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■ BIBBIA E AnUALirAa
UNA LETTERA
DI CRISTO
«...è noto che voi siete una lettera di
Cristo, scritta mediante il nostro servizio,
scritta non con inchiostro ma con lo Spirito del Dio vivente; non su tavole di pietra ma su tavole che sono cuori di carne»
II Corinzi, 3, 3
Essere una lettera di Cristo»,
è un’immagine forte della vita
aistiana che mi fa venire in mente
àue considerazioni. La prima: noi
siamo la generazione deU’e-mad, dei
messaggi via Internet. Certo, c’è la
lettera, ma sempre di più usiamo il
modo elettronico di comunicare.
L’e-mail non è come una lettera.
Normalmente è più corta, più esplicita, più semplice. Una lette a nella
forma tradizionale, invece, mostra di
più lo spirito dell’autore o autrice,
esprime meglio la situazione e trasmette meglio l’ambiente soggettivo.
Seconda considerazione personale:
sulla mia scrivania ho avuto per
molto tempo una lettera, molto gentile, di una persona che mi ha ringraziato per una mia visita. Volevo ri.^ndergli, ma non ci riuscivo. Perthé? Avevo timore di fare una brutta
figura con il mio italiano!
Da queste due considerazioni
vengono due affermazioni. La
prima: non voglio tradurre il pensiero di Paolo «essere una lettera di
Cristo» con «essere un e-mail di Cristo». No. Scrive Paolo: «Voi siete
una lettera di Cristo, scritta mediante il nostro servizio...». La vita di servizio e di testimonianza non può essere ridotta a uno slogan o a una
pratica semplice da seguire o facile
da riconoscere. Un proverbio dice:
«Le azioni parlano più forte delle
parole». La nostra fede non sta nelle
nostre parole, ma nelle nostre azioni. La fede incarnata nella vita quotidiana è sempre complessa e profonda, veramente una lettera, non
un e-mail. Però non bisogna pensare
che la vita in Cristo, la mia e la vostra, debba essere per forza una lettera di dolore, miserie, problemi o
di giudizio. Come lettere di Cristo,
noi abbiamo oggi la capacità di essere lettere di gioia, di sostegno, di incoraggiamento agli altri. Per esempio l’accoglienza degli immigrati
nelle nostre chiese non deve essere
nna risposta pesante da portare, ma
deve essere vista come l’accoglienza
di doni di Dio che porta una maggior ricchezza di fede.
Seconda affermazione: è normale che io voglia scrivere una
lettera in buon italiano; la realtà è
che se avessi aspettato di perfeziona
re il mio italiano, quel fratello che mi
ha scritto una lettera così gentile non
avrebbe mai ricevuto la mia risposta,
^osì, se aspettiamo di avere il pro^amma perfetto per tutto, non ini
.‘Pieremo mai a fare niente. Wesley,
‘1 iniziatore del metodismo, affermò
^Che la perfezione è un dono di Dio,
f«non una conseguenza della pratica o
_ dell’allenamento ripetitivo. Una vol^ ogni candidato metodista al pastosto, alla domanda: «Vai verso la
^»perfezione?», doveva rispondere:
«Vado verso la perfezione, dato che
*0 Spirito di Dio mi assiste». Noi sia®o la lettera di Cristo scritta, «con lo
^pirito del Dio vivente». Non attendiamo dunque ma, sorretti dallo Spinto Santo, portiamo avanti la nostra
fede in azione.
Bill Smith
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% ■ art 2 comrrio 20/B legge 662/96 ■ Filiale di Torino.
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
ÌISTRAGE IN USAI
Cè differenza tra gli afghani
eitaiebani
Lire 2200-Euro 1,14
ICHIESEI
1/ convegno nazionale delflkebi
sull'ideatità dei battisti italiani
La strage terrorista negli Usa non contrappone due civiltà ma le sfida entrambe
Scontro nelle civiltà
Il fondamentalismo e il radicalismo, contrapponendosi a ogni progetto di società
pluralista, accogliente e giusta, vuole colpire a morte sia in Occidente sia in Oriente
Anno IX - numero 37 - 28 settembre 2001
ECO DELLE VALLI!
Il futuro di vaia Ohmda
di MASSIMO CNONE
1 L'OPINIONE
GIOVANI SEMPRE
PIU CATTIVI?
PAOLO NASO
DOPO rii settembre, se non il
mondo intero, certamente molte cose sono cambiate. È cambiata
la collocazione geopolitica di paesi
come il Pakistan che ora si ritrovano
a fianco degli Stati Uniti; è cambiata
la filosofia della politica estera
delPamministrazione Bush che, dopo aver vagheggiato un disimpegno
dalle aree di crisi, quella mediorientale prima di tutte, ha dovuto prendere atto che in tempi di globalizzazione l’isolazionismo è una politica
sbagliata e non realistica: è cambiato il terrorismo perché d’ora in poi
la soglia che misura'l’efficacia di un
attentato va da cinquemila morti in
su; è cambiato l’Islam che capisce di
dover fare i conti con quel virus leta
l*,* Attentati negli Usa
Per soluzioni
nonviolente
In una lettera pastorale del 21 settembre alle chiese degli Stati Uniti, il
segretario generale del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec), pastore Konrad Kaiser, assicura alle chiese
statunitensi il «pieno e continuativo
sostegno dell’ecumene internazionale» dopo i tragici attentati deH’ll
settembre, e chiede alle chiese e alla
società americana di reagire con «discernimento e fedeltà alla parola di
Dio». Kaiser richiama alla solidarietà
con le comunità musulmane e arabe
in America, condannando ogni atto
di ritorsione nei confronti di persone
innocenti e invitando gli Usa a «mettere da parte la fiducia nella forza
militare» e a «investire negli sforzi
per trovare soluzioni nonviolente a
conflitti generati da povertà, sfiducia, avidità e intolleranza». (nev)
le che colpisce tutte le tradizioni religiose, il fondamentalismo e il radicalismo, e deve fronteggiare l’onda
pericolosa del sospetto, del pregiudizio, dell’esclusione.
Certamente sono cambiati anche
gli americani che, dall’uccisione di
Kennedy, non si erano mai sentiti
così fragili e forse così uniti. Forse
siamo cambiati anche noi europei,
bruscamente risvegliati dai nostri
sogni finanziari e dalle nostre modeste querelle regionali: il contraccolpo degli aerei esplosi sulle Torri di
New York ci insegna che viviamo in
un tempo oscuro nel quale la nostra
invenzione più grande, la politica
come strumento di mediazione non
militare dei conflitti, non riesce a
perseguire gli obiettivi per cui è nata. Ma, con ogni evidenza, è più faci
le muovere una flotta che ridare
spazio a un’azione politica incisiva
per la sicurezza e la pace.
In pochi giorni sono davvero cambiate molte cose, in peggió. Quanto a
noi, non riusciamo bene a decifrare
questo nuovo scenario e pensiamo
di poterlo interpretaré con le categorie di sempre: e così per qualcuno
quello che è successo è il frutto avvelenato della politica americana, della
sua arroganza e della sua violenza.
Un frutto amaro, certamente, ma analogo a quello che, ogni giorno, gli
Stati Uniti fanno pagare ai paesi poveri del mondo. Sulla base di queste
premesse gli Stati Uniti e la comunità internazionale non avrebbero
alcun diritto morale e politico di ri
Segue a pag. 10
Attentati negli Usa
No rappresaglie
indiscriminate
Esprime partecipazione al lutto
che ha colpito gli Stati Uniti e preoccupazione per la spirale di violenza
innescata dagli attentati, un documento interreligioso sottoscritto da
1.800 leader cristiani, ebrei e musulmani negli Usa. I rappresentanti delle comunità religiose invitano a non
lasciarsi andare alla «rappresaglia indiscriminata» perché ciò porterebbe
alla perdita di altre vite innocenti. Il
documento chiede di non lasciare
che la cieca violenza del terrorismo
possa sopraffare i valori di tolleranza,
compassione, giustizia e santità della
vita umana, tutti valori che sono «al
cuore di tutte le nostre tradizioni religiose». «Dedichiamoci di nuovo conclude il documento - alla pace
globale, alla dignità umana e allo sradicamento di ogni violenza». (nev)
Valli valdesi
«Restyling» dei
centri urbani
L’occhio vuole la sua parte, non
solo nell’arte o nella moda, ma anche nell’offerta turistica. Così il terri
torio del Pinerolese, in vista delle
Olimpiadi del 2006, procede, a vari
livelli di gestione, a un vero e proprio restyling. A Luserna San Giovanni un intero quartiere è oggetto
di studio da parte di progettisti chiamati a concorso: Torre Pellice vede
in via di ultimazione i rifacimenti alle piazze Libertà e San Martino; ri
strutturazioni sono previste anche a
Villar Pellice e in vai Chisone. Il tutto si fonda sul grande capitolo delle
cosiddette «opere connesse»: a volte
sembrano interventi di poco conto,
ma l’insieme potrà dare un’immagine diversa dell’intera zona.
A pag. Il
Una giovane esasperata dalla brutalità del padre lo uccide, un ragazzo
stronca la vita di un altro ragazzo per
un motorino; giovani, provenienti da
contesti biografici e sociali diversi divengono, almeno per qualche secondo
fatale, assassini. Basta sfogliare a ritroso la cronaca nera delle settimane, dei
mesi, anche solo dell’ultimo anno, per
capire che qualcosa avviene sotto i nostri occhi che non riusciamo a decifrare. Per tutti gli Anni 80 e per buona
parte degli Anni 90, nonostante le molte mutazioni della società,! singoli casi
di devianza minorile sembravano tutti
iscrivibili in quadri di riferimento
(economici, sociali, psicologici, cidturali) che li spiegavano compiutamente.
Negli ultimi 3-4 anni i nostri strumenti conoscitivi sono diventati insufficienti e approssimativi, «opachi»,
non più in grado di interpretare ragazzi e ragazze che agiscono, in reati spesso di eccezionale gravità, secondo nuove forme di incapacità di una crescita
«normale». Il primo dato che mi sembra emergere dalla «nuova» devianza
minorile è proprio il fatto che non conosciamo a sufficienza i ragazzi e le ragazze di oggi, che continuiamo a interpretarli con parametri (psicologici, di
analisi dei bisogni e delle attese) che
non ci permettono di «comprenderli»
davvero. Ogni ragazzo è davvero un
problema a sé ed è urgente un serio aggiornamento e un continuo affinamento delle nostre capacità di «leggerli».
Sui diversi, e non sempre omogenei
aspetti emergenti negli ultimi anni,
due mi sembrano degni di particolare
attenzione. Il primo: mentre si registra
un aumento del livello medio di scolarizzazione (questo, per esempio, è il
primo anno scolastico in cui più della
metà dei ragazzi presenti nel carcere
minorile di Nisida ha la licenza media)
e un indubbio accrescimento delle
informazioni possedute, è diventata
estremamente labile la capacità di distinguere tra «reale» e «immaginario».
Molti ragazzi sembrano vivere in uno
stato di costante obnubilazione che
impedisce ogni effettivo contatto con
la realtà, di cui sembrano spesso inconsapevoli. Possono così finire con
l’uccidere, avendo della morte un’idea
per cosi dire «vuota», priva di «concretezza», come se non fosse un evento
«drammatico» e «irreversibile» ma un
fatto banale, magari modificabile spingendo un pulsante del telecomando*.
11 secondo, ancora più importante.
A me non sembra aumentata, in questi
anni, la «cattiveria» dei ragazzi: piuttosto mi sembra cresciuta, a dismisura, la loro sofferenza, il loro disagio di
vivere. E, soprattutto, la loro incapacità di «pensare» i loro sentimenti e di
esprimerli. Non hanno parole per pensarsi e per dirsi e non sembrano sviluppare nessun senso di se stessi che
sia capacità di contatto con la loro
stessa intimità. Questo ne fa delle persone particolarmente fragili e potenzialmente molto violente. Mi chiedo
però a chi, comunque, potrebbero dirsi. Certo non a genitori che sembrano
incapaci di prenderli in carico (e,
quindi, se necessario, «in cura»), né a
insegnanti, ormai da anni fin troppo
caricati (senza né specifiche competenze né adeguati strumenti, né effettivi supporti) della soluzione di quasi
tutti i problemi sociali. E altri referenti «adulti» al di là di tutti i bei discorsi
sul territorio come «comunità educante» non sembrano esserci
Maria Franco
2
PAG. 2 RIFORMA
«'Anna pregò e disse:
il mio cuore esulta
nel Signore,
il Signore ha
innalzato la mia
potenza, la mia
bocca si apre contro
i miei nemici perché
gioisco nella tua
salvezza. ^Nessuno
è santo come
il Signore, poiché
non c’è altro Dio
all’infuori di te;
e non c’è rocca pari
al nostro Dio.
''Non parlate più con
tanto orgoglio; nonesca più l’arroganza
dalla vostra bocca;
poiché il Signore
è un Dio che sa tutto
e da lui sono pesate
le azioni dell’uomo.
‘'L’arco dei potenti
è spezzato, ma quelli
che vacillano sono
rivestiti di forza.
^Quelli che una volta
erano sazi si offrono
a giornata per il
pane, e quanti erano
affamati ora hanno
riposo. La sterile
partorisce sette
volte, ma la donna
che aveva molti figli
diventa fiacca.
NI Signore fa morire
e fa vivere; fa
scendere nel
sagomo dei morti
e ne fa risalire.
NI Signore
fa impoverire
e fa arricchire, egli
abbassa e innalza.
Alza il misero dalla
polvere e innalza
il povero dal letame,
per farli sedere con i
nobili, per farli eredi
di un trono di gloria;
poiché le colonne
della terra sono del
Signore e su queste
ha poggiato
il mondo. ^Egli
veglierà sui passi
dei suoi fedeli, ma
gli empi periranno
nelle tenebre; infatti
l’uomo non trionferà
per la sua forza.
'”Gli avversari del
Signore saranno
frantumati;
egli tuonerà contro
di essi dal cielo;
il Signore giudicherà
l’estremità della
terra e darà forza
al suo re; innalzerà
la potenza del suo
unto»
(I Samuele 2,1-10)
«Ora vediamo come
in uno specchio,
in modo oscuro;
ma allora vedremo
faccia a faccia;
ora conosco solo
in parte, ma allora
conoscerò
pienamente...»
(I Corinzi 13,12)
All’Ascolto Della Parola
REGNO, POTENZA E GLORIA
La dossologia marca il rapporto tra preghiera e suo adempimento, Speranza e attesa
Riconoscere a Dio «regno, potenza e gloria» dà a chi prega la dimensione del «credo»
CRECÒRIO PLESCAN
Dossologia: aggiunta
0 originale?
J manoscritti più antichi del
Nuovo Testamento concludono la preghiera del Padre Nostro con le parole «liberaci dal
male». Dire «poiché a te appartengono il regno, la potenza e la
gloria. Amen» è clunque aggiungere qualcosa? Polemisti diversi
si sono impegnati in questa discussione; la storia ricorda che i
valdesi dell’alta vai Chisone,
tentando di opporsi alla cattolicizzazione forzata dell’inizio del
’700, venivano soprannominati
«caratoi» perché concludevano
la preghiera con le parole francesi «car à toi appartiennent le
règne, la puissance et la gioire...». Questa «dossologia» (espressione di gloria, «glorifica- ■
zione»), però, a questo punto
del Padre Nostro ha una ragion
d’essere importante e anche
una tradizione antica e consolidata. Ci riferiamo a un antico
documento cristiano, le Didaké
(«L’insegnamento dei dodici discepoli») che proviene probabilmente dalla Siria e che è datato prima del 160 (per fare un
raffronto, si calcola che il Vangelo di Matteo sia stato scritto
in periodo compreso tra l’80 e il
100); anche se non fa parte del
canone del Nuovo Testamento,
è generalmente considerato
molto autorevole per la descrizione degli usi liturgici e dell’etica dei primi cristiani.
Qui troviamo riportato il testo della nostra preghiera e alla
conclusione leggiamo: «Perché
tua è la potenza e la gloria nei
secoli. Pregate così tre volte al
giorno...» (8,2-3) e poi «Nel modo in cui questo pane spezzato
era sparso qua e là sopra i colli
e raccolto divenne una sola cosa, così si raccolga la tua chiesa
nel tuo regno dai confini della
terra: perché tua è la gloria e la
potenza, per Gesù Cristo nei secoli» (9, 4). Una tale testimonianza rende l’idea dell’importanza di questa dossologia e
della sua presenza nel testo; anche la tradizione ebraica, con
cui il Padre Nostro è imparentato, conclude comunemente
una preghiera con una parola
di benedizione a Dio.
La dossologia come
confessione di fede
lerò anche altre ragioni che ci fanno pensare
Grande leone della savana!
Ahunuababirim - colui che quando viene visto provoca un tuffo al cuore, leone delle tribù di Israele!
Kurotwiamansa - ilJeopardo, colui a cui non si posso rubare i cuccioli!
Erwi - il felino dal mantello regale!
Okokuroko - il Potente, il più splendido sopra uomini e donne!
Il leone deUa savana!
Noi ti diciamo, Signore, vieni in mezzo a noi!
(invocazione di una tribù cristiana
delle foreste del Ghana)
VI sono p
gioni chi
che dire oggi «poiché a te ap
partengono il regno, la potenze
e la gloria...» sia significativo.
La dossologia marca il rapporto
tra preghiera e suo adempimento, speranza e attesa: riconoscere a Dio «regno, potenza e
gloria» dà a chi prega la dimensione del «credo». Questa parola ha, nel comune parlare, un
significato ambiguo: molti,
quando pensano a un elencazione di principi di fede si sentono costretti, pensano a cose
che si devono credere, elaborate da altri e imposte dalla tradizione: la parola «dogma» per
molti è una «parolaccia teologica». Ma il principio va ribaltato:
il «credo» va definito come «ciò
che possiamo credere», nonostante le apparenze contrarie.
Guardiamo un esempio concreto: il nazismo. Nella prima
metà del secolo scorso esso
prese il potere dall’interno della
società tedesca, e per molti divenne invincibile. In questa situazione si riunì nella cittadina
di Barmen un Sinodo che elaborò un Credo apparentemente
lontano dalla realtà del mondo
in cui viveva: «...come Gesù
Cristo rappresenta la grazia
senza condizione del periodo di
tutti i nostri peccati, così con
uguale serietà, egli è l’espressione della forte pretesa che
Dio fa valere nei confronti di
tutta la nostra vita... Respingiamo la falsa dottrina secondo cui
ci sarebbero altri settori dalla
nostra esistenza nei quali non
apparterremmo a Gesù Cristo
ma ad altri signori...».
Il Credo è affermazione della
fede che guarda al futuro: anche
se oggi Hitler vuole che nella
nostra vita ci siano spazi senza
Gesù, noi sappiamo che questo
è falso; anche se l’esperienza
quotidiana è negativa, la visione
della fede guarda oltre e sa che
la storia finirà diversamente. La
dossologia «mette sul tappeto»
le vere domande della fede. Noi
pieghiamo «padre nostro... liberaci dal male» perché ci rendiamo conto che tutto ciò è ancora
da richiedere. Attraverso questo
breve Credo ci rendiamo conto
che regno, potenza e gloria sono l’ambito in cui il padre nostro è già realizzato.
- Il regno: i cieli non sono un
aldilà astratto, ma ciò che la
Bibbia chiama «già e non ancora»: il regno di Dio è, sulla scia
della fede d’Israele, uno dei
fondamenti della predicazione
cristiana: affermare che il regno
è (già) di Dio significa riconoscere già la sua presenza nella
vita e nella storia.
- La potenza: non «onnipotenza» sterile, «fato» pagano,
che da un lato fa sentire inferiori e umilia, dall’altro non aiuta
quando se ne ha bisogno, ma
«azione potente di Dio per
l’umanità», coinvolgimento nel
mondo. Che si coglie nella storia di Israele ma soprattutto
nell’incarnazione, scelta definitiva di Dio per l’umanità, speciale e irripetibile. Nell’incarnazione vediamo anche cosa intenda Dio per «potenza» e ci invita a riflettere su come dobbiamo intenderla; non «bacchetta
magica per la soluzione dei nostri problemi», ma «ingresso di
Dio nella nostra storia affinché
anche noi possiamo trovarne la
chiave e il significato». La «potenza» di Dio non umilia la nostra impotenza, ma la condivide e offre l’occasione per mettere in discussione ciò che noi
consideriamo forte o debole e
che cose, invece Dio ritiene tale: «Dio ha scelto le cose ignobili del mondo... per ridurre al
niente le cose che sono...» (I
Cor. 1,28).
- La gloria: l’adorazione di Gesù, oltre la situazione contingente. Non siamo abituati a
queste affermazioni e tendiamo
a sottolineare più il dramma che
la consolazione, il Getsemani
più che l’apparizione, il processo a Gesù più che la sua ascensione. È vero che storia della
chiesa e teologia ci «costringono» a farlo, ma è anche vero che
talvolta rischiamo di dimenticare un aspetto tutt’altro che secondario del messaggio evange
lico. Anche se il libro dell’Apocalisse è difficile da capire, non
dobbiamo per questo ignorarne
la conclusione; vediamo ancora
come attraverso un vetro offuscato, ma non per questo dobbiamo pensare che questa sia
anche la visione divina. Affermare che «a te è già oggi la gloria» significa mettere un punto
fermo sulla nostra visione del
mondo e aprici alla visione di
Cristo. Queste tre affermazioni
sono centrali nel quadro della
fede cristiana dalla parte di chi
si presta a pregare Dio con la visione della fede e la consapevolezza della condizione umana.
Amen...
La parola «amen» è tra le più
ricorrenti nel linguaggio del
la fede, ma tra le meno approfondite. Significa «sì» (letteralmente «solido», «fermo», «di
certo», «in verità»). È segno dell’associazione ufficiale dell’uditorio alle affermazione dell’oratore, non solo in termini religiosi; chi risponde così si impegna
in ciò che è stato detto. Nel libro
di Neemia, al 5° capitolo, si racconta che il governatore Neemia, a seguito della crisi politico-economica che seguì l’esilio
a Babilonia, invitò gli ebrei a
condonarsi reciprocamente debiti e crediti e che la popolazione approvò il progetto dicendo
solennemente «amen»!
Nel Nuòvo Testamento questo uso viene proseguito e ampliato: la parola viene usata in
alcune situazioni particolari:
Gesù fa precedere affermazioni
importanti da «amen», come
per esempio in Matteo 8, 10,
della guarigione dei servo dell’ufficiale romano. In Giovanni
«arnen amen» riferito a Gesù
indica la sua speciale autorità
messianica, potremmo avvicinare all’affermazione «io sono
la via, la verità, la vita». Nell’Apocalisse (3, 14), riprendendo Isaia 65,16 in cui si parla del
«Dio di verità» (in ebraico
«Elohe amen»), Gesù è definito
«l’Amen, il testimone fedele e
veritiero, il principio della creazione di Dio...». '
(Ultima di una serie di sette
meditazioni. Le precedenti
sono state pubblicate sui
numeri 28,29,30,31,32 e 36)
Nella foto: Il Pantokrator, mosaici deH’abside del duomo di
Monreale, Sicilia
Far davvero nostra
ste parole è diffiriil
difficoltà non si troÌ'
termmi usati, «a te
tengono il reg^Q
tenze e la glSria,.''? Q¡¡eV
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nel fatto ché. oltrVÌf '
turgia, e raro trovar
conosciuta al SiaÌ’'
Questo pudore è
la nostra teologia e d
nostra storia (non pò.
mo dimenticare cheJ
».org/t®
dal trionfalismo delia'riKtfe«
sa che si sente già oqo^ 00«^ ■
ro per l'umanità), maji fg/iflBiri
Schio che corriamo è0i,htsi
bio, quasi che essofc! >'17
un valore a sé stante,
Una cosa che possiao, ' """
e forse dovremrno"Ì i«
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rare dalla tradizione
tecostale è il riconotóIolP'^°P'
mento della concrete^ aDnadiq
dell'azione di Dio. Poni, jdiviole:
moci una domanda:clij feva già
cosa ha fatto oggi Dio pj Uniti
me? In quale awenimej ito soste
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ne...) ho visto «regno,po ¡(¡ci e n
tenza e gloria» del Signo mentali
re che si realizzavano?] Lche
se troviamo difficoltà ai Lpri (
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queste domande, a «dai ■ “j
un nome» all'azioneil
Dio, poniamocene un'al iW®'®
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re? Perché Dio tace oppi Dinmette
re perché siamo distrati to il popi
ad ascoltare altre cose onsidera
abituati a confondere lio mpo di i
guaggio spirituale e alt jpereilp
linguaggi?
La dossologia che chi«
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domande, invitandoci (i
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se che avremmo P»®® ^ '»inbatti
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Strage negli Usa: la presa di posizione del «fronte femminile» afghano in esilio
è differenza tra gli afghani e i talebani
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Scato del 14 settembre
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Zionario femminile afM che dal Pakistan resiste
matura dei talebani. Se
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I tace oppi immettere tali crimini conno distrati io il popolo americano che
altre cose insiderano «infedele». Allo
fondere Ile topo di raggiungere e man:uale e alt »nere il proprio potere, que
sti delinquenti crudeli sono
pronti a rivolgersi a qualsiasi
forza criminale. Ma sfortunatamente noi dobbiamo dire
che è stato il governo degli
Stati Uniti a sostenere il dittatore pakistano generale
Zia-ul Haq nel creare migliaia di scuole religiose dalle
quali sono emersi i germi dei
Talebani. Allo stesso modo,
come è evidente per tutti,
Osama Bin Laden è stato il
pupillo della Cia. Ma ciò che
è più penoso è che i politici
americani non hanno tratto
una lezione dalle loro politiche a favore dei fondamentalisti nel nostro paese e stanno
ancora continuando ad appoggiare questo 0 quel gruppo o leader fondamentalista.
Secondo noi, ogni tipo di sostegno ai fondamentalisti Talebani e Jehadi significa in
realtà calpestare i valori democratici, i diritti delle donne e i diritti umani. Se è provato che i presunti autori degli attacchi terroristici si trovano fuori dagli Stati Uniti, il
nostro grido costante che i
terroristi fondamentalisti
avrebbero finito per ritorcersi
contro i loro creatori, è confermato una volta di più.
Il governo degli Usa dovrebbe considerare le cause
di fondo di questo terribile
evento, che non è stato il pri
mo e non sarà l’ultimo. Gli
Usa dovrebbero smettere di
appoggiare i terroristi afghani e i loro sostenitori una volta per tutte. Adesso che i Talehani e Osama sono i primi
indiziati dalle forze americane dopo gli attacchi criminali, gli Usa sottoporraimo l’Afghanistan a un attacco militare simile a quello del 1998 e
uccideranno migliaia di innocenti afghani per i crimini
commessi dai Talehani e da
Osama? Pensano gli Usa che
attraverso questi attacchi,
con migliaia di diseredati,
poveri e innocenti afghani
come vittime, saranno in
grado di cancellare le cause
del terrorismo o piuttosto
diffonderanno il terrorismo
su più larga scala? Dal nostro
punto di vista vasti e indiscriminati attacchi militari a
un paese che da più di due
decenni è sottoposto a. disastri permanenti, non sarebbero un motivo d’orgoglio.
Non pensiamo che una tale
aggressione sarebbe l’espressione della volontà della gente americana. Il governo degli Usa e il loro popolo dovrebbero sapere che c’è Una
grande differenza tra la gente
povera e martoriata dell’Afghanistan e i terroristi criminali Talehani e Jehadi.
Mentre noi manifestiamo
ancora una volta la nostra
solidarietà e il profondo cordoglio al popolo degli Stati
Uniti, crediamo anche che
attaccare l’Afghanistan e uccidere la sua gente più derelitta e sofferente non allevierà in alcun modo il lutto
del popolo americano. Speriamo sinceramente che il
popolo americano sia in grado di distinguere tra la gente
dell’Afghanistan e un pugno
di terroristi fondamentalisti.
I nostri cuori si rivolgono alla
gente degli Stati Uniti. Abbasso il terrorismo!
Lavoro artigianale per una doiv
na afghana rifugiata in Iran
(Hrc/Basharat)
lift
Si Una sintesi delle
I terrorismo
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na rispo* Imprime lettere che abbiamo che I tkevuto sulla strage negli
ancora qii ^tiiti esprimevano pen
gno, potei ed emozioni continua
i Dio so» !tnte ripetuti nei giorni sucidiscutibll ^vi. Le sintetizziamo qui di
IO di essa pregando chi ci vuole
conoscerli idverlo di farlo informa brelarole di ^ e non ripetitiva.
idre Nostr Alberto Romussi, da Am(Germania), nota che
ilio scoi Sii Stati Uniti, e tutto
I mondo: occidentale, vogliono
sere deli ®™oote mettersi al riparo
otti volti Noesto nuovo genere di atquello di ®l3ti dalle dimensioni biblioaci di gl« Je, devono rendersi conto
a bene, in viveri “nemici” contro cui
3 di veder levono intervenire non sono
, ma aridi auto (o soltanto) “i terroristi”
possibte considerati erroneamente
-1’® soggetti che con una
l*'!®l^lone” esemplare po°cnttnmei essere portati a
lonsièfl idea”), ma sono
re ancori il loro fanatismo e
tare cheli disperazione, che sono
3 la Bibtiii ® stesse di milioni di altre
divina ab nel mondo pronte,
I degli es# a diventare terroristi coabbiarcj ®leto. (...) e il loro fanatilondere a ®o non lo si combatte e non
oste sopì SI vince con mezzi bellici,
'ecessanj ^smettendo di seminare
^ L ! !?®*'^®tizia nel mondo.
prime lettere giunte in redazione dopo l'attacco terrorista negli Usa
si combatte impegnandosi per la giustizia
movente di ogni
DreUlv“'“ '“»Perazione'
mensi
spe
o e tutti coloro che in
'sa-portati dalle
jin cui vivono (sto
. nsando a esempio alla Pa
tere d's''
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nd re della vita».
" pta?®*’. P°ù "ota che dal
la croci^ jj di vista finanziario, la
‘ssaggkf ijj Ciascuna delle migliaia
nfessae^ sone che sono morte al
npaCl^'^TradeCentereal Pen^,0 avito’ trio o 200 volte
'’ Ì^^iidi bior esempio, di una
iamn'a Palestinese «ma noi
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la 1964. aiivaw^rionnadiManhat
-1 ia 'lina a ° quanto un uomo
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la, PtotSt
Voi 1^** 0 cattolici che
^cciaii-? sono capaci di
'Piarsi le vesti solo quan
do muoiono i ricchi, francamente fanno ripugno alla mia
coscienza. È fuori discussione
il mio dolore per quello che è
successo alle migliaia di comuni cittadini di Washington
e soprattutto di New York,
una città alla quale mi sento
personalmente legato da vin- ■
coli di amicizia e di affetto
più che ad altre, ma il mio dolore, da cristiano, non ha il diritto di essere superiore a
quello che devo saper provare per chi continua a morire,
oggi come ieri, in Palestina o
in ogni altro angolo della terra dove si muoia di morte violenta». Infine, Romussi nota
che la data della strage, l’il
settembre, coincide con quella di 28 anni fa, quando «si
verificò sul continente americano un altro tragico "evento
terroristico”, dalle dimensioni del tutto simili a quelle attuali, e che pure causò, nell’insieme, una morte ingiusta
e violenta a decine di migliaia
di persone innocenti, e buttò
per decenni nel dolore e nel
buio morale un’intera nazione: il Cile. Con la differenza
che, 28 anni fa, il "finanziatore” di quei terroristi, il loro
“mandante”, il loro “Bin Laden”, era (...le coincidenze
della vita!) proprio il governo
americano».
Giovanni Sarubbi, da Monteforte Irpino, scrive: «C’è stato chi non ha esitato a gioire
di fronte ai tanti morti americani: c’è chi ha ringraziato
Dio per la punizione inflitta al
popolo americano; c’è chi ha
invocato la difesa del “mondo
occidentale”, della sua “democrazia”, della sua “libertà”
ingiustamente attaccato dai
fondamentalisti islamici, come se al mondo occidentale
spettassero tutti i diritti e agli
altri nulla; c’è, infine, chi il 12
settembre ha titolato il proprio quotidiano con una sola
parola, quella di “Apocalisse”». Sarubbi non condivide
«né la gioia o i ringraziamenti
a Dio per quello che è successo, né la richiesta di punizioni
o ritorsioni contro altri popoli
innocenti, né la difesa del solo “mondo occidentale”, né,
infine, il presentare gli eventi
dell’11 settembre come qualcosa derivante dalla volontà
divina di porre fine alla vita
su questa terra. Sono anzi
proprio i fatti dell’11 settembre a mettere in chiaro che se
ci sarà una “fine del mondo”,
questa dipenderà solo ed
esclusivamente dal male che
l’uomo vorrà fare a se stesso e
al pianeta che l’uomo abita
senza aver avuto alcun merito
nella sua creazione».
«Per questo - scrive Sarubbi - dobbiamo impegnarci
concretamente per la pace, a
, "fare la pace” innanzitutto
con noi stessi, con la natura
che ci circonda, con i nostri
figli, mogli o mariti, colleghi
di lavoro e quant’altro se vogliamo sopravvivere. Altrimenti saremo noi stessi la
causa dei nostri mali e della
fine dell’intera umanità. Dobbiamo dire con forza ai governanti del mondo che vogliamo la distruzione di tutti gli
armamenti, che la pace si garantisce con un’equa distribuzione delle risorse, con la
salvaguardia della natura che
ci circonda, con la pratica
dell’amore fraterno. Dobbiamo avere il coraggio, come
cristiani, di schierarci senza
mezzi termini contro la guerra, contro qualsiasi guerra,
anche quella apparentemente più “giusta". Dobbiamo
chiedere a tutti i responsabili
di ogni chiesa cristiana, di
ogni religione, di rifiutare
qualsiasi “benedizione” o appoggio a nuove stragi, da
chiunque promosse. Uccidere è peccato. Solo così si potrà sconfiggere il terrorismo,
che è l’altra faccia di un sistema sociale che consente l’arricchimento di pochi individui su scala planetaria e la
morte per miliardi di persone. Il terrorismo nasce innanzitutto dalla mancanza di
speranze in un futuro senza
guerre, senza cinque miliardi
di poveri da un lato e pochi
ricchi dall’altro».
i Evangelici a La Spezia
La forza della preghiera
per aprirsi alla speranza
Arturo Cericola, da Torre
Pellice, scrive: «Decenni di
odio e di istigazione all’odio
contro l’Occidente, il capitalismo, gli Usa, seminato a
piene mani da gruppi e forze
politiche, culturali e religiose
di varia matrice e ispirazione,
hanno dato purtroppo i loro
amari frutti». «In quest’opera
di demonizzazione e falsificazione deUa realtà e del mondo
- continua Cericola - anche
una certa sinistra evangelica,
italiana e non, ha la sua parte
di colpa e di responsabilità,
ancorché piccola e modesta,
data la pochezza numerica
dell’evangelismo italiano. È
giunto, però, il momento i
porre fine a quest’opera di demonizzazione, di visione manichea della realtà, se vogliamo risparmiare al mondo e
all’umanità tragedie come
quella appena vissuta, o evitare che risorgano, come è successo alla Conferenza di Durban, in Sud Africa, i fantasmi
deH’antisemitismo, accusando ingiustamente di razzismo
e genocidio gli israeliani e i loro sostenitori americani».
Cericola ricorda i meriti
degli Stati Uniti nel dare accoglienza e rifugio a molti
che fuggirono dai loro paesi
per le persecuzioni, come
Einstein, Salvemini, Fermi, e
nella lotta contro il nazifascismo. I protestanti italiani
«non possono dimenticare i
momenti di alta e intensa
spiritualità e comunione vissuta con i soldati americani
nelle nostre piccole comunità evangeliche del Sud durante 1 culti celebrati dai nostri pastori e dai loro cappellani militari verso la fine della
seconda guerra mondiale, o
la generosità dei fratelli americani che, dopo la conclusione del conflitto, fecero giungere alle comunità evangeliche italiane aiuto in cibo e vestiario. Per cui, quando si fanno certi bilanci storici, non
bisognerebbe dimenticare
anche le luci di cui un popolo, una società e un individuo
sono depositari e portatori».
MASSIMUIANOPACUAI
VI sono occasioni nelle
quali i sentimenti uniscono persone di diversa estrazione: culturale, politica, religiosa. Purtroppo un profondo
senso di dolore ci ha uniti in
un incontro di preghiera organizzato dal Gruppo ecumenico di La Spezia, lunedì 17
settembre nella chiesa awentista di via Fossati. Credenti
provenienti dal cattolicesimo
e dall’evangelismo si sono
uniti e hanno partecipato,
con viva commozione, al dolore di coloro che hanno perso i loro cari nell’attentato
dell’11 settembre in America,
al quale sarà collegato, in un
ricordo indelebile, l’immagine del crollo delle due torri
gemelle a Manhattan.
Di fronte al dolore, di fronte alla morte, è difficile trovare delle parole, allo stesso
tempo però ci si rende conto
che non si può rimanere in
silenzio, per questo abbiamo
trovato la forza di unirci in
preghiera per la giustizia, il
dialogo, la pace, la speranza;
parole che in questi giorni
sembrano prive di ogni significato, eppure così fondamentali nella vita dì ciascuno
e ciascuna di noi. Un cammino scandito da letture bibliche e preghiere spontanee
che ha evidenziato con forza come la giustizia appartenga a Dio, una giustizia alla
quale noi rispondiamo con la
bontà e la compassione (Zc
7, 9); bontà e compassione
che ci portemo al dialogo, ad
accettarci vicendevolmente
nelle reciproche differenze.
Un dialogo che porta alla pace, alla pace delle beatitudini
(Mt. 5, 1-10), alla pace che ci
viene dall’essere amati da
Dio e che a nostra volta doniamo al nostro prossimo.
Una pace che apre alla speranza, la speranza della risurrezione di Cristo che vince la
morte e ogni cosa ci separa
dalla comunione con Dio e
con gli uomini (Ef. 2, 11-22).
Una pace che conduce alla
speranza del Regno che viene, della Gerusalemme celeste (Ap. 21, 24-27) che ci permette di vivere l’Evangelo nel
nostro presente, a ricercare la
giustizia, il dialogo, la pace
tra afflizioni e sofferenze perché sappiamo che nella risurrezione di Cristo ogni sofferenza e ogni afflizione viene
tramutata nella gioia della vita al cospetto di Dio. Un percorso, quello che abbiamo
vissuto nella preghiera che si
oppone a ogni forma di integralismo e di terrorismo, che
si basa sull’ingiustizia, sulla
opposizione sorda, sulla guerra, sulla negazione di ogni
speranza, giungendo in questo modo a negare l’importanza della vita stessa, e quella dignità che fa di ciascuno di
noi uomini e donne.
i Chiesa valdese di Brescia
Una nave in tempesta
Dopo i tragici attentati di
New York e Washington la
Chiesa valdese di Brescia ha
promosso, immediatamente
dopo il culto del 19 settembre, una «Preghiera per la pace e le vittime del terrorismo»
aperta a tutta la cittadinanza.
Nel breve messaggio trasmesso alla stampa si legge
che «il Consiglio della Chiesa
evangelica valdese di Brescia
è vicino alle vittime degli attentati criminali che hanno
colpito così tragicamente gli
Stati Uniti in questi giorni.
Con tutti i nostri concittadini
siamo sconvolti sia dalla
morte di tanti innocenti sia
dai pericolosi risvolti internazionali della vicenda».
Questa iniziativa raccoglie
l’invito del presidente della
Federazione delle chiese
evangeliche e del moderatore
della Tavola valdese a invocare la guida e l’aiuto del Signore un momento così difficile per la vita dei popoli e la
comunità internazionale.
In apertura il presidente del
Consiglio di chiesa ha ricordato una parola di Lutero sul
senso della nostra esistenza:
«La nostra vita è come un
viaggio per mare. Così come i
marinai si dirigono verso il
porto per esservi sicuri e senza pericolo, così a noi è data
la promessa della vita eterna,
il nostro porto in cui riposare
tranquilli e sicuri. Ma poiché
la nostra nave è debole, e
grandi e violenti uragani,
tempeste e onde vogliono travolgerci e inghiottirci, abbiamo bisogno di un padrone
abile ed esperto che guidi e
diriga la nave col suo consiglio, in modo che non finisca
sugli scogli e non affondi. Il
padrone della nostra nave altri non è che Dio stesso. Egli
ci ha promesso che ci aiuterà,
se solo gli chiederemo aiuto,
protezione e difesa».
All’incontro ha partecipato una settantina di persone con preghiere individuali
in diverse lingue (in italiano,
inglese, ganaense, ucraino,
spagnolo) alternate a inni e
letture bibliche. Prima di lasciare il tempio, ognuno ha
lasciato nel «Registro delle
condoglianze» un messaggio
di cordoglio da inviare alle
nostre chiese sorelle negli
Usa. È stata un’occasione importante per affidare a Dio i
nostri pesi, sperimentando
così la consolazione dello
Spirito Santo e il valore della
comunione fraterna.
» Lettera dagli Stati Uniti
«Solo l'amore può farlo»
«Il rendere violenza per violenza moltiplica la violenza, aggiungendo tenebre più fitte ad una notte già priva di stelle. Le
tenebre non possono scacciare le tenebre. Solo la luce può farlo.
L'odio non può scacciare l’odio. Solo l’amore può farlo...»
(Martin Luther King).
Un giornale italiano ha scritto come linea redazionale: «Siamo tutti americani». Apprezzabile, ma non sufficiente. Solo
quando gli americani, i G8 e le nazioni occidentali agiranno in
base all’affermazione «Siamo tutti africani», la luce potrà scacciare le tenebre. Solo quando gli americani e le nazioni alleate
agiranno in base al grido «siamo tutti mediorientali che anelano
alla trasformazione», l’amore scaccerà l’odio. E così di seguito.
Aneliamo a una patria migliore che appartiene al veniente tempo dello Spirito (Ebrei 11), all’umanità globale promessa che,
abbandonando l’esclusione, viva per l’inclusione. Solo l’amore
può farlo. La grazia di Gesù l’Emmanuele sia con tutti noi.
Frank e Maria Gibson- Fort Collins (Usa)
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
Secondo uno studio effettuato dal professore cattolico austriaco Paul Zulehner
Più credenti nelle grandi città europee
Solo Parigi è in controtendenza: effetto dello laicità. Ma su scala nazionale c'è un netto calo
della religiosità nella maggior parte dei paesi europei occidentali, soprattutto nelle zone rurali
Secondo lo studio effettuato da un professore di Vienna, in diverse grandi città
d’Europa si sta assistendo oggi a un rinnovamento spirituale, contrariamente alle
predizioni di coloro che annunciavano un declino religioso. Infatti, in confronto al
1990, un numero più elevato
di abitanti di grandi città europee indicano che essi sono
credenti e che credono in
Dio. A Bruxelles, ad esempio,
tra il 1990 e il 1999, la percentuale di questi è passata dal
48% al 59%; a Lisbona, dal
51% aH’82%; e a Vienna, anche se l’aumento è più modesto, dal 62% al 64%.
«Si pensava che la religione
sarebbe diminuita man mano che la società si stava modernizzando, ma non è vero,
per lo meno non ancora»,
sottolinea il professore e prete cattolico Paul Zulehner,
che ha esaminato i dati fomiti dallo «Studio sui valori europei» nel 1990 e nel 1999 per
confrontare le tendenze religiose in città di oltre un milione di abitanti. La percentuale di cittadini che dichiarano di credere in Dio è aumentata ancora di più, con
un numero più importante di
fedeli che partecipano ai servizi religiosi della domenica,
passando dal 17% a quasi il
29% nella sola città di Bruxelles. L’unica eccezione è la
città di Parigi, la cui religiosità è calata dal 55% al 48%,
diminuzione che si accompagna a un calo della frequenza
delle chiese dall’11% al 9%.
Zulehner ha spiegato che
un processo di «ri-spiritualizzazione» è stato osservato
nella maggior parte delle zone urbane, accompagnato da
una «ripresa stabile» della vita parrocchiale delle chiese.
«Una parte della popolazione
è in cerca di profondità per
La cattedrale di Colonia, in Germania
reagire contro la banalità di
una vita di cittadino normale», ha rilevato il professore
che insegna sociologia e teologia pastorale all’Università
di Vienna. «Non solo la gente
si orienta di più verso la preghiera, la meditazione e la
contemplazione,-ma crede
anche in un Dio personale ha proseguito il professore -.
Dopo la privatizzazione della
religione in questi ultimi anni, non vi è più una simile
dissonanza tra la religiosità
di una persona e la sua appartenenza ad una chiesa».
Durante lo stesso periodo
la reUgiosità è calata su scala
nazionale nella maggior parte dei paesi dell’Europa occidentale, segnata da un forte
calo in particolare nelle zone
mrali. Questo declino rispecchia le «deficienze culturali»,
fa notare Zulehner, che predice il proseguimento di questa tendenza negativa. Ma secondo lui, il declino generale
della religione in Francia, dove ci si aspetta di avere meno
di 10.000 preti cattolici da qui
al 2005 mentre erano 45.000
nel 1945, sembra sfuggire ad
ogni spiegazione; «Anche se
molte persone ritenevano
ancora di recente che U futuro della Chiesa si trovava in
Francia, oggi possiamo vedere l’ampiezza attuale della
laicità in questo paese».
Paul Zulehner, noto per le
sue ricerche sugli orientamenti religiosi in Europa, è
decano della Facoltà di teologia cattohca dell’Università di
Vienna, e dirige il Forum pastorale ecumenico dell’Austria, che sostiene iniziative
pastorali in Europa orientale.
E stato membro del Comitato
permanente responsabile dello Studio sui valori europei,
programma incaricato di osservare le tendenze del continente riguardanti la religione,
la morale, la società, il lavoro
e il tempo libero, nel 1981,
1990 e 1999. D’altra parte, il
professore ha fatto notare che
gli ultimi dati contraddicono
le previsioni secondo le quali
Mark Hanson nuovo vescovo presidente della Chiesa evangelica luterana d'America
I luterani Usa di fronte alla questione omosessuale
A partire dal prossimo 1°
novembre Mark Hanson, un
luterano del Minnesota, sarà
il nuovo vescovo presidente
della Chiesa evangelica luterana d’America (Elea). Infatti, nell’elezione che si è svolta rii agosto scorso, durante
l’Assemblea generale dell’Elea, a Indianapolis (Indiana),
Mark Hanson, vescovo di St
Paul (Minnesota), ha ottenuto 533 voti e il vescovo Donald MeCoid 499. Hanson,
54 anni, subentra a George
Anderson. È considerato da
molti osservatori, tra cui David Tiede, presidente del Seminario luterano di St Paul,
come una «persona carismatica». Secondo Tiede, Hanson svilupperà le attività legate alla missione, in particolare presso comunità di
immigrati negli Usa.
Questa nomina giunge in
un momento delicato per
l’Elea; infatti l’Assemblea ha
deciso di intraprendere uno
studio di quattro anni sull’omosessualità e questo potrebbe provocare cambiamenti nella politica della
chiesa circa l’ordinazione di
persone che hanno rapporti
con persone dello stesso sesso. Attualmente, tali ordinazioni non sono autorizzate.
L’Assemblea ha inoltre approvato un nuovo regolamento riguardante le ordinazioni,
regolamento che i responsabili della Chiesa episcopale
(anglicana) degli Usa considerano «una modifica unilaterale» dell’accordo sulla comu
nione completa concluso tra
l’Elea e la Chiesa episcopale
all’inizio di quest’anno. L’accordo, «Called to Common
Mission», precisa che soltanto
i vescovi possono celebrare le
ordinazioni, condizione nuova per l’Elea che del resto ha
destato la preoccupazione di
alcuni luterani Usa che temono un indebolimento della
tradizione luterana.
Secondo il nuovo regolamento, i vescovi dell’Elea
possono delegare, «in condizioni non abituali», la celebrazione dell’ordinazione ad
altri membri del clero ma so
lo dopo consultazione con il
vescovo presidente della
chiesa. Il vescovo Hanson,
così come il vescovo Anderson, si sono pronunciati a favore del regolamento perché
non vogliono che la chiesa
continui ad essere divisa su
questa questione. Tuttavia,
in una dichiarazione pubblicata al termine del voto,
Frank Griswold, vescovo presidente della Chiesa episcopale, ha fatto notare che
«sembra esserci una modifica unilaterale dell’impegno
reciproco che le due chiese
hanno solennemente preso
riguardo alla comunione
completa sulla base del documento Called to Common
Mission».
Nel corso di una conferenza
stampa Mark Hanson, che ha
contattato il vescovo Griswold
per ribadire il suo impegno a
mantenere l’accordo concluso, ha parlato della necessità
per l’Elea «di seguire una linea che si situi tra il rispetto
delle promesse fatte ai nostri
partner ecumenici e quello
dell’appello che lanciamo in
quanto responsabili preoccupati dell’unità nell’ambito
della nostra chiesa». (eni)
Una nuova iniziativa deH'ardvescovo Desmond Tutu
Formare i quadri per una nuova Africa
■ Per collegare i movimenti giovanili ecumene
Nuovo sito del Consiglio ecumenico
delle chiese dedicato ai giovani
«la laicizzazione è il prezzo
della modernizzazione» e che
la laicizzazione delle istituzioni ha portato al ritiro della
chiesa da molti ambiti; la politica, la cultura, l’educazione
e la vita economica.
Fra l’altro lo studio mostra
che una maggioranza di europei dell’Ovest, delle zone
rurali e delle zone urbane, si
considerano credenti. Basandosi su cifre raggruppate
circa la credenza in Dio, il
peccato, il cielo, l’inferno e la
vita dopo la morte, il 7% ha
risposto di essere praticanti
nel 1999, mentre il 28% si è
dichiarato non credente e il
5% ateo. Oltre il 60% degli
europei occidentali dicono di
andare in chiesa ogni settimana, ogni mese o ogni anno, e coloro che vanno regolarmente in chiesa la domenica sono soprattutto membri delle chiese libere (39%)
seguiti dai cattolici romani
(37%), dagli ortodossi (14%)
e dai protestanti (10%).
Zulehner aggiunge che la
tendenza vale anche per i
paesi tradizionalmente cattolici e protestanti. Questo potrebbe essere paragonato al
rinnovamento religioso seguito alla seconda guerra
mondiale tuttavia, ha aggiunto, ad eccezione dell’Italia, la
perdita di fiducia nelle chiese
va avanti in tutti i paesi, e la
gente preferisce rivolgersi ad
altre istituzioni.
«La ri-spiritualizzazione è
chiaramente un fenomeno
moderno al quale le chiese
devono rispondere. Tuttavia,
coloro che sono in cerca di
una nuova spiritualità pongono anche l’accento sulla loro
libertà, e sulla necessità di un
atteggiamento profondo e rispettoso. Una chiesa autoritaria non avrà alcuna possibilità
di dialogo con questo genere
di popolazione». (eni)
GINEVRA — www.ecumenicalyouth.org è il nuovn ■ "
ternet del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) h!?' fr(l lè
esclusivamente ai giovani che vogliono approfondir?U
conoscenza del movimento ecumenico. Progettato o ^
legare tra loro i movimenti ecumenici giovanilTdu''
niondo il sito offre, in inglese, anche stuhi biblici no? v
rii fiihattitn imnnntamiinfi O ®Sll)j
di dibattito, appuntamenti e notizie.
® Il ruolo (ielle chiese nel contesto sociale
Svizzera: protestanti e cattolici
«insieme per il futuro»
BERNA — «Insieme per il futuro» è il titolo di
La
llesto
(I lOBSEm
Oologia,
^dicom
[che dob'
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¡ture. Nel
uni
mento comune elaborato dalla Federazione delle di*ui
' ’ ” " • dalla Conferenza episc2
le ed economico del n,.. diazio
evangeliche della Svizzera e
svizzera, «sull’awenire sociale_________ ^ci _____
■ Nato da una lunga consultazione delle chiese G
nell’ambito dell’iniziativa «Consultazione ecumenica»! daDere
dal 1998 vede impegnati insieme cattolici e protestanti
Svizzera, il documento sostiene che «le chiese, in virtù
ileoccas
j di cogli
idnisceE
ni, licei
L’arcivescovo Desmond
Tutu ha lanciato un’iniziativa
che mira a sviluppare le qualità di leadership a tutti i livelli nei paesi africani. Il progetto, chiamato «Desmond
Tutu Leadership Academy»,
mira a formare leader in diversi campi: militantismo
nell’ambito di comunità, gestione, università, politica. Il
lancio del programma è stato
fatto durante un colloquio
organizzato a Città del Capo,
all’inizio dello scorso agosto.
Questa iniziativa segna una
nuova partenza per l’ex arcivescovo anglicano di Città del
Capo. «Non è un’idea elitista
- precisa Zola Makosana, una
delle responsabili del programma -. Coloro che dobbiamo formare con urgenza
sono i gruppi svantaggiati
storicamente, come le donne
e i rifugiati». Infatti, secondo
gli analisti, uno dei principali
ostacoli allo sviluppo, in un
continente segnato dalla corruzione e dal nepotismo, è la
mancanza di quadri. Questa
iniziativa corrisponde alla visione condivisa da alcune
eminenti personalità africane, come il presidente sudafricano Thabo Mbeki.
L’Accademia farà parte del
Centro della pace Desmond
Tutu, aperto nel 2000: «Abbiamo l’intenzione di aprire
nel 2003 un centro per visitatori a Città del Capo - precisa
Zola Makosana -, dove gente
da tutto il mondo possa riflettere su vari temi quali
l’educazione e la necessità
per le comunità ferite di vivere in modo responsabile e
in pace». Aggiunge che il colloquio ha ricevuto promesse
di finanziamento da parte
del governo sudafricano, dell’ambasciata della Cina e della Fondazione Kellog negli
Usa. Al centro del progetto figura la creazione di una cattedra universitaria che colleghi le università di Dar es Salam, in Tanzania, di Pretoria
e del Capo Occidentale, (eni)
auouciie vile «le cniese, in virtùèJE*
fede che le anima, hanno una parte da svolgere nella»
nità e nella politica, al servizio dello sviluppo della neZ
in tutte le dimensioni della vita». Mettendo al cemm^
finità P i Hiritti Hplla nprcr,Mr» —+ ^^0(]iMÌl
gnita e i diritti della persona umana, protestanti e catto!
svizzeri sostengono che le chiese non possono ignorare'
cune sfide della vita sociale; in primo piano le questioni i ^ ^
mondo del lavoro, l’immigrazione, la famiglia e il ruolnii»
rinnnfl npìlfl cnr'iistQ la J'èDsn
donna nella società, la questione delle risorse naturali. «Pi
tecipare alla vita sociale» dovrebbe essere una delle prioi
per le chiese: il documento suggerisce quindi, nei suoioi i
capitoli, alcuni criteri etici che dovrebbero ispirare unto
ro fondato sulla giustizia, sul rispetto della dignità umai
sul pluralismo culturale e religioso, sull’ecologia, suunos
luppo sostenibUe e suUa sicurezza sociale.
I SeconiJo il Centro islamico tedesco
Europa: 51 milioni 800.000 musulmani
BERLINO — In Belgio, Italia e Spagna i musulmani sntf““.“
rane come numero i fedeli delle chiese protestanti. Secoa
lità no
fesort
dati diffusi dal Centro islamico tedesco, in Europa i musi
mani sono 51 milioni 800.000 e hanno un tasso di cresdl“'’’“,'
annuale del 6,5%. In Francia sono stimati in Circa 5 mloii
3 e mezzo in Germania.
Ita,quasi
ramatrii
ivessesi
da gre
rdstan
entican
¡a nei
Secondo una statistica della Caritas
Solo un evangelico su 4 è italiano
terimen
e all’
lesso le
(tura all
ì laico»
poiane
yui OIJ
ROMA — Secondo una statistica resa nota dalla Cariti la di !
oggi in Italia su quattro evangelici uno solo è italiano. I Ntal
rapporto numerico che pone le chiese evangeliche davani a (p. 4
una situazione nuova, foriera di positivi sviluppi ma chef ®ito
trebbe portare anche a rischiosi atteggiamenti di chiusi! '
Prendendo atto del fenomeno, il Consiglio della Federazi laso d(
ne delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha incaricato popri
Gruppo di lavoro «Essere chiesa insieme» di elaborare alp Wà
presto un progetto di intervento pratico per la testimoniai
za delle comunità in questa nuova realtà. W
aesii
■ Una iniziativa delle Poste russe lÌp!
Chiese e luoghi di culto sui francobolli agas
tepin;
MOSCA — Le Poste russe hanno emesso il primo ftanci mania
bollo di una serie che si propone di illustrare l’architettii lanzo
dei luoghi di culto delle religioni presenti nel paese. Il pt ®nt
rno valore della serie è dedicato al tempio awentista dd 9ti ecl
città di Ryazan; seguiranno chiese ortodosse, cattolici ^ggiati
battiate, luterane, pentecostali e luoghi di culto musulroS M anc
buddisti ed ebrei. Secondo i leader protestanti russi si trai tastici
di un importante riconoscimento ebe aiuterà a chiaria iepun
rapporti delle chiese minoritarie con lo stato e con la chi® ibìle 1
ortodossa. Significativamente, però, fanno notare che nd uesta
serie non sono previsti edifici dell’Esercito della Salvezza i.37).
dei Testimoni di Geova. (nev/sp* “nkae
ilfiuni
tódii
M In una lettera aperta al presicJente Vicente Fok |s) y
Messico: i vescovi metodisti giudicano
.. ... . .. o . «cor
il «Piano per lo sviluppo nazionale» pno
alcuni valori cristiani, ma l’accento sul neoliberismo fìto’
rCi
sce maggiormente l’individuo rispetto alla comunità»:
in una lettera aperta al capo dello stato, i 6 vescovi metod»
del Messico hanno giudicato il «Piano per lo sviluppo nari»
naie» presentato a fine giugno dal presidente messicano* jgj.
I giugno dal presidente messic^o *
cente Fox Quesada. Ciononostante, la Chiesa metodista “jii
Messico si dice pronta a cooperare «per lo sviluppo noE® P .
ce e nella giustizia del nostro popolo». (nevl^Y^
B Secondo un sondaggio di «Beliefnet»
Un terzo dei cristiani americani
non fa parte di alcuna chiesa costituita
NEW YORK — Cresce il numero dei cittadini degli SW infe
Uniti che pur definendosi cristiani non si riconoscon
una precisa denominazione. Secondo un sondaggio deu
ganizzazione Beliefnet un terzo dei cristiani americani "
fa parte di una chiesa costituita. Per quanto
mondo protestante, il 15% si definisce battista, U 6*'"j
dista, il 5% luterano, il 2% pentecostale.
■ ■ ^ tato jl
CITTÀ DEL MESSICO — «Le linee generali rispecchii* ^
«10(i(
5
PAG. 5 RIFORMA
Uovo
ecjdeda
ndirelaj
'll ditm
■•> possi
Un poema del drammaturgo caraibico, metodista, Premio Nobel nel 1992
Bibbia e la natura di Derek Walcott
Il testo, dedicato alla madre scomparsa, è una rievocazione della formazione dell'autore
¡fO letteratura, religione e immersione nel fascino segreto del paesaggio a lui familiare
M Un incontro-dibattito a Noepoli (Pz)
Giuseppe Petrelli
e il suo cristocentrismo
orse non nei libri di teHnoia non nei docuJiciaU partoriti dalle
^invocazioni ecumeSdobbiamo cercare il
5 otta la Bibbia e le altre
Se NeU’arte e nella poeToccasioni non manca® Hi cogliere suggestioni,
niscenze e contamina;„i ricerca delle radici e
’S’azioni. Così il poema
'joostoperla madre morDerek Walcott*, poeta e
Kiiniaturgo caraibico nato
• , Premio Nobel per
iitura nel 1992, meto&e ci tiene ad afferido debitore di John Donent^olar:¿^{aton, ci illumina su
cattoli
gnorate
testioni
complesso rapporto cui
^ raie e insegna qualcosa a
3 iSÉ
„m'è Dante, in questo poen . a c’è la grecità, ci sono le
• P™'' ^scenze bibliche e quel‘ ibssiche in una dialettica
rea volte nel Vecchio Contitàumai gite sembra essere dimentiIta,quasi che la fede e la no■ ebraico-cristiana
jvesse superare o annullare
¿greca; o porsi in alteritiva ad essa. A questo punnj I ci stanno portando la di«nticanza e la condiscenìnza nei confronti dell’irra
i Secm fflslismo: ma fede e razio
aimus. f
di cresci tH ®s°tdio, sorta di invoca5 milinni personali Muse,
la maniera antica, troviamo
èrimenti a Giovanni Battila e aU’Alighieri, al cervo
tesso le fresche acque, additturaalmolo del «predicato} e laico» [ìay-preacher, p. 17);
poi ancora subentra una vila Cariti lia di Natale delle Indie ocilijinn li Sentali, al gracidare delle raI davanlP (P' 43), in un’atmosfera di
lachep canto paesaggistico, la senchiusu l’Ulta umana tutt’uno con il
^ederaà ®so della Natura,
caricato i^oprio questo è l’elemento
rarealp |e Walcott mette in campo
timoniai ai&ontare il dialogo con la
[jjj atrice europea d’un tempo,
Se si incarna nella storia;
lei secolo diciannovesimo
Europa definì la sua forma/
® stazioni fumanti, lampio)D0ÌII enciclopedie,/ il vente pingue degli imperi, la
lO frano a>ania inventariale/ del rochitettu lanzo, come un mercato
ise. llpj Wnte d’idee./ Volumi rileistadS riecheggiavano interi caittolicl) et^ati di paragrafi» (p. 33);
isulmaJ aa anche «le ombre della
ii si trai tastica, e i lampioni a gas
chiaria '®punteggiano/ un’intermi
iStai
noi”
^Itd
abbonamenti
L 10.000
L. 20.000
L. 20.000
"’«'enitore
corrente
1000 intestato
giate dalla falce che sibila
(...)/ E odi il graffiarne stridio
di un falcone che volteggia/
sopra il serico asfalto...» (p.
39), ma anche quello terribile
dello sterminio pianificato e
scientifico.
A fronte di tutto ciò, il sentimento «panico» dell’inserimento umano fra le creature
non è fede panteistica, ma
via per comprendere i propri
limiti: «fessure, fogne, e torrenti ruggiscono con acqua
torbida (...) scoiattoli saltano
su come domande» (p. 25);
«Lode alla pioggia, che cancella i picnic, lode alla nube
grigia/ che fa di ogni rupe
uno spettro, e alla guizzante
acqua che intreccia gorgogli
(...),/ lode alla pioggia, la cui
rauca voce dissolve le for
me...» (pp. 115-117); e già
nella raccolta di pronta pubblicazione aU’indomani del
NobeE si poteva leggere:
«Tanta pioggia, tanta vita come il cielo gonfio/ di questo
nero agosto (...); i monti fumano come una caldaia, straripano i fiumi».
E l’adesione alle forme della natura è tanto intima, che
le sue tante varietà se anche
devono essere utilizzate, in
via transitoria, come simboli
di qualcosa, valgono comunque di per se stesse. Così è
nel riferimento biblico, esplicito, aila piaga delle libellule:
«Le libellule vagano come un
alveare di aggettivi in fuga/
da un dizionario, come api
che sciamano nell’alveare del
cervello, / che insieme al tem
po passano, vengono falcidiate,/ seguono la pioggia, e
non significano altro» (p. 93).
L’uomo (la donna) cerca il
senso nel suo immergersi nel
mondo, lo scorge (tragico)
nella storia, ne viene colpito
(da vicino) con la sofferenza.
Così a metà volume c’è una
sorta di esplicita invocazione
nei confronti della madre defunta («Riposa, Clara Rosa.
Una sostanza unisce ogni cosa/ e nessun mare è più pesante del mio cuore, gonfio»,
p. 89), e resta l’enigma di che
cosa sia l’umano patire, della
sua logica: «Sopportò un novembre-purgatorio (...); la
sofferenza era facile/ cosa se,
al di là, c’era la verità di un
altro cielo e alberi/ differenti
più adatti alla sua natura...»
(p. 97). La ragione interpreta,
e poi si ferma là dove la fede
soccorre.
(1) Derek Walcott: Prima luce.
Trad. dall’inglese di Andrea Molesini. MUano, Adelphi, 2001, pp.
165, £ 32.000.
(2) Derek Walcott: Mappa del
Nuovo Mondo. Milano, Adelphi,
1992. Adelphi ha pure tradotto
due testi teatrali (Ti-Jean e i suoi
fratelli e Sogno sul Monte della
Scimmia) uniti in un volume
uscito l’anno successivo.
La presentazione del saggio di Carmine Napolitano «Il
pensiero di Giuseppe Petrelli» (AA. W. Movimenti popolari evangelici nei secoli XIX e
XX, a cura di Domenico Maselli. Fedeltà edizioni, Firenze 1999, pp. 199, £ 25.000), è
stata l’occasione per una
conferenza-dibattito che si è
tenuta il 28 luglio nell’aula
magna della direzione didattica del Comune di Noepoli,
dove appunto Petrelli era nato nel 1876: egli è considerato da una delle aree del pentecostalismo come colui che
ha orientato e plasmato il
movimento pentecostale italiano, dandogli un solido impianto teologico.
L’incontro è stato voluto e
favorito dall’ing. Pasquale
Eugenio Petrelli, pronipote
del fratello maggiore di Giuseppe, insieme alle chiese
cristiane evangeliche nella
valle del Seie, che si considerano ispirate dall’insegnamento di Petrelli, con il patrocinio del Comune di Noepoli, il cui sindaco è intervenuto ufficialmente aprendo
la conferenza. Oltre 100 persone, convenute con due autobus, delle chiese della valle
del Seie hanno assistito allo
stimolante convegno, unitamente ad una trentina di
nolani (così si chiamano gli
abitanti di Noepoli), attirati
dall’interesse per il loro illustre concittadino.
Romolo Ricciardiello, coordinatore apostolico delle
chiese cristiane evangeliche
nella valle del Seie, ha introdotto la conferenza ricordando l’importanza del pensiero
di Petrelli e spiegando come
questi sia stato fautore di un
ecumenico ante litteram. Ha
parlato poi della sua vita,
spesa per il bene degli altri (al
punto che non pretese diritti
sui suoi numerosi scritti, lasciandone libera la pubblicazione per chi voleva farlo).
a chi® We frase della strada. (...)
he nel Resta nuvola era l’Europa»
Ivezze 37). E ancora: «(...) Tre\evl0 e Auschwitz/ scivolano
Rlhunie fino a valle con il fuFoX to^Flìiatte industriali» (p.
1 "ale a dire: il secolo della
riemità compiuta (ò anconi fase di compimento, a
dp" accettiamo o
no di stare oggi nel post) è
;hia® [¿1° j n®colo della città, delle
favoli ’ J®1 movimento e infatti
: pochi riferimenti al
lodisi [¿1?° Mondo, all’America
narii s,! ^ espresso nell’evo
oVi |. della strada: «L’otto
idi ® Bel New Hampshire
Be foglie vengono/ ada
È uscito un libro che nnette a confronto il pensiero di Pascal e di Kierkegaard
Fra Dio e l'uomo: situazione di continuità o di frattura?
HIANCO MACCHI
Lo scorso anno per l’editrice Città Nuova è uscito
un libro sicuramente da consigliare a chi intende approfondire la singolarità del cristianesimo e il suo messaggio
radicale e paradossale*. Si
possono condividere o meno
le argomentazioni sviluppate, ma non potranno essere
messi in discussione la passione e il pathos che pervadono tutto il libro e che, in
sintonia con gli autori trattati, potremmo definire senz’
altro delle caratteristiche tipicamente «kierkegaardiane». Il
libro si occupa anche di Pascal, ma lo spazio maggiore, e
le pagine a mio parere più
elaborate e approfondite sono
quelle dedicate allo scrittore
danese. D’altra parte l’autrice,
docente di Filosofia all’Università di Venezia, è una entusiasta ispiratrice e animatrice
dell’Associazione italiana per
gli studi kierkegaardiani, costituitasi recentemente.
Isabella Adinolfl ha il pregio di porsi di fronte a Kierkegaard, e anche a Pascal, libera da qualsiasi atteggiamento
preconcetto e senza preoccuparsi di piegare gli scritti dei
due pensatori a interpretazioni confessionalmente connotate. Mano a mano che si
scorrono le pagine, ci si rende conto che l’atteggiamento
principale dell’autrice è quello di una cristiana, dtilla fede
certa ma anche problematica, che legge due autori cristiani, altrettanto saldi e al
tempo stesso tormentati nella loro fede. Già il titolo. Il
cerchio spezzato, è significativo e molto in sintonia con la
concezione biblica e, più in
particolare, paollna della fede. Nei vari capitoli l’autrice
cerca, infatti, di approfondire
le linee di antropologia presenti nelle riflessioni di Pascal e di Kierkegaard e già dal
titolo si desume che, per lei,
la fede cristiana non possa
ammettere l’esistenza di una
linea di continuità fra il divino e l’umano, fra il creatore e
la creatura. (Quella che sembra, 0 può sembrare, una linea circolare che collega Dio
e l’uomo senza soluzione di
continuità, a una lettura attenta basata sui testi biblici,
si rivela in realtà una linea interrotta: in altri termini un
cerchio spezzato. Per questo
il Dio della fede non è il Dio
della speculazione filosofica.
È un Dio misterioso, nascosto, che secondo Kierkegaard
e Pascal, dopo la caduta nel
peccato, «esprime l’infinita
differenza che sussiste tra
Dio e l’uomo, l’infinita distanza che ormai li separa.
L’uomo, infatti, è un peccatore e Dio il Santo» (pp. 26-27).
Un altro concetto fondamentale del cristianesimo che
il libro fa emergere è quello
espresso in un altro passaggio
dell’introduzione: «...anche la
teologia di Kierkegaard è cristocentrica. Al centro della
sua riflessione religiosa vi è
un Dio morto sulla croce per
salvare gli uomini (...). La coscienza del peccato, sia per
Pascal che per Kierkegaard, è
la “conditio sine qua non” del
cristianesimo (...). Questa coscienza manca al paganesimo»(p. 31). Nei vari saggi, che
costituiscono l’ossatura del libro, questi concetti (occorre
però dirlo con franchezza)
non sono sempre sviluppati
in modo lineare e coerente. Il
lettore troverà anche passaggi
in cui la tesi sottesa dal titolo
sembra sia stata abbandonata
e contraddetta. Questo è dovuto in parte alle ambiguità
presenti negli stessi autori
studiati, ma in parte anche ad
alcune convinzioni dell’autrice non sempre condivisibili e
convincenti. Segnalo solo una
di queste incoerenze significative. Nell’ultimo capitolo,
intitolato In philosophos, l’autrice affronta in modo insistente il tema della libertà e
del peccato e scrive: «...pertanto: ogni uomo, come Adamo, è libero. Ogni uomo, come Adamo, comincia con l’innocenza (...) eppure ogni uomo, nessuno escluso, ripete il
peccato di Adamo...» (p. 246).
E difficile per il lettore capire
se questa affermazione sia veramente di Kierkegaard, se ne
sia una legittima interpretazione o se in realtà sia una
convinzione precisa dell’autrice proiettata sugli autori
che sta leggendo. Mi sembra
evidente, tuttavia, che in questa espressione si trova affermata una concezione di una
libertà quasi «assoluta» dell’uomo, concezione che certamente è riconducibile più alla
teoria del libero arbitrio che
non a quella del servo arbitrio.
Concludo la presentazione
di questo libro con una domanda; se è vero che la libertà è assoluta possibilità di
scegliere fra il bene e il male;
se è vero che il peccato originale non è ereditario ma è un
atto originario che tutti gli
uomini, nessuno escluso, ha
commesso e commetterà, come è possibile pensare che
neppure un uomo, (ripeto, se
le possibilità di scelta per il
bene o per il male da parte
dell’uomo sono veramente
metà e metà) abbia mai fatto
la scelta per il bene? Questa
«statistica» non convalida la
tesi, per dirla con delle formule classiche, del servo arbitrio piuttosto che quella del
libero arbitrio?
(•) Isabella Adinolfi: Il cerchio
spezzato. Linee di antropoiogia
in Pascal e Kierkegaard. Roma,
Città Nuova, pp. 256, £. 34000.
Il pastore battista Franco
Scaramuccia ha affrontato
invece gli aspetti storici di
questa figura; brillante avvocato e giornalista entrato
quasi trentenne nel 1904 nella Chiesa battista di via Boria
a Napoli mediante il battesimo, disgustato per gli esiti di
una causa à suo parere giudicata in maniera iniqua e comunque contraria alla sua
coscienza di cristiano, lasciò
la professione e l’Italia per
emigrare nell’America del
Nord, dove si mise al servizio
delle chiese battiste di lingua
italiana, di cui fu pastore per
dieci anni e nel 1916 anche
presidente dell’Associazione
di quelle chiese. Successivamente diventò pentecostale e
si mise al servizio di quelle
chiese in America non più
come pastore ma esercitando
un ministero di insegnamento attraverso numerosi scritti
in italiano e in inglese. Da qui
Scaramuccia è partito per delineare il quadro storico in
cui sono nate le chiese evangeliche in Italia.
Carmine Napolitano, pastore della Chiesa pentecostale di Cicciano, è entrato nel
vivo del pensiero teologico di
Petrelli, il quale disse mezzo
secolo fa cose che non si vollero ascoltare (e forse mancavano allora anche le possibilità di farlo). Le sue grandi intuizioni non trovarono grande
riscontro negli ambienti (culturalmente non all’altezza
all’epoca) in cui erano diffuse,
per cui a Petrelli venne un po’
a mancare quella dialogicità
necessaria perché certe idee
trovassero accoglienza e precisazione; egli, uscendo dal
battismo, aderì a un movimento che stava facendo appena i primi passi, a cui diede
con i suoi numerosi scritti
un’impronta decisiva, non solo in Italia ma anche all’estero
(in Brasile il nome di Petrelli è
molto conosciuto).
Il suo pensiero teologico
era concentrato in un cristocentrismo assoluto; anche la
sua ecclesiologia era strettamente cristocentrica: Petrelli
concepiva solo una chiesa
che avesse al centro Gesù
Cristo. E poi c’era la sua fede
nella guida dello Spirito Santo; la presenza del divino
nell’essere umano, il modo di
Dio per entrare in contatto
con la creatura: considerava
tutte le chiese come stazioni
preparatorie per il regno di
Dio che ci viene incontro,
senza che nessuno se ne possa appropriare perché esso è
soltanto di Dio; questo pensiero fu il fondamento della
sua grande tolleranza e del
suo vero ecumenismo verso
gli altri credenti.
Durante rincontro Scaramuccia e Ricciardiello hanno
annunciato l’intenzione dell’Ucebi e delle chiese evangeliche nella valle del Seie, come di altre chiese pentecostali interessate, di dar vita,
proprio a partire dalla figura
di Petrelli, nell’autunno prossimo, a un confronto fra le
teologie del movimento battista e di quello pentecostale.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente
alle ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 30 settembre, ore 23,50 circa, andrà in onda: «Come un
granel di senape, i protestanti italiani tra passato e futuro».
La replica sarà trasmessa lunedì 1° ottobre alle ore 24 e lunedì 8 ottobre alle 9,30 circa.
via Principe Tomaso, 1
Torino - tei. 011 -6689804
fax 6504394
http://www.arpnet.it/~valdese/claudlan.htm
m mmmfítñce
Claudiana
6
PAG. 6 RIFORMA
Cultura
Torre Pellice: tema del tradizionale convegno storico della Società di studi valdesi
La conquista del Marchesato di Saluzzo
Lo preso di possesso do porte di Corto Emonuele I fu un evento di interesse europeo che
non riguordò solo politici e diplomotici o territori sportiti, mo uomini dulie diverse unirne
MARIAROSA FABBRINI
Quasi scomparsi, ma con
tracce ancora leggibili, gli
affreschi di Cesare Arbasia
sul Palazzo comunale di Saluzzo sono un segno visibile
del «Trattato di Lione». L’apparato decorativo era stato
organizzato in gran fretta dal
Comune per celebrare la visita di Carlo Emanuele I, venuto a prendere possesso del
Marchesato di Saluzzo, nel
settembre 1601. Una sovrapposizione che aveva alterato
in parte lo spirito dell’impianto gotico del palazzo, ma
che intendeva rendere evidente l’integrazione sabauda
nell’identità saluzzese.
Il Trattato sanciva una conquista che è tale solo per necessità di semplificazione. In
un’Europa che nel corso del
’600 avrebbe dovuto affrontare i due grandi problemi
della costruzione degli stati e
della lotta all’eresia, la crisi
nel Marchesato non fu un
evento locale: tutta la documentazione presente negli
archivi, non solo italiani, testimonia che Saluzzo interessava l’Europa. La conquista
del Marchesato non rappresentò una scelta consapevole
da parte dei Savoia, ma la
prosecuzione di una strategia
sempre perseguita e di un
antico principio, presente in
tutte le dinastie europee: non
rinunciare ad alcuno dei diritti che potevano essere vantati su qualsiasi territorio.
Il Marchesato di Saluzzo,
sotto il dominio francese dal
1548 dopo la morte dell’ultimo erede, era già un problema per Emanuele Filiberto
che se ne occupò soprattutto
in funzione dell’assestamento dei confini nella parte sudoccidentale del ducato di
Savoia lasciando al figlio,
Carlo Emanuele I, la responsabilità di risolverlo definitivamente. Questi, pur tentato
da un matrimonio francese,
nel 1585 decise di sposare
l’Infanta di Spagna, un’Asburgo, diventando un paladino del partito della Controriforma. 1 miti hanno una
^ande presa nelTimmaginario collettivo. Nell’immaginario di Carlo Emanuele I c’era
quello di ricostituire un grande regno alpino che in un
certo senso facesse rifiorire i
fasti della Borgogna dalle cui
ceneri era sorto il primo feudo sabaudo nella Moriana.
Questo sogno fece presa sui
conti di Provenza e sul Sud
della Francia, da poco e fati
cosamente assimilato alla corona francese. L’esito disastroso della spedizione in
Provenza ne ridimensionò la
portata e anche il contributo
della Spagna al piano si rivelò
inferiore alle aspettative: un
appoggio sì, ma con il contagocce, giusto la concessione
del limitato ruolo di guardiano delle frontiere. Verso la fine del ’500 gli eventi precipitarono. Con il Trattato di Vervins del 1598, Francia e Spagna smisero di combattersi.
Lo stesso anno fu promulgato da Enrico IV l’Editto di
Nantes. Rimase aperta la
causa sul possesso del Monferrato, poi Enrico IV conquistò senza colpo ferire la
Savoia, Carlo Emanuele I intervenne male e in ritardo, il
papa mandò i suoi rappresentanti per concludere una
mediazione e, infine, si arrivò al Trattato di Lione: il
duca tenne per sé il marchesato di Saluzzo rinunciando
a tutti i territori sabaudi al di
là del Rodano.
È legittimo chiedersi se
quella fu una pace da mercante o da re. I francesi, che
non volevano perdere Saluzzo, accusarono Enrico IV di
essersi comportato da mercante. Sarà anche vero, ma U
vento della modernità aveva
ispirato il sovrano quindi, se
vogliamo, possiamo definirlo
mercante moderno. Carlo
Emanuele 1 ebbe forse un
comportamento più regale (il
prestigio di aver cacciato i
francesi non era merito indifferente), ma rinunciò a territori importanti: 8 marchesati,
6 contee, 8 baronie, più svariate signorie minori. Il Trattato di Lione che sanciva il
possesso di Saluzzo portò le
sue conseguenze nel secolo.
In effetti, il discrimine non è
la pace di Cateau Cambrésis
del 1559 con la quale Emanuele Filiberto tornò in possesso dei territori sabaudi,
bensì proprio questo primo
anno del ’600: esattamente
quattrocento anni fa, le province ultramontane del ducato vennero decapitate.
Ma l’annessione del Marchesato non è solo storia di
fatti politici e diplomatici e
di territori spartiti. È Una vicenda di uomini e, per di più,
uomini dalle molte anime.
Su queste, con un prezioso
lavoro di ricerca e di analisi,
il Convegno ha gettato sguardi profondi e dettagliati, raccogliendo in un quadro generale le tessere sparse dei
singoli lavori.
La particolarità del Saluzzese fu l'accettazione diffusa della Riforma
L’annessione sabauda del
Marchesato di Saluzzo, tra
dissidenza religiosa e ortodossia cattolica (secoli XVIXVIII): il titolo del XLI Convegno di studi sulla Riforma e
sui movimenti religiosi in Italia, orgMizzato dalla Società
di studi valdesi, spiega le ragioni della novità organizzativa: la prima giornata si è
svolta a Torre Pellice, la seconda a Saluzzo. Una formula che si è rivelata particolarmente felice grazie anche al
patrocinio dell’assessorato
alla Cultura e alla collaborazione con la città, con l’Associazione Giorgio Biandrata di
Saluzzo, con la Società per gli
studi storici, archeologici ed
artistici della Provincia di Cuneo e con la Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo.
Merito principale del Convegno è stato quello di ùiserire in un quadro generale le
tessere di un patrimonio disperso: un tentativo riuscito
di dare concretezza a un’indagine storica sistematica che
annodi i fili della lunga tradizione di studi sulla storia della
Riforma nel Saluzzese e della
ricchezza delle fonti documentarie disseminate negli
archivi. È maturo infatti il
tempo di un confronto che
produca nuove convergenze
interpretative e superi la separ^ione confessionale della
storiografia otto e novecentesca. Anche perché l’affermazione della Riforma nel Marchesato ha una caratteristica
che ne segna la differenza rispetto ad altri ambiti territoriali in cui il rapporto tra cattolici e protestanti ha dato
luogo a vicende esclusivamente conflittuali. Qui, infatti, l’adesione di una parte degli abitanti alla Riforma durante i primi decenni del ’500
non produsse la violenza collettiva sofferta altrove e la popolazione dimostrò una profonda aspirazione alla convivenza pacifica tra fedi diverse.
Una situazione registrata
anche dal lin^aggio: nelle visite pastorali, a esempio, il
termine «eretici» è spesso affiancato dal più conciliante
«inconfessati», con il quale
venivano indicati coloro che
nel periodo pasquale non si
accostavano alla confessione
e alla comimione annuale. Fu
l’annessione sabauda a trasformare la situazione. 1 Savoia sradicarono la presenza
ereticale nel Marchesato mettendo in atto tutti gli strumenti utili a promuovere la
restaurazione cattolica. A partire dalla presa di possesso del
Marchesato (1601) non ci fu
scampo per i riformati: abiura
o diaspora. Così tutte le località del Saluzzese dove l’eresia
si era pacificamente affermata furono soggette a cattolicizzazione e l’ortodossia ebbe
ragione della dissidenza.
Nelle varie relazioni sono
emersi via via i soggetti, i luoghi, gli elementi caratterizzanti, le parole chiave di questa vicenda. 1 luoghi, prima di
tutto. La complessità geografica del Marchesato era dovuta a realtà territoriali e sociali
molto diverse tra loro: a quelle urbane di Saluzzo e Carmagnola si contrapponevano
due aree rurali: montana (dalla valle Po alla vai Grana) e
delle Langhe. La necessità di
sovrapporre confini religiosi a
quellFpolitici motivò l’istanza
della Marchesa di Foix per
l’erezione della diocesi, nel
1511. La vita religiosa degli
abitanti aveva avuto, come si
è detto, approdi diversi dal
cattolicesimo. Quali erano, allora, i luoghi di maggior concentrazione della dissidenza?
La vai Maira viene rappresentata come teatro dell’adesione alla Riforma: Acceglio e
Dronero, ma anche Cartignano, i centri di maggior peso; la
valle Po è culla di una sedimentata dissidenza valdese,
di carattere più rurale. La vai
Varaita è sede di importanti
nuclei eretici (quello di Sam
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Io»Jtt«lic«çfcefeiteàGenetifc
Frontespizio di un opuscoio suiie vicende dei Marchesato di Saluzzo
peyre è documentato dal
1560); la parte alta di questa
valle, con Chianale, Bellino e
Pontechianale, (la cosiddetta
«Castellata» che fino al 1713
faceva parte del Bec Dauphin)
divenne un primo rifugio per
i riformati che abbandonavano il Marchesato. La repressione e l’imposizione della
conformità religiosa messa in
atto dai Savoia provocarono
lo spopolamento e la diaspora. Un atto di passaggio del
territorio appartenuto agli
eretici intorno al finaggio di
Paesana, fornisce notizie impressionanti di questa desertificazione: caseggi inabitati o
distrutti, terreni incolti, campi abbandonati.
I documenti indicano tre
direzioni della diaspora: Ginevra, le valli valdesi, il Delfinato. 1 riscontri confermano
un movimento di carattere
transitorio verso Ginevra,
mentre nelle valli valdesi almeno 275 cognomi testimoniano la provenienza dal
Marchesato, metà dei quali fa
riferimento alla vai Maira, in
particolare a Dronero. Nel
Delfinato, la presenza si fa
più consistente: da un minimo di 500 fino a 1.200 persone. La repressione favorisce
però anche fenomeni di adattamento: tipico quello dei Sadistes, nell’alta vai Varaita,
convertiti di professione che
fruivano (e spesso approfittavano) delle garanzie e dei benefici economici forniti dai
certificati di cattolicizzazione
rilasciati dai cappuccini.
L’attività di quest’ordine,
istituito principalmente per
debellare l’eresia, fu particolarmente attiva e proficua per
tutto il ’600. I cappuccini furono presenti anche in vai
Chisone, a Porte, Perosa, Perrero ma le missioni nel Marchesato, terra di maggior vivacità politica, economica e
commerciale, richiedevano
strategie diverse. Il loro apostolato si basava su una catechesi mirata, famiglia per famiglia, su pubblici dibattiti
con i ministri riformati, sull’apertura di scuole ma anche sul recupero dei beni ecclesiastici, sul restauro di
chiese e arredi, suU’allestimento di apparati decorativi
spettacolari nelle manifestazioni processionali. Il patrimonio figurativo che rappresentava la religiosità era di
matrice post tridentina: la
Controriforma infatti stava
tentando di imporre in tutta
Europa standard devozionali
e morali ai quali si ispirò anche l’iconografia.
Altra figura interessante,
quella del governatore; espressione della politica ducale in periferia, aveva funzioni militari e civili; tra i suoi
compiti, anche quello di sradicare l’eresia. L’assegnazione
del titolo di governatore-luogotenente a partire dal 1588
esplicita il riconoscimento di
una struttura autonoma all’interno del Marchesato, dimostrando ancora una volta
la peculiarità del territorio.
Infatti negli anni in cui il Marchesato era sotto il dominio
francese (dal 1548 al 1588) al
governatore veniva chiesto di
trovare una mediazione con
la comunità riformata, men
ei palei
tre con la guerra diesici
- - - attesto
eluse con il Trattato dilli
impito
ree an
lidio ed
¡nere vivi
V.XWOV. ZI 1 latLaiu ui Lii *
ci fu un cambio di prioritàfi
spostò l’azione dalla mi
zione allo sradicamento.
Numerose e dense, le
municazioni presentate
Convegno hanno portato
vità sulle quali rifletteti
dalle quali partire per pn
guire ricerche e approfoi
menti. È evidente cheilM
chesato di Saluzzo, dopoi
sersi liberato daH’ingoi
brante abbraccio francese,
trovò a fronteggiare un pi
blema di raccordo cono
entità statale più vasta. S
cercato di affrontare™
questione di fondo: com
Marchesato si inserì ne
stato sabaudo, nel conci
del tessuto istituzionale,
ciale e religioso, come
reagì di fronte al lento su
gelamento, fino a quandi
sussulti di una conflittur”
interna non si spensero i
perfetta integrazione con
Corte, (m.r.f.)
CL
(Ui
FACOLTÀ VALDESE Di TEOLOGIA
» "
Inaugurazione del 147° Anno Accademico gjo
Sabato 20 ottobre 2001 ore 17,30
Aula Magna - via Pietro Coesa, 40 - Roma
Prolusione
prof. DEMETRIO NERI
(Università di Messina)
La novità culturale della bioetica
Culto d’apertura
|i»coledl
Giovedì 1'
ilenerdl ;
Domenica, 21 ottobre ore 11
Chiesa metodista, via XX Settembre
Predicazione del prof. Paolo Ricca
Roma, 6 settembre 2001
il decani
prof. Ermanno
7
Oal campo estivo tenuto a Adelfia
evangelizzazione
idiata in comunione
jVgnoCONSOU
■evangelizzazione è
ctaW il tema oggetto di
W campo estivo tenu“!^irÌntro di Adelfia dal 19
i So,acuradellaAsso2edeUe chiese baraste
Sa e Calabria. I parteciI in larga maggioranza
^ ^^siienti dalle chiese batti■lla Sicilia, sono stati una
La;4uttavia l’ovvia predei rispettivi familiari
Khéftuella di altre familaÈÉeliche più propense
E^o periodo di relp
tosto che a uno di studio j
jtóato le presenze compve prossime a quella
lima consentita dalla
lira del Centro. La vita
-¿npo si è pertanto svolta
(il un notevole spii^Eomunione, pur nella
Lrsità degli interessi. La
senza del mare ha comptato un’articolazione degli
Iri di studio che potesse
mettere di coniugare la
feione con lo studio e
iTtìtività di culto quoti1,’Nonostante l’intrinse¿qoltà di questa operarsi è riusciti a tenere,
JÉhrno, due sessioni di
pe/o culto; una al mattima nel pomeriggio.
Jtnre Salvatore Rapip a cui era stato affidato
tompito di presiedere, conurre e animare i momenti di
judio e di culto, è riuscito a
jinerevivó e attivo l’interesse
lei partecipanti promuovenio della attività di gruppo
(jjJuttosto che lezioni frontali,
.^ppratica ogni giorno tre
' rappi hanno lavorato in pa.Jelo utilizzando delle scheiepreventivamente prepara“ dal conduttore, nelle quali
,ano contenuti i versi biblici
«a nutrita serie di quesiti,
iettava poi a un portavoce
'ogni gruppo relazionare
cheflM
rserì nel
nella sessione plenaria che si
teneva al pomeriggio. Alle relazioni seguivano domande,
chiarimenti, dibattiti.
Il taglio dato è stato essenzialmente biblico, inteso a
esplorare i fondamenti dell’evangelizzazione. Solo nell’ultimo giorno si sono affrontate, in generale, le problematiche attuali avvalendosi del
documento bmv «Dire la salvezza alle donne e agli uomini del nostro tempo». È stato
possibile così esplorare, leggendo da Isaia, dai sinottici,
da Giovanni e dalle lettere di
Paolo, la traiettoria che a partire dalla profezia di Isaia
passa dal Gesù che annuncia,
al Gesù che viene annunciato. Altresì è stato possibile vedere l’evoluzione del concetto di regno di Dio: da uno essenzialmente materiale e statico a un altro dinamico ed
esteso verso la totalità della
natura dell’essere umano.
Il campo ha perciò permesso di vedere o rivedere e approfondire temi fondamentali della vita cristiana, rendendo più solide le loro fondamenta. La speranza è che
quanto fatto non rimanga un
fatto isolato, ma che piuttosto
seguano altri momenti di approfondimento, di consacrazione, concreti annunci della
Parola verso l’esterno delle
nostre comunità. Alla buona
riuscita del campo un ringraziamento dovuto va al past.
Rapisarda, al fratello Daniele
Miraglia che si è occupato
della parte organizzativa, al
personale di cucina coordinato dall’ottimo Lillo Licata, al
direttore e al comitato di
Adelfia ai quali spetta il gravoso compito di gestire questo Centro, situato in quel di
Scoglitti (Rg) a circa un chilometro dall’antica Kamarina,
del cui splendido museo si
consiglia vivamente la visita.
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Commissione permanente per
la formazione diaconale - CPFD
0, dopoi
all’ingoi
francese,
are un pi
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vasta. S
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lo; com^rso di formazione delle diacone, dei diaconi
e degli operatori diaconali
3l concri_,.
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Dai 31 ottobre al 5 novembre 2001
Casa Cares • Reggello
ir.
U
inflittual II mondo intorno a noi cambia sempre più rapidamente. Il nonseroné Jro lavoro e la nostra vita personale ne risentono. Siamo in graone con ® di reagire o subiamo solamente quello che accade? Come
®9ole persone ma anche come chiesa e diaconia siamo chia
______^ a prenderne coscienza e a reagire. Vogliamo quest'anno
_ approfondire di più cosa succede e quale posizioni potremmo
3CIA Pendere.
Il corso, come ogni anno, è aperto a tutti, ed è rivolto in
lemiCO jj^do particolare ai diaconi e alle diacone in ruolo, ai membri
comitati e al personale delle opere diaconali.
Mercoledì 31:
Hiovedl i°
liCfl i/enerdi 2:
«nica 4:
Quota di
PROGRAMMA
arrivo per l’ora di cena
Pastore Claudio Pasquet: «La reazione delle
chiese protestanti di fronte a un grande cam
biamento nella società; la rivoluzione indù
striale - il risveglio».
Pastore Franco Giampiccoli: «La globalizzazione:
possibili posizioni».
Continua past. Giampiccoli: «La globalizzazione, la nostra chiesa, la nostra diaconia»; lavoro
in gruppi.
Pomeriggio; «Che cosa stanno facendo gli altri?» incon
tro con membri di organizzazioni che svolgono
dei lavori che vengono sostenuti da contributi
dell'otto per mille della Chiesa valdese.
Serata: incontro delle e dei diacone/i iscritti a ruolo.
Partecipazione a Firenze alla giornata conclusiva del corso di formazione nazionale «Servire
qualità»; pomeriggio libero.
Diacona Karola Stobaus; «Studio biblico con
elementi del bibliodramma»; partecipazione
delle studentesse del Cfd e apertura dell’anno
accademico.
Dott, Gianluca Barbanotti; «La diaconia che
non c'è ancora»; lavoro di fantasia per un possibile futuro,
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
I La vedova del pastore Aurelio Cappello
Ci ha lasciati la sorella
Gilda Valerio
VALDO BENECCHI
LO scorso agosto, durante
il Sinodo, il metodismo
italiano è stato impoverito
ancora dalla morte di un’altra moglie di pastore, Gilda
Valerio Cappello, vedova del
pastore Aurelio Cappello-.
Gilda era nata a Foggia novant’anni fa. La figlia Fiorenza ha, fra l’altro, scritto queste parole in memoria della
madre: «Forte e gentile, irradiava dalla sua anima un
grande amore per la vita.
Amore che riusciva a ritrovare, di volta in volta, anche dopo la dipartita di tre dei suoi
figli. La sua vita era improntata a equilibrio, grande dignità e serenità, nonostante
le tante prove avute fin dalla
sua giovanissima età».
Se Gilda non avesse avuto
questo carattere e se non fosse stata accompagnata dalla
sua sempre inesauribile gioiosa fede nell’Evangelo, in alcune circostanze non ce
l’avrebbe fatta. Ha condiviso fino in fondo il ministero
pastorale di Aurelio (morto
mentre era pastore a Poschiavo nel 1962): Palombaro, Bari, Mottola, Pisa, Torino, Savona, Salerno, Gorizia,
Udine. Queste alcune delle
sedi pastorali che gli erano
state affidate. .
Quello di Aurelio non è stato un ministerio comune, ma
un succedersi di difficoltà, di
problemi, di sofferenze fisiche e intellettuali di cui parla
in una sua breve nota autobiografica. Anni 30: perquisizioni, in casa in seguito a notizie apparse sul «Nuovo
Abruzzo», in cui veniva definito. «un noto antifascista». A
Bari prescritto dalla legge sui
culti ammessi, a Mottola diffidato a esplicare «qualunque
funzione di culto perché non
riconosciuta». Conoscerà in
seguito anché il carcere e
ostacoli di ogni genere anche
dopo la guerra a causa della
sua «ingenuità» umana e spirituale. Fu sempre pronto ad
aiutare chiunque avesse bisogno del suo aiuto.
In tutti quegli anni la responsabilità della numerosa
famiglia Cappello (sei figli) e
spesso anche delle comunità
ricadeva sulle spalle di Gilda.
Tre figli moriranno in pochi
anni, qualcuno anche in situazioni tragiche. La sua gioiosa fiducia nel Signore non
Tha mai abbandonata e anzi
è stata proprio la qualità prevalente della sua vita, e che
sapeva trasmettere in tutti i
suoi rapporti. Lo testimoniano la stima e il profondo affetto di cui era circondata
nella comunità di Roma.
partecipazione £ 200.000. Per le iscrizioni rivolgersi
Attamente a Casa Cares; tei. e fax 055-8652001.
Proposto (dagli evangelici a Alessandria
Festival Interculturale
con tutta la città
MAURmOABBA
Nei giorni 14, 15 e 16 settembre si è svolto ad
Alessandria il II Festival interculturale fra i promotori del
quale figurava anche il Centro culturale protestante accanto ad associazioni di volontariato, sindacati, gruppi
ambientalisti e altri. Un mondo variegato e unito dalla volontà di cercare di costruire
ponti di dialogo tra le diverse
culture e Religioni. Nella serata di venerdì si è svolto un dibattito a cui hanno partecipato Younis Tawflk, scrittore e
giornalista iracheno, fondatore e presidente del Centro
culturale italo-arabo Dar Al
Hikma (Torino), e Mohammed FI Bakkali Tahirl, mediatore culturale (Cgil, Alessandria). Nella serata di sabato si
è avuto in incontro musicale
con due concerti di musica
africana e popolare.
La domenica è stata caratterizzata da un pranzo multietnico (cucina mediorientale, africana, rom e albanese)
e poi da danze e balli, dai diversi continenti; in seguito
c’è stato un messaggio di don
Andrea Gallo (Comunità di
San Benedetto al Porto) sulla
ricchezza dell’interculturalità
e infine una rappresentazione teatrale. La partecipazione
è stata ampia. Alla conferenza del venerdì sera il salone
conferenze della Cgil (di ampia capienza) era pieno, con
persone in piedi. Si tratta di
momenti di cui si sente sempre la necessità e l’utUità, soprattutto in questo periodo. I
tragici fatti accaduti negli
Usa erano ben presenti ai
partecipanti. Alcune manifestazioni di tipo più ludico
non si sono svolte in segno di
lutto. Si è prospettato anche
l’appuntamento della marcia
per la pace Perugia-Assisi di
domenica 14 ottobre, appuntamento che quest’anno riveste un particolare significato.
Il comitato organizzatore
ha svolto una mole di lavoro
notevole, un lavoro di paziente tessitura che si è rivelato fruttuoso: il clima di reciproca volontà nel conoscersi
è un segno del buon risultato
di questi giorni. Certo, le associazioni devono ancora fa
re molto cammino insieme. E
noi come Centro culturale
protestante dobbiamo farlo
con loro. Speriamo di riuscirci e che ognuno porti i suoi
doni e i suoi tratti migliori
feste, cucina, canti, idee, fantasia, voglia di stare insieme
senso della solidarietà, voglia
di conoscere gli altri, senza
disperdere ma consolidando
la propria identità non più
blindata ma costruita solidamente nella serenità.
AGENDA
28 settembre
UDINE — Alle 18, nella sala della chiesa metodista (p. D’Annunzio 9), il prof. Tiziano Sguazzerò parla su «Amore, giustizia e responsabilità nel pensiero filosofico di Paul Ricoeur».
29 settembre
MILANO — Alle ore 17, nei locali della chiesa metodista (v.
P. Lambertenghi 28), la Chiesa metodista, il Centro culturale
protestante e l’ass. «Panta-rei» avviano un ciclo di conferenze sul tema «Perché Dio? La ricerca di Dio nella letteratura
europea del Novecento». Intervengono Romano Madera,
Ferruccio Parazzoli, Paolo Ricca. Coordina Silvia Giacomoni.
30 settembre
PROSINONE — Alle ore 18, all’ass. «Oltre l’Occidente» (via
Plebiscito 32), la Chiesa valdese e l’ass. culturale «Il fiore azzurro» presentano il dramma teatrale «La casa del mago» di F.
Dionesalvi, ispirato alla strage dei valdesi di Calabria del 1561.
5 ottobre
TORINO — Alle 20,30, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele 23, concerto del coro da camera «Erloserkirche
Bad Homburg». Musiche di Palestrina, Monteverdi, Bach,
Reger, Kodàly. Ingresso libero.
5- 7 ottobre
VELLETRI — A Ecumene si tiene il convegno di formazione
per formatori sul tema «Chi insegna a chi?». Informazioni tei.
06- 9633310; fax 06-9633947; e-mail: ecumene@alinet.it.
6-7 ottobre
TONATO (Bs) — A partire dalle ore 9, al Centro ecumenico e
di dialogo interreligioso (Abbazia di Maguzzano), si tiene un
convegno sul tema «Conoscere i profeti dell’ecumenismo». Il
past. Paolo Ricca presenta le figure di W. A. Visser’t Hooft e N.
Soderblom; la dott. Graziella Merlatti illustra la figura di B.
Hussar. Per informazioni Abbazia di Maguzzano: tei. 0309130182; e-mail: abbaziadimaguzzano@tiscalinet.it.
6 ottobre
BERGAMO — Alle ore 17, nella sala ex consiliare (v. Tasso 4),
il prof. Emidio Campi tiene la prolusione del Centro, parlando sul tema «Jan Amos Comenio teologo».
TORINO — Alle ore 15, alla chiesa battista di via Viterbo 119,
la Chiesa cristiana evangelica «Sola grazia» organizza la seconda Conferenza di studi sul Puritanesimo. Partecipano i
pastori Robert Martin (Seattle) e Pawel Gajewski.
MILANO — Con inizio alle ore 10,30, nella sala di via Sforza
12/a, il Centro culturale protestante e il corso di Formazione teologica a distanza della Facoltà valdese di teologia organizzano il pruno di tre incontri sul tema «Dio è amore. Lineamenti di una comprensione cristiana del nome di Dio»,
dedicato al tema specifico «Libertà e gratuità; Tessere di Dio
e Tessere umano». Docente past. Fulvio Ferrarlo, iscrizione
lire 40.000 (altri incontri il 20 e 27 ottobre).
9 ottobre
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana (v.
Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza il primo incontro del ciclo «Nel principio. Il Dio creatore nella testimonianza biblica» a cura del past. Fulvio Ferrarlo. Tema
dell’incontro «“Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto i
cieli e la terra” (Salmo 127,2); Il Dio che libera, crea».
12-14 ottobre
TORINO — Con inizio alle ore 9,30, nella sala del Primo Parlamento (Palazzo Carignano), si tiene il convegno internazionale organizzato dalTassociazione Biblia sul tema «Pace e
guerra nella Bibbia e nel Corano». Intervengono fra gli altri
Giovanni Filoramo, Riccardo Di Segni, Harvey Cox, Mohammed Arkoun, Giovanni Miccoli, Andrea Riccardi, Amos Luzzatto, Elizabeth Green. Per informazioni tei. 055-8825055.
13 ottobre
FIRENZE — Alle ore 14,30, alla Casa di riposo II Gignoro (via
del Gignoro 40), viene ricordata la figura e l’opera del past.
Luigi Santini, con relazioni dei proff. Giorgio Spini, Emidio
Campi, Paolo Ricca e Gabriele De Cecco.
WK Avvicendamento alla Chiesa valdese di Aosta
Benvenuto alla pastora Elisabetta RIbet
Il 9 e il 16 settembre sono state per la Chiesa
valdese di Aosta due domeniche speciali. Il 9
c’è stato l’incontro di saluto al pastore Ruggero Marchetti che negli ultimi 7 anni è stato alla guida della nostra comunità. È stata una
giornata festosa anche se è stato chiaramente
percepibile quanto fossimo commossi nel ripensare alle molteplici esperienze condivise,
un po’ tristi per la separazione che accompagna la conclusione di un periodo di vita ecclesiastica, ma soprattutto grati per il servizio reso alla chiesa, per i tanti momenti di apertura
all’esterno e per l’impegno profuso sul territorio. Di questo hanno testimoniato anche i
messaggi di ringraziamento e di saluto come
quello rivolto da Carla Jacquemod, anche a
nome del vescovo Anfossi.
Il 16 è stato celebrato il culto di insediamento della nostra nuova pastora Elisabetta
Ribet. Come negli anni passati alla pastora di
Aosta sono affidate anche le chiese valdesi di
lingua italiana di Ginevra e Losanna. La presentazione e l’accoglimento di Elisabetta sono
avvenuti con la partecipazione di Lilia Durand quale rappresentante del Consiglio di
circuito e di Vanda Monaja per il Consiglio di
chiesa. Insieme alla comunità erano presenti
molti fratelli e sorelle di Ginevra, una rappresentanza della Chiesa awentista e molti amici
e amiche della parrocchia cattolica di Santo
Stefano e il sovrintendente del circuito, per citare solo coloro che al termine del culto hanno rivolto un messaggio di saluto e benvenuto
a Elisabetta. L’inizio di un nuovo percorso è
impegnativo ma anche pieno di speranza e
per noi questo momento è stato molto gioioso; chiediamo al Signore di benedire Elisabetta Ribet nell’impegno che ha preso al servizio
della nostra chiesa, di illuminarci e guidarci
nel cammino che insieme percorreremo. {l.d.)
8
RIFORMA
Sono stati più di 300 i partecipanti al convegno nazionale Ucebi di Santa s«,
L'identità dei battisti italiani ^
È possibile tracciare una specificità di questa particolare «tribù protestante» In un paese á
SI sta finalmente diversificando dal punto di vista religioso? Un incontro intenso e feco^
Animazione mimica a cura della Chiesa battista di Trastevere
Costantemente accompagnati dal flusso
di notizie provenienti dagli Usa, solidali,
in preghiera, con il dolore delle vittime,
nel corso di tutti i momenti liturgici, i battisti italiani si sono ritrovati insieme a
Santa Severa nei giorni dal 14 al 16 settembre per il previsto appuntamento nazionale dedicato al tema dell’identità battista. Un incontro organizzato dai dipartimenti di evangelizzazione e teologia che
ha complessivamente mobilitato oltre 300
partecipanti e, sotto la supervisione di
Carmine Bianchi e Massimo Aprile, segre
Identità aperta oppure identità «per esclusione»?
tari dei dipartimenti, ha coinvolto nella
partecipazione attiva decina di persone
fra relatori, ministri, musicisti, volontari e
membri di staff. Il convegno, che rispondeva a un preciso mandato assembleare,
si proponeva di iniziare una riflessione
collettiva sull’essere evangelici e battisti
oggi in Italia. Una commissione formata
da «esterni» all’ambiente denominazionale nostrano, aveva ricevuto il compito
di assistere e ascoltare attentamente
quanto sarebbe stato espresso nella tre
giorni e risalire così ai «dati anagrafici»
di questa particolare «tribù protg.
L’operazione di restituzione dell
ta d’identità», fra il serio e il «¡q
stata condotta con simpatia da Vii,
mino, psicologo, Gianna Urizio, gà
sta, Ottavio Di Grazia, filosofo, e ^
Cleaves, pastore dell’Unione batti«
tannica. I contributi pubblicati m
pagine non fanno forse sufficiente^
giustizia alla ricchezza dell’evento^
darne informazione intendono o^]
nostri lettori qualche spunto perO
sione comune. (Anna Maifei) ^
GIANNA URIZIO
Circa 300 persone hanno
seguito il lungo week-end
organizzato neH’ambito delle
chiese battiste italiane e dedicato all’identità, parola magica oggi per le nostre società
moderne, dove gli altri e le altre e tutte le cose si trovano
collocate in modo diverso da
come ce Taspettiamo. E questa dislocazione ci rimanda
alla nostra identità. A una
identità che non sappiamo
comunicare più. Un’identità
talvolta rimossa, ovvero definita da altri, che sempre più
viene declinata al plurale
perché parte di tante identità
diverse. Un’identità che non
consiste più in un profondo
letto di fiume, ma in una
spianata sassosa, dove l’acqua scava le sue vie.
E le chiese? Quanto la comune fede in Gesù Cristo
contribuisce a determinare la
nostra identità di persone e a
segnare l’identità collettiva
delle nostre chiese? Quanto
invece l’appartenenza ad una
«famiglia» protestante, ad
esempio quella battista internazionale, segna l’identità
del battismo (e dei battisti)
italiano? E quale è U suo fondamento, la sua ricchezza e
particolarità?
Domande serie, con una
doppia valenza come i lati di
una moneta. Parlare di identità può sempre significare
serrare i ranghi, ridefinirsi in
contrapposizione, costruire
una fortezza e da lì guardare
Il convegno si è svolto in parte
all’aperto
gli altri, ovvero costruire, ritrovare un’identità da offrire
agli altri come parte di un lavoro di ricerca del proprio
modo di costruire la chiesa, di
confessare Cristo nella società
contemporanea. Nel convegno sull’identità battista si sono espresse, anche se con sfumature diverse, le due tendenze: il tentativo di definire
un’identità aperta e in dialogo
e la tentazione di ritrovare
un’identità «per esclusione».
Negli ultimi trent’anni, indubbiamente, l’ecumenismo,
che ha animato il nostro
mondo evangelico, ha affievolito, o forse trasformato,
l’identità battista in qualcosa di non immediatamente
identificabile, e questo può
provocare una rinnovata domanda di identità. In questo
quadro, il richiamo all’identità battista è espressione dello sforzo di costruire un mon
do evangelico articolato, dove
il dialogo si arricchisce con le
differenze. Ma dove ritrovare
questa identità? Il convegno
ha cercato di articolare le risposte a questa domanda. E i
percorsi sono stati due.
Da un lato le relazioni, sostanzialmente concentrate
nel primo giorno. Una relazione teologica, sul battesimo
dei credenti e l’identità battista, di Italo Benedetti, una riflessione sull’impegno nella
società, di Maurizio Girolami,
un’altra sull’esperienza e
realtà delle chiese battiste in
Italia a partire dal loro inizio,
di Stefano Meloni. Una tavola
rotonda nel corso della quale
i partecipanti al convegno si
sono confrontati con diverse
realtà: quella delle donne,
delle varie comunità, i rapporti con lo stato, l’ecumenismo, l’evangelizzazione. Il
mattino dopo, infine, una relazione di Renato Maiocchi
sul movimento battista mondiale per tratteggiare un dibattito simile sull’identità
battista che sta animando anche il movimento a livello internazionale. Infine, concentrata nel secondo giorno,
un’esplosione di esperienze e
testimonianze da numerose
chiese locali: un sorta di Kirchentag battista: performance teatrali, anche dialettali;
canti, nuovi e antichi, ma soprattutto, dopo i temporali
del giorno prima, il sole!
Il Villaggio di Santa Severa
scoppiava di gente, famiglie,
bambini, giovani. Picnic sui
tavoli in giardino, melodie
antiche e moderne, provenienti da varie parti del mondo, hanno dato, più delle parole, la gioia, l’impressione di
un’identità che si fa incontro
con l’altro. Stranamente, i
due momenti hanno contribuito, intrecciandosi, a disegnare un percorso di identità.
Un’identità popolare, che deve riscoprire il gusto di raccontarsi, per «fare memoria»,
per riscoprire la promessa,
per poter con forza evangelizzare nella società di oggi.
Un’identità «puzzle», ricomposta in donne e uomini concreti, con il loro vissuto, inquietudme e paure, ma anche
con le loro speranze.
Una chiesa che nel battesimo dei credenti riconosce il
segno della grazia proveniente di Dio accolta per fede
dal credente e non principio
astratto, steccato di separazione da altre chiese. E che,
nelle tradizioni delle altre
chiese, cerca di riconoscere
l’intero percorso di fede che
include battesimo e confessione personale della fede.
Una chiesa che, in dialogo
con altre chiese, cerca di
pensare e dire «Dio» con le
parole «penultime», soggettive, dei credenti e rivolte alle
donne e uomini del nostro
tempo, nella loro dimensione soggettiva e collettiva.
Perché come ha detto qualcuno l’Evangelo di Gesù Cristo non è un’ideologia, ma
un evento che irrompe nella
nostra vita e la cambia.
Casonato: chiamati a
essere operatori di pace
«Abbiamo preparato questo convegno con grande entusiasmo e con gioia, perché
l’idea di ritrovarci insieme,
sorelle e fratelli, per discutere
sul nostro essere credenti
battisti opi, nella realtà di
una società che corre verso la
globalizzazione, nella realtà
delle nostre comunità e dell’Unione battista ci rallegrava
moltissimo. (...) Dobbiamo
prendere atto che non potrà
sicuramente essere così. I tragici attentati terroristici che si
sono verificati negli Stati Uniti d’America solo tre giorni fa,
resi ancora più drammatici e
sconvolgenti dalle immagini
di distruzione e di morte riproposteci ossessivamente
dai mass media, e le migliaia
di vittime innocenti e ignare
della sorte che le attendeva
allorché hanno iniziato la loro
normale giornata, immolate
in nome di un odio fanatico e
di un integralismo che non
trova alcun diritto di cittadinanza nella nostra civiltà, così
brutalmente violentata, hanno fatto calare sui nostri cuori
e sui nostri animi un velo di
pesante tristezza e di dolore.
(...) Noi qui riuniti non possiamo che condividere il loro
lutto e raccoglierci in preghiera per invocare l’aiuto del Signore più che mai in questa
circostanza affinché odio non
generi odio e violenza non generi altra violenza.
Noi siamo chiamati ad es
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sull’acq
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ria di
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jaci]
cuore I
Il presidente Aldo Casonato
L'identità si rende visibile attraverso l'unicità
sere operatori di pace, e oj|
qui e ora, vogliamo ribadii
questo nostro impegno nel
certezza che anche nei m
menti più tristi e bui qui
quelli attuali, nei momenti!
cui per tante, troppe perso
la speranza può essere dive
tata un orizzonte chiuso, d
nemmeno la nostra solidi
rietà e la nostra partecipai
ne al loro dolore possonoti
prire, l’amore di Dione
verrà mai meno e saprà à
ai cuori afflitti e lacerati,I
consolazione che viene dii
l’assicurazione per la fedi
che anche l’ultimo nemico,!
morte, è stato sconfitto né
resurtezione del Signore ft
sù Cristo».
Aldo Casonal
presidente Ucel
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battisti
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l’identit
sto del c
«Non è stato ancora manifestato ciò che saremo»
I Giovanni 3,2
RAFFAELE VOLPE
HO pensato a lungo su
che cosa può essere l’elemento più importante della
nostra identità battista e mi è
venuta in mente, in modo
quasi martellante, una parola: unicità. L’identità battista
è uno spazio libero dove
l’unicità incarnata di ogni
persona si fa visibile, si esprime, si coniuga con l’unicità di
ogni altro e di ogni altra. Questa unicità è il dono di Dio,
non è il frutto di una autodeterminazione.
Quando Mosè si trovò di
fronte a Dio e Dio gli disse di
andare dal faraone, Mosè fece
a Dio una domanda alquanto
delicata: «Chi sono io?». E Dio
rispose: «Io sarò con te». Io
sono soltanto se Dio è con
me, se Dio mi fa nascere, mi
fa vivere. Io sono il dono di
Dio, nella mia irripetibile unicità. Una unicità non egoistica, che non è chiusa in se
stessa. La mia unicità è il dono di Dio che si realizza soltanto in comunione con gli
altri. Da solo non sono unico,
sono unico perché sono insieme agli altri!
Lo spazio di socializzazione
deH’identità battista non è il
processo attraverso il quale
gli individui si adattano al sistema «chiesa», ma è il luogo
di costruzione di relazioni tra
individui provenienti dai più
disparati contesti sociali e
culturali. Questa unicità, dono di Dio, comunione con gli
altri, ha bisogno di tre sostegni che sono il racconto, la
memoria e la promessa.
C’è un professore di Educazione degli adulti di Milano,
Duccio Demetrio, che dice
che arriva un momento nell’età adulta in cui si avverte il
desiderio di raccontare la
propria vita. Per fare un po’
d’ordine dentro di sé e capire
il presente, per ritrovare emozioni perdute e sapere come
si è diventati, chi dobbiamo
ringraziare o dimenticare.
Ebbene, io sono convinto
che un credente viva una
condizione di desiderio perenne di raccontarsi. Un racconto che si fa testimonianza, storia del proprio incontro con Dio. Non è un caso
che la religione ebraica e la
religione cristiana si fondino
sulle scritture: su storie, su
testimonianze, racconti. L’unicità ha bisogno di essere
espressa, raccontata. L’identità è qualcosa di narrativo: è la nostra storia, la storia
che noi abbiamo vissuto e
che noi siamo riusciti a rico-,
struire di noi stessi a partire
da quell’incontro decisivo
con il Cristo vivente.
L’identità battista non è un
museo di oggetti intoccabili,
è la storia raccontata di quel
pellegrinaggio di fede in cui
siamo tutti coinvolti. È dunque una storia che si può rivedere, si può raccontare in
modo diverso. E soprattutto è
una storia che bisogna imparare a scrivere insieme agli
altri: nell’ascolto e nel rispetto reciproco «dell’unicità nella comunione» che Dio ci ha
donato. È il racconto che mi
fa scoprire quanto sia essenziale la memoria. Scriveva
Oliver Sacks: «Si deve cominciare a perdere la memoria,
anche solo brandelli dei ricordi, per capire che in essa
consiste la nostra vita. Senza
memoria la vita non è vita. La
nostra memoria è la nostra
coerenza, la nostra ragione, il
nostro sentimento, persino il
nostro agire».
Io credo che noi battisti abbiamo una grande colpa: abbiamo spezzato quella linea
di trasmissione della fede tra
le generazioni. A un certo
punto i padri e le madri non
hanno più saputo annunciare l’Evangelo ai figli, e i figli
hanno perduto la capacità di
ascoltare. Questo ha prodotto
una crisi anamnestica. Certo
questa colpa è legata a una
trasformazione radicale della
nostra società dove il dialogo tra le generazioni diventa sempre più drammatico;
ma questo non ci giustifica!
Non c’è un futuro senza
memoria: dobbiamo, cominciando dalle nostre chiese,
restituire al nostro passato il
diritto di parlarci. Diceva
qualcuno che il passato ha
un potere terapeutico perché
è promessa di ulteriore futuro per la mente. La religione
cristiana è la prova concreta
di questa affermazione: è una
religione della memoria, la
sua storia ha inizio proprio
dalla memoria scandalosa e
pericolosa della croce; la storia dal punto di vista della
vittima; la contro-storia; la
storia capovolta. E soprattutto una storia che è promessa
di ulteriore futuro, perché è
storia di resurrezione.
L’unicità che prende forma
attraverso il racconto e la
memoria si abbevera alla
fonte della promessa. L’identità è fondata sulla promessa!
Si è sempre creduto che l’identità fosse data dalla permanenza nel tempo di alcune caratteristiche della persona. Ma questa identità è
una identità esteriore, io sono più interessato all’identità
interiore. Quando Dio promise svelò la sua identità interiore e disse: «Mi riconoscerai
perché sono colui che adempie le sue promesse». Dio
non pretese d’essere riconosciuto in alcun altro modo se
non come colui che mantie
i
parlare
conia c
sticadi
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Paull
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stiana e
a.W’f
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Un intervento della scuola domenicale di Napoli via Foria
ne la parola; l’identità di Dio cità nella comunione, 1’
è data dalla somma di colui
che ha detto e di colui che
domani farà!
Anche la nostra identità
battista è fondata sulla promessa: ciascuna chiesa, tutti
insieme, attraverso il Piano di
cooperazione, abbiamo promesso che il iùturo della nostra unione sarà dato dalla
crescita solidale. Con questa
promessa abbiamo vincolato
la nostra identità: ci riconoscerete domani perché siamo
quelli che hanno sottoscritto
il piano e lo stanno realizzando. Ci riconoscerete perché
quando abbiamo promesso
di essere solidali con le chiese più deboli, quelle chiese
hanno cominciato a contare
su di noi: essi attendono che
si mantenga la promessa.
L’identità è data dall’uni
cità è costruita sul rucconW
la memoria e la promessa. M
tutto questo è ancorata
chiuso tra le mura dei ptj®
passi del brano biblico “'
Giovanni: «Ora siamo fig'! “
Dio, ma non è ancora
stato ciò che saremo». E ^
cora tutto racchiuso in qu“®
già ma non ancora, in qu®"||
tempo in cui vediamo tu
attraverso uno specchio.
L’identità come unte*
come narrazione, conte
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vivere nell’attesa del lUi^
di Dio, della giustizia
cante di Dio, che ristaoiu „
diritto nella storia di pc^ .,
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e di sofferenza, di carne
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di vittime. Noi sappia^“ quando Dio sarà ntanife“
saremo simili a lui,
vedremo come egli è.
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ÜCEBI
VENERDÌ 28 SETTEMBRE 2001
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Una sintesi delle relazioni presentate al convegno
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j)alla relazione: «Riflessioni
jjjil’acqua», di Italo Benedetti
«È importante prendere in
considerazione, quando si
laila di identità battista, che
lelli ehe vengono chiamati i
Lr.ipi battisti”, cioè quel
aore pulsante di idee che
T^ddistinguono la nostra
^ità di fede, sono prevarie chiese cristiane,
luno dei principi battisti
idstro appannaggio eo: libertà di coscienza,
:à religiosa, congregaziolO, separazione fra stato
liesa, battesimo dei erelenti per immersione, misione, ecc. sono patrimonio
lite altre tradizioni criìe; anzi sono tutte idee, se
scinde la separazione fra
Ito e chiesa, nate in altre tradizioni. Questo dovrebbe
trariijuillizzarci sul fatto che
non siamo soli a tenere alto il
vessillo di lin patrimonio di
idee che ci sta a cuore. Ciò
che è distintivo dei battisti,
piriche i singoli principi è
¡'insieme di essi. L’agire insie.me di questi principi nella
stessa comunità di fede fa dei
battisti quell’unicum che li
distingue da ogni altro gruppocristiano. Questo signiflca
dieogni discorso sull’identità
ècertamente legittimo, e non
va confuso con un misero
tampanilismo; ma significa
anche che ogni discorso sull’identità va posto nel contesto del corpo di Cristo che è la
diiesa universale. Non si può
parlare di identità battista
con la Convinzione semplicistica parlare di pura identità cristiana».
Fiddes (teologo battistainglese ndr) individua cinque motivi connessi con l’acqua che sono stati centrali
^la tradizione giudeo-cri®na e afferma che la potenza dell’evento battesimale rinella sua capacità di
ippgliere l’esperienza della
^dura e della storia e di in
1 datali nel culto cristiano.
Jjpcifa. In primo luogo la
nelle acque simbolizujptomo al seno materno:
questa immagine, già presente nell’antichità classica, viene fusa nel Nuovo Testamento con il battesimo di Gesù
dove egli, citando il salmo 2,
7, viene dichiarato Figlio di
Dio: «Questo è il mio figlio diletto...» (Matteo 3, 17) e in
Giovanni 3, 5 dove si parla di
nascita di acqua e di Spirito
proprio in riferimento al battesimo.
Purificazione. Il senso di
purificazione è uno dei bisogni più profondamente radicati nella psiche umana. (...)
A parte l’uso estensivo nei
salmi e nei profeti, anche Gesù ordinò purificazioni con
i’acqua per mandare a effetto
i suoi miracoli (Giovanni 9,
7). Il collegamento tra purificazione e battesimo viene
esplicitato in Ebrei 10,22.
Conflitto. Le acque sono il
simbolo del caos primordiale,
che nella creazione viene
espulso dal cosmo, ma che rimane minaccioso ài suoi confini pronto a rigurgitare in esso come nel diluvio. (...) Gesù
collega questo aspetto minaccioso dell’acqua al battesimo
quando chiede ai suoi discepoli: «Potete voi essere battezzati del battesimo del quale io sono battezzato?».
Cammino. L’acqua rappresenta anche un confine. (...)
L’immagine della acqua come confine invalicabile è
espressa nel racconto del
passaggio del Mar Rosso
(passaggio dalla schiavitù alla
libertà). (...) Paolo opera la
connessione di questa immagine con il battesimo in I Corinzi 10,1-2.
Rinnovamento. L’acqua
sparsa o bevuta rinfresca e
rinnova le energie. Fa fiorire il
deserto, ridona vita al popolo
dell’Esodo stremato. (...) I riferimenti battesimali per queste immagini sono il racconto
della donna al pozzo con il discorso dell’acqua viva e l’interpretazione di Paolo in I Corinzi 10, 3 della roccia spirituale che diede da bere al popolo dell’Esodo nel deserto.
Tutti questi temi sono pre
senti quindi nell’atto battesimale, ma le varie tradizioni
teologiche confessionali e denominazionaii ne hanno ridotto la pluralità e la ricchezza concentrandosi solo su alcuni di essi. (...) Questo approccio, oltre ad aprire a una
varietà illimitata e creativa di
forme liturgiche che varrebbe
la pena sperimentare, rivaluta il discorso dell’immersione
ed evidenzia come il battesimo dei bambini rappresenti
di fatto una «perdita sacramentale».
Dalla relazione: «La chiesa
di Cristo è la chiesa di tutti e
di tutte», di Stiano Meloni
«Oggi più che mai, in un
universo pluralista e multiforme in campo religioso, consapevoli di non possedere
una verità compiuta e immutabile, ma anzi interrogata
dalle altre esperienze di fede
che incontriamo quotidianamente, si pone la domanda
su quale tipo di chiesa siamo,
quale rrrissione ci è data, quale vocazione profetica riteniamo di poter sostenere.
Io credo che, a partire dalla
ricostruzione della nostra memoria collettiva e della nostra
tradizione, il nostro futuro
stia nella capacità di definire
una identità aperta, non esclusiva; un’identità incompleta che ammetta determinanti, per la sua definizione, il
dialogo, la comunicazione,
l’apertura verso l’alterità e la
differenza; un’identità collettiva, quella cioè definita più
che sull’essere delle nostre
comunità (siamo questo e
quello) sul loro agire, sulla capacità di situarsi nella cornice
sociale, culturale e politica
con flessibilità e apertura al
dibattito e con attenzione agli
itinerari di coloro che percorrono con noi un po’ di strada.
Un’idea di chiesa in cammino dunque, come Abramo
che parte da Ur dei Caldei
verso la terra di Canaan, che
non teme di affrontare il deserto, una radura senza dire
ne, 1 '
racconto
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ìflessi nell'acqua e il paesaggio
CIUSEPPE MIGLIO
Intitolo che il pastore Italo
■LHenedetti ha dato alla sua
„ lasaone sul battesimo «Ri(riflessioni) sull’acqua»
eoo che abbia figurativa.V ritratto il nostro essere
. Oggi. Il sermone del
1 Volpe sulTunlVi«i . relazioni di Stefano
e di Maurizio Girolan, hanno rimarcato due
tiofl ®?senziali del nostro
f^arci ed essere chiesa nelquali il sacerdozio
e l’annuncio della
novella (anche) attraca ®^ione sociale e politisi di ®tati alcuni dei riflessi ‘l'resto convegno suite battista. CertamenuL®*',®ono stati gli unici.
diversa,
Boo*/ ri altronde variegato il
Bq .ri rnondo battista italia‘ gior* nostro convegno.
Le emozioni, le esternazioni in parte forti, a volte i silenzi, i diversi modi con cui i
partecipanti hanno espresso
Tessere membri di questa famiglia fanno della nostra
realtà battista un’unicum come, se pur in un senso diverso, ha rilevato Benedetti nella sua presentazione. Proprio
come nella descrizione del
dipinto di Claude Monet
«Ninfee», nel quale i riflessi
sull’acqua, se pur presenti e
diversi in intensità e luminosità, diventano un tutt’uno
con il paesaggio circostante,
così anche alTinterno di questo convegno i vari modi di
vivere la spiritualità e la fede,
.hanno rappresentato quel
tutt’uno che concretamente
costituisce la realtà battista
italiana. Interessante è stato
constatare la presenza di diverse voci, l’incontro di posizioni diverse, lo scambio di
esperienze, il dialogo e la
gioia condivisa per la creatività espressa dai vari gruppi
musicali, teatrali ed ecumenici, come anche dalle rappresentazioni artistiche di
fratelli e sorelle in Cristo,
quali comunicare ai bambini
la Parola con l’argilla o col
canto pensato appositamente per loro.
Sì, credo proprio che la ricchezza del nostro essere battisti «oggi» sia Tessere non
questo o quello, l’avere questa o quella posizione sulla
prassi battesimale o su altre
questioni importanti della
nostra ecclesiologia, ma che,
alTinterno della nostra realtà,
tutte queste voci, di fatto, abbiano cittadinanza per mezzo di un dialogo teologico costruttivo e della preghiera. Sì,
credo proprio che siamo come quei bei riflessi sull’acqua
che intonano il nostrum mare battista dei colori dell’arcobaleno di Dio.
zioni privilegiate, e non teme
neppure di riformare le proprie strutture organizzative e
ecclesiologiche nel tentativo,
mai soddisfatto ed esaustivo,
di coerenza alTEvangelo deila
Grazia.
Una chiesa che rivendica
ancora e comunque l’esercizio della propria libertà in
Cristo, ma non si pone come
depositaria di un credo definito una volta per tutte, autorevole poiché immutabile, e
da questo giudica gli altri».
«La prima parola che ci è
stata data è sempre TEvangelo, lo sciogliere dai peccati, la
riconciliazione, la grazia. Ma
questo amore di Dio diventa
per l’uomo e per la chiesa
stessa giudizio se non ascolta, crede, segue. Il profeta
dell’Antico Testamento diventa profeta del Signore
proprio annunciando la sua
ira. Non è dunque per mantenere noi stessi in vita che i
talenti ci sono stati consegnati, ma per stare dalla parte del mondo, a fianco dei
peccatori come noi siamo.
Ci sono stati dei momenti,
nella nostra storia personale
e ecclesiastica in cui lo siamo
stati per davvero, vicini alla
sofferenza del mondo, con la
povertà dei nostri mezzi e
delle nostre parole. A fianco
del malato e dell’anziano, con
la donna e con l’uomo giudicati e condannati perché non
a posto con il costume e la
morale corrente, con Tomosessuale rifiutato e respinto,
con lo straniero non accolto,
o quando le nostre chiese sono state case che hanno dato
ospitalità al diverso, quando
il potere e l’organizzazione
hanno fatto spazio alla povertà delTevangelo che libera,
hanno fatto spazio all’agape.
Quella sera, nel tendone
che riparava dalla pioggia e
dal freddo con quei terremotati dopo aver mangiato insieme, nessuno ebbe vergogna
dell’Evangelo di Cristo, nessuno si presentò dicendo la denominazione di appartenenza, avevamo solo la Bibbia in
mano. Si raccontavano aneddoti biblici, si cantava senza
timore. Lì, quelle volte, siamo
stati la chiesa di tutti e di tutte. Ancora oggi, quando incontriamo qualcuna di quelle
persone, mentre ci abbracciamo, la commozione esprime
il sentimento di gratitudine e
di riconoscenza che ci scambiamo reciprocamente. In
quei momenti capisco che
l’agape non verrà mai meno.
E che l’amore di Dio è veramente la prima e l’ultima parola che ci è data e che noi
possiamo, senza paura, dire».
I battisti italiani guardano
oltre il muretto
MICHAEL CLEAVES
COME un bambino o un
vicino impiccione si sporge di tanto in tanto per curiosare al di là del muretto per
vedere che cosa sta facendo il
vicino, così mi sono sentito io
trascorrendo alcuni giorni
con gli amici battisti itdiani.
Al convegno Ucebi sull’identità, la mia esperienza è
stata letteralmente «sopra il
muretto», almeno in un’occasione, quando dalla mia
camera di albergo sentivo i
canti e gli interventi che si
succedevano al microfono
nello spiazzo esterno del Villaggio. Il privilegio che ho
avuto è stato non soltanto
quello di guardare «oltre il
muretto», ma di essere invitato a partecipare in questi
pochi giorni alla loro vita.
Che cosa ho trovato? Citando forse maldestramente
uno scrittore potrei dire che
«se i battisti italiani non ci
fossero, bisognerebbe inventarli». Con questo intendo dire che in tutti i miei contatti
con loro mi sono portato a
casa varie cose, che hanno
sempre aggiunto una dimensione vitale alla vita dei battisti europei o di quelli sparsi
nel mondo, e che spesso sono mancanti altrove.
Ad esempio la gioia. Una
gioia nella loro vita in Cristo e
gli uni con gli altri. La fede e il
discepolato vanno presi sul
serio, ma penso debba anche
esserci un’insopprimibile
gioia nell’esprimerli. I battisti
italiani hanno questa dimensione in abbondanza, nel culto, durante i pasti, nel salutarsi pur operando in contesti
sociali a volte scoraggianti.
Un’altra dimensione è la
loro abilità a riflettere teologicamente. Il ventaglio di argomenti toccati nelTesplorare l’identità battista è stato
considerevole, e le risposte
dei partecipanti varie e ben
informate. Mentre in molti
circoli battisti c’è un’enfasi
sull’evangelizzazione quasi
ad esclusione di tutto il resto,
i battisti italiani lavorano invece a diversi livelli: teologia,
lavoro sociale, testimonianza, ministero per i giovani,
cooperazione ecumenica, per
nominarne alcuni. Se l’evangelizzazione in senso stretto
è ancora una loro debolezza,
sembra che le nuove voci che
si ascoltano in mezzo a loro,
specialmente quella delle
chiese di migranti, siano uno
stimolo in questo senso.
, Un altro aspetto che li distingue, nel quale appaiono
(quasi) unanimi, e che li rende anche vulnerabili a critiche provenienti da molte parti del mondo battista internazionale, è il loro impegno per
un discepolato radicale. Nel
passato l’occhiata «al di là del
muretto», particolarmente
quella degli altri battisti europei, produceva l’idea che tutti
i battisti italiani fossero teologicamente «liberal» e votassero comunista. Questa caricatura non ha aiutato le relazioni, però dopo la caduta dell’altro muro (quello di Berlino) io credo che anche le opinioni sui battisti italiani siano
cambiate e questi ultimi siano considerati diversi proprio
come gli altri battisti. Giò nonostante «l’ala sinistra» deve
rimanere, altrimenti come
potranno i battisti europei
volare senza le due ali?
Questo è quanto un vicino
curioso ha visto affacciandosi
al muretto e nella calda comunione che ha esperimentato. Cambiando metafora,
se i battisti sono un popolo
arcobaleno, io sono grato per
il colore che i battisti italiani
aggiungono alla nostra esperienza di essere uno in Cristo.
Domande a una giovane
partecipante all'incontro
ERMINIO PODESTÀ
Abbiamo rivolto qualche
domanda a una giovane
che da poco frequenta una
chiesa battista e che per la
prima volta ha partecipato a
un incontro nazionale.
- Alessandra, quali sono le
tue impressioni su questo
convegno?
«Si è trattato di uno stupendo e molto profondo
scambio di esperienze, di vita
vissuta. Più che le relazioni,
interessanti, ma per me ai
primi approcci con questi discorsi un po’ difficili da comprendere, mi hanno colpito i
contributi presentati dalle
varie chiese battista nella
giornata di sabato. Ho ricevuto l’impulso alla ricerca
della mia identità battista attraverso le parole, le esperienze e le relazioni con i
membri delle altre chiese
battista».
- Che cosa mi puoi dire del
pomeriggio di sabato dal titolo «Condividere i doni» ?
«Anche se si è trattato di un
pomeriggio molto pieno sono rimasta continuamente
Animazione a cura deiia Chiesa battista ecumenica di Aibano
seduta sulla sedia ad ascoltare tutto il programma. Mi
hanno coinvolto le rappresentazioni del gruppo teatrale della chiesa di Lentini perché hanno presentato uno
scorcio di vita vissuta. Stupendo perché si sono calati
nel quotidiano, nella società
oltre che nella religione. Ma
poi, alla luce della parola di
Dio, hanno concluso in maniera positiva. Molto bello il
mimo presentato dai giovani
della chiesa di Trastevere che
invitava a non perdersi nella
frenesia del quotidiano, ma a
pensare a ciò che il Signore
vuole da noi. Arricchente è
stata la condivisione dei lavori fatti dai bambini della
scuola domenicale di Napoli.
Molto originali e coinvolgenti
il canto rap proposto dal coro
di Napoli. E trapelata una
passione di dare, di movimento, di coinvolgimento. Il
gruppo musicale di Genova si
è dimostrato sempre disponibile ed è stato presente in
tutti gli incontri con passione. Il canto in inglese scritto
e interpretato da Luca Repetto con tanta passione, mi ha
molto emozionata».
- Che cosa ti porti a casa al
termine di questo convegno?
«Mi porto la ricchezza di
ciò che ho ricevuto. Mi porto
i semi che sono stati gettati nel mio cuore, nella mia
mente come spunti di riflessione e credo che nel tempo
daranno dei frutti. Penso che
valga la pena ripetere questo
convegno per scambiarci delle esperienze e delle idee e
per ricevere lo stimolo a evangelizzare anche all’esterno dei nostri locali di culto».
10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 28 SETTEMBRf
GUARDARE
AL BENE COMUNE
PIERA ECIDI
Dalla carneficina di
New York, con le sue
ripercussioni, ai
problemi della vita
politica italiana
Abbiamo tutti pregato, abbiamo pregato e pianto nell’angoscia per la carneficina di New
York. Preghiamo e piangiamo
nell’angoscia per la pace in
Israele e Palestina. E abbiamo
visto levarsi con cuore sospeso
gli aerei verso l’Afghanistan.
Abbiamo visto con strazio la povertà del suo popolo che fugge.
Non vogliamo guerra, non vogliamo vendetta, non vogliamo
una giustizia ingiusta. Il terrorismo è una tragedia, e in Italia
ben lo sappiamo, ma va risolto
con misure legislative, diplomatiche, di polizia internazionale,
per prosciugarne il «brodo di
coltura», con una grande battaglia politica, cui- __________
turale e, direi di
più, spirituale.
Non con la guerra: pericolosissima per una catena di conseguenze e conflitti. A suo tempo
il nostro paese si
strinse in una
battaglia unitaria contro il terrorismo, lo isolò e lo sconfisse.
Prima ancora nelle coscienze
che nella società. Bisogna non
cessare di parlare, di confrontarsi tra credenti e non credenti,
tra diverse confessioni religiose,
bisogna che continuiamo a pregare con i fratelli islamici, bisogna aiutarli concretamente, nei
loro paesi e nei nostri, bisogna
abbracciare i loro bambini.
Anche l’Italia, paese da sempre dalle mille etnie, paese-ponte nel Mediterraneo, può dare il
suo contributo a una cultura
dell’accoglienza e della pace.
Questo si può fare, però, soltanto con unità di cuore, con quello
«spirito di concertazione» giuI stamente invocato dal presidente della Repubblica. Ma, concentrando lo sguardo al nostro interno, non è di questo spirito
che vediamo permeata la nostra
politica. Andiamo a un referendum (il 7 ottobre, il primo confermativo della nostra storia)
sul quale è calata una fitta coltre
di silenzio, ma per cui si sono
pronunciati gli enti locali, e per
cui hanno lavorato insieme nella passata legislatura esponenti
del centro-sinistra e del centrodestra. Perché questo silenzio?
Per inseguire una improbabile
devolution non voluta dalla
stragrande maggioranza del popolo italiano, o perché tutto rimanga come prima, in un centralismo burocratico e asfittico
che ha fatto il suo tempo?
Rimane poi al centro dei problemi italiani il conflitto di inte
ressi del premier e di altri esponenti del governo, che rischia di
creare un tremendo garbuglio
in grado di minare la necessaria
separazione dei poteri tra legislativo, esecutivo e giudiziario,
base ineliminabile di ogni democrazia. Ed è impensabOe che
la fonte primaria di inforrriazione e di orientamento dell’opinione pubblica, la televisione
(ma poi ci sono giornali, case
editrici, aziende quotate in borsa, società di pubblicità e di assicurazioni), sia detenuta nelle
stesse mani. 0 si fa come politico il «bene comune», senza avere interesse propri in campo, o
si curano i propri interessi imprenditoriali. Bisogna scegliere.
In realtà, la legge
del 1957, varata
in tempi di inequivocabile centrismo, che saggiamente prevedeva l’ineleggibilità di chi detiene
concessioni pubbliche, va appli————— cata senza i soliti
cavilli che ci portano soltanto in
pantani incostituzionali.
Il Capo dello stato giustamente ricordava l’esigenza di preservare la pace sociale. Certamente,
ma bisogna considerare che in
democrazia si governa con il
consenso, e non soltanto con la
fòrza dei numeri. E se, per effetto dell’attuale legge elettorale, la
maggioranza al governo è praticamente in grado di farsi le leggi
da sola, bisogna tuttavia ricordare che metà circa del paese
non l’ha votata, ed è molto perplessa sui tanti parlamentari inquisiti, sul fuoco di sbarramento
fatto alle rogatorie internazionali, sul falso in bilancio, sui
conflitti con la magistratura,
sulla riduzione delle scorte ai
giudici, tra cui quelli più esposti
nella lotta alla mafia. Per non
pensare ai fatti del G8, che hanno sconvolto le nostre coscienze
e quelle di mezzo mondo. E per
non parlare della legge contro le
cooperative, conquista storica
del movimento operaio, contadino e giovanile, non solo «rosso», ma anche «bianco».
Non è provvedendo ai propri
interessi di parte, non è con clima di rissa perenne, non è rovesciando i tavoli delle trattative
che si governa, che si può governare. Essere bipartisan non significa una politica della pacca
sulla spalla mentre si lavora a
delegittimare l’altro, ma significa guardare insieme disinteressatamente al bene comune, con
Scontro
nelle civiltà
un punto d’incontro.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Giari^olo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidl.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c, Mondovì - tei. 0174-42590.
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna E 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dai Tribunaie di Pineroio con ii numero 176/51.
Riforma-L’Eco delie valli valdesi è ii nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
N numero 36 del 21 settembre 2001 è stato spedito dall’Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 19 settembre 2001.
2001
Associato alla
Unions stampa
psriodica italiana
torsione ma dovrebbero cogliere la tragedia loro occorsa
come «segno» di una polveriera pronta a esplodere.
«Scontro di civiltà»
A fronte di questa posizione, vi è invece quella di chi
nella violenza degli attentati e
nella reazione militare che sta
provocando, ha visto quello
«scontro di civiltà» profetizzato da Samuel Huntington
alcuni anni fa in un libro tanto citato quanto poco letto.
Da una parte ci sarebbe la civiltà giudeo-cristiana, culla
dei valori occidentali di libertà, democrazia, tolleranza; dall’altra quella araboislamica costitutivamente tribale, violenta e fondamentalista: le esternazioni di alcuni
nostri ministri, gli orientamenti pastorali del cardinale Biffi e le invettive di don
Gianni Baget Bozzo di questi
giorni ci indicano i corollari
di questa interpretazione: la
legittimità di una vera e propria guerra di ritorsione, lo
stop all’immigrazione dai
paesi islamici nel nostro paese, un pregiudiziale sospetto
nei confronti dei milioni di
musulmani, almeno 10, che
vivono nei paesi dell’Unione
europea. Colombe e falchi,
pacifisti e interventisti, anti e
filoamericani; questi sembrano essere i «fronti» che si sono meccanicamente ricostituiti aH’indomani deU’ll settembre, quasi per riflesso fisiologico; ciascuno con le
proprie certezze, le strategie
sicure e vincenti, le coreografie personali e collettive.
Uno scenario nuovo
e molto più complesso
E se tutto, invece, fosse terribilmente più complesso? E
se per caso non fossimo posti
di fronte a uno scenario davvero nuovo, tutto da capire e
da interpretare? Forse è il
tempo del ragionamento, più
che dello schieramento. Per
esempio, fermiamoci un attimo sull’assunto che la tragedia dell’11 settembre «svelerebbe» le responsabilità politiche degli Stati Uniti nel disordine mondiale. Perché,
non erano note e denunciate
anche prima? Che cosa aggiungono 6.000 morti a quello che già sappiamo del debito internazionale, della fame
nel mondo, delle ingiustizie
contro il Sud del mondo?
Nulla, anzi ci distolgono da
quei problemi: la teoria dello
«svelamento» è insomma pericolosa e ambigua perché attribuisce senso politico a un
atto di terrore che non ne ha
alcuno e che è una minaccia
per tutti, per gli americani
come per gli shebab dell’intifada palestinese. E chi ama
quei ragazzi, anziché «comprendere» la loro esultanza
IL grande interrogativo che
sta di fronte al mondo civile (tutto il mondo, non solo
quello occidentale) è: come
agire per estirpare il terrorismo, questo cancro del nostro
tempo, come lo ha definito
Shimon Peres, il ministro israeliano. E il terrorismo non
lo si combatte con i missili,
bensì con il cervello, con l’intelligenza. La frase che ricorre
più spesso nei commenti e
nelle interviste fatte in America, «cerchiamo di non fare errori», rappresenta bene lo stato d’animo dei più avveduti. A
parte i soliti esaltati che vorrebbero immediate azioni di
bombardamento (ma contro
chi?), sia gli americani sia tutti
gli abitanti del mondo si rendono ben conto che un’eventuale terza guerra mondiale
dopo l’attentato, farebbe
molto meglio a spiegar loro
che sotto le macerie delle
Torri rischia di finire anche la
loro e la nostra speranza in
una pace giusta, in uno stato
sovrano, in una vera scuola,
in un passaporto che consenta loro di vedere il mondo.
La strage negli Usa
distrae dai problemi veri
No, la strage non ha alcun
senso politico né diretto né
indiretto, non svela e non
spiega nulla: semmai distrae
dai problemi veri. E per questo non possiamo sentirci
«equidistanti» tra chi ha subito l’attentato e chi lo ha commesso. Sappiamo che seimila
morti negli Usa fanno più notizia di sessantamila vittime
ruandesi, così come conosciamo le responsabilità degli
Usa e soprattutto della sua attuale amministrazione; ma
proprio per questo, almeno
per un giorno, dobbiamo sentirci «tutti americani», come
ai temi di Sabra e Chatila ci
siamo sentiti tutti palestinesi
0 in altre occasioni siamo stati tutti cileni, curdi, bosniaci... Poi verranno i giorni delle distinzioni politiche, della
critica, dell’opposizione alle
azioni militari indiscriminate
0 a ogni tipo di intervento come qualcuno auspica. Ma
nulla di tutto questo sarà credibile se oggi non condividiamo la nostra pena con tutti
quegli americani che si incontrano negli stadi, nelle
chiese e negli altri luoghi di
culto per esorcizzare la loro
paura ma anche per celebrare
la forza morale e spirituale
della propria comunità.
Ma c’è anche un altro assunto da respingere con altrettanta fermezza, e cioè l’idea che gli americani e noi
europei con loro stiamo combattendo una crociata di ci
viltà democratica contro la
barbarie deH’Islam: è un presupposto arrogante, razzista e
soprattutto sbagliato. Nel
mondo ci sono 800 milioni di
musulmani e l’assoluta maggioranza ripudia la strategia
del terrore; proprio in questi
giorni, autorevolissime autorità musulmane, si sono anche spinte ad affermare che la
logica stessa degli attentati è
teologicamente blasfema e
hanno ricordato quel bellissimo versetto del Corano in cui
si afferma: «Chiunque uccide
una persona che non abbia
ucciso... sarà come se avesse
ucciso l’umanità intera. E chi
abbia salvato una persona
sarà come se avesse salvato
tutta l’uthanità» (Sura IV, 32).
Né scontro di civiltà
né scontro apocalittico
D’altra parte troppe ombre
gravano sull’Occidente perché possa pretendere il monopolio della bandiera della
civiltà e della democrazia;
pesano i suoi silenzi di fronte
alle stragi per fame, la sua incapacità di mediare politicamente i conflitti, le sue responsabilità storiche per il
colonialismo, il razzismo,
l’antisemitismo. Non è uno
scontro tra civiltà, non è lo
scontro apocalittico tra Bene
e Male come alcuni predicatori americani si sono affrettati a tuonare: stiamo ’vivendo la tragedia di un conflitto
tra chi, cristiano, musulmano, secolarizzato o buddista
crede in una società pluralistica, accogliente e giusta e
chi, con le stesse etichette,
vuole affermare esclusivamente e prepotentemente i
valori della sua tradizione.
Non è uno scontro tra cmltà
ma uno scontro nelle civiltà,
e non è una guerra che potrà
risolverlo.
Paolo Naso
Giustizia, non vendett
PIERO bensì
sarebbe spaventosa e farebbe
proprio il gioco dei terroristi.
La strage dell’11 settembre
è stata una provocazione in
tal senso e non dobbiamo cadere in questa trappola: una
guerra fra diverse civiltà. Anche perché gli stati islamici
sono stati fra le prime vittime
del terrorismo, frutto del fondamentalismo fanatico. Algeria, Tunisia, Egitto sono stati
duramente colpiti nel recente passato. E d’altra parte
non sono state azioni di terrorismo le nostre Crociate, le
stragi di Albigesi e Ugonotti, i
roghi dell’Inquisizione, 1
morti di Pearl Harbor, di Hiroshima e Nagasaki, di Sabra
e Chatila? E si tratta solo di
pochi esempi.
Non si tratta quindi di dividere il mondo fra innocenti e
SUI GIORNÀLT^
la Croix
Da Maria a Cristo
In prossimità della festa
dei 15 agosto, il quotidiana
cattolico (13 agosto), a finna
di Yves Patenòtre, vescoZ
di Saint-Claude, riflette sul
la figura della Vergine a par
tire dalle opere dei pittop
classici: «Ciò che apprezJ
particolarmente - scrive Patenòtre - è che essi metto»
in molti casi nelle mani di
Maria, o su un vicino tavolo
il libro della Parola di Dio
che ella stessa meditava nella speranza della promessa'
“Ecco che la giovane donna
è incinta..." (Is. 7, 14). Maria, nella grazia dello Spirito
Santo, ha detto “sì” alla Parola creatrice che aspirava a
incarnarsi per portare a
compimento il mondo nuovo». E più avanti: «In questa
festa dell’Assunzione di Maria, celebriamo la riuscita
dell’Amore di Dio nel cuore
di una donna della terra offertasi al soffio dello Spirito,
alla forza della Parola. Kon
celebriamo tanto la gloria di
Maria, quanto la gloria di
Dio, che ha compiuto per
lei delle meraviglie e ha»
inaugurato in lei i nuovi cieli e la nuova terra». E anco
ra; «Maria è la prima creatura di Dio che, nella particolare grazia che le è stata data, iiidica a noi il fine del nostro percorso e, nello stesso
tempo, la via per giungervi.
Esso è il Cristo».
lÙMiBiiKiaaiiiifliMl
Leali verso Dio
In un editoriale del direttore Michel Cool (9 agosto),
la rivista di ispirazione cattolica e di apertura ecumenica ribadisce le proprie linee di pensiero e lo fa rifiutando l’etichetta un po’ «retrograda» che a volte viene
appiccicata ai cristiani, etichetta che però l’autore addebita alla tendenza moralistica della Chiesa cattolica,
denunciando delle «mentalità ermetiche ispirate dallo
sdegno per il mondo». «Cristiani di questo genereprosegue il direttore -, con il
naso nello specchietto retrovisore, sono in ritardo di
un concilio. L’Evangelo (...)
non è una morale masochista, ma una via iiberatrice. E
soprattutto [questi cristiani]
falliscono l’appuntamento
con la fraternità di cui Gesù
di Nazaret fu appassionato
promotore». Quanto alla rivista, «Dalla propria fondazione in piena Resistenza,
nel 1941, è aH’avanguardia
della lotta contro i clericalismi di ogni genere che vogliano ostacolare l’emancipazione politica, sociale e
spirituale dei cristiani e dei
servitori, credenti o no, della condizione umana. Il nostro giornale non si è mai
fatto servo di qualsivoglia
chiesa, partito o sindacato».
colpevoli. Si tratta di un’umanità che cerca di stabilire una
convivenza possibile (sia pure
con molti squilibri) ma che
deve fare i conti con un terrorismo che non conosce limitt
La giustizia internazionale
faccia il suo corso, ma senza
seminare vittime innocente
troppe ne abbiamo provocate
e subite nell’ultimo secoli
Non trasformiamo la giustizia
in vendetta, che si collocherebbe allo stesso livello de
terrorismo che condanniam
e rischierebbe di dar vita
una spirale di violenza fot®
inarrestabile.
(Rubrica «Un fatto, uncom_
mento» della trasmissione di n
diouno «Culto evangelico» cu
ta dalla Federazione delle crii
evangeliche in Italia andata
onda domenica 23 settembre)
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Continua la mobilitazione operaia
Forse in vendita la Cascami
Continua il presidio delle lavoratrici della Cascami seta allo
stabilimento di Pomaretto. Dopo la comunicazione avvenuta a
fine agosto deU’intenzione della società Botto, proprietaria degli impianti della Cascami, di sospendere la produzione in vai
Chisone, le 15 lavoratrici hanno avuto un ulteriore incontro
con la direzione il 19 settembre nel corso del quale è emersa,
pare, la disponibilità a facilitare una eventuale vendita degli
impianti cosa che, in vista di una eventuale ricollocazione del
personale, sarebbe vista con favore dai sindacati già preoccupati per la crisi di numerose aziende della zona. Mercoledì 24
intanto a Villar Perosa è convocato il Consiglio comunale che
si dovrà occupare di un altra azienda in crisi, la Sachs-Boge.
M La «Giornata» il 7 ottobre a Pomaretto
La Scuola latina deve vivere
Sarà un intera giornata dedicata alla Scuola latina quella di
domenica 7 ottobre a Pomaretto. La giornata, che segnerà
l’apertura delle attività ecclesiastiche, presenta un fitto programma: nella mattinata percorsi guidati storici, culturali e turistici e l’apertura, alle 11 al teatro, della mostra-mercato «Raccogliamo per la Scuola latina». Dopo il buffet freddo all’Eicolo
grando, che inizierà alle 12,30 (prezzo unico £ 15.000), la festa
continuerà con attività espressive per bambini alla Scuola latina
e la possibilità di visitare, a piccoli gruppi, la mostra dei modellini degli antichi mestieri di Carlo e Enrichetta Ferrerò. Alle 16,30
poi, nel tempio, inizierà il concerto del gruppo corale «Eiminal»
con la presentazione del progetto «Adotta un modellino».
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I Fondato nel 1848
Nel grande capitolo delle «opere connesse» ci sono anche le migliorie dei centri urbani
2006: operazione «restyling»
Ili quasi tutto il territorio del Pinerolese si procede a ristrutturazioni di spazi pubblici e in qualche
occasione, come a Luserna, si bandiscono concorsi per dare uno nuova immagine ai quartieri
HASSIMO GNOME
ijAVIDE ROSSO
ÀfiCHE l’occhio vuole
la sua parte. Non ba(anche se servono)
nuove strade e nuovi posti letto. È ormai opinione é&usa, ma non sempre le idee sono applicate, che per l’accoglienza e
la riefittività turistica, come per la vivibilità di una
DQipunità di individui
che in un determinato
luogo abita e lavora, alla
realizzazione di infrastrutture «pesanti» e di
grandi costruzioni, le cosiddette «cattedrali nel
deserto» non mancano,
occorre affiancare un’operazione accurata di reslp/ingdel territorio: una
cura sistematica del paewggio che sappia concilÌMe l’attenzione alle teStiinonianze del passato,
la fijnzionalità urbanistica, il raccordo fra i diversi
progetti e uno sguardo al
futuro e alle innovazioni.
Così, fra «opere connesse» alle olimpiadi
del 2006 (di questo argo■nento scriviamo nelle
P^ne seguenti) e lavoro
di fMtasia dei propri tecnici e amministratori,
^scun Comune immagina un territorio «nuoJ(o», tenta di superare
•emergenza (per esempio alluvionale) e pianifica l'arredamento delle
"Stanze» di cui è composto. Si direbbe quasi una
corsa alle finiture, all’artado urbano, a fioriere e
niarciapiedi, che negli
turni anni quasi dappertutto ha conosciuto
vigore tutto nuovo,
anche a vista d’occhio.
A Luserna San GiovanPfc il quartiere degli
fiH ^ Clomune si è afflato addirittura a un
n^orso. «Le varie proposte saranno esposte al
®flnicipio durante la
Fiera dei santi il vicesindaco,
èrti ° ^flt'diol -: lo scopo
una serie di
una migliore orS^tezazione della zona
Pg,.„‘^?uiprende piazza
lìS^ani- via Roma e via
Dar.’ i® Giardini e
Za IV Rimembran
Dort^®® del mercato co*’flcea della sta“"«viaria». All’ini
gj« ira architetti e inge
j.. «ite hanno già lavoK P« il Comune in
passato, tra le idee dei
ìÀ.
Primavera 2001 : si lavora per il rifacimento di piazza Libertà a Torre Pellice
partecipanti: piazza Partigiani senza auto, l’unificazione di giardini e parco della Rimembranza e
una zona spettacoli nell’area del mercato coperto. L’ambizioso progetto
di rinnovamento è stato
inserito nelle «opere connesse» (5 miliardi). Durante l’esposizione pubblica degli studi si raccoglieranno i pareri della
popolazione che potrà
dire la sua con un questionario apposito. Per il
momento si attende l’ultimazione dei marciapiedi in via 1 Maggio (entro
un mese) e della nuova
area fieristica dietro gli
impianti sportivi, dove il
Comune ha già acquisito
una serie di terreni.
Proseguendo verso T
alta vai Pellice si incontra
la nuova pavimentazione
di Torre Pellice, con la
posatura dei blocchetti
fra piazza San Martino
(da qualche anno completamente rinnovata),
via al Forte, che sarà presto oggetto di nuova sistemazione, e piazza Libertà, con l’accesso vietato alle auto. Aspettando
una possibile pedonalizzazione del tratto via Arnaud, piazza Gianavello e
via Beckwith, che potrebbe interessare il «quadrilatero valdese» di Foresteria, Collegio, Casa valdese e Centro culturale. A
Villar Pellice alcuni lavori
sono già appaltati e finanziati: il nuovo par
cheggio in viale I Maggio,
di fronte al campeggio, e
la riqualificazione dei
giochi infantili. «Un’altra
operazione riguarderà
piazza Jervis - spiega il
sindaco. Bruna Frache con la ristrutturazione
dello stabile adiacente
l’ala del mercato; entro
l’inverno potranno trovarvi posto l’edicola e un
nuovo punto di informazione turistica».
Anche la vai Chisone e
la vai Germanasca sembrano presi da questa
corsa alle «finiture» e così
tra gli interventi previsti
nelle «opere connesse»
alle olimpiadi si può trovare l’arredo urbano di
Porte e di Inverso Pinasca ma anche la sistemazione dell’area prospiciente il Forte di Fenestrelle e interventi consistenti sull’arredo urbano
di Frali su cui si era già
cominciato a pensare 1’
anno scorso. Interventi
sull’arredo sono poi previsti anche a Pinerolo dove sulla sistemazione della zona a traffico limitato
si discute da anni.
Interventi «minimi» apparentemente ma che
probabilmente, se realizzati in maniera consistente e curati nel tempo,
possono contribuire a
cambiare il modo di porsi
delle Valli nei confronti
dei turisti, ma molto dipenderà anche da quanti
fondi si riusciranno a reperire in tempi brevi.
In seguito alla legge regionale
Benefico impulso
per il turismo
Sviluppare l’offerta turistica! e in particolar
modo la recettività, nel
territorio piemontese.
Questo lo scopo della
legge 18 varata nel ’99
dalla Regione Piemonte
che prevede finanziamenti per 160 miliardi da
parte dell’ente regionale
da ripartire sui bilanci
del 2001 e 2002. Recentemente la giunta regionale ha fatto conoscere le
proprie decisioni in merito alle numerose domande presentate che
prevedono progetti di intervento in ambito sostanzialmente alberghiero e ricettivo per circa
1.100 miliardi.
Andando a spulciare
tre le tabelle fornite dalla
Regione si vede che su
1.166 domande ammesse
al finanziamento più di
una quarantina sono
comprese nell’area delle
valli del Pinerolese per
un investimento complessivo sul territorio che
si aggira intorno ai 47
miliardi. Nei prossimi
anni, almeno questo dicono le tabelle regionali
dovrebbero nascere, o
essere ristrutturati, fra
Pinerolo, Frali, Perrero,
San Secondo ben sette
alberghi e numerosi agriturismo verranno risistemati o realizzati. Aumenteranno anche i campeggi e soprattutto vi sarà un
investimento notevole in
strutture bed&breakfast
un po’ in tutte le valli. Insomma, se gli investimenti previsti andranno
in porto fra alcuni anni
l’aspetto ricettivo valligiano sarà compietamente cambiato con un
notevole aumento dei
posti letto e un conseguente incremento dei
posti di lavoro nel settore
ricettivo. Questo almeno
è quanto si propongono
la Regione e chi sceglie di
investire ora sulle strutture alberghiere ma bisognerà anche pensare seriamente e in parallelo
alla cultura dell’accoglienza e soprattutto al
tipo e alla qualità dell’offerta proposta per non rischiare che, nella migliore delle ipotesi, a olimpiadi finite queste strutture rimangano inesorabilmente vuote.
ICONTRAPPUNTOl
LA SANITÀ PUBBLICA
IN PIEMONTE
MARCO ROSTAN
Il sistema dei
«bonus» sarà
esteso al sociale:
quali conseguenze
per gli utenti?
Passato il Sinodo e augurandoci che il «via libera»
concesso al progetto di riqualificazione dei tre ospedali valdesi del Piemonte,
nonostante il pesantissimo
squilibrio di bilancio, si riveli una decisione positiva,
vale la pena riflettere su alcuni aspetti che nel prossimo futuro riguarderanno il
settore sanitàrio in Piemonte. Una prima
questione emerge da un
ampio servizio
dedicato da la
Repubblica alla sanità piemontese, dove colpisce un
trafiletto inti- ______
tolato «le pròmesse-barzelletta di Enzo
man di forbice».
Le false promesse consisterebbero nel fatto che il
presidente della Regione,
Enzo Ghigo, dopo aver annunciato alcuni mesi fa che
avrebbe licenziato i dirigenti delle Asl che sforavano il tetto di spesa previsto,
li ha recentemente tutti
confermati, compreso il famoso Bissone, direttore
dell’Asl 4, che ha registrato
il ma^ior deficit. Ha detto
che occorre comunque risparmiare 700 miliardi entro la fine dell’anno, agendo sulle minori spese farmaceutiche, sull’acquisto
di beni e servizi, sul personale e ha aggiunto che «non
mancheranno soppressioni
di ospedali perché la gente
deve sapere che è meglio
avere unk sanità di qualità
a 25 km da casa che una
con meno risorse con l’ospedale sotto casa».
Nonostante tutte le rassicurazioni fatte dalla Ciov in
Sinodo, non ho potuto fare
a meno di pensare che Pomaretto ha effettivamente
meno risorse di Pinerolo e
da questa cittadina dista
meno di 25 chilometri. Il
fatto che, in più di un caso,
Ghigo dica una cosa e ne
faccia un’altra non mi tranquillizza. Chissà perché il
presidente della Regione
dovrebbe pensare diversamente nel nostro caso solo
perché si tratta di ospedali
valdesi? Non sarebbe stato
male se in Sinodo qualcuno
avesse ricordato che già a
giugno lo stesso Ghigo aveva lamentato come una delle principali cause dell’indebitamento regionale la
«eccessiva vicinanza di tre
ospedali, di cui due appartenenti alla chiesa valdese,
nella stessa zona». Continuo a domandarmi, e non ospedali restino fuori.
sono il solo, se nella strategia dell’unificazione di Torre e Pomaretto con Torino
non si sia sbagliato.
Più di un medico che lavora alle Valli mi ha detto
che sarebbe stato più opportuno fare im preciso accordo con Pinerolo, evitando di litigarsi sul pronto
soccorso e simili. Che cosa
ne pensano i
nostri direttori e comitati?Secondo
punto: è noto
come il bonus
sanitario, già
ampiamente
sperimentato in Lombardia, diventerà
falsariga
per la politica
sanitaria dell’attuale governo. Non sono ovviamente
in grado di valutare gli
aspetti positivi o negativi di
tale innovazione; ho tuttavia capito che i caposaldi di
tale politica sono: più libertà di scelta agli utenti,
perché possano decidere
dove curarsi e come; centralità della famiglia, sostenuta con assegni in denaro
0 buoni per cure, e non del
servizio pubblico ospedaliero, competizione tra erogatori di servizi e in definitiva risparmio da parte del
servizio sanitario nazionale. Il modello vale anche in
campo sociale. Può darsi
che le scelte operate per
l’Ospedale valdese di Torino siano tali da porlo validamente sul futuro mercato sanitario, ma anche qui
vale la pena, da un lato, di
riflettere sulla positività o
meno di tale politica sanitaria, dall’altra sulle eventuali ripercussioni del «modello Formigoni» sui nostri
ospedali e case per anziani.
Infine, con la decisione
sinodale si è di fatto voltato
pagina per lo meno nel rapporto degli ospedali con le
chiese: se infatti la cosa
principale nei comitati sono
1 bilanci e il fatturato, o il risanamento dei deficit e se
dunque ci vogliono manager o tecnici, ne consegue
che i normali membri di
chiesa non servono più, anzi forse a volte intralciano.
Bene? Male? Non lo so, so
però che bisogna dirlo apertamente. E credo sia ora che
le chiese ne traggano le conseguenze. Gli ospedali continueranno ad essere ottimi
e valdesi, deficit ripianati
permettendo, ma nella diaconia alla portata di mano
delle persone e delle comunità è forse meglio che gli
12
w
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle ^lli "^àldesi
VENERDÌ 28 settembre
Prosegue la ristrutturazione di Villa Olanda
Dal «Cialoun» all'Agess
L'agenzia a partecipazione mista subentra nel progetto
di gestione per il museo della pietra e per l'accoglienza
I All'ex Stamperia di Torre Pellice
Una nuova sala
MASSIMO CNONE
AGESS: NUOVO PRESIDENTE — Le improvvise dimissioni del presidente dell’Agess (Agenzia per
lo sviluppo sostenibile) Giovanni Granata hanno messo in difficoltà l’agenzia che opera in vai
Pellice e che è impegnata su diversi fronti,
dall’apertura della Crumière a Villar Pellice (foto) a Villa Olanda, dalla Cantina sociale di Bricherasio alla gestione dei due palazzi del ghiaccio di Pinerolo e Torre Pellice. Granata si è di
messo poiché la sua linea operativa caratterizza
ta da una grande disponibilità verso nuovi impegni, non era più condivisa dagli altri membri
del Consiglio di amministrazione. E proprio
daH’interno del Cda dovrebbe arrivare l’indicazione di un nuovo presidente che raccolga la pesante eredità progettuale di Granata: dovrebbe
trattarsi di Riccardo Lorenzino, editore, già
membro del Consiglio di amministrazione.
PINEROLO-TORINO: NUOVO AUTOBUS — Da alcuni giorni, a seguito di accordi fra Regione,
Province e Fs, sono entrate in servizio, sulla rete
ferroviaria piemontese, alcune nuove corse denominate «suppletive»; si tratta della copertura,
mediante autobus, di corse scoperte nella fascia
9,30-11,30. Si accede alla corsa con i normali biglietti rilasciati alle stazioni e dai rivenditori. Per
quanto riguarda la tratta Torino-Pinerolo i pullman partiranno alle 11,03 da Pinerolo con arrivo
a Torino alle 12,10 e da Torino alle 10,30 con ar
rivo a Pinerolo alle 11,35.
MALAN NOMINATO MEMBRO DELL’ASSEMBLEA
nato — Il Senatore Lucio Malan, eletto nel Collegio di Pinerolo-Susa, è stato designato a far
parte dell’Assemblea parlamentare della Nato,
l’organo che riunisce i delegati dei paesi membri
dell’Alleanza Atlantica. Malan commenta: «Sono
inolto onorato da questo atto di fiducia da parte
di Forza Italia nei miei confronti. L’Assemblea
Nato, in questo grave momento internazionale
avrà il delicato compito di mantenere un collegamento tra i Parlamenti, non solo dell’Occiden
te, ma anche dei probabili futuri membri dell’Alleanza, come la Russia e gli altri paesi dell’Est».
«TETTI FOTOVOLTAICI»: DOMANDE IL 1“ OTTOBRE — Pubblicato dal 1° agosto il bando regionale, scatta dal 1° ottobre la possibilità di presentare le domande per la concessione di contributi in conto capitale per la realizzazione di
impianti fotovoltaici collegati alla rete elettrica.
La domanda riguarda sia soggetti privati che
pubblici e verrà finanziata fino al 75%; andranno Inviate alla Regione Piemonte, settore Programmazione e risparmio in materia energetica,
corso stati Uniti 21, Torino. Le assegnazioni dei
contributi saranno realizzate per gruppi parten
do dalla data di presentazione delle domande,
quindi è probabile l’esaurimento delle risorse
prima della scadenza del bando (29 novembre).
BRICHERASIO: PRESENZA VALDESE — In occasione della tradizionale «Festa dell’uva», dal 23
settembre al 2 ottobre, i valdesi di Bricherasio e
San Giovanni, nel pianterreno del palazzo comunale, allestiscono ogni sera una mostra con
cartelloni sulla presenza valdese in vai Pellice.
GIORNATA DI RICORDI AI COPPIERI — Revival
dell’Unione dei Coppieri a Torre Pellice; è stata
organizzata per il 21 ottobre una festa-ricordo
con un culto alle 10,30 presieduto dal pastore
Bruno Tron, rinfresco e pranzo in Foresteria
(prenotazioni allo 0121-91801). Per la giornata i
prcrmotori intendonoallestire una mostra con
fotografie dei vari periodi; chiunque fosse disponibile a collaborare può mettersi in contatto con
Carletto Arnoulet (0121-932372).
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Fotografia
LUSERNA S. GIOVANNI
Via Ribet 10
TORRE PELLICE
Via Arnaud, 5
Non priva di travagli
prosegue la trasformazione dello storico
edificio di Villa Olanda
nell’Istituto europeo per
la valorizzazione della
pietra di Luserna. Il primo lotto, mancante del
terzo piano, è praticamente ultimato. In queste settimane si stanno
sistemando gli impianti e
gli infissi; la nuova cucina ha già trovato posto
nelle capienti sale dell’ex
Casa di riposo.
Una novità è che l’associazione «Lou cialoun», alla quale la Tavola aveva affidato a suo
tempo le sorti del fabbricato, rinuncia alla partecipazione nel progetto di
ristrutturazione dello
stabile principale di Villa
Olanda. Al gruppo della
«lince» dovrebbe subentrare l’Agess che, per
maggiori possibilità gestionali, si occuperà del
museo e dell’accoglienza, che comprende il ristorante, tre camere e
quindi il terzo piano che,
finanziamento permettendo, dovrebbe essere
adibito a foresteria. La
partecipazione delTAgess, che si assumerebbe
l’onere di coprire la cifra
di ammortamento (una
cinquantina di milioni),
prima a carico di «Lou
cialoun», per il momento
è solo qualcosa di più di
un pour parler, dovendo
prima individuare un
nuovo presidente che
possa subentrare al dimissionario Giovanni
Granata. <?fcon l’Agess ri
a Parco Orsiera
Escursioni
per tutti
La brutta stagione non
ferma le iniziative organizzate dal parco naturale Orsiera Rocciavrè. L’escursione di domenica 30
settembre, che inizierà
alle 8,45 dalla stazione di
Bussoleno (ritrovo davanti alla biglietteria), attraverserà interamente la
riserva dell’Orrido di Foresto, a monte del massimo restringimento della
gola. Sarà possibile osservare le tracce di anti
chi insediamenti e coltivazioni, ricoperti da una
vegetazione spontanea
molto particolare. Probabile l’avvistamento di rapaci e corvi imperiali. Nei
pressi del torrente è prevista la pausa di metà
giornata, durante la quale si consumerà il pranzo
al sacco. Nel pomeriggio
l’escursione continuerà
in direzione di Susa con
un percorso a saliscendi;
l’arrivo nei pressi della
stazione è previsto per le
17. I treni per tornare a
Bussoleno partiranno alle 17,30 e alle 18,50. Agli
escursionisti sarà data la
possibilità di aderire all’iniziativa «Susa a porte
aperte», che prevede la
visita ai monumenti della
cittadina. Il contributo
per l’escursione è di lire
5.000. Venerdì 5 ottobre
alle 21 al centro anziani
di Villarfocchiardo, piazza Abegg, l’ultimo appuntamento con proiezione di diapositive sul
parco Orsiera Rocciavrè.
mane la proposta di collaborazione culturale spiega il presidente di
«Lou cialoun», Sandro
Bellion l’associazione
si occupa da tempo di
scambi e aggregazione
giovanili, di temi come la
diversità e la sostenibilità; argomenti che potrebbero trovare la loro
collocazione nel futuro
della struttura». A «Lou
cialoun» resteranno il
frutteto, l’ex cappella ortodossa, utilizzata come
sede sociale, e l’alloggio
nell’edificio che ospita
anche Radio Beckwith.
Sul completamento
dell’ultimo piano pesa
l’incognita del finanziamento. La Comunità
montana vai Pellice ha
presentato una domanda
per 1 miliardo e 150 milioni: somma richiesta
secondo i termini della
legge 144 del 1990 per
l’applicazione del piano
di sviluppo delle Comunità montane. È una cifra
che comprende 500 milioni per la ristrutturazione del terzo piano, quindi la realizzazione della
foresteria, e 50 milioni
per la sistemazione del
parco. Oltre all’acquisto
degli arredi dell’Istituto
per la pietra e della Crumière. «Ci sono buone
speranze - dice, senza
sbilanciarsi sui tempi,
l’assessore alle attività
produttive, Giorgine Cesano - tanto più che c’è
la volontà da parte dell’assessore regionale alla
montagna di concludere
il progetto». L’attesa del
finanziamento, e quindi
dell’ultimazione dell’opera, fa ritardare la partenza dei previsti corsi di
formazione organizzati
dal Politecnico di Torino.
Ma, rassicura Cesano, «si
stanno individuando altre sedi per poter avviare
r iniziativa».
Villa Olanda
Potrebbe essere la cooperativa «Tarta volante»,
già titolare tra l’altro della conduzione del cinema Trento e di Estate ragazzi, a gestire la nuova
sala polivalente dell’ex
Stamperia a Torre Pellice.
Finanziati da un progetto
europeo Docup i lavori,
almeno per quanto riguarda il completamento
della sala, dovrebbero
terminare entro il mese
di ottobre, tempi burocratici permettendo. Prima di tutto, spiega il sindaco di Torre Pellice,
Marco Armand Hugon,
«serve l’approvazione
della variante al Piano regolatore di Valle da parte
della Comunità montana». Un’operazione che
dovrebbe andare in porto
durante la seduta del
Consiglio di mercoledì
26; poi via al completamento dei lavori, che nel
corso dei mesi hanno subito rallentamenti e non
pochi problemi, non ultimi i danni causati dall’alluvione dell’ottobre scorso. Ma l’iter va avanti e
l’inaugurazione della
parte pubblica (la data
ufficiale non è ancora fissata) potrebbe arrivare
già quest’inverno.
«La possibilità di coinvolgere la cooperativa
«Tarta volante» è allo studio - dice Armand Hugon
-: quegli spazi devono
sere utilizzati in
modo
polivalente, non sarebh
possibile affidarli a un
sola associazione o a n^
gruppo determinato!
Restano da stabilirei
modalità di convenzion!
e naturalmente di cope!
tura delle spese, riscalda
mento su tutto. D’alpà
parte ci sarebbe aneli
l’interessamento dell»
Comunità montana che
potrebbe utilizzare la sab
per i progetti giovanili
Oltre al problema della
gestione della parte pub.
blica (al primo piano trovano sistemazione una
serie di alloggi privati)
sul tappeto ci sono alcuni
nodi da sciogliere: il prij.
cipale riguarda il compielamento del progetto nel
suo insieme e quindi il
coinvolgimento dei privati, senza il quale la ristrutturazione sembra monca,
«Bisognerà aspettare la
pubblicazione del bando
per il nuovo Docupcommenta il sindacovalutando se esiste una
volontà. Dipende da quale quota il Docup offrirà
ai privati: questa è una
delle ultime possibilità».
Nella seduta di lunedì 17,
il Consiglio comunale ha
approvato .lo stanziamento di 250 milioni per la ristrutturazione dell’Asilo
nido comunale.
Un'indagine della Opra sulle mutazioni riscontrabili nel territorio
Clima: sempre più fenomeni «estremi»
Che il clima stia cambiando lo si
sente dire da tempo; la stessa
estate calda, molto soleggiata e
ventosa che ci siamo appena lasciati alle spalle ne ha dato una ulteriore conferma. La siccità dei
mesi scorsi non ha mancato di lasciare strascichi; numerose falde
idriche si sono pericolosamente
abbassate, molte fontane alpine
asciugate. Eppure siamo a poco
meno di un anno daH’alluvione
dello scorso ottobre. È dunque in
atto una modificazione del clima
alle nostre latitudini o siamo di
fronte ad elementi eccezionali?
La Cipra (commissione internazionale per la protezione delle Alpi) dedica nell’ultimo numero della sua agenzia informativa una riflessione, corredata da alcuni dati
oggettivi. A partire dalla seconda
metà degli Anni 80 si ripetono con
maggior frequenza condizioni meteorologiche estreme; nel territorio alpino questo fenomeno, con
le relative conseguenze, rappresentano le catastrofi naturali che
provocano i danni maggiori. Un’
analisi svolta in Svizzera dimostra
che la frequenza delle precipitazioni intense, che mediamente si
verificano una volta al mese, è notevolmente aumentata negli ultimi
100 anni. Osservazioni condotte
da organismi indipendenti avvalorano la tesi secondo cui il ciclo
dell’acqua del sistema climatico
potrebbe essere influenzato dal riscaldamento globale finora osservato e dal suo ulteriore accentuarsi atteso per i prossimi decenni.
Oltre al noto riscaldamento
compreso tra 1 e 3,5 gradi a livello
globale entro la fine del presente
secolo, i modelli climatici indica
no una forte intensificazione del
ciclo delle acque, con zone colpite
da crescente aridità e altre con rilevante aumento delle precipitazioni. Nello specifico delle Alpi gli
Anni 90 sono stati globalmente i
più caldo decennio da quando, attorno al 1860, sono disponibili
strumenti di misurazione affidabili; tutto ciò ha causato una forte riduzione dei ghiacciai e un aumento della instabilità dei versanti.
L’aumento della temperatura stimato fra gli 0,3 e 0,6 gradi (in Sviz;
zera addirittura di un grado) negli
ultimi cento anni avrà fra le altre
conseguenze inverni con meno
neve e più pioggia; con un riscaldamento di 1° la durata media della copertura nevosa potrà diminuire in alcune regioni da 4 a6
settimane: le attività dell’uomo ne
saranno fortemente condizionate.
Realizzata a Cortina, permetterà l'attività sportiva sei mesi l'anno
Sorgerà a Luserna la pista per il «curling»
MASSIMO CNONE
Aspettando ì Giochi
olimpici 2006, e la
costruzione del nuovo
Palaghiaccio, la vai Pellice scopre il curling. La
nuova pista (coperta) sarà a Luserna S. Giovanni.
II curling, che nasce ben
500 anni fa nella gelida
Scozia, è uno sport ancora poco diffuso in Italia,
eccezion fatta per Veneto
e Trentino, ma già molto
praticato in Svizzera, Germania e Canada. È difficile descriverlo: si gioca sul
ghiaccio e a squadre, come l’hockey, ma forse assomiglia di più alle bocce
o al bowling.
Gli elementi della pista
(serpentine, collegamenti, ecc.) sono già a Luserna e attendono la costruzione del capannone in
muratura, che troverà
posto nell’attuale parcheggio in prossimità
della palestra comunale:
un grande fabbricato coibentato che ospiterà il
terreno di gioco largo 4
metri e mezzo e lungo 45.
La provenienza? La pista,
che arriva da Cortina, è
stata data in concessione
dalla Federazione sport
ghiaccio all’associazione
3S, che si occuperà della
gestione. Presto inizieranno i lavori di posatura
e gli allacciamenti ad acqua ed elettricità; l’attività dovrebbe poi decollare ai primi di dicembre.
L’area, di proprietà del
Comune, è stata concessa per vent’anni all’associazione 3S. I fondi per
completare l’opera arriveranno in parte dal credito sportivo e in parte da
un finanziamento della
Regione Piemonte. «Si
potrà giocare a curling 6
mesi l’anno - spiega Eros
Gonin del 3S - e saranno
attivati corsi scolastici
per la promozione di
questo sport a livello locale». Alternativa all’hockey che potrebbe incontrare l’interesse e l’entusiasmo dei ragazzi.
Intanto nel 2003, a Tarvisio, l’Italia ospiterà per
la prima volta delle competizioni di curling a livello mondiale, con l’organizzazione delle Universiadi: un’introduzione
di quello che rappresenterà per sportivi e appassionati la grande kermesse piemontese del 2006.
In corso Tazzoli a Torino
sarà realizzato un grande
centro multipiste, proprio per giocare a curling
e Luserna San Giovanni,
già a partire del prossimo
inverno, potrebbe diven
tare una palestra per ^
turi talenti. L’associaZio
ne 3S non ha perso tew
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PAG. 13 RIFORMA
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numerosi progetti presentati dagli enti locali
Olimpiadi: opere connesse
SO miliordi per lo vai Pellice, forse II doppio in vai Chisone
e Germanasca: fanno spicco strade e fognature
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T E olimpiadi inver«ijnali di Torino 2006
possono essere occasione di sviluppo per le Val
li». Questa frase in quest'ultimo anno è stata
’ e detta tante volte
lavedereealeggereil
oaecbetlu di richieste
che le Comunità montane\^ Pellice e Chisone e
(jopnanasca e il Comune
diPlnerolo, hanno presentato in Regione per la
lidilesta di finanziamenti per «opere connesse»
alle olimpiadi di Torino
2006 si capisce forse meglio quali siano i sogni
nel cassetto o forse meglio le aspettative che le
amministrazioni ripongono nelle possibilità
che potranno derivare
dall’evento olimpico. I
totali in cifre sono da capogiro. Si parla di 80 miliardi per la vai Pellice,
quasi il doppio per la vai
Chisone e Germanasca.
Andando poi ad analizzare più nel dettaglio
le schede presentate si
vede che gli interventi
non sono poi così lontani dalla realtà: si parla di
un collettore fognario in
vai Pellice e di un altro in
vai Chisone (la realizzazione di quel famoso
collettore fognario tanto
discusso lo scorso anno
quando veniva affiancato alla realizzazione delle
centraline elettriche),
ma anche di rifacimento
della seggiovia di Prali e
di interventi su alberghi
e sttutture di accoglienza pralini, tra cui Agape,
(gli interventi previsti
ammonterebbero per la
sola Prali a circa 18 miliardi). Per Pinerolo si
parla di messa in sicurezza del tratto del tor
Uno scorcio del Forte di Fenestrelie
rente Lemina prospicente l’ospedale civile così
come di un nuovo accesso stradale dalla circonvallazione sempre verso
la zona dell’ospedale e la
realizzazione di un’estensione dell’eventuale
metropolitana leggera
della vai Pellice anche
all’area industriale. In generale poi non sono state
dimenticate le strade con
richiesta di interventi
sulla circonvallazione di
Pinerolo, sulla provinciale 161 della vai Pellice e
suUa provinciale della vai
Germanasca a cui si aggiungono la necessità di
adeguamenti della statale
589 dei laghi di Avigliana
e addirittura si parla di
un tunnel che passi sotto
Porosa Argentina portando la statale 23 bypassando la cittadina senza più
attraversarla.
Dopo gli interventi
strategici sovracomunali
(22 generali a cui si aggiungono più 45 inerenti
al ciclo dell’acqua per la
sola vai Chisone e Germanasca) vengono poi
tutta una serie di interventi «minori» legati
maggiormente ai singoli
Comuni e allora qui si va
dalla risistemazione dell’arredo urbano alla realizzazione di percorsi
ginnici o alla valorizza
zione ambientale di intere zone. Interventi di
questo tipo in vai Chisone e Germanasca ne sono stati proposti più di
50 mentre si prevedono
interventi per una trentina di miliardi in vai Pellice. Cifre importanti che
difficilmente potranno
essere reperite per intero. A questo punto bisognerà vedere cosa capiterà a Roma a cui da più
parti si chiede che vengano «allargati i fondi per
le opere connesse all’evento olimpico». Quanto
saranno questi fondi per
ora non si sa, certamente
non saranno sufficienti a
coprire tutte le richieste.
La speranza comunque è
che almeno si riescano a
realizzare i principali interventi strategici, i collettori fognari e le strade
per intenderci, cosa che
da un lato permetterebbe di vivere in maniera
più tranquilla le due settimane olimpiche ma soprattutto fornirebbero
un servizio ormai indispensabile. Discorso a
parte merita la situazione di Prali che vede nei
finanziamenti per le opere connesse l’ultima possibilità, 0 quasi, di risollevare una situazione che
va diventando sempre
più problematica.
Un nuovo servizio nella struttura di San Germano
Aperto il Centro diurno aH'Asilo
Nel mese di maggio
2001 è entrato in funzione all’Asilo per i vecchi di
San Germano Chisone il
«Centro diurno», un servizio che ospita durante
n giorno, persone anziane sia autosufficienti sia
con problemi di non autosufficienza.
to questa prima fase di
avvio i posti a disposizione sono 7 di cui 3 con^^onati con TAsl 10 di
Pinerolo che interviene nel pagamento della
quota sanitaria. Gli utenn del Centro possono
'toifruire dei servizi assi^enziali, infermieristici,
riabilitativi e di animazione trascorrendo la
£dttiata in un ambiente
Wortevole dove ci sono occasioni di socializ^lone e di svago. Pro^o.perché si tratta di un
"etvizio nuovo che forse
non tutti conoscono ancora, pensiamo sia utile
dare la parola agli operatori del centro per capirne meglio le finalità e il
funzionamento.
«Il Centro diurno dell’Asilo è un luogo di incontro - dicono all’Asilo
-, è l’occasione per conoscere nuovi amici o ritrovarne di vecchi, per condividere con gli altri le
esperienze vissute o, perché no, 1 dolori che accompagnano gli anni che
passano. Il Centro non è
solo un servizio rivolto
agli anziani ma anche un
supporto per i loro familiari ai quali viene data
l’opportunità di riposarsi,
sollevandoli dall’impegno di un’assistenza continua». Come trascorrono
la giornata gli ospiti del
Centro? «Vengono proposte varie attività attraver
so le quali si cerca di conservare viva la voglia di
fare e la voglia di essere: il
canto, generalmente sono ricordi di gioventù,
canti popolari oppure la
ginnastica, divertente
perché ci si muove a ritmo di musica utilizzando
parti del corpo ormai
quasi dimenticate! Nei
momenti m cui c’è più bisogno di tranquillità ci si
rilassa con delle letture o
con la musica, in base al
tempo, ci si avventura a
fare delle gite in pulmino
o a piedi per cambiare
aria. Se le previsioni indicano pioggia, risòlviamo
il problema con tombolate, lavoretti manuali o cucinando qualche buon
dolce tutti insieme. È finalmente arrivato il nuovo pulmino-appositamente attrezzato e questo
ci permette di non avere
più alcun problema di
trasporto per gli anziani
con difficoltà nei movimenti e sarà utilissimo
anche per gli ospiti dell’Asilo, tutti potranno
partecipare alle uscite».
Per maggiori informazioni è possibile contattare direttamente all’Asilo dal lunedi al venerdì,
dalle ore 8,30 alle ore 17,
il trasporto è effettuato
dagli operatori dell’Asilo
e la frequenza è possibile
anche solo alcuni giorni
la settimana.
Le richieste del Toroc al governo
2.000 miliardi
per le olimpiadi
Se il governo accoglierà
le nuove richieste avanzate dal Toroc per realizzare gli interventi previsti
per le olimpiadi di Torino
2006, alla fine arriveranno per gli impianti e la
mobilità più direttamente
collegata oltre 2.000 miliardi. Con la prima stesura delle legge 285/2000
sulle Olimpiadi la somma
stanziata era di non molto superiore ai 1.000 miliardi; poi ci fu una prima
integrazione a ora vengono chiesti altri 650 miliar-*
di, che non hanno nulla a
che vedere con le cosiddette «opere connesse» di
cui parliamo a fianco. La
legge 285 infatti si occupa
solo degli interventi e degli impianti strettamente
«olimpici». La revisione
degli interventi previsti
comincia a far crescere le
spese partendo da alcuni
nuovi impianti di risalita
o da una loro sostituzione; così a Sestriere si passa da 22,4 miliardi a 64,5;
anche Claviere chiede a
gran voce una nuova seggiovia quadripòsto (12
miliardi). Nuova seggiovia anche fra Cesana e
San Sicario (20,7 mld). Ci
sono poi numerosi interventi per l’innevamento
artificiale, tutti con costi
in aumento, così come
numerosi impianti: a Pragelato rimpianto del
trampolino passa già ora
da 45 a 51,5 miliardi; l’innevamento artificiale, più
opere idrauliche sul Chisone salgono da 3 a 16
mld. Aumenta di 15 miliardi anche il costo della
pista del bob; ma la parte
del leone la fanno alcune
opere legate al ghiaccio e
la viabilità: il sistema dello sport del ghiaccio a Torino cresce di 55 miliardi,
a Pinerolo il palaghiaccio
passa da 10 a 20 miliardi
(in pratica potrebbe essere quasi completamente
rifatto un impianto appena inaugurato), a Torre
Pellice per il nuovo palazzotto si avranno a disposizione 18 miliardi e non
più 15. In forte crescita
anche alcune opere viarie: la variante di Porte
sale da 150 a 225 miliardi,
la contestata variante coperta di Claviere passa da
50 a 120 miliardi, il sottopasso di corso Spezia a
Torino sale a 150 miliardi
dagli iniziali 50. In dubbio, almeno per il Toroc
che non le considera strategiche, alcune opere viarie che sembravano già
certe: si va dalla circonvallazione di Bibiana a
quella di Osasco (da cui
dovrebbe partire la nuova
provinciale della vai Pellice) ad alcuni interventi
sulla provinciale della vai
Germanasca.
Il Palaghiaccio di Pinerolo
I Pinerolese pedemontano
Serve una variante
alla Provinciale
Le amministrazioni
dei Comuni della Comunità montana Pinerolese
pedemontano hanno recentemente sottoscritto
una mozione in cui esprimono «Tinderogabilità della realizzazione
della variante alla provinciale 161 della vai Pellice e l’inaccettabilità di
soluzioni che propongano nei Comuni di San
Secondo e Bricherasio esclusivamente sistemazioni locali della provinciale 161».
La mozione avanza anche la richiesta all’Agenzia Torino 2006 e alla Regione della realizzazione
di interventi di miglioramento e messa in sicurezza della statale dei laghi di Avigliana nel tratto
che da Pinerolo arriva a
Piossasco dando pieno
affidamento allo studio
di fattibilità sulla statale
preparato dalla Comunità montana che prevede interventi per la sua
messa in sicurezza per
circa 12 miliardi. La mozione, preparata nel corso dell’incontro pubblico
che si è tenuto il 14 settembre scorso a Frossasco, è stata vagliata e approvata durante il Consiglio di Comunità montana che si è tenuto a Pine
rolo il 19 settembre. Nel
corso della stessa seduta
di Consiglio sono stati
insediati due nuovi rappresentanti del Comune
di Cumiana, eletti in seno al Consiglio cumianese nelle ultime elezioni
amministrative di maggio: Marco Amè, perla
maggioranza e Giuseppe
Levrino, entrato nelle file
della minoranza.
All’ordine del giorno
del Consiglio di mercoledì, oltre ad alcune variazioni di bilancio e la
ricognizione dell’attuazione dei programmi per
il 2001, anche l’approvazione della convenzione
fra la Comunità montana, il Comune di Frossasco e l’Atl della valli di
Susa e del Pinerolese per
«l’organizzazione e la
conduzione dell’Argal,
centro locale per la promozione del territorio di
Frossasco». La convenzione, a cui il Consiglio
ha dato il suo assenso,
prevede che i costi della
gestione, che sarà assicurata dall’Atl, siano ripartiti per il 40% a carico
della Comunità montana
(per una spesa di circa 18
milioni annui), mentre il
rimanente 60% sarà diviso fra il Comune di Frossasco (40%) e l’Atl (20%).
NELLE CHIESE VALDESI
I DISTRETTO — Incontro per i monitori-monitrici
sabato 29 e domenica 30 settembre, alla Rocciaglia di Pradeltomo.
CEVAA — Domenica 30 settembre, nel tempio di Pinerolo, alle 15, culto di accoglienza e di invio del
gruppo multiculturale della Cevaa che sarà alle
Valli per due mesi e visiterà il distretto.
BOBBIO PELLICE — Domenica 7 ottobre, alle 10,30,
culto di inizio delle attività.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 30 settembre, alle 18, a Bricherasio, nella saletta, culto comunitario in occasione della conclusione della
«Sagra dell’uva». Sabato 6 ottobre inaugurazione
della sala Albarin ristrutturata e cena di saluto al
pastore Claudio Pasquet e famiglia. Costo della
cena lire 30.000 per gli adulti e 20 per i bambini fino ai 12 aniìi. Le prenotazioni sono raccolte da
Franca Pecchia, al presbiterio, lunedì e giovedì
mattina, anche telefonicamente (0121-900271),
oppure allo 0121-933237 in orario serale, dalle
19,30 alle 21,30. Domenica 7 ottobre, inizio delle
attività ecclesiastiche, culto al tempio dei Bellonatti alle 10. Nel corso del culto sarà consegnata la
Bibbia ai catecumeni del 1° anno. Le famiglie di
tutti i ragazzi e ragazze di scuola domenicale, catechismi e precatechismi sono caldamente invitate ad essere presenti, inoltre, i catecumeni e i precatecumeni sono pregati di ritrovarsi alle ore 9,15
al presbiterio (non alla sala Albarin), per definire
gli orari degli incontri.
RORÀ — Domenica 30 settembre, alle 10, culto di inizio delle attività, con celebrazione della cena del
Signore, presentazione del diacono Dario Tron;
iniziano anche la scuola domenicale e il catechismo, al culto seguirà pranzo comunitario (prenotarsi dagli anziani dei vari quartieri).
SAN SECONDO — Domenica 30 settembre alle 10,
culto con battesimo del piccolo Umberto Malan.
Sabato 6 ottobre, alle 15, incontro con i genitori e i
bambini della scuola domenicale e con i ragazzi
del precatechismo e del catechismo, si presenteranno i programmi e si stabiliranno gli orari.
TORRE PELLICE — Giovedì 27 settembre, alle 20,30,
alla Casa unionista, seduta amministrativa della
corale. Giovedì 27 settembre, per concordare gli
orari, alle 17, incontro del I e II anno del catechismo; alle 18 incontro per il III anno. Precatechismo; primo incontro, Édle 10, alla Gasa unionista.
Primo incontro deU’Unione giovanile dei Coppieri, venerdì 28 settembre, alle 21. Primo incontro
della Società missioni Cevaa, martedì 2 ottobre,
alle 15, aUa Casa unionista. La scuola domenicale
inizierà sabato 6 ottobre, alle 14, 30, alla Casa
unionista. Inizio delle attività dell’Unione femminile, domenica 7 ottobre, alle 15, alla Casa unionista, con saluto del pastore Claudio Pasquet, studio
biblico a cura di Rosanna Aldrighetti. Domenica 7
ottobre, alle 10, nel tempio del centro, assemblea
di chiesa con relazione dei deputati al Sinodo.
VILLAR PELLICE — Domenica 30, alle 10, culto di
inizio attività con cena del Signore; verrà presentato il nuovo pastore, Vito Gardiol. Seguirà un
pranzo comunitario: prenotarsi presso gli anziani.
■ I distretto
Incontro
dei monitori
Il I distretto organizza,
per tutte le monitrici e i
monitori della scuola domenicale e del precatechismo, un incontro alla
Rocciaglia di Pradeltorno, nei giorni di sabato
29 e di domenica 30 settembre, dedicato alla formazione. Durante le due
giornate verrà analizzato
U programma delle lezioni della scuola domenicale previsto per quest’
anno dal Sle, per cercare
metodi di spiegazione, di
animazione e di elaborazione dei testi proposti.
Sarà utile che 1 partecipanti portino fotocopie
di canti, di recite, di culti
o di preghiere per poter
realizzare un mercatino
delle idee, in cui ognuno
potrà offrire agli altri le
proprie esperienze e riceverà spunti nuovi per i lavori con i ragazzi. Oltre al
sacco à pelo, è necessario
munirsi di Bibbia e libro
di testo, e di un dolce o di
un secondo piatto da
condividere con gli altri.
Per ulteriori informazioni
e per prenotarsi al weekend di formazione telefonare agli animatori giovanili: Anne Pilloud (2°
circuito) 0121-944418;
Loretta Costantino (1“
circuito) 347-0447919;
Umberto Poét (3° circuito) 347-9640087.
■ Staffarda
Il coro
Valpellice
«Piemonte canta e prega», la rassegna corale itinerante ideata dall’Ordine Mauriziano giunge
quest’anno alla sesta edizione e nel suo viaggiare
per abbazie e chiese ecco
che, sabato 29 settembre,
alle 21, approda a Staffarda. E per la terza volta
consecutiva, in collaborazione con il cor6 «La
gerla» di Torino, l’organizzazione dello spettacolo è toccata al coro ValpelUce di Torre Pellice diretto da Ugo Cismondi,
gruppo corale fondato
nel 1958 e con all’attivo
numerosi scambi con cori italiani e stranieri. Oltre
al coro organizzatore alla
serata parteciperanno il
Coro Alpino Valsusa diretto da Orlando Guglielminotti ed il Coro Motta
Rossa di Stresa diretto da
Angelo Balsari. Il coro
valsusino, formato da
una trentina di elementi,
è sorto nel 1967 e ha tenuto fin qui 600 concerti;
il Coro Motta Rossa ha 25
anni ed è composto da
20 coristi: il nome deriva
da una grande collina
che domina quasi tutto il
lago Maggiore.
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle %lli vai.pesi
I Grande successo per il XV Concorso ippico nazionale di Pinerolo
Oltre un centinaio di cavalieri a Pinerolo
Sono stati in tutto un
centinaio i cavalieri, che
hanno montato 280 cavalli, impegnati nella XV
edizione del Concorso
ippico nazionale che si è
tenuto venerdì 21 sabato
22 e domenica 23 settembre in piazza d’Armi a Pinerolo e che ha chiuso il
tradizionale appuntamento settembrino con
l’ippica in città.
11 concorso, di tipo A, si
componeva di 18 premi.
Alla fine si è imposto nel
Gran Premio domenicale
l’esperto cavaliere locale'
Claudio Falco in sella a
Lugano 11, secondo classificato si è piazzato invece il novarese Diego De
Riu su Arrogance mentre
la terza posizione è andata al belga Ignace Philips.
11 belga poi si è aggiudicato anche il premio come miglior cavaliere del
concorso, davanti a Claudio Falco. Nel premio
Corcos a tempo ha vinto
Giorgia Nutini su Ivy, davanti a Maria Deferrari su
Tequila Boum Boum e a
Giulia Occella su Odessa.
Nella speciale «a fasi consecutive», Giuseppe Mulattieri in sella a Fair Lady
ha bissato l’affermazione
dèi giorno precedente nel
premio Comunità Pinerolese pedemontano. Ex
aequo invece tra Adriano
Prisco su Just Lou, Gio
vanni Guglielmone e Luca Aicardi nella categoria
cavalli debuttanti e tra
Carlo Codecasa su Héritière Du Joret, Stefano
Bonetti su Re Artù, Alberto Barrovecchio su D’Arco e Maria Filippo Linfozzi su Killashee.
Da rilevare l’ottimo
comportamento delle
amazzoni nella rassegna:
Francesca Bava ha prevalso nel premio Comunità montana vai Chisone, Erika Grivetto nella
CI «a fasi consecutive»,
Gabriella Ferino nella C3
fasi consecutive. Cecilia
Ferraro nella C4.
Da «L'eco delle valli valdesi»
Cinquanfanni fa
«Le due adunate di ex
studenti e studentesse
del Collegio valdese e
dell’antica Scuola normale, il 19 qgosto e il 9
settembre, hanno avuto
un risultato veramente
lusinghiero: circa 200
giovani presenti Jiell’una
e nell’altra riunione, gioiosi incontri, rievocazione di antichi ricordi,
scambi di idee sulla formazione di un’associazione di ex studenti, sulle
sue finalità, sui suoi programmi. La riunione del
9 settembre si è conclusa
con un caloroso incontro
di calcio fra due squadre
di ex studenti, una di anziani, l’altra di giovani».
Stiamo leggendo, su L’eco
delle valli di cinquant’anni fa, settembre 1951, un
trafiletto intitolato «Pro
Collegio valdese».
Anche quest’anno, il
16 settembre, dopo il
consueto pranzo in Foresteria degli «Amici del
Collegio» e i festeggiamenti per la IV ginnasio
di mezzo secolo fa, c’è
stato un bel match fra
una squadra di ex allievi
(fra i quali anche il moderatore Gianni Genre
che, sia detto a suo merito, ha segnato un bel gol
con un preciso diagonale
dalla destra), e un’altra
di amici vari e di varia
età (fino ai 60 del sottoscritto). È finita 6 a 4 per
il Collegio.
Certo, fa piacere leggere che anche cinquant’
anni fa, il foot-ball non
era trascurato nel curriculum formativo dei maschi (ma le ragazze che
facevano nel frattempo?)
e del resto le belle foto
raccolte da Gianfranco
Mathieu lo testimoniano.
Prosegue il nostro articoletto: «È stata decisa la
costituzione della Associazione di ex studenti,
col nome di Associazione
amici del Collegio valde‘ se. Essa conta già 220 soci regolarmente iscritti.
Ne è stato approvato il
regolamento. Un primo
bollettino dell'associazione sarà pubblicato
nella seconda metà di ottobre; esso conterrà, oltre al regolamento e all’elenco dei soci con le
somme versate, articoli,
informazioni, notizie.
rievocazioni studentesche ecc. Alcuni altri bollettini saranno successivamente pubblicati. Si
svolgerà un programnlà
di raduni e manifestazioni che interessi tutti i soci. È stata prevista la costituzione di sezioni dell’associazione in varie
città. (...) La quota minima di iscrizione è di L.
500, oltre a un contributo
prò Collegio da inviarsi al
cassiere, il preside prof.
Teofilo Pons».
Fin qui sul Collegio e
sull’associazione Amici
che, come si è visto, prosegue con vitalità e dando un supporto essenziale alla scuola, nei nostri
giorni. Nello stesso anno, 1951, come del resto è
noto soprattutto grazie al
bel libro del past. Alberto
Taccia, viene anche inaugurata la nuova Casa delle diaconesse: L’eco delle
valli di allora dedica all’avvenimento un’apertura di pagina, con due belle fotografie, una della casa, l’altra di tre diaconesse alle prese con l’apparecchiatura della tavola, e
scrive: «Tra le opere che
la nostra Chiesa ha voluto
costruire o restaurare in
modo radicale in questo
dopo guerra, la Casa delle
Diaconesse in Torre Pellice occupa un posto di
prim’ordine e merita 1’
apprezzamento di quanti
si recano a visitarla.
La Casa, bella e ampia
nel suo insieme architettonico, circondata da un
verde parco, è destinata a
rendere molti servizi alla
Chiesa e alla popolazione
evangelica, per la preparazione delle Diaconesse
e per la cura degli infermi. Essa accoglie gli ospiti in un’atmosfera di gentilezza e di fraterna cordialità. L’inaugurazione
della Casa avrà luogo,
D.V., giovedì 6 settembre,
alle ore 17,30, al termine
di una seduta sinodale...
Noi ci auguriamo che in
quella nuova Casa consacrata al servizio del Signore, nella persona dei
nostri fratelli, molte giovanette valdesi ed evangeliche possano trovare
la via per una nobile missione in ubbidienza all’
invito di Cristo».
(a cura di Marco RosUin)
Rievocazione storica a Porosa
«Terra di confine»
Tre giorni di immersione nell’atmosfera del XVI
secolo per Perosa che
con convegni, cortei storici, un mercato di formaggi di alpeggio, concerti e balli occitani da
venerdì 21 a domenica
23 ha ospitato la manifestazione «Poggio Oddone
terra di confine». La tre
giorni però sono stati caratterizzati anche dalla
pioggia che ha costretto
ad alcune variazioni nei
programmi delle manifestazioni. Domenica in
particolare il previsto
corteo storico in costume con il «dono del formaggio» da parte dei
margari al governatore
della città non si è tenuto
come lo scorso anno per
le vie del paese ma alTintemo del teatro Piemont,
in cui ha trovato riparo
dalla pioggia il numeroso
pubblico accorso. La manifestazione comunque
nel suo complesso ha
raggiunto il suo scopo:
essere momento di incontro e di scambio fra la
cittadinanza e chi per un
giorno ha visitato la cittadina della vai Chisone.
* Iniziativa di studio a Bibiana
Il cibo e Tambiente
«Percorso sperimentale
per una metodologia didattica sul tema dell’integrazione tra agricoltura, ambiente e alimentazione» è un progetto
realizzato con il contributo della Regione Piemonte, del Laboratorio territoriale di Luserna San
Giovanni e dalla Cooperativa agricola «Il frutto
permesso». L’iniziativa ha
già coinvolto 45 classi e
più di 800 alunni delle
scuole materne, elementari e medie della vai Pellice e del Pinerolese. I dati raccolti, le riflessioni
metodologiche sono l’oggetto di un seminario, rivolto soprattutto agli insegnanti coinvolti, ma
anche a quelli che si interessano dell’educazione
scièntifica, ambientale e
alimentare, organizzato
per venerdì 28 e sabato 29
settembre alla cascina
«La Siia» della Cooperativa «Il frutto permesso» di
via del Vernè a Bibiana.
Venerdì 28 si inizia alle
15, con la relazione introduttiva di Marisa Bigo sul
significato del progetto.
Sarà poi la volta di Dario
Martina, della Cooperativa «Il frutto permesso».
che parlerà su: «L’agriturismo: nuovo veicolo didattico nell’approccio ai
temi dell’agricoltura e
dell’alimentazione». Seguiranno gli interventi di
Tiziana Nasolino, dell’
Osservatorio agroambientale di Cesena, di Silvia Ghilardi, del Laboratorio didattico Pracatinat,
e del professor Fiorenzo
Alfieri, che relazionerà su:
«Il ruolo strategico dell’educazione ambientale
per la creazione di una
mentalità proiettata verso
lo sviluppo sostenibile».
Sabato 29 la mattinata
si aprirà, alle 9, con la
presentazione di un video, sintesi dell’esperienza, curato da Aurelia
Martini, cui seguiranno i
resoconti critici di alcuni
insegnanti coinvolti nel
progetto. Il dibattito sarà
introdotto dalla relazione di Francesco Agli. Nel
pomeriggio ci sarà la visita a un percorso didattico, ai laboratori e alle
strutture della cooperativa. Altre informazioni
possono essere richieste
alla segreteria organizzativa, presso Maura Sclarandi, allo 0121-55620.
APPUNTAMENTI
28-29-30 settembre
PRAGELATO: Nella frazione Soucheres Hautes «Soprattutto la patata», fiera a carattere gastronomico:
domenica 30, convegno alle 11; venerdì 28, concerto
del gruppo «J taroch», sabato 29, concerto del gruppo
ska «Lou seriol».
CAVOUR: AI palazzetto dello sport, via Vigono, per
tre giorni «Giovanissimamente», a partire dalle 21 di
venerdì 28, con lo spettacolo «Assenzio» della compagnia «Circus Spertica», ingresso lire 5.000. Sabato 29,
alle 14, apertura degli stand, giocoleria, murales, passeggiate a cavallo, clowns ; alle 15, gara di Playstation;
alle 21,30, cabaret, alle 22, serata latino americana,
domenica 30, alle 14, apertura degli stand, esibizione
macchine telecomandate; alle 15, continua la gara di
Playstation; alle 18,30, presentazione del progetto
«Giovani in rete».
28 settembre, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella saletta d’arte, alle
20,45, presentazione del libro «C’era una donna
che...», editrice Alzani, ricerca sulla condizione della
donna contadina nel Pinerolese dal 1800 ai primi Anni 50 del 1900, a cura del Gruppo ricerca di Piscina.
29 settembre, sabato
PINEROLO: Fino a domenica 30, per le vie del centro storico del paese, mercatino delle pùlci.
PINEROLO: Alle 17, nella chiesa di Sant’Agostino,
inaugurazione della mostra «Pinerolo del Re Sole, la
città più francese d’Italia, archeologia e storia del
XVII secolo». La mostra resterà aperta fino al 16 dicembre, il sabato dalle 15,30 alle 19, la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15,30 alle 19.
PRAGELATO: 3« World Cup Trail Ladies, lungo il
percorso della Coppa del Mondo, continua domenica.
30 settembre, domenica
BRICHERASIO: Gran mercato d’autunno per le vie
del centro, in occasione della sagra dell’uva.
BARGE: XVI edizione de «I veji meste», rassegna dei
mestieri e attrezzature di una volta; in viale Mazzini,
mercatino.
PRAROSTINO: Gara a bocce, poule a quadrotte, categoria D (in caso di pioggia verrà rimandata alla domenica successiva).
ANGROGNA: Al Barfè pomeriggio di conversazione
con Ethel Bonnet «Uno sguardo ai monti dove i partigiani hanno combattuto per la libertà»; alle 8,30 partenza da piazza Pietro Micca, a Torre PeUice, arrivo
previsto al Barfè alle 10,45; pranzo all’agriturismo, lire 25.000 (prenotazioni tei. 338-3961398).
VILLAFRANCA — Nell’ex chiesa Beata Vergine delle Grazie, prosegue per «Città d’arte a porte aperte» la
mostra di pittura di Andrea Nisbet dal titolo «Il muro
infinito», aperta fino al 7 ottobre.
1" ottobre, lunedì
PEROSA ARGENTINA: Rassegna zootecnica e fiera
di prodotti locali.
PINEROLO: Nel salone dei Cavalieri, alle 21, incontro su x<Federalismo, perché sì», con Giorgio Merlo e
un intervento del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, conclusione di Elvio Passone.
3 ottobre, mercoledì
SAN GERMANO CHISONE: Alle 20,45 nel tempio
valdese il Kammerchor della Erlöserlirche di Bad
Homburg terrà un concerto vocale e strumentale con
musiche di Palestrina, Monteverdi, Telemann, Bach,
Rheinberger, Reger, Kodàly. Il coro, uno dei più prestigiosi della Germania, sarà diretto da Susanne
Rohn, all’organo Michael Krüger e al flauto Christiane Rust. L’ingresso è libero.
GUARDIA FARM«
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DOMENICA 30 SETTEMte
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Brlcherasio: Ferraris
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Cinema Trento propone
giovedì 27, venerdì 28
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20,10 e 22,20, domeiuc
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22,20, e lunedì 1» ottobre
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Alejandro Amenabarcon
Nicole Kidman.
PINEROLO-La mul
Usala Italia (tei. 012139391)5) ha in program- Evi
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venerdì. Codice Sword S me
fish, con John Travolta;
feriali ore 20,15 e 22,2o'
sabato 20,15 e 22,30, domenica ore 16,05,18,11),
20,15 e 22, 20. Sala«2cento» programmazione non
pervenuta.
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La squadra di CldeDa
Polisportiva ValpeUiceba
vinto con il Verzuolo per
5-4, grazie ai punti di Davide Gay e Walter Frescb
(2) e Paolo Rosso. InC2
la Valpellice <A» vince 52 con il Rinasca, con due
punti di Giuliano
Andrea Girardon più uno
di Floriano Loi; la «Bi
viene sconfitta a Torino
per 2-5 ad opera delTt
Torino (2 punti di Riccai
do Rossetti, a secco Ser- isorell
gio Ghiri e Gino Piras).
Più pesante la sconfitta
della squadra «C» che è
tornata da Moncalieri
battuta per 1-5; l’unico
punto è di Mauro Cesano, a 0 Alberto Picchi ed
Alfredo Peracchione.
i Torre Pellice: rassegna sul cinema
Quattro mercoledì di
di montagna
alta quota
MARCO FRASCHIA
Grandi novità quest’anno per «Alpinismo in celluloide». Formai tradizionale appuntamento annuale con i
film di montagna organizzato dal Cai-Uget vai
Pellice in collaborazione
con il «Filmfestival internazionale montagna, esplorazione, avventura
“Città di Trento’’», con il
patrocinio del Comune di
Torre Pellice, della Comunità montana vai Pellice, della Provincia e l’organizzazione tecnica della cooperativa culturale
«La tarta volante».
Accanto ai filmati presentati alla 49“ edizione
del festival, svoltosi a
Trento dal 27 aprile al 5
maggio 2001, ci sarà una
serata dedicata a Patrick
Bérhault, alpinista francese di fama mondiale.
Venuto alla ribalta negli
Anni 80 per la maestria e
l’eccezionaiità della sua
arrampicata su roccia,
dopo un periodo di pausa durante il quale si è
anche dedicato all’agricoltura in una cascina
del Massiccio Centrale,
recentemente ha di nuo
vo fatto parlare di sé sulle principali riviste di
montagna grazie all’impresa compiuta tra agosto 2000 e febbraio 2001:
la traversata delle Alpi da
Est a Ovest. Cervino e
Grandes Jorasses, per citare solo le più famose
cime che ha scalato. Nella nostra zona ha compiuto da solo e in pieno
inverno la traversata
lungo la cresta dal colle
delle Traversette al Viso,
con un bivacco al passo
Due Dita. Gli spostamenti durante i 167 giorni di traversata sono avvenuti rigorosamente a
piedi, in bicicletta o con
gli sci. L’alpinista monegasco, che ora risiede a
Chamonix, sarà pertanto
ospite della rassegna
mercoledì 17 ottobre e,
assieme a Roberto Mantovani, direttore de «La
rivista della montagna»,
presenterà il film girato
durante la traversata.
Per il resto la rassegna
seguirà gli schetni abituali: filmati di arrampicata su roccia, su ghiaccio, alpinismo ed esplorazione si alterneranno a
opere a carattere storico,
biografico e documentari
naturalistici e antropologici; non mancheranno
anche sperimentazioni
artistiche sul filone classico dell’abbinamento
natura-musica.
La rassegna si svolge«
sempre il mercoledì, con
ingresso gratuito, al cinema Trento di Torre PeUjce, a partire dalle ore 21,
primo appuntamento
mercoledì 3 ottobre con
K2 il grande sogno di C^'
lo A. Rossi (Italia, 55)
Menzione speciale al
mio Uiaa della 49“ ediaO"
ne Filmfestival 2001 (M"
pinismo); La montaS^
accanto: pensieri di «« ®
pinista con Sergio Maro
ni di Giorgio Balducc
(Italia, 23’), menzioO“
speciale della giuria
nazionale del 49° Poj” ,.
stivai 2001 (biografío®)’
Toll’em all di Cristi
Furlan (Italia, 25’), i®”
zione speciale della u
ria internazionale del
Filmfestival 2001 ,
te di ghiaccio) u'7,.,,
Skodauverke Ik 72 di ^
sio Osele e Sergio Da
ni (Italia, 10’), present alla 49“ edizione Fi*
stivai 2001 (Storia)
manifestazione pros a
fino a 24 ottobre.
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PAG. 15 RIFORMA
a. fest^
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jl i^sso spedito
iNi<
di Nicola Lelia
, HO conosciuto il pastore
ila Leila negli anni del
tiinistevo alla Chiesa
Ita di Chiavane, fin dalSo, nonostante la diverift età, sono stato in sin«in lui- La sua tesi fon'Ctale è che le nostre
Sfaccanto alla dimensio‘‘^inenica deUa fede non
!;o perdere quella carica
relistica che costituisce
jnn d’essere della no^“pisenza in Italia.
Hfl parlato al presente, peri Denso che «benché mor'Piparla ancora» (Ebrei
I è raro trovare un equino tra apertura all’altrui
'e conservazione delia convinzione di fedecheèl’Evangelo e non alche dobbiamo testimonaie Due flash: quando ero
Itore a Taranto, una sera lo
„contrai quasi per caso,
mentre evangelizzava su un
¡ornare con modi gentili,
.fermi nel presentare la
Ìèrità rappresentata da Gesù
Cristo. E poi a La Mandola,
rf anni che non dimentiÈeremo della presidenza di
JariaVingiani. Durante una
lasseggiuta in alta monta, mentre noi che lo acppagnavamo tiravamo già
iflato, Nicola andava avanti
con passo spedito e di tanto
intanto colloquiava con
quanti incontrava. Vicino nel
idolore alla moglie e ai figli,
sono grato al Signore per la
sua testimonianza di fede.
Eugenio Stretti - Siena
I La sorella
Giallongo
«Beati i morti che d’ora in
avanti muoiono nel Signore;
sì, dice lo Spirito, affinché si
riposino delle loro fatiche,
perché le loro opere li seguo(Ap. 14, 13). Il 3 settembre scorso, all’età di 98 anni
compiuti, ci ha salutato per
H^ungere la casa del Padre
lasorella Giuseppina GialloniSOinSolarino. Con lei è quasi
|conntta ¡olente scomparsa la pri» enei ma generazione di credenti
. jiella Chiesa evangelica pen1 unico vittoria (Ragusa),
ro cesa- prima
iccmeo iqDj(}fg ¿j pionieri dedicati
interamente all’evangelizzazione e alla preghiera. Difficilmente le sarà saltato qualtlie giomo senza aver parlato
zi non convertiti del suo Saltntore. Era presente alle adu
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nanze sette giorni la settimana: strada facendo, nel lungo
tragitto a piedi, rimorchiava
tutti i nuovi convertiti e li
conduceva in chiesa: era attiva nel visitare i malati e tutti
coloro che avevano bisogno
di conforto; ogni giorno faceva un incontro di preghiera
nelle case intercedendo per
l’opera di Dio, per i malati, i
bisognosi, i giovani.
Ricevette la testimonianza
del Vangelo dal pastore Me- ,
lodia, fondatore della chiesa
di Vittoria. A quell’epoca era
una praticante del cattolicesimo e reagì all’evangelizzatore assicurando che era una
convinta cattolica apostolica
romana, ma non seppe resistere all’invito di leggere la
Bibbia. Chiesto e ottenuto il
permesso dal suo sacerdote
di leggere le Sacre Scritture,
conobbe Gesù Cristo e fu
amore a prima vista. Rimase
innamorata per tutta la -vita a
tal punto che nessun’ultra
cosa aveva importanza per
lei. Visse ogni giorno con Gesù e per Gesù, non trascurando i suoi doveri di moglie,
mamma e di nonna esemplare. Da allora, sempre, ad ogni
occasione si dichiarava «cattolica apostolica cristiana».
Rimasta sola dopo la morte
della figlia Angela, si trasferì a
Gela dalla figlia Giovanna,
dove visse gli ultimi anni della sua vita frequentando regolarmente i culti e altre riunioni fino a pochi giorni prima della morte. Il suo ultimo
desiderio fu che i funerali
fossero celebrati nella chiesa
di Vittoria dai due pastori
Giovanni Di Francia e chi
scrive queste note. Dopo il
messaggio del figlio Saro Solarino, che ha ringraziato le
due comunità per la grande
partecipazione al servizio funebre della mamma, l’assemblea dei fedeli, commossa e
felice, ha salutato con convinzione di fede la sorella
Giuseppina Giallongo con un
accorato arrivederci in cielo.
post. Giacomo Loggia
della comunità di Gela (Gl)
M Nuovi indirizzi
La pastora Gabriella Costabel comunica il proprio nuovo indirizzo: Ffofle IO, 73110
Hattenhofen (Germania).
Telefono 07164-800085; fax
07164-902268.
Il pastore Samuele Giambarresi comunica il proprio
nuovo indirizzo: via della Batteria Nomentana 76, 00162
Roma; tei. 06-202573.
A proposito della terza strofa dell'inno 294 del nuovo Innario
Quando siamo nel dolore, ci aiuta viverlo «con Dio»
Sono fra quelli che hanno potuto
ascoltare il discorso pronunciato dal
moderatore, alla conclusione del recente Sinodo. E sono pure fra quelli
che lo hanno apprezzato. Ma nel leggerlo ora con più riflessione su Riforma, trovo qualche espressione che
non riesco a condividere, anche se
concordo col suo spirito.
Per esempio, parlando déir«assenza»
di Dio, specialmente di fronte alla
sconcertante e scandalizzante realtà
del dolore, Geme ha affermato che non
canta la terza strofa dell’inno 294: «Resta con me, Signore il dì declina... è
dolce pure insiem con te il dolor», perché per lui essa ha il sapore Inquietante
addirittura della bestemmia. Certo, il
dolore in se stesso non è affatto «dolce»! Non lo è per nessuno; basta solo
provarlo e esperimentarlo veramente,
seriamente. Ma a mio parere questa
strofa non intende esaltare il dolore come tale, bensì la possibilità di viverlo
«insieme con te». Qui l’accento è chiaramente posto non sul dolore in se
stesso, ma sul «con te»! Lo stesso Lutero ha affermato che non desiderava affatto andare in paradiso se lì non ci fosse stato Dio, ma che con Dio sarebbe
stato ben lieto di andare e di stare
neirinferno: perché in fondo è la comunione con Dio che dà gioia, serenità
e forza in qualunque situazione.
Ora questa comunione si può vivere
solo nella fede, che è «certezza di cose
che si sperano e dimostrazione di
realtà che non si vedono» (Ebrei 11, I).
Infatti è solo la fede che ci fa discemere
ciò che altrimenti non si vede e che
spesso è duramente contraddetto da
realtà contrarie: cioè la comunione di
Dio in Cristo con noi in qualunque situazione dolorosa, permettendoci di
non disperare. Certo, la presenza di
Dio e la sua azione salvifica a favore
delTumanità non sono affatto realtà
evidenti sul piano sensìbile: anzi quasi
sempre quello che spesso si esperimenta sul piano storico e naturale è
esattamente il contrario di quello che
ci proclama il messaggio evangelico.
Gesù stesso ha fatto quest’esperienza
in modo indicibilmente tragico e ango,scioso sulla sua croce, dove si è vtóto
addirittura «abbandonato» dal Padre.
Eppure, proprio là Dio Padre è stato
meravigliosamente presente e operante, trasformando quelTimmane tragedia in atto redentore, risuscitando il
Cristo e dandoci in lui il pegno certo
della nostra risurrezione a vita immortale e incorruttìbile. Lutero ci ricorda
queste cose in quelle sue pagine di
profonda e forte ispirazione evangelica
in cui riflette appunto sulla «teologia
della croce», che noi faremmo bene a
rileggere e a meditare quando ci troviamo di'Vronte a situazioni e fatti che
scandalizzano il mondo e turbano anche la nostra fede.
Dicendo questo, non intendo affatto
ignorare il travaglio e il tormento di chi
non Ila questa visione di fede, né di chi.
pur credendo, spesso è anche gravemente turbato dal dubbio; perché si
tratta di esperienze che più o meno viviamo tutti in questo mondo, che è appunto quello della croce e non è ancora
manifesto e pienamente realizzato
quello della risurrezione. Perciò ai non
credenti in sofferto travaglio e ai credenti nel dubbio desidero esprimere
anch’io tutta la mia simpatia e solidarietà. Mi sento a loro vicino perché
provo quello che provano loro, dato
che siamo tutti nella stessa barca ed
esposti tutti alle stesse tempeste della
vita. Ma ritengo che essi abbiano bisogno non solo della mìa parola di simpatia e di solidarietà, ma anche e soprattutto della mia confessione di fede.
Ritengo cioè che essi abbiano bisogno
non tanto di sapere quello che io provo
afsieme a loro, ma di quello che Dio ha
fatto e fa per me e per loro.
Perciò, pur col mio travaglio, che non
intendo nascondere, ma con quel tanto
di fede che il Signore per grazia sua mi
ha dato, desidero cantare a piena voce
anche la terza strofa di quelTinno, anzi
vorrei poterla gridare dai tetti a tutto il
mondo sofferente, perché sappia che il
dolore diventa «dolce» o più mite e si
può accettare se lo si vive «con te», cioè
con Cristo. Infatti proprio lui ha rivolto
e rinnova ancora oggi questo consolante invito a tutti: «Venite a me, voi tutti
che siete affaticati e oppressi, e io vi
darò riposo» (Matteo 11,28).
Agostino Garufi - Mestre
M II professore
di teologia
Il nostro ordinamento prevede che il Sinodo nomini i
professori della Facoltà valdese di teologia su proposta
del corpo pastorale. È prassi
consolidata che al nuovo professore venga affidata la prolusione nell’anno accademico
in cui inizia il suo insegnamento. Navigando su Internet mi sono imbattuto in una
liturgia per l’insediamento
dei professori di teologia.
Lo schema liturgico proposto è essenzialmente un’esortazione sui doveri del professore di teologia. Il predicatore
si rivolge all’assemblea ricordando che il Sinodo ha chiamato il professore, fratello nel
sacro ministero, alTinsegnamento nel seminario teologico e che egli ha risposto alla
vocazione rivoltagli dalla
chiesa. L’assemblea è riunita
per insediarlo nel suo ufficio e
richiede al professore designato di alzarsi in piedi e di
ascoltare i doveri del suo ufficio. Il predicatore prosegue
dicendo che è piaciuto a Dio
chiamare degli uomini che,
per mezzo del suo Santo Spirito, fossero ministri della sua
Parola per predicare la salvezza sia a coloro che appartengono alla chiesa sia a coloro
che ne sono fuori e che non
conoscono le vie di Dio. I primi messaggeri della pace,
prosegue il predicatore, furono istruiti e in-viati da Cristo
stesso. Con l’effusione dello
Spirito Santo, nel giomo della
Pentecoste, essi ricevettero
una grande diversità di doni
straordinari e una conoscenza
dei misteri necessari per la
salvezza dei peccatori e per
l’edificazione dei santi. Questi
metodi straordinari terminarono e si avvertì la necessità,
per la fondazione della sua
chiesa tra le nazioni, di educare i giovani per il santo ministero servendosi dei regolari
mezzi di educazione.
Richiamandosi a Romani 3,
2, il predicatore prosegue che
la chiesa ha la divina missione
di proclamare la parola di
Dio, di ricevere dalla parola di
Dio la sua condotta di fede e
di studiare la teologia secondo queste parole. Per questo
la chiesa ha designato il reve
rendo fratello NN a esercitare
i suoi talenti in questa scuola.
Il predicatore esorta a questo
punto il neoprofessore a
esporre ai suoi allievi i misteri
della fede, di metterli in guardia dinanzi agli errori vecchi e
nuovi, che essi non devono
essere istruiti soltanto come
maestri, ma anche come pastori a cui è affidato il gregge
del Signore, ad aiutare gli allievi perché mantengano tra
di loro l’ordine e la disciplina,
cosicché il Seminario possa
godere del rispetto, dell’aiuto,
dell’apprezzamento, e della
preghiera della chiesa.
Il professore viene esortato
a essere di buon esempio agli
studenti. Essi non devono solo ricevere profitto dal suo insegnamento, ma trovare in
lui un esempio di vera bontà.
Il predicatore, quindi, domanda al neoprofessore: 1)
se egli si sente di essere legittimamente chiamato dalla
chiesa di Dio e perciò da Dio
stesso a quest’ufficio; 2) se
egli crede che i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento
siano parola di Dio e se accetta la confessione di fede
della chiesa come la più vera
espressione della dottrina di
salvezza; 3) se promette di
adempiere a quest’ufficio secondo la stessa dottrina descritta e di ornarlo di una
buona vita; 4 ) se in caso di
errore, nella vita o nella dottrina, promette di sottomettersi a quanto stabilito dalla
chiesa, e se necessario, alla
disciplina della chiesa. A
queste domande il neoprofessore risponde: «Con tutto
il mio cuore».
Giovanni Musella
Prosinone
Grazie!
i8%o; i cattolici
hanno ragione?
Sono rimasto sconcertato
“alla decisione, assunta a
F“^5*issima maggioranza
« Sinodo valdese, di incavare anche le scelte non
•presse dell’otto per mille
^emetto, a scanso di
all’interno dell’
tnr! I sono mai stato
»tamente contrario alaci-j f*^®tiendo vi si potesse
però a due precise
n. 1) che i proventi
(jyij,®®’^ssero a finanziare atJ2i“f*'‘^^®siestiche e di culto
«co c riguardassero le
non espresse.
®P®tta contestazione alla
si *^°ndizione si notò che
di una limitazione
effetti®*'*® (ipocrita?), ma non
ciò infatti che si ri*wiava in' diaconia (perdall’Opm) si
dello «ostentamento
to pastorali e di cul
®*“^inte quindi indirettatiio *5 meno chia
Hentó j ^ contiene indubbiadel vero sul piano meferf) *®.®nntabile, non mi ha
(latini^ ^n^Yero convinto: la
nttJ, '°ne ricordata voleva
‘zione ricordata voleva
latita V®'® ** concetto sepanhe la fede-chiesa è so
stenuta dai fedeli, mentre la
diaconia riguarda tutti, coloro
che fanno parte della chiesa e
coloro che non ne fanno parte e voleva ricordare ai primi
che è solo dono e onere loro
sostenere la propria fede e i
propri ministri: dovendo però
provvedersi da parte dei fedeli a sostentarli con significative contribuzioni, altrimenti è
logico che i pastori siano
sempre più favorevoli, per
istinto di conservazione, alTOpm. È ben noto, vedendo il
livello medio di contribuzioni
ecclesiastiche, quale squallida risposta la concezione appena ricordata abbia ricevuto
nelle chiese bmv.
La seconda condizione mi è
sempre sembrata del pari irrinunciabile: si dovrebbero utilizzare i fondi dell’otto per
mille solo su impulso di chi,
in consapevole libertà, ce li
vuole davvero destinare, sulla
base di un circuito virtuoso di
responsabilità che, questa
volta, poiché è in gioco la diaconia, nel senso di aiuto a
prescindere da ogni appartenenza confessionale, riguarda
un ambito più vasto dei fedeli
strettamente intesi (ma sempre quelli che ci scelgono!).
Certo le condizioni, i paletti appena ricordati possono
essere discutibilissimi, ma
sono dei limiti, costruiti cer
cando di argomentarli sulla
base di (nostri) principi. Siccome però la potenza «epidemica» (nel senso che ci conquista sempre più) delTOpm
continua imperterrita (e credo presto farà cadere anche
la distinzione culto-diaconia), delle due Luna: o noi
protestanti italiani siamo dei
testoni, che non hanno capito il mondo e per troppi anni
si sono attestati su un indifendibile passato (può esser
vero e allora bisogna dare ragione al cattolicesimo che è
stato, sulTOpm, quello che
aveva visto giusto fin dall’inizio e, chissà, vedrà magari
anche giusto sulla politica
scolastica su cui probabilmente, tra una decina d’anni,
concorderemo?), oppure siamo noi protestanti che abbiamo perso la bussola e andiamo a tentoni, nel senso
che abbiamo assoluto bisogno di fondi (per ottime cause!) e andiamo a procurarceli
senza tanti complimenti.
Sono davvero amareggiato
dall’atteggiamento delle nostre chiese che mescolano decisioni dettate dall’urgenza
della «prassi», prese «in stato
di necessità» (almeno si abbia
il coraggio di cambiare esplicitamente i principi Opm!
Può darsi che ciò debba essere fatto, lo dico sul serio e
non come artificio retorico,
ma lo si dica allora chiaramente), con impennate laicoseparatiste, per nulla sostenute da comportamenti pratici (che richiederebbero una
decisa virata nelle contribuzioni ecclesiastiche dei fedeli;
d’altronde mi capitò di sentire con le mie orecchie da
membri di chiesa battisti che
sarebbe ora di prendere l’otto
per mille per ogni cosa, così
la si smette di chiedere soldi).
Mi è successo nei dieci anni passati, in scritti storicogiuridici, di sottolineare come le scelte selettive in tema
di Opm assunte in passato
dalle chiese protestanti bmv
si sforzassero di perseguire
trasparenza e laicità nel modo di impostare i rapporti tra
stato, chiese e cittadini. Ho il
serio timore (pazienza) di
aver raccontato delle frottole: comunque a forza di
sbucciare il carciofo delTOpm stiamo, lo ripeto, dando ragione ai cattolici e a chi,
in questa materia, la pensa
come loro (e allora su ciò occorre davvero riflettere) non
decidere quel che «ora ci serve» e poi passare oltre). Che
avessimo torto prima o adesso non è il caso di sentirsi un
po’ a disagio?
Stefano Sicardi - Mondovì
EBRAICO
BIBLICO
Giovedì 4 ottobre - ore
18,30-Firenze
'■M'- ■"
nei locali della
Libreria Claudiana
(borgo Ognissanti 14/r)
Presentazione del corso di
ebraico biblico organizzato
dal Centro culturale protestante«?. M. Vermigli»
È quasi un anno o forse anche più che sono abbonato al
vostro settimanale Riforma,
che ricevo regolarmente a
stretto giro di posta. Desidero
congratularmi con il direttore
e con tutta la redazione al
completo per la ricchezza, serietà e onestà di informazione
dei vari articoli che sono molto interessanti e nello stesso
tempo fanno discutere.
Alessandro Prochet
CoUeretto Castelnuovo (To)
■ PARTECIPAZIONI M
RINGRAZIAMENTO
«L'anima mia s’acqueta
in Dio solo»
Salmo 62, 1
Le famiglie Beux, Bianconi e
Long ringraziano tutte le persone
che hanno preso parte al loro dolore per la perdita deila cara
Mary Long
Un grazie particolare al personale dell’Asilo dei vecchi di San
Germano che l’ha curata con dedizione e affetto nei suoi ultimi
anni, al past. Luciano Deodato e
all’organista Manuela Bouchard.
San Germano, 9 settembre 2001
La scuola
domenicale
Abbonamento per l’interno ......................L. 35.000
Abbonamento sostenitore per l’interno...........L. 50.000
Abbonamento per l’estero .......................L. 40.000
6 0 più abbonamenti
allo stesso indirizzo (i’uno)...................L. 30.000
da versare sul c.c.p. n. 18345223 Intestato a «Comitato Scuole Domenicali»
via Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano
16
PAC. 16 RIFORMA
venerdì 28 SETTB^,^^
Nicaragua: in vista delle elezioni politiche previste per il prossimo 4 novembre
Lettera degli evangelici ai tre candidati alla presidenza
Il Consiglio delie chiese
evangeliche del Nicaragua
(Cedap) ha segnato i’inizio
ufficiale della campagna elettorale chiedendo ai politici di
non accontentarsi di fare
promesse in aria. I candidati
alia presidenza dovrebbero
«impegnarsi nei confronti del
popolo nicaraguese ben al di
là delle promesse elettorali,
evitando le violenze, fisiche e
verbali», si legge in una lettera del Cedap del 14 agosto.
La lettera è rivolta ai tre
candidati all’elezione presidenziale, prevista il prossimo
4 novembre. Gli elettori del
paese dovranno non solo scegliere un presidente e un vicepresidente ma anche eleggere 90 deputati aU’Assemblea nazionale, nonché 20
rappresentanti al Parlamento
regionale dell’America Centrale. Anche se la campagna è
iniziata ufficialmente il 18
agosto i raduni elettorali si
succedono da mesi, segnati
da violenze fisiche e verbali. I
sondaggi indicano che l’ex
presidente Daniel Ortega,
candidato del Fronte sandinista di liberazione nazionale,
ha un lieve vantaggio su Enrique Bolanos, attuale vicepresidente e candidato del partito liberale costituzionalista al
potere. In terza posizione si
trova il candidato del partito
conservatore Alberto Saborio.
Ci sono solo tre candidati.
Dopo l’accordo controverso
concluso lo scorso anno tra i
liberali e i sandinisti, è praticamente impossibile per i
partiti più piccoli partecipare
aUe elezioni. Di conseguenza, il Sentiero cristiano, partito evangelico il cui candidato aveva ottenuto il terzo
Daniel Ortega, qui con Fidel Castro, è uno dei candidati
posto alle elezioni presidenziali del 1996, appoggia Enrique Bolanos. Un partito evangelico più recente, il Movimento per l’unità cristiana,
appoggia i sandinisti.
La lettera del Cedap, firmata dal suo presidente, Jose Alguera, sottolinea che i protestanti e gli evangelici sono
«estremamente preoccupati»
dalla «scarsità di posti di lavoro nel paese, dai fallimenti di
banche di cui alcuni traggono
profitto, dai salari astronomici di alcuni funzionari, dalla
polarizzazione delle principali istituzioni dello stato, e dalla situazione di carestia» che
imperversa in alcune zone
colpite dalla siccità.
La lettera contiene 18 domande, tra cui la separazione
tra chiesa e stato, la soppressione di «alti salari che sono
un’offesa alla dignità dei po
veri»; un salario minimo che
permetta di comprare i 53
prodotti di base necessari a
una famiglia di sei persone,
l’assegnazione del 7% del
prodotto interno lordo alle
cure sanitarie, un sostegno
alla produzione alimentare di
piccole imprese agricole, e
un programma nazionale mirante a impedire la violenza
contro i bambini e le donne.
Nel sottolineare che il Nicaragua risulta fra i paesi più
poveri e più corrotti dell’emisfero Nord, il Consiglio chiama i candidati a «lottare attivamente contro la corruzione
affinché possiamo dare la nostra fiducia al governo che
sarà eletto il 4 novembre». Il
Consiglio chiede inoltre l’applicazione di leggi che garantiscano alle comunità autoctone della costa caraibica del
Nicaragua il diritto di con
trollare le proprie risorse e la
propria vita politica.
Il 18 agosto Daniel Ortega
ha iniziato la riconquista
della presidenza partecipando a un raduno elettorale di
fronte a migliaia di persone,
a Waspan, nel Nord-Est del
paese, dove si trova una delle
comunità interessate alle
leggi di autonomia. Negli
Anni 80, questa zona era stata dilaniata dalle violenze,
quando la Cia sosteneva i
gruppi autoctoni armati in
lotta contro il regime rivoluzionario di Daniel Ortega.
Ortega, che è apparso all’incontro in compagnia di
Steadman Fagoth, ex leader
dei gruppi autoctoni armati
antisandinisti, ha chiamato
alla riconciliazione, e ha riconosciuto che il suo governo
non si era comportato bene
nei confronti delle comunità
autoctone. Ha promesso di
fasciare le ferite che sussistono dal tempo della guerra
fredda: «Dobbiamo lasciare
dietro di noi l’odio e il risentimento per andare avanti e
risolvere tutti i problemi del
paese», ha detto.
Ma i vescovi cattolici romani del Nicaragua, in una
dichiarazione controversa
del 15 agosto, hanno sconsigliato agli elettori di credere
che i candidati potranno facilmente cambiare la loro
politica. «La conversione è
possibile, ed è richiesta da
parte dei cristiani, ma essa
dovrebbe essere accompagnata da segni di cambiamenti, sull’esempio di san
Paolo che ha smesso di perseguitare i cristiani», scrivono i
vescovi che da oltre vent’anni
sono in lite con Ortega. (eni)
...M Su iniziativa della chiesa protestante
India del Nord: campagna
di informazione sull'Aids
Una delle più grandi chiese
protestanti dell’India ha deciso di lanciare un vasto programma di sensibilizzazione sull’Aids. «Siccome l’Aids
rappresenta uno dei pericoli
più seri per la salute in India,
estenderemo la nostra campagna di educazione a tutte
le diocesi», ha detto Karuna
Boy, coordinatrice del programma di lotta contro l’HivAids della Chiesa dell’India
del Nord. Secondo cifre fornite di recente dall’Onu-Aids,
sui 34,3 milioni di persone
colpite dall’Hiv-Aids nel
mondo, oltre il 10% (3,7 milioni) vivono in India. La
chiesa ha già formato 3.000
studenti nella capitale, New
Delhi, fra i 15 e 1 18 anni, i
quali diventeranno giovani
educatori, ha precisato Karuna Boy. «A loro volta, questi
giovani diffonderanno il
messaggio sui mezzi per prevenire la malattia». Anche
scuole non cristiane della
capitale hanno chiesto alla
chiesa di organizzare programmi di educazione.
All’inizio di agosto, la chiesa ha organizzato un corso di
formazione per 60 animatori
giovanili e volontari per insegnare loro a mettere in piedi
programmi simili rivolti agli
studenti della loro regione.
Secondo uno dei partecipanti
al corso, Deepak Yohan, un
assistente sociale proveniente
dall’India centrale, «i cristiani
sono il primo gruppo religioso
a intraprendere questo lavoro
di informazione sui mezzi per
evitare l’Aids. L’Aids sta diventando un problema grave
anche nelle regioni ìsqi,
te. Per questo, la chiesa ha i
dovere di sviluppare aJJ
campagna». Un’altra
pante, Shona Thangavel d i
la diocesi di Nagpur, afférm
di volere «portare que.^
messaggio nei villaggi lonb
ni, in particolare alle donaà
che non hanno mai senth
parlare dell’Aids. Nelle cim
gli abitanti hanno più qccj
sione di sapere come si d«
fonde la malattia ma la geme
delle campagne ha poca pm
babilità di essere informatai
L’anno scorso, un rappon,!
nazionale sulla salute ha indi
cato che il 60% delle donne
indiane non aveva mai Sentito parlare dell’Aids; laciiia
era più alta per le donne ahitanti nelle zone isolate e per
quelle analfabete.
Il programma di sensibili,
zazione all’Aids è organizza
to dal dipartimento della sa
Iute della chiesa. Secondo Sa
muel Kishan, che dirige que
sto dipartimento, «dopo que
sta formazione, gli animato
ri giovanili e i volontari tot
neranno a casa per lanciare
la campagna nelle diocesi,
Dobbiamo fare parteciperei
giovani a questa azione perché essi rappresentano il ceto
più vulnerabile della società
La Chiesa dell’India del Nord,
fondata nel 1970, è nàta dall’unione di sei chiese protestanti e anglicane. (eni)
Nev
notizie o\ angeliche
Documento elaborato da un «Gomitato ecumenico» durante la Conferenza di
Combattere il peccato del razzismo
Dufban e presentato alFassemblea da Desmond Tutu
ovunque nel mondo
Il documento che presentiamo è
stato elaborato da un «Comitato
ecurnenico» (composto da chiese
cristiane e organismi ecumenici intemazionali) durante la Conferenza
sul razzismo a Durban (Sud Africa)
e presentato all'assemblea dal Premio Nobel per la pace, arcivescovo
Desmond Tutu.
«n razzismo è un peccato. È contrario alla volontà di Dio di amore.
pace, uguaglianza, mustìzia e compassione per tutti. E u
un affronto alla dignità umana e una evidente
violazione dei diritti umani.
La dignità umana è un dono di
Dio per tutti gli esseri umani. È il
dono dell'immagine e somiglianza
di Dio in ogni essere umano, n razzismo dissacra l’immagine di Dio
che è in ogni persona. I diritti umani costituiscono una protezione per
la dignità umana. Noi partecipiamo
alla battala per i diritti ummi per
restaurare l'integrità che è stata
spezzata dal razzismo. La battaglia
contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobìa e le intolleranze connesse è la battaglia
per santificare e affermare la vita in
tutta la sua pienezza.
Il razzismo disumanizza, indebolisce, marginalizza e impoverisce
^ esseri umani. Le sue forme istituzionali e sistematiche hanno causato la morte di molte persone, il
sacchepjio delle risorse, la decimazione di comunità e nazioni.
Il razzismo, la discriminazìonfe
razziale, la xenofobia e le Intolleranze correlate, singolarmente e
collettivamente conttmuiscono tuG
te à umiliare la nostra comune
umanità. Essi si sviluppano fra le
intersezioni defia razza, della casta,
del colore, dell’età, del genere,
deirorientamento sessuale, della
classe, dello sradicamento, deH’etnicltà, della nazionalità, della lingua e d^a disahilità. Eo smantellamento e lo sradicamento del razzismo richiedono che ci si riferisca a
tutte le sue manifestazioni ed
espressioni storiche, in particolare
la schiavitù e U colonÉdismo,
Come persone di fede ci appellia
mo a tutte le persone, le organizzazioni non governative e i governi
perché si impegnino seriamente a
rompere il cerchio del razzismo e
sostenere gli oppressi per raggiungere rautodeterminazione e istituire comunità sostenibili, senza violare i diritti degli altri.
n tempo per smantellare e sradicare il razzismo è adesso. È urgente
che noi e le nostre chiese ammettiamo la nostra complicità e partecipazione alla perpetrazione del
razzismo, della schiavitù e del colonialismo, altrimenti non saremo
credibili. Questo riconoscimento è
problematico perché conduce agli
atti necessari della scusa e della
confessione, del pentimento e della
riconciliazione, e della guarigione e
della pienezza.
Tutti questi elementi sono parte
della riparazione dovuta alle vittime
del razzismo passato e presente.
Corde comunità di fede ci impegniamo nella battaglia contro il
razzismo e tutte le sue manifestazioni nella speranza che il popolo
di Dio compia oggi il mandato dell’Evangelo, che "tutti siano uno"
(Giovanni 17,21).
Per questi obiettivi el impegniamo a proporre lè seguenti priorità
alla Conferenza mondiale contro il
rapiamo, così come alle nostre
chiep e ai correlati organismi ecumenici ed istituzioni:
2 - Palestina
Per la fine dell’occupazione colonialista di Israele nei Territori occupati palestinesi, il raggiungimento
del diritto di autodeterniinazione
da parte dei palestinesi, incluso il
diritto di tornare, e per la creazione
di uno stato palestinese sovrano.
Incoraggiamo il dialogo fra ebrei,
musulmani e cristiani per promuovere la pace, la tolleranza e relazioni armora'ose.
di invio che in quelli di accoglienza.
Chiediamo ai governi di elaborare
leggi e di fermare il traffico di donne e bambini per lo sfruttamento
sessuale e per il lavoro domestico.
La povertà e lo sradicamento generano razzismo. Bisogna analizzare
la relazione fra migrazione, povertà
e sradicamento, in particolare in
relazione alla privatizzazione e alla
globalizzazione.
3-1 Dalit e la discriminazione
basata sulla casta
Per il riconoscimento dei Dalìt
fra le vittime della discriminazione
razziale e perché la discriminazione basata sulla casta venga inclusa
nella lista delle fonti di razzismo.
Inoltre, che siano elaborati meccanismi dalle Nazioni Unite e dai governi per proibire e correggere la
discriminazione in base al lavoro e
alla nascita.
1 - Schiavitù, colonialismo
aparthdd e riparsdoni
Per le nostre chiese e governi,
ammettere che essi hanno tratto
benefìcio dallo sfruttamento degli
africani e del loro discendenti, degli asiatici e dei loro discendenti,
degli indigeni, attraverso la schiavitù e il colonialismo. Inoltre chiediamo alle nostre chiese di considerare il problema defia riparazione come un modo per riparare al
male fatto, e di rendere chiaro che
il commercio di schiavi transaha*
rtano e transoceanico, attraverso
l’Atlantico, il Pacifico e l’Indiano, e
tutte le forme di schiavitù costituiscono crimini contro Tiunanità.
4 - Rom, sind e nomadi
Che le chiese e i governi riconoscano di avere sfrattato ì rom attraverso la schiavitù, l’emocidio e l’assimilazione. 1 governi dovrebbero
adottare misure immediate e concrete per sradicare la diffusa discrimmazione, persecuzione, stigmatizz^ione e violenza contro le persone
citate sulla base delle loro origini sociali e defia loro identità. Bisogna
assicurare loro assistenza pubblica,
incluso l'alloro, l’educazione, l'assistenza medica e il lavoro, còsi come la cittadinanza e la partecipazione politica. Bisogna affrontare tutte
queste preoccupazioni con la partecipazione dei rom, dei sinti e dei nomadi e delle loro comunità.
6 - Migranti, richiedenti asilo
rifugiati e profughi interni
Riconoscere che il razzismo in
tutte le sue forme è alla base della
discriminazione nei confronti di
migranti, richiedenti asilo, rifùgiati,
profughi, persone prive di documenti e profughi interni Chiediamo alle Nazioni Unite di appellarsi
ai governi perché mettano in pratica azioni appropriate per proteggere tutti i diritti di questi mdividui,
tanto nei paesi che li ricevono
quanto in quelli d^ cui partono, assicurando loro libertà di movimento, un’equa possibilità di accesso
airedUcazlone e alle cure sanitarie,
all’alloggio e ai servizi legali.
umana. Anche le chiese devono
esaminare la loro complicità nel
rintolleranza religiosa nel passato
e nel presente. Chiediamo alle
chiese e ai governi dì rispettare la
libertà di credo e religione e proteggere il diritto di culto. Dobbiamo ammettere l’impatto negativo
della religione, incluso l'uso acritico delle sacre scritture che impropriamente conduce ad affermatela
superiorità di un gruppo su di un
altro, e in particolare riguardo alle
donne, e intraprendere iniziative
immediate per denunciare la violenza che ne deriva.
7 - Popolazioni indigone
5-Lavoratori migranti
e giobaiizzaaJmie
Assicurare che tutti i lavoratori
migranti abbiano il diritto a oneste
condizioni di lavoro, salari adeguati
e il diritto di organizzarsi (liberi dal
razzismo, dalla discriminazione
razziale, dalla xenofobia e dalle intolleranze correlate) tanto nei paesi
Unire gli sforzi insieme a tutte le
istituzioni per la solidarietà con le
popolazioni indigene nelle loro
battaglie per rautodeterminazione
e nei loro sforzi per costruire comunità pacifiche e sostenibili e per
salvaguardare le loro conoscenze
indigene, le loro risorse, la terra e i
loro antichi domini, liberi da discriminazioni e basate sul rispetto, la
libertà e l'uguaglianza. Inoltre esortiamo tutti a cogliere la ricchezza
della varietà sociale, culturale, spirituale e linguistica delle popolazioni indigene.
9-Bambini e giovani .
Dare sicurezza e forza ai bambini
e ai giovani perché abbiano voce e
siano inclusi nelle strategie anti
razziste. Le Ong e i governi dovrebbero sviluppare programmi consultando bambini e giovani su tutti i
temi finalizzati a educarli sui propri
diritti, coinvolgendoli nelle decisioni dì carattere culturale,-politico eri
economico e assistendoli nello sviluppo di una identità positiva, assicurando che il loro retaggio etnico,
indigeno, linguistico e religioso
venga valorizzato.
8 - Libertà religiosa
Promuovere la libertà religiosa
come diritto umano. Ogni intolleranza, aggressione o negazione di
questa libertà nei confronti di
chiunque e di qualsiasi comunità o
società è un attacco alla dignità
10 - Foitow>up e processi di
moiiitora^o
Assicurare che vi siano chiare misure per la prosecuzióne e il monitoraggio, tanto per lo sviluppai
quanto per l’adesione alle aspirarioni contenute nella Dichiarazione e alle azioni concrete contenute
nel Programma di azione della
Conferenza mondiale contro il r^'
zismo. Considerando la specifici»
delle esperienze femminili rispetto
al razzismo, il ProgrammS di azione
deve incorporare un’analisi sul ge^.
nere. Devono essere sviluppati piani di azione a livello nazionale,
identificando e assegnando risoffC
per Io sviluppo di questo progra^
ma. Il Programma di azione dovrà
essere attento alle questioni di genere, ad ogni livello: locale, nazionale ed intemazionale».
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