1
Anno 120 - n. 32
24 agosto 1984
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice.
Si". FFT.T.topini Elio
Via CaNjti Liberia’ 3
3 0060 ToR .ìE i' i
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
#
INtERVISTA AL MODERATORE GIORGIO BOUCHARD
Con il volgere al termine del
mese di agosto, si conclude per i
più la vacanza. Qualche giorno
fa, su di un quotidiano, si osservava giustamente che oggi preferiamo parlare di vacanza, più
che di villeggiatura o di ferie. La
prima, riservata ad alcuni ceti
sociali, ricorda lunghi trasferimenti dell’intera famiglia al completo, o quasi, in case di proprietà o di affitto, mentre le ferie
sono sempre state riservate agli
operai; due o tre settimane di
fuga dalla città, ma spesso solo
dalla fabbrica, magari per fare
altri lavori in casa, e, in molti
posti, dare una mano per i fieni,
il periodo estivo è sempre stato
quello in cui massimamente si
rivelano le differenze sociali e
di reddito, più che durante Tanno. Queste differenze non sono
certo scomparse, ma è pur vero
che qualche cosa sta cambiando. Per molte categorie il periodo di riposo si è allungato.
La corsa alle vacanze, esplosa
alla fine degli anni ’70, — vacanze che per alcuni dovevano essere in luoghi lontanissimi ed esotici e 'comunque sfrenate e consùmistiche — sembra rallentare.
Saranno certamente anche i prezzi e i minor soldi, su cui udiamo
lamenti degli operatori turistici,
ina forse si sviluppa anche un
modo più saggio di impiegare
questi giorni. Le crescentri^gio-^
"rìT avanzate dai vari movimenti
che hanno a cuore Tambiente e la
natura cominciano a diventare
patrimonio di molti. E anche se
è ancora troppo diffuso il pic-nic
sul bordo dell’asfalto, a ciue me>
Tri dau auto, V;on tavolini, sedie,
lattine e plastiche varie, ci sono
anche segni positivi della ricerca di un miglior rapporto uomoambiente. Il notevole impegno
messo in atto da molte amministrazioni comunali sul piano culturale e ricreativo ha poi reso
meno squallida la vacanza di chi
resta in città, mentre altre mar
nifestazioni di vario genere si
sono moltiplicate dovunque. Certo anche qui ci sono spesso esagerazioni e aspetti diSbutibili,
ma rispetto alla futilità di molte
vacanze del passato non si può
non riconoscere la positività di
molte di queste ’’feste”, sul piano dell’aggregazione e della creatività. In questa prospettiva anche il nostro « XV agosto » si
rivela sempre più un autentico
incontro popolare pieno di significato.
Ben venga dunque un modo di
intendere la vacanza non solo
come consumo e come tempo
da riempire a tutti i costi, quasi per dimostrare ,a noi stessi
che finalmente è un tempo tutto
nostro. Mentre rimane lunga e
da fare la battaglia sociale perchè tutti possano avere delle vere vacanze, credo che dal punto
di vista della fede il tempo delle vacanze vada vissuto non solo
come tempo nostro, contrapposto al tempo del lavoro subalterjio^ ma come tem^ Che crè 3a7
to. Come la nostra fatica nel
corso dell’anno non è vana nel
Signore, così il nostro riposo può
non essere vano se vissuto come
possìbUità che ci è concessa di
ritemprarci nel fisico e nello spirito, in vista di una ripresa serena ed efficace delle nostre tCt
sponsabilità.
Marco Rostan
Quale testimonianza per domani?
In un paese che a 10 anni di distanza registra i risultati del referendum sul divorzio è necessario avviare un’attenta riflessione sulle forme che prenderà la nostra testimonianza futura
In vista del dibattito sinodale che sta per aprirsi a Torre Penice abbiamo rivolto alcune domande al moderatore Giorgio Bouchard.
— Quali sono i maggiori temi
che il Sinodo è chiamato ad affrontare?
— Il rapporto della Tavola al
Sinodo si apre con una messa a
luoco^ del tema del MezzSgiorno, '
indicatd~àlle chiese dar^SliiudU'
scorso come una priorità nel nostro lavoro. Siamo appena agli
inizi di un lavoro di ampio respiro; si tratta di rivedere completamente l’pttica inconsanevolXnente settenTrìmiàI5~ con cui la
nostra" chiesa talvolta guarda al
Sud, di riconoscere dignità culturale a quella vasta area del
Paese, di rivalutare i doni e i tesori che sono nascosti nei credenti di quelle terre : in altre
parole, bisogna inventare una nostra « filosofia del Sud », impostare un programma, sostenerlo
con uomini e mezzi.
I primi segni sono promettenti : Tavvenuta transizione nel
Centro Diaconale di Palermo,
la partecipazione delle chiese al
progetto per la costruzione del
Centro Comunitario di S. Salvo,
Tìrii^ dell’àttivita" del ^ntfiTTfi
Guardia Piemontese, Ì*avvIo'~c[I
una transizione~per il « Servizio
Cristiano » di Riesi.
La Tavola ha inoltre tenacemente perseguito il progetto di
dotare il Sud di un corpo pastorale più giovane e più numeroso. Difficoltà oggettive e soggettive Cdjeci pastori, ad esempio,
bannorìIìTrtato la candidatura
nella chiesa autonoma di Paler
mo!3 hanno rallentato l’attuazione di questo piano : ma la Tavola non intende draiordere, salvo
diverso avviso cter'sintrdo. Il
compito della Tavola sarebbe
anzi facilitato se dal Sinodo si
levasse una voce di incoraggiamento a servire nel Sud.
Certo, rimane ufi Tatto inquietante: le vocazioni pastorali
scarseggiano proprio in un momento in cui nella nostra chiesa
non è difficile suscitare delle vocazioni diaconali : insegnanti, tecnici, impiegati al culmine della
loro « carriera » sono disposti a
lasciare lavori sicuri e ben pagati per venire a dirigere nostri
istituti o insegnare nelle nostre
scuole: una riduzione del 50% p
del 70% deb loro tenore di vita
non li spaventa. Ciò è molto bello — quasi un pegno di avvenire per la nostra chiesa — ma
non basta; forse che il servizio
della Parola è da meno del servizio all’uomo? Stiamo per caso
diventando un grosso complesso
di centri sociali, sorretto da una
forte tradizione ma non più animato dall’ansia di annunciare
oggi l’Evangelo eterno?
— Quali compiti avrà U Sinodo in merito ai rapporti Stato
e Chiese dopo l’approvazione
della legge di attuazione dell’Intesa?
— Anzitutto, ritengo, il compito di valutare l’operato della
Tavola. La Tavola ha concluso
l’operazione dell’Intesa nel corso
delTinverno sulla base dei deliberati e degli orientamenti sinodali degli ultimi 10-12 anni. E’
normale che alla luce delTistruttoria fatta dalla Cornmissione
’cTésàme il Sinodo valuti se èTS3me ia~ Tavola ha adempiuto la
volontà sinodale, e penso che
questo dibattito occuperà un
certo spazio. In secondo luogo
sarà inevitabile che in sede di
dibattito sinodale noi esaminia-.
mo le conseguènze della legge
varata dal Parlamento. Piccole
conseguenze : come facciamo i
matrimoni? quali pastori hanno
diritto di visitare le carceri?
Conseguenze " già più impegnative : di quali strumenti tecnici
dovrà dotarsi la Tavola per seguire l’iter molto difficoltoso
della reale attuazione delle Intese? Le previste norme di applicazione richiederanno un lavoro
enorme e penso ci vorrà una
commissione tecnica e anche un
ufficio che segua questo lavoro
che non sarà più la battaglia in
campo aperto per l’Intesa ma
sarà una specie di guerriglia
quotidiana contro abitudini, incomprensioni e — perché no —
tentativi di strumentalizzare in
un senso o di restringere in un
altro. L’Intesa è una bella bandiera, la legge è certamente uno
strumento di grande rilievo, ma
non è sempre facile fare appli
càrejij£ggi. ~ ---------
Ci sono poi altre questioni che
io mi auguro vengano anche dibattute in Sinodo. E’ ormai chiaro, il Paese assiste a una politica di modernizzazione dei rapporti Stato e Chiesa e della situazione delle confessioni reli
DALLA PREDICAZIONE DEL XV AGOSTO
Partecipi della bonfà di Dio
n regno dei cieli è simile a un padrone di casa il quale in sul
far del giorno uscì a prender ad opera dei lavoratori per la sua
vigna... (Matteo 20; 1-15).
Chi ha avuto modo di vedere
la mattina a Napoli, in piazza
Mercato o in piazza del Gesù
Nuovo, manovali forniti di secchio per impastare la calce e di
cazzuola aspettare talvolta inutilmente che un capomastro venisse a ingaggiarli per la giornata; e chi ha visto, sulle statali fra
Metaponto, Taranto e Brindisi,
sotto il sole delle tre pomeridiane, pulmini Ford Transit da 12
posti riportare a casa tutte insieme non meno di 20 donne prelevate 12 ore prima da un " caporale ” e portate a raccogliere frutta e olive a 50 Km. da casa e
comunque fuori provincia, per
una paga difficilmente superiore
alle 20 mila lire e senza previdenze di nessun genere, schiave
di un bisogno che sconsiglia la
protesta e fa considerare una fortuna questa deportazione quotidiana, non può non cogliere tutta la concretezza, il radicamento
nel reale della parabola di Gesù,
che nel suo insegnamento cattura
l’attenzione dell’ascoltatore con
un riferimento alla vita, che viene poi lasciato da parte per far
posto al messaggio.
E’ un messaggio che mette in
primo piano il padrone della vigna, il suo comportamento, i problemi che questo comportamento pone.
Gesù definisce questo comportamento come ispirato alla bontà
(oltre che alla libertà). E’ la bontà di Dio che qui viene messa in
risalto.
Nel pensiero di Gesù, la bontà
è dato caratteristico, distintivo
di Dio. Dio solo è buono, ha dichiarato Gesù al giovane ricco
(Mt. 19/17). Qui, l’affermazione
della bontà di Dio è posta sulle
labbra del protagonista stesso
del racconto. Sotto forma di domanda (v. 15). Una domanda che
chiude il racconto, ma apre per
noi, come per gli ascoltatori di
quel giorno, il problema del doverci misurare con questa bontà
e con questa libertà del Signore,
che « fa del suo ciò che vuole »
(v. 15). Chiediamoci allora: in che
cosa si manifesta questa bontà?
Innanzitutto, nel « prendere a
giornata ». ,
Non è il caso di sottolineare la
« dipendenza » della manodopera
disponibile dal beneplacito di un
padrone, che può chiamare alle
6 del mattino come può anche
non chiamare affatto. Neppure è
il caso di sottolineare lo sfruttamento vergognoso e incontrastato di questa manodopera disponibile, secondo la mia parabola
pugliese dei pulmini.
Dio non è né un capriccioso
né uno sfruttatore. Prende a giornata, cioè ingaggia delle persone
perchè lavorino nella sua vigna.
In questo mondo, che è suo, e
per il bene di questo mondo, che
Egli ama, Dio chiama delle persone verchè vi conducano una vita significativa. Non importa che
queste persone abbiano o meno
una qualche veste ecclesiastica:
non dimentichiamo la venatura
polemica contro i farisei che è
presente nella parabola. Importa
Salvatore Ricciardi
(continua a pag. 8)
giose. In questo senso Tanno ’84
ha segnato una svolta che a mio
avviso è una specie di registrazione dei risultati del referendum sul divorzio di 10 anni fa.
Questa «registrazione» del 12
maggio ’74 presenta alcime novità interessanti che noi peraltro
non possiamo affrontare in modo acritico. Penso alla proposta
della Commissione italo-vaticana che prevede la deduzione dall’imponibile delle offerte fatte
alle chiese. Non è rallegrante e
segno che le nostre chiese vivono nella storia e non nelTideòId;
già II tatttrcEe nello stèss(Ttempò" questa ipotesi veniva discussa sulle colonne del nostro giornale e nell’Assemblea del XII
circuito delle nostre chiese riunita in Abruzzo? Che dire poi della proposta dello 0,8% delTIRPEP da destinare alla chiesa? Sono argomenti da discutere
con molta prudenza ma anche
senza perdere tempo. Dobbiamo
dunque interrogarci sulle ipotesi di testimonianza verso le quali ci muoveremo. L’Intesa non è
la testimonianza, o meglio ne è
solo la parte visibile, come la
punta di un iceberg. Ma la parte
che meno si vede -è il tipo di testimonianza che rendiamo con le
chiese, le o'eere, i giornali, i libri,
i centri e i discorsi. Ecco: che
forma prenderà la nostra testimonianza?
Non penso che sia urgente una
decisione sinodale ma penso che
sia ■ urgente l’avvio di una riflessione molto attenta.
— Parte sommersa di questo
iceberg della testimonianza è
anche l’evangelizzazione. A che
punto stiamo?
— Il Sinodo ’79 aveva lanciato il messaggio dell’evangelizzazione. Si è cercato di raccogliere questo messaggio e le
iniziative hon sono mancate.
Penso a Radio Trie^e, per fare
un unico esimpioTTna ne potrei fare — a dire poco — centq. C’è però un fatto ed è che
la nostra « presa evangelistica »
§~scàrsa m5rrtre-^==~g"Tfilu avvi”'
so — le'nostre chiese grazie a
Dio rendono una testimonianza valida e sono palestre di discepolato cristiano. Mancano invece di mordente evangelistico.
TI calo dellfT nostire statistiche,
non allàrmante sul piano ctellà
testimonianza, è però preoccupante sul piano della nostra capacità di presa sull’ambiente
esterno e anche della nostra
capacità di soccorrere delle
persone in crisi mediante TEvan
— Il nostro Sinodo si situa in
un contesto di rapporti con altri evangelici in Italia. Quali
compiti abbiamo secondo te in
questo campo?
— Rimettere al primo posto
il rapporto tra Battisti Metodisti ~eValdesi. Mi auguro cne-il
sínodo esàniini con molta attenzione il progetto di collaborazione tra il settimanale valdese-metodista e il periodico battista « Il Testimonio ». progetto
che è all’esame sia del Sinodo
Intervista a cura di
Franco Giàmpiccoli
(continua a pag. ì)
2
2 vita delle chiese
1'
24 agosto 1984
i
I CANDIDATI ALLA CONSACRAZIONE SI PRESENTANO ALLE CHIESE
Tre strade verso
il ministero pastorale
Erika
Tomassone
Sono nata 28 anni fa a Susa
in una famiglia evangelica. Mia
ma^e valdese delle - valli : mio
padi ti ha~alle spalle due nonni
convcrtiti dal cattolicesimo, l’uno
nella chiesa metodista l’allrp
nella chiesa battisi. La storia
Sella conversione dei miei bisnrani^ mi è stata raccontata piu
volte e per me la fede apparve
come la necessità di prendere
una decisione e l’andare contro
corrente, più che seguire un bagaglio di tradizioni, in un percorso già tracciato.
Negli anni della mia adolescenza ho frequentato il catechismo
a Torino presso la chiesa del
Wng^o. Questa çgmumtà_$y_fiP"
rifSlia era forse un po’ « anomala » rispetto alle altre comunità di Torino: non troppi vaidesi di famiglia e questi piuttosto ai margini nelle loro comunità di origine, molti convertiti
passati attraverso comunità pentecostali, ambiente operaio. Questo ha significato abituarsi a discutere molto, acquistare ima
certa elasticità rispetto a forme
di culto tradizionali, vedere una
notevole attesa verso ciò che si
può fare come chiesa. Dopo la
confermazione ho fatto la monitrice alla scuola domenicale e'
partecipato al gruppo visitatori
della chiesa di Torino.
Il « Collettivo Bonhoeffer » è
stato il mio primo incontro con
lo studio della teologia, una tappa fondamentale della mia scelta futura. Avevo cominciato a
frequentarlo a causa della frustrazione che provavo a lavorare
nella chiesa senza una preparazione adeguata. Parallelamente è
di questo periodo il mio primo
impegno politico nel movìrnentn
portanti anche se pieni di travajglio. Con alcuni dei miei compagni ’abbiamo sempre discusso il
senso del nostro studio, il senso
del ruolo pastorale. La FGEI era
per molti di noi uno dePpriirti
di riferimento costantìTtella nostra ricerca. À Roma insieme ad
altre donne ho anche incominciato a riflettere sul mio essere
t pVip fa. teologia.
~T5ìuto il periodo romano ho
trascorso un anno ^ Parigi (Institut proteltànt de théologie e
Sorbonne) e un anno seguente
negli Stati Uniti (Università dL
Yale). Fmiei stùdi si sono orienfàti “verso le teologie della liberazione del Nord America (nera,
dell'oppressore, femminista). La
mia esperienza in America è stata molto importante per il confronto con un mondo molto diverso a più livelli. Ho svolto anche la maggior parte delle ricerche per la mia tesi (’Teologia
femminista: piste di ricerca attorno al concetto di Dio”).
Durante questi anni ho continuato a frequentare sia Agape
che la FGEI. Ho partecipato alla
staff dei campi cadetti, una esperienza molto utile per le sfide
che si ricevono e per le elaborazioni che talvolta si possono fare anche a posteriori. Da circa
un anno sono nel gruppo donne
e teologia del Movimento Cristiano Studenti europeo, un luogo di confronto e speriamo anche di qualche elaborazione. Ho
svolto il mio anno di prova a
San Secondo di Piilérolo. In~qiIS^
sta mia esperienza ho scoperto
con maggior' chiarezza un elemento inquietante del ministero
pastorale. Il fatto che non si può
barattare il servizio con un mestiere e neppure il proprio ruolo di predicatore con quello di
funzionario. Restano però molti
problemi aperti rispetto al pastorato ed alla chiesa che non
mi pare possano essere oggetto
di regolamentazione ma piuttosto di discussione. Dove stiamo
andando come chiesa? Che ne
facciamo delle nostre opere? Come ci confrontiamo con chi ci
appare diverso da noi? Tutti questi spunti e tanti altri ci possono
essere di stimolo nel nostro comune lavoro futuro.
fionvlolehto presto evoluì osi in
impegno antimilitarista e nel lavoro spicciolo tra la gente in un
quartiere di Torino sui problemi quotidiani (la casa, il carovita, la pensione). In questo tem.
PO ho anche collaborato in maniera abbastanza assidua all’EcoLuce. Mi sono diplomata nel 1975
al liceo classico Massimo D’Aze■glio- Ho poi scelto di andare-a
lavorare per un anno ad Agape
per capire meglio la mia decisane di iscrivermi alla Facoltà di
teologia.
Agape è stata una esperienza
preziosa che mi ha tolto molti
strascichi pietisti. ha evidenziato
i miei limiti, mi ha fatto capire
come si possono raccogliere le
sfide che ci vengono da chi proviene da esperienze diverse, senza paura. I 4 anni in Facoltà
sono stati, come forse per molti
studenti anche del passato, im
Ruben
Artus
Sono nato il 16.7.1944 a Jacinto
Arauz, provincia detla* Pampa Argentina. Pochi anni dopo mio
padfeTanche lui pastore, fu eletto nella chiesa di Colonia Valdense, Uruguay, dove avrei tràscòrso la mia infanzia e la mia
adolescenza. A 16 anni ho lasciato gli studi per andare a lavorare. Dopo diverse esperienze, a
18 anni ho trovato lavoro in una
fabbrica tessile nella città di Colonia. 11 mio lavoro in fabbrica
S““dùrato 8 anni. Probabilmente
ni. Sebbene fosse molto“ chiara
Tir me la vocazione al servizio
dell’Evangelo, in un primo momento il mio pensiero fu di esercitare il ministero che oggi chiamiamo « pastorato locale » tornando a lavorare in fabbrica. Ma
dopo pochi mesi alcime circostanze politiche ci chiudevano le
porte di un possibile ritorno in
Uruguay e ciò faceva cambiare
i miei programmi portandomi a
prendere in considerazione l’ipotesi del pastorato a pieno tempo,
ipotesi che avrei maturato negli
anni successivi all’ISEDET.
prensioni. Alla fine del ’76 l’incarico nella piccola comunità di
Coazze mi ha aiutato a risolvere
ilbuhi dei problemi d’inserimento (e di questo ringrazio molto
i membri di questa comunità).
Nel ’77 mi è stata offerta la possibilità di curare la diaspoja del
la chiesa di Pinerolo. senza abe la curaT della chiesa
bandonare
di Coazze. Dopo un po’ di tempo
questa diaspora è divenuta
« chiesa in formazione » e nell’81 ci siamo trasferiti a Piossasco,,( cittadina a cui ora fa capo
tufla la diaspora) dove risiediamo attualmente. Per una serie
di circostanze la conclusione dei
miei studi si è protratta nel tempo e solo all’inizio di quest’anno
sono riuscito a laurearmi alriSEDET di Buenos Aires. Quindi la mia consacrazione è la conclusione di un lungo cammino
molto travagliato ma anche di
buone esperienze in vista dell’esercizio in forma concreta del
mio servizio al Signore.
Sebbene sia grazie al Signore
che siamo riusciti a superare enormi difficoltà, non posso fare
a meno, senza fare dei nomi, di
ringraziare alcune persone, credenti e non, che sono state sempre vicine a noi in ogni momento in questi nove anni e che ci
hanno sostenuto moralmente in
ogni passo del nostro soggiorno
italiano.
La mia famiglia abitava.a^San
Secondo, ho frequentato la scuola media a Pinerolo e il catechismo a Praly.
è questo il periodo più importante della mia vita. A Colonia ho
conosciuto mia moglie così come
sono nati i nostri primi due figli. Ma in questo perìodo ho anch& conosciuto la militanza sindacal-politica e nello stesso tempo sono entrato a far parte attiva del gruppo giovanile e del
concistoro della Chiesa valdese
di Coloiìià. Tanti dubbi e tante
domande sono sorti dentro di
me a livello di fede sul ruolo della chiesa e del credente immerso .
com’ero nella difficile realtà sociale e politica del mio paese.
Ed è in quel periodo che ha iniziato a prendere forma la possibilità di studiare teologia per
poter servire in forma migliore
il Signore nella realtà in cui ci
toccava vivere.
Dopo due anni di maturazione,
nel ’71 ci siamo trasferiti a Buenos Aires perchè potessi compie^
ri i niiei studi alla Facoltà di
Teologia (ISEDET), non senza
grandi difficoltà personali nel ri.nrendere a studiare dopo HTtm
Dopo gli anni del liceojfiassico a Torre Pellice. nell’autunho 3el “1976, sono partito per la
Facoltà di teologia a Roma. Sono
stati gli anni più importanti della mia vita: tutto è divenuto
meno semplice e molte cose sono state messe in discussione.
Le motivazioni che stavano alla
base della mia scelta quando sono entrato in Facoltà erano quasi completamente cambiate
quando sono partito per
resterò. Anche l’idèa (ìrDi9 ñon
era più la stessa ed era molto
più complessa. ' ^------------
L’esperienza vissuta durante
l’anno in Scozia ed i mesi in
(^ermania è stata estremamente
arricchente; il confronto con modi di vivere e mentalità diverse,
mi ha aiutato a capire l’importanza di lavorare nella nostra
piccola Chiesa minojritaria.^
Gianni
Genre
Durante i soggiorni all’estero ed ancora a Roma, ho preparato la mia tesi di licenza su
un aspetto della teologia di Paul
Tillich. che mi ha anche aiutato
a chiarire alcuni punti fondamentali della nostra fede e ad
accettare i nostri dubbi e le nostre domande come importanti
per il lavoro teologico.
Durante quegli anni è nato il
nostro terzo figlio. Sono stati
per me e per ima moglie, anni di
studio e di lavoro politico. Entrambi abbiamo lavorato per due
anni nella Commissione delle
chiese per i rifugiati. D’altra parte in quegli anni ho collaborato
con i pastori nelle diverse chiese evangeliche di Buenos Aires
e ho anche partecipato all’opera
della chiesa in uno dei quartieri
poveri nella periferia della città.
Nel ’75, quando frequentavo
l’ultimo anno di studi, la situazione sociale e politica in Argentina è precipitata e di conseguenza la vita della nostra famiglia è diventata molto difficile.
A questo punto ci è stato proposto uno scambio con la chiesa,
valdese italiana,. Così nell’agò.sto
di quell’annoT" abbiamo lasciato
l’Argentina per stabilirci in Italia, senza però che io avessi completato i miei studi all’ISEDET.
I primi anni nella nuova realtà, dopo che nel ’76 era nato il
nostro quarto figlio a Pinerolo,
sono stati niòltoduri per noi,
forse per la nostra difficoltà d’ihserimento e ner alcune ineb^
Sono nato in Val Germanasca,
terzogenito di una famiglia pastorale.
Mio padre, sesto figlio di una
famiglia contadina e primo ad
aver studiato con l’aiuto dei fratelli, è originario di Rodoretto;
mia madre di Villa di Praly.
Ho vissuto l’infanzia e l’adolescenza alle valli valdesi, diventando molto legato a questa terra, alla sua cultura e lingua.
Dell’educazione ricevuta dai
miei familiari, ricordo l’insistenza sull’importanza della verità e
della libertà, valori che ritornavano spesso nei racconti legati
alla Resistenza. Nonostante mio„
padre fosse pastore, l’educazione religiosa ricevuta non è mai
stata pesante o recepita come
diversa rispetto a quella dei miei
amici.
L’anno di prova a Torino, appenâ~"c5nCIusB7~è''''siara~un’altra
tappa fondamentale, un tempo in
cui davvero « si prova » e si è
« provati » e in cui spesso mi
sono dovuto confrontare con problemi più grossi di mp e per i
quali non avevo'risposte pronte.
Nonostante i miei punti interrogativi che ancora esistono sul
nostro modo di essere Chiesa,
non mi sono mai sentito solo,
ma ho sempre trovato fratelli e
sorelle a cui fare riferimento e
con i quali condividere progetti
e battaglie da portare avanti nella Chiesa corne~Tîëïîar“SoCietà.
E’ proprio grazie a questa consapevolezza di avere progetti comuni a molti che ho potuto chiedere di iniziare il mio ministero pastorale.
Il compit^^ al di là delle mie
capacità e Trella mia prepara:
zione, ma credo fermamente
che Gesù Cristo sia l’interesse
centrale, il criterio, il giudizio
e l’orizzonte della mia vita.
LA MIA SCELTA
Egregio Direttore,
sono un emigrato italiano a Zurigo
(Svizzera)’, un credente fin dada nascita e infine sono anche un comunista
(italiano) convinto.
Leggendo le due lettere comparse
sul nr. 30 del 27.7.84 mi è così apparso chiaro che solo Ferruccio Giovannini e Aldo Rostain siano figli di Dio
e che il Regno dei cieli sia riservato
solo a loro due. Mentre Enrico Berlinguer e tutti i comunisti italiani non
fanno parte di questo Regno di Dio secondo i due lettori. Ebbene io mi chiedo chi sono questi due lettori per giudicare l'operato e la persona di Enrico
Berlinguer, lo sono fermamente convinto che Enrico Berlinguer pur non
essendo stato un credente in Dio, con
la sua linea politica e la sua condotta
di grande rigore morale, sempre attento ai problemi del popolo italiano e accanito difensore della libertà e dell'indipendenza dei popoli e della democrazia italiana e delle istituzioni repubblicane itafiane, contro l'installazione dei missili a Comiso e in ogni parte
del mondo tanto ad Ovest come a Est,
abbia vissuto più lui vicino a Dio che
alcuni falsi credenti. Bisogna essere
dei veri miopi per non accorgersi che
degli oltre undici milioni di comunisti
italiani, la maggior parte di essi sono
dei cristiani cattolici che credono in
Dio, e tra questi vi sono anche evangelici credenti di tutte le denominazioni
compreso i Valdesi. Perciò stiamo attenti a fare dei giudizi troppo frettolosi
com'è di solito abitudine di molti, cioè
a fare di tutte le erbe un fascio. I
comunisti italiani si identificano nella
società italiana in cui vivono e
non nella società che piace a Ferruccio
Giovannini e Aldo Rostain che per costumi, cultura e storia sono molto diversi da noi italiani.
Per quanto poi riguarda la politica del
PCI dal famoso strappo da Mosca all'Eurocomunismo, non solo ha riscosso
credibilità e stima a livello internazionale, ma è l'unica forza politica in Italia capace di far pulizia in una società
corrotta che governa il nostro paese
verso lo sfacelo e la rovina degli italiani rimasti in Italia e quelli costretti
ad emigrare per guadagnarsi il pane
quotidiano. Il PCI ha condotto sempre
una politica contro le classi dominanti
e corrotte del nostro paese che hanno
rovinato la nostra bella Italia e ha difeso e difende sempre le classi meno
abbienti, emarginate e discriminate. Il
PCI si è sempre schierato dalla parte
dei poveri, disoccupati, giovani senza
lavoro, deboli, persone in stato di bisogno, donne e anziani che sono la
maggioranza del popolo italiano. Gesù
è stato mandato in questo mondo proprio per questi tipi di persone cioè: i
poveri, gli afflitti, i bisognosi, gli sfruttati, i malati, i discriminati, gli emarginati e non per gli scribi e farisei
dottori della legge o i potenti di questo mondo. Ecco perchè ho fatto la
mia scelta e non mi vergogno affatto
se mi sono schierato dalla parte dei
primi.
Con stima
Antonio Boccomino, Zurigo
Sullo stesso argomento abbiamo ricevuto lettere di Severino Vergnano di
vaiar Pellice (To), Guido Zauli di
Monticelli Brasati (BS) e Francesco
Paolo Massa di Firenze che non aggiungono molto di nuovo al dibattito
che riteniamo concluso.
»
0
3
24 agosto 1984
fede e cultura 3
I©
«í?
IB
0
4»
A SEGUITO DELLA LEGGE DI APPROVAZIONE DELL’INTESA Qyale
Siamo tutti più iiberi
E'questo un avvenimento Storico— ha detto il sen. Cossiga — per la
vita costituzionale del nostro paese e per le Chiese valdesi e metodiste
Prima della pausa estiva, il numero del 3 agosto u.s. ha riportato come « notizia dell’ultima ora » {ritardando la pubblicazione
per poterlo fare) il voto definitivo con cui il Senato ha varato la
legge di approvazione dell'Intesa conclusa tra la Repubblica italiana e le chiese rappresentate dalla Tavola valdese. Riprendendo le
pubblicazioni con questo numero, riportiamo a commento di questo
avvenimento, definito più volte « storico » nel corso del dibattito,
il discorso pronunciato dal Presidente del Senato Cossiga subito
dopo il voto e una lettera dell'on. Valdo Spini.
Signori senatori, il voto che il
Senato della Repubblica ha ora
espresso con tanta larghezza di
suffragi, ritengo che sia uno di
quegli avvenimenti per cui sia
dato al Presidente del Senato di
rivolgere la parola all’Assemblea.
Con esso si conclude infatti
l ût;- di approvazione della legge
che regola d rapporti tra lo Stato e le chiese valdese e metodista, sulla base degli accordi stipi.ilatì il 21 febbraio 1984 tra il
Goveino della Repubblica e la
Tavola che queste chiese rappresenta.
È questo un avvenimento storico per la vita costituzionale del
nostro paese e insieme per le
chiese valdese e metodista d'Italia. È la prima volta infatti che
trovano applicazione le disposizioni dell’articolo 8 della Costituzione, volte a garantire la libertà delle confessioni religiose, concepita non solo come diritto dei
cittadini a professare liberamente un credo religioso, ma come
diritto delle confessioni di organizzarsi autonomamente, sul piano istituzionale, secondo i loro
statuti. Garanzia che si realizza
con il nuovo e moderno strumento delle intese, che così spazza
via il vecchio e logoro armamentario proprio del ;MCetto_semigiurisdizionale ed IHiemë” ¿ejpix;ontessionale dei culti _« ammeschèTiaTJErTanto tempo'adùggiato e compresso il libero sviluppo delle confessioni acattoliche.
È un avvenimento storico, soprattutto perchè esso — consa
crando con formale solennità la
piena positiva libertà religiosa
dei cittadini italiani valdesi e
metodisti —segna; sul piano
istitiMcnTale e politico, quasi un
atto di riparazione nei confronti
di una chiesa, la più anticà~CiiÌEsF'rlIOl'lliala “il’Iiuropa, cne nel
còrso deila^ua stDriana conosciuto lun^i ed oscuri periodi di persecuzioni dolorose ed ingiuste ad
^p.ra di Governi arcigni ed in tollerali^ prima di ottenere (e a
ciò sr" giunse solo molto tardi,
nel 1848, con Tatto di emancipazione posto in essere da re Carlo
Alberto sull’onda del moto generale delle riforme che investì il
Piemonte in quegli anni per opera di uomini quali D’Azeglio,
Cavour, Gioberti, Cesare Balbo,
che la questione valdese bene
intesero come questione di libertà e questione nazionale) il riconoscimento delle piene libertà civili e politiche (andhe se non la
pienezza della libertà di coscienza e di culto).
Ci rallegriamo tutti di questo
avvenimento, mentre auspichiamo che Tilluminato disegno di
libertà delineato dalTarticolo 8
della Costituzione trovi integrale
completamento con il riconoscijnento a tutte le altre comunità
^ conleéàióhi religiose degli stessi diritti cne oggi vengono riconosciuti alla Tavola che rappresenta le chiese valdese e metodista.
Ce ne rallegriamo tutti, credenti
e non credenti, convinti come siamo che gli uomini del nostro
tempo diventino ogni giorno di
più consapevoli delTesigenza di
riaffermare i valori nei qt^ld più
immediatamente si esprime la
dignità della condizione umana.
Fondamentale tra questi, come quella che attiene alTesplicazione delle più alte idealità
dello spirito, è la libertà religiosa. Perciò — come giustamente
affimoniva Francesco Ruffini —
di fronte ai valori religiosi « lo
Stato moderno non può conoscere tolleranza, ma solamente _liberïS: poiché" qiïella suona con’cèSSione graziosa dello Stato al
cittadino, questa invece diritto
del cittadino verso lo Stato. Ora
la religione è appunto un campo
in cui lo Stato nulla può dare, ed
il cittadino invece tutto preten
dere ». Sicché può ben dirsi che
da oggi tutti — credenti e non
credenti, cristiani cattolici e cristiani riformati e protestanti —
«amo tutu più liberi.
Mi permettano i signori senatori im ricordo personale: tra
gli atti della mia vita politica-e
amministrativa che ricordo con
maggiore orgoglio vi è lo scambio di lettere del 1976 tra il moderatore della Tavola valdese e
Tallora Ministro delTintemo, da
cui presero avvio quelle trattative ohe o?ri trovano consacrazione nell’approvazione di questi accordi.
Con questo spirito, rivolgo un
cordiale saluto al rappresentante
delle chiese valdese e metodista
ed al moderatore della "Tavola
valdese, qui presente, da Ubèro
cIttàd!ìTtr-^4iberr~~cirfadipi, con
Tauguriò che la loro attività produca per la società civile -frutti
di libertà, di civile progresso, di
concordia e di pace. (Vivi, generali applausi).
Francesco Cossiga
E’ valsa la pena del
nostro lungo sforzo
Caro Franco,
ho ricevuto a suo tempo con
piacere la tua del 20 marzo 1984
che mi invitava ad intervenire
su « La Luce » sul problema
delle Intqse.
Ho atteso fino ad oggi perchè
non mi sentivo di intervenire in
un dibattito sulle intenzioni e preferivo attendere lo svolgimento
dei fatti.
Oggi i fatti sono più chiari e
possiamo più approfonditamente
commentarli.
L’Intesa firmata dal nostro Moderatore Bouchard e dal Presidente del Consiglio Craxi è legge dello stato. Si è trattato di un
adempimento certo coordinato
con quanto il governo andava
facendo sul versante del Concordato, ma non subordinato ad esso. L’Intesa con la chiesa valdese è, dal pimto di vista giuridico,
ormai perfetta mentre il Concor
LO STATO E L’INSEGNAMENTO RELIGIOSO
Verso un nuovo obbligo?
«r
A conclusione dei suoi lavori
prima delle ferie estive il Senato,
in base ad una clausola del proprio regolamento, ha assegnato
alla Commissione pubblica istruzione un termine di due mesi
per concludere Tesarne della riforma della scuola secondaria.
Dopo di che il provvedimento
verrà posto nell’ordine del giorno delTAssemblea (il che non
vuol comunque dire che sarà subito discusso). L’esame in Commissione è andato molto a rilento ; in quasi un anno si sono
approvati solo cinque articoli.
E in pratica un solo tema è stato discusso a fondo : quello
dell’educazione religiosa.
Nulla è stato ancora deciso
in via definitiva: ma gli orientamenti emersi richiedono una
attenta meditazione. Già la Commissione giuridico-consultiva delle Chiese evangeliche si è posta
il problema. Ed anche il Sinodo,
di cui larga parte sarà certo dedicata ai rapporti Stato-Chiese,
dovrà interrogarsi su quale posizione prendere davanti ai nuovi orientamenti.
In sostanza si tratta di questo :
sinora, parlando di educazione
religiosa nella scuola, si intendeva l’insegnamento confessionale
cattolico nelle forme che tutti conosciamo. L’Intesa, cosi preoccupata dell’effettività del diritto
di esonero, e il nuovo Concordato, che introduce Tobbligo per
la scuola di chiedere ad ogni allievo se intende o meno avvalersi di tale insegnamento, sembrano considerare solo questo
possibile tipo di istruzione religiosa.
Dalla discussione sulla riforma della scuola secondaria emer
ge invece un’altra proposta: l’insegnamento confessionale deve
rimanere per chi lo vuole; ma a
tutti deve essere impartito un
insegnamento religioso « non
confessionale », presumibilmente vertente sulla ¡storia delle
religioni. L’idea è venuta da alcuni settori del mondo cattolico e della DC. Le altre forze
politiche non hanno dimostrato
idee molto chiare in proposito.
Nei pochi articoli della riforma
sinora approvati non è stata inserita la previsione specifica di
tale nuova materia; ma si è lasciato spazio per una sua futura introduzione comprendendo
delle non meglio identificate discipline religiose tra le materie dell’area comune.
E una soluzione del genere è
contenuta anche nei nuovi programmi della scuola elementare, approvati nell’autunno scorso dall’apposita commissione
ministeriale. Essi prevedono, a
fianco del tradizionale insegnamento religioso impartito da
insegnanti specifici, una materia religiosa affidata al maestro
della classe. Senza, ovviamen
te, possibilità di esonero né per
gli allievi né per l’insegnante.
E’ da notare che il nuovo
Concordato parla di obbligo
per lo Stato di «continuare ad
assicurare » l’insegnamento religioso tradizionale, che quindi
continuerà ad esistere con le
attuali modalità. Ovviamente
non vieta che lo Stato, con propria legge, ne istituisca degli
altri. Quanto all’Intesa, il suo
spirito è certamente contrario
ad un insegnamento religioso
obbligatorio. Ma, come si è potuto vedere dagli interventi
parlamentari riprodotti su questo giornale, già è cominciata
un’opera « interpretativa » tesa
a dimostrare che il suo testo lo
consente.
Migliorare la cultura religiosa degli italiani è certo un nobile scopo. Ma l’obbligatorietà
di un insegnamento religioso
(con quali programmi e impartito da chi?) non è un passo
avanti sulla via della libertà religiosa. L’Intesa e lo stesso Concordato rappresentano una posizione molto più aperta ai diritti di libertà. Certe proposte
hanno l’aria di voler tornare
indietro non solo rispetto a
questi recenti documenti, ma
persino alla legislazione degli
anni ’30 e ’40 che, per lo meno,
riconosceva il diritto all’esonero.
Gianni Long
dato attende la ratifica della Camera dei Deputati.
In altre parole l’iter parlamentare dell’Intesa è stato autonomo e sganciato dall’altro.
Rimane certo il dibattito se
l’Intesa sia stata una feconda
testimonianza del nostro modo
di intendere i rapporti stato-chiesa, o, come taluno ha scritto, una
sorta di foglia di fico per aiutare
a coprire il rinnovarsi di una
prassi concordataria che noi non
abbiamo mai condiviso e che è
ormai anche desueta nei costumi e nella cultura.
Se anche i termini del dibattito
fossero stati questi, il mio personale parere è che l’enorme capitale di simpatia e di consenso
che il nostro atteggiamento di
libertà e di rifiuto di ogni privilegio, sovvenzione, tutela ha riscosso, avrebbe comunque valso
la pena del nostro lungo sforzo
per arrivare in porto con la firma delTIntesa. 'Tanti laici hanno
espresso la loro ammirazione, ma
anche molti cattolici hanno affermato ohe avrebbero voluto
che la loro chiesa si comportasse
nello stesso modo.
Direi però che i termini del
dibattito non sono più questi o
non sono soltanto questi, perchè
stiamo assistendo a delle novità
sul fronte concordatario (diritto
di scelta e non di esonero per
quanto riguarda l’istruzione religiosa, riforma del regime delle
congrue nel senso di una legislazione alla tedesca fondata sul
contributo dei fedeli, etc.) che
non mi sembra pongano i rapporti stato-chiesa cattolica all’insegna di una continuità col regime confermatosi dopo Tincardinamento nella nostra Costituzione dei Patti Lateranensi avvenuto
nel 1947 col voto della DC e del
PCI.
Sono temi questi su cui dovremo certo dibattere e discutere.
Personalmente credo alla laicità dell’impegno politico del cristiano e in coerenza con questo
mi comporto senza assumere alcuna rappresentanza che non mi
compete ma tentando a mia volta di fornire una testimonianza.
Al lettore de « La Luce » ohe
mi ha chiesto se credo di comportarmi come si sarebbe comportato Pietro Valdo, rispondo con
un ovvio no. Non mi sento veramente di paragonare la mia azione a quella di Pietro Valdo, nè
di commisurarmi alla sua opera.
Pronto, naturalmente, ad ammirare chi si sente di compiere su
se stesso una valutazione del genere.
Fraterni saluti,
Valdo Spini
testimonianza
(segue da pag. 1)
che delTAssemblea battista che
si terrà in settembre. Se questo
progetto — con la dovuta prudenza — dovesse essere approvato, certo quella familiarità crescente che sussiste tra Valdesi,
Metodisti e Battisti farebbe un
passo avanti con vantaggio di
tutti.
C’è poi il nostraSapporto con
i cosiddetti « evan^licais
Telli, pentecostali, avventisti. Es'5Ì ^pn forti -là. dove noi siamo
de^i: nell’evangelizzazione. Essi ci rivolgono critiche talvolta
fondate talvolta troppo dure.
Sono molto convinto che noi riformati dobbiamo poter sviluppare un rapporto stabile, un
dialogo profondo con gli evangelicals che in Italia come altrove haimo una capacità ^ stabilire un rannorfo immediato tra
ì’Evangèlò e 'Tuuif^ che a volle a noi manca. Cèrto esistono
grosse piilbirali e
ideologiche, ~gilsti e problematìche divèrse. Ma ciò non deve essere sopravalutato e non
deve impedirci di andare al
fondo dei problemi.
— H contesto più ampio del
nostro Sinodo è il Consiglio
Ecumenico e quest’anno siamo
chiamati a pronunciarci sul documento « Battesimo, Eucaristia, Ministero »...
— Personalmente non sono
entusiasta del BEM. Mi auguro
tuttavia che come le chiese hanno studiato attentamente questo documento producendo delle bellissime prese di posizione, così il Sinodo possa studiarlo, magari lavorando a gruppi*
perchè è comunque un’occasione
di cpnfrpnto teologico e la presa tiì posizione cEè il Sinodo
assumerà ha bisogno di essere
molto ben meditata ; la Commissione ecumenica del resto
sta preparando un rapporto a
questo riguardo -che il Sinodo
avrà modo di studiare.
A proposito del Consiglio Ecumenico. vorrei da queste colonne inviare un saluto a Philip
Jotter che termina ii si aicenf
Potter
breTI suo incarico di Segretario
generale. Questo pastore metodista nero, uomo giraTiHe~Te‘de, provato dalla vita, ha saputb — nei compito ai segretario
del CEC — portare sempre una
bella teologia biblica nel contesto ai un movimento che appoggia la resistenza africana,
i neri, il disarmo, E vorrei anche dare un saluto a Emilio Castro, pastore metodista TirtiOTlavano t^n conosciuto dai vaL
desi del Riode la Piata, membro di' ùiià piccola iiillioranza,
latino come noi. A lui che col
i” gennaio assumerà il medesimo incarico rivolgiamo l’augurio di operare in modo felice e
fermo.
— Qualche altro tema importante che sarà posto all’attenzione del Sinodo?
— La Commissione di studio
sullà, sessualità ha prodotto un
ampio documento che è contenuto nella Relazione al Sinodo.
Il documento è per le chiese
tuttavia la Tavola lo ha trasmesso al Sinodo per un’eventuale
discussione preliminare. Personalmente trovo il documento
molto bello perché ci permette di discutere con serenità senza arroccarsi su culture del passato ma senza diventarè~prlgto=ñlefT della mentalità del mondo
di oggi. E quindi mi auguro che
la discussione che avverrà nelle chiese — sarà certamente
calda — abbia lo stesso tono di
pacatezza di questo documento. Certo dobbiamo prepararci
a una certa eco giornalistica.
Io già mi immagino i titoli aei
giornali che ci faranno arrabbiare tutti. Spero però che i
membri delle nostre chiese e il
Sinodo stesso vadano al di là dei
titoli a sensazione per discutere
un tema vitale.
Franco Giampiccoli
4
4 ecu
24 agosto 1984
NOMINATO IL SUCCESSORE DI PHILIP POTTER
Ritratto di Emilio Castro
Gioele Fuligno, pastore battista e, da Vancouver, membro del
Comitato centrale del CEC inizia con questo articolo una corrispondenza sulla riunione del
Comitato Centrale, Ginevra 8-18
luglio.
sr:
\l-„
!f
!i>
Il nuovo Segretario Generale
del Consiglio Mondiale delle
Chiese che prenderà il posto di
Philip Potter a partire dal 1“ gennaio 1986 è Emilio Castro, un
latinoameficano, pastore metodista, fortemente impegnato
nell’attività ecumenica già da
molti anni.
E’ stato eletto dal Comitato
Centrale del CEC nella sua ultima riunione dell’8-18 luglio a
Ginevra a grande maggioranza:
127 voti favorevoli su 148 votanti.
Il suo nome è stato selezionato dal Comitato per le Nomine
tra una rosa di 16 nomi via via
ridotti a tre poco tempo prima
del Comitato Centrale, con una
ulteriore e definitiva selezione
il Comitato Esecutivo ha deciso di portare in sede di elezio-ne un nome soltanto.
Il Pastore Emilio Castro è nato a Montevideo, Uruguay, 57
anni fa. A quel tempo l’Uruguay
era pno dei naesi più liherali p
. dgmocratici dell!Amèrica_ T utina. uonvertitoiì dal cattoÌtoesì
rno alla "Chiesa lVÌetodistó~ìtìsle
quand'era ancora ^ovanissimo,
cresce in questa atmosfera di
piccola naJnoranza evangelica —
i metodisti in Uruguay sono poco più di 8jiP — in una società
permeata dicattoIice.sÌTnonTr
lato, e secolarismo anti-relipinso dall’altro. Studia teologiaa
Buenos Aires, e nel 1953-54 è a
Basilea per un anno di teologia
con K. Barth.
Rientra subito dopo in America Latina per essere pastore
di piccole comunità prima in
fioln^e poi a Montevideo fino
al 1965. Il suo interesse ecumenico ha origini lontane, fin da
quando è studente, ma soltanto nel 1966 inizia per lui l’attività ecumenica a pieno tempo
con vari incarichi in America
Latina. Nel 1972 viene chiamato
a Ginevra da Philip Potter a collaborare con lui per dirigere la
Commissione per l’Evangelizzazione e la Missione come editore della rivista ecumenica « International Review of Mission ».
Proprio nel 19’^ un colpo di
stato militare iiT' Uruguay elimina tutte le garanzie democratiche e instaura una triste e
violenta dittatura fascista. Emilio Castro appena arrivato in
Europa è comunque fatto segno
di intimidazioni e minacce così che non può più rientrare nel
suo paese se non a rischio della
propria vita.
Un lavoro difficile
Emilio Castro è un uomo che
raccoglie in sé svariate esperienze ed è a buona ragione in
condizione di dirigere il movimento ecumenico cosi come attualmente si presenta: molto
vasto, sia nel numero delle Chiese membro, sia nella diversità
deiresperienza dottrinale e denom inazionale.
L’entrata nel Consiglio Ecumenico delle Chiese nazionali
africane e delle Chie.se Pentprn.
stali latinoamericane ha Tècomplesso
ricco il
stri « certam"ëflie ^
ma anche molto più
CEC » (Emilio Castro).
Molti considerano il
nuovo
Segretario uiLmoderato; probabilmente è l’uoìRfrTgUIstc) in questo momento perché appunto
dovrà lavorare molto per smussare e attenuare le tensioni che
possono sorgere in seno al CEC
per il proprio tumultuoso sviluppo di questi ultimi anni e
.per gli attacchi feroci dei
rintolleranza in cui in genere
sono coslfélte ad operare tutte
le minoranze.
Noi evangelici italiani abbiamo molto in comune con il nuovo Segretario: il fatto di essere
dei neo-latini e di avere fatto
esperienza "di fede evangelica in
un contesto fortemente cattolicp sono plinti salienti ~3T
una
esperienza comune, ma ciò non
significa che la sua elezione sia
per noi evangelici italiani un
privilegio particolare. Nel suo
discorso dopo l’elezione e nelle
sue risposte alle domande di
molti giornalisti salta subito agli
occhi la sua volontà di essere
un uomo al di sopra delle parti
e che intende portare a termine
il mandato cercando di coinvolgere nell’attività ecumenica tutti coloro che a suo pàrere sono
ai marginr~CDTi particolare riferimento agli ortodossi.
Il segret^ìTo dèTTiTrganizzazione svizzera EPER, Jean Fisher,
gli ha chiesto espressamente se
nel suo mandato terrà conto
dell'esperienza delle minoranze
evangeliche, soprattutto quelle
latino - europee. La risposta è
stata abbastanza interessante:
« terrò conto di voi nella misura in cui me lo ricorderete con
la vostra partecipazione ».
Ora non si tratta di ricevere
privilegi perché qualcuno come
noi e molto vicino a noi è diventato Segretario Generale dell’organisnio _mù vivo ed efpica- ce della Chiesa "Cristiana di og
SL ?
elezi
ma sFrieve trarre da questa
mento: nessuno deve sentirsi
diminuito a causa del proprio
stato, ma ciascuno deve rendere
preziosa e valida la propria
partecipazione alla vita sociale
e in qualsiasi circostanza, e.sprimendo al massimo lo specifico
di cui è portatore. Lo specifico
delle minoranze è prima di tutto la coerenza, poi la tolleranza,
il rispetto per le diverse espressioni di fede, l’impegno per la
pace e la giustizia e la salvaguardia della democrazia.
Gioele Fuligno
raccoglie ormai le più diverse
esperienze religiose e politiche,
ed il nuovo Segretario dovrà
utilizzare al massimo le Basi
fondamentali che garantisci
Tunità del CE5~stesso
xinuare
jer CÔÎF
di costruzione
ecumenico ini
l’òpera
...del movimento
ziata tanti anni fa sotto la gui
da di geniali e coraggiosi Segretari Generali che hanno saputo
lavorare con immaginazione e
impegno.
Emilio Castro, per l’esperienza di vita a cui ho accennato
all’inizio, non può essere considerato come alcuni sostengono,
soltanto un buon funzionario,
profondo conoscitore dell’apparato ecumenico. Teniamo conto
della sua origine: sicuramente
egli è un uomo che conosce le
condizioni di vita di una società oppressa e sfortunata; è capace di comprendere sul piano
teologico i presupposti ideologici della teologia della liberazione e sul piano sociale i bisogni
dei popoli oppressi e che lottano per la libertà. La sua cultura teologica ampliata dalla lunga esperienza europea gli consente inoltre di avere una visione ampia e originale della missione universale dell’Evangelo
e della testimonianza cristiana;
infine la sua esperienza di credente appartenente ad una comunità di minoranza gli permette di ricordare le difficoltà e
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Stato e religione
Il problema della applicazione
del nuovo Concordato all’insegnamento religioso nelle scuole
è sempre oggetto di vive discussioni. Il Corriere lo affronta con
interviste a vari esponenti culturali e religiosi, tra i quali il
pastore Benecchi, che non ha
mancato di sottolineare cosa dispongono al riguardo le Intese,
escludendo ogni intervento flnan
ALCUNE PRESE DI POSIZIONE SUL DOCUMENTO DEL CEC
BEM: una sintesi difficile
Le reazioni delle chiese, le loro
■dichiarazioni, staranno, immagino, ingombrando il tavolo della
nostra Commissione Ecumenica
a cui spetta l’arduo compito di
tentare una sintesi della vasta
riflessione che le chiese hanno
condotto durante l’anno sul documento di Lima riguardante
Battesimo, Eucarestia e Ministeri, il cosiddetto BEM. La sintesi
non sarà facile. C'è chi manda
risposte telegrafiche, altri brevi
trattati di teologia. Pare comunque che Targomento abbia fatto
centro. Discussioni appassionate
hanno attraversato molte nostre
comunità. C’è chi il BEM lo rifiuta in blocco, ohi in parte e altri
che lo accettano per quello che
è. Già, ma cos’è in realtà il BEM?
Un compromesso, un passo avanti, un passo indietro? In diverse
occasioni abbiamo riferito da
queste colonne su prese di posizioni di chiese. Segnaliamo di
seguito alcune nuove reazioni
pervenute ultimamente in redazione rinviando commenti e giudizi al dibattito attesissimo del Sinodo di Torre Pellice di cui siamo, ormai, alla vigilia. Sia ben
chiaro: non c’è qui pretesa di
completezza.
A Pachino, dopo due mesi di
riflessione, l’assemblea di chiesa
ha chiesto al Sinodo di respingere il documento di Lima « per il
modo con cui il BEM affronta i
problemi confessionali, un modo
che contrasta lo spirito dell’Evangelo che è di chiarezza nella verità ».
A Foggia la presa di posizione
della Chiesa valdese sul BEM è
meno categorica anche se sono
sorte molte perplessità e interrogativi. L’assemblea foggiana chiede che il Sinodo non rifiuti il documento ma che si proceda nel
confronto ecumenico con più
chiarezza su ciò che si è disposti,
tutti insieme, a rivedere e a "riformare”.
A Genova interessante la presa di posizione votata dalle
Chiese valdesi di Via Assarotti e
di Sampierdarena e dalla Chiesa
metodista di Sestri Ponente. In.
quest’ultimo documento si ricorda che occorre restare vigili contro o^i tentazione sacramentale
e clericale. A questa tentazione
occorre contrapporre una piena
rivalutazione della predicazione
della Parola. Si osserva che i dati biblici citati nel BEM sono
semplicemente extrapolati in funzione del documento stesso di
Lima e che la preoccupazione di
una garanzia istituzionale soffoca
la piena fiducia nell’autorità della Parola. Alla domanda « dove
dobbiamo dire di no? » l’assemblea ligure risponde: diciamo no
alla centralità della chiesa che è
la sostanza del BEM e che usurpa la centralità di Cristo. In conclusione la tendenza del BEM —
afferma il documento di Genova
— si sviluppa in un’ottica cattolica, tendente alla sintesi di elementi diversi. La ricerca,, insomma, di un impossibile compromesso.
Il gruppo di studio delle Chiese
valdesi e battiste di Torino ha
varato un suo documento di sei
pagine. Esso inizialmente osserva la sopravalutazione ecclesiologica del battesimo nel BEM in
una prospettiva tale che soggetto
del documento di Lima — notano
nel gruppo torinese di studio —
sembra essere la chiesa o le chiese e non il Signore che con la sua
Parola stimola e crea l’unità della
Chiesa. Sul punto specifico del
battesimo il gruppo di studio, tra
le altre cose, nota che il BEM
riducendo a una mera questione di prassi la differenza tra
battesimo dei fanciulli e degli
adulti non consente più di percepire le origini e i fondamenti delle due diverse forme battesimali.
Sull’eucarestia — sempre a Torino — si segnala una pesante
centralità della chiesa dispensatrice di sacramenti. E nel gruppo
di studio ci si è inoltre chiesto,
a proposito della presenza reale
di Cristo nella Cena se un culto
con Santa Cena comporti una
presenza maggiore del Signore
rispetto ad un culto senza Santa
Cena. L’idea del BEM che la Cena sia al centro del culto della
chiesa non è stata condivisa, non
solo ma il gruppo torinese di
studio propone di « accettare che
la Cena del Signore venga condivisa dai credenti di diverse chiese, là dove un’esperienza o un
impegno comune li avvicinano e
rendono significativa la comune
partecipazione alla Cena del Signore ».
Sul capitolo dei ministeri il
gruppo di Torino rileva che il
BEM pare ignorare la pluralità
dei ministeri, caratteristica del
Nuovo Testamento, e lascia prevalere una visione sacerdotale dei
ministeri nella Chiesa. Il fatto
poi che il BEM non menzioni
chiaramente il papato non è un
fatto positivo: poiché il papato
esiste non parlarne sembra anzi
dare adito alla pretesa di universalità del papato (sicché non
viene più inteso per quello che in
effetti è: una particolarità del
mondo cattolico romano). Alla
fine il documento di Torino riserva una novità che condividiamo. Dopo aver notato che il Consiglio Ecumenico delle Chiese
sembra aver abbandonato la ricerca della conciliarità per sostituirla con quella del consenso
propone: « una moratoria sul terreno della consensualità ed una
ripresa della ricerca sul terreno
ben più fecondo della conciliarità ».
Abbiamo iniziato questa rapida
rassegna con Pachino in Sicilia.
Vogliamo terminarla con Aosta
dove la Chiesa valdese e la Comunità cattolica di base sono giunte
alla conclusione che il BEM è mal
■strutturato e inaccettabile. « Andrebbe riscritto e ripensato — dice il pastore di Aosta e di Ivrea
-r- in termini nuovi ». Ma ormai
la frittata è fatta.
Giuseppe Platone
ziario dello Stato, nel rispetto,
tra l’altro, dell’art. 33 della Costituzione. L’impostazione cattolica, rafforzata dall’esplicito appoggio papale ai cattolici francesi, che sostengono analoga battaglia nel loro paese, nel suo incontro col ministro Mauroy, rimane quella nota; secondo la
quale il diritto alla libertà di insegnamento e di educazione comporta l’obbligo per lo stato di sostenere tutte le scuole, private
o no, che assicurano al cittadino tale libertà di scelta « senza
oneri per il cittadino » e quindi
« con oneri per lo stato ». Decisa presa di posizione della DC
al riguardo, anche in sede di verifica governativa; decisa opposizione, almeno a parole, dei partiti laici e socialisti; prima ipotesi di compromesso, più o meno storico, avanzata dal PCI attraverso la preposta della concessione, a spese dello stato, a
tutti gli studenti di tutte le scuole di un « buono libri », che dovrebbe largamente coprire il costo dei libri di testo nelle diverse scuole, statali o no, con un
onere per lo stato non quantificato, ma certamente assai elevato, da ripartire equamente tra
scuole statali e scuole private.
La conclusione sembra comunque ancora lontana. Frattanto la
presentazione alle Camere della
legge per l’approvazione delle Intese, per una volta nei limiti temporali degli impegni governativi,
ha permesso a molta stampa di
ricordare come il problema della istruzione religiosa viene da
esse risolto.
Del rev. Jesse Jackson si continua a parlare dopo il suo viaggio a Cuba, da cui è tornato con
48 prigionieri, fra politici e comuni, liberati da Castro e consegnatigli per riportarli in America. Questa sua iniziativa non ha
incontrato il favore di Beagan,
che ha minacciato di incriminarlo per infrazione ad una vecchia
disposizione che interdice ai
privati di interferire nei rapporti internazionali, riservati all’Amministrazione del paese; ma con
larghe approvazioni di quella
parte dell’opinione pubblica americana e mondiale, che non vede
con simpatia la rigidità e la mancanza di fantasia creativa della
politica estera reàganiana.
Da leggere su Famiglia Cristiana l’indignato commento di un
lettore ad un articolo di P. Ricca, pubblicato dalla Luce a proposito del culto mariano di papa
Wojtyla, e la pacata risposta di
mons. Sartori che invita il lettore a « non farsi saltare i nervi »
se nel cammino ecumenico si trovano, e si troveranno ancora, numerosi problemi da chiarire con
spirito cristiano.
tù
Vt
fi
4^
Niso De Michelis
5
"'í '
24 agosto 1984
oblativo aperto 5
LUCI E OMBRE DI UNA PROPOSTA E DI COME E’ STATA PRESENTATA AGLI ITALIANI
s^'
2«!
»
0
Chi finanzierà ie chiese?
La Commissione italo-vaticana nominata ai sensi dell’art. 7 del nuovo Concordato propone ”un meccanismo bilanciato e concorrente”
Il tre agosto il Senato ha dato
la propria ratifica al nuovo Concordato sulla base di ciò che a\eva prodotto la Commissione
il aio-vaticana incaricata di approntare norme « per la disciplina di tutta la materia degli enti
e beni ecclesiastici e per la revisione degli impegni finanziari dello Stato italiano e degli interventi del medesimo nella gestione
patrimoniale degli enti ecclesiastici »: non ancora le norme richieste bensì i principi, sufficientemente dettagliati, sui quali tali
norme saranno ¡fondate. Bisogna
dare atto alla Commissione italocaticana di una inconsueta solerzia neH’espletamentQ del proprio
compito e di un risultato che si
qualifica per le novità dei suoi
contenuti. Sarà necessario un approfondito esame di questi principi, e ancor più delle norme che
saranno alFesame delle Camere
a settembre quando la ratifica
del Concordato passerà a questo
altro ramo del Parlamento. In
questa sede, tralasciando la prima parte sugli enti ecclesiastici,
'. orrei soffermarmi sulla seconda
— quella che maggiormente ha
formato l’oggetto deH'informazione, e spesso della disinformazione della stampa — dandone
una prima valutazione.
Fine della congrua
Il sistema tuttora in vigore è
basato su un’organizzazione medi oevale corretta al tempo del
Risorgimento e trasformata in epoca moderna. Da più di un millennio le principali cariche ecclesiastiche della Chiesa cattolica
(narroco, vescovo) sono dotate di
<> benefici » (beni patrimoniali per
h: più fondiari) il cui reddito doveva sostenere i rispettivi titolari. NeH'800 la legislazione della
Destra storica attribuì allo Stato
liberale la proprietà dei beni ecclesiastici delle congregazioni religiose che non avevano fini di
predicazione, assistenza o istruzione, e fu creata una Cassa destinata ad assicurare ai parroci
Diti poveri un’integrazione (supplemento di congrua) del loro
beneficio divenuto insufficiente.
In questo secolo, e particolarmente in questi ultimi decenni, il
sistema si è ulteriormente trasformato: con la progressiva svalutazione dei benefici soprattutto in zone rurali, la congrua è diventata una sorta di « assegno
alimentare » a favore dei titolari
dei benefici, recentemente rivalutato e indicizzato. Le premesse
del suneramento di questo sistema sono state poste dalla revisione del Codice di diritto canonico (1983) che ha eliminato i benefici connessi alle-cariche ecclesiastiche attribuendo i beni ecclesiastici relativi a « Istituti per il
sostentamento del clero » da istituire in ogni diocesi. La Chiesa
cattolica aveva quindi davanti a
sè due possibilità estreme: portare fino in fondo questa riforma
chiedendo direttamente ai fedeli
di integrare il finanziamento degli Istituti per il sostentamento
del clero oppure chiedere allo
Stato di continuare a versare il
supplemento di congrua non più
ai titolari dei benefici bensì agli
Istituti diocesani. Ha concordato
con lò Stato una via di mezzo che
tuttavia viene presentata come la
prima delle due possibilità e cioè
come un finanziamento che a
partire dal 1990 sarà operato dai
fedeli. Si tratta proprio di questo?
Due fonti
La relazione della Commissione italo-vaticana e^one con chia
rezza un « meccanismo bilanciato e concorrente di finanziamento
autonomo e orientato » che è riportato nel riquadro di questa
pagina. Esso prevede il concorso
di due fonti di finanziamento
molto diverse che non vanno confuse.
Il finanziamento autonomo
prospettato dalla Commissione è
costituito da soldi dei cittadini
che in modo del tutto facoltativo vorranno contribuire al sostentamento del clero cattolico.
I certificati dei versamenti operati sull’apposito conto della CEI
costituiranno giustificativi per la
detrazione (fino a un tetto di 1
milione) che ogni cittadino potrà
fare sulla propria dichiarazione
dei redditi.
Il finanziamento orientato, che
rappresenta la seconda fonte, è
costituito da soldi dello stato
versati obbligatoriamente dai cittadini i quali tuttavia contribuiranno ad orientarli o verso la
Chiesa cattolica o verso il Fondo
governativo per spese sociali/umanitarie o verso eventuali altre
organizzazioni religiose che ne
abbiano fatto richiesta a mezzo
delle intese.
A prima vista può sembrare
che anche questa seconda fonte
sia un finanziamento da parte dei
cittadini: sono soldi miei che io
destino alla Chiesa x. In realtà
lo sarebbe solo a due condizioni:
a) se si trattasse di una cifra
(anche percentuale rispetto alla
imposta) in più rispetto all'imposta e facoltativa nel senso che
a mia totale discrezione potrei
anche non versarla; b) se si trattasse di una percentuale (aggiuntiva) del mio IRPEF che andasse
alla Chiesa x o y.
Si avrebbe allora un sistema
di tipo tedesco (a parte la facoltatività che in Germania è « frenata», nel senso che per essere
esonerati dalla « tassa ecclesiastica » sono richieste complesse
procedure di dimissioni dalla
propria chiesa) più svantaggioso
dell’oblazione, in quanto non detraibile, e, anziché « concorrente » con la prima fonte di finanziamento, costituente un doppione rispetto ad essa.
In realtà: a) lo 0,8% dell’IRPEF
non è un di più (è stato precisato
che non ci saranno tasse in più,
tipo addizionale ILOR) ed è parte integrante del denaro pubblico riscosso dallo Stato mediante
la tassazione diretta delle persone
fisiche; b) ciò che va alla chiesa
non è lo 0,8% del mio IRPEF
ma la quota IRPEF globale che in
modo provorzionale concorro a
determinare insieme a tutti gli
altri cittadini. In altre parole al
fondo per spese sociali, alla Chiesa cattolica e ad altre eventuali
organizzazioni religiose andranno
somme in proporzione al numero
dei cittadini che avranno optato
per Luna o per l’altra destinazione indipendentemente dalla loro
imposta e quindi dal loro 0,8%.
Varrà un « voto fiscale » la destinazione espressa dal ricco contribuente il cui 0,8% ammonti a
milioni quanto quella espressa
dall’ultimo lavoratore dipendente
il cui 0,8% ammonti a qualche
migliaio di lire. Non per nulla
in Senato questa parte del meccanismo di finanziamento è stata
paragonata (Raniero La Valle)
a quella del finanziamento pubblico dei partiti. In un caso lo
Stato versa in base ai voti espressi nelle elezioni; nell’altro verserà in base ai « voti » espressi
ogni anno tramite la dichiarazione dei redditi.
È chiaro perciò che si tratta
di un finanziarnento dello Stato
pur orientato da un’indicazione
dei contribuenti. Superficiale e
ambiguo è perciò mettere insieme le due fonti qualificandole
insieme come finanziamento da
parte dei fedeli (aggiungendo, nel
caso di qualche giornale particolarmente disinformante che lo
Stato risparmierà centinaia di
miliardi annui della congrua).
Stupisce perciò che tali superficialità e ambiguità abbiano origine proprio da chi dovrebbe
chiarire le cose: il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
Amato, presentando in Senato la
« relazione sui principi » della
Commissione italo-vaticana ha infatti affermato che « scompare il
sistema delle congrue, che viene
sostituito non più da un contributo dello Stato italiano al sostentamento del clero, bensì da
un contributo dei cittadini fedeli,
volontariamente dato e rispetto
al quale lo Stato si limita ad offri
II presidente Craxi e il cardinale Casaroli nel giorno
della firma del nuovo Concordato.
re una canalizzazione ». Non si
può valutare tanta imprecisione
se non come un tentativo di velare pudicamente il fatto che lo
Stato continuerà a versare alla
Chiesa cattolica una consistente
fetta del denaro pubblico.
-♦Questo rilievo, che mi sembra
indispensabile anche per i riflessi
che su di noi evangelici può avere la nuova normativa, non deve
sminuire l'importanza della novità: per la prima volta da che
esiste lo Stato italiano la Chiesa
cattolica non sarà, finanziariamente, « chiesa di stato », ma sarà una chiesa finanziata con un
sistema misto dai fedeli e dallo
Stato, e, per ciò che riguarda il
contributo pubblico, con un aggancio alla reale consistenza della chiesa stessa, al numero cioè
di quanti in Italia saranno cattolici non per l’iscrizione anagrafica
bensì per una manifestazione di
volontà. Si trattà di un sistema
che continua ad essere nel quadro concordatario di un finanziamento di stato (poteva essere
altrimenti?), ma con un notevole
passo avanti verso « la libera
contribuzione dei cittadini per il
perse^imento di finalità e il soddisfacimento di interessi religiosi » che sarà tanto più importante quanto più sarà preso per
quello che è e non gabellato per
ciò che non è.
E noi?
Quale può essere la nostra valutazione riferita al nostro essere
una confessione religiosa che ha
stipulato un’Intesa con lo Stato?
In quanto tale noi avremmo
i titoli per chiedere allo Stato di
far parte della terza possibile
Le proposte della Commissione
6. La Commissione, sulla base
di tali principi, ha ritenuto di poter delineare il seguente sistema.
Si avrà, anzitutto, un periodo
transitorio di tre anni, che inizierà non oltre il 1“ gennaio 1987.
In tale periodo lo Stato corrisponderà alla Conferenza Episcopale Italiana una somma pari agli importi
complessivi che, al 31 dicembre
1984, risulteranno erogati o impegnati nel corso dell'anno 1984:
a] sul bilancio del Ministero dell'interno per supplementi di congrua e contributi al clero (Aziende
di culto); attualmente circa 291
miliardi;
b) sul bilancio del Ministero dei
lavori pubblici per concorso e contributi nelle spese di costruzione
di edifici di culto (capitoli 7871 e
7872); attualmente circa 19 miliardi.
Per il biennio precedente il periodo transitorio predetto si prevede che le amministrazioni competenti (Ministeri dell'interno e dei
lavori pubblici) eroghino gli assegni
e i contributi con le modalità in
vigore e negli importi congelati alla
data del 31 dicembre 1984.
Al termine del periodo transitorio, e quindi a far data dal 1» gennaio 1990, verrà a cessare ogni
contributo finanziario diretto da parte deilo Stato' e diverrà operante
un meccanismo bilanciato e concorrente di finanziamento autonomo
ed orientato:
1) lo Stato ammetterà a deduzione fiscale, entro il tetto massimo attuale di lire un milione, le
oblazioni fatte dai cittadini, mediante versamento su unico conto corrente intestato alla Conferenza Episcopale Italiana, e dirette al sostentamento del clero;
2) lo Stato riserverà' una quota
dello 0,8% della massa IRPEF dichiarata ciascun anno a scopi di
interesse sociale e/o di carattere
umanitario a diretta gestione statale
(interventi straordinari per fame nel
mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali); a scopi di carattere
religioso a diretta gestione della
Chiesa cattolica (sostentamento del
clero, esigenze di culto della popolazione, Interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di
Paesi del terzo mondo) o di altre
cortfessioni religiose interessate
sulla base di intese con esse. Saranno , dunque, i cittadini a scegliere e decidere individualmente
a quali scopi debba essere devolu
ta la quota predetta mediante opzione in sede di denuncia IRPEF:
la ripartizione delle somme avverrà
in proporzione alle scelte operate.
Il sistema, quindi, non comporta
alcun incremento di imposta per i
cittadini.
Poiché gli effetti di questo sistema potranno essere noti solo
due anni dopo la sua attivazione,
per tali due anni l'importo sarà anticipato nella misura pari alla quota
annua precedente, salvo successiva
conguaglio.
A regime, il sistema ' funzionerà
con acconti versati sugli ultimi dati
noti relativi alle scelte operate dai
cittadini, salvo conguaglio.
Al termine di ogni triennio successivo al 1° gennaio 1990, una apposita Commissione paritetica, nominata dalla autorità governativa e
dalla C.E.I., procederà alla eventuale
revisione del tetto massimo di deduzione fiscale e alla valutazione
del gettito della quota IRPEF, di
cui al precedente numero 2), ai fini
della eventuale nuova definizione
della medesima da parte dello
Stato.
(Dalla ’’Relazione sui principi” della Commissione italo-vaticana).
destinazione del pubblico finanziamento ricevendo quindi una
quota dello 0,8% deU’IRPEF globale in proporzione agli orientamenti espressi dai cittadini. Mà
in base a quanto ho detto — al
fatto cioè che lo 0,8% dell’IRPEF
non è meno pubblico del restante
99,2% — lo potremmo fare solo
stracciando accuratamente in
mille pezzi l'Intesa che è appena
stata tradotta in legge e che è ’
fondata tra l'altro sul principio
che gli oneri ^relativi all’esercizio
del ministero" della chiesa devono essere sostenuti dalla chiesa
stessa. Quando perciò entrerà in
vigore il nuovo sistema mi sembra che la nostra scelta dovrà
essere quella di potenziare con il
nostro. orientamento fiscale il
Fondo per gli scopi di interesse
sociale/umanitario nella speranza di essere in compagnia non
solo dei « laici », ma anche dei
cattolici anticoncordatari che diano la loro oblazione detraibile alla Chiesa cattolica e orientino lo
0,8% dell’IRPEF verso il Fondo
per gli scopi sociali, premendo
così perchè il nuovo sistema introdotto non resti immobile ma
vada verso un crescente sostegno
diretto della Chiesa cattolica da
parte dei suoi membri.
L’altra fonte di finanziamento,
appunto l’oblazione detraibile che
è la maggiore novità, mi sembra
in'yece debba avere tutta la nostra adesione nella nrospettiva,
e richiesta, che diventi l’tmica
fonte di ¡finanziamento (come
avviene per esempio negli Stati
Uniti). In questa linea ritengo
che il Sinodo potrebbe dar mandato alla Tavola di richiedere
che anche alla Tavola stessa sia
riconosciuto il diritto di avere
un conto ad essa intestato su cui
chiunque possa operare versamenti con la possibilità di detrarre dalle imposte,' fino a un
milione, l’importo relativo.
Privilegio? Al contrario. Finora
una detrazione fiscale per oblazioni era consentita dalla legge
per scopi culturali, sportivi, ecc.
Non era prevista per le organizzazioni religiose (salvo che per
gli ebrei) dal momento che lo
Stato già finanziava cospicuamente la Chiesa cattolica per altro
verso. Ora che il finanziamento
pubblico viene integrato da quello privato diretto è logico che
questo abbia lo stesso trattamento delle altre oblazioni detraibili.
Nè le nostre contribuzioni subirebbero in tal modo grossi cambiamenti: invece di versare alla
chiesa locale verseremmo sul
conto della Tavola indicando la
chiesa di provenienza e la Tavola
imputerebbe i versamenti alle
rispettive chiese.
Concludendo, stiamo per essere posti davanti ad un sistema
misto di finanziamento per le
chiese composto di dùe elementi
molto diversi e non riducibili ad
un preteso denominatore comune del « finanziamento dei fedeli ». Anche questo sistema misto
nella nostra valutazione non deve sfuggire alla massima paolinica: esaminare ogni cosa e ritenere il bene.
t
Franco GiampiccoU
6
6
24 agosto 1984
!il
llü
XV AGOSTO A CAMPO LA SALZA
DAL DISCORSO DEL MODERADOR RIBEIRO
Il protestantesimo si ricicla
Molti interventi, da New York alla Sicilia, e buona partecipazione del
protestantesimo che riflette, pensa, prega e lotta - Un incontro riuscito
Per meglio capire
il presente
li XV agosto, come il XVII
febbraio nelle comunità delle
Valli, come il culto inaugurale
del Sinodo, come alcune manifestazioni che stanno acquisendo
tma certa continuità un po’ in
tutti i circuiti, è imo dei momenti in cui non solo il mondo valdese e metodista ma, diremmo,
tutto il protestantesimo storico
italiano riallaccia i suoi rapporti di « popolo di Dio »: si tratta
di momenti che, come abbiamo
detto altre volte, fanno pensare
alla festa dell’anfizionia ebraica cióS' alla festa in cui le varié
tribù rinsaldavano il loro legame
reciproco e la loro comune obbedienza al Signore.
Quest’anno la manifestazione
del XV agosto si è inserita perfettamente in questa linea. Diremmo che — con una larghissima partecinazinno y^npriliu»
inrup mai vista, almeno a memoria di chi scrive — a Campola-Salza di Massello si è manifestato in modo estremamente
valido il legame del protestantesimo che riflette, pensa, prega,
lotta. Il programma, ci scusino
gli organizzatori, era un pochino pesante. JlfancavahiT aaairittura quegli iriterventTtipici nostri
di attività che, pur avendo come
scopo essenziale il servizio e la
testimonianza, fanno per così dire un po’ da flore all’occhiello,
da abbellimento di questi campi
di impegno, come le corali e i
trombettieri. Niente còslùììTt,
mente musiche popolari, niente
mostre di artigianato, nessun numero ricreativo. Solo un massiccio bombardamento di problemi,
a cui, tuttavia, i presenti hanno
prestato orecchio per tutta la
durata dell’incontro, con un’attenzione che neanche il sole insolitamente luminoso fino a sera
è riuscito a scalflre.~"ÜCTEo7~uñ
gruppetto al bar o al bazar clfe
sempre stato. Ma era anche questione di turni: i 1.400 caffè stanno a testimoniare che i partecipanti saranno almeno stati un
migliaio. La straordinaria eiHcienza di questo servizio — a
cui hanno contribuito in maniera determinante i fratelli Ugo e
Bruno Pons insieme a una nutrita équipe di massellini di origine e di acquisto a cui dobbiamo un ringraziamento particolare — non poteva infatti impedire
che ci fosse qualcuno che, essendo rimasto indietro nei momenti di punta, desiderava comunque prendersi un caffè magari
anche quando parlava il Moderatore.
Dunque, programma molto serio e ampio, larga partecipazione, massima attenzione. I temi
toccati sono stati un po’ lo specchio di quello che siamo quando
siamo come vorremmo essere.
Già la predicazione di SalvatnreycciaroT. centrata sulla bontà
del datore di lavoro nei confronti dei lavoratori delle diverse
ore (Matteo 20:1-16), non è stata una predicazione « consolatoria » ma un robusto richiamo
alle situazioni che vive in particolare il nostro meridione e alla
nostra missione di credenti nei
suoi confronti. Poi il Sud America: il Moderatore della Mesa
Vaidense, Past. Ricardo Ribeiro
ha sottolineato come il recupero di alcuni momenti validi
della storia valdese dopo una
certa svalutazione che era andata per alcuni anni un po’ di
moda, non significa rifugio nella rievocazione del passato, ma
utilizzazione di questo per affrontare i problemi di oggi. Poi
il Presidente deH’American Waldensian Aid Society (P. Gibson):
il rappresentante di un gruppo
che ci aiuta a risolvere molti
problemi; ma anche il portatore di un messaggio in cui è
stato sottolineato che è essen
ziale che i fondi raccolti da
questi amici siano utilizzati in
modo che l’annuncio delTEvangelo si incarni nell’affrontare i
problemi sociali con le iniziative assistenziali, con l’impegno
per la pace, con l’opera della
dlakonia.
Poi il volontariato (Adriano,
Pongo); le Intèse ui Moaerato^
fe ) ; PevangeUzzazione (Giamia
Sciclone); l’incontro con gli altri attraverso la rivisitazione
della storia: il centro G. L. Pascale di Guardia Piemontese
(Giulio Vicentini); gli interventi a partire dal terremoto in
Campania : il centro G. Caracciolo (Bruno Tron); le opere metodiste nel Sud (Giovanni Anziani); l’assistenza agli anziani a
Vittoria (Enrico Trobia). Tutti
argomenti di grande impegno
che complessivamente hanno
dato all’incontro non tanto e
non solo il carattere di festa
popolare, quanto piuttosto quel
10 di corso rapidissimo di aggiornamento e di riciclaggio per
11 protestantesimo presente. Una
scelta che riteniamo felice e
che ci è sembrata ben accetta
ai partecipanti. Sullo sfondo di
questo programma: una colletta per il centro di San Salvo,
cioè per l’evangelizzazione nel
meridione; e un bazar e buffet
i cui utili saranno devoluti alla
ristrutturazione della casa di riposo per anziani di San Germano, secondo il progetto illustrato anche in quest’occasione da
alcuni cartelli e dall’intervento
del pastore Taccia.
Alla riuscita della giornata ha
dato un apporto importantissimo la collaborazione dei fratelli battisti che passano Tèstaté
È possibile leggendo la storia
valdese comprendere meglio il
nostro presente? Non solo è possìbile — ha sostenuto il pastore
Ribeiro, Moderatore della "Mesa
Vaidensa” del Rio de La Piata, nel
suo messaggio a Massello il 15
Agosto — ma è lecito credere che
molte scelte che i Valdesi fecero
nel passato conservano ancora
una incredibile attualità. Non è
un caso — ha proseguito Ribeiro
nel suo seguitisskno discorso —
che la cosiddetta) letteratura della
“resistenza” in Uruguay sia oggi
dedicata a ripercorrere la storia
nazionale o internazionale. Così
come è significativo il fatto che
le due ultime edizioni del "Mesajero Vaidense’’ (il periodico della
chiesa valdese), prima della sua
jarte del .governo
nell’attuale campo della testimonianza cristiana. Ma quali linee?
A volte — notava Ribeiro — si è
esageratamente enfatizzato l'aspéttò ~55tticO~'flena~vìcingS~^;^^
dese o i suoi tratti folkloristipi
che réstanò trafìT‘'sgCandarrrispetto al centro: l’obbedienza
(che pur si è espressa in modi
diversi) alla Parola di Dio di
tutto un popolo.
aT Massello: uif"ségno che e UeP
TÒ e piacevole non solo ritrovarsi ma anche « riciclarsi » insieme in una cerchia sempre più
ampia.
c. t.
chiusura da pa
uriìguivàHor~^
___ ^ fossero dedicate a
tematiche storiche, nel caso specifico la vicenda di Valdo nel suo
ottavo centenario. Per Ribeiro si
tratta di proiettare nel futuro le
linee dell’impegno del passato
In conclusione l'invito del “Moderador” Ribeiro è andato nel
senso di riconquistare una solidarietà comunitaria nella quale
la Bibbia abbia un nosto centrale.
« Oggi forse è più facile correre
»dietro alle cose superflue, agli
idoli del nostro tempo anziché
cercare prima il Regno di Dio e
la sua giustizia. Saremo anche
noi fedeli alla Parola di Dio sino aU'ultima goccia del nostro
sangue? Le parole, per rispondere a questo interrogativo, non bastano più. Occorrono fatti, azioni
nuove ». G. P
34" MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA A TORRE PELLICE
Dedicata a Filippo Scroppo
Alla presenza di un folto e partecipe pubblico, si è Inaugurata
lo scorso 5 agosto a Torre Pellice
la 34® Mostra d’Arte Contemporanea. ijotatLfra-gli interven,nti il
presidente della Regione -Aldo Vi.^ione e l'assessore alla Cultura
ffiòv'ailUi PtílTero, il sindaco di
Jorino Diego Novelli7~rappréséntanti aetla provincia e del Cpmu-,V
ne, diversi critici d’arte, •
A differenza delle precedenti,
questa Mostra è antologica, e .
dedicata a Filippo Scroppo, Ideatore e promotore della rassegna
che, a partire dal 1949, anno dopo
anno (colla sòia parentesi del
1983, per inagibilità dei locali)
ha presentato quanto di più aggiornato e di significativo offre
la pittura moderna, dal figurativo aU'astratto, dalTinforrnaìe Jl\
concettuale, "ecc.
Dopo alcuni interventi illustrativi nella sala sinodale, il pubblico si è trasferito nelle aule del
Collegio valdese, dove le opere
sono esposte, fino al prossimo
2 settembre.
L’attività artistica di Filippo
Scroppo, valdese di Riesi, trasferitosi poi a Torino dove insegnò
aH’Accademia Albertina, ivi ohia
mato da Felice Casorati, si può
dividere in quattro periodi essenziali e la Mostra (composta di
100 quadri in gran parte inediti,
e di una ventina di opere fuori
catalogo) ne è una fedele documentazione.
Si parte dal periodo figurativo
(1925-1947) con la ancora «ingenua » valdesina, coi paesaggi, coi
nudi, coi fiori, con gli autoritratti. Di questi ultimi, ricordiamo
che uno ha varcato la soglia della
Galleria degli Uffizi di Firenze.
Il secondo periodo è dedicato
al M.A.C. o Movimento di Arte
Concreta: espressioni di colore,
o meglio, come dice un critico
d’arte, « strutture segniche che
affiorano nei contesti di carattere informale » e ohe preannunciano il periodo successivo detto
appunto informale (1955-1969).
Qui si manifesta (citiamo ancora) « tutta la pienezza della rappresentazione non figurativa, che
per Scroppo è pienezza poetica
oltre che plastica ». Segni e colori si fondono in modo altamente
decorativo: la serie degli « ideogrammi », idee cioè che si sostanziano nel tratto e nel colore, ne
sono la più accattivante espres
« Valdesina », 1925
olio su tavola
cm. 30 X 39
sione.
STUDIO ROSSO
di RENATO RIBET e CALLIERO
Fotografia di qualità
Riprese foto e video per cerimonie
Villar Perosa - Via Nazionale 55/a - Tel. 0121/514460
Infine, il periodo aerografico
(1970-1984). Il « pennello » ad aria
compressa spruzza il colore senza toccare la tela, momentaneamente coperta da mascherine e
fili, che lasceranno poi il loro
segno. Gli effetti così ottenuti
assumono un aspetto del tutto
particolare. Si accentua il gioco
delle sfumature, il contrasto delle
ombre e delle luci, fino a far assumere all’immagine un aspetto
rilevato, tridimensionale.
Chiudendo queste poche note,
vorremmo ricordare ancora due
aspetti della personalità e della
attività di Scroppo. Innanzitutto,
il suo « essere valdese » (ricordato anche dalla quasi totalità dei
critici che hanno scritto e scrivono di M in occasione delle sue
mostre in Italia, in Europa, negli Stati Uniti), testimoniato anche nel lavoro di ogni giorno,
nella cura affettuosa che ha sem
»
pre posto per la realizzazione qui
a Torre P. non solo della Mostra
d’Arte, ma anche per ristituzione
della Galleria civica d’Arte Contemporanea ’affollata’ di oltre
240 opere ospitate nel Museo
valdese e unica nel suo genere
— come ci conferma l’assessore
regionale alla Cultura — in tutto il Piemonte. C’è da augurarsi
che essa possa quanto prima trovare una sistemazione più consona.
Infine, notiamo che la valdesina, di cui già si è detto, è stata dipinta nel 1925, quando rautore
.ara un giovinétto di 15 appi. Tra
pochi mesi quincli' Filippo Scroppo avrà compiuto le ’nozze di |
diamante’ con l’arte. A lui e alla
sua compagna Lucia, infaticabile
collaboratrice, l’augurio affettuoso per questo importante traguardo, e per tanti altri anni di
feconda attività.
Roberto Peyrot
'I
I-4.704S
MIRAMARE
DI RIMIMI
VIA
TfLEF (054.1)
«9
32548
A 50 metri dalla spiaggia — ambiente familiare — ottimi i
servizi e il trattamento.
Compagnia Italiana
di Assicurazioni
AGENTE GENERALE DI TORRE PELLICE
ARNALDO PROCHET
TUTTI I RAMI DI ASSICURAZIONE
Via dalla Repubblica, 14 Telefono (0121 ) 91820
7
24 agosto 1984
cronaca delleValli 7
TORRE PELLICE
! . ,
«9
ié9
0
UNA NUOVA
POLITICA
DIACONALE?
Con un titolo avveniristico ed un tantino magnilot]uenté~e‘'stàTa pubblicata,
con molta evidenza, sull’Eco-Luce del
27.7, un'intervista rilasciata dal past.
Alberto Taccia sul progetto del cosiddetto Dipartimento diaconale CD-D.l.
Taie interessante intervista è a mio
avviso più importante per quel che non
dice, che per quel poco di concreto
che viene enunciato nella risposta all'ultima domanda.
If' vero che le « chiese per una serie di ragioni che sarebbe lungo spiegare, sono state, anche per loro colpa,
espropriate dalla responsabilità verso
!e opere che pure vogliono essere (e
seno — aggiungerei) espressione della
¡oro testimonianza », Si vorrebbe quindi che da « questa proposta di lavoro
ih progetto D.D,) possano nascere gli
ennioli, il confronto, le proposte oper-ative necessarie per restituire alle
Chiese la consapevolezza della responsabilità che esse hanno verso le nostre
opere, sentite come strumento di servizio e di testimonianza evangelica ».
Questi i due soli punti concreti che
emergono tra le altre vaporosità^ delI intervista. Se II progettò"b.D. è tutto
qui, è ben poca cosa; e per certo è da
accantonare per evitare che, con nuove
strutture, si voglia supplire alla non fehee resa funzionale di quelle esistenti.
Si farebbe in tal modo più confusione
ohe ordine. Infatti è da tener presente
.oPe queste iniziative di stimolo o confronto; di operatività tra chiese ed o; tire. e di opere tra loro, rientrano tra
gh aspetti pratici delle incombenze orga:'!izzative ed amministrative proprie
delie CED. Tutta la programmazione
relativa gravita già, o dovrebbe già
gravitare, nelTambito delle Conferenze
t'isìrettuali, se si volesse farle funzionare secondo lo spirito e il dettato delle discipline vigenti, che forse pochi
conoscono e nessuno legge.
l\on si vede quindi la necessità di
nuove soprastrutture. Basterebbe che
le CED promuovessero gruppi informali
di contatto tra chiese ed istituti e sospingessero le opere ad incontrarsi e
confrontarsi. Ricordo che anni fa, per
Iniziativa della tavola, si svolse a Torino un riuscito incontro tra rappresentanti delle opere. Ripeterlo ed ampliarne l'orizzonte, provvedere conseguentemente da parte degli organi distrettuali già costituiti, è probabilmente doveroso; e non richiederebbe l'ingolfamento di nuove strutture. Anche sul
piano generale — cui Taccia fa un breve cenno —- le strutture fondamentali
non mancano: vi sono la Tavola e la
CIOV, la quale non dovrebbe ridursi
alla conduzione di soli ospedali. Una
concezione un po’ miope questa. La
CIOV invece dovrebbe sviluppare proprio il suo aspetto intrinseco di Commissione per gli istituti ospitalieri (come dice II suo nome) e non solo
ospedalieri.
Quindi se si vuol veramente una
» nuova politica diaconale » non v'è
che da adoperarsi sulla base di un programma operativo di coordinazione e
di sviluppo di rapporti tra istituti similari e di questi con le chiese territorialmente competenti; programma
che a quanto sembra non è ancora
pronto: per cui, molto italianescamente, si pensa anzitutto ad istituire nuove strutture. E' evidente che almeno
tra noi, che siamo anzitutto dei riformati, le struttuFe coritàriò~poco, e vàlqonb solo come~ supporto airazione~7^
nasce dalTa fatte. E^dà' dar Che 'ciowebbe innanzitutto sorgere un programma
operativo. Da quello che si può intuire
sembrerebbe che il « tutto » della
" nuova politica diaconale » si potrebbe concretare in un coordinamento tra
istituti e in un miglior collegamento
tra questi e le chiese territoriali, approntando qualche servizio amministrativo comune od unificato.
Certo è che non è istituendo nuove
strutture che si rompe l’isolamento
tra chiese ed opere, dato che così facendo si farebbero saltare i naturali e
già esistenti collegamenti distrettuali;
a parte poi la difficoltà di rinvenire
persone capaci e disponibili da preporre a detti nuovi organi.
E poi vi sarebbe da riflettere sul fatto che, dove si è voluto che il coordinamento sussistesse tra chiesa ed
opera, lo si è mantenuto ed il tutto
funziona bene, come il caso di San
Giovanni dimostra.
Comunque auguri!
Giorgio Peyrot,
Luserna S. Giovanni
il telaio
tessuti a mano
e confezioni artigianali
Corso Gramsci, 21
10066 TORRE PELLICE (To)
Dibattito sulle Intese
L’Associazione culturale « Francesco Lo Bue » organizza per
sabato 1” settembre 1984 alle ore 20,30 nell’Aula Sinodale una conferenza dibattito su;
Le « Intese », innovazione e limiti in un rapporto Stato-Chiesa.
Sono invitati a parlare: l’on. Giuliano Amato, sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio, l’on. Aldo Bozzi (PLI), l’on. Mauro
Melimi (PR), il prof. Carlo Cardia, dell’Università di Pisa, il prof.
Giorgio Peyrot, dell’Università di Perugia, l’on. Sergio Soave (PCI).
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Pomeriggio del Rifugio
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Il 29 luglio, una bellissima giornata di sole, si è svolto il consueto annuale pomeriggio del
Rifugio, durante il quale amici
e simpatizzanti si sono incontrati per affettuosamente visitare l’Opera ed i suoi ospiti e
divertirsi a far spese nei numerosi banchi di vendita che, come un allegro mercatino, hanno animato lo spazio interne ai
diversi edifici del Rifugio, una
verde e popolata piazzetta. La
generosità di tutti ha confermato le aspettative di quanti
hanno organizzato e lavorato per
la riuscita del pomeriggio. L’amministrazione sente quindi di dover ringraziare tutti, a cominciare dal personale libero dal
servizio che ha voluto comunque essere presente, fino ai moltissimi e generosi amici che si
sono avvicendati per alcune ore
interessandosi ai lavori di ristrutturazione in corso, alle cose in vendita, ai nostri ospiti.
Grazie a tutti, dunque, e arrivederci a quest’altr’anno con l’augurio e la speranza che questa
giornata (l’ultima domenica di
luglio!) sia sempre cosi.
Culti
VILLASECCA — La comunità
è grata ad Elvio Peyronel ed
Emilio Rostan i quali hanno
presieduto alcuni culti domenicali nel mese di luglio esercitando cosi il loro ministero di
predicatori locali. In questo
ringraziamento associamo anche il prof. Sergio Rostagno che
spontaneamente si è offerto
per presiedere un culto.
• Il culto di domenica 19
corr. è stato presieduto dal pastore Aifi'edo Janay^l, E’ stato
un momèrito di grande emozione per tutti i numerosi presenti perché Janavel è stato pastore titolare di questa comunità
durante tutto il periodo bellico.
# Ricordiamo che domenica
2 settembre, ore 15, avrà luogo
la riunione quartierale a 'Villasecca Inferiore.
Giornata del Collegio
La « Giornata del Collegio »
organizzata dall’ Associazione
«Amici del Collegio» si terrà
presso la Foresteria Valdese
domenica 2 settembre. Il propamma inizia alle ore 12,30 con
il pranzo. Informazioni e prenotazioni: tei. 0121/91277.
« La nostra cittadinanza è nei
deli » (Filippesi 3: 20).
E’ mancato 1’
Ing. Franco L. Somma
I familiari, nell’annunciame la dipartenza, lo ricofrdano a quanti lo conobbero.
Un particolare ringraziamento al pastore D. Garrone di Ginisello Balsamo.
Milano, 31 luglio 1984.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della cara
Elisa Vertu in Balocco
ringraziano tutti coloro che hanno partecipato al loro grande dolore; ringraziano il pastore Barbieri e la comunità
di Cuneo che con la loro presenza hanno confortato la famìglia Balocco nel
suo grande dolore.
Roma^ 21 luglio 1984
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Gianni Tourn Boncoeur
ringraziano vivamente tutte le persone
che hanno preso parte con simpatia e
affetto al loro dolore.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Merlo ringraziano tutti
coloro che hanno partecipato al loro
dolore per la simmparsa della mamma
E lena Eynard ved. Merlo
Un particolare ringraziamento alla
doti. Peyrot e a quanti si sono prodigati con affetto durante la lunga malattia.
Torre Pellice, 4 agosto 1984
Grande vendita al mobilificio
Ciepcildi
(ex LIBRALON)
per cambiamento proprietario
Via Nazionale, 154 - VILLAR PEROSA - Tel. 0121/51037
Camere classiche L. 1.790.000 Porta TV L. 120.000
Soggiorni con tavolo e seciie L. 950.000 Specchi L. 28.000
Camere da ragazzi L. 420.000 Settimanali L. 140.000
Camere moderne L. 1.590.000 Mobili letto L. 130.000
Trasporto e montaggio gratis
A CHI ACQUISTA CAMERA E SOGGIORNO REGALIAMO UN DIVANO
Non è una vendita è una stravendita. Beati i primi
RINGRAZIAMENTO
« Getta il tuo peso sull’Eterno
ed Egli ti sosterrà »
(Saihno 55: 22)
- I familiari ed i parenti tutti di
Aldo Griglio
riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto trffjutata al loro caro
ringraziano tutti coloro che con la collaborazione, la presenza e parole di
conforto sono stati vicini alla famiglia
in questa dolorosa circostanza.
Un particolare ringraziamento alla
dr. Claudia Peyrot ed al personale del
Rifugio Carlo Alberto per l’attenzione
e le cure prestate.
S. Secondo, 11 agosto 1984.
RINGRAZIAMENTO
« Perché io stimo che le sofferenze del tempo presente non
siano punto da paragonare con
la gloria che ha da essere manifestata a nostro riguardo »
(Romani 8: 18)
I familiari della cara
Clementina Pagetto in Gay
profondamente commossi per la grande dimostrazione di affetto e stima dimostrata aUa loro cara nell’impossibilità di farlo singolarmente ringraziano
sentitamente tutti coloro che con la
loro presenza al funerale, fiori, scritti
e parole di conforto hanno preso parte
al loro immenso dolore.
In particolare ringraziano i sigg. medici e personale infermieristico dell’Ospedale Agnelli per le amorevoli cure prestate, tutte le gentili persone
ohe le sono state vicino durante la
lunga malattia, i pastori Tourn e
Ayassot con rispettive ngnore, ITI-S.
S. Secondo, il Gruppo ANA S. Secondo, ed i vicini, di casa.
Prarostino, 31 luglio 1984.
AVVISI ECONOMICI
TORRE PELLICE - Affittasi muri negozio centrale mq. 70, lire 300.000
mensili. Telefonare 011/302423.
CINQUANTATREENNE colto e henestante conoscerebbe scopo matrimonio giovane donna evangelica tra
30 e 50 anni. Scrivere G. R. presso
Giacomelli, Via Piemonte, 3 - 57029
Venturina (Li).
TRASPORTI - Corriere Maurino O.
sm.c. - Via Roma, 33 - Perosa Ai'
gentina - Tel. 0121/81242 - 81046.
FAMIGLIA (3 persone) cerca casa in
affitto (minimo 2 stanze -I- cucina),
con orto ed eventualmente terreno,
anche natica e con riscaldamento indipendente, nei Comuni di Villar
Pellice, Torre PeUice o Luserna S.
Giovanni. Telefonare 0121/91423
(Torre Pellice).
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 26 AGOSTO 1984
Pinasca: FARMACIA BERTORELLO ■
- Via Nazionale. 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 2014^4
USSL 44 - PINEROLÉSE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Val.
dese).
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 26 AGOSTO 1984
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
8
8 uomo e società
24 agosto 1984
IL CASO DI VANNI MULINARIS
"Tortura legale" in Italia
f=-:
•
,1^
3gé
sir
Il caso di Vanni Mulinaris è
emblematico della lentezza e,
peggio, deU’inconcludenza della
giustizia italiana. In sua difesa
sono intervenuti molti intellettuali francesi ed italiani. I nostri giornali ne hanno molto
scritto sia per accusarlo che
per difenderlo. Cerchiamo di inquadrare sinteticamente i fatti.
Vanni Mulinaris, professore
alla Scuola di lingue Hyperion
a Parigi, è stato arrestato il 2
febbraio 1982, a Udine, deve si
era recato, in piena legalità, per
•visitare la sua famiglia. E’ stato
'oggetto di due mandati di cattura, uno a Venezia e l’altro a
Roma. A Veneria: mandato emesso per complicità con le
Brigate Rosse e traffico di
armi in provenienza dal Medio Oriente. L’accusa è fondata
sù dichiarazioni di pentiti posteriori al suo arresto e d’altronde in contraddizione totale
con le dichiarazioni di altri detenuti, pentiti o non; un preteso incontro con due rifugiati italiani, incontro che non può avere avuto luogo sia perché al
tempo Vanni Mulinaris era a
Udine, sia perchè egli non
conosce i due rifugiati. A Roma, mandato emesso più di
quattro mesi dopo l’arresto per
complicità con le Brigate Rosse a partire dalla Scuola Hyperion di Parigi definita covo delle B.R., accusa del tutto vaga,
collegata al sospetto infondato
della natura eversiva della Scucia stessa. Questa Scuola, fondata da alcuni professori italiani è sospettata (e penso a
tutti i condizionali di alcuni
giornali italiani) di essere un
centro di terrorismo e d’essere
lussuosa e ricca di mezzi. La
realtà ne è l’opposto. Non solo
l’orientamento della Scuola è in
senso umanitario e comunitario, distaccata dalla politica
partitica e tanto più dal terrorismo, ma è realizzata in un semiinterrato, con grande sacrificio
dei fondatori ed ora chiusa proprio per mancanza di mezzi.
« L'Eco delle Valli Valdesi »; Rea.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione: Valdo Benecchi, Mario F. Berutti, Franco Carri.
Giorgio GardioI, Marcella Gay, Adriano Longo, Claudio H. Martelli,
Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabiie;
FRANCO GIAMPICCOLi
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V. 15 - 10125 Torino - tei. 011/
655.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 . 10066 Torre Pellice.
Editore: AiP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Regist-n nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
Abbonamenti '84: Annuo L. 21.000;
Semestrale 12.000; Estero 40.000 (posta aerea 64.000); Sostenitore 40.000.
Decorrenza 1° genn. e r luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.o.p. 327106 Intestato « L'Eco
delle Valli - La Luce » - Casella postale- 10066 Torre Pellice.
Pubblicità; prezzo a modulo (nim
49x53) L. 9.000 (oltre IVA).
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna: mortuari
350 - sottoscrizioni 180.
Economici 200 3 partecipazioni personali 350 per parola, i suddetti
prezzi si intendono esclusa IVA.
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a < La Luce; fondo di solidarietà •, Via Pio V. 15 ■ Torino.
Stampa: Cooperativa I ipogratica
Subalpine..- Torre Pellice (Torino)
Solidarietà
internazionale
Così è che Vanni Mulinaris è
da due anni e mezzo in carcere
sotto accuse del tutto infondate senza che i giudici abbiano
prodotto alcuna prova valida
ad incriminarlo. La loro durezza è tanto più assurda quanto
sono vaghe le accuse mosse e
forti gli alibi che si possono produrre. Il caso di Vanni Mulinaris da un lato è uno dei tanti
che attendono da anni un giudizio e riempiono le nostre carceri in lunga e crudele attesa,
dall’altrò proprio per la fortissima convinzione della sua innocenza radicata in molti ha mosso l’intervento di intellettuali
francesi e, di riflesso, italiani i
quali hanno scritto, all’inizio
del 1983, una dichiarazione in
sua difesa, Armata da eminenti
personalità (fra altri dall’ex-presidente della Corte Costituzionale senatore Giuseppe Branca,
dal vescovo Bettazzi, da Norberto Bobbio, da Giorgio Bocca, ecc.). Fra l’altro questa dichiarazione dice ;
“ Sappiamo bene che l'attacco terroristico alle nostre istituzioni non è
stato senza gravi conseguenze sull'impianto dello stato di diritto voluto dalla Costituzione, tanto a livello di legislazione che di prassi investigativogiudiziarie. Il nostro processo penale
non solo non è stato riformato secondo le indicazioni dettate dal Parlamento nel 1974 ma ha subito una progressiva involuzione. I termini di carcerazione preventiva nella fase istruttoria
sono stati portati oltre i limiti tollerabili per la coscienza civile; gli indizi
richiesti dalla legge per giustificare la
privazione della libertà personale sono
spesso degradati a semplici ed interessate chiamate di correo prive di riscontri obiettivi; il clamore delle campagne di stampa ha talora surrogato
l’esame razionale degli elementi di accusa e di difesa. (.....)
Alcuni uffici giudiziari hanno d’altra
parte mostrato che questi comportamenti anomali non sono indispensabili,
che è possibile condurre inchieste di
terrorismo difficili e complesse salvaguardando fondamentali esigenze- di civiltà pur in presenza della legislazione
eccezionale e della gravità del pericolo
da fronteggiare. La vicenda di Vanni
Mulinaris ci induce a chiedere ai giu
SPECIALE
SINODO
La redazione sta programmando il numero del 7 settembre dell’ Eco-Luce come
numero speciale interamente
dedicato al Sinodo in modo da
dare una visione globale della
nostra massima Assemblea.
Sarà quindi uno strumento a
disposizione delle chiese durante tutto quest’anno per dibattiti interni e informazioneverso l’esterno. Cercheremo
di contenere al massimo i costi per ie copie extra che
le chiese vorranno ordinare
prendendo contatto con la redazione a Torre Pellice durante il Sinodo.
dici competenti di muoversi in questa
direzione; di mettere--Jn libertà i’imputato qualora dopo un anno di indagini
e di carcerazione preventiva difettino
seri indizi di colpevolezza; di rendergli
noti, in caso contrario, gli eiementi di
prova esistenti contro di lui... ».
L’Abbé Pierre (personalità
nota in tutta l’Europa per la
sua azione umanitaria e di pace,
fondatore della comunità Emmaus a Parigi con ramiflcazioni
numerose in altri paesi, ex deputato dell’Assemblea Nazionale Francese) ha fatto più volte
la spola fra Parigi e l’Italia per
smuovere la situazione. E’ stato
ricevuto da alte personalità ed
ha potuto anche parlare col Presidente Per tini. Ha battuto tutte le strade, come ha fatto in
tanti altri casi, per far uscire
Vanni Mulinaris da questa impossibile situazione... Ma a che
punto siamo ora?
A che punto siamo?
COMPAGNIA ASSICURATRICE
UNIPOL
..un
Vieni a
trovarci
di coperture
assicurative
per ogni tua
esigenza
in via
Saluzzo 17
a
Pinerolo o
telefona allo
0121/74988
Partecipi
della bontà di Dio
(segue da pag. 1)
I giudici — come dicevamo —
non citano alcuna accusa precisa, tranne le parole di due « pentiti» (?!) i quali, per altro, si
sono più volte contraddetti e
l’orientamento della Scuola Hyperion che ie autorità francesi
dopo aver su di essa indagato
a lungo hanno dichiarato essere
al di fuori di qualsiasi sospetto.
Proprio non si capisce come
sotto accuse così labili si possa
tenere ancora in carcere un uomo sul quale le testimonianze
a difesa sono così numerose da
parte di personalità insospettabili.
E poi! Dopo esser stato trasferito in diverse prigioni anche migliaia di chilometri lontano dalla famiglia e dagli stessi giudici inquirenti, alcuni mesi or sono è stato deferito agli
arresti domiciliari (poi revocati) i quali hanno servito solo a
documentare il sadismo delle
autorità preposte (in questo caso quali?) tanto che pur essendo fisicamente e psichicamente
debilitato, doveva subire i controlli ogni mezz’ora così che
per lui era impossibile riposare
né giorno né notte!
Nell’ultima conferenza stampa, tenuta lo scorso giugno alla
Camera dei Deputati, l’Abbé
Pierre, la cui nipote fu salvata
proprio da Vanni Mulinaris dalle tentazioni di una rivolta terroristica indirizzandola verso
una vocazione umanitaria e comunitaria, ha dato qualche barlume di speranza per il prossimo futuro, anche in conseguenza del digiuno fatto per 35 giorni da Vanni Mulinaris e per il
digiuno dello stesso Abbé Pierre
nella diocesi di Torino. La chiarificazione è vicina? Mentre lo
spero con tutte le mie forze, ho
forti dubbi su una rapida soluzione in un processo ravvicinato. Ha ragione Amnesty International di accusare l’Italia di
esercitare la « tortura » con le
sue tanto lunghe carcerazioni
preventive che debilitano i carcerati e li spingono a decisioni
di disperazione e, spesso, scriteriate.
Tullio Vinay
che queste persone siano chiamate, perchè appunto è la chiamata
di Dio, non la collocazione ecclesiastica, ciò che conferisce valore
e senso alla loro vita.
La diversità che c’è fra il padrone della vigna e gli operai che
senza una sua chiamata possono
soltanto stare in ozio, cioè vivere
inutilmente, è tale che il solo fatto della chiamata è in sé un atto
di liberazione, che conferisce dignità. E’ un gesto che spezza il
sistema dello sfruttamento, la
mentalità del do ut des, per aprire la prospettiva, la dimensione
del servizio.
In secondo luogo, la bontà di
Dio è messa in evidenza dall'orario diverso in cui avvengono i
diversi appelli.
Non si tratta qui dell’epoca storica o dell’età anagrafica. Si tratta del tempo di Dio.
La parabola sottolinea con ogni
evidenza il fatto che una chiamata, la jnti importante, quella che
conferisce drammaticità e tensione al fatto, avviene all’ultima ora
della giornata.
E’ l’ora che è stata inaugurata
dalla venuta di Gesù, nella quale
— detto per inciso — ci troviamo
a vivere. E’ il momento culminante della presenza di Dio in
mezzo agli uomini. Qui, la parabola si apre sulla prospettiva
del Regno che viene, anzi, che incombe, e che Gesù rivela già nella sua vita, come nella sua morte. Se questa è l’ultima ora in cui
risuona la chiamata di Dio, significa che dopo non vi saranno
altre ore, non vi saranno altre
chiamate. Noi riceviamo qui ed
ora la possibilità di essere collaboratori di Dio, e dobbiamo sentire l’urgenza di questo appello.
In terzo luogo, la bontà di Dio
si manifesta nello scopo della
chiamata. Essa non è un invito
alla contemplazione, quasi questa fosse anticipatrice della beatitudine del Regno; ma è un invito a lavorare, perchè appunto il
Regno consiste nell’opera di Dio
che fa ogni cosa nuova, spazzando via la nostra malvagità.
Lavorare nella vigna di Dio.
Che cosa può significare, in concreto?
La Commissione Esecutiva del
IV distretto presenta al sinodo la
relazione che le è stata chiesta
sul problema della nostra testimonianza nel Mezzogiorno. E la
relazione cerca innanzitutto di
mettere in evidenza i problemi
meridionali, che, certo, non sono
meridionali soltanto, sono di tutto il paese, ma che nel Mezzogiorno si presentano con acutezza particolare.
Si tratta di affrontare la situazione di dipendenza, di non autonomia del Sud, non modificata
dalla sostituzione di un’economia
industriale a un’economia contadina. Si tratta di affrontare la
povertà di valori delle grandi
aree urbane, e la disponibilità di
giovani e giovanissimi senza modelli a farsi manovalanza per il
crimine con la prospettiva di facili e immediati guadagni. Si tratta dello strapotere della mafia,
che si scopre ogni giorno di più
inestricabilmente radicata nelle
strutture portanti della società
e che ha saputo creare consenso e dipendenza, tramite il sacramento della raccomandazione. Si
tratta della militarizzazione del
territorio. Si tratta della diffusione della droga, che, se non uccide
fisicamente, mette fuori gioco i
cervelli, rendendo impossibile di
fatto la partecipazione attiva alla
vita. Si tratta della vecchia mentalità della delega, che, innestata
in un individualismo esasperato
e difensivo, non permette il formarsi e il consolidarsi di una
mentalità di compartecipazione,
di condivisione, di responsabilità
di tutti per ciascuno e di ciascuno per tutti.
Lavorare in questa vigna. Manifestare in questa vigna dissestata la bontà di Dio. Cogliere al
volo quest’occasione « ultima »
di salvezza, questa possibilità di
spendersi, di non rimanere
sulla piazza (nella chiesa?) inoperosi. Che cosa ci può essere di
meglio e di più, soprattutto se la
si inquadra nella prospettiva consapevole del Regno, che la possibilità di impegnarsi per la fraternità e ver la democrazia (senza
aggettivi^, per la pace, perchè le
contadine pugliesi non debbano
considerare fortuna quella che è
solo una schiavitù, perchè sia
possibile un sistema di rapporti
che non calpesti la dignità di nessuno ma sia rispettoso della vita
di tutti, che faccia del nostro paese un luogo dove vi sia spazio
per tutti e nessuno si senta dimenticato?
Infine, la bontà di Dio si manifesta nella sua ricompensa. Anche qui, l’inaccettabile modo di
procedere del protagonista della
parabola serve non di esempio,
ma soltanto ad attirare la nostra
attenzione su un particolare importante.
Legati a una mentalità di merito e di ricompensa, tipica di un
mondo segnato dall’individualismo e dalla competitività, gli operai della prima ora (scribi, farisei di ieri e di oggi) trovano naturale valutare con lo stesso metro il rapporto con Dio. Restano
chiusi alla possibilità delta grazia, per oggi e per sempre: prendano pure il loro salario e se ne
vadano. Nessuno li deruberà di
nulla, ma nessuno più si ricorderà di loro.
Ma Dio, che avrebbe fatto grazia sufficiente con il solo chiamare a servire, dona anche, a
quanti rispondono al suo appello, una mercede sufficiente perchè non pagata secondo un cottimo ma secondo il bisogno.
Posso allegorizzare, per un momento, e vedere in questo salario
di grazia la comunione con Dio
nella intelligenza, nella prospettiva, nell’attesa, nella speranza del
Regno?
Dio compie per le sue creature
opere di liberaz.ione, di riscatto.
Perchè è buono.
E perchè è buono ci chiama a
collaborare.
Pesa sulla nostra testa la tragica possibilità di considerare « di
malocchio » la sua bontà.
Sta però davanti a noi la possibilità benedetta di essere, in
mezzo agli uomini, strumento e
segno del Regno che viene.
Salvatore Ricciardi
ARREDAMENTI
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via 8. Secondo, 38 - PINEROLO - Tei. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
. Í
'if
f
t
Í
!
•y <