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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICB
(ToritK))
Settimanale
della Chiesa f aldese
Anno XLV - Num. 49
fina i-opia Lire 40
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TORRE PELLICE — 10 Dicembre 1965
Ammin. Claudiana Torre Pellic*» - C.C.P. 2-175.57
PACE
T a pace, secondo la Bibbia, è
^ dono di Dio. Non è soltanto una
pace interiore, dello spirito, del cuore
che riposano con fiducia in Dio; è anche questo. Non è soltanto situazione
di non belligeranza, temporaneo stato
di tranquillità, fecondo d’opere; è anche questo. La pace ohe Dio dona al
suo popolo (si ricordi la benedizione
di Numeri 6: 26!), neU’ambito del
patto di grazia che ha stretto con
lui, si manifesta senz’altro, molto
realisticamente, nella pace concreta
con cui Dio sostiene la sua storia
(«Parò che la pace regni nel paese».
Lev. 26; 6) e nella profonda pace interiore che è il frutto delle- Spirito
Santo (Gal. 5: 22; Sai. 55: 18); ma
non si esaurisce in questo.
poiché è la pace di Dio, che spepera ogni intelligenza (Pii. 4:
7), Tattuazione reale ma frammentaria che essa trova via via nella storia
degli uomini — che è la storia delrimpegno di Dio per il loro riscatto — non esaurisce in se stessa il suo
senso, ma tende piuttosto al compimento che viene a coronare tale opero di riscatto: cioè il ristabilimento
universale di quella «pace», di quella
ricca, intensa, vitale comunione delle
creature con Dio e fra loro, dolorosamente perduta dai giorni dell’Eden.
Infatti non c’è pace senza giustizia
(Is. 32: 17: 48; 22), cioè senza il ristabilimento di quei rapporti giusti, «buoni» con il Signore e con gli uomini,
che Dio volle quando creò ogni crea
tura: ed è da falsi profeti gridare,
nella ctiiesa e nel mondO', « Pace I
pace! » quando non c’è pace (Ger. 6:
14); creare cioè una cortina fumogena di ipocrita illusione religiosa (pio
formalismo) o di illusa sicurezza
umana <pacifijmo agnostico),"che in
un modo o neii’altro renda ancora più
difficile avvertire la vera portata del
problema della pace, e riceTOare nelia vita con Cristo in Dio la radice
della soia pace degna di questo nome.
perciò, per la Bibbia, parlare di
••■Iiace, attendere e sperare la
pace, vivere in pace, adoperarsi per
la pace, hanno senso soltanto nella
luce di Colui di cui i profeti hanno
detto ; « Sarà lui che recherà la pace»
(Michea 5: 4); «Egli parlerà di pace
alle nazioni» (Zacc. 9: 10); «sarà
chiamato Principe della nace» (Is. 9:
5) ; « rAurora daU’alto ci visiterà, per
guidare i nostri passi sulla via della
pace» (Luca 1: 78-79);
neila luce di Colui per la cui venuta gli angeli hanno proclamato : « Pace in terra per gli uomini che Dio
gradisce » inviando loro il Suo Figlio
(Luca 2: 14);
nella luce di Colui che con l’autorità di Dio, guarendo e perdonando, annunciava «Va in pace (Mar. 5: 34;
Luca 7: 50); ma avvertiva pure «Non
sono venuto a portar pace, ma spar
da, sono venuto a dividere...» (Matteo 10: 34);
nella luce di Colui che alle soglie
della passione redentrice rincuorava
cesi i suoi : « Io vi lascio pace, vi dò
la mia pace : non ve la dò come la
dà il mondo» (Giov. 14: 27; 16; 33),
e che, risorto, con tutta la potenza di
Vita che traboccava in lui, li salutava gioiosamente «Pace a voi»! (Lu
ca 24 ’ 37) *
nella luce di Colui a proposito
del quale gli apostoli proclamavano
la buona novella che « è lui la nostra pace» (Efesini 2: 14), poiché
ora « abbiamo pace con Dio per me&
zo di Gesù Cristo (Rom; 5: 1; ofr. Atti 10: 36): infatti Dio ha riconciliato
il mondo con sè in Cristo, e ha posto
in noi l’annuncio della riconciliazione
(2 Cor. 5; 19).
Nel nome di Gesù Cristo è rneravigliosamente vero, pregnante di significato, il saluto apostolico ohe
riecheggia quello del Risorto ; « Grazia a voi e pace » !
Nel nome del grande Pacificatore,
beati coloro che sono f^itori di
pace (Matt. 5: 9), senza mai lasciar
distogliere il loro sguardo da Colui
nel quale soltanto, finché dura questo mondo, « la giustizia e la pace si
sono baciate ». Beati quelli che — pur
partecipando senza riserve al travaglio dell’esistenza umana, avvertendo
intimamente il gemito del creato che
attende la redenzione — accettano di
vivere e di andarsene in pace (sanno
di accettare un dono!) perchè, come
Simeone (Luca 2; 29), per f^e vedono nel piccolo fanciullo l’attesa
salvezza di Dio.
(^gni nostra pace, nella sua dimensione interiore come in quella sociale, dev’essere rigorosamente subordinata alla Sua, a rischio altrimenti
di essere una, falsa pace; ma, così subordinata, è meravigliosamente fondata sulla Sua, e neppure l’infemo della
Una ¡indina di Ktirl Bar ih
Prendersi
nel dialoge
La pagina che riportiamo qui sotto è tratta da una conferenza, v< Der Begriff der Kirche » {il concetto di Chiesa), tenuta da
Barth nel 1927 al gruppo universitario del
Zentrum (cattolico) di Münster; pubblicata
allora nella rivista Zwischen den Zeiten, è
stata poi ripetutamente ripubblicala, anche
tradotta; in francese e apparsa presso le Editions dii Seuil (Paris 1963) nel volume « Catholiques et protcstants » e quindi in una
miscellanea barthiana delle edizioni Labor et
Fides (fi L'Eglise Genève 1964); in italiano è stata inserita nell\i Antologia » di
K. Barth, a cura di Emanuele Riverso, edita
da Bompiani nel 1964. Riportiamo il testo
di questa traduzione (p. 85 s.).
E’ possibile tra i cattolici e i protestanti un dialogo teologico sul concetto di Chit‘sa, dal momento che
non si tratta di un mero terna storico o pratico, ma di un argomento
e di una nozione della dogmatica
cristiana, che ogni esperto conosce
come il limite, il sic et non, su cui
gli uni e gli altri si scontrano e non
s’intemlono più, mentre gli accordi
già raggiunti vengono di nuovo messi in questione?
Risjionderei che, se bisogna una
buona volta arrischiare un tale dialogo, allora è bene che sia su una
questione seria, su una questione
dogmatica, anzi proprio su questa
questione sulla quale gli animi sono
divisi; se non altro, si potrà assodare perchè e fino a che punto rebus
sic stantibus non ci possiamo intendere.
Perciò quello di oggi è un riscliio,
perchè nel miglior caso non potrà
giungere che a questo risultato. Io
però riterrei questo risultato un successo.
Nei secoli XVI e XVII i cattolici
e i protestanti si guardarono negli
occhi, anche se in cagnesco, e parlarono fra loro, anche se con asprezza e ira, mentre oggi noi evitiamo
e trascuriamo le lunghe polemiche,
forse perchè ci siamo stancati dei
grandi motivi cristiani; viviamo gli
uni vicino agli altri, senza conosce
sul serio
ecumenico
re, senza contrastare e senza partecipare a ciò che accade qua o là.
Ho accettato l’iisvito di venire qui
(st tratta di uno conferenza tenuta
a un convegno interconfessionale, a
Miinster. N.d.r.) (perchè considero
questo convegno come nn tentativo
di prenderci sul .lerio scambievolmente. Si possono, prendere sul serio coloro che radicalmente, cioè in
Cristo, non sono 'miti, e noi certo
non lo siamo.
Trattarsi con uiitana benevolenza,
ascoltarsi con atteazione e con calma, farsi delle coiteessioni nelle cose accessorie, ammettere gli ani negli altri una certa bona filies unita
all’errore anche iiille questioni più
gravi, come facciamo noi tutti, tutto ciò non è prendersi sul serio.
Prendersi sul serio è .assumere
dairiina e dairaltra parte l’elemento fondamentale del contrasto proprio come elemento fondamentale
di contrasto, sebbene tanto spesso
lo si suole trascurare. K’ guardare
l’altro come colui che anclie si chiama cristiano. E’ vedere nella sua
sconcertante diversità di fede, nella
sua inquietante lontananza da ciò
che jier noi è la piii centrale e incontestabile verità ^cristiana, nel fatto che egli stesso è sconcertato di
noi in modo analogo, il grande e
doloroso enigma della divisione della Chiesa; quella divisione che sta
proprio là dove non dovrebbe esserci, dove la divisione è una contradictio in adiecto (1). E’ riprendere la discussione di questo enigma, per lasciarci, cattolici e protestanti, un po’ migliori, un po’ più
convinti, più meditabondi, più ansiosi, intravedendo quella pace in
Cristo, che non conosciamo.
Karl Barth
(1) Espressioni! appartenente iJla logica
scolastica, che designa la contraddizione nascente dalFattribuzione di un certo aggettivo a un sostantivo (n.d.i.).
Attualità valdesi
Molto di fatto, molto da fare
La Tavola Valdese augura un
serio e gioioso tempo d’Avvento
Dal 1° al 4 novembre la Tavola si
è riunita a Roma; dalla successiva
circolare del Moderatore Neri Giampicoli strale'amo alcune notizie di interesse generale.
DISTRETTI
« Come previsto, i presidenti delle
Commissioni distrettuali sono stati
convocati in due riunioni, l’una a
Nord (Torino) l’8 novembre e l’altra
a Sud (Naftoli) il 15 novembre. Le
riunioni si sono dimostrate molto
utili e si è progettato di riunire almeno una volta all’anno, dopo il Sinodo, le Commissioni distrettuali al
completo, insieme alla Tavola, soprattutto per dare attuazione alle decisioni sinodali e per studiare insieme la situazione del campo di lavoro
nei vari distretti. Il problema dei rap
RiCOROATE
12 dicembre
Domenica
della pace
porti tra Commissione e Tavola è stato di nuovo discusso, e la regolamentazione provvisoria relativa sarà ristudiata a cura del dr. Aldo Ribet ».
EMIGRAZIONE
« Il past. P. L. Jalla è stato riconfermato nella carica di presidente del
Comitato Ecumenico Europeo per le
Migrazioni. Ha ampiamente riferito
alla Tavola sull’attività di quel Comimitato, con particolare attenzione a
una vasta inchiesta che si sta svolgendo in Sicilia sul problema del ritorno degli emigrati al loro luogo di
origine. Di grande interesse risulta
anche il problema della formazione
di evangelisti, talvolta autonominati,
in mezzo agli operai all’estero. La Tavola intende dare tutto l’appoggio
possibile al lavoro di quel Comitato
che così da vicino interessa la nostra
opera sia aH’estero che in Italia».
RAPPORTI ECUMENICI
a) Incontro con il Comitato Permanente Metodista.
Ha avuto luogo nel corso delle sedute della Tavola « e si è passato in
rassegna la situazione generale secondo il piano di integrazione, raccomandato ancora dal nostro Sinodo (articolo 27), con piarticolare riferimento
alle situazioni di Trieste e Sampierdarena. Si sono illustrati e chiariti
gli ordini del giorno dei rispettivi Sinodo in merito al progetto di un Sinodo unito: lu decisione favorevole
della Conferenza Metodista è ormai
definita e si attende quindi che il nostro Sinodo si pronunci dopo aver
udito le Chiese e le Conferenze Distrettuali che non hanno ancora preso posizione. Infine si è stabilito di
nominare un comitato ristretto, con
il compito di individuare i punti in
cui il processo di integrazione può
progredire, sia nei grandi centri come
Milano, sia nella cura delle diaspore.
S’intende che tale studio non troverà
pratica attuazione prima che gli organi locali siano debitamente consultati ».
b) Comitato per il progetto di Federazione.
L’Eco-Luce ha già riferito sul buon
avvio del suo lavoro: si prevede che
la bozza sarà sottoposta alle Chiese
neH’autunno-inverno 1966-67, e che il
2« Congresso Evangelico possa riunirsi nell’autunno 1967.
c) Comitato per il nuovo giornale
unitario.
« Il Congresso del maggio scorso ha
approvato una risoluzione tendente
a dar vita a un giornale comune tra
le varie Chiese; ma non ha nominato il Comitato incaricato di prepararlo. La Giunta del Consiglio Federale ha perciò invitato le Chiese a
nominare i loro rappresentanti oer
la costituzione del Comitato. Per parte nostra abbiamo nominato Giorgio
Bouchard e Gino Conte, ma accanto
ad essi abbiamo costituito un gruppo di lavoro, formato, oltreché dai
nostri due rappresentanti, da Giorgio
Girardet, Luigi Santini e 'Vittorio Subilia; a questo gruppo abbiamo affidato lo studio della impostazione da
proporre per il nuovo giornale ».
FINANZE
Il 7 novembre si è riunita a Torino la neocostituita Commissione finanziaria, discutendo la rivalutazione del patrimonio immobiliare (in
particolare a Pirenize e a Torino) e
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
L’Evangelismo italiano per la pace nel Vietnam
In occasione della II“ Giornata Internazionale di protesta (27 novembre) indetta
dal Comitato per la Giornata del Vietnam (Berkeley-California) si sono svolte negli
USA, in Italia e in tutto il mondo manifestazioni, appelli di universitari e personalità della cultura, marce della pace, dibattiti, Veglie’ tipo teach-in.
In Italia si sono avute adesioni evangeliche, a vari livelli, alle iniziative nazionali o locali:
a ROMA hanno aderito:
— gli studenti della Facoltà Valdese di teologia
— il pastore metodista Aurelio Sbaffi
— il pastore battista Michele Foligno (che ha portato anche un messaggio alla
manifestazione romana del 27/11)
— l’Unione Giovanile Battista
— la Gioventù Evangelica Metodista
a TORINO:
__ il direttore di ’Agape' dr. Giorgio Girardet e tutto il gruppo residente a Frali
__ giovani evangelici (battisti e valdesi, una sessantina circa); un gruppo di
evangelici di Torino ha pure fatto parte del Comitato promotore delia « marcia della pace »
a BOLOGNA:
— il pastore della Chiesa Metodista di Parma
a FIRENZE:
— l'Unione Giovanile Battista
— l’Unione Giovanile Valdese.
« Le manifestazioni — cito da Inf/Agape — erano un atto di solidarietà con il
popolo vietnamita e con la gioventù statunitense che si batte perchè cessi 1 inutile
guerra ».
Grande veglia per la pace
ne] Teatro Adriano di Roma
(dati raccolti da G. P. Ricco)
«guerra» potrà averne ragione. Perchè non è una pace che viene dall’uomo, nella paura o nel velleitario
ottimismo: viene da Dio, nella fede
e nella speranza e nell’agàpe, e si radica nel fatto incancellabjle (R Girsto, che era, che è e che viene, il
Signore. G- C.
Prima della grande veglia una lunga marcia per la pace nel Vietnam, alla quale hanno partecipato varie migliaia di persone, si
è svolta alla luce delle fiaccole e nel massimo silenzio da Piazza del Popolo a Piazza
Cavour. Qui giunti tutti pensavamo di poter
entrare e trovare qualche posto nel teatro
Adriano, dove ha avuto luogo la veglia che
si è protratta fino alle ore sei del 28 novembre, ma il teatro era così gremito che
una moltitudine di persone è dovuta rimanere fuori e vegliare sulla piazza per quasi
tutta notte.
A stento e grazie ad appositi inviti rilasciati dal Comitato organizzatore al pastore
Foligno — che raccoglieva intorno a sè una
discreta rappresentanza di evangeJici romani — riuscimmo ad entrare nel teatro.
I particolari della « veglia » sono stati già
resi noti dai più grandi quotidiani di sinistra e, tra questi, dobbiamo dare atto e ringraziare il corrispondente de « Il Paese Sera » il quale — oltre ad essere stato onestamente obiettivo nel segnalare e implicitamente condannare i pochi ed irrilevanti atti
di insofferenza da parte di a un ‘gruppetto
di giovani arrabbiati » — ha saputo cogliere lo spirito del messaggio pronunciato dal
pastore Michele Foligno, ascoltato con attenzione e rispetto da circa seimila persone,
buona parte deUe quali ha sottolineato, applaudendo, i punti più salienti del breve
discorso, specie quelli riguardanti Fazione
per la pace, la libertà e il rispetto della vita,
condotta anche attualmente dal pastore negro Martin Luther King e in precedenza dal
teologo tedesco D. Bonhoeffer, impiccato dalle SS, nonché da Albert Sch'weitzer, recentemente scomparso.
Il corrispondente de « Il Paese '> ha così
commentato la testimonianza evangelica per
la pace del pastore Foligno :
«...Un'altra caratteristica, o meglio, una
altra novità della ’’veglia” è stata la presenza dì voci religiose (cita il telegramma
del prof. La Pira e altre adesioni personali
dì cattolici che, per quanto significative, non
hanno contribuito decisamente al tono della
’’veglia”)... Ma roi abbiamo udito il breve,
fermo, composto discorso di un pastore battista. Fra un uomo di fede, e parlava della
sua fede. Non parlava un uomo ’’neutrale“,
un semplice ’’obiettore alla guerra’: la sua
adesione alla manifestazione era piena, senza
equivoci. Ma non parlava nemmeno un uomo disposto a lasciarsi, come si dico, ’’strumentalizzare”; era soltanto la sua fede, non
un qualsiasi calcolo politico, a fario parlare.
Queste cose si sentono. Le ha ientite la
platea, ascoltando con un silenzio particolarmente rispettoso, applaudendo con calore. In
quel momento abbiamo pensato a quello che
avrebbe potuto dire un uomo, e un prete,
come Don Milani; come altri che conosciamo, ugualmente coraggiosi nella loro attiva
volontà di pace, nella schiettezza delle loro
prese dì posizione ».
Un altra voce ben chiara e non meno coraggiosa, a mio parere, sarebbe potuta venire dal messaggio di un giovane valdese,
già iscritto a parlare, ma che ha dovuto poi
rinunciarvi per invito del prof. Gaggero il
quale — in seguito all’interruzione avvenuta a causa dello sgombero degli spettatori
dal teatro, dove era stato rinvenuto un or
CONTINUA
IN SECOIVBA PAGINA
2
pag. 2
N. 49 — 10 dicembre 1965
ES_E_E_O^ISJI^ ^ ^ Hnlegrazìone nei riilessì integrazione più dinamica
Bella pubblica
DECISt«NI¿ejg^5i’’
(on i*iO 1
opinione
Inciintro HrI Comitato Permanento Aflotorlista k dolía Tai/ola
Nei precedenti articoli abbiamo fatto un giro esplorativo sui diversi settori della vita pratica delle nostre
chiese in rapporto al processo integrativo in atto tra valdesi e metodisti. cercando di mettere a punto, tra
decisioni e rinvii, i risultati con^guiti e le incertezze manifestatesi ; ci
sembra giunto ora il momento di
chiederci quali siano nei nostri ambienti i riflessi di questo proces^; in
una parola che cosa se ne pensi nelle
fide delle chiese delle due denominazioni.
Quest’indagine non è semplice, ma
alcimi aspetti delle impressioni correnti son note. Grosso modo si sa
che c’è ciii, avvertendo nell'integrazione delle nostre chiese un raflcrzamento e un arricchimento reciproco,
vede con favore ogni progresso in tal
senso, anche magari in vista ^ più
fantasiosi progetti unifloa,tori nel
piccolo mondo dell’evangelismo iteliano; e ohi all’opposto è contrario,
0 quando meno timoroso di spingere
avanti un tale esperimento oltre i
limiti di una costante tuttavia ocoar
sionale collaborazione.
In tale frangente ci aiuta la presentazione che di questi riflessi di
opinione nell’ambiente valdese ha
fatto il pastore Gino Conte su queste
stesse colonne nel suo articolo del 22
settembre scorso. Egli prospette quattro gruppi ben differenziati di opinio
ni più o meno contrastanti nell’ambiente valdese. Un primo comprenderebbe i convinti «della possibilità
di progressiva unione» malgrado le
differenze originarie rispettive, dove
«i domi deil’una e dell’altra chiesa
fossero preservati e messi in pieno
valore per rutile comune»; il tutto
in vista di un più ampio impegno nel
mondo. Tra questi, il Conte individua
1 movimenti di Agape, di « Diaconia »,
ed i vari ambienti giovanili più aperti ed attivi. Noi potremmo inserirvi
anche vari gruppi giovanili ed esponenti culturali dell’ambiente metodista che vedono nel progr^ivo sollecito attuarsi dell’integrazione, 1 inizio di un processo di più ampia raccolta per tutto l’evangelismo italiano.
Un secondo gruppo di opinione,
tendenzialmente favorevole all’mtegrazione, ricomprenderebbe — secondo il Conte — coloro che «condividono un inveterato sospetto antiteoIcgico ed un invincibile fastidio per
ogni definizione dogmatica». Sarebbero quelli ohe, tra noi valdesi, si intono più genericamente « evangelici »
che « riformati », e vedono quindi
nell’unione con altre denominazioni
italiane un maggior avvenire per le
nostre chiese e per la nostra testimonianza. Una tale corrente, più genericamente « evangelica » che « metodista», risulta presente anche dalaltra parte, forse con una incidenza
proporzionale maggiore che non dalla nostra.
Un terzo gruppo sarebbe dichiaratamente in opposizione al processo
integrativo in base « ai medesimi presupposti non teologici» per cui gli
altri son favorevoli, o ispirandosi a
« considerazioni di utilità », scrive il
Conte. Emozionali nelle sue spinte, al
pari di quelli del gruppo precedente,
costoro, attaccati passionalmente ad
un passato di cui non si vuol ben vedere in che misura sia revoluto », sono identificati dal Conte in certi ambienti « valligiani e paravalligiani »
ed in altre ramificazioni esterne. A
questo gruppo potremmo associare,
ancoirchè siano del tutto all’opposto,
ma ad essi uniti quanto al fine ed al
motivo della contrarietà aU’unione
delle chiese, quei metoidisti, che pure
esistono e ne conosciamo, che hanno
a dispetto tutto ciò ohe sappia di valdesia, o perchè associano magari il
nostro essere riformato a certe informazioni abnormi su concetti dogmatici calvinisti maldigeriti, o i)er meno
nobili invidiuzze nei confronti di quel
nostro passato che non riescono a
ricevere quale comune retaggio della
Riforma italiana di cui fan parte,
ma da cui si sentono estromessi. Per
certo è questo il gruppo di opinioni
meno prodxicente ai fini del processo integrativo. Ma ancorché non sia
numeroso daU’una come dall’altra
parte, il suo peso lo fa sentire.
Da ultimo il Conte prospetta la posizione di un quarto gruppo di opinioni in cui personalmente si iscrive,
costituito da coloro che « convinti ohe
il solo confronto è sul piano confessionale », deplorano che nell’annoso
studiare, « questo lavoro fondamentale », il « vero confronto, quello teologico da cui ogni altro deve dipendere », non sia stato fatto ; ed in definitiva restano dubbiosi quanto ai
risultati possibili, al divenire, al fine
stesso deH’integrazione in atto a
causa della « diversa origine » e della
« diversa posizione confessionale originaria » della due chiese.
Noi crediamo che questo turbinio
di opinioni difformi sia sta.to ingenerato soprattutto da due diversi fattori. Primo, dalla lunghezza e dalla
perplessità stessa delle trattative condotte dall’ormai lontano 1942 attraverso le incertezze di quattro fasi di
üMiimiiiiiiiiiiiiii
Attualità valdesi
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
esaminando la situazione del bilancio ordinario al 31 ottobre. Su quest’ultimo punto, si constata^ che rnalgrado i reiterati richiami sinodali, a
tale data le chiese avevano versato
soltanto poco più di 24 dei 60 milioni che avrebbero dovuto versare
entro quel termine; per gli Istituti
d’istruzione la situazione, pur deficitaria, lo è meno del previsto, in seguito a compressione di sjiese e all’aocresciuto afflusso di doni; la situazione di Villa Olanda è in lieve
attivo, ma unicamente grazie a un
generoso dono straordinario del Consiglio ecumenico, che però « non verrà ripetuto in avvenire ».
« La Commissiione finamziaria ha
suggerito ohe il segretario amministrativo faccia conoscere periodicamente ai Consigli di chiesa la situazione del bilancio ordinario, fornendo i dati necessari. Quest’informazione verrà data, di massima, ogni due
mesi, e si alternerà con la circolare
del moderatore, in modo ohe tutti i
responsabili siano continuamente aggiornati sulla situazione». Viene inoltre inviata a tutti i Consigli di chiesa — con preghiera di attento esame — una documentazione sul piano finanziario adottato, nei 3« Distretto, dalle chiese di Venezia, Verona e Como (già vi accennammo).
AGENDA
Le prossime sedute della Tavola
avranno luogo a Roma dal 3 all’8 gennaio. In quel periodo è prevista pure
l’Assemblea del Consiglio Federale
dellle Chiese Evangeliche d’Italia
(6-7 gennaio), la riunione con il Comitato Permanente Metodista e quella della Commissione per il progetto
di Federazione.
E cosi il Moderatore Giampiccoli
concludeva la sua circolare, a nome
della Tavola ; « Quando questa circolare vi giungerà, saremo ormai prossimi al tempo d’Avvento ; tempo di
meditazione nella Chiesa intorno al
lieto messaggio della venuta del Signore fra gli uomini: ma tempo anche di forte distrazione e dispersione,
di camuffamento deiravangelo con
le speculazioni commerciali e gli obblighi sociali. Perciò se c’è un augu
rio da fare — e vi preghiamo di accoglierlo come espressione di fraterna cordialità — è che dovunque nella nostra Chiesa possa essere ricevu
to prima di ogni altra cosa l’annuncio deil’Evangslo e che la preoccupa
zione vera sia di lodarne il Signore
incontrando gli uomini, anche quelli
con i quali possiamo essere in contrasto o dai quali siamo stati amareggiati, sul piano di una riscoperta
fraternità, di un’autentica riconciliazione: non per indulgere alla poesia
del Natale o ai pii sentimenti di circostanza, ma perchè il Signore si è
fatto uomo e in lui ogni uomo ci è
fratello e amico ».
LIBRI
per ragazzi
SELMA LONGO: La famiglia del missionario - Ed. Uomini Nuovi - Collana « Piccola Fonte » - L. 400.
La prima edizione di questo libro uscì,
per la Claudiana, una quarantina d'anni fa.
quando Selma Longo era nel pieno della sua
produzione letteraria per l’infanzia e scriveva libri e racconti che hanno alimentato
tutta una generazione di ragazzi della Scuola Domenicale.
Questo è un racconto umano e commovente imperniato sulla vocazione di un’intera famiglia d; missionari : mentre i genitori lavorano in Africa, i figli studiano e si
preparano in Europa, uniti gli uni agli altri
da quella passione che permette loro di superare serenamente la durezza della separazione. Oggi si direbbe che la famiglia Berlini è cosciente di dover essere « disponibile ».
Ma l'Africa di oggi presenta un volto diverso da quello di quarant’anni fa e anche
molte cose sono cambiate nel modo di intendere la Missione e il servizio che i credenti bianchi sentono di dover rendere agli
uomini di colore. A tutti sono noie le nuove sfumature del lavoro missionario. Ora
non per questo il libro scade dal suo compito di pedagogia cristiana : quello che in
esso rimane perfettamente valido e a fuoco
è la gioia del servizio, l'esempio di vite
« aperte » o ancora più : <c buttate via », per
amore dell’Evangelo. Siamo quindi grati che
le Edizioni Uomini Nuovi lo abbiano ripresentato ai nostri bambini, in una simpatica
ed economica veste tipografica.
Berta Subilia
verse. Daj^rima la fusione integrale
tra valdesi e metodisti wesleyani nel
corso dell’ultima guerra; quindi
la ripresa dal 1945 al 19^ per una
unicne organica di poi sospesa a causa dell’unificazione in atto tra wesleyani ed episcopali; di poi una ripresa di progetti per Ttmione, estremamente vaghi, incagliatasi sulla questione aprioristica del nome da darsi
alla nuova chiesa ohe avrebbe dovuto risultare daH’incontro tra metodisti uniti e valdesi (1953-55); da ultimo
la fase deU’integrazione in lento cammino dal 1956. Il secondo fattore è
quello oos: ben indicato dal Conte
laddove precisa che « l’incertezza sia
dovuta al fatto che mancano idee
chiare ». Ma noi a^iungeremmo che
in conseguenza è mancata una adeguata informazione alla portata di
tutti su q.uanto si intende fare e sul
come si intende operare dall’ima e
dall’altra parte. Ragioni queste per
cui le opinioni si sono formate per lo
più su dati monchi, su conoscenze
reciproche assai parziali, su indiscrezioni, pettegolezzi, preconcetti ed erronee valutazioni, ed in base ai non
pochi errori compiuti in questi lunghi
anni dalle due parti in causa.
Orbene vien fatto di chiedersi che
senso ha il rinvio alle chiese dello
studio del Rapporto diella Commissione mista, senza un’adeguata informazione preventiva globale ohe valga
a fornire elementi obbiettivi ed a
chiarire le idee? Noi siamo grati al
Conte per aver chiarito il punto di
vista del gruppo di opinione di cui
si sente partecipe ; come lo siamo
stati a suo tempo anche nei confronti di quegli esponenti di altro
gruppo che lo hanno fatto magari in
modo -un po’ pesante ©d atto a suscitar polemiche ed aggrottamenti di ciglia. Dobbiamo però dire che nella
panoramica sulla opinione nubblica
valdese fatta dal (jonte, tra sentimentali dalle soluzioni facili (gruppol), entusiasti di scarsa sensibilità
teologica (gruppo II), nostalgici abartaicati alle tradizioni (gruppo III), e
teologi pensosi, perplessi e preoccupati (gruppo IV), viventi tutti negli
ambienti delle due chiese, noi e probabilmente anche altri che non condividono magari il nostro punto di
vista, francamente non riusciamo a
trovare un gruppo in cui accasare la
nostra opinione.
Noi ci sentiamo associati a quanti
si adoperano ad attuare l’integrazione perchè i Sinodi delle nostre Chiese l’hanno decisa, mentre vi sono altri che pur avendo deciso per Tintegrazione ( e certe votazioni all’unanimità o per acclamazione verificatesi nei Sinoidi, sono indicative) tuttavia non la vogliono. Noi siamo tra
quelli quindi ohe combattono le inconfessate riserve; le ostentate difiìcoltà non mai precisate; l’incapacità
di rilancio per soluzioni di ricambio ;
i sospetti reciproci; i prudenziali silenzi; le più o meno larvate ipocrisie operative; i calcoli proporzionali
di dosaggio e di influenza; la mancanza di chiarezza; il non fare e il
non dire. Noi riteniamo che al punto
in cui è maturato il problema della
integrazione possa essere condotto in
porto e con profitto se affrontato senza entusiasmi improvvisi ; fuori di
ogni sentimentalismo romantico; distaccati da ogni passionalità di Darte ; fermi sulle posizioni essenziali ;
freddi di fronte alle avversità eventuali; insensibili alle possibili punzechiature allusive ai nostri errori ed
al nostro modo di essere ; precisi nelle proposte ; chiari negli intenti ;
aperti e disponibili nell© trattative;
duri nella resistenza sui valori positivi fondamentali; comprensivi e caritatevoli nei rapporti umani.
Se si crede, come si crede che lo
Spirito parla alle Chiese, questa posizione di operosità e di ricerca ci
sembra che sia doverosa; e il primo
passo da compiere per condurre l’integrazione su di un piano costruttivo
ci sembra sia quello per l’appunto —
come richiede Conte — di « impostare con sufficiente evidenza i veri nroblemi di fondo ». Senonchè, divergendo dalla sua opinione non riteniamo
che un « confronto teologico » esaurisca tali problemi, nè che esso abbia
un carattere assoluto di priorità.
I problemi di fondo hanno un
aspetto teologico indubbio, come avviene sempre « in una sana vita di
chiese », ma vi sono aspetti concreti
che si presentano come pregiudiziali
nei confronti ad esempio di quei problema teologico su cui sembra mag
giormente insistere il gruppo cui il
Conte appartiene; e cioè quello del
« confronto sul piano confessionale »
che è poi l’esigenza di riscontrare in
via preventiva la conformità teorica
delle dottrine degli uni e degli altri.
Per noi i problemi di fondo e da
risolvere in via pregiudiziale sono invece i seguenti:
a) Una vasta conoscenza reciproca quanto alla vita religiosa ed ecclesiastica delle comunità rispettive, per
cercar di rompere definitivamente il
cerchio delle incomprensioni, dei dubbi, delle perplessità. E su questo terreno deve riconoscersi che si è fatto
assai poco, mancando perfino i più
elementari strumenti di informazione.
Il Comitato pennanente della Chiesa Metodista e la Tavola Valdese si
erano incontrati nel gennaio 1964; da
quella ormai remota data non sembra che avessero avuto più nulla da
dirsi. Tanto più importante, quindi,
anche se non foriera di eventi sensazionali, la ripresa dei contatti avvenuta all’inizio del novembre scorso,
in una riunione cui hanno partecipato i membri del C. M. e i membri della T.V., sotto la presidenza del Moderatore Giampiccoli.
Gli argomenti principali trattati in
quella riimione sono stati l’attuazione delle misure di integrazione fra le
due Chiese e Tesarne del significato e
della portata degli o.d.g. votati dalle
due Assemblee.
Le decisioni relative alla integrazione sono state a loro volta divise in
due: quelle di possibile immediata attuazione e quelle ohe richiedono un
ulteriore studio. Per le prime sono state prese in esame le situazioni di alcune Chiese per le quali appare possibile continuare in forme di integrazione pastorale già decise o adottarne
di nuove; per le seconde, che riguardano Chiese ed Òpere, è stata nominata una Commissione formata dal
Moderatore Giampiccoli; dal Presir
dente Sbaffi, dal Pastore Gay e dal
Professore Spini, Commissione che è
stata invitata a riferire a una pressi-,
ma riunione dei due Organi, nel gennaio 1966.
A tal proposito, si è messa in rilievo la necessità di prevedere una integrazione più dinamica, che non
concerna solo organismi esistenti, ma
che sia costituita anche da un’opera
comune di evangelizzazione nelle diaspore e nell’emigrazione.
Forse più importante è stato Tesarne degli o.d.g. delle due Assemblee e
in particolare della approvazione da
parte metodista e del rinvio dà parte
vaidese della adozione del progetto di
unione. I rappresentanti .metodisti
hanno espresso la loro perplessità di
fronte a tale rinvio ed hanno chiesto
di poter rassicurare Topinione pubblica delle loro Chiese. Il Moderatore
Giampiccoli ha allora dichiarato che
tre Conferenze Distrettuali su sette,
ed un certo numero di Chiese appartenenti agli altri quattro Distretti
valdesi avevano già espresso la loro
approvazione del progetto sia pur proponendo qualche modifica ; le altre
Conferenze, anche per il contemporaneo studio della preparazione del Congresso, non avevano ancora potuto
esprimere un’opinione, ma erano state Invitate a farlo prima del prossimo Sinodo Valdese. Per cui tale Sinodo sarà in grado di dare una risposta definitiva sulla questiorie.
Anche vivamente discussi (e alquanto divergenti) gli o.d.g. relativi a «Presenza Evangelica»: in definitiva i due
Organi hanno deciso di mantenere in
vita questo giornale p>er il prossimo
anno, anche in considerazione dell’interesse di questa esperienza comune e in attesa della preparazione del
giornale interdenominazionale proposto dal Congresso Evangelico.
Infine i presenti si sono rallegrati
della nomina del Prof. Spini nel Consiglio della Facoltà Valdese di Teologia .
Tavola Valdese e Comitato Permanente Metodista hanno inviato un
messaggio di augurio ai Past. Rostan
e si sono separati, incaricando il sóttoscritto, nelle sue funzioni di segretario, di pubblicare queste brevi notizie, e prevedendo di incontrarsi nuovamente nel gennaio prossimo.
Pierluigi Jalia
IIIIIIIIIIIIIIIIIimiUlilllXIIIMlIlKIIIIM
L'EVANGELISMO ITALIANO
per la pace nel Vietnam
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
cUgno esplosivo — si è trovalo, suo malgrado, nella diiTicoltà di dare a tutti gli oratori, ancora in attesa la parola.
Ed ecco, per i nostri lettori, il lesto del
messaggio pronunciato dal pastore battista
Michele Foligno :
« Siamo qui nella nostra qualità di cristiani evangelici, di credenti che hanno accettalo il contenuto dell’Evangelo cne è Gesù
Cristo, il Principe della Pace. Un Dio e Signore che dà la pace e crea i «resupposti
della pace nella sua azione ’’non violenta”,
salendo sulla croce. Un Signore da] quale
ci viene la certezza che ’’coloro oiie sì adoperano alla pace saranno chiamati figliuoli
di Dio”.
« Molti evangelici si sono adoperati e si
adoperano alla pace prendendo posizione di
fronte alla guerra in qualsiasi luogo c huma si sia manifestata e si manifesti.
« Ricordiamo Martin Luther King nella
sua lotta pacifica per l’integrazione razziale
(oggi alla testa del corteo che marcia su
Washington); Albert Schweìtzer nella sua
opera per il diritto alla vita per tutti; D.
Bonhòffer, il teologo tedesco impiccato dalle SS per la sua coraggiosa lotta contro le
barbarie naziste. Proprio quest’anno si celebra il 20® anniversario del suo sacrificio.
«Il motivo della nostra adesione a da Veglia per la pace nel Vietnam, della mislra
presenza e testimonianza è dato dal fatto che
proprio perchè credenti nell’Evangelo, credenti in una realtà viva e perennemente pie.
sente (non lettera morta), siamo chiamati a
collaborare con lutti coloro che i adoperano aiTmchè si stabilisca la pace là dove è
la distruzione e la morte a causa della
guerra.
« I pacificatori di cui parla Ge«ù Cristo
non sono identificabili tra coloro che sono
pacifici perchè inoffensivi, perchè tranquilli
(cristiani che vìvono il loro cristianesimo in
pantofole), mi tra coloro che attivamente lottano e si affaticano per la pace.
« I credenti nell’Evangelo sono coloro che
identificano il peccato che affligge l'umanità
nella forma delle divisioni, della violenza e
della guerra, sia nel campo sociale che morale. Sul piano sociale assistiamo a squilibri
enormi tra ricchezza e povertà. Luna privilegio di pochi, Lallra triste retaggio di molti: tra libertà e schiavitù, la prima intesa
come libertà di dominio, di conquisUi e strapotere: la seconda, una realtà sofferta nelle
sopraffazioni e ingiustizie. Nel campo morale assistiamo ad un sovvertimento di valori:
l’odio prende vìa via d posto dell’amore;
l’Io, l’egoismo individuale e nazionale, subentra al senso della solidarietà; H violenza
e la guerra si sostituiscono al diritto alla
vita per tutti e alla pace per tutti.
« 1 credenti nelLEvangelo sono quelli che
riconoscono .la vocazione cristiana intesa a
superare le divisioni e ad abolire ogni forma
di lotta e di guerra tra fratelli : tale vocazione deve esercitarsi senza compromessi.
« I pacificatori (coloro che fabbricano la
pace) sono coloro che lottano e pregano affinchè i cristiani di tutto il mondo si rendano conto che la vocazione ad amare concretamente ed indistintamente tutti gli uomini è oggi più che mai la vocazione rivolta a tutto il popolo di Dio. Vocazione che si
esercita affermando che la fede in Dio è
strettamente connessa alla proclamazione delLEvangelo della Pace. Pace vera, reale. Pace fatta di assenza di guerra, di sangue
versato. Fatta di assenza di morti sul campi
di battaglia, di mutilati, di pianto, di miseria, di disperazione.
« Fedeltà alla Parola di Dio che dice :
« Beati coloro che si adoperano alla pace ))
e che significa denunciare con coraggio oggi, insieme a voi, l’inìqua e terriliile guerra
nel Vietnam ». (r. S.
UN ALTRA CAMPANA
Su « L’Espresso » (.5-12-’65) abbiamo letto
una valutazione un po' diversa della manifestazione romana. E' certamente uniluterale,
perche mostra fra l'altro di non avere affatto
avvertito la presenza evangelica; qualcuno
dirà che vi si esprime una posizione radicaiborghese....; eppure, viene posto in Iwe un
aspetto del problema che non può essere trascurato.
(( Io appartengo alla generazione maturata
negli anni del maccartismo. In quegli anni
bastava esprimere un’idea diversa da quella
ufficiale per essere guardati con sospcUo : ora
i tempi sono cambiati. Ora, io e molte migliaia dì americani non. siamo d’accordo su
ciò che il governo fa, a nome dì tulli, nel
Vietnam, e vogliamo che questo nostro profondo disaccordo venga registrato ». Queste
parole furono pronunciate nella primavera
scorsa dal professor James Mellen durante
una delle tante manifestazioni di protesta,
marce della pace, digiuni, sit-in, teach-in
(seminari notturni) che si svolsero allora in
tutti gli Stati Uniti : università, grandi e
piccole città, clubs, organizzazioni di varia
natura e orientamento politico.
Domenica scorsa, anche all’Adriano di
Roma, è stato organizzato un teach-in. ma
la prima grande veglia notturna italiana ha
avuto un carattere molto diverso da quelle
organizzate in America. Sarebbe molto facile fare dell’ironia sulla manifestazione dell’Adriano, ma sarebbe sicuramente ingiusto
poiché il tema è di quelli che commuovono
e allarmano l’opìmone pubblica. Ma, detto
questo, occorre anche sottolineare La profonda diversità tra la protesta americana e quella espressa la notte di domenica all’Adriano.
In America queste manifestazioni sono una
occasione di discussione e di ripensamento,
un modo per dissentire dalla politica ufficiale del governo, mentre a Roma la veglia
notturna, come sempre succede in Italia, ha
avuto il carattere d’un vero comizio dove ben
poco s'è discusso. 11 cittadino che, animato
dalla migliore buona volontà di esprimere
il proprio dissenso dalla politica araericàna
nel Vietnam, s'è trovato a partecipare alla
veglia dell’Adriano ha avuto quindi molti
motivi di delusione. S'è trovato di fronte ad
oratori comunisti che hanno fatto lunghi discorsi per nulla diversi da quelli che pronunciano alla Camera o nei comizi elettorali. Chi è pronto a fare quanto può perchè
la guerra nel Vietnam cessi al più presto,
ma non condivide le posizioni aggressive della Cina, s'è trovato di fronte ad una platea
che ripeteva canzoncine inneggianti a Mao
Tsc-tung. Non si è discusso ma s'è imprecalo
e ciò raturalmcnle non può servire alla causa della pace e ad una pacifica coesistenza
tra i popoli.
C'è infine un'ultima considerazione. la
stessa che invariabilmente s’è costretti a fare quando riunioni del genere si trasformano in comizi. In America o in Inghilterra
uomini come Bertrand Russe-, Bernard FallHans G. Morgenthau o Isaac Deutscher sono
pronti a salire su un podio per condannare
la politica aggressiva degli Stati Uniti, ma
sono anche pronti a farlo ogni volta che i
regimi comunisti rivelano la loro intolleranza. In Italia, invece, accade esattamente il
contrario c non bisogna quindi stupirsi se le
parole di Pajetta, di Levi, di don Gaggero
risultano meno convìncenti ed efficaci di
quelle pronunciate dai pacifisti angloameri-
3
10 dicembre 1965 — N. 49
pag. 3
Le encicliche per la pace
del pontefice laico
L’integrazione nei riflessi
della pubblica opinione
SEGUE DALLA SECONDA PAGINA
E’ una delle encUiiche « ego feci » cosi
familiari al canuto novantalreenne filosofa
inglese, ammirato e stimato anche se discusso pontefice laico. Si tratta del resoconto- dell’opera svolta in favore della paia dal Rnssel stesso, in occasione di due
momenti assai critici della situazione intemazionale degli anni passati che anche
molti di noi hanno vissuto con ansia ed
incertezza : la « crisi » cubana del 1962 e
quella cino-indiana dello stesso anno.
Il Russel non conosce in questo tipo di
opere la disciplina degli uomini di pensiero: scrive perchè sa che qualunque cosa esca dalla sua penna andrà a ruba
fra gli editori, perciò più che un libro,
quello che presentiamo sembra una serie
di appunti, disordinati, pieni di ripetizioni (« non sono comunista »), .incile quando
si tratta di cose della massima semplicità.
Ma anche se Tautore riesce, come altre
volte, personalmente antipatico per la monotonia di queM’to, solo vero protagonista delle sue pagine, è pur vero che il libro affronta problemi reali, in un modo
ARRIVI IN LIBRERIA
FRANCIS BAUDRAZ - Les Epìtres
aux Corinthiens. Commentaire. Lar
bor et Pides, Genève 1965, pp. 210,
L 2 040
GABRIEL-PH. WIDMER . L’Evangile et l’athée. Labor et Fides, Genève
1965, pp. 165, L. 1.800.
HANS KUNG - Riforma della Chiesa
e unità dei cristiani. Boria, íorino
1966, pp. 226, L. 2.WK).
che ha portato il filosofo a pagare di persona e che non può certo essere accusato
di conformismo. In occasione di entrambe
le elisi, un intenso scambio di telegrammi
e di lettere lo ha messo in comunicazione
con i capi di stato più direttamente interessati. presso i quali l’insistenza di Russel nell’esortazione a risolverà pacificamente le contese deve avere avuto un peso
non trascurabile.
« I risultati dimostrano, mi sembra, che
anche nel nostro mondo altamente organizzato vi sono cose più facili a farsi per un
privato elle per un ministero o un’organizzazione. Inoltre, provano che è molto
più facile sia concessa qualcosa a un semplice privato che no,i a colui le cui ragioni sono sostenute da bombe all’idrogeno di una potenza distruttiva quasi illimitata. Un altro vantaggio goduto da un
privato è che può agire rapidamente »,
scrive Russel con compiaciuta modestia.
Non pensiamo che la sua influenza sia stata determinante. Ma non possiamo dire che
sia stato utile. Non ci è concesso. Ci domandiamo soltanto quanti cristiani si .sono
adoperati, in quelle circostanze, con altrettando vigore, fosse anche solo nella
preghiera, quanto quel non credente, alla
pace.
Vale dunque la pena di leggere queste
pagine. Forse proprio il loro egotismo le
rende adatte ad essere una salutare lezione per noi. Contengono utili indicazioni
per il futuro; e anche alcune segnalazioni
6ull’o.gge'.tività della stampa quotidiana inglese, a cui quella italiana non può certo
ambire ad essere di esempio; accenniamo
al rifiuto di pubblicare resoconti oggettivi
della .situazione e i comunicati di Russel
senza travisarli ecmpletamente. Questo libre potrà dire a chi non lo sapesse, quanto c’è da fidarsi dei giornali. Potrà anche
dire, a chi non lo sapesse, che il mito di
kennedy non ha solo da essere abbellito
dal fat;o che ha lasciato una vedova buona
per fare l’attrice, ma anche macchiato, per
la storia seria, dal suo contegno nella
« crisi » di Cuba (perchè neanche Russel
dica « guerra », non ce lo sappiamo spiegare). Potrà anche dire, a chi non lo sapesse, che se le due crisi si sono risolte,
è in buona parte grazie ai bellicosi comunisti, ru-isi e cinesi; sì, anche cinesi. Potrà dire anche molte altre cose. Russel
non è un comunista. La collana « La fronda », in cui esce il libro, ha la pretesa o
l'ambizione, almeno, di comprendere « Opere polemiche che capovolgono le ” idee
ricevute ” ». Sarà vero?
c. tron
BERTRAND RUSSEL: La vittoria
disarmata - Trad. di Lidia Locateli!
- Milano, Longanesi, 1965. L. 1.200.
BOBBIO PELLICE
Domenica 5 dicembre abbiamo invocato la
benedizione di Dio sul matrimonio di Michelini Luciano (Bondeno) e Catalin Adriana
(Via Sibaud).
A questi sposi che si stabiliscono a San
Remo rivolgiamo ancora i nostri auguri affettuosi domandando al Signore di circondari; sempre con la sua grazia e di accompagnarli sempre con la sua benedizione.
b) Una informazione adeguata di
quanto è sino ad oggi avvenuto nei
lunghi anni dì trattative incerte e
confuse, per distrigar il bandolo della matassa e dividere il grano dalla
loppa, collaborando cosi alla diffusione di ima opinione informata; ed è
questo il senso del nostro scrivere.
c) Una precisa visione ecclesiologica circa quel che si intende fare. Ed
a noi sembra che nei confronti del
progetto di integrazione i due concetti di « unione di chiese » e di « autonomia ecclesiastica », su cui con
esatta percezione si è dato l’avvio al
tema, siano stati in più modi teologicamente chiariti, specie da ultimo, come abbiamo già ricordato, nel
secondo capitolo del Rapporto della
Commissione mista che esprime non
non Diù solo im «confronto», ma un
« risultato » teologico comtme valdese - metodista, dimostrando che su
questo terreno di fondamenti ecclesiologici lo studiar per tanti anni ha
dato i suoi frutti al di là dei consensi che s’erano manifestati tra i primi dhe, in incontri bilaterali, avevano
prospettato una tale impostazione.
d) Idee chiare, confrontate, rispondenti quanto alle applicazioni
concrete, alle implicazioni teol^che
(ora sì anche queste), alle incidenze
pratiche di tale impostazione ecclesiologica nei riflessi dei vari istituti
ed attività ora distinti, domani comuni, tra le due chiese.
Su questi punti noi non contestiamo ohe vi siano altri ohe abbiano al
riguardo idee molto precise e divere che saprebbero benissimo, secon^ il loro intendimento,, come condurre in porto le trattative se dovessero operare da soli. Ma queste si fanno in due. Ed alle volte capita — come è capitato — che sapendo quello
che essi vogliano, altri noi vuole; 'e
pertanto essi pure finiscono per non
prospettare neppure quello ohe vogliono, purché non abbia ad attuarsi
quello che vogbono gli altri. Con tale
caparbietà unilaterale, sterile di ricambi, ogni operazione produttiva re
sta bloccata.
Ma se vuol condurre avanti la trattativa, certamente anche un confronto tra posizioni dottrinarie, ove le
suddette pregiudiziali siano risolte, ad
un certo punto diviene utile e pertinente. Caso contrario, ponendo que
sti problemi come pregiudiziali si rischia di fare solo un lavor;i accademico, della pina teoria astratta ed
avulsa dalla vita, ripetendo gli stessi errori di quando, per tre anni di
fila, si è fatta la danza intorno alla
aprioristica ed insulsa questione del
« nome » da dare ad una ipotetica
nuova costruzione eoclesìastica denominazione unitaria, che è di poi risultata essere, come base dottrinale,
del tutto estranea alle aspettative ed
alle aspirazioni dell’univoco sentire
delle Chiese locali facenti parte delle
due attuali denominazioni.
Anche sul terreno dottrinario quindi Tintegrazione è in atto ed è quello
(¿le cercheremo di vedere in seguito.
Giorgio Peyrot
I LETTORI CI SCRIVONO
L'idolo delle folle ?
thi IvUoìo da Nave (Brescia):
Signor Direttore,
a pagina 3 del numero 45 de (c La
Luce» (.12 novembre) leggo con piacere la Ii’llcra del sig. Pascal e la sua
risposta. Dico « con piacere » in
quanto \i si mostra dì capire come
certi articoli o frasi poco riguardose
possono ferire i cattolici, poiché non
sono difesa (più che ragionevole) delle credenze valdesi, ma offesa a quelle callolielie.
Io mi auguro, sig. Direttore, che
« La Luce ». la quale più volte ha
dimostrato la suscetlibilità (giusta)
dei Valdesi di fronte a certa frasi o
apprezzamenti di singoli cattolici —
rari, per fortuna — si renda conto
che uguale suscettibilità c’è pure nelTaltra sponda, e si sforzi, quindi, di
mostrarsi buona, gentile ed esatta nel
trattare delle credenze o usanze cattoliche. A base di rancori, di offese,
di colpi di spillo o, peggio, di travisamenti. non solo sarebbe vano che
cattolici e protestanti parlassero di
ecumeni.smo, ma pure di Vangelo e
Parola di Dio. Ci vuole comprensione, carità, preghiera da una parte e
dall'altra. E avere il coraggio di riconoscere che il torto non è tutto e
solo da una parte. A vedere persecuzioni e colpe soltanto nella Chiesa
cattolica, si rischia dì presentare una
sola faccia della storia, ma questa resta monca. Colpe, purtroppo, ne abbiamo tutti, chi più e chi meno, e
tutti dobbiamo chiederne perdono a
Dio e ai fratelli. (Lo riconosceva anche un illustre evangelico, il quale si
meravigliava che mentre il Papa, a
nome di tutti i cattolici, aveva chiesto perdono, non altrettanto si era
fatto in campo protestante).
E permetta, sig. Direttore, che approfitti di questa occasione non per
dar giudizi su quanto fu affermato
da « La Luce » circa l’opera svolta
dal Pontefice alI’ONU, ma per dire
una parola sulLaspelto di trionfalismo
— e cioè ricerca di applausi, ostentazione di ambizione e di potenza —
con cui vi fu presentato il viaggio del
Papa a New York.
Credo che nessuno di quanti hanno accompagnato Paolo VI nei suoi
viaggi faticosi c talora pericolosi abùia avuto questa sen.sazione, e neppure i moltissimi che seguirono gli avvenimenti al video. Gli stessi cristiauì non cattolici e i rappresentanti di
altre religioni, restarono colpiti dalla
umiltà profonda e sentita del Papa.
Certo egli non ha viaggiato con bastone in inano e su povera cavalcatura. Nessuno, per quanto esigente, pre.
tenderà di farlo camminare in modo
così arcaico, neU’era atomica. E neppure poteva il Papa, senza offendere
1 altrui cortesia, rifiutare 'mei riguardi che la stima dei cattolici e dei non
cattolici volle offrirgli, data la sua
alta posizione e la venerazione da cui
c circondato. Parlare, quindi, di trionfalismo e di ambizione mi sembra
non coavenga affatto. E come eienienti sicuri di giudizio, sarà bene
tener presenti delle circostanze assai
ovvie, che daranno ai viaggi papali,
passati e futuri, una spiegazione molto semplice c umana.
Anzitutto, le folle che ogni settiniana, a migliaia di persone, ne sollecitano l’udienza, o le moltissime
che gli si accalcano intorno nelle sue
visite alle parrocchie della sua diocesi. Questa è una prova di quanto sia
vivo il desiderio di vederlo e udirne
ia parola. Poi, occorre ricordare Pinipossibilità, per un Papa, dì viaggia
di questo mi rallegro — dirà ciascu- tutto, non dovrebbe dar da pensare a
no di noi, con San Paolo — anzi (an. un "'vicario'" il modo con cui Gesù
cora) me ne rallegrerò» (Filipp. ì..ha sempre evitato il favore popolare
re in incognito. Egli non è un turista che si muove per diletto o per
istruzione : è un pastore di anime, e
i suoi viaggi sono destinati ad avere
sempre larga risonanza. Per di più
egli è sovrano indipendente, che ha
relazioni diplomatiche con moltìssim:
Stati, i Capi dei quali non lo posso
no ignorare quando tocchi il loro ter
ritorìo. E anche se tali relazioni man
cassero (cfr. Israele), pure ci tengo
no ad accoglierlo con gli onori do
vuti alla sua dignità.
Ma c’è di più. Bisogna pensare che
cosa rappresenti il Papa per i cattolici. Egli è tutt’altro da quello che
Lutero disse in un momento di malumore (e che « La Luce » — me lo
permette, sig. Direttore? — mesi or
sono ha poco felicemente riesumato).
Quindi è naturale che ad ogni viaggio del Papa le masse spontaneamente gli si stringano attorno. Il trionfalismo qui (nel senso deiraccalcarsi
delle folle) è già scontato in partenza. Succederebbe anche se il Papa
venisse trascinato via come prigioniero. come avvenne a Pio VI e a Pio
VII. Essi viaggiavano da Roma verso
la Francia sotto buona custodia, eppure sì ebbero accoglienze trionfali
nelle città e paesi da loro attraversati, con poco conforto, s'intende, dei
loro persecutori.
Ma nei tre viaggi recenti c’è qualcosa che impressiona. Palestina, Bombay e New York non sono aree cattoliche, eppure le moltitudini islamiche, ebraiche, indù e protestanti —
gente, spesso, poverissima e priva di
tutto — hanno acclamato il Papa con
tale entusiasmo da metterne in pericolo, talora, la vita : (il che, naturalmente. ha fatto aumentare le misure
protettive nei viaggi seguenti). E' un
fenomeno che ci porta a riflettere. Co.
me pure ci inducono a riflessione i
colloqui improntati a tanta vicendevole stima che Paolo VI ha avuto
con i capi di religioni cristiane e no.
Noi cattolici (e molti non cattolici)
non vediamo in questi viaggi delle
manifestazioni di sciocco trionfalismo,
ma Faulentica predicazione del Vangelo, cioè dei principi di giustizia, di
verità, di carità e di pace, su cui
poggia l’insegnamento del Signore. E’
r« andate e ammaestrate tutte le genti » (Matt. 28, 19) di Gesù Cristo,
che si attua; e al Palazzo di Vetro
erano presenti proprio quasi tutti i
popoli, nei loro rappresentanti. « Quanto son belli i piedi di coloro che evan.
gelizzano la pace! » dice ancora la
Scrittura (Rom. 10, 15). Il Papa alrONU ha detto parole in favore della pace che hanno avuto risonanza
mondiale; tutti i popoli hanno aperto
il cuore alla speranza. Paolo VI, in
quella circostanza, si è most^-ato un
pacificatore, e Gesù non avrà mancato di ripetergli la sua beatitudine
(cfr Matt. 5, 9).
Come vede, sig. Direttore, mi sono
permesso di presentare i viaggi del
Papa secondo una visuale diversa da
quella de cc La Luce », e mi sembra
di aver proceduto senza forzare gli
avvenimenti, ma interpretandoli in
modo molto naturale, quali apparvero
a milioni, non dico di credenti, ma
di uomini. E se altri viaggi del Papa, nei quali le moltitudini gli si
strìngeranno attorno, verranno visti
sotto Taspetto della predicazione del
Vangelo (anche se fatta in una maniera non sempre conforme alle credenze dei Protestanti), tutti noi,
quanti siamo cristiani, dovremmo pro.
varne gioia e gratitudine. « Pure è
ad ogni modo... Cristo annunziato; e
18)
Perchè tutti, sig. Direttore, sia cattolici che protestanti desideriamo clic
Gesù Cristo sia conosciuto ed amato.
In questo siamo veramente fratelli.
Mi è caro porgerLe il mio deferente ossequio.
sac: Antonio Hebesco
Riconosco Velementare dovere dell'esattezza; credo del resto che questo sforzo di conoscenza obiettiva Vabbiamo onestamente fatto. Quanto alla
gentilezza e alla comprensione, mi
pennello di rimandarla alla pagina
di Barili pubblicata a pag. 1 (chi ha
curato l'Antologia è un teologo cattolico). Quanto al riconoscimento di
colpe, quello pronunciato da Paolo VI
era così vago e generico, e così stemperato nella considerazione della gènerale colpevolezza cristiana, da perdere ogni vero mordente, sul piano
contenutistico se non su quello psicologico.
Circa i viaggi di Paolo VI, non
posso qui riprendere tutto quel che
ho scritto, 0 che altri hanno scritto
in merito. Ridotta al noccioio. la questione è questa: noi contestiamo, nei
modo più radicale, la pretesa al mu
nus regale, all'ufficio i egale che sarebbe passato da Gesù Cristo, solo Signore, alla potestà pontificale attraverso la successione apostolica. Tulto
il resto: il favore popolare (attenti,
però, quello travolge anche i beatles,
le maggiorate fisiche e i polpacci d’oro dei calciatori quotati..., e soprat
fino a considerarlo una tentazione satanica?). il fasto, gli onori, il lato
politico, sono conseguenze, questione,
talvolta di gusto, talaltra di prigionia
in una situazione di cui si sono accettate le premesse. Quel che importa, è la pretesa regale: il più spoglio,
il più umile e dimesso pontefice ne
e totalmente partecipe; e, mi dispiace, per le ragioni teologiche che ho
esposto a suo tempo, continuo a considerare valido il ììiio ’"requiem"" sul
discorso pontificio alVONU. Vede, mi
domando se è la biblica pace di Cristo o la pax della Chiesa Romana,
quella di cui ha parlato al Pclazzo di
vetro, così come mi domando se realmente Gesù Cristo è annunciato, nella sua piena ed esclusiva dimensione
biblica, dalla predicazione cattolica
( occorrerebbe discernere meglio in
che contesto Paolo scriveva quelle parole ai Filippesi). La nostra gioia ecumenica è il comune desiderio che Gesù Cristo sia conosciuto e amato; la
nostra distretta ecumenica è il comune e reciproco interrogativo se il Cristo annunciato dagli altri è realmente
il Cristo dei profeti e degli apostoli,
la Parola fatta carne. Da questa tensione non ci è lecito sfuggire; soprattutto non con i superficiali accenni
a presunti momenti di malumore di
Martin Lutero, così come non ci permetteremmo di dire che Pio IX aveva digerito male quando affermò, contro la posizione conciliarista al Vaticano I. ""la Tradizione sono io!"".
Cordialmente Gino Conte
Ecumenismo
e dialogo
Un lettore, da Pinerolo :
Mi riferisco alla lettera del Sig.
A. Bogo di Venezia, riportala sul numero del 26-11 u. s., per formulare
alcune mie riflessioni sul contenuto
della stessa.
Se nella discussione Sinodale, sulla
opportunità o meno dì continuare o
di ampliare il dialogo con il cattolicesimo romano, non si è disapprovato il metodo seguito fin’ora da alcuni
pastori e laici, bisogna però anche
dire che non lo si è nemmeno incoraggiato, anzi la maggioranza dei
membri ha manifestato la sua perples.
sità e le sue riserve in merito. Ed è
per queste ragioni che il Sinodo ha
approvato l’ordine del giorno (art.
21) affinchè questi contatti fra pastori o laici valdesi con esponenti del
cattolicesimo fossero resi di pubblica
ragione, onde permettere al prossimo
Sinodo e per riflesso ai membri delle
Comunità, di farsi un’approssimativa
valutazione di questo aspetto particolare deH’ecumenismo.
Mi stupisco della frase dell’articolista rivolta al Direttore, pastore Gino
Conte : « Egli deve seguire le direttive del Sinodo, anche se queste non
sono d'accordo con le sue idee ». Qui
occorre precisare. Se il Sinodo, com’è
ovvio con i suoi due o.d.g. (art. 20
Esperienze di un colportore
Un lettore, da Perugia:
In questo nostro tempo di disordij ne morale, siccome spesso c in ogni
dove si sente pur parlare di emancij pazione e di progresso, nonché di
unione fra le Chiese e di libertà re■ ligiosa, mi si permetta di fare delle
osservazioni che provano il contrario
I per esperienze personalmente acquisite durante un recente viaggio missionario compiuto nell'Italia Meridionale, ed in modo particolare nella
mia terra natale: Napoli.
¡ In detta città, in questi ultimi anni. le menti sì sono piuttosto chiuse
aH’insegnamento del Santo Vangelo,
ottenebrate come sono dall'errore e
dalla superstizione : anziché aprirsi in
questo periodo di conquiste spaziali,
si sono invece vieppiù chiuse per il
forte senso di ignoranza e di idolatria
che si è radicato nel cuore di una
gran parte dei miei conterranei.
Infatti, dovunque io mi rono recato durante il mio soggiorno in quella
città e nei paesi limitrofi, tanto nelle
chiese che negli uffici, nelle case, nei
negozi, gli angoli delle strade, ho
sempre notato, specialmente sui muri dei fabbricati, ogni sorta di immagini, di santi e di madonne, sempre
sormontati da altari o altarini, con
lumini e candele accese, e spesso anche illuminati da sfolgoranti luci e
adorni di fiori olezzanti. In certi posti, e in particolare nelle Chiese e
davanti a certi sacelli sempre profusi di oggetti d oro e d’argento appesi
alle pareti, donati dai presunti miracolati, ho pur notato molte volte gente prostrata e genuflessa che prestava atti di culto alle false divinità, riscontrando cosi in tutti a troppa religiosità in ogni cosa » proprio come
, si venti secoli, e in materia religiosa
! nessun progresso è stato fatto, nonostante i molteplici ammonimenti registrati in molte pagine della Sacra
Bibbia, poiché la grande maggioranza del nostro popolo, bisogna riconoscerlo, continua ad essere idolatra e
superstiziosa e a vivere nella cecità
morale e spirituale c nell'indifferentì.
smo.
Questo popolo «dalla mente chiusa»
e dal «collo duro» anziché adorare il
vero Dio « in ispirilo e verità » (Giov.
4: 24) quale unico Signore e Salvatore in Cristo, « si è stornato ed ha
mutato la verità di Dio in menzogna
appunto per continuare ad adorare e
servire la creatura, lasciando da parte il Creatore, che è benedetto in
eterno» (Esodo 37: 7. 9; Geremìa 7:
26; Romani 1: 25), proprio come ì
pagani al tempo di Paolo; e per la
loro ignoranza e per « Findurimento
del cuor loro» (Efesi 4: 18) spesso
respingono il Vangelo della Salvezza.
Sempre attuale è dunque il rimbrotto di Gesù rivolto agli scribi e
ai farisei del suo tempo : « Questo
popolo si avvicina a me con la bocca e mi onora con le labbra, ma il
suo cuore è lontano da me, perchè
invano mi onorano insegnando dottrine che sono comandamenti di uomini » (Matteo 15: 8-9).
E potrei ancora continuare per con.
futare altri argomenti che si prestano alla polemica, ma per amore di
brevità dirò soltanto che nel corso
delle mie osservazioni ho constatato,
fra Taltro, che taluni, a scopo di lucro, stranamente c curiosamente vestiti, si aggiravano impunemente per
le vie e per ì negozi di Napoli con
un barattolo di latta fra le mani sorretto da un semplice filo di ferro con
in Atene ai tempi di Paolo (Fatti 17 : tenente tizzoni accesi, spruzzando do22, 27). Da allora, sono passati qua- vunque odor d’incensi con tale og
getto, con l'intento di esorcizzare, ovvero liberare con misteriose parole
persone e negozi dagli spiriti maligni, dalla iettatura e dal diavolo. Fu
appunto in uno di questi incontri che
sorse in me spontanea la domanda :
« La Chiesa Cattolica non ha forse
dato l’esempio con il suo particolare
esorcismo per guarire le possessioni
demoniache »? (Rituale Romano, tit.
XI. Capp. 1-3). In tal caso dunque
bene si addice il detto : « il pesce
puzza sempre dal capo »!
Tali dunque le mie osservazioni negative dovute proprio alla « mancanza di conoscenza della verità » (1 Timoteo 2: 4) da parte del nostro popopolo per ciò che riguarda il patrimonio della fede. Esperienza, questa, simile a quella fatta da Gesù, il
Divino Maestro che, « andando attorno per tutte le città e le contrade
per insegnare e predicare l’Evangelo
del Regno, aveva compassione delle
turbe perchè erano stanchi e dispersi
come pecore senza pastore i talché
Egli chiamò a Se i suoi e diede loro
il mandato: «Andate piuttosto alle
pecore perdute della casa d’Israele e
predicate dicendo: il regno dei cieli
è vicino » (Matteo 10: 6-7). Questa
missione non è stata forse anche tramandata a tutti noi che abbiamo in
Lui creduto? Non è scritto fra tanti
altri significativi passi: «Figliuolo;
va oggi a lavorare nella vigna»! (Matteo 21: 28)?
E concludo con la prima parte del
toccante cantico n. 201 :
Odi tu Gesù ti chiama ! Ei vuol
farti mietitor; / Deh rispondi a Lui
che t'ama: / Pronto sono, o mio Signor. / Già le spighe son mature / E
s"incurvan sullo stei, / Già di vite
imperiture. / Larga messe attende il
del!
F. Marozzelli
e 21) non ha mai inteso di coartare
la libertà di opinione di chicchessia,
questa libertà non può essere negata
nemmeno al Direttore del settimanale, anzi, per quanto mi consta (quale
delegato al Sinodo) trovo questa affermazione un po’ avventata perchè
in linea di massima le sue idee non
erano in contrasto con la maggioranza dei membri del Sinodo stesso. Da
parte mia ritengo che le postille incriminate siano necessarie e utili nel
senso che sono un incentivo per sollecitare l’apporto di altre opinioni, specialmente quando l’argomento trattato non ha avuto, da parte del lettore,
la dovuta attenzione.
Ho creduto bene di intervenire in
questa discussione, non per spirito
polemico, ma per ristabilire la verità
dei fatti e anche per spezzare una
lancia in favore della libertà di opinione affinchè il nostro giornale e
qui mi permetto di parafrasare quanto ha detto il fratello in fede Bogo,
« sia veramente la palestra per sentire le varie correnti ecumeniche »,
compresa però, io direi, anche quella
patrocinala dal pastore Gino Conte.
Ciò premesso approfitto di questa
occasione per esporre alcune mie considerazioni in tema di « ecumenismo ».
Riconosco che non ho alcuna preparazione teologica per affrontare un
problema così complesso, a cui però
mi sono sempre interessato c m’interesso ancora; tuttavia ho A’impressione che il problema del dialogo con il
cattolicesimo romano in vista di una
possibile futura «unità », sia stato
impostato sotto l’impulso di una eccessiva urgenza, quasi fosse una meta
pressante da raggiungere. Il pericolo
insito in questa tensione è quello d
lasciarci indurre dal sentimento a sol
tovalutare e a minimizzare gli attua
li insormontabili ostacoli che si frap
pongono fra le nostre convinzioni re
ligiose e quelle dei nostri interlocu
tori. Perchè è appunto da queste pos
sibili reciproche concessioni e com
promessi, che potrebbero deliuearsi un
giorno le linee di un Cristianesimo
amorfo, privo del suo vitale mordente.
Io penso che compito precipuo di
noi evangelici sia quello, innanzitutto, di contribuire con il nostro scrvizio e la nostra testimonianza, alla
realizzazione deO'unità spirituale in
Cristo di tutti i credenti, secondo gli
insegnamenti del solo Evangelo, in
vista dell'avvento del Regno. Solo
questa tensione della nostra fede, io
ritengo, potrà creare le premesse per
un'auspicabile futura unità visibile di
tutti i credenti. Non dimentichiamo
però, che al di là dell'ansia che ci
pervade e che ei spinge a voler precorrere i tempi stabiliti dal Signore, è
di grande conforto per la no.stra fede
la consolante promessa messianica di
Gesù: «Poiché dovunque due o Ire
sono radunati nel nome mio. qui\i
sono ili mezzo a loro ».
Ben. Grill
Abbiamo ricevuto
Pro Société des Missions Evangéliques de Paris, dal quartiere delle Fucine (Rorà), colletta a una riunione
presieduta dal past. Giovanui Conte,
L. 3.000, trasmesse al rappresentante
in Italia della Société, past. E. Ayassol. Grazie.
4
TÄg. 4
N. 49 — 10 dicembre 1965
Alla Facoltà Valdese di Teologia
Una tesi di licenza
sulla storia valdese
La settimana scorsa, professori,
studenti e diversi pastori della città
si sono trovati in Facoltà per la discussione della tesi e il conferimento
della Licenza in Teologia al candidato Bruno Bellion.
Iscritto alla Facoltà nell’ottobre
del ’59, proveniente dalla parrocchia
di Torre Pellioe, il cand. Bellion dopo il regolare quadriennio a Roma
aveva seguito i corsi deH’Università
di Bonn per tre semestri, dedicati in
parte alla preparazione degli esami
finali. La sua tesi di Licenza, essendo il risultato di una ricerca d’archivio, doveva essere frutto di lavoro
fatto sul posto. L’argomento della
sua ricerca (« Il rinnovamento delle
chiese valdesi nella prima metà del
secolo XIX ») lo ha infatti portato
ad esaminare in dettaglio la documentazione (specialmente epistolare) di quel periodo esistente negli archivi della Società di Studi Valdesi e
della Tavola, a Torre Pellice. Il Bellion prende anzitutto in esame, in
un capitolo preliminare, Tinfiuenza
deirillmninismo alle Valli (praticar
mente si limitò al pensiero di una
parte deH’esiguo corpo pastorale, senza influenzare il pensiero e la vita
religiosa delle comunità), noi esamina « Luci ed ombre prima della visita
di F. Neff », cioè i tentativi di evitare
le conseguenze più gravi della restaurazione dello status quo ante, e al
tempo stesso di rimettere in piedi la
vita spirituale, sociale ed economica
alle Valli. Passa poi ad esaminare «la
dissidenza », l’atteggiamento della
Tavola nei suoi confronti, la sua teologia e i suoi interessi principali; per
concludere con un esame delle conseguenze ohe porta il titolo significativo : « Le chiese valdesi si rinnovano
nella loro teologia e nella loro coscienza vocazionale ».
Dopo la relazione del prof. Valdo
Vinay il Consiglio conferiva al neo
dei fatti e delle persone di quegli anni, poiché la tesi dà ovviamente per
noti gli avvenimenti principali. La
Facoltà ha pure raccomandato al
proi^nente di elaborare le sue conclusioni in modo da poterne dare
pubblicazione anche sotto forma di
articoli su una rivista storica.
Auguriamo al Bellion che il lavoro
fatto sia per lui la premessa di un
efficace ministero pastorale. b. c.
Pro Federazione Evangelica
Proposte approvate nella riunione post congressuale Regione Campana svoltasi presso
la Casa Materna (Portici] il 17 novembre
OPEIti ummi PEE ELI 0EFA\'[ DI 6EEDRA
Comunicato del Comitato Provinciale
E’ indetto un concorso nazionale per l’as*
segnazione ad orfani di guerra meritevoli e
bisognosi di N. 400 borse di studio, di cui
200 da L. 200.00 e N. 200 da L. 300.000
per l’anno accademico 1965-66.
La domanda corredata degli atti di rito
dovrà essere prodotta entro il 15 gennaio
1966 al Gomitato Provinciale Organi di
Guerra di Torino.
A richiesta detto Comitato fornirà i chiarimenti occorrenti.
1°) Partendo dalPinvito dell’O.d.g. su la
Federazione — invito rivolto anche alle comunità locali — di « realizzare nel più breve tempo possibile una federazione che costituisca un luogo d’incontro permanente
tra di noi, allo scopo di rispondere in comune alla riconosciuta vocazione di testimonianza cristiana » SI PROPONE di trasformare riunioni come questa in Assemblea
rappresentativa delle comunità Campane, da
riunirsi periodicamente, con periodicità trimestrale, a partire dalPll febbraio 1966,
allo scopo di concertare, nei limiti delle
nostre possibilità, e di fissare le linee di condotta al fine di rendere più viva e più sensibile la nostra azione evangelica in questa
nostra Regione.
2°) Partendo dal suggerimento di costituire un centro di ricerca biblica in comune, con cui siano saggiate le nostre convergenze e le nostre divergenze SI PROPONE
di procedere, sia pure a titolo sperimentale,
alla costituzione di tale organo su piano locale; E poiché è in atto l’apertura di una
scuola biblica, ci si chiede se non valga la
pena di valerci di questo strumento come
timida attuazione di quanto il Congresso ha
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
FORANO SABINO
Culto radio
ore 7.40
Domenica 12 dicembre
Past. FRANCO GIAMPICCOLI
Domenica 19 dicembre
Past. MANFREDI RONCHI
Licenziato il titolo e il relativo diploma fra i tradizionali applausi dei
comi>agrfi e del piccolo pubblico. II
sig. Bellion aveva in precedenza predicato il sermone di Licenza nella
chiesa di Piazza Cavour sul testo
Me. 3: 31-35.
La ricerca del Bellion è stata definita buona dal professore relatore, e
poiché attinge in massima parte a
documenti inediti e non facilmente
accessibili, trascrivendone parti significative e coordinandone i dati, una
copia della tesi è stata inviata alla
Biblioteca della S.S.V. Il lettore ohe
volesse erudirà su quel periodo della
nostra storia farà bene a procurarsi
dapprima una conoscenza esteriore
Siamo grati al Signore per la gioia che
alcune visite ci hanno procurato. Ricordiamo quelle del Prof. Molnàr di Praga, del
Prof. Cullmann e Sorella di Basilea e quella del Pastore Giorgio Tourn e Signora.
Questi gentili e graditi ospiti sono stati captati dal Pastore Ricca nei suoi frequenti viaggi a Roma. Ciascuno ha offerto i propri
doni (Romani 1: 11) sia nelle conferenze
serali sia in riunioni familiari in casa del
Pastore sia nel culto domenicale, come ha
fatto il Pastore Tourn. Rivolgiamo a tutti
un grazie di cuore e a questo ringraziamento accomuniamo il fratello lelli di Roma e
i candidati in teologia Bendato e Santoro
che in assenza del Pastore ci hanno predicato la Parola di Dio.
Una bella serata ce l’ha fatta trascorrere
il fratello Gino Cecchitelli che in occasione
di un recente viaggio in Somalia, con la
sua famiglia, ha filmato molte scene della
vita di quel popolo : abbiamo così potuto
vedere da un lato quello che i colonizzatori
(soprattutto italiani) hanno fatto e anche
queUo che non hanno fatto, lasciando vivere
quelle popolazioni in condizioni di grande
miseria, sotto tutti gli aspetti. L’Europa ha
aneora un grande compito da svolgere in
Africa, ma dovrà essere di aiuto, di assistenza in tutti i settori e non più di sfruttamento economico abbastanza egoistico come
è avvenuto finora.
Un altro motivo di gioia per la nostra
comunità è quello di avere avuto per la prima volta tre giovani diplomati : Luciano
Giuliani (perito industriale), Claudi Claudia e Fiammetta Scarinci (maestre). Questa
ultima si oc.c-apa dell’Asilo e del Doposcuola
Campagna abbonamenti
per il 1966
Premio speciale di fedeltà a chi ci procura nuovi abbonati.
Per chi procura DUE nuovi abbonati, a scelta una copia di « Che
cos'è il Protestantesimo?» ( R. De Pury) o de «Il medico della giungla» (E. Ayassot).
Per chi procura CINQUE nuovi abbonati, una copia del voi. I ( I
Vangeli Sinottici ) del <c Nuovo Testamento Annotato ».
Sostenete la stampa della nostra Chiesa ! Essa è spesso l'unica voce
evangelica che può entrare in molte famiglie.
Che in nessuna famiglia valdese manchi il nostro settimanale I Aiutateci a renderlo sempre più ricco e più efficace.
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Rispetto per la vita. Comunità, L 2.800
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HENRY BABEL . La pensée d’Albert
Schweitzer. Sa signification pour la théologie et la philosophie contemporaines.
Messeiller, L. 1.900.
che hanno ripreso la loro attività ai primi
di ottobre.
Diamo il benvenuto aU’ing. Fenwick e
famiglia, americani, che si sono stabiliti fra
noi ed hanno preso contatto con la Chiesa.
Partita per l’Ameriea del Nord nel 1915
è tornata fra noi per la prima volta da allora e per alcuni mesi la Signora Emilia
Pazzapaglia, accolta naturalmente con grande gioia da parenti e amici. Nel suo soggiorno ha tra Taltro desiderato visitare le
Valli Valdesi e partecipare al Sinodo di
quest anno. Ora è tornata in USA e il nostro pensiero affettuoso l’accompagna.
La dolorosa notizia della dipartita del Pastore Enrico Pascal ha profondamente addolorato questa comunità che per ben 12 anni
lo ebbe come suo Pastore. Rinnoviamo ancora alla Sig.ra Pascal e al nostro caro Tullio De Cusatis il nostro cordoglio più sentito.
Il nostro Pastore ha continuato a occuparsi
in questi mesi autunnali del Concilio Vaticano, come negli antii scorsi. Questa assidua
frequentazione degli ambienti concihari e vaticani da parte del nostro Pastore ha allarmato qualche fratello di Chiesa che temeva
di vedersi capitare, un giorno o Taltro, il
Pastore travestito da « padre conciliare ».
Per fortuna il Concilio è finito e questo
pericolo sembra scongiurato. La comunità si
augura che il Pastore possa ora stare più
stabilmente a Forano. Dopotutto, è il Pastore
di Forano e non di Roma.
Altre notizie interessanti saranno comunicate dal Pastore in una prossima circolare natalizia. Rocco Giuliani
LUGANO
Questa comunità che dalla sua costituzione, nel lontano 1889, ha avuto quali suoi
conduttori, per lunghi periodi, tre pastori
valdesi: Paolo Calvino, Giovanni Grilli e
Guido Rivoir, e per brevi periodi altri due
pastori valdesi : Lorenzo Rivoira e Teodoro
Raima — ha, dal primo ottobre scorso, qua
le suo conduttore spirituale un altro pasto
re valdese : il Pastore Silvio Long, tornato
daH’America del Sud dopo un lungo mini
stero in quelle comunità valdesi dell’Argen
tina e deirUruguay.
Eletto dall’Assemblea di Chiesa alcuni me
si or sono^ egli è stato presentato alla comu
nità nel culto della domenica 26 settembre,
rivolgendogli cordiali parole di benvenuto a
nome del Consiglio e della chiesa tutta, il
Vice-Presidente Sig. Edoardo Monney. Alcune settimane dopo, la domenica 31 ottobre
il Pastore Guido Rivoir prendeva commiato
dalla comunità, come pastore della medesima, presiedendo il culto la cui predicazione,
chiara ed incisiva, a momenti commossa e
commovente, era ispirata dalle parole di Giacobbe (Genesi 47: 9).
La comunità, ad iniziativa del Consiglio,
si riuniva ancora, il 27 novembre, intorno
al Pastore Rivoir e Signora per esprimere
loro la sua riconoscenza per il lungo, difficile, fedele e consacrato ministero svolto qui
per più di 25 anni, offrendo loro un modesto segno di questa sua gratitudine. Pronunciarono parole improntate ad una cordiale ed
affettuosa simpatia il Presidente del Consiglio Sig. Alberto Kocher ed il Vice-Pres. Sr.
E. Monney, ringraziò il Pastore Rivoir e
chiuse la simpatica riunione con un caldo
appello alla disponibilità ed alia collaborazione di tutti, e con la preghiera, il nuovo
Pastore.
Auguriamo al Pastore Rivoir ed alla sua
valente compagna molti anni, non di... meritato riposo — perchè conosciamo la loro
energia ed il loro zelo — ma di attività serena e benedetta, sempre al servizio del Signore di quella messe che è sempre grande
e nella quale sono sempre pochi, troppo pochi gli operai.
Le attività della chiesa — Culti, Scuola
Domenicale, catechismo, corsi di istruzione
religiosa nelle scuole secondarie, gioventù,
corale — seguono un ritmo abbastanza soddisfacente ed il lavoro si sta intensificando,
com’è naturale, in vista del prossimo Natale.
Le Feste dell’Albero avranno luogo a Chiasso ed a Lugano, la domenica 19 dicembre,
aUe 1430 ed aUe 17 rispettivamente, mentre il giorno di Natale vi sarà culto in lingua italiana, con Santa Cena, alle 10,40 a
Lugano. Corr.
P0MÄRETT0
— Recentemente è stato celebrato il matrimonio di Silvio Castagna e Elda Gardiol :
inviamo agli sposi stabilitisi al Brancato il
nostro affettuoso pensiero augurale
— Domenica 21 è stato celebrato il battesimo di Massel Fabrizio di Osvaldo e Griol
Anna. Domandiamo al Signore di guidare
la creatura nella sua grazia.
— Domenica 21 è stato celebrato il servizio funebre di Costantino Caterina dei Faure : è rimasta sino aH’ultimo nella sua casetta alpestre ed all’età di 83 anni improvvisamente s'è ammalala ed è poi deceduta
all ospedale. Inviamo alla famiglia il nostro
pensiero di solidarietà cristiana.
— Giovedì 25 novembre al teatro una numerosa assemblea ha visto un magnifico film
sonoro sulle missioni proiettalo dal Pastore
Franco Davite : lo ringraziamo di cuore per
avercelo proiettato. La colletta è andata a
beneficio delle Missioni.
— Ricordiamo che Pabbonamento aU’Eco
delle Valli si chiude entro il 31 dicembre:
coloro che desiderano ancora farlo dopo quella data sono pregati di farlo direttamente.
— Sabato 18 dicembre: riunione plenaria
del Concistoro e responsabili nella Sala.
— Inviamo un pensiero di viva riconoscenza al Past. Aldo Rutigliano e all’amico
Ciro Bufalo per la vìsita che hanno fatto
alla nostra Chiesa il 28 novembre; ringraziamo il Past. Rutigliano per i pre.iiosi messaggi rivolti al culto, alla scuola domenicale
e ai catecumeni; inviamo a lui e alla parrocchia di Rorà i migliori auguri di buon
lavoro sotto lo sguardo del Signore.
FIRENZE
suggerito a Chiese, ad Opere ed a comunità
locali.
3“) Poiché nel paragrafo ultimo, inerente
alle delibere, si propone una consultazione,
oltre che delle Chiese ed Opere anche delle
Comunità sul progetto di Statuto dì Federazione, ed alla raccolta dei loro pareri e delle
loro deliberazioni SI PROPONE di dare
mandato al Consiglio di Presidenza di questa Assemblea di trasmettere al Presidente
del Comitato per la stesura dello Statuto gli
atti di questa nostra riunione e di mantenere i contatti col Comitato stesso.
4^) SI PROPONE inoltre un metodico
scambio di pulpito nel pieno rispetto della
autonomia dì ogni Chiesa, Opera e Comunità...
S**) SI PROPONE un Organo di collegamento e di studio dei vari problemi connessi con la Federazione e con le Assemblee
rappresentative; organo che dovrebbe essere
composto da persone qualificate : Pastori e
Laici...
6®) SI PROPONE un organo spirituale di
Oranti che periodicamente si ritrovino per
impetrare luce od assistenza divina e si fissano pertanto regolari riunioni di preghiera.
PERSONALIA
Presso l’Università di Torino, il
30 novembre u. s., Roberto Eynard ha
conseguito la laurea a pieni voti e
lode in filosofia e pedagogia, discutendo la tesi dal titolo : « Aspetti del
pensiero di Jean-Paul Sartre». Cordiali rallegramenti e auguri!
COMUNICATO
Il dott. Giancarlo De Bettini rende
nolo alla Spettabile Clientela che le
visite private ambulatone avranno
luogo in via Roiberto D’Azeglio, 8
(presso l’abitazione) dalle ore 14 alle
ore 15 escluso il giovedì.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Torre Pellice (To)
avvisi economici
Nella famiglia
del " Ferretti „
Il « Ferretti » è quasi al completo,
un alveare laborioso al quale ogmma
porta la sua parte di laboriosità, di
cure e di preoccupazioni. Le sei sorelle e la maestra ripetitrice hanno
il loro daffare, compensato! non sempre adeguatamente, per il vero) dai
risultati non solo scolastici. Il ,problema di fondo è sempre quello di
«preparare alla vita» delle personalità in formazione, nel momento in
cui « vivono » la loro vita ; cosi diverse per provenienza, per ereditarietà
ed attitudini, le « ferrettine » sono una grande famiglia inserita nella vita della comunità.
Due di esse, ormai prossime a diplomarsi come maestre giardiniere,
svolgono un servìzio alla Scuola Domenicale; un gruppetto partecipa al
lavoro d’una Unione Giovanile che
le introduca in quei temi che appassionano la gioventù odierna; molte
sono alla Scuola Domenicale, biblica
ed ai catechismi.
Il Comitato — che s’avvale del servizio conltinuo, instancabile, della
sig.ra N. Greppi e di un gruppo di
sorelle — non svolge mere funzioni
amministrative, benché la preoccupazione per le spese sia sempre notevole. Certo, la media di 26.000 lire
mensili di spese vive per ogni ospitar
ta ha il suo peso, e si confida nella
buona ispirazione di tanti amici (e
delle ex-), ma si opera serenamente
nel convincimento ohe perseguendo
il fine dell’Opera — una educazione
evangelica e una idonea preparazione alla vita —• anche per il resto il
Signore provvederà.
Il Comitato ha nella sig.ra Gilda
Cappello, la direttrice, ima fiducia
ben riposta; essa prosegue al «Ferretti» un ministerio pastorale al
quale, insieme al suo compianto
compagno, si era dedicata per la vita. Con lei lavorano con dedizione
cinque giovani sorelle ricche di dedizione, per le quali essere « al servizio del Signore» ha un significato
concreto. L. S.
JELTNE dame seule cherche personne respon
sable pour travaux de maison a Genève
Prière de s’adresser à Claudiana, Torre P
INDUSTRIA corca perito tessile esente mi'
litare. Scrivere: S.C. . M.B. presso Libre
ria Claudiana ■ Via P. Tommaso, 1 . To
rino,
SONO DISPONIBILI 36 annate complete
della Revue d’Histoire et de Philo.sophie
Religieuses, Strasbourg, 1929-1965. Rivolgersi al Pastore Dr. Agostino Piccirillo .
Napoli-Vomero - Via F. Cilea, 264 b/2.
CERCASI personale direttivo femminile per
pensionato. Scrivere Claudiana Torre Pellice.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia ed i parenti del compianto
Ernesto Jourdan
riconoscenti per le prove di simpatia
ricevute per la improvvisa dipartita
del loro caro, ringraziano quanti con
la loro presenza o con scritti hanno
voluto prendere parte al loro lutto.
Un ringraziamento particolare rivolgono al Dott. P. Pellizzaro, a! Pastore Signor R. Jahier ed ai vicini di
casa.
Luserna San Giovanni
(Ba.stia), 3-12-1965,
RINGRAZIAMENTO
I congiunti della compianta
Emma Gay
ved. Gönnet
esprimono la loro commossa riconoscenza ai Pastori Sigg. Dott. Ayassot
e Genre, al Personale Sanitario dell’Ospedale Evangelico Vialdese ài Torino, alle Signore Bertinattì e Pagli.irello, ai Vicini di casa'per il premuroso aiuto loro offerto nella dolorosa
circostanza, e rinpaziano quanti di
presenza, con scritti o col pensiero
hanno dimostrato siro.pa.ia e partecipazione al loro dolore.
Torino lo dicembre 1965.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del Compianto
Eli Bounous
ringraziano sentitamente tutti coloro
che sono stati vicini nella luttuosa
circostanza.
Un ringraziamento particolare al
Dott. Bertolino, ai Sigg. Pastori Deodato, P. L. Jalla, R. Coisson, ai vicini
di casa.
Porte (Ponte S. Martino) 1-12-1965.
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede »
(2 Tim. 4: 7)
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