spezia.
Confluita nel 1966 l’Amei
nell’Unione battista, fu pastore a Rivoli, insegnando anche nel Seminario battista, a
Roma, in via del Teatro Valle,
nuovamente a La Spezia e infine a Bari. Di qui, andato in
emeritazione nel 1995 ritornò
a La Spezia, dove viveva la
maggior parte dei figli.
Sin dal tempo del Seminario Michele si era appassio
Seminario ecumenico a Roma
I cristiani impegnati
per la cultura della pace
HEDIVACCARO
Nel 2000, dichiarato dalle
Nazioni Unite anno internazionale per la cultura
della pace, è importante continuare ad approfondire i fondamenti della pace e della
nonviolenza. Così, dopo una
interruzione di alcuni anni, il
Movimento internazionale
della riconciliazione (Mir) ha
ripreso i suoi seminari ecumenici sulla teologia della
nonviolenza. 11 14 gennaio
scorso una cinquantina di
persone si sono riunite dalle
ospitali suore camaldolesi
sull’Aventino, Roma.
11 seminario è stato aperto
dal pastore awentista Giovanni Leonardi che ha esposto la sua visione di Dio che
permetteva la guerra contro i
cananei (e solo quella secondo il pensiero dell’oratore),
ma che con grande pazienza
ha condotto il suo popolo
verso la nonviolenza. Invece
Fabrizio Fabbrini dell'Università di Siena, che è stato
in carcere dal 1965-66 per la
sua obiezione di coscienza,
parlando dei primi cristiani
ha descritto l’amore per i nemici cuore, secondo lui, del
vero cristianesimo.
Il pastore Paolo Ricca, docente alla Facoltà valdese di
teologia, ha sottolineato la
«mutazione genetica» che ha
trasformato la prima cristianità, che praticava la nonviolenza, in una chiesa alleata
con i potenti che accettano la
violenza e la guerra. «Soltanto
quando la chiesa si renderà
conto di ciò - ha concluso
Ricca - ci sarà speranza per
un futuro diverso». Pur essendo anziano e con problemi di
salute ha voluto dare la sua
testimonianza anche Paolo
Valori, dell’Università Grego
Claudiana
via Principe Tomaso. 1 - Torirro
011 -6689804 - fax 011 -6504394
riana, che ha così espresso la
sua angoscia per la situazione
presente «Vediamo tante violenze, guerre, massacri alla televisione, e non facciamo nulla». Ma una risposta alle sue
domande pessimiste è stata la
presenza al seminario di don
Angelo Cavagna, sacerdote
cattolico che dal 3 gennaio sta*
facendo un digiuno totale per
la fine della guerra in Cecenia
e in altre parti del mondo e
sta raccogliendo delle firme
per un appello rivolto all’Onu
e al governo. In diverse località singoli e gruppi stanno digiunando con lui. Alla fine
suor Antonietta Potente, ex
insegnante, ha dato la testimonianza della sua vita e
dell’ecumenismo pratico vissuto tra i più poveri della Bolivia dove, da 5 anni, vive in
una comunità indigena. Sono
seguiti i vespri per la pace della comunità camaldolese con
la nostra partecipazione e un
dibattito comunitario sulle
varie relazioni.
Il tema della giornata di sabato 15 gennaio è stato la
nonviolenza come forza di
guarigione nella vita personale, sociale e politica, soggetto a suo tempo proposto
dal moralista Bernhard Haering, animatore principale
dei seminari precedenti,
scomparso nel luglio del ’98.
Dalmazio Mongillo ha descritto le beatitudini degli
operatori di pace e la tenerezza di Dio. Sono seguite poi le
relazioni di Antonino Drago
dell’Università di Napoli sulla
nonviolenza del movimento
delle comunità dell’Arca (versione occidentale degli Ashram handhiani), e del pastore
battista Dario Saccomani. Infine sono stati letti i saluti di
Claudio Zappalà, pastore
pentecostale, impossibilitato
ad essere presente, ed è stato
ascoltato il racconto di chi
scrive queste note su alcune
lotte nonviolente avvenute in
diverse parti del mondo.
Il pastore Michele Sinigaglia
nato allo studio dell’Antico
Testamento, dell’ebraismo e
della lingua ebraica e per anni si dedicò con tenacia
all’approfondimento di queste discipline, divenendone
un esperto. Il frutto del suo
studio e della sua ricerca lo
riversava negli studi biblici
(scrisse anche un volume
sull’Antico Testamento per i
monitori delle scuole domenicali, edito dalla Claudiana)
e nella predicazione. Accanto
alle Scritture ebraiche Michele coltivava con grande interesse la teologia: Kierkegaard
e Barth erano i maestri a cui
spesso si richiamava. La sua
predicazione non era facile e
doveva essere seguita attentamente, ma rivelava una solida preparazione e affascinava per la profondità di pensiero e per la sensazione di
genuinità che ne traspariva.
Si capiva che nasceva da una
fede salda e da un forte senso
di responsabilità nei confronti di una vocazione vissuta con intensità. Generazioni
di credenti e non credenti lo
hanno ascoltato con attenzione e con gioia e le chiese
che hanno beneficiato del
suo ministero testimoniano
che il suo passaggio ha lasciato il segno. Il suo radicamento nella parola di Dio,
mai affrontata superficialmente, è stato un forte stimolo per il consolidamento delle comunità e la maturazione
dei loro membri. Veramente,
secondo l’immagine di 2 Timoteo 2,15, si può dire di lui
che è stato «un operaio che
ha dispensato rettamente la
parola della verità».
Ringraziando il Signore per
averci dato per tanti anni il
prezioso aiuto di questo
compagno di viaggio vogliamo esprimere tutto il nostro
amore alla moglie Anna Maria e ai figli, con le loro famiglie, invocando su di loro la
pace del Signore.
. Nel centro storico di Genova
Volontari anche evangelici
contro l'emarginazione
ERMINIO PODESTÀ
SABATO 12 febbraio è stato
inaugurato il Centro «Veri
amici» nel centro storico di
Genova, con la partecipazione di circa 800 persone, alla
presenza del presidente del
Consiglio di circoscrizione,
Aldo Siri. Questa inaugurazione ha suscitato notevole
interesse, al punto che ne ha
parlato anche Rai 3.11 gruppo
«Veri amici», che inizialmente
si chiamava: «Amici di Daniele», fa parte dell’Arca Teen
Challenge, un'associazione di
volontariato cristiano evangelico con sede a Sermide
(Mn), riconosciuta dalla Regione Lombardia, iscritta nel
Roma
In ricordo
di Capitini
A Roma, il 15 gennaio, in
occasione deH’anniversario
della nascita di Aldo Capitini
(1899), la Conferenza mondiale delle religioni per la pace e il Movimento internazionale della riconciliazione
(Mir) hanno organizzato un
incontro di approfondimento
sulla vita e sul pensiero di
questo maestro della nonviolenza italiana, che è stato
molto vicino agli evangelici.
Nella sala delle suore camaldolesi sono intervenuti Fabrizio Truini, autore di un libro
su Capitini, Fabrizio Fabbrini,
uno dei primi obiettori di coscienza italiani, Antonino
Drago, professore all’Università di Napoli ed Medi Vaccaro. Durante il dibattito, molto
animato ma fraterno, si è cercato di comprendere il significato che la testimonianza
nonviolenta di Capitini può
avere per la società di oggi.
VENERDÌ 25 FEBBRAIO 2000
Un seminario a Roma Centocelle
A chi annunciare la buona
novella dell'Evangelo?
I
Ureo
MARTA D'AURIA
IL 5 febbraio, nei locali della
comunità battista di Centocelle a Roma, si è svolto il secondo seminario per animatori evangelistici organizzato
dal Dipartimento di evangelizzazione (De) deirUcebi in
collaborazione con l’Associazione delle chiese barriste del
Lazio e dell’Abruzzo (Acebla).
Hanno trascorso insieme 1’
intera giornata circa 25 persone tra cui studenti liceali e
universitari, giovani alla prima esperienza lavorativa,
diaconi, pensionati, e casalinghe. Un gruppo eterogeneo per età e provenienza
che si è ritrovato unito dal
medesimo desiderio di riscoprire il gioioso slancio per
l'annuncio dell’Evangelo.
Dopo un’introduzione del
pastore Carmine Bianchi,
coordinatore del De, sul lavoro che sta svolgendo il dipartimento, buona parte della
mattinata è stata dedicata alla conoscenza reciproca e
all’affiatamento del gruppo
attraverso un partecipato
momento di preghiera spontanea in piccoli sottogruppi.
È seguita poi la relazione di
Gerard O’Flaherty, evangelista irlandese che da un anno,
sponsorizzato dalla Baptist
Missionary Society tramite
l’Ucebi, collabora con il De.
Tema del suo intervento è
stato l’evangelizzazione a
Registro del volontariato e
all’albo degli enti ausiliari per
le tossicodipendenze, opera
da oltre 20 anni nel campo
delle tossicodipendenze per
la prevenzione, il recupero e
la riabilitazione.
I «Veri amici» lavorano a
Genova da circa 2 anni con
un’attività rivolta ai tossicodipendenti, che si svolge in particolare nel centro storico attraverso il contatto diretto
con le persone che convivono
con questo problema. Proprio
allo scopo di dare indicazioni
più precise circa la possibilità
di recupero e inserimento in
comunità terapeutiche, è nato
il primo centro, situato in vico
Dietro il Coro delle Vigne
17/r; questo piccolo locale
rappresenta un po' il «ponte»
tra chi vive nella strada il problema della tossicodipendenza e l’inserimento nella comunità. In questi due anni oltre un centinaio di giovani è
meno giovani sono entrati in
questo centro, circa una cinquantina sono stati accompagnati nelle comunità, dove 12
ragazzi stanno seguendo e
completando il programma di
riabilitazione.
Per cercare di cambiare almeno in parte la drammatica
realtà del centro storico di
Genova il gruppo «Veri amici» il 12 febbraio ha aperto un
secondo centro, quello in via
Prè, con lo specifico obiettivo
di porsi nel quartiere come
uno spazio «aperto» dove è
possibile ancora trovare «un
vero amico» per parlare, per
stare bene insieme, per essere aiutato, per divertirsi in
maniera sana, senza il bisogno di usare fumo, alcol, droga e per incontrare il vero
amico. Per raggiungere queste finalità si offrono a titolo
gratuito lezioni private, ripetizioni, corsi di musica, bricolage, computer, inglese,
francese, italiano per gli stranieri, film, feste, con la guida
di volontari specializzati.
partire dalle relazioni inter- I
personali. Dove e a chi annunciare la buona notizia
dell’Evangelo? «Non bisogna
necessariamente pensare a
luoghi e persone lontane - ha
affermato O’Flaherty partiamo dalle persone che ci
sono vicine. Le conosciamo
veramente? Sappiamo quali
sono i loro bisogni? Se saremo pronti ad accogliere ed
ascoltare, sperimenteremo
che la grazia dell’Evangelo ^
raggiungerà i cuori di altre
persone». Specifico ministero
di O’Flaherty è la costituzione di nuove chiese (Church
planting), a partire da un lavoro di gruppi cellule.
Nel pomeriggio Enzo Polverina, operatore diaconale
all’Ospedale evangelico Villa
Betania a Napoli, partendo da
una storia tipo, ha stimolato
la discussione dei partecipanti sulle modalità e le motivazioni dell’evangelizzazione
mentre Carlo Leila, animatore musicale per le chiese battiste in Italia, ha sviluppato il
suo intervento sul ruolo del
canto nell’evangelizzazione.
Le valutazioni positive da
parte dei partecipanti sono
state di grande incoraggiamento per il futuro lavoro del
Dipartimento di evangelizzazione che sta organizzando
per la prossima primavera altri due seminari che si svolgeranno in Piemonte e nella zona del Nord-Est Italia.
»i Un progetto otto per mille
Formazione al lavoro
per i Rom a Dolo
CESARE LEVAR
Nel 1999 la Tavola valdese ha finanziato (40 milioni) con i soldi dell’8%o un
progetto lavorativo presentato dalla Missione evangelica
battista Rom in Italia (Mebri),
chiesa aderente all’Ucebi,
che è stanziata a Dolo in provincia di Venezia. Il progetto
è operativo fin dal mese di
ottobre e prevede programmi
di formazione lavoro per
Rom che si svolgono presso
la nostra sede a Dolo. Tra i
programmi portati avanti c’è
la serigrafia su magliette, l’affilatura di utensili da taglio, il
recupero di pentole in alluminio, la cesellatura del rame
e corsi di taglio e cucito di vestiario rom. Attualmente partecipano a tali programmi
circa una dozzina di persone
che hanno così la possibilità
di presentarsi agli altri in maniera dignitosa attraverso il
proprio lavoro, allontanando
il pregiudizio, ancora fortemente radicato, che noi «zingari» siamo persone da sfuggire ed evitare.
Noi siamo profondamente
grati a Dio per questa opportunità che ci è stata data a
partire dall’incontro che abbiamo fatto con le chiese
protestanti in Italia. A nome
della mia comunità, voglio
ringraziare soprattutto i fratelli Bruno Ricca, Gianni Rostan. Renato Maiocchi, Aldo
Casonato e il pastore Carmine Bianchi per l'interessamento e la sensibilità fraterna che hanno dimostrato nei
nostri confronti.
CRONACHE DELLE CHIESE
Siamo
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SAN GERMANO CHISONE — La nostra sorella Giovanna Bouchard in Plavan (leannine) dei Ferrieri, dopo un lungo periodo di sofferenza, ci ha lasciati. Al marito, ai figli, ai parenti
tutti la comunità esprime la sua fraterna simpatia ricordan;
do le parole di Cristo «lo sono la resurrezione e la vita; chi
crede in me, anche se muore, vivrà».
PINEROLO — Quest’anno sono stati rispettati i momenti tradizionali del XVII Febbraio, ma vi sono state alcune novità. Per
il terzo anno consecutivo, la sera del 16, un gruppo di pinerolesi si è recato a Cantalupa in vai Noce dove abitano alcune
famiglie valdesi scese dalle Valli e altre provenienti da piu
lontano e ora membri della chiesa di Pinerolo. Qui, nonostante il vento, è stato acceso il falò preparato nel camp®
sportivo e sorvegliato dai vigili del fuoco locali dopo tnt 'à
contro nella chiesa parrocchiale. Il parroco di Frosjasco, don
G. Trombotto, ha parlato del giubileo biblico (Deuteronomio
24, 19-22) e la pastora Kònigsmann della libertà concessa m
valdesi nel 1848 che deve essere estesa a tutti. Gli inni, scelti
dalle due confessioni, sono stati cantati da tutti i presenti cbo
riempivano la chiesa dove è stata notata una forte prosottz
di giovani. Dopo il falò è stato offerto a tutti un rinfresco da
parte dell’amministrazione comunale; un ringraziamento
stato rivolto al sindaco e ai suoi collaboratori. Alla Gioietta, a
causa del vento, sono state simbolicamente accese alcune lascine, anche qui alla presenza delle autorità cittadine e de
rappresentanti delle comunità religiose. Durante il culto de
17, nel tempio affollato erano presenti i bambini della s^uo
domenicale, invitati a preparare un disegno sul tema deli
predicazione (Marco 8, 27-30) che poi è stato mostra
all’uscita. In ultimo la cena, con più di cento partecipant ■
con il sindaco, il vescovo e l’assessore provinciale Marco Be lion che hanno rivolto un messaggio al termine del convivio-
9
00 I 'ÆNERP>25 febbraio 2000
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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Ü. Un coniuge cattolico l'altro evangelico: la testimonianza di tre coppie milanesi
Le coppie interconfessionali
¡¡reciproco riconoscimento delle differenze come valore da salvaguardare e rispettare
Siamo usciti dai locali della parrocchia
ili Corpus Domini di Milano che era
¡¡Ilio, io e Andrea, con una sensazione graj0ole addosso. Per la prima volta abbia00 avuto l'impressione che rincontro tra
le coppia interconfessionali, in occasione
¿iella «Settimana di preghiera per l’unità
¿lei cristiani», non fosse un appuntamento
¿liplomatico ma che da questo potesse scaturire qualcosa di nuovo, quanto meno la
possibilità di incontrarsi e condividere
prospettive, speranze e percorsi di ricerca.
A differenza dei precedenti incontri a cui
avevamo partecipato e dove maggiormente si respirava il clima delle frustrazioni e
delle difficoltà ad essere identificati come
coppia di credenti e a vedersi riconosciuta
questa dimensione questa volta era emerso, attraverso alcune testimonianze che tre
coppie hanno condiviso con i presenti, il
percorso fatto nel cammino ecumenico
dalle coppie e dalle chiese. Il reciproco riconoscimento delle differenze come valore
da salvaguardare e rispettare ha trovato
corrispondenza nel desiderio che questa
condivisione trovasse spazio anche nella
celebrazione di matrimoni e battesimi dei
bambini, in forme che non rappresentassero la cancellazione di uno dei due. Se
questo desiderio, anche se con tanta fati
ca, è stato rispettato lo dobbiamo agli incontri precedenti e alla voglia e alla tenacia di persone che hanno perseguito questo obiettivo per molto tempo, prima di
noi e in momenti più diffìcili, alla voglia e
all’impegno di quanti aU’interno del Consiglio delle chiese di Milano hanno sostenuto questa iniziativa. Come già in altre
occasioni, però, veniva nuovamente sollevato il problema, ancora non risolto,
dell’intercomunione. L’appuntamento per
proseguire un comune cammino di lavoro
è fissato per il 4 marzo alla parrocchia del
Corpus Domini a Milano. La speranza è
quella di rivederci tutti. (Maria Aprile)
La testimonianza
di Maria e Andrea
La nostra vita di coppia interconfessionale è una esperienza relativamente recente
se consideriamo l’arco di
tempo del nostro stare insieme; Maria è membro della
Chiesa valdese dallo scorso
giugno, anche se ha frequentato la stessa chiesa negli ultimi cinque anni. Prima che
come «coppia interconfessionale», siamo nati come coppia che cercava di mettere insieme le differenti modalità
distare al mondo e di affrontare la questione fede. La nostra differenza ben marcata
ha dato vita a un intenso dialogo che ha scavato alla ricerca della nostra identità, dei
nostri bisogni e desideri. È
stato uno scontro-incontro
alla scoperta di possibili modi di vivere e condividere una
ricerca di fede.
Ci siamo sposati prima in
municipio e poi in chiesa cattolica perché Maria ci teneva
a tenere separati gli aspetti
legali da quelli di coscienza.
Questo esordio ha creato le
premesse perchè la nostra vita comune fosse attraversata
dal vento della ricerca e dalle
sue emozioni. Insieme abbiamo seguito il corso biblicocatechistico che ha portato
Maria alla decisione (ancora
lungamente maturata considerando che la confermazione è arrivata tre anni dopo la
frequenza) di chiedere l’ammissione nella Chiesa valdese. Da allora abbiamo iniziato un cammino se possibile
ancora più comune, con una
partecipazione a diversi momenti della vita della chiesa
valdese (dai culti alle agapi,
agli incontri mensili di zona).
Nel frattempo è nato nostro figlio, con la sua crescita
abbiamo iniziato ad interrogarci non più soltanto su di
noi, ma anche sul suo futuro
I nella vita di fede. La decisione di battezzarlo nella Chiesa
valdefe con la presenza di un
prete cattolico, presa alla fine
dello scorso anno e concretizzatasi ai primi di gennaio è
stata possibile grazie alla nostra partecipazione all’incontro dell’anno scorso, nel quale abbiamo avuto le indicazioni su come muoverci.
Questa forma è stata per noi
una testimonianza pubblica
della decisione di farlo crescere sul terreno comune di
fede cristiana, senza che il
suo nome venisse inserito in
una lista di membri di chiesa.
Per noi come coppia è stata
la pubblica testimonianza
della nostra unità nella diversità. Per Andrea, poi, questa
decisione ha significato l’impegno a condividere il cammino con una realtà parrocchiale, nella coscienza che la
sola partecipazione ai momenti liturgici non può bastare.
A mente fredda è senza
dubbio difficile dire cosa significhi essere coppia interconfessionale; per noi questa
realtà ha significato un forte
arricchimento e una base
molto forte su cui costruire la
nostra vita di coppia, le differenze non pesano sul nostro
vissuto quotidiano, incidono,
invece, se ci spostiamo sul
fronte liturgico. La partecipazione di Andrea al culto senza la possibilità di partecipare alla Cena del Signore non è
facile da vivere; è difficile accettare di «fare comunione»
con un gruppo di persone
senza poi condividere la memoria che il Signore ci ha lasciato. Uscendo dalla chiesa
si ha quasi l’impressione di
non avere fatto qualcosa insieme, di volere sottolineare
una differenza. Le chiese,
poi, sembrano quasi disinteressate ai pròblemi posti dalle coppie interconfessionali,
salvo ricordarsene in occasioni come queste, che appaiono a volte un po’ carbonate e poco incisive.
Silvia e Davide
un'esperienza significativa
Siamo una coppia che sta
insieme da parecchi anni. Sin
dall’inizio abbiamo accettato
e rispettato le diversità che ci
caratterizzano, soprattutto in
campo religioso, e continuato a seguire la religione in cui
ci si identificava meglio: io.
Silvia, quella protestante, Davide la cattolica.
Quando abbiamo deciso di
sposarci abbiamo avvertito
entrambi l’esigenza di farlo
con una cerimonia religiosa
optando per un matrimonio
che rispettasse entrambi i
nostri credi, senza scavalcare nessuno e mantenendo
ognuno la propria identità.
Ma riuscire ad organizzare
questo matrimonio non è
stato facile come pensavamo.
Avevamo già scelto la chiesa dove ci saremmo voluti
sposare. Pensavamo di coinvolgere entrambe le chiese e
sentire se erano disponibili
nel giorno scelto per la celebrazione delle nozze. Purtroppo le nostre conoscenze
in materia di matrimoni interconfessionali non erano
sufficienti, così ci siamo imbattuti in vari ostacoli e difficoltà. Il parroco del nostro
paese, poco informato sulle
procedure, ci ha indirizzato
presso la curia di Milano. Qui
il monsignore preposto alla
gestione dei matrimoni esige
va che anche la parte protestante si impegnasse a sottoscrivere dei loro documenti.
Senza questa firma non dava
a Davide la dispensa per celebrare il matrimonio. A questo
punto, dato che la chiesa protestante non imponeva nessun vincolo, stavamo valutando la possibilità di fare il
nostro matrimonio secondo il
rito protestante, anche se ci
amareggiava dover rinunciare
al nostro progetto. Fortunatamente con il consiglio e l’aiutó del pastore Adamo siamo
venuti a conoscenza di un
documento sulla celebrazione dei matrimoni interconfessionali sottoscritto da entrambe le chiese. Ciò nonostante, fino a tre settimane
prima delle nozze non sapevamo ancora se saremmo riu
sciti a celebrare un matrimonio interconfessionale.
Grazie all’intervento del
l’ufficio ecumenico siamo
riusciti ad avere la dispensa e
così il 29 maggio ’99 ci siamo
sposati nella chiesa di via F.
Sforza alla presenza del pastore Adamo e di don Radice.
Il matrimonio interconfessionàle è stato per noi un momento importantissimo e significativo della nostra vita.
Con grande felicità abbiamo
potuto condividere con amici
e parenti questo momento.
Lidia e Giovanni
la chiesa domestica
AGENDA
I coniugi Maggiore hanno
accennato al loro matrimonio valdese, celebrato oltre
41 anni fa, quando non esisteva alcun dialogo tra la
Chiesa cattolica e quella valdese. A distanza di tanti anni,
il matrimonio è stato riconosciuto anche dalla parte cattolica, grazie alla progressiva
apertura di questa chiesa
27 febbraio
^^•hrazlone di matrimonio interconfessionale a Torino
verso le altre confessioni cristiane. Per i loro figli, il matrimonio è stato celebrato in
forma più ecumenica, con la
benedizione alla presenza di
un pastore valdese. Siamo
tuttavia ancora ben lontani
da una concelebrazione vera
e propria. I coniugi Maggiore
hanno poi parlato della chiesa domestica, cioè della comunità di fede e di amore
che hanno cercato di costruire nell’ambito familiare, partecipando tutti insieme alle
funzioni e alla vita di entrambe le chiese.
A questa chiesa domestica
manca purtroppo un supporto indispensabile, la possibilità, cioè, di partecipare
insieme all’eucarestia o alla
cena del Signore, senza preclusione alcuna. È un atto
comunitario fondamentale
per tutti i cristiani, che non
deve rappresentare un ostacolo alla compartecipazione
sincera e convinta dei coniugi, senza alcuna rinuncia alle
proprie convinzioni. L’augurio formulato è che, con
l’aiuto di Dio, anche questo
ostacolo possa essere rimosso presto. È indispensabile
che i cristiani accelerino il
processo di riawicinamento
delle loro chiese, soprattutto
nella prospettiva di affrontare unitariamente temi molto
più complessi, impegnativi e
sempre più attuali, quali il
confronto con altre confessioni non cristiane.
FIRENZE — Alle ore 17, in via Manzoni 19/A-21, il Centro
culturale protestante «P. M. Vermigli» organizza una conferenza sul tema: «Il problema della cancellazione dei debiti
dei paesi in via di sviluppo da parte dell’Occidente: realtà,
implicazioni, prospettive», con il prof Giovanni Andrea Cornia (Università di Firenze). Moderatore il prof Franco Volpi.
NAPOLI — Alle ore 17,30, nella chiesa evangelica di via Scippa (Secondigliano), il Consiglio delle chiese evangeliche di
Napoli e dintorni organizza un dibattito su; «Il valore della legalità nel cammino della società civile e religiosa», con interventi di Agostino Cordova (procuratore della Repubblica a
Napoli), Alfonso Stile (docente di Diritto penale), Gilberto
Maria Marselli (sociologo), past. Ignazio Barbuscia (presidente della fondazione «Adventum») e deU’aw. Alfredo Guarino.
SIENA —Alle ore 16, nella chiesa valdese (viale Curtatone
21), il past. Gino Conte parla sul tema: «“Soli Deo Gloria”; la
vita e il pensiero del teologo Vittorio Subilia (1911-1988)»,
con testimonianza della vedova. Berta Baldoni.
29 febbraio
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), per il ciclo di incontri su «Figure del tempo
nella Scrittura», organizzati dal Centro culturale protestante,
la pastora Lidia Maggi parla sul tema: «Nuovi cieli e nuova
terra, ravvedetevi e credete all’Evangelo: tempo compiuto e
tempo irredento, una tensione continua».
ROMA — Alle ore 18, alla Facoltà valdese di teologia (via P.
Cossa 42), il prof Paolo Ricca, il past. Stefano Bogliolo e Matteo Calisi introducono il tema: «Le religioni dei segni: i miracoli, le guarigioni e l’azione dello Spirito nella fede di oggi».
r marzo ................
GENOVA —Alle 17, nella sala del Consiglio provinciale (Palazzo Doria Spinola, largo Lanfranco 1), per ii corso su «Storia, arte e cultura nell’Europa protestante», il past. Giorgio
Tourn tiene una lezione sul tema: «Giovanni Calvino».
SAVONA —Alle ore 17, in corso Mazzini 25/3, per il ciclo di
lezioni dell’Unitrè su «Leggiamo insieme la Bibbia», la pastora Susi De Angelis parla sul tema: «“Qui sta la costanza e
la fede dei santi" (Apocalisse 13,10)».
ROMA —Alle ore 16,15, nella chiesa metodista (via Firenze
38), Marco Davite introduce il tema; «Protestanti e denaro».
2 marzo
GENOVA — Alle 17,30, nella biblioteca della Società di lettu
re scientifiche (Palazzo Ducale, piazza De Ferrari, p. ammezzato), per il ciclo di incontri del Sae su «Fedi, religioni e cultura», Paolo Renner, docente all’Istituto di Scienze religiose di
Bolzano, parla sul tema: «Cristianesimo e New Age»
TORINO — Alle ore 16 e alle 20,45, nella sala valdese di via
Pio V 15 (I p.), per il ciclo di incontri su «“Chi dite voi che io
sia?” - Gesù il liberatore», la prof Laura Micheletti Rostagno
parla sul tema: «Cristo nella letteratura russa dell’800-900».
BERGAMO — Alle ore 17,30, al Centro culturale protestante
(via Tasso 55, primo piano), per il ciclo di incontri sulle «Pro
spettive giubilari per l’oggi», il rabbino Elia Kopciowski parla
sul tema; «Il giubileo ebraico (Levitico 25)».
3 marzo
TORINO — Alle 18, al Centro teologico (c.so Stati Uniti 11/h),
la past. Elizabeth Green parla sul tema; «Dio “al femminile”».
ALBANO — Alle ore 18,30, alla comunità evangelica ecumenica (via Risorgimento 87), si tiene un dibattito su Giordano
Bruno. Relatore Giovanni Franzoni.
3-5 marzo
SANTA SEVERA — Al Villaggio della gioventù, si tiene il convegno «Kosovo e oltre» organizzato dal Servizio rifugiati e
migranti della Federazioni delle chiese evangeliche.
4 marzo
TORINO — Alle ore 16, al Centro teologico (corso Stati Uniti
11), don Carlo Collo, il past. Giuseppe Platone e padre I. lonascu parlano del tema: «La salvezza in Cristo» nell’ambito
del ciclo di incontri «Le chiese cristiane si confrontano».
VARESE — Alle ore 21, nella chiesa battista (via Verdi 14),
organizzato dal Gruppo giovanile, si tiene un concerto di
musica cristiana per giovani.
FIRENZE — Alle ore 17, al Centro culturale protestante «Pier
Martire Vermigli» (via Manzoni 19/a-21), Giorgio Vola e Giovanni Cartari presentano il libro di Franco Chiarini «Storia
delle chiese metodiste in Italia 1859-1915» (Claudiana). Moderatore Giorgi Spini, sarà presente l’autore.
MILANO — Alle ore 17, alla Chiesa cristiana protestante (via
De Marchi 9), in occasione del 150° anniversario della chiesa
stessa, Domenico Maselli, Ernesto Galli Della Loggia e Indro
Montanelli parlano sul tema; «Protestanti e società italiana
oggi». Modera l’incontro Wolfgang Müller.
Sl0
gioventù evangelica
ABBONAMENTI
normale.......................L- 45.000
sostenitore..................... 90,000
estero..........................60,000
«3 copie al prezzo di 2»........ 90.000
cumulativo GE/Confronti......... 90,000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a;
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via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
10
PAG. 10 RIFORMA
venerdì 25 FEBBRAIO 20Qn
IL DANUBIO
AL CIANURO
UNO LUSSO
Le notizie su gravi catastrofi
naturali arrivano con indesiderata regolarità e con altrettanta
regolarità fanno seguito allarmanti analisi di pessimistica
gravità, supportate da toccanti
immagini televisive della distruzione di fauna fluviale e marina.
Con la stessa regolarità, dopo
pochi giorni, dai media scompare ogni riferimento al «fatto catastroñco», con U risultato di ingenerare negli utenti-cittadini
una vera e propria assuefazione
al catastrofismo. L’ultimo evento, in ordine di tempo, è rappresentato daH’inquinamento di
cianuro, provocato da una ditta
australiana in una miniera aurifera che, dalla
zona sub-carpatica romena di
Maramures, attraverso un affluente del Tibi
In attesa di un
governo mondiale
SCO, è giunto fi- per l'ambiente, deve
no al Danubio.
crescere il senso di
Alti e giusti lamenti si sono
subito alzati a
piangere l’offesa
perpetrata al
«più grande fiume europeo», al
fiume storico dell’Europa, quasi
una nemesi dei sistemi politicoeconomici dell’Est europeo. Da
un lato il catastrofismo ambientalista e dall’altro la strumentalizzazione deterministica politico-sociale mentre, per capire
questi eventi ambientali, sarebbe più utile ima concreta analisi
storico-tecnica.
Va innanzitutto sottolineato
come le notizie legate all’inquinamento delle acque toccano le
corde profonde dell’umanità,
perché è da queste che essa trasse origine ed è solo con queste
che può vivere e svilupparsi. È
però dall’analisi delia dinamica
delle modalità tecniche e sociali
dei sistemi produttivi che si può
capire l’importanza nodale svolta dall’acqua nelle diverse fasi
dello sviluppo economico. Fin
verso la fine del Medioevo, stante le modeste capacità tecniche
di incidenza sulle condizioni
ambientali e su una alta coscienza del valore dell’acqua, non si
registrarono consistenti modificazioni qualitative. Il primo sostanziale cambiamento della situazione si ha con la rivoluzione
industriale e con la conseguente
intensa urbanizzazione, a partire dalla quale l’acqua perde il
suo valore intrinseco per diventare nient’altro che un elemento
del processo produttivo, da
sfruttare al più basso costo possibile. Per avere un’idea della
nuova realtà basta leggere la descrizione che Engels fa del fiume
Aire o far mente alla funzione
svolta dal Reno, per le aree industriali della Ruhr, o ricordare le
morte vallate degli Allegani negli Usa, o pensare al nostro lago
d’Orta, biologicamente morto.
Tuttavia il vero tornante del
rapporto genere umano-risorse
ambientali si ha con l’ampliarsi
a dismisura della produzione di
nuovi elementi chimici non presenti in natura e con la creazione di nuovi sistemi produttivi a
elevato impatto ambientale, come la fissione nucleare, che provocano cambiamenti non prevedibili nell’ecosistema. Queste
nuove produzioni e l’ampliarsi
a nuove aree del globo dello sviluppo industriale
aumentano fortemente l’indice di
rischio ambienta- ^
le globale e creano le condizioni
per il formarsi di
un dualismo ecologico. Le aree
povere vengono
responsabilità di tutti sfruttate, senza
alcun controllo,
nelle loro risorse
diventando sede delle attività
più inquinanti, mentre le aree
ricche riservano per se stesse le
attività immateriali, finanziarie,
di controllo e di ricerca.
Resistere a questo modello di
sviluppo con denunce e lotte è
sicuramente utile, anche se gli
attori di tali scelte hanno buon
gioco ad accusare gli avversari
di egoismo ecologistico. Pensare
di cambiare in maniera sostanziale il modello di sviluppo è oggi quanto mai improbabile. Prevedere un governo di controllo
ambientale mondiale sarebbe la
soluzione migliore, ma l’egoismo nazionalistico lascia poco
ottimisti. Quali soluzioni restano? Poche. Tra queste, forse, una
speranza a medio-lungo termine
può venire da una capillare azione di sensibilizzazione, eticoscientifica, svolta in prima linea
dalle chiese, sulle responsabilità
che ogni individuo, o collettività, ha verso ciò che lo circonda
e nei confronti delle generazioni
future. Probabilmente si tratta
di una proposta debole e generica, eppure avremo un bel mettere in evidenza la complessità, la
fragilità e l’interdipendenza
dell’ecosistema ma, se non si
giungerà a una profonda presa
di coscienza di questo senso di
responsabilità, ci sarà sempre
qualcuno che, pur di estrarre
una maggior quantità d’oro, sarà
disponibile a utilizzare tutto il
cianuro sufficiente per far morire la vita, non solo del Danubio,
ma dell’intero Mediterraneo.
i: EO) VlLDtSl
htfjHHHR^miiKi.it
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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_ , » ordinario L 170 000; v. aerea L
esters sostenitore L 250,000
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valli valdesi) £ 30 000 Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800 Economici: a paroia £ 1.000
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Aseociato alla
Uniona alampa
periodica italiana
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con II numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre 1999).
Il numero 7 del 18 febbraio 2000 è stato spedilo dall'Utficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5. mercoledì 16 febbraio 2(XX)
La polìtica della
immigrazione
de ancora più difficile la condizione degli altri stranieri
trattenuti».
- Il ministro degli Interni
ha affermato che i Cpt vanno
mantenuti apportando alcuni necessari correttivi...
«I centri sono la logica conseguenza di un approccio alla politica dell’immigrazione
miope e ottuso. Non avrebbero alcuna ragion d’essere
all’interno di una logica che
consideri l’immigrazione come un fatto estremamente
vantaggioso per il paese di
arrivo. In una tale logica i
flussi migratori sarebbero lasciati liberi di manifestarsi e
di autoregolarsi in base alle
leggi di mercato, così come
oggi avviene per i flussi di capitale e di materie prime. La
moda attualmente in vigore
tra i governi europei è molto
lontana da questo approccio
liberale. Ne segue che ci si affanna sul problema dell’espulsione dell’innocuo immigrato clandestino lasciando
invece che lo straniero delinquente, di solito in possesso
di permesso di soggiorno,
agisca indisturbato. E per
quelle inutili espulsioni i centri sono indispensabili».
- Si è parlato della possibilità che il volontariato partecipi alla gestione dei Cpt. Che
cosa ne pensa?
«Diffido di un volontariato
che accetti di gestire i centri.
Probabilmente si tratta di un
volontariato in cerca di denaro. Altra cosa è lo svolgimento delle attività a tutela dei
diritti degli stranieri trattenuti. Si pensi al diritto al ricorso
contro il provvedimento di
espulsione, al diritto d’asilo,
al diritto ail’unità familiare,
al diritto di recuperare, prima
dell’espulsione, le somme
guadagnate col proprio lavoro: si tratta di diritti che potrebbero essere conculcati da
una gestione troppo burocratica dei centri e che necessitano, quindi, di un impegno
da parte del volontariato».
- La questione dei Cpt è certamente la punta di un iceberg. In soli due anni (’98-99)
si stima che il numero delle
domande di asilo sia aumentato di oltre un fattore dieci.
Non così i servizi di accoglienza, i programmi di integrazione e l’apparato amministrativo dello stato chiamato
ad occuparsi dell’asilo...
«La crescita delle domande
d’asilo è dovuta in parte agli
accadimenti internazionali,
in parte al fatto che la presentazione di una domanda
d’asilo è l’unica chance che
lo straniero ha, in un quadro
di chiusura rispetto all’immigrazione, per guadagnarsi
una temporanea regolarità.
Come per i Cpt, il problema
non sussisterebbe se vi fossero canali adeguati per migra
re legalmente in Italia per lavoro. Mi piacerebbe che si
desse una maggiore attenzione a questo punto, piuttosto
che lanciare proclami sulla
inadeguatezza del nostro
paese rispetto alla politica
dell’asilo. Questa politica, che
certamente richiede forme di
protezione particolare per
persone esposte al rischio di
persecuzione, non apparirebbe così inadeguata se non si
forzasse la normale, fisiologica, immigrazione a mascherarsi da flusso di rifugiati».
-A proposito di politica
dell’immigrazione: giorni fa è
stato firmato dal presidente
del Consiglio, Massimo D’Alema, il nuovo decreto sui flussi, secondo cui nel 2000 l’Italia accoglierà 63.000 nuovi
immigrati. Quali impegni sono previsti per lo stato e per la
società civile?
«Per lo stato quello di snellire gli adempimenti burocratici, di realizzare le liste di
prenotazione nei nostri consolati nei paesi di emigrazione verso l’Italia, di sradicare
la corruzione che spesso inquina questi consolati. Per la
società civile, quello di contribuire a che la vita di chi viene
in Italia a dare un contributo,
oltre che al proprio benessere, al nostro sviluppo, non sia
inutilmente appesantita da
sentimenti di ostilità. L’aspetto più interessante di questo
decreto è costituito dagii ingressi per inserimento nel
mercato del lavoro, con o senza sponsor. Vi è finalmente la
possibilità, per lo straniero, di
cercare lavoro sul posto, nella
legalità anziché neila clandestinità. Si tratta però di una
fase delia vita deU'immigrato
particolarmente precaria. Associazioni, chiese, sindacati e
imprenditori devono concentrare l’impegno proprio nel
sostegno dell’immigrato in
questa fase».
- Paura della contaminazione o ricerca di un’integrazione difficile ma proficua
culturalmente ed economicamente. Quale sarà la scelta
dell’Italia?
«L’Italia è un magnifico
frutto di contaminazione.
Non ha quindi alcuna “purezza” da difendere. Deve invece
fare i conti con i suoi bassissimi tassi di natalità. La scelta è
obbligata: la si può tuttavia
subire con un senso di frustrazione o percepire in tutta
la sua ricchezza. Si tratta forse
di guardare all’immigrazione
nello stesso modo con cui si
affronta il turismo: nessuno
oggi evocherebbe il timore di
contaminazione di fronte
all’arrivo di turisti, e non perché il turista straniero non
possa risultare invadente, ma
semplicemente perché porta
ricchezza. L’immigrato oggi è
respinto perché viene visto, a
torto, come un ladro di benessere. Va visto invece come
un benefattore».
Marta D’Auria
Sintetizziamo qui di seguito alcuni passaggi della dichiarazione
rilasciata dal Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), di cui è vicepresidente Annemarie Dupré, coordinatrice del Servizio rifugiati
e migranti della Fcei, a ridosso degli avvenimenti avvenuti nei
Centri di permanenza temporanea di Trapani e di Roma.
- Le condizioni, in molti degli attuali 11 centri, non sono
conformi alla legge e spesso al di sotto del livello minimo del rispetto della dignità umana.
- Sono trattenute nei centri anche persone che temono, a ragione, persecuzioni per motivi etnici, religiosi o politici nei propri
paesi, e che quindi non possono essere espulsi verso tali paesi.
- Il Cir chiede che i diritti fondamentali, i diritti che risultano
dalle Convenzioni dell'Onu e del Consiglio d'Europa contro la
tortura e il trattamento inumano o degradante, nonché i diritti
che più specificatamente risultano dal Testo unico e il suo Regolamento, siano scrupolosamente rispettati nei confronti dei cittadini stranieri trattenuti in tali centri.
- Con questo obiettivo, il Cir collabora nel gruppo di lavoro costituito dal sottosegretario all'Interno Maritati, allo scopo di elaborare un manuale per la gestione dei centri di assicurare una
qualificata collaborazione delle associazioni ed enti di tutela. Tale collaborazione non significa comunque l'assunzione della gestione dei centri. Il Cir non può e non vuole quale ente di tutela,
condividere la responsabilità gestionale di misure repressive.
CONTINUA a far discutere
la sentenza della Corte
d’Assise di Foggia che il 9 febbraio ha condannato all’ergastolo due giovani donne ventenni di Castelluccio dei Sauri, colpevoli di aver ucciso
due anni fa la loro coetanea e
amica Nadia. Ergastolo a
vent anni d’età: è peggio di
una condanna a morte, che
noi giustamente rifiutiamo.
Ergastolo, se applicato alla
lettera, significa seppellire vive due ragazze: pena ben lontana da quanto prescrive la
nostra Costituzione, secondo
la quale tutte le condanne dovrebbero avere per fine ultimo quello di riabilitare chi ha
sbagliato. Tanto più che la
motivazione del crimine, invocata dal pubblico ministero, appare, a dir poco, fantasiosa: il risentimento per il rifiuto di Nadia di collaborare
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stolo a vent'anni
X.*
PIERO BEN«
alla realizzazione di un viaggio in America. Sono convinto che la verità sia molto più
profonda e complessa di
quanto emerso dal processo.
Ancora più perplessi ha lasciato il frenetico applauso da
parte del pubblico presente
in aula (formato in gran parte
da cittadini di Castelluccio)
alla lettura della sentenza. Un
applauso forse liberatorio,
com’è stato scritto, ma del
tutto inaccettabile. Non si ap
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Lutero inattuale?
A Roma per un’occasione
accademica, lo storico delle
religioni Jean Delumeau
viene intervistato (22 gennaio) da Anna Tito e riflette
sulla figura di Lutero, auspicando «che venga levata la
scomunica di Lutero, indispensabile alla riconciliazione fra cattolici e protestanti. Ma non è certo un
santo: ha avuto un atteggiamento spaventoso nei confronti degli ebrei (...) per entrare nel nuovo millennio,
con un nuovo ecumenismo,
vanno eliminate le barriere
fra cattolici e protestanti». E
ancora: «Il riportare all’attualità la questione delle indulgenze ha generato una
certa freddezza con i protestanti, ed era a mio avviso
inutile. Non vedo rapporto
alcuno fra le indulgenze che
si possono ottenere adesso,
facendo il giro delle basiliche, e il mercato contro le
quali [sic! si è ribellato Lutero. I pellegrini stanno venendo a chiedere perdono
senza denaro e sinceramente, pentiti. Anche se i protestanti non danno importanza a questo rito, perché non
immaginare una cristianità
riconciliata, in cui cattolici
vi facciano ricorso e i protestanti invece no?».
NATIONAL
GEOGRAPHIC
Una chiesa entusiasta
venerdì
Nel numero di gennaio
dell’edizione italiana, Tim
Brookes, inglese, compie un
tour negli Usa, a caccia di
impressioni fuori dal comune. A San Francisco va al
culto in una chiesa metodista, dove il pastore Cedi
Williams dice ai presenti:
«"Siete nel posto giusto per
essere amati”». «Seguono
altri cori meravigliosi - prosegue Brookes -, un assolo
di tromba (...) poi la predica
di Cecil sullo spirilo, che
deve aprirsi, tutta costruita
su giochi di parole. "Come
vado?”, l’oratore interpellai
fedeli, che lo ricambiano
con uno scroscio di applausi. Non mi era mai capitato,
prima d’ora, di assistere a
un rito religioso memorabile per lo splendore delle
donne, o per la scena di
quel bel ragazzo nero che
balla, alla fine, sul palco.
C’è un’atmosfera scatenata,
carica di passione, di calore
umano, di autentica pietà.
Questo è anche il primo
luogo in cui vedo una massa di gente che esprime speranza nel futuro del paese».
plaude un ergastolo, così come non si applaude una condanna a morte, qualunque sia
il crimine commesso. Un ergastolo è sempre un fallimento per tutto il genere umano.
E quell’applauso aveva molto
più il sapore di una vendetta
che non di una giustizia ottenuta. Fra i due concetti la differenza è radicale.
In una certa misura si può
anche comprendere il grido
incontrollato della madre del
la vittima: «Neppure Dio
perdonarle!». Un dolore cosi
straziante può far pronunzia
re parole non realmente pfiB'
sate. Ma forse, nel nostro cm
stianissimo paese, nessuno W
mai detto a quella madre cW
non esiste alcuna relazioni
fra il perdono di Dio e la gl“'
stizia umana: forse nessuno!
ha mai detto che Dio in Crisi
ha preso su di sé tutto il P®“'
cato umano, anche il più ùf“'.
tale: forse nessuno le ha tni
detto che Gesù ha invocato
perdono per i carnefici che
inchiodavano sulla
L’augurio nostro è che le ou
condannate sappiano capi'
il male fatto e incontrare
perdono del Signore.
(Rubrica «Un fatto, un coto
mento» della trasmissione
Radiouno «Culto evangeu
curata dalla Fcei andata in
da domenica 20 febbraio)
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ft« Celebrato il XVII Febbraio alle Valli
Pochi falò per il vento
Sono stati davvero pochi i falò accesi nella serata del 16
febbraio; il lavoro fatto nei giorni precedenti per preparare i
cumuli di legna sono stati vanificati dal vento che ha soffiato
per tutta la giornata aumentando la siccità in tutte le valli alpine. Un paio a Bobbio Pellice, uno a Villar, uno a Torre Pellice (comunque ridotto nelle dimensioni della catasta di legna), uno piccolo piccolo (potremmo dire simbolico) a Bricherasio, pochi altri. Auto in colonna su e giù per le Valli alla
ricerca dei fuochi; inutilmente. Assai partecipate le agapi,
malgrado la giornata infrasettimanale, e le serate teatrali. A
Pomaretto è arrivato il console dell’Uruguay a Milano, Jorge
Meyer Long; a pag. 12 il servizio con l’intervista.
L'ultimazione prevista per l'estate
Pinerolo, restauri al tempio
Procedono senza sosta i lavori di restauro delle facciate
esterne del tempio valdese di Pinerolo iniziati lo scorso mese
di settembre. In questi ultimi mesi l’impresa Che si occupa dei
lavori dopo aver compiuto i necessari rilievi ha proceduto alla
ricostituzione degli intonaci e alla tinteggiatura della facciata
e della parte ovest dell’edificio. I lavori ora continueranno,
non appena sarà completato il trasferimento dei ponteggi,
sulla restante parte della stabile. L’opera, che dovrebbe alla fine dei lavori riportare la parte esterna del tempio alla sua
condizione e al suo aspetto originari, ha potuto essere finanziata oltre che con contributi di enti pubblici anche grazie a
doni e offerte e dovrebbe essere conclusa entro l’estate.
Riforma
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¡Fondato nel 1848
' Anche nel Pinerolese sono presenti alcuni aderenti a questa tradizione orientale
Il buddismo come pratica di vita
Sta per diventare legge il testo dell'Intesa tra la Repubblica italiana e la prima confessione religiosa
non cristiano. Alla ricerca di un rapporto maggiormente equilibrato con la natura e con gli altri
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Edi poco più di un
mese fa la prima approvazione, da parte del
Consiglio dei ministri,
delle Intese fra l’apposita
commissione e l’Ubi,
l’Unione buddista italiana.^1121 gennaio, infatti,
lo stato ha dato il via al
primo patto con una religione non cristiana; ora
si attende che il testo
delle Intese diventi disegno di legge prima di essere nuovamente sottoposto all’esame del Consiglio dei ministri e quindi del Parlamento.
Le Intese diventano
un’occasione per riflettere sull’interesse che questa religione suscita nel
nostro paese (si pensi alla recente visita del Dalai
Lama): si stima che i
buddisti praticanti in
Italia siano oggi circa 50
milaO, a cui vanno aggiunte 10.000 persone
che frequentano i centri
e altri 10.000 di provenienza extracomunitaria. L’Unione buddista
italiana, riconosciuta come ente religioso con
personalità giuridica nel
'91, riunisce i 33 maggiori centri italiani e i loro
affiliati ed è dall’85, anno
della sua costituzione,
che porta avanti la battaglia per ottenere l’Intesa
con la Repubblica italiana. Al momento della firma definitiva, si porrà il
■problema dell’otto per
mille: non sarà semplice
decidere a chi verranno
destinati i fondi, visto
Monaci intenti a preparare le offerte rituali nel monastero di Ganden
che rubi non ha una
struttura ecclesiastica. '
Il buddismo infatti, volendo semplificare, non è
caratterizzato da un unico «credo» ma è piuttosto una collezione di
scuole unite da principi
comuni che si rifanno
agli insegnamenti del
Buddha. È una realtà che
interessa sempre di più
anche le valli valdesi, anche se non è possibile arrivare a dei dati precisi,
visto che si tratta di un
fenomeno composito,
che vede accanto ad alcuni buddisti praticanti
un mondo indistinto di
' monaco buddista
persone che dal buddismo prendono a prestito
alcuni aspetti, mescolandoli a esperienze e convinzioni personali in un
sincretismo originale di
difficile definizione. «Più
che una fede, è una pratica di vita che porta al
benessere fisico e psichico - spiega Paolo Oliaro,
di Torre Pellice, che al
buddismo si è avvicinato
dopo essere venuto in
contatto con i monaci tibetani - il buddismo è
fondamentalmente armonia, e insegna a incanalare positivamente l’energia che c’è in noi e intorno a noi».
Che cosa può portare
un occidentale ad avvicinarsi a una religione con
radici culturali e storiche
così diverse dalle nostre?
«Forse il rapporto più armonioso con la natura, e
il fatto che proponga una
filosofia di vita più gioiosa rispetto al cristianesimo - risponde Oliaro inoltre c’è tutto l’aspetto
della ricerca di sé e della
possibilità, come si diceva, di utilizzare l’energia
della mente, come per
autocurarsi». Difficoltà
nei matrimoni interreligiosi? «I buddisti non
hanno nessun problema
in questo senso, a differenza di altre religioni conclude Oliaro - i rapporti con 1 coniugi non
buddisti e con 1 figli sono
vissuti nel rispetto e nella
tolleranza reciproca».
A San Germano e a Perosa
Bilanci difficili
tariffe in aumento
In questo periodo tutte le amministrazioni
comunali si stanno preparando a presentare le
previsioni di bilancio
per l’anno in corso. Dai
dati che cominciano a
emergere un po’ ovunque sembrano essere le
ristrettezze a farla da padrone. All’aumento degli
oneri non sembrano corrispondere entrate sufficienti. In quest’atmosfera la sera di venerdì 25
febbraio i Consigli comunali di San Germano e di
Perosa Argentina in vai
Chisone sono chiamati a
esprimersi sui rispettivi
bilanci di previsione.
In entrambi i documenti che verranno presentati le novità sono date non tanto dagli investimenti quanto dalla necessità di aumentare il
meno possibile l’addizionale Irpef e le tasse. Altra
«novità»: per entrambi i
Comuni si parla di vendita di immobili di proprietà per poter aumentare la liquidità e spostare gli investimenti su altri
progetti: a San Germano
si parla di vendere l’ex
scuola di Inverso Porte e
a Perosa un terreno e, se
non quest’anno all’inizio
del prossimo, l’ex mulino. Certo gli investimenti
e i progetti non mancano
ma sono limitati dalla disponibilità di fondi. A
San Germano per esempio si punta su una maggiore valorizzazione dell’edificio dell’ex municipio della Turina, oggi sede dell’associazione «La
turinella» e sulla collaborazione con le associazioni attive sul territorio.
A Perosa l’amministrazione si è attivata affinché prenda vita una Con
sulta giovanile in grado
far partecipare maggiormente i giovani all’attività anche progettuale
del territorio. Una voce di
bilancio che graverà sulle
tasche, questa volta dei
cittadini, e la tassa sui rifiuti seguito dell’ade
guarnente delle tariffe
chiesta dell’Acea. Le due
amministrazioni si sono
impegnate nel cercare nei
limiti del possibile di
contenere gli aumenti
anche se a Perosa saranno circa del 27%. (d.r.)
■CONTRAPPUNTO I
LA RIFORMA NON
INIZIA DAL TETTO
FRANCESCA SPANO
La vera priorità è
quella di giungere
a riqualificare tutti
gli insegnanti
Grande successo (da anni non si assisteva a una
adesione così massiccia) e
rilevanza sui mass media:
allo sciopero degli insegnanti e professori proclamato da Gilda e Cobas (divisi su tutto perché, semplificando, uno corporativo e l’altro egualitarista)
hanno aderito anche molti
iscritti ai sin- »««»»«<
dacati confederali; e (incredibile a dirsi!) moltissimi
in piazza a dire no al «concorsone» prima imposto e
poi sospeso
dal ministro
della Pubblica
Istruzione,
Luigi Berlinguer. Che cosa
succede? Gli insegnanti,
spesso passivi e da sempre
divisi, hanno forse ritrovato compattezza e capacità
propositiva? Non credo.
L’ostilità al concorsone,
comune a moltissimi insegnanti (me compresa), è
però basata su argomentazioni diverse: chi critica le
modalità di valutazione che
mettono in contrapposizione gli insegnanti (i soldi ci
sono solo per il 20%), a cui
nel contempo si chiede di
cooperare e lavorare in
team; chi rifiuta i criteri di
formazione delle commissioni giudicanti; chi si oppone al principio stesso
della valutazione (ma questo è strano da parte di chi,
praticandola tutti i giorni,
dovrebbe riconoscere l’importanza della valutazione
nell’insegnamento-apprendimento); chi crede politicamente neU’egualitarismo
(abbiamo pur fatto in tanti
il ’68!) e chi non ci crede affatto ma teme di restare
escluso e dover tornare a
scuola con l’etichetta di insegnante di serie B.
Le motivazioni del «no»
sono diverse, ma hanno comune origine in un disagio
precedente al concorsone:
siamo tutti di fatto pagati
poco e senza possibilità di
«carriera» interna alla
scuola, perché la logica di
scambio di democristiana
memoria questo offriva in
cambio dell’inamovibilità
del posto, di poche (rispetto al resto d’Europa) ore di
lavoro e scarso controllo
(chiusa la porta della classe, ognuno faceva come voleva, chi «ammazzandosi» e
chi «tirando la mattinata»).
Il ministro (in un ministero quasi sempre gestito
dalla De) decide di cambiare tutto e in fretta (forse sa
di non avere molto tempo)
e per riuscirci parte dal tetto (dall’esame di maturità,
che effettivamente, nella
versione «provvisoria» del
1969, risultava ai più del
tutto indecente). 'Vengono
proposti a raffica cambiamenti radicali (elevamento
dell’obbligo, riforma dei cicli, autonomia, aumento
.. COmpleSSivO
del carico di
lavoro...),
senza il necessario supporto di aggiornamento
e senza il
conseguente
riconoscimento economico ai do..... centi che dovrebbero gestire sul campo
la trasformazione. L’hanno
detto in molti: si vuole fare
la riforma a costi zero, senza «discutere con» ma «sulle spalle degli» insegnanti.
I quali manifestano giustamente disagio o addirittura
dicono no, dimenticando
però che in Europa, se si è
pagati di più, si lavora nel
contempo per più ore e con
classi più numerose e si è
sottoposti da sempre a sistematiche valutazioni della qualità ^cl lavoro svolto.
Le cose sono più complesse di quel che i giornalisti riescono a descrivere.
Ad esempio (e parlo per
me): si può rifiutare la gerarchizzazione e l’applicazione alla scuola di modelli
aziendalistici, pur riconoscendo il valore di una
maggiore organizzazione,
trasparenza e verificabilità
del lavoro docente; si può
sostenere la centralità della
cooperazione (che va premiata) tra docenti, senza
assumere la logica dell’appiattimento per cui siamo
«tutti uguali» (che non è
vero), mentre è vero che
tutti dovremmo essere riqualificati e pagati di più
E poi ci sono i risvolti
politici: insegnanti dello
stesso partito del ministro
Berlinguer si sono improvvisamente infuriati perché
la razionalizzazione (difesa
quando colpiva gli operai)
ha toccato adesso anche lo
ro; e Alleanza nazionale
con Fini che cerca di cavai
care la tigre degli egualitaristi che rimpiangono il ’68.
In mezzo c’è chi cerca di capire, rifiuta le semplificazioni, vuole le innovazioni
ma solo a condizione che
ciò avvenga con la partecipazione dei soggetti coinvolti: e dunque resta, come
sempre, in minoranza.
12
T
PAG. 12 RIFORMA
SAN SECONDO: ANCORA STRADE CHIUSE — Ancora strade chiuse nel centro di San Secondo;
sono gli ultimi interventi del complessivo riordino della circolazione aH’interno del centro del
paese. Maggiore sicurezza per i pedoni, molti
sensi unici: San Secondo, che si sentiva assediata dal traffico di collegamento fra le due valli, ha
reagito complicando ulteriormente il traffico.
LIBRO USATO — Venerdì 25 febbraio, alle 20,45, e
sabato 26, alle 15,30, alla biblioteca civica «Carlo
Levi», di Torre Pellice, il gruppo degli Amici della
biblioteca organizza una sottoscrizione (a favore
della stessa biblioteca), con un’asta di libri usati,
offerti da amici e sostenitori, che saranno battuti
a partire da 1.000 e 2.000 lire. Tutti coloro che
cercano un libro mai più stampato, o il pezzo
che manca alla collezione di gialli, o semplicemente sperano di trovare il libro della propria
infanzia, sono invitati a partecipare.
A ROCCAVIONE UN INCONTRO SULLE MINORANZE LINGUISTICHE — Dopo il convegno del 12
febbraio a Torre Pellice, ecco un nuovo appuntamento per discutere della nuova legge sulle minoranze linguistiche. Sabato 26 febbraio, a Roccavione, ci sarà una festa che ospiterà un convegno con la partecipazione degli onorevoli Luciano Caveri e Domenico Maselli; inizio ore 15.
ASL 10: APRE LA PLASTICA COSTRUTTIVA — Da
lunedì 21 febbraio all’ospedale di Pinerolo è attivo anche un servizio di consulenza per la chirurgia plastica costruttiva. Ogni anno al Civile vengono operate un centinaio di donne per tumori
mammari o genitali: il 40% degli interventi è demolitivo ma oggi è possibile far se^ire interventi di ricostruzione. A Pinerolo si potranno
preparare le pazienti in vista dell’intervento e
gestire l’assistenza successiva, limitando così i
trasferimenti a Torino.
COPPIE INTERCONFESSIONALI — Domenica 27
febbraio, alle 14,30, presso la parrocchia San
Lazzaro di Pinerolo, incontro delle coppie interconfessionali; sul tema della spiritualità introduzione del pastore Alberto Taccia.
SERATE WWF SULLA CACCIA — Il Wwf di Pinerolo
organizza due serate sulla caccia, sulla sua incidenza sull’ambiente e sul rapporto con la natura, presso la saletta della Pro Loco; la prima avrà
luogo venerdì 25 febbraio, ore 21, con rappresentanti delle guardie venatorie della Provincia.
PRIMI NOMI PER LE REGIONALI — Stanno trapelando i primi nomi nelle liste di candidati in vista delle elezioni regionali del 16 aprile prossimo. Due candidati pinerolesi nelel file dei Verdi:
la consigliera uscente Enrica Pazé sarà capolista
mentre al quarto posto si presenterà il veterinario Enrico Monconi, molto noto per le sue battaglie a favore degli animali.
MUSE, DONNE E TEATRO A TORRE PELLICE —
Inizia sabato 26 febbraio al teatro del Forte di
Torre Pellice la nuova rassegna teatrale denominata «Muse, donne e teatro» su organizzazione
di Nonsoloteatro; l’inizio spettacoli è previsto
per le 21,15, l’ingresso costa 15.000 lire (ridotto
12.000). Sono previsti anche abbonamenti e la
possibilità di prenotare i posti (in tal caso bisogna presentarsi alla cassa entro le 21). Prenotazione biglietti allo 0121-323186 in orario d’ufficio. Il primo spettacolo (testo di Donatella Diamanti, regia di Fabrizio Cassanelli, con Letizia
Pardi e Francesca Mainetti) è la storia di Anna,
insegnante giovane e impegnata, che divide con
Chiara, la fi^ia adolescente, gioie, dolori, bollette telefoniche e, cosa di non poco conto, una
sfrenata passione per le bugie. Bugie innocue
naturalmente, ma bugie che qualche volta complicano, se non la vita, almeno la giornata. E sarà
proprio alla fine di una giornata più movimentata delle altre una giornata indiscutibilmente particolare che Anna e Chiara, quasi in coro, confesseranno runa all’altra di aspettare un bambino.
Con toni leggeri e talora volutamente comici, lo
spettacolo affronta le problematiche di un rapporto familiare tutto femminile.
L'Asilo valdese
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curriculum al num. di fax 0121-954386 o recarsi
presso l’Asilo valdese in via Malan 43, Lusema San
Giovanni, e chiedere del direttore, dott. Tullio Parise, o del sig. Roberto Charbonnier.
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Lo scambio pastorale Pomaretto-Frey Bentos
Un pezzo di Uruguay nel cuore
PIERVAIPO ROSTAN
Da poche settimane il
pastore Miguel Angel Cabrerà è ritornato
nella «sua» Frey Bentos e
il pastore Sergio Ribet è
nuovamente a Pomaretto: uno scambio di comunità unanimemente ritenuto positivo e da ripetere, per i singoli protagonisti e per le comunità
lontane, eppure legate
non solo dalla fede e dalla
chiesa, ma anche dalla
storia. E forse anche per
questo l’ospite del XVII
Febbraio a Pomaretto è
stato il console dell’Uruguay a Milano, Jorge Meyer Long, un nome che
tradisce origini valligiano.
«È stato molto bello e
piacevole: qui ho trovato
lo stesso sentimento e direi gli stessi volti che ho
visto nelle nostre feste in
Uruguay» ha commentato il console Meyer Long.
Volti e nomi che spesso
sono partiti da qui, da
queste valli del Piemonte
raggiungendo l’Uruguay
in successive emigrazioni. Un ruolo, quello dei
piemontesi e più in specifico dei valdesi che l’ospite volentieri sottolinea:
«L’emigrazione valdese
ha dato un grandissimo
contributo specie nel
campo sociale: ricordo il
liceo, la casa per anziani e
per ultimo penso al libro
di cucina realizzato da
“madame Tron” che vie
ne utilizzato in tutte le
scuole di economia domestica del paese». Ma
non c’è solo il passato nei
rapporti fra Italia e Uruguay: «L’80% degli uruguaiani ha almeno un
nonno di origine italiana:
in questo momento stiamo organizzando degli
scambi a livello di studenti con gruppi di giovani italiani che sono stati
quattro mesi nel mio paese e ora stanno arrivando
a Milano i primi gruppi
provenienti dall’Uruguay:
vogliamo contribuire a
migliorare i rapporti fra i
due paesi, sotto il profilo
culturale ma anche economico».
Scambi, dunque; ed è
proprio uno scambio che
è avvenuto anche nelle
chiese valdesi. Per Sergio
Ribet è stata la seconda
esperienza nel Rio de la
Piata: «L’altra volta fu
nell’84, cioè subito dopo
il ritorno del paese alla
democrazia, nel Centro
ecumenico Emanuel:
c’era indubbiamente
uno spirito di grande entusiasmo per la democrazia ritrovata. Oggi mi
è parso ci sia un po’ meno speranza e un po’ più
di stanchezza; ho trovato
comunità maturate sul
piano della fede mentre
sul piano politico ci sono
ferite ancora troppo recenti. Del resto pensiamo come da noi sia ancora difficile parlare di
avvenimenti accaduti fra
il ’43 e il ’45... Tornando
allo scambio di chiese col
pastore Cabrerà, mi pare
sia stato arricchente per
tutti, dai pastori alle comunità: queste occasioni
ci permettono di confermare che siamo davvero
un’unica chiesa pur con
qualche differenza. Spero che scambi di questo
tipo possano essere ripetuti ovviamente con altre
persone».
Si è chiuso da poco il
Sinodo delle chiese del
Rio de la Piata: un nuovo
moderatore, Hugo Armand Pilon, al posto di
Delmo Rostan, entrambi
pastori ed entrambi
amanti del canto e della
musica; è una Tron la
nuova pastora appena
consacrata. È dunque
una chiesa ancora molto
legata all’immigrazione
dalle valli?
«Premesso che Miguel
Angel Cabrerà non ha, almeno lui origini valdesi
italiane - dice Ribet - direi che la componente etnica è probabilmente più
forte di quella che abbiamo in Italia. È stato, in
Uruguay, un momento di
riconoscimento fra gli uni
e gli altri e di continuità e
solidità; ho l’impressione
che questo stia rapidamente cambiando e bisognerà approfittarne, in
senso positivo, per uscire
da una situazione, per
certi versi, di ghetto».
•rcU- Delegazione giovanile protestante-ortodossa
Progetto Bridge-Gephira
MASSIMO CNONE
U
N lungo viaggio di sette mesi in
■ diversi.
sette paesi diversi. Un’odissea di
volti, sguardi e sorrisi: incontri e momenti difficili, qualche incomprensione. Molte parole. Il gruppo di 14 giovani europei di confessione ortodossa e
protestante è partito a ottobre per attraversare Germania, Repubblica ceca e
Gran Bretagna e quattro di loro sono
arrivati nelle valli valdesi: il progetto
ecumenico «Bridge-Gephira» della
Chiesa evangelica unita tedesca e del
Consiglio ecumenico delle chiese prevede proprio la conoscenza delle chiese
locali, dei rapporti con la società civile
e delle relazioni fra religioni diverse.
Anna è ceca e protestante e ha 25 anni,
Kiki, ortodossa, è greca e di anni ne ha
24, Ioan, rumeno e ortodosso, ha 25 anni, Soren, 20 anni, è tedesco e protestante: domenica 20, prima di accompagnarli al treno per Milano, abbiamo
voluto tracciare un bilancio della loro
permanenza, due settimane dense e
frenetiche, rincorrendo gruppi e momenti alle Valli.
Nel complesso l’impressione è buona: «Rispetto a Germania e Repubblica
ceca la chiesa sembra rappresentare
un’alternativa valida per i giovani che
sono impegnati in molte attività, come
cori e gruppi teatrali; eppure le possibilità di incontro sono disertate: al culto i giovani non ci vanno e soltanto gli
anziani mantengono le tradizioni». In
queste due settimane il gruppo ha visitato alcune opere, ha incontrato pastori e giovani delle chiese valdesi, a Pinerolo ha parlato con un prete cattolico;
fra valdesi e cattolici «c’è tolleranza,
ma ci sono tensioni nascoste; sono
problemi derivanti da diversi modi di
intendere l'autorità, la comprensione
reciproca e il concetto di ecumenismo.
Le critiche da parte valdese sono buone, ma se c’è solo criticismo non si arriva da nessuna parte». Anche se il giudizio non è unanime, tutti rilevano che
«le chiese valdesi delle valli sono molto
concentrate sull’aspetto storico: se si
mantiene l'attenzione su un passato di
sangue, si rischia di non focalizzare il
proprio impegno sul presente».
La discussione si accende proprio
quando si viene a parlare dei rapporti
ecumenici. «Nel corso del viaggio abbiamo incontrato realtà dove non se ne
parlava perché c’erano altri problemi:
nell’ex Germania dell’Est, ad esempio,
non c’era il riscaldamento. In Inghilterra invece abbiamo incontrato un’integrazione quasi completa per combattere la secolarizzazione». In Italia il progetto «Bridge-Gephira» è stato affidato
all’ufficio volontariato internazionale
della Federazione chiese evangeliche e
alla Federazione giovanile evangelica
italiana. Alle valli è stata la giunta Fgei
con gli animatori giovanili del distretto
a organizzare le due settimane.
L'ultimo numero de La beidana
XVII Febbraio 1969
MARCO ROSTAN
CHI si ricorda ancora oggi della contestazione alla
festa del XVII Febbraio, e soprattutto dei suoi motivi e delle proposte che venivano presentate «per una
riscoperta del senso delle fede in Cristo?». Fa bene rileggerla (e meditarci) nella puntuale ricostruzione che
William Jourdan ha fatto sulle pagine di La beidana,
nel fascicolo n. 37 che è in distribuzione in queste settimane, una trentina d’anni dopo il vivace dibattito
che si svolse su L’eco delle valli del 1969. Colpisce tra
l’altro la presenza, tra gli autori della «provocazione»,
di molti pastori come Giorgio Tourn, Franco Giampiccoli, Luciano Deodato, Antonio Adamo, Bruno Rostagno mentre la serietà delle questioni sollevate è testimoniata da repliche autorevoli come quella del moderatore Neri Giampiccoli e di Tullio Vinay.
Un altro articolo interessante è quello di Marco
Fraschia, che già aveva scritto sulle croci in cima alle
montagne e che ora, chiacchierando con i protagonisti di allora (Silvio Avondetto, Valdo Benech, Ugo
Bounous, Iller Cougn ed Enrico Gay) e scartabellando
nei verbali dell’Unione giovanile dei Coppieri ci racconta tutta la storia della targa con il versetto biblico
e lo stemma valdese cementata sulla punta del Granerò, dopo che i cattolici della Giovane Montagna di
Saluzzo avevano collocato la madonnina. La rubrica
fotografica di Tullio Parise e Davide Dalmas è questa
volta dedicata a Pinerolo, mentre Ines Pontet ci fa conoscere le poesie di Simonetta Colucci e Marco Fratini ripercorre la storia di Radio Beckwith, che ha recentemente compiuto i primi 15 anni.
A proposito di radio, apprendiamo dall’editoriale
che si sta sperimentando una positiva collabòrazione
tra l’emittente. L’eco delle valli e la redazione di La
beidana, che valorizza idee ed energie. Altra collaborazione favorita da La beidana e dall’apporto di alcuni insegnanti è quella che si sviluppa periodicamente
con degli studenti del Collegio valdese di Torre Pellice. Completano il numero un articolo di Andrea Genre sui nomi delle piante in latino, occitano e italiano e
uno di Manuela MeDi sulle «see» (le setole), cioè quella strana patologia della pelle che colpisce in genere i
neonati e che caratterizza alcune zone geografiche
come l’alta vai Pellice e in particolare Bobbio.
POSTA
Il bilinguismo a Massello
Ho constatato che in vai Germanasca (vallone di Massello) il francese non è più conosciuto né parlato. Quando
interpello in francese i pochi valligiani che trovo (lo spopolamento è forte) la risposta è in occitano, qualche volta in
italiano, mai in francese. L’eccezione a questa regola è
data da alcune donne che mi rispondono in ottimo francese con un’intonazione marsigliese.
C’è un cartello che campeggia poco sopra Pomaretto con
una scritta in occitano che si traduce più o meno così; «Qui
si entra in Occitania, si parla occitano». Le parole suonano
quasi come un ordine. Paura che questa bella lingua venga
abbandonata come lo sono stati i campi, il bestiame? Non
credo che ciò possa avvenire, perché questa lingua è parte
integrante della vita e degli affetti dei montanari valdesi. E
parlata ancora oggi dai valdesi dell’Uruguay emigrati
nell’emisfero australe nel secolo decimonono! L’occitano
non è una prerogativa del popolo valdese; lo si parla anche
in numerose valli piemontesi di popolazione cattolica.
La carta di identità di un valdese di trentanni fa o giù di fi
era, a Massello, oltre alla fede, il bilinguismo cioè la capacità di padroneggiare due lingue, in questo caso l’italiano e
il francese. La conoscenza del francese era legata alle attività della Chiesa valdese e all’intraprendenza dei pastori e
delle loro consorti, consapevoli che la loro non era solo una
missione religiosa, ma anche culturale. Era un piccolo mondo bilingue, formato da numerose famiglie, che cominciò a
sfaldarsi da quando il Reynaud non fu più la residenza pastorale. È un peccato, perché il bilinguismo è un valore: un
arricchimento culturale, un modo di comunicare con un altro
ambiente, di aprirsi a nuove idee per non isolarsi.
Per fortuna il francese è ancora «sentito» a Torre Pellice
e dintorni, dove è parlato in numerose famiglie valdesi.
Questo perché la cittadina è ricca di attività di vario genere
e perché i suoi abitanti hanno frequenti rapporti con i fraccesi del Queyras.
Tornando in vai Germanasca, voglio augurare ai giovani valdesi di Massello un lavoro meno stressante di queiic
dei loro nonni e chiedere loro di non dimenticare mai di fare parte del «piccolo mondo valdese delle Alpi», di cui costituiscono il futuro. Non possono lasciare che esso diventi un «popolo in via dì estinzione» soltanto perché cosi fta'
gilè, così deluso, cosi solo.
Silvana Tron-Torre Pellic®
I- I
Consiglio comunale a Pinerolo
Previsione di bilancio
Non ci sono novità di rilievo
nella previsione di bilancio per il
2000 del Comune di Pinerolo.
Questo non perché non vi siano
investimenti particolari ma perché molti sono gli interventi già
inseriti a bilancio nel ’99 che
continuano quest’anno. Tra le
voci infatti vi sono la sistemazione del teatro sociale, il palaghiaccio, la piscina. Le novità riguardano soprattutto la collina
dove è previsto un piano di riassetto idrogeologico per un costo
di un miliardo e mezzo. La previsione di bilancio comunque è
attestata intorno ai 76 miliardi e
tra le voci che pesano di più vi è
come già negli anni scorsi il personale; non sono in vista aumenti di spesa per i cittadini che
vedranno invariata la tariffa
deirici. Il sindaco, Alberto Barbero, si è detto sodisfatto del lavoro svolto negli anni scorsi che
a suo parere è in linea con il documento programmatico presentato daH’amministrazione a
inizio legislatura. Per quel che riguarda il documento di bilancio
per il 2000 sono in corso diversi
incontri di presentazione alle
forze sociali e alla cittadinanza
delle sue linee guida.
Legge regionale in Piemonte
Bed and breakfast
È stata da poco approvata dal
Consiglio regionale la legge che
integra la disciplina della ricettività extralberghiera con le
norme che regolano l’apertura
dei «bed & breakfast». Con
questa legge, secondo l’assessore regionale al Turismo Ettore Racchelli, nel giro di un anno il sistema turistico piemontese avrà 15.000 posti letto in
più e a trarne i maggiori benefici saranno proprio le zone
montane e rurali del Piemonte.
Le famiglie finalmente avranno l’occasione di affittare
occasionalmente fino a tre ca
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Riflessioni sul XVII Febbraio
AGLI AMICI
, VALDESI
jl 17 febbraio è un giorno qualunque, per tutti gli
it¿iani ma un giorno di festa per i miei amici valdesi. Ho spiegato ai miei colleghi di lavoro, due
domi fa, perché ho chiesto un giorno di ferie per il
17, giorno in cui i valdesi ricordano le «patenti» di
Carlo Alberto del 1848, e anche ai genitori. Mia
madre ha commentato: «Ah già, il Piemonte è sempre stato piuttosto libertario, così ha dato anche ai
valdesi queste "patenti di libertà’’». Libertario!?
Il fuoco del falò, ieri sera, illuminava i volti delle
persone, un po’ infreddolite, radunate per questo
ricordo, mentre il resto dell’Italia ignora. Qui ricordano il primo riconoscimento dei diritti civili dopo
secoli di persecuzioni. Solo la comunità ebraica,
che condivide con i valdesi questo momento, sa
che cosa significa. L’Italia dei talk-show, che non
rammenta neppure la sua storia recente, anzi la riscrive in modo strumentale, ignora ed è soddisfatta di ignorare. È indifferente.
Un forte vento freddo ha impedito l’accensione
dei tanti falò nelle vallate, momento sempre suggestivo e commovente. Davanti al grande falò a Villar
Penice però erano in tanti, persone semplici e persone «importanti», anziani, bambini, valdesi... e
«non». Tutti ci siamo stretti attorno a un fuoco che è
simbolo dell’appartenenza, ma in cui anche una
non valdese e una non credente come me può riconoscersi e sentirsi accettata. Il fuoco arde ed è simbolo di gioia (quante volte i roghi sono stati simbolo
della distruzione e dell’intolleranza: 400 anni fa, il
sfebbralo, veniva messo al rogo Giordano Bruno).
Ma questo è un fuoco che scalda e unisce, e fa sperare nella continuità di questa esperienza di fede
che è così unica nel nostro paese.
Anche durante l’agape, come sempre organizzata
in modo eccellente dai villaresi, i discorsi del pastore Giorgio Bouchard e dei sindaco. Bruna Frache,
parlano di continuità. Perché la comunità sopravviva, non solo in senso biologico, occorre trasmettere
i valori, occorre che i più giovani abbiano la volontà, la speranza e l’entusiasmo di essere eredi di
questa tradizione, che sentano l’orgoglio dell’appartenenza non come la «conservazione» di uno
stile di vita, ma come una sfida continua al cambiamento, in un mondo che cambia così velocemente.
Sapersi adattare, ma senza perdere se stessi e la
propria identità. Per questo, in questa società ormai così legata ai fattori economici e alla produzione; è importante non lasciar morire le varie attività
già presenti nel mondo evangelico, ma rivivificarle.
Le Case per anziani, gli ospedali, il Centro culturale sono espressioni, se pur molto diverse fra loro,
di quanto i valdesi abbiano saputo «fare nel mondo» come traduzione pratica della loro spiritualità,
Occorre però saperli «riconvertire» (l’espressione,
perdonate un’atea, è voluta: solo se si ha una fede,
anche laica, ci si può «convertire»), rivivificarli portando nuova linfa. Ugualmente, vivere «nelle» Valli
significa «far vivere» le Valli, significa dare nuovamente un grande valore all’istruzione, preservando
e rinnovando un patrimonio culturale e di tradizione, anche scolastica, che rischia ogni giorno di più
di spegnersi nel panorama di generale appiattimento della cultura italiana. La sfida oggi, amici
valdesi, è rimanere nelle vostre valli, ma non nel
ghetto alpino, bensì aperti al mondo. Giustamente
U pastore Gianni Genre ricordava ai numerosi giovani presenti la necessità di cercare il recupero di
un’identità troppo spesso incerta ed evanescente
diventando per il mondo esterno interlocutori con
sapevoli e preparati, capaci di gestire in prima per
sona il proprio territorio e le sue molteplici risorse.
Non so se vi ricordate quel film «Un’estranea tra
noi»; ci penso spesso, quando sto con voi amici
Un’estranea, sì, perché proveniente da altri per
corsi e altre storie, ma che a un certo punto della
sua vita vi incrocia e in qualche modo piano piano
sísente accettata, rispettata per quello che è, e impara ad amarvi e rispettarvi. Valdesi: donne ed uo
mini che possono ancora essere un esempio, in un
mondo così privo di valori, di come una fede forte
e severa possa aprire al mondo, dare gioia e capa
cità di tolleranza.
Quanto mi dia speranza il vostro esempio, non
potete saperlo, quanto mi siano di aiuto, nei mo
menti in cui la speranza non c’è, le figure (soprat
mito femminili) che, anche modestamente, umil
mente, hanno «servilo» e «servono» in nome di
miafede che io, non credente, non sono capace di
condividere, ma che dà conforto anche a me. Un
^orno degli amici valdesi mi hanno regalato una
croce ugonotta: ho pudore a portarla, mi sembra
quasi di «usurpare» una cosa non mia. Ma regalo
più bello non poteva essermi fatto.
iMum Pasero-Torre Pellice
17 febbraio 2000
Sono in corso alFOspedale valdese di Torre Pellice
Lavori per tutto il 2000
MASSIMO GNONE
GIORNATA MONDIALE
,DI PREGHIERA 2000
^tha Kumi - Fanciulla alzati
Marco 5,21-23,35-43
®ÌCONTRO INTERCONFESSIONALE
*^®®enica 5 marzo ore 15 a Pinerolo, Auditorium di
Piave 11.
^Inian per Pinerolo, partenza da Bobbio alle
14 con fermate a Torre Pellice e Lusema.
CONTINUANO ilavori
all’ospedale di Torre
Pellice e nelle ultime settimane, anche se a senso
unico, le automobili possono transitare in via
Matteo Gay. Il responsabile del servizio tecnico
e della sicurezza della
Ciov, Gianfranco Bleynat,
è intervenuto ai microfoni di Radio Beckwith
Evangelica nell’ambito
della rubrica dedicata ai
servizi degli ospedali vaidesi. «Il progetto del 1997
- spiega Bleynat - prevede la realizzazione di un
fabbricato per lo più seminterrato dove troveranno posto il nuovo reparto di radiologia, i magazzini, un archivio per le
cartelle cliniche, gli spogliatoi e il reparto mortuario». Il costo previsto
ammonta a oltre quattro
miliardi, in parte finanziati dall’otto per mille e i
rimanenti tre da contributi regionali: «1 primi
due fabbricati - continua
Bleynat - sono già stati
ultimati alla fine dell’
estate 1999 e sono già in
servizio; in questo momento sono già stati rea
lizzati quasi compietamente gli scavi e le demolizioni, sono iniziati i
getti di calcestruzzo delle
fondamenta ed è stata
completata una parte dei
muri di sostegno dei fabbricati esistenti».
Il termine dei lavori è
previsto per la fine del
2000 e si procederà poi
alla costruzione di un
marciapiede che correrà
lungo buona parte del
perimetro esterno. Via
Matteo Gay e via Castelluzzo saranno in parte allargate e verranno realizzati nuovi parcheggi: «È
una necessità degli utenti
dell’ospedale: sono già
state richieste al Comune
le autorizzazioni per la
realizzazione di un parcheggio in un terreno dietro l’os.pedale e che la
Ciov ha già acquisito: per
decongestionare le zone
davanti all’ospedale ci saranno posti macchina per
; ; Perosa
Consulta
giovanile
DAVIDE ROSSO
i dipendenti». Ci sarebbe
anche un’altra possibilità
prevista dal piano regolatore, ma «la Ciov è in attesa di una risposta».
Agli ospedali valdesi
non si vogliono trascurare gli aspetti legati alla
manutenzione: «E un insieme di cose che fa sì
che il paziente non si
senta a casa, ma si senta
meglio in ospedale». E i
costi? «L’edilizia ha tempi
molto lunghi: si passa
dalla progettazione alla
ricerca di fondi, dagli appalti alla realizzazione;
per progetti di questo tipo ci vogliono anni. Se si
richiedono tagli alla sanità, il risparmio non deve riguardare le strutture,
che devono rispettare determinati standard, ma la
gestione stessa». In futuro anche gli uffici amministrativi della Ciov troveranno sistemazione nello
stabile dell’ospedale.
COINVOLGERE i giovani nella programmazione e nello sviluppo
della città. È questo l’.intento dell’amministrazione di Perosa Argentina, in
vai Chisone, cbe recentemente ha lanciato l’idea
di creare una consulta
giovanile che prepari e
presenti dei progetti di
fattibilità sul territorio
comunale e garantisca un
confronto diretto tra gli
amministratori e le esigenze dei giovani. In quest’ottica venerdì 18 febbraio si è tenuto a Perosa
il secondo di una serie di
incontri preparatori tra i
rappresentanti del Comune e i giovani che
hanno aderito all’iniziativa (che, come richiesto
espressamente, devono
avere un’età compresa
fra i 16 e i 24 anni) per
definire le ultime questioni operative.
A questo punto la Consulta dovrà definire un
organismo direttivo che
tenga conto di variabili
come sesso ed età che
dovranno essere ugualmente rappresentati al
suo interno. Questo organismo sarà poi delegato a partecipare agli incontri con il sindaco e i
responsabili del Comune
per lo studio di fattibilità
e lo sviluppo dei progetti
presentati all’amministrazione dai giovani.
«Quello della consulta dice il sindaco, Giovanni
Laurenti - ci è sembrato
un modo adeguato per
coinvolgere i giovani nella progettazione dell’ambiente cittadino, una via
insomma per far sì che
questa fascia della popolazione “viva” maggiormente il paese». Alla
consulta, una volta che
sarà completamente attivata, il Comune metterà
anche a disposizione una
sede nei locali del municipio che verrà dotata di
apparecchiature tecniche per poter svolgere al
meglio il proprio ruolo.
A Torino e a Torre Pellice
Mangiatori compulsivi
I disturbi legati all’alimentazione sono purtroppo
un problema all’ordine del giorno: che si tratti di bulimia, anoressia o genericamente di obesità, i problemi alimentari colpiscono soprattutto le donne, e
spesso le adolescenti in fase di crescita.
A Torino l’associazione intemazionale «Overeaters
Anonymous» organizza 4 gmppi di mutuo aiuto, in
cui le persone (circa un’ottantina, fra presenze fisse e
occasionali, di cui alcune provenienti dal Pinerolese)
affrontano insieme l’ostacolo del «mangiare compulsivo». Gli Oa. una cinquantina di gruppi in tutta Italia,
adottano lo stesso metodo degli «Alcolisti anonimi»:
anonimato, nessun orientamento religioso, autofinanziamento, unica condizione per aderire la volontà
di smettere (per informazioni telefonare alla segreteria nazionale allo 066-638875, o scrivere alla casella
postale aperta 12051 Alba, Cn). A Torre Pellice, il nuovo Centro di volontariato vai Pellice di via Alfieri 2 a
sua volta sta già lavorando per la costituzione di un
servizio di mutuo aiuto per chi soffre di problemi alimentari, che verrà inaugurato in primavera.
NELLE CHIESE VALDESI
IMPEGNO CRISTIANO — Sabato 26 febbraio, alle
17, nella sala unionista di Torre Pellice, incontro
sull’impegno cristiano oggi, su «Come evangelizzare
in un’epoca ecumenica», con il pastore Taccia.
SCOUT — Sabato Ile domenica 12 marzo, ad Agape, week-end scout. Per prenotarsi comunicare ad
animatori e animatrici entro il 27 febbraio (costo lire
50.000,40.000 secondo fratello, 30.000 terzo).
AGAPE — Venerdì 3 e sabato 4 marzo, incontro degli animatori di campi cadetti e precadetti.
ANGROGNA — Studio biblico, alle ore 20,45, sulla
Passione di Gesù nel Vangelo secondo Marco, martedì 29 febbraio su «La resurrezione».
BOBBIO PELLICE — Domenica 27 febbraio, culto
in francese. Martedì 29 febbraio, alle 20,30, riunione
quartierale al Centro.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 27 febbraio è convocata l’assemblea di chiesa sul tema degli stabili. Riunioni quartierali: lunedì 28 febbraio, a
Bricherasio, alle 20,30, martedì 29, sempre alle 20,30,
alle Vigne, giovedì 2 marzo, alla borgata Peyrot. Studio biblico: martedì 29 febbraio, alle 20,45, su «E salito in cielo».
MASSELLO — Martedì 29 febbraio, alle 14, riunione quartierale al Roberso.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 30 febbraio, alle 10, assemblea di chiesa, con culto unico a Perrero,
in discussione l’assemblea finanziaria.
PINEROLO — Alle 15 di domenica 27 febbraio, nei
locali della chiesa, il professor B. Corsani introdurrà
una serie di studi biblici su «La passione di Gesù».
POMARETTO — Culto al Centro anziani di Perosa
Argentina, venerdì 25 febbraio. Riunioni quartierali:
martedì 29 febbraio, alle 20,30, a Perosa, mercoledì 1°
marzo, alle 20, alla borgata Pons. Venerdì 25 febbraio,
incontro dell’Unione femminile dell’Inverso Clot.
PRAROSTINO — Domenica 27 febbraio, alle 10, assemblea di chiesa su bilancio consuntivo 1999 e preventivo 2000. Riunioni quartierali: mercoledì 1° marzo, alle 20,30, a Cardonatti, giovedì 2 marzo, alle 10, a
Pralarossa.
SAN SECONDO — Sabato 26 febbraio, alle 20.45,
replica della rappresentazione teatrale «La brocca
rotta» a cura della filodrammatica. Domenica 27 culto alle ore 10; nel pomeriggio si incontra l’Unione
femminile alle ore 15. Martedì 29, alle 20,30 studio biblico sulla «Passione di Gesù Cristo». Mercoledì 1°
marzo, alle ore 20,30, riunione del quartiere Prima.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì
25, agli Appiotti, martedì 29 all’Inverso. I membri di
chiesa che intendono richiedere il certificato per la
defiscalizzazione devono comunicarlo al Concistoro
entro il 28 febbraio 2000.
VILLAR PELLICE — Venerdì 3 marzo, alle 19, riunione quartierale al Ciarmis.
VILLASECCA — Sabato 26 febbraio, alle 20, recita
della filodrammatica, in replica domenica 27 febbraio alle 14,30. Riunione quartierale giovedì 2 marzo, alle 20, a Marasso.
A Torre Pellice collaborano le diverse associazioni sul territorio
Una sede per il coordinamento volontari
CARLA DEUX
VENERDÌ 11 febbraio a Torre
Pellice si sono inaugurati i locali messi a disposizione dal Comune per le associazioni di volontariato aderenti al coordinamento
«Centro volontariato vai Pellice».
Nell’aula consiliare gremita, hanno portato i loro messaggi il pastore Alberto Taccia, presidente del
Coordinamento, Giuseppe Cervetto, presidente del Centro di servizi
per il volontariato Univol-Csv, il
dottor Perotti, delegato dal direttore della Asl 10. Per ultimo è intervenuto il sindaco di Torre Pellice,
Marco Armand Hugon.
L’intervento del sindaco ha messo in evidenza il quadro nel quale
si deve muovere il volontariato,
quadro di assoluta chiarezza nella
consapevolezza che il volontariato
non può e non deve sostituirsi
all’ente pubblico. Il volontariato
non può accettare di essere «beneficenza» e lo stato ha dei doveri nei
confronti dei cittadini che non può
demandare al volontariato. Si deve
contrastare l’idea del binomio
«meno stato = più beneficenza»
che una certa lettura del «welfare»
lascia sottendere.
Il pastore Taccia ha illustrato la
strada percorsa delle associazioni
di volontariato organizzato in vai
Pellice, che possono ora essere
maggiormente visibili e consultabili grazie all’aiuto del Comune di
Torre che ha dato loro una sede e
airUnivol-Csv che ha dato l’arredamento e gli ausili per l’ufficio. Si
è soffermato poi sulla formazione
dei volontari, che l’associazione
persegue come un obiettivo fondamentale di crescita comune.
Non basta voler agire con molte
buone intenzioni ma occorre anche sapere che cosa un volontario
deve fare, che cosa non deve fare,
come e quando bisogna fare. Ha
elencato alcune parole chiave:
centralità della persone umana,
voler individuare nell’interlocutore una persona di dignità pari alla
propria, di riconoscerlo come individuo. Gratuità: intervento totalmente gratuito, non solo economicamente ma anche nell’impegno e
nel tempo a disposizione dell’altro. Autonomia: i gruppi di volontariato devono essere svincolati da
qualsiasi condizionamento esterno, politico 0 economico o di altro
genere. Devono collaborare con
l’ente pubblico ma non devono sostituirsi alle carenze del pubblico.
Non servire l’ente ma le persone.
Giustizia: agire inseguendo un
ideale di giustizia, che significa aumentare la capacità di essere critici, di risalire alle cause dei problemi e non solo curarne i sintomi.
Domiciliarità: termine trasversale
all’azione di tutte le associazioni di
volontariato, sia a quelle che si impegnano all’interno di strutture organizzate, sia di quelle che operano sul territorio. Sensibilizzazione:
sviluppare la sensibilizzazione ai
problemi della devianza nell’ambito delle comunità locali, lavorare
in un clima di sostegno partecipato e combattere il concetto di delega da parte della gente.
Giuseppe Cervetto ha puntualizzato invece che i centri di servizio
per il volontariato, sorti e finanziati dalle Fondazioni bancarie in seguito alla legge 266/91 (legge quadro sul volontariato), non si rivolgono unicamente alle associazioni
di volontariato alla persona, ma
coprono un arco molto più vasto.
Univol-Csv è aperta a tutti i tipi di
volontariato, fra i quali quello culturale, ambientale, dì protezione
civile e di servizio alla persona co
me sono appunto le associazioni
della vai Pellice. Il Centro di servizi
Univol-Csv ha scelto, unico in Italia, di ramificarsi sul territorio,
pensando di poter essere maggiormente utile ai piccoli gruppi di volontariato esistenti. Da poco più di
un anno si è costituita la delegazione di Pinerolo, e ora arriva la
subdelegazione di Torre, che assicurerà un pomeriggio settimanale
di sportello e fornirà servizi alle
associazioni che ne vorranno usufruire. Univol-Csv ha scelto il decentramento affinché le associazioni possano essere protagoniste
delle loro scelte, del lavoro in comune che significa sempre crescita di consapevolezza.
Il dottor Perotti ha esordito rallegrandosi della nascita del coordinamento della vai Pellice, che è
il primo esempio di coordinamento di associazioni nella Asl 10.
«Conosco personalmente - ha
detto - molte delle persone che
operano nelle diverse associazioni; alcune di queste lavorano da
tempo con la Asl o con le Comunità montane in regime di convenzione. Ritengo che il volontariato sia essenziale ma che debba
rimanere complementare all’ente
pubblico; le associazioni della vai
Pellice acquistano ora una maggior visibilità che sarà utile anche
in vista del futuro progetto
dell’Asl 10 di lavorare in rete per il
servizio domiciliare».
Alla fine della presentazione, trasformatasi quasi in tavola rotonda,
i partecipanti hanno visitato i locali
inaugurati che si trovano al piano
terreno del municipio di Torre Pellice, con ingresso sulla laterale via
Alfieri. Fra pochi giorni verrà preparata una locandina che esporrà
gli orari di presenza delle varie associazioni e dell’Univol-Csv.
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle va ¡.li -moEsi
venerdì 25 FEBBRAIO^ |
SPORT
HOCKEY GHIACCIO
È ripreso il massimo
campionato di hockey
ghiaccio ’dopo la parentesi della Nazionale. Il
Valpellice, martedì 15
febbraio, ha battuto in
casa per 4-1 il Renon distanziandolo nettamente
in classifica. I valligiani
hanno sofferto nel primo
tempo, chiuso con gli
ospiti in vantaggio per 10, ma hanno rimontato
negli altri due tempi grazie alle reti di De Luca,
Dorigatti, Scapinello e
Marziale. Ancora una
volta il Valpellice ha faticato ad imporre il proprio gioco, ma, grazie al
gran lavoro della prima
linea (Stevanoni, Dorigatti e Scapinello) è riuscita ad annullare il potenziale offensivo della
prima linea altoatesina
che conta sui frombolieri
Campeau ed Emanuel
Scelfo. Più fumoso il ruolo della seconda linea,
bene la terza linea con i
locali Orticola e Malan.
Nell’altra partita del girone l’Appiano ha superato
il Val Venosta per 7-2.
Sabato 19 la Valpe ha
riposato ma dagli campi
sono arrivate confortanti
indicazioni. A Laces il
Renon ha lasciato tre
punti fondamentali: il fanalino di coda Val Venosta si è infatti imposto
per 6-4 con una gran rimonta nel finale; nello
stesso turno l’Alleghe ha
vinto ad Appiano per 5-4.
Dopo la trasferta di
Laces martedì, i valligiani saranno due volte in
casa, sabato 26 con l’Ap
piano e martedì 29 con
l’Alleghe: l’ultima trasferta a Collalbo col Renon di giovedì 2 potrebbe anche risultare inutile, se non a mantenere la
forma in vista dello spareggio del 4 marzo con il
Como in via Filatotoio.
La classifica del girone B
è ora la seguente: Alleghe 33, Valpellice 21, Renon ed Appiano 14, Val
Venosta 6.
Da «L'eco delle valli valdesi»
Cinquanfanni fa
Nell’approssimarsi della Settimana valdese, già
Settimana della Rinunzia (quella intorno al 17 febbraio che oggi chiamiamo Settimana della libertà)
un accorato appello del moderatore Guglielmo Del
Pesco si rivolge a tutti i membri della Chiesa valdese. sulla prima pagina de L’eco del 10 febbraio 1950
«In questa settimana - leggiamo - ognuno si senta
personalmente responsabile del grave compito
che spetta alla Chiesa; ognuno contribuisca con la
sua testimonianza spirituale e morale e porti
ognuno, con il suo proprio sacrificio, la sua pietra
aH’edificio economico e finanziario di cui la Chiesa
ha bisogno per provvedere alle sue opere». Era un
momento di grave crisi, ma sono parole sempre
valide. «La libertà e i diritti si difendono ogni giorno» titola un editoriale dedicato - guarda caso - ai
problemi della scuola che così conclude: «Genitori
evangelici, fate valere i vostri diritti. Chiedete l’esonero dei vostri figlioli dall’insegnamento religioso
nelle scuole: anche questa richiesta è una testimonianza all’Evangelo ed è una tutela doverosa della
coscienza dei nostri figlioli».
Alle Valli sta per aprirsi la Scuola valdese d’agricoltura e d’economia domestica. «Nei locali dei
Monnet fervono i lavori di adattamento pel Convitto... la stalla è quasi interamente rifatta e popolata
già di 12 mucche e alcuni vitelli, si sono preparati i
programmi generali sia della Scuola regolare
d’agricoltura per ragazzi e giovinetti, sia dei brevi
Corsi pratici per agricoltori che tratteranno attività
agricole speciali (la stalla, i terreni e i concimi, l’arboricoltura. la viticoltura, la lavorazione del latte)
sia della Scuola d’economia domestica per giovanette (cucina, taglio e cucito, cura della casa, lavanderia, cultura dell’orto e del pollaio, contabilità e
igiene familiare, ecc.)». Segretario della scuola sarà
il prof. Attilio Jalla, si potranno iscrivere alle due
scuole, ragazzi dai 14 ai 18 anni, preferibilmente di
famiglie agricole, e ragazze dai 13 ai 18 che passeranno nella scuola l’intera giornata. Ove necessario
11 Comitato cercherà per queste «un alloggio conveniente e pienamente raccomandabile».
Si discute dei problemi della montagna, di spopolamento, e di tasse: «Anche l’ufficio Distrettuale
delle imposte - scrive ad esempio Alberto Long dovrebbe rendersi conto di quanto sia dura la vita
in montagna prima di proporre tassazioni sui beni
situati oltre gli 800-1.000 metri di altitudine, in località prive anche della più elementare delle comodità. Dato lo scarso reddito, la modesta cifra di 5-10
mila lire annue d’imposte, per un montanaro di
media condizione, costituisce un peso non indifferente». Fra le notizie di cronaca dalle chiese, apprendiamo che il culto e la scuola domenicale del
12 febbraio al capoluogo di Angrogna sono stati
presieduti dal sig. Mario Miegge, Presidente della
Società missionaria Pradeltomo.
(a cura di Marco Rostan)
PALLAVOLO
Altri risultati
e ciassifìche
Girone A
Merano-Asiago 1-2
(ot); Fassa-Vipiteno 3-4
(rig).
Bolzano-Fassa 6-3; Vipiteno-Merano 4-2.
Classifica Asiago 37,
Bolzano 30, Merano 29,
Fassa 25, Vipiteno 24.
Girone C
Zoldo-Varese 4-2; Como-Auronzo 8-1.
Brunico-Zoldo 7-3; Auronzo-Varese 4-12.
Classifica Brunico 30,
Como 21, Zoldo 10, Varese 9, Auronzo 8.
Nell’under 14 il Valpellice è stato battuto in casa per 6-0 dai Mastini Varese mercoledì e successivamente ha battuto
l’Aosta per 4-0; la ValpePinerolo femminile è stata battuta in Coppa Italia
a Pinerolo per 1-0 dal
Bolzano. A proposito di
Coppa Italia, resta in pista l’ipotesi di un torneo
che assegni questo trofeo: in campo dovrebbero esserci le quattro eliminate dal primo turno
di play off più Varese e
Como (o Valpellice se
sconfitta allo spareggio).
Ancora un successo,
questa volta al tie break,
del Body Cisco in B2 maschile: i Pinerolesi hanno
superato il Voghera salendo a 26 punti in classifica. Sempre penultimo
il Cerotti in B2 femminile: le ragazze son state
battute per 3-0 dalla capolista Londi Livorno.
Settimana di paly off per
le formazioni della categoria juniores. I ragazzi
del 3S, dopo il successo
in casa con il Sant’Anna,
si sono presentati a San
Mauro sicuri della qualificazione e, dopo aver
vinto i primi due set, il
tecnico Mina ha sperimentato nuove soluzioni
fino al 2-3 finale: le semifinali vedranno impegnati i Pinerolesi contro
il Parella Torino. La
squadra femminile è invece stata battuta nettamente anche nel ritorno
con il Progetto Alpignano risultando così eliminata. Nel campionato
alieve il 3S Luserna ha
battuto il Pap Piossasco
per 3-0 mentre il 3S Pinerolo ha perso con la
Piscinese volley per 3-2.
TENNIS
TAVOLO
Settimana di pausa per
i campionati: Valpellice
al comando nel girone D
della DI e nel girone E
della C2; secondi i valligiani nel girone E della
Die terzi in CI nazionale. Nel torneo Gran Prix
di Verzuolo, buon 5° posto di Simone Odino di
Torre Pellice.
APPUNTAMENTI
24 febbraio, giovedì
TORINO: Alle 20,45, in
via Pio V 15, incontro su
«Cristo nella letteratura
russa dell’800-900», con
Laura Micheletti.
PINEROLO: Alle 21,
nella sede del Cai, proiezione su «Trekking sull’
alta via dei pini loricati».
PINEROLO: Alle 21, al
teatro Incontro di via Caprini, concerto del «Quintetto Bibiena».
TORRE PELLICE: Alla
biblioteca della Casa valdese, per TUnitrè, alle
15,30, conferenza della
prefissa Lidia Sgambetterà su «“Il patto d’amore”
di Catullo».
PINEROLO: Al teatro
Incontro, alle 21, concerto del Quintetto Bibiena
(flauto, oboe, clarinetto,
fagotto, corno), musiche
di Mozart, Reicha, Liegeti, Pokoijiev. Lire 25.000.
25 febbraio, venerdì
TORRE PELLICE: L’associazione «Senza confini» propone, alle 21, al
Ciao di via Volta, «Cernobil 2000»; verrà proiettato
un filmato preparato dalla televisione svizzera italiana. A seguire verrà presentato il progetto di accoglienza di bambini bielorussi presso le famiglie
della valle per il 2000.
PINEROLO: Alle 21, al
Centro sociale di via Lequio, Tassociaz. «Viottoli» e la comunità di base
organizzano una serata
su «Pacifismi e nonviolenza» con la partecipazione di Enrico Peyretti
del Centro studi Sereno
Regis e direttore de «Il foglio» di Torino.
PINEROLO: Alle 17, al
salone dei Cavalieri, conferenza su «La scuola alla
prova della riforma», con
Chiara Acciarini, segretaria della commissione
istruzione della Camera
dei deputati.
PINEROLO: Alle 21,
nella chiesa di San Giuseppe, concerto del duo
voce recitante pianoforte
«Il Melologo», Laura Panti e Angela Colombo, musiche di Schumann, Castagnoli, Mantovani, Satie, Cahappel.
26 febbraio, sabato
PEROSA ARGENTINA:
Alle 21,30, al padiglione
Pian de la Tour, festa di
carnevale, con serata disco. Ingresso lire 8.000.
CUMIANA: Alle 21,15,
nella sala incontri Carena, commedia brillante
«Il marito beffato», di
Molière, ingresso lire
15.000, ridotto lire 12.000.
RINASCA: Nel salone
polivalente, polenta e serata danzante per festeggiare il carnevale.
PINEROLO: All’auditorium di via dei Rochis
concerto del coro Valpellice.
SAN GERMANO: Nella
sala valdese, alle 21, Valerio Maffioietti presenta
«1492», testo e regia di
Gianluigi Gherzi. Ingresso lire 10.000.
27 febbraio, domenica
PINEROLO: Al teatro
Incontro, alle 16, la compagnia Stilema presenta
«Piedi per aria», ingresso
lire 6.000.
BAGNOLO: Dalle 10,30
carnevale in piazza.
RINASCA: Nel salone
polivalente carnevale dei
bambini.
TORINO: Nel tempio
valdese di corso Vittorio,
alle 17,30, concerto per
organo con Antonella
Ferraris, musiche di Bach, Vivaldi-Bach.
28 febbraio, lunedì
BOBBIO PELLICE: Alle
18 è convocato il Consiglio comunale; in esame
bilancio e relazione programmatica 2000.
TORRE PELLICE: Alle
21 è convocato il Consiglio della Comunità montana per approvare il bilancio di previsione 2.000.
29 febbraio, martedì
TORRE PELLICE: Alle
21 è convocato il Consiglio comunale; in esame
bilancio di previsione e
relazione programmatica.
2 marzo, giovedì
TORRE PELLICE: Alle
15, alla Casa valdese, per
TUnitrè, concerto del
duo «Giorgio Sogno e
Giorgio Spriano» che
eseguiranno musiche di
Dvorak e Brahms.
SERVIZI
VALLI
CHISONE-SERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica;
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 27 FEBBRAIO
Perosa Argentina: Termini,
via Umberto I, telef. 81205
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 27 FEBBRAIO
Torre Pellice: Muston - via
Repubblica 22, tei. 91328
CINEMA
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì
25, alle 21, walk on thè
moon. Complice la luna;
sabato 26, ore 21, Studio
54; domenica 27, ore 16,18
e 21, lunedi, martedì e giovedì, alle ore 21, Giovanna
d’Arco.
Per la
pubblicità su
tei. 0121-323422, fax 0121- 323831
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, giovedì 24 e venerdì 25,
ore 21,15, Come te nessuno mai commedia di G.
Muccino; sabato 26, ore 20 e
22.30, domenica 27, ore 16,
17.30, 20 e 22,30, lunedì 28,
ore 21,15 La nona porta.
PINEROLO — La multisala Italia propone alla sala
«5cento», The beach, feriali
ore 19,45 e 22,20, sabato
19,45 e 22,30, domenica
14,45, 17,15, 19,45, 22,20.
Alla sala «2cento» va in programma Il segreto della
strega di Blair; feriali 20,30
e 22,20, sabato 20,30 e
22,30; domenica 15, 16,50,
18,40, 20,30 e 22,20.
Comunità montana valli Chisone e Germanasca
Segnaletica per i luoghi storici
Dotare i luoghi storici o di interesse
turistico delle valli ^Germanasca e Chisone di un’adeguata segnaletica. È
questo l’intento del progetto presentato dalla locale Comunità montana alla
Regione e da essa recentemente approvato. 1 luoghi di maggior frequenza turistica delle due valli saranno quindi
dotati, entro dicembre 2000, di una apposita cartellonistica che, oltre a segnalare la presenza e il nome del sito
fornirà presumibilmente anche un minimo di informazioni e di storia di esso. «Sul territorio - dicono in Comunità
- saranno collocati una quarantina di
cartelli il cui contenuto e ubicazione
verranno concordati tra la Comunità
montana valli Chisone e Germanasca e
i Comuni interessati. Per il momento
sono già stati individuati indicativamente dei luoghi come per esempio lo
Scopriminiera in vai Germanasca e il
Forte di Fenestrelle; si tratta ora tra l’altro di valutare insieme ai responsabili
dei Comuni il contenuto del testo che
vi comparirà e la precisa collocazione».
Il progetto, finanziato dalle Regione,
prevede un investimento di 184 milioni
e dovrebbe nelle intenzioni della Comunità montana garantire una miglior
fruibilità dei musei e dei luoghi di interesse turistico delle valli. «Per il momento l’intento - dicono ancora in Comunità - è quello di piazzare i cartelli
nei luoghi di maggior rilievo turistico
relativamente alla frequenza di pubblico ma l’intenzione è per il futuro di allargare il raggio anche ad altri siti ponendo il tutto all’interno di una rete
informativa che guidi i turisti alTinterno delle due valli». Oltre ai cartelli
informativi è poi prevista l’istallazione
di 4 segnali stradali lungo la statale 23
che segnaleranno la presenza dei siti.
- Dalla Federazione italiana per il volontariato
Bottega del possibile, premio
ALBERTO TACCIA
La Fivol (Federazione
italiana per il volontariato) assegna ogni anno un premio nazionale
della solidarietà per «offrire un riconoscimento
a esperienze efficaci e innovative nel campo del
volontariato e della solidarietà». Quest’anno tra
le 14 associazioni premiate vi è stata anche la
«Bottega del possibile» di
Torre Pellice «per l’impegno concreto e costante
a favore di una cultura
della domiciliarità».
Come si sa la riflessione portante della Bottega non è l’opposizione
tra la casa e l’istituto, ma
la centralità della persona, soprattutto delle
persone più deboli, per
rivendicare i propri diritti. La tutela dei diritti
delle persone si esprime
anche contro gli allontanamenti non voluti dalla
propria abitazione per
un ricovero permanente
non desiderato. Al fine
di sviluppare la cultura
della domiciliarità, la
Bottega intende offrire
opportunità culturali,
formative e informative,
creare scambio e comunicazione, costruire relazioni sociali, essere luogo di incontro e indicare
riferimenti positivi per
un sostegno nelle difficoltà operative, dando
strumenti di supporto e
orientamenti di ricerca.
La recente iniziativa
detta «Progetto rondine»,
indicata nella motivazione del premio, mira a costmire una vasta collaborazione tra chi, nel pubblico e nel privato, vuole
impegnarsi per porre basi concrete e durature al
fine di consentire il ritor
no al domicilio da parte
di persone che lo desiderano fortemente, attualmente accolte in istituti.
Ma anche la struttura residenziale può essere un
valido supporto alla domiciliarità se si apre al
territorio con interventi
di sostegno.
Ci rallegriamo per questo pubblico riconoscimento che premia l’impegno non indifferente
protratto instancabilmente per anni da Mariena Gaietti e dai suoi
collaboratori, per il raggiungimento di obiettivi
a cui non possiamo che
consentire per il loro
contenuto a favore di
quella promozione umana a cui tutti dobbiamo
concorrere, ciascuno nel
proprio ambito, adeguando sempre più, a
questo fine, gli strumenti
di cui dispone.
programmi (iella settimana
Radio Beckwith
FM 91.200-96.550
Continua a crescere remittente Radio Beckwith
Evangelica; dopo aver compiuto quindici anni la
radio sta vivendo una seconda giovinezza di nuovi
programmi e iniziative aperte alla realtà delle
chiese valdesi e del territorio. Cultura, informazione, musica, attenzione all’associazionismo e
all’editoria locale: sono moltissimi i temi toccati
dal palinsesto.
Sempre presente rimane la serie A di hockey su
ghiaccio con le dirette del Valpellice e altri spazi di
approfondimento. Il giovedì alle 21 va in onda
Overtime con interviste e approfondimenti in diretta: i prossimi appuntamenti con le partite sono
previsti per sabato 26 con TAppiano e martedì 29
con TAlleghe, sempre alle 20,30. Le informazioni
sportive, soprattutto a carattere locale, si possono
ascoltare nelle quattro edizioni del notiziario giornaliere, la prima alle 8,30 cui segue una rassegna
stampa dei principali quotidiani nazionali. Particolare attenzione meritano i programmi del lunedì alle 19 (in replica ogni giovedì alle 10,15): il
primo e il secondo lunedì del mese è ospite il
gruppo locale di Amnesty International; il terzo
lunedì troviamo la mbrica Handicap e Società curata dalle associazioni Diapsi e Annfas; il quarto
lunedì ascoltiamo il programma dedicato alla Cevaa. Si ricorda anche il programma Fra le righe
con Sergio Pasetto in onda ogni lunedì alle 10,15.
Uno spazio particolare è dato ai culti, con i pastori del 1 distretto (domenica alle 11,30 e mercoledì alle 19) e Actualité de l'Évangile, il culto in
francese di Radio Suisse Romando (mercoledì alla
17,15 e venerdì alle 10,15).Questa settimana per
Un tè con l'autore con l’editrice Alzani di Pinerolo
(venerdì 25 alle 17,15), avremo Tarcisio Fraina e
per l’incontro con gli ospedali di Pomaretto e Torre Pellice (lunedì 28 alle 16,30) ci sarà il direttore
amministrativo della Ciov, Silvio Vola.
Segnaliamo infine la produzione di un Cd dal titolo «Tra Riforma e Controriforma» con la registrazione del coro A. Gabrieli di Bagnolo Piemonte
e del giovane organista Silvio Pinamonti.
Radio Beckwith risponde al numero di telefono
e fax 0121-954194 ed è anche su Internet: web-ti
scalinet.it/rbeonline; redazione.rbe@tiscalinet.it
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Ricorda che le croci ugonotte di sua produzione
si possono trovare presso
le librerie Claudiana di Torre Pellice, Torino, Milano
e la Libreria di cultura religiosa di Roma
Per ulteriori informazioni telefonare al numero
0339-7101925.
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chiese questa informazione
¿i chiarimento relativa alla
nubblicazione sul n. 48/99 di
Worma dell’articolo dal titolo «Rinnovati 1 locali della
scuola materna. Una nuova
stagione con la direzione laica»? non firmato. Ritengo non
sia stato né giusto né corretto
avere posto sotto accusa i pastori che nel tempo passato
sono stati anche direttori
dell’attuale Opera diaconale
jnetodista di Scicli i quali non
avrebbero tenuto in considerazione la presenza per il servizio ivi prestato nel tempo
daTeresella Mania.
A memoria di molti e dei
pastori, compresa la mia persona, che ne sono stati responsabili, sia la Mania che
tutte le sorelle che hanno reso
lo stesso servizio nella scuola
materna hanno ricevuto uguale rispetto e trattamento
morale ed economico in pari
misura e dignità. L’opera prestata da tutto il personale, insegnanti comprese, è stata offerta per molti anni sotto forma di volontariato. È stato ritenuto quindi come concreto
rapporto di collaborazione rispettato e apprezzato come
tale e con il migliore senso di
riconoscimento e riconoscenza da parte dei responsabili e
della chiesa.
Il tutto per dare una chiara
immagine alla collettività
della nostra testimonianza
che negli ultimi temi è venuta meno. Stando così le cose
tengo a smentire ciò che è
stato scritto dall’anonimo autore e si aspetta ancora una
smentita di tali affermazioni.
Quanto scritto nell’articolo
sussisterebbe e avrebbe significato oggi, se vi fossero
stati diversi e corretti comI portamenti da parte della direttrice e di chi ne dirige i
' comportamenti da vicino e
da lontano, certamente né
fiaterni né evangelici, quindi
non accettabili e tanto meno
condivisibili.
Arcangelo Pino - Scicli
I Le polemiche
su Scicli
tualmente agli organi competenti ai quali va estrema fiducia e lealtà. Infine, visto che il
mio articolo ha suscitato polemiche e perplessità, mi rendo disponibile per ogni spiegazione e chiarificazione in
uno spirito di collaborazione
e fraternità.
Franco Soave
membro del Comitato
dell’Opera diaconale
metodista di Scicli
Michele
Sinigaglia
Caro direttore.
ho saputo che un mio articolo sull’inaugurazione dell’
Opera diaconale metodista di
Scicli, pubblicato da Riforma
senza l’indicazione deil’autote, ha suscitato polemiche
che hanno avuto echi anche
a livello nazionale. Ti prego
quindi di pubblicare questa
mia, per contribuire a fare un
po’ di chiarezza.
Prima di tutto riconosco
come mio l’articolo pubblicato su Riforma num. 48 del
1999 e me ne assumo in pieno la paternità: a distanza di
tempo mi sento di confermate quello che ho scritto. Poi,
dnl mio operato sono io pienamente responsabile e ho
l'abitudine di riferire pun
Formatosi alla Scuola teologica battista di Rivoli, agli
inizi degli Anni 50, e poi per
un certo tempo alla Facoltà
valdese, Michele Sinigaglia
era stato afferrato in modo
particolare da due realtà teologiche: da un lato la teologia
barthiana, che letteralmente
lo affascinava, dall’altro lo
studio dell’ebraico e della
teologia dell’Antico Testamento, che divenne per lui
una vera e propria passione.
Passava lunghe ore a studiare
l’Antico Testamento in ebraico e quando parlava delle sue
scoperte teologiche ed esegetiche il volto gli si illuminava.
Così intenso fu questo suo
studio che il Sinodo valdese
lo nominò professore aggiunto di ebraico e Antico Testamento alla Facoltà, quando
venne trasferito a Roma.
Entrato come pastore nell’
Amei (la Missione di La Spezia) esercitò il suo ministero a
Pistoia e La Spezia, dove ha
lasciato un grande ricordo.
Quando poi le chiese dell’Amei entrarono nell’Unione
battista, fu pastore a Bari e
quindi a Roma. In Puglia divenne in breve tempo un
punto di riferimento per il
nostro battismo, anche per la
vacanza di varie comunità
pugliesi educane. Tutti rammentano ancora oggi i suoi
viaggi e le fatiche per mantenere vivo il «corso per laici»
che si svolgeva ad Altamura.
A Roma, poi, sono molti i fratelli e le sorelle che ricordano
le sue lezioni per i non pastori che svolgeva settimanalmente nei locali della Facoltà,
nel tardo pomeriggio. Lezioni
che ha compendiato nel suo
libro intitolato Antico Testamento edito dalla Claudiana,
una guida preziosa alla lettura della Bibbia. Sempre coadiuvato in tutto il suo lavoro
dalla moglie Anna, dalla voce
squillante, che gli ha dato un
plotone di figliuoli in mezzo
ai quali, anche quando erano
piccoli e vivaci Michele amava stare, riuscendo a concentrarsi e studiare.
Per me. Michele è stato soprattutto un caro e indimenticabile amico fedele. Sempre
pronto a incoraggiarmi a
continuare nelle mie varie responsabilità anche nei momenti difficili, non perdeva
occasione per manifestarmi
la sua solidarietà. Come potrò dimenticare le serate passate davanti a un buon bicchiere di vino, a casa sua a
La Foresteria valdese di Torre Pellice
organizza per l’estate 2000 dei soggiorni per famiglie e persone singole
nelle seguenti date;
¿al 28 gìi^o aï 15 luglio 2000
dal 17 iu^ìo al 4 agosto 20CK1
one
Ulano
^prenotazioni per i soggiorni si'pra indicati sono aperte a partire dal 1
Verrà data precedenza alle famiglie evangeliche
e agli ospiti ahitiiali degli anni precedenti.
Per le famiglie con hamhini sono previsti prezzi agevolati
Per informazioni supplementari telefonare al n. 0121'91801
nei giorni feriali dalle 8,30 alle 12,15.
Per prenotare scrivere o inviare un fax a;
C.S.D. ' Foresteria valde.se di Torre Pellice
Via Amaud 34 - 10066 Torre Pellice (To)
fax (39)0121-950049
^■B.; Al di fuori delle dote sopra indicate verrà data ospitalità secortdo le disponihirna precisiamo che a causa delia programmazione con i gruppi stranieri e le atti
^iesiastiche, che sono prioritarie da .statuto, non li sono altn periodi superiori
alia settimana a disposizione da giugno a settembre.
Pagina Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
È morto Charles Schulz, creatore dei Peanuts, che diceva: «Con questi fumetti predico»
La religione, la politica e il grande cocomero
GIORGIO GUELMANI
Appartengo alla generazione che è
cresciuta coi Peanuts fin dalle scuole elementari. Da bambini ridevamo per
le gag di Linus o per i travestimenti di
Snoopy: da adolescenti ci identificavamo nel «tira e molla», timidissimo e fallito Charlie Brown o nella «perla rara»
Piperita Patty; divenuti adulti e ormai
sazi di fumetti abbiamo sempre riservato un sorriso al giovane Replica o all’ennesimo dialogo tra Spike e il suo cactus
preferito. La possibilità di leggerlo a più
livelli e a tutte le età ha reso i Peanuts
un autentico classico dei nostri tempi.
Ma per noi evangelici i Peanuts sono
qualcosa di più di un bel fumetto o di
un fenomeno di costume.
‘ Charles Monroe Schulz, era «uno dei
nostri», un credente protestante, un
evangelica! di tradizione luterana, predicatore laico e animatore di gruppi biblici. Questo aspetto è passato sotto silenzio nella maggior parte delle commemorazioni apparse sui giornali italiani. Per esempio, su Repubblica, Vittorio Zucconi non ci ha risparmiato facili
ironie sul «freddo scandinavo e luterano del Minnesota», o sulle «letture
evangeliche dei Peanuts per integralisti
cristiani». Eppure lo stesso Schulz diceva: «Io con questi fumetti predico», e li
riteneva il suo contributo al sacerdozio
universale. Questo gruppo di bambini,
dove gli adulti compaiono solo come
voci fuori campo, è un vero e proprio
microcosmo dove si rappresentano i
problemi fondamentali della vita, un
teatro dove i piccoli attori interpretano
varie parti. «La mia non è una squadra,
è un seminario di teologia!», sospira
Charlie Brown vedendo una discussione sul baseball trasformarsi in un dibattito sulla sofferenza di Giobbe.
La «teologia dei Peanuts» è classicamente protestante e riformata: ci mostra
il mondo com’è in realtà, e proclama
l’amore incondizionato di Dio per questo stesso mondo. Questi bambini non
sono né melensamente «innocenti», né
simpaticamente «monelli»: sono intrinsecamente crudeli, come solo un bambino lo sa essere. Fin dalla prima striscia, pubblicata il 2 ottobre 1950 («Buon
vecchio Charlie Brown... Come lo odio!»), è un susseguirsi di maldicenza, di
«nyaahh», di emarginazione dei «diversi», di lingue che uccidono più di spade.
Sembra un interminabile midrash per
immagini del verso «il cuore umano è
corrotto fin dalla sua giovinezza».
E la carrellata dei personaggi sembra
una parafrasi del detto luterano sul cuore umano come «fabbrica di idoli». Lucy
vive nell’adorazione di se stessa; per
Schroeder la vita non ha senso senza il
pianoforte; Linus, catecumeno modello
che cita le Scritture a memoria, è schiavo della sua coperta e del culto pagano
del Grande Cocomero (in realtà la Grande Zucca). Snoopy si inventa centinaia
di identità e vite parallele per sfuggire
alla dura realtà della sua dipendenza
dalla «scodella della cena». Lo stesso
Charlie Brown, il più consapevole di
tutti (e per questo il più infelice), crede
negli insidiosi idoli dell’Amore (l’irraggiungibile ragazzina dei capelli rossi) e
del Successo. Tra le righe (ma talvolta
anche in esplicite citazioni bibliche, o in
veri e propri sermoni a fumetti) leggiamo la parte positiva, la speranza di
amore e felicità per tutti, l’amore per i
più piccoli e 1 più insignificanti.
Tutto questo con grande leggerezza,
senza didascalismi o atteggiamenti integralisti. Ed è vero che il piccolo mondo dei Peanuts non conosce il razzismo,
la guerra, la disoccupazione, al contrario della Mafalda dell’argentino Quino.
Ma è anche vero, come ha scritto Umberto Galimberti, che Charlie Brown incarna un’«obiezione a una società troppo affermativa, troppo vincente», perché «anche per chi perde deve esserci
un mondo in cui poter vivere». Il che
non è poco, in un mondo che crea ricchezze inimmaginabili e miliardi di persone semplicemente «esuberanti».
I Peanuts, primo fumetto in Italia a
cui venisse riconosciuto un valore «culturale», hanno contribuito a sprovincializzarci, facendoci conoscere non
solo Halloween e il baseball, ma anche
la Bibbia, che i personaggi leggono e
parafrasano con naturalezza, una parola non incatenata da istituzioni ecclesiastiche o accademiche. È questa, oltre
al corpus delle sue storie che non ci
f stancheremo di leggere e raccontare ai
nostri figli, l’eredità che ci lascia Charles Monroe Schulz. Ci sfida a comunicare le grandi cose che Dio ha fatto, a
raccontare e far amare la Bibbia, in modi e linguaggi innovativi, anche audaci
e rischiosi. A parlare di Dio facendo
sorridere e piangere, fuori dallo spazio
chiuso del tempio, in linguaggio non
religioso per i non religiosi.
E' UNA DOMANDA PERSONALE, MI PARE, HAI INTENZIONE DI INIZIARE IMA discussione? SUPPON60 CHE1U PENSI 01 ESSERE UN TIPO P»0TTMT0 INIEUIBENIE^NOH l'VEW*? SUPPONGO CHETO PENSI --f-fX
HAI RAGlONF-QUaLO (ÌELIGtQSO E''
UN ARGOMENTO MOLTO URTANTE!
da «Il Vangelo secondo Charlie Brown» edizioni Gribaudi, Torino, 1968
Roma, discutendo di Barth,
Bultmann, Antico Testamento e dei problemi dell’Unione
battista? Serate simpatiche,
che mitigavano la solitudine
delle mie forzate permanenze romane. Il nostro pensiero
va ad Anna e ai figli e nipotini: il Signore li consoli! Mi
mancherà Michele, mi mancherà molto. Ma forse non
per lungo tempo...
Piero Bensì - Firenze
Il professor
Carlo Gentile
Il 29 gennaio scorso l’Amministrazione provinciale di
Foggia (di sinistra), presieduta dal prof. Antonio Pellegrino, ha dedicato una giornata
di studio alla figura e all’opera
del prof. Carlo Gentile (19201984). Ho avuto il piacere di
averlo per qualche anno come
professore di filosofia e storia
al liceo classico di Foggia e,
prima come alunno poi come
amico, ho avuto modo di apprezzarne e ammirarne le doti
di grande umanità e comprensione che aveva per tutti
gli esseri viventi, nonché la
vasta ambizione e cultura, ancorata e rimasta ferma, come
una volta ebbe a rammaricarsi in una conversazione privata, all’800 e ai primi del 900,
non avendo avuto modo di
occuparsi e approfondire le
idee e i contributi più vivi e
fecondi del movimento socialista e del marxismo italiano
ed europeo.
Come alunno, mi colpì soprattutto il fatto che ogni anno in classe il 17 febbraio
commemorasse l’emancipazione dei valdesi, spiegandone il significato e l’importanza sul piano storico, religioso
e culturale. Credo fossi l’unico alunno a capire e apprezzare l’eccezionaiità della cosa. Successivamente aveva
aderito alla Chiesa valdese,
frequentando la nostra comunità di Foggia.
Uomo estremamente tollerante e rispettoso dei diritti e
delle opinioni altrui, democratico e liberale, sul piano
politico aderì al Partito repubblicano, scrivendo un libro su Mazzini, uomo universale, pubblicato nel 1972, che
ebbe un buon successo so
prattutto all’estero. Fautore
della nonviolenza, collaborò
con Aldo Capitini e Danilo
Dolci per l’emancipazione
dei poveri e dei diseredati.
Collaborò anche con Ernesto
Buonaiuti e ricoprì incarichi
importanti nella Massoneria.
All’educatore, all’amico e al
fratello in fede, prematuramente scomparso, un pensiero e un ricordo grato e affettuoso.
Arturo A. Cerico/a-Milano
Nuovi indirizzi
Il past. Massimiliano Pagliai comunica il proprio
nuovo indirizzo e-mail: maxpagliai@infinito.it
L’Ufficio tecnico della Tavola valdese e Csd è dotato di
un proprio indirizzo e-mail:
tvstabili@chiesavaldese.org
Foto anonima
La foto senza didascalia
pubblicata in prima pagina
sul numero scorso raffigurava la firma del Trattato di
Amsterdam.
■ PARTECIPAZIONI ■
«Il Signore è il mio aiuto;
non temerò»
Ebrei 13, 6
La sorella Laudice e I familiari
tutti del caro
Livio Mariani
esprimono un commosso ringraziamento a tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore, in particolare al past. Cesare Milaneschi.
Torino, 4 febbraio 2000
«lo sono la resurrezione e la vita;
chi crede in me, anche se muore,
vivrà; e chiunque vive e crede
in me, non morirà mai»
Giovanni 11, 25
È mancato un uomo buono, il
professor
Alberto Peyrot (Bey)
Lo annunciano con profondo
dolore la moglie Graziella, I figli
Ettore con la moglie Liya e Giovanna con il marito Paolo e il piccolo Alessandro, la sorella Esther, cognate, cognati e parenti
tutti. Funerali giovedì 24 febbraio
ore 10 net tempio valdese di corso Vittorio Emanuele, a Torino.
Non fiori ma offerte alla Chiesa
valdese di Torino.
Torino, 21 febbraio 2000
Un liceo visita la chiesa
di Roma piazza Cavour
Il pomeriggio del 28 gennaio abbiamo
visitato, noi alunni della classe III b/p
del Liceo scientifico «Pitagora», sede aggregata del Liceo classico «B. Russell», il
tempio di piazza Cavour e la biblioteca
della Facoltà valdese di teologia. La
trentunesima ora di lezione, dopo una
mattinata densa di «materie pesanti»,
rappresentava una sfida ardua anche
per l’alunno più attento e forse chissà,
anche la prof, di Storia e filosofia Franca
Memeo e il prof, di scienze Franco Giuseppe Maccarrone nutrivano qualche
perplessità. E invece eccoci qui, silenziosi e assorti, catturati dall’essenzialità
del luogo che ci circondava, ad ascoltare
le informazioni della pastora Maria Bonafede, che ci introduceva alla conoscenza storica del movimento valdese,
dalla nascita fino ai nostri giorni.
Il tempio, sottolineando il legame idea
le tra evangelici e primi cristiani, si ispira
liberamente, nell’architettura come nella
decorazione eseguita da Paolo Paschetto,
alle basiliche paleocristiane, di cui conserva la pianta e alcuni tratti architettonici salienti dietro cui si rilevano, segno
dei tempi, motivi di ascendenza liberty.
La chiesa valdese di Roma piazza Cavour
Sempre su disegni di Paschetto vennero
realizzate dal maestro C. Picchiarmi le
vetrate, che rappresentano il vero fulcro
di tutta la decorazione, in cui l’atmosfera
creata dai giochi floreali delle alte trifore
sostiene lo svelarsi, attraverso i simboli
biblici, del ricco contenuto della fede. Gli
arredi furono realizzati da diversi artisti:
il prof. Augelli di Pietrasanta scolpì il fonte battesimale, Zaffalati di Siena forgiò i
lampadari, i Corsini di Siena eseguirono
la tavola e il pulpito, i cui bassorilievi riproducevano il monogramma cristiano e
i volti di Arnaldo da Brescia, Lutero, Calvino, Savonarola. Gli evangelici, rompendo una tradizione nata come reazione
all’abuso di decorazioni, capace di destare nei fedeli forme eccessive di religiosità, tornano a esprimere la loro fede con
il linguaggio artistico, imitando i cristiani
dei primi secoli, per i quali «semplicità
non fu sinonimo di abolizione o disprezzo dell’arte». Da questi luoghi noi studenti siamo usciti certamente arricchiti.
Mariavittoria Proietti - Roma
li:
il lì
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 25 FEBBRAIO 2000
Il segretario generale del Cec alla Conferenza annuale dei cappellani militari
Non legittimare l'intervento militare
Occorre creare un «sistema preventivo di allarme» per prevenire le violazioni dei diritti umani
Il segretario generale del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), Konrad Kaiser,
ha denunciato la legittimazione generalizzata dell’intervento militare per fini
umanitari. Questo tipo di intervento deve «rimanere un’
eccezione, iscritta nel quadro
di regole e di criteri di diritto
internazionale chiari e impellenti», ha dichiarato l’8 febbraio scorso davanti ai partecipanti alla XI Conferenza
annuale internazionale dei
capi dei cappellani militari,
riunita a Ginevra dal 7 all’11
febbraio. A rendere inevitabile la ripresa del dibattito sulla
legittimità dell’intervento
umanitario, ha detto Kaiser,
sono stati soprattutto il conflitto nell’ex Jugoslavia e l’intervento della Nato nella
guerra del Kosovo, ma anche
«l’autocritica fatta dall’Onu
di fronte ai tragici avvenimenti del Kuanda nel 1994».
A questo riguardo, Kaiser
ha annunciato che il Cec sta
per effettuare uno studio sulle questioni etiche legate
all’intervento cosiddetto
umanitario. Lo studio, che
sarà realizzato in collaborazione con agenzie di aiuto
delle chiese, organizzazioni
umanitarie e istituti di ricerca, sarà sottoposto al Comitato centrale del Cec nella sua
prossima sessione che avrà
luogo nel gennaio 2001. «Il dibattito politico ed etico si è
concentrato essenzialmente
sulla questione della legittimità dell’intervento umanitario armato - ha lamentato
Kaiser ne consegue che le
altre forme di intervento destinate a difendere i diritti
della persona senza ricorrere
alle armi hanno ricevuto una
attenzione insufficiente». Per
limitare il numero dei casi in
Belgrado dopo i bombardamenti della Nato sul complesso chimico di Pancevo
cui «l’intervento armato sembra imperativo», bisogna allargare il ventaglio degli strumenti di cui disponiamo. Per
illustrare l’efficacia di questo
tipo di misure, Kaiser ha citato come esempio la nomina
di osservatori speciali incaricati di alcuni paesi e di alcune
categorie di violazioni dei diritti fondamentali: ha inoltre
menzionato l’invio di osservatori incaricati di monitorare le elezioni e l’applicazione
dei diritti della persona umana. Secondo Kaiser, è necessario prendere questi provvedimenti e svilupparli in modo
sistematico.
A questo riguardo, Kaiser
ha parlato della possibilità di
creare, nell’ambito delle Nazioni Unite, un «organismo
permanente di monitoraggio»
e un «sistema preventivo di
allarme che permetta di anticipare le violazioni massicce
dei diritti umani». Il segretario generale del Cec ha inoltre
segnalato l’urgenza particolare «di prendere provvedimenti per proteggere le minoranze e le categorie di popolazione che, in seguito a un conflitto armato, diventano rifugiati nel loro stesso paese».
Ma per poter elaborare tali
provvedimenti e metterli efficacemente in atto, ci vorrebbe un cambiamento di mentalità e bisognerebbe «passare dalla logica militare, oggi
predominante nelle situazioni di crisi, a provvedimenti
autenticamente umanitari».
Questi ultimi dovranno andare di pari passo con decisioni
che permettano di riassegna
re le risorse materiali e finanziarie che non saranno più
«adibite alla formazione di
forze d’intervento militare,
come succede oggi, ma al potenziamento degli strumenti
civili che servono l’azione
umanitaria e la protezione
dei diritti della persona», ha
dichiarato Kaiser.
Lo «squilibrio sconcertante» tra i mezzi investiti nell’intervento della Nato in Kosovo e le difficoltà riscontrate
per raccogliere le risorse
umane e finanziarie necessarie al ripristino dell’ordine
sociale dopo la conclusione
delle operazioni militari, ha
però mostrato che «questa
volontà di cambiamento non
esiste ancora, né nell’opinione pubblica né fra i governi
responsabili». (Cec info)
La (denuncia (del (direttore della Caritas contro le sanzioni imposte alla Jugoslavia
«I raid hanno provocato solo distruzione e povertà»
Il direttore della Caritas in
Jugoslavia ha denunciato «la
carestia e la disperazione»
provocate dalle sanzioni occidentali e ha chiesto alla comunità internazionale di dimostrare misericordia. Questo prete croato. Autun Recar, ha fatto notare che la
campagna di bombardamenti aerei, «poco giudiziosa e insensata», condotta in Serbia
lo scorso anno durante il
conflitto del Kosovo, ha gettato i civili in «una situazione
tremenda» e non è riuscita a
cambiare alcunché nella politica del governo jugoslavo.
«Quale era l’obiettivo di
questi bombardamenti, se
non di indebolire le condizioni di vita della popolazione
senza aiutare chicchessia? ha lamentato Recar durante
un’intervista telefonica -. I
problemi sono troppo gravi
per essere risolti in questo
modo e le sanzioni hanno
amplificato e aggravato le disgrazie della popolazione».
Recar si è espresso in questi
termini dopo l’annuncio fatto il 10 febbraio scorso, secondo il quale gli Usa e i governi europei potrebbero autorizzare la ripresa parziale
dei voli in partenza e a destinazione di Belgrado. La politica delle sanzioni, ha aggiunto, praticata dagli Usa e
dai loro alleati per spingere la
Jugoslavia a cacciar via Milosevic, «ha ritardato e non favorito» il dialogo tra il governo e l’opposizione in Jugoslavia, e ha provocato «severe
penurie» (viveri, vestiti, medicine e combustibili da riscaldamento).
«I politici occidentali non
erano in grado di valutare la
situazione qui. La loro strategia non era ben concepita e
quello che sono riusciti a fare
è stato di privare la gente dal
proprio lavoro e dai propri
mezzi di sussistenza. L’idea
secondo la quale la loro azione avrebbe portato ad un
cambiamento di governo è
stata solo un gioco brutale e
grossolano. Questo non ha
cambiato nulla e non ha portato i risultati sperati dalla
Nato», ha fatto notare Recar.
Gli operai di un’azienda jugoslava guadagnano attualmente l’equivalente di 100
marchi (100.000 lire) al mese,
mentre avrebbero bisogno di
almeno 150 marchi per avere
«un livello di vita miserabile». D’altra parte, secondo il
prete, molti ospedali hanno
dovuto chiudere a causa della penuria di riscaldamento e
di attrezzature. I malati che
devono essere operati devono procurarsi le medicine.
«Quando ripenso a quei mesi
di bombardamenti e a quello
che ho patito, posso appena
immaginare la situazione terribile di coloro che sono stati
amputati delle loro membra
o che hanno perso la loro casa. Questa campagna ha provocato solo distruzione e povertà», ha detto Recar.
La Chiesa cattolica romana
si è sempre opposta alle sanzioni imposte dalla Nato. La
Chiesa cattolica conta cinque diocesi in Serbia e in
Montenegro, anche se il 75%
circa dei cattolici sono fuggiti
all’inizio degli Anni 90, dopo
lo smembramento della Federazione jugoslava. La minoranza cattolica romana ha
patito «le stesse sofferenze»
degli altri cittadini, ha fatto
notare Recar, ricordando che
la Caritas ha aiutato i più po
veri di tutte le religioni in tutto il paese: «Dopo i bombardamenti della Nato, un vescovo ortodosso mi ha rimproverato di distribuire gli
aiuti forniti dall’Occidente ha detto -. Ma coloro che
sanno che non abbiamo nulla a che spartire con la politica della Nato, hanno apprezzato e sostenuto la nostra
azione e. in genere, abbiamo
buoni rapporti con la Chiesa
ortodossa serba».
Alla fine di gennaio, in
un’intervista all’agenzia austriaca Kathpress. l’arcivescovo cattolico romano di
Belgrado, Frane Rerko, ha
chiesto «la ripresa immediata» delle importazioni di petrolio e dei trasporti aerei. La
penuria di medicine di base e
di viveri ha provocato, ha
detto, l’aumento del tasso di
mortalità fra i bambini e le
persone anziane. (eni)
Lo ha affermato il ministro boliviano dei Lavoro
I principi cristiani contro il totalitarismo
Secondo il ministro boliviano del lavoro, Luis Vasquez Villamor, i principi cristiani sono la migliore alternativa a tutti i tipi di totalitarismo derivanti dal processo
di mondializzazione. Luiz Vasquez Villamor, uno dei ministri più influenti del governo, si è espresso in questi termini il 9 febbraio scorso durante un incontro con una
cinquantina di direttori e
produttori di trasmissioni radiofoniche e televisive prote
stanti. «Il monopolio della
comunicazione produce il totalitarismo e questo crea
un’unica opinione dominante», ha detto il ministro, aggiungendo che «solo i principi cristiani daranno a questa
corrente totalitaria una direzione diversa».
Secondo l’agenzia di notizie
dall’America Latina e dai Caraibi (Ale), il ministro ha inoltre chiesto ai partecipanti di
interessarsi ai fenomeno di
Internet. «La democrazia di
Bangalore, India -14 dicembre 1999
Una risposta delle donne
cristiane al razzismo
Convocate dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), 29
donne cristiane di diversi paesi si sono riunite a Bangalore
(India) dal 9 al 14 dicembre 1999, per riprendere un tema poco dibattuto durante il «Decennio ecumenico di solidarietà
delle chiese con le donne»: il razzismo. Ritrovarsi in India significava tujfarsi in un contesto in cui il razzismo si identifica
con a sistema delle caste. Gli incontri con le donne Dalit (la
cosiddette «intoccabili», cioè le «oppresse») ci hanno spesso lasciato senza voce, fortemente impressionate dalla capacità di
organizzazione, dal coraggio e dalla tenacia di queste donne
triplicemente oppresse. Maggioritarie nelle chiese cristiane in
India, esse dicono con forza la liberazione ricevuta da Gesù
Cristo. Fra le altre questioni entrate nella problematica del
razzismo e deila lotta contro il razzismo dentro e fuori dalle
nostre chiese, vi è l'immigrazione; i legami tra le politiche rivolte ai richiedenti asilo e il razzismo; il traffico delle donne,
dei bambini e degli uomini: il legame tra il turismo sessuale e
il razzismo; la mondializzazione e la militarizzazione; il legame tra violenza e razzismo. (Isabelle Marc-Bousquet, bip)
Sogniamo una chiesa in cui le donne avranno un ruolo di
guida per creare un mondo senza razzismo. Sogniamo un
mondo in cui la lotta contro il razzismo sarebbe una priorità
e che sarebbe costruito su un modello di condivisione dei poteri: un mondo in cui tutti i talenti e le competenze verrebbero adoperati e in cui il potere proverebbe da una cooperazione tra le persone. Si parlerebbe di potere condiviso e non di
«potere su». Offriamo queste proposte come piani di azione
per i movimenti e i gruppi di donne all’interno delle chiese, e
le invitiamo a mettere in pratica queste proposte a seconda
del loro grado di adattamento al loro proprio contesto.
Ai movimenti e ai gruppi di donne delle chiese proponiamo
- che i gruppi di donne delle chiese raccolgano tutto quello che è già stato fatto sul razzismo per incoraggiare la messa in pratica di azioni giuste:
- che i gruppi di donne delle chiese vengano incoraggiati
a riflettere sul razzismo, ivi compreso quello che può verifi
carsi nella chiesa, onde permettere una presa di coscienza
del problema da parte dei più:
- che i gruppi di donne delle chiese vengano incoraggiati
a studiare le leggi del proprio paese e l’interpretazione di
queste leggi: quindi ad analizzarle dal punto di vista del razzismo:
- che i gruppi di donne delle chiese immaginino strategie
appropriate al proprio contesto per interpellare gli uomini
sulla questione del razzismo e del suo rapporto con la violenza contro le donne, con il traffico delle donne e con la
prostituzione:
- che i gruppi di donne delle chiese sviluppino e sostengano un lavoro in rete con quelle e quelli che sono vittime di
razzismo strutturale o individuale:
- che i gruppi di donne delle chiese studino il rapporto tra
il razzismo e la mondializzazione, l’ingiustizia economica, la
militarizzazione onde aiutare le chiese ad adottare prese di
posizione e azioni chiaramente argomentate:
- che i gruppi di donne delle chiese parlino del razzismo e
della lotta contro il razzismo negli incontri nazionali di donne delle loro rispettive denominazioni.
A proposito di educazione e di teologia, proponiamo
- che i gruppi di donne delle chiese creino materiale di
studio sul razzismo e sulla lotta contro il razzismo, comprendente studi biblici e teologici, racconti personali e materiale liturgico;
- che la rete Web del Consiglio ecumenico delle chiese
venga utilizzata per condividere risorse sull’educazione alla
lotta contro il razzismo, su modelli di funzionamento non
gerarchici;
- che i gruppi di donne delle chiese animino atelier su temi quali «prendere coscienza del razzismo», «lottare contro
il razzismo», «l’etnicità e la razza».
A proposito di metodologia per lottare
contro il razzismo, proponiamo
- che i gruppi di donne delle chiese organizzino incontri
tra donne di differenti razze per promuovere una comuni-cazione e una comprensione spirituale più profonda, in cui
la storia di ognuna viene ascoltata, creduta, e in cui una
«guarigione» può avere luogo;
- che i gruppi di donne delle chiese inventino modelli di
protesta contro il razzismo basati sull’Evangelo;
- che i gruppi di donne delle chiese incoraggino le chiese
locali ad esplorare come esse potrebbero essere più aperte
alla presenza al loro interno di tutte le razze;
- che i gruppi di donne delle chiese vengano incoraggiati
ad associarsi con i gruppi secolari o interreligiosi che lottano contro il razzismo; a lavorare in rete con le organizzazioni antirazziste delle chiese come il movimento «Sisters»;
- che i gruppi di donne delle chiese ricerchino un finan-ziamento locale, regionale e nazionale per le loro azioni
contro il razzismo.
venterà più rappresentativa
con Internet, perché comprenderà una partecipazione
diretta dei cittadini. Con Internet, i sondaggi di opinione
saranno più rappresentativi
perché ogni cittadino potrà
dire la propria opinione su
questa scena virtuale della democrazia». Jaime Alvarez, viceministro del lavoro, ha invitato i comunicatori cristiani a
«trasmettere valori, messaggi
di salvezza e di amore e non
di conflitti e di scontri», (eni)
Interpelliamo le chiese e proponiamo
- che i gruppi di donne delle chiese interpellino le chiese e
le organizzazioni ecumeniche affinché un momento di riflessione sul razzismo e sulla sua forma specifica in ogni
contesto venga incluso nell’ordine del giorno di ogni Consi
glio di chiesa. Sinodo o altro incontro istituzionale:
- che ai gruppi di donne delle chiese venga affidato il con
trollo e lo sviluppo del lavoro delle chiese sulla lotta contro
il razzismo.
Interpelliamo il Cec e proponiamo
- che il,Cec continui ad aiutare lo sforzo delle donne per
lo sradicamento del razzismo;
- che il Cec ponga le espressioni di razzismo contro le
donne come uno dei temi centrali durante il Decennio contro la violenza;
- che il Cec incoraggi i movimenti di donne e gli uffici re
gionali delle organizzazioni ecumeniche di donne a seguire
gli sviluppi di questo lavoro, e a continuare a interpellare i
gruppi di donne delle chiese». (bipi
(Traduzione dalla versione francese a cura di J.-J. Peyronel)
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