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PREGARE
,(Bussate, e vi sarà aperto»
Matteo 7,7
La preghiera cristiana è un’esperienza dalle molte dimensioni.
Può essere lode, celebrazione lieta della grandezza di Dio. Di fronte a uno
spettacolo naturale o a un'opera d’arte, all’apparizione di ciò che, anche
nel piccolo cabotaggio della vita quotidiana, è giusto e carico di senso, è
possibile mettere almeno per un attimo tra parentesi le mille contraddizioni e tragedie della realtà, per contemplare con stupore la gloria di Dio.
La preghiera può anche essere ringraziamento per ciò che Iddio ci dona:
spesso, per la verità, il nostro sguardo
è incapace di cogliere la ricchezza dei
ioni di Dio, ma quando tale cecità è
almeno parzialmente squarciata, si
apre lo spazio per la gratitudine. Pregare può anche significare porsi alla
ricerca della volontà di Dio, intrecciando la meditazione alla lettura biblica: preghiera come ascolto.
La dimensione fondamentale della
preghiera nel nome di Gesù, tuttavia, è la richiesta: «Signore concedimi..., 0 concedile..., o concedigli...». Il
adente e la credente si rivolgono a
biaper domandare che egli intervenga
nella storia, dei singoli, della chiesa e
deipopoli e la modifichi, perché egli
' può farlo. La preghiera come richiesta
dell’intervento di Dio ha sempre incontrato forti obiezioni tra gli intellettuali. Jean-Jacques Rousseau, dopo
fflver celebrato la perfezione del creato,
‘ sichiede: «Vorrei forse che questo ordine fosse turbato per me? No, un desiderio così temerario meriterebbe di essere punito, anziché esaudito». E il teologo protestante Friedrich Schleiermacher ritiene di non poter chiedere «nulla di terreno, né per me né per i miei
fratelli», perché tali esigenze sono secondarie di fronte alla venuta del Regno e perché, come dice Gesù, il Padre
celeste le conosce comunque da sé. Resta il fatto che il Padre nostro è costituito da richieste; e che, se è vero che
Gesù conferisce la precedenza al nome,
al regno e alla volontà di Dio, c’è spazio anche per la richiesta del pane
tìuotidiano. Lutero, in gioventù, pen
sava che il Signore si riferisse anzitutto
«al pane spirituale dell’anima»; poi
potò il riformatore ha saggiamente
cambiato idea, spiegando che «il pane
Quotidiano» indica ogni esigenza materiale, «come mangiare, bere, vestiti,
scarpe, casa, focolare, campo, bestiattie, denaro, beni, un coniuge retto,
Una retta servitù, retti e fedeli padroni,
buon governo, buon tempo, pace, salute, disciplina, onore, buoni amici, fecali vicini e simili». La chiesa non si
Vergogna di rivolgersi a Dio in questi
termini. A chi ritiene che una simile
Pteghiera sia infantile, occorre rispon^eche in effetti lo è, nel senso in cui è
tffantile l’atteggiamento che si rivolge
upio chiamandolo «papà»; è il genere
familismo senza il quale, stando a
Gesù, non si entra nel Regno dei cieli.
ß BISSATE, e vi sarà aperto; e quando la porta resta chiusa? Provo a
¡t>trnulare la risposta della Bibbia in
Questi termini; Gesù stesso è la porta
'Aperta, la porta che si apre, sempre di
uuovo quando, nel suo nome, ci rivolSiamo al Padre. E attraverso questa
siamo invitati a passare, anche
un i nostri grandi e piccoli drammi; o,
lurse meglio, siamo invitati a lasciare
uil papà di Gesù Cristo venga a noi
^iie la Scrittura, tuttavia, sa che tutViviamo momenti in cui neanche
l^sto discorso sembra aiutare. Allora
uc ogni ragionamento, anche bibU
Utente fondato, e resta solo il co
^'l^^-unento di Gesù; «Bussate, e vi
aperto». Credere significa anche
'’Epurare a obbedire.
^ Fulvio Ferrano
mm
4NALE DEU.E CHIESE EVANGELIC
¡SEBSESiHEB
L'iter legislativo si presenta quest'anno particolarmente spinoso per la maggioranza
La legge finanziaria a rischio di crisi
La Finanziaria del '99 ha allentato un po' «i cordoni della borsa» con alcuni provvedimenti
sociali e di sostegno agli investimenti. Colpito anche l'apparato burocratico-amministrativo
DORIANA GIUDICI
CON il fiato sospeso, esattamente come un anno fa, stiamo seguendo la formazione e il varo della legge finanziaria 1999. Come allora, il segretario di Rifondazione
comunista. Fausto Bertinotti, ha
posto in dubbio la possibilità di un
voto favorevole del suo partito, ma
quest’anno sembra che spazi per
una conclusione positiva non ce ne
siano. Si affaccia dunque all’orizzonte della vita politica nazionale
una crisi nata all’interno dei partiti
della maggioranza, a causa delle diverse opzioni, in merito ai contenuti della legge finanziaria.
Eppure il ministro del Tesoro,
Carlo Azeglio Ciampi, da tutti rispettato (imprenditori, sindacati,
istituzioni europee) come un tecnico capace e lungimirante, ancora
durante l’estate aveva parlato di
una «Finanziaria di qualità» dopo
quella «del rigore» dell’anno precedente. L’attuale è certamente una
Finanziaria in cui non si propongono solo «restrizioni», ma in cui «i
cordoni della borsa» sono un po’
più allentati. Ci sono serie politiche
settoriali (e questo soddisfa i sindacati); ci sono credibili sostegni agli
investimenti (le imprese gradiscono); ci sono spazi di manovra per
aiutare sia la crescita occupazionale
al Sud che le fasce di nuove povertà.
Insomma la proposta che il governo
fa alle forze politiche e sociali non è
a senso unico, ma un «mix» equilibrato di entrate e di spese. Ciò è dipeso anche dall’aver approntato, a
luglio, un «Documento di programmazione economica e finanziaria»
che ha ricollegato l’andamento delle entrate con quello delle spese.
Ma non c’è solo l’atteggiamento
di Rifondazione comunista che
preoccupa; c’è anche il mancato
raggiungimento della preventivata
crescita del Pii (Prodotto interno
lordo) che può avere effetti altrettanto negativi sull’iter legislativo
della Finanziaria. Un iter, ricordia
molo bene, che può tenere impegnati i due rami del Parlamento per
i prossimi 3 mesi. D’ora in avanti,
l’intera vita politica italiana ruoterà
attorno al testo della Finanziaria ’99
e non solo... Il varo di una finanziaria rappresenta sempre un momento importante per la vita economico-democratica di una nazione, ma
preoccupante è se, già nella sua formazione, vi sono «crepe» all’interno
di chi governa, cioè di chi, proponendola al giudizio del Parlamento,
dovrebbe poter contare su un congruo numero di sostenitori.
Tra l’altro, proprio per essere «di
qualità» la Finanziaria propone un
riordino dei ministeri. Una misura
in linea con le trasformazioni volute dal ministro Bassanini ma, certo,
non indolori: si punta al «risanamento» sia attraverso uno sfolti
mento dei dicasteri sia individuando modalità di spesa per i ministeri
diverse dal passato. Così si toccano
«nervi scoperti» dell’apparato burocratico-amministrativo, il quale
però ha in Parlamento molti «difensori». Ce la farà una tale legge a
raggiungere il traguardo? In aggiunta il ministro del Tesoro vuole
che le diverse amministrazioni
pubbliche comincino a impostare
all’europea i loro bilanci. Cioè, dal
1999 occorrerà rispettare il rapporto fra «deficit e Pii locale».
Di questi elementi di risanamento più profondo non si parla molto,
né sui giornali né nei dibattiti televisivi o radiofonici. Sembrano cose
da «addetti ai lavori», invece sono
segnali interessanti; vanno a incidere sui bubboni, da sempre presenti e da sempre tollerati, che rap
presentano vere «piaghe» da risanare per rendere credibile la nostra
entrata in Europa, e per ridare fiato
a un sistema economico appesantito da sacche di privilegi, di abusi
e di sperpero del denaro pubblico.
Al di là dei meriti o dei difetti di
questa proposta di Finanziaria ’99,
sta tuttavia la ventilata crisi che,
iniziata tra i partiti che compongono l’Ulivo, può trascinarci verso
una crisi di più vaste proporzioni.
La Finanziaria ’99 sarà tenuta in un
cassetto e si dovrà decidere, prima,
«chi» deve governare?
;«fe>e'?:iEDITORIALE
Violenza sulle donne
di ANTONELLA VISINTIN
•A PAGINA IO
Scuola pubblica e privata
Sulla parità scolastica
gli evangelici sono contrari
I risultati delle elezioni politiche tedesche
Germania, una svolta che probabilmente
segnerà anche il futuro dell'Europa
Il 17 settembre una delegazione in rappresentanza
delle chiese evangeliche,
formata da Domenico Tomasetto, presidente della
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, Gianni
Long e Beniamino Lami, è
stata ricevuta dalla Commissione cultura del Senato
nell’ambito di una serie di
audizioni con le varie realtà
sociali, culturali ed ecclesiastiche sul tema della equiparazione delle scuole
private a quelle pubbliche.
La delegazione ha presentato la posizione profondamente contraria delle chiese evangeliche al riconoscimento della parità scolastica. Se invece il Parlamento
si orientasse a favore di
questo riconoscimento, la
delegazione evangelica ha
chiesto che nelle scuole gestite da organizzazioni di
tendenza e in quelle istituite
a fine di lucro si eviti ogni
forma di discriminazione e
si garantisca una vera parità
in riferimento agli allievi, al
reclutamento del corpo insegnante, ai programmi, al
progetto educativo e ai controlli. In ogni caso, si è chiesto che alle scuole gestite da
chiese evangeliche non venga esteso l’obbligo dell’insegnamento della religione
cattolica a carico dell’amministrazione evangelica. Questo principio di «non obbligo» è già operante negli
ospedali evangelici in cui
l’amministrazione non è tenuta ad avere in carico un
cappellano cattolico, come
invece avviene negli ospedali pubblici, [nev]
JEAN-JACQUES PEYRONEL
La vittoria elettorale di
Schroeder segna una
svolta sia per la Germania
riunificata sia per l’Europa.
Dopo 16 anni di governo
della Cdu, la Germania affida nuovamente le sue sorti
agli eredi di Willy Brandt e
di Helmut Schmidt, i due
grandi statisti socialdemocratici che, ben prima del
1989, avevano saputo preparare la strada per porre
fine alla divisione del loro
paese e dell’Europa. Con il
loro voto i tedeschi hanno
deciso di fare una scommessa sul futuro, liberandosi dai sensi di colpa che
la storia tragica di questo
secolo ha fatto pesare finora su di loro. Di questo lungo e sofferto processo, Hel
mut Kohl è stato sicuramente uno dei fautori più
convinti e intelligenti ma
ora gli è stato negato il consenso necessario per gestire
le grandi sfide di questo fine secolo. Ora i problemi ai
quali si trova confrontata la
Germania e l’Europa sono
essenzialmente due: la disoccupazione (oltre 4 milioni nella sola Germania) e
la giustizia sociale. Nón è
un caso che queste due
questioni, che pesano soprattutto sulla parte più debole della nuova Germania,
siano stati al centro della
campagna elettorale di Schroeder. Ma quello che vale
per la Germania vale per
l’intera Europa: nell’era
della globalizzazione, il
modello europeo può vincere solo se riuscirà a con
ciliare l’economia di mercato e la giustizia sociale.
Nel momento in cui
l’Unione europea (Ue) sta
per entrare in una fase decisiva - con l’entrata in vigore, dal 1° gennaio prossimo,
dell’euro, che coinciderà
con la presidenza tedesca
del Parlamento europeo 13 dei 15 paesi dell’Ue avranno un governo di centro-sinistra. E solo un’ironia
della storia che l’Europa voluta da statisti di centro-destra (Adenauer, Schuman,
De Gasperi) si trovi ora ad
essere gestita da uomini di
centro-sinistra (Jospin, Schroeder, Blair, Prodi)? Prohabilmente no: è la conferma
che, per essere effettivamente al servizio dei cittadini, l’economia deve essere
governata politicamente.
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 2
OTT^^
«Il primo giorno
della settimana,
la mattina presto,
Maria di Màgdala
va verso la tomba,
mentre è ancora
buio, e vede che la
pietra è stata tolta
dalVingresso.
Allora corre da
Simon Pietro e
dall’altro discepolo,
il prediletto di
Gesù, e dice:
“Hanno portato via
il Signore dalla
tomba e non
sappiamo dove
l’hanno messo!”.
Allora Pietro e
l’altro discepolo
uscirono e
andarono verso la
tomba. (...) L’altro
discepolo (...) arrivò
alla tomba per
primo. Si chinò a
guardare le bende
che erano in terra,
ma non entrò.
Pietro lo seguiva.
Arrivò anche lui e
entrò nella tomba:
guardò le bende in
terra e il lenzuolo
che prima copriva
la testa. (...) Poi
entrò anche l’altro
discepolo, (...) vide
e credette. Non
avevano ancora
capito quello che
dice la Bibbia, cioè
che Gesù doveva
risorgere dai morti.
(...) Maria era
rimasta a piangere
vicino alla tomba.
(...) Vide Gesù in
piedi, ma non
sapeva che era lui.
Gesù le disse:
“Perché piangi?
Chi cerchi?”. Maria
pensò che fosse il
giardiniere e gli
disse: “Signore, se
tu l’hai portato via
dimmi dove l’hai
messo, e io andrò a
prenderlo”. Gesù le
disse: “Maria!”. Lei
subito si voltò egli
disse: “Rabbunì!
(che in ebraico vuol
dire: Maestro!) ”.
Gesù le disse:
“Lasciami, perché
10 non sono ancora
tornato al Padre,
va’ e dì ai miei
fratelli che io torno
al Padre mio e
vostro, al mio Dio
e vostro”. Allora
Maria di Màgdala
andò dai discepoli
e disse: “Ho visto
11 Signore!”»
(Giovanni 20,1-18
% = '
Gesù e la Maddalena» di Beato Angelico (particolare)
«HO VISTO IL SIGNORE!»
Quando Gesù pronuncia il suo nome, Maria di Màgdala riconosce Gesù
come il Maestro di prima. Solo successivamente lo riconosce come il Signore
MAURO PONS
Nel prologo giovanneo (Gv.
1, 1-14) due affermazioni
sono centrali: quella con cui viene dichiarata la piena identità
tra Dio e Gesù Cristo (la «Parola»: Gv. 1,1-2): quella che fa riferimento all’incarnazione di Dio
tramite Gesù Cristo nella nostra
umanità: «Colui che è “la Parola”
è diventato un uomo e ha vissuto in mezzo a noi esseri umani»
(Gv. 1, 14). In Gv. 20, 1-29 viene
messo in atto un processo di riconoscimento che, attraverso
tutta una serie di segni, porta il
lettore a prendere atto del fatto
che queste affermazioni iniziali
non solo sono vere in sé, ma sono state verificate come tali
dall’esperienza dei primi/e credenti, che prima hanno dovuto
accettare la possibilità che Dio si
facesse uomo e poi hanno dovuto riconoscere che quell’uomo,
morto e misteriosamente risorto,
era veramente Dio.
La tomba vuota
ALL’INIZIO della nostra narrazione troviamo Maddalena che, nell’oscurità, nota la pietra rimossa e corre ad avvertire i
due discepoli che qualcuno ha
portato via il corpo di Gesù.
Quella di Maddalena è evidentemente una deduzione personale,
perché nulla nel racconto porta a
questa conclusione. Infatti una
pietra tombale spostata può solamente far presupporre che il
corpo in essa contenuto possa
essere stato trafugato, tanto più
che Maddalena non ha guardato
nella tomba, quindi non può sapere se essa è vuota. Dunque la
frase «non sappiamo dove l’hanno messo» esprime l’ansia e
l’ignoranza della donna. Non solo, induce il lettore a pensare che
effettivamente la tomba è vuota.
Tale certezza è confermata
quando Pietro e il discepolo
amato da Gesù entrano nella
tomba e la trovano vuota: in essa sono rimasti le bende che avvolgevano il corpo e il sudario
che copriva il volto di Gesù. Per
Pietro, il primo che entra nella
tomba, le bende e il sudario sono semplici oggetti, non hanno
alcun significato ma, quando
anche l’altro discepolo segue
Pietro all’interno, questi oggetti,
all’improvviso, assumono il valore di segni, ma solo per lui,
non per Pietro. Infatti il discepolo amato da Gesù vede e, improvvisamente, senza trasformare questi segni in prove materiali, senza comprendere, crede. Il discepolo prediletto non
ha né bisogno né tempo per un
ragionamento: i segni gli sono
necessari soltanto per spingerlo
al salto della fede, non al riconoscimento. A questo punto l’autore osserva che i due discepoli
«non avevano ancora capito
quello che dice la Bibbia, cioè
che Gesù doveva risorgere dai
morti» (20, 9). Questa frase non
è chiara, perché non distingue il
diverso atteggiamento assunto
dai due discepoli di fronte alla
tomba vuota del corpo di Gesù,
ma piena dei «segni» della sua
risurrezione.
discriminante: non è difficile
credere, avere cioè una fede;
difficile è credere riconoscendo
l’oggetto della propria fede in
Dio. Su un altro piano si può dire che, dopo Tawenimento delTincarnazione di Dio in Gesù
Cristo, la fede non può più basarsi sulla ricerca tormentata
dell’essere umano che a partire
dalle domande sul senso della
propria esistenza arriva al riconoscimento di Dio (Abramo), o
sulla capacità di interpretare i
segni della presenza di Dio nella
propria vicenda storica, personale o collettiva (Giuseppe), ma
solo sulla realtà altra della rivelazione divina contenuta nella
Scrittura.
l’agonia, la morte e la sepoltura,
ma nel testo non sono indicati le
ferite (cfr. invece Gv. 20, 20; 25,
27), i pallori, le rigidità, la decomposizione di un cadavere,
né l’indefinibile inconsistenza di
un fantasma (Gv. 20,19.26), perché Gesù appare come un uomo
normale, eppure diverso da prima, «in forma differente» dice
l’appendice di Marco. Solo la
voce sembra essere uguale a
quella di prima, anche se Maddalena la riconosce solo quando
Gesù pronuncia il suo nome.
Maddalena e il Signore
IN ogni caso il riconoscimento
I.........
Maddalena e il Maestro
CON il ritorno in scena di
1
Credere e comprendere
INFATTI una costruzione nar1
Preghiamo
Non ti ho riconosciuto
nel buio della notte che mi circonda,
anche se ti ho cercato con tutta
la disperazione della mia solitudine.
Nella tua casa sento solo il vuoto
risuonare di voci confuse,
un segno, un gesto, una parola
che mi richiamino la tua voce non riesco a sentire.
Dammi occhi per guardarti,
voce per chiamarti,
orecchie per ascoltarti.
Nella mia vita sii presente per guidarmi,
nel dolore non lasciarmi solo,
nella prova dammi la tua forza,
nella morte accompagnami,
cosi come mi hai preceduto,
nella tua risurrezione aprimi le porte del tuo Regno.
, rativa più coerente avrebbe
dovuto dire che mentre il discepolo prediletto comprese la
Scrittura, secondo la quale Gesù
sarebbe risorto dai morti, Pietro
non la comprendeva ancora.
Perché invece, il negativo e il
plurale? Chi sono i soggetti? Pietro, come ci si aspetterebbe, oppure Pietro e il discepolo prediletto, del quale ci è stato appena
detto che ha creduto? Inoltre la
frase non chiarendo quella precedente, getta un velo di oscurità sull’oggetto della fede del
secondo discepolo. Cosa ha creduto costui? In realtà, l’Evangelo
dichiara che il discepolo credette (episteusen), ma che essi non
capivano (edeisan) la scrittura (o
Scrittura: graphen). Dunque il
testo biblico distingue tra il credere e il comprendere ciò che è
scritto, tanto più se ciò che è
scritto è la Scrittura.
Nell’esperienza della fede,
d’ora innanzi, questa distinzione diventerà una vera e propria
I Maddalena il processo di riconoscimento, abortito con i due
discepoli, si riavvia. Anche lei entra nella tomba ma non vede, o
non nota, né le bende né il sudario: invece vede due angeli, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dalla parte dei piedi dove era
stato posto il corpo di Gesù. Come Abramo a Mamre, anche
Maddalena non mostra alcuna
meraviglia, turbamento, paura
dinanzi a due esseri qui - al contrario di Mamre - chiaramente
identificati come sovrumani. I
due angeli (angheloi - messaggeri) dovrebbero trovarsi fi per annunciare qualcosa, ma invece interrogano la donna piangente. La
loro funzione è dunque un’altra:
essi sottolineano un’assenza nel
momento in cui mutamente suggeriscono un qualcosa, un evento, una presenza fuori dall’ordinario. Maddalena risponde alla
domanda degli angeli quando,
voltandosi, vede Gesù senza però
riconoscerlo.
Anche Gesù interroga la donna e, quando dalla risposta di
quest’ultima sembrerebbe che il
suo riconoscimento sfumi nel
nulla, la chiama per nome, dandole così la possibilità di riconoscerlo per quello che era stato
per lei: il Maestro. Ma perché
Maddalena, pur così vicina, in
passato, a Gesù, non l’ha riconosciuto quando l’ha visto? È
possibile che Gesù fosse effettivamente travestito da custode
del giardino? Oppure era cambiato radicalmente? È innegabile che Gesù appare a Maddalena
come un essere umano, ma nel
suo aspetto non è più il Gesù
che la donna conosceva così bene. Gesù è passato attraverso
, di Maddalena non porta alla
fede, ella non crede come il discepolo prediletto, riconosce
Gesù per quanto era stato prima
della morte. È più semplice, persino nel mistero, mettere in scena un riconoscimento fra un essere umano e un Dio che non
cambia, ma è sempre trascendente (Mosè e il roveto ardente;
Elia e il sibilo del vento), piuttosto che rappresentare quel Dio
anche come veramente umano,
anzi morto e poi tornato dalla
morte. Infatti per riconoscere
quell’uomo bisogna contemporaneamente accettare la morte
fino in fondo, divenire tutt’uno
con essa; riconoscerlo nelle presenti circostanze andando oltre
la morte, perché egli è aldilà del
divenire cui è stato soggetto. Insomma, riconoscere Gesù implica la scoperta, nella carne, delT«essere-questo-qui», sulla soglia fra metafisica e teologia.
Se, fino a questo momento, la
scena è rimasta sospesa fra
l’umano e il divino, fra la metafisica e la teologia, adesso essa
prende una direzione decisamente profetica. Se, fino a questo momento, s’è trattato di «essere-questo-qui», ora Gesù proclama il suo «essere-dove» (Gv.
20, 17), fuori dal tempo e dal
mondo, con il Padre e «nel» Padre, dove la vita è piena e dove
anche i discepoli verranno assunti. In questo modo il riconoscimento si allarga dalla sua
persona al Padre e al Dio di tutti,
al dove dell’ascensione che «sta
avvenendo» mentre egli parla
con la donna. E Maddalena, dopo il breve, normalissimo scambio con Gesù, si precipita dai discepoli per dire loro di aver visto
non il «Maestro» come Tha chiamato pochi minuti prima, ma il
«Signore».
(Terza di una serie
di quattro meditazioni)
I Note
omileiich,'
II Vangelo di m,
conclude senza ur?
rizione di Gesù d„i
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testo di Marco 16 J
una anniiiri'i--. . ''
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poli che Gesù li av,
preceduti in Galil, oli,''
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gono e tacciono la ni ¡odacii
Nelle forme canonici «iiigiorquattro Evangeli, pj 1 defin
trovano alcuni epia wpconti:
CUI, dopo la sepolto, Idide
su appare ai suoi segi
in particolare alle*
In Matteo e Luca ea
stituiscono un gruppi
nell'aggiunta marca e'Gabrn
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la. Maria Maddalena, pastore
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suoi è costruita a
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che, nell'attuale loro
posizione, si interseca
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gnando nel loro col
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passaggio dall'ignoL-,—
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Matteo, nond«^™
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Atti composti sempi ? „
Luca, e dell'appendi possi
Marco, né la Peiitcf petm
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Nella versione di
vanni \'app3Òz\o<‘
Maddalena è intreo
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ra l'arrivo alla toiji» ,
Gesù di Pietro e del» ,
polo «amato», avvi0
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episodio nell’origindl
conto dell'appari^
Gesù a Maria Madd ole
non è sempre stato
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to di vista narrati dis
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r ocomnio. Madd j.
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per il processo dei nrf!
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_ R. bcnn«'^''- -/I
Vangelo di 6/°^®
scia, Paideia, 19/^
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pasquali del cap pj¡#
Giovanni, Brescia,
1972. , .:¡cá
_ p. Boitani, m Li«
Bologna, H '
3
rORi^ri 2 OTTOBRE 1998
PAG. 3 RIFORMA
E
La cappellania di alcuni pastori nel carcere di Napoli
Dove il tempo è quasi fermo
co 1 Ì3 alimenta in molti detenuti la speranza di
Ìoio'J 0 dta nuova. L'esperienza di una conversione straordinaria
inza unaS
dal
zione
arco 16,
rita
' ° colpird
ra e il sii,
Spagna
Infatti
àgdala
qa
ANNA MAFFEI
eii/iONO ormai più di due
incorno, Sannicheun gruppetto di
°allatoB Mstori battisti di Napoli
'Vano gii "ige un ministero assiduo
0 intera, Sta a detenuti presso ca■ '.sformi “circondariali o luoghi di
''■'"i wpnzioni in Campania. 11
onostanq ” ¿gl lavoro si svolge nel
inGa oli, lì dove e anche cominrorizzaie iato, carcere severo e affollaionolani ^da circa 2.000 detenuti
* canonidi itóii giorno in attesa di giudi^'^geli. P( I definitivo (c’è un ricam-cni epis( 5continuo di parecchie desepoltufi di detenuti al giorno).
isuoisegi ¿nostra esperienza, (siaP in tre, la scrivente insieùn grupì ;ieaipastori Massimo Aprile
Ita mais «Gabrie a Lio, coadiuvati
.cen'èun arile ultime settimane dal
addalena pastore in prova Emanuele
rio che le ¡fiasalino), ha conosciuto fasi
3 testimot Inverse. C’è stato anche un
inde e id pmento in cui, aggravati da
1 delia risi ^iterate ed esigenti richieste
sù, che do, ¿jgiuto da parte di vari deteimersi ini jcti e incapaci a farvi fronte
in maniera soddisfacente, ci
hSS Siamo scoraggiati e abbiamo
. la rifless qualche tempo il
¡menti suc( nostro impegno. Nell’insiea ed al sila »però concordiamo che il
rime testini lavoro di sostegno spirituale
riegatoiii a quei detenuti che abbiamo
ivo di cui! avuto il privilegio di incpn.liamo è 111 trare sia molto importante,
Dnfessionej stimolante ed anche spesso
I fortemente gratificante. DoI po gli incontri possiamo sen1 (ircisvuotati, è vero, e spesso
è proprio così, ma abbiamo
anche in molti casi la chiara
sensazione che le parole di
' ira, di riflessione biblica e
tó'fissiimonianza che abbiado pronunciato non siano
mate a vuoto.
Ilei carcere, per chi ci vive,
[|‘Ì6mpo è quasi fermo. È un
,0 in cui il tempo è l’unico
ine in abbondanza. Dunque
, npo per meditare, per riddare, per ripensare, per
Ìaborare i pensieri, per diiuterne e comunicarli. Così
copriamo che quello che abPlamo detto è stato argomen
oificativa
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che il quadratino di cielo che
noi ®'i’'bavvedeva dai cortili daliìamodii '®®ura alte diventava richiaGiovann *13 un cielo più alto da cui
, nond Wcuno parla una parola dii.uca,! |«sache pure riesce a ragsempi liingere tutti, e che le pareti
¡pendi possono perfino diventare
Perite! IKtmeabili e da un padiglione
® Uh altro, anche attraverso
'^otrispondenza interna, può
^■ntreo l’esigenza di una «vi
in cuis Pastorale. E così gli elen1 tomi detenuti desiderosi di
edeld visitati si allungava
avvi«! JUritendo perfino noi visita®fiin qualche affanno,
tomba ^nostra attenzione si è ri.adidH 'Oltain un primo tempo a
™'®uuti stranieri, in massiPuùe nigeriani, ma non
Si trattava di casi in cui
Kcusa ;
e dall te nTn ® ^ene
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EvanÌ „ :™Pefacenti. Seguendo
Vladdal 'J’^'^fpuali abbiamo avuto
amba, . bs l’impressione che al' le alcune circostanze
,;^bbgini non fossero state
fZ h?^«e accuratamente fino
n atti spendi ^ avvocati non si
diji^b^sero granché per i
clioJ'. loro non ricchi
nn ^a
bostra
SdSo
adde
competenza e non
e non possiamo.
Un affidamento sociale presso un'opera evangelica
«Come sono stato cambiato da quel libro...»
MARTA D’AURIA
dal carcere si apre a un futuro di vita nuova dai contorni
non ben definiti ma che con
tutte le forze si vuole che si
articoli a partire dalla ritrovata presenza di Dio.
In una seconda fase, quasi
per caso, abbiamo cominciato ad occuparci di detenuti
italiani, alcuni accusati di associazione a delinquere di
stampo camorristico. L’apertura di questo diffìcile fronte
è dovuta alla conversione
straordinaria di una persona
che ha alle sue spalle un passato di grave e violenta compromissione con la malavita
organizzata. Qui in carcere
abbiamo ripreso a credere
nei miracoli. Perché la conversione di uno così può solo
essere opera della grazia infinita di Dio. Visitare questa
persona, che è da poco stata
trasferita in un altro carcere,
è per noi stata una gioia ogni
volta rinnovata e fonte di
grandissima lode al Signore.
La luce del suo sguardo.
l’entusiasmo delle sue parole
di fede, i racconti della sua
evangelizzazione fra le sbarre, l’attenzione ad ogni nostra
parola, il fervore delle sue
preghiere ci ripagava abbondantemente di ogni ostacolo
burocratico o delle ore di anticamera che pure abbiamo
dovuto affrontare. E così dalla
sua testimonianza all’interno
del padiglione di massima sicurezza, tanti altri venivano
man mano contagiati. Riusciamo oggi a seguirne alcuni, speriamo con il tempo di
visitarli tutti. Sono persone
difficili, con codici etici capovolti, con storie spesso sordide alle spalle. La sfida è enorme. Un agente di custodia ci
ha detto di lasciar perdere,
che è tutto inutile. Eppure ci
sembra che al di là delle parole, raccogliere tale sfida, pur
con le nostre poche forze
(con tante cautele e anche alcune paure) sia giusto. Dio
può operare. L’ha fatto. Può
farlo tante altre volte ancora.
In una delle accoglienti casette di legno del Centro evangelico
di Monteforte Irpino (Av), abbiamo incontrato Vittorio che,
con molta passione, si occupa
quotidianamente del servizio
mensa per i residenti e gli ospiti
del Centro. A Vittorio, che è in
affidamento sociale presso la
struttura evangelica, abbiamo
chiesto di raccontarci il suo percorso di fede.
Ricordo bene il momento in cui ho conosciuto il Signore. Era il lunedì
di Pasqua del ’96. Dopo sei
anni e mezzo di reclusione
nel carcere di Bellizzi (Avellino), ebbi una licenza piremio.
Non avevo una famiglia e un
luogo dove andare, così fui
ospite della struttura dormitorio della Caritas di Avellino,
dove incontrai due evangelici, marito e moglie, che mi
invitarono a bere insieme un
caffè. Le ore che trascorsero
furono un susseguirsi di piacevolissimi eventi: cominciarono a parlarmi del grande
amore di Dio. Mi dissero che
Dio amava tutti senza distinzioni, anche uomini e donne
come me. 11 ricordo di quelle
parole non mi lasciò per tutto
il giorno. Non avevo mai avuto affetto. Quando ero in
compagnia mi sentivo solo, e
anche quando credevo di
amare, non amavo e non ero
amato. Nei giorni seguenti i
miei nuovi amici tornarono a
farmi visita: sentivo sempre
più di essere accettato per
quello che ero. Per la prima
volta sentivo di essere amato
e di poter amare».
- Dopo la breve licenza
presso la Caritas, fece ritorno
al carcere di Bellizzi...
«Un “altro” Vittorio entrò in
carcere. Non partecipavo più
alle azioni che, in quel luogo,
sono all’ordine del giorno,
perché avevo assaporato
l’amore, e la splendida presenza di Gesù Cristo. Così i
miei compagni mi misero da
parte, mi isolarono, cominciarono ad essere diffidenti
verso di me. Una volta mi na
lilis
I La testimonianza di Oscar, un giovane colombiano
Detenuto straniero in attesa di giudizio
questo non era
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La testimonianza di Oscar,
giovane colombiano, che riportiamo rappresenta un caso limite che è comunque emblematico della situazione di molti
stranieri coinvolti anche solo
una volta in azioni criminose
per ingenuità e bisogno.
«Abitavo a Bogotá, capitale
della Colombia, dove lavoravo come fattorino di un negozio di autoricambi. Guadagnavo un salario minimo col
quale mi pagavo gli studi (lavoravo di giorno e studiavo di
notte per un corso preuniversitario di psicologia), un piccolo appartamento e i miei
bisogni giornalieri. Non so
come, ma i soldi li facevo bastare per tutte, o quasi tutte,
le mie necessità e anche se a
volte mi vedevo in difficoltà
mi difendevo come potevo.
Dove studiavo avevo un
"amico” che vedendo come
lavoravo e che i soldi a volte
non mi bastavano per pagare
la quota dell’università mi
disse cbe c’era un tipo disposto a darmi una certa somma
di denaro se portavo dei dollari all’estero. Pensai dentro
di me “beb, devo portare solo
dei soldi e posso anche conoscere l’Europa”. Risposi di sì,
feci in fretta i documenti per
viaggiare. Un giorno prima di
partire la persona che doveva
darmi il biglietto mi disse che
mi affidava anche una valigetta in cui c’era una piccola
quantità di droga. Mi spaventai. Sapevo che cosa significava e che rischio potevo corre
re. Ma a quel punto era molto
difficile dire che non ero più
disposto a partire, avrei avuto
gravi problemi con questa
gente e così decisi che era
meglio rischiare. Disgraziatamente dal settembre del ’96
mi trovo qui in carcere.
All’inizio ero disorientato,
non conoscevo la lingua né la
gente. Passarono molti giorni, mangiavo poco, pensavo e
ripensavo al punto che mi faceva male la testa, non dormivo, stavo sempre all’erta e
non mi fidavo di nessuno. Un
giorno riflettendo su che cosa
stavo facendo della mia vita
mi feci forza, decisi di affrontare la situazione e di non lasciarmi andare. Per prima cosa decisi di imparare la lingua, se dovevo rimanere in
quel luogo dovevo imparare
qualcosa da questa esperienza. Cominciai a studiare, leggendo riviste e vedendo la televisione. A poco a poco cominciai a mettermi in relazione con il gruppo della mia
cella, dove c’erano dalle dieci
alle quindici persone tra tanzaniani e arabi. Qui i detenuti
si aiutano gli uni gli altri e anche se qualcuno è razzista
(incluse le guardie) non ho
mai avuto problemi, grazie a
Dio. Nel carcere le guardie
sono buone e cattive ma la
maggioranza degli agenti nei
padiglioni di sicurezza sono
“cattivi”. Questo fa sì che nel
carcere ci si senta depressi.
Bene, diciamo che in un
certo senso mi sono “abitua
scosero la Bibbia che leggevo
per intere ore. Non volevano
restituirmela, si chiedevano
che cosa mi fosse accaduto
fuori, perché era impossibile
che un “libro” potesse cambiarmi così. Cominciarono a
offendermi e a insultarmi, ma
io non risposi alle loro provocazioni. Dinanzi a questo mio
gesto, mi restituirono la Bibbia. Da quel momento, anche
con molta fatica, cominciai a
parlare ai miei compagni di
cella di Gesù. SLoprattutto il
mio comportamento quotidiano li convinceva a poco a
poco che Gesù, in qualche
modo misterioso, aveva operato nel mio cuore».
- Come è arrivato poi al
Centro evangelico di Monteforte Irpino?
«Nel marzo del ’97 uscii dal
carcere di Bellizzi e fui dato
in affidamento sociale al
Centro evangelico di cui conoscevo il direttore, il pastore
Antonio Squitieri, che ancor
oggi svolge regolari visite pastorali ai detenuti. Purtroppo
rimasi a Monteforte solo settanta giorni. Infatti, per un
inghippo giudiziario procurato didla negligenza del mio
avvocato, dovetti ritornare
per altri quattro mesi in carcere. Decisi allora di dedicare
quel periodo alla testimonianza dell’Evangelo. Si costituì un gruppo di otto persone, e la direttrice del carcere ci concesse di riunirci ogni
domenica mattina nella sala
polivalente, dove potevamo
pregare e adorare il Signore.
In breve tempo il gruppo raggiunse le diciotto unità e
molti altri volevano aggiungersi. Sia il comando delle
guardie, sia la direzione cominciarono a preoccuparsi.
Fu così che una mattina presto mi trasferirono nella colonia penale di Isili in provincia
di Nuoro, dove rimasi circa
due mesi. Poi il tribunale di
sorveglianza di Avellino mi
concesse nuovamente l’affidamento al servizio sociale del Centro evangelico di
Monteforte, e a ottobre tornai da quella che io considero la mia grande famiglia».
- Quale compito svolge
nell’ambito delle attività del
Centro?
«Mi occupo della cucina e
ne sono felicissimo. Non ho
mai combinato nulla di buono in vita mia, e sentirmi utile per i bambini che partecipano ai diversi campi, servirli
a tavola, è un enorme piacere. Sono convinto che il Signore, riempiendomi il cuore
del suo amore, mi ha dato la
possibilità di essere utile al
mio prossimo».
- Tra cinque anni, dal punto di vista legale, sarà pienamente libero. Come vive questo tempo di attesa?
«Di grande importanza per
me è la fitta corrispondenza
che intrattengo con molti detenuti. In genere sono persone che ho conosciuto in carcere, ma ultimamente anche
altri detenuti hanno cominciato a scrivermi. In carcere
vige la logica della violenza,
dell’omertà, del rispetto del
più forte. Quando si comincia a parlare di perdono, a
dare ascolto a chi è più debole, a voler bene chi è nel bisogno, si ha la coscienza di
dare un messaggio diverso:
di speranza e,di riscatto. Il
carcere/è .uri luògo dove c’è
molto bisogno dell’amore di
Dio, e dove poche e semplici
righe diventano, per la grazia
del Signore, uno strumento
con cui offrire e ricevere
ascolto e affetto. Inoltre in
questo lavoro mi sostiene la
mia compagna. Margherita.
Nei momenti difficili mi è
stata vicina, e con il suo aiuto
ho potuto continuare il mio
percorso di fede senza perdermi d’animo».
to” a questa vita, dico abituato perché è una monotonia
ogni giorno che passa, dal
pasto al cambio settimanale
delle lenzuola. Per fortuna
sto lavorando e così passo
meno tempo in cella. A volte
quando mi trovo in cella
penso alla mia famiglia, ai
miei amici, alle cose che facevo e infine alle feste: amo
molto la rumba e il ballo e la
musica sono un grande piacere per me. 11 mio processo
è stato rinviato e non si sa fino a quando. Lavoro quasi
otto ore al giorno, non mi
danno molto ma il lavoro mi
distrae un po’. Quando sto in
cella leggo, faccio ginnastica
e altre cose. Della mia famiglia solo mia sorella e un cugino sanno dove sono. Con
loro ho una corrispondenza
e so che a casa va tutto bene.
Per il momento l’unica cosa
che spero è che mi giudichino presto, che mi lascino libero o mi diano l’espulsione.
Questa speranza mi fa sopravvivere in questo luogo e
chiedo a Dio che vi ponga
termine al più presto. Che
cosa penso ora? Primo che
non tornerò mai più a fare
quello che ho fatto, sarebbe
il colmo dopo un’esperienza
simile. Secondo che ritornando al mio paese le cose
non saranno mai le stesse
perché il carcere ti segna e la
società, anche se hai pagato
il tuo debito con la legge, ti
giudica per il solo fatto che
sei stato in carcere».
Una poesia di Oscar
Vivere di ricordi
Moti d’insonnia, i primi raggi del sole illuminano il cielo
di una città. Sulle mura di un carcere un uomo vive di ricordi. Su ogni parete un nome, ogni nome una storia da raccontare di quelli che come me hanno perso. Ma, col desiderio di cambiare.
E tu chi sei che mi giudichi senza conoscermi, non sai perché sono finito in questo luogo, non conosci i motivi che
hanno portato ad agire un essere umano che come te ha delle
necessità, dei sentimenti e molte volte desiderio di piangere?
Oscar ’98
4
PAG. 4 RIFORMA
llSiS
yENERDÌ_20]T0^ji
•' Incontro europeo della Federazione mondiale delle donne metodiste
La risposta delle donne alla chiamata di Dio
All'incontro che si è svolto a Stavanger (Norvegia) tra fine luglio e inizio agosto
hanno partecipato centosettanta donne provenienti da una ventina di paesi europei
FRANÇOISE VUFFRAY*
Nel mese di agosto si è tenuto a Stavanger (Norvegia) l’incontro europeo della
Federazione mondiale delle
donne metodiste e delle chiese unite. All'incontro preliminare «Tessere insieme» hanno partecipato 20 presidentesse delle federazioni nazionali. Erano inoltre presenti la
presidente, la vicepresidente,
la segretaria e la tesoriera della Federazione mondiale,
nonché la presidente dell’Europa continentale. È stata
un’occasione per condividere
le gioie e le difficoltà del lavoro e per Incoraggiarci reciprocamente. Insieme abbiamo
sviluppato un senso di comunità e di comprensione spirituale che ci ha rafforzato nei
valori di giustizia economica,
sociale e politica.
Donne in Europa
Le differenze tra paesi rimangono ancora notevoli; in
Germania 20.000 donne appartengono alla Federazione
e si organizzano in quattro
conferenze Tanno. Nei paesi
dell’Est la crescita delle chiese è elevata (in Bulgaria sono
passati da 4 a 26 chiese ) e si
sta iniziando a raccogliere le
testimonianze scritte delle
loro esperienze di fede. In
Ungheria lo stato ha iniziato
a restituire i beni alle chiese.
In Macedonia i gruppi femminili permettono alle donne
di avere uno spazio dove aumentare la loro autostima e
iniziare dei percorsi di formazione per la leadership. Le
proprietà non sono ancora
state restituite alle chiese, 1
missionari non sono autorizzati a lavorare e la libertà di
religione non è ancora completa. In Svizzera le chiese organizzano corsi di formazione aperti a tutte le donne al
sabato e seminari di più giornate per donne leader. In
Norvegia e in Austria le donne non vogliono più un’organizzazione unicamente femminile per cui donne e uomini lavorano insieme. In Inghilterra si organizzano incontri senza scadenze fisse
con tematiche specifiche dove le donne più giovani partecipano volentieri. Ovunque
si accentua l’apertura verso
l’ecumenismo.
Si nota però l’assenza di
donne giovani, per cui è necessario trovare nuove idee e
attività che possano coinvolgere le generazioni più giovani che non si identificano
più nei ruoli e nelle strutture
tradizionali. Inoltre sono da
sviluppare programmi di formazione per le donne sia a livello di leadership che di conoscenza di una lingua straniera per poter comunicare
con i membri delle chiese di
altri paesi e aumentare i progetti di gemellaggio tra gruppi dell’Europa continentale e
quelli delTIrlanda e della
Gran Bretagna.
Gli obiettivi per il quinquennio 1996-2001 sono stati
riassunti in una dichiarazione
delle partecipanti: affermare
che Cristo è al centro di tutti
gli impegni personali e comunitari; valorizzare la partecipazione delle donne di tutte
le età con esperienze di vita
diverse; incoraggiare 1 contributi a tutti i livelli della programmazione e realizzazione
dei vari progetti; riconoscere
l’identità e i doni unici di ogni
donna. L'esecutivo ha preso
in considerazione i punti sui
quali sono stati chiesti miglioramenti: le traduzioni, la
miglior conoscenza della vita
dei paesi delTEst, le relazioni
ecumeniche, il rispetto dei di
Foto di gruppo delle partecipanti aii’incontro preiiminare di Stavanger
ritti delle donne e dei bambini, il contributo alle spese dei
volontari alTOnu nelle Ong
(Organizzazioni non governative), l’ufficio centrale per
coordinare il lavoro.
170 donne hanno partecipato al seminario europeo
della Federazione mondiale
metodista sul tema «La mia
relazione personale con Dio»,
presso la Folkshole di Sohlborg, una scuola dove gli studenti vivono tutto Tanno a
causa delle difficoltà di spostamento in Norvegia.
La relazione con Dio
La presidente Khushnud
Azariah (Pakistan) ha relazionato su «La spiritualità personale, un viaggio verso la santità». Ha posto varie domande; «C’è ancora speranza in
questo nostro mondo? Come
possiamo vivere e aiutare gli
altri a vivere una vita piena
come quella promessa da Gesù Cristo? Come la nostra fede ci stimola ad essere amministratori responsabili della
bellissima creazione di Dio?
Qual è la nostra risposta come Federazione di donne alla
visione di Dio di giustizia e
pace?».. Ha inoltre ricordato
che la promessa del Cristo risorto «Io sono sempre con
voi» avviene a condizione di
andare nel mondo e condividere TEvangelo.
Il tema «Eccomi Signore» è
una risposta alla chiamata
che parte da Dio, che ha bisogno di collaboratori per
compiere la sua missione.
Quando Dio dice: «Chi manderò, e chi andrà per noi», la
risposta di Isaia non è solo un
atto di ubbidienza ma è una
risposta della totalità dell’essere umano a un senso travolgente della grazia di Dio.
Azariah ha ricordato i passi
che conducono Isaia a rispondere positivamente e
che ci aiutano a capire perché la nostra risposta a Dio è
vitale per il nostro sviluppo
spirituale: a) incontrare e riconoscere la presenza di Dio;
b) riconoscere i propri limiti
e debolezze di fronte al santo: c) ricevere il perdono di
Dio: d) rispondere alla chiamata di Dio. Per la presidente, la spiritualità è una relazione approfondita delle
donne e degli uomini con
Dio che dura tutta la vita; è
un viaggio di fede di cui abbiamo molti esempi nella
Bibbia. La formazione spirituale è un processo per diventare conformi all’immagine di Cristo e ci chiama non
solo a conoscere Cristo ma
ad essere come Cristo, il che
significa amare i poveri, gli
affamati, i deboli e gli oppressi e lavorare per una trasformazione sociale.
Le discipline delle tradizioni cristiane (preghiera, culti,
meditazioni, ritiri spirituali,
lodi) rafforzano la spiritualità
personale di ognuno/a. È la
potenza dello Spirito Santo
che ci rende più forti per
condurre una vita spirituale
piena, che ci libera dalle paure e dai sensi di colpa. La coscienza della presenza divina
dentro e attorno a noi e la fiducia nella grazia di Dio e
nella sua bontà sono necessarie per diventare degli strumenti di pace e di giustizia.
La violenza contro
le donne e i bambini
La rappresentante della Federazione alTOnu a Ginevra
nelle Ong, Renate Bloem, ha
trattato il tema «Abuso di e
violenza contro le donne e le
ragazze». I dati sono allarmanti: nel mondo una ragazza su quattro subisce violenza. Da pochi anni la legislazione in certi paesi punisce
coloro che commettono reati
sessuali contro minori anche
fuori dal loro paese. Rimane
ancora molto da fare per garantire i diritti dei minori ed
evitare lo sfruttamento del lavoro minorile. Si è anche
svolto un workshop dal titolo: «L’abuso e lo sfruttamento
dei bambini: che cosa possiamo fare. Signore? Una sfida
alle chiese».
L’incontro si è concluso con
la partecipazione al culto con
la comunità locale di Stavanger sul testo di Marco 8, 2738: «Chi dite voi che io sia?».
" presidente della Ffevm
Intervista a Gianni Marcheselli
Le coppie interconfessiona
sono un dono per le chiese
ALBERTO CORSARI
I OMPLICATO e tuttavia
I sempre appassionante.
l’impegno delle coppie interconfessionali prosegue, un
anno dopo la sottoscrizione
del «Testo comune» e dopo
l’insediamento della commissione che ne studierà le
modalità applicative, e prosegue anche e soprattutto nel
confronto con le esperienze
che si sviluppano in altri paesi. Proprio da qui partiamo
con Gianni Marcheselli, milanese, cattolico, che con la
moglie Myriam, metodista, è
da sempre «in prima linea»
nel cammino di queste famiglie all’interno delle proprie
chiese e come cerniera fra
Tuna e l’altra chiesa, reduce
dall’incontro internazionale
che a fine luglio ha riunito a
Ginevra, presso il Centro
ecumenico, coppie di diverse
provenienze.
«Più di tutto ci ha colpito la
partecipazione delle coppie
croate: il paese è a larga maggioranza cattolica, ma c’è un
certo numero di serbi ortodossi e una piccolissima minoranza battista; ci sono così
coppie cattolico-ortodosse,
cattolico-protestanti e alcuni
casi di matrimoni veramente
“misti”, di cattolici con musulmani. È evidente che in
quella situazione il problema
presenta aspetti molto più
difficili che da noi; un’altra
presenza emozionante è stata quella delle tre coppie provenienti dalTUlster: per dare
un’idea del dramma che si vive laggiù possiamo ricordare
che recentemente è stata uccisa una ragazza che stava
per celebrare il proprio matrimonio interconfessionale;
siamo di fronte a credenti
che bisognerebbe definire
veri e propri martiri».
- Questo incontro internazionale non è stato il primo...
«In effetti l’incontro di Ginevra è stato la risposta
“francofona” a quello che si è
tenuto a Virginia Beach nell’estate 1996, a cui già pren
23-28 luglio 1998: «Rassemblement mondial des foyers mixtes»
Il messaggio finale dell'incontro di Ginevra
Riuniti a Ginevra presso il Consiglio
ecumenico delle chiese dal 23 al 28 luglio 1998, 200 persone (coppie miste, figli/e di coppie miste, preti e pastori,
giunti da una quindicina di paesi e da
tre continenti) al termine del loro
scambi propongono il messaggio seguente:
La nostra esperienza spirituale
Noi, coppie miste, viviamo quotidianamente l’amore in cerca di unità. Possiamo quindi testimoniare della nostra
vocazione a lavorare per l’unità, e della
necessità di progredire verso una sempre maggiore apertura e solidarietà con
tutti coloro la cui accoglienza nelle
chiese risulta problematica.
Crediamo che la chiesa del Cristo è
indivisibile e che siamo uno, fondamentalmente, anche nelle nostre diversità confessionali.
Chiediamo che queste diversità vengano riconosciute come vere ricchezze,
come doni, perché noi stessi abbiamo
fatto un’esperienza spirituale che ci ha
permesso di approfondire la tolleranza
e il riconoscimento reciproco. Abbiamo
accolto e amato il/la nostro/a congiunto/a perché è diverso/a, e attraverso
lui/lei, amiamo la sua chiesa. E questo
è un’esperienza evangelica.
Il nostro ruolo nelle chiese
Noi, coppie miste, viviamo il matrimonio interconfessionale come un matrimonio cristiano, che soffre per le divisioni tra le chiese. Rispettando il processo di riflessione in corso, convinti
della necessità di una pastorale comune, constatiamo una diversità di comportamenti, a volte legata ad atteggia
menti personali, ma più spesso a una
misconoscenza della situazione attuale
dei punti di accordo.
Pensiamo quindi che ci sia un problema di urgenza e che, in quanto «laboratorio dell’unità», possiamo essere
di aiuto nelToffrire il dono delle nostre
riflessioni e della nostra esperienza, in
particolare in materia di catechesi, di
preghiera comune, di accoglienza, di
accompagnamento delle giovani coppie, e nel fare usufruire le nostre chiese
della nostra capacità di lavorare in rete.
L'ospitalità eucaristica
Il nostro Signore Gesù Cristo ci chiede di pregare ogni giorno per il nostro
pane spirituale e materiale. All’origine
della chiesa, e per secoli, questo pane
fu condiviso allo stesso tavolo.
Come cellule della chiesa, ispirandoci
a quella chiesa domestica (ecclesia domestica, house churches), imploriamo
le nostre chiese di rispondere al nostro
bisogno profondo con un invito chiaro
a condividere insieme la cena del Signore, in tutte le comunioni ecclesiali
cristiane, e ad esprimere così la speranza dell’intera chiesa per l’unità. L’ospitalità eucaristica ci sembra infatti Tunica via possibile per evitare la creazione
di una terza chiesa.
«Abbiamo bisogno di fatti, non di parole».
«Vogliamo essere confermati come
cristiani, non come membri di una denominazione particolare».
«Siamo tutti diversi e quasi quasi bisognerebbe inventare una denominazione per ognuno/a di noi... Sogniamo
una sola chiesa che accolga tutti gli individui».
«Non abbiamo paura dei cambiamenti, Dio è al nostro fianco».
«Toccherà a noi prendere le decisioni
nelle chiese in futuro».
I nostri bambini e i nostri giovani
Chiediamo con insistenza alle nostre
chiese di dare fiducia ai nostri figli per
trovare il loro posto. Essi hanno bisogno
di essere rafforzati nella loro speranza e
di non stancarsi a forza di non essere
ascoltati. Essi sono come noi alla ricerca
di un’espressione di fede più autentica.
Essi sanno prendere la parola da soli:
Quattro proposte concrete
1) Suggeriamo che vengano introdotte nelle liturgie una domanda di perdono per le divisioni e un’azione di grazie
per l’unità già vissuta.
2) Chiediamo una migliore formazione teorica e pratica dei ministri. Occorre in particolare:
- che essi ricordino che l’ecumenismo è al cuore della loro missione
- che essi conoscano meglio le altre
confessioni
- che essi conoscano meglio gli accordi raggiunti tra le chiese.
3) Auspichiamo la pubblicazione di
un repertorio dei luoghi aperti alTecumenismo, simile al repertorio dei luoghi confessionali.
4) Ci dispiace doverci rivolgere a due
organismi ecumenici differenti. Chiediamo al Consiglio ecumenico delle
chiese e al Consiglio pontificio per la
promozione dell’Unità dei cristiani di
vivere sotto lo stesso tetto, per lavorare
quotidianamente insieme.
Giinevra, 27 luglio 1998
demmo parte mia mogi!
io. Organizzato da *
René Beaupère, cheaLii,
da anni si occupa del pìoi
ma, era in realtà aperto a
miglie anche di area
sassone sotto il titolo im
tivo Rassemblement moi
des foyers mixtes. Erano
senti coppie di 15 paesi'
cui quelle statunitensi e
nadesi, alcune anche ai
liane, alcune con figli
0 anche adolescenti, e ali
coniugi momentaneami
convenuti da soli».
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- L’incontro non è stato
fra le coppie, ma anche
organismi ecclesiastici di
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cumenismo e il dialogo t&di ha n
presentato da mons. Dupt rotonda c
Quest’ultimo ha ammes laterza
che nel dialogo ecumeni iaClaudii
non si è mai parlato mo rileggere
del problema, e ha chiei 0cinti»
che siano le famiglie stesa àiinidof
inviare idee e suggerimei Giorgio B
a Roma. Quanto a Kaiser,) squet. Pai
affermato chiaramente eli o Rocha
le coppie interconfessiona ®ti signi
rappresentano non un prò ideilafrui
blema ma un donoperliKunodi
chiese, e ha parlato, luiprote' lé o® ri i
provvisoria soluzionejij
corso al Direttorio ecunjJ «re il „t
del 1993, che parja ‘h jecond
gno eucaristico" delle J °sto
miste in determinatesj Astato
dinarie circostanze, a Q retro
punto vale la discrez'^
Uùstro,che può“forf*
in sé limitata,^;®
‘Tpa";fec,pan..h.;SÌ'^«
dado un messaggio^^®^ tiratj ds
vo, che è stato invia dátente
vu, L.11C c .-"'cme i
P'‘Ì.™ ® per;
mons. Dupreye sar
vomente pubbUc^ df^'Kaa
, al tempo fiilf ord
mo
possa già h
S„„vo-rassembW®i,: Wj
calità da destinarsi»
spicio condivisib
di tutte le chiese, dej^g^ 0
glie che si
di quelle più isolate- nc^gj.
‘«Messa
lei 20 sei
ipio a
ledici
stante, delTim
l’ecclesia domestica».
- C’è stato un probìitnod
ha maggiormente coinvà
partecipanti?
«Senza dubbio il pioble]
più sentito è stato, una
di più, quello di poterai
dere a una “mensa comi
A partire dall’ecclesia doi
stica si può dire che si'
cretizzi una vera e propi
tuazione eucaristica, e
si dovrebbe poter arrivi
una “tavola allargata”
problema vecchio, ma
sta umanamente a cuoi ¡¡¡j ¡.jjg
tantissime famiglie. Oft intaavre
un’indagine della riv timQjt^
Foyers mixtes che si stami tu
Lione risulta che 1 mei ntelaba
del 53% delle coppie fraa ,‘Tutti gl
e svizzero-romande fregi! irarono 1:
tano la messa e/o il culto jj
sieme: le due funzioni po gesuiti
no di volta in volta essere gn)
ternative" oppure somit pyg¡ g ^
Tuna all’altra. Queste coj ►svolti c
risolvono de facto ilpt® 4 quel n
ma della mensa coi® 'Xlldiss
Certo la percentuale scen Natale d
circa il 20% in paesi ci rovatires
Stasti Uniti, Canada, Id 'qualipe
stessa, mentre si riscoi ivate cor
una certa secolarizzazio rtenessi
freddezza rispetto al p® )«ali dell
ma in area tedesca e scai elementi
nava. In area britannica,' rovame;
cora, Il problema tro»!«..dia
5
,i 9 OTTOBRE 1998
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
Il convegno della Società di studi valdesi su «La Bibbia e il Tricolore)
I protestanti nel Risorgimento italiano
fk ^0VIII edizione del Convegno di studi sulla Riforma e sui movimenti religiosi
l(ì Italia ha riflettuto con il consueto rigore su un tema di particolare attualità
Ila mo]
o da pa,
ohe a Li(
a del proj
‘aperto a
area am .ncusTO comba
titolo ili(
lent moni complesso delle celeErano j fazioni del 150“ anni■ L deU’Einancipazione,
oitensi eKoii Convegno di studi
r iBiforma e sui movimenti
oglt pici ijisi in Italia della Società
essi, di quel libro
ci appare epocale e
le tanto ha contribuito a
In margine all'annunciata «nuova scoperta»
ssa di Pietro»: un'ipotesi che non convince
nchei
a figli
etiti, ealc#"^°;“^ldesi, ampiamente
‘taneamei da Gian Paolo Ro^i sotto il titolo La Bibè statai ÉÌirn'co/ore; i protestanti
a anchei ^otgimento italiano, per
iastici dii ito privo di spettacolalia rappresentato un moattava,co| io sostanziale.
Beaupère ipo l’apertura pronunciatori, dipi da Giorgio Tourn nel po3 re-conta tóo di domenica 30 agonismi chi stesso Romagnani ha
0 seguom Bttato un’essenziale pretese: il Co ¡ssa agli eventi del 1848,
1 delle cliiii ostruendo in maniera
rsonadeli profondità la formazio1 Raiser,( diCarlo Alberto, che ne fu
nano peri aincipale protagonista,
dialogo H lidi ha introdotto la tavoons. Dup fionda che, in occasione
la ammej feterza edizione, a cura
I ecumeii ¡Saudiana, ci ha invitati
trlatomo ifeere «Risorgimento e
e ha chi® 0anti» di Giorgio Spini,
liglie stesa ialini dopo. Gli interventi
uggeriniel Giorgio Bouchard, Claudio
) a Kaiser, ^uet, Paolo Ricca e Giorramentecl i Rochat hanno tratto
lonfessioni ¡aiti significativi dal ricornon unpR ideila fruizione, da parte di
dono per....---
ito, luipwte
lortaira èltica»,
probta» cl
te coinvà
I il probi!
ito, una
i poter £
isa comi
desia dot
3 che si
I e proP’apiMessaggero» di Roma
itica, eda»5i2Q settembre pubblica
:er arrivi u,pjg articolo di Marco
irgata J li dedicato all’archeologa
hio, mai pa Margherita Guarte a CUOI! Dei che negli Anni Cinglie. Ori lata avrebbe identificato i
iella rivi timortali dell’apostolo
e si stai^ to nella necropoli sottohe i me ptela basilica di San Pieippie fra® .Tutti gli altri tecnici che
li in quella necropo^1940 in poi (mons. Kaas
azionip* gesuiti Ferma e KirschIta esser ta) avrebbero fatto solo
re som ^si e dilettanteschi lalueste co ^svolti con superficialità.
;to il pt 31 quel ritrovamento papa
co® 'Jilldisse, nel messaggio
ualescen Natale del 1950: «Furono
paesi ci rovati resti di ossa umane
. ^^sliperò non è possibile
s} con certezza che ap
irizzazi euessero alle spoglie
fro 0* P I dell’apostolo». L’unisca e s emento interessante fu il
itannicar rovamento, in un muro
oa j ' di un monumentino
izione ue colonne che poteva
‘hi * “trofeo» (tropaion)
^oio, come rifedollc _ 0 storico Eusebio, salinatc stato innalzato in ono^nlie ni giardini vati
min* discutere se il
^ «nh^ significasse
'**^*^’ ¡01 oh eppure «cenotafio»,
Uzai °”^'^^cito funebre
componila salma del morto. Ri
’■ <nnllla HI- ^Ee al momento
0^ j', c’erano
JpoÌf'apostolo.
ti haittjlc deli/j*^’ *^°Po l’attenziodott. Guarducci fu
Manifesto risorgimentale che ricorda i caduti del Pinerolese nelle
guerre d’indipendenza; fra loro molti valdesi delle Valli
formare l’identità degli evangelici italiani, dal dopoguerra
(in un clima che Spini ha bene rievocato nelle sue conclusioni) fino a oggi.
I lavori di lunedì 31 agosto
hanno ricollocato i valdesi
dell’800 nel contesto italiano
in cui furono introdotti dal
1848. Le relazioni di Francesca Sofia e Alberto Cavaglion
hanno disegnato l’esperienza, in parte parallela, degli
ebrei. Altre relazioni hanno
rapportato i valdesi con vari
ambienti: con il Parlamento
(Gianni Long su Giuseppe
Malan), con il giornalismo
(Bartolomeo Gariglio su Felice Govean, la «Gazzetta del
popolo» e i valdesi e Paolo
Cozzo sulla polemica antiprotestante dell’«Armonia») e
con la Massoneria (chi scrive
queste note). Altre relazioni
ancora li hanno descritti in
casa loro (Bruna Peyrot su
Luserna e San Giovanni) e,
con altri, a contatto con l’esterno (Gabriella Solari sui
colportori, Mario Cignoni su
Guglielmo Gajani, Andrea
Merlotti sulla Storiografia sabaudista).
Martedì 1“ settembre la tematica affidata a vari studiosi stranieri si è spinta fuori
dell’Italia, nella Francia del
1848 con André Encrevé, in
Inghilterra con Peter Meadows, nel resto dell’Europa
con Stephen Wendehorst, e
fino nello Utah dei Mormoni
con Michael W. Homer e Flora Ferrerò. Infine in una sezione demografica intitolata
Dall’Italia alle Americhe:
emigrazione, evangelizzazione, coordinata da Mauro Reginato, il quale ha messo in
evidenza le correlazioni fra
Minoranze e dinamiche migratorie, dopo un’introduzione generale sulla disciplina di
Carla Gerondi e affidando a
Roberto Bernasconi il compito di analizzare sotto questo
aspetto Le comunità di Torre
Pellice, Luserna e San Giovanni prima e dopo il 1848.
Dopo essere stato nel passato tema di esaltazioni acritiche, da qualche anno il Risorgimento è discusso senza alcuna riverenza. Ma questo
convegno ha dimostrato che è
comunque necessario approfondirne la comprensione,
per non incorrere, anche nel
valutare il presente, nelle banalità e nelle desolanti semplificazioni di cui oggi i media
doviziosamente ci nutrono.
INIZIATIVE Studi della Regione Piemonte
e valdesi dal 1848
Ebrei
alle libertà costituzionali
«Dall’emancipazione delle
minoranze religiose alle libertà costituzionali. Percorsi
in cento anni di storia degli
ebrei e dei valdesi (18481948)» è il titolo complessivo
di un insieme di proposte di
studio e aggiornamento organizzate in questo autunno
dalla Regione Piemonte, dal
Comitato della Regione per
l’affermazione dei valori della
Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana,
dalla Società di studi valdese,
dalla Comunità ebraica di
Torino e dall’Istituto piemontese per la storia della
Resistenza e della società
contemporanea.
L’imponente serie di manifestazioni si apre il 7 ottobre a
Torre Pellice con una giornata
di studio su «La difesa dell’identità della minoranza valdese» a cui partecipano Gino
Lusso e Claudio Pasquet, che
comprende anche una visita
ai luoghi storici della vai d’
Angrogna e al Museo storico.
A partire dal 15 ottobre si terranno ogni giovedì a Torino
(presso il Consiglio regionale,
palazzo Lascaris) quattro incontri su argomenti specifici
condotti da Giorgio Rochat
(«La difesa dell’identità valdese dinanzi al fascismo»). Bruna Peyrot («Identità e memoria delle donne valdesi»), Daniele falla («Musei storici delle
Valli come strumento di recupero di un’identità»). Il 5 novembre avrà luogo invece una
.
Il pastore Giorgio Tourn
tavola rotonda con Marco
Bellion (consigliere regionale), Giorgio Tourn, Jean-Louis
Sappé dedicata alle prospettive di sviluppo delle valli vaidesi. Sempre a palazzo Lascaris avrà luogo il 27 ottobre
una giornata di studio sugli
ebrei in Italia.
Sono previsti anche in novembre un seminario per insegnanti coordinato da Alberto Cavaglion e una tavola rotonda il 10 novembre su
«Scuola, educazione e identità religiosa delle minoranze» con Sonia Brunetti, Marcella Gay, Alberto Cavaglion,
Francesca Spano, Nedelia Tedeschi. La segreteria di tutta
l’iniziativa è presso il Comitato della Regione Piemonte
per l’affermazione dei valori
della Resistenza e dei principi
della Costituzione repubblicana, via Santa Teresa 12 Torino (tei. 011-5757352).
BRUNO CORSAMI
rgiO COD »j: •' ________
iviatoi® I ìijj ® un loculo vuoto
*" altro muro,
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cato- lons V «trofeo». Da lì
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1ère un 3ort«_ avrebbero tra'®*’^^**l)ii deposito una
arsi"
Analizzate,
bile fi oiHornK ossa di un
70 di età circa 60
ano in^ .Uar^ • Pietro? La prof,
alate- ticàg ha esitazioni,
aaffi'® ® tlue parole
^®ffiate sul muro: Pe
tros eni, che possono significare: Pietro è qui dentro.
Senza entrare nei problemi
più tecnici, siano permesse
alcune questioni: 1) Se quelle
erano le ossa di Pietro (o erano credute tali), perché c’era
solo la scritta graffiata con
mani incerte e non un epitaffio tombale in piena regola?
2) Secondo gli studiosi cattolici di agiografia, una tomba
può essere ritenuta autentica
purché si tratti di una tomba
ben identificata e intatta. Ma
questo non è il caso. 3) È poco credibile che il cadavere di
un cristiano morto nella persecuzione neroniana sia stato
consegnato ai fedeli della
chiesa di Roma per dargli sepoltura. È vero che la salma
di Gesù fu consegnata per ordine di Pilato a Giuseppe
d’Arimatea e a Nicodemo,
ma questi erano personaggi
importanti nel giudaismo,
non dei perseguitati. E Pilato
non era Nerone. Per questo i
cristiani di Roma avrebbero
dedicato a Pietro non una
tomba, ma un «trofeo». 4) Le
ossa di Pietro, seppellite nella
nuda terra, sarebbero state
riesumate al tempo di Costantino, quando il cristianesimo diventò religione dello
stato e, avvolte in un drappo
di porpora e oro, sarebbero
state degnamente seppellite
nella necropoli vaticana. E
insieme alle ossa ricuperate
da mons. Kaas e dal sanpietrino Segoni c’erano appunto
dei fili di porpora e oro. Ma
chissà quanti dignitari cristiani, da Costantino in poi, o
anche pagani erano sepolti
con quel genere di orpelli... 5)
Se è inverosimile il ricupero
del cadavere di Pietro da parte dei cristiani subito dopo la
sua morte, è anche poco credibile la sua identificazione
al tempo di Costantino. Se
quelle erano le ossa di Pietro,
perché si trovavano nel muro
grigio e non nel «trofeo» del
muro rosso? E perché Costantino non avrebbe circon
dato del massimo decoro il
luogo del loro riposo?
La prudenza di Pio XII
quando parlava delle ossa di
Pietro era dunque più che
giustificata, e il silenzio che
da allora ha coperto questo
argomento merita il massimo
rispetto. La Bibbia dice: «Ricordatevi dei vostri conduttori, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio, e considerando quale sia stata la
fine della loro vita, imitate la
loro fede». Non dice: cercate
e onorate le loro ossa.
LiB«. Un'opera collettiva da utilizzare anche in gruppi di studio
La forza che viene dal catechismo
MAURIZIO ABBÀ
Ricominciare dai catechismo non è certo un
segno di debolezza anzi è
semmai un segno di consapevole ritorno all’Abc della fede.
11 percorso di fede è individuale in quanto personale ma
non individualistico: per
quanto è possibile la fede va
vissuta nelle comunità collocandola nella realtà quotidiana in tutta la sua concretezza
con i suoi difetti e con i suoi
pregi. L’itinerario catechisti
PUBBLicAzioNi Clilesa valdese di Bari
Lo stemma valdese in una
raccolta di scritti e immagini
Lo stemma valdese. Raccolta di scritti e immagini del
candeliere dalle sette stelle
è il titolo del Quaderno n. 5
che la Chiesa valdese di Bari
ha preparato per ricordare,
in aggiunta alle altre manifestazioni svoltesi e ancora da
svolgersi, il 150“ anniversario
dell’emancipazione. Si tratta
di una raccolta di 43 scritti
(articoli, studi, documenti)
sul candeliere dalle sette
stelle, rintracciati nella Biblioteca valdese e nell’Archivio della Tavola valdese a
Torre Pellice, oltre a preziosi
apporti giunti da altre fonti;
l’arco di tempo degli scritti
va dal 1874 ai giorni nostri.
Le ricerche hanno riguardato
anche l’iconografia dello
stemma nelle sue numerosissime varianti: quasi tutte
le 74 illustrazioni che accompagnano i testi ne sono interessanti esempi.
Nella presentazione del
Quaderno si dice fra l’altro:
«Non è futile una simile operazione, che mette al centro
un tema prettamente valde
se, “tanto caro al cuore dei
Valdesi” (come scrive uno
degli autori qui riportati), tema che è spesso ritenuto
marginale, nell’anno in cui
ricorre il 150“ anniversario
della promulgazione dell’
Editto Albertino e nel quale
si è praticamente invitati a
trattare argomenti di più ampio respiro, in un certo pregevole e condivisibile intento
ecumenico che tuttavia non
dovrebbe indebolire la robustezza delle nostre radici».
11 Quaderno, datato 17 febbraio 1998 ma pronto solo
ora per motivi vari, è stato
curato da E. Vigliano e C.
Pontrelli Laurora, e consta di
88 pagine di testi e di 12 per i
due indici (testi e figure). Chi
fosse interessato a averlo
(dietro rimborso per fotocopiatura, rilegatura e spedizione) può rivolgersi alla Chiesa
valdese di Bari, corso Vittorio
Emanuele 138, 70122 Bari;
oppure alla segretaria Evelina
Vigliano, casella postale 221,
70100 Bari, tei. 080-5422080;
fax Coretto 080-5219302.
co propone al catecumeno
ossia a colui che, giovane o
adulto, uno spazio per essere
accolto nella chiesa e, ancora
più importante, per riconoscere di essere stati accolto da
Dio, un Dio vicino. Questo
vale ovviamente anche per il
catechista, accomunato al catecumeno nell’essere alla sequela del Signore: il catechismo è sempre un percorrere e
ripercorrere con esiti e scoperte sempre nuove, in una
continuità ininterrotta con
chi ci ha preceduti e con chi è
davanti a noi.
È sempre più sentita l’esigenza di un ritorno all’essenziale della fede evangelica,
cercando di sapere che cosa
è veramente centrale per la
fede e che cosa è invece sì
valido ma comunque secondario per essa. Non è un caso
che in questi anni tra i libri
più letti e consultati troviamo quelli che si propongono
di divulgare la fede nei suoi
fondamenti e nelle sue radici
più profonde e più sicure. Si
pensi a libri come: il Dizionario del pensiero protestante
(Herder-Morcelliana); all’/ntroduzione alla teologia evangelica di Karl Barth uscito
in traduzione italiana diversi
anni fa da Bompiani e successivamente in una nuova
edizione per le Edizioni Paoline; a Liberazione e solidarietà. Introduzione alla teologia evangelica di Helmut
Gollwitzer pubblicato dalla
Claudiana; a Credo. La fede,
la chiesa e l’uomo contemporaneo di Hans Kùng (Rizzoli);
altrettanta fortuna avranno
nuovamente II Piccolo Catechismo e il Grande Catechismo di Lutero editi ora insieme dalla Claudiana.
Si tratta di volumi che toccano la sensibilità di fede
in tutte le sue sfumature e richiedono attenzione e voglia
di approfondire, la lettura di
questi testi ti ripaga con un
arricchimento spirituale notevole. Il catechismo presen
tato dalle case editrici ginevrine «Labor et Eides» e
«Pbu»* ha le caratteristiche
sopra descritte: sa infatti parlare il linguaggio della fede in
maniera chiara e accessibile
affrontando le contraddizioni e i dubbi che la vita quotidiana propone. Si tratta di
un’opera collettiva che coinvolge donne e uomini, pastori e teologi (alcuni già molto
noti al pubblico italiano, come Eric Fuchs e Henri Motto). È questo certamente di
un testo da tenere presente
nel gioco-lavoro del catechismo, ma che può certo tornare utile anche come lettura
di appoggio per studi biblici
e letture personali. Nello
svolgersi del testo sono un sicuro ausilio didattico i richiami esplicativi a margine.
Trattando di molte questioni teologiche e etiche e
per di più in modo inevitabilmente e doverosamente sintetico, c’è il rischio di non dare sempre tutto lo spazio a
tutti, ma una maggiore attenzione, per esempio, verso la
teologia trinitaria sarebbe
stato senz’altro fruttuoso:
questo del resto è un compito che sta emergendo con
energia in questi anni e non
mancherà certo di coinvolgere anche la catechesi. A parte
questi rilievi, si può essere sicuramente lieti per questo libro: un catechismo protestante è avvenimento editoriale raro e quindi ancora più
prezioso, soprattutto quando, come un amico prezioso,
riesce a farti sentire che Dio ti
è vicino anche nella chiesa,
anche a catechismo.
(*) Danif.l Bahraud, Emmanuiii. Fuchs, Eric Fuciis, Michei.
Grandjean, Pmui’i'K Hkrzoc,
Hp;nry Mottu, Daniei, Nf.f.ser,
Bernard Rordorf, Michf.i. SchacFi, Gilbert Tinrmbart, Francine
Carrillo, Roland Bhnz, Pierre
Furter; Dieu s’approche. Un
catéchisme protestant en 25 tableaux. Labor et Fides - Presses
Bibliques Universitaires, Ginevra, 1998.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 2 OTTORrp
Sono 250 milioni i bambini che lavorano e 120 milioni di loro hanno meno di 14 anni
SULLA
PELLE DEI
BAMBINI
luti: ha 13 anni e lavora dalle 11 alle 14 ore giornalle H
|re in una fabbrica tailandese. Guadagna 54 dollari al i
j mese ma deve pagare 16 dollari all’«iiilennediario» che
I le ha procurato il lavoro. Così le restano 29 dollari al
i mese, circa un dollaro al giorno, approssimativamente ;
GIORGIO GARDIOL
EMILE Zola nel suo romanzo Germinai descriveva le condizioni di vita dei
Maheu, una famiglia di minatori in un distretto minerario francese. Tutti i Maheu in
qualche modo lavoravano; fino a nove anni si occupavano
dei fratelli e delle sorelle, raccoglievano nei campi le erbe
selvatiche per il loro sostentamento 0 andavano in città
per impietosire le signore
borghesi e fare qualche franco; poi, a dieci anni, ragazzi e
ragazze entravano in miniera
a far lavori sempre più pesanti fino ad essere considerati vecchi a quarant’anni.
In Perù le miniere
in Pakistan i tappeti
Questo accadeva più di un
secolo fa in Francia. Questo
accade ancora oggi in molti
paesi del mondo; accade oggi nelle miniere peruviane
dove il 20% dei minatori ha
un’età compresa tra dieci e
diciotto anni; accade nelle
carbonaie brasiliane, nelle
cave indiane, nelle fornaci
colombiane, nelle vetrerie
indonesiane, nelle piantagioni di tè e nelle fabbriche di
tappeti pakistane, nelle concerie egiziane e nelle fabbriche cinesi di giocattoli, di
quegli stessi giocattoli importati in Italia da prestigiosi
nomi come Mattel o Chicco.
Secondo l’Organizzazione
internazionale del lavoro i
ragazzi tra cinque e quattordici anni, che lavorano a
tempo pieno, sono 120 milioni; in totale sono 250 milioni i minori di quattordici
anni che lavorano a tempo
parziale. 11 61% di questi minori abita in Asia, il 32% in
Africa, il 7% in America Latina. Se l’Asia è il continente
più toccato numericamente
dal fenomeno, l’Africa è la
regione percentualmente più
interessata; il 40% dei ragazzi
e delle ragazze tra cinque e
quattordici anni lavora. Anche nei paesi industrializzati
il lavoro infantile è in aumento, negli Stati Uniti come
in Europa, in Erancia come
in Italia.
Si stima che in Europa siano due milioni i minori occupati irregolarmente. In Italia nel 1997 su 25.120 aziende
controllate dal ministero del
Lavoro, si sono scoperti
1.578 minori occupati irregolarmente. Un’indagine dello
stesso ministero stimava nel
1971 in 240.000 il numero dei
minori occupati illegalmente
nelle aziende private; più recentemente un’indagine delristat, condotta tra dicembre
1988 e il maggio del 1989, stimava in 322.000 il numero
dei bambini, compresi nella
fascia di età tra sei e tredici
anni, al lavoro più o meno
stabilmente nel corso dell’anno.
Le organizzazioni internazionali che hanno studiato il
fenomeno del lavoro infantile
usano una distinzione tra
child labour e child work, ossia tra le forme di lavoro assolutamente intollerabili, che
evidenziano contenuti di
sfruttamento, e quelle più
blande, socialmente accettabili, ossia gli aiuti in famiglia
o nell’agricoltura.
Oltre ai lavori intollerabili
vi sono anche vere e proprie
forme di schiavitù; per esempio i bambini e le bambine
avviati alla prostituzione o i
piccoli schiavi domestici haitiani (si chiamano restavec,
che significa restare con il
padrone, ai quali vengono affidati dai genitoril. Molti di
questi padroni sono anche
diplomatici occidentali come
è stato denunciato recentemente in Svizzera da una organizzazione contro la schiavitù. Sono otto milioni i bimbi pachistani, venduti come
schiavi per pagare i debiti dei
loro genitori!
Il lavoro infantile mina per
sempre la salute, e non solo
quella psichica. L’80% dei tubercolotici indiani, infatti, ha
dietro alle spalle una storia di
lavoro infantile. Inoltre, il lavoro infantile impedisce la
scolarizzazione. Dopo la denuncia di Zola, la Francia decideva di rendere obbligatoria e gratuita l’istruzione
pubblica. Questa decisione si
è rivelata il miglior rimedio
per contrastare il lavoro infantile di quel paese (siamo
alla fine dell’Ottocento).
Il bambino che lavora è infatti condannato all’analfabetismo a vita. I motivi per
cui i bambini lavorano sono
tanti; il bisogno della famiglia
di garantirsi la sopravvivenza
facendo leva al suo interno
su qualsiasi tipo di reddito
(questo è il caso più drammatico); in molti casi poi il
reddito del lavoro infantile e
minorile serve per acquistare
cose che non sono necessariamente consumi di base (il
lavoro minorile in questo caso è un integratore di reddito); in un contesto di globalizzazione dell’economia, per
molti settori economici vi è
infine la necessità di mantenere bassi i costi di gestione e
di produzione.
Il contributo della forza lavoro infantile non salariata
costituisce quindi un importante risorsa in questo senso.
In alcuni settori, per ragioni
di competitività, si sostituiscono i lavoratori con le macchine; in altri si preferiscono
i bambini alle macchine, con
la complicità dei governi.
Nella catena della delocalizzazione dell’industria si annida la crescita del lavoro infantile. «La corsa alla competitività - osservava tempo fa
Ignacio Ramonet, direttore di
Le Monde diplomatique chiederà un giorno alla stessa
Europa di far tornare al lavoro i bambini!».
La direttiva
deirUnione europea
Non siamo poi così lontani
da questa previsione; l’Unione europea ha già emanato
una direttiva che permette il
lavoro infantile stagionale
nell’ambito dell’attività familiare. Da noi il lavoro dei ragazzi, a causa delle molte deroghe alla legge n. 977 del
1967, è sostanzialmente consentito a partire dai 14 anni.
Che cosa fare? Mi sembra
che in primo luogo sia necessaria una grande opera di
monitoraggio del lavoro o,
meglio, dei lavori minorili,
perché non si può parlare genericamente di un solo lavoro minorile. Ciò paradossalmente è più difficile farlo nei
paesi industrializzati perché
spesso il lavoro infantile è a
part time e a lato di percorsi
scolastici. Nella lotta contro
il lavoro infantile, sono tre le
direttrici principali nelle
quali si può dispiegare l’azione dei governi, delle associazioni, delle chiese e delle singole persone.
In primo luogo, la prevenzione. Secondo l’Unicef,
spendendo 25 miliardi di
dollari l’anno per dieci anni,
si potrebbe dotare tutto il
mondo di un pacchetto fatto
di acqua, energia e scuola di
base, che eviterebbe ai bambini l’obbligo di lavorare per
ricercare l'acqua e la legna,
soprattutto nei paesi del Terzo Mondo, e consentirebbe
loro l’accesso all’istruzione.
In secondo luogo il debito
dei paesi; spesso le rate di
ammortamento degli interessi del debito non consentono investimenti ai paesi in
cui i bambini lavorano massicciamente. Recentemente,
al vertice di Copenaghen del
1995, si è adottata la formula
del «20-20», cioè una formula
che prevede che il 20% degli
investimenti della cooperazione internazionale debba
essere destinato a investimenti di tipo sociale, a fronte
di un investimento del 20%
del bilancio dei paesi poveri
in spese sociali. Il debito andrebbe quindi gradualmente
rimesso; i governi dovrebbero rimettere il debito a quei
paesi che si impegnano a
realizzare programmi concreti di lotta al lavoro infantile. Vanno poi stipulati accordi internazionali di commercio che regolamentino le
quantità e i livelli dei prezzi,
in modo da garantire redditi
adeguati ai lavoratori dei
paesi poveri.
Clausole
per le multinazionali
In terzo luogo, le clauso- le
sociali. Le multinazionali, attraverso una legislazione internazionale e nazionale,
vanno costrette con l’applicazione delle cosiddette clausole sociali e ambientali a
non utilizzare i bambini nel
processo produttivo. La cooperazione internazionale, attraverso concreti programmi
articolati caso per caso, deve
poi allontanare dai luoghi di
lavoro i minori di quindici
anni e indirizzarli verso corsi
scolastici o di formazione
professionale. In India il recupero di ogni bambino lavoratore costa circa 100 dollari
l’anno (170.000 lire) che servono per il reddito sostitutivo
della famiglia, un aiuto alimentare e i sussidi scolastici.
Campagne pubbliche di denuncia, marchi (per esempio
quello del «commercio ecosolidale»), codici di autoregolamentazione e punibilità del
cosiddetto turismo sessuale
sono altre forme di lotta contro questa terribile piaga.
Per le imprese
Codici
di condotta
Æ Comprare giusto "v Pakistan
Sensibilizzare * Francia
Il programma
Rugmark
I palloni
dei Mondiali
La marcia
dei bambini
Nuova
schiavitù
L'Organizzazione internazionale del lavoro ha condannato il lavoro minorile
come una forma intollerabile di sfruttamento e ha raccomandato l'adozione di
codici di condotta per tutte
le imprese che internazionalizzano in vario modo le
proprie attività. I codici di
condotta devono quindi
prevedere il rispetto dei diritti umani di tutti i lavoratori e le lavoratrici e l'eliminazione dello sfruttamento
del lavoro minorile. Solo rispettando queste condizioni le imprese potranno godere dei benefici previsti
dagli stati nazionali a favore del settore produttivo.
Rugmark è un programma
internazionale per combattere l’uso del lavoro infantile nella fabbricazione di
tappeti. È il risultato di sette anni di sforzi dei sindacati e delle organizzazioni internazionali per incoraggiare i produttori a non utilizzare il lavoro infantile. Nel
1991 la Coalizione asiatica
contro la servitù dei bambini e il programma «Pane
per il mondo» tedesco hanno creato un marchio che
certifica che i tappeti prodotti non hanno utilizzato
lavoro infantile. Nel 1994 è
stata realizzata la fondazione Rugmark, responsabile
della certificazione.
Nel 1996 la Fondazione
internazionale per i diritti
dei lavoratori ha lanciato
un campagna per porre fine
al lavoro infantile nella costruzione dei palloni di calcio. La campagna prevede
anche misure per portare i
piccoli lavoratori a scuola.
In Pakistan dove sono prodotti il 70% dei palloni venduti nel mondo la Fondazione è riuscita a portare a
scuola per due anni i bambini, rivelando la realtà di
questo sfruttamento. Così
ai mondiali di calcio i produttori sono stati costretti
a fornire palloni che non
hanno visto la partecipazione del lavoro dei bambini.
Il lavoro dei bambini nel
mondo comincia ad essere
percepito come una aberrazione e uno scandalo. Scandalo perché ruba a milioni
di esseri umani l'infanzia e
aberrazione perché toglie
loro ogni speranza di formazione e quindi ogni speranza di decollo economico del
paese. In questo modo milioni di bambini, ribelli contro questo stato di cose,
hanno partecipato ha una
«marcia» per chiedere l'abolizione del lavoro infan-tile, partita dall'Asia, dall' America Latina e dall'Africa,
che si è conclusa il 18 giugno scorso a Ginevra, davanti alle sede dell'Oil.
Christine Zkou, presidente dell'Associazione delle
donne della Costa d'Avorio
racconta; «È un'idea molto
radicata presso la popolazione della Costa d'Avorio
quella di affidare il proprio
figlio o figlia a una famiglia
influente perché diventi
qualcuno. I genitori sono
sedotti da questo progetto.
Ai figli si promette la Francia, la scuola per imparare
un mestiere. Arrivati in
Francia col visto turistico,
spesso questi ragazzi entrano in clandestinità, non
hanno più diritto di uscire,
di andare a scuola. Da questo momento sono vittime
di soprusi di ogni tipo».
In Italia
Il lavoro
vietato
Spedizio^
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L'Editore ¡
a
La Costituzione
italiana f^vovccie
legge stabilisca il lì^
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lavoro salariato e
«la Repubblica tut^ |
lavoro dei minori^ **
speciali norme» che
garantiscano «ad
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diritto alla paritàài\
retribuzione».
Attualmente il mi\
di età è fissato in 15
anni con una possi!
deroga a 14 anni. 4
sotto di questa età
qualsiasi lavoro è
vietato e chi impiega
minori è passibile di
condanna penale.
A Palermo
Ragazzi
fuori
Storie come quelle à
Leonardo nel film
«Ragazzi fuori» che
racconta la vita dei
giovani a Palermo,
sono emblematiche.
Leonardo ha 17anni
ed è già padre di 2
bambini; viene
fermato dalla polizia
perché sorpreso a
vendere patate senu
licenza. Leonardo n
ha finito le scuole
elementari e quindi
non gli può essere
rilasciata la licema\
ambulante.
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minorile di Palerm^
A Palermo i minori
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comma 20/B legge 662/96 - Filiale dlTorino
oso di mancato recapito si prega restituire
*1 battente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editom si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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VILLAR PELLICE: INAUGURATO IL MUSEO
CRUMIERE — E stato inaugurato martedì mattina il primo intervento sulla Crumière di Villar Pellice: un museo
di archeologia industriale in un sito davvero suggestivo
dove le macchine di un tempo sono collocate a pochi metri
da quelle in funzione tutt’ora in un edificio dove pietra e
legno si fondo armonicamente insieme disegnando spazi
che sanno di antico e moderno e funzionale nello stesso
tempo. Tre giorni di studio sul lavoro in montagna e sulle
pohtiche per la montagna hanno caratterizzato la settimana; c’è dietro l’angolo un secondo lotto di lavori che prevede la realizzazione, fra l’altro, di una foresteria.
D
A <('' VA
VENERDÌ 2 OTTOBRE 1998 ANNO 134 - N. 38 LIRE 2000
C’è un vecchio detto che
si cita spesso quando,
magari dopo aver terminato
un lavoro e atteso a lungo il
pagamento da parte del committente, alla fine, esausti, si
ammette «meglio pochi ma
subito...». Questo antico modo di dire mi è tornato in
mente di fronte al tira e molla
dei finanziamenti europei che
la Regione ha assegnato a
Comuni, Comunità montane,
chiese, associazioni, a sostegno di interventi nel settore
turistico. Quando fu pubblicato il bando fu scritto che fra
le aree prioritarie erano inserite la vai Germanasca, la vai
Pellice e la bassa vai Chisone
(l’alta era già stata «beneficiata» dai fondi legati ai mondiali di sci del 1997...). Le
FONDI EUROPEI E TERRITORIO
LA SCELTA
PIERVALDO ROSTAN
Comunità montane hanno fatto da coordinatrici dei progetti, in alcuni casi ne hanno dettato i tempi e le priorità, in altri si sono limitate a fare da
passacarte, proponendo alla
Regione Piemonte tutto quello che in termini di progetti il
territorio aveva avanzato.
Nelle scorse settimane sono
trapelate le prime risposte, i sì
e i no che la commissione regionale stava predisponendo;
si è parlato di «pioggia di miliardi». In realtà i fondi europei avrebbero coperto solo
una parte del costo delle opere
progettate, per cui ai singoli
enti beneficiari toccherà ora
trovare il resto. Il problema
più spinoso riguarda gli enti
pubblici che hanno creduto
per mesi di poter contare su
un contributo del 70% del costo e hanno scoperto da poco
che invece dalla Regione arri
verà appena il 40%; a meno
che qualcuno rinunci visti i
tempi strettissimi. Così si sta
innescando una lotta fra Comuni e altri enti puntando ad
ottenere qualcosa di più a
fronte della rinuncia di qualcuno. Sembra però che tutti
siano bene intenzionati, all’insegna di quel «pochi ma subito», a proseguire nei loro progetti. Può essere questo un
fatto positivo. Vuol dire che le
opere proposte erano davvero
ritenute prioritarie, al punto
da far accendere consistenti
mutui per i Comuni o aprire
specifiche sottoscrizioni da
parte di chiese o associazioni.
Realizzate le opere, il vero
banco di prova sarà la gestione e su questo occorrerà ancora discutere molto...
Regione Piemonte
Riforma
servizi
rici
È in fase avanzata nella nostra regione la riforma dei servizi idrici prevista dalla legge
«Galli», legge varata nel 1995
che prevede la riorganizzazione dei servizi idrici. «Fra pochi giorni - dicono alla Regione - saremo in grado di
tracciare un quadro preciso
delle infrastrutture acquedottistiche, fognarie e di depurazione del territorio. Cartografia e supporti informatici, realizzati con la collaborazione
del Csi-Piemonte e delle aziende del settore, saranno
uno strumento utilissimo per
Comuni, autorità d’ambito,
consorzi e aziende del settoK». In questi mesi in Piemonte sta avvenendo una piccola
rivoluzione determinata proprio dall’attuazione di questi
provvedimenti statali e regionali che ne stanno profondamente cambiando il sistema di
Sestione delle acque. La Repone ha suddiviso il proprio
emtorio in 6 aree omogenee
ene rispettano i bacini idrografici esistenti denominando1 «ambiti territoriali ottima«Lo scopo dei provvedienti - dicono ancora in Re- è principalmente
quello di trasformare il settore
, e risorse idriche secondo
meri di economicità, effi•enza ed efficacia distin® la funzione di gover®rfidata agli enti locali da
Veri ^ gestione che pre
eli soggetti
0 ^rieo-privati, che siano in
cnm garantire il ciclo
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che, in un’immagine
re „P 'Peata, si può identificasnat “acquedotto, fo
depurazione”». Per
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Bin ®^P"ure al settore la ResogeLc P''^'''sto che i nuovi
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Param^ ^degnino le tariffe a
f^nScan ga
tervpm^"° omogeneo in'"’ro su tutto il territorio.
Riprendono in queste settimane le consuete attività nelle chiese valdesi del primo distretto
Salvati per grazia, serviamo il Signore e il prossimo
LUCIANO DEODATO
Nella serata di giovedì
scorso, 24 settembre, è
andata in onda una trasmissione di «Pinocchio» interamente dedicata a padre Pio, il
noto frate cappuccino, al quale molti disperati si sono rivolti per ottenere «la grazia
della guarigione» morto, come si dice, «in odore di santità» e che sarà quanto prima
promosso all’«onore degli altari». Sullo sfondo campeggiava la mole grandiosa dell’ospedale di San Giovanni
Rotondo, davanti alle telecamere una folla di «miracolati», ognuno con una propria
storia, sul palco il filosofo
Gianni Vattimo, e poi prelati,
frati, monache e devoti provenienti da tutta Italia. Il tutto
condotto da Gad Lemer.
Tra gli ospiti in platea anche un nostro pastore, Giorgio Bouchard. Non starò a recriminare sul fatto che, come
succede spesso, anche in questo caso, quando in tivù parla
uno dei nostri, stranamente il
tempo a sua disposizione è
sempre molto ridotto. Voglio
venire invece al fatto che mi
interessa e cioè che l’ospedale, un gioiello, come siamo
stati informati, di efficienza,
ordine e pulizia sarebbe in sostanza, ha detto Gad Lerner,
il vero miracolo di padre Pio
in un Sud dove strutture del
genere sono un sogno. Ci
vuole cioè «un s^nto» per fare sì che avvenga quello che
dovrebbe essere la norma.
Sarà. Però ricordiamoci che a
Napoli l’ospedale evangelico
di Ponticelli, è nato per la volontà e lo sforzo delle chiese
evangeliche, che hanno vinto
una grande battaglia contro
l’ostruzionismo di autorità e
politici.
Ma che cosa c’entra tutto
questo con noi? E con noi alle Valli? Semplicemente perché anche alle Valli ci sono
delle strutture ospedaliere, oltre a case di riposo per anziani, indubbiamente non altrettanto grandiose, ma di certo
utili ed efficienti e nelle quali
i pazienti, in genere, vengono
curati in modo globale, badando cioè all’intera loro
umanità, fatta non solo di
corpo, ma anche di spirito e
di anima. Solo che per giungere a questo risultato non
abbiamo avuto bisogno di
«santi» particolari. Certo, ci
sono state delle persone che
si sono impegnate senza ri
Un'iinmagine della Conferenza delle chiese del I distretto (1996)
sparmio per realizzare le opere che avevano in mente. Il
nome di alcune di loro è rimasto nella memoria di tanti,
di altre invece è andato perso
con gli anni. Noti o ignoti,
nessuno ha mai pensato a loro
come a del santi. Hanno fatto
ciò che il Signore ha dato loro di fare, in modo semplice;
in modo «laico». E la battaglia per la quale si sono impegnati è stata una battaglia
civile, «laica», ancorché rispondente a una vocazione.
In questo sta una differenza
fondamentale tra protestantesimo e cattolicesimo. I risultati a cui si perviene possono
essere analoghi, ma determinante è la cornice che sta intorno. La Chiesa cattolica fa
il «miracolo», la chiesa protestante fa una battaglia «civile» che responsabilizza il
singolo su quelli che sono i
suoi diritti e i suoi doveri. I
cattolici costruiscono una
chiesa, sacralizzano cioè la
società e ne mantengono la
Una sera del 1875 il pastore della
Chiesa valdese di Napoli, Gregori,
che morirà pochi anni dopo nel colera di
Catania, rientrando in casa da una riunione di preghiera trova due contadini che
lo aspettano. Sono venuti da Fragneto
l’Abate e desiderano essere istruiti sulle
verità dell’Evangelo. Tempo prima essi
erano venuti in possesso di un almanacco
strano che accanto ad ogni domenica poneva un passo della Bibbia, che aveva un
linguaggio religioso attraente, che dava
l’impressione di inserire la vita religiosa
naturalmente, gioiosamente nella vita di
ogni giorno (...). Questo è uno degli infiniti episodi che la storia dell’evangelismo italiano ricorda in cui anime sono
state benedette dalla lettura di quel piccolo calendario tascabile.
L’idea di un calendario cristiano da
diffondere ampiamente pare sia venuta
ad un certo Reta di Torino il quale morì
IL FILO DEI GIORNI
CALENDARIO
ALBERTO RIBET
appena lanciata la prima edizione nel
1853. Il De Santis assunse l’impresa di
continuare l’opera iniziata, ne ingrandì il
formato e volle che il ricavato del primo
anno della sua gestione fosse versato alla vedova del Reta. Sotto la guida capace del De Santis le 10.000 copie della
prima edizione salirono fino a raggiungere nel 1862 le 80.000 copie. Nel 1864
l’almanacco viene trasferito a Firenze ed
è pubblicato dalla Claudiana. Lo dirige
sempre ancora il De Santis e la tiratura
raggiunge ancora le 50.000.
Alla morte del suo primo direttore,
r «Amico di casa» da un lato perde un
po’ del suo interesse, mentre che dall’altro il moltiplicarsi di calendari naturalmente danneggia la vendita. La tiratura
scende e oscilla tra le 25.000 e le 30.000
copie. È di questo periodo la lotta acerrima del clero contro l’opuscoletto la cui
notevole tiratura irrita fortemente quelli
che temono le pubblicazioni evangeliche, e non senza ragione; 1’«Amico di
casa» arriva infatti là dove l’altra stampa
non riesce a penetrare; sulla copertina
esterna sono elencate da trenta a cinquanta rivendite dell’opuscolo ed oltre a
ciò esso è venduto dai colportori della
Claudiana, dalle chiese, spedito per posta a chi lo richiede. (...) Nel 1942 cessa
le sue pubblicazioni dopo ben 88 anni di
vita (...).
(da Cento anni di stampa evangelica,
Claudiana ed. Tane Pellice 1956)
coesione attraverso la devozione, il mistero, l’obbedienza alla gerarchia, le opere di
carità, i pellegrinaggi, la gestione oculata dei sacramenti
e del perdono, della religiosità popolare e al limite della
superstizione; la chiesa protestante cerca di dare nel suo
piccolo un contributo alla costruzione di una società di
persone adulte, pari in dignità
e responsabilità.
Non credo che sia lontano
dal vero pensare che quel poco, 0 molto, che l’insieme
delle nostre opere sociali
compie nel campo dell’assistenza abbia avuto un impatto
positivo nel creare alle Valli
condizioni di migliore vivibilità per malati e anziani; una
maggiore attenzione nei confronti della persona e dei suoi
bisogni che non è passata
inosservata dalle strutture
pubbliche e da quelle confessionali cattoliche.
Se questo, almeno in parte,
è vero deve condurci a prendere molto sul serio il lavoro
quotidiano che si svolge in
ogni chiesa locale durante
l’anno e in particolare nei
mesi che ci stanno davanti.
Con ottobre riprendono i corsi di catechismo, l’attività
della scuola domenicale, gli
incontri delle Unioni femminili e dei gruppi giovanili, le
riunioni quartierali, gli studi
biblici, le corali ecc.; un insieme di attività capillari, variamente diffuse. Ore e ore
spese a discutere, esaminare,
costruire, progettare con il
coinvolgimento di centinaia e
centinaia di persone. Un lavoro enorme, se lo si guarda
globalmente, il cui fulcro è
indubbiamente nella Bibbia,
studiata, letta, cantata, insegnata e predicata. A quale
scopo? Fare dei santi? No,
ma semplicemente delle donne e degli uomini liberi e responsabili, capaci e volenterosi di costruire qui e ora una
società «umana» perché hanno capito di essere stati «salvati per grazia», senza la mediazione di alcun santo.
8
PAG. Il
La Casa valdese a Torre Penice
UNA LEGGE PER IL 150" ANNIVERSARIO — È diventata
legge della Regione Piemonte la proposta avanzata da alcuni
consiglieri (primo firmatario e relatore Marco Bellion) per le
«celebrazioni per il 150° anniversario della concessione dei
diritti civili e politici alle minoranze valdese ed ebraica».
Per il 1998 a bilancio vi sono 200 milioni; nei prossimi anni,
se la legge verrà rifinanziata, toccherà a Comuni, associazioni, chiese, indicare i progetti meritevoli di sostegno economico. «L’idea di una legge apposita - spiega Marco Bellion
- mi venne all’indomani di un incontro in Regione con i Comuni del Pinerolese e la Società di studi valdesi per proporre
al finanziamento varie iniziative previste per il ’98. Se si
fosse percorsa la via ordinaria della legge regionale sulla
cultura si sarebbe rischiato di ottenere ben poco e invece in
questo modo, grazie all’impegno del mondo valdese e in
particolare di Giorgio Toum, si è arrivati a questa legge che
rappresenta una risorsa per il mondo valdese e anche per le
comunità ebraiche della nostra regione».
MENO BUROCRAZIA ALL’ASL 10 — Meno burocrazia
nell’Asl 10 di Pinerolo: la direzione generale, in applicazione delle leggi «Bassanini» ha deciso di rafforzare molto
la possibilità di avvalersi dello strumento delle dichiarazioni sostitutive e degli atti notori. Qualche esempio: le certificazioni di residenza, quelle sul reddito, i titoli di studio,
lo stato di disoccupato o l’iscrizione a un albo professionale potranno essere autocertificatl dall’utente e senza alcuna
autenticazione di firma in quanto validata da parte dell’impiegato dell’Asl allo sportello.
LEGAMBIENTE SI INTERROGA — Il circolo di Legambiente Valpellice ha convocato una riunione per lunedì 5 ottobre nella sala consiliare del municipio alle 21; non è un
incontro di routine ma piuttosto una verifica sul significato
dell’azione ambientalista che l’associazione sta realizzando.
Sul futuro anche una «spada di Damocle»: l’obbligo per
ogni circolo di costituirsi legalmente che potrebbe mettere
in dubbio il futuro del gruppo come circolo indipendente.
LA VALPE SI PRESENTA — Sarà una gara amichevole, sabato 3 ottobre, l’occasione per presentare ai tifosi la nuova
formazione dell’HC Valpellice che dal 10 comincerà l’avventura in serie A2. Proseguono gli allenamenti ma la vera
novità dovrebbe essere l’accordo di «farm team» raggiunto
col Courmaosta che dovrebbe portare cinque o sei giocatori
valdostani a Torre Pellice a fare esperienza. I nomi che circolano in valle sono quelli di Tomasello, Melotto, Granonico, Sorbara, Pernigotto e Sala.
NUOVI ALLOGGI POPOLARI A PERRERO — Aumenta
la capacità abitativa nel comune di Perrero: sono cominciati
infatti i lavori per la costruzione di 14 alloggi di edilizia popolare, nell’edificio che ospitava la vecchia locanda degli
Appennini, in disuso ormai da anni.
DUE TITOLI ITALIANI DI SKIROLL — Due titoli italiani
di skiroll sono stati ottenuti da Susy Pascal (allieve) e Antonella Chiavia (juniores) nei campionati assoluti di skiroll in
salita disputatisi domenica 27 a Rapy Verrayes, in Valle
d’Aosta. Medaglie d’argento anche per Katia De Biasi fra
le cadette e Elena Volpe fra gli esordienti.
CULTURA D’IMPRESA A SCUOLA — A partire dalla seconda metà del mese di ottobre, verranno avviati alla scuola
media statale di Lusema San Giovanni alcuni moduli didattici per le classi terze sulla cultura d'impresa. I corsi, finanziati dall’assessorato all’Artigianato della Comunità montana vai Pellice e realizzati con la collaborazione della Confederazione nazionale dell’Artigianato e della piccola e media
impresa, sono finalizzati a una maggiore conoscenza del
ruolo delle aziende artigiane nel tessuto produttivo locale.
Fondazione <<Dott. Enrico Gardioi»
Via Beckwith 1 - 10066 Torre Pellice (To)
Bando di concorso
per l’assegnazione di borse di studio per l’università
Gli studenti valdesi che intendano avviarsi agli studi universitari per esercitare nelle Valli le professioni di medico, notaio, avvocato, segretario comunale, possono richiedere una borsa di
studio per l’a.a. 1998/99, entro il 20 ottobre 1998, indicando:
- facoltà universitaria prescelta (Medicina o Giurisprudenza)
- condizioni economiche personali e familiari (copia della dichiarazione dei redditi)
- previsione delle spese che intendono pagare con la borsa
di studio.
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Presidenza del Collegio Valdese, via Beckwith 1 - 10066 Torre Pellice (To) - tei.
0121-91260, fax 0121-932272, e-mail collegio@tpellice.it
miLI mOESI
VENERDÌ 2 OTTOBRf
Intervista a Mauro Vignola, assessore alla Viabilità
Luserna: lavori in corso^ a metà
FEDERICA TOURN
Lavori in corso a Luserna
San Giovanni. Cantieri
aperti per le strade, ma meno
di quanto fosse in previsione,
a causa di alcuni ritardi dovuti
all’intervento dell’Acea, che
per la necessaria manutenzione delle tubature per ora ha
bloccato gli interventi comunali su alcuni tratti, come nel
caso di viale Bellonatti.
«L’Acea si è già messa
all’opera, ma il problema è sapere quando terminerà il lavoro - spiega l’assessore alla
Viabilità del Comune di Luserna, Mauro Vignola - in
ogni caso noi potremo finire
le asfaltatore solo in quel momento, ed è più che probabile
che la conclusione dei lavori
del Comune, tra quelli della
scorsa estate che hanno subito
ritardo e i nuovi previsti per
l’anno prossimo, slitterà almeno alla primavera prossima».
Un caso particolare riguarda la provinciale, via I Maggio, dove l’Acea deve cambiare il troncone dell’acquedotto (il cantiere dovrebbe essere aperto a giorni e impegnare gli operai per almeno
un mese), prima che la Provincia possa riasfaltare la
strada e infine il Comune, come preventivato, riesca a rifare il marciapiedi in pietra di
Luserna. Nuovi marciapiedi
in Iosa sono in via di sostituzione anche sul ponte sul torrente Pellice.
Intanto è arrivata l’approvazione da parte della Regione
per il progetto della pista ciclabile: «I finanziamenti Cee
coprono il 70% dell’intero costo del progetto, pari a circa 1
La rotonda di Luserna San Giovanni
miliardo e 300 milioni; lasciando quindi al Comune
l’onere di aggiungere 400 milioni di tasca sua», dice Vignola. Se c’è soddisfazione
per il buon esito della proposta, che vede accanto alla pista
per biciclette anche un percorso coperto per roller-biade e
una piazzola attrezzata per la
sosta di sei camper, non mancano ancora ritardi per l’inizio
dei lavori: il Comune è infatti
ancora in attesa di una risposta dal demanio, che deve
vendere parte dell’area destinata al progetto. «Peccato aggiunge l’assessore Vignola
- che il Comune di Torre Pellice non si sia fatto coinvolgere nell’idea, perché ora la pista può arrivare solo fino al
confine con Torre, fare una
rotonda e tornare indietro».
Due progetti di arredo per Torre Pellice
Novità per il centro
Alcune parti storiche di
Torre Pellice potrebbero cambiare nei prossimi anni recuperando valori urbanistici e
offrendo nuovi spazi ai cittadini. Saranno presto presentate ai cittadini due proposte di
intervento: la prima riguarda
le alberate storjche su cui il
doti. Marco Lo Bue ha nei
mesi scorsi condotto un approfondito studio, la seconda
concerne invece il centro del
paese a partire dalla piazzetta
antistante la chiesa cattolica.
Sulle alberate saranno necessari interventi puntuali; si
va dal taglio di alcuni platani
le cui condizioni sono gravemente compromesse e tali da
diventare pericolosi per i pedoni e le auto, a potature, magari severe, ma capaci di ridare nuova vigoria agli alberi.
«Interverremo con gradualità,
a cominciare dalle situazioni
piu compromesse - spiega
l’assessore all’Arredo urbano,
Enzo Alessio -. Così ci saranno alcuni tagli sul viale Dante
«ma la situazione è meno grave di quanto temevamo» commenta il dott. Lo Bue. In ogni
caso si andranno a sostituire i
platani tagliati con nuovi
esemplari, precisa l’assessore
che preannuncia una serata
aperta al pubblico per il 16 ottobre; in quell’occasione chi
ha effettuato lo studio illustrerà la situazione fitosanitaria delle alberate tortesi e gli
interventi necessari.
Nulla di definito ma qualche idea c’è già in merito alla
risistemazione del centro storico del paese: «Lo studio effettuato dai tecnici Bardini e
Morra (gli stessi che hanno
redatto il prg, ndr) riguarda la
parte bassa del paese - precisa Alessio - e cioè piazza San
Martino, via al Forte, via Repubblica e piazza Libertà. Si
sono messi in evidenza alcuni
elementi: la pavimentazione a
cubetti di porfido e la preesistenza dei marciapiede in Iosa. Potremmo dunque riprendere queste caratteristiche;
nei punti di giuntura con le
strade asfaltate i tecnici ipotizzano l’inserimento di brevi
tratti di ciotolate con in mezzo le lose lunghe dei vecchi
passi carrai. Queste soluzioni,
insieme ad una trasformazione deH’illuininazione rendendola omogena, potrebbero essere adottate lungo tutto il
centro del paese. L’intenzione è comunque quella di cominciare dalla piazza davanti
la chiesa cattolica e da via
Repubblica». Sono possibili
anche modifiche parziali del
giardinetto all’ingresso del
paese, con spostamenti
parcheggi e creazione di
piccolo vialetto. Dovrà trova
re una soluzione anche l’accesso alla Casa di riposo San
Giuseppe; nei prossimi giorni
verranno posizionati nuovi
cartelli stradali che ricordano
il divieto di transito in via
Repubblica eccetto i residenti
e quanti si recano alla Casa di
riposo o ai fornitori dei negozi, ma in prospettiva il San
Giuseppe potrebbe avere un
suo nuovo ingresso sul lato
posteriore di via Al Forte. Il
Consiglio comunale ha infine
accettato la proposta di Metropolis per un affitto, a circa
6 milioni l’anno, di una parte
dell’area della stazione dove
dovrebbe sorgere un parcheggio intermodale.
di
un
Rallentamenti, per una serie
di concomitanze, anche a proposito della strada alternativa
alla Provinciale, una bretella
che partirebbe dietro il cimitero e rientrerebbe in corso
Matteotti e che dovrebbe deviare il traffico pesante dei
camion delle cave e della
Sparea. «Nei prati accanto al
Pellice stiamo per costruire un
nuovo tronco fognario per Lusema Alta - dice ancora l’assessore alla Viabilità - e solo
adesso la Regione ci ha dato il
permesso di espropriare un altro pezzo dello stesso terreno
per permettere la costruzione
della strada, che però è un lavoro di competenza della Provincia». La palla adesso dovrebbe quindi passare a Torino. La nuova bretella andrebbe a costituire un piccolo trat
Pinerolo
Un messaggi)
del vescovo
Giachetti
Il vescovo di Pinerolo R
tro Giachetti ha scritto
Concistoro della Chiesa ^
dese di Pinerolo una letteij
risposta al messaggio di ai»
ri per la sua imminente ei^
tazione. Il 4 ottobre, inf^
viene insediato vescovo i
duomo di Pinerolo mons.K
Giorgio Debemardi.
Mons. Giachetti, che
Pinerolo per essere accJij
^come ospite nella Casa d
'Divina Provvidenza, il Coi ./
lengo di Torino, ricordi
motto che aveva scelto ali
mento della sua ordinazii
«Charitas Christi urget na
l’amore di Cristo ci spinga
sottolinea come in questi
anni di lavoro abbia cercate
«far crescere il buon sei
evangelico dell’Amore»
me ai fratelli e alle sorelle4
la Chiesa valdese di Pinem
e di tutte le chiese dell|
stretto, nella «ricerca coirai
di traguardi di riconciliaziJ
e di unità». Aggiunge unps
siero per il nuovo vescovoj
cui è stato professore di i
sofia e storia a Ivrea, e lodi
nisce «animato da sincero
rito ecumenico».
«Non potrò dimenticare
nerolo - conclude la lettera
monsignor Giachetti - Quel
anni hanno segnato la mia vi
ta. Porterò con melami
esperienza pastorale e il voM
di tante persone care, e tri
queste anche voi elavostt
Chiesa, ringraziandovi "
to il bene che ho ricevuto.j|
abbraccio nel Signore
che tutti ci unisce».
L
«V
Controlli fiscali a Perosa Argentina
Chi ha sbagliato pad
«Siamo molto soddisfatti
del lavoro di verifica fin qui
svolto»; è questo il commento
del sindaco di Perosa Argentina, Silvano Bertalot, in merito
ai controlli che sono tuttora in
corso sulle eventuali evasioni
o elusioni di alcuni tributi comunali quali Iciap, lei e tassa
raccolta rifiuti. Le verifiche
sono iniziate in primavera e
da poco è stata conclusa quella inerente l’Iciap; gli incaricati stanno ora passando al setaccio le denunce lei e poi
sarà la volta della Tarsu. Entro dicembre si dovrebbe partire col sistema sanzionatorio.
Anche la ricerca delle eventuali denunce «infedeli» è stata fatta verificando l’effettivo
utilizzo delle abitazioni o dei
locali da parte dei cittadini.
La settimana scorsa il Consiglio comunale ha approvato i
criteri per la determinazione
delle sanzioni amminisrt
circa i tributi prima meffi
nati determinandone ail
l'entità. In materia la w
zione di precisi criteri è
cessaria per fare chiarezza
diverse leggi che nel tei
hanno regolamentato il »
re. Chi ha sbagliato, cotì
que, pagherà, e in certi*
non poco. Durante lo sW'
Consiglio è stata approva»
convenzione istitutiva dell
torità d'ambito per l’orgai
zazione del servizio idneo
tegrato e con essa una m
ne tendente a rafforza^*
ruolo dei «subambiti» ®
mensione più contenuta'
problema - aggiunge il a'
co - è dare più forza, a®
stro caso, all’Acea. SulnJ
territorio sta operando^
anche .se ci aspettiamo
interventi promessi su
pianistica».
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a con cotesta tua forza!» è stato il versetto biblico che ha ispirato e guidato il
precedente congresso Fdei; un congresso che dopo più di 20 anni di intensa
attività, ha registrato la presa di coscienza, da parte delle donne evangeliche
italiane, del loro valore, delle loro possibilità e delle loro specifiche capacità.
Questa la ragione di una assunzione di maggior responsabilità, rispetto alle chiese e rispetto alla società: occorre andare oltre le tre originarie «case» di appartenenza, i movimenti femminili bmv, per recepire e ascoltare anche le nuove realtà femminili del mondo evangelico, ormai sempre più numerose in Italia (luterane, awentiste, chiese libere.
Esercito della Salvezza, anglicane, ecc.).
Fa parte dell’essere «forti» l’essere unite! Di qui la necessità di un appello a tutte le
donne evangeliche, presenti in Italia, appartenenti a qualsivoglia denominazione o chiesa, perché insieme testimonino la «liberazione» portata da Gesù Cristo a tutte le creature. Liberazione dal male che molte volte assume Taspetto del razzismo, del sessismo e
della violenza.
L’appuntamento che aspetta tutte noi è straordinario proprio perché significa uscire
dal sicuro, conosciuto, tradizionale modo di «essere donne evangeliche» per inoltrarci nel
terreno nuovo e per certi aspetti sconosciuto, del collegare e mettere in reciproco ascolto esperienze di vita e di tede diverse. Ma qui sta la sfida. Cercare di tracciare un percorso comune, per testimoniare in questa Italia senza valori, o peggio con pseudo-valori, e
in un’Europa che sta cercando se stessa. Ma l’«awentura» che stiamo per affrontare non
può avere senso per delle credenti se non ci chiniamo, obbedienti, alla volontà di Dio.
Tutto questo ha senso e valore se lui vuole, se lui ci guida.
Ecco il valore del versetto del libro di Giobbe, scelto da una commissione apposita,
che indica, a questo congresso, (e alla Fdei che ne uscirà), un percorso di fede che renderàogni lavoro, ogni fatica, ogni difficoltà, più lieve perché il disegno che perseguiamo
è solo un disegno di Dio. E Dio può tutto! E interessante vedere come la scelta delle
^onne evangeliche sia caduta su questo versetto: ma il libro di Giobbe (vi si parla di un
jUomo, ma che vive drammi comuni a donne e uomini!) è molto caro alle donne perché
arra, a volte anche con crudezza, la storia di un’emarginazione sociale.
La narrazione biblica ci rappresenta una persona «impaziente», «critica», «ribelle» come, in questo secolo, siamo state spesso noi donne perché non tolleriamo più ingiustizie, soprusi e violenze. Giobbe si ribella, al modo di pensare dei suoi amici, che rappresentano i «tradizionali» luoghi comuni sulla vita e su Dio. Anche le donne non intendono
perpetuare punti di vista «tradizionali». Giobbe, con ostinazione, presenta il valore della
sua personale ricerca di Dio; le donne rivendicano la dignità di un diverso modo di essere, che non offende né la creazione né la salvezza. Gli amici cercano di spiegare la tragedia esistenziale e di fede, di Giobbe, con ricette teologiche codificate, con dogmi consolidati. Giobbe invece,
profondamente autentico, vuole andare oltre le vecchie
«ricette» che non lo soddisfano più, né sono più capaci di
spiegare la vita e i drammi che lui stesso sta vivendo. È
contro la rigidità delle ideologie religiose che si scaglia
Giobbe, e questa è anche l’ansia e l’angoscia delle donne
credenti, oggi.
Dal libro di Giobbe sappiamo che Dio non è riconducibile a uno schema razionale; è il «totalmente Altro». Ma,
nel libro di Giobbe, viene anche narrata la storia di un
credente che cerca Dio, oltre le certezze razionali, oltre
Is verità consolidate, così come le donne di oggi devono
scorgere il vero volto di Gesù e capire il senso del suo
IO idrico
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I’ER iscriversi rl congresso
li costo del Congresso è di £ 285.000 (soggiorno+viaggio) più £ 15.000 d i iscrizione. Ogni Union^ruppo ha diritto a una delegata. Per le osservatri? il nosto di soggiorno è di £ 90.000 più 15.000 di
'scrizione, le spese di viaggio sono a carico dell'osservatrice.
i-iscrizione e il versamento vanno inviati entro e
non oltre il 15 ottobre '98 a; Marina Bertin, via
ivet 12, 10062 Luserna S. Giovanni (To),
0121-901890, ccp. n. 36083103 oppure
Plesso Chiesa valdese Angrogna 0121
J!,^°rigresso avrà luogo presso il Centro evangelico
L'J^°99Ìo della gioventù», Lungomare Pyrgi n.13 ^'0 Santa Severa (Roma) - tei. 0766-570055.
^ome arrivare al Villaggio della Gioventù
'ria Roma:
inolia stazione Termini prendere la metropolitana LiA in direzione Ottaviano e scendere alla fermata
^ ponto. Prendere l'autobus Acotral per Civitavecchia
a^ndere a Santa Severa alla fermata dei carabinie
annuncio al di là delle tradizionali esemplificazioni. Come Giobbe anche le donne, pur
attraverso sofferenze,-traversie, incomprensioni, vogliono giungere a Dio e testimoniarlo, perché «Dio nella sua mano stringe l’anima idi ogni essere vivente» (12, 10), maschio
o femmina che sia. Allora, come Giobbe, anche noi vogliamo porre a Dio, e solo a lui,
la nostra domanda: «Perché emarginate, misconosciute, negate»? Attraverso la Fdei, nonostante le assurdità che sentiamo e viviamo quotidianamente, vogliamo rendere testimonianza che noi «temiamo Dio per nulla» (1, 9), cioè il dono gratuito della fede ci fa
passare dalle tenebre del mistero del dolore, alla luce della vita e della speranza in lui.
E in questa nuova «luce» noi dobbiamo e vogliamo trovare un nuovo modo di «stare insieme»: più vicine alle esigenze, nuove e diversificate, della comunità cristiana; quella di
oggi che è, anche in Italia, investita dalle grandi trasformazioni sociali di questo scorcio
di secolo: migrazioni, globalizzazione, nuove povertà. Vogliamo anche essere presenti,
in modo autonomo e originale cioè con il nostro pensiero e la nostra esperienza di donne, ai grandi appuntamenti come l’ecumenismo, il dialogo fra culture diverse, la ricerca
della pace fra i popoli. Tutti questi appuntamenti, della storia contemporanea, obbligano
anche le tradizionali organizzazioni femminili evangeliche in Italia a darsi nuove regole
organizzative, pur mantenendo, anzi consolidando e rafforzando, le ragion d’essere e di
operare di ciascuna di esse. Il primo obiettivo da raggiungere, con questo Congresso
straordinario, è di unire le nostre forze; le diverse identità, i differenti percorsi storici o le
più varie esperienze personali. Tutte queste diversità possono solo essere cause e ragioni di arricchimento reciproco; ecco perché, con gioia, annuncio che la prima richiesta di
adesione alla nuova Fdei ci è giunta dal gruppo «Donne straniere» di Roma. E un segno
per tutte noi importante e indica uno degli scopi fondamentali della nostra federazione:
permettere a tutte le credenti in Cristo di lodarlo insieme, al di là delle barriere di lingua
o di cultura.
Ecco perché l’impegno del Comitato nazionale Fdei, per completare il senso del proprio lavoro in questi due anni, si è già concentrato sullo studio biblico 1999 che dovrà
essere il fulcro della riflessione biblico-teologica della «nuova» Fdei che uscirà dal Congresso straordinario. La scelta è caduta su ùn versetto del Salmo 31 «Il mio tempo è
nelle tue mani» (Salmo 31, 16). Se, come gli esegeti ben sanno, questo salmo rappresenta, dal punto di vista letterario, una supplica individuale, noi lo vogliamo intendere,
anche, in un senso collettivo: il «tempo» della Fdei è «nelle tue mani». Ciò che faremo,
quello che decideremo, come testimonieremo, tutto noi intendiamo metterlo «nelle tue
mani». Anche e soprattutto il Congresso straordinario che si aprirà a Santa Severa il
30 ottobre.
Doriana Giudici
FEDERAZIONE DONNE EVANGELICHE IN ITALIA
VII CONGRESSO
SANTA SEVERA- 30-31 ottobre-1^ novembre 1998
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«lo riconosco che tu puoi tutto, e che nulla può impedirti di eseguire un
tuo disegno»
(Giobbe 42, 2)
Programma:
Venerdì 30 ottobre
pomerìggio: arrivi; ceno
ore 21 : culto di apertura a cura del gruppo Fdei di Mottola; insediamento seggio
provvisorio; presentazione dei gruppi e movimenti che hanno fatto domanda di adesione olio Fdei e loro accettazione.
Saboto 31 ottobre
colazione
sul lungomare: il villaggio è a 200 metri
ri.
de$t|-Q^ al civico n.l 3.
da Civitavecchia:
He t P'°^za della Repubblica a 50 metri dalla stazioSC6 prendere l'autobus Acotral per Roma e
p-i''“®''® 0 Santa Severa alla fermata dei carabinieri.
^^®9tiire come sopra.
jj°ri mezzi propri:
° Santo Severa dell'autostrada Romo-Civitoferim ° via Aurelio avendo come ri
„^rito la fermata Acotral vicino ai carabinieri.
ore 9:
ore 15:
ore 17
lettura biblica, canto, preghiera a cura delle donne evangeliche del gruppo
del Servizio rifugiati e migranti (Fcei); elezione seggio definitivo; nomina
commissione che riceve le osservazioni sullo statuto; relazione morale e finanziario del Comitato uscente; discussione; linee programmatiche; pranzo
saluti e messaggi di invitati e ospiti; presentazione modifiche olio statuto,
votazione; approvazione statuto.
Conoscersi: come eravamo e come siamo oggi; ceno; serata ricreativo.
Domenica novembre
colazione
ore 9:
ore 10:
ore 11 :
incontro delegazioni per nomino rappresentante nel nuovo Comitato Fdei.
ratifico nomine; elezione revisore.
culto liturgico con lo celebrazione dello ceno del Signore o curo del gruppo Fdei di Torino.
Ricordarsi di portare la Bibbia, la delega della propria Unione e un documento di riconoscimento.
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Questo titolo è significativo,
poiché la Federazione delle
donne evangeliche in Italia, su
istanza di alcune sorelle, dopo
vent’anni di lavoro si trasformerà in un nuovo organismo,
più ampio e rappresentativo, a
cui potranno partecipare tutte
le realtà evangeliche femminili
residenti in Italia. È questo
quanto aveva stabilito il VI
Congresso Fdei (Ecumene,
maggio 1996) e sarà questo il
tema centrale del Congresso
straordinario che si terrà a
Santa Severa alla fine del prossimo ottobre.
In genere ogni trasformazione lascia dietro di sé qualche
strascico di nostalgia. In questo caso non sarà così perché
la nuova Fdei sarà l’espressione concorde di tutte le donne
evangeliche presenti in Italia,
desiderose di conoscersi, confrontarsi, impegnarsi per
esprimere, in questo mondo
malato, la loro visibilità di credenti. Abbiamo riflettuto insieme con assoluta sincerità
sull’importanza e l’urgenza di
realizzare questo progetto e
ora, alle soglie del Congresso
straordinario, sappiamo di
aver raggiunto lo scopo che ci
eravamo prefisse. Dobbiamo
ringraziare il Signore per aver
guidato i nostri pensieri, reso
più leggere le difficoltà incontrate, mantenuto intatto il nostro entusiasmo.
E evidente che il nuovo or
ganismo che nascerà dal prossimo congresso avrà una vita
più ricca, godrà di possibilità
più ampie. In questo senso si
sono già operate molte trasformazioni.
♦ Si è data, con atto notarile, validità giuridica alla Fdei,
una sede ufficiale (via Firenze
38, Roma) e un codice fiscale.
♦ Si è stabilito di inserire il
nostro «Notiziario», ogni tre
mesi, nel giornale Riforma
per avere un numero maggiore di lettrici, si spera anche di
lettori.
♦ Si è operata la revisione
dello statuto, pubblicata sul n.
7 del «Notiziario», perché possa essere letta e studiata dalle
unioni e gruppi per l’approvazione al prossimo congresso.
♦ Si sono iniziati dei contatti
per costituire anche in Italia un
comitato nazionale della Gmp.
Abbiamo già conosciuto la responsabile cattolica.
♦ Alcune sorelle del Cn hanno partecipato, come delegate, ai vari incontri nazionali e
internazionali, mantenendo i
contatti già esistenti e rinnovandone altri.
♦ Importanti sono stati gli
studi annuali proposti alle
unioni e ai gruppi; «11 giubileo»
e «Le donne e l’ecologia» oggetto di approfondimento nei
convegni regionali.
♦ 11 «Decennio di solidarietà
delle chiese con le donne», che
sta per concludersi, è stato ri
cordato, con l’ausilio della
Fcei, con un convegno «Oltre il
silenzio» e con una mostra di
notevole interesse nei locali
dell’aula magna della Facoltà
valdese di teologia.
♦ Molto interesse ha suscitato, non solo nel Cn ma anche
nelle nostre ospiti, l’incontro
con il dott. Chittolina, membro
della direzione generale della
Comunità europea avvenuto
nel maggio scorso. Dalle sue
parole abbiamo capito l’importanza del lavoro della Comunità e tratto per noi il pensiero
di quali possibilità potremmo
studiare nell’interesse delle nostre giovani sorelle. Si è pensato a corsi di formazione per
dare alle potenzialità che certamente esistono in loro, un
mezzo per essere visibili e dare
alla società in cui viviamo dei
modelli autentici in cui credere.
Chiudendo queste notizie riguardanti il lavoro svolto dal
Cn per dare alla Fdei un nuovo corso, certamente più ricco
e appagante, non posso nascondere questo mio sogno.
Nel 1976 le donne battiste,
metodiste e valdesi hanno fatto nascere la Fdei, come movimento femminile bmv. Nel
1990 le tre confessioni battiste, metodiste, valdesi in una
indimenticabile riunione hanno
costituito il movimento bmv:
sarà lecito sperare di essere di
nuovo d’esempio?
Tea Tonarelli
11 Comitato nazionale della
Fdei (eletto nell'ultimo Congresso, primavera 1996) ha
avuto come compito primario
quello di organizzare un «Congresso straordinario» che dia
vita non a un nuovo organismo ma a una Fdei che rappresenti nel modo più ampio
possibile la realtà delle presenze evangeliche femminili in Italia. In questi due anni il Comitato nazionale ha preso contatto con vari organismi femminili evangelici e con il loro assenso sta preparando il «Congresso straordinario», che avrà luogo a Santa Severa alla fine di
ottobre 1998.
Oltre al lavoro «straordinario» per l’organizzazione del
Congresso il Comitato nazionale ha cercato di adempiere
gli scopi della Fdei previsti dallo statuto, sia in ambito nazionale che internazionale. Nei
rapporti con l’estero si sono
mantenuti i contatti con le seguenti organizzazioni:
- Forum europeo delle donne cristiane (la coordinatrice
evangelica del Forum italiano è
Doriana Giudici, presidente
della Fdei). Da questa organizzazione abbiamo anche ricevu
to un tangibile sostegno economico.
- Gruppo d’Orsay, una nostra delegata ha partecipato
agli incontri annuali.
- Federazione delle donne
protestanti svizzere (la presidente ha partecipato all’Assemblea per i 50 anni di vita di
tale organismo).
- Comitati della Giornata
mondiale di preghiera delle
donne; i contatti sono stati a
vari livelli. Nei prossimi mesi
dovrebbe nascere anche in Italia un Comitato nazionale che
curi questa giornata. 11 Comitato sarà composto da rappresentanti di chiese evangeliche,
della Chiesa cattolica e, ci si
augura, della Chiesa ortodossa.
- Assemblea di Graz. La
presidente della Fdei ha tenuto, in una delle varie manifestazioni dell’Assemblea, una
relazione sul tema «Donne
protestanti e vita politica».
- Convegno Cepple (Lione,
1997).
In Italia membri del Comitato
nazionale sono stati presenti a:
- 3® Convegno «Essere chiesa insieme» (febbraio 1998)
- trasmissioni della rubrica
Protestantesimo
ìiit
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Relazioni del Comitaio
Il Comitato nazionale Fdei in ottemperanza a quanto deliberato dall’ultimo congresso
del maggio 1996 convoca, per i giorni 30 ottobre, 31 ottobre, 1° novembre il Congresso
straordinario della Fdei, a S. Severa (Roma).
Il Comitato nazionale Fdei ha ricevuto mandato di impegnarsi, entro due anni, a riorganizzare e informare la Fdei, in modo da poter meglio raggiungere i propri obiettivi, attraverso una struttura organizzativa più consona alle mutate realtà delle donne protestanti in Italia. In questi ultimi anni, abbiamo infatti assistito da un lato al crescere di
presenze di donne credenti provenienti dagl
tri paesi, dall’altro alla ricerca di nuGue®,,
gregazioni per meglio approfondire le tert\g
tiche femminili.
Per questo il Comitato nazionale uscentj
presenta al Congresso straordinario la
posta di un nuovo statuto della Federaziogt
che sia rispettoso di queste diverse realtj^
tutte segno di ricchezza e di vivacità di
mondo femminile protestante. Si propo^
infatti che la Federazione da organismo creg
to e sostenuto da tre movimenti femmina
nazionali (battista, metodista, valdese) posa
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«Quel che intraprenderai, ti
riuscirà; sul tuo cammino risplenderà la luce (Giobbe 22,
28). Questa frase rivolta a
Giobbe da Elifaz di Teman,
riassume molto bene l’esperienza delle donne che hanno
intrapreso un cammino di libertà, un cammino in cui la luce di Dio le ha illuminate,
sconfiggendo le sofferenze di
una vita segnata dal dolore
ineluttabile. Non tutte le donne
hanno avuto però questa possibilità: molte, anzi, rifiutano
- Tavola rotonda Ica (maggio 1997)
- Giornata nazionale delle
donne pentecostali (aprile
1997)
- inaugurazione Archivio
delle donne evangeliche italiane (Torre Pellice, 8 marzo
1998)
- Convegno sulla violenza
contro le donne «Oltre il silenzio», promosso dalla Fcei con
la collaborazione della Fdei
(marzo 1998).
Gli studi proposti alle unioni
e ai gruppi sono stati nel
1996- 97 «Il giubileo» e nel
1997- 98 «Le donne e l’ecologia». Il «Notiziario» ha cambiato veste, è diventato un inserto
di Riforma. Esso vuole essere
un foglio di testimonianza e di
informazione per le donne
evangeliche presenti in Italia.
Nel giugno del 1997 la «Federazione donne evangeliche in
Italia» (Fdei) è diventata una associazione regolarmente registrata all’Ufficio del registro e
ha un suo codice fiscale. La sede della Fdei è presso la Fcei a
Roma. Questo ci darà modo di
essere presenti in modo ufficiale in vari ambiti (per esempio nei coordinamenti femminili locali e nazionali).
In questi ultimi due anni la
Fdei è diventata sempre più visibile sia aH’interno del mondo
evangelico, sia nella società civile. I doni di tante sorelle continuano a venire alla luce e ciò
permette alla Fdei di avvalersi
appieno delle loro capacità per
svolgere il compito che le è
stato affidato. Insoluta, anzi di
grave incertezza, permane invece la questione delle risorse
economiche necessarie a fare
fronte ai nostri impegni e a
realizzare i «mille» progetti che
vorremmo concretizzare. Ma
vivere l’Evangelo non ha mai
dato certezza e tranquillità «terrene» a nessuno né le vogliamo noi. II Signore prowederà
ai nostri bisogni, non solo spirituali. Noi confidiamo in lui.
una «emancipazione», impaurite da chissà quali trappole peccaminose provocherebbe nella
loro vita.
Le donne che Gesù ha guarito, liberandole dalle malattie,
hanno trasmesso ai loro successori la propria fede. Quelle
donne hanno lottato senza risparmiarsi, per essere considerate cristiane credibili al pari
degli uomini. L’incredulità verso l’annuncio della resurrezione, pronunziato dalle donne, è
cozzata contro la verità incontrovertibile di tale accadimento: la resurrezione si è verificata, ma quando sono stati gli
uomini a annunciarla, allora è
diventata credibile! Le chiese
cristiane hanno sfruttato le
donne solo per ruoli subalterni, frenando e ostacolando (fino a oggi) una reale parità fra i
due sessi e tagliandole fuori
dalla «stanza dei bottoni». La
giustizia di Dio, però, ha prevalso, riequilibrando questa bilancia squilibrata.
Le donne evangeliche non
solo hanno sostenuto la diffusione della parola di Dio, ma si
sono battute per una reale «liberazione femminile» occupandosi di temi quali l’ecologia, il
disagio giovanile, la violenza,
la discriminazione nel lavoro, e
altri. La Federazione delle donne evangeliche è formata da
donne inserite a tutti i livelli nel
tessuto sociale: dalla casalinga
che evangelizza o prepara i
dolci per i bazar di beneficenza, all’attivista della Legambiente, o del sindacato. La lettura biblica che ci sostiene
mette in relazione ogni giorno,
ogni minuto questi temi con la
persona di Gesù. Le nostre
scelte sono filtrate da anni di
ricerca personale, di impegno
nella chiesa, nella società, nella famiglia.
I temi che discutiamo fanno
sempre riferimento alla parola
di Dio, anche quelli più difficili,
più scomodi, quali per esempio l’aborto o l'eutanasia. Non
usiamo però la Bibbia come
un manuale di istruzioni pratiche: sappiamo fin dove i consigli e i suggerimenti possono
arrivare e dove comincia inve
L’ultim<
pgior
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Iprant
Fdei, CO]
Ma 2, h
i^pagn.
tialal. Iri
cÄenza
tenmior
fangaia
Entrambe sono valorizzate,
perché nate dalla richiesta comune di riscatto, di dignità, di
liberazione delle donne.
Un comune obbiettivo è stato il superamento del patriarcato, che non è solo un argomento sociale o antropologico
ma profondamente religioso. Il
patriarcato ha viziato alla fonte
del cristianesimo poiché la
maggior parte delle Scritture,
con cui ci viene rivelato Gesù
Cristo, è di provenienza maschile. E stata un’impresa ardua ripulire secoli di tradizioni
sedimentate, per rileggere la
parola con occhi e sensibilità
delle donne, partendo da
un'esegesi femminista. Lo Spirito del Signore soffia in tutti i
tempi: dobbiamo stare attente
a sentirlo e capire cosa ci chiede ancora. E importante continuare una ricerca specifica come donne, sia perché molte di
noi non sono minimamente
consapevoli delle loro possibilità e della salvezza che Cristo
offre, sia perché il terreno
conquistato è continuamente
minacciato da rigurgiti maschilisti e/o da forze politiche conservatrici.
Tutto quello che intrapr#
deremo, riuscirà, se contino*
remo a lavorare per il regno!
Dio senza gelosie denomini
zionali, senza «corse» versoi
potere, senza pretese di sap*
ne più di un'altra. La luco*
Gesù Cristo ci illumini ancoi
quando saremo al buio e la si
mano ci sostenga quando san
mo stanche o inciamperei]*
Ma riusciremo a raggiunger^
nostro traguardo perché è W|
sù Cristo che ci guida, coi*
fece con le nostre antenate.
Le meditazioni bibliche p»
blicate sul notiziario sono »
te: «Ricerchiamo la forza cM
in noi» (Giudici 6,
il mondo in cui Dio può aP
re?» (Giudici 19,'23-24); •G
tare frutti in tutto il monUJ
(Marco 4, 2-9); «Una donnfi
nace ed entusiasta nella f
(Esodo 15); «Lasciarsi affenj
senza rimpianti» (Luca
62); «Che ti riguarda?» I
vanni 21, 20-22); «Gesù .
donna cananea» (Matteo
21-28); «Che cosa abbiami
offrire?» (Matteo 26, 6-W’
inserto sul Giubileo, 1
sull’ecologia.
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bambini
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nel
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Maria Grazia Sbaffì
ce la responsabilità di ognuna.
Tutto questo è andato migliorando nel tempo, e potremo
fare sempre di più. La Federazione si occupa di temi biblici e
sociali tanto in una veste femminile, quanto in una femminista, rifiutando il settarismo
dell’una e dell’altra corrente.
Comitati
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.hg ricevere l’apporto di conoscenza e di
fetimonianza, da Unioni femminili locali di
lire denominazioni, da gruppi e da singole;
^ possa funzionare, sempre di più, da colle^arnento fra tutte le donne credenti proteggati che si riconoscono nel «progetto Fdei».
fondamentalmente il lavoro di questi due
anni si ^ concentrato: 1) Sul rafforzamento
0'informazione (vedi il Notiziario, inserto
di Riforma); 2) Sulla diffusione di corsi di
formazione (vedi il corso interregionale del
llord-Ovest e il corso sull’Europa); 3) Sulla
produzione di materiale proprio (vedi il qua
derno «Raccontare, raccontarsi); 4) Su un’attività internazionale, forse più ridotta ma
certamente più selettiva, puntando soprattutto a un rinnovato e più originale impegno
per la Giornata mondiale di preghiera; per
rapporti «bilaterali» con singole organizzazioni di altri paesi; per una «visibilità» sempre
più alta nella realtà socio-culturale europea
delle donne protestanti. Infine il Comitato
nazionale ha continuato e potenziato il tradizionale impegno Fdei, sia nel cammino ecumenico che nella testimonianza verso il mon
do laico.
d.g.
È sempre difficile relazionare
sul lavoro fatto, si dovrebbe
più che raccontare il passato
lasciare spazio a nuove osservazioni. E di osservazioni ne
potrebbero emergere visto che
il «Notiziario Fdei» è ormai
giunto, con la presente pubblicazione, al nono numero. Ma
andiamo con ordine.
Il Comitato nazionale (Cn)
Fdei, infatti, pur incontrando
notevoli difficoltà per l’aspetto
economico, ha voluto puntare
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continui
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L’ultimo congresso della Fdei
iene, 1996) ha deciso di
>nre alla sezione italiana di
inesty International come
nazione affiliata e di sostenere alcune iniziative specifiche
del lavoro di difesa dei diritti
(^ani. Un impegno specifico
non è un lusso, sapendo che la
t^gior parte delle vittime di
fca e dei rifugiati sono donné,e bambini e cosi anche la
fgior parte dei poveri del
do sono donne e bambini,
irante questi due anni la
Fdei, con l’aiuto del gruppo
Italia 2, ha aderito a più di una
e^pagna di Amnesty Internatiotial. In occasione della de- .
cèìfenza della convenzione internazionale sui diritti dell’infanzii la Fdei ha aderito alla
^gna che Amnesty Interinai ha indetto a favore
bambini torturati in Turfra. Siamo state coinvolte in
ido particolare nella campata «Rifugiati: i diritti umani
¡n hanno confini», l’iniziativa
(biave di Amnesty International per il 1997, con interventi
anche presso il governo italiano riguardo la situazione delle
donne in Afghanistan.
Ci siamo anche rivolte ad alcuni stati che hanno sottoscritto la convenzione sui rifugiati
e firmato la convenzione delle
Nazioni Unite sui diritti dei
bambini, in particolare per i
bambini rifugiati nella Federazione russa e a favore dei
bambini somali forzatamente
rimpatriati in Somalia dallo
Yemen.
Quest’anno ricorre il 50° anniversario della dichiarazione
universale dei diritti umani. E
stato riaffermato più volte che
tutti i diritti dovrebbero essere
goduti da tutti, ma nonostante
ciò le tradizioni e i valori locali
prendono spesso il sopravvento e possono diventare una
giustificazione per la negazione sistematica dei diritti civili,
culturali, politici e sociali delle
donne. A 50 anni dalla dichiarazione universale dei diritti
umani non esiste paese al
mondo dove le donne non siano discriminate in uno o più
campi (nel lavoro, nell’istruzione. nella vita pubblica, nella
amministrazione della giustizia,
e altro ancora).
Quindi abbiamo aderito ad
azioni specifiche riguardo alle
donne nel mondo, con interventi presso le autorità interessate dell’Arabia Saudita (discriminazione sistematica nei confronti delle donne), dello Zimbabwe (minacce ad attiviste
omosessuali), del Pakistan (minacce a un’attivista per i diritti
delle donne), della Croazia
(maltrattamenti e stupro di una
donna durante uno sfratto),
dell’India (maltrattamenti dei
difensori dei diritti e delle donne), del Messico (rappresaglie
a attiviste per i diritti umani
delle donne).
Margherita Grcetje
Vati der Vecr
Due anni fa il Congresso
della Fdei ha deciso di aderire
alla richiesta del Comitato
mondiale della «Giornata mondiale di preghiera» e nominare
un Comitato nazionale per la
stessa.
11 Consiglio già dalla sua prima riunione si è posto il problema di come agire in particolar modo verso quelle realtà
dove non esiste, a livello nazionale-, un’organizzazione
femminile. Diverse erano le
possibilità: andare attraverso
conoscenze personali, cercare
gruppi organizzati, anche solo
localmente, oppure rivolgerci
alle «autorità» ecclesiastiche.
La decisione non è stata facile. La nostra scelta, in particolar modo riguardo alla parte
cattolica, è stata determinata
da una nostra convinzione che
solo passando attraverso la gerarchia avremmo avuto la possibilità di arrivare alla gente
delle varie parrocchie. La Cei
ha subito risposto al nostro invito delegando la prof. Anna
Maria Raimondi, una focolarina residente nella Lombardia.
Per la Chiesa evangelica di lingua francofona è stata delegata Vololona Andriamitandrina,
per l’Esercito della Salvezza
Kathleen Armistead, per la comunità luterana Margareta
Battaglia, per la Chiesa cristiana avventista del 7° giorno
Dora Bognandi, per la Chiesa
metodista d’Italia Lucia Doria,
per la Chiesa battista Hélène
Ramirez, per la Fdei, come
coordinatrice, e rappresentante della Chiesa valdese Lidia
Ribet Noffke.
Il gruppo si è riunito il 6 ottobre 1997, l’il gennaio
1998 e il 20 settembre 1998.
Nelle sue riunioni ha studiato il
regolamento mondiale per la
costituzione di un comitato, ha
collaborato con la Fdei all’organizzazione della Gmp a livello nazionale per l’anno 1998,
ha studiato una bozza di statuto, seguendo i consigli dell’organismo mondiale, ha preparato la traduzione in italiano
della liturgia per il 1999. Durante la riunione del 20 settembre è stata discussa e approvata la bozza di statuto,
quindi seguirà la distribuzione
delle cariche, da quel momento il comitato lavorerà separato dalla Fdei.
Il lavoro del comitato, oltre
all’organizzazione della Gmp,
sarà di mantenere i contatti
con il comitato europeo e
mondiale, si dovrà organizzare
una rete di collegamenti a livello nazionale, organizzare incontri di studi biblici sul tema
della liturgia della Gmp.
Lidia Ribet
jj®yyv J ivjjì] JjJ «sd'J®»
la
Chi»'
VI Congresso della Fdei
nel maggio ’96 dà mandato al
Ofnitato nazionale di prendenontatto, entro l'ottobre del0 stesso anno, con le altre
realtà e organizzazioni evange'nhe femminili presenti sul ter' orlo e con le Unioni e i
Snjppi della Ffevm e del Mfeb
eh "rt ^'^'^nirare un progetto
® 'dta a un nuovo organiti ° ampio e rappresentach° ( ^n>rze evangeli
lo^t '^minili del paese e, neltempo, si ponga Coen j di collegamento e
“Ofainamento delle stesse,
Aspetto dei singoli le8®"” organizzativi.
vien^' S'n'Sno dello stesso anno
, e rivolto un invito ufficiale
st„i®Ve della Fdei a tutte le
py femminili delle chiese
n,in.?®fede: Movimento femDo ' Chiesa avventista;
Salv ^ fefe''one; Esercito della
Gtun^^^’ pentecostali;
Qran?-° ®oumenico donne mi
Nellwi Sofia,
ha dello stesso anno
qetta?^? prima riunione per
mune di un lavoro cosita C ^ creata un’appo
ommissione per lo studio
del progetto. Nel febbraio ’97
si passa all’elaborazione delle
modifiche da apportare allo
statuto della Fdei per consentire l’ingresso nella Federazione
alle altre realtà evangeliche.
11 progetto, subito accolto
con entusiasmo dal mondo
femminile evangelico, ha trovato poi nella sua concreta
realizzazione delle difficoltà
per alcuni gruppi denominazionali, che al momento non
sono ancora pronti per aderire
alla federazione. Tuttavia oggi
è compiuto il lavoro più importante, quello cioè della revisione del vecchio statuto della Fdei e della creazione di
uno nuovo che configura la
Federazione come un vero e
proprio organo di rappresentatività e di collegamento fra le
varie realtà evangeliche femminili.
Non resta, ormai, che dar
corpo alla nuova struttura che
consentirà a tutte le donne di
alzare una voce comune all’interno dell’evangelismo italiano,
così come pure aH’esterno, ma
altresì di avere una rappresentatività compatta per l’estero.
Emera Napoletano
Il comitato Fdei in questi due
anni di attività ha dovuto fare i
conti con risorse finanziarie
sempre molto esigue. Malgrado gli appelli degli ultimi due
congressi le Ug non hanno risposto, come ci si aspettava,
alle richieste di aiuti e di conseguenza le contribuzioni non
hanno subito variazioni di rilievo. Le quote e le offerte dovrebbero coprire le spese gestionali della federazione, ma
questo finora non è avvenuto.
Il Comitato ha cercato nuove forme di aiuti anche finanziari: ad esempio con il tesseramento annuale che, oltre a
permettere a persone singole
di far parte della Federazione,
ha anche lo scopo di incrementare le entrate in cassa.
Purtroppo finora non si è riscontrata l’adesione che ci eravamo prefissate.
Siamo quindi riconoscenti a
tutti coloro che hanno risposto
positivamente alle nostre richieste di aiuti finanziari che ci
hanno permesso di continuare
il lavoro intrapreso. In particolare ringraziamo il Forum, la
Cepple, la Tavola valdese. Linter Church Aid (Ica) che ci
sull’informazione, garantendo
cinque numeri all’anno tra «Notiziario», che è trimestrale e
«Studi», che sono annuali. Grazie alla redazione del settimanale Riforma riusciamo, a costi
ridotti, a raggiungere una tiratura di 5.000 copie che, veicolate da Riforma, raggiungono
tutta l’Italia e anche l’estero.
Inoltre alla fine di ogni anno
ecclesiastico si sono raccolti gli
articoli più significativi per la
realizzazione di un numero
unico del «Notiziario» in francese e in Inglese il primo anno, in francese, in Inglese, in
tedesco e in spagnolo il secondo anno, per presentarlo
all’estero: Assemblea ecumenica europea a Graz, convegni
negli Usa, Forum ecumenico
femminile a Madrid, prossimamente a Harare (Zimbabwe) in
occasione dell’ottava assemblea del Consiglio ecumenico... per citare solo alcune occasioni di incontri internazionali dove il «Notiziario» è servito come «carta d’identità» per
farci conoscere.
Con le quattro pagine del
«Notiziario» il Cn Fdei si è prefissato, in questi due anni di attività, di informare soprattutto
le donne evangeliche, ma non
solo loro, su quanto ha riflettuto, svolto e sulle iniziative intraprese. E non solo, il Cn ha cercato anche di proporre temi di
studio e di riflessione, articoli
che sono comparsi sul «Notiziario» e sul dossier «Studi».
Apprezzato è stato, a questo
proposito, il dossier sul tema
del «Giubileo», che è stato, tra
l’altro, ripreso da riviste cattoliche. La rubrica «Dicono di noi»
è un’occasione di dialogo con
il mondo maschile e di riflessione su come veniamo «recepite».
Tante sono state e sono le
collaborazioni, dalla stesura di
un articolo alla traduzione in
un’altra lingua, dalla correzione delle bozze alla preparazione delle etichette con gli indirizzi, dall’impaginazione alla
spedizione: a tutte va il nostro
ringraziamento.
Ma dopo aver motivato per
sommi capi il «prodotto finito»
del «Notiziario», che comunque
potrebbe essere senza dubbio
migliorato e arricchito, vorrei
illustrare la preparazione di un
numero tipo.
Essendo un trimestrale è dif
ficile se non impossibile garantire l’attualità rischiando di non
essere preso in considerazione
quando finalmente il «Notiziario» entra nelle nostre case. Il
richiedere poi un articolo non
è già cosa facile, ma ottenerlo
in tempi stabiliti è ancor più
arduo. Le telefonate non si
contano più quando un numero del «Notiziario» deve uscire
entro e non oltre quella data!
La redazione di Riforma,
deve ricevere il materiale 15
giorni prima per riuscire a inserire questo nostro lavoro
nella propria lavorazione del
giornale.
A Torino una mini redazione pur non essendo del «mestiere» (costituita da: Maria
Grazia Arena, Grazia Martini,
Didi Saccomani e dalla sottoscritta) garantisce principalmente tutti gli aspetti di preparazione e di diffusione dell’inserto.
Qltre al Notiziario e agli studi, questa redazione, su indicazione del Cn, ha realizzato un
nuovo numero dei quaderni
Fdei che in sostanza registra
l’esperienza ben riuscita di un
corso di formazione tenutosi a
Vallecrosia (gennaio 97), dal titolo: «Raccontare e raccontarsi». Anche questo tipo di materiale si colloca nella prospettiva di offrire alle donne più
possibilità e più strumenti perché si sentano direttamente
partecipi e diventino protagoniste dei loro percorsi di fede e
di testimonianza.
Infine, per riprendere ciò
che dicevo all’inizio, il nostro
Congresso straordinario è per
noi, sulla questione del Notiziario, una preziosa occasione
per raccogliere valutazioni, critiche, suggerimenti. E utile e
sufficiente continuare così come abbiamo fatto sinora ? Ci
aspettiamo indicazioni concrete nell’intento di rendere ancora più utile il nostro «Notiziario». Sappiamo tutte che senza
informazione non c’è reale
partecipazione, d’altra parte
una cadenza trimestrale forse è
insufficiente a raggiungere gli
obiettivi che ci prefigggiamo
come Federazione. Nessuna di
noi è una professionista della
carta stampata; quello che avete avuto sotto gli occhi è ciò
che siamo riuscite a fare... A
voi dunque ora la parola.
Daniela Ferraro
hanno permesso, con il loro
contributo, di organizzare convegni e partecipare ai vari incontri in Italia e all’estero.
11 Comitato, per limitare al
massimo le spese, soprattutto
quelle dei viaggi, si è incontrato il più delle volte in occasione dei convegni. Le spese che
maggiormente decurtano la
cassa sono quelle riguardanti la
stampa e la diffusione del Notiziario (che comunque viene garantito grazie anche alla disponibilità della direzione e redazione di Riforma): il nostro «biglietto da visita». Il ricavo della
vendita del quaderno Raccontare, raccontarsi n. 1/98 non
ha ancora coperto la spesa di
pubblicazione. Siamo però fiduciose che molte sorelle sono
ancora attualmente impegnate
nella diffusione e nella vendita
di tale documento.
La Fdei, malgrado le difficoltà, è riuscita a proseguire
nel suo compito anche grazie
allo spirito di servizio, alla collaborazione, al lavoro volontario di molte donne che credono nella sua importanza di esistere!
Marina Bertin
’à
CONCLUSIONI
Il Comitato nazionale uscente raccomanda al Congresso
straordinario alcuni obiettivi di lavoro, fin qui perseguito, allo
scopo di valorizzare al massimo la ricchezza, presente in Italia, di esperienze di fede, di testimonianza e di vita, di tante
donne credenti protestanti, oltre che di attivare tutte le iniziative capaci di diffondere il pensiero, l’analisi e l'elaborazione
intellettuale di molte protestanti.
Il Comitato nazionale suggerisce, come metodo, quello del
«lavoro per progetti»: si riesce cosi a cogliere meglio le professionalità o gli interessi presenti fra noi; la futura Fdei dovrà,
infatti, svolgere soprattutto una funzione di coordinamento.
Il Comitato nazionale consegna, alla definitiva approvazione
del Congresso, tre nuove linee di lavoro: 1) Iniziative specifiche sulla violenza contro le donne come già deciso al termine
del Convegno nazionale organizzato con la Fcei-, 2) Ricerca e
analisi sulle «donne nell'organizzazione ecclesiastica» (come
da proposta delle donne del Nord-Est); 3) Costituzione di un
gruppo di lavoro specifico per un approfondimento, alla luce
del messaggio evangelico, della problematica «Quale progetto
di vita fra uomo e donna?» (come richiesto da alcune singole e
da alcuni gruppi).
Dorìana Giudici
12
PfIG. IV
isí tel
Le diverse unioni e gruppi femminili motivano la loro scelta in vista del Congresso straordinario di Santa Sever
I versetti biblici preferiti delle donne
Dal libro di Rut 1,16
«Non pregarmi di lasciarti,
per andarmene uia da te; perché dove andrai tu, andrò anch'io; e dove starai tu, io pure starò; a tuo popolo sarà il
mio popolo, e il tuo dio sarà
il mio Dio; dove morirai tu,
morirò anch’io, e là sarò sepolta».
Abbiamo visto in questo passo non solo un evidente legame familiare fra le due donne,
ma riteniamo anche che la
scelta di Rut sia stata dettata
dalla sua completa adesione alla stessa fede che il popolo
d’Israele nutriva per l’unico
Dio. (Gruppo donne metodiste, Bologna - Unione femm.
valdese, Felonica - Gruppo
donne, Scicli).
Da Matteo 5,16
«Così risplende la vostra luce nel mondo affinché tutti
veggano le vostre buone opere e glorifichino il Padre».
(Osina, Villa S. Sebastiano).
Dai Proverbi 14, 29-30
«Chi è longanime dimostra
grande intelligenza, chi è facile all’ira rivela la sua stoltezza. L’animo pacato è vita
dell’uomo, l’invidia è qual carie delle ossa».
Quanti spunti sociali e psicologici in questi due versetti!
C’è l’elogio per chi è longanime, cioè per chi impronta i
propri rapporti sociali a comprensione e indulgenza. Un
animo pacato è aperto al dialogo, si avvicina all'altro con
amicizia. Al contrario si sottolineano gli effetti nefasti dell’ira
e dell’invidia: chi ne è preda
non solo fa male agli altri, ma
pure a se stesso. (Nedelia Tedeschi, Torino).
Da Genesi 4, 7
«Se agirai bene potrai andare a testa alta, ma se non
agirai bene, il peccato sta in
agguato alla porta; esso ha
desiderio di te, ma tu puoi
dominarlo».
Interessante in questo versetto è la rappresentazione del
peccato sempre in agguato,
sempre pronto a trascinarti al
male. Ma molto stimolante è
l’ultima parte: ma tu puoi dominarlo. Dipende cioè da ciascuno di noi seguire la via del
bene o del male. E un’esaltazione deH'impegno personale
che «può farcela» a agire bene.
(Nedelia Tedeschi, Torino).
Da Marco 5, 36
«Gesù disse: Non temere,
solo abbi fede». (Dorcas, Torino).
Da Proverbi 3, 56
«Confidatevi nell’Eterno
con tutto il cuore e non t’appoggiare al tuo discernimento. Riconoscilo in tutte le tue
vie ed egli appianerà i tuoi
sentieri».
È molto difficile percorrere
il sentiero della vita senza
l'aiuto del Signore solo col
suo aiuto possiamo appianare
i nostri sentieri. (Bicchier d’acqua, Torino).
Da I Corinzi 15, 58
«State saldi, incrollabili,
sempre abbondanti nell’opera del Signore, sapendo che
la vostra fatica non è vana
nel Signore».
Lavorare, amare, credere,
gioire, onorare per essere graditi al Signore. (Bicchier d acqua, Torino).
Dalla Lettera
agli Ebrei 13, 5-6
«Dio ha detto: Io non ti lascerò e non ti abbandonerò.
Il Signore è il mio aiuto. Non
temerò».
Iddio mi è sempre stato vicino nei momenti più difficili
della mia vita e mi ha sempre
teso la sua mano, quando sembrava non ci fosse più speranza per me. (Bicchier d’acqua,
Torino).
Da II Corinzi 4,16
«Perciò non ci scoraggiamo
ma, anche se il nostro uomo
esteriore si va disfacendo, il
nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno».
(Gruppo «Tabite», Genova).
Da II Samuele 20,16
«Una donna di senso gridò
dalla città: Udite, udite!».
Pensiamo che il Congresso
debba esprimere, nell'ambito
nel quale lavora, il messaggio
della salvezza che abbiamo ricevuto per mezzo di Gesù Cristo. (Gruppo interdenominazionale, Napoli).
Da Matteo 5:13-16
Da Matteo 15, 28
Da Giovanni 17,19-20
«Io non prego soltanto per
questi, ma anche per quelli
che credono in me per mezzo
della loro parola: che siano
tutti uno come tu, o Padre,
sei in me, ed io sono in te,
anch’essi siano in noi, affinché il mondo creda che tu mi
hai mandato».
Tutti coloro che amano il
bene «secondo la loro parola»
anche se non sanno nulla del
Cristo, sono inclusi nel suo
amore in una grande fratellanza e alla fine «il mondo crederà
che tu mi hai mandato», cioè
tutti conosceranno Dio e se
stessi. (Elsa Berrà, Prima chiesa del Cristo, Scientista).
Da Giovanni 9,14
«Bisogna che io compia le
opere di colui che mi ha
mandato mentre è giorno: la
notte viene in cui nessuno
Da Isaia 66,12-13
«Poiché così parla l’Eterno:
Come un uomo cui sua madre consola, così io consolerò
voi e sarete consolati in Gerusalemme».
L’idea di Dio Padre-madre
esprime la dolce onnipresenza
consolatrice raggiungendo la
sua completezza ed equilibrio
perfetti. La storia del cristianesimo, basata solo sul concetto
paterno di Dio, ha prodotto la
prevalenza dell’uomo sulla donna. Adorare Dio come Padremadre porterebbe la liberazione da quella storica impostura
e stabilirebbe la vera uguaglianza dei sessi. (Scientiste cristiane, Christian Science).
può operare».
Gesù sente la fugacità dei
suoi e dei nostri giorni. Se ci
sentiamo strumenti nelle sue
mani è necessario sapere che
dobbiamo e abbiamo qualcosa
da fare in noi e fuori di noi. Il
giorno passa in fretta, noi dobbiamo approfittare di tutto il
tempo mentre c’è la luce. Finché dura la luce e i nostri giorni sono illuminati da essa la
nostra fede deve essere attiva,
l’Evangelo deve essere proclamato con tutta la nostra vita.
Più tardi viene il crepuscolo
delle nostre forze, la notte della nostra impotenza. Beato chi
ha afferrato l’attimo e si è fermato al servizio di Dio. (Unione femminile battista Val di
Susa di Bussoleno, Mompantero, Meana, Susa).
Da Luca 22,26
«Siete voi il sale del mondo, ...risplenda la vostra luce
davanti agli uomini».
Le donne che sono le più
numerose nelle chiese e che
hanno contribuito largamente
a mantenere in piedi le comunità dovrebbero avere questo
versetto come incoraggiamento ad andare avanti nella loro
chiamata. L’indicazione col riferimento alla lampada è un invito a essere portatrici di luce
per illuminare tutto ciò che ci
sta attorno. Tenere pulito il
creato e badare alle sue creature che non debbano soffrire,
pregare perché la luce del Cristo sia sempre la via da seguire
e che supera tutto ciò che è triste, deleterio. (Gruppo metodista-valdese, Palermo Noce).
Da Matteo 14, 27
Dal Cantico dei Cantici
2,13b-14b;
Giovanni 15,14-15
«Alzati, amica mia e vieni...
fammi udire la tua voce».
«Voi siete miei amici, se fate
le cose che io vi comando».
Gesù Cristo è il centro della
nostra vita, cosi come l’amato
chiama la sua amica, noi ci
sentiamo chiamate da cristo
che ci ha riscattate dalla servitù
e ci ha scelto come «amiche»
per collaborare con tutto
¡’amore di cui siamo capaci al
progetto di Dio. (Gruppo metodista-valdese, Palermo Noce).
Da I Corinzi 12,12
«O donna, davvero la tua
fede è grande!».
Nonostante il nostro gruppo
donne sia incostante nel portare avanti un lavoro, alcune
donne si,identificano con la testardaggine della donna cananea e proseguono con «codesta loro forza» nel lavoro di testimonianza dell’Evangelo.
(Unione battista, Pinuccia De
Crescenzo).
«Poiché, come il corpo è
uno e ha molte membra e
tutte le membra del corpo,
benché siano molte, formano
un solo corpo, così è anche
di Cristo».
Pensiamo che il progetto futuro della Fdei sia di radunare
le molte «membra» per formare un unico corpo per lavorare
insieme nel nome del nostro
unico Signore e Salvatore.
(Unione femm., Angrogna).
Da I Cronache 22,16
«Mettiti all’opera e l’Eterno
sia teco».
Due momenti: l’esortazione
e la speranza. Esortazione che
produce entusiasmò, visione
avveniristica, coraggio. Speranza che diventa certezza con
il passare del tempo; certezza
di aiuto e presenza da parte di
colui che può ogni cosa. E così per le sorelle che proseguono sulla strada già fin qui percorsa, ma da oggi anche rinnovata, siano compagne di
viaggio l’esortazione nel fare
sempre meglio alla luce
dell’Evangelo e la certezza che
Dio è con loro ogni giorno e
in ogni tempo. (Lilia Jon Scotta, Lusema San Giovanni).
«...ma per voi non deve essere così: anzi il più grande
fra voi sia come il minore e
chi governa come colui che
serve».
Oggi più che mai si avverte
in campo sociale, politico,
economico e talvolta anche ecclesiastico, la perdita del senso
della «diaconia» (servizio). C’è il
pericolo che le sorelle intendano sviluppare la diaconia solo
fra le mura del locale di culto,
mentre è un progetto di vita
individuale e sociale. (Unione
femm. battista, Varese).
Da I Timoteo 6,12
«Combatti il buon combattimento della fede, afferra la
vita eterna».
Sembra una raccomandazione di un maschio a un altro,
tuttavia l’altro sesso è dentro
fin d’ora, le donne portavano
avanti delle lotte... Una di queste lotte è il superamento di
tutti gli stereotipi femminili.
Essendo poi donne evangeliche, per mezzo della fede possiamo avere un «buon combattimento». (Gruppo ecumenico
donne straniere, Roma).
«...coraggio, sono io; non
abbiate paura!».
Noi viviamo momenti di incertezza politica, economica e
anche spirituale. Il nostro futuro come credenti è incerto: vediamo le nostre chiese sempre
più vuote e i giovani, che dovrebbero essere il patrimonio
del futuro, sempre meno interessati ai problemi della chiesa
e allo studio della Bibbia. Come non avere paura? la paura
accompagna la nostra vita perché tutto ci sembra provvisorio, mancano dei punti fermi a
cui aggrapparci, la nostra chiesa ha cambiato modo di evangelizzare, ha creato tanti teologi, ha fatto cultura, ma non
sembra più capace di formare
spiritualmente i credenti i quali
sono diventati più fragili, più
esposti alle «intemperie». Che
bello sapere che nelle acque
agitate della vita Gesù è pronto a darci la mano e a portarci
in un porto sicuro! (Attività
femm. metodista. Lina Webber
Fomosa, Vicenza).
Da Isaia 40, 31 a
«...queUi che sperano
neU’Eterno acquistano nuove
forze».
Questo versetto ci pare particolarmente significativo perché
ricco di speranza. Abbiamo bisogno di nuova forza, forza che
ci aiuti a sperare in un momento più equo, dove il nostro contributo possa essere essenziale
anche se dovesse richiedere
qualche rinuncia da parte nostra, ma ben sapendo che questa è la volontà di Dio e che
quindi può essere una speranza
esaudita pur nella difficoltà.
(Unione femm. valdese, Rorà).
Da Colossesi 3, 24
«Servite Cristo i! Signore».
Il lavoro del nostro gruppo
viene fatto come servizio per
la nostra chiesa, quindi per il
Signore. (Società di cucito.
Torre Pellice).
Da Giobbe 22, 28:
«Sul tuo cammino risplenderà la luce».
Donne in cammino, fiduciose nella promessa. (Unione
femm. valdese, Torre Pellice).
Dal Salmo 46,10
«Fermatevi, egli dice, e riconoscete che io sono Dio. Io
sarò esaltato fra le nazioni,
sarò esaltato sulla terra».
In un’epoca in cui tutto scorre via velocemente, dove la
tecnologia stessa ci sta abituando a non aspettare (computer, fax. Internet, ecc.), in
un mondo che propone a getto continuo nuove idee, nuove
«mode», nuove cure, in una società dove la burocrazia schiaccia e soffoca l’indifeso, lo
sprovveduto, in una chiesa dove, per stare alla pari con i
tempi che cambiano, ci si arrovella per inventare metodologie di avanguardia, proporre
programmi più allettanti, nelle
famiglie dove tutti corrono e ci
si incontra spesso solo per la
cena... è forse importante
spezzare il «trita esistenza» e
fermarsi a riflettere su ciò che
è veramente la vita e la nostra
vocazione. (Unione femm. valdese, Paola Nisbet, Luserna
San Giovanni).
Da Numeri 10, 32
«Vieni con noi e ti faremo
del bene perché il Signore ha
promesso di fare del bene a
Israele».
11 versetto è tratto dal cap.
10 dei Numeri in cui è descritta la partenza degli israeliti dal
Sinai verso la terra promessa;
secondo l’ordine fissato per le
loro marce tutte le schiere si
muovono seguendo il tabernacolo. Alla fine Mosè dice a
Hoab, un madianìta: «Vieni
con noi e ti faremo del bene
perché il Signore ha promesso
di fare del bene a Israele». Il
madianita vuole andare nel suo
paese e farsi gli affari suoi, ma
Mosè insiste dicendo; «Se vieni
con noi qualunque bene il Signore faccia a noi lo faremo a
te». Ci è parso un invito buono
a camminare insieme perché il
Signore ci ha fatto delle promesse. (Unione femm. valdese, Pinerolo).
Da Matteo 23,10
«Una sola è la vostra guida,
il Cristo».
In un tempo in cui si parla
genericamente di «un Dio» che
è uguale per tutti, supremo,
buono, trascendente, eccetera,
affermare che «il Cristo» è la
guida della nostra vita e la base
per il lavoro della nostra Federazione è fondamentale dal
momento che ci dichiariamo
donne evangeliche. (Maria Luisa Barberis Davite, Luserna
San Giovanni).
Da Romani 8,19-20
«Poiché la creazione con
brama intensa aspetta la manifestazione dei figlioli di Dio
perché la creazione stessa
sarà liberata dalla servitù della corruzione perché fino ad
ora la creazione geme insieme ed è un travaglio».
Nella Bibbia ricorrono temi,
prescrizioni e immagini di
contenuto esplicitamente ambientalista. L’idea di fondo è
che la terra e i suoi frutti sono
affidati all'umanità perché li
preservi e li offra alle generazioni che seguono. Forse inconsapevoli, Abramo e i profeti furono tra i primi e più
convinti «ecologisti». (Unione
femm. valdese, Milano).
UGENDfl
19 ottobre ’98: Roma, chiesa battista Teatro Valle,
gruppo donne interdenominazionale; Pace e violenza tra i popoli, con Hedi Vaccaro
30-31 ottobre-1® novembré: Santa Severa, VII
Congresso Fdei
14-15 novembre: Torre Pellice, corso animazione
biblica Ffevm «Oltre le barriere»
23-24 gennaio: Vallecrosia, Corso formazione Fdei
Il tempo delle donne, con Bruna Peyrot
Riserviamo questo spazio per informare e ricordare !
diversi incontri che nel corso dell’anno ecclesiastico si
svolgono in tutta Italia. Chissà... forse potremo evitare
che gli impegni delle donne si accavallino. Proviamoci.
Basta un po’ di volontà da parte di tutte. Segnalate a
Didi Saccomani, via Tiraboschi 20, 10149 Torino,
tel.011-259167 le date dei vari appuntamenti. Grazie
della collaborazione!
’^oninhìiiiaiiiiniiiil.... ..!.. ' . ..a
Da Galati 5,13-14
«Ma per mezzo dell
amoi,
servite gli uni agli altri, J
ché tutta la legge è ade’m^
ta in quest’unico párolis
Ama il tuo prossimo corne¿
stesso».
Spesso il nostro concetto
clesiastico di quello che vu
dire essere servo di Dio noti
quello del Cristo. Egli dicedj
serviamo lui quando diventi
mo servi degli altri. Nel suoi»
gno il più grande è il servo i
tutti: colui-colei pronti a «la^
re i piedi» del suo prossima
(Unione femm, valdese,
Rascia, Prarostino).
Da Osea 10,12
«...dissodatevi un camfi
nuovo, poiché è tempo!
cercare il Signore».
Mai come oggi queste f
del profeta Osea risuonano®
periose, forti e potenti metili!
ci incitano e ci spronano
voro. Oggi è il tempo di lavoi»
re il campo del Signore; abbii
mo una grande responsabiì|
come credenti, verso i ten
scottanti. Dobbiamo dissodai
e togliere i sassi dei pregiutl
e lavorare fino a raffinare fe
zolle dure deH'ìncomprensioni
e, sasso dopo sasso, zolla dopa
zolla, il campo sarà pronto,
dissodato, concimato ed armaifiato per farvi crescere piante e!
fiori di giustizia, pace, amore;
ed unità. (Unione femm. ekti-,
ca valdese, Trieste).
Cave
Q'
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Dal Salmo 119,48
«Tendo le mani uersoletue
parole che amo».
Tendere le mani: un
richiesta e di speranza prop
sto dal nostro gruppo, ne
gioiosa fiducia che la pare
del Signore sia veramente ut
guida per ogni nostro pr
gramma, per ogni nostra d?
sione. (Unione femm. metí
sta. La Spezia).
è
MIR
Il Comitato
nazionale Fdei
Doriana (Biudici
presidente
via del Casaletto 385
00151 Roma
Emera Napoletano
vicepresidente
via Croce Rossa 34
90144 Palermo
Maria Grazia Sbaffi
segretaria
via Racagni 24
43100 Parma
Marina Bertin
tesoriera
via Olivet 12 . «,j
10062 Luserna S.Giovannil
c.c.p. n. 36083103
Tea Tonarelli
via Pomposa 19
44100 Ferrara
Elena Chines
via Casalaina 32
95126 Catania
Margherita Greetjc
Van Der Veer.
rapporti con
Amnestp International
località Toppito^ sebastia"'
67060 Villa S.
(L’Aquila)
Lidia Ribct
responsabile per la c>t
via Assietta 4 ^
10069 Villar Perosa (doi^
Daniela Ferrare ^
responsabile per la s
via S. Pio V 15
10125 Torino
Fascicolo interno a
Fascicolo inieriiu „
38 del 2 ottobre
Pinerolo n. t76/1951bile ai sensi di laSS®- ,,|a Sa*
Edizioni Protestanti sr.^j,g.
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Stampa: La Ghisleri
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Cavour 1561 : l'accordo che chiuse la prima guerra di religione
Qui nacque il Piemonte moderno
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«IM stesso 5 giugno 1561,
che segnò la distruzione della
colonia valdese in Calabria,
un gruppo di montanari piemontesi, valdesi anch’essi,
varcava la soglia del palazzo
dei principi d’Acaja a Cavour
per incontrare i rappresentanti
del duca Emanuele Filiberto»:
così Giorgio Tourn apre il paragrafo dedicato al duca di
Savoia nel suo libro «I valdesi». Questa è anche la cronaca
dell’atto conclusivo della
«prima guerra» di religione: il
cosiddetto «Accordo di Cavour», sottoscritto da Filippo
di Racconigi, incaricato ducale, e quattro delegati valdesi.
A Cavour, venerdì, sabato
e domenica scorsi, si è ricordato questo avvenimento così
importante per la storia del
movimento valdese; importante, e lo si è sottolineato
più volte, perché prima trasgressione di quel «cuius regio eius et religio» che di fatto vietava la presenza, sotto
lo stesso principe e in tutta
Europa, di sudditi di diversa
confessione religiosa. Il programma prevedeva, oltre alle
Il pastore Tourn interviene aiia
cerimonia di Cavour
apprezzate esibizioni della
corale valdese di San Germano e della Badia corale vai
Chisone, due occasioni di
commemorazione storica,
con l’interessante cornice
della mostra, preparata dal
Gruppo di ricerca storica della Pro Cavour, che sarà presto ospitata dal Centro culturale di Torre Pellice.
Il primo momento, venerdì
sera, ha visto la partecipazione del pastore Giorgio Bouchard, relatore alla conferenza «5 giugno 1561: a Cavour
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A colloquio con Nini Cavagnero
Al Collegio valdese
«furante il fascismo
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La signora Nini Cavagnero ved. Frache di Torre
Pellice ha frequentato il Collegio valdese durante il ventennio fascista, dal ’33 al ’42,
quando la definizione di regime rispecchiava effettivamente la realtà. In un amichevole incontro con lei ho così
appreso qualche particolare
sull’atteggiamento e le reazioni di alcuni membri del
corpo insegnanti di allora di
froiite alla situazione politica,
posizione di «resistenza» che
ha poi portato personalità come Mario Falchi, Francesco
Lo Bue e Anna Marnilo a un
attivo impegno antifascista.
~ A quanto mi dice, nella
scuola si respirava un’aria
controcorrente rispetto al
conformismo dilagante. Può
gerire nomi e episodi che lo
testimonino ?
*Sì, penso in particolare ai
pastori Corrado falla e Alberto Ricca, a Attilio falla e
Poardo Bongo. Ancora pri® della proclamazione delle
ggi razziali, si verificò nella
catra classe la contempora
eh di uno studente
reo e di uno tedesco, ospite
una famiglia locale. Invita(i ® prendere posto, quest’ulcan? l'iLiutò di sedere acRif- “sporco ebreo”,
il scena in cui
^.pastore Corrado falla, fuori
daii^’ precipitosamente
f„ ^ ^^Rcdra e lo sistemò di
taaa^ banco. Dato che il
.6 zzo continuava a rifiutar' 0 lasciò in piedi tutta la
.per la reazione com
9atatn^““* ' compagni, sfodelle ?" .“u,alterco
sta giovane nazi
Torrg^donò la scuola e
00.5^’^'' guanto riguarda il
Pfof Ricca e il
^cgnanT^-^reca era mio innelr' tn terza ginnasio
uo della guerra etiopi
ca: ce ne parlava in classe,
criticando aspramente l’impresa che era invece esaltata
come apportatrice di civiltà
da tutti i mezzi di comunicazione. La cosa venne a conoscenza delle autorità e nella
scuola fu inviato un ispettore
che interrogò tutti gli allievi
in proposito, ma evidentemente fummo dei buoni avvocati difensori perché non
ricordo che l’episodio abbia
avuto un seguito. Attilio falla
invece insegnava storia e filosofia e non era molto esigente con i suoi studenti: era
“troppo buono”, come si suol
dire. Per questo mi stupii
quando un giorno nel 1942
decise con un certo piglio di
farci una lezione fuori dai
programmi ministeriali su
Marx e il materialismo storico, sostenendo che non potevamo uscire dal liceo con una
lacuna tanto grave».
- Lei ha fatto cenno anche
al prof Edoardo Longo, insegnante di latino e greco.
Era più anziano degli altri, o
sbaglio?
«In effetti era già avanti
con gli anni. Di lui ricordo
uno “scatto” rivelatore. Durante una delle numerose e
obbligatorie adunate fasciste,
era stato distribuito agli studenti un distintivo con la
.scritta “Dio stramaledica gli
inglesi”. Malauguratamente
un mio compagno di cla.sse
pensò di appuntarselo sulla
giacca il giorno dopo a scuola: rivedo la veemenza con
cui il prof. Longo glielo
strappò e senza una parola lo
buttò nel cestino. Un gesto
più efficace di tante parole».
Il nostro colloquio è terminato qui: è chiaro che pochi
ricordi non possono rendere il
quadro completo di una situazione, ma mi sembra, evidente
che, in un tempo di generale
asservimento mentale e di diffusa paura, non si erano spenti
nell’istituto valdese il senso
critico e i principi fondanti
della funzione educativa.
nasce il Piemonte moderno»
che, con la consueta ironia e
il tono «scherzoso», ha inquadrato la situazione storica
della Pace di Cavour. «Firmare un accordo di questo
genere - ha detto Bouchard non era facile. Lo stato piemontese accetta di avere una
dozzina di Comuni di altra
religione; lo stesso papa protestò per questa Ginevra contadina in casa propria». Il pastore Bouchard ha poi concluso sottolineando l’importanza di questo atto come
«contributo di modernità e
anche di libertà».
La manifestazione di Cavour ha avuto termine domenica 27, giorno in cui è stata
scoperta la lapide commemorativa sulla facciata della casa-forte degli Acaja Racconigi in piazza San Lorenzo. Il
sindaco, Piergiorgio Bertone,
ha ricordato come la manifestazione sia nata «con la collaborazione delle Pro Loco di
Torre Pellice e Cavour che
da tempo si sono impegnate
nella realizzazione di queste
giornate». Per la Società di
studi valdesi era presente domenica mattina il pastore
Giorgio Tourn, per il quale
«ricordare un avvenimento
del passato è sempre un arricchimento culturale per ciascuno». Aggiunge ancora
Tourn: «Questa celebrazione
ben si inserisce nel contesto
del centocinquantenario dell’Emancipazione, essendo i
due avvenimenti storicamente collegati».
Torre Pellice
Il treno
diventa tram?
La linea ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice potrebbe essere trasformata in tramvia;
uno studio in tal senso è stato
proposto la scorsa settimana
alla Comunità montana vai
Pellice che ha aderito al progetto. Il collegamento potrebbe realizzarsi con vetture
deH’Atm oggi non utilizzate
che si muoverebbero a cadenza fra i due poli inserendo diverse fermate, oltre alle attuali, lungo i 17 km di strada ferrata. In più sembrerebbe fattibile l’ingresso diretto nella
stazione di Pinerolo dei tram
che hanno bisogno di soli 80
metri di curvatura mentre per
il materiale Fs dovette a suo
tempo essere realizzata una
diramazione con il noto avanti
e indietro dei treni. Il progetto
della Provincia prevede l’adozione di un convoglio con caratteristiche tramviarie con lo
scambio da e per Torino a livello di banchina senza manovra di ingresso o regresso e
con un solo conducente.
Se l’ipotesi della Provincia
dovesse realizzarsi tutta la
valle potrebbe essere meglio
servita dai mezzi pubblici su
rotaia che potrebbero a loro
volta essere messi in collegamento con l’eventuale trenino verso il Queyras. E in effetti la delibera assunta dalla
Comunità montana esprime
parere favorevole situando la
proposta provinciale nel contesto dello studio in atto di un
collegamento transfrontaliero
con ferrovia turistica.
Una gita organizzata dalle Valli
Sui luoghi della
famiglia Cereghino
MARCO FRASCHIA
T\ io eterno onnipotente/
a te solo ricorriamo/
In te solo confidiamo/ Perché
sei un Dio d’amor/ Che sei
pronto a perdonare/ A qualunque peccator». Così recita una
strofa di un cantico di Antonio Cereghino di Favaie di
Màlvaro, comune dell’entroterra ligure, a una ventina di
chilometri da Chiavari. I Cereghino, cantastorie itineranti,
pochi anni dopo il 1848 furono costretti a subire dapprima
l’opposizione del loro parroco, poi il carcere, due processi
e sei condanne, per aver intrapreso la lettura della Bibbia in
famiglia, dopo aver comprato
una copia della Diodati, l’unica accessibile alle loro possibilità finanziarie.
Ben trentadue Cereghino
chiesero, il 12 dicembre del
1852, di essere ammessi nella
Chiesa valdese, dopo che uno
di loro, Stefano, entrato per
caso nel tempio di^ Torre Pellice durante uno dei suoi
viaggi, era venuto in contatto
con il mondo protestante. Lo
stesso Stefano, compiuti a
Torre Pellice gli studi necessari, divenne maestro evangelizzatore della Chiesa valdese
di Favaie.
Così i Cereghino da cantastorie girovaghi divennero anche colportori itineranti, venditori di quella Bibbia che
tanto aveva segnato la loro
esistenza. I membri della piccola comunità aumentarono
ben presto fino a raggiungere
le centododici unità; costruirono il loro cimitero (per evitare ulteriori episodi di intolleranza), il tempio, la scuola
(diurna per i bambini, serale
per gli adulti), l’abitazione per
il maestro e ottennero rispetto
e fiducia dai propri concittadini, finché la necessaria emigrazione dei primi anni del
Novecento portò al declino
della Chiesa valdese di Favaie
che nel 1920 vide emigrare in
America l’ultima famiglia
evangelica.
Ora, a distanza di quasi centocinquant’anni dai fatti che
portarono alla nascita della
comunità valdese di Favaie,
l’amministrazione comunale
intende ricordare i Cereghino
mediante alcune iniziative. La
redazione de «La beidana» e
il Centro culturale valdese di
Torre Pellice organizzano un
pullman per partecipare alla
giornata di domenica 11 ottobre con il seguente programma: partenza alle ore 7 da
Torre Pellice davanti al Centro culturale (ulteriori fermate
a richiesta); ore 10,30 visita
guidata di Chiavari e alla tessitura di antiche stoffe di Corsica; 12,30 pranzo (al sacco o
al ristorante, a scelta); ore 14
incontro a Favaie con la comunità di Genova e visita (cimitero, tempio, scuola); ore
16,30 presentazione del libro
di Giovanni Meriana Cereghino. Storie dimenticate di vaidesi in Liguria-, ore 17 esecuzione di brani dei Cereghino a
cura di un gruppo di canto popolare. Il rientro è previsto tra
le 21 e le 22. Il costo del viaggio è di lire 40.000, pranzo
escluso. Le adesioni vanno segnalate al Centro culturale
(tei. 0121-932179, orario: 912; 14-17) oppure a Marco
Fraschia (0121-933193) entro
e non oltre lunedì 5 ottobre.
tra.
Nelle
Chiese Valdesi
ANGROGNA — Domenica 4 ottobre alle 10 al tempio del Serre culto di inizio attività.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 4 ottobre alle 9,15
nella sala Albarin si ritroveranno i ragazzi e le ragazze dei quattro anni del catechismo e quelli del precatechismo per definire
orari, programmi, date; alle 10 nel tempio avverrà la consegna
della Bibbia ai catecumeni e alle catecumene del primo anno.
Domenica 11 ottobre si svolgerà la Festa del raccolto, con culto
alle 10, vendita ed esposizione dei prodotti offerti a partire dalle 14,30 presso la sala Albarin, che sarà aperta a partire dal pomeriggio di sabato per l'offerta dei prodotti; alle 19 merenda sinoira, prenotarsi entro giovedì 8 presso l'Asilo (900285) o presso
i pastori Pasquet (900271) e Berutti (954478), prezzo lire 20.000.
PINEROLO — Domenica 4 ottobre, ore 10 culto e primo incontro della scuola domenicale. Al principio di ottobre hanno
inizio tutte le attività a eccezione della corale che da tempo si
prepara per un concerto che avrà luogo a Morbegno (Sondrio) il
giorno 10. Per domenica 11 è prevista una giornata comunitaria
con un culto a cui sono invitati a essere presenti in modo particolare tutti quelli che frequenteranno la scuola domenicale e il
catechismo. Seguirà un pranzo nei nostri locali (prenotazioni a
Vera Long e Nora Balmas Bocassini entro il 7 ottobre).
PRAMOLLO — Domenica 11 ottobre si svolgerà l'assemblea
di chiesa per definire le prossime attività e ascoltare le relazioni
sui lavori della Conferenza distrettuale e del Sinodo da parte
dei deputati.
PRAROSTINO — Domenica 11 ottobre alle 10 nel tempio di
San Bartolomeo con la partecipazione della corale culto di apertura delle attività.
SAN SECONDO — Domenica 11 ottobre alle 10 culto, alle
12,15 agape comunitaria a cui seguiranno alcuni interventi per
celebrare i 40 anni dalla nascita del tempio.
TORRE PELLICE — Giovedì 1° ottobre alle 20,45, alla Casa
unionista, avrà luogo una seduta amministrativa della corale.
Sabato 3 ottobre, alla Casa unionista alle 14,30, ripresa della
scuola domenicale. Domenica 4 ottobre alle 10, nel tempio del
centro assemblea di chiesa, relazione sul Sinodo; alle 15 alla Casa unionista incontro dell'Unione femminile condotto da Laura
Micheletti Rostagno che parlerà dell'esperienza nell'insegnamento ai ragazzi portatori di handicap. Martedì 6 ottobre alle
15, alla Casa unionista, incontro della Società missioni Cevaa.
Giovedì 8 ottobre alle 17, alla Casa unionista, coretto dei piccoli.
Lunedì 5 ottobre al presbiterio, alle 20,45, secondo studio biblico su «Il creato, gli animali, il mondo naturale nella Bibbia».
VILLAR PELLICE — Domenica 4 ottobre culto di ripresa delle
attività con cena del Signore; i bambini della scuola domenicale
sono attesi alle 10 nel tempio e dopo la predicazione si recheranno con le monitrici nella sala del teatro per concordare orari e
materiali; i catecumeni si ritroveranno invece alle 9,45. Riprende
il ciclo di riunioni quartierali, dedicato agli «Echi del Sinodo»,
condotto dai pastore Gianni Genre: il primo incontro si svolgerà
lunedì 5 ottobre alle 20,30 in borgata Teynaud. Mercoledì 7 ottobre, alle 21, si svolgerà il primo di una serie di incontri sull'etica.
Il Cilo informa
Pubblico impiego
L’accesso al pubblico impiego può avvenire a mezzo
di «concorsi pubblici» o
«selezioni», che prevedono
lo svolgimento di alcuni test
o esami. In questo caso le
modalità e i tempi della procedure di reclutamento sono
contenuti nei bandi o avvisi
pubblici. I concorsi in genere sono banditi per qualifiche a partire dal V livello,
tranne per i ministeri degli
Interni e delle Finanze che
indicono concorsi anche per
chi è in possesso di licenza
media. Per chi ha qualifiche
inferiori al V livello l’inserimento in enti o amministrazioni pubbliche passa attraverso l’Ufficio di collocamento, che tramite le chiamate pubbliche provvede a
ricercare il personale richiesto dalle amministrazioni.
Gli enti poi stabiliscono i
passaggi di qualifica attraverso successive prove di
selezione ai concorsi.
I bandi di concorso vengono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica, che ha un’uscita giornaliera, esclusi i giorni festivi, ma pubblica i concorsi
soltanto il martedì e il venerdì e può essere consultata solitamente presso le biblioteche pubbliche e l’ufficio Cilo (Centro di iniziativa locale per l’occupazione)
di Pinerolo. Sulla Gazzetta
Ufficiale «Concorsi ed esami» si possono trovare pubblicati i concorsi banditi dagli enti pubblici statali e parastatali, dalle Ausi e dai
Comuni. I concorsi banditi
dagli enti locali regionali
poi si possono consultare
anche sul Bollettino Ufficiale delle singole Regioni, che
è settimanale. Ma come si fa
a partecipare a un concorso?
Occorre presentare una domanda scritta, seguendo le
istruzioni e le indicazioni
contenute nel bando. La domanda deve essere spedita
con raccomandata di andata
e ritorno o consegnata direttamente a mano entro il termine di scadenze stabilito.
La comunicazione del calendario delle prove può avvenire 0 per mezzo di una
raccomandata oppure è specificato nel bando pubblicato il riferimento alla Gazzetta Ufficiale dove viene data
comunicazione per quanto
riguarda la sede, il giorno e
l’ora in cui hanno luogo le
prove (la pubblicazione di
tale comunicazione, tra l’altro, ha valore di notifica a
tutti gli effetti). Il giorno
delle prove d’esame, scritto
e orale, bisognerà poi presentarsi nella sede indicata
con un documento di identità non scaduto.
Con la cosiddetta «Bassanini bis» (legge numero 127/
1997), legge finalizzata alla
semplificazione delle procedure amministrative, sono
state introdotte numerose innovazioni nei rapporti tra
cittadino e pubblica amministrazione, alcune delle quali
riguardano anche i concorsi
pubblici. E stato per esempio
abolito il limite dei 41 anni
per partecipare ai concorsi
per il pubblico impiego, salvo deroghe previste dai regolamenti delle singole amministrazioni legati ad esigenze di servizio o a oggettive esigenze deH’amministrazione.
(a cura di Davide Ros.so e
del Cilo di Pinerolo)
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PAG. IV
E Eco Delle Yaui moESi
Un ricco programma per la tradizionale rassegna annuale
Angrogna: al via l'«Autunno»
Con la fiera del 1" ottobre la
vai d’Angrogna si cala nell’atmosfera del suo ormai tradizionale «Autunno»; giunta
alla ventesima edizione la
rassegna angrognina non
manca di momenti culturali e
politici forti.
«Abbiamo avuto qualche
difficoltà anche legata alla ristrettezza del tempo a disposizione - ammette il sindaco,
Jean-Louis Sappé ma gli
appuntamenti che presentiamo sono di qualità». Dall’S al
29 ottobre, ogni giovedì, ci
sarà la possibilità di confrontarsi su temi di stretta attualità, dalla situazione della sanità in vai Pellice a tre anni
dall’accorpamento dell’Usl a
quella di Pinerolo, alle prospettive che il turismo «sostenibile» potrebbe aprire per le
nostre valli e per la gente; dal
rilancio della coltivazione dei
castagni, che in tempi remoti
e difficili permise la sopravvivenza dei nostri vecchi, al recupero di quelle forme di solidarietà e mutuo soccorso (la
«banca del tempo») che ancora fino agli Anni 50 aveva caratterizzato la civiltà contadina anche in vai d’Angrogna;
«Allora si diceva “rende lou
temp”, rendere il tempo, anziché monetizzarlo come si fa
oggi...», commenta il sindaco.
Dopo la fiera del 1° ottobre
ecco la festa di Pradeltorno, a
Una veduta del Serre di Angrogna
cura dell’osteria La tacula,
con piatti tipici e nel pomeriggio canti e danze. Giovedì
8 ottobre alle 21 nella sala
della biblioteca comunale,
primo dibattito con le proposte di valorizzazione della castanicoltura; intervengono
Gianni Giraud, tecnico agricolo della Comunità montana
e Davide Baridon, consulente
incaricato dallo stesso ente
per iniziative volte al miglioramento della coltivazione
del castagno da frutto. Da allora ogni fine settimana, oltre
ai giovedì, vedrà un appuntamento in Angrogna; domeni
Alla galleria di Tucci Russo
Le sculture naturali
di Richard Long
Due grandi cerchi riempiti
da pietre di fiume uniti idealmente da un’ellissi che si
sfrangia verso l’esterno, costruita con altre pietre, stavolta di talco. Sono alcune
delle opere di Richard Long,
originale precursore della
«land art», esposte fino al 28
febbraio 1999 presso lo Studio per l’arte contemporanea
di Tucci Russo, che l’artista
ha allestito ristrutturando nel
1994 una parte dell’ex Stamperia di Torre Pellice.
Richard Long da più di
trent’anni cammina attraverso tutto il pianeta in cerca di
posti in cui costruire le sue
opere, spesso imponenti, fatte
soltanto con materiali naturali reperiti sul luogo: dalle pietre al fango e all’argilla, alla
corteccia degli alberi. Di queste composizioni (sono in
prevalenza cerchi e linee) rimangono bellissime fotografie, scattate dallo stesso Richard Long.
I lavori proposti a Torre
Pellice vanno forse in una di
rezione lievemente diversa:
l’artista comincia a comporre
ellissi e a mischiare pietre diverse. Abbiamo così le pietre
blu del torrente Pellice unite
al talco bianco che Long è
andato a cercare apposta sopra Prali: 8 tonnellate di sassi
composte con precisione, a
ricordare forse il movimento
dell’acqua. Un’altra ellisse è
invece disegnata con l’argilla
direttamente sul pavimento,
sopra un sottile strato di vernice nera ad acqua; naturalmente queste opere verranno
poi «cancellate» alla fine della mostra. Se ci sono artisti
che vendono le loro sculture
o i loro quadri, Richard Long
invece riproduce le sue idee
dove glielo chiedono.
La mostra, esposta allo
Studio per l’arte contemporanea in via Stamperia 9 a Torre Pellice, è aperta dal giovedì alla domenica dalle ore
10,30 alle 12,30 e dalle 16 alle 19; dal lunedì al mercoledì
su appuntamento, telefonando allo 0121-953357.
Facoltà valdese di teologia
Inaugurazione del 144- anno accademico
Domenica 18 ottobre 199
Torre Pellice
Culto d'apertura
Tempio valdese di Torre Pellice, ore 10
predicazione del prof. Bruno Corsani
Prolusione
Aula sinodale, ore 17
Prof. Giorgio Tourn
«I valdesi tra Illuminismo
e Romanticismo», 1798-1848
ca 18 la consueta «cavalcata
della vai d’Angrogna» gara
che mette insieme frazioni a
piedi, in bici e nella disciplina regina di Angrogna, lo
skiroll. Nella stessa giornata
grande polentata e mostramercato di prodotti agricoli e
artigianali.
Sono dunque molti gli appuntamenti, anche quest’anno, per divertirsi (ci sono
spettacoli e concerti) e per
confrontarsi e discutere; e dopo le vicende amministrative
di questa primavera, ad Angrogna, come altrove, ce n’è
proprio bisogno...
Pinerolo
Campionato
italiano
per i pony
Il primo campionato italiano pony di Pinerolo si è concluso con la vittoria della
quattordicenne meranese Melanie Gruber in sella al cavallo Simply thè best davanti a
Stefano Gallo del centro ippico Adige Verona in sella a
Abner e a Alex Beretta del
Club Fiorello di Bedesco in
sella a Drumculler.
Le gare del campionato italiano, che si sono svolte da
venerdì 25 a domenica 27 settembre nel campo a ostacoli
di piazza d’Armi a Pinerolo
hanno visto protagonisti 185
giovanissimi cavalieri (una
quindicina i giovani cavalieri
pinerolesi, segno di un movimento che cresce e si sviluppa) con un’età compresa fra i
5 e i 16 anni, che si sono confrontati in un avvincente torneo che ha visto prevalere
nell’ultima gara della giornata di domenica Marta Bottanelli anche se poi nella classifica finale della tre giorni si è
imposta la Gruber.
Era la prima volta che il
concorso si svolgeva fuori
Roma e la nutrita partecipazione di cavalieri sembra aver
dato ragione agli organizzatori che si sono dichiarati soddisfatti del buon esito.
Una bella iniziativa a Torre Pellice
In ottobre apre
il Teatro del Forte
CARMELINA MAURIZIO
L9 autunno porta a Torre
Pellice e a tutto il territorio valligiano una bella novità: venerdì 9 ottobre infatti
verrà inaugurato ufficialmente il Teatro del Forte, che
aprirà i suoi battenti al pubblico alle 21 di sabato 10 con
lo spettacolo «Ma l’amore
no, canzoni italiane degli Anni Quaranta in jazz». Si tratta
di un evento culturale atteso,
preannunciato, dietro al quale
c’è stata non solo la disponibilità della comunità cattolica torrese con il parroco don
Armando, che già gestiva lo
spazio teatrale, ma anche il
lavoro e l’esperienza della
compagnia «Nonsoloteatro»,
da anni presente sul territorio
pinerolese, che ha assunto a
partire dalla stagione ’98-99
la conduzione, la programmazione e quindi l’intera gestione del teatro, che può ospitare
fino a 200 persone nella sala
già salone Opera della gioventù. «L’apertura di un teatro può essere una grande occasione per tutti - dicono i responsabili di Nonsoloteatro perché un teatro non è solamente uno spazio atto alla
rappresentazione di spettacoli, non è solamente il trionfo
deH’effimero, un teatro è un
luogo dove si diffonde cultura, è un’occasione di incontro
e dialogo, uno spazio di creazione dove le emozioni, i desideri, i sogni, le storie e le
memorie si possono materializzare in luci, suoni, immagini e parole».
Molte la proposte nel cartellone del Teatro del Forte,
che comincia «alla grande» la
stagione. Vediamo gli appuntamenti principali: da ottobre
a dicembre per quattro sabati
ritorna la ras.segna «Aspettando l’inverno», che si svolge
in parte anche a Pinerolo
presso il Teatro Incontro; da
domenica 8 novembre fino al
13 dicembre parte «Domenica in tre a teatro con mamma
e papà», con proposte per
adulti e bambini, tra le quali
la notissima «Pigiami» del
Teatro dell’Angolo; sabato 19
dicembre vedrà l’avvio di una
serie di appuntamenti con la
musica, in collaborazione con
l’Associazione musicale divertimento. L’anno nuovo
porterà «Muse donne tra musica letteratura e teatro», con
tre incontri tutti al femminile
a partire da venerdì 19 febbraio. Lunedì 1° marzo inizierà la rassegna «Un teatro
per la scuola», con proposte
per bambini e ragazzi di elementari e medie.
Dal 13 marzo fino alla fine
di maggio il Teatro del Forte
ospiterà «Amattoriale», rassegna di teatro amatoriale a cura del Comitato locale del
Teatro del Forte, con diverse
opere in piemontese; la stagione si concluderà con «Il
teatro dei ragazzi», che dal 26
al 29 maggio vedrà esibirsi
ragazzi e bambini, che nel
corso dell’anno scolastico
hanno prodotto esperienze
teatrali. A completare il ricchissimo cartellone del Teatro del Forte c’è anche la proposta di uno stage intensivo
sul clown e l’improvvisazione, che comincerà il 27 gennaio e sarà condotto da Mario
Cavallaro. «Questa stagione dice Guido Castiglia, attore e
regista, responsabile di Nonsoloteatro - vuole essere un
primo passo per la creazione
di un progetto culturale permanente, un’occasione per
divertirsi e riflettere, un nuovo spazio mentale dove la libera espressione, il pensiero e
la fantasia trovano una collocazione dignitosa e visibile».
VENERDÌ 2 OTTOBRE 19Qs
2 ottobre, venerdì — PINEROLO: Alle 17,30, alla
biblioteca Alliaudi, presentazione del libro «E una storia
lunga. Alle origini del mutualismo italiano; la Società generale fra gli Operai di Pinerolo (1848-1998)».
2 ottobre, venerdì — SAN
PIETRO VAL LEMINA;
Alle 21, nel salone polivalente, la compagnia «I commedianti» presenta «Achille Ciabotto medico condotto», ingresso lire 10.000.
2 ottobre, venerdì — PINEROLO: Termine delle
iscrizioni all’VIII corso di
speleologia I livello e, alle
21,30, nella sede del Cai, prima lezione.
2-4 ottobre — BARGE:
Dalle 17,30 di venerdì 2, dalle
14,30 di sabato e 10 di domenica, mongolfiera per tutti.
3 ottobre, sabato — TORRE PELLICE: Alle 20,45
alla biblioteca della Casa valdese, per la Società di studi
vai Lucerna Jean Coignon,
della Société de l’Histoire du
Protéstantisme français, parlerà in francese sul tema
«L’Édit de Nantes».
3 ottobre, sabato — SAN
PIETRO VAL LEMINA:
Dalle 13, agli impianti sportivi comunali, iscrizioni alla II
edizione del «Fungo d’oro»,
gara di bocce alla baraonda e
a coppie.
3 ottobre, sabato — MASSELLO: Alle 21 il Gruppo
teatro Angrogna presenta
«Fort Village».
3 ottobre, sabato — TORRE PELLICE: Il Gruppo
amici di Santa Margherita
presenta una serata canora nel
tempio dei Coppieri.
3 ottobre, sabato — VILLAR PEROSA; Il Gruppo
musicale Aido organizza un
concerto per ricordare i 15
anni della fondazione.
3 ottobre, sabato — PINEROLO: Alle 20,45, all’auditorium di corso Piave, concerto dei «Sesto senso» a favore del restauro del tempio
valdese.
3-4 ottobre — VILLAR
PEROSA: Mostra mercato di
agricoltura e artigianato.
4 ottobre, domenica —
PRAMOLLO: Si svolge la
seconda prova regionale di
trial.
4 ottobre, domenica —
BARGE: Alle 14,30 rievocazione storica fine del 400 a
cura del Gruppo folcloristico
del Marchesato di Saluzzo.
4 ottobre, domenica —
PINEROLO: All’auditorium
del liceo scientifico, alle 21,
concerto dei cori «Cai Uget»
di Torino e «Bric Bucie»
Città di Pinerolo.
4 ottobre, domenica —
SALUZZO: Nel centro cittadino, ore 8-18, «Mercantico»,
mostra dell’antiquariato locale e dell’oggetto usato.
4 ottobre, domenica —
PRAROSTINO: Tradizionale «Festa dell’uva», a cura
della Cooperativa produttori
agricoli prarostinesi.
4 ottobre, domenica —
SAN PIETRO VAL LEMINA: Alle 14 in piazza Piemonte ritrovo degli espositori
di funghi, apertura degli
stand di prodotti tipici, hobby
della vai Lemina e dalla mostra di pittura «Val Lemina e
funghi», esposizione degli
elaborati del concorso «Boschi e funghi», inizio giochi
in piazza. Alle 16 premiazione espositori; alle 16,30 distribuzione di polenta e salsicce; alle 17 premiazione di
giochi in piazza.
9 ottobre, venerdì — SALUZZO: Nella cattedrale, alle 21, concerto di inaugurazione dell’organo della cattedrale con Daniel Roth, organista di Parigi.
VALLI
CHISONE • GERMANj
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 4 OTTOBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6
tei. 81261
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte ; tei. 201454
VAL PELLiCE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
VENE!
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DOMENICA 4 OTTOBRE
Bobbio Peiiice: Farmacia ■
Via Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
i
SERVIZIO INFERMIERISTICA
dalle ore 8 alle 17, pressoio
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBU
telefono 118
CIN.EMA
TORRE PELLICE -Il
cinema Trento ha in programma, venerdì 2, ore 21,li>i
Conversazioni private di Ln
Ullman; sabato 3, ore 20,10 e
22,10, domenica 4, ore 16,18,
20,10 e 22,10, lunedì 5, ore
21,15, Sliding Doors.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 2 settembre, Una vita
esagerata; sabato Ricominciare a vivere; domenica
15,30, 18, 21, lunedì, martedì, mercoledì e giovedì, Armageddon; feriali spettacolo
unico ore 21.
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PINEROLO — La multisala Italia presenta, alla sala
«2cento», Godzilla; feriali
19,45 e 22,20, sabato 19,45 e
22,30, domenica 14,30,
17,10, 19,45 e 22,20. Allusala «5cento» è in visione The
Trumann show; feriali 20,20
e 22,20, sabato 20,20 e 22,30,
domenica 14,30, 16,30,
18,20, 20,20 e 22,20.
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AL VIA IL TENNIS TAVOLO — Ben cinque squadre della vai Pellice dispute
ranno i rispettivi campiona
di tennis tavolo; nel pn®®
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bato dalle 15,30 alla palesi
di via Filatoio di Torre Pe
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part-time 0 tempo pieno.
06-86207902.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 -10064 Pinef°l®
tei. 0121-323422; fax 32383
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tei. 0121-933290; fax OSZev»
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Vita Delle Ghie
PAG. 7 RIFORMA
^ Una panoramica dei campi della scorsa estate nei centri di formazione e incontro per giovani e meno giovani
Una vacanza non per evadere, ma per crescere e ritrovare se stessi
Relazione, amicizia, scoperta, scontro, dialogo, gioco, ascolto, viaggio, desideri: questo e molto di più si può trovare nei
programmi dei centri evangelici sparsi nella penisola. Un tempo per riflettere sul rapporto con Dio, con se stessi, con gli altri
Un'idea di vacanza alternativa
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Dal primo al 13 agosto, al
«Villaggio della gioventù» di Santa Severa, si è svolto
il campo giovani, tradizione
dei centri giovanili delle nostre chiese. Da precisare che
dei centri «giovanili» fruiscono anche gli adulti, i bambini, gli anziani per periodi di
vacanza che potremmo definire alternativa.
Quando devo spiegare alle
mie amiche non evangeliche
che cosa si fa in questi centri
in genere parlo di vacanza
perché della vacanza vi è lo
spazio e il tempo, la sospensione dalla routine lavorativa
0 scolastica, il relax, il piacere
di godere della compagnia di
altre persone e della bellezza
dei luoghi. La definisco alternativa perché questo spazio e
questo tempo sottratti alla fatica quotidiana non vengono
utilizzati solo per evadere,
bensì per far crescere dentro
qualcosa che possa poi essere strumento quando alla
routine si ritorna. Una vacanza, quindi, il cui movimento
è verso l’interno, non verso
l'esterno, in cui vi sia un ritrovarsi piuttosto che un perdersi. Ciò che ho scritto nelle
cartoline agli amici e alle
amiche è stato «mi sono rincontrata dopo un po’ che mi
ero persa di vista. Avevo nostalgia di me».
In realtà avevo nostalgia
del mio rapporto con Dio
(che è sempre il tramite del
rapporto con noi stesse) sof
focato dai mille stress di un
quotidiano spesso abbruttente. Il tema del campo era:
«Una, nessuna, centomila famiglie» e, come si desume
dal titolo, era un tentativo di
accostarsi alle problematiche
e alle risorse dei nuovi modelli di famiglia emergenti:
single, coppie omosessuali,
figli di divorziati con nuovi partner, e altre situazioni,
in un approccio quanto più
possibile non pregiudiziale.
Nelle mattine il pastore Herbert Anders ci ha presentato
gli eterogenei modelli familiari presenti nella Bibbia sotto una prospettiva teologica,
ma anche psicologica, con
interessanti tecniche di animazione, come un gioco di
ruolo sui due fratelli della
«parabola del padre misericordioso», o un «simpatico»
processo a Tommaso.
Dopo essere partiti da un
tentativo di definizione come
da vocabolario del termine
famiglia, la trattazione del tema ha proseguito, nei pomeriggi, tramite dei laboratori
artistici (musica, poesia, arti
figurative) in cui i giovani
presenti hanno potuto esprimersi in una forma diversa
rispetto a quella verbale consueta. Vi è stata anche una
presentazione dei diversi
modelli di famiglia dalla preistoria ad oggi tramite una
specie di visita guidata a un
«museo storico» che ha poi
ispirato delle scenette in cui
si è espressa la grande creatività e partecipazione che ha
Campo giovani a Bethel
PAOLO MORLACCHETTI
IL campo giovani internazionale di Bethel, svoltosi
dal 18 luglio al 2 agosto, ha
avuto come titolo «Droga e
droghe». Obiettivo del campo non era solo quello di affrontare i problemi legati alle
tossicodipendenze ma anche
di esplorare i condizionamenti e i bisogni indotti che
noi subiamo nella nostra vita
familiare, sociale e di relazione; Vere e proprie droghe occulte che condizionano il nostro rnodo di pensare, di agito e di porci nei confronti del
prossimo.
Uno dei momenti più imPOfianti del campo è stata la
Partecipazione di Michela
uscemi che è stata con noi
tto giorni per raccontarci la
sua storia. Michela è stata la
Prirna donna ad avere il coJ^Sgio di costituirsi parte cito contro la mafia al primo
axiprocesso di Palermo,
onestante la sua difficilissi^ situazione familiare e il
uro di omertà e paura che
circondava soprattutto
interno della sua famiglia,
•chela ha avuto il coraggio
„ /®®gite e di affrontare, da
„ j ^ mafia che aveva ucci0 due suoi fratelli. Da allora
Ite ai*“
lei
ton ha smesso mai di rac
>rma
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fS/60
Igidi
iovì
einc'^^ *a sua storia in Italia
turopa, in televisione core scuole, per far capirtiaf- '^'Uellarsi alla logica
'usa è possibile. La sua
partecipazione e il suo contributo sono stati un grande
arricchimento per tutti noi
che abbiamo potuto toccare
con mano una realtà che ci
riguarda molto più da vicino
di quanto possiamo credere.
L’ultima parte del campo
ha preso in esame il problema delle droghe in senso
stretto. Abbiamo avuto un
contributo da parte di cinque
ragazzi di Dresda su come è
vissuto questo problema in
Germania e quali sono le leggi, inoltre abbiamo avuto un
momento di discussione sulla
ex Ddr (Repubblica democratica tedesca) in cui ci hanno
raccontato come si viveva
nella Germania comunista e
quali sono state le loro esperienze. Una delle critiche
mosse a questo campo è stata
quella di non avere abbastanza spazio per approfondire e
trarre conclusioni sugli argomenti trattati, tutti complessi
e stimolanti. Questo purtroppo è vero, non sempre è facile
gestire i tempi in modo efficace quando si ha a che fare
con argomenti così vasti e
quando ogni attività deve essere tradotta simultaneamente in tedesco dall’italiano (anche vedere un film diventa
impossibile!). Tuttavia nonostante le difficoltà questo
campo è stato un importante
occasione di incontro con
realtà e problemi che spesso
nella nostra vita quotidiana
siamo abituati a sorvolare.
Regala
fin abbonamento a
caratterizzato i campisti per
tutto il tempo e facilitato di
molto il ruolo di noi dello
staff organizzatore.
È stato per noi molto bello
lavorare con persone che non
avevano esperienze precedenti del genere e che hanno
mostrato spesso più generosità ed entusiasmo di noi
«veterani». Abbiamo anche
ascoltato una relazione sociologica sul tema offertaci
da Carla Facchini, docente
della Statale di Milano e
coautrice del libro «I nuovi
volti della famiglia» edito dalla Claudiana, e dibattuto la
proposta di legge di alcuni
parlamentari sulle «unioni civili». Tra le serate, i giochi, i
rapporti umani sviluppatisi,
le esperienza di scambio con
persone di altra cultura e
provenienza, su una cosa voglio soffermarmi: le meditazioni bibliche della sera alla
luce delle candele sparse sul
pavimento, che favoriva il
raccoglimento, i canti di lode
della tradizione di Taizé, le
letture bibliche e le preghiere
spontanee, un aprire il cuore
a Dio in una forma piuttosto
«eretica» rispetto al tradizionale intellettualismo del nostro approccio alla Parola,
che mi ha arricchita profondamente e mi ha spalancato
canali di comunicazione, i
quali non negano la ragione e
la riflessione, ma la completano con altri strumenti che
sono in noi e che raramente
utilizziamo nel nostro rapporto con Dio.
Ecumene: campo giovani
JACOPO VAGGELLI
Fra le sue varie attività,
Ecumene ha proposto anche un campo giovani tematico che quest’anno era intitolato «Sesso e dintorni», che si
è tenuto dal 17 al 23 agosto. Il
campo ha visto la positiva e
attiva partecipazione di tutto
il campo lavoro di Ecumene
(composto in maggioranza da
ragazzi provenienti dal Sud
Italia e di ambito non evangelico), ma purtroppo di pochi
campisti venuti appositamente per questo appuntamento. Lo staff, piuttosto eterogeneo, era composto dai
rappresentanti Egei nel comitato generale di Ecumene e da
alcuni ragazzi «veterani» del
campo lavoro, oltre ad avvalersi di contributi esterni.
L’argomento è risultato delicato ma di forte interesse e ha
coinvolto attivamente i presenti in numerose attività attraverso le quali si è cercato di
riflettere sul tema da molteplici punti di vista. Il primo
momento di studio consisteva in animazioni tese ad analizzare gli stereotipi, i pregiudizi e la terminologia che ruotano intorno al sesso. È stato
poi affrontato il tema del femminismo e del pensiero della
differenza grazie a Monica
Michelin-Salomon, pastora,
che ci ha permesso importanti collegamenti con il concetto di identità di genere.
Il mercoledì, invece, è stato
interamente dedicato al tema dell’omosessualità; la
Un'avventura esistenziale
MARIA LUISA STORNAIUOLO
Relazione e amicizia,
scoperta, scontro, dialogo, sogno, gioco, ascolto,
viaggio, desideri, avventura,
stelle... Questo e molto altro
ancora è stato il campo cadetti tenutosi presso il Centro
evangelico battista di Rocca
di Papa dall’S al 19 luglio sul
tema: «Sono stato sulla cima
della montagna... da lontano
ho potuto vedere la terra promessa» (Martin Luther King,
«Il sermone sul monte. Le
beatitudini»).
Sintetizzare in poche righe
un’avventura esistenziale e
spirituale (ogni esperienza di
vita comune lo è) non è affatto facile. In ogni caso devono
essere sottolineati gli sforzi
della direttrice del campo,
pastora Gabriela Lio, per rendere l’atmosfera e il clima
sempre democratici e nonviolenti, secondo lo spirito e
il tema del campo. Nonostante le difficoltà, sono
emerse le abilità di animatore instancabile e con un bagaglio inesauribile di propo
ste del collaboratore Eugenio
Baglio. Importante anche il
contributo di Paolo Naso
sull’attualità di Martin Luther
King negli Stati Uniti. Quanto
a me... non dimenticherò mai
questa esperienza.
Riflettere sulle figure di
Gandhi e Martin Luther King
alla luce del Vangelo e delle
Beatitudini in particolare ha
rappresentato un’occasione
preziosa di crescita e approfondimento. E poi ancora
l’affetto, il calore, la vicinanza dei ragazzi (durante il
campo ho subito la perdita di
mio padre), lo sguardo benevolo dei campisti'più «esperti» (ormai futuri «staffisti»), la
curiosità di chi era con noi
per la prima volta, le timidezze, i tanti modi diversi di essere e di presentarsi. Il nostro
motto è stato per tutto il
campo / have a dream, dal
celebre discorso di M. L.
King. Alla fine ci siamo augurati che per noi tutti ogni occasione comune diventi anche in futuro un modo per
maturare nuovi sogni e aprirsi a nuovi orizzonti.
prima parte caratterizzata da
un simpatico questionario
che proponeva un ribaltamento dei ruoli ponendo
l’eterosessuale nella parte
del «diverso» e, nel pomeriggio, in un dibattito fitto di
domande, abbiamo avuto il
piacere di ospitare il presidente dell’Arcigay, Franco
Grillini. La discussione, pur
analizzando le varie problematiche sociali e individuali
legate all’omosessualità, non
si è limitata strettamente a
queste: Grillini ci ha portato
anche il contributo del percorso che l’associazione ha
fatto nell’analisi della società, con un forte richiamo
alla necessità di una seria
educazione sessuale che in
Italia non è sufficientemente
diffusa, nonostante la sua
necessità anche in riferimento alla lotta contro malattie
come l’Aids. Sono rimasto
fortemente amareggiato nel
rendermi conto che in Italia
è ancora così difficile poter
vivere liberamente la propria
sessualità, al punto di suicidarsi a causa della paura di
non essere «accettato». Nei
giorni seguenti si sono toccati temi di attualità quali la
pornografia e la prostituzione e, con un’animazione
molto toccante, la violenza.
Il sabato, invece, è stato dedicato al tema del sesso nelle
religioni e nella Bibbia, con
un forte riguardo alla prospettiva evangelica e alla posizione deile nostre chiese.
Non sono però mancati momenti di divertimento come
la classica festa del sabato
sera. Il campo si è poi concluso con il culto della domenica preparato da alcuni
partecipanti.
Monteforte
ANTONIO SQUITIERI
IL panorama dei campi che
anche quest’anno si sono
svolti al centro incontri del
Villaggio evangelico di Monteforte Irpino è variegato e
multiforme. All’insegna del
più ampio ecumenismo e di
una ospitalità familiare e, napoletanamente, calda e sorridente si sono succeduti tra
giugno e settembre una quindicina di gruppi, per la maggior parte provenienti da varie città e paesi della Campania, ma tra loro assai diversificati: dai giovani della Egei ai
ragazzi scout, dai membri del
Clc che hanno tenuto la loro
Conferenza annuale, ai volontari cooperanti del Cvs,
dai gruppi pentecostali ai
giovani dell’Aci di Pompei e
ancora due campi di membri
di diverse comunità di base e
ben tre campi per piccoli,
adolescenti e giovani che
hanno approfondito insieme
il tema attualissimo dei rapporti tra le diverse nazioni e
la realtà europea.
L’ambiente ampio e spazioso del Villaggio, la sua breve distanza dai posti più belli
come Pompei, Ercolano, Napoli, Avellino e altri hanno
permesso di godere di un
soggiorno salubre e sereno e
l’organizzazione di gite culturali e gioiose. L’ottima cucina casalinga e «partenopea» della moglie del pastore
Antonio Squitieri, direttore
del Centro, e la fraterna accoglienza da parte dei membri
della comunità residenti,
hanno completato la realizzazione dei vari campi estivi
a Monteforte, che comunque
continuerà anche in inverno
a ospitare gruppi e singoli.
Un augurio per Adelfia
SALVO COSTANTINO
LO scorso anno scrivevo su
Riforma un articolo dal titolo «Adelfia anno speciale»
che allargava il cuore e sprizzava entusiasmo da tutte le
parti. I motivi per essere felici
c’erano ed erano tanti. Tanti
come i bambini che avevano
preso parte al campo precadetti, come le amicizie intrecciate, come le attività svolte,
l’allegria, le cose che avevamo imparate insieme; tanti
come le tante stelle che avevamo contato nel cielo di
Scoglitti. Ci lasciammo allora,
con un nodo alla gola e con la
promessa di rivederci. Una
promessa che non siamo riusciti a mantenere. Così come
per gli altri campi anche
quello dei precadetti quest’
anno non c’è stato. A questo
punto si possono fare due cose: 0 scambiarsi accuse e praticare il classico scaricabarile
in cui tutti siamo così bravi,
oppure chiedere prima umilmente scusa ai bambini per
l’impegno mancato, e poi
chiedersi in cosa ha sbagliato
ognuno di quelli che doveva
fare e non ha fatto. Io scelgo
la seconda ipotesi.
Chiedo scusa ai miei piccoli amici della promessa
mancata, delle cose non dette e di quelle non fatte. A
questa presa di coscienza
però vorrei aggiungere delle
5^ considerazioni del tutto per
sonali. Ho l’impressione che
in Sicilia sta venendo a mancare il tessuto ecclesiastico
degli anni passati che costituiva il supporto principale
del centro di Scoglitti, non
bisogna dimenticare che il
comitato è l’espressione delle comunità evangeliche; la
Egei, linfa vitale delle chiese
un tempo e anima di Adelfia,
è sempre meno interessata
alla vita delle singole comunità come una sorta di satellite orbitante attorno alle
chiese ma che non viene mai
in contatto con esse soffocando con il passar del tempo quel profumo di vitalità
che aveva contraddistinto le
nostre comunità.
A tutto ciò si aggiunge che
alcuni pastori hanno circoscritto la propria azione esclusivamente nella comunità
di appartenenza impedendo
che il fermento, l’entusiasmo
e le esperienze di una comunità possano contagiare le altre ad essa vicine. In considerazione di tutto questo, non è
poi così difficile constatare
che Adelfia non è altro che la
cartina di tornasole dell’intero circuito ecclesiastico regionale. L’augurio che faccio a
me stesso è che insieme alla
parziale ristrutturazione degli
edifici di Adelfia possa essere
rigenerato, con l’aiuto dello
Spirito Santo prima e con
l’impegno delle chiese poi,
l’amore per Adelfia.
■ mmeartnee
claudmna
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
_____http://www.arpnet.it/-valdese/clauclian.htm_
16
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
La comunità di Siracusa rafforza i suoi legami con quella di Hunstanton
Gemellaggio fra le chiese battiste
Una delegazione inglese ha potuto partecipare a momenti di vita comunitaria e a
visite di carattere storico in un clima di fraternità e di intenso scambio di esperienze
Il gemellaggio tra la Union
Church di Hunstanton (Inghilterra) e la Chiesa battista
di Siracusa ha cominciato a
dare frutti visibili e tangibili.
Avviato da poco più di un anno, e condotto con scambi di
corrispondenza, informazioni, foto e saluti, nella settimana dall’8 al 15 settembre si è
concretizzato con una visita
di sette fratelli e sorelle guidati dal pastore Jonathan
Calvert. Al di là della barriera
linguistica, la comunione è
stata intensa sin dal primo
incontro. Le agapi comunitarie e gli inviti nelle case si sono succeduti a cadenza quotidiana, imponendo agli ospiti un ritmo di vita per loro
non comune. Non di rado
hanno potuto andare a letto
ben oltre la mezzanotte, dopo cene a orari siciliani, conversazioni e, una volta, anche
balli (insoliti per molti) protrattisi fino a tardi. Accanto a
momenti rilassanti, si sono
avute piacevoli escursioni
sull’Etna o mattinate al mare,
visite all’affascinante Ortigia
(la città vecchia) e ai siti’archeologici (teatro greco, orecchio di Dioniso, le suggestive catacombe di San Giovanni). Particolarmente significativa è stata la visita alla
cripta di San Marciano dove,
, ^sì vuole la tradizione, l’apDStolo Paolo avrebbe incontrato la locale comunità cristiana nascente.
Nel corso di un incontro
comunitario gli ospiti ci hanno presentato, anche con la
proiezione di diapositive, il
loro paese e la loro chiesa
con le sue attività. Si tratta di
una chiesa sorta nella prima
metà del secolo scorso come
Chiesa battista. Oggi si chiama Union Church perché è
formata da battisti e da presbiteriani. In qualche modo
abbiamo riscontrato delle similarità con la chiesa di Sira
II teatro greco a Siracusa
cusa. Anche questa è formata
da battisti e da valdesi, nonché da metodisti. Ogni componente la comunità, da loro
come da noi, conserva la propria denominazione d’origine, ma è pienamente titolare
di diritti e di doveri. Si è notata una differenza di età tra i
fratelli e le sorelle di Siracusa
e quelli di Hunstanton. La
nostra media di età è di molto più bassa della loro, anche
se da loro non manca qualche componente giovanile; la
metà di quelli che ci hanno
fatto visita rientrava nella nostra media. L’elevata età di
quelli di Hunstanton si spiega, a detta loro, con il fatto
che quella cittadina è un luogo di pensionati, dove la gente «va per morire, ma subito
si dimentica perché ci è andata». Ci ha fatto piacere vedere come la nostra chiesa
gemella sia orientata all’evangelizzazione, con culti e
concerti di corale all’aperto
(quando il tempo lo consente), con incontri comunitari
aperti a tutti, e con visite e
riunioni nelle numerose case
di riposo del luogo.
Nel corso del culto settimanale, ma anche in diverse occasioni più informali, abbiamo avuto modo di apprezzare il loro canto e il tipo di inni
che cantano. La predicazione
del past. Calvert, a partire da
Apocalisse 7, 9ss, ci ha mostrato uno squarcio di cielo
dove il popolo santo, proveniente dai quattro canti della
terra, si raccoglie per adorare
Dio; ci è stato ricordato che
noi possiamo sperimentare,
anzi abbiamo già una caparra
di quel popolo, e che siamo
chiamati a vivere con quella
visione di cielo in noi, così da
diffondere la lode di Dio tra i
popoli della terra.
Durante il culto abbiamo
avuto il piacere di accogliere
nella comunità il piccolo
Alessandro Miggiano e di
pregare per lui e i suoi genitori affinché egli possa crescere quale componente attiva e benedetta del popolo di
Dio. Abbiamo salutato il nostro fratello e anziano di
chiesa Daniele Cuntrò che
parte per un periodo di lavoro in Venezuela. A lui e alla
sua famiglia che rimane abbiamo augurato ricche benedizioni nella speranza che
questa separazione sia breve
e fruttuosa per tutti. Daniele
ci mancherà molto per la sua
dedizione e la sua saggezza,
ma ci mancherà anche perché è il direttore dei lavori di
ristrutturazione del locale di
culto. Egli, come ingegnere, è
stato l’iniziatore di questo
progetto che ora, dopo innumerevoli ostacoli tecnici e
burocratici, sta giungendo alla curva finale. I nostri ospiti
si sono uniti a noi in una preghiera speciale per Alessandro e Daniele.
Giunto il giorno della partenza, non più solo i due che
avevano prelevato gli ospiti
ma una folta delegazione di
siracusani ha accompagnato
i visitatori per uno sguardo
veloce alla città di Catania e
quindi all’aeroporto. Una visita, nata nel quadro delle ferie di alcune famiglie, e nel
timido tentativo di allacciare nuovi rapporti, è diventata una ricca occasione di conoscenza reciproca, di approfondimento della testimonianza comune e una premessa molto concreta di futuri incontri. Di fronte alla
sala d’imbarco, ancora una
volta, è stato rinnovato l’invito a tornare come pure l’invito caloroso come and see us
(veniteci a trovare), (s.r.)
Convegno dei catecumeni delle chiese del Nord-Est a Venezia
Una carta dldentità per i giovani protestanti di oggi
ANDREAS KÒHN «carta d’identità» dei giovani per esempio, ci hanno con- senza dei gi
IL 12 e 13 settembre si è
svolto a Venezia il quarto
convegno dei catecumeni del
Triveneto, a cura della Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est (Fcene). Per
la prima volta i giovani erano
invitati a trascorrere un intero week-end assieme per esaminare e discutere un argomento essenziale per il nostro essere chiesa in questo
paese. Otto adolescenti tra i
13 e i 16 anni, provenienti da
Treviso, Udine, Venezia e Verona hanno risposto con interesse ed entusiasmo a questo miniconvegno condotto
dai pastori Letizia Tomassone e chi scrive.
Il «raccontarsi» a coppie è
stato il primo atto dell’incontro. Così abbiamo scoperto
qualche caratteristica che di
o 11 * O 1 ♦ »*0 •
stingue l’uno dall’altra: dall’interesse per il movimento
«zapatista» messicano alla
teologia femminista; dalla
simpatia per Caino a quella
per Maria Maddalena: tutto
sommato, abbiamo trovato
degli apprezzamenti proprio
per persone e idee «emarginate» dalla cultura di maggioranza. E una cosa comune
a tutti: la nostra identità protestante non suscita nessuna
ostilità nell’ambiente in cui
viviamo. Un fatto dovuto,
forse, anche all’avanzata secolarizzazione.
Come si presenta, allora, la
«carta d’identità» dei giovani
protestanti in questo paese?
Difficile dirlo. Abbiamo comunque potuto ricavarne
qualche traccia: i nostri giovani sono ben consapevoli di
essere, per qualche aspetto,
diversi dalla cultura di maggioranza che li circonda ma
non ne fanno un dramma,
sono abbastanza tranquilli
anche se trovano qualche
momento di solitudine o di
smarrimento. Esiste una gran
voglia di fare esperienze nuove e di confrontarsi con le diversità altrui per allargare
l’orizzonte delle proprie conoscenze. Perciò il piacere di
essere insieme per raccontarsi, per mettersi in discussione, per giocare e cantare si è
rivelato come punto centrale
anche di questo incontro. La
grigliata sotto la pioggia insieme a alcuni adulti di Venezia e Vicenza, la scoperta
del fascino della Venezia notturna, tutto ciò ha fatto sì che
alla fine si siano formati nuovi legami di amicizia tra i
partecipanti. Quando se ne
farà un altro? è stata la domanda incoraggiante da parte di qualcuno che prima si
era rifiutato di venire.
Il culto con la comunità di
Venezia, centrato sul tema
dei tre amici di Daniele nella
«fornace ardente», ha coinvolto tutti nella liturgia: una
sintesi di voci e linguaggi diversi, inni tradizionali e canti
nuovi. Come testo iniziale.
per esempio, ci hanno condotto le parole della canzone
Mi basta sole del gruppo rap
«Sud Sound System», trasformata in invocazione allo Spirito di Dio, nostro sole che ci
scalda e ci illumina con il suo
amore. Di fronte a questa luce abbiamo espresso i nostri
interrogativi, le nostre gioie e
contraddizioni, scrivendoli
su dei fogli rossi a forma di
fiamme a rappresentare il
fuoco che spesso ci brucia
dentro e non viene fuori: un
intenso momento di riflessione individuale e meditazione
comune, accompagnata daila
canzone Loosing my religion
del gruppo «Rem» (alcune
frasi espresse: «L’identità di
un uomo che crede è praticamente indistruttibile», «Sono
anziana e sola ma il fuoco
che arde in me e che mi dà
forza è la parola di Dio»).
La predicazione a due voci
su Daniele 3 e Romani 8, 3139 ha messo in evidenza la situazione di disagio in cui si
trovano non solo gli adolescenti a causa del mancato
dialogo con gli altri: è un problema che riguarda tutte le
generazioni, e la generazione
di questa fine millennio è segnata da un grande disinteresse non per la società come
tale, le istituzioni, le chiese
come tali; il disagio giovanile
è una reazione comprensibile
di fronte a un mondo degli
adulti che non ascolta, che
non si rende conto della pre
VENERDÌ 2 OTTOBREjjQ^
Chiesa valdese di Torre Pellice
Conferenze pubbliche
per il «Tempio aperto»
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
senza dei giovani, dei loro
problemi e dei loro sogni.
«Mettetevi in gioco, abbiate il
coraggio di essere voi stessi»,
ha invitato infine Letizia Tomassone.
Che cosa resta di questo
breve ma intenso incontro?
Materialmente, una sagoma
disegnata su un telo, che dovrebbe girare ora per le chiese
della nostra zona. Sul telo i
giovani hanno espresso i ioro
pensieri sulla domanda: chi
sono? Sono pensieri che valgono la pena di essere presi
sul serio per aprire un dialogo
nelle comunità locali. Una
voce per tante altre: «La propria personalità non sta nei
"propri” istinti, o nelle nostre
forze; ma è nelle nostre debolezze, che ci permettono di
instaurare con gli altri un
rapporto di Amicizia (con la
maiuscola)». A noi tutti tocca
iniziare un dialogo fra le generazioni che fanno già parte
della stessa chiesa. Forse
possiamo, camminando assieme, ritrovare anche il senso della nostra esistenza come chiesa: resistere insieme
alle forze del nonsenso,
deH’individualismo, della solitudine e della paura. È vero:
tutto sta nel confidarsi, nell’avere un rapporto di amicizia, avere fiducia in colui che
salva, colui che «è simile a
quello di un figlio degli dei»
(Daniele 3, 25): «l'amore di
Dio che è in Gesù Cristo, nostro Signore» (Romani 8,39).
ANlhk qi
corso del mese di agosto
hanno avuto luogo le ormai
tradizionaii conversazioni
organizzate nell’ambito dei
«Tempio aperto» a Torre Pellice. La prima, inserita nella
giornata di Radio Beckwith e
tenuta dal pastore Gianni
Genre, verteva sull’angoscioso interrogativo «Se Dio è
buono perché la sofferenza?». È nota la risposta che
nasce da una logica stringente, puramente razionaie: se
Dio è onnipotente non può
essere che colpevole. Pertanto, conclude per esempio il
filosofo francese D’Ormesson, possiamo perdonare
Dio solo se egli non esiste (e
solo in questo caso il mondo
risulta accettabile).
L’oratore ne ha dedotto che
il problema risulta più arduo
da risolvere per noi credenti.
Anzitutto occorre chiederci se
ci è consentito parlare della
sofferenza degli altri. Solo
Giobbe lo può perché ne ha
fatto personale esperienza,
non i suoi amici, facili consigiieri. Come loro, anche noi
oggi cerchiamo di «giustificare Dio» (mentre ai tempo della Riforma interessava piuttosto essere giustificati). In
realtà il nostro compito consiste piuttosto nell’accettare
le contraddizioni che non
comprendiamo, infatti il nostro Dio sofferente e crocifisso non è quello delle nuove
spiritualità che promettono
benessere e felicità quasi negando l’esistenza del male.
Anche la ribellione a Dio può
essere un momento di incontro con lui, come lo fu per
Giobbe e la strana risposta
che gli fu data può essere
riformulata in questi termini:
la creazione è stata l’opera di
estrazione di un ordine dal
caos, tuttavia il caos non è
ancora del tutto domato.
Questo concetto viene sviluppato da Gesù, per il quale
la sofferenza non equivale a
punizione e l’immagine di un
Dio crudele deve essere sostituita con quella di un Dio che
è padre prima che onnipotente. Genre cita Bonhoeffer,
Bernanos e Etty Hillesum
(vittima olandese dei lager
nazisti e autrice di un diario e
di un epistolario entrambi
tradotti in italiano), testimoni
del nostro tempo, che pur ribadendo il concetto della
«debolezza» di Dio mantengono fede nella promessa.
Tra le voci intervenute nel dibattito, il pastore Alberto Taccia ha ricordato che il male
esiste anche come conseguenza della libertà concessa
all’uomo, anche se sappiamo
che il bene avrà l’ultima parola. La seconda conversazione,
a cura del dott. Carlo Papini,
autore del libro Sindone: una
sfida alla scienza e alla fede, si
è sviluppata su tre interrogativi: perché, come evangelici.
Carlo Papini
ci occupiamo di questo problema; che cosa ha veramente scoperto la scienza; perché
le nostre chiese hanno assunto una posizione tanto rigida.
Occorre premettere che c’è
una differenza di solito trascurata tra protestanti e cattolici. Infatti i primi pregano
a occhi chiusi e i secondi
guardando un’immagine, e si
dimentica che la chiesa antica si oppose per ben cinque
secoli all’esposizione di immagini nei luoghi di culto,
L’oratore ha affermato che in
tempo di ecumenismo l’atteggiamento di una chiesa
coinvolge anche le altre: non
a caso a Torino, nel periodo
di Pentecoste, è stata sospesa
ogni attività ecumenica.
Sull’autenticità della Sindone Papini sostiene che non
si tratta di un problema secondario in quanto, se essa
presentasse realmente il volto di Gesù, ci troveremmo di
fronte a un miracolo che avvallerebbe il culto delle immagini. In realtà la scienzaha
ampiamente dimostrato l’origine di questo falso lino,
prodotto durante l’impero
bizantino in una fabbrica di
reliquie a uso dei crociati. Argomentazioni più dettagliate
e dimostrazione di questa verità sono state esposte nella
conferenza, ma per esse rimandiamo al testo citato.
Perché la dura criticada
parte protestante? Anzitutto
perché si tratta di una grossa
operazione commerciale costata 12 miliardi, enfatizzata
dai messi di comunicazione e
che verrà ripetuta nel 2000. In
secondo luogo per l’ambi;
guità dei pronunciamenti
delle alte gerarchie (il cardinale Saldarini, a differenza
del predecessore Ballestrero,
si dichiara convinto dell’autenticità della Sindone e il pupa la eleva da icona a reliquia). Si tratta di una vera«
propria strategia, volta a rivalutare il senso del sacro e il tó'
scino del miracolistico che distolgono dalla Parola per privilegiare la visione. Ma ciò
in contrasto con le parole di
Gesù: «Beati quelli che tion
hanno veduto e hanno creuU
to» e di Paolo: «CamminiaW
per fede e non per visione»
Il pubblico, numeroso e attento, e i molti interventi s
guiti alle due conversazioU’
hanno testimoniato dell in
resse per i temi trattati.
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Vita Delle Chiesi
PAG. 9 RIFORMA
Il 4 ottobre ricorre il 25° anniversario della Concordia di Leuenberg
Il protestantesimo unito nella diversità
l\Jato 3 livello europeo tra luterani e riformati, l'accordo di comunione si è poi
esteso alle chiese metodiste e ora si è aperto il confronto con anglicani e battisti
PULVIO FEBRABIO
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a riva
eilfa;he djer pri1 cibi
fole di
e non
creda
nianin
ne».
0 eatnti seizionii
ll’inte
LA Tavola valdese invita le
chiese a ricordare, dome4 ottobre, il 25° anniver-jrio della «Concordia di
Leuenberg». Il termine «Concordia», come si sa, è stato
più volte utilizzato, nella storia, per indicare un docujio’nto di consenso teologico
tia chiese evangeliche. Nel
caso della «Concordia tra
chiese luterane, riformate e
altte in Europa» (questo il titolo esatto del documento di
Leuenberg) si tratta del supelainento delle divisioni dottrinali, in particolare tra lutelani e riformati, che datano
iJalXVI secolo, riguardanti
soprattutto la comprensione
della cena del Signore, della
cristologia e della predestinazione.
La Concordia afferma che
le interpretazioni diverse che
permangono su questi temi
non sono tali da pregiudicare
la piena comunione ecclesiale. Si può cioè essere pienamente in comunione, e dunque condividere la Cena, anche senza esprimersi all’unisono su tutti i punti della dottrina. Perché si dia comunione ecclesiale è necessario un
consenso di fondo sul contenuto dell’Evangelo e sulla natura dei sacramenti: Leuenberg riprende così le grandi
affermazioni dell’articolo 7
della Confessione di Augusta
(luterana) e deH’articolo 17
della Seconda Confessione
elvetica (riformata). La Chiesa ra/dese ha approvato il testo della Concordia nel 1974
La lettura della Confessione di fede a Augusta
(sessione italiana) e nel 1975
(sessione rioplatense), ed esso è pubblicato nella prima
parte («Fonti dottrinali») della Raccolta delle discipline
vigenti nell’ordinamento valdese (Claudiana, 1993).
La Concordia ha permesso
10 sviluppo di un’intensa collaborazione tra molte chiese
protestanti europee, in quella che è stata chiamata la
«Comunione di Leuenberg».
11 primo obiettivo è stato
l’approfondimento delle divergenze dottrinali su molti
punti nevralgici come il ministero, il rapporto tra Evangelo e sfera politica e, ancora, i sacramenti. Come frutto
di una ricerca durata oltre
vent’anni l’assemblea di
Vienna, nel 1994, ha varato
un documento [La chiesa di
Gesù Cristo, Claudiana, 1996)
che rappresenta la prima formulazione organica di una
rire
iCU'
ÌAN SECONDO — Il 10 settembre si sono svolti i funerali della
sorella Mary Rostagno in Avondetto, mancata a Pinerolo.
Ai-familiari esprimiamo la nostra solidarietà cristiana.
PRAROSTINO — Il 29 agosto è stato celebrato nel tempio di
San Bartolomeo il matrimonio di Roberta Bouchard e Bruno Rostaing.
• Anche la nostra chiesa ha avuto il piacere di ospitare il 20
agosto scorso un nuovo gruppo di fratelli del Madagascar e
di trascorrere con loro una bella serata animata da canti e
racconti delle loro attività. La comunità inoltre desidera
ringraziare i pastori e i predicatori locali che hanno tenuto i
culti durante le vacanze estive del pastore Ruben Vinti,
nonché il pastore Vito Gardiol in occasione del funerale del
fratello Franco Avondet dei Gay.
SAN GERMANO — Domenica 6 settembre durante il culto si
sono sposati Monica Garetto e Piero Jahier. Il nostro pensiero affettuoso giunga loro unitamente ai nostri più fraterni auguri per una vita coniugale di benedizioni del Signore.
__ Domenica 20 settembre, in una giornata comunitaria, abbiamo salutato il pastore Bruno Bellion e la sua fajniglia prima del loro trasferimento a Villar Porosa. Il culto
di commiato è stato il momento in cui più abbiamo fatto
esperienza di come il Signore riesca a legare i credenti tra
loro più di quanto essi siano soliti immaginare. Così un
semplice e commosso «grazie» rivolto al pastore da uno deyi anziani dà il senso di come la parola di Dio, annunciata
113 modo chiaro e originale, sia realmente capace di trascri'^ere sulle nostre linee storte le sue linee rette. Forse per un
pastore sentirsi dire un semplice «grazie» a conclusione del
suo servizio in una comunità può essere una delle gioie più
elle. Abbondante e molto apprezzato il pranzo offertoci
^ gruppo cucina e nella consegna dei doni ricordo alla famiglia Bellion. I due interventi conclusivi, del sindaco e di
u altro rappresentante del Concistoro, hanno riassunto
^mpiutamente i pensieri di augurio e amicizia dei 45 consunti per questo momento, (s.m.)
”^OLLO — Ringraziamo di cuore il pastore Italo Pons e i
catelli Franco Siciliano e Daniel Noffke per 1 ricchi e apm^zzati messaggi rivoltici nel corso dei culti da loro presieuti, rispettivamente il 30 agosto, il 6 e il 13 settembre.
PELLICE — Ringraziamo vivamente i pastori che hanj- predicato nel tempio durante l’estate: Alberto Taccia,
ouato Mazzarella, Marco Cisoia. In estate l’accompagnauento degli inni è stato effettuato da fratelli tedeschi in
, o83unio al Castagneto: li ringraziamo sentitamente.
®tuti battezzati Emily e Kevin Giordan, Giorgia Fessilo, Luise Bonadio. Invochiamo la benedizione del Sisu 1QJ.Q g jg famiglie. Diamo anche il benvenuto
, di Eliana Monnet e Riccardo Garnier.
Gìa^ j°"3unità è stata segnata dalla morte improvvisa di
daH H Davit, mentre alla Miramonti ci siamo congedi so ^ Luigi Grand e Oreste Pontet. Chiediamo al Signore
Ostenere le loro famiglie in questi momenti difficili.
visione protestante della
chiesa frutto del consenso tra
tradizioni evangeliche diverse. Sempre a Vienna la comunione ecclesiale dichiarata a
Leuenberg è stata allargata
alle chiese metodiste europee. Sono in corso colloqui
anche tra Leuenberg e la
Chiesa d’Inghilterra, da un
lato, le chiese battiste dall’altro. Oggi l’obiettivo strategico
della Comunione di Leuenberg consiste soprattutto nel
tentativo di dare una voce il
più possibile autorevole e
unitaria al protestantesimo
europeo. A questo scopo sta
per essere varata una rivista,
Europa Reformata, e in questo senso si è mosso il Simposio organizzato nella scorsa
primavera, non a caso nella
sede del Parlamento europeo, a Strasburgo.
Il 25° anniversario potrebbe essere, per le nostre co
munità, l’occasione per leggere U testo della Concordia:
è meno difficile di quanto si
possa credere, e teologicamente assai istruttivo. In una
fase in cui si parla molto di
«unità nella diversità», giova
ricordare che Leuenberg è
stato il primo esempio di
piena comunione tra chiese
diverse. Tutti i documenti
che si sforzano di superare le
condanne dottrinali del passato, e che oggi sono al centro della discussione ecumenica (fino all’ultimo, assai dibattuto, sulla dottrina della
giustificazione), utilizzano il
modello «leuenberghese».
Leuenberg dimostra (anche
se in Italia, su questo, vige
una rigorosa censura, anche
e proprio negli ambienti
ecumenici) che il protestantesimo è l’unico progetto di
«ecumenismo reale» finora
realizzato.
«I» Battisti e valdesi nel Molise
Una giornata da ricordare
come elemento di speranza
DARIO SACCOMANI
IL 20 settembre 1998 rimarrà nella memoria dei
fratelli e delle sorelle delle
chiese battiste di Campobasso, Macchia Valfortore, Ripabottoni, e della Chiesa valdese di Campobasso e della
Chiesa pentecostale della riconciliazione di Campobasso, come una giornata particolare, ricca di gioia e di significati. Il fatto sicuramente
di grande gioia per tutti noi
sono stati la celebrazione dei
battesimi di Maria Rosaria
Muccino, di Eleonora Carlone, di Filomena Cimini, di
Lucia Cordone, di Fernanda
Campolieti, di Marta Cartone, di Mario Gianfagna, di
Alfredo Padulo e di Ruben
Trombetta, la professione di
fede di Gabriella Cimini e la
confermazione di Guido Palladino. Ciascuno di questi
nomi rappresenta, ovviamente, una storia che implica le persone delle chiese, così come accade in ogni chiesa
in queste occasioni si addensano commozione e gioia.
Altro fatto che deve essere
sottolineato come un elemento di speranza è il respiro ecumenico di questo momento di festa e di ringraziamento in cui si sono viste
unite nella gioia del Signore
persone di tre denominazioni differenti: battisti, pentecostali e valdesi. Le persone
che hanno testimoniato pubblicamente la fede in Cristo
che hanno ricevuto da Dio
per necessità di collocazione
si sono iscritte secondo la loro provenienza denominazionale, ma questo è stato un
atto di ubbidienza e di umiltà, poiché la loro consapevolezza è quella di appartenere a un’unica chiesa,
quella di Cristo Gesù, quella
chiesa che non è separata da
steccati denominazionali e
strutturali, quella chiesa nella quale la differenza è ricchezza, è dialogo, è confronto, anche su posizioni diametralmente opposte.
Tali considerazioni non sono solo conseguenza del lavoro bmv in atto fra le chiese
del Molise, ma anche per la
fraterna collaborazione e la
comunione che si è stabilita
con la Chiesa pentecostale
della riconciliazione di Campobasso. Non solo essa ci ha
messo a disposizione la chiesa e la vasca battesimale, ma
il pastore Franco Bosio e il
gruppo musicale coordinato
dal fratello Tonino Ciccaglione hanno collaborato nella
stesura della liturgia e nello
svolgimento di tutta la liturgia e alla animazione del pomeriggio dopo l’agape tenuta
nel locale della Chiesa valdese sempre a Campobasso.
Una giornata densa di
emozioni, di fraternità ecumenica, nella quale le chiese
raccolte hanno potuto godere dell’opera dello Spirito,
glorificare Dio per la sua sovrabbondante grazia, e riaprire le proprie attività nella
consapevolezza di non essere abbandonate. Rendendo
grazie a Dio in ogni cosa,
poiché noi non siamo stati
altro che testimoni, una volta
di più, della sua opera, e di
questo semplicemente vogliamo rendere partecipi coloro che ci leggeranno.
• v.’ï'S.-i
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Agenda
6 ottobre
TRIESTE — Alle ore 20,30, nella basilica di San Silvestro
(piazzetta S. Silvestro 1), per l’Ottobre organistico 1998, si
tiene un concerto dell’organista Christopher Stembridge
con musiche di Buxtehude, Frescobaldi, Byrd, Boyce, Valond, Blitheman, Bach.
8 ottobre
VENEZIA — Alle ore 17,15, a Palazzo Cavagnis, Franco
Macchi coordina un incontro sul tema: «Teologia cristiana
e pluralismo religioso oggi». Intervengono mons. Luigi Sartori, il prof. Paolo Ricca e l’indologo Antonio Rigopoulos.
Sarà presente Jacques Dupuis (Pontificia Università Gregoriana, Roma), autore del libro «Verso una teologia cristiana
del pluralismo religioso» (ed. Queriniana).
9 ottobre
TORINO —Alle ore 18, nel salone della Chiesa valdese di
corso Vittorio Emanuele II 23, si tiene un incontro sul tema: «Servizio militare femminile? No grazie». Partecipano
Giancarla Codrignani, presidente nazionale della Lega
obiettori di coscienza: Antonella Visintin (Chiesa valdese);
Giacomina Tagliaferri (Fraternità religiose).
9-11 ottobre
TONATO (Bs) — Il Centro ecumenico Abbazia di Maguzzano organizza un convegno sul tema: «Conoscere i fratelli
anglicani» che inizia il venerdì alle ore 17. Relazioni di James R. Harkins, Richard Major, Michael Bullock, Bruce
Bullock, Elena Covini (Sae), Giovanni Cereti, Placido Sgroi
e Aija Kaartinen. Per Informazioni tei. 030-9130182.
10 ottobre
TORINO —Alle ore 16, nel salone della Chiesa valdese di
corso Vittorio Emanuele II, 23, Diego Novelli, politico e saggista, e Franco Calvetti, pedagogista e scrittore, discutono il
tema: «Cultura e comunicazione: valori da riscoprire». Presiede Piera Egidi. Verrà presentato il libro «I miei confini
erano altrove» di Rina Lydia Caponetto; partecipa l’autrice.
MARCHERÀ — Alle ore 18, nella chiesa evangelica battista
(via Canetti 25), si tiene un concerto per flauto del Gruppo
musicale della Comunità battista di Wetter (Germania).
SONDRIO — Presso la Mostra regionale dei prodotti della
montagna, al Polo fieristico di Morbegno, si apre lo stand
a cura del Centro culturale valdese (Torre Pellice) e della
Comunità montana vai Pellice (la mostra resta aperta fino
a domenica 18). Alle ore 18 si tiene un concerto della corale valdese di Pinerolo. Nello stesso periodo, presso palazzo
Malacrida a Morbegno, sono aperti la mostra «Dalle Valli
all’Italia» a cura del Centro culturale valdese e uno stand
dell’editrice Claudiana.
MILANO — Alle ore 17, a cura del Centro culturale protestante, nella sala attigua alla libreria Claudiana (via Sforza
12/a), per il ciclo di incontri su «Storie di donne, storia delle
donne. Percorsi di autorità femminile nella storia», Luciana
Tavernini, Claudia Poggi e Laura Minguzzi parlano su: «Sapere di sé, sapere divino: Ildegarda, Herrada, Rosvita, Marina, Eufrosinija, maestre di civiltà nel medioevo europeo».
12 ottobM,
UDINE — Alle ore 18, presso la Chiesa metodista (piazzale
D’Annunzio 9), il pastore Salvatore Ricciardi tiene una
conferenza sul tema: «La fede cristiana evangelica e la sua
proposta per il nostro tempo».
TRIESTE — Alle ore 20,30, nella basilica di San Silvestro
(piazzetta S. Silvestro 1), si tiene un concerto dell’organista
Lorenzo Ghieimi: musiche di Bruhns, Bohm, Krebs, Bach.
13 ottobre
TRIESTE — Alle ore 18,30, presso la Casa delle suore di
Sion (via Tigor 24), si tiene un incontro promosso dal Gruppo ecumenico di Trieste con il biblista p. Rinaldo Fabris,
che parla sul tema: «Dio Padre nel Nuovo Testamento».
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della
settimana seguente alle ore 9,15 circa. Domenica 4 ottobre
andrà in onda: «Scuola e multiculturalità; “Christian Science in Italia”: Terza di copertina: Brunetto Salvarani "Le storie di Dio”». La replica andrà in onda lunedì 12 ottobre.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
Abbonamento
per l’anno 1998-99
Abbonamento per l’interno ..........L. 30.000
Abbonamento sostenitore per l’interno.L. 50.000
Abbonamento per l’estero ...........L. 34.000
6 0 più abbonamenti
allo stesso indirizzo (l’uno)........L. 27.000
da versare sul c.c.p. n. 18345223 intestato a «Comitato Scuole Domenicali», via
Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano
18
PAG. 10 RIFORMA
Riforma
Violenze pubbliche
e private
Antonella Visintin
La violenza abita le nostre vite e si insinua nelle nostre
relazioni. Violente possono essere le forme dell’educazione familiare, l’istituzione scolastica, i luoghi di lavoro, le
città, la programmazione televisiva. Violente sanno essere le relazioni umane, nel conflitto fra le aspettative e nel
moltiplicarsi dei linguaggi, nel dilagare della solitudine e
nella incapacità di ascolto. Così sono, in modi diversi, le
relazioni fra donne e uomini, quelle fra gruppi etnici, politici e religiosi. Violenza fisica e psicologica, nel mondo e
dentro le chiese, espressione della condizione di peccato
in cui viviamo, talvoita come vittime, talvolta come carnefici a seconda dei ruoli e delle opportunità. Sono, purtroppo, fatti di cronaca ordinaria accanto alle guerre e alle calamità annunciate.
In questo quadro si colloca l’ennesima informazione,
questa volta dell’Istituto nazionale di statistica, l’Istat,
sulla violenza contro le donne: 714.000 di loro (il 4% della
popolazione femminile) hanno subito violenze sessuali (il
23,5% da amici, il 22,5 da estranei, il 17,7% da conoscenti,
il 10,7 % da colleghi di lavoro, l’8% da ex coniugi o parenti): 9 milioni e 400.000 donne (il 51,9% della popolazione
femminile) sono state vittime di molestie sessuali. La
maggior parte delle violenze avviene in casa (29,9%), poi
in automobile (10,5%) e sul posto di lavoro (8,1%). Sono
728.000 (il 4,2% della popolazione femminile) le donne
che hanno subito molestie, ricatti sessuali o violenze nei
luoghi di lavoro. Si tratta della pimta emersa di un iceberg
costituito da uno stimato 82,7% di atti violenti non denimciati, mentre 4 milioni e 100.000 persone non uscirebbero mai di sera per timori di incontri sgradevoli.
«Zero tollerance» titolava significativamente un convegno, tenutosi un armo e mezzo fa a Bologna, finalizzato allo scambio di conoscenze e di esperienze su un fenomeno
«sommerso» i cui costi sociali sono altissimi, non solo per
le vittime ma per tutte le donne, perché questi dati denunciano una differenza di genere sulla percezione di sicurezza e di esposizione al pericolo, non solo nelle città e nei
luoghi della convivenza collettiva, ma anche nel privato.
Ricordo, infatti, la ripetuta notizia di qualche mese fa,
proveniente dal Telefono rosa e dalle Case rifugio per
dorme maltrattate, del crescente numero di donne che denunciano atti di violenza del pturtner. Sono in gran parte
donne giovani, sposate, con figli, indotte a telefonare
dall’esasperazione dopo armi di maltrattamenti dentro le
mura domestiche, tra violenza fisica, abusi sessuali, maltrattamenti psicologici e angherie di tipo economico. Una
violenza vigliacca che conta sull’omertà della donna e sul
senso di responsabilità verso gli eventuali testimoni.
Non vi sono, quindi, zone franche dal disagio e dal conflitto aperto fra i generi, solo che adesso le donne parlano,
superano il senso di vergogna e chiedono aiuto. Qualcuna
prova a spiegare che cosa impedisce di nominare i bisogni
e i desideri e fa i conti con i modelli di dominio con cui si
misura il maschile nella cultura patriarcale, dominio sulle
donne, sulla natura, sulla tecnica. Qualcuna cerca di ipotizzare relazioni «disarmate» in cui provare a fare i conti
con la paura e di disprezzo dell’altro-da-sé per superarli.
È tempo, allora, che anche le donne e gli uomini delle nostre chiese affrontino questi temi, così come auspicato nel
convegno «Oltre il silenzio» promosso lo scorso marzo dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia e dalla Federazione delle donne evangeliche (Fdei) e rilanciato al Sinodo delle chiese valdesi e metodiste. A un anno dall’Assemblea ecumenica di Graz e dalle süe speranze, grande è il
bisogno di riconciliazione e la domanda di giustizia e di pace ispirare dall’amore. E, poiché l’umanità è fatta di donne
e di uomini (a immagine e somiglianza di Dio, dicono i/le
credenti), la pace fra i generi è precondizione di ogni altra.
E-Mail (Torino): riforma@alpcom.it
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Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Flugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. -via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
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Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1* gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 37 del 25 settembre 1998 è stato spedito dall'Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 23 settembre 1998.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
VENERDÌ 2 OTTQBRf
Spunti di riflessione dal Sinodo valdese e metodista
Diaconia e testimonianza
L'evangelicità delle opere diaconali, la cultura del privato
la questione finanziaria e i piccoli progetti a basso costo
DAVIDE ROSTAN
m mmecStrìce clauamna via Principe Tomaso, 1 - Tori- no 011-6689804 fax 011-6504394 http://www.arpnet.it/' vardese/claudian.htm
C9 ERA una volta una comunità, una chiesa, un’
opera diaconale o, se preferite, una comune. Un luogo
dove hanno vissuto o collaborato per circa 25 anni moltissimi e moltissime di noi,
ma soprattutto dove tanti che
non conoscevano la nostra
chiesa hanno trovato un luogo di testimonianza. Dai corsi serali per la licenza media
agli studi biblici, passando
per i dibattiti sul sindacato, il
gruppo donne e la scuola
d’italiano per stranieri. Una
comunità che riuniva credenti e non credenti, cattolici, protestanti e musulmani
ma riusciva a «essere chiesa
insieme». Un luogo di formazione e di cultura, un luogo
multiculturale che spesso ha
fondato sulla sua eterogeneità la sua forza. Un’opera
della chiesa situata all’interno di un normale condominio che si reggeva grazie alle
persone che vi abitavano o
che volontariamente vi lavoravano. Leggendo con attenzione la relazione della Tavola all’ultimo Sinodo, si scopre
che non ha chiuso compietamente i battenti, c’è una piccola foresteria e si organizzano degli studi biblici ma, senza nulla togliere a chi ci vive
ora, la comunità non c’è più.
Spulcio a caso dal numero
di Riforma dedicato al Sinodo
stesso e trovo un lungo articolo sul dibattito relativo al tema della diaconia. Mi sembra
di poter cogliere alcuni spunti
di riflessione interessanti:
- quanto le nostre opere
sono in grado di esprimere
un’evangelicità che vada oltre la maggior cura per il rapporto con chi usufruisce della
struttura e una maggiore professionalità e onestà nella gestione economica?
- che tipo di rapporto si
può instaurare tra queste
opere e uno stato che appare
sempre più interessato a privatizzare i servizi sociali?
Due questioni che interessano soprattutto le nostre
opere ospedaliere e gli istituti
per anziani e bambini; sicuramente fra quelle che gravano
maggiormente sul bilancio
della chiesa. Molte di queste
opere utilizzano già parte dei
fondi dell’otto per mille e altre probabilmente ne avranno bisogno in futuro. Possiamo quindi dire, dato che ci
preoccupiamo della specificità delle nostre opere, che i
soldi dell’otto per mille servono anche per evangelizzare.
D’altra parte per che cosa dovremmo utilizzarli? La testimonianza non è forse uno dei
compiti delle opere? Certo, in
molti casi esse svolgono un
servizio di pubblica utilità
migliore di quello statale o in
luoghi dove questo è assente;
il problema diventa a questo
punto il valore che assume la
nostra testimonianza nel momento in cui ci sostituiamo
allo stato. Che cosa offriamo
afl’esterno se non un’immagine un po’ più onesta e professionale di quella dei nostri
governanti (e ci vuol poco)?
D’altra parte credo che una
buona parte di coloro che decidono di affidare alle nostre
chiese i fondi dell’otto per
mille lo facciano proprio per
questo motivo; siamo un po’
più onesti (e non è poco).
Ho un po’ paura di chi si
affida a un ente privato per
avere un servizio che dovrebbe essere pubblico. Di solito
questo atteggiamento è prodotto da una cultura che vede nell’istituzione pubblica a
volte un intralcio allo sviluppo dei propri affari, a volte
un luogo inutile o perché inefficiente o perché sempre
con il bilancio in perdita. Ho
anche paura a utilizzare dei
soldi pubblici per sostituirmi
allo stato perché la testimonianza che rendo rischia di
suonare come un appello di
stampo leghista più o meno
di questo tipo; «Venite da
noi, perché siamo in grado di
fornirvi ciò che lo stato dovrebbe darvi e invece non vi
dà». Questo vale sia per le
persone che lavorano nelle
nostre opere e vi trovano una
realtà di senso e di impegno
per un periodo della loro vita,
sia per chi usufruisce di questi servizi, sia per coloro che
contribuiscono attraverso
l’otto per mille al mantenimento, altrimenti impossibile, delle nostre opere.
Mi piacerebbe iniziare da
qui un dibattito sulla cultura
che ha prodotto questo tipo
di atteggiamento e spero che
sia possibile farlo a partire
dalle pagine di questo giornale; i segnali che colgo sono
però poco incoraggianti.
Sempre nello stesso numero
di Riforma, Davide Dalmas
sottolinea come durante l’ultimo Sinodo non si sia discusso molto di cultura e di
formazione. Eppure di luoghi
in cui si fa cultura e anche
formazione, penso in particolare alla Facoltà e ai centri
giovanili, ce ne sono. Forse,
come immagina Davide Dalmas, riteniamo che la cultura
«sia noiosa o legata soltanto
alla nostra storia valdese, un
qualcosa di cui si debbano
occupare al massimo i nostri
Centri culturali, la Casa editrice Claudiana e le redazioni
dei nostri giornali e riviste».
Io penso invece che sia importante dare il nostro contributo per la creazione di
una cultura e quindi, in qualche modo, di una società dove non ci si sostituisca allo
stato ma si collabori con esso, dove ci si senta cittadini e
cittadine e quindi in dovere
di portare il nostro contributo specifico afl’interno delle
istituzioni pubbliche.
Nel dibattito sinodale mi
sembra che altri due questioni siano ritornate con una
certa frequenza: la questione
finanziaria, che fa da cappello
a ogni discussione su nuovi
progetti o sull’andamento
delle opere, e la questione
giovanile che io legherei, come fa anche Samuele Pigoni
nel suo articolo, al dibattito
sulla comunità. Spero che il
ricordare e il raccontare della
comune di Cinisello sia stato
stimolante e ci possa dare alcune indicazioni per il futuro.
Penso al lavoro di formazione, svolto in questi anni dalla
Egei e dai centri giovanili, che
spesso è sconosciuto nelle
chiese, e alla possibilità di
lanciare dei piccoli progetti a
basso costo anziché continuare a utilizzare centinaia di
milioni per risanare delle opere gigantesche e per noi insostenibili. Penso al valore di
una testimonianza che ci può
essere utile nel nostro percorso di essere chiesa insieme,
testimonianza resaci da un
gruppo aperto all’esterno,
eterogeneo per scelta e non
per necessità, capace di fare
testimonianza sia attraverso il
lavoro politico, sia attraverso
uno studio biblico. Un progetto quindi che dia senso alla
comunità e che riesca ad aggregare, sia all’esterno che al
suo interno, il maggior numero possibile di identità diverse
e che faccia della capacità di
autofinanziarsi uno dei suoi
punti di forza.
Cf scrive qualcuno che si
definisce così: «Sono
cattolico, ma direi meglio un
cristiano, e amo e studio appassionatamente la Bibbia.
Proprio per questo spesso
mi trovo in contrasto con
l’interpretazione e l’uso che
ne fa la Chiesa cattolica.
Molti cattolici, come me, desidererebbero più trasparenza e sincerità in certi problemi che più angustiano la coscienza.
Allora mi domando perché
non lo fate voi, visto che ci
sono tantissimi cattolici che
vi ascoltano e desidererebbero tanto conoscere le vostre
soluzioni basate sull’autorità
della Bibbia. Per favore non
dite il mio nome né il mio indirizzo». Seguono sei do
EUGENIO RIVOIR
mande, come esempio di
questioni da trattare. Comincio quindi dal primo punto:
se ce ne sarà l’occasione riprenderò più in là le altre domande. «A noi - scrive il nostro amico - la gerarchia impone la tormentosa confessione auricolare ai preti per
ottenere il perdono, negandoci così la facoltà di accede
i|
¡I Resto del Carlino
Crociate e teologi
Il cardinale Biffi ha
1 nspod
alle domande dei giornal»
in occasione di una confetj
za stampa convocata per®
sentare una nota pastoral
nell’ambito della «tre
gioì
del clero» bolognese. Bi®
stato, come prevedibile, int®
pellato in merito al caso Gl®
dano e ha risposto, comep®
vedibile, che l’avviso dia
ranzia, «di fatto (...) assumej
connotazione della condam
morale, sociale e politica»,Ij
lì altre domande hanno p®
tato la conferenza stampai
tema delle crociate. «Ancln
sulle crociate, da tanti coi
dannate come pagina oscu|
della vita della Chiesa - scria
Chiara Unguendoli (16
tembre) -, Biffi ha espresso!
suo parere controcorrenti
“Non ho niente contro
ciate - ha detto - e quindi ij
andrebbe bene anche difani!,
una. La crociata è stata unii
cosa onorevole e bella, e n®
vedo perché dobbiamo rini»'
gare questa pagina della ni
stra storia’’». E le pagineloà
di «Repubblica» dello stessi
giorno vanno più in là nel
l’esporre il pensiero diBl
alla successiva domanda;
«Crociate contro chi, oggi?»,!
cardinale risponde: «Il primato di Cristo oggi è messo ini
pericolo più dai teologichej
dai governanti...».
Caffè con libro
Il supplemento settimai|
le della «Stampa» dedici
agli spettacoli nel Torta
pubblica (4 settembre)
delle cronache che Bn
Gambarotta, scrittore, si
genista e conduttore dit^
smissioni radiofoniche
Rai, dedica al capoluogo pi
montese e a altre realtàii
gionali. In questo caso sipi |.
la di Torre Pellice, mani
dell’ufficialità che conosa
mo, specialmente in epa
sinodale. Al centro dell ai
colo è infatti la bibliotecai
Sergio Benecchio, «Beni
prima che il fascismo itt
nizzasse il suo cognom^i
allestito all’interno del*
«Bar sport». Formatasi ni
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con un'attenta selezioni
specializzata nella stona
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nella Resistenza e nella SW
del secondo dopoguerra,
biblioteca consta di 2.5«^
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saggistica nonché di a®»
di riviste prestigiose»
re liberamente e direttamente a Dio: sappiamo invece
che nella Bibbia ci sono tanti
modi per ricevere il perdono.
Voi quali usate? Come vi regolate? Di fatto voi non vi
confessate ai preti...».
Non ci sono, rispondo,
modalità per ricevere il perdono. Il perdono, da parte di
chiunque, ti viene dato nei
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L'appello
per ¡ bambini
dell'Angola
L’appello lanciato attraverso niforma (n. 24 del 12 giuHio) per l’adozione a distanS dei bambini delTAngola è
stato accolto da 21 persone
che hanno adottato 25 bambini. Altri hanno scritto per
avere informazioni e la scheda di adesione al progetto.
Personalmente ringrazio tutti
per le parole di incoraggiamento, lo slancio e lo spirito
amorevole con cui è stato accolto l’appello, e per la volontà di propagarlo. C’è stato
anche un dono di £ 1.450.000
perla «Casa materna Lidia
Grasso». Si è davvero insieme
quando lo spirito dell’amore
e della solidarietà ci anima.
Per questo rendiamo grazie
al Signore.
Colgo l’occasione per dire
agli aderenti al progetto che
le foto con le relative schede
informative sulla vita dei
bambini saranno pronte a ottobre e saranno inviate insieme al conto corrente per i
versamenti. Si è temporeggiato nella preparazione del
materiale perché si sperava
di far partire il programma a
luglio, ma la strettura che deveassicurare la scolarizzazione regolare dei bambini non
è ancora terminata. I lavori
sono andati a rilento a motivo della guerriglia e dei disordini tuttora in corso in Angola. La situazione rende difficile la reperibilità del materiale
e la viabilità dei mezzi di trasporto, nonché le comunicaàoni telefoniche, il funzionamento delle poste e dei vari
uffld. Aspetto altre notizie da
Huambo che comunicherò in
seguito. Intanto chi volesse
aderire al progetto o avere
maggiori informazioni può
Rivolgersi a; Nunziatina Forlica, via Agatocle 28, 96016
Lentini, tei. 095-944557.
Nunziatina Formica
Lentini
L'Italia è uno
stato laico?
L’Italia è uno stato laico?
Nel 1989 La Corte Costituzionale ha solennemente dichiarato che la Costituzione italiana è fondata sul «supremo
principio della laicità dello
stato». Ecco qualche esempio
che potrebbe suscitare ilarità
se non fosse preoccupante:
1) Bologna, settembre ’97:
quale sovvenzione al Congresso eucaristico nazionale
(manifestazione tipicamente
cattolica) la Regione Emilia
ha elargito un miliardo di lire: è denaro della collettività,
di proprietà anche di chi cattolico non è. Ma l’Italia non è
uno stato laico?
2) Napoli, 19 settembre
1998: «miracolo» della liquefazione del sangue di San
Gennaro. Il cardinal Giordano mostra il sangue liquefatto nell’ampolla. Accanto, il
sindaco di Napoli bacia rampolla tutto giulivo. Indossa la
fascia tricolore di sindaco:
questa sua presenza a un rito
della religione cattolica non è
quindi a titolo personale.
Bassolino rappresenta tutti i
cittadini... anche coloro che
cattolici non sono. Ma l’Italia
non è uno stato laico?
3) Brescia, 20 settembre
1998: durante un discorso
pubblico papa Wojtyla, per
l’ennesima volta, insiste sul
fatto che la legislazione italiana deve portare a una parificazione tra scuole pubbliche e scuole cattoliche. Anche in questo caso grave e
pesante è l’ingerenza della
Chiesa cattolica nei riguardi
dello stato italiano. Ma l’Italia non è uno stato laico?
4) Roma, 21 settembre
1998: il cardinal Ruini definisce «tanto gravi quanto inverosimili» le accuse al cardinal
Giordano (indagato per usura) e sferra pesanti accuse
contro la magistratura dello
stato italiano. Auspica poi
«un riequilibrio tra i poteri
dello stato». Altra ingerenza
della Chiesa cattolica nei riguardi dello stato. Ma l’Italia
non è uno stato laico?
No, l’Italia sembra davvero
Pagina
Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Lo spettacolo dell'Assemblea teatro
«Fuochi» in Sud America
La compagnia torinese «Assemblea teatro» si recherà in
America Latina dal 12 al 29 ottobre, per una tournée che la
vedrà portare lo spettacolo Fuochi in Uruguay, Cile e Argentina. Lo ha annunciato Renzo Sicco, autore del testo teatrale
ttatto dal romanzo Ascanio e Margherita di Marina Jarre e
(laicato a una vicenda d’amore al tempo delle persecuzioj,ni dei valdesi, in una conferenza stampa il 24 settembre.
-All’incontro erano presenti Giampiero Leo, assessore alla
Cultura della Regione Piemonte, Roberto Morano, segretatio regionale Agis, il pastore Giorgio Bouchard, Marta Can'Iteva, madre di una desaparecido e rappresentante delle
«tnadri di Plaza de Mayo», e la stessa Marina Jarre.
;T discorsi sulla vicenda storica dei valdesi (mentre la Resone Piemonte ha approvato una legge che finanzia iniziative culturali per le minoranze valdese e ebraica, nella ricorrenza deU’Emancipazione) si sono intrecciati con i discorsi
sull’attualità e sul recente passato dell’America Latina. Il pastore Bouchard ha ricordato l’azione della Chiesa valdese in
tavore dei profughi cileni dopo il golpe del 1973 e naturalttiente la presenza valdese nell’area rioplatense. Nel frattempo a Consiglio regionale del Piemonte sì è costituito parte civile nel processo che riguarda gli italiani desaparecidos.
Ita 1^1
capi
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I
non essere uno stato laico;
ma il concetto di «laicità» implica comunque a mio avviso
un discorso molto più ampio. Credo cioè che non ci
siano dubbi sul fatto che con
«stato laico» non si intenda
soltanto e semplicemente
«stato non confessionale».
Non credo cioè che con «laicità dello stato» si debba intendere una pura e semplice
autonomia dello stato e della
società civile daH’ingerenza
ecclesiastica: penso sarebbe
riduttivo interpretare il concetto di «laicità» (e non «laicismo»!) unicamente in senso a-religioso.
Credo che il senso della laicità vada esteso a tutte e esperienze della vita umana:
laicità intesa come concetto
che rifiuta ogni integralismo,
laicità come metodo che rifiuta di utilizzare posizioni
ideali per «picconare» gli altri
e per acquisire potere, ma
metodo con cui si propongono valori senza imporli, si testimoniano valori senza pretendere privilegi e si è rispettosi delle verità e delle idee.
Fermo restando che «laicità
dello stato» significa anche
«stato non confessionale», significa anche autonomia dello stato e della società civile
dall’ingerenza ecclesiastica.
Domenico Manaresi
Bologna
' Martiri del
nostro secolo
Impegno, la rivista trimestrale deirUnione cristiana
delle giovani che dà notizie
sull’attività delle Ywca-Ucdg
del mondo intero, pubblicava nel n. 4 (ottobre-dicembre
1997) una mia recensione
sull’interessante libro di Rosetta Loy La parola ebreo (Einaudi, 1997). Persecuzioni,
cronache agghiaccianti, rappresaglie. Tra le vittime ricordavo padre Maximilian Kolbe, polacco, e Dietrich Bonhoeffer, pastore e teologo luterano tedesco, citati da Riforma (n. 45/1997) «in quando ad essi saranno dedicate
due delle dieci statue di martiri cristiani che verranno sistemate sulla facciata ovest
delTAbbazia di Westminster».
Solo in questa fine settembre, leggendo in ritardo Réforme, settimanale protestante francese, del 30 luglio,
apprendo che dal 1° luglio
scorso quelle dieci nicchie
vuote poste al di sopra della
porta delTAbbazia sono «abitate» dalle statue di martiri
cristiani del XX secolo. «Idea
sorprendente e rallegrante»,
scrive Réforme. Sorprendente: «La Chiesa d’Inghilterra
avendo voluto incidere nella
pietra il fatto che nel secolo
che sta per finire vi siano stati più cristiani che in alcun
altro periodo della storia della Chiesa, a difendere la loro
fede. Si tratta di personalità
cristiane, e non solo anglicane, che testimoniano come
l’oppressione e le persecuzioni di cui sono state vittime
esistano ancora oggi in Europa, in Africa, in Asia, nel sub
Cattivo giornalismo su Clinton e la «religione battista)
L'etica sessuale? Leale e responsabile
Pubblichiamo il testo inviato sotto forma di lettera al direttore del quotidiano «Il Gazzettino» in
merito a un articolo sul caso Clinton.
Caro direttore, intervengo in qualità di
rappresentante dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia per alcune precisazioni in merito all’articolo apparso ieri (21 settembre 1998) a firma del sessuologo dott.
Gabriele Mercuri sul suo giornale. NelTarticolo si afferma che il presidente Glinton
avrebbe tirato fuori per difendersi dall’accusa di aver avuto relazioni sessuali con Monica Lewinsky la circostanza che «per la religione battista - riporto testualmente - non è
il rapporto orale un rapporto sessuale proprio, ma improprio, e quindi egli non avrebbe detto bugie». L’articolista continua chiedendosi cosa voglia dire «sesso improprio, a
proposito di sesso orale per quella religione»
che afferma di non conoscere. Poi continua
riferendosi alla «religione cristiana», intendendo la Chiesa cattolica romana, con tutta
la sua casistica in tema di morale sessuale.
Le chiese cristiane evangeliche battiste (sì,
anche le chiese battiste sonò cristiane!) non
hanno una posizione universalmente condivisa in materia di etica sessuale, non riconosconq infatti alcun magistero, e certamente
non usano fare sottili e pretestuose dlstinzio
ni fi'a diversi tipi di relazioni sessuali. I membri delle chiese battiste basano in linea di
massima le proprie convinzioni in materia di
etica sui principi di libertà, lealtà e responsabilità, principi desunti da una lettura critica
e non fondamentalista della Bibbia, Antico e
Nuovo Testamento. Ciò non vuol dire che
non esistano anche fra i battisti, come fra le
altre denominazioni cristiane, atteggiamenti
fondamentalisti e moraleggianti in alcuni
gruppi. Ma tali tendenze non sono maggioritarie e non possono essere generalizzate.
Posso dire comunque che nella loro lunga
storia di quasi quattro secoli le chiese battiste non hanno mai elaborato delle casistiche
per classificare i peccati, sessuali o di altro
tipo. In positivo posso aggiungere che la sessualità è considerata dai battisti, come dai
protestanti in genere, come un dono da vivere con responsabilità, certamente, ma anche con gioia. La presenza nella Bibbia del
Cantico dei cantici, poema d’amore dalla
forte carica erotica, ha impedito che si sviluppasse una tradizione sessuofobica nelle
nostre chiese.
Non entro nel merito della questione Clinton-Lewinsky perché credo che essa non mi
riguardi.
posi. Arena Mq^e/- Napoli
continente indiano o nell’America del Nord non meno che nel Sud...».
Oltre a padre Kolbe e
Bonhoeffer possiamo ricordare tra gli altri martiri la
granduchessa russa Elisabetta, assassinata dai bolscevichi, la missionaria presbiteriana Esther John uccisa nel
Pakistan dal fratello musulmano, Martin Luther King,
pastore battista negli Usa,
militante per i diritti civili e
la nonviolenza assassinato
nel 1968, monsignor Oscar
Romero, assassinato nel Salvador. Se, «al di là delle loro
chiese e delle separazioni
teologiche, questi testimoni
ardenti rendono concreto e
visibile l’ecumenismo delle
chiese», essi giustificano il
rallegrante di cui sopra.
Liliana Ribet - T orino
Errata corrige
In riferimento all’articolo
comparso nello «Speciale Sinodo» che ripercorreva il ministero dei pastori andati in
emeritazione, occorre precisare che il pastore Enos Mannelli ha svolto il proprio servizio anche a Carrara e La
Spezia dal ’73 al ’78, a Intra,
Luino, Domodossola e Omegna dal ’78-’81 e ancora a
Campobasso, San Giacomo
degli Schiavoni, Guglionesi e
Pescolanciano dal 1988 al ’94,
e a Vasto-San Salvo e diaspora altovastese dal 1994.
V Grazie!
Nell’impossibilità di rispondere a ciascuno personalmente, il past. Piero Bensì
ringrazia di cuore i tanti fratelli, sorelle, amici che gli
hanno fatto pervenire messaggi di solidarietà, di augurio
e di affetto fraterno, tutti molto graditi e incoraggianti.
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20
PAG. 1 2 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 2 OTTOBRE l99Si
' Secondo il rapporto annuale della Federazione internazionale di Fielsinki
19 paesi europei violano la libertà di religione
Lb maggior parte delle violazioni si riscontra nei paesi ex comunisti dell Europa
orientale^ ma vengono segnalati anche tre paesi delEEuropa occidentale
■r
Iff Realizzato dalla Fondazione battista!
«Progetto dì riconciliazione!
fra gli adolescenti di Tirana
Secondo la Federazione internazionale di Helsinki per i
diritti umani, diciannove paesi europei violano la libertà di
religione, e le minoranze religiose di alcuni paesi dell’Europa dell’Est si trovano oggi
confrontate con difficoltà
maggiori di quelle che incontravano sotto il regime comunista. La redattrice del rapporto annuale 1998 sui diritti
umani di quella Federazione
ha spiegato che la tutela della
libertà religiosa era sempre
più minacciata in tutta l’Europa perché i governi dei
paesi dell’Est e dell’Ovest
adottavano un «atteggiamento identico» per rafforzare le
religioni tradizionali a spese
delle minoranze.
Il rapporto comprende inchieste sui diritti umani
compiute in 41 paesi. Le violazioni delle libertà religiose
riguardano ben 19 paesi: Albania, Armenia, Austria, Azerbaigian, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Georgia, Grecia,
Kazakistan, Kirgikistan, Lettonia, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Moldavia,
Norvegia, Romania, Russia,
Turkmenistan, Uzbekistan,
Jugoslavia (compresi Kosovo
e Montenegro).
Europa orientale
Sedici ex stati comunisti si
trovano fra i paesi criticati
dal rapporto per le loro violazioni delle libertà religiose.
La Federazione, che ha sede
a Vienna, ha dichiarato che la
controversa legge russa del
1997 sulla religione «violava
chiaramente le garanzie costituzionali della libertà di
coscienza e dell’uguaglianza
dei cittadini di fronte alla legge qualunque sia la loro religione». 11 rapporto aggiunge
che le pressioni che vengono
esercitate sulle minoranze religiose sono molto forti anche in altri paesi, soprattutto
ortodossi e musulmani. In
Armenia, tutti i culti minoritari sono limitati da una legge
del 1997 e nel Montenegro i
pubblici poteri «trattano la
Chiesa ortodossa serba come
una chiesa di stato, sottomettendo così gli altri gruppi religiosi alla sua autorità».
Anche nel Kazakstan, dove
la maggior parte dei cittadini
sono musulmani sunniti, i riti cristiani sono stati limitati
da quando i capi musulmani
hanno dichiarato che la reli
Un congresso di evangelici battisti a Mosca
gione cristiana non deve essere praticata pubblicamente
in uno «stato islamico». La
Federazione ha spiegato che i
controlli ai quali è sottoposta
la registrazione legale dei
gruppi religiosi sono sempre
più discriminatori affermando di avere delle prove che
tali problemi sono seri in diversi paesi, dalla Macedonia
all’Uzbekistan.
In Lettonia, il ministero
della Giustizia ha registrato
37 gruppi religiosi per la prima volta nel 1997, ma ha rifiutato uno statuto legale ad
altri 22. In Turkmenistan, tutte le chiese cristiane sono state informate che «il loro vecchio statuto è stato revocato»
in virtù di una nuova legge.
La redattrice del rapporto,
la finlandese Paula TscherneLempiainen, ha detto che i diritti delle associazioni religiose si stanno riducendo contemporaneamente a quelli
delle minoranze nazionali. Ha
aggiunto che le difficoltà di
molti piccoli gruppi dell’Europa dell’Est sono ormai più
gravi che durante il periodo
comunista: «In Europa dell’
Est, la gente ora ha la possibilità di agire e di organizzarsi ha affermato -. Ma i compiti
quotidiani necessari alla loro
sopravvivenza e la sensazione
che le cose non siano molto
migliorate in questi ultimi
dieci anni allontanano la sua
attenzione dal problema dei
diritti della persona».
Europa occidentale
Fra i paesi occidentali, il
rapporto fa rilevare che una
legge austriaca del 1997 vieta
nuove «religioni riconosciute
dallo stato» diverse dalle 12
già esistenti. Le chiese che
vogliono essere registrate devono ormai aspettare sei mesi per ottenere uno statuto legale, mentre occorrono soltanto sei settimane per le associazioni ordinarie. I corsi
obbligatori di istruzione religiosa introdotti nelle scuole
norvegesi nel 1997 «non hanno tenuto conto del fatto che
la Norvegia si sta evolvendo
verso una società multireligiosa», prosegue il rapporto.
In Grecia, dove il 97% dei
cittadini sono considerati come membri della Chiesa ortodossa, protestanti e cattolici romani sono vittime della
discriminazione che colpisce
anche le altre religioni minoritarie. Nel 1997 quattordici
chiese evangeliche sono state
accusate di praticare senza
autorizzazione, e diverse sono state perseguite in virtù di
una legge che vieta il «proselitismo».
Paula Tscherne-Lempiainen ha annunciato che diversi paesi dell’Unione europea stanno preparando leggi
per rafforzare lo statuto delle
religioni tradizionali, limitando i gruppi più modesti
come i Testimoni di Geova.
Ha aggiunto che il rafforza
mento dei regolamenti nei
paesi d’Europa dell’Ovest è
«una caratteristica nuova»
degli ultimi due anni e che
nessun paese può essere «citato in esempio» per il suo rispetto della libertà religiosa.
«Guardando verso l’Est non
si vede sempre ciò che succede all’Ovest - ha dichiarato -.
In realtà, le tendenze sono
del tutto simili, e dovremmo
prendere questi problemi
molto più sul serio. Ma l’opinione pubblica occidentale è
sempre più egoista. La maggior parte delle persone si
preoccupano dell’ingiustizia
solo quando ne sono esse
stesse vittime».
La Federazione di Helsinki,
che deve il proprio nome
all’Atto finale di Helsinki del
1975, conta 34 comitati nazionali e segue l’evoluzione
dei diritti umani grazie a fondi dell’Unione europea e di
vari governi.
Il caso della Bielorussia
Il rapporto spiega che la
Federazione ha di recente
dedicato un’attenzione particolare alla situazione dei diritti della persona in Bielorussia, in Slovacchia e nell’ex
Asia centrale sovietica. Ha inviato una missione in Albania
e sostiene attivamente l’applicazione degli Accordi di
pace di Dayton del 1995 in
Bosnia-Erzegovina. Aggiunge
però che i casi indicati vengono menzionati solo a titolo
di esempio e che i paesi non
citati non devono essere considerati come innocenti di
ogni violazione dei diritti della persona.
Fra i problemi generali di
violazione dei diritti, il rapporto cita la brutalità della
polizia, la paralisi dei sistemi
giudiziari e l’ostilità nei confronti dei rifugiati. Anche se
le violazioni dei diritti si verificano in tutti i paesi europei,
la Federazione è attualmente
molto preoccupata dalla situazione in Bielorussia dove
l’autorità della legge non esiste più e dove i diritti più elementari vengono violati.
Il problema
della pena di morte
Partecipavano a un convegno sulla globalizzazione
Blitz della polizia svizzera contro 50 stranieri
SAVERIO GUARNA
SULLA base del testo del
«progetto di riconciliazione» approvato e finanziato
dal Servizio rifugiati e migranti della Fcei, e approvato
successivamente dalla Fondazione battista di Tirana, è
stato realizzato nella capitale
albanese dalla metà di maggio alla fine di luglio 1998 un
programma educativo inteso
a dare un contributo alla formazione di ragazzi e ragazze
albanesi sulla problematica
dei diritti umani, del rispetto
reciproco, della tolleranza e
della composizione dei conflitti. In questo quadro sono
stati svolti corsi articolati in
due classi di studio della lingua inglese a due livelli, una
classe di studio della lingua
italiana e una classe di educazione fisica. L’intero programma è stato organizzato
e eseguito con piena disponibilità da personale albanese docente qualificato.
Gli scolari, di età compresa
fra i 13 e i 16 anni, sono stati
reclutati nelle scuole medie
di Tirana, dove il direttore didattico Bektash Shametaj ha
presentato il progetto. La selezione dei candidati ha accolto una sessantina di scolari fra gli oltre 150 aspiranti,
tenendo conto in primo luogo delle precarie condizioni
economiche delle famiglie di
provenienza degli stessi e
quindi dell’opportunità di
avere rappresentate nelle
classi le diversità sociali, etni-'
che, religiose e di genere. 1
genitori e gli scolari medesi-,
mi sono stati informati fin;
dall’inizio della presenza e?
della disponibilità durante le
ore di lezione di un assistente
sociale, il signor Beni Osmani, al quale potersi rivolgere
in caso di difficoltà economiche o di altro genere.
Le due lezioni settimanali
di un’ora e mezza ciascuna
per ogni classe si sono svolte
nelle ore pomeridiane nelle
aule del Centro battista, gli
scolari hanno frequentato le
lezioni con diligenza e profitto. Durante la cerimonia conclusiva, i circa 60 ragazzi e ragazze che hanno terminato i
corsi hanno dato prova del
profitto conseguito e hanno
chiesto, insieme ai genitori,
di avere la possibilità di continuare i corsi alla riapertura
dell’anno scolastico e hanno
espresso i loro ringraziamenti alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia per
l’iniziativa realizzata. 1 corsi,
inizialmente previsti per la
durata di un trimestre pieno,
sono stati conclusi con due
settimane di anticipo, a fine
luglio, a causa del caldo estivo eccessivo e della prevista
partenza di molti scolari con
le loro famiglie per le vacanze
estive ai primi di agosto.
Dell’iniziativa sono stati
informati il ministro perla
Cultura e il sindaco di Tirana.
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11 27 agosto scorso, alle 7,30
del mattino, 40 poliziotti svizzeri hanno fatto irruzione a
Coligny, vicino a Ginevra, nel
Centro in cui si stava svolgendo un seminario internazionale sul tema: «Globalizzazione e Resistenza». Cinquanta
partecipanti, provenienti da
17 paesi, sono stati prelevati e
portati in commissariato per
oltre due ore. Fra questi c era
anche una bambina ucraina
di sei anni. La maggior parte
di loro è stata poi rimessa in
libertà, ma quattro sono stati
trattenuti per altre cinque ore
e sono stati rilasciati solo a
condizione di lasciare il territorio svizzero entro quattro
giorni. Un quinto è rimasto
detenuto.
Il seminario era stato organizzato per discutere la globalizzazione dell’economia e
il suo impatto sulle popolazioni e sull’ambiente, nonché
gli sforzi dei popoli per rivendicare il controllo sulle pro
prie esistenze. Fra i relatori vi
erano economisti internazionali, giornalisti, rappresentanti di movimenti popolari,
militanti di organismi di difesa dei diritti umani e di altre
organizzazioni non governative. Fra questi la ben nota
economista Susan George,
presidente dell’«Osservatorio
della mondializzazione», la
quale ha protestato per questo blitz della polizia, chiedendo Fimmediato rilascio
dei detenuti.
Il blitz ha fatto seguito a
una settimana di controllo
poliziesco, anche con l’uso di
elicotteri, e di visite da parte
di poliziotti in divisa e in borghese. Quando una delle partecipanti al seminario ha
chiesto a un poliziotto: «Non
è illegale quello che state facendo?», quest’ultimo ha risposto: «Sì, totalmente». Diversi poliziotti hanno fatto
commenti razzisti, sessisti e
antisemiti. Prendendo uno
dei passaporti sequestrati,
uno di loro ha detto| «Oh,
questo è ebreo!». Un’operatrice sociale del Bangladesh
che era stata appena svegliata è stata trattata in modo
particolarmente offensivo.
Uno scrittore britannico ha
detto: «Sono ancora sotto
shock. Sembra che ora, in
Svizzera, sia un delitto discutere le nostre comuni esperienze circa problemi e soluzioni globali». Un giornalista
ucraino ha commentato:
«Pensavo di essere venuto in
un paese modello di democrazia». Un militante nepalese per la difesa dei diritti
umani ha riassunto i sentimenti del gruppo in questi
termini: «Per me è impensabile che una tale azione della
polizia, in violazione dei diritti umani, abbia potuto verificarsi nella stessa città che
ospita la sede centrale della
Commissione dell’Onu per i
diritti umani». (Cec info)
Il rapporto spiega inoltre
che molti paesi fanno pressione sul loro governo affinché venga ripristinata la pena
di morte, a disprezzo delle risoluzioni del Consiglio d’Europa. L’applicazione della pena capitale negli Usa ha contribuito a diminuire «il potere
dell’America in quanto esempio morale capace di ispirare
paesi giunti di recente alla
democrazia». Paula Tscherne-Lempiainen ha aggiunto
che i governi rimettono a volte in discussione le accuse
generali della Federazione,
ma non le sue dichiarazioni
basate su fatti precisi. Ha sottolineato che la voce delle
chiese è «estremamente importante» per informare l’opinione sui diritti della persona
e che ritiene che i responsabili religiosi debbano fare pressione sui governi con più forza. «Anche se la gente non
pratica sempre una religione,
la maggior parte rimane tuttavia membro di una comunità religiosa che difende il
valore proprio dell’essere
umano», ha aggiunto.
Fra i responsabili della Federazione di Helsinki, vi sono
Yuri Orlov (presidente onorario) e Io Benkow (presidente).
I membri del Comitato consultivo sono Karl Johannes
von Schwarzenberg, Lord
Dahrendorf, Timothy Garton
Ash, Anton Pelinka, Jacques
Rupnik e George Soros, (eni)
Saverio Guarna con alcune bambine del Centro battista di Tirana
Il processo è iniziato il 24 agosto
Aliati Boesak non ha più soldi
per pagare i suoi avvocati
Il 24 agosto scorso è iniziato, davanti alla Corte suprema di Città del Capo il processo contro Allan Boesak, ex
pastore della Chiesa missionaria riformata olandese ed
ex presidente dell’Alleanza
riformata mondiale. Boesak
deve rispondere di 32 capi di
imputazione (12 per truffa e
20 per furto) per un ammontare di 1,1 milioni di rand
(circa 300 milioni di lire). Secondo l’accusa, Boesak si sarebbe appropriato di fondi
versati alla Fondazione «Pace
e giustizia» (di cui era direttore) da parte di varie agenzie
internazionali tra cui la
«DanChurchAid» delle chiese
danesi. Tali fondi erano destinati a programmi di aiuto
alle vittime dell’apartheid.
11 21 settembre però, i due
avvocati di Boesak si sono ritirati perché il loro cliente
non era più in grado di pagarli. L’avvocato Mike Maritz
ha infatti annunciato alla
Corte suprema il proprio ritiro e quello del secondo avvocato perché l’assistenza finanziaria fornita dall’Ufficio
di assistenza giuridica istituita dallo stato per le persone
non in grado di assicurar
spese della propria '
pagava soltanto 3.000 ra
(483 dollari) al giorno mem
l’onorario quotidiano di
ritz è di 6.000 rand ai qu^i
aggiunta una tariffa .
600 rand. Boesak 9“up
di trovare nuovi avvocati c
accettino onorari infenon.
In un’intervista
Boesak ha denunciato «
cospirazione di malafede, o
spirito di vendetta e lo zeio
politico» delFUfficw d‘
stenza giuridica. D alua F
ha dichiarato che «tut^.
persone» ilfLo
sa, ivi compresi 1 Un j
delitti economici ede h ^ J
piuto l’inchiesta, laP
procuratore
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dell’apartheid <*6 da °
anni cercano di disKUgh^j
anni cercano u* mi». In una conferenza
i». In una conies-pa, Boesak ha pre^
pa, BoesaN 11» co
lui e la sua fanugj gene,
stretti a dipendere a ,
rosità di alcune persali,
vivere: ha detto m j.jpostF
sua unica „residenti
nella persona del pi ^
Mandela. Il pt°^ (eni
rinviato al 17 ottobre.
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