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Freno Llf9 13
Anuo LXXVm^ N. 7
TORRE PELLICE, 13 FcW»é|^ 1»¿
I^Mdrúoiic in. abboDaméiito politale I Gf^li|)po ■■
SETTIMANALE DELLA
IL CENTENÀRIO
DELL’EMáNCIPAZIONE DEI YALOESI
Í
a Magfiifichiamo il Signore ed er
sslti^mo tutti insieme il suo Nomey)
(Salmo 34: 3). — kIo~ voglio ricordare la benignità dell’Eterno^ — considerando tutto quello che l’Eterno
ci ha largito — secondo Pabbondan>
za delle sue grazie» (Isada 63: 7).
Cobi cantavamo' gli antichi salmiati
e praieti, e così canteremo anche noi
nello nostre celebrazioni.
■V' «'i •
•? 'Á
Vola Edoardo ;
Fontebdla |
LUSERNA S. GIOVANNI j
, poy ÌP §RÌrÌÌP m pignore,, quivi è libèrt(ii,
ffikoiò?
CHIESA VALDESE
“lo vogrlio rieordare,, Isaia 6: 7
«S4S>»^94S
struzioniami alla iiostra libertà; ma
veirrà l’o(ra ini cui il nostro paese avrà la sua riforma religiosa, della
quale lia un assoluto hteogno. Quando verrà aueirora, non mancheranno di scaturire diallo Stesso campo
ayyeraariio, coloro clhe se ne faranno i
felici promotori.
la nostra vitalit| cristiana non sarà
animata da un ’^fioitipsiastfico « primiero amore ». •ji
Corinsii 1: .7), cow anche tutti noi
dobbiamo sentirci partecipi) delle no'
stre prove e delle nostoe gioie. Il
Centenario delFEìditto dii Emancipazioine è anche il vostro centenario,
poiché a mano a mano che si unificò
ITtalia. i benefici ai ^ali l’Editto
aveva dato impulso si estesei-o ad) ogni regione. E se così è, è altresì
buono che dal ricordlare traiamo tutfi
insieme forza per un sacro proponimento.
■ ■ ‘ . j‘
no ancora i pietrami dei pregiudìzi,
11« «xi,v(u.ah:della'mancanza
——^ ' w—■■■■ ■ M M wJ »'p
delle superstizioni, della 'mancanza
dà ooncacenza, che ostacola.'iq nel
nostro popoh> l’avymto di una reli'’
giosìtà che nniri alla tra^rmazióne
di tutto Fesse,.'» eeconidio gl’insegnar
menti genuini diel Vangèlo.
J^icordare
RICORDEREMO con quella rioor
uoscenza, che più della toelitie sia
memoria del cuore, Colui dal quale
procede ogni bene. Quando ad quadrante dèlia storia scoccano le ore
di Dio, nulla può impedire che la
sua volontà si manifesti e si cotmpia.
In pochi giorni, come per le gemine
floreali che attesero nei rigori dlelFinverUo la carezza del sole dS pri>
In fine, è necessario che dai nostri
rteordi traiamo impulso a rianimarci
nel u primiero amore yì (Apocalisse
2: 4). Per una sòrprendlente coincidenza, ad un secolo di distanza noi
ci troviamo dt fronte ad ima nuova
Costituzione, Sebbene nel suo insieme, e specialmente nei riguardi,'della libertà di religione, essa non proiclami la libertà così come) noi la pensiìamQ e vorremmo, l’Art.' 19 sanzio
m^a,. poss^-^lùud^.fie^ pritterpi, ch^per noi evangeli
aelle speranze nutrite pei” secoli. . * ^ ^ »
RICORDEREMO, con quella riconoscenza che nòn .si affievolisce! ma
si fortiflca col tempo,’ i Cavour, i
D’Azeglio, i Gioberti, | Balbo, gli
Sclopis, ^i Audifredi, i 600 firmatari della pètizione presentata a Carlo
Alberto (che portava le firme di non
poclii prelati cattolici) affiaohè fosse
finalmente largito un Editto di Emancipazione ai’ Valdesi.
01 non rappresentano licenziosità di
operare, bensì elemento di maggilore
responsabilità di fronte a Dìo e di
fronte agli uomini, per un forte e
sano uso dlqUa libertà concessa. Responsabilità che ci chiama aU’azione,
azione che si perderà nel nuUa, sC'
Ed ora una paroila a voi, o Evam
gehoi tutti: dtellà nostra Italia!
Se l’Editto di Emiaucipezione dei
Valdlesi sostanzialmente concedeva il
godimento di diritti, dvili, con esclusione di quelli coneementii la libertà
religiosa, non è raen vero che fin dal
primo momento tt Valdesi intuirono
che non si spalancai una finestra al
sole, seilza ohe i! sued raggi diretti o
riflessi non ne illmninino 'tutto Fam,biente. La libertà religione, anche
se non sempre prgoìtota dàlie leggi,
a ijoco a poco si fece strada. Non facilmente sarebbe ..atatu promulgato
l’Editto, se i Yaldil^ non fossea-o rimaci per secoli,d»-quat-si,asi sacrificio, sa i^la loro fede,
fino a oommno.vei:j|-,ogpi cuore, che
(on fosse indurito -uno^ spirito' di
wdiele intolleran:^. . ^
Come i primi indenti si sentivano in comime: ^'partecipi debile
sofferenze e della ì^xm^dlSS^ne » (2
Poco tempo' prima dèUa proclamazione delFEditto di Elmancipazior
ne tfei Valdesi, incelebre generale
Beckwith, aiutante di campo èà
Wellington alla battaglià di Watef
loo, quasi presago degli esenti, ebbe
a dire ai Valdèsì: « Da ora in avanti,
o sarete missionari, o non sarete ndlhi ». Quella parola fu sìmile ad uno
squillo di tromba, cihe animò' i Vaidesi ad iniziare un’opera evangèUstica che si mosse dàl Piemonte e si
propagò fino agli estremi lembi del-,
la Sicilia.
Nelle mani di Bio sono i tempi ed
i quando; a noi Tesser «movati fe^
deh », ed n Signore, al quale ao^
cosa-è possibile yy compirà :p; resto.
Nella fedè, che è acertezm cK <iose
che si speratm'», fàiociaino nostra per
intero la parola del Sàlmista: alò
spererò del contìnuo n^’Ètenu», e^
a tutte le sue lodi ne c^giungerò
le abre ». E cosi sarà.
.// Alocfera/ore
VIRGILIO SOMMA NI
Riecheggi spesso per noi quello
squiUo animatore. I buoni e forti
^condi del passato alimentino la nostra fede, «fonino ala alle nostre speranze, ravvivino e conservino il noistro primiero amorei. Avanti, dun«pie, nella costante e fedele proolamazione d'olla Parola di Dio. Non oi
periiiamo di cimtggio, se non semipre
troviamo un terreno pronto ad accogliere,la buona semenza; troppi so
S;^LtiTÒ !
Ai Valdesi d’Italia e dell’Estero, dovunque si trovino, in redazione del giornale fa giungere, a
di tutta la Qùasa, un saluto fraterno in occasione del primo
Centenario.
Possano essi, nella loro missione terrena, far risplendere la
lucè del Vangelo di CHsfò l
« Nulla sia più forte deNa vostra fede».
RICORDEREMO, rievocando in
feti zi a, la esuberante gioia manifestatasi fra i Valdesi del tempo, «piando dk>po secoli di servaggiio, d’accuse ignominiose, <b perseouzioini «li
ogni genere, di martiiri, videro nell’Editto il giusto ricO'iios<5Ìmento dèlia loro feifeltà ed onestà dS «nttadbii,
’ in ima patria che fino allora eia stata
per essi «non madre, bensì matrigna yy (Audifredi).
T^icorefare: ma non invano
Se è vero che: « la contemplazione
è un lusso, e ffazione ima aecessità »
.(Bergson) a che cosa varrebbe il ricordare, se non lo traducessimo in
energie atte all’azione?
Ne faremo anzitutto tdimento alla
fede. E «xmie non sarebbe così? Un
poeta, «die in un giorno «ü angoscia
si senti rivolgere parole di’incredulità e dii pessìmìsmin, volgendo
sguardo al cíele» stellato, ^dò : « L«^
sciatemi credere che, fra quelle stelle, ve ne sia una che guidi la mia
vita attraverso l’oscurità dell’ignat
to » (Tagore). Se in «tertji tempi l’F
temo può apparire un assente, Egli
elabora e prepara nel silenzio le sue
ore. Diièianioici con uno dei nostri
inni: ((Alma mia, non dubitare.
Tria confida nel tua Re; — qpand’Ei
sembra più tardare, — non. temere,
Egli è con te. — L’ora attesa alfin
verrà Che vittoria tí darà, E
all’Iddio tre volte santo ~~ scioglierté <M lode un canto».
In secondo luogo mii faremo dei
nòstri ricor«]| eda alla speranza. —
Quando Carlo Alberto, sotto le pressl'«mi di cofero die erano gli irreiJucibili avversari dei Valdesi, titubava
a «oneedlere loro |n modo legale
qualsiasi respiro r^i libertà, EHo suscitò nello stes8«> campoi avversaiio
coloro che determinar«jno la promulgazione deIl’E«)^o di ' E'nmnoipazione. Ad un Bécolo di «listanza sussistono anttora incomprensioni, giudizi
errati e sleali a nostro riguardo, o
CENTO ANNI
L’anno 1848 Segnò anche Fmizio della nostra testimonianza e
della nostra opera in tutto il territorio italiano.
Nessuno h® ancora scritto una storia completa della nostra testimonianza in Italia e, forse:, anche per questo molti Valdesi i «piaR
conosc«»o le vicendte più «itrammatiohe dici secoli ohe precedèttero
il 1848, ignorano le vicendb di «|uest’ultimo secolo, pur così ri«»o di
eventi ; i primi contatti con il popolò fealiano', Fin«y>mprensione e la
ostlità degli ambienti reaizdonari e deri«ìali, le lotte ed i sacrifizi dei
primi predicatori, Ì’ard|«jrei evangelistico «Ili molti credenti, le fatiche
di quanti hamo seminato negli ambienti più diversi, con fiducia rtella
potenza di Dio il quale fa finttificare il seme nelFoia e nel modo che
a .Lui soloi sono noti.
Non sarà inutile, in questo primo centenario, gettare uno sguardo
retrospettivo. © contemplare almieiuo le prime tappe dèi cammino percorso in un’opera «ìi testimoinìainzia alla Verità.
iniziano la loro opera. Giuseppe Malan, membro laico «libila Tavola
v©^ presto la possibilità di acquistare una chiesa oattolìioa, ormai
chiusa e ri«lotta «Hai demànio a deposito di hia«tea. Ma Mona. Charvaz,
arcivewoyo di <^ova, preferisce clie la vecchia chiesa rimanga depo^
sitò di biacca piuttosto che trasformarsi in un tempio dell’eresia Valdese. Dalle alte sfere piovono i divieti «Di acquisito © solo nel 1858 verrà inaugurato il tempio di Via Assarotti.
A Palermi^, un’altra bella figura «li «distiano evangieJiieo, Giorgio
^pia, amiimzia FEvangelo e fonda la prifon ohiiSa..evaiigelica, subito
dopo la bherazione delFisola. A Venezia è alPopera, fra ^i altri. Erniho Coinba, il futuro storico Val«iese e nel 1867 si costituisw la
C1IÌ6S8. H)6l t'fónip'io dlii PalLclzizio Cfl.ysi«gMÌ8 •
Infine a Roma, subito dòpo! la brecmai dil Porta Pia, pel 1870, giunge
colui che per 35 almi coiiseciìtìvì ¿lèvrà dirigere con fertna e
con cuore paferno tutta 1» ifoòtra opera d)l ©vangeliizzazione in Balia:
il compianto Mmteo Proichet. Nel 1888 la capitale d’Italia avrà il
suo primo tempi© Valdtese: il tempio di Vià Quattro. Novembre.
I primi seminatori
Fu in Toscana, particolai-mente a Firenze, «die i primi evangelizzatori presero «nintatto con il pubblico italiano.
Subito dopo l’Emanoipaziotne il giovane piastore Bortoikaneo Malan, giunto «la Torre Pellilce con quattro colleghi, inizia un’opera di
testimonianza ooadtuvato da una bella fi.gura dèi- PixitestanteeiniiOi italiano, il conte Piero Guicoiardini, e iinooraggiato dia un’altra personalità ,ben dtegiia d’essere rioordàtai, vale a dira il «fott. Roberto W. Stewart, pastore della chiesa scozzese a Livorno. Nel 1849 giùnge a Firenze un altro giovane pastore Valdese Pdalo Gfiyriionat. Ma''Fopera j
inìziatà in riunioni private e nella Cappella svizzera è presto troncata
da un’ondata di reazione e di intolleranza: Bàrtolomeo Malan. ha
FordÌne di lasciare la Toscana entro tre giorni ed il Geymonat è gettato in una prigione <x>me un malfattore, e p«ji juneh’egli éepulso «Halla
Toscana. L’opera a Firenze verrà ripresa una diecina d’anni dopo © il
tempio di Via dei S'erraci verrà inaugurato nel 1863. ,
A Tonno esisteva prima «IJel 1848 una piccola comunità evangelica all’ombra delle Ambasciate protesUnti e perciò tollerata dal Governo. ’ ' ,
Nel 1850 la Tavola vi manda un giovane past«»©, destinato anche
egli a lasciare di sé un nobile ricordo : Giovanni P. Meitle. L’ambiente
torinese, costituito anche da molti emigrati politici, è favorevole alFannnnzio fel messaggio evangeli«», fatto con. semplicità © con purezza. Di li a poco, il grande amie«* «lèi Valdesi'Corfo Beckwith «ad un
Valdese dii Torino, otedente « getnetoso, il banchiere Giuseppe Malan,
ar rordano pei* la costruzione del tempio attuale «li Corso Vittorio.
Solenne imperativo: testimoniare 1'*
Bi^^erehhe po^ rito^e altri nomi,- © far rivivere alte© bell©
figure della nostea Chiesa. Risognerehb© parlare delle soffemiz© colime e sconosciute, delle ore di ^oia e dèli© oèè di abbattimento
^1 «primo am^» p©r Cristo eh© muoveva tante anime alla ricerca
«li altee anime. Bisognerebbe accennare alle nostre vittorie ed alle iw>Jre^nfitte ai nostei pto^essi ed ai nostri' regreasii. ai nostri atti
^ fede ed alle nostra umilia^ paura. Bisogneprfib© poter sottolinm
far ”” ^ abbiamo saputo ó ¿otuto
»’e »btiamo ora la p^sibilità. Queste righe sono state scritte
aflmche, nell ora in óm die Valli si rievocano sopratutto sttUazionV* e
.(igure ambientali, noi volgiamo anche lo sguardò obre le Valli, vèrso
quell opera ohe altri, prima di noi, hanno iniziata in risposta ad una
pre«asa vo«»iz.one di Dio e nella quale Dio ci chiama og^ ancora ad
impegnarci con serietà.
Ad fin secolo di distanza, l’esigenza mìssiòliaria della nostra
Chiesa non è venuta meno. La nostra piresenza in Italia ha un solo motivo ^ un solo significato: rendere testimonianza alla Verità .delFEvangdo, levare in alto la fiaccola eh© ìlluminà^ la pura figura die! Oir
sto. Non vogliamo noi, Valdlesi, avere j| monopolio della Verità; altri
«»n noi e, forto meglio di ndi, «laranno al popolo italiano il pane spirituale di cui ha bisogno. A7 - . v rrenimo meno alla nostra responaabilità
Esso sorge, infatti, in una dèlie località più adatte all’opera di testimonianza ed è inaugurato nel 1853.
A Genova, Bart. Malan © Paolo Geymonat, espulsi dalla Toscsana,
ed alla nostra missione se non sentissimo il dòvere di annunziaiiie liberamente il Cristo, riostra unica ^»©ranza e nostra unica lue», agli
uomini della nostra gieherazioilè.
I valori della carne e "del 'sangue, i rdcordii stoHel stessi), sono realtà terrene, transitorie, peritura.
« Carne e sangue non erederanno il regno di Dio! », Neppure la
carne ed il sangue dei Valdesi puri, autentici e forse, per questo, mtSoeitibili di orgoglio.
Davanti a Dio sussiste solo la fede operosa od operante: la fede
che è iibhi^en^ àUa‘^^o:<ola «ti Cristo, creduta, amata, annunziata per
1. degli »TOi. ■ ERMANNO ROSTAN
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Notte sul XVIUebbrdio
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Nella notte un cavallo galoppa!
Nella notte brumosa del piano’
il riimico suono per entro
l'opaco silenzio si annuncia,
^ s'approssima, arriva, rimbomba,
echeggia ne' brevi villaggi dormenti,
' si per<ie sui^‘prati, sui campi...
-Volano sassi, sfavillano
al tòcco di zoccoli ordenti;
è tutta una scìa di luce
laggiù dalla fosca Torino,
su su per Sangone ed Airasca
e Riva..7
Un cavallo galoppai
r E la luce si effonde anche dintorno
al cavaliere-sugli arcioni curvo:
come un'aureola intorno alla sua testa,
pensieri d'allegrezza e di vittoria
visibilmente raggidnal...
.Turrito or ecco, presso Miradòlo
— oscura massa — un gran castellc^appare
ed al volante messaggero intorno,
nella nebbia or più dènsa ed or più lieve,
sèmbrono strari^^e. forme' disegnarsi,
sembra incontro venir lunga teorìa.
Bruscamente ir cavallo fumigante "
ei frena e guarda : .qudie. strohai tristeÌ •
gemente torma r.. Incerto egli ristà,
scruta, e a un fratto, comprende: Miradòlot
Ora il tetntjo discioglìe i suoi misteri ì
Si ! qui passò la ciurma incatenata
come di schiavi addotta alla prigione,
al martirio, olla fame, alla morìa,
e gli aguzzini dissero : « Finisce
con voi,'grami, la stirpe dei Valdesi! »
«No!» — grida il Parander. Ritto in arcioni,
niira con occhi sfavillanti intorno —
« Vivono ancora, vivono i Valdesi! V
« Sappiate voi, voi tutti^ che soffriste
« esilio, prigionìa, torture, morte,
« sappiate che la stirpe vive ! Io porto
« oggi notizia immensurata : Iddio
« fedel risponde alle speranze vostre !
« Iddio mantiene le promesse Sue
« e il dì della giustizia è giunto : è questo !
« Diciassette febbraio milleottocento
« quarantotto! Sappiatelo pur voi
« tutti, attraverso secolare obbrobrio, .
€ aguzzini del popolo valdese! »
Qitta uno sguardo verso orienfe dove
s'imbianca appena il ciefó e dà di sprone ;
via trasvola ; trabocca il cor di gioia I
E sul cavallo e il cavalier, nell'alba,
un grande angelo segue, alta portando
col primo raggio di quel novo sole,
nova la face della libertà!
Or, sui monti già prossimi, sui sacri
insanguinati monti dei Valdesi
dichinano le stelle e par si fermino ;
e saranno domali stelle e * falò , !
Dopo centOBini ancor'così risplendono
e fra cent'dhfll ajblenderanno ancora,
splenderanno ffei secoli cesi:
aita ai venienti di speranze eterne,
mònito di fermezza e fedeltà!
Ada Giovaimi Melile
, j
a/*
f.“ :,/
La hgge delÌEiémo
. / '^y é perfetta \
ella ristora l'anima.
...Airi
I precetti dell'Eterno
sono giusti,
^ rallegrano il cuore.
// comandamento
dell'Eterno è- puroi
illumina gli occhi.
!" ' "Í
/ giudizi dell'Eterno
sono verité,
tutti quanti sono giusti.
{Salmo 19: 7-9)
Le grandi giornate
dell ® Emancipazione
¡L’Editto d’Bmaincipiaziioine dei Valdesi fu flnn'ato. com’è noto, «1 XVII
Febibraio 1848. JVla la promulgazibne
ne f-u ritairdata di alcuni giomi, a causa delie formalità buirocraticihe, nelil’attesa dei 'pareri legaili degli avvocati fiscali di Tori no,, di Nizza e di Genova.
Cosi fino al 24 febbraio esso rimase
ufficiailmente ignoitato; eoiltanto 51 25,
fu pubblicato nella Gazzetta Piemonte
se. -■ì^i
Però già nei giorni-precedenti la notizia ne era a grada‘a grado trapelata.
Molti copPBtìiairone a' darla per certa.
11,23, era coiifertnfella inéil modo piu assoluto. Ed a quel punto proruppe inrefrenabile la gioia-’doT popob valdese.
Alile Valli, le feste ipopolari di oelebnazione diunaronlol due giorni ; il 24
s’aiccentraronó in 'Torre Peiliifie, 5il 25
divamparono in tt«*i gii. abitati, ifirio ai
■fiiù remoti : celébrazioni spontanee
„senza ordine prestibilito, senza pPOr
grammi preparati, e perciò tanto più
fervide e sttgniflcaftitve.
S’iniziò rindimenticabile culto oeletbrativo.
Il pastore parlò sul testo suggistico :
L’Eterno fa morire e fa vivere; fa
scendere nel soggiorno dei morti e
ne fa risalire; l’Eterno fa impoverire
ed arricchire ; egli abbassa ed anche
inncdza; rileva il misero dalla polvere e trae su il povero dal letame per
farli sedere coi principi. (I Sam. 2 -.
6-8). 'Sermipnie mirabile per profondità
di contenuto e per vigore d’espressio■ ne, atraordinariamente impressionlante,
cisrerva il cronisita; tutti gli occhi erano pieni di lagrime. Dopo ¡la preghiera conclusi va, l’immenso pubbTioo pan..tò a gran voce il Te Deum. Indi si
'riformò il corteo che, scortato dalla
fola, scese cantaride e gridando vario
il iborgp.
A Torino
11 primo pranzo
del diciassette
La'- cronaca
del 24 feBl^raio
Giovedì 24 febbraio. » Il tempo ena
m-aigri,ifìco», sclriive’ 'm lura. lettera il
prof. Antonio iMotlastier ; « aria limpida, sole di primàvera. Tutta Tome
Pellice in festa; il ipaese fiorante di.
quelle caratterist'icfte bandiere dell'e'
'poHca, di cui qualche esemplare è cdnsenvato nel noslto M'useo, bandiere azzurre o rosse, istoriate di iscrizioni entusiasfich© e dei ritratt-o del Re Cario
Alberto, a cui, in alcune, erano aggiunti quelli di Pio IX e del Granduca di
Toscana. Strade giremite di geni© adorna di grosse coccarde náziouBili. Le
oomipagtfie valdesi delia Guardia Nazionale, dei tiri á áegno e di varia gioventù si riunirono nel cortile deT Collegio Valdese ; di là per la vecchia strada
della valle s’awiarono in lungo corteo
verso il Tempio jk» Coppieri, preceduti da più di cento bandiere, marciando al rullo cadenzato dei tamburi,
cantando la canzóne in voga ;
Con l’azzurra coccarda sul petto
Con IMici palpiti in cuore.:...
La folla iirttooniò 'wdeggiàva, gridava, acclamava. Una'frenesia. Il foravo,
vecdiio Monoatìer‘Oésert^'V Non ho
mai visto nalM di più bello; gli uni
cantavano, gii diri gridavano, gli àltri
picmgevaiiò. flo cantato, gridato-e ^ionio io stesso...
Mentre il coititi è là folla e b selva
delle bandiere entiaiyano ad Ondate nel
Tempiò gremito aM’inveroey»ife,
una corale* di gtovanette raccolta su!l’aifWFSa galleria adiaoente al muro ociidentale deH'edifldo intónava trionialmente un indo df iriconoscenza a Dio.
_ Sm fwJpito sim, wétlb noFai^^
il pastore e professore 'Giovainini Pietro Meltle, ch’era insegnante al.OolIftgio. Gradualmente ai stabili il siküizio.
Qui sopraggiunseno le -compagnie
valdesi degli altri comuni dtll-a valle;
e, verso il -ponte degli Applotti,, s’-udì
la :papO'laizi-one cattolica, che nel frattempo aveva oele-brato un servizio religioso nella Chiesa di S. Martino. Tutti
insieme, in 'lunghissimo corteo, su 'Cui
ondeggiavano centinaiiia di bandiere,
percorsero le vie dd' borgo più volte,
òan'tando e 'plaudendo in una- oommovemte unità di sentimenti.
Intanto, nelTampiio cortile dell’Hótel de rOurs, s’iniriava il grande pranzo celebrativo. PartìTOlare .intereissiante : la^ quota era di tre 'lire. I partepipa'nti erano 304, fra cattolici e validesi,
provenienti da tutti i villaggi della valle, uria diecina di pastori valdesi, 15
preti, i giudi'ci, i sdndaci, le altre autorità, numerosi agricoltori e loperai.
Per un -migliore aflratellamen'to, i postì furono tirati a sorte. Schietta e rumorosa allegria.
La cronaca
del 25 febbraio
Alla conialusione -del ipra-nzo, un di-luvio di discorsi. Iniziarono la serie i
-gi'udi'd di Torre e di Lusema, Poi il
pastore Bartolomeo Maian^ ch’era professore al Ooillegio, pronunziò un fervido discorso, molto acclamato per l’elegante dizione italiana. Parlò poi un
prete dd Oonvitto Mauriziano dhe
dhiuee il suo dire col grido: Viifa l’Emancipazione dei Valdesi suspitando uino silrepitoso .applaueq. Il pastore Ippolito Rollier di Rorà inneggiò al mardhese Ro-berto d’Azeglio. Parecchi altri seguirono. Infine si fece una sotto*
sidrizione in fayipre delle famig^e dei
soldati ohe stavano per partire ipar la
guerra d’indipendenza contro l’Austria.
Per tutto il pomeriggio compagnie di
giovand continuarono . indanc^lmente a circolare per te vie del paese, cantando ed"piantando. Nella serata, gli
edifkS del boqgo furono riccamente illuminati; pmitìpoteirtneiite ammirata fu
TiiltnnBpadone deg;H 'edifìci mauririarìì.
Alle 3 del’ -mattino i due giovani
giunsero a Piri.eroIio. Sveigliarono il sdgnior Monnet, noto commerciante ivi
residente, gli annunziarono k fàusta
liqtizlia e rincari-carono di trasmetterla
al più presto, con appositi messaggeri,
ai Va-ld'esi dalle valli del Chisonc e della 'Germanartpa. Proseguirono poi il
cammino. AlTalba giunsero a S. Giovanni djai priore Bonj'our, il quale
subito prom'osse la diffusion.^ della notizia in ogni direzione. E f.j in tutia
la valile un ondata d’enitusi-aismb ifiidé'screvibite.
A Lusema ed a Torre Pollice v’era il
o^sueto m-epflato del venerdì, ohe riuniva una ifona di Valdesi di- tutta ila
regione. Di colpo Fattività oommiercnate.'fu interamente sospesa. Il Fii’r'ander
stesso -i\^a ohe erano grida di gioia,
atìclarnflzioni, felicitasioni reciproche,
strette di mano, abbracci, pianti di
commozione. Tutti partirono in fletta,
vollero essere i messaggeri della ^nona notizia ai rispettivi valloni .e vljiag-''
gi. Cosi essa giunse rapidamente di
casolari più remoti.
■Per tutta la giornata furono iit ogni
Nella sera stessa a Toirino, la Gazzetta del Piemonte -annunziava -per l’indomani la pubbliriariome dell’Editto di
Emaijcipazione dei Valdesi. Subito urta
clam-oroisa manifesitazione di popolo si
improvìiiàò sotto le 'fliiestre d-dlPabitazio-n'e del pastore vàlde&s A. Beri. Eratio -molte migliaia di persane d’ogni
condizione, che laoalam'aroin-o lurigamenite alla libertà dei Vai-desi, agitando le bandiere, oan-tando l’i'nno di Mameli riiuovamente -pubblicato
Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta...
■ Pairtliioolliarmen,te entusiai^ un fblto
gruppo di isitudenti, nel loro caraitterisiri'co antico costume.
Appena finita la dimostrazione, il
Bert si preoccupò di 'mandare cori la
màssima-urgenza alle Valli l’annunzio
della pubbHoaàiione, oon -ulna ismortCa
lettera, òhe si conserva gelosamente
nell’originale nel M'useo Va-ldese, indiirizzata á Monsieur Bonfour, pasteur à
Sairit-Jean et à tous les frères émancipés du Val Luzerne.
La lettera, vibran-te d’en'tusiasmo, •
invitava i Valdesi a celebrare -l'avveni-miento -ed insieme -a mandare a Torino
una num'efosa -rappresentanza per la
grande manifestazione nazioriale Che avreb-be avuto luogo Ha su-cceseiva do-ineriii'ca 27 febbraio. Due gi'ova'ni valdesi residenti a Torino, Glptvanni Giacomo Parander, -candiidato -in tediogia
ed aTiiuto dì Bert, e Stefano Malan, lar
voramte in biocdolato, sV>fflrlrorio’ a
portarla la motte stessa. Partirono a
mezzanotte in un -modest© carrozzino-,
3
■ ■
'-'^■-y, '■- . '“ V
’* x-'ECO DELLE VALLI VALDESI
luogo espilosioni di gioia. Sembrava vi;
vere in, un sogno_fant^eo. ^
Tutte le camipane suonatiòino a stói^’
mo dai templi valdesi e dalle Clhiese
cattoliche. E’ nota la frase comimossa
del curato di S. Giovanni : l vad a fè
sounè mie^pi bete haudSite. L’intera
popolazione valdese atìcx)rreva ai Temei, ove si ebbero culti spontanei di
ringraiziBniento a Dio. In tutti i Cornami s’organizaarono pranzi celebrativi. A -quello di S. Giovanni, furono
Visti avviarsi amddhévolmente insieme
il pastore Bonjour e il parroco- Qui
anioona, dopo il pranzo, tutti di comune
accordo si irecairono dal venerando .pastore Giosuè JVieSlle, alla Ganola. Egli
venne loro lnicoin,tro lentamente, appoggiato al bastone, esalantando : Lancia ora, 0. Dio, il tuo servitore andarsene in pace ; e con le kgrime lagli ocdWi Etringeva le mani ai visitatori.
La sera, menitr© s’illuminavano chièse ed edifici, à centiriiaia s’accendevano
sui monti fuoèhi di gioia.
L’indiomanii, sabato 26, le irappresentanze dì tutti comuni -^’avviarono
a Torino per la grande celebrazione
della domeinica. Nelle ValM ritornò la
consueta iserena tranquiillità. Neirariia
limpida soffusa di sole vibravano ancora gli e'cbii delle gloriose giorn?te dì
festa.
A. Jalla
Genève ^
et l’Emahcipation
des Vaudois
Le 29 février 1848, ¡es genevois apip rirent la nouvelle de rEimanoipatson des
Vaiudois du Piémont en lisant te Journal
die Genève, qui (puihliiait sous ïa rubri. que « nouvellies étrangères » 'Une ka^ue
lettre datée de La Tour, vaMées vaudod, ses, le 20 février et slignée: «un vaudois
.,des vallée». L’auteur de cet anttide. quii
guardait ainsi iPanonymat, annonçait aux
protestants de Genève cette grande nouvelle ; « La , (porté de toutes les carrières
civiles va donc s’ouvrir ipour les enfante
des Vaudoiis. Nos croyances religieuses nè
.seront plus jpour nous un obstacle inpurraoniabl^ j^r francMr les degrés de Té,-ehiei© sodaite ».
Parlant de lia joie «qui brille sur le
visage de nos Chers vaudois», il poiur.auit son récit pr ces lignes qui montrent
bien que les Vaudois étaient consciente
de la grande œuvre d’évangélisation
qu’ils aillaient entreprendre ; ,« Il leur
,semble déjà voir contempler de loin ces
madsonis de l’Etemel qui vont s’élever
comme par enchantement dans les bourgs
et les viOes les plus populeuses. Une
ère nouvetie s’ouvre donc pour mous et,
pour les églises évangéliques en Piémont
et dans presque toute i’Italie. QueWes actions de grâce ne devons nous p^ rendre au Seigneur ».
Cette-lettre d’un vaudois dés Vallée
suscite certainement une grande joie parmi les membres de la colonie vaudoise
de Genève. En effet, depiuis 1545, nos registres d’Etat mentionnent l’existeno© de
vaudo.s réfugiés et établis dlàns lia ville de
Calvin. En 1845 les vaudois de Genève
avaient fondé une société de secours mutuels, groupement qui existe encore aujourd ’hui et qui a contribué à ressérec
les liens qui unissent depuis tant de âèoles Genève et les Vallées. Cette société
comptait parmi ses membres fondateurs,
plusieurs étudiants vaudois, venus à Genève faire leurs études à l’Ecole dé théologie de l’Oratoire. L’un d’eux, Jean-Bar-.
(hélémy Davyt, de Saint-Jean^ avait comme ami te pasteur poète Louis Tournier,
alors âgé de 20 ans. C’est de cette ami,
itié qu’est né© te chanson ; « CharlesAlbert et la liberté ».
En effet, le Journal de Genève pubha
Ce ipoème de Toumler sous ce titre :
«Ghanson chanté© dans un banquet des
Vaudois du Piémont résidant à Gcinève, à
l'occasion de leur émanaipation, le 5
mars 1848».
Et nous pouvons imaginer .sans peine
l’émotion de ces vaudois exilés entendant
chanter : « Oh ! nous aussi, dans ce
choeur prenons place, les yeux tournés
vers te pays, Ibintain ».
Un saèdte a passé depuis cet événemént et pourtant, si en ce mois dé février 1948, nous viiritons tm jeudi soir,
une Mtels de if Oratoire, là môme ou
l’étudiaint Davyt faisait ses demieirs examens en 1848 avant de devenif te pasteiir
de Masse!, nous y trouvons un© «Unione
giovaaiite validese » qui chante, en pensant
au pays Idmain ; « Du haut des monts, du
fond de nos vallées» et qui prépare a
J iSL
Aéír&éí&^SCA¿
- 'Dioipo lia cot^lueime-del Sovrano. si ;
^betro anowa aJpuiie brevi interpellanze. Il Mâfchêlé Aiifieri chiese che nel..
-Vi’
y:' iíW
q.í-í.i-.i'
dell'Editto di
db
-4... 4
progeittcf fosse inseritio l’obbligo per i
Valdesi di conlorfnoirsj ai. reg(ianiienii
speciali dielile Universi il JBorolK
!_• ' jP*“®?®®®» ‘P®r inisurm ài 'prudenza ~
711 C J f 1 aìririiriieganido quanto poco prima. Jiyeva
. _____________‘ detto iniguoffdo al "proselitismo Valdese
L’Emattpi-paziane Valdese, piramuìgata con. Regie Piatenti il 17 febbraio
1848,1 nacque virtualmente sette giorni prima nel Consiglio di Confereinza
del IQ febbraio. _ E’ questa la storica
seduta, dhe preparò e discusse le linee
essenziali della nostra Emancipazione.
Di tutti questi ministiri il più aperta■ mente e schiettamente liberale era d’Al- ■
fieri, il quale, pur servendo fedelmente il suo Sovrano, mori, si era mai aisteniuto dal Idargil'i franchi e coraggiosi
consigli ogn,i qualvolta la fede dibeirale
del -re seinbirava vacitare. Il Des Ambrois eira un funzioniario ed un amministraitore assai colilo e provetto, il Revel uri, esporto uomo di sbafo e un espertissimio finanziere : tutti e due vedevano gli svantaiggi e le .inoongruenze
dlifun .©werrio lassoluto, .sentivano ohe
la ica-usa dieU’assoliutiisimo era ormai perduita, ma per atavica devozione al Sovroino e (per un radicato senso del dovere
rimanevano fedeli all’iantioo regime, desiderando dia un (lato e daÌl’a.ltro temendo le novità istìtuziomali e )e doro conaagueraze. oj sentimeniti più conserviato-ri o per carattere o per rufficio dhe
nivestìvanb erano gli attoii quattro mi
uistri:,il Borelli, il Broglia, *’Avet e
il Sari Marzono. Costoro dimostraivanodi seguire il. loro Sovrano sulla via
delle riforme più per necessità di cose
e di tempi ohe peir iinitima oonvirazionè.
Tali furono gli (artefici mate'"'?. . dei
nòstro Editto dii Emiancipaziiotìe. Gli
artefiici spirituali, quelli Ohe agiitarono
nel popolo e in senio al governo la
causa delle nostre libertà, sono una legione e i loro nomi sono consacrati ai
piedi della supplioa, ohe, promotore
Roberto D'Azeglio
Roberto D’Azeglio (c seicento generosi
cittadini piemontesi e, liguri » indirizzarono al re Carlo Alberto per impetrare
l’Emancipazlori,e dei Valdesi e degli IsnaeM.
vec entrain la célébration du centenaire
de TEmandpatioin.
En ces journées dte oommémoration,
nous nous souvenons anssd qu’M y a 150
ans naissait à Genève Féix Neff. il devait apporter aux vaudois le message du
Révril qui a rendu ppssibite 'l’Evangédisatiom de ritalle. En 1849, Paul, Geymonat, « le modèle dès bons étudiants »
comme 1© dit te rapport de Técolb de
ihédogie quittait Genève pour évangéliser
Rorenoe. Après son arrestation et son retour en' Piémont, il écrit à ses professeurs
«Que Dieu soit béni! Nolne église revL
vra. EUe sait encore souffrir ».
En oet anoiversaire du 17 février, les
pensées des ttàudlote de Genève s’envolent' vers les Vallées et leur amis s’unissemt à eux, pour bénir te iDieu des délivrancès et Lui demander d’accorder aux
protestants d’Italie une pleine et entiière
liberté de conacience.
J. Picot
La Storica seduta
La seduta fu ji^pèjta con unq breve
relazione delle dS^ostrazioni di giubilo
con le quali il pòpolo aveva salutato
Tannundo della Costituzione fatta.niel
Proiclama deli’8 Febbraio.
Alla seduta del Consiglio, convocato
e presieiutó dà S. M. Garlo Alberto,
.presero parte, insieme col Segnetario.,
tutti i ministri del re : il iConte Boreili, ministro degli Affari Interni, il CtoiiL
te Avieit, ministro della Giuistialia,- il
Conte Thaon di Revel, ministix) delle
iFinanze, il cav. Des Ambidis de Ñevache, ministro dèi Lavori iPuibblici,
il Gorite di San Mlarzàrio, mìiniistro degli Affari Eàtéri, il (Conte, Bifoigia, mi;
nistro della guerra, il marchese Cesare
AiUfieri ministro della Pubblica Istruzione.
Dopo varie diapussioni inerenti alla
Milizia Comunale-ed alle leggi dhe si
dovevano preparare iq’'oo!pri&porideinza
con lo spirito della nuova Costituzione
vanne all’esame derConsigliio Ha questione valdese, ohe uomini autorevoli e
giornalisti eminenii, assecondando le 93ooilari aspirazioni del popolo valdese
e le istanze della Tavola Valdese, con
schietto spirito di libertà è di ùmahità
avevano imiposto, afi’0ittènziorie del
Principe e del Goveimb.'
Il ■ministro Borelli .prese per prime
ia parola per esporre a! ':,'orii?i»l’o il
Pirogeno di legge, ich’egli aveva pre*
parato rjguiardo laiU’Emainioiipazione dèi
Valdesi ripetutamente riohiesta. E pea
prima ©osa chiese làhe S. M. si degnasse di (fissare i limiti entro i quali doveva essere coniteinuta la loro emanoipazi^ome speCiialmenite rie! riguardi dell’esercizio del aulito. Il Des Ambrois propose che ai stabilisse « una netta linea
di demarcazione fra il potere civile e ,
religioso, affinchè nulla fpsse innovato
nei riguardi della féÌìgione ».
- • 'La proposita fu accettata da S Maestà, la qualie dichiarò che era ®ua intenzione « che i protestanti non doves
sero avere dei templi pubblici (temples
apipairents) nei paesi cattolici » ,
^ In conseguenza di questa dohiarazicine sovrana Vi nne -tabiht che si
inserisse nel testo dèlia legge la frase
seguente : « ferme rimanendo quanto
ai culto le dis¡\osizkmi attualmente in
vigore )). La riserva, passò nel testo ufficiale delle Patenti .sostanzialmente identica, ma,in fortag,più,concisa e meno dir^tica ; uNuV.a è però innovato
quanto all’esercizio:^ del loro culto u.
Sui dirsiii civili e polifici
Il ■ secondo puntoi dedJa d'iscu®siion,e
abbracciò i diritti rivili e poliitioi da
concedere-ai Vaideisii.’
' Il Bonedli, ihizSando - la discussftone
informò come le leggi vigenti vietassero ai Valldeei di posisedere beni fuori
dei limiti fissati, pome pure di occupare
cariche èd 'impièghi pubblici e dello
Stato. Riguardo al priftto divieto dichiarò che esso era più formale che
reale, poiché « non c’era esempio che
si fosse rifiutato ad un Valdese di acquistare ogni qualvolta ne avesse fatto
regolare domanda». (Qhiiarì dhe questo
divieto era stato suggerito «per tema del
loro prosalitiisinio, ma che il .timore non
aveva raigione di esistere, perchè c’erano più Casi di abiura da parte protestante dhe da parte cattolica : per crii
attualmerite non pareva giusttfldftbile il
divieto fatto al Valdesi di acquistare e
di .possedere dove voilessero, tanto più
ohe un tale divieto non si estendeva
agli altri dittadW di rito protestante e
il mantenerlo nei soli riguardi dei . Vaidesi riion sarebbe apparsp nè equo rè
ragionevole. ...
Riigulardio all secondo divieto (cariche e iimpièghi) lo stesso relatore fece
osservare che la distribuzione delle dar
ridhe e dogli impiegM dipendeva unicamente da S. M. e dhe quindi non, era
nemmieno il caso di fame menzione nella legge.
Interloquì il Marchese Alfieri, citando, la legge del 1797 dhe limitava la
capacità dei 'Voilttei ad aldune cariche
e professioni e quella del 1816, con 1«
quale il re Vittorio Emanuele I aveva
dato una moi^ioire ilarghezaa lOMe disposizioni redirittìve,' conoederidib ' ai
Valdesi l’eseroizSo di muove ptpfessioni; Da altri ipoi fu osservato ohe, nonostante ite leggi resitrittive, attualmente pareoofii Valdesi coprivanio pubbliché
caridhe e pubblici' impieghi.
Il itelzo punto, della discussione ìnvoilse yte cionoessione dei .gradi Aooa{'2.mici, ÌFu fotte mollare che nessun dttadino poteva essere (dottore senza fare
professione di fede nelle imomi del Gteioeiliere : dal che conseguiva dw ì protestentL nw pi^rido prestare fi sud
detto aitto di profesrione, erano necesaariemente esclusi dai gradi accademici. Rispose il Barelli osservando che
' sarebbe bastato dt^riisare i protestanti dalia pnescritta confessione di fede.
Una riserva fu mossa da qualcuno 'nei
riguardi dei medid. Fu affaldato \1 timore Che un medico protestainte potesse trascurare l’esplicito dovere impasto
ad ogni persona professariiè quei’arte,
di esortare il Tnialato a compiere te sue
pratiche reiigiose, quando Corresse pericolo di vita. Ma anche a questa apprensione il relatore rispose assicurando che i medid iprotestanti si facevaap
scrupolo, ri,pn meno dei cattolici, dj ottemperare all’obbligo prescritto.
Al termine della discuseione sopra
questi due ultimi punti, S. M. si deignò
proporre che si inserissero ned progetto
di emamdptezione due artiCoÌì : J’uno
per cortoedere ai Valdesi la libertà di
(acquistare e possedere beni in tutto lo
Stato ; i’alitro per dichiarare (Ohe 1 Vaidesi erano ammessi a tutti i diritti dVilii, compresa 'l’ammisi^iane ai giiadi
accademici.
Il 1.0 articolo yoiuto dal Sovrano 'fu
soppresso nel testo definitivo delle Patenti, iprohabilmente perchè la fiatsoltà
di acquistare e di (possedere ben;! come
quella di coprire puibbliidhe carìdhè e
.pubbUci impieghi .parverp al legiséàtorè
suffidentemente comprese e tuteliate
nella concessione fatta ai Valdes'i del
godimeinto di tutti i diritti dvili e politici concessi agli altri sudditi © da
arialo'ghi articoli dellb Statato. Ite volontà sovrana fu quindi espressa nelle
Patenti con la formula comprensiya « /
Valdesi sonp. ammessi a godere di tutti
civili e politici dé’ Nostri Sudditi,- à frequentare le scuo^ dentro e
fuori delle Università ed-à c^useguife
i gradi accademici».
ì "
die sì conservasse ai Valdesi il di-/
vieto di ammetteire alunni cattolioi nel-f
te loro scuole 'per evitare ohe si inful' t
cassero nei fandulU norme oontroiriel
alla religione cattolica. , • ,'!
Fu convehiuito, col benepladto sovrano, ohe si aggiungesse nel testo aia'
dicitura già approvata : li ferme rimanendo le leg^i sul cultlp » la frase '« ed
i regolatilefifi sulle scuole da essi ¿fidirette». '
Nelle Regie Patenti l’articolilo fu oompletato cosi : « nulla è però innovato
quanto all’esercizio del lofio culto ed
alle scuole da essi dirette».
Sanzione definitiva
Sette giorni interoorserQ fra la oomipiiar
zione del prqgetto e l’Editto di Emundpaizliione.
11 17 Febbraio il Cansiiglio di Conferenza, nuovamente convocato e oompos'jo degni lajtesalL io(Mijs|l(g|ieri, faoevai
sanzionar© dal Sovrainó ratto solenne,«'
die poneva fine alla secolare attesa dèi
popolo valdese.
Letto il yerbaite della seduta prepe■ dente ed inserite alcune (Osseryazìonti 1
fatte dal Marclhese Alfieri rispetto al
paragrafo oonsSemente la Emiancipaizio'ne Valdese, il Borelli, (Ministro degli
Interni e primo Segtptario di Stato, ida-,
va lettura, alila presenza del Sovnahio,
delle Letttase Patenti oemoordiate a fa !
vare dei Valdesi. L
(Cosi nacque il nostro Editto di Eman-:
cipaziòne, che apcalto suiU’atto coti'
tante marafestazbni dì gtoìa e con 48111^;speranze, celava amare delusioni e i-* ’
inique interpretaizioni, Ohe la nuova Cò-’
stituztone fltella Repubblica Italiana, per!
malcelati iriiteressK di partito o per in-'j
gerenza di forze retrop-ade, non hi
saputo nè voluto sanare neppure alla
vigilia del 1 .o Oentenairio dello Statato
Albertino. • ì,.
Alfe Chiese Valdesi d'ifaìia
Nel centesimo anniversario del
giorno che ha pprtato la libertà (dia
vostra Chiesa, noi vi mandiamo i
nostri auguri più affettuosi di benedizione. li Signore Iddio ha concesso alla vostra Chiesa martire le
energie necessarie per rimanere dinanzi al rriondo, durante un secolo
di dure prove, un luminoso esempio di fede coraggiosa. Alla vostra
Chiesa liberata, attraverso le tempeste degli ultimi cento anni. Egli
ha accordato forze costantemente
rinnpvate, e, dopo la recente penosa guerra, ha voluto ora aprirle
nuove porte. Voglia il Signore, nell’oscuro periodo attuale permettere
che l’annunzio del fervidp messaggio del Cristo continui ad essere una luce per il vostro popolo è per
la vostra Chiesa.
Ci ricordiamo con gkm del primo pellegrinaggio in Germania,
compiuto da un gruppo di membri
della vostra Chiesa, immediatamente prima dell'inizio dell'ultima guer
ra. ed esprimiamo la nostra riconlnscenza a tutti coloro che, per vostro
piezzo, avendo conosciuto le nostre
Chiese in Germania, sono rimasti
solidali con loro, mediante la loro
comprensione ed il loro alleviamento durante il periodo dell’oppressione nazionalsocialista.
Con profonda simpatia abbiamo
pure appreso quanto duramente^ il
vostro popolo e la vostra Chiesa sono stati colpiti durante la guerra;
ed è stailo per noi un dolore panicolarme;nte profondo il sapete, che
anche soldati tedeschi in, Italia^ dunmte l’iilfimo ^nrto di Sa^rni, sf
sono resi colpevoli di gravi misfatti.
Nonostante tali penose circostanze,
noi crediamo di poter di nuovo tendere la mano alla vostra Chiesa, in
considerazione del perdono, che a
tipi tutti è concesso da Gesù Cristo.
La Sua grazia suf^ra persino tutte
le potenze demoniache delie colpe e
dei peccati degli uomini. Questa
grazia del Cristo,-nella quale vivior
mo, l’imploriamo sulla vostra Chiesa all'inizio del nuovo periodo di
vita; possa essa essere benedetta nel
segno dell'Evangelo
IL PRESIDENTE
(Ollllllli IILUffE DELL« iElMIIII
Alfe Chiese Valdesi d'/faha
E’ per noi una grande gioia ed
un vivo onore di potervi inviare, in
occasione del Centenario della vostra Emancipazione, gli auguri di
benedizione della Presidenza del
Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania, la più alta autorità della nostra Chiesa. Perciò
non soltanto la nostra Comunità
Valdese, ma anche tutte ie orgcf
nizzazioni della Chiesa Evangelica
di Germania parteciperanno pienamente alla riconoscente solenne rievocazione, che voi compirete nei
prossimi mesi, dei meraviglosi benefizi che, durante il secolo passato
e fitto all'ora presente; la vostra
Chiesa ha ricevuto da Dio, il quale
vi ha concesso il suo soccorso ed,
attraverso le preoccupazioni e le necessità del momento attuale, vi ha
permesso di procedere pieni di fede
e di coraggio verso i nuovi compiti
per Vavvefiire.
Come già il Consiglio della Chiesa Evangelica, còsi anche la Comunità Valdese in Germania deplora
che la Chiesa Valdese d’Italia abbia
dovuto, subire amare sofferenze nell’ultima terribile guerra ed è do^r
rosamente commossa per le ferite
inferte alla vostra Chiesa ed al vostro popolo da parte dei soldrif tedeschi. Ed essa esprime la viva speranza che la graziò del perdono cXmcessa da Gesù Cristo possa sanare
ogni piaga, possa fornirci di rlnnovale energie spirituali, ver la nostra
comune missione evangelica, per il
nostro domane servizio in vista della riconciliazione di tutta là famigVa
umana.
IL PASTORE L ZELLER
4
^ "ni > ,1(1 '
L'ECO DELLEVAÚÍ VALDESI^
••• •
^li.^oUór
J!ì’
Uf0fe
Ero nenio a Tschlin (Engtmdina) à’S-marzo 18¿6 da una famiglia
Engadinesa trésferitmi Fanno seguente a Lucca.
Quivi egli'aiutava H padre nel commercio, poi a 19 anni andava
a Firenze nplta nostra Facoltà di teologia, compiendovi B triennio di
studi. A Firenze egU faceva una conoscenza che doveva determinare
in larga nàsttra il carso 'dfi%t sua vita, quella del Doti. G. Comandi,
il fondatore dtd ben noto Orfanotrofio ev€ingelico. Da bui ebbe l’invito
di aiutarlo nell’opera si«^, appena avesse terminato gU studi e così fu.
Durtmte 7 anni stette al sua fianco, occupandosi con amore dici ragazzi
délflstituto e al tempo stesso di <ptegU studia esegetici dai quali si
sentiva particolarmente attratto.
Terminati però questi 7 €inni, C. buzzi chiese la consacrazione
olla Chiesa Valdese e, dopo un anno trascorso ini Scozia, diveniva Pastore della Chiesa di Via Serragli a Firenze nella qmde fu insediato
*11 .o novembre 1887 e netloi quàte rimase fino al ’902. In Scozia aveva
incontrata colei che gli fu compagna opérosa fino a pochi anni fa. Sotto
alla sua dù-es/ione la Chiesa di Via Sierrt^H, ebbe un periodo di forte
svBuppo e ben presto si vide circondata da varie opere di carattere sociale^ quali le Cucine economicKe e il Dispensario medico.
A Firenze il giovane Pastore dette la misura delle sue doti non
comuni di predicatore del' Vangelo, sempre attaccalo cdl’insegnamento
biblico e ricco di pratiche oppUcoidoni, cóme ognuno può rilevare leggendo la bella raccolta di sermoni per le 52 Domestiche d^’onno che
parta H titolo: All’omcbia d'elle sue ali. Particolari doti di forma e di
espressione egli aveva pure, talché non è da stupire che la piccola
chiesa fosse ftequentemiente insufficiente a contenere i fratelli ai quali
spesso si aggiungevano amici provenienti dall’estero.
Col 1902 cambia la sfera di attività di G. buzzi; egli è nominato
¡»'ofessore di teologia sistematica nella nostra Facoltà e quivi per 21
antti egli svolge i suoi corsi, alterrutndo colFinsegnamento, varie altre
attività: egli contìnua a dirigere le due oplere sodati,’ alle quali abbiamo accennato e che gli permettono quella tuMone sociale e. benefica
aUa quale sempre si ara sentita portato fin da quando era collaòoratore
del Doti. Comandi.
Al tempo stesso si fa fondOpore in Italia di una sezione della ” Federazione degH studenti per la Cultura religiosa''’ la quale promuove
Confer&ize in varie città universitarie, imponendosi all’intenzione di
professori e studenti per la serietà dei sOoi intenti e dei suoi metodi. i
Nel 1909 fonda la Società « Fides et Amor » la quale, stfcondo la
sua espressione, aveva lo scopo di « diare all’Italia una Bibbia che non
emanando da una Chiesa pairtioolare potesse venire accettata da tutte
quante le Chiese». iVe^ primo anno della sua fondazione la Società
pubblicava in un volume d!il 3000 eseaiplari i Vangeli e gli Atti Apostolici; nel 1911 appariva tutto il Nuovo Testamento con note e carte geografiche, il tutta curato dal Prof, buzzi. Nel 1915 e armi seguenti diverse migliaia di questi Nuovi Testamenti ^univano distribuiti ai Combattenti italiani colla dedica ” A\i nostri soldati di terra e di mare ’K
Nello stesso tempo il Prof, buzzi veniva nominalo Capo-revisore
nel seno di una Commissione incaricata di jn-eparare la Versione Riveduta, attualmente in uso rielle nostre Chiese.
Tutta la sua attwintà si concentrava dunque a poco a poco nella
traduzione e diffusione della Bibbia; a questo lo spingeva certamente
la AM mirabile conoscenza della Bngua italiana e la sua preparazione
esegetica, ma vi contribuiva certamente anche il ricordo di Giovanni
'Diodati, originario tM quella stessa città di bucca in cui il Luzri era
ftiva sdutta ad emulare popera di traduttore
Il Dottar bwBzi, deceduto a Poschiavo ( Grigioni) U 25 gennaio,
'■ nel suo ^,mo anno di’ età era simila ad ùmi veadtìa 'ma robuStit querdu sopriiviìlsuta in mezzo adt una ^foresta di piante più gammi. Non
sedo egli era il decano dei nostri Pastori,’''ma fino agli ultimi giorni
potè conservare una inuileiiobite freschezza fisica e uitedlettuale. —
^hra la quercia è caduta e, fermandoci penspsi dinanzi ad essa
mentre giace al‘suolo, siamo colpiti dalle sue vaste dimensioni: in
quanti campi G. buzzi fece sentire la'sua influenza, a quante iniziative
'seppe legare il suo' nome I
nato; del Diodati eail s
deUa'BFbkéa. ■ ' ^ ^
Gli è cosi che e U 1031 ap^paHono Pano don::- Valt^ i
sua ipH&i deifa'Bibbia ed|ba dialla *Ed^ Sòmo^ gno di Firer^, v^sioriè Utgìampfignata da note, carte, HUtstrazUmi in
gran numem, intése éiwr rivivere dinanzi agli occhi dei lettóri il paese
^ i»ro/aii e di Gesù Cidgto. Questa importante e monumentale pubMteazume occupa un-ppéd'd’onore neBa letteratura italiana. ■ '
Nel 1923, stanco •a'dpsfideroso di vivere per alcuni anni in niezzo
ai suoi monti della Svizzera, U Prof, buzzi lasciava la Pacokà di Teolog^ ed, cttenutà Vemèritairicne, accettava di divenire pastore d^la
Chiesa Riformata de pO^CHIAVO, ove svolse ancora un ministero di
7 cinMruhdo dtdPaffetto di quelle popolazioni aHe quali sapfsva
predicare sia in itiMaao die nella lingua ladina. Con due coilaboratori
locali egU pubblicava 'il Nuova Testamento e $almi in una nuova vèr- stane fatta in queBd ^gua. '
Quindi si ritirava definitivamente dalFattività ecclesiastica, dediotmdo i suoi ultimi orini idla famiglia, Op suoi studi' preferiti, alla pubblicazione dei sermoni che» abbiamo già ricordati e a quelloi di ricordi
autobiografici appara nei 1934 col titolo « Dall’alba al traniionto ».
Visse i suoi uld^ opni in parte a Firenze ed in parte a Poschiavo,
dove alcuni giorni fa riceveva la chiamata suprema del Padre Celeste.
A
Ognuno pitò i^p^dere quanto sia difficile in un breve articolo ai glorna^e di :^re un cenno completo di una vUa così lunga e
così attiva. Dovremo ancora parlare di tante e tante cose: dei suoi
Commentari biblici sui Fatti A/tostoUci e sulle Ep stole della Catti,
vita, della sua simpatica biografia di Camillo Mased l’esule a Londra
al qmde dobbiamo alcuni dei nostri inni più belli, del Suo libretto
cosi ncco di consolazione « Parole che non passano per Fora che
passa, dei Suo bozzetto giomnilo Gigi, di varie opere anonime di tanti
e tanti opuscoli in Varie lingue e sui più svariati or gannenti, dei suoi
re^ti articoli sul ’’Bollettino di StmU VaMesi”, dovremmo parlare
lieUe onorificenze ricevute, suoi Dottorati in teologia honoiis
causa, eie., ma preferiamo concludere, ricordando quella che fu verame^nte la passuine sua vita: far ccinmcere la S, Scrittura ed av~
vimnoirlai al popolo»
l*o-pini ringrUfdandolo un giorno per l’invio di una copia dei
yangelo gli scriveva: ’*11 Vangelo è ancora in India il Hbro non
' ed ogni aiuto a questa lettura necessaria è operò santa”. Questo
aiuto, questo valido Contributo il buzzi, svizzero di origine ma italiano
per formazione inteH^tuale e pel sentimento, lo ha dato largaménte
e di questo ogni anima desiderosa del filane spirituale dd popolo nostro gli è grata.
Perciò attorno alla sua salma si raccolgono oggi con sensi di viva
ndotmscenza persone appartenenti a Confessioni religiose diverse, a
famiglie spirituali diverse, in uno stesso omaggio reverente reso alla
memoria di chi molto fidicò per l’ideale che tutte le riunisce.
E tutte assieme-, desiderano esprimere alla famiglia del rimpianto
maestrtu, àOe sue . tre figlie, alla sorella ed <é perenti tutti i laro tdvi
sentimenti di cristiana simpatia, nel grave lutto che U colpisce.
Discipulus
Da una iatlera
dal Pasture D. Fuhraiànn
Sd è spento serenàmemte ntìlla notte
del 25 geanaiio all’età di quasi 92 anni
ili pirof. Qovainni Lazzi.
In questi ultìinti anni che aviebbero
potuto essere per hii di ben meritato
riposo, eglli non interruppe un sol gior-*
no le sue metodkcbe'aihitudini di lavoro
ed era sorprendente, addiiiittuTa giovanile la sua energia e lucidità di mente.
Pochi giorni pnma' delia morte, laivorando nel suo studio, alla figlia Che gli
diceva : <( Riposati, baibbo, sei mollto
stanco i>, egli rispondeva ; u Non ,posso, non dteibbo essere stanco ; «posert
quando il Siignore mi Chiamerà ».
La testimoniariza d’affetto che la popolazione tutta di Poechdaivo, anche cattolica con a capo il Prevosto, il Cappellano dell'Asilo, il© suore, amici venuti da lontano, Pastori ed ex-aJHevi
gli vollero tributar® ai funerali, dimostrò quanto amore di caro defunto avesse saputo immettere nei cuori.
Egli non volle discorsi nè lodi; aveva
vergato di propria mano le disposizioni
per le sue esequie. Il pastore 'Zanetti,
ossequiente a questa volontà, lesse
nella Chiesa gremita di folla, di Salmo
10 e un brano del capitolo 8 dell’Eipdstola ai Romani. 11 coro cantò : «O
riposo tu mi dona... », quindi dopo la
lettura del telegramma inviato dal Moderatore della Chiesa Valdese, la preghiera del Padre Nostro e la beneddziione, la salma venne deposta nel vicino
cimitero, accanto alte tombe del figlio
e della consorte.
Funzione solenne e commovente an
quella semplicità ohe rispedhiava l’animo cosi nobile e pio di questo fedele
servitore di Dio, in memoria del quale
sta anche scritta l’esortazione dell’Apostolo : « Ricordatevi dei vostri conduttori, i quali v’hainno annunziato la Parola di Dio; e consitìeraaido com’hanno
finito la toro carriera, imitate te loro
fede» (Ebrei 13; 7).
A. Fuhrmann
A BATDNS.ROMPUS
Bribts quelque peu inédites de notre Histoire
I • Idarciac d* libarlé
1800: Faimée de Mareago. Liberté
et Egalité frappent à nos portes.
C’est ((Fan propiier die la Liberté
' Piémontaise» ; ainsi’ Pierre Geymeit,
Président de FAdiminîstratiion Générale du Piémont, bout comme les autres «patriotes»,, díate ses Proclama-,
tiooe au peuple piémoutais. Et comme elles suintent par tous leurs pores cette Liberté et cette Egalité que
elles arborent dkuis leurs tiitres ! Point
encore la Fraternité, C’est plus dur
à venir. Le sang d|es citoyens coule
encore. A Pisdraa, par exemple, il y
a lutte ; !e sang de.» patrio* es y a
■ t'onlé sous le £er assassin », écrit
Geymet.
Et il ajoute: ...«L’Administration
générale du Piémont se<x>o.dlant les
sentiments des braves qui combattent pour la cause sacrée dé la Liberté accorde une amnistie générale à
tous ceux qui ont pris part aux trou
bles de votre Commune. Mais informée que œ sont les suggestions jierfidtes do votre Curé et die son frère qui
vous ont égarés au point de vous armer oontre vos Concitayens, elle les
excepte seuls du pardbn général, et
leur ordonne de venir se constituer
prisonniers à Piginerol dans l’espace
de quatre jours pom‘ être jugés,sous
peine d’être déclarés ennemis dl© la
Patrie, et mis hors de la loi.
eStsoyens, quand lejninistre d’un
X>ieu de paix prêche la guerre cJvile
et alltime les ,brando(ns (Je la d'Î9((x>rde, pOnvez-vous douter de son Hypocrisie? Pouvearvous encîore le regarder comme votre pasteur? Non, il
cesse d’être Curé quand il agit oontro les maximes de l’Evangile et il
est sujet comme tout autre indwidu
à la rigueur de la justice...
. Quant à vous. Citoyens, adorez le
Dieu de vos pères, soyez attachés à
votre religion, mais songez que la
Liberté, l’Egalité et les iLois Ré<iniblicaines qui les garantissent sont le
plus beau présent que k Proviidénce
ait fait aiïx hommes et que ce n’est
que par elles qu’ils peuvent être heureux. Vive le République. Vive la
Liberté. Elle triomphera malgré
tous les efforts de ses ennemis, elle
triomphera et ses ennemis périront».
1808). Oh les puissances de ce monde!
Ainsi parlait Geymet. Il ne présageait pas ce qui allait .bientôt démentir ses espoijrt.
Assoiffés de liberté nos aïeux croyaient la voir dans les plus bréives
éclaircies die notre histoire. Que de
fois n’ont-Us pas cm aux moindres libertés que leur promettaient les
Ducs de Savoie et combien n’ont
ils pas été déçus I
Ah, les Vaudois, ces grands enfants, à qui aUaient-ils faire confiance? A oeluvlà miêtne qui, huit années plus tard, en Espagne, se faisait
céder non seulement tous dtooits royaux sur oe pays, mak «’engageait à
y 'OonsidéTer la religion oatliolique
(( non seulement comme dominante,
mais oonune la seule tolétrée» (8 mai
1848: Quarante aiis plus tard n’allaieiii-ils, nos bons Vaudois. eecio re f ux les Benjamins ¿|e CliarlesAl,beiit octroyant, sous la poussée, dies
événements politiques et sœiaiix,
Constitution et Emancipation?
Faut-il rappeler Forage de 1848?
L’insurrection dii 12 janvier à FaJeiiiie oblige Je roi dé Naples Ferdinand Il à accorder une Constitutlién;
le 8 février- Charles-Albert l’annonoc à Turin; le 17, le Grand'-Ihic de
Toscane à Florence.; le 22, Paris
renverse la Monarobio de juillet; le
13 mars. Vienne g© soulève et Metternich est renvoyé; le 18 mars. Milan * chasse les Autrichien»; le 22,
Manin et Tommaseo, à Venise, ont
raison de Zieby. Et dans 1© champ
social la vague communiste déferle.
La voix de Marx devient de plu» en
plus forte. Charles-Albert, lui-même, comprend que o’est pour l’empêcher de déferler qu’il va falloir accorder ime constitution afin de lutter contre le parti républicain, contre (ioe parti qui tend la main au
communisme»( !). Et dans une lettre,
éfcjriitfa au doteàa« BolneÜli six joAiire
seulement avant l’approbation-de la
ProclamaUou ' anmemeant ipi’une
Con8titut{On allait être (Xiroyée par
bii^ ‘'Gbarles-Alibcrt'. s’exclamait ; oLe
roi de Naples ne pouvait faire rien de
plu» fatal pour la tranquillité dé l’Italie que ce qu’il vient d’aocorder
à ses ¡ peuple» après le massacre de
ses troupes et la révolution flagrante,.. 4 iorÿ ma ferme volonté est qu’il
faura combattile jusqu’à l’extremité,
mais ne rien accorder... y>.
Telles étaient les intentiotiB dé ce
roi auquel nos bon» Vaudois dévaient bientôt, dian» leur exanprébensible et délirant enthousiaiame de
grantls persécutes, aller chanter dans
le cortège d’hommage à S. M., cortège dans lequel on leur réserva bien
justement la première pkoe, la strophe sym,bolisant leur amour pour Ja
patrie italienne :
Con l’azzurra cocscardâ sul petto.
Con gl’itaJici palpiti in cuot-e
Como figli d’nn padr© diilettoi
Carlo Alberto veniamo al tuo piè
E gridiamo esullanti d’amore:
Viva il re. viva Ü re, viva il re!
Et ce n’était encore là qu’une autie éclaircie de liberté. La vraie liberté c’est l’égalité parfaite, et 1848
ne leur octroyait que la pléniitude
des drotît» civils, cette plénitude dont
l’abbé Lambruschiinl écrivait en sep
31 Centenario a Ciiitilra
Le celebrazioni dei Centenario
avranno luogo a Ginevra domenica
22 Febbraio con la partecipazione
dei Past. Ermanno Rostan, incaricato dalla Tavola Valdese.
Ecco il programma della giornata domenicale :
Or* 10 : Culto nel Tempio tJi St- Ger/
vais, presieduto dal Pa.st. Rostan
Ol*6 12 S Agape fraterna
Ore 18,15 : TrasnHs.slotte.- radìofoTiica
con la partecipoT.ione dei Past. IPyler
e Postan e di una Corale Valdese
La trasmissione da Radio Ginevra avverrà sulla lunghezza d’onda
di metri 443,1.
tembi'e 1847 : « Privare: della pienezza dei diritti civiili e politici un oittadino, .perchè non segue la Religione dèlio Stato o quella della maggioranza, è tale assurdo, ohe se voliessimo perseverare a pigliarlo’ per norma della legislaziione, ei rendea-ommo presso i posteri oggetto di compassione». Ainsi parlait alors la voix
de ce clergé libéral dont Gioberti était la plus haute expression chez
nous.
Eclaircie dé liberté!...
1948. Où est-i] oc clergé catliolique
défendant les cil oit» et l’Egalité des
non catholiques?
Quelle empreinte a-t-il laissé de
lui déns la Constitution de 1948?
Sera-t-il ((presso i posteri aggetto
di compassione?»
Eclaircie de liberté! A quandi FEgalité? A qu.and la Fraiemiìé (pii
dépend foncièrement d’elle? Mais!
Quant à ce» grande enfant» que
sont les Vaudois ils poursuivront,
comme jadTilsi, vers leurs buts,
Nous verrons ça prochainement.
SILVIO PONS.
LUSERNA S. GIOVANNI
In .relazione ai'le cetebraziond del XVll
Febbraio, fteordiamo che i tradiaonaild fuochi di gioia sarauno accesi lunedì 16 coir,
alte ore 20,30.
La Corale e la Banda interverranno a
quello ohe ve.rrà acceso alla Banchina degli Oddns.
Martedì XVII Febbraio iil corteo iparti.rà
dal piazzale del Tempio alle 9,30. Alle
10,30 conwneniorazione nel Tempio e eecite dei bambini..
Il pranzo in comune seguirà alle 12,30i
nella Sala Albarin.
Essendo i posti limitati a 200, ohi intende partecipre al pranzo è ' pregato (li
prenotarsi sollecitamente presso te Cantoliria Revel agli Alraii e presso la Tabaccheria Eynard ai Belionatti.
Alle 20,30 nella Sala Albarin verrà rappresentato il dramma « Sangue Valdese ».
La recita sarà replicata domenica 22 febbraio alla stessa: ora.
Si porta pure a conoscenza che Domenica 22 febbraio .11 cuito del ipattine alle
ore 10,30 nel Tempio dei Beillonaittì avrà
un carattere -particolare e sarà presieduto
'da un Pastore proveniente dal campo deil'BvaoigeJizzazion©.
Bit. Resp. Ermanno Rostan
Arti Grafiche «L’Alpina» Torre PeMice