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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Sig. FEYROT Arturo
Via C. Cabella 22/5
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 107 - Niim. 17
Una copia Lire 70
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TUKRt PELLICE - 24 Aprile 1970
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L’Evangelo
necessario
« Come udiranno, se non c’è chi
predichi? ». Questa domanda, che è
dell’apostolo Paolo (Romani 10: 14),
la poniamo oggi pensando sia alla nostra Facoltà di Teologia troppo disertata da troppi anni sia — e prima ancora — al crescente discredito in cui
oggi è tenuto Tufflcio di predicatore
sia alla progressiva diminuzione di coloro che si dichiarano disposti a vivere «predicando il Regno» (Atti
20: 25). Questi tre fatti, tra loro strettamente collegati, li abbiamo sotto gli
occhi, non è necessario documentarli
ulteriormente. L’eventualità che non
vi sia più chi predichi — per Paolo
un’ipotesi assurda — potrebbe diventare tra non molto un’amara realtà.
Per Paolo è inconcepibile che non
vi sia chi predichi: possono mancare
gli uditori, ma non i predicatori delTEvangelo. L’Evangelo può essere respinto o ignorato, può anche essere
disubbidito o falsificato, ma non può
essere taciuto. L’Evangelo risuona. Un
Evangelo silenzioso non esiste: è altrettanto impensabile quanto un fuoco che non brucia o un’acqua che non
bagna. Se l’Evangelo c’è, si fa udire.
Questo « Evangelo orale » o « vocale »,
come lo chiamava Lutero, questa predicazione o annuncio, come lo chiamiamo noi, genera la Chiesa che, a
sua volta, ne è debitrice al mondo.
Se la Chiesa, per un motivo o per un
altro — perché non sa più bene che
cos’è l’Evangelo o perché lo travisa,
o perché lo rinnega col suo comportamento, o perché essa stessa non ci
crede fino in fondo (e se non ci crede
fino in fondo, non ci crede affatto) —
non sa più o non è più in grado di
annunciare TEvangelo al mondo, essa
diventa perfettamente superñua, in
quanto è solo il doppione religioso del
mondo : è la Chiesa secolarizzata. Non
è la secolarizzazione del mondo che la
Chiesa deve temere, ma la secolarizzazione di se stessa. La Chiesa secolarizzata è la Chiesa che non ha più
nulla da dire e che effettivamente
non dice più nulla. I suoi discorsi non
diventano più predicazione.
Una Chiesa evangelicamente muta
è veramente una non-Chiesa. Paolo
non poteva immaginarla, eppure si
sta profilando. Non solo perché dal
suo seno sorgono cos'i pochi predicatori: la scarsità di predicatori non sarebbe tanto inquietante se le comunità nel loro insieme annunciassero
TEvangelo. Ma accade il contrario:
alla rarità dei predicatori si aggiunge il mutismo pressoché generale della Chiesa. L’opposto della cristianità
apostolica, la cui prima preghiera
pervenuta sino a noi contiene questa
supplica : « Signore, concedi ai tuoi
servitori di annunziar la tua parola
con ogni franchezza» (Atti 4: 29).
Gesù stesso, prima di Paolo, aveva
escluso l’eventualità di una Chiesa
muta : « Se i miei discepoli tacciono,
le pietre grideranno» (Luca 19: 40).
Ma perché l’annuncio delTEvangelo
è così necessario? Perché è in gioco
la salvezza degli uomini. Per Paolo,
è un motivo abbastanza consistente.
Lo è anche per la Chiesa del XX secolo? Molti indizi permettono di dubitarne. Tanto più conviene ripercorrere il ragionamento di Paolo: se TEvangelo non è predicato, non può essere udito; se non è udito, non può
essere creduto ; se non è creduto, non
salva. Ma se non salva, che Evangelo
è? Con altre parole e più brevemente: se non c’è predicazione non c’è
ascolto, se non c’è ascolto non c’è fede, se non c’è fede non c’è salvezza.
Ecco perché è indispensabile che ci
sia chi predichi: perché a Dio è piaciuto di salvare gli uomini mediante
la pazzia della predicazione. Agli uomini, invece, piace di « salvarli » in
altri modi.
Se — come afferma Paolo — con la
predicazione è in gioco la salvezza degli uomini, solo in una Chiesa completamente degenerata essa potrà venir meno. Ma finché la Chiesa è Chiesa, e non il suo contrario o la sua
contraffazione, T« Evangelo orale »,
l’annuncio del messaggio cristiano,
dovrà sussistere, mentre tutto il resto
potrà o dovrà cambiare o anche cadere, forse più presto del previsto. Tutto il resto, in fondo, è come il vestito
della Chiesa - di ogni Chiesa; ma
l’annuncio delTEvangelo è il suo cuore. Qui, se il cuore non parla, non batte, Se l’annuncio vien meno, succede
come quando in una persona il cuore
si ferma.
« Come udiranno, se non c’è chi predichi? ». Non si può sfuggire a questo
problema replicando : « Tanto, ci sarà
sempre qualcuno che predica! ». La
domanda non è se ci sarà qualcuno,
ma Se noi saremo quel qualcuno.
Paolo Ricca
Un’intervista di Amedeo Moinàr
Non speculativa, ma vissuta,
la teologia dei Valdesi medioevali
Il prof. Amedeo Moinàr, docente di storia ecclesiastica presso la Facoltà teologica « A. Comenius » di
Praga, ha trascorso recentemente una quindicina di
giorni in Italia, a Roma: anzitutto per partecipare
alla prima sessione di colloqui bilaterali fra il Segretariato vaticano per l’unità e l'Alleanza riformata mondiale (egli è membro della Commissione di
studio nominata a tale scopo dall'ARM); quindi per
tenere un corso sulla teologia dei Valdesi medioevali, presso la Facoltà valdese di teologia,
dove ha pure presentato una conferenza su « Comenio e i Valdesi ». Prima del suo rientro in patria, gli abbiamo posto alcune domande; lo ringraziamo vivamente per quanto ci ha detto e
e lo seguiamo con l'augurio fraterno per il suo
ministero di ricerca e di formazione teologica.
A che punto è la Sua « Storia Valdese »?
La Storia dei
Valdesi nel Medioevo, che Giovanni Gönnet ed
10 abbiamo scrìtto su invito della
Claudiana, è terminata già da alcuni mesi. Sono
ancora in discussione le modalità
dell’edizione. Bisogna dire che il mio testo, redatto in
francese da uno straniero, lascia molto a desiderare da un punto di vista
stilistico e letterario. Di conseguenza,
11 redattore del volume, che è Giorgio
Tourn, non ha un compito facile nel
mettere a punto i testi. Credo tuttavia che l’opera varrà a far comprendere il movimento valdese medioevale
. nelle sue dimensioni europee.
Vi sono altri progetti editoriali, volti a far conoscere meglio, in Italia, la
pcrt:it,. teologica del valdismo primitivo e del movimento fratello che è
10 hussitismo?
La Claudiana sta preparando un libro consacrato a Giovanni Hus, nel
quale speriamo di offrire pure al lettore una piccola antologia di testi
tratti dai trattati teologici del riformatore e dalla sua corrispondenza.
Vi apparirà pure, a titolo documentario, la versione valdese, datante del
XV secolo, di un capitolo del trattato
De ecclesia di Hus. Per il rimanente
11 volumetto avrà carattere divulgativo.
Ho pure offerto alla Claudiana la
traduzione di un saggio magistrale
del prof. F. M. Bartos sulle relazioni
storiche fra i Fratelli boemi e i grandi riformatori del XVI secolo. Questo
saggio di un maestro di studi bussiti
aiuterebbe il lettore italiano a familiarizzarsi un poco con un ambiente
e con un pensiero che aveva a lungo
sostenuto la causa valdese nell’Europa centrale.
In futuro mi piacerebbe assai rispondere a una felice iniziativa del
dottor Carlo Papini, il direttore della
Claudiana, che vorrebbe preseritare
al lettore italiano un profilo di Pietro
Chelcicki. Questo autore cèco del XV
secolo aveva saputo prolungare le intuizioni evangeliche dei Valdesi in
una critica sistematica del regime feudale, il rigore della quale è rimasto a
lungo ineguagliato. In un certo senso
il Chelcicki è il pensatore popolare
per eccellenza, il quale riassume e approfondisce il messaggio del valdismo
medioevale.
Lei ha tenuto ultimamente, alla Facoltà Valdese di Teologia, un corso
sulla teologia dei Valdesi medioevali:
vorrebbe caratterizzarla brevemente,
mettendone in evidenza i punti salienti?
Se si prende in considerazione la
teologia unicamente come una spiega^
zione razionale e scolastica dei rapporti fra rivelazione e creazione, una
spiegazione elaborata, per di più, in
un mondo « cristiano » nel quale la
fede è ovvia, bisogna ammettere che
. i Valdesi medioevali mancavano di
un pensiero teologico di questo tipo.
Di fatto si è troppo a lungo affermato, riguardo ai Valdesi; in fondo, non
avevano alcuna teologia, di nessuna
scuola. Penso tuttavia che il pensiero
teologico possa e debba definirsi diversamente, cioè come atto nel quale
la Parola di Dio è adorata e comunicata attraverso uno sforzo per meglio
comprendere ed esprimere meglio le
incidenze dell’incontro, in (3esù Cristo, fra Dio e l’uomo ; pensiero che,
al tempo stesso, rappresenta la coniprensione concreta e critica della situazione nella quale la Chiesa viene
a trovarsi di fronte al mondo attuale,
allo scopo di rischiare in essa una
obbedienza nuova della fede. Se così
stanno le cose, allora anche i Valdesi
fecero della teologia.
La cultura teologica « popolare » dei
Valdesi medioevali fu una cultura della Parola comunicata a viva voce e
prevalentemente in modo comunitario. Non c’è da stupirsi che il pensiero valdese non produca alcun sistema
compiuto che possa stare alla pari
con le ’somme’ teologiche dei grandi
Scolastici. Ciò è dovuto da un lato al
rifiuto, da parte della teologia ufficiale e universiiaiia, di fornire lo strumento del piojjrio metodo a servizio
di un messaggio che metteva in discussione lo itaius costantiniano della Chiesa: e d’aitro lato al rifiuto, da
parte dei Valdesi stessi, di compromettersi con una teologia che aveva
tradito l’agape evangelica. La singolare analogia fra somme’ teologiche e
cattedrali gotiche, costruite le une e
le altre in base a principi architettonici, riflette la stabilità sociologica e
l’ordine geografico che la Chiesa tenta d’imporre al mondo, rigorosamente suddiviso in circoscrizioni soggette alla sua obbedienza. Invece l’instabilità itinerante ù ti' ministero valdese
trova la propria analogia nel carattere frammenario degli enunciati teologici d’origine valdese. Questi costituiscono un incessante ritorno al Cristo
degli evangeli, inadatto a installarsi
nello stile tradizionale della « cristianità » e refrattario alle amplificazioni
secondarie che nascondono il vero
volto dell’unico Signore.
Mi pare che la predicazione libera
e povera e la volontà di porsi in continuità con i primi cristiani per resistere alle deformazioni imposte alla
testimonianza apostolica dagli sviluppi ulteriori di una Chiesa vittoriosa,
costituiscono due linee di fondo della
presa di coscienza valdese. Se la prima di queste linee è dominante alle
origini, la seconda va accentuandosi
via via che i Valdesi si vedono costretti a darsi alla macchia. Per conto mio rifiuto di qualificare questo
orientamento come non teologico, tenuto conto del fatto che l’atteggiamento anticostantiniano non rappresenta tanto un dato sociologico, quan
inmimiMimiii
...............................................................................................................................................................................................................ri..........
Vietato ai minori di 18 anni
Don Milani come De Sade
È successo al «Gobetti» di lorino
Quasi tutti i lettori sapranno chi è
stato don Milani, il prete cattolico fiorentino morto a 44 anni nel 1967. Si
tratta di una delle figure più coraggiose e rappresentative di questi nostri
tempi in evoluzione, che, attraverso i
suoi scritti e la sua opera, ha lasciato
una viva testimonianza di sé.
L’assessorato ai problemi della gioventù del comune di Torino, per ricordare degnamente ai giovani quest’uomo, aveva commissionato a Renzo
Giovampictro e al teatro Zeta di P. G.
Gì li un'Azione scenica sul pen.siero e
la figura di don Milani, rappresentazione che è stata data in anteprima in
questi giorni per la stampa e gli allievi di un liceo cittadino, ottenendone
un lusinghiero successo, anzi, una vera
e propria ovazione.
A questo punto sarà bene accennare
(lasciando ad altri di presentare eventualmente questo lavoro e — conseguentemente — l’opera di don Milani
in modo più approfondito) su che cosa si basa questa « azione scenica ».
Essenzialmente su tre punti fondamentali del pensiero e dell’opera del
sacerdote fiorentino.
1°) La Lettera ad una professoressa, elaborata assieme agli alunni di
Barbiana, è una diagnosi dei mali che
ancor oggi affliggono la scuola quali il
classismo, la discriminazione, i metodi di insegnamento, ecc.
2“) La Lettera a don Piero in di
La parabola
secondo André Gide
to piuttosto una scelta teologica. Resta indubbiamente vero, però, che la
originalità di questa scelta sta altrove che nel campo speculativo.
Lei studia con cura e con amore
particolari i movimenti ’ereticali’ medicevali. Le pare che si possa istituire un certo raffronto, come qualcuno
ha fatto, fra il valdismo primitivo, o
almeno alcuni dei suoi tratti, e il dissenso ecclesiastico attuale, cattolico e
protestante? E ancora, qual è la portata che, secondo Lei, la teologia valdese, nel senso precisato, ha per la
riflessione e per la vita delTecumene
cristiana oggi?
Non mi sento di rispondere sic et
non. Si potrebbe indulgere a superficialità. Ciò nonostante lo storico della Chiesa si avvicina necessariamente
al materiale di studio partendo dai
problemi che egli si pone in quanto
uomo del proprio tempo. Egli è naturalmente sensibilizzato alle crisi che
vive con ì suoi fratelli di oggi, e può
comprendere meglio certi aspetti del
lontano passato che finora sfuggivano all’attenzione. Ma egli metterà in
guardia contro la possibile riduzione
a slogans del risultato delle sue ricerche. Per quanto mi riguarda, non posso che sperare che si legga, si studi, si
critichi ciò che ho creduto di poter
proporre ritardo alla contestazione
condotta dai Valdesi medioevali. Non
credo però di avere facilitato il compito ai ricercatori superficiali di analogie belTe fatte. Non dubito che ci si
possa richiamare all’antica contestazione valdese in riferimento a un certo atteggiamento contestatore odierno. Perché questa contestazione sia
valida, autentica e legittima si dovrà
però tener conto del fatto che, per i
Valdesi come per i riformatori, essa
fu preceduta e nutrita da un grande
sì, da un’affermazione positiva, consacrata e pronta al sacriffeio, della grazia di Dio il quale in Gesù Cristo attacca il mondo per salvarlo. Senza
questo riferimento, si finirà in nuovi
conformismi.
Amedeo Moinàr
fesa della dignità e dei diritti del lavoratori verso il padronato, del 1954.
3”) L’obbedienza non è più una
virtù che è forse la parte più « attuale » e provocatoria di Milani: e cioè il
diritto di disobbedire a un ordine ritenuto iniquo. Nel rispondere a un documento votato dai cappellani militari
inneggiante — con le solite forme corrive — all’eroismo e all’olocausto, il
parroco di Barbiana rispondeva colla
nota lettera in difesa dell’obiezione di
coscienza, lettera che lo portò ad una
condanna in Cassazione per « apologia
dei delitti di diserzione e di disubbidienza militare ».
E ritorniamo alla cronaca: dopo la
recita in anteprima è giunta, come
una doccia gelata, la notizia-bomba
che il ministero dello spettacolo non
avrebbe concesso la visione ai minori
di 18 anni per una rappresentazione —
e qui sta il lato veramente grottesco
della cosa — organizzata in modo prevalente proprio per i giovani.
Lo stesso Giovampictro, l’attore che
doveva interpretare il personaggio di
don Milani, dopo aver atteso inutilmente il benestare fino all’ultimo momento, all’atto dell’inizio dello spettacolo si è presentato davanti al pubblico del torinese teatro Gobetti dicendo che non sarebbe andato in scena,
spiegandone i motivi. Gli spettatori
Roberto Peyrot
(continua a pag. 6)
Il ritorno
del figliol prodigo
Alta parabola del figliol prodigo l’arte si è spesso ispirata, e in particolare
la letteratura, ma forse non esiste in
questo campo un testo più ricco di
motivi umani intensi e drammatici, in
una forma semplice e spoglia, di quello
che André Gide dedicò nel 1907 a una
tt ascrizione personale e assai libera
della parabola evangelica, e che la RAI
ha trasmesso sul terzo programma sabato scorso. Ne riferiamo qui in base
all’ascolto, non avendo in questo momento sottomano il testo letterario, riservandoci di tornarvi, dato che il problema che pone é il problema della libertà dell’uomo.
Gide immagina il ritorno del figliol
prodigo come una serie di colloqui:
con il padre, nel quale trova comprensione e dolcezza, ma che è in fondo una
figura assai scialba, la più marginale;
con il fratello maggiore, l’uomo dell’ordine, duro, autoritario; con la madre,
trepida nel ricordare il tormento del
passalo e nel tintore che il figlio minoro riviva a sua volta la stessa triste parabola; a lei il figliai prodigo spiega,
chiarendole a sé stesso, le ragioni del
suo ritorno: fuori di casa non ha trovato_ la libertà agognata e cercata, perciò è di nuovo lì, mosso da una dose
considerevole di utilitaristico buonsenso: per essere infelice, nella mancanza
di libertà, tanto vale esserlo a casa, fra
l¿ pareti protettrici di casa e lasciare
che la nostalgia ridesti le visioni malinconiche dei liberi orizzonti rincorsi invano. Nell’ultimo incontro, con il fratello minore, ecco rivivere dinanzi a
lui, in questo che è il suo sangue e pur
diver.so, te ansie, le insofferenze, le speranze, le illusioni del "prodigo” giovinetto; e a nulla varranno le smagate
parole di avvertimento, il fratello minore partirà a sua volta, per il suo volo
di libertà, pur condannato.
Il testo, all’ascolto, ha la finezza, la
penetrazione, l'intensità che caratterizza lo stile di Gide; la condizione umana vi è espressa con semplicità drammatica. Ma Gide si è fermato alle porte dalla parabola, sulla soglia dell’Evangelo. Anzi, l’ha totalmente frainteso e
distorto.
La figura centrale, per Gide (forse
autobiograficamente) è il figliai prodigo. Il padre è privo di ogni rilievo,
pare egli stesso poco più che un ospite in casa propria; l’amore di questo
padre è un amore terreno: profondo,
serio, saggio, partecipe, come di chi conosce l’ansia umana dei figli, ma, incapace di rispondere alla loro sete di vita
e di libertà, può solo addolcire e consolare la rassegnazione indorare la prigione. Controluce, questo testo di Gide
ci fa misurare l’abisso fra la religione
consolatoria e rassegnata (dinanzi alla
quale Gide esita e rilutta, ma ambiguamente) e la fede sofferta ma gioiosa perché aggrappata a colui che, per
quanto enigmatico e silenzioso talvolta,
a lungo, è il vivente Padre. Questo spostamento dell’obiettivo dal Padre all'uomo, questo umanesimo fa la modernità di Gide, ma è un rifiuto radicale
dell’orientamento evangelico, poiché se
hi religione ruota intorno all’uomo, la
fede ruota intorno a Dio.
L’anelito alla libertà, l’affermazione
di sé, allora, appare come un valore,
l’allontanamento dalla casa paterna (la
volontà di essere “padre” a sé stesso, di
darsi la propria vita) è il meglio che
c’è nell’uomo. Perciò non c’è colpa, né
dolore di pentimento (in questo testo
sobrio, le sole parole che suonano false sono « Padre, ho peccato... >>); perciò non c’è redenzione né gioia della
salvezza. Perciò il ritorno a casa è il
fallimento, non la vita nuova; è il ritiro di uno sconfitto, di un rassegnato,
che è certo ben lungi dal gustare quella che l’apostolo Paolo chiamava la gloriosa libertà dei figli di Dio e Lutero la
libertà del cristiano. . , .
Ma forse quella che Gide descrive è
la contraffazione dell’Evangelo, la caricatura di vita cristiana che troppo
spesso, ne siamo coscienti o no, presentiamo agli uomini?
_____________________g- c.
Un convegno a Torino
Aspetti relijíiosi della Besistenza
A cura ilei Centro Studi sulla Resistenza
Piemontese « G. Catti », il 18 e il 19 aprile
si è tenuto a Torino un Convegno nazionale
s I « Aspetti religiosi della Resistenza ». Fra
gli organizzatori c gli oratori, il valdese avvocato Ettore Serafino.
2
Fig I
N. 17 — 24 aprile 1970
Processo alla Chiesa
Un bilancio di trent’anni di lavoro esegetico
La violenza del popolo || ||j|ianito sull'Evangelo di Giovanni
ÌRzechiele 22: 23-31Ì
(Ezechiele 22: 23-31)
Il j)rocesso contro i delitti di Gerusalemme continua. Ezechiele si è rivolto ai profeti che « intonacano tutto con malta che non regige «, poi ai
sacerdoti i quali « violano la legge di Dio e non distinguono fra santo e
profano «, infine ai capi i quali « sono come lupi che sbranano la loro preda ìì. L’ora viene in cui il popolo nel suo insieme è chiamato in giudizio
dall’Eterno.
Si tratta del pojiolo di Gerusalemme, non di una qualsiasi popolazione. Dio parla anche al suo popolo per giudicarlo a causa dei pecc.ati che ha
commesso: « // popolo del paese si dà alla violenza, commette rapine, calpesta Vafflitto e il povero, opprime lo straniero, contro ogni equità ». Nessun j)opolo, nepj)ure il popolo di Dio, può sfuggire alla propria responsahilità. Il popolo è sempre tentato di accusare i capi politici, le autorità religiose, i padroni della grande industria, i fautori di guerre e di potere a
danno di chi fatica e soffre. Che il cattivo esempio e la corruzione vengano
dall’alto è certamente grave ¡>er una nazione; la fiducia vien meno, l’ingiustizia dilaga, l’atmosfera si fa pesante e minacciosa.
Non j)er questo il popolo rimane innocente davanti a Dio, tanto il popolo di Gerusalemme quanto quello delle grandi capitali religiose e politiche del nostro tempo. Nessuna città è sacra, neppure Roma. La via degli
scandali e del disordine morale è aperta davanti a tutti e ognuno dice: si
salvi chi può. L’accusa portata da Dio contro Gerusalemme è grave ed
esplicita: « Il popolo del paese si dà alla violenza ». Non si tratta di guerre sui campi di battaglia; c’è violenza quando c’è rapina, furto, oppressione, sfruttamento, schiavitù, favoritismi, disonestà, ingiust'zia, assenza di
misericordia e di timor di Dio. Ci sono dei tempi in cui gli argini si spezzano e il male dilaga, coinvolgendo nella corruzione chi sta in alto e chi sta
in basso. Il giudizio di Dio sulla Gerusalemme del tempo di Ezechiele ha
una chiara risonanza anche nel nostro tempo: « Figliuol d’uomo, di’ a Gerusalemme: Tu sei limi terra che non è stata purificata ».
È significativo il fatto che il profeta si rivolga prima di tutto ad alcuni
settori specifici della vita religiosa e politica, poi al popolo nel suo insieme. Nessun gruppo di responsabili può dire davanti alla nazione: noi abbiamo le mani pulite, la nostra coscienza è tranquilla. Anche la politica
delle nazioni « cristiane » è una trama di interessi e di mosse strategiche.
Ma bisogna riconoscere che non esistono soltanto i grandi violenti; ci sono
pure i piccoli tiranni, i piccoli despoti che s’annidano in noi, pericolosi per
noi e per il popolo. Nessuno è innocente: « non v’è alcun giusto neppure
uno ».
L’esigenza di una « purificazione », cioè di un vero e proprio pentimento davanti a Dio, riguarda tutti: i grandi ed i piccoli, la nazione ed i
singoli cittadini, il popolo di Dio ed ogni credente. La nazione è fatta di
individui, come il popolo di Dio è fatto di credenti; e sono questi, prima
di tutto, che hanno il dovere di lasciarsi interpellare dalla parola di Dio.
Ermanno Rostan
iiiiiiMiiimiiiiimiiiimi
mitiiiiiiiiiimiimiiti’
iiiiniimiimi
iiiimiimiiimmiiiiiiiiiiMin»
Diventa pastore in Olanda un operaio italiano
Egli aveva lasciato la Sardegna nel
mese di maggio 1962, per recarsi in
Olanda, dove aveva trovato lavoro in
una filatura a Enschede.
« Nessun progetto specifico — confessa egli stesso —; educato nella fede
cattolica, lontano dalla famiglia mi
sentivo sperduto in questa città industriale, privo di conoscenze. Nelle ore
di libertà giravo di qua e di là con
l’anima sotto il braccio, come si dice
in Olanda.
« La mia vita si orientò in modo diverso, in modo inatteso, una sera,
quando il mio proprietario mi presentò una signorina, disegnatrice in arte
tessile, che abitava nella sua casa. Essa
mi regalò una Bibbia in lingua italiana; perché, così mi disse quella che doveva diventare mia moglie, "io faccio
parte della Chiesa Riformata".
« Incominciai a leggere ed a riflettere —■ continua Achille Addis — perché
ebbi subito la sensazione che questo libro avrebbe potuto avere per la mia
vita più importanza di quanto allora
non pensassi. Per saperne di più presi
delle lezioni di catechismo dal pastore
Broek, il quale però non conosceva
l’italiano, ed una signora anziana fungeva da interprete. Partecipai alla S.
Cena e ritornai in Italia perché non
ero ancora del tutto al chiaro con me
stesso. Dovevo inoltre consultare la
mia famiglia, tanto più che mi ero fidanzato con Cootje... I suoi genitori
erano d’accordo che essa mi seguisse
in Sardegna entro sei mesi; ma quale
sarebbe stata la reazione dei miei?... ».
Cootje interviene: « ...Ma cosa sono
tutte queste storie? Tutti mi sconsigliano questo matrimonio; tutti dicono: Una volta sposato, lui cambierà
completamente...; in Italia la moglie è
schiava del marito... ecc.; ma io ci tenevo a venire a vedere come stanno le
cose ».
« Mia madre — riprende Achille —
non fece nessuna obiezione al mio cambiamento di religione; ed osservò con
grande semplicità; "Crediamo nello
stesso Dio”. Da quell’istante mi sentii chiamato a lavorare per la Sua
Chiesa e per il pro.ssimo. Chiamate
questo vocazione se ci tenete; io non
ho nessuna spiegazione.
« Con Cootje ritornai in Olanda e ci
mettemmo al lavoro per guadagnare
in modo da permettermi di iniziare de^
gli studi teologici. Anzitutto dovetti
imparare l’olandese; infatti il direttore
dell’Istituto Biblico di Doorn mi aveva
detto; “Ti accoglieremo qui non appena avrai imparato la nostra lingua .
Ci riuscii in sei mesi e nel 1965 potevo
seguire i corsi dell’istituto; tre anni
dopo ero evangelista! Avevo in animo
di proseguire gli studi, ma mi fu consigliato di cercare un posto pastorale
vacante per saggiare le mie forze e la
mia vocazione. La ricerca non fu facile anche se i posti vacanti non mancavano; vi era una certa difficoltà nei
confronti di "questo italiano". ...Il pastore di Jong, il villaggio dove viveva
A. M. Hunter, rettore del Christ’s
College di Aberdeen e docente di esegesi del Nuovo Testamento presso
quella Università, si inserisce nel dibattito che da decenni si svolge fra
gli studiosi intorno al Vangelo di Giovanni con un dotto ed interessante libro, che proponiamo oggi ai nostri
lettori. Qualche tempo fa avevamo presentato in questa rubrica un altro libro avvincente del medesimo autore:
L'Evangelo secondo S. Paolo, sottolineando le particolari doti di chiarezza
e di accessibilità anche per i profani
di questo teologo scozzese; lo stesso
possiamo dire nei riguardi del libro
che presentiamo oggi, anche se meno
facile del primo, e rivolto più particolarmente a specialisti che non al comune lettore: Il dibattito sul Vangelo
secondo Giovanni.
Ma chi è il Giovanni che ha scritto
il quarto Vangelo? l’apostolo stesso,
oppure un evangelista? qualcuno che
ha veduto e vissuto personalmente
quello che riferisce, oppure lo ha udito da altri, e lo trascrive? o addirittura qualcuno che prende i fatti e le
idee dai primi tre Vangeli (i Sinottici), qualcuno che copia, insomma, ciò
che Matteo, Marco e Luca hanno scritto e lo ripresenta, sia pure con un suo
linguaggio ben definito e con caratteristiche proprie?
Il prof. Hunter risponde a tutti questi interrogativi, seguendo una sua linea d’indagine che passa attraverso
numerose altre, e tiene conto degli
studi compiuti in merito da molti teologi dal 1938 al 1963; dal tempo, cioè,
in cui, circa trent’anni fa, uno studioso, il Lake, dichiarava: « Giovanni contiene forse qualche frammento di tradizione autentica, ma in genere ci muoviamo nel campo dell’invenzione », fino
ai giorni recenti in cui C. H. Dodd
scrive invece: « dietro al quarto Vangelo è riscontrabile un’antica tradizione indipendente dagli altri Vangeli e
meritevole di seria considerazione quale contributo alla nostra conoscenza
degli eventi storici riguardanti Gesù
Cristo ».
* * *
Hunter, dopo aver vagliato le varie
opinioni dei critici, ci dà un quadro
aggiornato del problema; in questi ultimi trent’anni si sono verificati fatti
importanti che hanno gettato una nuova luce sulla dibattuta questione del
Vangelo di Giovanni, come per es. il
ritrovamento dei rotoli manoscritti del
Mar Morto e le scoperte archeologiche
che hanno dimostrato l’esattezza di
certe notizie sui luoghi e sulle costruzioni dell’epoca forniteci da Giovanni,
iiiiiimiimimtiiMiiiii
iMiiNimxiiiiiiiiiiinii
Miiiiiiuiuitiiiiiiim)
FRA LE RIVISTE
no i miei suoceri, si ingegnò molto e,
d'improvviso, mi suggerì Engwierum,
nella Frisia, una provincia settentrionale dei Paesi Bassi.
« Non dimenticherò mai il mio primo sermone qui. Una vera prova del
fuoco! Pensateci: un operaio italiano
sul pulpito.... in un piccolo villaggio del
Nord. Ma ebbi subito la sensazione che
ero stato accettato; ed ora viviamo e
lavoriamo qui, e facciamo del nostro
meglio. I contatti con la gente del posto sono eccellenti. Un Italiano in mezzo ai Frisoni!... Ci avevano detto che
sono molto chiusi, ma non ce ne siamo
accorti. Mi chiamano tutti "pastore”,
anche se non lo sono ancora, per quanto sia impegnato in studi personali per
diventarlo. Fantastico! E quando avrò
il titolo?
« Forse potrei continuare a lavorare
nei Paesi Bassi in mezzo ai miei compatrioti; ma penso che sarebbe bello
tornare in Sardegna, dove tante cose
lasciano a desiderare, dove esistono
tante differenze tra poveri e ricchi, dove la religione è troppo formalistica...
Per ora, però, ho un impegno di un
anno con Engwierum; e se i rapporti
continueranno ad esser come ora, forse non la lascieremo co.sì presto. Non
ha forse detto S. Agostino, "La mia patria è là dove è Dio”. Lo stesso vMe
per me. Non sono forse, in_ qualche
misura, cittadino del mondo?” ».
* * *
Durante una mia lezione di Storia
dei Valdesi del Piemonte alllstituto
Biblico di Doorn, tre anni fa. Achille
Addis fu molto stupito dal fatto che
degli Italiani fossero stati tra i primi
evangelizzatori in Europa.
Mìa Van Oostveen
(Lìbera traduzione dall'olandese)
PROTESTANTESIMO 1/1970
Prosegue, sulla rivista, resame in prospettiva teologica delle questioni poste dal problema della rivoluzione. Nel primo fascicolo di
qi.est’anno, uno studio di J. Alberto Soggin
su Profezia e rivoluzione nelVAntico Testamento (L'opera di Elia e di Eliseo nella valutazione di Osea) e uno di Ugo Gastaldi su
Essenza e caratteri del chiliasmo (o ; millenarismo, n. d. r.) rivoluzionario. Due importanti
contributi alla riflessione sul problema, che
raccomandiamo caltimente : accennano infatti entrambi a quel'a “terza via" che andiamo cercando brancolando: il primo, in prospettiva storico-biblica, notando come Papprofondimenlo della vouizione profetica portava
alia coscienza che, certo in un contesto esplicitamente politico, (( il profeta doveva operare
attraverso la predicazione pura e semplice »;
e il secondo, in pr ì.spettiva storico-ecclesiastica, concludendo la analisi con Paffermazione che oc al confronto con PEvangelo di
Gesù Cristo non regge In Chiesa dei ricchi e
dui potenti, come non regge il millennio dei
pciveri e dei fanatici », il quale ultimo è per
altro « comprensibile sullo sfondo di una
Chiesa compromessasi fino al collo nei problemi di questo mondo ». Segue, dì Vittorio
Slbilia. Un saggio post-bultmanniano di teologia del Nuovo Testamento, studio critico su
di una recente opera del Conzelmann; quindi
ben trenta pagine di sempre vivace rassegna
.bibliografica.
II fascicolo, L. 600: rilibonamento annuo
L. 2.000, estero L. 2..i00, versamenti sui
c.c.p, 1/26922 intestato n!la Libreria di Cultura Religiosa, Piazza Cavour 32, 00193
Roma.
DIAKONIA 2/1970
Questo fascicolo è completamente dedicato
eWEpistola agli Efesini, della quale Sergio
RostaCìvo dà una sua nuova traduzione, come contributo a una migliore comprensione
del testo: «Unico scopo di questa traduzione
è il permettere una lellura scorrevole e fedele
ai fratelli che non hanno accesso al testo greco
del Nuovo Testamento. Ci è parso che il miglior servizio da rendere non fosse quello dì
.scrivere un introduzione all Epistola, ma quel1 ) di tradurre nuovamente il testo... Nessuno
pubblicherebbe una traduzione senza prima
averla fatta circolare tra amici e aver raccolto
o.sservazioni e critiche. Per ragioni di tempo
questo non è stato possibile. li lettore vorrà
dunque egli stesso es.ser un amico e tener presente che la comprensione del testo è opera
comunitaria e non delpìndividuo isolato ». Seguono comunque delle « Note introduttive »
penetranti nella loro concisione, bene informate, di semplice esposizione. Un bel fascicolo monigrafìco, che viene consigliato in particolare per Vinconlro biblico organizzato dalia FCEl (Ecumene. 31 maggìo-2 giugno) sul
Contro la fame degli altri
jN'ella pubblicazione del precedente eleneo delle sottoscrizioni, è
rimasta « tagliata » la coninnieazione secondo cui, dopo l’invio effettuato per il Centro di svilupjto eomunitario in Congo Kinshasa, la nostra iniziativa ])revede di inviare il
prossimo milione al Centre FainUìal
del Gabon, la cui attività, così valida anche dal punto di vista sociale,
è frenata dalle non molto buone
rondizioni eeonomiebe.
Come risulta dall’elenco qui sotto
pubblicato, dÌ8])oniamo già di oltre
mezzo milione e attendiamo nuove,
generose sottoscrizioni che ci con.sentano di effettuare al più presto
possibile il suddetto invio.
Ricordiamo di inviare le offerte
al e.e.p. 2/39878 intestato a Roberto
F’eyrot, e.so Monealieri 70, 10133
'rorino. Grazie.
Da Pinarolo: R. Bronza L. 10.000: M. Rivoira 10.000.
Da S. Germano Chisone: N. N. 5.000; 6“
vers. con simpatia 5.000.
Da Torino: M. Meda 3.000; fam. Caruso
500: M. Sacco 500: D.A.A. 500; C. e R. Peyrot 20.000.
Da Bergamo: Un lettore 50.000.
Da Boma: N. Long Marey 3.000: S. Baidoni 10.000.
Da Venezia: C. Bocus 500: fam. Viti 1.000;
fam. Zecchin 3.000; D. Ispodamia 2.500;
G Ispodamia 2.500.
Da Luserna S. Giovanni: Contrib. Chiesa
per il « Centro » 70.000.
Da Torre Pellice: M. Gönnet 1.000.
Da Terrazza (To): F. Abhena 1.000.
Totale L. 199.000: prcc. 409.737: in cassa L. 608.737.
tema: Attualità dellEpistola agli Efesini: relatori : Gianna Sciclone, Bruno Rostagno, .BruL!'i BdIIìoii.
L’abbonamento annuo a « Diakonia » è di
L. 1.000, da versare sul c.c.p. 2/20554 intestato ad Agape, Centro ecumenico. 10060
Frali.
REVUE DE THÉOLOGIE
ET DE PHILOSOPHIE 1/1970
In questo fascicolo, di contenuto più strettamente filosofico, segnaliamo dì Rodolphe
Kasser. L'Evangile selon Philippe. Il curatore della Bibliografìa Gnostica, studioso accurato deH’Evangelo dì Tommaso, inizia la
pubblicazione del testo critico di questo nuova scritto gnostico, facendola precedere da^
i.i l’introduzione.
ETUDES THÉOLOGIQUES
ET RELIGIEUSES 1/1970
Lo studio esegetico omiletico consueto (“dal
testo al sermone") è preparato, in questo fascicolo, da DaìNIEL Lys, su 1 Samuele 12: 2.
Seguono Ire studi: M. de Certeau. L'articulation du "dire” et du "faire”. La contestation universitaire, indice d'une tâche théologique: G. Crespy. De la mort de Dieu comme
problème théologique: W. Vischer, Savez-vous
le grec? (lo studioso pensa di potere affermare che Gesù e i suoi discepoli conoscevano e
occasionalmente parlavano il greco, la “koiné'
corrente nel mondo mediterraneo di allora):
Chronique des livres.
REVUE D’HISTOIRE
ET DE PHILOSOPHIE
RELIGIEUSES 4/1969
Tn questo quaderno segnaliamo soprattutto,
di Roger Mehl. La crise de la transcendance
(conclusione: «L'efficacia positiva della crisi della trascendenza che stiamo vivendo è
questa: ci costringe ad affrontare 1 avvenimento storico attraverso il quale Dio ci fa conoscere la sua trascendenza nel senso nuovo che
esso dà alla nostra storia «)• Inoltre: S. T.
Kimbrovgh. Une conception sociologique de
la religion d Israel: I oem^re d A. Causse e
M Lienhard. Notes sur an texte christologique dll jeune Luther (su Rctm. 1, 3-4); infine
studi critici e rassegna bibliografica.
Doni pro Eco-Luce
Da Bergamo: Bruno Morena 500; Pietro
Betloni 2.500: Beatrice von Wunster 500;
Irene Avogadri Tenger 500: Matilde Steiner
500: Matilde T.schudi 1.000: Erne.sto Pini
500: Elena Eynard 500.
Da Milano: Co.sma Mancini 500: Giordano
Botiomi 500; Ferruccio Avondetlo 500: Aldo
Co.staltel 500: Robert Weber Arnoulet 2.000;
Marina Ba.ssignaiia 500; Michele Tripi 500;
Ida Gürtler 500; Alma Rivoir 500.
Da Trieste: Enzo Signore 500; Anna Illy
1.000: Hanny Rapi.sarda 500.
Viltorio Coticourde, Inv. Rinasca 100; Vincenzo Barreca, Caltagironc 500: Giuseppe Mn.scanzoni. Bari 500: Carlo Monaya. .Ao.sla 500;
Cesarina Boglino, Trausella 500; Fernando
Olivero. VilIastcRone 500; Teresa Brando. Livorno 500: Karl Lay, Germania 745; Enrico
Ribet. Inv. Pina.sca 500: Irma Venturi. Villar Perosa 200: Giuseppina Frisco Vitello. Palermo 500; Damiano Scianna, Monreale 500,
Luigi Rosati. La Spezia 500; A. e F. &nfrmi,
Caldaro 500; Maurizio Quagliolo. Lastellamonte 500; Camillo Clarke. Cliiavari 500:
Rocco Giuliani. Forano S. 500: Remico Boidoni. Bologna 2.500: Luigia Piva Perugia
500; Eulalia Trogliotti. Vercelli 2.500: Giovanni Grill. Bordighera 1.000: Giulia Cullino,
Pianezza 500; Edmea Minotti Ro.s.si, Como
500: Evangelimi Albano Zaccaro. Portogruarì 500: Giu.seppe Aresta. Bitonto 1.500: Mari,. Ba.ssetlo. Vicenza 1.000: fr. Barlera. Ravenna 500. T.
Da Catania: Maria Callisch oOO: Fattore Pa
nascia 500.
per cui il professore può avanzare due
considerazioni principali: 1) colui che
ha scritto il quarto Vangelo non conosceva i Sinottici, ha scritto indipendentemente da essi, forse intorno all’80 d. C., se non prima; 2) non si può
escludere con leggerezza che il Vangelo di Giovanni sia stato redatto dall’apostolo stesso in tarda età; o per lo
meno è possibile credere che la tradizione cui attinge il quarto Vangelo sia
antica ed eccellente e risalga all’apostolo Giovanni, figlio di Zebedeo. Una
antichissima testimonianza, quella di
Ireneo, diceva che « Giovanni, il discepolo del Signore che aveva chinato la
testa sul suo petto, scrisse egli stesso
il Vangelo mentre abitava in Efeso ».
Hunter afferma che « non vi è nulla
di antiscientifico o di improbabile nel
ritenere che la fonte dell’antica tradizione cui attinge il quarto Vangelo sia
l’apostolo Giovanni stesso; e se anche
egli non ne è stato personalmente il
redattore, si può affermare « che colui
che scrisse effettivamente il Vangelo
fosse un discepolo dell’Apostolo a lui
strettamente legato, ed egli stesso uomo di viva spiritualità ».
Dopo aver sostenuto il carattere essenzialmente apostolico del Vangelo di
Giovanni con un’argomentazione ampiamente documentata e ricca di riferimenti biblici, che si articola in una
serie di capitoli sul linguaggio di Giovanni, il sottofondo del Vangelo di
Giovanni, la tradizione evangelica, la
topografia di Giovanni, il ministerio i
miracoli le parabole e i detti di Gesù
iu Giovanni, il prof. Hunter mette in
evidenza, alla fine del libro, il valore
permanente e l’importanza del quarto
Vangelo, così significativo per tanti
cristiani di qualsiasi condizione o cultura, valore e importanza che, secondo lui, sono dati dai tre seguenti fattori;
1) il Vangelo di Giovanni è il Vangelo della Vita;
2) esso ci offre un quadro profondo
della persona e dell’opera di Cristo;
3) ci pone dinanzi la scelta per Cri
sto e per l’Evangelo.
La vita è la nuova qualità di esistenza resa possibile dalla venuta di Cristo
e dall’avvento dello Spirito; la vita è il
tema dominante di Giovanni; nella loro fede ed esperienza cristiana i primi
credenti avevano coscienza di « una vita che si qualificava come eterna, continuamente creativa, continuameiite
spesa nell’amore senza diminuire mai,
tale che l’età non la poteva logorare
né gli ann i condannare ».
La raffigurazione della persona e
dell’opera di Cristo data da Giovanni
differisce da quella dei Sinottici per
una maggior profondità; Giovanni interpreta sempre teologicamente in profondità le situazioni i giudizi le affermazioni di Gesù. Il prof. Hunter a questo punto sottolinea questa tesi con
due versi di una poesia di R. Browning:
nelle scintille riconobbe stelle
e di lor luce splende il suo Vangelo.
Il terzo segreto della costante validità del quarto Vangelo sta nel fatto
che esso presenta la necessità della
scelta per Gesù e Fimportanza decisiva dell’impegno. Giovanni, più di ogni
altro evangelista, ci esprime l’invito a
deciderci per Gesù; egli è estremamente individualista; ci parla del si
gnificato e del valore della relazione
personale dell’uomo con Dio e con Cristo, il quarto Vangelo « è per eccellenza il Vangelo deH’anima che sola si avvicina a Dio ».
« Sono trascorsi 19 secoli da quando
Giovanni ha presentato il suo Signore
al più vasto mondo in questo modo
esistenziale — scrive il prof. Hunter —
ma il Cristo che mi ha chiamato a
prendere per lui o contro lui una decisione che è questione di vita o di morte,
non è soltanto il protagonista di una
antica vicenda; Egli è il Signore risorto e regnante, eterno contemporaneo
nostro... Egli assegna a noi, suoi seguaci, i compiti che ci chiama a svolgere in questo giorno e in questa età...
Ancor oggi è vero che il discepolo che
ama il suo Signore è amato da lui, sa
discernere il suo volto attraverso le
brume del mattino... Ancor oggi egli
mette alla prova i difensori della sua
causa con la domanda tre volte ripetuta; mi ami tu? ».
Al lettore estraneo — come noi —
a particolari studi teologici, vorremmp consigliare d'iniziare la lettura di
questo libro daH’ultimo capito'o intitolato; « Autorità e valore permanente
del Vangelo di Giovanni », per avere
un quadro generale chiaro ed approfondito su codesto Vangelo; di man
mano riprendere gli altri capitoli, che
penetrano nel cuore del dibattito degli
studiosi intorno al Vangelo stesso; in
tal modo, secondo il nostro parere, il
lettore sarà più preparato a seguire e
a comprendere le tesi che vengono
presentate e svolte nel corso di tutto
il libro.
Edina Ribet
Grazie!
( continua )
A. Hunter, Il dibattito sul Vangelo di
Giovanni. Traduz. di Augusto Comba.
Editrice Claudiana, Torino 1969,
L. 1.300.
3
24 aprile 1970 — N. 17
pag. 3
ECUMENE, 31 MAGGIO - 1, 2 GIUGNO 1970
Attualità dell’Epistola agli Efesini
MIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINIIIIIIIillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
I Questo è Gesù Cristo per me |
i Una testimonianza di Karl Barth =
Un convegno biblico indetto della Federazione delie Chiese Evangeliche Italiane =
Perché questo incontro
Uno degli scopi della Federatone
Evangelica Italiana è quello di offrire
alle Comunità che ne fanno parte la
possibilità di incontrarsi, dialogare,
agire e testimoniare insieme, ma soprattutto assieme confrontarsi con la
Parola del Signore riconosciuta da tutti come unica regola di fede.
L’incontro di Ecumene, organizzato
a cura del Servizio Studi della Federazione, intende dunque rispondere a
queste finalità. Rappresentanti di varie Chiese, pastori e laici, con tradizioni teologiche e esperienze ecclesiastiche diverse, si incontreranno per
chiarire insieme la propria vocazione,
nella comune obbedienza allo stesso
Signore, nella stessa volontà, di servirlo e testimoniare assieme della sua
grazia nel nostro tempo e nel confronto diretto con la Sua Parola.
Si tratta dunque di approfondire e
precisare i contenuti della nostra predicazione dentro e fuori delle nostre
Chiese in una sintesi che consolidi
sempre più il protestantesimo italiano
chiamato a una testimonianza di fedeltà all’Evangelo i cui presupposti
sono appunto una costante e comune
« investigazione » delle Scritture.
Perché l’Epistola agli Efesini
Tra i temi più dibattuti nel dialogo
Ira le Chiese oggi, emergono quelli relativi alla ecclesiologia e alla testimonianza cristiana. Scegliendo come baso dell’incontro l’Epistola agli Efesini
si è voluto proporre alla comune attenzione un testo biblico centrato appunto sulla realtà della Chiesa, intesa
non solo come comunità locale chiamata a confrontarsi con il « mondo »,
ma nella sua dimensione universale,
come il corpo di un Cristo cosmico, in
cui l’ecclesiologia e la cristologia sembiano ricoprirsi. Il messaggio di questa epistola, forse troppo poco nota
tra i protestanti (salvo che nelle parti
etiche) e forse troppo sfruttata dai
cattolici che vi trovano l’origine della
loro particolare visione della Chiesa,
deve essere riascoltato e riscoperto.
Esso pone alcune domande che riguardano direttamente le scelte che oggi
le nostre comunità sono chiamate a
operare: che cosa comporta un concetto veramente evangelico dell’universalità della Chiesa? qual’è il rapporto dinamico che intercorre tra i vari ministeri che concorrono all’edificazione
della Chiesa? E infine, per quel che
concerne il problema della testimonianza, in qual modo devono i credenti vivere il dono della comunione e
della chiamata che è stato loro concesso dal Signore?
Il programma
Il tema generale del campo; « Attualità dell’Epistola agli Efesini », sarà
articolato nei seguenti temi:
L’Unità dello Spirito (Gianna Sciclone)
Ef. 1-3
1 doni dello Spirito (Bruno Rostagno)
Ef. 4: 1-16
La vita nello Spirito (Bruno Bellion)
Ef. 4; 17 alla fine.
Le tre relazioni non saranno formalmente uno studio esegetico approfondito dei capitoli indicati, bensì una
puntualizzazione dei temi principali
dell’Epistola ai fini di una miglior
comprensione del testo e un avvio alla
ricerca e al confronto comune con la
nostra situazione.
Oltre ai tre relatori è stato chiesto
a un certo numero di pastori di approfondire, ognuno, una delle pericopi
in cui l’epistola è suddivisa. Il loro intervento in sede di discussione porterà il risultato di questa ricerca esegetica e analitica, come importante contributo di chiarificazione e approfondimento.
Quota di partecipazione
La retta, per i tre giorni di convegno (vitto e alloggio), è stata fissata
in Lire 5.000 e può essere versata alall’arrivo ad Ecumene. La "quota d’iscrizione, in Lire 500, dovrà essere inviata,
al più presto possibile, al pastore Sergio Aquilante, Via S. Barbara 23,
67060 Villa S. Sebastiano e non verrà
restituita in caso di mancata partecipazione.
Materiale preparatorio
Sempre a cura del Servizio Studi è
stato pubblicato nella serie dei qua
derni di Diakonia (Anno IX, n. 2, Marzo-Aprile 1970) un ampio studio introduttivo dell’Epistola agli Efesini preceduto da un nuovo tentativo di traduzione completa dello scritto, il tutto
dovuto al pastore Sergio Rostagno.
Il fascicolo è inviato a tutti gli abbonati di Diakonia - Note Omiletiche.
Numeri supplementari, previsti per
una larga diffusione ai fini della preparazione dell’incontro, possono essere richiesti presso l’Ulficio della Federazione, a L. 250 la copia e L. 200 per
oltre dieci copie, versandone possibilmente l’importo sul c.c.p. 1/31882 intestato al pastore Mario Sbaffi, Via Firenze 38, 00184 Roma.
* * *
Nel presentare il programma del
Convegno biblico che la Federazione
delle Chiese Evangeliche in Italia organizza attraverso il proprio Servizio
Studi, desidero richiamare l’attenzione sulla importanza di tale incontro,
auspicando una larga partecipazione
di pastori e laici appartenenti ad ogni
denominazione evangelica.
In questo tempo di tensioni e di dialogo è estremamente importante poterci confrontare sulla base della Parola di Dio nella ricerca di una comune testimonianza e di un coerente impegno di servizio.
Il Presidente della Federazione
delle Chiese Evangeliche in Italia
pastore Mario Sbaffi
ALCUNE TESI DI H. GOLLWITZER
le contraddizioni di noi cristiani
1 problemi teologici connessi con il
concetto biblico di pace — "shalom” —
continuano a essere oggetto di rillessione e discussione, qua e là nelle Chiese, e in particolare nell’ambito della
Conferenza cristiana per la pace (CCP),
nonostante le gravi fratture che vi si
sono manifestate negli ultimi mesi. Nella sua seduta dell’ottobre 1969 il Comitato di lavoro della CCP, ha esaminato
una serie di tesi presentate su questo
tema dal prof. Helmut Gollwitzer, docente di teologia sistematica presso la
Facoltà teologica dell’Università libera
di Berlino Ovest; tali tesi sono poi stati sottoposte aH’esame della Commissione teologica della CCP, riunita a Ginevra nel gennaio scorso. In esse, come
le leggiamo nel fascicolo 7 dell’ IDOC
1° aprile 1970), il prof. Gollwitzer — che
parecchi lettori conoscono attraverso
due opere tradotte in italiano a cura
della Claudiana: Vietnam, Israele e coscienza cristiana e, ultimamente, 1 ricchi cristiani e il povero Lazzaro — mette in luce le conseguenze politiche del
ricco significato che ha lo "shalom” biblico, che da un lato va oltre l’amore
del prossimo, affermando l’amore del
nemico incarnato da Gesù Cristo, e dal
lA BIBBIA NEI MBNBO
a cura di Edina Ribet
La vendita delle Sacre Scritture in
alcuni paesi del mondo ha raggiunto
cifre imponenti nell’anno testé decorso; per es. dal Texas è pervenuto un
ordine alla Società biblica americana di
1.383.000 Nuovi Testamenti per un totale di circa 277 mila dollari. Sono le chiese battiste del Texas che hanno fatto
quest’ordine per la loro campagna di
propaganda biblica intitolata: « La
crociata delle Americhe: Cristo nostra
sola .speranza ». Ci sono voluti 33 vagoni per trasportare una tale ingente
quantità di Nuovi Testamenti.
Così pure nelle Isole Figi la vendita
delle Scritture è quadruplicata nel
1969 e ha raggiunto circa 1/4 di milione. In queste isole sono specialmente i giovani che si adoperano per la diffusione biblica: non si può fare a meno di pensare con grande simpatia a
questi giovani che spendono il loro
tempo libero in una simile attività,
mentre purtroppo in tante altre parti
del mondo essi sprecano la loro gioventù nell’ozio e nei vizi.
Il governo .di due paesi ha voluto
onorare la Società biblica: nel Ghana
il presidente dell’assemblea nazionale
ha sottolineato, in un discorso, l’importanza della Bibbia per un popolo
e per una nazione che vogliono edificare la loro vita in modo rispettabile.
Nella Corea il governo, in occasione
del 523® anniversario della creazione
dell’alfabeto coreano da parte di un
antico re, ha dato la sua decorazione
culturale annuale alla Società biblica
coreana per la parte importante da
essa sostenuta nella conservazione della lingua coreana; infatti la Bibbia era
il solo libro in tale lingua autorizzato
dai giapponesi durante la loro lunga
occupazione dell’isola (dal 1919 al
1945).
In India, nel Rajasthan (nord-est del
paese), è stato inaugurato un Istituto
universitario di tecnologia. Viene invitato un segretario della Società biblica indiana a visitare l’istituto, ed
egli rimane dolorosamente stupito di
constatare l’atmosfera nettamente anticristiana che vi regna. Si fa coraggio
e domanda al direttore di permettergli di dare alcuni Nuovi Testamenti
agli studenti. Il direttore riflette un
momento e poi dice: « Quarant’anni fa
ho ricevuto una Bibbia nell’Università
dove studiavo... D’accordo: inviatemi
500 Nuovi Testamenti per i miei allievi ».
iiiiiiimiiiimiiiiiiiiiiMiii
E
PESCA
In visia il sanio
per yli spaziali?
Detroit (Relazioni Religiose) - Il Tcrz'Or(line Francescano deU'Ameriea del Nord, riunitosi ullimamcnle a Detroit, ha deciso di
presentare una petizione al Vaticano affinché
dichiari San Giuseppe da Copertino patrono
d’ tutti quelli che si occupano di tecnologia
spaziale. A questo Santo della Chiesa Cattolica è già stata intitolata la cappella della
Naval Auxiliary Air Station di Meridian nel
Mississipi.
l’altro ha una portata molto ampia, includendo il signilicato di salvezza, felicità, benessere dell’intera vita umana,
i l tutti i suoi aspetti.
Per il credente e per la comunità cristiana un serio pi oblema « nasce dalla
esperienza stessa di un’opposizione fra
due comandamenti: quello di amare il
nemico e quello di amare il prossimo.
L'amore del nemico è l’atto rivoluzionario della vita nuova, è il carattere distintivo della predicazione di Gesù, è la
vittoria riportata dal bene sul male. L’amore del prossimo miò anche adoperare la violenza per proteggere il prossimo dalla violenza. L’amore del prossimo può anche condurre il cristiano .a
partecipare a una rivoluzione violenta,
che comporta l’impo.'isibilità concreta
d praticare l’amore per il nemico. In
questo caso il dovere di amare il nemico risveglia l’inquietudine, vieta di esclitdere dall’umanità l’avversario. Esso
ci ricorda che la colpa si trova dai due
lati, perché l’avversario stesso è il prodotto di un mondo malato, e invita, per
quanto possibile, a mettere in opera e
ad anticipare nel nostro comportamenù' verso l’avversario la pace promessa,
c ciò con il cuore pieno di speranza ».
A conclusione, il Gollwitzer elenca le
principali contraddizioni che, in questo campo, pesano sul cristianesimo.
1. Tra i milioni di uomini che sono
sotto le armi, che inventano o producono orrendi mezzi di sterminio, che
comandano di uccidere o accettano l’ordine di uccidere, si trovano dei cristiani
battezzati, che hanno ascoltato e che
confessano l’Evangelo.
2. L’impotenza che ci paralizza, in
questo secolo di democrazia .apparente,
eli superpotenze e di manivolazione dell ' masse.
3. Il pugno di ferro che la controrivoluzione fa pesare ovgi all’est e all’ovest,
su tutta la superficie della terra.
4. Il fatto che noi siamo trascinati,
per, forza, nella lotta politica — con
tutto quello che implica di odio e di
violenza — auando manifestiamo, in
■obbedienza al comandamento deH’amore, la nostra solidarietà con gli oppressi non soltanto in uno spirito di carità,
ma in un impegno politico, avendo di
mira un cambiamento.
5. La nostra appartenenza alla parte
ricca e sfruttatrice dell’umanità e il
profitto quotidiano che ne traiamo.
6. La piccolezza dei gruppi cristiani e
l’impotenza della parola cristiana.
7. Il fatto che l’Evangelo è stato screditato dalla Chiesa durante la storia, è
stato deformato per mascherare la realtà sociale.
8. La nostra perplessità dinanzi alla
azione, quando intraprendiamo qualcosa.
9. L’opposizione tra la promessa dell’Evangelo e la realtà di questo mondo
così com’essa appare.
La situazione di Gesù e quella della
sua prima comunità erano altrettanto
disperate quanto la nostra. La nostra
diverrà simile alla loro se cerchiamo
seriamente di imitarli. Diventeremo allora dei politici — come Davide davanti
a Golia. La lotta politica non ha come
fine il regno di Dio, ma nasce dalla
pace di Dio. Il fatto che imitare il principe della pace conduca alla lotta politica è per noi la contraddizione più
difficile.
Mi si è chiesto di rispondere, « con una specie di testimonianza », alla domanda: che cos'è Gesù Cristo per me? In un
primo momento ho esitato, di fronte a una domanda che mi ricordava penosamente quella dei pietisti di un tempo e degli esistenzialisti di oggi. Purtuttavia, nei suoi limiti e posta in modo
giusto resta pur sempre una domanda seria. Cercherò di rispondere con la concisione che qui è di rigore.
Sì, come posso farlo — in un modo che determini e domini
tutto, dalla alla zeta — senza dire subito, logicamente: Gesù Cristo è per me esattamente ciò che è stato, che è e che sarà (né più
né meno né altrimenti) per la Chiesa che ha convocata e investita del suo mandato, sotto tutte le forme di questa Chiesa, ovunque e sempre in modo conforme al messaggio che le è stato affidato per tutti gli uomini, per il mondo intero? Se volessi mettere in rilievo qualche elemento particolare, qualcosa che egli
rappresenterebbe per me in particolare, trascurerei proprio quello che egli è per me di fatto! Per me in particolare egli è appunto
quel che è prima di me, all’infuori di me, accanto a me, per tutti
gli uomini. Né più né meno né altro che quel che è in verità: ecco
quel che egli è anche per me.
Gesù Cristo è il fondamento, la comunione, la connessione
indissolubile fra Dio e l’uomo. Anch’io sono uomo. Egli è dunque
anche per me il fondamento di questo patto.
Gesù Cristo si è manifestato ai cristiani, nella singolarità della sua esistenza, come il libero dono di questo patto trasmesso a
tutti gli uomini. Ho anch’io diritto di essere cristiano. Anche per
me, dunque, egli è rivelato come la prova della grazia di Dio la
quale agisce all’interno di questo patto; la quale è libera nei
miei confronti, ma libera anche me.
Gesù Cristo ha portato e annientato nella sua vita e nella
sua morte il peccato del mondo e della Chiesa. Essendo anch’io
cittadino di questo mondo riconciliato con Dio in lui, e membro
di questa Chiesa convocata da lui, ho anch’io il diritto di vivere
e di morire alla luce della giustizia e della santità di Dio, le quali
consolano di tutte le deficienze del mondo e della Chiesa.
Gesù Cristo ha compiuto la sua opera sotto forma di una
storia: la storia della sua vita e della sua morte riconciliatrici a
pro del mondo e della Chiesa. In qualità di cittadino di questo
mondo e di membro di questa Chiesa, ho anch’io il diritto di
fare della storia della mia vita di uomo e di cristiano, a dispetto
di tutto ciò che in essa la contraddice, la storia della mia giustificazione e della mia santificazione personali operate da Dio.
Gesù Cristo, risuscitato dai morti, è la promessa che un giorno la vittoria della sua vita e della sua morte sarà rivelata da :
lui in modo definitivo e universale. Avendo il permesso di ere- Í
dere alla sua vittoria già conseguita, ho anch’io il diritto, vivendo
e morendo in questa fede, di sperare in questa rivelazione futura
come rivelazione pure della mia giustificazione e della mia santificazione, conquistate da lui.
Gesù Cristo è la Parola di Dio rivolta a tutti gli uomini. Essendo uno di loro e potendo, nella fede e nella speranza che riposano sulla sua promessa, scoprirmi come uno di quelli che
la sua Parola interpella, sono abilitato, incaricato e liberato per
testimoniare con il cuore, con la bocca e con le mani che egli è
questa parola dell’amore di Dio. Siccome egli si è reso responsabile di me davanti a Dio, sono anch’io destinato a rispondere attivamente alla parola che Dio rivolge a tutti.
Ecco che cosa Gesù Cristo è per me (anche per me!).
Karl Barth
Il testo che precede è tratto da Derniers témoignages, una :
raccolta — pubblicata ora dall'editore ginevrino « Labor et Fi- Í
des » — di testimonianze lasciate dal teologo di Basilea negli i
ultimi mesi della sua vita: colloqui, interviste, appunti, che ri- :
flettono la vivacità e freschezza di fede di questo vecchio lotta- i
tore della riflessione cristiana. Questa « testimonianza » è ap- :
parsa per la prima volta sulla rivista « La Table Ronde », nel 1968, i
a poche settimane dalla scomparsa di Barth. i
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiNiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin
UN DIBATTITO AD ALESSANDRIA
Il cristiano e la politica
Domenica 12 aprile, presso la sala della
Chiesa Metodista di Alessandria, il pastore
Ernesto Ayassot ha introdotto un pubblico
dibattito parlando sul tema : La Chiesa, il cristiano € la politica.
Il pastore Ayassot ha esordito ponendo in
rilievo la posizione del cristiano di fronte al
mondo affermando che, coerentemente all'insegnamento di Gesù, il credente non può mantenere un atteggiamento indifferente e disinteressato nei confronti della società in cui vive. Pur evitando di conformarsi al mondo, il
cristiano vive ed è inserito negli schemi del
mondo e. volente o nolente, partecipa alle conquiste ed anche ai travagli della vita a.ssociata.
Loratore ha accennato ai vari atteggiamenti assunti dal cristiano, come singolo e come
chiesa, nella sua esistenza politica (da « polis » <( città ))). Vi è Patteggiamento mi
stico o cslremamenle pietistico di chi, intimorito dalle angosce d’ogni genere, tenta di
isolarsi dal mondo cercando rifugio nella propria fede religiosa. Vi è pure chi, tentato dalle astuzie del mondo, sì adegua ai sistemi
del mondo presumendo in tal nunlo di salvare sé stesso e la propria istituzione ecclesiastica. Vi è inoltre Patteggiamento dì coloro i quali non esitano ad accomunarsi alle
correnti ideologiche del mondo inlravveden
d.) in esse gli stessi postulati cristiani.
Con lucide argomentazioni il pastore Ayasso! ha posto in evidenza i pericoli delle deviazioni dalla purezza della fede cristiana connessi con questi ed altri simili atteggiamenti
ai quali si è facilmente portati nelPindulgere
alle tentazioni del mondo corrotto.
Avviandosi alla conclusione, il pastore Ayassot ha puntualizzato la necessità, per il cristiano e per la Chiesa, di mantenere verso
la politica del mondo innanzi tutto un atteggiamento di ferma critica alla luce della assoluta verità delPEvangelo, e soprattutto una
vita di assoluta coerenza con la fede professata. Il cristiano deve essere nel mondo come
(.( sale » e « luce », cioè come facitore ed an
nunziatore della Parola di Gesù Cristo la quale è veramente « spirito e vita » per la .salvezza di tutto il mondo.
Gli interventi da parte del pubblico, oltre
che richiedere delucidazioni, sono state in
genere di comune consenso nei riguardi della
chiara e persuasiva esposizione.
...e parlano di pace
nel Medio Oriente
Ecco un quadro delle vendite di armi già avvenute o in corso ai Paesi
coinvolti nel conflitto in Medio Oriente. kW’Egitto: 650 aerei, basi di missili
terra-aria SAM-3 (con 1.500 tecnici),
1.000 carri armali leggeri e pesanti, 75
unità navali da guerra forniti dall'URSS
e 2 unità navali fornite dalTInghilterra; ad Israele: 260 aerei, 330 arri armali, alcune motovedette lanciamissili
dalla Francia; 100 aerei e 330 carri armati dagli USA; 230 carri armati dall’Inghilterra; alla Giordania: 12 aerei
e 300 carri armati dagli USA; 12 aerei
e 260 carri armati dall’Inghilterra; alla
Siria: 290 aerei, 950 carri armati, 550
autoblindo, 20 unità da guerra dalla
URSS; aWIrak: 125 aerei, 500 carri armati, 12 vedette lanciamissili, 300 cannoni antiaerei dall’URSS; 240 carri armati dagli USA; 50 aerei, 80 carri armati e 16 autoblindo dall’Inghilterra;
al Libano: 25 aerei dall’Inghilterra, 12
aerei e un sistema integrato di missili
terra-aria dalla Francia, 3 aerei dall’Italia.
(da « L’incontro »)
4
pag. 4
N. 17 — 24 aprile 1970
Festa di canto ad Aosta
Cinquecento coristi delle Corali valdesi delle Valli e di Torino
impegnati in un atto di testimonianza evangelica nella città
Domenica 19 aprile ha avuto luogo
ad Aosta una manifestazione di canto
corale a cui hanno partecipato le corali delle Valli Valdesi e quella della
Chiesa Valdese di Torino; gradita ospite una delegazione della corale della
Cattedrale Evangelica di Losanna, accompagnata dal Pastore Rouge.
La giornata, pensata ed organizzata
dai pastori sigg. Peyrot ed Aime e dalla
comunità di Aosta, ha incontrato l’appoggio delle autorità cittadine e regionali, e del Comitato Sportivo locale,
che ha gentilmente consentito Tuso della propria palestra per la manifestazione. Qui si è tenuto anche il culto del
mattino, che ha visto riunite tutte le
corali per un complesso di oltre 500
elementi.
La manifestazione pomeridiana, alla
presenza di un pubblico veramente numeroso, si è articolata in due parti:
1) Inni o Cori eseguiti da tutte le corali o da gruppi di corali.
2) Cori eseguiti da singole corali.
Come hanno puntualizzato i pastori
Peyrot ed Aime nei loro messaggi, lo
scopo della manifestazione non era la
esibizione artistica, e non è quindi il
caso di farne la critica sotto questo profilo; ma è stata pensata come atto di testimonianza evangelica nella città. Il
motivo dominante di tutta la manifetazione lo si ritrova nel Salmo 96 (letto
prima in italiano dal Past. Peyrot e
quindi in francese dal Past. Rouge di
Losanna), ma forse soprattutto nel capitolo II del Cantico dei Cantici, vers.
12: « Il tempo di cantare è giunto... ».
Entrambi questi testi sono stati al centro del breve sermone del past. Peyrot
al culto del mattino. Ne riportiamo il
senso per grandi linee. Fin dai primordi
il canto è sempre stato considerato nella Chiesa come una delle espressioni
più naturali e più vive della fede, cioè
della vita in Cristo, nel Dio vivente.
Inni e salmi non sono, non devono essere prerogativa di pochi specializzati,
ma la preghiera di tutta la comunità
dei credenti, che risponde ad un preciso invito della Bibbia: la gioia, di
cui tutto il Salmo 96 è un meraviglioso
esempio, deve essere manifestata agli
altri.
La nostra presenza ad Aosta voleva
dunque rispondere a questo invito, riconoscendo che « è tempo di cantare »
non solo la lode a Dio, ma il prezioso
m.essaggio della salvezza, annunziato
con il nostro canto e con la nostra vita
quotidiana. In questo senso il canto
non è più fine a se stesso, ma strumento
al servizio dell’Evangelo e predicazione: è un modo, solo un modo, di fare
ciò che la Bibbia chiede al credente,
cioè di vivere cantando la gloria di Dio.
J. e W. Tousijn
Dalla bacca dei fancialli hai frano lode...,
Centocinquanta ragazzi delle scuole domenicali di Torino e dintorni riuniti per la loro annua festa di canto
Torino, 19 aprile - Questo gioioso incontro di bambini è già alla quinta
edizione e ci dà ogni volta delle liete
sorprese: questa volta la sorpresa è
stata la partecipazione della scuola domenicale di Susa-Coazze, che ha affrontato il viaggio a Torino e che abbiamo
salutato con viva simpatia.
Pure da fuori Torino è arrivata, ancor più numerosa degli scorsi anni, la
scuola domenicale di Venaria-Pianezza
con accompagnamenti di chitarra e
voci robuste e ben intonate.
C’erano 150 partecipanti accompagnati da parenti ed amici di 9 diverse
comunità dei battisti, fratelli, avventisti e valdesi; e per due ore hanno formato una « unica scuola domenicale »,
come ha felicemente commentato Aldo
Garrone (che faceva con zelo il presentatore-incoraggiatore! ).
Per gli inni d’insieme ne avevamo
proposto tre, che si trovano in tutti e
tre gli innari in uso tra gli evangelici
di Torino: « La Tua presenza brama »,
« Chi potrà dir qual sia la gioia » e « A
Dio che tanto ci ama »; effettivamente
sono stati studiati e cantati bene e con
slancio da tutti, guidati da Sara Gottardi improvvisatasi direttrice dei cori,
in sostituzione dei titolari partiti per
il concomitante incontro delle corali
valdesi ad Aosta.
L’utilità di preparare ogni cosa bene
c, è stata dimostrata dalla riuscita gara di « domande bibliche » a premio,
a metà programma, condotta dal pastore Enrico Paschetto, che ha divertito i bambini (a dir la verità li abbiamo
visti a loro agio durante tutta la festa)
e ha dato modo a tutti di sentire e valutare l’esattezza delle risposte.
Abbiamo udito cantare dai vari gruppi inni del Nuovo Innario, i negro spirituals, inni di appello e quelli della
raccolta dei Cadetti di Agape: si sono
fatte avanti scuole domenicali numerose e preparate, come pure piccole
scuole di pochi bambini, che hanno cantato seriamente il loro breve inno.
È evidente che le condizioni in cui
operano le scuole domenicali non permettono a tutte di avere a disposizione
un esperto di Cori, ma lo scopo della
< festa » annuale è proprio quello di incitare ogni scuola grande o piccola, a
curare il canto e lo studio degli inni al
Signore durante Tanno come parte essenziale del programma di insegnamento, perché se non si impara a cantare da giovani, non lo si impara più.
Ringraziamo l’ospite comunità battista di Lucento con il suo pastore
Mollica, che ci ha ospitato nella bella e funzionale sala, la quale finora si
e dimostrata la più adatta allo scopo
a Torino (questa sala è da segnalare a
chi dovesse progettarne o costruirne
delle nuove! ).
È con vera commozione che abbiamo sentito cantare le lodi al Signore
dalle bocche di tanti bambini provenienti da tante comunità evangeliche,
sparse in questa nostra grande città e
nei dintorni, ed abbiamo elevato un
ringraziamento a Dio il quale per mezze» di questi piccoli ci ha dato ancora
un’occasione per incontrarci e conoscorci.
Sauro Gottardi
Amici in visita
a Cerignola
Per quanti ci seguono nel nostro lavoro
ecco alcune notizie di un certo rilievo : abbiamo dedicato tre serate Assemblear!, in seno alle quali PUnione Giovanile era validamente rappresentata, allo studio sul « matrimonio e divorzio ». Abbiamo ripreso i Culti
quartierali, buono risultò quello presso la famiglia Moreno sotto forma di studio biblico
comunitario.
Visite assai gradite. Durante la settimana
Santa, a due riprese, la Comunità ha potuto
vivere ore d’intensa comunione fraterna.
Il gruppo degli Amici di Colonia era
guidato dal dott. Sclierffig accompagnato dalla sua signora. Gli altri erano vecchie e care
conoscenze come i cari coniugi Kratzsch e il
dott. Bariels. Essi dedicarono la jjrime ore di
martedì 24 marzo alla visita deH’Asilo, del
Laboratorio e del nuovo cantiere ove fervono
i lavori della costruzione. Era una splendida
giornata di sole dopo il rigido inverno ma
soprattutto il sole era nel nostro cuore, sia
nel poter mostrare loro fino a che punto il
Signore ci aveva dato di portare avanti i nostri sforzi sia nel sentirci oggetto di un profondo amore fraterno quando parlavamo delle
nostre difiicoltà e delle nostre speranze. Era
venuto fra noi il collega Enrico Corsani che
accompagnò gli ospiti quando lasciarono Cerignola. Ore altrettanto intense di gioia fraterna, questa volta al livello giovanile, ci fu
dato dì realizzare il sabato Santo quando, da
Corato, giunse fra noi il Team dei giovani
impegnati nel servizio sociale presso le Chies-i Evangeliche in Italia. Essi erano guidati
da un caro amico, il Pastore Ross questa volf» accompagnato dalla sua gentile signora, fra
loro c’era anche il dott. Heinrich Puffert del
CEC di Ginevra. Serata indimenticabile per
le esperienze di servizio che udimmo dalla
viva voce di questi figliuoli dì Dio, stimolanti per noi che camminiamo nella stessa
linea di pensiero e di azione.
Matrimonio. Domenica 5 aprile il nostro
Oratorio era adorno di fiori e la piazzetta antistante gremita di macchine. Sì voleva circondare di affetto due giovani che ci sono
particolarmente cari: Giacomo Campanelli e
Antonietta Di Leo che venivano a dire il loro
s' a Dio alla presenza della Comunità. Il Pastore, ispirandosi alla parabola delle due case,
trasse motivo per un messaggio che risultasse
comprensibile anche agli estranei che furono
numerosi. Spiegò ancora come la gioia della
Comunità tutta si giustificava dal fatto che
gli sposi hanno trovato il fondamento della
loro vita nella conoscenza di Gesù Cristo; infatti entrambi sono impegnati nell’opera del
Signore qui a Cerignola.
G. E. C.
CENTRATI SUL TEMA DELLA COMUNITÀ
ineonfri regiona
a Milano
emmini i
Il Convegno regionale delle Unioni
Evangeliche Femminili, ha avuto luogo
a Milano il 12 aprile 1970 nella chiesa
metodista di via Cesare Correnti.
Le partecipanti erano circa quaranta
fra valdesi, battiste e metodiste. Le testimonianze e le discussioni sui tre studi: la Comunità dell’Antico Testamento, del Nuovo Testamento e la Comunità odierna, già precedentemente meditale nelle proprie Unioni, hanno messo in evidenza la necessità di un maggiore approfondimento singolo e comunitario della Parola per vivere, impegnate, l’insegnamento di Gesù, non solo
nella comunità, ma anche nel mondo
esterno.
Le partecipanti sono state liete dell’incontro che ha permesso di pregare,
meditare e cantare insieme le lodi a
Dio, e si sono ripromesse di cercare
più sovente delle occasioni per ritrovarsi.
La Lega Femminile di Milano
a Roma
Domenica 12 aprile si sono riunite
nei locali della Chiesa valdese di piazza Cavour, a Roma, una sessantina di
sorelle delle unioni battiste, metodiste
e valdesi di Terni, Rieti, Forano, Civitavecchia, Isola Ciri, Ariccia e Roma
per l’annuale convegno che ha avuto
come tema la comunità. Tre studi preparatori erano stati dibattuti in precedenza nei singoli gruppi.
La comunità cristiana che nasce dal
nuovo patto in Cristo vive nell’attesa
del suo ritorno. Per la realizzazione
del nuovo mondo si è d’accordo sull’impegno sociale. Sono però uscite dal
dibattito due linee fondamentali: la
prima afferma la necessità dell’impegno politico per la fedeltà alTevangelo
che fa sì che il cristiano sia sempre in
una posizione di critica e di contestazione delle attuali strutture. La seconda invece, pur rifiutando una fede individualistica, staccata dal mondo, e
delle opere intese solo come beneficienza, ha ritenuto l’impegno politico
possibile ma non necessario. Si è riaffermato infine che la potenza e l’amore di Dio cambia e rivoluziona le nostre vite e fa sì che ci mettiamo al suo
UJN PARME DEL CONSIGLIO DELLAt CHJESA DI FIRENZE
Battesimo e confermazione
Il Consiglio della Comunità Valdese
d, Firenze riunito il 13 aprile 1970, tenendo conto di quanto è stato discusso
i.i occasione dell'ultima assemblea sul
problema del Battesimo e della Confermazione ritiene che:
— la Confermazione ed il Battesimo de' gli adulti non vanno intesi come il
coronamento di un corso di studio
catechetico, bensì come libera confessione della propria fede e responsabile impegno di inserimento attivo
nella Comunità e nella testimonianza che essa rende nel mondo e pertanto non può essere chiesta per cedimento a pressioni di alcun genere;
— il problema della impostazione del
corso di catechismo sia affrontato
congiuntamente dai Consigli di Chiesa, dai catecumeni e dai loro genitori;
il corso di catechismo deve essere
preceduto da un corso di studio biblico di base, la cui durata è variabile in rapporto all’interesse ed alla
maturità del giovane e seguito da
un periodo di inserimento nella vita
della Comunità, affinché sia la Comunità stessa a riconoscere il catecumeno quale parte integrante di essa, dopo averlo conosciuto e seguito
spiritualmente;
i genitori i quali chiedono che ai
loro figli venga impartito il Battesimo o siano presentati alla Comunità seguano in precedenza una apposita catechesi battesimale.
HIHIIIIHIItlimil' I
iiiiiiiiimiiiKiiimKHiniiimiiitMmiiiiitiiiiimmmmmiiiiimiiiiiiii
A Torre Pellice, un intenso periodo di riflessione
Quando si incontra TEsercito della Salvezza, si trovano dei fratelli veri, degli amici
leali, pieni di amore e dì solidarietà verso il
prossimo qualunque esso sia; e tutte le persone
che hanno seguito le riunioni della Crociata
a! Cinema Trento dal 6 all’ll aprile hanno
rinnovato questa esperienza. In un’atmosfera di gioia viva e profonda, credenti di varie
denominazioni e Pastori hanno pregato e parlato della grazia e della liberazione dell’uomo
mediante la conoscenza della verità (Giovanni 8: 32), della gioia e della pienezza della
vita nella comunione col Cristo, che solo può
risolvere il dramma più tragico del nostro
tempo; la carenza di amore, dì carità, di comprensione. Il carattere gioioso delle serate, per
risvegliare le anime assopite cd infiacchite e
portare a scoprire il potere liberatore del messaggio di Cristo, è stato potenzialo dalle
esecuzioni di canti da parte di gruppi corali,
della corale valdese di Torre Pellice, deU’Unione dei Coppieri, di duetti ed a-solo con accompagnamento di chitarra, concertina, od
organo elettrico, intercalati da fervide testimonianze e confessioni di fede.
La Crociata che vuole combattere Lindifferenza dilagante ovunque e la religiosità abitudinaria e tradizionale, continuerà ancora ogni
lunedì sera sempre al Cinema Trento. Tutti
sono cordialmente invitati.
La gioia della confermazione per un impegno cristiano, le .sofferenze, la solitudine, l’abbandono, la morte e la risurrezione del Signore, il peccato e la riconciliazione, Lappello al
ravvedimento sono i temi svolti anche queslanno con viva sensibilità nei vari culli delst’anno con viva sensibilità nei vari culti della Settimana Santa, nei quali sono alternati
per la predicazione i pastori Sonelli, Roslagno e Ganz (in francese).
La Corale diretta dal Maestro Ferruccio
Corsaiii, ha cantato l’inno 162, l’inno 223 e
un coro dì Pasqua: variazioni del Maestro
Corsani sul tema di una melodia religiosa antica; i giovani dell’Unione dei Coppieri hann> cantato l’inno 25.
Sono stati molto apprezzati i culti di Santa
Cena alLOspedale Valdese, aU’Isliluto di Psicogeriatria e in molte famìglie che non potevano unirsi ai fratelli in fede nel culto in
comune in chiesa per infermità o età avanzala.
* * *
La sera del 4 aprile il Pastore c il concistoro si sono incontrati coi genitori dei catecumeni del primo e del secondo anno, per
uno scambio di idee e la sera dell’ll aprile,
nella sala delle attività vi è stata una riunione
dei concistori della Val Pellice e dei delegati
della Conferenza distrettuale: si è discusso
con vivacità della vita della Chiesa Valdese
con particolare riferimento alla celebrazione
dei matrimoni, mentre la sera del 15 aprile vi
è stato incontro degli insegnanti, monitori e
predicatori laici per uno scambio di idee sul
corso biblico.
H* ^
Quattordici giovani di Zurigo accompagnali
da un diacono, il signor Roffber hanno trascorsa) alcuni giorni alle Valli; con la guida di un
nostro fratello di Chiesa, il dottor Ruhoff hann t visitalo. Sibaoud, la Ghieisa della tana,
Chanforan le chiese del Serre, di S. Lorenzo,
c Agape dove hanno fatto la conoscenza della
segretaria proveniente da Brienz, che lì ha informati con molta competenza e molta cordialità delfopera svolta in questo imporlantj centro internazionale della gioventù. Ab
biamo trascorso una serata con loro alla Foresteria ed essi ci hanno offerto un magnìfico programma dì canzoni popolari e inni religiosi svizzeri con accompagnamento di chitarra. di danze dei cantoni di Zurigo, Berna, Grigioni, Vallese, Ticino, Appenzell, una
danza israeliana e tutta una serie di diapositive di Zurigo.
Hs ifs *
Esprìmiamo i più vivi rallegramenti della
comunità ai neoconfermati Loris Cogno, Erno
Léger, Franco Gelalo c Aldo Malan.
Si sono sposati Paolo Oudry (S. Margherita) e Loredana Buffa (L- S. Giovanni): Tito
Cavazzani (Appiotti) e Silvana Bonetto (L.
S Giovanni) Roberto Poct (Ciaperassa) e Laur Jourdan (Simond); Ida Poet (Ciaperassa) e
Angelo Meitro (Pincrolo): a questi cari giovani un augurio mollo affeUuoso di ogni bene.
Battesimo: Marco Ponici di Alfredo e di
Elena Vigna. 11 Signore Io benedica e lo
guardi.
Hanno terminala la loro esistenza terrena
Vi Pastore Alberto Ricca (Firenze). Fanny Saleng (Casa delle Diaconesse), Guido Rollier
(Milano), Carolina Boringhieri vcd. Decker,
Pietro Callre, Francesco Bera (Pinerolo) e
Giovanni Daniele Ribolla. A tulle le famìglie
afilittc esprimiamo la nostra viva simpatia.
Lina Varf.sk
?GBRER0 - MANI6UA
Il tradizionale BAZAR organizzato
dairUnione femminile avrà luogo a
Ferrerò domenica 26 aprile, dalle ore
14.30. Ci auguriamo una larga partecipazione di membri di chiesa e amici.
servizio. E stato approvato un documento finale che afferma:
1) Necessità di compiere un lavoro
sociale.
2) Per certi fini di giustizia si può
anche far leva sulle forze politiche,
senza farsi assorbire dalle loro ideologie.
3) La chiesa non può e non deve
disinteressarsi dei gravi problemi che
investono la pace, la giustizia, la libertà e la vita dell’uomo.
Cristina Scatamacchia
A VENEZIA
Il HI fon^resso nazionale
della Federaz. Femminile Valdese
riflette sull’emigrazione
Nei giorni 25 e 26 aprile si riunisce a Venezia, presso la Foresteria Valdese, il 7*^ Congresso nazionale della F.F.V. 11 tema principale sarà presentato dal past. P. L. Jalla:
L'emigrazione, un sottoproletariato trascurato
e dal past. Carmen Cìeteroni : Vita degli
emigranti in Germania. Naturalmente si ascolterà e discuterà la relazione del C. N. e del
Consiglio di collegamento, nonché la proposta di un Congresso interdenominazìonale; a
conclusione sarà eletto il nuovo C. N.
Incontro dei Concistori
delie Valli Valdesi
I membri dei Concistori delle comunità delle Valli Valdesi sono convocati per la preannunziata assemblea
Domenica 3 maggio
ore 15 - a S. Secondo.
A questo incontro sono invitati, secondo le indicazioni delTultima Conferenza distrettuale, i delegati alla
Conferenza delTS dicembre ed i delegati alla prossima Conferenza.
Nel corso delle ultime settimane
hanno avuto luogo a Villasecca, Torre Pellice, Pinerolo tre incontri di
Concistori che hanno affrontato rispettivamente il problema dei funerali, della celebrazione dei matrimoni
e della confermazione stabilendo alcune linee di discussione e degli Ordini del giorno. A S. Secondo verranno presentati e valutati i risultati di
questi incontri in vista di stabilire
una linea comune da presentare alle
comunità.
iiiiiiiiiiiiiniiMiiiimiiiiiimiimiii
t'iiiimiiiiiiiJiiiiii' I
Istituti Ospedalieri
Valdesi
Doni in memoria delPAw. Cesare Gay
Anita e Antonio Canobbio L. 20.000; Giulio Falzoni 50.000: Elda e Marcella Gay 200
mila; G. e I. E. 100.000; 1 colleglli di Marcella, « Liceo di Pinerolo » 30.000; Giu.seppina e Paolo Bossotto 1.000.
Domenica 11 Aprile ha avuto luogo 1 Assemblea di Chiesa per la rielezione del Pastore dopo il primo settennio di ministero a
Villasecca. Il Pastore Cipriano Tourn è stato
rieletto per il secondo settennio all’unanimità,
li culto e l’a.ssemblea sono stati presieduti dal
Capodistretto Pastore Franco Davite di Frali.
. e , Pastore di Villasecca, che desideriamo ringraziare vivamente per il suo messaggio.
Il Pastore e la sua famiglia ringraziano
scnlìtamente tutta la comunità dì Villaseoca
per Tespressione unanime di fiducia e di
affetto, insieme continueremo a lavorare con
ì «Ioni che Dìo ci ha dati per l’opera del Signore con amore e con reciproca fiducia, confidando non già nelle nostre povere forze,
ma nell’aiuto del Signore, il quale solo può
operare efiìcacemente con la potenza del .suo
Spirilo, al di là di quanto noi stessi sappiamo
pensare.
Ringraziamo il Pastore Felice Bertìnat che
hi presieduto il cullo del 15 Marzo in assenza del Pastore.
Esprimiamo la nostra simpatia cristiana
alle famiglie Vìglielmo per il doloroso lutto
che le ha colpite con la dipartenza del loro
caro congiunto, maestro Carlo Alberto Viglielmo. Tutta la comunità lo ricorda per la lung » carriera di insegnante nelle scuole elementari di Cliiolti e per il lavoro comjiiuto nelle
varie attività della Chiesa.
Il Signore consoli i loro onori con le gloriose promesse della risurrezione e della vita
‘ eterna.
C. Tourn
LUSEflNA S. GIOVANNI
Il Griiinìo Corale Valdese di Luserna San
Giovanni e.sprime sentiti ringraziamenti al
eortese pubblico di fratelli e .simpatizzanti che
hanno preso parte al Concerto di sabato 4 corrente; prega inoltre di voler scusare eventuali
lacune di carattere tecnico che. malgrado una
tempestiva revisione all'organo, resasi indispensabile a poche ore dal concerto, non si
sono potute evitare venendo meno alle aspettative delTesecutorc e del pubblico.
« Cristo è risuscitato dai morti,
primizia di quelli che dormono »
(I Cor. 15; 20)
Il 6 aprile il Signore ha richiamato
a Sé
Alina Menusan n. Barus
di anni 63
I familiari ringraziano quanti hanno preso parte al loro dolore. In modo particolare il Dr. Vivalda, le Signore Alice Long di S. Germano e
Maria Bounous di Pomaretto, la fa
miglia Barus di Villar Perosa.
Indritti di Prali, 8 aprile 1970.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Breusa e Vaschette ringraziano sentitamente tutti coloro
che sono stati sensibili al loro grande dolore, in occasione della dipartenza di
Elvira, Giovanni
e Luisella Vaschetto
Pinerolo, 16 aprile 1970.
La famiglia del compianto
Guido Blanc
ringrazia di cuore il professore, i dottori che lo hanno pazientemente assistito, tutto il personale dell’Ospedale
valdese di Pomaretto e il dottor Bertolino.
Un particolare ringraziamento ai
Pastori Jalla, Bertìnat e Geymet e
a tutti coloro che con fiori, scritti e
parole di conforto si sono uniti nel
dolore.
5
24 aprile 1970 — N. 17
pag. 5
Incontri nnlln "città eterna,, e dintorni
La masseria della
“Collina d’oro,,
Lungo una strada tortuosa, che si
snoda nella terra della Sabina, si giunge da Forano alla « Collina d’oro ».
« Primavera d’intorno brilla e per li
campi esulta », soprattutto nelle campagne, a pie’ delle colline, mentre in
alto, come alla masseria della « Collina d’oro » la terra è avara, con rare
piante d’ulivo. La luce elettrica non e
ancora giunta in questa terra; in alcune masserie c’è ancora la larnpada
a petrolio, mentre alla « Collina d oro »
dalla famiglia Grimani c’è la luce a
gaz.
La masseria « Collina d’oro » faceva
parte di un antico feudo, recentemente acquistata a prezzo di sacrifici dai
Grimani, con la prospettiva di un rinnovamento radicale e con un regolare
progetto. La masseria è isolata, fuori
del mondo, si direbbe, e la bambina
dei Grimani per raggiungere la scuola
deve farsi un lungo tratto a piedi e
poi prendere la corriera che porta al
grosso borgo di Magliano, antica sede
vescovile.
Eppure Cristo è arrivato alla « Collina d’oro »: qualche anno fa i Grimani
hanno conosciuto l’Evangelo nella comunità di Forano e il patriarca della
famiglia racconta la scoperta del Salvatore, la sua gioia di far conoscere il
Signore con ogni mezzo nella diaspora
della Sabina.
Nella gran cucina il caratteristico
camino dove arde la legna d’ulivo; nell’attesa del culto il giradischi riproduce dei cantici e il magnetofono trasmette il culto di Pasqua: la tecnica è
al serv izio dell’opera del Signore. Si
discute, si esaminano i problemi della
agricoltura nel clima d’una speranza
anziché della depressione o del pessimismo che sono tipici dell’uomo che,
nel benessere o nella povertà, non sa
gioire di nulla. Ed eccoci tutti attorno
al tavolo grande; la famiglia che ci
ospita, la famiglia Rosso che abita a
qualche Km. dai Grimani, il collega
Costabel ed io. Per più di mezz’ora si
canta, fra la gioia dei bimbi e con
l’ansia di imparare ancora, poi lo studio della Parola che è forza, guida,
gioia per affrontare il problema del
pane, della solitudine, della fedeltà a
Cristo.
Credenti, che la grazia di Dio e la
testimonianza degli uomini hanno suscitato qua e là nella nostra terra, formano la diaspora del Regno quale preziosa filigrana dell’amore di Cristo.
Coi baraccati
della Prenestina
Il turista cattolico o evangelico se
ne va a Roma per conoscere i ricordi,
le opere antiche e raccontare al suo
ritorno,le meraviglie della città «eterna ». Di quando in quando osserverà
l’orrore dei condomini che offendono
le memorie antiche e guastano il quadro idillico della Roma dei Cesari; più
ancora, l’occhio del turista sarà offeso
dalla visione, proprio fuori le mura
sante, di isole di umanità, di strani
agglomerati umani, i cui segni si vedono garrire al vento in una lunga teoria di indumenti appesi. Si entra in
un mondo diverso quasi si fosse d’improvviso calati in una terra dove la civiltà si è fermata da tanto tempo; eppure in queste « isole », numerosissime a Roma, vivono degli uomini, delle donne invecchiate innanzitempo e
tanti bambini.
Con due amici entriamo in una di
queste « isole », nella zona prenestina.
Imbocchiamo una stradicciola, simile
al greto d’un fiume, dove si vedono ancora i segni del piovasco del giorno
prima. Lungo la via gruppi di donne
vestite a lutio, quasi a recar segno della lunga miseria. Torme di bimbi e ragazzi s’ageirano nell’agglomerato. Sostiamo accanto a una baracca e ascoltiamo la voce dei disperati. Facciamo
alcune domande: Da quanto tempo
siete in queste baracche? — Da dieci,
quindi, venti anni! — Quali speranze
avete per il futuro? — Nessuna: tutti
hanno promesso e noi siamo ancora
qui.
Una donna, la più loquace, racconta: Vedete, laggiù (fa segno col dito)
è venuto il Papa e ci ha lasciati come
siamo, con le promesse e la benedizione. Cosa ce ne facciamo noi della benedizione? Io non credo a niente, a
nessuno; Dio non esiste, Dio, Dio è
tutta una storia. Mio marito è malato,
ho cinque figli e si vive là in quella
baracca senz’acqua, senza niente.
La lingua romana è ricca di epiteti,
battute di spirito e in bocca a queste
donne hanno un sapore amaro, disarmante. Entro in una « casa » e la vecchietta che m’accompagna sciorina
con naturalezza le vicende della sua
famiglia, l’attesa d’una dimora più
umana, le malattie dei figli, di tanti figli che son la sua ricchezza e creano
altrettante situazioni di miseria.
Non avevamo nulla da dare, neppure un consiglio, una parola, nulla se
non ascoltare, lasciarli parlare. Vicino
a una baracca, quattro dita di terra
II
con due fiori esili, una pianta di rosmarino; la « padrona » ha staccato un
ramo di rosmarino e me lo ha dato
quale segno di fraternità che dalla
miseria spesso si sprigiona nel clima
della spontaneità più commovente.
Per questi baraccati si sono mossi
gruppi di giovani evangelici di Roma
e studenti in teologia. Alla Garbatella
hanno avviato un lavoro interessante
e prezioso di insegnamento e di assistenza varia fino al momento in cui i
baraccati hanno avuto l’alloggio. Questa azione concreta e urgente è la miglior via per una traduzione in atto
della teologia, calata nel tessuto dei
rapporti umani.
L’azione degli studenti, mi riferisco
in particolare a quelli di teologia, si è
svolta nel passato nella zona del Basso Lazio in una linea di evangelizzazione che ha recato i suoi frutti. Attualmente la linea sociale d’un gruppo
di studenti tocca la sofferenza, la miseria, il mondo degli oppressi per i
quali l’azione fraterna vuol essere un
segno dell’amore di Cristo. In questi
giovani c’è molta gioia nel compiere
questa missione. La comunità dei credenti non può non essere stimolata da
quest’azione, perché la missióne tra
gli ultimi non sia mai disgiunta dal
collegamento con la Parola di Cristo.
Soltanto questa parola e la preghiera
ci aiuteranno a liberare noi stessi dall’egoismo e dalle chiusure comode, e
porteranno quelli che aiutiamo nel nome di Cristo a scoprire la gioia della
totale liberazione.
GusT.tvo Bouchard
PROBLEMI E VITA DI QUARTIERE, A TORINO
Affitti, aree verdi, trasporti, sanità
Gli abitanti del quartiere delle Vallette, a Torino, sono costretti a stare,
i 1 media, quattro ore al giorno sui
mezzi di trasporto, per recarsi al lavoro
nelle varie zone della città: sono dei
pendolari.
La zona di via Guido Reni è una nuova città di 100 mila abitanti, cresciuta
nel più completo disordine e abbandono ed i suoi problemi si fanno insostenibili di giorno in giorno; gli abitanti
cercano di salvare il salvabile, visto
che ormai la zona è gravemente compromessa. Per i settori che gravitano
intorno a questa nuova arteria, il Piano Regolatore Generale prevedeva tre
centri sanitari ma è rimasto, come nei
tempi antichi, un unico ambulatorio
Inam, predisposto per una popolazione
di 35 mila abitanti. Ne assiste (per così
dire) circa 120 mila, compresi quelli
che arrivano da fuori la cinta daziaria.
La situazione scolastica è estremamente carente, molte aule sono ricavate in
negozi a pianterreno che s’affacciano
sul marciapiede, con pericoli notevoli
al momento deli’intervallo, e non solo
in quello.
La situazione è analoga in tutte le
periferie. File di immensi e altissimi
edifici si estendono a perdita d’occhio,
e gli abitanti che vi sono concentrati
non dispongono nè dei servizi sociali nè
degli spazi di verde attrezzato indispensabili alla vita di una comunità civile;
i l compenso pagano affitti che incidono pesantemente sul salario. Questi
mmiiiiiiiimiiiiiKi
iiiimtiiiiiiiiiiiiiiMiiii
iiimnmilMiiiiiiiiiiii
NELLE CHIESE GINEVRINE RìFLET10^0 SUL PROBLEMA DEI MIGRANTI
Non si tratta solo ì
ma di uman
questioni materiali,
à di rapporti
Il problema degli emigranti al lavoro nella vicina Svizzera è nuovamente
tornato alla ribalta con particolare rilievo, negli ultimi tempi, e anche sulle
nostre colonne P. L. dalla ne ha ripetutamente parlato. Oggi pubblichiamo
la traduzione del testo di un volantino
che domenica 12 aprile è stato distribuito all'uscita del culto nella chiesa
ginevrina di Champel (e probabilmente in altre chiese della città) e che un
lettore, il quale vi partecipava, ci ha
inviato, notando che il pensiero che vi
era espresso era condiviso dal pastore
e dal consiglio di ^chiesa.
Abbiamo appena partecipato a un
servizio religioso. Una volta di più abbiamo udito che per il Cristo la fede
e l’amore, la fede e la vita sono indissociabili, Siamo soprattutto abituati a
mettere la cosa in pratica nella nostra
famiglia e nel nostro ambiente immediato. Di fatto, l’amore del prossimo
ci rende attenti a tutti questi aspetti
della vita di coloro che lavorano nella
società: come altri sono alloggiati, come sono accolti a Ginevra, come lavorano, tutto questo non può lasciarci
indifferenti. E ciò riguarda in modo
speciale il nostro atteggiamento nei
confronti dei lavoratori stranieri.
Ecco i fatti. Già prima di Pasqua degli operai spagnoli avevano interrotto
il lavoro per una giornata, per questioni di alloggio. I sindacati li hanno convinti a riprendere il lavoro prometten
do loro di occ
si della questione.
In realtà quesv‘ : ; «crai ricevevano paghe inferiori a v ^ le stipulate per contratto. Duecento >0 loro si sono messi
in sciopero pe: ■ .eguenti ragioni; paghe inferiori : .otratti e versate con
ritardo; alloggia,n ati miserabili e assai lontani da Ginevra. Avete potuto
informarvi sui giornali.
Malgrado i ri-chi corsi e la chiara
opposizione dei sindacati i quali facevano appello alla « pace del lavoro »,
gli scioperanti hanno proseguito i loro
sforzi; hanno ottenuto le garanzie
scritte che desider^yano e sabato mattina le hanno accettate riuniti in assemblea generale. Nel pomeriggio ha
avuto luogo una manifestazione; essa
è stata da una parte per degli Svizzeri, soprattutto giovani, l’occasione
per esprimere la loro solidarietà con
l’azione intrapresa, e d’altra parte un
segno di disapprovazione verso i sindacati e versò un cerio comportamento della polizia: operai chiusi nelle baracche con l’aiuto di cani poliziotti
ecc. La manifestazione si è svolta nella
calma ed è stata dignitosa.
Gli operai stranieri eseguiscono lavori faticosi e fastidiosi che molti Svizzeri non sarebbero disposti a fare. Essi sono attirati da noi con contratti
spesso ingannevoli, che non sempre
vengono rispettati; devono lasciare la
loro famiglia. Sono considerati come
unità di produzione, come macchine e
non come esseri umani; esseri che
\
hanno il diritto di lagnarsi di una situazione che non è conforme ai Diritti
dell’Uomo.
Di fatto il loro lavoro sfibrante e abbrutente immerge molti di loro in una
miseria morale e fisica: relazioni umane difficili, svaghi limitati. Il pieno fiorire della loro vita è ostacolato da un
adattamento difficile alla vita elvetica
(lingua, cultura). Come ha detto uno
degli scioperanti: « Per noi, non è solo
questione di problemi materiali, ma di
umanità... ».
Questo ci ha messo di fronte a questo problema: come ci informiamo su
situazioni quali il senso dell’azione degli operai e la partecipazione delle nostre comunità ecclesiastiche a simili
avvenimenti?
Un gruppo di giovani Svizzeri
preoccupati dell’impegno della
Chiesa
ed altri servizi dovrebbero essere garantiti a tutti, in ogni parte del territorio nazionale, a trent’anni dal 2000.
Ma non è così. Perchè? Basta deplorare
genericamente, e dire che il progresso
ha un prezzo, ma che in cambio abbiamo tutti la lavatrice, e il bucato a mano non lo fa più nessuno? (e anche di
questo, siamo così sicuri? e i baraccati,
per esempio? Comunque sarebbe importante analizzare come e perchè alcuni elettrodomestici penetrano, malgrado tutto, in certe abitazioni di livello subumano).
La deplorazione generica non risolve
niente perché non individua le cause
che generano queste situazioni. Le caus' da individuare ci sono, e molto precise, e stanno nella divisione della società in classi, nella divisione fra chi
detiene i mezzi di produzione e chi, non
avendo altro da vendere, vende la sua
forza-lavoro in cambio di un salario.
Naturalmente chi detiene i mezzi di
produzione crea, con infiniti mezzi, fuori dalla fabbrica, l’accettazione supina
di una vita disumana. Nei quartieridormitorio del tipo cui si accennava, la
forza lavoro ha, come sola possibilità,
quella di ricuperare il minimo di energie per tornare alla produzione l’indomani, dato che alle ore di lavoro bisogna sommare quelle, estenuanti, tracorse sui mezzi pubblici quanto mai
carenti.
La lotta contro la città in cui si dorme e si lavora per guadagnare quel tanto che poi è subito riassorbito dall’affitto e dall’aumento continuo del costo
della vita, viene condotta, da circa due
anni, dai vari gruppi di quartiere sorti
spontaneamente per far fronte alle contraddizioni create dallo sviluppo urbano degli ultimi 20 anni, che le amministrazioni comunali non risolvono, perché è un dato di fatto che, nella nostra
società, le scelte cui i governanti danno la precedenza non sono quelle che
risolvono i problemi vitali dei cittadini,
ma sono quelle che aumentano i profitti dei gruppi finanziari che premono
sul governo e sui comuni: questo spiega, per fare un esempio, perché la
grande viabilità (autostrade) ha la precedenza sugli ospedali, sulle scuole e
sugli asili.
I gruppi operanti nei quartieri di Torino sono degli efficaci nuovi strumenti
di democrazia.
Essi si sono riuniti in assemblea citso nei locali messi a disposizione daU
l’Unione Culturale, per discutere un primo bilancio delle iniziative portate avanti, nei quartieri, in più di due anni
di lotta e per cercare di definire una
prospettiva e uno sbocco ai problemi
e ai bisogni emergenti da queste lotte
e da quelle di fabbrica. Di questo parleremo in un prossimo articolo.
Oriana Beri
itiiiiMiimiiiiiiiimiiiiiiimiImmmiiiiiimiiiniii
imiiiiiNiiimiimMiihiiiiiiiiiiimiKiRiiimiiKimiiiiiiiiiiMiiiiliimiiiminnmiiiuminu
“Gouldini,, in visita a Ronna
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
PIHGR01.0
Domenica 26 aprile, dopo il culto presieduto dal prof. Valdo Vinay. della Facoltà Valdese di Teologia, sì svolgerà l'assemblea di
chiesa per la nomina dei delegati alla Conferenza DistrctUiale di un deputalo al Sinodo e di un membro del Concistoro.
Abliiamo accompagnato al campo del riposo il nostro fratello Avv. Cesare Gay. Alla famiglia rinnoviamo l'esjiressione delia nostra
simpatia nella prova, e con essa rimaniamo
.saldi nella speranza.
Con gli stessi sentimenti ci uniamo alle famiglia Bleynal e Criot. per la dipartenza,
airctà di 90 anni, del padre c nonno .Alberto
Bleynat. c alle famìglie del nostro fratello
Francesco Bera. che il Signore ha richiamato
da questa vita, dopo breve malattia.
Domenica 12 aprile è stala battezzala Ivana Monnel. di Silvio e Teresina Ciannclla.
Il Signore aiuti i suoi genitori nelTimpegno
che hanno a.ssunto di fronte a Lui e alla
Clìie.sa.
RORÀ
Al Culto domenicale del 5 aprile è stato
rivolto un mes.saggio cristiano di circostanza
ai partecipanti compresi gli sposi di cinquant anni fa Tourn V^ittorio Michele e Morel Leonilde Valentina in occasione delle loro nozze
d'oro. Questi erano circondali dai figli, nuore,
nipotini e pronipotini. Agli sposi che, riconoscenti, possono ripetere: «Fin qui FEterno
ci ha soccorsili (1 Sam. 7: 12) vivi auguri
per le nozze di diamante.
Sabato 11 corr. il Pastore Cipriano Tourn,
presenti molli parenti, amici, conoscenti svizzeri e italiani, ha benedetto il matrimonio di
suo nipote Tourn Rinaldo delI'Anz. Aldo e di
Emilia Rivoire con la Signorina Françoise Parisod di Lausanne (Svizzera). Il Pastore Tourn
e Signora hanno anche eseguito, flauto ed
harmonium, dei brani di musica. Dispiace
molto che il nostro giovane fratello, attivo
membro di Chiesa, di unioni, della Corale (la
quale diretta dal Sig. G. Alharin ha cantato
un bell inno agli sposi) e nostro applicato segretario comunale, lasci il paese; ma che il
Signore colmi delle Sue grazie quei cari sposi clic si stabiliscono in terra 'ivetica.
VILLAR PELLICE
Degli importanti lavori (tinteggiatura dèlie
I)areli: verniciatura degli infissi; lucidatura
fianchi, zoccolo, fiiissola, porta) sono siati effettuati al nostro tempio. Si è completata cosi
l'opera iniziala due anni fa con la ripulitura
e.stcrna delle pareti e la sistemazione delle finestre e delle grondaie. Il tempio Ira ora un
volto eoinplelamente nuovo e si presenta in
maniera pienamente degna. Dopo e.sserc rimasto chiuso per alcune .settimane (durante
tale periodo ci siamo riuniti nel .salone della
Miramonti). esso è stato riaperto per il culto
della domenica delle Palme.
In tale occasione afifiianio avuto la grande
gioia di accogliere quali membri comunicani; di chiesa — dopo la loro puhhlica confessione di fede — i seguenti calecunieni : predino
Bertinat (Malanot): Renato Bonjour (Piantàa);
Roberto Davit (Rouet); Ronny Janavel (Centro): Roberto Montanari (Teynaud); Guido
Rivoira (Rouel): Bernadette Maitre e .Madeleine Maître, provenienti da Ginevra: Marco
Tumminello. proveniente da Genova e Bartolomeo Civallero. proveniente da Torino.
Domandiamo al Signore di accompagnare
questi fratelli e queste sorelle con le sue benedizioni e le sue grazie e di aiutarli a cam
minare gioio.samentc nelle fede e nelle vie di
un gioioso servizio giorno dopo giorno.
Sono stali uniti in matrimonio: Brunetto
Granato (Torre Pellicc) e Moria Gönnet (Garnier). La grazia del Signore rimanga con questi sposi e con il loro focolare tlomeslico.
Un numeroso gruppo di mamme facenti
parte deü'Unionc Femminile ha preso parte
— in.sicme alle Unioni Femminili di Bobbio
Pellicc, Prarostino. Pinerolo e S. Secondo —
alla giornata mondiale di preghiera tenuta a
S Secondo. Esse sono grate dei momenti benedetti trascorsi con altre .sorelle e ringraziano rUnione di S. Sccomlo per la fratern accoglienza .ricevuta.
La nostra Corale ha partecipato la domenica 10 aprile alla manifestazione canora ;ìvo1tasi ad Aosta. Diversi membri di chiesa hanno accompagnato i nostri coralisti ed hanno
])oi assi.stito alla manifestazione. Tutti hanno
riportato un vivo e molto gradito ricordo della
loro giornata. Un plauso ed un ringraziamento
vada agli organizzatori di questa manifestazione.
La Comunità dice la sua riconoscenza al
Pastore G. Bertin e al Sig. A. Lazier che
hanno ultimamente presieduto il nostro culto.
POMARETT
Prossime attività. - Domenica 26 : culto all'Inverso.
Domenica 3 maggio : assemlilea di chie.sa
alle 10.40: per il pomeriggio a San Secondo
riunione dei Concistori e responsabili delle
chiese delle Valli.
Martedì 28 aprile: conferenza del prof.
Enrico Pascal su: Nevrosi moderne: cause e
terapie. Alla cappella di Perosa ore 21.
Sabato 9 maggio: riunione monitori della
Val Gcrmanasca a Perosa. alle ore 20.30.
Piacevole, il week-end che un gruppo di « gouldini » ha trascorso a Roma,
ospite delle due comunità valdesi della capitale.
Sette fra gli ospiti più "grandi” dell’istituto fiorentino, fra i 12 e i 17 anni, se ne sono arrivati a Roma nel tardo pomeriggio di sabato 18 aprile, guidati dai direttori. Marco e Miriam Jourdan. Accolti nella sala di piazza Cavour, sono stati smistati presso varie
famiglie di Cadetti romani, con i quali
hanno vissuto belle ore di amicizia, anche alla scoperta della città.
La serata di sabato, dopo la cena al
sacco, è stata trascorsa insieme; mentre i giovani fraternizzavano, il direttore del « Gould » presentava ai fratelli romani intervenuti (non in folla, a
dire il vero) la vita dell’istituto e l’arco dei suoi problemi, da quelli psicologici e pedagogici a quelli architettonici,
c le pro.spettive di questo servizio ormai antico, utile per tante centinaia se
non migliaia di ragazzi, per molti indimenticabile, come indica Taffetto con
il quale tanti ex-gouldini ricordano
quella che è stata per loro una casa e
una famiglia.
Pure la giornata di domenica i giovani fiorentini e romani l’hanno trascorsa insieme, in scorribande per la città
e fino a Ostia, per riunirsi nuovamente nella sala di piazza Cavour, la sera.
L’atmosfera è stata quella che doveva
essere: fraterna, nella gioia di conoscersi e di stare insieme; per gli uni,
una comunità e i suoi giovani prendevano volto, per gli altri l’astrattezza
deir“opera della chiesa” si animava di
visi, di voci, di pensieri, di problemi e
di speranze, di prospettive di lavoro
personale e comunitario. Non si potrebbe davvero desiderare di più da
una “visita" come questa.
Ci troveremo cosi a Firenze nel miglior periodo per la Città dei fiori ed anche la gita
che faremo per i colli fiorentini sarà più apprezzabile di quella di dicembre, durante la
quale venimmo a trovarci in difficoltà per via
della neve.
Questo Convegno sarà ancora una piacevole
occasione per ritrovarci insieme, speriamo numerosi. Desidereremmo, in modo particolare,
ritrovare coloro che non vediamo da lungo
tempo per potere allargare a loro il già tanto
affiatato gruppo degli amici.
Il Comitato
A FIRENZE
1? Convegno degli
ex gouldini e amici
Il IV Convegno degli ex-gouldini e amici
del Gould si terrà il 25 e 26 aprile prossimi.
E' stata Fas-semblea del III Convegno dell'Associazione Amici del Gould tenuto nel dicembre scorso a decidere questa data, considerando che la primavera è la stagione più
adatta e più piacevole per muoversi di casa.
Doni prò Eco-Luce
Da Genova: Felice Cattaneo 500; Federico
Schenone 500; Ettore Bounous 500.
Da Venezia: Irma Zecchin 1.000; Alice
Bogo 500.
« Fede - Speranza - Carità » L. 38.000
(sic!); fam. Boero, Brasile 500; A. e F. Ribel, Canada 3.430; A. E Pons, Francia 1.500.
Grazie! (continua)
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Fasi. Franco Gìampiccoli. Agape - 10060
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6
pag. 6
N. 17 — 24 aprile 1970
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
Una nuova parola per un vecohio concetto?
Ecumenismo secolare
w
Dialogo fra credenti
del nostro tempo
Ajaltun, Libano (soepi) — Il recente
Colloquio sul « dialogo fra i credenti
del nostro tempo » si è concluso nei
giorni scorsi con una nota di prudente ottimismo circa l’avvenire dei rapporti fra credenti. (N. d. r.: avevamo
già dato notizia della cosa nel n. 14
del 3 aprile). Fra i partecipanti giunti
da 17 paesi vi erano tre indù, quattro
buddisti, 28 cristiani (di cui parecchi
membri del Cec) e tre mussulmani.
L’obbiettivo del colloquio era quello
di fare il punto sui risultati acquisiti
durante le conversazioni bilaterali fra
cristiani e seguaci delle grandi religioni asiatiche, di tentare l’esperienza di
una riunione multilaterale e di vedere
che cosa potranno dare in futuro i
rapporti' fra i credenti del nostro tempo. I partecipanti al colloquio hanno
pertanto cominciato con lo studiare le
relazioni riguardanti i dialoghi che
hanno avuto luogo fra i cristiani e i
seguaci di altre religioni; hanno poi
formato dei piccoli gruppi che hanno
affrontato il tema della « salvezza »;
ed infine si sono di nuovo riuniti tutti
assieme per esaminare in maniera più
approfondita la natura, gli obbiettivi
e le possibilità pratiche che il dialogo
può far prevedere per il futuro.
Secondo un delegato del Cec, dopo
questa prima modesta esperienza, debbono venir previste 4 tappe per il futuro immediato.
In primo luogo, il Cec prenderà conoscenza della relazione sul colloquio
e studierà le sue conseguenze per l’avvenire dei rapporti coi seguaci di altre
religioni.
In secondo luogo, i partecipanti al
colloquio faranno partecipi della propria esperienza i correligionari, sforzandosi di promuovere il dialogo nel
loro paese.
In terzo luogo i credenti non cristiani potranno invitare i cristiani a partecipare ad altri incontri su basi diverse da quella di Ajaltun, organizzata
dal Cec.
Infine, i partecipanti al colloquio rimarranno in contatto gli uni con gli
altri, sforzandosi di allargare la portata della loro riflessione e della loro
azione e di intraprendere studi comuni su particolari problemi umani.
(N. d. r.; ci pare questo il punto centrale e più interessante dell’incontro,
dato che non è pensabile una comune
convergenza dal punto di vista teologico. Gli sforzi congiunti su certi comuni obbiettivi, quali la lotta contro
le guerre, la fame, l’ingiustizia, potrebbero per contro condurre a dei risultati veramente fondamentali per l’esistenza e la coesistenza degli uomini
sulla terra). Tutti i partecipanti, riuniti per la prima volta per iniziativa del
Cec hanno avuto l’impressione che stava iniziando qualche cosa di nuovo e
di importante. Benché non vi fosse alcun mandato ufficiale e pur non attendendosi alcuna dichiarazione comune,
i partecipanti hanno riconosciuto che
l’esperimento è stato senz’altro positivo.
Le discussioni avute nel colloquio,
oltre a trovare oggetti di accordo promettenti, hanno pure messo in rilievo
nette divergenze fra le diverse concezioni del mondo e dell’uomo. Queste
divergenze, secondo il parere dei partecipanti, devono costituire il punto di
partenza per nuovi dialoghi, e non essere di ostacolo ai dialoghi stessi.
Se questo colloquio ha riunito i cristiani e i seguaci di tre grandi religioni asiatiche, è chiaro che in una prossima tappa occorrerà invitare al dialogo altri credenti di diversi continenti.
ESPULSO DALLA RHODESIA
IL SACERDOTE ANTIRAZZISTA
CHE DICE LA VERITÀ’
Salisbury (Relazioni Religiose) - Padre Michael Traber, svizzero di origine, che si occupava di una pubblicazione cattolica rhodesiana. è stato espulso dalle autorità del paese
dopo che gli era stata annullata la condanna
di 6 mesi di carcere per aver pubblicato una
vignetta contro il governo rhodesiano repubblicano. Pubblicando sul suo giornale una
lettera dell’Episcopato rhodesiano contraria
alla nuova costituzione che era stata appena
proposta, il sacerdote aveva sottolineato tale
concetto con una vignetta in cui si vedevano
due mani bianche che spremevano il sangue
d.i un gruppo di africani. Sotto la vignetta
era riportata la frase di un giornale governativo che afferma che « la nuova costituzione
proposta l'-arà piena assicurazione che il governo sarà tenuto in mani responsabili ». 11 governo razzista della Rhodesia non ha perdonato
al sacerdote cattolico tanta lungimirante verilà.
SORDOMUTI
MIMI PER L’EVANGELO
Zurigo (cpd). - In questi giorni la Corale
di mimi zurighese si trova m Israele per una
tournée di due .settimane. Si tratta della Corale ecclesiastica della comunità zurighese di
Direttore responsabile: Gino Conte
sordi, fondata dal past. E. Kolb. che si occupa
dei sordomuti, con Io scopo di arricchire i
culti salienti della comunità dei sordomuti con
1-T presentazione pantomimica di eventi biblici, e di avvicinarsi maggiormente al cuore dei
suoi amici sordi.
Tale scopo è stato raggiunto in modo cosi
pieno che la Corale di mimi — unica nel suo
genere — è oggi invitata in molte altre nazioni per delle rappresentazioni, a causa delFalto livello artistico raggiunto. In Israele la
Corale si presenterà a parecchie riprese; in
programma, questi due spettacoli mimici: Al
principio (TEden) e II giovane Davide. Naturalmente il pastore Kolb e i suoi mimi sordi
tengono a conoscere meglio la terra d'origine
nella quale si radicano le loro rappresentazioni bibliche.
Bilanci indocinesi
Ecco il bilancio a tutt’oggi dell’attuale guerra in Indocina: 610
mila morti fra soldati nordvietnamiti e vietcong; 175 mila fra
le forze armate del Vietnam del
Sud; oltre 40 mila militari americani, senza contare i 300 mila
civili vietnamiti e la cifra incontrollata delle vittime civili e
militari del Laos. Cioè di un paese sul quale i « B 52 » americani rovesciano ogni settimana
una quantità di bombe la cui potenza esplosiva globale supera
di due volte e mezzo quella che
distrusse Hiroshima.
Inoltre, esperimenti di laboratorio eseguiti in America hanno
accertato che l’erbicida-defoliante « 2, 4, 5-T », largamente usato
dalle truppe USA in Vietnam,
provoca il cancro. Il suo uso è
stato « sospeso » in attesa che il
Dipartimento della Difesa abbia
o meno le prove della cosa. Pare
inoltre che esso abbia provocato
la nascita di bambini anormali
fra i vietnamiti.
« Ecumenismo secolare », titolo di
una sottosezione della Sezione II (Il
mandato ecumenico) della imminente
quinta Assemblea generale della Federazione luterana mondiale (FLM) che
si terrà l’estate prossima a Porto Aiegre (Brasile), è un’espressione non
molto familiare e che si presta ad
equivoci.
Per molti essa si presenta a prima
vista quale definizione delle tendenze
e degli sforzi in vista dell’unità net
Tiondo contemporaneo. Tuttavia, una
riflessione più attenta rivela che essa
è largamente usata negli ambienti anglosassoni e che non può essere liquidata facilmente. 6 un indice della situazione tesa e incerta nella quale si
trova attualmente il movimento ecumenico.
« Ecumenismo secolare » caratterizza uno degli elementi di questa situazione: sottolinea la missione comune
e il servizio comune dei cristiani nelle relazioni sociali del mondo. Ciò suscita quindi il problema se missione e
servizio non sono sempre stati elementi essenziali e anzi requisiti preliminari nel campo degli sforzi per giungere all’unità del cristianesimo. In altre parole: abbiamo bisogno di una
parola nuova, che per di più si presta
ad equivoci, per designare una situazione generata' 'Ite nota e riconosciuta qual’è questa'.’
Il documento preparatorio per la
sottosezione 4 cidla II sezione dell’Assemblea di Pori... Aiegre — che è stato
formulato dall’.fstituto per la ricerca
ecumenica, a Strasburgo — cerca di
dimostrare che ie cose non stanno così. Esso affermi che « ecumenismo secolare » descriv. ' tendenze le quali racchiudono più clic una semplice riedizione del « cristianesimo pratico »
(« Life and Work » - « Vita e Lavoro »,
una delle due branche fondamentali
del movimento ecumenico, che ad Amsterdam, nel 1948, confluì con « Faith
and Order », « Fede e Costituzione », a
formare il Consiglio ecumenico delle
Chiese. N.d.r.) o un’affermazione di
una più effettiva collaborazione pratica fra le Chiese, oggi.
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
Reg al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice iTol
L’INSUFFICIENZA
D’UNA LEGISLAZIONE
L’incubo della droga turba la coscienza degl’italiani e vi genera attese
angosciose. A quali pericoli rischia ancora di soccombere la nostra gioventù, già così provata dalle intemperanze della contestazione?
« È, facile, in una materia del genere, sfoderare delle cifre, ed è altrettanto facile smentirle. Ma non è facile negare che ora, anche in Italia, i “fumatori” sono diecine di migliaia. Lasciare le leggi (e la loro interpretazione)
come sono oggi, significa fulminare
pene che si sa in partenza di non poter applicare che in una percentuale
minima di casi. Per la droga accade
quindi come per l’aborto, considerato
reato gravissimo, ma praticato da milioni di donne, delle quali, ogni anno,
qualche centinaio subisce un processo.
La legge non ha più la funzione ed il
potere di reprimere il fatto che punisce. Ogni processo per droga, come
ogni processo per aborto, diventa un
processo basato sul caso, sul ricatto,
sulla vendetta, sull’arbitrio e la discriminazione polizieschi.
D’altra parte, a fare della legge in
vigore uno strumento sorpassato, è anche la mancanza di ogni diversa considerazione delle varie sostanze incluse
nell’elenco degli stupefacenti. Eppure
tutti sanno che gli effetti dell’LSD non
sono paragonabili a quello dell’eroina
e che l’haschisch non comporta assuefazione.
Intanto, di giorno in giorno, aurnenta il numero di consumatori di misture fatte in casa intrugliando con ingredienti in libera vendita. Insomma,
anche sul piano tecnico-giuridico, sul
piano degli strumenti legislativi, non
sembra che la nostra classe dirigente
sia in gualche modo preparata ad affrontare il grossissimo problema della
droga. E vero che, prima di fare leggi
e discutere come applicarle, bisognerebbe avere idee chiare sulle finalità
da raggiungere. Ma è anche vero che
le leggi mal congegnate, male e sporadicamente applicate, rappresentano un
alibi allettante ed ipocrita. Trincerarsi
dietro “la legge che deve fare il suo
corso” è molto comodo, specialmente
quando la legge non corre affatto perché zoppica ».
VERSO LE ELEZIONI
REGIONALI
-ju « Che cosa diranno le elez,ioni_ regioiiali? Le incognite sono grandi, e
tutto deve esser fatto perché le regioni non restino formale ed inerte adempimento costituzionale, ma possano
servire come veicolo e strumento di
rinnovo radicale dell'ordinamento dello Stato, della sua strutturazione e
funzione. . ,
Sono grandi, come si sa, la sfiducia
e la diffidenza con le quali larga parte
Si tratta di tendenze che per alcuni
indicano un « terzo movimento ecumenico », dopo la prima fase, individuale
e la seconda, ecclesiastica.
Come stanno le cose? L’ecumenismo
secolare designa un ecumenismo rivolto alla riconciliazione e all’unità della
intera umanità, una riconciliazione
che, a paragone, considera come secondaria l’unità delle Chiese.
Al tempo stesso l’esperienza dei
gruppi interconfessionali è stata che
nella missione e nel servizio comuni
si realizza un’unità che si lascia dietro
le spalle le differenze tradizionali fra
le Chiese e penetra più a fondo di
qualsiasi accordo teologico.
Questa maggiore penetrazione è dovuta, si pensa, al fatto che l’essenza attuale dell’esistenza cristiana ed ecclesiastica sta nella missione e nel servizio e che in tal modo si determina una
partecipazione all’attività che Dio compie oggi nella storia. Inoltre, si tratta
di una missione diretta verso il futuro, che può e deve essere libero da
preoccupazioni relative a discussioni e
differenze teologiche ed ecclesiastiche
di un’epoca revoluta e superata.
Non è difficile mettere in evidenza i
dirizzoni, i pericoli, le illusioni presenti fra i gruppi e le correnti così differenziati, che costituiscono l’ecumenismo secolare. Bisognerebbe tuttavia
frenare i giudizi fino a che si sarà affrontata la sfida che questa forma di
ecumenismo presenta alle istituzioni
ecumeniche ecclesiastiche. Questo fenomeno può essere compreso soltanto
alla luce delle crepe e delle tendenze
sclerotiche che affliggono tali istituzioni.
Senza identificarsi con Tecumenismo
secolare, il rapporto di Strasburgo ha
assunto il ruolo di avvocato degli interessi e degli sforzi di questo « terzo
movimento ecumenico », affinché l’Assemblea di Porto Aiegre lo affronti e
si confronti con esso in un atteggiamento di autoesame e di apertura,
piuttosto che come un tribunale sc.trsamente informato e animato da giudizi preconcetti.
Günther Gassmann
L'autore di questo articolo, diffuso dal -rrvizio stampa della FLM, è un teologo tede.-cu
attualmente docente all'Istituto per la ricerca
ecumenica di Strasburgo, sostenuto dalla FLM.
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Al TribunaleìMililare di Torino
Condannati altri due obiettori di coscienza
dell'opinione pubblica attende i risultati dell’esperimento. E non sono ingiustificate. La Sicilia è un esempio
scoraggiante: dall’autonomia la regione non ha ricavato praticamente di
più, come elevamento del livello di vita, di quanto hanno ottenuto le altre
regioni meridionali in regime unitario.
La condizione dei paesi terremotati è
un atto d’accusa prima di tutto contro la regione. Nelle altre parti d’Italia
che cosa si può attendere dalla classe
dirigente disponibile? La scimmia della favola, che ruppe rabbiosa lo specchio che la faceva così brutta, ritrovò
la sua bruttezza ripetuta da quindici
frammenti, regionali, dello specchio.
Moltiplicazione di burocrazia, di governo burocratico, di gare elettorali,
di conquiste di potere, di spesa pubblica.
Chi non vuol partire da posizioni di
partito preso, e teme gli inganni delle
euforie facili, sa che in gran parte dell’Italia economicamente più attiva e
politicamente più sensibilizzata, la vita locale ha già buon sviluppo, tale da
permettere quadri sufficienti per amministrazioni sufficienti.
Ma sa anche che sarà lungo e non
semplice il rodaggio di questo mutamento, che deve esser profondo, dell’attuale organizzazione della vita nazionale. Ed è chiaro che hanno ancor
bisogno di approfonditi esami cotnplessi problemi proposti dall’istituzione delle regioni. L’autonomia regionale
è nazionalmente efficace se spoglia la
amministrazione statale della, maggior
parie dei suoi compiti esecutivi, ma ne
rafforza insieme la capacità di direzione e di coordinamento, e non rompe
le impostazioni unitarie essenziali che
caratterizzano uno stato nazionale.
I rapporti con gli organi periferici statali e con le provincie, che annullino
doppioni ma non centri di vita e d’iniziative, i grandi e nuovi compiti urbanistici, il posto da prendere nella promozione dell’attività economica, nel
coordinamento dei trasporti, nello sviluppo di un’agricoltura nuova, di una
assistenza sanitaria ed infantile che e
ancora nei sogni, sono tutti grossi problemi di uomini e di mezzi ancora, in
larga parte, insondati. Sarebbe necessario che i partiti promuovessero ora
inventari e studi, almeno come ipotesi
di lavoro.
Ma l'obiettivo più importante per le
forze di sinistra sta nel saper assicurare a quest’opera di rinnovamento e
di restauro della vecchia Italia, la partecipazione, l’interessamento di energie nuove. Se quest’invito attacca,^ se
quest’opera riesce, la possibilità d andare avanti, qualunque sia l’esito delle
prossime elezioni regionali, è assicurata ».
(Da due articoli pubblicati su « L’Astrolabio » del 5.4.1970, il primo a firma Mauro Meliini, il secondo a firma
Ferruccio Farri).
Come certo molti lettori sanno, in
Italia, paese « cristiano » e « democratico » (qualunque riferimento al più
grosso partito al potere è puramente
casuale), chi vuol tener fede ai suoi
principi cristiani o semplicemente democratici rifiutandosi di compiere il
servizio militare, va in galera. In diversi altri paesi civili la cosa è stata
da tempo superata e sono stati istituiti dei « servizi civili » che consentono
appunto agli obiettori di coscienza di
svolgere in altro campo il servizio destinato alle armi.
Qui da noi, in attesa che finalmente
giunga una legge che assicuri al giovane questo suo sacrosanto diritto (la
patria infatti non la si difende solo
con le armi), attualmente vige una
legge, detta « legge Pedini », quanto
mai limitativa e discriminatoria, la
quale consente a cento giovani all’anno (su ca. 300 mila di leva!) già dipendenti di aziende che siano in relazioni
d’affari presso nazioni sottosviluppate,
di prestare un servizio civile di 24 mesi presso dette nazioni.
Frattanto, i processi contro gli obiettori continuano ed in questi giorni,
presso il tribunale militare di Torino,
ne sono stati condannati altri due.
Si tratta di due universitari. Il primo, Sergio Cremaschi, 21 anni, cattolico, è figlio dell’ex deputato d. c. ed è
iscritto all’Università cattolica del
« sacro cuore » di Milano. Presentatosi
nel febbraio scorso al CAR di Albenga si era rifiutato di indossare la divisa affermando che il militarismo è
contrario al precetto della carità e della fratellanza cristiane. E stato condannato a 3 mesi con il solo beneficio
della non menzione.
Il secondo è lo studente in legge Sabatino Tarquiñi, di '22 anni, di Ascoli
Piceno. Sempre al CAR di Albenga,
nello scorso novembre si era tolto la
divisa « per motivi umanitari ». Qualche tempo dopo, nèll’apprendere m
prigione che la madre era stata colta
da collasso, si decise a indossare nuovamente la divisa. In seguito colpito
da una scria malattia, venne dichiarato non idoneo al servizio militare e posto in congedo. Malgrado questo, il
procedimento penale ha seguito il suo
corso, ed è stato condannato ad un
mese con la condizionale e la non menzione. Anch’egli ha ribadito i motivi
del suo gesto.
Come di consueto in queste circostanze, era presente un folto gruppo di
giovani che al momento del verdetto
ha dimostrato in aula il suo dissenso
intonando « la ballata del Pinelli ». 1
giudici militari hanno abbandonato
l’aula, rinviando gli altri processi in
programma. I dimostranti hanno poi
proseguito nella loro manifestazione
con un corteo cittadino.
Il Corpo Europeo della Pace ha organizzato per sabato 18 aprile una vigorosa dimostrazione non violenta allo
scopo di richiamare ancora una volta
l’opinione pubblica sulla necessità e la
urgenza di una soluzione democratica
e civile a questo problerna che investe
ormai moltissimi giovani, desiderosi e
soprattutto fermamente convinti ai
dover dedicare altrimenti il tempo che
viene richiesto dallo stato per la cura
delle armi. P'
le donne svizzere
verso il dirinn di voto
Coin'è noto, in Svizzera, considerato uno
dei paesi più prof?redili del nostro continente,
attualmente è ancora negato il voto politico
alle donne su scala federale.
Apprendiamo in questi giorni dalla stampa
che gli elettori maschili del cantone del 'Vailese. col sistema del referemlum. hanno approvato con la maggioranza del 65Vo 1 intro
duzione del suffragio femminile in materia
regionale.
L’esito del referendum nel Yallese b .stalo
accolto con viva soddisfazione dalle associazioni femminili elvetiche che da decenni si
battono per un diritto acquisito praticamunte da tutte le donne del mondo. La loro sorbiisfazione è tanto maggiore in quanto anclu’ in
altri cantoni è stato approvato il voto lemminile in materia comunale.
Tranne che per il cantone bilingue di Friburgo, in tutta la Svizzera romanda le ilonne
hanno ora raggiunto ruguaglianza in fatlO'
di diritti politici. Meno favorevole la situazione nel resto del paese. Specie nelle regioni
rurali ed alpine della Svizzera centrale si registra tuttora un'opposizione non indifferente all'ammissione delle donne alla vita politica.
Dei 22 cantoni che compongono la Confederazione, in 6 è stato definitivamente introdotto 11 suffragio femminile. Si tratta di quelli di Ginevra. Neuchâtel, Basilea, Vaud, Ticino e Vailese. Quelli dì Berna e Zurigo hann) tempo fa votato favorevolmente per il suffragio femminile in materia comunale.
È opinione comune ora che, dopo il risultato di cui sopra avutosi nel cantone del Vailese, le donne elvetiche possono guardare con
una certa fiducia al referendum che. su iniziativa del governo centrale di Berna, verrà indetto la prossima estate in tutto il paese per
la concessione del voto femminile su scaia federale.
Negli ambienti politici si è infatti dclTopinione che Fesempio dato dagli elettori
maschili del Vallese, considerati elementi conservatori, sia destinato ad influenzare positivamente l’atteggiamento degli uomini residenti nei cantoni rivelatisi fin’ora « misogini ».
Don Milani ronie De Sade
(segue da pag. 1)
hanno pienamente compreso e condiviso la cosa ed hanno sfollato il teatro,
senza protestare. Contemporaneamente, è stato inviato un telegramma al
ministro dello Spettacolo col quale è
stato richiesto un « immediato e drastico intervento » onde revocare il divieto. Al momento in cui scriviamo
queste righe, non sappiamo quale sarà la decisione definitiva, ma se anche
giungesse la revoca, resta il grave fatto della censura iniziale.
E chiaro che l’assurdo ed antidemocratico divieto dell’autorità censoria
mira ad impedire che la gioventù « assimili » troppo le idee di don Milani,
con particolare riferimento all’obiezione di coscienza, problema che proprio grazie anche al suo deciso impegno sta interessando sempre piu vasti
strati dell’opinione pubblica.
Che dire di questo nuovo episoUio
di intolleranza? Dobbiamo constatare
amaramente, c nello stesso tempo denunciare, questo nuovo grave abuso
per un paese che si dice democratico,
abuso che si aggiunge ad altri assurdi
divieti e condanne che dclineano sernpre più chiaramente il clima repressivo che è venuto man mano accentuandosi. Ormai il punire ed anche solo il
censurare le opinioni sta diventando
un’« abitudine » tanto più condannabile in quanto si tratta di provvedimenti di evidente carattere politico.
Respingiamo nel modo più assoluto
il fatto che la figura e l’opera di don
Milani vengano accostate, sotto il profilo censorio, a quella di un De Sade o
di un produttore cinematografico pornografico. .
Respingiamo fermamente questo atteggiamento perché anticostituzionale
e antidemocratico: è troppo comodo
combattere le idee «gradite» con le
proibizioni e le censure. Ricordiamo
bene tutti quanti che questi sistemi
che a suo tempo abbiamo già cono.sciuto — sono appannaggio di quei paesi in cui la libertà dell’individuo è stata messa a tacere. Roberto Peyrot