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Anno 123 - n. 16
24 aprile 1987
L, 700
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In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
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25 APRILE
Casa della pace
Mura già sbrecciate dalle bombe
tetto già affossato
dai lunghi inverni nevosi
e rovi e sterpi
attorno...
t’hanno liberata
dalla schiavitù dell’inesorabile declino
dall’inarrestabile sfacelo...
t’hanno — gli uomini che allora
t’ebbero fragile rifugio
e angusta trincea
e i loro figli e nipoti —
rifatta solida e bella
le mura di pietre squadrate
il tetto di lastre
ben accostate
di grigia ardesia
che il peso l’un l’altre lega
saldamente...
dalla spalla del monte
rivolta alla libera valle
inviti
aperta la porta ospitale
tu che conoscesti
l’angoscia il dolore
il sordo fragore
l’uragano della guerra
a ritrovare quassù
nel piccolo segno terreno
che rappresenti
la gloria dell’Eterno
che questo popolo ha servito
dalla Sua grazia attendendo
e non già dall’opere proprie
pur con sudore e sangue
costrutte
il dorto incommensurabile
dell’amore e della pace...
Ettore Serafino
Dedicata alla « Ca d’ia pais » al Bagnóou in Val d’Angrogna.
UN GIRO NELLA FRANCIA DELL’ATOMO
Quando aver paura
e necessario
« Superphénix », grande progetto che lascia irrisolti molti dubbi Ora anche i giornali francesi mettono in questione la scelta nucleare
Tricastin-iPierrelatte, il centro
di sperimentazione nucleare di
Grenoble. Nelle ultime settimane una serie di incidenti « di modesta entità » sta minacciando
l’immagine delle centrali nucleari francesi, e, giorno per giorno,
la stampa segue con grande scrupolosità progetti, interventi, pareri^ di esperti. Con il massimo
dell’attenzione, naturalmente,
puntata sul « Superphénix », il
surgeneratore installato e funzionante da alcuni anni a Creys-Malville, sul Rodano, 200 chilometri
dall’Italia.
Un anno fa, in seguito alla tragedia di Cemobyl, in Francia si
sorrideva di paesi ohe proibivano il consumo di insalata o sconsigliavano di lasciar giocare i
bambini nel fango. Dopo alcune
settimane però « Le Monde » sj
ricredette e fece autocritica: si
era sottovalutata la portata dell’incidente. Ora, per molto meno, pagine e pagine vengono dedicate al nucleare. Come mai? E’
comparsa dal nulla la paura dell’atomo?
E' per chiarirci le idee che ci
mettiamo in viaggio con destinazione Creys-Malville. Prima, però,
incontriamo a Grenoble JeanFrançois Noblet, direttore della
Fédération Rhône-Alpes de la protection de la nature (FRAPNA).
« Paradossalmente, e forse cinicamente, questo genere di incidenti ci aiuta nel nostro lavoro di sensibilizzazione. Così è avvenuto anche nei casi ben più
tragici di Bhopal, Seveso, Basi
Vivere con l’atomo: a Malville è nato il turismo nucleare.
(foto: Susy Deodato)
lea. Tutto quello che fa discutere del problema energetico e delTambiente può servire a far cambiare le cose. Il problema è che
in Francia, il 60% circa della produzione di energia è garantito
dal nucleare, ed è difficile tornare indietro. Troppi sono gli interessi economici di questa o
quella lobby, intorno alle centrali, ed in particolare al Superphénix. Il potere politico è in grado
di decidere solo fino ad un certo punto, e il potere di control
2 CORINZI 1: 12-20
La trasparenza è un termine
che viene usato con sempre maggiore frequenza dai politici nel
particolare clima scandalistico
in cui si vive. Si invoca trasparenza, cioè sincerità, correttezza
nel modo, ad esempio, di amministrare la cosa pubblica; purtroppo la trasparenza nel comportamento è così rara, in ogni campo, da creare sorpresa quando si
Verificano dei casi di concreta
onestà. Recentemente un noto
giornalista, raccontando in un
Quotidiano la vicenda delle ultime elezioni comunali in una
grande città, ha citato, in termini di viva sorpresa, la testimonianza d'un candidato « che si
era mosso con assoluta trasparenza, con tanto di comitato di
garanti, gente specchiata per il
controllo dei suoi finanziamenti,
con tutte le ricevute, comprese
quelle degli attacchini... ».
Nel brano di 2 Corinzi 1: 1220 ai quale ci ispiriamo per queste riflessioni l’apostolo Paolo
adopera il termine « trasparenza » in risposta a certe critiche
mosse da alcuni parrocchiani di
Corinto per dimostrare la coerenza del suo messaggio con il
suo comportamento. Innanzitutaccusano Paolo di scrivere
Trasparenza
ito
soltanto per una « élite » di persone e con un linguaggio non
adatto per persone semplici; Paolo spiega che le sue lettere contengono ciò che i lettori possono
capire e che comunque occorre
anche un certo impegno dei lettori per capire meglio i suoi scritti. La critica dei Corinzi sul tema del linguaggio concerne anche noi predicatori , estensori di
articoli per la nostra stampa
perché spesso il nostro modo di
esprimersi non è compreso dalla base delle nostre comunità;
d’altra parte è anche importante che i lettori compiano uno
sforzo per capire e approfondire
la conoscenza.
Inoltre i detrattori di Paolo lo
accusano del peccato d’orgoglio;
l’apostolo replica che l’unico vanto è quello di aver condotto a
Cristo i Corinzi a tal punto da
esclamare: « Voi siete la mia lettera scritta nei vostri cuori, letta e riletta da tutti; è evidente
che siete la lettera di Cristo scritta da me con lo Spirito dell’Iddio vivente » (2 Cor. 3; 2). Quale
vanto, quale privilegio per Paolo e per i credenti essere strumenti della salvezza d’una creatura!
L’accusa più pesante dei Corinzi è quella di non essere coerente; Paolo ha promesso di fare
una visita alla comunità e poi
ha cambiato progetto, quindi
non ha agito con correttezza; l’apostolo risponde: «Ho deciso di
non più venire da voi per non
rattristarvi di nuovo » a motivo
delle persone che lo avevano ingiustamente criticato. Paolo rivendica quindi la trasparenza, la
coerenza della sua condotta perché « la sua coscienza è illuminata dalla grazia di Dio per mezzo di Gesù; Cristo infatti ha pienamente realizzato le promesse
con la sua morte e la sua risurrezione ».
Dio è stato fedele rendendo
concreto il sì del Suo Amore per
le sue creature, a prezzo della
vita del Suo Figliolo. Fuori di
Cristo la coscienza non conosce
trasparenza perché la coscienza,
citando Victor Hugo, « è il caos
della concupiscenza, l’antro delle
idee di cui ci si vergogna, il campo di battaglia delle nostre passioni... ». Nel nome di questo tipo di coscienza si sono perpetrati
* ‘^fùtti più atroci, si consumano
le ingiustizie più gravi.
Senza Cristo si alternano i « sì »
ed i « no » del compromesso; si
annida il veleno del sospetto che
ha amareggiato Paolo e che tanto guasto produce nelle nostre
comunità. Il noto commentatore
francese Alfonso Maillot afferma: « Come è avvenuto a Corinto si sospetta partendo da viccole cose, da piccoli fatti che mano a mano s’ingrandiscono e diventano mostruosi...; il sospettoso crede .soltanto al suo sospetto; vede nell’interlocutore un uomo incoerente e si erige a giudice prendendo il posto di Dio ».
Chi è sospettoso non ama perché « l’amore non sospetta il male... ».
Nel clima del dopo Pasqua riemergono le riflessioni della settimana santa che ci ricordano il
«sì» dell’Amore di Dio mediante il quale abbiamo ricevuto in
dono la vita, la vita nuova; essa
ci stimola « a camminare in noGustavo Bouchard
(continua a pag. 12)
lo da parte del cittadino è nullo.
Intanto si accumulano le scorie, la cui radioattività comincia
a ridursi in tempi dell’ordine di
migliaia di anni... ».
Ma quali sono, allora, le motivazioni che hanno portato nel
1976, a decidere di avviare’questo megaprogetto, di cui l’Italia
compartecipe al 33%, e da cui
riceviamo energia elettrica? Il
principio di base è ohe questo
modello di reattore, a differenza di quelli tradizionali, può produrre autonomamente materiale
fissile in maggior misura di quella consumata nel corso delle reazioni. Se dal cuore del reattore
SI ottiene la normale produzione di energia, dalle coperture circostanti^ di uranio 238 si può ottenere in più la produzione di
plutonio. Si tratterebbe dunQue
di una soluzione per soddisfare
bisogni militari oltre a quelli energetici? Il direttore ha recentemente escluso questa possibilità.
Allora forse si spiega il perché
, riservatezza nel gestire
l’attività del Superphénix da par^ di chi ne ha il controllo. La
Francia dispone notoriamente di
una potenza nucleare (tattica e
strategica) autonoma e indipendente. « Le promesse di sospensione della produzione di ordigni atomici con le Quali Mitterrand si era nel 1981 procurato
molti voti anche fra gli ecologisti, sono andate in fumo », ci dice ancora Noblet.
Ma è stata così semplice la
realizzazione di questo megaprogetto? E’ stato farilf» icriio.-«.
getto? E stato facile isolare un
lembo di vallata del Rodano, che
ci sembra, avvicinandoci, incantevole e fertile? Il fatto è che
la centrale di Creys-Malville non
e poi cosi isolata. La valle, estremamente verde, è abitata prevaAlberto Corsani
(continua a pag. 2)
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2 commenti e dibattiti
24 aprile 1987
UN RICORDO PERSONALE
Grazie, Primo
LA ’’PASSATA’
Milano, primavera del 1943.
Una Milano che né io né mia
moglie — eravamo appena sposati — conoscevamo e dove ritrovammo alcuni amici ebrei torinesi, trasferitisi a Milano, per
loro un po’ meno insicura della
Torino dove erano conosciuti.
Tra i quali, 'Primo Levi. Sapeva
tutto; non avevamo bisogno di
enciclopedie o biblioteche. Se
avevamo bisogno di sapere qualche cosa, su qualsiasi argomento, si chiedeva a Primo. E lui a
spiegare, con semplicità e naturalezza ed un pizzico d’ironia.
Univa ad una lucida consapevolezza del momento ima ferma serenità che si trasmetteva quasi
ovviamente a quanti gli erano vicini. Eravamo con questi amici
una sera in cui celebravano la
Pasqua ebraica in una casa privata; non ci sentimmo estranei,
anche se non capivamo una parola di ebraico. Poi, un’altra sera tutti alla Scala, in loggione,
a sentire la Passione secondo
Matteo. Il complesso corale era
di Mannheim. Uscimmo con gli
occhi lucidi.
In quella primavera così densa di cupi presentimenti, furono
tra i pochi momenti lieti e sereni, dei quali ancor oggi mia
moglie ed io conserviamo nitido
il ricordo.
Dopo una breve pausa estiva,
tornai a Milano da solo — l’alloggio era stato incendiato nel
bomibardamento dell’agosto — e
non ritrovai più i nostri amici
ebrei...
Primo lo rividi al suo ritorno,
poi sempre più di rado in occasione di incontri ai quali partecipava; ed ogni volta, nei pochi
istanti di una stretta di mano
o di un abbraccio, egli sapeva
darci la sensazione di esserci lasciati appena il giorno prima.
Ma lo ritrovavo vicino attraverso i suoi libri; mutato, certo
{e come possibile diversamente
dopo l’esperienza sua e della sua
gente!) da quella primavera del
’43, ma sempre con quel rigore
intellettuale e morale di allora
e con il quale ci ha trasmesso
il suo messaggio; il dovere di
non dimenticare e di vigilare,
pur nella pratica quotidiana della più genuina tolleranza.
Grazie, Primo.
Aldo Rlbet
Quando aver paura è necessario
(segue da pag. 1)
lentemente agricoltori, i campi, estesissimi, sono tutti coltiva- :
ti e sono numerosi anche gli allevamenti. Certo, ci sono i reticolati, ma nulla che faccia pensare ad una zona presidiata. Passati sotto i tralicci che portano
elettricità (400.000 volt) in direzione di Albertville, e di lì in
Italia, raggiungiamo, al di là del
Rodano, un altro esponente dei
movimenti ambientalisti, Georges David, professore di economia, e al tempo stesso agricoltore.
« A decidere è stato per legge
il governo, perché la popolazione e le amministrazioni locali
sono state interpellate, ma solo
a livello consultivo. Nessun potere decisionale. All’inizio, a livello locale, c’era forte opposizione al progetto, poi è avvenuto che la protesta si è estesa
a tutti i livelli di sensibilizzazione nazionale, espropriando in
un certo senso gli abitanti della
zona. Essi cominciarono a diffidare; la regione, essenzialmente agricola, con pochissime industrie non aveva mai vissuto, nel
passato, mobilitazioni e lotte di
rivendicazione. Pertanto, alla manifestazione nazionale, che nel
1977, qui nella valle, provocò anche una vittima, su 80-100.000
partecipanti, in parte anche stranieri, solo 5.000 erano residenti
in zona. E nella regione, per un
raggio di circa 30 km., ci sono
160.000 abitanti. La zona era stata presidiata alcuni giorni prima, e i residenti ne videro la
causa negli ecologisti e negli antinucleari, intellettuali che venivano dalle grandi città, estranei
a questa realtà. Il movimento da
allora non si è ancora ripreso.
Il surgeneratore, ancora in costruzione nell’81, è stato attivato
dal governo di sinistra e ha funzionato fino ad oggi, anche se
è stato fermato 30 volte per riparazioni più o meno serie e il
costo di un chilowatt prodotto è
doppio rispetto a quello degli
altri reattori ». Già, ma allora, ce
ne convinciamo sempre di più,
c’è anche di mezzo il plutonio,
probabilmente destinato al militare. In questi ultimi giorni è
stata individuata la falla da cui
il sodio (non radioattivo) fuoriesce nel serbatoio di sicurezza.
L’ottimismo è tornato fra tecnici e politici, in TV il vulcanologo Tazieff, elmetto in testa, ci
rassicura dall’interno; il Superphénix non si fermerà. Le persone che abbiamo interpellato
speravano molto nei referendum
italiani per bloccare l’operazione
(uno di essi metteva proprio in
questione la partecipazione dell’ENEL al surgeneratore, e ad al
tri per cui esistevano già i progetti). Abbiamo dovuto deluderle; gli sviluppi della crisi di governo sembrano preludere piuttosto alle elezioni politiche anticipate. Intanto, alla FRAPNA, apprendiamo che i rilevamenti condotti nella Drôme da un gruppo
ambientalista sul terreno e sui
cibi rilevano tm aumento di radioattività rispetto alla norma.
Sarà ancora 'Cernobyl? O qualche guasto alle centrali locali?
O gli esperimenti sovietici nel
sottosuolo?
Lasciamo la valle del Rodano
e il Superphénix con la convinzione che bisogna proprio imparare a convivere con l’atomo; ¡
sperando in quei diritti (vedi referendum) che dovrebbero esserci garantiti.
Alberto Corsam
Caro direttore,
ho visto in televisione la cerimonia della » Passata » che si svolge
a Pescopagano in cui si fanno "passare” tra rovi propiziatori (e davanti
alle telecamere) neonati poco compiacenti per salvarli da possibili impotenze sessuali. Non entro nei dettagli di una cerimonia veramente pagana che si svolge con il concorso attivo della chiesa cattolica. Dall'altro
lato, mentre spengo la televisione, mi
vengono in mente lè parole sillabate
dal papa in Argentina invitanti a praticare una "cultura della verità". Ma
quale verità? il compromesso con le
cerimonie di superstizione o il compromesso con il potere politico benedetto dal pontefice nella persona del
dittatore Pinochet, oppure la verità
incarnata da Cristo?
lo credo che la chiesa cattolica, e
certamente anche noi, abbiamo urgenza di riformarci confrontandoci con
Cristo vivente che non permette una
"doppia verità” come il suo sedicente rappresentante diffonde a livello planetario in mezzo agli applausi della
folla e con il concorso di pubblici
finanziamenti che sostengono le varie
cerimonie religiose incentrate sul
"Vicario di Cristo”.
Fraternamente
Umberto Rovara, Luserna S. Giov.
Fondo di solidarietà
Nel pubblicare qui sotto un
nuovo elenco di doni pervenutici
nei mesi di febbraio e marzo
scorsi, ricordiamo che attualmente il nostro Pondo sta raccogliendo le offerte per sostenere le vittime dell’apartheid in
Sud Africa. Come già precisato
in precedenza, il Fondo intende
finanziare l’attività del S.A.C.C.
(South African Council of Churches), il Consiglio delle chiese
che raggruppa numerose confessioni cristiane e nel quale
sono rappresentati 10 milioni di
credenti.
I lettori avranno certamente
letto, nel numero del 10 aprile
scorso, l’articolo che ci ha aggiornati sulla sempre più drammatica situazione di quel Paese.
Abbiamo appreso con raccapric
Nella Collana « Parola per l’uomo d’oggi » è uscito il n. 5;
BRUNO CORSANI
L'Apocalisse
Guida alla lettura
8", pp. 190, cop. a 3 col., L. 12.500
Una guida alla lettura — nata da una lunga esperienza di
studio biblico a gruppi — di grande semplicità e chiarezza che
intende liberare il lettore da inutili fraintendimenti e guidarlo
alla scoperta e comprensione di un libro che « svolge un solo
tema; ’’Cristo è il Vincitore’’... » (W.A. Visser’t Hooft).
CLAUDIANA EDITRICE - Via P. Tommaso, 1 - 10125 TORINO
ciò e indignazione che anche
migliaia di bambini e di minorenni sono tenuti in prigione a
causa del cosiddetto « stato d’emergenza ». Non solo, ma le autorità hanno proibito qualsiasi
genere di attività a favore del
rilascio di migliaia di detenuti
senza processo. Il 13 aprile scorso si è svolta nella cattedrale
anglicana di Città del Capo una
grande fimzioné religiosa interconfessionale, in occasione della quale — in aperta sfida ai
vigenti regolamenti — è stata
richiesta la liberazione dei detenuti senza processo, dei bambini, ed il rispetto delle più elementari libertà civili.
A sua volta, il Consiglio ecumenico delle Chiese ha lanciato
un nuovo appello alle chiese
membro affinché si adoperino al
massimo a sostenere la lotta a
questo sistema di gcverriare che
raggiunge ormai dei limiti intollerabili e indegni di esseri umani.
Vi invitiamo a contribuire generosamente a questa iniziativa
del Fondo, onde consentirci di
poter quanto prima dimostrare
il nostro appoggio e la nostra
solidarietà anche in modo tangibile.
L. 100.000: Alessandro Gönnet, ricordando Mario Jouve; Mirella e Ernesto Bein; Lascito Suor Lidia Perrou.
L. 50.000: Lucio Antonini; Diana Satti; Margherita Gay Meynier; Mitzi e
Claudio Valetti; Famiglia Borroni; Erma Barberis; Domenico Gullone.
L. 30.000: Stefano Alberto Rostan.
L. ZO'.OOO: Dora Rostan.
L. 10.000: Giovanni Vezzosi,
Totale L. 710.000 — Totale precedente L. 2.187.049. (Detratte L. 15.000
destinate all'area rioplatense). In cassa L. 2.882.049.
UNA PETIZIONE
DIMENTICATA
Egregio Direttore,
Le scrivo a proposito della lettera
del past. S. Ricciardi, pubblicata sul
n. 9 del 6 marzo, lo, esponente della
T.E.V., non condivido in alcun modo
le affermazioni ed il tono della lettera
che presenta preoccupanti sintomi.
Dov’è l’insegnamento di Gesù: ■■ Voi
siete la luce del mondo •■? Dov’è
l’ammonimento di Paolo a non conformarci a questo secolo, alla generazione malvagia e peccatrice? Attendo
una risposta a questi interrogativi autorevoli a noi posti dalla Scrittura.
Il movimento T.E.V. ha inviato al
Sinodo 1984, superando una vera e
propria corsa ad ostacoli, una petizione corredata da 848 firme, cioè il
corrispondente numerico di una grossa chiesa delle Valli e delle due chiese valdesi di Roma messe assieme, e
il fatto che il Sinodo non abbia sentito l’urgenza e II dovere di rispondere
denunzia una preoccupante sordità morale verso i problemi che scuotono
la base, salvo poi a dare largo ascolto ai terroristi sudafricani (ormai Romani 13 è lettera mortai).
Se Ricciardi si gloria dell'avvenuta
burocratizzazione del Sinodo e della
sua sordità di fronte ad un imponente
numero di firme, ciò indica che in
effetti è un po’ distante dai problemi che agitano la nostra chiesa. In
ultimo sulla definizione « frangia turbolenta » avrei molto da dire; mi limito solo a notare che dall’inizio della
predicazione politica, dal 1968 circa,
il numero degli iscritti e dei frequentanti è diminuito abbondantemente, e
basta consultare gli annali dei sinodi
per saperlo.
Ciò sarà tema di un convegno a
Bethel (CZ) il prossimo 25 aprile:
« Perché non crescono le nostre comunità? ". E’ affare personale e privato delle comunità o un po’ di responsabilità ricade sui « dirigenti ”?
Daniele Macris, Messina
E’ in questo secondo senso che
dobbiamo intendere la nuova nascita
(o nascita da alto) che Gesù annunziava a Nicodemo, il quale, malgrado
la sua cultura, non capiva il linguaggio di Gesù (Giovanni 3: 1-12),
Quando la persona ode l'annunzio
dell’Evangelo della giustificazione in
Gesù Cristo, morto e risorto per la
nostra salvezza, essa può accettare
il messaggio per fede o può restare
incredula. Se accetta fiduciosamente
il messaggio evangelico, allora si compie in essa una nuova nascita spirituale e morale. Acquista una nuova
mente, quella di Cristo ('I Corinzi 2:
16), per cui diamo importanza a delle
realtà spirituali che prima erano trascurate nella nostra mentalità. Acquistiamo una nuova visione della vita e
dei valori morali.
A chi crede è dato d'avere lo stesso sentimento che è stato in Gesù
Cristo (Filippesi 2: 5), cioè avviene
un mutamento nel nostro cuore. Non
più sentimenti di odio ma di amore,
non più di orgoglio ma di umiltà, non
più di egoismo ma di altruismo...
Nella nuova nascita avviene ancora
un altro fatto che — secondo Martin
Lutero — è la cosa più importante:
il cedimento della propria volontà, e sì
riceve una volontà nuova, sottomessa a quella di Dio. Si impara a dire
•— non passivamente ma in senso attivo —: « Non la mia volontà sia fatta da me — da ora innanzi — ma
sempre e solo la tua, o Padre celeste ».
Allora è chiaro che se riceviamo una
nuova mente, un nuovo cuore e una
nuova coscienza, avremo pensieri
sentimenti, e volontà dell'uomo nuovo
di cui parla l’apostolo Paolo nella su..
2* lettera ai Corinzi 5: 17: saremo deile nuove creature, vivremo una vite
nuova, alla gloria di Dio, spesa po.
l’avanzamento del suo Regno in ce,chie sempre più vaste. Ci interesse!' mo dei problemi deH’umanità vicina a
lontana e cercheremo di dare il rostro contributo per risolverli, ne:ia
giustizia e nella pace.
Liborio Naso, Torre Pellice
GRAZIE
Caro direttore,
veramente lodevole l’Iniziativa di ;
pubblicare: « il Signore dei morti e
dei viventi » del prof. Vittorio Subilia.
un articolo che ci pone davanti alia
realtà della nostra fede cristiana e
spazza dalla mente teorie filosofiche
e credenze popolari.
Altri scritti del prof. Subilia egualmente chiarificatori del nostro essere cristiani e protestanti dovrebbero
essere divulgati dal giornale per raggiungere tutti coloro che di solito non
leggono libri e riviste di "teologia. Non
Solo ciò sarebbe una operazione di
rilevanza culturale, ma di grande necessità perché siamo in un periodo
di confusione ecumenica e molti evangelici, membri di comunità, sono disorientati, non osano più dare ragione
del loro essere protestanti e tacciono
nel timore di essere considerati polemici. Mi è capitato di sentir dire
da fratelli evangelici che ecumenismo
significa » evidenziare ciò che ci unisce » perché tutto sommato « ciò che
importa è avere Cristo nel cuore » e
questo mentre la Chiesa Cattolica non
tace le sue differenze, anzi le sottolinea, e, fra l'altro, pubblica la « Redemptoris Mater » e organizza in orario
scolastico il precetto pasquale in barba all’...ecumenismo.
Vera Velluto, Taranto
Il Sinodo ’86 ha ascoltalo Benny
Nato, esponente delVAfricMn National
Coneress, non i terroristi sudafricani.
G. G.
PALINGENESI
Nel Nuovo Testamento troviamo questa parola due volte: in Matteo 19; 28,
ove ha il senso di rigenerazione
escatologica che verrà alla fine dell'età
presente, e poi in una delle lettere
pastorali di Paolo, in Tito 3; 5, ove
si parla della rigenerazione spirituale
e del rinnovamento compiuto dalio Spirito Santo in chi è giustificato per
grazia, cioè nel credente.
PRECISAZIONE
In riferimento alla lettera da Voi
pubblicata, inviata dal « Comitato Nazionale Scuola e Costituzione » al Minist'o della Pubblica Istruzione, tra le
associazioni aderenti al Comitato risulta il » Comitato per i Diritti Costituzionali dell’Unione delle Comunità
Israelitiche ». Vi preghiamo di rettificare in quanto il nostro comitato è
autonomo e si chiama: » Comitato
Ebraico per la difesa dei diritti costituzionali ».
Vi ringraziamo dell’attenzione e vi
inviamo i nostri più cordiali saluti,
p. la Segreteria: Paola Fano, Roma
3
24 aprile 1987
chiese e stato 3
RELIGIONE A SCUOLA
E l’ora
del precetto pasquale
Da Roseto degli Abruzzi una scolaresca va in gita a Loreto e qui adempie (volontariamente) al precetto pasquale - Alcuni restano in classe
FINANZIAMENTI ECCLESIASTICI
Nonostante sia in vigore una
legge, la 449 del 1984, e che
« spetti a chiunque osservarla e
farla osservare come legge dello
stato » (il cui art. 9, comma terzo,
recita: « Per dare reale efficacia a
tale diritto, l’ordinamento scolastico provvede a che l’insegnamento religioso ed ogni eventuale
pratica religiosa, nelle classi in cui
sono presenti alunni che hanno
dichiarato di non avvalersene, non
abbiano luogo in occasione dell’insegnamento di altre materie, né
secondo orari che abbiano effetti
comunque discriminanti »), in
molte scuole italiane l’ora di religione cattolica in questo periodo
si è trasformata nell’ora del precetto pasquale.
C’è chi è andato oltre. C’è l’anno mariano e bisogna in qualche
modo ricordarlo, così si è inventata la gita scolastica ad un santuario mariano per assolvere al
precetto pasquale.
E’ successo all’Istituto magistrale di Roseto degli Abruzzi, dove una parte della classe 3“ D ha
adempiuto al precetto pasquale
presso il santuario mariano di Loreto.
« Quando mia figlia — dice il
' pastore Enos Mannelli — mi ha
dato la notizia sono rimasto incredulo. C’era stata in passato una
precisa presa di posizione della
CGIL Scuola, del CIDI, del Movimento di cooperazione educativa, della stessa chiesa metodista
di Pescara, che chiedevano, se
proprio si voleva far effettuare agli
allievi il precetto pasquale, di farlo nell’ora di religione. Tale posizione era stata pubblicizzata su
molti giornali anche importanti,
quali II Messaggero e II Tempo, e
non poteva perciò essere sconosciuta al Preside. Niente. Il preside aveva acconsentito alla gita a
Loreto e chi voleva adempiere al
precetto pasquale poteva farlo.
Chi no, doveva rimanere in classe
a Roseto. Così ho scritto una diffida formale al preside».
Ricevuta la diffida legale, il preside ha avuto un lungo colloquio
col past. Mannelli a cui ha spiegato « l’equivoco » della figlia.
Se qualcuno aveva parlato di
assolvimento del precetto pasquale, questo qualcuno era andato oltre ai deliberati del Consiglio di
Istituto. Infatti il Consiglio di
Istituto non aveva organizzato una
gita al santuario di Loreto, bensì
aveva organizzato una « visita
guidata alla casa natale di Giacomo Leopardi ». Nulla vietava
poi agli allievi di visitare anche la
basilica di Loreto e, se c’era la
messa, di adempiere al precetto
pasquale.
« Di fronte a queste informazio
ni ho deciso — conclude il past.
Mannelli — di non autorizzare
mia figlia a recarsi in gita ed è
rimasta con alcuni altri compagni
di scuola a Roseto, dove sono anche rimasti alcuni insegnanti per
la loro sorveglianza, mentre gli
altri si sono recati a Loreto ».
Siamo dunque alle furberie, agli
escamotages all’italiana delle leggi. Le visite guidate possono trasformarsi — per coloro che lo richiedono — in riti religiosi. Non
credo siano necessari altri commenti.
Giorgio Gardiol
AVVISO
8“/oo
Invitiamo le chiese a far giungere alia nostra redazione per
una loro pubblicazione (via Pio V,
15 - 10125 Torino) i testi delle
decisioni assunte sui problemi posti baila proposta di finanziamenti
pubbiici aile attività della chiesa,
dalla defiscalizzazione dei contributi alla chiesa, all'esenzione dall’INVIM.
G. Conte:
categorici
Se ne è parlato e se ne sta
parlando tanto, che si esita assai a versare altro inchiostro. Dichiarandomi contrario alle tre
possibilità eventuali di estensione a noi delle norme fiscali concordatarie relative alla chiesa romana, pur nel rispetto delle opposte argomentazioni, vorrei solo accennare a due aspetti che
non mi sembra siano stati finora evidenziati.
Il mio rifiuto di un eventuale
8 per mille a noi esteso, è anzitutto rifiuto della legge applicativa del nuovo concordato che
10 istituisce a favore della chiesa romana. E’ una legge dello
Stato, ma è una legge che a me
pare discriminatoriamente ingiusta e alla quale obietto radicalmente. Comunque la si sia voluta presentare, è stata congegnata in modo da fare rientrare
dalla finestra — e può anche
essere un finestrone — quello
che si è apparentemente cacciato dalla porta. Rinunciando a
una parte delle proprie imposte
fiscali — equiparando il fine di
culto cattolico a fini umanitari,
11 che è insostenibile — lo Stato
italiano di fatto continua a finanziare in considerevole misura
il culto cattolico. E’ una legge
discriminatoria, non democratica. Non serve a conferirle carattere democratico l'estendere eventualmente ad altri il ’’privilegio” del finanziamento del culto o comunque di attività gestite da comimità religiose. Per il
resto, ’’preferisco” ovviamente
l’argomentazione di Aldo Ribet
a quella di Franco Becchino; tuttavia, come non abbiamo remore a concordare con gli enti pubblici il rimborso delle spese so
tre no
stenute per un servizio pubblico quale quello dei nostri ospedali, così sarebbe ipotizzabile fare per altri servizi, in Italia o
altrove (qualora ne avessimo la
forza, del che dubito assai). Ma
per me il nodo è a monte: in
una brutta legge, nata male, la
cui estensione a noi non potrebbe che ampliare il male, togliendoci anche qualsiasi autorità di
contestazione evangelica circa i
rapporti comunità cristiana - comunità civile, tuttora male impostati nel nostro paese.
Quanto alla defiscalizzazione
(fino a un tetto) delle offerte: a
me pare che non possa essere
assolutamente accettata e tanto
meno richiesta, salvo che nel
quadro di una legge generale che
riconosca a tutti i cittadini il diritto di defiscalizzare, fino a un
dato tetto, í-íofferte benefiche e
umanitarie. Personalmente, poi,
quand’anche si addivenisse a questa legge generale, mentre potrei considerare il diritto di defiscalizzare offerte ad Amnesty
International o alla lotta contro
la lebbra o simili, non potrei assolutamente considerare « benefiche e umanitarie » le mie offerte per la vita della chiesa. Ci
mancherebbe altro! In termini
laici, riconoscerei in tal modo il
diritto a un altro di defiscalizzare il proprio nutrimento artistico in concerti e stagioni teatrali, a un altro il proprio nutrimento de-stressante in ferie
piacevoli, a un altro il proprio
nutrimento vitaminico o proteinico. La chiesa è « cosa nostra »
(!), «cosa mia». E, mi si crederà, non Io dico perché ne sono anche un dipendente.
Gino Conte
(Relazioni Religiose) — In Grecia è in
atto un duro scontro tra il governo Papandreu e la Chiesa Ortodossa. Dopo quattro anni di negoziati infruttuosi, il governo ha deciso di presentare al Parlamento
^ ' la legge che obbliga la Chiesa Ortodossa
a cedere le sue proprietà agricole « ai contadini » e di affidare ad una gestione mista la conduzione delle proprietà immobiliari ecclesiastiche nelle varie città. Ai
monasteri, che in Grecia sono moltissimi,
secondo il progetto di legge governativo,
vengono lasciate soltanto le terre agricole che i monaci stessi sono in grado di
coltivare, non più del 5% dell’intero patrimonio agricolo della Chiesa.
Su questo argomento in Grecia è in
atto un duro scontro tra lo Stato e la
Chiesa Ortodossa. Uno è rappresentato dal
populismo socialisteggiante di Papandreu,
l'altra è la Chiesa Ortodossa greca, una
Chiesa ricca e opulenta.
La situazione politica greca, e specialniente quella economica, negli ultimi anni sta rapidamente peggiorando.
Il governo rischia di perdere l’appoggio
dei ceti popolari che lo hanno portato al
potere, a favore delle destre e dei comunisti. Le ultime elezioni amministrative sono state un campanello d’allarme
per il potere del Pasok di Andrea .Papandreu.
La legge che obbliga la Chiesa Ortodossa a cedere ai contadini circa 150 mila
ettari di terreno agricolo, di foreste e di
pascoli, secondo le strategie del Pasok,
dovrebbe dare a Papandreu due risultati.
Primo, indebolire il potere della Chiesa
Ortodossa, privandola delle sue importanti risorse economiche. Politicamente, ciò
significa indebolire la forza politica della
destra, legata al partito di opposizione
Nuova Democrazia; significa rendere la
Chiesa e soprattutto il suo clero più dipendenti dal governo, attraverso la congrua. Il secondo risultato dovrebbe essere quello di assicurare a Papandreu qualche vantaggio presso l’elettorato di sini- •
stra, specialmente presso i braccianti agricoli. Ancora oggi, le città greche (Atene
empresa) presentano il triste spettacolo
delle piazze dove si radunano i disoccupati, specialmente i braccianti agricoli,
GRECIA
Braccio di ferro
tra il governo
e la Chiesa Ortodossa
nella vana attesa di essere chiamati per
un qualsiasi lavoro giornaliero.
Da quattro anni sono in corso i negoziati tra una commissione governativa
e quattro vescovi, in rappresentanza del
Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa di
Grecia. Sapendo di non poter passare del
tutto indenne dal provvedimento, la Chiesa ha cercato di dare il meno possibile
e di ottenere comunque i maggiori vantaggi dall’intera operazione. Si è detta disposta a vendere 35 mila ettari, ma « sua
sponte » e ai contadini bisognosi, scelti
secondo i criteri delle stesse autorità ecclesiastiche (i fedeli della Chiesa, i più
poveri, le famiglie numerose, ecc.). Il desiderio della Chiesa di apparire essa stessa
come donatrice di una iparte delle sue terre « ai poveri », in cambio di uri indennizzo che lo Stato dovrebbe pagare, compromette l’interesse politico della « riforma di Papandreu ». Il governo del Pasok
pretende tutti i 150 mila ettari, da cedere
non a singoli ma alle « cooperative agricole », che esso intende creare in Grecia
come una specie di suoi kolchoz, almeno
in parte ispirati al modello sovietico. La
Chiesa si è detta disposta a trattare l’entità complessiva delle superfici da cedere, ma rifiuta aprioristicamente il destinatario governativo. Il conflitto ha acceso le passioni e si è politicizzato. Il capo dell’opposizione di destra, Constantin
Mitso'takis, è intervenuto in difesa « delta Chiesa », ribadendo che « né Maometto né alcùri sultano di quelli che hanno
occupato il paese per secoli hanno osato
imprigionare la Chiesa, come sta tentando oggi di fare il governo del Pasok ».
In realtà, lo scontro, economico, è molto più ampio. Non si tratta soltanto della cessione dei beni agricoli, ma anche
del passaggio sotto il controllo del governo (e in questo momento ciò significa
sotto il controllo del Pasok) anche di tutte le altre proprietà ecclesiastiche. La
Chiesa Ortodossa è proprietaria nelle città di molti edifici, generalmente dati in
affitto, di negozi, di locali pubblici. Secondo la riforma governativa, i consigli ecclesiastici locali che amministrano i beni della Chiesa dovranno comprendere
un rappresentante del prefetto, quattro
consiglieri eletti dai parrocchiani, il parroco e un rappresentante del vescovo. Il
Consiglio centrale per la gestione dei beni ecclesiastici (ODEP), sinora formato da
sei membri, tutti ecclesiastici, dovrà avere il presidente e la metà dei membri
di nomina governativa. In pratica, lo Stato assume di fatto anche la gestione di
tutti i beni della Chiesa, anche di quelli
che restano nominalmente di sua proprietà. Si dovrebbe instaurare una specie di
amministrazione controllata o addirittura commissariale.
L’Episcopato e il clero ortodosso greco
sembrano decisi a resistere a questi provvedimenti.
II metropolita Demetrios Cristodopulos
ha dichiarato che « è necessario mantenere la Chiesa fuori da ogni controllo partigiano e dagli obblighi verso lo Stato.
L'ora della separazione è arrivata. Vogliamo una Chiesa libera, viva e forte ».
L’autore formale della « riforma », il
ministro dell’educazione e dei culti, Antonios Tritsis, ha dichiarato che « questa legge è un taglio nei rapporti tra le due
massime istituzioni nazionali, Chiesa e
Stato. Con essa si apre una nuova fase,
più armonica e più creativa, a favore della Chiesa e dello Stato e a favore dell’economia e dell’agricoltura nazionale ».
I vescovi gli hanno risposto, durante un
confronto televisivo: « Voi volete togliere
alla Chiesa anche l’ultimo candelabro. Il
governo pretende di gestire la Chiesa in
un momento in cui tutti gli organismi
pubblici sono sull’orlo del fallimento ».
Ad Atene e in tutta la Grecia si sono
avute nei giorni scorsi dimostrazioni, cortei di preti e di fedeli, mentre da tutte
le chiese della Grecia le campane suonavano a morto. In un corteo ad Atene, con
centomila preti, monaci e fedeli, si potevano leggere striscioni con le scritte: «la
Grecia non è l’Albania », « l’Ortodossia
vincerà ». Mentre il metropolita di Fiorina annunciava ai fedeli di essere pronto
« a morire per l’Ortodossia », quello del
Pireo ha annunciato la creazione di una
« radio libera » che sarà portavoce di
« ogni futura resistenza ».
Il 25 marzo, giorno della festa nazionale greca, nessun vescovo è stato presente nella cattedrale di Atene alla cerimonia alla quale ha assistito il capo dello Stato con il governo e le altre massime autorità. Essi sono stati accolti da
un semplice prete e la cerimonia è stata abbreviata, senza la liturgia, a soli
quindici minuti. La maggioranza dei vescovi chiede sanzioni canoniche contro i
responsabili della nuova legge e la scomunica di Papandreu. L’arcivescovo del
Pireo, Agostin Kandiotis, lo ha già pubblicamente definito un « inviato del diavolo ». Contro la nuova legge il Santo Sinodo ha annunciato ricorso « a tutti i
tribunali del mondo » e uno preciso al
Consiglio d'Europa. Il Parlamento greco
ha approvato la legge voluta dal Pasok,
con i soli voti favorevoli dei socialisti
e dei comunisti.
4
4 fede e cultura
1
24 aprile 1987
21-22 MARZO: VI COLLOQUIO DEL GRUPPO DI ORSAY
CONVEGNO FDEI IN TOSCANA
In memoria di lei
Violenza sui minori
Il tema: « Femminismo cristiano - incontri di culture, ieri e oggi
Gran numero di presenze al VI
Congresso del Groupe Orsay, una
associazione di donne francesi,
femministe e protestanti con cui
la FDEI è in rapporto da alcuni
anni attraverso lo scambio di informazioni e di presenza ai rispettivi momenti assembleari e
di studio. Cento donne cristiane,
protestanti e cattoliche, di nazioni diverse, nere e bianche, teologhe e non, si sono incontrate
alla Clarté Dieu, un monastero
di frati francescani, nascosto nel
verde del bosco, alla periferia di
Orsay. Per due giorni, nei severi
corridoi, nelle austere stanzette,
nelle spaziose sale del monastero è stato un insolito andirivieni di donne, un gioioso echeggiare di risate, di voci, di canti
femminili. Squisita l’ospitalità
dei monaci (una decina) che hanno curato la preparazione dei pasti e il servizio a tavola.
Il Cohgresso, che era stato organizzato con il proposito di, avere un momento statutario all’interno di un convegno di riflessione teologica, si è svolto secondo le premesse: il programma è stato sviluppato risnettando i tempi stabiliti in un alternarsi di conferenze, tavole rotonde, gruppi di studio, momento
congressuale interno, spazi ricreativi. Su una parete della sala del
Congresso campeggiava un grande striscione bianco sul quale a
lettere nere era scritta la frase
di Gesù che avrebbe costituito
il leitmotiv della riflessione teologica: « In verità vi dico che in
tutto il mondo, dovunque sarà
predicato il Vangelo, anche quello che costei ha fatto sarà raccontato in memoria di lei » (Marco 14: 9).
Infatti, tutta la riflessione teologica e storica è stata incentrata sul libro di Elizabeth Schlusser Fiorenza, la nota teologa femminista americana, che ha come
titolo: « ...In memory of her »
(In memoria di lei). L’autrice
prende in esame donne della storia e della Bibbia per dimostrare come il cristianesimo nascente si sia inserito in una società
patriarcale, dalle tradizioni bene affermate che ha estromesso
le donne dal posto che avevano
nella comunità di Gesù.
A questo proposito, la teologa
France Beydon, nella sua riflessione sul libro, ha detto che non
si tratta di sostituire al potere
degli uomini il potere delle donne, ma di restituire alle donne
la loro memoria storica e le loro voci, voci che sul piano del
potere potrebbero porsi su un
piano di complementarità. Bisogna ricostruire, ella ha detto, una storia che è stata nascosta e
falsificata, dimostrare come nel
movimento di Gesù le donne fossero uguali agli uomini e promuovere un ritorno alla autenticità e alla integrità dell’Evangelo. La teologa non ha nascosto
la difficoltà di una ricostruzione della storia vera delle donne
negli Evangeli e nella Bibbia nel
suo insieme perché l’emarginazione delle donne si è verificata
a livello di redazione di testi e
di interpretazione degli stessi.
Di grande interesse la riflessione della storica Catherine Salle
che ha sottoposto all’attenzione
dei gruppi di studio i testi di
filosofi e scrittori dell’antichità
greca e romana il cui pensiero
si è infiltrato nel cristianesimo
che si è così fatto condizionare
da strutture sociali androcentriche e dall’etica dominante.
Due momenti sono da ricordare in modo particolare: la cerimonia di apertura del Congresso costituita da una breve e ben
presentata drammatizzazione, a
cura del Groupe Orsay, incentrata su Elizabeth Schlusser e le
donne di cui tratta nel suo libro;
il culto della domenica nel quale erano stati inseriti momenti
di libera espressione quali il canto, la danza, la recitazione di brani poetici. Testo della meditazione biblica è stato: « Ora, il Signore è lo Spirito e dove è lo Spirito, lì c’è libertà » (2 Corinzi
3: 17).
Vi sono state significative testimonianze di donne del Camerún, dell’Africa del Sud, di donne impegnate nel lavoro con i
migranti, sulla incomprensione
che esiste fra culture diverse e
sul disagio e la sofferenza di sentirsi escluse dal contesto culturale e sociale del Paese ospitante.
Fra le delegazioni, oltre alla
FDEI, il Forum Europeo, l’Alleanza Riformata, le donne spagnole, l’YWCA, il dipartimento
donne del COE. Il VI Colloque
del Groupe Orsay si è concluso
con ima tavola rotonda e dibattito sul tema: Femminismo e
culture — 'Problemi e prospettive. E’ statò, fra l’altro, affermato che femminismo significa
vivere una cultura diversa dall’attuale, una cultura a cui non
siamo preparate, per ottenere la
quale è necessario uno spazio di
lotta che non è possibile vivere
all’interno di associazioni in cui
siano presenti anche gli uòmini.
E’ stato fatto notare come sia
un errore ritenere che vi possano essere un femminismo secolare e un femminismo cristiano distinti e separati, c’è il femminismo del quale oggi è possibile
GENOVA
“Il Gallo"
continua
a cantare
tracciare la storia. Il femminismo è stato esaminato, quindi,
nei suoi momenti: dal femminismo iniziale di tipo liberale al
femminismo socialista a quello
radicale e di tutti i tipi sono
stati fatti notare i limiti. Denise
Peeters, membro del Consiglio
internazionale di « Donne e uomini nella Chiesa » ha affermato
che oggi parliamo di un femminismo del domani che, nell’attuale era del razzismo, sia realmente in grado di realizzare una nuova comunità di donne e uomini.
Nel dibattito molto puntuale
che ha fatto seguito alle relazioni, le donne ad Orsay hanno chiesto alle teologhe che il loro impegno non sia limitato alla fase
accademica della ricerca e dello
studio, ma sia rivolto a trasmettere il risultato dei loro studi
anche a ohi non è teologa. E’
stato anche chiesto l’inserimento di corsi di teologia femminista nelle facoltà teologiche.
Un appello, questo, che non
può e non deve cadere nel vuoto: bisogna trovare i modi per
portare a conoscenza delle donne e degli uomini delle comunità evangeliche, che spesso non
leggono di teologia, i risultati
della ricerca teologica femminista. Allo stesso modo, sarebbe
auspicabile rinserimento di un
corso di teologia femminista all’interno della Facoltà di Teolo
gia
Un congresso di donne e terminato, ma non è terminata la
ricerca delle donne del loro passato storico e della loro identità, così come ancora continua la
lotta per rioccupare il posto che
di diritto spetta alle donne in
una società di uguali.
Vera Velluto
Il Convegno regionale toscano
della FDEI quest’anno è stato
anticipato al 28 marzo, ed ha
visto una buona partecipazione
di sorelle provenienti da Pisa,
Livorno e Firenze.
Il tema era quello indicato
dalla FDEI, la violenza sui minori, ed è stato presentato da
tre studi, condotti da Gianluca
Barbanotti, direttore del Centro Giovanile Protestante
(Gould), Fabio Conforti, condirettore del Ferretti e da Santina Briante, di Pisa, insegnante,
che era stata delegata dalla
FDEI, lo scorso anno, al Convegno internazionale di Castiglioncello, sulla « violenza ai minori ».
Le tre relazioni, così qualificate, si sono integrate perfettamente e ci hanno dato non solo il quadro drammatico della
variegata e spesso camuffata
violenza esercitata sui bambini
a tutti i livelli della scala sociale, in ogni parte del mondo, ma
anche una chiara visione della
linea pedagogica del credente
che, partendo non da un’idealizzata e rousseauiana concezione
della bontà naturale del bambino, realisticamente lo considera
persona a tutti gli effetti, e attraverso amore, rispetto della
sua individualità, ma anche sana
fermezza, lo prepara alle scelte.
La conversazione animata che
ne è seguita, ha ripreso e puntualizzato alcune violenze, meno
traumatiche, ma patenti, nei
riguardi del « minore »: l’organizzazione della vita familiare
e sociale in cui il bambino, pur
essendo al centro di troppe attenzioni, manca dello spazio,
della luce, della serenità e calma in cui crescere armoniosamente; il permissivismo sia
scolastico che familiare che maschera disattenzione e disimpegno; infine la mancanza di amore.
Bene si è inserita in un’azione
di recupero faticoso, rna pieno
di speranza, l’opera dei nostri
due Istituti fiorentini, che adattando la loro vocazione ai mutamenti sociali, continuano ad
esser presenti nella città con
la loro chiara testimonianza di
una risposta alla chiamata cui
già nel passato in questa terra
si era risposto, con la Calandrini Mayer e Comandi.
La giornata è stata ricca di
emozioni, pensieri, chiarificazioni, ed ha dato a tutte un’occasione di riflessione profonda
sulla delicatezza e serietà del
rapporto adulto-bambino.
Lucilla Santini
FACOLTA’
VALDESE
DI
TEOLOGIA
Avviso
Sabato 6 giugno dalle ore 8,:i0
si terranno in Facoltà gli esami
del corso di diploma. Non sono
previsti altri appelli in giugno.
Sarà organizzata una sessione
speciale a Torre Pellice in agosto, secondo le disponibilità dei
docenti e le domande dei candidati. Si prega di prenotarsi in
tempo. , ,
Il segretario della Facoltà e
raggiungibile ai seguenti numeri: 06/361.9729; in agosto: 0121'
808818.
Per le domande d’iscrizione al
prossimo anno accademico saranno date le consuete comunicazioni in giugno.
La segreteria
Roma, aprile 1987
APRILE ’87
Iniziativa riuscita, al di là delle aspettative, la rievocazione
di quaranta anni di attività de
« Il Gallo », il gruppo e il foglio
genovese. L’Istituto Gramsci, nel
quadro di una serie di incontri
volti ad esaminare le componenti culturali della vita cittadina
nel passato recente e oggi, ha
indetto per il 10 aprile un incontro che è stato anzitutto una
grande rimpatriata de « i galli »
di ormai più di uria generazione.
Ma anche gli altri, numerosi partecipanti all’affollato e vivace
convegno erano intensamente
coinvolti nella rievocazione, fra
memorie nostalgiche di una stagione irripetibile e valutazioni
contrastanti dell’evoluzione/involuzione dell’« amicizia » del
Gallo e del suo mensile, che nella ricerca di fede ha sempre avuto una sua linea particolare,
sommessa, schiva, con qualche
carattere di ’’conventicola pietista”, ma culturalmente attenta, anche se ecclesiasticamente
e politicamente meno ’’impegnata” di quanto altri vorrebbero,
specie nell’area del ’’dissenso”
cattolico. La rievocazione ha
comunque permesso di riconstatare, specie alla luce dei numerosi quaderni monografici,
l’apertura e la incidenza culturale del gruppo: a questa componente genovese, ma di udienza ben più larga, l’augurio per
l’opera avvenire. Ancora una volta, una parola di vivo apprezzamento all’Istituto Gramsci genovese per la sua attenzione alla tematica religioso-culturale:
al direttore dell’Istituto, Franco
Monteverde, e al suo collaboratore e nostro fratello Massimo
Rocchi, che era intelligente e
vivace moderatore dell’incontro.
G. C.
NOVITÀ’ IN LIBRERIA
NARRATIVA
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dadori, L. 16.000.
James MILLS: L’impero sotterraneo
Mondadori, L. 38.000.
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Mondadori, L. 23.000.
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tetto. Mondadori, L. 8.000.
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Mondadori, L. 16,500.
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Mondadori, L. 18.000.
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5
24 aprile 1987
ecumenismo
5
IN VISTA DEL SINODO LUTERANO
Quando Lutero parla italiano
In vista della prossima sessione del Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italia che si
svolgerà a Roma dal 2 al 4 maggio abbiamo intervistato il vicedecano del Concistoro luterano,
il pastore Jiirg Kleemann. Quest’ultimo, già noto ai nostri lettori per alcuni articoli di riflessione biblica, è attualmente pastore delle comunità luterane di
Firenze e di Venezia. Ma ecco
le domande: Il prossimo Sinodo
dei luterani in Italia tratterà
problemi che interessano anche
gli altri protestanti italiani?
« Sì, eccome! Ci sarà una commissione che presenterà ai sinodali delle proposte da decidere
in vista di un’intesa con lo Stato. La Tavola Valdese ci ha dato
alcune importanti indicazioni a
questo proposito. Una seconda
commissione farà delle proposte
proprio per rinforzare la nostra
collaborazione con le chiese della Federazione. Un altro tema di
discussione sul quale ci soffermeremo a lungo è quello delle
nostre opere (due scuole elementari) nel Golfo di Napoli. E ci
sarà anche un corso di formazione di base per la ’’cura d’anime” aperto ai collaboratori delle
nostre comunità ».
Quali sono, se ci sono, le principali difficoltà nella collaborazione tra luterani e valdesi-metodisti in Italia?
« La prima è che tutti noi disponiamo di scarse forze. Questo rallenta Timpegno comune e anche
i contatti. Sappiamo quanto sarebbero utili conversazioni ed
incontri più frequenti tra il nostro Concistoro e la vostra Tavola, come anche le sedute comuni dei consigli delle chiese.
Così si potrebbero risolvere meglio problemi di immobili e chiarire i punti di vista contrastanti neU’impegno ecumenico. In
questo modo sparirebbe la nostra squalifica come chiesa di
"tedeschi” e la gara poco dignitosa per raccogliere fondi all’estero. Quest’anno ci mancherà al
nostro Sinodo Giorgio Bouchard
che ha aperto tante strade di comunicazione tra le nostre chiese ».
Parliamo di ecumenismo. E’
nota la vicenda, neppure troppo
lontana, del papa che è venuto
in visita alla comunità luterana
di Roma e nel vostro tempio
ha tenuto una omelia. Come spiega questo entusiasmo luterano
per Vecumenismo?
« Non possiamo fare altrimenti per vari motivi: la conversione ecumenica mi pare una delle
vocazioni dei cristiani nel nostro
secolo. La Federazione mondiale luterana in seguito al Concilio Vaticano II ha sempre avuto
uno scambio intensivo con la
chiesa cattolico-romana. La maggioranza dei nostri membri ha
contratto un matrimonio misto.
Siamo però soprattutto interessati a segni di unità a livello locale. Senza questi sforzi faremmo solo brutta figura nella
ricerca della pace e della giustizia. Per quanto le nostre origini
siano tedesche, abbiamo ancora
in nói il timore delle guerre ideologiche e delle divisioni. Ecco
perché evitiamo di farci immagini ostili e facili degli altri o
di pensare ad azioni punitive come la "moratoria”. Per questo
abbiamo anche accettato l’invito ad Assisi. Come avvicinarsi
entrambi alla verità se rifiutiamo di dialogare? Io, personalmente, proprio per questo sono
impegnato neH’amicizia ebraicocristiana ed entusiasmato dal Segretariato Attività Ecumeniche
(SAE). Ma del papa ho paura».
Qual è l’identikit del luterano
italiano? C'è un profilo particolare che caratterizza questa denominazione nell’ambito dell’evangelismo nel nostro Paese?
« Direi che il profilo dei luterani è un profilo di tipo battista. Con questo voglio sottolineare la forte indipendenza delle nostre comunità con le loro diverse tradizioni, in un arco geografico che va da Torre Annunziata a Bolzano. Da noi il governo
centralizzato non è molto sviluppato. In compenso le donne hanno molto da dire, abbiamo anche una "Signora Presidente" del
nostro Sinodo: Hanna Franzoi.
L’intreccio di culture, lingue e
nazionalità delle nostre comunità richiede uno sforzo continuo di apprendimento e tanta
pazienza. Solo così noi possiamo accogliere tra le nostre file
chi non troverebbe altrimenti posto nel protestantesimo italiano.
A volte facciamo riunioni come
fossimo tra compatrioti, altre
volte ci troviamo a progettare
prospettive a livello europeo.
Questi sono i nostri estremi. Un
problema, quest’ultimo, mi pare,
di cui già l’apostolo Paolo si
preoccupava. Se è così, allora
siamo in buona compagnia! ».
Intervista raccolta da
G. Platone
A STRASBURGO, LUTERANI E RIFORMATI A CONFRONTO
La Concordia di Leuenberg è cosa viva?
La domanda del titolo non è retorica,
e si è infatti posta seriamente nel corso
della terza assemblea generale — dopo
quelle di Sigtuna (Svezia, 1976) e di
Driebergen (Olanda, 1981) — dei « colloqui teologici di Leuenberg » riunita a fine
marzo a Strasburgo. La bella città alsaziana ha accolto in un clima ancora piuttosto invernale il centinaio di luterani e
riformati raccolti per Toccasione: eravamo esattamente 99 delegati provenienti
da 61 Chiese e Unioni di chiese luterane
e riformate, da 14 nazioni europee e...
dall’Argentina (tre Chiese latinoamericane sono infatti, finora, le sole ad avere
aderito alla « Concordia », ma bastano
a romperne almeno in linea di principio
il carattere strettamente europeo, come
tutti auspicano); si aggiungevano, oltre
allo staff organizzativo, una dozzina di
rappresentanti ecumenici e confessionali
e di invitati. Calde ospiti, la Chiesa della Confessione di Augusta (luterana) e
la Chiesa riformata in Alsazia e Lorena,
che ci avevano invitato nel funzionale
Centre culturel St-Thomas, a due passi
dal Consiglio d’Europa. Norbert Denecke,
di Firenze, per la Chiesa luterana in Italia, ed io, per la Chiesa valdese, rappresentavamo il nostro paese e, con alcuni
francofoni — francesi e svizzeri —, l’isoletta latina che con altre isolette — anglofona, scandinava, slava, magiaro-rumena — costituivano la corona intorno
al forte blocco centrale germanico, con
il consistente nucleo laterale olandese.
Estremamente vario e composito è il
mondo del protestantesimo luterano-riformato europeo.
E’ cosa viva, nell’esistenza di queste
nostre chiese, la Concordia di Leuenberg,
sottoscritta anche dal nostro Sinodo nel
1974? La risposta è dubbia. Da un lato,
in questi dodici anni, si son fatte parecchie cose: oltre alle assemblee generali,
colloqui regionali annuali hanno raccolto molti rappresentanti, hanno svolto ricerche, confronti, studi in comune, prodotto documenti, fatto circolare informazioni e indicazioni; tuttavia la realtà di questa ritrovata « concordia » e
soprattutto le prospettive indicate per
vivere e testimoniare la fede in maggior
misura insieme, stentano moltissimo a
tradursi in pratica, nelle realtà delle
chiese e delle comunità locali. Anche in
Italia, solo in questi ultimi anni si è
avuto un rallegrante intensificarsi dei
rapporti fra le chiese luterane e le nostre; e pur tenendo conto di vari fattori, fra cui quello linguistico, si può certo fare molto di più in tal senso.
Anche la riflessione condotta dai gruppi di studio, sembra essersi del tutto fermata a livello di uffici e di responsabili;
'Chili (troppi, senz’altro...) di bozze, di documenti (per lo più in tedesco...) vanno
a impolverarsi negli archivi e, fra tanti
altri, non trovano la via per giungere
alle comunità, per far sentire gli interrogativi e gli impulsi alla ricerca e alla te
stimonianza comune, che ne possono venire. E’ il « mal della carta » che grava
su di noi. Nell’inflazione, si finisce per
non ricevere neppure ciò che potrebbe
essere valido, vivo.
Bisogna anche dire che, in questi ultimi anni, il confronto e la ricerca comune si sono concentrati in modo quasi
esciusivo su temi ecclesiologici — sacramenti, battesimo, ministero — di cui le
nostre chiese avevano già sazietà, se non
nausea, dopo la « cura BEM ». In realtà,
nel 1981 all’Assemblea di Driebergen,
quando « Lima » si profilava all’orizzonte,
si era deciso di studiare questi temi e
di confrontarci su di essi, proprio con lo
scopo di ricercare una « concordia protestante »: non per costituire un blocco
confessionale chiuso a far quadrato,
nell’ambito del Consiglio ecumenico delle
Chiese, ma certo per cercare una linea
comune e non andare in ordine del tutto
sparso al confronto, che è stato sostanzialmente ed è un confronto fra la linea della « Riforma » e la linea « cattolica » (romana e non) all’interno del movimento ecumenico. Per un riformato,
e specie per un riformato minoritario,
la sorpresa abbastanza sconcertante, in
questi anni, è stata che, su questi temi
ecclesiologici, la concordia era piuttosto
problematica, sfociava spesso in posizioni
discordanti. Abbiamo capito — non senza
inquietudine — come si spiegavano certe
reazioni luterane (ma anche di certi riformati) al BEM, certe "aperture” di
una parte del protestantesimo a tendenze piuttosto sacramentali, a un’inflazione
del "sacramento”, e della portata del
ministero (pastorale) "ordinato”.
Come per i testi del BEM, la mia impressione, dopo aver partecipato a parecchi colloqui regionali e a tre assemblee, aver lavorato a fare (o rivedere e
limare) numerose bozze e documenti, è
che l’approccio biblico, nel cercare 1 fondamenti, è in genere piuttosto letteralistico; sui temi ecclesiologici, non si tiene affatto conto della stratificazione cronologica dei testi del Nuovo Testamento e quindi di come al suo interno stesso .
si siano delineate, presto, ma distanziandosi gradatamente dall’impostazione di
fondo di Gesù (e di Paolo), posizioni che
hanno poi portato alle involuzioni ulteriori. Questo, a mio parere, è stato uno
dei limiti più pesanti, che hanno impedito finora a luterani e riformati «concordi » di parlare, nel discorso ecumenico
odierno, un linguaggio comune netto e
inconfondibile. Un tentativo importante,
che andrà meglio ripreso e valorizzato,
è il Memorandum « Chiese della Riforma e movimento ecumenico» che gli
istituti ecumenici di Bensheim, Berna,
Copenaghen, Praga e Strasburgo, con la
collaborazione di altri (esso porta la firma anche del prof. Paolo Ricca) hanno
formulato, in parte su stimolo del comitato esecutivo dei Colloqui di Leuen
berg: qui lo "specifico” della Riforma
risulta netto e orientatore.
Non è possibile nell’ambito di questo
articolo condensare sei giorni fitti di
lavori, mattino, pomeriggio e sera. Non
c’è stato margine per turismo ecclesiastico: si è infatti ridotto a un piacevole
pranzo, la domenica, ospitati da tante
famiglie protestanti della città, e a una
metà pomeriggio di visita vivacemente
guidata e commentata prima alla « Strasburgo protestante », poi alla splendida
cattedrale, di cui il prof. Peter ci ha fatto rivivere con passione l’amplissimo
messaggio scultoreo. Inoltre una serata
è stata dedicata a un’intelligente, varia
e ricca presentazione della realtà civile
ed ecclesiastica dell’Alsazià, con un carosello di interviste inframmezzate da
pezzi musicali, alternandosi, anche a segnare il carattere cosmopolita della città suirill, una fanfara che passava dai
corali luterani a inni appresi in un recente viaggio di gemellaggio CEVAA nel
Togo (con emozione ho risentito di colpo un canto ritmato che... avevo ascoltato e cantato in una numerosa e movimentata assemblea a Lomé, anni fa!), e
una musicista luterana giapponese con
un suo ignoto strumento a percussione.
Riassumo in alcuni punti quelli che mi
paiono essere stati i risultati e le prospettive essenziali:
1) Pur bisognosi di miglioramenti organizzativi, i colloqui generali e regionali saranno proseguiti; si è raccomandato
di non disperdersi in troppi temi (diversi da regione a regione), e di qui alla
prossima assemblea generale si sono
indicati: un tema ecclesiologico, « Caratteri della chiesa, comunità di Gesù Cristo — il contributo protestante al dialogo ecumenico sull’unità ecclesiastica» (riferimento del "ministero ordinato” al
sacerdozio universale dei credenti; unità
e diversità; la chiesa come istituzione
condotta dallo Spirito; fra la chiesa-sacramento [cattolica] e la chiesa « grande peccatrice » [Lutero]; rapporto con
l’ebraismo come problema ecumenico
fondamentale); e un tema etico, « La testimonianza cristiana relativa alla libertà » ( quale relazione c’è fra la riscoperta
riformatrice della "libertà del cristiano”,
l’anelito alla libertà dell’uomo moderno
e l’esperienza, al tempo stesso, di quanto
e in quanti modi la libertà sia oggi minacciata; saggiare il valore del riferimento alla Bibbia e alla tradizione, circa
questa tematica; considerare il ruolo dei
movimenti di liberazione e i vari modi
di concepire la libertà; dare in proposito
un contributo etico-teologico protestante
che possa essere orientativo per le comunità e le chiese, e utile alla ricerca
ecumenica più ampia). Circa quest’ultimo tema, si noti che la regione "occidentale”, con epicentro in Amsterdam (si
sa quanto le chiese olandesi siano sensibili alla questione della pace), nei collo
qui regionali aveva affrontato il tema
« Confessare la fede di fronte alle sfide
odierne » e aveva presentato un documento in cui c’era di tutto un po’, in termini forzatamente assai generali e anche
generici: la pace vi aveva posto di rilievo; nel dibattito in assemblea è emerso
quanto le chiese, quelle tedesche in particolare, siano toccate ma divise su questo tema; altri hanno espresso una certa insofferenza a riproporre anche in
sede « Leuenberg » un tema che già viene abbastanza insistito, ad esempio nel
Consiglio ecumenico (CEC) e nella Conferenza delle Chiese europee (KEK). Alla fine, una maggioranza non altissima
ma netta ha votato per il tema « libertà », naturalmente non sganciabile da
quello « pace ».
2) Il lavoro di « Leuenberg », pur
quando affianchi quello di altri raggruppamenti (ad es., CEC e KEK), non deve
costituirne un inutile doppione. Lo sviluppo della discussione e della "ricezione” di « Lima » (BEM) va osservato attentamente e studiato.
3) I documenti che via via si approvano, talvolta non senza fatica, non vanno intesi come un’estensione del testo
della « Concordia »; non hanno quindi
carattere impegnativo se non per le
Chiese che effettivamente li accettano.
Si ricorderà al riguardo che il nostro
Sinodo aveva, cortesemente, respinto la
bozza di un documento sul ministero
(ora non sostanzialmente migliorata, per
cui in assemblea ho votato contro); e
sono stato fra coloro, specie riformati,
che hanno fatto rimandare per rielaborazione un testo sul battesimo, di un oggettivismo sacramentale piuttosto pesante.
4) Per permettere una più completa
rappresentanza di chiese, confessioni, situazioni, regioni, il numero di membri
del comitato esecutivo è stato alzato a
12 (con 12 sostituti) e sono entrate a
farne parte due donne; il blocco germanico è sempre assai forte, ma in forma
un po’ mitigata.
Malgrado le divergenze e talvolta qualche tensione, inevitabili, l’interesse e la
volontà di procedere insieme sono stati
decisi e calorosi. Ora l’iniziativa passa
alle chiese. Anche a livello locale, si tratta di vedere, nella diversiflcatissima situazione europea, quanto esse desiderino
e siano disposte a riflettere e fare insieme; quanto valga, per loro, l’eredità riformatrice comune, e la ricerca comune
là dove essa debba essere anche superata; quanto esse si sforzeranno, insieme,
di confessare l’Evangelo non guardando
a ieri, ma all’oggi e al domani; quanto
esse sapranno, anche in riferimento a
questioni ecclesiologiche ed etiche, confessare Dio: perché questa è proprio la
nostra unica ragion d’essere.
Gino Conte
6
6 prospettive bibliche
24 aprile 1987
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
IL DONO DI SE’
« Come il Figlio dell'uomo non
è venuto per essere servito ma
per servire e dare la sua vita
come prezzo di riscatto per
molti ».
(Matteo 20; 28)
La domeniea delle Palme ha luogo, secondo una tradizione recente
nelle chiese valdesi, l’ammissione in chiesa dei catecumeni, anamissione
che anticamente aveva luogo nel culto mattutino del Venerdì Santo. Il
nÌso molto stretto fra professione di fede e croce veniva espresso ,n
modo visibile con questa data. La predicazione che segue, tenuta a
giovani membri di chiesa domenica 12 aprile nella chiesa valdese
Torre Pellice, si ricollega in qualche modo a questa tradizione.
Le parole di questo detto di Gesù
sono tutte importanti, piene di
significato, cariche di senso:
riscatto, cioè libertà, vita, molti, che in ebredco equivale a tutti, dare. Tutte però si possono organipare
attorno al verbo, che esprime l’azione di cui Gesù intende parlare: dare.
Dono
Una prima serie di riflessioni si
può fare intorno alla domanda: che
cosa intende dare Gesù? Non costituisce un problema perché lui stesso
risponde molto esplicitamente; la
mia vita, o per esprimerci in termini
forse più vicini a noi, me stesso.
Egli sta scendendo verso Gerusalemme, verso la città santa e verso
la grande festa di Pasqua, e vi si reca lucidamente, pienamente consapevole di ciò che accadrà, sapendo e
volendo essere proprio in quel posto
in quei giorni per dare se stesso. Il
dono di Dio non può essere concreto,
reale, vero se non in quel luogo e in
quel tempo, nella città dove i profeti
hanno predicato la sua venuta e nella festa che ricorda il grande dono
dell’elezione di Israele, La marcia di
Gesù verso la Pasqùa è dunque la
marcia del dono. Gli uomini in genere, ed i loro capi, si recano in un luogo per ricevere, acquisire, conquistare, Gesù va dove deve andare solo
per poter donare.
a cura di GINO CONTE
Per questo cavalca un asinelio, la
bestia del lavoro quotidiano, e non il
cavallo dei condottieri e dei generali,
il cavallo di Alessandro Magno o di
Giulio Cesare (per limitarci ai grandi
del suo tempo o di cui si serbava ricordo). Si è detto che il modesto asinelio è in realtà la cavalcatura reale
perché esprime la pace, il buon governo e non la guerra: vero anche
questo, ma il nodo della questione è
l’atteggiamento del re che viene, il
Figlio di Davide viene per donare.
Noi, come i discepoli, andiamo dietro, i più timidi e forse i più consapevoli, i più coraggiosi e convinti
vanno davanti a preparare la stmda.
Sempre però come dei discepoli che
accompagnano il Grande Donatore, il
re del dono. Questo significa che abbiamo capito e riconosciamo che il
senso della vita è anche per noi il
donare.
In un bel libro di alcuni anni fa
E. Fromm aveva posto il dilemma se
la vita consista nell’avere o nell’essere. La sua conclusione, in contrasto
coti tutto quello che si vede e si sente
attorno a noi, era che ciò che conta
non è la roba che hai ma quello che
sei dentro. Valutare la gente sulla
base di quello che ha, è riuscita a
fare e gestisce, è sbagliato, sono le
esperienze, gli ideali, gli affetti, le
speranze che fanno 1 uomo. Tutto vero; il nostro testo, o meglio Gesù nel
suo cammino, fa un passo in avanti
precisando che tu sei quello che dai.
Essere-avere è il conflitto esistenziale dell’uomo, essere-dare è la soluzione della fede cristiana. Uno è
quello che sa dare. L’essere è la capacità di avere per dare, è la trasformazione dell’avere in dare, del possesso in comunicazione.
E noi che si può dare? Tutto; ma
tutto è troppo ed equivale a niente.
In realtà non possiamo, come discepoli di Cristo, dare altro che noi stessi; detto in termini meno irnpressionanti, dare del nostro. Possiamo dare dei regali, dei doni, oggetti acquistati o fatti e tutta la nostra società
è una rete fittissima di scambi e di
doni, ma tutto questo non è il donare. Se vuoi veramente dare devi dare
te stesso.
Impossibile e paradossale e perciò
inattuabile. In realtà c’è una cosa di
cui si può fare dono oggi, preziosa,
unica* rara, che equivale a dare te
stesso e non costa niente; il tempo.
Pochi hanno oggi bisogno di roba
per vivere, per essere se stessi, ma
nessuno può vivere senza affetto,
nessuno può vivere se gli altri non
si accorgono di lui. Dare tempo agli
altri, vivere come persone che hanno
sempre tempo per gli altri, anche se
ne hanno come tutti e magari neppure per sé, per sentire, salutare, rispondere, visitare: questo è dare se
stessi, come Gesù.
Non è forse questo l’elemento
sconvolgente della sua esistenza: il
fatto di avere avuto sempre tempo
per tutti quelli che incontrava? Senza fretta, come se ci fosse 1 eternità
davanti, mentre disponeva sì e no
di tre anni di vita.
Morte
Una seconda serie di riflessioni si
possono fare attorno alla domanda,
come avviene questo dono di se da
parte di Gesù? Più che lui stesso sono gli evangelisti a rispondere: col
sacrificio della vita. A Gerusalemme
Gesù va per morire e sapendo di
morire ed in questa consapevolezza
sta la differenza fra la sua e la nostra morte.
Il nostro morire è sempre avvenimento inatteso, anche se a lungo
invocato, è rottura del quotidiano, lacerazione dell’esistenza. Per lui è coronamento di una vita, compimento
dell’essere, massima espressione del
vivere perché il suo vivere era stato
dono e la sua morte è vissuta come
dono.
Egli non è mai stato così vivo,
presente come sulla croce, mai aveva
avuto in sé e per i suoi tanta carica
vitale come in quella assenza totale
di vita. E questo perché in lui si compivano l’attesa e la profezia secolari
del popolo di Dio e la sua morte non
era ridotta, come sempre la nostra,
ad una vicenda personale, ad un fatto biografico, ma era piena del significato di rivelazione che Dio gli aveva dato.
Tutto questo sta oltre la nostra
umanità. Possiamo guardare a Gesù
e seguirlo, come i discepoli, verso la
morte ma si tratta sempre della sua,
non della nostra; non andiamo verso
la nostra morte, è la nostra morte
che viene incontro a noi. All’infuori
della fede nessun legame è dunque
possibile fra noi e Gesù su questo
punto, non possiamo imitarlo, non
è più nostro maestro ma nostro Signore.
Eppure un riflesso del suo morire
e cioè del suo dare si posa anche sul
nostro dare. Darsi sino alla morte
significa dare senza aspettare riconoscenza.
Qui sta il problema perché siamo
capaci di dare (e spesso più di quello che la gente dice e noi stessi pensiamo) ed anche di darci, cioè di
spenderci per gli altri compiendo anche sacrifici (ed anche qui i sacrifici
di amore che accompagnano la nostra vita sono molto più numerosi e
grandi di quanto si sappia e dica).
Il difficile è darsi per niente, senza
aspettare cioè riconoscenza. Di riconoscenza Gesù non ne ha avuto neppure l’ombra, e probabilmente è stato anche questo silenzio, questa assenza di solidarietà e di partecipazione uno dei fattori più dolorosi del
suo martirio, come si vede dall’episodio del Getsemani. .
Non aspettare che gli altri ti ringrazino e ti lodino, dare come se il
tuo gesto, il tuo dono, la tua parola,
la tua presenza non fossero mai esistiti, annullati, come inghiottiti in un
pozzo: questo è il modo di dare che
corrisponde al darsi di Gesù.
Libertà
Il terzo nucleo di interrogativi si
può esprimere con la domanda: pei"
ché tutto questo, perché questo dono, che senso ha il donare ed il donarsi?
Il Figlio dell’uomo, dice Gesù, si
dà come prezzo di riscatto, come
strumento di liberazione, dà la sua
vita per comunicare libertà. Questo
significa « pagare un riscatto » nei
linguaggio dell’antichità; comprar*..
un uomo schiavo, diventarne padre
ne, disporre della sua vita al punto di
potergli dare la libertà. Prima pen
bisogna diventarne padrone, farlo di
ventare proprio. Non si passa dalle
schiavitù alla libertà se non c’è ur
nuovo padrone che si appropria di te.
Quello che si appropria di noi •
Gesù Cristo e lo può fare in virus
del suo sacrificio e lo può fare ;n
modo assoluto, irresistibile, definUivo perché si impossessa della nostra
vita perdendo la sua, ci fa suoi senza
chiedere più nulla. Che padrone e
mai questo che al momento in cui ts
ha fatto suo servo muore lasciando
ti padrone di tutto?
Questo è il riscatto; ma prima d
essere libertà è liberazione e se noi
si passa dalla liberazione non si rag
giunge la libertà, non si è liberi so
non si accetta e capisce di essere stati liberati. Noi siamo schiavi dellc
nostre idee e dei nostri pregiudizi,
delle nostre manie e dei nostri ricordi, delle nostre gelosie e dei nostri
piaceri, schiavi prigionieri di noi
stessi; noi, sempre e comunque, il
centro del mondo e gli altri intorno,
Dio compreso.
Sapere che uno è morto perché si è
dato per noi senza guadagnarci nulla e senza chiedere nemmeno la nostra riconoscenza è quello che ci libera e ci rende capaci di essere come
lui.
Ma anche il nostro dare, il nostro
darci deve essere così. Dare per far
piacere è già bello, essere capaci di
dare pensando all’altro più che a se
stessi lo è ancor più. Vero discepolo
di Gesù è chi sa darsi per creare libertà, per rendere felici, per comunicare il dono della vita e la liberazione dell’Evangelo.
Tutti noi abbiamo ricevuto molto,
immensamente nella vita, materialmente e moralmente, intellettualmente e spiritualmente; i giovani che in
occasione della domenica delle Palme hanno chiesto di entrare a far
parte delle nostre comunità hanno
anch’essi, come noi, e come i discepoli di Gesù, ricevuto molto, più di
quanto sappiano valutare oggi. Si
accodino ora al corteo dei discepoli
che cammina nei secoli dietro al Figlio deU’uomo verso il dono totale di
sé, schiavi liberati anch’essi per poter dare.
Giorgio Toum
7
24 aprile 1987
obiettivo aperto 7
In occasione del 25 Aprile proponiamo alcune testimonianze dirette
di ex-internati raccolte e consegnate alle nuove generazioni nel recente
e impressionante libro «La vita offesa», a cura di Anna Bravo e Daniele dalla, edito da F. Angeli. In Un momento storico come il nostro in
cui, da più parti, si cerca di minimizzare e rimuovere la tragedia dei
lager nazisti, noi non vogliamo né possiamo dimenticare ciò che è stato.
L’avvicinarsi delle truppe alleate influenzò la situazione all’interno dei campi di
concentramento. Nel gennaio del 1945 i nazisti obbligarono migliaia di prigionieri a
marciare nel freddo e nella neve; moltissimi morirono durante questa fuga obbligata. Quando le forze alleate liberarono i lager nazisti trovarono una situazione indescrivibile Per i sopravvissuti iniziò un difficile viaggio verso casa.
Nella foto sotto: la camera a gas nel campo di sterminio di Majdanek.
Strane fissazioni
L’alleanza tra Mussolini e Hitler
diventava sempre più stretta, e mia
madre che era berlinese e sapeva, temeva molto. A noi lei sembrava che
fosse un po’ esaltata, al punto che
era stata mandata in casa di cura
per qualche tempo perché mio padre era convinto che avesse delle
strane fissazioni. Invece lei era l'unica che sapeva, che capiva quello che
sarebbe potuto succedere ».
E come si può pretendere la lucidità? Forse che oggi viviamo lucidamente? Bisognerebbe... far su i fagotti e andare nelle Nuove Ebridi,
non stare in Europa. Siamo lucidi
oggi? Ci comportiamo lucidamente
davanti al pericolo nucleare? Il terreno di combattimento se ci sarà, sarà questo, e chi, chi di noi lo fa, anche chi ha la possibilità, di prendere
su e andare in Nuova Zelanda, chi lo
fa? Allora non era molto diverso.
Non stiamo rimuovendo anche noi
qualche cosa? ».
< Essere ebreo
« L’ebraismo italiano era fortemente assimilato, era il più assimilato
del mondo. Lo è tuttora e noi siamo
gli ebrei più assimilati che esistano;
lo dimostra il fatto stesso che io parlo l’italiano, il piemontese standard,
che non sono distinguibile, non siamo distinguibili in generale, cosa
che è raro trovare in altri paesi del
mondo.
Certamente esisteva il tentativo di
negare a tutti i costi l’evidenza, di
pensare che certe cose da noi non sarebbero capitate. In sostanza c era
un pericolosissimo atteggiamento di
rimozione, per cui io nel ’42, nel 43
facevo la vita che facevano tutti gli
studenti: andavo in montagna, andavo a teatro, andavo ai concerti e così
via, senza rendermi conto che la Germania stava invadendo l’Europa.
Cosa avrei dovuto fare? Cercare di
emigrare, per esempio. Ma per einigrare bisognava superare una barriera di potenziale: uscire da un buco,
che è la famiglia, che sono gli affetti,
che sono la patria, il paese in cui si è
nati, le amicizie, ed era necessaria
una lucidità che pochissimi hanno
avuto in Italia. E poi ci volevano anche molti soldi, molti. Non era facile.
Volevo farla finita
« Io so che subito mi volevo andare a attaccare ai fili spinati con la
corrente dentro. Perché lo volevo fare? Lo volevo fare perché ero stufo
— ero stufo, ma ero anche in forza.
Dopo invece, più la vita sfuggiva e
più la difendevo e penso che come
me tutti gli altri. Non volevi più morire dopo, quando ti sentivi morire
non lo volevi più fare! ».
Ci autoliberiamo
Canto
dei morti invano
Per non dimenticare
l’inferno dei ioger
Sedete e contrattate
A vostra voglia, vecchie volpi argentate.
Vi mureremo in un palazzo splendido
Con cibo, vino, buoni letti e buon fuoco
Purché trattiate e contrattiate
Le vite dei nostri figli e le vostre.
Che tutta la sapienza del creato
Converga a benedire le vostre menti
E vi guidi nel labirinto.
Ma fuori al freddo vi aspetteremo noi.
L’esercito dei morti invano.
Noi della Marna e di Montecassino,
Di Treblinka, di Dresda e di Hiroshima:
E saranno con noi
I lebbrosi e i tracomatosi.
Gli scomparsi di Buenos Aires,
I morti di Cambogia e i morituri d’Etiopia,
I patteggiati di Praga,
Gli esangui di Calcutta,
Gl’innocenti straziati a Bologna.
Guai a voi se uscirete discordi:
Sarete stretti dal nostro abbraccio.
Siamo invincibili perché siamo i vinti.
Invulnerabili perché già spenti:
Noi ridiamo dei vostri missili.
Sedete e contrattate
Finché la lingua vi si secchi:
Se dureranno il danno e la vergogna
Vi annegheremo nella nostra putredine.
Primo Levi
me che avevo, ma riuscimmo a prendere il campo ».
Anche oggi ci sono i lager
« Il mio ricordo è talmente vivo
che non sono mai riuscito a leggere
per intero un libro sulla deportazione, perché mi trovavo di fronte a
descrizioni che mi facevano pensare:
questo io l’ho visto peggio. E credo
che non ci riuscirò mai se prima non
avrò messo fuori dalla mia memoria
i miei ricordi... Dicono che la memoria è diventata labile, comunque questo non autorizza nessuno à dire: ”tu
puoi sbagliare perché hai aspettato
troppo a testimoniare”. Potrebbe
casomai èssere vero il contrario: se
in quarant’anni è invecchiata la no
stra memoria, è pure invecchiato il
concetto di cruento, olocausto, deportazione; e il discorso di allora deve necessariamente esprimersi in un
altro modo. E in questo momento direi che ritorna di attualità, perché c’è
una tendenza a negare queste cose, e
c’è una volontà molto forte di ritornare a instaurare queste forme di potere, con una faccia diversa, con dei
colori diversi, in posti diversi... Oggi
chiunque direbbe: ”va bene, ma ormai Mauthausen non si fa più”. Ma,
gente, non fanno più Mauthausen col
forno crematorio e con quei kapo;
però la mentàlità e la violenza e la
crudeltà che hanno creato queste cose, vengono rimesse in pratica. In altri modi, ma quel male, quella brutalità che distrugge l'individuo ci sono
anche oggi ».
« li 17 aprile del ’45 sentiamo e
le batterie russe e le batterie americane. Noi siamo in mezzo. Arrivano
già sulle colline i primi carri armati
americani. I tedeschi riescono a ributtare indietro i russi, ma non gli
americani — era una specie di sacca.
E noi il 17 aprile ci autoliberiamo.
Uccidiamo il capo campo tedesco,
parecchi di noi vengono anche uccisi
__c’è una lapide a Milano a quelli di
Zwickau, c’è una lapide con il nome
dei caduti — parecchi vengono uccisi, comunque noi prendiamo il campo. Eravamo in uno stato che io per
una rapa davo un braccio, dalla fa-
8
8 vita delle chiese
24 aprile 1987
CONVEGNO NAZIONALE UCEBI
XIV CIRCUITO
Come evangelizzare? sì discute sui culto
Al di là del quadro storico e del linguaggio, oltre ogni schematismo,
l’evangelizzazione è il risultato dell’azione dello spirito di Dio
Dal 3 al 5 aprile si è tenuto
a Santa Severa un convegno nazionale della Unione delle chiese
. battiste (UOEBI) sul tema dell’evangelizzazione.
Il convegno è iniziato con la
meditazione del presidente Paolo Spanu sul testo di Atti 16:
6-10. Egli ha richiamato l’attenzione dei partecipanti sul fatto
che l’evangelizzazione non è frutto deH’improwisazione, ma è l’attività dello spirito di Dio che si
muove secondo una logica razionale sua propria.
Nel nostro contesto perciò è
necessario saper discernere questa logica e pianificare una es, vangelizzazione efficace e profiI cua.
I Alla relazione di Saverio Guarna sul tema « L’evangelizzazione
■' nella missione della Chiesa » sono seguiti degli ¿ interventi che
possono essere riassunti nei seguenti punti;
— Perplessità circa la distinzione tra la proclamazione e la
predicazione.
A tale obiezione Guarna risponde che si può parlare di proclamazione quando nella predicazione è presente il kerygma,
e per kerygma si intende la formula riportata in 1 Cor. 15: 1-5.
— Si è fatto notare un certo schematismo nella relazione
presentata, schematismo peraltro presente nel N. T. L’importante è che questo schematismo
non venga propagandato come
l’unico modo di fare evangelizzazione. Tutti abbiamo i nostri
schematismi, i quali però non
garantiscono che l'evento dell’incontro con Cristo si verifichi,
perché esso non è gestito da noi,
non è in nostro potere ma
dipende unicamente dallo spirito di Dio. Infatti esiste una
distinzione tra l'azione e l'evento, non sempre dopo l'azione
(evangelizzazione) si verifica l'evento.
La seconda relazione è stata presentata da Domenico Tomasetto
su « Evangelizzazione, testimonianza, presenza * Gli interventi
si sono particolarmente sofferma
BRESCIA
Precisazione
Quale Sovrintendente del 6”
Circuito desidero fare una precisazione sull’articolo apparso
sul n. 10 del 13 marzo a p. 8. La
mia precisazione riguarda il tempo che il pastore Maria Bonafede deve dedicare alla cura pastorale della Chiesa di Brescia.
Non è vero che il suo impegno è
di tre giorni alla settimana e tre
domeniche al mese. M. Bonafede in tre giorni alla settimana
sviluppa alcune attività fisse come: catechismo, studi biblici e
catechismo per adulti, mentre il
suo tempo è da considerarsi pieno, eccetto ima settimana al mese per un lavoro che ha nel Consiglio della EGEI. Negli altri
giorni della settimana, il pastore
M. Bonafede svolge l’attività di
visite e altre attività che possono sorgere, come interventi verso
l’esterno e conferenze con lo scopo di testimoniare il pensiero
evangelico, oppure interventi nelle scuole.
Giuseppe Bernardini
Milano
ti sul termine « presenza », in modo particolare è stato fatto notare che sebbene esso non esista
esplicitamente nel N. T. esso però vi compare implicitamente in
Gv. 17: 14 ss. per cui la presenza è una forma di testimonianza essenziale, essa va però intesa come un .«esserci tra gli oppressi e gli emarginati ».
E’ seguita la relazione di Piero Sensi sul tema « Spunti di riflessione intorno al quadro storico-sociale della nostra evangelizzazione ». E’ stato rilevato che
nella relazione non venivano sviluppati alcuni aspetti quali ad
esempio il sorgere di nuove forme di aggregazione politica e
sociale, i Testimoni di Geova, e
il fenomeno dell’Islam.
Gli interventi hanno anche preso in considerazione i rapporti
che gli evangelici hanno avuto
con le Comunità di base e come
questa sia stata l’occasione di
una conoscenza reciproca più
approfondita.
I partecipanti hanno poi ascoltato le 4 relazioni di alcune Chiese e Associazioni riferite alle loro esperienze di evangelizzazione
e presenza sul territorio.
La seconda relazione di Tomasetto verteva sul linguaggio dell’evangelizzazione. Tra i presenti è sorta l’esigenza di approfondire il concetto di peccato e
di definire il contenuto teologico della nostra evangelizzazione.
Inoltre è stato fatto presente
che il linguaggio deH’evangelizzazione non è solo di natura linguistica, ma deve comprendere
anche il nostro comportamento
etico, il quale si traduce in una
concreta solidarietà, amore e disponibilità nei confronti dell’altro e dell’altra.
S. G.
Durante il convegno è stata
approvata la seguente mozione.
Noi, convenuti a Santa Severa
(Roma) per il Convegno Nazionale Battista (3-5 aprile '87), manifestiamo la nostra preoccupazione per la vigorosa riproposizione della figura di Maria in seno alla Chiesa cattolica operata
dal papa, mediante la proclamazione dell'anno mariano e la pubblicazione dell'enciclica «Redemptoris Mater ».
Questa operazione, che riguarda formalmente la Chiesa cattolica romana, desta in noi profonda preoccupazione, in quanto
tocca la vita di molti fratelli e
sorelle, che in quella Chiesa condividono con noi la fede fondamentale nel Signore Gesù Cristo.
Pensiamo che questa iniziativa papale sia grave perché quando attribuiamo à Maria onori e
funzioni, che la Bibbia assegna
solo a Dio, a Cristo e allo Spirito Santo, esaltiamo la creatura
a scapito del Creatore (Romani
1: 25).
Dopo i dogmi mariani del passato, il massiccio rilancio del culto a Maria relativizza ancor più
l'opera unica e irripetibile di Gesù Cristo, solo e unico mediatore fra Dio e gli uomini (IT imoteo 2; 5).
Inoltre, questa iniziativa non
fa che rendere più difficili e dolorosi i tentativi di quanti credono nell'ecumenismo fra cristiani di diverse denominazioni.
Mentre riconosciamo e apprezziamo la figura di Maria, madre
di Gesù, così come ci viene presentata dal Nuovo Testamento,
respingiamo questi tentativi di
volerla divinizzare, ritenendoli
tra l’altro un'offesa a Maria stessa, « ancella del Signore » (Luca
1: 48).
Domenica 29 marzo, da quella
diaspora che è il XIV circuito,
sono arrivati a Corato una sessantina di membri delle chiese
metodiste e valdesi di Puglia e
Basilicata. La partecipazione, così numerosa in un periodo in cui
i lavori agricoli riprendono, dimostra una viva sensibilità nella realtà circuitale. Il convegno
era stato adeguatamente preparato: da tempo, nelle comunità,
era stata condotta una riflessione su un materiale di studio comprendente la dispensa del prof.
Giorgio Girardet su Tradizione
e innovazione del culto cristiano
evangelico.
Dai vari interventi che si sono
succeduti nel corso del convegno
è scaturito un primo « check-up »
sulla vita della chiesa, e grande
è stata la disponibilità a lasciarsi porre in questione, a formulare proposte operative, su sollecitazione, anche, di una recente circolare della Tavola, in cui
sono riportate parti della lettera che un membro di chiesa ha
inviato sul culto alla Tavola stessa.
In sintesi nell’incontro sono
state ribadite alcune ipotesi « progressiste » su come debba essere vissuto il culto; spazio di reale partecipazione e condivisione,
come servizio e come presa di
coscienza.
Se nella mattinata pareva evidente uno sbilanciamento più
sul terreno sociale e meno sul
« cultuale », nel pomeriggio è
stata riacquistata una necessaria posizione di equilibrio.
Questo ha evitato facili e totalizzanti definizioni o giudizi
sul rapporto esistenziale che ciascuno vive nel rendere lode e testimonianza all’unico Signore.
Dopo l’esposizione di un vasto
bagaglio teorico di cui le chiese
sono teologicamente ricche, si è
arrivati nella discussione ad affermare che è giunto il momento di passare a vivere dei momenti di « rottura dell’ordinario », imposti non solo da una
attuale riflessione biblico-teolo
gica, ma anche da bisogni e necessità che molti hanno manifestato, evidenziando valori, doni,
potenzialità pur presenti nelle
singole chiese locali.
Da tutti è stato ribadito che
il culto deve essere « avvenimento » e non ripetizione di gesti c
formule che il tempo ha già corroso. Chi per primo deve farsi
carico di impostare questa nuova fase sono i pastori e quanti
nella chiesa ricoprono un ruolo
di servizio: molto spesso ci si
limita a manifestare scontento,
dimenticando di ringraziare il
Signore per il dono di chiese o
gruppi che, pur di modeste dimensioni, esistono nel XIV circuito; occorre invogliare, spro
nare, coinvolgere, animare tutta
la comunità; e per far questo,
occorre che qualcosa sia rivisto:
il modo di comprendersi e contprendere la teologia, la liturgia,
l’esegesi, la predicazione. Lungo
questa direttiva, nella realtà circuitale, sono già in atto esperienze comunitarie che fanno dei
culto un momento di vita e noti
di apatia per la stessa comun!tà: partecipazione, non episodica, dei bambini al canto, alla ce
na del Signore; spazio per la famiglia intera, per preghiere sportanee; a volte sono poi altri frate’li, e non i pastori, magari tuttavia presenti, a celebrare il cu'to e la Santa Cena; letture bibliche e predicazione sono in postate secondo centri di inte
resse attraverso i quali la comunità riflette, sceglie, condivide
l’ascolto e la lettura e i doni che
il Signore è capace di donare.
Il «check-up» effettuato ricorso del dibattito dimostra die
nella debolezza agisce la forza
dello Spirito Santo, che non ci
è dato di contrastare, anzi, -cjprio nel culto ci è dato di ^
re una concreta comunanza :ì
doni. Occorre riconsiderare qud
« poco » che siamo, nella certezza di ricevere dal Signore quell:.'
che più ci necessita.
Francesco Carri
CORRISPONDENZE
Un caleidoscopio di iniziative
GENOVA — E’ stato anche
nella nostra città per due giorni il pastore Bruno Tron, segretario del Servizio migranti della
POEI, per una serie di incontri
con personalità e organismi cittadini e con rappresentanti delle
chiese evangeliche. Si sta studiando la possibilità di avviare
anche qui un pur modesto centro di lavoro a favore di migranti; o, in caso contrario, come si
potrebbe, almeno da parte degli
elementi più interessati, inserirsi nelle (esigue) attività già operanti. Sabato 11 aprile la Federazione delle chiese evangeliche
liguri era fra i promotori di una
tavola rotonda su « Stranieri in
Italia: problemi e prospettive».
Il luogo di culto di Via Assarotti ha ospitato, in febbraio e
marzo, una serie di concerti da
camera della Piccola Philarmonia, un valido complesso di giovani musici, fra i quali una nostra sorella, la clavicembalista
Isabella Pino. Programma vario
e avvincente, buone esecuzioni,
segnalazioni e anche qualche recensione lusinghiera sulla stampa cittadina, pubblico abbastanza numeroso, che in qualche caso ha riempito il nostro locale.
I musici hanno offerto la loro
arte, la comunità valdese locale
l’ospitalità e i programmi ; le offerte raccolte sono state versate,
come in altre occasioni simili, ad
Amnesty International. Il nostro
bel locale si è dimostrato una
volta di più accogliente e funzionale anche per incontri come
questi.
Lieto 9 vivo fine settimana, il
4-5 aprile, per varie nostre chiese evangeliche genovesi: abbiamo infatti avuto la visita di aicuni studenti deiia Facoltà di teologia con il decano, prof. Bruno
Corsani. Il sabato pom., dopo
un breve giro cittadino, gli studenti hanno incontrato un gruppo di giovani e di catecumeni e
c’è stato uno scambio d’informazioni e di idee molto vivace e
familiare, conclusosi con una cenetta, poi la dispersione in alcune famiglie ospitali. La domenica
mattina hanno presieduto i culti
nelle chiese valdesi, luterana, metodista e battista di Genova,
Sampierdarena e Sestri e nella
chiesa battista di Chiavari ; pranzo nelle famiglie, quindi un incontro abbastanza numeroso e
molto vivace con membri delle
comunità, in Via Assarotti, integrando così le informazioni date,
dopo la predicazione, nei culti
mattutini, e discutendo con i nostri ospiti la portata della ricerca
teologica nella vita comunitaria,
problemi del pastorato e dei ministeri, la vita in Facoltà, la preparazione al ministero, i rapporti
con le comunità e tante altre cose. Ore passate veloci e vivaci,
che con gli altri incontri e specie
i culti mattutini ci hanno lasciato un ricordo molto positivo, e il
senso di essere un po’ più vicini
alla vita e alla ricerca della nostra Facoltà teologica. E’ stata
per noi una intensa « domenica
della Facoltà», abbiamo iricontrato sorelle e fratelli che, indipendentemente dalla denominazione e dalla nazionalità, abbiamo sentiti molto vicini e che speriamo ci abbiano pure sentiti vicini. Grazie di tutto cuore per la
vostra venuta, e buon lavoro! E
arrivederci.
L’il aprile si è aperta l’edizione di primavera della Fiera del
Libro, e anche in questa le chiese
evangeliche sono presenti, per
due settimane, con il banco di
edizioni della Bibbia e di pubblicazioni evangeliche ; è senipre
l’occasione di diffondere libri, di
colloquiare con molte persone e,
non ultimo, di fare insieme qualcosa per la testimonianza evangelica nella città.
Restauro del tempio
SIENA — Dal 4 al 7 aprile
abbiamo avuto un nuovo incontro tra le chiese di Siena e Wetzlar. L’incontro ha avuto inizio
col culto presieduto dai pastori
Preiss, Gay e Campi, ed è proseguito con visite a S. Galgano
e S. Gimignano. Si sta accentuando il carattere comunitario di
un rapporto di fede e di affetto.
La conoscenza reciproca diventa
di volta in volta più intensa. Lo
scambio dei carismi passa da
uno stadio più generico ad una
realtà più vissuta.
I lavori di restauro del tempio proseguono, ma si ritiene
che l’inaugurazione « ufficiale »
dovrà essere rimandata alla metà del mese di ottobre, accordandosi con la Tavola Valdese, con
gli amici di Wetzlar e di Avignone. Si propongono varie ipotesi di lavoro comune: in modo
speciale si progetta un incontro
pastorale con riflessione su temi attuali di teologia, forse presso la Casa Cares in Reggello.
Un nuovo generoso dono della
Chiesa di Wetzlar, un secondo
contributo del Monte dei Paschi
(tramite la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Siena) e le offerte della nostra piccola comunità rendono sempre
più concreta la fiducia che si
giunga al termine della fatica dei
restauri senza appesantimenti finanziari. La collaborazione tecnica e amministrativa della Tavola Valdese, tramite Marco Jourdan e l’architetto Luigi Piscitelli, è sempre fraterna, puntuale,
competente ed efficace.
Hanno collaborato a questo
numero: Archimede Bertolino, Maria Luisa Barberis, Elisa Campaci, Leonardo Casorio, Valter Cesan, Dino Gardiol, Carlo Gay, Saverio Guarna, Aldo Rutigliano.
9
24 aprile 1987
vita delle chiese 9
INCHIESTA ALLE VALLI
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
La forma del battesimo Concistoro aperto
i modi, le circostanze e le liturgie seguite - Battezzare gli adulti
0 i bambini? - Diversi comportamenti nelle chiese del primo distretto
Il culto riformato è centrato
intorno alla Parola. E’ così, è
bene che sia così, ed è bene che
continui ad essere così anche in
futuro, questo è fuori discussione. Quella che invece può e deve
essere messa in discussione è
l’idea che il nostro culto sia centrato intorno alle parole. Ohe si
discuta di predicazione o di liturgia, la nostra attenzione è focalizzata sulle parole che compongono il culto e mai sui gesti. Il fatto che il culto riformato sia nettamente più sobrio di
quello cattolico, e anche di quello luterano (per non parlare di
quello ortodosso), non deve indurci a pensare che sia fatto di
sole parole. Nel corso dei nostri culti ci alziamo e ci sediamo, chiniamo il capo e lo rialziamo, chiudiamo e apriamo gli
occhi; chi presiede il culto può
avere la toga o non averla, può
salire o meno sul pulpito; nelle
nostre chiese ci sono croci, Bibbie, stemmi, e l’elenco potrebbe
continuare.
Considerando Tinsufflcienza
della nostra riflessione su questo
argomento il colloquio pastorale delle valli ha deciso di dedicare alcuni dei suoi momenti
di incontro alla discussione di
questi problemi. Nel corso dell’inccntro del 9 marzo abbiamo
discusso dei gesti liturgici connessi col battesimo. Nei prossimi incontri allargheremo la discussione ai matrimoni e ai funerali.
Come base di partenza per la
discussione sui gesti liturgici legati al battesimo è stata fatta
una piccola inchiesta nelle chiese delle valli da cui risulta la
forma in cui viene attualmente
celebrato il battesimo nelle rispettive chiese. Il quadro che si
ricava da questa inchiesta è di
notevole interesse; perché possa
servire da spunto di riflessione
anche in altre sedi, ne riportiamo brevemente i dati più salienti.
La prima sezione del questionario riguarda chi viene battezzato. La percentuale di bambini
è naturalmente molto alta, ma
le percentuali di battesimi di
adulti sono interessanti; in 7
chiese (su un totale di 17) il
20-30% dei battezzati sono adulti; in altre 3 chiese la percentuale di battesimi di adulti si
aggira sul 5-10% e soltanto in
3 chiese non avvengono affatto
battesimi di adulti. In due chiese accade anche che vengano battezzati dei convertiti che erano
già stati battezzati in precedenza. In 3 chiese su 17 succede che
il battesimo sia amministrato da
un predicatore locale (nel 5%,
10“o e 40% dei casi, rispettivamente); negli altri casi è sempre il pastore. In 12 chiese al
battesimo partecipano i padrini
(in 3 casi non sempre).
Quaderni della
Jconciliazione
«LANONVIOUNZA
MB LOTTAMI
cesmuiM»
La seconda sezione del questionario riguarda il luogo e il
tempo del battesimo. La grande
maggioranza dei battesimi avviene nel corso di un regolare culto domenicale, tuttavia
in 5 chiese possono anche avvenire nel corso di riunioni quartierali (tra lo 0,1 e il 5% dei casi), in 2 chiese nel corso di culti estivi all’aperto (1% dei casi)
e in 1 chiesa nel corso di culti
domenicali speciali. Nella maggioranza dei casi il battesimo
avviene nel tempio, ma in 8 chiese può avvenire anche nella sala dei culti invernali (in 1 caso si
tratta del 70% dei casi, in un
altro del 50%), mentre in 1
chiesa avviene anche in altri
locali comunitari. In I chiesa i
battesimi vengono anche celebrati in forma privata nella casa dall’interessato.
La terza parte del questionario chiede come viene celebrato il battesimo. In tutte le chiese valdesi delle valli il battesimo viene amministrato esclusivamente per aspersione, in 13
chiese una volta sola, mentre in
4 chiese viene ripetuta 3 volte;
l’acqua è contenuta in una coppa battesimale portata per l’occasione. In 5 su 17 chiese si ha
la presenza di una tovaglia bianca. Il bambino viene tenuto in
braccio da un genitore o da uno
(dei padrini indifferentemente.
Nel caso di battesimo di adulti
questo avviene sempre nel corso
del culto delle confermazioni;
in nessun caso avviene poi la
confermazione. In 7 chiese i catecumeni battezzandi hanno parte attiva nella celebrazione del
culto. La liturgia che viene seguita è in molti casi quella pubblicata su Diakonia nel 1972,
oppure una liturgia personale
del pastore; in alcuni casi viene utilizzata la liturgia svizzera
dei Grigioni, mentre la liturgia
del 1953 è completamente caduta in disuso. In 16 chiese su 17
viene letto un testo liturgico, in
15 chiese viene fatta una preghiera. Quasi ovimque viene
pronunciata la formula trinitaria di Mt. 28: 19, in alcuni casi
seguita da altre parole. In 15
chiese su 17 il celebrante alza
le mani per la benedizione. In 2
chiese il battezzando' adulto si
inginocchia. In 3 chiese interviene un membro del concistoro
(per consegnare la Bibbia o il
Nuovo Testamento o per dare
la mano di associazione). In 12
chiese viene cantato un inno
battesimale. Il battesimo dei
bambini avviene prevalentemente all’inizio del culto (13 chiese) mentre il battesimo dei credenti avviene di norma dopo la
predicazione (11 chiese). Nella
gran parte dei casi il momento
del battesimo è collegato agli
altri momenti del culto.
Un ultimo dato riguarda l’opinione personale dei pastori.
9 su 17 sono favorevoli al battesimo dei credenti, 4 sono favorevoli al battesimo dei bambini, mentre 3 sono aperti a entrambe le possibilità (1 non risponde).
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CORALE GIOVANILE DI ESSEN
I concerti diretti da
Ursula von den Busch
Si 'è conclusa la tournée della
Jugend Kantorei di Essen diretta da Ursula von den Busch attraverso comunità valdesi di Roma, Firenze e Valli. Il ’’giro” si
è concluso martedì 14 con un
riuscito concerto di Passione ad
Angrogna.
Ogni cinque anni questa Corale, che si rinnova continuamente
nei suoi componenti, viene in Italia per visitare alcune comunità
e portare loro il contributo di
una grande professionalità canora sorretta dalla bravura della
von den Busch. Il primo contatto con la realtà valdese la von
den Busch l’ebbe ad Essen nel
corso di una visita del prof. Valdo Vinay che invitò i giovani coralisti a visitare chiese evangeliche italiane.
Da allora il contatto si è sviluppato ed approfondito. In autunno, proprio in questa prospettiva di scambio, un gruppo di
giovani valdesi di Roma con il
pastore Sommani si recherà ad
Essen su invito della comunità
evangelica della ’’risurrezione” da
cui dipende la "Kantorei” diretta dalla von den Busch. La musica ha gettato un nuovo ponte
tra realtà lontane ma, nella fede, vicine.
G. P.
per la stampa di
biglietti da visita, carta e buste intestate,
locandine e manifesti, libri, giornali, riviste,
dépliants pubblicitari, pieghevoli, ecc.
coop. tipografica subaipina
VIA ARNAUD, 23 - © 0121/91334 - 10066 TORRE PELLICE
PINEROLO — Importante appuntamento per la nostra chiesa domenica prossima, 26 aprile: l’assemblea è convocata per
prendere una decisione circa la
complessa questione dello 0,8
per cento, Invim, deflscalizzazione. Come si ricorderà, l’anno
scorso l’assemblea aveva preferito non prendere una posizione definitiva, volendo riflettere
ancora sulla questione.
Altro punto all’odg, l’elezione
di due anziani in sostituzione
di Silvio Revel e Mauro Gardlol
che hanno compiuto il quindicennio regolamentare.
'• Lunedì 27 alle ore 20.30 è
stata convocata una riunione
del Concistoro, aperta a quanti
sono interessati, per discutere
degli sviluppi della mariologia
nel cattolicesimo e dei suoi riflessi sul dialogo ecumenico.
Nuovi membri
SAN SECONDO — Durante
il culto della domenica delle Palme hanno chiesto di confermare
il proprio battesimo confessando individualmente la loro fede
nel Signore Gesù Cristo: Sandra ArmeUino, Germana Coisson, Simona Costantino, Mauro
Fornerone, Anna Gardiol, Ezio
Gardiol, Walter Martinat, Denise Paschetto, Cristian Ribet. Ha
chiesto di ricevere il battesimo:
Marco Gardiol.
Possa la bella confessione di
fede che hanno fatto, diventare
azione ogni giorno.
• Domenica 26 aprile assemblea di chiesa subito dopo il
culto (che per roecasione inizierà alle ore 10). All’o.d.g.: Lettura della relazione annua; elezione deputati al Sinodo e delegati alla Conferenza distrettuale; elezione degli anziani che
hanno compiuto il loro quinquennio; varie ed eventuali.
Lutti
VILLASECCA — A distanza di
pochi giorni Luna dall’altra, tre
delle sorelle più anziane della
nostra comunità non sono più
tra noi: la decana, Enrichetta
Peyronel ved. Peyronel, di circa 98 anni. Margherita Grill ved.
Massel, di circa 90 anni, Fani
Peyronel ved. Peyronel, di oltre
91 anni.
Nella comunione di fede nella certezza della risurrezione in
Cristo, ed in serena riconoscenza al Signore per la lunga vita
donata a queste nostre sorelle,
esprimiamo ai familiari tutti la
simpatia fraterna di tutta la
comunità.
In vista del Sinodo
LUSERNA S. GIOVANNI —
Al termine del culto di domenica
26 c.m. avrà luogo un’importante assemblea di chiesa per la elezione dei deputati al Sinodo e
alla Conferenza distrettuale.
Verrà inoltre deciso sulla compatibilità dei finanziamenti statali con gli attuali ordinamenti
della chiesa valdese.
Domenica 26 apri le
a INCONTRO DEI
GIOVANI
DEL 1° CIRCUITO
ANGROGNA — Si svolge domenica 26 aprile l'incontro dei giovani del
1° circuito con gruppi provenienti anche dalle chiese esterne alla Val Pellice. Il programma inizia con il culto, e
nel pomeriggio è prevista una passeggiata storica nella Val d'Angrogna.
Per altre informazioni ci si può rivolgere a Franco Taglierò (0121/91550).
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 14.30
presso la Casa Unionista si tiene l’assemblea mensile del movimento di
Testimonianza Evangelica Valdese
(TEV). L'assemblea è aperta a tutti
gli interessati.
______Martedì 28 aprile____
n COORDINAMENTO
FGEI-VALLI
PINEROLO — Alle ore 21, nei locali di via dei Mille 1, si riunisce il
coordinamento FGEI-Valli. All'ordine
del giorno il tema dell'obiezione fiscale.
Mercoledì 29 aprile
□ VALDESIO E
SAN FRANCESCO
TORRE PELLICE — Alle ore 11.20
al Collegio Valdese, il prof. Giovanni
Gönnet parlerà sul tema ,« Valdesio
e San Francesco ». L'incontro è aperto al pubblico.
UNIONE PREDICATORI LOCALI
7‘ Assemblea
Nei giorni 25-26 aprile p.v. avrà
luogo ad Ecumene la T Assemblea annuale ordinaria dei predicatori locali con inizio dopo
il culto tenuto dal segretario Leonardo Casorio, alle ore 10.30.
Ai lavori della prima giornata
sarà presente anche il moderatore della Tavola Valdese Franco
Giampiccoli. Oltre al rinnovo delle cariche per l’impegno materiale di funzionamento dell’Unione nel corso dell’euino, i presenti discuteranno fra loro scambiando esperienze di testimonianza. I momenti centrali del Convegno saranno costituiti da due
lezioni di aggiornamento sviluppate da professori della Facoltà
valdese di teologia: Giorgio Girardet, « L’annuncio dell’Evangelo nell'esperienza quotidiana »
(sab. 25); Bruno Corsani, « L’uso
delle epistole in vista della predicazione » (dom. 26).
Al convegno, aperto a tutti i
predicatori locali, possono partecipare anche familiari, simpatizzanti e candidati predicatori
locali. L. C.
ONORANZE E
TRASPORTI FUNEBRI
Loris Bounous
Sede: S. GERMANO CHISONE
Via Tiro a Soy no, 3
© 012' 201524 - PINEROLO
SERVIZI FUNEBRI OVUNQUE
10
io valli valdesi
24 aprile 1987
FERROVIA
PINEROLO
Ancora
incerto
il futuro
della
PineroloTorre P.
Confrontiamoci
con franchezza
Don Barbero, replicando al vescovo, chiede chiarezza anche amministrativa e mette in dubbio il servizio alla verità reso dal magistero
E’ ancora poco chiaro il futuro della ferrovia Torre PenicePinerolo. Sanali positivi si alternane e si intrecciano con altri meno favorevoli. Ma andiamo con ordine: il Comitato di
difesa del servizio ferroviario
si è riunito lunedi 13 aprile per
fare il punto della situazione,
ed alcuni dati, confortanti sono
emersi: intanto sono ripresi —
e in mezzo a promesse e dichiarazioni d’intenti, questo è un dato tangibile — i lavori di automazione dei passaggi a livello
che erano iniziati armi fa, prima che si parlasse di « rami secchi», e che, conseguentemente
al decreto di soppressione del
servizio (ottobre ’85) erano stati interrotti. Inoltre sembra che
il consiglio d’amministrazione
dell’ente ferroviario abbia in
animo di procedere ad altre razionalizzazioni migliorative del
servizio stesso.
Altra questione su cui il Comitato punta da tempo è quella
del cosiddetto «binario passante» alla stazione di Pinerolo. E’
tuttora difBcile individuare xm
interlocutore, ma se non altro
l’amministrazione comunale di
Pinerolo, in sede di commissione urbanistica, avrebbe manifestato una certa disponibilità a
farsi parte in causa su questo
problema. Da parte dell’ente ferroviario manca un qualsiasi segnale in proposito.
Da fonti sindacali si ha poi
notizia che le disposizioni per
il trasferimento di un certo numero di addetti, che fu ventilato
ed avviato quando si cominciò
a parlare di soppressione della
linea, sembrano oi;a essere state congelate. Molti addetti che
avevano chiesto ed ottenuto il
trasferimento, sarebbero stati
confermati al servizio su questa
tratta.
In merito poi al nuovo orario, che dovrebbe uscire nelle
prossime settimane, si spera che
le richieste, formulate alla scorsa conferenza orari dal Conùtato e dal coordinamento (coihprendente provincia, regione e
sindacato) vengano accolte.
I punti essenziali, che potrebbero venire accordati, riguardano l’istituzione di una corsa in
più al mattino (da Torre Penice alle 9.46) e l’aggiustamento
di alcime corse che prevedevano
lunghe soste (fino a 30’) a Pinerolo.
Nelle intenzioni del Comitato
adesso c’è il tentativo di prendere contatto con la direzione
generale delle ferrovie, cosa fino
ad ora dècisamente problematica.
Mentre il Comitato prendeva
atto di questi sviluppi, la. Regione Piemonte si vedeva costretta,
ancora una volta, a lamentare
la mancata risposta, da parte
del ministero e dell’ente ferrovia, allo studio elaborato per
garantire una gestione più razionale e meno dispendiosa delle linee minacciate di chiusura
(in Piemonte ben 14, di cui, come è noto, è già stata chiusa
l’Airasca-Saluzzo ).
A. C.
« Voglio prendere molto sul
serio Tinvito al confronto », così
comincia la risposta di don Barbero alla lettera inviatagli dal
vescovo. « Il confronto — egli
prosegue — impedisce di creare
vincitori e vinti e permette a
tutti di crescere, di raccogliere
stimoli per ima maggiore autenticità evangelica. Sarebbe davvero importante che riuscissimo ad essere all’altezza della
comune responsabilità, che non
è quella di far prevalere un’interpretazione su im’altra, di contrapporre una dogmatica ad
un’altra, ma di servire meno
indegnamente la causa dell’evangelo ».
Patta questa premessa, don
Barbero puntualizza però alcune questioni. Anzitutto il confronto «non può tradursi —
egli scrive — in un esame di fede o, p^gio, di ortodossia ».
Una precisazione, forse, non superflua o inutile perché dalla
lettera del vescovo non si riusciva a capire molto bene quale
sarebbe stata la veste e la . funzione della commissione di teo
logi che dovrebbero entrare in
dialogo con don Barbero e la
Comunità di base.
In secondo luogo don Barbero
chiede di poter anche lui porre
alcune questioni: « Sarò disponibile a lasciarmi interrogare
in tutta franchezza — egli scrive —. Con uguale franchezza a
mia volta vorrò porre domande anche su tanti punti e problemi in cui da anni non ricevo
risposte: come si pone la chiesa locale di fronte al Concordato? Dove sono finiti i denari
"fuggiti” dalla curia? Come mai
sul terreno amministrativo non
si presenta un bilancio pubblico? Come si potrebbe proseguire in diocesi la- ricerca su "donna e chiesa”? Coinè si pongono
le comunità cattoliche riguardo
aU’intercomunione? ». Come si
vede si tratta di domande di
genere diverso: dalla dogmatica
all’etica. Ma si tratta certo di
domande non facili.
Un’altra questione di fondo
riguarda il magistero. Nella sua
lettera il vescovo aveva parlato
di « comunione con la fede della
Chiesa, illuminata dal suo magistero, che non è potere, ma
servizio alla verità ». Barbero
obietta: « Mi sembrano affermazioni perentorie. Ho parecchi dubbi su questo modo di valutare il comportamento del magistero, Dopo il recente viaggio
del papa in Cile, i miei dubbi
al riguardo sono ulteriormente
cresciuti. Ma mi preme sottolineare che, per quanto riesco a
capire, la luce della fede e della chiesa sta nella Parola di Dio.
Essa sola, se non vado errato.
Illumina il nostro fragile cammino di donne e di uomini che
cercano di lasciarsi salvare e
convertire dall’azione di Dio ».
Come si vede emergono vari
/^problemi: dalla funzione e validità del magistero alla collocazione della Parola di Dio, per
non parlare poi delle questioni
dell’etica.
Il 26 aprile la Comunità di
base esaminerà l’atteggiamento
da prendere nei confronti del
vescovo e la risposta da dare
alla sua lettera.
L. D.
INTERVISTA A LIVIO GORELLO
Alcuni problemi di Luserna
Incontriamo Livio Gobello, assessore a Luserna S. Giovanni
per i problemi della viabilità e
del personale; iniziamo proprio
dal secondo settore, chiedendo come il Comune ha affrontato il passaggio alla gestione
« consortile » con Torre dell'asilo
nido, scelta che non ha ovviamente consentito il trasferimento completo del personale alla
struttura di Torre Pellice.
« Due puericultrici prestano il
loro servizio nell’asilo di Torre,
per altre si è trattato di un inserimento fr-a il personale comunale, in particolare nelle scuole come bidelli; da segnalare l'istituzione di una figura di coordinatore dei servizi di assistenza scolastica che è l’ex responsabile
del nostro asilo nido.
Più in generale però direi che
in alcuni settori della "macchina comunale” siamo ancora carenti di personale, in particolare
nei servizi tecnici. In questi anni abbiamo bandito alcuni concorsi, prima per tre cantonieri
ed in questi tempi per un vigile urbano e successivamente per
un assistente domiciliare ».
Per quanto riguarda la parte
amministrativa Luserna si è dotata da alcuni anni della meccanizzazione...
« Chi mi ha preceduto in questo assessorato aveva visto bene quali fossero i problemi; la
computerizzazione dei servizi di
anagrafe, ragioneria ed elettorale permette di venire celermente
incontro alle richieste del cittadino ».
Gobello, dicevamo in apertura,
è anche responsabile della viabilità ed in questo settore tutta
la valle, soprattutto per i lavori di metanizzazione, si trova in
una situazione disastrosa: si possono ipotizzare dei tempi per un
ritorno alla normalità?
« L’argomento è scottante e
giustissime critiche possono essere fatte; dopo incontri coi responsabili dell'Italgas abbiamo
cercato di capire quando poter
dare il via a lavori di ripristino
definitivi. Anche tenendo conto
che il Comune ha già assunto appositi mutui con la Cassa Depositi e Prestiti, si tratta comunque di lavori da ultimare non
prima della fine del 1988 ».
Ci sono punti particolarmente
critici?
.«Per il centro storico di Luserna, da rivitalizzare, si sta studiando, a livello di Giunta, l’ipotesi di ripavimentazione non più
in asfalto bensì in porfido, rendendo l’ambiente più decoroso;
problemi analoghi nel centro di
S. Giovanni dove attualmente il
manto stradale è di molto più
alto della soglia di molte abitazioni. Infine il grosso problema
da risolvere è quello della viabilità collinare, per la quale sono previsti alcuni interventi, sulla strada del Rifugio Carlo Alberto, quando verranno ultimati
i lavori di metanizzazione, e sulla
Strada Vecchia di S. Giovanni,
ormai diventata alternativa alta
provinciale ».
Un progetto che sembrava di
imminente realizzazione riguarda l’ampliamento del cavalcavia
sulla ferrovia in via Gianavello;
a che punto stanno le cose?
«Si tratta di un as.petto delta viabilità su cui il Sindaco Badariotti si- è impegnato personalmente da anni; il tratto è di
competenza provinciale e di conseguenza dovrebbe essere questo Ente a risolvere la questione. Di fatto la Provincia non ha
mai preso un atto deliberativo
in questo senso; ora sembra si
vada verso un finanziamento congiunto per arrivare ad una soluzione improcrastinabile anche
se pare che la Provincia abbia
difficoltà a reperire i fondi per
questo stanziamento che dovrebbe aggirarsi sui 100 milioni ».
Piervaldo Rostan
Insediamenti
in Val Troncea
PRAGELATO — Il comune risulta essere interessato al considerevole insediamento edilizio
all’imbocco della vai Troncea.
Pare che nel corso di una seduta del Comitato Urbanistico
Regionale siano state esaminate
le controdeduzioni al Piano regolatore di Pragelato senza che
questo punto fosse iscritto all’ordine del giorno; questo argomento era inserito soltanto in
un o.d.g. suppletivo consegnato dunque solo ai presenti a seduta da tempo in corso di svolgimento.
Della veridicità di questo fatto hanno chiesto conferma alcuni consiglieri regionali del
gruppo Verde e comunista con
una interpellanza in cui si chiede anche quali siano i motivi
di urgenza addotti e se la Giunta ritenga valida quella seduta
sullo specifico argomento.
Infine si fa presente che qualora il P.R.G. venisse approvato
si prevederebbe l’insediamento
di Pian 2000, riconosciuto le
sivo dell’aj^bienté dalla stessa
Giunta Regionale.
Giornata
della pace
SAN SECONDO — L’amministrazione comunale ha organiz
zato per il 25 aprile una sene
di manifestazioni sulla pace. Alle 14.30 verranno presentati i
lavori dei ragazzi delle scuole
elementari e materne e la proiezione del cartone animato: « La
collina dei conigli ». Alle 20 30
verrà proiettato l’originale televisivo « Ninna nanna della
guerra » a cui seguirà un dibattito introdotte da Angelo Tartaglia, dell’Unione scienziati per il
disarmo.
La manifestazione si svolgtrà
nella sala del comune.
Piscina e
palazzo del ghiaccio
PINEROLO — Oltre 8 miliardi di investimenti nel campo
dei servizi sportivi sono stati
decisi in un consiglio comunale che per la seconda volta nella storia repubblicana si è tc
nuto di domenica.
Quasi cinque ore di discussione ci sono volute per decidere
l’approvazione del progetto (andato in appalto-concorso nel
1981) della piscina (costo con
sconto dell’impresa vincitrice 2
miliardi e 400 milioni). A favore i gruppi DC, PSI, PRI, PSDI
e MSI, astenuti l’assessore Trassero (PRI) per gli alti costi di
gestione, il gruppo DP e il consigliere Arione (PSD, per l’incompletezza del progetto che non
prevede attrezzature per i portatori di handicap, ed il PCI per
la poca chiarezza dell’operazione
che appare condizionata da un
altro progetto, quello del palazzo del ghiaccio.
Stesso schieramento per il palazzo del ghiaccio (costo circa
3 miliardi), mentre tutti favorevoli agli impianti di base nei
quartieri del costo di 1 miliardo
e mezzo.
I progetti saranno realizzati se
otterranno i finanziamenti previsti dal decreto emanato dal
governo in occasione dei prossimi mondiali di calcio che si
terranno in Italia nel 1990.
Ora di religione
TORRE PELLICE — Il Consiglio di Circolo organizza per
giovedì 30 aprile un dibattito
sull’ora di religione nella scuola pubblica cui interverranno
Franco Giampiccoli, Valdo Spini, Elvio Passone, Giuseppe Cerchio, Emilio Trovati, ed
presentante della Diocesi di Pinerolo. Il dibattito si tiene alle ore 17.30 al Cinema Trento.
11
í; 24 aprile 1987
valli valdesi li
RODORETTO
TORRE PELLICE COLLEGIO VALDESE
«Li fournài»
Nei tempi passati, nel vallone
di Rodoretto si faceva la calce.
E che calce!! Certamente non
seconda ai cementi di oggi.
La zona, ancora chiamata
«Fournàizo» (=fornace), si trova di fronte alla borgata Villa
di Rodoretto, lungo la pendice
di Galmount che porta il nome
di Bosco nero. Bosco nero?!
Sarà esso la traduzione italiana
di una contrada facente parte
di quella — Vallis densa — di
dimensione più vasta e di antica
memoria? Ma questo è un argomento che potrà essere preso in
considerazione un’altra volta.
Ritorniamo dunque alla nostra calce. Ancora nel secolo
scorso, ringraziando Dio di avere fatto sì che la roccia della montagna in questione potesse essere cotta e trasforma, ta in calce, e che la legna indi' spensabile crescesse in abbondanza tutt’intorno, la popolazione locale seppe organizzarsi e
produrre la calce necessaria per
costruire l’attuale tempio di Rodoretto (1843-1846) e « l’èicolo
grando » (oggi museo), nonché
la sacrestia della Chiesa cattolica e la casa paterna del sottoscritto (antico presbiterio), distrutte dalla valanga nel gennaio 1845, che causò la morte
de] pastore Buffa e della sua
famiglia con la persona di servizio.
Tre sono le fornaci ( = « fournài ») che ancora si possono individuare, benché i segni stiano
per scomparire, e tutt’intorno
un’infinità di ciottoli bianchi,
eliminati perché non giunti a
completa cottura.
Non mi soffermo sui pericoli
che correvano gli addetti ai lavori, perché bene lo ha descritto C. Ferrerò a proposito delle
carbonaie, in tutto simili alle
fornaci, dirò invece quanto fosse pesante il trasporto del prodotto. Con robuste gerle, più o
meno ricolme di calce ancora calda, si svuotavano le fornaci e
in una prima tappa la si portava
« ai cró di roù » o « ero l’abélh »,
dove capaci buche scavate nel
terreno venivano riempite di
calce stemperata ( = « choousino
dèitrèmpà »). Questo serviva alla
ripartizione della calce fra coloro che avevano partecipato al
lavoro. Di lì, con comodo, ognuno poi provvedeva al suo trasporto a destinazione.
17 anni fa dovetti scavare a
pochi metri dalle fondamenta
di casa mia per riparazioni resesi necessarie, e grande fu la
sorpresa nello scoprire una fossa di quella calce. Purtroppo la
quantità conservata era ridotta
ai minimi termini, ma pur sempre utilizzabile, a distanza di
più di un secolo.
Enzo Tron
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In difesa
dell'ambiente
Nelle ultime settimane si sono
svolti a Torre Pellice alcuni incontri di gruppi ambientalisti locali sui problemi più urgenti.
Una commissione ambiente
del CAI, di recente costituitasi,
ha avuto un incontro aperto sulla ipotesi di ovovia a Bobbio Pollice, di cui si avrà un progetto
chiaro solo a settembre, ma che
si prevede di forte impatto ambientale per le sue strutture e
per quelle ad essa collegate, in
particolare la rete viaria di accesso.
Un’altra riunione organizzata
da WWF e Pro Natura, pur avendo in esame problematiche
più generali, ha a lungo dibattuto dì questo progetto mettendo
in risalto la necessità di informazione corretta sugli aspetti
positivi e negativi di quest’ipotesi di sviluppo che viene presentata alla Valle dopo anni di
carenze sul piano delle proposte.
L’alternativa di un turismo
« storico-culturale » o legato al
mondo agricolo locale, pur negli auspici di tutti, resta ad una
fase di ipotesi, ed i prossimi mesi saranno spesi per tentare
proposte concrete.
Nel corso di queste riunioni
si è parlato anche di altri problemi ambientali: in particolare
sulla raccolta differenziata dei
riffuti è stato segnalato positivamente l’avvio in tutti i comuni della vai Pellice della raccolta del vetro con appositi contenitori. Terre prevede di arrivare in tempi brevi anche ad un
punto di raccolta di materiale
ferroso nella zona dell’ex mattatoio: la popolazione verrà comunque informata tempestivamente dell’iniziativa. P. R.
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Lezioni
di tipo
diverso
Si è conclusa giovedì 9 aprile
la serie di lezioni sullo strutturalismo tenute dalle proff. Gay,
Grosso e Sclarandis al Collegio
Valdese. I sei incontri pomeridiani durante i quali si è svolto il corso si sono articolati in
tre momenti successivi. La parte iniziale è stata dedicata ad
una introduzione teorica. Questa prima fase del corso è servita da inquadramento storico,
necessario per comprendere le
esigenze di partenza che hanno
poi portato allo sviluppo dello
strutturalismo, ma ha anche
fornito le basi per ranalisi strutturale dei testi, in cui è consistita la seconda parte del corso. A titolo esemplificativo sono stati scelti un testo poetico
(« L’assiuolo » di Pascoli) ed unc narrativo (« I Malavoglia » di
Verga), che sono stati « smontati » ed analizzati secondo il
metodo strutturale.
Parallelamente è stato fatto
anche un discorso sulle caratteristiche e sulla struttura di alcuni generi letterari, quali la
tragedia, la commedia ed in particolare la fiaba (ampiamente
studiata da Propp).
Durante la fase conclusiva si
è tentato un bilancio del corso
e della sua utilità per gli studenti, che hanno potuto apprendere strumenti di analisi nuovi
rispetto a quelli utilizzati solitamente dai testi scolastici.
Non si è voluto comunque
presentare lo strutturalismo come l’unico metodo possibile di
analisi di un testo letterario,
ma come uno dei tanti ihetodi
esistenti, con i suoi pregi e i
suoi difetti, ma comunque utile per una lettura più critica e
consapevole di un testo. In questo senso quindi il corso è servito anche come integrazione
allo studio della letteratura italiana e di quelle straniere che
si fa a scuola.
• Venerdì 10 aprile il prof.
Giorgio Spini ha parlato agli allievi del penultimo e ultimo anno sul tema: « Le origini del Risorgimento », facendo risaltare
quanta parte il protestantesimo
(soprattutto ginevrino) abbia avuto nel formulare idee e premesse che sarebbero state alla
base del movimento risorgimentale. E. C.
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20.30, la fiiodirammatica di Rorà presenta presso ia sala comunitaria la
commedia brillante in tre atti ,« i’armadletto cinese ■>.
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il Campo Latino (Congrès Latin de
la Fédération protestante de l’enseignement) avrà luogo in Portogallo,
non lontano da Lisbona, In una foresteria al bordo del mare, dal 21 al
28 luglio p.v.
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Bonnet tei. 0121/91125.
E’ mancala nel Signore
Elvira Alice Ciordan
Ne danno rannuncio a funerali avvenuti le sorelle Maroella e Emilia e
ringraziano tutte le gentili persone che
si sono occupate di lei per lungo tempo.
Un ringraziamento particolare al pastore Marco Ayassot.
Torre Pellice. 19 aprile 1987
« In pace io mi coricherò e in
pace dormirò, perché tu solo.
Eterno, mi fai abitare in sicurtà »
(Salmo 4: 8)
La famiglia del caro
Eugenio CardioI
commossa e riconoscente per la grande
dimostrazione di affetto tributata al loro
caro ringrazia tutte le gentili persone
che con fiori, sorìtti, parole di conforto e presenza hanno preso parte al
grande dolore.
Un grazie particolare al dott. P.
Giorgio Griffa, ai pastori Klaus Langeneck e Archimede Bertolino, e in
parlìcolar modo .alla signora Alma
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Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
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12
12 fatti e problemi
24 aprile 1987
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A CATANZARO LA CONVENZIONE PER IL DISARMO NUCLEARE
Solidarietà per la pace
Impostazione forse ambigua, 280 delegati di varia provenienza
- Lanciato il progetto di costituzione deH’Associazione pacifista
« Politici, sindacalisti, protestanti e frati: per la pace tutti
insieme appassionatamente ».
Così il Corriere della Sera titolava l’articolo sull’apertura dei
lavori della Convenzione nazionale per la pace « Solidarietà
per la pace », svoltasi a Catanzaro dal 27 al 29 marzo. Un titolo polemico, ma che rende ragione sia dell’insolita ampiezza
dell’arco di organizzazioni grandi
e piccole che hanno promosso
e animato l’iniziativa (vi hanno
preso parte quasi 280 delegati
contro i 500 previsti, in rappresentanza di una cinquantina di
sigle fra partiti e organizzazioni giovanili, sindacati, associazioni e movimenti cattolici, ambientalisti, nonviolenti, terzomondisti, chiese evangeliche,
centri di documentazione), sia
delle notevoli ambiguità dell’operazione.
Dopo due rinvìi (da dicembre
a gennaio, da gennaio ai primi
di aprile) e ima lieve anticipazione (alla fine di marzo), comunicata solo un mese prima
deU’iniziativa — inconvenienti
che certo non hanno facilitato
la preparazione e la partecipazione delle varie delegazioni —
dal lavoro del composito Comitato promotore della Convenzione è infatti venuta fuori soprattutto una grossa operazione d’immagine dell’associazionismo cattolico e in particolare
delle ACLI, principali ideatrici
dell’iniziativa.
Una minoranza
éignificativa
Quanto agli evangelici, erano
presenti con un gruppetto di otto persone fra osservatori e delegati nominati dalla CP BMV o
dal Centro di Documentazione
ed Iniziative per la Pace di Catania (CEDIP), tutti dal Mezzogiorno: Calabria, Puglia, Sicilia.
Numero e varietà avrebbero potuto essere • più consistenti se
l’organizzazione dell’Iniziativa
avesse funzionato meglio. Tuttavia, soprattutto nel gruppo
« Spiritualità ed etica della pace » — dov’erano presenti i pastori battisti Anna Maffei e Salvo Rapisarda — il loro contributo è stato vivamente apprezzato.
Cosi ai cittadini di Catanzaro,
a conclusione della Convenzione,
è stato distribuito a mo’ di santino un cartoncino firmato « I
vostri fratelli in Cristo », con
tanto di intestazione ufficiale della Convenzione e di ramoscello
d’ulivo, nonostante che i non
credenti rappresentassero all’incontro una minoranza tutt’altro
che trascurabile. Così i «.pacifisti» di gran lunga più'citati, ael
corso delle assemblee plenarie
e della tavola rotonda con i partiti da parte di autorità locali
e di esponenti di partito sono
stati papi (da Pio X a Giovanni
Paolo II, passando per Benedetto
XV, Giovanni XXIII e Paolo VI)
e altre santità (non solo lo scontato Francesco d’Assisi, ma anche altri, da Agostino a Giorgio
La Pira).
« Scambio ineguale »
tra Nord e Sud
La mezza giornata iniziale e
quella finale della Convenzione
sono state occupate da assemblee plenarie. Nel corso della
prima, dopo lunghi saluti ai partecipanti da parte delle autorità locali e regionali, ha preso la
parola Aldo De Matteo, Vice
Presidente nazionale delle ACLI,
per la relazione introduttiva alla Convenzione. Ben collegando
gli attuali rapporti di dipendenza, di sfruttamento, di « scambio
ineguale» fra Nord e Sud del
mondo con i termini attuali della questione meridionale in Italia (sviluppo distorto, disoccupazione, imprenditoria mañosa:
la scelta della Calabria come
luogo per la Convenzione non
è stata casuale). De Matteo ha
individuato nella risoluzione dei
problemi strutturali dei molti
« sud » la condizione essenziale
per qualunque progetto di pace
duratura, rivendicando da parte
del Governo italiano una « siidpolitik » nel Mediterraneo del
tutto alternativa a quella inau^.rata con Tinstallazion*; ^dei"missili a Comiso, finalizzata invece al disarmo e alla stipula di
accordi per lo sviluppo autocentrato dei paesi mediterranei
nel rispetto del patrimonio ambientale: giustizia, pace e salvaguardia della creazione, per dirla in termini ecumenici. Per una
politica (e un rinnovamento morale) capaci di creare e di mantenere saldi i legami fra questi
tre grandi obiettivi ideali De
Matteo ha invitato tutte le espressioni del variegato arcij>elago pacifista a collaborare.
Che l’impegno per la pace riguardi ancora solo una minoranza significativa del mondo
cattolico, accanto alle prudentissime ACLI, è in realtà confermato sia dalla partecipazione del cattolici alla Convenzione
di Catanzaro (assai inferiore alle attese, nonostante l’impostazione dell’iniziativa) sia — in
maniera clamorosa — dal bilancio della recente visita di papa 'Wojtyla in Cile. In ogni caso,
pur riconoscendo nel crescente
impegno per la giustizia e la
pace di numerosi cattolici un
grosso segno di speranza, ci sono sembrati comunque assai
fuor di luogo sia il pesante clima di integralismo trionfalistico imposto alla Convenzione dalla componente cattolica, culminato nell’intervento dell’Arcivescovo locale all’assemblea conclusiva a nome della « Chiesa
che è in Catanzaro », sia l’indiscriminato corteggiamento dei
partiti nei confronti di un mondo cattolico che su disarmo, lotte di liberazione, obiezioni (ivi
compresa quella all’aborto), ambiente e via di seguito non è
mai stato così differenziato.
La seconda giornata è stata
dedicata in gran parte a lavori
di gruppo su 21 sottotemi accorpati in 4 aree tematiche: pace
e vita quotidiana; globalità della
pace: pace e sicurezza comune;
disarmo, per concludersi con
una tavola rotonda dal titolo
« La Convenzione interroga i partiti »: in realtà, è stato il Presidente nazionale delle ACLI, Domenico Rosati, a porre alcure
domande di carattere generale
a Luigi Anderlini (Sinistra Indipendente), Massimo Gerla (DP),
Giorgio Napolitano (PCI), Giulio
Orlando (DC) e Francesco Rutelli (PR).
L’Associazione
e altri progetti
La mattinata conclusiva si è
aperta con la lettura delle relazioni dei gruppi: una lunga e
variegata lista di considerazioni e di proposte espresse in linguaggi spesso assai diversi, da
quello della sinistra a quello del
movimento non violento, da quello dei cattolici a quello delle
donne femministe, che rinviavano a prossime iniziative di lotta, a incontri di studio e di approfondimento, a nuovi incontri.
Fra l’altro è stato presentato
l’appello per una Associeizione
o Lega nazionale per la pace,
già sottoscritto da circa 200
persone raccoltesi in apposito
Comitato promotore intorno al
vecchio nucleo deU’ormai disciolto Coordinamento Nazionale dei Comitati per la Pace. Il
Comitato, insieme con quello
per i referendum antinucleari,
ha già indetto per il prossimo
26 aprile, primo anniversario del
disastro di Cernobyl, una manifestazione - catena umana
dalla centrale nucleare di Caorso all’aeroporto militare di S.
Damiano Piacentino, una delle
basi dei bombardieri da primo
colpo dell’Aeronautica militare
italiana: un’iniziativa che lega
la lotta per la pace alla lotta
per la difesa dell’ambiente, a cui
sia la CP BMV che la Fed. Giov.
Evangelica (FGEI) hanno già
aderito insieme con un arco di
organizzazioni che vanno dai
cattolici delle ACLI, delle riviste
« Nigrizia », « Missione Oggi » e
« Testimonianze », dal Centro Interconfessionale per la Pace di
Ronia'-sino^ alle associazioni ambientaliste, e dalla Federazione
dei giovani socialisti a Lotta
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L’Italia
e il commercio
delle armi
« Come adoperarsi perché si
costruisca un movimento per la
pace senza ipoteche politiche e
religiose, autonomo nel suo pensiero e nelle sue iniziative » a
dispetto della « enorme difficoltà di un impegno spesso in
contrasto con interessi grandi
e piccoli, lontano dalle contorsioni della politica-spettacolo,
testimonianza individuale e atto
sociale? ». Ecco uno degli interrogativi di fondo cui i promotori delTAssociàzione per la pace
vogliono tentare di dare una risposta. Vale la pena di dar loro una mano.
Bruno Gabrielli
Chi vuole contribuire al
progetto dell’Associazione per
la pace può scrivere a:
Comitato Promotore
Associazione per la pace
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Tel. 06/35791 o 3579231
Anmesty International (A. I.),
l’organizzazione che si batte per
i diritti umani in tutto il mondo, ha anche preso in considerazione il commercio internazionale delle armi, pur non entrando in merito sulla legittimità di
questo genere di esportazioni.
Essa infatti, a prescindere dal
sistema economico o politico in
vigore in un determinato Paese,
desidera occuparsi solo dell’osservanza dei diritti umani compresi nel proprio mandato.
Uno dei maggiori strumenti di
lavoro per la battaglia contro
gli abusi è la promozione di garanzie legali nei confronti delle
forniture di materiale di armamento, di sicurezza e di equipaggiamento per le attività di
polizia e di addestramento che
potrebbero contribuire alle violazioni dei diritti umani nei Paesi importatori.
Il bollettino di A. I. dello scorso gennaio cita ad esempio il
caso dell'Inghilterra, che ha inviato nel 1984 i suoi addestratori (oltre alle armi) in 21 dei
Paesi citati nel Rapporto annuale di A. I. Come logica conseguenza, questa Organizzazione ritiene necessario promuovere, in
tutti i Paesi esportatori, quelle
garanzie che permettano di controllare il movimento di questo
genere di merce e l’uso che ne
viene fatto.
Anche la sezione italiana ha
intrapreso alcune iniziative rivolte a promuovere una legislazione nazionale sul commercio delle armi che recepisca i suggerimenti di A. I.
Fin dal 1975 — come ricorda
il bollettino dello scorso febbraio — A. I. ha condotto un’inchiesta su 25 Paesi relativamente alla legislazione sul commercio delle armi. Da questa panorarnica
è risultato ' che l’Italia èra' uno
dèi tre Paesi che non aveva una
regolamentazione specifica in tale settore. Solo nel 1985 il Governo italiano ha depositato in
Parlamento un disegno di legge
in materia e nel 1986 si è finalmente giunti alla stesura di un
Testo unificato che ha accolto
le proposte di varie forze politiche. Attualmente però questo
Testo è fermo presso le Commissioni riunite Difesa ed Esteri della Camera dei deputati ed
òvviamente, stante il perdurare
della crisi politica, non si può
prevedere quando esso verrà trasformato in legge.
Secondo le proposte di A. I.,
sezione italiana, i iifihéipi. fondamentali ed irrinunciabili di tale legge devono essere i segmenti: .
1) subordinazione della licen
za di esportazione alla situazione dei diritti umanP-nel -Paese
ricevente; -i>\ ; ,
2) non segretezza • della for
T rasparenza
(segue da pag. J)
nitura d’armi: tutte le forniture,
secondo A. I., devono essere rese note in anticipo al Parlar lento ed al Paese;
3) controllo parlameli'are
sull’applicazione della legge;
4) controllo governativo ull’uso finale del materiale esportato affinché non venga usatu (o
riesportato) al fine di violale diritti umani;
5) costituzione di una struttura parlamentare atta a iiiedere ed a ricevere informazioni
sui diritti umani anche da parte
di Organizzazioni non governative come A. I.
Questi punti fondamentali sono stati resi noti a tutti i membri delle Commissioni Difesti ed
Esteri della Camera col dup.'ice
scopo di illustrare da un iato
le preoccupazioni di A. I. e. ;iall’altro, di chiedere Tintroduzione
nella legge dei principi summenzionati.
Per il momento, non resta ^ìie
esprimere l’augurio che tali irrinunciabili esigenze vengano recepite dalle Commissioni noi. ippena saranno in grado di inzionare onde si possa cosi innestare una sorta di inversi me
di tendenza in questo settore lei
sempre più vasto e mortale mercato delle armi.
Roberto Pi mot
• L’Eco delle Valli Valdesi »; Rea.
Tribunale di Pinerolo n. 17S.
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio Gardioi (di-.itore). Paolo Florio, Roberto Giarene, Adriano Longo, Giuseppe Piatone (vice direttore). Comitato ii
redazione: i redattori e: Mirelia
Bein Argentieri, Valdo Benecchi,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nltti, Piera Egidi, Claudio H. Marte'!*.
Roberto Psyrot, Sergio flibet. Massimo Romeo, Cesare Milaneschi,
Marco Rostan, Mirella Scorsoneiii,
Liliana Viglielmo.
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00961 voi. 10 foglio 481.
vità di vita, in modo coerente,
con una condotta trasparente
perché quotidianamente illuminata dalla Grazia del Signore ».
La coscienza allora può diventare simile a certi laghetti di alta
montagna, circondati da viole
profumate e rododendri; l’alpinista che si diverte a buttare dei
sassolini nel lago può contemplarne la traiettoria sino in fondo, grazie all’assoluta trasparenza,
limpidezza, purezza dell’acqua
ancora risparmiata dall’inquinamento. Gustavo Bouchard
Abbonamenti 1987: Annuo L. 31.000;
Semestrale 16.000; Estero 55.000(posta aerea 84.000): Sostenlt. 70.000;
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