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PROPUGNA IL BENE SOCIALE
morale religioso degli italiani.
«d Eritrea, anno L, 3; semestre L. 1 50
L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
4T,
Dipettofe e fimministpatope : Scovcnuto Celli, Via iDagenta 18, HOiDA
Hptna, W 2^prile ^9^0 = anno m . XI.
♦ ÜD8 visita a Roosevelt — La
1 ■ M1iv.^. religione e la morale — Scienza e religione — Laicismo e Democrazia — L’Abate Houtin -- Socialisti, avete torto ! — Abbasso le case di giuoco ! - La Lente - In terza classe
— Perche sieti mesti ? — Il sangue di Gesù Cristo —
Valli Valdesi — Cronachetta Torinese — Da Genova
la superba — Il Janni e 1' « Armonia * — Quello del1 altra volta — Alcune notizie dalle nostre scuole —
Cronachetta Romana — Corriere Siculo — Oltre le
alpi e i mari — Leggendo e annotando — Una scoperta concernente il diluvio — Un quiproquo — Sotto
l’incùbo!
Una visita a Rooseveit
- • ! —— j ^
Questa vorrebb’essere la riproduzione d’un abbocca
mento, d’un colloquio, o — come si dice oggi con vocabolo non solo barbaro ma inutile — d’un’ « intervista » con l’ex Presidente degli Stati Uniti, che fu a
Roma i giorni scorsi ; ma non ci è possibile dare al
nostro articolo la ferma viva deH’abboccamento, forma
che tanto piace ai nostri contemporanei, jperchè Teodoro' Roosevelt non fece l’onore di un collòquio a noi,
bensì al dottor Roberto Prochet ; col quale noi domenica passata avemmo un abboccamento, in quel suo
semplice ed elegante studiolo di Via del Caravita n. 6.
Quindi i Lettori non troveranno qui se non un qualcosa
di seconda mano e come chi direbbe un’ « intervista »
di un’« intervista »; e però qualcosa di necessariamente freddo e sbiadito.
Il dottor Roberto Prochet, figlio del rimpianto
comm. Matteo, è Valdese di nascita e membro di questa nostra congregazione valdese di Roma, che ha il
■ suo tempio in Via Nazionale n. 106.
Egli è da parecchi anni Presidente del Comitato
nazionale italiano delle Associazioni maschili della
Gioventù cristiana (evangelica). Come tale, l’8 marzo
trascorso, diresse all’ex Presidente Roosevelt al Cairo
una lettera redatta di comune accordo coi rappresentanti ufficiali delle varie chiese evangeliche di
Roma e firmata anche da essi. In questa lettera si invitava Tillustra uomo a volere, durante il suo soggiorno in Roma, rivolgere la parola alle Associazioni
della Gioventù della capitale italiana.
Il Roosevelt con una lettera a macchina e firmata
di suo proprio pugno rispondeva dal Cairo stesso cortesissimamente, dicendo sentirsi assai attratto verso
l’opera delle Associazioni della Gioventù, che « attendono » nel- mondo « a un ufficio di altissimo valore »;
non potere tuttavia accettar l’invito di fare un discorso alle Associazioni romane, a cagione del tempo
breve e dei molti impegni già presi ; stimarsi lieto
tuttavia di poter avere in Roma una visita del dottor Prochet, per udire da lui notizie circa all’opera
della Gioventù, e per stabilire con lui il modo di abboccarsi con gli altri signori firmatari della le|tera su
accennata.
Per gl’inconvenienti che i Lettori nostri senza alcun dubbio conoscono avendo letto j giornali quotidiani, Tabboccameuto collettivo, diciamo così, noii’ potè
avvenire ; ma il Dottor Roberto Prochet ricevette'dal
segretario dell’ex Presidente, sig. Lawrence F. Abbott, una letterina per espresso; con la quale lo si
pregava di passare mercoledì, 6 corrente, alle quindici, presso l’Ambaseiatore americano a Palazzo Borghese, ove Teodoro Roosevelt l’avrebbe atteso.
^ Il Dr. Prochet — come nessuno dubiterà — fu preciso all’appuntamento. Introdotto da un segretario, fu
presentato all’Ambasciatore, all’Ambasciatrice e a Teodoro Roosevelt in una magnifica sala del magnifico
palazzo.
Il Dottor Prochet disse: « Signor Roosevelt, ho
I onore di portarle i saluti del Comitato Nazionale
delle Associazioni italiane della Gioventù e, in particolar modo, di quella di Roma nella quale non si compie affatto opera settaria, visto che il numero degli associati cattolici romani è, da anni, maggiore di quello
dei soci cristiani evangelici ‘ '
Il Roosevelt volle altri particolari, lodando l’ampiezza
di vedute degli unionisti di Roma, i quali hanno trovato un terreno comune sul quale vivere d’accordo
_ L’ex Presidente degli Stati Uniti trattenne il ’visitatore in affabile conversare. Parlarono del periodico
americano « Outlook » in cui il Rooseveit collabora. Il
dottor Prochet è amico dei signori Lyman Abbott e
F. B. Baldwin — direttore l’uno e redattore l’altro
del sui^detto periodico - e questo particolare concorse a tener viva la conversazione. Saputo che il Dr.
Prochet è Valdese, l’ex Presidente espresse’ la sua
ammirazione per la « old historic Waldensian Church »
(antica e storièa Chiesa Valdese) e disse i primi versi
del celebre sonetto che l’immortale ’Milton, autore del
« Paradiso perduto, » scriveva nel 1655, come a intercedere presso Dio in favore del Valdesi perseguitati:
. Avenge, o Lord, Thy slanghtered Saints, whose bonea »
Lie scattered on thè Alpine mountains cold ! »
(Vendica, o Dio, i Tuoi Santi trucidati, le cui ossa
giacciono disperse su le gelide vette alpine 1)
« Faccio voti — disse Teodoro "Roosevelt________ per il
progresso della Chiesa Valdese d’Italia; che tutti gli
evangelici dovrebbero aiutare, pprchè essa è Chiesa
Nazionale, gè io vivessi in Italia, aiuterei la Chiesa
Valdese.» E soggiunse altre cose di ipdole delicata in
attinenza ai fatti successi dopo che là visita al Papa
era andata in fumo. Cosi ebbe termine il cordialissimo
colloquio. ’ :
II dottor Prochet si trattenne ancora nella sala a
discorrere col segretario d’ambasciata sig. Neil B. Sinclair ; e se ne stava appunto 11 conversando nel vftno
d’un uscio, allorché l’ex Presidente, uscendo, lo ravvisò e — lasciando la conjitiva — gli s’accostò e
stringendo in entrambe le sue la mano del Dr. Prochet con grande effusione : c Doctor », gli disse € ¡t
hasgiven me greatest pleasure to see you. As a member qf thè Duteh reformed Church, I toucl^ my hat
to thè Waldenses! » (Dottore, è stato per me un
grandissimo piacere d’averla veduta. Quale membro
della Chiesa riformata d’Olanda, fo di cappello ai Vaidesi!) ■ '
« That was finel » (Bello !) esclamò il segretario d’ambasciata, quando Teodoro Roosevelt si fu allontanato’
e volle che il dottor Prochet scrivesse quelle parole
sul taccuino, e l’aiutò a ricordarle una per una.
La religione e la morale
Anche per coloro che sono arrivati a convincersi
che non vi può essere essenziale conflitto tra la concezione scientifica e la concezione etico religiosa della
vita e del mondo, dal momento che entrambe sono
dettate dalle esigenze del medesimo spirito umano
in rapporto per altro a diversi fini e bisogni, resta
nondimeno sovente un problema di ardua soluzione.
Sembra a molti che anche superatala difficoltà del1 apparente conflitto tra scienza e religione, ne resti
una più grande, quella del conflitto tra morale e
religione. La religione attribuisce a Dio il merito
di quanto di buono è nell’uomo ; è solo all’operazione
della grazia, che essa attribuisce l’efficacia rigeneratrice, la redenzione dal peccato. Essa proclama
che a nessun 'uomo s’apron le porte del regno de’
cieli, a meno che ei sia ricreato dall’alto, e Paolo,
nel momento della sua suprema esultanza gioisce di
ciò che non egli vive, ma Cristo vive in lui. Dove
se ne va da questo punto di vista l’individualità,
dove la libertà del volere umano ?
, Non è egli vero che è a cagione del mio possesso
della capacità di liberamente offrire me stesso e la
mia devozione ai miei simili e a Dio, che tale mia
oftertà e devozione costituiscono una reale glorificazione di Dio ? E non è egli vero che se io non
ho una realtà mia propria, svanisce pure la realtà
del mio omaggio? Ed ancora: non è egli vero che
razione buona compiuta perchè emanante dalle esigenze irresistibili dell’anima nostra gode d’ un valore morale più alto di qualsiasi azione buona commessa in ossequio al volere d’un potere sovrano ?
T^li sono alcune obbiezioni che in oggi s’oppongono
a che spiriti' elevatissimi riconoscano che nella religione intellettualmente compresa ed effettivamente
vissuta l’uomo raggiunga uno stadio di vita superiore allo stesso stadio morale. Storicamente l’origine
di queste difficoltà è chiara : l’abuso di potere da
parte delle autorità sia politiche che ecclesiastiche
per lungo corso di secoli e la lotta che da quattro
secoli lo spirito moderno ebbe a sostenere per la
propria emancipazione religiosa, morale, intellettuale,
politica ed economica, r hanno cooperato a gettare
sul principio d autorità, considerato in sè medesimo,
molta parte dello scredito meritato dalle autorità
che se'he fecero arme.
Non solo, ma queste due cause storiche hanno
cooperato a far concepire Dio come una Potenza arbitraria e precipuamente occupata nel punire le violazioni della legge morale concepita come un suo
comando; nessuna meraviglia' pertanto che lo spirito moderno assetato di autonomia e di libertà si
sia ribellato a un tal Dio come si è ribellato a ogni
autorità che non riconosca d’avere le sue radici nel1 umano consenso e d’avere per funzióne di costo-
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LA LUCE
dire e promuovere ramano benessere e non già di
contrastarlo. Senouchè, a questo panto, lo spirito
che, per ragioni moralmente irrefutabili, ha rifiatato
di riconoscere ai dettati della sua coscienza origini
e sanzioni estrinseche, si trova di fronte a questo
problema : qaal è l’autorità dell’ideale morale in un
mondo in cui l’ideale morale non è sovrano ; in un
mondo in cui esso è solo un prodotto più o meno
accidentale e mutevole dell’evoluzione sociale e storica della umanità, la quale, a sua volta, è solo un
fenomeno effimero nella incessante ridistribuzione
della energia cosmica ? Non è chiaro che in un mondo
siffattamente costituito 1’ ideale etico non può più,
da chi vuol vivere intera la sua razionalità, pretendere un omaggio incondizionato, e che questo
andrà invece alle realtà extra-etiche da cui lo stesso
ideale etico è storicamente condizionato, si che esso
non può più essere altro che la somma delle norme
di prudenza da essere osservate da ehi vuol sbarcare senza troppi grattacapi il lunario nell’ intervallo tra fa culla e la tomba ?
Non v’è via d’uscita ; per avere diritto al )iostro
omaggio incondizionato l’ideale-etico deve godere
esso medesimo di una realtà incondizionata o emanare da essa; ed allora eccoci di nuovo ricaduti
nell’ipotesi che ne fa un comando divino e che, come
vedemmo, offende il senso dell’intrinseca autonomia
dello spirito umano. La morale sembra cosi compromessa tanto dalla applicazione al mondo dello spirito umano del determinismo del mondo naturale,
quanto dalla subordinazione dello spirito umano all’azione permanente e pervadente dello Spirito universale. E’ questa la ragione per la quale molti che
accettano le vedute del pragmatismo e dell’idealismo
fino al punto in cui esse servono a salvare la morale
dal determinismo scientifico e a mostrare il valore
limitato e soltanto metodologico di questo, si rifiatano di andare fino in fondo, di riconoscere 1’ esistenza della realtà non solo immanente ma trascendente di Dio e parlano, con Benedetto Croce, dello
Spirito universale, come se non fosse altro che lo
Spirito umano in formazione; non già, s’intende, lo
spirito di Tizio o Caio o Sempronio, ma ciò che è
universale in tutti gli spiriti umani ed esiste individuandosi inesauribilmente negli spiriti particolari
aU’infinito. Gli è che essi credono cosi di salvare la
realtà della vita morale a un tempo e dal determinismo della natura e da quello di Dio. Riserbandoci
di dimostrare altra volta la debolezza e l’inadeguatezza di questa soluzione, è nostro scopo per ora di
dimostrare che la soluzione data dai più alti spiriti
religiosi e soprattutto dal fondatore del Cristianesimo e ■la San Paolo non si presta punto alle dette
obbiezioni e trionfalmente le supera, e ciò in conformità a leggi psicologiche che noi possiamo constatare perennemente in azione nelle nostre esperienze di vita intellettuale, artistica, morale. La vita
dello scienziato e del filosofo è la più eloquente prova
dell’esistenza d’un potere che assolutamente controlla i nostri spiriti : egli cerca di mettere il più
che sia possibile da parte sè medesimo, perchè le
cose, le loro leggi, le loro proprietà penetrino senza
difficoltà il suo spirito, ne prendano possesso e dispieghino tutta la serie delle loro conseguenze.: la
verità è per lui precisamente ciò che’ è capace di
provare la propria realtà come indipendente da lui
e da chicchessia, ossia come imponentesi a lui ed a
tutti. La sua attitudine è quella di chi vuol farsi
organo o specchio di ciò che è da più di lui, e il
vero discende su di lui come dall’alto : ei lo cerca,
lo riceve, non lo crea.
Non a caso Helmholtz ha parlato di molte sue
scoperte come dovute a vere e proprie divinasioni.
Soprattutto nel caso del genio poetico od artistico
noi troviamo acutissimo il senso del sentirsi ispirati,
pervasi, attratti da una visione di bellezza, rapiti
nell’estasi beatifica dell’intuizione creatrice. Non solo;
proprio i più grandi tra gli artisti e i poeti sono
coloro che han più vivo il senso dell’incolmabile abisso tra la visione avuta e la pallida espressione
ricevuta da questa nella loro opera d’ arte ; coloro
in cui è più viva la certezza che il vero colto e
comunicato è solo un lembo dell’eterno vero a cui
essi furono, come per dono, ammessi per breve ora:
essi si sentono ben povera cosa di fronte a ciò di
cui furono veicoli e interpreti. In modo analogo osserviamo ^in azione l’aomo di stato, l’apostolo, il riformatore, il profeta d’un mondo e d’una società migliore. Anche quando ei si professi ateo i suoi sforzi
sono diretti a mostrare che l’azione sua non è che
il portato della necessità cosmica e storica, che il
suo pensiero riceve per intero tutta la sua autorità
dal non essere che l’espressione articolata del fato
che si va maturando nel seno della società tutta
quanta : ei si sente comandato, premuto, posseduto
da una realtà che non è in poter suo o di alcuno
di alterare ; e si sente sicuro, tranquillo, invincibile
precisamente perchè partecipe della maestà d’ una
causa che è, a parer suo, intangibile dall’ arbitrio
umano ; e il suo successo consiste nella capacità sua
di comunicare ad altri il senso di questa maestà e
trascendente onnipotenza del corso di cose da lui
preconizzato. Di per sè si sente un nulla ; ma si
sente onnipotente come organo di ciò che a lui s’im^
pone come onnipotente, e degno di essere tale. Nella
stessa quotidiana e umile esperienza d’ognuno di
noi, chi nell’ora della tentazione o in quella dell’invito al sacrificio non sente la voce del dovere come
investita d’ una maestà che nòn appartien mai ad
alcuna delle volizioni o inclinazioni specificamente
sue, ma che par risplendere dal cuore medesimo
delle cose tutte e illuminare di sua luce, inesorabilmente, tutta la fuga dei secoli ? Ora, in tutti questi casi, noi riscontriamo una comune caratteristica :
l’obbedire a questo potere, il renderci organi di
questa o quella inspirazione, rumiliarci alla condizione di interpreti di questa o di quella necessità storica e sociale, lungi dal paralizzarci ci emancipa, ci
redime, ci rafforza e sostiene. Lo scienziato non è mai
tanto sicuro di sè come quando si è lasciato assolutamente guidare dalla logica dei fatti ; lungi dal ritener questa sua sommissione umiliante, ei la ritiene
il titolo della sua gloria. Analogamente 1’ artista è
libero precisamente nella misura in cui, anziché in
balia delle sue fantasie individuali si sente in balia
di realtà e correnti universali di vita ; e l’apostolo
non è già oppi'esso dal senso del fatale andare delle
cose, ma si sente incoraggiato nelle sue eroiche imprese dal sapersi in armonia con tale fatale andare
e dall’ intima certezza che la meta di questo coincide con ciò che vi è per lui di più caro. E’ in
questa medesima guisa e conformememte a questa
medesima legge della esperienza che i grandi eroi
del passato, i grandi pensatori, i grandi artisti e i
grandi poeti ci governano dalle loro urne non comprimendo, ma espandendo ed emancipando i nostri
spiriti. Gli è che essi toccano corde che il nostro
spirito ha comune con gli spiriti di ogni tempo e
destano voci in noi per aneliti che non sono soltanto nostri : gli è che essi comunicano i loro versi
a noi che siamo capaci di apprenderli. La loro autorità non è un potere fisico e meccanico, ma risiede nell’irresistibile capacità di comunicarsi, intrinseca alla eccellenza della loro vita : è l’autorità inerente ai loro diversi gradi di perfezione. E’ in modo
analogo, ma in misura infinitamente più elevata e
complessa che noi dobbiamo concepire l’azione di
Dio sullo spirito umano. Dio agisce in noi e su di
noi non meccanicamente e fisicamente, ma per mezzo
della autorità assoluta inerente alla sua assolata perfezione, a noi pallidamente rivelata dai nostri supremi
ideali di Verità, Bontà Bellezza ; Dio agisce in noi
e su di noi destando, suscitando e stimolando all’azione potenze latenti dell’anima nostra ; agisce
come immanente destando e suscitando, e come trascendente attraendo ed elevando. E’ nella luce della
logica dell’amore e non nella luce della logica della
iorza che va concepita la sovranità di Dio sugli spiriti ; Ei vive come lo spazio spirituale in cui essi tutti
nuotan sospesi ed essi sono nella giusta e vera relazione con Lui, quando la sua autorità è per essi
quella che ogni ideale di perfezione esercita sullo
spirito devoto che lo persegue e lo ama.
L’esperienza d’amore è cosi la esperienza tipica
in cui noi possiamo cogliere l’azione di uno spirito
su altri spiriti, e la perfetta riconciliazione dell’antorità con la libertà, perocché in essa l’oggetto d’amore non comprime, ma attrae ed esalta il soggetto
amante, e in questo rapporto di mutua azione e reazione spirituale, che al suo apogeo diventa un rapporto di mutua compenetrazione, entrambe si sentono
non diminuiti o soppressi, ma più che mai nella massima pienezza della loro realtà vitale, che per l’appunto è conseguita, è consumata solo in tale vita
dell’nno per l’altro e nell’altro. E’ nella logica dell’amore spirituale tra creature finite che chi non
teme di perdere l’anima sua l’acquista e la salva e
chi ci tiene a salvarla k perde ; ed è in questa logica dell’amore intesa sensu emineniiori, che è tutta
la profonda verità del Cristianesimo e la garanzia
del suo carattere imperituro. Ed è dessa che risolve
le apparenti antitesi tra la morale e la religione
dalle quali prendemmo le mosse. Gli è che l’esperienza religiosa è più profonda e interiore che la
stessa esperienza morale, e non la sopprime, ma
la trascende, la corona, la con.sacra e la spiega. Nella
esperienza morale, certo, il dovere si presenta come
una esigenza della nostra natura razionale, e ciò
basta a costituire la sua autorità ; non compiere ciò
che si presenta a noi in un dato momento come
bene, rappresenta una mutilazione della nostra natura, una rinunzia ad essere tutto ciò che è in nostro potere d’essere. Ma l'esperienza religiosa rivela
appunto la dignità della nostra natura ; essa è resa
possibile dalla scoperta del dissidio tra la sua finitezza fenomenica e l’infinitezza dei suoi ideali donde
le deriva ogni valore, scoperta che porta al riconoscimento della supremazia dell’aspetto spirituale dell’uomo sul fenomenico e al riconoscimento del fatto
che lo spirito dell’uomo si muove e sprofonda le
radici del suo essere nel seno dello Spirito Universale che lo sostiene, pervade ed ispira. L’esperienza
morale è la coscienza del fine della nostra natura ;
l’esperienza religiosa si svolge dalla coscienza dell’infinitezza di questo fine e dalla coscienza che,
mentre da soli e come creature finite siam condannati a fallire alla mèta, fidenti neH’intima nostra relazione spirituale con la Fonte d’ogni energia, il
trionfo è già virtualmente nostro e noi siam chiamati a partecipare nella perfezione stessa del divino
Spirito. Non altrimenti ogni singola nota di una sinfonia di Bethoven, se acquistasse una coscienza personale troverebbe — e questa sarebbe la sua esperienza etica — il compimento della sua natura nel
diventare un valore in sè ; ma diventando conscia
della sua finitezza s’accorgerebbe che essa non può
diventare un valore in sè che accordandosi con altre
e partecipando, come per delegazione e per grazia
della perfezione intrinseca del tutto sinfonico ; e
questa sarebbe la sua esperienza religiosa nella quale
essa verrebbe a scoprire ciò che essa veramente,
fin dall’inizio, era chiamata ad essere nell’intuizione
del genio creatore. Tennyson ha nel suo immortale
poema In Memoriam, un verso che esprime mirabilmente questo rapporto organico tra l’esperienza etica
e la religiosa:
Our wills are ours .to make them thine.
(Le nostre volontà son nostre perchè noi le facciamo tue).
La prima parte del verso esprime la afférmazione
dell’esperienza morale ; la seconda quella della esperienza religiosa, e la prima è il presupposto della
seconda e la seconda non nega, ma corona la prima.
Psicologicamente la vita etica precede e prepara la
religiosa come la soluzione delle proprie contraddizioni ; ma, nella sostanza ultima del processo, Dio è
la causa efficiente e finale della stessa vita etica, e
questa trova nella vita religiosa la fonte delle sue
energie, la sua mèta e la sua spiegazione.
Angelo Crespi.
nnnnf H Tlnf Romeyn St., Rochester N
lll'Uli H> LlUl Y., America) riceve abbonamenti alla Luce.
SiiizzBFii, Berniiinia, Scandinavia
Luce, rivolgersi al pastore Paolo Calvino, presso il
sig. 0. Wanner, Konigstrasse 35, jStMttpari (Germania).
3
LA LUCE
SCIENZA E RELIGIONE (1)
COHCILI?tZIOriEI
Il rimedio e i Credenti.
È applicabile il rimedio ai credenti, ai teologi ?
Io credo di sì.
Ai credenti, ai teologi io chiedo quel che alla fin
de’ conti ho chiesto anche agli scienziati : cioè chiedo
che si attengano all’esperienza scrupolosamente, energicamente.
Se facessero così, non avrebbero proprio nulla da
perdere e avrebbero anzi molto da guadagnare.
Ai credenti, ai teologi rivolgo un duplice invito, e
dico loro :
1) Accettate l’esperienza scientifica. Non proferite
mai più una sola parola contro la Scienza. Non vi
lasciate più sfuggir di bocca l’assurda accusa di « fallimento ». Non scendete mai più in guerra contro la
Scienza, non solo ; ma riconoscete la bellezza della
Scienza, ammirate la Scienza ; anzi fate qualche cosa
di meglio: amatela!
Sarà un primo gran passo verso la conciliazione !
2) Ma non basterebbe. Un altro invito vi rivolgo, o
Credenti, un’ altra cosa mi preme di chiedervi : e ne
risulterebbe il secondo passo verso la conciliazione.
Introducete il metodo sperimentale — cioè il metodo proprio della Scienza stessa — nella vostra teogia, ossia nel vostro studio della religione. Della vostra
teologia fate una scienza, per qùant’è possibile (spiegherò poi questo c per quant’è possibile*) e, in
ogni modo e ad ogni costo, fondate la vostra teologia
su l’esperienza. In altri termini: mettetevi sul ter
reno stesso sul quale si muovono gli scienziati.
Se mi darete retta, se farete.buon viso all’uno e
all’altro de’ miei inviti, ne verrà la conciliazione infallibilmente : la conciliazione di voi. Credenti, con la
Scienza ; la conciliazione di voi, Credenti, di voi, Teo
logi, con gli scienziati; i quali saranno costretti a
smettere il risolino sardonico con cui adesso vi guardano, mentre pensano : « C’ è un essere più fantastico
del teologo ? c’ è un essere più di lui lontano da la
scienza sperimentale, da la scienza positiva, cioè più
lontano dai... fatti ? ».
Credenti, teologi 1 trasformatevi in scienziati, per
quant’ è possibile ; e là ove non vi sarà più possibile,
anche là pigliate le mosse da l’esperienza, anche là
ponete l’esperienza a fondamento.
Se mi darete retta, se non farete orecchie'da iliercante al miei inviti, la vostra conciliazione con la
Scienza sarà essa pure un fatto compiuto; e, d’altro
canto, voi, concorrerete efficacemente alla conciliazione
degli scienziati con voi ed anche (m’ è caro, in ogni
modo, sperarlo !) alla conciliazione degli scienziati, o
almeno di talune anime rette e sensitive di scienziati
con la Religione. .
Il mio primo invito.
Il mio primo invito non abbisogna di giustifica
zione. Già diedi la giustificazione fin da quando vi
vi mostrai che la Scienza non è «paurosa». Di fenomeno in fenomeno la Scienza percorre tutto il vasto
dominio che le è proprio, simile a una navicella che
scorra di onda in onda per l’immensa superficie del
r Oceano. Lasciate eh’ ella scorra ! Che male ne po
trebbe mal venire alla vostra fede, alla vostra reli
gione ? Non sarà la Scienza — certo — quella che v’im
pedirá di fare scandagli per vostro conto od anche d
scendere arditamente a molti metri sotto il livello
deH’acqua, da bravi palombari. La Scienza non si occupa che dei fenomeni, cioè delle apparenze, cioè della
superficie.
Non mi par necessario di insister qui novamente nè
maggiormente su l’innocuità della Scienza in genere
nè su la concorde indipendenza di essa e della Religione. Se la Scienza non è « paurosa », se non è atta
a far paura, se la Scienza non ha nulla a dire contro
la Religione, non respingete dunque la Scienza, non
la calunniate: fatele buono accoglimento Invece; fatele festa ; amatela !
La Critica.
« Riconosciamo » pensano i miei Lettori « noi riconosciamo l’innocuità della Scienza in genere-, tuttavia
c’è una parte della Scienza, c'è una scienza che non
ci par del tutto innocua, che anzi ci fa l’effetto d’essere temibile assai ».
Indovino, o cortesi Lettori, a che cosa voi vogliate
alludere. Voi volete alludere alla Critica — non è
vero? — alla Critica che, da un secolo in qua e specie
in questi ultimi anni, mutila e butta giù le Sacro
Scritture — e non solamente l’Antico Testamento, ma,
quel ch’è peggio, il Nuovo Testamento — senza un
riguardo e senza una misericordia al mondo. La Critica non solo sostiene che il tale scritto non è del tale
apostolo (il che assai poco importerebbe; poiché odi
un apostolo o di un altro od anche d’un semplice
discepolo primitivo, lo scritto non perderebbe nulla
del suo intrinseco valore) ma la Critica rimaneggia
disinvoltamente i Vangeli stessi, e non pure il quarto
— cioè quello attribuito all’ apostolo Giovanni — ma
tutti e quattro i Vangeli : e qui vede un’ interpolazione (poco, male, del resto : poiché la fede non crolla,
se sì tolgan via alcuni versetti) e là la Critica vede
un’ infiltrazione rabbinica, e là un fatto inammissibile, e là dei particolari indegni d’esser tenuti per
storici. Nè basta ancora... La Critica (e quest’ è davvero il Colmo, e parrebbe ne dovesse proprio derivare
la rovina della religione cristiana) la Critica — a furia
di rimuovere da le Sacre Scritture passi interpolati,
fatti ch’ella giudica inammissibili, sentenze o idee di
origine non cristiana, particolari non prettamente
storici — ha finito col trasformare la figura stessa di
quella Persona che più ci preme, che ci preme sola,
cioè a dire la figura di Gesù Cristo ; cosicché il Gesù
che la Critica ci pone dinanzi non è il medesimo Gesù
che noi conoscevamo o che ci pareva di conoscere, non
è il Gesù come risultava da le pagine evangeliche,
prima che l’opera distruggitrice della Critica moderna
fosse incominciata. Il Gesù Cristo della Critica non
è lo stesso Gesù Cristo dei Vangeli : quest’è certo ; e
però il Gesù Cristo manipolato da la Critica non è
quello stesso Gesù Cristo che noi semplici credenti
avevamo abbracciato e stretto per fede sul nostro cuore
sinceramente commosso. E’ un altro Gesù Cristo : non
dirò più umano, chè nessuno può essere « più umano »
del Gesù evangelico; ma dovrò ben dire: meno divino o poco od anche punto divino (i Critici non la
pehsan tutti a un modo : c’è un po’ di babele anche
tra loro I) : in tutt’i casi, diverso da quello che costituisce con la sua persona, col suo carattere, con la
sua opera, e — perchè no P — con le sue opere, e poi
con le sue rivelatrici parole, con la sua morte di croce,
con la sua gloriosa risurrezione, con la sua magnifica'
ascensione, con la potenza del suo spirito santificatore — la mia, la nostra religione considerata dal lato
esteriore, storico, obiettivo, la nostra religione considerata cioè nel secondo di quei suoi tre principali
momenti, nel secondo di quei tre fatti, che costituiscono la religione nel senso in cui la intendo io.
Il Gesù Cristo della Critica è un altro Gesù Cristo!(1)
e la Critica riescirebbe innocua al pari d’una delicata
carezza? La Scienza in genere non è temibile ; ma la
scienza critica è temibile, poich’ essa assale e abbatte
o almeno trasfigura una parte cospicua della religione.
Forse così pensano molti dei miei cortesi Lettori.
La loro obiezione, senza alcun dubbio, è seria e gravenon è però inconfutabile, io credo : tutt’ altro !
La critica della Critica.
Procediamo con lentezza, proprio a un passettino
per volta.
Anzitutto, a chi metta innanzi l’obiezione or ora
riferita io facci i notare che — se pure non si voglia
sostituire un’ autorità ad un’ altra — non bisogna a
nessun costo accettare a occhi chiusi i dati (spesso discordanti tra loro e fin contraddittori) dei Critici ; chè
se no, tanto varrebbe accettare a occhi chiusi le ingiunzioni di una qualsiasi altra autorità, del Papa e
dei Concili, per cagion di esempio. La prima cosa da
farsi — in omaggio appunto alla Critica stessa che ha
sbalzato di trono l’Autorità — la prima cosa da farsi
consisterà dunque nel sottoporre la Critica a processo
per verificare se le sue affermazioni reggano o non
reggano ; consisterà — per dirla con altre parole — nel
far la critica della Critica.
V’ è chi in cospetto della Critica trema. Tremando
dà chiaramente a divedere che per luì la sentenza
della Critica non ammette appello di veruna sorta.
Ma come ha egli mai discoperto essere la sentenza
della Critica inappellabile, definitiva ? Si sarebb’ egli
forse assoggettato, senza alcuna riflessione, alla Critica,
proferendo un Amen a tutto ciò eh’ ella andava sostenendo ? Ammette egli un’ Autorità, come si usava
ammetterla nel tempo del Medio Evo, prima che Leonardo e Galileo nascessero ? Se è così : Amico mio —
gli vorrei sussurrare piano in un oreQchio — se è così
tu sei nato troppo tardi... Avresti dovuto nascere almeno un quattro o cinque secoli or sono ; tu sei un
vivente errore di cronologia ; il tuo spirito che è uno
spirito medievalesco dovrebbe sentirsi smarrito nel
mare magno della scienza sperimentale, come un balenottero inesperto che, allontanatosi sbadatamente
da’ suoi mari polari, avesse per isbaglio infilato lo
stretto di Gibilterra e fosse venuto ad arrenarsi su
le coste inospitali del tepido Mediterraneo. Non vedi
la contraddizione in cui ti dibatti? Tu ardi incenso
alla Critica, senza esserti mai curato di esaminare i...
documenti della Critica, per accertarti s’ella avesse
veramente o non avesse diritto a ricevere l’adesione
della tua fede. Nulla di più anticritico della tua attitudine, o Amico mio! La Critica va all’azione, movendo da questo principio : « Non esiste Autorità di
sorta »; e tu invece, tu, ammiratore della Critica, cerchi
di giustificare la tua inerzia, appoggiandoti su quest’ altro principio, che è gìust’ appunto il rovescio
della medaglia rispetto a quello proclamato da la
Critica’ e tu dici: « Esiste un’Autorità, e quest’Autorità è la Critica ! » Tu accetti dunque la Critica e tè
ne fai seguace e cieco ammiratore in virtù di una
premessa, che è quella nè più nè meno che la Critica
ha scartata per la prima 1...Non ti dico altro, perchè
temerei d’offendere il tuo buon senso. Quel che ho
detto ti dovrebbe bastare a comprendere che hai pescato, come suol dirsi, un granchio madornale e che
se uno vuole scegliere la Critica‘'a‘màe^ra e sigiìòFa
deve prima aver fatto la critica della Critica.
Si faccia dunque la critica della Critica. A tal fine
sarà necessario ed anche sufficiente di proporsi questi quesiti ;
1) E' la Critica veramente una scienza ?
2) Posto che la Critica meriti davvero il nome di
scienza, e poiché le scienze, nel momento presente,
son tutte imperfette, è la Critica meno imperfetta o
più imperfetta che le altre scienze in generale o altrettanto imperfetta?
3) Se risultasse che la Critica fosse almeno imperfetta quanto le altre scienze, ciò ch’essa afferma oggi
non potrebbe esser negato domani ?
Mi guarderò bene dal risolvere questi quesithNon
ho bisogno di risolverli. Voi pensatela come volete.
Vi dirò solo, di passata e senza punto insistervi, il
mio proprio parere; al quale naturalmente voi non
dovete attribuire nessunissimo valore dimostrativo,
perchè si tratta d’un semplice... parere. Secondo me’
la Critica è scienza, ma è scienza solo « fino ad un
certo punto » (per usare la famosa frase dell’onorevole don Romolo Murri); la Critica per ora è una
delle scienze maggiormente imperfette, perchè in lei
abbonda l’elemento « subiettivo *. Inutile far notare
che quanto più una scienza contiene di subiettivo,
tanto meno è scienza. La Scienza, nelle odierne condizioni (e sarà così... forse anche in avvenire!) vive
inseparata da lo scienziato ; lo scienziato, essendo
uomo, npn riesce mai a spogliarsi di sè stesso comDiiitaniénte : « nfirn In ssAÌenaìofr» _____a.»__
(1) Continuazione vedi unm. prec.
(1) Mi si accuserà di esagerazione, ne sono certo. Mi si
farà notare che il Gesù Cristo della Critica moderna non è,
alla fin de’ conti, così diverso dal Gesù Cristo dei Vangeli!
Mi si farà notare specialmente che la Critica moderna ammette
la santità perfetta, la perfezione morale di Gesù Cristo. — E’
vero, e qnest’è già molto, se non è tutto : facciamo tesoro di
questa preziosa confessione della Critica, facciamone tesoro,
chè un giorno o l’altro ci servirà So di aver esagerato, ma’
me ne compiaccio; poiché a me preme di mostrarvi che ____________
quando pure la Critica fosse più spinta che oggi non sia e
potrebb’essere purtroppo domani — non riescirebbe perù a
strapparci il nostro tesoro.
piutuménte, 6 pero lo scienziato introduce e mantiene
nella Scienza un elemento subiettivo : ne risulta che
— nelle odierne condizioni — non c’è scienza allo
stato puro, non c’è scienza perfettamente obiettiva,
non c’è scienza che sia proprio tutta scienza e nuL
l’altro che scienza. Si ha una lega di due elementi
disparati : obiettivo (cioè veramente scientifico) l’uno,
subiettivo (cioè niente affatto scientifico) l’altro. Come
in ogni lega, un elemento può trovarsi in maggior
copia dell’altro ; sì che una scienza sarà... più scienza
che un altra scienza, se conterrà una maggior quantità di metallo prezioso... voglio dire: di elemento
obiettivo; e sarà... meno scienza che un’altra qualsiasi
scienza, se conterrà più elemento subiettivo che non
sia in questa. Ora — secondo me — la Critica è una
scienza che contiene una dose ragguardevole di me.
tallo vile, voglio dire : di elemento subiettivo ; la'
Critica — più che certe altre scienze — comprende impressioni, apprezzamenti, opinioni personali di un
abate Loisy — per esempio — di un abate Minocchi,
di un professor Harnack; i quali sono uomini più o'
meno grandi (il Minocchi non è da comparare all’illustre Harnack!) ma uomini, in ogni modo, come voi
e come me.
Quest’è il mio parere. Fatene ora l’uso che più vi
piacerà. Non c’insisto. 11 mio scopo non è di indurvi
ad accettare il mio parere; il mio scopo è di indurvi
a fare quel che la Critica stessa richiede da voi: mi
preme infatti d’indurvi solamente a far la critica della
Critica. Se nello studio che a tal fine avreste da intrapprendere, desideraste una qualche guida più di
voi esperta, arrischierei di consigliarvene due principalmente: l’olandese Erdsmann, che è, diciamo così,
un modernista (non ci sarà da compromettersi molto,
a consultare un modernista!) e poi Hugues Oltramare, teologo tutt’altro che tenero dell’ortodossia. Di
que.st’ultimo basterà consultare l’Introduzione al suo
Commento in tre volumi su le epistole di S. Paolo
agli Efèsi, ai Colossesi ed a Filemone. Non leggete i
pii autori che scrivono contro la Critica scandalizzati. Leggete quei due (1). Il primo vi farà toccar,
con mano il preconcetto antiscientifico su cui poggia
(1) Secondo quel ch’io ne ho visto scorrendo periodici à’olsarebbe la . Vita di Gesù » che il'
Wabnitz ha pubblicato in due volumi di comple.ssive
lllW pagine, e che ai Pastori vien ceduta per L. 10 invece
di L. 15; ma non l’ho letta, e quindi non po:so dirne altro,'.
Importante un articolo su . Fede e Critica » pubblicato dalprof. P. Lobstein nella « Vie Nouvelle » del 2 aprile eorrente.
4
LA LUCE
--iw I-.' ' !fc b t la a 1 «■ ‘i, .aifsi” - ,
una parte almeno della seienza p^itica ; il secop;lo v| i
iñbetrerá con quali artifici fntiii, i Critici uÍ¡>JbiaEQ
t^Jatò di provare che j-:poqjaipp — ,repistpia ag^j ^
Siési non fu scritta da A Pa<>lp< Non giurate tuttavia
t« verba di quei, due. niaèstri,. per carità; cjiè rj- '
c^iÌre’Bte nell’errore accennato di fppra. .No, ma leggéte la Òriticà, poi ledete q^yel.che si è scrittopqqt?o la Critica ; sèntite .tutte le oàjppape: e poi giudicSie voi. Il irii)iinalè di ultima istanza siete voi. La
señtenza dev'essere pronunpiata, m ^
In bonciuslòne. Npa^ crédere; alia. Ó,ri.tipa, prijpj^ ,^i
a^di-rle beri fe^né pesato Ü .^,il co|i,tio. So npn,¡fa?lte così, avrete un bel chifypar;|i « mo,derui,|; «a.^1
àòme — còme sapqt? -t fa.jniente all^à^ cps^^:
li dcc^ttasié séhzacritipá i risultati jCnop sèmpre pouT
c^di dei rèstò e spèssò" pérfin cputraddittorì) delia
tlritick, ih reaità saresté moderni, sì, ma moderni...
codini, anzi moderni... codoni-. Perdonate i termini
poco... sbaglio : troppo... parlamentari.
La Con^trocriticà.
»«Pér salvarsi dai colpi della Critica, moltissimi oggi
si mettono su la diféhsita è combattono a kpada
tratta. E che male c’è? La Controcritica ha il suo
bravo diritto all’esistenza e all’azione quanto la Critica.
Combattete pure; ma non sperate troppo. Se la
Critica è inetta a dimostrare come due e due fanno
quattro che le sue conclusioni siano verità ineccepibili, assolute; altrettanto si deve dire, ahimè, della
Controcritica. Come arrivare a una certezza assoluta
intorno a fatti avvenuti diciannove secoli or sono,
intorno a parole proferite diciannove secoli or sono,
intorno a una persona vissuta diciannove secoli or
sono, intorno a una storia scritta diciannove secoli
or sono? come arrivare a una certezza assoluta, perfetta e tale, che con essa si possa tappar la bocca ad
ogni più petulante Critico? Se fosse possibile arrivarci, quaicuno ci sarebbe, certo, già arrivato; e la
Critica ormai se ne starebbe mogia mogia e silenziosa.
Del resto, quando pure la Controcritica riportasse
oggi completa vittoria, chi mai potrebbe assicurarci
che la sua avversaria, la Critica, non avesse domani
a rialzar la testa e a tornar all’assalto con nuovi è
più vigorosi argomenti?
Persuadetevene. Sarà cosa facile il métter in vista
la superficialità dei signori critici; sarà cosa anche
più facile il mostrare quanta discordanza .già tra le
conclusioni di questo e le conclusioni di ^tieiraltro
critico ; ma non è tuttavia cosa ragionevole — a questi lumi di Critica — il cantar, dopo un qualche clamoroso' trionfo, definitiva vittoria esclamando : < Non
vi date più pensierp 1 la Critica è sopraffatta e vinta,
la Critica è spacciata per sempre! » Io per me, certo,
non me la sentirei d’esprimermi a codesto modo, e
temerei che — dopo aver cantato vittorià — non
avessi a ritrovarmi di nuovo a viso a viso con lo
spettro formidabile di un dubbio rinàscente. Io credo
anzi che il dubbio persisterebbe attraversò il tripudio stesso del trionfo ; per riaffacciarai poi — appena sedatasi l’ebrezza della vittoria — più insistente
e più desolante che mai. Dice bene il Frommel e lè
sue parole valgono, senza alcun dubbio, contro le
pretese della Critica, ma valgono del pari contro i
troppo facili entiisiasmi della Controcritica. < La verità storica > dice il Frommel < la vèrità storica è
grandemente soggetta à revisione. Una verità costantemente soggetta a revisione, costantemente in balìa
della scoperta possibile di nuovi fatti, di nuove fonti,
di nuovi documenti, di nuove testimonianze, non
potrà mai considerarsi come una certezza assoluta...
La scienza storica è una scienza di seconda manoi
Lo storico non ha veduto, non ha udito nessuno dei
fatti ch’egli va studiando. Egli è costretto a prestar
fede alle fonti ; queste fonti sono sempre delle testimonianze; queste testimonianze sono rese da testimoni, cioè da uomini : e gli uomini sono sempre fallibili. Non è possibile riscontrare (reviser) la loro
testimonianza se non per mezzo di altri testimoni
altrettanto fallibili ; non è possibile riscontrarla mai
per via di verificazione sperimentale, giacché i fatti
di cui la storia tratta son fatti trascorsi e che non si
possono rinnovare (non renouvelables). »
A me pare che il Frommel dica assai giusto. I Vangeli sono una storia; sono una storia di fatti trascorsi ormai da molti secoli. Perchè ne potessi acquistare certezza assoluta, sarebbe necessario ch’io fossi
vissuto allora, ch’io stesso avessi veduto Gesù, che io
stesso avessi avuto agio di ascoltarne le parole, di
vederne le opere. Ma così non è, purtroppo; sì che
la ria al dubbio resterà sempre aperta, se pure io
non riesca a trovare uh fatto verificabile, assolutamente inconfutabile, sperimentale, presente da opporre, jdla Critica e contro il quale la Critica abbia a
venire a, infrangersi miseramente come l’onda contro
lo scoglio. /
La Controcritica è una buona e bella cosa, ed è
anche una cosa utile; ma non basta; occorre dell’altro.
■i'iU .» I ‘1* IX j; )U ■ .li-.. l >tl. .. I t» li
.¡Quello che s’è detto della Controcritica si deve
dire anche della,Critica—T» giova insistervi: la>Csl^ica nqn possiede una certezza storica più salda della
Controcritica, e sono ridicoli semplicemente tutti coloro che parlano delle sentenze dèlia Critica lapderna
qome di sentenze non riformabili in avvenire mai.
'Tra quei * coloro » emerge in Italia l’ex ab^tò Mi«
nocchi; ed è per ciò;ch’io non credo, ^punto alla serietà scientifica del pensiero di lui. H Minocchi è un
critico che manca di senso veramente... critico; »>
...... — mxKT )* f ì -t« (Comììmmo)
i ti
mm
!) I >1 >1
i’A
Due valorose piccole riviste mensili ; « Battaglie d’Og.
gi » e « La Biforma laica », conducono una guerra éànta
contro il secolare nemico della vera religione e di una
sana democrazia, il clericalismo. Quel nemico è tutt’óra temibile e potente, e sono soltanto i ricchi e i
gesuiti, addormèntatori di coscienze, i quali negano il
pericolo e tptano vii gettare il ridicolo sopra quelli
che levano la bandiera dell’ anticlericalismo, prestando
loro i più bieqhi; sospetti. ,, ..
A dispetto della legge, esìstono in Italia 8272 congregazioni religiose e 4000 conventi ; gl’ istituti di
educazione crescono come i funghi e raggiungono già
il numero di 1073 ; siamo afflitti da un esercito di 46,600
preti ordinari, e 5000 membri appartenenti al clero superiore ; gli oratorii sono 2200 e 300 i seminari a
differenza di altri Stati cattolici, non siamo ancora riusciti ad avere il divorzio e nè anche la precedenza del
matrimonio civile ; la Chiesa aduggìa con la sua ombra
funesta la nostra vita sociale e politica e al caryo di
essa sono legati le nostre assemblee legislative e i nostri
maggiori giornali ; le nostre scuole sono inquinate di
dottrina clericale ; basta che si accenni a qualche riforma laica perchè si desti un subbuglio nel paese, e
non se ne faccia nulla ; basta che un uomo politico sia
sospetto di anticlericalismo e voglia far rispettare i
diritti dello stato perchè si veda preclusa la via al
governo, come ne abbiamo avuto la prova nelle due
ultime combinazioni ministeriali. Eppure, con tutto
questo si dice che pericolo non c’è e che l’anticlericalismo è un semplice sport, come l’automobilismo o
l’aviazione !
Noi siamo effettivamente schiavi del Vaticano, Ci troviamo su per giù nello stato in cui si trovava la Francia
prima della separazione, ma con la differenza che quando
l’idra ci piglierà alla gola non saremo capaci di atterrarla.
Benemerite sono adunque le due riviste citate, le
quali, conscie del pericolo, gittano il grido d’allarme e
combattono il nemico in nome della religione di Cristo
è della sana democrazia. Il loro anticlericalismo non è
quello solito, piazzaiolo, ignorante, rumoroso e bestemmiatore ; ma è serio, educato, rispettoso della libertà,
finché questa non urta contro i diritti dello stato e
non è in antagonismo con le norme e le esigenze della
vita moderna; esso oppone propaganda a propaganda,
influenza a influenza, distrugge ma per edificare sopra
basi migliori e domanda che la legge, finché esiste, sia
fatta rispettare.
Degni di rilievo sono in « Battaglie d,’oggi » gli articoli di Gennaro Avolio ; « Siamo anticlericali perchè
siamo cristiani » e « Socialismo cristiano » ; in « Kiforma laica », « Il Nostro laicismo », del medesimo autore, « Fraudolenza Monastica » dell’on. Lollini, « Il Divorzio » del prof. Fedi, e altri interessanti tutti, che per
brevità ometto.
Una tale battaglia non può non trovarci alleati.
Questo anticlericalismo è pure il nostro. Il Vangelo di
Cristo condanna e abbatte ogni privilegio ingiusto, ogni
usurpazione di dominio o di ricchezze, ogni casta, ogni
monopolio sia nel campo religioso che economico, ogni
pretesa infallibilità e ogni sistema di sfruttamento, s|d*
rituale o finanziario che sia. Il Vangelo, codice della
religione secondo lo spirito, è profondamente democratico, perchè proclama l’uguaglianza di tutti gli uomini,
fratelli tra di loro e figli del medesimo Padre che è
nei cieli. Chiunque s’innalza sopra i fratelli suoi e li
opprime nel corpo e nello spirito, s’interpone fra essi
e Dio e usurpa poteri e privilegi e ricchezze che non
gli spettano, è « rubatore e ladrone ». Pertanto noi
gridiamo, ed è nostro dovere : « dalli al ladro » 1
Noi adunque siamo anticlericali perchè siamo cristiani
e democratici.
Enrico Rivoire.
Martedì e Mercoledì prossimi alle ¿0.30, presso
l’A. C. D. 6. di Roma (via della Consulta) conferenza del Sig. Oliphant su le « opere sociali
dell’Esercito della salvezza ».
é il prof. Chiappelli.
L’importante piriodlco « Battaglie d’oggi » pubblica
nel sjup, ultimo npmero attraen^ii articoli e prosegue il
« Referendum intorno al Celibato del Clero »,
i Notevoli, due risposte specialmente : quella dell’abate
Hontìtt e (prella del. prof.; Alessandro Chiappelli.
‘ i L’abate Soutih non crede che la Chiesa Romana sop.
primerà mai il celibato. « Non ho mai creduto » égli
Sctivè^i S n#h credo chó là Chiesa Romana modifichi
mai la Sifli dfslH|tlinÌ ; pèfché dovrebbe rinnegare il
CotfcÌIid di' 'Trdfito, GregórÌo VII e perfino S. Pàoló ».
— Per il Concilio e per Gregorio, sta bene ; ma quanto
a,^S. PaoiOj ,n()ii^o provalo che fosse fautore del celibato. L^abatOj Houtin, dlinentica àlcune frasi apo.st9liehe ;
quelle, ,|elia !“■ ai Qorinti, capo VII, versetti ^ e 28,
e specialmente la frase «i per la soprastante necessità »
(versetto 26) la quale riduce i consigli — larghi dei
resto — dell’apostolo a consigli concernenti il tempo
in chi égli stèsso viveva.
Qttàntb'àl pfbf. Chiappellr, strano a dirsi! è favorevole al.èéiitàtò. ,* Pèt la Chiesa, e specie per là cattolica, il céiibaiò è una maggiore garanzia di disciplina, come avviene per gli ufficiali di un esercito. Ragguagliati 1 benefici e i danni del celibato ecclesiastico,
credo quelli superiori : e se nei paesi nordici è possibile il pastore evangelico colla famiglia, presso i popoli meridionali, ancora troppo addietro nell’educazione
civile;■l’autorità del sacerdote verrebbe diminuita dai
vincoli e dalle cure non sempre confacenti alla dignità
personale; della famiglia ; e specialmente quando le sue
condizióni coniugali fossero infelici ».
Siamo grati per conto nostro al Chiappelli d’aver riconosciuto la superiorità delle nazioni cristiane evangeliche; ma non possiamo trovarci d’accordo con luj
circa al celibato del clero, e facciamo notare: 1) Il prete
non è da paragonare al soldato, non è un soldato. —
2) Gli ufficiali dell’esercito possono prender moglie e
tanti la prendono. — 3) Il celibato accrescerà l’autorità, ma li è il male : il conduttore spirituale non deve
essere nè parere un essere soprannaturale ; dev’essere seinplicemerite un fratello, guida di fratelli. —
4). Egli deve far da guida praticamente in ogni
cosa; perciò anche mostrando come si allevi e si educhi
upa famiglia cristiana. — 5) I matrimoni « infelici »
non saranno mai . cosi numerosi e così scandalosi, quanto
i casi di celibato corrotto com’fe oggi tra il clero. —
6) Il celibe si fa necessariamente e senz’avvedersi
egoista. Ora, un pastore d’ animo egoista è la negazione del pastore. — 7) La famiglia è un peso; ma
appunto! A riacquistar stima nel clero, il popolo che
fatica e si travaglia per vivere e per tirar su una famiglia, dovrebbe potere scorgere l’ecclesiastico impegnato nelle stessè nobili, morali e santificanti lotte.
Secondo noi, il Chiappelli sbaglia.
SOOIA-LISTIf A VETJBI TORTO !
Non tutti, certo, ma molti tra i socialisti sono irreligiosi e combattono il cristianesimo. Hanno torto,
perchè le migliori idee umanitarie furono introdotte da
Gesù Cristo nel mondo.
Aristotele era un nobile spirito ; eppure ecco che
cosa scriveva; « Il Greco ha diritto di farsi padrone
del barbaro (cioè di chiunque non è Greco). La guerra
è còsa perfettamente legittima ».
Quale più nobile spirito di Platone? Nell’anticbità
anteriore al Cristo egli brilla come un sole! Eppure
Platone nella sua Repubblica sostiene che, quando il
povero è ammalato, non occorre prenderne cura, non ne
mette conto 1
Gesù Cristo ha cambiato o tende a cambiare la faccia del mondo, predicando l’amore verso tutti, esclamando : « Voi siete fratelli 1 »
RBBF1550 LE CnSE DI 61U0C0 !
Lo svizzero Frank Lombard — che da ventìcinque
anni va gridando contro le case di giuoco — ha or
ora pubblicato coi tipi Atar di Ginevra un nuovo opuscolo di protesta. Le bische per legge sono vietate
in Svizzera ; pbìchè l’art. 35 della costituzione del 1874
dibe: « È proibito aprir case di giuoco: quelle ora
esistenti sono soppresse ». Ma la passione del giuoco
non è stata soppressa negli stranieri specialmente ; e
però Sono tuttóra in Isvizzera undici case di giuoco
aperte al pubblico, nonostante la legge e nonostante
il richiamo all'osservan/a di essa fatto replicatamente
nelle Camere federali dal Rossel, da l’Ador, da Pise-
5
LA LUCE
lin, dal Calatne-Colin, dal Pianta e da l’illusti'e giureeonsulto e cristiano teste morto Carlo Hilty.
Il potere federale ha agito^ ma troppo debolmente.
Hilty diceva severamente: « Tempo verrà che la mig'iior parte del popolo svizzero si vergognerà d’aver
capitolato nella propria coscienza innanzi ai gusti
dello straniero. >
E Monte Carlo? .¡^
E ITtalia ? Siamo noi puri in fatto di case di giuoco ?
Lfl LENTE
Misero uòmo^eh'io sono !
Chi mi libererà da questo corpo di ntorte ?
, . . i Romani VII. 24.
Avete mai visto la luna?
^on ischerzo, no,|perciiè intendb parlare di visione
deila luna ai telescopio ; e se tutti hanno veduto la lima
ad occhio nudo, poclìi sòiio quelli che ebbero il privi
legio di contemplarla nell’ocuiaie di un telescopio.
Ho avuto questo privilegio v’acc4y|o che è cosj|
meravigliosa. Avevo letto di picchi èpcelsi, di mari
della Tranquillità o della Serenità, di circhi vulcanici,
di rugosità ; ma vedere tutto questo come a portata
di mano !
Era il forte impressionante passaggio dalla conoscenza puramente intellettiva alla conoscenza sensibile;
pel quale sovente la nozione già ricevuta sembra cosa
nuova e sveglia nel nostro essere impressioni che altri
menti ci sarebbero rimaste ignote. ,
E come meravigliosa è la rivelazione che la lente
ci dà deH’estremamente grande, cosi stupefacente è il
mondo delTimmensamente piccolo, che èssa ci disvela.
Si dice d’impressioni estetiche davanti ad una statila
0 ad un quadro, ma quale tumulto di impressioni esto,;
tiche e morali (per poco che uno spiritp sia sensibile)
-quando sotto Tobbiettivo di un microscopio si scorgono
1 corpuscoli del sangue, l’intimo tessuto di un filamento
nervoso, la cellula vivente nuotante nel plasma!
E come nell’universo gigantesco la lente ha permesse
a Galileo di vedere i satelliti di Giove e ad Herschel
Urano ; cosi nelTuniverso minimo ha rivelato a Pasteur
i microrganismi onde vengono fenomeni pel passato
misteriosi e rivela al di d'oggi il processo di formazione dei cristalli.
Ma nessun ingrandimento era riuscito, se togli qualche
barlume di visione, nessuno era riuscito nè riesce a far
discernere il tessuto ìntimo del nostro operare ed analizzarne gli elementi. Nessuna lente d’indagine e di
riflessione umana era valsa, e vale a mostrarci — noi
a noi stessi — quali siamo ; e Frontone, il maestro di
Marco Aurelio, poteva dire, « quando la morte mi vi« siterà potrò rendermi testimonianza di non avere*
« fatto nulla di cui debba pentirmi ; » e l’ignoto personaggio cui si riferiva l’epitaffio trovato nelle catacombe,
« Sono stato pio e santo..e se la mia fortuna è stata
« modesta, l’animo mio è stato grande » ; e gli elogi
funebri nei cimiteri o nei libri possono esprimere quello
che pur troppo cosi di sovente esprimono.
Ma ora ecco quel che diceva, guardando in sè stesso,
un uomo come Paolo, « misero uomo ch’io sono! chi
mi libererà da questo corpo di morte? ».
Guardava, ed al suo occhio era anteposta la lente
morale e spirituale in cui per ognuno che ne ami la
parola, si tramutano il Cristo ed il suo Spirito. Sulle
tracce della esperienza sua guardiamo noi pure : quale
dilatazione dì pupilla, quale profluvio di luce negli angoli più ascosi del nostro essere!
Vedi, tu che scrivi o tu che leggi, t’accadeva di pensare che la vita di famiglia era tutta limpida, tutta
diritta per te, dal momento che, oltre la correttezza di
una famiglia di brava gente secondo le idee correnti,
avevi aggiunto quegli usi, quegli accessori che siamo
soliti attribuire ad una famiglia cristiana; ma quante
volte — guarda dunque attraverso alla lente ! — il compatimento reciproco, l’esempio tuo, e sopra tutto il sentimento profondo del tuo cuore, non furono nè giusti,
nè amorevoli, nè mansueti, nè puri!
T’accadeva di pensare che nelle relazioni di lavóro,
nelle amicizie, nelle conoscenze, cqì tuoi dipendenti tu
avessi compiuto tutto lo sforzo di abnegazione e di sollecitudine per gli altri che si poteva umanamente ri»
chiedere da te ; ma quante volte — guarda dunque attraverso alla lente ! — l’infedeltà piccola, mascherata
sotto le più seducenti vesti, l’infedeltà alla grande legge
d’amore verso il prossimo travolse i primi generosi proponimenti, e con doloroso stupore scorgesti, appiattata
al fondo dell’essere tuo, la livida figura dell’egoismo
cui avevi votato guerra senza tregua.
T’accadeva di pensare che la giustizia e la verità.
e la proclamazióne degli ideali pei quali la coscienza
tua vibra di santo entusiasmo, ti avrebbero avuto sempre pronto e franco banditore ; almeno lo credevi..
Ma ora — guarda dunque attraverso alla lente ! —
quanta pieg{ievolezza, quanta arrendevolem, e che fine
e sapiente trama di adattamenti per evitare il disagio
e la sofferenza che sempre attendono chi,senza reticenze,
rileva e condanna il male!
« Misero uomo che sei, tu che scrivi ! Misero uomo
che sei, tu che leggi !.„. ».
E^ure è solo su questi massi di rovine della nostra
illusione di valore personale che può sorgere, e sorgerà,
1 edifizio morale e spirituale che ci strappi il grido di
trionfo, di sicurezza e di vittoria.
Mario Falchi
fT
IN TER^CLflSSt
Un vecchio cristiano francese — dice E. Gonnelle
— racconta quanto segue : « Mi trovavo in un carrozzone di terza, quando un mereiaio di gioielli falsi, si
alzò e disse ; « Signore è signori, chi compra gioièlli
I>er dn'e soldi T uno ?» E mólti cóinpràronó. Pensai :
ééCo quel che un uomo ariliscé fare per interesse suo
proprio, ed io, per amor di Gelù e di queste anime,
non dovrei fare altrettanto? ¡Subito m’alzai e dissi :
« Signore e signori, vi sono stati offerti oggetti di poco
valore per due soldi, ed io vi offro dei buoni libriccini gratuitamente. Ciascuno ebbe un opuscolo. Quando
furono dispensati tutti, il mio più prossimo vicino di
sedile, ch’era uomo colto e serio, mi disse: « Questo libretto è ottimo e farà del bene : vnol darmene qualche
altea copia per favore? »
Se fossimo pieni di fede, d’amore e di prudente audàcia, che bène faremmo d’intorno, à noi anziché starcene rinchiusi calmamente in un cristianesimo freddo
ed egoista »_. . ..
petret^è méiti?
Cosi domanda Gesù ai dué discepoli avviati fa sèrà
della prima Pasqua cristiana verso il bórgo dì Emrnaùs
(Vangelo di Luca XXIV, Ì7). E che bel testo per un
sermone !
1) Gesù si dà pensiero della mestizia dei suoi discepoli 1 Perché siete mesti ? — 2) I due di Emmaus sono
mesti, perchè imaginano che il loro Maestro sia morto
per sempre ; perchè non sanno che il Messia, sé dó^
veva soffrire e morire (« per le nostre offése »), doveva
ánche risuscitare (« per la nostra giùitìficàziónè i) —
3) Gesù non è più nel sepolcro, è risuscitato., I (ìiècepoli non han più da esser mesti. Perp%4 siete mesti?
C’è un che di dolce rijuprovoco in questa domanda..^
4) Gesù è il grande consolatore. Vedete come sappia
ricondur l’allegrezza nel cuore di que’ due 1 Al contatto
e nella comunione con Lui morto e risorto scompare
ogni mestizia. Uno dei principali distintivi del cristiano
è l’allegrezza.
11 sangue^dU^sù Cristo
Oggi si parla troppo poco del € sangue di Gesù Cristo »; eppure di esso è ripieno il Nuovó Testamento; tutti
gli autori sacri ne parlano ripetutamente, ihsistentemente. Cito solo alcuni passi. Paolo dice : « In Gesù
abbiamo la redenzione mediante il suo sangue ». L’Epistola agli Ebrei : < Il sangue delTaspersioue, che dice
cose migliori che non il sangue d’Abele ». San Giovanni : € Il sangue di Gesù Cristo ci purifica da ogni
peccato ». E nell’Apocalisse : « Gloria sia a Colui che
ci ha amati e che ci ha lavati dai nostri peccati nel
suo sangue ! ». San Pietro : c Siete stati riscattati non
con argento od oro, ma col prezioso sangue del Cristo ».
E Gesù Cristo stesso, istituendo la comunione : « Questo
è il mio sangue, il sangue del nuovo patto »... Fa eccezione solamente Giacomo che non ne parla nella
sua Epistola, perché l’argomento trattato non lo richiede.
Certo, l’espressione « sangue di Gesù Cristo » non
deve pigliarsi in senso materiale : € lo Spirito è quél
che vivifica » ha detto Gesù. 1) Abbiamo qui un’espressione che serve di simbolo. Il < sangue di Gesù » ricorda la morte, la morte crudele di Gesù. Quando dico:
« sangue di Gesù », penso alla sua morte, e alle sue
sofferenze fisiche e morali, alla sua Passione tutta
quanta. — 2) Quando dico: « .sangue di Gesù », penso
alla sua santità perfetta, alla sua obbedienza fino alla
morte. — 3) Quando dico: « sangue di Gesù », penso alla
libera offerta Ch’Egli ha fatto di sè per adempiere la
volontà di Dio e salvare gli uomini. — 4) Quando dico:
« sangue di Gésù », jieiisó al suo amore immenso, che
10 ha spinto al sacrifizio di sè medesimo : amore pei
discepoli, pei carnefici, per tutti gli uomini.
L’espressione c sangue di Gesù Cristo » significa e
implica tutto quel che ho detto : sofferenze, santità, obbedienza, sacrifizio, amore. Perciò io proseguirò a esporre
chiaramente e a magnificare il meno indegnamente che
mi sarà possibile c le virtù del sangue di Gesù Cristo ».
riassunto da un articolo del pastore francese C. E.
Babut).
VALLJ^Vr^DESI
Torrepellice. — \ìEeho des Falfeiea contiene un notevole, articolo del signor Adolfo Jalla, missionario
d’Affrica, intorno al suo collega testé morto a Gondokoro nell’Uganda, dottor do Prosch, del quale anche
noi brevemente parlammo nel numero scorso.
Pomaretto. j-- Lo stesso Echo e’ informa che a Pomarotto furono ammessi alla Chiesa 31 nuovi membrL
11 vénerdi Santo.
. - Rodoretto — (F. Grill). Da circa un mese siamo
quasi ridotti alTinamovibilità e dall’inattività causale
nevate spropositate e le valanghe ohe non hanno più
nè regola nè freno.
CI^OfÌ^CnEtT9Ì TÒRIHE5E
r,:, ~ iscrizioni alle solite borse per
cure térmdl e àiarine. Presentare le richieste al sig.
Érnestp Giampiccqlj, ¿residente dell’opera balnearia
G. P. Meiile (Via Piò Quintó 15, Torino).
“ alle 17, nella cappella di S. Donato,
il pastore Suddetto proseguì le sue conferenze d’apologética, trattando lo stesso argomento svolto in questo ntiméro èLeWa Luce dal nòstro illustre collaboratore Angelo Crespi : » morale e religione ».
Begli udliprii il giovedì e il venerdì santo e il
giórno di Pasqua.
— domenica delle Palnae, i catecumeni furono
àinineSsi allá chiesa. Presiedeva il pastore Alberto
Prochet.
Fi» *** Quiqto 15,
bdli^à^ùza dèi sig. Oiiphant su « le opere sociali dell'Esercitp ^ìla .Eàlvézza ».
ventura, alle 17, nella cappella di S.
- studente del^ liceo di Tor
«f “““ conferenza su le missioni, sotto
1“ ““Spici della società missionaria valdese « Pradeì
etoria di un suo oom4“““t“nque non iscritto in
nessuna chiesa evangelica — era evangelico di cuore,
e, venutq^a morte, fu seppellito evangelicamente.
DA GENOVA LA SUPERBA
,(A.iCanepa) —I membri deil’Àssociazione della gioventù lavorano attivamente, coadiuvati da gli zelanti
pastori.IVenerdì, 8 corr., innanzi a un bell’uditorio,
il sig. Nardi Greco tenne un’edificante conferenza,
svolgendo il tema:. «L’Evangelo attraverso i secoli».
Seguiranno conferenze di altri oratori.
»
11 Janni è^T^^rinonia
All’AtTw^ma cattolica clericale ohe l’ha assalito pel
8“ 1“ conferenza Podrecca, Ugo Janni
nell’ospitale Pensiero di Sanremo risponde « poche
parole > ohe occupano... tre colonne e mezzo. Quantunque noi non condividiamo tutte le idee del Janni,
noi possiamo non riconoscere in questo suo nuovo
scritto maggiore chiarezza e più calore pratico che
ion in tutti gli altri, e certi punti veramente belli,
come quello in cui lo scrittore parla della religione
sentita, eSperimentata: c’è come un eco del recente
scritto intorno al Prammatismo che Enrico Boia ha
pubblicato nel periodico parigino Poi et Vie. Giusto
qùesté parole: • La rivendicazione da me fatta del
principio cristiano, polemizzando con l’onorevole Podreccà; è — secoiido l'Armonia — cosa più anticlericale déilà conferenza stessa del deputato di Budrio^
Quel giornale ha ragione. Non per altra causa il vati canismo non diede tregua a Gioberti, cristiano ma
¿recùrsore del modernismo, e lasciò in pace il Carducci... pagano ».
Noi però avremmo ricordato più volentieri il D’Annunzio. Il Carducci è più simpatico.
■ queste altre parole : * A chi ce no an
dremmo? esclama 8. Pietro. « Tu hai le parole di vita
eterna, e noi abbiamò creduto che tu sèi il Cristo ».
Ltì fède in Gesù ¿oggia ah questo pròlegomónO : l'accertamento che le parole shó viviflcàno. Esamifilàtoò
l’anima nel primo passo verso Cristo. Senza bisogno
6
6
LA LUCE
di critica storica, posta a contatto con le parole del
Vangelo, la coscienza — che Aristotele definì l’istinto
segreto della perfezione — sente l’attrattiva della perfezione che in quelle parole si manifesta. Nell’uomo
che le ha pronunziate, chiunque egli sia, la coscienza
ritrova il suo ideale e grida : ecco l’uomo. Essa è fatta
consapevole delle affinità che esistono tra i sogni di
santità, ohe cori senso nostalgico balenano come lampi
anche nella notte delle vite più depravate, e il Cristo
che quelle parole pronunziò. Cristo apparisce all’anima come la sostanza di quei sogni, cioè come la
realtà deH'ideale. Ed essa muove verso di lui il primo
passo, che si chiama ; fiducia. Ode allora quest’affermazione di Gesù: «La dottrina che io annunzio è dottrina di Colui che mi ha mandato >. il la prova dì
ciò P Risponde Gesù : « Se alcuno vuole questa prova,
pratichi la mia dottrina, ed egli conoscerà che essa è
da Dio ». L’azione è mezzo di conoscenza. L’azione
sulle orme di Cristo genera la conoscenza di quel che
Cristo è ».
Bravissimo !
duello dell’altra volta
Di quel tale dell’ altra volta (George Daniel V. G.
Ph. D. eco. eco,.) ci hanno scritto ii pastore G. D.
Buffa, membro del nostro Comitato, e il pastore tedesco di Firenze Dr. Leasing. Attenti dunque 1 E chi
può ne avverta i nostri fratelli d’oltralpe.
situile notizie daSe nestni scuole
Una Maestra scrive: « Mi ha procurato molto piacere il vedere che un mio alunno di quarta, che aveva
soltanto il Nuovo Testaménto, ha voluto pensare da
sè, coi suoi piccoli risparmi, ad ac<Aiistarsi una Bibbia.
Fui lieta che il denaro, eh’ egli avrebbe potuto spendere in cose inutili, sia stato così bene impiegato ».
— « Eravamo negli ultimi giorni di carnevale e nelle
altre scuole vi era vacanza. Un bambino mi domandò:
C’è scuola anche domani? È rnltimo giorno di carnevale! Sì, risposi, c’è scuola anche domani, il carnevale è la festa dei matti e noi non siamo tali ! Il bambino si rassegnò subito e disse : Sé la nonna mi fa
fare vacanza la faccio, se no vengo a scuola 1 L’indomani giunse uno dei primi ».
— « Un alunno, avendo smarrito il suo libro di testo,
si appropriò quello d’un compagno ; ma prima che
terminasse la scuola, il librò fu restituito al legìttimo
proprietario. Il colpevole fu severamente-redarguito,
ed esortato con particolare esortazione, atta a risve,
gliare la sua coscienza, a non cadere più in un fallo
così grave. — Alcuni giorni dopo, mentre la scolaresca
usciva per andare alla refezione, vedo quel ragazzo
correre a raccogliere qualcosa in terra, che si affrettò
a consegnarmi. Era un sòldo appartenerite ad una
bambina. Lo lodai per l’atto oneétO; incoraggiandolo
ad agire sempre così ».
— « Ho ottenuto una migliore frequentazione alla
Scuola domenicale. I genitori apprezzano la scuola e
v’è anche qualche genitore che si fa récitare la storia
sacra dal suo bambino per vedere se la sa bene. Ho
avuto la soddisfazione di vedere alcuni genitori dei
miei alunni intervenire, dopo mio invito, alle conferenze della domenica sera e dimostrare molto interesse
per ciò che dicevasi ».
. — < Pare che anche i preti qui siano più illuminati
che altrove. Un curato domandò ad un suo parrocchiano a quale scuola mandasse il suo bambino, e
avendogli il parrocchiano risposto che lo mandava
alle scuole evangeliche, il bravo prete replico: Fa
bene : là si educano meglio che nelle altre ».
B. Revel.
eronacjieUaJRom
Domenica sera all’Associazione della Gioventù (Via
della Consulta 67) il Dr. Gualdi tenne una utileconferenza su la ginnastica e l’igiene, illustrandola con
proiezioni luminose.
— Il primo congresso mondiale contro il turpiloquio e la letteratura immonda si adunerà in Roma
questo stesso mese, dal 16 al 18.
— L’eloquente padre Semeria ha fatto in Roma
un’altra delle sue belle letture dantesche.
— Segnaliamo pure la conferenza proferita al Palazzo del Drago dal prof. Steiner, che è come chi dicesse
il pontefice sommo della Teosofia. Certo, i teosofi sono
spiritualisti e credono in un Dio. Ma il loro Dio è alquanto sbiadito. Noi dubitiamo che i teosofi conoscano
per esperienza il Dio di Gesù Cristo; chè altrimenti
non ne cercherebbero un altro, e sarebbero non teosofi ma cristiani semplicemente. Tuttavia meglio un
po’ di teosofia che l’ateismo assoluto. Speriamo sia
per molte anime un avviamento ad apprendere l’Iddio che si è mostrato a noi in Gesù Cristo. Come punto
di partenza la teosofia ci rallegra assai ; come punto
d’arrivo è una vera bagattella.
Corriere Ricalo
Catania. -- (X) Il corso di Conferenze straordinarie,
tenute dai Pastore Sig. G. Fasulo, è principiato il
giorno delle Ceneri ed ha avuto termine col giorno
di Pasqua. Le radunanze furono sempre affollatissime, e spesso seguite da un proficuo contradd ttorio.
Il mercoledì della settimana Santa, fu apprezzatissima
dall’affollato e colto uditorio (vi notammo perfino
qualche professore di Università) la conferenza sulla
Vita di Gesù e la Palestina, con 80 proiezioni luminose ; del che va data lode speciale al nostro zzante
fratello, chimico e fotografo, Sig. Galileo Vachier, e
un ringraziamento al Sig. G. D. Buffa, che ci ha prestato una trentina di diapositive, che rappresentano
le rovine del nostro tempio di Messina e della casa
del caro collega Adolfo Chauvie.
Il Venerdì Santo e la Pasqua, avemmo due ottimi
culti, e molti parteciparono alla Santa Cena.
Purtroppo l’eruzione dell’Etna ha colpito anche
qualcuno dei nostri! L’anziano Sig. Vincenzo Navarria aveva una vignetta e una casina nel rìdente pendio di S. Leo sui fianchi del Vulcano. Il tutto è inesorabilmente sparito sotto una ventina di metri di
lava tuttora infocata : quante fatiche perdute! quante
speranze svanite! Esprimiamo la nostra simpatia sincera e profonda al cayo fratello !
' Durante un’assenza del pastore sig. Fasulo, ai culti
presiedettero i pastori di Messina e di Siracusa, signori dalla e Maugeri, ed anche dei volonterosi fratelli, i signori Greco, Foderà e avv. Platania. Un
grazie di cuore a tutti loro.
Siracusa. —(X) Nelle sere di Giovedì 31 marzo e Venerdì 2 aprile, tenne nella nostra Chiesa, affollata di
attento uditorio, due conferenze il Sig. G. Fasulo di
Catania. Tutte le sedie erano occupate, ed alcune persone furono costrette a rimanersene in piedi.
In Siracusa è ammirevole un gruppo di giovanetti
(per la più parte studenti secondari) i quali sì sono
uniti in società, sotto la direzione del Sig. Maugeri,
ed aiutano molto nel canto in chiesa, e frequentano
assiduamente i cuiti.
Pachino. — (X) Il Pastore Sig. G. Fasulo di Catania
è venuto a darci tre conferenze nei giorni 3, 4 e 5
aprile. La folla accorsa non potè entrare tutta nel
nostro tempio. '
Il Sig. Fasulo ebbe ad ammirare la férmezza e lo
zelo attivo di parecchi fratelli, l’amore e il rispetto
da cui cono circondati i fratelli e l’Evangelista.
scuole vanno ottimamente. Lo spirito evangelico è
penetrato ed opera in molti che non sono ancora nominalmente dei nostri, e i fratelli sperano ohe presto
verrà il tempo che il nostro tempietto sarà insufficiente. E’ certo che le persone più istruite e in più
alto stato del paese sono, se non evangeliche, aderenti
almeno.
Vittoria. — (X) Tre battesimi, amministrati dal pastore di Catania in giro di conferenze; e un funerale.
I membri della chiesa bramerebbero che alle classi
già esistenti in questa nostra scuola se ne aggiungesse una -ancora.
OLTRE LE AL?\ t \ n(\R\
ìt
Svizzera
Ginevra. — Il 21 corrente ci sarà una seduta dell’Associazione-ginevrina contro la letteratura immorale; e vi parlerà il professore Eugenio Borei, dottore iu giurisprudenza.
Montreux. — 11 barone Ferdinando de Turckheim,
valoroso campione contro la letteratura immonda, è
entrato il 31 marzo nel suo centesim’anno. E’ tuttora
assai vegeto e attivo.
Spagna
Figueras. — El Heraldo — che ai pubblica in questa città — contiene nel numero d’aprile un articolo per la libertà del culto, che incomincia con questo lamento : « Solo in Ispagna bisogna ancora combattere per i diritti inalienabili della coscienza. Tutte
le nazioni incivilite del mondo hanno ottenuto leggi
che proteggòno più o meno la libertà che possiede
ogni cittadino di seguire la religione che più gli talenti. E’ vergognoso a dirsi, ma è certo che nella patria nostra non si gode in fatto di coscienza la libertà che oggi si gode in Turchia e nel Marocco ».
— Eppure in Spagna c’è sete d’Evangelo. A Figueras il giovedì santo 600 persone assistevano nella
cappella evangelica a una conferenza su la passione
di Gesù Uriato.
Portogallo
I Portoghesi — dice la « Revieta cristiana » di Madrid — sono in preda a grave scandalo, perchè due
fratelli sacerdoti di nome Ansan hanno denunziato
il vescovo de Beja, accusandolo di atti turpi.
Germania
I Korntal. •— 11 pastore P. Calvino ci scrive che il
giovine signor Peyronel (che col Calvino rappresenta
di questi giorni la Chiesa Valdese in Germania), ba
proferito un bel discorso in lingua tedesca.
Inghilterra
L’arcivescovo di Westminster va apparecchiando
un pellegrinaggio a Santiago di Galizia, al quale
parteciperà il capo del partito cattolico romano inglese duca di Norfolk. Il pellegrinaggio sarà condotto
dal vescovo di Nottingham.
Ftussia
Secondo la rivista giuridica di Mosca « Pravo », ne-^
gli ultimi 5 anni in Russia furono pronunziate 6288
condanne a morte, delle quali 2855 furono eseguite.
Così una media di 104 condannati a morte e di 47
gìùstiziatì il mese ! Certi mesi, le condanne hanno
raggiunto fin il numero di 220. Che bel paese!
Stati Uniti
Pittsburg. — Jj'Ape evangelica pubblica una serie
d’articoli sotto il titolo: « Padre Bartoli in America, »
Guatemala
In questa repubblica — dice El Heraldo — si sono
sparsi molti opuscoli della « Società Spagnola » dì
Figueras (Spagna) senza che si ridestasse la persecuzione che infierì otto anni or sono.
Pepublblica Argentina
Buenos Aires. — Secondo El Heraldo, nelle pubbliche piazze della capitale argentina si annunzia
l’Evangelo, senza che nessuno pensi a suscitare ostacoli al predicatore.
Cile
Dai territori di Taena e di Arica furono espulsi
i sacerdòti peruviani, perchè ricusavano di sottomettersi alla costituzione.
Palestina
Gerusalemme. -- Sul monte dell’ Uliveto, sacro al
cuore di ogni cristiano, sono stati dedicati un ospe^
dale e un tempio cristiano evangelico germanico, tra
l’Ospizio e la porta non di Graffa ^ come scrive il
. Giornale d’Italia » — ma di Giaffa. Alla cerimonia
della dedicazione erano presenti il principe germanico Eitel Federigo e la sua Consorte.
Le^^eodo z annotando
I vari sistemi socialisti sono stati spesso accusati
e, qualche volta, non a torto, di avere fatto della que’"’Hiòné sociale una questiorie puramente materiale, anzi,
per dirla un po’ brutalmente, di stomaco. Ora uno scrittore della Revue d’Histoire des doctrines économiques
et sociales, rivendica il contenuto filosofico ed etico
delle dottrine di Carlo Marx. Egli afferma che l'idea di
giustizia è immanente in tutte le costruzioni critiche
degli assetti sociali che si sono venute elaborando da
Platone sino a Proudhon. Marx, per quanto si sforzi
di rimanere nel puro campo economico, per quanto
^cerchi con ostentazione di far credere ch’egli constata
null’altro che dei fatti storici, non sa esimersi dall’influenza della idea di giustizia, e le considerazioni che
lo ispirano sono essenzialmente di carattere etico. Così
è un concetto etico il concetto del plus-valore ; così implica una valutazione etica il termine sfruttamento dal
Marx così frequentemente usato ; così è ancora un concetto etico ii ritenere come egli fa che sopravvivano
tutt’oggi certi istituti, dei quali egli ritiene che la
funzione storica sia oltrepassata. Il materialisnio di
Carlo Marx è quindi tutto circondato da una aureola
di idealismo profondo. Marx non è rimasto estraneo
alla ideologia, in quanto egli ha un ideale e lo annuncia alle classi operaie solennemente, perchè esse
10 realizzino.
Queste idee dello scrittore francese sono in pieno
contrasto con quelle del Bellonci, il quale nella Rivista di Roma rimprovera ai socialisti di avere concentrata la maggior parte della loro attività e della
loro azione a far propaganda di anticlericalismo, e
osserva che, por mutare la faccia al mondo, occorre
avere almeno una idealità e una disciplina morale,
11 che ai socialisti che hanno rifiutato il sindacalismo
manca del tutto.
D’altra parte, un altro scrittore nella Libertà economica, deplora che i socialisti tedeschi abbiano creduto opportuno disinteressarsi della questione religiosa considerandola come una cosa assolutamente privata. Ma veramente di questo non siamo meravigliati,
perchè nel partito socialista tedesco s'incontrano tutte
le fedi religiose, alle quali non si muove la guerra
come nei paesi latini. Lo scrittore poi, riferendosi al'
clericalismo che può costituire in Italia un grave pericolo, ricorda che alla democrazia è affidato il granpatrimonio della libertà umana e la progressiva ascensione morale ed economica delle classi proletarie; e,
perciò, egli si augura che i capi del partito socialista
sappiano dare alle classi lavoratrici la capacità e la
cultura che saranno necessarie quando dovranno assumere la gestione della ricchezza.
7
LA LUCE
Ed eccoci quindi tornati aila grande idea di Giuseppe Mazzini, cioè che ia questione sociale è pur questione di educazione.
«
* *
Enrico Ferri ha leoentemente tenuto a Milano una
sua conferenza sullo spiritismo.
Il dott. Ry l’ha efficacemente riassunta nel Corriere della Sera, Crediamo utile cosa riprodurre qui
quel che ne dice il prefato collaboratore del Corriere
per le cose scientifiche, riguardo alle interpretazioni
date dal Ferri al fenomeni medianici.
• La conclusione cui è venuto li Ferri rispetto alla
realtà dei fenomeni medianici, è soprattutto di scettismo : l’inganno, cosciente o incosciente, confessato o
no, esercitato dai medium, l’errore prodotto dalla illusione dei sensi o dall’autosuggestione negli sperimentatori, bastano a spiegare la massima parte del
ienomeni in questione. Ed anche per quelli, la cui
realtà pare aver resistito ai controlli più severi, non
bisogna mai dimenticare che si tratta di fenomeni rari,
che si realizzano in condizioni sempre molto diverse
da quelle di un vero esperimento scientifico, quindi
conviene anche attendere ancora prima di portare un
giudizio definitivo favorevole alla realtà di essi.
Ma, dice il Ferri, se la scienza sa benissimo acquetarsi a questi stati di aspettativa, il grosso pubblico
vuole ad ogni costo una spiegazione, subito, pur se si
tratti di fenomeni la cui stessa realtà è ancora in
dubbio. E’ questa avidità della folla che viene sfruttata dai fautori delle interpretazioni a base — scoperta o no — di misticismo : gl’interessati al trionfo di
certe idee comprendono bene che un’azione di propaganda si può svolgere anche per questa via indiretta, purché si dia per reale l’illusorio, per certo
l’incerto.
Cosi il Ferri entra a discutere la interpretazione
satanica, secondo la quale i fenomeni medianici son
prodotti da spiriti maligni, e l’interpretazione spiritica, secondo la quale essi son prodotti da spiriti vaganti di moralità indeterminata, o dalle anime dei defunti. Egli confuta queste due interpretazioni assai
facilmente, con argomenti noti... Poscia egli prende
in esame l’interpretazione naturalistica, quella secondo la quale i fenomeni medianici dipenderebbero
da forze naturali ancora ignote, la cui determinazione precisa sarebbe compito della scienza avvenire ».
* •
Se le grandi regioni del Mezzogiorno stanno a poco
a poco risorgendo dalle loro tristi condizioni economiche, quanto cammino rimane ancora da percorrere
se si considera il problema dal lato religioso e morale. Ecco difatti quello che si legge nella Nuova Antologia riguardo alla Basilicata, di cui sono descritte
le condizioni fisiche sociali ed economiche; - Pre
. domina la solitudine ed il deserto, e gli abitanti rimasti sono semplici e buoni, forse un po’ rozzi, ma
intelligenti, robusti ed attivi, specialmente nelle zone
più elevate, dove non infierisce la malaria deprimente.
Il popolo conserva, anche nel vestire, le abitudini
delle passate generazioni; ha idee superstiziose piuttosto che religiose, ed è idolatra più che credente;
mentre le classi medie e un po’ colte propendono
verso lo scetticismo e sono di spirito libero ed indipendente. Le cerimonie religiose, alle quali il popolo
partecipa con entusiasmo meridionale, riproducono i
costumi quasi pagani e le più antiche tradizioni medioevali, come la caratteristica processione dei turchi
a Potenza, per la festa di S. Gerardo,-patrono della
città, processione che si ricollega indubbiamente ad
avvenimenti di epoca lontana ».
«
• •
Non è facile fin d’ora prevedere quale sarà l’avvenire della società moderna. In questa materia la prudenza non è troppa. E perciò sono da condannarsi
coloro i quali affermano che dal cozzo del capitalismo
e del lavoro, balzerà perfetto come Minerva dal capo
di Giove, il nuovo assetto economico del collettivismo
socialista. Come egregiamente dice Napoleone Colajanni : « La previsione qui sorpassa la scienza e
deve condannarsi ». La Grande Revue pubblica, in
riferenza a tale materia, una conferenza che venne
tenuta nella « Scuola Superiore di studi sociali di
Parigi » su l'avvenire delia società moderna. Ne diamo
qui un sunto, fatte le debite riserve sull’affermazione
che crediamo un po’ ottimista, della vittoria definitiva del lavoro sul capitale.
L’A. dopo aver accennato al conflitto universale Ira
capitale e lavoro, crede che il lavoro dovrà riuscire
vincitore. Il capitale un giorno non farebbe che un
tutt’uno con il lavoro e non vi sarebbero più classi
sociali, perchè il lavoro avrebbe conquistato i mezzi
di produzione e di scambio. Ma quale sarà l’organizzazione della nuova società,? L’A. ha fede in una vittoria definitiva delle classi operaie, e ritiene che sia
impossibile tra esse e la borghesia capitalista una
pace duratura. L’A. reputa necessaria per la vita della
società una decentralizzazione dei pubblici servizi,
affinchè l'individuo non sia costretto entro vincoli
sempre più gravi, e nell’estendersi della compagine
dello Stato, in quanto attua intendimenti industriali,
l’individuo non venga ad essere in condizioni identiche o peggiori di quelle nelle quali si trovava prima
della vittoria borghese. Lo Stato deve limitarsi ad
una funzione di controllo. L’A. crede che, con l’evolversi della società, con l’estendersi del sindacalismo
operaio, con la decentralizzazione dei pubblici servizi, con il diffondersi delle idee socialiste, debba necessariamente derivare anche una modificazione dell’istituto parlamentare, rendendolo più sincera espressione della volontà nazionale, togliendolo da influenze
inconfessabili dal dominio di pochi interessi.
L’A. conclude la sua importante dissertazione, così
definendo il progresso sociale, mèta delia scienza politica ;
« L associazione generale dei cittadini della nazione
al di sopra dei gruppi e degli individui, affinchè l’individuo, ohe è la sola realtà, nel senso stretto della parola, e che è lo scopo supremo, arrivi allo sviluppo
completo di tutte le sue facoltà fisiche, intellettuali,
morali »,
Enrieo flleynier.
il diluvio
Leggiamo nella Vie Nonvelle: « Il professore Herman Hilprecht, che insegna lingua assira e filologia
semitica comparata all’ Università di Pensilvania, ha
or ora pubblicato la versione di alcune tavolette in carattere cnneiforme scoperte nel tempio di Nippor, l’antica città babilonese. Questi documenti risalirebbero,
secondo lui, a 2100 anni avanti Cristo. Essi contengono
una chiara^ profezia del dilutno e le istruzioni circa
alla costruzione di un’arca « nella quale gli uomini e
gli animali possano essere salvati da le acque ».
Fin qui la Vie Nonvelle. Se la .scoperta è vera, ecco
una conferma della narrazione biblica.
UN QUIPROQUO
Il confratello _ .Bf Heraldo di Figueras (Spagna) ha
pigliato un curioso abbaglio, parlando di < Lorette »
e della lotta ch’è tra quel capitolo e il Vaticano, come
se Loreto fosse in Francia. No, caro confratello : è in
Italia, in Italia purtroppo 1 Avrà forse confuso con
Lourdes ?
Domenico Giocoli, gerente responsàbile
Tipografia dell’Istituto Gould, Via Marghera 2, Roma
^oito VincuBo!
Proprietà riservata — Kiprodazione proibita
VII.
Per giorni e giorni Don Angelo stette tra la vita e
la morte ; per giorni e giorni la vecchia madre non
si mosse dalla camera del malato, non prese riposo,
quasi non preso cibo.
— Signore, salvalo! Signore salvalo! — gridava a Dio
quel povero cuore ad ogni ora, ad ogni momento. E
Dio esaudì quella preghiera. Ma oh ! quanto meglio
se, pietosamente, la morte avesse ricomposto in pace
il corpo e lo spirito affranti!
Una mattina che Don Angolo già era fuori di pericolo e che sua madre, cedendo alle istanze del medico, s’era sdraiata sopra un sofà nella camera stessa
del malato e aveva preso sonno,avvenne un fatto che,
per quanto semplicissimo in sè, ricondusse il poveretto sull’orlo della tomba. Egli era desto, ma per la
spossatezza prodottagli dal male, si trovava in Uno
stato di semi-incoscienza, che gli permetteva solo di
vedere e di udire, non di pensare e di ragionare. La
stanza era quasi buia. Le persiane chiuse e le tende
calate vi mantenevano una temperatura mite in paragone del caldo che faceva di fuori. Era per tutto
un silenzio profondo. Colla testa un poco sollevata
sui guanciali, colle braccia stese in completo abban■ dono fuori delle coperte. Don Angelo fissava sua madre,
che, a breve distanza da lui, dormiva placidamente. Un
lievissimo sorriso illuminava il volto bianco del malato, mentre le labbra esangui mormoravano sottovoce, con intonazione quasi infantile: « Oh mammamamma cara I ».
Improvvisamente l’uscio della camera s’aperse e una
'donna, che aveva le braccia cariche di biancheria stirata, entrò in punta di piedi.
Don Angelo la fissò meravigliato. Non la conosceva.
Non aveva mai veduto quella faccia verdognola e quei
capelli neri, lisci, appiccicati sulle tempie, stretti sulla
nuca in un cocuzzolo appuntito. Chi poteva essere ?
Deposta la biancheria sul cassettone, e ordinatala in
pile distinte, raccolti alcuni pezzetti di carta che erano
per terra, rimesse a posto alcune seggiole, la donna,
sempre in punta di piedi, si avvicinò al letto. Don
Vngelo istintivamente chiuse gli occhi e finse di dor
mire. Un minuto dopo la donna si chinava verso d
lui ed egli rabbrividendo ne sentiva l’alito caldo sulla
fronte. Allora, quasi cedendo ad una forza ipnotica, gli
occhi del prete si spalancarono e i suoi sguardi s’incontrarono con quelli di lei. Ella sorrise e si tirò un
poco indietro.
— Sta meglio. Reverendo ? — domandò sottovoce.
Ma Don Angelo non rispose. Fissava ora un mazzo
di chiavi, che pendevano dalla cintola di quella donna,
luccicanti come argento sul largo grembiule di lustrino nero, e si domandava perchè mai quelle chiavi
che appartenevano a sua madre, si trovassero lì.
— Ha bisogno di qualche cosa. Reverendo?
Egli guardò trasognato colei che gli faceva quella
domanda ; poi, con un filo di voce, mormorò :
— Chi siete ?
— Sono Domitilla — rispose la donna sorridendo.
Il malato fece un segno col capo, come per dire ohe
non conosceva nessuno di quel nome.
— Sono Domitilla — spiegò l’altra sempre sorridendo— la cameriera della signora Marchesa di Oampoveuàtico,. che è sorella dell’Eminentissimo Cardinale
Vergati.
— A.h ! — Don Angelo si battè la fronte colla palma
della mano.
Ah 1 si ricordava, si ricordava... tutto si ricordava...
il frate... il cardinale... la scomunica... la spia... tutto
tutto... Ma la lucidità della mente non durò che un
istante ; il sangue ebbe un ribollimento e gli salì alla
faccia e al cervello con furia, i tendini s’irrigidirono,
il busto si erse sul letto puntandosi sulle mani strette
a pugno, gli occhi si stravolsero e dalla gola strozzata
gorgogliò un riso che era uno strazio. Poi la testa ricadde all’indietro e tutto iljcorpo restò immobile delrimmobilità della morte.
Destata di soprassalto, la signora Bernabei accorse
atterrita.
Domitilla colle mani nei capelli scese in cucina gridando, urlando:
— Il dottore, il dottore... Don Angelo sta male, presto
per carità I
In un attimo la casa fu piena di gente. Le donne,
gli uomini del villaggio pallidi, commossi si guardavano con occhi pieni di spavento. Cercavano Rachele
per saper qualche cosa di preciso, ma Rachele era di
sopra. Assediavano di interrogazioni l’ortolano e sua
moglie, ma questi ne sapevan meno di loro. Le domande, le risposte si incrociavano, si moltiplicavano.
— Ma come mai, come mai ?
— Era fuori di pericolo da due giorni 1...
— Chi se n’è accorto per il primo ?
— Chi c’era con lui, quando gli è preso male ?
— Hanno detto che la signora dormiva e ohe vicino
a Don Angelo c’era solo la forestiera.
— Chi ? Quella brutta donna ?
— Sì, sì, lei, proprio lei.
— Ma ohe gli avrà fatto? Che gli avrà detto?
— Oh, non può darsi ohe la colpa sia sua...
Eh, chi lo sa ? chi lo sa ? Ha un brutto muso...
— Zitto ! se vi sentisse !
— Ma chi è poi in fin dei conti ?...
— Non mi fa paura quella lì.
— E’ cameriera della Marchesa...
— Puh 1 chi è la Marchesa ?
— Eh ! che c’importa della Marchesa e del Cardinale ?
— Chi è il Cardinale? Un superbioso, un aristocratico;
forse che ci dà da mangiare, lui ? Viene a trovarci, lui,
quando siamo malati? Aocarrezza, lui, i nostri bambini?
Muffa, muffa, muffa e niente altro...
— Ma Don Angelo ! Un cristiano ! un cuor d’oro !
Lui, sì,^ che ci vuoi bene, che ci soccorre, cavandoselo di bocca, che ci compatisce, che ci consola...
— Don Angelo, sì, che ci preme !
Che faremo se il Signore se lo riprende ?
Non ne troveremo mai più un altro come lui.,.
— Ah, poveri noi,,poveri noi!
Alcune donne piangevano sommessamente.
Al primo piano s’udivano dei passi frettolosi e la voce
del dottore che dava ordini brevi, secchi, concitati.
Tutti gli orecchi erano tesi nell’ansia di cogliere al
volo un suono, una parola.
Corse d’un subito fra quella gente, passando di bocca
in bocca, una frase che fece tremare tutti i cuori.
— Eh ? che cosa hanno detto ?
— Chi l’ha detto?
— Qualcuno laggiù.
— Oh, Dio ce ne scampi...
Il malocchio ! Sì, il malocchio !
— Ma che malocchio ! Conto volte Don Angelo ci ha
predicato che è una superstizione...
—- Oh 1 andate là, potrebbe anche essere.« .
— Ecco Rachele, ecco Rachele!
{Continua)
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