1
Anno 116 • N. 22
30 maggio 1980 - L. 300
^Dedizione in abbonamento postale
Gri/Dpo bis/70
I y ro ta vol a y '
10066 TOHRS PELLIcr’’
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
9 puntE
di vista
Tutto sommato, la soluzione
che avremmo trovato per il problema delle Olimpiadi non sarebbe troppo malvagia. No del
governo e sì del CONI con iscrizioni individuali degli atleti. Da
una parte si eviterebbe di andare a Mosca come se nulla fosse
e dall’altra si eviterebbe di sostenere un boicottaggfio che è
stato avversato da autorevoli dissidenti sovietici (che ritengono
molto più utili i contatti che un
evento come le Olimpiadi consente) e che costituisce un pericoloso dilagare di un autoritario condizionamento politico di
tutti i settori del vivere associato. Andare a Mosca con singoli
atleti anziché con la squadra nazionale, senza inno né bandiera,
prebbe andarci come portando
il lutto per i morti afghani.
E invece il governo non è pago del proprio no e preme sull’ambiente sportivo con ogni
mezzo, non rifuggendo da quelli
meschini come la negazione di
una sessione autunnale della maturità per gli studenti che andranno a Mosca, Ci si poteva
accontentare di un compito dignitoso, ancorché giudicato severamente, e invece a tutti i costi
si vuol essere i primi della classe alla scuola del maestro americano.
Questa vicenda — tra le tante
di portata ben maggiore — non
ci interesserebbe più che tanto
se non fosse appunto un indizio
della totale subordinazione che
il nostro governo ritiene di dover manifestare nei confronti
della polìtica americana in ogni
minimo dettaglio. Cosi, negli incontri europei badiamo bene a
non farci coinvolgere in trattative private ed autonome che possano dispiacere agli Stati Uniti;
se ci lasciamo scappare una protesta subito dopo un fattaccio
come il raid in Iran ci affrettiamo a morsicarci la lingua esprimendo immediatamente la nostra comprensione; se si delinea
qualche possibilità di una mediazione europea tra USA e URSS
come nella prossima visita di
Schmidt a Mosca, facciamo come
se il cancelliere tedesco si disponesse a visitare privatamente
sua zia. Siamo davvero, come è
stato detto, « i bulgari della NATO », gli alleati più lìdi e sicuri
— come non si stancano di ripeterci gli americani tra l’adulatorio e il beffardo —, siamo
quelli che, secondo un detto attribuito ad un nostro uomo di
governo, sono d’accordo con gli
americani prima ancora di sapere cosa vogliono.
_Ma se le cose stanno così per
ciò che è noto, come potrà essere altrimenti per ciò che è
ig;noto, o sottinteso, o accennato? Circola la voce che gli americani ci avrebbero chiesto di
mandare navi nel Golfo persico;
subito la voce è smentita da una
parte e dall’altra, ma intanto è
circolata. Cossìga preannuncia
decisioni dolorose che divideranno il paese; subito precisa che
non intendeva dire né questo né
quello, ma intanto l’ha detto.
^ Da_ come vanno le cose note,
e lecito fare le più tetre ipotesi
per ciò che riguarda le ignote,
accordi militari segreti con disponibilità acritica e incondizionata nei confronti deU’alleatopadrop. Prima che sia troppo
tardi è indispensabile uscire da
questa situazione e costruire una
posizione più autonoma, più critica e più dignitosa — pur nell’ambito delle nostre alleanze —
per -il nostro paese.
Franco Giampiccoli
L’agape non verrà mai meno!
e tremenido, dell'affievolirsi della tensione del nostro amore, non può
raffreddarsi I agape di Cristo che ravviva e risolleva quelli che hanno potuto conoscerlo
Questa parola di promessa inserita nell’inno all’agape del 13”
capitolo della I Corinzi, sembra
in qualche modo contraddire
quanto l’evangelista Matteo scrive riferendo un discorso di Gesù
sugli ultimi tempi: « Molti falsi
profeti sorgeranno e sedurranno
molti. E perché l’iniquità sarà
moltiplicata la carità (l’agape)
dei più si raffredderà » (Matt.
24: 11-12). È chiaro che siamo
soggetti, coscientemente o incoscientemente, alle influenze delle parole e delle azioni del mondo circostante. Osserviamo per
esempio quanto il terrorismo
abbia influito sul modo di pensare democratico della maggioranza, quanto la società dei consumi abbia influito sullo svuotamento del senso della vita...
ma anche meno vistosamente,
quanto ogni giorno la stanchezza del lavoro o la malattia faciliti il desiderio dell’evasione da
impegni che durano ormai da
decenni e decenni. Anche nei salmi questo fatto si ripete: i credenti si domandano come mai
i malvagi abbiano vita facile, come mai la loro perfida .ollracotanza sembri trionfare... però poi
riemerge la promessa del Signore, simile a quella che abbiamo
messo in testa a queste righe.
Sintomatico è il fatto dei due di
Emrnaus tre giorni dopo la morte di Gesù: delusi si domandavano come mai erano successe
tali cose dopo quanto con Gesù
avevano sperato. Sembravano distrutti, ma quando Gesù (anche
se subito non riconosciuto) comincia a parlare, i loro cuori
« ardono » di speranza. « L’aga
pe (di Cristo) che non viene meno » riaccende in loro l’agape che
stava raffreddandosi!
Un fondamento
che non si consuma
La realtà della vita è che, sotto le influenze e cause più diverse, la tensione del nostro amore
può affievolirsi, ma non viene
meno l’amore, l’agape, di Cristo.
Egli vigila su di noi, ci raccoglie
quando cadiamo, ci richiama
quando cerchiamo di evadere, si
sostituisce a noi, portando i nostri pesi quando siamo stanchi.
L’agape di Cristo non viene meno; è il fondamento della vita,
della storia degli uomini, l’alfa
e l’omega degli universi sconfinati. Questa fiducia nell’agape
di Cristo che non si consuma come ogni cosa, pensiero, sentimento o azione umana, ma permane in eterno è essenziale di
fronte alla tragica situazione dell’umanità, come l’abbiamo presentata nei bollettini precedenti
e come continuiamo a consta
Un altro biglietto
« Chi fuma molto
e per lungo tempo è
esattamente nella posizione di chi si metta a comprare il maggior- numera possibile di biglietti di una
lotteria che, per premio, abbia la morte » ( prof. Renato
Dulbecco, premio Nòbel per le ricerche
sui tumori maligni).
La pagina tematica di questa settimana (p. 5) è dedicata
al tabacco.
Dalla predicazione tenuta alla Conferenza del Distretto
/ doni dello Spirito e la Chiesa
I Corinzi 12
Il testo che abbiamo davanti
parla della Chiesa e dei doni dello Spirito.
Quando i cristiani parlano della chiesa — siano essi protestanti o cattolici — usano il linguaggio dell’apostolo Paolo; occorre
però seriamente domandarsi se
il significato che le parole hanno preso non sia profondamente
mutato. Si perde infatti la prospettiva che Paolo aveva dinanzi
a sé quando si dimentica che l’elemento fondamentale è l’attesa
del Regno di Dio che viene. Quest’attesa era infatti la molla che
spingeva l’apostolo nella sua missione. E’ l’orizzonte del Regno
quello che segna i confini del
pensiero di Paolo. Dire questo
significa porre come primo elemento costitutivo della fede la
conversione al Regno. « Tutti noi
credenti siamo stati battezzati
con lo stesso Spirito per formare un solo corpo » (v. 13): è
questa immersione, questo battesimo di Spirito che fa di noi
dei credenti. « Sapete bene che
prima di conoscere Dio — è sempre l’apostolo che parla — vi lasciavate continuamente trascinare verso idoli muti » (v. 2):
questa era infatti la nostra condizione prima di essere da Dio
chiamati a partecipare all'edificazione della sua Chiesa. Una
cosa che non diciamo mai abbastanza è che l’unico diritto di
cittadinanza nella Chiesa ci viene dalla sola chiamata che ci è
rivolta da Dio e non da una sorta di diritto ereditario che si
basa sulla fedeltà dei padri. E
questa chiamata è innanzitutto
una chiamata alla conversione,
per fare di noi — tutti noi —
degli uomini nuovi, dei predicatori del Regno.
In questo quadro, i vari doni
non sono dunque un compromesso fra le diverse inclinazioni culturali dei singoli membri
di Chiesa, ma sono gli strumenti che Cristo dà alla sua Chiesa
per viverè e manifestarsi come
segno e parabola della presenza
del Regno di Dio. I vari doni non
sono le diverse attitudini rispetto al problema se e come Cristo abbia un rapporto con la società moderna; ma sono piuttosto il personale contributo che
ognuno dà perché il Cristo sia
portato, vivente, nella società moderna. I doni dello Spirito non
sono infatti proprietà privata
dei singoli, ma sono una realtà
messa a disposizione di tutta la
Chiesa. Essi sono, e rimangono,
di Dio ed al suo servizio noi dobbiamo farli fruttare, stando attenti a non sciuparli, a non nasconderli. Dobbiamo soprattutto stare attenti a mettere in risalto quei nuovi doni che Dio
mette a disposizione, per fronteggiare le nuove situazioni che
si parano dinanzi, e a non rima
nere legati necessariamente ai
doni “classici”: di fronte a realtà nuove, Dio può dare degli
strumenti nuovi.
C’è da domandarsi però se le
parole stesse ’Regno di Dio’ abbiano ancora un senso nelle nostre chiese o piuttosto se questo
elemento, che pure è centrale
nel pensiero cristiano non sia
stato ormai del tutto tralasciato.
Qccorre fare molta attenzione a
questo fatto. Se la Chiesa perde
la sua tensione verso il Regno
essa si tramuta in pura struttura umana ed ogni legge — fosse
pure la legge dell’amore — si
trasforma in legalismo. Se la
Chiesa perde il senso del Regno
che viene rischia anche di perdere i doni che le vengono offerti e cade nella tentazione di
gettare su uno solo (il pastoresacerdote!) tutta la responsabilità della gestione della propria
vita. In un caso simile, 1 Cor. 12
perde semplicemente di senso!
La Chiesa è un corpo che vive nella misura in cui agisce per
la testimonianza del Regno che
viene. In questo agire essa ha
bisogno di tutte le sue forze e
di tutti i suoi doni. Non ne può
fare a meno, perché le situazioni da affrontare sono molte e
molto diverse. Nessuno può dunque escludere gli altri e nessuno
può tirarsi indietro.
Paolo Ribet
tarla dalle notizie che ci vengono dai giornali e dalla radio. E’
■ essenziale sennò saremmo veramente senza prospettive, però è
necessario anche rilevare che la
nostra natura umana è siffatta
che su noi hanno influenza logorante non solo le cose grandi che
investono tutto il pianeta, ma,
vorrei dirlo, benché la parola sia
molto dura, anche le cose più
piccole quando ci sono molto vicine e riguardano ciò che ci è
personale sia materialmente che
psicologicamente. Nel confronto
con i grandi problemi dell’umanità la preoccupazione per queste cosette che riguardano il nostro particolare dovrebbe sparire. Invece — ecco come siamo
fatti! — son queste piccole cose
che a volte non solo determinano la visione degli avvenimenti
planetari, ma occupano un posto molto più grande nell’intimo
nostro. Però anche le cose piccole, cioè le personali, sono sotto la vigilanza dell’agape di Cristo, come così spesso ci è detto
nell’evangelo. D’altra parte la fiducia che abbiamo che il Signore non ci abbandona nelle cose
piccole, può darci certezza che
egli ci guida nelle cose grandi e
che la stessa storia dell’umanità
è nelle sue mani. Se ci sentiamo
abbandonati nelle cose che noi
vediamo, come potremmo confidare in lui per gli avvenimenti
che ci sorpassano e che, comunque, son fuori della portata delle nostre mani? Se non resisti
alle difficoltà del tuo giorno, come farai a resistere quando tremeranno i pilastri della storia?
Il Signore non ci affida compiti superiori alle nostre capacità di compierli, anzi ci invita
a portarli ai suoi piedi per poterne avere l’aiuto necessario.
L’attesa del nuovo mondo di
Cristo la si vede, la si verifica,
nella resistenza al logorio qùotidiano che il vecchio mondo ci
procura senza sosta, la si verifica nel libero e non incerto distacco dalle offerte del vecchio
mondo, sian pure quelle umanamente così comprensibili di avere un angolo privato, dove non
si sia disturbati da alcuno o di
avere quelle comedi.à che 1!
su mille hanno nel nostro mondo nord-occidentale.
Egli rimane fedele
In un mondo come il nostro
qualificato dalle sue menzogne,
dalle sue seduzioni, dai suoi sonniferi, solo un mutamento radicale di mentalità può darci quella fede che dà priorità non al
successo, all’efiicienza, all’affermazione, ma alla verità. Fede,
non entusiasmo. L’entusiasmo si
accende come un fuoco di frasche, ma non resiste a lungo, non
certo al moltiplicarsi dell'iniquità: la fede invece resiste ai rigori del gelo e l’agape non vien
meno quando la fiamma si spegno e viene il gelo anche in una
notte senza stelle.
Nel passo citato Gesù dice:
« perché l’iniquità sarà moltiplicata la carità dei più si raffredderà ». Quanto tutto questo è
comprensibile quando la lotta
non avviene contro forze visibili,
ma invisibili che inquinano la
atmosfera spirituale del mondo
sjcché ti manca l’aria necessaria. Però se « l’agape dei più »
Tullio Vinay
(continua a pag. 10)
2
30 maggio 1980
UNA ENTUSIASMANTE GIORNATA DELL’EVANGELO A RIESI
DIBATTITO SULL’EVANGELIZZAZIONE
La “dimensione chiesa” Essere più strani
Bello, decisamente molto bello
rincontro avuto a Riesi il 27 aprile. Una splendida giornata di sole primaverile ha visto confluire
nella città fratelli e sorelle provenienti da quasi tutte le comunità battiste, metodiste e valdesi della Sicilia, per partecipare
al mattino ad una manifestazione in piazza, e al pomeriggio ad
un incontro comunitario presso
il centro del Servizio cristiano.
In piazza più di 500 persone
(di cui circa 150 evangelici) hanno seguito i vari interventi. C’è
stato quello di Mafalda Musmeci sul problema femminile, quello di Nunzio Cosentino sul problema dei giovani, di P. V. Panascia sul problema della diaconia e dell’impegno,del credente.
Infine il sottoscritto ha cercato
di presentare la libertà che ci
viene dall’evangelo. -Tra un intervento e l’altro gli altoparlanti diffondevano inni registrati del
gruppo corale di Riesi, mentre
i giovani distribuivano sulla piazza e nelle vie adiacenti dei pieghevoli stampati per l’occasione
e dal suggestivo titolo: « Là libertà è di tutti ».
L’evangelo in piazza
Ben raramente, mi sembra,
abbiamo osato suonare le nostre grancasse in piazza: predicare pubblicamente l’Evangelo.
Anzi, ho l’impressione che in
questi ultimi decenni abbiamo
avuto quasi una specie di pudore a manifestare in pubblico le
nostre convinzioni di fede. Abbiamo preferito gli spazi un po’
chiusi, ma certo ben più tranquilli e sicuri, costituiti dalle nostre chiese, piuttosto che uscire
all'aperto sulla piazza. Oppure,
laddove abbiamo parlato, è stato per intervenire su grandi temi del momento, portando il nostro contributo di evangelici,
per la soluzione di certi problemi (come l’aborto, il divorzio
ecc.); ma ho l’impressione che,
così facendo, forse non è emersa con la dovuta chiarezza la nostra identità. Spero di sbagliarmi, ma mi domando se non abbiamo corso il rischio di essere
identificati come quelli favorevo
li al divorzio o all’aborto, senza
però che se ne afferrasse la motivazione profonda. A Riesi il 27
abbiamo cercato di superare
quel tenue diaframma; ci siamo
sforzati di rendere una testimonianza esplicita al Signore Gesù
Cristo e la piazza ci ha seguiti
con interesse ed attenzione. Questa è stata l’impressione generale, confermata dagli applausi
coi quali ogni tanto il pubblico
spontaneamente manifestava il
proprio assenso. Dunque, in sostanza, una esperienza positiva
ed entusiasmante.
Pomeriggio
per le comunità
Nel pomeriggio, poi, come si
diceva, rincontro s’è svolto presso il Servizio cristiano. Nel vasto giardino, gentilmente messo
a disposizione, hanno trovato
posto gruppi di famiglie ed amici, per consumare il pic-nic, mentre i bambini davano libero sfogo alla loro gioia di vivere correndo e giocando a più non j>osso e i ragazzi e i giovani avevano modo di fraternizzare insieme. Verso le 15 ci si è raccolti
nuovamente per cantare ed
ascoltare vari messaggi. Ha parlato Georges Paschoud sul problema della evangelizzazione; Lucio Schirò sulle intese con lo
Stato, Bruno Tron sulla dimensione della Chiesa, Pino Testa
sulla scelta dei poveri, ai quali
« TEvangelo fornisce la voce ».
Al termine degli interventi s’è
celebrata la Santa Cena.
E’ stato dunque un momento
d’incontro e di riflessione essenzialmente per le comimità. Saremo stati circa 250; non molto,
se si pensa che, con un po’ di
buona volontà avremmo potuto
essere il doppio ed anche più;
ma già abbastanza per la prima
volta. E’ comunque un’assemblea imponente per chi è abituato a partecipare ad assemblee
cultuali che nei casi più fortunati raggiungono la trentina di
persone. Fa bene, almeno una
volta l’anno, trovarsi in mezzo
a tanti altri fratelli: superare la
dimensione di diaspora e realizzare la comunione dei santi. Ogni
cosa, certo, è relativa; però viviamo anche di questi piccoli ed
estremamente preziosi segni della presenza del Signore. Si sono
riallacciati contatti, si sono fatte
nuove conoscenze ed amicizie,
si è vissuto insieme per alcvme
ore veramente nella pace del Signore.
La S. Cena per tutti
Momento significativo, a tal
proposito, è stata la celebrazione della Cena del Signore; segno della nostra comunione e
della nostra vocazione. Tutti vi
hanno preso parte, anche quelli
che non erano membri di chiesa
e che avevano raccolto Tinvito
al mattino sulla piazza di essere
con noi anche nel pomeriggio.
Abbiamo fatto bene, o abbiamo
fatto male a non porre alcun limite alla partecipazione alla Cena? Alcuni fratelli più tardi mi
hanno espresso la loro perplessità al riguardo; sarà dunque
una questione da discutere e
chiarire tra di noi. Personalmente ho l’impressione che abbiamo
fatto bene, anche se mi rendo
conto che questa massiccia partecipazione è stata in parte dovuta ad una ondata emotiva, più
che ad una fede cosciente. Ma
che importa? Gesù non ha forse
accolto tutti alla sua mensa, anche quelli che non capivano, o
quelli che fraintendevano, o addirittura quelli che resipingevano il suo amore, perché comunque tutti erano accomunati nella sua croce? E’ lui che ci offre
la sua comunione, indipendentemente dal nostro agire e dal nostro credere. La Cena dunque è
inclusione nella comunione, non
esclusione dalla comunione col
Cristo. Se questo è vero la Chiesa non può stabilire barriere, ma
deve, anche nella sua prassi liturgica, essere aperta verso ogni
creatura, credente o no, perché
il Si^ore è Signore di tutti, e
in Cristo noi siamo tutti uno.
Così, per un giorno, ci è stato
dato di vivere la « dimensione
Chiesa »; fratelli che annunciano
Cristo senza paura, fratelli che
vivono nella comunione del Signore.
Luciano Deodato
Nella seduta aperta del Concistoro di Pinerolo del 29/4, parlando di evangelizzazione (giornate
e campagne) qualcuno è intervenuto dicendo semplicemente che
noi avremmo dovuto cercare in
primo luogo di essere, nei rapporti con il nostro prossimo, dei
« tipi strani », evidentemente non
nel senso di « stravaganti », ma
di « diversi » dall’uomo comune
di oggi. Riflettendoci su penso
proprio che dovremmo oggi avere il coraggio di essere un po’
« più strani » anche solo nelle
piccole cose della nostra vita
quotidiana invece di essere tanto preoccupati di comportarci
come persone normali. La norma (che viene dall’omonimo latino norma=squadra) ha qualche cosa di duro appunto come
la squadra che è rigida ed angolata mentre il comportamento del cristiano dev’essere molto
più dolce, flessibile, impensato,
talora sconcertante.
In fondo anche Gesù è stato
nel suo tempo un uomo « strano » in questo senso. Ha parlato
con la donna samaritana chiedendole di bere, si è avvicinato
ai lebbrosi che erano gli intoccabili di allora, ha ascoltato il
grido dell’indemoniato di Gadara che era nudo ed espulso dalla
città a causa della sua malattia.
Quello che sto per raccontare
non è assolutamente da mettere sullo stesso piano di quello
che fece Cristo: sono semplici
esempi di comportamento di tre
persone diverse per età e sesso
facenti parte di tre nostre comunità.
La prima è uno studente lavoratore con lavoro pi'ecario e poco pagato il quale, avendo un
giorno d’inverno incontrato un
giovane più mal ridotto di lui,
gli diede il proprio cappotto;
quando, dopo due mesi, avendo
terminato quel lavoro, tornò a
casa, alla mamma, che gli chiedeva dove avesse messo il suo
cappotto, rispose tergiversando
di averlo dimenticato in casa degli amici presso i quali era alloggiato. Naturalmente quell’anno la mamma non ebbe più cappotti del figlio da mettere in
naftalina!
La seconda è un professore di
università, sempre molto dispo
nibile, il quale ha un’assistente
che gli ha procurato ripetutamente grane tremende. Ebbene
quando egli si trovò, con altri
colleghi, a dovere esaminare le
pubblicazioni che questa assistente aveva presentato per il
concorso ad una cattedra, la difese, pur sapendo che se avesse
ottenuto quella cattedra, l’avrebbe avuta sempre fra i piedi; e
lo fece semplicemente perché
considerava il suo lavoro abbastanza valido scientificamente.
La terza è un’operaia che
quando si reca al lavoro lascia
la chiave di casa sua, non proprio nella toppa, ma in un luogo
accessibile dove chi può aver bisogno di adoperare la sua casa,
sa di trovarla. Sono piccole cose
ma in un mondo come il nostro
che accaparra tutto quello che
può, che silura il prossimo e
fornisce le porte della propria
abitazione di serrature speciali
ed antifurti con sirena sono comunque segni di un comportamento un po’ strano!
Le persone che hanno fatto
queste cose sanno anche parlare
di Gesù Cristo al loro prossimo
e lo fanno quando lo ritengono
opportuno, ma non necessariamente sempre.
L’evangelizzazione è qualche
cosa di diverso dalla testimonianza ma, per me, non può essere fatta se non è accompagnata, anzi direi preceduta da questa. Ciò vale per il singolo come
per la comunità.
Ora io credo che si possono
anche fare giornate, campagne e
settimane di evangelizzazione; è
sempre un seminare ed il vento
dello Spirito soffia dove vuole e
può far nascere frutti dalle nostre deboli iniziative, ma credo
ancora più profondamente che
queste iniziative debbano essere
precedute ed accompagnate da
una scelta di vita che non contraddica il nostro annunzio di
Cristo e del suo àmore per il
mondo e soprattutto che esse
vadano attuate non solo quest’anno o casualmente in futuro
ma in modo continuativo, umile,
perseverante, fiducioso perché il
Signore è fedele ed apre lui le
porte al momento opportuno.
Elsa Rostan
DALLE CHIESE
Genova: “una speranza per oggi”
« Una Speranza per oggi » questo è il tema della conferenza tenuta a Genova al teatro Amga
da Domenico Maselli il sabato
10 maggio; nel clima di profonda inquietudine, di crisi ad ogni
livello l’oratore ha saputo indicare una Parola di Speranza in
Cristo Gesù dopo aver analizzato attentamente il quadro storico del tempo di Cristo ed il nostro. Ne è seguito un interessante dibattito che esprimeva lo stato di ricerca appassionata, soprattutto dei giovani.
La mattina di domenica 11
maggio il teatro era nuovamente gremito di evangelici e cattolici per il culto comunitario con
la collaborazione delle corali delle Assemblee di Dio, Fratelli e
Battisti di Via E. Vernazza; letture bibliche e preghiere spontanee con canti di tutta l’assemblea hanno espresso la intensa
partecipazione dei presenti in
armonia col messaggio di Domenico Maselli che ha lasciato
un profondo segno nel cuore dei
presenti. Una bancarella con
Nuovi Testamenti e opuscoli è
stata occasione di offrire un ricordo prezioso per quanti si sono interessati agli incontri.
Nel pomeriggio della domenica 11 v’è stata un’altra riimione
nella chiesa dei Fratelli di Via
Saluzzo con un’altra importante
predicazione di Maselli nella sala piena di evangelici e simpatizzanti.
Il lunedì) 12 maggio, per iniziativa dei G.B.U. (gruppi biblici
universitari) guidati da Tacito
Finto, il prof. Maselli ha tenuto
una lezione aU’università di Mar
tematica sul tema « Evangelo e
Storia » davanti ad un buon
gruppo di studenti e insegnanti
e con una discussione costruttiva. Siamo lieti di constatare che
il lavoro di ricerca biblica alla
Università procede bene con la
partecipazione di elementi am
che cattolici ; questa missione
così, importante è stata sempre
trascurata dai nostri organismi
giovanili mentre le chiese dei
Fratelli in particolare si sono
preoccupate di dare una testimonianza in questo settore della
cultura. Il fratello Tacito Finto
è a Genova da ormai due anni
e coordina efficacemente questo
lavoro tra gli universitari.
Evangelizzazione
oggi
VINTEBBIO — Domenica 4
maggio,' fratelli provenienti dalle Chiese di Biella ed Omegna si
sono incontrati con quelli residenti a Vintebbio per continuare la riflessione sul tema della
evangelizzazione discutendo le
due linee emerse nel precedente
incontro del 2 marzo a Biella:
1. « Le chiese vadano incontro
ai problemi dell’uomo di oggi»;
2. «Mettere l’uomo davanti a
Gesù Cristo », ma come? perseguendo la strada dell’ecumenismo o quella dell’essere alternativa?
I lavori sono stati preceduti
dal culto liturgico presieduto da
Pino Bernardini, membro del
Consiglio del VI Circuito, ed introdotti — poi — dal pastore di
Biella, D. Attinger. L’Assemblea,
al termine dei suoi lavori, ha
deciso di portare a conoscenza
delle Chiese del VI Circuito alcuni dei punti del vivace dibattito, approvando questo documento :
« I fratelli delle Chiese di Biella, Omegna, Vercelli e Vintebbio, partecipanti ai due incontri
su ’’Evangelizzazione, oggi’’, organizzati dal VI Circuito, sottopongono alla attenzione delle
Chiese le seguenti riflessioni :
1. Purtroppo la presunzione
che noi ’CONOSCIAMO’ la Bibbia ci porta spesso a ritenere
che le nostre Chiese non necessitano di essere evangelizzate.
A stadi diversi, invece, si avverte che — a livello inconscio o di
comodo — ci si trascina dietro
una serie di scorie e sedimentazioni presenti nella società italiana, pesantemente determinata
da una visione cattolica della
vita.
2. E’ necessario, quindi, che
le nostre Chiese rimeditino la
Bibbia affinché possano essere
in grado di testimoniare, purificate da tutto ciò che non è secondo TEvangelo di Gesù Cristo.
3. Si ritiene che l’evangelizzazione è la missione quotidiana
cui è chiamato ogni credente, in
prima persona, e là Chiesa, nel
suo insieme. Essa è intesa come
esigenza di fede laddove vi è un
uomo da liberare da ogni condizionamento e oppressione, comprese quelle che scaturiscono da
ima mediazione deformante e
travisante il messaggio della Parola di Dio.
4. Ogni forma o modo di
evangelizzazione è correlata alla
situazione in cui ogni Chiesa e
credente viene a trovarsi, quindi è difficile formulare una comune e generale strategia di
evangelizzazione; tuttavia si ritengono doverosi una più incisiva presenza e impegno delle comunità nella realtà sociale».
Ribadendo la validità di questi incontri tra le Chiese viciniori, i presenti si sono dati Tarrivederci a Novara il 28 settemre, argomento : « Sinodo 1980 ».
Giornata delle
comunità liguri
SAN REMO — Un gran numero
di fratelli e sorelle provenienti
da La Spezia, Genova, Sampierdarena, Sestri P., Albisola, Savona, Albenga, Alassio, Bordighera e Vallecrosia è convenuto venerdì 25 aprile a Sanremo per la
giornata che, da alcuni anni, è
dedicata ad un incontro degli
evangelici della Liguria. Molto
gradita anche la presenza di un
folto gruppo da Pinerolo con la
corale. Il nostro tempio era gremito in ogni ordine di posti come non mai. Il culto del mattino
è stato presieduto, nella parte
litur^ca, dal Pastore mentre la
predicazione è stata tenuta dal
Past. Michele Sinigaglia della comunità battista di La Spezia, sul
testo di Giov. 9 (Guarigione del
cieco nato). La corale di Pinerolo
ha arricchito il culto con il canto di - alcuni cori egregiamente
eseguiti sotto la direzione della
sig.na Elda Tiirk.
Al pomeriggio, il Prof. Massimo Rocchi dell’Università di Genova, ha trattato il tema ; « L’al
ternativa evangelica in Italia: la
testimonianza di Ugo Janni ». Argomento certo interessante e
trattato con competenza dall’oratore.
Tutto sommato, una giornata
piacevole per la presenza di tanti fratelli e sorelle in mezzo a
noi!
Bruno Decker
NAPOLI — Il modo migliore
per ricordare Bruno Decker, improvvisamente deceduto T8.5.’80,
è impegnarsi a lavorare in silenzio.
Chi gli è stato vicino come
compagno di lavoro ovunque
egli ha svolto la sua attività raramente ha udito la sua voce,
ma ha veduto la sua operaie come ha operato!
I familiari, la Chiesa Valdese
di Napoli di via Cimbri, l’Ospedale Evangelico Villa Befania, di
cui era vice Presidente, il Palazzo
Valdese, di cui era amministratore, hanno ringraziato, lodato e
glorificato Dio per tutto quello
che ha compiuto a favore di tanti esercitando e valorizzando i
doni ricevuti, senza risparmio di
tempo e fatica.
Voglia ora iT Signore suscitare
altri che si impegnino a continuare l’opera di Bruno Decker.
Gli operatori passano. L’opera continua.
Culto per turisti
RIMINI — Informiamo quanti verranno in vacanza sulla Riviera Adriatica, che da giugno a
settembre, l’orario del culto in
italiano sarà ogni domenica alle
ore 18 nella nostra chiesa in
Viale Trento n. 61 (fermata fìlobus n. 12).
Per chi fosse interessato ai
culti in lingua straniera vi sarà,
sempre ogni domenica, il seguente orario: ore 9,30, culto in tedesco; ore 10,30, culto in inglese.
3
30 maggio 1980
SINODO DELLA CHIESA RIFORMATA DI FRANCIA
Relazioni esterne e ricerca del
senso della Chiesa universale
INTERVISTA AL MODERATORE - 2
America religiosa
h
Sotto questo titolo si è svolto
a Bigione, dal 2 al 4 maggio u.s.,
il Sinodo della Chiesa Riformata
di Francia. Sebbene quest’anno
fosse l’anno delle elezioni per il
rinnovamento del « Consiglio nazionale » e del suo presidente —
le nomine sono fatte ogni tre
anni — pure il Sinodo ha saputo
mantenere al centro delle sue
preoccupazioni i problemi più
importanti per la vita della chiesa e per la sua testimonianza nel
mondo.
Il « Consiglio
nazionale »
Il Consiglio nazionale è composto di 22 membri. Esso è stato
rinnovato dal Sinodo quasi per
la sua metà ed è aumentato il
numero delle donne che ne fanno parte.
Poiché il Presidente uscente:
il prof. Max-Alain Chevallier, aveva dichiarato di volersi ormai
dedicare nuovamente alla sua responsabilità di docente presso la
Facoltà di teologia, è stato eletto come nuovo presidente del
Consiglio nazionale il pastore
Jean-Pierre Monsarrat.
Fra i molti temi affrontati in
Sinodo ne abbiamo scelti soltanto alcuni:
I ministeri
nella Chiesa
Di fronte alla « penuria » di pastori: il 10% dei posti pastorali
sono attualmente vacanti, e specie nelle zone rurali, il Sinodo ha
sottolineato due punti; 1° esigenza di una solidarietà interregionale, 2° il ministero dell’Evangelo riguarda tutti i battezzati.
Attualmente i posti vacanti sono una quarantina. Si propone
quindi:
a) I Sinodi regionali dovranno loro indicare quali sedi pastorali possono rimanere vacanti.
b) Dopo la partenza di un
pastore si attui un anno di « vacanza » della sede.
c) Le chiese di città ove sono presenti un numero consistente di pastori, si orientino a rinunciare — almeno per un tempo — ad un operaio.
d) Incoraggiare le comunità
ad attuare la, proposta « 15 giorni per gli altri »: cioè mettere a
disposizione il pastore locale per
un servizio presso altre comunità, secondo le particolari esigenze.
e) Nelle vaste zone, prive di
cura pastorale, si preveda la nomina di un pastore « coordinato
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Non cattolici a Padova
Nella sua edizione padovana
Il Resto del Carlino ha dedicato
una serie di articoli, a cura di
Achille Scalabrin, al come vivono nella cattolicissima Padova
le Comunità religiose « non cattoliche ». Dopo un excursus sulla Comunità ebraica, un ampio
risalto viene dato alla Comunità
Metodista attraverso una intervista al pastore Gianmaria Grimaldi, il quale, fatta una breve
storia della sua permanenza nella città, rileva come sia difficile
liberare anche coloro che si dichiarano e sono protestanti dalla influenza della cultura cattolica, largamente diffusa a Padova, come in tutta l’Italia. Sul
piano ecumenico il pastore Grimaldi nutre ancora qualche diffidènza verso le aperture cattoliche, in quanto l’esclusivismo
cattolico « se non combatte le
altre realtà cristiane, si limita a
sopportarle ». Notizie e commenti vengono dati anche per altre
Comunità non cattoliche esistenti a Padova: avventisti, mormoni,
testimoni di Geova; ed in chiusura si riferisce infine il parere
dei cattolici più impegnati ecumenicamente, parlando con i
quali non si è potuto evitare il
problema del Concordato e della
sua laboriosa revisione, con i
privilegi che esso consentiva e
consente alla chiesa cattolica in
confronto alle altre confessioni
cristiane.
♦ » #
La T.E.V., la sua storia, le sue
aspirazioni, la sua disponibilità
ecumenica, il suo desiderio di
« risveglio » trovano ampia illustrazione nelle dichiarazioni rilasciate dal past. Nisbet e riportate da Franco Trombotto, nel
numero dell’8 maggio dell’Eco
del Chisone.
* i|(
La rivista ferroviaria Voci della Rotaia illustra un articolo rievocativo della costruzione ed
esercizio della ferrovia TorinoPinerolo-Torre Pellice con una
scheda di Tiziana Gozzini, che
ricorda chi sono stati e chi sono i valdesi che animano le zone
toccate dalla ferrovia.
La Stampa del 4 maggio racconta in un ampio articolo di
Furio Colombo il sorgere negli
Stati Uniti di im « neocristianesimo » di derivazione protestante
caratterizzato da un ampio impiego evangelistico {o propagandistico) di tutti i mezzi che la
vita moderna offre: dall’uso
spregiudicato della televisione.
alla chiesa « drive in » dove si
accede e si segue il culto restando nella propria auto, alle implicazioni politiche (John Anderson, il candidato alla presidenza
indipendente dai due partiti tradizionali è un esponente di questo neocristianesimo). Il tutto
misurabile al metro di un successo sempre più ampio e diffuso anche in sofisticati ambienti
intellettuali, e con quel tanto di
« risveglio » che ricorda i movimenti pentecostali, ma mette comunque in crisi le chiese istituzionali: quella cattolica e quelle
protestanti incluse.
* * *
Presentando il Convegno di
Verona delle Comunità cristiane
di base, Giovanni Pranzoni sul
Manifesto del 24 aprile ricorda
come il movimento si rifaccia a
quattro fondamentali interlocutori: « la Chiesa cattolica, i protestanti, le forze politiche della
sinistra e le esperienze di base
postsessantottesche ». Punto fondamentale rimane comunque lo
« stare dentro i problemi, meglio
che stare dentro le istituzioni ».
Fra le quali, sembra di capire,
sono comprese tutte le chiese
storiche.
« «
Su L’Umana Avventura ( rivista
del complesso editoriale Jaca
Book) Giorgio Tourn fa, in una
lunga intervista, la storia della
chiesa valdese. Tra le tante cose
sapientemente illustrate con la
consueta maestria e padronanza
della materia, da rilevare la osservazione circa la sottovalutazione protestante della « religione popolare » e la conseguente
difficoltà di comunicare con un
popolo come quello italiano che
della « religione popolare » è sicuro campione. Rimane tuttavia
per noi il riflesso di tale problema nella liturgia del culto tradizionale, centrata sulla predicazione che è così difficile rendere
« popolare ».
* Ut ♦
Nel numero di marzo di La
Classe Operaia, mensile di Verbania, il pastore Enos Mannelli
precisa la posizione protestante
di fronte al papato, anche e soprattutto quando rappresentato
da una personalità come quella
di Giovanni Paolo II, che tende
ad essere il « delegato » per la
messa a punto e la soluzione di
problemi che ogni singolo uomo, specie se cristiano, deve
saper affrontare da sé.
Niso De Michelis
re » del lavoro delle équipes di
laici.
f) Appello ai membri di chiesa qualificati perché accettino di
seguire studi onde divenire « assistenti di chiesa » a tempo pieno
o parziale.
g) Il ministero pastorale propriamente detto, dovrebbe sempre più essere orientato alla preparazione dei «ministeri laici»
in una determinata zona.
L’orientamento della Chiesa
Riformata di Francia è quanto
mai stimolante anche per la nostra chiesa.
Il razzismo in
Francia e nel mondo
Varie chiese, a diversi livelli,
si sono espresse in favore di una
attenta vigilanza nei confronti
di una « recrudescenza del razzismo in Francia ». La politica
del governo francese nei riguardi
degli « immigranti » è sotto accusa, per quanto concerne le
condizioni di ammissione e di
soggiorno degli stranieri in Francia. Il problema viene affrontato
dalle chiese come esigenza di
« fedeltà » al messaggio dell’Evangelo.
Ma il problema del « razzismo » è stato dibattuto anche su
più ampia scala, coinvolgendo la
partecipazione della Chiesa al
programma di lotta al razzismo
del Consiglio Ecumenico delle
Chiese. Il Sinodo ha dimque deciso la creazione di un « fondo
speciale » della E.R.F. (fuori
budget normale) per la lotta
contro il razzismo. Parimente ha
richiesto a tutti gli organismi
della Chiesa come pure a quelli
ecumenici, un’ampia informazione, da mettere a disposizione deF
le comunità, in modo che maturi
una presa di coscienza della gravità del problema.
La visita del Papa
in Francia
Anche la stampa italiana ha
dato comunicazione della prossima visita del papa in Francia
(30 maggio-2 giugno). Nella sede
della Nunziatura apostolica —
dove Giovanni P^lo II riceverà
la visita del Presidente della Repubblica — il papa si incontrerà
con i rappresentanti delle « confessioni non cattoliche ».
In Sinodo non sono mancate
le perplessità. Si è insistito che
l’incontro assuma veramente la
forma di « dialogo ». « Se è vero
che il papa è uomo di dialogo —
è stato affermato — bisogna andare all’incontro per vivere un
momento ecumenico... Non siamo disposti « à faire tapisserie ».
Ed il nuovo presidente del Consiglio nazionale, nella sua orirna
intervista alla stampa ha dichiarato : « Io sono uno di quei protestanti che la visita del papa
Giovanni Paolo II lascia alquanto perplessi... quando il papa firma delle lettere come quella
dello scorso giovedì santo (lettera ai vescovi suH’eucaristia:
« Dominicae cenae » — vedi articolo del prof. Ricca su L’EcoLuce), egli parla un diverso linguaggio da quello dei teologi cattolici con i quali noi dialoghiamo. E’ un linguaggio cui i miei
interlocutori cattolici mi avevano talmente disabituato, che non
so proprio cosa pensare ».
* * *
Il Consiglio nazionale della
E.R.F. aveva affidato il servizio
di « aumônier » del Sinodo al
nostro collega Aldo Comba, attualmente a Ginevra presso FAI
leanza Riformata. Ho avuto cosi
la gioia di riascoltare la sua
sempre attuale ed originale predicazione. Essendo a Digione
quale rappresentante della Conferenza delle Chiese protestanti
dei Paesi latini ho avuto la possibilità di avere incontri utili per
l’attività della Conferenza.
Essendo il nostro Moderatore
assente dall’Italia ero stato incaricato di rappresentare presso il
Sinodo di Digione anche la Tavola Valdese; il che ho fatto con
grande gioia. Aldo Sbaffi
— Come si presenta il protestantesimo americano?
— Anzitutto in modo massiccio: le persone che si dichiarano
protestanti nei sondaggi d’opinione negli Stati Uniti sono il
6()-65% della popolazione globale, percentuale che supera l’80%
nel caso dei negri. In secondo
luogo si presenta molto meno
anglosassone di quanto pensa^
si. Portoricani, messicani, caraibici, cinesi di Formosa e della
Repubblica popolare, coreani,
(che in parte variabile diventano protestanti), e soprattutto
neri (25 milioni almeno) fanno
sì che il tipico americano di un
tempo, indicato con la sigla
WASP - white (bianco), anglosaxon, protestant - sia oggi in
realtà una figura minoritaria.
— Con quali settori del protestantesimo avete avuto contatti principalmente?
— Soprattutto con le « main
line dénominations », le grandi
denominazioni. Tra queste la
chiesa più forte è indubbiamente la chiesa metodista con 9 milioni e mezzo di membri attivi,
40 mila pastori all’opera nelle
chiese locali, oltre a quelli nei
servizi speciali. Per dare l’idea
della formidabile presenza di
questa denominazione basta pensare a questo particolare; negli
Stati Uniti ci sono più chiese
metodiste che uffici postali.
Oltre ai metodisti le « grandi
denominazioni » comprendono
presbiteriani. Chiesa di Cristo,
episcopali, battisti del nord. Una
posizione un po’ a parte hanno
i luterani, fortissimi soprattutto
nel Middle West.
Queste grandi, denominazioni
hanno attualmente un lieve calo
numerico pur avendo una sovrabbondanza di pastori e studenti in teologia. La loro pietà
evangelica è molto bella, mentre
invece la riflessione teologica mi
è sembrata più debole rispetto
al livello europeo.
— E l’apertura sociale?
— Rispondo con un esempio.
Alcuni anni fa un pastore metodista, a noi ben noto perché è
stato in Italia, ha ospitato nella
sua chiesa un gruppo di Pantere nere. Una parte dei parrocchiani ha protestato; è venuto
il vescovo, ha ascoltato l’assemblea di chiesa e ha detto : « Le
Pantere nere sono un gruppo altamente criticabile per la loro
inclinazione alla violenza. Ma la
Conferenza metodista ha stabilito che la chiesa deve essere
aperta a tutte le minoranze, anche a quelle che dobbiamo criticare. Se voi pensate di dimettervi dalla chiesa, OK. Noi continueremo a pagare lo stipendio
al pastore ». Questo episodio mostra quanto sia marcato lo schieramento delle grandi denominazioni sul fronte progressista. Esse sentono che la società americana ha bisogno di affrontare i
problemi sociali e cercano di rispondervi in modi variamente
valutabili ma che certo non possono essere trascurati. Si tratta
in fondo di uno spostamento dell’etica protestante dal campo della produzione del singolo ad altri problemi di ordine sociale.
Vengono cosi in primo piano la
lotta femminista (pastorato femminile con uguali diritti), la questione dell’omosessualità, trattata con una spregiudicatezza che
mi ha un po’ colpito...
— Personalmente come valuti
questo impegno sociale delle
chiese?
— Francamente ritengo sia coraggioso e ho provato una forte
simpatia nei confronti di questo
impegno. Ma esiste anche im
versante negativo: benché tutte
le chiese americane conducano
una seria opera evangelistica,
più attiva della nostra, la preoccupazione sociale tende a prevalere sulla preoccupazione della
predicazione aggressiva dell’Evangelo.
— E a parte le grandi denominazioni?
— C’è un altro grande schieramento protestante, quello dei
« nati di nuovo ». Siamo nel paese dei calcolatori elettronici e
quindi non ci stupiremo che siano stati calcolati: i nati di nuovo secondo i dettami del cap. 3
dell’evangelo di Giovanni sono
12 milioni, presidente degli Stati
Uniti compreso. E’ certo im fenomeno per noi difficile da capire. Molti di loro sono il nerbo della conservazione americana, ma non tutti. A Princeton,
dopo che mia moglie aveva parlato lungamente di Cinisello, sono stato avvicinato da un giovane studente proveniepte da una
famiglia piemontese dei Fratelli
e vicino a questo tipo di spiritualità. Gli ho chiesto se non si
sentiva fuori posto nella Facoltà teologica" più aristocratica degli Stati Uniti e mi ha risposto
che voleva studiare bene teologia per andare missionario nella,
Cina popolare. Osservo : « Certo
il lavoro di Cinisello è molto diverso dalla tua esperienza di fede». « Certo, mi dice, ma il corpo di Cristo ha molte membra ».
Questo incontro mi ha fatto una
impressione molto buona.
— E i cattolici?
— Un quarto degli americani
sono cattolici e sono soprattutto concentrati nelle regioni protestanti storiche: New York, Boston, ecc. In America la Chiesa
cattolica è una denominazione
accanto alle altre e il tentativo
fatto ai tempi del card. Spellmann di avere una posizione dominante nella società americana
non è riuscito. Oggi d’altra parte
il cattolicesimo americano presenta una vastissima gamma di
sfumature ; dall’arcivescovo di
New York, uno dei capi del fronte conservatore della città, fino
alla corrente che vuole la consacrazione delle donne prete.
— Siete stati negli Stati Uniti
diversi mesi dopo la visita del
papa. Ne avete ancora sentito
gli echi?
— Il papa era stato accolto da
tutti con grande apertura anche
per im certo bisogno che ha l’America di figure sipaboliche e
autorevoli. Poi via via che il papa procedeva nei suoi discorsi
c’è stata una grande delusione
fra i protestanti e fra i cattolici.
E questa delusione, unita all’impressione che da Roma arrivino
ordini repressiiii, sta continuando. D’altra/parte mi pare che
nella comunità cattolica americana i movimenti che tendono
al sacerdozio universale, alla modificazione dei rapporti di potere nella chiesa, vadano avanti
favoriti da un clima di generale libertà.
— Tornando al protestantesimo, le sue articolazioni sono
dunque queste due grosse ali: le
grandi denominazioni, progressiste e ieggermente razionaleggianti, e l’ala evangelizzatrice dei
« nati di nuovo »...
— Sì, ma esistono anche altre
realtà. I negri, in gran parte battisti, che formano un fenomeno
specifico, e poi una realtà molto
interessante che definirei protestantesimo d’avanguardia. Cito
due esempi. A Washington abbiamo visitato la comune dei
« Sejourners » (« forestieri e pellegrini » di Ebr. 11), 35 persone
che vivono insieme, con una totale comunione dei beni, in un
contesto di pietà evangelica molto viva, ai margini di un quartiere negro pieno di problemi
(non dentro, sarebbero rifiutati)
in Cui conducono una scuola e
svolgono altre attività. Pubblicano una rivista, che porta il loro
nome, in 38 mila copie, su cui
scrive un avvocato episcopale,
Stringfellow, secondo Barth il
miglior teologo americano. Ho
visto l’editoriale pubblicato prima dell’incursione in Iran. Era
intitolato: «E se provassimo a
chiedere perdono al popolo dell’Iran? ».
L’altro esempio è un seminario episcopale indipendente, situato in un supermercato comprato e riadattato nel centro di
un sobborgo industriale di Pittsburg. Mi aspetto tonache e alta chiesa e trovo un professore
che ha letto «Il problema del
a cura di
Franco Giamplccoli
(continua a pag. 10)
4
30 maggio 1980
UNA CONSULTAZIONE PROMOSSA DAL COMITATO GENERALE
Agape negli anni '80
Un atmosfera più riflessiva che
combattiva ha caratterizzato la
giornata d’incontro su Agape negli anni '80. Preceduta dalla predicazione di G. Bouchard e dalla
relazione introduttiva di M. Miegge, la discussione è stata attraversata da alcune idee nuove ed
anche, come si è detto, da vecchi temi riattualizzati della storia di ciascuno. Impossibile fare
una sintesi completa, se ne può
però tentare un piccolo collage.
Agape, si è detto, non è più lo
« specchio del movimento », nel
senso che non c’è più una rispondenza immediata fra le iniziative dei giovani, delle donne, della sinistra e il lavoro di Agape:
questo rapporto appare oggi più
mediato e anche più settoriale.
D’altra parte era percepibile anche fisicamente, in questa giornata, la continuità delle persone
impegnate ed interessate ad Agape, vecchi e giovani. Una cosa
sembra caratterizzare, si è notato, queste persone: un rapporto
critico con la propria generazione, una scelta diversa rispetto alla maggior parte della gente
che ha la loro stessa età. Una
cerchia di credenti e di compagni, insomma, che continuano a
collaborare a un progetto di educazione collettiva, cercando di
mantenere nella diaspora un atteggiamento critico e di testimonianza evangelica nei confronti
della società circostante. Non è
cosa di poco conto.
Ma quali dovranno essere le
direttrici, quali i temi su cui lavorare negli anni ’80?
Il dibattito agapino è stato caratterizzato, per anni, dall’uso di
categorie della sinistra che riviste oggi appaiono a molti come
stereotipi un po’ logori: tali la
« centralità operaia », 1’« uomo
nuovo », ecc. Che non si possa
continuare tranquillamente a usare queste categorie come se nulla fosse cambiato, senza ricercare anche con nuovi strumenti e
su nuovi campi d’indagine, questo sembra assodato.
A questo proposito la relazione
di M. Miegge ha fornito alcuni
spunti originali che potranno essere verificati solo nel corso del
tempo.
Esiste oggi per gli uomini la
possibilità concreta di « scegliere la morte ». I gruppi sociali, gli
individui, le classi dominanti,
l’intera specie umana si trova di
fronte a questa possibilità nelle
forme più svariate. Una scelta
per la vita si impone più che mai
ai credenti, e prima di tutto nella
forma, finora troppo trascurata,
della lotta per la pace. Ma anche
la lotta per la pace non esaurisce, di per sé, questa scelta. Ci
sta davanti tutto un lavoro di
conoscenza, che dovrà essere necessariamente anche conoscenza
dei soggetti, conoscenza di noi
stessi. Di qui nascono alcuni interrogativi particolarmente attuali; per esempio: dove stanno le
radici profonde della « pulsione
di morte » che attraversa la società e gli uomini? E’ possibile
dedicare maggiore attenzione che
in passato ai processi personali della conoscenza? Come rispondere al crescente bisogno di
autonomia personale della gente? E’ possibile ricuperare la nostra corporeità come mezzo di
comunicazione e di socializzazione?
Questi interrogativi investono,
ovviamente, più la sfera della
persona che quella delle grandi
leggi oggettive della storia. Questo non vuol dire, come lo stesso
Miegge ed altri interventi hanno
precisato, occuparsi solo della
storia, solo di psicoanalisi e non
più di politica, solo dell’interiorità umana e non dell’ambiente
sociale. Soprattutto non vuol dire rinunciare a trasformare la
realtà con strumenti scientifici o
isolarsi ancora di più dalla classe operaia. Su determinate acquisizioni non si torna indietro. Occorrerà certo occuparsi di più
di molte cose che in passato si
sono trascurate: di fronte ad
Agape sta una grande mole di lavoro. Un’indicazione utile è quella di non staccare fatti e problemi che devono invece essere affrontati e risolti insieme in un
MARIA NELLA PROSPETTIVA PROTESTANTE
Recuperare la Maria evangelica
Intervista a Giorgio Tourn
Quattro corsivi di Giorgio
Tourn, apparsi negli ultimi numeri dell’Eco-Luce, su « Maria in
una prospettiva protestante »
hanno suscitato interesse ma anche qualche perplessità. Letteratura o teologia? Si tratta di un
recupero di Maria in chiave protestante?
Ne abbiamo parlato con l’autore.
— Un’ampia riflessione su Maria. Qual’è stata la molla di partenza?
— L’idea di fare questi brevi
studi su Maria mi è venuta dal
recente dibattito che si è svolto
a Torre Penice fra un teologo
cattolico e uno protestante.
Ascoltando le loro posizioni ma
soprattutto osservando il rilancio
del culto di Maria in ambito cattolico ho pensato di riaffrontare
questo tema in chiave riformata.
— Nei tuoi articoli forse non
emerge abbastanza la differenza
tra la pietà mariana di stampo
cattolico e la visione protestante
su Maria. In realtà dove sta la
differenza?
— La teologia cattolica considera perfettamente legittimo e
doveroso che ci sia una pietà mariana, la teologia protestante considera che sia illegittima e dannosa la sua presenza. In altre parole la teologia cattolica ritiene
che la figura storico-teologica di
Maria possa rappresentare un
punto intorno al quale aggregare
una pietà, una devozione e una
vita liturgica. I protestanti, invece, pensano che l’unica persona
intorno a cui si possa e si debba
aggregare la riflessione e la pietà della comunità sia Gesù Cristo. La differenza sta tutta lì.
— Ritengo che alcuni lettori
scorrendo i tuoi articoli hanno
pensato di trovarsi di fronte ad
ima specie di rivalutazione della
figura di Maria in ambito protestante. È un’impressione esatta?
— Non ho inteso rilanciare
Maria tra gli evangelici anche se
rimane sempre aperta la possibilità di contaminazione tra pietà
cattolica e protestante. Nel caso
di Maria però la posizione dei
protestanti è estremamente chiara poiché la cerniera portante
della tradizione e della pietà
evangelica è Gesù Cristo, senza
surroghe. Detto questo bisogna
anche precisare che la figura dì
Maria, nella teologia protestante
ha un posto forse addirittura minore di quello che ha nel testo
evangelico.
Mi spiego: per paura di eccedere in una forma di mariolatria,
per paura di un eccesso di pietà, i protestanti si sono spesso
radicalmente privati di questa
figura, con la conseguenza di perdere un riferimento evangelico
che comunque esiste. Se Luca e
Matteo hanno riflettuto su Cristo facendo anche riferimento
a Maria vuol dire che a loro
giudizio essa occupa un posto rilevante. Il protestantesimo ha
così finito per abbandonare in
mano cattolica la figura di Maria. Mentre è doveroso e legittimo affermare che Maria ha il
suo posto nella teologia evangelica, come molte altre figure bibliche.
Insomma come i profeti, come gli apostoli, come Pietro così anche Maria appartiene alle
chiese evangeliche nella misura
in cui appartiene all’Evangelo e
non è proprietà esclusiva dei
cattolici.
— Si tratta quindi di operare
un recupero di Maria entro i limiti imposti dal testo evangelico?
— Guardiamo gli Evangeli: in
positivo le figure che gravitano
intorno a Gesù sono gli apostoli
e Maria. Ora tra le figure che
gravitano intorno a Gesù, Maria
è una delle più significative perché essa dimostra l’autenticità
della fede di fronte all’Incarnazione, la sua totale disponibilità
è segno di una fede profonda e
reale. Non è un caso che i riformatori abbiano parlato di Maria
con molta più libertà di quanto
abbiano fatto i teologi protestanti posteriori.
— So che alcune femministe
credenti hanno apprezzato questa tua serie di articoli su Maria. Come reagisci?
— Beh, io non ho scritto queste riflessioni con l’idea di proporre un tentativo, diciamo di
teologia femminista perché non
credo alle riletture dell’Evangelo in funzione di movimenti o di
minoranze oppresse. Ora se questo modo di riflettere su Maria
ha suscitato interesse nell’ambiente femminista vuol dire che
c’è sempre qualcosa di nuovo da
scoprire nell’Evangelo anche per
chè la nostra lettura evangelica
entra sempre in tensione con le
èltuaSiiòni storiche e fornisce, a
chi vi si accosta, elementi sempre nuovi e imprevedibili.
— Consideri conclusa questa
riflessione su Maria in un’ottica
prostestante?
Io ho solo voluto offrire uno
stimolo ad affrontare un discorso che è importante per tutti i
cristiani. Non dimentichiamo che
per i cattolici dietro a Maria,
per così dire, c’è tutta la concezione della chiesa...
— Ma per i protestanti la riflessione sulla chiesa parte da
altri presupposti?
— Certo. Non è escluso però
il fatto che l’aver avuto sinora
una certa prudente distanza da
Maria possa attribuirsi ad una
scarsa riflessione di natura ecclesiologica in ambito protestante. Qui il discorso è aperto e
bisognerà tornarci.
a cura di
Giuseppe Platone
unico contesto; Agape è la diaspora di tutti noi che viviamo
nella metropoli o nella sua periferia; gruppo residente di Agape,
amici e campisti; individuazione
dei terreni di lavoro, conduzione
politica e organizzazione materiale della vita di Agape, che è
fatta di tanti problemi piccoli e
grandi. Vale la pena di continua
re con operosità e intelligenza
questo lavoro, anche perché Agape non possa diventare un’evasione dalla vita quotidiana, ma
resti un centro dove si impara e
si organizza un pezzo, piccolo
ma significativo, di testimonianza evangelica.
Saverio Merlo
CINEMA
Kramer contro Kramer
Il caso Kramer è quello di una
giovane coppia americana in cui,
dopo molte difficoltà e ripensamenti, vengono scambiati i ruoli
tradizionali. Joanna cerca la propria realizzazione nel lavoro e
Ted riscopre la vocazione del genitore affettuoso, quasi un profondo desiderio di maternità.
Joanna si sente stanca e vuota,
non può più accettare la vita ripetitiva e frustrante della mogliettina sottomessa, che vive in
ammirazione del marito lanciato nella carriera; decide dunque
di partire e di abbandonare, anche se con molto dolore, il piccolo Billy che ha solo cinque anni.
Ma ecco che il marito egoista ed
ambizioso si trasforma all’improvviso in una « mammina »
efficiente ed amorosa ed instaura col figlio un’intesa perfetta.
Dopo diciotto mesi la moglie ricompare desiderosa di riavere il
bambino con sé. Gli avvocati
chiamati in causa glielo affidano
senza difficoltà, facendo appello
al vecchio pregiudizio che le madri siano per natura più adatte
ad allevare i figli, quasi che il
ruolo di madre sia biologicamente fissato.
Ma Joanna non ha il coraggio
di spezzare l’armonia instauratasi come per miracolo tra padre
e figlio e rinuncia al bambino.
Ted, d’altra parte, ha fatto la sua
scelta: ha anteposto Billy alla
carriera. Il mondo degli affari
attribuisce infatti alla vita domestica una minore dignità, la rinnega come meno virile e proprio
per questo ne fa la prigione dorata dimolte donne. Forse però
non era solo il successo quello a
cui Ted aspirava ed egli se ne
renderà conto solo dopo aver riscoperto questo amore profondo
e sincero per la sua creatura.
Il regista Robert Benton è riuscito a sconfiggere le ombre del
melodramma anche se, grazie
agli abili accorgimenti narrativi,
talvolta la commozione invade
gli spettatori. Il giudizio definitivo è lasciato al pubblico e non ci
sono partigiane condanne. L’originalità di questo film consiste
nel non limitarsi a presentare la
situazione drammatica che segue
allo sfascio di un matrimonio
ma nel porre alla gente il problema: può un padre essere materno come una madre? Possono
le circostanze operare in un uomo una simile trasformazione?
Kramer contro Kramer sostiene
di sì ma «i guarda bene dall’elevare il suo protagonista al rango
di eroe. E’ inevitabile chiedersi
a questo punto se simili situazioni si verifichino nella vita di tutti
i giorni. Migliaia di donne si occupano in silenzio di casa e bambini rinunciando spesso ad ogni
altra attività. Conoscete voi molti uomini che corrano a portare
i bambini a scuota, a fare la spesa e le pulizie durante la settimana e nel week-end compresa
la guardia nei giardini pubblici
vicino ad un mucchio di sabbia?
Nessuno pensa mai che questi
compiti siano disonorevoli ma il
« maschio latino » li lascia spesso e volentieri alla sua compagna.
Dustin Hoffman e Meryl Streep
con indiscussa oartecipazione
emotiva interpretano uno dei
problemi più tristemente attuali
della nostra società. Forse dieci
anni fa un film come questo sarebbe stato condannato per aver
osato mettere in discussione i
pilastri della morale comune:
una madre che abbandona la famiglia per inseguire la carriera è
assai più condannabile di un padre ohe faccia la stessa cosa!
Qggi invece Kramer contro
iCramer ha molto da dire e merita veramente di essere visto.
Anna Alberghina
NECESSARIO?
Caro Direttore,
Mi riferisco ai recenti articoli in cui
vari lettori esprimono i loro punti di
vista pro 0 contro il comunismo. Prescindendo dal merito della questione,
vorrei formulare un'osservazione eJ
una domanda. L'osseirvazione è che
non credo che l'essere cristiani comporti il dover necessariamente aderire
a questa o quella dottrina politica. Ben
poca importanza, ai fini della salvezza,
riveste l'essere marxista, aristotelico
0 chissà che altro, così come è irrilevante essere fautori di un'economia di
mercato o statalista. E ciò per H fondamentale motivo che le dottrine politiche ed economiche, i partiti e le
forme di governo sono prodotti dell'uomo, e quindi (per il credente, ovvio)
hanno ben poco a che vedere con la
Parola di Dio. La domanda invece è la
seguente: è proprio necessario che
sul nostro giornale ci si accapigli per
delle questioni così marginali, dividendo gli animi e dando un'immagine non
proprio fraterna?
. Cordialmente,
Stefano Sodano, Roma
ECUMENE: 13-15 GIUGNO
Evangelizzazione attraverso
Radio e Televisione
Questo Convegno, proposto dalla Federazione
delle Chiese Evangeliche in Italia, è organizzato
da una commissione unitaria composta da rappresentanti della Federazione stessa (tramite
i Servizi Stampa-Radio-Televisione e Studi),
delle Assemblee di Dio, della Chiesa Apostolica
d’Italia, della Federazione delle Chiese Avventiste, della Chiesa Apostolica Italiana.
Lo scopo del Convegno è di realizzare mi
primo scambio di esperienze di evangelizzazione
fatte da varie comunità evangeliche in Italia
attraverso radio e televisione pubbliche, private o condotte in proprio.
Programma
Il convegno inizia alle 17.30 di venerdì 13
giugno con un culto di apertura e l’introduzione
ai lavori e prosegue nella serata e nel giorno
successivo con presentazione di esperienze lo
cali, ascolto di stralci significativi di programmi radio-televisivi e discussione. Termina la
domenica mattina con le conclusioni, proposte
operative, culto di S. Cena.
Iscrizioni e partecipazione
Per iscriversi rivolgersi entro il 9 giugno a
Ornella Sballi, via Firenze 38, 00184 Roma, tei.
06/47.43.695. Particolare invito è rivolto ai gruppi evangelici che conducono esperienze in questo
campo. Per facilitare la partecipazione il Consiglio della Federazione coprirà una parte delle
spese relative al vitto e aH’alloggio. Ogni partecipante verserà a sua volta una quota complessiva di L. 10.000. Rimborsi per il viaggio possono essere richiesti rispettivamente alla Tavola Valdese, OPCEMI e all’UCEBI.
Ecumene: Contrada Cigliolo, Velletri (Roma)
tei. 06/96.33.310.
5
30 maggio 1980
LE DROGHE CHE UCCIDONO - 3
Materiale propagandistico contro
il fumo curato dall'Assessorato
alla Sanità del Comune di Torino.
Un rapporto di causalità tra
abitudine al fumo e mortalità per carcinoma polmonare è ormai stato
dimostrato sin dai primi anni
del 1960, quando furono resi pubblici i risultati delle prime ricerche sistematiche condotte in Inghilterra da Doli e Hill e negli
USA da Terry. In definitiva ambedue le ricerche si trovavano
sostanzialmente d’accordo nel <
sostenere che la frequenza di
morte per carcinoma bronco-polmonare in percento era di 3,4 nel
maschio non-fumatore, di 59,3 nel
fumatore di 10-20 sigarette al
giorno, di ben 217,3 nei fumatori
di 40 sigarette. Dati che di per
sé non hanno bisogno di alcun
commento. Questi studi epidemiologici erano partiti dalla
constatazione che nel giro di pochi decenni la frequenza di morte per carcinoma bronco-polmonare si era paurosamente elevata
rispetto a tutti gli altri carcinomi, tanto da guadagnare il primo posto. Pare che responsabile
dell’insorgenza dei processi iperplastici e metaplastici a carico
della mucosa bronchiale, siano
le sostanze catramose contenute nel fumo di tabacco e nella
carta di sigarette. La forma di
neoplasia polmonare che si riscontra più frequentemente nei
fumatori è il carcinoma epidermoide, ma si possono presentare
altre forme pur senza un chiaro
nesso di causalità. Altre neoplasie per cui si ritiene vi sia un
nesso di causalità con il fumo
del tabacco si manifestano a carico del cavo orale, del laringe e
della vescica.
I più colpiti sono i maschi tra
i 40 e i 60 anni, ma negli ultimi
anni la casistica si è elevata anche per le donne così come si
è diffusa l’abitudine al fumo. Due
fattori sono molto importanti
perché insorgano quelle manifestazioni, a carico della mucosa
bronchiale, che possono preludere ad un carcinoma: il numero
delle sigarette fumate in un giorno e l’età d’inizio all’abitudine
al fumo; sono necessari infatti
molti anni di continua irritazione sulle cellule perché queste si
trasformino in cellule cancerose.
Si è visto infatti che spesso smettere in tempo di fumare, vuol
dire fermare questa pericolosa
trasformazione.
Naturalmente, se il cancro è
la conseguenza che più terrorizza, ciò non significa che il quadro della patologia legata in
qualche misura al fumo non sia
assai più vasto.
Altre patologie
oltre al cancro
Per esempio, la mortalità e la
morbilità per bronchite cronica
ed enfisema ha avuto nel corso
del nostro secolo-un’ascesa graduale (negli USA dai 1960 casi
registrati nel 1942 si arriva ai
15.000 casi nel 1962) e i decessi
per bronchite cronica sono sei
volte più frequenti nei fumatori
rispetto ai non fumatori.
Le broncopneumopatie ostruttive croniche sono da considerarsi una malattia sociale per gli
elevati costi e per le terapie che
impongono alla comunità nonché
per la perdita di forza lavoro. È
chiaro che come nelle neoplasie,
così nelle bronchiti croniche la
sola in causa non è la sigaretta; una responsabilità altrettanto importante spetta all’inquinamento atmosferico, specialmente
in quelle città in cui si ha formazione di smog. Si ricordano a
questo proposito i 4.000 morti in
soli 4 giorni di nebbia che copri
Londra nel 1952. Si è riscontrato
anche che nei bambini un fattore
predisponente ad ammalarsi di
bronchite e polmonite è rappresentato dalla presenza di genitori che fumano; ed esattamente
su 100 bambini affetti da bronchite il 6,2% ha genitori che non
filmano, il 15,4% vive in famiglie
in cui è radicata l’abitudine al
fumo.
Altra conseguenza ben accertata del fumo è la prenatalità e
il basso peso alla nascita dei figli
di donne che hanno continuato a
fumare durante la gravidanza.
Altra grossa patologia legata al
fumo è quella dovuta alla trombosi delle arterie, specialmente
quelle coronariche. Nella evoluzione della malattia coronarica
il fumo di sigaretta rappresenta
un fattore di rischio attraverso
diversi meccanismi di azione: 1)
fumare una sigaretta vuol dire
far accrescere la produzione nell’organismo di sostanze che aumentano la frequenza delle contrazioni cardiache e quindi il lavoro del cuore, con una maggiore richiesta di ossigeno; 2) se
sono presenti altri fattori di rischio come l’ipertensione e l’ipercolesterolemia, si ha uno stato
di arteriosclerosi coronarica che
non permette quell’aumento dell’ossigenazione richiesta; 3) l’os
L’età d’inizio è quasi sempre
tra i 15 e i 17 anni e determinante appare la presenza di genitori
che fumano; la percentuale dei
giovani che fumano è infatti inferiore al 10% nelle famiglie in
cui i genitori non fumano e raggiunge il 70% in quelle in cui i
genitori sono dediti al fumo. Pare si possano suggestionare negativamente i propri figli sin dalla tenera età, allorché sono portati a paragonare la tettarella
(a loro spesso negata intorno
all’anno di età) con la sigaretta;
questo desiderio represso viene
poi estrinsecato nell’adolescenza
nel gustare la prima, e spesso
non ultima, sigaretta fumata di
nascosto.
Perché si fuma
Al di là dei motivi contingenti, delle esperienze di vita, dei
problemi personali, delle frustrazioni di una società non gratificante, una équipe di medici-psicologi tedeschi afferma che i fumatori in genere sono individui
deboli, aggressivi, stanchi, malati, dispersivi; mentre i non fumatori sono forti, attivi, allegri,
pacifici e sani. Questa generalizzazione (per altro frutto di ri
tendenze. Come non considerare
allora la nicotina alla stregua di
ima droga? L’effetto della nicotina è infatti quello di aumentare
la vigilanza e di elevare la soglia
di tolleranza allo stress, effetti
certo utili per allentare le tensioni a cui siamo sottoposti ogni
giorno. L’organismo di un fumatore, abituato ad una determinata concentrazione giornaliera,
non ne tollera quindi facilmente
la drastica riduzione, così che
si eleva molto il livello di irritabilità durante l’improvvisa astinenza. C’è chi ha infatti prospettato un aumento della violetta
da una riduzione dell’abitudine
al fumo, il che ovviamente non
spinge a... sconsigliare l’abbandono del fumo ma se mai a graduarlo nel tempo, magari con
l’uso temporaneo dì « surrogati »
innocui. Del resto in questo modo sono formulati molti dei programmi proposti per smettere
di fumare. A volte, (come nella
« 5 giorni » organizzata dalla
« Lega Vita e Salute » (emanazione della chiesa awentista) la
compensazione per il taglio netto col fumo avviene attraverso
un complicato cerimoniale a base
di docce, esercizi di respirazione,
bicchieri di acqua, diete e così
via.
TABACCO
sigenazione inoltre è ridotta nei
fumatori per la presenza di carbossiemoglobina; 4) nei fumatori inoltre vi sono alterazioni respiratorie che riducono la possibilità di ossigenazione dei tessuti; 5) nei fumatori è favorita la
formazione di trombi arteriosi.
Uno o più di questi meccanismi
sono responsabili delle morti così dette improvvise in forte aumento daH’inizio dei secolo (negli USA 394.000 nel 1942; 578.000
nel 1962).
Chi fuma?
Il Comitato dell’OMS per la
lotta antitabacco ci conferma
che nella maggior parte dei Paesi almeno il 40% degli uomini
sono fumatori regolari, e nei
Paesi Europei più del 50% fuma
almeno 15 sigarette al giorno.
Tra le donne fumano più quelle
che hanno un lavoro esterno che
le casalinghe, e nei Paesi Europei la percentuale spesso supera il 30%.
cerca) può lasciarci perplessi,
comùnque sta di fatto che questa équipe trova che i fumatori
sono di tre tipi: Di« viziosi »,
per cui il fumo rappresenta una
fonte di piacere e godimento;
2) gli « accaniti » che riversano
nel gesto del fumare le tensioni
sorte dai problemi che li assillano; 3) i « fumatori da strapazzo » che nascondono dietro la
cortina di »fumo le incertezze, la
insicurezza. Altri studi hanno
trovato che certi caratteri della
personalità si associano molto
frequentemente aH’abitudine al
fumo.
\ ■
Ad esempio la personalità tendenzialmente nevrotica, così come quella estroversa sono le più
esposte al rischio delTabitudine
al fumo.
Infatti la particolare sensibilità di questi caratteri alle influenze sociali, la vivacità e lo spirito di affermazione trovano negli effetti della nicotina uno stimolante consono alle naturali
Un po’ di storia
Le prime piante del tabacco arrivarono insieme ad altre spezie e
novità, nel nostro continente, con
le caravelle di Cristoforo Colombo
di ritorno dal nuovo mondo. Laggiù
gii indigeni tenevano in bocca questi tizzoni accesi durante solenni
cerimonie e riti magici e ne aspiravano profonde boccate di fumo. Ben
presto intorno a queste foglie di
tabacco crebbe l'interesse di medici che ne vantavano le doti medicinali come se fossero una panacea,
e l’interesse di monarchi, governatori e papi che attraverso l'istituzione di monopoli e tasse si garantirono entrate sicure. All’inizio ci fu
anche chi si oppose al dilagare di
questa abitudine. Molti papi tuonavano dal pulpito minacciando scomuniche ai fedeli che fumavano in
chiesa; il Sultano Muhurad IV Impose addirittura nel 1633 la pena di
morte per quanti fossero dediti a
questo vizio e pare che la notte se
ne andasse lui stesso In giro per
cogliere sul fatto i trasgressori. In
Russia uno Zar in seguito ad un incendio provocato da un mozzicone
scordato acceso, decretò che quanti fumassero fossero condannati a
60 bastonate sotto fa pianta dei
piedi. Ma questa opposizione di tipo irrazionale e moralistico da parte delle autorità ecclesiastiche e
temporali doveva cedere ben presto
agli interessi economici.
Nel XIX e XX secolo sono i privati riuniti in associazioni o con azioni individuali a promuovere campagne contro il fumo. Vi fu allora un
fiorire di libelli che attribuivano al
tabacco tutti i mali di questo mondo. Solo dopo il 1930 inizierà a
prendere piede l’ipotesi di un collegamento tra aumento della mortalità per cancro polmonare e l’abitudine a fumare. Infine intorno alla
metà del nostro secolo si avrà la
pubblicazione di studi sistematici
che porteranno alla drammatica certezza del rapporto di causalità fra i
due. I più Importanti; la relazione
Terry condotta per incarico del Servizio Sanità degli USA e le ricerche
di Doli e Hill che esaminarono nell'arco di 20 anni la condotta di ben
41.000 medici inglesi, fa metà dei
quali aveva bessato di fumare.
L'opinione pubblica attraverso iniziative di singoli o associazioni iniziò allora a far pressione sulle autorità competenti perché fossero
presi dei provvedimenti per limitare
l'abitudine al fumo.
Oggi in molti paesi esistono leggi più 0 meno severe e più o meno
rispettate che riguardano soprattutto i luoghi in cui è permesso o
non è permesso fumare e fa pubblicità delle sigarette. Fra le norme
più curiose, un articolo della legge
britannica, che impone di stampare
su ogni pacchetto di sigarette un
« avvertimento del governo » che
Il fumo può nuocere alla salute. Il
più macabro in mater'ra è probabilmente il Giappone, dove l'avvertimento stampato suona così; « Guarda fa cenere della tua sigaretta; essa incenerirà anche te ».
In Italia abbiamo avuto nel 1975
la legge 584 sul divieto di fumare
nei locali pubblici, osservata più per
adesione spontanea (e quindi non
sempre) che per la reale efficacia
degli strumenti da essa previsti.
Quanto alle chiese cristiane, abbandonati gli anatemi e le minacce
di dannazione eterna per I fumatori, rimane in alcuni ambienti una
condanna di tipo moralistico, che
Il fumo condivide più o meno equamente con falconi. Viceversa, la
chiesa awentista ha impostato la
sua opposizione tanto all'alcool
quanto al tabacco proprio sulla base dei danni fisici provocati da
queste sostanze. Anche in itafia, 'a
lega « Vita e Salute », emanazione
della chiesa awentista, ramo italiano di un’associazione diffusa in
tutto il mondo, organizza periodicamente una » cinque giorni » contro
il fumo; rizzata una grossa tenda
in una piazza, si conducono coloro
che intendono smettere di fumare
attraverso Informazioni audiovisive,
esercizi di volontà, terapie di gruppo, consigli dietetici, respiratori,
idroterapici.
How many cigarettes a day
doesyouri^ild smoke?
La situazione
attuaie
Le statistiche forniteci dalla
QMS si fermano al 1976, anno in
cui il consumo mondiale di sigarette era intorno ai 3850 miliardi di unità. Un certo calo nel
consumo si è avuto proprio intorno al 1976, specie in Europa
in còincidenza deH’aumento dei
prezzi, deH’infiazione, della disoccupazione e forse di alcuni provvedimenti presi dai governi per
limitare l’abitudine al fumo nei
luoghi pubblici e per introdurre
un’educazione sanitaria nelle
scuole. Ma in generale il consumo di sigarette è in aumento in
tutti i Paesi specialmente in
quelli in via di sviluppo; questo
perché Tindustria del tabacco
continua a rivestire un’importanza fondamentale nell’economia
tanto da spingere i governi ad
incoraggiarne la produzione per
limitare l’importazione ed imporre anzi l’esportazione.
Ma allora, vien fatto di chie
« Quante sigarette fuma al giorno tuo figlio? » Propaganda inglese volta a sottolineare i rilevanti
danni che comporta un ambiente
inquinato dal fumo per la salute
dei bambini.
dersi, i provvedimenti presi sino ad ora non hanno avuto alcun risultato? In effetti le leggi
che proibiscono la pubblicità dei
prodotti di tabacco sono spesso
rimaste, nella pratica, inapplìcate o aggirate. Qualcosa si è ottenuto col divieto di fumare in
locali pubblici, ma solo pochi
paesi possono vantarsi di risultati apprezzabili, e sono quelli
che hanno promosso un’educazione capillare di educazione sanitaria portata avanti per anni,
specie fra i giovani.
Ad esempio in Svezia, tra il
1971 e il 1973, si è registrata una
forte diminuzione delle vendite
e la percentuale dei giovani che
a 16 anni incomincia a fumare
si è abbassata, segno che la campagna antifumo ha inciso proprio alla base, in funzione preventiva.
Le lotte, le campagne, i raj)porti presentati dai vari Dipartimenti della Sanità, hanno comunque ottenuto che la produzione
di sigarette fabbricate con miscele più leggere si diffondessero
in quasi tutti i Paesi. Le sigarette a basso contenuto di nicotina
infatti rappresentano un rischio
minore per la salute; per un consumatore di 20 sigarette il rischio di presentare alterazioni
istologiche a carico della mucosa
bronchiale, tendenti alla formazione di cellule tumorali, si abbassa da 13,2 a 0,8 se consuma
sigarette più leggere e fornite di
filtro (le sigarette ad alto tasso
contengono 1,3 mg di nicotina,
quelle a basso tasso ne contengono 0,3 mg).
In Italia (secondo le ultime
notizie) pare stia partendo una
campagna organizzata dai responsabili della Sanità Pubblica,
che spinga i fumatori ad indirizzarsi verso sigarette più leggere.
Cosa si otterrà? Ci permettiamo di essere scettici guardando
a ciò che altrove è avvenuto; e
cioè il risultato di interventi
analoghi è stato che chi fumava
20 sigarette a miscela forte ora
ne fuma 40 a miscela leggera.
Questo proprio per ciò che abbiamo già detto, cioè che un
organismo intossicato e abituato a una certa concentrazione di
nicotina non si rassegna a dimezzarla.
La « dipendenza »
Per concludere, qualche parola sulla cosiddetta «dipendenza», di cui si parla a proposito
delle droghe. Per esempio, il recente documento della Egei, a
proposito delle droghe leggere,
dice sostanzialmente due cose:
che dietro la scelta di fumare
acidi (cioè sostanze che non
provocano dipendenza fisica) c’è
spesso ricerca di aggregazione,
voglia di comunicare, di sensazioni, di esperienze, di emozioni
sconosciute, di una solidarietà
concreta ed immediata, riunirsi
per fumare, imparare insieme,
e così via (mentre dietro l’uso
di eroina sembra esserci una
scelta consapevole di autodistrazione). E che tuttavia moltissimi fra coloro che fiunano droghe leggere vivono questa espe
(continua a pag. 10}
Questa pagina è stata curata
dalla dottoressa Nice ImpaUomeni Maiocchi e conclude la serie « le droghe che uccidono ».
Le altre pagine. Eroina (dott.
Marco Ricca) e Alcool (dott.
Pierangelo Baschera) sono comparse sui numeri 11 del 14 marzo e 18 del 2 maggio.
6
30 maggio 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Il buon
Confronto,
senso non SOnZO SCOntri
CONFERENZA DEL 1“ DISTRETTO
Dalla parte dei delegati
basta
piu
Un paio di anni fa, in una riunione con gli amministratori locali a Villar Perosa, il vice-presidente della Giunta regionale ora
scaduta, Sante Bajardi, esprimeva la convinzione che gli ultimi
anni avessero modificato completamente il modo di amministrale gli enti locali. Da buon politico ne attribuiva ovviamente il
merito alla conquista del potere
da parte delle sinistre in varie
^^gioni d’Italia e particolarmente in Piemonte.
Mancando il dibattito dei pochi oppositori presenti, Bajardi
non era stato contraddetto ma
m piena campagna elettorale la De non ha mancato di proclarnare che l’amministrazione
regionale uscente ha commesso
anche lei gli errori di Clientelismo e di sperpero del denaro
pubblico.
, ^ Al di la delle opinioni di parte,
e pur vero che gli ultimi cinque
anni hanno cambiato molte cose,
in bene o in male nella vita dei
nostri Comuni.
Prima di tutto, è aumentata la
complessità dell’apparato burocratico: leggi, leggine, decreti,
note, disposizioni. Gli impiegati
raddoppiano, gli edifìci comunali
si ingrandiscono, i servizi si moltiplicano. I sindaci diventano
pendolari, quasi ogni giorno in
maggio tra il proprio Comune e
Torino,^ consapevoli che tra tutte
le leggi esistenti se ne trova sempre una che può mandarli « dentro » con un processo penale.
Si avvia anche alla scomparsa
la figura tradizionale del buon
sindaco valligiano, nato e cresciuto nel paese che amministrava, più esperto in mucche o nel
taglio dei boschi che nella lingua
italiana.
Ora i consigli comunali sono
composti al cinquanta per cento
di persone che abitano fuori Comune, molti sindaci amministrano durante il week-end, ma sono
i più fortunati, dice la gente, loro
abitano già in città e sono più
vicini agli uffici.
Che cosa siano questi famosi
« uffici » la gente qualunque non
10 sa; o almeno non in modo preciso. La Regione dà i soldi per
gli acquedotti o per le stalle modello, la Provincia invece asfalta
le strade e dovrebbe costruire i
paravalanghe ma chissà quando
11 vedremo. Il comprensorio è del
tutto sconosciuto, invece è molto
vicina la Comunità montana che,
con la sua fitta rete di servizi,
finisce per coinvolgere la popolazione di tutte le età e di tutte
le condizioni sociali.
Anche la tanto discussa partecipazione assume caratteristiche
diverse con l’ampliarsi della vita
sociale. Non è del tutto vero, come si sostiene comunemente, che
nei paesi la gente, non sia abituata a partecipare alle decisioni.
Da sempre si sono tenute nei
villaggi riunioni su interessi comuni ed era consuetudine che vi
intervenisse almeno un rappresentante per ogni famiglia. Se gli
incontri avvengono invece su temi troppo astratti o troppo lontani dall’esperienza quotidiana,
l’interesse diminuisce. Tuttavia
lo spopolamento toglie alle piccole comunità le risorse indispensabili per la vita associata,
si chiudono scuole, chiese, negozi, osterie, e la necessità di uscire
dal proprio guscio diventa una
condizione indispensabile di sopravvivenza.
Questo desiderio di farsi ancora sentire è la causa di tutte le
varie petizioni, raccolte di firme,
lettere ai giornali, iniziative non
sempre raccomandabili, che agitano periodicamente le acque
tranquille delle nostre vallate.
Nei prossimi cinque anni non
sarà certo più facile amministrare di quanto non lo sia stato
fino ad oggi: la prossima consultazione elettorale ci dirà quali
cittadini saranno chiamati ad assumersi questo compito.
Liliana Viglielmo
Nessuna battaglia quest’anno
alla Conferenza Distrettuale. Eppure non mancavano gli argomenti caldi sui quali l’Assemblea
avrebbe potuto dibattere animatamente. Ma tutto si è svolto in
modo sobrio, pacifico. Difficile
dire se questo è un indizio di
maturità nella ricerca fraterna
oppure se è un segno del rifiusso e dell’indifferenza che oggi si
avvertono un po’ dappertutto.
Come hanno rilevato parecchi
delegati, molti problemi importanti non vengono affrontati, per
mancanza di tempo, o vengono
appena sfiorati, per cui vi è in
molti un senso di insoddisfazione per non essere andati a fondo
delle questioni. D’altra parte, in
Conferenza così come al Sinodo,
anche se i laici sono di gran
lunga più numerosi dei pastori
(53 laici e 17 pastori, a Frali),
i pastori fanno comunque la parte del leone, dando così l’impressione che i problemi dibattuti
siano di competenza dei « professionisti » della chiesa. Eppure, lo
sappiamo, non dovrebbe essere
così e probabilmente non è così
anche se appare tale. Allora perché questo squilibrio? Timidezza
dei delegati? Poca preparazione?
Disinteresse? È fuor di dubbio
comimque che i pastori hanno
molto più dimestichezza con i
meccanismi dello svolgimento
dei lavori assembleari e quindi
sanno quando e come intervenire. Fatto sta che i lavori di
gruppo funzionano sempre meglio di quelli assembleari. Lo si
è verificato una volta di più, durante la Conferenza di Frali.
Quattro sono stati i gruppi di
discussione: 1) Evangelizzazione ; presenza evangelica nella società italiana degli anni ’80;
2) Testimonianza e predicazione
all’interno della Chiesa; 3) Lavoro giovanile e insegnamento religioso nelle scuole; 4) Stampa Presenza evangelica nelle radio e
TV private. Dal lavoro di questi
gruppi sono emersi alcuni ordini
del giorno discussi e approvati
dall’Assemblea. Sul tema della
evangelizzazione, l’o.d.g. prende
atto delle esperienze finora tentate ma, nello stesso tempo, mette ogni comunità di fronte alla
grossa responsabilità che implica l’evangelizzazione: riuscire a
comunicare la buona novella delTevangelo stando ogni giorno vicini alla gente nei suoi problemi
quotidiani concreti.
Sul problema dell’ora di religione, la Conferenza ha prima di
tutto espresso la sua protesta
per l’aberrante imposizione della « tassa di bollo sulla coscienza », a proposito della domanda
di esonero. Ha poi deciso che
venga dedicato un inserto speciale dell’Eco delle Valli su « l’ora
di religione nelle scuole» e che
venga convocato un convegno
che discuta a fondo il problema.
Questo perché permane tuttora
nelle nostre chiese una certa disinformazione sui vari aspetti
desila questione e in parécchie famiglie valdesi il problema viene
sottovalutato.
Ora, è bene che su questa questione fondamentale tutta la
chiesa abbia una posizione unitaria, ferma e chiara.
La questione giovanile, che è
al centro dell’attenzione nella società, non poteva essere ignorata dalla Conferenza. La crisi globale, strutturale, che investe tutta la società colpisce in modo
particolare le nuove generazioni
e la responsabilità della Chiesa
nei loro confronti è delicata.
Sulla questione « Stampa - radio e TV private », la Conferenza
ha espresso un parere favorevole sul nuovo « Eco delle Valli » a
10 pagine ed ha impegnato ogni
chiesa del Distretto a nominare
un corrispondente locale in modo
da potenziare la rete dei collaboratori dei tre circuiti, per assicurare un’informazione puntuale
e completa su fatti e avvenimenti della vita civile alle Valli. In
quanto alla nostra presenza nelle radio e televisioni private, la
Conferenza, pur valutando posi
tivamente gli esperimenti in corso, ha invitato la C.D. a privilegiare il rapporto con la terza rete RAI, in quanto si ritiene più
corretto l’uso del mezzo pubblico rispetto a quelli privati.
La Conferenza si è poi soffermata a discutere, su proposta
della Commissione d’Esame, la
situazione di una delle opere del
Distretto: la libreria Claudiana
dì Torre Fellice. La situazione è
preoccupante sotto diversi aspetti: deficit di gestione abbastanza
consistente, scarso collegamento
con le chiese del Distretto, assenza di un banco libri Claudiana
in occasione di convegni e manifestazioni varie, vetrina di solito
poco invitante. Se poi si considera che è l’unica libreria esistente
in Val Fellice, potrebbe e dovrebbe diventare senz’altro im punto
di riferimento significativo per
allievi, studenti, laici impegnati,
pastori, predicatori laici, turisti,
ecc. Occorre pertanto rilanciare
con decisione la libreria, a livello locale e distrettuale.
Ultimo argomento saliente della Conferenza: la CIOV. La Commissione d’Esame ha presentato
una relazione esauriente e alquanto critica. Fresi infatti in
esame gli organigrammi, le strutture, i rapporti col personale,
ecc. sono stati posti all’attenzione
della Conferenza una serie di
problemi di fondo: ruolo della
Commissione d’Esame, incaricata secondo il regolamento, di
esercitare un controllo che la
CIOV non sembra sempre gradire molto; posizione della CIOV
rispetto alle comunità, ruolo del
pastore nella CIOV. Essa appare,
agli occhi di molti fratelli, come
una specie di « corpo separato »
della Chiesa Valdese e questa
impressione viene ,conieTihata„,
dal fatto che i mèmbri della
CIOV che pure sono membri affettivi della Conferenza, sono
presenti soltanto nel momento
in cui si parla del loro settore.
È stato approvato un o.d.g. che
sostanzialmente appoggia fi progetto di ristrutturazione presentato dalla CIOV, consistente nello scoloro del Rifugio e dell’Asilo di San Germano, lasciando
alla CIOV il solo settore ospedaliero ormai diventato sempre più
complesso.
Ma la nota più bella di tutta
la Conferenza è stata, in apertu
« Le tensioni presenti in questa Conferenza tra sostenitori di
linee diverse sono molto minori
di quelle che si verificavano alcuni anni addietro... » Quindi un
dibattito costruttivo? «Tutto
sommato direi di sì — confessa
un membro della Comrnissione
Esecutiva Distrettuale in una
pausa dei lavori — senza che le
posizioni diverse siano appiattite
o le minoranze compresse o addirittura zittite ».
Anche quest’anno in Conferenza si è lavorato in gruppi: una
struttura che permette a molti
delegati di esprimersi. Ma come
spesso succede in queste occasioni molti problemi vengono, toccati solo di striscio. E si torna a
casa delusi. « Bisognerebbe — afferma Daniela Pons, 21 anni, dì
Massello — snellire di più la
parte burocratica e concentrarsi
su un minor numero di cose per
arrivare al fondo delle questioni ».
Un giovane pastore, da pochi
anni alle Valli, ammette: «In que- ‘
sti due giorni non ci sono state
grosse battaglie, anche gli angoli
più acuti sono stati smussati. Finita l’epoca in cui franchezza significava polemica oggi prevale
un conformismo latente. Anche
la disgregazione che assale la
chiesa è valutata in chiave meno
drammatica del passato, si cerca
di ricostruire il tessuto comunitario dando più spazio ai giovani come la composizione di questa Conferenza dimostra ».
Secondo Paola Revel, insegnante a Pomaretto, nella Conferenza: « si è perso troppo tempo per
fare delle puntualizzazioni e degli emendamenti ». Come valuti
il livello di preparazione dei delegati? « Scarso, i pastori parlano ancora troppo. I delegati laici dovrebbero prepararsi dì più
e meglio. Sarebbe utile che per
alcuni anni di seguito fossero inviati^empre gli stessi ■ delegati
p~èr'uria’’necessària cóhUnùità»'.'^
L’aspetto più negativo di questa
ra, la lettera mandata dai fratelli di Fiossasco che chiedono di
diventare « Chiesa in formazione ». Come ha detto giustamente un delegato, non bisogna essere pessimisti: muore la chiesa
di Rodoretto ma nasce quella di
Fiossasco. La Chiesa è là dove
ci sono gli uomini, ed è giusto
che sia così.
Jean-Jacques Peyronel
Conferenza? « Il fatto — aggiunge Paola Revel — che si notino
vistose assenze da parte di alcuni responsabili di opere della
chiesa quasi che la Conferenza
non li concernesse direttamente
nel loro lavoro ». E in effetti la
Conferenza ha stigmatizzato la
“latitanza” di alcuni impiegati
della chiesa. Laura Turchi, 20 anni, delegata di Prali, ha partecipato per la prima volta ai lavori
di una Conferenza: «Mi ha colpito il fatto che nei gruppi parlano quasi tutti, mentre nell’assemblea generale si esprimono
soprattutto i pastori; eppure noi
evangelici non dovremmo permettere, nei dibattiti e nella vita della chiesa, che la figura del
pastore diventi centrale ». Anche
Eldina Long, 21 anni, delegata di
Angrogna partecipa per la prima
volta: « Un’esperienza indubbiamente positiva non solo per la
scelta dei temi, tutti attuali come l’evangelizzazione o le lezioni di religione nelle scuole ma
anche per l’intensa esperienza comunitaria che s’è vissuta per due
giorni ».
Per molti intervistati il tempo
della Conferenza è stato troppo
breve. « Bisogna ritornare — sostiene Nora Ricca di Pinerolo —
all'esperienza dello scorso anno
quando si è lavorato in due fine
settimana consecutivi ».
__ Alcuni lamentano il fatto che il
"dossier" preparatorio arriva
troppo tardi alle chiese. « Bisognerebbe sapere con precisione
e ben prima della conferezna —
sostiene Paolo Ferrerò, operaio,
delegato della FGEI-Valli — su
quali temi s’innescherà il dibattito. Altrimenti si favoriscono solo
gli “addetti ai lavori” come è appunto successo anche questa volta ».
Un andamento un po’ stanco
dei lavori controbilanciato però
da una viva esperienza comunitaria (la soluzione Agape ha indubbiamente funzionato) ha dunque
caratterizzato V importante appuntamento annuale in cui, malgrado i limiti di tempo, il cammino di un anno ha avuto una
verifica circostanziata. «Al di là
degli aspetti burocratici — conclude Ada Bertalot, infermiera,
delegata di Luserna San Giovanm — la Conferenza ha messo in
luce i temi più urgenti su cui dovremo confrontarci. Chi ha partecipato ha avuto la possibilità
di un’informazione diretta. Ora
si tratta di diffonderla e di viverla non solo nella chiesa ma nella
società in cui viviamo ».
G. Platone
Evasori e tartassati
Decisa iniziativa del sindacato nel pinerolese per colpire l'evasione
Il 15 maggio scorso lavoratori
in tuta, delegati di quasi tutte
le fabbriche del pinerolese hanno pacificamente « invaso » gli
uffici finanziari pinerolesi chiedendo di discutere coi direttori
una serie di richieste per lottare contro l’evasione fiscale.
Nel nostro paese infatti vi è
una grave « crisi fiscale », cioè
lo stato attraverso il sistema
delle imposte non riesce ad ottenere tutti i mezzi finanziari
necessari per far fronte alle sue
spese. Ciò non solo provoca la
necessità per lo stato di indebitarsi per far fronte alle sue spese ma anche a tagliare la spesa
pubblica o a inventare meccanismi indiretti per aumentare le
proprie entrate (autotassazione,
ticket sui medicinali, aumento
delle imposte indirette, creazione di nuove tasse).
Tutto ciò mentre alcune categorie di cittadini possono godere di un’evasione fiscale molto
ampia che assicura loro una
rendita aggiuntiva a carico di
altri. Anche se non si possono
dare cifre scientificamente esatte circa l’ammontare dell’evasione, stime governative ci dicono
che tale evasione rappresenta
quasi un quarto del gettito fiscale complessivo (circa 15.000
miliardi di lire l’anno).
Ed ogni anno, quando — con
ritardo — gli uffici imposte pubblicano i dati relativi alle denuncie dei redditi, molti fanno commenti sui redditi denunciati da
esercenti, professionisti, imprenditori, proprietari immobiliari,
chiedendo indignati una severa
repressione degli evasori e l’avvio di una politica di « giustizia
fiscale ». Di fronte a questa situazione i sindacati dei lavoratori (coloro che pagano fino all’ultima lira le tasse e che non
possono evaderle) hanno deciso
di prendere di petto il problema
dell’evasione che considerano
una « criminalità economica »
non meno grave di altre forme
di criminalità. Da due anni hanno aperto col governo una vertenza fisco.
Tale vertenza, che si è poi articolata a livello regionale e comunale, prevede:
— un piano di accertamenti per
la lotta all’evasione;
— la riforma deH’amministrazione finanziaria e da subito
ampliamento degli organici,
qualificazione del personale,
modifica dell’attuale organizzazione del lavoro, mezzi adeguati per svolgere celermente
il lavoro ;
— sgravio fiscale per i- lavoratori dipendenti.
Su quest’ultimo punto l’accordo • sindacati-govèrno prevede
sgravi ed agevolazioni graduali
(aumento delle detrazioni fiscali
e degli assegni familiari), ma come hanno detto i sindacalisti
nella conferenza stampa che illustrava la loro lotta nel pinerolese « i lavoratori vogliono avere
risultati concreti anche sugli altri due punti ».
In questo senso i sindacati ritengono urgente un rilancio e la
istituzione in tutti i comuni dei
consigli tributari, il far conoscere i risultati degli accertamenti ,, fatti, e soprattutto una
opera lunga e paziente di informazione sui problemi fiscali dello stato e di lotta contro l’evasione.
Infatti prima di ottenere risultati importanti in materia di
« giustizia fiscale » occorreranno
anni di lavoro: occorre cambiare una mentalità, un metodo di
lavoro degli uffici basato sul controllo burocratico e sul potere
dirigenziale,
Fer questo è importante il ruolo di informazione che debbono
svolgere anche i giornali locali
(che sono stati sollecitati ad
operare in questo senso) e l’opera quotidiana di ognuno di
noi, magari soltanto quella di
richiedere al ristorante la ricevuta fiscale.
Giorgio Gardiol
7
30 maggio 1980
CRONACA DELLE VALLI
li
V-' .
.i- ,
H
RISULTATI DI UN’INDAGINE DI UN GRUPPO DI LAVORO ALLE VALLI - 2
Donne e uomini neila chiesa
Concludiamo il resoconto
conto del CEC da un gruppo
Pinerolo.
a) Periodi di servizio, che
servono anche come riflessione e ricerca, sarebbero
da incoraggiare (es. « l’anno diaconale»),
b) Per lunghi periodi stare attenti allo « sfruttamento », per un principio
di giustizia (es. nel passato, le diaconesse; in diversi paesi le mogli o sorelle
di missionari che avevano
fatto gli stessi studi e facevano lo stesso lavoro senza compenso; il personale,
che in certi casi era sempre disponibile, in certe
opere della chiesa (asili
ecc.).
c) Mogli dei pastori: nel
gruppo ci sono 6 o 7 mogli
di pastori, e partendo dalla
prima domanda del GEC
« Come vi descrivereste »,
ognuna ha una visuale diversa della propria situazione;
— quelle che hanno il
nroprio lavoro, o si sentono un membro di chiesa
come qualsiasi altro (non
vogliono essere nelle comunità figure che polarizzano), o sono sopraffatte da
un triplo impegno: lavoro,
casa e famiglia, comunità.
— Quelle che hanno abbandonato il proprio lavoro per essere più disponibili, si trovano in una situazione ambigua: sono diventate « casalinghe » socialmente, il che oggi non regge (anche se spesso 1/4
della loro giornata la passano per la famiglia, ed i
3/4 per la comunità o altri
servizi nella chiesa); i giovani credenti dicono che
oggi « i dilettanti a pieno
tempK) non interessano ».
Le straniere hanno inoltre
problemi particolari.
C’è chi lo fa per vocazione, ma rifiuta l’obbligatorietà; e chi partita con un
forte senso vocazionale, si
ritrova, dopo anni, prigioniera di un’istituzione (rischiano di essere frenate
nei loro doni: ad es. è meglio che non accettino cariche di deleghe negli organi
decisionali).
Rimane il problema di
come testimoniare fuori,
per chi non è inserita in
un lavoro nella società. Per
cui s’impegnano in vari incontri o comitati fuori dalla comunità; ma può essere una condizione soddifacente?
L’assegno familiare dato
al marito per quelle che
non hanno un proprio lavoro è una dipendenza e
perdita di autonomia che
suona come antifemminista, non secondo la liberazione di cui parla l’evangelo, e appare come una
contraddizione in una chiesa dove la contribuzione
annua « pro capite » sarebbe auspicabile. Le mogli dei pastori accettano la
povertà, in un mondo più
della ricerca effettuata per
della Val Germanasca e di
che mai consumista e dove
1/3 dell’umanità muore di
fame. Povertà, sì; ma dipendenza, no.
Due soluzioni potrebbero essere prospettate:
— con le « donne-pastori », al marito non viene
più richiesto quello che si
chiedeva alla moglie del
pastore; sono liberi di avere un proprio lavoro. Perciò il « ruolo » pastorale
cambia, non più la coppia,
ma un individuo. Però, solo, non rende molto.
— Allora più che mai
sarà necessaria un’équipe
(2 o 3 coppie, con delle
persone sole!...).
Come evitare per le mogli dei pastori che una situazione di servizio secomdo revangelo, positiva, sia
ormai una situazione di dipendenza, negativa?
Altri ministeri
1) Dato che mancano i
pastori si stanno creando
altri ministeri (ad es. nella Val Penice, un animatore per la gioventù che gravita su diverse comuhità).
Sarebbero necessari animatori o animatrici, ih diversi settori non solo all’interno delle comunità ma
anche all’esterno, con spìrito di evangelizzazione, ed
impegni vari nella società, e meglio se portati avanti in « équipe ».
2) Ci sono i « pastori locali », da incrementare; ma
bisogna per ora verificare
la situazione delle domie
pastori locali, che finiscono col dipendere ancora
dal marito.
3) C’è un « ruolo » per
i predicatori laici. Per le
donne, ci chiediamo se
dobbiamo incoraggiarne altre a fare le predicatrici
laiche, o piuttosto insistere per avere dei culti diversificati, per non sostenere delle strutture rigide.
4) Formazione: Negli studi della Facoltà di teologia
di Roma il diploma di cultura teologica in 3 anni
non serve a niente per ora,
ma potrebbe essere la fonte di altri ministeri.
5) Non-violenza: Ci stiamo chiedendo se, come
donne, non è un nostro
particolare compito impegnarci per ima « non-violenza attiva», (tradizionalmente le donne danno ^a
vita, gli uomini fanno la
guerra). Come stimolare
altri in una non violenza
attiva in molti campi della
vita: contro la difesa violenta, l’autoritarismo, ;1
consumismo, il militarismo
ecc. Impegnarci nel MIR?
(movimento internazionale
della riconciliazione).
È urgente lottare contro
la corsa attuale agli armamenti. « In quanto donne
condanniamo la corsa attuale agli armamenti. Come madri c’impegniamo in
una educazione alla pace.
Vorremmo fare conoscere
intorno a noi l’obiezione
di coscienza, conie alternativa al servizio militare.
Bisognerebbe convertire le
industrie per la guerra, in
industrie per la pace. Desidereremmo che le nostre
chiese riflettessero sulla
proposta di Gollwitzer di
« vivere — in quanto chiese — senza la protezione
delle armi » (incontro FD
EI Piemonte ’79).
Proposte
1) Incoraggiare le famiglie evangeliche a liberare
le donne un giorno alla
settimana dalle occupazioni quotidiane (ved. Eco-Luce 8 febbraio 1980).
2) Proporre che PCEI e
PDEI si mettano d’accordo
per creare una commissione mista (donne e uomini)
per continuare questo studio e coordinare una ricerca nelle comunità evangeliche italiane (fatta, a livello locale, o in gruppi di
donne, o in gruppi misti).
3) « Comunità di vita ».
Chiedere alle donne in particolare che si facciano
promotrici di esperimenti
di « vita in comune » per
una testimonianza vissuta.
4) Volontariato. Rivedere alcune situazioni.
5) Creare nuovi ministeri
con il diploma in teologia
in 3 anni.
6) Non-violenza. In particolare in quanto donne
promuovere una non-violenza attiva.
riflessioni raccolte da
Marie-France Coïsson
OPINIONI
Quale ecumenismo?
E’ da qualche mese che
« L’Eco del Chisone » di
Pinerolo dedica un po’ di
attenzione alle cose nostre,
con articoli a firma di Vittorio Morero su Giovanni
Miegge (14/2/80) e di Franco 'Trombotto su Ugo Janni (21/2/80) e sulla TEV
(8/5/80).
La cosa non può non farci piacere. E’ un indice dell’interesse che uomini e vicende del piccolo mondo
valdese suscitano in chi ci
guarda con occhi diversi
dai nostri, ma con simpatia, e soprattutto con la
preoccupazione di essere
obiettivo. Giovanni Miegge '
è definito un « padre della
Chiesa » (al pari cioè —
aggiungo io — di un S. Agostino o di un Lutero), e
con lui vengono fuori dall’oblio le giornate teologiche del Ciabas e i giovani
barthiani, da Valdo Vinay
a Giorgio Peyronel. Ma ciò
che ci coinvolge più da vicino è la ripresa del dialogo sull’ecumenismo « cattolico », che Miegge nel
1957 giudicava positiva
mente, soprattutto perché
da parte della Chiesa romana la valutazione delle confessioni evangeliche
sembrava allora « spostarsi lentamente dalla categoria dell’eresia verso quella meno negativa dello scisma ». Ricordare poi l’avvertimento che Ugo Janni
faceva nel lontano 1938
« quasi a conclusione » del
suo Corpus Domini ( « A
Roma — per la grandezza
del suo carisma e l’importanza capitale della sua
missione — non bisogna
mancare un istante solo di
rispetto, quali che siano le
sue responsabilità e i suoi
mancamenti in rapporto
con lo stato presente di
una cristianità disunita e
di un mondo senza pace,
ma in pari tempo non bisogna darle tregua finché
non si sia fatta migliore »)
è certamente un atto di
coraggio, e ci porta al nocciolo della questione ecumenica come mi pare debba essere impostata oggi.
Lo ricorda anche il nostro
Roberto Nisbet nell’inter
Premio alla fedeltà
montanara
vista sulla TEV quando
dice che finora si è parlato più di « ciò che ci unisce » che di « quello che
ci divide »: « il vero ecumenismo non può giocare a
nascondere i problemi che
ci sono ». Per conto mio
non vedo altra via, e mi
auguro che venga intensificato il dialogo sulle nostre
attuali divisioni.
Quali sono? Sarà bene
farne un breve elenco, a
vantaggio di chi non è al
corrente di ciò che si fa
nelle riunioni al vertice
(cfr. il volumetto edito di
recente dalla « Claudiana »
su La presenza di Cristo
nella Chiesa e nel mondo,
che contiene le conclusioni dei dialoghi intercorsi
tra l’Alleanza Riformata
Mondiale ed il Segretariato per l’Unità dei Cristiani) o si discute alla base
nelle assemblee popolari,
com’è successo a me a Ferentino in occasione della
Settimana di preghiera per
l’unità: la natura della
Chiesa, il primato di Pietro
e la sostanza stessa del
pontificato romano, la figura del sacerdote, il significato dei sacramenti, il
concetto di tradizione, il
posto di Maria nella pietà
dei fedeli ecc.
Giovanni Gönnet
Proseguendo una tradizionale iniziativa nata nel
I960, domenica 11 maggio
la Provincia di Torino ha
conferito il Premio della
« Fedeltà Montanara » ai
quattordici prescelti per
l’anno 1979, 19“ edizione del
Premio stesso.
Con il Premio della Fedeltà Montanara non si intende riconoscere sìngoli
atti di eroismo o di sacrificio, per i quali già esistono altri riconoscimenti civili, ma bensì, dare pubblico riconoscimento a coloro che, con sacrificio non
comune, hanno speso la
loro esistenza a beneficio
della montagna e dei suoi
abitanti con vera manifestazione di fedeltà.
Il Premio della Fedeltà
Montanara non vuole essere una espressione retorica, ma il riconoscimento
di alti valori umani, un incitamento a perseverare in
attività indispensabili se
si vuole che la montagna
continui ad essere viva ed
abitata.
Delle nostre valli sono
stati premiati:
Giov. CHARBONNIER
con la seguente motivazione:
« Più conosciuto come
"Jean d’Anot", Giovanni
Charbonnier è nato a Bobbio Penice nel 1905 e nel
suo paese ha trascorso la
intera vita.
Attualmente guardia del
Consorzio della riserva comunale di caccia Alta Val
Penice, prima cantoniere
provinciale, ha espletato
sempre le proprie mansioni con quella abnegazione
e quell’attaccamento al dovere tipici degli uomini fedelmente legati ai valori e
ai costumi di un tempo.
In particolare, durante
la disastrosa alluvione del
1977, malgrado l’età ormai
avanzata, si è prodigato fino ai limiti dell’impossibile per alleviare i disagi
delle popolazioni colpite,
confermando, se ancora ve
ne fosse stato bisogno, il
suo alto spirito altruistico
che gli è valsa l’unanime
stima della popolazione
dell’intera Val Pellice ».
Egidio PASCHETTO
con la seguente motivazione:
« Nato a Prarostino nel
1909, ha svolto e svolge
con passione e competenza il suo mestiere di agricoltore, sempre tra i primi
ad applicare e sperimentare tecniche culturali nuove
di lavorazione e concimazione.
Uomo integerrimo, lavoratore indefesso, gode la
stima e la simpatia della
intera popolazione locale,
anche per l’impegno altruistico e in favore della cosa
pubblica che ha saputo manifestare, facendo parte da
sempre della Società di
Mutuo Soccorso ed essendosi adoperato per tre lustri in qualità di Consigliere Comunale.
In tanti anni di duro lavoro è stato spesso di
esempio e di sprone soprattutto nei confronti dei
giovani, dando un valido
esempio di attaccamento e
di fedeltà alla montagna
che maggiormente risalta
in una terra notevolmente
colpita dal fenomeno dello
spopolamento e dell'abbandono ».
Convello
FGEI-Valli
La Fgei-Valli organizza
per sabato 31 maggio e domenica F giugno a Villar
Perosa un convegno sul tema « La dimensione collettiva della fede ».
Introduce: Samuele Bernardini. Per iscrizioni ed
informazioni telefonare a
Paolo Ferrerò, Agape- tei.
8514.
Notizie utili
Colonia marina della CRI
I bambini iscritti alla Colonia Marina della C.R.I.
devono presentarsi per la visita medica martedì 10 giugno alle ore 16.30 nello studio del dott. Gardiol in via
25 aprile 3. Entro tale data si pregano gli interessati di
far pervenire i documenti (atto di nascita e certificato di
vaccinazioni effettuate non anteriormente a 3 anni) alla
Sig.ra Ade Gardiol, Viale Trento 12 - Torre Pellice.
Orario ambulatorio e farmacia
PERRERO - Con decorrenza dal 21 maggio 1980, l’orario dell’ambulatorio medico di Perrero sarà il seguente;
Lunedì 17-19 — Mercoledì 9-11
Giovedì 9-11 — Sabato 9-11
Per conseguenza, la farmacia Valletti di Perrero rimarrà aperta il mercoledì mattina e chiuderà il mercoledì pomeriggio e il venerdì mattina.
Dal 1° luglio al 30 agosto la stessa farmacia rimarrà
aperta la domenica dalle ore 8.30 alle 12.
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
10060 ABBADIA ALPINA
PINEROLO - Via S. Secondo, 38 ■ Tel. 22344
di fronte alla Caserma Berardi degli Alpini
AGENZIA GENERALE
SAI
DI PINEROLO CORSO TORINO, 89 - TEL. 71957/8 ; MAURO MARIO
Agente
SUB AGENTI : CHIARBONELLO GIOVANNI VIA 1° MAGGIO, 134 - TEL. 90322 - LUSERNA S. GIOVANNI PASCHETTO MARCO VIA RUATA, 102 - TEI. 500.333 S. SECONDO - PRAROSTINO
ARREDAMENTI PONS
I "soluzione d'interni”
POMARETTO
TELEFONO 0121/81202
Nuovo garage
(di Priotti Adriano
O Riparazione di vetture nazionali
ed estere
O Revisioni e collaudi
O Elabor. Rally e sidecarcross
• Garanzia sul lavoro svolto
Via Nazionale. 87 - Villar Perosa
Tel. 0121/514388
8
8
CRONACA DELLE VALLI
30 maggio 1980
VERSO LE ELEZIONI - COMUNITÀ’ PEDEMONTANA
Agricoltura e servizi
Intervista al presidente Livio Trombotto
FAMOLASCO
Incontro ecumenico
Ambiente poco elegante,
in pieno pomeriggio ima
sola segretaria che batte a
macchina. Incontro dietro
ad una scrivania, ingombra
di carte, il ragioniere Livio
Trombotto, presidente della Comunità.
Come mai si parla molto delle Comunità Montane
« Val Pellice » e « Valli Chisene e Germanasca » e poco della «Pinerolese Pedemontano »?
— Il motivo di fondo di
questa domanda potrei ribaltarlo agli organi di
stampa locali che nel passato, pur portati a conoscenza delle nostre iniziative, hanno dato poco spazio alla Comunità che presiedo; però esaminando
obiettivamente la domanda e nel ringraziare il settimanale che ci intervista,
penso che le modeste dimensioni della nostra comunità con conseguenti
scarse finanze per iniziative concrete siano il motivo
di fondo del disinteresse
o quasi per la comunità
montana « Pinerolese Pedemontano ». Un secondo
motivo può essere Individuato nel ritardo con cui
la nostra Comimità ha iniziato ad operare essendo
nata senza alle spalle l’esperienza dei Consigli di
Valle ed avendo in questo
passato quinquennio subito variazioni nella sua
composizione che hanno
causato im ritardo nella
preparazione del piano di
sviluppo della Comunità.
— Sembra che il punto
di forza degli interventi
della « Pinerolese Pedemontano » sia l’agricoltutura; è vero o no?
— La nostra Comunità
Montana pur in assenza di
un piano organico di svi
luppo, si è orientata nei
seguenti settori di intervento: programmazione,
ambiente e difesa del suolo, viabilità, promozione
culturale, servizi sociali,
agricoltura, forestazione,
artigianato e turismo, cercando di risolvere alcuni
dei gravi problemi che assillano la comunità montana, coscienti di aver lasciato ai nostri successori
molto lavoro da svolgere.
Non ritengo comunque che
si sia voluto privilegiare
un settore piuttosto che
un altro, in ogni caso volendo fare una graduatoria
direi che i settori dove
maggiormente abbiamo indirizzato le risorse del nostro bilancio sono i servizi sociali ed ambiente e
difesa del- suolo. Di notevole interesse ritengo per
esempio nel campo sociale
sia stata l’iniziativa di organizzare la medicina scolastica in quei Comuni dove non esisteva, estendendola dopo i primi esperimenti anche ai minori delle scuole materne.
— Cosa ha fatto per gli
anziani la vostra Comunità?
— Avvalendosi delle
strutture organizzate in loco ha promosso in diversi
Comuni l’assistenza domiciliare; ha contribuito alla
realizzazione di ambulatori infermieristici in tutti i
Comuni della Comunità
che ne hanno fatto richiesta; inoltre ha promosso
da parecchi anni, con contributi anche della Regione, il turismo sociale in
località climatiche di soggiorno che hanno riscontrato un crescente interesse.
— Ci sono stati interventi nel campo della viabilità?
— In questo settore notevoli sono le difficoltà di
intervento stante la struttura della comunità che
non essendo costituita da
un asse di valle ed essendo
posta al confine con la zona di pianura ha due realtà di viabilità: a) grande
viabilità, in cui nessun intervento è stato fatto, tra
l’altro non è di nostra competenza; b) viabilità minore dove qualche intervento
è stato fatto, particolarmente per la viabilità rurale e di forestazione. In
questo settore le iniziative
sono state però notevolmente frenate dalla macchina burocratica, che
molte volte con i suoi ritardi ha causato difficoltà.
— Una sua breve valutazione sulla struttura politica attuale...
— L’attuale amministrazione è nata da un accordo politico siglato nel '75
tra tutte le conlponenti democratiche che facevano
parte del Consiglio e che
hanno partecipato alla elaborazione del programma.
Sul piano amministrativo
il quinquennio passato non
ha avuto il minimo accenno di crisi e gli obiettivi
prefissati sono stati parzialmente realizzati.
— Lei ritiene che la futura amministrazione della
Comunità possa riprendere con le stesse caratteristiche?
— Se i futuri amministratori della Comunità
orienteranno le loro valutazioni sui soli fatti amministrativi è possibile
che si raggiunga nuovamente l’unanimità di consensi, difficilmente ciò potrà verificarsi se le valutazioni saranno di ordine
politico. Il piano di sviluppo della comunità unito
al piano di sviluppo agricolo sono due atti di programmazione che potrebbero costituire nodo di
conflittualità tra le forze
politiche che costituiranno
la futura amministrazione.
a cura di G. Platone
SCHEDA
Dati retativi a territorio e popolazione dei Comuni
facenti parte della Comunità Montana
« Pinerolese Pedemontano »
N. Comune Superi, territ. Ha Tot. Montana Popolaz. resid. Tot. Montana
1. Cantalupa 1.114 1.114 1.528 1.528
2. Cumiana 6.080 1.263 5.992 792
3. Frossasco 2.020 2.020 2.058 2.058
4. Pinerolo 5.028 494 36.578 89
5. Prarostino 1.059 1.059 945 945
6. Roletto 978 978 1.213 1.213
7. S. Pietro V. Lem. 1.243 1.243 1.087 1.087
8. S. Secondo di P. 1.262 1.262 2.948 2.948
Totali 18.784 9.433 52.349 10.660
L’angolo di Magna Linota
Cara Magna Linota,
l’altro giorno ho partecipato al funerale di un
caro amico. C’era tanta
gente, venuta anche dai
villaggi più lontani, e poi
c’erano tanti fiori: un copribara, un cuscino, una
corona e diversi mazzi.
Tutto questo mi è sembrato però strano ed è per
questo che ti scrivo. Strano perché in questi ultimi
anni il mio amico non poteva più uscire di casa e
passava le sue giornate solo come un cane, senza che
nessuno avesse il tempo di
andarlo a trovare. Ora io
mi chiedo: perché non si
trova il tempo di andare
a trovare gli amici quando
sono ammalati e si trova
invece i] tempo di andare
ad accompagnare la bara
al cimitero? La gente dice
che va « a fà ounour ». E’
un modo di dire che non
riesco proprio a capire!
Tu cosa ne pensi?
Barbou Réné del Peui
Caro Barbou Réné,
oggi ho i reumatismi e
mi sento cattiva; così ho
voglia di risponderti che
la gente va più volentieri
ai funerali, perché perde
solo due ore, si fa due
chiacchiere con gli amici, e
del morto può dire quel
che vuole, tanto lui non
protesta.
Invece se vai a trovare
un vivo, devi stare ad
ascoltarlo, e finisce sempre
che lui ti chieda qualcosa,
anche solo di tornare presto perché è solo e si annoia.
E poi i malati sono brutti' e fanno tristezza, parla
no sempre dei loro malanni e ti fanno pensare ai
tuoi, sono spesso capricciosi e di cattivo umore, e invece di essere riconoscenti
perché perdi il tuo tempo
per andarli a visitare, trovano ancora il modo di
brontolare. Io poi non so
mai di che cosa parlare
con loro e dopo due minuti penso solo come fare a
scappare di lì.
Forse andiamo più facilmente al funerale perché
per farlo c'è un giorno e
un'ora precisa, mentre per
un malato pensiamo che
un giorno o l'altro dovremmo proprio andare, ma
poi ci dicono che l'amico
è guarito, o è morto, prima che. abbiamo trovato il
momento giusto.
Ma non vorrei che rispondessimo a questo modo sbagliato di fare le cose, in un modo ancora più
sbagliato.
Se è ipocrita andare al
funerale di persone che
non abbiamo mai aiutate
finché erano vive, conosco
parecchi che, per non essere ipocriti, non vanno
neanche al funerale.
E queste sono le cose
che io non riesco proprio
a capire: se è brutto fare
le cose a metà, non crediamo di essere coerenti non
facendo più nulla; siamo
solo ancora più egoisti.
Cerchiamo piuttosto di farle tutte, è, se proprio non
ci riusciamo, è sempre meglio la metà che niente.
Certe volte, la nostra presenza Sarà una consolazione per i familiari; e poi, i
funerali sono una delle poche occasioni in cui i cristiani non si trovano solo
fra loro, nta possono testimoniare la loro fede anche
agli altri, in un momento,
come quello della morte,
che ci fa tutti riflettere
sulle cose più importanti.
Per esempio, ho sentito
molli, cattolici, atei o indifferenti, commentare stupiti che il nostro canto di
« O beati su nel cielo i redenti del Signore » li aveva aiutati, con la sua musica quasi allegra, a capire che la fede può essere
serena anche davanti alla
morte.
Per i fiori invece sono
completamente d'accordo
con te. Ci sono tanti modi
più utili di spendere i soldi per fare onore ad un
morto, senza mandare dei
fiori che un'ora dopo rimarra-nno ad appassire in
un cimitero. E' molto meglio portare una piantina
ad un malato, che avrà
tutto il tempo di guardarla.
Magna Linota
Cara Magna Linota,
perché sono sempre le
stesse persone che devono
sgobbare? Se fai una cosa
due o tre volte, anche soltanto preparare il tè quando c’è qualche riunione,
poi sembra naturale che tu
debba sempre continuare
a farlo. Ed è così per tutto. Ti sembra giusto?
zia Margherita
Cqra Margherita,
forse questo succede perché siamo in molti ad avere lo stesso brutto difetto
cife ho. io. Quando mio marito mi portava qualcuno
a cena, cercavo solo di te
Per la quarta volta nel
corso di quest’anno ci siamo radunati a Famolasco,
domenica 27 aprile, per lo
studio della Parola, il confronto e la preghiera.
Dopo aver recitato il
Salmo 2, che verrà citato
nel nostro brano (Atti 4:
25-26), e la lettura del Gap.
4: 1-31, il pastore Alberto
Taccia ha introdotto l’argomento sottolineando alcuni punti, quali:
— Il significato religioso e politico del termine
Kyrios, Signore, Adonai e
l’aflermazione deirefflcacia
unica e insostituibile di
Gesù : « E in nessun altro
è la salvezza; poiché non
v’è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, nel quale
possiamo essere salvi »
(v. 12).
— L’imbarazzo del Sinedrio: non può dire nulla
sulla condotta dei due apostoli: essa è una testimonianza della loro comunione personale con Gesù; in
più essi non hanno fatto
del male, anzi, hanno guarito lo zoppo. Il Sinedrio
proibisce loro di predicare e insegnare nel nome
di Gesù (vv. 17-18). La scelta è: ubbidire o rifiutare
quest’ordine umano.
•r- Infatti, avviene la rottura: «Giudicate voi...»
dicono i discepoli alle autorità religiose, « Noi non
possiamo non parlare di
ciò che abbiamo visto o
sentito » (v. 20).
La divisione della Chiesa viene decisa su questo
punto. O Dio o l’istituzione religiosa.
— I discepoli ritornano
in seno alla comunità che
li accoglie con esultanza e
con una vibrante preghiera di ringraziamento al Signore. La prima comunità
interpreta l’Antico Testamento in una maniera diversa. Infatti quella paro
la « Signore » riferita a Dio
nel Salmo 2 viene qui rivolta al Messia, al Cristo.
— Ma la comunità sente
tutta la sua debolezza umana e chiede a Dio la forza
necessaria: franchezza nella predicazione e segni divini che la confermino
(vv. 29-30).
In risposta a questa preghiera « tutti furono riempiti di Spirito Santo e proclamavano la parola di Dio
con pieno coraggio » (v.
31).
Le domande che hanno
aiutato il confronto fraterno sono state :
1. Il significato di salvezza per il nostro tempo
come annuncio fondamentale della Chiesa.
2. Il rapporto tra autorità di Dio e degli uomini.
(Dove si colloca l’autorità
della Chiesa). La nostra
ubbidienza da che cosa è
determinata. Il senso della
disubbidienza. (Don Milani: l’ubbidienza non è più
una virtù).
3. Significato per noi oggi : annunciare la Parola
con franchezza.
Dove, quando, perché,
come.
Al nostro incontro d’oggi si sono uniti Don Ferruccio di Lusernetta e Don
Beppe, professore di Teologia all’Università di Notre Dame negli USA.
E’ stata impressionante
la lettura del testo di un
inquisitore anonimo del
1200 sui Poveri di Lione i valdesi. Rimandiamo ai
lettori il libro di Giorgio
ToUrn: «Valdo e la protesta valdese». Società di
Studi Valdesi, Torre Pellice, 1974.
Il prossimo incontro si
terrà domenica 1° giugno,
alle ore 15. Il tema sarà
« La vita della Comunità e
l’uso dei beni». Atti 4: 3236 e Atti 5: 1-11.
George Briz
PFROSA ARGENTINA
Gruppo di ricerca biblica
ner tutti fuori dalla cucina,
per non avere fra i piedi
gente che impicciava con
la scusa di aiutarmi e che
rimetteva le cose nel posto sbagliato; così il gior
no dopo diventavo matta
a cercarle. E poi forse avevo anche un po' paura di
fare brutte figure, perché
i cassetti erano in disordine o perché prendevo la
roba con le mani.
Solo da poco ho capito
come ero egoista: lavorando da sola, finiva che mi
sentivo una povera vittima,
facevo venire i rimorsi agli
altri che vedevano di darmi del lavoro in più, non
avevo la gioia di stare insieme e di trattarli da persone di casa.
Non credi che capiti lo
stesso anche in chiesa, come in qualsiasi altro lavoro? Ci sono i soliti due o
tre che sanno far funzionare il ciclostile, discutere
alle assemblee, fare i delegati alla conferenza o al
sinodo, e poi si lagnano
perché gli altri non si interessano abbastanza. Per
forza; non li aiutiamo a
sentirsi in casa loro. Essere fratelli vuol anche dire
saper fare le cose insieme,
trovare per ognuno un lavoro che gli dia soddisfazione, accettare che lo faccia a modo suo e non a
modo nostro, sopportare
che ci faccia perdere più
tempo che se lo facessimo
noi. Non ti pare?
Magna Linota
L’angolo di Magna Linota è aperto a chi voglia
sottoporle problemi, esprimere pareri, avanzare richieste. Indirizzare a: Magna Linota. Eco delle Valli Valdesi, Casella Postale,
Torre Pellice.
Magna Linota
Il gruppo di ricerca biblica di Perosa Argentina
ha ripreso a riunirsi regolarmente, come pià annunciato. Ci incontriamo tutti
i martedì presso la Sala
Lombardini, alle 20,45. Stiamo esaminando il libro degli Atti; dopo la lettura di
un brano, ciascuno esprime i suoi dubbi e le sue
idee, si confrontano inoltre le varie traduzioni del
passo. Consultiamo spesso
come testi/guida per la
ricerca « I testimoni della verità » e « Le origini del
Cristianesimo ». Il gruppo
è composto per ora da una
quindicina di partecipanti,
valdesi e cattolici; ci sono
persone di tutte le età e
questo rende il dialogo più
vivo e interessante. In futuro analizzeremo altri libri: probabilmente il Cantico de’ Cantici e l’Ecclesiaste. Saremo veramente
contenti se qualcuno vorrà
unirsi a noi, in qualsiasi
momento, portando con sé
nuove proposte e nuovi interrogativi.
Doni Società Studi Valdesi
Doni in memoria del prof. Augusto Armand Hugon
(Secondo elenco)
Un gruppo di ex insegnanti
del Collegio L. 185.000; A. K.,
Torre Pellice 5.000; L. B., Luserna S. Giov. 50.000; O. C., Torre
Penice 50.000; Pasquet Guido,
Torre Pellice 50.000; I colleghi
del figlio Valdo al liceo classico
Porporato di Pinerolo 105.000;
Gli allievi della 3“ B del liceo
classico Porporato 50.000; Edina
e Guido Ribet, Lus. S. Giovanni
50.000; Famiglia Ernesto e Germaine Bonjour 20.000; Prof. Teofilo G. Pons, Torre Pellice 30
mila; Guido Baret, Pomaretto
50.000; Lalla e Gino Conte, Genova 50.000.
Da questi doni è stata prele
vata la somma di L. 205.000 destinata alle spese per la sistemazione (In apposito mobile e
classificatori) dell'archivio del
Prof. A. Armand Hugon che verrà custodito nella biblioteca della Società, a disposizione degli
studiosi.
HOT - DOG
Jeans - Shop
Via Arnaud, 4
TORRE PELLICE
RISTORANTE DA
CRINGIU
Il ritrovo dei buongustai
Pregasi prenotare - Tel. O121/5L104
Via Nazionale, 49 - VILLAR PEROSA
9
30 maggio 1980
CRONACA DELLE VALLI
CONFERENZA DEL 1® DISTRETTO
Gli ordini dei giorno
La C.D., udita la lettura della
lettera della assemblea dei membri valdesi della « diaspora pinerolese - zona Piossasco », accoglie con viva gioia la domanda di essere riconosciuta come
« chiesa in formazione » RO 4/77
art. 22, dà mandato alla CED di
sollecitare un incontro fra la
Comunità di Piossasco, i Concistori di Torino e Pinerolo e la
Tavola Valdese per predisporre,
in vista del Sinodo, una delimitazione della circoscrizione territoriale, tenendo conto che essa implica una revisione della
delimitazione del I e del II Distretto.
La C.D. prende atto della riflessione e delle esperienze di
evangelizzare avviata nelle comunità e nei circuiti durante
l’anno in seguito alle linee propositive del documento della Tavola Valdese. Nella consapevolezza che evangelizzare « è il mestiere della chiesa » questo compito provvisorio non può esaurirsi nel giro di un anno o con
una campagna di evangelizzazione ma nella continuità di impegno per riscoprire sempre di
nuovo il messaggio dell’Evangelo
nelle diverse situazioni in cui
vivono le Chiese e le persone a
cui ci si rivolge, ritiene che l’annuncio dell’Evangelo debba confrontarsi innanzitutto con i grossi problemi che toccano da vicino ogni famiglia: lavoro, scuola, sanità, diaconia, opere. La
C.D. sollecita le chiese ed i circuiti, nella piena libertà di scelta degli strumenti e dei metodi
di azione, a concretizzare idee e
progetti in precise iniziative che
saranno prese in esame nella
prossima Conferenza ordinaria.
La C.D., preso atto delle drammatiche dimensioni che la piaga
delle droghe legali e illegali ha
assunto nel nostro Paese, coinvolgendo anche ampie zone del
pinerolese, invita le chiese ad
un approfondito esame del grave problema in vista di un’efficace opera di prevenzione che
abbia come riferimento, in questo tempo di crisi, la costruzione di nuovi rapporti comunitari
ispirati dall’agape di Dio rivelata
all’uomo da Cristo Gesù.
La CX). invita il Comitato della gestione della libreria Claudiana di Torre Pellice a ricercare la collaborazione della CED
e delle Chiese del I Distretto per
la promozione e la vendita del
libro evangelico nel pinerolese.
Raccomanda la costituzione di
un gruppo di fratelli che organizzi tutte le iniziative atte a
realizzare efficaci forme di intervento quali; a) banco libri in
occasione di pubblici dibattiti,
conferenze e manifestazioni varie; b) diffusione-vendita presso
biblioteche comunali e scolastiche; c) pubblica presentazione
delle novità Claudiana con eventuale presenza dell’autore.
La C.D., preso atto della nu(>
va disposizione della Nota Ministeriale che impone di presentare la domanda di esonero dalle
lezioni di religione cattolica nelle scuole pubbliche su carta da
bollo da L. 700, deplora che un
provvedimento di questo tipo
punisca, come altre disposizioni sull’uso della carta da bollo,
i diritti delle minoranze e di
ogni cittadino italiano a prescindere dalla sua confessione religiosa, per di più sulla base di
motivazioni ambigue, chiede alla CED di inviare una lettera al
Provveditorato agli Studi che
esprima questa protesta.
La C.D. chiede che al problema delle lezioni di religione nelle scuole pubbliche sia dedicato
un inserto speciale dell’Eco delle Valli, da distribuire a tutte
le famiglie, e che venga convocato un convegno prima della
ripresa delle lezioni scolastiche
in autunno.
La C.D. dopo aver preso in
esame il lavoro giovanile in rapporto alla vita delle chiese ritiene che si debba proseguire
nella linea di ricerca tuttora in
atto.
— Invita le chiese a dare spazio alle iniziative che i giovani
si assumono ed a inserire nelle
attività di studio problemi ed
argomenti a cui sono particolarmente sensibili le nuove generazioni.
— Ritiene che il lavoro, specie nel settore dei pre-adolescenti, non possa essere svolto in
modo profìcuo senza un’adeguata preparazione; invita la CED
a promuovere le iniziative opportune per questa preparazione.
— Considerando positivamente l’attività svolta dalla FGEIValli, in modo particolare i convegni su temi di formazione biblica e teologica, invita la EGEI
ad intensificare la sua attività
-di formazione-e di contatto oon i
gruppi giovanili esistenti.
— Invita le chiese a tener presente i campi pre-cadetti e cadetti che ogni estate si tengono
presso il Centro Ecumenico di
Agape e ad incoraggiare i giovani a parteciparvi.
La CjD. prende atto della possibilità di usufruire di spazi autogestiti presso alcune radio e
televisioni private del pinerolese.
Convinta dell’efficacia di tale
mezzo di evangelizzazione è tuttavia del parere che, in linea di
principio, per evitare possibili
condizionamenti connessi alla
nostra presenza in organismi
privati commerciali, sarebbe
preferibile privilegiare eventuali
spazi nel III canale RAI-TV.
Chiede pertanto alla CED di
prendere gli opportuni contatti
Thierry Benotmane
nuovo pastore a Bobbio
In risposta alla richiesta dell’Assemblea di Chiesa del 20 aprile scorso che decideva « di rimettere alla Tavola l’incarico di
provvedere alla designazione del
suo nuovo pastore », richiedendo
« però di poter avere una verifica
dell’operato di tale pastore dopo
un periodo di prova », il Concistoro ha ricevuto dalla Tavola
Valdese la notizia che la Tavola
stessa ha risposto positivamente
alla richiesta deH’Assemblea.
Il Vice-Moderatore scrive infatti:
« Ci rammarichiamo che non
abbiate potuto procedere alla designazione del vostro pastore, ma
d’altro canto siamo lieti di poter
rispondere alla vostra domanda,
inviando un pastore per il mese
di ottobre corrente anno, non appena il Post. Bellion avrà raggiunto la sua nuova sede.
Si tratta del Post. Thierry Benotmane, originario di La Chaux
de Fonds, licenziato in teologia
alla Facoltà di Neuchâtel. Ha
trentanni, sposato con tre figli
piccoli,'' ha frequentato un corsò
di lingua italiana e sta compiendo uno "stage” in una Chiesa del
Cantone di Neuchâtel. Ha chiesto di lavorare per un massimo
di sette anni nella Chiesa Valdese in cui desidera essere consacrato. La Tavola gli propone l’anno di prova a Bobbio (1980-1981).
Se la prova sarà positiva potrà
essere consacrato e, ovvero continuare a Bobbio (almeno per il
primo settennio) ovvero essere
impegnato altrove. Ci sembra
che questa soluzione risponda
anche alla vostra esigenza di verifica prima di una conferma
pluriennale.
Con l’augurio che questo progetto possa attuarsi senza traumi per la Chiesa di Bobbio, per il
suo bene, la sua edificazione e la
sua testimonianza e che possiate
accogliere con fraternità e spirito di collaborazione questo nostro fratello che pone al servizio
della nostra Chiesa i doni datigli
dal Signore, vi saluto fraternamente. Past. Alberto Taccia ».
E’ probabile che il pastore Benotmane possa essere a Bobbio
già all’inizio di settembre.
con i responsabili regionali della
III rete televisiva per valutare
le possibilità di un nostro inserimento in tale servizio pubblico.
In attesa, la C.D., prendendo
atto che alcuni fratelli delle nostre chiese sono già impegnati in
trasmissioni settimanali autogestite a Radio Koala e Tele Pinerolo, sostiene la validità e la
utilità di tale impegno in vista
dell’evangelizzazione e chiede alla CED di nominare apposita
commissione incaricata di coordinare e programmare i nostri
interventi in questo settore.
La C.D. valutando positivamente l’esperimento delle due
pagine aggiunte alla cronaca delle Valli dalTEco-Luce, preso atto
della necessità di una maggiore
collaborazione da parte di corrispondenti delle chiese locali —
specie per quanto concerne notizie e problemi legati alla vita
civile — impegna tutte le chiese
a nominare almeno un collaboratore-corrispondente deiracoLuce; tali collaboratori devono
trovare il loro collegamento sul
piano circuitale.
La C.D. considerato il persistere dell’orario imposto dalla
RAI-TV alla rubrica « Protestantesimo » e rilevati i gravi inconvenienti che da esso derivano
(minor ascolto, soppressione della rubrica in alcune occasioni)
chiede al Sinodo di esprimere
una ferma protesta contro questo stato di cose.
La C.D., preso atto del T progetto di ristrutturazione presentato dalla CIOV nella sua relazione, delle considerazioni della
Commissione d’Esame e della
discussione in merito, dà mandato alla CIOV di presentare al
Sinodo un dettagliato e concreto programma della ristrutturazione stessa. Chiede alla CIOV
che tale programma sia portato
a conoscenza delle chiese, prima
del Sinodo stesso.
La C.D. dà mandato alla CIOV
di preparare per il Sinodo un
rendfcontcT'flnanziaTiO, patrimoniale e la pianta organica di tutti gli istituti da essa gestiti.
La C.D. elegge la Commissione d’Esame che risulta cosi composta : past. Franco Davite, sig.
Silvio Revel, sig. Emilio Gardiol.
La C,D. elegge la Commissione Esecutiva Distrettuale che risulta cosi composta: Presidente,
past. Bruno Bellion; Vice presidente, sig. Claudio Tron; Segretario, past. ¡Marco Ayassot;
Membri, sigg. Liliana Viglielmo,
Dino Ciesch.
ANGROGNA
Domenica di Pentecoste, nel
corso del culto al Capoluogo, si
è celebrato il battesimo della
piccola Cinzia di Valdo e Bruna
Fenouil residenti a Bibiana. Alla
giovane famiglia l’augurio di saper esprimere un’educazione ispirata dalTinsegnamento evangelico.
• Domenica 1“ giugno dopo il
culto al Capoluogo, presieduto
dàl past. Taccia (S. Cena, Corale), avremo l’inaugurazione della biblioteca in Cappella. Nel
pomeriggio alle 14.30 si terrà il
Bazar, nella Sala Unionista a cui
siete tutti calorosamente invitati.
• Ricordiamo ancora la proiezione del documentario sulla
Cina, a Pradeltorno, sabato 31
alle 21, nella scuoletta.
• Ci sono ancora posti disponibili per la gita a Susa organizzata daU’Unione Femminile per
domenica 8 giugno. Prenotarsi
al Presbiterio.
• Le scuole domenicali del Serre, Martel e Jourdan concludono la loro attività T8 giugno, con
una giornata comunitaria all’aperto. La località scelta è la
Balziglia; il pullman partirà da
Angrogna alle 8.30 e il rientro
è previsto per le 18.30. Prenotarsi
presso le monitrici o il pastore.
TORRE PELLICE
I bambini delle nostre tre
Scuole domenicali hanno concluso domenica scorsa la loro attività, presentando alla comunità
il risultato del loro lavoro. È
stato un culto vivace e molto
seguito da tutta l’assemblea costituita in prevalenza di attenti
genitori.
Al termine del culto il rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli presso il Consiglio
Ecumenico delle Chiese di Ginevra, Mons. Timiadis, ha rivolto
ai presenti un breve messaggio.
Da queste colonne gli facciamo
giungere ancora il ringraziamento per la visita e per le sue parole di amicizia.
• Sabato 24 un folto pubblico
ha assistito al concerto della
Corale della parrocchia di St.
Lue di Onex (Ginevra). Il programma era composto di cori
del repertorio classico, eseguiti
dalla corale parrocchiale e di
canti moderni e Gospels eseguiti da un gruppo di giovani.
È stata una bella testimonianza di fede per mezzo del canto,
che i convenuti hanno dimostrato di gradire; nutriti applausi
hanno espresso il ringraziamento di tutti.
• Domenica 1° giugno,, a cominciare dalle ore 18, avremo una
serata comunitaria aperta a tutti, ma in particolare ai giovani
neo-confermati. Il programma
proposto dalla Commissione Ricevimenti prevede una proiezione di diapositive e una franca
chiacchierata tra giovani e meno
giovani. Sarà offerto un piatto
caldo, mentre il resto del pasto
sarà costituito da quanto ognuno
porterà e vorrà condividere con
gli altri.
• L’Unione Femminile ha organizzato una gita a Coazze per
domenica 8 giugno. Le prenotazioni sono ricevute dalle signorine Moretti (tei. 91809).
• Ricordiamo l’Assemblea di
Chiesa del 15 giugno (Relazione
Annua - ore 10).
• Sono stati celebrati i matrimoni di Ivan Sapeì e Rosa Bonifanti e di Marcello Rampa e
Paola Cardetti. Alle due nuove
famiglie la comunità rivolge i
piu Traferni auguri di una vita
benedetta dal Signore.
• Si sono svolti i funerali di
Alissa Mpnnet e Edoardo Michelin Lausarot. Alle famiglie in lutto la comunità è vicina con simpatia fraterna.
ROR A’
Società di
Studi Vaidesi
La S.S.V. organizza una
tavola rotonda, a cui sono
invitati i soci ed il pubblico interessato, sul tema:
Una storia valdese a fumetti? con la partecipazione del prof. Roberto Eynard, direttore didattico
del Circolo di Torre Pellice e Valdo Armand Hugon
professore al Collegio Valdese.
Il dibattito prenderà l’avvio dalla recente pubblicazione del volume Pra del
Torno non deve cadere,
edito dalla Claudiana ad
opera di Umberto Stagnaro.
Sabato 31 maggio
ore 20.45
presso la Casa Unionista
della chiesa di Torre Pellice.
Sono terminati i corsi di scuola domenicale e di catechismo.
Mercoledì i bambini si sono incontrati attorno ad un tavolo
con dolci e cioccolata calda preparati dai Monitori. Giovedì invece abbiamo avuto rincontro
conclusivo del precatechismo e
del catechismo. A Pentecoste,
mentre i bambini della Scuola
domenicale hanno preso parte al
culto con il canto, i ragazzi del
catechismo hanno brevemente
presentato i temi del programma svolto durante Tanno.
• Venerdì abbiamo accolto im
gruppo di giovani della chiesa
di Bobbio che ci hanno restituito
la visita: con loro abbiamo discusso di tante cose che si possono fare, alcune delle quali in
collaborazione con gli altri gruppi del circuito e della Fgei.
• Domenica 8 giu^o avremo
l’ultima assemblea di chiesa con
all’ordine del giorno la discussione della relazione annua presentata dal concistoro e che ogni
membro di chiesa ha ricevuto
con la circolare di Pentecoste.
• Due assemblee popolari hanno avuto luogo alle Fucine e al
capoluogo per discutere le liste
comunali in vista delle prossime
elezioni. Sono presenti due liste
di rorenghi ed una terza, con soli
3 nominativi, presentata dalla
De di Luserna.
SAN SECONDO
È nato Simone Ghigo, il secondogenito di Flavio e di Bruna
Salvai. Al neonato ed alla sua
famiglia che si è recentemente
stabilita nel quartiere di Miradolo, il nostro augurio ed il nostro benvenuto cordiale.
INVERSO RINASCA
Domenica 1° giugno la Scuola
domenicale e il precatechismo
concludono la loro attività con
un culto alle ore 10.30 preparato
dai ragazzi.
AVVISI ECONOMICI
ALLOGGETTO veduta panoramica a£
jfìttasi. Torre Pellice. Tel. (0121)
3437 Pinerolo.
a io So in ehi ho creduto-'»
(II Timoteo I : 12)
E’ serenamente mancata
Eline Tourn ved. Quattrini
A funerali avvenuti ne danno l’annuncio i figli Gianfranco con Ileana,
Mauro e Patrizia; Fiorenza con Emanuela; la sorella Flora, le cognate, i
cognati e i nipoti.
Ferrerò, 25 maggio 1980 ___
■ Ho.nno collaborato a questo
numero: Gustavo Bouchard Franco Davite - Alessandra
Del Vecchio - Ermanno Genre - Edi Morini - Giovanni
Peyrot - Franco Taglierò Aldo Varese.
SAN SECONDO
La Scuola Domenicale concludendo il suo anno di attività ha
curato il culto di domenica scorsa. Tre monitrici hanno fatto la
liturgia mentre una quindicina
di ragazzi, divisi in due gruppi
contrapposti hanno presentato
come predicazione le loro impressioni e le loro conclusioni
sullo studio del libro degli Atti
illustrando le caratteristiche della chiesa apostolica e quella di
oggi. Un gruppo ha pure cantato
diversi cantici ed inni imparati
durante l’anno. Ci rallegriamo
per l’impegno con cui i ragazzi
hanno condotto questo culto e
per i risultati del loro lavoro.
Ricordiamo la gita della S. D.
a Pramollo, T8 giugno, con i ragazzi di Pinerolo e della comunità ospitante.
COMUNITÀ' MONTANA VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
dal sabato ore 14 ai lunedì ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle ore 8
del giorno successivo presso l'OSPEDALE MAURIZIANO - Luserna San
Giovanni - TEL. 90884
nella notte dei giorni feriali, dalle
ore 20 alle ore 8 ( escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso
l'OSPEDALE VALDESE - Torre Pellice TEL. 932433.
FARMACIE DI TURNO
festive e notturno
Domenica 1*^ giugno
Torre ’ Pellice : FARMACIA MUSTON
- Via Repubblica, 25 - Tel. 31328.
Dal 19 maggio al 2 giugno la farmacia Internazionale è chiusa per ferie.
Domenica giugno
Luserna San Giovanni : FARMACIA
PRETI - Via Inversegni - Luserna Alta
- Tel. 909060
Dai 1° giugno al 15 giugno la Farma^
da della dott.ssa Gaietto è chiusa
per ferie.
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90118 - 91273
bomenica 1° giugno
AGLI' - Tel. 91771
o tei. 91288 - Vergnano "Noccioleto"
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S. G.: Tel. 90884’- 90205
COMUNITÀ' MONTANA
VAL CHISONE - 6ERMANASCA
FARMACIE DI TURNO
Domenica giugno
Farmacia di RINASCA
AUTOAMBULANZA
Croce Verde di Porte - Tel. 74197
Croce Verde di Porosa - Tel. 81000
10
10.
30 maggio 1980
UN’ASSURDA INNOVAZIONE DOPO MEZZO SECOLO DI PRASSI CONSOLIDATA
Fisco e dispensa dali'istruzione
reiigiosa nelle scuole pubbliche
Una recente circolare ministeriale ha risollevato la questione
deiresonero dalle lezioni di religione cattolica nelle scuole pubbliche. Il ministero infatti precisa che gli atti circa la detta dispensa, debbono essere presentati in carta da bollo da L. 700.
Il Ministero delle Finanze nel suo
parere cerca di spiegare che la
detta dispensa si otterrebbe a
seguito di una « richiesta » la
quale dovrebbe rientrare tra le
« istanze dirette agli organi delramministrazione dello stato tendenti ad ottenere l’emanazione
di un provvedimento amministrativo », istanze che a norma
dell’art. 5 della Tariffa allegato
A alle disposizioni sul bollo del
1972 sono soggette alla predetta
imposta. Perché questo cambiamento? È giusto tutto ciò? Cosa
si dovrà fare adesso? Vediamo
di venirne al chiaro.
Il caso di Torino
Sono 57 anni che l’insegnamento della religione cattolica è stato reinserito nei programmi delle scuole elementari, e 50 anni
dacché è stato esteso anche alle
scuole secondarie, e dal tempo
del fascismo all’autunno del ’79
nessuno aveva mai pensato che
per la dispensa dovesse usarsi la
carta da bollo. Mezzo secolo
esentasse, quindi. Ed ora? Il
fatto è che il preside dell’Istituto tecnico commerciale Sommeiller di Torino, all’inizio dell’anno
scolastico che sta per concludersi volle imporre ad uno studente
evangelico che si iscriveva di presentare la dichiarazione relativa
alla dispensa dal corso di religione in carta da bollo. Risultate
inutili le proteste, lo studente
superò la questione trasferendosi^ ad altro Istituto, ma la questione fu sollevata avanti il Provveditorato. Qui non si seppe come risolvere il caso poiché non
V erano circolari al riguardo ed
è noto a tutti quelli che praticano gli ambienti scolastici di ogni
grado che senza le « circolari »
la Pubblica Istruzione in Italia
circola male. Perciò il Provveditorato di Torino formulò un
quesito al Ministero della P. I.
ma la complessa questione non
trovò soluzione neppure in tale
sede per cui il Ministero avanzò
un quesito a quello delle Finanze forse pensando che si trattava
soltanto di una questione di tasse. Il Ministero delle Finanze
non v’ha pensato due volte. 11
suo mestiere è infatti quello Ci
procurare denaro all’erario che
ne ha tanto bisogno per cercare
di superare la spesa pubblica
sempre più elevata. Anche le modeste 700 lire che possono provenire da ciascuna dispensa dal1 istruzione religiosa sono state
reputate utili, forzando la lettura delle norme sul bollo, trascurando di considerare i risvolti
delle disposizioni in materia scolastica e non tenendo conto che
si tratta anzittutto di un diritto
di libertà protetto dalla Costituzione in materia religiosa. È alla
luce di questo diritto che andrebbero lette ed interpretate le norme sulla dispensa dai corsi di
religione emanate negli anni
1928-1930 quando si viveva in un
clima politico e in una realtà
giuridica molto diversi da quelli di oggi.
Secondo i tempi lunghi ormai
abituali per tutte le cose del nostro paese, la risposta dei sapienti è giunta in periferia solo a
primavera avanzata quasi alla
chiusura dell’anno scolastico ma
di zelanti delle cose inutili se ne
trovano anche in sede scolastica,
per cui alcuni presidi di istituti
di Pinerolo e Torino hanno richiamato all’attenzione degli studenti dispensati dall’insegnamento della religione, la necessità di
rinnovare la richiesta in carta da
bollo e c’è stato chi ha perfino
suggerito di compiere un falso
retrodatando le richieste all’autunno scorso.
Un parere
che non sta in piedi
Inutile dire che si tratta di una
questione balorda e che il parere
emesso sulla questione non sta
in piedi. La Tavola, come è ovvio, è subito intervenuta presso
il governo e i Ministeri interessati facendo presente le ragioni in
base alle quali questa interpretazione tardiva nell’accoppiata dispensa-carta da bollo non ha fondamento giuridico. Non resta
quindi che da augurarsi che prima deli’inizio del nuovo anno
scolastico la faccenda venga chiarita.
Il Ministero delle Finanze infatti ha espresso il suo parere
richiamandosi ad una norma di
legge che non è quella a cui i
cittadini si attengono in tema di
dispensa dall’istruzione religiosa.
Il parere concerne l’art. 2 della
legge 824 del 1930 emessa in esecuzione del Concordato che dice:
« sono dispensati dall’obbligo di
frequentare l’insegnamento religioso gli alunni i cui genitori o
chi ne fa le veci ne facciano richiesta per iscritto al capo dell’istituto all’inizio dell’anno scolastico ». Gli evangelici e gli altri che rientrano nel novero dei
cosiddetti « culti ammessi » per
la dispensa da detto insegnamento si valgono invece della norma speciale che direttamente li
concerne contenuta nell’articolo
23 del R.D. 289 del 1930 sui « culti ammessi », la quale precisa « I
genitori o chi ne fa le veci i
quali non desiderano che sia impartita ai loro figli l’istruzione
religiosa nelle pubbliche scuole,
debbono farne apposita dichiarazione scritta al capo dell’istituto
all’inizio dell’anno scolastico ».
Ora non v’è chi non veda e
non capisca che una « richiesta »
è cosa ben diversa da una « dichiarazione ». Con la prima si
tende ad ottenere quello che non
si ha ancora, con la seconda si
comunica ciò di cui già si dispone. La dispensa infatti, nel
caso dell’istruzione religiosa è la
manifestazione di un diritto di
libertà che la Costituzione garantisce a tutti i credenti e non credenti in materia di religione e
che a coloro che gravitano nell’area dei cosiddetti « culti ammessi » è riconosciuto espressamente da una norma di legge
ordinaria, quella sopracitata.
Non v’è da fare richiesta ma
solo da comunicare dichiarando
per iscritto di volersi valere di
tale diritto.
La dichiarazione non è quin-,
di diretta agli organi scolastici
per ottenere l’emanazione di un
provvedimento amministrativo
permissivo, come si esprime il
Ministero delle Finanze, ma tende solo ad informare al pari di
qualsiasi comunicazione relativa
alle assenze. Ora pretendere l’onere della carta da bollo per comunicazioni del genere è assurdo.
Confusione con
l’esenzione dalle
lezioni di ginnastica
Non è escluso quindi che i Ministeri interessati abbiano confuso la dispensa dai corsi di religione cattolica con quella che
si chiede a volte per le lezioni di
ginnastica. In questo secondo caso l’uso della carta da bollo si
giustifica perché alla richiesta
dell’interessato segue un accertamento da parte del medico
scolastico e per le scuole secondarie superiori da parte del medico provinciale, il quale vagliate le ragioni addotte ed operata
una visita medica di controllo
consente al capo dell’istituto di
emettere quell’atto amministrativo permissivo in cui si concreta in tal caso la dispensa. Ma
per la dispensa dalle lezioni di
religione non si va dal parroco
per una visita di controllo, né il
preside ha alcun potere discrezionale per decidere e per permettere al riguardo. La dispensa
dalle lezioni di religione segue ‘
automaticamente alla sola dichiarazione dell’interessato. Non c’è
richiesta, non c’è vaglio, non c’è
potere discrezionale, non c’è atto permissivo.
Comitato di Redazione : Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Micheiis, Giorgio Gardioi, Marceiia Gay, Marco
Pasquet, Aureiio Penna, Jean-Jacques Peyronei, Roberto Peyrot, Giuseppe Piatone, Orneiia SbafFÌ, Liiiana Vigiieimo.
Editore: AiP, Associazione informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile :
FRANCO GiAMPiCCOLI '
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Teiefono 011/655.278 - c.c.p. 327106
intestato a « L'Eco delle Valli ■
La Luce ».
Redazione Valli: Via Arnaud, 25 10066 Torre Pellice.
Abbonamenti: Italia annuo 9.000
semestrale 5.000 - estero annuo
15.000 - sostenitore annuo 20.000.
Una copia L. 300, arretrata L. 500.
Cambio di indirizzo L. 200.
PubbliciU : prezzo a modulo (mm.
41x40) L. 7.000 più I.V.A.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna : mortuari
220 . doni 80 - economici 150 per
parola.
Fondo di solidarietà ccp 11234101
intestato a « La Luce : Fondo di solidarietà •>, Via Pio V 15 - Torino.
«La Luce»: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
«L'Eco delle Valli Valdesi»: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
IN PARLAMENTO
Detto questo, si tenga presente
che la faccenda non riguarda tutte le scuole perché come è noto
(ma qualche provveditore agli
studi se n’è dimenticato, indirizzando la circolare a tutte le scuole di ogni ordine e grado) nelle
scuole materne, elementari e medie, in tutte quelle dell’obbligo
scolastico cioè, tutti gli atti sono
in modo assoluto esenti dall’imposta di bollo a norma dell’art.
11 della Tariffa allegato B al decreto 642 del 1972.
Un compito per la EGEI
e i Consigli di chiesa
Che fare ora? Non c’è proprio
nulla da fare. Se infatti qualche
preside delle scuole od istituti
di istruzione secondaria di secondo grado, (gli unici dove il
parere della direzione generale
delle Imposte indirette può determinare qualche manifestazione di zelo fiscale) richiedesse il
rinnovo delle dichiarazioni o l’inoltro di eventuale richiesta di
dispensa in carta da bollo da
L. 700, non resta che lasciar cadere la cosa, tanto l’anno scolastico sta per terminare e chi fece a suo tempo la dichiarazione
psr la dispensa, di tale dispensa
si è già valso di pieno diritto.
Si vedrà il prossimo settembre
come si presenterà la questione
e se saranno intervenuti i chiarimenti governativi richiesti dalla
Tavola. C’è però una cosa molto
importante da fare ora. Bisogna
che le famiglie evangeliche che
hanno ragazzi che nel prossimo
anno frequenteranno licei, ginnasi, istituti tecnici superiori ecc.,
siano sensibilizzati su questo problema. È compito dei concistori
e consigli di chiesa di operare
in tal senso. Bisogna inoltre che
i giovani evangelici di 18 anni
compiuti i quali hanno diritto
di agire in proprio anche circa
la dispensa conoscano e comprendano il problema che li riguarda. Mi sembra che v’è qui
un preciso compito per la FGEI
e per le unioni giovanili locali.
Il problema concerne l’esercizio
di un preciso diritto di libertà
che viene contrastato richiamandosi ad un espediente vessatorio
col quale si vuole scoraggiare
quanti potrebbero avere interesse a valersi della dispensa dalle
lezioni di religione nell’intendimento di premere sulle loro coscienze tramite la scuola pubblica. Di fronte a questi tentativi
l’impegno della gioventù delle diverse chiese protestanti costitui; sce da un lato una testimonianza
di coerenza con la propria fede
e dall altro un atto di presenza
e di impegno nella società civile in cui viviamo inteso ad assicurare a tutti il pieno esercizio
dei propri diritti di libertà senza
limiti né termini o imposizioni
tributarie ingiustificate.
Giorgio Peyrot
L'agàpe
(segue da pag. J)
può raffreddarsi, non lo può quella di Cristo il quale ravviverà e
risolleverà quelli che hanno avu19 la grazia di conoscerlo sicché
riprendano, con forza e decisione, la loro testimonianza affinché ogni creatura sia salvata. Infatti, così leggiamo nella Scrittura; « Se siamo infedeli, egli
rimane fedele, perché non può
rinnegare se stesso ».
Questo male tremendo che la
« nostra » agape si raffreddi ci
può prendere tiitti per un certo
periodo. Come in ogni malattia
la nostra natura è debole, così in
ogni malattia vi sono le sue conseguenze collaterali che spezzano
le nostre forze e ci spingono a
cercare riposo o solitudine, ma
poiché Cristo è fedele, verranno
giorni nuovi e saremo di nuovo
forti per affrontare tutte le lotte che le circostanze storiche ci
prepareranno. Infatti se noi non
possiamo, deboli come siamo,
salire dov'è il Signore, LUI può
scendere dove siamo noi; com’è
vero che è già sceso ed ha assunto tutte le nostre infermità
e la debolezza della nostra natura.
Nella « chiesa all'aperto » del
Centro Ecumenico di AGAPE sta
scritto: « L’agape non verrà mai
meno ». In questa fede, terminata la grande fatica della costruzione, avevamo ferma fiducia che
Colui che ci aveva condotti fino
a quel plinto non ci avrebbe abbandonati. V'erano dei deboli e
dei forti, ma l’agape di Cristo è
bastata per tutti e... basterà, se
egli lo vorrà. Ma ciò vale per
ogni serio e fiducioso impegno
per la costruzione di un mondo
nuovo: il Servizio Cristiano di
Riesi e tante altre opere con la
stessa finalità per ogni dove nel
mondo. Ciò anche quando per infermità fisica o psichica sembra
che le nostre membra non reggano più.
Cristo dunque dice: «Perché
l’iniquità sarà moltiplicata, la
carità . dei più si raffredderà ».
Ma conclude: « Chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato ». Ora questa perseveranza ci
è data solo dalla comunióne con
Lui. Bisogna non dimenticarlo.
Tullio Vinay
Interrogazione di Spini per
la Tassa sulla coscienza
America
religiosa
Dopo una prima interrogazione presentata dai radicali . subito dopo la diffusione della circolare, è stata presentata lunedì
26 una seconda interrogazione
per iniziativa dell’on.le Valdo
Spini (P.S.I.) di cui riportiamo il
testo.
7 sottoscritti deputati interrogano i Ministri delle Finanze e
della Pubblica Istruzione per conoscere se sia vero che la Direzione Generale delle tasse e delle
imposte indirette sugli affari, in
seguito ad un quesito del Ministro della Pubblica Istruzione,
abbia ritenuto che le dichiarazioni per l’esenzione dall’istruzione
religiosa cattolica nelle scuole
secondarie di secondo grado siano assoggettate all’imposta di
bollo di 700 lire.
I sottoscritti fanno rilevare come in 50 anni l’esercizio di tale
diritto non sia mai stato assog
gettato ad un’imposta del genere,
che si configura come vera e propria tassa sulla coscienza dei
credenti di altre confessioni religiose e dei non-credenti, operando così un arretramento rispetto alla stessa situazione attuale sulla quale peraltro pende
com’è noto il processo di revisione del Concordato e di stipulazione delle Intese a norma dell’art. 8.
I sottoscritti chiedono se nell’interpretazione del DPR 642 del
1976 non si sia peraltro confuso
l’esercizio di un potere discrezionale attraverso un atto permissivo, con quello che si presenta come un semplice atto dichiarativo
dell esercizio di un diritto come
è appunto il caso dell’esenzione
dall’istruzione cattolica.
Valdo Spini
Franco Bassanini
Pier Luigi Covatta
(segue da pag. 3)
cattolicesimo» di Subilia, studenti che si dicono fieri di appartenere a quella parte della
chiesa che ha accettato di riformarsi nel XVI secolo e che d^
PO una conversazione sulla storia valdese indagano sulla corrispondenza tra valdismo medievale e valdismo oggi e per 20
minuti discutono IL m^sS■ 1 eurocomunismo. Alla fine il
f ^grazia e mi
chiede di terminare con una pre
mil"?d.?° ™ "codificato le
Sopafi S'c epi
ruolo può giocare seprotestantesimo
a avanguardia?
essere un’indicazione verso il superamento della
spaccatura di cui parlavamo tra
un ala progressista e secolarizzante e un’ala ricca di pietà e
conservatrice.
Tabacco
(segue da pag. 5)
rienza in uno stato di dipendenza non fisica ma psicologica.
Ecco, mi sembra che nel caso
del tabacco questa distinzione
tra danni fisici e danni psicologici perda molta della sua importanza. E non tanto perché i danni psicologici appaiano in cuesto
caso senz’altro più « innocenti »,
quanto perché i danni fisici sono
di tale accertata entità da sostanziare abbondantemente da
soli la lotta rigorosa contro il
fumo.
Naturalmente, come per l’alcool e per le droghe, la vera
battaglia si gioca sulla qualità
della vita, dei rapporti umani,
di una società in cui le motivazioni negative che spingono a
diventare schiavi delle cose lascino il posto alla scelta di ciò
che è utile, di ciò che serve a
costruire, come dice il documento Fgei. Se collegate a questa
battaglia più ampia possono avere un senso anche iniziative immediate, che nel campo del tabacco dovrebbero insistere soprattutto sull’informazione, cominciando fin dalle prime classi
scolastiche a smascherare una
sostanza che, dietro la (pretesa)
innocenza dei danni psicologici
(meno dannosa di una droga
leggera, vorrebbero alcuni) nasconde una minacciosa somiglianza, per i danni fisici, alle
droghe pesanti.
Un esperimento condotto a
Portland (Oregon) su gruppi di
ragazzi sottoposti a diversi metodi di educazione dimostra che
il gruppo che ha risposto maggiormente con una contrazione
della percentuale di fumatori è
quello a cui erano stati forniti
adeguati strumenti di informazione. È importante che sia data
a tutti la possibilità di gestire
la propria salute, diffondendo i
dati e le informazioni necessarie a scegliere consapevolmente.
Ancora una volta, bisogna individuare e colpire gli interessi
a cui- fanno comodo, in questo
come in altri campi, silenzio e
superficialità.