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Anno VII
numero 6
del 5 febbraio1999
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LA LIBERTÀ
DEI FIGLI
«... i figli ne sono liberi»
Matteo 17,26
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Febbraio, mese delia libertà, ormai per tutto il protestantesimo
italiano o, almeno, per le chiese della
Federazione. Ne riparleremo soprattutto nella Settimana della libertà. Forse
avremo un'inflazione della parola libertà. Se scorriamo una chiave biblica
del testo originale del Nuovo Testamento siamo colpiti, invece, dalla rarità deU’uso di questa parola da parte
di Gesù. Nei Sinottici, egli non la usa
mai e utilizza una volta sola l'aggettivo
«libero», nel passo che abbiamo scelto
per questa riflessione. Tra l'altro, stranamente, quest'unica volta, la nostra
nuova traduzione mantiene uno scialbo «sono esenti». Noi abbiamo usato,
al contrario di Gesù, la parola libertà
in modo meno sobrio. Se scorriamo
una chiave biblica di una traduzione,
troviamo che «libertà», «liberazione»,
«libero/a» sono molto più frequenti che
nel testo greco. Gesù non inflaziona la
parola libertà, perché questa non può
essere usata alla leggera. Merita il rispetto che meritano le cose di Dio. Forte sotto questo aspetto è sbagliato avere
n mese o una settimana o un tempo
definito per la libertà. Le cose di Dio
non sono legate ai nostri tempi e possono essere molto più lunghe della durata che possiamo dare noi alle nostre cose 0 anche molto più brevi, o improvvise, o più sorprendenti di quelle che
possiamo legare a un tempo definito.
Ma perché la libertà è così rara nei
discorsi di Gesù riportati dai primi tre Evangeli? Forse proprio il nostro
passo ce ne dà la spiegazione. La malelingue insinuano che Gesù non paga le
tasse, che è un evasore fiscale. Gesù decide di assoggettarsi a quest’obbligo in
un modo, a dire il vero, invidiabile
perché fa pescare un pesce e, dopo
averlo fatto aprire da Simone, prende
una moneta trovata nel pesce stesso.
Noi non siamo così fortunati. Ma non
è questo che importa. Importa, invece,
l'osservazione che Gesù fa, o meglio, fa
fare: i tributi sono riscossi dai re della
terra non dai loro figli, r^a dagli stranieri. I figli ne sono liberi. Ecco il primo motivo per cui la libertà va trattata con rispetto come una delle cose di
Dio: perché è legata alla gratuità. Non
si può mai dire che la libertà è pagata
a caro prezzo, perché se è pagata non è
libertà, è merce. Se si può acquistare si
può anche vendere. E se si può misurare, pesare, rinchiudere in un recipiente, non è libertà. La libertà non si può
rinchiudere né mettere a disposizione
dell'arbitrio di chi può pagare per privarne chi pagare non può.
/N secondo luogo della libertà si deve
parlare con rispetto perché è legata
alla situazione di figli. I figli erano certamente più numerosi nel passato che
da noi oggi, ma erano comunque un
bene raro. Gli stranieri sono sempre
più numerosi dei figli. Ma è soltanto se
sei figlio che sei veramente libero. Abbiamo celebrato negli anni passati la
Settimana della libertà pensando soprattutto alla libertà degli altri, dato
che bene o male noi, ormai, ce l'abbiamo. La parola di Gesù oggi ci ricorda
che se vogliamo veramente la libertà
degli altri, dobbiamo in un certo senso
farli diventare nostri figli. Così ha fatto Gesù per dare la libertà a noi. Ci ha
resi figli di Dio insieme a lui. Stranamente il contrario dell'essere libero
non è essere schiavo, ma essere straniero. Quello che non è libero per te è
quello di cui non ti occupi. Finché l'aT
tro/a è straniero, non puoi dire di aver
cercato la sua libertà. E figli si è non
per una settimana, un mese o un anno, ma per sempre.
Claudio Tron
SI I TIMAWI.K DKM.r. CHÌESP: KVANGEI.ICHE BATriSTE. METQI>ISTE, VALDESI
Le varie posizioni degli evangelici Gardiol, Maselli e Spini, deputati al Parlamento
Il referendum contro la proporzionale
5e vincesse il si il sistema elettorale diventerebbe completamente uninominale a un turno^ ma
«all'Italiana»^ cioè con il «recupero» dei più votati dei non eletti. Auspicabile una nuova legge
EUGENIO BERNARDINI
IL referendum antiproporzionale
scuote il mondo politico italiano:
se vincerà il «sì», nella legge elettorale verrà eliminata la quota proporzionale (il 25% dei seggi) che
verrà assegnata ai più votati dei
non eletti, cioè dei perdenti. Il sistema diventerà così compietamente uninominale a un turno,
«aU’italiana» potremmo dire, visto
l’assai discutibile marchingegno di
«recupero» di coloro che in nessun
vero sistema maggioritario potrebbe aspirare di sedere in Parlamento. I referendari però (non era nei
loro poteri) non potevano ridisegnare i collegi elettorali italiani per
farli coincidere perfettamente con
il numero dei deputati e senatori,
lo potrebbe fare solo una legge votata in Parlamento. Parlamento
che, come si sa, dopo il fallimento
della Bicamerale non è stato in grado di riprendere in mano nessun
bandolo dell’intricata matassa delle riforme istituzionali.
Ancora una volta lo strumento del
referendum, che richiede solo un
«sì» o un «no» (costo previsto: 800
miliardi), mostra tutta la sua inadeguatezza per affrontare materie che
richiedono l’intelligente disegno
della politica, la discussione, il confronto e il voto nelle sedi appositamente istituite. C’è solo da sperare
che, qualunque sia l’esito di questa
vicenda referendaria, il Parlamento
si senta obbligato a fare dopo quello
che avrebbe dovuto fare prima.
«Non credo che si riuscirà a fare
una legge prima - conferma Giorgio
Gardiol, deputato dell’Ulivo eletto
con il sistema maggioritario a Settimo-Chieri (Torino), del gruppo dei
Verdi -. In ogni caso io voterò no
perché sono favorevole a un sistema proporzionale con uno sbarramento, per esempio al 5%, per poter avere una rappresentanza parlamentare. È il sistema tedesco che,
come è ampiamente sperimentato,
garantisce stabilità politica e di governo. Comunque, se vincerà il sì al
referendum, la cosa più ragionevole
sarebbe proprio quella di ridisegna
re tutti i collegi elettorali d’Italia,
operazione assai complicata politicamente, in modo che alle prossime votazioni, a questo punto maggioritarie, vada in Parlamento solo
chi vince le sfide dirette».
«Non sono convinto che a colpi
di referendum si cambi la situazione - dice Domenico Maselli, deputato dell’Ulivo eletto con il sistema
maggioritario a Lucca, del gruppo
dei Cristiano-sociali e segretario
della Commissione affari costituzionali - anche se capisco che il referendum può dare una spinta. 11
problema è soprattutto quello di
far maturare una consapevolezza
politica nuova. Per esempio, non
abbiamo ancora coscienza del fatto
che il ruolo di un deputato o senatore nel sistema uninominale è di
rappresentare non solo la volontà
popolare in senso generale ma anche quella di una determinato territorio facendo da tramite tra que
sto e lo stato». Ma riguardo al referendum antiproporzionale che cosa farà? «lo sono favorevole o a un
sistema proporzionale o a un sistema uninominale, con i vantaggi e
svantaggi che entrambi i sistemi
presentano, ma averli entrambi significa avere solo gli svantaggi dei
due sistemi. Quindi, senza entusiasmo, per le ragioni dette prima, voterò a favore del referendum, purché dopo ci sia un aggiustamento
di legge che metta in grado di funzionare l’uninominale, spero a
doppio turno “alla francese”. Un
altro problema è rivedere il ruolo
dei partiti. Non è assolutamente
ragionevole che si trasformino in
gruppi personalistici di un leader,
il nostro paese ha già vissute negativamente queste esperienze. È un
portato della cultura cattolica che
dà a una sola persona la responsabilità per tutti. Insomma, ci vorrebbe una profonda riforma morale».
’Valdo Spini, deputato dell’Ulivo
eletto a Firenze con il sistema maggioritario, del gruppo dei Democratici di sinistra e presidente della
Commissione difesa, pur non avendolo promosso è ora estremamente
favorevole al referendum e vi si impegnerà «perché si è visto ormai
chiaramente che senza la pressione
del referendum non si muove paglia. Basti pensare che per le elezioni europee, che sono proporzionali, non si è riusciti a varare neppure
una soglia di sbarramento deH’1,52%. Naturalmente, bisognerà fare
subito dopo una legge che ci faccia
passare a un sistema uninominale
a doppio turno "alla francese”, che
mi sembra più adeguato per rappresentare la situazione italiana,
così complessa e diversificata, dove ci possano anche essere i piccoli
partiti senza però che abbiano la
possibilità di buttare all’aria una
coalizione di governo».
Graham Staines e due suoi figli bruciati vivi da fondamentalisti indù
Ucciso in India un missionario battista australiano
il grido dei poveri
di DANIELE GARRONE
11 23 gennaio Graham
Staines, 58 anni, missionario battista australiano,
è stato ucciso insieme ai
suoi due figli, Philip, 10
anni, e Timothy, 8 anni,
nello stato di Orissa, in India. I tre sono stati bruciati vivi mentre stavano dormendo nella loro automobile, posteggiata nei pressi di una piccola chiesa
nel villaggio di Manoharpur, circa 1.000 km a sudest di Nuova Delhi. Ad appiccare il fuoco sarebbe
stato un gruppo di attivisti appartenenti al Gruppo fondamentalista indù
Bajrang Dal. Graham Staines esercitava il suo ministero presso i malati di
lebbra in India dal 1965,
ed era segretario della Società missionaria evange
lica. Dopo il fermo di 49
persone, la polizia locale
ha dichiarato che l’attacco era stato pianificato e
che Graham Staines ne
era il bersaglio. Il delitto è
stato compiuto poco prima del 26 gennaio, giorno
della Repubblica, durante
il quale i cristiani dell’India osservano una giornata di digiuno e preghiera.
Denton Lotz, segretario
generale dell’Alleanza
battista mondiale, ha dichiarato: «Questa è l’ultima morte tragica causata
dall’intolleranza religiosa
e dal fanatismo, non solo
in India ma nel mondo».
Lotz ha quindi ricordato
che i cristiani dello stato
di Chin, nel Myanmar, sono perseguitati dai capi
militari buddisti, che i cri
stiani del Sudan del Sud
vengono uccisi dai musulmani del Nord che sequestrano bambini cristiani
per ridurli in schiavitù, e
che le chiese afroamericane negli Usa vengono
bruciate. Ha fatto notare
che il cristianesimo non è
l’unico bersaglio della violenza e dell’intolleranza
religiosa. «Dobbiamo dire
“no” al fanatismo e “sì” al
perdono e all’amore del
nostro Signore Gesù Cristo», ha detto Lotz ringraziando la vedova del missionario, Gladys, per le
parole pronunciate durante i funerali: «Sono tremendamente afflitta ma
non provo rabbia. Mio
marito amava Gesù Cristo
che ci ha insegnato a perdonare i nostri nemici».
Il presidente dell’India,
K. R. Narayanan, si è dichiarato profondamente
scosso da questo delitto:
«Che qualcuno che ha
trascorso tanti anni a curare i lebbrosi e che dovrebbe essere ringraziato
e apprezzato per il suo lavoro, venga ucciso in
questo modo è un’immensa aberrazione, lontana dalle tradizioni di
tolleranza e di umanità per le quali l’India è
nota». Citando Gandhi,
Narayanan ha aggiunto:
«Non mi aspetto che l’India dei miei sogni sia
quella di una religione,
sia essa indù, o cristiana,
0 musulmana. Desidero
che essa sia tollerante e
che tutte le religioni lavorino fianco a fianco», (eni)
Protestanti e pentecostali
MIUNESCHI, DI PASQUALE, RICCA
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Battisti contro il razzismo
APRILE, MAFFEI, STORNAIUOLO.
EDITORIALE
Il bianco e il nero
di PAOLO NASO
COMMENTO
Evangelici in Italia
dì GIUSEPPE PLATONE
.
2
PAG. 2
RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 5 FEBBRAIO 19qq
Ì5
«Ci fu un grande lamento tra gli uomini
del popolo e le loro mogli contro i Giudei loro
fratelli. Alcuni dicevano: “Noi, i nostri figli e
le nostre figlie siamo
numerosi; dateci del
grano perché possiamo
mangiare e vivere!". Altri dicevano: “Impegniamo i nostri campi,
le nostre vigne e le nostre case per assicurarci
del grano durante la
carestia!”. Altri ancora
dicevano: “Noi abbiamo preso del denaro ipotecando i nostri campi e le nostre vigne per
pagare il tributo del re.
Ora la nostra carne è
come la carne dei nostri
fratelli, i nostri figli sono come i loro figli; ed
ecco che dobbiamo sottoporre i nostri figli e le
nostre figlie alla schiavitù, e alcune delle nostre figlie sono già ridotte schiave; e noi non
possiamo farci nulla,
perché i nostri campi e
le nostre vigne sono in
mano d’altri".
Quando udii i loro
lamenti e queste parole,
fui molto indignato.
Dopo aver molto riflettuto, rimproverai a
spramente i notabili e i
magistrati, e dissi loro:
“Come! Voi prestate a
interesse ai vostri fratelli?". Convocai contro di
loro una grande assemblea, e dissi loro: “Noi,
secondo la nostra possibilità, abbiamo riscattato i nostri fratelli giudei che si erano venduti
ai pagani; e voi stessi
vendereste i vostri fratelli, ed è a noi che essi
sarebbero venduti!”.
Allora quelli tacquero, e non seppero che
rispondere. Dissi ancora: “Quello che voi fate
non è ben fatto. Non dovreste piuttosto camminare nel timore del nostro Dio per non essere
oltraggiati dai pagani
nostri nemici?Anch’io, i
miei fratelli e i miei servi abbiamo dato loro in
prestito denaro e grano.
Vi prego, condoniamo
loro questo debito! Restituite oggi i loro campi, le loro vigne, i loro
uliveti e le loro case, e la
percentuale del denaro,
del grano, del vino e dell’olio, che avete ottenuto da loro come interesse”. Quelli risposero:
“Restituiremo tutto, e
non domanderemo loro
più nulla; faremo come
tu dici”. Allora chiamai
i sacerdoti, e in loro presenza li feci giurare che
avrebbero mantenuto
la promessa. Poi, agitando il mio mantello,
dissi: “Così Dio scuota
dalla sua casa e dai
suoi beni chiunque non
avrà mantenuto questa
promessa, e sia egli
scosso e resti senza nulla!”. Tutta l’assemblea
disse: “Amen!”. Poi celebrarono il Signore. E il
popolo mantenne la
promessa»
(NehemiaS, 1-13)
IL GRIDO CHE SALE DAI POVERI
Il grido dei poveri è un grande tema della Bibbia. Dio ascolta questo grido
e interviene per ristabilire la giustizia con un richiamo ai vincoli del «patto»
DANIELE GARRONE
Abbiamo appena ietto una
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bella pagina di «buon governo». Nehemia risolve, con fermezza e con una decisione accorta, un’acuta tensione sociale
a Gerusalemme, ormai ridotta a
piccola provincia del grande impero persiano. Fa buon uso dei
poteri che gli sono concessi dalle autorità e del prestigio di cui
egli gode. Fa appello ai «valori»
del suo popolo e all’autorità di
Dio, invitando a «temerlo», e ha
successo. 11 fatto che tutto si
svolga in un’assemblea, ci rende i suoi provvedimenti ancora
più interessanti: in fondo, risolvere i problemi con assemblee
che si vincolano a un patto, come quello che Nehemia fa giurare, è il più evoluto ed equo dei
regimi politici che siamo riusciti
ad attuare. Fermiamoci sulle
molte «cose belle» che ci sono
in questa pagina.
Il «grande lamento»
^UTTO incomincia con un
«grande lamento», con un
«grido forte» dice l’ebraico. 11 lamento non è una semplice lagnanza, un mugugno, ma una richiesta pressante di ascolto e,
soprattutto, di giustizia da parte
del popolo, in particolare dalle
donne. Le donne sono menzionate non perché gridassero più
forte o perché accompagnassero
con pianti il grido dei mariti, ma
perché rappresentano la parte
socialmente più debole del popolo e infatti sono le figlie le prime a finire asservite per debiti (v.
5). È un grido di poveri quello
che sale qui, dai «proletari» senza terra e dai contadini immiseriti fino ai cittadini indebitati. È il
grido di chi viene schiacciato
dall’intreccio perverso di meccanismi economici, calamità naturali e gravami fiscali. È un grido
«perché si possa vivere». Il grido
che sale dai poveri è un grande
tema della Bibbia: l’esodo dall’Egitto comincia proprio con un
grido di poveri ascoltato da Dio
(Es 2, 23-24 e 3, 7ss.), Dio ascolta
il lamento di Anna (1 Sam 2). La
Bibbia dà voce a questo grido. Se
togliessimo questo grido, sarebbero sfigurati e la Bibbia e Dio
che ascolta questo grido.
Nehemia ascolta questo grido
e lo prende sul serio. Secondo la
concezione biblica del «potere»,
non ci dovrebbe essere nulla di
strano. «Non è forse il gregge
quello che i pastori devono pascere?», dice Dio ai capi di Israele (Ez 34, 2). Ma Israele sa bene quànto sia facile e in fondo
«normale» che i pastori si preoccupino solo di «pascer se stessi».
Qui assistiamo alla sollecitudine
di un pastore del gregge e, di
più, alla «conversione» dei notabili. Nehemia «si indigna forte».
Non è detto che il «potere» debba sempre essere cinico, anche
se è proprio quella una delle
tentazioni del potere. Senza indignazione per il grido dei poveri, l’autorità diventa potere cinico. Il grido dei poveri non può
essere considerato «normale».
condo cui la spirale della rovina
degli uni produce vantaggi agli
altri. Non si tratta di «costruire il
Regno» di Dio, ma di impedire
che questo diventi mortifero. Si
tratta di riconoscere che «quello
che voi fate non è ben fatto» (v.
9). I poveri e Nehemia hanno degli argomenti per dire che «non è
ben fatto». Il grido è motivato, e
queste motivazioni vanno riconosciute. Le loro richieste sono
fondate. Questi argomenti, quel
giorno a Gerusalemme, si impongono. Molte «grida» si sono
imposte per la forza dei loro argomenti, in molti paesi del mondo «sviluppato». Quante grida,
ancora oggi, pur udite e sorrette
da motivazioni assolutamente
fondate, non riescono ad imporsi contro le leggi che governano,
ad esempio, i mercati del villaggio globale (pensiamo allo sfruttamento minorile, al lavoro nero, al depauperamento di grandi
aree del mondo, schiacciate dai
consumi di un’altra)?
«Siamo fratelli»
M A torniamo agli «argomen
Un grido
che non sentiamo più
OGGI, rispetto al tempo di
... .. .e
Preghiamo
Padre, Tu sai ciò di cui abbiamo bisogno:
tre volte al giorno, una tazza di riso,
non è molto, ma è indispensabile!
Benedici la terra, affinché la pianta possa crescere;
benedici lo Stelo del riso e ognuno dei suoi chicchi.
Permettici di ricevere il nutrimento con riconoscenza
e accordaci uno spirito di solidarietà
affinché nessuno abbia fame.
Tu fai crescere l’erba e i fiori dei campi,
Tu fai sorgere il sole, la pioggia e il vento.
Dacci oggi il nostro riso quotidiano
affinché possiamo vivere alla tua gloria.
Preghiera dell’Asia
_ Nehemia, il «grido» dei poveri è, paradossalmente, più forte e più debole. Più forte, perché
è amplificato dai mass media.
Lo vediamo, addirittura, tutti i
giorni, nel più crudo realismo,
sulle nostre televisioni. Lo quantifichiamo in cifre. Io elaboriamo in statistiche, lo trattiamo in
rapporti sulla povertà, ne seguiamo l’andamento annuale,
facciamo piani per ascoltarlo almeno in parte entro il 2010 o giù
di lì... Sappiamo tutto sul grido
dei poveri, solo che non Io sentiamo più. E il «grido» dei più
poveri non c’è neppure, perché
chi muore di fame non grida. E a
chi griderebbe? Dov’è il suo
Nehemia? C’è sempre stato, da
che mondo è mondo...
Nehemia apostrofa duramente
i «notabili». Non chiede loro di
dare ai poveri la metà dei loro
beni, ma di rimettere i debiti,
cioè di ridare ciò che per i poveri
è la vita e per loro un di più. Si
tratta di spezzare la logica se
ti» che sostengono il grido
dei poveri a Nehemia. «La nostra carne è come la carne degli
altri». In termini nostri, potremmo dire «abbiamo gli stessi bisogni e gli stessi diritti». L’universalità dei bisogni e dei diritti vitali. «Siamo fratelli»: per Israele
vuol dire siamo tutti membri
dello stesso popolo che Dio ha
liberato dalla schiavitù. Perché
alcuni di noi vi ritornano, a opera o vantaggio di altri «fratelli»?
La rottura di questa fraternità è
una sorta di controesodo. Nehemia aggiunge il «timor di Dio».
La giustizia e la fraternità non
sono, per Israele, delle opzioni
utopiche, ma il vincolo che Dio
gli impone quando gli dona la libertà e la terra, la vocazione inseparabile dai suoi doni. Se i poveri gridano in Israele, è venuto
meno il «timor di Dio». E poi
l'oltraggio dei «pagani» nemici
che scherniscono il popolo perché gli schiavi riscattati dalle nazioni tornano ad essere schiavi
in casa propria. La coesione del
popolo, il rapporto con Dio, la
funzione di Israele fra le nazioni... tutto è compromesso se in
Israele i poveri devono gridare.
Israele è nato con un «patto»
(un’assemblea di «liberi», anzi di
«liberati» che si vincolano a limiti e criteri, la legge di Dio, per
vivere nella libertà di tutti e per
tutti) e qui stipula un patto, giu
rato, solennizzato. Non c’è un
deus ex machina, ma un’assemblea. Come la Torà, la rivelazione di Dio, sarà rimessa al centro
della vita del popolo in un’assemblea (Neh 8), così è un’assemblea a decidere di ascoltare
il grido dei poveri. Nella Bibbia,
assemblea vuol dire patto. Nehemia non indice una consultazione, ma convoca un’assemblea in cui si deve decidere. Solo
un patto, e un patto che vincoli
tutti e limiti i forti, può recepire
il grido dei poveri. Quando il
patto ristabilisce la giustizia,
tutti possono dire «Amen». E
non è certo un caso che questo
«Amen» corale sarà ripetuto
(Neh 8) alla lettura pubblica
della Torà. Dire «Amen» alla
giustizia e alla Parola di Dio:
questa è la religione di Israele.
Adesso (v. 13) si può «celebrare
il Signore». Giustizia e culto, liberazione degli schiavi e servizio (culto) di Dio. Ecco i due
aspetti inseparabili, della risposta di Israele, ecco i due volti del
timor di Dio. Verrebbe fatto di
dire: quello che Dio ha unito,
l’uomo non lo separi.
Il «timor di Dio»
Lo so... non si può fare di que
s
sta pagina della Bibbia un
manifesto socio-politico e forse
neppure un appello umanitario.
La conclusione di questa pagina
è legata al fatto che in quella comunità il «timor di Dio» contava
qualcosa. Si può oggi argomentare in campo sociale, economico e politico a partire dal «timor
di Dio»? Però... e se invece questa
pagina fosse nella Bibbia proprio
perché noi la prendessimo come
guida per riconoscere oggi «quel
che non è ben fatto»? E se fosse
lì proprio perché anche noi ci
«indigniamo», proprio in un
mondo in cui nessuno si indigna
più, in cui tutto ci è diventato
«sopportabile»? E se la cosa più
urgente fosse chiedere che ci sia
un’assise per il grido dei poveri,
che ci sia un patto che assicuri la
soddisfazione dei bisogni vitali a
tutti, pretendere la «conversione» dei poteri e dei notabili, fare
noi la nostra parte senza aspettare cambiamenti globali... E
farlo proprio a partire dalla Bibbia, che proprio perché è il libro
di Dio è un manifesto di umanità liberata, farlo proprio noi
che diciamo di «credere». Ne va
del «timor di Dio».
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
Nehemia 5 ci offre una
«fotografia» del tipo di
drammatiche situazioni a
cui la legislazione del
giubileo di Levitico 25 intendeva porre rimedio. |
provvedimenti attuati da
Nehemia non si richiamano esplicitamente alla
legge del giubileo, anche
se non mancano punti di
contatto con Lev. 25.
Tuttavia abbiamo a che
fare con misure prese ad
hoc e non con l'applicazione di un istituto. Siamo nel V secolo, sotto la
dominazione persiana.
Ai problemi sociali «in!
terni», si aggiunge la tassazione regia: povertà,
carestie, tasse hanno re!
so la situazione insostenibile. La protesta (i
«gran lamento» è l'ap
pellarsi all'autorità per
avere chi sostenga la
propria causa e faccia
giustizia) popolare (si
noti l'esplicita menzione delle donne!) dà voce
a tre casi: innanzitutto
(traducendo, con la maggior parte dei commenti,
il v. 2 come segue: «Abbiamo dovuto impegnare i nostri figli e le nostre
figlie per avere del grano, per mangiare e vivere»), quello di chi ha dovuto asservire la prole (a
cominciare dai più deboli, cioè le figlie, v. 5), cfr.
2 Re 4, 1; poi quello di
chi ha dovuto ipotecare
campi e case per ottenere grano in tempo di carestia; infine quello di
chi ha dovuto ricorrere a
prestiti per pagare la tassa regia. La situazione è
tanto più grave per il
fatto che sono altri «Giudei» (al v. 7 si capisce che
sono in particolare gli
strati superiori, «notabili
e magistrati», a trarre
vantaggio con gli interessi, che potevano raggiungere anche il 6070%), l’appropriazione
dei beni ipotecati dagli
insolventi e l'uso di manodopera servile, a dispetto (v. 5) dell'uguaglianza e della pari dignità che dovrebbe unire
tutti i membri del popolo, «fratelli» (v. 5 e 8) secondo la visione biblica.
Nehemia si rende subito conto della gravità
della situazione e reagisce anche sul piano emotivo (v. 6, «m'indignai
forte»). La prima misura
è quella di convocare
un'assemblea, verosimilmente per avere il sostegno popolare, per isolare le opposizioni, mettere alle strette i responsabili e giungere a una decisione rapida e concreta. Nehemia fa notare la
contraddizione tra la situazione attuale, dove
giudei si asserviscono a
giudei, e gli sforzi fatti
per riscattare i giudei asserviti ad altri popoli.
Questo è mancanza di
«timor di Dio» e getta
discredito su Giuda tra le
genti (v. 9), che vedono
riprodursi all’interno di
Giuda una situazione a
cui si era posto rimedio
verso l’esterno. La proposta di Nehemia è quella di un condono generale (cfr. l'analoga misura di Sedekia in Ger 34,
8-22). La proposta è accolta, sancita con un giuramento (v. 12) e con gesto (lo scuotimento del
mantello) di automaledizione in caso di rottura
dell'impegno (v. 13), salutata con un «Amen» e
celebrata con un culto.
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la Chi
Per
approfondire
- J. Blenkinsopp, EzraNehemiah, Old Testament Library, The Westminster Press, Philadelphia, 1988, pp. 253-260.
- A. J. Gunneweg, Nehemia, Kat, Gerd Mohn,
Gutersolh, '87, pp. 84-89.
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Con una dichiarazione ufficiale diffusa Io scorso 15 gennaio a Ginevra
la chiesa ortodossa russa conferma la propria adesione al Cec
Con una dichiarazione uffeiale, diffusa lo scorso 15
nnaio, i rappresentanti a
Lvra della Chiesa orto«sa russa hanno precisato,
^ mese dalla Vili Assemjgjdel Consiglio ecumeni0 delle chiese (CecI che si è
onciusa il 14 dicembre ad
jiare (Zimbabwe), che «La
jdesa ortodossa russa non
^sospeso o ritirato la proadesione al Cec».
^fjel corso dell’ultima sesjjone del Sinodo, che si è
Llto a Mosca il 28 e 29 di■ abre, il metropolita Kirill
presentato un rapporto
Ja partecipazione della
legazione ortodossa russa
l’Assemblea del Cec. «L’Asimblea - si legge nel rap- ha prestato un’attenline particolare alla parteciMjàone delle chiese ortodossenèl lavoro del Cec. La deijegazione della Chiesa ortodossa mssa, seguendo le ractoinandazioni dell’incontro
iterortodosso di Tessaloni
ICran Bretagna
Un «poster»
che fa discutere
Un manifesto lanciato all’iiiMo dell’anno in Gran Bretaña per incitare i fedeli a recarsi in chiesa a Pasqua, ha
provocato una viva controversia perché presenta Gesù
I comeCIhe Guevara. Il manifesto inatti ricorda il famoso
«pos^ rosso e nero del Che
^ eie è stato venduto a milioni
ácopie nel mondo negli Anni 60'e 70. La testa, i capelli,
(ióÈchi, i Contrasti dell’imlaglne sono uguali. Unica
Berenza; il famoso «basco»
del Che, sostituito da una codi spine. Nella didascalia, si legge: «Umile e dolce?
Macché! Scoprite il vero Geàlnchiesa. Il 4 aprile».
Tom Ambrose, segretario
del Can, un’agenzia pubblicitaria che lavora per le chiese e
che ha realizzato il «poster»,
spiegato: «Vogliamo mostrare che Gesù Cristo era il
più grande rivoluzionario di
tuttii tempi». Ma ii vescovo di
Wakefield, Nigei McCuIloch,
portavoce dei vescovi anglicaninel settore delia comunirazione, ritiene che ii manifestosia «menzognero». «Anche
so il manifesto muove da
huone intenzioni - ha detto ■Isuo fondamento bibiico è
Wso. Gesù era un rivoluziotuio, ma ha dimostrato di
uon essere un rivoluzionario
politico e violento».
Per Kieran Conryn, porta*oce della Chiesa cattolica roji'una d’Inghilterra e del Gallai «l’immagine di un rivolu^onario è giusta in teoria, ma
*'0sù non ha portato avanti
rivoluzione militarista». Il
jilaggiore Bruce Tulloch del'hsercito della Salvezza si è
detto invece favorevole all’ini%iva: «L’idea di Gesù in
tonto rivoluzionario ne fa
¡toe. L’immagine provoca
toeresse. Il poster originale
pello del Chel è molto noto.
Jon sono soltanto i giovani di
dieci e di vent’anni che vo
ca (29 aprile-2 maggio 19981,
si è astenuta dal voto e dalla
partecipazione ai momenti
di preghiera».
Il Sinodo ha accolto con favore la decisione dell’Assemblea di Harare di istituire una
commissione speciale che
sviluppi proposte per un rinnovamento strutturale del
Cec, in sintonia con le posizioni ecclesiologiche delle
chiese ortodosse, al fine di
favorirne la partecipazione
attiva al movimento ecumenico: il Sinodo ha stabilito
che la Chiesa ortodossa russa
parteciperà attivamente ai
lavori della commissione.
Finché non saranno noti i risultati del lavoro della commissione, che lavorerà per
almeno due anni, i membri
della Chiesa russa nel Comitato centrale e nel Comitato
esecutivo del Cec parteciperanno agli incontri, ma si
asterranno dal voto e dalla
partecipazione alle discussioni generali. (nev/cec)
Una processione ortodossa a Mosca
Si trova al centro del «quartiere europeo» di Bruxelles
La cappella «Van Maerlant», una presenza
ecumenica nel cuore di «Eurolandia»
Situata nel cuore del «quartiere europeo» di Bruxelles, la
cappella cattolica «Van Maerlant», in disuso daU’inizio degli Anni 80, dovrebbe essere
riaperta quest’anno, giusto in
tempo per segnare il nuovo
millennio. Tale è il progetto
dell’Associazione internazionale senza scopo di lucro
creata in uno spirito di ampia
apertura ecumenica, su iniziativa di numerosi funzionari europei, delle loro famiglie
e dei loro amici riuniti nel
«Foyer catholique européen»
e nella «Communion de La
Viale Opstal», con l’appoggio
dei gesuiti, della Chiesa cattolica romana, della Chiesa
protestante unita del Belgio,
della Chiesa ortodossa in Bel
I nuovi edifici dei «quartiere europeo» di Bruxeiies
gio e del Comitato interecclesiale di Bruxelles. Anche la
fondazione di Re Baldovino
ha dato il proprio sostegno al
progetto, nonché molte personalità a titolo personale.
Una volta ultimati i lavori di restauro, la cappella sarà nuovamente destinata al
culto cattolico. Un Comitato
consultivo ecumenico è stato
istituito per promuovere i
rapporti con le altre chiese. I
piani superiori dell’edificio,
costruiti sopra il luogo di culto, permetteranno di accogliere incontri culturali, spirituali, sociali e educativi.
«Mentre del convento Van
Maerlant rimane solo la facciata, che fa da paravento a
nuovi uffici, la cappella Van
Maerlant aspetta che le si
conceda una seconda vita in
perfetta linea con la sua vocazione originaria: testimoniare della dimensione umana e spirituale di un quartiere in cui oggi viene presa una
parte sempre più crescente
di decisioni che toccano la
vita di milioni di cittadini
europei, e quindi testimoniare della dimensione umana e spirituale dell’Unione
europea», ha detto Francis
Whyle, membro dell’Associazione. Infatti, come disse
Robert Schuman, uno dei
padri fondatori della Gomunità europea, «l’Europa non
può essere solo economica e
tecnica: essa ha bisogno di
un’anima».
(Oecuménisme informations)
raggiungere».
•>Can, rete ecumenica di
*°lontari, che comprende
^erti nel campo della pubf“toà e del design, ha distritoo 50.000 volantini alle
^'ese britanniche per chieloro di affiggere il poNon è la prima volta che
''Can produce manifesti
totroversi. In un precedente
Nter realizzato per Pasqua,
^*ioce tradizionale era stata
totituita dalla parola «Sor”sa» perché, avevano spiedi «concentrarsi sulla crossione racconta solo metà
la storia». (eni)
Per la prima volta nella storia della Chiesa avventista
Finlandia: consacrate due donne pastore
HELSINKI — Per la prima
volta una cerimonia di investitura di donne pastori della
Chiesa avventista si è tenuta
in Finlandia: Anna-Leena
laakkola di Helsinki e Sibrina
Kalliokoski di Tampere sono
state consacrate al pastorato
il 13 dicembre ad Helsinki e
Tampere. Erkki Haapasalo,
presidente della Federazione
finlandese, ha diretto insieme ai pastori locali la cerimonia di Helsinki mentre a
Tampere la cerimonia si è
svolta sotto la direzione del
presidente dell’Unione finlandese, Pekka Pohjola e del
dr. Bertil Wiklander, presidente della divisione Trans
Europea. Anna-Leena Jaakkola è la direttrice della gioventù dell’Unione e Federazione finlandese mentre
Sibrina Kalliokoski è pastora della chiesa di Tampere e
anche membro del Comitato
della Conferenza generale.
«Sono felice che queste due
cerimonie abbiano avuto due
veri pastori come protagonisti» ha detto Peter Roennfeldt,
segretario dell’Associazione
pastorale della divisione. In
realtà anche se era la prima
volta che una tale cerimonia
si svolgeva in Finlandia si deve dire che una caratteristica
dell’opera nel paese consiste
proprio nel ruolo preminente
Pubblicati gli atti del convegno
sui 150 anni delle Lettere Patenti
ROMA— «1848-1998: il lungo cammino della libertà»: la Camera dei deputati ha pubblicato gli atti del convegno che il 9
giugno ’98 è stato tenuto nella Sala della Lupa di Montecitorio
con U patrocinio di Camera e Senato per ricordare il 150° anniversario del riconoscimento dei diritti civili e politici a ebrei
e valdesi. Il volumetto riporta gli interventi del presidente della Camera, Luciano Violante, di Tullia Zevi, del moderatore
Gianni Rostan e le relazioni di Gustavo Zagrebelsky, Alberto
Cavaglion, Mario Miegge e Jean Baubérot. Il volume può essere richiesto all’Ufficio pubblicazioni della Camera dei deputati, Palazzo Montecitorio, 00186 Roma. (nev)
India: nuovi attacchi ai cristiani
NUOVA DELHI — Di fronte alla recrudescenza in India degli
attacchi a pastori, sacerdoti e chiese cristiane, il Consiglio nazionale delle chiese indiane (NcciI si è appellato direttarnerite
al governo per ottenere «protezione per la minoranza cristiana». Su 960 milioni di indiani circa il 2,3% è di fede cristiana
con punte maggiori in alcune regioni (15% nel Dani, (nev/pe)
A Cuba una prossima riunione del
Consiglio dell'Alleanza battista mondiale?
LONDRA — Con ogni probabilità andrà in porto il progetto
di tenere una riunione del Consiglio dell’Alleanza battista mondiale (Bwal a Cuba nel luglio del 2000. Nel comunicarlo, il segretario generale della Bwa, Denton Lotz, ha definito l’embargo
Usa a Cuba «una politica fallimentare che colpisce soprattutto i
poveri, gli anziani e i bambini, proprio quelle persone che noi
come cristiani siamo chiamati a sostenere». (nev/bwa)
Brasile: Dio e la pubblicità
RIO DE JANEIRO — Incredibile: la casa produttrice di cosmetici Embeleze ha lanciato la linea di prodotti «Bellezza cristiana», proponendo 180 tra unguenti, lozioni e shampoo con
versetti biblici stampati su vasetti e bottiglie. Di fronte alle numerose critiche, la casa produttrice ha assicurato che «in nessun caso abbiamo inteso usare il nome di Dio o simboli cristiani che possano offendere la comunità evangelica». (nevipe)
V Usa: i Mormoni contro l'e-mail
SALT LAKE CITY — Lo Utah è da lungo tempo lo stato federale americano a più alta densità di mormoni, un «popolo religioso» che ha a lungo condizionato lo sviluppo dello stato del
midwest americano. Ultimamente i mormoni sono tornati a
far parlare di sé per un singolarissimo bando contro posta elettronica e fax. Il punto chiave, si apprende, è la frequenza dei
contatti con amici e familiari che questi mezzi consentono ai
giovani missionari. Don Le Fevre, portavoce della chiesa, ha affermato che sono comunque previste delle eccezioni per i missionari che operano in aree dove i servizi postali tradizionali
non vengono garantiti. I contatti tra missionari, tipicamente
tra i 19 e i 22 anni di età, e loro familiari sono da sempre sotto
lo stretto controllo della chiesa. E-mail e fax, però, da qualche
tempo sembrano aver pregiudicato la possibilità di controllare
i contenuti e, come dicono ora i mormoni, «contribuiscono a
distrarre i giovani missionari dalla loro missione». (bia)
Roma: prossima visita
dell'arcivescovo di Canterbury
sempre avuto dalle donne.
La prima donna finlandese a
essere consacrata fu Alma
Bjugg, che si diplomò come
pastora nel 1904; era un’ex
capitano dell’Esercito della
Salvezza. Le donne ebbero
una parte importante nel lavoro evangelistico sia durante
che dopo la seconda guerra
mondiale: attiravano delle
grandi folle, centinaia di persone si convertivano ed erano
battezzate e nuove chiese
vennero fondate. «Noi desideriamo che lo stesso spirito
continui a lavorare in mezzo
alle nostre donne pastore e
vogliamo sostenerlo» ha detto
Erk^ki Haapasalo. (bia)
LONDRA— L’arcivescovo di Canterbury, George Carey, primate della Comunione anglicana, sarà a Roma dal 12 al 14 febbraio per inaugurare la nuova sede del Centro anglicano. Fondato 30 anni fa con una forte impostazione ecumenica, il Centro ospita la più grande biblioteca di testi anglicani dell’Europa
continentale. Nell’occasione è previsto un incontro con il papa
con all’ordine del giorno, come riferisce l’agenzia ecumenica
Eni, le celebrazioni del nuovo millennio e il problema del debito internazionale dei paesi del Terzo Mondo. (nev)
; Usa: il vescovo di Chicago favorevole alla
benedizione delle coppie omosessuali
CHICAGO — Il neoeletto vescovo anglicano di Chicago, William Perseli, si è dichiarato favorevole alla benedizione in chiesa delle coppie omosessuali, dichiarando che «è ormai tempo
che si impari ad accettarci reciprocamente per quello che siamo». «Come si può dire a un membro della propria comunità ha aggiunto - che è un “cristiano di seconda classe’’?». Con 140
parrocchie, 400 pastori e oltre 45.000 fedeli battezzati, la diocesi del vescovo Perseli è una delle più grandi degli Usa. (nev/eni)
Germania: intervista del teologo luterano
Eberhard jiingel al quotidiano «Die Welt»
BERLINO — In una lunga intervista pubblicata dal quotidiano «Die Welt», il teologo luterano Eberhard Jiingel chiarisce il
suo dissenso circa la dichiarazione congiunta cattolico-luterana sulla giustificazione. Jùngel, che con altri 140 teologi tedeschi aveva firmato un documento di rigetto della dichiarazione, specifica che il suo rifiuto, lungi dall’esprimere un sentimento antiecumenico, è piuttosto «la richiesta di ricercare un
più solido fondamento su cui fondare una casa comune». «Se
protestanti e cattolici riescono a raggiungere un “vero” accordo sulla giustificazione - ha specificato - tutto il resto sarà presto risolto e Tintercomunione non sarà lontana». (nevleni)
^ Venezuela: aumentano gli evangelici
CARACAS — In Venezuela, riferisce l’agenzia evangelica spagnola «Gabipress», le chiese evangeliche negli ultimi 5 anni sono passate da 7.900 a 11.500, portando il numero dei fedeli da
832.000 a 1.400.000: circa il 5,5% della popolazione. L’impegno
degli evangelici è di raggiungere il 15% entro il 2015. (nev/gbp)
4
PAG. 4 RIFORMA
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VENERDÌ 5 FEBBRAIO
Il 1849 visto come il momento più alto di tutta la storia risorgimentale
La stagione della Repubblica romana
La deposizione del papa e la resistenza che oppose i repubblicani alle truppe di
Francia, Austria, Spagna e Napoli. Gli intrecci con la storia dell'evangelismo
__ MARIO CIGNONI ima Hor'ino i».» :l 1» T-1 1_1 1. . .
La Repubblica romàna del
1849 deve essere considerata il momento più alto del
Risorgimento italiano. Dopo
la fuga di Pio IX a Gaeta vennero eletti, per la prima volta,
i deputati di un Parlamento
democratico. Il 9 febbraio
1849 il Parlamento vota la deposizione del pontefice e
proclama la Repubblica romana. Viene invitato Giuseppe Mazzini, che si rivelò non
solo teorico ma uomo di stato, e intervengono patrioti da
tutta Italia, fra cui Garibaldi.
Vennero allora concesse alcune libertà, veramente eccezionali per i tempi, ma rilevanti anche al giorno d’oggi:
libertà di stampa, di religione, di pensiero e venne decretata l’abolizione nonché
l’istruzione gratuita per tutti.
Francia, Austria, Spagna e
Napoli si coalizzano contro
la Repubblica per rimettere il
papa sul trono. I francesi
sbarcano a Civitavecchia. I
romani guidati da Garibaldi
sconfiggono i francesi al Gianicolo (30 aprile) e i napoletani a Velletri. Gli austriaci
assediano e occupano Bologna e Ancona. La Repubblica, dopo eroica resistenza a
Roma, è sconfitta dai francesi. Seguirà poi la Restaurazione (dal 4 luglio).
Tra la Repubblica e la fede
evangelica si intrecciarono
rapporti significativi e notevoli, anche se poco studiati:
da un lato la Repubblica potè
godere dell’appoggio morale
deH’opinione pubblica protestante in campo internazionale; dall’altro la predicazione incandescente di Gavazzi e
di Bassi, cappellani garibaldini, galvanizzava le masse
dando un sostegno spirituale
ai combattenti. Inoltre non è
stata mai abbastanza messa
in luce la diffusione dei principi della «Giovine Italia» che
si ispiravano a un cristianesimo laico. In quei mesi poi
venne pubblicato a Roma il
Nuovo Testamento del Diodatl come segno di libertà religiosa e civile. Verrà distribuito con il beneplacito di
Mazzini. Alla Restaurazione le
copie saranno sequestrate e
bruciate in un cortile del Vaticano: oggi ne rimangono solo
una decina in tutto il mondo
Vorrei ricordare alcuni personaggi, uomini e donne che
parteciparono alla Repubblica e poi accolsero la fede
evangelica entrando a fare
parte delle chiese valdesi;
contestatori politici e religiosi
di notevole influenza, riformatori nell’uno come nell’altro ordine di cose, portarono
una ventata di libertà; non
valdesi nella Repubblica, ma
democratici nella Chiesa. Sono figure, nostre nell’anima e
nella fede, ancora ignote alla
storiografia, che ho avuto il
piacere di riscoprire con una
ricerca capillare nel corso degli anni: Especo, Federici,
Priggeri, Gajani, Grasselli, Tiburzi... Ma non furono solo
queste persone a muovere e
commuovere il protestantesimo, esse non furono che la
manifestazione di un moto
interiore, di un moto che nasceva da sottoterra, dalla coscienza mutata dei romani, da
un'Italia nuova che cominciava, dal vento ghibellino che
soffiava per la penisola... Perché al di là di questi individui
e dei riscoi\tri puntuali che
documentano collegamenti
pur molto significativi tra la
Repubblica romana e i valde
si, e che avevano riflessi di
lunga durata nelle nostre
chiese, bisogna riconoscere
che lo spirito che animò la Repubblica non può non battere
nel cuore di tutti i «protestanti» siano essi valdesi, metodisti, battisti. Fratelli, pentecostali, anglicani o avventisti,
italiani o stranieri...
Ecco, furono i cittadini di
Roma da soli, come scrive
con una punta d’orgoglio
Gajani, a dimostrare che si
poteva governare Roma senza papa. Se è. vero che la
Riforma del secolo XVI per
prima riuscì a pensare e a
creare una chiesa senza papa, i romani del 1849 sono
stati i primi - e finora gli unici - a ideare una Roma senza
papa e a viverci. Il papa, fuggito a Gaeta, fu deposto legalmente da un parlamento democratico e fu scomunicato
formalmente dal popolo convocato in assemblea. Fu una
lezione per l’Italia e per l’intera Europa, rimane un monito per tutti i tempi: mai né
prima né dopo è successo
qualcosa di simile. L’evento
fu letto in chiave apocalittica
e lo spettro di Lutero parve
Testi di Guglielmo Gajani
La grandezza del popolo
«Appena furono risolti con attenzione i preliminari, la
questione della deposizione del papa fu portata davanti
all Assemblea. Fu un momento solenne. Il papato carico
dei crimini di parecchi secoli stava davanti ai rappresentanti del popolo romano per essere giudicato. Tutti gli intrighi della diplomazia europea non riuscirono a fermarci.
Fummo minacciati di una restaurazione violenta e sapevamo che in questo caso saremmo stati condannati a morte
per ^to tradiinento. Ma noi sentivamo l’importanza della
missione che il popolo ci aveva affidato; noi pronunciammo la condanna del papato con la coscienziosa fermezza di
uomini che erano disposti a rischiare anche la vita se le loro convinzioni e il loro dovere lo avessero richiesto. Io considero la deposizione del papa un evento di importanza capitale non solo per l’Italia (la cui salvezza dipende da questo fatto), ma anche per l’intera umanità. Noi avevamo il
diritto di deporre il papa, lo abbiamo deposto ed è finita
per sempre col papato (...) questa spaventosa istituzione».
(...) «Vi è qualcosa di grande e di poetico nel popolo di
Roma. All’intimazione di resistenza ad oltranza nessuno
ebbe paura, anzi, alcuni furono orgogliosi ed eccitati
dall’idea cbe Roma stesse sola di fronte all’Europa. Tutti cominciarono ad abbracciarsi l’un l’altro, come se fosse per
l’ultima volta...».
(da C. Gajani, The Roman Exile, Boston, 1856)
adirarsi sulle rive del Tevere;
si accesero le speranze dei
protestanti di tutto il mondo
di un’Italia unita non con il
papa ma senza di lui.
Veramente la Repubblica
romana deve* essere ricordata
come uno degli eventi principali della storia del Risorgimento e il suo crollo come «il
più infame delitto della diplomazia europea», come ebbe il coraggio e la lucidità di
scrivere ancora Gajani. La resistenza, di cui Mazzini fu
l’anima e Garibaldi il braccio,
vide combattere con il popolo di Roma il fiore della gioventù italiana. Migliaia caddero con le armi in pugno sul
Gianicolo, eroici nel loro isolamento, vincitori nell’inevitabile sconfitta, caddero cantando Fratelli d’Italia (parole
che suonavano diversamente
da oggi nelle orecchie dei
combattenti) saldando per
sempre insieme due termini:
Roma e Italia. Questa resistenza alTultimo sangue, per
il coraggio dimostrato, le forze impari e l’altezza degli
ideali per cui si combatteva,
sarà ricordata come degna di
essere paragonata alla battaglia delle Termopili. E pensando al Gianicolo del 1849
cito qui Simonide di Geo,
poeta greco che scrisse versi
indimenticabili: «Dei morti
alle Termopili fulgida la sorte, bella la morte, ara la tomba; non lacrime, solo il ricordo, non compianto, lode...».
La Restaurazione fu spietata: ai 6.000 morti nell’assedio
si devono aggiungere i 230
giustiziati dopo e i moltissimi
che perirono di stenti in carcere (ne furono imprigionati
8.000). 20.000 furono costretti all’esilio e fuggirono, ricercati incessantemente dalla
polizia pontificia, braccati
per tutta Europa. Dappertutto la campana dei preti sostituì il tamburo e scese su questi eventi una notte lunga,
rotta a tratti da un lampo. Si
parla spesso male del Risorgimento nel nostro paese e si
tende a dimenticare, perché
considerati scomodi, alcuni
momenti chiave della nostra
storia. Alcuni personaggi
sembrano inghiottiti dal silenzio e tra loro anche nostri
antichi «fratelli e sorelle»; ma
a volte ritornano.
Un soldato della Repubblica romana
i,„è poi coll
'4ialle origir
nio di qi
..j^ aimi se¡
pe Intese
Vâwenul
laáottrina c
1.67-72),
Fra i molti che divennero valdesi
Protagonisti della Repubblio
e testimoni dell'Evangelo
aantetizzar
Senso dello stato e minoranze nel programma di un teatro del Torinese
Interazioni tra spettacolo e impegno civile
FEDERICA TOURN
// A non c’è posto
"Ziper nulla che non sia
falso», dice nel film il regista
tedesco (Bruno Ganz) protagonista di Diario senza date,
di Roberto Andò, all’enigmatico scrittore (Moni Ovadia)
che gli ha mandato il suo diario sulla città. Perché Palermo
è una città camaleontica, che
prende gusto nel raccontarsi,
nel mettersi in scena, che sa
«fare della paura la sua arte».
«Palermo vive di un’ipertrofia, della compiaciuta loquacità tipica del malato», commenta Roberto Andò, giunto
al Piccolo Teatro Perempruner di Grugliasco (nella cintura di Torino) a presentare la
proiezione del suo film nella
serata inaugurale della rassegna «Teatro e impegno civile», il 20 gennaio. L’iniziativa,
alla sua prima edizione, prevede sette incontri di riflessione, preceduti da altrettanti
spettacoli teatrali, sul tema «Il
senso dello Stato - percorsi di
cittadinanza».
Nel primo incontro, a cui
hanno partecipato anche il
procuratore della Repubblica di Palermo Giancarlo Caselli e il giornalista Gianni
Riotta, si parlava di «Potere
politico e magistratura al
servizio della giustizia»: Caselli, dopo aver toccato alcuni argomenti di attualità
(non ultimo la riforma dell’articolo 513 del codice di
procedura penale, «norma
che non funzionava e che
doveva essere cambiata»), ha
invitato a tralasciare in futuro «questo interminabile dibattito su politica e giustizia,
che ormai non interessa più
nessuno» per dedicarsi a
problemi più gravi e urgenti.
Tornando a Palermo, città
in cui vive e lavora da 6 anni,
ha detto di aver colto dal film
di Andò l’impressione che i
siciliani provino gusto a isolarsi, a rappresentare la loro
realtà come incomprensibile
e cangiante: «È una città che
sembra sempre un po’ estranea, con la tendenza a farsi
palcoscenico perché ognuno
possa valorizzare se stesso».
Ecco il calendario dei prossimi appuntamenti: sabato
13 febbraio alle ore 20,30, Il
bicchiere della stajfa, regia di
Michele Perriera, e Profumo
di gigli, regia di Pietra Selva
Nicolicchia; segue un incontro su «Senso dello Stato e responsabilità individuale», intervengono Luciano Violante
e don Luigi Ciotti. Mercoledì
17 febbraio, alle ore 18, incontro con Gustavo Zagrebelsky e Diego Novelli su «La
Costituzione. Rapporto tra
cittadino e istituzione attraverso la Carta costituzionale»
(conduce Bruno Gambarotta); alle 20,45, dopo una cena
a minestra e vino, 1945, regia
di Pietra Selva Nicolicchia.
Giovedì 18 febbraio alle ore
20.30, Le mani di Paul Celan,
di e con Valter Malosti; segue
un incontro su «Poesia, memoria, storia» con Ugo Perone, Anna Chiarloni, Gian Enrico Rusconi, Valter Giuliano.
Sabato 27 febbraio alle ore
20.30, letture da Fuori dal
ghetto. Il 1848 degli ebrei, di
Giorgina Arian Levi e Giulio
Disegni; segue un incontro su
«Pubblica amministrazione e
servizio ai cittadini» con
Franco Pizzetti. Venerdì 5
marzo alle ore 20,30 conclude la rassegna Eco, con Cristina Voglino; segue un incontro su «Informazione», con
Ettore Beffano, Mario Berardi
e Massimo Novelli.
Giulio Especo (1801-1883):
marchese, colonnello dell’artiglieria pontificia, mentre
era comandante della fortezza di Ancona nel 1849, resistette valorosamente all’assedio austriaco. Divenuto
valdese a Roma (1870), fu
diacono-cassiere della chiesa
nascente e si adoperò per ottenere dai principi Colonna il
terreno per edificare il tempio (oggi via IV Novembre).
Fu membro del Comitato di
evangelizzazione (1875-79).
Non fidandosi dei parenti
stese un documento davanti
a notaio in cui dichiarava di
essere evangelico, documento che si dovette esibire alla
sua morte.
Francesco Federici (+
1864): di Civitavecchia. Partecipò alla Repubblica del
1849, poi fuggì a Livorno dove aderì alla Chiesa valdese.
Alla sua morte fu vietato il funerale normale di giorno per
ordine del prefetto.
Alessandro Friggeri (18151880): conte, capitano della
fanteria pontificia, comandò
una compagnia contro i napoletani nella battaglia di Velletri. Divenuto membro della
Chiesa valdese di Roma, sostenne dispute polemiche e fu
membro del Comitato di
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evangelizzazione (1879-18ÌÌ '
Guglielmo Gajani (1811 8™™e ;
1868): avvocato, fu deputati| P
e segretario della Repubblo
romana. Partecipò alla volazione per la deposizione# ‘ ?B^cai
papa e comandò le baril|U
di Ponte Sisto contro i fr*
cesi. Fuggito negli Usa,«
convertì al protestantesimói gi£
pubblicò un volume impoi ®^ome
tante sulla Repubblica (JÌ IfwRome Exile). Tornato in Ital ,1
aderì alla Chiesa valdese chi
sostenne con generosità in
sieme alla moglie.
Carolina Grasselli (1801 a
1892): pittrice romana, allif |
va di Camuccini e di Thotwaldsen, sposò il barone di
Schroeter. Combattè valorosamente al Gianicolo. Nel
1854 fu incarcerata per vai
mesi e condotta davanti all’Inquisizione perché legger i
una Bibbia del Diodati cot
perata a piazza Navona. Fuggita a Firenze, aderì alla Ghie;
sa valdese con il figlio (ancÌ
egli combattente del If '”'
che diverrà impiegato 7
Claudiana.
Carlo Tiburzi (+18941
combattè per la Repubblici
nel 1849 e divenne valdeseEbbe un figlio, che moti
combattendo con i garibaldini a Mentana (1867).
l'«e(
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numeri.
lirituale
SOCIETÀ DI STUDI VALDESI
L'opuscolo del XVII Febbraio
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50anni, i
prola
Pib (stati
di quest anno si intitola quest’anno Vatóesi#
Palermo: l opera diaconale «La Noce» (1959-1999) e sarà distribuito nel modo seguente
PER LE CHIESE DELLE VALLI VALDESI i pastori potranno ritirarlo, insieme a «La beidana», al Centro culturali
valdese di Torre Pellice, a partire dal 10 febbraio. Al pubbli-,
co saranno venduti nelle chiese il giorno 17 febbraio a i
6.000 oppure con lo sconto Opuscolo + Beidana a £ 12.00Ò
anziché £ 14.000. '
ALTRE CHIESE l’opuscolo verrà distribuito dalla Claudiana di Torino e il numero di copie può essere prenotato immediatamente; «La beidana» potrà essere richiesta al Centro culturale di Torre Pellice (0121-932179).
PRESENTAZIONE DEI PROGEHI
Otto per mille
Il procuratore Caselli
(foto G. Passananfe)
La Tavola valdese ricorda la scadenza del 28 feb'
P presentazione dei progetti otto per mill®
Cni fosse interessato ad avere i moduli e le relative istruzirP^
ni, SI può rivolgere agli uffici della Tavola chiedendo i modU'li cartacei oppure l’invio per e-mail.
5
,venerdì
5 FEBBRAIO 1999
PAG. 5 RIFORMA
In un libro della Claudiana la storia di questo movimento pentecostale
Le Assemblee di Dìo in Italia
j.[^genio Stretti mette a disposizione una preziosa raccolta di documenti per poter
' inoscere dall'interno un'unione di comunità che oggi supera i 150.000 membri
blin
CESARE MILANESCHI
L profilo storico delle As¡ettíhlee di Dio in Italia
idi) a opera di Eugenio
etti e l’esposizione della
no teologia da parte del
■esldente nazionale dell’
tra, Francesco Toppi, couiscono il contenuto esiale di questo nuovo lisul pentecostalismo*. È
¿lavoro utile per precisare
le'laratteristiche proprie deljeAdi in un tempo in cui il
ivimento pentecostale nel
IO insieme si fa sempre più
io e articolato.
0 testo di Stretti mette a diisizione una preziosa dolentazione per ricostruire
fattoria del movimento, in
Jjffiticolare di quella parte che
* poi collegata con le Adi,
Gialle origini, nel primo dei pnio di questo secolo, fino
anni seguenti alla stipula
delle Intese con lo stato italiano, avvenuta nel 1986. Circa
' ladottrina dallo Spirito Santo
(pp. 67-72), Stretti si è limitato
aàntetizzare alcune dispense
I . diXoppi sull’argomento. ProJ0SI hábilmente la trattazione poteva essere più fruttuosa se si
fosse spinta fino all’analisi del
importo fra pneumatologia e
spiritualità delle Adi, e fra
pneumatologia e ecclesiologia, rilevando anche in questo
ambito le caratteristiche specffiche di una famiglia evangelica che si impone all’attenzione sia per la sua espansione che per la qualità della sua
vitat^munitaria. Alcune di
qum caratteristiche sono
comunque ben delineate in
ri contributi di Toppi, sia
prefazione (pp. 7-9) che
intesimoiì 8*^ pubblicati e posti
ae imuoi“®^®"^® appendice al volublica 81-101).
to in Italia P* particolare rilievo sono
ildeseclì*®P''®^*®^^l°*^l di Toppi sul
■rosità iil^^camento biblico del molili (180+
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di Thor
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dati coniona. Fugada Chielio (aneli’
del 18491
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Una riunione di culto delle Adi a Messina
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;li Usa,i
vimento pentecostale, che
«nasce dalla ricerca biblica»
più che dall’esperienza personale di Dio (p. 82): sul rischio
di confondere esperienze emotive e superficiali con la
«nuova nascita» e con il «battesimo nello Spirito Santo»;
sulle relazioni delle Adi con le
altre chiese evangeliche, verso le quali sono disponibili a
collaborare purché non si
comprometta «l’autonomia e
la caratteristica testimonianza della propria vocazione
cristiana» (p. 90); sul rapporto
fra le Adi e le correnti neopentecostali e carismatiche
(pp. 91-94), e sull’ecumenismo (pp. 97-101).
Il materiale è una prima,
preziosa raccolta di documenti, quanto mai utili per lo
storico. Si tratta per lo più di
materiale interno al movimento 0 di documenti di ar
chivio che vengono ordinati e
giustapposti. Manca il punto
di vista «esterno», scientifico,
che mira a determinare il
senso storico, antropologico e
etnologico di questa componente del complesso fenomeno pentecostale. Nel 1983, allorché fu pubblicato YAnnuario evangelico, le Adi contavano poco più di 120.000 membri. Accanto a esse si avevano
le «Congregazioni cristiane
pentecostali», le «Chiese pentecostali autonome» e le «Comunità evangeliche autonome», anch’esse di ispirazione
pentecostale (cfr. Annuario
evangelico, Claudiana, Torino
1983, pp. 91-136; 181-183;
180-193; 195-202).
Oggi le Adi superano le
150.000 unità, e l’universo
pentecostale è ancora più diversificato, con la presenza di
nuove correnti provenienti
dai movimenti migratori del
Terzo mondo e con l’espandersi della corrente filo-carismatica. Un approccio scientifico all’argomento impone
di chiedersi quale sia il motivo per cui le Adi hanno conosciuto una crescita numerica
notevole proprio in un tempo
in cui altre correnti pentecostali si sono diffuse anche in
maniera concorrenziale nei
loro confronti. Una prima
spiegazione si può trovare
nell’assetto istituzionale delle
Adi. Il collegamento fra i conduttori di chiese e l’articolarsi dei rapporti fra le comunità
nelle diverse zone territoriali
forniscono un supporto di
vincoli che sottrae le persone
al rischio dell’isolamento e
della precarietà: situazione in
cui vivono molte comunità
pentecostali autonome.
Inoltre, si può riscontrare
una forza interna alle chiese
Adi, là dove esse hanno saputo rispondere alle attese di
solidarietà delle masse di più
recente urbanizzazione, sradicate dal contesto di origine
(la realtà rurale italiana e la
vita comunitaria del villaggio
tribale nel sud del mondo)
che cercano nuove vie di
identificazione e nuove forme di vita associata. L’aver
offerto motivazioni profonde
di gratificazione personale,
insieme a integrazione sociale e comunitaria, resa ancor
più totalizzante da motivazioni profonde di carattere
religioso, è stato sicuramente
un apporto positivo che le
Assemblee di Dio hanno dato. In questo servizio, probabilmente, è da ricercare la
vera motivazione della loro
espansione numerica.
(*) Eugenio Stretti; Il movimento pentecostale. Le assemblee di Dio in Italia (Adi).
Torino, Claudiana, 1998, pp.
106, £ 15.000.
H La presentazione del libro a Torino
Un movimento vivace
e ricco di tradizioni diverse
MARCO DI PASQUALE
■\T ON si può essere contro il Giubileo e le
estensioni della Sindone,
proponendo a tutti gli evangelici iniziative comuni in tal
senso, e poi promuovere incontri ecumenici coi cattolici
e magari andare anche a cena col vescovo. O di qua, o di
là». Questa la risposta del pastore Francesco Toppi, presidente delle Assemblee di Dio
in Italia (Adi), alla sollecitazione di alcuni pastori battisti e valdesi di Torino per
un’azione comune in vista
delle grosse manifestazioni
cattoliche del prossimo anno.
Essa si colloca nel contesto
della presentazione del libro
di Eugenio Stretti su II Movimento pentecostale. Le Adi
(Claudiana, 1998), svoltasi a
Torino il 14 gennaio, a cui
hanno partecipato l’autore, il
past. Giorgio Bouchard e lo
stesso Toppi.
Al di là della pacatezza del
tono, sinceramente apprezzata, e della vibrante e matura testimonianza di un intero
secolo di spiritualità pentecostale in Italia, l’incontro non
ha offerto motivi di novità riguardo alle rispettive posizioni teologiche, ecclesiologiche
ed ecumeniche degli intervenuti. Rifiutando la derivazione dei pentecostali dal tronco
storico del calvinismo, avanzata provocatoriamente da
Bouchard, Toppi ha rivendicato al pentecostalismo (italiano) l’identità di «un crogiolo di molte esperienze di
ascolto dell’Evangelo, un accumularsi di esperienze dottrinali diverse» delle quali il
movimento pentecostale sarebbe la «somma» (non ci si
osa ancora parlare di «tradizione»). La definizione delle
comunità pentecostali delle
Adi come «presbitero-congregazionaliste» è appunto il segno della multiformità genetica del movimento.
Questa multiformità, che
intende restare tale in nome
deU’evangelica libertà dello
Spirito e della salvezza «personale» offerta dal Cristo,
presenta non pochi problemi
quando si tratti di confessare
insieme quell’Evangelo a cui
tutti vogliono pur richiamarsi. Esemplare la battuta polemica rivolta al presidente
delle Adi da un pastore di
una comunità evangelica libera: «La chiesa è un organismo vivente, non un’organizzazione», battuta che è rimasta senza una vera risposta e
che ha mostrato tutta la difficoltà di Toppi a esporsi su
questo punto. È vero che non
è l’organizzazione a rendere
vivente un organismo tuttavia nessun organismo può
esistere senza essere organizzato. Il reale problema rimasto taciuto sembra piuttosto
quello dell’assunzione esplicita della responsabilità dell’ordinamento che si è scelto,
ben sapendo che esso non è
di per sé la parola di Dio
(quindi è modificabile), ma
che ci è necessario per testimoniare insieme.
Ed è qui l’incongruenza tra
la multiformità di «esperienze dottrinali» esposta da
Toppi e la sua frase sui rapporti coi cattolici. «O di qua,
o di là», rispetto a che cosa?
Una posizione come questa
non chiude forse in partenza
ogni via di contatto con chi
non si fa dei nostri? Non conduce anche a contestare la legittimità di un’assemblea
eletta democraticamente,
quando le sue decisioni non
facciano comodo a qualcuno,
poiché il metodo democratico non è evangelico? «La
Chiesa non è una democrazia», dice il papa, così come
non è un’«organizzazione»,
ma nessuna comunità cristiana storica può permettersi di considerarsi la chiesa.
Insomma, è necessario che il
dialogo vada avanti.
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28 febr mili®’
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Il dialogo libero e fraterno, basato sulla parola di Dio, dovrebbe coinvolgere le varie comunità evangeliche italiane
LVecumenismo dello Spirito Santo» esige il dialogo tra le chiese protestanti e pentecostali
BAni n _OC1ctìi-a Hi i-iiltn npntfirnetnlp in nnmp tali prann stati fissati in XII tecostale. e sul sicnificat
PAOLO RICCA
Tpentecostali costituiscono
Ila componente di gran lunPpiù numerosa di quello che
*i è soliti chiamare, con qualche approssimazione, r«e|i3ngelismo italiano». Benché
■aumeri. abbiano un valore
firituale molte relativo, è comunque bene sapere che valte, battisti e metodisti ragÌungono a mala pena, tutti
«sieme, i 30 mila membri di
diiesa comunicanti, mentre i
Pentecostali, che esistono e
lestimoniano in Italia da soli
Manni sono almeno 250.000
fa proliabilmente anche di
Plh (statistiche affidabili non
esistono). Essi sono suddivisi,
ji, in due aree maggiori: la
Ìtinia è formata dalle «As*mblee di Dio in Italia» (Adi),
fi Corpo ecclesiale ben strutTato secondo un ordinamento di tipo sinodale, non
limile da quello valdese; la
g-onda è formata da un gran
&mero di chiese e gruppi di
jhiese genericamente dette
^bere» o «indipendenti», cioè
pose della propria autonoma secondo il modello confegazionalista (che prevede
jeutogoverno di ogni singola
punirà), ma allo stesso
^po aperte verso altre chiede disponili a forme di colleptiento e di fraternità allar*sta, in vista di una comunioevangelica più ampia.
' Per una serie di circostanze
erse, che un giorno bisomerà pure cercare di chiariUn dialogo teologico tra i
pentecostali e noi nel nostro
paese non è mai avvenuto. È
un vero peccato, perché senza dialogo non può aver luogo quello scambio dei doni
dello Spirito che è costitutivo
del corpo di Cristo (I Corinzi
12, 7) e neppure quel «confortarsi a vicenda mediante la
fede che abbiamo in comune» che tanto stava a cuore
all'apostolo Paolo (Romani 1,
12) e di cui tutti, che lo ammettiamo o no, abbiamo bisogno. Ora, da qualche mese,
un dialogo è stato avviato,
con una parte soltanto del
pentecostalismo italiano,
quello che non fa capo alle
Adi. È una primizia, un dono.
Il dialogo sta muovendo i primi passi. C’è da augurarsi
non solo che esso progredisca e porti buoni frutti ma
anche che le Adi decidano,
un giorno non troppo lontano, di parteciparvi.
In questo quadro cade a
proposito la pubblicazione
del volumetto edito dalla
Claudiana e scritto dal pastore Eugenio Stretti, Il Movimento pentecostale. Le Assemblee di Dio in Italia. Il libro si apre con una «Presentazione» del pastore Francesco Toppi, da vent’anni presidente delle Adi, e si chiude
con tre suoi testi che contengono anche dati statistici aggiornati (al 31 marzo 1998).
Le comunità delle Adi sono
in tutto 1.089, di sui 363 chiese costituite, 347 chiese in via
di costituzione, 379 stazioni
di evangelizzazione, con una
popolazione ecclesiastica di
oltre 150.000 unità. Il corpo
dei ministri è costituito da
482 unita, di cui 101 pastori,
120 anziani-evangelisti, 155
candidati al ministero, 106
emeriti (33 pastori e 73 anziani-evangelisti). Le Adi pubblicano una rivista mensile.
Risveglio pentecostale (6.300
copie), il quindicinale Cristiani oggi (5.400 copie) e il
trimestrale Manuale di studio
per la Scuola domenicale
(21.600 copie). Funzionano
inoltre 54 radio locali gestite
da altrettante comunità.
La storia dei pentecostali
italiani è appassionante come può esserlo una storia di
fede e testimonianza scritta
vittoriosamente in mezzo alla
incomprensione, alla irrisione e alla persecuzione. Il pregio maggiore del libro di
Stretti è di divulgare, sia pure
solo per sommi capi, questa
storia ancora troppo poco
conosciuta. Utilizzando i lavori di Giorgio Peyrot, Luigi
Pestalozza, Giorgio Rochat e
Gianni Long, ma anche consultando l’archivio storico
delle Adi, l’autore documenta
bene la doppia persecuzione
subita dai pentecostali; quella fascista (con la famigerata
circolare Buffarini-Guidi del
1935) e quella democristiana,
persino più odiosa, se possibile, della prima, perché in
aperta e sfacciata violazione
delle più elementari norme
costituzionali. Basti dire che
la circolare fascista che disponeva la soppressione del
culto pentecostale in nome
dell’«ordine sociale» e della
«integrità fisica e psichica
della razza» venne abrogata
dal regime democristiano
soltanto nel 1955. Né va taciuto che dietro la repressione antipentecostale tanto fascista quanto democristiana
ci sono state l’iniziativa e la
pressione della chiesa cattolica. In particolare, il fascicolo
consegnato nel 1934 dalla
nunziatura apostolica in Italia alle autorità, fasciste «era
un esplicito invito a reprimere il protestantesimo» (p. 34).
Come la prima comunità
evangelica italiana nel Risorgimento si era costituita in
esilio, a Londra, così la prima
comunità pentecostale italiana si costituì in terra d’emigrazione, a Chicago, negli
Usa, nel 1907. Uno dei primi
pentecostali italiani. Luigi
Francescon, poi pioniere
dell’opera in Italia, era anziano di una «chiesa presbiteriana italiana» guidata dal pastore valdese Filippo Grill, inviato sin dal 1890 a Chicago
dal Comitato valdese di evangelizzazione per la cura pastorale degli emigrati italiani.
Francescon, diventato pentecostale, lasciò la comunità seguito da altri membri, tra cui
due valdesi della vai Germanasca, un Garrou e un Perrou.
L’inizio dell’opera in Italia
risale agli anni 1908-1909.
Nel 1928 ebbe luogo l’Assemblea costitutiva delle chiese
pentecostali, dopo che i loro
principi dottrinali fondamen
tali erano stati fissati in XII
articoli a Niagara Falls (Usa)
nel 1927. Una seconda assemblea optò, nel 1929, per
un ordinamento rigorosamente congregazionalista. La
dura esperienza sotto il fascismo non indebolì il pentecostalismo, anzi lo rafforzò,
tanto che alla fine della guerra esso apparve più vivo che
mai. Nel 1947 gran parte delle comunità pentecostali si
strutturarono in un nuovo
corpo ecclesiale, le «Assemblee di Dio», organizzate secondo un modello simile a
quello sinodale. Nel 1959 le
Adi ottennero la personalità
giuridica come ente di culto e
nel 1986 stipularono un’Intesa con la Repubblica italiana.
Il loro profilo dottrinale viene
tratteggiato da Stretti in un
capitoletto sulla dottrina dello Spirito Santo e, tra le righe,
rìei tre contributi conclusivi
del pastore Toppi.
Il libro di Stretti, arricchito
da alcune fotografie (purtroppo non datate), non parla, dunque, di tutto il movimento pentecostale italiano
ma solo delle Adi. Sarebbe
stato il caso, quanto meno,
accennare all’esistenza dell’altra area che, secondo stime attendibili, costituisce
pur sempre il 35-40% del
pentecostalismo italiano. Era
comunque giusto iniziare
con le Adi. La relativa brevità
del lavoro non ha però consentito alcuni approfondimenti critici sia sulla natura
stessa del cristianesimo pen
tecostale, e sul significato
della sua apparizione come
fenomeno di massa nel quadro della storia del cristianesimo, sia sui suoi precedenti
storici, sia, infine, su tutta
una serie di temi teologici ed
ecclesiologici appena abbozzati: rapporto tra pentecostali e carismatici, tra pentecostali e altri evangelici, tra carismi e ministeri, tra Spirito e
Parola (giustamente il pastore Toppi afferma che «se c’è
un popolo del Libro, la Bibbia, questo è il pentecostale»,
p. 100), tra i vari «risvegli» del
Settecento e dell’Ottocento e
quello pentecostale del Novecento (che è ben più, ci
sembra, che un «risveglio»), e
altri ancora. Cosi pure occorrerà riprendere criticamente
la classificazione piuttosto
stravagante di certi sociologi americani che individuano nel pentecostalismo un
«quarto protestantesimo», e
la tesi di Massimo Introvigne
sull’avvento di un «quarto
ecumenismo», sulla quale
anche il pastore Toppi avanza motivate riserve.
Il libro del pastore Stretti
fornisce ampia materia di discussione e rende quindi tanto più auspicabile e desiderabile un dialogo libero e fraterno con le Adi. Ci sembra,
oltretutto, che lo esiga proprio queir«ecumenismo dello Spirito Santo, che ha come
unico fondamento la parola
di Dio» con il quale il pastore
Toppi conclude felicemente
il suo ultimo contributo.
6
RIFORMA
Atlanta nel giorno commemorativo di Martin L. King
La dichiarazione di Atlanta
Il summit dei battisti contro
il razzismo ha approvato un
ampio documento denominato
«Atlanta Covenant». È il secondo documento ufficiale elaborato in questo decennio dall’Alleanza mondiale battista sull'argomento. Già ad Harare nel
1993 fu presentata dalla commissione dei battisti contro il
razzismo, presieduta dall’ex
presidente Usa fimmy Carter,
una dichiarazione di intenti
poi difesa insieme a contributi
teologici sull’argomento. La dichiarazione di Atlanta fa proprio il documento di Harare
che condanna il razzismo come
«radicato nel peccato dell’umanità» e pone l’impegno a sradicare il razzismo nell’ambito
teologico dell’alleanza.
Le basi bibliche individuate dal Patto sono:
1) l’Iddio che adoriamo è
un Dio di liberazione e libertà;
2) l’umanità è asservita al
peccato e all’alienazione;
3) il razzismo e i conflitti
etnici sono contrari alla parola di Dio; Gesù Cristo è la potenza di Dio che rende possibile la pace etnica e razziale.
La dichiarazione richiama
all’urgenza dell’azione antirazzista e contro le varie forme di etnocentrismo. Questo
comporta:
1) il rinnovamento del culto e il superamento della segregazione nella vita delle
chiese:
2) l’impegno a un evangelismo e a una missione concepita in senso interrazziale;
3) una prassi tesa a eliminare il commercio iniquo in
vista di un’economia mondiale giusta;
4) il richiamo alla protezione dei diritti dei popoli aborigeni;
5) la promozione dello stu
dio e dell’affermazione delle
relazioni fra Evangelo e cultura;
6) un radicale richiamo al
pentimento.
Le risoluzioni approvate
concernono :
1) Il considerare parte integrante ed essenziale della
proclamazione della buona
novella l’impegno per la giustizia razziale:
2) il promuovere un equo
sviluppo economico come
strada maestra verso una vera giustizia razziale;
3) il riflettere teologicamente sull’universalità di Gesù Cristo e promuovere ia
pluralità nell’uso di immagini, metafore e linguaggi teologici e liturgici:
4) lo sviluppare, nei seminari e nelle chiese, programmi e didattiche che promuovano stili di vita cristiana improntati alla giustizia e all’armonia fra popoli ed etnie diverse;
5) il caratterizzare lo slancio e i programmi delle agenzie missionarie internazionali
in senso da scoraggiare ogni
forma di paternalismo verso
coloro che ricevono i missionari e ogni tipo di manipolazione delle risorse teso ad
imporre dall’esterno politiche e strategie;
6) il realizzare politiche di
finanziamento di programmi
antirazzisti e contribuire a
creare reti di supporto verso
le vittime del razzismo e dei
conflitti etnici.
II documento si chiude con
l’appello alle Unioni e Convenzioni battiste a dichiarare
il decennio 2000-2009, decennio a favore della giustizia razziale e per il superamento dei conflitti etnici.
L’intervento dell’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter
Dall'8 all'11 gennaio, l'Alleanza mondiale battista ha organizzato un sumnj
I battisti si impegnano nel mondo contro
// razzismo, che resta un nervo scoperto della società nordamericana e di molfn ,
di sfruttamento, e si annida tanto nelle strutture sodali e politiche quanto nella
Il razzismo e la segregazione sono ancora molto diffusi
MASSIMO APRILE
Partecipare al summit
internazionale dei battisti contro il razzismo e per la
soluzione dei conflitti etnici,
organizzato dall’Alleanza
mondiale battista (Amb), è
stato per me una terapia per
l’anima e mi ha condotto ad
una felice sorpresa. L’ascolto
di persone come Otis Moss,
copastore dal ’63 al ’68 di M.
Luther King alla Ebenezer
Baptist Church di Atlan-ta
(Georgia), dove si sono svolti
parte dei lavori, di C.T. Vivían, altro leader del Movimento dei diritti civili degli
Usa, e anche la commozione
nel sentire le parole di Ceretta Scott, vedova di King, ci
ha comunicato il pathos di
una fede militante, ancora
presente, persistentemente
necessaria non solo negli
Usa. Il documento conclusivo mi sembra chiaro, audace, profetico.
In maniera singolare il Patto di Atlanta è stato approvato rispondendo all’appello
del predicatore durante il
culto conclusivo. Ad uno ad
uno tutti i delegati si sono
fatti avanti e hanno firmato
l’impegno, poi insieme hanno sigillato l’alleanza cantando «We shaU overeóme». Tutto avveniva sotto il pulpito
dal quale King aveva tante
volte parlato del suo sogno
cristiano. Così la lucidità
dell’analisi si è accompagnata al calore della preghiera,
del canto, della commozione.
Il razzismo resta un nervo
scoperto della società nordamericana e di molti altri paesi; dal Sud Africa, al Ruanda,
dalla ex Jugoslavia all’India,
dall’Australia alla Germania.
Ciascun caso ha la sua storia,
le sue peculiarità, ma in tutti
i casi si è riconosciuto che ii
razzismo non si presenta mai
solo; ora si accompagna con
problemi economici, ora con
pregiudizi culturali, ora con
ideologie di sfruttamento,
ora con la somma di più fattori. In tutti i casi però esso si
annfda tanto nelle macrostrutture sociali e politiche,
quanto nella profondità dei
cuori delle persone. È per
questo che tutti hanno convenuto che il razzismo è soprattutto un male spirituale,
un peccato e come tale va riconosciuto e confessato con
chiari segni di pentimento.
Certo i luoghi in cui si è
svolto il congresso erano altamente simbolici; le chiese
battiste della Auburn Street
di Atlanta, luoghi di formazione spirituale, ma anche
culturale della intelligentia
afroamericana, ma anche il
Morehouse College, dove
King ha compiuto i suoi studi
e il Carter Center, dove abbiamo ascoltato lo stesso ex
presidente Usa, oggi forse
più popolare per il suo impegno per i diritti umani di
quanto lo fosse al tempo della sua presidenza. È pur vero
che delle oltre 150 chiese
battiste della città di Atlanta,
solo pochissime e quasi tutti
afroamericane, hanno sostenuto e partecipato all’evento.
Oggi King dovrebbe amaramente constatare, come ha
ricordato Carter, che ancora
«le 11 della domenica mattina è l’ora di maggiore segregazione negli Usa». «È ancora in atto - ha denunciato
Carter - la tendenza di noi
gente di chiesa ad incapsularci in comunità fatte di
gente simile a noi, la qual cosa annulla la sfida alla testimonianza cristiana. Le chiese dovrebbero al contrario
uscire da se stesse e incontrarsi con altre che hanno
una diversa composizione
etnica o razziale. Potrebbe
essere un iniziale ma importante passo verso relazioni
rinnovate fra le persone».
Le cose che abbiamo senti
to e i testimoni che si sono
avvicendati ci hanno fatto vibrare della passione e della
speranza che solo il Vangelo
sa liberare in noi. Abbiamo
ascoltato anche sofferte e autobiografiche testimonianze di chi ha vissuto e subito
l’influenza del razzismo dalla parte degli oppressori.
Di questo ha parlato con
profonda passione Richard
Land, direttore della commissione per l’etica e i diritti
umani della Southern Baptist
Convention (Usa) e il segretario generale della Federazione battista europea, Karl
Heinz Walter, quest’ultimo
riferendosi aH’esperienza del
nazismo in Germania e mettendo in guardia verso atteggiamenti intolleranti attualmente diffusi in Europa contro immigrati e rifugiati. Bisogna che i battisti nel mondo continuino a lavorare sulla questione. Perciò è stata
fatta richiesta all’Amb di indire un decennio di impegno
sull’argomento, per individuare, meglio i nodi teologici
e politici, gli aspetti culturali
e sociali e misurarne poi i
progressi.
Il pastore Otis Moss, nel
corso di un’affascinante predicazione sul testo di 2 Corinzi 5, ha citato il seguente episodio. Correva l’anno
Spedizione
art.2comn
in caso di
,1 mittente
1,'Editore si
1859 e in una piantagion,
della Virginia una ricca fami'
glia bianca si accingeva a ce.
lebrare il Natale. La figlia dj
dieci anni, rivolgendosi al pi
dre, gli chiese di regalarle pL
Natale uno schiavo persona.!
le, adducendo che anche ij
cugina aveva espresso
stesso desiderio. Il padre
lora le rispose che avrebb^t
dovuto attendere il compj.
mento dei sedici anni.
Una richiesta vergognosa,
ha commentato Moss, e una
risposta peccaminosa. Lariconciliazione richiede un in.
contro con la verità, e di Ha
poco la guerra civile americana avrebbe scandito drammaticamente quell’incontro,
ha aggiunto Moss. Ma la vergognosa domanda di quella
bambina fu possibile perchi
quel contesto storico ed economico l’aveva resa possibile. Il razzismo si radica in
contesti di ingiustizia. Bisogna che noi tutti contribuiamo a cambiare il contesto
perché non siano più formulabili peccaminose risposte a
vergognose richieste. Si tratta,
al tempo stesso di agire sul!
cuore e sulla cultura, sulle ra-;
gioni dello spirito e su quei
dell’economia. Anche oggi
non vi può essere riconciliazione senza un incontro rav- )
vicinato con la verità. (
ANG
DI CH
in vene
Chiot c
ma nur
le situa
che Te
scuola
quella
edifici
di fonc
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Una scolaresca in visita al «Martin Luther King Center» di Atlanta
La tragedia collettiva dei nativi americani continua anche oggi
Russell Begaye.era ad Atlanta in rappresentanza dei
più antichi abitanti del continente nordamericano, quelli
che chiamiamo comunemente «indiani». Quella dei
nativi americani è la storia di
una tragedia collettiva, di
una persistente e consapevole negazione dei diritti di
centinaia di popoli preesistenti alla cosiddetta «scoperta dell’America». Russell è
del popolo dei Navajo, nato e
cresciuto in una riserva indiana. È un battista e coordina per conto della convenzione battista del Sud degli
Usa il lavoro fra le popolazioni indigene e altri gruppi etnici provenienti da tutte le
parti del mondo. Le chiese
battiste dei nativi americani
sono in tutto circa 1.200.
«Negli Usa - spiega - ci sono 511 diversi gruppi di nativi
americani. Ognuno parla una
lingua diversa, ha una sua
cultura, spesso anche una religione diversa. Ci sono quasi
300 aree dove questi popoli
sono stati confinati, e questo
vuol dire che alcune tribù
condividono la stessa riserva.
Quando arrivarono i primi
esploratori, per poter accampare diritti su queste terre
hanno compiuto un’operazione culturale e definirne gli
antichi abitanti come nonpersone. Il concetto di scoperta porta con sé l’idea che
prima non ci fosse nessuno in
queste terre. Come conseguenza di ciò molte delle
Russel Begaye
tribù allora esistenti sono ora
estinte. Molto lentamente da
parte dei primi sostenitori dei
diritti degli "indiani” si è fatta
strada l’idea che i nativi possedessero almeno parzialmente un’anima, ma c’è voluto molto tempo prima che si
pensasse che noi fossimo degli esseri umani e non selvaggi con solo mezza anima.
A questo punto si decise
che dovevamo essere civilizzati. Questo significava praticare l’agricoltura e diventare
cristiani. Ciò comportò il restringimento delle nostre terre da migliaia di acri a poche
centinaia. Fu poi dato molto
potere alle chiese che contribuirono in molti casi alla deportazione nelle riserve, alla
schiavizzazione di molti di
noi, e che imposero l’idea
che essere buoni cristiani significava comportarsi come i
bianchi. La nostra cultura e la
nostra lingua furono negate.
Solo fino a 8 anni fa, ancora
sotto l’amministrazione Bush, ci era proibito per legge di
parlare la nostra lingua a
scuola. Capitava dunque anche a me, come a molti altri,
quando ero bambino, che se
dicevo qualche parola nella
mia lingua fossi mandato a
lavarmi la bocca col sapone e
costretto a restare in piedi in
un angolo per ore. Accadeva
che ci venissero tagliati i capelli con la forza ignorando
che nella nostra cultura per
un uomo portare i capelli
lunghi è simbolo di onore.
Ci sono riserve in cui si
pratica una vera e propria
forma di controllo anche sulle spese sostenute su base
annua da famiglie di nativi.
Ancora oggi ci sono riserve in
cui il capo tribù non viene
scelto dal suo popolo ma dai
rappresentanti del governo,
che naturalmente scelgono i
più compiacenti e disposti a
firmare trattati e contratti
con compagnie multinazionali per l’estrazione di carbone, uranio o di petrolio. Sono
venuti recentemente alla luce
abusi ad opera di grosse
compagnie petrolifere operanti in riserve indiane e comunque i prezzi da loro praticati sono molto più bassi di
quanto le compagnie pagano
in altre parti del paese.
Da uno studio condotto da
una speciale commissione
per la riconciliazione razziale
dell’amministrazione Clinton
emerge che le popolazioni
indigene sono le più abusate,
neglette e sfruttate di tutti i
gruppi etnici nella nazione.
Noi abbiamo la più aita percentuale di suicidi, di abbandoni scolastici e moltissimi
problemi con l’alcolismo. E
tutto questo ha a che fare col
fatto di vivere in un paese in
cui il tuo stesso essere persona ti è stato strappato. A questo hanno contribuito moltissimo anche i media che per
decenni attraverso programmi e film hanno dipinto i nativi come selvaggi, e questo
ha portato i nativi stessi ad
avere una bassa considerazione di se stessi».
Alla domanda se al momen;
to ci siano seminari in cu|
pensare la teologia nei propri
termini, Russell ha risposto di
no. Che sarebbe loro desiderio una maggiore inculturazione del Vangelo anche pej
quanto riguarda il culto, n
canto, la liturgia, tutte cose
che al momento rispecchia;
no, tranne poche eccezioni
forme occidentali. Attualmente i gruppi che praticano le religioni tradizionali sono if
una fase di massima espansione proprio perché per secoli tali forme religiose sono
state negate e disprezzate^
«Questa è - ha affermato RuS'
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art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale dlTorino
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Fondato nel 1848
ANGROGNA METTE IN VENDITA LA SCUOLA
DI CHIOT DL’AIGA — Il Comune di Angrogna metterà
in vendita nei prossimi mesi l’ex edificio scolastico di
Chiot dl’Aiga. La decisione presa aH’unanimità nell’ultima riunione di Consiglio si è resa necessaria per la difficile situazione finanziaria del Comune e in coinsiderazione
che l’edificio non serve più da parecchio tempo come
scuola e la sede della squadra antincendi, già prevista in
quella sede, è stata più opportunamente collocata negli
edifici del capoluogo. L’ex scuola si trova lungo la strada
di fondovalle, a metà percorso tra Torre e Pradeltorno;
consta di due piani (uno affittato) più garage e scantinati.
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Verso la fine degli Anni 80
Consiglio provinciale si
iarlava di «trenopolitana»,
m’accattivante definizione
ter progettare un trasporto
tltubblico nella città di Torino
[Che in realtà partisse da più
lontano, dalla prima o anche
dalla seconda cintura torinese
per attestarsi daH’altra parte
di Torino. Così la ferrovia
Torre Pellice-Pinerolo avrebbe dovuto raggiungere addirittura Ca.selle fungendo da
metropolitana nell’attraversamento del capoluogo, la linea
canavesana avrebbe dovuto
raggiungere Chieri. Quest’ultimo passaggio è cosa fatta da
diversi mesi; per il resto qualcosa si muove se è vero che
la scorsa settimana è stato
presentato a Torino il progetto elaborato da Fs, Regione,
Provincia, Città di Torino e
Satti, gestore del trasporto locale dell’area torinese.
Diversi sono i tempi previsti per il pieno funzionamento
del servizio articolato in questo modo. Il treno da Pinerolo
dovrebbe raggiungere Ciriè,
ma il collegamento non si potrà realizzare prima di 3-4 anni. Vi sono diversi interventi
in Torino che devono essere
completati (passante fra Porta
Susa e Lingotto, nuove stazioni in città. Ma ciò che è
importante è la volontà eSpressa da tutti di investire
sul trasporto pubblico su rotaia, togliendo traffico dalle
strade a vantaggio del trasporto collettivo.
Senza dimenticare il collegamento con Torre Pellice:
l’ultima proposta della Provincia di trasformare la linea
in metropolitana è indubbiamente suggestiva, specie se
Venissero aumentate le fermate e Pinerolo diventasse passante. E intanto sabato mattina verrà presentato il primo
studio sulla fattibilità del collegamento con un trenino fra
la vai Pellice e il Queyras.
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venerdì 5 FEBBRAIO 1999
ANNO 135 - N. 6
LIRE 2.000 - EURO 1,03
Abbiamo bisogno di interventi soprannaturali, la
vita, si sa, è difficile, non si
potrebbe avere un aiutino? Se
potessi dire: finalmente ho visto che credere serve a qualcosa, che produce risultati visibili, tangibili, non sarei più
vicino alla salvezza? Gesù dice di no, lo dice in una situazione particolare, di fronte
all’ufficiale réale che, nel racconto riportato dall’Evangelo
di Giovanni al cap. 4, gli chiede guarigione per suo figlio.
«Se non vedete segni e miracoli, voi non crederete», parole dure, lapidarie quelle di
Gesù, che sembrano chiudere
il discorso. Se per credere hai
bisogno di risultati visibili, di
prove, rivolgiti altrove.
E molti oggi come allora si
GESÙ È DIVERSO DAI «GUARITORI»
GRAZIA E FEDE
CLAUDIO PASQUET
Stanno rivolgendo altrove in
un altalenare di speranze e delusioni. Si va dal fronte «laico» e scientifico in attesa
dell’ultimo ritrovato miracoloso per combattere ogni malattia; si passa per le «nuove »
teorie importate dall’Estremo
Oriente, e distorte a nostro
uso e consumo, che ci dicono
che la sorte è in realtà controllabile dalla nostra volontà e
dalla nostra energia. Fino a ri
tornare ai cari «vecchi» sistemi di casa nostra: santi guaritori, apparizioni miracolose e
tutto ciò che sa di soprannaturale, purché stupisca e contenga degli «effetti speciali».
Eppure Gesù non si ferma
qui, perché di fronte a lui non
ha un uomo in cerca di sensazioni religiose, ma un padre
addolorato per la malattia di
suo figlio. A quest’uomo Gesù affida una parola: «Vai, tuo
figlio vive», e quest’uomo vi
si aggrappa, probabilmente
con un misto di speranza e fiducia che sono tipiche della
nostra reazione umana di
fronte al male. Gesù non farà
«la grazia» a quest’uomo, non
gli farà un miracolo per spingerlo a credere; Gesù si rivela
a quest’uomo come la grazia
di Dio che si incontra, giorno
dopo giorno nella sua Parola e
che cammina con noi. Una
parola di grazia che ci conduce non solo per questa vita,
una parola che non ci lascia
soli neppure se la malattia dovesse condurci a morte. Perché prima o poi tutti moriremo, ma la grazia di Dio continuerà ad accompagnarci per
ogni eternità, ripetendoci:
«Vai, il tuo caro vive!».
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II Comprensorio alpino ha promosso nell'ultimo anno alcuni interventi di tutela ambientale nel Pinerolese
Quando l'agricoltura e la caccia vanno a braccetto
PIERVALDO ROSTAN
TJer la prima volta ab■VNX^ biamo visto degli aiuti
concreti per degli interventi
nei prati e nei boschi» è stato
il commento colto fra gli
agricoltori di molti paesi delle vallate pinerolesi. L’aiuto a
cui ci si riferisce è quello derivato dagli interventi di tutela ambientale promossi dal
Comprensorio alpino Torino
1, vale a dire l’organismo che
gestisce la caccia nelle nostre
valli.
Ad istituire dei fondi specifici per la tutela del territorio
è la stessa legge sulla caccia
che, in sostanza, prevede un
aiuto a chi ripulendo boschi,
prati e fossi contiene l’abbandono e dunque permette a determinate specie animali, la
lepre ad esempio, oppure al
fagiano o al gallo forcello di
sopravvivere e forse di estendersi. In caso contrario, perdurando l’abbandono dei fondi agricoli e sostituendosi i
rovi alle coltivazioni, la montagna rischia di essere popolata soltanto da cinghiali. E
così due settori che normalmente hanno ben poco di affi
ne, come la caccia e l’agricoltura, questa volta si trovano
accanto nella sfida contro
l’abbandono della montagna.
I risultati del primo anno di
interventi sono tangibili: quasi 1.400 ettari di prati o boschi sono stati ripuliti anche
grazie ai contributi del Comprensorio che ha erogato 225
milioni. Ad usufruire di questi aiuti sono stati i singoli
proprietari di fondi, 148 in
tutto; in qualche Comune il
numero degli interventi è stato decisamente elevato (al
primo posto troviamo Angrogna, con 52 domande e 76
milioni di contributi erogati),
ma anche Rorà, Ferrerò e
Torre Pellice hanno superato
i 25 milioni. Pochissimi gli
interventi in vai Chisone, se
si eccettua Pragelato, nessuno
fra San Secondo e Prarostino.
La parte del leone l’ha fatta la
vai Pellice che ha ottenuto
globalmente 170 milioni pari
al 75% del totale dei contributi. E ai Comuni sarà versato il 20% dei fondi assegnati
ai cittadini del proprio paese,
dunque una boccata d’ossigeno, in alcuni casi.
Decine di persone hanno ri;
pulito prati, hanno estirpato
rovi, recuperato zone abbandonate da anni; in molti casi
si è trattato di agricoltori, in
altri di semplici cittadini. Il
Comprensorio alpino To 1,
valutando gli interventi di un
anno ha espresso un giudizio
globalmente positivo; biso
gnerebbe poter continuare per
diversi anni impegnando gli
operatori agricoli nel tempo
in modo da non vanificare
quanto realizzato nel 1998.
Per il 1999 gli interventi si
potranno fare: è stato da pochi giorni ripubblicato il bando, disponibile alla sede del
Verso la metà del 1500 i riformati
della vai Perosa cominciano di nuovo a essere tormentati, in particolare dall’opera repressiva dei monaci dell’Abbazia di Santa Maria di Pinerolo, disturbata
dal fatto che l’espansione delle fede
riformata diminuiva il numero delle decime e delle contribuzioni. Ci sono numerosi assalti di case e di templi, uccisioni e
ratti di donne e di bambini per educarli a
forza al cattolicesimo. Lo storico Scipione Lentolo ricorda l’inganno con cui fu
preso il pastore di San Germano, Giovanni Lauvergeat, insieme a parecchi uomini e donne, tutti messi nelle carceri
dell’Abbazia nella speranza che i patimenti indebolissero la loro fede. Alla fine il ministro fu condannato al rogo e per
rendere più terribile il suo tormento, i
monaci obbligarono due povere donne di
San Germano, già sue parrocchiane, a
portare le fascine per il rogo e a dirgli:
«Tieni, scellerato eretico, poiché tu ci hai
male insegnato». Al che il ministro ri
IL FILO DEI GIORNI
LE DUE SPONDE
__________a cura di MARCO ROSTAN_______
spondeva: «Non vi ho male insegnato,
ma voi avete male imparato».
Per difendersi dai monaci, i valdesi di
San Germano, Villar, Pinasca e Dubbione furono così spesso costretti a portare
le loro poche masserizie sui monti. Con
il trattato di Castel Cambrésis del 1559 e
la reintegrazione di Emanuele Filiberto,
vincitore a San Quintino, nei suoi territori, le valli valdesi tornavano sotto il loro
legittimo sovrano, ma ben presto erano
di nuovo funestate dalla persecuzione
voluta dal gesuita Pos.sevino, fino alla
pace di Cavour del 1561. Di questo trattato ci interessano alcuni articoli perché
indicano le località della vai Perosa in
cui era permesso il culto valdese; i vaidesi di Perosa dovettero abbandonare le
chiese cattoliche di San Genesio e di San
Nicolao, che avevano occupato negli anni precedenti, perché rimaste senza preti
e senza fedeli, e limitarsi all’uso del tempio del Podio, nel territorio di Pomaretto,
vicino alla confluenza tra i torrenti Chisone e Germanasca. Quelli di Pinasca e
località vicine ebbero l’ordine di celebrare il culto nel luogo detto del Gran
Dubbione e quelli di San Germano nella
località detta Dormiglioso, avendo in comune il tempio e il ministro con i valdesi
di Roccapiatta. Il precedente tempio di
San Germano, eretto a Volavilla, era andato distrutto. In seguito al trattato di
Torino (1562) rimasero regie, cioè francesi, le terre situate sulla sponda sinistra
del Chisone, da Porte a Perosa e il borgo
di San Germano.
(da A. Pascal, Valdesi di Val Perosa, Ì2001700, Società di studi valdesi, 1957)
Comprensorio presso la Comunità montana vai Pellice a
Torre Pellice oppure agli uffici dei Comuni. A beneficiare
dei contributi possono essere
non solo i singoli cittadini,
ma anche i Comuni stessi, i
consorzi, le cooperative. Il
comprensorio, nello stabilire
il «quantum» spetti per ogni
intervento, si avvale di un
prezziario, desunto da quelli
di regioni italiane dove analoghi interventi vengono da
tempo realizzati: ovviamente
i maggiori aiuti derivano da
recupero di aree abbandonate
mentre il mantenimento, mediante sfalcio o pascolo viene
premiato in minor misura.
Dal Comprensorio viene
anche un’altra proposta: coltivare piccole porzioni di terreno con colture a perdere destinate alla fauna selvatica
(segale, grano saraceno ecc);
anche questo dovrebbe servire a far tornare determinate
specie in talune zone. «L’anno scorso abbiamo avuto
molte domande di singoli che
intendevano ripulire piccolissime superfici, al limite il
giardino di casa - lamentano
al comprensorio -: quest’anno abbiamo introdotto alcune
modifiche al regolamento di
accesso ai finanziamenti: per
realizzare un intervento di recupero bisognerà avere almeno mezzo ettaro (5.000 metri
quadri), mentre per interventi
di conservazione bisognerà
raggiungere l’ettaro». E ammessa la possibilità di inoltrare, su una unica domanda,
una richiesta collettiva per
teneni confinanti appartenenti a persone diverse. Naturalmente sono escluse dal finanziamento le aree prative irrigue e di fondovalle. Le domande con la descrizione
dell’intervento dovranno essere consegnate alla sede del
Comprensorio entro il 31 luglio; se le richieste verranno
accolte, dopo un primo sopralluogo dei tecnici dell’organismo di gestione della
caccia, verrà erogato un quarto del contributo.
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TORRE PELLICE: INTERVENTI AL CAMPO SPORTI
— Sono in corso di realizzazione i lavori per il completo rifacimento della recinzione del campo sportivo di viale
Dante a Tom Pellice (foto). La spesa, sostenuta dal Comune, supera i 20 milioni di lire e consentirà all’impianto di
assumere una veste più decorosa. Negli ultimi anni, grazie
all’impegno della società Valpellice, non solo è rinato il
gioco del calcio a Torre Pellice ma sono ormai una cinquantina i ragazzi impegnati nel settore giovanile.
MIGLIORAMENTI ALLA SCUOLA DI SAN LORENZO
L ultimo Consiglio comunale di Angrogna ha approvato
un preliminare progetto di miglioramento dell’edificio scolastico, con realizzazione di un refettorio e di un servizio
igienico per portatori di handicap. È stata ancora rinviata
rapprovazione dei regolamenti sulle entrate comunali e
sull lei; si farà in febbraio una riunione aperta al pubblico
soprattutto per decidere la questione delle pertinenze (garage, ecc.). E stato approvato un odg sulla questione dei donatori di organi a scopo terapeutico, a sostegno di due disegni
di legge in Parlamento e per sviluppare anche in vai Pellice
una migliore informazione, a partire dalle scuole, su questo
problema a volte drammatico per molte persone.
ELOGIO DELLA LIBERTA — A Torre Pellice si commemora l’eccidio di Pra d’Gay dove il 4 febbraio del 1944 vennero
uccisi dai nazifascisti 7 civili fra cui un giovane ragazzo, come rappresaglia contro azioni militari dei partigiani. Il 6 febbraio ci sarà pertanto un momento di commemorazione alle
15,30 presso il cippo di Pra d’Gay. La sera prima, venerdì 5,
alle 21, nella sala consiliare di Torre Pellice, presentazione
del libro di Alberto Gabella «Elogio della libertà, biografia di
Piero Gobetti» con l’intervento di Giorgio Bouchard, Enrico
Fumerò e Lorenzo Tibaldo.
PROVINCIA: LA MINORANZA CONTRO LA VARIANTE DI STUPINIGI — Il gruppo provinciale Cdu
ha presentato la scorsa settimana le proprie opposizioni al
progetto di variante della statale 23 del Sestriere progettate
dalla Provincia di Torino per la zona di Stupinigi. «Se è
condivisibile l’intento di liberare la palazzina di caccia dal
traffico - sottolineano gli esponenti Cdu - bisogna fare in
modo da non danneggiare i Comuni che verrebbero a trovarsi coinvolti nella variante».
ACCORDO PER IL TRALICCIO TIM — È stato raggiunto
un accordo fra Comune di Luserna San Giovanni, Tim e
Regione Piemonte circa il futuro del ripetitore installato poco a monte della scuola elementare Pietro Guglielmo di Lusema Alta. 11 Comune individuerà un’area più idonea lontana dalle case e dalla scuola e la Tim vi trasferirà le apparecchiature; nel frattempo viene revocata l’ordinanza di spegnimento dell’impianto che continuerà a funzionare. Gli
abitanti del quartiere e i comitati sorti a difesa dei bambini
della scuola, soddisfatti dell’accordo, intendono proseguire
con la mobilitazione per verificare il seguito della vicenda.
FUGA DI GAS NELL’AREA INDUSTRIALE DI PINEROLO — Per lunghe ore si è temuto il peggio; martedì
scorso, poco dopo le 11, un mezzo escavatore della ditta Ritonnaro di Salerno intenta a lavorare nella nuova area industriale di Pinerolo ha tranciato di netto un tubo del metanodotto, per altro ben segnalato; dal tubo, del diametro di 15
cm e con gas a 12 atmosfere è subito partita una violenta
fuga di metano. Sul posto sono accorsi i vigili del fuoco che
con getti d’acqua hanno evitato l’innescarsi di un incendio;
i teenici delTAcea hanno cercato di ridurre la pressione dei
gas pur non potendo sospendere totalmente l’erogazione del
combustibile. Anche l’Annovati di Frossasco ha fatto la sua
parte sospendendo nel pomeriggio le lavorazioni dopo aver
rinunciato all’erogazione di metano. Solo in serata la situazione è tornata sotto controllo,
TOMBE DI FAMIGLIA — Nel cimitero di Pinerolo possono
essere prenotate, nel Vili ampliamento, zona b, 13 aree per
tombe di famiglia. Gli interessati devono essere residenti ed
effettuare un versamento di prenotazione pari al 95% della
tariffa di concessione vigente (si osserverà l’ordine di prenotazione della concessione fino a esaurimento). Fino al rilascio della concessione, è possibile rinunciare alla prenotazione senza la corresponsione di interessi legali. Ulteriori informazioni e i modelli di istanza possono essere richiesti all’ufficio servizi cimiteriali, via Trieste 30 (tei. 0121-361221).
ALP DECIDE L’AFFILIAZIONE AI CUB — Nella riunione
di sabato 6 febbraio l’assemblea generale di tutti i soci
dell’Associazione lavoratori pinerolesi (Alp) è chiamata a
prendere una decisione riguardo all’affiliazione di Alp alla
Confederazione unitaria di base (Cub). «La decisione dell’affiliazione - dicono ad Alp - è maturata dopo molte discussioni e approfondimenti tra i militanti e il 21 gennaio il direttivo ha ritenuto non più rinviabile questa scelta che sarà
quindi l’elemento centrale della discussione e la decisione
più rilevante da prendere». Nell’incontro di sabato che si
terrà, alle 14,30, al Salone dei cavalieri a Pinerolo l’assemblea è chiamata a decidere gli orientamenti generali, eleggere
i gruppi dirigenti e ad approvare il bilancio.
Si è svolto a Pinerolo un partecipato dibattito sul tema controverso dell'eutanasia
Il diritto di vivere o morire con dignità Alli
Fra le
DAVIDE ROSSO
L? eutanasia è un tema che
coinvolge e su cui il dibattito è aperto e controverso.
Parlare apertamente e confrontarsi su argomenti come
il suicidio assistito, l’eutanasia passiva o attiva spesso
aiuta a chiarirsi le idee, a
crearsi un opinione, a informarsi. La Chiesa valdese di
Pinerolo venerdì 29 gennaio
ha organizzato all’Auditorium di corso Piave un incontro pubblico dal titolo «Eutanasia, dolce morte. Crimine o
gesto umanitario» con l’intenzione di aprire il confronto
a un pubblico più ampio «non
per fare la conta dei favorevoli o contrari - come ha sottolineato il pastore Paolo Ribet - ma perché ognuno prima possa farsi un opinione
in merito». L’incontro, che
prendeva le mosse dal documento presentato al Sinodo
’98 dalla Commissione bioetica che è già stato discusso
in diverse riunioni quartierali
a Pinerolo, vedeva come relatori oltre alla pastora Giovanna Pons, membro della Commissione bioetica, anche Giovanni Mathieu, medico, Pier
Carlo Pazè, magistrato, e Fabio Bassetti, coordinatore
dell’Associazione Rafael.
Dall’incontro è emerso subito come parlare di eutanasia
voglia dire porsi delle domande non solo sulla vita o
sulla morte o sul rapporto tra
scienza ed essere umano ma
affrontare anche temi come
Ra(Jio Beckwith
«Pensiamo
alla salute»
L’emittente radiofonica Radio Beckwith, che trasmette
da Luserna San Giovanni sui
96.550 e 91.200 in fin, a partire dal prossimo 12 febbraio
e per 9 venerdì consecutivi
proporrà una rubrica dedicata
alla medicina dal titolo «Pensiamo alla salute» trasmessa
in diretta il venerdì alle 16,30
e in replica il lunedì successivo alle 9. Gli ascoltatori potranno rivolgere in diretta le
loro domande oppure telefonando o scrivendo in precedenza all’emittente. Il telefono di Radio Beckwith è 0121954194; l’indirizzo è: Casella
postale, 10066 Torre Pellice.
L’indirizzo di posta elettronica è rbe@tpellice.it.
Interverranno:
12 febbraio; dott. Vincenzo
Sidoti, oncologo, «Tumori; i
fattori di rischio»;
19 febbraio; dott. Ugo Malcangi, nefrólogo, «Prevenzione e diagnosi nefropatie-malattie renali»;
26 febbraio: dott. Ugo Malcangi, nefrólogo, «Dialisi domiciliare»;
5 marzo: dott. Paolo Ribet,
resp. emergenza, «Emergenza
e soccorso sanitario: che cosa
fare»;
12 marzo: dott. Luciano
Cardino, chirurgo, «Prevenire
i tumori del colon-retto»;
19 marzo; dott. Paolo Laurenti, igienista, «Campi elettromagnetici e rischi per la
salute»;
26 marzo; dott. Giuseppe
Grazia, pediatra, «Donare il
sangue del cordone ombelicale: perché?»;
2 marzo; dott. Giovanni
Mathieu, medico, «Obesità,
domande e risposte»;
9 marzo: dott. Giovanni
Mathieu, medico, «Colesterolo e rischio cardiovascolare».
l’autodeterminazione dell’individuo, la comunità come rete di relazioni che fanno capo
a una società umana, l’amore,
la sofferenza, l’informazione,
la libertà. Infatti come ha detto la pastora Pons «solo il paziente ha il diritto di scegliere, e deve essere libero di
usare della propria autodeterminazione. La comunità che
lo circonda deve essere però
una comunità allargata fatta
non solo di medici perché
serve l’amore oltre alla cura.
Occorre recuperare il vero
senso della vita contro la tendenza alla oggettivazione
scientifica dell’essere umano». Ma tutto questo non è
sufficiente a chiarire l’argomento eutanasia, vi è poi, infatti, l’aspetto giuridico della
questione che vede coinvolti
temi come la libertà e l’autodeterminazione ma che sembra non potersi porre semplicemente di fronte al dilemma
se interpretare l’eutanasia come un crimine o un gesto
umanitario. Come ha spiegato
Pazè, anche se le strade sembrano seguire vie diverse a
seconda che si parli di eutanasia attiva, quella dove qualcuno attivamente interviene a
procurare la morte del malato
su sua richiesta, oppure eutanasia passiva, quando la morte è accelerata dall’astensione
del medico dal compiere interventi che potrebbero prolungare la vita del malato,
morte assistita con il controllo del dolore: «Crimine o gesto umanitario non sono in
Dal 3° circuito
Incontro
ecumenico
LILIANA VIGLIELMO
Si è svolto, come ormai è
consuetudine, l’incontro di
preghiera per l’unità dei cristiani, organizzato dalle chiese valdesi del 3° circuito e
dalle parrocchie cattoliche
della zona. Malgrado la liturgia molto accurata e una ricca
scelta di inni che tutti potevano cantare, si è avuta l’impressione di un certo grigiore
di fondo, dovuto forse alla
sensazione, già documentata
in altre occasioni simili, che
non sia possibile slanciarsi di
più nei rapporti ecumenici
senza affrontare i nodi cruciali che sono alla base della
predicazione e della vita stessa di ogni chiesa. Nella meditazione sul discorso di Gesù
di Giovanni 14, il parroco di
Pomaretto, don Luciano Bertinetto, ha ricordato che nessuna chiesa può pretendere di
non avere nulla di cui pentirsi
e che solo nell’incontro con
Gesù si appianano le divergenze. Il secondo testo, preso
dal cap. 21 dell’Apocalisse:
«Essi saranno suoi popoli ed
egli sarà Dio con loro», è stato commentato dal candidato
Emanuele Fiume. Può sembrare un modo per eludere i
problemi, rimandarli alla fine
dei tempi, ma non è così. «È
la consapevolezza - ha sostenuto Fiume - che il compimento dell’opera di Dio va
oltre i nostri errori. Siamo nel
tempo in cui possiamo soltanto avere fede nella realizzazione di questo immenso piano di Dio che raccoglierà
l’umanità intera in un unico
popolo». L’abituale colletta,
che ha raggiunto le 700.000
lire, è stata destinata, tramite
la Caritas, alle popolazioni
dell’America Centrale.
questo caso posizioni alternative. La nostra legge non parla di eutanq^ia ma dichiara il
non poter disporre della vita
umana nemmeno da parte di
chi la possiede».
I veri punti però su cui concentrare l’attenzione sembrano essere in questo caso, per
Pazè, la dignità umana, «il diritto a vivere con dignità la
propria vita anche nel periodo
finale», il diritto all’informazione, la cura del dolore. Tutto questo, e l’eutanasia in genere, però inevitabilmente
coinvolge non solo il malato
0 la sua famiglia ma anche la
comunità di riferimento della
persona, gli infermieri, i medici. Nel codice deontologico
di questi ultimi è affermato
che il medico non deve mai
procurare la morte ma, come
ha ricordato il dott. Mathieu,
non è tutto così chiaro: «Diversi sono i tipi di eutanasia e
1 fattori che favoriscono la
sua domanda come il morire
soli, la rimozione nella nostra
società del concetto di morte,
il mito dell’analgesia».
In Olanda, come ha sottolineato ancora Mathieu, dal ’94
l’eutanasia è legalmente tollerata ma non sono poche le
contraddizioni che emergono
da inchieste quantitative effettuate su questo tema in
quel paese. Contraddizioni e
interrogativi di difficile soluzione, ma nella pratica quotidiana i problemi per i medici
sono legati all’individuare i
limiti dell’accanimento terapeutico (come ha ricordato
San Germano
Il traffico e
l'arco storico
DANIEL NOFFKE
A San Germano, scendendo
da Pramollo, subito dopo l’ultimo tornante, oppure arrivando da Villar Porosa lungo l’inverso, quando le due strade
(via Umberto e via Vinçon) si
incrociano un segnale vieta il
transito, 500 metri più avanti,
ai veicoli di altezza superiore
ai tre metri. In fondo a via
Umberto infatti esistono, ormai pluricentenari, un arco e
un passante abitato che collegano gli edifici della chiesa
cattolica al presbiterio attraverso la strada.
Il basso e stretto passaggio
è segnalato da una traversina
bianca e nera posta all’altezza
indicata; tuttavia passando
sotto l’arco si possono notare
anche alcune crepe e una
struttura che evidentemente
soffre, oltre che per il tempo,
anche per gli urti ricevuti, nonostante due grosse travi di
acciaio che la sorreggono. La
frequenza degli incidenti
preoccupa il parroco, respon-*
sabile di eventuali danni provocati da cedimenti, il quale
ha provveduto a commissionare una perizia di parte per
invitare la Provincia, proprietaria della strada, a prendere
provvedimenti. Per stimolare
un intervento concreto, afferma di essere pronto a richiedere in caso di necessità la
chiusura del passaggio al
transito, dividendo di fatto in
due il paese. È del resto un
vantaggio, secondo molti, che
il traffico degli autocarri sulla
provinciale sia regolato e limitato perché la strada, ricca
di strettoie e curve all’interno
delle borgate che attraversa,
non è certamente adatta a
sopportare con sicurezza il
traffico pesante.
anche un medico presente ii
sala), all’alimentazione arti5
ciale, quando praticarla?
quando sospenderla, a come
quando dire la verità al malj
to rispettando il suo stato pj
cologico, all’utilizzo delle cj'
re palliative per alleviare!.!
sofferenze e facilitare la fi,.;
della vita.
L’incontro, che ha vistogli
notevole partecipazione Jj
pubblico, si è concluso ovvia
mente lasciando aperti molji
quesiti e lasciando aperti alcii.f
ni problemi (come quello sol
levato da Fabio Bassetti su|
necessità di chiarire in maniera univoca il significatoci
confini del termine dignitj
umana) ma questo era il sin
scopo, sollevare e attrarre
l’attenzione su una tematici
controversa e difficile da affrontare ma che necessitai
tutta la nostra attenzione.
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Lingue straniere
Concorsi
nella scuola
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In occasione dei prossimi
concorsi a cattedre negli istituti di istruzione secondaria
di 1° e 2° grado il Lend pinerolese organizza i seguenti
corsi: lingua italiana, presso
liceo valdese, via Beckwith,
Torre Pellice, inizio venerdì
12 febbraio alle 17, durata 20
ore, costo lire 180.000, informazioni ai n. 0121-930881 0
0338-4311273; lingua inglese, presso scuola elementare
C. Battisti, via Brignone, Pinerolo, da giovedì 25 febbraio dalle 16,45 alle 18,45,
durata 20 ore, costo lire 180
mila, informazioni allo 012191260; lingua francese presso
la scuola elementare C. Battisti, da giovedì 25 febbraio alle 16,45 fino alle 18,45, costo
lire 180.000, informazioni allo 0121-91260. Iscrizioni venerdì 5 febbraio al liceo valdese, Torre Pellice, dalle l5
alle 18, e mercoledì 10 febbraio dalle 15,30 alle 17,30
alla scuola Battisti, via Brignone, Pinerolo.
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Vietati a Pinerolo
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Vista l’imminenza del carnevale, si ricorda che nel Comune di Pinerolo è sempre io
vigore l’ordinanza n. 37/199^
che vieta per questioni di sè
curezza pubblica l’utilizzo di
bombolette schiumogene'
l’esplosione di mortaretti, castagnole e scacciacani e congegni analoghi.
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pesca alla trota 1999, desidero
segnalare con la presente alcune preoccupazioni relative
alla difficile situazione in cui
versa il bacino idrografico
della vai Pellice. Premetto che
sono pescatore con regolare
jdicenza dall’età di 6 anni (oggi ne ho 32), e che da oltre 20
-anni mi dedico alla pesca con
esche artificiali (spinning e
mosca), essenzialmente in acque pregiate da salmonidi. Ho
così potuto constatare, sia dufante le numerose escursioni
in montagna sia nello svolgimento della mia attività pro^sionale (sono agronomo), il
,progressivo degrado dell’ecosistema legato al bacino idrografico del torrente Pellice.
Hanno probabilmente concorso a tale fenomeno la grande ^diffusione di massa della
Ì^a alla trota negli Anni 80,
' ’“^e avvisaglie proprio in
igli anni di un incipiente
ibiamento climatico, l’auto poco controllato delle
azioni idriche, l’assoluta
mza della oggi così struizzata «educazione amiritale», le difficoltà di
linamento nella gestione
te acque e, purtroppo, la
* 'ità fortemente opportunìstica (sarò generoso) di
pescatori. Ma è nell’ultimo triennio, quando le vami del clima sono divento eclatanti da diventa' iei)te proprio a tutti, che la
sifone è drammaticamente
lutata. Oggi le precipita1 àa/annue sono ben lontane
I dai 1.000-1.200 mm tipici
(teila valle; gli eventi sono poi
iMcentrati in pochi periodi,
Evolta con episodi temporabschi di forte intensità del
tatto inconsueti.
Il Pellice e i suoi affluenti
MIO ridotti a minime portate
Wche in stagioni solitamente
ficche di acque (primavera,
Wtunno); la concentrazione di
inquinanti, di origine prevalentemente organica in alta
talle, misti ad apporti indutlriali più sotto, aumenta e si
ttnifesta con ricorrenti fenomeni di eutrofizzazione facilmente osservabili ovunque,
®ngiunti a morie di pesci nei
più gravi. E l’attuale
di immigrazione dalle
itandi città fa prevedere un
ulteriore aggravarsi dei feno^meni sopracitati. In montapoi, i segnali sono ancora
più allarmanti: numerose sorgenti si sono estinte, gli affluenti secondari sono asciutti
per gran parte dell’anno, nei
pascoli in quota il 30-40%
della cotica erbosa è morto, la
vegetazione arboreo-arbustiva
sopravvive stentatamente e
senza accrescimenti o in assenza di fruttificazione (per
esempio i mirtilli dei vaccinieti...); il suolo è sempre più
soggetto a deleteri fenomeni
erosivi in occasione di manifestazioni temporalesche di
una certa entità.
A questo quadro poco edificante, con la conseguente progressiva trasformazione del
paesaggio alpino ricco di acque e vegetazione rigogliosa
in una steppa di pascoli magri
e boschi sofferenti, si aggiunge la cronica carenza di presidio sul territorio, pesante eredità degli anni del boom
dell’industria metropolitana,
che si manifesta anche con
l’abbandono di ogni forma di
agricoltura nella fascia montana dai 500 ai 1.000 metri. In
tali condizioni la fauna ittica
si è perciò progressivamente
rarefatta, scomparendo quasi
totalmente in alcuni corsi
d’acqua un tempo non lontano
famosi per la propria pescosità. E non può certo rallegrare la comparsa dell’airone cenerino o della cicogna, volatili tipici di ambienti di pianura,
oggi esempio di queirimperante «ecologismo da scuola
elementare» che dimentica
con grande superficialità i
problemi che la comparsa di
tali specie anche in aita montagna (oltre 2000 m) rivelano
e acuiscono soprattutto nei
confronti della già ridotta fauna ittica locale composta prevalentemente da salmonidi.
Riterrei quindi di grande
TI GENERALI Bit PIEMONTE
PROVINCIA DI TORINO
Invito
Conferenza generalista
Ore 9,30
La montagna, cerniera tra
il Piemonte e PEuropa
Pinerolo, 11 febbraio 1999
Teatro Incontro, via Caprilli 31
irmazionl: tei. 011-5757357 - fax 011-539508
|www.regione.pieinonte.it/statige/index.htm
importanza un attento monitoraggio della condizione dei
bacini di fiumi, torrenti e affluenti principali e secondari
volti a stabilire livelli minimi
di portata al raggiungimento
dei quali possano con celerità
essere interdetta le attività di
prelievo e regimentate le captazioni idriche almeno sino al
superamento delle condizioni
di emergenza.
Superato il così umano opportunismo e la voglia di «far
cestino», il pescatore può porsi come garante e custode
dell’ecosistema acquatico, come testimoniano le diverse
denunce e segnalazioni di inquinamenti o casi di bracconaggio, in vai Pellice come altrove; in tale ottica, ben vengano la diffusione di torrenti
con obbligo di rilascio del pescato (le cosiddette «no kill
zone, catch and release») e di
tecniche di pesca più sportive,
con esche artificiali, o l’utilizzo di regolamenti meno lesivi
per la fauna ittica pregiata
(ami senza ardiglione, aumento delle misure minime).
Più in generale, ritengo di
estrema importanza per il futuro una corretta gestione del
patrimonio locale rappresentato dalle acque correnti, anche in considerazione della
necessità di tale elemento per
tentare di porre argine allo
spopolamento delle montagne
proponendo concrete possibilità specialmente per i settori
agricolo e turistico, onde poter nuovamente presidiare il
territorio con coltivazioni biologiche, corrette forme di
conduzione del patrimonio
boschivo e un turismo rispettoso dell’ambiente.
Credo perciò opportuno
considerare la possibilità di
creare invasi idrici di riserva
lungo il corso dei principali
affluenti; tali bacini potrebbero essere utilizzati per far
fronte ad eventuali situazioni
di emergenza, anche per l’approvvigionamento di acqua
potabile o ad uso irriguo per
Comuni e frazioni di montagna, oltre che per regimare
correttamente la portata dei
bacini nelle diverse stagioni.
Ben progettati e correttamente gestiti, tali invasi potrebbero anche esercitare effetti positivi sulla gradevolezza del paesaggio, stimolando
nuove idee per la promozione
turistica locale, ed essere utilizzati come riserva di pesca
anche in periodi di scarsità di
precipitazioni. Le stesse ormai numerose centrali idroelettriche presenti in vai Pellice (il cui funzionamento richiede notevoli captazioni)
testimoniano come il problema della ricorrente siccità sia
ancora poco sentito, e l’acqua
sia per lo più considerata come una fonte di energia da
sfruttare, ancorché «ecologica», anziché una ricchezza da
preservare e ridistribuire con
cautela sul territorio,' a vantaggio sia della collettività
che dell’ambiente.
Scelto il Forte San Carlo di Fenestrelle
Un sìmbolo per la
Provincia dì Torino
Il Forte di Fenestrelle diventa il monumento simbolo
della Provincia di Torino, così
come la Sacra di San Michele
10 è della Regione Piemonte.
Moltissimi sono i monumenti della Provincia di Torino che si possono annoverare
tra quelli meritevoli di valorizzazione e particolare tutela
artistico-culturale, ma la fortezza di Fenestrelle è sicuramente una costruzione unica
nel suo genere anche a livello
europeo. Questa colossale
opera di sbarramento fu realizzata tra il 1728 e il 1850 su
tre strutture principali di pietra
e muratura, per una lunghezza
complessiva di 3 chilometri,
con un dislivello di 635 m occupando una superficie di 1
milione 300.000. mq. Le fortezze non sono le uniche costruzioni: intorno ad esse vi
sono infatti numerose ridotte e
fortini uniti da una scala coperta ricavata all’interno di
una galleria in muratura che
sa)e dal Forte San Carlo sino a
toccare il Forte delle Valli che
con i suoi 4.000 gradini è unica in Europa. La costruzione
del complesso ha comportato
un intervento durato 120 anni
attraversando il regno di sette
sovrani, da Vittorio Amedeo
11 a Carlo Alberto, e ospitando
nei tempi di maggiore efficienza sino a 1.750 soldati.
La presidente della Provincia di Torino, Mercedes Eres
se, ha sottolineato che «la
motivazione dell’interesse
della Provincia va ricercata
non solo nelle peculiari carat
teristiche del complesso monumentale, definito la piccola
muraglia italiana, ma anche
nel fatto che il sostegno e
l’aiuto fornito a queste aree
montane su cui sorge il Forte
potrebbe far da volano all’economia della zona, soprattutto in termini occupazionali». In particolare con il Comune di Fenestrelle è stata
stipulata una convenzione con
la quale la Provincia si è assunta l’obbligo di provvedere
alla manutenzione straordina
ria della strada di accesso al
Forte San Carlo predisponendo anche il progetto di sistemazione dello stesso. Inoltre
si è costituita l’Associazione
«Progetto San Carlo-Forte di
Fenestrelle» per promuovere
attività di carattere ricreativoculturale volte alla rivalutazione del Forte.
Il complesso verrà inserito
nel circuito dei Forti savoiardi
aH’intemo del primo progetto
turistico transfrontaliero. La
delibera della Provincia stan
zia un contributo annuale di
15 milioni per pagare le spese
di illuminazione del Forte e
un secondo contributo, sem
pre annuale, di 5 milioni a fa
vore dell’Associazione Progetto San Carlo per promuovere la conoscenza del Forte.
Al teatro del Forte di Torre Pellice
Nel segno del jazz
Giunge al suo ultimo appuntamento la stagione concertistica invernale del teatro
del Forte a Torre Pellice; sabato 6 febbraio, alle 21, appuntamento col jazz dei quintetto «Qfwfq», gruppo che sostituisce gli «Asama» asseti
per la tragica e prematura
scomparsa del contrabbassista
Sergio Candotti. Chiusura
all’insegna del jazz, dunque;
musica capace di catalizzare
le attenzioni di moltissimi giovani, sia tra i musicisti che tra
gli appassionati. Indubbiamente il fascino dell’improvvisazione, della creatività e
del particolarissimo sound tiene ancora, e fa del jazz un momento speciale, da non perdere quando c’è un concerto.
Il «Qfwfq» è un gruppo giovane, costituito dal trombettista Marco Rigoletti, attivo sia
nel jazz che nel repertorio
classico, dal chitarrista Pietro
Ballestrero, torinese con studi
d’oltreoceano, dal musicista
Andrea Ayassot, musicista di
solida esperienza, dal contrabbassista Stefano Risso, del
quale ricordiamo la recente
collaborazione con De Gregori, e dal batterista Simone Bosco, già conosciuto nei più fa
mosi festival europei. Cinque
musicisti al servizio di una
musica, il jazz, che ha paradossalmente come tradizione
la sua costante riformulazione
Al momento di chiudere
una rassegna alla prima edizione si possono anche fare
alcune valutazioni: «Siamo
molto soddisfatti - dice Da
niele Griot che ha coordinato
la stagione concertistica per
conto dell’associazione musicale Divertimento -; abbiamo
avuto sempre oltre cento
spettatori: tenendo conto che
si trattava di spettacoli a pagamento è indubbiamente
confortante. Molti spettatori
provenivano da fuori valle,
segno di apprezzamento da
un lato e della rilevanza che
la rassegna ha avuto». Si è
certamente trattato di una iniziativa originale, capace di
articolarsi su proposte diverse
e tali da differenziare anche il
pubblico, nel complesso uno
strumento per fai- crescere la
sensibilità musicale di tutta la
zona. «Un esperimento riuscito - conclude Griot - con
buona collaborazione fra enti
pubblici e operatori privati;
una valida base da cui partire
per programmare il futuro».
Da sinistra: Andrea Ayassot, Pietro Baiiestrero, Marco Rigoletti, Stefano Risso e Simone Bosco
Nelle
Chiese
Valdesi
WEEK-END SCOUT —
Sabato 6 e domenica 7 febbraio ad Angrogna, al Bagnoòu, si svolgerà il weekend invernale del Coordinamento attività scoutistiche
distrettuali; ritrovo alla Casa
unionista di Torre Felice alle
5; è consigliabile un abbigliamento caldo e almeno un
cambio, poiché la Ca d’ia
pais, al Bagnoòu, è raggiun
gibile solo a piedi dalla Vaccera ed è innevata.
GIOVANI I DISTRETTO — Domenica 7 febbraio
alle 10, nei locali della chiesa valdese di San Secondo
incontro dei giovani su «Il
giubileo, e (a) noi...».
GRUPPO TEOLOGICO
«G. MIEGGE» — Domenica 14 febbraio nei locali della chiesa valdese di San Secondo dalle 17 alle 22 incontro del gruppo teologico
«G. Miegge» su «Timore e
tremore» di Kierkgaard.
ANGROGNA — Domenica 7 febbraio assemblea di
chiesa. Martedì 9 febbraio
riunione quartierale alla borgata Jourdan alle 20,30.
BOBBIO PELLICE —
Domenica 7 febbraio culto
con assemblea di chiesa su:
approvazione consuntivo
1998 e preventivo 1999, elezione dei deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo; nel pomeriggio incontro dell’Unione femminile.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunione giovedì 4 a Fondo S. Giovanni.
MASSELLO — Mercoledì 3 febbraio alle 14 riunione quartierale al Roberso.
PERRERO-MANIGLIA
— Riunione quartierale martedì 9 febbraio alle 20,30
alI’Eirassa. Incontro dell’Unione femminile martedì 9
febbraio alle 14,30.
PINEROLO — Venerdì
5 febbraio alle 20,30 nei locali della chiesa valdese la
pastora Daniela Di Carlo introduce il tema della seconda serie di studi biblici sul
Nuovo Testamento «Gli incontri di Gesù».
POMARETTO — Riunioni: venerdì 5 alle 15
airinverso Clot, giovedì 11
alle 15 all’Inverso Paiola.
PRAMOLLO — Domenica 7 febbraio dopo il culto
assemblea di chiesa per il bilancio consuntivo ’98 e preventivo ’99.
SAN SECONDO —Riunione quartierale mercoledì
IO febbraio alle 20,30 alla
borgata Lombarda.
TORRE PELLICE —
Riunioni quartierali: venerdì
5 febbraio alla Ravadera,
martedì 9 alla borgata Simound e mercoledì 10 ai
Chabriols. A partire da domenica 7 febbraio e per tutte
le domeniche di febbraio
presso il tempio del centro
sarà possibile ritirare prima
o dopo il culto l’attestato
delle proprie contribuzioni
ai fini della defiscalizzazione, altrimenti ci si potrà rivolgere al presbiterio tutti i
lunedì di febbraio dalle 15
alle 17. Domenica 7 alla Casa unionista, alle 15, continua lo studio biblico condotto da Maddalena Giovenale
Costabel sul libro dell’Esodo. A seguire verrà presentata una ricerca sulla vita di
cinque mogli di pastori durante le persecuzioni.
VILLAR PELLICE —
Riunione quartierale alla
borgata Garin martedì 9 febbraio alle 20,30.
VILLASECCA — Incontro dell’Unione femminile
giovedì 11 febbraio alle ore
14,30. Riunioni quartierali:
martedì 9 febbraio alle 14,30
a Trossieri, afie 20 a Morasso, mercoledì 10 a Trussan
alle ore 20.
10
PAG. IV
i E Eco Delle Yallì \ä.ldesi
PALLAMANO
SCI AL PASSEL
HOCKEY SU GHIACCIO
Momento difficile per l’HC Valpellice
Sparea; dopo la sconfitta di martedì sera
a Como per 8-2 i biancorossi si sono recati a Asiago senza speranze. Tre soli
terzini di ruolo e uno di essi. De Zordo,
con un dito della mano fratturato. Il Valpellice era addirittura passato in vantaggio dopo 37” di gioco grazie a Grannonico ma, alla fine del primo tempo erano
già sul 1-3; la disastrosa seconda fase vedeva i veneti andare a rete cinque volte
contro una sola dei piemontesi con Volante e lì la partita finiva. Nella terza frazione reazione d’orgoglio del Valpellice
che, complice il rallentamento della
squadra di casa, riusciva a rimontare in
parte il punteggio con le reti di Melotto,
Volante, Pellegrini e Ermacora. Finiva
con un pesante 11-6 senza troppi rimpianti, se non gli infortuni. Per i prossimi
turni e forse fin da martedì con la capolista Val Venosta si annunciano nuovi arrivi: ne dovrebbe derivare un finale di
campionato più divertente. Intanto in serie B il Pinerolo ha subito un’altra batosta sul campo della capolista Chiavenna:
i piemontesi sono andati in terra lombarda privi della difesa titolare e, dopo una
rete iniziale di Giordan, hanno subito il
ritorno del Chiavenna. E finita 10-2 con
una seconda rete del Pinerolo con Pernigotto. Domenica sera in occasione della
partita Draghi Pinerolo-Hornets Bergamo, ore 20,30, ingresso gratuito a tutti.
Vince, ma senza lode, il 3S under 19
che in campionato avevano di fronte il
Derthona: il punteggio finale, di 22-16,
racconta di un 3S abbastanza opaco, a
tratti incostante e poco incisivo in attacco. Per i pinerolesi si è messo in luce il
solo, e solito, Laddomada, autore anche
di 6 reti; con lui a bersaglio sono andati
Rosso (9), Vellano e Magnano (2), Contadin. Pascal e Rivoira ( 1 ). Delusione invece per l’under 16; opposto al Città giardino il 3S ha perso per 5-22.
PALLAVOLO
Brillante vittoria casalinga per il Body
Cisco in B2 maschile: i pinerolesi hanno
superato per 3-1 il temuto Voghera allontanandosi ancora dal fondo della classifica. Male invece le ragazze del Magic Cerutti in Bl: la trasferta di Cecina è stata
disastrosa con una sconfitta per 3-0.
Settimana intensa di partite giovanili e
inizio dei play off per le migliori classificate nei vari gironi di qualificazione. Nella categoria juniores la formazione di
Marco Gardiol è stata sconfitta in casa per
3-0 dopo rincontro con il Bruzolo; nella
categoria ragazzi, nonostante la sconfitta
per 3-2 contro il Chivasso, la squadra del
3S si è piazzata al terzo posto nel girone
di Eccellenza alle spalle di Cus Torino e
del Valli di Danzo. Fra le allieve il 3S è
stato battuto in casa dal Rivarolo per 3-0.
Nel torneo Baudrino il Villafranca continua a guidare con 28 punti; al secondo
posto il Pablo Neruda con 19 e terzo il
Telma volley Cavour con 17.
Si è disputata sabato 30 gennaio la prima gara di slalom gigante in notturna al
Passel di Angrogna: una settantina i partecipanti nella varie categorie sulla pista
ben innevata e curata dallo Sport club Angrogna. Sabato prossimo, dalle 20, ci sarà
la seconda gara che concorrerà all’assegnazione dei premi di rappresentanza. Per
domenica, sempre al Passel, sono organizzati i campionati sciistici valligiani a cui
possono partecipare atleti nati o residenti
in uno dei 9 comuni della vai Pellice. Dieci le categorie per i maschi e sette per le
femmine, le iscrizioni si ricevono entro le
22 del venerdì precedente la gara presso
la sede dello Sport club Angrogna, tei
0121-944133. Le gare prenderanno il via
domenica 7 febbraio alle 10.
TENNIS TAVOLO
Ottima settimana per le formazioni
della polisportiva Valpellice: in D2 si è
disputato il derby che ha visto la vittoria
della squadra A; ma i migliori risultati
sono venuti dalla CI e dalla C2. La
squadra di CI ha saputo imporsi a Novara col San Francesco per 5-4 grazie a
3 punti di Davide Gay e a quelli di Rosso e Malano; in C2 la Valpellice si è imposta 5-2 ad Ivrea con 3 punti di Migliore e uno ciascuno dei fratelli Ghiri. La
DI regionale è riuscita a portare via 2
punti dal campo della capolista imbattuta Rinasca. Sabato 6 febbraio, ancora a
Torre e a partire dalle 15,30, giocheranno Cl, C2, DI, rispettivamente con Verres. Arca Enel e Telecom.
Un recente libro racconta le vicende della battaglia del 1594
Brìcherasio: un assedio dipinto
Johan Kraeck, italianizzato
come Giovanni Caracca, è un
pittore olandese che lavorò al
servizio dei duchi di Savoia
per circa quarant’anni. Tra i
vari incarichi che ebbe dai
suoi datori di lavoro ci fu anche quello di dipingere il
campo della battaglia di Bricherasio del 1594, con lo
schieramento e la disposizione delle trifppe, gli accampamenti degli assedianti e le
mura e i baluardi del castello
difeso dai francesi. Proprio
con il racconto del viaggio
del pittore da Torino a Bricherasio per realizzare questa
opera, si apre il libro Un assedio dipinto. L’assedio di
Bricherasio nella fantasia e
nella storia, edito dal Comune di Bricherasio, autori Andrea Balbo e Antonio Giaimo. Si tratta di un volume
composito, con l’apertura nar
rativa, romanzesca, in cui i
personaggi storici (il pittore,
il duca Carlo Emanuele I, i
soldati) prendono la parola in
prima persona, seguita da sezioni più propriamente storiche, che riassumono la situazione politica europea che
portò all’assedio, aneddoti,
cronologie degli avvenimenti, presentazione dei personaggi coinvolti.
Il momento storico, che vide l’ingresso della vai Pellice
conteso ferocemente dai francesi da una parte e dai sabaudi con gli alleati spagnoli
dall’altra, è quello torbido e
movimentato della fine del
Cinquecento, quando il ducato di Savoia cerca di trovare
una sua via alla grandezza
stretto tra Spagna e Francia e
si avvia a diventare sempre
più presente nella politica italiana, mentre la Francia, la
cui compattezza è ancora indebolita dalle divisioni religiose, lascia molto potere ai
generali e nobili locali come
il Lesdiguières, «questo tracotante reuccio delle Alpi»,
come lo definì Giorgio Spini,
costante spina nel fianco per
i sogni di gloria dei Savoia.
Il libro dà un’immagine delle
vicende e del periodo grazie
alla presenza di immagini,
cartine, alcuni documenti
d’epoca.
Non si tratta di una ricerca
storica originale, che porta
alla luce particolari inediti,
ma di un tentativo di avvicinare alla storia anche i non
specialisti, esponendo in modo nuovo e visivamente espressivo, le informazioni già
note agli storici, ai quali (in
primo luogo al Bollea) si rimanda chi desidera un ulteriore approfondimento.
Società di
studi valdesi
Il numero di febbraio de
«La beidana» uscirà, come
da alcuni anni, in concomitanza con il più tradizionale
opuscolo, che quest'anno
tratta dell'opera diaconale
«La Noce» di Palermo: saranno venduti insieme nelle
chiese il 17 febbraio. Fra le
altre cose, conterrà la terza e
ultima parte dell'articolo di
Daniele Tron su «La vai Chisone e la dissidenza religiosa», «Come vivevano... come
vivono», una serie di immagini tratte dal libro della
Claudiana recentemente ristampato con a fronte la fotografia scattata dalla stessa
angolatura ai giorni nostri;
per la sezione dedicata al dibattito, alcune persone all'interno delle nostre chiese
e istituti nell'anno del 150°
daranno un loro personale
spunto di riflessione sulle
manifestazioni appena trascorse; «I Cereghino», la storia dei cantastorie genovesi
che ha fornito un'occasione
di incontro per «La beidana»
lo scorso autunno.
DONI • DONI • DONI • DONI • DONI •
Asilo dei vecchi di
Luserna San Giovanni
DONI RICEVUTI SEMESTRE 1998
Luglio 1998
£ 50.000: Ester e Giovanni Revei in
memoria di Giovanni Odetto.
£ 300.000: Onoranze funebri Bertot;
Marceila Benecchio.
£ 1.000.000: Fernanda e Aida in mem.
deila mamma Marcellina Giordan.
£ 246.000: N.N.
£ 250.000: Pastore Daniele Schar,
Svizzera.
£ 265.000: I coscritti in memoria di Romilda Romano Bounous.
£ 300.000: Dr.G. Peyrot; la famiglia in
memoria di Carlo Ribotta.
£ 500.000: Edda Bounous, ricordando
Enzo Rovara nel 10® anniversario
della sua dipartita; Farmacia Vasario;
Graziella Revei in memoria di Clara,
Albina e Dino; Giovanni Zagrebeiski.
cari; Flora Pons in memoria di Juliette Marauda Balmas; Silvia Cornelio.
£ 200.000: Giovanna Bertalot; Lilia Jon
Scotta in memoria della mamma; Luisa e Giuliana Giampiccoli in memoria
della mamma.
£ 300.000: Odette Balmas in memoria
di Juliette Marauda Balmas.
£ 500.000: Dora e Daniela Tron in memoria di Eugenio Tron.
Dicembre 1998
Ottobre 1998
Agosto 1998
£ 50.000: Lucia Battaglino; Mrs. e
M.me Claude Leyrat in memoria di Livio Avanzini.
£ 100.000: Emilio Perotti.
£ 150.000: dr. G. Peyrot; Pino e Romana Quartarone.
£ 200.000: Onoranze funebri Giachero,
Parassi e Monnet.
£ 500.000; Luigi Gai.
Settembre 1998
£ 46.000: Mirella Jahier Bertin.
£ 50.000: Ethel Bonnet; Ombretta Giachero; sorelle Balma; Ester Delmastro Micol; Ida e Viviane, ricordando
con affetto Filippo e i suoi genitori.
£ 100.000; Onoranze funebri Giachero,
Parassi e Monnet; Franco Eynard e
Florantine Arnoulet; Anna Malanot in
memoria dei suoi cari; Margherita
Messina; Valentina Rivoira.
£ 200.000; Bianca M. Gasparotto, Roma; Annina Aversa in mem. dei genitori; la moglie e i figli in mem. di Arturo
Balma; cristiani per il socialismo, (Ch).
£ 50.000: Catterina Long ved. Piston in
memoria dei suoi cari.
£ 100.000; Mirabile Pons; Ricotto in
memoria della mamma.
£ 200.000: Onoranze funebri Giacotto.
£ 250.000: Elena e Maria Peyrot in memoria di Arturo e Ida Peyrot.
£ 300.000; I nipoti in memoria di tante
Jenny Bounous.
£ 430.000: Colleghi e amici in memoria
di llda Costantino Rostan.
£ 500.000: Rosa Scursatone, per l’acquisto del pullmino; Gai Luigi, per
l’acquisto del pullmino.
£ 1.000.000: Fiorinda Tourn, per l’acquisto del pullmino.
Novembre 1998
£ 50.000; Laura e Fiore Pittavino ricordando i loro cari; Rodolfo Norther,
Torino; Laura Long in memoria di
Clara Revei.
£ 100.000: J.C., Torre Pellice; suor Marinette e suor Dina; E.B. in ricordo del
cugino Rino Coisson; Luisa Giampiccoli in memoria di una persona cara;
Laura Jofer Lodi in memoria dei loro
£ 40.000: Unione femminile in memoria
di Paola Malan Bertin e Juliette Marauda Balmas.
£ 100.000: Mariuccia e Alfredo Delmastro; Salvatore Giammanco in memoria del fratello Nino; Ada Bertalot in
memoria di Franco Bonnet; Emilio
Perotti; Albina Avondetto in ricordo
dei suoi cari; Rina Bertin in memoria
di Juliette Marauda Balmas; Nini
Boer, Livia Lageard, Eldina Messina,
Laura Nisbet e Franco Rollier; Pino e
Romana; Unione femminile di Bobbio
Pellice; Emma Ayassot.
£ 123.750: Piera Preandi.
£ 150.000: Il Gruppo del cucito per il riscaldamento della biblioteca.
£ 200.000; Nella Revei in memoria di
Emilio Revei; Elsa e Giulietta Balma
ricordando i loro cari.
£ 500.000: Lilia Jon Scotta, per il pullmino; il Gruppo del cucito per l’acquisto delle lavette.
£ 1.000.000: Alberto Long; Enrica e Aldo Malan.
£ 1.500.000; I cugini Ida, Elda e Aldo,
ricordando Ada Bounous Rovara.
£ 3.000.000: Famiglia Zagrebeiski.
VENERDÌ 5 FEBBRAIO 1999
4 febbraio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle
15.30, per l’Unitrè, alla biblioteca della Casa valdese, conferenza delle dott.sse Susanna Spagna
e Paola Coata su «Dietologhiamo: alimentazione e salute».
TORRE PELLICE: Alle
20.45, nella sala consiliare della
Comunità montana, serata a cura
dell’Associazione apicoltori vai
Pellice su «Problematiche apistiche alla luce della nuova legge
regionale 3-8-’98», interviene il
tecnico apistico Enrico Cucco.
TORINO: Alle 21, al teatro
Bareni, in via Bareni 4, «Canción de la noche del mar», voci
dal Nicaragua per il Nicaragua
devastato dall’uragano Mitch.
Flavia Di Bartolo, Claudio Canal
e Jaimi Riera Rehren presentano
poesie di Ruben Dario e musiche
di Luis Delgaldillo.
5 febbraio, venerdì
TORRE PELLICE: Alle
20.45, nella sala consiliare del
municipio Giorgio Bouchard,
Enrico Fumerò e Lorenzo Tibaldo presenteranno con l’autore
Alberto Cabella «Elogio alla libertà», biografia di Piero Gobetti; la presentazione è organizzata
dall’assessorato alla cultura del
Comune e dal Gruppo studi vai
Lucerna.
CANTALUPA: Alle 21, alla
villa comunale, incontro su «Dal
big bang all’origine della vita»
con il prof. Tartaglia, docente di
fisica al Politecnico di Torino.
PINEROLO: Alle 21, nella
chiesa di San Giuseppe, concerto
del Duo di Torino con Balocco al
pianoforte, Bergamin al violino.
Musiche di Mozart, Stravinskij,
Mendelssohn-Bartholdy, Schumann. Ingresso libero.
6 febbraio, sabato
SALUZZO: Alle 17, al bar
Bruno Ferrerò, via Silvio Pellico
10, Bruna Peyrot presenta il suo
libro «Dalla scrittura alle scritture»; intervengono la giornalista
Anna Andreoni e il musicista
Sergio Berardo.
TORRE PELLICE: Alle 21,
al teatro del Forte, ultimo spettacolo della stagione concertistica
invernale con il concerto jazz del
quintetto «Qfwfq». Ingresso lire
15.000, ridotto lire 10.000.
PINEROLO: A Abbadia Alpina dal 6 all'8 febbraio, festa di
San Biagio; ore 21 balli occitani
con il gruppo «Triolet». Nei
giorni seguenti serate danzanti.
Gli spettacoli si svolgeranno
neH'oratorio sotto un capannone
riscaldato.
PINASCA: Carnevale in piazza con polentata e serata danzante. prosegue anche domenica 7.
TORRE PELLICE: Alle 15,
al municipio, raduno dei partecipanti alla commemorazione delle
vittime civili della valle; alle ore
15,30 ritrovo presso il cippo in
località Pia di Gay (Inverso).
7 febbraio, domenica
POMARETTO: Dalle 14,30
Carnevale pomarino in piazza.
PINEROLO: Al teatro Incontro. alle 16, per la Rassegna «Di
Festa teatrando», la compagnia
Teatro del Rimbalzo presenta «E
la luna sorrise...». Ingresso 6.000.
8 febbraio, lunedì
TORRE PELLICE: Alle ore
20.30, al Centro culturale valdese, conversazioni proposte da
Roberto Morbo sul libro «L’Italia del tempo presente, famiglia,
società e stato civile, 19801996» di Ginsborg.
9 febbraio, martedì
PINEROLO: All’associazione Nexus, via Vescovado 6, dalle
17 alle 20. incontro di aggiornamento (autorizzato dal Provveditorato agli studi per gli insegnanti) su «L’importanza delle regole
nella definizione del ruolo insegnante». Informazioni presso la
segreteria tei. 0121-374073.
11 febbraio, giovedì
TORRE PELLICE: Per TU
nitrè. alla biblioteca della Casa
valdese, alle ore 15,30, concerto
di Riccardo Mondino al pianoforte; musiche di Liszt, Mozart, Chopin.
12 febbraio, venerdì
TORINO: Alle 20,45 nel tempio valdese di corso Vittorio,
conferenza su «L’esperienza dei
giudici di Milano» con Pier Camillo Davigo e David Pinardi.
ÆRVIZI
VALU
CHISONE > GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 7 FEBBRAIO
Torre Pellice: Farmacia Muston - Via Repubblica 22, tei.
91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 4 e venerdì
5, ore 21,15, Tango di Carlos
Saura; sabato 6, ore 20 e
22,10, domenica 7, ore 16,
18, 20, e 22,10, lunedì ore
21,15, Il mio West.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì, ore
21, Viola; sabato, ore 21. Un
bugiardo in paradiso; domenica, ore 15, 17, 19, 21, lunedì, martedì, mercoledì e
giovedì, ore 21 Ronin.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma,
alla sala «2cento» Z la formica; feriali 20,15 e 22,20,
sabato 20,15 e 22,30, domenica dalle 14,30 spettacoli
continuati. Alla sala «5cento»
è in visione Vi presento Joe
Black; feriali ore 21,30, domenica ore 14,30, 18, 21,30.
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recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovl
Una copia L. 2.000
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tóonal
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 7 FEBBRAIO
Rinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707
Ambulanze:
Croce Verde, Porosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
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|g2Ìonale a Atlanta, Georgia (Usa), la città dove visse e lottò Martin Luther King
izismo e per la soluzione dei conflitti etnici
isipresenta sempre insieme a problemi economici, pregiudizi culturali, ideologie
^ dei cuori delle persone. Per puesto e soprattutto un male spirituale, un peccato
Gli aborigeni australiani
Occorrono nuovi sognatori
Riportiamo stralci dell'intervento del segretario generale
¿ell’Alleanza mondiale battista (Bwa) Dentón Lotz che, dal
pulpito della Ebenezer Baptist Church, ha rivolto un appassionato appello ai delegati di trenta diversi paesi e ai partecipanti
alsummit.
«Ciò che Dio vuole sono più profeti e più sognatori che
lavorino per la giustizia razziale. Dio ha bisogno di uomini
e di donne pronti all’azione dello Spirito Santo nelle loro
vite, di uomini e donne pronti ad andare nei luoghi dell’ingiustizia e dire: basta!
Stasera onoriamo in particolar modo i sogni di un uomo
che è cresciuto in questa chiesa, che a buona ragione può
essere chiamata il luogo in cui è nato il movimento per i diritti civili, non solo dei neri americani degli Stati Uniti ma
dei poveri e degli emarginati di questo mondo. Fu il sogno di
King che catturò il mondo e portò avanti il ministero profetico di Gesù. Fu lo Spirito Santo che operava nella sua vita a
dare a King un sogno di uguaglianza e giustizia per tutti.
Ancora oggi Gesù vuole veri sognatori, egli stesso ha
promesso che avrebbe mandato lo Spirito Santo per suscitare nuovi sognatori. Invero, Gesù Cristo è il sognatore di
Dio che è diventato realtà per l’umanità. Partiamocene da
Atlanta e proclamiamo alle nostre chiese e al mondo intero che abbiamo un sogno, che un giorno gli uomini e le
donne in Kosovo e in Albania vivranno in pace, che gli uomini e le donne dell’Armenia e dell’Azerbajan si fispettelanno reciprocamente, che gli Hutu e i Tutsi siederanno
allo stesso tavolo e spezzeranno il pane insieme, che nel
Nord-Est dell India le tribù dei Kuki e dei Naga vivranno
pacificamente, che gli aborigeni in Australia saranno piemiente integrati nella vita della comunità, e che le città
interne degli Stati Uniti saranno esempi di integrazione
pacifica e di amore».
Dentón Lotz
MARIALUISA STOBNAIUOLO
LO Spirito parla e si rende
presente attraverso il suono misterioso di uno strumento musicale a fiato simile
ad un tronco cavo di albero.
Questo è quanto abbiamo appreso e ascoltato durante l’incontro di Atlanta per bocca di
Graham Paulsen, pastore battista aborigeno, intervenuto
con suo figlio Mark al summit
come testimone di una delle
culture storicamente negate,
quella dei nativi australiani.
Lo stesso tipo di musica che
secondo credenze animistiche richiamava gli spiriti, viene oggi usato per invocare la
presenza di Dio nei momenti
di culto. Nella cultura aborigena Dio è considerato presente nella terra, negli animali, nelle piante. La natura creata da Dio appartiene all’umano ma anche l’umano appartiene ad essa. La priorità
data alle relazioni autentiche,
disinteressate, permette di
stringere anche con persone
estranee legami familiari praticamente adottivi. Questa
cultura privilegia l’essere rispetto al fare, il dare rispetto
al possedere, il coinvolgimen
to comunitario rispetto all’
impegno individuale. Dà un
valore diverso al trascorrere
del tempo, al rapporto con la
natura e con gli altri.
L’incontro e il confronto
con la fede degli aborigeni
australiani ed in particolare
con quella solare, gioiosa e
diretta del giovane pastore
Mark, ormai fratello adottivo,
non può che far auspicare e
augurare a tutti di essere un
po’ più aborigeni e meno europei perché la scoperta che
la parola di Dio, che amiamo,
venga vissuta in forme culturali così diverse dalla nostra,
sorprende, coinvolge ed arricchisce tutti noi.
/
Un aborigeno con un caratteristico strumento musicaie
la difficile esperienza delle chiese battiste del Sud Africa
ANNA MAFFEI__________
ADIAMO chiesto al pasto^ /Ite Desmond Hojfmeister,
salario generale della Contrizione battista del Sud
pca, e relatore al summit,
ipaàrlarci della esperienza
Mie chiese battiste prima e
bpo il regime dell'apartheid.
«La convenzione battista
tei Sud Africa è formata da
150 chiese, che nel 1987 decido di proseguire il proprio
timmino di testimonianza
tesole dopo aver costituito
i®a branca dell’Unione battete sudafricana bianca. Read conto della presenza del
'izzismo all’interno della
tea, sentivamo il bisogno
il sviluppare noi stessi e la
testra testimonianza nell’
luaglianza da tutti i punti di
tela. I primi anni sono stati
tto difficili. In primo luogo
*tché molti pastori neri affinarono apertamente che
® nostra esperienza sarebbe
^lita perché non c’erano
tenchi in mezzo a noi. Speteentammo così il profondo
Hpatto psicologico del razzilo. Questo, e anche una
tende disparità economica
teantemente sbilanciata in
j^re dei bianchi, ha reso
®cile per alcune chiese e
tenni pastori di rimanere
?Hìnoi. Questo ha diviso cotenità, famiglie e provocato
telta ostilità. Si arrivò ad un
'into che la convenzione
tesi non ce la facesse ed abteno dolorosamente temuti vedere avverato quello
che era stato spesso predetto
sui neri. Poi Dio nella sua
saggezza ha deciso di rovesciare la situazione. Così nel
1990 abbiamo cominciato a
riflettere sull’impatto che
l’apartheid aveva avuto su di
noi. Ci ha sostenuto da allora
la forza di una nuova visione,
che andasse oltre gli unici
parametri conosciuti: razza,
colore, lotta, sofferenza. Nel
1994 giungemmo a formulare
una nuova visione ispirata al
principio biblico del giubileo.
Dio cominciava a mantenere
le sue promesse, a intervenire nella nostra esistenza. Abbiamo istituito una nostra facoltà teologica a Soweto, di
cui siamo molto fieri che
ospita oggi 30 studenti. Noi
stessi ci definiamo “una comunione di chiese membro
la cui missione è di sviluppare e proclamare una comprensione africana ma allo
stesso tempo olistica e partecipativa del Vangelo per trasformare dinamicamente la
società”. Queste tre parole
costituiscono il nostro quadro di riferimento. Ci stiamo
allontanando dal pietismo,
da una comprensione nordamericana ed europea del
Vangelo, da una prassi di superiorità gerarchica dei pastori sulle chiese».
- Nel famoso documento
Kairos, dijfuso durante il regime dell’apartheid, si distinguevano le diverse correnti
teoiogiche e le diverse prassi
delle chiese. Dove si ponevano
i battisti?
«La Convenzione prima
della divisione del 1987 era
controllata dalle chiese bianche. Ci furono comunque voci, all’interno delle chiese battiste, di resistenza all’apartheid, ma tali voci non furono
udite per mancanza di strumenti di comunicazione».
- Così, durante il sistema
dell’apartheid voi eravate insieme nella stessa unione, e
paradossalmente ora vivete
come unioni separate...
«La separazione è avvenuta
prima della fine del sistema.
Il movimento profetico del
Kairos che era iniziato due
anni prima influenzò tale
scelta. Ci fece rendere conto
che non potevamo continuare la nostra vita devozionale
all’interno delle nostre chiese
come se nulla fosse, mentre
fuori, nelle strade, era in atto
una guerra. Dovevamo prendere posizione, e lo facemmo con un documento delle
chiese evangeliche che non
ha avuto molta eco, ma che
fu firmato da molti battisti».
- In questa fase storica in
cui in Sud Africa si discute e si
opera in vista di una riconciliazione nazionale come si
pongono le vostre due Unioni
battiste?
«Le relazioni fra noi sono
significativamente migliorate. Abbiamo vissuto nel
maggio ’98 un evento che ha
raccolto circa duecento leader delle chiese battiste a
Colesburg. Abbiamo sentito
forte l’opera dello Spirito.
Ciascuno di noi doveva scri
vere su un foglio episodi di
violenza a cui aveva partecipato, come vittime o come
aggressori, e poi appuntare
questi fogli su un muro, da
noi chiamato muro della
vergogna. Leggendo ci siamo
resi conto che eravamo stati
come battisti da tutte e due
le parti: ci sono stati momenti di grandissima commozione nella confessione
del peccato, nell’ascolto reciproco; poi abbiamo raccolto tutti questi fogli e li abbiamo depositato sotto il tavolo
della Santa Cena. La celebrazione della Cena a partire
dalla confessione di peccato
reale e non rituale ha parlato
di una riconciliazione possibile solo nella morte di Gesù
Cristo. Così abbiamo approvato una risoluzione nella
quale abbiamo affermato
che Dio ci chiama a una riunificazione delle nostre chiese per dare una pubblica testimonianza della nostra
unità. Successivamente le
nostre due assemblee generali hanno deciso di esplorare nel 1999 possibili vie di
riunificazione. C’è dunque
un grande supporto emotivo
alla riunifìcazione, ma quando veniamo alle questioni
teologiche ci sono, soprattutto per loro, difficoltà da
superare. Noi in questi anni
abbiamo fatto nuove scoperte sia in campo teologico che
in quello ecumenico. Speriamo che ci accettino così, perché a queste cose non intendiamo rinunciare».
Il Museo dei diritti umani a Birmingham (Alabama)
La «teologia del serpente»
jteftore Otis Moss jr., che esercitò il proprio ministerio insieme
'■'1L. King negli Anni 60 incontra la vedova di King, Coretta
lohn Kinney, preside della
scuola di teologia alla Virginia
Union University, sarà ricordato dai delegati al Summit di
Atlanta come il teologo rivelatore della «teologia del serpente». Kinney, dopo aver definito il razzismo un «demone» che lavora anche al di là
dei soggetti che lo praticano,
ha offerto ai presenti, con una
carica espressiva facciale e
corporale senza uguali, una
riflessione sulle radici teologiche del razzismo, fornendo
una stimolante e controversa
lettura del testo di Genesi 3.
Dio è colui che crea, è un
Dio partecipativo che dona il
suo alito alle creature. Nei
salmi c’è forte l’aspetto partecipativo del creato: le montagne, le isole, tutto partecipa
nella lode a Dio. Dio è l’essere
con, sceglie di creare l’umano
e l’umano è fatto ad immagine di Dio, è partner di Dio.
Non c’è sottomissione, solo
condivisione. È il serpente ad
insinuare nel racconto biblico un’idea gerarchica, è il serpente che induce le prime
creature umane a credere che
Dio si senta minacciato da loro, e che quindi in fondo Dio
sia preoccupato di mantenere
il suo posto «al di sopra»
dell’umano. L’insinuazione
del serpente che gli umani, e
anche i credenti, hanno poi
preso tristemente sul serio,
ha sostenuto Kinney, ha reso
il discorso di molte chiese su
Dio, più che una teologia,
una «serpentologia». In realtà
Dio non è preoccupato di restare «al di sopra», non è spaventato dalla nostra autoaffermazione, anzi!
È tale falsa considerazione
di Dio che crea poi negli
umani un perenne senso di
insicurezza e di conseguenza
un desiderio di essere sempre al di sopra di qualcun altro. Solo la nostra scarsa autostima ci porta ad accettare
le lusinghe del serpente e a
credere che ci sia, a cominciare da Dio, un ordine gerarchico da rispettare e da imporre. Perché se c’è un Dio
«al di sopra», allora ci deve
essere qualcuno «al di sotto»,
e a sua volta chi è «al di sotto» sente il bisogno di affermarsi su qualcun altro il quale dunque va schiacciato in
basso, e così via in 'un’umiliante catena di potere e sottomissione, che non era e
non sarà mai nell’intenzione
partecipativa di Dio.
Dio afferma, non nega.
Ognuno è vita di Dio e Dio
vuole che fiorisca, si sviluppi.
Dio non è invidioso di noi.
Per questo non è giusto ne
gare la storia, la cultura, la
particolarità di ognuno. La
teologia tradizionale ha invece posto l’accento sull’orgoglio come peccato. Ma l’orgoglio come volontà di essere se stessi, di amare se stessi
è positiva. Se l’orgoglio diventa volontà di dominio sugli altri è peccato.
Ma anche il peccatore, ed
ecco la strategia di evangelizzazione indicata da Kinney,
non va schiacciato nel suo
peccato. La sua umanità non
va negata, ma anzi affermata.
Dio restituisce valore alla persona e vuole che si affermi e si
sviluppi. Un approccio missionario e una pastorale che
ci schiacci e ci abbatta facendo di noi dei miserabili vermi
non è positiva. Questa è serpentologia! Una pastorale che
afferma è rispondente alla
teologia di un Dio «con», che
è poi la teologia di Gesù,
l’Emmanuele. Il razzismo è il
risultato dell’incapacità di
reale autovalorizzazione, perché la realtà è che più siamo
forti più la gente intorno a noi
si sente libera di essere se
stessa. L’amore di me stesso è
la misura dell’amore per il
mio prossimo. Il razzismo è
conseguenza di una visione
gerarchica dei rapporti fra le
persone. A volte anche nelle
chiese si vive pensando di dover essere migliori. Ma essere
migliori implica un confronto:
migliori di... Dunque anche
nel nostro mezzo si crea una
mentalità gerarchica, di qualcuno che vuole essere sopra
qualcun altro. Magari dei non
cristiani, magari dei senza
Dio. Ma nessuno dovrebbe
gioire del fatto che l’altro non
ce la faccia e si perda. Ognuno
dovrebbe essere semplicemente se stesso alla luce dell’amore di Dio che offre spazio di vita a tutti.
Alla fine dell’esposizione di
Kinney, coinvolgente, e per
molti di noi spiazzante, gli
abbiamo chiesto se dali categorie teologiche fossero applicabili principalmente alle
vittime del razzismo e della
sopraffazione o anche agli altri. Ha risposto senza esitazione: «A tutti». E alla domanda se quella esposta fosse una
teologia diversa rispetto al
tradizionale pessimismo antropologico protestante o
solo una diversa enfasi nella
predicazione, ha risposto: «È
un’enfasi soprattutto, ma ha
conseguenze teologiche. Noi
entriamo in chiesa depressi
poi cantiamo e ci animiamo
un po’, poi però spesso ne
usciamo ugualmente depressi e insicuri».
La tavola rotonda su «Potere, economia e conflitto razziale». Da sin.: Desmond Hoffmeister, G. Eiaine Smith, Klaus Fritzkuleit, Russe! Begaye
12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 5 FEBBRAIO 199g
VENEF
I L'incombere del Giubileo con le sue indulgenze fa da sfondo alle celebrazioni
Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani^ aumentano
le iniziative ma anche le preoccupazioni di molti evangelici
EMMANUELE PASCHETTO
Aumenta ì1 numero delie
diocesi cattoliche in cui
si mostra interesse per l’ecumenismo, ma si nota da parte evangelica una crescente
insofferenza per certi recenti
atteggiamenti della gerarchia
cattolica che sembra tentare
una sterzata conservatrice. Si
tratta di una tendenza che va
consolidandosi per diventare
la linea del cattolicesimo nei
prossimi lustri o è uno dei segni che accompagnano il crepuscolo di questo pontificato? Certamente lo sgomitare
di che vuol trovarsi in «pole
position» al momento della
successione si ripercuote anche in campo ecumenico facendo traballare quel che è
stato pazientemente costruìtq in tre decenni. E sulla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (Spuc) ha
avuto un peso negativo l’incombere del Giubileo con
l’assurda ripresa del tema
delle indulgenze. In diverse
località i protestanti hanno
detto che se questa involuzione non si arresta non parteciperanno alla Spuc del
2000. Passiamo rapidamente
in rassegna le iniziative di
quest’anno di cui abbiamo
avuto notizia collegandole
con gli incontri della giornata
per l’ebraismo.
A Siena la Chiesa valdese
locale ha protestato vivacemente perché rincontro ecumenico di preghiera organizzato per il 25 gennaio è stato
fatto saltare dal responsabile
della Commissione diocesana per l’ecumenismo ed è
stato sostituito da una riunione di preghiera tenuta il
20, riservata ai cattolici: si
sottolinea come la Commissione cattolica manifesti poco interesse all’incontro con
gli altri cristiani.
A Trieste la settimana è
stata caratterizzata da un intenso programma di incontri,
preceduto da un invito dei
parroci della Carnia ai non
cattolici per parlare del Giubileo. Lunedì 18, nella parrocchia di Santa Caterina da
Siena, si è svolto il primo incontro con interventi di Rasko Radovic (ortodosso),
Claudio Bianchi (cattolico) e
Renato Coìsson (evangelico).
Altre manifestazioni importanti si sono svolte il 19 alla
chiesa metodista, il 20 al
duomo di Monfalcone, con
una celebrazione preparata
dalla comunità metodista di
Udine e giovedì 21 alla chiesa
Milano: incontro ecumenico per la «Settimana» 1998 nella chiesa valdese di via Sforza
(foto Zibecco)
elvetica-valdese di San Silvestro con un incontro di preghiera preparato dai giovani
delle chiese cristiane della
città. Domenica 24 infine
l’incontro principale con la
partecipazione delle diverse comunità cristiane della
città, alla chiesa greco-ortodossa di San Nicola.
A Livorno la Spuc è stata
preceduta domenica 17 dalla
10“ giornata di amicizia ebraico-cristiana, con il motto: «Il
canto affratella». La novità di
quest’anno è stata la presenza
di prestigiosi gruppi corali livornesi: «Ricreazione armonica», la corale «Guido Monaco», il coro dell’Istituto musicale «Mascagni» e la corale
«Ernesto Ventura» della comunità ebraica livornese. Diversi brani di autori di varie
epoche sono stati eseguiti
nella sinagoga e nella chiesa
cattolica di San Ferdinando.
Era previsto anche l’intervento del coro delle chiese evangeliche di Livorno, costituitosi
da circa un anno: questa del
17 gennaio sarebbe stata la
prima uscita pubblica. Ma il
coro non ha cantato e con un
comunicato ha manifestato il
proprio dissenso nei confronti del repertorio della «Guido
Monaco» comprendente due
preghiere alla Madonna, «figura legata solamente al credo cattolico e perciò estranea
aU’impostazione ecumenica
della giornata».
Un corteo illuminato da
fiaccole e guidato da autorità
religiose delle diverse confes
Nella collana «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n. 47
Gerd Theissen
Come cambia la fede
Una prospettiva evoluzionistica
pp. 256, L. 36.000, cod. 301
La fede si evolve nell’arco dei secoli; la Bibbia narra
l’evoluzione del concetto di Dio
dall’epoca dei Patriarchi fino
all’era cristiana.
Questo libro applica alla fede biblica gli schemi della teoria deii’evoluzione. L’audace tentativo
permette di ripensare i “santuari”
della tradizione, di coglierne gli
aspetti attuali e vivi apre panorami affascinanti e di stupefacente
profondità, mostrando che scienza e fede non sono inconciliabili. ^
m mmedBtrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
httpV/www4irpnet.it/~valde8e/clau(nan.htm
stoni (il vescovo Abiondi, il
rabbino Kahn, i pastori Koenigsmann, valdese. Del Nista,
battista. Marangone, awentista), ha percorso le strade cittadine toccando i vari luoghi
di culto: in ognuno il responsabile del luogo ha preso la
parola. Il rabbino, nel suo
benvenuto in sinagoga, ha citato il Salmo 133: «Quant’è
buono e piacevole che i fratelli vivano insieme».
Lunedì 18 nella sala della
chiesa valdese Daniele Garrone ha presentato il documento dell’ultimo Sinodo
valdese sull’ecumenismo.
Mons. Vincenzo Savio ha
partecipato senza fare interventi per protesta contro la
corale evangelica che non
aveva cantato il giorno prima. Il 20 incontro di preghiera con il pastore Del Nista a
Castiglioncello. Domenica 25
culto nella chiesa valdese con
partecipazione cattolica.
A Milano la sinagoga maggiore era affollatissima sabato sera 16 gennaio per un incontro in cui non gli ebrei
hanno pregato con i cristiani,
ma i cristiani con gli ebrei.
La comunità ebraica ha accolto i cristiani per la X giornata dell’ebraismo, sui tema
«L’anno giubilare nella Sacra
Scrittura (Levit. 26,10)», in
forza delle «comuni radici»,
di «quanto unisce» tra loro
gli uni e gli altri, secondo il
saluto di Francesco Coccopalmerio, vescovo ausiliario
di Milano, che ha citato
Amos Luzzatto, presidente
dell’Unione delle comunità
ebraiche italiane. Il sabato è
il filo rosso che percorre la
storia e la realtà di Israele e
sta a ricordare all’uomo di
essere stato creato dal e per il
Signore; altrettanto l’anno
sabbatico è un riferirsi ideale
al riposo del sabato e alla
glorificazione dell’Eterno
Uno. In tali concetti è sintetizzabile il messaggio di Giuseppe Laras, rabbino capo di
Milano.
In un silenzio fatto di ascolto attento e partecipato si è
assistito alla celebrazione
dell’Arvit (preghiera del sabato uscente). Rabbini e presidente della comunità hanno
pregato con alcuni salmi e recitato, coprendosi gli occhi
con una mano (l’ahbagliante
gloria di Dio non può essere
profanata) lo Shemà Israel.
Poi il Kaddish (professione dì
fede ed esaltazione della
grandezza dell’Onnipotente,
in cui si invoca il prossimo
avvento del regno di Dio in
terra) alternato eWAmidà (le
18 benedizioni, dette a piedi
uniti, in silenzio e con la faccia rivolta a Oriente verso Gerusalemme) e al Kedushà desidrà (recita della santificazione divina). Infine l’Avdalà
(separazione tra il giorno festivo e quello feriale consistente in quattro benedizioni:
vino, profumi, lume, separazione). Poi cristiani ed ebrei
hanno pregato con le parole
del Salmo 92.
(Altri servizi nel prossimo
numero)
Nella collana «Cinquantapagine» è uscito il n. 11
Gabriella Lettini
Omosessualità
pp. 64, L. 5.000, cod. 303
Parlare di omosessualità ci disturba, ci scandalizza, ci divide. Nel
migliore dei casi, ci irrita. Come
cristiani, però, non possiamo ignorare il dibattito in corso.
Questo libTo illustra le questioni
in gioco sulla base di un’esperienza di lavoro pastorale dell’autrice
che tiene conto dei sentimenti e, L
spesso, delle sofferenze reali.
m mmedhrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
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Una ricorrenza vissuta in comune
Ecumenismo e accoglienza
nel ricordo di Leuenberg
ITALO BENEDETTI
T > ACCOGLIENZA è la
nuova frontiera del
movimento ecumenico, ma
anche della politica europea.
La prima frontiera è stata il
dialogo, la nuova frontiera è
l’accoglienza». Così ha esordito il prof. Paolo Ricca della
Facoltà valdese di teologia di
Roma commentando nella
predicazione il testo di Romani 15, 7. Domenica 10
gennaio le chiese luterana,
valdesi, metodista e battista
di Roma si sono incontrate
nella chiesa luterana di via
Sicilia per celebrare il 25° anniversario della Concordia di
Leuenberg. La chiesa era
affollata di evangelici delle
chiese romane, presenti i docenti e gli studenti della Facoltà e anche alcuni graditi
ospiti del Sae.
«Una celebrazione che arriva con 25 anni di ritardo», ha
lamentato il prof. Ricca. Infatti nonostante la Concordia
di Leuenberg sia stata sottoscritta anche dalla Chiesa luterana in Ifalia e dalla Chiesa
evangelica valdese, mai si era
celebrata la comunione di
pulpito e di Santa Cena in essa sancita. E alla sua prima
celebrazione la Concordia è
stata già superata, è stato evidenziato: infatti i pastori metodisti e battisti hanno concelebrato insieme a quelli luterani e valdesi. Segno certo
della direzione che le chiese
evangeliche italiane cosiddette storiche hanno intrapreso.
La liturgia è stata incentrata
sulla descrizione profetica ^
della passione, simile a quella (
del mercante mediorientale,
con cui Dio invita ad acqui' i
stare senza incertezza o so- '
spetto i cibi che offre abbondantemente e gratuitamente
per imbandire il grande banchetto dell’accoglienza al
quale tutti sono invitati. j
La Santa Cena, posta in posizione di rilievo all’interno
della liturgia, ha voluto essere, come è stato sottolineato,
la predicazione dell’acco- !
glienza di Cristo. Ma «la Santa Cena supera sempre ogni
concordia umana», ha detto
ancora Ricca: per stipulare
delle concordie bisogna essere d’accordo, mentre l’accoglienza alla cena del Signore
non richiede nulla, solo la
nostra presenza; anzi, l’accoglienza implica l’assunzione I
dei pesi dell’altro. Accogliete
è condividere il luogo dove si
è; infatti tutti siamo ospiti accolti da Cristo, e quello spazio condiviso diventa lo spazio di Cristo. La via verso
l’unità protestante è stata
lunga e lo sarà ancora. Ma
con la Concordia di Leuenberg si è iniziato un processo
di conversione che ha reso
più visibile l’unità della chiesa del nostro Signore Gesù ;
Cristo. Essa non si lascia imporre limitazioni dai confini
confessionali. Perciò none
necessario formulare tutte le
affermazioni della fede con le
stesse identiche parole. Basta,
che la convinzione propria e
quella dell’altro non si escludano a vicenda.
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Tempio valdese di Torino
La nuova stagione musicale
«in organo pieno»
GIUSEPPE PLATONE
Domenica io gennaio si
è aperta, al tempio valdese di corso Vittorio Emanuele
a Torino, la terza stagione organistica denominata «In organo pieno». 11 primo organista della stagione è stato il
bravissimo Claudio Brizi, docente al Conservatorio di Bari,
che ha eseguito magistralmente musiche di Walther, J.
S. Bach, Scheibe e Krebs. Brizi, che ha già al suo attivo circa 1.400 concerti d’organo ha
voluto al suo fianco, per eseguire un brano per cembalo
e organo, la giovane organista Chiara Cassin di Torino,
nota anch’essa nell’ambito
organistico nazionale. La stagione prosegue sino a maggio, ogni seconda domenica
del mese alle 17,30 (ingresso
lire 15 mila, abbonamento a
tutti i concerti lire 50.000).
C’è ora una certa attesa per
il prossimo appuntamento.
di domenica 14 febbraio, con
l’organista di Stoccarda Jürgen Schwab e l’americano
Keith Hooper all’oboe. Poi i
programma prevede in marzo un concerto del titolare
del nuovo organo Pinchi del
tempio valdese di Torino,
Massimo De Grandis, ben conosciuto dal pubblico torinese, che eseguirà, con la maestria che tutti gli riconoscono, soprattutto opere di Bach
legate al tema della Passione
della settimana pasquale
(compreso anche il Preludio
e Fuga in Si minore, Bwv
544). Quindi in aprile l’incontro sarà con l’organista Guido
Donati, docente del locale
Conservatorio, e la stagione;
si concluderà con Emanuele
Cardi di Battipaglia.
1 curatori della stagione
contano su una buona al
fluenza di pubblico datale
qualità dei concertisti; i dc"
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so i nostri luoghi di culto.
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&r- A Mestre aggiornamento per i monitori del Nord-Est
Un laboratorio del fare
Un importante occssione di incontro per confrontdre
gli Bpprocci alla materia e le relazioni con i più piccoli
MARIO COLAIANNI
SABATO 16 gennaio si è
svolta a Mestre, nei locali
della Chiesa valdese, una
giornata dedicata all’aggiornamento dei monitori dell’area Nord-Est. Erano presenti i monitori delle comunità di Gorizia, Mestre, Padova, Rovigo, Trieste, Udine,
Venezia, Verona. L’appuntamento era stato organizzato
già da qualche mese e i monitori vi hanno partecipato
con molto entusiasmo, sapendo di poter condividere
con altri le proprie esperienze e cercando di fare il punto
della situazione.
Nella breve meditazione
iniziale Sandra Rizzi ha fatto
notare come la scuola domenicale sia importante sia per
levita della chiesa sia per,i
bambini. Il fatto di rendere
un servizio alle comunità,
mettendo a disposizione i
doni che ciascun monitore
possiede nella scuola domenicale ci fa capire come i
bambini non siano solo la
cljiesa del futuro ma anche, e
soprattutto, la chiesa di oggi.
È molto importante fare scoprire ai bambini quanto sia
bello stare insieme: riuscendo a coinvolgerli e a farli collaborare possiamo fare loro
presente che anch’essi sono
parte della comunità e che
potranno contare sempre
sulla propria chiesa.
Nella prima parte della
giornata si è svolto il laboratorio del «fare», con molte
idee da applicare in attività
manuali per rendere meno
noiosa la lezione della scuola
domenicale. Spesso, con pochi materiali, si possono realizzare biglietti, addobbi fatti
con pasta di sale, ecc., che
attivano nei bambini il piacere di stare insieme e lavorare con i loro coetanei. Nel
pomeriggio le monitrici di
Rovigo hanno condotto un
laboratorio musicale facendo
imparare canzoni nuove e
dando preziosi suggerimenti.
Inoltre è stata organizzata la
festa delle scuole domenicali
per domenica 23 maggio
presso la chiesa battista di
Marghera.
Durante la giornata i monitori hanno potuto scam
biare molte idee e consigli,
mettendo a disposizione di
tutti le proprie esperienze e
rilevando come ci sia una
mancanza di momenti di
scambio a livello delle necessità basilare per la scuola domenicale. Anche se il Servizio istruzione e educazione
della Fcei sta facendo molto
sotto questo punto di vista,
sia nella rivista che pubblica sia nel «mercatino delle idee», nato dopo le giornate
di aggiornamento svoltesi a
Ecumene nel novembre del
1996, certe problematiche
restano. Solo promuovendo
altri appuntamenti come
questo di Mestre si può riuscire a dare suggerimenti per
delle attività manuali o a imparare canti quando non si
sa leggere la musica o non
c’è nessuno in grado di suonare qualche strumento.
Tutti i partecipanti, soddisfatti della giornata e del ricco scambio di esperienze, si
sono lasciati con la promessa
di continuare a organizzare
per il futuro altri momenti
intensi e riflessivi come quello trascorso.
Un'esperienza diversa dal solito a Isola del Uri
Quando Tecumenismo esce dagli schemi
SERGIO TATTOLI
A anni a Isola del Tiri è
in atto un fecondo rap
frto tra la Chiesa battista e
locale Chiesa cattolica. Il
fento freddo che da tempo
sta solcando il versante ecumenico è stato avvertito anche da noi, ma non ha congelato i frutti maturati finora.
Anzi ancor più convinti del
bisogno di approfondire il
dialogo, di comune accordo.
abbiamo evitato il rituale della «Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani» e ci
siamo incontrati domenica
10 gennaio nella chiesa battista sul tema «Unità nella diversità» per fare il punto della
situazione, per riflettere sul
cammino percorso in vista di
quello ancora da percorrere.
Nell’intervento tenuto da
chi scrive, dopo aver abbozzato l’iter del movimento
ecumenico dalle origini a oggi, è stato messo in evidenza
come le diverse visioni ecumeniche cattolica e protestante siano il risultato delle
rispettive ecclesiologie per
cui mentre il cattolicesimo
aspira a una «unitatis redintegratio», una riconciliazione
che contempla un grandioso
progetto di unificazione nel
confluire di tutte le fedi nella
chiesa romana, una superchiesa che ingloba tutti, per
11 protestantesimo è più congruente la meta di una chiesa
unita in Cristo che esprime
l’unità nel rispetto della diversità anche se questo im
plicasse il sussistere delle
identità denominazionali.
Un percorso da fare mediante un dialogo sincero, approfondito. Don Domenico
Ferri, infine, ha illustrato varie esperienze ecumeniche a
livello internazionale, spiegandone la riuscita grazie alla prassi dell’amore, fondamento di un vero ecumenismo: «Per l’unità Gesù ha
pregato il Padre "affinché
siano uno”, ma l’amore Tha
dato come comandamento
ai discepoli “amatevi gli uni
gli altri”», ha spiegato.
Gli interventi poi sono stati
tutti propositivi. Hanno indicato possibili futuri impegni:
studi biblici su tematiche di
comune interesse, incontri
per affrontare problemi sorti
in ambito locale, una recita
allestita dai giovani cattolici e
battisti. L’ecumenismo che ci
prefiggiamo è un’accettazione reciproca non acritica,
«per giungere a una pace non
irenica, a una riconciliazione
non formale, ad una unità
non esteriore».
Miglionico
Arrivederci
Marylù Moore
______ELIZABETH GREEN__
QUEST’ANNO la chiesa
battista di Miglionico si
accinge a celebrare il suo
centenario. I festeggiamenti
che si concluderanno con un
culto presieduto dal presidente delTUcebi avranno
luogo il 28-30 maggio. Per
questa occasione stiamo raccogliendo qualche dato storico sulle origini della chiesa e
le sue vicissitudini talvolta
molto travagliate.
Come molte chiese del
Sud, anche la comunità di
Miglionico si è vista ridurre la
consistenza a causa dell’emigrazione di molti membri, la
cui presenza è andata però
arricchendo la realtà evangelica di altre parti del paese. A
loro vogliamo lanciare un appello: se avete notizie della
chiesa di Miglionico {magari
tramandate dai vostri antenati), se volete raccontarci
come essa è stata importante
nella vostra formazione di
credente, invito a mettervi
in contatto con l’anziana della chiesa Pierina Giannella, o
pon chi scrive. Soprattutto
però vi invitiamo già fin d’ora
a essere presenti alla celebrazione del centenario che vuole essere un momento forte
di testimonianza al paese.
In questa occasione ci proponiamo anche di festeggiare
la pastora Marylù Moore che
dopo tanti anni di servizio in
Italia si ritira negli Stati Uniti.
La Moore è stata la prima
donna a essere riconosciuta
pastora dalle chiese battiste
in Italia. Il suo ministero pastorale si è svolto interamente
nel Meridione, prima in Puglia e poi in Basilicata. Per
molti anni la pastora Moore
ha collaborato alla cura della
chiesa di Miglionico: per questo motivo il culto del centenario sarà seguito nel pomeriggio di domenica 30 maggio
da un culto di ringraziamento
per la past. Moore. Tutte le
amiche e gli amici di Marylù
sono invitati a festeggiarla.
La pastora Marylù Moore
IO
asse
CEBI
i Piccoli e grandi segni di testimonianza a Sant'Antonino di Susa
t stato un anno ricco di benedizioni per tutta la comunità
IVO BLANDINO
La comunità battista di
Sant’Antonino di Susa ha
®uto un intenso e benedetanno di vita spirituale dulie il 1998 e con l’aiuto del
hore ha testimoniato del
'0 grande amore. Vari monti hanno caratterizzato il
mino di fede: come di
isueto la quarta domenica
mese di maggio, con un
Ito di riconoscenza, è stato
ricordato il primo annunzio
delTEvangelo nel nostro paese. Il tempio era gremito di
fratelli e sorelle provenienti
da diverse chiese; un grande e
intenso momento di lode è
stato vissuto domenica 13
settembre, quando nelle acque del battesimo scendeva
la sorella Valentina Paternò
per dare pubblica testimonianza della sua fede in Cristo
salvatore. Valentina, di appena 16 anni, ha voluto obbedi
E morto il pastore Alfredo Sonelli
t deceduto mercoledì 27 gennaio a Firenze il pastore Alfre“Sonelli, prossimo a compiere 79 anni. Il capoluogo tosca
K» dove aveva prestato il proprio ministerio a partire dal
*6. era rimasto la sua città di residenza anche dopo l’eme'**lone. Sonelii è stato per molti anni acuto osservatore del
l^hdo e della teologia cattolica, come testimoniano i suoi
^tl articoli di commento all’enciclica «Fides et ratio».
re alTinsegnamento cristiano
del suo maestro e con gioia e
maturità spirituale lo ha testimoniato: il Signore continui
in lei questa opera e la benedica grandemente.
La festa della scuola domenicale che di consuetudine si
tiene il giorno di Natale, per
un imprevisto si è svolta il 6
gennaio di quest’anno: i nostri ragazzi, con recite e canti, hanno presentato un ottimo programma e 1 cari ospiti
della casa di riposo Villa Grazialrha, presenti in gran numero con un repertorio tutto speciale, accompagnati alla chitarra, hanno cantato
splendidi canti, gioiosi e allegri. ringraziamo il direttore
della Casa e tutti i fratelli che
ci hanno deliziato con la musica e la presenza.
La comunità poi si rallegra
con Luca, figlio del nostro
Festa della scuola domenicale
pastore locale Adriano Dorma, che si è recentemente
laureato in chimica presso
l’Università di Torino. Malgrado prove e difficoltà, a cui
sono sottoposti anche ammalati e infermi, come il caro
fratello Piero Chevret e altri,
il Signore continua a vegliare
su di noi e a guidarci sui suoi
sentieri di giustizia.
PAG. 9 RIFORMA
Agenda
6 febbraio
BERGAMO — Alle ore 17,30, nella sala conferenze del Centro culturale protestante (via Tasso 55, primo piano), il pa
store Salvatore Ricciardi tiene il quinto di sei incontri dedi
cati alla Lettera ai Romani, sul tema: «I doni e la vocazione
di Dio a Israele: Rom. 9,1 -II, 36».
CINISELLO BALSAMO —Alle ore 17,30, presso il Centro
culturale «Jacopo Lombardini» (via Montegrappa 62/b),
viene proiettato il film «Ordet» di Cari Th. Dreyer.
8 febbraio
MILANO — Alle ore 21, nella sala verde (corso Matteotti
14), il pastore Salvatore Ricciardi e il giornalista Luigi Sandri, di ritorno da Harare, parlano sul tema: «L’VIII Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese e i nuovi problemi delTecumenismo».
9 febbraio^
MILANO — Alle 18, al Centro culturale protestante (via
Sforza 12/a), il past. G. Carrari tiene il terzo incontro dedicato agli incontri e scontri religiosi nella Bibbia, parlando sul
tema: «Il rapporto con l’ellenismo prima e dopo Cristo».
IVREA — Alle ore 21, nella chiesa valdese, in via Torino
217, si tiene il quarto incontro sulla bioetica, con il dott.
Rossetti che parla sul tema: «Biotecnologie e Dna».
10 febbraio
TORINO —Alle 20,45 (e Tindomani alle 9,30), alla parrocchia Natale del Signore (via Boston 37), il prof. Enrico Peyretti parla su: «Le parole della guerra e quelle della pace».
11 febbraio
TORINO —Alle ore 16 e alle 20,45, nella sala valdese di via
Pio V 15 (I p.), per il corso su «Bioetica e coscienza cristiana», la dott. Anna Mirane e il past. Alberto Taccia parlano
sul tema «Trapianto d’organi: la vita che continua?».
TORINO — Alle ore 20,45, nel salone valdese di corso Vitto
rio Emanuele II 23, il Centro evangelico di cultura «A. Pascal» organizza un dibattito sul tema: «Giustizia e democrazia. L’esperienza dei giudici di Milano». Intervengono Piercamillo Davigo, del pool di Milano; Elvio Passone, magistrato e senatore; Davide Pinardi, docente universitario e scrittore. Presiede il past. Platone. Nel corso dell’incontro sarà
presentato il libro di P. Davigo «La giubba del re; Intervista
sulla corruzione», a cura di D. Pinardi (Laterza 1998).
13 febbraio
NAPOLI — Alle ore 18, nella chiesa valdese (via dei Cimbri
angolo via Duomo), si tiene il secondo incontro di bioetica
organizzato dal Centro culturale evangelico «G. Caracciolo».
Tema dell’incontro, presieduto dall’aw. Aifredo Guarino, è
«Eutanasia, suicidio assistito, accanimento terapeutico». Intervengono Giuseppe Barberis, oncologo e terapista del dolore; Donatella Abignente, docente di Teologia morale presso la Pontificia Facoltà teologica di Napoli; Sergio Rostagno,
docente di Teologia sistematica alla Facoltà valdese.
MILANO — Alle ore 17, nella sala attigua alla libreria Clau
diana, il Centro culturale protestante organizza un incontro sul tema: «Quale giubileo?» a cui partecipano la storica
Laura Ronchi De Michelis e la teologa Elena Bartolini. Presiede il pastore Antonio Adamo. Telefono 02-76021518.
BERGAMO — Alle ore 17,30, nella sala conferenze del Centro culturale protestante (via Tasso 55, p. 1°), il past. Salvatore Ricciardi tiene il sesto incontro sulla Lettera ai Romani, sul tema: «La salvezza è più vicina di quanto credemmo
(Romani 12,1-15,13)». Informazioni allo 02-238410.
TRAMONTI DI SOPRA — A partire dalle ore 16,30, nella
chiesa valdese, incontro della Settimana della libertà con
culto condotto da M. F. Coisson, A. Kòhn, P. Castelluccio,
con falò, canti e agape. Per ulteriori informazioni e prenotazioni rivolgersi a Vania Pradolin (tei. 0434-27931).
TORINO — Alle 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele II23, per la rassegna «In organo pieno», l’organista Jürgen Schwab e l’oboista Keith Hooper eseguono musiche di Frescobaldi, Buxtehude, Galuppi, Bach, B. Marcello, C. Schumann, Grieg, Hartmann. Ingresso £ 15.000.
SUSA — Alle ore 15, nell’Aula consiliare del Comune, Il
Centro culturale «P. Jahier» e il Centro di ricerche di cultura alpina organizzano un dibattito sul tema: «Minoranze e
libertà nell’Italia repubblicana». Intervengono Gian Carlo
Jocteau, docente di Storia contemporanea. Guido Fubini
della Comunità ebraica di Torino, e il pastore Giorgio Bouchard. Presiede Anna Rostagno Telmon.
dalle ore 9,30 presso il Centro culturale «Emilio Nitti», in via Bartolo Longo, si tiene un convegno
giovanile sul tema «Abramo, Sara e Agar: la fede in cammino». Per informazioni: past. Gabriela Lio tei. 081-291216.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedi della settimana seguente alle ore 9,15 circa. Dome
(in replica 15 febbraio):
«Giubileo, 1 utopia di Dio; La Settimana della libertà è l’occasione per riflettere su debito, globalizzazione e povertà».
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno inoltrati ì5 giorni prima del venerdì di uscita dei settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 5 FEBBRAIO 1999
Riforma
Il bianco e il nero
Paolo Naso
Il papa e il presidente, l’uomo vestito di bianco e quello
vestito di nero, il difensore dei valori e quello degli interessi: questo il bozzetto manicheo con cui l’assoluta maggioranza dei media italiani ha raccontato rincontro tra Giovanni Paolo II e Bill Clinton in un hangar dell’aeroporto di
Saint Louis, Missouri, lo scorso 26 gennaio. Ancora una
voita è stato un coro di voci, ormai prevedibile e scontato,
che ha cantato in toni melodrammatici il confronto tra il
pastore d’anime per eccellenza e il grande peccatore per
antonomasia. Del resto erano ben noti i motivi di dissenso
tra i due leader: legislazione sull’aborto, pena di morte, intervento militare in Iraq. Quello che non ci si aspettava era
la spettacolarizzazione mediática di questo dissenso, resa
con eccezionale colore da molti cronisti, ad esempio da
Fabrizio Del Noce nel Tg di massimo ascolto: l’incontro tra
il papa e il presidente è divenuto il confronto tra il Regno
dello Spirito e l’Impero del Male: da una parte 1 valori della
vita e dei diritti umani, dail’altra quelli del mercato e della
forza militare; da una parte uno sguardo paterno e universale sui destini del mondo, dall’altro un gioco di interessi
egoistici e nazionalistici.
Questa contrapposizione in bianco e nero non rende
giustizia della complessità né della pastorale di Giovanni
Paolo II né deUa politica di Bill Clinton; non coglie, inoltre,
diversità e contraddizioni che si esprimono sia nel cattolicesimo che nell’attuale quadro politico americano.
Un’informazione più attenta, capace di andare oltre gli
scontati trionfalismi nella descrizione delle folle che hanno accolto il papa, avrebbe dovuto dire, ad esempio, che il
problema del sostegno alla pena di morte si pone anche
per il mondo cattolico americano: secondo i dati Gallup,
infatti, il 77% di americani che sostengono la pena capitale
sono equamente ripartiti tra cattolici e protestanti. D’altra
parte neanche in questa occasione il papa, che pure ha
puntualizzato con grande forza la sua opposizione alla pena capitale, ha compiuto quel gesto, forse scontato nelle
intenzioni ma di eccezionale valore simbolico e teologico,
di cancellare quell’articolo del Catechismo della Chiesa
cattolica che, sia pure in linea teorica e in particolarissime
circostanze che non sono più date (ma fino a ieri lo erano?), giustifica il ricorso alla pena capitale. Cambiando argomento, inoltre, nessuno ha raccontato dei fermenti nella Chiesa cattolica tunericana (in quella ufficiale delle diocesi e dei seminari) in materie su cui nella Roma vaticana
non è neanche possibile fare qualche fugace accenno: pensiamo al sacerdozio femminile, per citare la più esplosiva
delle questioni che si dibatte oltreoceano. No, tutto compatto, tutto unanime, tutto bianco.
Tutto nero sull’altro fronte, quello delle istituzioni degli
Stati Uniti rappresentate da Bill Clinton: criminalità, secolarizzazione, disprezzo della vita, bellicismo. Cancellate con
un sol colpo l’America di Jefferson, Wilson, Franklin D. Roosvelt e sua moglie Eleaonor, Martin L. King, Jimmy Carter e
perfino Bill Clinton; liquidate in poche battute le politiche
di sostegno alle minoranze, i principi di laicità e pluralismo,
i grandi movimenti di emancipazione, gli interventi di mediazione politica internazionale. Tutto irrilevante.
Certo, l’intervento angloamericano in Iraq è sbagliato e
contraddittorio, e ha fatto bene il papa a ricordare il «fallimento» dell’embargo e degli attacchi aerei che finiscono
per colpire in prevalenza la popolazione civile; ma forse
merita qualche considerazione l’impegno dell’amministrazione Clinton a mediare nel conflitto in Irlanda del
Nord (grazie all’intelligente intervento del senatore Mitchell) e ad assumersi responsabilità che altri hanno preferito declinare per fermare le aggressioni serbe in Bosnia;
così come fa bene a difendere il processo di pace in Medio
Oriente e a porre con urgenza alla comunità internazionale il problema di un intervento in Kosovo. Certo i pericoli
di una escalation sono gravi e inquietanti: ma non è detto
che l’attendismo o l’indifferenza lo siano di meno.
Mettiamola così: la politica del presidente convince di
più della sua persona, l’America di fine millennio non è
l’Impero del male, il cattolicesimo americano è meno
compatto di quello che abbiamo visto e di cui abbiamo letto nei giorni scorsi. Siamo certi che il papa lo ha capito
molto più di alcuni dei suoi cronisti più euforici.
Riforma
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Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 5 del 29 gennaio 1999 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 27 gennaio 1999.
issa
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
È la conseguenza del mancato dialogo fra evangelici
Come dei separati in casa
Pur sentendo di fare parte della stessa «famiglia», le diverse
chiese in Italia si conoscono poco e si presentano divise
GIUSEPPE PLATONE
PIÜ si avvicina la fine del
millennio più appare
evidente la crisi del cristianesimo nel nostro vecchio
continente. Non c’è giorno
che sulla stampa non appaia
qualche articolo di «vaticanisti» nostrani che ci spiegano
come la cristianità (leggi cattolicesimo romano) sia in
crisi e che l’ultima enciclica
su «fede e ragione» sia un
tentativo coraggioso di riproporre la chiesa di Roma
come forza civilizzatrice.
Esiste con ogni evidenza una
crisi di partecipazione del
popolo dei credenti nelle
chiese storiche. Non ci metteremo ora qui, anche noi, a
tentare la nostra analisi concludendo, come molti fanno,
dando la colpa alla cultura di
Internet, all’individualismo
che la fa sempre più da padrone. Un individualismo
che si mangia tutto e tutti.
Vorrei invece segnalare un
dato di questa crisi generale
sul quale occorre riflettere.
Aumentano i numeri del fondamentalismo evangelico
mentre diminuiscono i numeri del protestantesimo storico. L’abbiamo avvertito anche di recente nel corso di un
dibattito a Torino a proposito
della presentazione di una
pubblicazione della Claudiana, realizzata da Eugenio
Stretti, su La novità pentecostale (su cui riflettono, in
queste pagine, anche Cesare
Milaneschi e Paolo Ricca).
L’occasione che ci ha provvidenzialmente offerto questo volumetto descrittivo del
mondo pentecostale delle Assemblee di Dio in Italia, è stata propizia per avviare uno
scambio di pareri vivaci e
coinvolgenti, il che dimostra,
se pure era necessario come
in fondo, tra evangelici storici
(comunque anche i pentecostali un po’ di storia ce l’hanno visto che sono sulla scena
da circa cento anni) e nuove
formazioni evangeliche, ci si
conosca ancora troppo poco e
tuttavia ci si considera (giustamente) spesso membri
della stessa famiglia. Sarebbe
importante spendere in questo dialogo con il mondo fondamentalista almeno le stesse energie che stiamo investendo con la chiesa di Roma. E questo non per un problema di strategia ecclesiastica o per dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte, ma
per la semplice e chiara ragione seguente.
Dicevamo prima della crisi
del cristianesimo. Nessuno di
noi si dispiace se va in crisi il
mondo religioso fatto di poteri occulti, di gestione del
sacro, di adunate oceaniche
Incontro nazionale giovanile delle Adi a Roma
intorno a qualche moderno
«vitello d’oro», di intreccio
tra potentati e grandi movimenti di denaro. Tutto questo mondo vada pure al diavolo una volta per tutte. Ma
disgraziatamente non è tanto
il mondo della religionespettacolo che sta andando
in crisi (anzi) quanto quello
del cristianesimo che ha sete
di autenticità e di profondità
ma che non appare e che riesce difficilmente trasmissibile. Anche perché parla meno
di quanto agisca.
Tra chi trasmette dubbi e
sete di ricerca e, sulla sponda
opposta, tra chi sa trasmettere con certezza dove stia il
bene e il male occorrerebbe,
nella nostra famiglia evangelica, trovarsi a metà strada. Ci
sono questioni sulle quali,
evangelici storici e evangelici
fondamentalisti, dovrebbe
far sentire al paese una voce
unica. Ci sono appuntamenti
storici che non possiamo
perdere, che necessitano di
una testimonianza cristiana
diversa. Continuare a procedere in ordine sparso aiuta
solo chi ci vuole vedere divisi.
Abbiamo o non abbiamo in
comune un fattore unificante, capace di tenere insieme
una vasta gamma di posizioni? Parlo dell’unico riferimento che in materia di fede
conta: la parola del Signore
vivente. Se sì ailora non restiamo chiusi nelle nostre sale ma scendiamo in campo.
Penso per esempio al prossimo Giubileo romano: non
vogliamo certo lasciare passare sotto silenzio un’operazione che prende a prestito
un termine bibiico per rilanciare l’istituzione ecclesiale romana in crisi. E ii tutto
(o quasi) pagato dal denaro pubblico con il massimo
consenso di tutte (o quasi) le
cosiddette forze laiche. Non
si tratta di una polemica fine
a se stessa, quasi si voiesse
fondare il nostro essere protestanti negando la chiesa di
Roma e le sue politiche. In
gioco c’è ben altro. C’è quella
possibilità di ridare vita a un
cristianesimo autentico, istituzionalmente povero, provvisorio, in cammino. Un cristianesimo che sappia esprimere delle scelte forti, chiare,
anche in campo etico, con
grande fraternità e apertura
ma sapendo dire anche chiaramente dei no.
Forse mai come oggi pentecostali ed evangelici storici
hanno bisogno di mettersi intorno a un tavolo per dire e
fare delle cose insieme. La
prima cosa è una testimonianza autentica di Cristo nel
nostro mondo molto religioso
ma scarsamente cristiano. I
valori che abbiamo maturato
separatamente (l’amore per il
testo biblico, il distinguere lo
stato che è di tutti dalla realtà
della chiesa che è solo di alcuni, la laicità, il sacerdozio
universale dei credenti, ia
cultura della verità, della gratuità) queste e altre cose le
possiamo e dobbiamo mettere insieme per poterle insieme «spendere». La crisi che
avanza, da soli, non la si può
contrastare. La chiesa di Roma ci prova con il suo esercito di vecchi generali e pescando dalla sua vecchia tradizione; proviamoci anche
noi ma a nostro modo. Non
importa la piccolezza dei numeri. Il testo biblico non disdegna i piccoli, ma ci vuole
un po’ di coraggio per cominciare. Il coraggio, come diceva Manzoni, non ce lo possiamo dare da noi stessi, ma lo
Spirito, che «viene in aiuto aila nostra debolezza» (Romani
8, 26), ce lo può dare.
Due lettere, una brevissima («Se è possibile desidero informazioni sul Culto
evangelico, vi ringrazio di
cuore») e una, invece, molto
lunga, di sei pagine scritte fitte fitte, sono lì sulla mia scrivania e aspettano risposta.
Mi piace metterle insieme
perché sono un esempio dei
modi diversi di avvicinarsi a
un tema: una sa molte cose e
le dice, l’altra chiede e non sa
niente, ma tutte e due, a loro
modo, simpatiche, desiderose di contatti. La lettera lunga, che posso solo riassumere, ci invita a parlare dei vari
aspetti del mondo evangelico: gli evangelici, scrive il
corrispondente, sono molto
diversi gli uni dagli altri; dovremmo parlare un po’ di
tutti, differenziando; e conclude: «È un dato di fatto al
EUGENIO RIVOIR
quale non si può sfuggire».
Giustissimo: il mondo delle
chiese evangeliche italiane (e
non solo italiane, aggiungiamo noi) è molto differenziato.
Potremmo dire, semplificando molto, che le comunità
evangeliche sono formate da
credenti che si sentono personalmente messi in discussione dalla parola di Dio e che
con questa Parola che li raggiunge vogliono confrontarsi.
Tutti incontrati da una parola,
tutti messi in discussione, tutti invitati a un confronto.
Quando c’è un confronto, se è
vero, esso è sempre molto
personale. Ti tocca il corpo e
la mente, ti fa partecipe fino
in fondo, ti costringe a impegnarti e perciò, nel tuo impegno, sarai diverso da coloro
che sono accanto a te; solidale con loro ma diverso.
Il Culto evangelico vuol es
LA STAMPA
Chi va dal papa?
Dopo l’incontro fra D’Alema e il papa e la proiezione
de La vita è bella con l’autore
Benigni sempre dal papa,
Gianni Vattimo si chiede (13
gennaio) con quali laici dialoghi oggi il capo della Chiesa, e
ipotizza che egli «sia aperto al
dialogo con il mondo “laico”
(...) purché questo dialogo rispetti rigorosamente le sfere
di competenza e i ruoli consolidati». Benigni e D’Alema
sarebbero laici «alquanto incerti sui propri valori filosofici ed etici, e disponibili ad
ascoltare un messaggio “cristiano” nel senso più generico della parola; ma per questo, anche meno interessati a
interpretare questo messaggio, magari in polemica con
l’insegnamento ecclesiastico
ufficiale. Se invece uno si :
sforza di prendere più radicalmente sul serio il problema di un cristianesimo capace di dialogare con la cultura
e la filosofia di oggi, potrà trovare ascoito presso quaiche
comunità cattoiica di base,
non certo presso le supreme
gerarchie deiia Chiesa».
AAcnire
Amnistia nell'ex Ddr
Il quotidiano cattolico de- ,
nuncia il 17 gennaio la proposta di una sorta di amnistii
per i responsabili comunist
della ex Ddr. «L’ha lanciata scrive Luigi Geninazzi in prima pagina - un pastore della
Chiesa protestante, Friedrich
Schorlemmer, deputato della
Spd e parroco di Wittenberg».
E ancora: «Il prossimo 9 ottobre, decimo anniversario della grande marcia di protesta a
Lipsia contro il regime di Honecker, dovrebbe entrare in
vigore una legge d’amnistia
“per portare a compimento il
cammino verso la libertà”».
Giustamente si lamenta che
finora siano state processate
solo le temibili guardie di
frontiera, ma non i responsabili politici, con l’eccezione
di Egon Krenz, successore di
Honecker, peraltro ora a piede libero in attesa di appello.
Schorlemmer avrebbe detto
(scrive ancora Giovanni M.
Del Re) che il rigore giudiziario «disturba la rielaborazione morale e politica (del passato, ndrl». Il pastore Christian Führer, animatore delle
veglie di preghiera di Lipsie
nel 1989, è contrario. «I tosponsabili - sintetizza Del R®
- avrebbero avuto già la grazia di subire processi equi»Difficile dar torto a Führer.
sere un luogo preciso (organizzato dalla Federazione
delle chiese evangeliche ia
Italia) nel quale appare qua;
sto confronto con la parola ®
Dio e anche il modo con cut
storicamente, questo confronto prende forma (gli
venimenti, gli appuntamene;
le reazioni). Si è diversi ma*'
cerca di lavorare insiemeQuando questo succede n®
siamo tutti contenti.
(Rubrica «Parliamone ins>^
me» della trasmissione :
evangelico» curata dalla fd
andata in onda domenica -1
gennaio).
Nev agenzia stampa
notizie evangeliche
abb. L. 60.000-ccp 8244100?
intestato a Nev - Roma ^
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■ I contratti
e le opere
Caro direttore,
ho letto sul numero 5 di
Riforma la lettera del sig. Palarchi a proposito della mancanza di informazione sul
rinnovo del contratto dell’
Istituto Gould di Firenze, che
farebbe pensare a un «oscuramento di informazione voluto da qualcuno». Vorrei
precisare che il problema
dell’informazione riguarda
tutti gli istituti e opere: non
mi risulta infatti che su Riforma compaiano informazioni
costanti su trattative contrattuali delle opere evangeliche.
La lettera, tuttavia, mi dà
l’occasione anzitutto per una
rapida e necessaria premessa
sulle attività dell’Istituto
Gould e sul delicato passaggio che le opere stanno attraversando in questi giorni. 11
Gould, di cui il 20 marzo ricorre il 128° anniversario,
svolge la sua attività primaria
nel settore educativo di minori, attraverso due comunità residenziali (Arco e Colonna: 14 ospiti), due comu, nità diurne (Girasole e Limonaia: 23 ospiti) e un servizio
educativo domiciliare (19 assistiti). Questa attività è svolta da una équipe di 19 educatori, di cui alcuni con contratto a tempo pieno, altri a
part time, supportati da volontari e obiettori. L’istituto
ha inoltre una foresteria fornita di 89 letti, determinante
nel sostegno economico del
settore educativo; e accoglie
infine il Centro di formazione
diaconale.
¿Questa complessa attività è
Ifetta da un Comitato costi_4»'to da membri delle comunità valdese e metodista di
jFirenze e dei Fratelli di Firene e Scandicci. Nell’ambito
del progetto di riordino della
diaconia, dal 1° gennaio di
quest’anno le competenze
amministrative del Gould
(come di numerose opere
che fanno capo alla Tavola
valdese) sono state trasferite
alla Commissione sinodale
per la diaconia. Sono in corso
numerosi adempimenti istituzionali e organizzativi con
un aggravio di lavoro per gli
uffici amministrativi e per il
direttore che hanno inciso
non poco anche sull’andamento temporale della trattativa contrattuale. Il Comitato,
al fine di favorire l’incontro e
la conoscenza, ha avviato un
rapporto diretto con i dipendenti, sia mediante incontri
plenari (il primo si è avuto
nel maggio 1998) che per settori (questi ultimi sono iniziati il 26 gennaio e proseguiranno fino a maggio, per un
totale di otto incontri di settore).
E veniamo al rinnovo del
contratto di lavoro, scaduto
nella sua parte economica il
30 giugno 1998 (la parte normativa scadrà il 30 giugno
2000). Le trattative sono state
condotte da una parte da una
rappresentanza dei lavoratori
e da un sindacalista della Cisl, dall’altra dal vicepresidente del Comitato e dal direttore. Nel corso delle trattative si
è giunti a un elevato incremento retributivo, cbe ha
prodotto una notevole preoccupazione sia da parte del
Comitato che della Csd. Non
mi risulta che incrementi
tanto onerosi siano stati ottenuti, né all’interno delle nostre opere, né in contrattazioni del settore pubblico o
privato. Inoltre alla richiesta
di revisione anche della parte
normativa (non oggetto di
trattativa in questa scadenza), il Comitato ha garantito,
mediante una dichiarazione
di intenti da allegare al contratto, la sua condivisione
delle richieste e il proprio impegno presso la Csd in occasione della stesura del contratto nazionale (il riordino
della diaconia prevede infatti
una forma di contrattazione
nazionale).
Nonostante tale risultato,
sono sorti equivoci su alcune
interpretazioni che hanno
prodotto un irrigidimento incomprensibile dei lavoratori,
fino al punto da disertare le
ultime riunioni e da indire
uno sciopero per l’8 gennaio,
portando la situazione in uno
stato di stallo e creando un
clima pesante all’interno dell’Istituto. È questo che
preoccupa maggiormente il
Comitato e non certo l’effettuazione del primo sciopero
«dalla fondazione»: uno sciopero non è un evento da
esorcizzare; anzi, con motivazioni appropriate e con
COMITATO TORINESE
PER LA LAICITÀ DELLA SCUOLA
Stato laico e minoranze religiose. La Costituzione, le Intese e il progetto di legge sulla libertà religiosa
Convegno di studio in collaborazione con;
«Ha Keillab», bimestrale ebraico torinese, organo del Gruppo di studi ebraici.
«Laicità», trimestrale del Comitato torinese per la laicità
della scuola.
«L’incontro», periodico indipendente.
«Riforma», settimanale delle chiese evangeliche battiste,
metodiste, valdesi.
TORINO - DOMENICA 21 FEBBRAIO 1999
Circolo della stampa, corso Stati Uniti 27
Programma
Mattino;
ore 9: apertura dei lavori (presidenza; Bruno Segre, direttore
de «L’incontro»).
ore 9,30: Carlo Ottino (direttore di «Laicità»), introduzione,
ore 10: Gianni Long (Luiss, Roma), Quadro neoconcordatario e Intese: un bilancio.
ore 10,30: Franco Pizzetti (Università di Torino), Verso le
nuove Intese.
ore 11: Francesco Ciafaloni (Comitato «Oltre il razzismo»).
Immigrazione extracomunitaria e identità religiose: questioni socio-culturali.
Ore 11,30; Alfonso Di Giovine (Università di Torino): Garanzie costituzionali della libertà dei non credenti.
ore 12-13: interventi del pubblico.
Pomeriggio
Ore 14,30; Stato laico e libertà religiosa: posizioni a confronto
- tavola rotonda coordinata da Attilio Tempestini (presidente del Comitato). Partecipano: Elsa Bianco (Unione
buddista italiana); Giorgio Bouchard (Chiesa evangelica
valdese); Guido Fubini (Comunità ebraica di Torino);
Vittorio Morero (direttore de «L’Eco del Chisone»); Sergio Rosati (Congregazione cristiana dei Testimoni di
Geova); Alì Schutz (Comunità islamica di Milano, Ucoii).
Ore 17-18: interventi del pubblico.
ore 18: Conclusioni di Cesare Piandola (vicepresidente del
Comitato).
senso di responsabilità (come, d’altronde è stato effettuato), ha un significato di
buona coscienza civica. Certamente la vicenda è un segnale di quanto la secolarizzazione in corso coinvolga
anche le nostre chiese e le
nostre opere, e su questo andrebbe effettuata una approfondita riflessione.
Il Comitato ha in questi
giorni inviato un nuovo sollecito per la ripresa delle trattative senza pregiudiziali, con
l’auspicio che tale ripresa
possa portare al chiarimento
degli equivoci e a una rapida
e soddisfacente conclusione.
Mi auguro che quanto esposto soddisfi e tranquillizzi il
sig. Palarchi sul sospetto di
«oscuramenti».
Raffaele Fiorio
(presidente Comitato
Istituto Gould) - Firenze
L'impegno
di Franco Dupré
Mi occorre del tempo per
assorbire la notizia dell’improvvisa morte di Franco Dupré, poco alla volta capisco
che un caro amico non c’è
più. Nel fare le molte telefonate per avvertire la comunità della morte di Franco,
constato quanto egli ha fatto
per la Chiesa valdese di piazza Cavour. Come monitore,
come diacono e poi anziano e
presidente del Concistoro era
sempre presente là dove serviva una parola, un’azione.
Ripercorro le tappe del nostro impegno nella chiesa.
Con l’esperienza acquisita a
Agape, nella metà degli Anni
50, diamo vita al «Gruppo del
Vangelo quartiere Prati». Sono studi biblici quartierali
per i membri delle due chiese
valdesi di Roma, preparati
non dai pastori ma da noi
stessi con l’aiuto di autorevoli commentari. Il nostro impegno si fa più intenso alla fine degli Anni 60. Attenti e |
sensibili ai grandi mutamenti
del dopo ’68, ci uniamo al
gruppo interdenominazionale che affronta lo studio della
lettura storica dei Vangeli,
questa volta sotto la guida di
Bruno Corsani, dei pastori
Aldo Comba, Giorgio Girardet. Paolo Spanu: il tutto si
svolge in modo informale e
fraterno. Siamo anche insieme nell’Associazione stampa evangelica a sostegno di
Nuovi Tempi, preparando i
presupposti per la fusione
dei due settimanali Com, cattolico delle comunità di base,
e Nuovi Tempi, evangelico, lo
incontro evangelico a Vittoria (Rg) nel 1947
Vittoria, ia città dei Ragusano che in questi giorni è al centro dell’attenzione in seguito a eventi criminosi
è stata sede, nel 1947, di un convegno che coinvolgeva le chiese evangeliche di Scicli e Pachino. Al centro il pastore valdese Liborio Naso
cambio praticamente gruppo
di aggregazione e di amici e
maturo l’idea di lasciare la
chiesa di via IV Novembre e
di inserirmi in quella di piazza Cavour; Franco è sempre
stato un punto fermo di riferimento.
Passano gli anni, ognuno
ha i suoi impegni di lavoro e
di testimonianza, ma resta
inalterata la gioia delTincontro fraterno e del dialogo.
Con competenza e passione
Franco presenta nelle università, nelle scuole, nelle chiese
i grandi temi che gli stanno a
cuore: il disarmo, l’inquinamento, l’ecumenismo. In
tempi più recenti lavoriamo
di nuovo insieme nel Concistoro che Franco presiede fino al novembre ’97. Appassionato promotore di un ecumenismo di base, è presente
alla seduta del 15 dicembre
scorso proprio per un progetto ecumenico con la parrocchia dei Santi Pa-troni in Trastevere. Per il suo funerale, il
19 dicembre, la chiesa è gremita.
Addio caro amico, siamo in
tanti a sentire la tua mancanza. Io ho una speranza nel
cuore, guardo al futuro e attendo che il testimone sia
raccolto dalle generazioni
più giovani e portato avanti
nell’ambito della chiesa, della scienza, dei rapporti nazionali e internazionali.
Evelina Girardet-Roma
All'Università di Losanna
Una borsa di studio per
approfondire gli studi teologici
La facoltà di Teologia protestante dell’Università di Losanna offre una borsa di studio a un/a studente in teologia
che voglia proseguire la propria formazione a Losanna
nell anno accademico 1999-2000. Il mensile relativo ammonta a 1.300 franchi svizzeri per un periodo di 9 mesi
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europea o americana e dimostrare una sufficiente conoscenza della lingua francese. Il dossier per presentare la candidatura dovrà comprendere: curriculum vitae; indicazione
della situazione accademica attuale del candidato; espressione dei motivi per i quali si chiede la borsa di studio. Esso
dovrà pervenire entro il 13 febbraio 1999 a; Secrétariat de la
Faculté de théologie, Université de Lausanne, Bfsh 2, Ch
- 1015 Lausanne. E-mail; Marianne.Rouiller@theol.unll.ch
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Imprecisioni
sul quotidiano
Ho trovato ottimo l’articolo
del sig. Sergio Margara di
Vercelli su Riforma n. 2
dell’8/1/99, e sono d’accordo, malgrado la risposta che
avete dato. Ma quello che mi
ha molto meravigliato è che
tra tutti gli evangelici che leggono il giornale La Nazione
di Eirenze nessuno abbia risposto o rettificato agli articoli del giornale (e precisamente n. 7 e 8 delT8 e 9 gennaio 1999), che hanno riportato e parlato dei 10 comandamenti, del tutto errati e
non in ordine cronologico,
come descritti nella Sacra
Bibbia, Antico Testamento in
Esodo al cap. 20 dai versetti
dal 2 al 17.
Sempre negli stessi giornali, il sacerdote Antonio Mazzi,
molto conosciuto in televisione, con il titolo «Il premier
ex marxista» (si riferiva alTon.
D’Alema) ha detto fra l’altro
Personalia
Il giorno 28 gennaio u.s.,
presso l’Università di Genova, Enrico Giuliani ha
brillantemente conseguito
la laurea in Ingegneria
meccanica, specializzazione robotica, con il punteggio di 110/110 e lode.
«che non crede agli eventi
messianici» e «se c’è una pietra, si chiama anche oggi Pietro e nessun altro», mentre in
1° Pietro al cap. 2, versetto 6 è
scritto; «Io pongo in Sion una
pietra angolare» e in Efesini,
cap. 2, versetto 20 è scritto:
«Essendo Cristo Gesù stesso
la pietra angolare».
Le condizioni del mondo
sono in travaglio e tutto sta
peggiorando, quando sarà il
momento che i nostri pastori
si decidano a parlare della
Parola profetica, in particolare il profeta Daniele e l’Apocalisse di Giovanni?
Mario Bassareo - Pistoia
Vacanze
a Venezia
La chiesa battista di Marghera-Venezia, via Rinascita
24, mette a disposizione dei
fratelli e delle sorelle delle
chiese evangeliche una saletta alloggio con tre posti letto,
ricavata nei propri locali, per
brevi soggiorni, in occasione
di visite a Venezia o simili.
Essa è composta da un monolocale termoriscaldato con
angolo cottura e annessi servizi igienici. Per il soggiorno
l’offerta è libera. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a Roberto Camilot, via della Rinascita 36, 30175 Marghera (Ve), tei. 041-936762.
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«lo mi coricherò in pace,
e in pace dormirò
perché tu solo,
o Eterno,
mi fai abitare in sicurtà»
Salmo 4, 8
I figli e i familiari tutti delia cara
Alice Long ved. Jahier
commossi e riconoscenti, ringraziano sentitamente tutti coioro
che con presenza, scritti, paroie
di conforto, opere di bene e fiori
hanno preso parte ai ioro doiore.
Un ringraziamento particoiare al
dr. Della Penna, a Franco Siciliano, ai vicini di casa e a tutti gii
amici.
Pramollo, 29 gennaio 1999
RINGRAZIAMENTO
«Dio è amore:
e chi rimane nell’amore
rimane in Dio
e Dio rimane in lui»
I Giov. 4, 16
I familiari deiia cara
Maria Barus ved. Massel
ringraziano di cuore tutti coloro
che con scritti, presenza e parole
di conforto sono stati loro vicino in
questa triste circostanza.
Un ringraziamento particoiare
aii’Ospedale valdese di Pomaretto, aila Croce Verde di Perosa Argentina, al dott. Lorenzo Vivalda,
alla past. Daniela Di Carlo, ai parenti e agii amici tutti.
Ferrerò, 29 gennaio 1999
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RIFORMA ti fa conoscere un mondo evangelico più grande
di quello che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
L abbonamento ordinario costa 105.000 lire (invariato dal
1997); se il tuo reddito familiare non te lo consente, puoi utilizzare liberamente l’abbonamento ridotto di Ò5.000 lire,
oppure puoi fare un abbonamento semestrale che costa
55.000 lire; se, invece, hai qualche risorsa in più, aiutaci con
l’abbonamento sostenitore di 200.000 lire o \nv\andoc\ una
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Insomma, ci sono diversi modi per non rinunciare a
RIFORMA.
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RIFORMA
VENERDÌ 5 FEBBRAIO 1999
Í. »1
Tirana: si è concluso il secondo trimestre dei corsi previsti dalla Fcei
Progetto «educazione alla riconciliazione e ai diritti umani»
SAVERIO GUARNA
Dal 28 settembre al 17 dicembre è stato realizzato
a Tirana, in Albania, il secondo trimestre dei corsi previsti
nel «progetto di riconciliazione» approvato e finanziato
dalla Federazione delle chiese
evangeliche (Fcei) e successivamente approvato dalla
Fondazione battista di Tirana. L’obiettivo del progetto è
stato quello di sensibilizzare
ragazzi e ragazze albanesi circa l’accettazione e il rispetto
reciproci, la tolleranza, la
composizione dei conflitti e i
diritti umani, e ciò mediante
la realizzazione di corsi articolati in due classi di lingua
inglese, una classe di lingua
italiana e una classe di recitazione. L’intero programma è
stato organizzato, diretto e
realizzato da personale docente albanese qualificato:
Bektash Shametaj, direttore;
Rajmonda Kurti e Vaibona
Aliko, insegnanti di inglese;
Dorina Sefes, insegnante di
italiano; Suzana Prenci, insegnante di recitazione.
Gli scolari sono stati reclutati sia tra coloro che avevano
seguito con profitto i corsi del
trimestre precedente sia nelle
scuole pubbliche. Sono stati
ammessi ai corsi anche ragazzi di famiglie di profughi
Progetto Fcei a Tirana: prima classe di lingua inglese
dal Kosovo. La selezione dei
candidati ha accolto 65 scolari di età compresa fra i 13 e i
17 anni. Si è tenuto cónto delle precarie condizioni economiche delle famiglie degli
scolari e ci si è preoccupati di
avere rappresentate nelle
classi le diversità sociali, etniche, religiose e di sesso. I genitori e gli studenti sono stati
informati fin dall’inizio della
disponibilità di un assistente
sociale, Adnan Pula, al quale
ci si poteva rivolgere per assistenza in caso di difficoltà relazionali o economiche: otto
famiglie hanno ricevuto un
aiuto finanziario.
Le due lezioni settimanali
di un’ora e mezzo ciascuna
per classe sono state tenute
nelle ore pomeridiane del lunedì e del giovedì presso il
Angola: dopo
L'agenzìa Adra
la ripresa della guerra civile
costretta a sospendere gli aiuti
Nuovi conflitti fra il «Movimento popolare di liberazione dell’Angola» (Mpla), attualmente al potere, e il partito di opposizione «Unione
nazionale per l’indipendenza
totale dell’Angola» (Unita)
hanno prodotto una nuova
ondata di rifugiati in questo
paese del Sud-Est dell’Africa.
Quattro anni dopo una tregua, sono scoppiati nuovi
violenti scontri. L’aviazione
angolese ha bombardato le
basi dell’Unita a Bailundo e
Andulo, nel centro del paese.
Da dichiarazioni non confermate, sarebbero arrivati da
6.000 a 8.000 nuovi rifugiati
all’inizio di dicembre, nella
città di Luena, all’interno del
paese. L’Onu ha interrotto i
voli umanitari verso l’Angola
dopo che uno dei suoi aerei
da trasporto si era schiantato
in una zona difficilmente accessibile, nei pressi delia città
di Huambo. Già dall’accordo
del 1994, la pace era fragile e
più volte è stata infranta. La
guerra civile in questo paese,
ricco di diamanti e di petrolio, era cominciata intorno
alla metà degli Anni 70.
La scorsa settimana l’agenzia awentista per lo sviluppo
e il soccorso, Adra, è stata costretta a far sfollare il proprio
personale da diverse zone
scelte per il programma di
sviluppo in Angola. Nonostante le piogge di fuoco cominciate i primi di dicembre,
Adra ha continuato ad operare fino a che due giorni di pesanti bombardamenti su Malanje, una provincia del nord
del paese, hanno obbligato
l’agenzia a mettere da parte
momentaneamente i propri
programmi. I progetti a Malanje prevedono la distribuzione di latte e cibo, una supervisione e ristrutturazione
del luogo dal punto di vista
sanitario e ospedaliero, una
formazione clinica e un soccorso medico.
«Al momento non registriamo incidenti tra il personale
impiegato nelle aree colpite»,
ha riferito Mario Oliveira, direttore di Adra in Angola. Tuttavia il 23 dicembre le importanti città di Huambo e Bié
sono state colpite da 12 granate delle quali una, esplo
dendo, ha ucciso Mateus, un
infermiere, mentre correva a
casa da sua moglie e dal figlio
di appena un mese. Mateus
era un impiegato del centro
ospedaliero di Huambo, che
partecipava a un programma
di supporto Adra.
«I rifugiati di Huambo, Kuito, Malanje e Luanda, stanno
affrontando una situazione
veramente problematica non
disponendo di cibo, acqua ed
altri beni di prima necessità»,
ha raccontato Oliveira. Di
conseguenza, Adra sta organizzando programmi di assistenza a Luanda per i profughi di Huambo e Bié, finan
ziati dal Programma di sviluppo deU’Onu, che ha stanziato 80.000 dollari. Con i
fondi, Adra sta portando
avanti i progetti per lo sviluppo medico così come quelli
per uffici sanitari e scuole a
Luanda. Appena la situazione
si sarà ristabilita sul piano
politico e della sicurezza,
Adra riprenderà questi e altri
progetti per tutto il paese.
Circa il 90% dei 12 milioni
di angolani sono cristiani.
Malgrado la guerra, le chiese
si sono sviluppate considerevolmente. (iirca il 70% dei
cristiani sono cattolici romani, e il 20% protestanti. (Bia)
W Dura protesta del Cec e dell' Onu
Kenia: aggredita la fondatrice
di un movimento ecologico
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ha espresso la
propria protesta al governo
del Kenia dopo l’aggressione
compiuta contro l’ecologista
Wangari Maathai. L’8 gennaio scorso la prof.ssa Maathai, fondatrice del movimento «Green Beh» (Cintura
verde), è stata infatti aggredita e gravemente ferita alla testa mentre, insieme ad altre
persone, stava trapiantando
alberi nella foresta di Karura,
vicino a Nairobi. Anche alcuni politici dell’opposizione,
ecologisti e giornalisti sono
rimasti feriti. Secondo i media, ad aggredirli sono state
200 guardie armate di archi,
manganelli, spranghe di ferro e pietre. Il trapianto di alberi era stato organizzato dai
movimenti «Green Belt» e
«Friends of thè Forest» (Amici della foresta) per protestare contro la presunta vendita
di zone forestali a promotori
immobiliari da parte del governo. Le guardie erano impiegati di uno dei promotori.
Personalità ecclesiastiche,
tra cui il presidente della
Chiesa presbiteriana dell’Africa orientale, lesse Kamau, e il
decano della cattedrale angli
cana di Nairobi, Peter Njoka,
nonché il segretario generale
dell’Onu, hanno condannato
l’aggressione contro la Maathai, la quale è anche membro del Consiglio consultivo
per il disarmo dell’Onu. All’
inizio degli Anni 90, la Maathai ha giocato un ruolo importante nella transizione del
Kenia verso un sistema politico multipartitico. È stata una
delle relatrici alla Conferenza
del Cec su «Fede, scienza e
futuro» nel ’79 a Cambridge,
Massachussetts (Usa) e al Raduno del Cec a Rio de Janeiro
nel 1992, durante il «Vertice
pianeta Terra».
La foresta di Karura fa parte della riserva ufficialmente
protetta che si estende su
1.000 ettari a Nord di Nairobi, ma dalla metà degli Anni
90 il governo ha ritirato la
sua protezione su parti della
foresta che sono state poi
vendute a promotori immobiliari. I conflitti sono scoppiati nell’agosto scorso allorquando trattori hanno cominciato a tagliare alberi per
scavare le fondamenta di
nuovi edifici. Quella di Karura è una delle ultime due foreste rimaste a Nairobi, (eni)
Centro battista di Tirana. Le
frequenze sono state regolari,
gli scolari sono stati diligenti,
i genitori hanno apprezzato il
lavoro fatto. Durante la cerimonia di chiusura, oltre alla
reiterazione degli obiettivi
del programma, è stato realizzato uno spettacoio molto
apprezzato con danze folcloristiche, letture di poesie,
canti e scenette realizzato da
scolari di tutte le classi sotto
la direzione dell’insegnante
di recitazione. I corsi, previsti per la durata di un trimestre, si sono conclusi con
una settimana di anticipo
per ii sopraggiungere del periodo natalizio. Dell’iniziati;
va sono stati informati anche
il ministro per la Cultura e il
sindaco di Tirana.
Guerra civile in Congo-B razzavi Ile
Missione impossibile
per l'Esercito della Salvezza
La guerra civile prosegue
nel Congo-Brazzaville. La lotta per il potere fra fazioni rivali mette a dura prova la popolazione civile. L’Esercito
della Salvezza aveva cercato
di rimettere in attività con
nuove attrezzature i suoi servizi medici che erano stati devastati durante l’ultima ondata di combattimenti. I colonnelli Emmanuele e Alma Miaglia*, già in emeritazione, che
conoscono bene il paese, erano ritornati in Congo per una
sostituzione di due mesi. Anche Syivie Amai, coordinatrice del servizio medico sanitario, che aveva dovuto andarsene d’urgenza durante l’ultimo conflitto, era ritornata per
riprendere il suo lavoro.
Qualche giorno prima di
Natale, tutti e tre, insieme a
diversi altri colleghi australiani e inglesi, sono stati obbligati brutalmente a lasciare le
loro case e ogni loro avere.
Sono stati poi trasferiti con altre duecento persone verso
un quartiere periferico di
Brazzaville (una marcia di 10
km sotto il sole, con il timore
che da un momento all’altro
potesse accadere il peggio).
«Abbiamo potuto uscirne vivi
- racconta uno di loro - grazie
a Dio e per la coraggiosa intercessione di un collega congolese». Dopo tre giorni senz’
acqua, neppure per lavarsi, e
senza cibo, il gruppo ha potuto raggiungere Pointe-Noire e
infine l’Europa. Molto provati
da ciò che hanno vissuto, essi
lasciano dietro di sé i fratelli e ie sorelle congolesi nella
più estrema indigenza e in
grave pericolo di vita. (Da «En
avant», organo ufficiale dell'Esercito della Salvezza in Francia, 15 gennaio ’99)
(*) I coniugi Miaglia hanno
diretto l’opera dell’Esercito
della Salvezza in Italia dal
1985 al 1992.
Ucciso il maggiore
Eugene Nsingani
Il maggiore Eugene Nsingani, responsabile del lavoro dell’Esercito della Salvezza a Brazzaville è stato
ucciso insieme a rappresentanti delle Chiese cattolica, ortodossa e kinhanguista, durante una missione di pace che aveva lo
scopo di mediare tra due
fazioni rivali (vedi Riforma
n. 49/1998). Durante l’incontro, uomini armati sono penetrati nel luogo in
cui si trovavano, uccidendo a sangue freddo sette
dei dieci membri della delegazione ecumenica. I funerali sono stati organizzati dal Consiglio nazionale
delle chiese del Congo.
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peste,
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