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LA BllO^A IVOYELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PRBZZO DMSSOCIAZIO:WE
Torino, per un anno ... L. 6 »
» per sei mesi ...» 4 »
fer le provincie e l’estero franco sino
ai confioi, un anno . . L. 7 20
per sci mesi , » S 20
La direzione della BUONA NOVELLA ^
in Torino, casa Bellora, via del Valentino, n" 12, plano 3’.
Le assuciazioni si ricevono da Cahlotti
Bazzabini e Comp. Editori Librai in
Torino, sotto i portici di Po, n» 39.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradetta.
le conversioni al protestantismo della scora novxLi.A — Libertà di coscienza e ¿i
culto (articolo quinto): Seguito delle obbiezioni. —Corrispondenza religiosa. —
BiBLiOGBAriA, Il kuon capo d'anno del cattolico. — Notizie religiose. — PÌC~
monte. — Roma. — Inghilterra. — Irlanda. — Cronachetta politica.
lE CONVERSIONI Al PROTESTANTISMO
i)t:LL.\
BtrOIVA IVOrJEM.M,A.
Sotto questo titolo YArtmnia pubblicava nel suo supplimento di domenica scorsa un articolo che, ad onta
del poco gusto che ci sentiamo per
la polemica, e sopratutto per una polemica più 0 meno personale, ci fece
qualche piacere a motivo dell’occa-sione ch’ei ciporgea di fare viemeglio
conoscere quali sieno i nostri avversarli, e da quai parte, se dalla loro,
0 dalla nostra, sia maggiore la buona
fede.
Forse ricorderanno i nostri lettori
come V Armonia bramosa di farci
comparire bugiardi fm dal nostro primo numero, per poi dispensarsi dall’impresa (poco piacevole ne conveniamo) di « verificai-e tutte le notizie»
che saremmo per pubblicare, diede
eccezione a quella da noi portata in
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que] medesimo primo numero della
conversione alla fede evangelica di
gran parte del comune di Estissac e
Thuisy nel dipartimento dell’Aube,
e si fece scrivere dal luogo stesso
una lettera in cui il corrispondente
anonimo, sen za niegare assolutamente il fatto, lo riduceva a questo ;
che essendosi recato un Ministro
evangelico a predicare a Estissac,
« la cwríoíító trassevi per un sol gioi-no 120 uditori » e che « in appresso
l’udienza fu ridotta ad una trentina
di persone ».
Ricorderanno forse altresì i nostri
lettori, come a tali asserzioni del corrispondente anonimo dell’ Armonia
noi rispondemmo, nel nostro numero
settimo, col processo verbale {vidimato dal maire e firmato da tutti i
consiglieri presenti) di una deliberazione del consiglio municipale di
Estissac e Thuisy, in cui erano contenute queste proprie parole :
<1 Attesoché egli è un fattoch&cin<1 quecento abitanti di questo Comune
« appartengono alla chiesa riformata ;
« Attesoché esistono nel detto coli mune due chiese destinate al culto
« cattolico;
« Attesoché la Chiesa d’ Estissac
« pare piii che sufficiente ai bisogni
» degli abitanti che professano la re« ligione cattolica;
« Attesoché quella di Thuisy, a
« cagione dell'adesione per parte del« la maggioranza degli abitanti di
Il quella sezione del Comune, alla
» religione riformata, diventa fin
« d’ora vacante, o almeno di un uso
« quasi insignificante;..., opina di
« destinare specialmente la chiesa di
Thuisy insieme coll’annessovi pre« sbiterio al servizio del culto proli testante, e per servire d’alloggio al
« pastore di detta comunione ».
Siffatto documento parea fosse tale
da non ammettere risposta. Ma chi
non sa che quando, invece di cercare
sinceramente la verità si combatte
anzi tutto per un partito, le risposte
sono sempre possibili ? Chi non sa
altresì che è questo un mal vezzo
tutto proprio dei preti romani di non
voler mai aver torto, come se l’infallibilità che danno al sommo pontefice passasse più o meno intiera in
ciascheduno di loro ? Spinti dunque
da una di queste due passioni, non
sappiamo quale, o forse da ambedue
insieme, i redattori dell’Armonia non
si sono tenuti per vinti, e ad ogni
costo ci hanno voluto rispondere.
Ma come hanno risposto ? — Ad
un documento debitamente autenticato hanno essi opposto un altro documento munito delle stesse guarentigie ? — Neppure per sogno ci
hanno pensato: una seconda lettera
privata che si sono fatta scrivere da
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Eslissac, ecco tutto ciò che i redattori deli’Armonia hanno da presentarci
a sostegno delle loro asserzioni.
Ma almeno non avrà questa seconda lettera il grave diietto della prima,
di essere anmima'i — Anonima ancor questa; e se accade che ve ne
maravigliate, i redattori dellMmowia
vi acqueteranno col dirvi:
« Che se si tace il nome dell’auto« re, egli non è per altro se non
« perchè nei piccoli paesi in preda
« a gravi fermenti, torna sempre
« pericoloso alle persone di difendere
Il il vero ed il giusto ».
Il chè ci dà a credere che lo spirito dei primi martiri non si è trasmesso ai redattori dell’Armonia e ai
loro corrispondenti.
Ma per fermo non sarà quel corrispondente sempre anonimo, quel
medesimo che già un’ altra volta
diede prova 'di essere cosi male informato ? — 11 medesimo , o cari
lettori nostri, è sempre il medesimo,
e a qual fine, ve ne scongiuriamo,
cercarne un altro ?....
Ben è vero che i sig. Redattori
AeW Armmia, consci del poco credito
che si merita una tale corrispondenza, si dichiarano « pronti a prendere
« della veracità di essa tutta la rispon« sahilità, conoscendo essi appieno la
« persona che la scrive ». — Ma,
rispondiamo noi, se questa loro soli
darietà CÌ potea bastare quando non
esistevano fatti in contrario, come
vogliono essi che ci basti ora che i
fatti hanno palesato nel modo più
evidente la non veracità (ytàom che
parliamo con moderazione) del loro
corrispondente ? Come vogliono sovratutto che ci basti, quando ogni
frase di questa seconda lettera verrà
dimostrata una mentita che l’autore
dà a se stesso ?
« Signore! scrive egli, egli è veris« simo che il consiglio municipale di
Il Estissac e Thuisy ha preso la riII soluzione riprodotta dal giornale
^ protestante. Lo sapevo benissimo
« quando vi ho scritto ».
Ah ! questo è verissimo, e lo sapevate benissimo quando avete scritto
la vostra lettera! Noi ci rallegriamo
di sentirlo dalla vostra bocca. Dunque sapevate benissimo l’esistenza in
Estissac e Thuisy di 500 evangelici,
quando avete scritto all’Armonia che
quel numero era al più di una trentina ! Grazie della confessione, chè
se non foste voi stesso che lo dichiaraste, noi non ci potremmo indurre a
credere a tanta mala fede in un’uomo che con'isponde con un giornale
religioso !
Il Ma che significa finalmente (così
11 corrispondente) questo documento
di cui si mena tanto rumore ? »
Ciò eh’ ei significa ? signore corri-
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spandente ! Ei significa, non già che
voi vi siete ingannato (l’errore vostro essendo del tutto volontario a
seconda della vostra propria confessione), ma che scientemente, spontaneamente (ci duole di dovere dire quella
pai'ola) voi avete ajterato la verità
in modo da far arrossire ogni onesta
persona Se questo vi pare tanto
poco, peggio per voi, ma a noi educati ad altra scuola, questo ci par
molto ed anzi troppo !
« Vi dicevo (è sempre il corrispon■I deute che parla) che il comune di
« Estissac e Thuisy era da lungo
<1 tempo famigerato nel dipartimento
» pel suo cattivo spirito. Questo è il
« motivo per cui le elezioni munici« pali erano siate infelicissime. Tutti
« gli abitanti del comune, che qual« che cosa valeano per intelligenza,
n per considerazione, per posizione
« sociale, ne erano stati rigorosa« mente esclusi ».
Or anche ammettendo che tutto
questo sia l’esatta verità (cosa di cui
dopo quanto abbiam visto si potrebbe dubitare assai), che si arriverebbe
a provare con ciò ? — Questo solamente; che con un altro consiglio
municipale, composto di quelle persone che qualche cosa valeano (il parroco ed i suoi aderenti s’intende), non
si sarebbe fatta agli evangelici di
Estissac e Thuisy la concessione che
si è fatta loro di una chiesa e di un
presbiterio.
Ma intaccherebbe forse un tal rifiuto l’esistenza in quel comune di
500 evangelici ? Noi non lo vediamo
assolutamente e dubiliamo assai che
chiunque non è accecato dallo spirito
di parte, posssa trarne una tale conseguenza.
« Ed è perciò che, dopo che l’or« dine venne ristabilito in Francia
<( per l’energia del Presidente, il con• siglio municipale di Estissac e
Il Thuisy fu disciolto e surrogato «.
Signore corrispondente dell’Armonia ! 0 voi ci pigliate per più che
bambini, o bisogna ammettere che il
vostro religioso zelo vi ha tolto del
tutto il ben ’dell’intelletto. Eccome !
Che un consiglio municipale il quale
avea commesso un delitto così enorme agli occhi dei preti come quello
di destinare una chiesa, prima cattolica, al culto evangelico, perchè quei
cattolici che vi adoravano, si erano
dichiarati evangelici ; che un tal consiglio sia stato sciolto e surrogato in
Francia, dopo il 2 dicembre, vale a
dire dopo l’onnipotenza dei preti....
è questo il fatto che voi ci portate
a conferma che la notizia data da
noi era falsa, e per contro verissima la vostra denegazione !...
Ma non vedete che il contrario sarebbe stato incredibile, poiché è cosa
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accctlala come innegabile da tulli ;
1". che ora iu Francia i preti fanno
quel che vogliono; 2". che mai, potendolo, i preti non ricusano di valersi della forza per far ricredere dii
si oppone ad essi. E comunque sia,
anche questo ha egli menomamente
che fare colla esistenza o non esistenza in Estissacjg Thuisy di 500
evangelici ?
« Del resto dopo ii ristabilimento
« deirordine in Francia, molti di co« loro che si erano dichiarati prote« stanti a Estissac e Thuisy ritornano
« alia chiesa cattolica. Oggi stesso
« mi viene annunziato il ritorno di
u due capi di famiglia; altri verranno
« appresso ».
Dunque molii, vale a dire DUE
capi di famiglia fra tutti quei nuovi
convertiti, che sono deili (la cosa
non è avverata) essere ritornati alla
chiesa cattolica ! Due su cinquecenlo !
Due, dopo i fatti successi dal 2 dicembre in poi !.....Mille grazie
aucora , o Signore corrispondente ,
per questo dato preziosissimo ; poiché , ve lo diciamo francamente,
noi non credevamo quei convertiti così saldi e fermi da reggere alr impeto d’ avvenimenti, che hanno
fatto mutare opinione a uomini di
più gagliarda tempra.
Un’ultimo ringraziamento poi, noi
lo doljbiamo aW Armonia per la lezione
die ci ha dalo. Già lo sapevamo ciTie
un povero, un misero spediente è seni
pre infin dei conti il contrastare alla
verità conosciuta; ma essa, col suo
proprio esempio, ce ne ha dato testé
una prova che speriamo di non dimenticar mai.
■jihcrià «li coseieiiaa
e «li culto.
{Ari. quinto).
Seguilo delle obbiezioui.
V. Ferrari. Una Religione è l’assoluto; due 0 più religioni sono due
0 più assoluti che si negano, che si
maledicono a vicenda, e devono combattersi colla parola, cogli atti, col
fatto. Per sè stessa la libertà dei culti è la guerra civile.
Oss. e lìisp. Anche la scienza è
l’assoluto: vorrete voi non concedere
libertà alla scienza in paese d’ignoranti, perchè scienza e ignoranza
sono due assoluti che si negano ?
Siccome scienza e ignoranza assolutamente prese non possono andare
unite, eppure non impediscono die
sapienti e ignoranti stieno pacificamente insieme, cosi Religione ed empietà, incompatibih fra loro, si possono e si denno compatire benissimo
tra uomini religiosi e non religiosi,
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che si trovino essere in un medesimo
paese (d).
(d). 0 bisogna far plauso alla stupida
inquisizione di Roma che processò Galileo rome eretico per avere insegnato H
moto della terra intorno al sole, o convien confessare che la ragion filosofica
degli assoluti non serve gran fatto allo
ordinamento delle cose umane. Quanti
assoluli metafisici éd astratti cbe in fllosofia si escludono, pur li troviamo vicini e coDgiuDti in concreto, e nellapratica
loro applicazione ! In meccanica, in chimica, in astronomia, iu morale, in politica quante volle non ci avviene di avere
sott’occhio forze, tendenze, e movimenti,
e leggi che si contrastano le une le al tre,
eppure servono mirabilmente a un medesimo scopo ! Sieno pure le religioni ¡Dimiche fra loro, a noi basta osservare che
Cristo avverso ai farisei e odiato a morte
da loro, pur era continuamente con essi
nel tempio, con essi fra le turbe , e con
essi anche a tavola. Che se l’astio dei
Farisei non fu l'ultima delle cause di
sua crocifissione, ciò prova che N. S.
Gesù Cristo morì vittima pure di quel
sacerdozio politico , dalle cui persecuzioni ci può sol difendere la libertà
di coscienia per cui combattiamo^
Imitiamo Cristo che visse cogli scribi
e co’ farisei confondendoli, quando occorreva , collo splendore di sua divina
sapienza, ma non mai aizzando loro incontro le turbe, come essi facevano contro di lui. La religione che si fa intollerante e persecutrice è religion farisaica.
Quando non faccia mai da governo il
prete, ogni culto bada a sè stesso, e il
Musulmano e l'Ebreo , il Cristiano e
il Panteista, si rispettano da ottimi cilta
dini a vicenda, e ogni guerra di religione
è fatta assolutamente impossibile.
VI. Ferrari. Materialmente impossibile, la libertà dei culti riesce
nella pratica al dominio del governo
sui culti. Il governo interviene come
polizia; qui impedisce al clero di riunirsi in un sinodo, là vieta ai vescovi di carteggiare con Roma, altrove
sopprime alcune pratiche, altrove ne
reclama altre. Ma perchè sottoporrete
il sacerdote a una legge che forse il
suo dogma riguarda come empia ?
Perche farvi giudici del vescovo, giàdici del pontefice, giudici di Cristo ?
Perchè farvi dominatore dell’ Ebreo,
del Cattolico, e del Protestante P
Oss. e Risp. Non solo non è materialmente impossibile la libertà dei
culti, come qui asserisce il filosofo;
ma da quanto abbiam detto e raponato più sopra apparisce che in ogni
civil società è assolutamente necessaria. Nè il governo ha dritto alcuno
di procedere contro qualsia culto, che
nel solo caso in cui fosse oltraggiata
l’umanità o la giustizia (come abbiamo già dimostrato fin dal secondo
articolo), 0 il ministero del culto tendesse ad usurpare il potere e divenire, come dicevamo or ora, sacerdozio
politico. Di qui forse nacquero certe
leggi di Parlamenti, e di Imperatori
e di Re, le quali a rintuzzare lo spirito invasore del gesuitismo papale
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trasmodarono forse troppo in prescrizioni e divieti. Ma una volla ammessa come conviensi la libertà dei
culti, non vi ha cagion nè motivo che
mai debba adombrarne un governo
civile. Ne abbiamo esempio continualo e visibile in Inghilterra, e in
America, e poi anche nel Belgio, in
Allemagna, neU’Elvezia, e in Francia.
Certamente se un culto qualunque
minaccia d’invadere il poter governativo, è giusto che a lui si resista; ma
ciò sarà colpa o vizia di quel culto
particolare che si cambia in fomite di
cittadine discordie, non sarà mai
conseguenza nè frutto della libertà
dei culti (e).
(e). Per far conoscere un dove può e
deve stendersi ii poter governativo io fatto di culto, non sapremmo far meglio
che citare le sapienti parole del Sig.
Alessandro Vinet, nella sua Memoria
(premiata a Parigi dalla Società della
morale cristiana) in favore della iiherià
dei culti. Alla domanda, come fa il governo a riguardo degli altri bisogni sociali ? risponde = « Quelli che la socielà
* non può soddisfar da sè sola, il govern 00 li prende a soddisfar direltamentc;
n esso fa leggi, ordina le imposte, con« chiude i trattati, allestisce le annate,
« mantiene la polizia. Tutto che può fare
« la società senza suo intervento, esso lo
» lascia in balìa della medesima, e solo
« veglia che, soddisfacendosi ai differenti
« bisogni che si manifestano, non venga
« offesa la morale pubblica, solo funda
• mento di tutle le leggi. Applichiamo
I questi principii al sentimento religioso
; che è un bisogno : lo Stato lo ricono: sce, e lascia che provegga a'sè stesso,
' solo sta attento a non farsi imporre al: cuna violenza, e a impedire che ne
I venga danno alla società.
<c Perchè non rimanga nulla d’ oscuro
: in così importante soggetto, spieghiamo
: anche meglio questo pensiere.
« Nissun movimento intellettuale ha
luogo senza cagionare net pubblico
I qualche più o men vivo fermento, e
I senza risvegliare molte passioni. La
■ natura non ha stabilito fra gl’indiviilui
[ d’una stessa famiglia una perfetta
I identità, come nè tampoco l’ha fatto
: tra le foglie d’un medesimo ramo. Un
: opinione non invade di colpo tutta una
: famiglia; i legami del sangue, le com: muni abitudini hanno in ciò pochissimo
: valore; una verità compresa dal padre,
i non è considerata dal figlio; i figli
■ di un medesimo padre intendono un
> medesimo dogma in maniera affatto
' differente: non c’è rimedio: è una leg
I ge naturale così vera come è una pror fezìa del Vangelo.
« Testimonio lo Stato di queste peno
I se e inevitabili scissure, non potrebbe
r intervenire. A lui disdice di dominare
: sulle intime relazioni di famiglia; non
: vj ha legge che stabilisca come i mem; bri che la compongono debbano con
1 cordare nelle opinioni fra loro, e cbiat marsi conlcnli gli uni e gli allri. Tutte
■ le legislazioni hanno rispettato questo
i santuario egualmente sacro ed iuvio
■ labile come quello della coscienza,
c Ogni dì qualche difl'ormilà di concetto
IO d’opinioni politiche assolutamente
< separale dagli interessi comuni, basta
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it pur troppo a mettere il lievito della
« discordia nei membri d’una stessa fa<f miglia; là polizia non entra in questi
«T dispareri; lo Stato si riconosce incom« petente.
« Similmente accade delle opinioni re« ligiose; il ridurle all’ unità in un pae« se, in una famiglia non è impresa in
« cui possa mai riuscirvi la politica an» che la pili abile. Se però da queste
« divisioni uscissero fatti contrari alia
<t pubblica morale, allora lo Stato divien
« giudice competente, e può sentenziare
« e deve intervenire.
" Senza venir a fatti più gravi, re« stringiamoci a supporre che un fanatico,
« bramoso di far proseliti, meni fuori
« della casa paterna un fanciullo, o dòpo
« dì avergli ispirato sensi di disprezzo
« verso i suoi genitori (1), lo induca a
« fuggire da sè. Il padre del fanciullo
» ancor minorenne avrà tutta ragione di
« far ricorso al governo, che in simil
« caso non può ricusarsi. Perciocché se
• mai havvi principio evidente, sacro,
K conservatore, è quello sopra cui si fonre da l’autorità paterna; e senza tener
« conto delle particolari opinioni che
« sono causa della scissura, lo Stato è
« in obbligo di sostenere i dritti della oln traggiata paternità. Un dogma che sot« tragga uD fanciullo all’àutorità di suo
« padre, non potrebbe esser vero agli
« cechi del governo; e vero o no, va sog« getto ad altro principio che lo vince
« per previdenza, ed è quello dell’amor
(1) DI qnesti fatti frequenti fu testimonio ogni
paese italiano, dove erano gesuiti. Infervorano di
andar con loro i fanciulli, • li fanno fuggir ili
<asa.
« figliale, che deve di preferenza venir
« protetto dal governo.........
« Salvo simili casi l’autorità civile deve
« star fuori affatto dall’ amministrazione
<1 delle cose sante, perchè la socielàreli« giosa è di sua natura separata del
« tutlo dalle istituzioni civili ».
Da questi principii il dotto autore de^
duce a rigor di logica le conseguenze
che seguono:
1. 1 membri di qualunque società religiosa debbono godere i medesimi diritti
civili e politici degli altri cittadini. La
loro credenza non deve esser titolo d’anrmissione nè di esclusione. Io non veggo
ragione (osservava fin dal marzo 182i,
il Sig. Paley,nella Rivista di Edimburgo)
perchè uomini di religion differente non
debbano sedere a un medesimo banco di
consiglio, deliberare nella medesima riifnione, combattere nelle medesime file,
come fanno uomini di contrario parere
sopra un oggetto qualunque di storia naturale, di filosofia 0 di morale. Non sr
debbono mettere a prezzo di coscienza v
dritti civili, nè vendere la libertà di offerire a Dio il cullo che a ciascuno è dettato dal cuore. Quali frutti sperar da un
governo che ponga per condizion necessaria all’esercizio dei dritti di cittadino,
la professione d’un sistema teologico ?
La storia ci ammaestra che sempre con
tal metodo si è dischiuso l’adito all’ipocrisia, alla finzione, allo spergiuro.
2. Ogni società religiosa va lasciata
libera di agire secondo i suoi principii,
nè il governo la deve inceppare, o dare
a’ suoi alti che sono essenzialmente .«pirituali, verun effetto civile; quindi offendono la libertà religiosa quei governi che
richieggono, a cagion d’esempio, la fede
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della confessione ai caUolici come condizione di animelterli ad un impiego; o
dalla censura tutta spirituale delia scomunica, fanno dipendere la privazione dei
dritti civili, 0 altra qualsia applicazione
di pena legale.
3. Lo Stato come Stato non ha nulla
che dividere colla Chiesa, fosse pur riconosciuta per la Chiesa dello Stato, nè la
Chiesa, come società puramente spirituale, non ha nulla di comune collo Stato.
L’idea quindi semplicissima di fare del
matrimonio un contratto civile, lasciando
alla coscienza d’ognuno la scelta della
sanzion religiosa, è un'idea eminentemenle morale. È da leggere su tal proposito la dissertazione bellissima del Sig.
Bellot negli Archivii della Legislazione
pubblicati a Ginevra. Ivi è con evidenza
storica dimostrato che la validità dei
matrimonii venne assai tardi nei paesi
cristiani assoggettata alla benedizione religiosa.
VII. Ferrari. Proclamate il diritto
della scienza, o lasciate libero Terrore del culto; dichiaratevi superiore a
Mosè, a Cristo, e a Lutero, o dichiaratevi inferiore al vescovo, al pastore
ed al rabbino. Non v’ha mezzo: non
si scioglie problema cou ragioni di
polizia, di convenienza, di opportunità; colla sola libertà astratta non si
giunge a giustificare il menomo editto, la menoma intrusione.
Oss. e Risp. Quanto a noi la scienza non ha bisogno che il governo ne
proclami i diritti;essa li porta con sè;
le basta che il governo la lasci libera
di sè, non le metta pastoie. 0 coglie
nel vero, o cade in errori; al governo non deve importare. Solo quando
la scienza, nell’applicazione delle sue
teorie, facesse pericolo alla vita dei
cittadini, come può accadere alla medicina, se in paesi incolti si lasci impunemente esercitare da persone
ignoranti o ciarlatani, sarebbe obbligato il governo ad occuparsi di lei
per arrestarne o impedire i danni.
Questi però sono casi particolari che
nulla tolgono al principio generale
di libertà, la quale va lasciata interissima alla scienza.
Lo stesso dicasi della Religione. 0
essa professa un culto di verità, o
un culto superstizioso: il governo non
ha dritto a correggerla, fuorché nei
casi che abbiamo accennato nel secondo articolo. Non occorre perciò
che il governo si dichiari nè superiore, nè inferiore a verun capo e fondatore di religione. Quando in ogni
religione sia salva quella pubblica
morale, senza cui non vive alcuna
società, il governo è in dovere di rispettarle tutte, sieno vecchie o nuove,
sieno di credenti o musulmani o
cristiani. Il governo, come supremo
potere politico, riguardar deve ogni
religione come fosse una spontanea
associazione di cittadini e nulla più (/).
(/■j.ilcuni contro la libertà dei culti invocano in Piemonte il primo arlicoio dellp
10
Statuto, che dichiara essere religion dello
Stato la cattolica romana. 0 ciechi non
veggono, 0 ippocriti fingono di non vedere
che questo arlicoio inteso a modo loro,
dovrebbe significare che lo Stato non riconosce per membri suoi, nè ammette
agl’impieghi, agli onori e alle ricompense
coloro che non professano la religione
che egli ha dichiarata per sua. Tutti questi
cittadini sono agli occhi suoi come posti
fuori dello Stato e senza dritto di’godere
d’alcuno de’suoi vantaggi, ma però soggetti a portarne tutti i pesi, cotalchè non
sieno mai dispensati da nissuna delie parti
onerose della società. Non è qui palpabile
e flagrante la ingiustizia? E qual relazione vi ha fra il culto e gl’ impieghi? tra
l’ossequio che si tributa a Dio, e i servigi
che si prestano ai principe ed alla patria?
“ Si può mai credere che uno Statuto, fatto
per chiamar tutti i cittadini al godimento
dei dritti civili, incomincii dall’inüiggerea
più migliaia la pena della privazione di
quesli dritti ?
Aggiungete che dallo Statuto medesimo
è riconosciuta legale la esistenza degli altri culti; eciò bastantemente dimostra che,
nello spirito della legge, !a Religione di
Stato non esclude le qjtre religioni, e dovendole anzi tollerare vicino a sè, ne deve
per conseguenza rispettar 1’ esercizio, e
lasciarle pienamente libere nei rispettivi
lor culti.
InQne lo Statuto concede i dritti civili
in tuttala lor pienezza, anche ai cittadini
di religion diverse da quella dello Stato.
Dunque l’interpretazione del primo articolo non può essere mai quella che pretendono i giornali del chiericato, ma solo
quella che diede il professor Melegari
dalla cattedra della nostra Università To
rinese, che cioè lo Stato adempirà i suoi
doveri solenni di Religione, come ha praticato fin qui, nel culto della Religione
della maggioranza, che viene perciò decorato del titolo di Religione di Stato. Da
ciò le viene quel posto di preminenza civile che occupa sopra le altre che non
sono religioni di Stato; da ciò quei maggiori stipendii ed onori conceduti a’ suoi
ministri; da ciò le incumbenze civili di
assistere nei spirituali bisogni gl’ istituti
che dal governo dipendono.
Un governo qualunque, che voglia prescrivere le forme di religione e di culto,
è incompatibile coi dritti della libertà individuale riconosciuta e guarentita dallo
Statuto di Re Carlo Alberto. Sappiamo che
questo illustre martire della indipendenza
italiana interrogato più d’una volta al
suo letto di morte dal sacerdote che
l’assisteva, se nulla il rimordesse di quanto avea fatto negli ultimi rivolgimenti d’Italia (e vede ognuno che ci entrava non
solo la guerra coll’Austria, raa ancora la
concession dello Statuto, e la conversione
per conseguenza degli ordini Monarchici
puri in Monarchici costituzionali, con tutte
le libertà religiose e politiche), rispose che
era la sua coscienza tranquilla, e posto
per mille volte nelle medesime circostanze,
ri tornerebbe per altrettanteafare lo stesso.
Tutti in Piemonte rendiamo omaggio
alla verilà, ritenendo che l\e Carlo Alberto
era uomo d’animo cavalleresco e di più
che timorata coscienza. È dunque un insulto all’ onore e alla memoria di quel
Re, il chiamare empia la libertà religiosa dei culti, che sta, per chiunque lo
voglia vedere , così espressamente data
dal suo Statuto.
11
CORRfSPONDEm RELIGIOSA.
Torino febbraio 18S2,
Mio carissimo amico
Ecco completarsi il terzo anno che mi
SODO in esiglio; il quale, a dir vero, finché starò in qualunque cantuccio d’Italia
non si ridurrà che a lontananza della famiglia. L’essere sotto lo stesso cielo, tra
persone che parlano la nostra lingua e
che più 0 meno hanno i medesimi costumi
e I medesimi sentimenti, son cose che tolgono all’esiglio tutto ciò che possa esservi
di nostalgico e lo fan parere una mera
lontananza: però cosi cangia di nome il
dispiacere, non d’intensità; né credere che
lo scorrer del tempo lo mitighi, poiché
nell’ultimo giorno dell’anno si sente nel
modo istesso come nei |)rimo. Eppure è
questa la prima volta che debbo scriverti
come mi senta allegro e fortunato d’esser
escilo dal paese natale. Ora più che mai
son persuaso che noi stessi siamo i fattori
del nostro stato morale, e spesso un sentimento di più 0 di meno decide della felicità 0 dell’infelicità d’un uomo.
Ti ricorderai che ne’ primi tempi del
mio esiglio non mancava scriverli qualche
pensiero religioso, e tu mi incoraggiavi
eolie tue affettuose risposte. Poi ne tacqui,
c invano tu mi richiamavi a quello stesso
tenore; le mie lettere allora li saran potute sembrare un argomento certo che nel
mio spirito era avvenuta una notevole mutazione. Finalmente da un sei mesi in qua
avrai potuto notare nel mio stile un certo
che d’inceppato, un qualche pensiero che
quasi temeva di svolgersi abbastanza, un
accennare a religione, ma in un modo da
indicare più l’affetto ad essa che il modo
come da me fosse intesa. Io non so qual
sensazione ne abbi potuto ricevere; non
so se abbi sospettato in me qualche caogiamenlo più radicale; so però che ne’nostri paesi si sofTre meglio l’incredulità che
il lasciar la religione detta de’padri; e mi
consolo pensando che in te troverò altra
disposizione, e che sei pronto, non solo a
rispettare in altrui quel che è creduto
vero, ina ancora ad abbracciarlo quando
te ne convinci. L’alfelto che esiste tra me
e te nuD ci ba giovato forse fin dall’infanzia a metter tra noi comunanza d’idee?
e su questo punto dimenticherò mai quanto
debbo a te che mi superi e per età e per
sodezza d’ingegno?
Tu sai cbe io escii dalla mia terra natale con que’ sentimenti religiosi che i
nostri genitori ci avevano così aiTettuosamente ispirali. Oh quanta gioia provavo
(nè la memoria me la sminuisce pur
adesso] pensando a quella cara infanzia,
quando la buona mamma ci addestrava
nelle preci cristiane e ci spiegava i misteri della religionef Non v’ ha dubbio
però, che seguendo gl’insegnamenti della
comune religione, le massime che ci venivano inculcate nella casa, nelle scuole,
nelle chiese e nefla confessione erano timor di Dio, amore alla Vergine e ai Santi,
cieca obbedienza alla Chiesa, e si credeva
così esaurire tutti gli obblighi e i sentimenti cristiani. Non dico si fosse taciuta
afTatto d’amor di Dio, d’adorazion di Cristo, di Evangelo, ma in sostanza il beneficio della redenzione era male inteso o
almeno poco o nulla spiegato; Cristo era
lontano da noi e più inaccessibile che la
Madonna e i Santi; e una Bolla od un
Concilio rendevano inutile qualsiasi passo
della Scrittura. Si domandava molto al
12
cristiano e poco gli si dava; c il salvarsi
or sembrava una cosa impossibile, ed or
agevolissima, con l’intercessione di qualche santo e colia celebrazione d’ una
messa. Le cerimonie affogavano il dogma,
le pratiche vincevano l’affetto, anzi si ponevano in suo luogo, e il dogma stesso
non doveva sembrar sublime che a forza
d’intralciarlo e d’esagerarlo. Potrai negare, 0 mio piii che fratello, che quella
religione altro non fosse che una legalità,
e che senza saperlo si era Farisei in una
religione, la quale secondo la meute del
suo divin fondatore, dev’esser tutta spirilo
e carità? In lutto bisognava vedere non
ciò che ha detto Cristo, ma ciò che volevano i sacerdoti; e la Bibbia altro maggior rispetto non poteva ottenere, se non
quello di considerarla come un libro
chiuso a chi sacerdote non fosse. T’assicuro che lutto quell’apparato mi apriva
nel cuore una vacuità indefinibile, che
non avreijsaputo confessare nè a te, nè ad
altri, poiché avrei vergognato di dir cosa
che, a quanto mi sembrava, non era sentita da alcuno. Oh com’è difficile scovrire
un errore rispettato, amato e scrupolosamente seguito da persone a noi care! La
forza dell’affetto che a T]ueste si porta ci
conduce ad abbellir l’errore d’una veste
candida e lucente, e non tanto lo'riveriamo
come idea in sè, quanto come emanazione
di coloro che amiamo.
Finché fui nel seno della famiglia, bene
0 male restai in quelle massime superstiziose, e credeva un gran merito a serbarle senza ragionarvi su nè punto, eè
poco: De Rege panca, de Deo nihil. Non
pertanto quando, sendo poco men di tre
lustri, mi posero allo studio della DIosoGa,
non vi progredii senza che mi sopravve
nissero dubbii molto scrii, che, a dirti il
vero, mi facevano pena, e [tanto più che
nou osai mai svelarli ad alcuno. Que’dubbii però attaccavano non solo l’errore, ma
anche quel vero che pur vi stava negl’insegnamenti religiosi da me ricevuti, onde
non potevano menarmi ad alcun sentiero
plausibile. Però divennero così forti, che
mio malgrado s’impadronirono di me; la
mente era debole e avida di sapere, il
cuore non aveva mai sentito potente e durabile affetto religioso da controbilanciare
quello che ogn’uomo sente per il sapere,
e quindi mi diedi a ragionar su que’dubbii. Dissi fra me: Cartesio cominciò a dubitare; comincierò anch'io cosi. Ma qual
risultamento n’ebbi! La mia debole intelligenza travolta in quel turbine, andando
a tentoni, nulla trovando di sodo, cadde
nello scetticismo: fu il cammino che mi
sembrò più logico. N’ebbi orrore, ne sentii
una ripugnanza fortunatamente invincibile: timido, sfiacchito, quasi trascinalo
rifeci i passi, mi gittai nella persuasione
che l’umana ragione è impotente a lutto,
meno per dubitare; e povero filosofo di
sedici anni, conchiusi ;magistralmente che
le massime ricevute dall’ infanzia bisognava serbarle intatte sotto pena di uccidere lo spirito col dubbio inestricabile.
Allora, almeno intelietlualmente, il trionfo
della religione ricevuta mi sembrò completo; e in quello stato non essa soltanto,
ma avrei ritenuto pure il maomettanismo,
tanto sentiva la necessità di estinguere in
me quel terribile rivolgimento che lo scetticismo m’aveva arrecato. Fermo in ciò,
non mancarono de’dubbii or forti, or passeggieri, a sbalzi, ma mi ricordava delle
conseguenze cui m’avevauo condotto, c ia
scelta non lardava a farsi sentire nel cuore.
13
Questa lotta, quest’andirivieni di peusamenti che mi rendeva sospetto fino il ragionamento fu in me fino a che non escii
dalla patria.
Poiché questo sarebbe come il primo
stadio della mia povera vita, così lascio
qui questa prima lettera, e in altre successive li parlerò del resto. Dio voglia che
come io m’induco a svelare de’fatli passati nel mio intimo, così tu ne possa cavare qualche utile insegnamento per trovare quel vero che nel paese ove stai è
coverto di spesse tenebre.
Addio per ora, ecc. ecc.
BIBLIOGRAFIA
IL, Buoar CAPO d’aivsto
DEI. CATTOIilCO
Torino 18S1. Tipografia Eredi Botta.
Questo piccol libretto in SS“, é la 33»
dispensa di una collezione di buoni libri,
e ci dispiace di trovarla non buona. Imperocché non é ivi ben definito qual
sia la vera chiesa'di Cristo; e l’autore anonimo pare che sia egli stesso imbarazzato
a spiegarsi co’suoi lettori, perchè ora ne
parla come di madre che partorisce gli
uomini alla vita, ora ne parla come di un
tribunale che dà sentenze innappellabili,
ora la fa padrona d’interpretare, senza
vincolarsi a legge alcuna, i passi oscuri
della sacra Bibbia (p. 20, 27), ora la loda
perché venne come a legarsi le mani,
promettendo nel concilio di Trento di tenersi nelle sue interpretazioni all’ esposizione de’ padri e dottori, ora la trasforma
in lontana di grazie e di perdono e di salute, cotalchè basta aver fede in lei per
salvarsi, e vuole che per amor di lei si
armino i fedeli contro gli empi, come fece
Giuda Maccabeo conlro Antioco. Richiama
con gioia e propone d’ imitare quei felicissimi tempi quando ella credette bene
fare il primo appello alle armi e furono
visti tanti suoi figli..... armati il petto
culla croce di Cristo, volare e fulminare i
nemici di lei non meno che della società, e
coglier trofei e riportarne allori di che incoronarsi (p. 74, 75). Abbiamo cercato
indarno una parola istruttiva sulla vera
fede che salva, su quella vera Chiesa di
Cristo che é il vero regno di Dio, perché
chi vi entra non può fallire alla celeste
eredità. A dir tutto in breve, leggendo
quel libro non siamo riusciti a comprendere a quale delle tante comunioni cristiane appartenga l’autore colla sua Chiesa. I buoni libri noi li accettiamo sempre
volontieri da qualunque mano ci vengano,
ma non sapremo mai considerar per tali
quelli che ci lodano come imitabili i tempi
delle guerre di religione. Por noi il Vangelo è legge di amore, di fratellanza e di
vicendevole compatimento. Se noi non ci
sopportiamo gli uni cogli altri, ma per
ogni religioso dissenso vogliam fare i
Maccabei colla spada in pugno , non
sappiamo piii qual significato possono
avere le seguenti parole evangeliche :
«Noi,4)erciocché amiamo i fratelli, sap
0 piamo che siamo stati trasferiti da morte
II a vita : chi non ama il fratello, dimora
II nella morte. Chiunque odia il suo frati tello è omicida. E voi sapete che ogni
«omicida non ha la vita eterna dimo<1 rante in sè. In questo noi abbiam conoII sciuto l’amor di Dio, che esso ha posta
Il l’anima sua per noi ; ancora noi debbiali mo porre le animo per i fratelli » (E il
14
nostro autore ci parla di ucciderli: come
conciliar colle sue, le parole del Vangelo
o Noi siamo da Dio: chi conosce Iddio,
« ci ascolta : chi non è da Dio, non ci
«ascolta: da questo couosciamo lo spile rito della verità, e lo spirito dell’errore.
« Amiamoci o carissimi, gli unì gli altri :
« perchè la carità è da Dio ; e chiunque
« ama, è nato da Dio e conosce Iddio.
<• Chi non ama, non ha conosciuto Iddio:
« perchè Iddio è carità. In questo si è
« manifestata la carità di Dio inverso noi,
li che Iddio ha mandato il suo Unigenito
« nel mondo, acciocché per lui viviamo. In
« questo è la carità, non che noi abbiamo
« amato Iddio, ma cbe egli ha amati
« noi, ed ha mandato il suo Figliuolo, per
K essere purgamento dei nostri peccati.
« Carissimi, se Iddio ci ha così amati,
« antera noi dobbiamo amategli uni gli
« altri (1 Giov. HI, iV) ».
HTOTIZIE REliieiOSE
Piemonte. 1 lettori della Suona Novella sentiranno con vera soddisfazione
ch’essa venne, con speciale decreto dei
22 gennaio 18S2, dichiarata degna dell’onore deiriNDicE, per parte delia Santa
Congregazione incumbenzata della dispensa di tali favori.
Roma. La sacra Congregazione dei Riti
confermò con decreti del 16 gennaio tre
atti per la beatificazione e canonizzazione
di tre servi di Dio: cioè, 1” La segnatura
della Commissione per l’introduzione della
causa del servo di Dio, fra Stefano Beile
sini, sacerdote professo dell’ordine degli
eremiti di Sant’Agostino, morto nel 1840;
2’ La conferma di un processo nella causa
del venerabile Majella, laico professo della
congregazione del SS. Redentore; 3“ La
conferma di una sentenza nella causa
della serva di Dio Suor Maria, crocifissa
delle piaghe di N. S. G. terziaria dell’ordine dei Minori scalzi di S. Pietro di Alcantara. (L’Armonia).
A rischio di procacciarci un nuovo rabuffo per parte del Cattolico, noi ci faremo
ancora lecito di domandare: su qual passo
degli Evangeli o degli Atti o delle Epistole sieno fondati tali decreti.
I.NcniLTERRA. — Il miracolo di San
Gennaro a Birmingham.—Il dottor Cumming è un celebre e zelantissimo pastore
inglese che ha impreso a confutare Io
asserzioni del clero cattolico in Inghilterra, e vi riesce luminosamente e con
gran successo. Ha tenuto testé a Birmingham una riunione ove si trovavano
quattro mila persone, e il cui scopo era
di studiar da vicino é smascherare i miracoli cattolici moderni. Quel che aveva
promosso questa riunione era stata la dichiarazione recentemente fatta in pubblico dal dottor Newman, il piii noto degli
ecclesiastici anglicani divenuti cattolici,
cioè ch’egli crede a tutti que’miracoli, e
ne enumerava in quell’occasione alcuni
dei più ridicoli, come di San Filippo Neri,
di San Gennaro di Napoli ecc. Quest’affermazione, che ricordava il Credo quia
absurdum di Sant'Agostino, fece gran rumore, e la seduta di Birmingham u’è stato
un risultamento.
Dopo una preghiera pronunziata da un
15
altro paslore, il reverendo dottore Curaming ha attirato durante tre ore l’altenzlone dei suo numeroso uditorio, spiegando per quali mezzi fìsici, meccanici e
chimici possono esser operali i diversi miracoli moderni, e facendo conoscere la
grande nullità storica delle leggende e
delle tradizioni su cui que’prodigi si basano.
11 dottore Cumming ha provato con una
semplicissima esperienza di fisica l’estrema facilità con cui si può non solamente
non ammettere il miracolo, ma operarlo.
EgU ha liquefatto, tra gli applausi de’suoi
quattro mila uditori, non già del sangue
di San Gennaro (non ne aveva), ma della
conserva di rosa, fatta rossa colla droga
detta sangue di drago: ha riprodotto con
ciò esattamente il miracolo.
Ma noi abbiamo una miglior confutazione di quel miserabile miracolo napoletano: essa consiste nel paragonare la
balordaggine di questo prodigio periodico
che nou ha scopo, nè significato, e che
avvienne una volta ali’ anno nel fondo
della stessa ampolla, co’miracoli tutti sì
semplici, si fecondi, si toccanti, e così
pieni d’una carità e d'una dignità interamente divine, che l’Evangelo ci racconta.
{Le Lien).
Irlanda. Progressi ognor crescenti delVEvangelo: «Una corrispondenza del Bulletin du monde chrètien contiene quanto
segue: «Molte chiese evangeliche nella
diocesi di Killaloe, che, non ha guari,
avevano pochi uditori, presto non basteranno pili a contenere le congregazioni
che ora vi si raunano ogni domenica, quasi
intieramente composte d’antichi cattolici
romani».
— Seotianio che a Belfast, le prediche
di controversia sono vieppiù frequentate
dal cattolici-romani. L’adunanza si è fatta
così numerosa da qualche tempo, che il
Reverendo Campwel, si è visto costretto
a provvedersi di un ampio locale, onde
ammettere parecchie centinaia d’uditori
che la scuola non potea capire.
— Domenica 28 dicembre, il S. James
Heon Crowe Esq. ingegnere clrile a Clouran, ha abbandonalo la chiesa romana per
entrare nella evangelica.
CRONACHETTA POLITICA.
PrEMONTE. — Martedì 10 febbraio è
stato definitivamente votato, dopo una
discussione di 8 giorni, il progelto ministeriale portante modificazioni all’ editto
sulla stampa, del 26 marzo 1848. Il fatto
più spiccante di questa discussione è stato
la quasi rottura, operatasi tra il Ministero
e l’estrema destra, capitanata dal Deput.
Menabrea. Questi proponendo al Ministero
di saltare il fosso, vale a dire, di mutare
radicalmente la legge sulla stampa, per
renderne la repressione più efficace, il
conte di Cavour, a nome suo e dei suoi colleghi dichiarò solennemente, che se riguardo alla politica estera, il Ministero aveva
stimato necessari i proposti provvedimenti,
lo slesso era fermamente deciso, per quanto
spettava alla politica interna, di lasciare
alla stampa ogni possibile libertà, la ripressione oltre un certo limite essendo
rimedio peggiore del male, e quindi di
respingere la proposta del Deputato Menabrea, anche a costo di perdere il suo
16
appoggio polilico, e quello dei suoi amici.
Stati romani — In Ancona, un tale
Traversa Giovanni venne dalla congregazione criminale della curia vescovile
condannato ad un anno di opera pubblica come bestemmiatore. Il pro-vicario
avea ingiunto di più che a causa del pubblico esempio, fosse in un giorno festivo
tradotto sull’uscio della chiesa del Sacramento, ed obbligato a rimanere in ginocchio, durante la messa cantata, avendo
in mano una candela accesa, ed alle
spalle un cartello a lettere cubitali portante Pubblico Bestemmiatore. — Il che
fu eseguito nel giorno di domenica, 23
gennaio.
Napoli. — Alcune riduzioni e condo
■ nazioni di pene per reati politici e comuni
sono state fatte, sulla proposta del Ministro di Grazia e Giustizia.
— Si parla sempre della nuova costituzione, ma fino ad ora le sono voci e
nient’aitro.
Francia. — Nel Moniteur del 2 febbr.
è stata pubblicata la legge elettorale di
cui ecco le principali disposizioni: sono
elettori, senza condizione di censo, tutti
i Francesi, in età di 21 anno, che godono
i diritti civili e politici. 2“ Sono elegibili
senza condizione di domicilio, tutti gli
elettori in età di 23 anni. 3*’ V’ha uu
deputato per ogni 3SOOO elettori, cioè in
totale 261. L’Algeria e le Colonie non
nominano deputati, i" La nomina dei
deputati si fa nel capo-luogo d’ogni comune, a scrutinio segreto. 5" La lista
elettorale, fatta dal sindaco, comprende
tulli gli elettori che dimorane) nel Comune da sei mesi almeno. Sono esclusi
da questa lista tutti i colpiti dalla giustizia
0 dalla pubblica infamia. I collegi elettorali sono convocati per il 29 febbraio.
l.NGHiLTEBRA. —11 3 febbraio la sessione del parlamento fu aperta dalla Regina
in persona, colle consuete formalità. Il
discorso d’apertura non contiene fatti
meritevoli di speciale menzione.
—Il i ebbero luogo alla Camera dei Comuni le spiegazioni sì impazientemente
attese intorno aH’uscita dal Ministero di
lord Palmerslon. Risulta dal discorso di
lord Russel che ciò avvenne unicamente
per aver mancato lord Palmerston (specialmente a cagione della riconoscenza
del Colpo di Stato francese) alle regole
della gerarchia ministeriale.
—Un’inondazione considerevole nel N.
dell’Inghilterra ha inghiottiio un villaggio,
e costato la vita a più di 100 persone.
Spagna. — Un attentato è stato commesso sulla persona della Regina Isabella II, la quale mentre usciva dal palazzo per andare alla chiesa d’Atocha,
venne ferita da un colpo di pugnale al
fianco da uno che le porgea una supplica.
L’assassino è un ecclesiastico per nome Merino. Diverse e contradditorie sono
le voci intorno al parlilo politico cui
appartenesse.
La ferita non pare che sia pericolosa.
Il regicida venne immediatamente arrestato a dispetto dei suoi tentativi per fuggire, ed il 7 fu giustiziato.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
Xorino, — Sociale degli Artisti.