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- ÒÌ! Íi-í;’.','í:
Roma, 1| ?¿ybl^aio 1908
Si ijubbliea ogni Sabato
ANNO I - N. 7
J»
A LUCE
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
o
e,
^Abbonamenti
se
§
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Italia : inno L. 2,50 — Semestre L. 1,50
Esiuro. » » 5,00 — « « 3,00
Un numero separato Cent. 5
manoscritti non si restituiscono
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5?
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PIt EZ10M€: Via COagcnta 1Ö
SOMMARIO
Gli avveninieiiti <lel giorno — La tragedia di
Lisbona, di 1. T y — Cronaca del movimento
religioso —• Bancarotta celeste, di E. Ritoire.
— Una lettera di Antonio Fogazzaro, di U. Janni
— Fatti e idfc2 — Leggendo l’Evangelo.
— Arte, letteratura, scienza : Ancora « La
Nave » di G. D' Annunzio, di L. Coppola —
— Attacchi e difese : Giordano Bruno ne’
paesi protestanti, di E. Meynier — Problemi
di educazione e d’istruzione : Lettera al Direttore, di R. Piva — Pagine di Storia : Perche Valdo abbandonò la Chiesa Romana, di G.
Jalla — La dottrina cristiana spiegata al
popolo : Dio, di U. I. — Informazioni. —
Bihliogpatìa. — Appendice ; Eroine Valdesi,
di T. Gay.
..jlUVISO JMfORTJlHTE
Per ifiservirmi, reclaìnì, camhxo,menti
pindiriz:o ece. riroìgersi al sig. Antonio
Rostan, (imiiii/dslratorc del giornale: 107
ria Razionale.
Pgegliiaiiui talli i nostri amici, che avessero coj)ie incendale del A. / di LuC©
(non ili Sagisio) di volerle spedire all arnminisirazioiie, la qaale ne ha bisogno.
L’ Amministrazione.
GLI MiMEHTI DEL GIORNO
Composte nella pace del sepolcro le salme degli uccisi, il Portogallo rientra nella vita ordinai'ia e guarda
neH’avvenire con maggior tiducia : la rivolta é ormai
scongiurata ed anche la reazione, peggioro della rivolta stessa. (ili uomini as.sennati che si sono stretti
intorno al giovinetto re hanno subito capito quale
fosse la via diritta ; anche l’Italia, al tempo del suo
lutto aveva agito serenament<i ed i frutti di tale aj!Ìone erano stati eccellenti. L’inimicizia non può essere forte e combattiva che nell’odio e nella violenza; nel perdono la inimicizia langue c si spegne....
per mancanza di alimento. Una raffica divento purifica l’aere ; ma la tempesta prolungata provoca il
disastro e la mina.
Al giovinetto re auguriamo la saggezza che fa gran
di le nazioni e felici i popoli : gli auguriamo anche
liberazione dalle unghie del Vaticano fatale, esperiamo di vederlo in Roma, compiendo l’atto che il padre
suo non potè compiere a cagione di quella debolezza
di volere, che poi lo condusse al triste fato.
Da noi T’ha un cambiamento interessante, che merita alcune parole di cornento.
La legge sul riposo .settimanale é entrata in vigore
con l’aiuto della forza, la quale ha dovuto obbligare
INSERZIONI
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AnnimSTRAZIOriE ; via naziooak, 107
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all’osservanza delle disposizioni legali gli esercenti
non troppo persuasi, pare, della utilità del provvedimento.
Non noi, certo, diremo male di una legge, di cui è
anima il vecchio comandamento biblico; slamo, anzi
contenti e soddisfatti di questo omaggio alla grandezza
morale e sociale de’ nostri principi ; ma dobbiamo
pure osservare (noi brontoliamo sempre, si sa) che
questa legge rende manifesta, la picca praticità delle
mezze misure. Essa è un laberinto, un pasticcio incomprensibile, una matassa arruffata ; non meravigli,
dunque, il malcontento di molti padroni e l’incertezza di molti salariati. Aggiungete ; la manchevolezza
organica della legge, la quale non impedisce e non
può impedire che il giorno del riposo si tramuti nel
giorno de’ vizi, delle orgie e de’ delitti.
Il disagio degli esercenti e de’ salariati sparirà con
buoni accomodamenti e ripieghi ; ma il giorno del
riposo non verrà, fino a tanto che la legge non avrà
con un solo articolo detto ; « La Domenica é giorno
di riposo per tutti ».
*
* *
Non si sa peranco, se l’efferato omicidio sia do
La Camera italiana si occupa in questo momento di
politica coloniale ; riserbandoOi di parlarne quando
il ministro degli'ester} avW' ■Visita le sue di®hiaraziaja|=ixs;
ni, volgiamo lo sguardo ad «n-cpisodio della vita in
una cittadina di provincia : la cosa merita due parole.
A Reggio Calabria un barone ed un generale si sono
battuti in duello: nessuno de’ due è morto, ma non
pier colpa loro, giacché il duello era sAVultimo sangue. Se son vivi, vuol dire che lo sono per caso solamente, adunque.
Ma che importa a noi di ciò? De’ duellanti non ci
importa, no, di sicuro; ma c’importa, ci deve importare delle conseguenze che un simile avvenimento
può avere in un ambiente così piccolo, nèl quale i
due avversari sono cospicui. Un generale, un barone!
Due personaggi guardati, spiati, invidiati nelle buone e nelle cattive cose. La loro azione sarà discussa,
vagliata nei minimi particolari, si darà ragione ad uno,
torto all’altro ; si esalterà il valore dell’uno e la sua
superiorità nel ferire l’altro.... un bell’esempio, insomma, un fecondissimo esempio, fatto apposta per educare
il popolo che si vuole dirigere, l’esercito a cui si comanda ! ! !
G.
La tragedia di Lisbona
Lo vidi or son trent’anni, quel bel giovane biondo,
die seguiva la salma del nonno (.Vittorio Emanuele II)
insieme coll’allora principe imperiale Federigo e
varii altri principi, nell’imponente corteo che sfilava per le vie di Roma rendendo gli estremi onori al
• padre della patria ». —Ed ora leggo che è stato
assassinato nella sua Lisbona insieme col figlio, men
tre rincasava come nn bnon padre di famiglia in
compagnia de la sposa e dei due figliuoli ! Ma non
è solo perchè qneU’a.ssassinio ha colpito un nipotino
di Vittorio Emanuele, e piombato nel lutto quella
famiglia la quale i plebisciti han chiamata a regger
l’Italia, che quella truce tragedia mi commove e mi
fa pensare ; è perchè essa mi pare atta a destare
riflessioni di non indifferente importanza per i cristiani.
vnto' a nn partito politico od a privata congiura, ma
comunque sia, esso fa l’effetto d’un’atroce vendetta
di gente scontenta dei suoi governanti. Or bene
non posso esimermi dal paragonare quegli scontenti
ed oppressi, i quali per emanciparsi ricorrono all’assassinio, con altri oppressi più torturati assai di loro,
i quali non hanno mai adottato si nefando mezzo
per rivendicare le loro libertà manomesse. Penso ai
Valdesi, i quali soffrirono per qualche secolo oppressioni assai pili dure dai loro sovrani, e mai fecero
il minimo tentativo di violenta vendetta contro le
loro persone. Erano sfacoiatamente manomessi i loro
più santi diritti ; eppure essi sì misero semplicemente a rivendicarli coi mezzi legali delle proteste,
delle petizioni, della mediazione delle potenze estere,
0 della difesa personale quando erano aggrediti ad
armata mano. E i lor sovrani stessi finirono per
apprezzare e premiare questo nobile atteggiamento.
i^affaccia
pecilS^IÍJ’tlí -qa^T
riño, nei duri giorni del-1170®,^ venne ad
quei Valdesi ch’egli insieme , con Luigi' XIV avea
cosi barbaramente trattati, venti anni prima... e la
ina fiducia non fu delusa.
Ah ! qual differenza passa fra una popolazione
educata dal Vangelo e quelle educate dal Catechismo
del Concilio di Trento !
E sì che i Valdesi seppero rivendicarli i loro
diritti, e furono i primi e più fieri ribelli contro gli
attentati alla libertà... ma non cercaron mal conseguir libertà coll’assassinio.
Volgon brutti i tempi per chi sta più in alto,
ed ormai non è punto invidiabile la posizione di un
sovrano. Eppure Tnomo si pasce d’invidia, d’ambizione e di concupiscenza irrefrenabile, sempre pa;
rendogli che altri sia meglio di lui... e che pertanto
egli stesso stia male.
Oh ! valesse almeno la tragedia di Lisbona ad
aprirci gli occhi e farci comprendere una buona
volta che è insensato il darsi in preda a siffatti
sentimenti.
Anche un re, il che vai quanto dire, tutto ciò
che la fantasia può immaginare di più brillante in
questo mondo, non è da invidiarsi, poiché è esposto
a perigli e guai da cui va immune chi occupa più
umili condizioni! E cosi,per l’altre posizioni più
vagheggiate, pensiamo che ogni medaglia ha il suo
rovescio ; ed impariamo a contentarci, ricordandoci
anche dei vantaggi del nostro stato e ringraziando
la Provvidenza di quello che ha fatto e va facendo
per noi.
Non c’è bisogno di essere una mente superiore
come Tolstoi per far tale riflessione ; basta essere
un sincero cristiano.
Questo non vuoi dire niente affatto rinunziare
al progresso, a lavorare al miglioramento della pro
•1^
' V- ' .‘aM
2
" 'i : ■ nWi.'iv,
LA LUCE
pria posizione sociale ; ma rinunziare a struggerei e
consumarci in malsane concupiscenze che non fan
che paralizzare ogni sforzo efficace verso il vero
progresso e riempierci di amarezza.
Siamo noi proprio nel secolo ventesimo ? nell'epoca in cui la civiltà ha tanto progredito mediante
la scienza, la filosofia, l’istrnzione insomma, e la naturale evoluzione, come dicon taluni, che l’umanità
(o almeno la parte di essa tocca dalla civiltà) deve
mostrarsi evoluta e perfezionata, a confronto dei
secoli andati ?
Un fatto come quello di Lisbona è segno di
regresso anziché di progresso. Si direbbe che la
nostra vantata civiltà faccia tornare indietro il
mondo invece di farlo andare avanti ! E si direbbe
che questo mondo ha gran bisogno di qualche cosa
d’altro per progredire. Si, è proprio cosi : esso ha
bisogno di Cristo. Cristo col suo Vangelo eterno,
se ricevuto dai governanti come dai governati,
renderebbe impossibile il ripetersi di fatti cosi raccapriccianti. Cristo insegnerebbe a tutti i loro doveri, cosicché i diritti di tutti sarebbero rispettati.
Cristo unirebbe tatti in un fascio fraterno di
vero amore, ispirando a tutti atti di equità e di
vera filantropia.
Cristo renderebbe a Dio il suo trono nell’anima
umana, che è stato usurpato dal prete, ed allo
spirito il suo ideale e sprone a conforto celeste,
che il materialismo socialista o scettico si affanna a
togliergli.
Proclamiamolo altamente, il Cristo che predichiamo è quello di cui ha bisogno la società in
mezzo alla quale ha potuto compiersi ieri la tragedia
di Lisbona.
T. Gay
Cronaca del jldoifitncnto religioso
ITALIA
Conferenze del Prof. Falchi
Il prof. Mario Falchi, preside del liceo di Torre Pellice, ha tenuto due conferenze a Pavia, nella Chiesa
evangelica metodista, davanti ad un pubblico incoraggiante, il quale era composto di persone d’ ogni classe
sociale e d’ ogni condizione intellettuale.
Ecco ciò che leggiamo nello Avvenire di Pavia intorno alla prima conferenza, la quale avea per titolo :
Come guardiamo nei cieli :
Il geniale conferenziere dopo aver considerata T asti onomia
noi suoi rapporti etici ed estetici e fatto di essa un riassunto
storico retrospettivo, ricco di osservazioni e di commenti, passò
a dimostrare 1’ immenso progresso di una disciplina che, scaturita dalle nebulosità e dalle incertezze dell’ astrologia e dalle
pratiche dell’ occultismo, come la chimica che ha avuto origine dall’ alchimia, é assurta all’ attuale importanza scientifica
col sussidio di altre scienze le quali hanno progredito in linea
parallela coll’ astronomia, e cioè la meccanica, la fisica e la
chimica, ed in dipendenza da esse, 1’ ottica, la spettroscopia e
la fotografia. E’ con questi mezzi che si sono rivelate agli
sguardi nostri nuove sorprendenti meraviglie celesti, intuite
ma non mai viste prima ; che si é conosciuta la struttura e
la composizione degli astri dando ragione al principio dell’ unità della materia; o che si sono infine potute fissare le immagini di altre nebulose, di altri soli e di altri pianeti rivelandoci 1’ aspetto dei mimdi già formati e di quelli in via di
formazione.
E’ superfluo aggiungere che 1’ erudita e geniale conferenza
fu salutata in ultimo da una calorosa ovazione.
E intorno alla seconda Conferenza, vertente sopra i
vetusti documenti assiro babilonesi, siamo informati che
essa destò grande ammirazione per il dotto amico nostro, il quale si mostrò conoscitore e. quel che più importava in questa contingenza, animatore del soggetto,
che non é de’ più facili davvero.
Sempre l’insegnamento religioso
La lettera di mons. Giani.
Di nuovo 0 di notevole, dopo la pubblicazione del
Regolamento approvato dal Consiglio de’ ministri,non
vi ha nulla ; si aspetta con ansia la discussione alla
Camera de’ deputati, che si prevede importante e vivacissima.
Intanto i clericali conducono la loro campagna con
ardore e non ismettono di scrivere su pe’ loro giornali lunghe querimonie contro il Governo, minacciando
non si sa che e accampando diritti e privilegi con
quella logica che tanto li distingue.
Il vescovo di Livorno, poi, ha compiuta una mossa
ardita, scrivendo petulantemente al sindaco, quasi imponendogli di provvedere all’ insegnamento religioso '
nelle scuole del comune. Ma il povero mons. Giani ha
scontato amaramente la sua audacia : il sindaco di Livorno, senza usargli sgarberia alcuna, lo ha dignitosamente respinto ultra crepidam, dandogli una lezione
che è una solenne lavata di capo. Speriamo che giovi.
Convegno per lo sviluppo della vita spirituale
Ci scrivono da Torino :
^ « Il 29 gennaio u. s. si apriva in Torino 1’ annunziato « Convegno » indetto coilo scopo ben definito di
sviluppare la vita spirituale, per mezzo dello studio
di soggetti speciali, di adunaifze di preghiera e di appello.
Alle adunanze del mattino e del pomeriggio, sempre
numerose, presero parte, oltre a molti fratelli delle
Chiese di Torino, una diecina di Pastori venuti dalle
varie parrocchie Valdesi, quasi tutti i Pastori ed Evangelisti delle Chiese del Piemonte e qualcuno della Liguria. Le adunanze serali, consacrate specialmente alT appello, riunirono nelle tre maggiori Chiese delle
città uditorii imponenti, di fratelli ed estranei.
Le sei sedute consacrate alla discussione, dopo un
pò di incertezza e di freddezza nel primo giorno, diventarono nei due seguenti animate e feconde di insegnamento e di edificazione. Si trattarono in esse brevemente, poiché il canto e la preghiera presero larga
parte del tempo, i soggetti seguenti ; 1) 1’ opera delio
Spirito Santo nella vita del Cristiano, che per ciò deve
porsi sotto alla sua potente influenza 2) il bisogno di
un risveglio che, adattato al nostro ambiente e operato
dallo Spirito Santo, trasformi le nostre congregazioni,
spesso tiepide, in organismi viventi 3) il dovere pel
Cristiano di santificarsi per gli altri, diventando per
mezzo dell’ influenza che eserciterà attorno a sè, una
predicazione continua 4) T urgente necessità, pur accettando al momento attuale le varie denominazioni,
che tutti i Cristiani si stringano in un fascio compatto, spinto da un sedo spirito ; lavorare per Cristo,
5) che ogni cristiano7 in ogni manifestazione della vita
e in ogni ambiente, rimanga sempre un vero discepolo di Cristo e (5) che armato della preghiera, operi
in mezzo alla società in cui vive, dandole un vigoroso
impulso verso il bene, conducendola ai piedi del Salvatore. Crediamo, che questo convegno sarà di benedizione alle Chiese di Torino, non solo ma anche alle
altre Chiese sorelle.
Tutti gli intervenuti espressero il voto che questi
convegni ripetuti in altre città, preparino il terreno
ad un nuovo vigoroso rifiorire delle Chiese Evangeliche in Italia, desiderio espresso col seguente ordine
del giorno approvato dai presenti ; « Il primo convegno per lo sviluppo della vita spirituale, mentre ringrazia Iddio per il gran bene che Egli ha fatto alle
anime nella città di Torino, manifestato cosi chiaramente nelle riunioni di appello, tenute a più riprese
nelle diverse Chiese, fa voto che i Pastori nelle altre
città e specialmente nella capitale, prendano accordi
per iniziare un simile movimento nei loro centri ».
Ed è quanto speriamo si potrà fare in avvenire.
F. B.
FHAlSrCIA.
,L’ abate Loisy di fronte all' encìclica
La risposta dell’ abate Loisy all’ enciclica Pàscendi
ha destata grandissima impressione e quasi sorpresa,
giacché si credeva da tutti che egli si apparecchias.se
a fare atto di adesione a Roma.
-Egli, per contro, fieramente si rizza sulle proprie
opere, che mantiene e difende, proclamando bello e avvenuto il divorzio tra la chiesa romana e lo spirito de’
tempi moderni.
Ne parleremo meglio un’ altra volta.
GERMANIA
11 Vaticano e i modernisti tedeschi
Al Giornale d Italia scrivono da Berlino in data 8
Febbraio :
« I giornali si occupano ancora della sospensione a divinis del reverendo dottore Schnitzer, professore di teologia nelr Università di Monaco.
Il caso Schnitzer assnme oramai tutte le stesse caratteristiche del caso Schroers. Come il cardinale Fischer interdisse
agli studenti di teologia della sua Diocesi le lezioni dello
Schroers, ora — telegrafano da Monaco al Tageblatt — il
vescovo di Augsburg ha proibito a tutti i teologi della sua
Diocesi studenti a Monaco di frequentare il corso di Storia
Dogmatica di Schnitzer, sotto pena di esclusione dalla futura
consacrazione sacerdotale.
Il doti. Schnitzer è professore governativo: rimane quindi
a vedere — e molti si domandano — se il Goverr ' bavarese,
rigore
che è cattolico, prenderà provvvedimenti in anu'
del Vaticano.
.ihe la
erno :
innun•grado le
Il giornale cattolico Bayerische Eo
Chiesa Eomana può anche fare a meno de’
il che induce a credere che il Governajì,
ciato che non agirà contro il professoref
insistenze da Monaco più ancora che da
Il Vaticano vuol colpire il Modernfsiio, si vede dappertutto chiaramente, nella sua trincea più formidabile, la scuola. ,
Il Vaticano sa che, riuscendo ad allontanare dall’insegnamento i modernisti, il loro movimento si ridurrà
ad una elegante questione di teologia e filosofia, che
non scalderà la massa inerte de’ papisti.
RUSSIA
Un moderno apostolo dei prigionieri
Il Dr. F. William Baedeker, nato in Germania, e convertitosi in Inghilterra, per mezz,. di Lord Rudstork,
dal 1866 al 1906 visitò molti paesi del Nord, per annunziare r Evangelo. Quantunque minacciato da una
malattia di cuore, che doveva vietargli ogni esercizio
corporale violento, egli potè fare migliaia di leghe a
sue proprie spese, predicare in tedesco a una gran
moltitudine di tedeschi, o a chi comprende il tedesco
nelle varie provincie della Russia, imparare qualche
cosa della lingua russa, e mediante lettere commendatizie ottenere la libertà di predicare, servendosi di
interpreti, tanto ai grandi signori quanto ai più umili
operaj. Ma 1’ opera più importante è quella da lui compiuta in mezzo a’ prigionieri russi, dopo che potè ottenere la libera entrata in tutte le carceri dell’Impero.
Il Baedeker arrivò fino a farsi chiudere nel carcere
di Tomsk, partecipando alle sofferenze e alle privazioni
dei carcerati, per potere parlare loro con semplicità e
grande amore, supplicandoli di credere alla buona novella dell’ amore di Dio e al perdono dei loro peccati ;
e il Signore benedisse assai 1’ opera sua, dandogli la
consolazione di vedere parecchi di quei poveretti consolati e cambiati per 1’ efficacia delle sue parole. Quando
i capitani di bastimento che avevano portato i suoi
libri e i Direttori delle strade ferrate seppero eh’ egli
non dipendeva da nissun comitato e spendeva sempre
del suo, non gli fecero più pagare le spese di trasporto.
Il Dr. Baedeker fu un vero benefattore della classe
più misera degli uomini, come lo furono Elizabeth Fry
e John Hosvard. D. T.
^ancaroifa celeste
Polemizzando col ministro Galassi, Guido Podrecca;
d’accordo in questo con Sebastiano Paure e una mi-,
riade d’altri anarchici e socialisti, conclude anche lui
uAVAvanti! che il Cristianesimo, e pertanto Dio che
ne è l'autore e Gesù Cristo che ne è il fondatore, hanno
fatto bancarotta. E perchè mai ? Ah, perchè esso non
ha saputo stabilire, magari imporre con mezzi catastrofici e violenti, l’uguaglianza economica e la giustizia sociale sulla terra! Poiché ci sono ancora, dopo
due mila anni di Cristianesimo, degli sfruttati e degli
sfruttatori, degli oppressori e degli oppressi, dei malvagi che fanno soffrire i buoni ed esiste ancora la
proprietà- privata, è chiaro che quella dottrina che prometteva una redenzione individuale e collettiva, un
rinnovamento integrale della società, si è coi fatti palesata inefficace, ha fatto fiasco. Dunque, per rimettere
le cose a posto ci voleva il socialismo !
Si ha un bel rispondere che quanto v’ó di meglio
nel socialismo .ste.s.so rampolla dal Vangelo e dal profetismo ebraico ; che senza la civiltà cristiana e la
mentalità cristiana, non si spiegherebbero uè si potrebbero dar ragioni plausibili delle odierno più intense
ma non nuove aspirazioni verso la giustizia, l'uguaglianza e la solidarietà umana. S’ha un bel ripetere
che Dio stesso è il fondamento della giustizia e che
fuori di Lui concetto di giustizia vera non c’è ; che
rùstituzione monogamica della famiglia, gli uguali diritti dell’ uomo e della donna e la redenzione sociale
di que.sta, il rispetto reso al bambino, i sentimenti di
pietà e di carità ver.so i sofferenti e i diseredati, l’abolizione della schiavitù, il valore attribuito alla per-
3
wn-j.
íV'Hw'Sv;,
.'f'f
LA LUCE
sonalìtà umana, lo sviluppo della vita interiore e profonda donde scaturiscono tutte le manifestazioni e i
progressi della vita stessa; e finalmente il concetto di
un governo che sappia proteggere i deboli e le minoranze e far rendere loro giustizia, son tutte ispirazioni e conquiste del cristianesimo, sono altrettanti
frutti vdi quella semenza che il divino agricoltore è
venuto a spargere sul terreno reso arido ed infecondo
dall’egoismo e dal peccato deU’nomo. S’ha un bel dire
che milioni di creature, attraverso generazioni senza
numero e sotto i cieli più diversi e nelle condizioni
più svariate dell'esistenza, hanno trovato e trovano
nel Cristianesimo la pace, il conforto, la speranza, la
felicità, la salvezza come in nessuna altra religione ;
che al Cristianesimo dobbiamo di essere quello che
siamo, anzi, in esso « viviamo, e ci moviamo ».
Tutto inutile. Con ostinazione degna di miglior causa
e che rivela il preconcetto, con una superficialità, una
leggerezza e una ignoranza della complessa quistione
tali da far disperare e con logica bambinesca si ribatte ; si, il Cristianesimo ha fallito alla sua missione
perchè non ha dato assetto alla quistione sociale ; Dio,
che potrebbe intervenire, come dite voi cristiani, per
rimettere ogni cosa a posto, e non interviene perchè
non vuole o perchè.... non c’è, ha fatto bancarotta e
non gli resta che il cielo, per chi ci crede, per consolarlo del fiasco dell’opera Sua guaggiù ».
A codeste che vorrebbero parere accuse formidabili
e non sono che viete e stucchevoli rampogne misoneiste, che si deve opporre ? Talvolta a me parrebbe miglior partito non risponder nulla.
A che prò spender parole per convincere chi non
vuole essere convinto ed è sempre pronto a rispondere
come quello storico francese al quale si portava io fatti
e documenti nuovi ; « il mio assedio è fatto » ? Ad
un cieco è inutile parlare di colori ; egli vi rispon
derà magari che il sole non esiste, perchè non lo vede
lui.
Certo, la migliore apologetica sono i fatti, sono le
dimostrazioni viventi, individuali e collettive, della verità, dell’eccellenza e delle virtù imperiture del Cristiauesirao. L’argomento più convincente è la moltiplicazione delle personalità umane modellate secondo
Timagine di Cristo e la continuazione dell’opera da Lui
incominciata.
Però, tante sono le accuse e i dileggi e le adulte:
razioni della verità dei fatti che tratto tratto siamo
pur costretti a rispondere. E per conto mio, risponde
rei brevemente cosi :
Anzitutto, il Vangelo, per quanto contenga in germe
tutte le riforme e tutte le redenzioni, non è un sistema economico di tipo riformista o per avventura sin
dacalista rivoluzionario. « Chi mi ha stabilito fra voi
giudice e spartitore ? » rispo.se Gesù a un tale che lo
invitava a far da paciere nella divisione dell'eredità
paterna. Il cristianesimo è un nuovo principio di vita
spirituale infuso in seno aU’nmanità ; principio vitale
che deve esplicare la sua azione e far sentire le sue
energie celesti in tutta quanta la vita deW’individno e
della collettività fino a trasformarle intieramente, come
un po’ di lievito fa lievitar tutta la pasta.
Ma per tale opera di trasformazione integrale, non
sono mai stati assegnati i limiti dell’ attuale economia
0 periodo che dir si voglia nella storia deH’umanità,
anzi ciò è esplicitamente esclu.so. Dio, l’eterno Operaio,
non misura Topeva sua alla stregua di secoli nè di
millenni. Se è stretto dovere di tutti gli uomini di
buona volontà, e cristiani e socialisti, di lavorare con
ogni possa a stabilire attualmente sulla terra sempre
maggiore giustizia e solidarietà e a edificare la città
di Dio, è altrettanto vero che è soltanto nella nuova
terra che la giustizia abiterà.
Inoltre, se l’opera divina in seno all’ umanità non
ha dato maggiori frutti, di chi la colpa ? Di Dio o
dell’uomo ? E che ne fate voi, facili negatori, di quell’ostacolo formidabile che è la libertà umana ? E non
ne siete voi stessi gli esempi viventi ? Ma Dio potrebbe
piegare ogni avverso volere e spezzare ogni resistenza
e rovesciare ogni ostacolo.
Quello sarebbe un Dio dittatore, tiranno e catastrofico contro al quale non ci sarebbero insulti e bestemmie che bastassero.
Infine, non è onesto cercar di provare l’inutilità e
la bancarotta del Cristianésimo, traendone argomento
dalle imperfezioni che e.sso ha potuto presentare nei
diversi momenti storici. Dice egregiamente un cristiano francese : « Per giudicare un atto, bisogna sempre
considerarlo in relazione coH’epoca in cui è stato compiuto. Servendoci di un tale metodo per lo studio del
Cristianesimo, noi vedremo che, in tutti i momenti
della civiltà, esso è sempre stato ciò che v’era di meglio
e questo ci basta come prova della sua verità e della
sua fecondità ».
Enfieo l^ivoipe.
Una lettera di Antonio Fogazzaro
L’avvenire della Chiesa Cristiana
Ho avuta occasione di leggere una nobilissima
lettera scritta dal Senatore Fogazzaro ad una signora
della mia Chiesa : lettera cui accenna Matusio nella
rubrica « Informazioni » in questo medesimo numero
di Luce.
Di quella lettera, un passo mi ha specialmente
colpito. Eccolo :
«.... li mio ideale cristiano, la mia suprema
speranza in fatto di religione, è il ritorno delle
Chiese cristiane all’Unità. Secondo me, tale dev’essere
l’aspirazione di quanti veramente portano Cristo in
cuore. A qualunque Chiesa visibile appartengono,
essi sono i germi invisibili della futura Chiesa unica.
Quando vedo da una parte giungere all’ eccesso 1’ autoritarismo cattolico, dall’altragiungere all’éccesso l’individualismo protestante, invece di sgomentarmi
penso che ne verrà un centro medio... ».
Mi sia permesso di rilevare, innanzi tutto, lo
spirito di questa lettera. Qui non si tratta più della
Chiesa romana come di arca unica di salvezza.
La Chiesa di Dio è essenzialmente la Chiesa invisibile, della quale sono membri in diverso grado tutti
coloro che veramente portano Cristo in cuore a
qualunque Chiesa visibile essi appartengono. Questa
nozione — da cui non esula affatto, come potrebbe
credere qualche spirito superficiale, la necessità e
Incardinale importanza della Chiesa visibile e del
nostro appartenere ad essa — questa nozione della
Chiesa non è punto papale ; essa è di schietta origine evangelica. Il vedere che oggi questa nozione
è accolta da eminenti cattolici-tomani come il Fogazzaro, è argomento per noi di compiuta allegrezza
Se non erro, le parole dello scrittore illustre implicano anche un’altra verità. Questa : che la Chiesa
universale non debba considerarsi racchiusa entro
i confini di una Chiesa particolare, sia pur quella
di Roma. Egli parla di Chiese visibili in ciascuna
delle quali sonovi coloro che veramente portano
Cristo nel cuore. Il riconoscere ciò è un fatto notevolissimo ; un fatto che i preti modernisti non ancora
riconoscono, almeno esplicitamente. Essi battono e
ribattono questo chiodo : che ihcristianesimo dev’essere vissuto socialmente, cioè nella Chiesa ; ma pare
non arrivino a comprendere che la Chiesa Univer
sale del Cristo è qualcosa „di più vasto che la particolare. Chiesa di Roma. Il sistema romano — oltre
ad essere cesareo per un verso, è, per un altro
verso il più angustamente particolarista che immaginar si possa, e perciò unti - catklico per eccellenza. Bisogna rovinare cotesto sistema ; e ciò non
sarà fino a quando i modernisti non si risolvano a
rigettar lungi da sé — come pare accenni a fare
il Fogazzaro — il veleno del particolarismo anticattolico.
avranno le apparenze del torto fino a che non dicano
esplicitamente il fatto suo al falso Concilio del 1870
{falso perchè illegittimo anche secondo la tradizione
romana) che proclamò l’infallibilità del papa ex sese
non antem ex consensu Ecclesiae nelle cose di fede
e di morale, e l’ubbidienza al papa— verità a qua
deviare, salva fide et salute, nemo potest — anche
in quelle cose in cui non è infallibile e che riguardano la disciplina e il regime della Chiesa. Se il
movimento modernista non regola la sua posizione
di fronte allo pseudo-concilio ed ai nuovi, inauditi
dogmi deU’infallibilità e dell’ubbidienza universale,
esso non poggerà mai pienamente sulla base cattolica ; e vano sarà il suo parlare di punto medio,
eccetera..
Circa 1’« individùalismo protestante » crede veramente il Senatore Fogazzaro che il protestantesimo
poggi syxWindividiialiswo ? Ma se così fosse il protestantesimo non, potrebbe esistere qual società religiosa. La yerità è che il protestantesimo ha avvalorata l’individualità del crédente integrandola nella
collettività sociale della Chiesa. L’individualismo vi
si è infiltrato come un eccesso ed una degenerazione.
È un malanno che ci affligge ma che non ci uccide ;
perchè abbiamo tanta forza sociale da vincerlo ; un
malanno che colpisce individui e si afferma in
alcune scuole e congreghe, ma che è ben lungi
dall’essere il principio informatore della Chiesa
Evangelica.
Lumeggiate queste verità, e fatte tali rettifiche,
possiamo aderire se non alla forma certo alla
sostanza delLidea esposta dal Fogazzaro. Si, l’avvenire del Cristianesimo è nell’unità; in quella unità
che germoglia dalla verità. Il che equivale a dire:
il fut\iro del Cristianesimo è nella Riforma, in una
riforma che senza precipitare nell’ individualismo
nichilista, spazzi via quel potere anti-cristiano ed
anti-cattolico nel quale, con una serie di colpi di
Stato, venne trasformandosi l’antico primato che pur
ebbe nella storia la sua grande missione.
Cartílago delenda !
XJ. Janni
*
* .Ü
Additando un centro medio come luogo della
futura unità ecclesiastica, il Fogazzaro mostra di
rifuggire cosi dall’eccessivo «autoritarismo cattolico »
come dall’eccessivo « individualismo protestante. »
Qui bisogna innanzi tutto rettificare qualche
vocabolo. L’aggettivo cattolico implica e.-!senzialmente
il consensus ecclesiarum, il quod ab omnibus, e
per ciò stesso esclude l’autoritarismo (cosa diversa
dal l’autorità) eccessivo o no. Dire « autoritarismo
cattolico » è dire cosa contradittoria ; è dire bianco
e nero. Parliamo con esattezza di vocaboli, se
vogliamo chiarezza nelle idee, e diciamo : « autoritari
smo papale. » Fogazzaro, e tutti i modernisti con lui,
lo condannano, appellandosi alla tradizione eziandio
romana, eziandio medievale. Hanno ragione. Ma
f JlTTI E IPEE
Da Pechino a Parigi in automobile
D. Scipione Borghese, il vincitore della fantastica
corsa bandita un anno fa dal Matin, per invito
della Società Geografica Italiana, tenne Giovedì 6
Febbraio nel teatro Argentina una Conferenza sul
fortunoso e fortunato viaggio intercontinentale.
Il principe Borghese è un dicitore garbato ed elegante ; la .sna lettura fu ascoltatissima dal principio alla fine e fu accolta con una entusiastica ovazione dal numerosissimo e sceltissimo pubblico che
gremiva il teatro.
E si comprende facilmente : il tema era attraente ed istruttivo, e l’eroe ormai reso celebre dal suo
trionfo non ancora obliato.
Ascoltando la descrizione viva e palpitante delle
condizioni de’ luoghi attraversati dall’ardito italiano,
la nostra attenzione era attratta specialmente da
quelle notizie ch’egli dava intorno a’ costumi religiosi di quei popoli lontani e sconosciuti. Sfilarono
davanti a noi santuari, sacerdoti, seminari
sti, statue immobili di divinità antiche e venerate
da pellegrini.... un mondo, insomma, che poco differisce dal nostro. Anche sui nostri monti e sulle nostre colline sono conventi, statue famose, santuari
accreditati ecc. proprio come nell’Estremo Oriente !
Noi siamo in qualcosa superiori, è evidente ; ma
non certo in fatto di religione.
E di fronte a tali constatazioni vien da chiedersi :
che cosa, dunque, i missionari cattolico - romani hanno da insegnare a quei popoli, quando si recano presso di loro ? Si dirà che insegnano almeno a credere
in Cristo ; ma mi pare che lo stesso principe Borghese ci abbia fatto sapere che laggiù le diverse
religioni si sono tutte lasciate plasmare e snaturare
dal primitivo substrato religioso indigeno, il qtìale
4
4
LA LUCE
ha sempre finito per imporsi ed assimilare gli elementi estranei.
Cosa che non potrebbe fare, certamente, col semplice e adamantino Evangelo ; cosa che non può fare,
come dimostrano i risultati delle missioni evangeliche, che distruggono dalle radici ogni snpestizione
e idolatria. Chè, in fondo, la debolezza de’ cattolico
- romani sta appunto nella loro idolatria, per cui
troppo assomigliano a’ popoli visitati dal principe
Borghese.
Scoperte injportanti in Egitto
Nell’Egitto meridionale, in Elefantine, l’antica Jeb,
si scopri tempo fa una preziosa raccolta di documenti dell’epoca persiana (Serse Artaserse, Dario
471 - 411) scritti in lingua aramaica, la lingua che
in Palestina succedette nell’uso popolare all’ebraico.
Da cotali documenti si riconosce resistenza di una
colonia Ebrea in Elefantine, la quale aveva perfino
un ricco e sontuoso tempio, dedicato a Jahii (è facile riconoscervi un'alterazione della parola Javeh),
Ma ora il D. Rnbensohn ha scoperto un altro
documento, riferentesi al tempio ebreo in Elefantine,
forse appartenuto all’archivio sacerdotale del tempio
stesso. La storia di questo vi é tracciata minutamente in una lettera al governatore persiano, al
quale si chiede la ricostruzione del sacro edificio distrutto dal fanatismo degli indigeni.
Il papiro offre indicazioni assai importanti per la
storia in genere e per la storia biblica in ispecie,
la quale, come sempre, ne esce perfettamente corroborata e consolidata. In fatti : due personaggi biblici (Jehochanan e Semballat) vi sono nominati e
presentati in pei fetta armonia con i tratti che hanno nella narrazione biblica.
LEGGENDO L’ EVANGELO
Vieni, e vedi
Giov. I, 46
Bel carattere quello di Natanaele, perchè sia stato creduto degno dell’ elogio
semplice e grande del Maestro : Ecco veramente un israelita nel quale non vi è frode
alcuna. Si tratta adunque di una integrità
irreprensibile, di costumi severi, di una reputazione senza macchia. Quale sincerità
nelle parole e nei fatti, quale scrupolosa
probità in tutti gli affari, quale semplicità di
linguaggio, quale fedeltà ad ogni promessa, ad ogni impegno, ad ogni amicizia!
Tutti questi tratti sono in quel carattere, senza di che non si comprenderebbe r elogio detto dal Cristo : onoriamo dunque questo semplice e bel carattere, quella virtù tutta intima e secreta,
tutta modesta e tranquilla che Gesù, col
suo sguardo infallibile, scopre nel suo futuro
■discepolo, e seguiamo il suo esempio.
Ma ci si domanderà ; dove sono nel
racconto,indipendentemente daU’elogio detto
da Gesù, i segni dimostrativi di questa
integrità, di questa virtù singolare? Il
racconto sacro non ci pone certo in grado
di misurare tutti i meriti di Natanaele,
perchè il Vangelo non doveva raccontarci
la sua storia nei minuti particolari. Tuttavia si possono distinguere in questo
quadro parecchi tratti che ci spiegano le
parole dette dal Cristo riguardo a Natanaele.
Uno di questi tratti consiste nella premura
che il futuro discepolo dimostra neH’illuminare la sua mente riguardo al Messia.
Natanaele, non ostante le sue belle qualità,
non era al disopra dei pregiudizi dei suoi
concittadini giudei riguardo a quelli della
provincia di Galilea, e segnatamente della
città di Nazaret. Filippo tutto giulivo gli
annunzia Gesù di Nazaret, come colui
che è il Messia che viene a compiere le
gloriose promesse e speranze antiche : Noi
abbiamo trovato colui, del quale Mosè
nella legge, ed i profeti hanno scritto, che
è Gesù, fìgliìiolo di Giuseppe che è da
Nazaret. Orbene Natanaele non si sente
per niente commosso da tanto annunzio,
e con olimpica indifferenza osserva ; Può
egli esservi bene alcuno da Nazaret ? Ecco
il pregiudizio in tutta la sua forza, ed i
pregiudizi di tal natura sono per lo più
duri e tenaci, specialmente in un uomo
retto.
Ma Filippo, fermo altresì nella sua convinzione di avere trovato il Cristo, dice al
suo amico : Vieni e vedi. E Natanaele allora
non indugia un solo istante, e va. Fa tacere
adunque la voce d,el pregiudizio, non si
crede al riparo da ogni errore : e, benché
persuaso che niente di buono possa venire
da Nazaret, meno che mai il Messia, è
pronto a riconoscere il suo errore, se sarà
il caso, e va. Ebbene, quanti credenti non
ci sarebbero andati. C’è in noi ancor una
tendenza naturale che ci spinge a credere
fermamente che quanto conosciamo sia la
verità, e tutto il resto menzogna. Rifiutiamo spesso di fare un solo passo per
cambiare le nostre idee ed opinioni. Non
ci piace ammettere che potremmo cambiarle, perchè ci si presenta questo quasi
come una umiliazioné. Ma se è permesso
a l’uomo d’ ingannarsi, non gli è lecito
d’ostinarsi nell’errore, e rifiutare ogni occasione per illuminare la propria mente
riguardo a qualsiasi argomento. Natanaele
si era ingannato nel credere che niente
di buono potesse venire da Nazaret ; ma
quando gli si dice : vieni, e vedi, egli
subito va. Ecco dunque la condotta di un
uomo diritto e sincero ; di un uomo che ama
il trionfo della verità e non quello delle
sue particolari opinioni. Ecco l’integrità
che non si lascia dominare dall’orgoglio o
dalla passione.
Quando tutti gli uomini seguiranno il
bell’esempio dato da Natanaele, per qualsiasi
cosa d’interesse religioso, sociale e morale,
allora la causa della verità e della giustizia sarà vicina al suo completo trionfo.
Empieo CTleynieP.
¿Irte, Letteratura, Scienza
Aneorfì sri “ La Nave „
eli GaLriele D’Annunzio
Caro direttore,
Ella mi ha mandato una copia de « La Nave »
di Gabriele D’Annnnzio, invitandomi ad esaminare
gli apprez^fimenti che possono farsi di questa nuova
opera dell’illustre poeta abbruzzese, di fronte ai
principi su cui si fonda il nostro giornale. Grave
compito, in vero, per me specialmente ; tanto più
che, per condizioni di salute, non ho potuto come
avrei desiderato assistere a qualche rappresentazione
di questa tragedia ; essendo chiaro che in tal modo
soltanto si può avere un’esatta visione di un’opera
teatrale ; mentre la lettura, se da un lato può far
meglio analizzare le varie idee senza che nessuna ne
sfugga, diminuisce immensamente gli effetti, comunque li si vogliano immaginare ; a causa della forma
materiale cui la stampa è costretta e che, pur troppo, dovendola seguire per sapere chi opera, e chi
parla, costituisce un ingombro per il lettore, completamente risparmiato per lo spettatore.
Vero è che Ella desidera una discussione delle
idee, piuttosto che dell’arte ; ma dall’impressione di
questa non si può prescindere ; tostochè le idee del
poeta si manifestano appunto essenzialmente per
mezzo dell’arte. Però, anche cosi alquanto ristretto
il campo delle indagini, io non posso, per tanti riguardi che io solo sono al caso di apprezzare, trattare a fondo l’argomento. Dovrò limitarmi a delle
personali impressioni ; a degli apprezzamenti incompleti e forse alquanto slegati, lasciando al di Lei
giudizio il determinare poi se valga la pena di dare
loro un posto qualsiasi nel giornale.
* Hi
Non mi dilungherò a riassumere l’azione della
tragedia : coloro che si vogliono interessare di quanto io dirò, già lo sanno. Molto meno credo mio compito discutere il merito del drammaturgo e del poeta; si sa ormai che egli è un artista assai fine e
completo, padrone del verso sempre ben tornito, elegante ed armonioso anche quando rasenta la pornografia da cui, non si sa perchè, non vuole mai
prescindere. Solamente mi domando ; siccome, anche
in questo lavoro, egli non ha voluto assolutamente
fare l’arte, che cosa ha voluto dirci con la favola
del suo dramma che, secondo egli stesso ha dichiarato,
non ha fondamento storico, ma è tutta d’immaginazione ? Di quali passioni è l’anima di questo mirabile componimento ?
Ma, potrà rispondere qualcheduno, lo dice il titolo
stesso che il soggetto è « La Nave » ; cioè ; l’inizio della potenza navale del popolo veneto. Però io
mi permetto di dubitarne e, come dirò inappresso,
ciò che costituisce il titolo del dramma non è che
accessorio. E non è strana questa mia idea ; poiché
anche Domenico Oliva, in un articolo scritto per la
rivista « Minerva », dice che tutto il complesso dello
spettacolo non è che una preparazione « al varo
felice di Totas Mandas » ; soltanto l’Oliva la dice
necessaria e connessa al varo, mentre ciò a me non
sembra.
A me sembra che la passione che muove il dramma, cosi come ci è presentato, sia : un odio inestinguibile contrg i nemici della propria fazione, il quale
procede ad una rafiBnata e ben architettata vendetta,
servendosi dei mezzi naturali che si hanno a propria disposizione. In altri termini è Basiliola la vera
protagonista, senza di cui il dramma non esisterebbe.
E per il poeta è il personaggio che, a modo suo,
egli presenta con maggiore simpatia e che attrae
fin da principio nell’incontro veramente commovente
col padre e più coi fratelli accecati nei quali avrebbe mirato • per quattro volte specchiato in quell’orrore il sao aspetto stesso » ; mentre poi, in fine,
vi lascia attoniti con un suicidio artisticamente sublime.
Che fa Basiliola per sviluppare il suo terribile
piano ? Comincia col far precipitare nella /’ossa Fata
i gregari! fra i persecutori dei suoi. Com’è che vi
si trovano colà ? Il poeta non lo dice ; ma da quanto dicono quegl’infelici possiamo argomentare che la
seduttrice ottenne ciò dall’innamorato Marco Gràtico
presentandoglieli come rivali in amore per lei. Essa,
con voluttà veramente felina, ne fa strage ; tanto
che muove ad orrore anche il sopraggiunto Marco
Ma questi è presto soggiogato con la malia del senso carnale.
Un geniale oratore greco avea liberato Frine denudandola per farne ammirare la bellezza : a questo
stesso mezzo ricorre Basiliola ; ma con scopo molto
diverso e tutt’altro che ispirato a sentimento d’arte.
11 tribuno è vinto, e forse Basiliola avrebbe potuto
in quello stesso momento trarne .^vendetta con la
inseparabile spada a due tagli che sapeva maneggiare cosi bene ; ma essa vuole qualche cosa di più.
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LA LUCE
Lascia il Gràtico tribuno e si studia a vincere il
Orático vescovo ; ed a ciò adopera il mezzo appropriato. Oltre ad innamorarlo come donna, corrompe
ancora le manifestazioni religiose ; e cosi siamo alla
presenza di un’àgape quasi pagana che tanto tentava gli uscenti dal paganesimo, anche da principio,
come rileviamo dalla I Epistola ai Corinti. Vi sono,
è vero, i relatori della fede che, con versetti latini ed anche con parole dell’Apostolo delle genti,
cercano di correggere i traviati ; ma questi erano
già ebri di voluttà e di vino e mezzi soggiogati
dalla Faledra che esaltavano con l’insistente grido
di Omnes trahit Diona.
Attratto e spinto dal grido dei fedeli, sopraggiunge Marco che ha ribrezzo di quelle profanazioni ed
intima al fratello Sergio vescovo di lasciare il posto
che indegnamente occupava ; n\a più che da questo
i fratelli sono spinti l’un contro l’altro dalla gelosia
per Basinola. Sergio è premuroso di liberarsi dai
vincoli sacerdotali per venire a tenzone con Marco
e già, armato dalla spada della perfida donna, è il
primo a ferire ; ma in ultimo non l’nomo di chiesa,
è l’uomo d’arme che ha il sopravvento e che uccide.
Basinola aspirava al trionfo con l’uccisione reciproca dei fratelli ; ma fu delusa e vide tosto tramontare la sua stella e disprezzate le sue carnalità ;
mentre Ema, madre dei due Gràtici, vedova diaconessa, insisterà inesorabile nella sua sentenza : « Sarà
sacrificata sopra l’ara quella che fa profumi sopra
l’ara ».
Marco la salva dal sacrifizio dell’accecamento
per il quale già s’infocava la stessa spada di lei ;
ma a tali condizioni, che essa preferisce la morte
volontaria. ,,
E « La Nave » ? La nave era preparata, è vero,
e pronta al varo ; ma il tribuno pensava più a Basinola ; e se ora vi s’imbarca con quelli che sceglie
a compagni, è per espiare il fratricidio, pur consolandosi che anche con un fratricidio era avvenuta la
fondazione di Roma. La conquista dell’Adriatico e
del Mediterraneo orientale sarà l’effetto di un’espiazione, non di un virile eroico proposito e di una fede
viva ed operante, sia pure alquanto corrotta.
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E la religione in generale e il cristianesimo in
particolare come sono trattati dal D’Annunzio in
questa nuova tragedia ? Maluccio ; poiché egU, ve li
presenta in un ambiente così confuso e supemizioso, che li rende a chiunque poco desiderabili. Egli
tratta il cristianesimo come una mitologia qualunque,
per i suoi effetti poetici ; e non poteva essere diversamente per uno che non lo sente, anzi è tra i suoi
avversarii. Anche Dante se ne servi con scopo di
poesia (e che poesia !) ; ma quale enorme differenza !
Non pertanto bisogna rendere ai D’Annunzio questa giustizia che, per la sua nuova tragedia, egli ha
studiato bene le fonti religiose e le ha sapute scegliere assai bene. Però, nell’inizio di una formazione
cristiana nel Veneto, egli preferisce una predicazione presa dall’antico patto, ove predomina la giustizia e la grazia è soltanto una promessa, alla Luce
che già da sei secoli era venuta nel mondo.
Il nostro egregio amico e collaboratore Prof. Enrico Rivoire, in nn bell’articolo comparso nel n. 3
di questo giornale, teme che dal pubblico i bellissimi squarci di altissima poesia giudaica dei profeti
Isaia e Geremia, anziché agli autori biblici da cui
sono presi, siano attribuiti al D’Annunzio stesso che
li pone in bocca al suo personaggio ; ma il poeta non
può essere chiamato responsabile se il suo pubblico
nel nostro paese, è poco familiare con la Bibbia e non
ne discerne il sapore. Egli fu scrupoloso in ciò,
quando si è trattato di dare alle stampe il suo poema teatrale. Non cita, è vero, gli autori nemmeno
in nota ; ma egli pone virgolati, non solo qualche
passo che trascrive fedelmente con la bella lingua
del Diodati della cui traduzione si serve ; ma anche
i passi parafrasati, ed anche varie locuzioni i di cui
elementi sono nella Bibbia sparsi qua e là, e che
egli con giudiziosa sintesi riunisce ; riconoscendo
cosi quali sono le cose non sue.
Quei tanti passi dei grandi profeti, e di Paolo e
dell’Apocalisse, hanno lasciato traccia nel valoroso
letterato che li studiava ? Qualunque sia stato il fine
che lo mosse, quella Parola che egli faceva propria,
e cosi bene, sarebbe, nel suo caso, ritornata a vuoto ?..
«......ai posteri
« L’ardua sentenza !..
li. Coppola
ATTACCHI E DIFESE
Come venne accolto Giordano Bruno
nei paesi protestanti
Vi sono pure fra di noi, cioè fra i liberi pensatori,
e naturalmente fra i cattolici romani, di quelli che del
continuo rimproverano alle Chiese della Riforma, la
loro intolleranza. Ad esempio, ad ogni piè sospinto,
è tirato in ballo Michele Servato allo scopo di denigrare Calvino e 1’ opera sua, non avvertendo che i pochi casi di persecuzione che si possono imputare ai
riformatori sono ben diversi da quelli che a migliaia, a
migliaia, formano r onta perenne della Chiesa di Roma.
Nell’ imminenza della nuova glorificazione di Giordano Bruno (il 16 Febbraio ricorre 1’ anniversario del
tremendo supplizio) non è del tutto inutile vedere come
il grande martire sia stato accolto ed ospitato nei
paesi protestanti, i quali, lo si può affermare recisamente, non r avrebbero mai mandato a morte, anche
se le sue dottrine avessero potuto incontrare una fiera
persecuzione, il che neppure, come vedremo, avvenne.
Giordano Bruno, lasciata 1’ Italia per sfuggire agli
sgherri del Santo Ufficio, verso la fine dell’ anno 1576,
riparò dapprima a Ginevra, allora considerata come la
Roma del Protestantismo. In quella città molti erano
i profughi italiani i quali vi professavano le dottrine
evangeliche. Viveva ancora Galeazzo Caracciolo marchese di Vico, nipote del pontefice Paolo IV. L’ illustre patrizio napoletano aveva dovuto abbandonare la
patria per avere abbracciato le dottrine riformate. Appena egli seppe della venutia a -Ginevra di Giordano
Bruno, il quale era tuttora vestito da domenicano si
recò a visitarlo, e gli chiese se intendesse anch’ egli
professare le dottrine evangeliche. Risposegli il Bruno
che non intendeva « professare la religione di essa
città, perchè non sapeva che religione fosse, e che perciò desiderava più presto di stare li per vivere in libertà e di essere sicuro, che per altro fine *•. Non insistette il Ca.’acciolo, ma pur fece osservare al Bruno
che conveniva « in ogni caso di smettere, quell’ abito
di domenicano che teneva ancora ». Non avendo il nostro frate altri panni, il marchese ed altri italiani gli
diedero spada, cappello e cappa e altre cose necessarie
per vestirsi, e gli procurarono un posto come correttore delle prime stampe in una tipografia della città.
Non si sa veramente che vita il Bruno conducesse a
Ginevra. Però non v’ è dubbio che andasse ad udire
le prediche e i sermoni che degli italiani e francesi
leggevano e predicavano in quella città, e, fra gli altri, Nicolò Balbani di Lucca, pastore della comunità
evangelica italiana. Anzi da nuovi documenti scoperti
e dati alla luce dal Dufour, direttore dell’ archivio ginevrino, risulta che il Bruno si era ascritto alla chiesa
riformata. E, perciò, egli ebbe delle noie con il Concistoro, per avere inveito, mediante la stampa, con propositi ingiuriosi, contro un signore de la Forge, insegnante filosofia e teologia, per venti pretesi errori
in cui questi era incorso in una delle sue lezioni. Il
Bruno si disse pentito di quanto aveva pubblicato e
pregò lo si volesse riammettere alla Comunione, rendendo grazie per questo.
Dunque, durante il suo soggiorno a Ginevra, il Bruno
fu bene accolto e aiutato dagli evangelici, e se venne
citato dinanzi al Concistoro gli è perchè, come membro della chiesa calvinista, si era lasciato trasportare
troppo dalla passione. Del resto non gli venne usata
molestia e fu rimandato libero.
Dopo un breve soggiorno in Francia, Giordano Bruno
andò in Inghilterra, e professò subito a Oxford, trattando nelle sue letture di tre materie : 1’ immortalità
dell’ anima, la sfera quintuplice e il sistema celeste copernicano. Queste letture diedero luogo ad un fiero
contrasto, pel quale dovette smettere. Ma non c’ è
traccia di persecuzione. Anzi, presentato a Corte, fu
ben voluto dalla regina Elisabetta e dai più illustri
signori del regno. Di quella regina il Bruno parla
spesso nelle sue opere, e ora la chiama Diva, ora nume de la terra, oi-a grande anfitrite.
In Inghilterra, dunque Giardano Bruno, ricevette
alti onori e fu lasciato tranquillo, tanto che fu il tempo
di sua vita più felice, più fecondo e più produttivo,
perchè ivi potè pubblicare la maggior parte "delle sue
opere.
Un altro paese pi-otestante che Giordano Bruno visitò fu la Germania. A Vittemberga, la sede del protestantesimo, trovò una accoglienza cordialissima. Non
solo venne iscritto nell’albo dell’Università (era l’anno
1586), ma autorizzato ad insegnare. Dopo Londra, "Vittemberga è il luogo del quale si ricorda e parla con
viva riconoscenza. La chiama \Atene della Germania
e porta ai sette cieli la bontà di quel corpo accademico che l’aveva accolto con « tanta urbanità ed affetto ».
I suoi amici erano tutti fra ì luterani e per lui Lutero è quello fra i riformatori che più sgombrò la via
al trionfo della ragione, e perciò nel suo di scorso di addio
che diresse ai vittemberghesi (dopo due anni di soggiorno
in quella città), che è un capolavoro di eloquenza e di
dottrina, egli esalta e glorifica Lutero, l’eroe « la cui
clava è la penna, questo nuovo Ercole, che ha atterrato il più pericoloso dei mostrili... Vedestio Lutero,
la luce, vedesti lo spirito divino, che ti spingeva colla
sua ferula ; hai saputo pugnare, resistere, lottare ancora e vincere sino a che le spoglie dell’orgoglioso
nemico portasti come trofeo al cielo. Qui, in Germania. la scienza edificò la sua casa, qui la Riforma
spiega i suoi sacramenti... » , .
■Seit *
Ecco in quale maniera Giordano Bruno venne accolto nei paesi protestanti. Ed egli stesso nella sua
Gratto consolatoria, stampata il 1589 a Helmstadt,
città protestante del Brunswiehe,^fece vedere tutta la
differenza coi paesi papisti, nel modo di condursi con
lui. Egli non può a meno di confessare che dalla patria sua dev’ essere exsulem pro vertíate, mentre nei
paesi della Riforma è civein. Colà dato in balia gulae
et voracitati del lupo romano, qui in cambio libero :
colà costretto con la forza ad un culto superstizioso
ed insanissimo, e qui invece si sente esortato ad reformatiorés ritus.
Ed ora lasciamo pure che certi sedicenti liberi pensatori (ai cattolici romani, si sa, torna comodo accusare le Chiese della Riforma di intolleranza) continuino
a parlare di inquisizione protestante. Nel caso di Giordano Bruno, la storia parla chiaramente. Il rogo del
grande martire, come quello di altre migliaia e migliaia, fu innalzato e acceso dalla Curia di Roma che
....ha natura si malvagia e ria,
Che mai non empie la bramosa voglia
E dopo il pasto ha più fame che pria.
Enfieo (Weyniep.
FroUemi di educazione e d'istruzione
Caro Direttore,
Ciò che Gius. Fasulo scrive a proposito delle rappresentazioni teatrali, mi richiama alla memoria quel
che scrissi alcune settimane or sono riguardo alle rappresentazioni cinematografiche.
(Lo dico per incidenza : quel mio scritto fu mandato
ad un giornale che vuol essere paladino della pubblica
moralità. L’articolo, naturalmente, non fù pubblicato,
essendo lo spazio riservato tutto al fattaccio quotidiano.)
È superfluo che io dica di certe sconcezze che ne
ammanniscono alcuni cinematografi: tutti più o meno
ne sappiam qualcosa.
Dirò, invece, di quelle rappresentazioni che vogliono gabellarsi por moralissime: scene drammatiche, più
spesso tragiehe, impressionantissime sempre, in cui
sembra che voglia condannarsi il vizio ed esaltare
r onestà, il coraggio, l'abnegazione. Sembra, ma non è.
Il concetto della moralità varia secondo il grado di
moralità di chi la giudica. V’ hanno delle genti,
anche fra noi, per le quali la vendetta, sia pure
atrocissima, é atto morale ; e non è raro, come ora
avviene pel brigante Salomone, per esempio, che
si esalti l’assassinio come un eroismo. Certo io non
pongo in dubbio che nell’animo di alcuni di quegli artisti che concepiscono certe rappresentazioni
cinematografiche sia un proposito onesto ; ma nel
fatto il proposito si traduce spesso in una disonestà.
Si vuole insinuare l’orrore pel delitto e pel vizio, ma
del delitto e del vizio si rappresenta altresì tutto quel
che ne costituisce la tentazione. Che avviene ? Ormai
npn si pone più in dubbio che negli animi predispo
’-■Ai'
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LA LUCE
sti al vizio ed al delitto, la visione dell’ uno e dell’altro anziché produrre orrore si risolve in eccitamento,
mentre negli animi miti e delicati non può non prodursi un turbamento che amareggia il cuore ed in
sinua un pessimismo sconfortante.
Per i malvagi, quindi, il cinematografo costituisce
una scuola, poiché non di rado vi si osserva il modo
di preparare un delitto ; quanti ladri nostri per esempio avranno attinta alla scuola dei ladri parigini e
viceversa ?
Chi ponesse in dubbio tutto ciò non avrà che da
sfogliare i giornali di questi ultimi anni per constatare la raffinatezza raggiunta nelle cose delittuose e la
rispondenza fra ciq che avviene nel campo criminale
e ciò che si osserva nei cinematografi.
La questione è grave : ma gravissimo é il fatto che
nessuno provvede a tanto pericolo per la nostra gioventù. Se fosse saggezza nei dirigenti della nazione, a
quest’ora si sarebbe approfittato dell’entusiasmo del popolo per il cinematografo a fin di educarlo ed istruirlo.
Invece, per un mal inteso principio di libertà, che
divien licenza, si lascia correre e si preferisce aggravare il già grave bilancio carcerario.
Ebbene, in nome dell’ Evangelo che noi predichiamo ; in nome dei nostri figli e dei figli altrui, io
faccio una proposta — che sottopongo alla pubblica
discussione.
Si riuniscano le forze economiche di cui possono
disporre tutte le Chiese evangeliche d’Italia e s’im
pi,antino dei cinematografi. Nessuno si spaventi per
le difficoltà. Le difficoltà son minime. Ho già dati
sufficienti per credere che la spesa non sarebbe affatto
grave. Sarebbe gravissima se si dovessero fabbricare
appositi films. Questi generalmente si tolgono a nolo
e non costan molto e finirebbero per costar pochissimo se, come propongo, si stabilisse una rotazione,
cioè il passaggio successivo dei films da una Chiesa
all’ altra delle nosre grandi città. Il guadagno che
procaccia il cinematografo è davvero enorme ; ma noi
non avremmo di mira il guadagno. Cito il guadagno
per dire che esso sarebbe sufficiente a coprire le spese.
Ed ecco come si dovrebbe agire. Si faccia conoscere dovunque, mediante affissi, che (in vista di ciò
che ho considerato più innanzi) gli evangelici d’Italia si propongono di sostituire ai cinematografi più
o meno liberi, dei cinatografi istruttivi ed educativi
con ingresso di soli cinque centesimi. Le rappresentazioni potrebbero comprendere qualche numero di carattere evangelico, possibilmente non confessionale
atto a risvegliare negli animi la simpatia per i fatti,
e le dottrine del Cristo. La Palestina, le missioni fra i
pagani ecc. potrebbero fornire dei soggetti interessantissimi. Durante la rappresentazione uno dei nostri
evangelisti, a turno, sarebbe incaricato di dar spiegazione delle cose rappresentate, e in guisa da rimandare il pubblico con la più viva impressione delle
cose viste ed udite.
Mi creda, caro direttore.
Suo aff.mo
Romolo Piva
Capo sezione Ministero della Marina
PflClhC PI STORIj«
PenU ValdD albandonà la Ebiasa Romana
Colla proibizione fattagli dal Concilio di predicare il
Vangelo senza il consenso del clero, Valdo, tornato a
Lione, non tardò a trovarsi in conflitto con quell’arcivescovo, finché, nel 1182, egli si vide definitivamente espulso assieme coi suoi seguaci, che un autore ecclesiastico fa salire a più di 8000.
Come era facile prevedere, questa dispersione produsse effetti analoghi a quelli della persecuzione narrata
nel libro dei Fatti degli Apostoli, poiché « coloro che
furono dispersi andavano attorno, evangelizzando la
parola » (Fatti Vili, 4).
Nuovi sdegni della corte pontificia. Papa Lucio III,
succeduto ad Alessandro III, era stato costretto dalle
fazioni che contendevansi il governo della città Eterna, a ritirarsi a Verona. Fu là che convocò, sulla fine
del 1183, un concilio, che nou è considerato come ecnmenico e che decretò la scomunica maggiore contro
tutti gli eretici. « Perciò, dite il poco cristiano documento, anatematizziamo anzitutto i Catari e Patavini, nonché quelli che si mascherano sotto il falso nome di
Umiliati 0 Poveri di Lione, i Passagini, i Ginseppisti
e gli Arnaldisti, E poiché alcuni,''con qualche apparenza di pietà, ma negando il vero senso delle parole
dell’Apostolo si attribuiscono l’autorità di predicare,
benché qnello stesso Apostolo, dica : « come predicheranno se non sono mandati? », vincoliamo parimente
con perpetuo anatema tutti quelli che, malgrado il no
stro divieto e senza essere da noi mandati, ardiranno
predicare, sia in privato, sia in pubblico, contro l’autorità rappresentata dalla sede apostolica e dai vescovi ».
Ecco Valdo, non per colpa sua, messo 'fuori della
Chiesa romana. Fatto quel passo, che pur dovette parergli duro e penoso, venendogli a mancare ogni appoggio umano, anzi addensandosi la tempesta che, in
quei tempi, la scomunica potea provocare, il capo dei
Poveri di Lione ricercò vieppiù come guida, unica di
ogni sua azione quel Dio che l’aveva chiamato dalle
tenebre alla meravigliosa sua luce. Studiò con crescente ardore la Parola di vita e non tardò a scoprirvi
molte verità che ignorava e che condannavano dottrine e pratiche ufficialmente accettate dalla chiesa romana.
Il suo punto di partenza era stata la vanità delle
ricchezze e la povertà volontaria ; erasi poi posto come
meta della propria attività la diffusione e spiegazione
al volgo della Parola di Dio. S’avvide quindi che la
dottrina del purgatorio, con tutte le conseguenze pecuniarie che ne hanno fatto un lucroso traffico, non ha
alcun fondamento nell’Evangelo. Si convinse pure essere vana, anzi, offensiva verso Colui che non cede ad
altri la Sua gloria, l’invocazione ed adorazione della
Vergine e dei santi, e decise di respingere qualunque
uso 0 domma, pur venerabile per lunga tradizione, che
non fosse basato sull» Sacra Scrittura.
Non fu però, tutto d’un tratto, che l’umile riformatore pervenne ad un concetto cosi chiaro ed esatto
delia verità evangelica, anzi per una lenta e graduale
evoluzione, prosegnitasi anche dopo la sua sparizione
dalla scena terrestre.
Valdo conservò, e cosi fecero le chiese valdesi fino
alla Riforma del XVI secolo, alcuni portati dell’ascetismo mediovale ; così, il triplice voto di povertà, castità
ed obbedienza, richiesto da chi volesse darsi, come lui
al ministerio itinerante ; cosi la diiferenza gerarchica
tra prete e vescovo ; cosi il digiuno e la ripetizione
del Pater imposti come penitenza dopo la confessione.
Infatti, i presbiteri (preti od anziani) valdesi ricevevano la confessione dei fedeli; fatta la quale, però,
non pronunziavano la formula romana : absolvote
(sottintendendo od esprimendo la riserva per qiiantnm
possnm') ma dicevano, in lingua volgare ; T’assolva Iddio da ogni peccato.
Come i catari, divietavano assolutamente la menzo
gna, sotto qualsivoglia pretesto, anche colla prospettiva del rogo, il che facilitò poi cotanto il truce compito degl’inquisitori. Proibivano pure il giuramento ed
affermavano non avere l’uomo il diritto d’infliggere mai
la pena di morte ad un suo simile.
Quanto ad organizzazione, la comunità valdese, detta
Fratellanza comprendeva due classi di membri ; la prima, degli ordinati n consacrati, suddivisi in diaconi,
preti e vescovi ; la seconda, di tutti gli altri fedeli, che
non abbandonavano casa, beni e famiglia ma sovvenivano ai bisogni di quelli che impartivano loro il pan di
vita.
Raccolti in capitolo annuo (detto assai più tardi sinodo) eleggevano il rettore o regidor ed uno o più
coadiutori. Il primo rettore fu naturalmente Valdo,
che ebbe per coadiutore Vivete, forse anch’egli lionese.
In Italia vediamo tosto salire in autorità, anch’egli
forse col titolo di coadintore, Ugo Speroni che, staccatosi poi da Valdo diè nascita al movimento effimero
degli Speronisti.
In ogni città o regione dove avevano molti discepoli
stanziati o di passaggio, tenevano segretamente una
casa che chiamavano ospizio ove i fedeli raccoglievansi pel culto clandestino ed ove ricorrevano per allogio e soccorsi i valde.si estranei al luogo.
A capo di ogni ospizio eravi altresi un regidor, coadiuvato da alcune donne attempate.
Ma, esponendo questo organamento, abbiamo alquanto anticipato, precorrendo i tempi in cui i Valdesi,
perseguitati nella loro prima patria, si videro chiamati
dalla necessità e dal voto fatto a Dio, a ricercare nuove
sedi.
Giov. tJalla
non ha bisogno di essere provata. Vi sono tuttavia
degli atei, e con ciò bisogna intendere non tanto degli uomini arrivati alia convinzione che Dio non esiste,,
quanto degli uomini che vivono senza Dio e che vorrebbero sopprimerlo. L’ ateismo è un traviamento intellettuale e sopra tutto morale. Si è dunque cercato
di dare delle prove dell’ esistenza di Dio ; ed eccone
alcune ;
a) L’ esistenza del mondo. — Nulla proviene dal
nulla. Non c’ è casa senza architetto ; e se si parla di
concatenazione, di conseguenza, bisogna sempre risalire
ad una causa prima.
b) L’ordine che regna nel mondo. — Non si può
attribuire quest’ ordine al caso ; bisogna dunque risalire fino a Dio, Gii epicurei avevano inventata la dottrina degli atomi sempre m movimento e il cni incontro aveva prodotto il mondo come è. - Si risuscita
oggi questa teoria ; ma gli è come supporre tre cose
egualmente impossibili ; 1’ eternità, il movimento e l’intelligenza della materia.
c) Noi possediamo, facoltà che non ci siamo dati
da noi stessi e che non potrebbero essere opera della
materia : intelligenza, memoria, volontà.
d) Vi sono certe verità prime chiamate assiomi
che non possiamo cambiare e che si presentano naturalmente ai nostri spiriti. Chi ve le ha poste se non
Iddio ?
e) No-i abbiamo l’idea della perfezione dell’ infinito. Come potrebbe quest’ idea provenire da noi stessi
che siamo finiti ed imperfetti?
/) Finalmente, vi è in noi la coscienza. Noi non
r abbiamo fatta poiché non la possiamo disfare ; nè
essa è il prodotto dell’ educazione, poiché l’educazione non può che. svolgere ciò che già esiste. La coscienza ci viene dunque da Dio e prova Dio.
* *
La dottrina cristiana spiegata ai popolo
r> a o
D. — Cài è Dio f
R. - È l’Essere supremo da cni tutto procede ed
a cui tutto dobbiamo far risalire.
D. — Additate alcune prove dell’ esistenza di Dio.
R. — L’ esistenza di Dio è affermata non solo dalla
Bibbia, ma altresi dalla ragione e dalla coscienza e
D. — Dite qualcosa della natura di Dio seconda
la Bibbia. ’ì'
R. — Il Dio della Bibbia non è 1’ essere inaccessibile e puramente ideale dei filosofi. E’ un Dio vivente
e personale. La Scrittura ce lo mostra come un Dio
che agisce, che interviene nel mondo, che s’ avvicina
alle sue creature. Ovunque presente, misericordioso,
compassionevole, egli vede tntto ed ascolta coloro che
lo pregano. Qual differenza dal Dio del deismo inattivo e separato dal mondo. Ma, se Dio è vicino a noi,
egli non si confonde con noi ; e la Scrittura che rovescia r errore del deismo abbatte pure quello del panteismo che distingue Dio dalle, sue opere. Il Dio della
Bibbia è personale, libero ed onnipotente. Dio è spirito. Ciò significa non solo che egli non è materiale,
che è eterno e perfetto, ma anche che in Lui si trova
la suprema intelligenza e la suprema volontà.
D. — Dite qualche cosa intorno all’ unità ed alla
trinità divina.
£. — Dio è uno, il che significa che nelle divinità
vi è un solo io. Questa dichiarazione dell’ unità di Dio
è spessissimo ripetuta dalla Bibbia, e costituisce il
fondamento del monoteismo. (Deut. IV. 4; 1. Cor.
Vili. 6).
Però la Scrittura stabilisce una trinità in Dio quando
ci parla del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Ma unità e trinità non sono in opposizione tra loro;
poiché l’unità riguarda 1’ io divino, là dove la trinità
riguarda i distinti modi di essere di questo io divino.
V’ è insomma nella divinità un unico io che esiste in
tre modi distinti, e cioè come Padre, come Figlio e
come Spirito Santo.
Chiamasi Padre l’io divino in quanto esso è impotenza fondamentale della divinità. Dio, pensandosi,
I genera un’ immagine perfetta di sé nella quale si conosce. Questo secondo modo di essere dell’ io divino
cioè come immagine di sé nella quale si conosce
chiamasi Figlio. Il Figlio è adunque la eterna Sapienza
di Dio. Chiamasi anche Verbo, cioè Parola. Dio, conoscendosi nel suo Verbo, si ama. L’ Amore divino è lo
Spirito Santo, il quale procede dal Padre e dal Figlio,
vale a dire dalla Potenza e dalla Sapienza divina.
Ciò è quanto possiamo dire in ordine a questo mistero. Quello che abbiamo esposto è sufficiente a rimuovere le erronee nozioni che i nemici del cristianesimo, spesso per ignoranza, attribuiscono alla dottrina
evangelica, insinuando che essa ammetta tre /o nella
divinità, il che sarebbe pretto politeismo. L io divino
è uno, e le tre distinte ipostasi di questo m. •— Potenza^
Sapienza ed Amore che nel linguaggio biblico chiamansi Padre, Figliuolo e Spirito Santo — sono i tre
termini della vita intima di Dio.
Non v’è in questa dottrina ombra alcuna di assurdo.
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LA LUCE
Rimane, si, il mistero ; ma il mistero — che sorpassa
la ragione e la possibilità di conoscenza nostre senza
contradirle — è una caratteristica della religione ve ra
Una religione senza mistero sarebbe una religione
senza Dio, e perciò falsa.
La realtà della trinità dei termini della vita divina
ci apparisce nella triplice manifestazione di Dio, che
ha per fine la creazione, la redenzione e la santificazione dell’ uomo.
U. I.
Informazioni
Roma — Domenica 9 Febbraio, alle oje 20, 30
ebbe luogo all’A. C. D. G. una conversazione sul
soggetto : Il progresso inteUettaale é illimitàto ■
Intiodus.se il prof. S. Piovanelli eon molta dottrina ; parlarono con competenza e con arguzia alcuni d’in fra i presenti ; ma ad una conclusione non
si potè giungere, forse perchè non si rimase ne’
limiti tracciati dall’introduttore.
Sanremo — (Matiwio) Abbiamo avuta per
quattro giorni fra noi la egregia signorina Elisa
Meynier, segretaria del Comitato nazionale dell'Unione Cristiana delle giovani e redattrice &&ì\’Alba,
rivista delle Signorine evangeliche italiane. Essa ha
preso parte ad una seduta del comitato locale ed a
due adunanze della nostra unione delle giovani, alle
quali ha parlato con quel linguaggio ispirato da
sana pietà, da larghezza di idee e senso pratico che
contradistingue la egregia signorina. Ci augugiamo
che la sua visita non rimanga senza frutto.
— La distinta nostra Sorella Signora Giuseppina
Astesano-Oscnlati ha ricevute, dal campo non evangelico molte favorevoli ed incoraggianti testimonianze
pel suo Whvo Evangelismo e Papismo. Notevolissima
quella di Antonio Fogazzaro il quale, pur non approvando (nella sua qualità di cattolico-romano) ciò
che egli chiama il tono aggressivo del libro, riconosce
che « pur troppo la forma umana del cattolicismo
giustifica molte delle sue accuse. » «Ella — soggiunse
il Fogazzaro — troverà fra i cattolici, per questo
rispetto, molti consensi. » Importante è ciò che il
Fogazzaro dice, nella medesima lettera, circa le sue
speranze per l’avvenire del Cristianesimo.
(Vedi in proposito l’articolo di Ugo Janni in
nltra parte del giornale. N. d. D.). ■
Milano — E’ uscìIk) il resoconto dell’ottavo
esercizio A.OÌVOpera di Collocamento e del settimo
esercizio àoìV Opera della Stagione, opere fatte
àsiSX Unione Internationale delle Amiche della
Oiovinetta — Ramo italiano — Sezione di Milano.
Leggiamo che la signorina Maria Scholl, creatrice
dell’Ufficio di collocamento e direttrice dal suo
inizio, se ne è andata al Giappone, sposa del medico
presso l’Ambasciata inglese a Tokio. Occupa il suo
posto la signorina Ungherer, aiutata dalla signorina
Campari.
L’ufficio di Collocamento è una vera benedizione
per la numerosa classe delle persone ài servizio, a
cui rende segnalati favori.
L’opera della Stazione consiste in questo": una
delegata della Unione si reca regolarmente alla
stazione di Milano, ove sorveglia le signorine che
arrivano, offrendo consiglio aiuto e protezione a
quelle che sono sole e forestiere. Ecco un aneddoto
tipicissimo :
Un’altra volta fu una giovane assai bellina, che attirò
l’attenzione della nostra Delegata, perchè accompagnata
da due giovanotti assai premnrosi. che appena la
signorina Scholl si fu avvicinata, si allontanarono.... La
giovane confessò di aver fatto per la strada la conoscenza dei due, e dice ohe stavano persuadendola di
pernottare a Milano. Viene fatta proseguire, e due
giorni dopo una cartolina ci annuncia il sno felice
arrivo a casa, e ci esprime tutti i ringraziamenti della
madre.
Pisa — Pel 31 Gennaio, alle ore 20,30 era
annunziata nell’Associazione Razionalista di Pisa un
cotraddittorio tra il dott. Grilli, ^»astore Valdese ed
il ragioniere Mazzoni anarchico su « La Valutazione dell'Anarchia ». Il pubblico accorse numeroso
tanto da riempire la sala e, l’antiporta ; si componeva di anarchici, di evangelici, di socialisti, di curiosi e di parecchi studenti universitari. Quantunque gli oratori abbiano parlato ognuno oltre un’ora,
gli uditori furono sempre attenti, silenziosi e rispettosi tento da non uscire neppure in segni di approvazione 0 di disapprovazione.
Abbiamo notato con piacere come i rappresentanti
di due mondi cosi diversi, tuttoché accentuando fortemente le loro convinzioni, siano stati cortesi nella
forma, si siano salutati cordialmente al loro incontro
ed alla loro separazione.
Il risultato pratico, immediato del contradittorio è
stato il seguente : Il cristianesimo non è anzitutto
una teoria dogmatica e metafisica, nè rappresenta la
morale dell’egoismo, nè inocula la rassegnazione, ne’
mira esclusivamente all’oltretomba ; esso è una
certezza viva, una forza di sublimazione individuale
e sociale che si attinge alla fonte di ogni potenza,
a Dio e che trova la sua rappresentazione peifetta
in Gesù Cristo. L’anarchia si professa materialista
e se volesse essere conseguente condurrebbe al
fanatismu, al servilismo, alla degenerazione fisica,
iuteileituale e volitiva, al tramonto di ogni visionp
sociale. Felice la sua inconseguenza che gli permette
di pigliare dal cristianesimo il sentimento vivo della
libertà, delTorgaiiizzazioue per la resistenza passiva,
dh una gloriosa società nuova. Sorprendenti da parte
d’un anarchico autentico le due concessioni che lo
escludono dall’anarchia: « noi non siamo anticristiani »
noi vogliarño conservare la famiglia ! ! » Notevole
la contraddizione in cui si dibatteva il sig. Mazzoni
tra libertà dell’individuo alla quale crede e l’impulso
iriesistibile dato dall’ambiente all’individuo cosi da
rendere questi irresponsabile. Curioso infine il tentativo di poggiare la teoria anarchica della violenza
sull’esempio di S. Pietro che « sciabolò l’orecchio di
Marco servo del tiranno » e sopra tutto sulla vita
di Gesù che flagellò i mercanti al tempio, che venne
in terra a mettere il fuoco e la spada, che invitò
i discepoli a comprarsi una spada !
La conferenza Grilli verrà (dicesi) ampliata e
pubblicata aftìn di spronare gli evangelici a far meglio,
affin di richiamare gli anarchici idealisti al cristianesimo eterno.
Ai razionalisti pisani che cedettero gratuitamente
da loro sala severa ed illuminate a Ince elettrica,
che volenterosi lasciarono inondare il loro ambiente
da correnti cristiane, vadano i ringraziamenti sentiti
di un operaio nel pensiero e nella vita.
New Orleans— Riceviamo dal sig. Vincenzo Morgante una affettuosa lettera, dalla quale apprendiamo che l’opera evangelica in quella città
americana progredisce in mezzo agli italiani, di cui
molti giungono nel nuovo mondo con idee un po’
arruffate dall’ateismo cieco dei¿;iostri demagoghi.
Il fratello Morgante ci fa sapere che molti di
costoro, dopo lotte e travagli spirituali, finiscono per
ceilere alla potente azione deU’evangelo e lo seguono
con entusiasmo,
Brescia. — Martedì, 4 Febbraio, il funerale
della piccola Lidia Valgolio riuscì una vera aflerzione di fratellanza, che consolò gli afflitti genitori
e servi a far conoscere l’evangelo e le sue consolazioni ineffabili a gente non usa all’amore di Cristo
e di Dio.
I signori Valgolio pubblicamente rendono sentite
grazie a tutti coloro che dimostrarono ad essi simpatia nella dolorosa circostanza.
Campo basso. — {E. S.) L’Evangelista,
sig. G. Moggia, tenne Domenica, 9 Febbraio, una Conferenza, che era state annunziata con manifesti, intorno al giorno del riposo.
La sala era affollatissima e taluni, non potendo
trovare posto, dovettero andarsene. Gli uditori furono sempre attentissimi e alla fine si dichiararono
soddisfatti delle buone cose udite.
DIDLlOQRflFIA
Nova et Teiera — Rivista quindicinale. Sommario :
del n. 2. : Studi P. Vinci — Preti o profeti ? B. Nelli
— L’ « ex perimentum crucis » del Modernismo. F.
Perrone — I caratteri e le funzioni di una democrazia religiosa. -1 - Polemiche i Dr. Aschenbrödel — Dall’io a Dio. Echi : La missione nel mazdeisino. Recenzionì:
R. Murri — La politica clericale e la democrazia O.
Prezzolini — Il cattolicismo rosso.. Angelo Crespi.
Fatti e Commenti : Cattolicismo che sorge. Newman
Smith. Salvatore Minocchi — L’ultimo ritrovato
Clericalismo e pornografia. G. Quadrotta Fede e scienza di P. Pavissich E. M. Dichiarazione « Nova et Ve
za
tera
. Nova et Vetera » continua le sue pubblicazioni,
non ostante il divieto terribile del Cardinale Vicario
UUU U53l*ailtO A* ------------ ------------
in data 28 Gennaio. Anzi la < Dichiarazione » con
cui si risponde al « Decretum » di condanna è molto
recisa ed impressionante : se saranno sempre animati da
tale spirito, gli scrittori dovranno soffrire si, ma finiranno per vincere, qualunque sia per essere la
piega che prenderà la battaglia.
*
* !»!
Rivista di Cultura, Bimensile. Sommario del n. 8 :
Per un risveglio spirituale. IL .La volontà sociale. R.
Murri. — Per fare la storia del capitalismo moderno.
Note per il metodo. F. Di Gennaro. — Fra i libri
nuovi: Gnoseologia estetica. {F. Acri, Videmusin aenigmate). m. — Cattolicismo cristianesimo e prammatismo. G. Prezzolini. r. m. — Dai periodici ; La crisi
cattolica. — Una legge di costanza intellettuale. —
Le dottrine e la vita — Rassegna hibliograflca — Fram
menti.
Vito Garretto Direttore responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
APPKNDICK
EROINE VALDESI
MONOLOGHI DI TEOPILO GAY
II.
Ciovanna Prafina Maturino.
Giovanna Dratina, di Carignano, il suo sposo Maturino, francese di nascita, furono le prime vittime
della persecuzione bandita da Emmanuele Filiberto
col suo editto del 15 febbraio 1560 ; giacche furono
arsi vivi in Carignano il 3 Marzo di quell' anno.
Ce la rappresentiamo alla vigilia del suo martirio,
nel carcere di Carignano l Vedi Gilles I, 119 ; Pentolo 119).
Signor lidio ti ringrazio! mio marito riposa alfine
per qualche ora dqpo i travagli di questi giorni.... e
1’ ora s’ avvicina in cui amendue entreremo nel vero
riposo preparato ai figli tuoi !
Oh ! tutta la mia vita mi pare un sogno ora che
son così vicina a lasciarla per entrar nell’ eternità !
Mi rivedo fanciulla spensierata ed allegra in mezzo
alle mie compagne di Carignano, fino al giorno che
un messo del Signóre mi aprì gli occhi alla verità,
leggendo in un piccol libro certe parole che mi penetrarono in fondo al cuore.
Mi rivedo pentita e convertita nelle segrete adunanze che talora qualcuno di Val Luserna, capitato
fra noi, teneva in una casa amica; ed ancor sento i
sussulti del mio cuore nell’ udir parlare dell’ amore
di Gesù e delle gloriose promesse fatte a chi soffre
per lui.
Mi rivedo una sera all’ uscir della riunione, accostata da uno dei suoi più assidui e ferventi assistenti,
di cui tante volte avevo ammirato il contegno e la
pietà, e mi pare ancora di udirlo con voce commossa
chiedermi... di diventar sua sposa. Non esitai, ne parlai ai genitori non nascondendo che il mio cuore l’accettava ; ed essi, conoscendolo per un vero seguace di
Gesù, ci diedero di cuore ia loro benedizione... ed il
primo Barba che capitò da noi ci unì indissolubilmente.
Mi rivedo sposa felice d’ un uomo stimato, colonna
del piccol nucleo degli evangelici di Carignano, che
nulla risparmiava per far prosperar la segreta missione del Barba, con lui pregando, con lui leggendo
la parola di Dio, con lui accogliendo e nascondendo
i banditori della verità, con lui soccorrendo i domestici della fede. ,
Vennero poi giorni particolarmente benedetti in
cui, avendo i Valdesi chiamati nelle loro vallate dei
ministri a posto fisso venuti da Ginevra, ne potemmo
ottenere uno in prestito dalla chiesa a noi più vicina di San Giovanni, per ben due mesi.
E venne da noi Scipfbne Lentolo e l’ospitammo
nella nostra dimora, con quanta gioia e. con quanto
beneficio !
Questi due ultimi mesi sono stati veramente per
noi tempo di gran refrigerio 1 Mai avevam sentito
r evangelo esposto con tanta ampiezza e con tal potenza ! E pensare che colui che ci parlava e ci esortava siffattamente era stato prima prete del papa 1
Anzi, avea sofferto per la verità carcere e tortura
per due anni a Roma, e solo per un miracolo avea
potuto sfuggire al rogo evadendo dalla prigione. Dio
lo riservava per fortificar noi nella fede.
Oh! adunanze deliziose protette dalle tenebre della
notte, in cui ci recavamo nella stanza convenuta, penetrandovi dalle case vicine mediante usci aperti apposta nei muri di esse, onde non far vedere tanta gente
a entrare in una sola casa! Come ardevano i nostri
cuori dentro di noi nell’ udir la parola calda dell’ uomo di Dio! Era il Signore che voleva provvidamente
munirci e prepararci, per poter resistere al furioso
assalto del nemico, che dovea piombarci addosso così
presto! No, non poteva Satana lasciar che più a lungo
durasse imperturbata la festa dei figli di Dio ! Perciò
dettò 15 giorni or sono al duca il feroce editto di
Nizza che ordina di sterminarci.
(Continua)
Hanno pagato l’abbonamento :
B. D. New Rochelle, N. Y. — C. G. B. Torino — E. G.
Basel — G. E. Roxbury — P. A. Livorno — G. F'. S. Bario
Ligure — Bureau de Poste, Zurich I'—M. D. Bordighera — J,
G. Fuscaldo — W. K. Multedo — E. G. Regalb\ito — Miss S.
Firenze — P, M. San Secondo di Pinerolo — M. A. Torino
— W. D. Halle — W. E. J. Roma - F. F. Trapani — D. A.
Genova — R. L. San Germ-ano Chiaone — M. V. A. Regia
Nave « Piemonte » —B. H. B. Brescia — D. G. 0. Rimini
— B. A. Napoli — F. 0, Guidizzolo — V. M. Cigliano—B, A.
Tarentum, Pa. — A. G. Firenze — D. S. B. P. Reggio Calabria — L, A. Udine — J. W. S. Sestri Ponente — S. A. G,
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Per ia CONSERVAZIONE e SVILUPPO
dei [BPSLLI - BBRBl - CIGLIH - SOPKilCIGLIil
usata tolo
CHININÂ-MIGONE
PROFUMATA
INODORA OD
AL PETROLIO
Disse una fata un giorno ad un uom maturo:
Vorresti ritornar giovane ancora f
Col cria lucente, riccioluto e oscuro,
Se la ealvUie t’animo t’aceorat
\ \
Se lo vorrei r mi chiedi, certo, sicuro;
A far noi tarderei nemmeno un'ora
Dolce fata, deh fallo, ti scongiuro
Che io specchio l’età mi dice ognora.
Soggiunse allor la fata; Qioventh
Darti sol io saprà, sensa flnstone.
Che tu sei calvo noi dirai mai pih.
Beile diventerai come un Adone!
Sorridi t Forse a me non eredi tu t
Adopra sol Chinina di Mloone.
<t T.’arqua Cii5nlns-H'..ison» «i Tende tento profumate che inodore od el petrolio de tutti i Fermencisti ed in uso da
ttsUl i Profumieri e H n
Deposito Gene^^^^^ de i O. - 'le Torino, la - Mi LARO
la Tolatta e di Chincaglioria per Farmacidti, Opoghiepi, Chineagliapl, Ppofulhiepi, Pappucchiopi, Bazar.
nnnpfl pel « Foyer » dell’Unione Cristiana di Miuul'LH lano una Direttrice molto capace e parlante
diverse lingue. Scrivere : Signora Biava, - Via Quintino
Sella, Milano.
Si
LA
Rivista Gpistiaoa
Feriodico mensile
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