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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE. VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 2(^B legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancato recairito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
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Anno IX - numero 30 - 26 luglio 2002
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■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
DIO CANCELLA
LE TENEBRE
«Il Signore, il mio Dio, illumina le
mie tenebre»
(Salmo 18, 28)
DI notte la città in cui vivo è illuminata e il riverbero delle sue
luci impedisce di scorgere le stelle
nel cielo. La metropoli è un’immensa stanza illuminata ma è una stanza
chiusa, senza finestre né balconi. Si
cammina fra le luci e la gente nel
suono disarmonico del traffico. La
città, talvolta, mi sembra un gran recinto in cui cose e persone stanno
insieme più per costrizione che per
libera scelta. La grande città appare
come una persona, un tempo allegra,
bella e giovane che, con lo scorrere
del tempo, è diventata triste e sfiorita, e tuttavia conserva ancora qualche piccolo segno della sua antica
gioiosa bellezza. Tante luci rivelano
un segreto timore del buio; gli uomini e le donne sono come bimbi impauriti dall’oscurità. Penso che il
buio più temibile non sia fuori di
noi, nel cielo notturno o nel vicolo
segreto fra le ombre, ma dentro di
noi. Le tenebre del cuore sono l’angoscia e la fragilità crescente della
speranza e della fiducia nell’awenire.
PENSARE a Dio nella grande città
è difficile, perché si è appiattiti in
un presente di luce artificiale e si corre alla ricerca di ciò che spesso ci delude; eppure si corre, non puoi fermarti: la corrente del grande fiume
umano e ti travolge. Nella grande
città siamo tutti più piccoli, ma dentro di noi le tenebre rimangono
grandi, anzi la dimensione dello spazio che ci circonda modella le proporzioni dei nostri timori. Abbandonati nella grande stanza chiusa saremmo irrimediabilmente perduti; la
luce artificiale non basta a donare sicurezza. La promessa di Dio si è realizzata in Gesù Cristo. Questa affermazione la riceviamo mentre le tenebre del cuore ci impediscono di scorgere la possibilità della gioia che appaga lo spirito e il corpo. Il credente
del Salmo conosce le tenebre del cuore umano, ha vissuto l’abbandono e
il dolore; sì, Dio ha squarciato l’oscuro diaframma dello spirito umano e
ha aperto orizzonti insperati. Il destino dell’essere umano muta nell’incontro con Dio: «La luce splende nelle tenebre» (Giovanni 1, 5).
Questa immagine di Dio è per
coloro che sono sotto il cielo
senza stelle e hanno fitte tenebre nel
onore. Dio è il liberatore dalla pri^onia del dolore. Egli ci avvia verso
suo futuro che, in Cristo, è anche
nostro. Essere testimoni dell’Evange° significa non temere che le nostre
tenebre
siano eterne e imparare a co
ittunicare la bellezza della liberazio'tO' Il nostro spirito potrà volare
gioioso, perché la stanza della solitudine è aperta sull’incantevole scena10 dell’amore di Dio per gli esseri
^ ani. «o Dio, io ti cerco dall’alba
questo giorno. Aiutami a pregare,
^n me ci sono tenebre ma tu sei la luabb'° sento solo ma tu non mi
Sei **^1 sento inquieto ma tu
1 la pace; non comprendo le tue vie
® tu conosci quale sia la via per
(Dietrich Bonhoeffer). La cosej*^**^ dei credenti è chiamata a esza ^Ì^t^i'ut'ia messaggera di speranumanità rassegnata al dolore.
Antonio Adamo
■■■villaggio globalej
I L'econonm ai sennzio detta vHa Cristiani in Bangiadesà
di MAHEO PASSINI di SARA SPEICHER
Il Rapporto 2001 -dell'lstat evidenzia problemi in parte già noti
La linea della povertà
Sostanzialmente invariata la povertà relativa, è rilevante lo squilibrio territoriale tra
famiglie povere al Nord, al Centro e al Sud. Un fenomeno quasi «invisibile»
ECO DELLE VALLII
GIORGIO GUELMANI
Tpoveri li avete sempre con voi»-.
ogni anno nel mese di luglio,
ristat (Istituto nazionale di statistica) annuncia a una distratta opinione pubblica che nella ricca e potente
Italia ci sono ancora milioni di poveri. Il rapporto «La povertà in Italia
nel 2001» (consultabile sul sito www.
istat.it/notizie/poverta2001.pdf)
consente utili quantificazioni e confronti. Vediamone in breve alcune
cifre. Prima di tutto, come in tutte le
indagini sulla povertà, vanno distinti
due concetti; povertà relativa e povertà assoluta. Povertà relativa significa stare sotto una certa soglia di
reddito, che dipende dal reddito
complessivo del paese. Quindi anche paesi ricchissimi possono avere i
Un testo pluralista
Oratori: una
legge rispettosa
È stato approvato il 16 luglio dalla
Camera dei deputati il disegno di legge relativo ai finanziamenti statali a
oratori cattolici e analoghe strutture
di altre confessioni religiose. Un testo, secondo il presidente della Fcei
Gianni Long, «rispettoso della Costituzione e del pluralismo religioso in
Italia». Si legge infatti che «lo Stato riconosce e incentiva la funzione educativa e sociale svolta nella comunità
locale, mediante le attività di oratorio o attività similari, dalle parrocchie e dagli istituti religiosi cattolici
nonché delle altre confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato un’Intesa». Perplessità generali rimangono invece perché «con questi
finanziamenti “a pioggia” lo Stato si
scarica di compiti che sarebbero prima di tutto dei pubblici poteri», (nev)
propri «poveri relativi» (magari più
ricchi di molti abitanti di paesi poverissimi), se la distribuzione del reddito è abbastanza squilibrata. La soglia di povertà si calcola sulla base
della spesa media mensile prò capite
per consumi, che nel 2001 per l’Italia
era di 814,55 euro: una famiglia di
due componenti la cui spesa è inferiore o uguale a questa cifra è considerata povera (per famiglie più numerose la soglia si alza secondo una
«scala di equivalenza»).
La povertà assoluta si avvicina al
concetto più immediato di povertà:
significa essere al di sotto del livello
di sussistenza: l’Istat lo determina
sulla base di un paniere di beni e
servizi rivalutato annualmente, che
per il 2001 assumeva il valore di
559,63 euro mensili (sempre per una
Evangelici milanesi
Tettamanzi
reazioni positive
Reazioni positive da parte delle
chiese evangeliche milanesi alla nomina del card. Dionigi Tettamanzi a
successore del card. Martini. «Siamo
soddisfatti di questa nomina - commenta il pastore della chiesa battista,
Martin Ibarra - e auspichiamo che il
clima di autentica collaborazione
ecumenica già sperimentato in questi
anni prosegua senza esitazioni. Ecumenismo e collaborazione fra le chiese sono stati centrali nel ministero di
Martini; il nostro sentito auspicio è
che il cardinale Tettamanzi prosegua
in questa linea di apertura ecumenica
e dialogo intenso». Analoga la posizione del pastore valdese Antonio Adamo; «Le chiese evangeliche - spiega in un’intervista a Avvenire-hanno
bisogno di un atteggiamento di continuità nell’apertura ecumenica», (nev)
famiglia di due componenti). In base
a questi criteri, nel 2001 2.663.000 famiglie (il 12% del totale), per un totale di 7.828.000 individui (il 13,6%)
erano da considerarsi «poveri relativi»; la loro spesa media era del 21,1%
inferiore alla «linea di povertà» (quest’indicatore si chiama intensità della povertà). In povertà assoluta vivevano invece 940.000 famiglie (il
4,2%), formate da 3.028.000 individui (il 5,3%): l’intensità è del 19,3%.
Negli ultimi anni, il dato della povertà relativa è rimasto sostanzialmente stabile: la percentuale del 12%
rilevata nel 2001 è identica a quella
del 1997 (è più o meno l’arco temporale dei governi ulivisti), con piccole
oscillazioni. Quel che balza all’occhio
Segue a pag. 11
ì Valli valdesi
Cabina di regia
per Torino 2006
Nell’organizzazione dei Giochi
olimpici invernali di Torino 2006, la
maggiore difficoltà è relativa alla preparazione dei siti e degli impianti di
gara, nonché delle infrastrutture: per
questo il presidente del Comitato, Valentino Castellani, giudica opportuna
la creazione di una vera e propria
«cabina di regia». Quanto agli impianti per gli sport del ghiaccio, si
prevede che entro marzo 2003 siano
appaltahili i lavori per il palazzetto di
Torre Pellice, destinato a ospitare gli
allenamenti delle squadre di hockey.
L’impianto di Pinerolo verrà modificato per il curling. In vai Chisone i lavori più importanti (oltre a quelli per
i trampolini a Pragelato) riguarderanno la variante di Porte alla statale 23.
A pag. 7
diC.BORGARELLOeF.RENZI
aBMHSBiaiaiaaiBiaÉiHiA
L'OPINIONE
GENOVA
UN ANNO DOPO
È passato un anno dalle manifestazioni di protesta verso i G8 da parte del
movimento no global, oggi rinominato
movimento dei movimenti o movimento per la globalizzazione dei diritti. Per l’opacità delle «indagini» sul
comportamento delle forze dell’ordine
e sulla morte di Carlo Giuliani, per la
dimensione simbolica assunta da quelle giornate, dal 15 al 21 luglio sono state organizzate a Genova iniziative artistiche, dibattiti e una manifestazione.
Non c’è alcuna zona rossa e nessun
evento che renda necessario «proteggere qualcuno», ma il questore di Genova non sembra voler riconciliare la
città con la società civile riproponendo
elicotteri e dispiegamento di polizia.
Ciò era già consistente mercoledì 17
nei pattugliamenti sull’autostrada e
neOe stazioni, e nel passaggio di eUcotteri su Palazzo Ducale, già sede del G8,
dove è stata allestita una mostra fotografica con filmati delle manifestazioni
dell’anno scorso. Il cortile ha ospitato
quella sera un incontro di riflessione
promosso dal Comitato piazza Carlo
Giuliani, costituito il 5 giugno dai familiari e da un gruppo di amici, fra cui
esponenti di una comunità di base genovese. Presenti anche i genitori di
Carlo, l’intento era quello di uscire dalla contingenza, l’atmosfera era come di
«riconsacrazione» di un luogo profanato un anno prima dai potenti della terra, di elaborazione di un dolore collettivo che non consentiva la rabbia ma
sollecitava un riassetto del pensiero e
delle pratiche, astraendosi da riferimenti alle forme del movimento. Su ciò
si sono misurati i relatori invitati: Giovanni Franzoni, monaco benedettino di
una comunità di base, Monica Lanfranco, organizzatrice dell’incontro delle
donne del giugno scorso, un’esponente
della Commissione globalizzazione e
ambiente della Fcei e Marco Revelli,
docente di Scienza della politica. Credenti e non credenti, dicotomia contestata in nome di un umano bisogno di
trascendenza inteso come orizzonte definito da una narrazione condivisa e
rafforzato da una liturgia.
Forse perché ossessionato dallo scadenzismo, dall’ansia di marcare una
presenza crìtica nei luoghi di decisione
del potere globale (G8, IVto, Fmi e Bm,
Nato), forse perché preso nella sperimentazione della rete come forma di
aggregazione di soggetti tuttora uniti
da domande comuni più che da soluzioni predefinite, volutamente non
ideologico, il movimento sente da un
lato la paura e dall’altro la nostalgia di
universi condivisi tra diversi, di un logos che accompagni l’etica sfidata dai
processi reali. Di fronte alla globalizzazione sia il mondo laico sia quello religioso vengono spiazzati perché essa si
configura come un terzo assoluto che
ripropone di entrambe gli aspetti perversi: portatore di verità monoteiste,
intollerante, fidelizzante e fideista, simulando una pseudo universalità e
fratellanza. Non è di parole però che
sembra di sentire maggiormente la
mancanza ma di coerenza. Per i cristiani di un riavvicinamento a Gesù
che non ha mai disgiunto le poche parole da gesti di guarigione che ha insegnato con semplicità ai suoi, senza
brevetti o riti iniziatici. Che ha condiviso e moltiplicato il cibo. Si è pensato
di ricordare alzando un calice di vino
l’ora in cui è stato ucciso Carlo un anno fa. Forse gli otri - le chiese - sono
diventati troppo vecchi per ospitare vino nuovo/la profezia?
Antonella Visintin
2
PAG. 2 RIFORMA
All’A;
Della Parola
VENERDÌ 261
«^Servi, ubbidite
ai vostri padroni
secondo la carne
con timore
e tremore, nella
semplicità
del vostro cuore,
come a Cristo,
^non servendo
per essere visti,
come per piacere
agli uomini,
ma come servi
di Cristo.
Fate la volontà
di Dio di buon
animo, ^servendo
con benevolenza,
come se serviste
il Signore e non
gli uomini;
^sapendo che
ognuno, quando
abbia fatto
qualche bene.
ne riceverà la
ricompensa dal
Signore, servo
o libero che sia.
Woi, padroni,
agite allo stesso
modo verso di
loro astenendovi
dalle minacce,
sapendo che
il Signore vostro
e loro è nel cielo
e che presso
di lui non c’è
favoritisrrio»
(Efesini 6,5-9)
c’è qui né
Giudeo né Greco;
non c’è né schiavo
né libero; non c’è
né maschio né
femmina; perché
voi tutti siete uno
in Cristo Gesù.
^^Se siete di Cristo,
siete dunque
discendenza
d’Àbramo, eredi
secondo la
promessa»
(Galati 3, 28-29)
«^'Sei stato
chiamato essendo
schiavo? Non te
ne preoccupare,
ma se puoi
diventare libero,
è meglio valerti
dell’opportunità.
Poiché colui che
è stato chiamato
nel Signore,
da schiavo,
è un affrancato
del Signore;
ugualmente colui
che è stato
chiamato
mentre era libero,
è schiavo
di Cristo»
(I Corinzi?, 21-22)
LIBERATI IN CRISTO GESÙ
La schiavitù deii'anima e queiia materiaie attendono entrambe una iiberazione. E ia
iibertà viene se siamo schiavi di Cristo, in Lui possiamo vedere anche i'umanità nuova
RAFFAELE VOLPE
CI saremmo aspettati, in
questa lettera, una parola
chiara contro la schiavitù. Al
primo impatto con queste parole di Paolo rivolte agli schiavi
cristiani ci sentiamo delusi.
Perché Paolo non abolisce la
schiavitù? Perché non dice ai
padroni cristiani che debbono
liberare i loro schiavi? Certo,,
non si può nascondere l’amarezza, ma non possiamo neppure lasciarci bloccare da questo sentimento. L’Evangelo è la
potenza di Dio, la forza del suo
amore che entra nella nostra
storia umana e la trasforma,
lentamente ma in modo irreversibile. La rivoluzione di Dio
è lenta, segue il ritmo adagio
della pazienza che deve costruire, cellula dopo cellula,
l’uomo e la donna nuovi. Dio
non ama le apparenze, non tollera i trasformismi: opera per
una radicale trasformazione.
La rivoluzione di Dio
La rivoluzione di Dio è radicale, come può esserlo soltanto la grtizia. Ma proprio per
questo ha bisogno di tempo,
deve mettere radici, e benché
le radici non siano visibili daranno alla rivoluzione di Dio,
alla lenta e radicale rivoluzione, di raggiungere il suo obiettivo. Paolo però non offre allo
schiavo la libertà sociale né
chiede al padrone una riforma
dei costumi. Impone però, sia
all’uno che all’altro, di costruire la propria vita misurandosi
con Cristo. E Cristo è nello
stesso tempo schiavo e signore. È schiavo nelle mani dei
suoi esecutori, è schiavo inchiodato sulla croce, ma è signore anche dei suoi stessi assassini, signore risorto dalla
morte. Lo schiavo di fronte a
Cristo signore scopre la sua di
gnità, la nuova dignità che viene dalla grazia, simile a un tarlo che corrode dall’interno
ogni schiavitù. Ma anche il padrone, di fronte a Cristo, si
scopre schiavo senza dignità a
causa del suo potere. II padrone deve abdicare dal suo potere per fare spazio a un potere
più grande: quello di Cristo.
Potremmo dire, in modo paradossale, che Paolo, gli autori
biblici, le chiese, noi stessi,
una volta contaminati dalla
potenza dell’Evangelo siamo
lentamente trasformati anche
contro la nostra volontà, nonostante le nostre resistenze,
malgrado i nostri interessi e le
nostre ideologie. La rivoluzione di Dio è lenta ma efficace.
Paolo non abolisce la schiavitù, ma l’Evangelo sì. Tutto
questo ha delle chiare conseguenze per noi oggi. Noi, figli e
figlie di democrazie in cui la
schiavitù è stata abolita, dobbiamo assecondare la rivoluzione di Dio, fare la nostra battaglia contro le nuove schiavitù e annunciare l’unica liberante schiavitù a ogni uomo e
a ogni donna: la schiavitù solo
a Cristo, quindi la nostra vera
liberazione.
Le nuove schiavitù
V
IVIAMO in un tempo di
nuove schiavitù, anche se
padrone sa che se lo getta via
troverà subito un altro schiavo
pronto al suo posto.
In Thailandia le schiave sono
le bambine e le adolescenti che
sono costrette a prostituirsi nei
bordelli. In Mauritania gli
schiavi possono avere il nome
di Temrazgint che dice: «Come
mia madre e mia nonna sono
nata schiava di Abdallahi Salem». O possono chiamarsi
Fatma, fuggita dal suo padrone
e costretta a lasciare i suoi tre
bambini, per sempre. In Brasile gli schiavi lavorano nei campi di carbone, come Renaldo
che a causa di un debito non
può lasciare il campo, non può
rivedere la sua famiglia, i suoi
documenti sono sequestrati.
Oppure in Pakistan, dove i
bambini mescolano acqua e
terra e le impastano sino a formare zolle, a costruire mattoni
di creta. O in India, dove intere
famiglie sono trasformate in
braccianti agricoli che lavorano l’intera giornata, l’intera vita per il padrone della terra.
L’articolo 1 della Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo
dice che tutti gli esseri umani
sono nati liberi e uguali per dignità e diritti; l’articolo 4 aggiunge che nessuno deve essere tenuto in stato di schiavitù.
Ma oggi ci sono ancora milioni
e milioni di schiavi veri.
guarda anche noi che viyiamo
liberi in società libere. È una
schiavitù complessa, simile a
una moptagna che si corrode
pian piano, che lentamente cede una parte di sé. Ogni giorno
ci scandalizziamo meno del
giorno prima di fronte alla povertà, di fronte alla sofferenza
degli altri. Ogni giorno preferiamo mettere un mattone in
più per garantire la nostra sicurezza, ma anche la nostra solitudine. Quando cediamo sul
tasso di corruzione, come sul
tasso di inquinamento, quando
preferiamo risolvere le nostre
angosce con i farmaci, quando
sacrifichiamo un po’ di ideale e
un po’ di speranza in cambio
del benessere; quando tutto
questo accade, la nostra anima
diventa schiava. Abbassa il suo
sguardo e non ci dà più di vedere oltre noi stessi.
Essere schiavi di Cristo
Signore Gesù, io sono povero e ánche tu lo sei; sono
debole e anche tu lo sei; sono uomo e anche tu lo sei
Ogni mia grandezza viene dalla tua piccolezza; ogni mia
forza viene dalla tua debolezza: ogni mia sapienza viene
dalla tua follia! Correrò verso di te, Signore, che guarisci
gli infermi, fortifichi 1 deboli, e ridoni goia ai Cùori immersi nella tristezza. Io ti seguirò, Siptore Gesù
Aelredo di Rievaubc
non le vediamo o non vogliamo vederle: uomini e donne,
vecchi e bambini vivono in
condizioni di veri e propri
schiavi. Un attento studioso
della schiavitù contemporanea
sostiene che nel mondo ci sono almeno 27 milioni di schiavi. Schiavi, persone che sono
proprietà di qualcuno, come io
posso essere proprietario della
mia automobile. Schiavi che
lavorano per un padrone senza
che alcun diritto sia loro riconosciuto, senza guadagnare
uno stipendio, completamente
sottoposti al potere del loro signore. 11 nuovo schiavo vive
una condizione peggiore del
vecchio schiavo di una volta. 11
vecchio schiavo costava al padrone un prezzo alto e questo
spingeva il suo signore a prendersi in qualche modo cura di
lui. 11 vecchio schiavo aveva
comunque delle tutele. 11 nuovo schiavo costa poco e il suo
La schiavitù dell'anima
Accanto a questa schiavitù fisica, materiale, c’è
una schiavitù meno quantificabile, non visibile a occhio
nudo. È la schiavitù dell’anima. Certo c’è un rapporto molto stretto tra la schiavitù materiale e la schiavitù dell’anima:
lo schiavo si trova molto spesso incatenato non solo mani e
piedi, ma anche nella sua stessa anima; molti schiavi liberati
dalla loro schiavitù, non sapevano essere altro che schiavi.
Come il popolo di Israele, liberato dall’Egitto, che non sapeva fare altro che rimpiangere il
passato di schiavitù o cercare
nuovi padroni a cui affidarsi.
La lunga pedagogia di Dio nel
deserto insegnò a Israele che
la libertà è un lungo processo,
che termina solo quando anche l’anima è liberata.
La schiavitù dell’anima ri
LA schiavitù dell’anima e la
schiavitù materiale attendono, entrambe, una liberazione. E la libertà viene se siamo schiavi di Cristo. Qualcuno
potrebbe chiedersi «Perché
mai la libertà debba procedere
da una nuova schiavitù?». Perché soltanto se siamo completamente schiavi di Cristo, possiamo rispecchiarci in lui, intravedere la nostra umanità. In
Cristo possiamo vedere non
solo la nostra miseria, la nostra schiavitù (perché niente di
buono può venire da noi); in
Cristo possiamo vedere anche
l’umanità nuova. Se siamo
schiavi di Cristo, finalmente
siamo davvero liberi. E la libertà non sarà un semplice
evento, ma un lungo processo,
un cammino nel mondo che
appartiene a Dio, e che siamo
chiamati ad abitare con senso
di responsabilità insieme a
tutte le creature. Sì, tutti insieme, gli animali, sorella Luna e
fratello Sole, gli uccelli dei
campi, gli uomini e le donne
sfruttati, i poveri, tutti insieme
contro la volontà di potere e la
corruzione. Tutti insieme, nervi e muscoli del grande progetto di Dio: la gioia incontenibile
di essere in Cristo i figli e le figlie di Dio.
(Terza di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
Questo è l'ultimo t
del codice domestico ■
guarda gli schiavi e i
droni. Gli altri dueriqn.
davano mogli e maS
figli e genitori. Ho affroi^
tato nelle note degli
mi due numeri di Rifo^
ulti
molte questioni tecnici^
che riguardavano .
live
oì
’m
SIès’
suiti
jgrvizio
sui tenti
e della
Consigi
chiese 0
adelle
nell’am
menti ii
all’inte
confess
da un la
chiese c
lo attua
sue coni
da e sul
tiomira
le chiese
«possi
lappi eci
Hannt
delegati
Europa
comp'et
iversifìi
della lettera, il codici
mestico e la lettura crb
logia dello stesso. '
L'esortazione fatta a<
schiavi va compresa alfe
terno delle relazioniL
miliari che Paolo staesj.
minando: essi sono essea
zialmente servi di casan.
tenuti, per certi asp
familiari. Certamentepuj
destare sorpresa il fattj
che il Vangelo affermi I
guaglianza di tutti gli uj,
mini ma che non sia stati
condannata fin dalPinizid
la schiavitù. Stando ad al
cune stime, nell'impeto
romano esistevano più j
60 milioni di schiavi, cito
un terzo dell'intera pj.
polazione; molti di lo«
diventavano cristiani,S
capisce perché Paolo rivolga loro una lunga ammonizione, rispettòal
breve appello (un solo
versetto) indirizzato al loro signori: forse nella comunità c'erano più schiavi che padroni.
Pur essendo stata al
ta in Cristo ogni si
(Galati 3, 28), l'apostol*'
invita lo schiavo a rimai:
nere nella condizione ili
cui si trova (I Corinzi),
21-22). La chiesa delleom
gini non si è infatti preoccupata di cambiare le istituzioni, esterne ma ha
cercato di trasformarei
rapporti errati tra le
sone, dando dignità vera
alle relazioni che o
nel suo ruolo vive. Il Cf
stiano non può illudeisi
che basti modificare le
strutture; egli sa chejalo
cambiando le relazionili
i cuori) si trasforma la re
altà; d'altra parte questa
non significa che anche
socialmente e politici!
mente non debbano arvenire cambiamenti isti
tuzionali, oppure che noi
siano necessarie una pi|
sa di coscienza della ir
gnità umana e la deni
da di ogni crimine con
l'essere umano. Tutta
sappiamo bene che and
oggi, pur essendo abolì
dal diritto l'istituto del
schiavitù, essa contini«
esistere in forme diveisi ujgjjjjjj
cate sia nel mondo dell
voro sia in meccanisf ,
forzati noi rapporti»
'’Troìtettantaf
oconom
donale);
vevaifioi
melaglc
lo del di
nostre s
stioni e
chiese, n
nsposta
del Sud
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I'esclusic
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pressante ai padroni!^“«pe
non minacciare. Chi èd m ntec
tentore del potere spei
brandisce l'arma del no toze i
to nelle forme più swr mpaesi
te per ottenere favo nanziar
prestazioni e sudditan meno or
La paura generata da sumoitj
minaccia ha una to chesiaf
schiavizzante tra i pi“ botsistic
tenti. I padroni crisu
devono smettere di bagno fa,
giogare i loro servii
tali atteggiamenti, o ||,jg^
no cioè fare atten» *
alle situazioni pera® ijtj
dei loro sottoposti e ' <1111
considerarli s°l°^ pergfaJ
«strumenti Jr
me li definiva ArisWfl,,
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muove sul binario d|"mogni,
Ancora una
volta pad! ?!“dheu
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del servizio: ecco cn ferenti
trova ad afferra ^ W
sconvolgente verità ^
anche i signo!!,“,
servirei loro schiavu« merci e ^
f.» a'i'S
verso di lo^o»- P ^dallg
sono a loro .¡c ^^rem
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sano l'arma del ri«
della minaccia.
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Utrecht: consultazione delle chiese europee su «finanza e globalizzazione»
L'economia al servizio della vita
¡¡credo del libero mercato vede gli esseri umani come individui piuttosto che come persone
appartenenti a una comunità. Evidente la differenza con la visione basata sulla Bibbia
PAG. 3 RIFORMA
MATTEO PASSINI
tra le
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SI è svolta in Olanda la consultazione «L’economia al
servizio della vita», centrata
Ltetni della globalizzazione
* ¿ella finanza e promossa
rflUleanza riformata montale (Armi, dalla Federazione
Stana mondiale (Firn), dal
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) e dalla Conferenza delle chiese europee (Kek)
nell’ambito degli appuntamenti internazionali inseriti
aH’interno del «processus
confessionis», processo che
da un lato vuole richiamare le
chiese cristiane e tutti i loro
membri a riflettere sul modello attuale di globalizzazione,
con particolare riguardo alle
sue conseguenze sulla giustizia e sull’ambiente, e dall’alttomira a definire il ruolo dellechiese e a individuare le lotopossibili risposte agli sviloppi economici mondiali.
Hanno partecipato circa 80
delegati dalle chiese di tutta
Europa e del Canada, con
competenze ed esperienze
iversificate (leader di chiese,
leologi, esperti di sviluppo,
economia e finanza internaàonale): la consultazione doveva<pon solo analizzare come la globalizzazione e il ruolo del denaro influenzano le
suoni e sfide pongono alle
chiese, ma anche produrre la
àposta alle chiese dei paesi
del Sud del mondo che hanno espressamente richiesto
la maggior attenzione sui
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però l’ipotesi di qualsiasi tassazione (come la Tobin Tax)
o regolamentazione sui flussi
di capitali transfrontalieri,
pur riconoscendo che la totale libertà può portare alla destabilizzazione: la libertà dei
capitali in sé non è secondo
loro negativa, anzi nel lungo
termine può beneficiare la
maggior parte della popolazione mondiale: intanto le
crisi sono sotto gli occhi di
tutti e, come diceva l’economista Keynes, «nel lungo periodo saremo tutti morti». '
Ristretta libertà
di movimento delle persone
All’ampia libertà di movimento di merci e capitali si
accompagna ovunque una
restrizione alla libertà di movimento delle persone, nonostante sia proprio la globalizzazione a creare per molti le
condizioni e le spinte verso
l’emigrazione (crisi finanziarie e guerre, media che mostrano in tutto il mondo lo
stile di vita e il benessere dei
paesi del Nord, necessità di
manodopera economica e
flessibile). Va discusso allora
il concetto di libertà: mentre
la libertà cristiana è posta in
relazione agli altri, è una libertà di servire il vicino con
amore, la libertà neoliberista
è una libertà di ricercare e
perseguire ciò che è nel proprio interesse, senza regolamentazioni e confini. L’individuo diventa libero a scapito
delle altre persone e del resto
della creazione. In vista della
consultazione, ciascuna delegazione aveva preparato
un’analisi sugli effetti provocati dalla globalizzazione nella società del proprio paese
(il lavoro italiano è consultabile nella pagina web della
Commissione Glam in www.
fcei.it). I lavori presentati
hanno evidenziato effetti simili, sia positivi che negativi,
in tutti i paesi dell’Europa occidentale: non solo maggiori
opportunità (di conoscenza,
di comunicazione, di prezzi
più bassi, di scelta di prodotti, ecc.), ma anche profonde
ripercussioni sociali e culturali che influenzano la vita
delle persone attraverso la
crescita di ineguaglianza, povertà, ingiustizia e distruzione ambientale.
Mercificazione dei servizi
Questo modello di globalizzazione economica guidato da principi neoliberisti ha
portato i governi ad adottare
misure di «deregulation», liberalizzazione e privatizzazione che stanno mercificando anche i beni e servizi di
base: basti pensare all’acqua,
considerata ormai non come
un diritto di tutti, ma come
una merce da cui ricavare
profitti (cfr. il dossier del
«Tempo del creato»). Il credo
del libero mercato vede gli
esseri umani come individui
piuttosto che come persone
appartenenti a una comunità, come soggetti materialisti e inclini al consumismo
piuttosto che alla cura dello
spirito. L’illusione dominante nelle nazioni ricche è che
un più alto livello di consumo rende le persone più felici: puntare ad avere sempre
di più, al contrario, porta
sempre più persone all’isolamento.
Per un'economia
al servizio della vita
Secondo la consultazione
non si può non vedere la differenza tra il modello economico oggi dominante e la visione basata sulla Bibbia di
un’economia al servizio della
vita, che critica la creazione di
una ricchezza ampiamente
ineguale e valuta la crescita
economica secondo obiettivi
di giustizia sociale e ambientale. Il Vangelo promette la vita in tutta la sua pienezza per
tutte le persone e l’intera
creazione (Giovanni 10,10) e
nel culto inaugurale nel duomo di Utrecht, nel suo sermone basato su Isaia 12 é Matteo
9,35-10,15, il Segretario generale del Cec, Konrad Kaiser,
ha richiamato al compito del
discernimento spirituale: Gesù ha insegnato ai suoi discepoli i valori della gratuità, sufficienza e mutualità: sono
questi i valori principali che
caratterizzano l’alternativa alla logica dell’odierna globalizzazione. Le chiese non possono stare in silenzio se la società prende una direzione
che devia fondamentalmente
dalle norme e dai valori del
Vangelo: c’è in palio il futuro
Si sono incontrati a Graz il 4-7 luglio su iniziativa della Kek
Docenti di tutta l'Europa si interrogano
sul futuro della formazione teologica
ERMANNO GENRE
Mentre l’attività accademica stava chiudendo i battenti per la pausa
estiva, la Conferenza delle
chiese europee (Kek) ha indetto a Graz (4-7 luglio) una
consultazione delle Facoltà
teologiche europee su «Il futuro della teologia». L’incontro era stato preparato da
lungo tempo dal Segretario
agli studi della Kek, prof. Viorel lonita, con l’importante
contributo della Facoltà cattolica di Graz e in particolare
del suo decano prof. Gerhard
Larcher.
Un'Europa da costruire
Al termine della consultazione è stato prodotto un breve documento in cui si incoraggia la cooperazione e il
coordinamento delle Facoltà
teologiche nell’orizzonte di
un’Europa da costruire, con
Tauspicio che la pratica teologica ecumenica possa portare
un valido contributo soprattutto nell’ambito della formazione, tra Est-Ovest e NordSud. Forse per la prima volta,
insieme alle note Facoltà teologiche tedesche (Tùbingen,
Gottingen) e britanniche (Oxford, Edimburgo), si sono incontrate le Facoltà di teologia
dei paesi baltici (Estonia, Lituania, Lettonia), della Scandinavia, di tutti i paesi dell’Est europeo, Russia compresa, in larga parte ortodosse
ma anche luterane e riformate. Certamente per la prima
volta erano presenti docenti
delle facoltà della Slovenia,
della Croazia, di Atene e Tessalonica (per i paesi latini solamente Losanna e Roma).
Un mondo assai vasto e che
appena si conosce.
Due momenti
di approfondimento
Dopo l’apertura a tre voci
del vescovo Egon Kapellari di
Graz, della vescova luterana
Bärbel Wartenberg-Potter e
del metropolita Michael von
Austria e il ricevimento delle
autorità civili di Graz, l’incontro ha avuto due distinti momenti di approfondimento:
l’uno con una serie di relazioni in assemblea plenaria, l’altro con lavori di gruppo. Si sono potute approfondire alcune questioni legate alla relazione teologia-scienze umane, il molo che la teologia assume neH’università e nella
società civile (non ultimo il
problematico insegnamento
religioso), la relazione talvolta
conflittuale tra ricerca teologica universitaria e desiderata
ecclesiastici (con forme di demonizzazione della scienza!),
la tensione tra teologia e
scienze religiose, con tendenze molto diversificate da paese a paese (Konstantin Delikostantis, Tessalonica, prof.
Sven-Erik Brodd, Uppsala).
Un secondo momento di
discussione si è creato attorno alla questione della formazione teologica offerta dalle
facoltà teologiche universitarie, nella relazione teoria e
pratica, soprattutto in vista
delle competenze che i futuri
pastori e pastore devono poter acquisire in vista del ministero (prof. Duncan Forrester,
Edimburgo, prof. Michael
Beintker, Gottinga). L’arco
della formazione varia dai 6-8
anni (vicariato incluso) prima
della consacrazione al ministero, un periodo da molti
considerato eccessivo, da altri
appena sufficiente.
Sul problema della «dura
ta» si è aperta in conclusione
un’accesa discussione sulla
dichiarazione di Bologna (19
giugno 1999), cioè sulla dichiarazione congiunta dei
ministri europei dell’Istmzione superiore (per il governo
italiano la firma è del ministro Ortensio Zecchino). In
questa dichiarazione (che fa
seguito a quella della Sorbona del 25 maggio 1998) i 29
ministri che hanno sottoscritto il testo, si sono impegnati (termine 2010) ad adottare un sistema di titoli fondato su due cicli principali, di
primo e di secondo livello.
Il primo livello prevede una
formazione triennale di «idonea qualificazione nel mercato del lavoro europeo», mentre il secondo dovrebbe condurre a un «titolo di master
e/o dottorato», della durata
di due anni. Promozione e
cooperazione sono i leitmotiv di questa dichiarazione
considerata però impraticabile per la formazione teologica e dettata puramente da
obiettivi economici (ridurre i
costi), senza alcuna riflessione sulla perdita secca che
questa impostazione comporta per la salvaguardia di
una formazione umanistica.
Un futuro incerto
In conclusione, un futuro
alquanto incerto e denso di
problemi per la teologia in
un’Europa che segna il passo
su molte questioni, e che vede al tempo stesso una forte
pressione dei paesi dell’Est in
vista di una cooperazione
che li aiuti a uscire dall’isolamento in cui sono stati costretti a vivere fino al 1989. In
questo quadro l’iniziativa
della Kek è di grande rilievo e
ha certamente un futuro.
L’economia deve essere al servizio delle persone (Foto Eper)
del bene comune della società
e la credibilità della confessione e della testimonianza di
Dio delle chiese.
Responsabilità delle chiese
Va riconosciuto che le chiese stanno tuttora contribuendo a rendere ingiuste le relazioni Nord-Sud, non resistono abbastanza all’idolatria e
al carattere esclusivo dell’economia di mercato neoliberista, mancano di ascoltare la
pena degli esclusi, degli sfruttati, dei senza speranza, non
sono sempre allineate con coloro che cercano alternative,
scélgono la neutralità mentre
dovrebbero schierarsi con gli
emarginati. Oggi le chiese
dell’Europa occidentale devono riconoscere che la promozione del cambiamento è necessaria e urgente, anche se
difficile: nella nostra società
postmoderna sono meno influenti di prima, ma devono
impegnarsi a dialogare con le
istituzioni finanziarie interna
zionali, con quelle dell’Unione europea e con i governi nazionali: devono inoltre cooperare con le forze della società
civile attive in questo campo,
lavorando nello spirito di una
solidarietà globalizzata.
Le chiese devono sensibilizzare le istituzioni che promuovono le pratiche neoliberiste, richiedendo riforme e
una partecipazione più democratica negli organismi intemazionali ^o scopo di promuovere un commercio più
equo e una finanza internazionale meno speculativa e
destabilizzante: devono chiedere maggior responsabilità
sociale e ambientale aUe istituzioni internazionali e alle
imprese, sostenere le esperienze già esistenti di economia alternativa nei campi della finanza e del commercio,
unirsi ai movimenti sociali e
civili, promuovere uno stile di
vita più sobrio e semplice, resistendo al modello culturale
dominante del consumismo.
M Parigi: Consiglio (iella Cevaa
Etica di convinzione
e etica di responsabilità
I membri del Consiglio della Cevaa sono unanimi: la vigilanza della Cevaa sulle questioni dì giustizia, pace e diritti umani è sempre più sollecitata. Le grida di disperazione che giungono alle chiese sono sempre più frequenti
e queste si aspettano che la
Comunità sia portatrice delle
attese degli uomini e delle
donne duramente colpiti
dalla situazione socio-politica ed economica dei loro
paesi. Il Consiglio della Cevaa, riunito dal 19 al 24 giugno scorso a Parigi, presso il
Defap (servizio protestante
di missione e di rapporti internazionali), si è seriamente
preoccupato della parola
pubblica comune delle chiese membro. Come interpellare i responsabili politici dei
nostri paesi affinché sia fatta
giustizia alla domanda legittima e sempre più frequente
dei popoli la cui libertà viene
calpestata e ipotecata dagli
interessi politici ed economici di una minoranza?
La globalizzazione impone
ai nostri governanti regole
drastiche che non sono conformi al messaggio d’amore
del Cristo. In questo contesto
di globalizzazione è necessario che le chiese esprimano il
loro ruolo profetico e riaffermino la loro convinzione. Il
primo passo di mondializzazione da riscoprire e da perseguire come un’alternativa seria, rimane il messaggio biblico di amore e di fraternità
universale. Accolto dai pastori
Jean-Arnold de Clermont e
Christian Seytre, rispettivamente presidente e segretario
generale della Federazione
protestante di Francia (Fpf)
nonché da alcune personalità
religiose e politiche, il Consi
glio si è rallegrato di constatare che la stessa preoccupazione è al cuore delle riflessioni
della Fpf. Parlando sulla responsabilità delle chiese e
sulla parola pubblica comune
delle chiese in situazioni in
cui la pace, la sicurezza, la democrazia e i diritti umani sono in pericolo, il presidente
della Fpf ha insistito sulla collaborazione necessaria per
trovare possibili collegamenti
sul terreno della azione. Questo interesse comune richiede
una sinergia di azioni da parte
delle chiese. I responsabili
politici presenti all’incontro
hanno invitato'le chiese a
«gridare» la loro convinzione
come il cieco Bartimeo a Gerico per farsi sentire, affinché
essi abbiano materia su cui riflettere nell’ambito delle loro
responsabilità.
D’altra parte, il Consiglio
ha portato avanti i suoi contatti con le chiese di Francia
accogliendo il pastore MarieFrance Robert, ispettore ecclesiastico della chiesa evangelica luterana a Parigi, e una
delegazione del Consiglio nazionale della Chiesa riformata di Francia guidata dal suo
presidente, il pastore Marcel
Manoël. Questi vari incontri
hanno dato luogo a fecondi
dibattiti sulla missione, la
Chiesa universale, i programmi missionari e la visibilità
delle azioni della Cevaa.
Infine, il Consiglio ha preparato la prossima Assemblea
generale di cui una delle poste in gioco sarà Tallargamento della Comunità. Essa avrà
luogo a Porto-Novo, nel Bénin, dal 30 ottobre all’8 novembre 2002, sul tema «Alzati,
e mettiti in mezzo!» (Le 6,8)t
(Cevaa - Comunicazione-informazione)
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 26
Una rievocazione di come si giunse alla decisione di costruire il nuovo edificio
I quaranfanni del tempio di Frali
Il vecchio locale non bastava più a contenere i membri di chiesa, e il paese in quegli
' anni stava modificandosi: si pensò a un luogo d'incontro per tutta la popolazione
ALDO COMBA
SONO passati ormai quarant’anni dalla costruzione del nuovo tempio di Frali.
Mi sembra quasi impossibile.
Ricordo bene il giorno dell’inaugurazione con l’anziano Emanuele Baud (oggi purtroppo deceduto) che alla testa del corteo dei vari notabili portava l’antica Bibbia dal
vecchio tempio al nuovo. Ne
ho anche una fotografia. Ma
perché fare un nuovo tempio? Non bastava forse quello
vecchio con le due pietre che
recano la data del 1556 in cui
fu costruito, e quella del 1805
in cui fu ricostruito «jusque
dans les fondements», come
dice un vecchio documento
del Concistoro?
In realtà la costruzione del
nuovo tempio sembrava rispondere a diverse esigenze.
Prima di tutto il vecchio era
piccolo. Si diceva che alla domenica ogni famiglia dovesse
essere rappresentata da almeno una persona: cento famiglie, cento persone. Succedeva raramente, ma l’assemblea era comunque numerosa. Poi c’erano i campi di
Agape. Quando un centinaio
o più di campisti venivano al
culto, il tempio risultava piccolo. Oggi le cose sono un po’
cambiate: in epoca di turismo i pralini lavorano la domenica e i campisti di Agape
vanno in gita.
In secondo luogo le vicende edilizie avevano fatto sì
che la piazza di Ghigo, di
fronte al municipio, fosse di
ventata il centro del villaggio
e del Comune. La chiesa valdese, a cui apparteneva la
quasi totalità della popolazione, non doveva forse essere
presente sulla piazza principale anziché, come il vecchio
tempio, in un vicolo laterale?
Infine si sentiva il bisogno di
dare a tutta la popolazione la
possibilità di avere un luogo
di incontro. Accanto al nuovo
tempio ci doveva essere una
sala che permettesse a tutti di
ritrovarsi assieme. La chiesa è
troppo «sacra», per così dire,
e pochi osano prendere la parola; all’osteria le donne non
vanno: una sala parrocchiale
ampia e «neutra» poteva offrire questa opportunità. E
così è stato.
Visitai tutte le borgate spiegando il progetto, spesso accompagnato da Tullio Vinay
e qualche volta da Sandro
Sarti. Poi tenemmo un’assemblea popolare a Ghigo,
all’osteria di Edmondo Grill,
dove tutti potevano dire la loro opinione. La cosa più delicata erano i soldi: quanto
contribuire? Qualcuno fece la
proposta: «Bisognerebbe dare un mese di salario per famiglia». I minatori prendevano circa 50.000 lire al mese, io
ne prendevo 42.000 ma avevo
un lavoro fisicamente meno
faticoso e, soprattutto, non rischiavo di prendere la silicosi. Nessuno disse veramente
di sì, ma nessuno disse di no.
Qualche tempo dopo si
tenne un’assemblea di chiesa
con la partecipazione di tutti
i capifamiglia. Le proposte
della riunione popolare vennero discusse e ufficialmente
ratificate. Poi mi misi ad
aspettare. Avevo già visto che
al tempo del fieno tutti i pralini guardano il prato da falciare, ma tutti aspettano di
vedere chi comincerà: se uno
comincia tutti seguono. Così,
dopo parecchie settimane di
incertezza, un giorno venne
da me un signore anziano,
credo che fosse di Villa, ma
non ricordo più esattamente.
Mi disse più o meno: «Visto
che abbiamo deciso, lo faccio
subitp», e mise sul tavolo cinque bigliettoni. Lo ringraziai,
poi mi rallegrai: se l’ha fatto
uno lo faranno tutti. E così
fu: chi tutto assieme e chi a
rate, praticamente tutte le famiglie risposero. Poi vennero
le sovvenzioni dell’organismo ecumenico Eclof, il milione (allora era una somma!)
dello «zio Roberto» (Roberto
Steiner di Bergamo), i bazar e
tutto il resto.
A un certo punto la Tavola
valdese, moderatore Ermanno Rostan, prese nelle sue
mani l’iniziativa e scelse il
progetto. Io magari ne avrei
scelto un altro, ma l’impresa
era ormai più grande di noi,
più grande del Concistoro e
della chiesa di Frali, perciò
accettammo la decisione della Tavola. Negli anni in cui si
decideva, e poi si realizzava,
la costruzione del nuovo
tempio ci fu una sorta di risveglio spirituale. Ci fu anche
una viva simpatia dall’esterno: era il tempo in cui si costruiva la seggiovia dell’Alpet
e in cui cominciavano ad affluire i turisti. Il tempio era
sempre aperto, c’era un tavolo con delle pubblicazioni e
delle cartoline e un salvadanaio per mettere il prezzo relativo. Ci trovavamo sempre
più soldi del dovuto. Purtroppo in seguito le cose sono
cambiate.
Quando si cominciò la costruzione fu portata una ruspa per scavare le fondamenta. Improvvisamente venne
qualcuno ad avvertirmi dicendo: «Dov’è la pietra fondamentale?». Nessuno aveva
pensato, come si fa in altre
occasioni, a preparare un bel
blocco di cemento in cui si
inseriscono vari documenti a
futura memoria, e che poi si
mette giù come pietra fondamentale. Mia moglie che era
sul posto prese la più grossa
pietra che potesse sollevare e
la gettò nello scavo: quella fu
la prima pietra. Ne ho ancora
una fotografia.
ILa storia vaMese richieideva la massima attenzione per l'utilizzo del territorio
Un tempio costruito per non perdere il centro
WINFRID PFANNKUCHE
CHI voglia rivivere gli anni
del «boom» di Frali
ascolti Tawocato Ettore Serafino che di recente, all’inaugurazione della mostra
«Frali, cent’anni di neve», ha
ricordato un episodio del dicembre del 1959 (i lavori del
nuovo tempio erano iniziati
in estate), quando la seggiovia fu aperta al pubblico:
«Dalla piazza di Ghigo all’impianto c’era un viottolo nella
neve, ma non arrivava nessuno. Un giovanissimo Bruno
Grill si era aframpicato sul
primo traliccio e scrutava
verso il paese: ad un certo
punto lanciò un grido in patuà, “È tutto nero!". Signifi
cava che il primo pullman di
50 persone era giunto e gli
sciatori si erano incamminati
lungo il viottolo in mezzo alla neve, dando vita a una serpentina tutta nera».
Già Agape aveva sconvolto
il vallone dell’alta vai Germanasca, e aveva preparato il
terreno per il suo sviluppo
nei decenni successivi. Ecco,
la gente viene, e il paese cambia fisionomia; la borgata
Ghigo diventa una piccola
cittadina, con una grande
piazza: gli agapini dell’epoca
seguivano con interesse e
partecipazione gli sviluppi
del paese; Sandro Sarti, grande amico di Frali e dei pralini, scrive nello stesso 1959 su
L’eco delle valli (20 febbraio
La Chiesa evangelica
valdese di Frali
invita a
una giornata di festa aperta a tutti
140 anni del nuovo tempio di Frali
Domenica 28 luglio 2002
Programma
ore 10,30:
ore 12:
dalle 14 in poi:
ore 15:
Culto presieduto dal moderatore
Agape fraterna nella sala valdese
prenotarsi entro giovedì 25 luglio (pastore 807519
o Use Genre 807532)
giochi per i bambini
tavola rotonda al tempio
«40 anni: speranze e prospettive»
Conversazione tra architetti di chiesa
Partecipano Gianni Genre, Daniela Di Carlo, Don
Alluvione, Sebastiano Frizzoni, Sergio Ribet, Ettore Serafino, Franco Davite, Alessandro De Marchi,
Luciano Deodato, Renzo Bounous.
1959): «In questa situazione i
compiti della chiesa di Frali
sono del tutto urgenti e precisi: la decisione cui si è giunti di costruire un nuovo tempio, con annessi locali per le
più varie attività, pone la
chiesa fisicamente al centro
del paese... ed indica la raggiunta coscienza che essa deve essere anche al centro del
suo sviluppo, con funzione di
stimolo, di incontro, di testimonianza».
Per non perdere il centro
dunque. Non inteso come un
atto di potere, bensì di correttezza storica: la storia valdese
non è una vicenda periferica
di questo territorio, ma il suo
centro. È significativo che al
nuovo centro di Ghigo si sia
costruito un tempio. Si sarebbe anche potuto costruire un
museo. Ma per questo c’era
spazio nell’antico tempio, in
mezzo alle vecchie case, quasi
tutte abbandonate, della borgata. Perché il centro, il cuore, l’anima della vicenda valdese è la fede in Cristo. Che
Dio ci aiuti a non perdere di
vista questo centro della nostra esistenza cristiana!
Ogni tanto i cristiani si
chiedono se le proprie azioni
e la propria esistenza abbiano ancora un centro, un cuore, un’anima. Ogni tanto ci si
concentra, ci si raccoglie in
preghiera. Ai tempi della costruzione del tempio c’era
ancora la buona usanza di
vere e proprie visitazioni delle chiese per porre la domanda del centro, del cuore e dell’anima della propria esistenza non solo a dei singoli credenti, ma alle chiese nel loro
insieme. Dopo una tale visitazione, avvenuta a Frali nel
1959, scrive Aldo Comba
(L’eco delle valli del 3 aprile
1959) riflettendo sulla costruzione del nuovo tempio di
La festa del XV Agosto
La festa popolare dei valdesi e dei loro amici e atnich«
tiene quest’anno all’Albarea, una borgata di Riclaretto ■
vai Germanasca. Per arrivare in auto alTTUbarea, — ' ’
Pomaretto, subito dopo la borgata dei Chiotti, si svoltag?
nistra e si segue la stcada che giunge fino alla chiesa via
riale di Riclaretto. A questo punto si svolta nuovamente
sinistra e si raggiunge in breve la borgata dell’Albarea. L’«
barea (a poco meno di 1.000 metri slm) si trova in una poi
zinne panoramica tale da godere una visione ampia
vai Germanasca e dei suoi valloni laterali
L’incontro comincerà alle 10 con un momento di culto
W
L incontro comincerà alle lu con un momento di culto; i T
cui la predicazione è stata affidata alla pastora Patrizia f U
scalis della chiesa di Orsara di Puglia, coadiuvata da li
gruppo di coralisti e lettori delle chiese del 3° circuito. tj| espt^ssio
pomeriggio si prevedono alcuni brevi interventi, che'tjta)>sein^'
uberanno diversi temi: Ettore Peyronel ricorderà episodii distile- si
guardanti la storia (poco nota) della chiesa di Villasecca,
Missione contro la lebbra darà alcune informazioni sulla: di info®
voro che svolge, e altrettanto farà la commissione dell’«Q| tiatieoo
to per mille». Il «Grupo Vocal Sur», un gruppo corale del ®an>P°*^
chiese valdesi dell’Uruguay eseguirà il suo repertorio;
musiche e canti sudamericani e infine una simpatica filJfeddn (è
drammatica nata di recente tra i giovani delle Valli prese; defin®®
terà un breve lavoro teatrale dal titolo «Parola di clown», per lo
La chiesa di Villasecca organizza un servizio di buffet si; f
freddo che caldo per chi fosse sprovvisto di pie nic.
[MAP
giOSi
L’incontro del XV Agosto del 1988 a Pramollo
Frali: «...quello che invece è
più importante e cioè la costruzione del “tempio spirituale”. Un mucchio di pietre
nel torrente non significano
nulla, ma le stesse pietre ben
disposte, unite le une alle altre formano i muri di una casa. E così dei credenti separati, ciascuno con la sua vita
per conto suo, non sono nulla; invece le stesse persone
unite dall’amor fraterno e
dalla preghiera comune formano il “tempio spirituale”,
cioè la famiglia di Dio».
Un commento che avrebbe
potuto essere scritto oggi.
Nella sua ultima relazione
morale, il Concistoro di Frali
esprime la sua preoccupazione di fronte alla frantumazione della nostra realtà
(come la potrebbero descrivere molte chiese): «Siamo
una chiesa viva ed attiva nelle sue singole parti, ma nel
suo insieme piuttosto stanca
e passiva». Effettivamente le
attività di chiesa non sempre
uniscono: se si trasformano
in attivismo, cioè se diventano il centro segreto della nostra esistenza di chiesa, possono anche dividere.
Contro la tendenza di ridurre la chiesa a una associazione, quarant’anni fa, a Frali, è stata costruita una vera
«cattedrale», appunto per
non perdere il senso di essere chiesa, anzi, la chiesa universale del Signore. Una
chiesa più grande della «nostra», perché del Signore e
degli altri, e per questo non
corrispondente sempre e in
tutte le sue parti ai nostri gusti e alle nostre preferenze, e
contenente molti elementi
«ecumenici», di modo che
anche luterani, anglicani e
cattolici (preferibilmente
provenienti da paesi nordici)
vi si possano sentire accolti.
Fra il tempio e la sala (delle attività
Una delle ultime
«cattedrali» valdesi
PAS
«LiJ
simillei
ile dim:
I (ella Per
Quella di Frali è una delle
ultime «cattedrali» che la
Chiesa valdese ha eretto. Lo
spirito degli anni seguenti è
stato assai diverso. La fotografia dell’inaugurazione del
29 luglio 1962 riporta un corteo partito dal vecchio tempio
di Ghigo che si reca verso
quello nuovo: davanti una decina di pastori in toga. Dieci
anni dopo avrebbe forse ferito il gusto di una «comunità»
valdese che preferiva non
chiamarsi più «chiesa» e che
cercava di «sclericalizzarsi».
La fotografia di allora è forse
da studiare più in profondità:
cinque metri davanti ai pastori in toga, davanti a tutti,
cammina Emanuele Baud,
l’anziano di Ghigo, portando
l’antica Bibbia dal vecchio
tempio della borgata al nuovo
tempio in piazza. Leggo in
questa ormai antica fotografia
il riflesso di una chiesa consapevole di essere tale, pienamente cosciente della sua architettura riformata.
Gli anni seguenti preferiscono le costruzioni leggere e
funzionali, vogliono «abitare
in tende», scelgono il nomadismo, oggi pienamente realizzato. Leonardo Ricci, l’architetto di Agape, propose a
suo tempo anche lui un progetto per il tempio di Frali, intitolato «Agape». Questo prevedeva un tempio in forma di
un’enorme tenda, proprio là
dove ci fu la tenda dei lavoratori durante la costruzione di
Agape. Per vari motivi, questo
progetto fu respinto. Si fece
una scelta: contro la tenda e
per la casa, contro la raffigurazione della instabilità del
popolo di Dio e per quella di
un fedele attaccamento al
luogo (costruzione con la pie
tra del luogo in vistali
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scelta sicuramente co»
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Vita Delle Chiese
La discussione del Campo politico che si tiene ad Agape in agosto
Le possibili alternative alla guerra
Sotto lo slogan «Un altro mondo è possibile» si cercherà di capire
le motivazioni degli attuali conflitti e le strategie per risolverli pacificamente
PAG. 5 RIFORMA
I Sarà consacrata al prossimo Sinodo
Birgit Welter: la fede
per aiutare gli altri
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dicult^ iT
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sanitaria, civile, reli'atri,- « iiàiosa, «al terrorismo»...
Kstamento di aggettivi o
braunmero esercizio
. cheta 0**. goprattutto se queste
pisoditiàs^^o il destino non
•orale dd| del dopo guerra
L Iugoslavia) ha moltiplicato i conflitti e le vittime e non
lasaputo soddisfare le legittiueaspettative di pace dei poInoli. Inoltre, quando non si
combatte con le armi tradiIflOnali, la guerra è degnaloente sostituita dalla forbice
die,ogni anno si allarga, così
(decrescono i muri fisici e
sHibolici, tra gli arricchiti e i
(OEimersi, individui intoccagche vivono nelle banlieues
llmondo e delle nostre città
aon hanno alcuna speranza
®creta di conoscere la diContemporaneamente,
insiste a un intensificarsi
lia repressione del malconI tento sociale; indicativo è il
lecentissimo esempio del Palaguay, ma non serve un oratolo per preconizzare la cre|sdta di questi fenomeni anÉenell’opulento Occidente.
Dal 10 al 17 agosto ad Agape, in occasione dell’annuale
Campo politico internazionale, si cercherà di accostare
alla parola guerra uno slogan,
ardito e certamente aperto,
reso celebre dalle manifestazioni contro il G8 a Genova:
«Un altro mondo è possibile». Il campo intende essere
«punto di incontro tra diversità, approfondendo i diversi
aspetti della globalizzazione
della violenza ma anche delle
opzioni di pace che vengono
dal basso». Queste sono deune delle domande alle quali
si cercherà di rispondere:
perché le politiche di Fondo
monetario internazionale e
Banca mondiale impongono
i tagli alle spese pubbliche di
sanità e scuole ma non a
quelle militari e spesso il debito del Sud è usato proprio
per comprare più armi dal
Nord? Quali sono le responsabilità americane nella formazione del terrorismo internazionale? Che cosa sta accadendo in alcuni scenari geopolitici rilevanti come Afghanistan, Colombia e Palestina?
Che cosa è cambiato e che
cosa non è cambiato dopo
rii settembre?».
Anche grazie ai fondi 8%o
della Chiesa valdese, durante
i campi internazionali Agape
può invitare amici e amiche e
specialisti provenienti da varie parti del mondo: Europa,
Palestina, Guatemala, Afghanistan, Colombia, Chiapas e
Porto Aiegre...: Mp Joseph
(Università di Tinan, India)
analizzerà il nesso tra globalizzazione della violenza e
fondamentalismi: Robin Blackburn (Università di Essex,
critico della New Lefì Review)
affronterà la questione della
crescita militare e della crisi
del Welfare-State-, Nazaria
Tum Sanie [Asociación Popular Campesina de Desarrollo,
Guatemala) parlerà delle Comunità di popolazione in resistenza; Helmut Dietricht
(rete europea United against
Racism) analizzerà le politiche di guerra ai migranti e la
loro «lagerizzazione»; Achille
Ludovisi (specialista politiche
Nato) cercherà di disegnare le
differenti opzioni strategiche
che si stanno discutendo
aH’interno dell’organizzazione e Teresa Isenburg (Università di Milano) relazionerà sul
ruolo delle risorse naturali in
Amazzonia e Asia centrale.
Un laboratorio sarà dedicato alla tristemente celebre
School ofAmericas e, durante
il campo, la compagnia Assemblea Teatro di Torino
porterà in scena il suo Parole
spezzate, lettera aperta a Pinochet. Sono ancora disponibili alcuni posti: per maggiori
informazioni si può telefonare allo 0121-807514 o inviare
una e-mail a ufficio@agapecentroecumenico.org.
{*) Ignacio Ramonet, «Nóuvel
ordre ¿obal», in Le Monde Diplomatique, giugno 1999.
Una conferenza di Paolo Ricca al Centro «Pier Martire Vermigli» di Firenze
vita
I cristiani in mezzo agli «scontri dì civiltà»
PASQUALE lACOBINO
La proposta propria del
cristianesimo per il tersi millennio si gioca intorno
ile dimensioni del Natale e
Ma Pentecoste: Natale come
manizzazione di Dio in fun#ne dell’umanizzazione delwomo; Pentecoste come E*®gelo del villaggio globale,
dei linguaggi
"di un^®™*'™pedisce la recipro®comprensione»: con queste
parole Paolo Ricca, docente
1 vista).“
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chiesa
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1 perdo
more e
jtenza.
1, ha concluso la conferenza
botasi lo scorso 29 giugno al
antro culturale protestante
M.Vennigli» di Firenze sul
'a «Cristianesimo all’inizio
01 nuovo millennio, tra inntn e scontri di civiltà».
^‘'°®plessità del tema è
già nelle brevi intro
eufo
onto
duzioni del prof. Marco Ricca, presidente del Centro culturale stesso e del pastore
battista Raffaele Volpe. «I primi 20 secoli - ha detto Marco
Ricca - hanno visto il cristianesimo scontrarsi con i “pagani”, “gli infedeli”, con se
stesso, con Tilluminismo, con
il materialismo storico, ecc.».
Volpe ha sottolineato come il
cristianesimo sia stato «fin
dall’inizio un grande processo di contaminazione tra culture, ellenica ed ebraica».
Paolo Ricca ha collocato il
tema nel contesto «emergenze» del tempo presente: povertà, guerra, ecologia. Per
ognuna di queste emergenze
ha tratteggiato i nodi interni
al cristianesimo; il suo rapporto storico-sociologico con
la ricchezza; le riflessioni sulla guerra giusta; il ritardo cir
TAVOLA VALDESE
Corpo pastorale
Per giovedì, venerdì e sabato
22-23-24 agosto 2002
Fiorato il corpo pastorale, nella Casa valdese di Torre Pellice, con
9uente ordine del giorno:
9<ovec/ì22, ore 15-19:
loQi Pastorale, questo sconosciuto». Introduzioni storiche, teoa ed ecclesiologiche sul tema.
'Varie
venero(ì23, ore 9-73
di due proposte riguardanti l’aggiornamento dei paDrpei! pastore e la separazione delle figure del moderatore e del
del corpo pastorale.
15-19
tri «Giovanni Miegge»; incontro fra il corpo pastorale e Cen
LUr0li evflnnoliri- ,A-K culla Cnctitii7innp
evangelici: «La posizione protestante sulla Costituzione
° 24, ore 9-73
di fede della candidata al ministero pastorale Birgit Wolter.
®'^^opea»
sabat,
' Esam,
Commissione liturgia e
"^'°ne pastorale
ed eventuali.
della Commissione for
I moderatore della Tavola valdese
Gianni Genre
ca l’elaborazione di un’etica
della responsabilità verso il
creato. Qual è la situazione
del cristianesimo in questo
quadro? «Il cristianesimo non
è più “vergine” - ha detto
Ricca -, non possiamo parlare come se cominciassimo
oggi la nostra storia...». Eppure, per immaginare una
nuova storia, è quanto mai
necessario chiedersi: «Che
cos’è il cristianesimo»?
Per quanto semplicemente
accennate le piste di riflessione offerte da Paolo Ricca sono state molteplici e suggestive. Ne riproponiamo qualcuna: «Essere cristiani significa credere in Gesù o come
Gesù?; il cristianesimo è una
religione di vocazione o una
religione di redenzione?; è
dottrina o vita?». Domande
che sono rimaste ovviamente
aperte. Gli interventi e le richieste di approfondimento
hanno testimoniato dell’attenta partecipazione del
pubblico fiorentino, massicciamente presente nonostante Testate oramai iniziata.
Si è chiuso così il calendario
dell’annata 2001-02 delle attività del Centro «P. M. Vermigli», un calendario costruito
sia autonomamente sia in collaborazione con altri soggetti
culturali del territorio (Amicizia ebraico-cristiana, libreria
Claudiana, Circolo «Fratelli
Rosselli»). Il bilancio dell’offerta di eventi, conferenze e
presentazioni di libri ha visto
13 appuntamenti nell’arco di
8 mesi, con una ragguardevole
partecipazione di pubblico.
Tra i temi trattati; Allah della
Jihad e Dio degli eserciti, i fondamentalismi, Calvino, Qumran, la libertà religiosa in Italia. Tra i libri presentati ricordiamo Valdo di Lione di Carlo
Rapini (Claudiana, 2001), Italia liberale e protestanti, di
Giprgio Spini (Claudiana,
2002), Bibbia, coccarda e tricolore a cura di Giampaolo Romagnani (Claudiana, 2001),
Bonhoeffer. L’etica come confessione di Alessandro Andreini (Paoline 2001); Anche per
mio figlio disabile di Andrea
Mannucci (Ediz. DelCiÒerro
2002). In collaborazione con la
Casa di riposo II Gignoro e la
libreria Claudiana, il Centro
culturale protestante fiorentino ha promosso lo scorso ottobre un convegno sulla figura
e l’opera del compianto pastore valdese Luigi Santini.
Tavola valdese
Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall'art. 99/SI/2001, è
convocato per
I membri del Sinodo sono invitati a recarsi nell'Aula sinodale
della Casa valdese di Torre Pellice, via Beckwith 2, alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle ore 15,30 nel tempio di
Torre Pellice.
Predicatrice d'ufficio è la pastora Erika Tomassone.
Il moderatore della Tavola valdese
Gianni Geme
BIRGIT WOLTER
SONO molto felice e ringrazio il Signore di essere
arrivata a questo momento
importante della mia vita,
cioè la mia consacrazione come pastore. Questa meta, e al
tempo stesso questo inizio,
ha guidato la mia vita negli
ultimi dieci anni, dal momento in cui ho deciso di
studiare teologia per annunciare l’amore di Dio verso
ogni sua creatura.
Questa mia decisione sorprese tutti i miei familiari,
anche se protestanti da generazioni. Fino a pochi giorni
prima il conseguimento del
diploma di maturità ero ancora indecisa su come procedere negli studi. Avrei voluto
studiare medicina; avevo
l’ideale di «voler aiutare gli
altri», ma poi mi chiesi come
sarebbe stato veramente possibile curare il corpo se l’animo sta soffrendo. Le sofferenze delTanimo già allora
mi sembravano essere più
pesanti che le sofferenze del
corpo: una mia convinzione
che dopo è stata confermata
da esperienze personali. In
preghiera mi rivolsi al Signore affinché mi indicasse la
strada giusta; sono convinta
che in quei momenti fui chiamata al ministero pastorale.
La morte improvvisa del
mio fratello, sette anni fa, ha
causato una crisi profonda
per tutta la famiglia. A questa
sofferenza si è aggiunta anche
una mia grave malattia che mi
ha portato vicino a una sorte
simile a quella di mio fratello.
Paradossalmente, proprio in
questa sofferenza ho ritrovato
una voglia profonda di vivere.
Attraverso la sofferenza ho
potuto conoscere di nuovo il
dono della vita, a partire dalle
piccole cose, e intendo i piccoli dettagli, come un flore o
la luce del sole che vedevo attraverso la finestra dell’ospedale. Gli anni 1995-1996 mi
hanno segnato molto, e saranno sempre importanti nello svolgimento del mio ministero pastorale. Da quel momento, la croce e la risurrezione del nostro Signore Gesù
Cristo hanno avuto un nuovo
significato per me. Malgrado
la mia giovane età (ho 30 an
ni) ho già conosciuto alcune
sofferenze della vita, sofferenze delTanimo e del corpo, ma
credo fermamente che sia
questo vissuto che mi abbia
donato di poter essere vicina
a tutti coloro che sono nella
sofferenza e di poter annunciare la grazia di Dio.
Fu forse una fuga che mi
portò a trascorrere un anno
di studio alla Facoltà valdese
di teologia a Roma. Sono rimasta colpita dalla vita nelle
piccole chiese evangeliche in
Italia, chiese in cui il lavoro
pastorale sembra essere più
vicino al mio concetto personale del ministero, un concetto che si distanzia da quello che è il vissuto delle grandi
comunità tedesche, nelle
quali i grossi numeri di membri rendono spesso dispersivo il lavoro pastorale, e spesso ridotto al solo servizio liturgico. La decisione di trasferirmi in Italia non è stata
facile; avevo il timore che, ormai rimasta figlia unica, questo trasferimento avrebbe
creato ai miei genitori un ulteriore dolore. Ma essi mi
hanno sostenuta con mtte le
loro possibilità, convinti che
nel lavoro pastorale in Italia
avrei trovato e ricevuto ciò
che cercavo.
Per concludere, voglio fare
un piccolo ma molto sentito
accenno alle esperienze prevalentemente positive fatte
durante Tanno di prova, svolto a Trieste e a Villa San Sebastiano. Esse mi hanno ulteriormente confermato e sempre rassicurata di essere sulla
strada giusta.
AGENDA
28 luglio
ROMA — Alle 10, nella chiesa valdese di piazza Cavour, si
tiene un concerto d’organo del m.o Daniele Cristiano lafrate.
4 agosto
MEANA DI SUSA — Alle ore 17, nella chiesa evangelica, il
past. Giorgio Bouchard parla sul tema «Perché è nata e che
cosa ha detto la Riforma protestante. È previsto un intermezzo musicale a cura di Ezio Arnaud.
Protestantesimo
s ì Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Fcei,
^ trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24 circa e alle ore 10 del lunedì successivo. Domenica 4 agosto, ore 23,50 circa, andrà in onda:
«Povertà negli Stati Uniti: l'impegno delle chiese americane»; «I quaccheri in Italia». La replica sarà trasmessa lunedì
5 agosto alle ore 24,30 e lunedì 12 agosto alle 10 circa.
Società di studi valdesi
Torre Pellice
La Società di studi valdesi avvisa che l’Assemblea
ordinaria dei soci si terrà sabato 24 agosto 2002, alle ore 17, presso la sede.
m mmeannee
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://vvww.claudiana.it
6
PAG. 6 RIFORMA
LODE DEL LIBRO
E DELLA LETTURA
PIERA ECIDI BOUCHARD
Penalizzata
dalla televisione,
la parola scritta
è anche scuola
ditolleanza
«La casa aveva la sua biblioteca; una stanza lunga e bassa, rivestita di piccoli volumi bruniti,
di edizioni in folio, di imponenti
tomi di teologia... Mi piaceva
quella stanza. Mi piaceva la vista
della campagna che si godeva
dalla finestra, e la linea azzurrina tra gli alberi deUa brughiera
era il Mare del Nord. Mi piaceva
leggere là». Così scriveva Virginia Woolf all’inizio del secolo ormai trascorso. La lettura e la
scrittura, come campi strettamente intrecciati perché, diceva
ancora la grande scrittrice, «i libri si rimandano l’un l’altro».
Certo, poche case possono godere oggi di una simUe biblioteca, e il nostro
tempo quotidiano non è certo
così disteso come quello rievocato dalla scrittrice inglese. I
paesaggi che si
godono dalle finestre dei condomini delle nostre città non
sono spesso così
sognanti, e lo spazio degli appartamenti perlopiù non prevede
l’opportunità di «una stanza tutta per sé». Raramente il silenzio
necessario alla concentrazione
regna nelle nostre strade piene
di caos. Consoliamoci, perché i
grandi scrittori hanno saputo
scrivere e leggere lo stesso, anche nelle condizioni più difficili:
basta pensare al gelo della biblioteca paterna in cui studiava
il ragazzo Leopardi a Recanati, o
il tinello in cui scriveva Jane Austen tra il viavai familiare. E pensiamo alle difficoltà psichiche, fisiche, nervose in cui hanno operato gli artisti, nelle vicende storiche e politiche a cui hanno partecipato con la loro passione.
La lettura, la scrittura, le arti
sono l’opposto della guerra, della violenza, deUa rozzezza, della
sopraffazione. Sono un grido
d’amore all’armonia e alla bellezza, anche quando additano lo
scandalo della violazione di tutto ciò. Valgano per tutti le pagine finali del diario della Woolf,
sulla desolazione per la bellezza
stuprata della sua amatissima
Londra, sotto i bombardamenti
nazifascisti. L’amore per l’armonia è un amore profondo che
ha a che fare con il Sacro. E ogni
opera d’arte nasce, come scriveva il grande poeta Rilke, da una
«indicibile solitudine».
Siamo un paese di grandi bellezze sedimentate nei secoli. E
siamo al tempo stesso inconsapevoli di tanti orrori, a comin
ciare dal nostro deturpato pae
di persone ogni sera incontrare
i più celebri scrittori del mondo,
e ascoltare le loro pagine. Così
come sono centinaia di migliaia
i grandi romanzi acquistati in
abbinamento alla tiratura di importanti quotidiani. Un segnale
importante di vitalità intellettuale in questa amara estate,
che ha visto un quadro politico
sempre più imbarbarito e irresponsabili posizioni di chi chiedeva liste di proscrizione degli
oppositori e criminalizzazione
del dissenso. Che cosa non sono
in grado di partorire le viscere
di certa nostra improvvisata
razza padrona! Molto abili in
ogni genere di traffico e nel rifiutare ogni legge che non sia il
loro tornaconto, svelando invece la rozzezza di chi è abituato a
trattare solo con il «danè».
Uno scrittore, una scrittrice,
possono trasmettere il gusto,
che è anche formazione civile,
della libertà. Che è dialogo, tolleranza, ascolto reciproco. La
cultura, che è senso critico e
senso del limite, che è dura e severa disciplina, insegna a non
dire mai «zitto tu, perché non la
penso come te!». Noi che poniamo la nostra fede nella roccia
della Scrittura, abbiamo imparato la lettura e il dialogo fin da
bambini. E concordiamo con il
laico Voltaire quando, oltre due
secoli fa (che non sono passati
invano), ci insegnava: «Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte
il tuo diritto di dirlo».
Rifor
LEœ Delle
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Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm, Riforma - 37x45 mm. L’eco delle valli valdesi) euro 17,00. Partecipazioni: mm/colonna euro 1,00. Economici: a parola euro 0,60.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pineiolo con il numero 176/51.
Riformà-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo tìtolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pineroio con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 29 del 19 luglio 2002 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 17 luglio 2002.
2002
AMOcialoalla
Uniom •tempe
perlodice Hellene
Commenti
VENERDÌ 261
Deve crescere la collaborazione interdenominazionale
Le strategie comuni bmv
Dopo l'entusiasmo iniziale e l'avvio di una «gestione ordinaria»,
siamo chiamati a riscoprire il senso della testimonianza
STEFANO MELONI
saggio. Siamo un popolo che legge pochissimo, e in fasce selezionate della popolazione: le statistiche dicono che solo il 38,5%
degli italiani legge almeno un libro all’anno. Soppiantati dalla
televisione «deficiente» e ormai
di un solo padrone, giornali, riviste e libri circolano sempre più
scarsamente nelle nostre case.
La lettura è spesso associata inconsciamente al periodo «obbligatorio» della scuola, vista perciò come cosa imposta e noiosa
da dimenticare al più presto.
Una salutare inversione di
tendenza sembra però in atto a
partire dall’abitudine degli insegnanti di accompagnare le sco.... laresche a manifestazioni come
la torinese Fiera
del libro, o dalle
iniziative che avvicinano lo scrittore «in carne e
ossa» al pubblico
dei lettori. La recente «estate romana» alla basilica di Massenzio
ha visto migliaia
Lf INTERVENTO di Marco
I Rostan (Riforma n. 28) richiama la nostra attenzione
su quello che definirei «lo stato di salute» delle relazioni interdenominazionali. L’esistenza di una commissione
bioetica nominata dal Comitato esecutivo delTUcebi, il
cui operato è stato discusso e
approvato dalTAssemblea generale battista, suscita la legittima domanda su quale
senso abbiano commissioni
parallele in ambito bmv. Anch’io credo che su problemi
di questo tipo non esistano
specificità denominazionali
che vadano salvaguardate e,
nonostante l’efficacia dei lavori e delle riélaborazioni
svolte in tali ambiti, leggo sullo sfondo la difficoltà che le
nostre chiese e i nostri esecutivi mostrano nel costruire occasioni di riflessione e testimonianza comune. Quando
viceversa questo accade, e
penso a esempio alla Commissione permanente per la
formazione pastorale, come
chiese ne cogliamo il valore e
ne raccogliamo i frutti.
Bassa tensione
Altri segnali, al contrario, ci
avvertono che la «tensione
positiva» alla collaborazione
interdenominazionale è bassa; dopo TAssemblea-Sinodo
di due anni fa ci ha accompagnato la sensazione diffusa di
essere giunti a un momento
di stasi. Alcune difficoltà nella
collaborazione territoriale tra
le comunità locali ci hanno
indicato che non è suflìciente
destinare una forza pastorale
alla cura congiunta di chiese
battiste e valdesi/metodiste
per creare significativi momenti di comunione fraterna
e di testimonianza comune.
La diminuzione degli abbonamenti del nostro settimanale
segnala forse una disaffezione
alla conoscenza e alla condivisione dei percorsi delle nostre realtà locali (o forse le nostre chiese non sentono come
proprio il giornale), così come
Gioventù evangelica rischia dj
diventare sempre più un luogo di riflessione collettiva
frutto della resistenza di pochi, figli delle nostre chiese
ma cresciuti insieme nel terreno fertile, per fede e l’identità di ciascuno e ciascuna,
della Federazione giovanile.
11 calo verticale della partecipazione giovanile ai campi
estivi e invernali nei nostri
centri è, forse, soltanto il risultato del modesto investi
CARl ascoltatori e care
ascoltatrici, dopo due domeniche dedicate a lettere
provenienti dalla Campania
questa mattina cambiamo regione e leggiamo che cosa ci
scrive un nostro ascoltatore
toscano: «Ho notato che per
parlare delle vostre chiese e
di voi stessi utilizzate due termini diversi: protestanti ed
evangelici (...): vorrei sapere
se c’è una differenza tra questi due termini, che cosa significano e quale origine hanno». A questa domanda vorrei
rispondere subito precisando
che non c’è protestante che
non accetti volentieri anche il
nome di evangelico e tdceversa: come vedremo, non sono
dei sinonimi, ma di certo entrambi questi appellativi sono
radicati nella coscienza storica e di fede delle chiese nate
dalla Riforma.
Protestanti è un nome che riguarda la storia ed emerge
dagli avvenimenti del XVI secolo, quello appunto della
Riforma protestante, e più
I lavori dell’Assemblea-Sinodo del 2000
mento in termini umani e
economici che abbiamo fatto
negli ultimi anni in questa direzione. E anche il dibattito
sul battesimo, chiedo scusa,
ha spesso mostrato un taglio
accademico più che teologico
e pastorale, e ciò ha favorito
quella difesa preconcetta della posizione denominazionale
che ritengo una delle maggiori cause (se non la più grande)
della sofferenza della testimonianza dell’evangelismo storico in questo paese. D’altro
canto il presidente dell’Ucebi
al Sinodo dell’anno scorso e il
moderatore all’Assemblea
battista di quest’anno hanno
ribadito senza esitazione che
non si torna indietro sulla
strada della vocazione comune e della risposta a questa
vocazione. E anche dall’estero, dall’ecumene cristiana, ci
arrivano segnali di attenzione
e di sostegno al nostro impegno comune.
Nuove motivazioni
Probabilmente, dal nostro
punto di osservazione, non ne
abbiamo chiara consapevolezza. Dunque, se siamo passati dalla fase dell’entusiasmo
iniziale a quella della faticosa
gestione dell’ordinario, siamo
ora chiamati a mantenere salde le motivazioni della nostra
relazione fraterna e ad averne
cura. Siamo chiamad a trovare luoghi e modi di riflessione
collettiva; a elaborare strategie di presenza sul territorio
che non si limitino a valutare
parametri di economia delle
risorse disponibili ma puntino a formulare progetti comuni di evangelizzazione e
testimonianza verso i minimi;
a rafforzare gli strumenti che
riteniamo possano e debbano
parlare per tutte e tutti noi e
rappresentarci come protestanti italiani davanti ai me
dia, allo stato, al cattolicesimo, alle realtà sociali e politiche che ci interrogano; siamo
chiamati dalla parola biblica a
condividere i pesi gli uni degli
altri, ma pure i pani ed i pe^Ci
che il Signore non ci ha mai
fatto mancare.
Il fantasma dell'integrazione
. Un ultima considerazione.
Si insinua da tempo nelle nostre comunità locali (battiste,
ma forse anche valdesi e metodiste?) e scivola tra le panche lo spauracchio dell’integrazione tra le nostre chiese.
Come un fantasma agita tensioni e paure, crea diffidenza
e disagio, ed è un ostacolo al
lavoro comune. Credo che gli
esecutivi farebbero una buona cosa se affermassero esplicitamente che non è questo
un obiettivo perseguibile e
che non si lavora in questa direzione. Viceversa credo che
(e l’ottimo libro di Paolo Naso
10 ricorda descrivendo la storia delle religioni in America)
11 battismo e il metodismo
(per il valdismo basterebbe
citare le recenti parole di Tullia Zevi per riconoscerne il
ruolo e l’importanza) abbiano
una storia di fedeltà all’Evangelo tutta da ricordare e da
raccontare. A maggior ragione
all’Italia cattolica.
Per parte mia ritengo di
avere, come tutti i battisti, un
compito preciso nel preservare le ragioni che fondano la
storia e la testimonianza di
coloro che mi hanno preceduto e mi hanno annunciato
il Cristo vivente secondo la loro comprensione e sensibilità.
Ma questo non mi impedirà
mai e comunque di tentare a
mia volta di testimoniare la
buona novella insieme ai fratelli e alle sorelle valdesi e metodiste, per quanto il Signore
ci chiederà di fare.
1:%
LUCA BARATTO
precisamente dalla reazione
di alcuni principi tedeschi,
conquistati dalle idee di Martin Lutero, i quali, davanti
all’obbligo di rientrare nell’obbedienza alla Chiesa romana imposto da Carlo V,
protestarono davanti all’imperatore esprimendo la loro
intenzione di non sottomettersi e di non recedere dalle
proprie convinzione di fede:
«Noi protestiamo e attestiamo dinanzi a Dio (...) il quale
è l’unico a scrutare i cuori di
noi tutti, li conosce e un giorno li giudicherà (...) e davanti
a tutti gli uomini che non accettiamo in alcun modo la
decisione dell’imperatore». 1
protestanti nascono così, da
una pubblica e coraggiosa
presa di posizione.
Evangelici è invece un nome
teologico che indica il nostro
riferimento di fede fondamentale. Essere evangelici significa porre l’Evangelo, il
buon annuncio portato da
Gesù e testimoniato da tutta
la Scrittura, al centro della
propria vita di fede. 1 riformatori infatti misero al centro di
ogni loro riflessione la Bibbia
per cercare nello studio e nella predicazione dei suoi testi
l’autenticità di fede della
chiesa primitiva, la possibilità
SUI GIORNÀLT^
DEI LIBRI DEL MESeI
Torinesi e calvinisti?
In una pagina del
di luglio dedicata alla «ton
nesità», lo storico Angeta
d’Orsi stila un «vocaboli
delle caratteristiche deS
popolazione subalpina,
la voce «Lavoro, etica deli
sprive: «...il lavoro ben fattjf,'
Che viene coniugato eoa
un’intima vocazione indi»,
na ed endogena. Sarà poi
vero? Integrarsi significa ( )
assumere quell’etica: di qui
l’idea del “calvinismo” come tratto tipico della tormesità. Uno stereotipo (molto
gobettiano, probabilmente
rafforzato dalla importante
componente valdese dell’azionismo piemontese) ehe
ha molto di suggestivo e
forse, nulla di più». Epià
avanti, alla voce «Santi», leggiamo «La città dei santi,
Dei santi sociali: da don Bosco (vero eroe della torine^
sità) al recente, imperversante PGF [si presume P,
Giorgio Pressati, ndr] (...)’
Come si possa conciliare
con il "calvinismo” torinese,
è un fatto misterioso, su cui
bisognerà indagare».
Lutero contro Erasmo
Adriano Prosperi, studie^
so dell’Inquisizione, recensisce il 7 luglio la pubblicazione einaudiana dei Colloquia di Erasmo da Rotterdam, e ne analizza le polemiche con Lutero e con l’Inquisizione. Erasmo prese
nel 1524 le distanze dal riformatore: «Il tema prescelto fu quello della libertà
dell’arbitrio umano: tema
fondamentale per lui, ma
defilato rispetto al fronte
dalle artiglierie romane, che
si preoccupavano soprattutto della difesa dell’autorità
del papa», scrive. Erasmo fu
prudente nell’argomentare
a favore del «libero arbitrio», ma Lutero «potè dichiarare liberamente la sua
diffidenza verso il luodo
erasmiano di unire cristianesimo e cultura classica|ì ^
dogmi cristiani e opiniom
dei filosofi antichi»; anzi il
dissidio risaliva già al 1516:
«Lutero dissentiva dall’interpretazione erasmiana del
5° capitolo dell’epistola di
san Paolo ai Romani, non
solo ma riteneva del tutto
insufficiente la critica che
l’umanista andava svolgendo delle cerimonie e dei riti
ecclesiastici (...). Bisognava
[per Lutero) dire con nettezza che le opere umane non
costituivano merito davanti
a Dio, macchiate com’erano
dall’amore di sé».
di vivere un cristianesimo p®
legato alla predicazione ®
Gesù e del periodo apostoli;
co, libero da tradizioni, sp®|
so fuorvianti, e supetstiziof
accumulate nei secoli.
Dunque, protestanti ed ev^^
gelici; un nome che g^at
verso la storia, l’altro ver*®
teologia e la fede. L’uno, p^.
testanti, ci ricorda che n .
siamo pure entità
ma che abbiamo una sto ,
alla spalle che ci vincola
nacemente alla concrete
della vita in questo
alle responsabilità che de
sa derivano. L’altro,
ci, indica il nfcriniento
damentale della nostra '
l’Evangelo di Gesù Cn^
l’annuncio della gt^^l |g
commensurabile di y '
centralità della
Dunque, protestanti ed ev
gelici: per dire chi siam
che cosa speriamo.
(Rubrica «Parliamone
della trasmissione iti
lico» curata dalla Feci a
onda domenica 21 luglio!
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PAG. 7 RIFORMA
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»28 luglio: cerimonia per l'anniversario
Frali: i 40 anni del tempio
Il tempio di Frali ha quarant’anni e la chiesa di Frali domenica 28 luglio per l’occasione organizza una giornata di festa
che inizierà alle 10,30 con il culto presieduto dal moderatore,
Gianni Genre, e continuerà nel pomeriggio, dopo l’agape fraterna con una tavola rotonda al tempio dal titolo «40 anni: speranze e prospettive. Conversazione tra architetti di chiesa». Ai
tempio e alla sua storia dedichiamo ampio spazio a pagina 4 di
questo numero del giornale ma la festa sarà anche momento
importante di incontro e di riflessione con uno spazio dedicato al ricordo con l’allestimento di una mostra e una tavola rotonda, conversazione con chi vive la chiesa, per guardare anche oltre a questi 40 anni passati avendoli però presenti e vivi.
L'annuale «rencontre» italofrancese
In 150 al Colle della Croce
Oltre 150 persone si sono incontrate al Colle della Croce
nella riunione tradizionale di luglio che è giunta alla 69“ edizione. Organizzato quest’anno dal Queyras rincontro, che si è
tenuto domenica 21, ha visto in mattinata il culto del candidato pastore Nicolas Baud, mentre nel pomeriggio si è chiacchierato su come organizzare il 70° anniversario della "Rencontre»
(con le televisioni!); si è parlato poi, con Giorgio Toum, di Alexis Muston (pros'simamente sarà allestita una mostra su di
lui a Bordeaux) e delle differenze tra gli ugonotti e i valdesi.
Non è mancata qualche maliziosa barzelletta su Berlusconi, a
cura di Marco Rostan. La pioggia non ha disturbato, il vento
ha dato un po’ di fastidio, ma tutto è andato per il meglio.
Riforma
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Fondato nel 1848
Necessario uno strumento di coordinamento per la realizzazione delle principali strutture
Una cabina di regia per Torino 2006
È abbastanza chiaro il percorso che porterà alla costruzione del Palaghiaccio di Torre Pellice
k Pinerolo il curling, a Pragelato i trampolini; prevista la variante di Porte sulla strada del Sestriere
MASSIMO GNOME
Tre anni e mezzo. Foco più di mille giorni
d separano da un evento, le Olimpiadi invernali, che sempre più sovente sentiamo annunciare
come volano di sviluppo
e che, illusioni a parte,
avrà le sue conseguenze
sulle nostre Valli. Tuttavia si guarda preoccupati
alcalendario: dopo la
proposta del governo di
istituire un comitato di
coordinamento fra le istituzioni, il Comitato olimpico e l’Agenzia Torino
2006, il presidente del
Toroc, Valentino Castellani, in una nota ha dichiarato: «Finora il confronto sullo stato di ayanzamento dei lavori
infrastrutturali si era ,
svolto in sedi diverse e
s^sso informali. La “canina di regia” dovrebbe
permettere di evitare
fraintendimenti e passaggi a vuoto». Se il priintento di Castellani
e quello di smorzare la
tensione nel confronto
con il governo, il problema del rispetto dei tempi
®»ane sul tappeto. Mernleclì 17 la giunta di Fierolo ha incontrato il
oroc per fare il punto
accessibilità stradale
Torino: la sede del Toroc al Lingotto
ferroviaria; il giorno
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Alberto Barbero
- è che in quel periodo si
debbano effettuare le gare di prova». Inoltre occorre garantire la presenza di un impianto aperto
nel Pinerolese: lo chiedono le squadre di hockey e
gli appassionati. La Comunità montana vai Pellice, insieme a Toroc e
Provincia, sta verificando
la possibilità di arrivare a
una copertura provvisoria della pista del Filatoio.
«È indispensabile che per
la stagione 2003-2004 si
possa utilizzare la vecchia
pista», dice il presidente,
Claudio Bertalot.
Il sindaco di Pragelato,
Valter Marin, è ottimista.
Dal 6 all’8 agosto sono
stati convocati i proprietari dei terreni sui quali
sorgerà il trampolino di
salto a Souchères Hautes.
È anche pronto il decreto
di occupazione d’urgenza
firmato dal prefetto ed
entro metà agosto dovrebbero partire 1 lavori
dell’impresa che si è aggiudicata l’appalto per
movimento terra, taglio
piante e fondazioni del
trampolino.
In vai Chisone un’altra
opera che sembra muovere i primi passi è la variante alla statale 23 di
Porte. Il 26 agosto scadrà
il bando per il progetto
esecutivo; a quel punto
l’impresa avrà 180 giorni
per la redazione del progetto. In una riunione nel
mese di giugno fra Toroc,
Agenzia e amministrazio
ne di Porte, è stato annunciato il cronoprogramma che prevede l’inizio lavori a giugno-luglio 2003 e l’ultimazione
entro agosto 2005. «La variante di Porte - aggiunge
il sindaco. Laura Zoggia deve essere accompagnata dalla messa in sicurezza di tutta la statale».
Queste le notizie che
arrivano dalle amministrazioni, anche se nelle
«valli olimpiche» c’è più
di un elemento che desta
preoccupazione. A rilevarlo è la stessa Zoggia.
«Dal 6 agosto al 2 settembre - spiega - l’ufficio postale di Porte resterà aperto solo il lunedì, il
mercoledì e il venerdì (il
caso di Porte non è isolato: episodi simili succedono anche a Vlllar Pellice e Angrogna, ndr). Ho
protestato ma non c’è
stato nulla da fare: è perlomeno curioso che questa comunicazione abbia
coinciso con la proposta
avanzata da Poste italiane
di fare dell’ufficio anche
un centro di accoglienza
turistica». Qualche settimana fa il direttore regionale di Trenitalia ha pubblicamente dichiarato
che per assicurare il servizio olimpico potrebbero essere penalizzati i
convogli ordinari. Non
vorremmo (speranza vana?) che, con le Olimpiadi, a prevalere sia il grande evento e non la vita di
chi in queste valli abita.
Al via gli ultimi 10 chilometri
È autostrada, ma
con alcuni dubbi
Lunedì 22 nel pomeriggio alla cappella Pilotti, nei pressi di Volverá,
con la consegna dei lavori del completamento
dell’autostrada, è iniziata
Tawentura della realizzazione dell’ultimo tratto verso Pinerolo. Un atto simbolico, in verità; i
lavori dovrebbero iniziare in autunno ma su di
essi pende ancora la vicenda del ricorso al Tar
di un agricoltore di Airasca che punta a monetizzare al massimo il transito del tracciato sui propri
terreni. Del resto una situazione analoga si sta
verificando anche a Pinerolo per la realizzazione del nuovo ponte sul
Chisone dove dovrà passare la ferrovia. Per l’autostrada si tratta degli ultimi 10 km, oggetto del
desiderio di molti pinerolesi, di battaglie politiche, di fatidici annunci
di imminenti compietamenti. Lo stentato sviluppo di nuovi poli industriali pinerolesi è stato
spesso visto come prima
conseguenza della scarsa
accessibilità della zona.
Fin dalla candidatura
di Torino e valli per le
Olimpiadi del 2006 l’autostrada è stata data come completata; bugia?
Auspicio? Ora ci siamo.
Tutti i progetti di nuova
viabilità del Pinerolese e
verso le valli partono dall’arrivo della nuova autostrada: l’esistente tangenziale di Pinerolo verso la vai Chisone e poi la
nuova tangenziale verso
Osasco e da lì verso la vai
Pellice. Non senza problemi e contraddizioni.
Chi può mettere la mano
sul fuoco che le opere
viarie indicate o scelte
per la mobilità delle valli
saranno effettivamente
realizzate per il periodo
dei Giochi? L’esempio
del ponte di Pomaretto o
della «24» della vai Susa,
destinati a essfere rifatti
per i campionati mondiali del ’97 e non ancora
conclusi sono un infausto monito, anche perché si tratta di opere assai complesse, specie per
la vai Chisone, e a forte
rischio di aumenti di costi per cui le risorse sarebbero insufficienti.
ICONTRAPPUNTOI
L'INUTILE ANSIA
PER I GIOVANI
MARCO ROSTAN
Nel recente convegno sulla montagna che si è svolto
a Torre Pellice, due amici di
Lecco hanno raccontato le
difficoltà della loro Comunità montana, del tutto simiU a queUe della vai Pellice, sia in campo sanitariosociale, sia nelle politiche a
favore dei giovani. Proprio
quest’ultimo punto, quello
dei giovani, mi
ha fatto riflettere su come ci
sia a volte, da
parte delle amministrazioni,
e in modo diverso da parte delle nostre
chiese, un’ansia costante
nel voler fare
qualcosa per i
giovani. Un’ansia spesso
frustrante e inutile, perché
di fatto non si sa che cosa
fare e quando lo si sa non ci
sono abbastanza soldi ma
anche perché, a mio parere,
questa idea di dover fare a
tutti costi qualcosa per i
giovani va modificata.
È vero, come dicevano gli
amici di Lecco, che in montagna ci sono per gli adolescenti gran parte dei problemi tipicamente metropolitani, a cominciare daUa
solitudine, e che sarebbe
estremamente importante
riuscire a costruire tutte
queUe relazioni, quelle possibilità di incontro che rendono dignitosa la vita di
adulti e di giovani. Ma la
continua richiesta di laboratori, iniziative musicali,
spazi di aggregazione e via
dicendo porta al disastro;
non ci saranno nei Comuni
mai abbastanza risorse per
rispondere aUe richieste. E
poi: siamo sicuri che la
strada sia quella degli sportelli giovani, della rete,
dell’accompagnamento
continuo verso l’età adulta
che non arriva mai? Intendiamoci, vanno benissimo
cose come l’Estate ragazzi,
le strutture aggregative o
sportive, le feste ecc.; anzi
si può fare meglio innanzitutto spendendo effettivamente i soldi destinati alla
montagna per la montagna
e non per i fondovalle. Ma
non sarebbe il caso che invece di inseguire le esigenze dei giovani, fossero Toro
a darsi una mossa?
NeUe nostre chiese il discorso si complica; il giovane non è visto nel presente,
ma nella prospettiva che diventi un membro di chiesa
e soprattutto vada al culto.
Sentire qualche predicazione, specie se pensata per lo
Il problema reale
è quello di saper
rivolgere una
vocazione che
li responsabilizzi
pochi pastori sanno usare,
non farebbe certo male. In
realtà i giovani ci sono, anche nelle chiese, fanno a
volte molte cose che non si
sanno o non si considerano
perché non sono inquadrabili nell’ambito ecclesiastico. E aUora che cosa c’è che
non va? Ci sono già un sacco di occasioni, dai centri
giovanili alla
Fgei, al volontariato, ai
cori, agli scout: davvero
bisogna dannarsi l’anima
per organìz
zare, proporre, avere gli
animatori
giovanili,
ecc.? Forse i
giovani sono disanimati e
bisogna animarli in vista
deUa partecipazione ecclesiastica? Ma facciano un po’
quel che credono. Vogliono
andare al culto? Ci vadano!
Non ci vogliono andare?
Stiano a casa. Magari ci
penseranno più avanti. Si
ha paura di perderli? Ma
perderli da che? Hanno fatto il catechismo, hanno fatto la confermazione? .
Il catechismo, quand’ero
ragazzino a Pinerolo, era
una cosa seria, con tanto di
compiti in classe scritti e
un esame, con il pastore e
gli anziani che non facevano domande su di noi ma
su roba tosta come la giustificazione per grazia mediante la fede. A parte queste nostalgie, io dico: perché questi giovani devono a
tutti i costi diventare membri di chiesa? Se Io vogliono
fare, liberissimi, ma che in
chiesa ci vengano per qualcosa e non comincino a 17
anni a fare i passivi, senza
mai dire nuUa nelle assemblee, senza criticare quello
che non va. Mi domando se
deUe chiese meno disponibili nei confronti dei giovani non provocherebbe in
alcuni una voglia di partecipare per cambiare.
Non voglio sostenere
una pedagogia del bastone,
ma certo l’eccesso di carota
non rafforza né il corpo né
la testa. Abbiamo sempre
giocato a pallone nei prati,
non c’era bisogno di costose piste ciclabili, né di sale
polivalenti; gli animatori
giovanili erano di là da venire. Qualcuno ha saputo
rivolgerci «vocazione» nel
momento giusto: l’impegno nella chiesa come nella
società ci è sembrata non il
seguito doveroso della confermazione, ma una cosa
ro e con un linguaggio che sensata da fare nella vita.
8
PAG. 8 RIFORMA
CITTÀ D’ARTE A LUSERNA — Lusema San Giovanni ha ospitato domenica scorsa l’iniziativa della
Provincia «Città d’arte a porte aperte»; ultima
tappa per la vai Pellice. In particolare il borgo di
Luserna Alta, che sta già ospitando una serie di
manifestazioni serali, ha visto mostre, momenti
musicali, auto d’epoca, un mercatino dell’antiquariato e dei prodotti del territorio.
COMUNITÀ MONTANA VAL PELLICE: CONSIGLIO
— Sessione straordinaria del Consiglio della Comunità montana vai Pellice, giovedì 25, alle 19
nella sala di corso Lombardini; si discuterà
deU’iniziativa comunitaria Leader plus e del comitato per la difesa dei valori della Resistenza.
PAREGGIO NEL 2001 PER L’ASL 10 — Nel 2001 l’Asl
10 di Pinerolo ha conseguito il pareggio di bilancio. In Piemonte sono riuscite a raggiungere
questo risultato soltanto cinque Asl territoriali.
«Si è reso necessario - spiega il commissario Ferruccio Massa - un generale riordino organizzativo dei servizi: un definitivo stop ai ricoveri inappropriati, più servizi resi in giornata, riduzione
della degenza ospedaliera e incremento della
riabilitazione extraospedaliera, meno mobilità
passiva verso altri ospedali, incremento delle
prestazioni ambulatoriali specialistiche e riduzione di numerose liste d’attesa».
SCRITTE FASCISTE: IL SINDACO QUERELA GLI
AUTORI (IGNOTI) —Alberto Barbero ha sporto
querela contro ignoti per le scritte comparse nel
centro storico di Pinerolo. Il sindaco ritiene che
il gesto sia «lesivo degli interessi e deU’immagine
del Comime e che rappresenti una minaccia per
lui e l’assessore Berti e un’intimidazione nei
confronti della Rassegna dell’artigianato».
LA CGIL INIZIA LA RACCOLTA FIRME — Il 12 luglio
è iniziata formalmente la campagna di raccolta
dei cinque milioni di firme per la petizione «No
alla stravolgimento dello Statuto dei lavoratori Sì all’estensione dei diritti e delle tutele» promossa dalla Cgil. Per raggiungere questo risultato, e in
vista dello sciopero generale di ottobre, la Cgil di
Pinerolo punta a raccogliere 6.000 firme.
GIOLITTI IN VAL MAIRA — Il centro europeo Giovanni Giolitti di Dronero sta diventando il punto
di riferimento per gli studi sul grande statista.
Chiunque sia in possesso di documenti relativi a
Giolitti in valle Maira può telefonare alla segreteria del Centro, allo 0171-918755.
NUOVO DIRETTIVO ATL — L’assemblea dei soci
dell’Atl 2 Montagnedoc ha eletto la scorsa settimana a Villar Perosa il suo nuovo direttivo; in
realtà sono stati confermati i cinque membri
• uscenti (presidente Luigi Chiabrera, vicepresidente Adriano Tillino, consiglieri Franco Capra,
Giuseppe Chiapperò e Pier Luigi Giuliano) a cui
sono stati aggiunti Carlo Gottero della Coldiretti
e Mauro Prot della Cna. In agenda del nuovo
cda, secondo il presidente Chiabrera, «il rafforzamento dei rapporti e del confronto con il territorio circostante al fine di meglio sfruttare le diverse potenzialità delle montagne olimpiche».
FESTA DE L’UNITÀ A TORRE PELLICE — E rimasto
uno degli appuntamenti tradizionali dell’estate
torrese: la Festa dell’Unità si aprirà alla rotonda
di piazza Muston sabato 27 luglio. Accanto ai
consueti momenti musicali serali, alcuni incontri meritano una segnalazione particolare. Domenica 28, alle 17, dibattito sulla nuova legge
sull’immigrazione «Bossi-Fini» con la partecipazione di Michele Basino della segreteria Ds, Anne Marie Dupré del Servizio migranti della Fcei e
Jaouhari Abdeslam della Cgil di Torino. Lunedì
29, sempre alle 17, dibattito sul futuro della sanità nelle zone montane anche alla luce delle
difficoltà degli ospedali valdesi. Sabato 3 agosto
«consueto» appuntamento con i parlamentari
locali Passone e Merlo sul futuro deU’Ulivo.
VOX ORGANORUM IN VAL PELLICE — Sabato 27
luglio, alle 21, si terrà un concerto d’organo della
rassegna itinerante «Vox Organorum», nel tempio di Torre Pellice con l’organista Massimo Nosetti, docente di organo e composizione organistica al Conservatorio di stato «Giorgio Federico
Ghedini» di Cuneo. Il programma, estremamente
interessante, presenterà, accanto a musiche di
Johann Sebastian Bach e di Louis Vierne, autori
poco conosciuti, anche dagli appassionati di musica organistica, quali Faulkes, Bairstow, Ahlen,
Usandizaga, Laurin e Prizeman. Sabato 3 agosto,
alle 21, nel tempio di San Giovanni, si terrà un
concerto d’organo con l’organista Luca Benedicti, docente di organo e composizione organistica
presso gli Istituti musicali di Alba e Busca.
GREEN VOLLEY ALLA CONCA DEL PRA — 26 coppie
hanno preso parte al torneo di domenica 21 organizzato dalla Pallavolo Pinerolo e dall’Associazione 3S. Vincitori Roberto Bonifetto e Cristina Scotta, secondo posto per Alessandra Arbinolo e Davide Armando (vincitori della scorsa edizione), terzo posto per Simona Tesio ed Enrico Challier.
E Eco Delle ^lli ààldesi
venerdì 26
i Le prospettive per le strutture di Torino e Valli
Gli ospedali divisi?
Dopo alcuni incontri si profila la creazione di un «tavolo»
di lavoro fra Clov, Regione Piemonte e Asl io di Pinerolo
Restano incerte le prospettive degli ospedali
valdesi delle Valli anche
se l’attivismo di Ciov e
Csd sembra proporre
nuove linee di indirizzo;
il deficit che pesa sulla
Ciov per la gestione dei
tre ospedali (Torino, Pomaretto e Torre Pellice) è
assai pesante e, nella
condizioni attuali è destinato ad appesantirsi
ogni giorno di più. Le
promesse dei funzionari
regionali fatte negli anni
scorsi, poi non mantenute, hanno contribuito a
creare un buco assolutamente insostenibile per
la Chiesa valdese.
Ora sembra che le sorti
dei tre ospedali debbano,
a pochi anni dalla decisione di unirli tutti e tre
in un unico ente di gestione, nuovamente dividersi. Da una parte Torino che con i notevoli investimenti effettuati non
solo rappresenta un importante punto di riferimento per la città e per il
quartiere di San Salvario
in particolare, ma ha in sé
gli elementi per uscire
dalla crisi, coinvolgendo
L’ospedale di Pomaretto
ancor di più la società civile torinese e ridefinendo i costi delle prestazioni; dall’altra gli ospedali
delle Valli le cui prestazioni dovranno integrasi
maggiormente con la rete
dei servizi sanitari offerti
dall’Asl 10 di Pinerolo.
Dopo alcuni «abboccamenti» con la Regione
Piemonte i vertici degli
ospedali hanno avuto
giovedì scorso un nuovo
incontro in Regione; da lì
è venuto un ok di massima alla creazione di un
tavolo di lavoro fra Ciov,
Regione Piemonte e Asl
10,per approntare un
piano di gestione e di offerte sanitarie sul territorio. E proprio il rapporto
con l’Asl risulterà decisivo per le scelte che si potranno prevedere rispetto all’attività degli ospedali di Torre Pellice e di
Pomaretto. Il prossimo
Sinodo sarà comunque
chiamato a dare una parola decisiva sulle scelte
della Chiesa valdese sulla
complessa questione.
Dopo la firma a Roma del «Patto per l'Italia»
Polemiche tra i sindacati
Dopo lo sciopero organizzato dalla
Cgil in difesa dell’articolo 18 e la mobilitazione di Cgil e sindacati di base contro il «Patto per l’Italia» continua il dibattito fra le organizzazioni sindacali in
materia e sembrano in alcuni casi anche inasprirsi le polemiche fra i sindacati. Per quel che riguarda le Valli sulla
questione del «Patto per l’Italia», in linea con quanto sta avvenendo a livello
nazionale, da un lato la Cisl se la prende contro l’azione giudicata «politica»
della Cgil e dall’altro la Cgil giudica raccordo un duro strappo all’unità sindacale. Fa sentire la sua voce anche il sindacato di base Alp (associazione lavora
tori pinerolesi) i cui iscritti dell’Skf in
questi giorni hanno diffuso una lettera
aperta in cui si rivolgono direttamente
a quanti hanno espresso posizioni critiche sulla firma, pur essendo aderenti
alle organizzazioni sindacali che hanno
sottoscritto il «Patto per l’Italia», e in
particolare ai militanti della Cisl.
La lettera, dopo aver ricordato la decisione di alcuni degli attuali iscritti ad
Alp, presa dopo la riforma delle pensioni, di uscire dalla Cisl e di fare «altre
scelte» si fa diretta e rivolgendosi agli
iscritti più critici della Cisl chiede se
«non pensano che sia ora anche per
loro di fare scelte diverse».
La rievocazione sul bollettino del Rifugio
La storia del «Carlo Alberto»
Puntuale per la festa di
domenica 28 luglio arriva
a tutti gli amici il Bollettino del Rifugio Re Carlo
Alberto, rinnovato nella veste editoriale e come
sempre ricco di informazioni e di riflessioni. Dopo la meditazione di apertura del moderatore
Gianni Genre, il Comitato riassume le principali
decisioni degli ultimi mesi e ringrazia l’ex presidente, Mario Armand Pilón, e il vicepresidente.
Marco Decker, per il loro
contributo terminato nell’agosto 2001. L'attuale
presidente è Sergio Malan, i membri del Comitato sono Marco Borno,
Roberta Peyrot, Piero Romano, Paola Vigliano, Dino Giordani (direttore) e
Eugenio Bernardini per la
Commissione sinodale
diaconia (Csd).
Aldo Rostain riferisce
sulla storia del Rifugio
negli anni 1929-32; segue
un consuntivo sulla vita
dell’istituto nell’ultimo
anno: ci sono al Rifugio
17 uomini e 54 donne, età
media 79 anni, gli evangelici sono il 24%. Colpisce il fatto che di questi
ospiti 13 sono autosufficienti e 22 hanno una nonautosufficienza grave o
totale, quindi le persone
con caratteristiche adatte
ad essere ospitate al Rifugio sono appena 36, la
metà degli ospiti, dato
che segnala la modificazione delle strutture residenziali per anziani, con
problemi di flessibilità e
difficoltà di programmazione. Diminuiscono gli
ospiti uomini, aumentano le donne con età sempre più avanzata. La permanenza media di un
ospite è di circa 3 anni e
mezzo, ma non mancano
clamorose eccezioni, come la signora che quest’
anno ha festeggiato il 50°
anno di permanenza!
L’interrogativo di fondo del Rifugio è tuttavia
quello della sua funzione
sociale, profondamente
cambiata rispetto al suo
inizio: « Se da un lato la
pubblica assistenza ha
sanato una serie di situazioni socialmente ingiuste - scrive il Comitato -,
per altro verso ha imposto una severa selezione
tra gli utenti di questo
servizio escludendo la
classi economicamente
più povere, perché i parametri di servizio imposti
fanno inesorabilmente
lievitare le rette, senza
un’adeguata crescita del
contributo a carico degli
enti pubblici».
Un questionario a Angrogna
Servizi sociali
È nota l’attenzione che
le varie amministrazioni
del Comune di Angrogna
hanno sempre dedicato
ai servizi sociali. Anche
nell’applicazione della
legge quadro 328 per la
riforma dei servizi, nella
quale viene sottolineata
la partecipazione dei cittadini e delle associazioni, dai sindacati alle comunità religiose, nel segnalare le cose necessarie
per un benessere della
popolazione, il Comune
ha agito tempestivamente. Così, sul numero di luglio del Bollettino comunale, i cittadini troveranno un questionario sui
servizi sociali, introdotto
da una spiegazione di
Adriano Longo, coordinatore del Centro volontariato vai Pellice, che sotto
l’egida della Consulta per
la sicurezza sociale della
Comunità montana sta
realizzando la consultazione. Il questionario è
uno degli strumenti adottati per venire a conoscenza dei problemi delle
singole famiglie, del loro
utilizzo dei servizi e delle
varie opinioni sul loro
funzionamento; i problemi vanno da quelli economici, alla ricerca di assistenza per un familiare, alle difficoltà fisiche
o psichiche, all’isolamq,
to abitativo o alla
canza di mezzi di traspot
to. Non manca la possili'
lità di proporre; infatti
una domanda chied*.
«Pensando alla situazione,
in vai Pellice, quali ritìZ'
siano i servizi più intp^i,
tanti che dovrebbero es-'
sere sviluppati per sodct
sfare adeguatamente i hi.
sogni della popolazio.
ne?». Qualcuno dirà che i
questionari sono una bella cosa, ma sono i soldi
che mancano e i tagli mi.
nacciati o già attuati nel
campo della sanità non
permetteranno grandi
passi avanti, ma occorre,
anche cominciare a ragionare in modo diver»,
senza pretendere a tutti j
costi posti letto e convenzioni ben pagate negli
istituti; c’è da metterein
campo una grande solidarietà sociale dove anche i piccoli contributi di
tante persone possono
fare meglio di un’assistenza istituzionale e soprattutto costare di meno
alla comunità. Il questionario, che ci auguriamo
venga distribuito anche
negli altri Comuni, è un
modesto ma importane
strumento per corninoli
re a interessarci tutddel
benessere di ciascuia '
Terminati i lavori al giardin
Un nuovo volto
per la Casa valdese
La funzione del Centro
diurno Alzhaimer è assai
importante: però, anche
qui, nonostante gli impegni dell’Asl, si è raggiunto
a fatica il numero di 8
malati convenzionati,
mentre la capienza sarebbe di 12. Assai elevato è
l’organico, che comprende complessivamente 70
operatori a tempo pieno,
volontari compresi: ben
2.400 ore lavorative sono
state spese per la formazione professionale, che
ha interessato i 49 dipendenti della struttura.
Completano il Bollettino
alcune riflessioni sulla
qualità nelle residenze
per anziani, il resoconto
del primo festival di canto, il progetto per il recupero dei cortili, l’annuncio della serata di cinema
(29 agosto, con il film Himalaya, un western tibetano a 5.000 metri) le notizie dell’Associazione
Amici e quelle sulla collaborazione con la scuola
elementare di San Giovanni, varie testimonianze nonché l’immancabile
programma della Giornata del Rifugio, il 28 luglio,
per il cui pranzo occorre
prenotarsi entro il 25, telefonando al Rifugio,
0121-909070 e chiedendo
di Daniela Cangioli.
Il giardino della Casa valdese
Il «restyling» è completato. Dopo la fine dei lavori che sono durati alcuni mesi, cambia volto il
giardino antistante la Casa valdese di Torre Pellice. Come mostrano le fotografie (una scattata 1’
anno scorso durante i lavori del Sinodo e una alcuni giorni fa), agli occhi
dei visitatori, e tra qualche settimana dei membri del Sinodo, il parco risulta essere rivoluzionato
(per questo non sono
mancate le critiche, ma
anche le approvazioni): è
stata utilizzata una pavimentazione in pietra di
Luserna, che ha sostituito la precedente ghiaia e
valorizzato la facciata, e
una lunga fila di mattoni
a vista che percorre il
tratto dal cancello al portone. Al momento i numeri che ricordano le da
com’era fino a pochi mesi®
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non sono stati ancon
posizionati.
La risistemazione coB'
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Avanzate nuove proposte per lo sviluppo sostenibile del territorio
Un parco «europeo» in vai Pollice
La proposta non segue più le vecchie concezioni vincolistiche ma cerca
di fare interagire la popolazione e le risorse di progettualità locale
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Le aree marginali, come sono quasi per dejjnizione i territori montani per non essere condannate a un degrado
sempre maggiore, magari
lento ma sempre più profondo ed esteso, hanno
bisogno che i loro abitanti abbiano idee per il futuro, progetti importanti
in cui credere e su cui lavorare, che facciano restare i giovani e anzi, perché no, che siano in grado di attrarre nuove persone e nuove energie.
Servono progetti che
non facciano rinchiudere
queste aree in se stesse,
hiseguendo un sogno di
autosufficienza, impossibile nell’epoca della globalizzazione, in cui il destino di un territorio è legato attraverso mille fili a
quello che succede nel
mondo ma che al contrario sappiano collegare
l’identità di un territorio
con gli interessi più generali (per esempio, raccor
dare città e montagna).
La vai Pellice non fa
eccezione, anche se forse
è stata capace in questi
anni, più di altri territori,
di produrre tentativi,
sforzi e progetti per il futuro. Molte cose sono
state tentate e sono in
corso, ma un’idea importante non ha finora
trovato tutto il consenso,
la forza, la compattezza
necessari per farsi strada.
Si tratta dell’idea di realizzare un Parco naturale
transfrontaliere italofrancese tra le valli valdesi e il Queyras.
Perché è una grande
idea? Questa idea era stata lanciata da un Comitato promotore, a cui hanno aderito 24 tra associazioni e forze politiche,
che ha prodotto un progetto molto dettagliato, e
aveva ricevuto il sostegno
di molti cittadini (circa
3.000 firme raccolte in
pochi giorni). Inoltre era
stata apprezzata e approvata da molti Comuni
(tutto tranne quello di
Bobbio Pellice) e, infine, è
stata inserita nel Piano di
sviluppo socio-economico della Comunità montana vai Pellice. Nella
scheda ricordiamo sinteticamente le caratteristiche principali del progetto fatto dal Comitato.
Eppure questa idea è
ferma, non va avanti.
Giocano molti fattori: il
centro-destra, al governo
a livello nazionale e in
Regione, non è favorevole a valorizzare i parchi
esistenti, né tantomeno
all’istituzione di nuovi
parchi. Anche localmente vi è chi è contrario. 11
fatto è che un Parco è visto ancora da alcuni come qualcosa che mette
un sacco di vincoli, che
non consente di fare.
Invece un modo nuovo
di concepire i parchi si è
fatto strada in questi anni: oggi i parchi sono
concepiti come uno strumento per unire la cura e
lo sviluppo di un territorio. Uno strumento non
contro le popolazioni locali, calato dall’alto, per
soddisfare il punto di visto di qualche ambientalista, ma uno strumento
in mano alla popolazione
locale (e qui conta il modo in cui è costruito l’ente di gestione e il fatto
che i Comuni e la Comunità montana lo sentano
e lo usino come un’ulteriore opportunità).
Ora è forse il momento
di riprendere in mano
questo progetto e di ridargli nuova forza, perché il progetto mantiene
tutta la sua validità ed attualità intrinseca: si stanno esaurendo le possibilità progettuali offerte
dai fondi europei; tuttavia non sono stati ancora
raggiunti alcuni risultati
strategici e storici, come
la creazione di un sistema turistico integrato; è
ormai vicino il momento
del rinnovo amministrativo, e se il territorio è interessato a questo progetto sarebbe bene avere
tutto pronto.
Prenderlo in mano non
vuol dire fare semplicemente quanto aveva proposto il Comitato per il
parco, ma costruire un
progetto che vada bene a
tutta la valle e che si confronti con i problemi reali che possono essere posti da coloro che non sono ancora convinti (quali
confini, quale estensione, quale conformazione, eccetera).
Che cosa bisogna fare?
Quanto già previsto nel
Piano socio-economico
della Comunità montana: costituzione da parte
della Comunità montana
di una commissione che
in 6 mesi di lavoro metta
a punto una proposta
condivisa: commissione
che potrà prendere le
mosse da quanto già elaborato dal comitato promotore spontaneo; costituzione di un Comitato
promotore istituzionale
composto dagli enti locali, associazioni e forze
sociali; presentazione
della proposta alla Regione Piemonte.
Un patrimonio prezioso e invidiabile
Parchi e riserve in Italia
FABIO RENZI
22 parchi nazionali e
110 regionali, 396 riserve
naturali statali e regionali, 16 riserve marine, 128
altre aree protette; e poi
57.000 specie animali, oltre un terzo delle specie
presenti in Europa, e
5.599 specie floristiche, il
50% di quelle europee.
Di fronte a queste cifre
l’Italia è senza dubbio
uno dei più interessanti
laboratori per l’attuazione di innovative strategie
di conservazione della
natura, per questa sua
«naturale» predisposizione, data dalla ricchezza
di diversità biologica
presente nella penisola e
nelle sue isole. Una biodiversità segnata nel
tempo dalle diversità pa
■ NELLE CHIESE VALDESI Hi
ANGROGNA — Domenica 28 luglio alle ore
10,30 il culto sarà celebrato alla Ca d’ia
pais al Bagnoòu. I culti nei templi sono
pertanto sospesi.
festa del rifugio — Domenica 28 luglio, tradizionale Festa del Rifugio Re
Carlo Alberto, con bazar, buffet, giochi e
mostre.
Massello — Domenica 28 luglio, dalle 10
alle 17, passeggiata a cura del coordinamento musei e luoghi storici valdesi.
L’appuntamento è per alla Balziglia con
successive tappe alle bergerie Ghinivert
(pranzo al sacco) e museo Balziglia.
Informazioni all’ufficio «Il barba».
RODORETTO — Domenica 28 luglio, ore
15, riunione a Fontane.
**0lA~ Domenica 28 luglio riunione quartierale ai Rumer.
pillar pellice — Domenica 28 luglio,
nm 14,30, riunione quartierale a Pertusel
per il quartiere Serre.
Ig 7 luglio si è tenuta la riunione delstlusset^ ÙMsema San Giovanni al Ca
ziofie quest’anno alla seconda edi
^erutt'^° culto guidato dal past. Mario
sulla f stata un'ampia informazione
tuazione degli ospedali.
Le strategie e gli scopi del progetto parco
Val Pellice un sistema di aree protette
RADIO
Beckwith evangelica
PM 91,2CXD - 96.550
^ ^ te
rbe@tpellice.tìscalinet.it
A - Obiettivo operativo
Promuovere la cura e lo sviluppo del territorio della vai Pellice nella sua fascia più
montana dotando il territorio di uno strumento strategico per la pianificazione e la
gestione di interventi: un Sistema di aree
protette di concezione avanzata, di cui si
propone la costituzione alla Regione Piemonte a norma della legge regionale 12/90.
Tutto ciò come premessa per il perseguimento di un obiettivo di lungo periodo, vale
a dire la costituzione di un Parco europeo
transfrontaliero del 0ueyras e delle valli vaidesi, che consentirebbe una programmazione integrata tra i due versanti alpini e costituirebbe un significativo attrattore turistico.
Il sistema è dunque concepito nell’ottica
della sostenibilità sociale, ambientale ed
economica, dove per sostenibilità sociale si
intende il protagonismo della comunità locale nel prendersi cura del proprio territorio
e nel modellare il suo futuro.
B - Motivazioni della scelta dell'obiettivo
operativo
- salvaguardare i valori naturalistici, paesistici, antropici dell’alta valle;
- integrare in un’unica pianificazione attività economiche, interventi infrastrutturali (strade e altro), interventi su flora, fauna
e, in generale, tutto ciò che riguarda l’assetto territoriale ed ecologico;
- sviluppare una programmazione omogenea per tutta l’area alpina della valle da
Bricherasio a Bobbio Pellice eliminando lacune o doppioni e coordinando tutti gli interventi relativi a obiettivi comuni, in modo
da ottimizzare l’uso delle risorse e concentrare le energie;
- consentire vantaggi economici sotto diversi aspetti:
a) la disponibilità di risorse di bilancio
(anche se in verità i bilanci dei parchi oggi
sono orientati per lo più alle spesi correnti
che non agli investimenti);
b) accesso a specifiche risorse regionali,
nazionali ed europee, mediante la presentazione di progetti;
c) l’attivazione di flussi turistici importanti con ricadute economiche notevoli per le
strutture ricettive e ristorative, ma anche
per il commercio, per Tartigianato, eccetera.
d) l’erogazione di contributi per privati
ebe svolgono attività produttive agricole per
il mantenimento e cura del territorio, compreso il recupero e ristrutturazione di edifici
(si pensi alle nostre borgate alpine sempre
più degradate o agli alpeggi):
e) l’accesso prioritario a finanziamenti
statali e regionali per i Comuni e per gli
operatori economici che svolgono attività
alTinterno dei confini del parco.
- mettere a disposizione personale tecnico, un’organizzazione per impostare e gestire gli interventi.
- consentire snellimenti burocratici: per
es., per quanto riguarda gli interventi edilizi
rientranti nel Piano d’area vi è la sub-delega
ai sindaci per le autorizzazioni a norma della legge 431 ebe oggi vanno richieste alla
Regione e che richiedono molti mesi.
- promuovere la creazione di posti di lavoro, soprattutto per i giovani, sia direttamente (l’organico dell’ente Parco) sia indirettamente dispiegando gli effetti economici di cui sopra.
C - Autorità responsabile
Una volta costituito con legge regionale il
Sistema di aree protette della vai Pellice
sarà gestito da un apposito ente di gestione
come previsto dalla legge regionale 12/90.
D - Localizzazione
Il territorio della vai Pellice presenta aree
a diversa caratterizzazione e a diversa vocazione. Pertanto si propone di articolare 11 Sistema di aree protette della vai Pellice in
aree differenziate:
1) un nucleo a Parco vero e proprio;
2) una vasta area di pre-parco o di salvaguardia che comprenda tutto il territorio a
partire dagli 800 metri di altitudine:
3) ulteriori aree, anche non fisicamente
consecutive rispetto le precedente e ad altitudine minore, di particolare pregio naturalistico e/o storico (come a esempio la collina di San Bernardo a Bibiana).
L’estensione del Parco di cui al punto 1
può essere più o meno ampia: il Comitato
promotore spontaneo propone la sua coincidenza sostanziale con l’attuale territorio
delimitativo dell’Oasi del Barant.
esistiche, culturali, storiche, fatte di identità locali e attività dell’uomo
che hanno contribuito a
modificare e, allo stesso
tempo, a conservare tante realtà naturali.
Il nostro paese, oggi,
può contare su un sistema di protezione del territorio unico, creato dalla
trama disegnata dal sistema nazionale delle aree
protette (che copre il 11%
circa del territorio), dalla
rete dei siti «Natura 2000»
realizzata in attuazione
della Direttiva Habitat
92/43/Cee (che con 2.565
«siti di importanza comunitaria e Zone di protezione speciale» individuati in Italia, copre il
15% del territorio) e dalle
aree di connessione, che
assicurano la continuità
tra gli spazi naturali protetti. Questa trama prende il nome di Rete ecologica nazionale (Ren), una
politica di conservazione
e sviluppo che interessa
così il 20% del paese e si
realizza attraverso grandi
progetti per i principali
sistemi ambientali: ApeAppennino Parco d’Europa; la Convenzione delle
Alpi; Cip-Coste italiane
protette: «Itaca», la rete
delle isole minori; Po fiume d’Europa.
L’obiettivo della Ren è
quello di integrare le strategie della conservazione
con le altre politiche di
sviluppo territoriale, per
orientarle verso un uso
sostenibile delle risorse
naturali, economiche, sociali e culturali. L’efficacia di questa strategia innovativa sta poi nella capacità di trasmettere e di
estendere le esperienze di
sviluppo sperimentate
nelle aree protette anche
all’esterno del loro territorio, perché diventino
traino dell’intera rete.
I parchi, infatti, ormai
sono chiaramente riconoscibili come la grande
occasione per una con
servazione della natura
strettamente legata alla
valorizzazione del territorio e alla creazione di
nuove opportunità di
crescita economica e occupazionale. Basti citare
alcune cifre: 2.000 unità
in organico nei parchi
nazionali, 1.500 in quelli
regionali, 1.000 persone
impegnate nella manutenzione del territorio
dei parchi, 10.000 nella
costruzione di infrastrutture nei parchi, 500 cooperative di servizi e lavoro, 10.000 giovani impegnati nella gestione dei
servizi, 25 milioni di turisti, con un incremento
medio del 20% negli ultimi 3 anni e un giro d’affari di 1 miliardo di euro.
Oppure ricordare alcune esperienze che dimostrano come l’istituzione
di un parco non sia più
vissuta come una lista di
divieti, ma come una leva per lo sviluppo delle
comunità locali. Dalla
«cruedda» di Ischitella
del Parco del Gargano, al
«marchio parco» per i
prodotti tipici del Parco
del Gran Sasso-Monti
della Laga, al «pescaturismo» nella riserva marina di Punta Campanella,
al Fossil Free nel Parco
delle Dolomiti Bellunesi,
a «terre incolte» nel Parco delle Cinque Terre.
Progetti vincenti realizzati proprio grazie ai
parchi, che rappresentano finalmente l’occasione di rivalsa anche per
migliaia di piccoli centri
abitati che costellano il
nostro paese. Il 33% dei
Comuni italiani è situato
all’interno delle aree
protette e, di questi, il
70% è costituito da centri che non superano i
5000 abitanti. Realtà preziose per la nostra identità, perché hanno conservato un patrimonio
straordinario di beni culturali e ambientali, di
tradizioni e saperi.
10
PAG. 10 RIFORMA
E Eco Delle Vao.i ^ldesi
Terza edizione della rassegna in vai Pellice
Lo scrigno di Festivalmontagna
E uno scrigno pieno di
tesori il Festivalmontagna 2002. La terza edizione della rassegna, realizzata con Regione e Provincia: e che ha come tradizionale palcoscenico i
Comuni della Comunità
montana vai Pellice, intreccia spettacoli musicali e teatrali con stage e
progetti creativi.
Spettacoli e concerti si
terranno alle 21,30 (ingresso: 8 euro, ridotto 5).
Il debutto sarà domenica
28 luglio alla chiesa del
castello di Bricherasio
con «Quando la P si ripete tre volte», omaggio di
Bob Marchese e Fondazione didattica per la fotografia al percorso personale e artistico di Pier
Paolo Pasolini. 11 testo,
tratto da gran parte dell’opera pasoliniana, è un
collage ma anche una riflessione che raccoglie
suoi pensieri, sue parole
e sue azioni. Martedì 30
luglio al parco montano
di Rorà concerto di due
ensemble particolarmen
te affascinanti gli Optional String Kuartet e gli Aisha Duo. Il primo è un
quintetto che racchiude
musicisti provenienti
dall’Orchestra del Teatro Regio e ha nel suo repertorio arrangiamenti
da Gershwin, Piazzolla e
Morricone. A seguire ci
sarà l’Aisha Duo: Andrea
Dulbecco (vibrafono) e
Luca Gusella (marimba),
due tra i più formidabili
percussionisti italiani,
collaboratori di Enrico
Rava, Ray Charles, Barry
White e Franco Battiato.
Mercoledì 31, nella piazza parrocchiale di Luserna alta, spazio alla compagnia milanese Quelli di
Grock, che proporrà il
suo spettacolo «Caos»:
tecniche del teatro-danza
e telecamere a circuito
chiuso per uno sguardo
emozionante al vuoto del
vivere quotidiano, ma
all’insegna dell’euforia,
di uno sfogo fisico e verbale che diventa sempre
più contagioso.
Nella settimana succes
siva il «Festivalmontagna.
Suoni, immagini ed emozioni da scenari naturali»
proseguirà con il tango
del sestetto Renacerò (il 3
agosto, a Bibiana), lo
spettacolo «G come guerra» di Onda Teatro (il 4, a
Torre Pellice), i Tri Muzike (il 7, a Luserna San
Giovanni), fino al crescendo de «Le argonautiche» (il 9, a Villar Pellice)
e, domenica 11, il finale
con il concerto di Daniele
Sepe a Torre Pellice.
Contemporaneamente, all’Ecomuseo Crumière di Villar Pellice, dal 4
al 9 agosto, si terranno il
progetto produttivo teatrale «Orto» e lo stage
multisciplinare «Sinapsi»
con Domenico Castaldo,
Gabriele Ferrari e Pietro
Weber, esperti di teatro,
scrittura e arte figurativa.
La direzione artistica e
organizzativa è affidata a
Nonsoloteatro e Associazione musicale divertimento: per informazioni
tei. 0121-323186 oppure
www.nonsoloteatro.com.
I APPUNTAMENTI
M Interpretazione musicale tra Torre e Villar Pellice
Concerti di violino e pianoforte
Proseguono i concerti del XIII seminario di tecnica e interpretazione musicale organizzato da Centro culturale.
Collegio valdese e Agess spa. Sabato 27
luglio, alle 21, nel tempio di Villar Pellice, si terrà il concerto di canto lirico
(docente Giovanna De Liso). Si prose
ECONOMICI
AFFITTASI alloggetto Torre Pellice zona diaconesse. 0121-91918 serali.
gue mercoledì 31, alle 21, nel cortile del
municipio di Campiglione, con il concerto di violino e pianoforte delle classi
di Daniele Gay (violino) e Annibaie Rebaudengo (pianoforte).
Pianoforte e violino saranno nuovamente di scena giovedì 1° agosto, alle
21, al viUaggio Crumère; venerdì 2, alle
21,15, alla Loggia dei mercanti di Luserna alta; sabato 3, alle 21, nel tempio di
Torre Pellice. Per informazioni si può
chiamare l’Agess spa allo 0121-934907.
25 luglio, giovedì
LUSERNA S. GIOVANNI: Nel giardino delle feste, alle 20, «Tutti a tavola»;
alle 21, musica con Giuliano & i Baroni.
PINEROLO: All’Expo Fenulli Festival
Klezmer, conclusione con «Atelier de
Swing» alle 21,15 e alle 22 «Orchestra
Bailam». Ingresso libero.
ROURE: Al Centro sociale di Castel
del Bosco, alle ore 21, proiezione filmati sulla montagna in collaborazione col
Parco Orsiera-Rocciavrè.
26 luglio, venerdì
PRAROSTINO: Alle 21,30, alla pista
coperta, concerto in collaborazione
con il bar «Conca verde».
26-27 luglio
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle
21,30, nella piazza parrocchiale, 3“ edizione di «Frammenti di storia di Luserna e del suo casato».
26-28 luglio
POMARETTO: Rievocazioni storiche,
gastronomia, tradizioni, antichi mestieri, musica e teatro nel vecchio borgo, visite guidate ai vigneti.
27 luglio, sabato
TORRE PELLICE: Nel tempio, alle
21, concerto con Massimo Nosetti, organista, musiche di Faulkes, Bach, Baristow, Ahlen, Vierne, Usandizaga,
Laurin, Prizeman.
TORRE PELLICE: Nell’isola pedonale, ore 10 -18, festa deU’«Arcobaleno».
RINASCA: Alle 21, alla sede di Abitare in valle in corso Galliano Rocco 4,
spettacolo teatrale in Cascina con la
Compagnia dialettale «Renato Clot».
TORRE PELLICE: Al Centro culturale
valdese inaugurazione deUa mostra di
Eugenio Bolley. Fino al 1“ settembre.
28 luglio, domenica
TORRE PELLICE: Alle 14, al circolo
Mûris, gara a bocce alla baraonda.
ANGROGNA: Alle 20, al circolo sportivo Passel, grigliate e danze.
LUSERNETTA: Tutto il giorno, festa
campestre a Pian Porcile.
RINASCA: Il Cai organizza una gita
alpinistica al Bernina (tei. 0121-800944).
ANGROGNA: Al Rifugio Vaccera si
esibiscono l’asinella Geraldina e il cantastorie Claudio Zanotto.
BRICHERASIO: Nella chiesa del Castello, alle ore 21,30, spettacolo teatrale della compagnia Bob Marchese
«Quando la P si ripete tre volte».
MASSELLO: Dalle 10 alle 17 passeggiata a cura del coordinamento musei
e luoghi storici valdesi, appuntamento
alla Balziglia.
PRAGELATO: Nel Parco naturale della vai Troncea in frazione Rua «Le borgate e gli alpeggi del Parco: Lavai, Seytes, Troncea, Meys, Roccias e Benna».
Visita naturalistica su prenotazione.
FENESTRELLE: «Le Fenestrelle»
inaugurazione della Vili fiera del libro
con partecipazione della Banda musicale dei vigili urbani- di Torino. Intrattenimenti musicali con Xenia Ensemble. Apertura del III «Festival della musica lirica e dell’operetta». Alle 14, gara
a bocce libera a tutti «Trofeo Domenico Rena».
PRAMOLLO: In frazione Ruata, «Sapore di montagna», rievocazione di antichi mestieri.
RINASCA: Festa della montagna e
10“ edizione di «Cursa dei sensa fìà».
ROURE: «Camminmangiando», passeggiata gastronomica da Villaretto a
Castel del Bosco.
29 luglio, lunedì
CANTALUPA: Alle 21, concerto della
Badia corale di Pinerolo.
PRALI: Fino al 2 agosto, laboratorio
di Educazione ambientale per bambini, in collaborazione con la Comunità
montana valli Chisone e Germanasca.
30 luglio, martedì
RORÀ: Alle 21,30, al parco montano,
per Festivalmontagna, concerto con
Optional String Kuartet e Aisha Duo.
31 luglio, mercoledì
LUSERNA SAN GIOVANNI: AUe 21,30,
nella piazza parrocchiale di Luserna alta, per Festivalmontagna, spettacolo
teatrale: «Caos» con QuellidiGrock.
PINEROLO: Nel parco del Veloce
Club, alle 21,30, film «Iris un amore vero», ingresso euro 3,50.
3 agosto, sabato
PERRERO: Nel tempio di Maniglia,
alle 20,45 concerto di brani classici e di
tradizione popolare di Elena Martin,
voce, e Patrizia Massel, pianoforte.
DOMENICA 28 LUGUo'
Bricherasio: Ferraris , vi# J
Emanuele 83/4, tei. 5977"'
Fenestrelle; Guicciattì
via Umberto 11, tei, 83t
Pinerolo: San Lazzaro so Torino 196, tei.
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20,30, Momo alla eo^
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ore 21,15, Star wars,
tacco dei cloni; sabato);
ore 21,15, Ocean's elevat
domenica 28 e lunedia
ore 21,15, Amnesia. '
PINEROLO La nuittis#.:
la Italia ha In programmi
alla sala «2cento», Scookdoo, feriali e festivi 2S
22,20, sabato 20,30 e 22,%
alla sala «5cento» è in vS
ne Lilo & Stitch; feriaif.
festivi 20,30 e 22,20, sabato
20,30 e 22,30. Da agosto’
chiuso per ferie.
PINEROLO — Per CineiM
in piazza, lunedi 29 luglio,
alle 21,30, alla CascinaTi
gassa di Baudenasca hitj,
Mick egli altri.
Mercoledì 31 luglio,al
Veloce Club sarà in visiona
Iris-un amore vero.
SAN SECONDO DI m
ROLO — In piazza Europ,
alle 21,30 di venerdì 26t
glio è In visione II favola
mondo di Amelie.
VILLAR PELLICE-Saba
to 27 luglio, alle 21,30, nella piazzetta del Villagglb
Crumière, (in caso di piì|,
già sala polivalente), sari
proiettato II favoloso
mondo di Amelie.
BIBIANA — Martedì 30
luglio, nell'area polivalmitos
di Villa Bodo, (In caso di
pioggia al cinema parrocchiale) sarà proiettatoli
diario di Bridget Jones.
L’“UMIDQ
CONSORZIO
enersia* ambiente
Via Vigone, 42
Pinerolo (TO)
Tel. 0121.2361
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RACCOLTA DIFFERENZIATA ^
UNA
verde
pisello
verde
bottiglia
Un'altra raccolta differenziata?
Un impegno e i vantaggi?
Negli ultimi 10 anni i rifiuti sono
aumenti del 30% nell'area del
Pinerolese. Il processo di smaltimento è
quindi più costoso. Eppure molti
cittadini si chiedono perché devono
pagare le tasse deirimmondizia.
Sono i Comuni che fissano le quote e i
criteri della tassa da applicare. La legge
nazionale dice anche che bisogna
passare da uria tassa applicata in base ai
metri quadri, ad ima tariffa definita in
base a quanto ognuno getta via; e che la
tariffa deve pareggiare i costi di
smaltimento e di raccolta.
È un buon principio, seppure difficile da
applicare.
La valorizzazione nel
stabilimento
Attraverso le
laVof azioni
jzi&e,
presso la tangenziale di Pineroi^si^
valorizza il materiale organico facendpto ^
diventare: fanghi per compost (terri^^eg^,;
(10%) da utilizzare in agricoltura e ajt“ "
usi, e biogas (21%) che produrrà elettrica per far funzionare le mac
di produzione, acqua dai rifiuti
Lo stabilimento tratta anche il mah
che avrete gettato negli ift
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VERDE
SACCHETTO
Un obiettivo: fare in modo che nei
prossimi anni la tassa sia stabile
o cresca poco
Con l'aumento dei rifiuti crescono
anche i costi di raccolta e smaltimento, e
di seguito le tasse.
Se l'adesione alle varie raccolte
differenziate fosse maggiore, intanto si
otterrebbe da subito l'obiettivo di lasciar
ferma (o di incrementare poco) la tassa
da pagare, nonostante la crescita annua
dei rifiuti sia in media del 5,4%.
Non bisogna lamentarsi, bisogna
impegnarsi anche con la nuova raccolta.
La nuova proposta Aceai Verde
Sacchetto per l'umido una raccolta
comoda che inizia da casa vostra
verde
ramarro
C
Rivoltato e riempito di materiale
"umido", ben chiuso con due nodi
prima di gettarlo nel cassonetto, il
sacchetto verde è una nuova raccolta
differenziata.
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entro il 2002 orrlvo nelle vostre
sacchetti normali, sottraendo l'i
vengono valorizzati, i ? metalli-. (3“/«
separandoli; mentre una parte^diveri|
combustibile (CDR) (23%) da
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La proposta funziona se i ciltae
casa loro, dividono i rifiuti: la racg
differenziate classidie da una
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Grazie per il.vósbto itnp^ttoi'
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nvertà è concentrata tra le
wiglie numerose, in partirtlare quelle con tre o più fiI tra le famiglie con anziani
ftragli anziani soli. PrevediSiinente, la povertà si accomgna al basso livello d’istruaone e alla disoccupazione di
^00 più componenti.
Niente di nuovo
Che quadro ci consegnano
¡meste aride cifre? Niente di
clamoroso,- tutto tristemente
goto. Niente di drammatico:
la povertà non esplode da un
mino all’altro, ma persiste, in
®o stiilicidio di giorni di an«osda e frustrazione. La crejclta impetuosa di alcune
aree e settori del paese non
nasce a incidere su un nocciolo duro di povertà, né tantomeno sull’eterna «questione meridionale» (anzi, seml)ta che negli ultimi anni ci
sia stato un regresso relativo
lei Centro Italia). Ad onta di
tatti i discorsi sui valori della
(iitiiglia. di tutte le lamentele
sia denatalità, dei proclami
sia dignità dell’invecchiare,
tattora la presenza di molti
Ijli e/o di anziani in casa è,
dal punto di vista economico,
ma iattura che le famiglie
(quelevere, non quelle sorridenti degli spot pubblicitari)
sono lasciate sole ad affrontare. E nonostante le promesse di «aiutare chi è rimasto
in&tro», le kermesse della
solidarietà e le chiacchiere
siile «opportunità», l’articolo
Ideila Costituzione tuttora
lipte resta lettera morta e
disoccupazione, mancanza
d’istruzione e indigenza continuano a rafforzarsi a vicendain un triste circolo vizioso.
Certo, non è la povertà del
Sud del mondo, quella che ci
Scommuovere e scendere in
piazza, scandalizzare e mette®mano al portafoglio: è una
povertà discreta, dignitosa,
'relativa», appunto, e spesso
invisibile. Invisibile come lo
sono i poveri nel dibattito politico nostrano: l’attenzione ai
dati Istat dura, se va bene,
due giorni. Invisibile come sono i poveri in una politica fatta su misura per i ricchi e per
le classi medie, lontana dai
problemi quotidiani della
gente che si rifugia sempre
più spesso nell’astensione o
nell’infatuazione per populisti più o meno miliardari. Invisibile come lo è tutta quell’Italia che non è Roma o Milano, che non entra nei salotti di parlamentari, imprenditori, giornalisti, calciatori e
veline, e che riemerge solo in
occasione di disastri naturali
o di efferati delitti. E teniamo
conto che, pur svolta con serietà scientifica (niente a che
vedere coi sondaggi «addomesticati» tanto cari al presidente del Consiglio), l’indagine dell’Istat è pur sempre basata su un campione statistico di 24.000 famiglie, tutte
conosciute dai servizi sociali
e raggiungibili con il telefono. Le persone senza fissa dimora che dormono per strada o nei giardini pubblici, gli
immigrati, i rom, gli abitanti
delle baraccopoli, sfuggono a
questa statistica e rappresentano un ulteriore girone nell’inferno della povertà e dell’esclusione.
E l'anno prossimo?
Ricordo infine che i dati si
riferiscono al 2001: resta da
vedere come inciderà su queste cifre l’attuale congiuntura
economica. A livello mondiale, la minore crescita; da noi,
la politica economica del governo Berlusconi, che prepara
ulteriori tagli allo stato sociale: tutti fattori che dovrebbero
portare a un aumento, sia pur
leggero, degli indici di povertà
assoluta e relativa. Tra guerre
e recessione, non tira buona
aria per i poveri d’Italia e del
mondo. Ne riparleremo l’anno prossimo, quando TIstat ci
darà le nuove cifre e, prima
che il paese chiuda per ferie, i
riflettori deU’informazione
torneranno a illuminare, per
un breve lasso di tempo, i numeri della povertà.
Giorgio Guelmani
VIAGGIO DELLA DIACONIA
NELLA VALLE DEL RENO
alcu propone quest’anno ha come meta
città importanti situate nella valle del Reno, in Svizistiti ^ ^¡srmania, alla ricerca del lavoro diaconale non
zionalizzato che vi svolgono le Stadtmission locali.
29 P^ßramma del viaggio, della durata di 5 giorni, inizia il
te giornata nella quale si viaggia per raggiunge
Rotzigen in Germania dove sono previsti tutti e
pernottamenti.
'luom è dedicato alla visita di Freiburg, del suo
’ ^ btercato, del progetto diaconale della locale
H l^rision e termina con una gita nella Foresta Nera.
BHmi..°^^bbre si visita la città di Basilea, si incontra la coilijCQ_. ''®*dese locale e si prende conoscenza della dififusa
jj della Stadtmission che vi opera,
dove discende la valle del Reno fino a Heidelberg
tradizionale visita turistica, si potrà co“®Pedal funzionano in città una Casa di riposo e un
li 3
Qn si effettua il viaggio di ritorno.
Hentp ® programma di massima che sarà maggior/ “Attagliato in seguito.
interessate a partecipare possono rivolgersi per
■tia, via Csd-Commissione sinodale per la diaco
18, 10066 Torre Pellice; tei. 0121-953122;
■-^,^^^53125; e-mail csd.diaconia@tpellice.it
POSTA
Gli aspetti
dell'amore
Al fratello Lello Volpe.
Caro Lello, ti ascolto sempre con piacere al Culto radio
e con piacere leggo le tue riflessioni su Riforma. Anche
questa volta (n. 28 di Riforma
del 14 luglio) mi incuriosiva
vedere con quale originalità
avresti affrontato un passo
per me così difficile come
quello di Efesini 5 sul matrimonio. Una prima e immediata perplessità: tutte le coppie di non credenti, laiche o
atee o di altra religione che
hanno vissuto 40-50 anni di
onorato matrimonio, da dove
hanno preso forza, amore ed
esempio per vivere insieme e
superare tutte le difficoltà di
un rapporto? Concludi le tue
condivisibili riflessioni su immaturità, egoismo e superficialità dicendo al lettore «Basta chiedere aiuto a Cristo».
Mi sembra troppo facile. Si
presuppone una risposta immediata e positiva che spesso
non arriva. Conosciamo molte coppie di buoni credenti
che hanno fallito l’obbiettivo
«matrimonio duraturo» esemplificato sull’amore di
Cristo per la chiesa e la sottomissione della donna al marito (come la chiesa è sottomessa a Cristo).
L’apostolo Paolo dà indicazioni su «come amarsi» in
questo testo dove tutto è
spiegato, ma è molto difificile
capire di che amore si tratta,
essendo totalmente assente
l’eros. Non si paria di quel
sentimento che tutti ben conosciamo che è un fantastico
mix di attrazione fisica e
mentale, di desiderio di appartenersi e di illusione di
essere un «unico» nell’universo. Non si parla di quella
forza che spinge due persone
a unire le proprie vite sulla
spinta di un innamoramento
che porta in sé la necessità di
soddisfare i desideri dell’altro in un massimo possibile
di benessere reciproco. Paolo
è un single, non ha alle spalle
matrimoni riusciti o falliti:
può insegnarci un comportamento corretto e giusto in
tutti i casi?
Paolo indica l’amore di Cristo per la chiesa, che è ovviamente asessuato, come modello per un uomo nel suo
rapportarsi con una donna,
alla quale invece si chiede solo rispetto 'per il marito. Rispettare non significa necessariamente amare. Si può rispettare un avversario perché
gli si riconoscono delle qualità, ma certamente non lo si
ama. Con questi presupposti,
così legati a una società che
dava la donna in moglie, dove
non c’era spazio per la scelta
ma si univa per convenienza
economica, per alleanza tribale, ecc. si ha difficoltà, oggi,
a immaginare un lungo cammino coniugale. Sono certa
che Gesù conoscesse l’amore
in tutti i suoi aspetti: agape,
eros, filìa. Criticare Paolo per
un discorso forse non ben riuscito mi farà considerare un
po’ eretica, ma non muove di
una virgola la mia fede.
Didi Saccomani - Torino
i I regolamenti della chiesa
1A un amico
israeliano
Caro amico israeliano,
sono uno che non sempre
ha riconosciuto i dolori e sostenuto i diritti del tuo popolo causati dalla politica ingiusta e arrogante seguita dal
tuo governo e da una parte
dell’Occidente. Ora, però, ti
dico più forte di varie altre
volte precedenti: è ora che tu
e tutto il tuo popolo riusciate
a sconfessare e rovesciare la
politica del governo che avete eletto del quale bisogna sì
comprendere la fissazione
della «sicurezza» ma la cui
azione, che considera meritoria, si traduce in un’occupazione armata assolutamente contraria a molteplici
delibere delTOnu e che dura
da decenni, con soprusi e
violenze ripugnanti che costituiscono un’ingiustizia
grave perché uccidono civili
che hanno lo stesso diritto alla vita che abbiamo tutti, che
hai tu e che ho io.
È un delitto che scredita
agli occhi del mondo il vostro
diritto che è anche quello dei
vostri avversari. È offesa alla
religione, a tutte le religioni,
nessuna della quali permette
mai di uccidere persone inermi personalmente innocenti.
È una stoltezza perché dà il
pretesto ben fondato a rappresaglie pesanti e dolorose
da parte di chi si è vista preclusa ogni prospettiva di vita
con Ogni sorta di angherie,
prepotenze e umiliazioni. I
cosiddetti «kamikaze» non sono «martiri» della Palestina
ma complici della politica criminale di Sharon che mantiene un intero popolo chiuso in
una prigione all’aria aperta.
Caro amico israeliano, aiuta tutti i tuoi fratelli... ecc. (il
seguito della lettera di Enrico
Peyretti - Riforma n. 27: «Caro amico palestinese»...- tolta
la citazione del Corano e sostituendo «palestinesi» con
«israeliani» e viceversa, calza
perfettamente).
Massimo Pulejo - Bruxelles
Economia
e consumismo
Desidero esporre alcuni
pensieri, da casalinga poco
pratica di economia ma che
tenta di conciliare il suo
comportamento con la fede
che cerca'di avere. Sono d’accordo con il pastore Giaccone che nella sua ultima meditazione pubblicata da Riforma il 28 giugno scorso diceva
per esempio che, a causa del
nostro consumismo, abbiamo troppi oggetti superfiui;
però subito dopo ho fatto
un’altra considerazione: mio
marito esporta, soprattutto
negli Stati Uniti, articoli casalinghi metallici e per anni,
uscita come sono da un’economia di guerra, mi sono
chiesta che bisogno c’era di
tanti tipi di coltelli o di forbici
diverse per vari usi.
Però sono stati questi oggetti «consumistici» che ci
hanno permesso di vivere discretamente e con noi gli
operai delle fabbriche che li
r negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, udivo
spesso cantare in quel di Torre
Pellice una bella canzone svizzera di vita montanara. Le vieux
chalet (la vecchia baita); ciò accadeva poi anche in altri ambienti, per esempio nelle Unioni giovanili di Torino e perfino
di Napoli. Credevo allora che
fosse un canto popolare dovuto
alla libera e ingenua fantasia di
gente comune; invece è (testo e
melodia) opera di un buon musicista, l’abate svizzero Joseph
Bovet; composta nel 1910, la
canzone narra di uno chalet
montano che, dopo molti anni
di vita serena, è fatto crollare
dalla natura avversa, il canto
venne riprodotto in quasi tutte
le raccolte di canti popolari e
corali, tradotto in 20 lingue,
adottato come canto ufficiale
dagli scout inglesi, e fu emblema della Comunità francofona
friburghese in Germania.
Alle tre strofe originarie l’autore ne aggiunse nel 1920 una
quarta: gli avevano fatto notare
che un vero montanaro non
tollera mai che la propria baita
resti, rovinata, a terra; la quarta
strofa racconta dunque come il
coraggioso Jean ricostruì il suo
chalet «più bello di prima».
Durante la guerra, l’idea di speranza e di rinascita dopo la rovina, insita nel canto, fece sì
che esso diventasse patrimonio
sia dei prigionieri di guerra sia
dei partigiani francesi, fiduciosi
tutti non solo nella vittoria finale ma anche nella rivalutazione del lavoro della terra.
Tornata la pace, la canzone
riebbe il suo ruolo di canto di
intrattenimento fra i giovani, e
anche i meno giovani, e nelle
corali, per esempio quando si
cancellava cantano l’uggia di
certi trasferimenti, talvolta
notturni, durante viaggi per
concerti all’estero.
NB. Le notizie particolari sono tratte da un articolo di Bernadette Lespinard su «il repertorio dei movimenti giovanili»,
inserito nel volume collettivo
La vie musicale sous Vichy (dunque negli anni 1940-45), Ed.
Complexe, 2001 (per altre notizie su J. Bovet vedasi P. Borcard, Joseph Bovet, 1879-1951,
Fribourg, La Sarine, 1993).
producevano. Ora da qualche
anno il mercato Usa si è rivolto ad altri paesi dove questi oggetti costano meno e
qui in Italia c’è la crisi e molte di queste fabbriche hanno
dovuto chiudere per mancanza di ordini e si sono persi
molti posti di lavoro; insomma in piccolo si è riprodotto
quanto succede alla Fiat, di
cui sul nostro giornale si è
pure parlato.
Mi chiedo che cosa c’è di
più superfluo o consumistico
di un’automobile, specie
quando si tratta della seconda o terza vettura, eppure
questa crisi getta nel panico
migliaia di persone. È questa
contraddizione che (ripeto,
digiuna come sono di economia) mi inquieta: il mio rinunciare al superfluo danneggia invece che aiutare.
Qualcuno mi può spiegare
dov’è l’errore nel mio ragionamento?
lettera firmata
M Errata corrige
Graziella Lupo, di cui sul n.
26 è stata pubblicata una lettera in ricordo di Ivo Malan,
fa sapere di avere scritto erroneamente che quest’ultimo sposò Beatrice Bex; si
trattava invece di Beatrice Di
Francesco.
In riferimento alla lettera di Andrea Quaggiotto (.Riforma n.
27), dico che sono un «nuovo accolto», ma non accetto di essere discriminato, anche se di provenienza cattolica. Non sapevo
che domandarsi se possiamo dirci «valdesi» oggi fosse tanto
anacronistico da poter essere stigmatizzato come «revisionismo storico». Credo, come tutti, di sapere che la Chiesa valdese ha aderito alla Riforma calvinista nel 1532, ma non capisco
perché è considerato inaccettabile teologicamente il richiamo
alla «povertà evangelica» contenuta nel Sermone sul monte.
Non credo che qualcuno tra noi sia ossessionato dall’idea di
seguire «nudo san Valdesio di Lione, nudo». Il fermento attuale vissuto nella nostra chiesa sia colto come occasione per disporci tutti insieme, con umiltà, a riflettere sul significato della
Parola evangelica, in particolare meditando sul senso che ha
oggi, per noi, il Sermone sul monte. Le regole e i regolamenti
che la chiesa si dà servano al buon funzionamento dell’istituzione, ma non vengano invocati per far tacere gli spiriti, forse
ingenui, desiderosi di dare un senso al loro essere valdesi oggi.
Salvatore Di Pasquale - Torino
Nev
notizie evangeliche
agenzia stampa
della federazione
delle Chiese
evangeliche
in Italia
e-mail: nev@fcei.it
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bollettino meqÉ^
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tei. 06-4825120 fax. 06-4828728
Chi erano
quei fuggitivi?
La Stampa dell’11 luglio
porta questa noticina nella
pagina della provincia: «La
piazza che ospita il mercato
di Villar Perosa è stata intitolata al villaggio tedesco Cross
Villars, fondato nel 1699 da
371 villaresi fuggiti in Germania in seguito alle lotte religiose. Si tratta di uno scambio con la città di Oberderdingen che tempo fa ha chiamato una sua strada “Villar
Perosa Strasse’’». Ma chi erano quei villaresi fuggiti? Che
cosa erano quelle lotte religiose? La Stampa non lo dice.
Forse non lo sa, e forse non ci
sono fonti sicure per saperlo.
Ma neanche un sospetto,
un’idea? Nel dubbio, meglio
essere cauti, la prudenza è
savia consigliera, non azzardiamo ipotesi avventate.
Renzo Turinetto - Torino
m PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
«Nel mondo avrete tribolazioni
ma fatevi animo,
io ho vinto il mondo»
Giovanni 16, 33
Il figlio, la figlia e i familiari tutti di
Attilio Rostan
ringraziano quanti si sono uniti al
loro dolore con presenza, scritti e
parole di conforto.
Un grazie alle amiche che lo
hanno pazientemente assistito in
questi ultimi anni, ai vicini di casa
per la loro disponibilità, al dott.
Bevacqua e al past.Del Priore.
Torre Pellice, 25 luglio 2002
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti...
da dove mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dall’Eterno,
che ha fatto il cielo e la terra»
Salmo 121,1-2
I familiari di
Maria Roman ved. Gönnet
di anni 98
ringraziano di cuore parenti e amici che sono stati loro vicini in
questa triste circostanza.
Un ringraziamento particolare
alla past. Lucilla Peyrot, al dott.
Alberto Rolto, a tutti i vicini di casa, a Vanda e Loris Bounous.
Roccapiatta di Prarostino
22 luglio 2002
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fax 011-657542
12
PAG. 12 RIFORMA
In questo grande paese di oltre 130 milioni di abitanti sono soltanto 400.000
Essere cristiani in Bangladesh
La Chiesa cattolica romana, che è la più importante, conta tra 200.000 e 250.000 membri
Le chiese protestanti nel loro insieme contano 150.000 membri ripartiti in 51 denominazioni
SARA SPEICHER*
«s
lAMO una minoranza
minuscola», ecco come
i cristiani del Bangladesh si
definiscono. In questo paese
di oltre 130 milioni di abitanti
ci sono soltanto 400.000 cristiani, ossia lo 0,3% della popolazione. L’88% sono musulmani, il 10% sono indù,
mentre i buddisti, i cristiani e
gli adepti di altre religioni
costituiscono il rimanente
2%. La comunità dei cristiani
del Bangladesh non è soltanto minuscola, è anche divisa.
Con 200.000-250.000 fedeli,
la Chiesa cattolica romana è
la più importante: le chiese
protestanti contano complessivamente 150.000 membri ripartiti in 51 denominazioni, secondo il Consiglio
nazionale delle chiese del
Bangladesh (Nccb).
Prima della guerra di indipendenza del 1971 il Bangladesh contava 13 denominazioni protestanti ma, come
spiega Sudhir Adhikari, presidente del Nccb, le campagne
di evangelizzazione di chiese
e società missionarie, venute
in particolare dagli Usa, dalla
Germania, dall’Australia, dalla Malaysia, da Singapore e
dalla Corea, hanno portato a
una proliferazione delle chiese che si spiega anche a motivo della povertà e dei problemi incontrati da una minoranza cristiana che deve lottare per la propria sopravvivenza. Il numero dei cristiani
però non è aumentato. Le cifre del censimento mostrano
che dal 1974 la loro percentuale è rimasta stabile. «Anche se il numero delle chiese
è aumentato di oltre il 300% sottolinea Sudhir Adhikari la popolazione cristiana è rimasta allo stesso livello».
Queste nuove chiese sono costituite da membri di vecchie
comunità, come la Chiesa
battista Sangha del Bangladesh e la Chiesa del Bangladesh. Quésta frammentazione obbliga le chiese del paese
Bambini alia periferia di Dhaka (Foto G.Sandionigi - Archivio Pime)
e quelle dell’esterno a porre
alcune domande critiche.
Una questione
di sopravvivenza
Il Bangladesh è uno dei
paesi più poveri, più popolati
e meno sviluppati del pianeta. La sovrappopolazione, le
catastrofi naturali, la corruzione e il degrado ambientale
spiegano perché la grandissima maggioranza de^ abitanti di questo paese del Sud-Est
asiatico non hanno accesso
allo sviluppo economico e sociale. I membri delle chiese
ritengono che la cattiva situazione economica del Bangladesh, e la povertà dei cristiani
in particolare, siano all’origine di questa moltiplicazione
delle denominazioni. L’aiuto
delle missioni estere è necessario alla sopravvivenza dei
membri di chiesa e costituisce la causa principale della
proliferazione di chiese a volte concorrenti fra loro e di organizzazioni non governative.
«Tutto il personale delle
Ong e i responsabili delle
nuove chiese e delle organizzazioni vicine a loro sono
quelli che hanno i salari più
alti e costituiscono un gruppo
privilegiato nella comunità
cristiana - dichiara Adhikari
-. Creare una Ong o una chiesa rappresenta il modo migliore di guadagnare soldi. La
gente non cambia religione
perché è convinta della fondatezza della dottrina della
Trinità, della salvezza o della
redenzione, ma prima di tutto per assicurare la propria
sopravvivenza fisica, senza la
quale non ci possono essere
valori spirituali né dignità sociale». Di fronte alla lotta disperata della gente per assicurare la propria sussistenza,
la moltiplicazione delle chiese non viene per forza considerata come un male da parte
dei loro responsabili. Tuttavia, i tentativi passati e presenti di «convertire» i membri
di chiesa per farli cambiare
chiesa e la preoccupazione di
tutelare gli interessi di ciascuna chiesa hanno portato alla
diffidenza, alla disinformazione e all’assenza di cooperazione tra le numerose piccole chiese che lottano per la
propria sopravvivenza materiale e spirituale.
Le organizzazioni ecumeniche conoscono bene questa
diffidenza. Prince Sanjay
Saha, membro del Movimento cristiano studenti, dichiara: «A molti responsabili di
chiesa non piace che i giovani
membri di chiesa facciano
parte di un gruppo ecumenico, perché temono che essi
aderiscano a un’altra chiesa o
ne fondino una nuova». Albert Samadder, segretario generale della Chiesa del Bangladesh e membro del Comitato centrale del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec),
parla anche lui del problema
delTevangelizzazione e della
differenza che esiste tra la volontà di fare conoscere il Cristo alla gente e il desiderio di
dimostrare a un donatore
straniero che la propria chiesa è in piena crescita. «Se avete abbastanza forza morale e
coraggio, perché non convertite la gente anziché rubare
membri ad altre chiese?».
Adhikari afferma che «la
cooperazione e la comprensione tra le vecchie chiese e
le nuove procedono lentamente», ma che «le attività di
evangelizzazione sempre più
aggressive delle chiese “indipendenti” e dei gruppi assimilati ad alcune chiese, mettono in pericolo i vecchi rapporti interecclesiastici e suscitano la diffidenza e i malintesi tra le denominazioni.
[...] Queste nuove chiese
create con l’aiuto di missioni
straniere non fanno nulla per
migliorare la qualità della vita spirituale ma si limitano
ad assicurare un’esistenza
confortevole a qualche dignitario. [...] Il dollaro è potente
e può creare istantaneamente nuovi dignitari aprendo
una nuova chiesa», (cec info)
(1 - continua)
(traduzione dal francese di
J.-J. Peyronel)
* Sara Speicher, specialista
della comunicazione, lavora
nell’équipe «Informazione»
del Cec. Si è recata in Bangladesh nel gennaio 2002 per
una riunione mondiale di
specialisti della comunicazione, il che le ha permesso di incontrare dei rappresentanti di
chiese è di organizzazioni
ecumeniche del paese.
Approvata una dichiarazione dal sinodo della Chiesa evangelica dei Fratelli cechi
Sui Sudeti «noi riconosciamo la nostra colpevolezza»
Alcuni responsabili di chiesa della Repubblica ceca hanno chiesto ai cittadini di «accettare la loro colpevolezza»
nell’espulsione di circa 3 milioni di tedeschi e di decine di
migliaia di ungheresi dopo la
seconda guerra mondiale.
«La nostra colpevolezza»
«In quanto nazione responsabile, nota per le sue
tradizioni umanitarie e democratiche, abbiamo il dovere di vedere la nostra colpevolezza sotto la sua vera luce», ha sottolineato il Sinodo
della Chiesa evangelica dei
Fratelli cechi in un comunicato pubblicato prima delle
elezioni parlamentari della
Repubblica ceca che si sono
svolte i 14 e 15 giugno scorso.
Il periodo preelettorale è stato segnato da alcune tensioni
provocate dalle domande di
annullamento dei decreti che
hanno costretto civili tedeschi e ungheresi ad abbandonare il paese dopo la sconfitta della Germania nazista nel
1945. Il Sinodo ha riconosciuto che queste espulsioni
erano state una reazione al
«terribile traumatismo» causato dall’occupazione nazista, che ha reso impossibile
la coesistenza «con coloro
che hanno partecipato alla
distruzione della nostra repubblica prima della guerra».
Inoltre la dichiarazione aggiunge che l’ondata «di umiliazioni, di espropriazioni, di
espulsioni e di rimpatri che è
seguita ha gettato un’ombra
sulla memoria nazionale».
«Ne va del nostro interesse
nazionale l’ammettere apertamente e onestamente non
solo le buone azioni del nostro passato ma anche le cattive. Una nazione che può fare questo merita il rispetto».
Le deportazioni «sono state
accettate dai cechi e sono costate decine di migliaia di vite
secondo il principio della responsabilità collettiva», prosegue il comunicato del sinodo della chiesa nata dalla fusione, nel 1918, delle tradizioni luterane e calviniste.
ro richieste giungono in un
momento in cui politici austriaci e tedeschi hanno rilanciato il dibattito sul problema degli indennizzi, e in
cui la Repubblica ceca è in
attesa della sua ammissione
nell’Unione europea all’inizio del 2004.
3,5 milioni
di tedeschi espulsi
Circa 3,5 milioni di tedeschi erano stati espulsi da
quello che oggi è la Repubblica ceca, secondo i decreti del
1946-47, firmati dal presidente ceco di allora, Edvard Benes, con il consenso delle potenze alleate vittoriose. Una
commissione storica ceco-tedesca del 1996 ha valutato in
30.000 il numero di civili
morti durante questa operazione, anche se alcuni gruppi
parlano di 220.000 e hanno
chiesto indennizzi per la perdita di proprietà e beni. Le lo
Strumentalizzazioni
politiche
A gennaio, il partito austriaco di estrema destra Fpò
ha minacciato di bloccare
l’entrata della Repubblica ceca alTinterno dell’Ue per via
di questa vicenda, che è seguita da vicino dai rappresentanti delTUe e del Parlamento europeo. Ora, in una
risoluzione adottata a maggio, il Parlamento ceco ha respinto ogni tentativo di riaprire il dibattito, sottolineando che le decisioni «riguardanti i beni» in base ai decreti Benes sono «inviolabili»,
e non possono «né essere
rimesse in discussione né
cambiate». Alcuni responsabili religiosi hanno accusato i
politici cechi e quelli dei paesi vicini di sfruttare il conflitto per attizzare i sentimenti
nazionalistici, in particolare
al momento delle elezioni.
Il presidente del Consiglio ecumenico ceco, Pavel
Smetana, che dirige anche la
Chiesa evangelica dei fratelli
cechi, ha espresso la speranza che un «dibattito equilibrato» sui decreti Benes abbia luogo dopo le elezioni.
Ha aggiunto che il Consiglio
ecumenico, che riunisce 11
chiese protestanti, ortodosse
e vecchio-cattoliche, intende
studiare la questione con i
propri partner ecumenici
d’Austria. 11 Consiglio ha dibattuto la questione con i
protestanti tedeschi, polacchi
e slovacchi in occasione di
un incontro ecumenico a
Goerlitz, in Germania, nel
maggio scorso.
Dichiarazione ceco-tedesca
«Volevamo semplicemente
esprimere la nostra delusione
di fronte all’atteggiamento
dei politici che hanno cercato
di attizzare nuovi conflitti, e
manifestare il nostro totale
rigetto della nozione di colpevolezza collettiva che è stata utilizzata contro i tedeschi», ha fatto osservare Pavel
Smetana. Una dichiarazione
ceco-tedesca, firmata nel
gennaio 1997 dal primo ministro ceco Vaclav Klaus e dal
cancelliere tedesco Helmut
Kohl, riconosceva che i decreti Benes avevano causato
«grandi sofferenze a innocenti» incoraggiando «la violazione dei principi elementari
umanitari e delle norme legali obbligatorie». (eni)
venerdì 26 Ujgjn^
■ Dopo le proteste delle scorse settimaiì^
Perù: appello delle chiese
alla tolleranza e all'unità
Numerosi responsabili di
chiesa peruviani hanno lanciato un appello alla tolleranza e all’unità dopo le proteste
contro il governo di queste
ultime settimane. «Dobbiamo promuovere il dialogo e
l’unità per risolvere i nostri
problemi e garantire una vita
nella dignità per tutti i peruviani», ha spiegato Victor Arroyo, direttore esecutivo del
Consiglio nazionale degli
evangelici (Conep). Le sue
parole sono state riprese dal
cardinale Juan Luis Cipriani,
arcivescovo cattolico di Lima
il quale ha sottolineato che
«le circostanze ci costringono
a ricercare l’unità. Se noi non
amiamo il Perù, chi lo farà?».
accordo.
Il presidente ToU
»ssn fìi ™
ha promesso di sospendpS
vendita delle
ette compagnie^
a quando i tribunali aw
dato il loro giudizio
petizione che afferma cW
compagnie sono propJ
della regione e non deW
no centrale. Le due — ' ™
no accettato di confpn^
alla decisione dei i
Molti sono coloro i
no che la privatizzazione^
vochi la corruzione e '
ta di posto di lavoro.
In calo la popolarità
del presidente Toledo
Un recente sondaggio, effettuato a Lima il 21 giugno
scorso, indica che l’82,6% delle persone interrogate disapprovano il presidente Alejandro Toledo, in carica dal 28
luglio dello scorso anno. La
popolarità di Tóledo è ancora
più bassa fuori della capitale
dove la gente è scesa per strada, bloccando le autostrade e
attaccando i beni pubblici e
privati per protestare tra l’altro contro la scarsità di posti
di lavoro e contro il progetto
del governo di privatizzare
due compagnie pubbliche. In
queste ultime settimane, le
proteste si sono estese dalla
città di Iquitos, nel Nord, fino
a Tacna, nel Sud. Da metà
maggio ci sono stati due scioperi nazionali che hanno praticamente paralizzato i grandi
centri urbani.
L'eredità di Fujimoij
Secondo Victor Arroyoiij.
rettore esecutivo del Com,
il governo precedente dl|
berta Fujimori ha guadai
to più di 9,2 miliardidiSI
ri con la privatizzazione,n
questi non sono serviti a mi.
gliore la qualità dellaviti
della popolazione. «Siiffliii
totalmente contrari allav®.
lenza e alla distruzione. Ni
la giustifica la violenza di
qualunque parte essa prò.
venga e la condannianwvi.
gorosamente», ha affermai
Victor Arroyo, che bachi»
al governo di valutare h
politica economica e di i,
curarsi che la privatÌ2zazlo|
porti un vantaggio alla pop,
lazione. «La privatizzazione!
importante ma la privatiz|.
zione da sola non rise'
problemi della gente».
Violente manifestazioni
contra la privatizzazione
A metà giugno, Arequipa,
seconda città del paese, è stato teatro di manifestazioni
violente quando il governo,
nonostante un’opposizione
generale, ha annunciato l’intenzione di privatizzare due
compagnie produttrici di
elettricità nel Sud del Perù. Le
manifestazioni hanno fatto
vittime, due morti e centinaia
di feriti, e almeno 30 milioni
di dollari di danni. Il governo
ha imposto lo stato di emergenza, il coprifuoco, e ha inviato 1.700 poliziotti antisommossa nella città. Finalmente
è tornata la calma quando
una missione governativa di
alto livello, guidata dall’arcivescovo cattolico Fernando
Vargas Ruiz de Somocurcio,
oggi emerito, ha negoziato un
Il 50% sotto la soglia
di povertà
Oltre il 50% dei perum
vivono al di sotto della s(^
di povertà, ha fatto notateli
royo, e più del 25% vivel
una povertà estrema. Secc®
do stime ufficiali, alcuniee
prawivono con meno dio
dollaro al giorno. L’areiw
scovo Cipriani giudicaseli
rumente i manifestanti, «If
naccettabile e arrogante pi
sare che il Perù non abbia
sogno di aiuto esterno»,»
che se il governo devefw
uno sforzo affinché «i beMÉ
ci vadano ai più poveri», i
un’economia mondializzi
- ha dichiarato -, non pi
mo rifiutare gli investii
stranieri, né respingerei»
glioramenti econoinici™
provengono dalle privatW,
zioni o dalle concessio^
Tuttavia alcuni respingi
questa visuale: «La chiesa®
vrebbe vivere in accordo®
la realtà e dovrebbe asedW
i fedeli cattolici che maJ®
stano», ha detto Simon“
buena, presidente di un’^
eiezione di sindaci. P
di
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Perù: la festa deir«lnti-rayml» che si svolge ogni anni« i
per celebrare la fine del raccolto