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LA BUONA IVOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO D’ASSOCIAZIO^iB
(A domicitio)
Torino, per un anno L. 6,00 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 » 4,50
Per le provincie e l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7,SO
per sei nesi, » 5,20
A)>:9ì-jOvti{ (Jé èv à'/i/tj
Sevaundo la verità Della carilà
Efes. IV. 15.
La Direzione della BUONA NOVFXLA è
in Torino. casa Bellora, a capo del Viale
del Re, N '12, piano 3 ’.
Leassuciazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e dal Libraio€. SERRA,
contrada Nuova in Torino.
Gii Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco olla Direzione.
Studii Biblici: Pro[ezie del Profeta Daniele. III. Il piccolo Como (Continuazione)—.
— II prisma clericale d«Il’Armonia — Notizie Religiose : — Torino — S. VinCÈOlO
del Favate — Cronachetta politica.
Non diamo per oggi ai nostri signori Associati che un mezzo numero,
obbligandoci a buonificarli un’altra volta con Supplemento.
STMJnMM BMMìIjICI
PROFEZIE DEL PROFETA DAKIEJLE
IL PICCOLO CORNO,
HI.
{ConlinvLazione).
Il sesto tratto di questa polenia
malefica ascosa sotto il nome di piccol corno è il suo Ikcrandimento nel
dominio temporale. Siamo sempre allo
stesso versetto ottavo; « un altro piccol corno spuntò. ... e tre delle pri
me corna le furono svelte (alla Bestia) an’apparire di questo ». Qui veggiamo che tre delle prime dieci potenze vengono schiantate d'in mezzo
al romano impero per far posto e creare un principato al re teologo, raffigurato, come abbiam veduto fin qui
e seguitiamo a vedere nel piccol corno.
Al versetto vigesimo è detto che quelle
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tre potenze ossia quelle Ire corna erano
state (Uveite ali’apparire di questo piccol corno, ossia di questo ré teologo.
Nel versetto 24 è detto ehe questo
corno sarà più possente delle allre
dieci, e ne umilierà tre, ossia umilierà
tre potenze regnanti. Questa particolarità è un raggio di luce che serve-mirabiimente a cEiiarirci sul come e sul
quando avverrà l'ingrandimenlo territoriale del re teologo. Imperciocché
quando noi sapremo colla storia alla
mano chi sieno le trepolenze, che fra
le dieci del romano impero furono
abbattute e distrutte per fare luogo
all’undeciraa, non v’ha dubbio che
noi sapremo ancora in qual territorio
il re teologo pose la sua sede, e verso
qual tempo incominciò-a regnare da
sovrano ; sapremo cioè precisamente
la sua geografia e la sua cronologia,
in altri termini' sapremo i confini
de’ suoi iiovrani dominii, e in quale
età egli di già regnava ; onde questo tratto sesto giova a disrernere
e a determiuare assai chiaramente il
quarto.
Veniamo al settimo tratto. La sua
Gli ANDE Sagacita’. « Ecco cbe in
questo corno, dice il testo, erano occhi quasi occhi di uomo ». È da notare assai nella vision profetica questo
■ tratto di un corno, che solo fra dieci
è fornito d’occhi, perchè il re teologo
indicato da lui sovrastava agli altri
dieci re deH’impero per la sua straordinaria intelligenza e consumata ahiKlà^ e li vinceva lutti in sfigacità. E
come potè il re teologo divenire potente al segno d'i regolare l’impero?
di tribolare la Chiesa? e di tenere per
10 &pa*io di mille e cent’anni sossopra
11 mondo ? Egli arrivato l'undecimodopo gli altri dieci, egli il pivi fiacco'
in apparenza perchè il più piccolo almeno per estensione di dominio, egli
il meno osservato in origine, e H pift
tranquillo. Tutta la sna potenza egli
la trasse dagli occhi. Certo un corno
divenuto potente pe’suoi occhi pare un
concetto assai bizzarro, ma pure se un
corno, come spiegò l’angelo tu Daniele, significa nella vision profetica
un re, qual dubbio cbe un corno cogli
occhi non significi un re avveduto, un
re scaltro e sagace che sa drizzare i
mezzi al fine, e tenere una condotta
politica, la quale il meni sicuramente
a felii-i successi ? Se questo re sì piccolo non fallisce a’ suoi ambiziosi intenti, bisogna bene darne il nieritO'
alla avvedutezza nel ben discernere
gli uomini e le cose, e alla sagace
prontezza con cui afferra le occasioni
che gli si presentano. Queste due doti
gli sono indispensabili a sortire con
piccole forze grandi etTetti. Alfmchè
poi da queste due doti possa ricavare i grandi frutti sperali, o gli è
richiesta un’abilità straordinaria e a
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cosi dir portentosa, o gli conviene essere collocato taflt’alto, che per la dignità del grado eminente sia superiore
{igli altri.
Il celeberrimo filosofo ed aslronorao Newton nel suo conHuentario sopra Daniele preferisce questa seconda
spiegazione alla prima, parendogli la
più atta a chiarirci come un re teologo abbia, secondo che nota il profeta, potuto giungere a dominare il
mondo, essendo, è vero, il più piccolo,
ma insieme anche il più potente di
tutti gli altri re dell impero. E a tal
proposito egli ha osservato nelle parole del profeta qualdie cosa ancora
di più preciso. Gli occhi, egli dice, c
sopra tulto gli occhi sulla punta di un
corno simboleggiano non tanto la potenza di vedere, quanto Vujjicio di
vedere, cosicché imporla l’inccHico, o
il ministero, o la dignitià di sorvegliatore, ossia di vescovo ; da che in
greco episcopos (che i Francesi dicono évè^ue, gl’italiani vescovo, gli
Spagnuoli obispo, gl’inglesi bishop,
gli Alemanni bishoff) significa propriamente un uomo, che tiene d’ufli
oio gli occhi sopra gli allri, ossia un
soprainlendente, un ispettore (Newton
nel suo inglese disse un seer). Si potrebbe anche dire che in questi occhi
simiglianli agli occhi dell’uomo, ha
voluto il profeta dal piccol corno indicare le cose riguardate dal punto di
vista umano. E qual emblema a signi,
ficare l’ufficio di vescovo avrebbe lo
Spirito Santo potuto scegliere più
conveniente degli occhi? E quando ci
dice che tre delle dieci corna venivano divelle al suo apparire, e al versetto 24 soggiunge che queslo picciol
corno ossia questo re teologo umilierà
tre dei primi dieci re, egli ci somminislra lume a comprendere come questo re vescovo per giungere aH’mgrandimento che abbiam osservato
nel sesto trailo dovea essere accorto,
e aver occhio a vedere ogni cosa. Era
dunque raffigurato benissimo in un
corno con occhi d’uomo, ed ebbe ragione Newton di pensare che per questi occhi del picciol corno abbia Io
Spirilo Sanlo voluto significare che il
re teologo si sarebbe spacciato nel
mondo un vescovo per eccellenza, un
soprintendente dei soprinlendenli, un
vescovo, un profeta, un re : come re
ci viene indicalo dal corno, come vescovo dagli occhi, come profeta dalla
bocca.
Questo stesso concetto manifestalo
a Londra da un così grand’uomo
circa cento cinquant’anni fa era pur
quello di un allro Grande di Roma
che visse circa mille e cent’anni prima di lui. « L’anticristo, dicea San
Gregorio Magno vescovo illustre di
Roma all’anno 590, si arrogherà il
titolo di Vescovo universale, e quanto
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a me io dìcliiaro con asseveranza
(egro aidem fidenicr dico) che chi'jQque si dà quealo titolo o desidera che
gii venga dato, è nel suo orgoglio un
precursore dell’Anticristo {in elatione
sua Àntichristum pmcurrit)-, perocché nella sua superbia osa di collocarsi al di sopra degli altri [quia superbiendo se coìteris prwponit) Gregor. Regist. lib. VH p. 881 (Bened.
Edit. Paris 1605).
Per ultimo gli occhi del picciol
corno probabilmente significano una
superiorità straordinaria d’intelligenza
per cui diverrà potente, ossia una sagacità diabolica, la quale il farà penetrare nelle più ascose profondità
dell’umana malizia.
Passiamo all’ ottavo tratto. — Il
suo linguaggio sta scritto nel versetto ottavo che in questo corno oltre
gli occhi d’uomo era anche » una bocca che spacciava cose grandi ». Cosa
strana ! sulla punta di questo corno
una bocca! Non è da far meraviglia
se l’angelo al versetto 24 spiegando
la visione al Profeta gli dice che il re
significato per questo corno, « sarà
più possente dei primi «. Costoro senza
dubbio regneranno troppo spesso con
brutale ingiustizia nell’ ordine delle
cose temporali. Ma egli farà colla sua
bocca i più orribili guasti nell’ordine
delle cose spirituali. Si, tutto il male
egli lo farà colla bocca. Daniele ne
rimase assai colpito e commosso, come si pare dalle sue stesse parole ove
dice al versetto li: «Io stava osservando a motivo del rumore di quelle
grandi cose che quel corno spacciava », e ai versetti 19 e 20: « Io bramai di poi d’essere informalo.... come qnel corno avesse.... bocca spacciante cose grandi». Le altre dieci
corna non erano che corna, ossia potenze regnanti, ma questo re teologo,
oltre all’essere una potenza regnante
come loro era dissimile affatto da loro
per la potenza malefica della sua
bocca, da cui mettea parole d’odio,
d’ira, e di superbia, e con ciò rimescolava il mondo.
Sono questi gli otto tratti che abbiamo dal profeta Daniele per discernere il re teologo, che nella sua visione (ii viene raffigurato nel picciol
corno, e che parlerà contro Dio, infierirà contro i santi, e sarà così funesto alla Chiesa.
Ci ha dunque Iddio così prevenuti
che nell’impero d’occidente (e vedremo a suo luogo che ciò avvenne tra
il sesto e l’ottavo secolo) apparirà nel
mezzo dei dieci regni della cattolicità
romana un principe da principio debole come sovrano temporale, ma di
mano in mano crescente per inosservati progressi fino a ricevere dall’autorità degli stessi Imperatori romani
i suoi supremi poteri. Sarà accorto,
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sarà politico, sarà abilissimo fino al
miracolo. Ambirà forse gli onori, il
grado, e la carica episcopale, e per
più di mille e cento o ducent’anni
eserciterà coiraudacia e l'empietà del
suo linguaggio nelle cose sacre un
impero pressocchè universale.
Della sua bocca scrisse il profeta,
che essa spacciava grandi cose. —
Grandi per alterezza. — Fra tutti gli
altri Sovrani d’occidente egli era il
più superbo all’aspelto.
Grandi in secondo luogo per violenza. — Al vereetto 21 leggiamo chc
« facea guerra contro de'santi e li
vincea ».
Grandi in terzo luogo per empietà.
— Abbiamo al versetto 2o eh’ « ei
parlerà male contro l’Altissimo ».
Grandi in quarto luogo per maledizioni e anatemi. — Sta scrilto al medesimo versetto 25 che » calpesterà
i santi deU’Altissimo e saranno poste
in mano a lui tutte le cose per un
tempo, due tempi, e per la mela d’un
tempo ».
Grandi in quinto luogo per eccessi
di temerilà. — Ivi stesso è detto che
« crederà poter cangiare i tempi e le
leggi ».
Grandi in sesto luogo per incredibili e non mai udite presunzioni. —
Basti dire, come sta scrilto nel medesimo versetto, che egli giungerà a
parlar male dell’Altissimo, a darsi
cioè per oracolo, e profeta infallibile,
e superiore a Dio medesimo per imporre le sue leggi, e le sue tradizioni
credendosi al disopra delle leggi eterne del Verbo, del suo Creatore, e giudice.
Grandi io settimo ed ultimo luogo
per intimazioni di decreti e di guerre.
Si, questo re teologo calpesterà ,
come disse l’angelo al profeta, i santi
deU’Altissimo, e di conseguenza ecciterà i regnanti del romano impero
coniro il popolo di Dio. Egli spingerà
la cristianità Ialina a guerre e crociate
orribili di religione, sarà causi di
persecuzioni atroci e sanguinose in
ogni parte, e si renderà colpevole di
spedizioni inumane e sterminatrici.
Tali sono le profezie annunziate al
mondo nel libro di Daniele. Veggiamo di qual guisa le intendevano e
spiegavano e applicavano i Padri dei
primi secoli della chiesa.
IL mm\ CLERICALE
DELL’AllMOMA.
Clii ama formarsi un’idea del modo con
cui giudica le cose di questo mondo certa
gente, la (juale non conosco che chiesa,
non sogna che chiesa, e non vede in ogni
incontro che glorie o calamità della propria chiesa, legga e mediti le seguenti interrogazioni e risposte delf^rmonia nel
suo numero di martedì scorso. Bastano
esse sole a mostrare come gli occhi della
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mente dei clericali veggano ogni cosa attraverso il prisma delle passioni onde sono continuamente invasati. Tutto il male,
secondo loro, accade per opera dei popoli
e dei re che non son cattolici. Leggete,
e astenetevi, se pur vi riesce, da un sorriso di compassione per cervelli che hanno perduto ogni pudore ed ogni senno.
Iiiterrograzioiil
Il Perchè, appena Luigi Napoleone s’ è
mostrato favorevole al cattolicismo ed all’ordine, una macchina infernale gli è
presentata a Marsiglia, e non avviene un
eguale tentati\ o, per esempio, contro la
regina d’Inghilterra, quando aggrava i
cattolici con una legge cosi tirannica come fu quella riguardo ai titofi ecclesiastici? Perchè in Prussia non si minaccia
il re, che lascia tiranneggiare il cattolicisrao, e non ha ancora tolte per intero
le sj)eranze ai rivoltosi ; e invece si ferisce
aVienna l’imperatore che ha giurato guerra alla rivoluzione, e che sta radunando
i vescovi per conchiudere un concordato
colla Santa Sede ?
Risposte
Il Queste domande non presentano
molta difficoltà. In Europa vi iianno due
parti ; la parte cattolica e la rivoluzionaria. L'una risponde alle angherie colla pazienza, l’altra co! pugnale ; l’una soffre e
prega per chi la fa soffrire, l’altra bestemmia ed assolda i sicarii contro chi la
combatte ^ Tana professa la religione dell’amore, l’altra forma una setta infernale
che vive d'odio, di vendetta e di sangue» ;
Non pare ai nostri lettori che qui la
religiosa effemeride sia molto ingenua?
Ella si ha inforcato il naso con un bel paio
d'occhiali verdi e grida che tutto è verde
perchè essa non vede nè può vedere che
verde. Udite infatti la conclusione finale
di queste sue domande e risposte, e trasecolerete imparando che la regina d’Inghilterra, e il re di Prussia e quanti altri
sono o saranno per essere sovrani non
cattolici, debbono necessariamente essere
rivoluziortàrii. Còsi essa la vede, così la
dice, il pieggio è (pensiamo noi) per
coloro che ciecamente la credono. ,
(I Oramai (sono le sue testuali parole)
le cose sono ridotte a tali termini, che i
Governi europei debbono scegliere tra i
rivoluzionarli ci cattolici. Chi non è ft'a
questi, si chiami pure conservatore, moderato, 0 con qualunque altro nome, è
certamente di quelli. Ci pare che un re
non dovrebbe esitare nella scelta, se ha
caro il suo potere, il suo trono e la sua
vita «.
Ciò significa cbe l'ingenua Armonia
consiglia al re di Piemonte di romperla
coi liberali di ogni classe, anche più moderati, e farsela coi frati, coi gesuiti, coi
clericali ■, staccarsi dall’amicizia e alleanza
deiringhilterra, romperla colla Prussia,
mettersi in guerracoll’Olanda e colla Svizzera, inimicarsi l'America, e stringersi in
perfetta concordia col Papa, e facendosi
spada di Roma, correre col re di Napoli alla
conquista del mondo non cattolico. Ecco
il religioso progetto dell’ingenua Armonia, la quale per altro ba dimenticato di
suggerire i mezzi atti a compiere la sim
vasta impresa. Lasciamola nel trastullo
del suo prisma clericale, non volendo
noi disturbare la semplicetta ingenua nel
meglio de’suoi graditi inganni. Ma per
conto nostro apprendiamo che la fazion
clericale sotto le apparenze più miti asconde sèmpre disegni di sterminio e’ di
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odio coniro ogni istituzione ragiiìnevole
e civile, e non sa perdonare al Piemonte
che viva separato dalla politica reazio
2VOT1XIE REIilGlOSE
Torino. Da UDa lettera del sig. Ferrerò
i» data 8 febbrMO p. p. diretta ai
Cristiani di Torino, togliamo i seguenti
brani, ben alti a operare edificazione in
chi li legga.
Fratelli, quanloèsoave appartcne« rea Cristo! Divisi di corpo e senza co«noscerci, diversi di costumi e di furi villa, pure pella comunione dell’amore
Il e della carità di Cristo, noi formiamo
» una stessa famiglia unita al nostro
nCapo, e viviamo In lui e cl .senilanm
•< e c’ intendiamo, ed abbiamo uno stesso
" pensiero , uno stesso linguaggio , un
« medesimo fine, Gesù Cristo! Cristo è
n il centro d’ogni fedele, il cuore che
II comunica il sangue della vita a tulte
« le membra; e come II piede, alibenII chè lontano daH’occhio, ma unito al
« corpo, riceve II calore, la vita ed II
n moto... così noi tutli, congiunti al no« Siro Capo Gesù Cristo, partecipiamo
n egualmente per la fede in lui, la vita
n e l’attività, per le (juall non possiamo
IT restarci injiHérfniI di gioire delle gioie
I comuni, e di solTrlre delle comuni tri« bulazioni, e di comunicare col bisogni
« dei sani!....
I» ...Oh! la persecuzione per l’Evnn« gelio è una rugiada, è una pioggia che
i< feconda il Vangelo. Sia benedeita! E
«voi vel sapete, o fratelli: I Madiai, I
« Cereghini, I Mazzinghi prepararono cun
t le loro tribolazioni la via al Vangelo
» in Piemonte; I loro gemiti arrivarono
II fino al trono... e produssero la libertà
Il alla nostra pairia di credere In Cristo.
«Fratelli carissimi! Diograzia in l'IeII monte non andiamo soggetti alle noie
X di un persecutore più Illuso cbe tristo:
« il nostro Governo è sdggio, e confido
" lo Dio che avreirw bcn'presto la gioia
<1 di adorare Iddio libi’raniente In ÌsplII rito e verità. Tultavolia il uomlco min
n cessa di tendere insidie, e se non può
« combatterci materialmente, può len
« tare la nosira fede coltii calunnia, o
« coirarmi della menzogna e del vltuir perio. Fratelli! non opponiamo alle sue
" armi che la carità di Gesù Cristo. Beli nedile quelli che vi perseguitano : beneit ditegli e non gli maledite. Uallegratevl:
Il Cristo fu perseguitalo, e coloro che
Il sono di Cristo patiranno p«rl suo nomo
Il persecuzione... ma alla fine semlnandi>
Il in lacrime raccoglieremo In gioia. DiO'
« è fedele: colla persecuzione ci dà 1»
« forza suftìclenle a sostenerla Perdo" nate al Clero; pensate anzi ehe vi
Il hanno fra questa casta delle ammr
n illuse e di buona fede; se Cristo un
Il giorno si manifesterà loro come a Siule
« diventeranno altrettanti vasi di elezione
Il in luce alle genti. Ora sìa agli illusi
Il che v'insullaBO, sia a coioro cbe per
Il Ipocrisia vi maledicono, op|tonete la
Il carità di Cristo. Egli ha vinto il mondo
Il morendo e perdonando. Pensate che
II ciascuno di noi potremmo essere, o
Il forse fummo più tristi di loro; e se
II presentemente siamo migliori, non t*
II per noi, non in virlù del sangue, non
Il per volontà delTuomo, ma per pura
II grazia di Dio che non mirò alle noli sire colpe, ma all’espiazione chc Cristo
n compiè per noi. Vestitevi tutti come
" eletti di Dio, santi e diletti di viscere
Il di misericordia... e come Crislo vi ha
II perdonati, faie altresì il somigliante,
n Figli che avete un padre ed una mali dre; fraleili che avete fratelli, presenil tale a D o i miei catissimi. La grazia
Il sia con voi e con lulti quelli chc
II amano il Signore Gesù Cristo in pulì rilà incurrultiblle.
II Vostro fralello in Crislo
Giova.nni Fiìrueiio di Turino.»■S, Vi,NCE«o i>Ei, Favai.e. Sentiamo
con vera soddisfazione che la causa dei
nostri fratelli di <]uesia località, che era
stata mandata dal tribunale di prima r.ogniziono di Chiavari al Magistrale d’Appollo di (lenova, venne da questo rimandata ai giudici di Chiavari; lo che
farebbe presentire una vicina liberazione.
Se le nostre informazioni sono esatte
il dibattimento sarebbe fissato per il di
nove del corrente. .Si ricordino i cristiani di questo giorno, affluchè aiutati
dalle loro orazioni i nostri fratelli pri«ioni, rendano all’Evancelo in qiii>sta so-
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lenne circostanza, quella schietta e franca
testimonianza che lo paleserà^ a molti
n potenza di Dio a salvazione'dei credenti I) — Giuseppe appena liberato ha
scritto ai suoi fratelli di Torino una
lettera commoventissima nella sua semplicitò, in cui gli assicura essere sempre più ferma la sua fede alle verità
per la quale gli è stato dato di soffrire.
Lo stesso sentiamo essere di tutta quanta
la famiglia, uomini e donne, di che sia
ringraziato Iddio che una volta di più
avrà dimostrati vani gli sforzi degli nomini a distruggere l'opera sua.
POBTOGAI.LO. Anche in questa terra
prediletta del papismo, esiste una missione evangelica, il di cui centro è Lisbona, ed il precipuo stromento un Portoghese convertito, il sig. dottore Goraez.
I successi ottenuti fino a queslo giorno
sono consolanti, e ne promettono maggiori in avvenire.
CROXACHETTA POLITICA
ToniNo. Camera dei Deputati. Dopo
lunghe discussioni è stata nella seduta
del 28 febbraio adottata la proposta ministeriale e della commissione di portare la
somma dell’assegno suppletivo al clero di
Sardegna a lire 800,000. Nella seduta del
1" marzo ne fu approvata la legge con 68
voti contro 33.
— Consiglio dei ministri, l ministri si
radunarono a consiglio iM° marzo per
deliberare intorno al decreto che sequestra i beni dell’emigrazione LombardoVeneta del 1848. Da quanto è traspirato
intorno a quelle deliberazioni, a cui assistevano Siccardi e Ratazzi, pare siasi deciso di mandare a Londra per chiedere
appoggio a quella potenza in cosi gravi
frangenti.
Genqva . Il 28 febbraio è qui morto il
cavaliere Giuseppe Antonio Gattini senatore del Regno.
— Si sta apparecchiando la corvetta
s, Giovanni pel trasporto degli emigrati,
che sono disposti a partire per Nuova
Yorck.
Nizza. marzo. Sono arrivali a Villafranca per imbarcarsi por l’America di
ciotto emigrati sotto scorta del Reali Ca
rabinieri.
Mii.ano. Un ordine di S. M. l'imperatore, in data del 13 febbraio, pone sotto
sequestro i beni mobili ed immobili di
ragione dei profughi politici del Regno
Lombardo-Veneto. Alla classe dei profughi
è detto che appartengono non solo quegli
individui che furono dichiarati tali dalla
rivoluzione del 29 dicembre 1850, in
quanto che non vi acquistassero nc’ modi
prescritti la cittadinanza austriaca, ma
anche quelli che furono esclusi dall'amnistia senza distinzione, abbiano o no ottenuto il permesso di emigrare,
— È già stato sequestrato il palazzo
Litta, e il palazzo Borromeo. In questo
ultimo risiede la Commissione incaricata
del sequestro.
Vienna. —Il giorno 26 febbraio subì
la pena della forca Giovanni Libeny nativo di Alba Reale in Ungheria, di professione lavorante sartore, reo dell’attentato contro la vita di S. M. l’imperatore.
^— L’ultimo bollettino sulla malattia
dell’ Imperatore porta che il miglioramento progredisce in modo soddisfacente.
Svizzera. — Una nota dell’Austria alle
grandi Potenze europee protesta contro
il progetto che le venne attribuito di voler occupare militarmente il Cantón Ticino. Dichiara in pari tempo di voler solo
mantenere il blocco nel modo il più rigo •
roso per costringere il Governo del|a Confederazione ad espellere i rifugiati politici, la cui presenza turba la quiete dei
vicini Stati austriaci. Quanto all’espulsionedei Ticinesi dal territorio Lombardo
dichiara non essere stata che una rappresaglia contro l’espulsione dei cappuccini
austriaci dal territorio svizzero.
l.NGiiiLTERHA. — La mozione di lord
Russell alla Camera dei Comuni per far
cessare le incapacità civili degli Israeliti è stata adottata da 234 membri contro 20S.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
TIP. soc. DI A. POSS E COMP.