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Anno 121 - n. 9
1 marzo 1985
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
UNA RIUNIONE QUARTIERALE COL MODERATORE GIORGIO BOUCHARD
C’è un argomento nel dibattito culturale e politico italiano
che è destinato ad essere molto
discusso in un prossimo futuro: è la riproposta del solidarismo cattolico come via per risolvere i problemi sociali posti
dalla crisi economica.
A riproporlo sono ora i vescovi ed in particolare il cardinale Martini di Milano. Di questo tema inoltre si discuterà al
prossimo convegno della GEI su
« riconciliazione cristiana e comunità degli uomini » che si terrà nel prossimo aprile a Loreto.
E’ la grave situazione dell’occupazione, i problemi pastorali
immediati, la mancanza di prospettive per i giovani, è — insomma — la situazione sociale
italiana a spingere il mondo cattolico italiano su questa strada.
« TJn tasso di disoccupazione del
6-7“Il (ma in Italia siamo già al
13“ 0 n.d.r.) è davvero inaccettabile » dice il cardinale Martini
e quindi è necessario mettere
in atto politiche che diano
priorità al lavoro, per esempio
attraverso « riduzioni di orario
di lavoro, contratto di solidarietà, part-time, revisione del collocamento, riqualificazione della
istruzione professionale, incentivi per Tassunzione dei giovani
e per le cooperative ». Il solidarismo è quasi più una piattaforma politico-sindacale che un’etica sociale.
Proprio qui sta il suo fascino.
Di fronte alle difficoltà dei partiti politici ad elaborare idee forza su cui mobilitare le opinioni
e le energie per tentare di risolvere i problemi della crisi, la ricetta della solidarietà appare interessante, anche per una sinistra che da sempre sogna nuovi
collateralismi.
A ben guardare la proposta del
solidarismo trova il suo fondamento nella concezione cattolica della chiesa che, dopo il Concilio Vaticano II, è vista come
comunione degli uomini con Dio
e di conseguenza tra di loro.
Poiché l’incarnazione si compie
nel mondo, chiesa e mondo fanno una storia sola. Ed è appunto nella storia del mondo che si
realizza uno dei compiti della
chiesa; quello di animare la
realtà temporale. La proposta
del solidarismo è dunque l’espressione culturale che rende
comprensibile la fede cattolica.
In una società come quella italiana c’è da chiedersi però quale spazio reale abbia questa proposta. Il mondo industriaie tutto teso a ridare valore a categorie quali il mercato e le compatibilità internazionali, a deregolare l’economia non può certo
accettare una proposta che tende
a sottomettere l’economia all’uomo, e che afferma l’opzione dei
poveri e degli ultimi.
E’ una proposta destinata
dunque a dividere il mondo imprenditoriale cattolico, a dividere i politici cattolici, ma che ha
un significato importante su cui
riflettere: la chiesa cattolica interviene in quanto tale nel dibattito culturale e politico, le sue
tematiche sono gestite in prO'
prio, non affidate ad agenzie (as
sociazioni, sindacato, partito )
Sta « collaborando alia promo
zione dell’uomo » come dice l’ar
tfcolo 1 del nuovo Concordato
Giorgio Gardiol
Chiesa d'élite o popolo-chiesa?
La trasmissione televisiva ’’Protestantesimo”,la responsabilità verso gli immigrati, I ecumenismo, la consistenza delle chiese, il peso delle opere, nuovi diaconi, il rischio della notorietà
Dove va la chiesa valdese?
Quali sono i problemi più urgenti da affrontare? In un 'faccia a faccia’ con agricoltori, pensionati e qualche giovane — un
microcosmo della nostra realtà
alle Valli Valdesi — Giorgio Bouchard, da sei anni moderatore
della Tavola Valdese, l’esecutivo
nominato di anno in anno dal
Sinodo di Torre Pellice, risponde, nel quadro di una classica
riunione quartierale, a numerose domande. E’ sera. La sfida
che avviene nella piccola scuoletta di quartiere, una delle tante fatte costruire dal colonnello
Beckwith nel secolo scorso, riguarda la realtà concreta della
chiesa; i grandi temi ecclesiastici o ’arrivano’ a chi ha lavorato tutto il giorno in fabbrica
o nella stalla, oppure è aria fritta. Si tratta di un confronto in
diretta con la base stessa della
chiesa, in un intrecciò continuo
di questioni interne ed esterne.
Non è un caso che, nell’era
deH’immagine, la prima questione tocchi la trasmissione 'Protestantesimo' in TV. Quale azione la Tavola sta organizzando
per convincere la Rai a restituire 'Protestantesimo' ad un
orario decente? « Questo problema — risponde Bouchard — lo
trattiamo attraverso la Federazione delle nostre Chiese. Cinque anni fa ci avevano promesso l’inizio della trasmissione alle 20.40, poi si è sempre slittato
arrivando ormai ad orari im
possibili. Ci siamo così accordati con l’Unione delle comunità israelitiche, anche loro interessate alla trasmissione quindicinale di RAI 2, ed abbiamo esaminato la proposta RAI che, dopo le nostre proteste, suggeriva
le 17 del pomeriggio. Non ci siamo sentiti di accettare _ un orario discriminante per chi, a quell’ora è ancora in fabbrica o al
lavoro nel terziario. Saremmo
piuttosto orientati per le 18.30 o
le 22.30 di sera. All’ultima proposta RAI, in ordine di tempo, che
suggeriva la domenica mattina
verso le 9 o la sera alle 23 abbiamo controproposto il sabato sera alle 23. Per il momento siamo in discussione e sorto fiducioso che alla fine riusciremo a
’strappare’ un orario decente per
la nostra trasmissione, sempre
più seguita ».
Il pubblico che ascolta è unanime nel condannare gli orari
attuali che superano tranquillamente la mezzanotte. E tutti sarebbero d'accordo per riottenere il vecchio orario, nell’avere
la trasmissione il lunedì sera
alle 22.30 effettive, senza ritardi
che sembrano fatti su misura
per scoraggiare l’ascolto della
trasmissione. Si passa ad un altro tema.
La nostra solidarietà con i lavoratori stranieri in Italia. Esiste, al di là delle iniziative promosse nella « settimana della libertà » — in cui la nostra chiesa
ricorda la fine del 'ghetto' pro
Insediamento di Castro
Un momento del culto di insediamento del nuovo Segretario
del Consiglio Ecumenico. Da destra: il pastore Emilio Castro, il moderatore Heinz Joachim Held e il vice moderatore
Sylvia Ross Talbot. Servizio a p. 8. (Foto WCL).
testante sancita dallo Statuto albertino del 17 febbraio 1848 —
un progetto continuativo di solidarietà con i lavoratori del
Terzo Mondo?
« Oltre ad essere al fianco di
EFESINI 1: 15-23
Il contenuto del progetto chiesa
Perciò anch’io, avendo udito parlare della vostra fede nel Signore Gesù e del vostro amore per tutti i santi, non smetto mai
di rendere grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi
dia uno spirito di sapienza e di rivelarione perché possiate conoscerlo pienamente; egli illumini il vostro cuore, affinché sappiate
a quale speranza vi ha chiamati, qual è la ricchezza della gloria
della sua eredità che vi riserva tra i santi, e qual è verso di noi
che crediamo, l’immensità della sua potenza.
Questa potente efficacia della sua forza egli l’ha mostrata in
Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria
destra nel cielo, al di sopra dì ogni principato, autorità, potenza,
signoria e di ogni altro nome che si nomina non solo in questo
mondo, ma anche in quello futuro. Ogni cosa egli ha posto sotto
i suoi piedi e lo ha dato per capo supremo alla chiesa, che è il
corpo di lui, il compimento di colui che porta a compimento ogni
cosa in tutti.
Paolo in questo brano della
sua lettera alla chiesa di Efeso,
ci fa riflettere su ciò che ci fa
essere chiesa del Signore, quando siamo chiesa, quali sono le
nostre responsabilità di chiesa.
Diciamo subito che per Paolo
la chiesa non è un'associazione
a scopo religioso o sociale, non
è un’istituzione. E’ un avvenimento spirituale.
La « settimana di preghiera
per l'unità dei cristiani » è un’ottima occasione per riscoprirlo
insieme.
Paolo ci guida in una rnarcia
di avvicinamento al significato
di chiesa.
Primo passo. « Il Dio del nostro Signore Gesù Cristo vi dia
uno spirito di sapienza». Non si
tratta di un insieme di nozioni
culturali o di saggezza, ma di un
sapere importante per la mia
vita: è la comprensione della
sua volontà per me, per noi, per
il mondo di oggi.
Secondo passo. «Vi dia uno
spirito di rivelazione ». Questo
termine può essere così tradotto: il sollevarsi di un velo, l’aprirsi di un sipario, lo schiudersi nella mia vita della luce dell'Evangelo.
Terzo passo. « Il Signore illumini il vostro cuore ». Il cuore.
la sede della volontà, il centro
in cui si scelgono i criteri di
azione.
E finalmente giungiamo alla
meta: « La piena conoscenza di
lui ». Conoscere: per la Scrittura non è l’apprendimento di nozioni spirituali, non è solo farsi
un buon bagaglio di cultura teologica, ma è fare l’esperienza
della attualità de’la Parola di
Dio per me, per voi, all’interno
delle nostre vicende di ogni giorno. E' scoprire, per esperienza
personale, che la grazia di Dio
ci dà la capacità di scegliere nuovi criteri di vita e di percorrere
quei sentieri che, prima, o non
riuscivamo a vedere o non ritenevamo di potere percorrere.
Conoscenza: è sperimentare
che i doni di Dio stanno fermentando nella nostra vita. Quelle
cose che ritenevamo essere solo
astrusi argomenti da libri di
teologia o da catechismo stanno
diventando il mio sangue, sono
come impastate, confuse con la
mia carne, con il mio spirito.
La conseguenza è che possiamo
ora scoprire « a quale speranza
Dio ci ha chiamati »: l’ampiezza
di prospettive che Dio ci apre.
Dio ci fa vedere nella fede oltre
Valdo Benecchi
(continua a pag. 5)
tutte quelle forze che, nel nostro
Paese, stanno lottando per una
nuova legislazione che salvaguardi i diritti degli immigrati — risponde Bouchard — stiamo lavorando per organizzare una comunità evangelica nera, di lingua francese, a Roma, dove vivono quasi centomila persone
provenienti dall’Africa e dall’Asia. Per questa comunità vogliamo chiedere un pastore africano. Esiste già una comunità interrazziale di lingua inglese a
Roma, che fa capo alla chiesa
metodista di Ponte Sant’Angelo:
davanti a noi si apre un carnpo
immenso di lavoro, e di solidarietà. In molte nostre chiese ci
sono già membri di colore che
con la loro presenza stanno arricchendo la nostra testimonianza. Certo tutto questo problema
— ammette Bouchard — è diffìcile e imbarazzante: ci stiamo
accorgendo di essere un Paese
razzista, stiamo diventando un
Paese multirazziale, si assiste
ad una nuova guerra tra poveri, vale a dire tra disoccupati
italiani ed immigrati stranieri.
La nostra chiesa ha mezzi limitati, sia nell’accogliere questa
gente, sia per lottare per una giusta soluzione del problema, ma
non ci tireremo indietro in questo compito che riguarda il rispetto della persona umana ».
L’ecumenismo non entusiasma.
Ma una domanda ci scappa lo
stesso. Ci accusano di essere
tropno poco ecumenici, è vero?
« Forse sì, comunque — dice
Bouchard — abbiamo letto i documenti del Concilio Vaticano
II, abbiamo letto e studiato il
documento di Lima su 'Battesimo, Eucarestia, Ministeri’ sul
quale il prossimo Sinodo dovrebbe pronunciarsi. Seguiamo il dibattito ecumenico internazionale e la prospettiva conciliare
Giuseppe Platone
(continua a pag. 5)
2
2 fede e cultura
I
1 marzo 1985
TEOLOGIA PROTESTANTE E MINISTERI - 2
Un esempio dell’800
La sopravvalutazione di un pastorato « monarchico »
rivalutazione della comunità e dalla riscoperta di
superata dalla
altri ministeri
Tra le figure di teologi che
hanno avuto più influenza sulla
chiesa nel secolo scorso, un tedesco è rimasto famoso come
tipico esempio di conservatorismo. Si chiamava August Friedrich Christian Vilmar ed era nato proprio all'inizio del secolo,
il 21 novembre 1800. Non si occupò soltanto di teologia, ma anche di educazione e di letteratura tedesca; divenne professore di teologia a 55 anni, in fondo senza averlo voluto. Era infatti stato eletto sovrintendente
generale della chiesa dell’Assia
Elettorale, la massima carica
ecclesiastica dopo quella del
principe, che, secondo l’uso luterano, era il capo della chiesa.
Proprio questo — un laico al
governo della chiesa — era l’aspetto dell’organizzazione ecclesiastica che Vilmar criticava più
energicamente: perciò il principe preferì mandarlo a Marburgo a insegnare teologia.
Il Sinodo?
Invenzione diabolica
Ma Vilmar non era un rivoluzionario: era semplicemente un
fiero sostenitore della funzione
insostituibile, nella chiesa, del
ministero ordinato, in pratica
del ministero pastorale; che il
principe — un laico — fosse
al governo della chiesa, era per
lui una soluzione troppo progressista, un’intollerabile concessione alla democrazia. Per lui, che
vedeva nella Rivoluzione Francese il principio di tutti i mali, soltanto i pastori, organizzati gerarchicamente, potevano reggere
la chiesa; i sinodi erano una manifestazione diabolica, e se un
membro di concistoro avesse
osato sostenere che Cristo regge la sua chiesa per mezzo dei
concistori, il pastore doveva ridergli in faccia.
Vilmar fu indubbiamente una
grande anima pastorale e fra gli
studenti in teologia esercitò ima
forte influenza; si può dire che
in lui abbiamo una delle espressioni più convinte e sicure di coscienza pastorale. Basti un esempio: « Chi si è trovato in una
comunità o in un insieme di comunità con il compito di esserne
il pastore (V. dice Hirte, proprio
la parola che significa pastore,
non Pfarrer, che corrisponde a
parroco), chi ha visto quali dubbi ci siano da risolvere, quali indicazioni da dare, quali ammonimenti da impartire, quali minacce da annunciare, quali conflitti
da appianare, quali cattive inclinazioni da respingere, quali
tentazioni da vincere; chi ha visto quale sia la cecità profonda
che bisogna guarire, il tormento
che bisogna calmare, la fame e
la sete della parola della vita
che bisogna saziare, la certezza
della consolazione che bisogna
fortificare, la fiducia nel perdono
che bisogna infondere; chi si è
sentito tremare e spesso sconvolgere profondamente l’anima da
tutte queste preoccupazioni, sa
con la più assoluta ed elementare certezza che soltanto da una
fonte proviene la soluzione di tali
dubbi e conflitti, soltanto da una
fonte la vittoria sul mondo, peccato, morte e diavolo, e che direttamente a questa fonte egli
deve rivolgersi. Da lui, dalla sua
anima, tutte queste anime, forse
migliaia, attendono vita e beatitudine; l'attendono... a buon diritto. Da dove proviene questo
diritto? da dove proviene la forza che fonda questo diritto? Forse dalla stessa comunità, che è
lei pure un mare impetuoso di
opinioni contraddittorie, di pensieri che si incrociano, di preoccupazioni mondane, di dubbi e di
opposizioni alla Parola di Dio?
Quella fonte è Cristo stesso, il
Signore, che lo ha costituito, lui
povero uomo debole, invischiato
egli stesso nei peccati e peccatore infermo, quale suo vicario nel
ministero della Parola e del Sacramento, che è, in modo diretto
e immediato, il suo ministero. Se
TRA I LIBRI
L’arte di Paolo Paschetto
Tempestiva, aH’inizio di quest’anno centenario della nascita
del pittore Paolo Paschetto, ecco
un’altra utile, calda operetta del
pastore battista Paolo Sanfilippo,
che davvero mette a frutto, anche in questo campo della nostra
pubblicistica, la sua attiva ”emeritazione”.
giustamente che « può essere
considerato come una mostra
permanente paschettiana » (p.
16). Non vogliamo, qui, togliere
il gusto di scoprire tanti particolari, se non inediti, poco o punto
noti ai più, e che vanno decisamente oltre la ’’curiosità”.
Del pittore evangelico — specie rara, almeno nel nostro paese — viene dato uno schizzo biografico, con qualche spunto particolarmente vivo derivante dalla
conoscenza personale, fino alla
bella lettera di Paschetto a Sanfilippo che chiude il breve saggio; ma naturalmente è soprattutto l’opera grafica dell’artista
che viene esaminata. In relativamente poche pagine, l’autore ci
dà una vera messe di dati, raccolti con cura ed espressi con sobria ma intensa passione, nel far
sentire il valore dell’artista e la
dichiarata volontà del testimone
credente. Molti apprenderanno
così quanto ampio, di risonanza
nazionale e oltre, è stato il raggio d’azione di Paolo Paschetto,
dalle più varie forme d’arte figurativa — decorazioni, xilografie,
pitture, disegni, vetrate, fregi —
all'attività didattica e alla nubblicistica. Una parte del volumetto è quasi un catalogo ragionato
e illustrativo di moltissime opere paschettiane, in particolare di
alcune « sequenze », bibliche o di
argomento teologico. Né si tralascia di sottolineare l’impronta
che l’arte di Paolo Paschetto ha
dato a tutta una lunga stagione
della pubblicistica evangelica italiana, avendo egli disegnato le
copertine e talvolta illustrato
molte opere edite da case evangeliche, soprattutto l’editrice battista, Bilychnis, Conscientia, e vari periodici, da Bilychnis appunto a Gioventù Cristiana. Vengono
pure illustrate le sue numerose
serie di vetrate, specie di luoghi
di culto; e del tempio valdese di
Piazza Cavour, a Roma, si dice
Quest’uomo ha vissuto e operato a livello artistico e professionale con risonanza civile nazionale e anche oltre i confini; ha
vissuto ed espresso intensamente la sua fede, la sua testimonianza evangelica mettendo la
sua arte al servizio della Parola,
non lo si può incontrare senza
trovarsi di fronte l’Evangelo. Il
linguaggio — specie per le xilografie e i disegni, assai meno per
le pitture — è talvolta, per il nostro gusto attuale, un po’ magniloquente; ma il giudizio si ridimensiona, non solo considerando altre opere, ben più raccolte e
Paolo Sanfilippo ci aiuta a ben
iniziare quest’anno centenario.
non fosse direttamente il suo ministero, il ministero del Signore
Gesù Cristo, il suo diretto mandato, il suo ordine, questo ministero schiaccerebbe chi lo esercita, o questi non ne vorrebbe
più sapere ».
Tendenza superata
Vilmar morì nel 1868, ma il libro da cui è tratta questa citazione (Die Lehre vom geistlichen
Amt, la dottrina del ministero
spirituale) fu pubblicato nel 1870,
l’anno in cui in Vaticano si oroclamava il dogma deH’infallibilità del papa. Nel protestantesimo
Vilmar rimase in fondo una voce isolata, anche se, se non altro
come tendenza, la sua posizione
è stata tutt’altro che assente, anche nelle chiese riformate del
nostro secolo, anche nelle chiese
evangeliche in Italia. Il nome di
Vilmar è sconosciuto, il tipo di
pastorato che ha incarnato lo è
molto meno. Ciò che egli dice del
ministero pastorale non è sbagliato; inaccettabile è l’enfasi con
cui il pastore è isolato e innalzato al di sopra degli altri membri della comunità, e il suo ministero concepito come unico tramite dell’opera di Cristo in favore della sua chiesa. Il pastore,
secondo Vilmar, doveva cercare
di guadagnare i fedeli non soltanto con la predicazione, ma
con un autorevole uso della disciplina: a lui il credente doveva
rivolgersi per confessare i suoi
peccati, e lui solo poteva assolvere.
Ora, nelle nostre chiese di questa concezione del pastorato non
è rimasta che qualche traccia, in
via di scomparsa. La via at
traverso cui si è giunti a una
pratica sempre più fraterna,
sempre più condivisa del ministero, in direzione opposta
a Vilmar, può essere così descritta: si è iniziato da una rivalutazione della comunità, in cui
Vilmar non vedeva che un tumultuoso agitarsi di contrastanti
opinioni, e in cui si è di nuovo
stati capaci di vedere una testimonianza collettiva a Gesù Cristo; si è posto dunque il problema del rinnovamento della chiesa, senza con questo negare ciò
che ha di specifico il ministero
pastorale: la critica al pastorato
« monarchico » non ha impedito
di interessarsi profondamente alle trasformazioni che il ministero pastorale andava subendo e
di cercare quali potevano essere
le nuove forme di questo ministero; contemporaneamente c’è
stata una riscoperta degli altri
ministeri, dei servizi che tutti i
credenti, come membra della
chiesa di Gesù Cristo, sono chiamati a svolgere.
Di questa evoluzione dobbiamo ancora parlare.
Bruno Rostagnc
ENTRO MARZO
Ringraziamo i molti abbonati che hanno già rinnovato
il loro abbonamento.
L’amministrazione chiede a
tutti di rinnovare l’abbonamento entro marzo. Chi per
qualsiasi motivo non può farlo ora ci mandi due righe di
impegno per l’85 e l’invio non
gli sarà interrotto.
A ooHoquk) con i lettori
MAGGIOR
PRECISIONE
scavate in profondità, ma soprattutto confrontandolo con quello
contemporaneo, fra dannunzianesimo e Regime. Se ne misura allora la sostanziale sobrietà, attinta, nell’ordine, al messaggio
biblico, all’arte cristiana primitiva delle catacombe assiduamente studiate e continuamente rivisitate, alla radice montanara,
nelle Valli natie, amate, luogo di
costanti ritorni, a ricevere e a
dare. Viene pure ricordato — ma
si vorrebbe saperne di più — il
suo rapporto con la cerchia di
Gangale.
Gino Conte
Paolo Sanfilippo, L'arte di Paolo
Paschetto in decorazioni xilografie pitture disegni vetrate
fregi. Biblitek, Rivoli 1985, pp.
28, con 14 illustrazioni, L. 2.000.
Caro Direttore,
dopo un periodo di costruttivo e sofferto dibattito, ii 6 agosto 1966 a La
Spezia l’assembiea generale straordinaria dell’AMEI decideva « la confluenza nell’UCEBI », come recita la mozione approvata In quell’occasione (che,
sia detto per inciso, non parla mai di
scioglimento) quale « primo passo verso l’unificazione delle forze evangeliche italiane », la cui « prima fase »
« deve consistere nell’eliminazione
delle divisioni nei singoli campi denominazionali ». Erano presenti i delegati
di tutte le chiese aderenti, escluse
quelle del napoletano (le chiese di
Arenella e Bagnoli aderiranno successivamente all'UCEBI mentre la chiesa
di Torre del Greco si unirà alla Comunione delle Chiese Libere).
Tutto questo processo di decisione,
che fu travagliato e certo non facile,
viene sbrigativamente riassunto da La
Luce nel n. 5 dell’1.2.’85 a pag, 5 con
la frase « Quando Paschetto scioglie
l'AMEI ». Mi sembra che questo non
sia né generoso né giusto e verso
Enrico Paschetto e verso le chiese
che decisero autonomamente e verso tutti coloro ohe furono impegnati
nell’impresa.
Ti pregherei di volere opportunamerte rettificare, ammonendo nel contee,
PO Mauro Pons o Guido Pagella (o ciii
altro è autore della frase) a documentarsi meglio prima di pervenire a d'sinvolte sintesi storiche come quelle,
da me citata.
Fraternamente.
Franco Scaramuccia, La Spezia
BIELLA — Venerdì 1" marzo alle ore
21 nell'Aula magna del Liceo classico
in via Addis Abeba, dibattito su « Il
Concordato e l'ora di religione ». Intervengono il pastore Franco Giampiccoli e un relatore cattolico.
Povera santa, povero assassino
PONTICELLI — Sabato 2 marzo alle
ore 18 presso la Casa del popolo tavola rotonda su « I lavoratori stranieri in Campania ». Intervengono un
rappresentante della Lega per i diritti
dei popoli, uno dei lavoratori stranieri e il Servizio Migranti della Federazione Chiese evangeliche.
Stampato da poco, questo libro del giornalista Giordano Bruno Guerri (occhio al nome!) scatena già vivacissime polemiche
tra laici e clero. L’A. ci offre la
prima biografia laica di Maria
Goretti, beatificata nel 1950 come
martire della purezza; Guerri ricostruisce minuziosamente la vita di Maria, tracciandone un ritratto ben diverso da quello fornito dalla chiesa cattolica: non
una giovane ancorata consapevolmente alla castità, bensì una
bimba di undici anni cresciuta
tra miseria e paura, uccisa da un
contadino ignorante e sfortunato
quanto lei, che aveva tentato di
stuprarla. Un’opera, puntualizza
Guerri, non contro Maria ma per
Maria: per Maria vittima dello
sfruttamento padronale prima
che del suo carnefice; cresciuta
vicino alle paludi dove imperavano fame e malaria, subendo
un'orda di fratellini, una madre
manesca e una religiosità primitiva del tutto indotta.
La ricostruzione restituisce
una dimensione umana anche al
« mostro »: un ragazzo non ancora ventenne, malato di nervi,
di povertà e di fatica, che pagò
la sua colpa con una vita trascorsa nell’emarginazione.
Sullo sfondo, una garbata critica a certi criteri di canonizzazione: per anni, le autorità ecclesiastiche hanno proposto come esempi alle adolescenti figure
come M. Goretti o Laura Vicuna,
che a un amplesso preferirono
la morte... Ora, dal momento che
la chiesa si schiera ufficialmente in favore della vita, perché
(pur con tutto il rispetto dovuto
a queste defunte e ai loro ideali
reali o presunti) non sottolineare che la vita, la misericordia e
l’amore, sono ben più importanti
dell’illibatezza? C’è qualcosa di
quasi pagano, di crudele, nel sacrificio di una bimbetta sull’altare della verginità... Se la chiesa
romana è così sensibile al problema dello stupro, perché non
cerca di ottenere giuste leggi che
difendano le donne dalla violenza
sessuale e non crea dei centri di
igiene mentale per curare gli stupratori?
Gli interrogativi sono molti; lo
stile è comunque lucido, pacato,
pieno di civiltà e rispetto, costruttivo. « Povera santa, povero
assassino » è edito da Mondadori, costa L. 18.000 e ha 193 pagine.
TORINO — Martedì 5 marzo ore 21
nel Tempio di C.so Vittorio concerto
di coro e organo: » J.S. Bach, I corali
dell'Avvento e della nascita del Signore ».
• Mercoledì 6 marzo, presso la
Chiesa di Santa Teresa, via S. Teresa
5, primo incontro di una serie su « La
riconciliazione in Cristo » organizzata
in comune da cattolici e valdesi, coordinatori Don G. Ghiberti e Past. A
Taccia. Primo incontro su « Riconcilia
ti con Dio in Cristo » (2 Cor. 5: 14
21). Successivi incontri: 20.3: « La ri
conciliazione di tutte le cose in Cri
sto» (Col. 1: 13-23); «La riconciliazio
ne tra i popoli in Cristo » (Ef. 2: 11-22)
« La riconciliazione con il fratello »
(Matt. 5: 21-26).
Edi Merini
PADOVA — Il Centro Mario Salizzato organizza un incontro con Maddalena Costabel su « Sfida del mondo
femminile e credibilità delle chiese ».
Martedì 12 marzo ore 21 nel salone di
Casa Pio X (Duomo).
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1 marzo 1985
fede e cultura 3
PRIMI ECHI DELLE MANIFESTAZIONI ORGANIZZATE DALLE CHIESE VALDESI E METODISTE
LA SETTIMÀf^ DELLA LIBERTA’
Il problema degli immigrati in Italia al centro della riflessione delle chiese: varietà d iniziative per informarsi e capire - Ma anche accoglienza comunitaria a chi già si considera ed è parte integrante del nostro modo di essere chiesa
Milano
Alla presenza di un nutrito
pubblico, composto prevalentemente da membri delle chiese
evangeliche milanesi, il pastore
Bruno Tron, responsabile del
Servizio Migranti della Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia, nel pomeriggio di domenica 17 febbraio, presso la Chiesa metodista di via Porro Lambertenghi, ha tenuto una conferenza sul tema ’’Lavoratori stranieri in Italia: ospiti o cittadini?”.
Tron ha esordito ricordando
come il fenomeno della presenza
di lavoratori asiatici e africani
nel nostro paese risalga a una
ventina di anni or sono, ma che
dal 1980 in poi ha assunto proporzioni non facilmente quantificabili, comunque non inferiori ai 700-800 mila individui. Ne
consegue uno stato di disorientamento a livello del cittadino
italiano che, seppure alieno da
ima mentalità tipicamente razzista, vede nel lavoratore del
Terzo Mondo un pericoloso concorrente in tempo di recessione.
Senza peraltro rendersi conto
che le mansioni affidate sono
proprio quelle che il lavoratore
italiano rifiuta; manovali, collaboratrici familiari, guardiani
notturni, sguatteri nei bar e nei
ristoranti. E senza neppure riflettere sul fatto che l’Italia per
secoli è stata terra di emigrazione e che gli africani e gli asiatici fuggono dai loro paesi contemporaneamente la povertà endemica, frutto di un ingiusto
ordine economico internazionale,
e le disillusioni di una indipendenza politica spesso ridotta a
regimi polizieschi e dittatoriali.
Chi sono dunque questi uomini
e donne con cui dobbiamo convivere? Provengono da situazioni
disparate: isola Mauritius, isole
del Capo Verde, Tamil dello Sri
Lanka e, soprattutto. Eritrea,
una terra flagellata da un conflitto ventennale e che per decenni
è stata una nostra colonia.
La maggioranza di loro è composta da ’’clandestini”: tali non
al momento dell’ingresso nel nostro paese, semplice con un visto turistico, ma protagonisti
obbligati poi deH’economia sommersa. Questo significa paghe
da fame, nessuna assistenza sanitaria, nessuna garanzia sindacale e sociale, alloggi precari, una impari lotta contro la burocrazia e le leggi che tendono
a considerarli tutt’al più un problema di ordine pubblico. Ancora
più drammatica è la situazione
dei profughi politici, riconosciuti
dall’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite come tali, ma non
dal nostro Governo che ha firmato la Convenzione di Ginevra
riducendone la validità ai fuggiaschi dall’Europa orientale. E
non certo più roseo si presenta il futuro per quegli studenti
che, giunti in Italia con una borsa di studio, si vedono rifiutati
dal proprio paese terminato il
ciclo di apprendimento.
Si tratta, dunque, in primo
luogo, di una questione di inserimento, per sé e per le proprie
famiglie. La difficoltà nel districarsi tra i tranelli del ’’burocratese” da parte di persone che
spesso conoscono poco più di
un centinaio di parole italiane
fa il gioco di operatori senza
scrupoli che affittano camere a
prezzi esorbitanti o della malavita organizzata che li recluta con
allettanti promesse. Il pericolo
della criminalizzazione, esasperato da una stampa che raramente giudica il fenomeno con obiettività, è davvero potenziale e rischia di tradursi in un facile
pretesto per mettere alle porte
con ordini di espulsione anche
uomini e donne che hanno fuggito situazioni invivibili nel paese di origine.
Reciproco
arricchimento
Bisogna allora interrogarsi sugli strumenti atti a trasformare
una assurda concorrenzialità in
un reciproco arricchimento, senza perdere tempo e prima che
il fenomeno diventi impossibile
da gestire.
Le chiese, a proposito, hanno
un ruolo fondamentale da svolgere, una predicazione profetica
che sappia incidere sui governanti e sull’opinione pubblica. Concretamente, occorre evitare di
disperdersi in rivoli di parole,
che, tra l’altro, sono percepite
dai migranti come un simbolo
di inattività, e bisogna invece
predisporre piani di intervento.
Corsi di alfabetizzazione nella
nostra lingua, assistenza legale
e di orientamento nei meandri
della burocrazia, contatti di solidarietà tra lavoratori italiani e
stranieri, una operazione, quest’ultima, che da alcuni anni ha
trovato fertile terreno nei sindacati. E convincere le forze politiche che la questione non si risolve né in una ottica di ordine
pubblico, né in una di puro assistenzialismo. E’ necessaria una
pressione affinché vengano recepite nella nostra legislazione le
direttive della Cee e dell’Ufficio
Internazionale del Lavoro, nonché venga estesa ai paesi del
Terzo Mondo la validità della
Convenzione di Ginevra. E, probabilmente, sarebbe utile regolamentare il flusso dei migranti,
non per rinchiuderci in un ghetto di privilegiati, ma per impedire lo sfruttamento e assicurare
a quanti già vivono in Italia completa parità di diritti. Sappiamo
che per un credente il concetto
di frontiera è assurdo, ma sappiamo anche che i progetti di
cooperazione allo sviluppo animati dalle migliori intenzioni
non sortiranno gli effetti sperati
in mancanza dell’adozione di un
diverso modello economico.
La sfida è quindi duplice: esprimere una tangibile solidarietà ai migranti e, contemporaneamente, uscire dalla visione eurocentrica della nostra cultura. I
contatti con il patrimonio delle
civiltà indiane, islamiche e africane ci aprono nuove prospettive
e possono contribuire alla crescita comune. Ecco un obiettivo per il quale la presenza dei
migranti rivela tutte le sue potenzialità.
In sintonia
Ricco e articolato è risultato
il dibattito, in cui sono intervenuti, tra gli altri, rappresentanti della Lega per i diritti dei
popoli, del Cesil, della comunità
eritrea e l’assesscre ai Servizi
Sociali, che ha tratteggiato le
iniziative assunte dal Comune di
Milano mirate sia verso il settore dell’assistenza sanitaria e degli alloggi, sia deH’alfabetizzazione, con particolare riguardo
ai pericoli della assimilazione
forzata, ovvero alla perdita di
identità e di espressione nelle
lingue materne, nelTcttica di conservare un utile bilinguismo.
Se è possibile individuare un
filo conduttore, sottolineato a
più voci e confermato da Bruno
Tron nella breve replica conclusiva, questo consiste nell’unità
di azione che deve ispirare chiunque operi a favore dei lavoratori africani e asiatici. Presupporre di agire da soli significa so
lo fare del velleitarismo; le forze sociali, politiche, religiose, noi
stessi che siamo agli inizi della
riflessione, devono operare in
sintonia, ciascuno offrendo il
proprio contributo, per ridare
dignità alla presenza di questi
fratelli e di queste sorelle.
, Marco Rossi
Torino
Nei quattro luoghi di culto
della Chiesa valdese, il culto del
17 febbraio, centrato sul tema
della solidarietà con gli immigrati dal Terzo Mondo, ha visto la partecipazione di alcuni
studenti africani inseriti nelle
attività della chiesa, per alcuni
dei quali la chiesa si è assunta
un impegno di sostegno (borse
di studio o alloggio).
In C. Vittorio hanno parlato
uno studente zairese sui motivi
che lo hanno portato in Italia,
su ciò che vi ha trovato e sulle
sue prospettive per il futuro, e
uno studente del Madagascar,
già inserito da tempo nella comunità. Egli ha accennato alla
grave crisi attraversata dal suo
paese e ai suoi progetti per il
tempo del suo ritorno in Madagascar col titolo di perito elettrotecnico.
In C.so Oddone due studenti
zairesi hanno raccontato il travagliato itinerario che li ha portati in Italia. Uno frequenta il
1” anno di informatica all’Università di Torino e l’altro segue
corsi di italiano in vista della
iscrizione a scienze politiche.
Particolarmente toccante è stato il racconto di quest’ultimo,
per l’accento posto sull’importanza della preghiera per superare le difficoltà, che si è concluso con l’appello che riportiamo
a fianco.
L’àgape del 17 ha riunito quindi in via Pio V, 180 persone, di
cui una trentina di africani, compreso il coro zairese che aveva
cantato al culto in C. Vittorio.
Dopo l’àgape un’assemblea di
chiesa si è aperta in modo insolito, con una conferenza su
« La nnstr« responsabilità verso gli immigrati del Terzo Mondo » del prof. Giuseppe Morosini, docente di Storia dell’Africa,
non estraneo al nostro ambiente dato che la moglie, un’anglicana delle Antille, è organista
della Comunità di lingua inglese.
Il prof. Morosini ha delineato
il quadro dei motivi per cui la
immigrazione soprattutto dall’Africa è molto aumentata in
questi ultimi anni in Italia. Da
un lato cause belliche (guerre
civili o internazionali), economiche (lo sfruttamento neocoloniale che riduce alla fame intere zone e favorisce la desertificazione) e politiche (l’ostilità
di alcuni regimi dittatoriali nei
confronti degli studenti cori
espulsioni e anche chiusure di
università), accrescono il flusso
verso l’Europa. Dall’altra la
prassi molto meno rigida delle
nostre frontiere, rispetto alla
chiusura strettissima attuata da
altri oaesi europei, ha aumentato il flusso verso l’Italia.
Il prof. Morosini ha concluso sottolineando la nostra responsabilità soprattutto nei confronti degli studenti ed ha auspicato un impegno perché, uscendo dal loro provincialismo,
gli italiani si orientino verso una
società multiculturale e multirazziale. E’ seguita una vivace
discussione che tra l’altro è servita a chiarire i settori di impegno della chiesa locale.
F. G.
Vorremmo essere
integrati, non isolati
Carissimi (rateili e sorelle in Cristo,
a nome dei compatrioti zairesi,
dei fratelli africani che hanno trovato accoglienza nella Chiesa valdese in particolare e, in generale,
in tutto il territorio italiano, vi ringraziamo del privilegio che ci date
di poter esprimere i nostri profondi
sentimenti e le nostre sofferenze e
dell'attenzione che vi prestate.
La maggior parte di noi è qui
per motivi di studio, poiché i nostri paesi non offrono condizioni
adeguate, e per difficoltà politiche.
Siamo immersi in una società
sconosciuta ma sulla quale riposa
la nostra speranza. Rivolgiamo così un appello ad ogni coscienza
umana affinché possiamo sentirci
più integrati che isolati.
Il cittadino italiano si stupisce
giustamente nel vederci andare alla deriva In questa miserabile condizione, malgrado le potenzialità
naturali ed economiche di cui godono i nostri paesi d’origine.
Noi non godiamo di alcuna forma
di libertà, di giustizia o di partecipazione alle ricchezze nazionali. Se
il nostro popolo conoscesse questa
trilogia nessuno di noi verrebbe a
lamentarsi in Europa.
Così, senza pretendere l'impossibile e fidando nella magnanimità
delle anime generose, vi domandictmo soltanto un mìnimo di comprensione, di assistenza e un culto
fatto di relazioni personalizzanti.
Questo atteggiamento che vi chiediamo ci aiuterà a realizzarci e a
dimenticare le scene traumatizzanti
vìssute nei nostri paesi.
L’avvenire dei nostri paesi riposa su di noi studenti, il domani e
la sorte dei nostri paesi è nelle
nostre mani.
Il Terzo Mondo, a lungo aiutato,
continua a sprofondare. Non sarebbe il caso di cominciare ad aiutare il Terzo Mondo in loco, dal
momento che ì suoi membri conoscono, anche qui, i drammi dei
loro paesi?
Quando bussiamo alla vostra
porta, abbiate la pazienza di aprirci.
Vostro fratello in Cristo,
Uno studente zairese
Roma
« Giustizia senza barriere. La
condizione degli immigrati africani e asiatici in Italia ». Su
questo tema è stata promossa
dalle chiese valdesi e metodiste
di Roma una tavola rotonda
presso la Facoltà valdese di teologia, in occasione della « settimana della libertà ».
L’incontro ha consentito di
confrontare varie iniziative in
atto nella città che, in modi diversi, cercano di risolvere i tanti problemi dei lavoratori immigrati, circa 120.000 molti dei quali clandestini. Le testimonianze
di un filippino e di un somalo
hanno fornito una visione diretta e drammatica delle cause economiche, sociali e politiche dell’emigrazione e della situazione
di povertà e di emarginazione
degli immigrati.
L’assessore alla Sanità, Franca D’Alessandro Prisco ha riferito sull’attività della Consulta
romana sui problemi degli immigrati, che si è costituita da
poco più di un anno; della Consulta fa parte anche il Servizio
Migranti della Federazione delle
chiese evangeliche.
Dell’ospitalità e assistenza offerta agli immigrati dall’Esercito
della Salvezza ha parlato il capitano Daniele Vairos; è stato
anche ricordato che la comunità
metodista di lingua inglese di
Roma rappresenta per i lavoratori stranieri un importante
luogo di incontro. Il Servizio
Migranti della FCEI e l’YWCAUCDG (Unione cristiana delle
giovani) stanno poi avviando un
lavoro di assistenza, consulenza
ed ospitalità. Quest’ultima iniziativa è nata soprattutto dall’esigenza di garantire agli immigrati il diritto al lavoro e a una vita
Numerose corrispondenze sulle iniziative assunte dalle chiese
durante la settimana della libertà non hanno trovato spazio
in questo numero, ma verranno
presentate nel prossimo.
dignitosa, anche attraverso cambiamenti radicali in campo legislativo.
Sulla base della relazione introduttiva di Elke Hablitzel, del
Servizio Migranti della FCEI,
dall’incontro sono emerse alcune
preposte per un rinnovamento
delle leggi in questo settore, che
consentano un reale riconoscimento dei diritti dei lavoratori
immigrati.
L. R.
Bari
In una giornata insolitamente
fredda per il capoluogo pugliese, si è tenuta a Bari, il 20 febbraio ’85, nei locali della Chiesa battista g.c., una tavola rotonda cui hanno partecipato Aldo
Visco Gilardi e Elke Hablitzel,
del Servizio migranti della FCEI,
ai quali si è aggiunta una rappresentante del gruppo locale di
eritrei, Lulu. Discreto il numero
dei partecipanti.
Il tema « Immigrati dal 3°
mondo in Italia », nel quadro
della Settimana della Libertà, è
stato presentato dai relatori
nelle svariate sfaccettature. I
presenti ne sono rimasti impressionati.
Anche a Bari il problema esiste. La voce della rappresentante eritrea aveva la corposità di
un dato drammatico, il calore
di un appello.
Dai relatori e dagli interventi
del pubblico è stata evidenziata
l’esigenza di concretezza nell’azione da intraprendere, sia a livello legislativo nazionale — pur
nei limiti delle nostre forze —
sia anche, come è stato ribadito da più voci, a livello di organismi regionali. Ben ha fatto
il Servizio migranti a operare
da stimolo e coordinamento in
queste direzioni.
Il problema è posto alla nostra coscienza di cittadini e di
credenti ; le nostre forze sono
deboli e inadeguate; una cosa,
almeno, possiamo certamente
fare; parlarne.
G. V.
4
4 vita delle chiese
1 marzo 1985
ASILO Di SAN GERMANO
Parte la ristrutturazione
Si parte. La Tavola ed il Comitato dell’Asilo di San Germano hanno deciso di dare il via
ai lavori di ristrutturazione.
Questo significa che è arrivato
il miliardo di offerte che il Comitato l’estate scorsa diceva essere necessario per partire? No,
purtroppo no. Le offerte a tutt’oggi ammontano a circa quattrocento milioni. Non è poco,
soprattutto perché la somma
che è giunta non è stata data da
un piccolo numero di persone
che hanno offerto grosse cifre,
ma da un numero molto alto di
persone — spesso dei pensionati, e noi sappiamo che le pensioni non seno affatto alte! — che
hanno voluto dare il loro incoraggiamento. Per questo il Comitato, quando è venuto il tempo di decidere, ha voluto dire
di sì. Il tempo di decidere: infatti dei progetti di questa ampiezza devono percorrere un
iter burocratico molto lungo,
prima di arrivare alla fase di
realizzazione pratica. Avendo
davanti a noi le elezioni amministrative, se si temporeggiava
ancora un po’ si correva il rischio di trovare davanti a noi
gli uffici regionali chiusi, con la
burocrazia che aspetta l’esito
delle elezioni prima di pronunciarsi. In questo modo si veniva a perdere un anno, se non di
più. E con un progetto di queste
dimensioni tra le mani, al tasso
di inflazione attuale, un anno di
ritardo significa due o trecento
milioni di spesa in più. Siamo
partiti, dunque. Ma questo non
significa che domani si possa
cominciare ad abbattere il vecchio e costruire il nuovo: i disegni devono essere approvati,
deve essere approntato il progetto operativo, poi c’è ancora
un po’ di burocrazia. In conclusione, i lavori dovrebbero cominciare nel prossimo inverno
o nella primavera 1986 (bisogna
infatti tener conto del fatto che
non si possono trasferire delle
persone anziane in pieno inverno!). Siamo in ritardo di qualche mese rispetto alle previsioni, perché era in discussione una
legge regionale che deve regolare la materia dell’assistenza e
che, secondo i progetti, doveva
essere estremamente severa. Il
Comitato non poteva iniziare il
progetto senza avere almeno
un’idea di quelli che sarebbero
stati i contenuti della legge. Oggi il panorama pare essere un
po’ più chiaro e le indicazioni
sul futuro e sulle caratteristiche
degli istituti per anziani un po’
più nitide. Abbiamo potuto prendere le nostre decisioni; ma abbiamo perso sei mesi!
Ma torniamo alle finanze. Non
siamo neanche alla metà della
somma prevista, è però convinzione del Comitato che vi siano
le possibilità di raggiungere il
miliardo e che la Conferenza del
primo Distretto ed il Sinodo non
abbiano parlato a vuoto, con i
loro ordini del giorno di appoggio. Certo, non è facile raccogliere un miliardo di lire; ma
nessuno lo ha mai pensato. Noi
ci arriveremo soltanto se tutti
faremo uno sforzo. Se diamo
una scorsa ai doni arrivati fino
ad oggi (cifre non ufficiali, ma
attendibili!), vediamo che la
Chiesa che ha dato di più è Pomaretto con circa 76 milioni, segue San Germano con 64 milioni, vengono poi Pinerolo con 40,
Perrero e Villasecca con 17 e
mezzo, Pramollo con 13, Prali
con 12, Villar Perosa con 11 e
Inverso Pinasca con 9. Seguono
infine San Secondo con 5 e mezzo, Massello con 4 e mezzo e
Prarostino con 3.
Come si vede vi è una forte
disparità tra una Chiesa e l’altra, pure di consistenza simile.
Io non posso credere che i doni
giunti, per esempio, da San Secondo e da Prarostino siano
tutto ciò che ci si può attendere. E qui ho considerato solo le
Chiese della zona, mentre l’ordine del giorno del Sinodo impegnava tutte le chiese a prendere
seriamente in considerazione
l’appoggio al progetto.
Che cosa si può fare? Io penso si possa fare molto, se si ha
la volontà ed un po’ di fantasia.
La Chiesa di Milano, ad esempio, ha invitato un membro del
Comitato dell’Asilo a parlare
per illustrare il progetto. A Pinerolo un anziano del Concistoro sta visitando tutte le famiglie per invitarle a contribuire
ed in un mese ha raccolto quasi
20 milioni. A Villasecca, il pastore ha dato una busta per
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Cantiamo di pace e di giustizia
TORRE PELX<ICE — La Commissione Pace della nostra comunità ha organizzato, domenica scorsa 24, una serata ai Coppieri per presentare « Non c’è
pace sul fronte sud », audiovisivo sui problemi degli armamenti nel Mediterraneo. Le canzoni
de « I Disarmati » hanno costituito un valido e piacevole contorno al programma, seguito da
un pubblico giovanile, non troppo numeroso, ma interessato e
partecipe. I membri della Commissione Pace saranno presenti
alle riunioni quartierali di questo periodo.
I genitori dei catecumeni confermandi si sono incontrati con
il Concistoro per il tradizionale
scambio di idee nell’imminenza
delle confermazioni. Il vasto e
serio dibattito che ne è nato si
è rivelato più vivace e costruttivo che in passato. Il 16 marzo
saranno i giovani che avranno
fatto domanda di ammissione
in chiesa ad incontrarsi con i!
Concistoro.
• La scuoletta dell’Inverso si
è rivelata troppo piccola per
ospitare tutti coloro che vi si
sono incontrati in occasione del
falò il 16 febbraio scorso. E’ stata una bella serata animata dai
giovani del quartiere con il loro
anziano F. Jourdan.
• Il 10 marzo si terrà l’Assemblea di chiesa sul documento sinodale riguardante la sessualità: il documento è già stato studiato nel corso degli studi biblici del lunedì sera.
• E’ deceduta la sorella Germana Eynard ved. Agli. La comunità esprime cristiana simpatia alla famiglia.
sti giovani sposi che hanno voluto fare benedire il loro matrimonio gli auguri della comunità tutta.
• Il messaggio della speranza
e della resurrezione è stato annunziato sabato in occasione dei
funerali di alcuni fratelli e sorelle. Sono deceduti: Tron Giulia V. Long, della Paiola, deceduta presso l’ospedale civile di
Pinerolo; Banda ’Eeresa v. Rossini, di Roma, deceduta presso
l’ospedale valdese di Pomaretto; Pastre Disme ved. Baret, dei
Ceresieri, di anni 83; Volat Walter, di anni 52, deceduto all’ospedale di Pinerolo.
Ai familiari ed ai parenti la
simpatia cristiana della comunità.
• Massimo è venuto ad arrecare gioia ai suoi genitori Pons
Adriano e Valdesina Ferrerò.
Tanti auguri.
Riunione quartierale
Vita della comunità
Attività comunitaria
PERRERO — Calendario riunioni quartierali del mese di
marzo: 6 marzo: Pomeifré, ore
15; 13: Baissa, ore 19.30; 14:
Grangette, ore 19.30; 20: Bessé,
ore 19.30, Porengo, ore 19.30;
27: Perrero, ore 20.30.
IJnione femminile : 12 e 26
marzo alle ore 14.30. L’Unione
femminile ha riflettuto nel mese di febbraio sul libro di Giobbe e sul tema della sofferenza.
• Si sono svolti il 15 febbraio
i funerali del fratello Marcello
Peyran di Grange. La comunità
si è stretta intorno ai familiari
per esprimere la sua solidarietà.
Riflettere su
pace e giustizia
Gioia e dolore
Replica della
commedia
POMARETTO — Sabato 16
febbraio u.s. si sono uniti in
matrimonio Coucourde Luciano
di Inverso Pinasca e Viilois Anna Maria di Savigliano. A que
VILLAR PEROSA — Giovedì 28 febbraio, ore 20.30: riunione a Vlvian.
• La Filodrammatica, che la
sera del 17 febbraio ha rappresentato con grande successo la
ogni membro di chiesa chiedendo che ognuno vi metta 12.500
lire al mese, 150.000 lire in un
anno. In questo modo, ha detto
il pastore Rutigliano ai suoi
membri di chiesa, raccoglieremo
40 milioni, senza neanche accorgercene. Lo spazio per agire,
dunque, c’è e sono molti coloro
che credono in questo progetto
e lavorano perché vada a buon
fine. La speranza è che i molti
crescano ancora, fino a diventare tutti.
Paolo Ribet
INCONTRO
PASTORALE
La cultura
valdese
commedia « Amici per la pelle »,
replicherà sabato 2 marzo alle
29.30, sempre nel salone sotto il
Tempio. Parteciperà la banda
dell’Unione Musicale d’inverso
Pinasca.
• La corale, che ha partecipato al culto del 17 febbraio, riprenderà le prove venerdì 8
marzo, alle 20.30.
MASSELLO — La riunione
quartierale di marzo avrà luogo
il 13 marzo alle ore 19.30.
• Domenica 3 marzo avrà luogo l’assemblea di chiesa.
S. SECONDO — Durante il
culto di domenica 3 febbraio il
pastore Arnaldo Genre ha invocato la benedizione del Signore
sulla unione di Serra Stefano e
Caffaratti Cristina che precedentemente avevano celebrato il
matrimonio in sede civile.
• Rino Pastre e Denise Michelin-Salomon sono stati allietati
dalla nascita del loro primogenito : Simone.
ANGROGNA — Sabato 2/3
sera, alle ore 20, inizia a Pradeltorno il ciclo di riflessione sui
temi della pace in collaborazione con la commissione nominar
ta dal Distretto. Il 4 al Baussan
e il 5 ai Jourdan (sempre alle
20) la presentazione del tema
prosegue; in tutte le riunioni
verrà presentato un filmato in
videotape. Tutto il ciclo dovrebbe concludersi con im culto a fine mese.
• Mercoledì 27, alle ore 20.30,
incontro dei giovani al Presbiterio per la preparazione del culto della gioventù.
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che Interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno tatti
pervenire entro le ore 9 del lunedi
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Che cosa si intende per « cultura valdese »? Sino a ieri ( quando non si parlava di cultura ma
la si produceva) la definizione
non era impossibile. Oggi, in
un’epoca di profonde trasformazioni e di perdita di memoria
del passato è diventato ancor
più arduo definire i caratteri
specifici della « cultura valdese ». Ieri — stando all’analisi
che Giorgio Tourn ha recentemente proposto ai pastori riuniti nel Colloquio mensile — gli
elementi essenziali di questa cultura erano: il bilinguismo, l’europeismo e la coscienza critica.
E gli strumenti che, nel passato,
rincalzavano l’identità culturale
valdese erano le chiese, le scuole, le associazioni culturali. In
questi ultimi anni abbiamo assistito ad una progressiva perdita di alcuni di questi elementi.
Affiorano però nuove realtà,
nuove possibilità. Facciamo, tanto per essere chiari, due esempi.
Il Collegio valdese di Torre
Penice che nel passato ha avuto
una sua équipe di professori
protestanti che ha saputo fare
cultura anche e soprattutto in
termini laici oggi, dopo anni di
incertezze, sta ricostruendo una
sua identità culturale. Agape, in
questi quarant’anni, è stata una
scuola di coscienza critica, ancorché, per molti anni, « scollata » dalla realtà valligiana. Eppure Agape, per quello che ha
saputo incidere a livello locale,
ha sprovincializzato la cultura
valligiana dandole anche un respiro internazionale. Viviamo anni in cui l’approfondimento culturale non è sempre possibile.
Sabato 2 marzo
n CORSO Di ANIMAZIONE
BIBLICA FFEVM
VILLAR PEROSA — Con Inizio alle
ore 14.30 si tiene presso il Convitto
il corso di animazione biblica per i
gruppi e le unioni femminili del r Distretto. Per informazioni contattare
Katharina Rostagno (0121/51372) entro
il 28 febbraio.
Domenica 3 marzo
□ GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA
SAN SECONDO — « Pace attraverso
la preghiera e l'azione » è li tema proposto e sviluppato dalle sorelle dell'India per la Giornata mondiale di preghiera di quest'anno, che si tiene
presso la chiesa valdese col seguente
programma:
ore 10.30: culto con la comunità di S.
Secondo (predicazione del past. Erika
Tomassone) ;
ore 12.15: pranzo al sacco (un primo
caldo verrà offerto dalle sorelle di
San Secondo) ;
ore 14.15: ripresa con una breve illustrazione della situazione indiana;
successivamente presentazione e riflessione sul tema della giornata (con
l'aiuto di diapositive illustrate dal
past. Luciano Deodato) ;
ore 17.30: Chiusura dopo canti e tè.
Per le Valli Germanasca e Chisone è
previsto un servizio pullman con i seguenti orari: partenza da Prali 9.15, Pomaretto 9.45, Villar Perosa 9.50, San
Germano 9.55 (prenotazione per il trasporto: M. France Maurin-CoTsson, Pomaretto tei. 81288, per il pranzo a S.
Secondo: Katharina Rostagno, Villar
Perosa tei. 51372, entro giovedì 28 febbraio).
Per la Val Pellice la partenza del
pullman è fissata per le ore 13.30 da
Bobbio Pellice (informazioni presso
Adriana Bellion, Luserna San Giovanni, tei. 900271).
Giovedì 7 marzo
Venerdì 8 marzo
□ DIPARTIMENTO
DIACONALE
TORRE PELLICE — Presso la Foresteria Valdese alle ore 20 ha inizio il corso di formazione per il personale del
settore « case per anziani ». Relazione
del dr. Paternoster su ■■ La sessualità
degli anziani ».
In modo particolare se ci riferiamo ai cambiamenti che
stanno segnando in profondità
la vita della popolazione delle
valli, ci rendiamo conto come
spesso ad un generico richiamo
alla propria identità protestante
non corrisponda una riflessione
sulla cultura che ne è caratteristica costitutiva e determinante.
Lunedì 11 marzo
□ PROGETTO PACE
PINEROLO — Alle ore 14.30 nella
sala delle attività della chiesa valdese
si riunisce il gruppo di lavoro ■< educazione alla pace ».
La riunione è aperta a tutti gli interessati.
Da molte parti siamo sollecitati ad estrinsecare anziché coltivare (ma non è meglio cosi?) la
nostra identità. NeH’era delle
minoranze anche i Valdesi sono
diventati di moda. Ma sovente
l’interesse attuale per il mondo
e la cultura valdese si ferma soltanto ai dati più appariscenti:
il costume, il falò, la zuppa, il
patois, la croce ugonotta... Quello che c’è, o dovrebbe esserci
dietro, non interessa granché. Si
tratta, mi pare, di dare un contenuto a questo superficiale approccio alla cultura valdese. Ed
è compito nostro spiegare l’importanza della dimensione biblica in tutta la vicenda valdese.
Senza Bibbia la «lettura» del
passato valdese è privata dell’elemento essenziale. E oggi è
ancora così?
Venerdì 15 marzo
□ DIPARTIMENTO
DIACONALE
LUSERNA SAN GIOVANNI — Presso
Villa Olanda (via Fuhrmann 25) alle
ore 15 si riunisce il Dipartimento Diaconale del 1” Distretto.
Programma dell'incontro:
— Relazione del past. Alberto Taccia
su « La diaconia segno di speranza: Il ruolo delle opere nella chiesa valdese »;
G. Platone
— Discussione su: Organizzazione
del lavoro nelle nostre opere e nelle nuove situazioni dì case ristrutturate; inserimento dei volontari; inserimento di lavoratori stranieri;
programmi futuri.
L'incontro proseguirà anche dopo la
cena che è prevista a Villa Olanda.
5
f
1 marzo 1985
vita delle chiese 5
’INCONTRARSI”, PAROLA D’ORDINE DEL XVI CIRCUITO SICILIA
Per zone
e per settori
« Per zone e per settori » è il
metodo di lavoro che è stato
impostato dal consiglio del XVI
circuito per rilanciare la collaborazione tra chiese viciniori e
per una verifica dei « quadri »
impegnati nelle nostre chiese.
Tre i convegni sino ad ora realizzati : l’8 dicembre a Scicli per
la Sicilia orientale, il 27 gennaio
ad Agrigento per la Sicilia centrale, il 10 febbraio a Pachino
per i monitori della Sicilia orientale.
L’incontro dell’8 dicembre ha
visto la partecipazione di una
cinquantina di persone che rappresentano i « quadri » delle comunità di Catania, Pachino, Scicli, Vittoria. La mattinata è stata spesa per un dibattito generale sull’evangelizzazione attraverso l’analisi dei programmi di
lavoro elaborati dai rispettivi
consigli di chiesa per il corrente anno ecclesiastico ; nel pomeriggio ci si è suddivisi in quattro gruppi, uno per ogni settore, da cui è emerso;
— per i monitori : l’esigenza
di avere tre incontri annuali; il
primo, in autunno, per esaminare il programma della S.D., il
secondo in primavera per una
verifica, il terzo per chiudere
assieme l’attività.
Il 10 febbraio, a Pachino, s’è
realizzato appunto rincontro di
verifica nel corso del quale s’è
udita una brillante relazione del
pastore Pino Arcangelo che ha
illustrato tutta la sequenza su
« La chiesa primitiva », dando
così le basi per la seconda parte del programma della S.D. di
quest’anno ; si è inoltre programmata, nei minimi particolari, la gita di chiusura che per
i bambini delle chiese della Sicilia orientale avrà luogo dome
nica 9 giugno ad Adelfia;
— per i catechisti e responsabili del settore giovanile: innanzitutto la felice constatazione
che in tutte e quattro le chiese
funzionano uno o più corsi di
catechismo, successivamente la
difficoltà che ognuno incontra
per elaborare un corso di catechismo e la conseguente necessità di incontrarsi per studiare
una possibile strada comune; la
esigenza di una più stretta collaborazione con la FGEI/Sicilia
e l’intenzione dì promuovere un
incontro di catecumeni. Questa
ultima ipotesi ha preso corpo
e l’appuntamento, per tutti i catecumeni della Sicilia, è fissato
per domenica 3 marzo a Riesi,
presso il Servizio cristiano, per
una giornata di riflessione e di
gioco. I catecumeni si divideranno in due gruppi : « Gli inviti della Bibbia » e « La fede in...
disco » ;
— per i predicatori locali,
iscritti a ruolo e non, la necessità di periodici incontri sia per
momenti di formazione che per
scambio di esperienze ; la presenza in Sicilia di due membri
della Commissione Permanente
Studi dovrebbe favorire la preparazione degli aspiranti P.L.;
infine, il problema — in termini
però appena accennati — della
celebrazione di funerali e matrimoni da parte degli stessi;
— per U gruppo « misto » ( consigli di chiesa, unioni femminili,
etc.) il desiderio di collaborare
più strettamente, soprattutto
nei momenti di azione esterna;
iniziative comuni, conferenze,
scambi di pulpito, incontri di
comunità, etc.
Il dato più significativo viene
dal verbo che accomuna tutti
questi settori ; « incontrarsi ».
Progetto chiesa
(segue da pag. 1)
l’orizzonte limitato della storia,
fino « all’eredità celeste », al suo
Regno. Ma allora la società può
essere aperta al domani; l’uomo
con tutta la sua violenza ed i
suoi mezzi di distruzione non
riuscirà a chiudere la storia, e
l’umanità può con fiducia mobilitarsi attorno ad un nuovo progetto per il futuro.
Soffermiamoci sul contenuto
di questo progetto. Si tratta né
più né meno del trionfo del Signore risorto sulle potenze avversarie di Dio e dell’uomo, su
tutto ciò che in qualche modo
tiene l’uomo schiavo. Tutto è
sottoposto alla signoria di Dio.
Cristo regna su tutto, si può servire di tutti, e tutto raggiunge
e riempie con il suo giudizio,
ma anche con la sua grazia ed
il .suo perdono. Niente e nessuno potrà più pregiudicare la sua
volontà (li riconciliazione degli
uomini con Dio e fra I popoli.
Allora perché non osare leggere
la ripresa del dialogo a Ginevra
fra USA e URSS, quando tutto
sembrava compromesso, come
Un segno che la potenza del Cristo ri.sorto sta operando nella
storia? Chi conosce Dio a fondo
osa anche questa confessione di
fede. Possiamo aggiungere che,
sulla base di questa lettera di
Paolo, il vero ecumenismo che
oggi tutti unisce, cattolici, protestanti, credenti, non credenti,
popoli dell’est e dell’ovest è la
nostra partecipazione a questo
progetto di riconciliazione di
Dio che sta prendendo forma all’interno della nostra storia.
Siamo tutti quanti i destinatari di un amore che non conosce ripensamenti e ripiegamenti.
La chiesa: coloro alla cui fede,
nella preghiera, è concesso il
grande dono di fare l’esperienza
Esso esprime la volontà di collaborare, di confrontare, di mettere in comune, di uscire dal
chiuso della propria comunità
per essere, in una parola, « Circuito » !
L’incontro del 27 gennaio, ad
Agrigento, è stato indubbiamente più povero in termini numerici, ma egualmente ricco in termini di fraterna ricerca. Erano
presenti alcuni « quadri » delle
comunità di Agrigento, Caltanissetta, Riesi. Il maltempo, le
strade interrotte, sono le prime
giustificazioni per il numero non
rilevante, ma le assenze esprimevano anche, e forse soprattutto, lo stato di malessere in cui
vivono le chiese della Sicilia centrale da anni prive di una presenza pastorale in loco. E così
dopo il culto presieduto dal sovrintendente, ci si è ritrovati attorno ad un tavolo per esaminare, innanzitutto, la situazione. Soltanto la comunità di
Riesi era in grado di esprimere
un quadro di attività completo.
Per le altre, compresa Grotte
che era assente, l'unica attività
rimaneva il culto... mentre la
domanda esterna per una nostra
presenza, per una parola evangelica, rimane sempre alta. In
questo contesto che poteva forse indurre a malinconici pensieri, si è sentita la forza di una
buona presenza di predicatori
locali che portano buona parte
del peso della predicazione in
queste comunità. E da loro è
venuta l’esigenza e la proposta
di avere dei momenti comuni
di preparazione e di aggiornamento, oltre che di scambio di
esperienze. E per venire incontro a questa specifica richiesta
il consiglio di circuito ha predisposto una giornata teologica
per la prossima primavera, riservata ai predicatori locali, sulla cristologia.
Nel pomeriggio, dopo un’agape fraterna, il sovrintendente ha
presentato il documento dell’ARM ; « Chiamati ad essere testimoni dell’evangelo oggi » che
ha suscitato autentico interesse
tanto da sollevare la proposta
che il tema venga ripreso alla
prossima assemblea di circuito.
a. b.
PROTESTANTESIMO IN TV
Il 18 febbraio la trasmissione ci ha offerto un numero
che possiamo definire di varia informazione.
Si è iniziato con un serviz.io filmato sul recente dibattito nel tempio di Torre Pellice promosso dalla Società
di Studi Valdesi con la partecipazione del presidente del
Senato F. Cossiga, del Senatore G. Chiarante e dell’onorevole V. Spini di cui si è già
ampiamente riferito sul nostro giornale.
Al termine della manifestazione gli oratori intervistati
hanno sostanzialmente ribadito i concetti già espressi
legamento diretto con G. Barbiellini Amidei, autore del libro « La riscoperta di Dio »
(Rizzoli 1984). Egli ha presentato il lavoro come un excursus sulla situazione delle
scienze allo stato attuale per
giungere poi alla constatazione che esse non rappresentano più (come la cultura aveva arrogantemente affermato
negli ultimi duecento anni)
una preclusione alla ricerca
di Dio. La scienza oggi, indagando sulla realtà, non risolve i misteri ma ce ne ripropone continuamente di nuovL
L’ultimo servizio infine ci
ha presentato un’interessante
Nuovo orario?
nel dibattito (Cossiga: dopo
il Concilio Vaticano II la chiesa cattolica si considera un
soggetto «produttore di valori » a fianco di altri soggetti; Chiarante: il PCI ha
preso coscienza dell’importanza dello stimolo che la.
« coscienza religiosa » può esercitare in vista della costruzione di una società più giusta; Spini: le recenti « Intese » rappresentano una nuova fase nel problematico rapporto Stato-Chiesa, basata
sulla non ingerenza e sul rifiuto di privilegi).
Il secondo filmato ci ha informato sulla recente visita
in Italia del reverendo di colore lesse Jackson, punto di
riferimento per i poveri e gli
emarginati nelle recenti elezioni presidenziali degli Stati
Uniti.
Interrogato circa la sua visione del rapporto tra fede e
politica, ha dichiarato che la
sua fede lo obbliga ad occuparsi di politica e la sua politica non può prescindere
dalla sua fede, nelle scelte da
compiere.
Si è poi passati ad un col
opera delle Chiese Battiste
italiane, l’Istituto Taylor di
Centocelle (Roma), che acc(3glie oggi gruppi-famiglia sia
di ragazzi che di anziani. Qui,
pure nel rispetto della “privacy” di ognuno, la vicinanza di realtà esistenziali così
diverse costituisce un arricchimento per tutti offrendo
anche spazio per attività pratiche di aiuto reciproco.
I pastori Chiarelli e Gucirna hanno dichiarato che l’opera non si fonda su una visione assistenzialistica a scapito della predicazione e che
l’Istituto è fortemente inserito nella vita del quartiere.
Dopo un rapido flash sull’appello e l’impegno delle
Chiese della FCEI a favore
dei “lavoratori migranti", si
è chiuso questo numero^ che
— se diffuso in ora più accessibile — (ma sembra che
sia finalmente in cantiere un
cambiamento di orario) avrebbe potuto costituire anche per i telespettatori non
evangelici un'apertura sul nostro mondo e forse uno stimolo per saperne di più.
Mirella Argentieri Bein
di questa « piena conoscenza di
lui », di incominciare a fare l’esperienza della attualità e degli
effetti del progetto di riconciliazione di Dio. Questo ci fa essere chiesa. Ma perché? In vista
di che cosa?
Paolo scrive che il Signore risorto è al di sopra dei principati, delle potestà, delle signorie, ma della chiesa oltre ad essere il Signore è anche il capo
supremo. La chiesa, fra tutte le
realtà di questo mondo, è quella
più sottomessa al Signore. Essa
riconosce che non può avere altri capi all’infuori di Gesù Cristo né in cielo, né sulla terra.
Riceve dal suo capo tutto ciò
che la fa vivere; non ha bisogno
di altro all’infuori della sua Parola. Sa anche che in quel progetto Dio le riserva un compito
particolare. Non quello di inglobare il mondo in se stessa o di
proporsi come esempio di Regno realizzato, ma di testimoniare al mondo della decisione
di riconciliazione di Dio. E la
chiesa lo deve fare con autorità
e, se necessario, sfidando anche
le signorie e le potestà del mondo. La chiesa deve lavorare a
pieno ritmo per testimoniare
che nessuno potrà più ritardare
la realizzazione di quel progetto. Il resto non fa storia, non fa
futuro anche se continua a generare sofferenza e morte.
Ma che cosa oenserà il nostro
« capo supremo », il Signore, del
nostro modo di essere chiesa
oggi? Nella preghiera comune
possiamo incontrare il giudizio
di Dio, ma anche il suo perdono
e forse scopriremo che ci ridarà
fiducia affidandoci un nuovo incarico in vista della testimonianzM del suo Evangelo di riconciliazione.
Valdo Benecchi
Chiesa d’élite o popolo-chiesa?
(segue da pag. 1)
esercita un suo innegabile fascino. Se si dovesse arrivare ad un
concilio universale delle chiese
cristiane sarei lieto se fossero
le donne a rappresentarci intorno al tavolo della Santa Cena... ».
Il discorso rientra sui temi interni. Ogni anno, dicono le statistiche ecclesiastiche, perdiamo
un po’ di gente per strada. La
tendenza continua?
« Credo — dice Bouchard —
che si stia lentamente verificando — per esempio a Roma e a
Milano — un’inversione di marcia. Stiamo riacquistando persone nuove. Il rischio è di coinvolgere solo persone laureate o
con forti interessi culturali ».
Non si rischia di diventare,
domani, solo una chiesa d’élite?
« Tutto è possibile, ma dalle
Valli, dove la chiesa è soprattutto realtà operaia e contadina,
dovrebbero continuare a venire
stimoli a costruire un popolo
chiesa come lo conosciamo. Perciò è importante mantenere le
nostre strutture assistenziali e
ospedaliere come strutture aperte alla popolazione, poiché sono
l’espressione non elitaria ma popolare del protestantesimo ».
Mantenere queste strutture e
ristrutturare, allo stesso tempo,
l’Ospedale valdese di Torre Pellice e l’Asilo dei vecchi di San
Germano non va al di là delle
nostre forze finanziarie?
« Può darsi — dice Bouchard
— ma le nostre assemblee hanno democraticamente deciso di
imboccare questa strada, che è
difficilissima. D’altra parte penso che quando avremo redlizza
to a Torre Pellice un ospedale,
a dimensioni umane, cioè con
70 posti letto, tecnologicamente
aggiornato, e un Asilo ver anziani luminoso, razionale, moderno, saremo tutti soddisfatti
di potere offrire questo servizio
alla popolazione. Credo che con
un sacrificio da parte di tutti
riusciremo a superare questa attuale strettoia senza dipendere
eccessivamente dalla generosità
dei nostri amici all’estero ».
Diminuisce il numero dei pastori, aumentano i diaconi nella chiesa. Cosa succede?
« Nella nostra chiesa — risponde Bouchard — è più facile,
oggi, trovare qualcuno che voglia, anche con gravi sacrifìci finanziari, fare il diacono piuttosto che dedicarsi al pastorato.
E’ più facile trovare chi dirige
un’opera sociale o assume responsabilità anche grosse nella
vita amministrativa della chiesa
che non chi voglia dedicarsi alla
predicazione, al catechismo, alla
cura d'anime, all’organizzazione
complessiva della vita della comunità. Per contro, se qui diminuiscono i pastori, dall’estero
sono disposti, si fa per dire, ad
imprestarcene. Particolarmente
dalla Germania abbiamo ricevuto interessanti offerte in questo
senso. Bisognerà valutare in qual
misura dobbiamo approfittare o
meno di questa possibilità che
ci viene da alcuni Paesi a forte
tradizione protestante ».
Pare che i Valdesi stiano diventando di moda. Articoli su
riviste, visite alle Valli di alte
personalità politiche, pubblicazioni e trasmissioni televisive.
Non c’è il rischio — chiede al
moderatore una giovane donna
— di lasciarsi incapsulare dalla
logica corrente e quindi adattarsi allo stile solito di intrallazzi, compromessi? Non solo,
ma non stiamo perdendo spazi
importanti, che altre forze religiose, per esempio i Testimoni
di Geova, finiscono con l’occupare?
« Rischiamo — dice il moderatore — di diventare una chiesa ancor più piccola con un
grande bagaglio storico. La notorietà ritengo sia un fenomeno
transitorio legato soprattutto alla realizzazione dell’Intesa, che
è un modo nuovo di impostare
i rapporti Stato/Chiesa. Per il
resto, se il criterio dell'Evangelo continuerà, come spero, a rimanere centrale nella vita delle
nostre chiese, possiamo (Affrontare con fiducia e serenità la
strada verso il 2000 ».
Giuseppe Platone
Corso biblico
NAPOLI — Un corso biblico per predicatori, catechisti e monitori si sta
svolgendo per iniziativa battista-valdese-metodista nella Campania. Dopo una
prima riunione che ha avuto luogo il
9 febbraio. Il programma proseguirà il
30 marzo, ore 16-18 presso il Caracciolo di Ponticelli con una lezione di teologia biblica dell’Antico Testamento
(G. Anziani) e una lezione di storia biblica del Nuovo Testamento (S. Carco).
Informazioni dettagliate su tutto il
programma presso il sovrintendente
del Xltl circuito G, Anziani, via Bixio
4, Pollena Trocchia (NA),
6
6 prospettive bìbliche
1 marzo 1985
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Per la fede in Cristo
aggiungere significa sottrarre
COLOSS. 1: 12-20, 2: 16-23
Troviamo un terzo esempio del
conflitto che opponeva il messaggio apostolico al mondo
sincretistico, nella epistola ai Colossesi. Credo vi siano solide ragioni
per considerare questa lettera scritta da Paolo stesso ma non vogliamo fermarci qui su questo problema.
L’importante per noi è vedere come
gli uomini del Nuovo Testamento
risolvessero sul piano pastorale il
problema di rivolgersi a cristiani
tentati dalla confusione sincretistica.
Un energetico
cocktail religioso?
Non vi è dubbio che Paolo aveva
dinanzi a sé una chiesa spiritualmente in pericolo. Il pericolo non
veniva dal mondo schiettamente pagano, ma da un movimento che cercava di fondere il cristianesimo con
concezioni extra-cristiane, presentandole in modo che i cristiani di Colosse erano tentati di considerare
queste aggiunte un arricchimento anziché un impoverimento della loro
fede.
Non è facile identificare queste
concezioni perché non abbiamo altra
testimonianza che quella fornita dall’epistola stessa; i punti principali
sembrano tuttavia essere i seguenti:
i Colossesi credono che l’Evangelo di
Cristo possa salvarli soltanto dai loro peccati, mentre ritengono che non
abbia nulla da dire sul loro rapporto con le potenze cosmiche. Essi sentono invece il bisogno di essere rassicurati sulla loro condizione in seno
all’universo, oltre che riguardo alla
loro salvezza personale. Essi aggiungono allora al loro evangelo individuale un evangelo cosmico, traendo
gli argomenti per quest’ultimo da
una filosofia religiosa basata su presupposti che non hanno nulla a che
vedere con quelli della rivelazione in
Cristo.
Quali sono questi presupposti? Essi sono in relazione con gli « elementi»^ o «spiriti elemeñtari». Il termine stoicheion può significare semplicemente gli elementi della natura, come l’acqua o il fuoco, ma nella vita
religiosa di quell’epoca aveva acquistato un significato più ampio, di
spiriti che dominavano il mondo.
Nell’astrologia potevano chiamarsi
così le stelle; si potrebbe considerare
« spirito elementare » ogni potenza
da cui può dipendere la vita umana.
Inevitabilmente gli stoicheia venivano perciò considerati potenze inter
12 Ringraziate con gioia il Padre che vi
ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi neUa luce.
13 Egli ci ha liberati dal potere delle tenebre e cl ha trasportati nel regno del
suo amato Figlio.
14 In lui ahhlamo la redenzione, Il perdono del peccati.
15 Egli è rimmaglne del Dio invisibile,
il primogenito di ogni creatura;
16 poiché hi lui sono state create tutte
le cose che sono nei cieli e sulla terra, le
visibiU e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state
create per mezzo di lui e in vista di lui;
17 egli è prima di ogni cosa e tutte le
cose sussistono in lui.
18 Egli è U capo del corpo, cioè deUa
chiesa; è lui il principio, il primogenito
dai morti, affinché in ogni cosa abbia U
primato.
19 Poiché a Dio piacque di far abitare
in lui tutta la pienezza
20 e di riconcOiare con sé tutte le cose
per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue delta sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono
sulla terra, quanto quelle che sono nei
cieli.
16 Nessuno dunque vi giudichi quanto
al mangiare o al bere, o rispetto a feste, a
novUunl, a sabati,
17 che sono l’ombra di cose che dovevano avvenire; ma il corpo è di Cristo.
18 Nessimo vi derubi a suo piacere del
vostro premio, con un pretesto di unultà
e di culto degli angeli, affidandosi aUe
proprie visioni, gonfio di vanità nella
Dopo la Samaria di Simon Mago, dopo l’Efeso di Apollonio di Tiana,
metropoli e crogiolo di culti, ecco Colesse: è il terzo esempio di confronto
e scontro fra la fede cristiana e la tentazione sincretista, che W.A.
Visser ’t Hooft trae dalle testimonianze del Nuovo Testamento, nel suo
libro su La fede cristiana di fronte al sincretismo. Colesse, cittadina dell’interno dell’Asia Minore, nella Frigia che, con la Galazia, costituiva
quella «parte alta del paese» (Atti 18: 23; 19; 1) che Paolo visitò
nella prima parte del suo terzo viaggio missionario, prima di giungere a Efeso ^
a cura di Gino Conte
mediarie tra Dio e l’uomo e venivano
venerati come angeli *.
Cristo non basta?
Non sappiamo quanto i Colossesi
si fossero spinti innanzi nella loro
speculazione, ma vediamo che Paolo si riferisce espressamente al culto
degli angeli (2; 18), a feste speciali (2:
16), a una forma di legalismo ascetico riferito a questo culto particolare.
Vi è naturalmente in questo sincretismo un elemento giudaico, perché si
parla di circoncisione e di osservanza
del sabato. Può darsi che Dibelius
abbia ragione e che si tratti anche di
culti misterici; alcune poche indicazioni vanno in questa direzione, ma
il problema è ancora aperto. Quel
che è indubbio è che si tratta di una
forma di vero sincretismo, in cui la
fede cristiana si è mescolata sia con
pratiche giudaiche che con speculazioni cosmologiche [cioè sull’origine,
la struttura, la finalità del mondo,
del cosmo] di origine persiana o altrimenti orientale.
Come affronta. Paolo, questa situazione? Anzitutto in maniera pastorale; egli riconosce la realtà della fede cristiana dei Colossesi; invece di condannare immediatamente le
tendenze eretiche nel loro seno, comincia con una serie di energiche affermazioni sul vero significato di Cristo. Senza riferirsi ancora direttamente alle loro speculazioni cosmologiche, annunzia il Cristo cosmico e
universale: in lui sono tutte le cose,
per mezzo di lui e per lui. Egli è il
principio e la fine. In lui dimora la
pienezza di Dio (Col. 1: 13-20).
Paolo accetta la sfida
Paolo accetta dunque la sfida. Credono i Colossesi di aver bisogno di
qualcosa d’altro oltre a Cristo, onde
soddisfare il loro desiderio di salvezza nell’universo? Ma null’altro esiste
che abbia una esistenza indipendente; perché, come dice Paolo (secondo
la bella traduzione letterale della
New English Bible), « la realtà vera
appartiene a Cristo» (Col. 2: 17; la
Riveduta traduce « il corpo è di Cristo »; ma la TILC: « Tutte queste cose sono soltanto un’ombra di quella
realtà che doveva venire: che è Cristo »). Gli spiriti elementari fanno
parte di quel mondo che Cristo ha
vinto; i cristiani non appartengono
al mondo, ma a Cristo, essi sono
« fuori portata » (New English Bible) degli spiriti elementari.
Che cos’è dunque questo sincretismo? « Quelle cose hanno, è vero, reputazione di sapienza per quel tanto
che è in esse di culto volontario, di
umiltà, di austerità nel trattare il
^Non fu però Paolo l’evangelizzatore di
Colosse, e non sappiamo esattamente come e quando vi sorse la comunità cristiana cui fu poi, più tardi, indirizzata una
delle « lettere dalla prigionia ». Da essa risulta che l’evangelizzatore (primo?) della
regione, in cui vi erano pure le eh’esc di
Laodicea e di lerapoli, è stato Epafra (Col.
2: 1; 4: 12-13). Colosse, forse, era la patria
di Filemone, di certo quella di Onesimo
(4: 9).
^'B. Corsani, nella sua bella Introduzione al N.T., (Claudiana, Torino 1975), voi.
II, p. 184 ss. dedica una trattazione ampia
alla questione dell’autenticità paolinica;
come la maggior parte degli studiosi niù
recenti, sulla base di sostanziose considerazioni, si orienta verso la non-paolinicità, anche se nell’epistola vi è non noca
sostanza paolinica: si può parlare di una
scuola paolinica, cui apparterrebbe l’autore — forse lo stesso Epafra, evangelizzatore della regione frigia? — che scriverebbe però in una situazione storico-culturale
posteriore. Così anche G. Bornkamm, Paolo, apostolo di Gesù Cristo, Claudiana,
Torino 1977, p. 232 (il Bornkamm, già
notava Corsani, ha conosciuto su questa
questione una vera ’’conversione”, dai suoi
primi studi).
’ Questa espressione, « elementi del
mondo », corrente nella letteratura contemporanea, ricorre solo quattro volte nel
N.T.: due in Calati (4: 3 e 9) e due in Colossesi (2: 8 e 20).
tAlla filosofia religiosa (Col. 2: 8) dei
Colossesi, in relazione agli « elementi del
mondo », dedicano ampio spazio tutti i
commentari; fra i più recenti Ch. Masson
(Neuchâtel-Paris 1950, p. 122 ss.); E. Lohse
(Gottingen 1968, Brescia 1979, p. 187 ss.),
che riporta una ricca documentazione di
testi filosofici, orfici e misterici, astrologici dai quali risulta la forte risonanza e
portata che questa concezione aveva allo
non mescolare - 3
sua mente carnale,
19 senza attenersi al Capo, da cui tutto
il corpo, ben fornito e congiunto insieme mediante le gguntime e i legamenti,
progredisce nella crescita voluta da Dio.
20 Se siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché, come se viveste nel
mondo, vi lasciate imporre dei precetti,
quali:
21 Non toccare, non assaggiare, non maneggiare
22 (tutte cose destinate a scomparire
con l’uso), secondo i comandamenti e le
dottrine degli uomini?
23 Quelle cose hanno, è vero, una parvenza di sapienza per quel tanto che è in
esse di culto volontario, di umiltà e di
austerità nel trattare U corpo, ma non
hanno alcun valore e servono solo a sod
disfare la carne.
corpo; ma non hanno alcun valore e
servono solo a soddisfare la carne >
(Col. 2: 23). Aggiungere qualcosa a
Cristo significa in realtà togliergli
qualcosa; poiché egli è la rivelazione
pienamente sufficiente, ogni tentati
vo di migliorare l’Evangelo introdu
cendovi altre rivelazioni è in verità
un rinnegare il dono di Dio.
L’evangelo esclusivo,
non inclusivo
Paolo prende posizione contro il
sincretismo, non condannandolo semplicemente, ma dimostrando che esso non aggiunge nulla a coloro che
conoscono le dimensioni della fede
cristiana ^
Possiamo concludere con Dibelius;
« Confermando il significato cosmco della fede in Cristo, Paolo riaffemava l’esclusività del cristianesimo
e salvava la Chiesa cristiana dal dà
venire una religione misterica fra le
altre e dall’essere sommersa e dominata dal sincretismo ».
W.A. Visser ’t Hooft
ra: «l’uomo deve inserirsi nell’ordine cosmico, rendendo il dovuto onore alle forz^
e potenze e piegandosi alle leggi e alle prescrizioni che quelle impongono alla sua
vita », ma la contrapposizione dell’autore
dell’epistola è frontale: « solo un’autorità,
Cristo, può a buon diritto pretendere di
essere il Signore su tutto e quindi anche
l’unico Signore sulla vita e sul comportamento della comunità. La comunità perciò
non deve lasciarsi indurre a riconoscere
altre autorità accanto a lui »; E. Schweizer (Zùrich-Neukirchen 1976, p. 100 ss),
che situa anch’egli la questione nel dibattito filosofico-religioso, dalle concezioni di
Eraclito e di Empedocle a quelle stoiche
e pitagoriche e neoplatoniche: in variazioni assai diversificate, ci si trova di fronte
a una visione del mondo, ora più statico
ora più in movimento, retto però sempre da leggi ferree, in una compagine serrata, cui è obbligo (e salvezza) adattarsi;
questi principi, queste leggi, queste forze,
a livello di religiosità popolare, sono mitologizzate, diventano entità personali, spiriti, angeli, potenze etc. da adorare e ubbidire. E’ proprio da questo determinismo, sia esso sentito come garanzia di
stabilità o come ineludibile carcere che
l’evangelo di Cristo Signore viene a liberare, in prospettiva escatologica. A noi
di vedere quali aspetti, quali nomi hanno
oggi queste forze, queste ’’leggi” e come
vivere resistendo loro, la nostra fede nel
trionfo di Cristo, la nostra fiduciosa attesa della sua manifestazione.
Oltre che nel capitolo relativo a Col.,
nella citata Introduzione al N.T., B. Corsani dedica alcune pagine chiare a « La
visione del trionfo di Cristo in tutto il
creato », con le sue conseguenze etiche,
proprio in relazione a Efesini e Colossesi,
nel terzo volume della « Guida alla lettura
della Bibbia » (Claudiana/Scuola Domenicale, Torino 1978): Atti degli Apostoli e
Lettere, p. 192 ss.
7
1 marzo 1985
obiettivo aperto 7
1884-1984 - L’ISEDET, LA FACOLTA’ TEOLOGICA DI BUENOS AIRES, HA CENTO ANNI
Educazione teologica nel Rio de la Piata
Il primo progetto relativo ad una educazione teologica nel Rio de la Piata, nasce da un incontro tra due
pionieri che sono rappresentativi di due mondi estremamente diversi tra di loro, ma anche profondamente uniti da una vocazione comune.
Da un lato U pastore Thomas Wood, statunitense,
sovrintendente della chiesa metodista episcopale in Monte\’ideo, daU’altro Daniele Armand Ugon, il « patriarca »
della emigrazione valdese nel Rio de la Piata, pastore in
Colonia Vaidense.
« 11 dr. Wood sentiva come ima necessità imperiosa
quella di poter contare su di una istituzione per la preparazione intellettuale e teologica dei giovani evangelici del Rio de la Piata. Coincidendo queste sue preoccupazioni con quelle analoghe del pastore di Colonia Vaidense, Armand Ugon, entrambi diedero mano a queUa
che sarebbe stata la prima iniziativa interdenominazionale del paese e così organizzarono il Liceo EvangeUco
di Colonia Vaidense, del quale l’Armand Ugon fu il primo direttore. Poco dopo questa istituzione si scisse, dando origine da un lato a quello che sarebbe divenuto U
liceo ufficiale di Colonia Vaidense, e d’altro lato al Seminario di Teologia cbe si trasferì a Buenos Aires e che
oggi continua ia sua opera come Facoltà di Teologia di
quella città. 11 dr. Wood fu il primo direttore del seminario ». Così una testimonianza metodista (José A. Piquinela Etchebame, nell’opuscolo « Un pasado que es
enseñanza y desafío », luglio 1967).
L’incontro dei Wood e dell’Armand Ugon si diede
nel 1884: già da alcuni anni, dal 1878 il Wood, dal 1880
l’Armand Ugon, avevano iniziato un lavoro di preparazione teologica nelle loro rispettive chiese (cfr. Ernesto
Tron-EmUio H. Ganz, Historia de las colonias valdenses
sudamericanas en su primer centenario (1858-1958), C.
Vaidense, 1958, pp. 274 sg.).
« Il dr. Wood per la pressione del comitato nordamericano da cui dipendeva dovette assentarsi dall’Uruguay
per aprire la Facoltà Evangelica di Teologia di Buenos
Aires... a fine novembre (1889) fu approvata una legge
che permetteva l’ingresso all’Università agli studenti del
Liceo di C. Vaidense. La chiesa metodista episcopale,
per parte sua, riconosceva gli studi compiuti dagli alunni del Liceo... che desideravano entrare nella Facoltà di
Teologia» (Tron-Ganz, op. cit., p. 279).
Da allora la Facoltà si organizza, con alterne vicende, in modo sempre più ecumenico. Chiude per un breve perìodo, si riorganizza nel 1901, si trasferisce per
un anno, nel 1912, a Montevideo. Ma, a partire dal 1917,
si apre alla Chiesa dei discepoU di Cristo, nel 1928 la
Federazione delle chiese valdesi (sudamericane) ne fa
ufficialmente parte, nel 1942 si uniscono la Facoltà Evangelica di Teologia e l’Istituto modello per operaie cristiane (fondato da metodisti e discepoli di Cristo venti
anni prima), nel 1947 inizia la sua coUaborazione anche
la Chiesa presbiteriana scozzese, negli anni ’60 la Chiesa angUcana.
Parallelamente, le chiese di origine luterana si erano organizzate i propri istituti teologaci, a partire dal
1922, costituendo nel 1954 una Facoltà Luterana.
Nel 1969, si costituisce la FIDET, fondazione inter
confessionale di studi teologici, sotto i cui auspici si
organizza l’attuale ISEDET (istituto superiore evangelico di studi teologici), cui partecipano tutte le chiese
che integravano fin qui la facoltà evangelica e la facoltà luterana.
Così sette chiese evangeliche rioplatensi vemvano a
partecipare ad una nuova iniziativa di educatone e ricerca teologica. Qualche anno dopo, nel 1972, si integrava
anche la Chiesa riformata argentina (IRA).
Sono così presenti oggi in ISEDET circa 120 studenti, provenienti principalmente da Argentina, Uruguay, Paraguay e Cile, e da otto chiese evangeliche (anglicani, discepoli di Oisto, presbiteriani di origine scozzese, ri-riformati di origine olandese, valdesi, metodisti,
luterani di orìgine nordamericana e tedesca), con un
corpo docente interdenominazionale di una ventina di
docenti.
Una particolare importanza ha assunto con gli anm
quella cbe oggi è la Scuola di Musica dell’ISEDET, che
ha rinnovato la vita musicale delle chiese evangeliche
sudamericane. .
(La ma^gìDr parte delle notìzie, salvo indicanone
diversa, sono tratte dall’opuscolo informativo distribuito in occasione del centenario, ripreso da Reencuentro, anno 2, n. 6. sett.-ottobre 1984, U periodico deUe
chiese valdesi in Argentina, che dedica un’ampia sezwne aU’ISEDET: e da informazioni assunte sul posto da
Eugenio Stretti).
Sergio Ribet
INTERVISTA A JULIO DE SANTA ANA
Per una presenza evangelica
Studenti davanti
all'ingresso
della Facoltà.
A sinistra
Sergio Beriinat
e Claudia Tron
(Foto WCC).
— Qual è oggi il compito della teologia in America Latina?
— Prima di tutto deve prendere coscienza del fatto che un
nuovo protagonista ha fatto irruzione nella storia latino-americana, e cioè le classi sociali
soggette all’oppressione e alla
povertà. Sono sempre esistite,
ma ora, sia da un pimto di vista quantitativo che qualitativo,
impongono la loro presenza e
influiscono su tutti gli aspetti
della vita dei popoli latino-americani. Tali settori sociali non
guidano ancora il processo storico latino-americano, ma la loro
irruzione sta già destabilizzando
l’ordine dominante. La teologia,
nel prendere coscienza di questa
evoluzione, è chiamata ad assumere il punto di vista di quelle
classi sociali, soprattutto perché esse rappresentano la maggioranza del popolo cristiano. Si
tratta di condurre una riflessione
sulla Parola di Dio per discernere la presenza del Dio vivente
nella storia; di condurla Insie
DALL’ESPERIENZA DI UN ANNO DI STUDIO
La teologia in America Latina
me con questi settori popolari,
jier loro, e a partire da loro. Ciò
presuppone un completo rovesciamento del modo di fare teologia: se fino a poco tempo fa
la riflessione teologica veniva elaborata a partire da una posizione di autorità e di dominio,
oggi occorre effettuarla a partire
dal popolo che soffre, e che al
tempo stesso lotta per ottenere
giustizia e liberazione.
Emergono allora degli aspetti
della Bibbia finora insospettati,
ed essa diventa così « il libro dei
poveri ». Nuove riformulazioni
teologiche incoraggiano il popolo
nelle sue lotte storiche, e ne
alimentano le speranze. Il rinnovamento della chiesa si manifesta attraverso un movimento
mai esistito finora nella vita
latino-americana di evangelizzazione popolare. Si sviluppano
nuove liturgie; nasce una nuova
spiritualità di carattere nettamente popolare. I teologi hanno
il compito di interpretare tutto
ciò a partire dalla nuova posizione che ho indicato.
Sono chiamati ad essere fedeli alla Parola di Dio e all’azione
dello Spirito Santo, e ad adempiere il loro compito al servizio
del popolo di Dio, che in America
Latina, nella sua gran maggioranza, è povero e lotta con speranza per la sua liberazione.
— Qual è, in questo contesto,
la funzione specifica di ISEDET?
— ISEDET è un centro di formazione teologica che riunisce,
oltre la Facoltà di Teologia, una
Scuola di Musica Sacra, un Centro di Comunicazioni e porta avanti un lavoro di estensione
che gli permette di irradiare le
sue attività educative verso le
chiese di cui è al servizio; al
tempo stesso stabilisce un dialogo con quelle chiese e si sforza
di interpretarne le aspirazioni
per dar loro una forma concreta
nell’ambito delle proprie possibilità.
Le chiese con cui ISEDET è
in rapporto non sono molto
grandi. Stanno prendendo coscienza dei problemi specifici
che si pongono alla missione in
America Latina. ISEDET ha la
funzione di formare ministri
della Parola, teologi, maestri di
canto, cristiani competenti in
comimicazione, laici ben preparati, che si pongano al servizio
delle loro chiese in un atteggiamento che li conduca ad operare con il popolo, per il popolo
ed a partire dal popolo. Ossia,
invece di ripetere formule teologiche coniate in altri paesi e
a cura di Aldo Comba
(continua a pag. 12)
« Los milicos sacaron todo »!
Con questa risposta a doppio significato (i militari hanno portato via tutto) un professore di
ISEDET lispondeva ad una mia
domanda sulla presenza, a mio
av\'iso eccessiva, delle discipline sociologiche nel primo biennio di ISEDET. L'esperienza di
undici mesi di permanenza nell’area rioplatense ha modificato
solo in parte la mia impressione iniziale. Effettivamente i militari hanno impoverito i paesi
latinoamericani, anche sotto il
profilo culturale. Ancora oggi,
per esempio, la storia della filosofia è bandita dalle scuole
medie superiori del Cile e del
Paraguay. Tuttavia, considerato
il latto che alcune chiese, data
l’urgente necessità di operai, assumono gli studenti dopo tre
sol] anni di studio teologico e li
avviano al ministero pastorale,
mi sembra che dovrebbe essere
lasciato uno spazio maggiore alle discipline più propriamente
teologiche.
La giusta esigenza di conosce
re la storia, la sociologia, l’economia, con particolare riferimento al contesto latinoamericano, potrebbe essere soddisfatta utilizzando per eventuali studi propedeutici (gli studenti in
A.L. iniziano gli studi universitari a soli 18 anni) centri giovanili riconosciuti dall’ISEDET
(come il Centro Emmanuel di
Vaidense, per le chiese evangelic-he uruguayane).
L’orientamento teologico generale mi sembra, tutto sommato,
ancora mitteleuropeo, ovviamente correlato con la situazione
latinoamericana. In una recente
intervista sulla Teologia della
Liberazione, il prof. Miguez afferma: « In ambito protestante,
esistono tre linee di pensiero.
Una linea fondamentalista, tipica delle chiese di origine nordamericana o inglese, che insiste
in una interpretazione letterale
delle Scritture ed è quasi sempre collegata con posizioni ideologiche conservatrici. Una linea
confessionale, che si rifà alle tradizioni luterane o riformate, e
quindi isolata dal contesto culturale e teologico latinoamericano.
In questi due ambiti, vi è una
reazione negativa o critica nei
confronti della « T.d.L. ». Nel
primo ca,so, perché le due interpretazioni teologiche e politiche sono antitetiche. Nel secondo caso, perché il contesto
culturale latinoamericano non è
considerato rilevante ai fini della ricerca teologica. Esiste una
terza linea di pensiero, rappresentata dalle teologie che in A.L.
hanno tentato di coniugare la riflessione biblica e teologica contemporanea (in particolare Bonhoeffer), con la situazione sociale e culturale latinoamericana.
In questo ambito, naturalmente, la « T.d.L. » ha ottenuto una
eco positiva, in un dialogo molto aperto» («Una valutazione
della presenza evangelica nel
continente latinoamericano »
S.I.R., Buenos Aires, Octubre
1984).
Eugenio Stretti
Julio de Santa Ana
Julio de Santa Ana è nato In Uruguay nel 1934.
Teologo, filosofo e sociologo, proviene dalla ex facoltà evangelica
di teologia, di Buenos Aires, che oggi, con la ex facoltà luterana di teologia, forma l'ISEDET. Ha ottenuto II dottorato in scienze della religione
presso l'Università di Strasburgo.
E' stato segretario generale di I.S.A.L. (chiesa e società In America
Latina), dopo aver contribuito al Centro di studi cristiani rioplatense, e
fino al 1972 è stato responsabile del Dipartimento per l'estensione culturale della Università di Montevidso. Dal 1972 ha lavorato a Ginevra
presso II Consiglio Eoumenico delle Chiese, come coordinatore degli
studi nella Commissione per la partecipazione delle Chiese allo sviluppo (C.C.P.D.). Nel 1979 è stato nominato Direttore della stessa Commissione.
Attualmente (1985) è condirettore del Centro Ecumenico di Servizio
per l'Evangelizzazione e la Missione Popolare (CESEP) a San Paolo In Brasile. Assumerà la responsabilità di Rettore di ISEDET nel gennaio del
1966, succedendo al Dr. Lee Brummel, titolare negli ultimi quattro anni.
A Rettore di ISEDET era stato nominato Emilio Castro, che ha dovuto rinunciare essendo stato successivamente nominato segretario
generale del C.E.C.
Ha pubblicato: Cristianismo sin Religión? (Montevideo, 1970); Protestantismo, Cultura y Sociedad (Buenos Aires, 1970), e. In collaborazione
con altri, Dominación y Dependencia (Buenos Aires 1975).
Una parte del saggio > La Iglesia y el desafio de la pobreza >, World
Councll of Churches, Genova 1977, è stato pubblicato dalla Claudiana
(1980) col titolo: « I poveri, sfida alla credibilità della chiesa — Il ruolo
dei poveri nella storia della chiesa »,
8
8 ecumenismo
1 marzo 1985
ALL’INIZIO DI FEBBRAIO INSEDIAMENTO DI CASTRO E PRIMO COMITATO ESECUTIVO
Sosterremo il nostro
fratello Emilio
con affetto
e incoraggiamento
« Affermate di nuovo la vostra
fede in un solo Dio, Padre, Piglio e Spirito Santo, e vi impegnate a lavorare per le finalità
e gli scopi del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEO? ». Rispondendo solennemente di si a
questa domanda e promettendo
di sostenere « il nostro fratello
Emilio... con affetto e incoraggiamento » la comunità riunita
nella cappella del CEC ha accolto le dichiarazioni di Emilio
Castro, insediato quale nuovo
Segretario Generale. Egli ha affermato « di dipendere dalla grazia di Dio per Tadempimento
delle sue responsabilità », ha ribadito « la sua convinzione che
Dio ha chiamato il CEC ad aiutare le chiese nella loro ricerca
dell’unità, della testimonianza e
del servizio e a favorire la causa
della giustizia e della pace nel
mondo » e ha poi dichiarato di
impegnarsi per raggiungere gli
obiettivi del CEC, in solidarietà con i suoi colleghi e con tutti
coloro che condividono il suo ministero.
Emilio Castro, 57 anni, pastore
metodista uruguayanc, ha assunto le sue nuove funzioni il 1"
gennaio 1985. Durante il tradizionale culto del lunedì mattina
per il personale del CEC, il 4
febbraio il pastore Heinz Joachim Held, moderatore del Comitato Centrale (CO ha proceduto al suo insediamento. Alla
liturgia hanno partecipato anche
i due vice moderatori del CC, la
signora Sylvia Talbot e il metropolita Chrysostomos di Myra.
Alcuni doni sono stati offerti
al nuovo Segretario Generale: da
parte del CC una placca commemorativa dell’Assemblea di Amsterdam (1948), da parte della
Chiesa nazionale di Ginevra una
toga « riformata » e da parte del
personale una Bibbia.
Erano presenti alla semplice
cerimonia, oltre ai colleghi di
Emilio Castro, le autorità delle
chiese di Ginevra, i membri del
Comitato Esecutivo del CEC, e
quelli del Comitato Esecutivo
della Federazione Luterana Mondiale che si trovavano a Ginevra
per eleggere il loro nuovo Segretario Generale.
Questi è Gunnar Johan Stolsett, 50 anni, teologo norvegese,
che succederà in settembre al
pastore Cari Mau che torna in
America. Stolsett è attualmente
Segretario Generale della Società Biblica norvegese e membro
dei comitati centrale ed esecutivo del CEC e del comitato per
il Premio Nobel per la Pace. E’
stato il responsabile dei rapporti esteri della Chiesa Luterana
di Norvegia e, in campo politico,
presidente del Partito di Centro.
Nello spazio di pochi mesi due
delle maggiori organizzazioni
eciuneniche con sede a Ginevra
hanno così rinnovato i loro massimi dirigenti.
Fernanda Comba
Molta soddisfazione regnava
negli ambienti del Consiglio Ecumenico a Ginevra venerdì pomeriggio 8 febbraio. Stavano
concludendosi i cinque giorni di
seduta del Comitato Esecutivo:
è la prima riunione che si effettua con Emilio Castro nella
veste di Segretario Generale.
« Un’ottima atmosfera — mi ha
detto Heinz Joachim Held, moderatore del Comitato Centrale
((ÌC) — specialmente un grande
spirito di collaborazione ha caratterizzato questa sessione ».
Nella conferenza stampa a conclusione dei lavori del Comitato Esecutivo (CE) tanto Held
quanto Castro hanno preso la
parola. Il CE (una trentina di
persone) si è essenzialmente occupato di preparare la prossima
seduta del CC (140 membri) che
avrà luogo a Buenos Aires a fine luglio - primi di agosto 1985.
Alcune scadenze si imporranno
di per sé: vent’anni dal Concilio Vaticano, quarant’anni dalla
bomba di Hiroshima, dieci anni
dagli accordi di Helsinki. Si prevede che Raul Alfonsin, presidente deU’Argentina, parlerà al
CC e certamente menzionerà i
temi della giustizia internazionale e dei rapporti tra paesi ricchi e paesi poveri.
Presenti all’attenzione del CC
saranno dunque necessariamente i rapporti col cattolicesimo,
pace e disarmo, le tensioni NordSud e quelle Est-Ovest. Inoltre
dovrà prendere delle decisioni
sulle prossime conferenze ecumeniche mondiali: sull’evangelizzazione, su Fede e Costituzione, su « giustizia, pace e integrità della creazione », fissarne il
calendario e reperire i fondi.
Le domande dei giornalisti
presenti hanno costretto Emilio
Castro a parlare specialmente
dei rapporti col cattolicesimo.
Certo, si farà ogni sforzo per intensificare tali rapporti, ma i più
significativi, ha detto Castro,
sono quelli che avvengono a livello della base. « I teologi non
si metteranno mai d'accordo sulla Santa Cena, finché non si ve
Prossima scadenza
Buenos Aires
dano costretti a spiegare ciò che
già avviene alla base ».
Quanto ai viaggi papali in
America Latina ha rifiutato di
commentare il « triste viaggio »
in Nicaragua dicendo che per
gli altri egli, in quanto latinoamericano, è stato particolarmente sensibile alle parole del pontefice sulla giustizia, sul diritto
degli indios alla terra, sulla condanna dell’oppressione.
E’ ansioso di incontrare il papa? gli è stato chiesto. Tra i
compiti del Segretario Generale,
ha spiegato Castro, c’è quello di
mantenere i rapporti con i capi
delle chiese membro del Consiglio Ecumenico, di quelle amiche e di quelle che mantengono
le distanze: in questa vasta prospettiva egli ha incontrato recentemente il Patriarca ecumenico di Costantinopoli ed il capo della chiesa ortodossa greca
e incontrerebbe volentieri anche
il pontefice romano se fosse invitato.
La prossima seduta del CE è
prevista per il mese di marzo
1986 nello Zaire, su invito della
chiesa kimbanguista. Secondo lo
stile locale la liturgia di apertura dovrebbe durare circa sei
ore, in un tempio dove trovano
posto 35.000 persone. Sarà probabilmente un’esperienza eccezionale e istruttiva per tutti i
membri del Comitato.
Aldo Comba
FIRENZE
I cristiani e la pace
Il gruppo EGEI fiorentino e
Pax Christi hanno organizzato a
Firenze il 2 febbraio un dibattito
su « I cristiani e la pace: uno
sguardo su ciò che si muove nelle chiese per la costruzione della
pace », con l’adesione del SAE e
dell’Istituto Stensen, dove si è
svolta l'iniziativa.
A livello politico abbiamo seguito l’esperienza dei comitati
per la pace, e siamo ancora presenti in ambiti come il circolo
Futura e quanto c’è in giro in
questo momento, ma con questo
incontro abbiamo cercato di rivolgerci a un settore esteso e significativo (basti pensare alla ri
Contro il razzismo
in Francia
(BIP) — La CIMADE, organizzazione ecumenica francese
di aiuto reciproco, nel corso
della sua ultima assemblea del
26 gennaio ’85 ha votato un documento contro il razzismo che
riproduciamo quasi per intero,
scusandoci per la sua lunghezza:
« Freddamente, paurosamente,
la Francia è attualmente tentata di chiudersi al mondo esterno, di ripiegarsi su se stessa. Le
difficoltà economiche e la crescente disoccupazione che pesano su una parte importante della popolazione sono spesso strumentalizzate (dal Fronte Nazionale e da altri movimenti di
estrema destra). Con chiari intenti elettorali le responsabilità
della crisi che la Francia subisce, assieme ai paesi sviluppati,
vengono addossate agli stranieri immigrati... algerini e del
Maghreb assieme alla « seconda
generazione » degli immigrati
nata ormai sul suolo francese,
ma sono considerati colpevoli
anche coloro che sono emigrati
dall’Africa nera e dal Portogallo. Non si esita a lodare la xenofobia (il razzismo) impiegata
contro coloro che sono venuti
a cercare nel nostro paese del
lavoro e un rifugio. Un nazionalismo intollerabile e ostile si diffonde come un veleno nell’insieme del tessuto sociale francese.
Organizza una parte del nostro
popolo contro i gruppi di colore, lingua e religione differenti
dai nostri...
In questo anno che ricorda il
tricentenario della revoca dell’Editto di Nantes, i cristiani di
Francia si ricordano quale catastrofe storica provocò l’intolleranza religiosa e politica di allora, con la messa fuori legge
di più di un milione di persone
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
...e la partenza verso un paese
di rifugio di più di 300.000 esuli
volontari. Da questo passato
tragico apprendiamo che un paese distrugge se stesso se rifiuta
il pluralismo, l’ospitalità, l’apertura all’altro... La CIMADE invita tutte le comunità a una ferma resistenza spirituale radicata nell’Evangelo, ciò significa difenderci dalla perniciosa propaganda che è oggi nel nostro paese, situarci al fianco degli stranieri che altri cercano di trasformare in capri espiatori, testimoniando loro una solidarietà concreta...
Nel nome di Cristo, i cristiani
del nostro paese possono prefigurare, nella loro azione quotidiana, la nuova società dove
tutti i popoli si ritroveranno
nella condivisione e nel rispetto,
condizioni elementari per la costruzione di un mondo di giustizia e pace ».
Studio ecumenico
sui ministeri
(BSS) — «Non proponiamo
che Luna e l’altra chiesa concepiscano le loro strutture nello
stesso modo, ma piuttosto che
le due chiese, nelle quali i ministeri sono strutturati in modo diverso, riconoscano e ammettano lo stesso ministero in
strutture diverse ».
Questa è la tesi fondamentale
difesa da una commissione di
dialogo tra la chiesa cattolica e
le chiese protestanti svizzere,
in un documento appena pubblicato a Friburgo.
In questo studio intitolato « Il
ministero della chiesa e i ministeri nella chiesa » è detto
anche: « il ministero apostolico partecipa alla crisi generale delle autorità e delle istituzioni di oggi, molti sono i ministri tentati di abbandonare il
loro ministero o di restringerlo
a dei compiti più specifici... Numerosi sono anche i cristiani
che non riescono a vedere come la missione della chiesa possa realizzarsi nelle forme tradizionali del ministero apostolico ». In un’altra parte del documento viene riconosciuto che
l’episcopato può essere assunto
non solo da un vescovo o da un
collegio di vescovi, ma anche
da un consiglio.
Grecia: problemi di
libertà religiosa
(SPP) — Due missionari stranieri e un membro della Chiesa
Evangelica greca, accusati di
proselitismo... sono stati condannati a tre anni e mezzo di
prigione da un tribunale di Atene. I tre accusati lavoravano
sulla nave Anastasis, che solca
i mari del mondo per far conoscere l’Evangelo in tutti i porti.
I condannati ricorreranno in appello e molti pensano che que
-, sto potrà contribuire definitivamente all’abolizione di una legge del 1939, di ispirazione dittatoriale, destinata a proteggere la
chiesa ortodossa e a restringere
le attività delle minoranze protestanti. In un comunicato l’Alleanza Evangelica Greca ricorda che la Grecia fa parte della
CEE, che ha firmato la Carta
delle Nazioni Unite e l’accordo
di Helsinki, tutte queste adesioni sono quindi in netto contrasto col permanere di una legge che si oppone evidentemente
alla libertà religiosa.
Troppi pastori
(SPP) — Secondo uno studio
della Chiesa Evangelica in Germania (EKD) vi sono oggi in
Germania federale 12.700 studenti, di fronte a 16.500 pastori in
attività di servizio. Alla fine di
questo decennio si prevedono
15.000 .studenti, contro i 4.000 di
10 anni fa.
Per rimpiazzare i 255 pastori
che sono andati in pensione l’anno scorso, 695 vicari si sono presentati ad un esame preliminare per il postT di lavoro.
Nel 1992, Baviera, Hesse Nassau, Vestfalia potrebbero avere
ognuna oltre 500 disoccupati.
Per dare a tutti un posto, bisognerebbe aumentare il numero
dei pastori dal 20 al 50%. Non
manca il lavoro — i pastori sono occupati in media per 65
ore settimanali — ma il denaro.
L’EKD perde ogni anno 200.000
membri, con diminuzione delle
entrate del 2,2%.
Per evitare il « numero chiuso », le 17 chiese che compongono l’EKD pensano di introdurre
un anno diaconale obbligatorio
prima degli studi di teologia, il
lavoro a tempo parziale, il prepensionamento e la diminuzione
dei salari.
vista Testimonianze), e cioè quello dei cristiani attivi in qualche
modo sul problema pace.
Erano presenti più di cento
persone, nonostante fosse sabato
sera, anche se pochi erano gli
evangelici.
E’ stato proiettato un filmato
di una ventina di minuti, sul problema degli idoli nucleari e sulla
presenza cattolica nel movimento pacifista statunitense, che presentava anche esempi personali
di conversione alla pace di cittadini e ricercatori di industrie degli armamenti.
Sono quindi intervenuti Giamr
Novelli, del Centro Interconfe.s
stonale per la Pace di Roma, che
ha ricordato le tappe più significative della presenza dei ere
denti nel movimento, guardando
agli Stati Uniti ma anche all’Europa, e mostrando come questa
presenza fosse non una cosa in
più ma un punto di riferimento,
e Paolo Naso, che ha citato alcuni documenti di sinodi e
semblee e ha tracciato una linea
storica che lega chiese e gruppi
di cristiani nel rifiuto di benedire le armi, dai valdesi medioevali fino all’ultima iniziativa delle
lettere di pace della FGEI.
Un saluto centrato soprattutto
su pace e giustizia è stato portato da Inger-Lise Olsen, segretaria
europea del MCS.
Tutti questi contributi non erano solo a livello culturale, ma
avevano profonde motivazioni di
fede e davano anche spunti di riflessioni teologiche.
Due questioni sono emerse nel
dibattito: la prima è che sul riconoscere nel dopo-Hii'Oshima
una nuova fase che impone nuove priorità nell’azione sulla terra, intesa proprio come pianeta,
le chiese, oltre che unirsi, si dividono, per così dire, in modo
orizzontale. Si tratta allora di
favorire il dialogo ecumenico e
di intensificare questi incontri e
questi rapporti.
La seconda questione è il ruolo crescente dell’area fiorentina
nel complesso militare-industriale, in forme anche minori ma
preoccupanti. Questo ci pare in
palese contraddizione con l'idea
di Firenze città di pace, con le
intuizioni di La Pira, con le esperienze di Don Milani e di molti
gruppi nonviolenti, in generale
con una ricca articolazione di
sensibilità sul tema pace.
Simone Cerrina Peroni
9
r
1 marzo 1985
cronaca delle Valli 9
L’OCCUPAZIONE IN VAL CHISONE
Discorso
difficile
E allora diciamolo. Sommessamente, con il pudore che la situazione impone e con l’affetto che
abbiamo portato a don Franco
Trombotto. Ma diciamolo: un
prete, nelle nostre valli, appunto
don Franco, si è suicidato.
Ce lo ha detto in modo brusco « La Stampa Sera » di lunedì
]8 febbraio. Lo aveva detto il nostro giornale, il 1° febbraio, con
una formula forse troppo convenzionale: « Apprendiamo la notizia della tragica morte... ». Lo
aveva lasciato capire il settimanale cattolico del pinerolese,
«L'Eco del Chisone», del 31 gennaio, con un articolo del suo direttore, e poi, nei numeri successivi. rievocando la figura di don
Trombotto, con scritti dello stesso. con lettere di amici, anche
evangelici, e con una nota, non
sul caso specifico ma « equilibrata e competente » di Claudio Foti
su « un fatto esistenziale », intitolata « Il dramma non conosciuto del suicidio ».
[.Eco del Chisone del 21 febbraio pubblica ancora una notizia breve, in prima pagina, dal
titolo « Villano attacco di Stampa Sera alle nostre valli ».
Forse l'articolo di Stampa Sera
non era « educato », ma rispondeva. in modo inadeguato, al nostra inadeguato silenzio.
Cerio non è facile parlare, comunque, di un suicidio, e a maggior ragione non è facile parlare
del suicidio di un credente.
Forse, non siamo ancora capaci di inserire un suicidio tra le
possibilità umane. E, quando diciamo umane, non diciamo a
priori qualcosa di bello, come
pensano i facili umanismi, anche
quelli cristiani; ma neppure diciamo qualcosa di necessariamente
malvagio, fallimentare, diabolico,
come possono pensare i moralismi facili di ogni colore. Pensiamo invece alla vicenda umana
come a qualcosa di estremamente complesso, sempre comunque soggetta al giudizio di
Dio. sempre comunque aperta
cdlii salvezza che Dio offre a
quanti credono in lui, al di là del
nostro bene e del nostro male.
Solo, crediamo che ignorare
i problemi non serve né a superarli né ad evitarli né a comprenderli.
Cerchiamo di guardare in faccia la realtà, anche quando ci fa
mate e ci mette in crisi.
j\on pensianto di poter risolvere semplicisticamente il problema invocando spiegazioni che
non spiegano nulla: problemi
personali, esaurimenti nervosi.
Non è privatizzando i problemi,
né medicalizzandoli, che li affronteremo seriamente.
Non credo di essere lontano
dui vero pensando che, forse intrctciaii a problemi personali e
medici, abbiano pesato sul nostro fratello anche il peso di una
vacaz.ione vissuta, il fardello di
un ecumenismo non facile.
Purtroppo è vero, come scrive
Stampa Sera, che nelle valli alpine — e non solo in quelle, aggiungeremmo — la solitudine pesa a volte fino alla morte.
.Ma non vogliamo parlare né di
■eroismo né di viltà. Non facciamo di un suicida né un santo né
l’emblema della fragilità.
Rispettiamo un uomo, un fratello. anche « in assenza della
comunicazione viva » del suicida,
■come ci dice Foti.
Una parola di salvezza la attendiamo non dai nostri silenzi
o dalle nostre incomplete sincerità, ma dalla Parola di un Dio
■che rimane un Dio vivente.
Tensione alla Filseta
Il permanere di una situazione di instabilità produttiva ed occupazionale preoccupa operai, amministratori pubblici e le chiese delle Valli
Domenica mattina, 24 febbraio
U.S., gli operai della Filseta si sono recati davanti alle chiese cattoliche e valdesi di Perosa Argentina e Pomaretto per distribuire
un volantino — preparato dalla
Commissione Pastorale del Lavoro della Diocesi di Pinerolo e
dalla Commissione Distrettuale
della Chiesa Valdese — sui problemi insorti in seguito al permanere di una situazione di crisi latente dell’azienda perosina.
La Filseta fa parte della Cascami, un gruppo industriale che in
Italia controlla il 12% della quota di mercato della produzione
tessile nazionale, mentre la rimanente quota è coperta in gran
parte dalle importazioni di manufatti prodotti in Cina, nell'India e a Taiwan.
In questa situazione di mercato è chiaro che lo spazio di sopravvivenza di una produzione
nazionale, che, rispetto a quella
dei paesi del terzo mondo, ha dei
costi largamente superiori e quindi conseguentemente poco concorrenziali, implica non solo una
razionalizzazione dei processi
produttivi, ma anche una qualificazione dei prodotti finali.
Purtroppo la scelta razionalizzatrice viene quasi sempre fatta cadere sulla manodopera occupata perché a questa si attribuiscono i costi che ostacolano un processo di razionalizzazione. Alla Filseta la razionalizzazione della produzione ha avuto inizio con lo smantellamento
del reparto della Filatura, ma
T azienda aveva contemporaneamente garantito agli operai
messi in cassa integrazione
la creazione di attività alternative a questa produzione, in modo
da poterli reintegrare. Oggi l’azienda non solo non è ancora
riuscita a proporre delle attività
sostitutive alla lavorazione della
Filatura, ma continua a dichiarare un’esuberanza di un terzo
degli occupati attuali.
Ma ciò che preoccupa maggiormente gli operai della Filseta di
Perosa è il permanere di una situazione di precarietà generale
che continua a caratterizzare la
attività delTazienza, rispetto alla
quale gli stessi responsabili aziendali prospettano soluzioni diverse e spesso contraddittorie.
Inoltre i problemi contingenti
che investono lo stabilimento di
Perosa si fanno sempre niù gravi: in particolare la carenza di
liquidità che da una parte impedisce di corrispondere gli stipendi ed i contributi agli operai ed
ai cassaintegrati — che infatti
aspettano ancora di vedersi pagata la tredicesima — e, dall’altra parte, impedisce il pagamento delle materie prime.
Sempre per mancanza di liquidità si è pensato di vendere una
delle tre centrali idroelettriche,
in modo da poter intervenire con
riparazioni sulle altre due centrali in funzione, ma si è scoperto che su queste centrali era già
stata posta una serie di ipoteche
che rendevano impossibile la vendita.
La Filseta ha provveduto nel
frattempo a vendere la lavorazione della cosiddetta Seta Tratta ad una industria di Malta sopperendo in questo modo alla necessità di liquidità, ma dietro a
questo tipo di scelta si intravvede anche l’esigenza di rinnovare tecnologicamente la produzione aziendale. Infatti la lavorazione della Seta Tratta è una di
quelle lavorazioni che richiedono una bassa tecnologia, invece
la scelta della Cascami è per un
rinnovamento della produzione
che punti essenzialmente ed
esclusivamente all’applicazione di
forme di alta tecnologia. In questo senso è possibile scorgere
nelle scelte della Filseta un’operazione che si pone come scopo
la riduzione della produzione di
merci, ma puntando innanzitutto
su una qualificazione tecnologica
che permetta lo sviluppo di certe
produzioni ancora assenti nel
terzo mondo. Questa scelta ha
come corrispettivo la riduzione
drastica della manodopera occupata.
Gli operai sono scesi in sciopero per questo motivo sia per
vedere soddisfatte le proprie richieste salariali e contrattuali,
sia per avere delle garanzie rispetto al futuro delTattività della Filseta e in particolare dello
stabilimento di Perosa.
Le chiese delle Valli hanno scelto, come negli anni passati per
il caso della Talco e Grafite e per
il caso di Villar Perosa, di intervenire a fianco degli operai scesi in sciopero iniziando una campagna di solidarietà e di informazione nei confronti dei propri
membri. Qualcuno, in uno degli
incontri tra operai, sindacalisti,
preti, pastori e responsabili dei
Circuiti e del Distretto, si è ricordato che lo scorso anno in
questo stesso periodo si era cominciata la lotta per mantenere
l’occupazione allo stabilimento
di Villar Perosa, auspicando
che la lotta che sta per iniziare
non finisca allo stesso modo.
Mauro Pons
DIBATTITO A TORRE PELLICE
L’aggressività del bambino
Le responsabili didattiche dell’Asilo Nido di Torre Pellice hanno avuto la felice intuizione di
proporre una serie di incontri
pubblici, aperti non solo ai genitori dei bambini che frequentano il nido, su una serie di temi che affrontano alcuni problemi legati all’età evolutiva ed all’infanzia in generale. Il primo
di questi incontri, svoltosi venerdì 22 febbraio, è stato incentrato sulla questione dell'aggressività.
La psicoioga Renata Bottazzi
ha illustrato schematicamente i
nodi principali attraverso i quali
si può cercare di affrontare ed
analizzare l’affermazione o l’affiorare di forme di aggressività
nei bambini.
Innanzitutto è stato chiaramente precisato che in realtà
ogni bambino, aggressivo o non,
rappresenta un mondo irripetibile
e quindi difficilmente riconducibile a concezioni, e a semplificazioni, a schematismi, per cui ogni
teorizzazione deve essere ricondotta alla realtà della singola
personalità.
Parlare dell’aggressività significa parlare di noi stessi, della
nostra soggettività, della nostra
Cultura.
Infatti ognuno di noi ha una
percezione diversa dell’aggressività, così come ogni cultura porta in sé, a seconda della sua storia, caratterizzazioni diverse della stessa.
La vita emotiva dell’uomo è caratterizzata da due fondamentali
sentimenti; l’amore, cioè l’affermazione della vita, la ricerca di
relazioni interpersonali significative, e l’odio, cioè Taffermazione di un desiderio distruttivo, la
necessità di vivere una separazione dagli altri.
Nel bambino questi sentimenti sono correlati e si esprimono
sempre in maniera assoluta e totale. Il neonato quando dorme è
in uno stato di equilibrio mancandogli stimoli esterni ed interni che lo disturbino. Qgni situazione di disturbo, per causa della
fame o di stimoli esterni sgraditi provoca nel bambino una situazione di angoscia che viene
superata solo nel momento in
cui la causa viene risolta (soddisfazione della fame, eliminazione degli stimoli esterni, ecc.) In
questa fase il bambino ama chi
lo soddisfa e odia chi lo disturba. Quando il bambino nel processo di crescita arriva a comprendere che spesso chi gli causa piacere e chi gli causa dispiacere coincidono in una stessa figura, quasi sempre quella della
mamma, iniziano a presentarsi i
primi problemi.
La prima reazione del bambino è il senso di colpa avvertito
nei confronti della madre, che è
stata spesso nel passato soggetto
del proprio odio, quando non
riusciva a soddisfargli i bisogni,
la seconda reazione è la paura di
trovarsi di fronte ad un avversario che gli può far male. L’angoscia è il sentimento unificante
sia il senso di colpa, sia la paura.
E’ a questo punto che possono
scattare i meccanismi di aggressività, che nel bambino possono
assumere diverse forme: un’auto-aggressività (rifiuto del cibo,
rifiuto dell’apprendere) ed una
aggressività rivolta innanzitutto
verso gli altri, genitori o compagni di scuola. In ogni caso, ci è
stato detto, l’aggressività è la
risposta ad un sentimento di
paura vissuto in maniera incontrollabile. M. P.
Proteste
degli insegnanti
PEROSA ARGENTINA — Gli
insegnanti della scuola media
statale hanno dichiarato lo stato di agitazione perché i loro
stipendi vengono pagati con
molto ritardo ed alcuni di loro
non vengono pagati l’estate. Inoltre gli organici aggiuntivi non
sono stati ancora completati.
Pertanto gli insegnanti hanno
deciso uno sciopero bianco e si
asterranno dalle attività degli
organi collegiali non elettivi. Prevedono il blocco di tutte le attività parascolastiche e delle gite
ed il blocco delle adozioni dei
libri di testo. Minacciano il blocco degli scrutini e degli esami
nel prossimo giugno se non verranno risolti i loro problemi.
Metanizzazione:
pressioni per i lavori
PINEROLO — Le pressioni
« indecenti e vergognose » da
parte di singole persone e di partiti per far aggiudicare a determinati professionisti la direzione dei lavori di metanizzazione
della Val Chisone ci sono state.
Lo ha confermato il presidente
delTAMOAS, Bosco, in una lettera al sindaco di Pinerolo che
è stata resa pubblica nella seduta del consiglio comunale. Scrive Bosco: « Non esistono allo
stato attuale nomi e fatti circostanziati che dimostrino le pressioni ricevute... quando queste
pressioni vengono esercitate, la
controparte evita accuratamente
di prestare il fianco a facili identificazioni e non rilascia documentazione... la mia dichiarazione aveva lo scopo di essere un
’’contro-segnale”... ».
Preoccupato di questa situazione il Consiglio Comunale ha
deciso di inviare tutta la pratica alla Procura della Repubblica
perché indaghi su una situazione che potrebbe diventare gravissima.
Referendum sull’area
pedonale: non si farà
PINEROLO — Il consiglio comunale ha respinto la proposta
di D.P. di indire un referendum
sull’area pedonale nel centro storico; le forze politiche di maggioranza (DC, PSI, PSDI, FRI)
non sono d’accordo; non si può
chiedere il parere alla gente su
ogni problema, ha detto il sindaco.
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10
10 cronaca delle Valli
1 marzo 1985
COMITATI PER LA PACE
COLLEGIO VALDESE DI TORRE PELLICE
Iniziative future La hit parade deile armi
I Comitati per la pace si interrogano sulle Fra i produttori di armi l’Italia si classifica al 4° posto - Il 10?^ della
prospettive future: puntare alla partecipazione produzione industriale italiana è rappresentato dall’industria bellica
« Identità ed iniziative politiche dei Comitati Pace » : questo
il titolo del 2° Seminario dei Comitati per la pace e il disarmo
del pinerolese di sabato 23 febbraio, dopo quello sul tema della denuclearizzazione del territorio tenuto lo scorso novembre.
In modo costruttivo il dibattito si è svolto unendo i due
aspetti dell’identità e delle iniziative, e l’attenzione, pur tenendo presente il quadro politico intemazionale, è stata centrata sulle prospettive dei Comitati pace locali.
Il Comitato Val Pellice ha sintetizzato con dei cartelloni i contenuti della Carta dei Principi
del movimento pacifista proposti nell’Assemblea nazionale dello scorso anno : rifiuto della forza per regolare i rapporti tra le
nazioni, rifiuto delle armi nucleari, batteriologiche e chimiche, proposta di disarmo nucleare e convenzionale; pace
come concetto che ingloba democrazia e libertà e quindi come critica profonda all’ideologia militarista che limita gli spazi di democrazia e libertà nel
mondo ; giustizia che significa
operare per una redistribuzione
delle risorse e per consentire la
autodeterminazione dei popoli ;
autonomia e non-allineamento
del movimento.
Ai principi si collegano strettamente le proposte dei Comitati pace; denuclearizzazione del
territorio, riconversione dell’industria bellica, obiezione fiscale
e al servizio militare, solidarietà verso situazioni di oppressione e sottosviluppo, crescita di
una coscienza ecologista, promozione di un’educazione alla pace.
Attualmente il tema della denuclearizzazione è al centro del
lavoro del Comitato Val Pellice
e di quello della Val Chisone/
Germanasca, mentre il Comitato pace di Pinerolo si sta occupando dell’obiezione fiscale e
della situazione di ’malsviluppo’
nel Sud del mondo.
La priorità per i Comitati pace oggi, in un momento in cui
non serve organizzare grandi
manifestazioni, è di cercare i
modi e le forme di contatto con
la gente, evitando di rinchiudersi in un lavoro tutto interno.
Proprio con l’obiettivo di allargare il dibattito sui principi e
le prospettive, il seminario si
è concluso con la decisione di
sintetizzare in un manifesto e in
un ciclostilato la « carta d’identità» dei Comitati pace del pinerolese, da presentare e discutere in dibattiti con le forze politiche e con i cittadini attraverso riunioni di quartiere, visite
nelle scuole ecc. Si è anche deciso di organizzare una festa verso fine primavera nel centro di
Pinerolo con l’allestimento di
stand su vari aspetti dell’universo pace e la pubblicizzazione del
manifesto-carta d’identità dei
Comitati. Silvio Vola
Lunedì 4 marzo, alle ore 21,
presso il Centro d’incontro di
Torre Pellice (Via Repubblica
n. 1), si terrà un incontro del
Comitato Pace Vai Pellice, con
il seguente ordine del giorno:
— resoconto e discussione sul
seminario dei comitati del Pinerolese sul tema : « Identità
ed iniziative politiche dei Comitati pace », tenutosi sabato
23 febbraio a Pinerolo;
— proposte per la stesura di una
« carta » dei principi dei comitati del Pinerolese;
— resoconto dell’incontro con i
sindaci della Valle e la Comunità Montana per la denuclearizzazione del territorio:
— preparazione di un incontrodibattito con le forze politiche presenti in Valle da tenersi prima delle elezioni amministrative ;
— eventuali altre iniziative del
comitato.
Problemi dell'ambiente
I problemi dell’ambiente, del
rapporto corretto tra l’uso del
territorio ed il rispetto di tutte
quelle norme che ne garantiscono la conservazione nel tempo,
l’intervento legislativo in materia sono stati gli argomenti di
dibattito e discussione posti al
centro dell’incontro organizzato
da Democrazia Proletaria lo
scorso 21 febbraio a Torre Pellice.
Valerio Vecchiè, impiegato
presso il servizio di Igiene Ambientale della USSL 43, ha illustrato la situazione del territorio della Val Pellice nella particolare prospettiva della tutela
ambientale. In linea di massima
si può affermare che l’utilizzo
che è stato fatto del territorio
ha garantito fino ad oggi l’assenza di significative sacche di
inquinamento, anche se non si
può ritenere che l’aumento e la
Gli armamenti: è un tema di
cui sentiamo spesso parlare, specie in relazione al grande problema della pace. Ma quali sono le
notizie reali che ognuno di noi
possiede sulla situazione militare del nostro paese? E d’altro lato abbiamo idee chiare dell’incidenza delle spese militari sul bilancio complessivo dello Stato
italiano? E siamo in grado di
raffrontarle con i budget simili
di altre potenze (quali ad es.
Stati Uniti e Russia)?
Su questi temi quanto mai attuali, che volenti o nolenti
coinvolgono tutti noi, ha- parlato venerdì 8 febbraio Giorgio Rochat, professore di storia all’Università di Torino, agli allievi del Collegio Valdese.
Anziché enumerare molte cifre
strabilianti, dell’ordine di migliaia di dollari, l’oratore ha preferito ragionare in termini percentuali o secondo una « classifica degli armamenti », in modo
da rendere più comprensibile il
rapporto che lega la produzione
di armi al progresso tecnologico
e allo sviluppo di alcuni paesi op
pure al sottosviluppo di altri.
Abbiamo così appreso che nella « Hit Parade » dei paesi produttori ed esportatori di armi,
l’Italia si mantiene saldamente
al quarto posto, fortemente distaccata dalle due grandi potenze e, decisamente meno, dalla
Francia.
A causa del nostro livello tecnologico, molto meno avanzato
di quello russo o americano (costruiamo infatti principalmente
piccole navi o parti di esse, alcuni missili di non alta sofisticazione e soprattutto pezzi di artiglieria convenzionale) siamo
però « costretti » ad esportare le
nostre armi (che altrimenti difficilmente troverebbero acquirenti) ai paesi del Terzo Mondo,
in violazione spesso alle raccomandazioni deirONU.
Tanto per fare un esempio,
l’Italia vende armi al Sud Africa,
regime razzista, mentre USA e
URSS si sono « moralmente »
impegnati a non farlo.
Le armi invecchiano rapidamente. Nel giro di pochi anni
una bomba diventa obsoleta e
VAL PELLICE USSL 43
Contro
l’ipertensione
concentrazione degli insediamenti industriali, grandi e piccoli,
in modo particolare nel comune
di Luserna S. Giovanni non possa avere nel prossimo futuro un
effetto inquinante, qualora non
fosse garantito il rispetto delle
norme a tutela dell’ambiente.
Forme più evidenti di inquinamento sono invece le discariche pubbliche, che in ogni caso
sono in via di eliminazione, così
come richiesto nell’apposito piano legislativo regionale, che prevede la loro sostituzione con
impianti di incenerimento o di
riutilizzo dell’immondizia.
Più preoccupante è la situazione per quanto riguarda la Val
Chisone, che grazie a molte industrie che utilizzano l’acqua
del fiume, presenta grossi rischi
d’inquinamento delle acque.
M. P.
Al termine della prima fase di
indagine sull’ipertensione in valle, decollata nel novembre 1983,
in una conferenza stampa convocata il 15 febbraio, la Comunità Montana Val Pellice (USSL
43) ha ritenuto utile di fare conoscere alcuni dati sulla ricerca
alla quale hanno contribuito medici e operatori sociali.
E’ stato evidenziato che nella
conduzione del progetto di ricerca i medici di base hanno
avuto un ruolo attivo. Lo rileva
un diagramma dal quale si scopre che il flusso percentuale di
rilevazione venuto da essi è passato — dal novembre ’83 al novembre ’84 — dal 15% al 50%
mentre dal 45“'o al 20,5% dagli
infermieri. Alla rilevazione hanno collaborato medici ospedalieri, visitatrici domiciliari, i
consultori e il servizio di igiene
pubblica. Determinanti per la
riuscita sono state le riunioni
congiunte di medici di base,
ospedalieri, infermieri e operatori sociali.
Inizialmente l’indagine era stata limitata alla fascia degli ultra-sessantemii, successivamente
sono state prese in considerazione tre fasce di età; da 20 a
40 anni, da 40 a 60 e da 60 in su.
La rilevazione pressoria ha riguardato il 39"o della popolazione residente, così suddivisa per
età :
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viene quindi sostituita da altre
più potenti ed efficaci. Solitamente però queste « vecchie
bombe» (specie quelle nucleari)
non vengono distrutte, a causa
della pericolosità che l’operazione comporterebbe, ma vengono
« archiviate » in depositi sempre
più capienti e vanno così a far
parte del potenziale (auto-Idistruttivo che conserviamo gelosamente.
Tornando alle spese militari
dello Stato italiano, abbiamo appreso che esse lievitano in continuazione e rappresentano circa il 3% del reddito nazionale
lordo, mentre l'industria bellica
rappresenta quasi il 10% della
totale produzione industriale italiana e dà lavoro a quasi 100.000
addetti.
A fronte di questi dati, il dibattito che ne è seguito è risultato abbastanza vivace. « Ma cosa possiamo fare — ha chiesto
qualcuno — praticamente, per
combattere o contrastare questa
industria bellica? ». La risposta
non è facile: anzitutto perché
essa è estremamente redditizia,
ed opera quasi in regime di monopolio; in secondo luogo, in
quanto l’industria degli armamenti è talmente integrata nell’industria civile (a livello di processi di produzione, tecnologie
ecc.) che la sua soppressione segnerebbe un ritardo tecnologico complessivo nel nostro
paese: siamo disposti ad affrontarlo ed a sopportarne gli effetti?
Uscendo dalla conferenza, ognuno di noi, credo, pensava ne valesse proprio la pena...
Luisa Rivoira
34,1% da 20 a 40 anni;
36,9% da 41 a 60 armi;
47% oltre i 60 anni.
Siccome i dati presi in considerazione sullo stato pressorio
della nostra popolazione sono limitati al 39%, le percentuali rilevate sono generalmente inferiori o superiori alle medie dei
paesi europei. Ad esempio ; i
normo-tesi sono il 71% (di molto inferiori alla norma), gli ipertesi noti raggiungono il 20,3%
contro una media del 12%. Tra
i soggetti esaminati gli ipertesi
non noti risultano TI ,9%.
I dati forniti concernono soltanto 1/3 della popolazione. Suddivisi per sesso risultano 38,5%
maschi, 61,5% femmine.
Al mese di novembre 1984 si
è riscontrato che le rilevazioni
sono aumentate in tutti i Comuni della Valle rispetto a maggio ’84, in modo maggiore a Bricherasio, Bibiana e Luserna San
Giovanni mentre negli altri Comuni la pressione rilevata era
già elevata nel maggio ’84.
La ricerca continua e l’obiettivo è quello di raggiungere possibilmente tutta la popolazione
residente per conoscere lo stato
pressorio e per avviare una seria prevenzione nelle malattie
cardiovascolari collegate all’ipertensione.
A. K.
Attività
ecumeniche
Prosegue l’attività del collet
tivo ecumenico di Torre Pellice
che quest’anno ha dedicato il
suo tempo allo studio del libro
degli Atti. Con una scadenza
quindicinale una trentina di persone, pur partendo da presupposti dogmatici e storici diversi,
si incontrano per riflettere sul
senso della loro fede, alla luce
della Parola di Dio. Giovedì 28
febbraio p.v. si lavorerà su Atti
cap. 12-13; il 7 marzo p.v. il collettivo incontrerà la comunità
di base di Pinerolo.
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1Ò066 TORRE PELLICE
11
r
1 marzo 1985
cronaca delle Valli 11
CERCASI
VOLONTARIE
C’è ancora un posto per voi!
E' l'appello che rivolgiamo alle persone di buona volontà nella speranza
che siano molte le persone ad accoglierlo.
L'Associazione Volontari Ospedalieri
sta ampliando e perfezionando le sue
prestazioni presso l'Ospedale valdese e
la Casa di Riposo San Giuseppe di
Torre Pellice.
Ventidue sono attualmente le volontarie che prestano servizio all'ospedale e quattro presso il San Giuseppe.
All'ospedale abbiamo un turno il
mattino dalle 8.30 in poi per i servizi
speciali (rasature, pedicure, manicure
ecc.) e questo tre volte la settimana,
uno tutti i giorni feriali dalle 11.30
alle 13.30 e dalle 17.30 alle 19 circa
(ore dei pasti) ed infine siamo presenti
due pomeriggi (a settimana dalle
14,30 alle 16 circa dedicati a piccoli
servizi, ma in modo particolare alle
persone che debbono fare del moto
per rieducare e fortificare gli arti inferiori. Abbiamo pure le volontarie supplenti pronte a rimpiazzare quelle che
hanno un turno fisso, nel caso dovessero assentarsi per motivi di salute
o di famiglia e questo per garantire
una seria continuità del servizio.
A! San Giuseppe le prestazioni sono varie: dalla lettura e compagnia ai
ricoverati all'assistenza per i bagni e
servizi igienici di vario genere.
Avremmo ora bisogno di accrescere !e nostre file. Le necessità che si
incontrano sono tante!
Date due ore alla settimana del vostro tempo!
Questa è la più efficace testimonianza che potrete dare di un amore fraterno realmente vissuto.
A.V.O., Torre Pellice
SUL CARNEVALE
I giornali e la televisione hanno
parlato di quattrocento miliardi spesi
per questo carnevale, la maggior parte
dei quali sono andati in maschere e
vestiti. Ora, non mi interessa tanto
sapere se questa cifra sia gonfiata o
sgonfiata, se i miliardi siano stati
veramente 400 e non 200 o 600; resta
però il fatto che sono stati tanti, tutti
spesi in qualcosa che viene consumato in un momento, che viene usato e
poi gettato. Abbiamo visto in giro
bambini, ragazzi e adulti vestiti nei
modi più strambi, gettare coriandoli
a piene mani, carri che certamente
hanno richiesto degli altissimi costi
in denaro e fatica e che a quest'ora
saranno già stati bruciati o distrutti
in qualche altro modo. Ora io mi chiedo: qual è lo scopo di tutto ciò?
Qualcuno potrà certamente aggiungere le sue risposte alle mie, che comunque cercherò di riassumere qui di
seguito: a) c’è chi vuole che la gente
si diverta in determinati giorni o periodi e secondo determinati schemi e
perché ciò accada offre determinati
strumenti; b) c'è un enorme interesse
dietro a tutto ciò e le cifre, esatte o
errate, parlano da sole.
Però, al di là di tutto ciò, ci sono
chiaramente delle colpe — se così
possiamo chiamarle — anche da parte
di chi consuma, subisce e vive in questi schemi: a) il non saper uscire da
questi canoni di divertimento imposti
da qualcuno, quindi l’ammettere l'esistenza di qualcuno ohe decide quando
dobbiamo ridere o invece rattristarci;
b) l’incapacità al divertimento sano,
semplice, senza maschere o vestiti
strani, senza imbrattamenti o costumi
dalla vita breve. Questa incapacità la
possiamo notare molto bene in quasi
tutti i ragazzi e le ragazze dal tredici
anni in su, che non osano più giocare,
che non sanno più giocare e divertirsi, che sono legati » e pieni di pregiudizi, perché secondo loro « il gioco
è una cosa da bambini ».
Questo in parte è dovuto ad un certo
tipo di cultura televisiva, al vedere
il gioco oggi come confronto con la
macchina, i video-games, ma direi che
in parte la « colpa » è anche nostra,
perché noi per primi abbiamo accettato la televisione e ciò che essa comporta in modo abbastanza acritico,
mettendo da parte i giochi ad una
certa età.
Qra cerchiamo di riscoprirli questi
giochi, e quindi di imporli alle generazioni che ci seguono, non pensando
che ora la mentalità dei diciottenni è
quella di uno spettatore, di uno che
vive in mezzo ad una società computerizzata, in cui tutto si riduce a premere dei pulsanti, e non più a vivere
il gioco, a crearlo con cose semplici, Per concludere vorrei dire che queste brevi considerazioni sono probabilmente valide anche per altri tipi di
ricorrenze e non solo per il carnevale.
Ho lasciato volutamente da parte il
discorso sulla difficoltà di trovare i
soldi per un istituto che tutti ben conosciamo, perché sarei andato troppo
al di là del tema ed avrei aperto un
capitolo ben più spinoso.
Dario Tron, Pomaretto
Teatro
AMORE E
CONTRACCEZIONE
Cara magna Linota,
per favore, non mi rispondere
che ti ho presa per « la posta del
cuore » di qualche settimanale
femminile. So bene che « L’Eco
delle valli » affronta i problemi
generali e non perde tempo a
chiacchierare con le ragazzine
sciocche a proposito delle stupidaggini che si mettono in testa,
ma io non so proprio a chi rivolgermi e così provo a parlarne
con te.
Ho quattordici anni: quasi tutte le mie compagne hanno o dicono di avere un ragazzo e prendono la pillola. Ridono di me
perché non voglio fare lo stesso e mi chiedono se sono scema
o malata.
A casa non posso parlarne; non
ho più la mamma e mio padre,
che è buono e mi vuol bene, è
però molto severo. Pensa che mi
obbliga a mettere sempre dei
maglioni enormi e sformati perché '< non vuole che mi comporti cumc una svergognala». Figurali 'C potrei parlare con lui di
queste cose. Anche con le altre
persone di famiglia e della chiesa mi vergogno e sto zitta.
Vuoi aiutarmi tu a vederci
chiaro? Forse non sono la sola
ad avere tanta confusione in testa. Al posto mio, tu che cosa
faresti? E’ vero che sei vecchia
e ai tuoi tempi le cose erano diverse, ma mi pare che tu voglia
bene alla gente e così forse puoi
capirmi. Però per favore, se mi
rispondi, non scrivere il mio cognome. Grazie e ciao.
Marinella B.
Cara Marinella,
io non sono capace di trattare
i problemi generali, ma non sono_
neanche capace di dar consigli
agli altri. Posso solo raccontarti
come ho vissuto io queste cose.
Ti sembrerà buffo, ma quel che
mi ha impedito di commettere
parecchie stupidaggini, o peggio,
quando avevo la tua età, è stato
un cartello appeso nella cucina
di mio nonno, con questa scritta
in francese: « Gesù Cristo, ospite invisibile di questa casa, ti vede e ti ascolta »; mi dava soggezione e pian piano mi ha aiutata
a crescere sentendomi responsabile di quel che facevo anche
quando non c'era nessuno a controllarmi.
Ma prima di tutto vorrei raccomandare a te, alle tue compagne
e ai loro amici di non avere tan
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Con affetto
LUSERNA SAN GIOVANNI — Il gruppo filodrammatico valdese presenta
alle ore 20.30 del 2 marzo presso la
Sala Albarin (Via Beckwith 50) la replica dello spettacolo « 1 fucili di madre
Carrar » di Bertold Brecht.
Comitati
PINEROLO — Sabato 2 marzo alle
ore 21 si raduna il comitato di solidarietà con il popolo del Nicaragua. L’incontro si svolge a Pinerolo, nei locali
del comitato di Quartiere San Lazzaro
(Via Rochis, 3).
L'incontro è aperto a tutti.
Corsi
Le lettere a Magna Linota, vanno indirizzate a Eco delle Valli Valdesi, casella postale. 10066 Torre Pellice (To).
Hanno collaborato a questo
numero: Arrigo Bonnes, Tavo Burat, Antonio Kovacs,
Luigi Marchetti, Lidia Rocco,
Franco Taglierò, Giulio Vicentini.
TORRE PELLICE — Qrganizzate dal
Gruppo Yoga Val Pellice, proseguono
anche quest'anno, per il decimo anno
consecutivo, le lezioni di Yoga tenute da Alex Ursone della Unione Italiana
Insegnanti Yoga e Federazione Italiana Yoga.
r Corso: solo al sabato dalle ore 13
alle ore 15.
2° Corso: al martedì e al giovedì dalle
ore 20 alle ore 21.
Indirizzo: Centro Life dell'Hótel Gilly
- Corso Lombardini, 1 - Torre Pellice.
Per informazioni telefonare allo 0121/
932609 oppure 011/6191425.
Conferenze
TORRE PELLICE — Nuto Revelli presenterà mercoledì 13 marzo alle ore
16 presso l'Hôtel du Parc il suo ultimo libro » L'anello forte ».
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 28 febbraio alle ore 17 presso II centro di
incontro si riunisce il gruppo Amnesty
della Val Pellice, In discussione la
campagna Perù e l’organizzazione dell'incontro pubblico a Luserna e del
Concerto a Torre.
ta fretta; se no, con l’ansia di
provare subito tutto, vi troverete
vecchi e disillusi a vent’anni.
Fare l’amore è bello quando lo
si fa per amore, nella gioia di
rendere felice chi amiamo, non
per curiosità, per semplice ed
egoistico divertimento, o perché
lo fanno gli altri.
E’ meglio scoprire la vita pian
piano, con una persona per cui
proviamo stima e rispetto, oltre
che simpatia.
Io mi sono sposata e ho avuto
un figlio; eppure uno dei momenti che ricordo con maggiore commozione ancora oggi, quarant’anni dopo, è stato quando, nel giro
che facevamo uscendo dall’Unione giovanile per accompagnare
a casa l’uno dopo l’altro, cantando in coro e tenendoci a braccetto, « lui » mi domandò sorridendo e stringendomi la mano:
« Come mai noi due capitiamo
sempre vicini? ». Avevo più di
vent’anni, e sono stata così contenta di poter imparare un po’
per volta l’amore con lui, non
con il primo venuto che mi piacesse.
Non so se questi discorsi ti
serviranno a qualcosa o ti sembreranno solo buffi: io vorrei che
ti aiutassero a non far nulla di
cui più tardi dovessi pentirti o
anche solo rattristarti.
Pro Asilo Valdese
di San Germano Chisone
L. 39.050; Sergio Gottardi, In memoria della mamma, Toronto - Canada.
L. 30.000: Notta Livio, Villar Perosa;
Melchiori Eugenia, in ricordo della cara Ivonne Micci Meytre, S. Germano;
in mem. di Livio Bouchard: Hàberling
Enrico, Baldacchino Angela e Giangreco Katia e Salvatore, Pramollo.
L. 25.000: Rostan Nelly, ricordando
persone care, S. Germano.
L. 20.000: Ribet Serena, S. Germano;
Gay Letizia, Lione; Costantino Nicodemo; Paschetto Federico e Giulia, in
memoria di Olimpia Codino; Avondetto
Dario e Aldina, in memoria di
Avondetto Emilio; Avondetto Aldina,
In memoria del padrino Aldo; Gardiol Emanuele e Mary, in memoria dei nostri cari, Prarostino; Paschetto Ida e Anita, S. Secondo; Gasparini Attilio Augusta e Maria, in mem.
di Livio Bouchard, Pramollo.
L. 10.000: Allaix Mario e famiglia, in
mem. di Castagna Mauro, Pomaretto.
L. 6.000: Bleynat Aldo e famiglia, in
memoria dei suoi cari, Prarostino.
Totale al 31.1.1985 L. 31.835.941
Totale precedente L. 246.162.782
Interessi maturati sul
conto al 31.12 L. 11.347.207
Magna Linota
« Solo in Dio trova riposo l’anima mia; da lui proviene la mia
salvezza » (Sai. 62 : 1)
Dopo lunghe sofferenze è deceduta
il 22 febbraio
Teresa Rossini nata Banda
di anni 83
A funerali avvenuti gli ospiti, la di^
rezione e il personale dell’Asilo di S.
Germano annunciano il suo decesso a
quanti la conobbero a Roma, a Torre
Pellice e durante i lunghi anni di permanenza all’Asilo.
San Germano^ 25 febbraio 1985
« Uanima mia s^acqueta in Dio
solo, da lui viene la mia salvezza » (Salmo 62)
« Ed io abiterò nella casa delVEterno per lunghi giorni »
(Salmo 23)
Rosa Ammenti
ha terminato la sua missione terrena
il 2 gennaio. I figli e le loro famiglie,
nel dame comunicazione, la ricordano
a quanti Phanno conosciuta ed amata,
particolarmente per la preziosa collaborazione data ai past. Anseimo Ammenti nelle chiese di Vevey, Genova
Sestri, Venezia, Roma, Padova, Temi.
Terni, 25 febbraio 1985.
RINGRAZIAMENTO
« Io ho pazientemente aspettato VEtemo, ed egli s’c indi*
nato a me ed ha ascoltato il
mio grido ». (Salmo 40: 1)
I familiari di
Marcello Peyran
di anni 77
nell’impossibilità dì farlo singolarmente ringraziano quanti son stati loro
vicini nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare al
dott. Meli e al pastore Peyrot.
Chiabrano, 14 febbraio 1985
AVVISI ECONOMICI
FAMIGLIA DI BORDIGHERA cerca
per assistenza anziana signora e governo casa, pensionata, in cambio
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ed adeguata remunerazione. Telefonare a: 0184/26.41.44.
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Totale L. 289.345.930
Per altri impegni sottoscritti e non ancora versati 58.520.000
Nuovi impegni sottoscritti:
L. 2.000.000: N. N., Torre Pellice.
L. 1.000.000: Pascal Osvaldo e Ermanno: Pascal Gino e Edina; N. N.; Richard
Peyrot Alma (Prali); Ribet Erminio e
Baret Erica. Pomaretto; Long Carla;
Famiglia Menusan Beux; Ugo e Renata Zeni, Pramollo; Poèt Enrico e Irma, Perrero; Long Enrico, Ospedalettl.
L. 500.000: Costabel Silvio, Pramollo.
L. 400.000: Laura Long Battaglino,
Pinerolo.
L. 250.000: Richard Darlo, Prali.
L. 100.000; Sappè Eraldo; Long Ettore; Long Marco; Sappè Franco, Pramollo.
L. 20.000: Long Luigi e Elisa, Pramollo.
USSL 42 - VALLI
CHISONE • GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 3 MARZO 1985
Perosa Argentina: FARMACIA CASOLATI - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 744B4 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 3 MARZO 1985
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
l/ia Repubblica, 22 - Tel. 91328.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
12 uomo e società
1 marzo 1985
1
UN’IMPORTANTE ANALISI
BIELLA
Dal disarmo non crisi
Le strade
ma arricchimento
degli zingari
Vantaggi economici ed
lizzazione delle risorse
occupazionali derivanti da una diversa utiattualmente destinate alla produzione bellica
Uno degli obiettivi dei Movimenti per la pace e il disarmo
è quello della riconversione industriale e cioè la trasformazione delle industrie belliche in industrie civili. Parte del movimento sindacale si preoccupa di
questo problema (i relativi imprenditori meno, in quanto si
tratta di aziende ad alto reddito); c'è da augurarsi che la questione possa venir affrontata con
una decisa volontà politica. Nel
caso specifico dell'Italia — come
è stato ancora ricordato nell'ultimo Sinodo — c'è da tener presente che il nostro Paese si trova al quarto posto nella classifica mondiale della produzione
e del commercio intemazionale
delle armi. Armi che, nello stesso momento in cui stiamo scrivendo, stanno sparando ed uccidendo in varie parti del globo.
Una autorevole « pezza d'appoggio » a tutti coloro che si adoperano alla soluzione di questo
problema, economico ed etico
allo stesso tempo, viene offerta
da un recente libro edito da
Mondadori
Ricorderemo che uno degli
autori, Wassily Leontief, già noto per il suo rapporto sul « Futuro dell'economia mondiale »,
nato in Russia ma poi emigrato
ad Harvard, è stato insignito
del premio Nobel per la sua
analisi « input-output » che è un
modo di « radiografare » un sistema economico e le sue linee
di sviluppo attraverso i rapporti che intercorrono tra i vari
settori produttivi. Secondo gli
esperti, questo sistema di analisi, a differenza di altri, è ideologicamente « neutro ». Si trat
• L'Eco delle Valli Valdesi >
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Rea.
Redattori: Giorgio GardioI, Roberto Giacone, Adriano Longo, Mauro
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Hlbet. Comitato di redazione: I redattori e: Mirella Bein Argentieri,
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Franco Carri, Paolo Fiorio, Bruno
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Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelll, Liliana Viglielmo.
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delle Valli ■ La Luce » ■ Casella postale- 10066 Torre Pelllce.
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Intestato a < Lu Luce; fondo di solidarietà >. Via Pio V. 15 ■ Torino.
ta infatti di un sistema scientifico che si basa quasi esclusivamente sui dati, sfuggendo così
alle influenze di carattere ambientale, politico, culturale, ecc.
Il libro è una colossale analisi affidata a tutta una serie di
tabelle e di grafici ed è pertanto di difficile lettura per il profano. Quello che conta però in
questa sede sono le conclusioni,
cui gli autori pervengono dopo
aver presentato ed esaminato
cinque « scenari » fino all'anno
2000, due dei quali con un'accelerazione delle spese militari e
tre con un rallentamento: anche
con una grossa riduzione di queste spese non si avrebbe alcun
effetto depressivo sull'economia
mondiale, ma al contrario si registrerebbe un diffuso aumento
sia della produzione che dei consumi civili. I Paesi ad avvantaggiarsene maggiormente sarebbero quelli sottosviluppati (si sa
bene quante armi prendano la
strada in quella direzione) ma
anche quelli industrializzati potrebbero trovarsi di fronte a
nuove prospettive produttive:
ne conseguirebbe che il divario
sempre crescente fra paesi ricchi e poveri verrebbe ad essere
notevolmente ridimensionato.
Per una reale
inversione di tendenza
Sapranno, o meglio, vorranno!
Paesi responsabili del commercio delle armi tener conto di
questa analisi? La tensione internazionale è quella che è ed i
focolai di guerra tendono sernmai più ad espandersi che a ridursi.
In primo luogo sarebbe necessaria quindi — per una reale
inversione di tendenza — una
radicale modifica di mentalità,
una grande « rivoluzione culturale », come ha detto Aurelio
Peccei, che aveva curato la premessa al libro nel febbraio scorso. poco prima di morire.
Indubbiamente, questo scritto
di Leontief verrebbe a rivestire
una particolare importanza se
preso sul serio da responsabili
governativi (pare che il libro
abbia suscitato grande interesse
anche nell'Unione Sovietica) che
vogliano realmente perseguire
una politica di pace in spirito
di servizio e non di potenza e
di supremazia.
Abbiamo appena ricordato che
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina ■ Torre Pelllce (Torino)
Aurelio Peccei, fondatore del
« club di Roma », aveva steso la
premessa all'edizione italiana di
questo libro e concludiamo queste poche annotazioni riportando un suo pensiero ivi contenuto:
« Le mobilitazioni di massa
che si limitano a denunciare le
conseguenze del riarmo e della
guerra senza saper indicare i
modi con cui superarne le cause, pur essendo comprensibili,
possono risultare del tutto inutili e persino controproducenti.
Non è neppure più sufficiente affidare solo alla paura dell'olocausto nucleare la stipulazione
di accordi sul disarmo, anche se
essi sono indispensabili e possono venir riconosciuti come tali dall’opinione pubblica. Occorre giungere sollecitamente alla
costruzione di una solida cultura di pace capace di contrapporre argomenti validi e fatti convincenti a Quella cultura di guerra e di violenza che attualmente
risulta vincente proprio perché
è depositaria dell’unico modello
organizzativo di difesa che l’uomo ha finora .saputo concepire.
Quanto esposto in questo studio può servire tale obiettivo in
quanto mette in evidenza che è
possibile dare, appunto, una prima risposta in chiave positiva,
e non salo negativa, a quegli interessi che difendono e promuovono la preparazione della guerra come fattore di sostegno dell’economia (...). L’analisi qui fatta dei vantaggi economici ed occupazionali derivanti da una diversa utilizzazione delle enormi
risorse attualmente destinate alla produzione bellica può quindi assumere grande importanza
in questo dibattito ».
Roberto Peyrot
^ "Wassily Leontief e Fate DuCHIN : « La spesa militare » ediz. ecien
tificlie e tecniche Mondadori, pp. 212,
L. 20.000.
Con il patrocinio della Città
di Biella, nella sala della Biblioteca civica si è svolta nella seconda metà di gennaio la mostra Ròmane dròmo (le strade
degli zingari) organizzata dalle
sezioni torinesi del Ròmano Sicarimasko Than (Centro Studi
Zingari) e Opera Nomadi (entrambi con sede c/o Scuole el.
M. L. King, via Germonio 4,
10142 Torino), e dell'AIDLCM
(Ass. Intero, per la Difesa delle
Lingue e Culture Minacciate).
La mostra fotografica aveva ed
ha (posto che è disponibile per
essere presentata anche altrove)
l'intento di far conoscere al pubblico la realtà zingara nei suoi
aspetti più comuni e quotidiani,-senza privilegiare aspetti folkloristici largamente sfruttati e
senza indulgere a idealizzazioni
o falsi pietismi; le immagini che
la compongono infatti costituiscono nel loro insieme una panoramica delle tematiche più ricorrenti: la sosta ed il nomadismo, il lavoro, 1 momenti di
festa, la religione, la vita quotidiana, facendo risaltare come
ali Zingari non siano tutti eguali ma costituiscano nel loro insieme un'etnia eterogenea e complessa.
Nel quadro della mostra, il 18
gennaio si è tenuta un’interessante tavola rotonda tra esperti,
seguita da dibattito: tra i relatori vi era la preziosa partecipazione di due Rom: l’artigiano
khorakhanò Sefkija Salkanovic,
che presentava anche alcuni dei
suoi lavori in rame, e lo scrittore kalderasch Matéo Maximoff,
autore di numerosi romanzi in
francese (ricordiamo Les Ursitory, Savina, Le prix de la liberté. La septième fille, Condamné a vivre) alcuni dei quali ispirati alla sua personale esperienza di sopravvissuto ai campi di
sterminio, di poesie in romani
db (lingua zingara) e pastore
della Missione evangelica tzigana Vie et Lumière. Nel suo vivacissimo intervento, al limite
di una stimolante provocazione
nei confronti dei gagé (i non
zingari) generalmente chiusi ed
ostili al ròmano than (il mondo
dei nomadi), ha denunciato le se
colari persecuzioni, le emarginazioni, la diffamazione subite dal
suo popolo; ha sottolineato come non sia giusto considerare i
Rom, i Sinti ed i Gitani come
dei ritardati mentali; valga il
suo esempio, di esser divenuto
scrittore di professione senza
mai esser andato un giorno a
scuola! Ha testimoniato l’entusiasmo evangelico degli Zingari
convertiti, la serietà del loro impegno ed ha ricordato come,
mentre la chiesa cattolica li abbia sovente demonizzati e comunque emarginati (i seminaristi zingari a sua conoscenza
sono stati soltanto quattro, c
nessuno di loro arrivò al sacerdozio), la confessione evangelica ha saputo ricondurli ad ascoltare la Parola, tant’è vero che
nella Missione interamente com
posta da tzigani, vi sono più di
300 pastori e predicatori.
Molto stimolante nel dibattito è stato l’intervento deH’indi",
aymarà Pedro Portugal (fonda
tore dell’agenzia indiana Diffi:sion Inti a Parigi, ed attualmen
te animatore del centro indio
Chitakolla in Bolivia) il quale
ha manifestato la piena solida
rietà india per i Rom, ricordando come Quechua e Aymarà sia
no « zingari in casa propria » ee'
assicurando che in un libero Ti
vantinsuyu (la regione coloni/
zata nota come Bolivia, Pero.
Ecuador, Colombia e parte d.,1
Cile) gli tzigani potranno sentirsi nella propria terra; ha poi
anche manifestato tutto il proprio scetticismo di indio nei confronti della religione cristiana,
da lui associata aeli stermini,
alla negazione dell’identità na
zionale ed all'appoggio sempre
dato ai potenti ed ai vincitori.
La mostra ha portato la 1 matica dei popoli emarginan
nelle scuole di Biella, ed ha so
scitato in molti il desiderio o:
approfondire le relative temat
che. (Chi fosse interessato ac
ospitarla, può rivolgersi al coqr
dinatore del centro Studi Zingari di Torino, Sergio Franzese,
tei. 011/855.279).
T.
Per una presenza evangelica
Doni Eco-Luce
DONI DI L. 3.000
Prarostino: Gay Marcella — Roma:
Giuliani Rosa: Terribili Imola — Torre
Peliice: Coisson Osvaldo — Torino:
Capostagno Costanza — Abbadia Alpina: Rivoir Carla — Paolisi: Papale Maria — Milano: Palmery Mariano.
DONI DI L. 2.000
Cantalupa: Rostan Roberto — Genova: Pasqualini A. Maria — Trieste:
Alessi Gina — Ivrea: Bertin Claudio —
Pomaretto: Meytre Maria, Pascal llda.
Griglio Gino — Porto Maurizio: Comba
Rinolfi Lidia — Riclaretto: Massel Ettore; Leger Mirella; Rostan Luigi; Barus Adolfo — S. Germano: Beux Ersilio; Lucchetta Battista: Costantin Long
Odette — Inverso Pinasca: Chambon
Enrico — Luserna S. G.: Clot Enrico;
Pons Livia; Bertalot Emilio; Soulier
Bartolomeo — Prali: Genre Valdo; Rostan Celine; Genre Alessio — Torino:
Rivoira Franco; Beux Clemente —
Francia; Ricca Walter — Coazze: Ruffino Linda.
(segue da pag. 7)
in altre situazioni, invece di continuare a cantare soltanto gli inni classici della Riforma creati
in Europa o negli Stati Uniti,
invece di emettere informazioni
che il popolo deve soltanto recepire, ISEDET deve affrontare
il compito di formare dei teologi le cui riflessioni siano realmente pertinenti alla realtà latino-americana, di educare dei
musicisti che creino e aiutino il
popolo a creare la sua propria
musica attraverso cui esprimere
la sua fede e la sua identità, di
creare dei canali di comunicazione attraverso i quali il popolo
dica la sua parola.
In altri termini ISEDET deve
collaborare alle sviluppo di un
protestantesimo che, sapendosi
erede della Riforma del 16” secolo — e, attraverso di lei, erede
delle migliori tradizioni evangeliche della storia della chiesa —
riconosca al tempo stesso la necessità di essere radicato nella
cultura latino-americana, perché
soltanto così potrà essere accettato dal popolo di queste regioni.
— Qual è il contributo che le
varie denominazioni possono offrire per la realizzazione di questi obiettivi?
— In primo luogo il contributo
che deriva dalla storia di ciascu
na di esse. Per esempio, nel caso della Chiesa "Valdese, si tratta
da un lato della tradizione originale che condusse il movimento
iniziato da Valdo a fare una
scelta a favore dei poveri (scelta per il Regno) fondata sulla
Bibbia. Ciò si applica immediatamente alla missione della chiesa in America Latina. E d’altro
lato si tratta di tener sempre
presente la risposta che le comunità valdesi emigrate al Rio
de la Piata hanno dato ai tremendi problemi che vi hanno
incontrato.
Una risposta fatta di lavoro, di
disciplina e di qualità. Tali elementi, tipicamente protestanti,
sono estremamente necessari oggi in America Latina per affrontare la situazione di pesante indebitamento che pesa su tutti i
popoli di questa regione. Certo,
come i Valdesi possono dare
questo apporto, cosi le altre chiese possono contribuire con elementi loro propri.
In secondo luogo, in stretta
relazione con quanto detto, si
spera che ogni chiesa, cercando
di essere fedele alla propria tradizione teologica, ne ponga la
ricchezza a disposizione del processo di formazione che ISEDET
si sferza di offrire. Ne deriva
una intensificazione del dialogo
ecumenico, uno spessore mag
giore, capace di rendere i giovani teologi aperti alle esigenze
del movimento per l’unità della
chiesa.
In terzo luogo, un altro contributo importante è costituito dalla spiritualità propria di ciascuna chiesa. Esiste una spiritualità riformata come ne esiste una
luterana, anglicana, metodista,
ecc. Occorre che si incontrino
(il che appunto avviene a ISEDET fin dalla sua fondazione),
ma occorre pure che si confrontino con la spiritualità espressa
dal popolo latino-americano. Tale apporto deve contribuire a
una maggiore incarnazione delle
chiese e, conseguentemente, di
ISEDET.
Infine speriamo vi sia pure un
maggiore apporto di risorse umane e materiali. Bisogna riconoscere che in questo campo
ISEDET è tuttora estremamente
dipendente da fonti europee e
nordamericane. Occorrerà ancora molto tempo per superare
tale dipendenza. Ma lo sforzo per
raggiungere l’obiettivo non può
essere rimandato. Perciò le chiese impegnate a collaborare con
ISEDET sono chiamate a non
rinviare la loro decisione di aumentare il proprio contributo
tanto di personale quanto di denaro.
a cura di Aldo Comba