1
• I Ma.
6OO.000I
loranza
e del QÌ
1 costit
nitario;
*, soffiai
jono ui
ia e ci
ir sfug^
pronte
essi.
(El
1 abb. postale/50
,j| mancato recapito
^tituire al mittente presso
pX Torino CMP Nord.
si impegna a
ijere il diritto di resa.
JJETTIMANALII DELIJÌ CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDES^^
f
DÌ 28 OTTOBRE 1994 ANNO 2 - NUMERO 41
aci
X ASSEMBLEA DELLA ECEi
IN PAHO PER LA
ESTIMONIANZA
'¡che del
assi prii
l'ograitii
ione fri
e r
alivi del
) regoli
GIORGIO GARDIOL
monito.
>ud Afti(
de SUCCI
la gestioi
zioni COI
)lo in Si
attivo Ij
'atori dei
itavaaot
:re appi
ono poi
é listai
no mi
jo, limil
nnescaie^
a rendei
soluzioi
iell’elifflij
i lapenli'
.testanti italiani sono gli
ligoni di una minoranza
Stta nel passato o gli aldi una battaglia che è apiniziata per il rinnovailto spirituale, morale e
itico del nostro paese? A
¡sta domanda dovrà riindere la X Assemblea
a Federazione delle chieangeliche che si terrà a
ita Severa, proprio nei
imi ili cui tutte le chieòtestanti nel mondo rilano queiravvenimento
dinario che fu la Rifor_lel XVI secolo.
L’iltalia sta vivendo una
inda crisi economica, sole, politica, morale e spiri. In questa crisi qual è il
lo degli evangelici, e di
i che si richiamano diret:nte alla Riforma? Viviain un epoca in cui, come
empi di Samuele, il popolo
tede un re (1 Samuele 8, 6e, nella difficile fase di
lOne che si è aperta, il
ipito dei c edenti è quello
)iSsere vigilanti e «far conow quale sarà il modo di
ire del re che regnerà su di
ire». Un compito di predicate e profezia. Una responffità che fa tremare i polsi;
ipure è la decisione che mi
Obra sia chiesta oggi agli
Sgelici italiani che si riuni•mioneirassemblea comune,
litedenti devono «parlare
sii Uomini per edificarli,
®torli e consolarli» ( 1 Co14, 3). Dobbiamo, in al^^ole, essere capaci di coricare U messaggio dell’
il fsngelo in maniera diretta
"^eoraunità cristiana, alla
jiniunità civile, all’uomo e
jAdonna, al giovane e
Kiano che incontriamo
inamente. Nella epoca
s Wia, che ormai determile fortune di tutte le orioni sociali, politiche,
^i e commerciali, la teiunza e la predicazione
Jeil come ai tempi
ijiJ'Sforma, una comunica. ..^Iwetta che si inserisce
iuazione, che chiede la
^ne concreta. Il messag^tiano ha un destinataj^Ciso e si inserisce nella
p ^.'’issuta della gente.
' ^l.^ssutnere concretezza
tiinonianza evangelica
però prendere la forma
progetto concreto, proile all’impegno dei no».f. Partendo dal
pia '^ferimento, la BibIvL Pmposta di un modo
L “>0 ai essere credenti, di
¡tesa j. necessita la riJilitaf; ' tensione
Uohav*” ^“*1° l’evangeli
T l’a,' “ 8** evange ici
testimoninza
!, upipc” ‘laesto nostro pae
■Moltiplicare le
imzia
tive, i centri di formazione
per laici e pastori, di dialogo
con le culture del nostro tempo, in cui sviluppare una forte attività teologica sul piano
dell’esegesi, della teologia sistematica o dogmatica. Dovremo essere capaci di rispondere alle domande che ci
vengono dalla gente e dire
una parola positiva sul significato della vita, sulle relazioni sociali, sulla «forza» necessaria per affrontare il periodo di transizione nella nostra storia.
Questo potrà, forse, significare l’emergere di una critica
impietosa di quello che sono
state le nostre chiese e l’abbandono di molte certezze,
ma potrà anche essere una
prospettiva evangelizzatrice,
missionaria, che ci spinge
aU’apertura verso gli altri, al
dialogo ecumenico e interreligioso, alla dimensione della
ricerca spirituale e a un nuovo rapporto con la politica
che non sia semplicemente il
fiancheggiamento più o meno
esplicito di questo o quel movimento. Infatti dalla Riforma in poi sappiamo che le
istituzioni sono indispensabili per la vita associata.
Oggi siamo richiesti di ricostruire le regole della democrazia politica, dei controlli e di ridefinire che cos’è
il bene pubblico. L’elaborazione della Riforma con la
teologia del «patto» ci indica
una strada che possiamo seguire ancora oggi in Italia e
in Europa.
La nostra debolezza e la forza dell'amore di Dio che ci libera
Ha ancora senso parlare di onnipotenza?
BRUNO ROSTAGNO
«Così parla il Signore, il Santo di
Israele, colui che l’ha formato: Voi
m’interrogate circa le cose future! Mi
date degli ordini circa i miei figli e
l’opera delle mie mani!
Io ho fatto la terra e ho creato l’uomo
su di essa; io, con le mie mani, ho spiegato i cieli e comando tutto il loro eser
(Isaia 45, 11-12)
Di fronte all’assurdità del male, molti
oggi non riescono più ad accettare
l’idea di un Dio che tutto crea e ordina in
modo perfetto, che tutto governa con la
sua forza meravigliosa. Questa impossibilità non porta necessariamente all abbandono della fede, ma obbliga a pensare Dio in modo diverso; si cerca di dire
Dio in modo tale che la sua azione non
sia per forza connessa a una soluzione
miracolosa delle tragedie umane. Mi dispiace, cari amici e amiche, ma non mi
metterò anch’io a criticare l’onnipotenza
di Dio: comprendo le vostre ragioni.
Quando il dolore attanaglia il corpo e il
nostro grido non viene ascoltato, quando
a soffrire e a morire è un intero popolo e
nulla interviene ad arrestare la sua agonia, allora parlare di onnipotenza sembra
un insulto. Peggio, può perdere ogni significato. Questo è il motivo per cui
proponete l’abolizione del termine; dopo
tante sciagure, onnipotenza è diventata
una parola senza senso.
Eppure questa resta una visione parziale delle cose. Il profeta della liberazione,
vissuto nel sesto secolo avanti Cristo durante l’esilio babilonese del popolo di
Israele, ha annunciato l’onnipotenza di
Dio dall’interno di una tragedia immensa. Se avesse semplicemente detto che
Dio partecipa alla sofferenza del suo popolo, questo avrebbe forse potuto consolare qualcuno, ma il popolo di Israele non
avrebbe potuto acquistare quella visione
della storia che gli ha permesso di riprendere coscienza della propria identità. Soltanto proiettandosi oltre la tragedia presente, nel futuro di liberazione preparato
dal Signore, soltanto così il popolo ha
potuto resistere, mantenere la coesione e,
giunta roccasione, tornare nella sua terra
e iniziare l’opera di ricostruzione.
Affermare l’onnipotenza di Dio significa dunque prestare ascolto a una parola
profetica, non pretendere di avere in mano una spiegazione della vita che soddisfi
il nostro intelletto e risponda a tutte le nostre domande. Credere in Dio, Padre onnipotente, significa rifiutare di appiattirci
sulla realtà che stiamo vivendo, e nello
stesso tempo accettare questa realtà senza
illusioni sapendo che proprio in essa, per
dura che sia, Dio opera e ci incontra.
L’onnipotenza di Dio non ha nulla a
che fare con la potenza cieca e arbitraria
a cui spesso si pensa quando si sente
questa parola, ma non è neanche la potenza che dovrebbe sempre essere a nostra disposizione per realizzare i nostri
desideri e i nostri sogni; «Mi date degli
ordini circa i miei figli e l’opera delle
mie mani!». No, Dio non è ai nostri ordini. Conosciamo la sua potenza attraverso
la storia di Israele e attraverso la vita, la
morte e la risurrezione di Gesù. Sappiamo così che non possiamo sognare una
risurrezione senza croce, e neanche prospettarci cupamente una vita fatta di croce, sènza risurrezione; perché Dio non
lascia in sospeso l’opera che ha iniziato,
ma la realizza in pieno. Egli è onnipotente nel suo amore; ha il potere di fare agire il suo amore e di farlo trionfare.
Irlanda
I paramilitari
protestanti
disarmano
Dalla mezzanotte del 13 ottobre anche i gruppi paramilitari lealisti protestanti dell’Irlanda del Nord osservano il
cessate il fuoco. Lo hanno dichiarato i portavoce dell’Ulster Volunteer Force, dell’Ulster Freedom Fighters e del
Red Hand Commandos. «È
un grande giorno per il popolo deirirlanda del Nord», ha
detto John Hume, leader del
partito socialdemocratico e
laburista dell’Irlanda del
Nord. In una dichiarazione
letta pubblicamente a Belfast
i tre gruppi hanno dichiarato;
«Siamo sulla soglia di un
nuovo ed emozionante inizio... le nostre future battaglie
saranno battaglie politiche».
Così come l’Ira però, i lealisti paramilitari protestanti
hanno evitato di usare la parola «permanente» per qualificare il loro cessate il fuoco.
Questa era la condizione posta, all’indomani della dichiarazione dell’Ira, il 31 agosto
scorso, dal primo ministro
britannico John Major per poter iniziare qualsiasi trattativa.
La dichiarazione lealista è stata tuttavia ben accolta dal governo britannico che ha lasciato intendere che i negoziati con il Sinn Fein potrebbero
iniziare entro il prossimo Natale, includendo anche i rappresentanti dei gruppi lealisti.
Le posizioni tra i due campi rimangono molto distanti;
il Sinn Fein e l’Ira chiedono
una riunificazione dell’Irlanda mentre i protestanti sarebbero tute al più disposti alla
creazione di una sorta di assemblea regionale con poteri
limitati, sotto la supervisione
di Londra. Se le armi tacciono davvero e lasciano il posto
al negoziato politico, i cittadini cattolici e protestanti
deirirlanda del Nord possono
sperare nella possibilità di
costruire un futuro di convivenza pacifica.
Ecumene
La diaconia
in Europa
pagina 2
Vita Delle
Radio evangeliche
pagina 3
VlIJ.,AGGIO
Globale
Europarlamento
e Vaticano
pagina 12
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 28 OTTOBRP ■
)Ì2
Si è svolta nella capitale slovacca la prima Consultazione paneuropea sulla diaconia
Verso una visione comune della diaconia
in Europa alla vigilia del terzo millennio
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Incontrarsi a Bratislava per
discutere insieme dei fini e
delle strategie della diaconia
delle chiese protestanti e ortodosse nell’Europa di oggi,
alla vigilia del terzo millennio: all’appuntamento, sollecitato dall’ultima assemblea
generale della Conferenza
delle chiese europee (Kek),
svoltasi a Praga nel settembre
1992, hanno risposto rappresentanti di 26 paesi europei.
L’incontro, preparato dalla
Kek, dall’Unità IV del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), dalla Federazione europea per la diaconia, e da
Eurodiaconia, si è svolto dal
13 al 18 ottobre, presso il
grande Hôtel Bratislava, alla
periferia della città.
Nel cuore dell'Europa
Ottanta persone, per lo più
responsabili di organizzazioni
diaconali europee e operatori
impegnati in varie opere, si
sono confrontate per cinque
giorni, nella capitale della
Slovacchia, ultimo neonato
degli stati indipendenti europei (la nuova Repubblica slovacca è nata il 1° gennaio
1993). La scelta di Bratislava
come sede di questo primo
incontro paneuropeo sulla
diaconia non era casuale: nel
panorama europeo contempo
li vecchio castello di Bratislava sul Danubio
della chiesa che prega, che
predica, che ascolta, che lotta,
che resiste. A Bratislava, come già a Budapest nel marzo
’92, in occasione della prima
Conferenza protestante paneuropea, non sono mancati
gli appelli angosciati di quelle
chiese dell’Est uscite da poco
dal lungo tunnel del socialismo reale, da quell’esperienza
traumatica durante la quale
erano praticamente costrette
alla clandestinità. Ora insieme
alla libertà hanno ritrovato il
fervore, la partecipazione, la
gioia di ritrovarsi nell’ora del
culto, ma si sentono ancora
come orfane e non sempre
conscie della loro responsabilità diaconale rispetto ai pro
Una delle tavole rotonde In assemblea plenaria
raneo, Bratislava appare infatti come l’emblema di un’
Europa che si divide in modo
pacifico e non traumatico,
mentre Berlino è l’emblema
di un’Europa che si riunifica
in modo pacifico ma teso e, a
Sud, Sarajevo è la metafora
di un’Europa che si divide in
modo tragico e cruento. Bratislava rappresenta oggi la
cerniera di un’Europa in piena trasformazione: fiera delta
sua indipendenza, è tuttavia
conscia delle enormi sfide a
cui va incontro. Dopo la sua
separazione dalla Repubblica
Ceca, la Slovacchia assume
oggi un’identità ambigua, essendo allo stesso tempo Ovest dell’Est europeo e Est
dell’Europa occidentale; e
agli occhi del visitatore si
presenta appunto con questa
ambivalenza: una grande capitale mitteleuropea, carica di
storia e di cultura, eppure
molto diversa dalla rivale
Praga e ancora più diversa
dalla vicina Vienna.
Confronto paneuropeo
Lì, nel cuore del vecchio
continente, si sono ritrovati
rappresentanti di tutta l’Europa - dalla Francia alla Russia,
dalla Scandinavia alla Grecia
- e di tutte le chiese membro
della Kek, luterane, riformate, ortodosse. In questo vasto
caleidoscopio di culture, di
chiese, di sistemi economici e
sociali così diversi, si c cercato di delincare il volto della
chiesa che serve, ma anche
blemi sociali e spirituali provocati dagli enormi cambiamenti in atto. D’altra parte,
anche nei paesi dell’Ovest, la
diaconia risulta spesso come
attività indipendente rispetto
alla vita delle chiese, rischiando così di ridursi a un semplice servizio sociale, indubbiamente utile e necessario alla
società, ma non sempre vissuto come proiezione della predicazione dell’Evangelo e
quindi come annuncio concreto del regno di Dio,
Dalla parte degli esclusi
Attraverso tavole rotonde,
in assemblea plenaria, che
hanno presentato il contesto
socio-economico, culturale e
religioso nel quale viene attuato il lavoro diaconale nei
vari paesi europei, e attraverso le discussioni dei quattro
gruppi di lavoro, si è cercato
di definire la natura e gli
obiettivi della diaconia cristiana nell’Europa di oggi.
Malgrado l’estrema diversità
delle situazioni, dei riferimenti ecclesiologici e delle pratiche diaconali, i partecipanti
sono riusciti a sviluppare un
confronto molto arricchente.
Certo, per la maggior parte
dei fratelli e delle sorelle delle
chiese dei paesi dell’Est, la
parola «socialismo» è diventata tabù, così come lo era già
prima della caduta del muro
di Berlino per non pochi cristiani dell’Ovest; tuttavia, in
Europa occidentale, molti
operatori diaconali lavorano
sulla base di un’analisi delle
contraddizioni della società di
tipo marxista, diffidando delle
promesse spesso illusorie
dell’economia di mercato. Ad
Est, invece, molti sono portati
a fat;e l’equazione tra libertà,
democrazia ed economia di
mercato, pur avvertendo che
il nuovo dio denaro sta creando anche là nuovi confini e
nuove divisioni, tra ricchi e
poveri, tra nuovi imprenditori
(spesso mafiosi) e semplici lavoratori che per la prima volta
conoscono la disoccupazione,
tra integrati e esclusi, ecc.
La Dichiarazione
di Bratislava
Dalle discussioni è emerso
un documento finale, intitolato «La Dichiarazione di Bratislava: verso una visione della diaconia in Europa», che
intende essere una prima tappa verso la definizione di una
«Carta ecumenica della diaconia» per l’Europa. Il documento, redatto in inglese,
verrà tradotto in tedesco,
francese e russo e sarà inviato
a tutte le organizzazioni diaconali, alle chiese e ai movimenti impegnati in un servizio diaconale, affinché facciano conoscere le loro reazioni
alla Kek. La Dichiarazione è
articolata in quattro parti:
l’Europa oggi; la nostra visione della diaconia in Europa;
come realizzare la nostra visione per l’Europa e la diaconia; implicazioni strategiche
per la diaconia in Europa.
Dopo aver evidenziato le
nuove divisioni dell’Europa
(disuguaglianze tra Ovest e
Est, tra Nord e Sud, tra ricchi
la riconciliazione, la ricostruzione, il partnership, la solidarietà ecumenica, la koinonia, la giustizia, la condivisione, il sacrificio e la resistenza. Secondo una bella
espressione della teologia ortodossa, la diaconia vede in
ogni essere umano l’immagine di Dio.
La diaconia è consapevole
di agire non a nome proprio
ma nel nome di Gesù Cristo
che si è fatto servo degli altri.
Per questo cerca di lavorare
con gli altri piuttosto che per
gli altri. Sapendo che la chiesa è il corpo di Cristo, essa
mette in atto una pratica di
solidarietà e di condivisione
delle proprie risorse umane e
finanziarie.
D’altra parte, essendo consapevole dell’interconnessione dei problemi sociali ed
economici, è impegnata a costruire una rete di rapporti,
sia sul piano locale sia sul
piano internazionale, specie
nelle cosiddette periferie
dell’Europa, vale a dire l’Est
e il Sud del continente. Tali
rapporti devono mirare a sviluppare una «cultura della
diaconia», fatta di riflessione
teologica, di formazione professionale, di analisi puntuale
del contesto socio-economico. Ovviamente tutto ciò va
fatto in collaborazione con i
vari organismi impegnati in
queste problematiche.
e poveri, tra europei e migranti, il venir meno della solidarietà, l’aumento della solitudine e dell’emarginazione
sociale), il documento afferma la necessità di lottare per i
diritti umani, per la democrazia e per la qualità della vita.
In questo contesto la diaconia, espressione della vita di
fede della chiesa locale, opera
sulla base di alcune parole
chiave quali l’agape, la fede,
la speranza, la preoccupazione per gli altri, la guarigione.
Visite alle chiese
e alle opere diaconali
A Bratislava, non si è soltanto discusso. La domenica
tutti i convenuti hanno partecipato, a gruppi, al culto di
varie chiese, in città e fuori.
Chi scrive, insieme ad Anita
Tron e ad altri, ha seguito il
culto della Chiesa dei fratelli
(non quelli moravi). È una
chiesa di tipo evangelicale
che si è staccata dalla chiesa
luterana. 300 persone, fra cui
molti giovani e bambini, gremivano la chiesa, cantando
con fervore e seguendo con
attenzione il sermone di 40
minuti.
Dopo il culto, un anziano ci
ha portato in un villaggio a
trenta chilometri da Bratislava, a visitare una delle opere
diaconali gestite dalla chiesa:
una comunità alloggio per
handicappati psichici. In una
bella casetta in riva al lago,
che anni fa apparteneva al
Comitato centrale del partito
comunista cecoslovacco, risiedono dieci giovani handicappati che si dedicano a lavori di ricamo, di telaio e di
terracotta, assistiti da un organico di nove persone. Metà
dei costi viene coperta dallo
stato, metà dalle chiese locali
ed estere. Un bell’esempio di
diaconia a favore di una delle
categorie di esclusi della società slovacca oggi.
La casa che ospita la comunità alloggio per handicappati psichici
Mondo
Cina: morte del vescovo
protestante Shen Yifan
PECHINO — La morte improvvisa del vescovo Shen Yif I
pone la Chiesa protestante cinese, riconosciuta dal governo Ir
fronte a un delicato problema di successione e rende ancora ni
difficile il passaggio della responsabilità della chiesa alle
vani generazioni. Il vescovo, colpito da infarto all’età di 66 aiJ
ni, avrebbe infatti "dovuto succedere al vescovo K. H. line ^
79 anni, responsabile del Consiglio cristiano della Cina e 4
Comitato del Movimento patriottico delle tre autonomie ded
chiese protestanti in Cina. La sua morte ripropone il prol
del fossato esistente tra le classi di età e tra i livelli di esperienJ
za all’interno della chiesa. I responsabili attuali hanno tutti iu|
tomo ai 70 anni e più, e la generazione successiva tra i 3Q e||
40 anni. Tale fossato è dovuto soprattutto alla Rivoluzione cul.f
turale durante la quale era vietata la religione. In occasioni
dell’ultima conferenza nazionale del Consiglio cristiano delk
Cina, alla fine del 1990, erano state esercitate pressioni affini
ché venissero nominati giovani al vertice della chiesa. La coni
fetenza nazionale si riunirà nuovamente l’anno prossimo eli
questione sarà all’ordine del giorno. Il vescovo Shen occupavi
un ruolo di rilievo all’interno della chiesa: laureato in filosoM
e in teologia, con una formazione di ricercatore universitario J
Shanghai; la sua teologia contestuale, che riconciliava la chiesa!
e il socialismo, aveva avuto una notevole influenza sul MoviJ
mento delle tre autonomie e sul Consiglio cristiano della Cina!
di cui era segretario generale.
I vecchio-cattolici
e l'ordinazione delle donne
L’AIA — Per la Conferenza episcopale intemazionale 1
vecchio-cattolici, la volontà dei tedeschi di procedere da soS
sulla questione dell’ordinazione delle donne, contrariamene
all’impegno preso dai vescovi nel 1991 di prendere una
sione concertata, «mette in pericolo l’unità della chiesa». Laj
decisione di non fare nulla in questo campo a livello nazionaléj
senza concertazione preventiva era stata dettata dalla forte polarizzazione verificatasi fra i membri di chiesa in alcuni paesij
su questo punto centrale della vita ecclesiale. In un comunicatol
che lamenta la decisione tedesca, la Conferenza episcopale M
temazionale dell’Unione di Utrecht si chiede se il vescovo vet^
chio-cattolico tedesco possa ancora essere membro della sui-'i
detta Conferenza. Anche se gli altri vescovi non vogliono um,|
rottura definitiva e auspicano il proseguimento del dialogo, kfj
Conferenza ha tuttavia sospeso la partecipazione del ves
vecchio-cattolico della Germania. In Cechia le chiese vecchiu^^
cattoliche non sono ancora guarite dalle ferite subite durameli
regime comunista, e siccome una profonda divisione sta lacerando la piccola chiesa la Conferenza ha deciso di aspettare eie |
si riconcili. Nel frattempo nessun vescovo vemà ordinatoci
sede episcopale ceca rimarrà vacante. La prossima .sessioni
della Conferenza avrà luogo nell’ottobre 1995, a Konstancin,it
Polonia. 1 vescovi dell’Unione di Utrecht si riuniranno incon-j
ferenza straordinaria alla fine del ’96 o nel ’97 per dibatterei
questione dell’ordinazione delle donne.
lU
¡n una p
lento c
mare 1:
itti foni
ì)in un
iessem
io: le
Chiese e Comunità europea
dossier sull'agricoltura
ressiom
iali, di i
libere es
2) in que
ione il I
di ogni
ino evi(
c’è (e
‘gli evan
ferenzia
f?) per oi
equilibi
azione
te le etti
Ite, sia
BRUXELLES — Il gruppo di lavoro della Commissioni
ecumenica europea per Chiesa e società (Eeccs) suH’agricoltuil
e il futuro della società rurale ha ultimato un dossier destinati
alle chiese. Esso si compone tra l’altro di un documento cheè |
stato oggetto di uno scambio approfondito di vedute tra i membri dell’Assemblea generale dell’Eeccs e rappresentanti dell
Commissione europea. Vengono inoltre menzionati i riferimen»
teologici utili ad illuminare la prospettiva nella quale rEeeeste
voluto situare le questioni che oggi .si pongono all’agricoltura*
alla società rurale. I temi affrontati sono: la situazione ' '
agricoltori, i rapporti Nord-Sud, il rapporto tra ambiente e t
nologia, il ruolo dei consumatori. Gli autori del dossier spe^
che esso possa servire a stimolare la di.scussione nelle chiesti
sia nelle città che nelle zone rurali. Nella sua ultima riunione,»
gruppo di lavoro ha preparato un questionario che sarà sottopf Wa com
sto alla discussione della Commissione europea, del Consigli® He, la Ch
dei ministri e della Commissione del Parlamento europeo in*! fcinti
ricata dell’agricoltura, della pesca e dello sviluppo rurale.
Lesotho: la Chiesa evangelica
si è opposta al colpo di stato
Í00.9OO r
5'- è gesi
«èortile
Il tean
MASERU — Un responsabile della Chiesa evangelica!^
Lesotho ha fatto appello alla comunità internazionale per so*®
nere il governo eletto del Lesotho, ristabilito il 14 settem“
scorso dopo essere stato rovesciato in agosto. 11 Lesotho,
lo regno inserito all’interno del Sud Africa, ha una popolazio®
di circa due milioni di abitanti. Benjamin M. Musilo, vicept®*^
dente del Parlamento del Lesotho e vicepresidente dell'All®®
za riformata mondiale (Arm) ha ringraziato i membri ®1**1'^
rnunità internazionale per le pressioni che hanno esercitato r
ristabilire il governo del primo ministro, Ntsu Mokhehle. H.y
verno era stato eletto lo scorso anno in occasione delle pb j
elezioni democratiche svoltesi nel paese dopo oltre 20 J
re Letsie III, appoggiato dai militari, aveva rovesciato il J
no il 17 agosto .scorso. La Chiesa evangelica del Lesotho, cji
membro dell’Arm e del Consiglio ecumenico delle
(Cec), si era decisamente opposta al golpe. Benjamin Masilo, 1
precisato che la sua chiesa era stata l’unica ad avere «coraggi
sámente condannato il rovesciamento del governo
parte del re». Secondo l’accordo firmato, il re Letsie dovre 1
abdicare ed essere sostituito da suo padre, il re Moshoeshoe
sto
»issili
ateo del
,|rogr;
'cati ai
™evang.
io; 60
della,
«e alla
Jbdicaz
'0 trair
^Giovar
!»rio p
Ornalie
(azione
Stiano
Io Una
itta (
3
28 OTTOBRE 1994
Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
ie
iien Yifjj
’verno, j
incora pi
I alle gì
di66aj.i
;Ting,di|
maep
mie dell
Pmblei^
esperienf
0 tutti in.
a i 30 e
zione culi
Jccasiom
lano dell
oni affiJ
i. La co^
sitno el
occupavi
1 filosofi
ersitario}!
I la chiesi
sul Movi-I
Iella Cimi
m
onale (
re da soli
ariamenta
una deci'l
liesa». La]
nazionale]
. forte po‘,'i
;uni
)municatoÌ
copale i
covo vec^l
della su|'|
;liono uiUa
lialogo, 1
1 vescos
; veccMóf
durante! I
; sta lacci!
iettare eli I
inatoeM
I sessioiì
itancin,ii
IO in coiJI
i battere!
1 .
all'esperienza delle radio evangeliche nascono problemi nuovi per le chiese
luìlibrìo tra predicazione e informazione
EUGENIO RIVOIR
fn una pagina che parla del coordinamento delle radio evangeliche in Italia
rpare importante segnalare alcuni
Étti fondamentali di questa attività:
[5 in un momento di transizione politi: essenziale la salvaguardia del plurale: le radio locali possono essere
cssione di partiti politici, di gruppi
ìali, di interessi da tutelare, ma anche
ilihere espressioni di idee;
2) in questo contesto ha una sua collodpne il momento di riflessione religiosi di ogni tendenza; in Italia i cattolici
ao evidentemente un peso notevole
i’è (e ci deve essere) una presenza
h evangelici: il loro apporto è molto
itenziato, sostenuto com’è da chiese,
appamenti, associazioni diverse;
P) per ogni trasmittente evangelica vi è
lequilibrio da dare tra momenti di prefazione e momenti di informazione;
tele emittenti evangeliche sono impeate, sia pure con sfumature diverse, a
fornire informazione, certamente caratterizzata di volta in volta in modo diverso;
questo avviene non solo perché la legge
10 prevede, ma perché da tutte è ritenuto
problema essenziale, uno dei motivi
dell’esistenza stessa della radio;
4) va da sé che è essenziale affrontare
11 problema delle fonti dell’informazione.
Si tratta di avere punti di riferimento con
alto grado di responsabilità e strumenti
adatti (penso per esempio alla necessità
della tempestività). Noi ci riferiamo in
particolare alla struttura delle chiese avventiste, che hanno dichiarato la loro disponibilità a fornire materiale in maniera
organica a tutte le radio evangeliche, e
all’agenzia stampa Nev della Federazione delle chiese evangeliche in Italia;
5) naturalmente, in mezzo a questo lavoro appassionante ma difficile, acquista
una sua importanza il coordinamento
delle radio evangeliche che è un luogo di
possibile collaborazione fraterna fra
componenti molto diverse; è una collaborazione costruttiva e stimolante (che.
imissiont]
igricolt
■ destinatól
;nto chey
ra i men
anti dellj
iferimeni
l’Eeccsta]
ricolturs*
one
;nte ei
;r speri
Ile chiesi
¡unione,!
à sottop
Consig
ipeo ine
de.
¡Iti indici di ascolto per la «Radio evangelica» che trasmette a Palermo
a quindici anni la radio annuncia l'Evangelo
il
GIOVANNI CHINNICI
gelica dt
per sost
settefflW
ho, pini
ipola^ifl
viceprn®
II’AW'
, della ej
rcitato
hle. im
die pri'
»0 anni'
itho, chel
Ile chinf
Masilo.il
iCoragS'j
eletto
dovrei
eshoc
Radio evangelica, che trasmette a Palermo sui
™.9(X) mhz da circa 15 an[te.h gestita esclusivamente
comunità a cui appartieChiesa cristiana evan"mea intemazionale con sede
gitile Lampedusa,
h team dei conduttori è
®lposto da uomini e donne
U^®aggioranza giovani e gio'ssimi. Ogni giorno, nelbelle 24 ore, si altema|rogrammi preregistrati e
«diretta, molti dei quali deai giovani, che mirano
!f„,®^dngelizzare il vasto udi?’ h ore distribuite nell’arHiat r ^^bimana sono risert p®,dha trasmissione della
lift della parola di
j^hdmite i culti in diretta
dai pastori Antonino
Si^iovanni Chinnici. 11 notianm ,.P’'d''ede 5 edizioni
jj. dedicate all’infortone relativa al mondo
stiano evangelico.
Una città come Palermo,
^ u da molte piaghe che
radio evanoeliche
c/oFcel
^ 38 - 00184 Roma
Un'associazione per il collegamento
Radio evangeliche
in Italia
sia detto tra parentesi, in altre circostanze é in altri settori di lavoro non si riesce
oggi ad avere);
6) da questa brevissima panoramica
emergono alcuni temi di necessaria riflessione: a) il posto e lo spazio che deve
essere riservato alla predicazione nel piano delle trasmissioni settimanali (quando,
con quale linguaggio, su quali temi) e il
rapporto tra predicazione e informazione
(per esempio ci devono essere momenti
nettamente distinti per la predicazione
oppure quest’ultima non deve già essere
compresa nel linguaggio e nel taglio
dell’informazione?); b) che cosa significa
in Italia, dal punto di vista «religioso» e
dal punto di vista «politico», fare una trasmissione evangelica? Quale è il rapporto
con una trasmittente cattolica e con una
trasmittente laica?; c) come ricordare che
non dobbiamo solo pensare alla situazione italiana, senza però dare neppure lontanamente l’impressione (che sarebbe errata) di essere solo i «rappresentanti del
mondo evangelico intemazionale»?
DOMENICO BEMPORTATO
Il Crei (Coordinamento radio evangeliche italiane) è
un’associazione sorta nel
1992 con lo scopo di favorire
la cooperazione fra le radio
evangeliche, organizzare seminari di formazione, tutelare le radio nei confronti dell’amministrazione pubblica,
promuovere iniziative utili
allo sviluppo delle, emittenti
evangeliche.
Le radio evangeliche in Italia sono circa 80, distribuite
su tutto il territorio nazionale
e in gran parte nelle regioni
meridionali. Esse cercano di
sopravvivere nella tumultuosa realtà delle radio private,
che oggi in Italia sono circa
3.000 (di queste circa 400 sono cattoliche).
Le nuove normative sulla
radiodiffusione hanno concesso l’autorizzazione a trasmettere a buona parte delle
radio evangeliche che l’avevano richiesta, ma tale autorizzazione comporta l’obbligo di produrre programmi
informativi, culturali e di attualità, e la limitazione della
possibilità di replica degli
stessi. Tutto questo ha creato
non pochi problemi alle radio
evangeliche italiane, generalmente gestite in proprio e finanziate dalle offerte dei
membri di chiesa, da sottoscrizioni e dal volontariato.
Attualmente aderiscono al
Crei 25 radio, il servizio radio della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia, il
servizio radio della chiesa del
Nazareno e il centro di produzione audiovisivi dell’Unione
battista (Spav). Le radió hanno realtà diverse: alcune sono
impegnate politicamente e socialmente, altre hanno un carattere prevalentemente evangelistico. Il rimanente è raggruppato in altre due associazioni, quella gestita dalle
chiese dei fratelli e da pentecostali denominata Fare e
«Radio Evangelo» delle Assemblee di Dio in Italia.
Per le prime iniziative^el
Crei ricordiamo la preparazione di un catalogo dei programmi prodotti dalle varie
radio per facilitarne lo scarnbio fra le stesse e con le altre
associazioni. Nell’ottobre del
’93 il Crei ha organizzato il
primo seminario di formazione per operatori radiofonici.
Si è tenuto presso il Centro
battista di Rocca di Papa
(Roma) e vi hanno partecipato 25 operatori del settore. Il
programma del seminario
prevedeva interventi su storia
della radio, introduzione alle
trasmissioni radiofoniche,
strumenti della radiofonia,
redazione di un testo radiofonico, uso della voce davanti
al microfono. Il seminario si
è concluso con la realizzazione, presso lo studio audio
dello Spav, di due prógrammi, uno biblico e uno di informazione.
Il seminario è stato soprattutto un’occasione di incontro e di confronto fra fratelli e sorelle che da tempo lavorano come volontari presso le radio evangeliche italiane. Un ministero questo che
si rivela sempre più adatto ai
tempi, quale sussidio all’
evangelizzazione del nostro
paese.
Il Crei ha elaborato un progetto avente lo scopo di potenziare e dare continuità al
suo lavoro e lo ha presentato
a un’organizzazione europea,
la Wacc, avente lo scopo di
sostenere attività che operano
nel settore dei media. Tale
organizzazione ha risposto
positivamente al progetto e
alla richiesta di fondi, provvedendo al necessario in denaro per l’acquisto di un duplicatore veloce di audiocassette per facilitare l’interscambio dei programmi e una
somma destinata al prossimo
seminario di formazione che
si terrà nel febbraio del 1995.
Nome Frequenza Diffusione
Lo sta« dì Radio evangelica Palermo
scoraggiano il cittadino e lo
privano di ogni speranza. Radio evangelica si impegna a
incoraggiare, a esortare, a
proclamare che c’è una speranza incrollabile, Gesù Cristo. Da qui l’invito ad andare
a lui poiché è il solo che può
portare i nostri pesi e darci in
cambio pace, ristoro e salvezza. Davanti al muro dell’indiÙerenza il lavoro risulta
molto arduo; ecco perché
all’inizio di ogni programma
in diretta il conduttore eleva
una preghiera per chiedere a
Dio la guida necessaria e la
benedizione per l’uditorio.
Il repertorio di quasi tutti i
programmi in diretta contiene
letture della Bibbia, testimonianze, lettura di libri cristiani e brevi meditazioni sulla
parola di Dio, il tutto accompagnato da canti e musiche
cristiane. Tramite le frequentatissime linee telefoniche
Radio evangelica riscontra
ogni giorno un alto indice di
ascolto; infatti in ogni programma i conduttori ricevono
numerose telefonate da ascoltatori che chiedono consigli
di carattere spirituale o chiarimenti sulla parola di Dio.
In 15 anni di vita Radio
evangelica per grazia ha raccolto molto frutto e tra la fratellanza della comunità si può
contare un’alta percentuale di
conversioni dovute al lavoro
radiofonico.
Radio (MHz) ¥’
Radio Beckwith 91.200 Val Penice
96.500 Cuneese, Pinerolo
Radio Voce della speranza 97.900 Conegliano Veneto (Tv)
Radio Kost 87.700 Sanremo
88.000 Ventimiglia
” 105.750 Sanremo
Radio Voce della speranza 105.600 Bologna
Radio Voce nel deserto 87.800 Ferrara
” 87.700 Rovigo, Padova, Verona
Radio Voce della speranza 104.550 Forlì
Radio Forlì Onde Corte Forlì
Radio Voce della speranza 92.400 Firenze
Radio Voce della speranza 102.700 Roma
Radio Voce della speranza, 88.700 Gaeta (Lt)
Radio evangelica 95.000 Cesa (Ce)
Radio amica evangelica 99.700 Sassari
Radio evangelica 99.000 Realmente (Ag)
Radio Bethel 92.400,94.550 Sciacca (Ag)
Radio evangelica 100.700 Palermo
Radio Voce della speranza 92.600 Palermo
Radio Voce della speranza 90.800 SanfAgatali Battiati,
Assoro
" 97.300 Catania
Radio Trieste evangelica 88.000,94.500 Trieste
Radio uomini nuovi 100.200 Ceresio Ticino (Va)
. Radio Bethel 91.500 Cosenza
4
PAG. 4 RIFORMA
——- Vita
Chiese —^
VENERDÌ 28 OTTO^p ^ Appi 2
IL COMITATO ESECUTIVO DELL'UCEBI INFORMA
Un'estate calda
Poco dopo la chiusura dell’Assemblea, a
fine giugno, è iniziata per FUcebi una stagione quanto mai intensa di appuntamenti di
rilievo: Consiglio generale dell’Alleanza
mondiale battista, a luglio, in Svezia; Congresso battista europeo, subito dopo, in Norvegia; Consiglio generale della Federazione
battista europea in Germania, a settembre.
In questa fase storica la nota dominante,
in tutti questi ambiti, è la massiccia espansione della presenza battista in molti paesi
dell’Est europeo, per effetto delle nuove opportunità che si sono aperte nei paesi
dell’ex blocco sovietico, e nel Sud-Est asiatico, dove l’espansione degli ultimi anni
continua a ritmi sostenuti, mentre nuove opportunità si aprono anche in Cina. La manifestazione più vistosa dei nuovi equilibri
europei che si stanno disegnando si è vista a
Lillehammer, al Congresso battista europeo,
dove dei circa 3.000 partecipanti oltre 1.200
venivano dai paesi dell’Est, contro le poche
decine dei congressi precedenti.
Questi nuovi equilibri, che salutiamo
senz’altro come uno degli effetti positivi
della caduta del muro di Berlino e di tutto
ciò che esso simboleggiava, hanno messo
repentinamente in contatto non più filtrato
storie e tradizioni diverse, vissute e sviluppate nel reciproco isolamento e allora si
scopre che il comune denominatore «battista» non necessariamente produce una comune identità, che andrà quindi costruita
con pazienza nei prossimi anni. Nel frattempo, è accaduto per esempio che. la notizia
dei 65 pastori, tra cui 17 battisti, che nel
febbraio scorso hanno firmato una dichiarazione di sostegno alla raccomandazione del
Parlamento di Strasburgo sui diritti delle
convivenze omosessuali, ha suscitato vivaci
proteste da parte delle Unioni battiste della
Federazione eurasiatica (i paesi dell’ex
Unione Sovietica), che sono arrivate a chiedere l’esclusione dell’Ucebi dagli organismi
battisti intemazionali.
Il Comitato esecutivo, di fronte ad accuse
che mescolavano elementi di verità (il documento dei 65) con esagerazioni fantasiose
aggiunte nei vari passaggi di ambienti e di
lingue che le informazioni hanno subito, decideva di fissare in un documento alcuni
punti: ribadendo che l’iniziativa dei 65 era
un atto individuale di ognuno dei firmatari;
che comunque riguardava i diritti civili e
non esprimeva di per sé alcuna valutazione
del comportamento omosessuale o eterosessuale; che rUcebi in quanto tale, nelle sue
varie istanze, non è stata coinvolta nell’iniziativa; che però c’è stato e c’è su questi temi un dibattito (per esempio su Riforma) dal
quale appare che le opinioni sono divise ma
del quaie difendiamo la legittimità.
In sede di Consiglio generale della Federazione battista europea, a cui ha partecipato il presidente. Renato Maiocchi, questa
presa di posizione del Ce è stata ben accolta
e ha consentito di chiudere la vicenda ancor
prima che fosse oggetto di scontro in assemblea: le Unioni della Federazione eurasiatica hanno riconosciuto l’infondatezza
delle accuse rivolte all’Ucebi e hanno ritirato la loro richiesta di espulsione: il Consiglio si è chiuso in buona armonia. Resta,
naturalmente, il problema generale dei rapporti con Unioni battiste che hanno una storia così lontana dalla nostra i cui pastori, per
esempio, non hanno avuto in genere una
preparazione teologica; i cui dirigenti, anzi,
dichiarano pubblicamente di diffidare degli
studi teologici, a favore di un biblicismo
letteralista; rifiutano energicamente il pastorato femminile; non permettono assolutamente ai laici di spezzare il pane nella Santa
Cena. Ancor più che nel passato, rispetto ai
nuovi equilibri, i battisti italiani si caratterizzano come un’Unione, per così dire, di
frontiera, in particolare sul piano teologico
e su quello dei rapporti con le altre chiese
evangeliche. Tanto più bisognerà impegnarsi per non far mancare il nostro contributo e
tessere rapporti con quei settori, minoritari
ma non irrilevanti del mondo battista, che si
muovono su linee simili alle nostre.
Seminario di Praga
A questo proposito, l’estate ha portato
anche degli sviluppi molto positivi. Scontato onnai, anzi già in parte attuato il trasferimento del Seminario battista da Riischlikon
a Praga l’Ucebi, dopo aver perduto la sua
quasi solitaria battaglia contro questa decisione, non ha ritenuto di richiudersi in un
ombroso estraniamento e ha proposto la nomina della pastora Elisabeth Green a mem
II presidente dell’Unione, Renato Maiocchi
bro del Board of Trustees del Seminario,
proposta che è'stata accolta molto positivamente.
«Progetto Albania»
Il «progetto Albania», per il quale l’Ucebi ha accordato la disponibilità di Saverio e
Betsy Guama, ci vede ora più direttamente
protagonisti. Abbiamo ottenuto che un rappresentante dell’Ucebi faccia parte del Comitato che gestisce il progetto e partecipiamo, sia pure in misura per ora modesta, alla
copertura di alcuni costi. I rapporti con la
Società missionaria battista sono sempre
più fattivi. Sono ormai tre le coppie di missionari inglesi presenti in Italia: l’ultima,
arrivata in settembre, ha iniziato lo studio
della lingua italiana a Perugia; la seconda
sto per terminarli, mentre la prima si trova
già presso la, comunità di Altamura per un
periodo di tirocinio.
Missione battista
Sempre durante l’estate è stato scritto un
capitolo cruciale della storia dei rapporti fra
i battisti italiani e il Foreign Mission Board
(Comitato per le missioni estere) della
Southern Baptist Convention (Convenzione
battista del Sud). A seguito dei cambiamenti
intervenuti nella Convenzione, dopo la conquista della maggioranza da parte dei conservatori (così si sono autodefiniti i nuovi
dirigenti in un colloquio con rappresentanti
deirUcebi), anche il Fmb è stato compietamente ristrutturato e ne è stata mutata la filosofia: il concetto di missione è stato ristretto fino a escludere il sostegno ai progetti di rafforzamento e di sviluppo di Unioni
già consolidate, tranne che si tratti di fondazione ex novo di altre chiese, e fino a recuperare un atteggiamento del tipo «conquista
di terre pagane alla fede in Gesù Cristo».
In questa linea, l’azione del Fmb in Europa è oggi tutta protesa verso le nuove opportunità che si aprono nei paesi dell’Est. Il numero dei missionari è quasi raddoppiato (da
241 a 432) e tutte le risorse disponibili sono
mobilitate in questo sforzo. A questo fine,
un notevole sacrificio è stato richiesto anche
alle Unioni, come quella italiana, che sulla
scia dell’opera missionaria ancora ricevevano un sostegno economico per talune loro
attività, interrompendo tale sostegno a partire dal 1995. A questa decisione, che anticipa
di 4 anni un processo di disimpegno che
avrebbe dovuto terminare, secondo i patti
.stipulati a suo tempo, nel 1999, l’Ucebi ha
reagito con dignità, guardando avanti e
preoccupandosi piuttosto di stabilire da ora
in poi rapporti di tipo nuovo, nella chiarezza
delle reciproche posizioni, con il Fmb.
In un lungo e articolato colloquio fra la
commissione paritetica (Unione e Missione
italiana) e i nuovi responsabili per l’Europa
del Board, e al termine di un serrato confronto sulle rispettive posizioni teologiche,
ecclesiologiche ed etiche sono state individuate le linee della collaborazione futura: i
mis.sionari attualmente presenti in Italia restano, con l’invito a impegnarli soprattutto
in progetti di missione interna. Altri missionari possono essere richiesti e sono stati
concordati i criteri della loro preparazione e
del loro inserimento. Infine, il Board prenderà in considerazione richieste di sostegno
a progetti specifici di formazione di pastori
o altri ministri.
Su tutta questa materia, sulle nuove strategie che l’Unione può elaborare per affrontare le nuove sfide a cui si trova dinanzi, le
chiese riceveranno una dettagliata illustrazione da parte del presidente.
Iniziativa del mensile di ricerca ecumenica «Confronti)
Viaggio nella memoria europei
per il pluralismo delle culture
PAOLO NASO
SILVIA ROSTAGNO
Un viaggio della «memoria», con un occhio rivolto al passato, alle ferite
della Shoà, e un altro alle sfide europee dei prossimi anni:
le sfide del pluralismo delle
fedi e delle culture, della tutela delle minoranze, della difesa del valore della memoria. Questa iniziativa, promossa dal mensile Confronti
in collaborazione con le Federazioni giovanili ebraica e
evangelica, i giovani del Segretariato attività ecumeniche
e delle Comunità di base, si
svolgerà dal 10 al 14 dicembre; prima tappa, Roma, con
una visita al ghetto e una
fiaccolata alle Fosse Ardeatine; quindi partenza per il
campo di concentramento di
Fossoli (Modena) e, successivamente, di Dachau. Ultima
tappa del viaggio sarà Strasburgo, dove i partecipanti al
seminario itinerante visiteranno il Parlamento europeo
e incontreranno una delegazione di deputati particolarmente attenti e sensibili al tema conduttore del viaggio.
Da dove nasce quest’iniziativa? In primo luogo dall’
esperienza di Confronti, un
mensile a cui collaborano
ebrei, cattolici, protestanti e
laici: un laboratorio di dialogo, e di «confronto» tra le fedi e le culture su temi teologici, etici e politici.
Un’altra ragione di questa
iniziativa è nell’esigenza di
avviare un confronto con i
giovani e tra i giovani di diversa formazione culturale e
religiosa sui temi della memoria. Oggi non sconcerta
solo il successo delle teorie
revisionistiche della storia
europea, dalla Shoà alla Vandea, quanto il disincanto con
cui tanti giovani guardano alla storia, al valore della memoria istituita a fondamento
di modelli di comportamento
civile e politico.
A tutti noi è capitato, soprattutto in tempi recenti, di
sentirsi dire che «guardare al
passato» è operazione culturalmente regressiva e politicamente strumentale; è il segno evidente di una comunicazione mancata, di una difficoltà a trasmettere valori etici
e politici che sono stati alla
base della storia e della Costituzione repubblicana. Da
qui l’idea di un collegamento, non solo ideale ma costruito nell’esperienza di un
viaggio, tra ciò che è accaduto (le violenze delle persecuzioni razziali, dei totalitari
federazione giovanite evangelica italid
IL VIAGGIO DELLA MEMORIA
Serninario itineraiste sui temi
della memoria, del pluralismo e del dialogo
10-14 dicembre
Promosso dalla rivista Crin/ronri
con la collaborazione di:
Federazione giovanile evangelica italiana
Federazione giovanile ebraica italiana
Gmppo giovani del Segretariato attività ecumeniche
Gruppo giovani delle Comunità cristiane di base
Il viaggio si rivolge a un gruppo di circa 50 giovani tra i tól
30 anni e prevede incontri e visite sui temi della memoria sta
dello sterminio, della democrazia e del dialogo tra fedi e cali
diverse. Le tappe sono Roma, Fossoli, Dachau e Strasburgo.
Costo L. 150.000 ,,,
(sono disponibili dei rimborsi a parziale copertura del viaggi
Per informazioni: Confronti, via Firenze, Roma tei n.48205&\
fax n. 4890324J
liaría, Marta, Paola e Sara raccontano la loro giornata
Scuole domenicali a Finalborgo
■i4 ^ '
iMliiilï
Il gruppo di genitori, monitori e ragazzi a Finalborgo
Domenica 18 settembre, a
cura della commissione preposta all’organizzazione degli
incontri fra battisti, metodisti
e valdesi, si è tenuta a Finalborgo (Sv) la festa di inizio
delle attività delle scuole domenicali liguri e del Sud-Piemonte. Hanno partecipato le
comunità di Imperia, Savona,
Alessandria, Bassignana, Genova (via Vernazza), Rapallo,
Chiavari e La Spezia per un
totale di circa 65 persone.
La giornata non sembrava
delle migliori, dal momento
che alla nostra partenza da La
Spezia, tanto per cambiare,
diluviava; ina con gran coraggio ci siamo ritrovate alla stazione. Dopo un lungo viaggio
(visto che La Spezia è dall’altra parte della Liguria propo
niamo per la prossima volta o
Nizza 0 Roma...) siamo giunte a Finalborgo e il sole ci è
apparso in tutto il .suo splendore: quattro ore di viaggio,
ma ne valeva la pena.
Il primo momento di aggregazione è stato il culto tenuto
nella Biblioteca civica, con la
collaborazione delle scuole
domenicali presenti, che si
sono salutate a vicenda. Subito dopo la fame ci ha riunito
all’Arena del Borgo dove abbiamo divorato il nostro pranzo al sacco.
Nel primo pomeriggio ha
avuto ufficialmente inizio il
«Cercatrova» a premi: dieci e
lode all’organizzazione. Le
squadre erano affiatatissime,
composti da adulti, giovani
difiato, dovevano ritroyaff'
cune notizie. Questo gio^
ha permesso di vivere il J
go medievale, intrufola””
in ogni angolo e scopre”“
ogni particolare: in qu”*'.
mosfera calorosa è stata ®
patica la collaborazione
del
bambini che, correndo a per
abitanti, nonché la disp”®|^
lità dei negozianti, nel
informazioni che sono s®
alla riu.scita del gioco.
Ringraziamo la coffluW
Finalborgo per la spie”
giornata che ci ha fatto p‘
re in arhicizia e allegf'”’
spensieratezza e divertii””
dall’arrivo alla stazione ®
naie fino al gelato che ci
no offerto a conclusione
incontro. Noi di La Sp j
ringraziamo anche per ’
raro dalle nostre parti.
Riviste
ANUE
smi, dell’antisemitisJ
quindi della Shoà) e cW
sta di fronte a noi: la i ’
sfida di un’Europa de
bertà, dei pluralismi etnl
religiosi e culturali e quj"
della democrazia. ^
Inutile precisare che y
giovani interessati posJ
prendere contatto con M
dazione di Confronti per al
re ulteriori informazionii
lefono 06-4820503; fax?
4827901; segreteria %i.|.
06-3219729; il costo deh
gio, tutto compreso, èdij
150.000 lire e ci auguriji
che questo possa facilita
più ampia partecipazione. ]
Un viaggio per ricorda]
quindi, ma anche per in
ginare quell’Europa deh
ralismo e della solidari!
che in molti sogniamo?
che rischia, invece, di :
tonarsi.
['vista c
, Fee
se evani
ristato
si, una '
itismo
ènte pe:
ons^biì
Ifco del
jenze c
j e della
aliiTopea
fattore
'00 l'A
nell’or
pente i
,pa ha.
to'
iri forte
bbe dir
^aqücsîci
‘defin
atore p
esta mi
ónluogo.
Ite l’idi
rlenerazi
'orti fra
i sono Si
Il da ter
làboravi
puni. P'
izio dell
p, la Ta'
î î suoi I
|Roma),
liitare rie
igli ufl
fOpera
Ista (C
ii natu
Isabili s
pa ifequ
kre pian
^eprog
Spettis
i ricon
l^ora (
imâle un
|ffitieipo s
iiaggiunj
Bsabili I
lard ed ic
pga data t
ino molto
si, durant
pea di ist
[Îm un “ra
I” fra le t
|e fanno
Badi (
BO che
|gine cal
I dei tr
Itti vi
tissioi
cerca
lite lav
>f. C
“è stori
fere c
fiatò,
teetd es
kbche c
Pè a s,
antri
'Mi pc
mppoi
Non è I
pi” ques
|do qu
|«0sa c
nte è
P”'bili i
Miro. Nc
FVuto I
etodisti e
fte a qui
No free
Mese.
' nostre
|”o nel d
'possa
“ Del carr
Si
Dhvi de
^nsidera
r"ä chie
Jereden
ptta per f
?,Conseg
chie
unii due
Paio ec
.„esimo
r*” forti
^Scnza
*fdo che
5
-lì 28 OTTOBRE 1994
PAG. 5 RIFORMA
)e¡
e
imitisi
e ciò
'i: la
pa d
ismi etBi
ali e qui
e che
ali possi
5 con la’
mti peti
^azionùi
03; fax,
•la Egei;
sto del
50, è di
auguriä
facilit
>azione,,i
r ricorf
; per
>pa delp|
solidari!
gniamo
;e, di
usta al pastore Piero Bensì in vista dell'Assemblea Fcei Scuole domenicali
Attività
di formazione
lerazìone di chiese autonome
muele paschetto
Cai
che .-Í I
trai 1
Orias
li e (
irgo.
viagj
«2051
go
itrovafii
jtogii
vere il
rufolaF'
copreW
n qu®*,
5 stata
ziotie
L dispof^
i, nel
,ono s®'
ICO.
:omuni»
fatto P'-“"
illegri8|:
vertin'^'
rionc <i*
che Cl
hi
jsione <i
La Sf ;
per il *
Iti.
vista dell’Assemblea
' la Federazione delle
i evangeliche abbiamo
Astato il pastore Piero
R una voce autorevole
*ìtismo italiano partico&te per le posizioni di
ps^bilità ricoperte
xjo del suo ministero: le
ienze deH’Ucebi, della
ì e della Federazione batjopea.
‘0ore Bensì: fra poco
È«o l’Assemhlea della
"ambito della quäle
■ente un rapporto speWfra battisti, metodisti e
Msi (Bmv). Come uno dei
%ii fondatori» del Bmv
me dirci in breve com ’è
apesta idea?
i‘definizione di “padre
jore” per una realtà così
|sta mi sembra un po’
%ogo, anche perché dille l’idea è sorta da sé,
Aerazione spontanea. I
ord fra le tre denominai sono sempre stati ottimi
da tempo gli esecutivi
Iboravano per progetti
liìil'ni. Pochi anni dopo
teio della mia presidenza
P, la Tavola valdese traìLsuoi uffici a via FirenRoma), venendo così a
itare nello stesso palazzo
B|li uffici della Fcei e
Spera per la chiesa mepta (Opcemi). Venne
Idi naturale che i tre rebabili si trovassero abbai frequentemente per difae piani di lavoro e prepe progetti da sottoporre
Ipettivi esecutivi. Fra
incordo che già si parL^ora (fine anni ’70) del
finale unico, forse un po’
I sui tempi. Occorre
^ jaggiungere che i tre reisabili (Aquilante, Bou|ard ed io) erano amici di
i data e quindi i rapporti
ino molto facilitati. Nacque
|sì,idurante questi colloqui,
^ea di istituire in seno alla
i un “rapporto privilegiaI” fra le tre denominazioni
pfanno riferimento alla
Dadi Calvino (molti non
ino che i battisti sono di
calvinista!). Su provdei tre responsabili, gli
itivi nominarono una
fissione mista di studio
crea che compì un echte lavoro, sotto la guida
pof. Giorgio Peyrot. 11
istoria recente».
alle manifestazioni
ubórazione concreta,
! esempio questo gior’■c ormai conosciamo,
1^ q suo avviso il magfntributo teologico che
possono dare in queWPorto privilegiato»?
Non è una domanda facirffliquesti movimenti, tutti
qualcosa da dare e
Osa da ricevere. L’imè essere sempre di| ,~oili in un senso e nelt fro. Noi battisti abbiamo
vpto molto dai fratelli
disti e valdesi: basti pend quanti nostri pastori
do frequentato la Facoltà
«se.
„^®°dtro contributo teolo1^ del dialogo Bmv credo
L „^^da essere oggi soltanKj p^dmpo deH’ecclesiolo
liati ■ * principi di
y* battisti sono stati
1) il concetto
tri. j 2) il battesimo
fidenti confessanti, 3) la
j j la libertà religiosa e
¿11 ”*®.8riente separazione
Vl'Jiesa dallo stato. Gli
hni ®™oi, sono patri
L 0 comune. Anche sul
Iella (ohe pur differisce
Vp °*^d) c’è ampia confrdn tutti d’ac
fihe il battesimo è se
II pastore Piero Bensì
gno della grazia che precede
la fede e segno della fede,
conseguenza inevitabile dell’
opera della grazia di Dio. Non
poche famiglie metodiste e
valdesi, infatti, non battezzano più i loro bambini piccoli
ma aspettano che siano essi
stessi a chiedere il battesimo
insieme alla confermazione,
unendo così due momenti
(grazia e fede) che in realtà
sono inscindibili. In conclusione il battesimo non rappresenta più un punto di grosse
divergenze e sul quale ci sia
ancora moto da dire fra noi».
- E per quanto riguarda il
concetto di chiesa ?
«Ecco: questo è il punto sul
quale abbiamo ancora qualco.sa da dire e sul quale il dare e
il ricevere può essere ancora
intenso in ambito Bmv. I bat^
tisti indubbiamente hanno ricevuto un aiuto dal senso di
disciplina e di ordine che offre una chiesa di tipo sinodale. D’altra parte credo che sia
proprio questo il momento in
cui i battisti possano offrire la
lorò visione fortemente congregazionalista della chiesa.
Dal Signore ogni comunità
locale riceve, secondo noi;
tutti i doni spirituali necessari
per saper governare se stessa,
senza ingerenze esterne; leggere la storia dei battisti da
questo punto di vista è estremamente interessante. Attraverso questi quattro secoli,
dal loro sorgere, le chiese
battiste sono sempre state tenacemente gelose della loro
autonomia e della loro indipendenza e tuttavia (ed è proprio ciò che rende questa storia così originale) hanno sempre manifestato un gran desiderio, quasi un’ansia, di entrare in contatto con altre comunità battiste, sul piano regionale o nazionale, per la
semplice gioia della comunione fraterna e per stabilire
piani comuni di lavoro. Questo è proprio il “genio” battista: chiese che sanno essere
“unione” senza rinunziare in
nulla alla loro autonomia e
senza suscitare il caos!».
Consiglio europeo della gioventù metodista
Confronto importante
FRANCESCA SCHIRÒ
Anche quest’anno, con Enrico Bertollini ho avuto
occasione di partecipare alla
riunione del Consiglio europeo della gioventù metodista
che si è svolto a Porto (Portogallo) dal 1° al 7 ottobre.
Si tratta di un incontro che
si svolge annualmente e riunisce persone responsabili
delle attività dei bambini e
dei giovani nelle diverse
chiese metodiste d’Europa,
affiancate da rappresentanti
delle diverse realtà giovanili
europee e che si propone come obiettivo il confronto sistematico su svariati problemi
attuali. Il lavoro è stato ripartito in 5 commissioni che si
occupano dei problemi dei
bambini nelle chiese, delle loro attività e dei loro desideri,
della loro formazione (della
spinosa questione dell’evangelizzazione), del rapporto
delle chiese con le società di
cui fanno parte; di organizzare scambi e campi lavoro
all’estero, con l’intenzion# di
illustrare ai nostri ragazzi il
raffronto con realtà diverse
dalla loro.
Ho personalmente partecipato alla commissione che ha
affrontato le tematiche più politiche, e ho rilevato che la situazione italiana, sia da un
punto di -vista religioso che
politico, ha riscosso un notevole interesse. Non ho manca
to di evidenziare che i giovani
metodisti in Italia sono inseriti nella Egei, che ha caratteristiche interdenominazionali.
Abituata a vivere una realtà
in cui è necessaria una forte
motivazione e a volte un po’
di fantasia per sentirsi parte
di una «grande chiesa», ho
potuto trascorrere una settimana in Portogallo circondata da persone che mi hanno
iniettato una carica che ha
quasi dell’incredibile. Eravamo poco più di una cinquantina di giovani, provenienti
da tutta Europa, da contesti
quindi tanto diversi ma accomunati da un’unica fede in
Dio e da una medesima storia. Insieme abbiamo pregato
il Signore, abbiamo cantato,
discusso dei problemi più diversi, ma abbiamo anche
pranzato, dormito, passeggiato. Insomma un’esperienza
ricca di emozioni, sia per me
sia per gli altri partecipanti.
È vero che la fede in Cristo
è un dono che noi riceviamo
e per il quale dobbiamo rendere grazie, ma è anche vero
che, uomini quali siamo, abbiamo bisogno di stimoli, di
momenti di confronto e di
conforto. Per me è stata proprio questa settimana un’occasione per rafforzare ancor
più la mia fede, tanto da avere ora un cuore colmo di
gioia e di tante speranze, pur
in un momento difficile quale
quello che stiamo vivendo.
PIEBDAVIPE COiSSON
Domenica 11 settembre si
è tenuto a Mestre il terzo
incontro dei monitori delle
scuole domenicali della Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est (Fcene), in
preparazione del nuovo anno
di attività. Dopo aver partecipato al culto con la comunità,
abbiamo cominciato i nostri
lavori guidati da Roberta Colónna Romano, che ci ha fornito molti suggerimenti di pedagogia. Infatti la maggior
parte delle monitrici e dei
monitori non ha ricevuto alcuna preparazione in tal senso e non sempre ci si rende
conto che molti concetti che
per noi adulti sono ovvi possono essere di difficile comprensione per i bambini.
Alla scuola domenicale infatti parliamo di avvenimenti
accaduti più di duemila anni
fa, ma i bambini più piccoli
difficilmente capiscono che
cosa vuol dire «duemila anni
fa», e raccontiamo le storie di
un popolo che non aveva la
televisione, e non si spostava
in macchina, non indossava i
blue-jeans e non abitava in
grattacieli. Parliamo di pastori nomadi che vivevano in
tende, si vestivano con delle
tuniche e percorrevano a piedi le strade, che erano in terra
battuta.
Abbiamo riflettuto sulle
differenze didattiche fra la
scuola dell’obbligo e la scuola domenicale, cercando di
trovare quali possano essere
gli obiettivi della scuola domenicale stessa, dove ci troviamo a lavorare in un tempo
decisamente limitato, in genere in concomitanza con il
culto. Lo scopo del nostro lavoro è di trasmettere il messaggio biblico, in modo che
sia comprerisibile ai bàmbirii
a seconda della loro età, cercando anche di comunicare
loro un senso di appartenenza
a una comunità di credenti.
Nel pomeriggio Sandra
Rizzi ci ha stimolato a riflettere sul ruolo del nostro lavoro, sottolineando l’importanza dell’insegnare, a partire da
alcuni versetti dell’Esodo e
del Deuteronomio in cui gli
ebrei ricevono il compito di
trasmettere ai propri figli le
azioni del Signore di cui erano stati testimoni. Abbiamo
concluso le nostre meditazioni evidenziando i vari aspetti
della scuola domenicale: è un
luogo di studio, in cui si comincia una vita comunitaria,
ed è soprattutto un momento
di gioia.
Ci siamo lasciati dandoci
appuntamento per il 15 gennaio, per avere un altro incontro di riflessione teologica
e per programmare una seconda giornata delle scuole
domenicali della Fcene.
LA SPEZIA — Il 3 luglio scorso nella chiesa battista, durante
un culto particolarmente affollato, le sorelle Sara Marzioli,
Ilaria Scaramuccia e Nicla Bianchi ^nno dato la loro testimonianza di fede nel battesimo. E stato un momento
molto bello e significativo, considerando la giovpe età di
queste sorelle, che sono scese nella fonte battesimale con
un entusiasmo e una determinazione che sono certamente
un segno di speranza. La liturgia affidata al fratello Massimo Torracca è stata snella e scorrevole in modo da coinvolgere tutti i presenti, anche quelli che hanno assistito a un
battesimo per la prima volta. Nel sermone il pastore ha tratto spunto dall’epistola di Paolo ai Romani (cap. 6, 1-4), rimarcando il vero senso del battesimo, che non si configura
come atto sacramentale ma come testimonianza di fede e di
speranza in Dio, quel Dio che si è manifestato al mondo nel
suo figliolo Gesù Cristo. Ha continuato dicendo: «Il battesimo non è un punto d’arrivo ma di partenza, non è un lavacro dei “peccati” né conferisce alcuna salvezza, è un modo
per esprimere la gioia della vita nuova che Cristo ci ha do• nato per sua grazia, mediante la fede. Questa fede ora non è
più qualcosa di circoscritto alla nostra individualità, ma va
al di fuori di noi, perché nel battesimo d’acqua affermiarno
pubblicamente di essere morti con Cristo e con lui risorti a
nuova vita». Il momento più toccante si è avuto quando una
alla volta le battezzanti, condotte per mano dal fratello Paolo Garbusi, sono scese nell’acqua; mentre la comunità intonava l’inno «Sii fedele fino alla morte», negli occhi di molti
dei presenti trapelava un misto di commozione e di gioia.
Dopo la Santa Cena, il pastore a nome della comunità ha
donato a ciascuna delle sorelle, ora battezzate, una Bibbia
interconfessionale (Tilc) con dedica.
POMARETTO — Domenica 23 ottobre sono stati presentati
al battesimo Andrea Coucourde, di Fausto e di Luisella
Richiardone; Samuele Zanella, di Andrea e Erika Bertone.
Possano questi due piccoli crescere sotto la costante protezione del Signore.
• Lunedì 24 ottobre si sono svolti i funerali della nostra sorella Clementina Paola Tron ved. Pascal, deceduta presso
l’ospedale valdese di Pomaretto all’età di 87 anni. Ai familiari la simpatia cristiana della comunità, tutta.
PERRERO-MANIGLIA — L’aWemblea di chiesa, riunita il
16 ottobre, in un appello al ministro della Sanità, Costa, e
all’assessore regionale alla Sanità, Cucco, ha espresso una
profonda preoccupazione per l’eventuale chiusura degli
ospedali valdesi delle valli Chisone-Germanasca e Pellice,
sottolineando l’essenzialità del servizio offerto da queste
strutture: ambulatori, prima assistenza, visite specialistiche,
day hospital, possibili anche grazie a strumenti diagnostici e
d’avanguardia. La comunità ha auspicato quindi che i tagli
alla sanità non riguardino quei servizi indispensabili alla sopravvivenza delle zone di montagna e che le convenzioni
con l’ente pubblico che garantiscono il finanziamento degli
ospedali siano rinnovate al più presto.
Alfredo Berlendis nuovo pastore di Verona
Giornata di festa
Domenica 16 ottobre il
tempio valdese di Verona era
particolarmente gremito, in
occasione dell’insediamento
nella Chiesa valdese di Verona e di tutta la diaspora del
pastore Alfredo Berlendis.
Ha presieduto il culto il pastore Iginio Carera, la cui
predicazione, incentrata sui
testi di Luca 5, 1-4 (Gesù,
montato sulla barca del pescatore Simone, insegna alla
folla che si stringeva intorno
a lui sulla riva del lago di Genesareth «per udire la parola
di Dio») e di Luca 9, 57-62
(Gesù esorta a annunziare il
regno di Dio, senza volgere
lo sguardo indietro una volta
posta la mano all’aratro), si
articolava lungo due linee essenziali: la chiamata del Signore e lo stile del discepola
Convegno giuristi evangelici
Gli enti ecclesiastici
Ecumene 18-20 novembre 1994
Relazioni di: Marco Bomo, Gianni Long,
Piero Trotta, Sergio Rostagno
Per informazioni:
Monica Becchino tei n. 019-806467
Paolo Gay tei n. 0121-90795
Costo deir incontro L. 70.000
to, ossia la sequela di un discepolo che, liberato dai condizionamenti umani, dal limiti della temporalità, dai legami del passato, cammina
guardando avanti, in mezzo a
un popolo di liberati, il popolo di Dio.
All’annuncio radicale del
pastore Carera è seguito il
messaggio del pastore Berlendis che, riferendosi alla II
epistola ai Corinzi (6, 1-3),
dove l’apostolo Paolo esorta i
servitori di Dio à non dare
«nessun motivo di scandalo»,
ha identificato lo scandalo
nella mancata passione per la
Parola di Dio: è solo questa
passione che, viva e ardente
dentro di noi, diffonde attraverso di noi e intorno a noi la
sua luce, ci trasforma, rende
testimoni coloro che predicano l’Evangelo. La forte predicazione dei due pastori ha
trovato dunque il suo punto
d’incontro nella Parola, e
pertanto nel Cristo, Parola
fatta carne.
La sobria liturgia di insediamento, condotta da Clara
Cozzi, sovrintendente del VII
circuito, si è conclusa con inni
di lode e con la celebrazione
della Cena del Signore. Erano
presenti 1 membri del Consiglio di circuito venuti da diverse città e, in rappresentanza della Ced, Annamaria Lorandi, della chiesa di Brescia.
E stato un clima di festa,
nel ricordo riconoscente dei
pastori che hanno preceduto
nel tempo e nella gioia dell’
accoglienza all’attuale pastore, nell’ansia comune di operare tutti insieme nella vigna
del Signore.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto
VENERDÌ 28 QTTORRP
IO SONO...
RITA GAY
In questo nostro tempo, nel
quale si cerca da più parti
il dialogo interreligioso, il
confronto tra la fede cristiana
e le altre «fedi viventi», rincontro tra le varie espressioni
culturali del pensiero religioso, questa affermazione di
Gesù può sembrare drastica,
categorica e persino dogmatica ed esclusiva. Si può avere
l’impressione che essa costituisca una formula atta più a
chiudere che ad aprire il dialogo con le «diversità» di fede e di cultura religiosa.
Io penso invece che questa
impressione sia da ricondursi
al nostro modo tradizionale,
molto riduttivo e spesso meccanico, di interpretare il senso
di parole come queste - via,
verità, vita - che fanno parte
del patrimonio espressivo di
tutte le religioni del mondo.
Si tratta infatti di metafore efficaci e potenti che, anziché
chiudere l’orizzonte, lo sollecitano ad aprirsi a prospettive
più ampie, nuove e antiche a
un tempo.
lo sono la via
Se c’è una via, è perché c’
è un assoluto al quale 1’
uomo tenta di avvicinarsi.
Nell’Evangelo questo assoluto è chiamato Dio Padre. Tillich nota giustamente come
Gesù, indicando se stesso come via verso il Padre, operi
sempre una «mediazione trasparente». Non toglie spazio
al Padre, non presenta se
stesso come divino e assolu
zione, che è rivelazione e nascondimento insieme, affinché risulti quell’intreccio tra
spazio di Dio e spazio dell’uomo che deve portare alla
morte di quest’ultimo. Così
dunque la croce, il luogo in
cui Gesù lascia trasparire la
propria necessità di scomparsa dalla scena dell’assoluto.
Così la resurrezione, con l’altra grande metafora della
tomba vuota, del «non toccarmi» e del risorto che scompare come presenza reale, che si
fa tramite e via verso Dio.
«Io sono la via» significa
dunque: seguitemi come un
tramite, un sentiero che non
può mai togliere spazio a Dio
ma che è approntato per fargli spazio. Mi sembra che
l’apostolo Paolo colga profondamente questa trasparenza mediatrice di Gesù e la incarni a sua volta, facendone
una via verso la pienezza non
ancora presente e solo annunciata, additata; senza che da
parte di chi l’annuncia vi
possa essere alcuna pretesa di
assolutezza, perché la via è
anche via della croce.
Credo sia importante per
noi oggi riflettere sulle implicazioni di una rinnovata scoperta di Gesù inteso come
via, tramite, trasparente mediazione, allusione, disponibilità a lasciare spazio a Dio.
Ciò significa anche riscoprire
nelle pagine del Nuovo Testamento aspetti di verità rimasti spesso nascosti, schiacciati dietro pesanti afferma
«Nella casa del Padre mio ci sono
molte dimore; se no, ve lo avrei detto; io
vado a prepararvi un luogo; e quando
sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me,
affinché dove sono io, siate anche voi; e
del luogo dove io vado, sapete anche la
via. Tommaso gli disse: Signore, non
sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via? Gesù gli disse: Io sono la
via, la verità e la vita; nessuno viene al
Padre se non per mezzo di me. Se mi
aveste conosciuto avreste conosciuto anche mio Padre; e fin da ora lo conoscete, e Vavete visto»
(Giov. 14, 2-7)
to, e realizza questa mediazione trasparente sia nella parola sia nei fatti.
Trasparenza nella parola:
Gesù non parla di se stesso a
un gruppo di eletti per chiamarli a seguire la sua autorità
di maestro, ma si rivolge a un
uditorio universale, per parlare e raccontare a tutti gli uomini la libertà assoluta di
Dio. Richiede una confessione di fede nel Padre, ed è se
mai proprio di fronte a questo
appello che l’uditorio si dividerà per compiere scelte diverse. Le parabole che Gesù
narra sono drammatizzazioni
in cui tutto è preparato per fare spazio, uno spazio spesso
folgorante, all’improvviso appello di conversione a Dio.
Trasparenza nei fatti: l’esistenza che Gesù conduce non
fa altro che mettere in evidenza, con vicende in chiaroscuro, l’azione di Dio che in essa
si manifesta. Cosi l’incarna
zioni messianiche che costituiscono a volte un ostacolo a
comprendere Tinfinita libertà
della parola di Gesù.
lo sono la verità
Questa è la metafora più
rischiosa nel linguaggio
religioso, e la parola più semplice e più complessa che esista. Cosa significa verità per
Gesù, per colui che alla domanda di Pilato «che cos’è
verità», risponde col silenzio?
Pilato ha fatto in precedenza
un’altra domanda molto semplice: «E vero che sei un re?».
Sarebbe stato tanto ovvio e risolutivo rispondere con un .sì
o un no, in base al criterio vero/falso, ma Gesù non accetta
mai questo criterio, ed è perciò che quasi mai risponde
con esattezza alle domande
dei suoi interlocutori.
Il criterio vero/falso, giusto/sbagliato, non è il criterio
della fede, della vita spiritua- I
le o della ricerca religiosa. È
tipico di chi considera la fede
come un pacchetto di dottrine che, grazie all’autorità di
qualcuno, vengono riconosciute vere e giuste, o false e
errate.
Quando Yahwè dice «Io
sono colui che sono» (o altre
traduzioni equivalenti), questa enunciazione è una verità? Apparentemente una banalità, un’ovvietà oppure, se
optiamo per interpretazioni
filosofiche, una grande affermazione ontologica che però
è al tempo stesso una negazione di contenuti: di più non
si potrà sapere, non si può
andare oltre quel verbo essere, che polverizza la logica
del vero/falso.
Stando alla Bibbia, già nell’ambito dell’Antico Testamento, dove la Torah viene
spesso considerata dai cristiani come un pacco di regole e
di proposizioni, la verità non
sta mai nella dottrina ma
nell’ascolto e nell’obbedienza, anzi, nell’ascolto che si fa
obbedienza. Se mai, verità
sono considerate le vicende
storiche attraverso cui Dio
accompagna il suo popolo:
verità vissute ma non dimostrabili, inverificabili fuori
dell’esperienza di fede, poiché si tratta di una lettura che
il popolo di Dio fa della propria storia: una interpretazione che si sottrae al criterio
vero/falso in quanto si pone
su un altro piano, quello del
rapporto realmente vissuto di
questo popolo col suo Dio,
con quell’assoluto che esso
insegue continuamente.
Nel Nuovo Testamento è
ancora più chiara l’inesistenza di verità da accogliere in
base al criterio vero/falso, e
la verità diventa la «sequela»,
il procedere sulla via dietro a
Gesù. Giovanni parla dello
Spirito Santo come «spirito
della verità» (Giov. 14, 1617) in un momento in cui i discepoli devono cominciare a
camminare da soli, nella vita,
nel mondo, senza potersi appoggiare al loro maestro, senza poter fare del loro maestro
una verità incontrovertibile.
Proprio perché tutto è crollato, lo spirito della verità c’è: è
un segnale potente per muoversi nell’ignoto.
Credo che Gesù, dicendo
«Io sono la verità» ci dia
tutt’altro che un punto fermo:
ci rivolge un appello che non
costringe, una parola che non
si ode, un invito che è soltanto un accenno, un soffio, una
possibilità. Ma ci fa anche
comprendere che identificando la rivelazione con una dottrina, noi spesso ne dimentichiamo la vera realtà che è
quella del dono, della cura
verso le creature, di un inizio
che ci precede. Per cui la verità non ci pone nell’ordine
del dichiarare e del dimostrare, ma in quello dell’accettare
e del camminare.
«La verità vi farà liberi»
(Giov. 8, 32): che cosa significa se non questo, cioè che la
verità non richiede difese e
argomentazioni ma solo sequela, fedeltà, testimonianza
lungo un cammino ignoto.
Numerosi sono i passi degli
Evangeli nei quali è nominata
la vita. E il termine sembra
assumervi significati diversi.
Un primo senso che Gesù
stesso dà a questo termine è
quello, ovvio, di esistenza
mortale; la vita opposta alla
morte, e di cui tuttavia la
morte è il criterio e la memoria continua; la vita che Gesù
restituisce a Lazzaro o al figlio della vedova, come un
bene, e rispetto alla quale la
morte è considerata un male.
.»•f
—
■ ,
7 ^ ___
Rembrandt: «I discepoli di Emmaus» (1648), Louvre, Parigi
che inesorabilmente segna la
finitezza dell’uomo.
Un secondo senso scorgianvo in altri passi nei quali ci
viene detto che la vita può essere fin da ora «eterna»,
quindi liberata dal tarlo che la
rode, dal suo limite costitutivo: la mortalità. Nella creduta
imminenza della fine dei
tempi, i seguaci di Gesù pensavano che la vita quotidiana
nel presente si sarebbe tramutata in vita eterna prima che
sopraggiungesse la morte fisica. In tempi successivi,
questa fede in una vita eterna
«qui e ora» si è identificata
con il vissuto di una fede che
sa scoprire e offrire nella
realtà attuale i segni di quella
nuova creazione che chiamiamo regno di Dio.
lo sono la vita
Quando Gesù dice «Io sono la vita», cosa intende
dire? Su un piano molto intuitivo, è facile rispondere idealizzando, identificando il suo
«essere vita» con il «ben-essere» totale, in una dimensione di spiritualità dietro la
quale conserviamo residui di
vecchie teologie, che definiscono Dio come «sommo bene». Personalmente vorrei dare a questo termine un significato forse meno transumano
ma più completo e concreto.
Penso a un passo semplicissimo come quello di Matteo
6, 25-33 sugli uccelli del cielo
e i gigli del campo. Qui Gesù
fa qualcosa che all’interno del
mondo cristiano è piuttosto
impopolare: presenta un quadro d’insieme dellà vita - non
solo umana ma naturale e universale, oggi diremmo ecologica - come realtà quotidiana
e permanente che è strettamente legata all’uomo e che
ha una sua intima armonia,
benché attraversata continuamente dalle ferite dei bisogni:
bisojgni elementari di cibo, di
vestiario, ma anche di gioia e
di bellezza.
Noi, dice Gesù, siamo come e più dei fiori dei campi
che sono così belli anche se il
giorno dopo vengono brucia
ti. Come mai Gesù si mette a
esaltare l’effimero? E cosa ci
può essere di confortante per
noi nel fatto che venga conferita tanta bellezza a chi è
prossimo a scomparire? Cosa
cambia nel suo (e nel nostro)
destino?
Gesù sembra voglia dire
qui che la vita è il restare in
questo effimero per viverlo
pienamente, aderendovi, perché proprio in esso può avvenire rincontro con l’essenziale: perché in esso il dettaglio
più insignificante riconduce
al Padre i cui doni ci circondano da ogni parte. Ma per
poter vivere così, per poter
realizzare questa visione occorre imparare a guardare,
come Gesù dice arditamente,
il regno di Dio. Questo Regno dunque non va visto in
un aldilà o al di sopra stratosferico, ma nella dimensione
del quotidiano.
Potremmo dire: è così che
la vita mortale diventa «vita»
nel senso in cui Gesù usa questa p^ola, un senso definitivo
ma pieno di divenire. Non attraverso uno sforzo intellettuale di comprensione di verità ultime, non attraverso
esperienze mistiche di cattura
del divino: ma, per ciascuno
di noi, attraverso la maturazione di questa capacità di accettare e «vedere» la realtà
che ci circonda come un dono
da non scomporre in pezzi più
V.V - >
9i %:
my
Teatro
ao li
ierolo
gior
pregevoli e meno pregei
Le parole di Gesù riport
Matteo sembra ci invii
rinnovare il nostro sgua
volgere sulla vita, sulla
del vivente, uno sguardo
lungato e amoroso,
accogliere il tutto senza
ture e opposizioni di moi
Una sfida, forse, spedi
te oggi che il nostro
viene sistematicamente
convergere su visioni di
te e di conflitto. Gesù ci
«guardate» e dirige il m
sguardo sulla tessitura d’i
sieme della vita stessa,
quale ogni frammento ci
tuisce il tutto, insieme«
ogni altro: visione che
negata finché l’io si poi
centro dell’universo e usi
lo spazio di Dio.
Per concludere, mi seiul
che le forti affermazioni
Gesù fa su se stesso non
no porte chiuse, ma
aperte; una via su cui sii
invitati a camminare all’
nito, una verità che ci es|
alla totale mancanza di np®j
già, una vita che accoS'
l’effimero col suo
contraddizioni come si
glie un dono. Tutto
te del vissuto religio*®
ogni epoca e di ogni cor
nente, perché è la sostai
stessa di quella incessante
cerca di assoluto che U'
verità e vita di ogni
lungo tutta la storia
capace«La Reg
liberato
gran
favore de
pane con
^tti di in
^rvizi;
ramm
l’inizi
istiffino. 1
«Regioni
[li fonde
Irdi e s
logetti
carico*
iciòfaffl
uo«5
I umuiia'ij
lera
Signore, nostro Dio, guidaci fuori dai.
luoghi angusti. Abbiamo bisogno della
tua libertà, affinché possiamo trovare la
strada che porta agli altìi invece di na^
sconderci l’uno aH’altro,. e possiamo
parlarci a vicenda invece dì ruotare solo
intorno a noi stessi.
e se
|or bene!
, Itivi oc
5*R’albo
liSoi
«tdideg
J^rvizi
P.%, i,
tfunini
so0% (jj
titenu
gen
iffientat
sups
gli
issib
ess
g; Sara
di ten
labora
supei
operi
r qi
l’ii
larder
Ifon
pesa
r’giana
festina
^nchie;
nno e
**eriore
‘dori di
ilioni p
(Tratto da Un giorno una parola, Claudiana, 1994) Li
•ndo rei
Ilare i "
7
in abb. postale/50 - Torino
(H mancato recapito si prega restituire
pota presso i’Utficio PT Torino CMP Nord.
si impegna a corrispondere
«di resa.
atro di strada, sabato 22 ottobre, a Torre Pellice. L’ini, è stata presa per sensibilizzare un po’ tutti (popolae, curiosi, autorità locali) alla necessità di reperire uno
do in cui i giovani possano autogestirsi; dapprima era
Iipotizzata l’occupazione di uno stabile, ora si andrà alIttativa con l’amministrazione (un incontro è previsto
I questa settimana) per reperire un locale. Dopo l’aniteatrale curata da Claudio Raimondo e altri attori
itesi, a cui si sono aggiunti alcuni giovani locali, si è
^Ito un dibattito a cui hanno preso parte anche giovani di
Brolo e Torino e il consigliere torinese pidiessino Mauriferosetto, che nel capoluogo si occupa dei Centri sociali,
iie'na invitato l’amministrazione aH’apertura di questi sparagni caso l’iniziativa ha avuto (e ha) il merito di riprope all’attenzione di tutti la questione giovanile e il possile utilizzo di aree urbane decentrate e poco valorizzate.
Fondato nel 1848
venerdì 28 OTTOBRE 1994
ANNO 130 - N. 41
Per il terzo anno consecutivo hanno avuto inizio
gli incontri di preghiera e di
meditazione biblica di tutte le
chiese evangeliche di Torre
Pellice (avventisti, Fratelli,
pentecostali, salutisti, valdesi); il programma prevede
brevi riflessioni bibliche
sull’Apocalisse.
Le riunioni si svolgono in
un clima di semplice e fraterna amicizia e sono aperte a
quanti desiderano unire là
propria voce, la propria preghiera, a quella di altri per
chiedere al Signore il suo
aiuto per i bisogni di tutti, il
suo conforto, le sue risposte
alle nostre molteplici domande. Il cammino intrapreso insieme costituisce una
fonte di reciproco arricchi
CHIESE EVANGELICHE
UN POPOLO
ALDO PALLADINO*
LIRE 1300
mento per la diffusa presenza
di doni spirituali, di fede, di
conoscenza, di amore ma anche per l’apporto di culture e
storie diverse. Inoltre la consapevolezza della comune
vocazione al servizio dell’unico Signore, di tutti e per
tutti, è di per sé sufficiente a
perseguire l’unità «di un popolo per il suo nome».
Le chiese evangeliche della
città si incontrano e lavorano
insieme. Questo risultato può
rappresentare certamente un
riferimento per moke altre
realtà evangeliche sul territorio nazionale per riflettere sul
loro modo di essere chiesa,
senza rinunciare alla propria
storia, alla propria identità,
ma trascendendola con la decisione di non fare crociate su
questa o quella interpretazione di un versetto biblico, di
non vedere gli altri come ter
ritorio di conquista per la crescita della propria chiesa, di
non considerare la «nostra
verità» più vera di quella dei
nostri fratelli.
Non è forse questa mentalità che blocca ogni processo
di collaborazione? Non è anche per tali motivi che Pentecoste ’94 o altre iniziative sono state archiviate o sono fallite? Non è anche per questo,
oltre che per la frammentarietà del mondo evangelico e
per la dispersione delle forze,
che la testimonianza finora
espressa non ha inciso sul tessuto spirituale, sociale, politico? La Parola di Dio indica
rimedi e soluzioni; cosa ne
^faremo?
* pastore della chiesa
dei Fratelli
pregevj
sulla rdi
¡guardo
o, capi
) senza
li di
specii
àro
imente fi
ioni i
jesù ci
ge il ni
silura d’i
stessa,
nento coi
isieme
ne che
1 si poi
•so e US
igione Piemonte
leliberati
inefici per
|i artigiani
La Regione Piemonte ha
iberato la scorsa settimana
|»gramma di interventi a
«ore delle imprese artile come sostegno ai proni di investimento in beni
ìtvizi; alla base di questo
igramma la legge approvaairinizio di agosto di quelito. L’intento, spiegano
ione, è quello di quali'are e rilanciare le aziende
fanali viste come sosteaU’occupazione; verranprivilegiate le aziende ariane di nuova costituzione
¿in particolare, saranno fiàziate le imprese il cui
'lare sia un soggetto femle.
idp ammonta a 20 mi<ii e Saranno destinati ai
Setti di investimento in
’ e servizi; ovviamente
za di apo|^ beneficiare di questi ine occorrerà essere iscrit
o carica® P’albo delle imprese artime si ac^pe. Sono ammessi ai bene0 ciò fadi legge l'acquisto di beni
iligioso
ogni co^^uYo, i costi del personale
la sosta^af^un importo non superiore
Ita ■ spesa complessiritenuta ammissibile e le
Senerali, anche non do‘cntablli, per un importo
superiore al 5% della
? Elobalmente ritenuta
"ssibile. 1 beni potranno
essere acquistati in leasaranno ammessi acqui• ' terreni, ristrutturazione
oratori per un importo
"Superiore al 10% dell’in
mi seiul
nazioni
3so non
, ma
j cui su
lare all’le ci esi
icessantC;
1 che è
ogni uri
a umaita-l
'i dai •
della
.^operazione.
I9ft/A.oost’anno e
1 1
per
Compiono ventanni gli organismi per la partecipazione di genitori e studenti
Nuovi compiti per gli organi collegiali?
CARMELINA MAURIZ;iO
Avent’anni dalla loro istituzione gli organi collegiali della scuola recitano il
loro ultimo atto nella vecchia
forma; nel corso di questa
settimana infatti i vari ordini
e gradi di scuole hanno avviato le procedure di elezione
dei rappresentanti dei genitori, in attesa della riforma annunciata dall’art. 4 dell’attuale legge finanziaria che prevede nuove composizioni e
nuovi compiti per gli organi
collegiali e al momento ha
bloccato il rinnovo dei Consiglio di circolo (che dovrebbe
essere abolito insieme al distretto scolastico) e di istituto,
rimandato alla prossima primavera.
«Siamo partiti con tante
aspettative - dice Roberto
Eynard, direttore didattico del
circolo «G. Rodar!» di Torre
Pellice - e oggi ci rendiamo
conto che per la scuola nella
forma attuale gli organi collegiali sono solò un grosso carico amministrativo, un peso
senza potere decisionale, senza spazi reali per la discussione». Sulla stessa lunghezza
"-V
d’onda si esprime il preside
della scuola media statale di
Luserna San Giovanni, Mario
Tarditi, che dice: «Allo stato
delle cose queste rappresentanze all’interno della scuola
appaiono decisamente inutili
e superate, solo un puro ossequio alla burocrazia. D’altro
canto gli organi collegiali sono nati in un’epoca e per una
popolazione scolastica molto
diversa da quella attuale e
non sono più calibrati e corretti per la scuola di oggi,
mutata nelle aspettative e nei
valori, alla quale sono poste
domande ben diverse da quelle di vent’anni fa, anche se
all’epoca hanno davvero contribuito a svegliare e rinnovare il dibattito sulla scuola».
Negli ultirni anni il calo
della partecipazione e la presenza dei genitori alle elezioni scolastiche sono stati sempre più evidenti e hanno resa
manifesta ovunque la crisi
degli organi collegiali con
una media di presenze alle
elezioni del 20-25% degli
aventi diritto e con punte più
elevate nella fascia della
scuola dell’ohbligo anche se.
come dice una rappresentante
di classe della scuola elementare di Torre Pellice, «è comunque importante che i genitori possano continuare ad
avere uno spazio di confronto
e collaborazione con la scuola, andando magari a cercare
forze nuove e più fresche di
quelle che ci sono state negli
ultimi tempi».
Con la riforma prevista dal
ministro D’Onofrio rimarranno nella forma attuale solo i
Consigli di classe e interclasse mentre, come ci spiega il
direttore didattico della scuola elementare di Lusema San
Giovanni, Marco Armand
Hugon, «con la prevista autonomia amministrativa e finanziaria della scuola il nuovo Consiglio di istituto, che
dovrebbe avere il potere di
gestire l’“azienda scuola”
sarà presieduto dal preside o
dal direttore, che con le proprie competenze e con la propria esperienza dovrebbe garantire a questo organismo
collegiale una gestione più
oculata rispetto a quella sin
qui avuta, anche perché la
scuola dovrà andare in cerca
di risorse giuste e adeguate».
TP la i iii„ j regionale
re : àrderà tutti i settori dell’
* programmi di
amo
tann benefici non do^O'O ji ° essere di un importo
"l'koni per i
^lìo . ' produzione o di 20
kio imprese di ser
ond ' ®.9uota a valere sul
1200 milioni.
La bella mostra sui cento anni del
Cotonificio Widemann e ancor più
il libro Quando la sirena suonava, nel
quale Alessandro Bottazzi ha ricostruito
la storia della fabbrica nel suo rapporto
con l’ambiente di San Germano e Clara
Bounous ha raccolto una ventina di interessanti testimonianze di operai e operaie, ripropongono alla nostra riflessione
un tema complesso, quello del rapporto
tra valdesi e fabbrica, spesso dimenticato e comunque marginale nelle discussioni «ecclesiastiche» che, in modo particolare alle Valli, si sono più frequentemente concentrate sulle «opere» e sulla
cultura.
Valdesi e fabbrica: su questo tema ci
si è schierati, si è polemizzato e spesso
litigato; ma per centinaia di operai vaidesi questo è stato il pane quotidiano durante quarant’anni.
Oggi pensiamo soprattutto al fatto che
il lavoro manca. Proprio per questo possiamo leggere con rinnovato interesse il
IL FILO DEI GIORNI
LA SIRENA
E LA FABBRICA
MARCO ROSTAN
libro di Bottazzi e Bounous. Sentiamo,
per esempio, come,una preoccupata relazione del Concistoro di San Germano
al Sinodo del 1889 vedeva la questione
della fabbrica:
«(...) Il contatto con una popolazione
operaia che conta spesso al suo interno
elementi particolarmente cattivi, la
schiavitù in cui si trovano ridotti quelli
che frequentano la fdatura, sovraccarichi come sono di ore di lavoro e privati
in buona parte delle loro domeniche, e
infine il soffio del mondo, penetrato di
dubbio, di incredulità, di materialismo e
di rilassamento morale: tutte queste
cause insieme hanno esercitato la loro
influenza deleteria sullo spirito e sui
comportamenti, in modo tale che l’antica figura della pietà valdese si incontra
ormai raramente».
E ancora possiamo leggere nel libro:
«Le operaie venivano chiamate “sales
ouvrières ”, dove il termine sporche, sudicie, si riferisce all’aspetto fisico, ma
esorcizza anche le caratteristiche più inquietanti della nuova condizione femminile quali una certa indipendenza dalla
famiglia e il ricevimento del salario, con
il giudizio di “dorine facili’’. “E al mio
tempo non si poteva andare in fabbrica
perché cuma ca l’è: - le fabricante a
sun bernufie -, e a iera la cansun, a iera
la cansun (...). Anche mia figlia è sempre andata serva piuttosto di andare in
fabbrica, perché era un disonore’’».
In Questo
Numero
Lega Nord
^ Alcuni contrasti relativi
alla linea pólitica del movimento hanno portato sette parlamentari piemontesi
a uscire dal gruppo Lega
Nord. Tra loro sono anche
Lucio Malan e Riccardo
Sandrone, eletto a Nichelino ma residente a Torre
Pellice. Ne parliamo con
loro e con Sergio Hertel,
del «Grup d’Assion Val
Pelis».
Pagina II
Contro l'usura
I commercianti della
provincia di Torino si sono
ritrovati in un convegno
organizzato dall’Ascom
per discutere delle strategie da seguire nella lotta
contro il fenomeno dell’
usura. Si è parlato anche
del rapporto con le banche
e del disegno di legge governativo recentemente
presentato.
Pagina II
Guillestre
Da quasi 40 anni il Comune di Torre Pellice è
gemellato con quello di
Guillestre, e anche il Collegio valdese è ora gemellato con l’istituto superiore
di quella località. Dei problemi e delle prospettive di
Guillestre, centro di 2.000
abitanti che conta in estate
7.000 presenze, abbiamo
parlato con il sindaco e il
direttore della scuola.
PaoiNA III
Turismo
Nel corso dell’Autunno
in vai d’Angrogna è stato
affrontato il problema del
turismo. Al confronto ha
qrartecipato anche René
Door, sindaco di Freissinières, località a 20 km da
Briançon, che ha illustrato
alcune delle strategie che
sono state seguite.
Pagina III
8
PAG. Il
E Eco Delle "^lli "Iàldesi
VENERDÌ 28 OTTOBRF
TORRE PELLICE: I VOLONTARI AIB HANNO UNA
SEDE — E stata inaugurata domenica la sede della squadra
dei volontari antincendio boschivo di Torre Pellice; si trova
in un vecchio stabile comunale adiacente la caserma dei vigili del fuoco ed è stata completamente ristrutturata dagli
stessi volontari mentre il Comune ha provveduto all’acquisto dei materiali necessari. La squadra, che sta facendo i
passi per diventare a sua volta corpo di protezione civile coinè altri gruppi analoghi, verrà quanto prima dotata dal1 amministrazione di un mezzo agile per raggiungere i luoghi piu impervi dei boschi in cui si trova ad intervenire.
PINEROLO — Un migliaio di persone ha partecipato, sabato
scorso, alla manifestazione indetta dai sindacati Cgil-CislUil per «mantenere la protesta contro i tagli alla previdenza
e alla sariità operati dal governo Berlusconi». I sindacati ritengono inadeguate le misure della Finanziaria perché non
affrontano globalmente il problema della riforma pensionistica e peggiorano la situazione. I sindacati chiedono inoltre
la riforma pensionistica basata sui seguenti punti: separazione della previdenza dall’assistenza, unificazione di tutti i
trattamenti pensionistici, mantenimento del sistema pensionistico pubblico, mantenimento del rendimento annuo del
2% per ogni anno lavorato.
MOSTRA DELLA PECORA FRABOSANA A LUSERNA
— In occasione della prossima fiera del 2 novembre, la Comunità montana vai Pellice ha organizzato la prima mostra
regionale per il recupero e la valorizzazione della pecora
Frabosana-Roaschina. La mostra dà seguito a un lavoro
condotto in collaborazione con l’Università di Torino e alcune Comunità montane per la salvaguardia del patrimonio
genetico di questi ovini classificati in via di estinzione. Il
programma della giornata prevede, oltre all’esposizione del
bestiame, un aggiornamento, alle 11,30, delle iniziative di
recupero di questa razza valida per zone montane.
AMNESTY PER I RAGAZZI DI STRADA — Il gruppo pinerolese di Amnesty International presenta una serata, giovedì 27 ottobre alle ore 21 presso il circolo Stranamore di
Pinerolo, dedicata al drammatico problema dei ragazzi di
strada brasiliani (orfani abbandonati a se stessi, costretti a
rubare e a rapinare per sopravvivere e vittime quotidianamente di stragi organizzate dagli «squadroni della morte»
al servizio dei commercianti). Interverrà Lucia Mascarenha, studentessa di antropologia, brasiliana, attiva nei
rnovimenti in difesa degli indios; la serata prevede proiezione di diapositive, un film sul tema e la vendita di oggetti
dell’artigianato indio.
PRAMOLLO: DEFINITO IL PROGRAMMA DEL TICIUN — Per ricordare il sacrificio di sei partigiani e un civile uccisi al Ticiun dai nazifascisti 1’ 11 novembre del ’44
essendo stati traditi da qualche persona locale, l’amministrazione e i partigiani collocheranno il 12 novembre una
lapide comune ai Pellenchi; interverranno alla cerimonia
numerose autorità e rappresentanti dei partigiani; un pranzo
è organizzato dalla Pro Loco: prenotarzioni ai numeri
73398, 58703, 58501, 58776.
PINEROLO RICORDA I SUOI CADUTI PER LA LIBERAZIONE — L’amministrazione comunale ha in programma per il 2 novembre alcune cerimonie di celebrazione
del 50° anniversario della lotta di Liberazione. Verranno
deposti omaggi floreali alle lapidi dei fratelli Polliotti al cimitero del Talucco, alla lapide di Angelo Bianciotto e Franco Cosano in viale Tosel, a quella di Adolfo Serafino in via
Tiro a Segno, Giuseppe Chiapperò in via Buniva alla lapide
che ricorda il sacrificio di Franco Cosano e Tullio Boeris in
via Sommeiller. Verranno ricordate le figure di questi partigiani uccisi dai nazisti.
Casa delle diaconesse
Torre Pellice
La “Ca.sa valde.se delle diaconesse» - casa di riposo per
anziani con 25 o,spiti, sita in Torre Pellice, viale Gilly 9
cerca
RESPONSABILE DI ISTITUTO
a partire dal P gennaio 1995.
,Si richiede: esperienza di a.ssistenza a persone anziane,
capacità gestionali in campo ammini.strativo e di direzione del personale, appartenenza a una chiesa evangelica.
Le domande, corredate dal curriculum degli studi e attività precedenti, devono e.ssere inviate alla Commi.ssione
sinodale per la Diaconia, via Angrogna 18, 10066 Torre
Pellice (To) entro il 20 novembre 1994.
A colloquio con i parlamentari Lucio Malan e Riccardo Sandrone e con Sergio Hertel
«Val Pelis» potrebbe uscire dalla Lega Nord
PIERVALDO ROSTAN
La notizia è apparsa su tutti gli organi di informazione: ennesima spaccatura
nella Lega Nord, alcuni (7)
parlamentari piemontesi lasciano Bossi, fra di loro Lucio Malan e Riccardo Sandrone; il primo di Luserna San
Giovanni, eletto nel collegio
di Pinerolo, il secondo di
Torre Pellice, eletto nel collegio di Nichelino. Entrambi
fanno parte del Grup d’Assion vai Pelis, grappo di ispirazione federalista preesistente alla Lega Nord e che successivamente vi aderì credendo di poter in quel modo portare avanti con successo le
proprie battaglie. La storia locale dice anche di un’adesione alla Lega di Malan e Sandrone che data 1990 e che
quest’ultimo è anche, dallo
stesso anno, consigliere comunale a Luserna San Giovanni: come si è arrivati alla
decisione?
«Il disagio è salito negli ultimi mesi, sia per come Bossi
guida il movimento sia per la
posizione assunta da Farassino nella Lega Piemont - spiega l’on. Riccardo Sandrone -;
in qualche modo il congresso
nazionale del Piemonte era
l’ultima spiaggia. Con la
conferma di Farassino, abbiamo capito che per portare
avanti le nostre idee federaliste non c’è più spazio nella
Lega. Mercoledì scorso Bossi
ha convocato per una riunione alcuni deputati, fra cui
Basso e Cubetti; quando abbiamo posto questioni inerenti la linea politica si è irrigidito con un “se non vi va bene quella è la porta”; lo abbiamo preso alla lettera ed
eccoci qui. Penso che presto
altri eletti nella Lega seguiranno la nostra stessa strada:
Bossi e i suoi pretoriani hanno instaurato un clima di terrore; se in giro ci fosse meno
paura il numero delle defezioni sarebbe già cresciuto».
Allora non è solo una questione di soldi, che voi non
volete versare al partito? «La
storia dei soldi è una bufala
messa in giro da Bossi e Farassino per screditarci - continua Sandrone -; in realtà
noi abbiamo versato quanto
richiestoci dalla Lega fin
dall’inizio della legislatura.
Ci è stato chiesto di rinunciare alla somma spettante a un
collaboratore (il cosiddetto
portaborse ndr) a favore di
operazioni di dubbio valore,
dall’acquisto di stabili per la
sede a Milano a alberghi a
Roma. In cambio potevamo
contare sull’apporto tecnico
di un’agenzia inutile e su alcuni servizi molto limitati».
Centralismo, rinuncia alle
migliori battaglie federaliste,
una Lega troppo Milanocentriea; queste le accuse formulate a Bossi insieme alla instabilità dei rapporti con i
partner di governo. Difetti '
sconosciuti anche solo 9 mesi
fa? Secondo i parlamentari
dissidenti «Bossi era sicuramente meno conosciuto di
Inaugurata l'Associazione a Torre Pellice
«Bottega del possibile»
una realtà di tutti
ARLETTE RICCA
Una sorta di senso di appartenenza ha riunito sabato scorso più di 300 persone al cinema Trento, per la
presentazione ufficiale della
«Bottega del possibile»: illustri nomi come il professor
Antonini, il dottor Trevisan,
monsignor Nervo, hanno esposto il loro punto di vista
sulla «domiciliarità» che è
appunto l’obiettivo della
«bottega». Il sindaco di Torre
Pellice, il presidente della
Comunità montana, la dottoressa Serra, commissario delTUssl, un assessore di Luserna San Giovanni e molti altri,
portando i loro saluti e il loro
plauso, hanno sottolineato
¡’importanza di questa iniziativa ideata e voluta dalla signora Scassellati Gaietti e alla quale hanno aderito persone di ogni età e ceto e provenienti da tutta Italia.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.200 e 96.5DÜ
tei. 0121/91.507
Un filmato, presentato nel
pomeriggio, ha fatto conoscere meglio il problema degli
anziani, anziani soli che possono contare sull’aiuto degli
assessori domiciliari; abbiamo anche visto il foyer di
Angrogna e il «Miramonti»
di Villar Pellice, due case con
caratteristiche diverse ma dove l’anziano può ancora realizzare il suo desiderio di indipendenza. L’ultimo intervento della giornata, quello
del signor Gönnet, uno dei responsabili di «Miramonti», ha
reso molto chiaro il problema; ognuno di noi deve avere
il diritto di vivere e morire
nella propria casa, ma quando
questo non è più possibile deve poter avere «un’altra casa»
dove essere accolto con amore e dove vivere gli ultimi
giorni in serenità.
La «bottega» sarà un luogo
dove potremo confrontarci e
acquisire quella cultura della
condivisione, come ha detto
il prof. Antonini. In questo
periodo, nei locali della «bottega», ci si occupa di riqualificazione degli operatori che
già lavorano sia a domicilio
sia nelle strutture e non si potrebbe trovare miglior terreno
per seminare questa «condivisione».
L’on. Lucio Malan
oggi: facendo opposizione è
facile dire dei no, tanto più a
parole. Sarebbe stàio importante che il “senatur” capisse che le cose sono cambiate
ma noi, ingenuamente, ci siamo illusi che cambiasse quel
suo atteggiamento ondivago». Così evidentemente non
è stato e oggi siamo all’uscita
con la porta sbattuta; per andare dove? Per ora nel grappo misto «ma presto - assicura Malan - con un congresso
daremo vita a un nuovo movimento, “Federalismo e libertà”. Bossi aveva abbandonato i nostri ideali e, con
una pessima imitazione del
peggior Craxi, cercava di essere comunque l’ago della bilancia, presente in ogni coalizione».
Ma agli elettori cosa racconteranno i due onorevoli,
eletti con simbolo della Lega? E questi come la prenderanno? «La svolta è nata qui
in zona - puntualizza Sergio
Hertel, del Grup d’Assion ■
da mesi i nostri due pa'f
lame Mari denunciavano un
situazione che li vedeva sem
pre più lontani da Bossi e ù
Lega sempre più lontana 2
federalismo. La decisione^
due deputati rispetta la
sizione della base leghista,
non vogliamo che la Lega dì,
venti un partito come gU ^
tri: il federalismo era lo sco.
po della nascita di Val Pelis
continuerà ad esserlo. Il ¿1
rettivo dell’associazioneI
d’accordo per uscire dalla
Lega e presto lo faremo; anche i gruppi consiliari cambieranno probabilmente nome». E le sezioni?
«Sono con noi, oltre alla
vai Pellice, Cavour, Villafranca e Campigliene; a Pinerolo paiono prevalere ]
bossiani - riprende Malanma da ogni parte arrivano segnali di comprensione e stima
per il passo compiuto». Noi
rischiate di finire nelle braccia
di Berlusconi? «Forza Italia f
An faranno la loro strada conclude Hertel - noi ci atteniamo ai nostri principi di àmocrazia e di federalismo che
sono contenuti nella Carta i
Chivasso; in fondo facciamo
ciò che avrebbe dovuto fare
la Lega».
Alla Camera nascerà quasi
certamente un grappo «Federalismo e libertà» apertoa
tutti i federalisti anche di alto
gruppi; potrebbero entrarvi
anche uomini di Forza Italia,
a loro volta scettici sul parti-1
to-azienda.
[La cH
Le
la!
Un convegno di commercianti
Vivere oltre l'usura
DAVIDE ROSSO
Solo negli ultimi anni è venuta alla luce l’effettiva
portata del fenomeno usura,
fenomeno che colpisce numerose piccole e medie imprese e fasce consistenti della
società. Il giro di affari illegale nel ’93 ha raggiunto i
72.000 miliardi. Da un questionario svolto dall’Ascom di
Torino e provincia tra i propri
associati torinesi e di molti
paesi della provincia (tra cui
Pinerolo) risulta che circa un
terzo delle persone che hanno
risposto alle domande (730 risposte su circa 18.000 questionari inviati) hanno fatto ricorso a prestiti ad usura. Le
indicazioni sui tassi di interesse vanno dall’8 fino al 40% al
mese; dal questionario emerge anche l’estrema diffidenza
delle vittime a denunciare i
loro drammi.
SuH’argomento usura TAscom di Torino ha organizzato recentemente un convegno al Centro congressi del
Lingotto fiere di Torino, dal
titolo «Oltre l’usura». Il convegno, che ha visto la partecipazione di rappresentanti, tra
gli altri, del mondo bancario,
della Confcommercio e il prefetto di Torino, Claudio Gelati, si proponeva diversi obbiettivi tra cui una riflessione
sul nuovo disegno di legge
varato dal governo in fatto di
usura, un confronto sul ruolo
che il sistema bancario può
svolgere a vantaggio delle imprese oltre che l’illustrazione
di una proposta di legge preparata dalle categorie imprenditoriali torinesi.
Parlando del disegno di
legge del governo il presidente delTAscom di Torino, Giuseppe De Maria, ha fatto rilevare come «pur essendo un
passo avanti non è ancora
soddisfacente sia perché in
esso mancano ancora indicazioni specifiche sulla consistenza e sulla modalità di gestione del fondo solidarietà
sia perché la mancata definizione del tasso usurario, con
conseguente discrezionalità
del giudice in merito, priva la
legge di un punto per noi essenziale».
Le categorie imprenditoriali
torinesi nel corso del convegno hanno proposto una
bozza di proposta di legge che
prevede nuovi strumenti per
la prevenzione dell’usura; le
associazioni di categoria infatti vedono nel «successo»
degli usurai una conseguenza
diretta della difficoltà con cui
il sistema bancario assiste le
piccole e medie imprese. La
proposta di legge prevede
l’assegnazione di un con;
tributo pubblico ai confidi
(cioè i consorzi o le cooperative di garanzia mutualistica
che le associazioni di categoria imprenditoriali hanno
fatto nascere per aiutare le
piccole e medie imprese a ottenere crediti presso le banche) che istituiscano fondi destinati a garantire fino all
80% gli affidamenti concessi
dalle banche alle imprese pi''
fragili.
Sul versante dei rapporti tra
imprenditori e banche, se da
un lato gli imprenditori chiedono agli istituti di credile
«maggiore attenzione, dispO'
nibilità e fiducia verso la per;
sona dell’imprenditore e dei
suoi progetti» dall’altro l’aS"
sociazione bancaria italiani
dichiara di aver gettato le basi
di un «codice deontologiec»*
di settore i cui punti fondamentali sono la trasparenza e
l’efficienza nelle procedure di
affidamento.
Don
nn
fraTor
¡Coinun
le Alpi
no assa
'si; da c
LÌÈse di
junto I
ceo lini
tufi sup
sono g
poco pi
una vo
do par
nD’estc
Jean L(
a 7.00
metà d
vivono
-un nurr
'Ristesse
^glienza
turismi
portoni
mia, il
’ffmtro
ragion
¡ordine
\blici, 0
piegati
-Qu
venien
turistic
«Un
sopra
Frane
que di
ste tur
molti i
liani, l
desi».
-Qi
queste
.quasi 4
«Mi
gio me
: fin dal
a inco
per pr
scorso
che pr
popoli
questi
E
Tom
Pe
Si l
non d
tollen
lità e
getto
st’ann
da ai I
menta
didatt
re Pel
che è
prova
vità s
vinco
profei
te, co
tervei
riale
ipotei
è ori(
see I
ident
profil
Il !
a ribi
per 1
¡’agg
la co
mass
lievi,
tuteli
baml
educi
tazio
Un te
la Va
Perai
go C(
centi
creai
9
iygÆRDLf
ì 28 OTTOBRE 1994
E Eco DELLE ¥VLLI liLDESI —:
PAG. Ili
La cittadina francese è gemellata con Torre Pellice da quasi 40 anni
Le prospettive e i rischi di un'economia
basata sul solo turismo: il caso di Guillestre
PIERVALPO rostan
Domenica 23 ottobre si è
rinnovato il gemellaggio
tssion ~'ue pdf[
una
sem.*,
ossi e la^
tana lU
none dei
a la Po,,. .....
«ghisti^j lira Torre Pellice e Guillestre
4- IComune francese al di là dele gli al 'le Alpi con cui i rapporti so
t lo scoH ^ no assai stretti da ben 39 an'al PelisÀ M; da quando il Collegio valIl di tdese di Torre Pellice ha asizione è' fiunto una dimensione di li
te dalla ' i ceo linguistico anche gli isti
Liuti superiori dei due paesi si
csono gemellati. Guillestre,
■poco più di 2.000 abitanti, ha
una vocazione legata in moido particolare al turismo:
ì-iD’estate - spiega il sindaco,
' Jean Lepat - arriviamo anche
■ a 7.000 persone che fra la
ftnetà di luglio e il 15 agosto
tìivono a Guillestre: dunque
un numero ben superiore alle
%tesse possibilità di acco\lienza di 2.000 abitanti. Se il
■mo; antri catnente no
'tre alla
Villa,
e; a Pi
calere i
Malan vano se-i
: e stima'
o». Non
Î braccà
I Italia e
ìtrada ' ci attepi di àsmo che
Carta di
icciamo
uto fare
rà quasi
I «Fedepetto a l
i di altri
entrarvi
:a Italia,
ul parti
ancora
rché in
indica1 consià di ge
darietà
defini-io, con
onalità
priva la
noi es
iitoriali
;1 conilo una
gge che
;nti per
;ura; le
)ria inicesso»
iguenza
con cui
siste le
ese. Le
revede
n con;
:onfidi
oopefU'
alistica
i catehanno
tare le
;e a ote banndi deIO all
jncessi
ese più
orti tra
se da
i chieiredit®
dispola por; e del
o rasaliane
le basi
3giCO»
fondaenza e
Iure di
’i turismo è una voce molto importante per la nostra economia, il nostro paese è poi il
'ftentro amministrativo di una
Í regione, con scuole di ogni
^■ordine e con molti uffici pubMici, e dunque molti sono impiegati in questi servizi».
- Quali sono le zone di proÍ. venienza dei maggiori flussi
turistici?
«Un po’ da ogni parte, ma
soprattutto dal sud della
] Francia; cerchiamo comunque di diversificare le proposte turistiche. Abbiamo anche
molti stranieri, tedeschi, ita, liani, belgi e, dal Nord, irlandesi».
- Qual è il significato di
questo gemellaggio, dopo
quasi 40 anni?
«Mi sembra un gemellaggio molto ben riuscito e reale
\ fin dall’inizio; non ci si limita
a incontri fra amministratori
per pronunciare qualche dif scorso o partecipare a qualche pranzo: veramente le due
popolazioni hanno instaurato
questi periodici incontri. Og
II centro di Guillestre
gi qui ci sono almeno 50 persone di Guillestre, così come
la scorsa settimana un bel
gruppo venne in Francia da
Torre Pellice».
- Che cosa vuol dire amministrare un paese di 2.000 abitanti, così lontano da Parigi?
«Dopo le nuove leggi che
nel 1982 hanno introdotto il
decentramento amministrativo, abbiamo rapporti più
stretti e diretti con il Dipartimento e la Regione, a loro
volta indipendenti dal governo centrale».
- È questo il solo gemellaggio che avete realizzato?
«Effettivamente è così; il
nostro Collegio ha rapporti
con scuole tedesche e inglesi
ma la popolazione, il paese,
ha solo questo con Torre Pel
lice; un gemellaggio ha senso, a mio avviso, solo se ci si
può incontrare con una certa
regolarità».
Il mondo dei giovani
Il mondo della scuola, i
giovani studenti, sono essi
stessi propositori di incontri,
a confermare quanto avviato
40 anni fa; il collegio di Guillestre ha circa 400 allievi con
un servizio di foresteria per
gli studenti: ne parla il direttore, prof. Guy Piana.
«E una scuola che si trova
al centro di una zona alpina
francese con i suoi aspetti rurali e che raggruppa, come
educatori, una sessantina di
persone».
- Se sul versante italiano si
può parlare di una difficoltà
ad accrescere la scolarizzazione fra i giovani si può parlare
di un analogo problema sul
versante francese delle Alpi?
«Abbiamo un vero problema di motivazione a livello di
ragazzi; credo intervengano
due fattori: i giovani sono vittima dei condizionamenti di
ciò che i media, in particolare la televisione, propongono; secondariamente il fatto di vivere in un’area, il
Queyras, a forte vocazione
turistica, induce molti ad inseguire il miraggio del denaro facile: infondo si vede
che i maestri di sci guadagnano molto e questo fa sognare molti di diventare come loro senza problemi. Un’
economia che si basa tutta
sul turismo, come la nostra, è
molto pericolosa perché fragile: basta un anno senza neve e troviamo molte persone
in grande difficoltà. Dovremmo rilanciare l’agricoltura e
l’artigianato locale, recuperare il senso della cultura alpina oggi fortemente minacciato dai “serial” del mondo
televisivo americano».
- All’inaugurazione del
nuovo anno del Collegio di
Torre, lei ha parlato di un tunnel culturale: cosa intende?
«Da otto anni sono a Guillestre e regolarmente sento
parlare del traforo del Colle
della Croce; dico spesso che
le montagne uniscono gli uomini più che allontanarli; ho
l’impressione che il tunnel
culturale che unisce le nostre
due regioni esiste veramente
ed è sentito, in più... non produce inquinamento! Gli stessi
progetti Interreg sulla collaborazione transfrontaliera ci
dicono di un’Europa da costruire, ma soprattutto di un’
Europa delle regioni, e la nostra è veramente un’area
omogenea e complementare
al tempo stesso».
[ Torre Pellice: un progetto didattico
Per accettare gli altri
Si basa sui principi della
non discriminazione, della
tolleranza, della multiculturalità e dell’eguaglianza il Progetto di istituto che per quest’anno scolastico farà da guida ai docenti delle scuole elenientari e materne del circolo
didattico «G. Rodari» di Torre Pellice. Questo documento,
che è stato presentato e approvato all’inizio delle attività scolastiche, è non solo
vincolante dal punto di vista
professionale per ogni docente, come base comune di intervento e di confronto, materiale per la programmazione,
ipotesi di lavoro da verificare
® orientamento, ma costituisce una sorta di «carta di
identità» del Circolo sotto il
profilo educativo e didattico.
Progetto di istituto, oltre
® ribadire come irrinunciabili
per la qualità del servizio
Aggiornamento dei docenti.
competenza e l’attenzione
AiAssima ai bisogni degli allevi, punta nello specifico a
riitelare alcune categorie di
bambini, nell’ottica di un’
educazione globale all’accet*Azione dell’altro. Proprio in
An territorio come quello delA Val Pellice è importante superare ogni pregiudizio o luogo Comune e per questo i docenti si impegneranno a non
Arcare alcuna condizione di
discriminazione per sesso, religione, provenienza, favorendo la tolleranza che, come
si legge nel documento, «è il
pratico riconoscimento delle
diverse identità culturali, religiose, politiche e linguistiche
che devono poter convivere e
anzi diventare arricchimento
e stimolo all’allargamento
delle conoscenze».
Sempre in quest’ottica il
Progetto di istituto della «Rodari» di Torre Pellice intende
garantire il riconoscimento
della multiculturalità, attraverso la creazione di adeguate
forme didattiche e favorendo
la realizzazione di biblioteche
multietniche. Viene ribadito
anche il principio sempre attuale dell’eguaglianza, affinché tutti i minori che frequentano una scuola dell’obbligo
pubblica possano avere le
stesse opportunità di fruizione
di servizi interni (ed eventualmente esterni) alla scuola,
senza particolari oneri o condizioni che escludano o privilegino alcuno. Irrinunciabile è
infine anche l’accettazione
dell’handicap, che secondo il
Progetto di istituto significa
anche collaborazione tra i vari
insegnanti e i servizi territoriali, soprattutto dove l’handicap non è solo quello dichiarato ma quello meno appariscente del disagio diffuso.
Astrofili a Luserna San Giovanni
Una nuova sede per
l'associazione Urania
L’associazione Astrofili
Urania di Luserna San Giovanni si è recentemente trasferita presso la nuova sede
dell’ex scuola Beckwith dei
Gonnin, al Bric del Colletto;
per salutare questo ulteriore
importante passo l’associazione sta organizzando alcune
conferenze pubbliche ma soprattutto, come precisa il presidente, Giovanni Peyrot,
«siamo ben lieti di offrire il
tempo libero dei soci e la nostra strumentazione per una
proficua collaborazione nell’
ambito dell’istituzione scolastica, delle Comunità della
valle e per un piacevole e
istruttivo passatempo dei soci, dei simpatizzanti e dei ragazzi di tutte le età».
Urania nasce ufficialmente
nel novembre del 1989 «ma le
esigenze culturali e di conoscenza del settore - aggiunge
Peyrot - erano molto sentite
da almeno 15 anni» e può disporre di diversi strumenti a
supporto della didattica: «La
sede sociale è dotata di sala
conferenze, una segreteria,
una biblioteca ed un planetario - illustra il presidente -;
quest’ultimo, modello giapponese Goto ex 3, permette di
Intervista al siniJaco di Freissinières
Quando il Comune
fa l'imprenditore
proiettare la sfera stellare e
planetaria alle varie latitudini, con i suoi movimenti apparenti, su una cupola di 3 metri
di diametro, sotto la quale
possono sedersi 20, 25 persone. È questo uno strumento di
fondamentale importanza. Intorno alla scuola abbiamo un
terreno di nostra proprietà,
circa 4.500 metri quadrati,
dove nella parte più alta della
collinetta sorgerà il futuro osservatorio «Val Pellice»; per
ora utilizziamo l’area per osservazioni notturne».
Le attività di conferenza
sono pubbliche e anzi, dice
Peyrot, «cerchiamo sempre
nuove persone da coinvolgere; teniamo presente che alcuni nostri soci sono disposti
ad incontrare i ragazzi delle
scuole per vere e proprie lezioni di astronomia». L’associazione propone il versamento di quote (50.000 lire
per i soci ordinari e 100.000
per gli straordinari); per contatti è a disposizione la casella postale 9 di Luserna. Sabato 29 ottobre, alle 21, nella
nuova sede dei Gonnin, incontro con Luca Astori che
parlerà di «Atmosfera terrestre e buco dell’ozono».
_______ADRIAWO LONGO______
Turismo: quali proposte
per rilanciare iniziative
economicamente valide nel
panorama non certo roseo
dell’economia italiana e valligiana? Gli organizzatori dell’
Autunno in vai d’Angrogna
hanno pensato di invitare
René Door, sindaco di Freissinières, che con la sua amministrazione ha saputo rilanciare, nel giro di vent’anni, una
serie di iniziative di rilevanza
economica e produttiva.
Freissinières è un piccolo
Comune il cui territorio si
estende sulla omonima valle
nella regione Hautes-Alpes, a
sud-ovest della Francia, sulla
destra orografica della Durance a una ventina di km da
Briançon; nel corso di un secolo ha subito un impressionante spopolamento, dai mille abitanti del 1850 agli attuali 165. Un tempo la valle fu
abitata dai valdesi, nonostante i massacri del 1400; per la
sua asprezza diede nei secoli
rifugio a esuli di diverse confessioni; solamente all’inizio
di questo secolo ha avuto uno
sbocco con una strada di facile collegamento.
Base di partenza delle iniziative fu un’indagine condotta dall’amministrazione
sulla realtà economica e sociale che pareva destinata alla
scomparsa: la scuola chiudeva per mancanza di allievi,
l’età media della popolazione
era salita a 65 anni, restava
qualche modesta attività di
pastorizia e un marcato pendolarismo verso la vai Durance. Dal lato delle risorse, la
valle aspra si presentava quasi incontaminata, nascosta,
toccata marginalmente dal
parco nazionale des Écrins;
aveva cioè gli ingredienti giusti per pensare di poter diventare meta di turisti amanti
della natura.
Hanno avuto avvio alcuni
piccoli progetti, richiamando
alcuni artigiani e coinvolgendo la parte più sensibile della
popolazione; 35 km di sentieri sono stati ripuliti e segnalati, rifatti ponti in legno, attrezzate 15 «gites d’étapes»
(posti tappa) nei villaggi.
Con il concorso di imprese
esterne è stata poi creata la
«Maison de la vallèe» che assunse contemporaneamente il
ruolo di ufficio turistico e di
punto di riferimento per formazione, animazione, educa
zione ambientale. È stato anche realizzato un campeggio
con 700 posti, sono sorti alberghi e ristoranti grazie ai
quali la ricettività è passata
da poche decine a quasi un
migliaio di posti.
Una caratteristica dell’operazione è che il Comune è diventato imprenditore, gestendo in proprio il campeggio, la
Maison de la vallèe fornendo
così un reddito in grado di finanziare nuove iniziative.
«Mentre il Comune ha pensato alla realizzazione delle
strutture - ha detto il sindaco
Door -, spetta ora alla popolazione di essere parte attiva,
per far risorgere tutti quei servizi che nel tempo si erano
persi o creare quelli che oggi
sono indispensabili per gestire il turismo (accompagnatori, animatori, ecc). Molti sono
venuti da noi dalla città, ma
solo uno su cinque ha dimostrato di sapersi integrare e di
avere progetti validi; chi ha
resistito ora conduce attività
che gli consentono di vivere
con una certa tranquillità.
Siamo, malgrado il buon
avvio, in una fase delicata
poiché dovremo verificare se
le nuove generazioni sapranno impegnarsi in un settore
come quello dell’accoglienza
che muta con grande velocità
e per il quale occorrono sempre nuove disponibilità e
competenze. Stiamo organizzando corsi di formazione
per gli operatori turistici; ci
auguriamo che la popolazione colga l’opportunità che
il settore offre e che si acquisisca la vera mentalità
dell’ospitalità perché non è il
singolo che accoglie ma tutto
l’ambiente».
Malgrado il pubblico non
sia stato numeroso come l’iniziativa meritava c’è da augurarsi che anche nelle nostre
valli si sappiano cogliere gli
aspetti più interessanti di queste esperienze.
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE
Via Roma 45
Luserna S. Giovanni
0121/900245
informazioni su
sport, scuola, lavoro,
musica, viaggi,
tempo libero
Lunedì e venerdì
ore 14' 17
COMUNE DI TORRE PEIXICE
PROVINCIA DI TORINO
CAP. 10066 - TFX 0121/91365 - 91294 - FAX n. 0121/933344 Partita IVA 01451120016
AVVISO PER ESTRATTO
DI VENDITA IMMOBILIARE CON INCANTO
IL SINDACO
RENDE NOTO
che il giorno 17.11.1994 presso la .sede comunale, con
apertura delle buste alle ore 9.00, si procederà mediante il
metodo delle offerte segrete alla vendita di un fabbricato di
proprietà comunale sito in via Repubblica n. 3Prezzo a base d’asta L. 933-150.000.
Cauzione pro-wLsoria L. 46.657.500.
L’aggiudicazione verrà disposta a favore del concorrente
che avrà presentato l’offerta più vantaggiosa.
Le offerte dovranno essere redatte ai sensi del bando di gara e dovranno pervenire improrogabilmente entro e non oltre le ore 12,00 del 16 NOVEMBRE 1994.
Per eventuali chiarimenti, copia del bando e visita dell’ immobile rivolgersi agli uffici di Segreteria.
Telefono 0121/91365/91294 - fax 0121/933344.
IL SINDACO
ARMAND HUGON Doti. Marco
10
PAG. IV
E Eco Delle Iàlli \àldisi
Quaderni del Centro di documentazione
Angrogna scopre
la propria storia
MARCO ROSTAN
i è stato chiesto di
scrivere una storia
di Angrogna e degli angrognini, sia valdesi che cattolici
- .scrive Osvaldo Coisson introducendo il quaderno pubblicato dal locale Centro di
documentazione, il 14° di una
felice serie - ma le vicende
storiche di Angrogna sono
talmente legate alle vicende
della storia valdese che non è
possibile escluderla anzi, specie per i secoli dal 1500 alla
fine del ’600, Angrogna è
storia valdese, perché in questa valle si sono svolti i più
importanti avvenimenti e la
storia dei suoi abitanti si
confonde con questi, tanto
che era luogo comune per gli
avversari definire i valdesi
“quei di Angrogna’’».
Con questa pubblicazione,
che va dalle origini al 1800 e
che costituisce la prima parte
di un lavoro che si concluderà con un secondo quaderno dedicato al 1900, il Centro
di documentazione di Angrogna inserisce la prestigiosa
firma dello storico valdese
nella serie delle sue pubblicazioni e, soprattutto, proprio
grazie a questo rapporto del
tutto particolare fra la storia
della valle, dei suoi luoghi,
dei suoi contadini e-pastori
con la storia valdese, offre un
contributo storico a un pubblico assai più vasto degli angrognini e dei loro amici e
simpatizzanti, perché il modo
in cui Osvaldo Coisson ha
composto il suo lavoro costituisce una sintesi rapida ed
efficace della storia valdese,
particolarmente utilizzabile
dagli insegnanti, dagli alunni,
dai monitori e da quanti hanno il compito di guidare gruppi di visitatori e turisti nella
conoscenza dei luoghi.
In varie occasioni Coisson
si premura di indicare i nomi
delle persone che, provenendo dalla valle esaminata, hanno partecipato ai diversi momenti della storia valdese
(dai presenti nel Ritorno, ai
partecipanti ai Sinodi decisivi
come quelli del Laux e di
Chanforan, agli arruolati nei
reggimenti del Duca di Savoia nelle guerre del 1700, ai
pastori che si sono succeduti
nella parrocchia). Veramente
un felice e azzeccato lavoro,
che giustamente merita la riconoscenza espressa dal sindaco, Franca Coisson, nell’introduzione e il suo augurio, rivolto specialmente ai
giovani, affinché questa «Storia di Angrogna» possa rafforzare i legami di memoria,
di cultura e di fede con la valle in cui, più di qualche anno
fa, si assiste oggi al ritorno e
alla permanenza dei giovani.
PINEROLO RAGGIUNTO ALL’ULTIMO MINUTO — Fatale
l’ultima azione al Pinerolo nel campionato nazionale dilettanti in trasferta con la Torrelaghese; in vantaggio alla mezz’ora del primo tem.po con Raimondi, i biancoblù hanno subito la rete del pareggio a pochi minuti dal termine quando su mischia la squadra di casa ha realizzato con Benedetti. Il risultato è comunque .sostanzialmente giusto (nel
primo tempo i ragazzi di Bortolas hanno rischiato in più di una occasione) e consente ai pinerolesi di mantenersi nella parte alta della classifica; sabato incontro casalingo con il Certaldo, ancora a digiuno di
vittorie.
ANCORA UN PARI PER IL LUSERNA — Mantiene la propria
imbattibilità il Luserna nel girone C del campionato di promozione ma
il pareggio a reti inviolate con il Barge non accontenta tutti; domenica
trasferta col Lascaris, ultimo in classifica con tre soli pareggi.
TENNIS TAVOLO — Duplice vittoria in campionato della polisportiva Valpellice. Nella serie CI nazionale vittoria a Sorpresa per 5 a
3 contro il Crdc di Torino, che condivideva con le Poste e telecomunicazioni di Torino il primo posto in classifica. Il risultato positivo testimonia l’ottima forma in cui si trovano in questo periodo i giocatori;
questa la formazione: Davide Gay (2 punti), Malano (2 punti). Rosso
( I punto). In .serie C2 regionale vittoria sofferta sul Don Bosco di Asti
da parte di Sergio Ghiri e Piras, che dopo essere stati in svantaggio per
3 a 4 riuscivano a fare il risultato finale di 5 a 4, grazie ai due punti di
Ghiri e Piras e a quello messo a segno da G. Ghiri. Il campionato rimarrà fermo fino al 13 novembre.
PALLAVOLO: IL PINEROLO PERDE A CUNEO — Non è
andata bene alle ragazze del maglificio Magic superate 3 a I in coppa
di lega a Cuneo. Per le pinerolesi, che con una vittoria avrebbero
matematicamente superato il turno, ora tutto si complica: il Cuneo le
ha raggiunte e domenica osserveranno il turno di riposo.
TRIATHLON IN VAL D’ANGROGNA — La 13“ edizione del
Triathlon della vai d'Angrogna, con gare a squadre e individuale di
skiroll. mountain bike e podista, sul percorso Torre Pellice, Pradeltorno, Vaccera e San Lorenzo, ha visto un numero record di partecipanti,
nonostante le avverse condizioni climatiche (neve nei tratti più alti e
pioggia battente per tutto il percorso). Nella gara a squadre ma.sehile il
successo è andato al trio Mauro Bonnet (skirollista), Willi Donato (ciclista) e Livio Barus (podista) in un tempo totale di I ora, 39’ 35”; a
tre minuti il trio De Santa, Magliato, Brunod. Nella gara femminile a
squadre successo di Maria Teresa Nozza, Milena Martin e Nadine
Odetto in 2h 26' 46” davanti a Làto,Genti e Colombino. Nell’individuale maschile successo di Remo Carino davanti a Danilo Negrin e
Willer Bonnet; fra le ragazze successo di Nicoletta Pagherò. Fra i più
giovani successi di Luca Gay (cadetti), Antonella Chiavia (cadette),
Stefano Volpe (e.sordienti). Elisa Codino (esordienti femminile). Luca
Montanari (giovani), Federica Buenza (giovani femminile).
La ricostruzione del terzo incidente
Un aereo inglese
sopra le cave di Rorà
ERICA BONANSEA
La dinamica di questo terzo incidente è molto simile a quella della sciagura
sul monte Freidour, commemorata alcuni giorni fa. Anche qui si tratta di un aereo alleato che cercava di portare
aiuti ai partigiani delle nostre
zone. Ferruccio Malanot lamenta di avere poche informazioni su questo incidente;
siamo in tempo di guerra e
naturalmente la stampa ufficiale della Repubblica di Salò,
di cui il Piemonte faceva parte, non riporta nulla sull’accaduto; molti testimoni sono
già morti e altri introvabili.
Dalle ricerche e dalle interviste fatte risulta che l’incidente è avvenuto il 16 ottobre
1944 sui monti di Rorà. L’aereo doveva essere inglese e si
suppone tornasse da un lancio
ai partigiani. Secondo la testimonianza dell’allora bambino
Silvio Toum, oggi assessore
al Comune di Rorà, il velivolo
era andato a sbattere contro
una roccia al Rumea sopra le
cave del Bonetto, e i rottami
si erano sparsi per 6-700 metri intorno. Le persone subito
accorse avevano potuto constatée che gli aviatori, che facevano parte dell’esercito alleato, erano tutti morti. I loro
corpi erano addirittura irriconoscibili, a parte uno, e non si
poteva nemmeno essere sicuri
di quanti fossero esattamente;
probabilmente dieci o dodici.
Secondo alcuni era giunto
sul posto per confermare ufficialmente il decesso il dottor Scarognina, che però
smentisce e suggerisce si
trattasse del dottor Cucurda o
di un medico militare che faceva parte dei gruppi partigiani. Erano stati chiamati il
pastore Geymet e un prete
cattolico per officiare una cerimonia funebre, di cui resta
una fotografia sbiadita, e si
erano sepolti i corpi in una
fossa comune. Nemmeno i
giornali partigiani della zona,
«Il partigiano alpino» e «Il
pioniere», riportano la notizia
e le testimonianze dei partigiani superstiti sono molto
contrastanti.
A guerra finita, nel 1946,
verrà una delegazione americana e anglocanadese a riprendere i resti delle vittime e
ricompenserà tutti quelli che
hanno dato una mano con due
dollari a testa. In quest’occasione verrà anche eretto un
cippo a ricordo del sacrificio
dei giovani militari alleati. Il
cippo commemorativo ora
non esiste più e insieme alla
scarsità delle notizie favorisce
la caduta nell’oblio di questo
episodio di collaborazione tra
la resistenza partigiana e le
truppe alleate.
Radio Beckwith-La cantarana
Musica gallese
a Luserna S. Giovanni
C’è una pausa nella quarta
edizione del Tacabanda, ma
Cantarana e Radio Beckwith
continuano a proporre musica
di differenti paesi europei.
Venerdì 28 ottobre, alla sala
Albarin di Luserna San Giovanni, si esibirà «Calennig»,
duo composto da Mick Tems
e Pai Smith, coppia di musicisti gallesi che da oltre 15
anni portano in tutta Europa i
canti e le danze tradizionali
diffusi nella loro regione;
musica di impronta celtica.
vivace, e trascinante nel repertorio da ballo che Mick
esegue con maestria al «melodeon», il nostro organetto,
in belle versioni a due voci e
con il contrappunto della
concertina, la piccola antenata della fisarmonica, strumento tipico delle isole britanniche. I due hanno alle
spalle quattro incisioni e
un’intesa attività musicale
anche con altri gruppi. L’inizio della serata è alle 21, ingresso £ 6.0(X).
28 ottobre, venerdì — PINEROLO; L’ambiente e la sua tutela sarà il tema dell’incontro
con Michele Ottino, direttore del
parco Val Troncea; si inizia alle
16,45, in via Giolitti.
28 ottobre, venerdì — LUSERNA SAN GIOVANNI; Alle
21, nella sala Albarin, Radio
Beckwith e l’associazione «La
cantarana» presentano un concerto di musiche tradizionali del
Galles con il duo Calennig (Mick
Tems & Patty Smith).
28 ottobre, venerdì — PINEROLO: Alle 18, presso il salone
dei cavalieri in via Giolitti, verrà
presentato il volume «André
Charvaz et son temps», atti del
convegno tenutosi un anno fa a
Moutiers sulla figura del prelato
che fu vescovo di Pinerolo dal
1834 al 1848. Intervengono il vicepresidente dell’Académie de la
vai d’Isère, Lucien Chavoutier,
l’archivista della diocesi di Pinerolo, Aurelio Bernardi, l’archivista della diocesi di Torino, Giuseppe Tuninetti, e don Giorgio
Grietti, membro della commissione diocesana e regionale per
l’ecumenismo.
28 ottobre, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 20,45, al cinema Trento, in occasione del
65° anniversario del grijppo Ana
di Torre Pellice, si svolgerà un
concerto della banda Ana di Pinerolo diretta da Bonaventura
Cardaropoli.
28, 29 ottobre — TORRE
PELLICE: Venerdì dalle 9,30
alle 12 e sabato dalle 15 alle 18,
presso la sede dell'Esercito della
Salvezza in via Cavour, si svolgerà la tradizionale festa delle
messi con bazar, vendita di prodotti della natura e servizio buffet. Domenica 30, alle 10, culto
di riconoscenza con la partecipazione del gmppo di ottoni «Milano Brass ensemble».
30 ottobre, domenica — ANGROGNA: Si chiude l’edizione
’94 dell’Autunno in vai d’Angrogna; per tutta la giornata si svolgerà il mercatino biologico; alle
11,30 inaugurazione dell’archivio storico comunale con la partecipazione del presidente della
Provincia di Torino, Luigi Ricca,
e del sovrintendente all'archivistica per le regioni Piemonte e
Valle d’Aosta, Guido Gentile; alle 15, sotto l’ala di San Lorenzo,
si svolgerà un pomeriggio di balli occitani con i Senhal.
30 ottobre, domenica — PINEROLO: Alle 21, presso il
teatro-incontro di via Caprini, si
svolgerà il concerto di chiusura
del festival musicale d’autunno:
si esibirà il trio Debussy (A. Valentino, pianoforte. P. Rosso,
violino, F. Gosio, violoncello).
3 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle 20,30,
nel tempio valdese, si svolgerà
un concerto del coro Turba concinens a favore del Collegio.
4 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 20,45,
presso la sala della Bottega del
possibile, si tiene una serata dal
titolo «L’umanità offesa», i diritti umani in Ruanda e Burundi:
con Carlo Villavecchia, responsabile del coordinamento Africa
di Amnesty International.
PRAROSTINO — Do
inenica 30 ottobre, pres.so
il presbiterio, si terrà la
consueta festa del raccolto;
apertura esposizione e
vendita dei prodotti locali
alle 14,30.
VIOLAR PEROSA —
Le Unioni femminili organizzano, per il 12 e 13 novernbre, presso il convitto,
un incontro di animazione
biblica sul tema: «Chi è il
Cristo che cerchiamo».
L’inizio è per le 14,30 di
sabato; le prenotazioni si
ricevono presso Rosanna
Revel (tei. 0121-500407).
USSL 42
CHISONE - GERMü
Guardia medica:
notturna, prefestiva, fé«
Ospedale valdese, p’on,J
tei. 81154
Guardia farmaceutica;
DOMENICA 30 OTTQbJ
Villar Perosa: Farmacia
Paoli - Via Nazionale 29tl
51017 ''
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. ati»
Croce verde. Porte : tei. 201*
USSL 43 ■ VALPEL
Guardia medica:
notturna, prefestiva, f
telefono 932433
Guardia farmaceutica;
DOMENICA 30 OTTOBR
Luserna San Giovanni;
macia Savelloni - Via F. bJ
ciò 4 - (Lus. Alta), tei. 90021
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. !
Croce Verde - Bricherasio ì
598790
USSL44-PINEROLt
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festii
Ospedale civile, Pinerolo
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, li
22664
SERVIZIO INFERMIEF
dalle ore 8 alle 17, pressoii
stretti.
CINEM.A
TORRE PELLICEcinema Trento propone,
vedi ore 21,15, Piovono,
tre; sabato, ore 20 e 22,^
domenica, ore 16, 18,2Ìi
22, 10, Beverly Hills cop|
lunedì, martedì, mercóte
ore 21,15, L’America.
BARGE — Il cinema
munale ha in programma,vf
nerdì. Il ladro deìl’arcol
no; sabato. Fuga da Ai
lom; domenica (ore Í5,
19, 21,) e lunedì, Wolfla
va è fuori; martedì, ore
17, 19, 21, mercoledì e
vedi, True lies. Inizio spetti
coli nei giorni feriali: ore21
PINEROLO — 11 cinei
Italia propone, alla sali
«5cento», Il mostro, conR^
berte Benigni; feriali 20,0^
22,20; sabato 20,05 e 22,1
domenica 15,15, 17,40,
22,20. Alla sala «2centt
The flintstones; feriali 20,t
e 22,20, sabato 20,20j
22.30, domenica
16.30, 18,20, 20,20 e 22,20;;
PRIVATO acquista moi
vecchi-antichi e oggetti v®
Tel 0121-40181.
AFFITTASI vai Germai
sca, 1.200 mslm, case
pendenti ammobiliate a sel|
mane o week-end. 4-6 pof
letto, escursioni e piste di *
a 20 minuti, tei. O121-803ll|
o 808646.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via PioV, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforrts
non può essere venduto separai
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondo^l
ppo
l$ì
AM
^osit
vo,
goni. C’
ione nui
p eran
l'Quest
Ido del Í
solano 1
line
i^progran
L’a
Romeni
gachíes;
(.via Forit
tóto a I
Iper l’ii
nata di
di COI
za ree
Jone fi
Inti da I
Stani. C(
nunitari
ppre «g
" de sfoi
lovenit
gitagli Í
fc quello
I e cc
ipo’ di ]
grafia i
corno
isiè svol
provato
proget
jle altre
est! radi
con c
luntair
rattuttc
agli 01
iternità,
molti
|ciuto c
ita impt
pr noi iti
no acc
ilfeiamo
aliate ì
imieri c
propaese
lonfri
’erd
ang
ella
'¿In un ed
essioi
fee prêt
munì
itidianr
•Obre ol
il lettoi
•Ha vers
«rem
iCei).
wi, cat
wei, gin
Viziati
l'otidiai
ide; a;
iciare
«bon dal
n'¿fatti
«le
fe, con
movo
Una copia L. 1.300
Ti
ro
. oprio )
b*® ùto e
secoi
ioode:
Wolc
'\eanoni
infi
una
in
“oblicat
^Dic
‘Versai
¡•spica c
¡‘biro pr
lii alt
Ë^^almuc
^so la
f^edioi
Ni so
fronte
11
^BREi
28 OTTOBRE 1994
Attualità
PAG. 7 RIFORMA
12
'va, tesi
'■ PotTiafjj
utica;
OTTOBn
armaciaj
naie 291
ì: tei. 8io(
tei. 2014)
.PEI,
iva, festivi
utica;
OnOBi
•vanni:
Via F. Big
tei. 9002
el. 919964
:herasio,|
va, f(
'inerolo,!)
nerolo, l
»EF
presso m
[napoli il progetto di evangelizzazione «Lode dei popoli)
isìeme da tre continenti
ANNA MAFFEI
JCE
opone,
ovono
) e 22,;
), 18,2lÍ]
lilis cop
mercoleí
rica,
inemai
ramma,v^
l’arcob
da Al
>re Í5,1|
t'olflal'
di, ore
ledi e:
izio spett_
li: ore2I|
II cinenj
alia sal|
o, con Ri|
ali 20,05j
15 e 22,3
17,40,2J
«2cenw
riali 20,1
20,20*
a
I e 22,20.J
ista rno®|
-getti vi
Gernia
case iwl
Ite a se®
4-6
)iste di I
21-80313
i/ALDESI
5 Torino
78
10066
•O)
166
!t./50
1 Riforma
fjyositivo, molto posititivo, al di là delle premi- ¿’erano almeno 80
me nuove e di queste più
erano extracomunitaj, Questo il commento a
L del pastore evangelista
«ciano Rodrigues Chama
ùne del primo incontro
Sprogramma «Lode dei po»>>. L’appuntamento era
Idoinenica 16 ottobre pressa chiesa battista di Napo¡.viaForia. Era stato rivolto
vito a molti extracomunii per l’intera giornata, una
mata di lode a Dio, ma anje di condivisione, cononza reciproca e fraterniziione fra persone proveIflti da contesti diversi e
nani. Con la parola extranunitari si intende un po’
opre «gli altri», senza un
nde sforzo per comprende||rovenienze e identità. EcMtagli altri scopi c’era an1 quello di uscire dall’indijito e cominciare a capire
ipo’ di più di geografia, di
Ègrafia umana.
|La comunità presso la quaIsi è svolto rincontro aveva
Iprovato nelle grandi linee
I progetto migranti in cui
ile altre cose erano previsti
pesti raduni, e si era prepapa con cura a questo primo
puntamento. Pensavamo
|rattutto di offrire qualcosa
agli ospiti, accoglienza e
tternità, ma già domenica
molti di noi hanno ricosciuto che la giornata era
ata importante soprattutto
pr noi italiani. «Perché ci
no accorti che anche noi
Ihiamo pregiudizi e idee
mgliate nei confronti degli
frmieri che vivono nel notro paese - ha detto una so
iConfronti»
irché il
Vangelo
Iella Cei?
un editoriale firmato dalNedazione, il mensile interPessionale Confronti di ot>bre prende posizione sulla
fsannunciata iniziativa del
Mdiano L'Unità, che a no•Obre offrirà in omaggio ai
*i lettori i quattro Vangeli,
;ua versione ufficiale della
ferenza episcopale italiall>a (Cei). I redattori di Concattolici, protestanti ed
giudicano «meritoria»
Iniziativa ma pongono al
’Cotidiano del Pds tre doanzitutto, perché conciare proprio dai Vangeli
.ij® dall’Antico TestamenInfatti, si legge nell’edito^“6, «le Scritture apostoli’^^^^^^^^aiente definite
uvo Testamento, trovano
radice e fondamento
He/ “Primo Patto"
Í j le e il suo popolo».
V' luogo, Confronti
e ^ue: «Perché proporre
la traduzione ufficiale
f°nonica della Cei?». Da
il’ 'Hfatti, è disponibile in
^ una «accreditata tradu
Il congiuntamente da
.1^' Ci e Alleanza biblica
I- Infine Confronti
L’Unità voglia in
Il gruppo filippino nelle chiesa battista di Napoli
proporre ai suoi lettori
n. 175'®
CCOÜ
Mondovì
soo
HTaf sacri», come
0 il Corano: «AttraIùk. j.^ ^^ttura di alcune pa
pe*,
fors' dòri potrebbero
a un vero
f alide basi a
' tra fedi e culture».
relia -. Li pensiamo sempre
di condizione sociale inferiore, perché li vediamo in giro
a vendere fazzolettini ma
molti erano studenti universitari nel loro paese. Venuti qui
per continuare a studiare,
non hanno potuto farlo per
ragioni economiche, e dunque fanno qualsiasi cosa per
sopravvivere».
La giornata ha avuto il suo
momento più alto nell’ora del
culto. Un culto imperniato
sulla lettura di Giosuè 24, dove si parla del patto confermato da parte delle diverse
tribù di Israele di servire unite
il Signore. Rappresentavamo
anche noi famiglie umane diverse: c’erano tre sorelle brasiliane e poi persone provenienti dal Camerún, dall’Angola, dal Capo Verde, dalla
Costa d’Avorio, dal Burkina
Faso, dalla Nigeria, oltre a
una folta rappresentanza della
comunità filippina che costituisce chiesa a sé e si riunisce
regolarmente nei nostri locali.
C’erano perfino tre rappresentanti dell’ambasciata angolana
venuti appositamente da Roma per partecipare all’evento.
«Lode dei popoli - hà detto
ancora Chama - è un progetto
pensato proprio per cominciare a vivere una realtà che
si impone, ossia testimoniare
insieme, italiani e stranieri,
della stessa fede in Cristo, in
lingue e modi diversi, ma con
un unico spirito. Lo scopo è
naturalmente evangelistico».
Una parte di quelli che domenica sono venuti non sono
credenti, ma hanno ricevuto
una testimonianza importante:
dove c’è amore, lì Cristo è
presente. E domenica era veramente visibile l’amore di
Dio. «Succede a volte che lo
Spirito soffia un po’ più forte
in una particolare circostanza
- ha detto Abram, della Costa
d’Avorio - e così io ho sentito
di pregare ad alta voce, e ho
pregato perché questa unità
sia sempre più forte fra noi».
Il canto, la musica hanno
avuto un ruolo importante in
questa giornata: non solo il
coro della chiesa ma soprattutto le loro bellissime voci e
il loro ritmo avvincente hanno dato un carattere emozionante a tutta la giornata; abbiamo pensato di formare una
corale intemazionale: speriamo di riuscirci. Il pomeriggio
ancora musica a cura del
gruppo di Capo Verde e lì nel
giardino della chiesa abbiamo
anche danzato insieme. Presente con noi il portavoce del
Forum antirazzista della
Campania, Sergio Gómez.
Anche l’agape, a cui abbiamo partecipato in tanti, è stata occasione di conoscenza
reciproca, non solo per quel
molto che si è condiviso di
esperienza di vita intorno alla
stessa mensa ma anche per i
cibi di fattura diversa che sono stati distribuiti fra noi.
Non mancavano le grandi teglie di pasta al forno e le salsicce alla brace ma c’erano
anche pentole di minestre di
mais e fagioli e intingoli di
verdura secca e arachidi tipi
che di altre terre e abitudini.
Un momento formativo animato dal pastore Rodrigues
sulla realtà politica e sociale
dell’Angola, funestata da una
guerra che appare senza fine,
ha concluso l’incontro con
una nota di realistica amarezza. Il cammino verso la pace
e la riconciliazione fra i popoli e la strada verso la giustizia giusta, quella che non
scambia armi con materie prime, è ancora tutta in salita e
le conclusioni almeno sù questa terra sono tutt’altro che
scontate. Ci sembra tuttavia
che questo tipo di incontri,
pur nell’indifferenza dei
grandi mezzi , di informazione, riescano a dare un piccolo
assaggio di ciò che per opera
di Dio un giorno sarà. «Il regno dei cieli è in mezzo a
voi» avvertiva Gesù, anche
quasi invisibile come un grane! di senape, eppure c’è, tutto sta ad accorgersene. Irt
questo caso anche «vedere» è
opera di Dio. Ci incontreremo
di nuovo per un’altra giornata
di «Lode dei popoli» il 27 novembre prossimo.
Comunità di base
La profezia
e il muro
La profezia e il muro è il
tema dell’XI convegno nazionale delle comunità di base
che si tiene a Ancona-Portonovo dal 29 ottobre al 1° novembre. In apertura, alle 17
di sabato, i partecipanti potranno esprimere, nelle forme
che riterranno più adeguate e
con l’animazione di Gilberto Sguizzato, giornalista televisivo, l’esperienza del loro
rapporto con la profezia.
Domenica sono previste le
relazioni di Letizia Tomassone («Gli ideali non sono un
lusso») e del saggista Beniamino Placido («L’incomunicabilità nella società della comunicazione»). Interventi
successivi su «la profezia e il
muro» saranno coordinati dai
gruppi donne di Firenze, Pinerolo, Roma, Verona. Lunedì
31 si parlerà di profezia e muro nel momento politico attuale con il magistrato Domenico
Gallo, ora senatore del gruppo
progressista. A seguire una tavola rotonda su: «Quanto resta della notte? Fede, comunicazione, democrazia», con
Stefano Andreatta (direttore
di Jesus), Vito D’Ambrosio
(magistrato), Giovanni Franzoni (comunità di base di S.
Paolo, Roma), Giuseppe Giulietti (deputato progressista),
Vincenzo D’Aragona (giornalista televisivo). L’assemblea
conclusiva del martedì verterà
sul tema «Percorsi oltre il muro. Il ruolo delle cdb oggi» e
sarà introdotta da Enzo Mazzi
della comunità dell’Isolotto di
Firenze.
1 lavori saranno sempre
aperti da riflessioni bibliche,
e alle sedute plenarie si alterneranno «spazi» dedicati alle
donne, alla pace, ai libri, alla
solidarietà.
Torino: corso di formazione ecumenica
Fratelli in fede che
si confrontano
ELDA POSSAMAI FAVA
A Torino, presso la sede
della Facoltà teologica
(seminario arcivescovile) è
cominciato il secondo corso
triennale di formazione ecumenica. Il corso è promosso
dalla Commissione ecumenica regionale, di cui è presidente mons. Pietro Giachetti,
vescovo di Pinerolo, ed è sostenuto dal Segretariato attività ecumeniche (Sae). L’argomento del primo anno è:
Storia ed ecclesiologia di fratelli nella fede.
Nel primo incontro, che ha
avuto luogo sabato 1° ottobre,
il pastore Paolo Ricca, decano della Facoltà valdese di
teologia di Roma, ha parlato
su / protestanti, trattando il
tema sotto il profilo storico e
teologico: è seguito un vivace
e fraterno dialogo. La giornata si è conclusa nel pomeriggio, al tempio valdese di corso Vittorio Emanuele II, dove
il pastore Alberto Taccia ha
documentato i corsisti sulla
storia del tempio e della comunità valdese presente e
passata. Particolarmente apprezzato e condiviso il momento di preghiera ecumenica comune.
Il tema della seconda giornata, il prossimo 5 novembre,
sarà Gli ortodossi. Parlerà padre Traian Valdman, arciprete della comunità ortodossa
romena di Milano; nel pome
Tra progetti di riforma e potere
Che cosa succede
alla Rai?
riggio vi sarà la celebrazione
del Vespri secondo la liturgia
ortodossa nella Chiesa ortodossa di via Cottolengo 26,
con padre Giorgio Vasilescu.
Il primo ciclo si concluderà
sabato 3 dicembre con don
Giovanni Cereti, docente
all’Istituto di studi ecumenici
S. Bernardino di Venezia, che
affronterà l’argomento: La
spiritualità dell’unico battesimo. faranno seguito alcune
testimonianze di monaci di
Bose.
Le motivazioni del corso
sono varie e tutte ugualmente
valide: la crescente immigrazione di fedeli dell’Islam, il
fenomeno delle nuove religioni, la presenza sempre più
consistente di varie confessioni cristiane e i rapporti rinnovati con l’ebraismo richiedono nei docenti e negli operatori pastorali preparazione,
conoscenza e capacità di dialogo. Il corso si propone
quindi di promuovere un confronto specifico sulle tematiche della storia delle religioni, individuando gli elementi
comuni e innovativi nei rapporti interreligiosi e fornendo
ai partecipanti, e in particofare ai docenti e agli operatori
pastorali, strumenti utili tanto
all’ampliamento della propria
preparazione culturale quanto
alla comunicazione e alTapprendimento, nella consapevolezza della complessità della società in cui viviamo.
FULVIO ROCCO
La Rai è in prima pagina
su tutti i giornali, ormai
da parecchie settimane. Il
servizio pubblico radio televisivo in mezzo secolo di vita
ha visto storie - è il caso di
dirlo - di «tutti i colori». Ma,
per coloro che, come chi scrive, hanno vissuto in prima
persona aU’interno dell’azienda un percorso così complicato e travagliato, di fronte
alle ultime vicende c’è da rimanere esterrefatti. Vale la
pena di capire meglio quel
che sta succedendo alla Rai e
più in generale, nel mondo
dei mass media.
Il «ribaltone» in atto ci interessa non solo come cittadini e come spettatori ma anche
in rapporto alla partecipazione diretta degli evangelici ai
programmi televisivi attraverso la rubrica «Protestantesimo» e ai programmi radiofonici attraverso il culto radio.
Per quanto riguarda gli avvenimenti in corso la prima
riflessione, che si impone, riguarda i comportamenti dell’
attuale governo. Essi sono
connessi a una valutazione a
dir poco distorta dei compiti
della maggioranza parlamentare. Chi ha conquistato, in libere elezioni, la maggioranza
- si sostiene - non solo ha il
diritto-dovere di governare
ma è perfettamente lecito e
logico che metta le mani su
tutti i settori chiave della vita
del nostro Paese; tra i quali
quello dell’informazione, che
guarda caso è stato il primo a
essere colpito. Mettere le mani sul servizio pubblico radio
televisivo significa, anche se
nessuno lo ammette esplicitamente tornare a una Rai, di
fatto, filo governativa, come
quella (e forse peggio) degli
anni cinquanta e sessanta.
Per ottenere questo risultato non si è seguito altro che la
strada dei «blitz» a ripetizione nel giro di poche settimane. In rapida successione si è
provveduto a delegittimare e
poi estromettere il Consiglio
di amministrazione, indicato
dai presidenti delle due Camere della passata legislatura, senza alcuna motivazione
accettabile; si è nominato un
nuovo consiglio, gradito alla
nuova maggioranza sulla base della peggiore forma di
lottizzazione; si sono sostituiti i massimi dirigenti dell’azienda con veri e propri fiduciari di due delle componenti
della nuova maggioranza (An
e Forza Italia); si sono rese
operative le nomine un’ora
prima della bocciatura da parte della Commissione di vigilanza del piano editoriale elaborato dal nuovo consiglio di
amministrazione. Fatti come
questi bastano a dare un’idea
del colpo mortale infetto al
servizio pubblico. Adesso il
piano editoriale sarà modificato con qualche concessione
alle richieste «federaliste»
della Lega. Ma le intenzioni
della nuova maggioranza sono fin troppo chiare. Se a
questo si aggiunge l’incredibile «bagarre» intorno al cosiddetto decreto «salva Rai»
che dovrebbe evitare all’azienda il disastro finanziario
e i primi segnali di stampo
censorio dei nuovi direttori, il
quadro è completo.
Tuttavia, al di là di queste
gravissime vicende, quel che
ci preoccupa di più è la situazione a rischio che si va determinando per due fondamentali aspetti del servizio
pubblico radiotelevisivo: il
pluralismo e la qualità dei
programmi.
Il pluralismo, sul piano puramente formale, non è in pericolo. Sarà garantito (ma lo
era anche ai tempi del monopolio democristiano) uno
spazio per dare voce all’op;
posizione. Ma è dell’impianto
complessivo della prograrnmazione e delle scelte quotidiane sull’informazione che
si può valutare se si tratta di
vero pluralismo oppure di apparente salvaguardia dei diritti delle minoranze.
Su questo punto quel che
conta sono da un lato le pressioni politiche esercitate sui
giornalisti e sui dirigenti del
«palazzo» e dall’altro la qualità, il livello professionale e
gli orientamenti politici e culturali degli operatori dell’informazione. Non ci vuole
molto per verificare che in
questo campo si registra un
sensibile arretramento rispetto anche al recente passato.
Il gruppo dei nuovi responsabili dei programmi e dell’
informazione si caratterizza
(con qualche eccezione) da
un lato per la inesperienza in
qualche caso fatale di alcuni
dirigenti provenienti da altri
settori; dall’altro per la promozione di alcuni «sergenti»
al grado di «generale».
Il rischio di ridimensionamento di tutto il servizio pubblico televisivo con una inevitabile penalizzazione dei
programmi culturali è molto
forte. Proprio per questo il
rafforzamento, nei contenuti
e nella forma, delle rubriche
affidate alle minoranze religiose è più che mai importante così come T accentuazione della linea che la rubrica
«Protestantesimo» ha sempre
sostenuto, riguardante la presenza nei dibattiti televisivi
sui temi che toccano la nostra
responsabilità di evangelici.
«Nonsolonero»
Non deve
chiudere
Di fronte alla ventilata soppressione di Nonsolonero, la
rubrica del Tg2 che dal 1988
si occupa dei problemi e
dell’accoglienza dei lavoratori
immigrati in Italia, una serie
di operatori sociali, scolastici
e del volontariato hanno preso
posizione con una petizione
diffusa a cura, fra l’altro, del
comitato «Scuola e Costituzione» e rivolta al direttore
del Tg2 Clemente Mimoun.
I firmatari dell’appello considerano «fondamentale il
ruolo dei mezzi di comunicazione di massa, e della televisione in particolare, per la
diffusione dei valori della solidarietà e per la realizzazione di una società aperta alle
differenze e rispettosa delle
minoranze», ritenendo anche
che quest’ultima «sia specifica e precisa funzione di un sistema pubblico, come la Rai».
La rubrica in questione, negli ultimi anni ha «fornito
spunti preziosi per gli operatori interculturali, ha offerto
ai giovani mezzi per capire la
realtà positiva della convivenza multiculturale». In base a tali considerazioni l’appello si rivolge al neodirettore perché questa «finestra»
non si chiuda ma continui a
avere adeguato spazio nella
programmazione televisiva.
12
PAG. 8 RIFORMA
Cultura
CENTO ANNI FA IL FAMOSO «AFFAIRE;
ZOLA E DREYFUS
La rivista della Benetton dedica un numero alle religioni
I colori di cui si veste Dio
ALBERTO CORSARI
La Francia ricorda in questi giorni l’episodio oscuro dell’arresto di Alfred Dreyfus, che avvenne il 15 ottobre 1894. Il militare di origine ebraica era stato ingiustamente accusato di aver
passato ai tedeschi informazioni riservate. Nel 1898 lo scrittore Emile Zola intervenne in sua difesa sulle pagine di un importante quotidiano. Il caso fece molta impressione e ci fu chi ideò addirittura un «gioco dell oca» sull’argomento. Zola era raffigurato nella casella numero 7.
wm*
«tat«««
«.«4^ 4» » M «F«* r»
a«« ^ «St
isr.-.-xs I' 2;ii
L’AURORE
Llttéfalro. Artímt^
Ig.
J’Acense...!
LHIRE lU PRtSIDEirr DE U REPUBIRIUE
Par ÉMILE ZOLA
%mau
Segnali, altari, dio espresso, miracoli, capelli, sette,
estasi, Gerusalemme; ma anche cibo, capelli, moda, souvenir. L’approccio per lo meno inconsueto con cui «Colors»*, la rivista nata come
promozione dell’immagine
Benetton nel mondo e via via
affermatasi come produzione
editoriale in qualche misura
indipendente, affronta le religioni può lasciare perplessi
ma obbliga a riflettere. Vediamo in che modo.
Come è nelle abitudini della rivista, che negli ultimi numeri si era occupata di strade
(tutto ciò che avviene al di
fuori delle case) e di Aids, i
testi, pochi e impaginati come vero e proprio contorno
alle foto, sono scritti in italiano e inglese, la lingua franca
che si trova in tutte le edizioni accompagnata di volta in
volta dalle altre. Non basta: i
testi sono autentici «giri
d’orizzonte» attraverso usi e
costumi, credenze e tradizioni, forme di espressione culturale le più disparate. Dio
non sfugge a questa impostazione, sicché le religioni si
presentano non sistematicamente ma per cenni, per illuminazioni che si concretizzano in alcuni concetti (quelli
di cui si diceva all’inizio)
proposti dalle foto.
Così gli altari che vediamo
sono di fogge poco consuete:
uno, cattolico, è dedicato in
Argentina a santa Deolinda
Correa, «morta di sete mentre
si nascondeva con il figlioletto durante una rivolta locale».
Pertanto l’edicola a lei consacrata è ricettacolo di bottiglie
di tutte le fogge (immancabile ovviamente quella di Coca
Cola) in cui i devoti le offrono l’acqua necessaria. Ancora
più sorprendente è la serie di
altari elettronici giapponesi di
Fukui: i fedeli buddisti vi si
accostano come tradizionalmente di fronte agli oggetti
sacri, ma assistono alla spiegazione televisiva dell’universo secondo il buddismo.
Un pranzo di tipo fast food
viene poi analizzato in tutte le
sue componenti: patatine, polpetta di manzo, salumi, ketchup, bibita contenente caffeina, pane, formaggio, ma anche posate e stoviglie per rinvenirvi tutte le norme che verrebbero violate a seconda dei
fedeli dell’una o dell’altra
credenza. Naturalmente a
fianco delle prescrizioni più
note riguardanti la sacralità
della mucca, la carne di maiale o l’affiancare carne e latte o
le bevande eccitanti, si trovano divieti inconsueti. I seguaci di Zoroastro non mangiano
carni se sono nel lutto, poiché
esse ricordano il defunto, e i
taoisti non toccano pane perché i vermi si nutrono là dove
si conserva il grano.
Sembreranno eccentricità,
ma è proprio questo il cuore
del Benetton-pensiero: nel
mondo di oggi è difficile dire
che cosa sia veramente eccentrico. Questo nostro pianeta si
presenta infatti come un immenso archivio, repertorio
dal quale ogni giorno si possono trarre informazioni, rispetto al quale si possono fare
scelte un tempo riservate a
pochi iniziati e oggi alla portata, se non altro, della conoscenza di tutti 0 quasi. Un
mondo-casellario dal quale
scegliere ciò che più aggrada,
in cui è difficile esprimere
giudizi di valore.
Se tutto questo può portare
a indubbi risultati nel ca
della tolleranza e del risni
delle differenze (ricordate!
slogan «United Colors oftó
netton»?), proprio perché^
insegna a conoscere gli
resta il dubbio se avere«!
informazione spiccia, coltal
pillole, equivalga effetti
mente a interagire con cbil
diverso. Ben vengano le J
riosità, sui capelli a lunJ
ricci dei «rasta» o sui turb^
dei sikh (che non devono
gliare la peluria) o sulla fe
già delle barbe degli ebrei «i
todossi (che si richiamano'
Levitico 19, 27: «Non radei
la vostra capigliatura in foi
ma circolare alle tempie i
tagliatevi i lati della barb»
Dopo di che che facciamj
Abbiamo esaudito la nosi
ansia di conoscenza? Un ni
rito la rivista ce l’ha, e noni
poco: insegna a vedere diei
l’esotismo e la curiosità j
scoprire dietro apparenze cg
sembrano puramente estem
la riflessione, il pensiero, i
consapevolezza culturale c,
può essere di millenni e cb
sbrigativamente catalogna
come folcloristica. Ci fa ca^
re che gli strumenti tecn^
essenzialmente elettronici (fe
levisione, computer, bandi
dati, reti informatiche e fe
lefoniche, antenne paraboi
che e satelliti) ci mettono!
disposizione la «raggiungiti
lità delle forme» che deve pi
essere sostanziata, almeno Ì
due direzioni: l’approfondii
mento e soprattutto la comi
pevolezza di ciò che è ogni
no di noi, individuo fragliii
dividui e portatore di una pii
pria identità culturale. Affl
messo che ce l'abbia.
Padova: un convegno organizzato dall'Istituto Ifed
Solus Christus e Sola Scriptura
pilastri dell'eredità della Riforma
PAOLO T. ANGELERI
Qual è l’eredità attuale della Riforma? Quali oggi i
suoi legittimi eredi? Questi i
due temi dibattuti al convegno
di studi dell’Istituto di formazione evangelica e di documentazione diretto dal prof.
Pietro Bolognesi (Padova, via
Jacopo della Quercia 81). Numerosi e qualificati gli interventi. Emidio Campi (Università di Zurigo) avrebbe dovuto
proporre un’introduzione al
tema generale («L’eredità della Riforma») a confronto con
Paul Wells (Aix-en-Provence): la sua assenza, dovuta a
impegni personali, ha privato
il dibattito di un importante
interlocutore.
Ugo Gastaldi (Milano) ha
parlato con la consueta competenza sulla «Eredità della
Riforma radicale»; gli ha ri
PROTESTANTESIMOINTV
Domenica ó novembre
ore 23,30 circa - Raidue
Replica: lunedì 14 novembre
ore 8,25 circa - Raidue
In questo numero
• La X Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia;
• Leggiamo la Bibbia;
• Centenario Ywca-Ucdg in
Italia;
• «Í+1»; una risposta alle lettere dei telesp'ettatori
sposto con alcune acute e
equilibrate osservazioni Daniele Walker. Pietro Bolognesi ha presentato un importante
e ben articolato studio sull’ortodossia protestante del 1600
(«L’eredità dell’ortodossia»),
a cui ha fatto seguito la lettura
di un intervento di Campi,
con alcune osservazioni sui
pericoli del formalismo insiti
nel neoaristotelismo e sul valore di una spiritualità dettata
dalla «stretta correlazione tra
conoscenza e fede vissuta»,
ortodossia e utopia.
Mario Miegge ha delineato
lo svolgersi del pensiero puritano («L’eredità del puritanesimo»), mentre Valerio Bernardi (Bari) ne ha puntualizzato alcuni aspetti; la differenza fra i vari interventi è
stata segnata dal diverso accento posto sulle due formulazioni del problema; la tematica storica si è appiattita in
qualche caso sul quesito dottrinale: quali gli autentici eredi della Riforma oggi.
Secondo il prof. Wells eredi
di Lutero e di Calvino non
possono certo considerarsi le
chiese storiche del protestantesimo: esse avrebbero, a suo
parere, ormai da tempo, abbandonato la linea che dall’apostolo Paolo a S. Agostino e Lutero attraversa come
un filo rosso la storia del cristianesimo, ricollegandola alle sue fonti neotestamentarie.
Eredi autentici dovrebbero
considerarsi perciò solo gli
«evangelici» per il loro fondamentalismo scritturale e il rigoroso rispetto della sana dottrina. Gli altri, inseguendo le
seduzioni delle «vane filosofie di questo secolo», si sarebbero smarriti nel pericoloso
dedalo del liberalismo e del
relativismo, causa di disorientamenti non solo dottrinali ma
anche e soprattutto etici.
Decisaménte contrari a questa impostazione alcuni pVtecipanti, orientati non tanto a
rivendicare una formale eredità, quanto piuttosto a puntualizzare la necessità di ricupero degli aspetti più rivoluzionari e moderni del pensiero
dei grandi riformatori in modo da sensibilizzare le coscienze dei credenti al problema della centralità del Cristo.
«Martino Lutero - ha sostenuto qualcuno citando alla lettera alcune righe di un recente
studio* - ha fondato la propria comprensione della giustificazione sul “sola Scriptura” e lo ha fatto in antitesi a
una istituzione ecclesiastica
ponente se stessa come assoluto. Gli era chiaro tuttavia
che non la Scrittura, ma soltanto il Cristo attestato in essa
può costituire per la fede il
fondamento “solus Christus’’».
Un opuscolo in occasione della Domenica della Riforma
La traduzione biblica del DiodatI
dal 1607 all'ultima edizione
GIOVANNI GÖNNET
(*) G. Strecker, «Lo scopo
dell’ermeneutica neotestamentaria». Protestantesimo n. 3/94,
p. 330.
Come è noto ogni anno la
Società biblica in Italia
(sede a Roma, via IV Novembre 107) pubblica un opuscolo «Domenica della Riforma»
quale supplemento al suo bollettino quadrimestrale «La Parola». L’anno scorso esso fu
dedicato dAV Ottobre 1517,
con una meditazione del profi
Bruno Corsani su Efesini 4, 4
(«Gesù nostra speranza») e un
breve excursus del do». Mario Cignoni su «La Bibbia a
Roma nel Risorgimento».
Quest’anno l’opuscolo si
presenta più ricco, con una
meditazione del profi Paolo
Ricca, nuovo presidente della
Società biblica, una nota di
Corsani sulle vane traduzioni
del «nome di Dio» e un altro
excursus di Cignoni, questa
volta sulla fortuna delle traduzioni bibliche del lucchese
Giovanni Diodati («La Diodati: piccola storia di una
grande Bibbia»).
Nata a Ginevra nel 1607, la
Diodati «rappresenta un legame significativo e importante in Italia tra la Riforma
del sec. XVI, l’evangelismo
ottocentesco e il variegato
panorama del protestantesimo odierno». Una scheda sulle sue varie edizioni e revisioni annovera 4 edizioni ginevrine stampate vivente lo
stesso Diodati (con una ristampa anastatica dell’edizio
•>
Una veduta sui tetti di Lucca, città nataie di Giovanni Diodati
ne 1641 curata nel 1989 dalla
Società biblica britannica e
forestiera) e ben 29, dal 1655
al 1895, in Olanda, Germania, Inghilterra, Svizzera, Stati Uniti e Italia.
Tra le altre è rimasta famosa l’edizione del Nuovo Testamento pubblicata a Roma
durante la Repubblica del
1849 «come segno di libertà
religiosa e civile». Ben presto
considerata dalle autorità pubbliche come avente «un valore simbolico eversivo nei confronti della religione di
stato», essa subì persecuzioni
nel Granducato di Toscana e
nello Stato Pontificio, ma ciò
non le impedì di seguire
«l’impresa mitica» dei Mille
di Garibaldi e di entrare in
Roma nel 1870 attraverso la
Breccia di Porta Pia nel car
retto di un venditore ambuW
te trainato daH’indimeni
le cane Pio Nono (cfr. Mab
Cignoni, Colportori evonrf
ci a Porta Pia nel 1870, f
ire
FULVI
’on cap
listanti
lessato
(¡ere Tot
ione d
ili tratta
ione, se
(cfr.
), si
i In eff
¡ uomo, c
laso è
ito come
fea rom
a alla se
lehia, e
pa; per il
jlpio ec(
ato razio
Jista del
Ibi micii
i singola]
' sieme.
|uaci c
I»), e s
ne lui, fi
bri e pei
Iti; tomi
Isari teol
(àcomii
isti furi
Ú fen
iagia cal
ÌNovecÉ
[lem il
(*) Colora n. Vili. Roma,™
Ripetta 142, 00186 Roma. A6te|
nam. £ 16.000 (4 numeri).
FEDI
Bibiu ha
Jcession
|ina con
®si portic
fto chius
mti alle j
inno mes
Ridono c(
gelati c
“pasto in
ae. Nell;
l'òfaccol
ïgia is(
ne tutte
l^llaRomi
tee di
jerose.s
^L’uni
Sieilspita
, stra
;"''Äletti
zione
I u I urici r lu nti ^J i\ * Mül
«Bollettino della Società ^
studi valdesi» n. 168, ginS* ®ipidel
1991, pp 3-7). Infine, co W anni
Fanno 1924, esce a cura fH erca dì v
comitato interdenominazioà noi libri,
le presieduto dal prof. CJ>, Colone
vanni Luzzi quella che vem dandoci
ormai chiamata la «R*'' teima s
ta», di cui il Nuovo Te^lj^^gliostro
mento sarà ulteriormente re ‘ Ssoneri
sionato nel 1982 e di cui i un itap
uscita da poche .settimane 'farcito
VPrcinn#» prirvirìlptil TOfl ^rrÌHa
'te ita!
te(cito
versione completa, con u^ji Stride e
riore revisione anche dell A ~ teprarg
tico Testamento. L’agile sa| iémiia li
gio di Cignoni non nianc^ ente /ei,
un buòn supporto bibliog* ^
co, in cui spiccano le opere
Spini, Vinay e Maselli
te la pii)
lelSarocc
;^l’uscit
'gore, (
e uno
il
■!?eailia
dolce
tei,
ino{
lo,
con
che
13
2Ei%
5Ì 28 OTTOBRE 1994
’A
PAG. 9 RIFORMA
lei ca
riso
■ordateì
[jciti in Italia, quasi contemporaneamente, due libri sul filosofo aquinate
In Tommaso d'Aquino meno «imbalsamato
Ivrebbe cambiato la storia del cristianesimo
»
orsofBi
perché
* gli all
avere m
a, colta
effettivi
con cl
ino le (^j
a ■
BILVIO FERRARIO
lungi
ui turbi
levono
sulla f(
i ebrei
li amano
lon radi
ra in
2nipie,
a barbi
acciana
la
.? Un
f«ì
nostó
a, e noni
capi
tecnici
lere diei
riosità,
renze
e esterii
siero,
turale
nni e
iloghii
:ifa
ti
romei
r, band
che e
paraboli'
nettono
'giungii
: deve
limeño
profondila cons!
e è
fragb
i una pi
ale
I.
fon capita spesso al protestante medio, sia pure
cessato alla teologia, di
Tommaso d’Aquino:
Jone di Lutero, secondo
fSttatta di «un gran chiacIrone, sedotto dalla meta, (cfr. Discorsi a tavola,
R5o8), si è largamente imL In effetti, prima che coLnomo, credente e teologo,
imaso è conosciuto e visito come simbolo: per la
bsa romana, il campione
rortodossia, della sintesi
^osa tra fede e ragione,
l’audacia intellettuale spoeta alla sottomissione alla
jrchia, e in particolare al
b; per il protestantesimo,
mpio eccelso del perverti,nto razionalista e di quello
lista dell’Evangelo: due
jbi micidiali, già consideg singolarmente, figuriamo
jsieme.
ted
^guaci dell’Aquinate («topti»), e spesso domenicani
je lui, furono molti inquiiori e persecutori di dissipi: tomisti furono gli aviari teologici della Rifor1, a cominciare da Caietano;
^sti furono gli affossatori
jgni fermento critico nella
logia cattolica, tra Ottoceni Novecento.
Anche questa «storia degli
effetti» (cioè la storia delle
persone e delle dottrine che, a
torto o a ragione, si richiamano a un personaggio, a un
movimento, ecc.) non contribuisce-a rendere simpatico
r autore della monumentale
Summa Theologiae. Resta il
fatto che si tratta di uno dei
pensatori più influenti dell’intera storia del cristianesimo, e
di una figura chiave per interpretare non solo il pensiero
teologico medievale ma anche quello delle epoche successive: capirlo, almeno un
po’, è impresa che merita di
essere tentata.
Due opere recentemente
pubblicate in Italia possono
offrire un certo aiuto. La prima*, dovuta al domenicano
canadese James A. Weisheipl,
è la riedizione di una biografia ormai classica, pubblicata
per la prima volta nell’originale nel 1974 (vent’anni, per
la ricerca su Tommaso, sono
relativamente pochi). La vita
dell’Aquinate è raccontata
con ampiezza e con l’ammirata passione del discepolo e del
confratello devoto; in qualche
occasione l’autore mostra di
considerare possibile l’accoglimento di particolari evidentemente leggendari, ma
l’opera è nell’insieme scienti
ficamente rigorosa. Singoli
aspetti del pensiero tomista
sono fatti oggetto di trattazioni anche lunghe, tuttavia il taglio del libro resta biografico,
non storico-teologico. Utilissimo il catalogo delle opere di
Tommaso.
Il secondo volume* è invece
dedicato alla teologia del pensatore domenicano. Pesch è
un cattolico specialista in dialogo con i protestanti, e il suo
libro riprende lezioni tenute
alla Facoltà evangelica di
Amburgo; l’intento è di spiegare Tommaso a un pubblico
che ragiona con categorie luterane e post-luterane (Lutero
è l’autore più citato, dopo 1’
Aquinate), il che lo rende particolarmente interessante. Pesch è anche un eccellente divulgatore e il suo lavoro risulta didatticamente molto azzeccato (preziose le appendici
e i capitoli introduttivi iniziali), anche se il pensiero medievale resta assai ostico per
il lettore di oggi. '
La tesi sempre presènte,
benché non esplicitata in questi termini, è che se il pensiero di Tommaso non fosse stato imbalsamato e in definitiva
frainteso dai suoi troppo zelanti epigoni, la storia del cristianesimo sarebbe stata diversa e forse, per dirla chiara.
la Riforma non sarebbe stata
necessaria. Pesch è naturalmente consapevole del fatto
che la storia non si fa con i
se; tuttavia, suggerisce, il dialogo ecumenico avrebbe molto da guadagnare da un recupero non solo e non tanto delle dottrine, quanto dell’audacia metodologica e delle intenzioni di fondo del teologo
domenicano.
I paragrafi in cui alcune
strutture fondamentali della
riflessione di Tommaso vengono presentate, in chiave attualizzata, come istanze critiche nei confronti della teologia contemporanea, si fanno
leggere con vivo interesse,
anche se non sempre l’entusiasmo dell’autore è davvero
condivisibile. Nell’attesa (destinata, temo, a non essere
breve) che qualche interpretazione protestante dell’Aquinate, si renda accessibile al
lettore italiano, il libro di Pesch può costituire una buona
base di discussione.
(1) James A. Weisheipl,
Tommaso d’Aquino. Vita, pensiero, opere. Milano, Jaca Hook,
1994 (2), pp 440, £ 60.000.
(2) Otto H. Pesch, Tommaso d’Aquino. Limiti e grandezza della teologia medievale.
Brescia, Queriniana, 1994, pp
489, £ 60.000.
Roma,
ma,
AM
ri).
jemila chilometri in Romania: da Sibiu a Timisoara rievocando la rivolta deH'89
grandi occhi dei piccoli ciceroni
FEDERICA TOURN
ha tre piazze in successione che comunicano
ina con l’altra attraverso
li
Í ibiu :
•i issi portici; le vie del centro
|! «0 chiuse al traffico e dall ®ti alle porte i negozianti
inno messo dei banchetti e
«dono come al solito bibiiigelati che costano più di
ipasto intero, giornali, ver«C- Nella Piata Grivita, la
in raccolta delle tre, cam«Sgia isolata la Biserica
ghelica che custodisce,
le tutte le chiese riformate
ìUa Romania, un’ampia coltone di tappeti orientali e
■ose,stele funerarie scolnj)L’unico museo aperto e
®Jspita qualche quadro di
isti-stranieri e addirittura
®tìaletta riservata a un’e
none temporanea di didi Mirò, ha sede nel pa,_stZ0 del barone Samuel
|6nthal, cancelliere di
Wlvania sotto l’imperace Maria Teresa, che posseJ'ala più ricca collezione di
?^feocca in Europa.
^. uscita ci viene incontro
che ci racconta di
; Uno scrittore dissidente
italiane: la madre
Lj?®®sliana, e ci chiede se
L dolce settembre bolonon è cambiato; ai
ai i?' comunismo ha fatto
. ''ni anni h;
grandi i ro
opei' «m, come Ma,-;««.. „ a
anni di prigione e oggi
Gio^ ÈrÀ ^ allunga un 11ieveiri ^J nero in tedesL, assiRivedu- tratta di un
Testa' storico sulla vita di
mte re«' ¿0^”’ fondatore della
d euiä parla in fretta,
„npun» brir .aitano sconnesso ma
"onS fc“'
dell'« Srarelnn V
gilè sag Ä r
diKvn!: . l'te, 0 in marchi, ma
nanea « ‘«me fei,
Hani ‘marita.
che
come Mariano e Adria
appena ci fermiamo
Vita quotidiana in Romania
davanti alla cittadella di Alba
lulia ci gridano «Ehi, italiani,
Torino, guardo la macchina?»; invece ci accompagnano nella nostra visita puntuale
dei monumenti, in un inizio
pomeriggio caldo e silenzioso. Hanno dieci anni e si improvvisano ciceroni in quattro
lingue, scovano una pompa
d’acqua nel giardino della
cattedrale, ci raccontano di
cinque fratelli e sorelle, tutti
più piccoli ci sembra di capire, e non chiedono niente. Un
portachiavi, scarpe «per i fratelli», libri italiani, anche dei
vestiti, se glieli mandiamo. Ci
scrivono l’indirizzo, specificando il «blocco», il piano e
il numero dell’appartamento.
Si usa così, evidentemente.
Per arrivare a Sighisoara si
segue una strada secondaria
che incrocia un numero imprecisato di volte la ferrovia,
ci blocca per dei quarti d’ora
ad aspettare il treno, che che
va a Brasov. La città e la sua
rocca sono comunque suggestive, anche se alTimprovviso
ci sono troppi italiani in canottiera e ciabatte di plastica,
tutti negli stessi posti a seguire gli itinerari consigliati dalla solita guida. Sulle panchine, dei vecchi continuano indifferenti a mangiare castravete e ardei, cetrioli e peperoni: li intingono nelle ciotole
di ciorba, la minestra in brodo, spesso di cipolle e cavolo.
Dei piatti nazionali invece
non c’è più traccia, quasi fossero compromessi anch’essi
con il comunismo: nessuno
cucina più il ghiveci, uno
sformato di verdure e carne di
maiale, 0 la musaka, di influenza greca, fatta con carne
tritata, melanzane e pomodori
a strati e cotta al forno.
L’ultima deviazione è verso
ovest, nel Banato, fino alla
capitale, Timisoara. Qui è iniziata la rivoluzione il 16 dicembre del 1989, in occasione di una manifestazione contro la repressione della minoranza magiara. Oggi comunque i contrasti non sono finiti,
visto che i partiti di estrema
destra sono al governo e a capo dell’amministrazione di
molte città transilvane.
«Io ero tra i manifestanti di
quei giorni - ci racconta
Gheorghe, allora studente
universitario - sentivamo
una grande euforia ed eravamo convinti che il regime
fosse già caduto e invece
l’esercito sparò sulla folla,
anche se fino all’ultimo pensavamo che fossero proiettili
a salve. Fu una strage; in seguito dissero che agenti della.
Securitate si erano infiltrati
fra i soldati per provocare gli
incidenti, ma non potrò mai
dimenticare quello che il nostro esercito ha fatto alla sua
gente. Chi ha sparato lo ha
fatto per uccidere, perché le
pallottole erano esplosive.
Soltanto dopo il 20, quando
alla protesta hanno aderito
gli operai e i minatori, l’esercito è passato dalla nostra
parte, mentre a Bucarest aiutava la popolazione ad assediare la sede del partito».
(6-fine)
Protestantesimo in televisione
I battisti in Russia
oggetto misterioso?
EMMANUELE PASCHETTO
I battisti russi sono stati per
decenni un oggetto misterioso per i loro confratelli
dell’Europa; ancora negli anni Ottanta si favoleggiava di
2 milioni di aderenti in tutta
l’Unione Sovietica e si diceva
che le statistiche semiufficiali
ne denunciavano solo mezzo
milione per non allarmare il
governo.
Un oggetto misterioso su
cui la trasmissione di «Protestantesimo» di domenica 9
ottobre ha cercato di sollevare qualche velo. Certo restano
ancora molti interrogativi:
dove sono finite, per esempio, le comunità dissidenti,
quelle che non volevano farsi
registrare e che hanno visto
centinaia dei loro membri finire nei gulag siberiani da cui
diversi non hanno più fatto ritorno? Fanno parte della Federazione battista euroasiatica? Sono ancora considerati
battisti? E che significa la frase sibillina con cui nella trasmissione i battisti vengono
presentati come la più numerosa denominazione evangelica del paese, «forse ancora
per poco»? E che atteggiamento hanno verso i missionari «d’assalto» che stanno
invadendo la Comunione di
stati indipendenti?
La trasmissione è stata comunque utile per farci capire
che i russi e i loro vicini, nella situazione disastrata dei loro paesi e nella generale e affannosa ricerca di punti di riferimento, sono un terreno assai fertile per la predicazione
dell’Evangelo.
La testimonianza di un
gruppo di giovani nella enorme sala d’attesa di una stazione ferroviaria ci ha ricordato gli anni defl’immediato
dopoguerra, quando er^facile parlare all’aperto ed essere
ascoltati. L’impegno, la serietà, la dedizione di questi
nostri fratelli e sorelle sono
doti che abbiamo perso da un
pezzo. La trasmissione ha
documentato come accanto a
questo tipo di evangelizzazione, che noi definiamo con
una certa sufficienza «all’
americana», crescano altre
attività e altri impegni, come
la Scuola teologica per la
preparazione dei pastori
aperta recentemente, il Centro sociale organizzato a Mosca, che ogni settimana viene
incontro alle prime necessità
di centinaia di persone o il
desiderio di riprendere con la
Chiesa ortodossa i buoni rapporti ecumenici che già esistevano quando i cristiani
d’ogni confessione erano sottoposti a limitazioni e vessazioni da parte delle autorità
del regime.
Il contributo di «Protestantesimo» è stato senz’altro utile per aiutarci a comprendere
meglio l’attuale fisionomia di
questi nostri fratelli. L’impressione ricevuta è che si
tratti di una denominazione
viva e cosciente del particolare momento storico che questo immenso paese sta attraversando. Lo testimoniano da
un lato il fatto che le chiese
abbiano voluto conservare
stretti rapporti fra le comunità
delle diverse etnie e dei diversi stati in cui si è frantumata l’ex Unione Sovietica,
dall’altro le parole del segretario generale dell’Unione
battista russa che ha individuato come vocazione primaria dei credenti quella di lavorare per il rinnovamento spirituale della società, nella
speranza che molti si accostino alla fede.
Appuntamenti
22 ottobre - 6 novembre — TRIESTE: Presso la Biblioteca
del popolo (via del Teatro romano 17) è aperta la «Mostra della
Bibbia» curata dalle chiese evangeliche elvetica-valdese, luterana e metodista.
Venerdì 28 ottobre — UDINE: Alle ore 18,30, presso la
chiesa metodista (piazzale d’Annunzio 9), l’ing. Paolo Grillo
parla sul tema: «Cenni storici della presenza evangelica a Udine dal 1866 al 1917».
Venerdì 28 ottobre — TORINO: Alle ore 15, presso palazzo Lascaris (via Alfieri 15), l’Ywca-Ucdg (la più antica associazione femminile d’Italia) organizza un dibattito sul tema: «Il
femminismo ha cento anni: Ywca-Ucdg 1894-1944». Intervengono Dina Eroi!, Frida Malan, Piera Egidi, Luisa La Malfa
e Fiorenza Taricene.
Venerdì 28 ottobre — LECCO: Alle ore 20,30, presso il
Centro sociale di Germanedo (zona 4, via dell’Eremo), il past.
Ennio Del Priore parla sul tema: «La Rifonna protestante».
Lunedì 31 ottobre — TRIESTE: Alle ore 20,30, presso la
basilica di San Silvestro, si tiene un concerto deH’organista
Francesco Giannoni.
Sabato 5 novembre — FIRENZE: Alle ore 16, presso villa
Arrivabene (Piazza Alberti la), G. Barbanottì, F. Conforti e
A. Mannucci parlano sul tema: «La prevenzione del disagio
mentale e del disadattamento sociale durante l’età evolutiva»,
nell’ambito del corso organizzato dal Centro sociale evangelico.
Sabato 5 novembre — TORINO: Alle ore 15, presso il salone valdese di corso Vittorio Emanuele 23, il prof. Emidio
Campi e lo storico dell’arte Timothy Verdon parlano sul tema: «L’ispirazione biblica di Michelangelo e la Cappella Sistina». Introduce il docente di filosofia Aldo Bodrato.
Sabato 5 novembre — TRIESTE: Alle ore 18,30, presso la
basilica di San Silvestro, il past. Giorgio Girardet parla sul tema: «Bibbia antica e Bibbia nuova».
Lunedì 7 novembre — MODENA: Alle ore 17, presso il
Centro studi religiosi (via San Carlo 5), nell’ambito del seminario su «Il viaggio di Giona. Effetti di senso di una figura biblica», il prof. Aldo Bodrato parla su: «Parmenide e Giona».
Lunedì 7 novembre — TRIESTE: Alle ore 18,30, presso la
basilica di San Silvestro, Maria Sbaffi Girardet parla sul tema: «Ecumenismo fra luci e ombre».
Lunedì 7 novembre — TRIESTE: Alle ore 20,30, nella basilica di San Silvestro, concerto dell’organista giapponese Midori Shindo.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 28 OTTORRc M/FNER
Prosegue il dibattito sul documento «Una nuova idea per la scuola)
Quattro obiezioni fondamentali sul rapporto
tra scuola pubblica e scuola privata
NICOLA PAGANO
II documento «Una nuova
idea per la scuola» presentato dai «trenta intellettuali di
vana estrazione» e apparso su
Riforma del 19 agosto scorso
ha suscitato in me, tra le varie
reazioni, quattro obiezioni
fondamentali, ruotanti tutte
attorno al rapporto decisivo
tra scuola pubblica e privata.
1) Prima obiezione: come
laico non nascondo la mia
profonda delusione. Dov’è finita, nel documento, la scuola
pubblica di tutti, laica, democratica e pluralista, aperta a
tutti i ragazzi senza distinzione di sorta, senza riserve, privilegi o spazi protetti ma libera e gratuita; la scuola che
fornisce a tutti gli allievi pari
opportunità e uguali possibilità di formazione e di crescita intellettuale e civile?
La proposta dei «trenta»,
attraverso un argomentare articolato, ridotta all’osso, sostiene che l’attuale sistema
scolastico statale, centralistico-burocratico, inefficiente,
rigido e arretrato è ormai «indifendibile» e che pertanto va
cambiato e rinnovato radicalmente. Bene: ma come? e in
quale direzione? Il documento su questo punto non lascia
dubbi: la nuova scuola dovrà
comprendere, insieme alla soluzione dei molti problemi
sollevati, la parità e il finanziamento pubblico della scuola privata. In questa ottica, i
frequenti riferimenti all’autonomia delle scuole, al pluralismo e via via alle «opzioni
ideali», «ai propri principi»,
alle «singole identità», alla
«tutela delle minoranze», ecc.
sembrano piegati e finalizzati
a veicolare la scuola privata e
a giustificare un sistema scolastico misto, in cui pubblico
e privato concorrano a ridefinire un nuovo concetto di
scuola pubblica.
Sarà forse un segno dei
tempi, ma certo spiace vedere
fior di laici, intellettuali de
mocratici e persino esponenti
valdesi accreditare, sotto la
specie di un discutibile concetto di autonomia e soprattutto di un’inedita quanto ambigua nozione di «nuova»
scuola pubblica, un progetto
di rinnovamento della scuola
che nella sostanza finisce per
includere il finanziamento e
la parificazione della scuola
privata. E sarebbe meglio dire
privata cattolica, dato che in
Italia, com’è noto a tutti,
scuola privata significa in sostanza scuola cattolica.
Inoltre, benché si eviti con
cura persino di usare il termine cattolico, questa mi pare
in definitiva la vera novità
della proposta: l’assunzione
senza riserve (a condizione
di garanzie deboli e assolutamente teoriche) della posizione cattolica tradizionale
sulla scuola privata, recentemente riproposta anche in alto loco e fatta propria al volo
dalle «nuove» forze governative. Davvero un duro colpo
per i laici.
2) La seconda obiezione riguarda un’altra omissione
presente nella proposta, quella relativa all’art. 33 della
Costituzione. Il documento,
in effetti, pur richiamandosi
alla Costituzione come al ter7
mine di riferimento più alto
delle finalità educative, tace
significativamente sul terzo
comma dell’art. 33, che chiaramente dispone che «Enti e
privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo
stato». E una questione arcinota; se la richiamo all’attenzione del lettore non è certo
per resuscitare vecchie polemiche o «storici steccati», ma
per riportare su basi concrete
e di correttezza costituzionale
il tema della scuola privata.
In verità non va dimenticato che il «senza oneri per lo
stato» è stato uno dei faticosi
punti di arrivo del «patto» costituzionale tra forze di diversa ispirazione ideale e politica, pur se non ha mai avuto
vita facile. Nei 46 anni di vita
della Costituzione tale disposizione infatti è stata oggetto
di attacchi ricorrenti, di aggiramenti e di forzature interpretative, specie da parte cattolica, ma essa, nonostante
tutto, è ancora lì, scritta nella
Carta costituzionale e, lungi
dall’essere un «ramo secco»,
come qualcuno sostiene, è ancora viva nella coscienza di
molti italiani che credono in
una Repubblica democratica,
laica e pluralista, e pertanto
va difesa e rispettata fino a
quando non verrà revisionata
o abrogata dai «nuovi poteri»,
così come ricordava recentemente anche Paolo Sylos Labini su «La Repubblica».
3) Terza obiezione: come
fcei protestantesimo
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia indice
un concorso per un nuovo logo della rubrica «Protestantesimo».
Il logo deve includere anche la parola «Protestantesimo».
Il concorso è aperto a chiunque abbia idee, proposte, suggerimenti. Il logo verrà utilizzato per la sigla e la scenografia
della rubrica.
Una commissione, nominata dalla Giunta della Federazione, vaglierà le proposte e sceglierà il logo vincitore, facendone realizzare l’esecutivo.
Al vincitore verrà offerto, come riconoscimento simbolico, un viaggio e soggiorno a un campo studi presso un Centro evangelico o l’equivalente in libri presso le librerie
evangeliche.
Scadenza: 15 novembre 1994.
Per ulteriori informazioni: «Protestantesimo»-, via Firenze 38,
00184 Roma. Tel. 06^825120 ^ 483768. Fax: 06^828728.
uomo di scuola che quotidianamente ne vive dal di dentro
la realtà, mentre mi riconosco
in molti problemi sollevati
^nella prima parte del docu*mento e soprattutto concordo
sulla necessità di un rinnovamento a tutto campo della
scuola, mi chiedo e chiedo ai
redattori della proposta: che
cosa c’entrano con tale giusta
e sacrosanta esigenza la parità e il finanziamento della
scuola privata?
Dalla crisi del vecchio sistema scolastico non si esce
assumendo e promuovendo il
privato a pubblico o, al contrario, informando la scuola a
una logica privatistica e aziendale, ma operando coraggiosamente con riforme e innovazioni profonde quali, per
esempio, la riforma della secondaria superiore, il prolungamento dell’obbligo a 16 anni e la riforma dei programmi; la lotta all’evasione e alla
dispersione scolastica, la qualità dell’offerta formativa,
un’oculata autonomia delle
scuole, una migliore prestazione degli insegnanti, ma anche una loro più equa retribuzione che, oggi, è la più bassa
in Europa, e. via dicendo.
Quanto poi al rapporto tra
sistema pubblico e scuole private, il problema a mio avviso non è tanto quello dell’afferenza di ciascuna scuola
privata al sistema nazionale
di riferimento, della garanzia
e dei meccanismi di controllo
(ahinoi!), quanto quello più
specifico e sostanziale che
chiamerei della complessità
della formazione odierna.
La formazione dei giovani
oggi, alle soglie del terzo millennio, è una funzione complessa, a molte dimensioni,
che implica una molteplicità
di strumenti e di tecniche, di
approcci metodologici, di risorse, di progetti pedagogici e
culturali, di conoscenze qualificate, una rete di rapporti,
interventi programmati e mirati... Nello stesso tempo essa
è e deve rimanere, a mio parere, una fondamentale funzione pubblica e sociale, nel
senso che solo la collettività
nel suo insieme può progettare e gestire, nell’interesse di
tutti, il delicato e primario
compito di educare le giovani
generazioni. In questo senso
la scuola pubblica è luogo di
democrazia e di uguaglianza,
risorsa sociale e culturale, bene comune come la giustizia,
la sanità, l’ambiente, la previdenza, ecc. In un sistema educativo scientificamente complesso e socialmente aperto,
davvero non riesco a vedere
quale possa essere il ruolo
delle scuole private (aventi
dimensioni, ambiti culturali e
orizzonti limitati e, fatta qualche eccezione, fini prevalenti
di lucro o religioso-morali) se
non quello di un’adesione
passiva, quando non parassitaria, al sistema nazionale.
4) Infine vi è un’ultima e
più profonda ragione che suscita perplessità e forti resistenze di fronte alla proposta
di parità e di finanziamento
delle scuole private, ed è
quella che chiamerei 1’«eterogeneità dei fini» tra i due tipi
di scuola.
Tralasciando le private istituite a fini di lucro (un arcipelago vasto e sconosciuto),
assumerò come esempio la
scuola cattolica che meglio di
altre si presta a un confronto
con quella pubblica. I fini di
quest’ultima credo siano emersi da quanto fin qui detto
e comunque sono talmente
noti a tutti perché non vi debba indugiare più di tanto.
Qual è invece il fine primario della scuola cattolica? E
più specificamente; qual è il
progetto educativo sotteso alla richiesta di parificazione
delle scuole cattoliche? Posto
che la scuola e la formazione
dei giovani sono uno dei luoghi privilegiati dell’azione
della Chiesa cattolica, strumento per attuare il proprio
magistero spirituale e la propria missione, non v’è dubbio
che si tratta di un progetto pedagogico e culturale teso a
rafforzare (e/o creare) un’identità cattolica nei giovani,
a educarli ai valori religiosi e
morali propri della Chiesa
stessa. E una posizione che
in Italia ha origini remote e
che nella storia recente ha
dato vita alla dialettica tra
formazione laica ed educazione cattolica, che ieri si è
espressa nella revisione del
Concordato e nella riconferma dell’Ire nella scuola pubblica e che oggi si manifesta
con la richiesta di finanziamento della scuola privata:
due fatti che, a ben vedere,
fanno parte di un’unica strategia pedagogica, avente per
fine l’educazione dei giovani
secondo i valori e le veritàdella Chiesa cattolica.
Ora, se questo è vero, come
si conciliano tali finalità con
quelle della scuola pubblica
di tutti? È chiaro che i valori
perseguiti dalla scuola cattolica, lungi dall’essere una
semplice sottolineatura, costituiscono la sua essenza irrinunciabile che, fatalmente, finisce per porre in secondo
piano gli obiettivi della scuola pubblica. Naturalmente le
stesse osservazioni valgono
per le altre scuole private, religiose e non, con forte identità confessionale, culturale,
storia, etnica.
In conclusione, credo che
sia da evitare con ogni mezzo
il pericolo che le scuole private, forti della loro identità e
in una condizione di accentuata autonomia, finiscano
per isolarsi e per «parcellizzare» il «nuovo» sistema
pubblico in una realtà difficilmente governabile e riconducibile a unità di fini e di
azioni. A fame le spese, al limite, potrebbe essere la scuola pubblica di tutti, laica, democratica e pluralista: una
delle conquiste fondamentali
dell’età moderna e della storia del nostro paese.
La
Missione evangelica
contro la lebbra
via Rismondo lOa - 05100 Temi
comunica che il nuovo
numero del c.c.p. è
Religione cattolica e finanziamenti
La scuola e Part. 33
della Costituzione
GIOVANNI GÖNNET
Se anche per me sono plausibili i principi di equità,
uguaglianza, rispetto delle
minoranze e pluralismo culturale che hanno ispirato il documento «Per una nuova idea
di scuola» firmato anche dai
valdesi Paolo Ricca e Mario
Miegge, tuttavia non vedo bene come l’intento primario di
battere in breccia il centralismo statale si concili con la
promozione dell’autonomia
degli enti scolastici di ogni
ordine e grado.
Se ho ben capito, ai pubblici poteri verrebbe negata la
gestione diretta della scuola
pubblica, ma non la loro funzione di «indirizzo, programmazione, sviluppo equilibrato, perequazione, valutazione dell’intero sistema
dell’istruzione». Questa specifica funzione dei pubblici
poteri avrebbe l’obiettivo di
valorizzare «tutti i soggetti e
istituti scolastici», a garanzia
del «pienò affermarsi in ogni
(loro) parte delle libertà di
apprendimento e di insegnamento», secondo i dettami della Costituzione. In
questo quadro scuola pubblicà e scuola privata si troverebbero sullo stesso piano, ed
entrambe goderebbero dell’
autonomia necessaria per salvaguardare le «diverse opzioni ideali, sia di ispirazione religiosa che laica». Ma questa
autonomia implicherebbe, dice il documento, la necessità
di ricorrere al finanziamento
delle scuole da parte degli enti locali.
Ora, non c’è qui il pericolo
che venga a prevalere, in sostituzione dei pubblici poteri,
l’ente gestore con tutte le sue
26340109
Chiesa evangIelica vald^I
(Unione delle Chiese valdesi e metodis^
Commissione di studio
per la diaconia
CORSO PER OPERATORI NEI SERVIZI E NELLA DIACON
Casa Cares dal 4 al 9 novembre 1994
Il corso di aggiornamento riprende anche quest’anno ki
tre corisuete tematiche: studio biblico e attualità. ^
Il corso si rivolge in modo particolare ai diaconij
membri dei comitati e ai direttori delle opere diaconi
ma è anche aperto a tutti coloro che hanno interesse*
approfondire queste tematiche.
Programma
venerdì 4
sabato 5*
sera:
ore 9:
domenica 6
lunedì 7 ore 9:
dell'
opzioni peculiari? E se
dovessero divaricare
sullodati principi di equr
uguaglianza ecc. che^!
ripetuto, sarebbe pur sem,
compito dei pubblici potj
garantire e far osservar.'
norma della Costituzione!
se, con l’entrata in vigore*
nuovo sistema formativi
compilatori della
idea per la scuola» pensano
superare finalmente la«
chia querelle tra scuola li
e scuola confessionale, w
corre il pericolo che'adai
vantaggiarsi della conclan
autonomia saranno soprai
to le scuole dichiaratami,
cattoliche, che rappresenta
il 90% delle scuole priyj
con tutto il peso delle Ir
opzioni non eerto favorei
a un sano pluralismo di
po laico?
Tutto sommato, rimangoL
in piedi alcune questioni,!
parte accennate da prea
interlocutori:
1) come garantire fauto^
mia degli enti scolastici,
tali e non statali? La dille,
za qui, tra pubblico e priy,
non è chiara, specie ser^
portata alle necessarie fonti
finanziamento: buono-sci
la? Detrazione dalle tasi
Sponsorizzazione degliei
locali? (Canale, Di Croce);
2) le «appropriate rifoi
istituzionali» invocate!
chi) non ri.schiano di sma
lare l’articolo 33, speeie|
suo «senza oneri perloslj
to»? (Girolami);
3) comunque, tali rifor
costituzionali dovrebW
concemere innanzitutto
stituzione deH’insegnamei
della religione (sic) catto!'
con quello di storia delle
gioni (Quartino).
Dubiti
[nnrisve
Bibbia.
dnat
ktriva
lafola (
dese s
Iella fe<
Issar p
pntenui
|e; qua
romess
fenute. (
[la Pare
Ifregaù
javano
^ente p
no ora
dese f
fecomur
jl’ora s
fiuterò,
|o, resti
domo i
zione
Non è
Ile cause
liituale p
Ibia che,
I nell’
fina» de
IsÈhio m
liimito c
ènte: c
lleressati
dese c
ideila ni
iuta, et
^oprati
bvange!
ni è gii
¡chiesta.
Bevra i
Stesso r
guarda
nentre
Itre chie:
a ben !
' ..mento r
^,ma è ui
Ìifcnte d
llifamil
Forse
P
¡'.mente i
¿éa, il I
Jhiese
ideila I
[Pausili
Itoento
tfratelli
arrivo
prof. Giorgio Peyrot; «Le ortgilii®|
' prirrcipi fondamentali deH’ordb
mento valdese»
ore 15: prof. Nedo Baracani: «Origine |
luppo dei processi decisionali»
partecipazione alla giornata di iu®
gurazione dell’anno accademico
Centro di formazione diaconale
prof. Claudio Tron: «Tra decisW
lismo e coinvolgimento»
martedì 8 ore 9: prof. Elio Canale: « 1900/1945: i
testanti e le due grandi guerre»)
seguirà una testimonianza diretta
ore 15: past. Maria Bonafede e Daniele
rone: «I Salmi di gioia»
Continuazione studio biblico
mercoledì 9 oré 9:
Qmta di partecipazhne lire 120.000
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a:
-Antoinette e Paul Krieg (Casa Cares), tel. 055/8652001
-MarcoJourdan (Commissione diacorùa), tel. 091/682794T3
- Anita Tron (Commissione diaconia), tei. 0121/953122
-.Jt
■ J
diret
VICED
REDA
Bi
ri:
gì
ni
C(
gara
ni
AMMI
ABBO
foto
STAM
EDITC
15
n.. 1.MFRDÌ 28 OTTOBRE 1994
—— :
E se
are da',
di equià
che,
pur sen
ici poti
)sservar|
ituzionef
^ vigore',
ormativi
la «Nudl
> Pensanol
nte la
scuola 1
'naie, no
che
concia
0 s
iaratamei
ppresenti
ole
' delle lo!
1 favorevl
tno di
nmangoj
uestioni.i
1 preca
re rautoB
riastici.
La diffa
:o e
:cie se n|
ariefontij
uono-s
lalle tass
; degli ea|
i Croce); '
ate rifot
ocate
di sma
5, specie!
per lo
;ali rifon
ovrebM
itutto 1
segnamei
c) catto!
a delle!'
TDE
etodist
lACON
;t anttó
aconli
liacoftal
:eresse !
iriginii
l’ordih
ine e
li»
. di W
mico
vale
ecision*
Pagina Dei Lettori
PAG. 11 RIFORMA
;ta
Î3 liaìettura
¡ella Bibbia
Dubito che possa ritornare
■ n risveglio alla lettura della
a. Con i nostri padri è
nato il tempo in cui ci si
va giorno e notte della
mia di Dio, almeno nelle
storiche. Era il tempo
Sia fede: quando si credeva
isser parola del Signore il
ontenuto delle Sacre Scrittue; quando si sfidavano le
jiòmesse di Dio in essa connute. Quando all’ordine delParola che sussurrava;
IjgPregate!», i nostri padri pie- ■
lavano le ginocchia e umilnte pregavano. Immaginia1.0)0 ora i membri delle nostre
Jiiese piegarsi davanti a Dio
Tecomunicare con lui, sia pure
l’ora sola al giorno? Mentre
Lutero, pur non avendo tem, restava almeno tre ore al
I in ginocchio e in medicone con le Sacre Scritture!
Non è mio compito scoprire
i le cause di questo deficit spiIrituale per la lettura della BibIbia che, come dice Paolo Ric|ca nell’editoriale di «Rifor|ma» del 7 ottobre, è un riisihio mortale per la fede. Mi
Ìjimito a fare un esempio reliènte: come colportore ho ineressato circa un centinaio di
con un’offerta speciale
Edella nuovissima Bibbia riveItluta, edizione del ’94, adatta
|soprattutto per la diffusione
Jevangelistica. A tutt’oggi non
ni è giunta ancora nessuna riIphiesta. La casa editrice di Ginevra mi ha confermato lo
^tesso risultato per quanto riguarda le chiese storiche,
Imentre la diffusione verso alftre chiese è giunta in due mesi
a ben 7.000 copie. Il commento non vuol essere critico,
ma è una constatazione delul'ènte della nostra condizione
à familiarità con la Bibbia.
Forse sono un pessimo proeta... pessimista! Ma sincerai mente non vedo, nella prati|ca, il popolo delle nostre
|chiese ritornare alla lettura
Ideila Bibbia, sia pure con
[l’ausilio di un ottimo struÌtaento quale il lezionario dei
ffratelli moravi «Un giorno.
CRISI CONIUGALI
LA COPPIA E
FRANÇOIS ROCHAT
yy/Quand’anche parlassi le lingue
degli uomini del mio tempo,
quand’anche sapessi commentare tutti
gli avvenimenti che accadono oggi,
quand’anche mi facessi carico di tutti i
problemi dell’umanità, quand’anche
partecipassi a tutte le azioni di assistenza e sostegno, se non ho amore, tutto ciò risuona nel vuoto! L’amore è paziente, l'amore è più forte della morte,
l'amore costruisce il mondo in cui vivo,
il mondo in cui tu ed io abbiamo scelto
di vivere e di rispondere alla vita come
vocazione di Dio. Lui solo rimane il
fondamento e la sorgente del nostro
amore». Questo riferimento fondante le
coppie lo assumono come base della loro esistenza e lo affermano in un impegno reciproco in quella autentica
confessione di fede che è la loro domanda di benedizione nuziale, benedizione delle loro vite congiunte in Dio.
Questo riferimento costituisce la loro
radice, ma non è una garanzia contro i
tormenti e le contraddizioni delEe
sistenza e del tempo in cui viviamo;
Quando sopravviene la minaccia della
rottura, quando si manifesta la crisi all’interno della coppia (è una malattia
dell’amore) tutto, riferimenti vocazionali compresi, sembra essere rimesso in
discussione.
Che cosa ne è allora dei fondamenti
che pure sono stati posti, cosa ne è del
sì che pure è stato pronunciato, cosa ne
è delle solenni promesse che pure sono
state scambiate, cosa ne è soprattutto
della benedizione ricevuta da Dio come
segno della sua grazia c del suo amore
per la coppia che si sta frantumando?
Dal messaggio biblico noi sappiamo
che Dio rimane fedele a se stesso e il
suo atteggiamento rimane costante: più
che alla situazione e al vissuto, Dio
guarda la persona umana, le rivolge il
suo amore e le annuncia la sua volontà
di salvezza. Dio non opera contro la
realtà della coppia, ma malgrado la sua
frantumazione. La sua benedizione rimane offerta a chi lo riconosce come il
suo Dio. Ogni uomo o donna può continuare a dire: Dio .è con me ed è anche
con te, anche se riconosciamo che non
è più con noi due, insieme. Non esprimiamo nessun giudizio su questa situazione, ma affermiamo la realtà di una
grazia senza limiti, di un amore paziente, più forte della morte, anche se della
morte della coppia! «Egli è con te e anche con me... ma tu sei ancora con lui e
io sono sempre con lui?».
Non vogliamo giustificare né condannare il divorzio o le gravi crisi coniugali, ma ricordare che l’affermazione di riferimento è sempre quella di un amore
mantenuto come offerta permanente come una mano tesa da Dio a ciascuna
delle parti. Se sussistono rotture o esclusioni verso Dio, esse non provengono
da lui... Contro la chiusura della solitudine e del silenzio, contro Id strappo
aperto di una coppia infranta, Dio è e rimane colui che ama, incondizionatamente, che offre vita contro ogni forma
di morte. Vi sarà ancora qualcuno capace di affermarlo anche all’internò di
un’angoscia profondamente vissuta?
(da Coinmunauté vivente, bollettino
della chiesa di Charanton, Creteil)
una parola». Lo vedo come
un passaggio meccanico, e
come ogni tecnica meccanica,
suscettibile di avarie e destinata alla sospensione. A meno che non sia un venticello
che proviene da Dio. Allora,
in quel caso, non potrei che
rallegrarmi ed esultare nel
miracolo divino!
Michele Romano - Venaria
C'è spazio
per noi
C’è spazio per noi? È una
domanda che ti si drizza davanti esigente e scomoda,
quando laici e gente della sinistra cercano approdi o punti
di riferimento nella Riforma e
nella storia dell’evangelismo
italiano. Avverti che c’è un’
attesa. Strattoni più o meno
forti forse vorrebbero vincere
una nostra ritrosia frammista
al complesso di minoranza e
al pudore di perdere la verginità evangelica. È pur vero
lei
i
cui
45
re») 3
retta
iele
ViaPioV, 15-10125Torino-tel.011/655278-fax011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 -10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
DIRETTORE: Giorgio GardioI
VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emtnanuele Paschetto
REDATTORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
Busetto, Luciano Cirica, Alberto Coreani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Maurizio Giroiami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo Rostan, Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele Volpe
GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bruno Rostagno
AMMINISTRAZIONE: Mitzi Menusan
ABBONAMENTI: Daniela Actis
FOTOCOMPOSIZIONE: Aec s.r.l. - tei. 0174/551919
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174/42590
SDITORE: Edizioni protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
ABBONAMENT11995
ITALIA
ESTERO
•ordinario
■ ridotto
•sostenitore
semestraie
95.000
80.000
150.000
48.000
• ordinario
- via aerea
- sostenitore
- semestraie
140.000
170.000
200.000
75.000
•ciimuiativo Riforma + Confronti £ 135.000 (soio Italia)
abbonarsi: versare l'importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni pro•sstanti s.r.l., via Pio V15 bis, 10125 Torino.
fhibbitexdone tMmnitì» utrihirì» eoa L’Beo delle valli valdesi:
non può essere venduta separalamente
Tariffe inserzioni pubbiicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
artecipazioni: millimetro/colonna £ 1.800
economici: a parola £1.000
Rifomia è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di ,JJ®
' gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
ordinanza in data 5 marzo 1993.
'*8' 21 ottobre 1994 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMP
0' via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 19 ottobre 1994.
che al nostro interno corrono
segnali emessi ai vari livelli
che ci richiamano al dovere
di «stare in piazza e di partecipare al gioco», in un momento in cui esso coinvolge il
benessere di tanta parte della
nostra gente.
Ci apprestiamo a celebrare
un nuovo congresso della
Fcei, che si svolgerà dal 29
ottobre al 1° novembre a Santa Severa. È un’ovvietà sottolineare la concomitanza con
un periodo di transizione e di
pericolosità nell’assetto politico e istituzionale del nostro
paese: certamente il congresso dovrà affrontare problemi
interni (finanziari, organizzativi 0 dirigenziali) ma, come
sempre del resto, sarà attento
a qualificare il ruolo strutturale e contingente delle nostre
chiese. Ragionare sull’ipotetica genesi dei mali odierni
dell’Italia è importante per
individuare se e il perché del
nostro spazio e costruire un
luogo visibile, dove convogliare le volontà di contrasto
con i tratti illiberali, che l’attuale ceto politico maggioritario cerca di immettere nella
società. Certamente la cultura
gioca un ruolo primario nella
vita di una società: certamente la cultura italiana affonda
le sue radici in un terreno gerarchico-autoritario e pesantemente dogmatico, vecchio di
secoli. La democrazia qui non
è di casa e può essere un inutile lusso; da questa realtà
prende inizio una prima riflessione che aiuta a designare i contorni del luogo visibile. Le nostre chiese nella
grande maggioranza vivono
una condizione di diaspora;
può rivelarsi un bene e un
male; possono essere «sale»
oppure «ghetto» e questo vale
per i vari settori di impegno
delle no.stre chiese: comunità,
informazione, diaconia. La
condizione di diaspora può rivelarsi una condizione di vita,
di ricchezza e di fervore spiri
tuale creativo e diffusivo. In
tale laboratorio ci sono tutti i
presupposti per una navigazione in mare aperto: progetti
non chiusi, che si muovono in
direzione di ampie collaborazioni interne ed esterne. Qui
certo non manca lo spirito e
la prassi della democrazia:
sono spalti di per sé idonei ad
arginare correnti indisponibili
al dialogo e alla responsabilità sociale. Purtroppo si vedono in giro nelle nostre chiese e in parecchie zone della
diaconia atteggiamenti e
mentalità che rispondono alla
cultura aziendale, il cui simbolo oggi è l’uso sproporzionato del computer, da solo
una razionalità fredda e rigida. Si avverte in questi ambienti odore di morte della
teologia e si tocca la tomba
della democrazia. Non c’è futuro, non c’è slancio, non c’è
l’uomo: c’è il bilancio innanzitutto, c’è aria impiegatizia e
c’è molto belletto. Siamo capaci e siamo in tempo a riflettere sulla nostra natura di
chiesa e sulla condizione di
diaspora?
Un secondo elemento da tener presente nella definizione
della nostra testimonianza è
l’uso strumentale e antidemocratico del mostro televisivo.
L’utilità della telecrazia comincia ad entrare nella coscienza dei nuovi politici. Il
filosofo Popper, recentemente
scomparso, ci ha resi attenti
alla pericolosità della tv, per
il cervello sociale e per il funzionamento della democrazia.
Su questo fronte dovremmo
risultare particolarmente vaccinati e attrezzati: al messaggio subliminale è subdolo dovremmo saper rispondere con
l’esperienza maturata intorno
alla Parola creatrice e redentrice. Si può delineare tutto
un programma di resistenza
(informazione qualificata, seminari, conferenze, centri
culturali ecc.) a un linguaggio
carico di irrealtà e di volontà
scarsamente democratiche. Al
mostro della telecrazia si risponde principalmente con il
vaccino della Bibbia: su questo terreno siamo capaci di
dare quello che abbiamo e di
dare anima e dinamicità al
programma di resistenza. Si
delinea così una triade possibile di essere e di operare nella temperie politica in cui siamo posti a vivere.
Alfonso Manocchio
Palermo
I sepolcri
imbiancati
dello sciopero
Il clic di prima pagina
La Riforma protestante
Le chiese protestanti ricordano, domenica 30 ottobre, la Riforma protestante del XVI secolo, l’atto di Martin
Lutero che il 31 ottobre 1517 ha affisso le 95 tesi sulla porta della chiesa
del castello di Wittenberg. La Riforma
ha riportato al centro della vita spirituale e della chiesa la Bibbia come
esemplificato da questa incisione (ginevrina) del 1560. Ne è nata una «rivoluzione».
dità. E degli sprechi megamiliardari nella sanità, la vergogna delle analisi dirottate verso laboratori e ricoveri in cliniche private per soli ricchi;
per i poveri invece mesi oppure anni di attesa. Oppure non
ci interessava tutto questo?
Chi ha votato per cambiare
non mancherà di valutare criticamente quanto sarà fatto in
futuro, certamente non in base alle ideologie populistiche
propinate, da qualunque parte
provengano, specie se da «sepolcri imbiancati».
Roberto Mollica
San Mauro Torinese
Coloro che hanno perso le
elezioni, eletti ed elettori, con
lo sciopero generale hanno
dichiarato quanto brucia la
sconfitta. È ovvio perché per
cinquant’anni ha trionfato il
concorsivismo tra governo e
opposizione, dell’informazione Tgl/Dc, Tg2/Psi, Tg3/Pci.
Spartizione delle poltrone del
potere, della giustizia e della
fallimentare e tragica amministrazione dei beni pubblici,
dei nostri soldi.
I risultati sono sotto gli occhi della maggioranza degli
italiani: tutte le aziende di
stato non forniscono servizi
accettabili; la sanità e malasanità; rinps è in bancarotta; la
scuola è anacronistica circa il
mercato del lavoro; la giustizia è ingiusta per i tempi mostruosi in cui si muove, con
ritardi molto sospetti circa le
mancate tangentopoli dei decenni passati; l’esercito è il
primo al mondo per il numero
di generali e colonnelli. La
maggioranza degli italiani ha
detto basta, ha voluto cambiare. Apriti cielo. Il polo della
sinistra, politologi e filosofi
hanno .scoperto che gli italiani, quando hanno votato, non
sapevano che Berlusconi era
un imprenditore e proprietario Fininvest.
Sciopero generale contro
Berlusconi perché «ha tagliato le pensioni». Questo è il
messaggio che è stato fatto
passare agli italiani, ma coloro che rifiutano le manipolazioni della verità valutano e
protestano.
Sarebbe opportuno che
Riforma riportasse gli articoli
pubblicati su «la Luce» negli
anni passati a denuncia delle
pensioni concesse dopo 16
anni di contributi; dell’erogazione da parte dell’Inps di
versamenti impropri delle facili e false pensioni di invali
Lettere brevi!
Riceviamo spesso lettere
troppo lunghe (dovrebbero
essere di 35-40 righe dattiloscritte o a penna, con bella
calligrafia, e contenere in calce cognome, nome, indirizzo
ed eventuale numero telefonico di chi scrive) e spesso ripetitive di argomenti già sollevati da altri lettori. Chiediamo a tutti coloro che vogliono intervenire di rispettare i
termini di lunghezza fissati.
Ci scusiamo inoltre con i
lettori le cui lettere non sono
state pubblicate, e li ringraziamo per la loro collaborazione che è di grande aiuto e
stimolo soprattutto quando
fanno critiche o esprimono
suggerimenti per l’impostazione del giornale. Il nostro
vuole essere un giornale «comunitario» e siamo perciò
impegnati a far circolare le
opinioni di tutti, (gg)
Il pastore di Torre Pellice
Donato Mazzarella ricorda il
proprio numero telefonico:
0121-953392.
RINGRAZIAMENTO
Savina e Anna ringraziano tutti
i familiari e gli amici per le manifestazioni di affetto ricevute in occasione dell'improvvisa e dolorosa scomparsa di
Renato Paschetto
Un particolare ringraziamento
ai pastori Ricciardi e Pasquet, alla cognata Ivonne e a Gabriella
Ballesio.
Milano, 18 ottobre 1994
L'Union des vaudois du Piémont et d'Italie à Genève a le regret de vous faire part du décès
de son cher président d'honneur
Monsieur
Georges Rostan
membre fondateur de la société.
Genève, 28 octobre 1994
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti...
donde mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dall'Eterno
che ha fatto il cielo e la terra»
Salmo 121, 1-2
I familiari del caro
Serino Rinesi
nell'impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro
che con scritti, parole di conforto
e presenza hanno preso parte al
loro dolore.
Un ringraziamento particolare a
tutto il personale dell'Ospedale
valdese di Torre Pellice, al dott.
Genesi, all'UssI 43, ai vicini di casa, alla Croce Rossa di Torre Pellice e al pastore Claudio Pasquet,
Luserna San Giovanni
28 ottobre 1994
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
011-655278 e (fax) 657542.
16
PAG. 1 2 RIFORMA
.................................................i
Villaggio Globale
VENERDÌ 28 OTTORop
Aborto e controllo delle nascite: il 29 settembre è stata approvata una risoluzione con 222 voti a favore e 168 contrari
Il Parlamento europeo crìtica l'atteggiamento del Vaticano al Cairi
Tabi
pi"®"®
a restituii
Nella seduta del 29 settembre il Parlamento europeo ha
vivamente criticato il ruolo
del Vaticano e dei «fondamentalisti musulmani» in occasione della Conferenza
deirOnu sulla popolazione e
lo sviluppo svoltasi al Cairo.
Secondo una risoluzione approvata con 222 voti favorevoli e 168 contrari, la questione dell’aborto, così com’è
stata «posta dal Vaticano e
dagli integralisti musulmani,
è riuscita a sviare il dibattito
della Conferenza del Cairo,
trascurando una riflessione
più approfondita sulle questioni dello sviluppo e della
sovrappopolazione».
La risoluzione approvata
dal Parlamento è stata criticata da Carlo Casini, democristiano italiano: secondo Casini il Vaticano ha fatto appello
n\\& «solidarietà nei confronti
delle donne e degli uomini
del Terzo Mondo». Enrico
Ferri, del partito socialdemocratico italiano, ha condannato la risoluzione, qualificandola «ipocrita». Ha aggiunto
che, al Cairo, il Vaticano «ha
dato prova di coraggio per
promuovere i valori umani
fondamentali». Per Nel van
Dyck, del partito dei Verdi
olandesi, presidente del Comitato dei diritti della donna
al Parlamento, il riferimento
al Vaticano è «appropriato» e
ha qualificato il ruolo del Vaticano al Cairo «scandaloso»
e lo ha accusato di avere fatto
«disinformazione» prima della conferenza, affermando
che questa avrebbe accettato
l’aborto come mezzo di controllo delle nascite. «L’aborto
- ha aggiunto Nel van Dyck non è un metodo di controllo
Madre e figlia in un campo profughi in Algeria
delle nascite ma dovrebbe essere consentito come ultima
rLsorsq».
Lissy Groner, dalla Germania, portavoce .socialista per
le questioni riguardanti le
donne, ha dichiarato che la risoluzione finale del Parlamento europeo rappresenta
«una politica più responsabile delle politiche estremiste
del Vaticano e di certi stati
islamici». La risoluzione ha
inoltre affermato il diritto
delle donne di tutti i paesi, a
prescindere dal contesto cui"turale o religioso, «a decidere
esse stesse se vogliono avere
figli e, in caso affermativo
quanti, e a poter disporre a
tal fine di tutti i metodi sicuri
ed efficaci di pianificazione
familiare».
Il Parlamento ha introdotto
una clausola, votata con una
maggioranza di soli sei voti,
che lamenta che «le proposte
relative ai diritti sessuali e ai
modi di vita diversi dalla fa-.
miglia monocellulare non
siano state incluse nella dichiarazione finale».
Secondo la risoluzione del
Parlamento, l’aborto non dovrebbe essere considerato come un mezzo di controllo delle nascite, ma «in alcune circostanze» dovrebbe essere riconosciuto come un «problema di salute pubblica». Il dibattito non era centrato su «il
Vaticano o l’emancipazione
delle donne», ma sulla «protezione della vita dei bambini
che non sono ancora nati»,
come ha dichiarato Marlene
Lenza, democristiana tedesca.
Durante il dibattito sulla risoluzione, molti politici hanno lamentato che il problema
dell’aborto ha messo in ombra probleihi più generali riguardanti la popolazione e lo
sviluppo. Eppure, alla fin fine, la risoluzione del Parlamento europeo ha conosciuto
la stessa sorte. Mentre i socialisti, i verdi, i liberali e gli
ex comunisti si sono pronunciati a favore della risoluzione, i partiti di destra, guidati
dai democristiani, hanno votato contro. Questo disaccordo sul ruolo del Vaticano e
sul problema dell’aborto ha
posto in secondo piano un
largo consenso raggiunto su
altri aspetti riguardanti il problema della popolazione e
dello sviluppo.
Una maggioranza schiacciante di deputati (332 contro
79) ha riconosciuto che «i
problemi di pianificazione familiare non devono sostituire
i cambiamenti radicali che il
Nord deve intraprendere per
risolvere i problemi dell’ambiente nel mondo». Circa lo
stesso numero di deputati ha
chiesto al mondo sviluppato
di «assumere le proprie responsabilità» per riparare i
danni sociali ed economici, e
rimediare al deterioramento
dell’ambiente causato dal superconsumismo, dalla tecnologia inadeguata e dallo spreco, dopo l’appello lanciato da
Ken Collins, presidente del
Comitato sull’ambiente del
Parlamento.
Durante il dibattito, Ken
Collins ha criticato l’ipotesi
secondo la quale l’ordine del
giorno della Conferenza del
Cairo riguardava il Terzo
Mondo. Secondo Collins è
necessario affrontare il problema dei consumi nei paesi
sviluppati, dove gli abitanti
dovrebbero modificare il loro
modo di vivere. Politici di varie tendenze si sono espressi
sul ruolo del Vaticano al Cairo: Jannis Sakellariou, socialista tedesca, ha parlato del ruolo della Chiesa cattolica romana che ha cercato di eclissare l’ordine del giorno della
conferenza; Jessica Larive, liberale olandese, ha dichiarato
che i «fondamentalisti» non
erano riusciti ad impedire un
«approccio ragionevole» dei
problemi dibattuti al Cairo e
che la partecipazione del Vaticano alla discussione sulla
pianificazione familiare è stata «un successo di per sé».
Perfino un membro della
democrazia cristiana è stato
critico nei confronti del Vaticano. «La Chiesa cattolica
ha orientato i dibattiti sul
problema dell’aborto per
sviare l’attenzione e accantonare la discussione sulla
contraccezione e il controllo
delle nascite» ha detto Maren
Günther, democristiana tede
sca, che ha chiesto ai cm
non cattolici e ai musai
moderati di «avere un
gior senso di responsi
in questo campo». I| p,
mento ha quindi critici'
ruolo secondario dell’U
europea alla conferenza
chiesto di avere una rac,
sentanza parlamentare alljì
ture conferenze dell’Ona
particolare a quella del ‘
simo anno sullo sviluppi'! !
ciale, a Copenhagen, nm f
alla Conferenza delle dn»
a Pechino.
oPTTorii
siimpe
indere il c
1DÌ4
(E
Peter Beier a Strasburgo
Diamo più potere
al Parlamento
P
Più poteri al Parlamento
europeo: lo ha chiesto Peter
Beier, presidente della Chiesa
evangelica di Renania, nonché neopresidente della Concordia di Leuenberg.
Durante una visita a Strasburgo, il 28 settembre scorso, poco prima deH’inizio del
dibattito sulla forma futura
dell’Unione europea, Peter
Beier ha dichiarato che il Parlamento europeo dovrebbe
avere più poteri per controllare le prese di decisioni. 11 dibattito è stato suscitato dal
documento dalla democrazia
cristiana tedesca che auspicava un’Europa a più velocità,
onde consentire a un ristretto
gruppo di stati europei di pro
cedere più rapidamente SII
strada dell’unità politiaj
economica. É
Durante la sua riunione!
maggio scorso, PAssemÈ
generale delle chiese fu
rie della Concordia di Leu
berg aveva chiesto chequ
rappresentasse più attiva
te le posizioni delle cMj
protestanti sulle questioni!
ciali e politiche in Euroì
Peter Beier ha dichiaratoi
i protestanti europei
portare al dibattito sull’I
pa una visione di «fedii
sino costituzionale», fac
sì che le decisioni venj
prese in modo decentri
all’interno di una struttli
politica federale più arapiil
e ve
«Eh
le il libr
¡ùltima
[yla, «’N
speran
edito!
lo simil
ié si tr
,una(
ijntifica
libilm
« un ceri
nente
1er qua!
tiass m
tnna.
|ogna Í
|o corag
bra ras
pò per e
gente
Bella Si
I problei
Ï, a n
¡Ito conte:
Miporma
SpedU'one
tonno
D.po®'
1.^
01
t tVA'-' --------
C0LV^
t ptROOb^O
------ \
« lanto \
\Giovante nlrawoni dt
Liei e d. "fj„criv« d«'
oìovatte«- s» .
'enibilc •">" ,Liie, «' e"’ \ late cM c=*' '
«despendió „poca, as- \ . .„«ni
r.,.«i9ta ai 6!“
\ lare che gta?.^»
Ogni settimana vi abbiamo proposto delle riflessioni
bibliche e teologiche sulle realtà del nostro tempo.
Con il vostro sostegno potremo continuare a farlo.
Abbonatevi o rinnovate subito il vostro abbonamento,
utilizzando il c.c.p. n. 14548101 intestato a: Edizioni
Protestanti s.r.l - via San Pio V, 15 bis - 10125 Torino.
Ai rastO* „frcofsf
«“scamovage- ono
Regesto.
1,4 dt\ LioT «No» » ‘
A'.fP. ì a
feìnsosic»--- ; Maiala r n del
\-\(tea ragìoT*®''“'*
... ffli dìa. . r.:
ma i'-' f
SiWOt» come ^ sfiorato
telato '""'velina gìusùi'» che
dice ì'a
giornali'
pici
mad«
aride»
si;»» eo«
^L». e« U CO!*''" ‘
\ canccììaift^»" e e tm
ITALIA
*******
............
ABBONAMENTI
I*
- ordinario
- ridotto
- sostenitore
- semestraie
£ 95.000
£ 80.000
£ 150.000
- semestraie £ 48.000
• cumulativo Riforma + Coni
• ordinario
- via aerea
• sostenitore
semestrale
£ 140.000
£ 170.000
£ 200.000
pdi e ni
potrebbi
üché il
i eleme
ptemo d
la; altrim
p pape
mdo qu(
«Ila de
P®'
Hibro è
(ie di de
rio Mi
I e sci
’laico.
Rl’ha dei
fcpito e
^!Lap
Memih
1 di froi
Hettei
Ora testi
reato
■hù
pedi ui
E il
teïicce
reani
|dtóon
föcaz
Qza
he 1
Po tro
po.^oi
pa la 5
l^lhore
el qui
pano se
dolessi
Barrano
' rifluì
Pae diab
«fattoi
liriti ir
u l’
Nanità
fatativi
pdo pe,
fioso (
cioè
Piicem
'papa i
Pual è i
entars
®to, ani
Mi
«Il
*io»,