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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
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Anno IX - numero 49 - 21 dicembre 2001
ISPIRITUALITÀI
Una storia quacdiera di Natale
acuradiANNAMAFFEI
Messaggio di Natale del moderatore
detta Tavola valdese
■I
Í 1
■ BIBBIA E ATTUALITÀB
LA FEDE CHE
VINCE LA PAURA
«£ l’angelo disse loro: Non temete!»
Luca 2, 10
IN questo periodo un sentimento
prevale su tutti, un’atmosfera di
minaccia indistinta eppure avvertita
come reale: la paura. Facciamo finta
di non pensarci, di parlare d’altro, di
esorcizzarla in qualche modo, ma
tutto risulta vano. Avvertiamo la minaccia, eppure non riusciamo a controllarla. Se analizziamo con attenzione i vari settori della nostra vita,
quel fantasma appare sempre e dovunque, talvolta in forme subdole e
indistinte, talaltra in forme più nitide ed evidenti. L’ignoto ci spaventa,
l’impalpabile ci disorienta. Si tratta
di un sentimento che ormai pervade
tutta la nostra attività, si è insinuato
nei nostri rapporti umani, nelle nostre parole, nei nostri pensieri. E poiché la paura è cattiva consigliera, ecco che pensieri, parole e azioni sono
determinati da questa paura, nascono da questo terreno di cultura e ne
riflettono il segno.
Barriva il Natale, la celebrazione
di un momento gioioso, la memoria di un evento che è per sua natura festoso. Dobbiamo celebrare il
Natale con la paura? o con le riserve
mentali (sarà pure festa, ma...)? oppure dobbiamo dividere i giorni della festa da quelli «normali» e viverli
come se fossero tra parentesi, sospesi
ed estraniati dalla storia? Dimenticare per un giorno paure, minacce e
fantasmi vari, per poi ritrovarli dopo
che la festa è passata? Ammesso e
non concesso che questo sia possibile, ma che Natale sarebbe? E poi, la
parola dell’angelo varrebbe solo per
il giorno di festa? È troppo poco e
molto riduttivo. Le parole dell’angelo non sono un invito che noi, con
Una scusa o l’altra, possiamo cortesemente rifiutare. Le parole dell’angelo
di Natale servono a sgombrare il terreno da ciò che impedisce di vedere
chiaramente e quindi di vivere pienamente e liberamente. Non sono
parole che producono automaticamente ciò che annunciano, ma che
chiedono di essere ascoltate.
^ON temete! Questo annuncio
* arriva fino a noi, e chiede di esiste preso sul serio nella sua radicali e nella sua pienezza. Si tratta di
un invito per sgombrare il campo
i^a paura, dalla minaccia e dal pencolo. Sembra dirci che non è possimle vivere le proprie giornate ispiI I osi soltanto al timore. Sgombraj m vostra mente e il vostro cuore
u Sentimenti opprimenti e angoOsi. Si può vivere anche in modo
'’orso che non sotto il condizionaunto della paura. Perché la paura
d^j^^ohiave le coscienze, ci defrauavv'l e della gioia di vivere,
jr^.ona tutti i rapporti umani e ci
in un vortice amaro e senza
dall- ^Sni risposta dettata
Uost ^ sempre sbagliata.
i no.stri pensieri e le i
La
(|.»*^ioni non devono essere dettate
fjc * P^ora. Le parole dell’angelo ci
Rio/ Pnò vivere nella
solidarietà e nell’accettadiverso, e ci indicano la diprendere. Costituiscono
r.,j indicatore, la vera prepaalla festa. Sono i veri con
nioitg^' Natale, non l’albero e le
nei sfavillanti e i tanti rumori.
Domenico Tomasetto
La radiofonia è entrata prepotentemente nel nostro tempo e lo ha trasformato
Cento anni fa, la radio
Il nuovo strumento di comunicazione è stato ampiamente utilizzato per comunicare
anche la «notizia evangelica». L'esperienza del «Culto radio» curato dalla Fcei
Gli studi di Radio Beckwith evangelica
In occasione del centenario della
trasmissione dei primi segnali radiofonici a opera di Guglielmo Marconi -il 12 dicembre scorso - abbiamo
chiesto l’intervento che segue al pastore Eugenio Rivoir, che per diversi anni
ha curato il «dialogo con gli ascoltatori» nella trasmissione «Culto evangelico» a cura della Fcei su Radiouno.
La «novità» della radiofonia entra
nel nostro tempo e lo trasforma; una
volta di più si può dire quel che è
stato detto tante volte nel secolo che
è appena terminato: da allora tutto è
profondamente cambiato. Le scoperte entrano di prepotenza nelle vite di tutti e le trasformano. Pochi se
ne accorgono all’inizio, ma un po’
alla volta tutti si rendono conto dei
profondi cambiamenti avvenuti. La
comunicazione acquista dimensioni
Fine del Ramadan
Auguri Fcei agli
islamici d'Italia
In occasione della festa per la fine
del Ramadan del 14 dicembre, la Federazione delle chiese evangeliche
in Italia (Fcei) ha inviato una lettera
di auguri ai principali esponenti della comunità islamica in Italia. «Questo Ramadan - scrive il presidente
della Fcei, Gianni Long - è caduto in
un momento tragico: daH’ll settembre la situazione mondiale si è fatta
ancora più grave e difficile e spesso,
quel che più ci addolora, violenze e
ritorsioni sono state giustificate nel
nome di Dio. Musulmani, cristiani e
credenti di altre fedi, uomini e donne di buona volontà sanno che questa manipolazione della religione è
impropria e blasfema. Anche per
questo, come evangelici, siamo impegnati a proseguire sulla strada del
dialogo e dell’incontro». (nev)
diverse: le distanze sono cambiate, i
tempi diventano diversi, le informazioni diventano un elemento collettivo. Strumenti nuovi esigono adattamenti: devi imparare a vivere con i
mezzi che ti sono dati. Una nuova
professione appare: l’«opèratore radiofonico». Ma in mezzo a chi si prepara e lavora per adoperare bene lo
strumento radiofonico, una quantità
di persone si impadronisce delle tecniche e le adopera improvvisando.
Ci vorrà molto tempo perché si possa distinguere tra trasmissioni e
semplici rumori.
Come per tutti gli altri strumenti di
comunicazione, ben presto qualcuno cerca di servirsi della radio per
comunicare «la notizia evangelica».
La domanda è pressappoco questa:
come posso fare in modo che molte
Immigrazione e asilo
Critiche al ddl
del governo
Nelle ultime settimane una rappresentanza delle organizzazioni religiose e laiche che si occupano di asilo e
immigrazione, tra cui il Servizio rifugiati e migranti della Fcei, ha avuto
un’audizione presso la 1 Commissione affari costituzionali del Senato e
successivamente un incontro con alcuni rappresentanti dell’Ulivo sul disegno di legge sull’immigrazione,
che dovrebbe cambiare importanti
parti del «testo unico», del luglio
1998. «Obiettivo del nostro lavoro di
questi mesi - spiega la coordinatrice
del Servizio rifugiati e migranti Fcei,
Annemarie Dupré - è di migliorare la
legislazione sull’immigrazione e ottenere una legge separata sull’asilo.
Purtroppo temiamo che sarà difficile
raggiungere tale obiettivo nell’attuale situazione politica». (nev)
(foto G. Alabiso)
persone siano raggiunte dalla predicazione? La radio è vista come strumento di evangelizzazione, che può
raggiungere molte persone contemporaneamente nei posti più diversi.
Fino al giorno d’oggi capita df aprire
(o accendere, come si dice spesso)
una radio e di sentirsi aggrediti da
imbonitori di ogni tipo di messaggio
(religioso, ma anche politico, culturale, economico). Si è scoperto ben
presto l’uso della propaganda (la
pubblicità è l’anima del commercio).
Più volte la Federazione delle chiese evangeliche in Italia ha invitato le
persone interessate all’annuncio e
all’ascolto radiofonico a riflettere sui
problemi posti da questo strumento.
Una quindicina di anni fa un conve
Segue a pag.7
Valli valdesi
Nuovi confini
per le AsI
La Regione Piemonte, alle prese
con l’esigenza del risparmio, progetta
un ridisegno delle Aziende sanitarie
locali. Dopo l’accorpamento delle tre
Ussl del Pinerolese (42, 43 e 44) nella
Asl 10, si dovrebbe ora arrivare a un
dimensionamento che farebbe coincidere ogni azienda con un bacino di
400.000 abitanti. Con chi sarebbe accorpata Pinerolo? con Orbassano?
con Moncalieri? Qualcuno propende
per l’istituzione di una «Asl alpina»
(Pinerolo e Saluzzo). In realtà le linee
portanti del progetto stanno altrove e
gli effetti di tale tendenza avrebbero
come primo risultato quello di mettere in un angolo i rapporti tra Asl e enti
locali. Altri problemi sorgerebbero
per il rapporto fra Asl e ospedali.
Apag. n
Sk^ posti di lavoro a risxttio
di DAVIDE ROSSO
■■■ L'OPINIONE ■■
SI DICE
NATALE
Sondaggi e interviste dicono che il
Natale che sta per giungere non sarà
poi tanto sobrio: in calo i viaggi
all’estero, conseguenza della paura
dell’aereo, che però da settembre limita anche molte attività lavorative; nel
complesso, forse proprio per sfuggire
all’angoscia, abbonderanno ancora
una volta spumanti, tacchini. Babbi
Natale, e come ogni armo storceremo
il naso di fronte a manifestazioni a
volte banali e predisposte con intenti
commerciali. Ma è giusto liquidare in
questo modo luci e colori che si affasteUano lungo le nostre strade?
Si dice Natale e si pensa ai bambini:
le scolaresche preparano recite e canzoni, i Comuni mandano gli operai a
piazzare gli abeti; le associazioni di
categoria addobb^o i negozi e i loro
volontari, intabarrati con gualdrappe
rosse e barbe bianche; da paesi strani
arrivano a coppie i suonatori di zampogna, forse un po’ troppi per provenire tutti da quelle località. In genere i
più piccoli si divertono, e i grandi di
riflesso, accompagnandoli a vedere gli
strozzapalloncini. Si pensa ai bambini, e in genere si pensa a come vaccinarli nei confronti del Natale sberluccicante e fatuo. Eppure...
È difficile far digerire le reprimende
con cui si spiega loro che quelli sono
soldi sprecati, che altrove si muore di
fame; si rischia di apparire dei censori
con l’unico scopo di bloccare le corse
verso quegli omini rossi e le loro barbe. Bisognerebbe chiedersi se ciò che
noi offriamo ai più piccoli sia un’alternativa valida: è giusto spiegare che dietro alle luminarie di Natale c’è soprattutto esteriorità; ma, detto questo, dietro agli incontri che organizziamo, e
alle ottime intenzioni che li animano,
ci sono poi sempre quell’autenticità di
rapporti e quella disponibilità verso il
prossimo di cui lamentiamo l’assenza
nel Natale «consumista»? Davvero nelle nostre case non alberga la corsa al
prodotto firmato? all’ultima novità
tecnologica? Siamo così superiori agli
agit-prop della cioccolata c^da?
So bene che nella maggior parte delle case e delle nostre chiese il Natale è
vissuto all’insegna del raccoglimento,
e dell’«essenziale», cioè del messaggio
di gioia, ben preparato in tempo d’avvento. Ma è così giusto instillare nella
mente di bambini e ragazzi la convinzione che ciò che accade nelle nostre
case e nelle nostre chiese sia da Contrapporre a ciò che accade, per le strade e a scuola, dove Jingle Bells si canta
come qualunque altro jingle, ovvero
«musichina» pubblicitaria? Non basta
che i bambini siano costretti a diffidare degli sconosciuti (il che è necessario
e drammatico), perché dietro ogni viso
all’apparenza dolce si può nascondere
un pedofllo o uno spacciatore di ecstasyì E lecito e costruttivo dipingere come orrendo e negativo tutto ciò che sta
fuori del nostro nido? È lecito abituare
i ragazzi a vedere, in chi sorride e cerca
di farti sorridere, sempre e solo un imbonitore 0 peggio? Si può crescere nella diffidenza? Non è meglio spiegare il
vero senso del Natale affiancandolo a
ciò che di buono può venire da una
cioccolata calda o da un palloncino
strozzato? È proprio vietato cogliere
l’occasione di un crocchio ridanciano,
magari superficiale, per unirsi a quelle
risate e poi con calma, a casa, ritornarci su e aggiungere a quella voglia di
compagnia i significati più profondi
che ci stanno, a ragione, tanto a cuore?
Alberto Corsani
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 21
dicembre 2
«'Gesù era nato
in Betlemme di
Giudea, all’epoca
del re Erode. Dei
magi d’Oriente
arrivarono a
Gerusalemme,
dicendo: ^ “Dov’è
il re dei Giudei
che è nato?
Poiché noi
abbiamo visto la
sua stella in
Oriente e siamo
venuti per
adorarlo”. ^Udito
questo, il re Erode
fu turbato, e tutta
Gerusalemme con
lui. ^Riuniti tutti
i capi dei
sacerdoti e gli
scribi del popolo,
s’informò da loro
dove il Cristo
doveva nascere.
^Essi gli dissero:
“In Betlemme di
Giudea; poiché
così è stato
scritto per mezzo
del profeta:
tu, Betlemme,
terra di Giuda,
non sei affatto
la minima fra le
città principali di
Giuda; perché da
te uscirà un
principe, che
pascerà il mio
popolo Israele”.
^Allora Erode,
chiamati di
nascosto i magi,
s’informò
esattamente
da loro del tempo
in cui la stella
era apparsa;
e, mandandoli a
Betlemme....
'^Allora Erode...
mandò a uccidere
tutti i maschi
che erano in
Betlemme
e in tutto il suo
territorio dall’età
di due anni in
giù, secondo
il tempo del quale
si era esattamente
informato dai
magi. '^Allora
si adempì quello
che era stato detto
per bocca del
profeta Geremia:
'^“Un ^ido si è
udito in Rama,
un pianto e un
lamento grande:
Rachele piange
i suoi figli e
rifiuta di essere
consolata, perché
non sono più”»
(Matteo 2,1-12; 16-18)
L'AMORE È PIÙ POTENTE DELL'ODIO
Il vangelo di Natale vuole innestare nella nostra umanità la pianta dell'amore
pur nella debolezza della figura di un bambino che fugge con la sua famiglia
GIOVANNI ANZIANI
Da alcune settimane sono alla ricerca nella Bibbia di un
messaggio per questo Natale.
Alcuni brani, molto tradizionali,
mi sono sembrati troppo scontati oppure estranei alla situazione dei nostri giorni. Altri testi
biblici mi sono apparsi come
parole straniere, non comprensibili sia per me sia, penso, per
tutti voi, in questo Natale 2001.
La mia ricerca si è poi fermata ai
due testi del Vangelo secondo
Matteo. Qui si racconta della visita a Gerusalemme e a Betlemme di alcuni personaggi venuti
dall’Oriente, e dell’iniziativa di
Erode di andare a Betlemme non
per «adorare il bambino», ma
per sterminare ogni maschio di
età inferiore ai due anni.
1 due episodi vengono descritti
come fatti che realizzano profezie antiche e che hanno come
luogo la città di Betlemme. 11 primo profeta è Michea. Egli annuncia che proprio la piccola Betlemme sarà patria del Principe
della pace, perché la città ha un
nome importante: «Casa di Dio».
11 secondo è il profeta Geremia.
Egli annuncia che Betlemme è
luogo di lamento, un lamento
tanto grande da essere udito nelle altre città della Giudea; un lamento senza consolazione: Betlemme diviene «Casa di pianto».
Cosi dunque, sulla scena della
storia umana, Dio si manifesta
con il dono della pace e della
salvezza nella piccola città di
Betlemme affinché tutti gli uomini e le nazioni possano ricevere un avvenire di speranza. I
magi sono i testimoni di questo
evento. Loro, pagani e studiosi
del movimento stellare, offrono
doni regali ad un piccolo bambino ebreo, come manifestazione
dell’amore di Dio. Anche Erode
manifesta la sua potenza. A Betlemme giungono i suoi messaggeri di morte per trasportare
quella città nel pianto, con lo
sterminio in massa di tutti maschi. Non vi è giustificazione per
questo gesto se non l’arroganza
di un potere malvagio che si
spaventa alla notizia dell’awento di un Principe portatore di
pace. L’amore e la pace fanno
tanta paura ai potenti!
morte viene usata come arma di
conquista e di potenza; la morte viene costruita e spesa per arricchire e per rendere potente
l’economia di molte nazioni; la
morte diviene strumento della
politica internazionale perché si
ha l’illusione di produrre col
tempo giustizia e libertà.
Il lamento di Rachele
Preghiamo
Signore, nostro Dio! Ti sei abbassato per elevarci. Ti sei
fatto povero per arricchirci. Sei venuto a noi perché andassimo a te. Sei stato uomo come noi per farci partecipare alla vita eterna. Tutto ciò per tua libera immeritata
grazia e per mezzo di tuo Figlio, nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
Eccoci riuniti, in presenza di questo mistero e di questo
miracolo, per adorarti, per lodarti, per annunziare e ricevere la tua Parola. Ma sappiamo bene che ne siamo incapaci, salvo che tu stesso venga a dare ai nostri cuori e ai
nostri pensieri la possibilità di elevarsi fino a te. Ti preghiamo perciò di essere in mezzo a noi; Mostraci e, per
mezzo del tuo santo Spirito, aprici la via che conduce a te
affinché vediamo con i nostri propri occhi la tua luce che
è venuta nel mondo e fa’ che in seguito noi diventiamo
tuoi testimoni per tutta la nostra vita. Amen.
Karl Barth, Preghiere
La strage degli innocenti
Tutto n racconto sembra
mettere in risalto l’opera di
Erode perché è la più terribile, e
sembra mettere in ombra l’opera
di Dio. Dio stesso appare come
vittima del progetto omicida. 11
bambino deve scappare, deve rifugiarsi all’estero, mentre molti
bambini sono trucidati senza
pietà. Dio sembra non avere la
forza per fermare Erode, e quella
che verrà chiamata, nella nostra
letteratura, «la strage degli innocenti», confonderà la fede di
molti. Ci si chiederà sempre: Dio
dov’era quando a Betlemme accadevano queste atrocità?
Dio ci appare in questo Natale
come un debole e uno sconfitto!
Quanto è accaduto durante questo anno 2001 e quanto è accaduto dopo rii Settembre a New
York, a Washington, in Palestina,
in Afganistan e in tanti altri scenari di guerra, è manifestazione
di un odio immenso che vive e si
sviluppa nella nostra umanità,
mentre Dio ci appare assente.
Ecco, il nostro Natale, io credo, è «insanguinato» da questo
evento terribile di Erode a Betlemme. Non vi è la stalla con gli
animali e la mangiatoia, come
nei tradizionali presepi europei.
Qui troviamo la brutale forza
omicida di un potente. Questa
forza ricorda la strage dei maschi ebrei, ordinata da Faraone
quando Israele era in Egitto, ricorda la morte dei molti ebrei
durante l’esilio in Babilonia, ricorda gli eventi accaduti nell’
Europa civile e cristiana con la
«shoà». E ricorda a tutti la lunga
serie di eventi più o meno recenti di malvagità omicida.
Voglio esasperare il mio pensiero e voglio porre in risalto
questo evento: esso manifesta la
forza della malvagità, oggi. La
VOGLIO alzare il grido della
fede cristiana sopra tutta la
malvagità di cui ha dato prova
l’uomo nel nostro secolo. Non
faccio un elenco perché non ci
siamo posti in ascolto della Parola di Dio per esaltare la potenza dei potenti. Voglio invece dare voce al pianto, al lamento di
Rachele, sposa di Giacobbe e
madre di Beniamino e di Giuseppe. E con lei dare voce al
pianto di tutti coloro che nel nostro tempo, dalla Palestina all’Afganistan, dagli Stati Uniti
all’Africa e all’Asia alzano il lamento, senza consolazione, per
le loro vite spezzate e le loro case
insanguinate. Dio dov’è nelle
città del mondo seminate di
morte? Dio Onnipotente dov’è
per manifestare la sua giustizia?
«Così parla il Signore: ‘‘Si è udita
una voce a Rama, un lamento,
un pianto amaro: Rachele piange i suoi figli; lei rifiuta di essere
consolata dei suoi figli perché
non sono più”» (Ger. 31, 15)
Rachele non vuole essere consolata, perché? Perché la tragedia di questa umanità è troppo
grande e non è possibile credere
in un avvenire di pace; perché la
malvagità è troppo grande e non
si può più credere in una profonda conversione di questa nostra generazione; perché tutto
intorno a noi ci appare segnato
dalla vittoria di Erode tanto che
speranza e pace sono parole superate e vuote di senso. Non è
possibile superare il giorno del
dolore con un sano ottimismo!
Voglio dare voce a Rachele e a
un Natale colorato del rosso del
sangue innocente versato a causa della pazzia di una umanità
senza più pace! Voglio alzare
questa voce perché non si dimentichi che la nostra umanità
è incapace di distruggere le lance per trasformarle in aratri dimenticando come si fa la guerra.
Voglio alzare questa voce perché
non si dimentichi, nel tempo
della festa, che Erode giunge a
Betlemme per uccidere!
Che cosa dice ancora il profeta
Geremia? «Così parla il Signore:
"Trattieni la tua voce dal piangere, i tuoi occhi dal versare lacrime; poiché l’opera tua sarà ricompensata”, dice il Signore;
“essi ritorneranno dal paese del
nemico; c’è speranza per il tuo
avvenire", dice il Signore; “i tuoi
figli ritorneranno entro le loro frontiere”» (Ger. 31,16-17). Il
tempo del pianto e del lamento è
terminato. Il tempo della pace e
delle speranza è iniziato. Il bambino sarà Salvatore, Signore e
Principe di giustizia! L’opera di
Dio non è sconfitta dalla prepotenza del malvagio e la luce
dell’amore non è spenta dalle tenebre della morte. «C’è speranza
per il nostro avvenire»! È solo
una espressione letteraria di ottimismo oppure è manifestazione della fede che vince l’odio di
questa umanità?
Il Vangelo di Natale
QUI sta la grandezza del nostro amore e della nostra fede in Gesù Cristo perché il Signore non dimentica gli atti di Erode, né dimentica il pianto di Rachele, né allontana da sé le preghiere del nostro vivere senza
conforto. Egli opera con potente
braccio per costruire, nella umanità di dolore, un sentiero di
gioia e di luce. Il Vangelo di Natale vuole innestare nella nostra
umanità la pianta dell'amore pur
nella debolezza della figura di un
bambino che fugge con la sua famiglia. E questo vangelo annunzia che Dio è presente nella storia nostra tanto da fermare gli
omicidi e da fermare la malvagità che è in noi.
A Betlemme Dio vince perché
l’amore è più potente dell’odio e
perché la luce vince la notte della
malvagità. A Betlemme, nella miseria di un popolo annientato,
Dio vince offrendo se stesso e
l’amore in Gesù Cristo affinché
ogni popolo e ogni nazione possa avere vita in abbondanza. Il
Vangelo di Natale costruisce nelle nostre case un vero tempo di
festa e di gioia perché apre il nostro futuro ad una pace nuova,
non costruita con gli inganni e le
armi, ma con il dono di se stessi.
Costruisce un nuovo tempo di
speranza per un futuro di pace
nell’amore di Gesù Cristo, nostro
Signore. Noi tutti siamo parte di
questa opera di amore e di pace
e possiamo rallegrarci! Amen!
(Terza di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
Il testo appartisi
tradizione di Matteo
parte di un blocco L ■
vo (cap 1-2) riguardai
genealogia, la naso,
l'infanzia di Gesù *
gelista apre in questo**^
do il suo racconto
a Gesù Cristo affonv,
il fatto che questi d?J
pitoli non tentano di
prire tutto il periodo^ Zumo
anni del Gesù bambi°^
adolescente, ma
mostrare che fin
“rcaiKn
messe dell'Antico Te?
mento e colui nel 3 «tre. Qua!
tutti i popoli pongotoj
loro speranza» (Cowlteria ® P‘
T£ttnÌ0ÌÌ^ €
Soprattutto si pongonolRL „ ,,
evidenza gli interventi c'eranebl
Dio protettore, e con, .fflincii
promesse si adempio, zo perciò
nonostante gli ostacolidi tóalche c
potere malvagio rapp^ Llie e il
sentato proprio da Erode di’ansin
Grande. Dio dirigegi, face
venti in modo da evita.
che le di questo moni
perverso possano impedì ™ : ‘
la missione di Gesù. ’fiellaser
Un particolare devej
sere sottolineato: i con .fOUio fri
nui riferimenti alle pap |t§ettima
dei profeti, in particola« se. Sebb
profeti Michea e Gereiii .non cons
Il primo ricorda come lomeun]
nascita del Messia deN fo dienti
avvenire a Betlemme« «avachei
nostante sia una città* di
nosciuta e di scarsoiau^
resse religioso. Il seco|
0ai
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jibraha
ritardo
del SUOR!
tje e di ti
interpreta con il lame#V „ „
di Rachele il pianto pei e
strage di tanti bambini pUientai
opera dei soldati di Ero u*
il Grande. Abbiamod ^avafare
diversi profeti che meli ^entimii
no a fronte l'intervento LuPerch
Dio (il giungere del Prà |uellama
pe della pace) e l'inter» ladre - c
to di Erode (la mortei fd ogni
maschi). Nella meditazio ioppia il
si vuole esasperare ile« .gj^batl
flitto tra questi due intA* venti e sottolineare«
proprio l'opera di Eri
sembra essere quella
terminante la storia«
na. Dio appare assenti
Betlemme! Certo metti ^ «Bella c
in salvo il piccolo Gesù,I inunpae
quanti saranno i baà pstiano!:
trucidati da Erode? tosuanoi
Un tentativo di attuai |er un at
zazione è quello di ato Itgyj jg,
tare la forza di questo(|^gj
flitto tra l'opera di »
to tra la nostra fede, lai i®
l'opera di Erode; il coni
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stra festa per il Natale
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stro tempo sempre se} < «ospiro
ti dalla malvagità e di irorare.«^
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In un racconto, la testinnonianza pacifista di questo nnovimento cristiano
Una storia quacchera di Natale
0c notte di Natale una minoranza religiosa, oggetto di pregiudizi, con un gesto simbolico
cerco di portare pace e serenità alle famiglie che hanno perso un congiunto in guerra
Abraham Woodhouse era
in ritardo e lo sapeva. Il sole
^tramontato quando aveva
^ la cima della collidelia bella vista
Kuo'^paese illuminato dal
^ W ^ ^ ^ ^
lec
candele che erano accese
sui davanzali di tutte le finejKe. Quasi tutte, perché non
c'erano candele nella panetteria e pasticceria della sua
'ongonolfeiniglia^tne“^ Ma
tervent ¡c'era nebbia quella sera e coe comt alinciava a nevicare. Il ragaz^empio« zo perciò non vide altro che
istacolii, Moalche cima di albero senza
10 lappi, jflgiie e il vapore che usciva
da Erodi i^’ansimare del suo respiro.
'^'9® 9i't ,sto facendo tardi» pensò a
de eviti, nn tratto e corse in negozio.
„ doveva fare altre consegne
'quella sera.
■e deve« ^ Natale era un
to- i COI iie™° frenetico, come tutta
alie pard la settimana, per i Woodhou'articola« se. Sebbene da quaccheri
e Gereiaì inon considerassero il Natale
la come iomeun giorno speciale, i lossia ded ro clienti sì e questo signifilemmei ava che si moltiplicavano gli
a città! igrdini di pane di tutte le forcarso ili g forte di tutti i tipi. Il
11 H'"'’ andava avanti quasi
aambini pimentando il forno, inforiti di Eto piiii’ decorando. A lui tocliamod pava fare le consegne per i
che mett ^enti migliori,
tervento f «Perché - aveva chiesto
I del Prii |uella mattina Abraham a suo
' l'intem Jjadre - ci sono due candele
nnortei ogni finestra?». «È una
leditazi) |oppia illuminazione, una
i! 'perle battaglie vinte e una per
ueUe ancora da vincere. La
g jjl lisissima vittoria per cui prequellai ® aspettano prima
itoria ui ^el 1815 è quella di Welling; asserti incontro Napoleone»,
to metti f «Bella cosa per cui pregare
0 Gesù,i in un paese che si definisce
1 i bamS ifistiano!» aveva commentade? te sua nonna, abbandonando
di attua per un attimo l’impasto cui
lo di ara itayg lavorando. «Questo
S“‘*"<^lsoldat°
e- il coni j ®^fr® ''^dove e altri orféde.lai P Parigi a New York.
Natali ^afri vostri nemici! Dawenti dell TO un terribile spreco»,
ipre se} Sospirò e ricominciò a lajità edi Wrare. «A Filadelfia c’erano
,re «ros «ozzine di mendicanti, chi
gamba, chi’ con
opa (lei ttnocchi solo, reduci dalla Ri
liti innoa '1»' „ i miei occhi,
delle at ^ peccato, dico io».
Signora Lamb
asto vm quella che poteva solo
moto a* '«re una conversazione fra
particolare
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" b'''® ^fabe capita. Ad Abraham
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Dio*'" ‘8io''■ag"
essoel' EaÌ,! nonna
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olo e 'feu,v„ n® aitta quacchera di
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;laudio^ .¿¡dò fl raoof **?ghilterra»,
'■ l®."bogli un
Noi odiamo
■0.®'*' ^swP .y^bitori». Abrah
;Andate a Filadelfia: o
idiamo
stretto Abrah
e stava per reagi
re, quando sentì l’imperiosa voce di sua nonna chiedere: «Che cosa sta succedendo?», Il ragazzone rosso di capelli scappò via gridando:
«Bastardi quaccheri! Spaccheremo stasera i vetri di tutte le vostre finestre».
«Ti sei fatto male?» domandò la nonna. «No» rispose Abraham, pensando con
un pizzico di vergogna al desiderio che aveva avuto di
reagire al colpo ricevuto.
«Andiamo presto ad avvertire
papà che chiuda le imposte»,
aggiunse. Quando arrivarono
al negozio però la mamma e
il papà stavano già spazzando via i pezzi di vetro rotti: «È
la sesta volta che<ci capita
quest’anno». Succedeva ad
ogni celebrazione di vittorie
militari. Era il prezzo per la
testimonianza di jìace. Su
questo gli anziani della comunità erano stati categorici:
niente illuminazione per
questo tipo di celebrazioni.
«Hai notato, Marta - sussurrò la nonna a sua madre il
nastro nero intorno alla candela alla finestra di Margareth Newhouse? Deve essere
per la morte di suo figlio Jack.
Come farà adesso con altri
quattro figli e il marito via,
pure lui per la guerra?». La
nonna aggiunse quasi fra sé:
«Un altro nome per la mia lista di dolci».
Dopo aver aggiunto legna
per il fuoco Abraham corse
via per un’altra consegna e
visitando le case di tanti non
poteva nascondere un pizzico di invidia per quelle celebrazioni cui era estraneo, con
tutti quei dolci, ciambelle, feste, regali e decorazioni. An
che per la loro famiglia sarebbe stato un giorno un po’
diverso. ,Col negozio chiuso
avrebbero condiviso un buon
pasto e il papà avrebbe a tavola letto, come ogni anno, il
racconto evangelico della natività. La nonna avrebbe ripetuto che Cristo vive dentro di
noi e che per questo Natale
dovrebbe essere tutti i giorni.
Eppure Abraham capiva che
questo non era tutto. C’era
ogni anno in quel giorno
qualcosa di segreto che coinvolgeva sua nonna e che non
aveva mai capito bene. Prima
di tutto nei giorni precedenti
la nonna metteva gradualmente da parte dei dolci e ne
faceva dei pacchetti, poi la
mattina di Natale la nonna
non c’era mai, ritornava quasi a ora di pranzo affaticata e
infreddolita. Quell’anno Abraham ruppe il silenzio e le
chiese se poteva andare con
lei. «Se vuoi - rispose la nonna - ma sappi che ti devi alzare molto presto, molto prima
dell’alba». «Ci sarò», assicurò
Abraham. Non fu facile svegliarsi così presto anche perché il suo sonno era stato interrotto due volte dal rumore
di bottiglie scagliate contro la
facciata della sua casa, accompagnato da sonore imprecazioni. Comunque ben
imbacuccato uscì con sua
nonna trasportando grosse
ceste piene di pacchetti. Il lavoro era molto semplice, si
trattava di camminare e posare dietro alcune delle porte
un pacchetto. Nonostante lui
fosse più di mezzo secolo più
giovane di lei, Abraham faceva fatica a tener dietro il passo di sua nonna. «Come fai a
sapere dove andare?» chiese
Abraham. «Le donne sanno. rispose - Ne parliamo alle
riunioni delle donne e poi...
ricordo quali finestre hanno il
nastro nero».
A un certo punto, .stava albeggiando appena, la nonna
gli disse «Questo portalo tu,
proprió lì, in quella piccola
casa laggiù». Contento di poterle fare questo piccolo servizio e un po’ emozionato,
Abraham si incamminò nella
semi oscurità ma proprio
mentre stava posando il pacchetto incespicò in una pietra. Non cadde ma fece molto
rumore. Dopo qualche secondo qualcuno aprì la porta
di scatto mentre lui cercava
di allontanarsi velocemente.
Vide però per un momento
alla luce della lanterna un
volto che gli parve conosciuto. «Hai visto chi era?», chiese
la nonna. Ci rifletté solo un
momento e poi rivide la sagoma del ragazzo dai capelli
rossi. «Sì, il ragazzo che mi ha
colpito». «Hai notato qualche
altra cosa?». «Beh, candele,
alla finestra». «E poi, più nulla?». Facendo uno sforzo di
memoria, rivide il nastro nero intorno a una candela. «È
per suo padre,- piegò sua
nonna - morto due mesi fa’
nelle Fiandre».
«Sbrighiamoci - aggiunse
la nonna -, abbiamo ancora
una dozzina di soste da fare.
La guerra è stata lunga, ma
agli occhi del mondo Natale
dura poco». Abraham seguiva
la nonna in silenzio pensando che altre candele sarebbero state accese quella stessa
sera e forse altri vetri sarebbero andati in frantumi. Forse di nuovo anche per mano
dello stesso ragazzo dai capelli rossi... O forse no. Forse
lo aveva riconosciuto, forse
come era successo a lui anche la rabbia di quel ragazzo
si era un po’ calmata. Forse ci
sarebbe potuta essere pace in
terra, almeno fra loro due.
Gli anziani della comunità
non gli avrebbero permesso
di mettere una candela alla
finestra per questa sua piccola vittoria. Ma quando a casa
sua avrebbero acceso le candele per la cena, se lo sarebbe
ricordato. Quella sarebbe stata l’illuminazione quacchera
per quel Natale. Forse non
tanto importante per come il
mondo misura le cose. Ma
tanto importante per lui.
(libero adattamento di uria
storia quacchera di Natale
di Chuck Fager, tratta dalla
Home page dei Quaccheri)
I Alcune riflessioni sul Natale
La speranza che fu di
Israele è diventata realtà
NIARISA INGUANTI
La venuta di Gesù in mezzo a noi su questa terra, è
stata salutata da canti di gioia
nonostante la malvagità dei
tempi; infatti anche allora vi
era violenza (ricordiamo Erode che ordina la strage degli
innocenti), vi erano rapinatori (la parabola del buon samaritano celo ricorda), vi
erano anche dei pericoli (perciò i pastori vegliavano di
notte le loro greggi).
Il cantico di Maria, il cantico di Zaccaria, il cantico di
Simeone e quello famoso degli angeli dimostrano che terra e cielo si uniscono nel lodare il Signore. Perché? Perché la speranza millenaria di
Israele è diventata una realtà,
perché la profezia di Isaia si è
realizzata, perché i cieli si sono aperti e Dio, dopo un lungo silenzio, è ritornato a parlarci e ad essere presente e
vivente nella nostra storia
nella persona di Gesù, perché
sia pure in mezzo al frastuono e alla confusione di questo mondo, Egli partecipa ai
nostri dolori e alle nostre
gioie, alle nostre sofferenze e
alle nostre prove, alle nostre
amarezze e alle nostre ansie,
ai nostri affanni, alle nostre
disperazioni e anche alla nostra morte.
L’annuncio degli angeli, in
questi giorni, risuona ovunque: «Oggi nella città di Davide è nato un Salvatore che è
Cristo il Signore». Questo
buon annunzio lo reca un angelo ai pastori, ma non è suo;
l’angelo è solo un messaggero che lo trasmette da parte
di Dio. L’autore è Dio e poiché Dio ama tutto il mondo.
Con la venuta di Gesù, Dio ha
gettato un ponte tra lui e noi,
con Cristo sono giunti a noi il
perdono e la salvezza. L’amore di Dio non discrimina nessuno, la sua bontà è assoluta.
*' La concezione del Natale secondo la «Società degli annici»
Pensando a Gesù dovremmo fare un mondo più semplice
I grandi magazzini, le luminarie, le folle indaffarate
contrastano con la silenziosa
casa dei quaccheri di Dresda. La sala di preghiera non
ha simboli alle pareti, né decorazioni: «Sarebbero distrazioni in una stanza in cui
l’attenzione è rivolta all’interno di noi stessi», dice l’anziano Earnest Foist, quacchero consapevole, come lui
stesso si definisce, entrato
cioè nella «Società degli amici» (questo il nome giusto
del movimento) da adulto.
Egli guarda allo stress del
Natale da un diverso punto
di vista. «Per 365 giorni 1 anno dovremmo ricordare i valori associati al Natale. Dobbiamo ricordarci della nascita di Gesù ma soprattutto di
quello che ha insegnato nella sua vita». Ma come farlo.
«Prima di tutto rinunciando
all’idea che vivremo per
sempre... Su questo dovremmo lavorare molto. Poi
bisogna anche pensare al
mondo come dovrebbe essere non come è diventato. E il
mondo dovrebbe essere più
semplice. Le persone vivono
oggi in un isolamento molto
maggiore di prima. Io ho 75
anni e ricordo quanto fosse
più facile una volta relazionarsi semplicemente con la
gente, essere accolti».
La «Società degli amici» è
un movimento religioso fondato nel 17'’ secolo in Inghilterra da George Fox; i suoi
membri furono poi chiamati
quaccheri (dal verbo inglese
to quake, tremare) perché
tremavano di emozione durante i loro incontri. Già da
allora non si riunivano in
chiese cosiddette «established», ossia nelle chiese di
stato, anglicana in Inghilterra o presbiteriana in Scozia,
ma in semplici sale di incontro; oggi come allora non
prestano giuramento e non
portano armi, in osservanza
rigida del dettato evangelico.
I culti sono per lo più periodi
di meditazione silenziosa, il
silenzio rotto eventualmente
(e non necessariamente) solo
dalle preghiere o esortazioni
di coloro che ritengono di ricevere in quel momento la
parola come «Luce interiore». «Le nostre assemblee sono presiedute da un anziano
- spiega ancora Foist Noi
discutiamo di tutto ma prendiamo una decisione solo se
c’è l’unanimità. Altrimenti rimandiamo, fino al momento, se c’è, in cui siamo tutti
Tutti siamo rinchiusi nel peccato e quindi a questa universalità del peccato corrisponde l’universalità della
grazia di Dio e questo deve
essere per ognuno di noi fonte di grande consolazione.
Un annunzio di grande allegrezza dice l’angelo. Come è
possibile essere allegri quando si hanno tante preoccupazioni per resistenza quotidiana, o quando, come nella presènte situazione del mondo,
la paura di ogni tipo di guerra
serpeggia tra gli uomini, le
donne e anche tra i bambini? L’allegrezza di cui parla
il Vangelo non è creata da
noi, non viene da noi; la nostra allegrezza dura poco: basta a volte solo un contrattempo 0 una contrarietà e la
perdiamo. L’allegrezza di Dio
è qualcosa di profondamente
diverso, è un dono della grazia di Dio e del suo amore e
perciò nessuna situazione
può essere disperata quando
la grazia di Dio è vicina.
La gloria va a Dio e tutto
quello che noi facciamo va
fatto alla sua gloria. Anche gli
angeli non si attribuiscono
nessun merito ma glorificano il Signore.
Pace in terra: questo è l’augurio che gli angeli fanno a
noi uomini e donne di questa terra. Oggi la pace è invocata da milioni di esseri umani, in vari punti della terra
si spara e si muore: muoiono
grandi e bambini, la fame e
la siccità imperversano, le
malattie e lo spettro della miseria spaventano.
Ma la pace è un dono, un
valore inestimabile e allora
come chiesa del Signore non
limitiamoci ad essere soltanto «messaggeri» di pace ma
cerchiamo di essere «facitori»
di pace. Gesù ha detto: «Beati
quelli che si adoperano per la
pace poiché essi saranno
chiamati figlioli di Dio».
convinti». In questo modo
interpretano la ricerca della
guida divina. Non c’è una
dogmatica stabilita o una
confessioni di fede. «Credo dice ancora Foist - che la cosa più importante nell’insegnamento di Gesù è la compassione ed è anche questa
una delle cose che si sta perdendo. Lo stesso Natale è diventata una festa capitalistica piuttosto che religiosa se è
vero che i negozi fanno due
terzi del loro incasso in questa stagione. L’economia di
mercato mette continuamente l’accento su ciò che
dovremmo avere piuttosto
che su ciò di cui abbiamo bisogno». Una piccola eccezione però anche Foist la fa: in
questo giorno scambia un
piccolo regalo con suo figlio
e sua nuora. (Anna Maffei)
Una poesia
del Mahatma
Gandhi
Quando dispero
ricordo
che attraverso la storia
le vie di verità e amore
hanno sempre vinto.
Ci sono stati tiranni,
e assassini,
e per un tempo
possono sembrare
invincibili,
ma alla fine
cadono sempre.
Medita su questo...
sempre.
Mahatma Ghandi
^wlto ^^adìo
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
L. 10.000
L. 20.000
L. 20.000
4
PAG. 4 RIFORMA
E
VENERDÌ 21
dicembre 2oq,
Messaggio di Natale del Segretario generale
del Consiglio ecumenico delle chiese
Viviamo in un mondo senza pietà
dove sempre più gente si sente presa
in trappola. Il tempo e il denaro esercitano un dominio spietato e traggono la propria onnipotenza dalla rarità. Il tempo è denaro, dicono. Coloro che hanno molto denaro non hanno mai tempo e i poveri, che hanno
tempo, non hanno denaro. Hanno
però bisogno di denaro per vivere,
prendono quindi in prestito e si trovano presi nella morsa implacabile
del debito.
Ci dicono che in un mondo di penuria, la concorrenza è il modo migliore per ottenere di più. Essa ubbidisce alla regola spietata che divide il
mondo in vincitori e in perdenti. Poiché il tempo e il denaro sono rari,
vince colui che è più veloce o che offre di più. Coloro che sono troppo
lenti o che hanno poco da offrire vengono eliminati dalla corsa, esclusi. In
un mondo di competizione, non c’è
molto per proteggerli.
Dove il denaro domina, quasi tutto
diventa raro. Quando il potere e persino la giustizia possono essere comprati, i poveri non hanno più molte
risorse. Ancora una volta, non ci sono
che vincitori e perdenti.
Quando il denaro la fa da padrone,
persino l’esigenza di giustizia diventa
un fattore di costo. I potenti stanno attenti a non presentare scuse per paura
che vengano chiesti loro indennizzi fi
nanziari. In quanto a coloro che non
hanno nulla da perdere, essi possono
in certi casi estremi optare per la violenza al fine di attirare rattenzione e
far valere i loro diritti, il che li espone a
rappresaglie senza pietà.
E in questo mondo spietato che «la
grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata» (Tito 2, 11). È
lo stesso Dio che Mosè ha iricontrato.
«Dio misericordioso e pietoso, lento
all’ira, ricco in bontà e fedeltà» (Esodo
34,6) e che il salmista loda come colui
che «non ci tratta secondo i nostri
peccati, e non ci castiga in proporzione alle nostre colpe» (Salmo 103, 10).
Dio evenuto a vivere in mezzo a noi
per liberarci dal régno inesorabile del
trionfo e del fallimento, dal giogo deb
la competizione e della rarità.
Ecco il messaggio di Natale: «E la
Parola è diventata carne e ha abitato
per un tempo fra di noi, piena di grafia e di verità: e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria di unigenito
da Padre... Infatti, dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto grazia su
grazia» (Giovanni 1,14-16).
Il nostro mondo non sarà salvato
per una concorrenza accresciuta di
fronte alla rarità ma per la grazia e la
misericordia. La grazia di Dio, che è il
suo vero essere, si è incarnata in Gesù
Cristo. La grazia di Dio prevale sulla
legge della rarità e rompe la logica
spietata delle rappresaglie. Dio non ci
misura con il metro della riuscita, del
valore o del potere. Egli dà e perdona
generosamente, senza contare, e ofife
la vita in abbondanza (Giovanni 10,
10), soprattutto ai perdenti del nostro
mondo senza pietà.
In questo Natale, possiamo noi ricevere dalla sua pienezza «grazia su
grazia»!
pastore Konrad Kaiser
Riunione (del Comitato italiano per la Cevaa-Comunità (di chiese in missione
Un «missionario» africano andrà a Mezzano Inferiore
FRANCO TAGLIERÒ
Nel corso della sua riunione autunnale il Comitato italiano per la Cevaa
ha discusso di alcuni temi
che erano già stati presi in
considerazione nel corso del
dibattito sinodale. Tra questi,
particolare attenzione ha ricevuto il programma missionario di Mezzano Inferiore,
che consiste nell’azione di un
«missionario» africano che
coordini il lavoro e l’attività
delle comunità di stranieri
evangelici che si sono formate nella regione emiliana. 11
presidente del Comitato permanente deirOpcemi, pastore Benecchi, ha sollecitato la
Cevaa ad assumere l’iniziativa in vista della ricerca della
persona adatta, il cui profilo
riguarda soprattutto la mobilità e l’apertura al lavoro in
un ambito interconfessionale
e interculturale. A metà gennaio è in programma una visita a Mezzano e dintorni da
parte del segretario della Cevaa responsabile dello scambio di persone il quale, accompagnato dal Comitato
italiano, potrà rendersi conto
della fattibilità del progetto e
della sua importanza.
Un secondo argomento
toccato dal Comitato è quello attinente ai rapporti con le
chiese membro e con l’organismo comunitario. Nei primi mesi del 2002 si terranno
in Sicilia e a Torre Pellice, rispettivamente, le riunioni
della Commissione giustizia
e diritti umani e della Commissione di accompagnamento dei programmi missionari: anche queste saranno, per le chiese locali coinvolte, preziose occasioni per
entrare sempre più e meglio
nella dinamica della Cevaa.
Si è conclusa da poche settimane la visita dell’équipe
Cevaa alle valli valdesi e
mentre prosegue proficuamente lo scambio e la collaborazione tra l’Ospedale
evangelico di Torino e quelli
del Camerún gestiti dalla
Chiesa evangelica di quel
paese, già altre iniziative sono allo studio. In particolare
preme al Comitato suscitare
all’interno delle nostre chiese valdesi e metodiste una riflessione sulla missione oggi.
affinché le attività di aiuto e
di sostegno che vengono sviluppate, anche ma non solo
con il finanziamento deU’otto per mille, siano sostenute
da una maggior consapevolezza missionaria.
Naturalmente il Comitato
ha preso in esame anche
l’aspetto finanziario della
partecipazione alla vita della
Cevaa, constatando che non
ancora tutte le chiese hanno
fatto pervenire alla Tavola
valdese la loro contribuzione: essere membri della Cevaa significa anche assumersi, come chiesa e come comunità locali, la responsabilità del funzionamento attraverso il versamento dell’impegno annuale approvato
dall’ultimo Sinodo.
La «Bahnhofsmission» è una (Jelle attività (jella (diaconia delle chiese in Germania
Controversia sull'assistenza ai senzatetto nelle stazioni
L’assistenza offerta ai senzatetto da parte delle organizzazioni religiose è al centro di una grande controversia in Germania. Molti senzatetto, che scelgono le stazioni
ferroviarie per trovare calore
e riparo, ricevono spesso l’assistenza della Bahnhofsmission, un’agenzia ecumenica presente in un centinaio di stazioni tedesche.
Nelle ultime settimane il direttore delle Ferrovie, Helmut Mehdorn, ha dichiarato
più volte di volere impedire
l’accesso delle stazioni ai
senzatetto. L’azienda sta preparando un programma tendente a garantire «il servizio,
la sicurezza e la pulizia» nelle
stazioni, e la presenza dei
senzatetto può, secondo lui,
perturbare l’applicazione di
questo programma.
La controversia è scoppiata
quando un giornale ha scritto
che il direttore delle Ferrovie
intendeva allontanare il servizio di assistenza nelle stazioni. Anche se ha smentito
questa informazione, l’azienda ferroviaria ha precisato
che Mehdorn era perplesso
sul fatto che la Bahnhofsmission, che usufruisce di locali
messi gratuitamente a disposizione da parte dell’azienda.
distribuisse pasti nelle stazioni ai senzatetto e ai tossicodipendenti. Tali attività dovrebbero svolgersi altrove, ritiene l’azienda che si dice
pronta ad aiutare l’agenzia a
trovare locali adatti. D’altra
parte, essa riconosce che la
Bahnhofsmission ha compiuto «un lavoro ammirevole e
che l’azienda ferroviaria deve
garantirle locali accettabili».
L'offerta di aiuto ai viaggiatori costituisce la maggior
parte delle attività della Bahnhofsmission. Essa però distribuisce anche caffè, pane e
un rifugio d’urgenza ai senzatetto. Nelle stazioni di Berlino e di Francoforte, fornisce
anche pasti caldi. Diversi
rappresentanti di agenzie
umanitarie hanno criticato le
osservazioni di Mehdorn. «Le
stazioni sono luoghi pubblici,
e devono restarlo. Respingiamo l’idea di escludere i senzatetto, gli emarginati e le
persone malate», ha affermato liirgen Gohde, presidente del Diakonisches Werk,
l’organismo diaconale della
Chiesa evangelica di Germania (Ekd), e uno degli sponsor
della Bahnhofsmission. Gohde ha cercato più volte, invano, di incontrare Mehdorn
per discutere la questione.
Un senzatetto in Germania
Per Ute Burbach-Tasso,
portavoce del Diakonisches
Werk, «è nostro compito difendere i gruppi emarginati e
gli esclusi». Essa respinge
l’argomento dell’azienda ferroviaria secondo il quale chi
è senza biglietto non ha nulla
da fare nelle stazioni. «Le
Ferrovie attirano la gente
con la vendita di certi articoli, E i compratori non hanno
biglietti». Di fronte al moltiplicarsi delle proteste, Mehdorn ha incontrato Manfred
Koch, presidente del Consiglio dell’Ekd. Al temine
dell’incontro essi hanno sottolineato, in una dichiarazione resa nota dall’Ekd, che la
questione dell’assistenza e
dei pasti offerti ai senzatetto e
ai tossicodipendenti va affrontata «sul posto da parte
delle autorità competenti».
Mehdorn ha ribadito che «i
servizi offerti dalla Bahnhofsmission sono al tempo stesso necessari e auspicati. Non
pensiamo di trasferire questi
servizi fuori dalle stazioni o
alla loro periferia. Anzi, la
Bahnhofsmission dovrebbe
poter contare sulla cooperazione delle Ferrovie».
Achim Stauss, portavoce
dell’azienda Ferrovie, ha precisato che «la Bahnhofsmission fa un lavoro stupendo e
necessario. Non abbiamo intenzione di allontanarlo dalle
nostre stazioni. Ma dobbiamo garantire la sicurezza dei
nostri viaggiatori». Intanto, in
una delle principali stazioni
di Berlino, l’azienda ferroviaria ha già messo a disposizione della Bahnhofsmission alcuni locali situati fuori dalla
stazione e riservati specificatamente alla distribuzione di
pasti ai senzatetto e ai tossicodipendenti. (erti)
Consultazione monidiale óe\ Cec
Capire la nuova «guerra
per l'egemonia simbolica
Sulle conseguenze a lungo
termine degli attacchi terroristici dell’11 settembre e dell’azione militare in atto in Afghanistan, si sono confrontati
dal 29 novembre al 1° dicembre scorso a Ginevra rappresentanti delle chiese cristiane
di numerose regioni del mondo, in un incontro organizzato dal Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec). Gli attacchi
alle Torri Gemelle e al Pentagono, ha detto in questa occasione il segretario generale
del Cec, Konrad Kaiser, hanno
generato un nuovo tipo di
guerra: combattuta per conquistare «egemonia simbolica» prima ancora che territori
o risorse economiche. «I nostri comuni strumenti di analisi politica, sociale ed economica - ha detto Kaiser - sono
inadeguati a comprendere la
natura del presente conflitto».
Ma proprio questa dimensione simbolica costituisce una
specifica sfida per le chiese,
dal momento che proprio la
religione è «la maggiore portatrice di simboli».
Obiettivo dell’incontro non
era principalmente di formulare dichiarazioni comuni o
creare un piano immediato
di azione per le chiese, ma in
primo luogo di comprendere
il senso politico degli eventi
degli ultimi mesi. I pgj;
panti hanno quindi condii
so le diverse prospettive re
gionali sulla situazione inter
nazionale, centrando la d'
scussione su numerose aree
Fra queste, il tema deUa™„
vernance» globale e del dì^t
to internazionale, della sicn
rezza globale, dei diritti mnj
ni: in particolare su questi
tema Bertrand Ramchatan
alto commissario per i dirit«
umani alle Nazioni Unite, ha
sottolineato l’indivisibilità d
diritti umani, pace e sicurez.
za e l’imperativo di rafforzare
i diritti umani in ogni area
colpita dal conflitto.
Sulle conseguenze umanitarie del conflitto in Afghanistan Elizabeth Ferris, delio
staff del Cec, ha affermato che
questioni come le mine antiuomo, l’intreccio fra intervento militare e umanitario,
le difficoltà nell’assistenza a
profughi e rifugiati, sono tutti
problemi tipici di un conflitto
ma diventano più che mai
evidenti nel caso dell’Afghanistan, dove si sta giungendo a
una gravissima crisi umanitaria. Sviluppare un’«etica degl
interventi umanitari» deve essere una delle priorità perii
Cec e per le chiese. (
DAL MONDO CRISTIANO
Il segretario generale della Firn, Ismhael Noko
Dignità deiruomo al primo posto
VIENNA — «La dignità dell’uomo viene prima dei vantaggi economici»: lo ha dichiarato il segretario generale della
Federazione luterana mondiale (Firn), pastore Ismhael,
Noko. Parlando alla facoltà di Teologia dell’Università di
Vienna, Noko ha sottolineato l’ambiguità di molti dei risultati della globalizzazione se esaminati secondo gli standard
della giustizia e dell’etica. «Credo - ha concluso - che la posizione che le chiese dovranno prendere circa il mercato
globale sarà una delle sfide più grandi per la loro testimonianza in questo nuovo secolo». (nevUwi]
Dichiarazione ufficiale della Chiesa d'Inghilterra
Sì agli esperimenti a scopo terapeutico
LONDRA — Prosegue nelle chiese il dibattito sugli esperimenti effettuati dal Laboratorio americano Advanced celi
technology che ha ottenuto un «nuovo tipo di entità biologica» dall’immissione di cellule somatiche in una cellula
uovo. Secondo una dichiarazione ufficiale della Chiesa
d’Inghilterra (anglicana), si tratta di un esperimento orientato in senso terapeutico (produrre cellule per il rinnovamento degli organi) e non di un passo verso la clonazione
umana. Come tale può essere accettato, dice la dichiarazione, anche se si sente la necessità di una legislazione piu
specifica in un campo della ricerca così delicato, (nevleni)
liono poi
Sequenze
zadoppii
lasequen
comprei
ido-C(
to-Pace;
Ìincipio;
)io-Crea
la seque
livangeb
ri Passio
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La quarta
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iQuando»
l’arco
dio geog:
.svolta fin
i Campagna di evangelizzazione in Nigeria
Folla di oltre un milione di persone
IBADAN — Forse un record l’incredibile folla (1 milionee
300.000 persone) che alla fine dello scorso novembre ha
ascoltato all’aeroporto di Ibadan (Nigeria) la predicazione
dell’evangelista tedesco Reinhard Bonnke. Nel corso di una
campagna di evangelizzazione di cinque giorni è stato calcolato che circa quattro milioni di persone hanno partecipa"
to alle riunioni del predicatore luterano. (nev/K
I Secondo la «World Christian Encyclopedia»
Due miliardi di cristiani nel mondo
Secondo la prestigiosa World Christian Encyclopedia, »
mondo nel 2000 i cristiani erano 1 miliardo 999
564.000, i musulmani 1 miliardo 188 milioni 243.000, glDU
811 milioni 336.000, i buddisti 359 milioni 982.000. Ne
classifica seguono gli etno-religiosi (228 milioni 367.000) e^
ebrei (14 milioni 434.000). Gli agnostici vengono calcolati
768 milioni 159.000 e gli atei in 150 milioni 90.000.
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Chiesa luterana della Corea
Una chiesa piccola ma attiva
SEOUL — La Chiesa luterana della Corea (Lek) ha
dicembre un nuovo presidente, Lee Hong Youl, 47 anni, ;
nel suo primo discorso ufficiale ha spiegato che
caratterizzare la sua presidenza con un forte impulso a
tività missionaria locale, il consolidamento delle
zioni giovanili e il rafforzamento dei ministeri pastorali ^
minili. Piccola (3.000 fedeli) ma attiva, la Lek è membro
Federazione luterana mondiale dal 1972.
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21 DICEMBRE 2001
PAG. 5 RIFORMA
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Il volume «Navigare nella Bibbia» edito dalla Claudiana e dalla cattolica Elledici
filavigare, che passione! E che avventura!
^¡trotto di un percorso quanto mai piacevole e istruttivo nelle vicende principali della Bibbia
Qttraverso novantasei voci disposte In ordine alfabetico e sapientemente illustrate a colori
tìMigare, che passione! E che avvenralÈ una navigazione inconsueta ma
^ mai piacevole (oltre che istruttialla quale ci invitano, sulla
'iella e agile nave a vela (disegnata
'“v 3)> quattro esperti nocchieri, cioè i
Mto’ti del volume Navigare nella Bibm da poco uscito presso il collaudato
“ ' editoriale Claudiana (valdese) e
__ (cattolica). È una navigazione
„¡¡ le parole principali della Bibbia dimstein ordine alfabetico. L’opera si
" quindi come un dizionario, ma
è una storia illustrata che ab
braccia l’intera vicenda biblica dell’inizio dell’universo (vedi «creazione») fino
ai nuovi cieli e alla nuova terra (vedi
«Apocalisse»).
Le lettere dell’alfabeto italiano ci sono
quasi tutte: mancano la Lì, la Q, la U e la
Z. Sotto 17 lettere sono raccolte le 96 voci
del dizionario: sotto la P ce ne sono 13,
sotto la G12, mentre sotto la N ce ne sono 2 e sotto la T una sola. Ma ecco l’originalità della rotta inventata dai nostri
quattro audaci nocchieri: non si naviga
banalmente da una lettera all’altra, come si potrebbe pensare trattandosi di un
dizionario, ma da una voce a un’altra, e
poi ancora a un’altra, e a una quarta, a
una quinta, e così via, finché non le si
percorre tutte e si avrebbe voglia di continuare ancora. Non è l’ordine alfabetico
che le collega una all’altra, ma il filo rosso della storia di Dio con il suo popolo e
con l’umanità. «Un dizionario che si può
leggere come una storia» affermano i curatori a p. 7: non «si può» ma si deve leggerlo così, non c’è altra lettura possibile,
se veramente si vuole navigare e non accontentarsi, per restare nell’immagine,
di qualche tuffo qua e là.
PAOLO RICCA
IL volume* è sapientemente introdotto da cinque
belle doppie pagine destinate a chi si accinge al grande
leggio. La prima fornisce le
isfminazioni necessarie sugli
jirumenti della navigazione,
che sono molteplici; ogni
volta si indicano quelli più
idonei a sviscerare un argomento; utilizzandoli sempre,
come si dovrebbe fare, si ottiene su ogni tema affrontato
una panoramica di riferimenti testuali e di letture
possibili, cosicché la navigatone diventa una circumna
La seconda doppia pagina
offre una sintesi grafica delfintero volume invitando il
iettore-navigatore a seguire il
filo rosso che collega più o
meno strettamente le 96 voci
le une alle altre. Queste vendono poi raggruppate in 20
sequenze tematiche nella terpdoppia pagina: a esempio,
la sequenza «Verso la libertà»
comprende le voci Mosè|sqdo-Comandamenti-Patto-Pace; la sequenza «Nel
'tincipio» comprende le voci
io-Creazione-Noè-Babele;
la sequenza «il centro delJivangelo» comprende le voci Passione-Pasqua-Apparizioni del Risorto-Pentecoste.
ha quarta e la quinta pagina.
Intitolate rispettivamente
iÌQuando» e «Dove», delimitano l’arco temporale e il quadro geografico nei quali si è'
.svolta l’intera vicenda biblica.
Iniziamo
la navigazione
brache sappiamo come,
lossiamo iniziare la navigazione. Da dove? Ovviamente
dall’inizio. Ma qual è l’inizio,
par la Bibbia? «Nel principio,
Dio...» leggiamo in Genesi 1,
4 Cominciamo allora dalla
Wee «Dio» che si trova a p.
T4. Gli vengono dedicate 4
pagine illustrate che raffigu
rano il passaggio del Mar
Rosso, il dono della Legge sul
Sinai, delle braccia levate che
erano incatenate e ora solo libere (le catene sono state
spezzate) e la parabola del figliol prodigo in cinque quadri. La scelta è eccellente.
Dio, secondo la testimonianza biblica, è anzitutto colui
che libera l’uomo dalla schiavitù e gli dà la Legge per custodirlo nella fede (tenendolo
lontano dalla superstizione e
dall’idolatria) e nella libertà
(tenendolo lontano da nuove
forme di asservimento, dovute ora non alla mancanza di
libertà ma al suo cattivo uso,
cioè all’incapacità di viverla).
Dio poi, già per Israele e ancora più chiaramente per Gesù, è il Dio che fa grazia, immeritata e incondizionata, ai
peccatori: è U padre della parabola che allestisce un banchetto e fa «gran festa» perché suo figlio «era morto ed è
tornato a vita, era perduto ed
è stato ritrovato» (Luca 15,
24). Il testo espone in forma
stringata è incisiva questo
messaggio, e dice anche molto bene (cioè senza forzature
da un lato né reticenze dall’altro) quale sia stato il rapporto tra Gesù e Dio: dopo la
risurrezione i discepoli «comprendono che Dio è esattamente come Gesù ha detto,
ma soprattutto come Gesù è
stato. Nessun concetto (neanche i più elevati come grazia, amore, misericordia)
può descrivere Dio. Chi vuol
sapere quale sia il volto di
. Dio deve guardare alla vita,
alla morte e alla risurrezione
di Gesù di Nazareth» (p. 77).
Di Dio il testo dice anche che
«è uno» (pagina 76). E la Trinità? Non è dimenticata, anzi
è chiaramente evocata a p. 8
nella sequenza «La nostra fede». Ma siccome nella Bibbia
la Trinità è presente in forma
implicita più che esplicita, il
nostro dizionario, giustamente, la presuppone ma
non la tematizza.
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^ ® nelle foto sopra alcune immagini tratte dal libro
Una lettura
avvincente
Potremmo (se lo spazio lo
consentisse) soffermarci sul
altre «voci» del dizionario. Ne
varrebbe la pena. Da queste
ulteriori verifiche risulterebbe confermata l’impressione
iniziale, nettamente positiva:
Navigare nella Bibbia è un
bel lavoro, la cui lettura avvince e convince. È sostanzioso ma non pesante, informativo ma non pedalate, preciso ma non pignolo. È piacevole da leggere sia perché è
conciso sia perché è illustrato. Un encomio particolare
merita Silvia Gastaldi, autrice
del maggior numero delle illustrazioni, coadiuvata da
Max Cambellotti e Elisa Corsani. Si è raggiunto un bell’equilibrio tra testo e illustrazioni: il risultato è che la
lettura del testo, grazie alle illustrazioni, non stanca, e l’illustrazione, grazie alla qualità del testo, non distrae.
Va da sé che, volendo, su
un’opera come questa si possono fare osservazioni e rilievi di varia natura e peso, di
forma e di contenuto. A esempio, tra le questioni di
forma, ci si può chiedere se
qualificare come «antipatica»
la risposta di Gesù in Matteo
15, 26, .e dire che la donna cananea «impartisce una lezione» a Gesù, che qui «non fa
una bella figura» (p. 105) sia
un modo di esprimersi che
nasce da una comprensione
in profondità dell’episodio o
non piuttosto da una sua lettura rimasta in superficie e
da impressioni epidermiche.
Così pure definire «matto» (p.
167) il seminatore della parabola di Gesù (Marco 4, 1-9) è
quanto meno opinabile. Vi
sono alcune altre espressioni
di questo genere, non proprio felici. Ma si tratta di dettagli. Sul piano dei contenuti
ci si può •chiedere, ad esempio, perché, mentre c’è la voce «fede», non si sono, come
voci a sé stanti, né «amore»
né «speranza» (che non compaiono neppure nell’indice
analitico). Così pure, per fare
un secondo esempio, si può
avere l'impressione che le
cause del conflitto tra Gesù e
la leadership del suo popolo,
e quindi le vere ragioni della
sua morte (al di là dell’accu
sa, inconsistente, che era un
sovversivo), non siano chiaramente esposte. In particolare, il tema del dono della vita di Gesù per gli altri avrebbe potuto essere messo in
maggior rilievo. Una terza osservazione di contenuto può
essere questa: la voce «vita
religiosa» consta di quattro
pagine riccamente illustrate,
che però non contengono alcun accenno alla vita religiosa cristiana, a cominciare dal
culto cristiano, di cui parla a
più riprese il Nuovo Testamento: il discorso appare un
poco sbilanciato in quanto
sostanzialmente ancorato al
solo culto veterotestamentario. Ma si tratta di rilievi marginali, che nulla tolgono al
valore dell’opera.
Navigare nella Bibbia è
un’opera riuscita, geniale
nell’impostazione, felice nell’esecuzione. Contiene tutto
l’essenziale, ben scelto, ben
presentato e ben argomentato. È un’opera che non delude chi la prende in mano, anzi offre più di quanto ci si potrebbe. Del pregio delle illustrazioni s’è già detto. Per il
resto, meritano elogio l’accuratezza dell’informazione
storica, l’equilibrio nella trattazione moderatamente critica del testo biblico, a qualità del discorso teologico.
Gli autori delle «voci» sono
Claire Musatti (21 voci), Thomas Soggin (17), Giovanni
Carrari (16), Fulvio Ferrario
(15), Maria Girardet (10), Eric
Noffke (10), Lidia Maggi (6),
Marco Cisoia (1). I curatori
del volume, ai quali va il merito di averlo ideato, inventando (lo si può ben dire) un
nuovo tipo di dizionario biblico, sono Silvana Colombu,
Silvia Gastaldi, Manuel Kromer e Claire Musatti.
Navigare, che passione:
Navigare nella Bibbia, che
passione! Passione di chi l’ha
progettato e realizzato (e ora
crediamo anche di chi lo leggerà) sia di chi, conoscendo
già la Bibbia, imparerà a riconoscerla e riscoprirla, sia
di chi, non conoscendola ancora, comincerà a esplorarla
e sempre più ad amarla.
(*) Navigare nella Bibbia.
Dizionario bibiico illustrato. To
rino-Leumann, Claudiana-Elledici, 2001, pp. 240, lire 48.000,
euro 24,79.
Il romanzo di Massimo Siviero
Un «noir» ambientato
a Guardia Piemontese
ALBERTO CORSANI
E arduo presentare un libro
quando non se ne può dire più di tanto; nel senso che
un romanzo di impianto poliziesco, a tratti un po’ orrorifico, che forse è più giusto definire come noir, presuppone
la complicità, sotto forma di
reticenza, da parte del recensore. Non si può dire come va
a finire, non si può svelare il
colpevole, e in questo caso
nemmeno quale sia il movente senza far cadere l’impianto
narrativo. Perciò a proposito
del libro di Massimo Siviero*
si può dire che ci interessa innanzitutto per l’ambientazione, quella di Guardia Piemontese, luogo di presenza e
sviluppo della comunità valdese e poi luogo di sterminio
per volontà del cardinale Ghisleri, futuro papa (e anche
santo) Pio V.
Allora fu un eccidio condotto in parallelo in Calabria
e in Piemonte, all’indomani
del trattato di Cateau-Cambrésis (1559); la morte dopo
la condanna, laggiù in Calabria, a portare l’«abitello»,
strascico giallo con croce rossa identificativa dell’eretico
(lugubre antesignano della
stella gialla o del triangolo
viola), per la pressa all’indice.
La ratifica del viceré di Napoli
sarà l’ultimo benestare, il via
libera alla strage. La memoria
sopravvive, di quei fatti, e anche ora che a Guardia Piemontese la presenza valdese
sta nella parlata locale di impronta occitanica e non più
nell’adesione alla fede riformata, essa pesa impalpabile e
latente, finché... qualcosa
non la rimette in circolo.
Quello che ancora si può
dire, nel salutare un libro
scritto con ritmo teso e senza
pause, avvincente e documentato senza ostentare vanti di erudizione, il primo che
coinvolge il mondo valdese in
un genere letterario all’apparenza così lontano dalle nostre tradizioni culturali, è
un’osservazione relativa proprio alla fortuna di libri come
questo negli ultimi anni. Il genere noir («giallo» per l’Italia,
almeno finché si parlava di
poliziesco classico, quello a
enigma, alla Agatha Christie
per intenderci) si è vitalizzato
con una serie di autori (Carlo
Lucarelli, Marcello Pois, e ci
metterei per alcuni aspetti il
Nicolò Ammaniti dell’ultimo
Io non ho paura, Einaudi,
2001) che, obbedendo a delle
leggi di struttura abbastanza
codificate ma anche in qualche modo «malleabili» e adattabili alla bisogiia, danno corpo alle inquietudini della nostra società. Di alcune di esse
è perfino banale parlare: butterei lì, senza una precisa gerarchia, la paura del diverso;
il carattere «infiltrabile» di
una società che cerca di proteggersi dagli estranei con
una privacy di continuo esposta alle violazioni; il senso
di disarticolazione fisica tra
le menti e i corpi o i pezzi di
corpo: non faccio esempi da
macelleria all’ingrosso, prendo atto che scienza e tecnologia prevedono ogni giorno,
per i nostri desideri più o meno confessabili trapianti, esperimenti, nandrolone e sostanze dopanti, ma anche
maschere per Halloween, bicipiti e seni gonfiati...
Soprattutto, credo che la
società che entra nel mondo
noir sia una società dove i
ruoli e le stratificazioni non
sono fisse per più di poche
ore; se il mondo del romanzo
ottocentesco prevedeva ruolo
e gerarchie statiche, in cui il
personaggio come Emma Bovary erano eccezioni tali da
suscitare scandalo, oggi, per
soldi, per aspirazioni, per angosce e mali di vivere, chiunque, in qualunque momento
può sentire il desiderio di iniziare la propria ascesa sociale
o di sprofondarsi nel cupio
dissolvi dell’aberrazione; di
passare da un prestigio riconosciuto in famiglia e sul lavoro all’abisso della perversione o dell’insignificanza.
Anche le situazioni lavorative
si prestano, poiché non solo
più ai livelli bassi ma anche
fra i quadri dirigenziali, da un
momento all’altro può capitare di perdere il posto e di
conseguenza la stima di chi ti
vive intorno (si pensi al film
American Beauty].
Il libro di Siviero, che è nella vita giornalista professionista e ha al proprio attivo altri
romanzi di questo genere^ ha
il pregio di mettere in una
nuova, ulteriore luce, la storia; di farci capire come essa
continui a vivere anche quando sembra essere storia di
morte; di aprirci gli occhi
sull’insondabile profondità
del pozzo che è in noi e che,
in determinate circostanze, è
disponibile ad abbeverarci
ma anche a inghiottire chi gli
passi troppo vicino...
(*) Massimo Siviero: Un mistero
occitano per il commissario
Abruzzese. Torre P.-Torino, Centro culturale valdese-Claudiana,
2001, pp. 240, lire 25.170, euro 13.
Un mistero occitano
PER IL COMMISSARIO
Abruzzese
6
PAG. 6 RIFORMA
venerdì 21
I——
i^icembre
Il filosofo Sergio Givone al ciclo di conferenze della chiesa metodista di Milano
Dio nella letteratura del Novecento
La ricerco di Dio in testi esemplari come il «Dottor Faustus» di Thomas Mann, «L'uomo
senza qualità» di Robert Musil e la novella «Davanti alla legge» di Franz Kafka
PAOLO FABBRI
SERGIO Givone, docente
di Estetica all’Università
di Firenze, autore del romanzo Favola delle cose ultime
(Einaudi) e del recente saggio Eros-ethos (Saggi) ha impostato la sua conversazione
proprio sull’eco destata dai
testi scelti come esemplari di
Thomas Mann, Robert Musil,
Franz Kafka, utilizzando la
lettrice non per vivacizzare
semplicemente l’incontro, ma
per destare nei presenti una
reazione interiore tale da stabilire una base comune su cui
incedere poi razionalmente^
Per Thomas Mann il brano è
dal Dottor Faustus, quando lo
stesso Faust congeda i propri
compagni pregandoli di andare a dormire. Questo invito
è in singolare contrasto con
l’invito di Gesù nel Getsemani
a vegliare, rivolto agli apostoli, mentre il bicchiere di vino
bevuto da Faust con i compagni prima del congedo è chiaramente un rito.
Mann ha scritto il libro a
Los Angeles, avendo come vicino di casa il filosofo Theodor W. Adorno e con lui ha diviso la disperazione derivante
dalla tragedia tedesca della II
guerra mondiale, che fa da
sfondo alla tragedia di un
bambino, amato dal protagonista, che non può comunque
sottrarlo alla morte quando
questi si ammala: il protagonista baratta la sua vita con la
possibilità di scrivere un libro
che rappresenti veramente la
tragedia sua, del bambino,
della Germania, dell’umanità.
Le due tragedie si toccano
nelle loro banalità, nella loro
inutilità senza una soluzione
trascendente. Faust, emblema
dell’uomo moderno, è portato
a negare la speranza, però
Mann non accetta di seguirlo
nella disperazione assoluta,
senza sbocchi e cerca un futuro dove non c’è.
Ma allora che fare del dolore, della disperazione, della
tragedia? Si può tacere, ma
sarebbe tradire, oppure si
può cantare il dolore, come
nella Lamentatio Doctoris
Fausti di Schònberg dove tutte le note, voci del mondo,
hanno lo stesso valore (dodecafonia) e possono esprimere
la decisione di mettersi dalla
parte del male, dove lo si
prende su di sé rinunciando
a qualsiasi possibilità consolatoria, sposando la tesi demoniaca del capovolgimento
pojitivo-negativo. Sapendo
che il negativo non può essere salvato nella prospettiva di
un futuro in cui il negativo
serve a un positivo, così come la guerra non potrà mai
servire a un futuro positivo.
Non c’è dialettica, non c’è
un meccanismo per cui chi
muore risorgerà; questo succede nei riti dionisiaci, non
nella realtà. Qui non è detto
che la morte ha valore salvifico, ma c’è qualcosa di più
cristiano. La speranza emerge come un lieve interrogativo. Così come non c’è un sistema estetico, non c’è neppure un sistema teologico
che giustifichi morte e resurrezione. Faust è la creatura
del dolore, ma dietro al dolore potremmo dire che si scorge la speranza di sperare.
Di Musil si prende una
conversazione dei due fratelli
Agathe e Ulrich da L'uomo
senza qualità. Muove i fratelli
a parlare di religione la morte
di un giovane, morte tremenda e persino ripugnante di
tifo. Anche qui c’è il senso
profondo della inutilità, della
banalità della morte, di fronte alla quale spontaneamente
si va ricercare la lettura dei
Ci sono molti modi di intendere il tema «La ricerca di Dio nella letteratura europea del 900». Uno di questi può essere l’analisi
accademica degli scrittori che hanno, in qualche modo, trattato
di Dio; un altro è quello di individuare negli scrittori i momenti
in cui hanno cercato di rappresentare i loro moti più segreti verso Dio, le loro emozioni, i loro desideri più intimi, le loro delusioni, il loro dolore approdando, attraverso il linguaggio poetico
e quello della narrativa, a quella parte del reale che sfugge al
linguaggio razionale. Si tratta di procedere dal bello, dall’eco
che questo suscita in noi. Del resto ci dice un teologo come Von
Rad che in questo modo ha fatto Israele quando ha voluto rappresentare la sua fede in Jahvé, l’ammirazione per la sua creazione, l’attesa per il suo ritorno «Tutti gli inni, tutti i canti di vittoria, tutti i racconti in forma artistica testimoniano che Israele
ha colto nelle opere compiute da Jahvé anche un forte coefficiente estetico» (Teologia dell’Antico Testamento, Paideia, p. 413)
mistici, della luce che essi
trovano, di una cecità in cui
essi vedono chiaro: non sono
queste, si domandano le stesse sensazioni che si provano
quando il cuore avido e sazio
«capita in quelle regioni utopistiche situate in qualche
luogo e in nessuno fra un’infinita tenerezza e un’infinita
solitudine?». I due fratelli vedono questa dialettica fra i
due poli, ma la vedono come
cosa di altri, del passato.
Riandare a queste cose è un
po’ come aprire un barattolo
di conserva. Ma è proprio
tutta qui la religione in Musil? No, perché c’è dietro al
distacco una domanda e a
enuclearla ci aiuta un filosofo, Wittgenstein, per cui
l’analisi del linguaggio, quando ha esplorato tutte le possibilità e ci ha detto che ciò di
cui non si può parlare bisogna tacere; quando cioè l’analisi ha tracciato un orizzonte metastorico e metafisico, non si può che arrivare a
questi risultati: l’orizzonte
inesorabilmente ci separa da
quello che c’è di là. Eppure di
questo al di là qualcosa si
mostra. Frammenti di parole,
una esperienza vaga emergono. Qui di nuovo i testi di
Musil e Mann si toccano: c’è
qualcosa che buca questo
orizzonte e i personaggi so
no, a loro modo, testimoni
del sacro. Se così non fosse,
se cioè il dolore fosse privo di
risposta, si perderebbe una
prospettiva. C’è però una differenza rilevante fra il testo di
Mann e quello di Musil; nel
primo il tempo viene proiettato in avanti alla ricerca di
una speranza, mentre in Musil viene inesorabilmente relegato nel passato, un passato oggetto di intensa nostalgia, ma non rinnovabile.
Kafka ci parla tramite la
novella Davanti alla legge, in
cui un contadino si reca davanti alla Porta della legge
per varcarne la soglia, ma il
guardiano lo spaventa evocando gli innumerevoli altri
guardiani che ci sono dopo
di lui. Il contadino vuole assolutamente passare quella
porta e tenta con tutti i mezzi, con il dialogo, con la corruzione, ma non riesce a ottenere il permesso. Il corpo
invecchia durante l’attesa
lunga come la vita e solo alla
fine, in punto di morte, l’aspirante al transito ha il coraggio di porre l’unica domanda in precedenza mai
pronunciata: perché nessun
altro ha cercato finora di
passare questa porta, visto
che tutti aspirano alla legge?
La risposta del guardiano è
terribile: «Nessun altro pote
va ottenere il permesso di
entrare qui, perché questo
ingresso era destinato solo a
te. Ora vado e lo chiudo». In
Kafka il tempo resta semplicemente sospeso. A capire la
metafora della porta ci aiuta
un filosofo di origine ebraica
come Franz Rosenzweig, il
quale ci rammenta che il cristianesimo è la religione in
cui l’Eterno si fa «tempo» tramite l’incarnazione; mentre
nell’ebraismo è il tempo che
si fa luce di eternità, è trascendenza pura. L’uomo sa
che ha diritto ad attraversare
quella porta, ma solo alla fine trova 0 coraggio di fare la
domanda chiave. La porta è
lì, a portata di mano, ma tu
non la vedi, anzi l’eternità sei
tu e non lo sai.
Siamo in grado di dare una
risposta in chiave teologica
all’inutile sofferenza di Mann
e di Mu^l oppure la risposta
resta sospesa come il tempo
nella novella di Kafka? In caso affermativo, sostiene Givone, dobbiamo cercare una
teologia «altra», una teologia
non giustificazionista. Noi
possiamo rammentare la
considerazione fatta da Paolo
Ricca di fronte alla affermazione di Simon Wiesenthal di
avere perso la fede nel lager:
non è tanto la incredulità che
conta, ma come la si vive. In
tutti e tre gli scrittori è presente una forte attrazione
verso la porta della novella di
Kafka, che può anche essere
considerata metafora della
comunicazione con il trascendente e forse in questa
tensione c’è già una risposta.
Ciò che conta è non restare
prigionieri di uno stallo senza
fine tra volontà di vita e morte come liberazione. Oltre,
per cercare una risposta al
dolore, bisogna varcare la soglia della porta che allora
rappresenta la fede nell’Eterno che si fa storia.
Franz Kafka
Torino Filnn Festival
La «signorina Fiab>
rischia di rimanere sola
FEDERICA TOURN
DI solito cerco di non scrivere di film che chi legge
non può vedere, come in genere sono i film o i documentari dei festival, destinati a essere ignorati dalla grande e
media distribuzione con il risultato di finire, se va bene, in
qualche cinefórum sconosciuto o disertato dai più, magari in qualche altra rassegna,
0 direttamente in quel luogo
oscuro della lingua italiana
che è il dimenticatoio. Vorrei
però fare un’eccezione per Signorina Fiat, il documentario
di Giovanna Boursier presentato nella sezione «Doc 2001»
del Torino Film Festival che si
è concluso il 25 novembre
scorso e vincitore del Premio
Cipputi per il miglior film sul
mondo del lavoro.
Si tratta soltanto di una
mezz’ora: poche inquadrature, sempre le stesse, alternate
a riprese d’archivio, in un
montaggio semplice e persino troppo prevedibile: non è
la qualità, l’invenzione che
colpiscono in questo docu
Nelle sale italiane il film-testimonianza (del regista iraniano
L'alfabeto deH'Africa comincia ancora con
Abbas Kiarostami
l'Aids
Un documentario su un
pezzo di Africa che non è né
noioso né didascalico, ma
piuttosto ricco di colori e
canti, volti di persone e suoni di una natura che per noi
occidentali è sempre lussureggiante e misteriosa: un’unica ripresa evocativa di luoghi e persone più che un racconto, che pure esiste, attraverso le interviste dei prota
gonisti. Presentato al Torino
Film Festival e ora in tutte le
sale, Abc Africa è l’Uganda
vista da Abbas Kiarostami
attraverso una piccola telecamera digitale «perché non
spaventa i bambini, che si
avvicinano più volentièri»,
ha spiegato il regista iraniano di Sotto gli ulivi e 11 sapore della ciliegia.
Effettivamente sono pro
Un'inquadratura del film «Abc Africa»
prio i bambini ad affollare le
immagini del documentario:
bambini che saltano davanti
al piccolo occhio della telecamera, che guardano curiosi, che fanno smorfie e facce
ridenti, che si spingono per
essere ripresi, che ballano e
si abbracciano e poi tornano
a guardare timidi verso l’obiettivo. Bambini piccolissimi che succhiano ancora il
latte e ragazzini che già lavorano, tutti a dividere una
stessa sorte, l’essere orfani di
uno o entrambi i genitori a
causa dell’Aids.
Kiarostami infatti non ha
scelto a caso l’Uganda: l’Ifad,
il Fondo internazionale per lo
sviluppo agricolo, gli ha chiesto di girare un documentario sul progetto Uweso, il
programma dell’Organizzazione delle donne ugandesi
per salvare gli orfani, circa
un milione e 600.000 bambini e adolescenti rimasti soli a
causa della lunga guerra civile che ha devastato il paese
e soprattutto dell’Aids, che
continua a uccidere moltissimi adulti tra i 15 e i 40 anni
per la mancanza di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.
Certo colpisce la pervasiva
pre.senza della Chiesa cattolica, la cui rigida morale sessuale in Uganda ha conseguenze devastanti: censurati
cartelloni pubblicitari sui
profilattici, negli ospedali
campeggiano manifesti con
ragazze sorridenti e la scritta
«Resta vergine: è questo l’unico modo sicuro per proteggersi dall’Hiv». Colpiscono anche, naturalmente, i
malati ripresi nelle difficoltà
quotidiane, i morti bambini,
i piccoli corpi rigidi semplicemente avvoltolati in un
panno e legati alla bicicletta
per il funerale. Colpisce però
ancora di più la voglia di resistere di chi è vivo e canta,
cucina, lavora, si mette insieme e bada ai bambini suoi
e di chi non c’è più.
La telecamera, per fortuna,
ha l’occhio asciutto, e ci fa
vedere che oltre al dolore c’è
qualcuno che si arrangia per
continuare; e non a caso, credo, sono donne. Kiarostami
ci mostra un paese e i suoi
bambini lasciati nelle mani
delle donne, spesso anziane,
che si organizzano per imparare a risparmiare, accudire i
più piccoli, mandare tutti a
scuola. Inutile dire che fa impressione a chi vive i un paese
ricco a crescita zero vedere
una donna occuparsi dei
trenta nipoti dopo che i suoi
undici figli sono tutti morti.
Kiarostami ha detto che con
le sue immagini vuol fare capire che dobbiamo esaltare
quel che ci unisce e non quel
che ci divide dai popoli di cultura diversa, perché i bambini
sono tutti uguali, soffrono allo stesso modo: un mal di
denti non forse è uguale per
tutti? Sì e no. Il male è uguale,
ma il dentista che lo cura lo
abbiamo solo noi. (f.t.)
Jo di 4’
idgo sulle
cità e del
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mentario (Giovanna Boutsia
è una giovane storica che®
altre occasioni ha collabotati
con Guido Chiesa e Mimnn
Calopresti) è la storiaci!
balza al cuore dello spettatore: cioè, per dirla tutta, èia
Fiat. La Fiat fabbrica, la Fia| |p;«Scuola
mamma, la Fiat padrona,
Fiat casa e famiglia, la Fi
senso dell’onore e della
spettabilità di una Torinol
colletti bianchi, orgogliosii
avere appuntata al bavei
della giacca la medaglle|
della «fedeltà airazienda«í
portare i bambini al cint
(Fiat) in corso Moncalieri
domenica, e poi di mandi
in colonia (Fiat) e a farsi vi
re nelle squadre di nuó
(sempre Fiat). La Fiat di
impiegati che ignorano,
mono e odiano gli operai
fanno sciopero e sbarra
l’entrata a Mirafiori, in un’
comprensione così viscer
da portarli fino alla «mài
dei quarantamila» (ottqj
1980) dietro i dirigenti '
neanche troppi anni doppi
cenzieranno proprio molf
loro. Ed è di questi gioì
l’annuncio della chiusura?
stabilimenti con altre
gliaia di licenziamenti.
È questa la vita della «si
gnorina Fiat» Maria Teresi
Arisio, figlia di un dipendenfi
Fiat, a sua volta dipendenli
Fiat per 33 anni, che racconti
la storia di un matrimonioii
tenso finito aH’improwisi
nel 1994, quando 3.000 «in
toccabili» vengono messi il
mobilità. Racconta una stotii
che non c’è più, Maria Ter^
Arisio, e con lei le scarne im
magini raccolte dalla Bonisier: la storia di un rapport
con il lavoro che è quasi fisico perché si identificato^
un’azienda (la Fiat), un'“'"*'
(Torino) e riempie di
momento della vita q ,
na (il quartiere in cui si
gli svaghi, le tappe della yiti|
in un’incrollabile
futuro assicurato, dai conto
ni conosciuti a memona
dall’infanzia, una gnf®” ,
che va ricambiata con Jf
dedizione senza ceditnen _
Un «patto scellerato» SI P
trebbe pensare a
(avevano ben ragione glfOP^
rai, che peraltro con i
odiati scioperi facevano
mentare innanzitutto g»
pendi degli impiegati), n
mente un disinganno te
per Maria Teresa Atis'_
molti come lei sparsi (e ,
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timi anni. Adesso che i»j
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che siamo destinati a
di colpi di fulmine.
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7
121 DICEMBRE 2001
iÈmkMm.
)CUOLA
PAC. 7 RIFORMA
Una tavola rotonda della «31 ottobre» al Centro culturale protestante di Milano
Scuola pubblica e identità religiosa
iln luogo privilegiato, anzi unico, per mettere in dialogo culture diverse su un piano
idi puri dignità; si tratta di un tema che è necessario affrontare con atteggiamento laico
Iper '
3ursia
che®
borali
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ettato.
CANDOLFO
JO degli obiettivi dell’
gsociazione «31 ottouna scuola laica e
jsta» è di trovare inter;ori attenti alle nostre
;e anche fuori deH’am; della realtà evangelica
^óna ricercando contatti,
e appropriati mezzi di
inicazione che consen10 <ii avviare un reale diasuUe tematiche della laidtà'e della scuola. La recente, partecipata e vivace conférera organizzata a Milano
dal Centro culturale protestante in collaborazione con
l’associazione stessa, come
parte del ciclo «Ma che cosa
c'entra la religione?», è stata
una buona occasione sia per
esporre ancora una volta con
¿rezza le nostre posizioni,
sia per creare un aggancio
promettente con la parte,
purtroppo esigua, del mondo
politico regionale sensibile ai
nostri temi.
La conferenza aveva il titolo «Scuola pubblica e identità
religiosa», e in questo ambito
Elena Bein Ricco, valdese, ha
sottolineato l’importanza
della scuola pubblica come
primo luogo di incontro in
cui i giovani imparano a conoscere posizioni, idee e culture diverse, a convivere con
esse, a crescere insieme nella
democrazia. A suo avviso in
una società che si caratterizza sempre più come multiculturale, uno stato laico e
moderno ha il compito di
educare i suoi cittadini al
pluralismo attraverso il dialogo e la convivenza civile.
Per questo la scuola non può
più ignorare lo studio delle
religioni, che dovrebbe essere bagaglio culturale di partenza per tutti gli studenti,
sia per capire meglio la storia, il pensiero umano e il
cammino della civiltà, così
spesso intrecciati con i fatti
religiosi, sia per raggiungere
una consapevolezza critica
delle proprie convinzioni e
metterle a confronto con
quelle degli altri nel reciproco rispetto. Uno stato infatti
non può delegare e restringere lo studio di questa materia così importante, complessa e delicata a una sola
confessione. Non può nemmeno risolvere il problema
della pluralità attraverso il
proliferare di istituti privati,
creando tante scuole di parte, ognuna chiusa in se stessa, con un proprio orientamento a sostegno di una propria linea di pensiero, senza
confronto e senza dialogo.
Per parte sua Brunetto Saivarani, cattolico, condividendo le posizioni sopra espresse, ha proposto che in Euro-_
pa, aU’interno dello studio
obbligatorio per tutti della
storia delle religioni, ci siano
programmi specifici sul cristianesimo (anzi, sui cristianesimi), includendovi soprattutto la conoscenza della
Bibbia. Per sostenere un dialogo serio e costruire un confronto bisogna conoscere a
fondo la propria identità.
Nonostante la Bibbia sia il
testo di riferimento dei cristiani, essa è da loro in gran
rai
irraffi
un'j
ìceti
naie
ttob
tid
jpo,
lolti
giora
ìurail
parte ignorata e non fa parte
del programma culturale
delle scuole italiane.
Roberto Biscardini, laico,
capogruppo dei Socialisti democratici italiani al Consiglio
regionale della Lombardia,
ha parlato delle difficoltà che
spesso incontra e dell’isolamento che prova nel presentare proposte di apertura sui
temi della pluralità e nel tentare di ragionare con i membri della maggioranza in termini di laicità. Questi concetti hanno scarsa cittadinanza
in assemblea regionale, o in
altri organi istituzionali, sia a
destra sia talvolta anche a sinistra. Ed è così che i provvedimenti presi a livello regionale hanno come unico interlocutore la Chiesa cattolica,.riflettendo un clima generale poco laico e di chiusura.
Le ultime proposte di legge
sul «bonus-finanziamento»
alle scuole private, sull’assunzione in ruolo degli insegnanti di religione, sul sostegno agli oratori lombardi ne
sono un esempio.
A margine del dibattito
che è seguito, Biscardini si è
dimostrato piacevolmente
sorpreso di essere venuto per
la prima volta a contatto con
un gruppo capace di affrontare questi temi con spirito
positivamente laico e costruttivo, così difficile da trovare nelle società italiana, in
particolare in quella milanese, e ha espresso il desiderio
di cercare insieme le vie per
rompere l’isolamento e approfondire alcune tematiche
di attualità. Insieme ad altri
membri della «31 ottobre sezione Lombardia» presenti
alla conferenza, abbiamo valutato questo incontro con il
rappresentante politico come
una prima occasione da non
lasciar cadere per una più
larga risonanza sui nostri
obiettivi e per portare avanti
proposte concrete, almeno a
livello regionale, sul futuro
della scuola pubblica.
■ Un convegno a Torino ha ricordato, lo scorso novennbre, la figura dei due docenti
La lezione morale di Mario e Giuliano Gliozzi
CARLO OniNO
Ha recentemente compiuto cento anni la Fnil’antica «Federazione nazionale insegnanti scuole
inedie» promossa nel 1901 da
1^ movimento vivacemente
Vendicativo di professori
“he scuole secondarie tra i
w Giuseppe Kirner e Gae^0 Salvemini, costretta allo
«glimento nel 1925 pur
-J"^®nendo poi meno le
j attive nelle vicende
nntifascismo e della Resila, ricostituita nel 1946 e
protagonmt associazionismo
Wessionale laico e demobbm crescenti e propinatici mutamenti della
l e della società nell’ulcinquantennio.
Proprio nel quadro delle
iniziative del Centenario, attente in particolare alla storia
e ai problemi recenti vissuti e
interpretati dalla Federazione, la sezione di Torino ha tra
l’altro voluto ricordare, molto
opportunamente per il loro rilievo locale e nazionale, le figure di Mario e di Giuliano
Gliozzi, figure note e apprezzate anche tra le chiese evangeliche per i rapporti personali, e di diffuse convergente
con le linee operative della
Fnism intercorsi.
Mario Gliozzi, in primo
luogo (1899-1977), giunto a
Torino dalla natia Calabria
nel 1920, in tempo per saldare con la sua formazione
scientifica, all’Università e
nella frequentazione del cenacolo di Giuseppe Peano, la
passione civile irradiata da
Piero Gobetti e dalla stagione
alta del gruppo gobettiano, e
per dedurne le conseguenze
durature. Secondo tali linee
Gliozzi è stato, con diversificata continuità, fecondo uomo di studio e valido insegnante liceale; non «politico
di professione» ma in momenti cruciali politicamente
partecipe, dall’«azionismo»
resistenziale all’impegno in
Unità popolare per sventare
nel 1953 i pericoli di regime
della «legge truffa» maggioritaria; uomo sempre di scuola
e di cultura ai cui problemi,
da schivo e rigoroso appartenente all’wltalia civile» qual
era e come l’ha definito Norberto Bobbio all’indomani
della sua scomparsa, ha dato
soprattutto come presidente
nazionale della Fnism, senza
interruzione fin dal 1950, il
meglio di sé fino ail’ultimo.
Calzante nella successione
generazionale si è d’altra parte presentato, nel rilievo dei
tratti originali dell’acuta intelligenza e dei diversi interessi di studio e di lavoro come della differenziata ma
non difforme coerenza morale e politica, il ricordo di
Giuliano Gliozzi (1942-1991),
precocemente scomparso
nel pieno della vita e dell’operosità. «Un uomo buono e tollerante che sapeva
essere tagliente e aspro di
fronte alla malafede e all’ingiustizia, un professore esigente e rigoroso e al tempo
stesso paziente», lo ha definito con affettuosa sinteticità
Anna Strumia, che gli è stata
allieva all’ateneo torinese; la
Fnism di Torino ne rammenta a propria volta con calore
l’esemplare laicità e la preziosa collaborazione per tanti
anni (anche nel Consiglio nazionale della Federazione),
non ultimo il sostanziale apporto all’avvio, nel 1989, di
un singolare laboratorio di
Didattica della filosofia che
ancora continua.
Giuliano Gliozzi
Con tale varietà di impulsi
e di argomenti si è svolto rincontro della Fnism, convocato a metà novembre presso
l’Unione culturale di Torino.
Con l’iniziale testimonianza
di chi scrive queste note, centrata sulle vicende della Federazione, le relazioni di Clara
Silvia Boero, Adriano Pennacini, Enrico Rambaldi e della
stessa Anna Strumia si sono
equamente suddivise intorno a Mario e Giuliano Gliozzi,
inquadrando, rispettivamente, del primo lo storico della
scienza e le corrispondenze
di comportamento dell’insegnante e dell’esponente laico;
del secondo lo studioso del
pensiero moderno e il maestro cui anche l’Associazione
è rimasta debitrice.
1938: l'allora giovane attore e regista Orson Welles interpreta il radiogramma «La guerra dei mondi» che terrorizzò gli americani
Cento anni fa, la radio
gno ha riunito a Roma giornalisti, predicatori e tecnici e ha
cercato di fare il punto della
situazione per quel che ci poteva interessare. Ma da molti
decenni seminari per predicatori alla radio (e, in seguito,
alla televisione) erano preparati in varie parti d’Italia per
una ricerca collettiva che,
d’altra parte, continua ancora
oggi nel Servizio stampa-radiotelevisione della Fcei.
L'esperienza della Fcei
I settori coinvolti in questa
ricerca sono sostanzialmente
questi: a) la preparazione di
un «miniculto» comunitario;
b) la trasmissione di notizie
dal mondo evangelico (in Italia e all’estero); c) un tentativo di note di attualità (il punto di vista protestante); d) il
dibattito con gli ascoltatori;
e) la trasmissione di musica
che abbia riferimento alla ricerca di fede. Per ognuno di
questi settori si sono nel tempo venute a creare posizioni
e linee di lavoro diverse. Cercherò di indicare qualche
aspetto di questa tematica.
1) Il culto: dovendo togliere
tutto quel che è visivo, devi
per forza cercare di capire
che cosa è essenziale: via i
paramenti, via le miniprocessioni, via i gesti retorici (le
mani alzate durante la benedizione, per esempio); oppure, se questi gesti erano indispensabili, devi vedere se parole diverse (dette diversamente) sostituiscono i gesti,
modificano il contenuto. Che
cosa puoi trasmettere quando l’unico strumento è la parola (ma anche il silenzio)? E
ancora: quali sono le parole
che addormentano, quale tono ti eccita, ti stupisce? e così
via. Bisogna prendere sul serio che siamo invitati a parlare, così come una parola ci è
stata indirizzata. E si potrebbe (e si deve) continùare.
2) Le notizie: scoprire le
informazioni che in altri posti
non sono date. In questo settore cerchiamo soprattutto di
trovare il taglio e il contenuto
di notizie che non riesci mai a
trovare, controinformando
quando si può e informando
con rigore e con pazienza.
3) La scoperta della necessaria voglia di «essere di parte»: l’attualità deve essere vi
sta sapendo che niente ci può
essere indifferente: far sapere
che si è buoni servitori dell’informazione quando non si
danno notizie neutrali, ma si
vuol dire quel che si pensa.
Qui un’altra caratteristica è
essenziale: non devi permettere che le altre voci ti facciano tacere, ma neanche che la
tua voce faccia tacere o soffochi le altre (cioè non sopraffazione ma dialogo).
4) La necessità di far parlare gli altri, quelli che hanno
poca possibilità di farsi sentire, quelli che non sanno parlare, quelli che pensano in
modo diverso da te. Si capisce bene che qui si gioca la
credibilità di una parola che
vuole comunicare.
5) Sulla musica e su quello
che può essere una trasmissione musicale bisognerebbe
avere molto tempo e molto
spazio: ma con tutto lo spazio
e con tutto il tempo a disposizione sarebbe comunque difficile far capire l’importanza
della musica. La musica si
può solo ascoltare. Ma preparare una trasmissione musicale è una delle cose più difficili che ci siano. E che posto
ha la musica (e che musica?)
nella tua ricerca di fede?
Le altre esperienze
Bene: abbiamo accennato
ad alcuni problemi nel cuore
di una trasmissione radiofonica prodotta da evangelici.
Non mi sembrerebbe però
giusto dimenticare che ci sono spazi nella programmazione radiofonica dove alcuni
evangelici si inseriscono insieme ad altri (e sono altrettanto importanti o, se volte,
interessanti). Cito, fra gli altri.
Ascolta, si fa sera, trasmissione affidata a persone di fede
di cultura diversa tra il giornale radio (Grl) della sera e
Zapping (la «finestra» sull’informazione televisiva) e, soprattutto, Uomini e profeti
(sabato e domenica mattina,
Radiotre), notevole per la
scelta dei temi e per la pluralità voluta dagli interventi.
Abbiamo solo parlato dei programmi Rai: se dovessimo
parlare delle radio locali, non
finiremmo più. Se volete, e ne
avete tempo, possiamo benissimo parlarne in futuro...
Eugenio Rivoir
8
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 21 dicembre,^'
Messaggio di Natale del moderatore della Tavola valdese, pastore Gianni Genre
Dio è venuto per incontrarci
/ racconti natalizi hanno scondito la nostra infanzia, ma solo lo fede nella venuto di Dio può
farci giungere al vero Natale. Dio abita tutte le dimensioni e tutte le stagioni della nostra vita
«Maria diede alla luce il suo
figlio primogenito, lo fasciò e
lo coricò in una mangiatoia,
perché non c’era posto per loro
nell’albergo» (Luca 2, 7).
Per noi, come per un numero infinito di persone che
ci sono contemporanee o
che ci hanno preceduto, i
racconti evangelici del Natale hanno accompagnato, in
molti casi scandito, la nostra
infanzia. Se si ricorda un solo
episodio evangelico, quello è
quasi certamente collegato al
Natale. Ricordo, da bambino,
di essere tornato innumerevoli volte, sempre con grande stupore, a quelle immagini un poco fantastiche dei
pastori e degli angeli, della
mangiatoia e dei magi.
Più tardi ci hanno spiegato
che quei racconti sono meno
importanti di altri testi evangelici, sono pieni di divergenze tra di loro, di contraddizioni e di lacune. Sono molto
«umani» nel loro parlare di
Dio, sono storie umane come
lo sono le nostre. Proprio per
questo ci rimangono così care: perché la fragilità, la precarietà del contesto in cui Gesù appare, l’ordinarietà della
famiglia in cui nasce, la discutibilità delle genealogie
con le quali si vuole iscrivere
Gesù nella storia della salvez
za, ci dicono il senso della sua
autentica «venuta» in mezzo
a noi. Una venuta, da parte di
Dio, ,e un rifiuto da parte nostra. («È venuto in casa sua e i
suoi non l’hanno ricevuto»,
Giovanni 1, 11). Gesù nasce
ma non c’è posto per lui.
La storia del nostro rapporto con Dio è, in realtà, già rinchiusa in quelle pagine dai richiami infantili. Ho sempre
pensato che il pericolo che
corriamo, anche nelle chiese
affollate del periodo natalizio, sia quello di sottolineare
soprattutto il nostro rifiuto. È
persino troppo facile tornare
a ricordare agli altri o a se
stessi quanto sia diventato
evidente e volgare il nostro
rifiuto di Dio, le contraddizioni che caratterizzano la
mercificazione e il tradimento delio spirito di Natale. Anche di questo Natale 2001.
Più difficile ci appare credere
e rendere conto del fatto che
«Dio è venuto», è davvero venuto in mezzo a noi, nostro
malgrado. È venuto ad abitare la nostra umanità fino in
fondo, fin dentro le nostre
contraddizioni che riguardano anche il Natale.
In questa fine d’anno segnata da nuovi e potenzialmente devastanti conflitti
(ma quali sono stati i Natali in
cui non si udivano rumori di
guerra?) questo è l’augurio
che possiamo reciprocamente scambiarci: quello di sapere portare a chi incontriamo il
senso dell’affermazione evangelica fondamentale: «Dio è
venuto», definitivamente,
senza condizioni. Ci ha raggiunto, ci ha «afferrato», per
così dire, e la storia non sarà
più la stessa: né la «Storia», né
le nòstre piccole storie.
Sono convinto che questo
sia stato nella notte di Betlemme e sia ancora oggi
l’auspicio e l’augurio che Dio
ha voluto esprimere a noi e a
se stesso: credere, semplicemente, all’Evangelo del Natale: Emanuele, Dio con noi. È
questo che Dio ha sperato e
ha voluto esprimere e solo
questa fede nella sua venuta
può farci giungere davvero a
Natale. Non vi è nulla di più
facile, infatti, che celebrare
un Natale dopo l’altro senza
esservi mai davvero arrivati,
con il nostro cuore, nella
quotidianità della nostra vita.
So bene che queste parole
consuete possono suonare
ad alcuni come un augurio
scontato e ad altri possono,
invece, risultare come parole
che bruciano: penso a colleghe e colleghi nel ministero, anziani e malati, ai tanti
membri delle nostre chiese ai
quali la perdita di familiari e
amici ha creato un vuoto e
un senso di rassegnazione e
di nostalgia che appare talvolta insopportabile.
Tutto questo non può essere negato, rimosso, neppure
ridimensionato. Può essere
soltanto portato a Dio nella
preghiera, chiedendogli che
sia lui a ricreare in noi la consapevolezza del Natale. La
consapevolezza di chi sa che
Dio abita tutte le dimensioni
e tutte le stagioni della nostra
vita, dandoci riconoscenza
per quelle belle e consolazione profonda per quelle più
difficili e dolorose.
Una consapevolezza, che è
sempre anche una scommessa, come quella che ho trovato riportata su una pietra
tombale nel cimitero di un
paese francese. Su quella pietra è scritto: «Oggi ho un
grande vantaggio su di voi, io
so se Dio esiste. E se Dio non
fosse, è lui ad avere il torto di
non esistere, e non sono stato io ad aver avuto il torto di
porre tutta la mia fiducia
nell’Evangelo». Solo questa
consapevolezza potrà rendere «buono» il Natale di quest’anno. Buon Natale.
Gianni Genre, moderatore
della Tavola valdese
Una rassegna stabile a Torino
«Ecumenica», vetrina
del film religioso
Con una prima rassegna
(la «Vetrina 2001», che si
terrà a Torino, al cinema
Massimo, nei giorni 8-10
gennaio 2002) si apre alla
città e agli appassionati
l’iniziativa «Ecumenica. Mostra internazionale di cinema e televisione a tematica
religiosa e spirituale». Nata
su impulso del Movimento
sviluppo e pace, associazione di solidarietà internazionale con sede a Torino, l’iniziativa si configura come
una raccolta permanente di
opere cinematografiche e
televisive sulle religioni; un
vero e proprio «servizio di
informazione e approfondimento» che prevede archivi,
centro di documentazione e
videoteca, un insieme cfoè
di servizi fruibili e disponibili agli interessati.
L’associazione, oltre alle
rassegne annuali, prevede di
organizzare produzioni ricerche e seminari che si estenderanno al territorio regionale del Piemonte, allo
scopo, fra l’altro, di favorire
il dialogo interreligioso e interculturale; sono state
coinvolte, pertanto, le realtà
evangelica, ebraica, musulmana, come risulta anchfe
dal programma della prima
edizione della «Vetrina». Nei
tre giorni di programmazione saranno in cartellone
film e documentari televi.'
vi, fra cui Le tombe dei
in terra d’Israele (lsrf!|i*‘
2000), Parole e utopia ij’
gometraggio del celebrer
gista portoghese Manoell
Oliveira sulla storia del J
suita Antonio Vieira, nato
nel 1608, In nome di Dio L
guerra santa nelle MoÌìZ
che, servizio televisivo rea
lizzato per «protestantesj
mo» da Paolo Emilio L^dj
e La colline aux mille
fants, lungometraggio televisivo del regista lean-Louij
Lorenzi (1995); quest’ultimo
narra la vicenda del pastore
André Trocmé, della sua famiglia e di un paese intero
Le-Chambon-sur-Lignon
nell’Alta Loira, dove trova!
rono rifugio, nel corso dell’occupazione tedesca, cem
tinaia di bambini ebrei in
fuga dalla persecuzione. La
fede, la nonviolenza, la solidarietà della comunità civile
sono raccontate con semplL
cità e poesia. Al filosofo arabo Averroè è dedicato invece il film del regista egiziano
Youssef Chanine II destino.
Concorrono a «Ecumenica» enti e organismi fra cubi
Comune di Torino, la Regione Piemonte, il Museo nazionale del cinema (Torino)
e il Centro culturale valdese.
L’iniziativa è dotata di un sito web; Www.ecumenica.it
VENEI
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nemic
accadi
^ana.
si posi
Senso
Una partecipazione straordinaria al Sinodo delle chiesa della Sassonia-Anhalt
Le difficoltà della Germania riunificata
CATERINA DUPRÉ
Girando per le strade di
Berlino, io che non vi sono mai venuta prima della caduta del muro, mi scopro ogni
volta a cercare quei segni che
possano farmi capire se mi
trovo nell’una o nell’altra parte in cui era, un tempo non
lontano, divisa la città. In certi
punti lo si capisce chiaramente, grazie soprattutto a quei
bruttissimi palazzi composti
da scatole prefabbricate, malamente impilate una sull’
altra, che si trovano uguali
sparsi per tutti i paesi dell’Est.
AJtre volte, se non si conosceva la città prima, è impossibile sapere dove passasse il muro. La città sta continuando a
cambiare a velocità impressionante e ogni volta che ci
vengo trovo nuovi palazzi e
nuovi cantieri. Stanno cercando di farne al più presto una
grande nuova capitale europea, ma soprattutto sembra
che stiano cercando proprio
di cancellare tutti i segni che
indicano che per anni questa
città è stata spezzata in due.
Questo non vale solo per Berlino città; la nuova Germania
unita cerca di dimenticare e
nascondere gli anni della divisione, a tutti i livelli, e la
rinnovata capitale non ne è
che l’esempio più lampante.
Quando poi si raggiungono
altre città dell’ex Ddr, si ha
però sempre più l’impressione che si tratti di un grosso lavoro di facciata, e che a livello
della vita della gente, di possibilità economiche, di lavoro e
anche al livello della vita delle
chiese molto debba ancora
essere fatto e che l’unificazione non sia ancora un processo concluso ma piuttosto
qualcosa che suscita ancora
tensioni e malumori.
L’ex Ddr, che nell’unificazione ha sempre recitato il
ruolo della sorella povera e
che dalla ricca, libera e avanzata Rdt non poteva che ricevere e imparare, si è trovata
anche a scoprire che nulla
della sua tradizione sarebbe
stato salvato, cancellando in
un solo colpo tutto il male e il
bene dei 60 anni circa di tradizione socialista. L’impres
sione è nettamente quella
che insieme all’acqua del bagno sia stato ancora una volta gettato via anche il bambino, un’impressione che ho
avuto anche durante i lavori
del Sinodo delle chiese della
Sassonia-Anhalt, ai quali ho
partecipato.
Dal 14 al-18 novembre, nel
duomo di Magdeburgo, si sono svolti i lavori della quarta
sessione del XIll Sinodo delle
chiese luterane e riformate
della Sassonia-Anhalt. La Tavola valdese è stata invitata a
mandare qualcuno per rappresentarla e per rinsaldare
quei rapporti che negli ultimi
anni si erano un po’ allentati.
Già quest’estate il pastore Armin Fra aveva rappresentato
le chiese della Sassonia al Sinodo valdese e l’augurio è
che questi siano i primi passi
per riscoprire le possibilità di
collaborazione e scambio
profiqui. Il prossimo passo
già in programma sarà una
visita alle Valli di membri
delle comunità sassoni, organizzata dallo stesso Armin
Fra, nel prossimo aprile.
I principali temi trattati dal
Sinodo erano legati alla questione dell’istruzione (da
quella scolastica a quella catechetica, la formazione degli
insegnanti e la questione dell’ora di religione) e il tema
della cappellania militare. Il
tema in sottofondo di tutto il
Sinodo poi, e a quanto pare il
tema che preoccupa tutte le
chiese, anche quella cattolica,
dell’ex Ddr da parecchi anni,
è il calo vertiginoso e costante
delle adesioni alla chiesa, che
dai 2 milioni di membri degli
Anni 50, è arrivata a contare
ora solo 564.000 membri, con
una perdita media costante di
quasi 10.000 persone ogni anno. Inoltre, per quanto non
previsto nell’ordine del giorno, inevitabile è stata anche
una lunga discussione sul tema della guerra in Afghanistan e sull’intervento tedesco.
Su quest’ultimo punto il Sinodo, come del resto l’opinione pubblica di tutto il
mondo, si è spaccato in due,
fra chi richiedeva una decisa
presa di posizione della chiesa contro la guerra e chi rico
Intorno al Muro di Berlino ormai innocuo
■V
Eìn distribuzione il numero 177 (autunno
2001) di «Gioventù evangelica». In que
L uuLiijLii~ rairnìiini' *1° numero pubblichiamo una testimonianza
g evangelica ^ editoriale sugli attentati dell'l 1 settem
bre, uno studio biblico in forma narrativa
(Daniele Bouchard), un intervento sulla bioetica (Monica Fabbri) e uno
sul battesimo (Fulvio Ferrario), appuntamenti, più il consueto inserto
«Theologica» a cura della libreria Claudiana di Milano. Soprattutto il
numero si caratterizza per un'ampia sezione sulle giornate di Genova
di luglio, con testimonianze di partecipanti alle iniziative del Gsf, interviste a due esponenti della Fcei (Franco Giampiccoli e Luca Monaco), e a tre politici evangelici (Valdo Spini, Giorgio GardioI, Paolo
Ferrerò). Concludono la sezione tre articoli di approfondimento.
ABBONAMENTI
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sostenitore........................ 100.000
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“3 copie al prezzo di 2»........... 100.000
cumulativo GE/Confronti............. 100.000
versamenti da effettuare sul ocp n, 35917004 intestato a:
gioventù evangelica - via Porro Lambertenghi, 28 - 20159 Milano
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Mm mmetHtrica
Claudiana
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Tavola valdese
Moduli per la defiscalizzazione
Dovendo stamparci moduli necessari, la Tavola
chiede a tutti coloro che sono incaricati di rilasciare i certificati per la defiscalizzazione di prenotare il
numero di moduli che prevedono di usare per le
contribuzioni o doni ricevuti nell'anno 2001.
La prenotazione va fatta entro il mese di dicembre
2001 presso gli uffici della Tavola di Torre Pellice, via Beckwith 2, tei. 0121-91296, fax 012191604, e-mail: tavolavaldese@chiesavaldese.org
Si precisa che coloro i quali non avranno prenotato
per tempo i moduli necessari, non potranno usare
quelli con l'indicazione della cifra in lire italiane
ma dovranno usare quelli in euro che saranno forniti successivamente.
La Tavola valdese
nosceva le ragioni di un intervento militare. Il documento
finale, con un forte compromesso, esprime entrambe le
posizioni e forse proprio nella sua debolezza rivela la natura più profonda del sistema
sinodale, che proprio sulle
grandi questioni di principio
dimostra come sia faticosa e
talvolta anche dolorosa la democrazia e di come talvolta
anche i nostri «infallibili» e
«democratici» mezzi umani
debbano lasciare lo spazio alla parola di Dio.
Particolarmente interessante tuttavia, per occhi esterni, è stato proprio constatare come su tutte le questioni si mostrava chiara ancora
la spaccatura fra Est e Ovest.
Le chiese occidentali hanno
certo offerto un enorme sostegno, non solo economico,
alle chiese dell’Est, impegnando nella ricostruzione
necessaria enormi risorse
umane e materiali. Ma non si
è trattato solo di ricostruire
una realtà ecclesiastica molto
indebolita da anni di difficile sopravvivenza nella realtà socialista, ma anche di
riforgiarne completamente
l’identità a propria imiriagine
e somiglianza, eliminando
qualunque tradizione precedente. Questo disequilibrio
filtrava anche attraverso gli
interventi di questo Sinodo,
per esempio nei commenti
amareggiati di coloro che si
richiamavano a una tradizione ormai soffocata di indipendenza della chiesa dallo
stato, o di antimilitarismo e
di pacifismo militante, che
tanto peso avevano avuto
nelle chiese della Ddr.-Sull
mi come l'ora di religio«
nelle scuole, per esempio,
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«Beati i costruttori di pace»: una conferenza nella chiesa metodista di Padova
^ Esiste anche un «realismo della pace»
Dovunque, in Afghanistan come in Bosnia, dobbiamo imparare a non separare mai, in
rfianiera irreversibile, coloro che si presumono buoni da coloro che si presumono cattivi
PAG. 9 RIFORMA
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paolo T.ANCELEBI
A Padova, nei locali della
Chiesa metodista, per
conto del Gruppo di attività
femminile, ha avuto luogo il
20 novembre una conferenza
di dori Albino Bizzotto, del
movimento «Beati i costruttori di pace». Tema «Il realismo della pace». Discorso serio, impegnato, quello di don
Albino, e soprattutto basato
sul dialogo al fine di dare una
risposta agli interrogativi che
oggi ci tormentano.
¡pacifisti: una specie in
estinzione, quando il clima di
guerra si fa sentire con tutta
la drammaticità e la retorica
che lo accompagna. Eppure
don Albino non demorde. Le
beatitudini evangeliche sono
il nodo, il punto centrale e
fermo del suo messaggio: e in
questo lo sentiamo vicino al
valdismo, che muove proprio
da quel fondamentale passo di Matteo, il sermone sul
monte: «Non usare violenza,
non mentire, non giurare, ma
lituo sì sia sì e il tuo no, no».
Don Albino è contro la violenza e quindi aborre il terrorismo, ma è convinto anche
che la guerra sia il suo parente più stretto, il suo simmetrico. L’uno e l’altro non risolvono niente, anzi complicano i conflitti, ne acuiscono
i problemi. Non approva la
guerra scatenata dagli americani in risposta alle due torri
abbattute. Inutile dire che la
partecipazione dell’Italia, votata dal 90% del nostro Parlamento, rappresenta un tradimento dell’art. 11 della Costituzione. La guerra non si giu-stifica con l’aggressione a
una popolazione ignara di
tciò che avviene nel resto del
|inondo, come quella delTAfiriistan, né con il fatto che
Laden ha trovato rifugio
quel paese. Sarebbe come
in Italia, si facesse ricorso
al bombardamento della Sicilia in quanto ospita la mafia.
Né d’altra parte la nostra Costituzione autorizza la partecipazione del nostro paese a
una guerra, in quanto «mezzo di risoluzione» di una controversia internazionale.
A Sarajevo, e don Albino ne
è stato testimone, gli abitanti
un tempo convivevano e partecipavano alla vita gli uni degli altri. Era una città multietitica e multireligiosa: ortodossi, musulmani e cattolici abitavMo negli stessi condomiut, i matrimoni misti erano
oltre il 40%. D’improvviso tutto questo è finito: la guerra ha
scatenato l’antico odio etnico
0 religioso: i serbi sono stati
’Uuicati come cetnici, i croati
pono diventati tutti ustascia e
'bosniaci musulmani, quindi
emici da cacciare. Lo stesso
ccade ora, con la guerra afgana. Purtroppo, per quanto
fare propaganda in
bso contrario, il modo Co
Gente di Sarajevo
mune di intendere l’attuale
conflitto, dalTuna e dall’altra
parte, è quello dello scontro
fra due civiltà: di qua il bene,
di là il male.
Don Albino si è poi chiesto
quali possano essere le proposte alternative e costruttive. Sarebbe stato necessario
innanzitutto dotare l’Onu dei
mezzi per muoversi con funzioni di polizia. Sappiamo
bene che anche la polizia ricorre alla violenza, ma di
norma agisce solo contro i
colpevoli, non contro popo
(foto M. Boccia)
dazioni inermi. In secondo
luogo, perché non far ricorso
al recupero delle funzioni di
intelligence? Perseguire il terrorista vuol dire stanarlo con
una ricerca capillare, capace
di avvalersi di persone sul
posto, acquisite alla causa
della giustizia e dell’antiterrorismo. Ma soprattutto sarebbe stato indispensabile
venir incontro ai bisogni delle popolazioni povere, per lo
più legate alla religione musulmana, che vedono nella
ricchezza e nell’egoismo del
TOccidente cristiano la causa
della loro miseria
A questo punto il discorso
si è fatto più intensamente
spirituale e si è tradotto in un
invito a essere cristiani fino
in fondo, per rispondere all’odio e alla violenza con
l’amore, la nonviolenza e la
comprensione. Eacile è stato
obiettare che una simile proposta è un chiaro invito al
martirio: per don Albino, infatti, il cristiano autentico,
anche se dovesse perdere,
avrebbe la certezza di avere
vinto, in se stesso almeno, la
battaglia contro l’odio e il
desiderio di vendetta. L’invito al martirio, è stato detto, è
da considerarsi come la conseguenza di una totale mancanza di concretezza, in nome di un richiamo utopistico, bello ma irrealizzabile in
questo mondo. Don Albino
ha risposto insistendo sul
fatto che la guerra e la violenza non risolvono nulla.
Perché non tentare fino in
fondo l’altra strada? Occorre
avere il coraggio di percorrere il cammino antico-nuovo
del dialogo. La guerra è l’antidialogo per eccellenza, lo
sfondo sul quale si innestano
i silenzi, le prepotenze, le incapacità di una discussione
costruttiva e di una efficace
apertura all’altro.
La conclusione è stata un
invito a non essere intimoriti,
angosciati e prigionieri della
paura. Anche se perplessi,
come dice l’apostolo, occorre
saper sperare, in quanto il futuro è nelle mani di Dio, il cui
autentico volto è la pace.
Livorno; associazione delle chiese battiste in Toscana
Il battesimo, elemento di identità
CLAUDIA ANGELEni
Domenica 18 novembre
la comunità battista di
via Battisti, a Livorno, ha
ospitato un incontro regionale organizzato dall’Associazione delle chiese battiste in
Toscana (Acebt), una prosecuzione del convegno Ucebi
sull’identità battista del settembre scorso a Santa Severa.
Dopo il culto di adorazione
incentrato sull’annuncio della grazia di Dio, la giornata si
è articolata in un primo momento di presentazione di
ognuna delle quattro chiese
membro, da cui è emersa la
straordinaria ricchezza e varietà di attività che ciascuna
svolge: il messaggio di liberazione dell’Evangelo è proclamato in mille modi, tramite
banchetti in piazza come tramite un coro interdenominazionale (Livorno), tramite
l’impegno politico-sociale, in
questo momento soprattutto
contro la guerra, con marce
fins
L’Asilo dei vecchi
San Germano Chisone
ricerca
operatori ADEST
e (ii creare una graduatoria in vista di futuri inseriP'‘''P''io organico.
selezione verrà fatta con prova scritta, colloquio e prova
j ®tica. 1 candidati devono presentare domanda scritta inRizzata a:
Asilo dei vecch i, via Carlo Alberto Tron, 13 2qq2 Germano Chi.sone (To), entro il 20 gennaio
■ dovrà contenere;
anagrafici;
. ^1 qualifica profe.ssionale ADEST;
'culum ed esperienze lavorative.
di pace, volantinaggi e raccolte di denaro a favore delle vittime afghane e delle organizzazioni come Emergency che
portano loro aiuto (Grosseto),
0 tramite evangelizzazioni e
studi biblici (Pistoia).
Nel pomeriggio poi il pastore Raffaele Volpe ha guidato una riflessione corale
sul battesimo identificato come un elemento peculiare
della nostra identità. Non poche sorelle e fratelli ne hanno
infatti sottolineato la particolare rilevanza nel loro percorso di fede: a esempio, per il
fratello Erancesco, che ha
scelto di uscire dal cattolicesimo, immergersi nelle acque
battesimali ha significato liberarsi dall’etichetta di «cristiano per nascita» e diventare davvero cristiano, in quanto consapevole dell’impegno
del discepolato; per la sorella
Lisa, proveniente da famiglia
atea, è stata la prima testimonianza fondamentale di un
approdo alla fede vissuto nella piena libertà della propria
coscienza: per Claudia e Tito
è un tratto irrinunciabile
dell’identità battista che si
dovrebbe valorizzare, anche
per la forma (Immersione di
credenti) in cui è amministrato. Altri hanno espresso
dubbi sia sulla imprescindibilità del battesimo nella propria esperienza di fede, sia
sul rischio di incorrere nel ribattesimo qualora si sia stati
battezzati da infanti.
Il pastore Volpe ha affermato che per prima cosa è
necessario eliminare ogni atteggiamento discriminatorio
che pretenda di fondarsi su
un’ortodossia relativa alla
prassi battesimale; in secondo luogo, è utile riandare alla
chiesa primitiva e cercare di
recuperare la pregnanza me
II pastore Raffaele Volpe
taforica di questo rito, che
purtroppo oggigiorno ha perso parte della ricchezza che
ebbe nella cultura giudaica.
All’epoca il neofita che scendeva nudo nelle acque battesimali rappresentava non solo la rinuncia a se stesso, e alla propria identità, ma anche
la sua morte, nell’identificazione con l’esperienza della
morte di quel Gesù che aveva
«deposto la sua vita, per ripigliarla poi», come simbolicamente il battezzato o la battezzata si rivestiva con una
veste nuova, con la nuova
identità. La possibilità della
nascita di un uomo nuovo,
una donna nuova, proiettati
in nuove relazioni di vita era
l’idea forte cbe i primi cristiani predicavano anche visivamente ogni qualvolta celebravano un rito battesimale.
Oggi le nostre chiese devono
tornare ad annunciare con
forza questa straordinaria
possibilità della nuova nasci- '
ta in Cristo: in questa prospettiva il battesimo dei credenti si qualifica come una
prassi più densa di significati
metaforici rispetto al battesimo degli infanti.
AGENDA
20 dicembre
CALTANISSETTA — Alle ore 18,30, nella Cripta della Cattedrale, si tiene una tavola rotonda sul tema «Il conflitto palestinese-israeliano: siamo solo spettatori?». Partecipano Angelo Bufalino, Fiorella Falci, Francesco Locascio. Modera
rincontro Vito Parisi, del Forum nisseno per la pace; intervengono l’arch. Leandro Janni e il pastore Ulrich Eckert.
22 dicembre
RIESI — Alle 18, al Servizio cristiano, concerto conclusivo
delle manifestazioni per il quarantennale del Centro; sarà
presentata la Scuola di musica «Monte degli ulivi».
6 gennaio
MARCHERÀ —A partire dalle 10 (culto), alla chiesa battista
di via Canetti si tiene una giornata di aggiornamento e studio
per monitori, catechisti e staffisti di Centri giovanili. Per
informazioni e prenotazioni rivolgersi a Sandra (tei. 0415202285) o Marzia (e-mail: marziadisaro@hotmail.com).
7 gennaio
ROMA —Alle ore 17, alla sede dell’Amicizia ebraico-cristiana (via Calamatta 38), per il corso «Sogno e preghiera», Roberto Colombo parla sul tema «Sogno e profeti».
12 gennaio
CATANIA — In via Cantarella 6 si tiene l’incontro iniziale del
corso per predicatori locali battisti, metodisti e valdesi sul tema «Come predicare sul Dio creatore e liberatore, ovvero:
quale “immagine” sappiamo annunciare di Dio?».
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
CRONACHE DELLE CHIESE
RORÀ — Prima del Natale, volgiamo lo sguardo ad alcuni
appuntamenti, particolarmente ben riusciti, che abbiamo
vissuto in novembre. Innanzitutto la visita dell’équipe Cevaa
che ci ha portato testimonianze, volti e canti di altri paesi, in
una serata serena accompagnata dalle melodie del coro
Fihavanana, che ancora ringraziamo. Per l’occasione, 60 persone si sono ritrovate alla scuole delle Fucine: insieme abbiamo apprezzato la voglia di capire, di comunicare, di vivere
insieme la fede in un unico Dio che unisce le persone e di
pensieri al di qua e al di là degli oceani. La serata è terminata
con un momento di familiarità intorno a torte e bevande.
Sempre in novembre, la corale ha invitato e incontrato la corale di Prarostino, con cui vi sono particolari rapporti di amicizia. Le due corali hanno offerto una serata di canti; la colletta è stata destinata ai lavori che serviranno a rendere agibile la sala delle attività.
• Ringraziamo i pastori e predicatori che hanno presieduto
il culto in questi mesi autunnali: Giorgio Tourn, Vito Gardiol,
Marco Tullio Fiorio.
• Diamo il benvenuto a Daniele Morel, di Valdo e Anna Pecoraro, e invochiamo su di lui le benedizioni del Signore.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
a TELEVISIONE M
r_,. I Protestantesimo
[I mi, f = I Rubrica televisiva di Raidue, a cura della FederaimmitÈmm- zione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 23 dicembre, ore 24 circa, andrà in onda: «Come vive e si prepara
al Natale il mondo evangelico»; «Terza di Copertina: “Navigare nella Bibbia”». La replica sarà trasmessa lunedì 24 diceinbre alle ore 24 e lunedì 1° gennaio alle 9,30 circa.
Speciale Protestantesimo
Martedì 25 dicembre, ore 10, RAIDUE
Culto Evangelico
N OCCASIONE DEL NaTAL
in diretta dalla chiesa protestante «San Matteo» di
Colmar, in Alsazia; edizione italiana a cura della rubrica «Protestantesimo».
Presiedono il culto i pastori
Philippe Gutbub e Bettina Schaller
Realizzazione «Presence Protestante», France 2
Al LETTORI .
Questo numero di Riforma è l’ultimo del 2001.
Ritroverete nella buca delle lettere e nelle edicole delle valli valdesi il numero di venerdì 4
gennaio 2002.
La redazione augura a tutti un sereno Natale e
im buon inizio d’anno.
10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
venerdì 21 dicembre 2iin,
VENEfl
LA NORMALITÀ
DEL MALE
ANNA MAFFEI
I due ragazzi non erano ammalati. Così hanno detto i giudici, e dunque sono stati condannati come persone capaci di
comprendere quello che facevano mentre massacravano a coltellate la mamma e il fratellino
di lei. 1 nomi di Erika e Omar
hanno riempito pagine di giornali, conversazioni televisive e
private di migliaia di persone
nel nostro paese niegli ultimi 10
mesi. Erika e Omar sono i nostri
fígli, qualcuno ha detto. Non è
vero, hanno replicato altri. Come poteva annidarsi tanta violenza negli animi di due ragazzini? ci si è chiesti. Non erano normali, ha detto qualcun’altro.
Ma che cos’è __________
normalità? 11 criminale che mette una bambina
sulla strada perché venda il suo
corpo è normale? Lo zio che approfitta della nipotina fra mura
protette è normale? La giovane
mamma che getta la sua creatura appena partorita nell’immondizia è normale?
11 pilota che sgancia una pioggia
di ordigni dal suo aereo ? fa ima
strage è normale? 0 chi si fa
esplodere in un autobus uccidendo persone a lui sconosciute,
è normale? È normale vivere senza parlarsi più ira madre e figlia?
0 rimpinzarsi di buone cose
mentre dietro l’angolo c’è chi rovista fra i rifiuti in cerca di cibo?
Che cos’è normalità e che cos’è
malattia? Che cos’è malattia e
che cos’è malvagità? La malvagità e la malattia sono normali?
Quando è stato detto dai giudici che Erika e Omar erano sufficientemente sani di mente da
capire che cosa stavano orchestrando e compiendo, e su questa base sono stati condannati a
16 e 14 anni di carcere, molti di
noi hanno tirato un sospiro di
sollievo. Ci sarebbe apparsa
un’ingiustizia veder loro riconosciuta un’impunibilità, se pur
per ragioni di infermità mentale.
Nessuno di noi conosce i ragazzi,
eppure molti si erano fatti l’idea
che i due meritassero una condanna severa anche perché non
eravamo affatto convinti (e personalmente non lo sono) che, ad
esempio, Erika non potesse colpire ancora, magari suo padre,
magari qualcun altro. Ci sentiamo tutti più sicuri che almeno lei
(ma anche lui) stia al sicuro dietro le sbarre. Eppure quella sentenza non dovrebbe tranquillizzarci molto perché se Erika e
La tragica vicenda
di Erika e Omar
dimostra che salute
e malattia possono
spesso convivere
te, allora erano sani. E se erano
sani, come si è prodotta tale mostruosità? L’interrogativo continua a tormentarci.
Se però non utilizziamo categorie giuridiche ma teologiche
sappiamo profondamente dentro di noi che Erika e Omar, e
tanti tanti altri «sani» come loro
sono in realtà gravemente ammalati. E sappiamo anche che in
molti casi quando si crede di conoscere bene le ragioni del proprio agire, non sempre è cosi. La
vicenda di Omar e Erika ci ha interessato perché emblematica
agli estremi di una società che
intuiamo sempre più ammalata
nella sua apparente sanità men______ tale, nella sua
inappuntabile razionalità. Sana di
mente infatti non
vuol dire anche
sana nell’anima e
l’anima, la mente,
il cuore e il resto
sono tutt’uno:
«...se un membro
soffre tutte le
membra soffrono
■iiiiiirifiian lui». Dunque
conoscendo un po’ U mondo (e
la Bibbia) possiamo affermare
che la malattia è normale, e anche la malvagità è purtroppo
normale. Oggi entrambe si presentano con le caratteristiche
proprie del nostro tempo (come
l’asettico perverso videogame
giocato dai piloti dei cacciabombardieri o i suicidi-omicidi
dei kamikaze o le sventagliate di
proiettili nelle scuole americane), ma sono «normali». Come
tristemente normali sono tante
altre situazioni di cui solo poche
arriveranno all’onore delle cronache. Normali ma gravemente
ammalate. E dove c’è malattia (e
malvagità) c’è anche molto dolore. Subito e inflitto. Prima e
dopo. Il male è banale, diceva
Hannah Arendt. Si, banale e
normale, anche quando ci appare mostruoso.
Alla normalità del male Dio
ha risposto con la straordinarietà del suo amore. Questo noi
crediamo. Ha mandato un medico speciale in mezzo a noi a cui
non fu risparmiata la normale
esecuzione capitale per mano di
un normale potere umano in un
pomeriggio qualunque in un
paese qualunque. Quel medico
(che evidentemente normale
non era) mentre veniva torturato e ucciso disse dei suoi carnefici che «non sapevano quello che
facevano» e, proprio in base a
questa poco convincente verità,
chiese a Dio di perdonarli. Cominciò in quel momento la loro
Omar non erano malati di men- (e la nostra) guarigione.
L Et» DELLE ULLI VAI»ES1
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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011/657542 e-mail: redazione.torino@rifonna.it;
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Maftei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Fiosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli)
Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Ayernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidl.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
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valli valdesi) £ 30 000 Partecipazioni: mnVcolonna £ 1.800 Economici: a parola £ 1.000
La testala Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con II numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con II
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 48 del 14 dicembre 2001 è stato spedito dall’Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 12 dicembre 2001.
2001
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Il (dibattito sul ministero (dei pastori nella comunità
Il pastore è davvero un laico?
Il laicismo delle comunità evangeliche italiane ha forse annacquato
0 addirittura affondato il senso e il valore autentico dei ministeri
FLORESTANA PICCOLI SFREDDA
Quando nei 1982 venne
pubblicato in coedizione
Elle Di Ci-Claudiana il testo
della Commissione «Fede e
Còstituzione» del Cec elaborato a Lima in quell’anno sul
tema Battesimo-eucarestiaministero (noto come Bem), i
dibattiti e le discussioni furono molto accesi. Eppure il testo era frutto di una lunga ricerca, iniziata a Losanna nel
1927, ripresa successivamente ad Accra (1974), a Bangalore (1978) e infine a Lima,
dove finalmente pareva si
fosse trovata una notevole
convergenza fra le diverse e
talora contrastanti posizioni
teologiche.
In realtà tutta la tematica è
rimasta aperta e la convergenza non è stata ancora raggiunta, anche se il cammino
ecumenico è andato avanti,
nel dovuto rispetto di ogni
singola identità, sia a livello
di base sia di assemblee europee e mondiali (Basilea,
Seoul, Canberra, Graz, Harare, Strasburgo), gettando pietre miliari quali il Consenso
cattolico-luterano sulla giustificazione ad Augusta (1999)
e, momento forte di tutto il
percorso, la firma a Strasburgo della Charta oecumenica
(2001). Recentemente rincontro del Sae del Triveneto
(Mestre, 21 ottobre), ampiamente riportato su Riforma
(F. Ambrosini, n. 43 del 9 novembre), ha di nuovo focalizzato un punto nevralgico, sia
sul piano teologico sia nella
prassi delle chiese: il ministero dei pastori nella comunità.
Laicismo esasperato?
Più volte il tema è stato affrontato su queste colonne e
ripreso anche in occasione
degli Appunti di teologia pastorale apparsi l’anno scorso
a firma di Giorgio Girardet
(Claudiana). Su questo argomento è stata auspicata l’apertura di un dibattito sul
nostro giornale e pertanto
vorrei lanciare un sassolino
nello stagno, sulla scia del
convegno Sae di Mestre. È
ovvio che l’ecclesiologia riformata porti a una ben diversa concezione del ministero rispetto alle chiese cattolica e ortodosse e il Bem,
nell’affrontare le varie forme
del ministero, ha forse esaminato un po’ troppo ironicamente il problema, sottovalutando la valenza di alcuni aspetti teologici che differenziano radicalmente fra loro le confessioni cristiane
(magistero, verticalismo gerarchico, significato di successione apostolica, mediazione, sacralità, dottrina sacramentaria legata all’ordi
nazione sacerdotale e oggi,
particolarmente viva, la questione del ministero femminile). Che cosa peraltro intendono esprimere molti pastori evangelici, giovani e
meno giovani, quando affermano: «II pastore altro non è
che un laico chiamato dalla
comunità, per lo più a tempo
determinato, a predicare rettamente l’Evangelo» (vedi
Riforma n. 43, p. 5)?
Sul «predicare rettamente
l’Evangelo» non ho nulla da
obiettare, ma perché «il pastore altro non è che un laico»? Se a «laico» diamo semplicemente il significato etimologico, anche qui nulla da
ridire: al laos, il popolo di
Dio, apparteniamo tutti, e
non solo in virtù del sacerdozio universale. Se però teniamo conto delle molteplici accezioni correnti di questo vocabolo, forse utilizziamo per
questo termine una distorta
ermeneutica e offriamo una
falsa chiave di lettura, che
contraddice gli stessi testi
apostolici (v. a esempio Atti
6, 4; Romani-15, 16; I Corinzi
12, 28-29; Efesini 3, 7; Colossesi 1, 23; I Tessalonicesi 5,
12-13; I Timoteo 4, 14; II Timoteo 1, 6; Tito 2, 1 ss.). Diffusamente raccomandata e
praticata, inoltre, a sancire
un particolare carisma e/o
un particolare ministero,
l’imposizione delle mani, come atto non meramente ritualistico, ma denso di significato. Sono poi di grande
pregnanza le esortazioni che
troviamo nella Lettera agli
Ebrei (13, w. 7, 17, 24): sappiamo che i «santi» erano nel
linguaggio apostolico tutti i
credenti, i membri della comunità, ma che cosa intendeva l’autore della Lettera
parlando di «conduttori»? E
infine, che cosa intende l’apostolo Paolo ogniqualvolta
parla di ministerio? Mi domando se con il nostro esasperato laicismo non abbiamo annacquato, per non dire
affondato, il senso e il valore
autentico dei ministeri.
La cura pastorale
Ancora: che cosa vuol dire:
«Per lo più a tempo determinato?» Per motivi di salute, di
età (l’emeritazione è comunque prevista da tutte le Discipline ecclesiastiche), per gravi
motivi familiari... o più banalmente per «fine vocazione»?
Ma forse è solo un modo elegante e cauto per cavalcare la
sfida di Melchisedec. E la cura
pastorale (ovvero la desueta
cura d’anime)? Quale spazio
trova nella moderna concezione del ministero? Eppure i
membri delle comunità hanno bisogno, capillarmente e
singolarmente, di essere seguiti, amati, sostenuti. L’Evangelo non si predica solo
dal pulpito 0 in una sala di
conferenze: è necessario il
contatto umano, la preghiera
a due o tre, il conforto e il sostegno, sia spirituale sia psicologico. E questa necessità,
anche se è avvertita in modo
particolare da anziani, malati,
da persone isolate, è in fondo
una necessità di tutti.
Oppure la tanto deprecata
svolta epocale di un mondo
fatto oggi di comunicazioni
mediatiche e di stress impedisce un rapporto fra pastore
e membro di chiesa fatto
semplicemente di vicinanza
fraterna, di presenza nella solitudine, di lettura biblica in
preghiera, e, soprattutto, di
amore? L’amore di Cristo che
«ci costringe» guidi noi e i
nostri conduttori in un sereno e fecondo dibattito.
COME ogni anno, in questa settimana sono stati
pubblicati i dati Istat per il
2001: una specie di fotografia annuale dell’Italia fatta per
mezzo delle statistiche. Sono
dati sempre molto interessanti e spesso anche sorprendenti. È definitivamente tramontata la leggenda secondo
la quale in Italia vi sono sette
donne per ogni uomo. Leggenda abbastanza plausibile
nell’immediato dopoguerra,
con le centinaia di migliaia di
soldati uccisi in quel tragico
conflitto. Oggi i maschi sono
poco più di 28 milioni, contro
29 milioni e mezzo di femmine. Questa superiorità è dovuta esclusivamente alla terza
età (oltre i 65 anni) in quanto
l’età media delle donne è di
81 anni, mentre quella degli
uomini è di 75 anni. Infatti
nella fascia dai 25 ai 40 anni si
PIERD bensì
contano 8 milioni 800.000
donne e 9 milioni di uomini.
Questa sostanziale parità
numerica spiega in parte la
grande difficoltà dei nostri
giovani per trovare il compagno 0 la compagna ideale. Il
numero dei singie di entrambi i sessi è in continua crescita. Alla parità numerica, tuttavia, non corrisponde una
parità di grado sociale. Le
donne che occupano posti di
responsabilità in Italia sono
SUI GIORNALT
LA stampa
OrtDdDssi e pubblicità
Una noticina nella rubrica
«Buongiorno», sulla prima
pagina del 7 dicembre, a cura di Massimo Gramellini
commenta il fatto che Ales-'
sio II il Patriarca ortodosso
di tutte le Russie, compare
come testimonial in televisione, anzi «compare ogni
mezz’ora sugli schermi moscoviti nell’atto di meditare. Poi si gira verso la telecamera e canta le lodi di
una compagnia petrolifera
locale, la Lukoil, in lite con
tutte le associazioni ambientaliste del pianeta, che
la accusano di aver disboscato la Siberia e cacciato
dalle loro terre trenta tribù
di allevatori di renne che
hanno reagito alla deportazione con alcolismo e suicidi di massa. La slogan in sovraimpressione sulla barba
del prete annuncia: “Viva
Lukoil, per il bene della
Santa Madre Russia’’». E più
avanti: «...i petrolieri russisi
rifanno una verginità presso
i fedeli e Alessio 11 rimpingua di mbli le casse esangui
della sua chiesa».
Domande di Bonhoeffer
Il quotidiano romano ospita il 7 dicembre il testo
delTomelia che il Cardinal
Martini pronuncia a Milano
il giorno prima, nel celebrare sant’Ambrogio. All’interno di un discorso che affronta, come prevedibile, i
temi della pace e della guerra, delle beatitudini e della
globalizzazione, l’arcivescovo introduce una citazione
di Bonhoeffer: «...perché
non dovrebbero aprirsi anche nel campo della moralità nuovi spazi per un rinnovato impegno di serietà e
di giustizia, per una ricerca
del significato profondo
della vita, per una maggiore
apertura sul mistero di Dio?
Ma non è così importante
sapere se ciò si avvererà
presto. In fondo, come diceva Bonhoeffer, “Per chi è
responsabile la domanda
ultima non è: come mela
cavo eroicamente in questo
affare, ma: quale potrà essere la vita per la generazione
che viene? Solo da questa
domanda storicamente responsabile possono nascere soluzioni feconde’’». E,
nell’approfondire il proprio pensiero. Martini prosegue: «Pace è frutto di alleanze durature e sincere
(...) a partire dall’Alleanza
che Dio fa in Cristo perdonando l’uomo»: e ancora:
«Ogni azione contro questo
“bene comune”, questo “in'
teresse generale” affondale
radici nella paura, nell’invidia e nella diffidenza.
ra i conflitti e nutre gli odi
che causano le guerre».
1
ancora poche rispetto alla
media europea. E questo è un
male, perché le donne sono
in grado di assumere tutti gli
incarichi normalmente affidati soltanto agli uomini.
Si dice che il cristianesimo
è in parte colpevole per questo stato di cose, specialmente gli scritti di Paolo, apostolo maschilista. Non è così. È
chiaro che l’esortazione alla
sottomissione della moglie al
marito faceva parte della cul
tura dell’epoca. In seno^
quella cultura, però,
scrive parole rivoluzionari •
«Non c’è qui né maschiOj n
femmina, poiché siamo tu
uno in Cristo Gesù». «La ^
glie non ha potestà sul pt
prio corpo ma il marito;
menti il marito non ha po
stà sul proprio corpo, W
moglie». Io sono c®nvi
che la donna può e deve
tutto quel che fa
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E il mio augurio è che lo
pia con quella sua fernmi»
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povera umanità.
(Rubrica «Un fatto, .¡aumento» della trasmissione
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venerdì 21
DICEMBRE 2001
PAG. 11 RIFORMA
Interessati anche Pinerolo e valli
Neve e gelo verso Natale
Annunciata con diversi giorni di anticipo è arrivata anche sul
Pinerolese 1 ondata di gelo «siberiano». La variante più significativa è stata però la neve; la maggior parte dei meteorologi
aveva previsto il freddo escludendo però nevicate fino a dopo
Natale. Invece giovedì sera, quasi improvvisamente, il cielo si è
coperto e, accompagnata da folate di vento gelido, è giunta pure la neve, da 10 a 20 centimetri a seconda delle zone. Neve farinosa che col vento si è infilata ovunque e che il giorno dopo
(giorno di rnercato in molti paesi della zona, fra cui Torre Pellice a cui si riferisce la foto), schiacciata dalle auto, si è trasformata in una vera lastra di ghiaccio. In difficoltà quasi ovunque
la circolazione nel centro dei paesi, più che sulle grandi arterie.
Forse in primavera la fine dei lavori
Nuovo ponte a Miradolo
Sarà percorribile da quest’estate il ponte sul Chisone in costruzione a Miradolo in sostituzione di quello portato via dall’alluvione. Questo è quanto è stato annunciato dall’assessore
alla Viabilità della Provincia, Ponzetti, nel corso di una riunione
a San Secondo sabato 15 dicembre. «1 lavori di realizzazione del
ponte - ha confermato l’ing. Barra che sta seguendo i lavori sono in stato avanzato rispetto alle previsioni e con ogni probabilità dovrebbero finire in primavera, cosa che permetterebbe
di aprirlo entro l’estate». Intanto sono in avanzata fase di realizzazione anche i lavori di arginatura e di risistemazione del corso del fiume che dovrebbero scongiurare problemi in caso di
nuove piene. Nella foto uno dei nuovi piloni.
Riforma
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Fondato nel 1848
C'è allarme e preoccupazione per i possibili accorpamenti fra Aziende sanitarie locali
Una sanità più iontana dal territorio?
Il piano in corso di definizione in Regione, aumentando il numero di Comuni insistenti su ogni
Azienda sanitaria renderebbe difficile un confronto produttivo con gli enti locali più vicini ai cittadini
PIERVAIPO ROSTAN
SE dalla consueta indagine pubblicata
dal «Sole 24 ore» risulta
che, sulla base dei servizi, dei trasporti, della sicurezza, tutte le città dove «si vive meglio» risultano essere ubicate al
Nord Italia, ben difficilmente si potrà dire che
la nuova riforma della
sanità piemontese concorrerà a confermare
questa realtà. L’esigenza
di risparmio (ma sarà
poi così?) che la Regione
pone alla base di tutti i
suoi ragionamenti in
materia di riforma delle
Asl, porta ineludibilmente a nuovi accorpamenti.
Così, dopo aver «fuso» le
fissi 42, 43 e 44 nella
nuova Asl 10, uno dei temi di maggior dibattito
riguarda ora i nuovi accorpamenti che dovrebbero portare le aziende
sanitarie ad avere all’incirca 400.000 abitanti
E così si è al «toto apparentamento», fra chi
ipotizza una unione con
Orbassano piuttosto che
con Moncalieri; e c’è chi,
come il consigliere regionale di Forza Italia Emilio Bolla, propenderebbe
invece pef una specie di
™1 alpina, con l’accorpamento di Pinerolo con
baluzzo. In realtà i veri
problemi sono altri'. 11
governo regionale intende affidare alla giunta re^onale le decisioni fondamentali per il futuro
ella sanità piemontese e
Questo già di per sé svuo
ta il Consiglio regionale
del suoi poteri. Nello
stesso tempo, la scelta di
individuare Asl di grandi
dimensioni limiterà fortemente le funzioni di
partecipazione degli enti
locali: in sostanza oggi
l’assemblea dei sindaci
coinvolge solo il Pinerolese e dunque un territorio omogeneo e un numero limitato di Comuni; domani i sindaci saranno molti di più e dunque sarà assai difficile far
sentire (e tener conto)
delle singole esigenze e
problematiche.
C’è poi il nodo del rap
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Via Ribet 10
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Via Arnaud, 5
porto con gli ospedali.
Ci saranno aziende sanitarie ospedaliere, dunque ospedali «slegati» da
un territorio a cui cittadini e Asl si rivolgeranno
per averne i servizi e Asi
(aziende sanitarie integrate), con almeno un
presidio ospedaliero all’
interno. È facile intuire
che nel caso del Pinerolese sarebbe ampiamente
preferibile una Asl con i
suoi ospedali, tanto più
che, nella diversità delle
funzioni, la nostra zona
ha al suo interno un ospedale di secondo livello
(il Civile di Pinerolo) e
due di primo livello (i vaidesi di Torre Pellice e Pomaretto). Il riconoscimento di questa funzionalità ottimale potrebbe
avvenire anche in sede di
definizione dei distretti,
che secondo la legge dovrebbero avere non meno
di 60.000 abitanti ma che,
per le «zone montane e a
scarsa densità abitativa»
avranno altri criteri di definizione decisi dalla
giunta regionale.
I sindaci stanno elaborando loro documenti di
analisi e critica del progetto regionale. L’esecutivo di Ghigo dovrà probabilmente fare i conti
con le sue stesse difficoltà politiche e con la
necessità di avere un
confronto più ampio con
i territori. Nella logica
auspicata di non ridurre i
servizi ma di migliorarli.
Porte: pareri favorevoli
Si farà presto la
circonvallazione
Si terrà venerdì 21 dicembre la Conferenza
dei servizi che dovrebbe
dare il via libera, definitivo alla realizzazione della circonvallazione di
Porte in vai Chisone. In
questi giorni intanto vari
Comuni della valle e il
Consiglio di Comunità
montana hanno dato il
loro parere favorevole alla variazione del progetto
che prevede una rotonda
al posto dello svincolo al
Malanaggio. I Beni ambientali infatti avevano
avanzato obiezioni alla
soluzione precedentemente presentata (un
viadotto che attraversato
il Chisone si collegasse
direttamente con la statale 23 prevedendo uno
svincolo che permettesse
l’ingresso e l’uscita dall’abitato di Porte).
Il tracciato definitivo
quindi dovrebbe prevedere la costruzione di
una nuova strada che, attraversato il Chisone
all’altezza della fine della
tangenziale di Pinerolo
con un tracciato quasi
completamente in galleria nell’inverso di Porte
raggiungerebbe, dopo
aver riattraversato il Chisone, Malanaggio dove
per mezzo di una rotonda si raccorderebbe con
la vecchia statale 23. «La
soluzione della rotonda dice il presidente della
Comunità montana valli
Chisone e Germanasca,
Roberto Prinzio - è stata
avanzata dai tecnici del
Toroc e in effetti sembra
la migliore. Oltretutto
permetterebbe anche di
avere un rallentamento
delle auto in transito».
Una soluzione quindi
sposata dalla valle e che
sembra destinata a passare anche in Conferenza
dei servizi.
Discorso diverso invece
per quel che succederà
nel tratto di statale 23 che
sta a monte del Malanaggio visto che gli interventi
previsti rientrano nel numero delle opere connesse alle olimpiadi di Torino 2006 per le quali pare
che attualmente ci siano
nella Finanziaria del governo solo più 100 miliardi dei 400 previsti complessivamente nel preventivo iniziale.
ICONTRAPPUNTOI
SOLIDARIETÀ OLTRE
IL COLORE POLITICO
PAWEL GAJEWSKI
Durante la prima «grande nevicata» di quest’anno
mi sono trovato al centro di
una simpatica mobilitazione. Il telefono di casa mia
squillava in continuazione,
molti mi chiedevano se
avessi provveduto ai pneumatici invernali e alle catene, tutti erano prodighi di
consigli al riguardo, offrendo anche la disponibilità di
accompagnarmi nei miei
spostamenti.
Una bella manifestazione di
premura verso
uno straniero
alle prese con
il suo primo
inverno vailigiano! Non “™“****"
credo che tutto questo sia
dovuto soltanto al ministero pastorale che esercito,
penso piuttosto che nelle
Valli si nasconda un notevole carico di compassione
e di solidarietà.
Questa piccola mobilitazione mi ha fatto pensare
alle grandi mobilitazioni
che sono ancora in corso.
Penso alle proteste contro
la guerra in Afghanistan,
ormai nella fase terminale,
al focolaio che si sta riaccendendo con sempre maggiore bagliore tra Betlemme e Gerusalemme, a Safya
Hosseini Tungar-Tudu, la
ragazza nigeriana di treni’
‘anni che, secondo la legge
musulmana, rischia la lapidazione a causa del suo
bambino concepito e partorito al di fuori del matrimonio. Ho timore che in
tutti questi casi abbiamo .
sottovalutato una risorsa
presente nelle Valli, che
utilizziamo poco, visto che
è talmente o-vvia da essere
trascurata.
Ci lamentiamo sovente
che le nostre sottoscrizioni,
i nostri appelli, i nostri gesti di solidarietà insomma,
siano ignorati dalle autorità e dai mezzi di informazione. Si dimentica però altrettanto facilmente che in
molti Consigli comunali
delle Valli siedono membri
delle nostre chiese, diversi
sindaci sono valdesi e anche le Comunità montane
pullulano di sorelle e fratelli di chiesa. Ho paura,
tuttavia, che quando si
tratta di una mobilitazione
umanitaria, i colori degli
schieramenti politici diventino molto più importanti della comune appartenenza alla chiesa di Gesù
Cristo e l’annuncio del
Vangelo della riconciliazione è soffocato dalla dema
gogia politica. A tal punto
lo straccio bianco, proposto dalla rete di Emergency
come simbolo della protesta contro le guerre diventa nell’immaginazione di
qualcuno una bandiera
rossa con tanto di falce e
martello. Può succedere
addirittura, come nel caso
di Bricherasio, che zelanti
consiglieri
Al di là di ogni
schieramento,
ciò che conta
è la fede comune
in Cristo Cesò
dell’opposi
zinne invochino indagini e controlli
sui volantini
di Emergency
esposti nei
locali comunali perché la
linea del loro
partito è in
questi giorni
marcata non tanto dal bel
colore azzurro, quanto dalle stelle e strisce. Con troppa facilità si dimentica la
frase dell’apostolo Paolo:
«Non c’è qui né giudeo né
greco; non c’è né schiavo né
libero; non c’è né maschio
né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù»
(Galati3,28).
Questa affermazione tradotta in un linguaggio politico potrebbe significare
che davanti alla sofferenza
altrui e nei confronti di una
violenza smisurata e spesso
gratuita «non c’è qui né
“Forza Italia”, né “Rifondazione comunista”, né linea
del partito, né vecchi o nuovi risentimenti perché siamo tutti uno in Cristo». A
questo si aggiunge la comune appartenenza a una piccola chiesa che nel corso dei
secoli ha sempre cercato di
vivere con perseveranza secondo l’Evangelo che predicava. La solidarietà ha bisogno di perseveranza e deve
coinvolgere istituzioni e assemblee della società civile,
superando ogni demagogia.
Probabilmente, in alcune
chiese, si sono già riaccesi i
«grandi discorsi» sulla questione dell’albero di Natale
nei templi. Abbiamo anche
deciso la destinazione delle
collette effettuate durante
le recite natalizie dei bambini. La visibilità del Natale
*va però ben oltre il solito
abete. Allo stesso modo
l’educazione dei bambini
non si esaurisce in una recita che li sensibilizza ai
problemi sociali e politici.
In ugual modo la compassione e la solidarietà devono uscire dal guscio dei nostri locali di chiesa e trovare uno spazio pubblico,
nonché una linea comune
che vada ben oltre le divisioni e i conflitti.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle Valli moESi —i
VENERDÌ 21 dicembre 2óq,
A FRALI SPARISCE IL POSTINO? — L’ufficio postale di Frali (nella foto il municipio) sarà il primo
nel Pinerolese, secondo quanto scrive il ministro
delle Poste in risposta a un’interrogazione
dell’on. Giorgio Merlo, a sperimentare l’introduzione dell’operatore unico o polivalente «stanti i
limitati volumi di produttività degli uffici». In sostanza l’addetto terrà aperto l’ufficio nel periodo
in cui non consegnerà la posta; in quel caso potrebbe comparire il classico cartello «torno subito». In so^anza le Poste italiane hanno verificato
l’opportunità di tenere o meno aperti gli uffici
nei piccoli centri; secondo uno studio la soglia
della clientela al di sotto della quale l’ufficio è
«marginale» è quella delle 500 famiglie: facile intuire che molti dei nostri paesi sono al di sotto.
Per ora si comincia a ridurre da Frali.
I BAMBINI E LA GUERRA — Organizzato dall’istituto comprensivo «Rodari» di Torre Pellice, si è
svolto la scorsa settimana un incontro al cinema
Trento sul tema dei bambini e la guerra. Gli intervenuti hanno preso in considerazione diversi
punti di vista; quello storico, con Bruno Maida
che ha fatto riferimento agli studi e alle ricerche
dei bambini durante l’ultima guerra mondiale;
quello psicologico e psichiatrico, del quale hanno
parlato i dottori Angelo Spinelli e Carlo Frizzi, entrambi affrontando l’argomento con riferimenti
ai traumi e alle possibili risposte dei bambini di
fronte alle tragedie. Si tratta del primo di una serie di incontri pubblici, ha spiegato la dirigente
Bruna Peyrot, che affronteranno temi d’attualità
legati al mondo dell’infanzia e della scuola.
INTERVENTI SUL PELLICE — Da alcune settimane
sono in corso lavori di disalveo sul Pellice a Luserna San Giovanni; non è così a Torre Pellice dove gli interventi sono in ritardo; per la zona
dell’Albertenga il MagisPo ha redatto un progetto
(di cui il Comune non è ancora a conoscenza) che
comporterà una spesa intorno ai 200 milioni: dovrebbe servire ad allontanare la minaccia delle
acque dall’area attrezzata. Più a valle, rifatto dal
Comune l’assito del ponte Blando, si dovrebbe
ora provvedere ad allontanare dall’alveo le montagne di detriti ancora presenti nel corso d’acqua.
A RISCHIO LE OPERE CONNESSE? — «Se le indicazioni che emergono dal governo saranno confermate dal Parlamento le preoccupazioni per il
Pinerolese e per l’intero Piemonte sono destinate ad aumentare enormemente». Giorgio Merlo
punta il dito contro le intenzioni del governo in
tema di legge finanziaria a proposito di alluvione
2000 e «opere olimpiche connesse». «Il governo
ha deciso di recuperare 340 miliardi (a fronte di
3.000 denunciati dalla sola Regione Piemonte)
per far fronte ai danni dell’alluvione del 2000 dice Merlo - e quel che è peggio li sottrarrà dai
500 promessi per le opere connesse alle olimpiadi: questo significa che non si farà nulla di quanto progettato nelle valli pinerolesi e in vai Susa.
In più si farà pochissimo anche lungo i nostri
fiumi». Alcuni deputati dell’Ulivo hanno già presentato un emendamento tendente a ripristinare i finanziamenti promessi.
MALAN SUL NIZZA — Il senatore Lucio Malan ha
ottenuto dal ministero della Difesa l’assicurazione che il reggimento Nizza Cavalleria non verrà,
sciolto nel 2002. «La soppressione del Nizza - ha
dichiarato Malan - è prevista nell’ambito della
ristrutturazione dell’organizzazione militare, già
sancita. Un provvedimento decisivo è stata la
legge 331 del 14 novembre 2000 che, ohre a segnare la fine del servizio di leva, ha deciso di ridurre del 34% gli organici delle forze armate. In
questo ambito è da tempo prevista là soppressione della brigata “Centauro", che inquadra il
“Nizza”». Va detto che il Nizza non è stato incluso nel decreto ministeriale che da il via alla soppressione nel 2002 di vari reparti già individuati
in precedenza. «Ho caldamente chiesto al sottosegretario alla Difesa, on. Salvatore Cicu, che
venga ancora vagliata la possibilità di lasciare in
vita il reggimento, pur conscio che la ristrutturazione dell’esercito è un’esigenza di risparmio e
di efficacia operativa», aggiunge Malan.
BAZAR — Il terzo anno del Collegio valdese ringrazia
tutti coloro che in modi diversi hanno contribuito
alla buona riuscita del bazar del 16 dicembre.
Risparmio e serietà
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L'azienda prospetta una riduzione del personale
È emergenza alla Skf
Una parte delle lavorazioni sarebbe da trasferirsi a Massa
Incontri fra sindacati, maestranze e amministratori locali
DAVIDE ROSSO
CONTINUA ad acquirsi la crisi industriale
delle valli Chisone e Germanasca. Dopo la chiusura della Cascami e la richiesta di mobilità di circa 200 dipendenti alla Sachs di Villar Perosa ora le
preoccupazioni e l’emergenza occupazione si
spostano anche agli stabilimenti Skf sempre di
Villar. La direzione dell’azienda villarese ha recentemente annunciato infatti la volontà di spostare
a Massa il reparto rettifiche con conseguente perdita di 78 posti di lavoro;
a questo si aggiunge il
fatto che il prossimo anno la produzione dell’
Avio e precisi, secondo la
direzione, verrebbe ridotta del 30% rispetto all’attuale, che in termini di
personale equivarrebbe a
un taglio di 50 posti mentre a un’altra cinquantina
di persone non verrebbe
rinnovato il contratto a
termine. Il piano generale
quindi finirebbe per produrre un taglio totale di
quasi 130 posti di lavoro.
La settimana scorsa i
rappresentanti sindacali
della Skf hanno incontrato Tamministratore delegato dell’azienda che ha
confermato sostanzialmente le notizie preoccupanti sugli stabilimenti di
Villar «senza per altro dare risposte precise sull’argomento», lamentano i
sindacati. Nell’incontro
invece tenutosi mercoledì 12 dicembre in municipio a Villar Perosa
amministratori, sindacati
e operai hanno cercato di
fare il punto della situazione cercando eventuali
azioni concrete da intraprendere. Se tutti sembrano d’accordo sul punto di cercare di salvaguardare resistente sono
emerse prospettive differenti in materia di prpce
Da gennaio
Basta libretti
sanitari
Da gennaio 2002 alimentaristi, baristi, ristoratori, cuochi, tabaccai,
commercianti ambulanti, e altre categorie come
farmacisti, personale di
assistenza e infermieri
professionali non dovranno più rinnovare i
libretti sanitari né, se
sprovvisti, richiederlo.
Lo ha stabilito la Regione Piemonte incaricando le Asl di «sospendere in via sperimentale,
per la durata di 2 anni»,
le procedure di rinnovo e
rilascio dei libretti sanitari per queste categorie
(circa 10.000 solo nel Pinerolese) previsti dalla
legge. Nulla cambia invece per ora per le altre categorie del commercio
dure. Soprattutto fra i
sindacati sembra emergere una diversità di vedute fra quanti chiedono
un’azione politica immediata e quanti tendono a
voler prima cercare di
«capire» e progettare una
azione concreta a cui far
seguire eventualmente le
manifestazioni.
Ma al di là delle divisioni, più o meno profonde,
quello che rimane è la situazione di crisi diffusa
dell’industria valligiana.
Per parte loro gli amministratori della Comunità
montana hanno inviato
recentemente una lettera
al presidente della Regione, Enzo Ghigo, per sensibilizzare l’ente regionale sulla questione Skf ma
anche sulla crisi diffusa in
valle e per chiedere di
cercare insieme la possibilità di un eventuale tavolo regionale o addirittura romano con il coinvolgimento del ministero
dell’Industria.
Tempi duri insomma
per l’industria in genere,
si pensi alla ristrutturazione annunciata dalla
Fiat che coinvolgerà stabilimenti per altro non
molto distanti dalle Valli
come quelli di Rivalta, e
particolarmente per quella valligiana. Di questo
sono consapevoli in Comunità montana, e in
particolare il presidente
Prinzio che mercoledì ha
ribadito la necessità da
un lato ovviamente di
muoversi come territorio
per salvaguardare resistente e dall’altro di cominciare seriamente a investire sul futuro cercando e realizzando idee di
prospettiva, come lavorare sulla formazione e l’innovazione. «Occorre - ha
detto - lavorare per evitare che la storia della Cascami si ripeta alla Skf.
Che magari tutti insieme,
sindacati e amministratori, si accompagni per anni uno svuotamento graduale degli stabilimenti,
magari quasi indolore,
senza cercare di capire
che cosa si può recuperare o che cosa si può mettere in piedi in alternativa
che garantisca nuovi posti di lavoro».
La voce dei pescatori
No airinvasione
delle centraline
Sarà perché la privatizzazione dell’Enel apre
nuove prospettive ai piccoli produttori di energia
elettrica ma il dato di fatto è che mai come in
queste settimane spuntano qua e là progetti di
nuove centraline idroelettriche. Il fenomeno riguarda un po’ tutte le
valli alpine: e infatti da
qualche mese è sorto
una specie di coordinamento fra le varie associazioni che in Piemonte
si preoccupano del proliferare delle centraline.
«Ci auguriamo che le nostre osservazioni vengano prese in considerazione nella giusta prospettiva, come contributi di
chi opera sul territorio dice Marco Baltieri, presidente dell’Associazione
pescatori riuniti della vai
Pellice crediamo di conoscere le dinamiche dei
corsi d’acqua, ne auspichiamo la valorizzazione,
anche in una prospettiva
di suo utilizzo per il benessere collettivo».
In effetti ci sono numerose richieste per centraline lungo il Pellice e suoi
affluenti: «È in questi
In (discussione alla Comunità montana vai Pellice
Nuova società per la «Cantina»
Buona parte del Consiglio della Comunità montana vai Pellice convocato
per le 18 di venerdì 21 dicembre sarà
dedicato alla Cantina sociale di Bricherasio, la cui crisi si protrae da diversi
anni, si può dire dal momento del trasloco nella nuova sede accanto alla rotonda. ,I cospicui investimenti per la
realizzazione della nuova sede hanno
messo in ginocchio la cooperativa con
mutui onerosissimi a cui far fronte, al
punto che numerosi soci si sono visti
costretti a ipotecare direttamente i
propri beni. A ciò si aggiunga la necessità di fare un salto di qualità nella produzione, oggi differenziata in molte
etichette, che non sempre incontrano
il favore del pubblico. I primi a subire
le conseguenze negative dell’anda
mento societario sono per altro i soci
che devono ancora ricevere i soldi
dell’uva consegnata nel 2000 e nel ’99
(oltre a quella di quest’anno). Una boccata d’ossigeno dovrebbe arrivare dalla
Regione che tramite la Comunità montana verserà alla Cantina un miliardo,
ma la cifra, stante la situazione debitoria e gli utili annuali, non è sufficiente
a dare una svolta. L’accordo ora raggiunta fra Cantina, Comunità montana, Provincia e Regione prevede la costituzione di una nuova società (Cantina di Bricherasio srl) che, a prevalente
capitale pubblico, si dovrà occupare
della vinificazione e della commercializzazione sotto la guida di un enologo.
La Cantina sociale si occuperà della
raccolta delle uve fra i soci.
giorni in costruzione ii
nuovo impianto idroelq.
trico sul Pellice a valle d'
Villanova, a Bobbio Peiij
ce, mentre in Provine^
sono in esame tre richie
ste riguardanti il territn!
rio di Villar Pellice. La nostra contrarietà a nuovi
impianti idroelettrici ¡u
vai Pellice non deriva da
pregiudizi o rifiuti di
principio, ma piuttosto
da considerazioni riguardanti l’utilizzo della risorsa acqua sul territorio. In
base alle misurazioni da
noi effettuate il torrente
Pellice, nell’intero suo
corso è già attualmente in
asciutta totale, costante o
periodica (o con fortissime carenze idriche tali da
compromettere in modo
irreversibile le caratteristiche biologiche del corso d’acqua) per il 33,6%;
quando sarà ultimata la
costruzione dell’impianto
idroelettrico di Villanova
questa percentuale supererà il 40%. Gli affluenti
principali del Pellice (Angrogna, Luserna, Ghicciard), con esclusione per
ora dell’Angrogna, non
sono in condizioni migliori: siamo al 36,3% per
il Luserna e per il Ghieciard addirittura al 55%»,
Ma non ci sono studi e
regole per questo settore? «Purtroppo ci troviamo a operare in un contesto che ci ricorda gli
Anni 60, gli anni della
speculazione edilizia, periodo in cui tanta parte
del patrimonio paesaggistico e ambientale italiano è andato irrimediabilmente perduto. Ci sembra che oggi ci sia un
uguale vuoto normativo
ma anche una profonda
carenza di cultura; manca uno strumento di pianificazione. Il costante
monitoraggio da noi effettuato sui corsi d’acqua
del bacino del Pellice ci
rimanda ormai rimmapne di un sistema idrico
vicino al definitivo col
lasso biologico».
Concerto Unitrè a Torre Pellice
Lo Shubert estremo
Il maestro Paolo Flora
ha accettato l’invito per
il concerto del 22 novembre airUnitrè di Torre Pellice. Flora si è diplomato nel 1996 al conservatorio Paganini di
Genova e ora prosegue la
sua attività concertistica,
affiancando l’insegnamento presso la scuola
di musica «Luciano Berio» di Imperia. Il concerto è iniziato con il secondo tempo della Sonata D 960 di Schubert. La
Sonata, che ha una durata di circa 50 minuti, fu
composta nel 1828, l’anno della sua morte. Di
Schumann il maestro
Flora ha suonato le Fantasie n. 1, 2 e 3. Brani
brevi, ma raffinati negli
arricchimenti timbrici
che Paolo Flora, con la
consueta tecnica musicale, ha reso realmente
«fantastici», come definiti nell’opera 12 di Robert
Schumann.
Del compositore russo
Kabalevsky Flora ha eseguito la sonata op. 46 n. 3
in tre tempi. Nella seconda parte, di Prokofiev, la
Sonata n. 7 in Si Bemolle
maggiore. È musica sovietica composta durante la seconda guerra
mondiale, non più musica per un pubblico di raffinati, ma l’instaurazione
di un rapporto con chi
arriva dal basso e ha gusti diversi. È una strada
all’apertura della musica
contemporanea, la più
difficile. Un applauditissimo bis. Top. 2 n. 1 in
Do H minore di Skrjalin,
ha concluso il concerto.
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All'Asilo di San Giovanni
Musica per anziani
«La musica utilizzata
con gli anziani - scrive
Corrado Cedrone nel secondo numero di Una finestra sull'Asilo, il bollettino della Casa per anziani di San Giovanni - può
accrescere l’autonomia e
la stima di sé, recuperare
il presente attraverso il
recupero dei ricordi, ristabilire il contatto con la
realtà, portare sollievo alla propria ansia, incoraggiare e guidare lo sfogo
dell’ira e della frustrazione, favorire l’esercizio fisico attraverso il movimento...». Si chiama musicoterapia: un servizio
che è iniziato all’Asilo da
qualche mese, con incontri settimanali di circa un’ora, seguiti da una
decina di ospiti. Nel bollettino si trovano molti
altre notizie Sulle vani
attività: sono terminati'
grossi lavori di rifacimento delle cucine, ma
in ottobre si è avviato un
altro cantiere per la realizzazione di un nuovo
salone contiguo airattuale che, con Io spostameti'
to degli uffici, consentita
di poter.richiedere all
il regime di Rsa pertugi
tre i nuclei dell’Asil _
Nella tarda primath
prossima si dovreb
metter mano ai
giardinaggio nc'
del residence ,i
lungo la recinzione anu
stante il parcheggio p
blico esterno, sul
della sala Albarin.
Un gruppo della chiesa di Pinerolo in visita all’Asil°
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Massello: discussione aperta sul progetto integrato per Tambiente
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Il «Poema» non basta allo sviluppo
Ciò realizzato il «sentiero degli alpini», si dà via libera alla pista di fondo
Tuttavia i cittadini e le minoranze consiliari lamentano le scarse consultazioni
PÀVIDE ROSSO
Diventare sede universitaria di medicina veterinaria, portare
avanti uno studio sulla
selvaggina e un progetto
sul paesaggio antropico e
parallelamente costruire
una foresteria, ristrutturare i mulini di Gros Passet e di Casgarin a scopi
turistici e realizzare una
pista con valenza ecologica e forestale, oltre che
turistica in inverno quando diventerebbe pista di
fondo. Tutto questo propone il progetto integrato
denominato «Poema»
predisposto nel 2000 daliavecchia amministrazione di Massello e portato
avanti dall’attuale maggioranza comunale.
<dl progetto - dice Nino
Ghiado, assessore di Massello - sta procedendo.
Quest’estate il soccorso
alpino utilizzando un finanziamento di 30 milioni della Regione ha realizzato in quota il sentiero
degli alpini. La settimana
scorsa abbiamo, come
giunta, approvato il primo lotto di lavori di ristrutturazione del mulino
del Gros Passet, per la
spesa complessiva di 25
milioni di cui 15 provenienti dalla Provincia. Intanto abbiamo anche approvato il progetto per la
pista di fondo che dovrebbe partire dalla sede
della Pro Loco e formare
un anello di circa 2 chilometri a ridosso del versante in destra orografica
del Germanasca di Massello, pista che avrà anche valore forestale per la
manutenzione del territorio. Spesa complessiva
760 milioni in parte finanziati dalla Regione e
in parte con un mutuo
che il Comune accenderebbe con il Credito sportivo. Infine, in collaborazione con la Provincia,
l’azienda faunistica di
Massello e il parco della
vai Troncea pensiamo di
attivare, con i finanziamenti del docup 20002006, uno studio sulla selvaggina realizzando un
esperienza pressoché
unica in Italia».
Il progetto Poema prevede anche la realizzazione di una foresteria (costo previsto quasi 2 miliardi), una struttura che
dovrebbe ospitare gli studenti della facoltà di veterinaria, che svolgerebbero le loro ricerche sul
campo, ma anche turisti
portati dalla pista di fondo e cacciatori dell’azienda turistica. «Questa
parte di “Poema” - dice
ancora Ghiado - procede
un po’ più lentamente
ma è quella che darà una
valenza in più a Massello». Sembrerebbe insomma procede bene il progetto Poema, che con
gradualità sembra realizzarsi sotto gli occhi dei
massellini che vedono
materializzarsi un progetto di sviluppo integrato
che nelle aspettative dell’amministrazione dovrebbe portare nuovi posti di lavoro, valorizzazione delle attività presenti
in loco, come i 2 bed and
breakfast, e salvaguardare il territorio portardo
insomma sviluppo a un
paese ormai pesantemente spopolato.
Ma la situazione non è
così idilliaca come sem
La sede della Pro Loco di Massello
bra. Intanto sulla pista di
fondo non tutti a Massello paiono essere contenti. Un gruppo di cittadini
infatti si è recentemente
rivolto al difensore civico
della Comunità montana
prima per chiedere di
avere maggiori informazioni da parte dell’amministrazione massellina
sul progetto e poi, una
volta ottenute le informazioni, perché si sono
sentiti scavalcati dagli
eventi non avendo conosciuto, a loro dire, per
tempo il progetto cosa
che ha impedito di avanzare eventuali critiche e
appunti sulla questione
essendo parte in causa.
Per parte sua la minoranza, pur condividendo
determinate obiettivi che
il progetto Poema si pone, fa osservare che questo contiene anche alcune inesattezze e soprattutto sottolinea due punti su cui la discussione
andrebbe approfondita:
il fatto che le decisioni
non siano a loro dire partecipate con tutti i cittadini e che «il piano sia sì
integrato ma che l’integrazione avvenga soprattutto con le cose che
questo crea (foresteria,
pista, università e via dicendo) senza coinvolgere, 0 toccando ma senza
tenerne conto, quanto a
Massello anche in «termini culturali e di tradizione già c’è».
E poi c’è la questione
dell’azienda faunistica
che tanto ha fatto discutere e che oggi ad attività
avviata ha creato un posto di lavoro a tempo pieno e la possibilità di collaborazioni per il progetto Poema. «Magari nel
tempo porterà anche dei
benefici - dice Carmen
Moiani, della minoranza
- però anche questi vanno pensati con la gente,
verificando tutte le possibilità. Bisogna pensare a
qualcosa che permetta
anche in futuro di fare
qualcosa di diverso e non
legarè il tutto a una linea
che poi non potrà che essere accettata da chiunque amministrerà il paese». Ben venga dunque lo
sviluppo integrato, sembra dire la minoranza,
ferme restando le posizioni sull’azienda faunistica, ma attraverso una
decisione partecipata e
condivisa da tutti.
SPORT
PALLAVOLO
Nella 10“ giornata dopo qualche turno difficile che aveva fatto registrare un
calo psicologico tra i ragazzi, finalmente la Volley Pinerolo torna a vincere alla
grande (3-1) contro la pericolosa e agguerrita formazione del Pvl Valentino.
Aggiudicandosi la partita a punteggio pieno, i pinerolesi mantengono la
seconda posizione a pari merito con la
Nuncas Polimatica Chieri, sempre a 5
punti di distanza dalla capolista Palmar, in attesa di incontrare in trasferta
la Csa Fortitudo Occimiano. Si riprende
11 12 gennaio con PalaTechnosquare
contro il Bbc Pianfei Morozzo.
Brutta giornata invece per le ragazze
di Pignatelli, che neU’incontro casalingo contro le valdostane della Cogne
Acciai Carrefour perdono al tie break,
scivolando così in quarta posizione,
mantenendo però la distanza dalla capolista Fiat Sisa.
Mancano ora tre giornate alla fine del
girone di andata e restano da incontrare
tre formazioni di fondo classifica, che
non dovrebbero creare grosse difficoltà,
mentre alle squadre attualmente avanti
alla compagine pinerolese toccheranno
scontri diretti o comunque impegnativi,
che potrebbero rivoluzionare la fisionomia della classifica.
Ancora una partita prima dello stop
natalizio per le pinerolesi che saranno
impegnate sabato 22 in trasferta a Trecate contro TAgil Volley. Primo appuntamento casalingo dell’anno nuovo, il
12 gennaio contro la Galero Spendibe
ne, sempre alle ore 17,30 al PalaTechnosquare di Pinerolo.
Nel campionato under 15 femminile,
girone E, successo al tie break del 3S
Pinerolo sul De Tommasi Chieri; nel
girone B la Piscinese ha superato il 3S
Luserna per 3-0 mentre il 3S Pinerolo
ha vinto il derby con la Galup per 3-0.
Nell’under 15 maschile, girone B il
Volley Pinerolo ha superato il Sant’Anna Pescatori per 3-0. Vittoria per 3-1 del
3S Luserna sul Rosta nel girone F
delTunder 17 femminile; successo con
ugual punteggio per il Chisola Volley sul
campo del Volley Pinerolo. Vince il 3S
Pinerolo anche nelTunder 20 maschile
con un netto 3-0 sul Dronero. In terza
divisione femminile il 3S Luserna perde
in casa dal Pinerolo Vbc per 3-0 mentre
fra i ragazzi della seconda divisione il 3S
Luserna perde 3-0 dal Poirino.
HOCKEY GHIACCIO
Tre reti subite nei primi tre minuti e
la trasferta della Valpe in serie C a Varese era già segnata; qualche svarione difensivo, una prima linea, che seppur
priva di Paolo De Luca ha troppo marcato una sua naturale propensione offensiva, subendo reti in contropiede, le
forti individualità del Varese e alla fine
la partita si è chiusa sulT8-2 (reti di Orsina e Simone De Luca); domenica turno di riposo. Dopo una pausa invece riprende il campionato under 19, con
quattro partite nel periodo natalizio; si
comincia domenica 23 a Pinerolo contro il Fassa, per proseguire, ancora in
casa, mercoledì 26, con il Vipiteno.
SI PATTINA A NATALE
L’Agess ha definito il programma di apertura dei palazzi del ghiaccio di Torre Pellice e Pinerolo per il periodo natalizio.
Domenica 23 dicembre, dalle 10 alle 12 apertura a Torre Pellice; dalle 14,30 alle
17,30 apertura di entrambi con festa natalizia. Babbo Natale e giocolieri sul
ghiaccio, distribuzione di cioccolata calda per tutti.
Lunedì 24 e 31 dicembre chiusura totale.
Natale apertura dalle 15 alle 17,30.
Mercoledì 26 apertura mattutina solo a Torre Pellice, dalle 14,30 alle 17,30 e dalle
21 alle 23 (entrambi).
27 dicembre (solo Torre Pellice) dalle 14 alle 16,45 e dalle 21 alle 23.
28-29 dicembre dalle 14 alle 16,45 e dalle 21 alle 23.
30 dicembre dalle 10 alle 12 (solo Torre Pellice); dalle 14,30 alle 17,30 e dalle 21 alle 23 (entrambi).
1° gennaio, dalle 15 alle 17,30 e dalle 21 alle 23.
2-3 gennaio dalle 14 alle 16,45 e dalle 21 alle 23.
4 gennaio, dalle 8,30 alle 20 torneo internazionale di hockey under 12 e 14; dalle
21 alle 23 apertura al pubblico.
5 gennaio, dalle 8,30 alle 14 torneo internazionale di hockey under 12 e 14; dalle
14 alle 16,45 e dalle 21 alle 23 apertura al pubblico.
6 gennaio, dalle 10 alle 12 (solo Torre Pellice) ed entrambi dalle 14,30 alle 17,30.
NELLE CHIESE VALDESI
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ATTIVITÀ GIOVANILI
Sabato 22 dicembre, si svolgerà la festa di Natale per tutti
igiovani del Distretto, alle ore
21, alla sala Albarin di Luserna San Giovanni.
CASA DELLE DIACONESSE
Dal 10 al 31 dicembre, dalle
15 alle 18, mostra mercato.
Sabato 22, alle 14,30, nel salone della Casa, festa di Natale.
CULTO AGLI OSPEDALI
Il culto del periodo natalizio ^l’ospedale di Torre Pellico si terrà il 27 dicembre, alle
lo,30; a Pomaretto il culto di
Natale con Santa Cena si
terrà il 25 alle 9.
ANGROGNA
Lunedì 24 dicembre, alle
11,45, culto a Pradeltorno
on celebrazione della cena
« Signore e partecipazione
nella corale. Martedì 25, Na_ e, alle io, culto al capoluo.celebrazione della ce25 o Signore (le domeniche
(j ® dicembre il culto si
f normalmente nella
,11 , grande). Domenica 23
sta sala unioni
bambini e delle
di canti, poesie
bitii i if P*'®scntati dai bame rioi ^ ^ scuola domenicale
ni^ .P*^®^ntechismo. I giovale persone an10 15 e domenica
dei-à ,T*?*orie femminile renalle sorelle di Prailo mercoledì 19.
bobbio pellice
itel tem^iv^ dicembre, culto
cor2*° con santa cena, ri®uticinat° culto viene
attività "^clla sala delle
culto in francese.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Giovedì 20 dicembre, alle
10, culto di Natale negli istituti, con celebrazione della
santa cena. Venerdì 21, fino
al 24, in piazza banchetto libri Claudiana, chi volesse dedicare del tempo può contattare Roberta Peyrot, tei. 0121901586. Sabato 22, alle 15, festa della scuola domenicale
ai Peyrot. Domenica 23, alle
9, culto agli Aitali; alle 10,
culto di Natale e festa dell’albero dei bambini e delle
bambine della scuola domenicale di San Giovanni e dei
Peyrot; pranzo al sacco, giochi e festa all’Asilo, fino alte
16,30, conclusione della festa
nella sala Beckwith. Lunedì
24, alle 21, culto della vigilia
al Ciabas. Lunedì 25 dicembre, giorno di Natale, alle ore
9, culto agli Aitali, con santa
cena, alle 10, culto nel tempio di San Giovanni, con santa cena. Lunedì 31, alle 18,
.nel tempio di San Giovanni,
culto di fine anno.
PERRERO-MANIGLIA
Domenica 23 dicembre, alle 10, culto unico a Perrero,
con la scuola domenicale.
Martedì 25, culto di Natale,
alle 10. Domenica 30, culto
alle 10, a Perrero.
PINEROLO
Giovedì 20 dicembre, pomeriggio natalizio dell’Unione femminile, alle 15. Martedì 25, culto di Natale, con
celebrazione della cena del
Signore. Domenica 30 dicembre, alle 10, culto presieduto
da Gianni Long. Lunedì 31
dicembre, alle 19, cena di fine anno; chi desidera partecipare contatti Leila La Montagna tei. 0121-70685.
PRALI
Venerdì 21 dicembre, alle
20.30, studio biblico ecumenico su «La regola d’oro», incontro natalizio, al presbiterio di Ghigo. Sabato 22, alle
15, nella sala delle attività,
festa natalizia dell’Unione
femminile. Domenica 23, alle
10.30, culto. Lunedì 24, alle
20.30, nella sala delle attività,
culto di Natale con santa cena. Martedì 25, alle 10,30, al
tempio, culto di Natale con
celebrazione della santa cena e partecipazione della corale; colletta a favore del progetto per l’Afghanistan.
PRAMOLLO
Martedì 25 dicembre, alle
10, culto di Natale con santa
cena con la partecipazione
della scuola domenicale, del
precatechismo, del catechismo e della corale. Durante il
culto verranno insediati gli
anziani Nella Travers e Guido
Peyronel. Mercoledì 26, alle
14,45 festa di Natale con i
bambini nella sala delle attività. Domenica 30, alle 10,
culto di fine anno, con la partecipazione di scuola domenicale e precatechismo.
PRAROSTINO
Giovedì 20 dicembre, al
Roc, alle 20,30, studio biblico.
Sabato 22, alle 20,45, nel tempio, concerto di Natale della
corale, con la scuola domenicale. Domenica 23, alle 9, culto al Roc, alle 10,30 a Pralarossa. A Natale, culto nel tempio di San Bartolomeo, alle
10, con corale e santa cena.
Mercoledì 26, alle 15, al teatro, festa natalizia della scuola domenicale e del precatechismo. Lunedì 31, alle 20, al
presbiterio, agape fraterna.
RORA
Venerdì 21 dicembre, alle
20,30, festa della scuola domenicale, nella sala delle attività. Martedì 25, culto con
cena del Signore, alle 10, con
la corale. Domenica 30, alle
10, culto con predicazione
del pastore Taglierò. Lunedì
31, alle 20, cena comunitaria
di fine anno; prenotarsi dal
diacono o dagli anziani.
SAN GERMANO
Domenica 23 dicembre
culto con la scuola domenicale; seguono agape fraterna
e pomeriggio con giochi. Venerdì 21 alle 15, culto aU’A'silo curato dall’Unione femminile. Culto di Natale alle 10.
SAN SECONDO
Venerdì 21 dicembre, alle
10, culto per gli ospiti della
Casa Turina, con cena del Signore. Domenica 23, alle 10,
culto per i bambini della
scuola domenicale e per i catecumeni. Lunedì 24, alle 21,
festa di Natale, con recita della scuola domenicale. Martedì
25, alle 10, culto di Natale con
cena del Signore; partecipa la
corale. Venerdì 28, alle 21, nel
tempio, concerto della corale
valdese, della corale Prompicai, del gruppo Gli amici di
Giò. Domenica 30 dicembre,
alle 10, culto di fine anno. Domenica 6 gennaio, culto dell’Epifania, alle 10; alle 14,30,
Unione femminile.
VILLAR PEROSA
Domenica 23 dicembre
culto nel tempio con i bambini della scuola domenicale.
Lunedì 24, ore 21, culto a Vivian; martedì 25, ore 10, culto nel tempio con la partecipazione della corale.
TORRE PELLICE
Domenica 23 dicembre, alle 10, culto nel tempio con i
bambini e le bambine della
scuola domenicale; alle 12,
pranzo al sacco, alla Casa
unionista, per i bambini e le
bambine; alle 14,30, nel tempio pomeriggio natalizio col
contributo dei gruppi musicali, della scuola domenicale,
del precatechismo, del gruppo flauti, coretto e corale.
Martedì 25, nel tempio, culto
di Natale, con celebrazione
della cena del Signore, partecipa la corale. Riunione quartierale venerdì 21, alle 20,30,
agli Appiotti. Domenica 30,
culto ai Coppieri alle 9,30, al
centro alle 10, agli Appiotti,
alle 10,30. Lunedì 31, alle 18,
nel tempio del centro, culto
di fine anno con celebrazione
della cena del Signore.
VILLAR PELLICE
Sabato 22, ore 21 concerto
«Natale in coro», nel tempio, a
cura della corale Bobbio-Villar e del coro vai Pellice. Domenica 23, ore 10, culto e festa dell’albero a cura della
scuola domenicale. Martedì
25, ore 10, culto in francese,
radiotrasmesso da Radio5uisse Romando, con santa cena e
partecipazione della corale
Bobbio-Villar; predicazione
del moderatore past. Gianni
Genre. Venerdì 4 gennaio, alle
21, nel tempio, concerto del
coretto, della scuola domenicale, della corale di BobbioVillar. Domenica 6 gennaio,
culto con celebrazione della
cena del Signore.
RODORETTO-FONTANE
Domenica 30 dicembre, alle 10, culto natalizio a casa
della famiglia di Valter Tron.
VILLASECCA
Venerdì 21 dicembre, alle
20, riunione quartierale a Villasecca. Domenica 23, alle 10,
culto ai Chiotti. Lunedì 24, alle 20, culto al Trussan, nella
scuola. Martedì 25, culto ai
Chiotti, nel tempio, alle 10,
con santa cena; partecipa la
corale. Mercoledì 26, alle 10, a
Villasecca, culto con le scuole
domenicali e del catechismo
di Perrero e Villasecca. Domenica 30, alle 10, culto nella sala dei Chiotti. Lunedì 31, alle
20, culto di fine anno, seguito
da agape fraterna. Sabato 5
gennaio, alle 20,45, concerto
natalizio al tempio di Chiotti,
con le corali della vai Germanasca e di Torre Pellice.
POMARETTO
Domenica 23 dicembre, alle 10, culto all’Inverso, alla
Cappella del Clot. Incontro
dell’Unione femminile dell’Inverso, venerdì 21, alle
14,30. Lunedì 24, culto ecumenico al Centro anziani di
Porosa, alle 15, con partecipazione della corale. Martedì
25, alle 9, culto all’ospedale,
con santa cena; alle 10, culto
al tempio, con santa cena e
partecipazione della corale;
alle 20, festa di Natale ai Cerisieri. Lunedì 31, alle 20,30,
culto con santa cena al tempio, con partecipazione della
corale; segue incontro fraterno all’Eicolo grando. Riunioni
quartierali: mercoledì 2 gennaio, alle 20, ai Pons, venerdì
4, alle 15, all’Inverso Clot.
MASSELLO
Domenica 23 dicembre,
alle ljk,15, a Reynaud, culto
unico. Martedì 25, alle 11,15,
culto di Natale e fine anno, a
Reynaud.
14
PAC. 14 RIFORMA
E Eco Delle Yalu iàldesi
VENERDÌ 21 dicembre 20(1,
T
APPUNTAMENTI
20 dicembre, giovedì
BIBIANA: Alla Casa Barbero, alle ore 15, concerto
del gruppo Auser.
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella Casa valdese,
concerto degli allievi della professoressa Eleonora
Celesia: al pianoforte Edoardo Turbil, Heloise Garello, Giulia Beux, Zuni e Lisette Bassi.
TORRE PELLICE: Alla biblioteca comunale, alle 17,
storie di Natale e panettone party; in galleria esposizione delle opere dell’istituto comprensivo «Rodar!».
21 dicembre, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 17, inaugurazione
della mostra di Guy Rivoir, 20 tele fino al 30 dicembre.
TORRE PELLICE: Alle 20,30, con partenza da Santa
Margherita e arrivo a piazza Libertà, fiaccolata di Natale. Canti dei cori «La draia» e «Les harmonies», scene della natività dal vivo, con la «Nuova compagnia
del vecchio teatro»; cioccolata e dolci sotto l’alberoe.
PINEROLO; Apertura serale dei negozi fino alle 23,
distribuzione di dolci e bevande calde, in piazza Vittorio Veneto angolo via Torino; in via Trieste, fiabe
raccontate ai bambini, cantastorie. Alle 21, nella sala
concerti «Italo Tajo», nella chiesa di San Giuseppe,
concerto dell’orchestra Pinerolium sinfonietta.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Fino a lunedì 24, dalle 9
alle 18,30, mercatino natalizio in piazza Partigiani.
22 dicembre, sabato
TORRE PELLICE: Dalle 15, nell’atrio del palazzo
municipale, musiche e canti con il gruppo «Accordi
sonanti»» di Pinerolo; alle 16,30, inaugurazione della
mostra del pittore Attilio Revelli.
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa Madonna di Fatima, 17“ edizione della rassegna «Cantiamo per amore», quattro corali cantano per il Natale, ingr. libero.
CUMIANA: Alle 21,15, nella sala Carena, «Arteviva
teatro» presenta «Arsenico e vecchi merletti».
PEROSA ARGENTINA: Al cinema teatro Piemont,
alle 21, concerto della banda di Inverso Pinasca, saggio della scuola di danza Arabesque e della scuola di
musica «Musicaremifa»; ingresso gratuito.
PINEROLO: «Il centro storico in musica», dalle 15,30
alle 17, con la banda musicale San Lorenzo di Cavour.
Alle 17,30, nella chiesa di San Giuseppe, concerto dei
bambini del civico istituto musicale «Gorelli».
VILLAR PEROSA: A San Aniceto, concerto del «Corpo musicale di Villar Perosa», alle 21.
PERRERO: Alle 21, al Centro culturale, commedia
«L’avocat ’d le cause perse», ingresso a offerta libera.
POMARETTO: Alle 19,30, Natale per i bimbi, con la
banda cittadina e recita delle alunni delle scuole elementari per le vie del paese.
BAGNOLO PIEMOOTE: Il Gruppo teatro Angrogna
presenta «La bicicletta di Yang», alle 21, al teatro. Prenotazioni libreria Claudiana di Torre Pellice.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Sabato e domenica,
dalle 15, distribuzione di cioccolata calda, giri in calesse, giochi con macchinine elettriche, musica, intrattenimenti per bambini.
23 dicembre, domenica
PINEROLO: Nel cortile di piazza Barbieri, dalle
14,30 alle 18,30, Babbo Natale e trampolieri.
TORRE PELLICE: Nel pomeriggio, spettacolo dei
giocolieri del gruppo «La sportica » di Pinerolo.
SAN SECONDO: Alle 21, nel salone di San Luigi,
teatro dialettale «Caterina pensie nen».
PEROSA ARGENTINA: I bambini della ludoteca invitano al cinema teatro Piemont per lo spettacolo teatrale «Il baule magico», alle 16,30, presentato dalla
compagnia «Abbastante».
24 dicembre, lunedì
TORRE PELLICE: Nelle vie cittadine, a partire dalle
15, stuzzichini offerti dal circolo Mûris con vin brulé,
passeggiate a cavallo per bambini con Babbo Natale,
musiche dei «Sonaires Val Pelis».
PORTE: Nel salone parrocchiale, dalle 22 «aspettando il Natale».
RINASCA: Al salone polivalente, concerto dell’Avis.
Un cd della corale di Pinerolo
«Chantez à Dieu»
La corale valdese di Pinerolo, diretta dal maestro Roberto Morbo, ha
fatto uscire in questi
giorni un cd e una cassetta audio in cui ha raccolto il lavoro degli ultimi 10 anni. Intitolati
«Chantez à Dieu», il cd e
la cassetta si presentano
con una bella copertina
disegnata dal pittore Piero Bertin e propone 22
brani registrati in vari
concerti tenuti tra il ’93 e
il 2000. In 50 minuti di
musica, vengono presentate canzoni «secolari» e
brani liturgici. Fra i primi
possiamo segnalare la famosa «Pavane» di T. Arbeau o la tedesca «Innsbruck, ich muss dich
lassen», la cui linea me
lodica è entrata nella tradizione protestante con
l’inno del Venerdì Santo
«Ai piedi della croce». Fra
i secondi, che rappresentano ovviamente la maggioranza segnaliamo, vista la stagione, gli inni
natalizi, quali «In dulci
jubilo», «Puer natus in
Bethlehem» o il popolare
«Noël du Poitou». Dal
nuovo Innario abbiamo
«Grande, o Signore, è ancor la messe», la «Complainte dei dieci comandamenti» e «Gloria in
questo giorno lieto». Il cd
e la cassetta verranno
presentati sabato 22 dicembre, alle ore 20,30
nel tempio di via dei Mille 1 a Pinerolo. Seguirà
un rinfresco.
ROURE: Nelle piazze delle quattro frazioni, dalle
14*; con partenza da Castel del Bosco, auguri ai bambini. Alle 21, tombola e fiaccolata.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Distribuzione di cioccolata calda e panettone dopo la mezzanotte, nel
giardino delle feste.
25 dicembre, martedì
PRAGELATO: Fino al 6 gennaio, dalle 17 alle 24, al
centro sportivo comunale, prima edizione del mercatino di Natale: mini chalet addobbati a festa. Dalle
17,30, spettacoli per bambini; mostra del Chococlub,
con degustazione di 30 tipi di cioccolata.
TORRE PELLICE: All’Esercito della Salvezza, in via
Cavour 9, colazione comunitaria, dalle 9,30 .
TORINO: Al Teatro Nuovo, fino a mercoledì 26,
Lindsay Kemp in «Mister Punch’s Follies».
27 dicembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alla Casa delle diaconesse, alle
15, concerto di Natale del gruppo Auser.
28 dicembre, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 15, nella salètta
d’arte, auguri a cura dell’Auser, con concerto.
SAN SECONDO: Alle 21, nel tempio, concerto corale con il coro valdese di San Secondo, la corale Prompicai e il gruppo «Gli amici di Giò».
29 dicembre, sabato
PRALI: Alle 21, nella sala valdese di Ghigo, serata
musicale con il gruppo «Ricerca musicale di Coazze»,
musiche francoprovenzali. Ingresso gratuito.
SAN SECONDO: Nel tempio valdese, alle 21, concerto del trio Musikè (tromba, trombone, pianoforte).
30 dicembre, domenica
PRALI: Alle 18, lungo la pista rossa di Ghigo, fiaccolata dei maestri di sci, con i bambini della scuola.
FENESTRELLE: Fiaccolata in località Spiaggetta.
31 dicembre, lunedì
PINEROLO: In piazza Vittorio Veneto, alle 22,30,
distribuzione di panettone e spumante, fantasie pirotecniche di mezzanotte, musica dal vivo con la Jackpot band, musica dagli Anni 60 ad oggi.
CAVOUR: Cenone di Capodanno, al palasport, con
serata danzante.
FENESTRELLE: Al Forte, cena di Capodanno, organizzato dall’associazione Progetto San Carlo.
RINASCA: Serata nel salone polivalente, alle 21.
4 gennaio, venerdì
SAN SECONDO: Alle 21, nel salone valdese, «Insieme in allegria», con il circolo Airali e il Piccolo varietà.
5 gennaio, sabato
VILLAFRANCA: Alle 21, nel salone parrocchiale, corale delle «Tre valli di Saluzzo», spettacolo di prestidigitazione con il mago William; estrazione lotteria.
SERVIZI
GUARDIA MEDICiC;1
notturna, prefestiva, fe'si^
telefono 800-233111
GUARDIA FARI
(turni festivi con orarirjjaj'
DOMENICA 23 DICEMBRE
Cavour: Comunale - via Ro
ma 35, tei. 68211
Pinasca: Bertorello - via Na
zionale 22, tei. 800707
Pinerolo: Podio - corso Tori
no 52, tei. 322030
MARTEDÌ 25 DICEMBRE
Luserna San Giovanni:
Farmacia Gribaudo - via Rq.
ma 19 (Airali), tei. 909031
San Germano Chisone:
Farmacia Tron, tei. 5877i
Pinerolo: Marino - p.za Cavour 12, tei. 322603
MERCOLEDÌ 26 DICEMBRE
Luserna San Giovanni: Sa
velloni - Via Blando 4 - (La
sema Alta), tei. 900223
Pragelato: Doglia - via IV
Novembre 4, tei. 78030
Pinerolo: Musto - via Cambiano 8, tei. 322050
DOMENICA 30 DICEMBRE
San Secondo: Mellano ■ via
Rol 16, tei. 500112.
Perosa Argentina: Termini,
via Umberto I, telef. 81205
Pinerolo: San Lazzaro - corso Torino 196, tei. 393858
MARTEDÌ 1® GENNAIO
Perosa Argentina: Bagliani
- p.za Marconi 6, tei. 81261
Pinerolo: Corti - via Lequio
2, tei. 322624
SERWIOINFERMIERISTICC
presso i distretti
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 ■ 10064 Pinerolo
tei. 0121-371238; fax 323831
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Ricordiamoci di differenziare i rifiuti
Una festa per l’ambiente
Cartone, vetro, plastica, carta potranno essere conferiti
nelle piazzole ecologiche e nelle eco-isole dell’Acea
Ogni giorno ogni cittadino di questo paese produce mediamente 1,2 kg
di rifiuti. Una quantità
impressionante, che nei
prossimi giorni di regali e
feste a tavola, rischia di
aumentare ulteriormente.
Il problema è concreto e
urgente per il nostro ambiente. Assorbire una
quantità simile di rifiuti è
un’operazione che mette a
repentaglio l’equilibrio
ambientale del territorio.
Il problema è di tutti.
L’Acea in questi anni ha
operato (e sta tuttora portando avanti) una serie di
iniziative e realizzazioni
per rendere più accessibile e comoda la raccolta
differenziata, primo e fondamentale passo sia per
evitare di sperperare materiali riutilizzabili, sia per
limitare il conferimento in
discarica dei rifiuti. Questi
sforzi, unitamente alla
collaborazione e all’impegno dei cittadini, hanno
prodotto buoni risultati,
come quel 21,9% di raccolta differenziata raggiunto a fine 2000 (i dati di
quest’anno non sono ancora disponibili), la percentuale più alta tra le
aziende di smaltimento
della provincia di Torino.
Questo risultato, però non
basta, deve assolutamente
migliorare: dovrà arrivare
entro il 2003 al 35%, pena
gravosissimi aumenti dei
costi per i cittadini.
Una buona occasione
per incrementare la percentuale di raccolta diffe
renziata, può arrivare proprio dalle festività imminenti. Se sapremo assu
mere un atteggiamento
corretto, potremo trasformare il Natale e il Capodanno in una festa anche
dell’ambiente; altrimenti,
gli daremo un ulteriore e
pesante colpo.
L’operazione è semplice
e non richiede particolari
sacrifici: basta smaltire in
maniera differenziata i diversi materiali che in questi giorni vengono dismessi dalle nostre abitalìoni:
imballaggi, bottiglie di vetro, il materiale plastico o
il cartone che avvolge le
tante confezioni, lattine,
polistirolo, ecc. Tutti questi materiali si possono
prima raccogliere in casa,
magari in uno scatolone
da tenere sul balcone o in
altro luogo dove non dia
fastidio, quindi, quando il
contenitore sarà saturo, ci
si potrà recare in una delle
tante piazzole ecologiche
che l’Acea ha realizzato
nei diversi comuni del
consorzio o in una delle
undici eco-isole del territorio e conferire ogni materiale nel cassonetto specifico. In questo modo la
festa non ci sarà costata
l’ambiente e i materiali
salvati dalla discarica verranno avviati ai diversi cicli di recupero per ridiventare oggetti da utilizzare nuovamente.
informazione
pubblicitaria
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II
PROVINCIA
DI TORINO
\
sarà ancora
Dall'Acea un impegno eccezionale per un obiettivo eccezionale;
recuperare gli imballaggi dei regali e delle confezioni natalizie.
Eccezionolmente fino al 6 gennaio le squadre Acea effettueranno tutti i giorni nella
città di Pinerolo la raccolta differenziata di cartone da imballaggi.
I Cittadini potranno portare i cartoni, smontati e ben ripiegati, nei consueti punti di riferimento
in due momenti della giornata; dal lunedì al venerdì entro le ore 9 oppure entro le 17; il
sabato entro le 9 o prima delle ore 16.
Anche durante le feste ricordate che: bottiglie, plastica, carta e imballaggi possono essere
smaltiti nei cassonetti della raccolta differenziata o nelle Eco isole.
Abituati a differenziare, ie buone abitudini migliorano la vita
e... il Natale
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lEi Lettori
PAG. 15 RIFORMA
i II simbolo
dei vescovi
POSTA
In Uruguay
con le «madres»
Il Sinodo dei vescovi della
Chiesa cattolica è regolamentato nel capitolo II della Costituzione gerarchica della
chiesa. È un’assemblea di vescovi, scelti dalle diverse re
gioni del mondo, che si riuniscono in tempi determinati
per «favorire una stretta unione fra il Romano Pontefice e i vescovi stessi e per prestare aiuto con i loro consigli
al Romano Pontefice nella
salvaguardia e nell’incremento della fede e dei costumi,
nell’osservanza e nel consolidamento della disciplina ecclesiastica e inoltre per studiare i problemi riguardanti
l’attività della Chiesa nel
mondo» (can. 342). Al Sinodo
, spetta discutere sulle cose da
’ trattare, ma non dirimerle o
emanare decreti su di esse" a
meno che il papa, a cui spetta
ratificare le decisioni del Sinodp, non gli abbia concesso
potestà deliberativa. È sottoposto direttamente all’autorità del papa al quale spetta la
convocazione e la designazione del luogo dell’assemblea,
gratifica dell’elezione dei
membri che devono essere
eletti e designare e nominare
gli elettori, la definizione
dell’ordine dei lavori e degli
argomenti da trattare, la presidenza deü’assemblea personalmente 0 per mezzo di altri.
Al papa spetta inoltre concludere, trasferire, sospendere e
sciogliere il Sinodo.
Nel rileggere la normativa
cattolica si rimane perplessi
nel considerare che i religiosi
ammessi a farne parte devono essere membri di istituti
clericali. Si evidenzia quindi
un’ecclesiologia profondamente diversa da quella protestate, secondo cui il Sinodo
è un’assemblea legislativa.
Non a caso nel corso del dibattito sinodale cattolico,
molti vescovi hanno chiesto
una revisione di questo istituto voluto dal Concilio e
sanzionato dal codice di diritto canonico. Avverrà questa metanoia all’interno della
Chiesa cattolica?
Gianni Musella - Prosinone
A una ventina di chilometri
da Colonia del Sacramento
dopo cinque chilometri di
strada sterrata in mezzo alla
verde campagna.dell’Uruguay
c’è una chiesa valdese. Accanto c’è un salone per le riunioni con il palco di un vecchio
teatro. Alle spalle della costruzione mucche al pascolo e
una piantagione di eucalipti.
Molto distante la piccola luce
di una casa. Più vicine le voci
e i suoni della campagna e di
differenti uccelli. Sulla linea
dell’orizzonte un sole rosso
come una ferita e sopra di noi
un cielo azzurro con qualche
vaga nuvola bianca. Siamo
qui con Gisella Bein per rappresentare Più di mille giovedì. Siamo con Tati Almeida,
una «madre di Plaza de Mayo»
e con Linea Fundadora, con
noi a testimoniare il coraggio
della storia e del presente delle locas, le «pazze» di Plaza de
Mayo, come le chiamavano i
militari. Ancora una volta
l’aereo si è alzato in volo e ci
ha portato in Sud America per
la nostra quinta tournée, sei
spettacoli in 10 giorni, due in
Argentina con le «madres» e
quattro in Uruguay, di concerto con la Mesa Vaidense
del Rio de la Piata.
Potrei raccontarvi di piazze
colme di pubblico o di teatri
con centinaia di persone, invece preferisco raccontare
questa notte in cui in mezzo
alla vasta campagna arrivano
per vederci una trentina di
contadini figli di terza o
quarta generazione di immigrati italiani. «Ai nostri nonni
- dicono -, ai nostri padri venuti qui mancavano le montagne, li stordiva questa immensa pianura. A Torre Pellice guardi in alto e dici “lì abitano i Tourh, là abitano i
Bein, là i Malan”. Tutto è
semplice, sta in uno sguardo.
Qui l’orizzonte lo perdi dentro lo spazio infinito della
pianura. In Piemonte erano
abituati a portare la terra sulle spalle risalendo i fianchi
della montagna. Quando sono arrivati in Uruguay li stupiva che fosse il cavallo a portare loro in groppa. Molti non
ce la facevano, si smarrivano
nella nostalgia e piangevano».
Loro adesso si smarriscono
meno, sono saldi, non piangono più e questa sera, controllate le mucche dopo la
I
IL filosofo greco Eraclito
(sec. VI-V a.C.) sostenne
essere il divenire, ossia il movimento, il principio, secondo il
famoso detto a lui attribuito
«Pania rei» (tutto scorre), purché guidato da un principio assoluto, dal Logos. Penso che
qualcosa di analogo possa essere detto riguardo alla musica:
essa non si crea e non vive se
r>on nel e dal movimento, né
può essere esente da un’intehiatura di pensiero e di raziot)alismo. Pensiamo al suono
Isso di una sirena o di una
eanna d’organo che vibri indebitamente: in tale as.senza, sia
di movimento sia di un dise8tio costruttivo, non può esistete musica.
Un esempio minimo di mo||iiriento in musica è offerto da
Mte natura con la «terza mi^ore discendente» del verstt del
^tteu, spesso usato dai composi°ri per piacevoli pezzi come la
tnosa Toccata con lo .scherzo
rii Bernardo Pa.squini
y , ^'1710). Anche una nota
ba, tiperuta con un ritmo
yJ.j^’-tttistico, può creare
j ,* tnusicale, come il tema
m„ tempo della Setti
___^‘tt/ouig di Beethoven.
Ma l’idea di movimento in
musica non finisce qui. Ecco
altre due osservazioni: a) un
brano musicale è un «discorso»: nasce da un punto di partenza e procede, si muove, con
articolazioni assai varie, verso
un punto d’arrivo che produce
un senso di compiutezza; b) il
linguaggio musicale non si
esprime per mezzo di «concetti»: le sue articolazioni sono
motivi, temi, frasi, incisi e così
via, i quali si sviluppano e si
interconnettono attraverso un
costante movimento che a volta a volta riprende o contrappone, moltiplica o spezzetta,,
imita o varia le idee e gli elementi formali di partenza, in
un gioco di domande e risposte, di incertezze o di affermazioni, di tensione e di distensione, portando talora a soluzioni del tutto nuove, talaltra a
confortanti «riprese», o anche
a esiti inattesi e stupefacenti.
Tutto questo fermento di movimenti sarebbe caotico se non
fosse strutturato e pianificato,
per così dire, da una mente direttiva, cioè dall’intelligenza e
dal senso logico che soccorrono alla fantasia e al sentimento
del compositore. __________________
mungitura, indossata la camicia della festa, sono, venuti
con le mogli e i bambini ad
ascoltare una storia d’Argentina che per vicinanza e affinità
politica li ha toccati. Non travolti con la desapareción, ma
umiliati e spezzati con la dittatura, la tortura e l’esilio.
Non loro come persone, forse,
ma come popolo sì. Hanno
volti forti solcati dal sole, mani robuste e callose segnate
dalla terra, occhi attenti fissati
dentro il racconto che scorre.
Li guardi e senti il senso del
tuo lavoro, intuisci quanto
importante sia cucire le emozioni, serrare le distanze e capisci, contro le grandi cifre,
quanto sia utile e necessario il
lavoro delle api per raccogliere una goccia di miele da un
giorno di fiori.
Renzo Sicco - San Pedro
Siamo sempre
servi inutili
Cara Didi, leggo la tua lettera sul n. 46 circa la «schizofrenia» dei credenti e sento il dovere di risponderti. Che i credenti siano peccatori è una
delle nostre più radicate convinzioni, che abbiamo assunto con il latte materno. Tuo
suocero (che non era tenero
su questo punto) mi ha molto
ben ammaestrato. Siamo peccatori e quotidianamente facciamo errori. Inutile elencarli.
Da qui, però, alle tue affermazioni passa un oceano.
Nel mio lungo ministero ho
occupato quasi tutti i posti di
grande responsabilità in ambito bmv. Sono anche stato
pastore in tre comunità battiste: Civitavecchia, Cagliari e
Firenze. Posso dire serenamente che ho sempre operato con sorelle e fratelli del tutto disponibili, soprattutto
verso chi soffre. Abbiamo accolto con gioia zingari e immigrati, ospitati (anche per
mesi), nutriti e rivestiti. Non
ho mai incontrato nessuno
favorevole alla pena di morte
(e lo prova il numero notevole di telefonate e lettere di approvazione quando alla radio
parlo contro la pena di morte). Abbiamo sempre visitato i
carcerati (e avrei molti episodi da raccontare...). Ho sempre riscontrato grande impegno nella salvaguardia del
creato. Ci siamo impegnati
per l’aiuto ai terremotati dell’Irpinia fino al limite delle
Traduzione interconfessionale in lingua corrente (Tilc)
Nuovo Testamento, rivista la traduzione
BRUNO CORSAMI
IL 26 e 27 novembre la Società biblica e la casa salesiana Ldc hanno presentato
pubblicamente a Roma la
revisione del Nuovo Testamerito, traduzione interconfessionale in lingua corrente
(Tilc). Gli editori hanno scelto questa data perché in
quei giorni si compivano
esattamente 25 anni dalla
presentazione della prima
edizione del Nuovo Testamento Tilc. Traduttori, consulenti, revisori ed editori
hanno donato una Bibbia
cori il Nuovo Testamento riveduto al presidente della
Repubblica e al pontefice,
presente nei due casi anche
il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Gianni Long.
Le modifiche apportate alla traduzione del Nuovo Testamento sono alcune centinaia, ma la maggior parte
sono rettifiche della punteggiatura e dellq, congiunzioni (e, ma, poi, allora, poiché)
per rendere il testo greco
con maggiore precisione e
dare agli scritti biblici il ritmo degli originali che è
spesso molto incisivo e vigoroso, specialmente in Marco
e nelle epistole di Paolo. Ci
sono poi alcuni interventi di
modifica, che hanno accolto
indicazioni di possibili miglioramenti, mentre alle note e al Dizionarietto sono
state fatte alcune aggiunte.
Tra l’altro, il Dizionarietto e
TIndice analitico della prima
edizione sono stati fusi,
creando un minuscolo Dizionario biblico di 36 pagine
(per la Bibbia intera).
Diamo due soli esempi
delle modifiche apportate in
questa seconda edizione del
Nuovo Testamento: la tradur
zione maschilista ài Matteo
28, 19 («Fate diventare miei
discepoli tutti gli uomini del
mondo») è stata così modificata: «Fate che tutti diventino miei discepoli». Sempre
nel Vangelo di Matteo «Io
costruirò la mia chiesa» è diventato «lo costruirò la mia
comunità», una comunità di
discepoli all’interno della
più vasta entità che è il popolo d’Israele. L’assemblea
religiosa di Israele era chiamata qaal, ma qui è possibile che Gesù abbia usato il
termine kenishtà che può
essere reso in italiano appunto con «comunità»: una
comunità di credenti impegnati che aspettavano con
fervore il regno di Dio.
Nei 25 anni di diffusione
del Nuovo Testamento Tilc e
nei 16 anni della Bibbia intera (pubblicata nel 1985) sono
stati diffusi dieci milioni di
volumi 0 di porzioni (un milione di Bibbie intere, due
milioni e mezzo del Vangelo
di Luca durante il Giubileo, e
un milione di copie del Vangelo di Marco per la Giornatamondiale della gioventù).
.Con questo lavoro la Società
biblica e la Ldc hanno contribuito potentemente alla diffusione della Parola nel nostro paese. Aspettando la revisione del primo Testamento, a cui già si lavora e che richiederà alcuni anni, non ci
rimane che pregare perché il
seme sparso porti dei frutti.
nostre energie fisiche (ed
economiche).
Non c’è nessun vanto in
tutto questo, in quanto è ciò
che il Signore ci chiede. Siamo, peccatori davanti al Signore, sempre «servi inutili».
Ma questo continuo masochismo protestante che ci accusa di cose estranee alla nostra vita è soltanto distruttivo
e non crea nulla.
Piero Bensi - Firenze
Buon Natale!
Questo Natale dell’anno
2001, inizio di un nuovo millennio nel quale si sperava
che l’umanità ritrovasse i
sentieri della pace, della giustizia e della fraternità dopo
un secolo di guerre terribili e
devastanti, di spaventose deportazioni, di immense catastrofi quali l’olocausto degli
ebrei, i massacri del Ruanda,
l’Aids, la fame e la carestia, i
grandi sconvolgimenti della
natura dovuti anche all’incuria dell’uomo, non appare
più tranquillo degli altri. Il
terrorismo e la guerra in Af
ghanistan e quelle che si profilano in Somalia, Iraq, Libia
e Yemen che la nazione americana, pur formata in prevalenza da cristiani (e tra loro
molti evangelici), sembra
avere intenzione di mettere
in atto con spirito talora di
vendetta, non sono davvero
la cornice migliore per festeggiare la nascita delTEmmanuele, Dio con noi. È sempre con grande tristezza che
verifichiamo la distanza abissale tra quello che la nostra
civiltà (o inciviltà?) umana
realizza e la volontà di riconciliazione e amore del Signore: «I miei pensieri non sono i
vostri pensieri, le mie vie non
sono le vostre vie».
Eppure dobbiamo accostarci all’evento del Natale con
animo sereno e riconoscente.
Dobbiamo ancora cantare
con gli angeli e i pastori di Betlemme «Osanna all’Iddio altissimo, pace per gli uomini
che egli gradisce!». E dobbiamo sempre avvertire l’emozione e la meraviglia che il Signore è venuto a vivere la nostra vita, a condividere le nostre gioie e i nostri dolori e a
prometterci «nuovi cieli e
nuova terra, in cui abiterà la
giustizia», perché lui ha veramente vinto il male e la morte. Questo sentimento di riconoscenza e allegrezza deve
prevalere sempre sulle comprensibili preoccupazioni e
tristezze del nostro tempo. Allora possiamo riscoprire con i
nostri bambini, non solo alla
festa di Natale che celebreremo il 6 gennaio, il tesoro di
pace e letizia delTawento di
Cristo, riscoprendo anche il
nostro impegno verso la comunità nella quale ci troviamo ad annunciarlo e verso
tutti gli uomini e le donne che
vivono nella solitudine, nel
materialismo, nella disperazione, nella malattia.
Che possa essere questo il
nostro Natale!
Nicola Pantaleo - Bari
Nuovo indirizzo
Il pastore Antonio Squitieri
comunica il suo nuovo indirizzo e-mail: asquiti@interfree.it e il nuovo numero di
cellulare: 360-630661.
«Raccolta degli spiccioli»
per l'Afghanistan
Con l’arrivo dell’euro abbandoneremo la nostra moneta nazionale, la lira. Nei mesi di gennaio e febbraio le nostre banconote e i nostri spiccioli saranno progressivamente cambiati
ogni qualvolta acquisteremo qualcosa perché, dal 1“ marzo,
non varranno più nulla, ma probabilmente qualche monetina
ci rimarrà ancora da qualche parte. È possibile che lo stesso
avvenga per qualche moneta straniera di paesi che partecipano al processo di unificazione dell’euro, un avanzo di un qualche nostro viaggio che pensavamo di utilizzare un’altra volta.
Il 4° circuito delle chiese valdesi e metodiste propone di raccogliere questi spiccioli (e anche qualche banconota, se si vuole) per un fine comune,
un progetto di aiuto umanitario per l’Afghanistan sostenuto dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
Proponiamo di ritagliare il riquadro qui sotto, incollarlo su
una scatola e raccogliere così gli spiccioli. 1 cassieri delle chiese locali potrebbero poi inviarli alla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei, ccp 38016002, causale «Raccolta degli spiccioli per l’Afghanistan»).
Sappiamo che anche altri organismi stanno predisponendo
una simile iniziativa, ma noi confidiamo che nell’ambiente
evangelico (anche allargato) sarà possibile cogliere questa occasione per un piccolo gesto di solidarietà. Ci auguriamo che
questa iniziativa sia sostenuta e promossa da tutti secondo le
modalità che ciascuno troverà più conveniente.
Su Riforma daremo ancora notizia di questa iniziativa e poi,
ovviamente, del suo risultato.
Raccolta
degli spiccioli
'^1-V 1
Per un progetto di aiuto umanitario per l’Afghanistan sostenuto dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia
OSPEDALE EVANGELICO DI TORINO
L’Ospedale evangelico valdese di Torino (Oev) con il suo
programma di ristrutturazione e riorganizzazione totale, in
via di completamento, ha potuto aumentare sensibilmente
la sua capacità ricettiva (l’incremento è stato di circa 10
volte, rispetto al passato).
A breve sarà aperto il nuovo Centro diagnostico e ambulatoriale allestito nella palazzina di via Silvio Pellico 28. Per
contro, vertiginosamente è aumentata anche la richiesta
del pubblico. Pertanto la direzione generale, pur grata per
la preferenza dimostrata verso le nostre strutture ma nella
necessità di dare spazio e tempo a tutti con coerenza e attenzione, è stata costretta a modificare il meccanismo delle
prenotazioni.
Dal 17 dicembre le prenotazioni per visite ed esami presso TOev si effettuano esclusivamente per via telefonica, attraverso un cali center a 12 linee, cioè un centralino meccanizzato. Il numero telefonico è 011-6693871. Il servizio è attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 16 con orario continuato. Quando il segnale indica l’occupato significa che già
12 persone stanno parlando con le operatrici o stanno
ascoltando i messaggi registrati, perciò occorre selezionare
nuovamente il numero.
Per la maggior parte delle prestazioni TOev non effettua
prenotazioni a lungo termine. Le prenotazioni vengono riaperte indicativamente ogni 20 giorni circa per l’assegnazione delle disponibilità non oltre il 30° giorno dalla riapertura, fino a esaurimento dei posti disponibili. Tutti i giorni
verranno, comunque, messi a disposizione degli utenti i
posti non utilizzati dai servizi interni all’ospedale e quelli
resi liberi da eventuali disdette.
Per accedere al servizio di prenotazione telefonica occorre utilizzare un apparecchio telefonico a tasti multifrequenza: entrando in comunicazione, un messaggio di accoglienza propone l’ascolto dei menu, dai quali è passibile
di volta in volta tornare al menu precedente digitando il tasto asterisco, fino a ra^iungere quello che specifica quali
tasti devono essere digitati per: prenotare, disdire o avere
solo informazioni. Se non si possiede un apparecchio idoneo, attendendo in linea si è messi in comunicazione con
un’operatrice che fornisce le opportune indicazioni per poter comunque ats:edere al servizio......
16
PAG. 16 RIFORMA
Vil
)ALE
venerdì 21 DICEMBRE 2001
Si è concluso il progetto organizzato dal Servizio migranti della Fcei in Albania
Riconciliazione attraverso l'educazione
Non è stato semplice ideare un programma per i giovani basato sulla costruzione della
società civile e la partecipazione democratica alla risoluzione dei problemi sociali e culturali
ELENA MECCARIEUO
_________ÈVA PACUA_________
I giorni 25 e 26 ottobre 2001,
una pioggia scrosciante ha
accompagnato il terzo e ultimo incontro previsto dal
progetto «Reconciliation by
Education in Albania. Partecipazione democratica alla
risoluzione dei problemi sociali e culturali», organizzato
dal Servizio rifugiati e migranti (Srm) della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia (Fcei). La pioggia e le
continue interruzioni di elettricità, che hanno costretto
gli operatori degli 11 Centri
di aggregazione per i giovani
(Gag), intervenuti al seminario a lavorare spesso a lume
di candela, non hanno comunque impedito lo svolgersi delle attività previste, che
si sono concluse con risultati
incoraggianti per un’eventuale continuità dei progetti
Fcei in Albania.
«informa lavoro»
Tema centrale del seminario è stato la creazione di un
servizio all’interno dei Gag di
«Informa lavoro», rivolto ai
giovani, con l’obiettivo non
solo di offrire un servizio alla
comunità locale ma anche di
potenziare la messa in rete
dei Gag. La collaborazione
diretta di Elena Meccariello,
psicoioga del lavoro, e Massimo Gnone, animatore della
Federazione giovanile evangelica italiana (Fgei), ha facilitato l’elaborazione di strumenti concreti per la costituzione del servizio di «Informa lavoro» da parte dei giovani operatori, adattando alle
realtà locali la metodologia
usata in Italia.
Si è cercato, con la partecipazione attiva dei giovani, di
considerare i molteplici significati della parola orientamento, di definire le strutture
coinvolte nel processo orientativo e individuare le possibili procedure da utilizzare in
fase di intervento. Sono emerse, in tale momento iniziale, notevoli criticità sulle
reali possibilità attuative degli aspetti procedurali dell’intervento orientativo. Le fasi
relative all’acquisizione delle
informazioni sugli ipotetici
Una strada di Tirana
utenti del servizio «Informa
lavoro» e all’analisi, del contesto sociale e territoriale di riferimento sono state quelle
più discusse.
Lo spirito critico, che ha caratterizzato l’intera giornata
seminariale, ha dato luogo a
una discussione sentita sulla
realtà albanese e nonostante
il tono pessimistico della gran
parte degli interventi ha consentito di mettere in rilievo i
progressi fatti dalla nascita
dei Gag ad oggi. Nella seconda giornata di lavoro sono
stati trattati alcuni strumenti
pratici, a carattere psicologico, utili nell’intervento orientativo per la corretta individuazione dell’utente.
Il concetto di autoefficacia
1 lavori sono iniziati con
una piccola introduzione al
concetto di autoefficacia.
L’idea è stata quella di affrontare l’atteggiamento propositivo nei confronti di un qualsiasi progetto lavorativo secondo il costrutto dell’autoefficacia, al fine di rendere più
chiara la relazione tra le possibilità di raggiungimento degli obiettivi prefissati e l’atteggiamento iniziale dei soggetti.
È stata analizzata la dimensione interpersonale dell’intervento orientativo relativa
alla relazione fra l’operatore
del servizio e l’utente. Sono
state definite le fasi che caratterizzano il percorso di orientamento e gli strumenti che
(foto M. Gnone)
possono essere utilizzati per
l’acquisizione cjelle informazioni relative ai bisogni dell’utente e alla loro interpretazione da parte dell’operatore.
Si è cercato di affrontare il tema della «gestione del contatto» riportandolo per lo più ai
suoi aspetti operativi al fine di
formalizzare l’intervento in
procedure, strumenti e metodologie di lavoro.
La giornata si è conclusa
con un’attività pratica volta
alla individuazione del profilo orientativo individuale di
tre partecipanti-utenti. Sono
stati costituiti tre gruppi di
lavoro ciascuno dei quali ha
ripercorso le diverse fasi dell’orientamento giungendo,
alla fine, alla individuazione
dettagliata dei bisogni dell’utente, dei suoi potenziali e
dell’ipotesi di percorso formativo e/o lavorativo a lui
più adeguato. 1 partecipanti
hanno dimostrato di saper
utilizzare le tecniche proposte e di riuscire ad impostare
correttamente un intervento
orientativo.
Costruire la società civile
Non è stato semplice ideare
un programma per i giovani il
cui tema centrale è la costruzione della società civile e la
partecipazione democratica
alla risoluzione dei problemi
socio-culturali. Il tema è vasto
ed il rischio di perdersi in
astratte ideazioni è altrettanto
grande. 11 contesto in cui noi
Riforma
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RIFORMA, il settimanale evangelico di attualità e informazione più ampio e completo
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E-Mail; redazione.torinoOrifortna.it - Uri: www.rifomia.it
siamo stati chiamati ad operare, quello dei giovani albanesi che da alcuni anni hanno
iniziato un lavoro sociale e
culturale coinvolgente e molto importante per la propria
comunità locale, ci richiedeva
piuttosto un approccio chiaro
e concreto al tema della società civile e di come contribuire alla sua crescita.
Il primo seminario, centrato sull’analisi della società civile albanese con il contributo
prezioso di Patos Lubonja, intellettuale, ha visto momenti
di confronto intergenerazionale molto importanti per i
giovani operatori dei Gag nel
tentativo di dare al tema una
definizione più vicina possibile al proprio vissuto. Le animazioni, condotte da Massimo Gnone, sono state altrettanto preziose per aver chiarito in modo concreto gli spunti
teorici di Fatos Lubonja.
Il tema del lavoro
Il secondo seminario, condotto dall’economista Alberto
Gastagnola, ha affrontato il
tema del lavoro, centrale nella vita dei Gag, soprattutto se
si considera la funzione di
autosostenibUità dei Gag stessi, con un approccio non solo
teorico ma anche pratico sul
territorio. Nel terzo abbiamo
cercato di concretizzare gli
spunti teorici e pratici in un
possibile servizio ai giovani
con la creazione deH’«Informa lavoro» e il contributo di
Elena Meccariello.
In tutti gli incontri, effettuati con scadenza trimestrale, è stata sottolineata l’importanza della rete dei Gentri
di aggregazione giovanile per
l’impatto che una simile realtà può avere sulla crescita
della democrazia albanese.
La Fcei ha contribuito, in tal
senso, creando la rete virtuale dei Gag, attraverso la quale è possibile un continuo
scambio di informazioni.
Le difficoltà incontrate durante la preparazione dei seminari, dalla scarsa continuità del lavoro nel periodo
di interseminario e all’uso
dello strumento rete, può solo incoraggiare il Srm della
Fcei a dare una continuità al
lavoro svolto finora con i giovani operatori.
Mi Furono uccisi 18 protestanti pachistani
Ancora nessun arresto dopo
il massacro di Bahawalpur
A oltre un mese dall’attacco perpetrato contro una
chiesa cristiana, a Bahawalpur, il governo pachistano
non ha ancora trovato i colpevoli, e diversi responsabili
di chiesa lamentano le lentezze dell’indagine.
«Le autorità governative affermano che si stanno occupando della faccenda, ma finora nessuno è stato arrestato. Pensiamo che esse sanno
chi sono i colpevoli e l’annuncio di un arresto sarebbe
già un grande passo avanti»,
ha dichiarato ai giornalisti
Victor Azariah, segretario generale del Gpnsiglio nazionale delle chiese del Pakistan.
Secondo Azariah gli assassini
sarebbero membri del Sipahe-Sahaba, i «soldati dell’Islam», uno dei gruppi estremisti islamici che manifestano contro l’appoggio pachistano all’intervento militare
Usa in Afghanistan.
La comunità cristiana pachistana, che rappresenta
meno del 2% della popolazione, viene spesso collegata
con l’Occidente. «Dicono che
l’America è cristiana, per
questo veniamo identificati
con gli Usa, che lo vogliamo
0 no», ha fatto notare Gecil
Williams, vescovo della diocesi di Peshawar della Ghiesa
del Pakistan, chiesa sorta nel
1970 dall’unione delle chiese
luterana, metodista, anglicana e della Ghiesa di Scozia.
Secondo Victor Azariah,
l’unica azione del governo è
stata di aprire un’inchiesta di
polizia, e finora i responsabili
di chiesa ignorano se questa
abbia dato risultati. Per questo, essi chiedono che venga
condotta un’inchiesta giudiziaria più approfondita, sotto
la direzione di un giudice.
Dopo avere posto fine all’appoggio dato dal suo paese ai talebani ed essersi
schierato dalla parte degli
Usa e dei paesi occidentali, il
presidente Pervez Musharraf
ha lanciato un attacco contro
1 partiti religiosi estremisti,
tra cui il Sipah-e-Sahaba.
Molti leader di partiti religiosi sono stati arrestati dal governo. 11 presidente sembra
intenzionato a chiudere molte madrasse, quelle scuole in
cui giovani profughi afghani,
spesso orfani, ricevono un’educazione gratuita e militano poi in partiti fondamenta
listi. La maggior parte dei
leader talebani sono stati
educati vicino a Peshawar
nelle madrasse.
Molti giovani pachistani sono stati educati in queste
scuole, e migliaia di loro hanno attraversato il confine in
queste ultime settimane per
andare a combattere a fianco
dei talebani. Ma le sconfitte
subite dai talebani hanno
provocato il ritorno in Pakistan di molti di questi militanti. «11 ritorno di questi fanatici ci rende la vita ancora
più difficile, ma se il governo
manterrà un atteggiamento
severo nei loro confronti, allora potrà controllarli», ha fatto
osservare il vescovo Williams.
Dopo il massacro di Bahawalpur, diversi responsabili di chiesa pachistani hanno ricevuto lettere di condoglianze e di solidarietà da
parte di cristiani di tutto il
mondo. «Ma tutti questi messaggi non aiuteranno i sopravvissuti - lamenta Cedi
Williams, sottolineando che
le organizzazioni religiose inviano denaro per aiutare i rifugiati afgani in Pakistan -.
Se aiutiamo i rifugiati, dovremmo anche occuparci dei
nostri fratelli, i cristiani».
Secondo Sarophina Parvez, una laica che milita attivamente nella Chiesa del
Pakistan a Peshawar e che
era parente di 13 delle vittime del massacro, le comunità locali hanno ricevuto
minacce scritte dopo gli assassinii. Queste lettere sono
state tramesse alla polizia, la
quale è intervenuta presso un
membro del clero musulmano locale, sospettato di essere l’autore di queste minacce.
Le minacce sono cessate, ma
la paura rimane.
«Nella parrocchia, alcuni
vorrebbero che comprassimo kalashnikov, ma per fare
che? Non è scritto nei vangeli
che soffriremo?», dice la Parvez, che ritiene che i problemi tra gruppi musulmani sono ancora più gravi delle tensioni tra musulmani e cristiani: «Alcuni poliziotti ci proteggono, ma all’inizio di questa strada, c'è una moschea
sciita che deve essere sorvegliata dalla polizia e dai soldati perché gli sciiti devono
essere protetti contro i musulmani sunniti, che sono la
maggioranza». (eni)
Preoccupate per il nuovo programma scolastico prò induista
Le chiese dell'India difendono la laicità
Il nuovo programma scolastico che dovrebbe entrare in
vigore nel 2002 ha provocato
le proteste delle chiese indiane che vi vedono un tentativo
del governo di coalizione pro
induista di «modificare la storia» al fine di promuovere
l’induismo a spese delle religioni minoritarie. Dicendosi
molto preoccupata «dalla modifica di dati storici», la Gonferenza episcopale dell’India
ha pubblicato, il 7 dicembre
scorso, una dichiarazione nella quale impegna i responsabili del sistema educativo «a
non privare le future generazioni della possibilità di conoscere la verità nella sua integrità, elemento essenziale per
ogni società civile».
Precedentemente, il Gomitato esecutivo del Gonsiglio
nazionale delle chiese indiane
aveva protestato contro gli
sforzi fatti dal governo federale per promuovere l’Hindutva (nazionalismo indù) tramite l’educazione». Promuovere
l’induismo «non farà che perpetuare il fondamentalismo
religioso e aggravare l’emarginazione delle minoran
ze», ha ammonito il Gonsiglio,
che rappresenta 29 chiese ortodosse e protestanti.
Dopo l’accesso al potere,
nel 1998, del Bharatiya lanata
Party, i libri di storia redatti
dagli specialisti laici sono stati ritirati dai programmi scolastici. «I cristiani e gli insegnanti laici hanno tutte le ragioni di preoccuparsi di questa tendenza», dice il pastore
Thampu, che ha organizzato
un seminario su questo argomento all’inizio dello scorso
novembre a New Delhi. Durante il seminario, l’arcivescovo Vincent Goncessao, di
Delhi, ha ricordato che «non
è solo un problema per le mi-.
noranze. Ci siamo riuniti perché ci preoccupiamo per la
sopravvivenza della democrazia laica in questo paese».
Da parte sua l’arcivescovo
Oswald Gracias, segretario generale della Conferenza episcopale, ha deplorato che gli
educatori cristiani non siano
stati consultati preliminarmente circa la proposta di introdurre dei cambiamenti radicali nel programma scolastico, e ciò nonostante il fatto
che le 20.000 istituzioni scolastiche cristiane rappresentino
circa 10 milioni di alunni.
Per Mani Jacob, membro
della Chiesa ortodossa e segretario generale dell’Associazione per l’insegnamento
cristiano superiore dell’India,
che raggruppa 230 collegi cristiani, questo documento potrebbe provocare «un cattivo
uso degli strumenti educativi
da parte dei gruppi fondamentalisti che potrebbero
usarlo per diffondere idee false o per abbassare le altre religioni». Nonostante le minacce dei partiti di opposizione di boicottare il programma fin dalla sua entrata
in vigore, il primo ministro
Atal Behari Vajpayee ha apertamente appoggiato il progetto, facendo notare che se
la storia ha dato prova di parzialità (contro gli indù), essa
deve essere «corretta», fenu
Nev
notizie evangeliche