1
ANNO LXXm
Torre Penice, 13 Marzo I942-XX
N. t1
L
Riguardale alla roccia onde foste tagliali 1
(Isaia LI : i)
defilai OI«Ì4
v«ia«5
M
'aèw;
Nulla sia più forte della vostra fede!
. (Gianavilio)
ABBO
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•9' "1 Estero
Italia e Inipero
N A r' ” --^„.^„tpca Valdese
Spel . rpnRRE PELLlCE
25
Séwi inutili
pirellore : Prof. QtNO COSTABBL
AMMINISTRAZIONE: Via C8u:lo Alberto, 1 bis - Torrr PEtLicr
REDAZIONE: Via Aniaud, 27 -, ToRirK Pku.ice
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
Cent. 30 la copia
« ...Anche voi, quando avre► te fatto tutto ciò che v’è co
p mandato, dite: Noi siamo servi
Ì inutili; dbbiam fatto quel ch’e
|. ravamo in obbligo di fare »
I S. Luca 17: 10.
Il Cristianesimo, dal' suo sorgere sino
ad oggi, ha incontrato delle opposizioni
i’ di uomini, di pensatori non solo pagani,
I ma anche cristiani i quali non si senti,• vano di sottoscrivere a tutti i punti
della dottrina cristiana. Fra tali criti_ che, una delle più frequenti (mossa da
vari filosofi, e, nel secolo scorso, dal
|y grande pensatore tedesco Em. Kant),
consiste nel rimproverare alla morale
dei cn-tiani un certo aspetto poco simpatico. quello, cioè, dell’interesse.
Diconj costoro: « I cristiani credono
^ed agiscono in vista d’una ricompensa;
^ e 1 c rcano di stabilire una base di
I scambio e di equivalenza tra fede uma
É. na e grazia divina. Il dovere invece
che DiO impone all’uomo è un comando
I e n^n una promessa di ricompensa; e
pfciciu la pratica del dovere dev’essere
disinteressata ». Ebbene, se qualcuno
avesse oggi l’intenzione di ripetere quella critica, noi desidereremmo dirgli:
" Pi uno di muovere delle obbiezioni
impara a conoscere quella dottrina,
morale chie.Jtu. intendi- criticare;,
ed assicurati se tal, dogma, o quella
' tale idea cristiana Che tu non ti senti
; di accettare, non sia invece una dege: nerazione umana del Cristianesimo, an■ zichè la rivelazione pura di Cristo.
? Noi sappiamo, infatti, che, benché gli
uomini abbiano spesso idee discordanti
■ fra di loro, pure, essi sono concordi
; nell’avere una mentalità che potremmo
definire «commerciale o affarista»: il
^ detto latino « do ut des » rimane attraii; verso i secoli e le diverse civiltà, la
Ivbase della mentalità umana: Fuomo,
I cioè, agisce in vista d’un determinato
'^opo, d’un determinato interesse: per
I il danaro, per la gloria o per qualunque altra ambizione. La Rivelazione di
Cristo ci appare in molti casi come un
vero e proprio capovolgimento di valori umani: e fra tanti principi che il
Cristianesimo ha rivoluzionato, trovia, m,o anche quello delle ricompense diviP ne in virtù di meriti nostri. L’uomo
, dinnanzi a Dio - afferma la fede cristia, na - è un servitore al quale sono im- posti dei doveri precisi; ed anche quando questo servitore è stato adottato da
^Dio come figliolo, non meno iniportanti sono i suoi doveri, e non meno fedele
ed assoluta dev’essere la sua óbbedien. za. E quando il cristiano ha osservato la
volontà del suo Dio, non v’ha posto
del cuor suo per il vanto o per la pre' tesa di mercede, giacché non ha fatto
■ altro che compiere esattamente ciò che
' figli doveva.
fe E’ assolutamente impossibile di stabilire un piano comune fra l’azione del' l’uomo limitato nel tempo e nello spazio, e per di più peccatore, e Fazione
di Dio ©terno, infinito, e che è la sintesi
di tutte le più alte virtù che la mente
ed il cuore dell’uomo abbiano mai po■ tuto concepire.
' Ed è questo, per l’appunto, che Gesù
ha voluto insegnare ai suoi discepoli,
dicendo loro: « Anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che v’è comandato,
dite: Noi siamo servi inutili: abbiamo
;fatto quel ch’oravamo in obbligo di faire ».
; Quanti insegnamenti per noi, se riuspiam,o vincere lo spìrito mercenario
dhe spesso viene ad offuscare la nostra
Visione del vero Cristianesimo, e che
Costituisce per rfoi una barriera, un in3te:detto !
■k.
NOI AFFERMIAMO :
1) L’assoluta sovranità di Dio; quella sovranità viene necessariamente
compromessa ed intaccata allorquando
cerchiamo, con le nostre misere ed imperfette opere, di mercanteggiare le ricompense di Dio. Dio è sovrano, e ciò
significa che Egli non ha bisogno di noi,
nè delle nostre opere per accrescere la
Sua gloria ©'la Sua potenza. Esista pure nel mondo il concetto di traffico, di.
commercio poiché gli uomini nei loro
affari hanno bisogno gli unì degli altri;
ma lasciamo pure da parte nelle nostre
relazioni con Dio quel concetto così
umano e terreno ! L’idea, di scambio tra
opera e mercede sta alla base del vivere sociale, alla base del progresso di uomini che hanno bisogno gli ùni degli
altri, accomunando i loro lati manchevoli affin di conseguire un tutto, nello
stesso modo in cui è necessario mettere
insieme varie frazioni per ottenere l’unità. Ma Dio possiede già la perfezione
in Sè; Egli è, per definizionei, refrattario ad ogni necessità: non esiste perciò
in. Lui alcun bisogno dì ricorrere alle
opere umane che possano in qualche
modo accrescere le Sue perfezioni infinite, o alcun bisogno di retribuirle.
2) Consideriamo la volontà di Dio cof - me un.-blocco, e, logicamente, la dottrina cristiana come un blocco e non potremmo concepire altrimenti la morale
cristiana (che ne è la necessaria conseguenza): Ogni tentativo, perciò, di
sminuzzare e suddividere la morale cristiana ci pare contrario alla Rivelazione di Gesù. Non esiste, secondo FEvangeio, che una sola morale, che consiste nel mettere in pratica tutto ciò che
ci è stato comandato da Dio stesso. Non
facciamo distinzione fra precetti e-consigli di Dio: la morale cristiana dev’essere totalitaria: dobbiamo applicarci,
col Suo aiuto, ad ubbidire a ciò che Egli ci ha ordinato; ciò che. Dio non ha
espressamente ordinato, invece, non riguarda ii cristiano. Quando il credente
ha ubbidito al volere di Dio, egli ha
fatto semplicemente ciò che era suo dovere di fare; ma non vi è nulla di super-erogatorio: la santità non è una
scala a^ gradini, ma è una sola, e cioè
una méta, una vetta da raggiungere!
3) E’ pur vero, che Dio ci accorda dei
privilegi e delle ricompense ma Egli lo
fa liberamente, senza esservi spinto da
nessuna pretesa umana. Tutto nella nostra vita, in fondo, è un dono di Dio:
la nostra esistenza stessa e tutto ciò che
abbiamo quaggiù, e la beata immortalità, ecc. Ma se riflettiamo un istante,
potremmo noi affermare seriamente
che tutte queste cose ci sono state concesse da Dio proprio in virtù dei nostri
meriti? O non potremmo noi concludere, in modo più conforme all’insegnamento biblico, che siamo dei servi inutili 1 quali hanno ottenuto ciò dalla sowana, e perciò libera, grazia di Dio?
Questi privilègi, presenti e futuri, non
u possiamo noi considerare come dei
doni (nel vero senso della parola) anziché come delle ricompense?
4) Osservianao inoltre che gli uomini concedono ai loro simili delle ricompense allorquando si tratta di un dovere totalmente compiuto : una mezza
obbedienza ad una legge, un mezzo eroismo, ecc., non comportano - neppure
dal punto di vista prettamente umano
- una lode o una mercede. Orbene,
qual’è l’uomo che, in coscienza, potrebbe affermare di aver compiuto
tutto il SILO dovére verso Dio? Potremmo forse aspirale a qualche privilegio
divino da noi realmente meritato? Non
sarà forse, quindi, più evangelico e pvà.%
■giusto considerare noi stessi come dei
servi inutili a cui Dio' elargisce doni e
benefici, unicamente per amore, per
grazia, e non per meriti?
Lungi da noi perciò, quando siamo
nella prova, certi pensieri e certe espressioni come questa: « Ghe ho . io
fatto per ricevere da Dio questa punizione? » A parte il fatto che spesso la
prova può essere una benedizione, pretenderemmo noi veramente che Dio infioràtee la nostra vita di gioie secondo
quainto abbiamo meritato?' Ma... domandiamoci: « E che cos’è che abbiamo'meritato ? »
:5). Stabilito e ribadito così il principio cristiano della sovranità e della
grazia di Dio, vediamo ancora quali ne
devono essere in noi gli effetti morali.
E menzioniamo anzitutto Vumiltà. «Che
hai tu che tu non l’abbia ricevuto? E
se l’hai ricevuto, perchè te ne glorii? »
(FCor. 4: 7).
7 Io so che quand’anche la mia vita
terrena si dovesse svolgere ancora per
ami e decenni, pure, non giungerà mai
il momento ih cui io possa dire a me
stesso: « Ora tu hai già ubbidito abbastanza; il tempo della tua sottomissione al volere dì Dio è compiuto ». Ed iholtre ho la persuasione che, benché io
domandi a Dio di darmi la forza di
santificare la mia, vita, pure, la mia
obbedienza è troppo debole, intermittente o interessata, e che se riesco ad
ottenere da Lui qualche beneficio', è unicamente a Lui, alla Sua grazia in- imita, ch'io ne debbo rendere lode, e
non a me stesso.
E poi, la vera umiltà si traduce in
riconoscenza. Riconoscenza non solo
delle labbra che possono balbettare
qualche parola più o meno sentita,
qualche « Signore, ' Signore ! » più o
meno sincero; ma riconoscenza del cuore che prende la decisione dì voler albergare, d’ora innanzi, sentimenti più
conformi alla santità di Dio: riconoscenza della fede che s’innalza verso
Dio e Gli chiede di essere, aumentata
(S. Luca 17: 5), di quella fede che non
è un semplice nome, bensì una luce che
brilla, il centro propulsore di una vita
più santa, ossia più consacrata al Dio
d amore davanti al quale rimango un
povero peccatore, uri servo inutile, ma
la cui grazia mi chiama alla salvezza.
Paolo Marauda.
[siiìilMiliui ili [iipellui
L’ampiezza sempre più grande ciré, il
conflitto attuale sta assumendo ha fatto*
''-"SÌ che i militari valdesi fossero dislocati, in numero più o meno elevato, sui
fronti di combattimento più diversi e
■ più lontani. Mentre infatti nell’altra
•guerra mondiale le nostre valorose
truppe erano concentrate quasi tutte su
di un settore, a^ai limitato, in questa
invece esse hanno il compito di servire
la loro Patria su di un settore straordinariamente più esteso, che va dall’Africa Settentrionale, alle isole del Do. decanneso, alla Grecia, ai Balcani, alla
Russia. In tutti questi paesi, la piccola
^ comunità Valdese, pur così cara e pre' ziosa al nostro cuore, è rappresentata
dai suoi figli alle armi. Ciò vi dimostra,
i lettori del giornale, quanto necessaria
sia l’opera di assistenza religiosa, sia
pur limitata, a favore dei nostri fratelli
■f in fede isolati o lontani ed a quante
difficoltà essa vada incontro; perciò,
nella misura del possibile, offritele il
contributo del vostro interesse della
vostra collaborazione delle vostre preghiere.
, Da un’isola del mar Egeo il carabig niere Benech Edoardo mj scrive queste
parole: « Vi posso dire che, grazie a
Dio, la salute è ottima ed il morale sempre alto; ho fatto mio il metto di Giàna.vello «nulla sia pUl forte della tua fe
de ». Qui non, c’è cappellano Valdese al
quale io possa rivolgere la mia parola;
il mio consolatore è il Nuovo Testamento che conservo sempre vicino a me
per meditarne la parola..Il vostro pacco
mi è giunto ieri tutto in ordine..,. »
Ed ora, da una località ancora più
lontana, udite la parola dell’autiere
Ribet Arturo: « Finalmente oggi, giorno di Natale siamo giunti a St. dove ho trovato con molto piacere due
vostri pacchi uno contenente il Nuovo
Testamento e tre altri o'puscoli, Valtro
contenente un bellissimo maglione, un
portafoglio, una matita, un pacco di
carta da lettere ed un sacchettino di caramelle. Vi ringrazio di cuore... », ed io
ringrazio le gentili Signore della Chiesa
di Torino le quali hanno così la certezza dì non aver lavorato invano. Che cosa vi dirò adèsso delle mie esperienze e
del mìo lavoro in mezzo alle truppe alpine Valdesi che mi sono particolarmente affidate ?
A poco a poco abbiamo preso contatto con un ambiente totalmente nuovo e ci siamo abituati a vivere vicini a
della gente che parla un altro linguaggio e possiede altri costumi. Posso dare
alle famiglie Valdesi, in genere, delle
notizie assai buone dei loro figli o congiunti effettivi ai reparti di cui io mi
occupo come «^.Cappellano Militare; vi
sono; certo, delle difficoltà (dove non
ve ne sono ?) ma le si affronta con coraggio, sopra tutto con fede in Dio. E
poiché non pochi genftori, allarmati dal
fatto che i loro figli non tìcevevanò notizie da casa, mi hanno scritto pregandomi di interessarmi alla loro sorte, desidero rassicurarli dicendo, loro che, al
principio, siamo rimasti tutti privi di
notizie per circa una ventina di giorni,
ma che ora, grazie a Dio, ne abbiamo.
In quest’ultimo mese ho potuto vedere la maggior parte dei soldati Valdesi
della mia Divisione, visitandoli nei loro accantonamenti, nei presidi assai
lontani e ai loro posti di guardia o dì
blocco. Ho cercato, nei limiti del possibile, di recar loro il messaggio delFEvangelo che induce a riflessione ed
infonde fede, coraggio, pace, nella certezza che la Parola di Dio è verità. Ei,
cosi che per ben dieci volte abbi am potuto raccoglierci per il nostro culto a
Dio, talvolta in pochi, tàFaltra vòlta in
più di cento, nei locali più impensati,
sapendo d’esser tutti fratelli in Colui
che ci ha amati fino al sacrificio , e senza del quale non ci può essere nel cuore
nessuna vera, •vivente speranza.
Vi farà anzi piacere di sentire che,
pur lontani dalle nostre dimore e, dalle
nostre chiese, graziie alla comprensione
dei Comandi appositamente .interessati,
abbiam potuto celebrare la nostra festa
del 17 febbraio. Mancava, certo, Ì’ambiente esteriore della festa; mancavano
i canti, le recite, i sorrisi dei nostri cari lontani, le tanto attese e gradite serate; eppure c’erano dei giovani Vaidesi, anzi ve n’etano più di 150 e questo bastò perchè la celebrazione della
emancipazione religiosa acquistasse un
carattere particolarmente nostro e parlasse fortemente ai nostri cuori.
Dopo la lettura della Parola di Dio e
là preghiera, ho avuto l’opportunità di
richiamare l’attenzione dei giovani sul
significato della festa che è festa di libertà si, ma che come tale impone degli
obblighi e dei doveri: il dovere, cioè, dì
esser fedeli a Cristo. Erano presenti il
ten. G. Vinay, il sgtt. Ten. E. e A. Serafino, I. Costantino, R. Vola, E. Pasguet.
Dopo un breve messaggio del S\ ten.
E. Serafino, abbiamo inviato per cartolina i nostri saluti al Moderatore della
Chiesa Valdese, al colonnello Giulio
Martìnat e ad alcuni Pastori; e poi,
grazie ai doni ricevuti a suo tempo da
2
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L’ECO VALDESI y/’^' “'
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i-j-niJ-r-.J:m
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alcuni amici dell’opera di assistenza dei
militari Valdesi, ho potuto offrire a
tutti una razione di marmellata, di fichi secchi, di sigarette, a complemento’
dei loro rancio. Questo è stato, per i
nostri alpini e artiglieri Valdesi, il
pranzo del 17 febbraio! (I fedeli sostenitori sanno così in qual modo mi sono
servito dei loro graditi doni e, forse, mi
aiuteranno ancora, perchè alla Posta
Militare 200 si possono spedire anche
dei vaglia!) y
Non voglio neppUr dimenticare che,
da. alcuni gruppi di militari Valdesi, ho ,
già ricevuto diverse centinaia di lire
per la Settimana di Rinunzia.,
Ed ora, sìa pure per inezzo del giornale anziché della radio, volete ricevere un messaggio da alcuni dei nostri cari? Udite:
1) Gli artiglieri Gay Aldo^ Balmas
Luigi, Paschetto Giulio, approfittano
del caro Eco per inviare i loro cari ed
affettuosi saluti alle famiglie ed agli
amici.
2) Dall’artigliere Gönnet Stefano: gli
artiglieri alpini della seconda batteria
i quali, grazie a Dio, sono in ottima salute, inviano cari saluti alle loro famiglie ed alle loro chiese.
3) Approfittano deU’occasione per
far giungere cari ed affettuosi saluti alle famiglie, ed ai conoscenti; Balmas
Giovanni e Ricca Paolo.
4) Gli .alpini Malan Renato, Andreone Amato, Long Ersilio, Tommasini Rodolfo godono, grazie a Dio, ottima salute ed inviano saluti e baci ai loro cari.
5) Per mezzo dell’Eco, gli ufficiali ed
alpini Valdesi della 27 Compagnia inviano ai parenti ed agli amici della Val
Pellice i loro migliori saluti. Ricordano
in m,odo particolare i compagni d’armi
sul fronte russo: Malan Roberto, Cougn
Aldo, Cordin Carlo, Catalin Stefano,
Charlin Alberto ’ Artus Gìovanni^^ Rii
botta Enrico.
A nome di tutti, il cap. m. Bertalot
Fernando.
6) L’alpino Don Franco invia cari saluti ai parenti ed agli amici delle Valli.
7) Un abbraccio ai miei cari; saluti al
pastore Eynard, all’Unioné di Torino,
ai parenti in Francia e alle Valli. Vino.y Alessandro.
8) Unitamente a tutti gli alpini Sangermanesi della 27 Compagnia invio un
caro saluto e ricòrdo ai parenti ed ai
.parrocchiani lontani. Giunga particolarmente affettuoso un saluto all’amico
artigliere Bouchard Enrico su altro
fronte. Fratello in Cristo Barai Silvio.
9) Per mezzo deH’Eco invio cari saluti alla mia famiglia e baci al nipotino
Emilio; auguri sinceri al Pastore ed alrUnione Giovanile di S. Germano. Alp.
Long Enrico.
10) Assicurando di star bene, invio
saluti a tutti i mìei cari, alle Unioni
Giovanili di Pomaretto e di Inverso Pinasca. Cap. M. Bertalmio Emilio.
11) Invio, con l’assicurazione di star
bene, affettuosi saluti e ricordi ^ai parenti e fratelli in Cristo di S. Germano.
Al caro fratello Amedeo ed ai cugini
alle armi, i miei migliori auguri. Alp.
Peyronel Carlo.
12) Invio irmanzi tutto un caldo e
fervido saluto ai sig. Moderatore il quale per tanti anni mi ha fatto da buon
papà. A tutta la gioventù Valdese che
ha avuto il privilegio di partecipare alla
campagna d’Appello ripeto la parola
del profeta Isaia: « Considerate la roccia onde foste tagliati ». Che l’Evangelo sia sempre il nostro vessillo! Ed
ora a Cardon Elmis, a Taglierò Emilio,
a Ribotta Enrico, al loro posto di com
j1r,
li.
battimento su altri fronti, al fratello in
patria, a tutti i miei cari il mio fraterno saluto. Serg. M, Peyronel Luigi,
13) Tutti gli alpini Valdesi delia P.
M. 200 e specie quelli della 26 Comp.
ringraziano i benefattori i quali, per
mezzo del Cappellano, hanno dato loro
la possibilità di celebrare la festa del
17 febbraio con rabituale rinfresco. Inviamo pure fraterni saluti alle Unioni
di Rorà, Prarostino, PramolÌo, Luserna
S. Giovanni,. Perrero, Rodoretto, Riclaretto, Bobbio Pellice, Torre Pellice.
Per la 26 Comp. Aldo Tourn. — , v-»
Questi sono ì messaggi che alcuni rnilitari valdesi mi hanno consegnato; li
accoglierete, spero, con gioia.
Da varie famiglie ho pure ricevuto
1 indirizzo dei loro cari alle armi; sono
loro grato e ricordo a tutti che ho specialmente bisogno dell’indirizzo di
quanti non fanno parte della P. M. 200;
essi costituiscono gli isolati.
Ai militari Valdesi più lontani, a quelli che combattono o si accingono a combattere, a quelli che conosciamo o non
conosciamo, rechi il giornale, con un
messaggio di fede e di amore da parte
della loro chiesa, il noìstro fraterno,
cristiano saluto.
Vi sostenga la certezza che molti pregano per voi e con voi; nella preghiera,
non sarete mai soli.
Nell’adempimento del compito al
quale la Patria vi. ha chiamati, siate forti, fiduciosi in Dio, fedeli. Per voi e per
noi vale oggi ancora l’antica parola
profetica: « Quand’anche i monti s’allontanassero e i colli fossero rimossi,
l’amor mio non s’allontanerà da te, nè
il mio patto di pace sarà -rimosso, dice
l’Eterno ,che ha ynetà di te ».
Il Cappellano Militare Valdese
Capitano E. Rostan.
La Pagina
Jn nenoria di
Crianno Gettrc
della Giovenfù Valdese
La Patria ricorda i suoi figli che hanno dato la vita per essa, é tien desta
nelle nuove generazioni la memoria
degli eroi.
Similmente deve -fare la Chiesa,
L’autore della lettera agli Ebrei (cap.
12 vers. 7) rivolge ai suoi lettori l’esortazione; « Ricordatevi dei vostri conduttori i quali vi hanno annunziato la
parola di Dio: e cosiderando come hanno finito la loro carriera, imitate la loro fede ».
Il 10 marzo ricorre il decimo anniversario della morte di Ermanno Gerire. I suoi colleghi nel ministerio, ì compagni della prima ora della causa giovanile, la sua diletta parrocchia di Pramollo (la mancanza di spazio c’impedisce di pubblicare uno scritto di un
giovane di PramolÌo che rievoca Ìa figura dell’amato pastore) ricordano l’apostolo dalla fede ardente e dallo zelo
impetuoso caduto a 29 anni al suo
posto di combattimento spirituale, l’assertore*' tenace della missione della
Chiesa in favore della gioventù, il coraggioso pioniere alle Valli del movimento che ha poetato alla costituzione
dell’attuale Federazione e aU’attuale
formazione della „coscienza giovanile
valdese di cui son manifesti i primi benefici frutti.
Bruscamente fermato all’inizio della
sua carriera, Ermanno Genre, non ha
potuto lasciare della* sua non comune ,
intelligenza e delle sue doti di predicatore e di pastore un monum,ento che lo
ricordi ai posteri. Alla suprema chia- 4
mata divina la sua personalità di pa:s,
store non era ancora giunta alla piena
maturità. Non ci è dato di conoscere
ora per quali disegni della sua imperscrutabile misericordia e della sua sapienza infinita Dio ha permesso che un
suo operaio terminasse cosi presto e così tragicamente la sua giornata di lavoro, mentre tutto faceva presagire che
il suo ministerio sarebbe stato grandemente benedetto per la Chiesa e per le
anime.
Egli era servitore di Dio e se Dio lo
ha chiamato a Sè non è certamente per
togliergli la sua missione ma per affidargliene un’altra più grande e più
bella. Forse Dio ha anche voluto risparmiargli grandi sofferenze morali.
Egli era pervenuto ad un cosi alto grado di sensibilità pastorale che ogni dolore dei suoi parrocchiani diventava
dolore suo e l’infedeltà e l’indifferenza
delle anime di cui doveva rendere conto
a Dio gli laceravano il cuore.
• Ciò che di lui rimane, oltre al bene
ch’egli ha fatto durante il suo breve
njinisterio a Vittoria e a PramolÌo e fra
la gioventù delle Valli è l’esempio di
una vita interamente consacrata a Dio.
Già negli anni di Liceo al Collegio di
Torre Pellice e nel tempo della sua
presidenza della Pra del Torno egli si
era sentito spinto verso la carriera pastoralci ma, all’atto di prendere una decisione aveva sentito che la vocazione
non era in lui sufficientemente chiara.
^ S’iscrisse allora alla Facoltà di Medicina; per circostanze particolari la carriera in quel senso gli sì presentava rapida e promettente. Nei mési della vita
militare, in contatto col mondo, senti
sempre più profondamente il bisogno dì
dare alla sua vita uno scopo elevato e,
terminata la ferma, prese la decisione
di entrare alla Facoltà di Teologia di
Roma. ’
Poco più anziano d’età dei suoi colleghi dì primo anno, posata da poco
rimiforme di ufficiale d’artiglieria,
conscio delle sue capacità intellettuali,
affettava volentieri una cert’aria di superiorità che ci sarebbe riuscita sommamente antipatica se la bontà, la cordialità e la generosità del suo carattere
non fossero state in lui più forti di qualunque altro sentimento.
La meditazione ^ della Parola di Dio,
lo studio delle contrastanti teorie teologiche, la moltitudine e ü peso dei
problemi che si pongono ineluttabil
mente ad ogni giovane che si prepara a
diventare ambasciatore di Cristo, dovevano smantellare poco per volta l’edificio della sua propria giustizia e della fiducia in se stesso per piegare la
sua anima nella coscienza della sua
profonda miseria.
Finch’io vivo non dimenticherò mai
i giorni della Settimana Santa dell’anno 1924. Da Qualche tempo egli appariva
abbattuto e triste. Nei suoi occhi profondi e vivi si leggeva il tormento di
un’anima che dispera di sè stessa. I
culti della Passione di Cristo lo avevano scosso e turbato. Il sabato santo
non lo si vide in Convitto. Tornò la sera tardi, affranto dalla stanchezza e dal
travaglio interiore. Seppi dipoi da luì
stesso ch’egli aveva vagato tutto il giorno nella campagna romana cercando la
pace, la certezza della salute eterna, il
sentimento chiaro, della sua vocazione
pastorale.
Entrò nella mia camera, si buttò a sedere sul letticciolo e fra i singhiozzi mi
pregò di leggergli dei passi dell’Evangelo e dell’Imitazione di Cristo. Mentr’io leggevo e piangevo con lui, Tu-^
divo che implorava il Signor Gesù di
perdonargli i suoi peccati, di crocifiggere in lui l’uomo vecchio, di dargli la
gioia della salvezza... Le parole di perdono, di misericordia e di consolazione
scendevano sul suo cuore come pioggià
celeste su terra arida, ed egli le beveva avidamente... A poco a poco l’espressione dolorosa del suo volto mutò,
i suoi occhi s’illuminarono, le lacrime
di disperazione si trasformarono in lacrime, di liberazione e di allegrezza e,
caduto in ginocchio, ringraziò il Signore d’aver avuto pietà di lui, d’avergli
data la certezza del jaerdono e della vocazione, di aver'manifestato in lui la
potenza della sua risurrezione!
In quella crisi l’anima nfia si legò alla sua da amicizia imperitura. In quella
crisi Ermanno Genre vide faccia a faccia il suo Salvatore, fu crocifisso con
Lui e risorse con Lui. Mai v’era stata
per quel giovane figliuolo di Dio una
Pasqua di risurrezione cosi radiosa!
^Da quel giorno del suo incontro col
Signore egli non dubitò più della sua
vocazione e, in profonda umiltà temperata dalla fierezza della sua missione,
si preparò per diventare ùn fedele ambasciatore di Cristo.
Se ho rievocato questi ricordi sacri è
per dare a chi vha conosciuto e amato
Ermanno Genre la chiave del segreto
della sua consacrazione senza riserva al
servizio di Dio!
• I credenti superficiali non possono
comprendere come mai un giovane dal
' la vita illibata e dalle aspirazioni così
.nobili dovesse passare per una crisi cosi dolorosa e una coscienza così profonda del suo peccato. Chi vive nella comunione dei grandi esempi, chi ricerca l’ispirazione costante della Parola di
Dìo, chi persegue con brama intensa i
beni che non periscono sa che se il granello non muore non reca frutto, che
'"senza l’angoscia della passione e della
crocifissione con Cristo, la vita nuova
del Cristo risorto non si manifesta in
noi! . g. b.
Giovani, v’ho scritto perchè siete
forti e la parola di Dio dimora in voi, e
avete vinto il maligno. 1 Giov. 11: 4.
Da. un discorso su questo testo, rivolto a un’assemblea di giovani di una
parrocchia di montagna, stralciamo e
traduciamo alcuni pensieri.
Il messaggero di Dio, dopo di aver
parlato della lotta che i giovani credenti devono sostenere contro il maligno
nelle città, dimostra che anche nelle nostre valli e nelle nostre borgate il maligno è all’opera colle tentazioni della
carne e con l’indifferenza e il materialismo che provocano la morte dell’anima a fuoco lento.
La situazione può parere disperata...
...ma non dobbiamo lasciarci prende- I
re dallo scoraggiamento, poiché ab- J
biamo delle armi a nostra disposizione J
per combattere con successo: voi non“"
siete mai soli contro il maligno.
Un primo pensiero che deve diventare certezza: Dio ama i giovani che si
sforzano di amarlo e di essergli fedeli.
10 so che Dio ama tutti gli uomini, che
è Lui che ci ha amati per il primo, che '
11 nostro amore affonda le radici nel s
Suo amore, ma è altresì cosa certa che |
Dio trova nei cuori che vogliono amarlo
l’oggetto suscettibile di ricevere la sua .
influenza santa. Questo pensiero non vi
riempie forse di gioia, di coraggio e di ;
certezza: « Se Dio è per noi, chi sarà
contro di noi? » Nè le cattive abitudini,
nè le cattive compagnie, nè le tentazioni carnali, nè gli odi e le dispute, nè
le bestemmie potranno separarvi dall’amore di Dio che,è in Cristo; anzi voi
potrete ogni cosa in virtù di Colui che
Vi fortifica! A mano a mano che voi im- i
parerete ad amare Dio, a mano a mano
che Dio vi attirerà a Sè col stìo amore,
voi vi sentirete spinti a ricercare le cose da Alto e troverete la spada a due
tagli che Dio vi offre nella sua Parola,
nella Bibbia.
Giovani credenti, imparate ad amarla
quella Bibbia che ha fatto la forza dei
vostri padri. Amatela non perchè essa
ha due o tre mila anni, o perchè si trova sui pulpiti dei nostri templi, ma perchè essa v’insegna a conoscere meglio
voi stessi, vi rivela la vostra miseria,
denuncia il vostro stato di peccato e l’i- ,
nevitabile condanna, ma anche perchè
vi fa conoscere Dìo, il Dio di Gesù Cri- Q
sto, perchè essa dopo di avervi fatto
sentire gli spasimi della morte e della
condanna farà esultare d’allegrezza
di speranza i riscattati e gli eletti del^Jtj
Signore! ^
Essa sarà un’arma potente nelle vostre mani per lottare contro il maligno.
Sotto qualunque travestimento Satana
si presenterà a voi, la Parola di Dio lo
smaschererà e vi guiderà nella lotta.
E permettete ch’io vi dica ancora, cari giovani amici, che all’amore verso
Dio, al nostro amore per la Bibbia, voi
dovete aggiungere l’amore per la vostra Chiesa. E’ un po’ la m.oda di credere che la Chiesa sia qualcosa che non ci „
interessa che in dati momenti e in date
occasioni; alla nostra nascita, alla Confermazione, e al letto di morte. E’ questa un’idea ben disgraziata e ben meschina di ciò che è una Chiesa cristiana!
... E poiché mi rivolgo a voi, giovani
amici, sappiate che la Chiesa vuol vegliare su di voi, e altro non desidera
che il vostro bene, la vostra felicità,
Perchè la sfuggite? V’ha essa fatto del '¿*1
male? Non cerca forse di aiutarvi a farvi comprendere, meglio di quanto non
possiate fare voi stessi il senso e il valore della vita? Non vi parla essa di /1
Dio? Non vuol forse insegnarvi come j
si può diventare degli uomini e d.elle ' i
donne forti? Non cerca essa per mezzo
dei suoi culti, dei suoi appelli, dei suoi 'i '
colloqui ìntimi e personali di rendere più "
facile la vostra lotta contro le diffi-"'^*'
coltà? Non cerca essa di raggrupparvie dì unirvi come dei fratelli in un’atmosfera d’amore e di solidarietà affinchè realizziate più pienamente la bellezza della vita cristiana^ 4
Affinchè comprendiate che questo è\
il solo, il vero cammino che mena a
3
'•'i;?;,
L’ECO DELLE VALU VALDESI
% f .* ,y *
-■S. ''''i' :ï^ ’'T V ' 1« ' ''
•quella felicità che nessuno potrà mai
rapirvi? ^
Se voi avete accettato la lotta contro il maligno e se in questa lotta l’a'-. ■
nima vostra sarà ripiena dei sentimen-' ’
ti d’amore di cui v’ho parlato, voi sarete dei vincitori!... Ermanno Genre,
laiis dÉ dflii Valilesi
CONVEGNO
per tutte le lloioniste del Gruppo Valli
San Germano Chisone
15 Marzo - ore 15.15
E’ la prima volta che la F. U; V. indice alle Valli un Convegno riservato
alla parte femminile delle nostre Unioni. Saranno trattati i problemi che la
giovane valdese deve risolvlere ogni
giorno nella sua/vita personale, di famiglia e sociale.
Chiediamo a Dio di benedire abbondantemente questo primo raduno femminile, che risponde ad un bisogno veramente sentito.
biB. Il Convegno avrà luogo anche in
caso di cattivo tempo.
I giovani di S. Germano offriranno
alle Ijnioniste un piccolo ristoro caldo.
Le partecipanti sono pregate di portarsi li proprio zucchero.
Essendo avvenute delle riduzioni di
servizi sulla linea Pinerolo-Perosa Arr
gentina, diamo l’orario dei tram domenicali utili: '
Perosa ore 12.05 S. Germano 12.31 —
E. Germano ore 20.18 - Perosa 20,49.
Pinerolo ore 14.32 - S. Germano 15
i>-- S. Germano ore 18.21 - Pinerolo
18 50.
Le Unioniste che desiderassero venire a S. Germano sin dal mattino e
partecipare al culto delle ore 10.30, potranno consumare le loro provviste nella Sala delle Attività che sarà riscaldata e messa a loro disposizione.
Chi lo ha, porti l’Innario Giovanile.
Il Comitato di Gruppo.
mancanm .di spazio alcuni articoli di giovani collaboratori sono rinr-uiati ai prossimo numero della Giovent-dù ' G. B.
iCROH/ÌCA VALÛESE
¿-ANGROGNA (Serre)
w Martedì, 3 corr. nel corso della riuI? nione quartierale di Cacet è stata bat^’J “tezzata la bimba Monnet Lily Fiorino
di Giovanni ed Amandina. Benedica
é Iddio la bimba ed i suoi genitori.
i' ^
LUSERNA SAN GIOVANNI
Mercoledì 4 marzo ha avuto luogo il
funerale del Big. Paolo Mortier, di Torino, spentosi serenamente al Rifugio
Re Carlo Alberto in età di anni 86. Egli lascia in tutti il ricordo dì grande amore per il Signore e per la Chiesa che
lo annoverò fra i suoi membri fedeli e
generosi. Lo stesso giorno sono stati
celebrati i funerali della sig.ra Maria
Margherita Adele Goss vedova Odin,
■’deceduta dopo pochi giorni di malattia
ai Bellonatti in età di anni 76. Giovedì
^ marzo ha avuto luogo il funerale
della sig.na Emma Prochet, del Ponte
dei Gay, decèduta dopo breve infermità
ai Malan, in età dì anni 86.
A tutte le famiglie provate dal lutto
rinnoviamo l’espressione della nostra
profonda simpatia, invocando su di esse le condoglianze del Padre.
PERRCRO-MANIQLIA
t II 94° anniversario dell’Emancipazio■ ne è stato celebrato la domenica 22 febj braio a Maniglia con l’austerità che si
addica ai tempi eccezionali che stiamo
attraversando. Nevicava, ma in^modo
. non preoccupante. D’altronde, anche il
^ tempo più avverso' non può essere un
I impedimento ai Valdesi' quando cele, brano la grande data così cara a tutti!
Infatti si poteva osservare una lunga fila di bambini, giovani e vecchi tutti orI' nati di una graziosa bandierina tricolor re. che si sriodava lungo la strada che
; xla Ferrerò conduce a Maniglia.
Alle 10.30, il Tempio presenta un
%
eolpo d’occhio magnifico. Un centinaio
^ 'di bambini occupa i primi posti; la Co
vale, diretta come al solito dal maestro
Pascal, i banchi laterali; un folto pubblico gremisce il resto dèi tempio. Sono
presenti quattro soldati valdesi di stanza a Ferrerò. Il culto si svolge in un’atmosfera solenne: tutti hapno il pensiero
rivolto ai nostri 30 militari lontani.
, Sentiamo però ch’ossi sono vicini a noi
e nella preghiera sono portati davanti
al trono del Padre Celeste perchè li aiuti,. il guidi, li salvi nel pericolo e li riconduca presto in seno alle loro famiglie.
Nella sua allocuzione, il pastore afferma che la « Roccia » a cui i Riformatori ci hanno ricondotti, è Cristo e
pertanto valdese deve significare cristiano. La storia dei nostri'padri che è
dura roccia, persecuzioni, guerre, sacrifici, martiri, deve aiutarci a sopportare
i disagi e le sofferenze attuali. La Roccia del passato, ci parla di fede incrollabile neirEterno. La nostra vita è nelle mani di Colui che sa tutto e che fa
concorrere ogni cosa per il bene di coloro che lo amano !
I messagg^i dei militari sono ascoltati
con vivissima attenzione: Ferrerò Emilio dalla Grecia, Ribet Giosuè dalla
Campania, i fratelli Martìnat Enrico
e Fernando, Genre Giosuè e Levi, Poet
Attilio, Poet Abele, Peyrot Beniamino,
Ferrerò Emilio, Gelato Enrico, Pons
Arturo, Peyronel Ferdinando dai ter-,
ritori occupati; Poet Luigi dalla Sicilia;
Bounous Aldo, carabiniere da Roma; il
paracadutista Pons Luigi e l’alpino universitario Peyrot Giovanni.
La Corale canta gli inni 216, 33, 105,
157, 93 e il Giuro di Sibaud; le scuole
Domenicali il 290 e il 320. I bambini
ricevono la solita refezione (arancia, fichi, caramelle e biscotti).
Nel pomeriggio una vera folla si raccoglie nella sala delle attività per assistere al trattenimento preparato coin
cura dall’Unione Giovanile.
La sera l’Unione Giovanile si riunisce
per preparare e consumare insieme una
simpatica cenetta a cui sono invitati i
soldati Valdesi residenti a PerrerO'.
— Anche quest’anno la colletta di
Rinunzia ha segnato un progresso. Alcuni amici lontani ci hanno già fatto
pervenire la loro gradita offerta. Li ringraziamo vivamente.
— Il 16 febbraio dopo appena due
giorni di vita, è deceduta Ilda Ribet
di Ernesto del Saretto di Maniglia.
.Mentre porgiamo tutta la nostra simpatia ai parenti afflitti formuliamo l’augurio che la sorella gemella della piccola
Ilda possa vivere e crescere sotto lo
sguardo del Signore,
PRÀMOLLO
La nostra Comunità ha celebrato la
festa dedla libertà religiosa il giorno
.stesso del 17 febbraio, con un culto solenne cui hanno dato il loro contributo
col canto i bimbi della Scuola domenicale e la nostra Corale. Il culto è stato seguito dal Sacramento della S. Cena.
La sera del 17 febbraio e nel pomeriggio della domenica 22 un folto pubblico è intervenuto ad un trattenimento familiare offerto dall’Unione Giovanile i cui mèmbri si sono fatti veramente onore.
Nel pomeriggio di venerdì 20 febbraio un centinaio dì bambini si sono riuniti nella sala delle attività della Ruata
dove venne loro offerta rna simpatica
festicciola della quale pare abbiano goduto m,olto.
Lutti. Esprimiamo la nostra viva
simpatia cristiana a tre famiglie della
nostra Chiesa le quali sono state ultimamente provate dal lutto:
Anzitutto alla famìglia Long dei
Chiotti il cui padre Giovanni Francesco
si è spento serenamente all’età di 70
anni.
Ed inoltre alla famiglia Bertalot degli Alfieri la cui’ sposa e madre, Enrichetta nata Long, ha lasciato questa
terra dopo un lungo periodo di sofferenza che essa ha saputo sopportare
con rassegnazione e manifestando la
certezza che Dio era con lei nella prova
per aiutarla ad alzare lo sguardo dell’anima sua più in alto.
Ed infine alla famiglia Raynaud di
Pomeano, la cui figlia unica Alina, diciottènne, è stata chiamata da Dìo nel
riposo celeste. Una crudele malattia ha
stroncato la sua giovane esistenza terrena. I funerali, presieduti dal pastori
di S. Germano e di Praamollo, sono stati
per ì genitori e per i parenti una com-.
movente dimostrazione di profonda
simpatia.
A tutti coloro che piangono noi ripetiamo che per il credente la più soave
delle certezze è che l’amore di Dio dura
in perpetuo e che la Sua volontà è pur
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sempre buona anche se talvolta la nostra piccolezza umana c’impedisce di
com.prenderne certe manifestazioni. La
nostra vita ha valore in quanto è un ta-\.
lento di Dìo; e quando il Signore giudica che questo talento è stato fatto
fruttare abbastanza, quando Egli vede
che la missione affidataci quaggiù per
i Suoi piani, è terminata. Egli ci chiama alFaltra riva.
Ma noi non « abbiamo sperato . in
Cristo per questa vita soltanto », ^d il
nostro cuore si consola riguardando alla'
beata immortalità che Cristo ci ha acquistata, e nella quale ritroveremo ì
nostri cari che ci hanno preceduto.
RORA’
Conserviamo grato ricordo della visita che il signor Jacopo Lombardini ci
ha fatto il 2 fébraio u. s. per sostituire
il Pastore assente. « Una buona novella
da paese lontano è come acqua fresca
a persona stanca ed assetata » (Prov.
25: 25).
— Per aiutarci a condurre la Campagna d’Appello nella nostra parrocchia, il diacono Umberto Pascal del ViÌlar, ha passato una settimana fra noi
visitando, accompagnato dai membri
del Concistoro di Rorà a turno, tutte le
famiglie e presiedendo delle riunioni
nei diversi quartieri. La sua opera ha
lasciate, fra noi una traccia benedetta.
Glie ne esprimiamo, dopo che a Dio,
la nostra riconoscenza.
— La ricorrenza del 17 febbraio è
stata solennizzata, quassù, in tre tempi diversi. Il giorno stesso del 17, nella
Sala della Gioventù affollata sopratutto di madri, le scolaresche, guidate dalle loro Insegnanti, hanno svolto un ottimo programma di recite e di canti,
inconàzìonatamente applaudito in ogni
suo dettaglio; uno dei meglio riusciti
da vari anni a questa parte. Diciamo
ancora alle sig.ne Insegnanti la nostra
gratitudine. Domenica 22 febbraio, preparata da una serie di alcuni sermoni,
speciali, ebbe luogo, nel tempio, la%:ommemoràzione ufficiale del 17 febbraio
con un culto seguito dalla celebrazione
della Santa Cena ed al quale la Corale
partecipò col canto di un inno di circostanza. La sera, nella Sala della Gioventù considerevolmente affollata, ebbe
luogo una rievocazione storica da parte
un gruppo di giovani preparati da
una delle nostre Insegnanti. Anche qui,
esito ottimo. . , ,
— Domenica 1° marzo, abbiamo, ricevuto una visita graditissima. La corale di S. Giovanni, guidata dal suo
Direttore, è salita a Rorà per partecipare al nostro culto domenicale. Il Pastore, che, aU’ultimo momento era stato
chiamato altrove per partecipare ai culti della Campagna d’Appello, era sostituito dal Sopfaintendente del nostro
Distretto, sig. Roberto Nisbet, che predicò con forza dinanzi ad una numerosa
assemblea. Al termine del culto, la corale di S. Giovanni che già aveva cantato un coro prima del sermone, cantò
ancora alcimi inni e la corale di Rorà
rispose col canto di un altro coro.
Ci auguriamo di riavere presto tra
noi i cari ospiti e ringraziamo il signor
Sopraintendente per la sUa efficale predicazione.
— Giovedì scorso 5 marzo, abbiamo
accompagnato al Campo del Riposo la
spoglia mortale idi Morel Teofilo, di
anni 65, di Piamprà, deceduto dopo una
^ lunga e penosa malattia. Una numerósa
rappresentanza della Comunità circondò con la sua simpatia la vedova ed i
sette figli presenti. Raccomandammo in
preghiera, al Signore, l’ottavo figlio,
in territorio occupato. Possa l’Iddip delle consolazioni recar conforto ai cuori
afflitti e far nascere dal dolore dei frutti che siano in benedizione per le anima.
TORINO
In seguito ai potenti richiami rivoltici durante la settimana d’appello, la
festa del 17 febbraio, non poteva non
esser particolarmente sentita e, se la
serietà © le difficoltà dell’ora non permisero di riunirci in « agape » fraterna,
le varie commemorazioni riuscirono
ugualmente imponenti e solenni.
Il culto del pomerìggio della domenica 15 febbraio, fu tenuto dal Pastore
dr. Roberto Comba, il quale vigorosamente sosténne che per mostrarci degni
del passato, non bastano la fede e le
opere dei Padri, ma a questa fede s a
queste opere devono far riscontro
quell© dei figli. Per l’occasione la nostra
Corale, egregiamente, diretta, eseguì
un magnifico coro di circostanza.
Ottime altresì furono le recite che
seguirono nelle domeniqh© successive e
nelle quali l’Unione dei Giovani, l’U
....
nione Cadetta e i fanciulli delle nostre
due Scuole domenicali, ebbero campo
di mostrar© i loro talenti artistici, che
furono “ applauditissimi. Il numeroso
pubblico, che stipò ogni volta il nostro
Salone, partì soddisfatto; più che a manifestazioni d’arte, esso assistette a
manifestazioni di pura fède- evangelica,
il eli ricordo rimarrà liei cuori. t, t;<>
TORRePe.U(?E
E’ stata' richiamata da questo mondo
la signora Anna Arman Pilon in Giaime„ dei Giraud (Ravadera), dopo qualche settimana di malattia, all’età di 77
anni. '
Il Signore spanda le sue consolazioni
sulla famiglia afflitta.
RETTIFICA:
Nell’ultima lista dei doni in memoria
per gli Istituti Ospitalieri il dono per
Fiori in memoria di' Carlo Bounous,
Torre Péllice, i parenti, Lire 100 è stato erroneamente 'stampato Carlo Bonn.
CASA d’abitazione civile, in regione
Chiabrandi di San Germano Chisone. Per informazioni rivolgersi alla
Direzione dell’Asilo dei Vecchi di San
Germano, oppure alTAmministrazion©
degli Istituti Ospitalieri Valdesi, Torre
Pellice. ■
Scrivono alV'Eco
Sig. Direttore,
I lettori dell’Eco delle Valli Vaidesi saranno certo lieti di sapere che
all’inaugurazione dell’ingrandito Orfanotrofio di Pomaretto ha indirettamente partecipato l’esimio prof. Taccone,
ordinario di latino e greco all’Università di Torino, il quale ha dettato per la
circostanza la dicitura della lapide mu-.
rata nell’interno dell’Istituto:
Per onorare la sacra memoria dei
suoi genitori - con cristiano amore verso l’infanzia derelitta - che non conobbe
la lucè del sorriso materno - e ignorò
l’appoggio del paterno lavoro - Antonio
Cabella - questo focolare volle.
Pomaretto 6 gennaio 1942-XX. •
« Dio benedice chi ama i genitori e
ne onora la memoria ». ' t.
Domenica 1 marzo
Emilio Riwoir
Pastor« Valdaso
entrò nel suo riposo, nell’84° anno d’età. La moglie Anna Ronzone, i figli Sita, Adolfo, Alice, Emma, Arnaldo e le
loro famiglie, i nipoti ed i parenti .tutti
profondamerifé addolorati, ne danno
partecipazione.
Là famiglia ringrazia di cuore i Pastori G. Bonnet, D. Pons; la comunità
di Alassio per la testimonianza d’affetto
prodigata al loro carissimo.
Il servizio funebre ebbe luogo in Alassio il 3 marzo alle ore 16.
« Beati coloro che procurano la pace perchè saranno
chiamati figliuoli di Dio».
Matteo 5: 9.
Le famiglie Reynaud e Long ringraziano dal profondo del cuore i dottori
Mathieu e Cardon, i sigg. Pastori di
PratnioHò' è di S. Germano, e tutte le
persone che in diversi modi hanno testimoniato affetto e simpatia in oepasione della, dipartita per la Patria Celeste della laro
JikLINA
S. Germano Chisone, 2 marzo 1942.
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L’ECO DELLE VALLI VALDESI
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!>»■> il cul«l4» «Il fcBBIBl^lia
(|*ditaïi<mi preparate sii teati del Cileidarìo BiWi» della Chiesa Merata)
Lunedi « Mi sarete testirnorti fino
16 Marzo ali’estremità della terra».
Atti I: 8.'
Una bella pagina di De Amicìs descrive la sua partenza! dalla Ginevra
italiana: '
' ■ « Credevamo fare il viaggio da soli,
ì cjpando al momento della partenza, salirono nel nostro compartimento un signore e una signora... L’uomo era una
figura straordinaria: poteva avere dai
trentacinque ai quarant’anni: alto, robusto, una gran barba neraria fronte
ampia, due occhi neri dolcissimi... La,
signora pareva poco più che trentenne,
piccolina, bruna, con due belli occhi di
bimba, vìva é allegra come se partisse
per una scampagnata... Non tardammo
ad attaccare discorso. Dimandammo
dove andavano. La loro risposta ci meravigliò molto. Andavano al Capo di
Buqna Speranza!... Egli era missionario,
nativo delle Valli... Andava a predicare
il Vangelo nella parte della Basutoland
non ancora convertita al cristianesimo... »
Bei tempi allora, cinquant’anni or
sono, 0 poco più, quando le nostre Valli,
erano ancora una fucina di missionari
che andavano a predicar l’Evangelo fino all’estremità della terra. Oggi i tempi cambiano purtroppo e questi giovani
eroici figli dei barbi d’un tempo, diventano eccessivamente rari.
Oh Signore, quando risveglierai le
nostre Valli?
M^edl « De^no sei, o Signore e Id17 Marzo dio nostro, di ricever la gloria e l onore e la potenza: poiché tu
creasti tutte le cose, e per la tuia volontà
esistettero, q furono create, »
Apoc. 4: 11.
Siamo aUe prime pagine dell’Apocalisse. n libro deU’awenire è lì, chiuso
coi suoi sette suggelli e nasconde gli
avvenimenti solenni e tremendi del1 avvenire, che TAgnello sta per rivelare al veggente di Patmos ed alla chiesa. La piccola greggia del Signore imparerà così ad essere vigilante ed a
prepararsi in tempo, per poter resistere
nel giorno malvagio e, dopò aver compiuto tutto 0 suo dovere, restare in piè.
C è il pericolo, tuttavia, che dinanzi
alla crudeltà delle prove, il suo coraggio venga meno ed esso resti sgomento.
Perciò, prima che l’Agnello intraprenda
1 apertura dei suggeUi, è concessa ai
credenti una visione che li rincuora e
li fortifica nella fede: Dio stesso appare
loro nblla gloria del cielo, in mezzo agli
eserciti suoi, che glorificano il suo nome e la sua potenza, e l’ultima nota
d^la visione, è appunto il canto di lode
che abbiamo letto dianzi.
Mi sembra, fratello, che vi sia qui
^r noi un suggerimento importante:
Se domani le avversità, dovessero accumularsi sulla nostra via e formare
dinanzi a noi un ostacolo alto come una
montagna, o minaccioso come un abisso, che faremo? Ecco, invece di star li
ad impressionarci considerandone le
difficoltà, volgeremo lo sguardo verso
il nostro Dio e lo splendore della sua
potenza, e, sciogliendo'un ' inno alla
sua lode, proseguiremo 0 cammino,,
malgrado le avversità, verso la meta.
^Irt?***** * -auete svestito l’uomo
lo Marzo vecchio coi suoi atti e rivestito il nuovo, che si va rinnovando in
conoscenza ad immagine di Colui che
l’ha creato. » Col. 3: 9-10.
Recentemente sono state condotte
delle inchieste statistiche sulla situazione morale de0e. nostre popolazioni
VaWesi. I risultati non ne sono stati
molto lusinghieri, non c’è quasi più differenza fra-0 livello nostro e quello
comime. La corruzione ed il peccato
dilagano, non c’è forse più casa che non
abbia avuto il suo scandalo od il suo
fighupl prodigo... La mano trema nello
scrivere queste parole ed 0 cuore ne
prova un’angoscia mortale.
Perchè? Non è forse logico che sia
anche qui come In tutto 0 mondo?
No, non è logico, fratello mio, perchè
nel giorno solenne della nostra ammissione alla chiesa, abbiamo fatto delle
promesse che gli altri non fanno :
« ...lottare contro il peccato, sforzandoci
di viverpKtemperatamente, giustamente
e piamente... ». Abbiamo cioè, svestito
I uomo vecchio e rivestito il nuovo.
Quegli atti e quei peccati, non sono più
per noi. Se pecca un Valdese, non è
come se peccasse un qualunque altro.
II pecèato di un Valdese' è qualche cosa
come contro natura o, meglio, contro
Dio:- è come un’abiura od up rinnegamento.
No, fra noi, non dovremmo esser costretti a parlar di queste cose. Qui, è
deH’uomo nuovo, che bisogna parlare,
che si va rinnovando in conoscenza ad
immagine di Colui Che l’ha creato.
i^tr**** « Io non ti prego che ' tu li
IV Marzo folga dal mondo, ma che tu
li preservi dal maligno. »
Giov. 17: 15.
Credo di non essermi mai associato
a questa preghiera del Signore come
oggi mentre una cinquantina di giovani
della mia Chiesa, sono sparsi qua e là
per il mondo per il servizio della Patria
nostra,
Qualeuno, da tempo, è prigioniero ìn
lontanissime regioni e nelle rade lettere che giungono periodicamente, più
che delle sue sofferenze, parla dì fede
e di speranza. Altri sono nella Francia
occupata e, nelle frequenti corrispondenze, parlano con nostalgia dell’amata
Chiesa lontana ed itìvocano l’aiuto- delle
nostre preghiere. Altri ancora, in zone d’occupazione, ci scrivono lunghe lettere vibranti di fede e di pietà, , che
leggiamo commossi e qualche volta con
le lacrime agli occhi, nelle'nostre riunioni settimanali. Alcuni, più vicino,
in città, si sono trovati dì punto in
bianco a contatto col gran mondo e con
dei compagni corrotti, ma non sì sono
lasciati abbagliare nè sedurre, ci hanno
^scritto il loro disgusto per certi spettacoli e si sono sforzati di dare la
loro buona testimonianza Valdese. Uno
tiene la sua Bibbia in evidenza in camerata e la legge in mezzo ad un crocchio di compagni attenti e rispettosi.
L’ultima lettera è di ieri: due giovanissimi, hanno cercato invano una
Chiesa Valdese nella località, durante
l’ora della messa, si ritirano in camerata p^ fare 0 loro culto ' personale e
ai compagni che li interrogano parlano
della loro fede e raccontano lunghe pagine di Storia Valdese....
Oh Signore, Preservali sempre dal
maligno questi miei diletti ragazzi! E
con loro preserva pure il fratello o la
sorella che ha letto questa testimonianza e. con essi, preserva pure l’umile tuftiservitore.... Amen.
Venerdì « Chi non è con me è contro
20 Marzo di me e chi non raccoglie
con me disperde.» S. Luca 11: 23.
Gesù aveva testé guarito un indemoniato muto e, dalla folla, una voce ost0e
aveva esclamato: « E’ il diavolo che lo
ha aiutato! » ed altre le avevano fatto
coro ripetendo la stessa cosa.
Gesù reagisce con grande energia.
Essi sanno benissimo che qui c’è il dito
•li pio» , perchè Dio stesso lo ha unto di
Spìrito Santo e di potenza. Egli non ha
proprio nulla in comune col principe di
questo mondo che è il suo nemico morta^ e non tollera compromessi con
lui nemmeno da parte dei suoi discepoli. Egli taglia ogni resto di ponte se
mai vi fu e toglie ogni 01usione a chi
si immagina ancora di poter tenere il
piede in due staffe: «chi non è con
me è contro dì m,e... »
E questa sentenza, nota bene, non
concerne que0e voci ostili che tutti sapevano esser contro Gesù, ma i « discepoli a metà », che si illudevano bastasse
essere « un poco » religiosi. Credenti
tiepidi, come se ne incontrano tanti anche oggigiorno, che da principio non
sembrano diversi dagli altri, m,a poi,
man mano che passano gli anni, si allontanano sempre più dalla Chiesa, spoMno gente di altra fede e, lasciano che
i figli si educhino in quella, per modo
che, dòpo una generazione o due, il loro nome è passato aff’altra riva...
E tu, Amico lettore, sei con Cristo o
contro di Lui ?
Sabato « Tanto più dunque, essendo
21 Marzo ora giustificati per il suo
sangue, saremo per mezzo di Lui salvati
dall’ira ». Ram. 5: '9.
Ho letto il contesto ed ho subito afferrato il significato di questo magnifico
passo: Se Dio, quand’ero ancora peccatore e nemico suo, ha dato l’Unigenito
Figlio a morire per me, tanto più mi sarà favorevole nel giorno del Giudizio,
quandò gli comparirò dinanzi con la
mia stola imbiancata nel sangue dell’Agnello, Me ne sento persuaso. Non vi è
nulla che convinca la mente così, come
la logica sublime dell’Evangelo.
Pure, io credo, il momento in cui
questo passo, risplenderà davvero ai
miei occhi in tutto 0 suo fulgore, dovrà
esser quando mi appresserò alle' soglie
eterne. Allora, certo tra le angosce dell’agonia torneranno al mio spirito^ i ricordi dei peccati ohe ho commesso ìn
così gran numero durante la mia povera vita e gli angeli di Satana ne approfitteranno per muovere un ultimo assalto alla mia fede, per farmi entrare nell’Aldilà disperato, come coloro che non
sono salvati. Ma io, aUora, m,i aggrapperò con tutte le mie forze a questa parola ed alla sua logica divina: il sangue
di Cristo che mi ha giustificato mi salverà dall’ira. Io non posso temerei, io
debbo atteggiare il labbro al sorriso e
vestirmi a festa, perchè sto per entrare nella sala delle nozze deff’Agnello,
nella Vita, nella luce, nella gloria del
mio Dio.
Enrico Geymet.
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Numeri, Deuteronomio) pp. 640,
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/ Salmi - pp. 391-ili. 35,—
I Vangeli e gli Atti degli Apostoli pp. 467 - ili. 35 _ ■
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A. Bost: Lettres et biographie de Félix
Neff - Genève 1842 - Due .vóli. 8° pp. 538, 564, mezza pelle
Léger: Histoire des Eglises des Vallées
- Leida 1669.
Eco. des Vallées annate arretrate.
Bramley Moore: Les Six Soeurs des
Valléesi Vaudoises.
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