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Anno 116 - N. 23
6 giugno 1980 - L. 300
Soeoizione m abbonamento postale
GruDpo bis/70
ARClìrVIO TAVOLA VAf,DH3E
10066 TOHRS PELLÍCS
dette valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA AL MINISTRO REVIGLIO
0 punti
di vista
Chi scrive non ha mai avuto
l’occasione di incontrare di persona Walter Tobagi, l’ultima vittima del criminale terrorismo,
ma ha avuto l’opportunità di
apprezzare sul Corriere la documentata serenità con cui i suoi
articoli erano scritti e la obiettività sostànziale delle notizie che
forniva sui vari problemi di cui
si andava occupando. Ed è per
questo che l’assassinio di un
uomo come Tobagi ha potuto
avere un significato che va al di
là della morte di un « cronista
buono », ma mette violentemente in primo piano il problema
della libertà della informazione
giornalistica in ItaUa.
Che questa libertà di informazione, anche senza il brutale intervento delle B.R., sia oggetto
di attacchi di diversa origine, è
un fatto difficilmente contestabile. Il caso Isman, il giornalista
del Messaggero condannato se.iza condizionale ner aver nubblicato documenti ricevuti da una
fonte che non avrebbe dovuto
fornirli; il penoso iter della legge sulla editoria: le pressioni di
vario genere che il Palazzo esercita, e non solo attraverso le
concessioni pubblicitarie della
SIPRA; l’accentuato corporativismo di giornalisti e tipografi:
tutto ciò non è che una esemplificazione di quanti ostacoli trova
sm suo cammino la volontà,
quando c’è, di dare ai lettori dei
giornali quel tanto di informazione che è base irrinunciabile
di ogni democrazia.
Ed anche difficilmente contestabile ci pare il fatto che gli
operatori della informazione si
lasciano troppo spesso andare
a strumentalizzazioni nel manipolare rinformazione (basta
la scelta, con conseguente omissione di qualche notizia, per farlo), così da distorcerne il valore reale.
Lasciamo pure da parte i giornali di partito, i quali almeno
dichiarano apertamente quali
sono gli interessi e le posizioni
che difendono e possono quindi essere letti con una ottica
precisa che permette di valutare criticamente le notizie e la
presentazione. Ma la stampa co
siddetta « libera », che in realtà
è quasi sempre condizionata dagli interessi di chi ne è proprietario e di chi la scrive, è sempre « libera », o non è anch’essa condizionata da strumentalizzazioni, di cui il caso del Messaggero sopra ricordato potrebbe essere un chiaro esempio?
È per questo che l’assassinio
di un giornalista libero, obiettivo, documentato, imparziale
(questa almeno l’impressione
che i suoi articoli davano al
lettore) è un colpo assai grave
alla libertà di informazione.
Non è stata fermata la penna
di qualcuno disposto a venderla, ma, così come per Casalegno, sì è voluto distruggere la
possibilità per noi di leggere un
giornale credendo a quello che
vi troviamo scritto. Tutti noi,
lettori di giornali, siamo stati
colpiti da questo assassinio, che,
questa volta, non è stupido ma
criminalmente mirato ad uno
scopo ben preciso.
E rimane il fatto che è stato
ucciso un uomo come Tobagi,
e che questa è una grave perdita non solo e non tanto per là,
corporazione giornalistica cui apparteneva, ma per tutti noi, suoi
anonimi lettori, che di una informazione « pulita » abbiamo
e avremo sempre bisogno.
Niso De Michelis
“Nella sostanza d'accordo con voi"
Il Ministro delle Finanze si impegna a provvedere un esplicito riconoscimento del fatto che la
dispensa dall’insegnamento religioso non può essere assoggettata ad una tassa limitativa
TORINO - 2 giugno. « Va bene
che abbiamo bisogno di soldi —
esclama allargando le braccia rivolto al funzionario che lo accompagna — ma pretendere dai
cittadini queste 700 lire... ». Con
queste parole il ministro Reviglio ha. eloquentemente sintetizzato la sua opinione in merito
alla questione della « tassa, sulla
coscienza » che gli ho appena
esposta.
Gli parlo in una saletta di un
albergo cittadino, dove mi ha
dato appuntamento accettando
di rilasciare un’intervista e dove
lo incontro insieme ad Antonino
Pizzo, presidente del Concistoro
della Chiesa valdese di Torino.
Mentre espongo le nostre argomentazioni mi guarda con occhi
gentili e insieme scrutatori. Più
che il ministro o l’uomo politico,
dal suo atteggiamento mi pare
trasparire il professore che preferisce ascoltare attentamente
chi gli parla piuttosto che scartabellare la nota della Tavola
che gli sto esponendo per sommi capi e della quale gli ho appena consegnato una copia per
incarico del moderatore.
Casi impensabili,
ma che capitano
Mi interrompe una prima volta, quando accenno al fatto che,
a seguito dell’interpretazione data dalla Direzione generale delle
tasse e delle imposte indirette
sugli affari — fatta propria dal
Ministero della Pubblica Istruzione — alcuni presidi hanno
non solo richiesto agli studenti
di rifare in bollo la pratica della dispensa daU’insegnamento
della religione cattolica, ma in
L’Evangelo in piazza
- !.. . r-«„»V
Due immagini delle recenti manifestazioni che si sono tenute all'aperto a Riesi (Sicilia) e
Ferrerò (Valli valdesi).
DALLA PREDICAZIONE TENUTA A FERRERÒ PER «PENTECOSTE ’80 »
Un invito e una promessa
« Voi riceverete potenza quando lo Spirito verrà su di voi e mi
sarete testimoni in Gerusalemme, in tutta la Giudea e Samària, e fino all’estremità della terra» (Atti 1; 8).
Secondo il libro degli Atti queste sono le ultime parole che il
Cristo risorto rivolge ai discepoli
prima della sua glorificazione. E’
l’inizio degli ultimi tempi, ma
questi dovranno essere vissuti
non in atteggiamento di attesa
passiva o di paura, o di fuga da
una realtà ormai destinata a
sparire, o facendo calcoli complicati di anni e di secoli. Gli ultimi tempi vanno vissuti impegnando fino in fondo le proprie
energie nella predicazione e nell’attuazione di opere che siano
segni concreti e significativi della realtà del Regno atteso.
Il Signore rivolge oggi a noi
questa stessa promessa e questa
stessa vocazione. Ma queste parole ci colgono in un momento
particolarmente difficile per le
nostre comunità. E in particolare per queste comunità della Val
Germanasca che subiscono gli
effetti di una forte trasformazione sociale, per cui la gente ha
perso il senso del proprio radicamento nella sua terra, deve spostarsi, viaggiare per motivi di lavoro e non sa più dov’è la sua
casa, il suo paese, la sua Chiesa.
A questa crisi, che trova riscontro in tante altre situazioni, sia
nelle Valli che altrove, si aggiunge una crisi spirituale più profonda che con diversa intensità
sembra coinvolgere tutti quanti.
Essa si manifesta in molti modi: per alcuni è l’abbandono progressivo della vita della Chiesa,
per altri l’indifferenza verso la
parola del Signore, per altri ancora una sorta di formalismo religioso che sostituisce le manifestazioni autentiche di fede, per
altri il conformismo graduale ad
una mentalità scettica e sterile
che induce a chiusure egoistiche
e ad un atteggiamento di indifferenza verso i più gravi problemi
del nostro tempo.
E alle difficoltà interne della
Chiesa si aggiunge la grave crisi morale, sociale, economica e
politica che investe il nostro
paese. Ebbene, noi dobbiamo
prendere coscienza che in una
situazione come questa, che non
possiamo nascondere né ignorare, il Signore risorto rivolge a
noi la sfida ad essere suoi testimoni:
« Voi mi sarete testimoni ».
Il testimone è colui che davanti a un tribunale deve pubblicamente dichiarare la verità, senza
alterazioni, assumendo pienamente la responsabilità e le conseguenze delle cose che afferma.
Al testimone è chiesto innanzitutto di essere fedele.
Ma Gesù sottolinea: voi mi sarete testimoni, cioè renderete testimonianza a me, alla mia verità, alla mia opera e alla mia
parola. Essere testimoni vuol dire affermare con forza la sovranità di Cristo innanzitutto nella
nostra vita, nella Chiesa e nel
mondo. Vuol dire rifiutare altri
signori che vogliono dominare
su di noi e sulla nostra coscienza ricordando che nessuno può
servire due padroni. Ma vuole^
anche dire combattere perché
questa sovranità di Cristo sia riconosciuta nel mondo, non certo
usando la logica del potere.
Dobbiamo impegnarci a contribuire fattivamente per la ct>
struzione di un progetto di esistenza in cui ogni forma di schiavitù umana, morale, materiale e
sociale sia combattuta ed eliminata e dove ogni creatura possa
vivere pienamente la sua dignità
di uomo e la sua libertà di figlio
di Dio nella pace, nella concorAlberto Taccia
(continua a pag. 10)
due o tre casi hanno minacciato
conseguenze spiacevoli per gli
scrutini degli studenti che non
ottemperassero a quest’obbligo.
« Ma questo è impensabile! »,
esclama il ministro. Eppure, replico, avviene. E gli riferisco del
caso di cui mi sono occupato
questa mattina stessa: una ragazza che frequenta un istituto
superiore di Torino e che è stata
minacciata di « andare a settembre » se non pagherà il bollo.
L’on. Reviglio mi conferma che
eventuali irregolarità di ordine
fiscale concernenti tasse scolastiche non potrebbero in alcun
caso influire sul profitto e sull’iter scolastico degli studenti.
Un chiaro impegno
Ciò nondimeno, proseguo, anche a non considerare questi casi — che tuttavia si configurano
come la forma più eclatante di
una situazione diffusa di intimidazione relativa all’esercizio del
diritto di dispensa dall’insegnamento della religione — Tinterpretaziorte stessa" Che proviene
dal Ministero delle Finanze è
inaccèttabile. Espongo quindi la
nostra tesi centrale, che i lettori
ben conoscono: qualunque sia la
forma della comunicazione data
al preside — dichiarazione o domanda — Tatto in questione si
configura non già come una
istanza volta ad ottenere un
permesso (che sarebbe concesso,
ma potrebbe anche essere negato) ma come la affermazione di
un diritto incondizionato di cui
il cittadino è già in possesso e
del cui uso comunica di volersi
valere.
« Non ha bisogno di spendere
molte parole per convincermi »,
afferma vivacemente il ministro
non appena ho chiarito l’essenziale di questa tesi, « sono un laico e tengo a queste cose. Sono
del tutto consenziente con l’interpretazione che voi date e mi
sento solidale con quanto lei afferma. Sarebbe impensabile che
l’esercizio di un diritto di questo
genere fosse subordinato a condizioni e che la sua ricezione si
configurasse come concessione
di un permesso. Questo per ciò
che riguarda la sostanza del problema. Certo io devo far applù
care le leggi esistenti ed è quindi
necessario che io veda da vicinole leggi relative ».
Necessità
di un chiarimento
Confermando esplicitamente di
essere all’oscuro della questione, e del parere rilasciato dalla
Direzione generale delle imposte
indirette, il ministro considera
con un po’ di perplessità le due
norme più recenti in questione,
quella più chiara, contenuta nel
decreto di applicazione della legge sui culti ammessi (28.2.1930 n.
289) che parla di « dichiarazione scritta» fatta dai genitori
che « non desiderano che sia impartito l’insegnamento religioso
ai loro figli », e quella ambigua,
contenuta nella legge di attuazione del Concordato (5.6.1930 n. 824)
che afferma che dalTobbligo di
frequentare l’insegnamento religioso « sono dispensati gli alunni i cui genitori ne facciano riFranco Giampiccoli
(continua a pag. 2)
2
UNA PANORAMICA SULLE ASSEMBLEE DEI CIRCUITi
Verso una pratica
deU'evangelizzazione
« ..jSi ha la netta sensazione
che le comunità stiano riacquistando gradualmente una coscienza missionaria. Infatti, sia
pure in varia misura, relativamente alle forze e capacità di
ciascuno, le comunità hanno tutte attuato un loro programma
ai fini evangelistici ».
Questa osservazione del Consiglio del Circuito (Toscana),
scritta all’indomani di una riuscita campagna evangelistica a
Pisa (tenda in piazza, volantinaggio, dibattiti, conferenze e vendita libri Claudiana), può estendersi a mólti altri Circuiti che
hanno messo al centro delle
preoccupazioni dell’anno ecclesiastico il tema dell’evangelizzazione. Iniziative in questo campo
sono sorte un po’ dappertutto.
A Savona (5° Circuito) — per citare solo alcuni casi — accanto
alla mostra sul libro « Pradeltorno non deve cadere » si sono
avuti dibattiti sul ruolo del protestantesimo e contatti col pubblico. Nelle Valli si è redatto un
dépliant, ad uso prevalentemente turistico, che presenta, insieme all’orario dei culti delle diverse località, una sintesi del
mondo evangelico. Anche in Sicilia si è battuta la stessa strada con un efficace ’pieghevole’:
« La libertà è di tutti » che, nella sua chiarezza espositiva, diventa strumento d’evangelizzazione.
Nel 12” Circuito (Abruzzi) da
tempo si distribuisce l’opuscolo
« !■ cristiani evangelici », una rassegna, in linguaggio popolare,
del pensiero protestante. Ancora
alle Valli si registra il riuscito
incontro popolare di Perrero
(più di mille persone) e l’inserimento continuativo di predicatori del 2° Circuito (Val Chisone)
in radio e televisioni private. A
Torino (4” Circuito) e a Bologna
(8° Circuito) si è costituita una
commissione che studia nuove
forme di presenza in radio e
private: le possibilità in questo
campo —- compresa quella d’inserirsi nella rete regionale pubblica — sono guardate da tutti
con estremo interesse. C’è chi ancora si prepara ad una grossa
uscita in pubblico studiata nei
minimi dettagli, come per es. nel
15“ Circuito (Calabria-Messina)
in cui si guarda fin d’ora al maggio del 1981 per ima giornata S
evangelizzazione a Falerna Mare.
L’assemblea del 7” Circuito (Veneto) ha dato mandato al Consiglio di organizzare prossimamente a Venezia una singolare campagna evangelistica incentrata
sul tema dell’inquinamento ambientale e spirituale della nostra
società.
In Lombardia, 6“ Circuito, si
sta organizzando una giornata
delle chiese del Circuito. Nella
zona apulo-lucana (14” Circuito),
accanto a frequentati pubblici
dibattiti su temi come l’ecumenismo o il ruolo della donna nel
Nuovo Testamento, si pensa di
rafforzare la coscienza missionaria rilanciando i collettivi teologici regionali.
In alcune relazioni traspare
evidente l’esigenza di una migliore preparazione teologica all’interno, prima del confronto
con la città: da qui i tentativi
di evangelizzazione dentro le comunità (1” e 2® Circuito) e la ripresa generale degli studi biblici e dell’approfondimento teologico. Uscire dalle mura del tempio vuol dire essere preparati a
rispondere a qualsiasi interrogativo. Da questo punto di vista
studio e rifiessione diventano necessario supporto a quell’entusiasmo che caratterizza la stragrande maggioranza dei tentativi (purtroppo non ancora collegati da una strategia unitaria)
d’evangelizzazione.
La questione
giovanile
Altro tema, discusso in molte
assemblee, è la questione giovanile. A Basilea, l’assemblea del
9" Circuito, lamenta la crisi di
identità del mondo giovanile che
poggia su fragili basi culturali
e su scarse motivazioni 'per occuparsi di problemi di una certa portata » e spinge i giovani
ad entrare in contatto con i centri di Agape, Adelfia, Santa Severa ecc.
“Nello sostanza
d'accordo con voi
II
(segue da pag. 1)
chiesta per iscritto ». Dichiarazione o richiesta?
« Da queste due leggi, osserva
il ministro, sembrerebbe che i
non cattolici fanno una dichiarazione che è ovviamente esente
da bollo, mentre i cattolici devono fare una richiesta che sarebbe soggetta al bollo; il che è
assurdo. In realtà, prosegue, si
tratta di rendere evidente nella
forma quello che è evidente nella
sostanza e su cui non si può avere il minimo dubbio, e che cioè
si tratta sempre di un atto dichiarativo ».
In che modo? « E’ necessario
vedere se la legge in questione
consente una interpretazione in
questo senso oppure no, se cioè
la parola “istanza" può essere
intesa non nel suo significato letterale ma secondo la sostanza
dell’atto che consiste nell'esercizio di un diritto. Mi impegno a
discutere la cosa con chi ha dato
il parere e se risultasse che la
legge non consente questa interpretazione, abbiamo altre vie ».
Le enumera via via nel corso della conversazione: richiesta di un
parere al Consiglio di Stato, il
massimo organo consultivo in
campo ammnistrativo; oppure la
presentazione di un atto interpretativo al Parlamento; infine
un disegno di legge, ma sarebbe
una procedura molto troppo lunga. La cosa migliore appare la
presentazione di un atto interpretativo alla prima occasione,
quando cioè il Ministero delle
Finanze presenterà altre proposte di vario genere al Parlamento.
Faccio presente al ministro
l’urgenza della cosa: se la questione non sarà risolta prima dell’inizio del prossimo anno scolastico noi ci troveremo non solo
a rifiutare il pagamento — cosa
che già avviene per le richieste
di bollo per l’anno in corso —
ma anche a pubblicizzare la cosa e a coinvolgere il maggior numero possibile di persone anche
al di fuori deH’ambito evangelico.
’Ministro protestante’
Mi guarda un po’ perplesso e
osservo quindi che l’etica protestante è troppo nota perché non
sia chiaro che il pagare le tasse
è per noi un dovére di coscienza
oltre che una necessità civile;
pagare le tasse dovute, però; non
quelle non dovute! Su questo si
mostra in pieno accordo. « Si figuri, dice sorridendo, che mi
chiamano il "ministro protestante” Il direttore del Corriere mi
dice sempre: sei un protestante!,
sei un calvinista! ». E su questa
definizione, che chiaramente non
considera un’offesa, termina un
colloQuio breve ma intenso e
esauriente.
L’impressione che ne ho tratto
è di assoluto annoggio da parte
del ministro Reviglio alla nostra
tesi. Ma si sa, siamo in Italia,
dove la burocrazia impera. Dubito fortemente che essa consenta a questa questione una definizione positiva entro i prossimi
tre mesi. E’ chiaro perciò che
non bisognerà recedere dalla posizione ferma e costante che l’attuale « tassa sulla coscienza » richiede.
F. Giampiccoli
In Abruzzi e Molise, dopo un
buon convegno giovanile a Palombaro, con dibattito in piazza, se ne programmano altri per
1 immediato futuro; tra questi
uno sull’etica del lavoro con partecipazione di consigli di fabbrica e gruppi FGEI. Nel 14“ Circuito (Puglie e Lucania) intorno
al centro ’Betania’ di Orsara di
Puglia parte la riaggregazione
del movimento giovanile regionaie a cui $i dedica, con risultati ragguardevoli, uno studente in
teologia. In Val Pellice (1” Circuito) un animatore giovanile a
tempo pieno cerca di ricollegare
1 gruppi giovanili, specie quelli
,."on si riconoscono nella
FGEI. In Campania, la FGEI regionale ha espresso, in assemblea
di Circuito, la necessità di un impegno alPinterno delle strutture
ecclesiastiche e di un impegno
politico che eviti eccessive ideologizzazioni ma ricerchi, in ogni
situazione, una risposta evangelica. A Bologna (8“ Circuito) l’assemblea indice un incontro, nel
prossimo giugno, in cui i giovani discutano i motivi dell’attuale
crisi dei gruppi FGEI e del loro
rilancio. Anche qui, scorrendo le
relazioni, segni di crisi si alternano ad isolate riprese senza vedere una crescita unitaria del
mondo giovanile (ma forse è un
bene che sia così) intorno ad
obiettivi omogenei.
li giornale e l’apertura
verso il sociale
D’interesse generale nelle assemblee di Circuito il dibattito
sull’ECO-LUCE: negli Abruzzi la
assemblea raccomanda la creazione di un gruppo di corrispondenti e in Emilia-Romagna s’insiste per diffondere maggiormente il giornale « tra i giovani e i
membri di chiesa ». Quasi tutti
considerano l’ECO-LUCE ’veicolo
d’wangelizzazione’; il numero degli abbonati è salito, si è però
ancora lontani da una sua diffusione capillare nelle famiglie: ma
in questo campo si sta lavorando.
Non sono mancate, in alcune
assemblee, preoccupazioni e segni di solidarietà nei confronti
di ternatiche sociali. In questa
linea, il 3“ Circuito (Val Germanasca) a fronte della rivoluzione
sociologica creata dallo spopolamento delle alte Valli ricerca
« nuovi metodi di studio biblico, nuove forme di culto » oltreché nuove forme di cura pastorale per incidere nella situazione ormai trasformata.
A Vallecrosia, nell’ambito del
5" Circuito, la Casa Valdese annuncia la sua disponibilità « per
dare aiuto e ospitalità a profughi bisognosi » e sempre nello
stesso Circuito si guarda con
crescente interesse alle iniziative di Amnesty International. Nel
13“ Circuito (Campania) si sonò
votate prese di posizione sia sul
problema della droga sia sul deteriorarsi della situazione internazionale. Infine quasi tutti hanno iniziato lo studio sui diritti
dei malati e dei morenti e hanno salutato, con gioia, l’accordo
d’unità d’azione evangelistica
con le Chiese libere del napoletano.
In sostanza, da questa prima
rapida occhiata alle relazioni dei
Circuiti emerge indicativo il fatto che dopo una lunga fase di
riflessione teorica, in molte situazioni, si cerca di concretizzare il discorso sull’evangelizzazione. Questa la novità più grossa.
Qra spetta certamente alle Conferenze di Distretto e ancor più
al Sinodo organizzare gli sforzi
in una prospettiva unitaria che
possa realmente incidere nel tessuto della nostra società. Certo
che l’evangelizzazione pratica rimette in questione tutte le strutture interne delle nostre chiese. E
rimette in questione anche il nostro modo di predicare. Ma se
l’azione evangelistica innescata
dal Sinodo non si arresterà tanto presto è prevedibile, nel prossimo futuro, che realizzeremo
una profonda revisione capace
di trasformare il volto delle nostre chiese.
, Giuseppe Platone
PROTESTANTESIMO IN TV
Anche l’altra sera "Protestantesimo" in TV è finito ad
un’ora impossibile: 23,30. Chi
ha avuto la costanza di rimanere in piedi ha visto un
“Protestantesimo" su di un
argomento singolare: magia e
oroscopi valutati in una prospettiva biblica. Ha parlato
Sergio Ribet (« chi si fida della magia fugge dalle sue responsabilità sociali; ricerca
latori ( specialmente quelli
che agli oroscopi e alla lettura della mano ci credono e
magari vanno anche in chiesa
perché Dio è solo un Essere
superiore ecc. ecc.) rendendo
anche più vere le tesi del Ribet.
Tempo fa abbiamo assistito
alla trasmissione sui « Doni
dello Spirito » nel quadro di
una tavola rotonda. Ecco, se
Oroscopi e magia
una soluzione egoistica di
fronte ad una vita spesso
mortificante... ») che dopo
un’ampia analisi di testi biblici, ne ha tentato l’attualizzazione sostenendo la tesi conclusiva che chi crede in Dio
non ha tempo di occuparsi di
magie e oroscopi. Il che è giusto e sacrosanto ma non credo abbia aiutato molto coloro
che sono succubi di questa
antica schiavitù. Gli argomenti addotti dal Ribet erano senza dubbio efficaci ma espressi, a volte, con un linguaggio
difficile e proposti allo spettatore nel quadro di un monologo che alla fine stancava. Un
tema di così scottante attualità sarebbe stato degno di una
tavola rotonda in cui la prospettiva evangelica avesse avuto modo di sfidare direttamente le argomentazioni che
dilagano sui rotocalchi, alla radio e in TV dei moderni maghi e oroscopisti.
Ancora una volta, invece, si
è preferito, da parte nostra,
la tecnica del proporre un
discorso il più completo possibile senza un confronto con
l’avversario, senza un minimo
di dibattito che avrebbe maggiormente coinvolto gli spet
c’era proprio un tipo di trasmissione in cui si poteva fare veramente a meno della
analisi dello Spirito intorno
ad un tavolo era proprio quella. Meglio sarebbe stato affidare il tema ad una predicazione in studio o a delle testimonianze di persone che
hanno realmente sperimentato i doni dello Spirito.
Mentre, sulla magia, una tavola rotonda avrebbe vivacizzato la predicazione dell’Evangelo che ha finito per ridursi
ad un lungo, complesso monologo.
In conclusione, poiché lo
spazio ci manca, si ha l’impressione che, in questi mesi,
"Protestantesimo" in TV stia
cercando nuove vie per attirare l’attenzione dei teleutenti. E quando si sperimenta
non sempre i risultati soddisfano. Così per esempio l’improvvisa assenza di una figura in studio che introduca e
sostenga, anche da dietro le
quinte, la trasmissione dovrebbe comunque essere colmata se non altro per dare
maggiore unità ai nostri tentativi di presentare la Parola
del Signore in TV.
G. P.
DALLE CHIESE
Due mesi di attività
VENEZIA E MESTRE — Nel
mese di febbraio è stato accettato come membro di chiesa, e
accolto con gioia nella comunità, Furio Avanzi, che da tempo
partecipa con la famiglia alle
attività.
• 24 febbraio, a Mestre, 9“ incontro dei gruppi ecumenici del
Triveneto; l’argomento, un’analisi dei gruppi locali e delle loro attività nell’ambito delle comunità cattoliche e protestanti.
Il numero dei partecipanti, da
Trieste, Udine, Venezia, Mestre,
Treviso, Rovereto, ecc. e i loro
interventi, hanno dimostrato come l’ecumenismo, anche se dibattuto e talvolta contrastato,
sia comunque una realtà di cui
non si può non tener conto.
• 15 e 16 marzo, a Venezia,
incontro dei gruppi FGEI del
Triveneto e Lombardia; per la
occasione il culto a Venezia è
stato tenuto dal giovane Bruno
Gabrielli. L’argomento del convegno era : « L’uomo di fronte
alla morte :morire di lavoro, per
violenza, per scelta ».
La stessa domenica 16, a Mestre, assemblea del consiglio di
circuito con la partecipazione
della comunità.
• 19 marzo, a Mestre, riunione di preghiera con un gruppo
di pentecostali, presenti nella
città anche se poco numerosi.
Benché le forme di preghiera
cosi diverse dalle nostre, abbiano suscitato qualche perplessità, tuttavia riteniamo i contatti
sempre positivi e importanti.
• Domenica 23 marzo, dopo
che il pastore T. Soggin ha tenuto^ il Culto nelle due comunità, c è stata a Venezia un’agape,
dopo la quale gli ospiti ci hanno parlato delle loro esperienze
in Uruguay e in Argentina, illustrandole con diapositive. E’ stato un pomeriggio amichevole e
molto interessante, e una bella
occasione per ritrovarsi insieme :
la partecipazione infatti è stata
buona e tutte le età erano rappresentate.'
• 4 aprile (venerdì di Pasqua),
a Venezia, presso la chiesa valdese, incontro di preghiera con
i cattolici, basato su letture bibliche, meditazioni e preghiere.
• 19 aprile, assemblea di chiesa; all’ordine del giorno la relazione annua, il problema dei
diritti dei malati, l’ecumenismo.
Purtroppo si deve notare — problema che sembra comune ad
altre chiese — che l’assemblea
è nell’insieme l’attività della
chiesa meno frequentata.
• Domenica 20 aprile culto in
comune con i luterani, con predicazione del pastore Kleeman,
presso la chiesa valdese. Dopio
il culto c’è stato un piccolo trattenimento comunitario.
• Da giovedì, 24 a domenica
27 aprile, visita degli studenti
della facoltà di teologia. Il 25,
dalle 10,30 alle 16,30, con l’intervallo per il pranzo, tavola rotonda su « realtà della chiesa cattolica e ecumenismo » condotta dal
professor Paolo Ricca, dall’anziano GKiido Colonna Romano di
Venezia, dal pastore Gianmaria
Grimaldi di Padova, con buona
presenza della comunità del Triveneto e numerosi e accesi interventi; alle 17, conferenza del
professor Ricca presso la chiesa luterana. Domenica 27, predicazione degli studenti nelle varie
comunità del Triveneto.
• Giovedì 1” maggio, conferenza del pastore Grimaldi a Venezia, sulla cultura cattolica.
Hanno collaborato a questo
numero: Ivana Costabel Franco Davite - Luigi Marchetti - Paolo Ribet - Alberto Taccia - Franco Taglierò
- Bruno Rostagno.
3
6 giugno 1980
- 3
Informazioni della CEvAA
COMUNITÀ’ EVANGELICA DI AZIONE APOSTOLICA
INTERVISTA AL MODERATORE - 3
L’AWAS propone
un utile scambio
Come funziona, la CEvAA: bene, male, così così? Anche di
questo si è parlato, nella sessione « europea » di Borgio Verezzi
(V. ultimo notiziario). La Comunità ha voluto e mantenuto una
struttura molto leggera, il Segretariato parigino è ridotto al minimo; le delegazioni riunite a
Borgio si son domandate però se
non sarebbe fruttuoso avere un
co-segretario che abbia soprattutto il compito di visitare le Chiese-membro, informarle, interpellarle. Questo è già fatto parzialmente dal Segretariato, e dal segretario teologico Nomenyo; si
constata però che informazione
e cooperazione non sono quello
che dovrebbero e potrebbero essere. È l’eterno problema della
« burocrazia »: i servizi che può
rendere attivano la vita capillare
dei membri, oppure essi sono
realmente utili solo nella misura
in cui vi è già capillarmente vita,
interesse, e quindi richiesta?
Altro problema: le rappresentanze nel Consiglio della CEvAA.
In quanto Comunità di Chiese,
sembrerebbe giusto che ciascuna
Chiesa-membro vi fosse rappresentata. In realtà questo avviene
per le Chiese africane, malgasce
e del Pacifico, non per le Chiese
francesi né per quelle svizzere,
rappresentate attraverso il DEFAP (Département évangélique
français d’action apostolique) e
il DM (Département missionnaire). DEPAP e DM, con le loro
assemblee, sono ovviamente in
stretta relazione con le Chiese
francesi e romande, ma costituiscono anche in un certo senso
un filtro, che sembra un po’ contrastare la piena integrazione
della missione nella struttura
delle Chiese. Bisogna però tener
conto del fatto che DEFAP e
DM raccolgono una antica eredità ed esperienza missionarie e
servono anche da utile coordinamento a livello nazionale, in
Francia e nella Svizzera romanda. Non si tratta dunque di quisquilie organizzative.
Al riguardo un problema par
ticolare è rappresentato da noi
italiani. La Chiesa Valdese è
membro della CEvAA, partecipa
al lavoro del Consiglio con un
suo deputato: il past. P. Davite,
che è stato anche membro del
Bureau, la « giunta » esecutiva.
Oltre al rapporto delle chiese
metodiste, nel quadro dell’integrazione, con la CEvAA, da parte valdese come coinvolgere nella Comunità anche la zona sudamericana? Finora il deputato
della Tavola ha, di fatto, rappresentato rinsieme della Chiesa
Valdese. In realtà, però, nelle
nostre chiese sudamericane poco
si sa della CEvAA, poco vi si è
coinvolti, mentre la cosa saiebbe feconda, e già c’è chi lo desidera. D’altro lato anche nella
Comunità, con la sua dimensione intercontinentale, si manifesta interesse e desiderio di una
apertura sulla particolare realtà
cristiana latinoamericana. Qualcuno prospettava, a Borgio, l’ipotesi di una doppia rappresentanza valdese nel Consiglio: europea
e sudamericana. Tuttavia poiciié,
per statuto, ogni chiesa ha diritto a un rajppresentante, l’ipotesi
è impraticabile: significherebbe
« sdoppiare » la Chiesa Valdese,
mentre abbiamo sempre sostenuto che si tratta di due « zone »
della medesima e unica Chiesa.
Prevedere una alternanza europea-sudamericana nella nostra
rappresentanza? Comunque si
può creare un corrispondente
rioplatense che faccia da cinghia
di trasmissione, nei due sensi,
per l’informazione e il coinvolgimento. In particolare — e questo era già stato proposto alla
sessione di Lomé, in novembre
— potrà essere designato, dalla
sessione sinodale o dalla Mesa
rioplatense, un « animatore teologico», accanto a quello italiaaio,
che sìa appunto tramite fra ia
CEvAA e quelle nostre chiese.
^ «
Quali sono i centri di formazione teologica, per le Chie.se
della CEvAA? In Europa, le varie Facoltà teologiche, in cui pas
sano spesso anche fratelli e sorelle del Terzo Mondo. Nel Pacifico, il Seminario teologico di
Suva, nelle Fiji. Nel Madagascar
vi sono due facoltà teologiche,
riformata e luterana. Per l’Africa anglofona il seminario di Morija (Lesotho) e quello di Kitwe
(Zambia). I presbiteriani del
Mozambico hanno un loro piccolo seminario. Maggiore collaborazione nell’Africa nera francofona: a Porto-Novo (Bénin) vi
è un seminario per tutte le chiese della costa guineana; a im livello superiore, opera dal 1961 a
Yaoundé (Cameroun) la Facoltà
di teologia protestante, il cui
corpo docente si è progressivamente africanizzato e comprende
oggi 4 camerunesi, 1 togolese, 1
ivoiriano, 2 francesi e 1 svizzero.
Qui si è registrato quest’anno un
record d’iscritti: 87, da 10 passi
africani ma anche dalla Francia,
da chiese evangeliche, presbiteriane, metodiste, battiste, avventisi e, cattolica. Ai professori ordinari si aggiungono quelH « visitanti », che vengono per un periodo dai 2 ai 4 mesi; ma « andrà
previsto anche il movimento inverso, dall’Africa verso altri coiitinenti », dicono a Yaoundé. in
questa capitale camerunese è
anche attivo il CLE, Centre de
litérature évangélique, la prima
e forte casa editrice protestante
francofona in Africa; oltre a una
serie di opere e riviste teologiche, pubblica pure un’importante collana di scrittori africani
contemporanei.
• La Chiesa di Gesù Cris'o
nel Madagascar (una chiesa sorta dalla fusione di alcune chiese
evangeliche e membro della
CEvAA) si è associata alle Chiese cattolica, anglicana e luterana per costituire la Comunità
delle Chiese cristiane nel Madagascar. Su una popolazione di
6,5 milióni dì Malgasci, questa
Comunità raccoglie circa 3 milioni di cristiani.
Gino Conte
Concludiamo con questa terza parte l’intervista al moderatore
Bouchard sul viaggio negli Stati Uniti che per lui e per sua moglie
ha organizzato TAmerican Waldensian Aid Society (AWAS).
11 moderatore della
Ghiesa presbiteriana
USA contro il blitz
di Carter
(nev) - Howard Rice, moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa presbiteriana unita degli U.S.A., nel corso di un incontro con alcuni giornalisti, subito dopo il fallito blitz del presidente Carter per la liberazione
degli ostaggi di Teheran, ha rilasciato una dichiarazione in cui
esprime il suo dissenso sull’azione USA in Iran.
Rice si rammarica che Carter
abbia potuto reputare utile ed
indispensabile un’azione di forza
in Iran per la liberazione degli
ostaggi; a suo avviso la morte
degli otto militari non ha fatto
che accrescere il dolore della nazione. Egli auspica che gli esiti
tragici del blitz convincano i responsabili a intensificare le trattative diplomatiche. Rice ha ancora affermato quanto segue:
« Dobbiamo ritrovare la fiducia
dei nostri alleati, trattare con dignità le piccole nazioni e riconoscere i nostri errori passati al
fine di essere membri responsabili della comunità mondiale.
Credo che il nostro popolo abbia ricevuto una ben diversa lezione di umiltà. Credo che la parola: ”i primi saranno gli ultimi” assuma un nuovo significato per noi oggi e che dobbiamo
trovare una nuova identità. ’’Non
per potenza, né per forza, ma
per lo spirito mio” dice l’Eterno
degli eserciti (Zaccaria 4: 6) ».
Israele: appello per
la libertà religiosa
(BIP/SNOP) - Il comitato Inter-Fede, la Fraternità per la ricerca teologica ecumenica in
Israele, il Consiglio giudaico per
gli incontri inter religiosi in Israsle e il Consiglio uniflcato dei
Cristiani in Israele hanno rivolto un appello comune a favore
della libertà religiosa e della
comprensione tra le religioni.
Questa iniziativa è sorta in se
¡echi dal mondo cristiano,
a cura di ANTONIO ADAMO
güito ai diversi atti di vandalismo di cui sono state vittime
delle istituzioni CTistiane, qualificati come « seri attentati alla
reputazione di Israele, garante
della pace e della sicurezza di
tutte le comunità religiose stabilite nel suo territoTiò ».
Un premio di 35.000 lire israeliane, offerte da una fondazione
ebraica di Los Angeles, sarà creato dal Comitato Israeliano InterFede. Efeso è destinato a quella
persona o istituzione che avrà
operato per una maggiore comprensione tra le differenti religioni praticate nel paese.
Salisbury: aiuto delle
chiese al rifugiati
dello Zimbabwe
(BIP/SNOP) - Le Chiese dello
Zimbabwe hanno preparato un
programma di aiuti per le migliaia di profughi. La campagna
di aiuti ò animata dal Christian
Care (Responsabilità cristiana),
World Vision (Visione del mondo) e dall’Esercito della Salvezza.
Migliaia di profughi ritornano
dai paesi vicini alle loro regioni
di origine. Essi sono diventati
degli « indigenti cronici » senza
tetto e senza cibo. Le Chiese desiderano costruire un numero
maggiore di campi di transizione
dove i rifugiati senza famiglia e
senza tetto, che errano senza mèta nelle campagne, possano star
bilirsi provvisoriamente. Secondo il colonnello David Ramsey
dell’Esercito della Salvezza, 12
nuovi campi profughi saranno
prossimamente organizzati.
Le Chiese dirigono già 22 di
questi campi di transizione ove
i rifugiati che ritornano possono
trovare un rifugio idoneo alle loro esigenze.
Angola: nuovo centro
di formazione
teologica e culturale
(BIP) - Nel 1980 sarà creato
nella Repubblica popolare della
Angola un centro di studi teologici e culturali sotto gli auspici
del Consiglio delle Chiese evangeliche delTAngola.
Secondo José B. Chipenda, dell’équipe del Consiglio ecumenico
delle Chiese, il centro raccoglierà
e diffonderà informazioni sulle
chiese; organizzerà dei seminari per laici e pastori, al fine di
studiare i problemi specifici della vita e della testimonianza delle Chiese e promuoverà dei corsi di formazione per animatori
presso i giovani e gli studenti.
Il centro vuole essere un laboratorio dove sia possibile sperimentare nuove forme di culto, di
predicazione e di evangelizzazione.
Bâle-ville:
no degli emigrati alla
tassa ecclesiastica
(SPP) - Nel cantone di BàieVille dopo il riconoscimento ufficiale della Chiesa cattolica
e l’introduzione del contributo
ecclesiastico obbligatorio, si sono verificate numerose richieste
di cancellazione dai registri ecclesiastici.
Nel 1973 la comunità cattolica
di Bàie-Ville contava circa 100
mila membri, scesi oggi a 64.000^
I due terzi dei dimissionari sono
lavoratori stranieri. Italiani e
Spagnoli.
— Vorresti dirci qualcosa dell’organizzazione che vi ha invitati?
— L’AWAS, un’associazione
che oggi sostiene l’opera della
Chiesa valdese in Italia e specialmente della Eàcoltà di teologia,
è nata alTincirca ottanta anni fa con l’intento di realizzare una collaborazione per la testimonianza evangelica nel mondo di lingua italiana. In America
80 anni fa arrivava la grande ondata degli emigranti italiani e le
grandi chiese protestanti data la
loro mentalità anglosassone trovavano difficile parlare con questi latini, per cui alcuni gruppi
protestanti chiesero ai valdesi di
mandare dei pastori e dei colportori tra gli italiani della zona di New York. L’AWAS è nata perciò in un clima di carattere evangelistico e in un periodo
in qui tra gli emigrati italiani si
sviluppò un movimento evangelico che- ad un certo punto raggiunse la consistenza di 400 chiese di lingua italiana di cui 80 nell’area di New York. Nel nostro
viaggio ovunque abbiamo trovato membri di chiesa di origine
italiana e abbiamo appreso che
nella Chiesa presbiteriana vi sono ben 100 pastori di origine italiana, di cui solo 2 di origine valdese.
Ora il ciclo dell’emigrazione
italiana è terminato, gli italiani
sono integràti nella realtà americana. Di chiese di lingua italiana ce ne sono alcune, ma non
molte.
— Ne avete visitate?
— Soprattutto in Canada, dove ho fatto una puntata al termine del viaggio. Vi sono là 3
chiese di lingua italiana, a Toronto, a Montreal e a Hamilton.
Ne ho visitate due. A Toronto
sembrava di essere a Pachino:
la maggioranza è di Pachino,
salvo alcuni che sono di Vincolise, provincia di Cosenza. Al termine della riunione hanno cantato il Giuro di Sibaud e naturalmente hanno chiesto un pastore !
L’opera evangelica tra gli italiani in Canada è stata sostenuta dai metodisti italiani che hanno inviato pastori. Ho visto le
foto di Tagliatatela, di Cacciapuoti. L’emigrazione italiana è
più recente che negli Stati Uniti, per cui queste tre comunità
hanno davanti a loro ancora una
generazione prima che avvenga
l’integrazione. Attualménte queste chiese formano la Conferenza italiana della Chiesa unita del
Canada (una chiesa «piccola»
rispetto alle dimensioni delle
chiese negli Stati Uniti che impiega 2400 pastori). Questa
Conferenza ha espresso il desiderio che un suo membro venga invitato al Sinodo, la Tavola lo ha
fatto e quest’estate avremo tra
noi un italo-canadese, probabilmente un operaio di Pachino, e
sentiremo che cosa viene a chiedere.
— Tornando agli Stati Uniti:
hai ricordato la grande ondata
degli emigranti italiani. Che parte ha avuto in questo flusso l’emigrazione valdese?
— L’AWAS calcola che siano
andati in America, per abitarci
definitivamente, da 5 a 10 mila
valdesi quasi tutti delle Valli
(senza contare i protestanti battisti e metodisti presenti nella
emigrazione) : un numero perciò
abbastanza rilevante. 1 loro figli
sono ora totalmente integrati
nelTambiente anglosassone però
sono una parte importante della
nostra storia.
Come molti sanno c’è una chiesa a New York con il pastore
Janavel e nel Nord Carolina la
Waldensian Presbyterian Church
della città di Valdese. Abbiamo
visitato questa cittadina tipicamente americana di 3500 abitanti. La chiesa valdese ha 600 membri attivi, più bambini, aderenti,
ecc. Al culto c’erano 250 persone, 1*80% dei presenti portavano
cognomi delle Valli. Ho esordito
il sermone in patois, continuandolo poi nel mio inglese.,.
Questa colonia di origine valdese è ora, come tutta l’America, alla ricerca delle sue radici,
per cui c’è chi dà lezioni di patois, di bocce, e ogni estate viene recitato un dramma valdese
a cui assiste un sacco di gente
che viene dai dintorni.
— Quale programma ha preparato l’AWAS per il vostro vi^gio?
— In primo luogo, contatti con
molte Facoltà di teologie. Ne abbiamo visitate 15, la più piccola
aveva 40 studenti, la più grande
840. In secondo luogo, lancio dell’edizione inglese dei « Valdesi »
di Giorgio Tourn. In questa ricerca delle radici è interessante
per tutti conoscere la storia valdese. In terzo luogo, una serie di
visite a chiese locali con culti,
riunioni, contatti con i responsabili. Spesso abbiamo parlato
insieme, altre volte ad uditori
diversi, ma non c’era giorno che
non si dovesse parlare 2 o 3 volte, di solito brevemente, perché
là bisogna saper dire tutto in 10
minuti !
— E che cosa ha interessato
maggiormente?
— In campo storico il settore
che destava maggior interesse e
suscitava più domande da parte
di tutti era il valdismo medievale., Poi ha interessato l’integrazione tra le chiese valdesi e
metodiste. Abbiamo distribuito
copie del Patto d’integrazione
che destava molto interesse. Inoltre la comune di Cinisello, la
nostra posizione ecumenica...
___ Nel programma preparato
dall’AWAS hai messo i contatti
con le Facoltà di Teologia al primo posto. Si tratta di una priorità?
— In un certo senso direi di
sì. Normalmente i responsabili
dell’AWAS hanno organizzato
gli incontri a cui partecipavamo
come incontri di scambio. E’
chiaro che noi non vi partecipavamo come propagandisti del
protestantesimo italiano ma che
eravamo là per informare e anche per essere informati. In questa prospettiva di informazionehanno quindi una rilevanza particolare i contatti con le Facoltà di teologia. Direi che oggi
l’AWAS intende essere uno strumento di contatto tra il protestantesimo americano e quello
italiano in uno scambio anche
critico che può essere di un certo rilievo.
— In quali campi?
— Nel campo dell’informazione, della riflessione teologica, soprattutto in quello ecumenico.
Ho terminato il viaggio con la
netta impressione che noi abbiamo una responsabilità ecumenica molto precisa nei confronti
dei nostri fratelli americani.
Prendiamo per esempio l’interpretazione del cattolicesimo.
Alle frequenti domande ho cercato di rispondere esponendo la
linea del nostro sinodo su questo
problema, spiegando cioè che
noi cerchiamo di capire l’andamento della Chiesa cattolica in
riferimento ai documenti del
_ Concilio Vaticano II (piuttosto
mal conosciuti in America), per
cui l’attuale conduzione al vertice della Chiesa cattolica romana non dipende semplicemente
dal temperamento di una persona, ma è legata ai limiti del Concilio.
— Un’impressione conclusiva?
— Il protestantesimo nord
americano, che ièri era certamente radicato in modo troppo
unilaterale nella tradizione e nella cultura anglosassone, mi pare
avere questo avvenire in una società che sta evolvendo rapidamente: quello di essere la parte
protestante di una società multirazziale, multiculturale, pluralista, una società diversa da quella che era l’America del passato
e con la quale noi europei, e italiani in particolare, possiamo
avere un dialogo fruttuoso.
A cura di
' Franco Giampiccoli
4
6 giugno 198(
NEL 450<^ ANNIVERSARIO DI UNA ESPRESSIONE FONDAMENTALE DEL PROTESTANTESIMO
25 Giugno 1530,
giorno delia Riforma
Più che il giorno dell’affissione
che simboleggia la Riforma:
credenti esprime la sua fede
delle tesi, è questo il giorno
quello in cui un’assemblea di
evangelica davanti al potere
Il termine «confessione» è l’esatta dennizione del nostro documento ma rischia
di essere frainteso, nel linguaggio odierno
ra pensare al confessionale. Si dovrebbe
dunque dire, più esattamente, la « dichiarazione » o, perché no, il «proclama» di
Au^sta. ■
Di che si tratta? Sono 28 «articoli», 28
tesi, diremmo oggi, presentate a Carlo V
dai governi, città e principi, tedeschi che
nanno accolto la riforma di Lutero, nel corDieta impferiale, che si tiene in
qimlla città della Germania meridionale.
Siamo nel 1530; sono trascorsi 13 anni
dal giorno in cui Lutero ha affisso le sue
95 tesi, 9 da quando è stato messo al bando
dell Impero, ed è appena trascorso un anno
dd quando i riformati hanno « protestato »
a Spira, per rivendicare la libertà di predicare l’Evangelo secondo coscienza, procurandosi il soprannome di « protestanti ».
Tutti, ad eccezione forse di Lutero, profeta nella sua intransigenza passionale, pen
La Confessione Augustana
dei 1530
a cura di Giorgio Tourn (coll. «Testi della Riforma» 8), traduzione dal
latino di M. R. Serafini.
Introduzioni di Giorgio Toum, Michele Cassese, Paolo Ricca, Attilio
Agnoletto, Ugo Gastaldi, Jürg Kleemann.
pp. 192, 4 ili. f. t. e 5 nel testo.
L. 5.600 circa.
Ed. Claudiana, Torino, 1980.
(Esce fine giugno 1980).
tenare ^una guerra civile fra i principi protestanti e quelli cattolici, trascinando nel
vortice la Francia e gli Svizzeri, il papa e
gli stati italiani; non resta dunque che il
Concilio, una grande assemblea che prenda in mano la riforma della chiesa e la
attui; ma chi convocherà il Concilio’ Il
papa, l’imperatore o i due insieme?
E’ m questo clima di tensioni politiche e
di interrogativi religiosi, di conflitti latenti
e di equilibri instabili che si apre la Dieta
ad Augusta. Tutti sperano qualcosa ma
ogmmo spera cose diverse: Carlo V, soldati; i teologi cattolici, una condanna degli
« eretici »; i principi protestanti, un altro
po di tregua per consolidare le posizioni.
Pensata e scritta per quelFora, per quell’incontro di politici, in un sottile gioco diplomatico, la Confessione rivoluziona invece le attese e sconvolge i piani, sollevando
un altro problema: la fedeltà aH’Evangelo;
pensata come documento interlocutorio, moinento di un dialogo, diventa punto di riferimento assoluto. Scritta come uno dei tanti prò memoria teologici di quegli anni,
dopo essere stata letta ed accolta diventa
tappa fondamentale nella storia della chiesa d’Occidente. Dopo Augusta i problemi
saranno quelli di prima ma non sarà più
come prima.
Il cancelliere Beyer legge la
Confessione durante la Dieta
di Augusta alla presenza dell'Imperatore Carlo V. Particolare dalla stampa di G. Koler
e M. Hezz.
In modo positivo
Il nostro documento, non va dimenticato,
è sì una confessione di fede ma è soprattutto un pronunciamento politico, ai principi preme sottolineare che la riforma della
chiesa, che essi stanno attuando nei loro
territori, non è la distruzione ma la restaurazione della chiesa. « Cristiani restiamo,
lungi da noi il voler diventare eretici o allinearci su posizioni rivoluzionarie (e si
pensa subito a Zwingli che morirà l’anno
dopo in battaglia ed agli anabattisti), lavoriamo per fare la chiesa più autentica, più
pura, più vera » questo dicono i protestanti.
Era dunque inevitabile sottolineare gli
elementi positivi della posizione evangelica
più che i punti di conflitto.
Né d’altra parte si poteva dire tutto, è
questo il secondo aspetto: la Confessione
si attiene alla sostanze della fede, è serena.
Squilli di tromba
Al credente evangelico di oggi forse l’Augustana dice poco, leggendo i suoi articoli
ha probabilmente l’impressione di leggere
cose risapute, è come guardarsi allo specchio, ma quando vennero pronunciate nella
sala del palazzo episcopale di Augusta dal
cancelliere Beyer erano novità assolute che
risuonavano come squilli di tromba: « La
chiesa è la comunità dei santi in cui l’evangelo è predicato nella sua integrità ed i sacramenti amministrati rettamente »... « mediante la parola ed i sacramenti è donato
lo spirito santo ed egli suscita, dove e quando piace a Dio, la fede in coloro che odono
l’Evangelo... » « Gli uomini non sono giustificati dinnanzi a Dio dalle proprie forze,
sano che il « problema luterano », il problema cioè della riforma della chiesa, si possa
risolvere con un po’ di buona volontà da
parte di tutti.
Chi lo pensa e spera con maggior intensità è Carlo V; ha tutto l’interesse a vedere
chiusa la polemica religiosa per poter mobilitare le forze dell’Impero contro i Turchi
che stanno minacciando Vienna. Visto a distanza di secoli il 1530 è l’anno della riforma ma allora il problema erano davvero i
Turchi! Non si può dunque dare torto all’imperatore se a tenerlo sveglio la notte
non fosse tanto il problema della giustificazione quanto il riuscire a trovare un esercito per fermare Solimano.
Ma risolvere la questione religiosa non è
facile; si è tentato con la diplomazia, ma
conciliaboli ed incontri informali non hanno dato risultati apprezzabili. Con la forza
si farebbe ancor meno e significherebbe sca
Vediamo brevemente il nostro documento. Consta di 28 articoli, abbiamo detto, alcuni brevi altri più ampi, divisi in due
parti distinte.
I primi 21 articoli riguardano i punti essenziali della fede cristiana visti in un’ottica evangelica. Il primo gruppo (artt. 1-3)
tratta del problema di Dio; il secondo (artt.
4-6 e 18-20) della giustificazione; il terzo (artt.
7-15) della chiesa.
La seconda parte, più lunga; che comprende gli artt. 22 a 28, passa in rassegna i
principali « abusi » che nella fede e specialmente nella vita della chiesa sono stati eliminati, corretti, dai riformatori.
II primo fatto che colpisce in questo documento è lo stile, lo spirito con cui è stato redatto. Molti documenti protestanti posteriori saranno polemici, intransigenti, taglienti; qui ci si limita alla enunciazione
della fede evangelica. Si dice quanto va detto, ma in modo positivo, affermando le verità di fede in modo sereno, pacato.
Anche troppo pacato, dice qualcuno, oggi, e lo disse anche allora: « Io non saprei
camminare con un passo così leggero e felpato » aveva detto Lutero.
Si vorrebbero prese di posizione più limpide e recise sui grandi temi: il papato, la
Scrittura, la messa; tutto questo invece non
c’è, perché?
CONFESSIONE
irenica, ma anche essenziale, non si perde
in dettagli, non pretende risolvere tutti i
problemi, accetta che sui problemi secondari possa esistere libertà, non è una utopia
per ricostruire la chiesa perfetta, è una indicazione di marcia.
Questa era l’intenzione e lo spirito che
animava i redattori dell’Augustana ma nella realtà cosa diceva quel testo? Il suo intento era una proposta di riforma della
chiesa, nei fatti era un nuovo modo di pensare la chiesa.
Gli « abusi » corretti (messa sotto le due
specie, confessione, matrimonio dei preti,
abolizione dei voti monastici, dei digiuni,
del potere ecclesiastico) erano punti non
secondari ma qualificanti del discorso. Si
voleva una chiesa restaurata nella sua purezza, in realtà si chiedeva un salto di qualità che la gerarchia non volle fare per non
autodistruggersi.
opere o meriti ma lo sono gratuitamente
per Cristo,' mediante la fede... ». ' ' »,
Se dovessimo oggi scegliere un momento
significativo di tutta la vicenda riformata
da erigere a simbolo, più che Taffìssione
delle tesi, il 31 ottobre 1517 a Wittemberg,
sceglieremmo questo 25 giugno 1530: l’assemblea di borgomastri e di principi, cioè
di laici, che ascoltano in piedi la lettura
della propria dichiarazione, in tedesco, cioè
nella propria lingua, mentre attraverso le
finestre aperte la voce del cancelliere si
spande nella piazza gremita di popolo. Questo è la Riforma, prima ancora che come
confessione rèligiosa, come forma mentis;
non una rivolta, non una cerimonia ma una
assemblea di credenti che esprime la sua
fede davanti al potere con la coscienza di
garantire la predicazione dell’Evangelo.
Giorgio Toum
Un linguaggio chiaro e pacato
Riportiamo a titolo di esempio alcuni
articoli della Confessione nella traduzione
della Claudiana.
IV - LA GIUSTIFICAZIONE
l’Evangelo; il che vuol dire che Dio, non
in virtù dei nostri meriti ma in virtù di
Cristo, giustifica coloro che credono di
essere accolti nella sua grazia per l’opera
di Cristo: « affinché riceviamo la promessa
dello Spirito per mezzo della fede », Galati 3 [v. 14].
Si condannano gli Anabattisti e gli altri.
i quali credono che lo Spirito Santo sia
dato agli uomini senza la parola esterna,
ma solo in virtù delle loro pratiche preparatorie e delle loro opere.
VI
LA NUOVA OBBEDIENZA
Allo stesso modo insegnano che una
Allo stesso modo [1 nostri predicatori]
insegnano che gli uomini non possono essere giustificati al cospetto di Dio in virtù delle proprie forze, dei propri meriti,
delle proprie opere, ma sono giustificati
per grazia, per l’opera di Cristo, mediante la fede (gratis ìustificentur propter
Christum per fidem), in quanto credano
di essere accolti nella grazia e che i loro
peccati siano rimessi per l’opera di Cristo, il quale, con la sua morte, diede soddisfazione per i nostri peccati. Questa
fede Dio ci mette in conto come giustizia
al Suo cospetto, vedi Paolo in Romani ai
capitoli 3 e 4.
VII*
V - IL MINISTERO DELLA CHIESA
Perché si possa accedere a questa fede
è stato istituito il ministero di insegnamento dell’Evangelo e di amministrazione dei sacramenti Infatti per mezzo della parola e dei sacramenti, come mediante degli strumenti, ci viene donato lo Spirito Santo che, dove e quando Dio vuole,
produce la fede in coloro che ascoltano
witt 4U^> ^clcrt/örtö alle ^eyt mit)]è ein t>eili^e
C^riftenlic^ehl^ feinvnn^ bleiben/ weli^ehievetfamlung aller^lóubi^enn/be^ mieten ba& ¿aangeimm reyn ^eprebi^et/vnnb bie beiligen Sacramenta
laut beò i^uangelijaereii^t werbennb.bann bife$
water eynighit berCbrtßenlic^en iKilicn/
ba& ba eintrecbti^l^Ud^ na^ reinem verßanb/ba&
vh bie ©4cr4mcttr/5>em
U(^en nmt^em^ß gereid^t wcrt>cnt>/vnt> iß nitnot
water eini^hyt ber Cbrißenlic^en hieben/ baù allena
tbalben Cerim^nien von menfd^en eyn
^efèQtgehalten werbenb/ wie P4ulu6 fpricbt/ 3« beit
Utpbef. 4. tàin leyb/ein ^eiß/wte jr beräfft «=
nerl^ b^ffnung/euwetù bemff$ ein d^err/ein ^lanbf
ein Cuuff.
tale fede deve produrre buoni frutti e
che bisogna compiere le buone opere comandate da Dio perché così Egli vuole, e
non già perché noi confidiamo in esse al
fine di meritare la giustificazione al cospetto di Dio. Infatti la remissione dei
peccati e la giustificazione si ottengono
per fede, come conferma la voce stessa
di Cristo: « Quando avrete fatto tutte
queste cose, dite: siamo dei servi inutili »
[Luca 17: 10].
La medesima cosa insegnano anche gli
antichi Padri della Chiesa. Ambrogio infatti dice: « È stato stabilito da Dio che
chi crede in Cristo sia salvo, senza le
opere, per la sola fede, ricevendo gratuitamente la remissione dei peccati ».
VII - LA CHIESA
Un articolo
della
Confessione
nel testo
originale
tedesco scritto
in caratteri
gotici.
Allo stesso modo [i nostri predicatori]
insegnano che la Chiesa una e santa sussisterà in perpetuo. Invero la Chiesa è
l’assemblea dei santi nella quale si insegna l’Evangelo nella sua purezza e si amministrano correttamente i sacramenti.
E per la vera unità della Chiesa è sufficiente l’accordo sull’insegnamento dell’Evangelo e sull’amministrazione dei sacramenti. Non è invece necessario che
siano ovunque uniformi le tradizioni istituite dagli uomini, cioè i riti o le cerimonie; come dice Paolo; « Una sola fede,
un solo battesimo, un solo Dio e padre
di tutti... » [Efesini 4: 5-6].
5
6 giugno 1980
IMPORTANZA SOLO CONFESSIONALE O ANCHE RILEVANZA ECUMENICA?
Possibilità di riunificazione ieri e oggi
Ghibertì: non è la Confessione a far paura, ma l’interlocutore che tende a portare I altro sulle proprie posizioni
Gandolfo: la Confessione di Augusta dà le linee essenziali di una fede che può essere comune, ma anche divergente
Nel quadro del dialogo ecumenico odierno tra cattolicesimo e protestantesimo abbiamo posto alcune domande sulla Confessione Augustana al prof. Giuseppe Ghiberti del Seminario metropolitano di Torino e al pastore Giuliana Gandolfo della Chiesa valdese di Torino.
Li ringraziamo per la schiettezza delle loro risposte.
ECO-LUCE — È stata avanzata l’ipotesi
che la Confessione d’Augusta, suila quale
non si attuò la riunlflcazione della Chiesa
del XVI secolo, possa diventare oggi un fattore riunificante tra cattolicesimo e protestantesimo. Che ne pensate?
GHIBERTI — La mia prima impressione
sul documento — impressione di un non specialista in materia storica e sistematica —
è buona per quanto riguarda il modo con
cui vengono dette le cose. Ma è un fatto
personale: c’è chi ama discutere ringhiando
e c’è chi preferisce invece dir le cose con
calma. Più vivace il primo procedimento,
un po’ più garbato il secondo. Io arrivo più
facilmente in fondo a questo che non ad
altri scritti dei riformatori.
Devo solo confessare che sorge l’ombra
d’un sospetto: non sarà una calma che addormenta? La Confessio Augustana rispecchia veramente le posizioni dei suoi firmatari riformati nell’anno 1530? La scelta del
tono dimesso e accomodante dell’esposizione è solo frutto di una volontà conciliante
che cerca di non rendere più profondi del
necessario i solchi della divisione o è anche
mulazione parte sempre dall’interno di una
realtà, o già unificata, o ancora divisa. Anche se la Chiesa cattolico-romana avesse accettato ai tempi di Lutero o accettasse oggi
la Confessione Luterana, questa resterebbe
sempre una formulazione « di parte », che
non rispecchierebbe l’intera realtà del cattolicesimo.
Non penso che la mancata riunificazione
della Chiesa nel XVI secolo sia da riferirsi
alla non-accettazione della formula di Augusta, benslj a più estese, profonde e complesse ragioni storiche.
E se oggi la Chiesa cattolico-romana accettasse la Confessione di fede Augustana,
non per questo, automaticamente, si potrebbe sperare in una riunificazione della Chiesa. La Confessione di Augusta dà le linee
essenziali di una fede che può essere comune, ma può anche essere divergente. Gli stessi articoli, nella loro essenziale semplicità,
possono essere compresi in un modo da cattolici e in un altro modo da protestanti:
Qual è il modo retto di comprendere e amministrare i sacramenti? Qual è la fedele
interpretazione e predicazione della Parola
di Dio? Come va intesa l’ordinazione dei mi
AUGUSTANA
volontà diplomatica di mimetizzare la profondità delle spaccature per superare, almeno in modo interlocutorio, le gravi difficoltà
politiche del momento?
Uno scritto è indubbiamente ciò che dice
adesso, ma è anche figlio della sua storia,
continua a portare iscritto in sé il programma della sua formazione. Ad ogni modo penso che sia necessario guardare alla C.A. senza lasciarci condizionare dalla sua storia:
né quella della sua preparazione, né quella
dei suoi risultati. Credo che sia stato il punto di partenza per il lavoro a cui si sono
accinti nei nostri tempi numerosi teologi
evangelici e cattolici per una verifica delle
possibilità di avvicinamento offerte dalla prima confessio della riforma. Per il passato,
non so dire perché non ci sia stato successo
nella proposta della confessione: forse perché le volontà politiche in tal senso erano
troppo deboli, le posizioni in realtà erano
più distanti di quanto apparisse nella confessio e le coscienze cristiane non abbastanza sottomesse allo Spirito. Per il presente,
non sarà il caso di parlare né di ottimismo
né di pessimismo, ma — ancora una volta —
di ubbidienza alla Parola di Dio, che ci vuole attenti a ogni impulso dello Spirito, affinché colui che sta alla porta e bussa (Apoc.
3,20) trovi le Chiese attente alla voce e pronte ad aprire. Ogni occasione per compiere
Un piccolo passo verso l’unità ci costituisce
responsabili di fronte al Testimone fedele e
verace. A lui, re della storia e signore della
Chiesa il portare a termine, secondo i tempi e i modi del disegno divino, ciò a cui ogni
giorno dà inizio.
Una confessione di ’’parte”
GANDOLFO — La Confessione Augustana, pur formulata dai teologi luterani, in
particolare da Melantone, nel modo più irenico possibile, con l’intento di smussare i
più forti contrasti fra la loro posizione e
quella cattolico-romana e colmarne per
quanto possibile le distanze, rimane tuttavia
una Confessione di fede « di parte ».
Nonostante l’omissione di punti polemici
quali il papato, la transustanziazione, il purgatorio e le indulgenze, questa Confessione
di fede si basa sul principio luterano del riferimento scritturale e del confronto col cristianesimo antico. Serve come indicazione
per una riforma della chiesa romana. Infatti, insieme all’espressione della loro fede
in questa Confessione, ad Augusta i luterani
chiedono la convocazione di un Concilio generale della Chiesa.
La Confessione Augustana quindi — secondo me — non pretende di essere una confessione di fede accettabile sia dal protestantesimo che dal cattolicesimo romano, pur
auspicando una riunificazione della Chiesa.
D’altronde non vedo molto la possibilità
di operare una riunificazione della Chiesa
in base a una Confessione di fede, la cui for
nistri? e il significato della giustificazione
pèr fede, dèlie bùòhé òpere, Tà posiziOné dèi
vescovi nella chiesa?
Dietro alle stesse parole potrebbe continuare a sussistere una diversa realtà teologica ed ecclesiastica, che darebbe alle parole
significati diversi.
D’altronde cattolici, protestanti ed ortodossi hanno in comune le più antiche formulazioni della fede cristiana, il Credo Apostolico, il Niceno-costantinopolitano ecc., e
nonostante questo perdura la divisione.
ECO-LUGE — Quali cambiamenti comporterebbe per la Chiesa cattolica l’assunzione
degli elementi principali di questa confessione di fede? E d’altra parte, quali tratti del
protestantesimo di fronte a questa confessione appaiono oggi alterati e bisognosi di
una ulteriore riforma?
Adattamenti secondari
GHIBERTI — In un articolo abbastanza
recente (KNA 1977, nn. 3 e 4) W. Pannenberg
mostra che i documenti ufficiali della chiesa
cattolica, da Trento fino al Vaticano II, non
hanno preso di mira le affermazioni della
C.A. Nel corso di questi secoli, e in modo
particolare negli ultimi decenni, si sarebbe
anzi avuto un processo evolutivo, in seno
alla chiesa cattolica, sensibile di fatto a molte delle esigenze espresse nella seconda parte della confessio. Occorrerebbe dunque operare un confronto più approfondito sui primi 21 articoli, quelli dottrinali, e prendere
atto del cammino che si è fatto per eliminare gli « abusi » denunciati negli articoli
22-28.
Ciò significa che la C.A., tra i documenti
primitivi della riforma, si trova in una situazione eccezionalmente favorevole per un
dialogo con la chiesa cattolica. Non significa
che la confessio sia semplicemente aproblematica. Pannenberg insiste ancora nel rilevare l’intenzione non radicale degli estensori anche quando la formulazione sembra
staccarsi maggiormente dal modo di parlare
cattolico. L’intendimento della conciliazione
era cioè prevalente su quello dell’opportunità politica.
Nella misura in cui tutto ciò avesse valore, ne conseguirebbe che la chiesa cattolica
per accettare pienamente la C.À. dovrebbe
solo operare adattamenti secondari, sia nel
linguaggio sia nella disciplina. Ma dovrebbe
inoltre dare spiegazione di quelle formulazioni dogmatiche che si sono aggiunte a riguardo della Madre di Gesù (immacolata
concezione e assunzione) e del Papa (primato e infallibilità nelle definizioni « ex cathedra »).
Da parte evangelica questo significherebbe
che il protestantesimo dovrebbe tornare sui
suoi passi in misura notevole.
Strana sorte quella della Confessio Augu
stana! Il cattolicesimo non s’è sforzato di
sfruttarla in tutta la sua potenzialità di vera piattaforma di incontro e di confronto
e il protestantesimo l’ha abbandonata in pratica, per andare ben oltre le intenzioni dei
primi autori. L’uno e l’altro vi hanno creduto troppo poco e nessuno dei due è ora
disposto a riconoscervisi per paura di essere fagocitato dall’altro. Di fatto non è la
Confessio in primo luogo a far paura, ma la
realtà attuale dell’interlocutore, che tende a
servirsi del venerando documento per portare l’altro sulle proprie posizioni. E’ la sorte d’uno strumento di compromesso posto
fra due entità che si sentirebbero menomate
nell’essenziale, qualora dovessero accettare
il compromesso.
E’ proprio questo il problema: il compromesso. La nostra vita di peccato registra
sovente il compromesso, che cerca di rispondere positivamente a Cristo ma anche di
concedere il più possibile al male che è in
noi. Ma, appunto, sappiamo che è peccato,
che è atteggiamento inammissibile in una
programmazione di discepoli del Crocifisso.
Nella riflessione e nel confronto sulla fede
il compromesso non dovrebbe trovare posto.
Ciononostante è possibile ancora una distinzione. L’omaggio della fede si articola
in vari momenti: l’identificazione dell’oggetto della fede, la sua formulazione e la disciplina della prassi che ne consegue. L’esperienza mostra che lo stesso oggetto può
esprimersi in più d’una formulazione e che
non necessariamente prassi diverse per vivere concretamente la stessa fede sono tra
loro in contraddizione.
Mi sembra che, tenendo conto di questi
vari piani e dando fiducia a tutte le dichiarazioni ufficiali sulle intenzioni degli autori
della C.A., la chiesa cattolica possa guardare al momento originale di questo documento con molta serenità. Anche i punti più controversi (come quelli della giustificazione,
del carattere sàcrificale della Messa...) possono essere interpretati in modo non incompatibile alla dottrina cattolica. Analogamente si può dire che le discussioni sulla prassi
non si portino su punti cosi essenziali da
essere immutabili o irrinunciabili.
Non è però chiaro se le chiese protestanti
possano riprendere il dialogo al punto in cui
naufragò 450 anni fa. La loro sensibilità nei
confronti degli stessi problemi d’allora si è
modificata sotto l’influsso di una discussione teologica e di una vita di chiesa sempre
più autonoma e si è irritata a causa della
determinazione rigida del partner cattolico.
E’ comprensibile che, facendo appello alla
C.A., la chiesa cattolica e le chiese della riforma si muovano vicendevolmente la richiesta di un ritorno al suo senso di chiesa
e ai valori evangelici in essa contenuti.
Allora, se non ci fossero state troppe complicazioni politiche e ci fosse stata maggiore duttilità (che è poi senso della comunione e spirito di chiesa), sarebbe stato più
facile trovare l’accordo. Ora probabilmente
questo non potrebbe avvenire senza che si
rivolga ai cattolici la richiesta di ripensare
la natura e l’esercizio dei ministeri della
chiesa (soprattutto al vertice) e agli evangelici la natura della redenzione di Cristo in
rapporto alle mediazioni umane subordinate che la volontà del Salvatore ha unito alla
sua. E la segnalazione degli abusi dovrebbe
iniziare, per ogni chiesa, dall’esame della
propria infedeltà, accompagnata da una genuina capacità di accogliere gli elementi positivi presenti nelle chiese che — pur essendo separate — non sono meno sorelle nell’amore all’unico Signore.
Ulteriore riforma
GANDOLFO — Per ciò che riguarda la
Chiesa cattolica, più che la formulazione dei
primi 21 articoli, ci interessano a questo proposito gli « abusi della Chiesa » presi in considerazione dagli ultimi articoli (22-28) della Confessione Augustana.
La Chiesa cattolica dovrebbe rivedere il
celibato dei preti e il culto dei santi, gli ordini monastici e il valore della messa, l’ingerenza temporale della Chiesa e l’autorità
gerarchica, chiarificare il rapporto fra giustificazione per fede e buone opere, il valore
della penitenza, dovrebbe tornare all’uso del
pane e del vino nella comunione e correggere la propria posizione circa il libero arbitrio...
Infatti, quando i cattolici parlano di una
probabile accettazione della Confessione di
Augusta, mi pare si riferiscano ai primi 21
articoli, tralasciando l’ultima parte...
Per ciò che riguarda il protestantesimo,
negli ultimi decenni anche la nostra Chiesa,
come il protestantesimo in generale, ha abbandonato posizioni liberali che potevano
essere devianti dalla linea originaria della
Riforma.
Grazie alla corrente teologica barthiana
c’è stato un ritorno alla « Parola di Dio » e
un ripensamento dei motivi fondamentali
della Riforma.
Ritengo che oggi l’impostazione della nostra teologia e della nostra predicazione sia,
in fondo, ancora fedele alla Confessione di
Filippo Melantone, il principale estensore
della Confessione Augustana, nel ritratto di
Dürer.
fede dei padri della Riforma, anche se, su
determinati punti, la nostra cultura e la nostra sensibilità non coincidono più con quelle del XVI secolo.
Certo, oggi si presenta per noi la necessità di una « ulteriore riforma », ma guardando avanti, nell’applicazione e nel confronto
della Parola di Dio, e quindi dei principi della Riforma, riguardo ai problemi vivi ed urgenti della nostra generazione, e non guardando indietro, per cercare una maggiore
fedeltà a una formulazione della fede ormai
vecchia di 450 anni!
Di fronte al presente
ECO-LUCE — In che cosa la Confessione
d’Augusta è invecchiata, risentendo del tempo in cui fu formulata, e avrebbe bisogno di
una riformulazione?
GANDOLFO — Appunto, la trovo indubbiamente invecchiata. L’intera formulazione
della Confessione di fede Augustana rispecchia il momento preciso nel quale è stata
redatta, tanto che per comprenderla oggi
dobbiamo riferirci a quella particolare circostanza storica.
A parte la diversa formulazione che ciascuna generazione dà o dovrebbe dare alla
propria fede, oggi abbiamo anche difficoltà
ad accettare certi contenuti. Parlo di noi,
naturalmente. Non conosco la posizione attuale dei « luterani », se ancora oggi si sentono « vincolati » a questa « loro » confessione di fede.
Per noi, valdo-metodisti italiani, impegnati in un positivo confronto con i fratelli Battisti, sarebbe difficile, oggi, accettare ad
esempio l’articolo IX che parlando del battesimo dei fanciulli condanna gli Anabattisti che non lo accettano ed affermano che i
bambini possono essere salvati anche senza
battesimo.
Cosi, potremmo ritenere addirittura contrario al principio protestante del « sacerdozio universale » l’articolo XIV « De ordine ecclesiastico » nel quale è detto che nella
Chiesa nessuno può insegnare pubblicamente o predicare o amministrare i sacramenti
se non a ciò consacrato. Proprio su questo
punto è forte la distanza fra la formulazione augustana e lu realtà della nostra Chiesa
che sempre più coinvolge il laicato nell’intera vita e in tutte le responsabilità della
Comunità.
Su questo punto in particolare vedo «mvecchiata» la formulazione augustana addirittura per la Chiesa cattolica, che negli ultimi decenni ha largamente rivalutato il laicato, dandogli spazio nell’insegnamento e
nella predicazione dell’Evangelo, anche se
non nella amministrazione dei sacramenti.
GHIBERTI — Oggi come allora si continua a richiedere fedeltà all’Evangelo. Quanto più essa è autentica, tanto più evita d’invecchiare. Oggi come allora è necessaria una
riflessione sulla fede capace di non asservirsi ai principati e alle potestà: non meno deleteri ora, anche se agli antichi stemmi ne
hanno sostituiti di nuovi, su cui campeggia
magari lo scudo crociato o la falce e il niartello. Oggi più di allora si sente la necessità
che risulti chiara la dimensione totale della
salvezza in cui si crede. Roma e Lutero non
furono in grado di mostrare quanto esigente fosse la richiesta di testimonianza, da
parte di Gesù risorto, in favore di tutto l’uomo. Dolorose vicende storiche e ricerche
appassionate, condotte anche da uomini non
vicini a Cristo, hanno trasmesso alle chiese
un richiamo e un’esperienza che non è lecito lasciare cadere.
6
6 giugno 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
PENTECOSTE ’80 ■ PERRERO. 25 MAGGIO
Giovani Ufi fTÌOdO
fascisti
Circa dieci giorni -fa è apparsa
su un muro di Pinerolo una giSrintssca scritta (4 metri x 6)
« Adolf Hitler ce lo ha insegnato,
uradere gli ebrei non è reato »
J^d a fianco manifesti di propaganda elettorale del MSI e il
simbolo del Fronte della gioventù. Da un po’ di tempo stiamo
assistendo ad^ una diffusione di
idee e atteggiamenti fascisti tra
giovani di 16-18 anni: culto della
violenza, canti, insulti a ragazze
perché « femministe », scritte sui
muri contro «i rossi».
E’ un fenomeno nuovo, per Pinerolo, che questa campagna
elettorale mette in evidenza, ed
e un fenomeno preoccupante.
Ci preoccupa in due sensi. Il
primo perché la tensione che ha
sempre animato la gioventù verso idee di progresso sembra essere venuta meno, e la richiesta
che questi giovani, più o meno
consapevolmente fanno, è quella
di un ordine e di una legalità autoritaria e razzista che credevamo completamente superata. Che
pofesie proporre nel
Ivm come modello etico Adolf
Hitler, francamente non lo avremmo^ pensato possibile. Eppure è
così, e sono alcuni (pochi) giovani di Pinerolo e delle valli a
fa.rlo.
Il secondo perché i giovani
che sono gli attivisti di queste
j vittime, vittime non
dell iperpoliticizzazione della nostra società come vorrebbe qualcuno, ma della delinquenza comune. Abbiamo fatto, infatti, una
piccola indagine sul tipo di reclutamento che i lascisti fanno
tra i giovani ed abbiamo scoperto che alcuni di questi attivisti
sono reclutati nel « giro » dei piccoli furti, dello spaccio della droga, dello sfruttamento della prostituzione.
Pf^^^tiza di questi giovani
fascisti è un giudizio, un giudizio
severo nei confronti di quanti
hanno a cuore la democrazia nel
nostro paese.
Un giudizio severo nei confronti della scuola, che non riesce a formare in tutti una coscienza democratica; nei confronti delle istituzioni che hanno
fatto dell’antifascismo un rituale e una petizione di principio e
non una pratica reale di funzionamento.
Un giudizio nei confronti delle
istituzioni culturali che non sono
state capaci di informare le generazioni più giovani della realtà
del nazifascismo.
Ma questa realtà per noi evangelici dovrebbe essere uno stimolo ad uscire, ad affrontare i
problemi della società, a proporre in politica i valori della democrazia che ci è propria, a combattere idoli e falsi valori quali
quelli del nazifascismo.
Finora solo la FGEI-valli sembra essersi accorta dei problemi
posti dalla disgregazione giovanile nel pinerolese e con la sua
iniziativa sul problema della
droga ci indica una strada da
percorrere. Si tratta di una strada difficile perché bisogna sapere innanzitutto ascoltare le
ragioni e le presunte certezze di
chi, sin da giovane, viene emarginato nella società. Poi occorre
sapere rispondere in modo positivo alle richieste che vengono
fatte.
Una strada che, se seguita fino
in fondo, può contribuire a tagliare l’erba sotto i piedi anche
dei mestatori fascisti. Ma quanti
oggi sono disposti ad aiutare la
FGEI-valli in questa iniziativa?
Giorgio GardioI
protestante di ritrovarsi
450 polente e 30 libri sulla cornunità delle donne e degli uomini: se si dovesse giudicare la
giornata di « Pentecoste ’80 » da
queste due vendite, evidentemente il bilancio non sarebbe entusiasmante. Darebbe l’idea di una
assemblea gastronomica poco
aperta ai problemi del nostro
tempo. In realtà anche le 450 polente sono un segno incoraggiante della partecipazione che la
giornata ha stimolato. Un calcolo approssimativo delle presenze del pomeriggio valuta a più
di mille persone i partecipanti
alla manifestazione organizzata
dal III Circuito della Val Germanasca. Un successo quantitativo,
ma direi anche qualitativo.
Non si è trattato, infatti, solo
di ima massa di persone presenti lì perché non sapevano dove
andare, ma abbiamo avuto la
sensazione di una partecipazione
interessata e seria, anche se per
forza di cose un po’ passiva, dato il gran numero di partecipanti.
Il programma della giornata è
noto: al mattino, culto, con predicazione del pastore Taccia. Il
testo viene riportato in altra parte del giornale. Alcuni messaggi
di saluto, tra cui quello del Prof.
Norberto Berton, della nostra
Chiesa del Rio de la Piata, docente alla Facoltà teologica di
Buenos Aires, che ci ha ricordato
come il prodotto dello Spirito è
l’agape, l’amore, che deve superare le divisioni, innanzitutto ecclesiastiche, e produrre una nuova impostazione della vita.
Al pomeriggio, programma delle scuole domenicali, che hanno
sceneggiato alcuni episodi narrati dal libro degli Atti. Si proseguiva in questo modo il discorso
iniziato al mattino, sull’invio in
missione dei discepoli da parte
del Signore, presentato da’ primo capitolo dello stesso libro.
Poi festa di canto delle corali
con la solita esecuzione di inni
e cori. Due momenti particolarmente applauditi: la danza della
« curento » da parte degli alunni della Scuola Latina e l’intervento di alcuni fratelli pentecostali di Venaria con un gruppo
di Zigani. L’assemblea ha ritrovato la sua identità nella riscoperta del suo passato festoso
della « curento », ma anche nella
speranza che una testimonianza
particolarmente incisiva del rinnovamento che lo Spirito produce anche negli ambienti più
emarginati ha stimolato in vista
della costruzione del domani. Insieme oggi si può stare anche
ricordando certi momenti festaioli paesani — forse giudicati
con eccessiva severità da una
cèrta predicazione ossessionata
dai « peccati della giovinezza » —,
ma la costruzione del domani è
opera di Dio, attraverso il suo
Spirito, che costringe a entrare
nel suo gregge anche gli zingari.
L’organizzazione aveva previsto
come momento di presa di coscienza dell’oggi anche l’allestimento di una serie di stands, in
cui le chiese della valle hanno
cercato di presentare se stesse,
la loro storia, i loro problemi, le
loro speranze. Anche le varie attività: scuole domenicali, unioni
femminili, FGEI, il servizio istruzione della FCEI, il nostro giornale, la CIOV, il gruppo « pace »,
il gruppo « donne e uomini della
Chiesa », la CEvAA, Amnesty International, i Musei della Valle,
la Scuola Latina, il Convitto, Agape, le attività della Comunità
Montana, le scuole, alcuni artigiani e raccoglitori privati di materiale documentario locale, hanno avuto un loro spazio negli
stands. Chi è venuto da lontano
— relativamente pochi — ha, così, avuto modo di vedere la Val
Germanasca nella sua realtà ec
clesiastica valdese e nelle attività a cui i valdesi, come singoli o
in gruppo, partecipano per il
mantenimento di un tessuto
umano e sociale nella zona.
Naturalmente il buffet, la vendita di erbe medicinali, di formaggi e pane, nonché la raccolta di sangue contribuivano a dare alla manifestazione una sua
cornice particolare molto simpatica.
Non esisteva stand delle corali. La festa di canto era un po’
il loro stand. A varie riprese è
stato anche proiettato ■— con un
pienone anche lì — il film realizzato in vista del servizio televisivo un paio di anni fa.
Non abbiamo voluto in questa
cronaca ricordare dei nomi, né
di organizzatori, né di animatori
delle varie espressioni della nostra realtà che si sono avute. Lo
abbiamo fatto volutamente. La
partecipazione, dicevamo, è stata un po’ passiva: un’altra volta
si dovrà dar più spazio ai contatti personali. Ma i presenti si sono sentiti, penso tutti quanti, veramente insieme. E’ stato un modo protestante di ritrovarsi: non
intorno a una persona o a un
santo o a un capo carismatico,
ma intorno al Signore come comunità di fratelli. Stando insieme cosi, abbiamo avuto la sensazione che il domani, malgrado
tutto il pessimismo che non ci
rnanca mai, il Signore ce lo stia
già costruendo nella sua grazia e
nella nostra debolezza. Abbiamo
anche visto a Pentecoste una Val
Germanasca giovane: non solo
nelle scuole domenicali, ma nelle
corali, nell’organizzazione, nella
partecipazione, in tutto. Il domani della chiesa è costruito sempre a partire da una Pentecoste,
da un dono dello Spirito del Signore.
c. tron
TORRE PELLICE
Diaconia valdese e ente pubblico
Scarso pubblico, giovedì 22
maggio, al dibattito promosso
dal Gruppo giovanile di Torre
Penice, sul tema: « Diaconia ed
Ente Pubblico».
Sono intervenuti il Presidente
delia Comunità Montana, Arcn.
P. Longo, il vice moderatore pastore A. Taccia ed il segretario
F.G.E.I. past. E. Genre.
Moderatrice la prof. Mirella
Bein, che ha aperto il convegno
con un’appropriata riflessione
tratta dalla lettura di Giacomo
cap. 2.
Per il Presidente della Comunità Montana, l’Ente Pubblico si
sta trasformando. La stessa C,
M. dal 1973 ha cambiato funzione. Si è iniziato un cammino irreversibile. In passato l’Enne
Pubblico non aveva né gli strumenti, né il potere di decisioni.
Ora ci sono tutte le premesse
per fare qualcosa di concre'jo
nell’interesse del territorio e
quindi della comunità civile.
La Regione opera attraverso
il progetto socio-sanitario, nel
settore urbanistico ed in quello
del tempo libero. Interviene anche in altri settori come quello
agricolo o contrattuale nell’area
dello sviluppo economiio-socia’e.
La Comunità Montana ha saputo inserirsi in questo processo di trasformazione mediante
l’adozione del piano di sviluppo.
Ha istituito dapprima gli uffici
primari per sopportare il lavoro
che deriverà dalle deleghe che la
Regione sta emanando. Siamo
già in grado di gestire i servizi
della riforma sanitaria. Sono
stati predisposti gli uffici SJV.U.
B., sono in funzione i servizi
della guardia medica e di riabilitazione.
C’è però il rischio di avere degli stridenti per operare sul
territorio, ma non la capacità di
gestirli. Il credente deve collataorare con l’Ente Pubblico.
Il past. A. Taccia ricorda che
la Chiesa Valdese non ha considerato la predicazione disincarnata dalla realtà dell’uomo. Il
Vangelo investe l’uomo nella sua
globalità. Così nacquero le opere
della Chiesa che si svilupparono
in piena autonomia ed a beneficio
innanzitutto dei valdesi.
Con il passare degli anni la
situazione è cambiata; gli Enti
Pubblici provvedono alle diverse
realtà sociali sul territorio e le
nostre Istituzioni vengono così
superate.
La Chiesa Valdese deve essere
presente ed attiva anche nella
vita sociale del suo territorio, ma
le forme di questa presenza possono variare.
Nel 1973 avevamo 4 Istituti per
minori che rispondevano a esigenze ben precise. Si afferma il
principio della deistituzione, si
inizia la ridimensione degli Isti
tuti per minori e si apre la stra
da ai servizi aperti a favore de
gli anziani.
Alla formula di surroga e d
stimolo delle nostre opere, si so
stituisce quella di complementa
rietà e integrazione dei servizi
Autonomia sì, ma anche dispo
nibilità delle nostre opere.
La Chiesa non ha una politica
assistenziale da difendere, offre
la sua disponibilità. Nel 1977
la Regione si orienta verso la valorizzazione anche delle nostre
Opere e propone l’accettazione
degli obiettivi e dei metodi
della programmazione, l’adeguamento strutturale delle opere alla tipologia di Istituto richiesto,
ai fini assistenziali, l’accettazione dei controlli per la verifica. La
risposta della Tavola si articola
con queste richieste: a) essere
interlocutori- b) rispetto della
autonottiia; operare sul territo
rio ad eccezione di alcuni settori; rimborso delle spese dei servizi mediante l’istituto della Con. venzione. Da questa svolta nasce
la ricerca di nuove forme di diaconia in particolare là dove l’Ente pubblico è ancora carente.
A ora tarda, il past. Genre la
alcune riflessioni sulla Diaconia
cercando di individuare i rapporti che passano fra diaconia
e teologia, fra diaconia e personale, fra diaconia e scelta professionale, diaconia e tempo libero, diaconia e programmazione dell’Ente Pubblico.
Am. lette che con il 10% di popolazione valdese sul territorio
del oinerolese non siamo riusciti
a esprimere una minoranza significativa.
Si domanda quali sono gli
orientamenti teologici che stanno
dietro alle nostre Opere, da Agape al Collegio.
Vede una contraddizione fra i
Comitati che dirigono con dedizione le opere e le Gomunltà
che non si esprimono in esse.
Il lavoro del personale non è
più espressione diaconale. La
Diaconia si identifica con l’istituzione. È necessario reagire se
si vuole che la diaconia divenga
una scelta^ vocazionale e la scelta professionale sia fatta in senso diaconale. Si domanda come
viene recepito questo discorso
dal personale che lavora nell’Istituzione; se il concetto di diaconia è sommerso occorrerebbe fare un’opera tesa a riscoprire
questi valori rinnovando l’etica
professionale.
La moderatrice nel chiudere
il dibattito ha suggerito ai giovani di farsi promotori di altri
incontri che trattino separatamente i diversi settori: minori,
anziani, scuola e ospedali.
Antonio Kovacs
Condizione femminile
alle Valli___________________
Parto dolce
Luisa ha trent’anni circa, è
alta, magrissima, piena di vitalità. Insegna presso una scuola media, è sposata da alcuni anni e
mamma da poco.
« Quanto ha esattamente il suo
bambino? »
« Due rnesi giusti. »
« Com’è stata l’esperienza del
parto? »
« Indimenticabile, decisamente,
ma in senso buono: è andato tutto bene. I medici e il personale
sono stati gentili e mio marito
non mi ha lasciata sola neppure
un secondo. »
« Vuol dire che ha assistito alla
nascita? »
« Sì, gli hanno permesso di
starmi vicino in sala parto: mi
accarezzava, mi parlava... non mi
sentivo sola, ecco. Credo che essere una coppia sia proprio questo: affrontare tutto in due. »
« Suo marito è rimasto un po’
choccato? »
« Affatto. Si era preparato, aveva letto libri e giornali sull’argomento e poi ha i nervi saldi. Credo che se dovessimo avere un secondo figlio verrebbe di nuovo.
Anche quando siamo tornati a
casa ha preso subito confidenza
col piccolo: lo cambia, gli dà il
biberon, quasi meglio di me. »
« Mentre si trovava in ospedale, ha sentito parlare di altri coniugi che abbiano vissuta la medesima esperienza vostra? »
« No, penso sia ancora una cosa nuova; parecchie donne, an■ che giovani, sono restie forse più
dei loro compagni, e quando raccontavo in camera che lui era
stato con me tutto il tempo mi
guardavano come una bestia rara. Ritengono che tutto ciò che è
collegato alla maternità, ai bambini, sia esclusivo patrimonio
femminile; tante volevano vicino
la mamma, o l’amica del cuore.
A me sembrava buffo ».
« E’ convinta che un uomo che
rifiuta di condividere con la moglie un momento importante come quello del parto, non Fami
sul serio? »
« No, assolutamente, non dico
questo: è questione di pregiudizi, di educazione, di certe cose si
parla ancora troppo poco. Come
ho già detto sovente sono le donne stesse ad essere prevenute.
Mio marito ed io non aitiamo
dei... chiamiamoli pudori l’uno
verso l’altra. L’anno scorso lui è
stato operato di ulcera e ha dovuto rimanere in ospedale diverso tempo, ma ha sempre voluto
che l’assistessi io, non provava
imbarazzo nei miei confronti
neppure per le cose più delicate.
Se al mio posto fosse venuta sua
madre, ad esempio, non credo
che sarebbe stato altrettanto disinvolto. Comunque, mi creda è
bellissimo: dopo aver vissuto in
coppia il parto, so che posso contare sul mio partner in qualsiasi
frangente. Rispetto i mariti che
se la danno a gambe alla prima
goccia di sangue, ma preferisco
che il mio sia diverso, adulto. »
a cura di
Edi Merini
Una scelta
coerente?
Che la D.C. non sia più solo il partito dei cattolici è dimostrato, indirete
tamente, anche dal fatto che alcuni vaidesi si sono presentati nelle liste di
chiara matrice democristiana. Stupisce
il fatto che spesso proprio i più tradizionalisti, quelli che respingono ogni
contaminazione delVecclesiastico con il
politico e che ci tengono a precisare la
loro origine dalla <r vieille roche », si
lascino poi improvvisamente convertire
dalla logica del partito che più di tutti
ha creduto e crede alla politica confessionale <( romana ». Per la compagine
democristiana locale, avere qualche bel
nome valdese (sempre pronto a ricordarci che la politica non c^entra con
la chiesa; ma perché non dirlo anche
ai democristiani?) arricchisce la gamma dei nomi anche se poi,, al momento
del voto, si guarda ai fatti. Comunque
per il dopo-elezioni sarebbe interessante organizaire un dibattito con qualche valdese-democristiano dal tema:
« Il perché della mia scelta ». SHntende senza far politica (perché divide gli
animi),.. §-P*
7
6 giugno 1980
CRONACA DELLE VALLI
________INIZIATIVE E PRESE DI POSIZIONE SUL BOLLO RICHIESTO PER L’ESONERO DALLA RELIGIONE
La 'tassa sulla coscienza' nelle Valli valdesi
La marca da bollo di L.
700 sulla dichiarazione per
l’esonero dalle lezioni di
religione cattolica nella
scuola media superiore, è
parsa ad alcuni provvedimento di entità trascurabile, di facile e scarsamente
onerosa applicazione. In
realtà si tratta di una misura di notevole gravità
che modifica sostanzialmente la natura di detta
dichiarazione trasformandola in una domanda a
carattere amministrativo,
quindi soggetta al potere
discrezionale della autorità scolastica, e togliendole
il carattere dichiarativo di
volontà di usufruire di un
diritto di libertà riconosciuto dalla Costituzione,
su cui è assurdo imporre
una tassazione.
La gravità di tale disposizione è stata avvertita
dalla maggior parte degli
alunni che avevano chiesto
l’esonero e dalle loro famiglie, che, alla richiesta del
Preside, si sono rifiutati di
ottemperarvi. Ci risulta
tuttavia che un numero ridotto di alunni, colti quasi di sorpresa e senza valutare la rilevanza della questione hanno pagato.
In due Istituti medi superiori di Pinerolo (il Puniva, con 62 esonerati a
Pinerolo e 16 a Luserna S.
Giovanni e l’Istituto Magistrale con 51 esonerati) il
problema è stato sollevato
e i ragazzi hanno firmato
il documento riprodotto
nel riquadro di questa pagina. Al Puniva (Istituto
Tecnico per Ragionieri e
Geometri) il problema è
stato anche dibattuto in
una assemblea degli studenti. In altri Istituti, tra
cui il Ginnasio Liceo di
Torre Pellice, non si è ritenuto di dar corso al provvedimento, sia per una
questione di principio, sia
perché ritenuto non più
operante per l’anno scolastico in corso, ormai
giunto alla fase conclusiva.
La Commissione del I
Distretto in ottemperanza
all’o.d.g. della Conferenza
Distrettuale di Prali ha inviato una lettera al Provveditore di Torino, il cui
testo è pubblicato in questa pagina. Come una goccia che fa traboccare tl
vaso, queste modeste 700
lire hanno avuto il merito
di sollevare il problema di
fondo della lezione di religione nelle Scuole pubbliche, la sua gestione, i suoi
programmi, lo stato giuridico dei professori, chi li
paga, il significato e l’effettiva applicazione dell’esonero e infine la sua stessa
ragion d’essere.
Di tutto questo si parlerà ancora. Su questa materia, tra l’altro, si attende
di conoscere il contenuto delle disposizioni concordatarie di un’ ultima
bozza in fase di travagliata
elaborazione. Sarà vero, come alcuni affermano, che
verrà riproposta la facoltatività della partecipazione alle lezioni di religione?
Per cui, al limite, le 700 lire le pagherebbe chi vuo
Commissione Distrettuale
Testo della lettera inviata
al Provveditore agli Studi di Torino dalla Commissione Esecutiva Distrettuale.
Chiesa Evangelica Valdese
Commissione esecutiva
I Distretto
Bobbio Pellice,
26 maggio 1980
Al Sig. Provveditore agli
Studi di Torino
Oggetto: Esonero lezioni
di religione - Conformità
alla vigente legge sul bollo (Circ. Min. n. 108 del
14.04.1980 - Prot. n. 2804-SR) - Protesta.
La Conferenza Distrettuale del I Distretto (assemblea che rappresenta
tutte le Chiese Valdesi delle Valli del Pinerolese) ha
dato a questa Commissio
ne Esecutiva Distrettuale
(suo organo esecutivo) il
mandato di far presente
alla S. V. quanto segue:
1) Le Chiese Valdesi di
questo Distretto ritengono
che la recente nota ministeriale richiamata in oggetto sia non solo lesiva
dei diritti di una minoranza, ma inaccettabile in un
sistema democratico, perché lascia intendere che
un diritto costituzionalmente garantito possa essere esercitato solo a determinate condizioni e mediante il versamento di una
specie di « tassa sulla coscienza », almeno nelle
scuole medie superiori.
2) Assolutamente inaccettabile appare anche la
affermazione della nota
ministeriale secondo cui la
Teatro a Bobbio
« Per fare lo spettacolo
non occorrono grandi cose;
occorrono solo degli attori
e il pubblico: gli attori ci
sono, il pubblico c’è dunque si può fare lo spettacolo... ».
Con queste parole, gli attori della Compagnia « Il
pazzo e il pendolo » del
Teatro Stabile di Torino,
si sono presentati al ’’piccolo” pubblico della scuola
elementare e materna di
Bobbio al quale si è unita
la 5“ elementare di Villar
Pellice. Lo spettacolo intitolato « Chi è di scena »
comprendeva delle scenette
che evidenziavano, come in
un gioco, alcuni momenti e
alcuni protagonisti del Teatro.
I bambini si sono dimostrati molto interessati oltre che divertiti per questo
nuovo tipo di incontro; anche se già avevano sentito
parlare di teatro, il sentirsi a un dato punto coinvolti nello spettacolo è
stato per loro quasi una
conquista!
È auspicabile, quindi,
che questa iniziativa non
rimanga un episodio isolato, ma venga ripetuta in
futuro!
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dispensa dalla frequenza
delle lezioni di religione
« si configura... come un
atto amministrativo permissivo che autorizza un
determinato comportamento positivo o negativo ». La
dispensa di cui trattasi è,
infatti, un atto volto a tutelare la possibilità di esercitare un diritto da parte
di cittadini che intendono
avvalersene e non può, di
per sé, autorizzare alcun
comportamento, la cui scelta spetta ai cittadini stessi e non all’autorità scolastica.
3) Si rileva, infine, come
aspetto non del tutto secondario, che la stessa nota si pone sulla linea di
altre disposizioni riguardanti l’uso della carta da
bollo che puniscono di fatto cittadini svantaggiati,
come quelli che, per motivi di salute, devono, sempre nelle scuole medie superiori, essere esonerati
dalle lezioni di educazione
fisica, e come il personale
precario della scuola che
è tenuto ogni anno a rifare serie di documenti per
i quali il bollo costituisce
una specie di « tassa sulla
disoccupazione ».
Si prega la S.V. di comunicare quanto sopra al
Ministero della Pubblica
Istruzione.
Essendo la presente scritta su mandato di un’assemblea, si ritiene opportuno
renderne pubblico il testo,
eventualmente anche attraverso organi di stampa.
Per la Commissione
I Distretto
Il Presidente
(Pastore Bruno Bellion)
Bobbio Pellice
le frequentare e non chi
desidera astenersi!
Di notevole rilievo sarà
pure la firma da parte del
governo delle nostre hítese che determinerà (dopo
l’approvazione parlamentare) l’automatica abrogazione della legge sui culti ammessi e l’introduzione di
nuove disposizioni.
Intanto la Commissione
Distrettuale del 1° Distretto, da indiscrezioni ricevute, sembra voler proporre
questo tema come argomento di fondo al prossimo XV Agosto ad Angrogna.
Attendiamo anche da comunità, gruppi e esponen
ti cattolici sensibili a questi problemi, delle prese di
posizioni a sostegno del
pieno rispetto della libertà
di coscienza per tutti i cittadini. Pubblichiamo intanto una dichiarazione della
Comunità di S. Lazzaro di
Pinerolo.
A. T.
Comunità di S. Lazzaro
Dichiariamo quanto segue:
1. Da diversi anni portiamo avanti la ricerca, il
dibattito e la lotta per una
scuola correttamente laica, nella quale il fatto religioso venga affrontato in
modo non confessionale.
2. Abbiamo rinunciato all’insegnamento della religione cattolica nella scuola media inferiore e superiore ; inoltre dal 1977
non facciamo più le 20 lezioni integrative nella scuola elementare « Collodi »,
sviluppando la ricerca di
esperienze alternative con
tutte le componenti (organi collegiali, insegnanti,
genitori, gruppi sociali e
religiosi).
3. Non abbiamo mai sostenuto l’esonero di massa per una serie di problemi che questo comporta,
ma riteniamo che nel quadro legislativo attuale la
strada dell’esonero possa
essere una strada di testimonianza (laica o religiosa).
4. In merito alla carta
da bollo da L. 700 (o alla
cosiddetta « tassa sulla coscienza ») ecco qual è la
nostra posizione;
a) riteniamo che l’esonero dalTinse^amento religioso cattolico sia un
« diritto » in qualche modo contemplato nella Costituzione Italiana e non
un favore concesso ;
b) è bene che il problema della carta da bollo sia
emerso, perché nascondendo i problemi «piccoli»
non si affronta mai nel
concreto il problema generale dell’insegnamento religioso nella scuola; certamente il tutto non dev’essere scaricato sulle spalle
dei soli studenti in questo
« fine d’anno scolastico ».
Qualora dal punto di vista
legale non si possa far a
meno di questa tassa, chiediamo che il provvedimento (giimto al termine dell’anno scolastico 1979-80)
venga discusso ed eventualmente preso in considerazione solo per Tanno
scolastico 198ff81 ;
c) riteniamo che gli
studenti debbano muoversi in prima persona attraverso le organizzazioni studentesche per riprendere
tutto il discorso sulla scuola laica, sul fatto religioso, sull’insegnamento del
Mobilificio
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la religione, sul concordato ;
d) chiediamo espressamente che la cosa venga discussa dagli insegnanti di religione, dall’Ufficio
catechistico e dal Vescovo,
e che venga espressa una
solidarietà con tutti coloro che hanno fatto domanda di esonero dalle lezioni
dì religione;
e) pensiamo che non
si delibano fare delle battaglie di retroguardia, se
è vero che la 5“ bozza di
Concordato (non ancora
pubblicata) prevede Topzionalità o la facoltatività
dell’insegnamento religioso.
Dichiariamo infine di essere disposti a confrontarci con tutte le componenti laiche e religiose del
pinerolese in vista di un
convegno, che sia il più
ampio possibile.
Il Coordinamento
La Commissione catechesi e educazione
I preti
della Parrocchia di
S. Lazzaro
La posizione degli esonerati
Gli studenti dell’istituto magistrale « G. Rayneri » e
delTITCG « M. Buniva » esonerati dalle lezioni di religione cattolica, riuniti in assemblea nelle rispettive sedi
per dibattere il problema sollevato dalla recente disposizione che prescrive l’apposizione di una marca da
bollo di L. 700 sulla dichiarazione di esonero,
AFFERMANO
a) che la dispensa dalle lezioni di religione cattolica è un diritto di libertà garantito dalla Costituzione e come tale ci sembra assurdo che venga tassato;
b) che il nostro rifiuto di pagare le 700 lire non
deriva da una preoccupazione economica per ima cifra
irrilevante, ma per sostenere una questione di principio che ci pare importante;
c) che sia invece necessario sollevare il problema
di fondo, relativo al fatto che nella scuola di Stato e
a sue spese si insegni la dottrina di una sola Chiesa,
anche se questa rappresenta in Italia la maggioranza.
Per queste ragioni abbiamo firmato il seguente testo
auspicando che il problema sia ulteriormente dibattuto
all’inizio del prossimo anno scolastico, in modo che si
possa giungere ad una soluzione più soddisfacente e
rispettosa dei diritti dei cittadini.
Aderiscono inoltre alle sopracitate affermazioni tutti
coloro che, pur non essendo esonerati, condividono le
nostre posizioni.
Pinerolo, 31/5/’80.
Il documento degli studenti
Al Preside dell’Istituto
Il sottoscritto, preso atto della recente disposizione ministeriale che, con provvedimento innovativo, prevede l’apposizione di una marca da
bollo da L. 700 sulla dichiarazione per l’esonero
dalle lezioni di religione cattolica, già regolarmente presentata all’inizio dell’anno scolastico in
corso, non ritiene di dover assolvere a tale richiesta.
La dispensa dall’istruzione religiosa cattolica,
costituisce un diritto di libertà che la Costituzione garantisce a tutti i cittadini che intendono valersene e, come tale, non può essere soggetta al
potere discrezionale dell’autorità scolastica. La
dichiarazione per conseguire detta dispensa non
si configura quindi come una domanda di carattere amministrativo, volta a ottenere una concessione in base a requisiti di idoneità, ma come
una comunicazione della volontà di avvalersi di
un diritto riconosciuto, di cui l’autorità competente non può che prendere atto, assumendo i
provvedimenti idonei a favorirne l’attuazione.
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8
8
CRONACA DELLE VALLI
6 giugno 1980
VERSO LE ELEZIONI ■ Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca
Per la vita in montagna
V«v sS,
Intervista al presidente Eugenio Maccari
— Quali sono stati i settori principali di intervento negli ultimi 5 anni?
— Abbiamo agito in termini di realizzazioni concrete delle indicazioni programmatiche che ci eravamo poste: abitabilità del
territorio e qualità della
vita. Era inutile pensare a
sviluppo di attività economiche o di servizi senza
togliere la neve in inverno: così un complesso di
mezzi del valore di mezzo
miliardo sono al servizio
dei comuni: 7 camion Unimog con vomero e fresa a
Frali, Usseaux, Massello,
Pramollo. Una pala gommata a Fenestrelle, un trattore a Inverso Pinasca, e
attrezzi minori a Pragelato. Porte.
Togliere la neve vuol dire che il camion della raccolta latte può andare tutti i giorni nelle borgate, e
permettere così le attività
agricole e zootecniche
con il reddito che deriva a
fine mese dalla vendita latte. Inoltre abbiamo una attrezzatura al servizio dei
comuni per asfaltare e sistemare strade: rullo
compressore, pala cingolata, iumbo, macchina per
spruzzare asfalto, ecc.
In agricoltura oltre al
miliardo e mezzo per le
varie pratiche (alpeggio, allevamenti, indennità compensativa, ecc.), sul piano
della produzione agricola,
oggi facciamo entrare in
valle 200-250 milioni all’anno in più per la vendita
latte e la produzione di piccoli frutti che vanno a stabilizzare la situazione economica di molte aziende. Il Servizio di Coordinamento ed Incentivazione
in Agricoltura è usufruito
da 1200 aziende agricole di
valle a tempo pieno ed a
part-time.
La nostra Cooperativa
Agricola, condotta con criteri economici, ha oggi in
cassa circa quaranta milioni di utile, con un patrimonio di negozio, di camion, di trenta tank refrigeranti per ottanta milioni. E tutto in 24 mesi di
vita! Senza mutui o debiti!
TORRE PELLICE
Dalla Media statale
In riferimento all’articolo riportato da « Eco-Luce » n. 20 del 16 maggio
(Me^a dì Torre Pellice:
« opinioni dì insegnanti,
studenti, genitori »), vorremmo fare alcune considerazioni.
Tralasciando le risposte
dei professori, noi, quali
genitori di ragazzi che frequentano la Scuola Media
Statale di Torre Pellice,
prendiamo spunto dalle risposte date dalle famiglie
alla intervistatrice.
Alcune mettono in rilievo
la loro « scelta motivata
dalla serietà della scuola
privata, dimostrata dalla
mancanza di scioperi, dalla
regolarità delle lezioni, dalla mapiore quantità di
compiti ». Seguono altre
motivazioni.
In linea di massima emerge che la ragione principale della scelta sarebbe
la serietà della Media Valdese. Questo discorso ci pare sottintenda la non serietà dell’altra scuola media,
la statale. Facendo le nostre considerazioni il nostro riferimento è alla Statale di Torre Pellice, perché non possiamo esprimere giudizi su situazioni che
non conosciamo.
Pensiamo però che neanche dall’altra parte si dovrebbero esprimere giudizi senza confronti (confronto che alcune famiglie
rifiutano a priori) anche,
se, prima deH’inizio dell’anno scolastico, le famiglie dei ragazzi delle elementari, per iniziativa della stessa scuola, erano state invitate ad un incontro
con i professori della media statale.
Senza voler mettere in
dubbio la serietà della Media del Collegio, pensiamo
che la serietà di una scuola non si esprime con:
mancanza di scioperi, regolarità delle lezioni, mae'.giore quantità di compiti;
piuttosto dalla serietà e
dalla coscienza di chi insegna e di chi dirige; questi
dovrebbero porsi come
obiettivo primario la formazione del ragazzo della
scuola dell’obbligo.
Dobbiamo qui dare atto
di riconoscenza anche a
chi opera nella Scuola Media Statale, conoscendo le
grandi difficoltà a svolgere
il loro lavoro con ragazzi
in maggioranza bisognosi
di più attenzione ed impegno. Ragazzi che non hanno la possibilità di essere
seguiti dalle famiglie, né
la possibilità di ricorrere a
lezioni private come avviene altrove. Molti di questi
provengono da zone prevalentemente agricole e devono anche dedicare le loro
energie nell’attività della
famiglia.
Si sente dire che la statale è la scuola degli asini
e non si fa niente. Teniamo a smentire tale affermazione; affermando che,
se spesso i risultati non
sono soddisfacenti, ciò è
dovuto anche alla selettività della Media del Collegio
che ostacola la formazione
di classi con soggetti eterogenei.
In quanto agli scioperi
(quattro giorni in un anno più qualche ora) non
crediamo possano pregiudicare il normale svolgimento dell’anno scolastico,
quando si pensa che dei
diritti acquisiti da coloro
che scioperano beneficiano tutti gli altri.
« La maggiore quantità
di compiti non crediamo
sia incisiva, ma piuttosto
la qualità.
Se la scuola Statale è nel
« caos » (cosa non del tutto
e dappertutto vera) non si
risolvono i problemi rifugiandosi nelle « oasi » lasciando ai più deboli la
condizione di disagio e una
Chiesa cristiana non dovrebbe prestarsi ad avallare una situazione di questo
tipo, tanto più che oggi lo
Stato è tenuto a garantire
a tutti l’istruzione obbligatoria. Se si richiede un
« servizio speciale » bisognerebbe anche assumersi
gli oneri necessari.
I rapporti insegnanti-allievi, così apprezzati e messi in rilievo nell’inchiesta
citata, perché non dovrebbero esistere anche nella
scuola laica, (a maggiore
ragione se vi lavorano insegnanti credenti) ed anche a servizio di ragazzi
che ne hanno più bisogno?
Genitori di ragazzi della Scuola Media Statale di Torre Pellice
Interveniamo per il miglioramento dei prati, delle
razze bovine e ovine, per
le riconversioni, ecc., con
rilevanti stanziamenti finanziari. Un milione e
mezzo per elettrificare zone sprovviste o mal servite: Massello, Salza, S.
Martino di Ferrerò, (Ìrandubbione di Pinasca, Sangle di San Germano, Balboutet di Usseaux, ecc. Interveniamo con parecchi
rnilioni sia nella costruzione di nuove stalle (realizzate già a Roure e Usseaux) sia nella sistemazione di Alpeggi (Bout du
Col a Frali e Pintos a
Usseaux).
Nel turismo con più di
venti milioni abbiamo e
stiamo attrezzando sei posti tappa della Grande Traversata delle Alpi: Balziglia
di Massello, Rodoretto di
Frali, Laux di Usseaux, S.
Martino dì Ferrerò, Ghigo
di Frali, Gran Faetto di
Usseaux. È un modo di dare un contenuto operativo
alle parole « turismo alternativo ».
Abbiamo realizzato molto anche nel settore delle attrezzature sociali sportive: più di cento milioni
investiti e spesi sul bilancio di Comunità per i giovani e per le attività nelle scuole.
In questa breve intervista non posso toccare tutto, ma molto abbiamo
realizzato nei servizi sociali: consultorio, ambulatorio geriatrico presso
l’Ospedale di Pomaretto,
servizio per la tutela materno-infantile, assistenza
domiciliare ed infermieristica, ecc.
— Quali sono ì problemi che rimangono aperti?
— Ospedale di Fra Catinai: garantendo in pieno
l’occupazione in Alta Val
Chisone, accelerare lo
studio approfondito per
riconvertire le strutture in
accordo con Regione, Provincia e Comune di Torino.
L’occupazione in Alta Valle
però non deve diminuire!
Potenziamento dell’Ospedale di Pomaretto che
deve diventare il « motore sanitario » nella nostra Unità Sanitaria Locale. (Parlo di potenziamento, e quindi non voglio neppure accennare alla eventualità di ridimensionamento che ci ha preoccupato nei mesi scorsi).
Il settore dei servizi sociali è da completare,
con estrema attenzione nello spendere bene i soldi
della Comunità, perché
sono spese ricorrenti.
Favorire piccoli insediamenti e sviluppo artigianale per far crescere l’occupazione, oltre naturalmente alla difesa di quella esistente.
In agricoltura sono ancora necessari interventi
incisivi, sempre nella linea seguita in questi anni.
Se i nuovi amministratori di Comunità vorranno,
molto si potrà fare. Io in
assemblea di Comunità
rimango: e farò tutto il
possibile perché si perseguano e migliorino le linee
di intervento che hanno
portato la nostra Comunità in questi anni all’avanguardia in Piemonte.
— Quale può essere il
rapporto tra Comunità e
cultura locale?
— La Comunità Montana
è l’Ente più adatto per
difendere, valorizzare il
patrimonio culturale locale. Noi, ad esempio, abbiamo in bilancio un capitolo apposito per gli interventi in questo settore: e
qualcosa di positivo abbiamo fatto nelle scuole di
valle. Bisogna raccogliere attorno a queste iniziative tutte le persone interessate: se non decidiamo di agire presto molte
cose andranno perse nei
prossimi anni. Le minoranze e le loro culture
vanno difese e rivalutate:
e Í21CCÍO questa affermazione anche da federalista
europeo convinto da venticinque anni. Anche l’Europa si costruisce partendo dalla vita democratica degli enti locali e dalla
valorizzazione dei patrimoni culturali locali.
a cura di G. Gardiol
Notizie utili
Escola de musica occitana
« Soulestrelh » organizza una settimana di studio sulle musiche e sulle danze delle valli
eccitane a Paesana tra il 27 luglio e il 3 agosto 1980.
La quota di iscrizione è di L. 35.000 e il vitto e
1 alloggio costeranno L. 40.000.
informazioni rivolgersi a Lou Soulestrelh, piazza della Vittoria - Sampeyre oppure telefonare in ore
pasti a Sandra Ghione tei. 0175/75275
Alpeggio
In base alla Legge Regionale 12 ottobre 1978 n. 63
la Regione Piemonte concede a tutti gli allevatori che
trasferiscono il loro bestiame all’alpe nel periodo estivo, un contributo nella misura massima di L. 50.000 per
ogni capo bovino di allevamento indenne (risanato) e
L. 10.000 per ogni capo ovino e caprino di allevamento indenne.
Per la compilazione delle relative domande, un incaricato della Comunità Montana sarà a disposizione
degli interessati a partire dal 2 giugno e fino al 20 giugno 1980 (termine improrogabile) negli uffici della Comunità Montana Val Pellice, con il seguente orario:
Tutti ì giorni (tranne il sabato): dalle ore 9 alle 12
e dalle 14 alle 18.
Gli allevatori dovranno presentarsi muniti di certmcato di risanamento, sia per gli allevamenti bovini
che per quelli ovini e caprini.
Gli uffici di questa Comunità Montana sono comunque a disposizione degli interessati per qualunque informazione e chiarificazione.
L’Assessore all’Agricoltura
Prof.ssa Franca Coisson
Villaggio di Rodoretto visto dal Galmout
i alle Valli
A cura di Raimondo Genre
A partire dal prossimo
numero prende l’avvio una
nuova rubrica che, nel corso dell’estate, proporrà ai
lettori dell’Eco una breve
serie di itinerari escursionistici nelle nostre valli.
In attesa di trovare dei
collaboratori nelle altre zone gli itinerari proposti interesseranno prevalentemente la vai Germanasca
poi, gradualmente, si spera
di poterli estendere alle
altre valli.
Questa nuova rubrica è
stata suggerita dalla diffusa esigenza di un ritorno
alla natura, alle cose genuine, all’esercizio fisico
che coinvolge un po’ tutti
noi, ma in modo particolare chi deve vivere la
stressante esistenza cittadina, ma anche e soprattutto dalla deliberata intenzione di favorire la riscoperta delle nostre valli,
dei loro valori umani, storici, culturali, ambientali.
Spesso infatti ci è dato
di constatare, non senza
stupore, di quanto poco
siano conosciute le nostre
valli e le loro apprezzabili e peculiari bellezze,
anche nell’ambito dell’ambiente valdese.
Chi abita nelle valli è
atavicamente legato alla
sua zona e raramente si
sposta nelle altre valli per
ragioni di svago. Al massimo gli scambi tra valle
e valle avvengono a livello
di comunità e quindi a portata di pullman o di auto.
Unica eccezione, forse, rincontro del colle della Croce. Chi ha dovuto lasciare
le valli per stabilirsi in pianura, o chi vi abita da
sempre, della città ha assimilato gli agi e le mollezze per cui, pur tornando spesso alle valli, raramente si mette a scarpinare su sentieri e mulattiere: una giornata trascorsa in una località turistica
o al villaggio natio è più
che sufficiente a soddisfare il bisogno di ossigenazione e di riposo.
Non ultima viene poi la
considerazione che una
bella gita in montagna, oltre ad essere salutare per
tutti, può consentire qualche economia energetica,
soprattutto se ci si adatta
ad utilizzare per i propri
spostamenti i servizi di linea o comunque il mezzo
pubblico organizzando la
gita con gli amici.
Per questo motivo, ogni
volta che sarà possibile,
assieme alle indicazioni riguardanti l’itinerario, verrà indicata la possibilità
di utilizzare il servizio di
linea.
La scelta degli itinerari
è stata effettuata per consentirne la percorrenza
senza grossi problemi anche a nuclei familiari con
bambini in età scolare.
Il tempo di percorrenza
indicato è quello medio di
un escursionista mediamente allenato e non tiene conto del tempo dedicato alle soste, ai pasti.
Nel conteggio non è compreso il tempo da dedicare
alla discesa quando questa
viene effettuata sullo stesso itinerario della salita.
Per ciascun itinerario sono indicati i motivi salienti di interesse, quelli che
hanno determinato la scelta: storico, ambientale,
ecc. Naturalmente ognuno
potrà trovare per conto
proprio mille altri motivi
di interesse: flora, fauna,
ambiente, incisioni rupestri, attività umane, musei,
mineralogia, fotografia...
Di ciascun percorso si dà
una descrizione sufficientemente dettagliata in modo
da consentire anche a persone che hanno poca dimestichezza con la montagna di compiere l’escursione senza pericolo di smarrirsi anche senza l’ausilio
di carte o di guide più dettagliate.
A chi intende intraprendere queste escursioni non
si richiede una attrezzatura particolare, né costosa:
un paio di scarpe con suola tipo vibram, una giacca
a vento, uno zaino, oltre a
maglione e berretto di lana, sono più che sufficienti
per iniziare la pratica dell’escursionismo al livello
che viene proposto ai nostri lettori.
A chi volesse orientarsi
meglio sulla base di una
carta topografica di facile
consultazione, consigliamo
le edizioni 1/50.000 dell’Istituto Geografico Centrale
di Torino che si trovano
presso tutte le cartolibrerie.
Per finire raccomandiamo, a chi si accinge a percorrere gli itinerari proposti, di evitare ogni raccolta
indiscriminata di fiori, minerali, piccoli frutti, funghi, piante officinali. Esiste una Legge regionale
che ne fa divieto e nelle
nostre valli operano guardie ecologiche volontaiie,
is'riPte dalle Comunità
Idon'ane, che hanno il compLo di garantirne l’osservanza scrupolosa.
Infine segnaliamo che gli
itinerari verranno pubblicati in modo da consentirne la raccolta in volumetto da conservare e da
arricchire di anno in anno.
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9
T
6 giugno 1980
CRONACA DELLE VALLI
CUNEO - FESTA DELLE CORALI VALDESI
Un morhento
di evangelizzazione
POMARETTO PERRERO-MANIGUA
ANGROGNA
Dopo Aosta e Milano, Cuneo;
le corali delle Valli valdesi e Torino hanno tenuto il 10 maggio la
loro festa di canto nella città
piemontese secondo una formula già sperimentata ed uscendo
dalla tradizionale Festa di Canto, come si aveva fino a pochi
anni fa. L’uscita di quest’anno
è un tentativo di 'riprendere la
prima uscita, quella di Aosta. A
Milano la giornata era stata vissuta nel quadro della chiesa, nel
tempio di via Francesco Sforza,
a Cuneo si è svolta nel teatro
cittadino, cortesemente concesso
dall’Assessorato alla Istruzione e
Cultura.
La giornata, splendida eccezione in questo mese,di maggio qua-,
si autunnale, si è svolta in due
tempi. La mattina al culto, con
predicazione del pastore Marco
Ayassot hanno partecipato le corali, i fratelli delle diverse chiese che avevano accompagnato i
cantori ed i fratelli della comunità di Cuneo; difficile dire se e
quanti erano gli estranei presenti a questa parte della giornata.
Il pomeriggio è trascorso invece
nell’audizione di un ampio repertorio di canti eseguiti singolarmente dalle corali o insieme. Il
programma, forse un pmchino
ampio, comprendeva inni e canti
non religiosi; gli irmi, brevemente
introdotti dal past. A. Taccia,
tracciavano una breve panoramica della fede evangelica seguendo la traccia del canto, i
canti profani si suddividevano a
loro volta in storici e folkloristici, brevemente illustrati anch’essi dal past. G. Toum. La
storia era naturalmente centrata
sulle vicende della chiesa valdese e delle chiese riformate francesi con alcune « complaintes »
e composizioni affini, il folklore
era quanto mai vario, passando
dal Friuli alla Catalogna, alle canzoni svizzere importate attraverso gli anni da noi ed inserite ormai nel repertorio di; tutte le corali valligiane.
Le considerazioni; che si possono fare al termine di questa
giornata sono diverse, tutte positive però perché in se stesse
costruttive ed anche perché possono offrire spunto di riflessione per ulteriori passi in questa
direzione. E’ chiaro infatti che
la « Festa di Canto » di quest’anno (tra virgolette dopo quello
COMUNITÀ' MONTANA VAL PELLICE
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che abbiamo detto) si colloca nel
quadro della rinnovata iniziativa evangelistica in atto nella
nostra chiesa, è stato un momento, un tentativo, un saggio di
evangelizzazione e come tale si
deve valutare.
E’ indubbiamente positivo il
fatto di uscire dall’ambito delle
nostre chiese per tentare di parlare all’esterno, positivo per chi
lo fa perché rompe così un innato e tradizionale senso di timore e di ripiegamento, positivo ci auguriamo anche per chi
riceve ij messaggio, o per lo meno, lo ascolta.
Da Cuneo viene la riprova di
quanto già sottolineato in questo stesso giornale in circostanze analoghe della utilità delle corali come strumento di comunicazione di massa. Il mezzo del
canto, anche nella forma del
gruppo tradizionale, è fra i più
validi per inserire un discorso
in im ambiente esterno, sempre
che si voglia seguire il metodo
della evangelizzazione di tipo
piazza, conferenza, luogo aperto.
Nel quadro di questa giornata
si deve anche segnalare l’impe.
gno di un gruppo di fratelli della chiesa di Torre Pellice che
hanno effettuato una ricerca parallela di evangelizzazione inserendosi nel Concerto, colla stampa di un volantino, che riproduceva la pagina dell’Eco dedicata
alla storia di Cuneo, il volantinaggio con opuscoli, porzioni bibliche, Nuovi Testamenti ecc.
Anche in questo caso l’uscita,
sotto la sperimentata guida di
Domenico Abate, è stata positiva
in quanto ha messo in moto una
dinamica di riflessione e di impegno che sarà di positivo costrutto per l’avvenire. Un altro
filone di impegno è stato rappresentato dal banco di libri installato, sempre a cura del Gruppo di Torre Pellice, nell’atrio del
teatro che ha permesso la vendita di parecchi volumi della
Claudiana.
Una diversa considerazione deve farsi invece per il risultato
oggettivo della giornata. Quante
persone estranee al nostro ambiente sono state toccate? Come
lo sono state? Cosa hanno trasmesso i nostri interventi ed i
nostri canti? Lo potranno dire
i fratelli della comunità evangelica di Cuneo. Ci auguriamo che
questo passàggio rapido e movimentato abbia favorito in qualche modo anche la loro testimonianza in loco. Forse sarà da rivedere la formula in avvenire;
una concentrazione di massa del
genere di quella di domenica 10
non è forse la formula migliore,
piccoli gruppi in diverse località potrebbero fare più costruttivo il discorso.
G. Tourn
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Sabato 31 maggio ha avuto
luogo rincontro conclusivo, per
quest’anno, del programma delle serate dell’ultimo sabato del
mese promosso e organizzato
dalla Commissione Stabili.
Dopo un’ottima cena, preparata con la collaborazione della
Comm. dei Ricevimenti, a cui
erano presenti una ottantina di
convitati, il Coretto di Luserna
San Giovanni, guidato da Franco Taglierò, ha presentato un
saggio conclusivo dell’attività
dell’anno con musiche accompagnate da chitarra sia di carattere religioso che popolare. Il Coretto è stato applauditissìmo sia
per la buona esecuzione del programma, sia come incoraggiamento per l’avvenire. E’ stato infatti precisato che questa attività entra in un programma di lavoro tra gli adolescenti, sotto la
guida di Franco Taglierò, che il
prossimo anno sarà più chiaramente definito e realizzato, nell’intento di raggiimgere, in una
serie di proposte diversificate, il
maggior numero di ragazzi.
A Luserna San Giovanni su im
totale di oltre cento catecumeni
soltanto una minimia percentuale è inserita nella vita della Comunità all’infuori dell’ora settimanale di catechismo.
Sono venuti ad allietare i loro genitori: Yasinine, primogenita di Annalisa Micol e Diego
Micari; Ivo, secondogenito di
Adriana Garrou e Ugo Pastre.
Ai neonati ed ai loro genitori
gli auguri di tutta la comunità.
• Giovedì 26 u.s. hanno avuto
luogo i funerali del nostro fratello Pierino Ribet deceduto improvvisamente all’età di anni
52. Alla mamma anziana ed ai
parenti tutti la simpatia cristiana della comunità.
• Ci rallegriamo con Carlo Baret per la scelta che ha fatto;
ha preferito il servizio civile a
quello militare; svolgerà questo
lavoro presso la CIOV. Gli auguriamo che questo periodo possa
essere per lui una interessante
ed utile esperienza.
• Pomaretto organizza una gita comunitaria ad Aosta e dintorni per la domenica 6 luglio
p.v. con il seguente programma:
partenza da Pomaretto (davanti
al Convitto) alle ore 6.30, arrivo
ad Aosta alle ore 9.30, breve visita alla città e culto alle ore
10.30. Pranzo al sacco per chi
vuole o pranzo in albergo (chi
preferisce questo ultimo è pregato di avvertire con anticipo
onde prenotarsi) il pranzo si effettuerà fuori Aosta verso Courmayeur. Dopo pranzo partenza
alle ore 14 per la valle Ferret.
Prezzo del viaggio con pullman
di 50 posti: L. 6.000 per persona.
• Il culto del 1° giugno è stato
presieduto dal pastore emerito
Lamy Coisson al quale va il ringraziamento della comunità.
TORRE PELLICE
Serata
comunitaria
La serata comunitaria ha riunito un buon numero di fratelli
della nostra comunità. La Commissione Ricevimenti si è prodigata per la buona riuscita della
cena e gli intervenuti hanno
espresso il desiderio di ripetere
rincontro più spesso.
• Sabato 7 i giovani e i cateci;^meni faranno una giornata Ji
lavoro volontario per sistemare
la sala del Coppieri imballando
la carta e sabato 14 un gruppo
di volontari, che auguriamo numeroso pulirà il piazzale davanti alla sala. Il tempio dei Coppieri è in via di sistemazione ed
è necessario renderlo accogliente e ordinato prima dell’estate.
• L’assemblea di chiesa del 15
giugno sarà consacrata alla relazione dei delegati alla Conferenza ed all’esame della relazione
annua.
• Sabato 7 alle ore 21 presso
il Salone dell’ex-Convitto Valdese Furio Rutigliano terrà un c incerto di chitarra classica. L’unione Cadetti invita tutti i giovani
ad intervenire alla serata.
• Domenica 8 l’Unione Femminile si recherà in visita alla comunità di Coazze. Lo stesso giorno anche il Coretto avrà la sua
gita di fine attività: la mèta è
Como.
• È deceduto all’età di 82 anni Monnet Daniele Levi. Alla Simiglia in lutto la comunità rivolge un pensiero di simpatia fraterna.
• La seduta del Gruppo Giovanile aperta a tutta la comunità si terrà venerdì 13 alle ore
20.45. Il tema scelto è il passo
Luca 4: 14-30.
1® DISTRETTO
Incontro
pastorale
Il prossimo incontro pastorale avrà luogo a Torre
Pellice, Casa unionista, lunedi, 9 giugno con inizio
ore 9,15.
Riflessione biblica (R.
Artus) - Scheda su « Chiesa e mondo ».
Ore 13,30: risultanze della Conferenza distrettuale.
Programma 1980-81. Questioni organizzative.
Due lutti hanno colpito negli
ultimi giorni la nostra comunità. Sabato 24 maggio abbiamo
salutato per l’ultima volta la sorella Ribet Celina. Origmaria di
Maniglia, da molti anni abitava
sulla riviera ligure; ma aveva
mantenuto i contatti col suo paese di origine.
Lxmedì 26 molte persone hanno
gremito addolorate il Tempio di
Perrero per il fimerale di Eline
Tourn Quattrini. La sig.ra Quattrini non era soltanto la moglie
del dott. Quattrini, era una colonna della Chiesa. Presente in
tutte le attività. Diacono, direttrice della corale, si distingueva
soprattutto per la fede profonda e serena, per la disponibilità
verso tutti e la capacità di dare
un consiglio ed un sorriso a tutti. Il vuoto che ha lasciato è
grande; ma noi sappiamo che se
un dono è tolto alla Chiesa, il Signore ne fornirà altri. Tocca a
chi resta, ora, di colmare il
vuoto che la signora QuattrLii
ha lasciato.
• Nel mese di giugno avremo
due importanti momenti di incontro: martedì 17, ore 14.30,
riunione dell’Unione Femminile
a Maniglia. È l’occasione di riunirsi per tutte le signore della
comunità.
Domenica 22, gita della Scuola domenicale e di tutta la comunità al Col delle Tane. Questa
iniziativa è stata voluta dall’ultima Assemblea di Chiesa. Segnate la data: altre notizie saranno
date in seguito.
• Gita in Svizzera. Chi intenda
partecipare alla gita in Svizzera
dei giorni 20-21 settembre, è pregato di farlo sapere al più presto.
• Ufficio oggetti smarriti di
Pentecoste 80. Sono stati ritrovati; un foulard color carta da
zucchero con pois bianchi, un
golfino da bambino color bleu ed
una giacca da tuta azzurra. I
proprietari possono ritirarli
presso il pastore di Perrero.
FRALI
Turismo ostivo
In vista della stagione turistica imminente, il Comune di Prati ha emanato un’ordinanza per
regolare il soggiorno sul territorio comunale dì campeggiatori
con tende o roulottes.
L’ordinanza dispone che l’esercizio del turismo con mezzi mobili sia consentito soltanto nelle
aree ricettive all’aperto autorizzate.
Se i proprietari dei terreni Io
permettono, sono consentiti gli
insediamenti occasionali, che
non vadano al di là delle 48 ore,
in località prive di posti in campeggio autorizzato.
Sono anche permessi campeggi mobili organizzati da enti e
associazioni senza fine di lucro
per scopi sociali, culturali e
sportivi della durata massima di
60 giorni, con le modalità, previste dalla legge regionale.
Un altro avviso riguarda la gestione del campo di tennis comunale di Prali Ghigo, costruito
utilizzando parte dei fondi provenienti dagli oneri di urbanizzazione.
Per evitare che Tafflusso incontrollato dì giocatori sovente alle
prime armi causi danni alle
strutture, il Comune chiede che
si costituisca un comitato di gestione che abbia funzioni di vigilanza e di mantenimento dell’impianto, garantendo comunque l’accesso del campo di tennis a tutta la popolazione.
Chiunque sia interessato ad
utilizzare questo impianto sportivo, può formulare proposte
concrete aU’amministrazione comunale.
SAN SECONDO
Ferruccio Paschetto (Miradolo) e Anna Costantino (Miradolo) si sono uniti in matrimonio
nel corso del culto di domenica
1° giugno. Ci rallegriamo per la
nuova famiglia che si è formata
in mezzo a noi ed alla quale
porgiamo il nostro augurio e siamo anche lieti per la loro decisione di certificare il loro matrimonio a tutta la comunità. Tarante il culto domenicale.
• Niunerosa la partecipazione,
favorita da un tempo splendido,
al culto del 1° giugno (ospite il
past. Taccia e signora che hanno così reincontrato con gioia
la loro « vecchia » comunità) cui
ha fatto seguito l’inaugurazione
della nuova biblioteca attrezzata nei locali, completamente restaurati, della Cappella annessa
al Presbiterio. Durante il culto
è stato presentato al Signore e
alla comunità il piccolo Stefano
di Denise e Alberto Bertalot.
Presentazione non battesimo,
poiché quest’ultimo è scelta consapevole di fede che può avvenire solo nell’età della ragione:
ai genitori l’augurio di saj^r trasmettere al piccolo una vita piena della speranza del Signore.
Nel pomeriggio il Bazar (l’incasso ha superato il milione) si
è svolto in una cornice di festosa allegria dimostrando ancora
una volta la validità di (juesto
incontro. Rivolgiamo un ringraziamento particolare a chi ha lavorato per ì restauri e a chi ha
lavorato e offerto doni per il nostro Bazar.
• La sera del 31/5, nel tempio
di Pradeltorno, una sessantina di
persone ha assistito alle filmine
sulla Cina presentate dalla signora Perrone (guida turistica
internazionale): molte domande
e molte risposte su di un mondo
cosi lontano ma così) umano.
• Domenica 15 giugno, culto
unico al Capoluogo con informazione sui lavori della Conferenza Distrettuale : il culto sarà organizzato, con i tre delegati all’incontro di Prali.
• Giovedì 29/5 si sono svolti,
nella chiesa gremita, i funerali di
Stefano Cbauvie, deceduto alla
età di 87 anni. Ai familiari riiinoviamo la nostra simpatia cristiana.
PRAMOLLO
Alcuni fratelli e sorelle appartenenti alTUnion Vaudoise di
Marsiglia sono venuti a farci visita il 24 e 25 maggio ed è congrande gioia che li abbiamò" accolti e abbiamo trascorso con
loro una domenica serena ,e diversa dalle altre. Siamo stati
insieme troppo poco, ma ci siamo sentiti uniti, tutti quanti, e
vorremmo che questi incontri
potessero avvenire più spesso.
Li ringraziamo per essere venuti
e per il buon umore, la fraternità che ci hanno portato. Vogliamo dire grazie anche a tutti coloro che hanno lavorato per rendere possibile questo incontro.
Nel pomerìggio della stessa domenica ha avuto luogo il bazar
organizzato daH’Unione Femminile; il tempo clemente ha permesso la partecipazione di molta gente e le vendite sono state
soddisfacenti.
Siamo molto riconoscenti ai
fratelli e alle sorelle, anche appartenenti ad altre comunità,
che hanno lavorato, offerto doni e collaborato per una buona
riuscita della giornata.
• Sabato 31 maggio si sono
svolti nel tempio di S. Germano
i funerali del fratello Antonio
Manetto, che da alcimi anni era
ricoverato presso la Casa di riposo di S. Germano. Ai familiari colpiti da questo lutto esprimiamo tutta la nostra solidarietà cristiana.
AVVISI ECONOMICI
ALLOGGETTO veduta panoramica affittasi, Torre Pellice. Tel. (0121)
3437 Pinerolo.
TRASLOCHI e trasporli per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 83 Nichelino, lei. (011) 62,70.463.
SIGNORA libera luglio custodirebte
bambino/a. Riviera Ligure, preferibilmente Ponente. Tel, 011/361384.
COOPERATIVA OPERAIA
di CONSUMO
TORRE PELLICE
Si comunica che l’assemblea generale del 19.4.1980 ha deliberato l’adeguamento della quota sociale a L. 5.000
(cinquemila) come stabilito dalla l^ge
,127/1971. Termine utile: 19 ottobre
1980. Per informazioni rivolgersi alla
direzione o al negozio sociale.
Il presidente (Giordano Giulio)
10
10
6 giugno 198a
UN NUOVO CAPITOLO NEL DRAMMA DEI PROFUGHI
CUBA: difficoltà, non fallimento
Pur con ritardo, per un disguido di cui ci scusiamo, pubblichiamo queste note che abbiamo richiesto a Eugenio Bernardini, candidato in teologia che sta compiendo il suo anno
di studio all’estero in Costa Rica.
San José (Costa Rica). Chi sono questi cubani che da qualche
giorno stanno arrivando all’aeroporto di San José? Non se ne
parla molto, ma pare che vi siano lavoratori di tutti i tipi, dal
conducente di autobus al tecnico
intermedio. C'è qualche Testimone di Geova che dice che a Cuba
era perseguitato per la sua fede.
All’arrivo all’aeroporto mostrano
la loro felicità baciando il suolo,
piangendo, ridendo, rilasciando
dichiarazioni sull’« inferno cubano » che fanno molto piacere alla stampa « indipendente ». Da
quello che dicono, dal vocabolario utilizzato non paiono essere
« dissidenti » politici, sembrano
piuttosto persone ohe si sono
emarginate dal processo rivoluzionario cubano, irretite, tutte,
dalla propaganda e dal mito di
Miami che circola come una febbre in tutta l’America centrale:
Miami dove tutto si può fare, dove tutto si può comperare, dove
tutto è felicità.
Il mito di Miami
Miami, rifugio compiacente
dei vari Somoza, Reza Pahlavi,
dittatori e politici che hanno dissanguato il loro proprio paese di
provenienza. Altra cosa in comune che questi fuoriusciti paiono
avere è parenti, amici, conoscenti negli USA, amico paese nel quale vogliono realmente andare. Ma
gli USA non li vogliono, non tutti per lo meno, anche se sono loro i veri responsabili di tutto; del
blocco economico che colpisce
Cuba da vent’anni costringendola al razionamento anche di alcuni prodotti di base, della continua propaganda, dell’aggressività
militare. Ma i rifugiati cubani
non paiono veri e propri oppositori politici o perseguitati, non
assomigliano di certo al milione
di esiliati cileni o ai 500.000 uruguayani. Appare più gente in buona che in mala fede, ingenui
che sperano di trovare negli USA
quello che non trovano a Cuba.
E queste migliaia di cubani non
rappresentano comunque un pericolo per la rivoluzione cubana.
L’appoggio popolare al processo
è massiccio, sincero, generoso.
L’ho constatato due anni e mezzo fa quando visitai Cuba, e la
stessa situazione interna del paese lo dimostra. Sono però indice
di un malessere. Cuba ha dei problemi reali: l’isolamento a cui è
ancora sottoposto dal suo più
vicino e naturale partner economico (gli USA); il suo impegno
internazionalista, non sempre
limpido, dal Viet-Nam all’Africa,
aH’America Latina (il suo impe
ComìtatQ di Redazione: Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Mìchelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Marco
Pasquet, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella Sbaffì, Liliana Vìglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
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intestato a « L'Eco delle Valli •
La Luce ».
Redazione Valli : Vìa Arnaud, 25 10066 Torre Peilice.
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«La Luce»: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
« L'Eco delie Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Peilice (Torino)
gno in Nicaragua è notevole);
l’aver scelto come priorità i servizi e i beni sociali invece dei
consumi privati (Cuba gode dei
migliori servizi del continente latinoamericano ed è tra i migliori
del mondo); l’aver garantito a
tutti ima vita decente (l’intervistatrice della televisione statale
di Costa Rica chiede al bambino
cubano appena arrivato all’aeroporto: « ...e c’era il latte a Cuba? », e il bambino: « Non sempre », e si dimentica che nella
stessa Costa Rica, il paese più
avanzato deH’America centrale, il
latte si trova soprattutto nell’altopiano centrale e nelle cittadine, mentre migliaia di bambini
delle campagne e montagne l’unico latte che hanno conosciuto è
quello della propria madre): abitazione, alimentazione, vestiti,
educazione, sanità. Tutto questo
riduce la possibilità di risposta
ai bisogni personali, obbliga a
dover attendere un sacco di tempo per poter comprare i prodotti
importati di cui a volte c’è una
reale penuria.
Oltre questo, 20 anni di rivoluzione che hanno chiesto lavoro,
impegno militante, costante, senza tregua. Vent’anni in cui tutti
hanno partecipato a questo impegno essendo direttamente coinvolti come per es. nel 1973-’74
quando le nuove abitazioni in qui
si dovevano trasferire le famiglie
cubane ché abitavano in locali
malandati dovettero attendere
ancora perché quelle 'furono occupate dalle migliaia di rifugiati
cileni che arrivarono all’isola;
perché l’impegno cubano nel
mondo non è pagato dal suo surplus, da quello che gli avanza.
Una lotta dura di 20 anni, con
errori certo, che ha causato anche un certo moralismo rivoluzionario, una reale incomprensione per coloro che si mostrano
non entusiasti o marginali ri.,
spetto all’ intero processo cubano.
E’ bene non scusare gli errori,
le incomprensioni, gli schematismi dell’esperienza cubana. D’altra parte un rifugiato di un paese deH’America del sud l’altro
giorno mi ha detto: « Tutta questa storia è spiacevole. Non serve neanche giocare coi numeri:
sono 3.000, 6.000, 12.000? Sono
tanti comunque. Un fatto però
è certo: questa storia non toglierà l’appoggio di massa del popolo cubano ai suoi dirigenti e non
farà terminare la profonda gratitudine e speranza ohe Cuba
rappresenta da 20 anni per tutta
la sinistra latinoamericana ».
Isolamento di Cuba
Altro aspetto da prendere in
considerazione è la situazione internazionale e quella particolare
dell’ America Centrale. Questa
« presa dell’ambasciata » coincide con la scalata bellica degli
USA in risposta ai fatti in Iran
e in Afghanistan. Coincide anche
con la lotta in Salvador, in Guatemala, col consolidarsi della rivoluzione Nicaraguense, tutti
fatti che fanno pensare ad un
cambio in tutta I’America centrale e forse anche in America
meridionale.
In questa situazione l’isolamento di Cuba è l’obiettivo principale degli USA. La gigantesca
manovra militare USA nella zona dei Caraibi che si terrà prossimamente e che prevede anche
un massiccio sbarco a Guantanamo, la base USA nell’isola di Cu
ba, non è certo in difesa deU’integrità territoriale USA (Come
possiamo immaginarci gli USA
attaccati da una delle « repubbliche » deU’America Centrale?)
ma deU’integrità delle sue « colonie » economiche che sono soprattutto delle basi strategiche
tanto care al Pentagono. C’è inoltre l’improvvisa « politicizzazione » del Patto Andino (organo
economico che lega Bolivia, Colombia, Ecuador, Venezuela e Perù) che si occupa del caso dei rifugiati cubani senza aver speso
prima una parola sull’occupazione USA di Guantanamo, sui fatti
del Salvador, sulle manovre militari USA ecc. Queste cose forse
spiegano alcune polemiche diplomatiche inutili di Cuba, alcuni
nervosismi eccessivi. Certo è che
Cuba rispetta le ambasciate più
di altri paesi; in Guatemala
il governo fu responsabile di una
carneficina. Un periodico locale
si chiede: « Che succederebbe in
Colombia o Perù se per liberarsi
dal regime repressivo il governo
desse la possibilità di asilo in
una ambasciata con garanzia di
visto, passaggio gratis e residenza negli Stati Uniti? ».
Non è semplice esprimere dunque un giudizio su quello che sta
accadendo. Quello che è certo è
che tutta la faccenda è spiacevole, per coloro che stanno andandosene ma anche per Cuba che
oggi come sempre non ha bisogno
di polemiche difensive ma di solidarietà concreta verso un processo rivoluzionario che si fa
« nelle narici deU’imperialismo »
e che non si chiude in se stesso
ma che s’impegna internazionalisticamente nella lotta dei popoli.
Cuba è un paese che non ha
paura di farsi vedere (il consolato cubano in Costa Rica ha invitato i giornalisti di questo paese a recarsi a Cuba per vedere
COSTRUIRE LA PACE
Lega per il disarmo unilaterale
In un mondo che, giorno per
giorno, si arma sempre di più
con una escalation inesorabile,
allo scopo di « difendersi » dagli
armamenti dei presuiiti nemici
c’è qualcuno, anche in Italia, che
porta avanti un discorso ben diverso. Già in precedenza nel nostro paese esìstevano delle Leghe il cui scopo era il disarmo
e precisamente, la Lega per il
disarmo dell’Italia e la Lega socialista per il disarmo. Ora, questi movimenti si sono unificati
ed è nata la Lega per il Disarmo
Unilaterale (L.D.U.). Il suo concetto Ispiratore è che di fronte
alla politica mondiale del riarmo occorre contrapporre un programma di smilitarizzazione del
paese, con l’estromissione delle
forze militari straniere che porti, da un lato, alla neutralità ed
al « non allineamento » dell’Italia e, dall’altro, costituisca xm
punto di partenza al quale altre
nazioni possano riferirsi per procedere nel disarmo.
ni allo Stato a favore della pace; di fronte allo scempio di una
ricerca scientifica che funziona
solo se al servizio della corsa
agli armamenti e della militarizzazione, proporremo la promozione di una iniziativa scientifica
che risalga la corrente ».
La sede nazionale della L.D.U.
è in via Clementina 7 a Roma;
chi è interessato a questo problema e desidera partecipare all’azione del Movimento può iscriversi con un invio minimo di
L. 5.000, ivi compresi il Bollettino e tutte le informazioni sulla
attività della Lega stessa.
lavorare per là costruzione di
una terza forza mondiale, autonoma, e che inoltre costituisca
un punto di riferimento per i
paesi in via di sviluppo. Un contributo determinante lo potranno recare anche quelle foize
autonomiste che affiorano in
quei settori dello schieramene
dei « non allineati » che tradizionalmente erano rimasti più subordinati alle grandi potenze.
Redazione ed amministrazione
della rivista sono a Roma in via
Muzio Clementi 68/a. Il numero
costa L. 1.000 e l’abbonamento
annuo L. 10.000.
Due riviste
La Lega, pur avendo ovviamente un carattere politico, non
dipende da alcun partito e si autofinanzia. Come dice uno dei
fondatori, Carlo Cassola, essa
« vuole essere una casa per tutti,
dove i nonvìolenti si sentano a
proprio agio, ma si sentano a
loro agio anche coloro che non
intendono privarsi in linea di
principio del ricorso alla violenza; si sentano a loro agio i credenti come i non credenti, i cattolici come i protestanti, i libertari come i marxisti ».
Uno fra gli obiettivi più immediati della Lega è la creazione di un Ente di ricerca per la
pace ed il disarmo di cui si prevede l’istituzione anche col finanziamento dello Stato. « In
definitiva — si afferma — di
fronte ai seimila miliardi annui
che l’Italia sborsa per le spese
militari (è proprio di questi giorni la notizia che il nuovo ministro della Difesa, il socialista Lagorio, ha confermato che l’Italia accrescerà del 3% annuo in
termini reali il proprio bilancio)
vogliamo chiedere alcuni milio
Recentemente, due riviste a
cadenza mensile sono apparse
nel mondo della carta stampata,
tutte e due, con diverse caratterizzazioni, dedicate al drammatico problema della guerra e degli armamenti.
La prima. « Pace e guerra » è
nata nell’àmbito delle sinistre
politiche ed è diretta da Luciana
Castellina, Claudio Napoleoni e
Stefano Rodotà. Nel primo numero viene affermato che non
basta limitarsi a contemplare la
crisi irreversibile in cui viviamo, quella dei valori sociali, del
rapporto fra gli Stati, ecc. ma
occorre tentare le vie di una
nuova, possibile pace, per quanto relativa essa possa essere: i
« discorsi della guerra » minacciano di occupare tutto il nostro
orizzonte; bisogna decidere per
la pace, con determinatezza di
strumenti e di contenuti.
La seconda rivista eredita il
nome de « L’Asino » di Podrecca, che aveva avuto a suo tempo grande popolarità per la sua
feroce e martellante satira politica ed anticlericale. Il periodico
è diretto dallo scrittore Carlo
Cassola e da Francesco Rutelli.
Scopo principe della rivista è di
condurre una tenace e pressante battaglia antimilitarista perché solo se si è « testardi somari è possibile far arrivare alla
gente il segnale di allarme e di
mobilitazione per la pace che
viene quotidianamente soffocalo
dal potere militarista e dall’assuefazione, tragica, che rende j1
militarismo ineluttabile nella
convinzione dì milioni di persone ».
La rivista, che prende in esame tutte quelle situazioni foriere di violenza e di conflitti, quali
la situazione economica, il fenomeno del terrorismo, i rapporti
fra le nazioni, le questioni sociali ecc., ha una sua chiara posizione per quanto riguarda la
politica estera: non basta che le
sinistre tentino un ruolo di mediazione e di condizionamento
fra le due grandi potenze (U.S.A.
e U.R.S.S.). Occorre ipotizzare e
Gli argomenti trattati nei primi tre numeri sono diversi: appelli a Pertini, al papa, ed a
Berlinguer contro gli armam‘;r)ti, un osservatorio internazionale, la questione delle servitù militari, quella del disarmo. Il periodico, pur essendo autonomo
dalla sopra ricordata L.D.U., si
batte per il disarmo unilaterale
della nostra nazione, mentre dà
ampie notizie sulle analoghe iniziative in altri paesi europei e
del mondo.
Direzione, redazione ed amministrazione sono in via Monti
Parioli 4 a Roma. Il numero costa L. 500 e l’abbonamento annuo L. 4.000.
coi propri occhi ciò che sta succedendo), e la sua è una rivoluzione che ancora oggi continua
a ripetere che il socialismo è
compiuto solo da uomini liberi;
« Noi non abbiamo mai negato
l’istituzione dell’asilo politico, né
la possibilità di uscire dal paese
a tutti quelli che lo desiderano
sotto l’intoccabile degno e solido
principio che la costruzione del
socialismo è compito di uomini
assolutamente liberi ». (Granma,
organo ufficiale del Partito Comunista Cubano).
Eugenio Bernardini
Un invito
(segue da pag. 1)
Roberto Peyrot
dia, nel rispetto reciproco e nella
giustizia. Affermeremo così la sovranità di Cristo in una azione
che ci coinvolge in prima persona, che riguarda le nostre famiglie, le nostre Chiese e il tipo di
rapporto che sappiamo stabilire
gli uni verso gli altri e le strutture che intendiamo darci, le nostre opere diaconali, scolastiche
e di servizio e la coerenza evangelica che sappiamo esprimere
nei rapporti con coloro che vi lavorano, con gli ospiti, con gli
enti pubblici con cui vogliamo
dialogare e collaborare. E infine
la predicazione della sovranità
di Cristo riguarda anche il nostro inserimento come individui
e come gruppi nella vita amministrativa, sociale è politica del
paese. E pensiamo in particolare
a quei nostri fratelli che saranno
eletti tra non molti giorni nei
consigli comunali, regionali e
provinciali, chiamati ad assumere precise e non facili responsabilità. Anche qui, si gioca la
credibilità della predicazione rifiutando i compromessi di potere, la corruzione politica e affermando una azione che sia veramente al servizio della collettività al fine di promuovere modelli
nuovi e più umani di esistenza.
Essere testimoni di Cristo vuol
dire infine diventare dei trasmettitori della sua Parola affinché
essa risuoni in tutta la sua forza
come parola di giudizio contro
ogni forma di odio e di violenza,
di sopraffazione e di arroganza e
come parola di grazia, di perdono, di consolazione, di fede e di
speranza per gli scoraggiati e i
disperati del nostro tempo.
Gesù ai suoi discepoli aveva
proposto un programma di estensione geografica: Gesuralemme,
la Giudea, la Samaria e le estremità della terra. Dietro ad ognuna di queste località si colloca
una diversa situazione umana
di gente con cultura, mentalità
e tradizioni diverse. A tutti deve
essere annunziato l’Evangelo e
per questo, a Pentecoste, è dato il
dono delle lingue: ognuno ode le
cose grandi di Dio nel suo proprio linguaggio. Anche noi viviamo in ambienti e situazioni diversi. Una diversità che non è
soltanto di luogo (la fabbrica,
la montagna, l’ufficio, la scuola,
la città, ecc.) ma anche di tempo; viviamo una situazione in
rapida evoluzione per cui quello che ieri sembrava valido non
lo è più oggi e domani sarà ancora diverso. Essere testimoni
vuol dire inserirci come credenti nelle situazioni umane più diverse e tradurre nel linguaggio
di ognuno e nell'evolver si delle
situazioni la verità immutabile
dell’amore di Dio in Cristo Gesù.
Ma a questa condizione di testimoni in cui il Cristo risorto
ci vuole porre, è legata una grande promessa: « Voi riceverete
potenza quando lo Spirito verrà
su di voi ».
Se non c’è la potenza dello Spirito che opera, non c’è testimonianza, non ci sono testimoni,
non c’è Chiesa. Potranno esistere
associazioni religiose più o meno efficienti, strutture di potere e di dominio spirituale, opere
pie e benefiche, uomini religiosi
e spirituali, feste, riti e celebrazioni commoventi, ma non testimoni di Cristo. Il vero protagonista non è l'uomo e neppure la
Chiesa, ma è lo Spirito di Dio
che opera con potenza e può
servirsi di uomini e di Chiese.
E’ lo Spirito che crea, che muove, che rinnova, che converte che
libera, che unisce, che dà vita.
Ai discepoli del Signore di ieri
e di oggi, timorosi e forse spaventati dalla rilevanza della vocazione, è dato lo Spirito di Dio.
Anche per noi è questa promessa e per i nostri figlioli. Non siamo soli nell’avventura a cui il
Signore ci chiama, ma Egli stesso è con noi con il suo Spirito.
Alberto Taccia
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