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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
5 venerdì io febbraio 1995
I ‘j/t: —
ANNO 3 - NUMERO 6
XVII FEBBRAIO 1995
CIHADINO
E CREDENTE
SERGIO ROSTAGNO
te"'
Strano giudizio sugli evangelici dà Piero Gobetti in
un punto della sua Rivoluzione liberale, in cui difende la
proporzionale, che allora veniva salutata come una conquista della democrazia.
Mentre loda don Sturzo per la
sua politica, prende le distanze da alcuni intellettuali «mistici». Tra le espressioni di
questo «misticismo» mette il
settimanale battista Coscientia che si batteva per un rinnovamento spirituale.
Dato che per il suo libro
Gobetti si augurava «collaboratori più che lettori», Gangale risponde con il suo primo
libro, intitolato Rivoluzione
protestante (pubblicato da
Gobetti) e risponde proprio
su un punto che Gobetti, In
quella frase, pareva voler trascurare: non di misticismo
protestante si trattava, ma di
una battaglia di idee che poteva essere approfondita soltanto sul suo terreno proprio:
quello del dibattito teologico.
Alla fiammata di Gangale i
valdesi riaccenderanno la loro
■fiaccola. Ben più che una
fiammata, a ben vedere. Gangale fonda a sua volta una casa editrice e pone le basi di
una profonda revisione del
pensiero evangelico, continuata in seguito dalla generazione di Giovanni Miegge e
poi diminuita.
Che cos’è il protestantesi.mo senza la sua teologia?
Nient’altro che biblicismo e
moralismo. La profonda revisione innescata da Gangale fa
ripensare a qucIPevento del
17 febbraio 1848 e al suo significato. C’erano per i vaidesi diverse possibilità, e non
era facile scegliere il da farsi.
Pare che fossero soprattutto i
pastori a voler «evangelizzare» l’Italia mentre il laicato, o
almeno una sua parte, avrebbe preferito un arroccamento
della chiesa alle Valli.
Un curioso esponente di
questa controtendenza, il non
più giovane C. A. Bert (non
Carlo Alberto, perbacco, ma
César Auguste Berti) ci ha lasciato una sua lunga poesia in
francése, pubblicata a Nizza
nel 1886, dove senza peli sulla lingua, con bonario stile
valligiano, sostiene che l’evangelizzazione sarà un fallimento: Vous volile:., ilites■ VOU.S, vous ouvrir l'horizon,/
Vous assurer le champ de
toute rItalie:/ Eh hien, se sera vous qui perdrez la panie.
Il sogno di evangelizzazione viene qualificato di illusorio: «Vous vous voyez, souvent, dans une armoire a giace». E via di questo passo. La
prospettiva di una chiesa di
italiani evangelici, in cui il
valdismo dovrebbe integrarsi,
richiama l’ironia sferzante di
Bert. Se qualche pastore sostiene il progetto, viene subito
paragonato a chi, nel 1686,
sconsiglia ai valdesi la resistenza e qualificato di traditore. Un controcanto laicista al
fervore dei pastori, e chi sa
quanto profondamente Bert
interpretava l’animo valligiano. La storiografia ufficiale
non ce l’ha mai detto; lo stile
di certe rievocazioni postume
sembra talvolta quello di chi
si descrive allo specchio,
«l’armoire à giace»!
Benché mi sia divertito
molto alla lettura del Bert,
devo ammettere che non mi
ha convinto. In verità egli offriva ben poco come alternativa ai progetti entusiasti dei
pastori: e, alla fin fine, l’illuso poteva essere anche lui
però, se qualcuno cerca un radicamento popolare alle Valli, gli consiglierei di non trascurare il Bert, che forse può
offrire una pista.
Qual è oggi il nostro progetto? Viene voglia di chiederselo, dal momento che oggi di nuovo tutto sembra inquieto. Naturalmente sappiamo molto di più sulle chiese,
sulla loro psicologia, la loro
sociologia e su un mucchio di
altre cose. Esistono alternative? Dove ci portano le decisioni delle nostre assemblee e
in primo luogo quelle del Si
SEGUE APAGINA5
Settimana della libertà 1995
Lavoro e
g dignità yman;
é m ntgnita umana
nostro paese
Ei aumenta la disoccupazione.
Soprattutto nel Mezzogiorno
migliaia di giovani, uomini e donne,
hanno pochissime speranze
di trovare un lavoro stabile
ed adeguato alle proprie capacità.
Come evangelici crediamo
che la disoccupazione
sia una scandalo che mortifica
la dignità della persona umana;
il lavoro, invece, è una benedizione;
lo strumento che Dio
ha offerto all’uomo e alta donna
I per costruire il bene comune
Nella Bibbia infatti si legge
che Dio creò l’uomo e la donna
e li pose nel giardino di Eden
perché io lavorassero
e lo custodissero.
Il lavoro è quindi un bene essenziale
che una società democratica
deve promuovere e garantire
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
I cristiani sono chiamati a cogliere le opportunità che Dio pone loro davanti
II senso della chiesa è nelle mani di Dio
PAOLO SPANU
«¡1 santo, il verace, colui che ha la
chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, colui che chiude e nessuno
apre: Ecco io ti ho posta davanti una
porta aperta, che nessuno può chiudere,
perché, pur avendo poca forza hai serbata la mia parola, non hai rinnegalo il
mio nome»
(Apocalisse 3, 7 ss)
Il senso della nostra esistenza di chiese
evangeliche in Italia non è definito
dalla nostra storia, né dalla comprensione che abbiamo di noi, né dagli obiettivi
che decidiamo di porci e tanto meno dalle strategie che elaboriamo. Certo, dobbiamo sempre fare uno sforzo di capire;
abbiamo il compito di premunirci, di
preparare il nostro futuro, di sapere dove
ci porta la vocazione del Signore, ma il
senso del nostro essere chiesa sta nelle
mani di colui che apre e nessuno chiude,
che chiude e nessuno apre.
Il potere del prefetto di palazzo, di cui
parla Isaia e la cui immagine è ripresa
dall’Anziano di Patino (22, 22), è un potere esclusivo, non condiviso. E lui quegli che «regola l’accesso» al trono del
re; la chiesa non può e non deve nemmeno tentare di associarsi a lui, perché
sarebbe come un’usurpazione. Il nostro
compito primario è quello di essere fedeli, «serbare la parola e confessare il
nome di Cristo».
«Signore, ti preghiamo che queste parole non diventino una sorta di formalismo religioso. Concedici che la rifiessione che facciamo sulla tua Parola, l’ascolto che le dobbiamo e la testimonianza
che rechiamo al nome del Cristo crocifisso e glorificato, costituiscano il solo
vero tesoro della casa che hai voluto costruire per te in questo paese. Amen».
La porta aperta dal Signore alla chiesa
di Filippi era quella della testimonianza
fedele in tempi di pericoli esterni e di lacerazioni interne. I nostri padri e le nostre madri dell’Ottocento la videro nelle
possibilità che si aprivano all’evangelizzazione delle genti d’Italia per salvarle
dall’asservimento alle catene dell’ignoranza, della superstizione e del clericalismo. I valdesi forzarono, in nome di
questa vocazione evangelistica, il senso
e la portata delle Lettere patenti. Metodisti e battisti considerarono la presa di
Roma e l’unità d’Italia come segni inequivocabili che un’era, un regime, un sistema di potere e una mentalità cadevano sotto il maglio del giudizio di Dio e
dunque si apriva la porta per le missioni
in Italia. Il 17 febbraio 1848 fu una festa
tutta valdese, ma la porta che si aprì fu
da allora disponibile a chiunque, in nome dell’Evangelo, vi volesse entrare. E i
nostri vi entrarono.
«E noi oggi, siamo forse arrivati al
punto di vedere davanti a noi una porta
aperta? Ma di porte aperte ce ne sono
tante, o Signore. Il nostro imbarazzo sta
nel capire se quella che ci sta davanti è
quella che tu solo puoi aprire e che nessuno può chiudere».
Il nuovo assetto politico che sembra
lentamente e convulsamente determinarsi
nel nostro paese darà veramente nuovo e
una porta aperta per il lavoro che dobbiamo fare? Quali opportunità e quali sfide
si dischiudono per le nostre chiese in un
quadro economico sempre più competitivo, sempre più chiuso alle istanze dei deboli, degli emarginati e dei giovani? E la
crescente consapevolezza che le chiese
non possono e non devono più vivere in
una continua e sorda competizione proselitistica, ma concertandosi per un’evangelizzazione che promuova non solo la
nuova nascita degli individui, ma l’educazione delle masse alla pace e alla cooperazione. è tutto questo una porta aperta, anzi la porta aperta che nessuno chiude? E se lo è, come possiamo rispondere
a queste sfide di Dio? Qual è il senso della nostra esistenza di chiesa di Dio?
«Signore, quest’anno le nostre chiese
si pongono questi interrogativi e tanti altri con questi connessi. Ci riuniremo, di.scuteremo, anzi, già preghiamo perché tu
abbia riguardo alla nostra pochezza. Apri
dinanzi a noi, spalanca dinanzi a noi la
porta del tuo Regno e se anche dovesse
essere una porta stretta su una via angusta, concedici il tuo Spirito, perché sappiamo seguire Gesù Cristo con coraggio,
lucidità e determinazione anche nei luoghi impei-vi del deserto».
Il Cec e l'Onu
Le chiese
al Vertice di
Copenaghen
L’arcivescovo Aram Keshishian, presidente del Comitato centrale del Consiglio
ecumenico delle chiese
(Cec), ha incontrato il 3 febbraio scorso, a New York, il
segretario generale delle Nazioni Unite, Boutros Ghali. Il
colloquio è stato incentrato
sulle proposte del Cec riguardo al Documento preparatorio e al Piano d’azione
che sarà firmato a Copenaghen il mese prossimo, in occasione del Vertice Onu sullo sviluppo sociale.
Keshishian ha affermato
che il Cec è fortemente interessato a lavorare alla creazione di un effettivo sistema
di governo globale internazionale che abbia come centro lo sviluppo umano. Il Cec
pensa sia fondamentale che
uno sviluppo economicamente orientato venga controbilanciato da politiche sociali, e che venga messo in
piedi un finanziamento di sistemi di sicurezza sociale e
di servizi sociali.
Keshishian si è detto convinto che il coordinamento tra
TOnu e le istituzioni di Bretton Woods (Fondo monetario
internazionale e Banca mondiale) debba essere potenziato; a suo parere il successo
dei negoziati sui problemi del
debito internazionale, della
povertà, degli strumenti e dei
meccanismi finanziari, tutti
necessari per mettere in pratica le «raccomandazioni» di
Copenaghen, è fondato su tale
coordinamento.
A nome delle chiese, l’arcivescovo Keshishian ha invitatb Boutros Ghali al servizio
ecumenico che si svolgerà
nella cattedrale luterana di
Copenaghen il 6 marzo prossimo. Durante rincontro è
stato annunciato che Konrad
Raiser, segretario generale
del Cec, interverrà alla cerimonia di apertura del Vertice.
ECUMEN.E
Cristiani evangelici
in America Latina
pagina 2
AijJ Ascolto
Diìli,A Parola
Il predicatore
pagina 6
Vita
Quotidiana
Acqua minerale
0 del rubinetto?
pagina 10
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 10 FEBBRAIO 1995
*
A Concepción la III Assemblea generale del Consiglio latinoamericano delle chiese
Riuniti in Cile i protestanti latinoamericani
LUCA M. NEGRO
La III Assemblea generale
del Consiglio latinoamericano delle chiese (Clai) si è
svolta all’Università di Concepcion (Cile) dal 25 gennaio
al 1° febbraio. Il Clai, fondato nel 1982, è un organismo
ecumenico che riunisce 150
chiese e organismi ecclesiali
del continente, in gran maggioranza protestanti. Nella
sua relazione di apertura il
presidente del Clai, il vescovo metodista argentino Federico Pagura, ha proposto di
tenere entro il 2000 un’assemblea ecumenica sul tema:
«Presente e futuro dei popoli
del nostro continente e dei
Caraibi, nel quadro dell’attuale ordine mondiale». Secondo Pagura una tale assemblea dovrebbe essere convo^
cata dagli organismi confessionali (Chiesa cattolica,
chiese evangeliche) ed ecumenici del continente, con la
partecipazione di osservatori
intemazionali e rappresentanti dei giovani, delle donne,
degli indigeni, dei neri e dei
«nostri teologi e ricercatori
più creativi». Di fronte alla
crisi^ del continente, ha detto
Pagura, le chiese dovrebbero
avere il coraggio di denunciare il capitalismo liberista
con la stessa determinazione
con cui hanno condannato il
socialismo reale nei paesi dell’Est europeo.
La proposta del vescovo
Pagura è stata al centro del
dibattito assembleare, insieme al tema della delicata situazione ecumenica del continente. Nella sua relazione il
Segretario generale del Clai,
il pastore congregazionalista
Felipe Adolf, commentando
la controversa decisione di
non invitare rappresentanti
ufficiali della Chiesa cattolica
all’Assemblea, ha affermato
che l’ecumenismo è irreversibile ma che il comportamento
discriminatorio di alcuni sacerdoti e vescovi cattolici nei
confronti delle chiese pentecostali e indigene è inaccettabile. Il Clai chiede alla Chiesa cattolica romana di rispettare tutte le chiese, per quanto
piccole siano, e di rinunciare
all’uso del termine «setta»,
massicciamente usato per
squalificare ogni espressione
religiosa non cattolica.
In apertura dei lavori l’Assemblea del Clai ha accolto
nel Consiglio undici nuove
chiese e cinque organismi ecclesiali ed ecumenici. La prima giornata dei lavori si è
conclusa nella chiesa battista
di Concepcion con un culto
ritmato da musiche tradizionali del Cile e di altri paesi
del continente. Dando il benvenuto ai partecipanti a nome
del comitato locale, il pastore
metodista Osvaldo Herreros
ha ricordato gli anni difficili
della dittatura, e ha citato il
poeta nazionale cileno, Pablo
Neruda: «Potranno tagliare
tutti i fiori, ma non potranno
tagliare la primavera!».
Dopo le relazioni del presidente e del segretario generale, una tavola rotonda sul tema «Il nuovo volto religioso
deir America Latina e dei Caraibi» ha visto vari teologi e
ricercatori interrogarsi sul significato della rapida cre.scita
degli evangelici nel continente. Di particolare rilievo la relazione del teologo battista
René Padilla, che ha osservato la parzialità dei vari approcci al problema. Per i leader delle chiese tradizionali,
la crescita dei nuovi movimenti evangelici non è altro
che una «invasione di sette»;
per i sociologi è un fenomeno
da studiare e spiegare solo in
Una delle tante favelas dell’America Latina, a Bahia (Brasiie)
termini socioli^ici; per alcuni
politici è un fenomeno da
sfruttare. In realtà, ha detto
Padilla, senza negare glL
aspetti sociologici, la crescita
del protestantesimo sudamericano «si deve ad alcune caratteristiche che sono inerenti
alla sua teologia, e specialmente alla sua teologia. Queste caratteristiche sono la
sottolineatura di un ’esperienza di fede e di un impegno
personali, il sacerdozio universale di tutti i credenti e
l’autonomia della chiesa». E
un errore, ha aggiunto, pensarp che i pentecostali siano «la
punta di lancia dell’imperiaJismo nordamericano»; al
contrario, i movimenti in
maggiore crescita sono proprio quelli indipendenti da
missioni estere e più radicati '
nella realtà e nella cultura latinoamericana.
L’Assemblea è proseguita
con una relazione del teologo
José Miguez Bonino su «Ecumenismo e unità della chiesa» e con lavori di gruppo su
quattro grandi temi: ecumenismo; evangelizzazione e liturgia; promozione e difesa della vita; giustizia, pace e speranza solidale. Miguez Bonino ha affermato che «il progetto oggi dominante nella
Chiesa cattolica toma ad essere quello tradizionale: la
Chiesa cattolica romana si
presenta, alla fine del millen
nio, come la forza spirituale
ed etica decisiva per la formazione di una nuova civiltà». Gli evangelici non
possono condividere questa
impostazione ma devono rimanere aperti al dialogo col
cattolicesimo, la cui realtà
«non è monolitica». La teologa argentina Nancy Cardoso
Pereira ha sottolineato la necessità di aprirsi al dialogo
con le altre religioni (in particolare con le religioni tradizionali degli indios e degli
afroamericani), mentre il pastore Konrad Kaiser, Segretario generale del Consiglio
ecumenico delle chiese, ha
messo in guardia di fronte al
rischio di ridurre l’ecumenismo a «una relazione fra
chiese, trascurando la preoccupazione per la giustizia sociale». Preoccupazione per la
situazione sociale e politica
del Cile è stata espressa dal
vescovo pentecostale José
Flores Burgos di Santiago
che ha denunciato la situazione di stallo dei processi ai militari per le «gravissime violazioni de diritti umani» perpetrate negli anni della dittatura, il fatto che l’ex direttore
della polizia politica, generale Contreras, continui ad essere libero nonostante i reati
di cui è accusato, e il fatto
che il generale Pinochet sia
tuttora il comandante in capo
dell’esercito.
Nella serata di sabato 28
gennaio circa 10.000 evangelici si sono riuniti nello stadio
di Concepcion per un culto
pubblico insieme ai partecipanti all’Assemblea. Nell’
area di Concepcion la presenza protestante ha raggiunto
ormai il 25% della popolazione. Durante l’Assemblea è
giunta la notizia degli scontri
militari alla frontiera fra
Ecuador e Perù. I delegati dei
due paesi hanno sottoscritto
un appello comune per la pace. Parlando anche a nome di
tutti i partecipanti all’Assemblea, hanno chiesto ai rispettivi governi di «rinunciare alla
violenza come metodo per risolvere i conflitti - scrivono
-. Nel momento in cui i nostri
popoli sono sempre più impoveriti e fmstrati, chiediamo ai
governi che rivolgano piuttosto i loro sforzi alla costruzione del progresso e del benessere per tutti».
L’Assemblea ha quindi
eletto la nuova giunta direttiva del Clai. A présiedere il
Consiglio è stato chiamato il
teologo luterano brasiliano
Walter Altmann. Nato nel
1944 a Porto Aiegre, Altmann è professore di teologia
sistematica e ha ricoperto varie cariche in campo ecclesiastico ed ecumenico. Dal 1990
al 1994 ha diretto l’Istituto
superiore di studi ecumenici
(lepg) di San Paolo.
44"^ Sinodo generale della Chiesa evangelica in Renania
Ci vuole «fantasia creativa» per
rispondere al calo delle presenze
Con la partecipazione di
250 delegati e invitati, si è
svolto dall’8 al 12 gennaio
1995 il 44° Sinodo generale
della Chiesa.evangelica in
Renania (Ekir). Questa chiesa
tedesca, di tradizione sia luterana che riformata, conta 3,5
milioni di membri.
833 chie.se si trovano oggi
confrontate col problema posto dal numero crescente di
membri che abbandonano la
chiesa, soprattutto per motivi
finanziari (la tassa ecclesiastica rappresenta circa il 9%
dell’imposta sul reddito). A
questa situazione la chiesa
dovrà rispondere, secondo il
suo presidente, il pastore Peter Beier, con un «lutto attivo» nei confronti di coloro
che prendono le distanze, e
con «una fantasia creativa»
nella trasformazione delle
strutture. Il segnale è stato
perfettamente recepito dalla
chiesa e interpretato dal suo
presidente in questi termini:
«Degli uomini e delle donne
ci dicono: la vostra parola
sia chiara, il messaggio di
Cristo ci interessa ancora».
Il primo ministro della regione Renania-Westfalia,
Johannes Rau, membro del
Sinodo da tre decenni, ha aggiunto: «Aiutiamo a liberare
il messaggio liberatore nei
confronti dell’individuo angosciato e della società sommersa nel tumulto delle opinioni». Per il ’95 L'Ekir è costretta di ridurre il proprio
budget di oltre il 18% e deve
predisporre un piano sociale
per alcuni dei .suoi 70.000 impiegati ma di diminuire so
stanzialmente il proprio contributo alle chiese sorelle
d’oltremare e ai partner europei perché, secondo Beier,
«sarebbe inammissibile per
via di noi stessi e della nostra
responsabilità nei confronti
della chiesa universale».
Il grande tema all’ordine
del giorno, preparato sin dal
’92 e molto atte.so dai media,
dai gruppi interessati e da alcuni avversari militanti, è stato il dibattito su «L’omosessualità-A more omosessuale».
Stranamente si è trattato di un
dibattito sereno e approfondito, rispettoso delle divergenze, preparato da una commissione teologica in ascolto sia
di «Gesù Cristo, unica Parola di Dio», sia dei pareri delle
chiese e della disperazione
degli individui. (Bip)
Mondo
ìtiano
Francia: Assemblea generale
della Federazione protestante
PARIGI — Riunita il 14 e 15 gennaio a Parigi, l’Assemblea
generale della Federazione protestante di Francia ha riunito 70
delegati delle chiese e dei Dipartimenti (questi raggruppano,
per tipo di attività, le associazioni protestanti della Federazione). Applicando per la prima volta i nuovi statuti adottati nel
giugno 1994, l’Assemblea ha eletto un Consiglio di 22 membri
(in passato erano oltre 50), il quale ha provveduto all’elezione
della giunta. Il pastore Jacques Stewart è stato rieletto presidente della Federazione. Sono stati eletti membri della giunta Nelly Seloron e il pastore Michel Hoeffel (vicepresidenti), il pastore Christian Seytre (segretario) e Olivier Leenhardt (cassiere).
D’ora in poi, il Consiglio si riunirà quattro volte l’anno e sarà
incaricato di mettere in atto i grandi orientamenti decisi
dall’Assemblea generale e, più concretamente, di applicare le
raccomandazioni emerse dall’Assemblea. Questi importanti
cambiamenti dovrebbero costituire una nuova tappa nella vita
della Federazione e consentirle di puntare più decisamente sul
suo progettò di unità e di testimonianza pubblica del protestantesimo francese. L’Assemblea ha deciso di accogliere tre nuovi
membri: l’Esercito della Salvezza, l’Unione delle chiese cristiane evangeliche (di tendenza pentecostale) e il gruppo Agape, movimento di evangelizzazione presso gli studenti. (Bip)
Cina: controversie fra cristiani
per il contrabbando di Bibbie
PECHINO — 11 contrabbando di Bibbie in Cina, pratica disapprovata dal governo cinese, è diventato da alcuni mesi argomento di controversia fra i vari gruppi cristiani. La questione è
di sapere se i gruppi cristiani debbano cooperare con le autorità
comuniste. Baio Jiayuan, eletto di recente segretario generale
aggiunto del Consiglio cristiano della Cina (Ccc) ha chiesto
che cessi il contrabbando che, a suo parere, fa correre rischi ai
cristiani cinesi. Secondo Bao Jiayuan, la stampa e la diffusione
delle Bibbie in Cina stessa è un modo molto più efficace di rispondere ai bisogni dei credenti cristiani. Nell’ottobre 1994, il
Ccc,"organismo che rappresenta la maggioranza dei protestanti
cinesi ed è riconosciuto dal governo, ha annunciato che la
stamperia Amity, impresa comune dell’Alleanza biblica universale e di Amity Foundation, ’collegata al Ccc, aveva raggiunto una produzione di oltre 2,2 milioni di copie l’anno e potrebbe arrivare a 4 milioni. Anche l’arcivescovo di Canterbury,
George Carey, dopo una visita in Cina alla fine del ’94, aveva
dichiarato che il contrabbando «a lungo termine potrebbe nuocere alla causa del cristianesimo in Cina». Ma altri gruppi cristiani favorevoli al contrabbando hanno accusato Carey di appoggiare la politica del governo cinese. Per Mark Szandema,
della Chiesa cristiana del rinnovamento, che ha ammesso di
aver distribuito oltre 300.000 Bibbie ai cristiani della Cina nel
1994, il Ccc non è altro che una chiesa del governo, che non
vuole che i credenti delle campagne abbiano la Bibbia perché
teme che questi credenti fondino una propria chiesa, indipendente dal Ccc. (Eni)
Uzbekistan: discriminazione
religiosa
TASHKENT — II governo dell’ex Repubblica sovietica
dell’Uzbekistan è stato rinviato a giudizio per avere annullato il
diritto di registrazione di un gruppo neoprotestante. I membri
del movimento carismatico «Parola di vita», che hanno fatto
causa pres.so il tribunale di Tashkent, hanno dichiarato che il
ministero della Giustizia aveva annullato il diritto di registrazione del loro movimento, dopo averli accusati di attività missionarie vietate dalla legislazione locale. Essi hanno ricordato
che il presidente della Repubblica, Islam Karimov, ha chiesto
che la libertà di coscienza e di religione, garantite dalla Costituzione, siano rispettate dalle autorità civili. La Chiesa evangelica luterana, che era stata interdetta sotto il regime sovietico, è
attualmente sotto la giurisdizione del vescovo Georg Kretschmar, eletto il mese scorso da un Sinodo di membri di chiese di
Russia, di Ucraina e di altri paesi. In Uzbekistan esiste anche
una piccola minoranza cattolica romana, ma la maggioranza
della popolazione (20,7 milioni di abitanti) è musulmana sunnita. Fonti protestanti a Mosca hanno detto che tutte le comunità
religiose di recente formazione incontrano difficoltà per la registrazione perché le autorità temono la creazione di precedenti
giuridici favorevoli ai gruppi fondamentalisti islamici. (Eni)
Hong Kong: i cristiani
già pensano al dopo 1997
HONG KONG — Benché preoccupati dall'avvicinarsi del ritorno della colonia britannica alle autorità cinesi, i cristiani di
Hong Kong pensano già a promuovere la crescita delle loro
chiese dopo il 1997. Lo ha dichiarato Tak Ho Lam. presidente
del Seminario di teologia luterano di Hong Kong. Mentre si sta
avvicinando il ritorno della colonia alla Cina, ha precisato, stiamo per assistere a un potenziamento della coopcrazione tra le
chiese. Tak Ho Lam ha ricordato che la futura Costituzione, la
Basic Law, accettata dai governi britannico e cinese, garantiva
che non ci sarebbe stata alcuna ingerenza a Hong Kong per 50
anni. Tuttavia, ha aggiunto, alcuni temono che il governo di Pechino utilizzi le vedute di alcuni membri della chiesa per giustificare un intervento. Per questo Tak Ho Lam ritiene che le chiese «debbano restare unite» che teme però che i cristiani di Hong
Kong pensino soprattutto a promuovere la crescita delle loro
chiese anziché pensare a quanto potrebbero fare per aiutare la
gente: «È diventato un problema troppo interno» ha lamentato
Ho Lam sostenendo che i rapporti tra le chiese di Hong Kong f
il Consiglo cristiano della Cina (Ccc) stanno migliorando. (Em)
3
venerdì io febbraio 1995
PAG. 3 RIFORMA
U vescovo cattolico di Evreux, Jacques Giullot saluta la folla che gli porta solidarietà
Jacques Caillot destituito e inviato nella diocesi di Partenia
Un vescovo senza fissa dimora
NICOLA PANTALEO
Più di 10.000 persone hanno assistito il 22 gennaio
all’ultima messa celebrata
nella cattedrale di Evreux
« (Ñcffmandia) dal vescovo JacGaillot, destituito dal
Vaticano a causa delle sue
posizioni dottrinali in contrasto con la dottrina ufficale
della Chiesa cattolica.
Gaillot è considerato un
«vescovo rosso» per le sue
posizioni in difesa degli imtnigrati e dei senza fissa dimora, degli occupanti le case
sfitte. Ma non è tanto la questione «politica» che è alla
base delle «disavventure» di
Gaillot: il motivo principale
sono le sue prese di posizione
in campo teologico ed etico.
Gaillot è coautore di un appello (1989) «per il dialogo
nella Chiesa cattolica» e si è
schierato a favore dell’uso
della pillola abortiva, per
l’uso del preservativo come
mezzo di lotta contro l’Aids,
del matrimonio dei preti.
Teologicamente Gaillot ha
^mpre difeso le sue prese di
posizione con le affennazioni
del Concilio Vaticano II.
Il difetto di Gaillot era poi
quello di essere un «vescovo
dei media» infatti le sue prese
di posizione erano ospitate in
una «buca delle lettere», la
3615 Gabriel, della rete telematica Minitel. Nel 1989 era
Stato interdetto ad usarla.
Durissime le prese di posi
La decisione
del papa
Il 13 gennaio scorso uno
scarno comunicato del Vaticano ha annunciato che
«il Santo Padre ha sollevato dal governo pastorale
della diocesi di Evreux
(Francia) mons. Jacques
Gaillot, trasferendolo alla
sede vescovile di Partenia».
La diocesi di Partenia, in
Mauritania, è però una diocesi «soppressa» a causa
•iell’islamizzazione della
•■egione. Gaillot è ora un
«Vescovo» senza giurisdizione, mantiene il titolo e
8Vrà una pensione.
,Le ragioni della destituzione risiedono nel «modo
<li esercitare il ministero
^¡scopale nella comunione
«ornale e pastorale della
chiesa» e nel fatto che «il
prelato non si è dimostrato
adatto ad esercitare il ministero d’unità che è il primo
^vere di un vescovo».
Così il quotidiano «Le Monde» ha commentato ia decisione di sospendere ii vescovo Jacques Guiliot
zione contrarie alla destituzione del vescovo. Nel numero del 15 e 16 gennaio il quotidiano cattolico La croix dedica la prima pagina all’avvenimento con un titolo ad effetto; «L’ondata di choc
dell’affare Gaillot». Nell’editoriale di Bruno Chenu intitolato «Ferite alla comunione»
si legge, fra l’altro: «Dimissionato dalla sua carica di vescovo mons. Gaillot. Ecco
una decisione di Roma destinata a mettere a dura prova la
comunione della chiesa di
Francia. Per alcuni questo gesto autoritario sarà percepito
come la negazione di un certo
modo di essere cristiani e di
essere chiesa; nella libertà e
nell’apertura a quelli che sono più lontani dalla fede...
Certi hanno fatto di mons.
Gaillot l’emblema di una
chiesa che si situa nella sola,
vera fedeltà al Vaticano II,
indicando per ciò stesso gli
altri vescovi e il papa come
gli agenti di una restaurazione ecclesiale di altri tempi».
Alla ricerca di una difficile
equidistanza tra i contendenti,
Chenu rimprovera al vescovo
rimosso un certo protagonismo nei media ma conclude,
dopo aver richiamato l’antica
diversità di ottica tra Pietro e
Paolo, che privilegiavano rispettivamente la comunione e
la missione; «Sarebbe estremamente grave che la decisione di Pietro lasci intendere
che la generosità evangelica,
il tormento per gli esclusi, la
comunicazione con tutti siano
preoccupazioni secondarie
della chiesa».
Nelle pagine interne dello
stesso numero di La croix si
dà ampio spazio agli stati
d’animo dei cattolici di
Evreux con due articoli intitolati «Una diocesi frastornata»
e «Una tristezza senza sorpresa». Nel primo si registrano i
commenti increduli di alcuni
collaboratori di Gaillot. Una
suora afferma che egli univa
l’azione alla parola, accogliendo presso di sé gli ammalati di Aids e che «per tutta
una frangia di popolo egli
rappresentava la realtà evangelica, l’immagine stessa di
Cristo». Un sindacalista si domanda se la chiesa è poi un
movimento democratico e numerosi parenti di detenuti,
tossicodipendenti e sieropositivi tempestano il vescovo di
telefonate per chiedere cosa
possono fare per lui.
Nel secondo articolo si dà
voce alla grande solidarietà
dei movimenti militanti cattolici: i preti della Missione di
Francia «stupefatti e atterriti», l’abate Pierre, la Gioventù studentesca cristiana, la
Gioventù indipendente cristiana e il Movimento rurale
della gioventù cristiana che
esprimono «indignazione e
stupore». Anche i teologi si
pronunciano senza mezzi termini: il gesuita Paul Valadier
parla di «grave errore di giudizio», mentre il teologo tedesco Eugen Drewermann,
sospeso dall’insegnamento e
dal ministero, si domanda se
il papa non dovrebbe lui dimettersi visto che l’unica deviazione rimproverata a Gaillot è che egli intendeva vivere
l’Evangelo. Otto teologi, tra
cui Hans Kiing, reclamano
l’immediata revoca del provvedimento. Témoignage chrétien rivolge un forte appello a
«rientrare nella resistenza».
L'ecumenismo dopo il caso del vescovo Gaillot
Respingiamo la concezione
autoritaria della chiesa di Cristo
ALAIN BLANCY*
La discrezione dei protestanti è d’uso: non immischiarsi negli affari dell’altra
chiesa. Eppure da quando, in
virtù delFecumenismo, le
chiese riconoscono di essere
già in comunione, anche se è
ancora imperfetta, il dovere di
ingerenza si impone. E anche
affare nostro. Ne va non del
buon nome di una chiesa ma
della credibilità dell’Evangelo, di cui ogni chiesa è responsabile, anche la nostra.
1) La questione di fondo è
quella della struttura interna e
del funzionamento di una
chiesa, in questo caso la Chiesa cattolica romana. Tutto avviene come se, in quella chiesa, l’autorità venisse esercitata
a senso unico, non solo tra gerarchia e popolo della chiesa,
ma anche all’interno della
chiesa tra centro e periferia,
tra Roma e le diverse diocesi.
2) H «Groupe des Dombes»,
nel suo documento del 1985 su
«Il ministero della comunione
nella Chiesa universale», aveva messo in rilievo che la
struttura di comunione della
chiesa (per gli addetti ai lavori, 1’«ecclesiologia di comunione») e quindi l’esercizio
dell’autorità presupponevano
un equilibrio e una collaborazione tra tre dimensioni; «personale, collegiale e comunitaria». In questo caso è chiaro
che il livello personale (papale) è prevalso di gran lunga sul
livello collegiale (la conferenza episcopale francese) e sul
livello comunitario (il popolo
della diocesi in questione). La
consultazione è stata ridotta a
una interpellanza e a un ultimatum unilaterali, anche se
sono stati preceduti da conversazioni e da un protocollo di
accordo. Ma c’è stato vero
dialogo, di fondo? E quale?
3) L’ecclesiologia di comunione stipula che ogni chiesa
locale (diocesi) è la Chiesa
cattolica (una, santa, cattolica
e apostolica) in quel luogo come in ogni altro luogo, in
unione orizzontale con tutte le
altre chiese e in particolare
con la prima fra esse, quella
di Roma, di cui gli apostoli
tutelari Pietro e Paolo furono i
maestri e i martiri (donde la
sua preminenza d’onore e, se
possibile, il suo primato pastorale nella fedeltà). Tutto il
problema sta nel come praticare questa comunione. Il modo in cui la vediamo esercitata oggi ne è sicuramente una
caricatura, una deformazione,
una perversione. Infatti, contrariamente a ciò che pensa la
maggior parte dei cristiani, la
teologia della Chiesa cattolica
romana, secondo il Vaticano
II, non concepisce questa comunione come una piramide
al cui vertice starebbe il papa,
e in cui i vescovi non sarebbero che i rappresentanti del papa, i responsabili di una porzione di chiesa. Questa visione è contraria tanto alla testimonianza della Scrittura
quanto della tradizione. Non
c’è una super chiesa con a capo il papa, vicario di Cristo in
terra; egli è il vescovo di Roma, certo, ma è Roma che fa il
papa e non il papa che fa Roma. È perché il papa è vescovo di quella chiesa locale che
è anche patriarca d’Occidente
e pastore universale. Infatti,
quella chiesa è «prima inter
pares», prima in un elenco di
chiese uguali, e deve pertanto
essere esemplare, guida e luce
delle altre. Lo è, ironicamente,
almeno su un punto cruciale:
il suo vescovo è, se non l’unico, uno dei rari ad essere nominati dalla propria chiesa,
dal clero locale. Questo è, né
più né meno, il senso e il ruolo
dei cardinali, «incardinati»
nella Chiesa di Roma: gli ultimi nominati si ritrovano così
obbligatoriamente parroci di
una qualche parrocchia^ o diaconi di qualche altra (come ad
esempio il neocardinale Yves
Congar). Andate a controllare!
Chierici «in partibus», potremmo dire. Non è la loro
funzione universale ma il loro
statuto locale ehe conferisce
loro il diritto di voto; ma perché non succede la stessa cosa
altrove, e dovunque, come durante la consacrazione che richiede la presenza di altri vescovi-fratelli, e che inoltre
specifica come condizione tassativa di validità l’assenso del
popolo il quale deve gridare, e
questo da sempre: «Egli è degno!» (in greco: «Axios»)?
Per la destituzione dovrebbe
avvenire la stessa cosa, alla
rovescia. In questo caso è
chiaro che le cose non sono
andate così. La Chiesa è romana perché cattolica, non cattolica perché romana.
4) Il centralismo romano,
così come la clericalizzazione
romana, hanno origini storiche
nobili ma cadute in disuso.
Nei tempi antichi (Medio
Evo), si trattava di liberare la
Chiesa dal peso dei «laici»
dell’epoca: ossia i prìncipi che
facevano e disfacevano i papi!
Oggi i laici non sono più gli
stessi, il che richiede una revisione di una situazione contingente superata. Anche sp la
collegialità episcopale viene
rimessa in vigore, essa manca
ancora di una piena libertà
d’azione, avviene a scapito
del vescovo della chiesa particolare. Come è stato scritto;
l’episcopato si è sviluppato (in
quanto blocco) a scapito del
vescovo, ma insieme al suo
corollario; l’uniformità a spese dell’autenticità.
5) Ciò che stupisce nella decisione non è la dimissione (in
realtà, la destituzione) dal posto di Evreux, bensì il mantenimento a titolo di vescovo
deU’«enfant terrible» dell’episcopato francese. Infatti, bisogna sapere ciò che si vuole: o
Gaillot insegna errori, e di
conseguenza non può, non deve più essere membro del magistero o, se rimane membro,
com’è possibile squalificarlo
da un lato e riqualificarlo dall’
altro? Il fatto di averlo nominato a una carica storicamente
scomparsa non fa che aumentare la confusione e l’ipocrisia: questa mitica diocesi è da
considerarsi come una presa
in giro? Oppure si pensa che i
Neri e i pagani dell’ex diocesi
di Partenia vadano bene per
un vescovo inadatto ai metro
politani? Si tratta di razzismo
larvato? Allora perché non
trovare un altro popolo per un
vescovo diverso dagli altri?
Esistono vescovati non geo
grafici, come l’esercito ad
esempio. Non si potrebbe, non
si sarebbe dovuto nominarlo
vescovo del popolo degli Sfd
(senza fissa dimora)? Gaillot
ha già il suo posto in mezzo a
loro e non avrebbe più dato
fastidio ai fedeli ben pensanti
che non sono né missionari né
evangelici.
6) Il disagio provocato dalla
decisione presa è che solo lui
ha torto, mentre la linea di tutti gli altri è giusta. La massa
contro il singolo: legge democratica! Non si discute! La
prudenza pastorale della maggioranza, il neutralismo, è
questo che ci si aspetta da un
vescovo? Ma la linea generale
è neutra o semplicemente conservatrice? Non si basa su prese di posizione elaborate altro
ve, una volta per tutte, da parte di uno per tutti?
7) A leggere e a sentire gli
uni e gli altri, si ha l’impressione strana che non si riesca
a precisare l’atto di accusa.
Che cosa si rimprovera al vescovo sanzionato? Le sue apparizioni mediatiche in luoghi
dove non dovrebbe essere? Il
fatto che egli deroga all’unità
del corpo episcopale? Le sue •
opzioni sui comportamenti
sessualmente responsabili di
fronte all’Aids? Le sue posizioni sull’ordinazione di uomini sposati o di donne? Si ha
la sensazione che ci si giri su
se stessi senza riuscire a legare il fascio delle presunzioni
di colpevolezza, di cui nessuna, da sola, basterebbe a giustificare una destituzione senza processo.
8) Che cosa ne dice il Vangelo? Il Vangelo di un Gesù
che mangia con le prostitute e
con altri corrotti? Va da sé che
Gesù non sarebbe potuto essere vescovo. È possibile che tra
Gesù e i suoi discepoli-apostoli, tra questi e i vescovi che
sono venuti dopo, ci sia una
soluzione di continuità così
grande per poter preservare la
sacrosanta unità del corpo? E
vero che Gesù non ha preservato l’unità ma ha portato la
spada: soltanto tra giudei e pagani? La questione è rimasta
aperta da venti secoli a questa
parte. Ecco una scheggia nella
carne ecumenica che ci si
guarda bene dal rimuovere
nella piaga! A quali condizioni, per quale unità? Ecco la
questione.
9) Probabilmente si dirà che
un vescovo non ha né la vocazione di profeta né quella di
santo. E se per caso, per disgrazia, se ne trova uno che
sia uno e l’altro (in questo caso fare a meno di leggere Giovanni 10) non è necessario
escluderlo o condannarlo al
martirio per la perennità della
struttura e il mantenimento
degli altri, ai quali egli fa ombra, nella loro autorità statutaria? II vescovo è segno e fonte
di unità. Bene. Ma, ancora una
volta, di quale unità? L’unità
di coloro che si appellano a lui
e si accaparrano di lui in modo esclusivo o l’unità di coloro che hanno abbandonato
senza rumore un ovile troppo
stretto perché venisse lasciato
loro un posto?
10) Che cosa vale un uomo
solo (e qualche migliaio di sostenitori) contro quattro milioni di ammiratori del papa? C’è
più chiesa qui o là? Non c’è
dubbio che quello solo scomparirà nella trappola della storia, mentre gli altri, la massa
sopravviverà a se stessa, plaudente e sottomessa. Il terzo
mondo ha il vento in poppa,
anche nella chiesa. Allora,
perché preoccuparsi di colui
che declina? Ma per quale futuro? In nome di quale messaggio?
Ha scritto il «Groupe des
Dombes»: «Né Tincorporazione nella chiesa (il fatto che se
ne professa la fede, che si partecipa ai suoi sacramenti, che
si ubbidisce ai suoi ministri)
né l’appartenenza alla chiesa
di coloro che portano il bel
nome di cristiani hanno senso
se il loro impulso e il loro dinamismo non scaturiscono
dall’orientamento evangelico
e missionario della chiesa.
Senza questo orientamento,
l’unità è un’illusione». Questo
non vale anche e soprattutto
per i vescovi-pastori?
*Alain Blancy è teologo, ex codirettore dell’Istituto ecumenico
di Bossey e copresidente del
«Groupe des Dombes».
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 10 FEBBRAIO 1995
La Settimana per l'unità dei cristiani a Venezia
Un segno carico di speranza
FRITHJOF ROCH
Il grande entusiasmo ecumenico di diversi anni fa è
passato: la settimana ecumenica in gennaio è sempre significativa in proposito, ma a
Venezia siamo ben lontani da
quello che altri hanno chiamato «inverno ecumenico». Si è
capito che l’unità dei cristiani
non si può raggiungere rapidamente né con una decisione
popolare o di vertice, prendendo come misura la tradizione ecclesiale propria, né
con un facile colpo di spugna
su errori del passato.
Si è capito che l’unità si
raggiunge solo facendo un
caminino insieme, ascoltando
l’altro, ^flettendo il proprio
credo, dandone testimonianza
all’altro e alla società in cui
viviamo, guardando e andando incontro a Gesù Cristo,
nostro Signore. Ciò richiede
uno sforzo continuo, in quanto la conversione a Cristo
mette in questione sempre di
nuovo il significato del nostro
battesimo, la nostra fedeltà al
messaggio di Cristo che la
chiesa ci ha trasmesso. Ai
frutti pensa il Signore.
Così quest’anno la settimana ecumenica si è svolta in
un’atmosfera spiritualmente
intensa e gioiosa, dove precisa volontà di comunione e
senso di responsabilità hanno
accompagnato ogni incontro.
Segni carichi di speranza ce
ne sono stati diversi; nella basilica di San Marco hanno
predicato insieme la pastora
valdese Laura Leone e il patriarca Marco Cè; nell’atto di
entrare la pastora camminava
accanto all’archimandrita ortodosso, padre Policarpo Stavropulos.
Il giorno dopo il vicario generale, mons. Giuseppe Visentin, ha tenuto con visibile
coinvolgimento la predicazione nella chiesa valdese. La
collaborazione tra le sette
chiese riunite nel Consiglio
locale delle chiese cristiane
in Venezia procede bene e
viene recepito anche alla base. Così per esempio a San
Zan Degolà, con simbolismo
suggestivo, durante la liturgia
ecumenica ai piedi dell’altare
c’era una croce spoglia con
davanti sette pezzi di cartone
staccati rappresentanti le dolorose divisioni storiche che
prima del Padre Nostro mediante autoadesivo sono stati
congiunti a mo’ di puzzle e
attaccati sulla croce (dando
l’idea dell’unità riacquistata),
che a questo punto è stata girata facendo vedere Gesù
crocifisso rivolto alla comunità; segno di comunione ritrovata.
Una riflessione puntuale,
equilibrata e di alto livello
culturale è stata proposta da
Raniero La Valle, che con una
carrellata attraverso 2.000 anni di storia ha evidenziato
Interno della basilica di San Marco
l’odierna situazione mondiale
come crisi a tutto raggio,
chance di un nuovo inizio, in
cui le chiese possono riscoprire l’unità rivolgendo con responsabilità anche politica il
loro sguardo, la loro attenzione a tutta l’umanità.
Come contrappunto è seguita un’avvincente testimonianza del pastore luterano Lino
Lubiana sulla situazione pastorale della comunità evangelica di Fiume (Croazia), zona di confine con il conflitto
serbo-bosniaco di cui riflette
tutte le tensioni e tutti i pro
blemi. Gli interventi del prof.
Sergio Tagliacozzo della comunità ebraica di Venezia, a
Mestre e nel centro storico,
che hanno preceduto la settimana ecumenica, sono stati
seguiti con interesse e partecipazione dà un folto pubblico,
quasi a segnalare che il cammino ecumenico ha come
punto fermo di riferimento il
dialogo con quei fratelli di cui
condividiamo come radice di
fede il Primo Testamento e
del cui genocidio a Auschwitz
sono terribilmente corresponsabili le chiese.
Catania
Incontro
ecumenico
______ELENA CHINES_
Venerdì 20 gennaio i locali
della chiesa battista di
Catania erano gremiti fino
all’ultimo centimetro quadrato di partecipanti all’incontro
in occasione della settimana
ecumenica; oltre ai battisti
(che hanno curato la liturgia)
erano presenti i valdesi, i luterani, l’Esercito della Salvezza
e i cattolici. La meditazione
dei quattro esponenti incaricati, il pastore Pons, il tenente
Paoni, la pastora Kramm, l’arcivescovo Bommarito, sono
state ricavate da Genesi (la
torre di Babele) e da Giovanni
(la vite e i tralci). Sono stati
quattro interventi molto costruttivi non solo per una generica edificazione ma anche
nella prospettiva di intessere
dei rapporti più profondi che
facciano uscife un po’ l’ecumenismo istituzionale dalla
situazione di stallo in cui
sembra essere caduto.
L’offerta raccolta, è stata
devoluta agli alluvionati del
Piemonte. 11 clima è stato
molto fraterno e ci si è dati
appuntamento già ai primi
giorni di febbraio.
Il 12 febbraio si inaugura la chiesa
Modena evangelica
_______GIOVANNI ANZIANI______
Una premessa. Rileggendo la storia dell’evangelismo italiano incontriamo
una particolare «strategia»;
avere una presenza evangelica in ogni capoluogo di provincia e «occupare» gli spazi
resi vuoti da una religiosità
superstiziosa e oppressiva.
Penso che in questo modo
possiamo leggere la presenza
di nostre comunità, pur se
modeste, nei capoluoghi di
provincia sulla via Emilia da
Piacenza a Bologna.
Queste diverse presenze
evangeliche sono però da leggere nell’ottica dello sviluppo
sul territorio e non solo come
«parrocchie» chiuse nella
propria città. A questo proposito Modena vede già la presenza di alcune famiglie evangeliche in provincia oltre
una significativa presenza di
famiglie luterane. Queste ultime sono da tempo in collegamento con la nostra chiesa
per varie forme di collaborazione. Premesso questo, su
quale strada compiere i nostri
ftituri passi avendo un locale
di culto a Modena?
Innanzitutto il piccolo gruppo di Modena ha necessità di
proseguire la propria formazione biblica, di essere «edificato», per usare un’immagine
biblica. Per questo si sta organizzando il culto per ogni domenica alle ore 10,30; lo studio biblico a lunedì alterni alle ore 19; la scuola domenicale per 2-3 bambini in giorni
ancora da concordare. A livello organizzatore questa azione
vedrà l’opera del pastore, del
capogruppo e di alcuni predicatori locali di Bologna. Al
pastore sarà anche affidata
una particolare opera di visite
familiari e di cura d’anime.
In secondo luogo l’opera
del Centro culturale «Leroy
Vemon» e la possibilità di interagire con altri centri simili
in città permetteranno alla
nostra chiesa di «occupare»
uno spazio culturale-religioso
significativo. Per questo si
stanno organizzando un seminario di lettura di alcuni testi
sul tema «Modernità e protestantesimo», con incontri a
lunedì alterni (ore 21); due
manifestazioni pubbliche entro l’anno a carattere culturale
da svolgere in città.
In terzo luogo la città e la
provincia di Modena per la
propria struttura economica
sono luogo di attrazione per
diversi gruppi di lavoratori extracomunitari tra i quali sarà
possibile svolgere una forma
di servizio incontrando evangelici al momento coinvolti
solo da gruppi pentecostali.
Ifl Cenacolo
Pubblicazione bimestrale di meditazioni quotidiane per il culto individuale e
familiare.
Abbonamento annuo per l'Italia e per 1' Europa L. 15.000. Per cinque o più abbonamenti allo stesso indirizzo sconto del 20%.
Sostenitore L. 20.000.
Abbonamenti: su c.c. postale n. 26128009
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Post. Roma 13) - tei. 06/48.14.811
Abbonamenti 1995
Ariccia
Col popolo
Saharawi
La festa dell’albero della
chiesa battista di Ariccia è
stata celebrata domenica 8
gennaio in modo straordinario, con la partecipazione entusiastica di tante persone: il
locale di culto era gremito.
Erano presenti membri della
comunità di Albano, con la
quale esiste da alcuni anni
una piena collaborazione, pochi membri di due comunità
romane, mentre molti erano i
cattolici presenti, anche della
parrocchia di Santa Maria,
con la quale intratteniamo da
alcuni anni una forte attività
ecumenica; tutti hanno voluto
manifestare la loro solidarietà
insieme alla nostra comunità
per i bambini del Saharawi e
dell’Albania. Questa festa, infatti, aveva come scopo la
raccolta di fondi per aiutare
queste popolazioni. Il popolo
del Saharawi, residente provvisoriamente nel Sahara algerino, ha subito la distruzione
delle case costruite con mattoni di fango e le tende a seguito di un’alluvione (ironia
della sorte: non piove mai
nella fascia del Sahel, ma
questa volta l’acqua ha distrutto tutto, non era piovuta
tanta acqua in questi ultimi
cinquant’anni quanta ne è
piovuta in due giorni).
Oltre al coro della chiesa
coreana di Roma e i suoi solisti, che cantano divinamente e fanno venire la pelle d’
oca e i brividi tanto sono bravi, hanno partecipato Fabio
D’A vino e la sua compagna
Stefania Parisiello, attori teatrali e del cinema (Fabio è figlio della nostra sorella Amelia e di Fausto, simpatizzante)
che hanno trascinato il pubblico nel loro recital. La nostra scuola domenicale ha
avuto una parte importantissima con due animazioni, una
biblica e una musicale, che
hanno ricevuto lunghi e forti
applausi. Anche l’altra Amelia, moglie di Francesco
D’Avino, con una canzone di
De Crescenzo di alcuni anni
fa ha trascinato tutti nel ritmarne la musica con il battito
delle mani.
Settimana per l'unità dei cristiani
Incontri ecumenici
Concludiamo con questa breve rassegna l'informazione relafiva
. agli incontri ecumenici della «Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani». Una «settimana» che quest’anno si è svolta un po'
sottotono, (g.g.)
TORINO — Organizzata congiuntamente dalla Commissione
ecumenica diocesana e dalla Commissione evangelica per
l’ecumenismo e con l’apporto determinante del Sae, la Settimana di preghiera ha seguito uno schema ormai collaudato, iniziando con due serate di espansione in dieci zone diverse della città. In ogni zona è stata scélta una sede (quest’anno erano 9 parrocchie e una chiesa evangelica) dove
un sacerdote cattolico e un pastore evangelico hanno portato il messaggio biblico inserito nella preghiera, nel canto e
in una semplice liturgia ecumenica. Ognuno degli otto
giorni ha visto qualche attività particolare, dalla celebrazione ortodossa presso il santuario cattolico della Consolata
alla riunione di preghiera nella chiesa battista, dalla liturgia
della Parola presso il Sermig alla conferenza del teologo
Carlo Molari. Grande successo ha riscosso il concerto di
musica protestante dal ’500 al ’700 tenuto presso la chiesa
di Santa Rita, con l’organista Massimo de Grandis e la corale evangelica diretta da Flavio Gatti. La settimana si è
chiusa con la tradizionale liturgia ecumenica al tempio valdese di corso Vittorio, curata dal Sae. Tre messaggi (ortodosso, evangelico, cattolico) e chiusura con benedizione e
distribuzione del pane in segno di pace. Per l’occasione è
stato offerto un ricordo ai pastori Alberto Taccia e Domenico Tomasetto. Il primo andrà in emeritazione il prossimo
autunno, il secondo si trasferirà a Roma nell’estate, per seguire più da vicino il lavoro della Federazione delle chiese
evangeliche.
VENARIA — Giovedì 19 gennaio, come di consueto, la parrocchia cattolica di San Francesco e la comunità battista di
Venaria si sono trovate insieme per la settimana per l’unità
dei cristiani. Canto, preghiera letture bibliche e commenti
sono stati seguiti da oltre 120 persone. Hanno presenziato il
parroco don Luciano Carrero, padre Giorgio Vasilescu della
Chiesa ortodossa romena, e il pastore Emmanuele Paschetto.
RIVOLI — In occasione dell’ottavario di preghiera per l’unità
dei cristiani si è svolto venerdì 20 gennaio un incontro fraterno presso la chiesa di Santa Maria della Stella, in via Fratelli Piol. Presenti oltre 200 persone delle comunità cattolica
e battista della città. La predicazione è stata tenuta dal pastore Giuseppe Morlacchetti e da don Mario Galizzi, biblista.
Campo ó\ primavera per i single
Incontrarsi a Zurigo
Durante l’ultimo campo
«single» svoltosi a Rocca di
Papa nell’agosto del 1994 fu
chiesto di avere un incontro
intermedio fra un’estate e
l’altra, possibilmente all’estero. Il suggerimento è stato accolto e si è quindi organizzato
Un campo single pasquale a
Zurigo, pres.so il Centro Cvjm
Jugendhaus di Zurigo-Altstetten, Lyrenweg 300, da venerdì 14 aprile (inizio col
pranzo) a lunedì 17 aprile (fine col pranzo) 1995.
Il còsto per i quattro giorni
sarà di £ 175.000, con l’invio
di un acconto di £ 50.000 entro il 31 marzo 1995. Il cam
po sarà autogestito (occorrerà
quindi collaborare in cucina,
provvedere al riassetto delle
stanze) e ogni partecipante
dovrà portare lenzuola (o sacco a pelo) e asciugamani.
L’incontro è aperto ai single
di ambo i sessi, vale a dire a
tutti coloro che non sono sposati (nubili, celibi, divorziati
e divorziate, vedovi e vedove) da 18 anni in su. Si è single anche se si vive con altri
familiari.
Per prenotazioni o per informazioni rivolgersi a: Lidia
Grasso, Rautistrasse 309,
8048 Zurigo, Ch - tei 004114311154.
dicembre 1994
anno XLIV
gioventù evangelica
SOMMARIO n. 149/150
Editoriale: Una nuova GE - lettera ai lettori della rivista (Comitato
di Redazione)
Studio biblico: «Visto da lui, visto da lei» (gruppo Fgei di Torino)
Teologia: Crisi e vocazione nel ministerio pastorale (Ermanno
Genre);
Protestantesimo e ritualità (Francesca Spano);
Una domanda su Gesù Cristo (Campo teologico di Agape)
Politica: Una nuova idea per la scuola;
Documento sulla scuola: no grazie (Franco Calvetti)-,
Documento sulla scuola: perché sì (Paolo Naso)]
Il Cairo e dintorni (Paola Schellenbaum)]
La salute'di tutte e di tutti (Grò Harlem Brundtiand)
Donne: Etica e relazione (Daniela Di Carlo);
Donne di fronte alla passione (Marina ValcarenghI)
SOTTOSCRIZIONE 1995
normale............................L. 40.000
sostenitore........................... 50.000
estero.................................45.000
a 5 copie............................ 160.000
a 10 copie............................320.000
cumulativo GE/Confronti............... 85.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 Intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Miiano
5
%ÉNERDÌ 10 FEBBRAIO 1995
ÜS
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Ricordo di una testimone dell'Evangelo
«Domenìchella»
ENOS MANNELLI
;-r
Il-16 gennaio, a una settioiana dal suo novantesimo
g(gnpleanno, Maria DomeniEà Seta, vedova Aquilante,
t^nainava a Palombaro la sua
esistenza terrena. La Chiesa
^todista locale vuole in
questa triste circostanza tracciare di «Domenichella» alcuni momenti del percorso
dàlia credente in Cristo Gesù
perché essi possano costituire
una «pietra di ricordanza»
(Giosuè 4, 7) per il nostro
caftimino personale e comunitario.
La sorella Domenichella,
dopo aver conseguito il diploma magistrale a Napoli nei
l^ini anni ’20, tornava a Palópibaro e quivi esercitava
l’Insegnamento. Già in questa
¡¿ima fase delle sua vita notiamo il forte, consapevole
i^egno per la «libertà di relipone» nella scuola. Nella
Q0esa metodista palombarese
C'irano allora molti ragazzi e
’.^azze che frequentavano la
scuola pubblica e la maestra
¿yangelica si adoperò fermaJiaite perché fosse rispettata
la loro scelta di fede, ma anche quella di chi religioso
nEto era. Questo nonostante le
^^sizioni del regime.
Contemporaneamente portava avanti la lotta per una
seiciétà giusta; compagna di
DiJmenichella in questa testiBÌÈinianza fu un’altra giovane
etfiangelica del posto, AmeripD’Angelo. Siamo nel ’24:
(hirante una manifestazione
per l’assassinio di Giacomo
Matteotti, le due giovani vennero fermate dalla polizia, in■ terrogate e schedate. Ameriga
fu costretta a prendere la via
dell’esilio e là conobbe Francesco Fausto Nitti con il quale si sposò. Queste vicende ci
indicano il clima nel quale vivevano i giovani e la chiesa
di Palombaro.
.-. Negli anni ’20 e '30 troviamo la giovane maestra (che
nel frattempo si è sposata con
Antonio Aquilante. anch'egli
evangelico) impegnata anche
all’interno della chiesa: membro del Consiglio per molti
-anni e sempre parte attiva di
quella chiesa che ha amato fino all’ultimo. Assistiamo al
sorgere di iniziative varie
quali un doposcuola, una
scuola di cucito, una scuola di
musica (i fratelli Aquilante
erano tutti musicisti provetti e
il padre di Sergio suonava
nell’orchestra che accompagnava il tenore Beniamino Gigli nei suoi concerti) e anche
Unioni giovanili. Chi conosce
Palombaro sa che in questo
paese ai piedi della Maiella
sono pochi coloro che, tra gli
ultracinquantenni, non hanno
usufruito di questi servizi sociali. La vita non fu facile per
la fiorente chiesa: nel 1929 il
pastore Aurelio Cappello fu
allontanato dalle autorità e il
circolo giovanile evangelico
«Gabriele Rossetti» fu giudicato ostile. Nel ’31 la Conferenza metodista affermava la
propria impossibilità ad assicurare la cura pastorale a quei
credenti.
Chi scrive queste note ha
conosciuto purtroppo Domenichella quasi al tramonto di
questa sua operosa vita. Certo, il suo cammino umano
non fu privo di durezze ma,
contemporaneamente a queste che ne avevano segnato
l’esistenza (il marito morì
molto presto e la figlia Nadia
negli anni ’80), si notava una
certa severità nel vivere la fede, unita a comprensione, disponibilità e amore, che non
era orgogliosa intransigenza
ma la «rigida disciplina» di
chi gareggia per ottenere la
corona che durerà sempre.
I funerali di Maria Domenica Seta, svoltisi il giorno seguente, condotti dallo scrivente e con interventi del figlio Sergio e del nipote Massimo, hanno visto una partecipazione massiccia, commossa, partecipazione di gente del paese (tanti gli ex alunni) e di numerosi altri. Molti i
messaggi di solidarietà, pervenuti a Sergio, Lidia, Massimo e alle cognate.
II percorso della nostra sorella vuole essere per gli evangelici palombaresi una
«pietra di ricordanza» ma
sarà veramente tale, e non
una sterile quanto inutile celebrazione, solo se crederemo
che alla base di ogni «pietra»
c'è il fatto, unico e incrollabile, che Dio «nella nostra miseria si è ricordato di noi»
(Salmo 136, 23).
1 DALIA PRIMA RACIMA
CITTADINO E CREDENTE
nodo delle chiese? All'indot^i del 17 febbraio 1848 ci
si sentiva cittadini (quasi) conte gli altri e i Savoia avevano soltanto realizzato, sotto la
spinta dei tempi, quello che
da parte valdese si era sottoscritto nel 1560 con il trattato
di Cavour. Ma che cosa poteva significare il fatto di essere cittadini come gli altri?
Questo era allora ed è oggi il
medesimo quesito.
Noi portiamo due nomi,
fluello di cittadini e quello di
credenti e, pur essendo sempre gli stessi, sentiamo due
diverse esigenze. Queste due
esigenze non sono nettamente
estranee Luna aH’altra, né è
tacile dire come si integrino
Tuna nell’altra. La maggior
parte della produzione teologica, in questo secolo, cattolica o evangelica che sia, fu
diretta a chiarire e ad esprimere questa distinzione e
questo nesso. Anche i cattolict, che a noi appaiono sempre
dti po’ diversi da come in
realtà sono, hanno dedicato
molto tempo a questo, in parto dicendo le stesse cose che
dicevamo noi, e non hanno
ancora un’idea assolutamente
unitaria in merito. Quanto a
noi, la discussione su questo
punto prosegue tuttora.
Noi siamo chiamati con due
nomi. Essere chiamati credenti vuol dire che l’essere
umano è libero a causa del
vincolo originale dell’alleanza
e della promessa di Dio, che è
primitivo e incondizionato.
Essere chiamati cittadini significa volere una società in
cui non ci sia nessuno che comanda, salvo che sia utile che
qualcuno lo faccia, sotto il
controllo di tutti. Essere cittadini significa volere ed essere
consapevoli di volere, volere
e sapere che cosa volere.
Il credente non può fare a
meno di essere chiamato anche cittadino, con un altro nome, che significa un’altra cosa, un diverso piano di lavoro. Ma il cittadino, in realtà,
non può fare a meno di essere
chiamato anche credente, se
non vuole fare una misera fine. Questo cittadino e questo
credente sono il vero soggetto
della chiesa, che è l’unico
luogo dove la distinzione appare chiaramente e dove
TAVOLA VALDESE
Colletta del
XVII Febbraio
Le chiese valdesi del Rio de La Piata terranno dal 19 al
23 febbraio prossimo nel Parque del XVII Febrero l’annuale Sinodo, che discuterà delle nuove relazioni con la Chiesa
riformata e della linea di impegno ecumenico e sociale.
Le chiese sono invitate a fornire informazioni sulla
realtà delle chiese valdesi rioplatensi, a pregare per la loro
opera di testimonianza e per lo svolgimento del Sinodo ed
pnche ad aiutare concretamente il loro lavoro.
La situazione finanziaria di quelle chiese continua ad essere difficile, pertanto la Tavola chiede alle chiese valdesi
di destinare la colletta del XVII Febbraio al loro sostegno,
in particolare per:
- il lavoro pastorale con gli studenti universitari;
- contributi speciali per l’assistenza ai pastori (per cure
mediche e manutenzione delle case).
Le somme raccolte vanno sollecitamente comunicate e
inoltrate alla Tavola.
'.tiì"
Incontro dei monitori del Nord-Est
Per conoscere
le donne della Bibbia
MARIE-FRANCE MAURIN COÏSSON
Domenica 15 gennaio ha
avuto luogo a Mestre
l’incontro delle monitrici e
dei monitori delle chiese
evangeliche, del Nord-Est
(batòste, luterane, metodiste,
valdesi) insieme a qualche catechista.
La pastora battista Lidia
Giorgi ha condotto il gruppo
con diverse tecniche di animazione e materiale vario (fiabe,
proverbi, vignette, libri contro
il linguaggio sessista) sul tema delle donne nell’Antico
Testamento secondo il programma di quest’anno (le matriarche, le donne dell’esodo),
ricollegandosi al decennio
ecumenico di solidarietà delle
chiese con le donne. In mezzo
a passi biblici di stampo patriarcale è possibile trovare il
filo liberatorio in una visione
di libertà e pienezza, per aiutare bambine e bambini a costruire un’immagine positiva
di sé nel rispetto reciproco.
È scaturita la proposta di
chiedere al Sie di divulgare
un materiale in inglese del
Canada sulle donne attraverso
la Bibbia, materiale adatto a
diverse fasce d’età, che aiuta
a impostare rapporti umani di
rispetto, solidarietà, lotta contro mentalità discriminatorie
anche se è «più facile spezzare un atomo che un pregiudizio» (Einstein). Alcune persone del gruppo sono disponibili
per le traduzioni se il Sie accetterà di pubblicarlo.
È stato deciso di fare ancora
quest’anno a Marghera la festa delle scuole domenicali
del Nord-Est dopo la prima e
simpatica esperienza dell’anno scorso; sarà il 28 maggio.
Per quanto riguarda i catecumeni e adolescenti, meno numerosi, si spera di riuscire a
farli incontrare nel 1995, come accennato anche all’assemblea della Federazione regionale, con l’impegno dei
pastori e forse di qualche responsabile Fcei.
ognuno di noi è chiamato alternativamente con i due nomi, senza confusione, ma anche senza separazione. Tuttavia il cittadino è chiamato a
mettere in piedi le strutture
della società che reputa più
giuste, e non analizzare il regno di Dio.
Oggi sentiamo dire sempre
di più che lo stato deve rispettare le esigenze di questa
o di quella religione e che lo
stato trova i suoi limiti in questa o quella usanza religiosa.
È proprio così che bisogna ragionare? La chiesa si riduce a
un’usanza religiosa? Non c’è
forse allora ancora una polemica da condurre contro una
tale visione dei rapporti tra
credente e cittadino? O è proprio questa anche la nostra?
Forse il nostro caso è un
po’ diverso, perché il cristianesimo occidentale in gran
parte si identifica con le proprie òpere sociali e assistenziali, più che con «pratiche» e
rituali a carattere religioso.
Quando il credente è anche
cittadino può darsi che pensi
di essere chiamato a realizzare nella società la perfezione
del suo rapporto con Dio.
Molti credenti cadono in questo errore di prospettiva. 11
rinnovamento della teologia
evangelica proposto da Gan
MILANO — Domenica 29 gennaio, presso la Chiesa valdese
ha avuto luogo la seduta congiunta delle assemblee della
comunità battista (via Iacopino da Tradate), della Chiesa
metodista e della Chiesa valdese. La redazione del Comitato del Centro culturale protestante ha presentato un . breve
bilancio dell’attività del 1994. Le conferenze organizzate su
vari argomenti hanno fatto registrare una buona partecipazione, con presenze oscillanti fra 35 e 91 persone; decisamente soddisfacente anche la frequenza, per numero e per
continuità, ai corsi biblici. Il corso di aggiornamento per
docenti sulla Riforma protestante, patrocinato dall’Irssae,
ha richiesto molta fatica ma ha dato anche molte soddisfazioni. un considerevole investimento è stato fatto nell’acquisto di libri, per poter rendere la biblioteca più completa
quanto a collane di commentari, opere di teologia biblica, di
storia e di etica protestante. L’assemblea, dopo ampia discussione, ha approvato la relazione del Comitato; inoltre,
ha proceduto all’approvazione del consuntivo del 1994 e
del preventivo per il 1995. Il Comitato del Centro culturale
protestante risulta composto da: Umberto Beltrami (segretario), Samuele Bernardini (tesoriere), Tiziana Colasanti, Sara
Comparetti, Ugo Gastaldi, Sqsanna Peyronel (vicepresidente), Salvatore Ricciardi (presidente), Carlo Tagliabue (rappresentante della biblioteca-emeroteca) in sostituzione di
Aurelio Mauri Paolini deceduto lo scorso anno.
gale partiva proprio dalla denuncia di questo errore. Negli
ultimi venticinque anni molti
hanno cercato di farcelo dimenticare, riproponendo una
specie di neopietismo come
se, perso ogni altro punto di
riferimento, ci fosse rimasto
solo questo. Una piccola oligarchia a sfondo episcopale
decide quando e come e che
cosa discutere e soprattutto si
riserva le conclusioni.
Si va verso una chiesa di
operatori sociali (cristianamente motivati), più che di
cittadini? Già la composizione del Sinodo delle chiese
sembra inclinare in questa direzione. Siamo d’accordo e
così sia?
Il 17 febbraio, più che una
festa rievocativa e celebrativa
a contenuto fideista, deve .servire a renderci consapevoli
della discussione in cui ci troviamo implicati. Come si vede, la discussione non comincia oggi, ma dura da lungo
tempo. Anche se ai più giovani la data del 1848 può sembrare molto lontana, la realtà
è diversa. Di lì comincia invece la nostra storia più recente
e da allora non si è fatto altro
che discutere sul binomio cittadino-credente. Questo era
ed è ancora oggi il tema che
ne tira con sé molti altri.
FRALI — È stata gradita la recita che sabato 28 gennaio il
gruppo filodrammatico di Villar Pellice ha offerto alla popolazione pralina.
• L’assemblea di chiesa che si è tenuta domenica 29 gennaio
ha deliberato di chiedere alla Tavola di nominare il nuovo
pastore per Frali, e ha indicato il nome del pastore Mauro
Pons quale pastore disponibile ad accettare la nomina.
RODORETTO — L’assemblea di chiesa di Rodoretto, che si
è tenuta a Pomaretto il 29 gennaio, ha esaminato le decisioni del Sinodo ’94 che la riguardavano direttamente, e ha
eletto tre anziani nelle persone di Ettore Meytre, Enzo
Tron e Mafalda Tron. L’assemblea ha anche impostato
un programma per la stagione estiva e, ascoltata la relazione morale e finanziaria relativa all’anno. 1994, ha dato alcune indicazioni al Concistoro per affrontare la situazione
finanziaria e quella relativa agli stabili della chiesa. Un’assemblea di chiesa è stata prevista per il 13 agosto, nel periodo di maggiore attività della chiesa, per una verifica degli impegni presi.
PRAMOLLO — Ci ha lasciati all’età di 82 anni la sorella Elena Beux ved. Long; ai familiari in lutto esprimiamo la fraterna solidarietà cristiana di tutta la comunità.
TORINO — Il giorno 19 gennaio il Signore a chiamato a sé la
sorella Angela Belila di anni 78, della chiesa battista di via
Passalacqua, da tempo gravemente inferma. I funerali, tenuti dal pastore Franco Casanova, si sono svolti il 23 gennaio
presso la chiesa di Azione biblica in corso Lombardia, alla
presenza di un folto gruppo di fratelli e sorelle e di conoscenti. Nell’offrire la nostra simpatia cristiana a figli e nipoti della sorella Angela, vogliamo ricordare la sua cara e fedele testimonianza all’Evangelo.
TORINO — I corsi per i ministeri locali nella chiesa, in particolare per i predicatori, organizzati dall’Associazione chiese batòste in Piemonte e dal IV circuito della Chiesa valdese, riprendono con le lezioni del secondo semestre. I corsi,
concordati con il Dipartimento di teologia dell’Ucebi, durano, tre anni (l’estate scorsa si è concluso il primo ciclo triennale) e hanno lo scopo di fornire una preparazione di base
biblico-storico-teologica per coloro che già esercitano o intendono esercitare un ministero (principalmente di predicazione) presso una chiesa locale o al servizio di un gruppo di
chiese. Ogni semestre vi sono da sette a nove incontri in cui
si svolgono lezioni ed esercitazioni sulle varie materie. Il
programma per il semestre che sta per iniziare prevede i seguenti corsi: Introduzione all’Antico Testamento (Eugenio
Bernardini), Introduzione al Nuovo Testamento (Domenico
Tomasetto) e Storia del cristianesimo, fino alla Riforma
(Emmanuele Paschetto). Gli incontri si svolgeranno presso
la chiesa battista di Torino via Passalacqua, entrando da via
Bertola, dalle ore 15 alle ore 18 nei sabati 11 e 25 febbraio,
11 e 25 marzo, 8 e 22 aprile, 6 e 20 maggio e il 3 giugno.
Per informazioni rivolgersi a Eugenio Bernardini (0116505646), Gino Dentico (011-618079), Emmanuele Paschetto (011-9534752).
PROTESTANTESIMO
RIVISTA TRIMESTRALE
PUBBLICATA DALLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
VIA P. COSSA 42 - 00193 ROMA - FAX; 06/3201040
4, quarto trimestre 1994 - voi. XÜX
□ E. E. Green, Indirizzi di cristolt^ia femminista
□ E. Tomassone, Gesù-Sophia □ A. Cassano,
L'etica politica delle prime comunità anabattiste
□ Studi critici: C. G. De Michelis, La Bibbia del
Patriarcato di Mosca □ P. Comba, Scienza e religione □ Rassegne: E. Genre, Il culto riformato □
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6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 10 FEBBRAIO 1995
IL PREDICATORE
VALDO VINAY
LJ Evangelo letto oggi ci
parla della testimonianza di Giovanni Battista. Sacerdoti, leviti, farisei in Gerusalemme erano sorpresi dal
fatto che le folle accorrevano
al Giordano dove Giovanni
battezzava. E vennero alcuni
loro rappresentanti a chiedere
a quest’uomo che battezzava
le folle: «Chi sei? Sei forse il
Cristo?». Egli rispose: «No».
«Sei Elia?». C’era una tradizione che diceva che Elia sarebbe tornato prima del Messia, ma Giovanni disse: «No,
non sono Elia». «Allora sei
forse il profeta?».
Nel libro del Deuteronomio
è detto che il Signore aveva
promesso ad Israele di inviare un profeta grande come
Mosè; ma Giovanni disse:
«No, non sono un profeta».
«Allora chi sei, cosa dici di
te stesso?». «Sono la voce di
uno che grida».
La voce
Non dice «io non sono il
profeta, non sono Elia,
sono io, cioè i miei pensieri,
le mie vedute, i miei giudizi
sulla situazione sociale, politica del paese, sulle speranze
d’Israele, sulla vita religiosa
del popolo».
No, non dice «sono io».
Dice «sono la voce». Cosa significa questo? È il predicatore. Come quel grande profeta che i biblisti chiamano
«il secondo Isaia». Di lui non
sappiamo niente, non sappiamo il nome, non sappiamo il
luogo della sua nascita, non
sappiamo quale fosse la sua
cultura, il suo stato sociale, la
sua famiglia, niente, niente,
niente. E un grande profeta e
si presenta così: «Io sono la
voce», non dice «i miei pensieri», non dice «io ho un
messaggio», «io non ho un
messaggio», soltanto che è
«la voce».
Il profeta, dopo aver detto
«io sono la voce», domanda
ancora: «che griderò, che cosa devo gridare?». «Grida
che ogni carne è come l’erba, l’erba fiorisce, il fiore
secca quando su di essa passa il vento ma la parola di
Dio resta in eterno». La voce
ha ricevuto il messàggio, dice
soltanto quello che le è stato
dato di riferire, il predicatore
non ha un messaggio proprio.
Deve ascoltare quanto gli è
detto in modo da riferirlo fedelmente.
Il predicatore non ha
un messaggio proprio
Guai se il profeta riempie
la sua voce di cose che
non gli sono state dette dal
Signore. Il profeta Geremia
una volta svergognava un tale profeta che diceva le sue
opinioni, i suoi pensieri sulla
situazione di Gerusalemme,
sull’assedio da parte di Babilonia e annunziava la pace e
il ritiro del nemico. E il profeta Geremia gli ha detto:
«Tu sei un falso profeta, perché tu dici quello che tu pensi ma non dici quello che il
Signore ha detto».
«E questa è la testimonianza di Giovanni,
quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: **Chi
sei tu?”. Egli confessò e non negò, e confessò: “Io non sono il Cristo”. Allora gli chiesero: “Che cosa dunque? Sei Elia?”. Rispose: “Non lo sono”. “Sei tu il profeta?”. Rispose: “No”. Gli dissero dunque: “Chi sei?
Perché possiamo dare una risposta a coloro
che ci hanno mandato. Che cosa dici di te
stesso?” Rispose: “Io sono voce di uno che
grida nel deserto: preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia”. Essi erano
stati mandati da parte dei Farisei. Lo interrogarono e gli dissero: “Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il
profeta?”. Giovanni rispose loro: “Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che
voi non conoscete, uno che viene dopo di
me, al quale io non sono degno di sciogliere
il legaccio del sandalo”. Questo avvenne in
Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: “Ecco Vagnello di
Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me
viene uno che mi è passato avanti perché era
prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono
venuto a battezzare con acqua perché egli
fosse fatto conoscere a Israele”. Giovanni
rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo
Spirito scendere come una colomba dal cielo
e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma
chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi
aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”»
Così è anche la predicazione e il predicatore non è una
personalità, non può presentarsi come una personalità, e
dire «Io sono io, ho i miei
pensieri, le mie vedute, le
mie opinioni sulla giustizia,
sulla pace, sulle questioni sociali, politiche, sulla discriminazione, sulla pace nel
mondo».
Il predicatore non può
riempire la voce di suoi pensieri che poi in fondo sono
anche i pensieri della gente
che passa per la strada, sono
soltanto i pensieri umani e
chi li ascolta può dire «ma in
fondo perché io devo pensare
come te, io posso pensare anche a modo mio».
Una predica colma non
della parola di Dio, non del
pensiero di Dio sulla giustizia, sulla pace; una predica
che non getti la luce del Vangelo sulla discriminazione
razziale, nazionale, sociale;
che non getti la luce del Vangelo sulla condizione sociale
di disgregazione; una predica
che sia la predica dell’uomo,
dei pensieri dell’uomo, dei
giudizi dell’uomo, delle opinioni personali, è come un
battesimo senza lo Spirito
Santo.
Un battesimo d’acqua che
non ha la promessa dello
Spirito che riempie il cuore
del battezzato dell’agàpe,
dell’amore di Dio per una vita nuova.
Una predica che riempie la
voce dei pensieri e delle opinioni del predicatore e non
della parola di Dio è come
una eucarestia dove non vi
sia una presenza reale di Cristo, quindi senza comunione
col Signore, senza comunione fraterna, ma soltanto pane
e vino.
Parola di Dio
nella bocca dell'uomo
(Giovanni 1,19-34)
Qualcuno ha detto che la
predicazione è parola di
Dio nella bocca dell’uomo:
ma è Parola di Dio, dell’uomo è soltanto la voce. Quando il predicatore ha predicato
deve dire con timore e tremore: «Così dice Dio». Anche i
profeti terminavano la loro
predica dicendo: «Così dice
il Signore».
Giovanni Battista dice ancora: «io non sono degno di
legare i lacci dei calzari del
Cristo». Così anche il predicatore deve dire, io non sono
degno di inginocchiarmi e di
legare i lacci dei calzari della
Parola, affinché corra attraverso la città e il mondo.
Non sono degno
Non sono degno. Questo
lo hanno sentito profondamente i profeti. Quando
Dio rivolge la vocazione a
Mosè e Mosè dice: «Chi sono
io per andare a portare questo
mes.saggio al faraone?».
Quando la vocazione è rivolta al profeta Isaia nel tempio, Isaia dice: «Io sono perduto, perché sono un uomo
dalle labbra impure e abito in
mezzo a un popolo dalle labbra impure». Soltanto dopo
che il cherubino ha preso un
tizzone ardente dall'altare e
gliel’ha passato sulle labbra
per purificarle allora il profeta ode la voce di Dio che dice: «Chi manderò e chi andrà per noi?». Allora il profeta purificato può dire:
«Manda me».
Geremia, quando è chiamato ad essere profeta, e lo sarà
per quarant’anni, dice: «Io
sono soltanto un fanciullo,
come posso predicare la tua
parola?». I profeti hanno
sentito questa loro indegnità.
Predicazione al culto di apertura del Sinodo valdese 1994 (predica la pastora Giovanna Pons)
sono stati chiamati e mandati,
e il Signore ha detto: «Io andrò con te, io metterò le mie
parole sulle tue labbra». Così il predicatore non può dire
altro che «non sono degno»,
ma se è chiamato deve avere
questa fiducia, che il Signore
metterà sulle sue labbra le
sue parole e lo accompagnerà
con il suo Spirito.
Preparare la via
del Signore
Giovanni Battista dice ancora che la predicazione
è per preparare la via del Signore. Guardate che il tempo
del verbo è al presente. La
predica non può essere per ripetere quello che il Signore
ha detto per bocca del profeta
Geremia alla sua generazione, la predica non può essere
quello che ha detto l’apostolo
Paolo alle sue comunità alla
metà del primo secolo.
Giovanni Battista parla alle
folle che gli stanno davanti e
dice: «Preparate la via del
Signore», così la predica ha
da essere rivolta alle persone
che stanno davanti, non a degli spiriti tra le nuvole, ma ad
uomini e donne che fisicamente abitano qui.
La parola di Dio è sempre
la stessa, al tempo di Geremia, al tempo dell’apostolo
Paolo, la parola di Dio è oggi
come cinquant’anni fa ma gli
uomini, le donne, le situazioni
e i pensieri e le preoccupazioni e i dolori e le gioie sono di
verse. la Parola di Dio è una
parola viva, non è una parola
archeologica, è una parola viva che parla agli uomini e alle
donne di ogni generazione.
(Tratto da Commemi ai Vangeli,
Comunità di Sant Pgidio,
Morcelliana Editrice)
La parola di Dio
è sempre la stessa
Voi, voi dovete ascoltare,
a voi dev’essere rivolta
la predica, il messaggio, non
posso predicare a voi come
negli anni Trenta alla mia comunità internazionale di’Fiume, allora quelle donne e
quegli uomini avevano altri
pensieri, altre sofferenze, altre paure, altre angosce per il
tempo che vivevano. Voi oggi avete una situazione diversa, anche voi avete problemi
ma sono diversi, sono altre
opere, altri pensieri, altre
preoccupazioni. E a voi che
va rivolta questa Parola.
Preghiera
Il mio orgoglio produce molti discorsi.
Dico parole e parole
perché mi valuto troppo
e mi sento importante.
Invece vorrei \ ■
avere giudizi ispirati all’amore,
decisioni prudenti,
risposte ponderate.
Raggiungerò tutto que.sto
soltanto se la mia parola
proverrà dal silenzio.
Non vorrei che le mie parole
fos.sero ingiù,ste nei confronti degli altri.
Non vorrei ferire,
scoraggiare, umiliare
con la mia parola.
Vorrei sanare con le parole.
Vorrei purificare,
produrre pace e dare forza.
E possibile solo se non dico
tutto quello che potrei.
La parola che ha importanza
non è vicina, ma lontana.
Vorrei tacere: mi serve tempo
per aspettare
finché la mia parola
mi giunga da lontano.
Dovrò ascoltare la parola
e poi ripeterla.
Signore,
la mia parola è insufficiente.
Voglio tacere
per imparare a distinguere
la tua parola dalla mia.
Vorrei diventare la tua bocca,
non soltanto la mia.
Donami tu la mia parola.
Jörg Zink
(Tratto da Come pregare, Claudiana editrice. 1988, p, 17)
7
9
t. Spedizione in abb. postaie/50 - Torino
Sji In caso di mancato recapito si prega restituire
K ai mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere
llr ii diritto di resa.
Contiene iPC
Fondato nel 1848
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A A
VENERDÌ 10 FEBBRAIO 1995 ANNO 131-N. 6 LIRE 2000
i; Sono cominciati inartedi 31 gennaio in borgata Turina a
-, San Germano Chisone i lavori di scavo archeologico per
; portare alla luce ed esplorare una necropoli che è stata individuata nel corso di lavori di sbancamento di una parte del
■ poggio terrazzalo antistante l’ex municipio.
Per ora gli scavi, che sono coordinati dall’archeologo Ma
■ rio Cavalletto, hanno permesso di portare alla luce una sola
: sepoltura anche per la difficoltà con cui procedono i lavori a
i causa del gelo ma sul fronte attuale, di circa 30 metri, pare
> sia presente una fascia di sepolture che giacciono su di una
. pavimentazione in lose associate a copiosi latterizi ad emi brice. I lavori procedono e tra poco forse sarà possibile por
tare alla luce anche altre sepolture.
La riduzione dei posti di
lavoro è cosi preoccupante che ci obbliga a salutare con un certo sollievo ogni
iniziativa che faccia intravedere qualche nuova assunzione. Attenti, però; questo senso di sollievo non deve portarci ad accettare qualsiasi
passo indietro pur di salvare
l’occupazione.
In Italia si sente sempre più
spesso parlare di mancato rispetto delle norme di sicurezza o delle misure che tendono
a ridurre la nocività del lavoro. Pareva che gli infortuni
sul lavoro tendessero a diminuire, se non a scomparire
del tutto; ora se ne sente di
nuovo parlare, con allarmante
frequenza, con casi che ci
fanno ripiombare in una si
LAVORO E DIGNITÀ UMANA
SIAMO VIGILI
BRUNO ROSTAGNO
Inazione ottocentesca, come
quello del giovane muratore
precipitato da un’impalcatura
perché spossato da sédici ore
di lavoro, e deceduto. L’assillo dell’occupazione non deve
far cadere ogni difesa dei lavoratori e delle lavoratrici; la
logica del «se ti va cosi, bene, se no te ne vai»' non è
l’unica possibile.
Anche per il Pinerolese non
si dovrebbe limitare il discor
so alle prospettive dell’occupazione. Vi sono trasformazioni in atto che richiedono una pronta riflessione e
una risposta. La Federazione
delle chiese evangeliche ci
invita a una riflessione sul lavoro e la dignità umana, ed è
un’iniziativa encomiabile, ma
non significa che dobbiamo
parlarne fra di noi. Su tutta la
tematica del lavoro mi sembra invece urgente un con
fronto che coinvolga lavoratori, sindacati, imprenditori in un dibattito a cui vanno invitati anche i cattolici.
Dobbiamo chiederci quali
innovazioni sono accettabili
per mantenere e possibilmente incrementare l’occupazione, e quali invece sono da
rifiutare. Dobbiamo chiederci
se è proprio inevitabile che il
lavoro domenicale venga
esteso a tutte le lavorazioni, o
se non dovrebbe rimanere un
provvedimento limitato ed
eccezionale. Il lavoro è una
necessità e un diritto:, comporta inevitabilmente fatica e
disagi ma se soffoca ogni altra espressione della vita, se
uccide la libertà, allora diventa indegno dell’uomo. Questo
non deve accadere.
IPi nero lese
Insegnanti
La mensa si
;deve pagare?
Piergiuseppe Daviero riflette sulle possibilità della sinistra nel Pinerolese
Impariamo a fare politica con pochi soldi
PIERVALDO ROSTAN
:'à'‘
Tir.
Dall’inizio del 1995 è scaduto il decreto legislativo che
prevedeva la fruizione gratuita del pasto da parte degli insegnanti che prestano assistenza durante l'ora della
mensa nelle scuole dell’ob„bligo. Il provvedimento, che
ha ovviamente carattere nazionale, ha subito fatto nasce-"
re proteste di cui si sono fatti
interpreti i sindacati confederali. A livello locale l’interlocutore diretto dei docenti è
rappresentato dai Comuni;
come ci si è mossi nel
Knerole.se? Fino ad oggi sono solo tre i Comuni, che gestiscono direttamente o tramite appalto la mensa scolastica, che hanno già richiesto
al personale docente delle
scuole dell’obbligo il pagamento del buono pasto a partire dal 1” gennaio 1995: Luserna San Giovanni, Torre
Pellice e Rinasca.
In particolare poi si può
notare che le somme previste
sono diverse tra loro; gli insegnanti che usufruiscono
della mensa di Luserna dovranno pagare 4.750 lire, a
Torre Pellice 3.000 lire e a
Pinasca 4.200 lire. A Pinerolo invece dicono di essere abbastanza certi che il provvedimento sarà rivisto per cui è
inutile far pagare un servizio
che con buona probabilità
tornerà ad essere gratuito; lo
stesso avviene a Perosa Ar. gemina e anche dove le mense sono gestite da cooperative o associazioni di genitori. Da parte loro gli insegnanti sono disorientati,
per cui in molti hanno rinunciato al pasto durante il servizio mensa, portandosi dietro
Un panino o anticipando o
protraendo l’ora del pasto; altri, ai Comuni che hanno già
richiesto il pagamento, hanno
proposto di temporeggiare; in
Val Pellice è stato chiesto un
incontro con le amministrazioni comunali.
C9 era una volta il Pinerolese socialista; tanti
sindaci nelle Valli, un assessore regionale influente; poi è
arrivata Tangentopoli, Maccari e Trovati sono finiti in carcere e .spariti dalla scena politica e i socialisti alle ultime
elezioni europee hanno raggiunto un minimo storico,
l’l,7%. Dov’è andato l'elettorato socialista? Nel polo progressista o in Forza Italia e
nella Lega? E gli amministratori? Ne parliamo con
ring. Piergiuseppe Daviero
da quasi trent’anni impegnato
in politica nel Pinerolese.
«La maggioranza dei socialisti della zona ha aderito un
anno e mezzo fa a un movimento che si chiamava “Progressista di area socialista’’;
allora non c’erano ancora i
progressisti. 11 movimento
aveva la funzione di tenere
unite le forze; abbiamo appoggiato in forma attiva i candidati progressisti, e Bontempi alle europee. Alle elezioni
amministrative punteremo su
liste comunali civiche di sinistra, anche con coinvolgimento di una parte dei popolari;
Per i socialisti delle Valli il dopo Craxi è una diaspora
non faremo accordi con Forza
Italia».
- La zona espresse come
consigliere Psi in Regione
Eugenio Maccari, poi assessore coinvolto in Tangentopoli; lei si sente orfano o tradito?
«Abbiamo militato quasi
per 30 anni nello stesso partito e dunque si sono creati
rapporti di stima e di amicizia; negli ultimi tempi questi
rapporti si erano diradati e
anche ora è così. Siamo stati
molte volte su posizioni diverse ma erano scontri su
problemi concreti. La vicenda
Maccari va vista sotto un’altra luce; in Italia non era solo
la politica a essere malata ma
piuttosto il potere (basti pensare alla Finanza, la Polizia,
l’Anas, il catasto, forse anche
i giornalisti). L’enorme discrezionalità di scelta che ha
tutta una serie di figure di
vertice fa sì che la corruzione
sia ancora, probabilmente,
molto alta».
- I giovani e la politica; un
binomio perso per la sinistra?
«I giovani non si avvicinano facilmente ai partiti della
sinistra tradizionale; i giovani
sono nelle parrocchie, oppure
vicini ad An o Forza Italia: è
auspicabile che la sinistra
possa riprendere il contatto
con la gente, farsi portatrice
di istanze popolari, ma se
qualcuno ha creduto che la
caduta del Psi producesse
qualcosa di positivo si è sbagliato».
- Quale linea o progetto
potrebbe portare un progressista in Provincia o in Regione?
«Credo che molto difficilmente la sinistra potrà eleggere un suo rappresentante nel
Pinerolese; se proprio vogliamo crederci direi che un eventuale eletto farebbe una cosa
buona e giusta se riuscisse a
capire che non tutta la società
può essere gestita solo su delle leggi; occorre mettere mano alla legislazione regionale
e togliere tutto ciò che è risultato ingestibile che poi è quello che ha veramente stancato i
cittadini. Bisognerà poi imparare a fare politica con pochi
soldi: occorre smetterla con le
promesse di miliardi per autostrade, per il Sestriere. È una
cosa incivile che si pensi di
spendere cifre come 5 o 700
miliardi per una manifestazione che dura 10 giorni».
Numero
ento anni di storia valdese», edito
dalla Claudiana nel ¡952, è
un’interessante raccolta di fatti, nomi,
date che documentano un secolo di vita e
evangelizzazione valdese (1848-1948). Ci
proponiamo di rileggere alcune cronache
riguardanti le parrocchie delle Valli.
La nuova era di libertà si apre a Villasecca con la nota ottimistica: «La parrocchia non conta neppure un dissidente; i suoi membri sono fino ad oggi fedeli
a Dio, a Cristo e al suo Evangelo; mai la
loro fede farà naufragio». La frequenza
ai culti si mantiene per molti anni buona;
nel 1860 il tempio è ordinariamente gremito, e anche nel 1949, se la media delle
presenze è solo più di 120, è pur sempre
una delle più elevate nelle parrocchie
delle Valli. Le scuole elementari si moltiplicano, fino a essere tre nel 1864. (...)
Anche la costruzione di un nuovo tempio
si impone, e il 31 agosto 1882 si inaugura quello dei Chiotti. Oltre all’iniziativa
IL FILO DEI GIORNI
VILLASECCA
MARCO ROSTAN
del pastore G. P. Micol, il tempio è stato
costruito grazie al lavoro gratuito di molti parrocchiani e ai doni di numerosi
amici. Fra gli oblatori figura l’imperatore della Germania, che contribuisce per
2.000 franchi. Si collocano anche delle
stufe, dovute alla generosità di un amico
svizzero di Neuchâtel. (...)
Nel 1882 è fondata l'Unione giovanile,
con 52 membri «che si impegnano, per
iscritto, a leggere ogni domenica almeno
il testo del .sermone, a cantare ai culti e
a contribuire per le opere cristiane». Nel
1890 l’Unione prende il nome di «Circo
lo Giovanni Léger». In quell’anno è fondata l’Unione delle madri a cui segue,
nel 1893, l’Unione delle giovani.
Senonché l’emigrazione comincia a
travagliare la parrocchia. Fin dal 1885 si
lamenta un forte esodo verso Marsiglia.
Un settimo della popolazione vive in
questa città ma. mentre in generale le
parrocchie si lamentano delle cattive influenze che si esercitano sui valdesi
emigrati, a Villasecca ci si rallegra che
molti di questi abbiano avuto dei benefici spirituali col partecipare a riunioni
popolari. Altri partono definitivamente.
Nel 1894 si verifica un esodo di 50 persone per Colonia S. Fè e per la Carolina
del Nord. Nel 1867 la parrocchia aveva
già perduto 373 membri, ceduti alla parrocchia di Perrero, allora costituitasi.
Così mentre nel 1860 vi erano 967
membri comunicanti, questi sono già
scesi a 760 nel 1882 e non sono oggi
[nel 1950, ndr] più che 526.
Ex INTERNATI
L’avvocato Giorgio Cotta Morandini rievoca la
sua cattura da parte delle
truppe tedesche e il periodo della prigionia. Un periodo segnato dalla sofferenza psicologica e dall’
al)brutimento fisico ma anche da incontri contrassegnati da profonda umanità
e solidarietà.
Pagina II
Croce verde
«Volontariato e solidarietà» è il titolo di un dibattito che si è svolto a Pinerolo nell’ambito della
settimana della Croce verde; si è trattato di un’occasione per avvicinare il
pubblico a un’attività magari poco conosciuta ma di
grande rilevanza sociale.
Pagina II
Donne e politica
Si è svolto a Torino un
convegno sul tema «Voto
donna» che ha affrontato il
tema del diritto di voto come venne sancito dal decreto luogotenenziale del
1° febbraio 1945. Quello
che poteva sembrare i:
punto d’arrivò di una lun
ga battaglia per l’emancipazione, sotto altri punti di
vista appare come l’inizio
di un cammino di liberazione sociale della donna
nella famiglia e nella so
cietà italiana.
Pagina III
XVII FEBBRAIO
Falò, cortei, fiaccolate,
canti, conversazioni e poi
pranzi comunitari e recite,
ma soprattutto il culto. l i
XVII Febbraio alle Valli è
occasione di festa civile, in
cui la comunità valdese s
confronta con la società di
cui fa parte, ma è anche
spunto di riflessione su
senso della propria fede.
Pagina IV
8
PAG. Il
E Ero Delle Yalli Iàldesi
venerdì io febbraio 1995
ANGROGNA: OK ALL’ECOSVILUPPO — Un sostanziale
via libera è stato espresso dal Consiglio comunale di Angrogna nei confronti del Piano di ecosviluppo proposto dalla Comunità montana. I consiglieri hanno rilevato che le linee guida del piano sono senz’altro condivisibili, auspicando che vengano riprese nel piano di sviluppo della valle che
dovrà essere redatto nei prossimi mesi. Qualche critica è
stata mossa rispetto alla poca attenzione dimostrata, nel settore cultura, rispetto a esperienze pure importanti come
quelle del canto corale o del teatro. Il Consiglio ha poi proceduto a modifiche del bilancio, con la previsione di entrata
di 23 milioni per danni da alluvione. Anche da Angrogna è
venuta una voce di disappunto per come l’Italgas gestisce il
servizio di erogazione del gas che crea gravi inconvenienti
ai cittadini; viene chiesta pertanto l’apertura di uno sportello a Torre Pellice onde sbrigare in valle le pratiche piuttosto
che nella lontana e spesso difficile da raggiungere Gemerello, frazione di Cavour.
I PESCATORI SCRIVONO AI SINDACI — Da tempo
l’Associazione dei pescatori riuniti della vai Pellice segue
la tematica delle centraline, idroelettriche che sono state costmite in alta vai Pellice; altre sono in costruzione e altre
ancora potrebbero esserlo in futuro. In una lettera inviata a
sindaci e amministrazioni di Bobbio e Villar Pellice i pescatori ricordano che «in due casi sono state rilevate irregolarità costruttive o mancanza di una parte delle necessarie autorizzazioni». Ne sarebbero in progetto altre sei: «Vista la
situazione creatasi con gli impianti attualmente funzionanti
- aggiungono i pescatori - riteniamo che se venissero concesse altre autorizzazioni si potrebbero verificare delle rovinose conseguenze per i corsi d’acqua dell’alta vai Pellice».
Ai sindaci viene chiesto di «chiarire pubblicamente la propria ptosizione in modo che il confronto possa proseguire in
modo aperto, civile e democratico ma anche senza incertezze, incomprensioni e, soprattutto, ambiguità».
I DIRETTORI DELL’USL 10 — Sono stati nominati il direttore amministrativo e il direttore sanitario dell’azienda Usi
10. Si tratta del dott. Attilio Balbinot (direttore amministrativo) e della dottoressa Alessandra Gallo (direttore sanitario).
Entrambi hanno esperienza di rilievo nei rispettivi settori.
UNA MOSTRA SU BREL — Nel tentativo di sviluppare l’insegnamento del francese e la conoscenza della cultura francofona nel Piemonte, il Centro culturale francese e il Commissa(iat général aux relations internationales della comunità francese del Belgio, propongono una mostra sul cantautore belga Jacques Brel nato a Braxelles nel ’29 e morto a
Parigi nel 1978. La mostra è stata realizzata dalla Fondazione intemazionale Jacques Brel e giunge a Pinerolo dopo essere stata ospitata a Bologna, Roma, Asti; è composta da
una serie di documenti fotografici raccolti dal 1981 sulla vita di Jacques Brel: vengono trattate infanzia, canzoni, carriera cinematografica nonché video di alcuni spettacoli o interviste. L’inaugurazione si terrà sabato 11 febbraio alle 18
presso il salone dei Cavalieri d’Italia; la mostra resterà aperta fino al 19 febbraio: giorni feriali ore 15,30-18 e la domenica 10,30-12 e 15,30-18.
Nelle
Chiese Valdesi
INCONTRI TEOLOGICI G. MIEGGE — Sabato 18
febbraio, alle 17, nei locali della chiesa valdese di via
dei Mille, rincontro del collettivo teologico «G. Miegge» verterà sul testo «Etica» di Dietrich Bonoeffer;
verrà preso in esame il quarto capitolo: «Le cose ultime
e penultime».
TORRE PELLICE — Sabato 11, alle 20,45 nel tempio, il
coretto presenterà un concerto sul tema: «Il cammino
deH’uomo nero dalla schiavitù all’emancipazione attraverso la sua musica».
• Le prossime riunioni quartierali saranno il 14 all’Inverso e il 15 ai Chabriols.
VILLAR PELLICE — Le prossime riunioni quartierali
saranno il 10 al Serre, il 14 all’Inverso e il 15 alla
Piantà.
• Domenica 19, alle ore 10, si tiene il culto di rendimento di grazie con Santa Cena. La predicazione sarà del
prof. Bruno Corsani; partecipa la corale.
VILLASECCA — Le prossime riunioni quartierali si terranno il 13 ai Trussan e il 15 alla Roccia; inizio ore 20.
PRALI — La prossima riunione quartierale sarà il 14 a Orgere, con inizio alle 19,30.
Giorgio Cotta Morandini racconta la sua esperienza di internato
Eravamo numeri e non persone
PIERVALDO ROSTAN________
Deportati, internati, partigiani: tre modi di vivere ed esprimere il no al fascismo, tre modi di
lottare e di «fare resistenza»; la
sorte ha dato, cinquant’anni fa,
agli uni di agire direttamente in
queste Valli come altrove, ad altri di subire violenza e fame durante viaggi forzosi nella Germania nazista o nei campi di
concentramento. Dopo il sig. Rinaldo Planchon racconta la sua
storia di internato Tavv. Giorgio
Cotta Morandini.
.. A quell’epoca ero uffiNv/\ciale dell’11“ alpini;
eravamo stati mobilitati per
partire per la Russia ma la
sconfitta sul Don ci fece rimanere a casa. La sera dell’8 settembre ero in caserma a Trento e ricevetti l’ordine di uscire
con una squadra di alpini per
servizio d’ordine; fummo aggrediti dai tedeschi che stavano tornando verso il Brennero. Abbiamo combattuto una
notte poi siamo stati catturati
e portati coi camion a Innsbruck; ci diedero da mangiare dopo tre o quattro giorni
che ci avevano lasciati senza
niente: una minestra di miglio
da mangiare senza scodelle né
cucchiai. Dopo qualche giorno ci mandarono con un viaggio in vagoni piombati, in una
località sul mar Baltico, Stablac; furono 72 ore senza
mangiare, né bere, senza uscire. U ci hanno immatricolati:
abbiamo cessato di essere delle persone e siamo diventati
dei numeri; proprio in quel
posto trovai un altro tórrese,
Aldo Bertalot.
Dopo qualche giorno fui
trasferito nella fortezza di Deblin; lì ci fu un vero e proprio
massacro; eravamo arrivati
che eravamo sette tradotte e
ne sono ripartite due. In quella fortezza ho passato il primo
Natale, senza alcuna notizia
da casa; le prime notizie le ho
avute nel marzo del ’44. A
Deblin ho trovato anche un
altra persona di Torre Pellice,
Nello Paltrinieri, con cui sono
rimasto fino alla fine. Nel
frattempo i russi avanzavano
e allora i tedeschi ci spostavano sempre più verso Occidente, naturalmente sempre
nei vagoni piombati. Durante
questi viaggi ci capitava di restare anche una notte intera
fermi su un binario morto; la
popolazione polacca si è dimostrata veramente molto generosa: sfidando le SS e i cani
ci buttavano nei vagoni un
pezzo di pane o una patata
bollita per toglierci un po’ la
fame. La cosa più dura fu la
costante pressione, mista a lusinghe, dei tedeschi perché
aderissimo alla Repubblica
sociale: cercavano di farci
cambiare idea togliendoci il
cibo. Qui si è dimostrata in
modo chiaro e quasi unanime
il fenomeno della Resistenza;
non sapevamo cosa stava succedendo in Italia né cosa sarebbe stato di noi ma avevamo un ideale: la libertà e la
democrazia. Così su 600.000
internati pochissimi aderirono
alla Repubblica sociale».
- Avevate qualche forma di
assistenza?
«Assolutamente no; mentre
agli inglesi arrivavano i camion della Croce Rossa, ,a noi
erano negati. L’unica preziosa assistenza fu la Bibbia donatami dalla Chiesa evangelica di Ginevra».
- A marzo ebbe i primi
contatti con Vitalia, ma aveva notizie su quanto stava accadendo nel mondo, sulla
sconfitta che si stava delineando per l’impero nazista?
«Verso la fine della primavera del ’44 tre ufficiali del
mio reggimento erano riusciti
a costruire una radio che custodivamo in. una gavetta; sapevamo in pochi della radio,
che era stata chiamata “Carolina”, e il problema maggiore
era non farsela scoprire soprattutto durante gli spostamenti; in quei casi la smontavamo e ognuno di noi ne portava un pezzo che veniva riassemblato successivamente.
Con quella radio riuscivamo a
sentire Radio Londra».
Un periodo duro concluso
con la Liberazione: la riscoperta di un letto normale dopo un anno e mezzo di prigionia, la sorpresa di una lira
dal valore ridottissimo e qualche ricordo: la targhetta col
numero, il diario. Sono pagine che forse in tanti dovrebbero rileggere.
Pinerolo
La giunta
andrà avanti
Martedì 31 gennaio si è
svolto a Pinerolo un Consiglio comunale, abbastanza
animato, che aveva all’ordine
del giorno la questione dell’eventualità dello scioglimento del Consiglio stesso
per permettere alla città di
andare alle ele'zioni unitamente agli altri Comuni. La
maggioranza ha presentato
un documento in cui si afferma l’opportunità di dar continuità all’amministrazione sia
a causa dell’incertezza (derivante sia dal quadro politico
nazionale sia dall’assenza di
una legge per l’elezione dei
Consigli regionali) sull'effettuazione della tornata elettorale di primavera, sia per la
volontà della giunta di portare a compimento obiettivi
del programma in avanzata
fase di realizzazione che difficilmente potrebbero essere
affidati a una gestione commissariale.
Molti rappresentanti dei
partiti di minoranza hanno affermato che con questa decisione non si rispetta il «patto»
stabilito con gli elettori di
sciogliere il Consiglio per
riallineare le elezioni di Pinerolo con gli altri Comuni, elezioni che per alcuni avrebbero tra l’altro il pregio di ricreare chiarezza nel quadro
politico locale, è stato poi
sottolineato da più parti l’assenteismo dei consiglieri della maggioranza.
La Croce Verde del Pi nerolese
Al servìzio
della cittadinanza
ERICA BONANSEA
La Croce Verde è forse
una delle associazioni
volontarie organizzate più attive del Pinerolese. Opera con
23 ambulanze e 137 militi, di
cui circa 40 sono donne. Nel
1994 ha compiuto 13.0(X) interventi percorrendo 750.000
chilometri. «Operiamo da più
di 80 anni - ha sottolineato il
dott. Manganato, presidente
della Croce Verde pinerolese
- e all’interno della nostra
associazione ci sono soprattutto giovani che noi istruiamo mediante cor.si di formazione tenuti da medici». La
Croce Verde è un esempio di
come il volontariato possa
coinvolgere i giovani e la solidarietà sia ancora considerata un valore sociale.
Nell’ambito della «Settimana della Croce Verde», giovedì 2 febbraio ha avuto luogo un incontro-dibattito dal
titolo «Volontariato e solidarietà». La parola solidarietà è
spesso abusata, soprattutto
dalle forze politiche, ma solidarietà significa semplicemente «essere e dare»: essere
delle persone mature, positive
e disponibili e dare il proprio
aiuto, il proprio tempo, il proprio conforto a chi ne ha bisogno. «Ultimamente però ha spiegato Luciano Dematteis, presidente nazionale
dell’Anpa - al volontariato,
.soprattutto-a quello di associazioni che svolgono servizi
di tra.sporto malati e pronto
intervento come la Croce
Verde, si chiede anche di
professionalizzarsi I gruppi
volontari spesso diventano
sostitutivi dello stato, mentre
dovrebbero esserne integrativi e propulsori». Associazio
ni come la Croce Verde, in
molte realtà, tramite convenzioni coprono tutti i servizi di
pronto intervento che invece
dovrebbero essere garantiti
dai presidi sanitari. «Questo ha continuato Dematteis - è
segno della crisi dello stato
sociale».
Camillo Losana, presidente
del tribunale dei minori di
Torino, ha invece parlato di
un altro volontariato, quello
che ruota attorno alla magistratura minorile: volontari
che seguono i casi di affidamento e di adozioni, gruppi
che cercano di aiutare i giovani detenuti, persone che si
prestano per il reinserimento
dei giovani deviati. Particolare successo hanno avuto i
gruppi volontari di famiglie
con bambini adottati che
creano tra i vari nuclei familiari una rete di solidarietà.
La stessa cosa si può affermare per il progetto Ferrante Aporti, per l’inserimento dei detenuti minorenni, che si avvaleva sì di personale qualificato e retribuito,
ma anche di volontari.
«Attualmente — ha illustrato
Losana - si stanno valutando
nuovi progetti, come quello di
mediazione e pubblica utilità,
dove anziché rinchiudere i
minori nelle carceri li si lascerà in libertà vigilata col
compito di svolgere dei lavori
utili alla società o di riparazione ai danni per i quali .sono stati condannati. Ma la
cosa importante è che nel nostro campo, come in tutti i
.settori del .sociale, ci .si deve
comportare .sempre da volontari, anche quando si è pagati, impegnandosi ogni giorno
a fondo e procedendo con
molta umanità».
L'esposto di Malan sulla «Tarta volante)
Ora sì pronunci
la Magistratura
Sulla vicenda dell'esposto presentato dall’on. Malan alla procura della Repubblica su presunte irregolarità da parte della Comunità montana vai Pellice rispetto all'assegnazione di incarichi alla cooperativa Parta volante di Torre Pellice abbiamo ricevuto altre due lettere di precisazione da parte di Lucio Malan e
de! presidente della cooperativa,
Gaetano Adelfio: ne pubblichiamo le parti essenziali. Esiste
peraltro una pratica aperta alla
Procura: è .stata .scelta questa via
piuttosto che quella istituzionale
dell’ente in cui I fatti .sarebbero
avvenuti; una risposta verrà dunque dalla sede giudiziaria.
«L’assessore Borgarello scrive Fon. Malan - afferma
[che da noi interpellato telefonicamente conferma,
ndr] di non aver mai partecipato a votazioni che riguardassero incarichi alla cooperativa o al figlio; dalla sola
documentazione in mio possesso risulta invece che egli
ha votato a favore di incarichi al figlio o alla Tarta volante iri ben tre occasioni dal
1° dicembre ’93 al 3 agosto
’94. Inoltre in una delibera
del 7 febbraio ’94 prima è
dato come presente, poi il sì
è stato corretto a mano con
un no. Riguardo poi a quanto
afferma il sig. Adelfio sulla
consistenza degli incarichi ricevuti, specifico che nel
biennio metà ’92-metà '94 la
Tarta volante ha ricevuto dalla Comunità montana 8 incarichi per un importo di
179.400.000 lire; nessuna
delle delibere è avvenuta a
seguito di gara pubblica ma
sempre sulla base di “generalizzata fiducia nella Cooperativa”, “intuito personae” o altre spiegazioni simili».
«Come tutte le aziende che
operano nel campo dei servizi educativi, culturali e .sociali - risponde il presidente
della Cooperativa. Gaetano
Adelfio - abbiamo cercato in
questi 15 anni di attività di
diversificare i nostri interventi, coagulando attorno ad
alcune attività trainanti una
.serie di piccoli lavori che un
osservatore disattento potrebbe interpretare come una
presenza monopolistica, il
che è francamente risibile.
Molti dei nostri servizi sono
poi stati organizzati c gestiti
interamente dalla nostra
azienda quindi, come è legittimo, in un regime privato di
perfetta autonomia.
Nel tempo abbiamo puntato sulla qualità dei servizi che
offrivamo, ottenendo anche
incarichi di prestigio al di
fuori della nostra zona, ma
anche diventando una risorsa
della valle, cosa di cui siamo
particolarmente fieri. La cooperativa ha cercato sempre di
promuovere il lavoro giovanile e per noi è un merito
aver cercato di creare dei posti di lavoro stabile, senza favoritismo ma anzi in forte
dialettica con le amministrazioni pubbliche locali che riteniamo contraddistinte da un
forte rigore etico. In merito ai
nostri bilanci ricordiamo che
sono pubblici c trasparenti;
sottolineiamo solo il fatto che
molti dei dati che compaiono
sui giornali sono rozzamente
assemblati e riguardano enti
diversi, servizi interrotti da
anni, attività private della società. Con grande serenità affermiamo piena fiducia nella
magistratura; perché non
aspettare il suo verdetto piuttosto che u.sare l'esposto attraverso i giornali?».
9
ÿ^ERDÎ
10 FEBBRAIO 1995
¡s E Eco Delle ^lli moEsi
PAG.
Ili
Si svolto a Torino un convegno sulla partecipazione femminile alla politica
lldìritto di voto come emancipazione sociale
FEDERICA TOURN
Il 1® febbraio 1945, con un
decreto luogotenenziale,
viene riconosciuto il diritto di
voto alle donne. Ci sono voluti ben 74 anni di rivendicazioni serrate: la prima ri(^està era stata depositata al
Pailamento del Regno nel
1871, e così via per altre venti .yolte; l’ultima aveva anche
avuto, inutilmente, il sostegBo di Pio XII, che si era prodigato in questo senso per
non lasciare niente di intentatone! contrastare l’avanzata
socialista, nemmeno il voto
a potenzialmente conservatore
delle donne. 11 diritto a votare
arriva invece dopo la guerra e
passa quasi sotto silenzio.
jCSntluant’anni dopo, il convégno «Voto donna» che si è
^Ito il 30 gennaio a Torino,
a Palazzo Lascaris, ha voluto
j^ordare quei giorni, e quali
.Cambiamenti da allora sono
stati ottenuti sulla strada
deU’nguaglianza tra uomo e
donna. Strada di fatto spesso
■si>8rtata dalla famiglia, che
«lacapsula» la donna, trasforpmndola sotto l’egida del
màrito in moglie e madre a
tempo-pieno, unica tutrice e
.•lèlponsabile della tanto conlianiata «unità della famiglia». Perché allora la mo^e-madre dovrebbe votare?
farebbe un doppio voto regalato ai capifamiglia, visto che
la donna è dipendente in tutto
dal naarito. Perché stupirsi?
«dell’articolo 29 della nostra
CdStituzione rimane traccia di
questo pregiudizio - nota la
Famiglia itaiiana (1953): ii suo peso cade suiia donna
sociologa Chiara Saraceno dove è detto che “il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità
familiare’’».
Durante il periodo fascista,
il dovere «naturale» della
donna verso la famiglia raddoppia, diventa un dovere anche verso lo Stato. Si sprecano riconoscimenti alle madri
di progenie numerosa, ma anche divieti alle donne di fare
carriera nel pubblico impiego, licenziamento in caso di
matrimonio o maternità (gli
uomini no: se si sposano
avanzano di grado, e se le loro rnogli partoriscono ricevono premi di natalità). Di diritto al voto neanche a parlarne, ma stavolta per tutti.
La Resistenza, con l’enorme partecipazione, femminile
(quasi 4.000 donne in Pie
Fermi i campionati domenica scorsa per porre l'accento sui fatti di violenza culminati nell’uccisione domenica scorsa a Genova di un
tifoso, alcuni sport non sono
stati fermi, disputando turni
ilrfitasettimanali.
ALUSERNA 1 CAMPIONATI DI CORSA campestre — Domenica 12 febbraio, sui prati adiacenti il
complesso sportivo Alpi Coàe, avrà luogo la terza prova
dei campionati pinerolesi di
corsa campestre con l'orgatìzzazione del 3S Lu.serna. 11
ritrovo degli atleti è previsto
per le 8,30; la partenza delle
gare è invece fissata per le
9,30. La quarta tappa si disputerà esattamente la settimana
dopo, aPomaretto, sotto l'egida del GS Pomaretto ’80. Dopo le prime due tappe di San
^nhano e Scalenghe la classifica a squadra vede al cotitando Sangermanese Baudetiasca davanti a Pomaretto,
Atlètica Pinerolo e Scalenghe.
CAMPIONATI studenteschi — Si è conclusa la
fase provinciale dei campiottati studenteschi di pallamano. L’Itis Pono e il Liceo
Porporato hanno ottenuto
I adesso alle finali maschili
dt Torino. L’Itis Porro ha superato nell ’ultimo incontro
•Alberghiero per 25 a 18.
Nel settore femminile, vitto■la del Liceo Porporato sul
l’Alberghiero per 11 a 3; le
seconde classificate (Porporato tra i ragazzi e Alberghiero tra le ragazze) sono state
superate negli incontri di ripescaggio che si sono disputati a Torino.
PALLAMANO CADETTI — Nella partita di esordio
del campionato cadetti di pallamano il 3S ha pagato l'inesperienza perdendo per 5 a
19 dall’Exes Rivalta.
PALLAVOLO — In seconda divisione le ragazze
del 3S hanno subito una
sconfitta al tie break ad opera
del Trisfera Rivalta, di.straendosi proprio nel momento decisivo. Nella categoria ragazze il San Secondo si è imposto per 3 a 0 sul campo del
3S Luserna.
TENNIS TAVOLO —
Fermi i campionati i recuperi
si svolgeranno a fine campionato; giovedì 9 febbraio la
squadra di D2 sarà a Torino
con le Poste. La CI e la C2
giocheranno sabato 11 in casa dalle 16 rispettivamente
con il Bordighera e con il
Valledora Alpignano.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
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tei. 0121/91.507
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L’Eco
E 'VALLI VALDESI
tei. 011 -655278, fax 011 -657542
monte), riporta in primo piano
i diritti delle donne; lo testimoniano i fogli clandestini
che vengono stampati dall’
autunno del ’43 all’estate del
’45. C’è il giornale dell’Udi,
l’Unione donne italiane, c’è
«Noidonne», e giornali di
partito come «La Compagna», organo del Psi, «Nuove
Realtà» di GL, «In marcia»,
foglio delle donne cattoliche;
mostrano una pluralità di idee
che rispecchia una precisa
identità politico-partitica. Incitano all’insurrezione e rivendicano una raggiunta maturità politica che non potrà
vederle escluse dal governo
del dopoguerra.
E il voto e la partecipazione
alla vita politica, almeno come possibilità, arrivano. «Il
diritto al voto è stato allora
poco osannato perché considerato un atto dovuto - ricorda Maria Eletta Martini, ex
Cinema
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento propone, giovedì e venerdì, ore 21,15,
Prima della pioggia, Leone
d’oro a Venezia ’94, con Milcho Manchevski; sabato, ore
20 e 22,10, domenica ore 16,
18, 20 e 22,10 e lunedì, ore
21,15, The mask.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì, Cronisti d’assalto; sabato, Fatai instinct; da domenica (ore 16, 18,30 e 21) a
giovedì. Sotto il segno del
pericolo. Nei giorni feriali
l’inizio è alle 21, mercoledì
chiuso.
PINEROLO — La multi
sala Italia propone alla sala
«5cento» Franckenstein; feriali 20 e 22,20; sabato 20 e
22,30, domenica 15,17,30, 20
e 22,20.
Alla sala «2cento» sarà in
visione The river wilde, il
fiume della paura; feriali
20,10 e 22,20, sabato 20,10 e
22,30, domenica 14,20,
16,20, 18,15,20,10, 22,20.
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partigiana e parlamentare non avevamo forse fatto la
Resistenza?». All’atto pratico,
però, il 2 giugno 1946, quando si avvicinano alle urne, è
per tutte un momento emozionante. La scrittrice Anna Danti diceva di avere il cuore in
gola, e paura persino di sbagliare e Maria Bellonci di essere tentata dalla fuga. «Era la
conquista di un’individualità»
spiega la storica Anna Rossi
Doria. E continua ad esserlo
anche nelle elezioni successive: al di là degli anatemi di
partito diffusi all’epoca sul
fatto che nell’urna Dio ti vede
e Marx no, una cosa è sicura:
il marito non vede di certo e
quella croce sul foglio è un
concreto atto di indipendenza.
Le donne adesso non solo
possono votare, ma anche essere votate: alla Costituente,
su 630 deputati, sono elette
21 donne. «Dovevamo costruire l’avvenire, tenendo
conto di tutte le esigenze racconta con vivacità Nadia
Spano, deputata alTAssemblea - noi rappresentavamo le
donne e insistevamo sulla parità dei diritti, sapendo che la
Costituzione sarebbe stata
una garante di legittimità in
questo senso». E la parità formale si rafforza con gli anni:
ne sono un esempio Tadulterio femminile depenalizzato
nel 1968, la riforma del diritto di famiglia nel 1975, la
legge del ’77 sulla parità nel
lavoro e quella del ’91 sulle
pari opportunità, per favorire
un’uguaglianza sostanziale
tuttora laboriosa.
Intervista a Nadia Spano
Donne e Costituente
Nadia Spano è una delle 21
donne, su 630 deputati, che
furono elette all’Assemblea
costituente il 2 giugno del
1946. Quel giorno si decideva anche fra monarchia e repubblica: erano le prime elezioni politiche a suffragio
universale in cui il diritto di
voto veniva esteso anche alle
donne.
-Come è stato l’ingresso
alla Costituente?
«C’erano intellettuali antifascisti, ex partigiani ma anche lavoratori, contadini, e
donne: per noi era un’emozione e una grande responsabilità, perché dal nulla dovevamo creare le basi per il futuro. Inoltre noi deputate trovammo in Assemblea un ambiente paternalistico e non
poche resistenze: per i soliti
pregiudizi, venivamo incaricate dai partiti delle questioni
cosiddette femminili, come i
problemi dell’infanzia. Non è
che i costituenti fossero contrari all’uguaglianza formale,
ma cercavano in tutti i modi
di ignorarne l’attuazione».
- Quali sono stati i principi
per cui si è battuta alla Costituente?
«Io ero del Pei; in quel periodo era fondamentale proprio la questione femminile;
volevo che fosse riconosciuta
pienamente la parità dei diritti, anche nella politica».
- Quali risultati sono stati
ottenuti ?
«Io credo che la Costituzione in sé sia da difendere, soprattutto nel suo impianto antifascista e nella parte sui
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10 febbraio, venerdì — VILLAR PEROSA; Alle ore 17,
presso la sala della Biblioteca comunale di Villar Perosa sarà
inaugurata la mostra, organizzata dalla Comunità montana valli
Chisone e Germanasca e dal Comune di Villar Perosa, «Archeologia industriale in vai Chisone». La mostra rimarrà aperta fino
al 23 febbraio dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 17 alle 19.
IO febbraio, venerdì — PINEROLO; Alle 20,45, presso il
centro sociale di via Podgora, si svolge il secondo incontro con
il prof. Bruno Corsani sulla Bibbia; tema della serata; «La testimonianza biblica nelle diverse epoche».
10 febbraio, venerdì — VILLAR PEROSA; Dalle 20, presso il Grande albergo, serata musicale e gastronomica con la partecipazione del duo pianoforte e flauto Carraro e Astolfi.
11 febbraio, sabato — INVERSO RINASCA; Alle 21,15,
presso gli impianti della Pro Loco, per la rassegna «I musicanti», serata country rock e cajun con i «Praying for thè rain»;
questa la formazione; Dominique De Cicco, chitarra) armonica
e voce solista. Vince De Cicco, fisarmonica, tastiere e voce,
Malcolm Darwin, basso, chitarra e voce, Delagh King, percussioni e flauto, Karlos, batteria e percussioni.
II febbraio, sabato — ANGROGNA; Il Gruppo teatro Angrogna replica, alle 21,15, presso la sala unionista, lo spettacolo
«Café Liberté»; prenotazioni alla Claudiana di Torre Pellice.
11 febbraio, sabato — PINEROLO: Per la rassegna «Risonanze europee» in corso di svolgimento al Teatro-incontro di
via Caprini, alle 21, si svolgerà una serata dedicata alla Francia con musiche di Debussy, Ravel, Poulenc, Franck, Satie,
poesie di Rimbaud, Verlaine e Mallarmé, performances di
danza; interpreti della serata Valter Carignano, Francesca Danza, Silvia Cucchi, Monica Natali, Anna Maria Bermond, Sabrina Coutandin.
11 febbraio, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI; Alle
21, presso la sala Albarin, serata jazz con Laura Conti, voce,
Aldo Mella, contrabbasso, Gianmario Gillio, pianoforte, Enzo
Zirilli, batteria.
11 febbraio, sabato — PEROSA ARGENTINA; Alle
16.30, presso la sede della Comunità montana, verrà presentato
il libro «Osterie d’Oriente», alla presenza di Renato e Davide
Scagliola, autori del libro; seguono canti folcloristici.
12 febbraio, domenica — TORRE PELLICE; Alle 9, presso i locali della banda cittadina in piazza Gianavello, si terrà
l’assemblea annuale della Società pescatori sportivi vai Pellice.
13 febbraio, lunedì — LUSERNA SAN GIOVANNI; Alle
20.30, per il ciclo di incontri «Rileggere la Costituzione» promosso dal Centro culturale valdese e dalla scuola media statale di Luserna S. Giovanni presso Pauditorium, Elvio Passone e
Giorgio Peyrot, giuristi, parleranno su; «La Costituzione dal
1947 ad oggi; i principi e le istituzioni».
13 febbraio, lunedì — TORRE PELLICE: Alle 21, presso
il Centro d’incontro (via Repubblica 3) l’Associazione per la
pace tiene il suo precongresso (aperto anche ai non iscritti)-in
vista del congresso nazionale (Livorno, 31 marzo-2 aprile). A
partire dallo stesso giorno sarà visitabile la mo.stra «Sarajevo
vuole vivere» presso l’atrio del municipio.
princìpi, che non è da toccare.
Si voleva impedire un ritorno
al passato non nella norma
transitoria sulla ricostituzione
del partito fascista, ma nella
definizione dei diritti e nella
struttura dello Stato, con la
separazione dei poteri, i controlli reciproci, la limitazione
del potere del presidente della
Repubblica».
- Che cosa invece non è
stato ottenuto, fatto salvo il
fatto che la nostra Costituzione è considerata anche
all’estero come molto avanzata?
«Nella pratica alcune norme non sono state attuate; per
esempio la norma transitoria
di cui si parlava prima, dato
che già nel 1948 di fatto un
partito fascista si era già
riformato. Inoltre la Costituzione voleva che le Regioni a
statuto normale fossero istituite dopo un anno e invece
abbiamo dovuto aspettare fino al 1970».
- Si può parlare di opportunità di una revisione della
Costituzione? E in quali termini?
«Bisogna ampliare i poteri
delle Regioni, quindi andare
nella direzione di un maggior
decentramento; e poi bisogna
tener conto delle mutate condizioni sociali e dare spazio a
temi nuovi come la comunicazione, l’ambiente, l’organizzazione della vita nelle
città, i giovani e il lavoro, gli
anziani. Senza dimenticare la
questione dell’unità familiare,
con il riconoscimento delle
famiglie di fatto».
»ERVIZI
¿r« ■
■-'■-...ii.'", VALLLj >s ,
CHiSiONE • GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154 <
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 12 FEBBRAiO
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6,
tei. 81261
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde, Porte : tei. 201454
’ VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 12 FEBBRAIO
Villar Pellice: Farmacia GayPiazza Jervis, tei. 930705
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
’>w$RoÜ0 ' Î fi - A
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via PioV, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/tax 0121/932166
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Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoti
Stampa; La Ghisleriana Mondov)
Una copia L. 2.000
10
PAG, IV
E EcD Delle Iàlli ^ldesi
venerdì io febbraio 1995
LA FESTA DEL XVIIEEBBRAIO
ALLE VALLI VALDESI
ANGROGNA — Giovedì 16 febbraio, alle 20 accensione
dei falò (Stalliat, Rocciamaneut, Crosietta, Pradeltomo).
• Venerdì 17, alle 9,45, partenza dei cortei dal Serre e dal
capoluogo, incontro al Vengìe e ritorno al capoluogo per il
culto, alle 10,30 con predicazione di Giuseppe Platone,
partecipazione della corale e della scuola domenicale.
• Alle 12,30, agape alla sala unionista (prenotazioni presso
gli anziani e, fino al 12, presso Ilda Chiavia, tei. 932332).
Dopo il pranzo messaggi di J.-L. Sappé, Franca CoYsson e
Silvio Bertin; il past. Platone parlerà della sua esperienza
al Servizio cristiano di Riesi.
• Alle 21,15, alla sala unionista, il Gruppo teatro Angrogna
presenterà il suo ultimo spettacolo «Café Liberté»; prenotazioni presso la libreria Claudiana di Torre Pellice.
BOBBIO PELLICE — Alle 19,15 del 16 febbraio, fiaccolata a partire dalla piazza del paese.
• Il 17 alle 10,30, culto nel tempio con partecipazione della
corale e celebrazione della cena del Signore; darà un messaggio il moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan,
ospite della giornata.
• Alle 12,30 l’agape (prenotazione entro il 13 febbraio dal
pastore o presso la tabaccheria Pontet) nella sala.
• Alle 21, nella sala polivalente, la filodrammatica presenterà la commedia «Metti una suocera in casa».
LUSERNA SAN GIOVANNI — Giovedì 16 febbraio, fiaccolata alle 19,15 dal piazzale del tempio per raggiungere il
falò degli Stallò. _
• Il culto del 17 vedrà la predicazione del past. Paolo Ricca,
ospite della giornata, e partecipazione della corale.
• Il pranzo tomunitario sarà alla sala Albarin alle 12,30
(prenotazioni presso l’edicola Malanot Meynet o presso
l’Asilo) e nel pomeriggio Paolo Ricca parlerà della Facoltà
valdese di teologia di Roma.
• Alle 20,45, alla sala Albarin serata comunitaria con i giovani che presenteranno «Il malato immaginario» di Molière; la serata sarà replicata il 4 marzo.
MASSELLO — Il culto del 17 febbraio sarà tenuto alle ore
Il dalla pastora Daniela Di Carlo.
PERRERO-MANIGLIA — Il culto del 17 febbraio si svolgerà quest’anno a Maniglia, alle 10,30, con predicazione
dell’ospite della giornata, past. Luciano Deodato.
• Per il pranzo comunitario occorre prenotarsi, entro il 12
febbraio, telefonando a Lina Barus (0121-808762).
PINEROLO — n 17 febbraio il culto alle ore 10 vedrà la celebrazione della Santa Cena.
• La sera è prevista una cena comunitaria a cui parteciperanno i coniugi Telmon Rostan dell’Uruguay che parleranno della Chiesa valdese nel Rio de la Piata. Chi desidera
partecipare alla cena comunitaria è invitato a prenotare telefonando a Vera Long (0121-71597).
POMARETTO — Alle 8,30 del 17 febbraio ^partenza dei
cortei dall’Eicolo grando e da Inverso Pinasca con le rispettive bande musicali. Il culto sarà presieduto dal past.
Renato Coisson, nel tempio alle 10; sarà ospite della giornata anche Franca Long, membro della Tavola valdese.
• Alle 12,30, presso gli impianti della Pro Loco di Inverso,
ci sarà il pranzo comunitario (prenotazioni entro il 13
presso Ugo Beux e Daniela Beri a Pomaretto, Elio Giaiero
a Perosa e la panetteria Rochon di Inverso Pinasca).
• Alle 20,30 la filodrammatica presenterà, al teatro, lo
spettacolo «Roxy»; la serata sarà replicata sabato 18.
PRALI — L’accensione dei falò, giovedì 16, è alle 19,30.
• Alle 9,30 del 17 ritrovo sulla piazza di Ghigo per il corteo e alle 10,30 ci sarà il culto presieduto dal past. Mauro
Pons; interverrà la corale.
• Alle 12,30 il pranzo comunitario (prenotazioni presso gli
anziani entro il 12 febbraio), al termine del quale il pastore Pons parlerà della testimonianza delle chiese evangeliche in Sicilia.
PRAMOLLO — La sera del 16 febbraio i falò si accenderanno alle 20. Alle 21 si terrà l’incontro di festa presso il
presbiterio con ospite il pastore Paolo Spanu.
• Il 17 alle 10 si formerà il corteo; il culto con Santa Cena
e la corale sarà presieduto dal past. Paolo Spanu.
• Alle 12 si tiene il pranzo comunitario nella sala. Il costo
è di £ 23.000 (16.(X)0 per i bambini con meno di 12 anni).
Prenotazioni entro lunedì 13 presso Elvina Peyronel
(0121-582946) o Rina Ferrerò Sappé (0121-582951).
• Alle ore 20,30, nella sala, la Filodrammatica presenta il
dramma in tre atti «E lucean le stelle» (replica sabato 18).
PRAROSTINO — Alle 20 del 16 febbraio verrà acceso il
falò al Roc; seguirà la fiaccolata verso San Bartolomeo.
• Il culto del 17, con la corale, si svolgerà alle 10.
• Il pranzo si tiene alle 12 circa nella sala del teatro. Prenotazioni presso il presbiterio entro mercoledì 15.
• Alle ore 15,30 avrà luogo una conversazione con il pastore Fulvio Ferrario sulla figura di Dietrich Bonhoeffer.
RORA — Il culto del 17, alle 10, nel tempio, vedrà la partecipazione della corale e la celebrazione della Santa Cena.
• Nella .sala del teatro è prevista l’agape comunitaria (prenotazioni entro il 13, presso Luciana Morel, tei. 93118).
• Nel pomeriggio l’avv. Guido Fubini, della Comunità
ebraica'di Torino, parlerà sul tema «Come le comunità
ebraiche vivono l’attuale momento politico e sociale».
SAN GERMANO — Alle ore 19,45 parte dall’Asilo la fiaccolata organizzata dal gruppo giovanile. Alle 20 è prevista
l’accensione dei falò.
• Il 17 il corteo parte dal tempio alle 9,15 con partecipazione della banda musicale, per raggiungere l’Asilo e ritornare al tempio. Il culto alle 10,30 sarà presieduto dal past.
Thomas Josi.
• Alle 12,30 si tiene il pranzo. 11 costo è di £ 20.000. Prenotazioni, entro mercoledì 15, presso farmacia Tron
(0121-58766) e salumeria Bounous (0121-58609).
SAN SECONDO — Il falò comunitario del 16 febbraio, preparato dai giovani, sarà acceso alle ore 20 ai Brusiti.
• Il 17 prevede il culto alle 10 con partecipazione della corale e Santa Cena. Per il pranzo comunitario, curato da un
gruppo di sorelle della comunità, si raccolgono le prenotazioni pressò Elvina Gardiol (500875) oppure presso il pastore (500132) entro domenica 12 febbraio.
• Il pomeriggio vedrà, come ospite Ethel Bonnet, recentemente tornata da un viaggio in Argentina e Uruguay;
sarà un’occasione per meglio conoscere l’altra parte della
nostra chiesa nel Rio de la Piata.
TORRE PELLICE — Giovedì 16, alle ore 20, si accende il
falò dei Coppieri. Alle 20,45, serata comunitaria al tempio
dei Coppieri; Giorgio Bouchard parlerà su: «L’albero e il
fiore: valdesi e nuovi evangelici nell’Italia di oggi».
• Venerdì 17 il culto nel tempio alle 10 sarà presieduto dal
past. Giorgio Bouchard, Ospite della giornata.
• Alle 12,30 agape in Foresteria (prenotazioni entro il 16 in
Foresteria oppure gli incaricati al termine del culto).
• Alle 21, nel tempio del centro, la filodrammatica dei
Coppieri presenterà «Tredici a tavola», due atti di Marc
Gilbert Sauvajon; la serata sarà replicata sabato 18.
VILLAR PELLICE — Giovedì 16 il moderatore Gianni
Rostan sarà ospite della casa Miramonti per il pranzo; Rostan parteciperà anche al falò del ponte delle Ruine che
verrà acceso alle 20,30 e dove convergeranno anche le varie fiaccolate provenienti dai falò di altre borgate.
• 11 culto del 17, alle ore 10, è organizzato dalla .scuola domenicale.
• Alle 12,30, nella sala di piazza Jerwis, avrà luogo la tradizionale agape fraterna (prenotazioni, entro il 15, presso
la tabaccheria Marletto, la coop Vernet, la panetteria Gönnet e commestibili «Le boulanger»). Ospite il past,^Bruno
Corsani, già docente alla Facoltà di teologia di Roma che
parlerà del lavoro e delle prospettive della Facoltà.
• Alle 21, nella sala, la filodrammatica presenterà il dramma «Sangue valdese» e l’atto comico «Sganarello»; la serata sarà replicata il 18, sempre alle 21.
VILLAR PEROSA — 11 16 febbraio i falò nelle borgate
vengono accesi alle 20.
• 11 culto del 17, con Santa Cena e partecipazione dèlia corale, si tiene alle 10; la predicazione sarà tenuta dal pastore
Valdo Benecchi. Alle ore 12,30 si tiene il pranzo al Convitto. Prenotazioni presso il pastore entro mercoledì 15.
• Alle ore 20,45, nella sala presso il tempio, verrà rappresentata la commedia in piemontese «Baraonda dal dottor
d’ia mutua» a cui seguirà la farsa «Pierbattista il trasformista». Replica sabato 4 marzo.
VILLASECCA — Le celebrazioni del 17 febbraio prevedono, alle 10, il corteo dai Chiotti per Villa.secca dove ci sarà
il culto, presieduto dal past. Teofilo Pons.
• L’agape fraterna sarà alle 12,30 nella .sala (prenotazioni
presso il pastore o Clodina Balma entro il 12).
• La filodrammatica presenterà il suo spettacolo il 25 febbraio e il 4 marzo alle 20,30 e il 26 febbraio alle 14,30 nel
tempio di Villasecca.
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11
venerdì io febbraio 1995
^mm
PAG. 7 RIFORMA
previste cinque votazioni entro giugno
Ingorgo elettorale
!]_ presidente del Consiglio,
Lamberto Dini^ nel corso della replica al Senato non si è
nascosto i problemi derivanti
dall’«ingorgo» delle scadenze
elettorali: «La celebrazione
dei referendum ammessi nel
’93; i termini per i referendum ammessi nel ’94 b rinviati in seguito alle elezioni
politiche anticipate; il rinnovo dei Consigli delle Regioni
a’statuto ordinario e di molti
Consigli provinciali e comunali»- Per questo Dini si è
détto disponibile a «ricercare
una soluzione a tale intreccio
.cronologico, che deve essere
individuata in un ragionevole
punto di equilibrio tra esigenze di opportunità politica ed
esigenze di correttezza giuridica, a dar corso prontamente
al più ampio confronto in sede parlamentare e ad attivare
subito i necessari approfondimenti tecnici». Ecco il tour
de force che attende nei prossimi mesi gli elettori italiani.
Referendum
Per i nove referendum ammessi dalla Consulta, si potrà
votare in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15
giugno. A queste consultazioni popolari, tuttavia, vanno
aggiunte anche le tre sospese
l’anno scorso in seguito allo
scioglimento anticipato delle
Camere. Per questi tre referendum non si potrà votare
prima del 14 maggio perché
la legge stabilisce che in caso
di sospensione i referendum
devono essere effettuati un
anno dopo, più ulteriori 45
giorni e considerando che le
elezioni politiche si sono
svolte il 27 marzo, la prima
domenica utile è il 14 maggio.
Regionali
Per il rinnovo dei Consigli
regionali a statuto ordinario,
l’appuntamento elettorale dovrebbe cadere a norma di legge entro il 30 aprile: ma la
legge che regola il voto per le
Regioni, come previsto dal
programma di Dini, potrebbe
essere modificata. Non è
escluso, quindi, che le regionali possano slittare di qualche settimana.
Amministrative
Tra il 15 maggio e il 15
giugno è previsto un turno
elettorale che interesserà 77
Province e oltre 5.000 Comuni, tra i quali quasi 300 con
oltre 15.000 abitanti. Il sistema elettorale di questi ultimi
è però oggetto di un referendum che dovrà decidere
l’eventuale estensione del
maggioritario a un turno.
Intervista a Vitaliano Della Sala, il prete che denuncia gii sprechi del dopo terremoto
Essere profeti al servizio del mondo
LUISA NITTI
Il mattino del 31 gennaio i
giornali parlavano del suo
intervento fuori programma
come di una violenta invettiva: davanti alla presidente
della Camera e alle autorità
convenute ad Avellino, nel
bel mezzo di una manifestazione sulla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto
deirirpinia, Vitaliano Della
Sala ha urlato il suo dissenso
e denunciato ancora una volta
l’ambiguità del grande progetto della ricostruzione che,
impantanato da sempre in
una pessima gestione, in
quattordici anni ha provocato
più sperperi che benefici veri
per la gente.
Da due anni e mezzo don
Vitaliano Della Sala è diventato sacerdote; vive a Sant’
Angelo a Scala (Av) e ha rischiato già due volte di essere sospeso.
«La Pivetti è stata Vunica
che mi ha lasciato parlare spiega don Vitaliano (che
non esita a definirsi di sinistra) quando gli chiediamo
di raccontarci come è andata
-; ha accettato di mettersi in
discussione più dei parlamentari progressisti presenti». L’intervento pubblico a
dir poco brusco di alcuni
giorni fa non è stato solo un
improvviso e inspiegabile
moto di insofferenza, in
quanto da anni don Vitaliano
cerca di vivere il suo sacerdozio non trascurando di essere presente nelle contraddizioni sociali e politiche del
posto in cui vive.
Quando, a giugno dell’anno scorso, si è fatto incatenare alla sua chiesa per prote
stare contro i lavori mai portati a termine e i miliardi già
spesi per una chiesa eternamente incompleta, don Vitaliano ha avuto la solidarietà
della gente del paese; eppure
a poco è servita la petizione
popolare, né hanno avuto effetto le continue sollecitazioni: il parroco ha dovuto capire che ciò che mancava non
erano i mezzi ma la volontà
di terminare i lavori.
«In un piccolo paese come
quello in cui vivo la chiesa
ha anche un’importante funzione di aggregazione: spesso è l’alternativa all’isolamento o all’abbrutimento del
bar; allora è importante che
si sia pensato ad un incontro
sulla ricostruzione delle chiese»: così don Vitaliano comincia a spiegare le motivazioni che lo hanno portato alla protesta di lunedì scorso:
«Ma le case? - continua non si può dimenticare che
molte persone vivono ancora
nelle baracche».
Chi conosce don Vitaliano
sa che il suo impegno politico è davvero singolare. L’anno scorso ad Avellino ha preso parte all’occupazione di
un Centro sociale, poi è stato
presente nelle scuole occupate. «In quelle occasioni spiega, quasi stupito - il vescovo non aveva preso alcuna posizione. Non era possibile che nessuno stesse con i
ragazzi, almeno per ascoltare
e itnparare: ad esempio per
capire il loro linguaggio,
senza pretendere sempre di
avere la verità».
Così don Vitaliano si è
esposto spesso alla disapprovazione e alle critiche, non
solo da parte della chiesa. Gli
chiediamo come connette il
sacerdozio con l’impegno sociale: «Non si può essere cristiani ed essere schierati
sempre con il potere - risponde - bisogna esserne liberi e criticarlo. Già in seminario avevo un rapporto difficile con le istituzioni, spesso ho litigato con i miei superiori perché non accettavo
l’idea di un’istituzione che ti
controlla. Penso che essere
cristiani voglia dire essere liberi e sforzarsi di dire la verità, non la nostra ma quella
di Gesù Cristo». E poi aggiunge: «Dio non ha rifiutato
di incarnarsi, di diventare
essere umano; così il cristiano non può osservare dall’
esterno quello che accade,
ma deve avere il coraggio di
entrare nelle contraddizioni
del mondo».
L’impegno nel sociale di
don Vitaliano sembra avere
un interessante retroterra teologico. Quali sono, gli abbiamo chiesto mentre la chiacchierata si faceva sempre più
avvincente, le radici teologiche che la motivano nell’impegno politico? «Mi appassiona la vita dei profeti - afferma Vitaliano -; di Amos,
per esempio, che avrebbe
condotto una vita tranquilla
se Dio non l’avesse chiamato
e sradicato... anche noi dobbiamo saper leggere il presente per diventare “profeti”
al servizio del mondo».
Un prete così «anomalo»
non può evitare di interrogarsi sulle prospettive e sui
rischi del suo modo di vivere
il proprio sacerdozio: «Ho
molta paura - ha spiegato a
questo proposito -, non so
che cosa mi succederà domani; ma l’avventura è anche bella! Comunque sono
convinto che in questa chiesa si possa lavorare bene
nonostante le tante contraddizioni. Appena sono arrivato qui mi sono accorto che la
gente aveva un ’idea sbagliata del sacerdote; in due anni
ho cercato di uscire dal ruolo di prete per incontrare le
persone. Adesso, con molti,
c’è una bella amicizia, ma
certo non è facile.
In futuro vorrei dedicarmi
completamente alla comunità, senza avere più bisogno
di atti eclatanti come quello
di lunedì, anche perché sono
gesti facilmente strumentalizzabili. Mi piacerebbe far crescere la mia chiesa, ma farla
crescere libera, come luogo
in cui ci si incontri anche
con chi è diverso».
INIZIATIVA PER I LETTORI DI «RIFORMA»
FRAMMENTI DI
DELLA RIFORMA
11-17 febbraio di ogni anno si ricorda la concessione dei
diritti civili ai valdesi (17 febbraio 1848) che apri una
grande stagione di libertà per tutte le chiese evangeliche
poi presenti sul territorio italiano.
In questa occasione la redazione di Riforma offre ai suoi
lettori la possibilità di approfondire la conoscenza di alcuni importanti avvenimenti storici, acquistando a prezzo
fortemente scontato i seguenti volumi della Claudiana:
' Otovonni Jaffa ‘
ZoMOKlV
-A KIIORMN
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Giovanni Jalla - Storia della
Riforma in Piemonte fino alla morte di Emanuele Filiberto (1517-80)
(2- ediz.), pp. 420
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Una ricerca esemplare su un
aspetto ignorato della vita politico-religiosa del Piemonte del
'500. Ristampa anastatica dell’edizione Claudiana, 1914.
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di Salbertrand. Il ritorno dei
WJldesi in Italia (1689)
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L autore fa rivivere vivacemente
più famosa pagina della storta valdese. I magnifici disegni
<^i U. Stagnaro e le incisive foto
di A. Merlo immergono visivaPiente il lettore nei luoghi storici e tra i personaggi dell'epoca.
GiofgK) BoiitharH
IL PONTE DI
SALBERTRAND
Il ritorno dei valdesi in Italia
Gerolamo Miolo - Historia breve e vera de gVaffari de
i valdesi delle Valli (1587)
a cura di Enea Balmas
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Anonimo - Histoire memorable de la guerre faite par le
due de Savope Emanuel Philebert contre ses’subjects
des Vallées [...] (1561)
a cura di Enea Balmas e Vittorio Diena
testo originale con versione italiana a fronte, pp. 180
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Denys Bouteroue - Discorso breve delle persecuzioni
occorse in questo tempo alle chiese del Marchesato di
Saluzzo. (1620)
Introduzione, note e appendice di Enea Balmas, testo originale
francese e versione italiana di G. Zardini Lana, pp. 280
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Tre testi del 1500 e 1600 che offrono una testimonianza
preziosa della resistenza valdese e delle chiese riformate
del Piemonte alla repressione cruenta del sovrano feudale.
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Da numerosi frammenti del complesso fenomeno dell’eresia medievale in Italia e Francia nei secoli XII-XVI,
appare un insieme di
viva spiritualità che torna a interrogare la cultura del nostro tempo.
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Torino - fax 011-657542) o per telefono 011-655278.
12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 10 FEBBRAIO 1995
Il regista Stanley Kubrick
«FULL METAL JACKET» IN TV
LA VIOLENZA
PIÙ GRAVE
ALBERTO CORSAMI
. ¡P ercM le contestazioni
^JL nascono solo quando
si tratta di grandi opere d’autore?». La domanda, anche se
viene da una persona coinvolta (il direttore di rete di Canale 5 Sergio Cori in un «forum» nella redazione del quotidiano «Avvenire») è più che
legittima.
Perché la proiezione di Full
Metal Jacket, il noto film di
Stanley Kubrick sul Viemam
scandalizza così tanto? Per la
violenza che, indubbiamente,
esiste? Per il turpiloquio?
La domanda, peraltro, non
è nuova, si riaffaccia ciclicamente alla ribalta dei mass
media o del cinema. In sostanza, dicono a «Avvenire»,
l’orario espone i soggetti più
deboli alla visione di scene
che potrebbero non essere
comprese appieno: la tv non è
il cinema, perii quale occorre
una scelta consapevole di
questo o quel film; in casa
propria i bambini, magari lasciati soli, potrebbero essere
sconvolti da una visione alla
quale non sono preparati.
C’è del vero, in questa argomentazione, ma appunto si
toma alla domanda posta da
Cori: perché il problema salta
fuori solo se passa un film
d’autore? È possibile non
rendersi conto di quanta violenza passi ogni giorno sul
piccolo schermo? Si va dai
telegiornali, serviti a tavola,
ai cartoni animati magari
giapponesi, serviti a merenda,
ai telefilm che magari esibiscono livelli di violenza più
blandi ma esibiscono violenza banalizzata, gratuita e dagli effetti che paiono passeggeri: scazzottate, pestaggi dopo i quali i personaggi continuano le loro avventure o
riappaiono: la struttura seriale
della telenovela «lascia supporre» (ma forse .solo a un
pubblico adulto) che tra una
scena e l’altra passi del tempo
e cambino le cose, ma l’impressione è che la violenza
non produca effetti duraturi,
insomma «che si possa fare».
Banalizzazione.
Questa tesi la sostiene, sempre nel forum di «Avvenire»,
un critico serio ed esperto come Morando Morandini, che
tra l’altro rivolge un appunto
(limitato all’enunciazione.
non sviluppato) al mondo cattolico: «...E invece la responsabilità è dei cattolici, parlo
dei dirigenti televisivi. In tutti
questi anni sì sono preoccupati più del sesso che della
violenza. Nei paesi protestanti
invece è il contrario».
Tutti sembrano d’accprdo
nel riconoscere i meriti artistid del film e nel ritenere
che quel minuto tagliato (alcuni passaggi del turpiloquio
dell’ufficiale istruttore; l’inquadratura finale del suicidio
della recluta «Palla di lardo»,
l’agonia della cecchina vietnamita) sia esso stesso una
violenza all’opera.
La mia impressione (e le
conseguenti possibili riserve
sulla messa in onda alle
20,40) è un’altra, che non ritrovo nelle parole dei partecipanti ai forum. Posto che il
film ha una sua struttura e organicità; posto che il suo
messaggio è stato univocamente interpretato come una
critica alla guerra e all’esercito (e nessuno l’ha letto come
loro esaltazione); ebbene ciò
che più è sconvolgente è caso
mai la commistione di quest’opera (e quindi del suo
messaggio) con altri messaggi attraverso gli spot. Quando
Fellini insorse contro l’inserimento della pubblicità nei
film in tv qualcuno lo considerò un po’ un trombone: in
realtà vedeva giusto. È altamente rischioso per le coscienze (in questo caso sì, soprattutto dei più deboli) vedere un film di un certo tipo in
cui si inseriscono surrettiziamente la famiglia riunita
d’amore e d’accordo intorno
alla fettuccine fatte come una
volta, i problemi di alito,
l’avvenenza delle auto e le
carte igieniche usate come
coperte di Linus.
Se un film (come il teatro,
come un romanzo) può parlare per allusione e per simboli,
per via indiretta e non sempre
realistica, ma in riferimento a
un’idèa di realtà che si vuole
analizzare, accreditare o denunciare (la guerra, nel nostro
caso), quale «senso di realtà»
può rimanere a chi guarda le
insalate anarchiche dei palinsesti televisivi? Non è questo
un pericolo maggiore per i
soggetti più esposti alla tv?
Una battaglia senza senso nel film di Kubrick
La guerra del nemico invisibile
Il nome del film fa riferimento a un particolare tipo di
cartuccia per i fucili in dotazione al còrpo dei marines,
destinati al Vietnam. Un fucile che è anche il compagno
per eccellenza di questi soldati che volontariamente si sottopongono a un addestramento durissimo. Lo stesso istruttore, che brilla per il turpiloquio ma anche, a modo suo,
per linearità di comportamento, aveva fatto quel mestiere.
Il pregio del film, rispetto ai
molti che hanno affrontato il
tema del Vietnam, sta nel tralasciare le speculazioni ideologiche sui Vietcong, sul comunismo, sulle «stelle e strisce». La bandiera Usa compare invece, evocata dal titolo
del giornale di guerra («Stars
and stripes») a cui è destinato
il protagonista Joker.
Il film, che è in realtà composto di due episòdi, l’addestramento e il Vietnam «vero», si muove tutto all’interno del dissidio fra ordine e
disordine: l’ordine del «corpo» specializzato, dove il
corpo fisico del singolo può
morire ma lo spirito di corpo
deve vincere: una logica ferrea, che tende a uniformare le
personalità (e infatti «Palla di
lardo», incompatibile con
questa vita, finirà per uccidersi) in nome di un progetto
razionale, ma che si scontra
con l’irrazionale della guerra.
Non che essa appaia come
follia, come ipocritamente
l’hanno descritta e estetizzata
altri film come Apocalypse
now, appare semplicemente
altra cosa rispetto ai progetti
che le stanno dietro, appare
come regno dell’incertezza,
dell’imboscata a dietro L’angolo e del cecchino nel solaio
di un palazzo sventrato e in
fiamme. Questione di centimetri, millimetri forse, e di
minuti o secondi. Un attimo e
sei di qua, un altro passo e
sei di là.
Così crolla anche lo spirito
del «corpo»: morto il responsabile in ciò che resta della
città di Hue, c’è chi si deve
prendere il suo posto ma anche chi vi si ribella; c’è quello ferito usato come esca dal
cecchino, c’è lo spreco di
munizioni. Una guerra che
appare (oltreché inumana, e
fin qui il discorso sarebbe stato giusto ma banale) anche
minata all’interno stesso delle
premesse che l’hanno generata. Un film che non propone
modelli, ma che piuttosto scava, disseziona, analizza comportamenti e strutture di relazione fra gli uomini.
Stanley Kubrick, regista
«geometrico», non è nuovo a
questo approccio: per restare
ai più recenti dei suoi (pochi
e dosati) film, Barry Lyndon
(1976) descriveva sulla scorta
di un romanzo del ’700 inglese, l’ascesa e la rovina di un
«parvenu» che riusciva a sposare una nobile per realizzare
i propri sogni di grandezza
ma rimaneva prigioniero
dell’ambizione; l’orrorifico
Shining (1980) costruiva addirittura l’universo mentale di
un mancato scrittore nello
spazio fuori del tempo di un
hôtel isolato e deserto sommerso nella neve. Universo,
manco a dirlo, destinato a
esplodere nel tentativo di
confrontarsi con la realtà.
Una scena nella città fantasma di Hue
Messaggio del papa
Il cinema
nella società
Negli stessi giorni in cui il
quotidiano «Avvenire» apriva la polemica sulla proiezione di film violenti in televisione, veniva reso noto il
messaggio pontificio previsto
per la «Giornata mondiale
delle comunicazioni sociali».
La ricorrenza cade la terza
domenica di maggio, ma in
Italia viene posticipata alla
terza di ottobre. Il messaggio,
in concomitanza con il centenario della prima proiezione
cinematografica, avvenuta a
Parigi il 28 ottobre 1895, è
incentrato proprio sulla «settima arte».
Il cinema, dice il messaggio
pontificio, può essere usato
male «quando si pone come
specchio di comportamenti
negativi con l'impiego di scene di violenza e di sesso offensive della dignità della
persona». Invece quando,
«obbedendo ad uno dei suoi
principali scopi, fornisce
un’immagine dell’uomo così
come esso è deve proporre,
pa'rtendo dalla realtà, valide
occasioni di riflessione sulle
condizioni concrete nelle
quali egli vive».
Dopo aver chiarito che il
cinema ha il compito di fornire all’umanità «messaggi universali di pace e di tolleranza», il documento fa riferimento alla tradizione del cinefórum, e al ruolo che possono avere famiglie e operatori scolastici nel proporre il
film come oggetto di discussione e di. crescita collettiva
della società.
L'Enchiridion in via di pubblicazione
Due secoli e mezzo
di encicliche
EMMANUELE PASCHETTO
Nella Collana «Strumenti» delle Edizioni Dehoniane di Bologna è uscito il
settimo volume deH’«Enchiridion delle Encicliche»*,
un’opera in otto volumi, curata da Erminio Lora e Rita
Simionati, che comprende
tutte le encicliche papali nel
testo ufficiale (ovviamente in
latino) con la versione italiana a fronte.
L’attuale volume segue di
pochi mesi la pubblicazione
del primo che comprende le
encicliche dal pontefice romano Benedetto XIV al papa
Pio VII, e copre cioè gli anni
dal 1740 al 1830. Non si va
più indietro nel tempo perché
fu proprio Benedetto XIV
(1740-1757) ad inaugurare
l’enciclica in senso moderno,
cioè come mezzo riservato al
papa per trasmettere nel modo più significativo il suo
magistero. Antecedentemente
i pontefici romani ricorrevano di solito ai concili (locali,
generali, ecumenici) o ai decreti di una delle congregazioni della Curia romana, per
manifestare il loro insegnamento. L’enciclica (la parola
significa «circolare») era un
genere letterario a cui per secoli avevano fatto ricorso un
po’ tutti i vescovi, in Occidente e in Oriente, principalmente per puntualizzare problemi dottrinali o dirimere
questioni disciplinari.
Il settimo volume è uscito
subito dopo il primo, per poter raccogliere il f>ensiero dei
due pontefici Giovanni XXIIl
e Paolo VI che hanno impres
so una svolta così significativa al cattolicesimo moderno.
L’ottavo volume è destinato a
raccogliere le opere di papa
Wojtyla.
Questo enchiridion ha richiesto 12 anni di paziente
lavoro: non di ricerca perché
ovviamente le encicliche erano tutte disponibili anche se
diverse erano pressoché dimenticate ma, per esempio,
di revisione della traduzione
in italiano, effettuata all’epoca dell’uscita dell’enciclica e
quindi talvolta di non immediata lettura. Non sempre poi
c’è accordo nef ritenere enciclica una medesima lettera,
soprattutto fino a Pio IX; ma
anche in seguito si trovano
costituzioni, bolle, brevi o
semplici lettere citate da un
papa o da un Concilio come
encicliche e viceversa, encicliche ricordate come lettere
apostoliche o esortazioni
apostoliche. A proposito di
questi ultimi scritti, anche alcuni di essi di particolare importanza vengono riportati in
appendice.
Il lavoro, serio e accurato, è
completato da note biografiche sugli autori, e da una serie di utilissimi indici (generale, cronologico, per incipit,
per autore, scritturistico, delle
fonti e analitico) e si inserisce
nella collana Strumenti delle
Dehoniane di cui ricordiamo
in particolare i Conciliorum
(Ecumenicorum Decreta e i
due volumi dell’Enchiridion
(Ecumenicum.
(*) Enchiridion delle Encicliche - voi. VII: Giovanni XXIII,
Paolo VI (1958-1978), Dehoniane, Bologna, pp XVIIl, 1058 (74)
Un'indagine sul mercato librario
Alla ricerca di
nuovi personaggi
Si presenta per la terza volta ai lettori l’annuario-bilancio dell’editoria letteraria in
Italia: Tirature ’94* fa il punto sulle tendenze, l’andamento del mercato, i gusti del lettore in un utile compendio del
panorama del settore. Curato
da Vittorio Spinazzola, che è
anche autore del primo saggio, il volume si vale della
collaborazione di critici e
scrittori, e affronta un ampio
arco di problematiche. Ci sono articoli dedicati a scrittori
che per motivi diversi hanno
conosciuto il successo nell’
anno trascorso (Alberto Bevilacqua, per esempio, Luciano
De Crescenzo con la sua
umoristica divulgazione della
filosofia. Paolo Maurensig
all’esordio con lo schacchistico La variante di Lüneburg,
ma anche le riscoperte di Epicuro e Seneca, pubblicati in
varie nuove edizioni e i romanzi apocalittici di Tiziano
Sciavi, creatore del fumetto
Dylan Dog)\ saggi che affrontano le modalità della vendita
di libri a bassissimo costo in
edicola, il fenomeno dei «millelire», l’editoria scolastica e
il mercato dei dizionari, il
«pubblico delle biblioteche»,
il consumo dei libri in relazione ad altri tipi di consumo, le
possibilità di promuovere il libro, più un’intervista di Fabio
Gambaro a Umberto Eco
sull’«identità culturale italiana». La parte più sostanziosa
del volume è tuttavia la prima, dedicata all’indagine sui
«personaggi» fulcro della
narrativa italiana di questi ultimi anni. In questo senso il
saggio di Spinazzola («Perso
Umberto Eco
naggi di crisi e crisi del personaggio») è esemplificativo
e chiarificatore su una tendenza ben precisa: la difficoltà cioè a dar corpo a personaggi «forti»; prevale l’intimismo e quando i romanzi
si incentrano su personaggi
«corposi» questi sono infatti
collocati in epoche non contemporanee (è il caso del monaco Adso del Nome della rosa di Eco, ma anche di Iduzza
e U.seppe nella Storia di Elsa
Morante), anche ora che si ricuperano le forme narrative
più tradizionali rinunciando
allo .sperimentalismo. gl'
anni Ottanta - dice l'autore hanno .soltanto reso ulteriormente evidente l'assenza di
una narrativa interessala a
raccontare delle storie i cut
protagonisti incarnino dei
modelli di comportamento,
positivi o negativi».
(*) Vittorio Spinazzola (a c.
di): Tirature ’94. Milano,
Baldini&Castoldi, 1994, pp 379,
£ 28.000.
13
venerdì io febbraio 1995
PAG. 9 RIFORMA
La sconvolgente testimonianza autobiografica di un giovane tedesco
['anno zero dì Ingo, naziskin del «dopo '89
»
j-i
CRISTINA RICCA
T. a casa editrice II SaggiaJliftore ha recentemente
pubblicato la traduzione del
libro di Ingo Hasselbach Die
'^brechnung. Ein Neonazi
éei-gt aus con il titolo Diario
di un naziskin*. Il titolo Italia' no purtroppo non rende giujfizia a quello tedesco, molto
più forte e incisivo. «Die
lÜbrechnung» significa la resa
dei conti e «aussteigen» significa ritirarsi, uscire di scena,
geco in poche parole la storia
di Ingo Hasselbach, che da
/leader del primo partito di
estrema destra nato nella Rdt
dòpo la caduta del muro di
Berlino (la «Nationale Alternative») diventa la principale
"fottte di informazione per scoprire cause; origini e pericoli
dell’ideologia neonazista.
' Ingo Hasselbach ha detto
basta, ha chiuso irreversibiltbente con il suo passato e ha
■^unciato un personale «anno zero» in cui le esperienze
' -^sute diventano l’argomento quotidiano per far conoal mondo una realtà che
è ;Sillla bocca di tutti ma che
solo in pochi sono in grado di
afferrare. Una denuncia pacati e cruda che nasce come
lettera a un padre assente, a
/pipo di un’ordinata famiglia
■%tialista, un padre funzionario che non ha cercato il dialogo con il figlio se non per
Jejitare di convincerlo della
. 'bontà del partito. A posteriori
il profondo antifascismo del
/régime socialista è additato
/épme una delle principali
'piise dell’interesse per il
/neonazismo in chi cerca
M’altemativa al governo. Ma
il ragazzino della Rdt che di'-venta prima hippy e poi punk
perca solo un gruppo in cui
inserirsi ed essere accettato,
in una società in cui le fondamenta stanno crollando.
Per aver urlato «giù il muro» Hasselbach viene arrestato e messo giovanissimo in
cella con un assassino. Altra
rivelazione: il legame tra carcere e neonazismo, le strategie per sopravvivere che rendono la persona dura e insensibile alla violenza. A suo padre scrive un tacito rimprovero: «Anche lui fa parte della
nostra realtà: c’è chi incontra gente così e chi ne incontra altra».
Poi la caduta del muro e un
episodio significativo: il 7 ottobre 1989, quarantennale
della fondazione della Rdt, ci
sono manifestazioni di piazza
e alcuni dimostranti, condotti
in carcere, vengono malmenati. I prigionieri intonano
spontaneamente l’inno nazionale tedesco, i picchiatori si
fermano e le guardie impazziscono per far tacere i detenuti. Niente da fare.
Hasselbach sente di aver
subito delle ingiustizie e gli
sembra che esse giustifichino
il suo comportamento nei
confronti degli altri: «Infondo non avevo mai imparato
cosa è giusto e cosa è sbagliato». E in cerca di valori e
ha bisogno di essere accettato
e ascoltato, come gli altri
giovani senza orientamento
dei quali il leader neonazista
di Monaco dice: «E gente che
si lascia plasmare con estrema facilità. Da qualsiasi parte ci siano giovani che chiedono aiuto io arrivo, li raccolgo e ne faccio dei veri nazionalsocialisti».
Nel suo sfogo l’autore denuncia la polizia, che ritiene
abbia svolto il ruolo di spettatore passivo in molti casi di
aggressioni e maltrattamenti,
e la stampa, il cui potere gli
sembra sproporzionato. Hasselbach sente evocare antichi
fantasmi e nuove paure e si
rende conto di quanto sia
controproducente questo sensazionalismo e di come entrino (attraverso le interviste)
grossi finanziamenti nelle
casse dei movimenti di estrema destra.
La maturazione di questi .
pensieri coincide con il suo
ruolo da protagonista in un
film sui naziskin. Paradossalmente è la finzione della
realtà che lo rende consapevole del fatto che la sua realtà
non è una finzione, piena di
stupidaggini fatte per passare
il tempo, ma può uccidere;
scoprirà che cosa significhi
essere responsabili e ricercherà il dialogo con il padre
nella lettera che chiude il libro e in cui afferma: «Ciascuno può cambiare, in qualsiasi
momento».
Questo è anche il messaggio rivolto ai lettori di un libro non facile ma che induce
a riflettere anche su se stessi.
(*) Ingo Hasselbach, Diario
di un naziskin. Milano, Il Saggiatore, 1994, pp 174 , £ 16.000.
-4 • '■■‘'W*
la «Settimana per l'unità dei cristiani» nella trasmissione televisiva «Protestantesimo)
Pregare il Signore insieme nella diversità
, MIRELLA ARGENTIERI BEIN
/nsieme nella diversità:
questo il titolo «ecumenico» del servizio che Marco
i|favite ha realizzato per «Pro./pÈStantesimo» del 29 gennaio
■jàl termine della Settimana di
'^èghiera per l’unità dei cri^ani. L’attenzione era puntata sulle iniziative prese a Milino e a Roma.
Devo dire che l'apertura
spettacolare sulla celebrazione in Duomo guidata dal carminai Martini e dal vicario
della Chiesa ortodossa romena risultava stonata rispetto
nlla denominazione stessa
della nostra rubrica in quanto
lesivamente contrastante con
In «specifico» protestante
(tutti sacerdoti e tutti laici).
Più incoraggiante per il supefamento delle divisioni il
quadro complessivo delle
azioni intraprese; tra gli orgatdzzatori intervistati il pastore
Valdese Antonio Adamo,
't)pOrdinatore della Commissione per le relazioni ecume•tiche, e i due prelati di cui
sópra.
È Stata offerta alla città una
possibilità di riflessione
Sull’argomento, si sono effettuati vari scambi di pulpito
le diverse chiese (in quella .(Wodossa e in una dei gesuiti ha predicato una pastorale si sono organizzate serate musicali in conlune di cui
® trasmissione ha offerto alcuni squarci. Per il pastore
“Wtista Paolo Spanu i cristia^possono incontrarsi nell’
^dotazione anche senza pie
nezza di accordo teologico e
ecclesia.stico. E stato rilevato
il passo avanti rappresentato
dall’invito al Sinodo cattolico
della diocesi di osservatori
delle altre chiese cristiane,
ma contemporaneamente il
consenso ancora minoritario
delle comunità. Forse anche
per questo gli incontri prevedono la preghiera e la meditazione sui punti che ci uniscono evitando il confronto
sui «nodi». Per il pastore valdese Salvatore Ricciardi sarebbe invece bene affrontarli:
a questo proposito ha citato
la disciplina dei matrimoni
interconfessionali e dell’insegnamento della religione nella scuola.
In questa seconda direzione
sembra ci si sia mossi a Roma, dove il Centro evangelico di cultura ha organizzato
un incontro in cui evangelici
e cattolici si sono interrogati
sui temi del dialogo e della
collaborazione.
Monsignor Clemente Riva,
vescovo ausiliare di Roma, a
proposito della proposta papale di un giubileo nel 2000
di tutti i cristiani pensa (in
vista della programmazione
del medesimo) a un Consiglio ecumenico delle chiese
in Italia. Il giornalista Luigi
Sandri ritiene indispensabile
e preliminare un esame autocritico delle chiese anche
sulle proprie colpe storiche e
il prof. Paolo Ricca così ha
sintetizzato le problematiche
emerse: a) l’eventuale giubileo comune potrà aversi solo
se convocato congiuntamente dagli organismi rappresentativi dei tre rami della cristianità (un incontro dei cristiani e non un incontro dei
cattolici con i cristiani) e b)
l’attuale situazione ecumenica, intermedia tra passato e
Settimana per l’unità 1993: il pastore Ricciardi e il cardinale Martini
(foto Zibecchi)
futuro, potrà avere ulteriori
sbocchi solo con la stipulazione di un patto di «fraternità nella differenza» che
poggi su tre realtà costitutive: centralità della Bibbia;
ecumenicità della missione
(le missioni non dovrebbero
più essere confessionali e
competitive); impegno sui
noti temi della giustizia, pace
e salvaguardia del creato
(condizioni per la sopravvivenza dell’umanità stessa).,
Alcune osservazioni a
commento della trasmissione,
terminata con la presentazione del lezionario biblico Un
giorno, una parola: circa la
formula più idonea per gli incontri ecumenici di gennaio
ritengo si debbano valutare le
sensibilità e le situazioni a livello locale; in ogni caso incontrarsi, sentirsi fratelli, superare le diffidenze sono passi importanti e indispensabili
premesse a un dialogo più
approfondito a cui si deve comunque mirare (anche in ambito interevangelico).
Come sarebbe possibile,
diversamente, attuare il secondo punto del «patto» auspicato da Paolo Ricca? In
quest’ottica, che chiamerei
della «fraternità nella chiarezza», mi chiedo perché la
trasmissione non abbia fatto
cenno alle ragioni per cui anche quest’anno i rappresentanti delle chiese evangeliche
hanno declinato l’invito a
partecipare alla liturgia eucaristica nella basilica di San
Paolo a Roma a chiusura della «Settimana».
Bistrot a Parigi
Libri
Contro i rischi dell'alcol
Dove affondano le radici della cultura dell’alcol? Che cos’è
l’alcol? Che cos’è l’alcol e quali sono i limiti olti'e i quali rappresenta un rischio per la salute dell’individuo? Esistono affinità tra l’alcol e le altre droghe? Qual è la situazione dell’alcolismo in Italia e quali sono le politiche di prevenzione e recupero adottate sino ad oggi? Nella frammentazione dei dati esistente sulla materia, l’autrice di un recente volume* risponde a
queste domande attraverso la sua esperienza di coordinatrice
dei «gruppi di solidarietà», un movimento nato allo scopo di
sensibilizzare mass media e «opinion leader» sul problema
dell’alcolismo. Il libro si presenta come un valido strumento
per favorire la consapevolezza individuale circa questo problema e per conoscere le reali dimensioni e peculiarità del fenomeno sottolineando con forza l’urgenza di una corretta politica
di educazione al consumo dell’alcol diretta ai minori, che comprenda in primo luogo norme per la limitazione della pubblicità
televisiva dei prodotti alcolici, peraltro recepite già da tempo
da altri paesi europei. Nel libro si fa presente anche la proposta
di legge popolare presentata dalla Chiesa avventista nel 1986.
(*) Luciana Michelin: Il bicchiere senza spot. Roma; Elidir (piazza Borghese 3), pp 136, £ 20.000.
La lingua poetica del Sud
Il Sud è terra di poeti. Poesia che scaturisce dal dolore, nutrita dalla fatica nello strappare alla terra il suo frutto, resa tersa
dalla luminosità del cielo e dal calore del sole, riflesso ed eco
di una esistenza che si sviluppa ed è recisa tra la speranza e la
violenza, la pazienza infinita della rassegnazione e il desiderio
della vita. Come dire le cose che non si possono dire? Come
trovare i suoni per esprimere il movimento dell’anima, come
scolpire nelle parole e fissare nel tempo il fluire dei sentimenti?
Nasce la poesia.
Martin Ibarra y Pérez è spagnolo e lavora tra Altamura, Gravina, Matera come pastore delle chiese battiste. In spagnolo ha
composto poesie ma, curiosamente, non è riuscito a dire in spagnolo delle cose del Sud, del cielo e del^a terra, dei fiori e dei
campi, della morte e della nascita. Ha dovuto entrare nel linguaggio di quella terra e di quel popolo e assumerlo come proprio. «L’Alta Murgia: i cammini di pietra»* contiene una quindicina di sue poesie. Belle, da leggere e da meditare: dure, come dura è la pietra di quelle terre bruciate dal sole, spaccate
dalla siccità; balsamiche come l’olio degli ulivi secolari contorti. Accompagna il volumetto una postfazione di Enzo Marchetti
che è in realtà un breve e denso saggio sulla poesia e quella del
Meridione in particolare.
(*) Martin Ibarra y Pérez: L’Alta Murgia: i cammini di pietra.
Postfazione di Enzo Marchetti. Altamura, coop Filadelfia, 1994, pp
63, £ 10.000.
Riviste
Ricordo di Jacques Ellul
Il numero di dicembre 1994 di Eoi et Vie è un numero speciale interamente dedicato a colui che fu direttore della rivista
francese dal 1969 al 1986. È intitolato «Il secolo di Jacques Ellul - Omaggio di Eoi et Vie alla memoria del suo direttore». Il
numero si apre e si chiude con due articoli di Gabriel Vahanian: «Jacques Ellul, un uomo d’amicizia» e «Anarchia e santità o rUlusione del sacro». «Il dramma del pensiero teologico
di Ellul - scrive Vahanian - .sta in questo: fra la Chiesa e l’Occidente. quale dei due ha tradito l’altro? (...) Per Ellul una cosa è certa: nell’era della tecnica, la teologia (che, nello spirito
della Riforma, non può che essere una teologia dei limiti...) deve a maggior ragione sorpassare il contesto troppo ristretto
dell’istituzione ecclesiastica». Seguono tre capitoli: 1) «L’uomo e la sua òpera» con articoli di P. Lacoue-Labarthe, B.
Charbonneau, S. Dujancourt, A. Maillot, P. Foéx; 2) «Libertà e
verità», con articoli di P. Chastenet, D. J. Fasching, A. Goddard, J.L. Seurin; 3) «Il .secolo di Ellul e le sue .sfide», con articoli di G. Hottois, M. van den Bossche, M. Weyembergh, G.
Vahanian. In appendice, l’ultimo intervento pubblico di Ellul,
«Svelare l'uomo», pronunciato al termine del colloquio svoltosi
all’Istituto di studi politici di Bordeaux nel novembre 1993.
14
í
PAG. 10 RIFORMA
Agenda
ASTI — Nel quadro della «scuola biblica
ecumenica» il pastore Holger Banse tiene la
lezione su «Osea»: ore 21, all’Auditorium
del Centro giovani in via Goltieri 3/A.
BERGAMO — Nell’ambito dell’attività
del Centro culturale protestante il pastore
Salvatore Ricciardi tiene una conferenza sul tema «Ricordo di Dietrich Bonhoeffer a 50 anni alla morte»; ore 21, in
via Torquato Tasso 55 (1° piano); informazioni 035238410.
SONDRIO — Al Centro evangelico di cultura Claudia Di
Filippo parla sul tema «Carlo Borromeo e le Leghe grigie
in Valtellina»: ore 21, nella sala di via Malta 16; informazioni tei. 0342-213050.
MILANO — Nel quadro del ciclo di incontri del Centro culturale protestante di
Milano sul tema «Protestantesimo e sette»
il prof. Sergio Rostagno parla sul tema
«Aspetti distintivi della setta ieri e oggi»;
ore 17, presso la sala attigua alla libreria
Claudiana in via Francesco Sforza 12/a; informazioni tei.
02-76021518.
MODENA — Viene inaugurato con la partecipazione del pastore Claudio H. Martelli,
presidente dell’Opcemi, il nuovo locale di
culto della chiesa metodista; ore 10, in via
Gherardi 25.
FIRENZE — Nel quadro delle iniziative
per la «Settimana della libertà 1995» il
Centro culturale Pier Martire Vermigli e le
chiese fiorentine aderenti alla Federazione
delle chiese evangeliche, il past. Piero Bensi parla sul tema «Contributo del protestantesimo alla democrazia in Italia»: ore 17,30, nella sala EstOvest di via dei Ginori 12.
SONDRIO — Al Centro evangelico di cultura il prof. Paolo Ricca parla sul tema «Un
testimone e martire della fede cristiana:
Dietrich Bonhoeffer a cinquant’anni dalla
morte»; ore 21, nella sala di via Malta 16;
informazioni tei. 0342-213050.
FIRENZE — Nel quadro delle iniziative
per la «Settimana della libertà 1995» il
Centro culturale Pier Martire Vermigli e le
chiese fiorentine aderenti alla Federazione
delle chiese evangeliche, il dr. Amos Luzzatto e il'prof. Daniele Garrone parlano sul
tema «Due minoranze dal ghetto alla libertà; ebrei e protestanti in Italia dal 1848 ad oggi»: ore 17,30, neU’audito
rium del Consiglio regionale in via Cavour 4.
FIRENZE — L’Associazione musicale
«Sound» e la Casa di riposo «Il Gignoro»
organizzano un laboratorio musicale sul tema «canti e suoni per tradizioni». Il secondo incontro è dedicato a «La ballata e la
storia»: introducono Giacomo Downie e
Marco Magistrali; ore 16, preso la casa di riposo <<II Gignoro»; informazioni 055-608002 o 055-672709.
GARBAGNATE MILANESE — Organizzata dal Centro studi sulle civiltà e le religioni del Mediterraneo si tiene la conferenza del prof. Giancarlo Rinaldi sul tema «Le
civiltà e le culture del Mediterraneo: aspetti di storia e di
attualità»; ore 18, presso i locali comunali «Centro il Cardellino» di via Villoresi.
MILANO — Nel quadro del ciclo di incontri del Centro
culturale protestante di Milano sul tema «Protestantesimo
e sette» la prof. Fiorella Demichelis Pintacuda parla sul tema «Riforma protestante e sette: rottura e dialettica»: ore
17, presso la sala attigua alla libreria Claudiana in via
Francesco Sforza 12/a; informazioni tei. 02-76021518.
REGGELLO — Nel quadro delle iniziative per la «Settimana della libertà 1995» il Centro culturale Pier Martire
Vermigli e le chiese fiorentine aderenti alla Federazione
delle chiese evangeliche, fon. Valdo Spini parla sul tema
«Si può testimoniare l’Evangelo anche in Parlamento».
Seguirà un’agape fraterna e il tradizionale falò: ore 18, a
Casa Cares.
ROMA — Si tiene l’annuale incontro di
Sophia: quest’anno è in collaborazione con
le teologhe cattoliche dell’Afert (Associazione donne europee della ricerca teologica). Il tema affrontato è «Il nostro pensare
teologico: quali simbolismi»; dalle 10 alle
17 presso Usmi, via Zanardelli 32; informazioni tei. 0121807514 o 0323-402653
CULTO EVANGELICO; ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai. Domenica 12, 19 e 26
febbraio predicazione del pastore Gioele
Fuligno, della Chiesa battista di Sanf Angelo in Villa, in provincia di Prosinone; inoltre saranno trasmesse notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle 8,30. Domenica 12 febbraio: trasmissione dedicata all’attualità evangelica con un servizio sul
tema «Lavoro e dignità umana».
Vita Quotidiana
VENERDÌ 10 FEBBRAIO 1995 [
L'ACQUA POTABILE
Liscia^ gassata...
0 acqua del rubinetto?
GIORGIO GARDIOL
Ogni italiano consuma
mediamente 120 litri di
«acqua minerale» ogni anno.
Sono circa 7.300 i milioni, di
litri che entrano annualmente
nelle nostre case per una spesa di circa 2.000 miliardi di
lire, e i consumi sono in crescita costante. Le ragioni sono diverse: il pessimo stato di
conduzione degli acquedotti
in alcune zone del paese (un
paese che vede ancora il 7%
della popolazione priva di acqua potabile), abitudini indotte dalla pubblicità (acqua pu-rissima, acqua che fa dimagrire, ecc.), scelte alimentari.
Ma l’acqua minerale è veramente migliore di quella
«del rubinetto»? Dal punto di
vista organolettico, tenendo
conto che la bottiglia di acqua minerale è quasi sempre
tenuta in frigorifero (quindi
fresca) l’acqua minerale, specie se «gassata» (l’anidride
carbonica ha un effetto «anestetico» sulle nostre papille
gustative), risulta più gradevole ma all’esame scientifico
si scopre che esistono molte
acque minerali che hanno sicuramente una qualità inferiore a quella «del rubinetto»
di casa nostra.
Questo è possibile perché
l’attuale normativa che riguarda le acque minerali è
meno severa di quella per le
«acque destinate al consumo
umano». Ad esempio i limiti
stabiliti per la carica microbica saprofitaria (batteri che si
nutrono di sostanze organiche in decomposizione) sono
10.000 volte inferiori per le
acque dell’acquedotto rispetto all’acqua minerale. Per
quanto riguarda la presenza
di manganese la concentrazione massima ammessa è di
50 mg/1 per le acque potabili
mentre è di 2.(KX) mg/1 per le
acque minerali; per quanto riguarda il nichel, sostanza
presunta cancerogena e tossica, il limite per le acque potabili è di 50 mg/1, mentre non
esistono limiti per le acque
minerali.
Siamo perciò in presenza di
un assurdo giuridico; la legge
italiana autorizza la commercializzazione di acque mine
rali che non potrebbero essere
utilizzate come acque potabili
degli acquedotti! Ciò di per
sé non è negativo se il consumatóre fosse realmente informato sull’acqua che beve. È
necessario che i Comuni, le
Usi, le aziende degli acquedotti informino periodicamente i cittadini della qualità
dell’acqua potabile fornita dal
rubinetto. Inoltre le etichette
delle acque minerali dovrebbero contenere, oltre le indicazioni già presenti, le caratteristiche salienti dell’acqua:
se è sodica, ferruginosa o magnesiaca. Il cittadino in questo caso potrebbe compararle
e scegliere a ragion veduta il
rubinetto o questa o quell’acqua minerale in base al beneficio che il consumo quotidiano potrebbe recare al suo organismo. Ad esempio chi presenta carenze di magnesio,
sceglierà un acqua magnesiaca, ma può darsi che l’acqua
del nostro rubinetto sia più
ricca di magnesio dell’acqua
minerale reclamizzata e che
ci piace molto.
Per le acque minerali vi è
poi il problema del contenitore: vetro, Pvc o Pet? Le analisi scientifiche dicono che il
vetro è sicuramente da preferire alla plastica soprattutto
dal punto di vista della sicurezza batteriologica: i batteri
infatti possono trovare nutrimento nelle sostanze organiche cedute dalla plastica.
Inoltre bisogna avere occhio
anche alla scadenza: le aziende produttrici indicano generalmente una scadenza di 18
mesi-2 anni dal confezionamento. Analisi fatte nei laboratori di sanità pubblica indicano invece che dopo i 2-3
mesi per le acque lisce e i 3-4
mesi per le acque gassate cominciano a manifestarsi problemi di tipo batteriologico.
Non ultimo fattore da prendere in considerazione è il
costo: mediamente tra l’ac-*
qua potabile e un’acqua minerale «di marca» il rapporto
è di 1 a l.CKX)!
Se si sceglie l’acqua del
rubinetto bisogna essere consumatori intelligenti: occorre
ottenere che il Comune o
l’azienda dell’acquedotto forniscano periodicamente le
informazioni di legge (Dpr
236 del 24/5/88) circa le caratteristiche dell’acqua potabile. È un diritto dei cittadini
e dei consumatori.
t
■ f <
L'Associazione «Progetto lavoro»: un servizio per l'occupazione
Un nuovo «sistema formativo
»
ANNA VOLPI*
Da alcuni anni a questa
parte, sulla scia delle
esperienze americane, anche
in Italia l’attenzione verso i
problemi deH’orientamento al
ìavoro è cresciuta.
I confini tra istituzione, formazione professionale e
orientamento al lavoro tendo
no oggi progressivamente a
perdere le loro connotazioni
tradizionali per integrarsi progressivamente in un concetto
più articolato e complesso di
«sistema formativo». Ciò significa mettere in primo piano le persone con le loro caratteristiche di età, sesso, di
condizione sociale, di esperienza di vita, di background
formativo e professionale,
con le loro ansie e paure, le
loro aspirazioni e motivazioni, i loro bisogni e anche i loro vincoli.
In una società che fa della
mobilità del lavoro una leva
essenziale dello sviluppo, il
concetto di cambiamento lavorativo deve essere acquisito
non come strumento coattivo
ma come un elemento positivo di legittimazione sociale,
gestito dalla persona e non
subito, per non trasformare
un dato di mobilità e flessibilità in ulteriore rigidità.
Questo capovolgimento di
prospettive rappresenta il terreno di sfondo per qualsiasi
azione formativa e orientativa. Per gestire il cambiamento è necessaria una trasformazione delle mappe cognitive con cui si guarda la realtà,
presentando la novità di .scenari possibili in un mercato
del lavoro estremamente diversificato nelle regole e nelle richieste di figure professionali, oltre che dinamico
nelle trasformazioni. Conseguentemente l’orientamento
non potrà essere mera e semplice informazione, ma insieme all’informazione dovrà
offrire strategie dell’utilizzo
delle risorse di ciascuno.
Se questo è vero per tutti i
soggetti, lo è tanto di più per
le cosiddette «fasce deboli», e
cioè per adulti espulsi dal
mercato del lavoro, con età
compresa tra i 40 e i 50 anni,
con bassa professionalità e in
alcuni casi con qualifiche
professionali ormai obsolete.
Elemento di ulteriore difficoltà può essere rappresentato
dal fatto di essere donne o
immigrati.
Il servizio di orientamento
al lavoro che l'associazione
«Progetto lavoro» vuole offrire è rivolto quindi a giovani,
adulti, uomini e donne, immigrati, disoccupati e non, a
chiunque voglia o debba riflettere sulle trasformazioni
in atto nel mercato del lavoro
e abbia necessità di assistenza
personale per adeguarsi a tali
trasformazioni.
i
Associazione
per il lavoro
Alcuni professionisti evangelici hanno pensato di dar vita, a seguito dell’articolo
comparso su Riforma il 23
settembre 1994 («Obiettivo
lavoro: una proposta da discùtere»), all’associazione «Progetto lavoro». Questa costituenda associazione (senza fini di lucro) vuole proporsi
l’obiettivo di fornire a giovani
e disoccupati un servizio gratuito di analisi, di orientamento e di informazione per la ricerca del lavoro (vedi scheda). L’associazione nasce per
iniziativa di alcuni metodisti
ed è ospitata nei locali della
chiesa metodista di Roma ma
è aperta a tutti, visto che il riferimento evangelico non
vuole avere un carattere confessionale o restrittivo. Il servizio che offriamo, infatti, è
fornito a tutti coloro che ne
fanno richiesta e gli esperti,
che collaborano, offrono la loro prestazione a titolo volontario, senza distinzioni tra credenti e non credenti. L’Associazione progetto lavoro vuole
impegnarsi per il momento in
tre settori: 1) Orientamento
prelavorativo (scenari e analisi del mondo del lavoro e delle professioni del futuro), 2)
Orientamento lavorativo (analisi delle caratteristiche professionali e delle attitudini individuali), 3) Assistenza per
la ricerca del lavoro.
Per il prossimo futuro abbiamo pensato di realizzare
una serie di conferenze e di
incontri nelle comunità, nei
centri evangelici, nei gruppi
giovanili e nelle scuole sul
«Lavoro che cambia» (aspetti
economici, giuridici, psicologici ed etico-culturali). Chi
fosse interessato può contattarci direttamente al numero
06-5346400.
Leucemie verdi
Le cosiddette benzine «verdi» contengono benzene e
idrocarburi aromatici. Sulla
base di dati epidemiologici
già da tempo l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità)
e l’Epa (Ente per la protezione dell’ambiente degli Usa)
hanno individuato, per ogni
milione di abitanti esposti per
tutta la vita anche a un solo
microgrammo per metro cubo
di benzene, da 4 a 20 casi di
leucemia in più. Dati diversi
ma indicativi, tanto più se si
considera che la nostra media
nazionale è di 35 microgrammi, con valori medi che vanno
da 14 a 89. La Commissione
tossicologica ha incrociato i
dati sulla concentrazione di
benzene nelle varie città italiane con i tassi di incidenza
delle leucemie ottenendo una
stima del rischio variabile tra
3 e 50 casi di leucemia in più
ogni mille casi. Negli Usa il
benzene è stato sostituito in
parte con altri prodotti.
In Italia vi è un tavolo comune di lavoro tra i ministeri
della Sanità, Ambiente e Trasporti per definire valori guida di presenza di benzene
nell’atmosfera, per migliorare le condizioni dei punti di
trasporto e distribuzione di
carburanti (sistema sigillato
con aspirazione dei vapori,
pompe con aspirazione incorporata, ecc.).
psicologa del lavoro
I
15
- VENERDÌ 10 FEBBRAIO 1995
PAG. 1 1
RIFORMA
Sae: guardare
in avanti
ricevuto da un lettpre di Bologna, Domenico
}nianaresi, una lettera relativa
alle questioni sorte dopo l’Assemblea del Sae degli scorsi
25 e 27 novembre. Poiché riteniamo di avere già dato suf.¿dente spazio sul nostro setlÌBianale alle diverse posizioni (nn. 47/94, 1/95, 3/95) non
d sembra utile riaprire la discussione sull’argomento.
Qì pare comunque positiva
l'esortazione del nostro lettore a superare le discussioni
-Sl^li aspetti burocratici e am' "ministrativi per spostare la riilessione sul «come vivere e
come fare ecumenismo» e ripòrtiamo con piacere le parole di Primo Mazzolar! con cui
•{paresi chiude il suo scritto;-«5e invece di voltarci inveirò guarderemo avanti:/ se
invece di guardare le cose
che si vedono/ avremo l’occhio rivolto/ a quelle che non
si fedono ancora:/ se avremo
(Mori in attesa/ più che cuori
. in rimpianto,/ nessuno ci toglierà la nostra gioia,/poiché
noi,siamo nuove creature/
nella novità sempre operante
(kl Signore». (ep)
nostro leader
'0 sull’agenzia Nev (n.
■3),sa Riforma (n. 4) e in articoli apparsi sulla stampa narionale italiana che i «leader»
/evangelici non hanno inteso
partecipare alla «Messa per
j i’miità» a San Paolo in Roma,
©chiaro quanto segue:
f ri) Come evangelica valdese, rifiuto che si parli di «lea
der» delle chiese evangeli
che; deploro che anche Nev e
Riforma riportino simile appellativo. Nel pieno rispetto
di chi è «preposto a noi nel
Signore» (1 Tessalonicesi 5,
12) rifiuto peraltro una pseudo gerarchia che arroghi per
sé il titolo di «leader». 11 noriro unico «leader» è Gesù
ÌMsto.
LETTERA
IL MITO DI SISIFO EI CREDENTI
DOMENICO ABATE
A voler tentare uno studio
sul mondo dei «miti»,
c’è di che perdersi: la mitologia cerca di dare una risposta
ai problemi dell’ignoto. Considerando che la mitologia è
una vicenda di spiriti e deità,
essa trova il suo terreno più
congeniale nel polidemonismo e nel politeismo, tnentre
il monoteismo sbanca le nuvolaglie di una falsa scienza.
Fra i miti la teogonia, la cosmogonia con i tanti derivati:
la natura degli animali, il sole, la luna, le stelle, ecc.
Sono favole antiche e moderne (succede quando si è
perso il senso di Dio e il valore insostituibile della sua
Parola). C’è da aggiungere:
l’antropogenesi, un mondo
ultrarazionale dove maghi e
santoni riescono a far lacrimare statue di sante; con loro
le cartomanti. Gli affari sono
enormi, vanno a gonfie vele.
Altra è l’attitudine di noi
cristiani evangelici, figli della
Riforma. Per noi non ci sono
idoli, santini o santone che
esaminano, giudicano o profetizzano. La vita del credente è, o dovrebbe essere,
dominata dalla Parola: da essa conosciamo il giudizio
(Matteo 25, 31) che è chiaro
e stabilisce il rapporto fra la
nostra fedeltà al Signore con
la solidarietà o la socializzazione con la comunità umana.
La parabola si sviluppa senza
distinguo: «Avete voi provveduto cibo per gli affamati o
bevanda per gli assetati, indumenti per i nudi, assistenza
per gli infermi, visitato i prigionieri».
Evidentemente i sistemi politici, economici, finanziari,
assistenziali e sanitari in questo nostro paese (come altrove) non reggono alla luce e
secondo l’economia della Parola. L’impegno cristiano porta a una netta prèsa di posizione, certo non per un partito
politico ma per il prossimo:
socializzare è quindi un dovere: il credente deve vivere con
entusiasmo la fede in Cristo,
se vuole combattere il buon
combattimento e realizzare
l’agape. È costretto ad abbattere i muri di divisione, quello
di Berlino non basta: ci sono
tante altre muraglie da buttar
giù, come quella dell’igrtoranza, le superstizioni, Pintegrismo... sono tutti dei macigni
che ingombrano il procedere
dell’umanità Umili e potenti,
sono tutti figli del Padre chiamati alla libertà.
Senza la libertà non vi sarebbero stati Shakespeare,
Goethe, Newton, Pasteur o
Lister. Dea sovrana, la libertà
ha fornito uomini di elevata
cultura umanistica, religiosa
e teologica come Teodoro
Monod, Jean Calvin, Martin
Luther. Dall’era mitologica
fino ai nostri giorni c’è chi,
pazientemente, spinge e risospinge l’enorme masso; Sarà
ancora così: la misericordia
di Dio offrirà agli umani la
forza di non scoraggiarsi, di
tenere saldi i piedi sul terreno
e resistere con gioia; ancora
altre spinte finché le angosce
di tante tristi vigilie saranno
superate. Grazie, Sisifo!
2) Respingo altresì con fermezza l’ennesima decisione
di declinare l’invito a partecipare in preghiera a una liturgia eucaristica: se dobbiamo
dolorosamente ammettere che
l’eucarestia è ancora oggi
«segno di divisione», dobbiamo in comune Confessione di
peccato e con sofferenza pregare insieme ogniqualvolta ne
siamo invitati. Ogni .nostro rifiuto contrasta con l’amore a
cui l’Evangelo ci chiama. La
nostra «sensibilità teologica»
viene ben dopo l’amore di cui
parla 1 Corinzi 13.
3) Dopo queste premesse,
dichiaro peraltro che rifiuterò
io stessa qualsiasi invito a
Trento in occasione dell’imminente visita di Giovanni
Paolo 11 nel contesto celebrativo del Concilio di Trento:
sia pur rivisitato storicamente, il Concilio di Trento rimane un momento negativo, superato dal Concilio Vaticano
II. Qui non si tratta più di un
rifiuto a pregare insieme,
bensì di un rifiuto consapevole alla Controriforma.
Nella chiarezza della propria identità, nell’amore cui
l’inno dell’apostolo Paolo in 1
Corinzi 13 ci invita, non pos
■3
Riforma
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Ueazlone settimanale iMttria con L'Eco delle valli valdesi:
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5J*^4ìI nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
™ ” gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
™WSnanza in data 5 marzo 1993.
I numero 5 de! 3 febbraio 1995 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMP Nord,
ti 44/11 di Torino mercoledì 1 ' febbraio 1995.
siamo ricalcare le orme della
divisione rifiutandoci sempre
ancora a un appello alla preghiera, anche se non possiamo
partecipare alle celebrazioni
di un Concilio che ha determinato la spaccatura nella cristianità e ha eretto con intransigenza molti steccati. Coerenza e amore devono coniugarsi, nel nome del Signore.
Florestana Piccoli Sfredda
Rovereto
Non fatevi
immagini
Nella prima pagina di
Riforma del 23 dicembre, codesta direzione ha pubblicato
(insieme agli auguri ecumenici) anche l’immagine idolatra
del «Bambino», della Madonna, di S. Giuseppe, del bue e
deH’asinello. È stata una «falsa testimonianza» dello Spirito di tutta la Bibbia e di tutta
la nuda fede cristiana, senza
riscontri di sculture, immagini, puerili miracoli e sapienza
umana. Forse anche gli ebrei
e l’Islam condividono il mio
stesso parere.
Dopo il nefasto compromesso storico costantiniano
del 325 d.C. e gli errori dei
vescovi cristiani dell’epoca,
la nuda fede cristiana delle
catacombe si convertì al paganesimo. Una valanga di immagini di Cristo, di apostoli,
di madonne e di santi sostituì
le statue delle divinità pagane. L’idolatria (ieri come oggi) è così radicata nelle nostre
genti, pagane prima e cattoliche poi, da far ritenere che
essa sia ormai connaturata
nella costituzione mentale e
fisica delle persone, legittimata nelle acquasantiere battesimali e assimilata sin
dall’infanzia insieme al latte
materno.
E come se questi popoli
non abbiano voluto aprire il
loro cuore all’amore della
Verità, per cui «Dio stesso
manda loro efficacia di errore onde credano alla menzo
gna» (II Tessalonicesi 2, 11).
Anche se un padre (dopo illuminata mediazione biblica)
rigetta questa malefica droga
idolatra, il nipote ritornerà alle ancestrali millenarie adorazioni di idoli, come per un’
ataviéa malattia genetica.
Nel suo consueto giro pasquale del 1994, il viceparroco della chiesa di S. Luigi
Gonzaga in Roma distribuiva
i «santini» nel condominio
dove abito. Gli espressi il mio
disappunto perché (in clima
ecumenico) egli andava a
diffondere ancor più idolatria
e il mio rilievo che i suoi santini oltre a essere antibiblici
(Esodo 20, 4) erano anche
ambigui, in quanto i più noti
mafiosi (come Totò Riina) li
conservavano nei loro portafogli, a protezione della loro losca vita e dei loro interessi acquisiti con la legge del
più forte.
Cristo non si è fermato a
Eboli, perché non ve l’hanno
fatto neppure arrivare. La storia attesta che la chiesa romana è prigioniera dell’idolatria
delle sue genti, perché il loro
consenso necessiti al concretismo politico cattolico come
«forza contrattuale» nei suoi
rapporti con il potere, al fine
di ridurlo a suo «braccio secolare». Così ha potuto fagocitare i movimenti dissidenti
e distruggere gli oppositori irriducibili.
1 cristiani si fidano solo
della Sacra Bibbia e a tal fine
controllano i loro stessi pastori perché predichino fedelmente e esattamente solo la
predetta Sacra Scrittura (Atti
17, 11).
Attilio Palmieri - Roma
Si può essere
ecumenici?
Che io sia poco ecumenica è noto a molti, ma che
questa mia scarsa apertura
abbia un certo fondamento è
anche vero. Domenica 22
gennaio, perché sollecitata.
Il clic di prima pagina
Il lavoro è un diritto
La nostra Costituzione pone tra i diritti fondamentali dei cittadini italiani
quello al lavoro. Oggi sono almeno 2
milioni e 800.000 gli italiani senza lavoro, la maggior parte dei quali abita
nel Sud del paese ed è composta da
donne. Le chiese protestanti italiane
hanno affisso questo manifesto per ricordare a tutti che il lavoro è anche il
modo con cui Dio associa l’uomo e la
donna alla sua opera creatrice.
ho partecipato all’ennesima
riunione per Tecumenismo
nella chiesa di S. Maria a
Piedigrotta: sfilata di cardinale, vescovo e corte al seguito.
Cori, lettura biblica, messaggio del cardinale (penso fosse
lui), sermone.
Cercavo di compenetrarmi,
ma la molla doveva pur scattare, e così fu al momento di
ripetere il Credo «nella santa
Chiesa cattolica». Ovvio che
non ho partecipato.
Come si può essere ecumenici? Sarebbe stato giusto limitarsi al Padre Nostro.
Cece Rocchi Lanoir
Napoli
La «settimana»
La settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani è appena terminata. È stata preceduta, a livello nazionale, dalla
giornata di studio sull’ebraismo ma già sul finire i risultati negativi, se non da brivido,
sono stati noti. A parte l’infelice ospitalità del parroco don
Angelo Centenaro, del duomo
di San Lorenzo a Mestre, che
dopo la predicazione della pastora Laura Leone e del direttore dell’istituto ecumenico
San Bernardino di Venezia,
Tede Vetrali, dei padri francescani, ha tolto la parola ai
fratelli e alle sorelle del Sae e
delle comunità evangeliche
presenti «perché si era fatto
tardi» è si è curialescamente
avviato alla porta, indicandola
agli oltre 200 presenti in duomo, c’è da registrare l’infelice
lettera pubblicata da Avvenire
domenica 29 gennaio, a pag.
22, a firma don Carlo Bordoni, che definiva la contestazione degli ebrei su Auschwitz «sguaiata» contro la
Chiesa cattolica e «inurbana»
la diserzione dalle celebrazioni governative polacche.
Bordoni invece è un vero
amato da Dio, visto che ha lasciato partecipare un vecchio
rabbino, in segno di solidarietà, a una sua iniziativa per
i 67 morti nei lager tedeschi
di Fossori. E, sempre per
bontà sua, il prof. Amos Luzzato di Venezia (conosciutissimo in campo riformato ed
ecumenico per il suo vivo e
costante impegno verso tutti,
cattolici compresi) è da considerarsi un mulo, un pezzo
di legno tek o un sasso, in
quanto non accetta la versione cattolica di Antonio Spinosa sul silenzio di papa Pio
XII. Da notare che il pezzo di
Avvenire era in edicola
domenica mattina mentre in
contemporanea all’istituto
San Bernardino si svolgeva
un seminario sull’ebraismo
per docenti, a cui dava il proprio contributo Amos Luzzato, e il patriarca Marco Cè,
nella basilica di San Marco,
ricordava l’olocausto.
■ Sino ad oggi, 5 febbraio,
nessuno; nemmeno la curia
patriarcale di Venezia, ha ritenuto suo dovere chiedere
scusa ufficialmente agri
«sguaiati», «inurbani», «testardi» ebrei. Eppure il cardine Cè è comproprietario, in
ragione del suo ufficio di vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, di Avvenire: o no?
Dulcis in fundo, dicevano i
latini, ma forse è meglio citare il proverbio inglese «last
but not least» (cioè ultimo solo in ordine di tempo, non
siamo ancora alla fine) la presa di posizione del quotidiano
Avvenire del 4 febbraio (pag.
8) contro l’equilibrato intervento della pastora Letizia
Tomassone sul Manifesto del
2 febbraio: «Perché i laici scriveva Tomassone - quando vogliono mostrare “il primato della coscienza’’ e affrontare temi etici si appiattiscono sulle soluzioni cattoliche?». «Potrebbero gonfiarsi
su quelle valdesi», suggerisce
Avvenire.
Infine (ma proprio?) è in atto anche qui nella diocesi di
Venezia tramite il settimanale
della stessa, «Gente veneta»,
una raccolta di firme contro le
famiglie omosessuali (3 appelli sugli ultimi 5 numeri del
settimanale). Mons. Goretti
non ha qualcosa da dire o da
proporre? E il Consiglio cristiano delle chiese di Venezia
cosa fa, subisce o opera?
Giovanni Giudici
Venezia
Chiusura dei conti 1994
Prospettive per il 1995
Offerte ricevute in novembre e
dicembre
£ 1.000.000: Yolanda Schenk.
£ 300.000: Giuseppe Molinari. £
100.000: Ernesto Di Francesco;
A.C.; F.N.T.; Mirella Argentieri
Bein; Renata Busani; Giuseppe
Di Gesù. £ 70.000: Sara e Sauro
Gottardi. £ 50.000: D.B.R.; Giuseppe Cancello; Giovanni e Rosalba Gianbarresi. £ 45.000:
G.O. Parigi. £ 20.000: Furio
Gianbarresi.
Totale: £ 2.185.000
Totale precedente
£ 3.267.999
In cassa il 1° gennaio 1995;
£ 5.452.999
Alla data in cui andiamo in
macchina abbiamo spedito £
5.000.000 per la Cooperativa
agricola di Manzir Mozambico.
Restano in cassa £ 452.999. Ci
sono anche giunte delle domande
attualmente all’esame del Comitato di cui daremo prossimamente notizie dettagliate.
Rendiconto gestione 1994
In cas.sa il 1/1/1994:
£ 2.266.999
Somme raccolte: £ 9.186.000
Totale: £11.452.999
Inviato per ciclone Geralda:
£ 1.000.000
Inviati per bambini romeni:
£ 5.000.000
Totale: £ 6.000.000
In cassai! 31/12/1994:
£ 5.452.999
Totale a pareggio:
£ 11.452.999
«Beati i puri di cuore
perché essi vedranno Iddio»
Matteo 5, 8
Il 30 gennaio 1995 è mancato
improvvisamente a Palermo
Fausto Biagio Mazzarelia
Ne danno l'annuncio con dolore
e fede nella promessa del Signore i fratelli Gianna e Sandro, la
moglie Anna Maria, i figli Marco e
Daniele e i familiari tutti,
Palermo, 10 febbraio 1995
16
PAG. 1 2 RIFORMA
iiALE
venerdì io febbraio 1995
Intervista a Gerhard Linn sulla situazione nell'ex Repubblica democratica tedesca
L'essere umano vale più della sua produttività
SERGE FORNEROD
Fino allo scorso 1986 Gerhard Linn ha fatto parte del Comitato esecutivo della Federazione delle chiese protestanti
della Repubblica democratica tedesca (Germania Est). Dal 1986
al 1994 ha lavorato al Consiglio
ecumenico delle chiese a Ginevra nell’Unità 11 (Missione, educazione e testimonianza). Da alcuni mesi ha fatto ritorno a Berlino, dove è incaricato delle relazioni ecumeniche nella Chiesa
evangelica dell’Unione. L’intervista che segue, a cura di Serge
Fornerod, è stata pubblicata sul
numero di gennaio-febbraio
1995 della rivista svizzera «Terre Nouvelle».
Òual è ora il compito più
importante della Chiesa
protestante nell’ex Ddr?
«Diverse questioni mi sembrano molto importanti. La
prima: malgrado tutta la gioia
per la liberazione dal vecchio
regime, occorre prendere atto
realisticamente del fatto che i
cittadini dell’ex Ddr hanno
dovuto sopportare una trasformazione radicale e violenta. Ancora adesso, dopo
diversi anni, molti fanno fatica a orientarsi nel nuovo sistema. C’è un grande bisogno
di aiuto per oriéntarsi... ad
esempio, per capire e scoprire i meccanismi delle leggi
del mercato, per imparare a
gestire la disoccupazione
nonché per acquisire una
nuova comprensione,, assolutamente necessaria, del lavoro e del suo rapporto con la
dignità umana e con il riconoscimento sociale.
D’altra parte, dati gli effetti
di una secolarizzazione radicale, la maggior parte della
gente non possiede affatto le
conoscenze di base più semplici per capire la chiesa o per
capire ciò che implica la fede
cristiana. In questo campo,
c’è un enorme bisogno di
compensazione da soddisfare.
Infine, l’incapacità spaventosa di moltissimi cittadini
dell’ex Ddr di gestire la propria vita con gli stranieri, con
gente diversa. Ciò rappresenta una sfida chiarissima e importantissima per la chiesa».
- Che cosa ha imparato la
sua chiesa durante quarant’
anni di regime comunista?
«(...) È difficile rispondere;
ciò che cercherò di dire riguarda ovviamente solo una
parte della chiesa. Parecchi
fra noi hanno capito, in parte
anche grazie ai marxisti, che
la chiesa di Cristo ha il suo
posto a fianco dei deboli perché è lì che si trova il nostro
Signore: ad esempio, a fianco
dei disoccupati, degli stranieri. Abbiamo imparato che la
Chiesa di Gesù Cristo è, di
norma, una minoranza all’intemo della società. Allo stesso tempo, abbiamo imparato
che, proprio per questo, la
chiesa è tentata di ripiegarsi
su se stessa e che dobbiamo
resistere a questa tentazione.
Infine, abbiamo fatto l’esperienza che una minoranza decisa può ottenere molto se fa
propri gli interessi di tutta la
popolazione. Da questa esperienza abbiamo imparato che
una distinzione, una separazione chiara tra la chiesa e lo
stato è una benedizione. Per
questo prendiamo un po’ le
distanze da una eccessiva
connessione con lo stato, anche se quest'ultimo non ci è
affatto ostile».
' - Qual è il compito più importante delle chiese protestanti in Europa oggi?
«Ancora una volta, non
vorrei indicare un compito
come più importante di altri,
perché ne vedo diversi che
sono urgenti. Ad esempio, di
Berlino: un quartiere nella parte orientale della città dopo l’unificazione
fronte a certi tentativi cattolici-romani e ortodossi di far sì
che l’Europa venga considerata come un “continente cristiano” (tentativi che non di
rado appaiono retrogradi, come rievangelizzazione, ricristianizzazione) mi sembra
che un compito importante
per la chiesa protestante sia di
mantenere l’eredità del secolo
dei Lumi: una liberazione al
di qua della quale non dovremmo tornare. Nel dire
questo, non penso a una glorificazione acritica della secolarizzazione„come ciò si è
verificato negli anni ’60, ma
penso che la responsabilità
etica e anche politica di ognuno sia un bene prezioso. A
questo è legato il diritto di
ognuno di decidere autonomamente del proprio cammino, senza essere costretto da
una maggioranza ad andare in
una determinata direzione.
D’altra parte un compito
importante, in particolare per
le chiese protestanti, sarebbe
. a parer mio l’impegnarsi per
una nuova visione del lavoro
nella società. Una certa etica
protestante del lavoro ha influenzato l’opinione pubblica,
ossia che il valore di un uomo
venga misurato secondo le
sue prestazioni e la sua produttività. Nella misura in cui
questa opinione viene interiorizzata dalla maggioranza dei
nostri contemporanei, il sentimento del proprio valore viene definito in base a questo
criterio. Non c’è da stupirsi
quindi che una disoccupazione durevole abbia conseguenze psichiche catastrofiche per
la maggior parte della gente. '
Dobbiamo partire dal principio che in Europa la piena
occupazione nel campo della
produzione non sarà mai raggiunta e che, pertanto, altri
campi di attività (non produttive), in particolare in campo sociale o diaconale, acquisteranno più importanza. La
predicazione e la pastorale
protestante hanno il dovere
di mantenere e di affermare
che il valore dell’essere umano è indipendente dalle sue
“performance” e dalla sua
produttività. In questo modo
contribuiranno a far sì che la
società dia un maggiore riconoscimento ai servizi sociali,
compresi quelli volontari.
Molte chiese protestanti
hanno relazioni con altre
chiese in altri continenti.
Questi rapporti di gemellaggio possono aiutarle a concretizzare un altro compito importante: impegnarsi affinché
i popoli dell’Europa prendano
sul serio la loro responsabilità
globale e resistano alla tentazione di edificare una “Europa fortezza”».
Ne ha discusso a Parigi la Commissione giustizia e diritti umani
La situazione del Togo preoccupa
vivamente la Cevaa
La Commissione giustizia
e diritti umani della Cevaa si
è riunita per la propria sessione annuale dal 10 al 12 gennaio 1995, a Parigi. Nel quadro del suo mandato, ha esaminato un certo numero di situazioni in cui i diritti umani
vengono manifestamente violati. Si è soffermata in particolare su una situazione: uno
dei membri della Commissione, Ahlonko Robert Dovi,
presidente della Commissione dei diritti umani nel Togo,
ha lungamente illustrato
quello che sta succedendo attualmente nel suo paese. Dovi ha citato numerosi esempi
di atti di violenza: carcerazioni arbitrarie, torture, sequestri di persone, delitti...
La realtà quindi è molto diversa daH’immagine ufficiale
che il governo togolese cerca
di tiare del proprio paese.
«Questa situazione è grave
e ci interpella tutti - ha affermato il pastore Marcel Piguet, .segretario generale della Cevaa -. Degli uomini e
delle donne .soffrono, la loro
vita è minacciata; due chiese
della Cevaa .sono direttamente coinvolte: infine, la situazione può .scoppiare in qualsiasi momento. La nostra
Commissione ha ritenuto che
occorreva informare rapidamente le chiese e avvertire
l’opinione pubblica, runica
in grado di fare reagire i governi. Per questo vi chiediamo di fare il migliore uso di
queste informazioni e di
diffonderle ampiamente».
In un documento, Amne.sty
International descrive gli avvenimenti che si sono verificati nel Togo a partire dalle
elezioni presidenziali dell’
agosto 1993 fino alla formazione del nuovo governo nel
maggio del 1994.
In quel periodo decine di
persone sono state uccise dalle forze di sicurezza ma, come in passato, questi delitti
non hanno dato luogo ad alcuna indagine. I responsabili
sono tuttora al loro posto e
non sono stati deferiti all’autorità giudiziaria; inoltre almeno 13 prigionieri di opinione sono tuttora incarcerati: alcuni di questi sono stati
dichiarati colpevoli sulla base
di confessioni estorte con la
tortura, altri sono detenuti da
molto tempo senza incriminazione né sentenza di condanna. (Bip)
Lancio di una nuova lotteria nazionale
I metodisti britannici
Lotterie? No, grazie!
_______FLORENCE VINTI______
^7 on comprate i biglietti^ ti della nuova lotteria
organizzata dal governo»:
questo l’invito rivolto ai metodisti della Conferenza britannica dal suo presidente, il
rev. Lesile Griffiths, prima
delle feste natalizie. «Non sono un guastafeste, credo nella
vita e nel giusto divertimento
- ha aggiunto Griffiths -; ma
non credo in un governo che
nasconda dietro una lotteria
nazionale quella che dovrebbe essere una politica economica seria».
La Divisione per la responsabilità sociale (Drs) si è unita a questa condanna. Il rev.
John Kennedy, il suo segretario, ha affermato: «La Chiesa
metodista permette ora lotterie di modeste dimensioni
(nel passato i metodisti britannici consideravano qualsiasi forma di gioco d’azzardo un peccato, ndr.) quando
lo scopo è quello di raccogliere fondi per beneficenza e
quando non vi è nessuna vera
motivazione per vincere, ma
la lotteria nazionale attira la
gente e la induce a spendere
denaro con la prospettiva di
vincere premi fantastici».
Pertanto i metodisti sono stati
fortemente sconsigliati dal
prendere parte a quello che
Kennedy chiama «una distrazione dai problemi della povertà, lo squallore e la corruzione della vita nazionale».
Lo stesso messaggio è stato
dato alle chiese che fanno
parte della Free Church Federation (Federazione delle
chiese libere) dal suo Consiglio. «Non comprate un solo
biglietto - ha consigliato il
moderatore, rev. John Newton -: / risultati di una ricerca sulle lotterie mostrano
chiaramente che saranno le
famiglie più povere e con
reddito minimo ad essere indotte a spendere il loro denaro in questa lotteria dalla
campagna (di 40 milioni di
sterline) ora in corso». Il
consorzio scelto per organizzare la lotteria ha promesso
che 28 centesimi di ogni sterlina incassata saranno devoluti a opere caritatevoli, ma le
opere metodiste per bambini
e anziani hanno già deciso da
tempo che non accetteranno
questo denaro.
Si prevede che nella prossima primavera anche le deplorevoli lotterie «gratta e vinci», che sembrano avere
grande successo nel nostro
paese, invaderanno il Regno
Unito. «Questi instan! losers
- (perdenti immediati) come
li definisce il Drs - .saranno
indotti a continuare a spendere denaro che non potrebbero spendere».
Le voci di protesta sono
giunte, attraverso i mass media, all’opinione pubbiica inglese, ma non sembrano avere avuto effetto sul governo
conservatore. Non sarebbe
forse giusto che anche le nostre chiese evangeliche italiane facessero sentire la loro
protesta al riguardo attraverso la Fcei?
Personalmente credo che il
problema sia spirituale oltre
che politico, perché queste ripetute lotterie appunto non
fanno che illudere di poter risolvere con una vincita i numerosi problemi economici
dovuti agli squilibri e iniquità
del sistema che sembra incapace e/o privo della volontà
di risolverli in modo reale.
Spirituale perché il desiderio
della ricchezza man d esta un
atteggiamento idolatra nel
confronto del denaro.
Lomé (Togo): manifestazione di protesta antigovernativa
Avvertimento lanciato da José Chipenda
In Burundi si rischia
un nuovo Ruanda
Il Burundi è sull’orlo di una
crisi che ri.schia di precipitare
in una violenza etnica simile
a quella che ha travolto il vicino Ruanda. Questo l’avvertimento lanciato da José Chipenda, segretario generale
della Conferenza delle chiese
di tutta l’Africa (Ceta), che
ha compiuto una visita di sei
giorni in Burundi.
Durante la sua visita, Chipenda ha incontrato responsabili di chiesa e uomini politici, tra cui il presidente Sylvestre Nitbantuganya e il primo
ministro Anatole Kanyenkiko. La ripartizione etnica e
politica della minuscola Repubblica del Burundi è pressappoco uguale a quella del
Ruanda. Anche se l’ultimo
censimento della popolazione
risale a vent’anni fa. si ritiene
che la percentuale di Hutu
ammonti all’85% e quella dei
Tutsi al 14%. L’esercito, dominato dai Tutsi, ha controllato il paese per molti anni.
L’attuale crisi è scaturita da
una minaccia lanciata nel dicembre scorso dal partito di
opposizione «Unità per il
progresso nazionale» (Uprona), dominato dai Tutsi, di ritirarsi dal governo di unione
nazionale in .segno di protesta
contro il nuovo presidente del
Parlamento. L’Uprona accusa
il nuovo presidente, Jean Minani, del «Fronte per la democrazia del Burundi» (Frodebu), di tendenza Hutu, di
aver incitato gli Hutu del Burundi al massacro dei Tutsi
dopo l’as.sassinio neH'ottobre
1993 del primo presidente
democraticamente eletto,
Melchior Ndadayc, un Hutu
moderato. Circa 50.000 persone dei due gruppi etnici
erano state uccise durante i
massacri seguiti all’assassinio. L’Uprona, partito del
primo ministro, è stato al potere'fino al 1993. Il Frodebu
detiene oggi la presidenza e
65 seggi su 81 all'Assemblea
nazionale.
Ogni giorno si veriticano
delitti, massacri, sequestri di
persone e altri atti di violenza
tra le milizie armate. «Queste
crisi continueranno e non
smetteranno di peggionire a
meno che non si allertni
un’autorità morale in grado di
influenzare i responsabili pO'
litici del Burundi - dice Chipenda -. In questo momento
tale autorità morale non può
venire che dalle chiese che,
anche loro, devono mettere
da parte la loro disunione e
rinunciare alle loro vecchie
abitudini».