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Anno 126 - n. 41
19 'Ottobre 1990
L. 1.000
Sped, abbonamento postale
G'uppo II A/70
in caso di mancato recapito rispedire
a; casella postale * 10066 Torre Peliice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
QUESTIONE PALESTINESE
Gerusalemme: una bomba a tempo
Il conflitto arabo-israeliano rischia di assumere i connotati di una guerra di religione: le vie di uscita sono da
ricercare invece sul terreno unicamente politico - Il ruolo delle Nazioni Unite e l’appoggio di cui necessitano
Il massacro avvenuto nella moschea E1 Aqsa di Gerusalemme
ad opera della polizia israeliana mette in evidenza come la situazione
generale può precipitare da un momento all’altro.
Mentre gli eserciti schierati per l'operazione « scudo nel deserto »
e quello iracheno sembrano essere entrati in una fase di stallo, la
crisi mediorientale si allarga: dall’Egitto alla Siria, passando per il
Libano, rimbalza fino aU’ONU. Di giorno in giorno si carica di nuovi drammatici elementi.
Due sono, però, le cose ferme: la soluzione va cercata sul piano
deUa trattativa e, secondo, il tempo a disposizione è estremamente
scarso, (red.)
« Nel cuore della città si sente
il ticchettio di una bomba ad orologeria che ha una forza distruttiva di dimensioni apocalittiche: il
Monte del Tempio ». La tragedia
della « spianata delle moschee »
ha dimostrato quanto fosse fondata questa valutazione di Meron
Benvenisti, in passato vicesindaco
di Gerusalemme cd attualmente
personaggio di spicco del fronte
israeliano più aperto al dialogo ed
alla trattativa con il movimento
palestinese. La premeditata violenza o la colpevole improvvisazione
con cui la polizia israeliana è intervenuta nel cortile della moschea
di E1 Aqsa — sia pure a seguito
di opposte provocazioni — sono
evidenti a tutti ed hanno trovato
un equilibrato ed autorevole riscontro nella risoluzione di condanna espressa dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; anche una delle voci più autorevoli
dell’ebraismo ortodosso, quella del
novantenne rabbino Shach, si è levata per denunciare un « atto insensato che rappresenta una sfida
di Israele al mondo ».
Compare sulla scena
il fanatismo
Ci soffermeremo, quindi, su altri elementi. Nei giorni scorsi lo
storico conflitto tra israeliani e palestinesi ha assunto i toni, i simboli, la ritualità di una guerra religiosa, assoluta, santa, quasi una
evocazione di scenari ultimi ed
apocalittici: da una parte i « Fedeli del Monte del Tempio », fondamentalisti ebrei impegnati a ricostruire il Tempio per affrettare
la venuta del Messia, dall’altra il
fondamentalismo islamico che, dopo aver ignorato e combattuto la
matrice nonviolenta e « moderata » dell’Intifada, è prepotentemente entrato anche nella scena
palestinese. In questo senso le pietre scagliate sugli ebrei in preghiera al Muro del pianto — la parete
occidentale dell’Antico Tempio —
hanno un significalo ed un senso
ben diversi da quelle che, in quasi
tre anni di Intifada, gli shehab —
i ragazzi palestinesi — hanno lanciato sui mezzi militari israeliani.
Assistiamo insomma al tentativo,
neanche troppo mascherato, di
spingere il conflitto tra israeliani
e palestinesi nella pozza profonda
e scivolosa dello scontro religioso:
non è una novità, ma è indubbio
che, dall’inizio della crisi del Golfo, da quando Saddam Hussein ha
smesso i panni « laici » di certa
cultura panaraba di ispirazione
nasseriana per indossare quelli di
profeta della causa islamica e di
liberatore dei luoghi « santi » dell’Islam, i termini assoluti e perentori del linguaggio dei fondamentalisti si sono imposti con forza ed
efficacia. Basti pensare che la semplice proclamazione del « Jihad »
(guerra santa) contro i profanatori
(non solo occidentali) dei luoghi
dell’Islam ha aperto od esacerbato
una « questione del fondamentalismo » in tutti i paesi arabi, anche
in quelli di orientamento politico
moderato (ad esempio in Giordania ed in Egitto) o di tradizioni
culturali più « laiche » (Algeria,
Tunisia).
La politica
strumentalizza la
religione
Ci pare debba essere detto con
molta chiarezza: il conflitto tra
La « strage della moschea », né il primo né Vultimo di una serie
dì episodi sanguinosi: a quando la pace in Medio Oriente?
israeliani e palestinesi è di natura
politica ed è solo in sede politica
che può trovare soluzione. Trasferirlo sul piano religioso è operazione strumentale e pericolosa che
potrebbe esprimere la volontà di
non risolverlo affatto; è chiaro,
difatti, che ogni possibile soluzione è solo nel riconoscimento dell’avversario, nell’accettazione almeno parziale del suo punto di vi
sta, insomma nel compromesso.
Lo affermano con grande chiarezza i cristiani palestinesi ed il Consiglio delle Chiese del Medio
Oriente che invitano a respingere
ogni lettura « religiosa » dei conflitti in atto nell’area ed ogni impostazione « fondamentalista » tesa a costruire, nel nome della propria fede, altri fossati di odio e di
incomprensione: « Per questo •—
GUERRA SANTA O GIUSTIZIA?
Il Dio guerriero
« L’Eterno è un gpierriero, il suo nome è l’Eterno. Egli ha gettato in mare i carri di Faraone e il
suo esercito, e i migliori condottieri suoi sono stati
sommersi nel mar Rosso...» (Esodo 15: 3-4).
Un Dio guerriero?
Si, certo, perché no? Ci scandalizza? Sì, perché altra è l’idea che ci siam fatta di lui.
Per noi lui deve essere paziente e buono, perché noi non lo siamo; deve essere umile, perche
a noi l’umiltà non piace, non è una virtù; deve
sopportare ogni cosa, perché molte sono le cose
che non sopportiamo; deve essere tollerante, pacifico, perché noi siamo heilicosi; altruista, generoso, misericordioso, pronto a perdonare, perché
noi non perdoniamo a nessuno...
E, invece, nella Bibbia troviamo anche questa
affermazione, così poco simpatica, e certamente
molto problematica; perciò l’abbiamo rimossa.
Anzi, abbiamo fatto ancora di più: l’abbiamo
cancellata dalla nostra riflessione, e sostituita con
quella di Gesù, paziente e buono fino alla fine, che
perdona i suoi aguzzini e si lascia inchiodare su
una croce. Subisce la morte, anziché farla subire.
Ma da quale profondità della storia emerge
questa immagine del Dio guerriero? Su quale scenario si staglia questa figura, inconsueta e imbarazzante per la nostra sensibilità moderna raffinata e spirituale?
Lo sfondo è quello della liberazione: per una
volta, forse solo quella volta h, un popolo di schiavi s’è trovato improvvisamente libero.
La sua vicenda è diventata segno della liberazione da ogni schiavitù ed oppressione.
Così come, secoli più tardi, un uomo, unico
in tutte le età e per tutti i secoli a venire, è stato
liberato dalla morte. Anche in questo caso la sua
vicenda è diventata segno e promessa della nostra liberazione futura e definitiva.
Il Dio guerriero non è il Dio della guerra. E
invece noi, non certo nel momento della riflessione spirituale, ma nella dura realtà, fatta di lotte
e prevaricazioni, di conquista del potere e di
vittime, di oppressi ed oppressori, di vincitori e
vinti, abbiamo stravolto l’immagine del Dio guerriero in quella del Dio della guerra, anzi delle nostre guerre, che benedice le nostre armi e i nostri eserciti.
Ma il Dio guerriero è altro. E’ colui che impegna se stesso per la causa del misero e del
debole, dello schiavo contro il padrone, potente
ed oppressore.
L’Iddio guerriero, l'Eterno degli eserciti (che
tanti problemi crea alla nostra sensibilità moderna) è colui che si schiera contro gli oppressori,
per stare al fianco degli oppressi.
Non credo che egli sia oggi né con l’esercito
iracheno, né con le armate dello « scudo nel deserto ». .Se egli è da qualche parte, probabilmente
va cercato accanto ai profughi, alle vittime della
violenza omicida, ai bambini indifesi, a quanti vedono i loro diritti calpestati, gli affetti distrutti:^
iracheni e americani, palestinesi ed ebrei, bianchi
e neri.
Lui è lì. Il vero problema è sapere dove sei tu.
Luciano Deodato
ha affermato di recente Gabriel
Habib, segretario generale del
Consiglio delle Chiese del Medio
Oriente alla rubrica televisiva
’’Protestantesimo” — noi continuiamo a chiedere alle nostre chiese e alle chiese di tutto il mondo di
non permettere alla religione di
sfruttare la politica per le proprie
fanatiche ragioni. Noi anche —
prosegue — continuiamo a chiedere alle nostre chiese di non permettere che la politica strumentalizzi la religione e le verità bibliche al fine di mobilitare emotivamente la gente contro l’immagine
del nemico. Al contrario la religione, se è assunta come fede, dovrebbe aiutare la gente ad andare
oltre le reazioni irrazionali, a superare ogni emozionalità, i pregiudizi e le paure al fine di creare quel
clima, anche nei confronti dei nemici, che può portare al dialogo
ed a una pace durevole ». Riconoscimento e dialogo, quindi.
Non è certo questa la logica che
guida la politica del rifiuto pregiudiziale di ogni ipotesi negoziale
di Shamir o la strategia delle componenti più radicali ed oggi più
vicine a Saddam Hussein della resistenza palestinese.
Sostenere gli
sforzi deirONU
Le responsabilità israeliane ed
occidentali nell’aver ignorato le
aperture palestinesi — denuncia
del terrorismo, riconoscimento di
Israele e del suo diritto a confini
sicuri, accettazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite e dell’ipotesi dei « due stati » — sono gravissime; oggi tutto appare più complicato, ma proprio per questo oceorre respingere la pressione dei
radicalismi e dei fondamentalismi
per ricostruire canali di confronto
e di dialogo tra le parti. Da questo
punto di vista, in questa circostanza, le Nazioni Unite hanno un ruolo ed un potenziale decisivo che
governi, istituzioni e movimenti
per la pace dovrebbero enfatizzare e consolidare. Insomma le ragioni della pace e della sicurezza,
della giustizia e del rispetto dei
diritti umani devono immediatamente fermare il timer della mina
posta nel cuore di Gerusalemme.
Paolo Naso
In questo numero
□ A. Berlendis: Immagini del sacerdote cattolico - p. 6
□ P. Angeleri - A. Bragaglla: Il difficile rapporto tra fede e psicanalisi - p. 7
□ E. Rinaldi: La Cappella Brancacci e VEvangelo - p. 8
□ A. Corsani: C'è bisogno di pace (marcia
Perugia-Assisi) - p. 12
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commenti e dibattiti
19 ottobre 1990
MOTTOLA
Nel cortile
della chiesa
Praticare la collaborazione per vincere i pregiudizi dovuti all’ignoranza
La comunità battista di
Mottola ospita due donne
somale con i loro quattro
figli. Le donne hanno lasciato il loro paese a causa della guerra ed attualmente aspettano la partenza per il Canada. Non
hanno notizie dei rispettivi mariti da molti mesi.
Riportiamo una testimonianza su questa esperienza.
Tina Antonacci è una
maestra di scuola materna del II Circolo di Mottola. E’ cattolica. Prima di
conoscere la famiglia di rifugiati della Somalia, non
aveva mai avuto contatti
con una chiesa evangelica.
— Come ha fatto conoscenza di queste famiglie
somale?
— La prima volta è stata quando ho visto giocare i loro bambini nel cortile della chiesa. Ero ammirata della bellezza di
quei bambini ed ero anche
incuriosita per la loro presenza nel paese. Poi un
giorno, mentre mi recavo a
scuola, ho visto che nel
cortile c’era anche un signore bianco a cui ho chiesto informazioni: era il pastore della chiesa evangelica. Gli chiesi se avevano
bisogno di aiuto. Il pastore mi disse che c’era bisogno di latte per la bambina piccola, ma che soprattutto avevano bisogno
di amicizia. Ho pensato
molto a quello che mi aveva detto e, dopo aver comprato del latte, decisi di
fare amicizia. Così ho cominciato a frequentarli.
— Prima di questa occasione era mai venuta a
contatto con evangelici e
musulmani?
— Per quel che riguarda gfi evangelici, avevo conosciuto una signora della
chiesa, che si chiama Santina. Lei una volta mi aveva anche invitata ad una
conferenza. Ma non ci andai. Devo ammettere che
avevo dei pregiudizi. Ho
parlato di questa esperienza con il gruppo della mia
parrocchia. Speravo che
anche noi potessimo fare
qualche cosa di simile. Poi
però sono rimasta un po’
delusa perché le mie proposte sono cadute nel vuoto. L’impressione che ho
avuto della comunità evangelica, per tornare alla domanda, è molto positiva.
Ho visto delle persone anche molto semplici che
fanno un lavoro infaticabile. Si vede che hanno
una grande fede. Per quanto riguarda i musulmani,
invece, devo dire che tempo fa ho conosciuto a Ba
ri un ragazzo musulmano.
Incuriosita dalla sua diversità religiosa, ho cominciato a leggere il Corano.
Poi ho conosciuto queste
donne somale e mi sono
accorta che sono molto osservanti. La loro diversità
non mi spaventa, né mi
crea disagio, anzi suscita
in me un notevole fascino.
Secondo me, molti pregiudizi sono dovuti all’ignoranza. Basta conoscersi un
po’ più da vicino perché
il sospetto venga superato.
— Lei porta spesso la
sua classe di bambini a
giocare nel cortile della
chiesa. In questo modo è
riuscita a creare un rapporto di amicizia tra i
bambini della scuola e i
figli delle signore somale.
Cosa ne pensano i suoi
colleghi e cosa ne pensa
suo marito?
— Da parte delle colleghe ho trovato molta collaborazione. Anche mio marito mi sostiene in questo
mio impegno. Lui purtroppo. a causa del suo lavoro
che lo obbliga ad estenuanti turni di notte, non può
essere partecipe come vorrebbe, tuttavia ho il suo
appoggio. Abbiamo anche
parlato qualche volta della possibilità di adottare
dei bambini... chissà. C’è
anche qualcuno che chiacchiera e dice che sono un
po’ strana e che do questo aiuto per mettermi in
mostra. Ma io non ci bado molto. Nei piccoli paesi è sempre così.
— C’è, secondo lei, qualcosa che dovremmo fare e
non abbiamo fatto per i
nostri ospiti?
— Non direi. Mi ha colpito molto il fatto che il
pastore, con il quale ho
parlato qualche volta, non
ha mai fatto la benché minima pressione rispetto alla religione, né sulle donne somale, né su di me.
Il rispetto della identità di
ciascuno mi sembra una
cosa molto importante.
— C’è qualcosa che loro possono fare per noi?
— Sì. Faccio un esempio. Io ho chiesto ad Anissa di farmi le trecce come sanno fare loro. E'
stata un’esperienza che ha
rinsaldato molto il nostro
rapporto di amicizia. Loro
hanno capito, infatti, che
io ero ammirata della loro pettinatura e che ci sono delle cose che loro sanno fare molto meglio di
noialtri. Anche le mie colleghe della scuola sono rimaste ammirate della mia
inconsueta pettinatura.
Domenica della Riforma
La domenica della Riforma è fissata per il 28
ottobre; di conseguenza la colletta delle chiese
valdesi e metodiste sarà devoluta come di consueto
alla Società biblica per sostenere la diffusione della Bibbia.
a
O
ESPERIENZE
Rino
CONSIGLIO ECUMENICO
Sulla crisi del Golfo
1 — Il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle
chiese (CEC), riunito a Granavolien (Norvegia) dal 22 al 29 settembre 1990 __
— afferma la sua opposizione categorica all’invasione irachena e all’annessione del Kuwait che considera come flagranti violazioni del diritto internazionale, e sostiene la risoluzione delle Nazioni Unite che chiede il ritiro dell'Iraq dal Kuwait;
— esprime la sua profonda preoccupazione e la sua crescente ansia di fronte alla massiccia crescita delle forze militari e allo schieramento che può provocare una guerra dove
armi dotate di grande capacità distruttiva potranno essere impiegate e fare numerose vittime civili;
— appoggia le sanzioni che costituiscono una base pratica sulle quali può essere mobilitata un'azione internazionale
efficace;
— chiede a tutte le nazioni di agire in conformità alle decisioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU e di prendere in
considerazione tutte le possibilità di negoziato che permettono di
disinnescare la crisi, di arrivare ad una soluzione pacifica e al
ritiro di tutte le forze militari straniere;
— chiede al Consiglio di sicurezza dell’ONU di assicurare il rispetto delle sue risoluzioni relative ai territori occupati da Israele, al Libano e a Cipro, perché è essenziale che
tutti questi problemi siano trattati con la stessa energia nel
rispetto del diritto internazionale per garantire la pace nella
regione e esorta l’ONU a prendere le misure necessarie per
l'organizzazione, in un contesto più vasto, di una Conferenza
internazionale di pace sul Medioriente per trovare una soluzione pacifica di tutti i problemi in sospeso.
2 — Il Comitato esecutivo
— afferma che l'azione di trattenere come ostaggi cittadini stranieri in Iraq e in Kuwait è moralmente inaccettabile e
contraria al diritto internazionale;
— chiede al governo iracheno di autorizzare e facilitare la
partenza di tutti gli stranieri che desiderano lasciare l’Iraq e
il Kuwait.
3 — Il Comitato
— afferma che il Consiglio di sicurezza dell'ONU e gli
stati membri dell'ONU sono legati da un accordo di diritto internazionale che assicura all'Iraq e al Kuwait le forniture necessarie per la sopravvivenza e la salute delle popolazioni civili, e che è necessaria una interpretazione più larga delle clausole della risoluzione del Consiglio di sicurezza relative all’approvvigionamento di viveri e di medicamenti;
— esprime la sua preoccupazione per le centinaia di migliaia di lavoratori migranti in Iraq e Kuwait e di coloro che vi
transitano in condizioni difficili;
— chiede al governo iracheno, di fronte a questa situazione critica, in particolare dei lavoratori migranti in Iraq e Kuwait, di autorizzare i governi dei paesi di questi lavoratori stranieri e le organizzazioni umanitarie a fornire i viveri e i medicinali all'Iraq e al Kuwait ed a distribuirli;
4 — li Comitato esecutivo chiede alle chiese membro
— dì chiedere ai governi dei loro paesi dì ricercare una
soluzione pacifica alla crisi del Golfo;
— di prestare un'attenzione particolare alle necessità
umanitarie e di continuare a sostenere il CEC e il Consiglio
delle Chiese del Medioriente nei loro programmi di assistenza
a favore delle vittime della crisi del Golfo;
— di continuare a promuovere il dialogo interreligioso, in
particolare perché i sentimenti religiosi sono fraudolentemente
sfruttati nell'attuale conflitto;
— di sostenere in questi momenti difficili, con le preghiere, i popoli e le chiese del Medioriente e degli altri paesi implicati;
— di continuare a pregare ed a lavorare per la pace e
per la giustizia.
5 — Il Comitato esecutivo ricorda l’atto di alleanza dell'Assemblea su pace, giustizia e salvaguardia della creazione
del CEC a Seoul (marzo 1990) che si esprimeva a favore di
« una concezione globale della sicurezza che consideri gli interessi legittimi di tutte le nazioni... abolendo la guerra come
mezzo di soluzione dei conflitti, sopprimendo e superando lo
spirito, e la logica e la pratica della dissuasione fondata su
armi a grande capacità distruttiva».
La storia di un malato di Aids interpella le varie forme di solidarietà
La prima cosa che mi
colpì di Rino fu la sua
straordinaria magrezza,
che mi ricordava certe immagini di persone sopravvissute ai lager. Era una
mattina dei primi giorni
di agosto di quest’anno e
accompagnavo G. L. Giudici nella sua ormai quotidiana visita al reparto infettivi dell’oSipedale di Mestre.
Era la prima persona
colpita da Aids che incontravo: parlava poco, qualche parola, qualche monosillabo, probabilmente il
virus aveva già provocato
lesioni al sistema cerebrale. Ma forse aveva anche
poco da dire, la malattia
lo aveva reso indifeso. Per
uno come lui, proveniente
da esperienze di vita legate al mondo della delinquenza, dove comportarsi
da « duri » è indispensabile, il trovarsi compietamente in balìa degli altri
non poteva non provocare
anche un crollo esistenziale.
Dopo circa un mese, e
dopo infinite traversie burocratiche con l’assistente
sociale, rUSSL, il Comune,
l’Enel, gli venne assegnato un piccolo appartamento in un condominio popolare. Poté cosi finalmente uscire dall’ospedale e ritornare a vivere in una casa.
Prima dei suoi guai con
la giustizia e dell’aggravarsi delle sue condizioni fisiche, causato dall’Aids,
aveva anche una famiglia,
dei figli. Ora solo le sorelle, ogni tanto, lo vanno a
trovare. La casa che gli
venne assegnata dovevamo
però sistemarla, pulirla, attaccare i lampadari, sistemare i letti. L’assistenza a
Rino assorbì totalmente le
forze di quel piccolo gruppo di volontari che fanno
capo al comitato « Il sostegno ».
Non lo si poteva lasciare solo, anche se non
aveva bisogno della quotidiana presenza di un medico, lo si doveva sempre
aiutare, dargli le medicine,
tenerlo d’occhio e sostenerlo perché non inciampasse, andare a fare le spese, preparargli il pranzo e
a volte anche aiutarlo a
mangiare, ma soprattutto
tenergli compagnia.
Penso che con l’impegno
resosi necessario in questa
occasione si sarebbe potu
to, in un’altra situazione,
accudire tranquillamente a
quattro o cinque persone,
e per di più si sarebbe anche stati in compagnia. Infatti in queste condizioni,
cioè con una persona sola e con la quale comunicare è difficile, il tempo
non passa mai, non si sa
cosa dire, non si sa cosa
fare.
L’ideale sarebbe una casa dove poter ospitare questa gente, con una o più
persone volontarie che vi
abitassero pressoché in
permanenza, e con altri volontari che andassero ad
aiutare nei limiti delle loro disponibilità. Una struttura che ci consentisse di
creare una piccola comunità, non chiusa in se stessa, nascosta, ma aperta e
pronta a ricevere il contributo di chiunque si voglia impegnare, ma che
contemporaneamente riesca a dare un esempio di
un nuovo modo di vivere,
di un impegno sociale e
cristiano, di amore per il
prossimo che non sia solo parole.
Dopo una ventina di
giorni Rino ritornò in ospedale. Doveva sottoporsi a
degli esami di controllo,
ma anche perché negli ul
timi giorni di permanenza
a casa era peggiorato, dimagrendo ulteriormente,
cosa che sembrava impossibile vista la sua incredibile magrezza, e praticamente non riusciva più a
parlare.
Può darsi che non sia
più in grado di uscire dall’ospedale, o forse si ri
prenderà quel tanto che
basta per passare a casa
ancora un po’ di tempo.
Per lui la vita ha già cominciato la strada in discesa. Tanti altri sono come lui, e ancor di più ne
verranno in futuro se la
Scienza medica non troverà una soluzione e se la
prevenzione rimarrà ancora per lo più una parola
al vento.
C’è chi dice che questa
sorte se la sono cercata,
altri dicono che se la sono meritata. Per un cristiano sono solo persone
che hanno bisogno di aiuto, di conforto, di qualcuno che tenda loro la mano. Non sta a noi giudicare la loro vita, noi possiamo e dobbiamo solo aiutarli.
Sergio Baldan
Abbonamenti 1991
ITALIA
Ordinario annuale L. 46.000
Semestrale L. 25.000
Costo reale L. 70.000
Sostenitore annuale L. 85.000
ESTERO
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Ordinario (via aerea) L. 140.000
Sostenitore L. 150.000
Semestrale L. 45.000
Da versare sul c.c.p. n. 20936100 intestato a A.i.P. - via Pio
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19 ottobre 1990
vita delle chiese
LA TAVOLA INFORMA
Viva preoccupazione
La Tavola valdese si è riunita
dal 6 aH’8 ottobre alla Casa valdese di Roma e a via Firenze, dedicando circa due terzi del suo
tempo ad incontri con commissioni e collaboratori in diversi
ambiti del proprio lavoro.
Chiesa e Stato
La giornata di sabato 6 è stata
dedicata a partecipare al lavoro
della Commissione chiesa-stato,
che si riunisce 2-3 volte alFanno
prestando la propria consulenza alla Tavola nel delicato settore dei rapporti con lo stato. Al
centro del lavoro è stato il dibat
tito sull’intenzione del governo
di emanare unilateralmente una
legge che sostituisca, abrogandola, la legislazione sui culti ammessi del '29-30. Il nodo principale consiste nel diritto o meno
dello stato di operare unilateralmente in un campo — quello del
rapporto con le confessioni religiose diverse dalla cattolica —
che la Costituzione, con l’art. 8,
ha voluto fosse regolato «per
legge mediante intese » bilaterali.
Sul punto le opinioni, pur registrando una unanime reazione
fortemente negativa nei confronti del carattere giurisdizionalista
e anti-intese che il governo sta
dando al proprio progetto, sono
diverse. Come lo sono, forse ancor più, in seno alla « Commissione delle Chiese evangeliche per
i rapporti con lo Stato », organismo che raccoglie rappresentanti
di tutto l’evangelismo organizzato
su scala nazionale, che ugualmente si occupa dello stesso argomento.
La Commissione consultiva
della Tavola si è anche occupata
dell’attuazione di 25/SI/90 — manifestazione al cattolicesimo italiano e alla CEI del disagio che
tra gli evangelici suscita l’atteggiamento della CEI a sostegno
dell’obbligo di rimanere a scuola
per i non avvalentisi dell’IRC —
e di un progetto di revisione della legge sul Fondo speciale INPS
per la previdenza sociale per sacerdoti e ministri di culto.
Purtroppo altri temi messi all’ordine del giorno non hanno potuto trovare spazio e la Commissione si è riconvocata per una
seconda seduta a marzo.
in cui tale accesso sia consentito,
dando alla Tavola la responsabilità di dare in merito la sua
valutazione nel quadro della propria responsabilità di sovrintendenza generale. Si pone però il
problema dell’autonomia amministrativa deirOPCEMI da una
parte e dall’altra il rischio che si
sviluppino metri di valutazione
diversi se alcuni casi sono esaminati dalla Tavola direttamente
e altri solo indirettamente
tramite il rappresentante della
Tavola presso l’OPCEMI. Tavola
e OPCEMI hanno discusso a fondo il problema raggiungendo un
pieno accordo, delineando anche
le procedure che verranno comunicate alle chiese.
OPCEMI
La Tavola ha incontrato il Comitato permanente dell’OPCEMI
per uno dei 34 incontri annuali
che assicurano il raccordo amministrativo tra valdesi e metodisti. Il tema principale dell’incontro è stato quello dell’accesso alle leggi regionali che dispongono
contributi per gli edifici di culto.
Come è noto, il Sinodo ha stabilito dei criteri per regolare i casi
Villa Befania
La Tavola ha anche incontrato
il presidente del Comitato direttivo dell’Ospedale evangelico Villa Betania di Napoli. Con l’apporto determinante di Danielle Jouvenal, responsabile dell’ufficio legale della Tavola, e di Franco
Soave, consulente fiscale tanto
della Tavola che deH’Ospedale di
Napoli, è stata messa a punto la
procedura che dovrebbe condurre all’acquisizione della personalità giuridica dell’Ospedale e al
suo collegamento con l’Ordinamento valdese.
Una prima fase, già decisa dalle 11 chiese di Napoli da cui dipende l’Ospedale, vedrà la costituzione di una Fondazione che
ricomprenderà nei suoi scopi anche l’attività assistenziale svolta
dall’Ospedale di Napoli. Alla costituzione di tale Fondazione parteciperà anche la Tavola valdese,
che nominalmente è intestataria
della proprietà e che in base ad
una convenzione del 1963, scaduta dal 1978, è tenuta ad assecondare l’acquisizione della personalità giuridica da parte dell’opera,
fondata a suo tempo dal Comitato promotore suscitato dalle 11
chiese di Napoli. La seconda fase, già prevista nella prima, consiste nel chiedere al Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste il riconoscimento di istituto autonomo
a statuto speciale nel quadro dell’Ordinamento valdese.
Lo statuto speciale, regolato da
un’apposita convenzione, è reso
necessario dal carattere interdenominazionale dell’Ospedale Villa Betania e dalla conseguente
necessità di assicurare all’opera
l’indipendenza normativa e patrimoniale, pur assoggettandosi
ai controlli della Tavola previsti
dall’Ordinamento valdese e dalla
legge 449/84.
Per un iter così complesso è
stato rallegrante registrare un
accordo sostanziale sulle finalità
e sulle procedure.
Sinodo straordinario delle
Chiese valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto è indicato nell’atto n. 61
della sessione sinodale europea 1990, è convocato in sessione straordinaria per
GIOVEDÌ’ 1° NOVEMBRE 1990, ORE 18
nel tempio di Roma piazza Cavour.
Il culto d’apertura sarà presieduto dal past. Giovanni Scuderi.
Le iscrizioni degli aventi diritto a partecipare dovranno essere confermate entro il 15 ottobre. Dopo tale data
non sarà possibile assicurare l’accoglienza.
TL MODERATORE
DELLA TAVOLA VALDESE
Franco Ciampiccoli
Finanze e AS-90
Con la segretaria amministrativa Rosella Panzironi la Tavola
ha esaminato l’andamento dell’esercizio finanziario. Tenendo conto di un ritardo del rendiconto
sugli stabili, la situazione del passivo non è dissimile da quella dell’anno scorso. Da una parte ciò
lascia ben sperare per la conclusione dell’esercizio. Dall’altra non
è questa la nostra meta : non
peggiorare rispetto all’anno precedente; la nostra meta è invece
quella di migliorare decisamente
in termini generali e in particolare nel settore della periodicità
dei versamenti delle chiese alla
cassa centrale. Mentre alcune
chiese « giocano d’anticipo » arrivando a versare entro fine settembre il proprio impegno (che
speriamo con la fine dell’anno
avranno superato, insieme a molte altre chiese!), e mentre altre
chiese, con una rigorosa autodisciplina, riescono a versare ogni
mese un dodicesimo del proprio
impegno, altre chiese sono desolatamente in ritardo con i loro
contributi, assommando un deficit che la Tavola si tira dietro
durante l’anno e fino allo sforzo
conclusivo come ima palla al piede il cui peso si misura in milioni di interessi passivi buttati al
vento. Quando arriveremo a praticare la periodicità regolare dei
contributi?
Un’altra fonte di preoccupazione è data dalla raccolta dei contributi per il finanziamento dell’AS-90. La meta dei 30 milioni è
ancora lontana, la Tavola avendo
raccolto solo la metà della cifra
alla fine di settembre.
Con il segretario agli affari generali Aldo Visco Guardi, la Tavola ha esaminato alcuni settori
del suo lavoro e in particolare la
preparazione dell’AS-90: la segreteria dell’assise congiunta battista, metodista e valdese è stata
infatti affidata ad Aldo Visco Gilardi, che vi sta lavorando da
tempo.
La Tavola è stata quindi informata di tutto il lavoro preparatorio che si sta svolgendo, un lavoro dietro le quinte che non si vedrà sulla scena dell’AS-90 nello
svolgimento del suo programma,
ma che, se questo evento segnerà
un passo avanti per l’evangelismo italiano, avrà contribuito al
suo successo in modo determinante.
CONVEGNO DEI COLPORTORI ITALIANI
Umili servitori
Come annunciare l’Evangelo all’uomo di oggi?
Mandati sinodali
La Tavola ha dibattuto diversi mandati sinodali registrando
quanto in questo campo si è ulteriormente avviato. Ha varato
la lettera alla CEI di cui a 25/SI/
90 ; ha preso atto del « lancio »
effettuato presso le chiese europee dell’idea di un Sinodo protestante europeo (67/SI/90); ha
nominato la commissione per
aiutare le chiese a rispondere al
mandato sulla povertà nel mondo (14/SI/90) nelle persone di
Fernanda Comba, Paolo Bogo e
Gianni Genre, coordinatore; ha
prospettato alcune linee di attuazione per il progetto «un’auto
per distretto per il Rio de la Piata» (13/SI/90); ha preso atto del
fatto che l’atto sinodale relativo
alla coincidenza tra Comunità
montane e USSL, inviato al Senato, è stato trasmesso alla competente 12’ Commissione permanente per igiene e sanità.
La Tavola si riunirà di nuovo
dopo meno di im mese, per meno di una giornata, il 1° novembre, cogliendo l’occasione dell’assise comune dell’Assemblea battista e del Sinodo valdese-metodista, un evento che con la sigla
AS-90 ci è ormai diventato familiare, ma che non per questo perde il suo carattere veramente
straordinario e sorprendente, per
il quale, pieni di attesa, chiediamo al Signore uno spirito di coraggio e di fedeltà.
Come avviene ogni due anni
dal 1956, il Comitato italiano
della Missione evangelica per
l’Europa ha organizzato in settembre, a Ecumene, il convegno
dei colportori attivi in Italia e
sostenuti dalla missione stessa.
Ventuno sono stati i partecipanti: pentecostali, valdesi, salutisti, Fratelli; il programma ha
ricalcato quello ormai consolidato, con una relazione sul lavoro svolto negli ultimi due anni, la discussione delle prospettive future, ed alcuni chiarimenti
su vari problemi giuridici ed organizzativi del colportaggio in
Italia.
Una parte di rifiessione biblicoteologica si è articolata con la
collaborazione di diversi fratelli: Giorgio Girardet ha parlato
della « Comunicazione dell’Evangelo oggi ». Ci troviamo in un’epoca di cambiamenti ed anche
noi siamo coinvolti nella tensione che ne deriva. C’è un più
alto livello culturale, ci sono
viaggi, emigrazione, c’è un conseguente disorientamento. C’è
anche tanta solitudine pur in
mezzo alla gente. In questo contesto, cosa e come predicare?
Bisogna ritornare a predicare
il Creatore, a parlare del peccato, della Grazia che è in Cristo; bisogna preoccuparsi che
la predicazione sia comprensibile, cercando di riviverla con
la mente dell’ascoltatore non
credente. E’ utile raccontare anche la propria testimonianza.
Il pastore Scuderi ha parlato
della « Testimonianza tra gente
di altra fede »: non è scomparso
l’uomo religioso, ma assistiamo
ad una specie di ricerca del
trascendente, con domande e
attese diverse. Sono caduti valori precisi come quelli di patria,
autorità, vecchio, famiglia, fedeltà coniugale, un tempo indistintamente condivisi da credenti e non credenti. Anche l’ateismo è decaduto: non si dice più
Dio non c’è », ma « Non ho bisogno di lui ». L’uomo d’oggi
cerca risposte ai suoi bisogni
daH’interno, non più da Dio,
scende al mercato in cerca di
un prodotto soddisfacente, e così assistiamo al fiorire delle sette. Occorre porsi sulla frequenza di ascolto di queste persone,
che si dividono in due categorie: l’uomo oggetto (dipendente) e l’uomo soggetto (indipendente); l’uno bisognoso di cure,
attenzioni, riferimenti precisi, e
l’altro che si vuole libero e « realizzatore di se stesso ». Tutti
sono alla ricerca di un cambiamento, e i nuovi movimenti insistono proprio su questo. La
predicazione del Vangelo integrale, reso comprensibile al nostro ascoltatore di oggi, può veramente cambiare la vita secondo la volontà di Colui che l’ha
creata.
Il fratello E. Gubler ha riflettuto sul testo di Luca 10: 38-42,
mettendo in evidenza che nella
vita del credente vi sono due
momenti di fondamentale importanza: la preghiera (l’essere con
Gesù) e il lavoro. Non possiamo ben servire se non siamo
con Gesù. Lutero diceva: « Oggi
devo pregare il doppio perché
ho molto da lavorare ». Il Signore non ci vuole pigri, né, tuttavia, stressati.
Il fratello D. Pasquale ha parlato sul tema: « Gesù incontra
gli uomini », affrontando la diversità degli approcci che Gesù
ebbe con i suoi ascoltatori: la
predicazione deve infatti portare l’uomo ad un incontro personale con il Cristo vivente, ed
è quindi necessario tener presente chi ci sta davanti. Molte
religioni offrono spiritualità, ma
senza quell’unica, che porta a
Dio passando necessariamente
per la croce di Cristo.
U. D’Angelo ha infine trattato
l’argomento « Come gli apostoli evangelizzavano ». Prima del
mandato, essi erano stati preparati e istruiti; la loro predicazione era essenziale: chi crede in Cristo sarà salvato, ravvedetevi e ricevete il dono dello
Spirito Santo. Prima di partire
per questa missione occorre deporre ogni peso (Ebrei 12) alla
croce, ed essere attenti alla chiamata del Signore.
Il convegno, che è stato presieduto dal presidente del Comitato, C. Bisceglia, e dal segretario D. Provvedi, si è svolto in
un’atmosfera di spiritualità, con
canti e preghiere grazie anche
al contributo dei fratelli Bob e
Janet Jones.
I colportori intervenuti hanno
reso partecipi i presenti delle
loro esperienze di servizio e dei
diversi modi di trasmissione
dell’Evangelo. Tutti ne abbiamo
ricevuto incoraggiamento, ed abbiamo visto come ancora oggi
il Signore operi per mezzo dei
suoi fedeli e umili servitori in
questa società. Il Comitato
Per diventare colportore
Per diventare colportore occorre possedere la licenza di
commercio ambulante per la
vendita di libri.
Per ottenere la licenza bisogna fare alcune pratiche
burocratiche:
— la domanda deve essere
presentata al Comune di residenza, che potrà fornire ulteriori informazioni;
— dovranno essere studiate
materie specifiche per poi sostenere un esame presso la
Camera di Commercio; gli
stranieri, invece, sosterranno
detto esame a Roma;
— esistono solo due eccezioni per evitare detto esame:
a) il possesso del titolo di
studio di ragioniere;
b) l’aver prestato servizio
per due anni presso un parente in possesso della licenza.
Non possono ottenere detta
autorizzazione le persone che
prestano servizio presso lo
Stato o un istituto di credito.
Il costo per ottenere la li
cenza è di L. 108.000; a ciò si
aggiunge l’iscrizione al REC,
il cui onere aggiuntivo è di
L. 206.000.
Possedere una licenza di
ambulante produce molti vantaggi, quali:
1) beneficio degli sconti riservati ai rivenditori;
2) fruizione dell’assistenza
malattia come tutti gli altri
cittadini, e precisamente: ricovero ospedaliero, medico,
medicine.
Tale tipo di assistenza impone il versamento, entro il
mese di giugno di ogni anno,
dell’importo pari al 5% del
reddito d’impresa dell’anno
precedente, con un minimo
di L. 50.000 ed un massimo
di L. 2.000.000;
3) godimento di una pensione dello Stato che attualmente è di circa L. 500.000 al
mese; sono previste in merito
modifiche legislative.
Il costo annuo per detta
pensione è pari al 4,20% del
reddito d’impresa, con riferimento all’anno precedente.
4
^ vita delle chiese
19 ottobre 1990
ALTAMURA
SAN GERMANO
Intervista a Nuzzolese H tempio e la gente
Per il presidente della cooperativa « Filadelfia
tobre, la responsabilità va cercata nella
incendiata il 2 otespansione della mafia
Altamura, in provincia di Bari, è una cittadina di 60.000 abitanti, antiche tradizioni libertarie, centro di nuovi impulsi produttivi tramite piccole imprese
artigiane. Qui, nella notte del
2 ottobre, è stata fatta « saltare » la litotipografia Filadelfia
gestita da una cooperativa, per
buona parte espressione della locale chiesa battista.
Fra resti bruciacchiati di quintali di carta e di libri nuovi completamente rovinati, incontriamo
il past. Martin Ibarra, spagnolo
ma da un anno in Puglia e già
ben inserito nella realtà locale
conoscendone i particolari problemi, e Nicola Nuzzolese, presidente della cooperativa e che
per molti anni è stato il « pastore locale » di Altamura.
I locali della tipografia sono
devastati, le porte sfondate e
forzate con spranghe, le finestre
sono saltate per una specie di
esplosione che in un primo tempo ha fatto pensare a una bomba e che pare invece dovuta ai
gas liberati nella combustione.
Ci sono anche pile di libri pronti per la rilegatura, innaffiati di
benzina e poi risparmiati dal
fuoco.
Perché colpire proprio questa
tipMDgrafia? Ci può essere stato
un errore, oppure una vendetta?
« Z7n errore — ci dice Nuzzolese — direi sia impossibile; gli
attentatori probabilmente non
ci conoscevano, ma sembrano
aver agito su commissione. In
un primo tempo infatti era stata divelta la saracinesca del locale adiacente la tipografia, che
è solo un garage, ma sopra la
quale stava la nostra insegna
che è stata distrutta. L’auto invece non è stata toccata. Allora
è stata cercata la vera porta di
ingresso della tipografia e si è
operato esclusivamente su di essa, senza toccare altri locali della chiesa.
Non mi pare nemmeno si possa prendere in considerazione
l’ipotesi di un "balordo”, perché la cassetta contenente denaro ed assegni, pur collocata in
un punto facilmente visibile, non
è stata toccata.
Escludo anche la vendetta di
un singolo: siamo un gruppo ben
affiatato di 25 soci, quasi tutti
membri della stessa chiesa ».
Si è parlato anche di un « avvertimento » della concorrenza...
« Devo dire che non mi paiono
esserci gravi motivi di concorrenza con le altre cinque tipografie di Altamura; il Comune
distribuisce il lavoro praticamente in parti uguali e in più ciascuno ha il suo piccolo giro di
clienti privati ».
Qui si stampava un giornale:
è un foglio di denuncia?
« Lo è stato soprattutto durante la precedente giunta DC;
ora che la sinistra ha riguadagnato il Comune, questo aspetto
è almeno in parte venuto meno;
certo si occupa dei problemi della
città ma oltretutto la redazione
non è qui e non si capisce perché
si dovrebbe colpire chi lo stampa ».
Calendario
Domenica 21 ottobre
□ INCONTRI COPPIE
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — Il primo incontro del
gruppo si tiene alle ore 15 presso la
chiesa valdese (v. dei Mille, 1), sul
tema: « Che cosa pensano I figli di
coppie Interconfessionali ». Previsti
aggiornamenti sulla diffusione della
• Carta dei diritti ».
Pensate dunque ad un avvertimento mafioso?
« Noi — aggiunge Nuzzolese —
non abbiamo ricevuto richieste
di tangenti, anche se in città si
mormora che circa un terzo delle attività commerciali paghi e
taccia. L’n salottificio è stato incendiato un mese fa, forse perché rifiutava di pagare. L’attentato che abbiamo subito è forse stato un monito ad imprese
più grandi con le quali la mafia nascente vuol fare i conti ».
C’è dunque la mafia anche ad
Altamura?
« Non solo ad Altamura — precisa il pastore Ibarra —; in tutta la Puglia c’è una proterva intenzione di imporre il racket; da
Bari arrivano segnali drammatici (poche notti or sono sono
stati commessi tre omicidi), ma
anche a Gravina si sta instaurando un giro di droga pesante
che nulla di buono fa presagire
per il futuro».
Ci può essere un collegamento col fatto che comuni come
Gravina, Cerignola, Altamura o
Minervino sono tradizionalmen
te amministrati da partiti di sinistra?
«E’ possibile; sembra si voglia dare un avvertimento a chi
comanda; insisto però col dire
che tutta la regione è a rischio,
in particolare le zone che sembrano uscite dalla miseria avendo impostato l’agricoltura in modo più redditizio o dove sono
sorte varie imprese artigianali
che occupano un numero rilevante di persone ».
Cosa si può fare?
« Aiutarci a resistere facendo
altrettanto nei posti dove ognuno si trova ad operare — dice
ancora Nuzzolese —; certo sarà
utile la solidarietà nazionale ed
internazionale, ma soprattutto
occorre non lasciarsi intimidire
accettando il loro potere.
A Bari è in via di costituzione Un Alto Commissariato Antimafia presso la Prefettura; andrebbe appoggiato, riconosciuto,
in modo da frenare in tempi accettabili questa pericolosa espansione ».
G. S.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Culto del giovani
BOBBIO PELLICE — Il culto
di domenica 21 segnerà l’inizio
delie attività per il nuovo anno
ecclesiastico. La liturgia di questo culto sarà presieduta dai giovani. Agli alunni della Scuola domenicale ed ai catecumeni sarà
consegnato il materiale di studio
per l’anno in corso. A questo
culto sono particolarmente invitati a partecipare i genitori dei
ragazzi.
• Alle ore 14.30 del pomeriggio
della stessa domenica, le sorelle
dell’Unione femminile sono convocate nella sala unionista per
tracciare programma e calendario delle prossime attività.
• Venerdì 19, ore 20,30, avrà
luogo il primo incontro dei giovani dell’Unione giovanile.
• A distanza di qualche giorno
soltanto nel corso della stessa
settimana, due membri della nostra comunità non sono più tra
noi. Ai familiari di Davide Bertinat ed a quelli di Stefano Berton la comunità rinnova la propria umana solidarietà e conferma la comunione di fede nella resurrezione dei morti in Cristo.
Studio biblico
TORRE PELLICE — Sabato
20 ottobre, alle ore 14,30, presso
il presbiterio, inizia lo studio biblico sul tema : « Lamento e speranza in Israele ».
• Domenica 21 ottobre, nel
tempio, culto con la partecipazione dei ragazzi della scuola domenicale e del catechismo e con le
loro famiglie.
Vita della comunità
PRALI — Martedì 9 ottobre è
nato Cristiano Grill, di Sergio e
Daniela. Ai genitori, e alla sorellina Debora, vanno le congratulazioni della comunità.
• Purtroppo, proprio lo stesso
giorno, è mancato Walter Grill,
noto non solo a Frali, ma in tutta la valle e anche fuori, come
gestore de « La Capannina », all’Alpet. Aveva 75 anni. Alla famiglia e ai parenti va l’affetto e la
simpatia di tutti.
• Domenica 21 ottobre il culto
sarà presieduto dal past. Letizia
Tomassone che, dall’anno pros
simo, assumerà la direzione di
Agape.
I primi 70 di Vera
PINEROLO — L’Unione femminile della chiesa di Ffinerolo,
insieme al gruppo « visitatori », a
familiari ed amici ha voluto festeggiare Vera Long. L’occasione
è stata data dal suo compleanno,
e la festa ha assunto la forma di
un pranzo comunitario presso la
Foresteria di Torre Pellice.
Un’occasione per stare insieme,
in im’atmosfera gioiosa, in ima
dolce giornata di caldi colori
d’autunno.
Al termine della festa, insieme
ad un regalo simbolico, e pensando al lavoro, prezioso, per la
vita della comunità svolto da
Vera in questi anni, un gruppetto di un’improvvisata corale
ha cantato im madrigale tra il
serio e lo scherzoso, composto
con fantasia da Elsa Rostan.
Ripresa
SAN SECONDO — Domenica
7 ottobre al culto della « Ripresa
delle attività » ha partecipato,
tra gli altri, buona parte (chissà
perché non tutti!) dei catecumeni e dei bimbi della Scuola domenicale con i loro familiari.
Per l’occasione un gruppo di
ragazzi ha cantato tre inni dalla
raccolta « La Parola cantata »
(edita dalla A.B.U.) accompagnati all’organo da Renzo Chialvo. I
giovani hanno anche suonato e
cantato tre canti da una raccolta
di S. Kom per voci pari e strumento Orff.
Quest’ultimo gruppo, formato
da 12 giovanissimi, ha lavorato
sotto la guida di Peggy Bertolino, durante l’estate scorsa, per
circa 25 mattinate e il risultato
del loro lavoro è stato molto apprezzato dalla comunità; speriamo che essa sia spronata a cantare maggiormente da questo
canto cosi « à pieine voix ».
• Mercoledì 17 ottobre, nella
sala delle attività, alle 20,30, inizia lo studio biblico su -1 salmi ».
• Il 28 ottobre, domenica della
Riforma, il culto avrà la celebrazione della Santa Cena.
Il ricordo dell’inaugurazione - Vecchie foto,
patrimonio di cultura - Un film « rievocativo »
A poco più di un anno dall’inaugurazione del nuovo Asilo
dei vecchi, domenica 7 ottobre
San Germano ha vissuto un’altra giornata intensa in occasione del centenario della ricostruzione del tempio: intensa per
contenuti, emozioni e partecipazione.
I vari momenti della commemorazione, dal concerto della
Camerata «La Grangia», al culto,
al saluto degli ex pastori della
comunità, agli inni centrati sulla predicazione cantati dalla corale, alla presentazione del libro La memoria e l’immagine, non hanno volutamente assunto un taglio celebrativo, come è stato più volte sottolineato, ma hanno cercato di lanciare alcuni stimoli propositivi per
il futuro.
II concerto de « La Grangia »,
tenuto sabato sera, ha proposto al pubblico che ha gremito
il tempio una scelta di canti
piemontesi ed alcuni brani tratti dal repertorio valdese, a testimonianza del feeling che lega il gruppo alla cultura valdese. Noi infatti abbiamo avvertito che dietro alle melodie dei
brani presentati non c'è solo una
ricerca accurata delle fonti, bensì una profonda sensibilità di
tutti i coristi verso le nostre
tradizioni, in cui essi credono
nonostante l'imperversare della
civiltà dei consumi, che propone
ben altri modelli.
La predicazione del culto mattutino, centrata su I Corinzi 3:
16: « Voi sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di
Dio abita in voi », ha ripercorso
in sintesi il cammino compiuto
dal pastore Carlo Alberto Tron
durante il suo pastorato a San
Germano, che si è concretizzato nella ricostruzione del tempio, nell’edificazione di un Asilo per anziani e di due scuole
quartierali. Il pastore Paolo Ribet, nel suo sermone, ha messo
in risalto come questo progetto,
inserito nella sua epoca, mirasse ad assicurare alle nuove generazioni la possibilità di molte opportunità culturali miranti
alla formazione di uomini che
fossero in grado di uscire dalle
valli preparati e fortificati per
sipargere in tutta l’Italia la messe- di Dio.
Oggi, a cent’anni da quel progetto, qual è il messaggio che
dobbiamo trarre ricordando il
giorno dell’inaugurazione del
tempio? Ciò che conta è la presenza di Dio in noi, che ci fa
diventare « tempio » nel mondo,
attraverso la nostra testimonianza di credenti sparsi ovunque.
Il tempio, come ha anche sottolineato il pastore Gustavo Bertin nel suo messaggio registrato, è sempre allo stesso posto
al centro del paese, le sue mura sono un’eredità del passato
che oggi come allora, nonostante il mutare dei tempi, ci ricordano la missione che abbiamo
ricevuto da Dio.
Il pranzo comunitario, che ha
avuto il suo pezzo forte nei
« gnocchi alla sangermanese » ed
ha registrato il tutto esaurito,
ha evidenziato come sia possibile avere dei momenti importanti di agape fraterna non solo al XVII febbraio.
Nel pomeriggio, dopo i saluti
dei pastori Conte e Jalla, della
sig.ra Bert e il messaggio del
pastore Bertin, l’arch. Renzo
Bounous ha tracciato a grandi
linee le varie tappe che hanno
visto i valdesi prendere coscienza della propria identità di chiesa alle valli: dalle assemblee
nelle grotte o negli anfratti delle montagne, alla creazione dei
primi luoghi di culto, alla costruzione dei primi templi « clandestini », che avevano nel pulpito su cui saliva il predicatore
per insegnare la dottrina l’elemento più importante, attorno al
quale erano disposti i banchi dei
fedeli.
Per quanto riguarda la storia
dei templi di San Germano che
hanno preceduto quello attuale,
è stato sottolineato come i vari
rifacimenti avessero quale scopo non già un abbellimento dell’edificio, bensì la necessità di
contenere più persone e questo
ci indica ancora una volta quale importanza avesse la predicazione nella vita della comunità.
Il pastore Giorgio Tourn, direttore del Centro culturale valdese, ha in seguito presentato
il libro già citato, edito per l’occasione a cura del Museo valdese. Egli si è soffermato sul
titolo, che ne sintetizza i contenuti.
L’immagine, in questo caso, è
data dalle fotografie che la maggior parte di noi tiene in un
cassetto tra i ricordi personali
di famiglia, senza pensare che
possono rappresentare dei docu
menti di grande interesse per la
conoscenza di un periodo storico. Esse ci permettono infatti
di costruire la nostra memoria
e diventano perciò uno strumento indispensabile per capire gli
altri ed arricchirci interiormente. Per raggiungere questo scopo è necessario allargare la nostra visuale, far entrare anche
gli altri nel nostro album di famiglia.
Se noi, ad esempio, avessimo
le immagini del 1890 saremmo
in grado di cogliere in modo
più immediato quell’evento e
avremmo così chiaramente la
percezione di una chiesa diversa.
Questo libro che si aggiunge
agli altri su San Germano, raccontandoci cento anni di vita
attraverso la fotografia, cerca di
suggerire una lettura diversa e
offre degli stimoli per rileggere
le vicende di una piccola società. E’ cioè un libro di cultura
che, partendo dalle nostre radici spirituali, tenta di darci degli spunti da cui trarre un arricchimento interiore tale da
permetterci di adattarci ai problemi di domani.
La società futura richiederà
più capacità elaborative che tecniche, e in questa evoluzione la
nostra cultura va perciò dife.sa,
conservata e riproposta.
In quest’ottica vanno anche
Ietti gli spezzoni di film di Edmondo Long proiettati a conclusione della giornata, che ci hanno riportati alla San Germano
degli anni ’40-’50, Molti di noi
si sono rivisti, hanno con sorpresa riconosciuto parenti ed
amici, ma al di là di questa curiosità personale, ciò che rimane sono le immagini, testimoni
di un’epoca: la folla fuori del
tempio, il corteo nutrito dei catecumeni, la mandria di mucche
che attraversa il paese, le gare
di motocross..., documenti che
ci permettono di avere gli ingredienti necessari per ricostruire
la nostra storia: il tempio è uno
di questi.
Clara Bounous
SALUTISTI
Festa
delle messi
Consueto appuntamento dell’Esercito della Salvezza con la
« festa delle messi », sabato 20
e domenica 21 ottobre, presso il
centro Fritz Malan di Torre Pellice. Sabato 20, dalle ore 15, vendita dei prodotti e buffet; domenica alle ore 10, culto di ringraziamento.
5
19 ottobre 1990
vita delle chiese 5
INTRA
CORRISPONDENZE
Ciao, Giovannino...
L’accoglienza è anche un arricchimento proficuo per tutta la comunità
« Ciao, Giovannino, come
stai? ». L’unico al mondo che
mi chiama Giovannino è Alfonso
Manocchio. Una telefonata da Palermo: « Qui da noi ci sono alcune decine di fratelli che provengono dal Ghana. Potete fare qualcosa? ».
Inizia così un nuovo impegno
per la comunità di Intra. Convoco d’urgenza il Consiglio di chiesa; cosa fare? Si inizia a sgomberare una stanzetta in cantoria.
E’ bello notare che sono molti i
fratelli e le sorelle che vengono
spontaneamente a lavorare. Ecco:
la prima sistemazione, se pur
provvisoria, è trovata.
Arriva Salomon, dalla Nigeria.
Per tutta l’estate è nostro ospite.
Il problema più grosso è quello
della lingua: c’è chi si arrabatta
per insegnargli qualche parola.
Più pressante è il problema del
lavoro. Ma già da tempo la comunità opera con un gruppo (« Non
solo aiuto ») che si occupa dei migranti. Sarà possibile trovare un
lavoro?
Altro problema: l’alloggio. Nella zona si verifica uno strano fenomeno: anche per chi è già residente da tempo e ha un lavoro — è
il caso di un gruppo di senegalesi
— è impossibile trovar casa. Nessuno gliela affitta. Strano, eppure
vero: nessuno in Italia è razzista!
Interpelliamo l’OPCEMI. Si è
liberato un minialloggio (due stanze e un gabinetto) al secondo piano: se invece di affittarlo potessimo destinarlo a « centro di accoglienza»? Nonostante i problemi
finanziari della Chiesa metodista,
la risposta è positiva: possiamo
partire!
Dopo due mesi di ricerche, finalmente Salomon trova un lavoro. Uno di quei lavori faticosi che
ormai nessun italiano farebbe più:
in autostrada, a piantar paletti.
« Caro Giovannino... ». Un’altra
telefonata da Palermo. Ci risiamo,
penso; rispondo con un po’ di timore, ma anche con un senso di
responsabilità e in fondo di gioia
per l’impegno preso dalla comunità. Sono i primi di settembre.
Arrivano fra noi Stephen ed Ernest, entrambi metodisti e originari del Ghana.
Lo spazio c’è: la cucina è quella della chiesa, il riscaldamento e
la doccia devono ancora venir installati. Ma si prosegue. Anche loro trovano accoglienza, non solo presso la famiglia pastorale ma
anche nel gruppo attivo della comunità, ormai sensibilizzato a questo nuovo impegno.
Ormai è quasi certo che anche
loro saranno assunti dalla stessa
impresa presso cui lavora Salomon. Attendiamo ora Gloria, la
moglie di Stephen, che «staziona»
ancora a Palermo. Con gli spazi,
ci arrangeremo. E’ certa una cosa;
non possiamo dire di no!
E ora, nei nostri progetti, vi è
l’utilizzo di spazi abbandonati. Di
fronte alla necessità, di fronte a
questo nuovo impegno che proviene da parte di chi ora « è forestiero», la nostra risposta cristiana non può essere diversa dal rimboccarsi le maniche e accettare la
sfida.
La nostra comunità si è arricchita: non solo per l’apporto di
tre fratelli che, se pur metodisti
come noi, hanno vissuto un’esperienza di fede diversa, ma soprattutto perché il loro arrivo tra noi
ci ha fatto comprendere cosa significhi operare concretamente in
vista di una solidarietà (con tutti
i suoi problemi!) non espressa solo a parole.
La chiesa di Intra, dove sono ospitati alcuni fratelli africani.
«Caro Giovannino...» O.K., Alfonso: non temo più le tue telefonate. Nel limite del possibile,
cerchiamo di farcela. Ma, anche
grazie a te, ho scoperto — abbiamo scoperto — che il limite che
ci si poneva è, grazie alla forza
che proviene dal Signore, molto
più in là della nostra razionalità e
del nostro cosiddetto buonsenso.
L’amore, per fortuna, supera anche gli ostacoli che sembrano
montagne, solo perché noi li facciamo sembrare tali. E allora.
avanti...
Giovanni Carrari
VENARIA
Un «boss»
si converte
A Venaria Reale si è tenuta
qualche tempo fa una campagna di evangelizzazione sotto la
tenda, promossa dalle comunità
pentecostali di Venaria e Pianezza.
Un gruppo di giovani, guidati
da Vincenzo e Bertilla Buso, ha
dedicato tutto il suo tempo libero per la missione per la durata
di quindici giorni. Si avvertiva
in quelle serate un clima di gioiosa comunione fraterna, con
molto canto accompagnato dall’orchestra, molti messaggi di
vari predicatori e testimonianze
seguite da numerose domande
dei cattolici presenti sul tema
della fede.
Mi ha colpito molto la testimonianza d’un « boss » di Cerignola, dal passato burrascoso. Nel
carcere è stato visitato da un
evangelico che gli ha regalato
una Bibbia. Il cuore indurito del
« boss » è stato folgorato dalla
potenza dello Spirito, soprattutto meditando le parole di Paolo
nella lettera ai Romani al cap.
sesto, dove dice : « Il peccato non
abbia dunque più potere su di
voi per ubbidire ai vostri perversi desideri; non siate strumenti di male al servizio del
peccato ma offritevi come strumenti di bene al servizio di Dio,
Incontro con il
past. Frank Gibson
GENOVA — Domenica 7 ottobre la Chiesa valdese di via Assarotti ha accolto con gioia il pastore statunitense Frank G. Gibson, direttore dell’American Waldensian Society.
Al primo incontro con il Concistoro, durante il quale il pastore ha illustrato lo scopo delle sue
visite in Italia, è seguito, il culto
da lui presieduto, che ci ha portato un messaggio articolato su
Osea 12 e Atti 1.
Osea mette in rilievo l’esigenza di un ritorno a Dio nell’ambito delle tribù d’Israele: solo così potrà essere attuata la giustizia.
Noi, secondo quanto è detto in
Atti 1, siamo chiamati in base al
nuovo patto a diffondere il regno
di Dio fino agli estremi confini
della terra e ad essere facitori di
pace in mezzo a tutti i popoli.
Può accadere, e di fatto accade, che im popolo si levi contro
l’altro e si prospetti un conflitto
nei riguardi di colui che chiamiamo il nemico. L’Eterno non ci
chiede di accettare d’essere annientati, ma ci esorta a cercare
di comprendere le ragioni dell’avversario per giungere ad una
soluzione di giustizia e di pace.
In questo messaggio è stato di
particolare significato l’ascolto
della preghiera per la loro terra
cantata dai nostri fratelli africani. Le stesse parole sono state
ripetute in italiano dalla comunità, che in coro ha chiesto per
l’Africa la benedizione di Dio, la
luce della sua Parola, la discesa dello Spirito Santo.
L’incontro col pastore Gibson
è proseguito nel pomeriggio presso l’Ospedale evangelico intemazionale.
Dopo un pranzo offerto dal
Consiglio di amministrazione dell’ospedale stesso, il gradito ospite ha visitato l’istituto.
Le nuove sale operatorie hanno suscitato il suo particolare
interesse per la loro funzionalità,
che risponde agli ultimi ritrovati nel campo.
La presenza, poi, del pastore in
alcune camere di degenza è stata
di conforto agli ammalati che
hanno ascoltato con interesse le
sue parole di fede e d’incoraggiamento.
Prima di lasciare l’ospedale
l’ospite ha potuto apprezzare il
Centro elaborazione dati, congratulandosi per l’aggiornamento
tecnico raggiunto.
Due matrimoni
LIVORNO — Domenica 9.9 il
pastore ha celebrato due matrimoni secondo l’ordinamento valdese, a Suvereto, presso una villa
privata gentilmente offerta da un
amico svizzero, tra Andrea Tucci e Beatrice Passaglia e Massimo CorbineUi e Raffaella Passaglia.
In quella occasione la famiglia
Passaglia, unica famiglia evangelica in Suvereto, ed in particolare
Beatrice e Raffaella (sorelle gemelle) sono state oggetto di molte e inattese manifestazioni di
simpatia e di affetto, segno evidente del rispetto che la loro fede gode non solo tra gli amici,
ma anche tra molti concittadini
di Suvereto.
A Beatrice e Andrea, ed a Raffaella e Massimo, gli auguri più
cordiali da parte di tutta la comunità.
GENOVA
Un uomo di Dio
La vita (di un fratello che ha testimoniato come creidente il (dono della fede ricevuta da Dio
perché siete uomini che sono
tornati dalla morte alla vita ».
Appena uscito dalla prigione
ha dato testimonianza d’una vita totalmente rinnovata nei rapporti con la moglie, i figli e nell’ambiente dove aveva compiuto
tanto male.
Sono pure rimasto colpito dalla testimonianza d’una signora,
appartenente ad una famiglia
originaria delle Valli e da me
conosciuta molti anni fa. Parlando del suo passato, ha dichiarato di essersi sentita molto isolata nella comunità di diaspora
cui apparteneva per un clima di
freddezza e di scarso spirito comunitario. Successivamente ha
conosciuto una piccola comunità
evangelica dove si è sentita partecipe nel culto, nelle visite e
nella missione di colportaggio.
Anche il marito cattolico ha fatto l’esperienza della nuova nascita nella stessa comunità.
Queste ed altre testimonianze
udite in quelle serate mi hanno
fatto comprendere che anche le
creature più lontane possono,
per la potenza del Signore e la
nostra testimonianza, scoprire la
gioia d’una vita nuova in Cristo
ed il privilegio di far parte d’una
comunità di credenti.
G. B.
Il Concistoro della Chiesa valdese di Genova ha così ricordato il pastore Aldo Sbaffi nella
sua riunione del 25 settembre.
Aldo Sbaffi ci ha lasciati per
essere accolto nella pace del Signore. Non intendiamo fare di
lui un panegirico, perché lui non
10 vorrebbe. Noi possiamo, anzi
dobbiamo ricordarlo esortati
dalla parola di Dio che ci dice:
« Ricordatevi dei vostri conduttori, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio, e considerando quale è stata la fine della
loro vita, imitate la loro fede »
(Ebrei 13: 7).
Naturalmente noi sappiamo
che la fede non è cosa che si
imita né che si copia. La fede
è un dono eccellente di Dio che
si manifesta nel credente e che
11 credente manifesta ai mondo
con la propria vita.
Ed allora, che dobbiamo dire
della fede e della vita del pastore Aldo Sbaffi? Un autentico
credente in Cristo, figlio di illustre famiglia metodista, che ha
servito il Signore per parecchi
decenni nella chiesa valdese. Io
ho avuto la fortuna di conoscerlo fin dai primi anni della mia
appartenenza alla chiesa metodista, e sono lieto di ricordare di
essere stato un discepolo prediletto di suo padre, il pastore
Emanuele Sbaffi.
Possiamo ricordare Aldo Sbaffi come l’apostolo Paolo definiva
il suo discepolo Timoteo; « Un
uomo di Dio, che ricerca la giustizia, la pietà, la fede, l’amore.
la. costanza e la dolcezza » (I
Timoteo 6: 11).
Dappertutto ed anche qui in
Genova Aldo è stato davvero
« un uomo di Dio ». Qui ed ovunque egli ha ricercato e praticato
appunto la giustizia, la pietà,
l’amore, la fede, la costanza, la
dolcezza. Chi di noi non ricorda il pastore Sbaffi proprio così? Pensate quanto amore, quanta fede, quanta costanza e quanta dolcezza nella sua predicazione ed ancor più in ogni momento della sua vita!
Adesso che egli è col Signore,
spetta a noi del Concistoro, spetta alla nostra comunità (sorelle
e fratelli, giovani e non più giovani) impegnarci in modo serio
ed attivo a ricordare il nostro
fratello e pastore Aldo Sbaffi
come è scritto nella lettera agli
Ebrei, cioè « imitando la sua fede » ed il suo esempio luminoso
di vita.
Aldo ha predicato il suo ultimo sermone esattamente un mese fa qui da noi, il 26 agosto
scorso, ed ha anche partecipato
alla seduta del nostro Concistoro circa due settimane or sono.
Veramente ha « combattuto il
buon combattimento della fe-de
sino alla fine conservando la fede » (II Timoteo 4: 7).
Ora il pastore Aldo Sbaffi è
col Signore, che gli ha detto:
« Va bene, buono e fedele servitore, ora entra nella gioia del
tuo Signore» (Matteo 25: 23).
E’ seguita una preghiera.
Giuseppe Anziani
6
ecumenismo
19 ottobre 1990
ROMA - SINODO DEI VESCOVI
Immagini del sacerdote cattolico
Nonostante i dissensi e le inevitabili « distanze » di vedute, alcune indicazioni e sollecitazioni possono essere utiI anche per indagare alcuni aspetti della vita pastorale - La tentazione « del funzionario » esiste anche da noi?
Nel titolo siamo ricorsi al termine « immagini » utilizzato dal
sacerdote e teologo Eugen
Drewermann, docente di teologia sistematica all'università cattolica di Paderborn. E’ perché
vogliamo partire dal suo « caso »
per capire qualcosa dell'evoluzione dell'immagine che la chiesa
cattolica disegna oggi del « nuovo presbitero ».
Drewermann, teologo e psicologo, è sotto giudizio per la sua
presunta o reale eterodossia, giudicheranno i suoi superiori tedeschi e « romani ». Ci interessa
ciò che ha scritto in un volume
di 900 pagine, dal titolo: Kleriker. Psychodramm eines Ideàls
(Chierici. Psicodramma di un
ideale). La tesi esposta è: « I preti e i religiosi non sviluppano
né maturano una capacità di autocoscienza e di decisione autonoma a causa del loro tegame
ecclesiastico. Essi vivono unicamente per il loro ministero. Di
conseguenz.a chi desidera questo
ideale fugge in un ruolo ministeriale per non vedere dentro
di sé la profonda divisione del
proprio "io" e l’incapacità di manifestare sentimenti e desideri
autentici » (da « Il Regno » n. 8,
1990, p. 251).
Perbacco! La questione non riguarda solo i preti, riguarda
chiunque assuma un ruolo e vi
si chiuda dentro. Che dire di
questa critica accolta anche fra
noi, pastori e non, per leggere
la nostra situazione? Si dirà: il
nostro legame ecclesiastico è diverso, non è un « legame », non
c’è gerarchia... Saremo impertinenti, ma proponiamo di provare a guardarci attraverso quella critica; i legami, poi, sono molteplici e non occorrono necessariamente strutture di ferro per
legarsi. Legati da che? Dall'obbedienza, potrebbe dirsi per il
presbitero, dalla richiesta di conformità al « sapere della chiesa »,
dal legame ad im'etica, ad una
visione vertiginosa della « santità », ecc... Legati da una struttura che assume la funzione di
super-io, la liberazione può avvenire attraverso la caduta del
« muro » e dell'obbligo del celibato.
Si è aperto in Vaticano, il 30
settembre 1990, l’VlII Assemblea
generale ordinaria del Sinodo
dei vescovi, convocati per discutere il tema: La formazione dei
sacerdoti nelle circostanze attuali.
Non parliamo solo
del celibato
Già i media ci hanno offerto
stralci di dibattito, puntando come sempre su ciò che ha più
presa sul largo pubblico, lo
scontro tra Ratzinger e Willebrands, la proposta del vescovo
delle Antille, il gesuita Burke,
di conferire il sacerdozio anche
ad uomini sposati e l'auspicio
di un vescovo svedese che propone che siano ordinati i pastori protestanti che « passano alla chiesa romana ».
Non volendo polarizzare la
questione sul celibato, perché
non lo reputiamo l'unico né il
più grave problema del sacerdozio cattolico, prova ne sia che
anche fra noi, ove tale legge non
c'è, rimane il problema delle vocazioni « pastorali », cercheremo
di sunteggiare i dati offerti dal
documento agli stessi padri sinodali.
11 documento « Strumento di
lavoro. La formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali »,
un testo di 70 pagine, propone:
esame della situazione attuale
ecclesiale e sociale, identità e
missione del sacerdote, formazione al sacerdozio, formazione permanente.
Della società si nota la complessità, la compresenza di aspetti positivi e negativi, ad es.
promozione dei diritti umani e
loro nepzione. La cultura cristiana è presente insieme alla
secolarizzazione ed alla superstizione, che ben si collega all'ignoranza religiosa.
Sulla famiglia il testo è sobrio:
si limita a registrare diverse situazioni, sua tenuta, disgregazione, presenza o assenza dei genitori, squilibri demografici. Sottolineiamo il cenno all’aumento
delle coppie che vivono « senza
il vincolo sacramentale » e dei
matrimoni misti tra cristiani e
persone di diversa religione. In
tali contesti « la vita religiosa rischia di essere poco presente, o del tutto trascurata o
ignorata ». Una nota che dovrebbe meritare attenzione circa il dialogo tra i cattolici e altre fedi.
La chiesa anch’essa presenta
lati luminosi ed oscuri. Al rinnovamento della coscienza ecclesiale, alla promozione del laicato, all'impegno sul fronte ecumenico sia cristiano che con altre fedi, fanno riscontro atteggiamenti di rifiuto, di arroccamento estremistici e unilaterali.
Alcune chiese mostrano un calo
di vitalità, di partecipazione, in
altre la scarsezza dei sacerdoti
non consente una regolare celebrazione eucaristica. La chiesa è
ora apprezzata, ora criticata. Alla critica porta acqua anche
« una certa teologia della liberazione ». Non è necessario illustrare di che si tratta, è una
spina che duole anche nei Sinodi dei vescovi.
Profonda crisi
d’identità
Il presbitero può trovarsi in
una profonda crisi d’identità,
che può demotivarlo sino a spingerlo ad abbandonare il ministero. Per chi vive in entusiasta
e coerente impegno non si danno naufragi.
Ma vi sono situazioni che possono spingere ad una situazione
dimissionaria. La penuria di sa^rdoti si traduce per i pochi
in super-impegno. La scarsa partecipazione della chiesa può « sviluppare Videa che il loro ministero non sia più necessario ».
Il sacerdote può essere tentato
di dedicarsi solo alla vita liturgica (funzionario) e poco all’evangelizzazione.
Difficoltà economiche possono
rendere penoso il ministero ed
ostacolare l’aggiomamento.
Questi due elementi, tentazione del « funzionario » e difficoltà economiche, possono essere
utilmente discusse fra noi. Ciò
che segue, nel documento sinodale, è istruttivo: si denuncia
anche una comprensione del sacerdozio come strumento di avanzamento nella scala sociale
Una lettura sociologica della diminuzione e dell’aumento delle
vocazioni, secondo il metro di
valutazione o declassamento sociale, spiega bene ciò che accade in merito nel primo e nel
terzo mondo.
E spiegherebbe qualcosa anche « fra noi ». Al presbitero si
chiedono competenze e servizi
talvolta più umanitari che «vocazionali ». Quale identità propone il documento? La sacerdotalità sgorga da quella del Cristo,
è prerogativa di tutta la chiesa
al Cristo incorporata, e ciascun
credente vi partecipa secondo
« i sacramenti e le grazie ricevute ».
La chiesa è popolo sacerdotale (I Pietro 2: 9) ed in essa, tramite l’imposizione delle mani nel
sacramento deH’ordine, i presbi
teri ricevono « uno speciale carattere che li configura a Cristo
sacerdote, in modo da poter agire in nome e nella persona di
Cristo capo ». Si cita il documento conciliare Presbyterorum ordinis (2). Una concezione, questa, dai protestanti da sempre
contestata, da cui discende una
concezione gerarchica che non
condividiamo, da cui procede
l’esclusione, dal sacramento dell’ordine, delle dorme, che non
possono agire in « persona Christi ».
Nulla certo è irriformabile,
ma non ci pare che vi sia materia per sperare che questo Sinodo apra una breccia per una
comprensione non « sacramentale e non gerarchica» del sacerdozio.
Mentre nelle analisi sociologiche, ed anche in altri punti, possiamo apprendere buone cose,
qui incontriamo il nocciolo duro della secolare discussione sul
ministero, che divide ancora le
chiese. Il prete è ministro della
chiesa mistero, chiesa comunione, chiesa missione. Ciò che il
ministro compie non appartiene
in alcun modo ad una concezione protestante del ministero pastorale. Il presbitero prolunga
l’azione salvifica di Cristo (1), attua i segni della presenza di Cristo risorto (sacramenti), con il
vescovo costruisce l’unità della
comunione ecclesiale.
Rende la comunità annunciatrice e testimone del Vangelo.
Si ha un bel riprendere dalla
Lumen Gentium (10) il brano
che connette il sacerdozio gerarchico a quello comune dei fedeli, il presbiterato continua ad
essere il luogo di concentrazione di poteri e compiti di cui
si espropria tutto il popolo di
Dio!
Riprendiamo alcune note critiche di un vecchio libro di Hans
Kiing, cui noi sappiamo di dover aggiungere più radicali richieste. In « Preti perché? Un
aiuto », 1971, il teologo riteneva
che il sacerdozio non dovesse
essere « necessariamente una
professione, legato allo stato clericale, necessariamente celibatario, una riserva maschile, lega
di uomini, un’istanza autocratica che ingoia tutte le altre funzioni, un rigido ed uniforme sistema di uffici ». Il nesso tra
presidenza eucaristica e sacerdozio non trova nel documento alcun ripensamento. (Cfr. la critica di E. Schillebeeckx, Il ministero nella Chiesa. Servizio di
presidenza nella comunità di Gesù Cristo, 1981).
Questa immagine del sacerdozio è irricevibile. Forse la polemica del card. Ratzinger sulla
protestantizzazione in seno al
cattolicesimo potrebbe essere
proficuamente ripresa per vedere se anche fra il popolo cattolico quella immagine di presbitero non sia discussa.
Formazione
La formazione umana incontra
le problematiche emozionali-affetlive, in modo speciale, giacché si orienta alla vita celibataria. E’ vero che gli squilibri sociali provocano instabilità ed incoerenza. chi ne è immune? Ma
troviamo di cattivo gusto, nel
contesto dell’educazione in vista
della vita celibataria, denunciare
« un bisogno eccessivo di calore
umano e di sostegno affettivo ».
Per foituna sono ancora vivi,
i giovani candidati, e speriamo
che lo restino!
Il supplemento della rivista
cattolica « Jesus » (sett. 1990), dedicato al Sinodo dei vescovi, in
prefazione nota argutamente:
« Un prete casto può essere un
segno, posto che la gente abbia
____
* ■
Un libro provocatorio e il documento del Sinodo dei vescovi introducono la riflessione sull’identità del sacerdote.
la capacità di leggere e capire
i valori autentici che il celibato
dovrebbe sottolineare e di non
prenderlo come un rifiuto e un
disprezzo del matrimonio, della
donna, della sessualità, del corpo... Un prete davvero povero
è certamente un segno, senza
condizioni ed equivoci possibili »
(p. 3).
Sulla formazione intellettuale
si evidenzia la necessità di preparazione biblica e filosofica. Non
dovremmo, « fra noi », ripensare
alla funzione della filosofia? Qvviamente si fa cenno a vari settori di formazione: patristica,
storica, liturgica, ecc. Interessante anche la nota sulla necessità
dell’analisi del rapporto tra fede e culture. L’inculturazione
non è un lusso, ma una necessità della formazione.
Recentemente si è levata in
Sinodo una voce a favore di una
preparazione anche psicologica,
con cenni formativi anche psicanalitici. E’ un’impostazione che
anche « fra noi » chiede di essere dibattuta e risolta, se si
vuole che la « cura d’anime » abbia una qualche base « seria ».
L’attuale professore di teologia
pratica ne è ben consapevole.
La vita del presbitero deve
esprimere valori quali l’obbedienza, la castità e la povertà.
SuH’obbedienza, che almeno
quanto alla Parola di Dio resta
« una virtù », va discussa l’affermazione: « volontà di Dio manifestata dalla chiesa ». Non manca qualche passaggio? Non diremmo però che il problema non
si pone anche per noi; si pone
in quanto il nostro faro è all’interno di indicazioni mediate, offerte dai dati e (perché no?) anche dalla chiesa nella quale serviamo e con la quale crediamo.
C’è una suggestiva affermazione, forse troppo rassicurante,
che ci piace ricordare. In ambito cattolico si parla d’una grazia d’ufficio, di un sostegno di
Dio per chi è chiamato da lui
ad un ministero. Crediamo che
ciò sia del tutto biblico. Senza
alcun acritico abbandono: « obbedienza » può essere ascolto di
fede.
Formazione permanente. Una
necessità che ogni chiesa, in
tempi di così vasti orizzonti culturali e rapidi cambiamenti, de
ve sentire. Del tutto condivisibile raflermazione: « La -formazione permanente e necessaria è
ugualmente indispensabile in
ogni periodo della vita sacerdotale e a ogni livello di responsabilità ecclesiale ». La contestualizzazione al Sacerdozio non sminuisce la verità dell’asserzione.
Quanto a questa necessità, che
il documento vede espletata dalle associazioni sacerdotali, dai
convegni, dalle facoltà, istituti od
altro, non possiamo evitare di
pensare alle enormi difficoltà
che anche noi incontriamo, sia
per situazioni di isolamento, sia
per difficoltà oggettive di tempo
e di organizzazione, sia per l’inadeguatezza degli strumenti.
Il discernimento
ministeriale
Possiamo anche aggiungere un
cenno relativo alla necessità di
discernimento ministeriale; cosa
dobbiamo fare e quale aggiornamento è irrinunciabile? Nelle
Costituzioni della Chiesa metodista episcopale italiana, edite
nel 1879, si legge: «Chi di noi
spende tante ore al giorno nell'opera di Dio, quante già ne
spendemmo nell’opera dell’uomo?... Devesi ad ogni costo curar questo male... Ma come? Leggendo con regolarità e perseveranza i libri migliori. Impiegando in tal modo tutta la mattinata, o almeno cinque ore alla
giornata ». Ma io non ho il gusto per la lettura. « Acquistatelo
o tornatevene alle primitive occupazioni ».
Lapidario. Cosa uscirà dal Sinodo dei vescovi cattolici? Una
diversa immagine di prete? Non
ci sono le premesse per prevederlo. Se diversità ci saranno,
non riguarderanno le « nostre »
attese. Tuttavia vi sono questioni che anche noi dobbiamo faticosamente dibattere e ridefinire. La lettura di ciò che si è
scritto per il Sinodo e l’ascolto
di ciò che si dice e dirà non
sarà sterile esercizio. Purché, come si è cercato di indicare, si
legga e si a.scolti non solo per
dire dei NQ, ma anche per collocare noi stessi in analisi.
Alfredo Berlendis
7
fede e cultura
19 ottobre 1990
DIBATTITO A PADOVA
Il difficile rapporto
tra fede e psicanalisi
Le teorie psicologiche e psicanalitiche non mettono in questione la
fede, ma possono introdurci in alcuni « misteri » della natura umana
Di psicologia biblica si è discusso nel Convegno teologico organizzato dairiFED di Padova (Istituto per la formazione evangelica,
28 e 29 settembre) sulla base di
interventi legati a due ottiche: da
un lato, un’impostazione storicocritica (Gius, Genre) con la ricostruzione del cammino alla ricerca di un incontro fra psicoterapia
e meditazione teologico-pastorale; dall'altro, l’impegno (Bolognesi, Traettino) ad un recupero della predicazione della Parola nel
mondo moderno. Al centro, quasi
a mediare i due orientamenti —
sia pur con accenti fondamentalisti —, la relazione/guida del prof.
Vemon Grounds (USA). Sostanzialmente d’accordo il prof. Gius
(Università di Padova) e il prof.
Genre (Facoltà valdese di Roma)
nel sottolineare l’indipendenza
della scienza da ogni proposta fideistica: del resto il dialogo con
la psicoterapia da parte della
teologia pastorale, condotto soprattutto in America a partire dagli anni venti — in Europa un
tentativo in questo senso del pastore Pfister (1922) non ha avuto
seguito — ha portato a conclusioni analoghe.
Il prof. Genre ha tracciato le
linee di sviluppo di questa ricerca americana, indicandone gli esiti nella rivalutazione del malato
in quanto « uomo intero » (approccio olistico); nella lettura
della sofferenza come documento
vivente; nel possibile rapporto
tra malattia e crescita della persona; nel suo significato di occasione per un incontro con Dio e
opportunità per un suo intervento attraverso gli strumenti offerti
dalla terapia medico-scientifica;
neH’autonomia di scienza medica
e teologia, come premessa a forme di integrazione capaci di escludere ogni ambigua mescolanza fra epistemologia e teologia,
salvezza e guarigione.
Disagio dell’uomo
contemporaneo
Di taglio diverso l’intervento
del prof. Grounds, che ha offerto
una panoramica delle opinioni
scientifiche sul disagio dell’uomo
contemporaneo. Senso di colpa,
timore della morte, inadeguatezza, solitudine, angoscia trovano
riscontro nell’analisi che la Bibbia fa deH’uomo e della sua condizione di peccato e di morte. Il
rimedio proposto dalle moderne
tecniche terapeutiche — recupero
dell’equilibrio nella sicurezza e
nella fiducia — è la traduzione in
termini scientifici della proposta
evangelica di ancoraggio a una
verità rivelata. « Anche se la cura
<^ella psiche non si esaurisce
nel rapporto con la Parola di Dio
— ha continuato l’oratore — in
Quanto la Bibbia non si propone
in alternativa alla scienza, fede
e verità nella lotta contro la malattia psichica hanno una funzione innegabile ». « In ogni caso — ha concluso — Quel che veramente conta è l’adeguamento di
ogni terapia agli imperativi dell'etica biblica ».
I due ultimi interventi (Bolognesi/Traettino) si sono collocati su un piano rigorosamente pastorale. Partendo da premesse
comuni — l’individuazione cioè
della causa del disorientamento
dell’uomo contemporaneo nella
cultura soggettivistica ed illuministica dominante — i due oratori hanno tracciato un quadro
desolante della realtà umana sia
nella società, sia nella vita della chiesa.
Per il prof. Pietro Bolognesi,
l’indipendenza da ogni vincolo e
l’insistenza su valori soltanto individuali hanno prodotto la frantumazione della persona, mentre
il rifiuto del soprannaturale in
nome di un naturalismo antropocentrico (ecologismo), non legato al concetto di creazione, ha
rivelato la sua incapacità di produrre una centralità aggregante.
Rimane il grande vuoto di una
visione non più cristiana, a cui si
associa lo smarrimento di ogni
valenza rassicurante e positiva.
Purtroppo anche i credenti sono
irretiti da questo universo di simboli insignificanti e dall’emarginazione della Parola; ad essa invece deve tornare la chiesa.
Anche per il pastore Traettino
l’analisi del contesto sociale porta a conclusioni altrettanto negative. L’uomo — credente o no —
ha bisogno di verticalità; per
questo è indispensabile una lettura forte del ruolo della predicazione. Alla cultura della morte
di Dio, occorre saper opporre la
morte dell’uomo e la sua rigenerazione in Cristo. L’esperienza
personale con Dio deve estrinsecarsi nel recupero della vita comunitaria, della fraternità, della
mensa del Signore, della reciproca confessione dei peccati, della
paternità spirituale degli « anziani ».
Il ruolo centrale
dello Spirito
In questo contesto, è lo Spirito
che deve giocare un ruolo fondamentale e la preghiera comunitaria dovrà esserne l’asse portante.
Solo così la nostra fragilità si fortificherà; la nostra identità acquisterà la dimensione cristiana del
Regno; solitudine e angoscia verranno sconfitte.
Una valutazione del convegno?
Difficile a questo punto e forse
prematura, in quanto, come spesso in questi casi, ciò che conta _è
l’onda lunga, il ritorno successivo
prodotto dalla riflessione personale.
Sarà bene comunque mettere in
evidenza alcune perplessità sorte
nel corso del dibattito. A che servono, in definitiva, psicologia e
psicanalisi? Che vuol dire psicologia biblica? Probabilmente que
Tutti i libri della Bibbia in
carattere braille nella traduzione
ecumenica francese (TOB) sono
ora disponibili. L’opera è composta da 4 volumi e misura 2,90
metri di altezza!
I testi biblici in braille possono essere richiesti gratuitamente alla Missione Evangelica Braille (20, av. Louis Ruchonnet, 1800
VEVEY - CH).
La Società biblica in Italia
lancia un appello perché si faccia conoscere ai non vedenti o
ai mal vedenti questa possibilità di leggere la Parola di Dio
dalla Genesi all’Apocalisse e la
Ermanno Genre, professore di
teologia pratica alla Facoltà.
ste domande sono rimaste senza
risposta per buona parte dei partecipanti al convegno. Ma è anche
vero che tra le finalità degli organizzatori forse non c’era la volontà di dare risposta a questioni del
genere, che tuttavia l’andamento
dei lavori e lo stesso titolo hanno poi suggerito. Si è avuto così
un continuo oscillare tra il tentativo di fornire un’informazione
puntuale circa le attuali tendenze
nel campo dell’indagine psicologica e delle relative terapie e la
costante e non sempre opportuna
riproposizione della sostanziale e
completa autosufficienza di una
fede di tipo fondamentalista. E’
mancato quel confronto aperto
ed approfondito che avrebbe potuto smorzare l’oscillazione e dare maggior peso e chiarezza a tematiche risultate, nei fatti, non
prive di elementi di difficile interpretazione. Più che da dichiarazioni esplicite, d’altra parte, è
dal sottofondo del non detto che
è emersa una gran voglia — da
parte fondamentalista — di toglier di mezzo ogni ricerca scientifica per dare spazio a quell’unico autentico messaggio di salvezza e guarigione integrale che
verrebbe soltanto dalla Bibbia.
Con buona pace di coloro, pastori o teologi — di cui ha parlato diffusamente il prof. Genre —
che hanno cercato il contatto con
le teorie psicologiche e psicanalitiche, avvertendo che questo
rapporto non metteva in pericolo la fede, ma forniva nuovi elementi per comprendere più a
fondo quegli aspetti della natura umana più controversi, oscuri
ed interessanti.
P.T. Angeleri ■ A. Bragaglia
Un giorno nni lancero
verso di te
Un giorno mi lancerò verso di te.
Lo credo, sì, lo credo,
che un giorno, il tuo giorno,
mi lancerò verso di te.
Con i miei passi titubanti,
con tutte le mie lacrime nella mano,
con questo meraviglioso cuore che mi hai donato;
questo cuore troppo grande per noi,
perché è fatto per te.
Un giorno io verrò
e tu leggerai sul mio volto
tutta la tristezza, tutte le lotte,
tutte le sconfitte del cammino della libertà.
E vedrai tutto il mio peccato.
Ma io so, o Dio, che non è poi così grave il peccato
quando siamo davanti a te.
Perché è davanti agli uomini che veniamo umiliati.
Ma davanti a te è meraviglioso essere così poveri,
perché sappiamo che tu ci ami così tanto!
Un giorno, il tuo giorno, o Dio, verrò verso di te.
E nella vera esplosione della mia resurrezione
saprò finalmente che la. tenerezza sei tu,
che la mia libertà sei ancora tu.
Verrò verso di te, o Dio,
e tu mi darai il tuo volto.
Verrò a te con il mio sogno più folle:
portarti il mondo sulle mie braccia.
Verrò verso di te e griderò a gran voce
tutte le verità della vita sulla terra.
Ti porterò il grido che viene dalla notte dei tempi'
«Padre, ho cercato di essere uomo
ed ecco: sono il tuo figliuolo ».
(da « Réveil »)
TRIESTE
La battaglia dell'«ora»
L’IRC e i problemi causati dal «nuovo » Concordato - Vigilare sui soprusi e sulle forzature
APPELLO DELLA SOCIETÀ’ BIBLICA
Bibbia per i non vedenti
La Missione Evangelica Braille fornisce i testi - Servono fondi per finanziare l’opera
Missione Evangelica Braille, che
ha curato i testi, chiede fondi a
sostegno del suo importante servizio.
Riportiamo la testimonianza di
un cieco che ha ricevuto la Bibbia in braille e che riassume
tutta la forza della Parola di Dio
nella nostra vita: « Grazie per
questo grande dono dal cielo. La
Parola di Dio è il più bello di
tutti i tesori; ho pianto tanto
perché non potevo più leggere
la Bibbia. Ed ecco che ora posso di nuovo leggerla per meditare la Parola nel mio cuore, e
ogni giorno vivo un po’ meglio ».
Il 14 settembre, nella chiesa
metodista di Trieste, ha avuto
luogo la presentazione del libro
di Nicola Pagano « Religione e libertà nella scuola », edito recentemente dalla Claudiana.
L’incontro, organizzato da Laura Carrari, animatrice di Radio
Trieste evangelica (RTE) e dal
pastore Martelli, ha avuto un
buon esito sia per la numerosa
partecipazione degli evangelici
triestini, sia per la positiva risposta di genitori, docenti e studenti laici.
Ha introdotto la manifestazione la Carrari che, con garbo e
competenza, ha delineato i temi
fondamentali del libro, agganciandoli alla realtà della scuola
triestina e ai problemi sorti, in
quella città, intorno all’ora di
religione.
L’autore, a sua volta, ha ripercorso, in rapida sintesi e con
estrema chiarezza, le più scottanti questioni legate all’IRC nella
scuola pubblica. In particolare,
dopo aver tratteggiato nei loro
passaggi storici e nodali le vicende dell’IRC e del rapporto Stato-Chiesa, ha concentrato l’analisi sull’attualità e sui numerosi
problemi posti dal « nuovo »
Concordato.
Ha passato, cosi, in rassegna
l’art. 9.2 del Concordato ’84, considerato « punto nevralgico » di
tutto il sistema, la facoltativitàopzionalità, la materia alternativa, i nuovi programmi di religione cattolica, lo stato giuridico degli insegnanti di religione;
e poi l’Intesa Palcucci-Poletti,
le numerose circolari ministeriali, le risoluzioni parlamentari, le
polemiche e l’ampio contenzioso
di cui sono segno i ricorsi e le
sentenze del TAR, del Consiglio
di Stato e della Corte costituzionale.
Un posto centrale ha occupato,
naturalmente, la discussione sull’Intesa della Tavola valdese e
sulle Intese delle altre Chiese
evangeliche con lo Stato, poste a
confronto col Concordato cattolico. Ma il riferimento più preoccupato è andato ai provvedimen
ti dei mesi scorsi relativi all’IRC,
rappresentati dall’ordinanza del
Consiglio di Stato (del 20.5.’90),
che ha sospeso l’importante sentenza del TAR del Lazio che annullava le circolari del ministro
della Pubblica Istruzione, e dalla revisione di alcuni punti dell’Intesa Falcucci-Poletti (13.6.
1990), che ha modificato in peggio la materia. Si pensi solo alla partecipazione e ruolo degli
insegnanti di religione agli scrutini finali.
Il dibattito che è seguito è
stato vivace, interessante ed ha
toccato molti altri temi quali
il rispetto delle Intese protestanti da parte delle autorità scolastiche, il rifiuto di ogni alternativa airiRC, la vigil^za sull’insegnamento di religione cattolica durante l’insegnamento di
altre materie, il rifiuto del « modulo » del sì o no all’atto dell’iscrizione, la denuncia di ogni
sopruso o forzatura delle norme e, soprattutto, la gelosa difesa della libertà di religione e di
coscienza.
Nella conclusione è emersa la
consapevolezza che il discorso
resta aperto e che la battaglia
sull’ora di religione continua.
Elisabetta Würzburger
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 21 OTOBRE
ore 23 circa - RAIDUE
replica:
LUNEDI’ 29 OTTOBRE
ore 10 circa - RANDUE
RAIDUE
INFORMATIVO
Apertura: Quale ruolo possono svolgere i cristiani palestinesi nella crisi del Medio
Oriente ; filmato sul convegno
«Essere Chiesa insieme»;
1-1-1, risposte alle lettere dei
telespettatori.
8
8 fede e cultura
19 ottobre 1990
NEL PRIMO CENTENARIO DELLA MORTE
Vincent Van Gogh
Vincent Van Gogh: « Falciatore in un campo di grano ».
Quest’anno si celebra il primo
centenario dalla morte di Van
Gogh, avvenuta esattamente il 29
luglio 1890.
Di lui parlerò sfogliando le oltre 600 lettere, quasi per intero indirizzate al fratello Theo,
che costituiscono un unicum di
eccezione perché « sono tutt’uno,
confessione piena e senza remore a Dio, alla natura e agli uomirti, sempre e indissolubilmente lucida e febbrile, analitica e
magmatica, atto d’amore e di
angoscia... » (Marco Rosei, 1986X
E' indubbio che nelle sue frasi traspare il pittore, come nella
lettera del luglio 1890 (mese della morte) diretta alla madre e
alla sorella Wilhelmina: « ...io
scmo completamente preso dall’immensa pianura con i campi
di grano contro la collina, senza confini come un mare di un
giallo, di un verde tenero, delicato, il viola tenero di un pezzo
di terreno zappato e sarchiato... ».
Ma i valori morali, anche nei
momenti più oscuri e convulsi
del suo esistere, splendono di
luce che non passa con l’ora
che passa.
Scrivendo a Theo appare soprattutto preoccupato di dover
sempre dipendere economicamente da lui. A tale proposito
in una lettera del 1881 dice:
«...vedrai che fra non molto non
dovrai più mandarmi danaro...,
forse un giorno la gente inizierà a dire che io so disegnare
un poco... ».
Stupisce pertanto che egli
scriva: « Il successo è praticamente la cosa peggiore che
possa capitare ad un artista... ».
Successo che, in parole povere,
vuol dire traduzione in moneta
sonante degli elaborati pittorici
e poetici in genere... Ma a quanto risulta daH’epistolario, danaro e poesia non possono coesistere perché Taccostamento va
sempre a scapito del fattore poesia. La vendibilità di un’opera
comporta il rischio di un ab
bassamento del suo livello culturale, specie se deve scendere
alla mentalità, spesso inaccettabile, dell’acquirente.
Tornando a Van Gogh, mi pare opportuno rammentare che
nella sua famiglia i problemi della trascendenza, secóndo l’ortodossa visione cristiana, erano argomento di discussione o edificazione pressoché quotidiano:
basti pensare che il padre di
Vincent era un osservante pastore calvinista e che lui stesso aveva predicato l’evangelo in molti
centri d’Inghilterra e d’Olanda.
Non poteva dunque ignorare
le parole di Gesù come ce le riferisce l’evangelista Luca: « ...dopo avere fatto ciò che vi è stato comandato dite: noi siamo
servitori inutili » (Luca 17: 10).
Sottofondo infatti della personalità di Van Gogh è il concetto
della protestante « inutilità » dell’uomo e della sua opera. Ma
nel versetto citato si parla anche del dovere insopprimibile di
compiere tutto ciò che ci è stato comandato. Vincent scrive nell’agosto 1883: « ...mi considero
una persona che ha da portare
a compimento qualcosa con amore entro pochi anni », Dagli specialisti la sua pittura è ritenuta
la sorgente più pura deH’arte
contemporanea: per inciso dirò
che per leggere tutto quello che
hanno scritto su lui non basterebbero quarant’anni.
Concluderò con un sintetico
florilegio tra le sue parole riguardante l’amore: « Amare ed
essere riamati ». « Per diventare
un artista è necessario l’amore ».
« Chi vuole mettere sentimento
nel proprio lavoro deve prima
provare tale sentimento e vivere col cuore... ».
Trattandosi dell’evangelico
Van Gogh sono certo che egli
abbia meditato e predicato sul
celebre inno all’amore di Paolo: « Quando io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
se non ho carità (vale a dire
agape, amore) divento un rame
risonante o uno squillante cembalo... Queste tre cose durano:
fede, speranza, carità; ma la più
grande di esse è la carità » (I
Corinzi 13).
Per Vincent l’opera d’arte è
un palese segno d’amore... che
dura.
Ed è per questo che la sua
pittura, per un imperscrutabile
sortilegio, ci incanta da un secolo.
Filippo Scroppo
FIRENZE
Cappella Brancacci
e l’Evangelo
Il genio di Masaccio ha espresso una concezione delluomo come creatura a immagine divina
Firenze, Cappella Brancacci: « Il tributo », opera di Masaccio, dopo
il restauro condotto nel 1989-’% (particolare).
Nella storia dell’arte italiana,
meglio universale, tre celeberrime cappelle evidenziano le caratteristiche dell’« homo novus » rinascimentale nei suoi aspetti etico-spirituali ; la Cappella degli
Scrovegni (con gli affreschi padovani di Giotto), la Brancacci, a Firenze, con Masaccio, e la
Sistina, a Roma, con Michelangelo; significativo appare come
in epoche diverse gli autori abbiano posto al centro l’eccezionale figura del Cristo nella sua
unica personalità («Il Padre ha
dato al Figlio autorità di giudicare» - Giov. 5: 27).
Sotto il segno di Masaccio,
« pittore autonomo » a Firenze,
abbiamo ima rinnovata stagione
con la restaurata Cappella Brancacci; pochi anni (1424-27 c.)
furono sufficienti al giovanissimo
genio per mostrare lo spirito dell’incipiente umanesimo che si affermava nella concezione cristiano-medievale attraverso i riscoperti valori della vita terrena;
solo più tardi incontreremo le
tormentate ansie religiose nei
principi rivoluzionari della Riforma. Dai goticheggianti personaggi di Masolino, dove gli episodi biblici sembrano visti come
UN VOLUME DELLA CLAUDIANA
La spianata del tempio di Gerusalemme, il luogo della pace
fra ebrei, cristiani, musulmani,
è cosparsa di sangue palestinese.
Una strage che va al di là delle
precedenti, riproponendo la eterna e dimenticata questione palestinese. Un dramma esemplare
della prepotenza, della ingiustizia, dei diritti calpestati. Anche
della disinformazione.
Per rimediare in parte a questo aspetto, è uscito proprio in
questi giorni un libro prezioso
sui cristiani palestinesi, piuttosto sconosciuti nei nostri paesi,
anche in quelli cristiani, cattolici e protestanti. Cristiani completamente arabi e completamente palestinesi, quindi compietamente vittime delle inguistizie e
delle repressioni israeliane, completamente partecipi dell’intifada. Non è vero che palestinese
coincida con musulmano.
Paolo Naso, autore del libretto (Come pietre viventi... Immagini e testimonianze dei cristiani palestinesi, Torino, Claudiana, 1990, pp. 92, L. 8.500) ha
intervistato una quantità di palestinesi cristiani, per scoprirne
tendenze, cultura, mentalità, politica. A cominciare da un intei
Come pietre viventi
lettuale nonviolento di Beit Sahur che alla domanda, ovvia, sui
rapporti con l’IsIam, risponde:
« Gesù Cristo è il mio profeta
biblico; Maometto il profeta della mia cultura ». Una distinzione diffìcile, che soltanto il cristianesimo permette, e a fatica.
Alla domanda sulla presenza cristiana nelle terre del conflitto, im tassista risponde: « Qui
non fa alcuna differenza essere musulmano o cristiano. Siamo prima di tutto palestinesi.
Giovani di religioni diverse
possono sposarsi senza alcuna
difficoltà. Siamo tutti fratelli ».
Non è facile conoscere le varie articolazioni dei cristiani in
terra di Israele. Dal 1974, il
Consiglio delle Chiese del Medioriente ne riunisce insieme le
quattro principali famiglie. La
prima è quella delle antiche
chiese orientali « monofisite »:
armeni, copti e siriani o giacobiti, che non accettarono la decisione del concilio di Calcedonia del 451 sul rapporto fra la
natura umana e quella divina
di Cristo. La seconda famiglia è
quella degli ortodossi di rito bizantino, forse 50.000 (le funzioni si tengono in arabo, ma anche in greco). Poi gli evangelici,
pochissimi, ma con un peso culturale e politico rilevante.
I cattolici costituiscono la
quarta famiglia: circa 12.000 di
rito latino, 6.000 maroniti, e infine la denominazione più consistente, i greco-cattolici o
uniati (circa 50.000), che nel
700, mantenendo riti, lingua,
ecc. dell’ortodossia greca, si unirono a Roma. In tutto i cristiani palestinesi saranno poco
più di 100.000, il 13% della popolazione araba nello stato di
Israele. Una minoranza piuttosto rilevante, con un peso culturale e politico anche maggiore del numero.
Un peso che, però, non si
sente abbastanza nell’opinione
pubblica cristiana dell’occidente,
bloccata in un’impasse fra due
atteggiamenti di fatto, anche se
non in teoria, contrapposti: la solidarietà con gii oppressi palesti
nesi e la colpevole memoria di
Auschwitz.
Nell’introduzione al volumetto di Naso, Daniele Garrone, biblista evangelico, protagonista
del dialogo ebraico-cristiano,
mette bene in evidenza le « precomprensioni » che ci rendono
diffìcile una discussione serena
su Israele, palestinesi, intifada.
Da un lato, in ambienti specialmente di sinistra, una pregiudiziale anti-israeliana, che porta a
leggere il conflitto semplicisticamente in chiave terzomondista.
Ma, dall’altro lato, specialmente
negli ambienti delle « amicizie »
ebraico-cristiane, una rimozione
dell’aspetto politico della realtà
di Israele.
« Alla lunga, saranno le posizioni sofferte e dialettiche a
servire la causa dei due diritti,
di Israele e dei palestinesi, e
non gli schieramenti viscerali e
schematici »: soprattutto in un
momento come l’attuale, mentre i vari fondamentalismi, ebraico, musulmano e anche cristiano,
stanno prendendo piede, con
grande soddisfazione di chi vuole lo scontro, sotto lo sguardo
troppo indifferente di chi dice
di non volerlo.
Filippo Gentiioni
in un racconto fiabesco calato
nella cronaca. Masaccio porta i
fatti evangelici verso l’epopea,
dando ai protagonisti profondità
di sentimenti in una personale
partecipazione di fede; vediamo
l’apostolo Pietro che risana lo
storpio o che, con Giovanni, guarisce solo al passare della sua
ombra (v. Atti 5: 15) i malati,
con umiltà, tutto compreso nella
sua missione verso i « minimi ».
Ma dove si dispiega la profondità della concezione dell’uomo
come creatura « a immagine divina », è nell’affresco de « Il tributo » (Matteo 17: 24), dove gli
apostoli (Cristo al centro) e il
gabelliere sono penetrati psicologicamente con rara efficacia;
gli apostoli raccolti attorno al
« rabbi » sono uomini integri
nella loro razionalità (« spirito,
anima e corpo ») ed autonomia;
gli stessi apostoli, pur partecipi
di un’unica fede, appaiono però
diversi secondo il proprio carattere.
Per inciso è da notare che comunemente viene fatta confusione tra Matteo 17: 24 e il testo di
Matteo 22: 21 : « Rendete a Cesare quel che è di Cesare... ». Entrando nella Cappella ci sembra
di trovarci in uno spazio prospettivamente aperto, visto in un
mondo di eroi; l’occhio si ferma,
tra gli altri episodi, sul dramma
di Anania che muore ai piedi degli apostoli, e di Pietro, aiutato
da Giovanni, che distribuisce i
beni della comunità ai poyeri;
per brevità di spazio non menzioneremo le altre scene evangeliche, tutte soffuse di sofferta
drammaticità.
Da qui è nata nella grande
arte pittorica una progenie di
credenti cristiani, al di là di ogni
comune ripetitiva simbologia.
Certo, nel rapporto tra la Cappella Brancacci e le tematiche delr Evangelo individuiamo una
« summa » che supera i tempi
attraverso il messaggio che dalla
perduta innocenza dei progenitori ci reca la riacquistata dignità con l’intervento del Cristo che
ha pagato lui, per tutti, il nostro
tributo.
Possiamo, quindi, trovare la
grandezza morale e la maturità
di pensiero del genio masaccesco,
oltre che come pittore anche come uomo e credente; giustificata
appare la frase « storica » del
Brunellesci che, all’annunzio improvviso della morte del grande
pittore fiorentino, ebbe a dire:
« Abbiamo fatto una gran perdita in Masaccio ».
Elio Rinaldi
9
valli valdesi
19 ottobre 1990
PINEROLO
ANGROGNA
Elezioni in primavera? Proposte di turismo
Due ricorsi contro la decisione del TAR allungano i tempi di attuazione della nuova consultazione; la parola va al Consiglio di Stato
In montagna non megastrutture ma punti di
accoglienza; una possibilità per i residenti?
Le elezioni comunali si allontanano. Come si ricorderà, il
TAR del Piemonte aveva, con
una sentenza del 29 agosto scorso, annullato le elezioni di maggio. Motivo la presenza contemporanea, nella competizione elettorale, di due liste democristiane. La Commissione elettorale
mandamentale aveva approvato
la presentazione contemporanea
delle due liste, chiedendo solo
una integrazione del simbolo in
modo che fossero distinguibili
tra loro. Per la Commissione
elettorale non aveva importanza
che le liste fossero state sottoscritte dallo stesso segretario
provinciale.
Contro la decisione si erano
appellati al TAR la « Lista per
Taltemativa » (PCI, DP, Verdiarcobaleno, partito radicale e indipendenti), la Lega Nord e, a
titolo personale, il liberale Fiammotto.
Il TAR annullava le elezioni
e chiedeva aH’autorità amministrativa di commissariare la città. Cosi Pinerolo è, da quasi due
mesi, retta da un commissario,
il viceprefetto doti. Raga. Contro la sentenza del TAR si sono
appellati al Consiglio di Stato
il consigliere comunale Enrico
Villarboito, eletto nella lista di
Piemont e poi alla prima riunione del consiglio passato al
gruppo del PSI come indipendente, e cinque consiglieri della lista democristiana capeggiata da Francesco Camusso.
Villarboito sostiene che il TAR
non poteva decidere l’annullamento in quanto il collegio giudicante del TAR era quello « feriale » che è solo abilitato a dirimere questioni urgenti. Se il
Consiglio di Stato accogliesse la
Sua tesi, tutto verrebbe rinviato al TAR che dovrebbe nuovamente decidere sulla questione.
Cioè l’iter giuridico sulla validità o meno del Consiglio comunale eletto a maggio dovrebbe
nuovamente iniziare: sentenza
del TAR, eventuali ricorsi, sentenza del Consiglio di Stato.
Per i consiglieri democristiani capeggiati da Camusso, invece, il TAR avrebbe dovuto pronunciarsi anche nel merito della legittimità della presentazione della lista democristiana capeggiata dal deputato europeo
Chiabrando. Sostengono, Camusso e i suoi, che solo la lista da
loro presentata ha l’imprimatur
del segretario provinciale democristiano Deorsola. L’altra lista
DC avrebbe utilizzato una delega in bianco. Sulla questione è
in corso, presso la procura della Repubblica di Torino, anche
una indagine di tipo penale.
Questi due ricorsi hanno come risultato rallungarsi dei tempi per le prossime nuove elezioni. Infatti il Consiglio di Stato dovrà pronunciarsi e poi il
ministero degli Interni dovrà fissare la data delle nuove elezioni, che però dovrà essere successiva di almeno 45 giorni. Vi è,
naturalmente, anche la possibilità che il Consiglio di Stato ritenga valide le elezioni di maggio e il Consiglio venga ristabilito nella sua composizione uscita dalle elezioni. Una possibilità che i giuristi ritengono molto improbabile.
In questa situazione i partiti
si stanno attrezzando per la
nuova competizione elettorale.
La DC è commissariata, com
missario è il conte Calieri che
sta cercando di mettere ordine
nel partito. La maggioranza della sezione democristiana di Pinerolo ha chiesto ai probiviri
misure contro Camusso, considerato responsabile della rottura
del partito, ma Camusso conta
amici potenti a Torino (Bonsi
gnore) e a Roma (Andreotti).
La « Lista per l’alternativa » ha
i suoi problemi. I verdi-arcobaleno se ne sono andati annunciando che — se le verifiche saranno positive — presenteranno
una loro lista, il PCI è diviso
tra coloro che appoggiano il ripetersi delTesperienza (A. Barbero e C. Roetto) e chi invece
pensa che la lista per l’alteraativa dovrebbe essere una lista
del rinnovato Partito democratico della sinistra (il nuovo nome
del PCI); DP, invece, pensa che
la lista debba caratterizprsi come partito di opposizione. E'
perciò difficile la coesistenza nella stessa lista di Pds e DP.
In una assemblea pubblica tenutasi il 9 ottobre scorso, però,
i partecipanti hanno deciso a
maggioranza il proseguimento
delle esperienze della lista per
l’alternativa, pur decurtata dei
verdi, che si darà per il momento un compito di controllo sulle delibere assunte dal commissario governativo, sulle quali farà conoscere il parere politico
della lista e del gruppo consiliare.
G. G.
FERROVIA PINEROLO-TORRE PELLICE
Si chiedono garanzie
Le notizie apparse di recente
sui giornali, sulla sospensione
del servizio ferroviario sul tratto
Pinerolo-Torre Pellice per oltre
un anno a causa di lavori di ammodernamento della linea, stanno causando vivo allarme in valle.
Non è infatti chiaro perché la
sospensione debba avvenire proprio nel periodo di maggior utilizzo del servizio né se le Ferrovie siano pronte a partire da
subito e a garantire una sollecita ripresa della circolazione
dei treni.
Qualcuno teme che dietro queste proposte vi sia un nuovo
tentativo di sopprimere definitivamente il servizio.
Il comitato di difesa della ferrovia si è immediatamente riunito, verificando le poche informazioni e organizzando i possibili interventi. Oltre a chiedere
precise garahzie circa il proseguimento del servizio, i pendolari hanno suggerito che le am
ministrazioni locali contattino
tutti gli enti potenzialmente iriteressati alla questione (Ministero, Regione, Provincia, Compartimento FFSS ecc.), al fine di
evitare gravi disagi, con conseguenti problemi di ordine pubblico. Dice il testo del telegramma: « Invitiamo a sospendere la
decisione di chiusura per una
più attenta verifica, previa consultazione popolazioni locali, delle reali esigenze di interventi per
miglioramento del servizio ».
LUSERNA SAN GIOVANNI
Presentato il bi
Costruire un bilancio di previsione senza avere indicazioni
chiare circa le possibili entrate
è quanto tocca ai vari Comuni in
questo mese di ottobre.
Il consiglio comunale di Luserna San Giovanni è stato così informato nella sua riunione del 12
scorso dell’avvenuta presentazione, da parte della giimta, dello
schema di bilancio ’91 e della relazione previsionale e programniatica.
Le linee su cui si sono mossi
gli amministratori sono analoghe
a quelle adottate lo scorso anno,
con un aumento possibile del 5%
legato all’andamento dell’inflazione, ma con nessima garanzia
circa i versamenti da parte dello
Stato. Una prossima seduta, alla
fine del mese, sarà dedicata probabilmente ad un esame « nel
merito » del preventivo.
Nella stessa riunione i consiglieri sono stati chiamati a dare
il loro parere circa la coltivazione di due cave di gneiss lamellare site in territorio comimale;
il problema di come vengono
sfruttate queste risorse naturali,
di come venga eseguito lo smaltimento dei detriti che queste lavorazioni comportano, non è nuovo, ma l’occasione di questo parere ha dato la possibilità di riprendere la discussione; esiste
comunque un impegno ad affrontare a fondo la questione in un
prossimo consiglio.
Infine è stato approvato il programma di attività culturale per
la stagione ’90-91, un programma che prevede spese per oltre
100 milioni di lire, ma che normalmente viene finanziato dalla
Regione in parti molto esigue.
O. N.
UNA PROPOSTA
Conoscere
le stelle
E’ stata inaugurata domenica
scorsa, presso i locali comunali
di via Roma 33 a Luserna San
Giovanni, una mostra astronomica dal titolo « Impariamo a
conoscere le stelle »; l’organizzazione è curata dall’associazione
astrofili ’’Urania”.
L’associazione ’’Urania” si rivolge a tutti coloro che in qualche modo provano interesse per
la ricerca e l’osservazione dell’universo « con l’intento — dicono
i promotori — di costruire un
centro attivo di studio, un punto
di ritrovo e di osservazione del
firmamento per soddisfare la
propria curiosità intellettuale,
per maturare interessi scientifici e per intraprendere studi
qualificati ».
Naturalmente si vogliono coinvolgere in particolare i giovani,
ma anche gli insegnanti, ritenendo questo centro un punto
importante per lo studio del
cielo e dei suoi fenomeni; ma
per raggiungere lo scopo individuato nello statuto dell’associazione ’’Urania”, un osservatorio astronomico pubblico, sarà
necessario anche l’interessamento di imprenditori privati e di
amministratori pubblici.
La mostra è aperta fino al 4
novembre (ven. 10-12; sab. 1619; dom. 10-12 e 16-19).
II primo incontro dibattito dell’edizione '90 dell’Autunno in
vai d’Angrogna ha visto insieme
Daniele dalla, Furio Chiavetta e
Roberto Mantovani a parlare di
progetti di sentieri in montagna e delle iniziative che possono sorgere intorno ad essi per
rispondere al bisogno di contatto con la natura sempre più presente nella società.
I tre oratori sono tutti legati
e alla vai Pellice, e all’osservazione e allo studio dei problemi del turismo in montagna. Si
tratta di un turismo — è stato
detto — che non cerca le megastrutture, ma vuole poter apprezzare le bellezze naturali proprio
attraversandole su quei sentieri
o mulattiere di cui sono ricchi
le nostre montagne. E’ chiaro
che possiamo avere di fronte
una persona che vuol fare semplicemente una passeggiata (e
allora occorre avere a disposizione dei percorsi di breve-media durata, possibilmente ad
anello), oppure persone disposte
a trascorrere in montagna alcuni giorni consecutivi.
Ecco che diventa allora importante avere a disposizione dei
punti di accoglienza dove trascorrere la notte, consumare un
pasto e rma colazione, il tutto
con una spesa non troppo elevata; « è proprio quello che manca oggi in valle e che si dovrebbe costituire », ha aggiunto Chiavetta.
Potrebbero assolvere questo
ruolo gli alpigiani? Senza andare troppo lontano, in Francia,
ciò accade da tempo.
Non dimentichiamo — è stato anche ribadito — il patrimo
TORRE PELLICE
Settimana
della castagna
Settimana densa di appuntamenti
per Torre Pellice; la collaborazione fra
amministrazione locale ed associazioni
presenti sul territorio (questa volta
coordinate) hanno prodotto un programma ricco sia di spunti di riflessione
che di momenti più ” popolari ».
Così, dopo il dibattito sul ruolo
della castagna nell’economia locale
svoltosi mercoledì, giovedì 18 alle ore
17 verrà inaugurata la mostra fotografica di Lina Gavina « ...il tempo delle
castagne »; la mostra sarà aperta fino
al 23 ottobre, presso l'atrio del municipio, fra le 9 e le 18.
Venerdì 19 ottobre, alle ore 20 45,
presso il tempio valdese, (’AVO (associazione volontari ospedalieri) presenterà un concerto del coro Brio Boucle
di Pinerolo.
Sabato 20 ottobre, nell’isola pedonale,
si svolgerà il mercatino biologico mensile (per l’ultima volta al terzo sabato essendo da novembre anticipato
al secondo) e, in serata, spettacolo
musicale « A chi tocca... tocca! ».
presso il salone Opera della gioventù di
via al Forte, ancora a cura dell’AVO:
parteciperanno Marina Ferrari e i ragazzi della scuola Mauriziana.
Domenica 21, sempre nell’isola pedonale, esposizione e vendita di prodotti agricoli locali e artigianali; aile
ore 11, concerto della banda cittadina.
Nel pomeriggio, alle ore 14.30, per
le vie del paese, spettacolo del gruppo «Assemblea teatro ” e, alle ore
15.30, distribuzione di caldarroste.
Domenica, presso la foresteria valdese, si svolgerà anche il pranzo sociale dell’Avo.
Le offerte raccolte durante gli spettacoli organizzati dall’AVO saranno destinati a favore dell’Ospedale valdese
e della Casa di riposo S. Giuseppe.
Infine una nota gastronomica: nella
settimana, alcuni ristoranti proporranno
menù a base di castagne e di altri
prodotti tipici locali.
nio storico e culturale della valle; i sentieri che raggiungono i
luoghi storici del valdismo sono già oggi una mèta privilegiata; sarebbe molto importante
non solo il loro mantenimento
in buon stato, ma anche una
adeguata pubblicizzazione. Recentemente è stata pubblicata
una guida del pinerolese; rispetto alla vai Pellice sono stati contati 27 errori madornali,
che denotano, al minimo, incompetenza.
Sia Mantovani che Chiavetta,
entrambi redattori di importanti riviste di montala, si sono
dichiarati disponibili a parlare
con una certa puntualità delle
valli e delle iniziative che da
gruppi o associazioni locali vengono proposte.
Agli interventi degli oratori
hanno fatto seguito numerosi
contributi di persone presenti alla serata; sarà questo un primo
passo per rilanciare il turismo
a misura d’uomo e di ambiente
in vai d’Angrogna? pvR
Pista del Pra: i
lavori inizieranno?
BOBBIO PELLICE — Si va
verso Tinizio lavori per la pista
Villanova-Pra? Si deve registrare
ancora una deiibera della giunta
della Comunità Montana Val Pellice con cui si subappalta parte
dei lavori dalla Tecno-costruzioni di Torino, che si era aggiudicata l’appalto, alla ditta Paschetto Ide di San Secondo che, non
essendo iscritta all’albo nazionale dei costruttori, aveva in un
primo momento dovuto rinunciare ai lavori.
Nel frattempo avendo gli ambientalisti deciso di portare la
propria opposizione fino al TAR,
è stata da essi inviata una diffida ad iniziare i lavori alla ditta
incaricata.
Pare anche che la dichiarazione di « pubblica utilità » dell’opera, condizione necessaria per poter aprire un cantiere in una zona rischiosa sotto il profilo valanghe e frane, prevedesse l’inizio
dei lavori entro sei mesi, cosa
che non è avvenuta. Pro Natura
ha infine fatto rilevare che non
è stato inserito nel progetto
un rapporto sull’impatto ambientale dell’opera.
Solidarietà
con la Romania
TORRE PELLICE — Le chiese
pestecostali hanno promosso
una raccoltta di materiali vari a favore delle popolazioni
romene, già concretizzata attraverso l’invio di due camion nelle scorse settimane.
Radio Beckwith e l’Esercito
della Salvezza di Torre Pellice
hanno deciso di sostenere questo
progetto anche alle Valli, tenendo conto della disponibilità espressa dalle ADI (Assemblee di
Dio in Italia) a trasportare a loro volta il materiale raccolto alle
chiese sorelle in Romania,
Come punto di raccolta è stata
individuata la sede dell’Esercito
della Salvezza in corso Gramsci
a Torre Pellice, il martedì ed il
giovedì dalle 9 alle 12 ed il sabato dalle 14 alle 18 (tei. 932388).
I promotori della raccolta segnalano che si cercano vestiario,
attrezzi da lavoro e da ufficio. La
raccolta terminerà il 30 novembre prossimo. Per ulteriori informazioni, tei. 91507.
10
10 valli valdesi
19 ottobre 1990
VAL GERMANASCA
USSL 43
Nuvole per l'occupazione Se arriva rinfluenza
Le comunità valdesi devono rendersi attente ad una situazione che
si va facendo pesante; una sottoscrizione di solidarietà concreta
Con l’autunno arrivano le nebbie e maturano le castagne, ma,
come spesso succede, scoppiano
anche le crisi aziendali.
In vai Chisone è di questi
giorni la notizia del licenziamento di un’impiegata alla ditta
Martin di Porte di Pinerolo. Pare
che i motivi di questa decisione
siano imputabili all’interesse dimostrato dall’impiegata riguardo
ai problemi derivanti dalle condizioni di lavoro nella fabbrica e
all’opera di sensibilizzazione svolta presso i compagni, oltre che
alla sua adesione al sindacato; tutte cose da sempre mal tollerate dalla direzione aziendale.
Risalendo la valle troviamo i
dipendenti della Tecnomaiera di
Inverso Pinasca in sciopero, con
conseguente fermata totale della
produzione, per protesta contro
il licenziamento di un impiegato
con una ventina d’anni di anzianità presso la ditta stessa. In
questo caso si tratta di un provvedimento preso a seguito di im
volantino affisso in bacheca dall’impiegato in questione e «costituente scherno ed insulto gratuito nei confronti dei superiori
gerarchici e della complessiva Direzione aziendale », secondo
quanto si legge nella lettera consegnatagli.
In merito alla vicenda Tecnomaiera, oltre all’intervento dei
sindacati, va segnalata anche una
interpellanza urgentissima presentata da due consiglieri regionali PCI (Marengo e Calligaro)
in cui « a conoscenza del licenziamento (...) di un delegato sindacale per un giudizio dato sulla
azienda che è stato ritenuto ’’critica distruttiva”, e valutando assai grave il fatto in quanto colpisce la libertà di pensiero e di
espressione di un lavoratore », si
chiede al presidente della giunta
ed all’assessore competente « se
non ritengano di dover avviare
immediatamente una iniziativa
nei confronti dell’azienda perché
la decisione sia rivista, nonché
ogni altra iniziativa di solidarietà nei confronti del lavoratore colpito e dei suoi compagni
di lavoro in lotta ».
In vai Germanasca c’è poi la
situazione della ’’Talco e Grafite”, società che prevede di lasciare a casa un’ottantina di dipendenti in esubero; questa gestione mira ad uno sfruttamento
intensivo dei filoni di talco, sen
PEROSA ARGENTINA
Il gioco può educare
Di6tro ai giocattoli più somplici, I idea creativa della costruzione
Per il gioco, come per altri
Svariati aspetti della vita, si discute sempre di più di ciò che
esiste sempre di meno.
Nessuno, cinquant’anni fa, si
sarebbe sognato di organizzare
tavole rotonde sui giochi e sui
giocattoli, né tanto meno li avrebbe insegnati in corsi specializzati: a quel tempo si giocava e basta e tutti sapevano
quanto bastava per l’organizzazione del proprio tempo libero.
Ma i tempi cambiano e la tavola rotonda, organizzata dall'assessorato alla cultura della Comunità montana valli Chisone e
Germanasca giovedì 11 ottobre,
ha fornito utili spunti di riflessione. L’infaticabile Giancarlo Perempruner, direttore del Centro
per la cultura ludica di Torino,
raccoglitore di ogni specie di giocattolo povero, la psicoioga Emma Turvani e Miriam Chemello, psicomotricista, sono stati
molto perentori: se un giocattolo non sviluppa la creatività
e l'abilità manuale può essere
anche perfezionatissimo e molto costoso, ma non svolgerà alcuna funzione educativa e sarà
abbandonato anche dai bambini
ai quali è destinato.
Osserviamo invece i giocattoli
costruiti quando il denaro era
scarso e i mezzi limitati: dietro ai pezzetti di legno, alle cordicelle, alle ruote rudimentali,
c’è un’idea costruttrice, c’è il vero gusto del giocattolo personale, che può anche essere disfat
to e ricostruito a piacere.
La piccola mostra che si può
visitare nel villino della Comunità montana espone una serie
di oggetti anche buffi, ma sempre fimzionali. Altri verranno
costruiti nel laboratorio che si
inizierà il mese prossimo, per
i genitori che vogliono fabbri
care giocattoli con i propri figli.
E forse, accanto alle automobiline teleguidate e alle bambole che cantano e camminano, riprenderanno il loro posto le
trottole, i carrettini di legno e
le barchette fatte con un guscio
di noce.
Liliana Viglielmo
TORRE PELLICE
C’era una volta..
l’Hôtel de l’Ours
Torre Piellire - Piazza Viftorìo Emanuele
Traslochi
e trasporti per
qualsiasi destinazione
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Via Belfiore 83 - Nichelino
Tel. 011/6270463
Per decenni l'Hôtel de l’Ours ha rappresentato per Torre Pellice un simbolo.
Proprio lì fu servito, il 27 febbraio del 1848, il grande banchetto
{«padre» delle nostre agapi del «XVII») per festeggiare l’emancipazione appena accordata da Carlo Alberto ai valdesi: vi parteciparono oltre 300 commensali, tra cui tutte le autorità locali e 15
preti della zona.
Sempre all’Hôtel alloggiò Edmondo De Amiens durante il suo
soggiorno alle valli che ispirò i capitoli « La Ginevra italiana » e
«Le Termopili valdesi» del suo libro «Alle porte d’Italia» (ed una
targa su un nturo dell’edifìcio ricorda quel momento).
Poi, all’iriizio degli anni '30, l’Hôtel de l’Ours chiuse i battenti.
Ora sono iniziati i lavori di ristrutturazione che, qui come già in
altri angoli del paese, consentiranno di rilanciare immagine e utilizzo
di uno stabile « storico ».
L’anno scorso l’epidemìa è stata assai rilevante: suggerimenti e vaccini per difenderci
za però salvaguardare l’occupazione e con essa la vita di tutta
la valle.
Anche le comunità valdesi dovranno aprire gli occhi su questa
realtà, ed ogni membro di chiesa
dovrebbe fare tutto ciò che è nelle sue possibilità per evitare che
certe decisioni passino sulle nostre teste (vedi anche la possibile installazione di alcime centrali idroelettriche in valle...);
la nostra solidarietà dovrebbe diventare concreta, ad esempio con la presenza vicino al lavoratori in lotta o aderendo alla sottoscrizione aperta alla Tecnomaiera per aiutare
le famiglie che più hanno necessità di ricevere uno stipendio
mensile (tenuto conto del fatto
che la ditta ha pagato solo il 45%
dello stipendio di settembre).
Dovremmo anche essere capaci di una visione complessiva dei
problemi di valle che leghi lavoro o disoccupazione con il disfacimento dei nuclei familiari, con
la droga, con l’alcolismo (che è
sempre esistito... purtroppo!) e
con il progressivo distacco giovanile da ogni forma di impegno.
Dario Tron
Come ogni anno è prevedibile
che durante la stagione invernale si verifichi un’epidemia di influenza.
Lo scorso anno l’epidemia fu
particolarmente rilevante sia come numero di casi che come
gravità di sintomi e conseguenze.
L’influenza è causata da 3 tipi
di virus: A, B e C.
Il virus A si trasforma periodicamente dando luogo ai ceppi responsabili delle ondate epidemiche. Il virus B è più stabile,
mentre il virus C è poco rilevante dal punto di vista della
patologia umana.
L’infezione passa tramite le vie
aeree (naso e bocca) da persona
a persona.
Il virus si localizza e si moltiplica nelle cellule dell’apparato
circolatorio. Quando le cellule
piene di nuovi virus si rompono,
i nuovi virus vanno ad invadere
altre cellule, e così via finché le
difese immunitarie dell’individuo
prendono il sopravvento e la persona guarisce.
In alcuni casi però, per esempio in persone anziane, in ma
Autunno in vai d’Àngrogna
ANGROGNA — I prossimi appuntamenti prevedono: sabato 20 ottobre,
ore 21.15, alla sala unionista di S. Lorenzo, replica dello spettacolo del
Gruppo teatro Angrogna « A la brua! ».
Mercoledì 24 ottobre, ore 21, alla
scuola di Chiot dl'Aiga, dibattito su;
« Agricoltura e salute »; verrà presentata un’indagine dell'USSL tema.
Venerdì 26, ore 21 15, ancora una replica de a A la brua! ».
_____________Cinema________________
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, venerdì 19 ottobre, alle ore 21.15, «Fa' la cosa giusta »; sabato 20 (ore 20 e 22.10) e
domenica 21 (ore 16, 18, 20, 22.10)
« Ragazzi fuori ».
Programmi di Radio Beckwìth
________FM 91.200 - 102.350________
La trasmissione « A confronto », in
onda il lunedì alle ore 17 ed il martedì alle ore 11.30, inizia un ciclo sulle
chiese evangeliche del Sud Italia; il
programma « Il mio amico treno », in
onda il martedì alle ore 19, in considerazione degli avvenimenti che fanno
considerare a rischio la linea di Torre Pellìce, viene proposto in replica
anche la domenica alle ore 12; è partita anche una nuova trasmissione,
completamente dedicata agli appuntamenti delle chiese evangeliche della
zona, in onda il sabato alle ore 12; in
occasione del nuovo campionato di
hockey su ghiaccio riparte anche l'appuntamento sportivo di « Hockey lime », giochi a premi, Interviste e collegamenti diretti con gli stadi del
ghiaccio.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 18 ottobre, ore 16.45, avrà luogo al Centro
d'incontro una riunione con il seguente o.d.g.: a) Appelli alle autorità del
Vietnam per il nuovo caso di investigazione riguardante il monaco cattolico John E Mai Huu Nghi condannato
a 18 anni di imprigionamento; b) Settimana A L; 15-21 ottobre. Tema: I
differenti volti della repressione. Tre
casi assegnati al Gruppo Val Pellice:
Perù, Somalia, Siria. Per la raccolta
di firme sulle petizioni stand ad Angrogna sabato 27, solo pomeriggio, e
domenica 28 ottobre; c) Tavolino Amnesty al mercatino biologico a Torre
Pellice sabato 20 ottobre.
lattie come il diabete, malattie
cardiocircolatorie, dei bronchi,
del sangue, da alterazione del metabolismo o malattie immunodepressive, le conseguenze possono
essere pesanti.
Il vaccino può cambiare di
anno in anno perché i virus responsabili deH’influenza sono in
grado di trasformarsi. Gli studi
sul tipo di vaccino da usare di
volta in volta vengono fatti in
collaborazione in diverse parti
del mondo e non danno la certezza assoluta che il tipo di vaccino sarà effettivamente quello
che potrà combattere la nuova
epidemia, si tratta però di forti
probabilità. Inoltre si deve tenere presente che malattie di tipo
influenzale possono essere provocate da diversi tipi di virus
(parainfluenzali, echovirus, rinovirus, Coronavirus), contro i
quali il vaccino antinfluenzale
non ha naturalmente nessun effetto.
Però, per i soggetti che corrono dei rischi a contrarre l’influenza, la vaccinazione può dare
una buona copertura, almeno
per i virus influenzali. E’ da tenere anche presente che se scoppia
un’epidemia di virus influenzali
è più facile che la persona si
ammali di influenza che di altro.
Ogni USSL si organizza a modo proprio per attuare una campagna di vaccinàzioni delle categorie a rischio. Nella USSL 43
della vai Pellice le vaccinazioni
verranno effettuate o dai medici
curanti o negli ambulatori presenti nei vari comuni, su richiesta dei medici curanti.
Bianca Nucci
Servizio di Igiene pubbilca
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva; presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA, 21 OTTOBRE 1990
Pinasca: FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale, 22 - Tel. 800707
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA, 21 OTTOBRE 1990
Torre Pellice; FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza ;
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
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I 500 mq. L. 228 m.
VALPELLICE IMMOBILIARE
Luserna S. Giovanni
Viale De Amicia 3/1
Tei. (0121) 901.554
11
lettere 11
19 ottobre 1990
SOLIDARIETÀ’
Caro Direttore,
ritengo sia urgente che la Chiesa
prenda subito una chiara e decisa posizione contro l'offensiva della Lega
Nord, che raccoglie firme per indire uri referendum abrogativo della legge Martelli.
Noi cristiani dobbiamo ringraziare
¡I governo per questa legge, anzi chiedere che venga ancora migliorata affinché sempre più siano riconosciuti i
diritti e conseguentemente i doveri dei
nostri fratelli extracomunitari, qualsiasi
sia la loro provenienza.
Noi che da sempre ringraziamo il
Signore per tutto ciò che abbiamo, per
tutto ciò che siamo, per il bene copioso che riceviamo continuamente da lui,
convinti che ogni cosa ci è data gratuitamente nonostante noi, nonostante la nostra imperfezione fisica, morale, intellettuale... Noi non dobbiamo
esitare, nemmeno un istante, a riconoscere in colui ohe bussa alia nostra
porta il nostro fratello, la nostra sorella, il nostro figlio, la nostra figlia.
Non c’è esitazione o limite nel comandamento che ci è stato tramandato; « Ama il tuo prossimo come te
stesso ».
Non è prudente o saggio il cristiano
che auspica il numero chiuso in base
al calcolo delle risorse disponibili per
sopperire alle varie necessità; ma è
prudente e saggio il cristiano che sa
che il Signore ci sostiene sempre quando pratichiamo una solidarietà generosa, non calcolata, dell'uno verso l’altro
e del secondo verso il primo.
E’ lui che interviene a risolvere ciò
che sembra impossibile. Se noi saremo solidali, se noi costruiremo una
grande catena di solidarietà ci sarà
del bene per noi e per chi arriva da
noi; se noi saremo prudenti, in senso
sbagliato, è sicuro che non ci sarà
del bene e della giustizia per nessuno.
Verremo manovrati, come conigli
timorosi, da una élite perbenista e
miope sicuramente digiuna di ogni necessità di giustizia e di bene.
Ecco, lo ribadisco, il Cristo ha ragione, di lui non ci viene tramandato un
pensiero utopico ma la spinta ragionevole e sana perché si possa vivere
come uomini, fin d'ora, nella tonificante atmosfera del Regno, l'unica respirabile.
Diana Satti, Verbania
ANTI-ISRAELISMO
Dopo la seconda guerra mondiale con
i suoi orrori (e in particolare l'olocausto di sei milioni di ebrei), quasi tutto
il mondo ha condannato l'antisemitismo
'm tutte le sue forme. Ma oggi, solo
una cinquantina di anni più tardi, il
mondo ha già dimenticato tutto ciò. Il
vecchio antisemitismo ha solo cam
biato nome, oggi si chiama antisionismo, che altro non significa che antiisraelismo.
Quello che ci rattrista di più è
quando le chiese che si chiamano cristiane cadono nella stessa trappola.
La trasmissione ■■ Protestantesimo » di
domenica 23.9, con la sua propaganda
antisraeliana ha causato dolore e tanta preoccupazione nei cuori degli amici di Israele. I mass media secolari
continuano da anni a dare informazioni estremamente parziali su Israele. Quello che ci dispiace di più è
che anche alcuni cristiani continuano
sulla stessa strada. 11 Vaticano non ha
fino ad oggi riconosciuto lo stato d 1sraele, il che è una vergogna. Ma il
nostro compito, come cristiani evangelici, dovrebbe essere di proclamare
quello che la Bibbia dice molto chiaramente, e cioè che lo stato di Israele non solo ha il diritto di esistere, ma
la sua ricostituzione è addirittura un
segno del prossimo ritorno del Messia. Pensiamo quindi che il poco spazio che le chiese evangeliche italiane
sono riuscite ad ottenere nei mass
media non dovrebbe essere utilizzato
per altro scopo che quello di annunciare l'evangelo di Gesù Cristo, che
è « potenza di Dio per la salvezza di
chiunque crede; prima del giudeo e
poi del greco» (Romani 1: 18).
Anja Kolehmainen, Olga Saldassi, Marco Pezzoni, Vappu Korpi, Gabriella De Santis, Marco
De Santis, Milano
LE RESPONSABILITÀ’
OCCIDENTALI
Spett.le Redazione,
gli Usa hanno preso a pretesto l’aggressione e l’invasione irachena del Kuwait per realizzare un piano cui lavoravano da tempo; insediarsi militarmente, in modo stabile e massiccio, nel
Medio Oriente. Non si potevano più
fidare degli stati arabi moderati, né era
più sufficiente lo stato israeliano come
gendarme della zona. Occorreva occupare direttamente il Golfo, tanto più
che il famoso « blocco orientale » non
esiste più, e necessita dell aiuto finanziario e tecnologico dell’Occidente,
quasi un ricatto economico, per garantire che il petrolio continui ad essere
pagato al solito prezzo di rapina (meno
di 200 lire, e quanto costa invece la
benzina?). Ouale momento più opportuno
di questo? Richiamato dagli Usa e soci
al rispetto delle « regole imperialistiche », Saddam Hussein si è difeso in
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore; Luciano Deodato
Redattori: Alberto Corsani, Adriano Longo, Piervaldo Rostan
citando i popoli arabi alla rivolta contro i loro regimi reazionari e corrotti;
si è autonominato amico dei paesi del
Sud del mondo, offrendo loro petrolio
gratis a volontà (tanto c'è il blocco
navale!); per ritirarsi dal Kuwait chiede
il contemporaneo ritiro di Israele dai
territori occupati e dal Libano. Saddam
Hussein, insieme a tanta ipocrisia e demagogia, sventola anche qualche bandiera giusta; una salsa accattivante
per presentare un piatto velenoso, l'annessione di un territorio per mano
militare. E non possiamo nemmeno dimenticare le sue vittime: le opposizioni interne eliminate in modo feroce,
il popolo curdo di cui continua a fare
strage, il milione di morti nella guerra
da lui scatenata contro l'Iran.
A quei tempi era il beniamino dei
padroni del mondo: oggi lo odiano a
morte. E’ per questo odio che oggi gode di simpatie tra le masse arabe e
musulmane.
Finora le principali vittime della guerra annunciata sono già le centinaia di
migliaia di lavoratori asiatici e nordafricani prima occupati in Kuwait ed
ora disoccupati e trasformati in profughi bloccati nel deserto in condizioni disumane. Vittime sono anche gli
ostaggi occidentali tenuti da Saddam
come eventuale capro espiatorio. Senza contare che l'effetto Golfo si fa
già sentire in Italia come in Europa:
nuove tasse, aumento dei prezzi, cadute nelle borse, aumento dell’Inflazione,
ricatti sui contratti dei lavoratori, ecc.
Gabriele Canal, Pinerolo
PER UNA CRITICA
COSTRUTTIVA
All’inizio di un nuovo anno ecclesiastico, riflettendo sul « clima » che si
respira nei vari e numerosi ambiti in
qualche modo collegati alla vita della
nostra chiesa, o diretta emanazione di
essa, vorrei comunicare alcune mie
impressioni. Tra questi ambiti facilmente si ergono muri di incomprensione e
diffidenza. All'interno di ciascuno si
lavora con impegno, si realizzano cose
importanti, si prendono iniziative valide, ma il riconoscimento e la solidarietà di chi opera negli altri settori appaiono troppo spesso carenti rispetto
alle critiche, che invece abbondano. Il
rovescio di questa medaglia è — mi
sembra — l’indifferenza con cui a
volte tali critiche vengono accolte dai
destinatari. Anche questo tipo di reazione non mi pare cristianamente accettabile.
Benevola o malevola che sia, la critica dovrebbe sempre trovarci pronti
' all’ascolto e indurci al riesame del
nostro agire. Non serve dilaniarsi o
ignorarsi se vogliamo portare avanti il
progetto che è di tutti noi.
Mirella Bein Argentieri, Torre Pellice
VALDO-VALDESIO
QUESTO
SCONOSCIUTO
Comitato editoriale: Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Franco Carri, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte,
Piera Egidi, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Revisione editoriale: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
via Arnaud. 23 - 10066 Torre
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Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
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FONDO DI SOLIDARIETÀ’: c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce, via
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Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente), Paolo
Gay, Roberto Peyrot, Silvio ReveI, Franco Rivoira (membri)
Registro nazionale della stampa; n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 40/'90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli delle
valli valdesi l’11 ottobre 1990.
a Dio piuttosto che agli uomini »;
3) un'indebita attribuzione: quella
« pia associazione dei Poveri Cattolici » non fu creata da Valdesio, ma dal
suo discepolo Durando d'Osca, rientrato
nel 1207-08 nel girone della Chiesa ufficiale. Anche se qualche esponente
della storiografia cattolica — tra cui
Christine Thouzellier e il domenicano
Humbert Vicaire — ipotizzò negli anni '60 del presente secolo che il ricco mercante di Lione, fattosi povero ad
imitazione di Cristo e degli apostoli,
fosse molto vicino alle posizioni di
Durando, tuttavia nessun documento
ci dice che egli sia « morto da buon
cattolico » (cfr, Jean Gonnet-Amedeo
Molnàr, Les Vaudois au moyen âge, Torino 1974, p. 64).
Giovanni Gönnet, Luserna S. Giov.
ALLA RICERCA
DELL’ETIMO
Caro Direttore,
lo ho i miei dubbi sull'etimologia del
nome valdese, vaudès, che venga da
Valdo o Valdesio o significasse al principio « selvaggio » e perciò venisse rifiutato dagli interessati. So invece che
queste Valli si chiamano Valdesi da
secoli e come tali, o semplicemente come Valli, figuravano sulle carte geografiche. Altrimemi come chiamare questo
Paese? questa regione? Rispondo così a
un’obiezione a quel che scrivevo in una
mia lettera all'Eco delle Valli Valdesi
pubblicata il 28 settembre.
Ci mettiamo ad obiettare perché certi luoghi si chiamano San Secondo,
San Bartolomeo, San Giovanni, San
Lorenzo, Santa Margherita, San Germano o Val San Martino? Certamente
no.
Con i miei saluti.
Gustavo Malan, Torre Pellice
Hanno collaborato a questo numero: Archimede Bertoiino. Gustavo Bouchard, Gregorio Plescan, Elsa Rostan, Aldo Rutigliano.
Nel suo articolo sulla « spiritualità »
valdese (24.8.90) Luigi Santini è incorso in una sconcertante svalutazione di
colui che chiama « il patriarca, ValdoValdesio ». Come « modello » di spiritualità evangelica non gli va a genio,
anzi ci lascia « perplessi », sentendoci
« semmai più prossimi a quei valdesi
"scomunicati” nel 1218 che a un Vaidesio che apre la sua contestazione
ascoltando la leggenda di s. Alessio e
la conclude con una pia associazione
dei "Poveri Cattolici" ».
Ora, a prescindere dall’appellativo vetero-testamentario di « patriarca », al
quale preferisco quello meno ridondante di " iniziatore », mi duole rilevare nelle poche righe sopra trascritte
1) un errore di datazione: la prima
« scomunica» si ebbe nel 1184 da parte del Concilio di Verona, ripetuta poi
nel 1215 dal IV Concilio Lateranense;
2) una strana omissione: l’ascolto
della leggenda di S. Alessio (altre fonti
parlano della morte improvvisa di un
amico) fu solo l’inizio di una crisi, che
portò progressivamente l’iniziatore del
movimento vaidese innanzi tutto ad un
primo contatto diretto con le Sacre
Scritture, da lui in seguito fatte tradurre in volgare, poi ad una decisa
presa di posizione anti-gerarchica con
la famosa frase: « Conviene ubbidire
CONTRO LA LOGICA
DEI LICENZIAMENTI
Caro Direttore,
è di questi giorni il licenziamento
dell'impiegata a Porte di Pinerolo, colpevole di mescolarsi alle lotte operaie,
appena tollerate per la « bassa forza ». Poco più su, a Pinasca, la Tecnomaiera licenzia un impiegato, il quale,
invece di tremare e gemere al modo di
Fantozzi, risponde al vile tentativo di
far ricadere sui produttori vere o presunte disfunzioni aziendali imputabili
semmai alla direzione.
Risalendo ancora la valle troviamo
le ormai storiche e prestigiose miniere
di talco sulle quali si sta abbattendo
un mortale attacco della finanza multinazionale. E' allarmismo gridare in queste condizioni alla situazione di emergenza, quando questi fenomeni sono
visti da chi comanda ormai come normali, sempre più frequenti ed in via
di peggioramento endemico, quando
questo è il terreno su cui alligna la
decadenza, prospera l'abiezione, nasce la disperazione giovanile che si annega, per i più deboli e sensibili, nella droga?
Accettare tali licenziamenti vuol dire
che tali soprusi si allargheranno a
tutti i posti di lavoro, vuol dire accettare di essere messi in ginocchio,
vuol dire accettare che le officine, da
luoghi di sfruttamento, si trasformino in
iuoghi di degradazione morale in cui
il lavoratore viene trasformato in una
spregevole larva senza dignità, pronto a vendere l'amico ed il fratello per
un tozzo di pane. Le valli sono state
colpite in questi decenni da una sequela di licenziamenti divenuti ormai
abituali e sistematici, in seguito ai quali si assiste ad un disfacimento del
tessuto economico locale che ha ridotto la popolazione a pendolari di paesi dormitorio e che finirà per ridurli
ad una condizione di zingari o di migranti. 80 esuberi non sono più sopportabili, senza grave danno, per la
vai Germanasca. Ma c'è di più: se
abbiamo ben capito, l’inumana multinazionale progetta di impiegare grandi
mezzi per sbancare in pochi anni I
filoni del migliore talco del mondo,
traendone il massimo profitto nel minor tempo possibile. Si tratta di progetti di un sistema suicida che vuol
trascinare tutti noi e anche le generazioni future, se ce ne saranno, nella
catastrofe. Dobbiamo opporci con sufficiente vigore a tali tremende minacce.
conservando per noi dignità e posti
di lavoro e per le generazioni future
una parte sufficiente delle ricchezze
naturali irriproducibili che si trovano
nella nostra terra.
I misfatti della Martin, d-ella Tecnomasiera, della Talco e Grafite riguardano profondamente tutti i lavoratori
del Pinerolese. Lanciamo perciò un
appello alle popolazioni occitane delle
valli e piemontesi affinché si oppongano
subito a tali gravi minacce con mezzi
adeguati e primo fra tutti dichiarando
lo stato di agitazione in tutti i posti
di lavoro del Pinerolese, prendendo
quindi le iniziative che si riterranno
opportune e fattibili. La loro vittoria è
la nostra. Non si dimentichi mai che i
lavoratori, chi produce cioè tutta la
ricchezza esistente, sono invincibili se
soltanto riescono ad unirsi organizzandosi: ben lo sanno i privilegiati dominatori che dedicano ia maggior parte
dei loro sforzi per impedirlo.
Un gruppo di lavoratori
della Tecnomaiera, Pinasca
RINGRAZIAMENTO
<( Beato chiunque teme l’Eterno
e cammina nelle sue vie »
(Salmo 128: 1)
Il 29 settembre è mancata all’affetto
dei suoi cari
Ida Ribet ved. Fornerone
Le figlie e i loro familiari ringraziano tutti coloro che con scritti, presenza e parole di conforto hanno voluto
dimostrare la loro simpatia.
vaiar Perosa, 8 ottobre 1990.
RINGRAZIAMENTO
« Ritorna, anima mia, al tuo riposo perché l’Eterno ti ha colmata di beni »
(Salmo 116: 7)
I familiari di
Aldo Frache
ringraziano tutti coloro che con scritti,
presenza e parole di conforto hanno
partecipato al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al pastore Vito GardioI.
Torre Pellice, 10 ottobre 1990.
RINGRAZIAMENTO
« E fattosi sera, Gesù disse:
passiamo all’altra riva »
(Marco 4: 35)
I familiari della cara
Maddalena Garnier ved. Pascal
ringraziano di cuore tutti coloro che
con presenza e scritti hanno preso parte al loro dolore.
VillaT Pellice, 11 ottobre 1990.
« Tu, che ci hai ¡atto vedere
molte e gravi distrette, ci darai
di nuovo la vita e ci trarrai di
nuovo dagli abissi della terra »
(Salmo 71: 20)
E' mancato
Claudio Bertin
Lo annunciano, nel dolore ma puche
nella certezza della resurrezione: Marina Jahier, Riccardo, Anna con Sergio
e Davide, il fratello Umberto, i cognati
e tutti i parenti.
Ivrea - Angrogna, 11 ottobre 1990.
Eventuali offerte a favore dell’Uliveto di Luserna S. Giovanni o deUa Comunità Alloggio di via Angrogna - Torre Pellice.
I
fratelli e le sorelle della Chiesa
valdese di Ivrea sono vicini a Marina,
Anna e Riccardo in questo momento
di grande dolore ed esprimono un pensiero di profonda riconoscenza al Signore per tutto ciò che hanno ricevuto attraverso la vita e la testimonianza dclPamico e fratello in Cristo
Ivrea.
Claudio Bertin
Il ottobre 1990.
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12
12 fatti e problemi
19 ottobre 1990
MARCIA DELLA PACE PERUGIA-ASSISI
RELIGIONE A SCUOLA
Cè bisogno di pace
■ ■
La crisi del Golfo ha modificato gli obiettivi deH’iniziativa - Poteri- CI p0l1SI
zialità « rivoluzionarie » della democrazia - No all’Europa-fortezza
Signor ministro,
Che il movimento pacifista si
trovi ad una svolta, in cui prima
di tutto è chiamato a dirimere
l’alternativa tra utopia e prassi,
tra idealità ed agire politico, tra
« principi » e volontà di trattare,
di « sporcarsi le mani », è fatto
noto. Che esso sia chiamato alla
concretezza e non possa limitarsi ai proclami è altrettanto vero:
in molti l’hanno ricordato, chi
con partecipazione meditata (anche il dibattito sinodale sul Golfo ha riproposto questa dialettica, vissuta, ovviamente da chi
mette comunque Gesù Cristo al
di sopra dei principi), chi con
protervia (la maggior parte dei
«notisti» sui giornali italiani).
Al Congresso nazionale dell’Associazione per la pace (Perugia,
5 e 6 ottobre) che ha preceduto, con grosso sforzo organizzativo, la marcia Perugia-Assisi, la
questione l’ha riproposta padre
Balducci, e il dilemma ha continuato a circolare nel corso dei
lavori. Si tratta di... dare gambe
a dei progetti che sono massimalisti nelle intenzioni, che non ammetterebbero discussioni, che si
vorrebbero imprescindibili (ma
la contraddizione non vale, o non
dovrebbe valere, per qualunque
forma di agire politico, di impegno?).
Cosi, come d’altra parte era
inevitabile, la questione del Golfo ha caratterizzato in maniera
quasi esclusiva la marcia, che
era stata promossa in origine
con altri avvenimenti di riferimento: il crollo dei regimi dell’Est su tutti. Nella linea della
ricerca di uscire dalla contraddizione si sono sviluppati anche
alcuni interventi, alla Rocca di
Assisi, prima che l’acquazzone
provocasse il fuggifuggi generale, di quanti avevano portato a
termine i 24 km. del percorso e
di quei 4 chilometri di partecipanti (centomila, se ne prevedeva meno della metà! ) che in quel
momento entravano appena in
città.
ONU, interlocutore
privilegiato
L’interlocutore privilegiato in
questa ricerca è sembrato anche
nei giorni del Congresso l’ONU.
Un’ONU che è ormai al limite
della propria adeguatezza, che
con il diritto di veto riservato ai
cinque membri permanenti del
Consiglio di sicurezza blocca ogni
iniziativa veramente democratica; im’ONU che è ben lontana
dal prefigurare un « governo
mondiale », e che per questo lascia un vuoto di potere. In assenza di regole, e nell’inadeguatezza delle istituzioni a regolamentare i rapporti fra stati sovrani (e anche questo è un li
Un appello ciel Comitato nazionale « Scuola e
Costituzione » - La situazione cJelle materne
Assisi. La « testa » del corteo arriva in città traversando i binari
alla stazione di S. Maria degli Angeli.
mite: che cosa sono i curdi, etnia
dilaniata tra cinque stati? La
rappresentanza palestinese sarà
sempre intesa come ospite, osservatore?) resta l’arbitrio degli
atti illegali, e dell’avviare il « ristabilimento dell’ordine » con
mezzi militari. Le conseguenze
rischiose di questo stato di cose
le vediamo oggi.
E’ dunque importante, come
ha sostenuto Balducci, un’azione
in favore delle « regole democratiche », che oggi arrivano ad avere forza rivoluzionaria. E’ anche sul terreno delle istituzioni
che il movimento pacifista può e
deve muoversi. Certo, il panorama attuale non è confortante, e
allora, al di là dei seminari di
studio, dei pareri degli esperti,
la marcia ha un suo significato
nell’oggi: non tanto di presa sull’opinione pubblica (è andata,
con le sue 100.000 persone, oltre
ogni rosea previsione, ma cambia
poi tanto per l’interlocutore politico?), quanto di rafforzamento
delle convinzioni di chi vi partecipa. Un’iniezione di fiducia,
nonostante i partecipanti fossero
di così varia provenienza da rendere diffìcile il dialogo. C’erano il
PCI, i suoi giovani, gli ambientalisti, i pacifisti « storici », gli
obiettori, le ACLI, l’ARCI, frati,
sindacati, gli Hare-Krishna, con
tamburi, tuniche arancione e
danze. Poda omogeneità, certo,
ma una determinazione comune,
nel rifiuto della guerra. Sembra
una banalità (chiimque è contro
la guerra, ma poi? — è il ragionamento che si sente sempre più
di frequente), ma non lo è nel
momento in cui, nel nostro Parlamento, i dibattiti sull’invio delle navi, dei Tornado (aerei con
potenzialità sicuramente non difensive), sul finanziamento stesso delToperazione-Golfo (con soldi, è bene dirlo, che non proven
/ partecipanti entrano nel centro abitato, salutati da altri convenuti
Sullo sfondo di un’architettura monumentale.
gono dal bilancio della Difesa,
ma che sono stati prelevati da altre competenze) sono mezzo deserti; un momento in cui prevale
il ragionamento, fatto magari in
buona fede, di non poter rinunciare a questo tipo di vita. Poco
importa se esso viene pagato
giorno per giorno da persone
che stentano a sopravvivere.
Del resto, poco sembra importare del dramma dei profughi nel deserto, e poca attenzione c’è, a tutti i livelli, salvo
quello dell’emotività dei primi
giorni, per gli ostaggi in Kuwait: il coordinamento dei parenti era presente al congresso
e alla marcia, e ha lamentato
ostacoli e difficoltà che deve
fronteggiare.
Un movimento
fuori tempo massimo?
Niente è scontato, così come
non è scontata la liquidazione di
chi giudica inutile un movimento
pacifista, che sarebbe sempre
fuori tempo massimo: contestava la corsa al riarmo, e adesso?
Osteggiava la logica dei blocchi, e
ora? Dobbiamo riconoscere, come ha lamentato Flavio Lotti
nella relazione introduttiva al
Congresso, che « quando si firmano i primi accordi di pace è
perché la pace la fanno gli altri
senza bisogno del movimento »?
Le richieste della « piattaforma »
della marcia sono invece tante e
testimoniano della volontà di battersi sui molti fronti aperti dallo
sviluppo ineguale e dalle logiche
militari: la sicurezza del futuro
dovrà essere costruita non su
queste basi, ma nella logica della
Conferenza di Helsinki, e questo dovrà valere non solo per
l’Europa (dove si dovrà sviluppare un nuovo ruolo per la Conferenza per la cooperazione e la
sicurezza, nell’auspicio della perdita di ruolo della Nato), ma anche verso il Sud: per l’Italia ciò
significa Mediterraneo, e già nel
’91 è prevista, lanciata dal movimento pacifista spagnolo, una
conferenza dei cittadini del Mediterraneo, il mare più militarizzato del mondo.
C’è poi la richiesta di una reale democrazia all’Est, da perseguire non con le sole regole del
capitale, c’è la questione ambientale, c’è da respingere l’idea deifi« Europa-fortezza », c’è da combattere il debito internazionale.
Sono solo bei principi? No, è
che oltre che di pace si deve
parlare di giustizia (il processo
conciliare si chiama JPIC): e
poi, nella dialettica tra principi
ed agire, noi sappiamo che anche i principi non sono assoluti, che l’annuncio di liberazione
per noi viene da Gesù Cristo.
Alberto Corsani
« Signor ministro, ci pensi lei! ».
E’ l’appello che il comitato nazionale « Scuola e Costituzione » (associazione di genitori, insegnanti e
sindacati della scuola) provocatoriamente rivolge al ministro della
Pubblica Istruzione Gerardo Bianco. In attesa che la Corte Costituzionale, su richiesta del pretore
di Firenze, si pronunci nuovamente sull’insegnamento della religione cattolica previsto dal Concordato del 1985, il comitato chiede
al ministro l’emanazione di una
circolare con direttive precise sulla base delle indicazioni della Corte Costituzionale.
Con la sentenza n. 203 del 1989
la Corte ha affermato che le lezioni di religione cattolica sono facoltative e che « solo l’esercizio
del diritto di avvalersene crea l’obbligo scolastico di frequentarlfe]».
La sentenza precisa anche che
« per quanti decidano di non avvalersene l’alternativa è uno
stato di non obbligo ». Secondo Scuola e Costituzione invece « il ministro della Pubblica
Istruzione e la burocrazia scolastica hanno disatteso tali principi ed
hanno continuato ad applicare il
Concordato con interpretazioni
aberranti e lesive dei principi di
libertà sanciti nella Carta Costituzionale ». Secondo il comitato un
milione e 200 mila studenti, dalla
scuola materna alle superiori, hanno scelto di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica, e sono per questo obbligati
a rimanere a scuola durante tale
insegnamento, anche senza svolgere alcuna attività didattica.
Per questi studenti quindi lo
« stato di non obbligo » diventa
« stato di obbligo ». Scuola e Costituzione chiede pertanto al ministro Bianco di garantire sia il prin
cipio di facoltatività dell’insegnamento della religione, sia la facoltatività delle attività alternative,
collocando le ore di religione all’inizio o alla fine dell’orario scolastico, per permettere così a coloro che hanno deciso di non avvalersi di tale insegnamento di entrare più tardi o uscire prima.
Nel corso di una conferenza
stampa Scuola e Costituzione ha
illustrato la normativa recente sulla scuola elementare e materna.
Riguardo ai nuovi ordinamenti
della scuola elementare il comifato
ha ricordato che essi si riferiscono
alle attività didattiche delle materie per tutti e non fanno alcun
riferimento all’insegnamento della
religione cattolica. L’Intesa prevede per tale insegnamento 2 ore
che — precisa Scuola e Costituzione — sono « aggiuntive » rispetto all’orario obbligatorio previsto dall’ordinamento vigente per
tutti.
Ancora più delicata è la situazione della scuola materna. La recente Intesa tra la Conferenza
episcopale italiana e il ministero
della Pubblica Istruzione prevede
che le ore destinate all’insegnamento della religione cattolica possano essere raggruppate in determinati periodi « per un ammontare complessivo di 60 ore nell’anno
scolastico ». Anche in questo caso
il comitato chiede che queste ore
siano « aggiuntive » rispetto all’orario scolastico per tutti e che
non interferiscano con tale orario.
Pur chiedendo il rispetto della
legge. Scuola e Costituzione ritiene però una violenza psicologica
insegnare la religione a bambini
dai 3 ai 6 anni e pertanto auspica
l’abolizione di tale insegnamento
nella scuola materna.
(ADISTA)
AMNESTY INTERNATIONAL
Rapporto ’90
L organizzazione denuncia detenzioni per motivi d’opinione, torture e condanne a morte
Nel 1989:
— prigionieri per motivi di
opinione sono stati detenuti sicuramente in 71 paesi, forse anche in altri 13;
— prigionieri politici sono
stati detenuti in 92 paesi; processi iniqui nei confronti di prigionieri politici sono stati celebrati in 31 paesi;
— torture o maltrattamenti
nei confronti dei prigionieri hanno avuto luogo in 96 paesi; decessi a seguito di tortura, di
inumane condizioni carcerarie o
in circostanze comunque sospette si sono verificati in 40 paesi;
— sparizioni o detenzioni
clandestine hanno avuto luogo in
oltre 20 paesi;
— esecuzioni extragiudiziali,
compiute dalle forze di sicurezza o da squadre della morte legate ai governi hanno avuto luogo in più di 40 paesi;
— sono state emesse almeno
2.826 condanne a morte in 62
paesi. Le esecuzioni sono state
2.229 in 34 paesi. Tre paesi (Cambogia, Nuova Zelanda e Romania) hanno abolito la pena di
morte nel corso dell’anno ed altri due (Nepal ed Ungheria)
l’hanno abolita per i reati contro lo stato. Alla fine del 1989,
68 paesi avevano abolito totalrnente la pena di morte nel diritto o nella prassi e 17 ne restringevano l’applicazione ai reati eccezionali. Nei primi sei mesi del 1990 altri due paesi (Cecoslovacchia e Namibia) hanno
abolito la pena di morte per
ogni tipo di reato;
— Il Rapporto annuale 1990
inoltre denuncia violazioni dei
diritti umani, tra cui anche detenzioni arbitrarie e torture, ai
danni di:
— neonati, ragazzi e studenti in
almeno 41 paesi;
— giornalisti, direttori di giornali e scrittori in 20 paesi;
— avvocati ed attivisti per i
diritti umani in almeno 20
paesi;
— sindacalisti e lavoratori in almeno 26 paesi;
— dirigenti di partiti o movimenti politici in almeno 45
paesi;
— dirigenti o attivisti di movimenti religiosi in 31 paesi.