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Roma, 2 Maggio 1908
SI pobbliea ogni Sabato
ANNO I - N. 18
A LUCE
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
ABBONAMKNTI
Italia : Anno L. 2,50 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — * « 3,00
Un numero separato Cent. 5
I manosaritti non si restitniscono
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SOMMARIO :
Gli avvenimenti del giorno : Il primo Congresso
delle donne italiane, V. Garretto — Le colonie
dei Valdesi nelle due Americlie, Fernando Ottavi —
Cronaca del movimento religioso — Alla donna,
E. Piva — Il diritto all’ uxoricidio, E. Eivoirb —
Arte, letteratura e scienza-; Gli assolo del M °
Baci — Fatti e idee — Leggendo 1’ Evangelo —
Questioni sociali e morali : Le cause e la cura
del delitto, E. Meynier — Pagine di storia; Barbi
ed inquisitori in Piemonte nel XIV secolo, G. Jalla
— Proble;r.i di educazione e d istruzione ; Fame
e calunnia, Avv. P. Lo Ee — La dottrina cristiana
spiegata al popolo : Il VI Comandamento del
Decalogo, d. j. — Informazioni — Bibliografia —
Appendice; Eroine Valdesi, Monologhi di T. Gay
itVVISO IMPORXMTE
Per inserzioni, abbonamenti, cambiamenti
d’indirizzo eoe. rivolgersi al sig. Antonio
Rostan, amministratore del giornale : 107,
via Nazionale.
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GLI aHilEHIlHENTI DEL GIORNO
primo Congresso delle donne italiane
L’avvenimento, che ha oscurato tutti gli altri e
riempito di sè (anche materialmente) tutta la settimana, è senza dubbio il Congresso delle donne italiane, del quale nel numero della scorsa settimana
raccontammo la solenne inaugurazione in Campidoglio.
• La Regina arriva in Campidoglio
ire una cronaca minuta di ciò che si è .svolto al
zzo di Giustizia non possiamo per mancanza di
io; i nostri lettori del resto a quest’ora conoo ogni cosa dagli ampli resoconti de’ quotidiani,
imitiamo ad alcune note generali.
Il Congresso è stato animatissimo, specialmente
nelle adunanze a sezioni riunite, che si son tenute
nel pomeriggio ; ma neppur la mattina è mancato tal
volta in alcune sezioni l’interesse e l’affollamento.
Ricordiamo: la sezione giudirica,nella quale si sono
dibattuti problemi di altissima importanza morale,
oltre che giuridica, con l’intervento di illustri rap
Il Sindaco Nathan all'uscita dal Camx>ìdo(jlio
presentanti del sesso forte, come l’on. Sennino, il prof.
Foà, il prof. Carusi ecc.. Aiouso relatrici hanno ri^flato una conoscenza profonda e ammirevole del giure ;
citiamo la dottoressa Benetti, ad esempio, la quale
ha fatto una sennata critica demolitrice dell’art. 377
Cod. P. e della quale è stato distribuito al Congresso
un lavoro pieno di erudizione : La donna nella legislazione italiana. Nella sezione educazione ed istruzione è stato interessantissimo il dibattito, talvolta
troppo appassionato, sulla questione dell’insegnamento
religioso. Le relatrici, tra cui ricordiamo la prof.
A. Pons che aprì il fuoco, si sono rilevate tutte studiose del problema, se non tutte competenti nel trattarlo.
Vorremmo poter i accentare tutti gli incidenti di
questo dibattito, che prova la suprema e tuttora vi
La Signora B. Turin vice presidente del Congresso
tale importanza del problema religioso, anche in Italia ; ma non possiamo. Nondimeno non vogliamo lasciar cadere una provocazione che ci ferisce e a cui
ci sentiamo in obbligo di rispondere. L’on. Lollinl,
che pare abbia a libro di testo nelle sue meditazioni
storico-religiose rumoristico Asino, interruppe una
signora, che affermava aver Cristo dette pel primo
le parole scelte come motto del Congresso (Fate agli
altri ciò che volete sia fatto a voi), gridando: Non
è vero, Budda e Confucio Pavean dette 2000 anni
prima di lui 1 Lasciando stare i 2000 anni, facciamo
osservare all’on. Lollini che sarebbe miglior prudenza
tacere quando non si conosce ciò di cui si vuol parlare.
Perciocché la frase famosa ha nel buddismo intonazione assolutamente negativa, quindi diametralmente
opposta a quella che ha nel Cristianesimo. E se egli
non vuol credere a noi, vada a persuadersene studiando.
Segnaliamo un’altra questione toccata maestrevolmente dalla signora Turin nella sezione moralità : la
tratta delle bianche. Ciò che l’egregia signora ci diceva, ella che con tanta passione si occupa dell’argomento doloroso e vergognoso per la nostra civiltà,
era tale da far pietà anche ai sassi e noi in quel momento abbiamo sentito quanto rispetto e quanta considerazione meriti quell’opera santa compiuta dall’Amie de la jeune fitte, società che il protestantesimo
evangelico ha generato e che il cattolicesimo romano
comincia ad imitare, come, riconobbe lealmente la rappresentante del Comitato di Lucca in un suo discorso.
Delle sedute a sezioni riunite ricordiamo : quella in
cui fu trattata la questione del voto alle donne e quella
in cui fu votato l’ordine del gidmo sull’insegnamento
religioso.
Congressiste cM escono dal Omnpidoglio
Nella prima molte signore, ardentissime sostenitric.
del diritto al voto, sp espressero, crediamo noi, con
troppa violenza; alcune, non meno suffragiste, furono
misurate, ragionevoli, alquanto persuasive. L’argomento più forte è stato questo : uomini quasi analfabeti
hanno diritto al voto, donne istruitissime non hanno
cotal diritto. L’argomento a primo esame pare formidabile, ma ad esame più profondo si rileva affatto
debole : giacché, come osservava l’Oriani in un articolo apparso sul Giornale D’Italia, non si dee prendere individualmente ogni uomo e contrapporlo ad
ogni donna, ma piuttosto si debbono considerare i due
sessi nel loro complesso, nella loro compagine storica.
Allora risulterà che l’uomo mezzo analfabeta non ha
diritto al voto perché tale, ma perchè uomo, perchè
appartenente ad un sesso storicamente affermatosi
superiore; la donna istruitissima non è privata de!
diritto al voto perchè tale, mg perchè donna, perchè
appartenente ad un sesso rimasto (o tenuto, se volete)
storicamente inferiore. Ciò allo stato attuale; in seguito
le cose potranno mutare.
Ad ogni modo ci pare che il momento di prendere
possesso del diritto al voto non sia ancora giunto
per la donna italiana ; noi non giudichiamo da ciò
che il Congresso ci ha messo sott’oochio, ohè allora
saremmo d’accordo con la tesi delle egregrie relatrici,
ma giudichiamo pensando ai milioni di donne che
ancora vivono in Italia in una condizione non dissimile da quella in cqi vivevano molti secoli fa. E pensiamo con terrore a quel che avverrebbe domani, se
le donne avessero l’arma potente del voto, di cui non
esiterebbe un momento a valersi il confessore.....!
Il confessore che, voi lo sapete bene, notoriamente
lavora all’ organizzazione elettorale proprio di questi
giorni. Che bel regalo gli fareste, gentili suffragiste
del Congresso!
Il voto emesso fu favorevole alle suffragiste, ma
una larga parte delle signore non esitò a pronun-
2
LA LUCE
ziarsi contro con bel coraggio. Con bel coraggio, diciamo, perchè c'era per aria Una cèrta intolleranza
per le opinioni delle donne prudenti, la quale si manifestava con segni non dubbii e con interruzioni e
rumori ostili. i ,
La votazione sull’ insegnamento religioso fu confusa e contraddittoria per inavvertenza della contessa
Spalletti, la quale pi'esiedeva. L’ egregia gentildonna
ci perdoni questa osservazione; ma era elementarissima cosa, votato 1’ ordino del giorno Malnati prò
scuola aconfessionale, annullare l’ordine del giorno
contrario. La contessa forse credè di dover dare prova
d’imparzialità ; ma non riuscì che a creare una babilonia.
L’ ordine del giorno Malnati ha una affermazione
■di cui ci rallegriamo ; propone che nelle scuole secondarie e superiori si istituisca un corso di storia delle
religioni considerate obiettivamente e scientificamente.
Sarebbe davvero una bella vittoria! A questo proposito non possiamo tralasciare di accennare ad una
dichiarazione stupenda della dott. Benetti. Ella, che
ha seguito anche il corso di filosofia, dichiarò che
aveva potuto constatare per esperienza quale lacuna
rappresenti nelle nostre Università la mancanza completa di cattedre di teologia. Noi ci associamo a questa voce femminile con tutta la nostra forza, sicuri
come siamo che la cultura nostra si avvantaggerebbe
enormemente, se si facesse posto, come si fa altrove,
anche allo studio sereno e scientifico dei fenomeno
religioso.
•
* •
Terminiamo, constatando che 1'elemento evangelico
era largamente rappresentato al Congresso. Nè poteva essere diversamente ; non è, infatti, da’ paesi
evangelici venuto il primo impulso al movimento ?
E non splendono sulla bandiera novella le parole insdperabili e insuperate, fondamento di tutte le leggi,
di tutti i diritti e di tutti i doveri, le parole del Re
dentore : Fate agli altri quel che vorreste, fosse fatto
a voi ?
E con somma gioia constatiamo un’ altra cosa : per
la prima volta in Italia coteste parole sono citate
nella loro forma esatta. Chè in genere le si son sempre ripetute in forma negativa, onde l’equivoco in
cui cadono facilmente i diversi bollini nostri.
Ecco alcuni nomi di signore evangeliche:
Membri del Comitato : sig.re B Turin, D. Melegari
B. Betts. ^ ’
ifcZafrici : sig.re l^lièilL'-À.S^ A. Pons,
L. Poèt, L. Noèrbel, MàyèivCamperio.
Delegate-, sig.re Schalk, Meynier,Muston,E. Comba,
Ayassot, Rigoni, G. Giampietro, N. Prochet, Petrali,
M. Malan, Cicognara.
Congressiste : sig.re S. Bompiani, M. Corredini, E.
Betts, A. Falcon, M. La Torre, Aguet, Milliet, E. Nebel, M. Soulier, A. Comba, Calvino, De Luden, Stampa,
M. Ribet, Holsen, Tobler, Thierry, Anna Pons, M.
Pons, Langmesser e figlia, Burtchaell e figlia, Meuricoffre. L. Filippini, Swift, De Laure, I. Garibaldi,
Deaconess Lawrie, Middleton, Grassi.
Notiamo inoltre i signori: De Meuron, avv. Betts,
ing. Turin, dott. Prochet, prof. Fiori, Rideaut, Benton,
P. Co'isson, E. Comba.
Impressioni
Riassumiamo le nostre impressioni con
una sola frase : il Congresso è stata una
splendida affermazione e un significante
monito ai signori uomini. Una forza che
dormiva si sveglia e si agita, facciamole
posto rendendole i dovuti onori.
Ma ci permettiamo di fare un’osservazione, che forse le signore stesse si saranno
fatta fin dal primo giorno : l’affastellamento
di tante questioni e di tanti problemi, uno
più importante dell’altro (c’ era tutto lo
scibile umano !), ha nociuto un poco all’organica unità del Convegno.
E poi ancora i perchè, egregie e gentili
signore, avete permessò alle voci maschili
di turbare il dolce concento delle vostre
voci? Noi volevamo sentire solamente voi,
perchè voi vi eravate adunate a congresso
e voi sole dovevate discutere.
■ Belle cose hanno detto anche i maschi,
belle cose acuì noi non potremmo negare
la nostra adesione e acni voi non l’avete
negata ; ma... erano maschi e non dovevano
periciò aprir bocca in mezzo a voi.
cosi vi, sareste risparmiate noie, contraici e tumulti da comizio,
^ Vito Oauietto
Le colonie dei Valdesi
nelle duej^meriehe
La sezione * Emigrazione * del riuscitissimo
Congresso Nazionale delle donne italiane, nella sua
seduta di lunedi, è rimasta vivamente interessata
dalle notizie fornite dalla delegata signora Nadine
Prochet, sulle floridissime colonie dei Valdesi nell’Uruguay, nella Repubblica Argentina e negli Stati
Uniti.
L’ambasciatore d’Italia a Washington, S. E.
Mayor des Planches, ebbe già occasione di dare ai
lettori della Nuova Antologia (vedi fascicolo del 16
febbraio 1906) una minuziosa e simpatica relazione
della sua visita nella Carolina del Nord, dove un
forte nucleo di piemontesi valdesi fondava, anni sono,
un importante centro commerciale, ricco di pastorizie e d’industrie, cui è stato dato il nome di
Valdese.
Altre colonie minori, ma pur sempre floride sono
sparse negli stati del Massachusetts e del Misspuri.
L’America del Sud, prescelta dai Valdesi fin
dalla metà del secolo scorso, conta attualmente numerose colonie formate da migliaia di questi nostri
connazionali che dalle Alpi Cozie hanno emigrato
colà, portandovi la loro operosità, la loro onestà e
la loro intelligenza. '
Non trascurando il benessere materiale che per
un buon numero di questi ottimi elementi di emigrazione si è tradotto in agiatezza, i Valdesi hanno
Lbbricato Chiese, scuole, ospedale ed anche un
Ginnasio-Liceo in cui i giovani ricevono una forte
cultura classica che permette, a coloro che lo desiderano, di avviarsi agli studi universitari sia a
Montevideo sia a Buehos-Ayres, per riuscir poi liberi
professionisti fra i loro correligionari o nei centri
uruguaiani ed argentini. Essi pubblicano giornali e
riviste ben redatte, in cui si scorge che, quantunque separati dai patri monti daU’immensità dell’oceano, non dimenticano la fede dei lo)'o avi gloriosi,
e ricordano di esser figli di quell’Italia che essi
amano sempre e sanno ' cosi bene onorare entro e
fuori dei confini di essa.
Quando l’egregia relatrice terminò le sue intelessanti comunicazioni, una congressista esclamò ad
alta voce : » Egli è che fra i Valdesi non vi sono
analfabeti ! > E questo non solo è verità assoluta,
ma è altresì un titolo di gloria per quelle popolazioni che, da secoli, in rivolta contro ogni tirannica
imposizione ecclesiastica, continuano a dimostrare
con risultati che non si discutono, quanto possa la
libertà di coscienza, quando essa si accompagna ad
amor di patria e a verace sentimento di religiosità.
pcmaodo Ottavi
quali fecero giustamente osservare che in questo solenne nj^ento simile domanda sarebbe stata più che
altro aà. peschino ripicco, oltre che un atto di con
traddìiioné'.bella e buona con i pr'ncipii fin qui sostenuti qaaèi- unanimemente da’ protestanti italiani. Non
dimenb si d^ise di tornare sulla questione per esami
. minarla meglio e di invitare alla discussione, quando'
avverrà, i Con.sigli direttivi delle nostre Chiese evan
geliche.
Ci augtìriàmo che "sì faccia presto.
" n Congresso di Benevento
Non ha avuto grande importanza essendo stato, o
non poteva essere altro, una ripetizione di quello dii
Genova. Ma va notato come indice dello stato d’animo
de’ papisti nel Mezzogiorno, ove essi non hanno ma
avuto grandi e forti órganizzazioni. Le hanno ora ?
Pare diisi, se si deve credere al laeiechio delle lanes
de’ vessilli dispiegati a Benevento. E tanto meglio pe
tutti.
Noi non facciamo che ripetere quel che abbiam
detto : Roma arma, Roma si vuo-1 misurare co’ tempi
nuovi, Roma si apperecchia all’ombra dell’ostensorio
del catechismo, non a intensificare una propaganda
religiosa, cioè spirituale e morale, ma a raccogliere
manipoli di elettori, di elettori, di elettori.
Ricordiamocene sempre, anche quando vedremo eh
i programmi de’ Congressi trattano di... teologia.
a
no
no
di
il
Cronaca del JUcViacnto religioso
ITA.LIA.
L’Alleanza Evangelica e la questione
deU’insegnamento religioso
Lunedi, 27 Aprile, si ebbe un’importante adunanza
dell’Alleanza Evangelica di Roma (che rappresenta
l'unione delle forze evangeliche) ne’ locali dell’A. C.
D. G. ....
Sbrigate alcune piccole questioni d’ordinaria amministrazione, si esaminò l’invito pervenuto dalla Giordano Brano, secondo il quale gli evangelici dovrebbero
far domanda al Comune d’insegnare il loro catechismo
ne’ locali scolastici e nelle ore stabilite (secondo il
Regolamento Bava) a quei fanciulli ec,c,.„ come faranno, pare, ì liberi pensatori, gli ebrei ed altri.
Si notò subito che la propósta non era molto accetta a’ membri dell’Alleanza Evangelica, alcuni de’
• Senza di me non potete far nulla
Ad ascoltare i commenti che si van facendo in qu e
sti giorni a riguardo del Congresso delle donne italiane,
queste avran pensato che nel cuore deU’uomo è la riprova dell’ingenito suo orgoglio e che si vada prodnducendo un sentimento avverso da quella giustizia,
quel diritto alla cooperazione uel bene sociale che og
la donna reclattìa, non più con voci isolate, ma con
una manifestaziane imponente di universale consensio.
Purtroppo non mancano uomini che, ciechi di mente
e sordi di cuore, si attribuiscono il diritto di mauten
la donna schiava 'del loro piacere, supina al loro capriiccio, rassegnata alla loro violenza, come non manca
donne che, tutte date alla propria vanità, considera
Tnomo come un essere destinato a versar sudor
sangue, sol per soddisfare alla loro vita di piaceri. Ida
que.sta non è che la degenerazione dell’istiuto, la quale
più sensibilmente si manifesta là dove è maggióre
ritardo nella formazione della coscienza civile. Deve
codesta coscienza è matura, dove cioè, all’istiuto presiede il sentimento della eguaglianza delle anime dinnanzi a Dio, ivi si compone la dignità umana, sorgeri te
pura d’ogni umana giustizia, d’ogni sociale provve
mento. Or chi cosi sente non può, se uomo, avversare
la donna che pel suo bene, nè, se donna, può avversar
l’uomo per sostituirlo nel suo naturale diritto il qial
diritto non vuol chiamarsi ma naturale, santo, imprescindibile suo dovere.
Purtroppo, però, allorché i due sessi si pongono cóme
l’un l’altro avversari!, non si considerano, in generale,
che nei riguardi coniugali o nelle necessità della lotta
per la vita, il che induce a diminuire quella stima
scambievole che, a prescindere da ogni altra consi
razione, si alimenta nell’amore e nel rispetto che
uomo, sento per mia madre, per le mie sorelle e per le
mie figliuole e che tu donna, senti per tuo padre, per
i tuoi fratelli e per i tuoi figliuoli.
No, donna, non sospettare del nostro cuore. Se
noi v’è chi ti tiranneggia, la tua indignazione no
superiore a quella che noi sentiamo pel miserabile
t’avvilisce, o dolce compagna delle nostre gioie e
nostri dolori. Non è l’umanità più donna che uomo ?
Non sembra ma è Così. Che cosa l’nomo t’ha dato che
da te noni venga ?'Non sei tu il palpito ài sua giovinezza ? l’ìiispiratrice del SUD genio ?■ il delizioso tormento dell'iihlmà '^a ? la sorgente delle sae.più vigorose energìe ? Ooaie l’uoino è il seme del còrpo, tn
il seme delì’anlma ed ogni frutto è deposto sà
piedi.
Ebbene, io ti parlo franco. Codesto tuo Congrèsso
è sintomo che.... m’avvilisce, mi preoccupa. M ’avvi
lisce perchè costituisce un terribile monito per rupiàio ;
mi preoccupa perchè vi scorgo un pericolo per te, p!sr la
tua sorte. Non gridar tu contro gii uòmini, ma gridino gli uomini contro se stessi. Che cosa signfidt un
Congresso di donne se non che la donaa non fida più
de
io,
fra
o è
che
dei
sei
tuoi
3
LA LUCE
sulla provvMeuza dell’uomo ? Or se l’uomo manca al
più santo dei suoi doveri sociali, fino ad indurre la
donna a provvedere da per se stessa .alla propria sorte,
segno è che egli abbisogna di migliorar se stesso
Ma l’uomo si migliora per la donna e viceversa. Se cosi
non fosse io deplorerei che tutti gli uomini consci
della propria miseria, non abbiano, à somiglianza della
donna, istituito un Congresso degli uomini.
Se il Congresso delle donne avesse per unico obbiettivo il rilevamento della donna per il morale rilevamento dell’uomo e questi rispondesse con lo stesso
proposito rispetto alla donna, noi avremmo la più edificante manifestazione della scambievole sollecitudine
dei due sessi.
Ma non è cosi. L’uomo, addormentato in vecchi pregiudizii, non ha udito la voce dei nuovi tempi. Si risveglia ora al grido minaccioso della sua compagna
fatta cosciente del suo essere e del suo diritto. Ebbene,
0 donna, se questo soltanto fu il tuo proposito, ferma qui
la tua vittoria, poiché l’uomo, rientrando in se stesso,
ricomporrà, di fronte alla tua minaccia, sul disegno
dei nuovi tempi, il suo dovere.
Ma sii prudente. Tu hai l’ardore e la precipitazione del
neofita ; la nuova luce t’accieca e ti nasconde il pericolo a cui vai incontro.
Ascolta. Lo spirito nuovo, che ormai quasi tutta
compenetra la Società umana, è spirito di distruzione,
più che di edificazione. Sii accorta. I basamenti sui
quali si erge l’edificio sociale sono investiti. Dio e la
Patria furono i primi bersagli. Ora tocca alla famiglia
di cui tu sei, 0 donna, il fulcro naturale. Se la famiglia resiste tutto il resto si riconquista perchè nulla
che è di Dio va perduto, ma se la famiglia cade tutto
si sovverte e la crisi, una crisi spaventevole, è inevitabile.
*
m «
Parlo ai miei fratelli di fede.
Accade a voi, come mi accade, di aprir l’evaiigelo
e di trovarvi di fronte sempre lo stesso passo? Il
passo che del continuo è dinnanzi ai miei occhi è
questo :
« Or il primo giorno della settimana, la mattina,
essendo ancor scuro. Maria... »
Non so perchè, quel passo non cessa di cagionarmi
una indicibile commozione.
Non veggo più i discepoli di Gesù, neppur quello
che vantava la maggior fedeltà: tutti son fuggiti o
son lontani. Gli è che essi son uomini, cioè esseri in
cui la ragione predomina e la ragione ha recato il
dubbio, il dubbio lo spavento, lo spavento l’egoismo.
Ma nella donna, ma in Maria non predomina che l’amore, fonte di pietà e di eroismo ; ed eccola al
Sepolcro, ed ecco Gesù che a lei si mostra per primo ;
ed è lei che diffonde la lieta novella, è lei che riconduce i discepoli là dove essi credevano che fosse la
morte ed era la vita.
Non diversamente avvenga ora, dopo 19 secoli. Anche oggi noi siam vicini all’alba di un nuovo giorno.
E mattina, si, ma è ancor scuro e Gesù è morto per
la maggior parte degli uomini. Ma tu, o donna, che ti
sei levata mentre gli uomini dormono, tu andrai a Gesù
e Gesù t’apparirà e sarai tu che recherai la prova
della sua vita, sarai tu che condurrai gli uomini alla
fede, il mondo alla « novella istoria ».
1?. Piva
11 diritto airuxoricidio
Un dramma di Brienx, Simona, ha rimesso in
discussione nella stampa francese, e anche un po’
in quella italiana, l’elegante quistione di sapere se
il marito abbia o non abbia il diritto di ammazzare
la moglie infedele.
Si conosce la soluzione, ormai vecchia, di A.
Dumas, figlio. Ammassatela, sentenziò egli brutalmente ; e da mezzo secolo a questa parté, si può
.dire che la sua boutade cannibalesca abbia fatto
testo di legge. Quanti mariti si sono eretti a giudici del loro talvolta problematico onore e a giustizieri di quelle donne che vi avevano attentato,
e altrettanti sono stati rimandati assolti da giurati
compiacenti che facilmente si figuravano di trovarsi
in identica condizione, e anche acclamati da turbe
erigentisl a vindici della pubblica e privata moralità.
Non mi pare dunque nel vero Eenato Simoni
quando dice, nel Corrier e della Sera, che < i mariti non sanno che via tenere ». Lo sanno benissimo, pur troppo, e sanno pure che il loro delitto
conduce quasi infallibilmente ad una assoluzione. Se
non di diritto, almeno di fatto, la questione è risolta, quasi si potrebbe dire che è passata in giudicato. Perchè dunque tornare ad agitarla ? perchè
codeste discussioni accademiche ? Se s’interrogassero le donne, che vi sono le più interessate, capirei che si risollevasse la questione ; ma dal momento che sono ancora gli nomini quelli che devono
deciderla, è perfettamente inutile.
Pare però che vada delineandosi anche fra questi ultimi un nuovo orientamento. Ci sono di quelli,
e nel numero è lo stesso Brienx, che pensano, bontà
loro, che non sia sempre necessario, nè utile, né lecito uccidere la moglie adultera ; anzi — scrive il
commediografo francese •—■ « l’amore deluso non può
avere nella violenza che un gesto di disperazione :
il suicidio ». « Ottima soluzione dal punto di vista
delle donne, » osserva il Simoni, « ma c’è da te.
mere che 1’ adozione del sistema Brieux incoraggi
troppo e propaghi l’adulterio ».Non vi pare, o lettori, che la discussione di siffatto argomento e cotali accademie sul diritto aH’nxoricidio o il dovere
del suicidio siano semplicemente cosa indecente, ributtante e barbarica fra popoli che dovrebbero essere cristiani, ma che pretendono per Ip meno di
essere evoluti e civili ? Diritto di vita o di morte
attribuiti all’individuo ! Ma in che mondo siamo ?
D questo preteso diritto, perchè attribuirlo all’uomo
soltanto ? La donna tradita, sia essa moglie o fanciulla, dovrebbe avere il medesimo diritto, anzi
spesso un diritto maggiore, di farsi giustizia da sè.
Che strage di maschi allora ! Vero è che alcune
cominciano ad imitare gli uomini ; ma per loro la
questione non è ancora stata posata... e non doveva
esserlo nè anche per i signori mariti.
Bene sappiamo che ci sono momenti terribili
nella vita, quegli stornes of thè brain, o tempeste
del cervello come furon chiamate da avvocati americani, in cui l’individuo perde la padronanza e anche la coscenza di sè, e allora può trascendere
fino aH’omicidio. Ma che si venga a discutere a
sangue freddo se il marito debba ammazzar la moglie... oppure se stesso, via, la mi pare una morale
da cannibali. Quando mai si arriverà a comprendere
che la vita umana, tanto la propria quanto quella
altrui, è sacra ed inviolabile, e che pertanto nissuno
ha il diritto di disporne ? Se non vogliamo esser
cristiani, siamo almeno buddisti. In caso di adulterio, per chi non vi si acconcia, non c’è che una
soluzione logica ed evangelica : il divorzio. Sarebbe
pure ora di finirla colle due morali, una pei maschi e l’altra per le femmine. Codesta è morale
immoralissima ed ingiusta che non si ritrova se
non fra gli nomini. Ciò che è male per l’uno è
male per l’altro. Per le sue condizioni fisiologiche,
la donna é più disgraziata e sconta più duramente
le conseguenze della colpa ; ma il peccato non ha
sesso, ed è grave tanto nel maschio che nella femmina. Questo delle due morali è un altro di quei
gioghi iniqui che il femminismo moderno dovrebbe
proporsi d’infrangere.
E invece di domandarsi quale atteggiamento assumeranno in caso d’infortunio matrimoniale, i signori mariti farebbero molto meglio di porsi davanti
a questo quesito, come .propóne saviamente il Simoni : « comò posso fare perchè mia móglie non
si stanchi di me e non mi preferisca ad un altro ? »
Hnvieo t^lvoive.
La prima edizione della Nuova Raccolta
di Inni Sacri sta per essere esaurita. Le
Chiese e Stazioni che ancora non la posseggono sono pregate di far pervenire senza
indugio le loro richieste al Signor Odoardo
dalla (51 Via dei ferragli, Firenze) onde
mettere subito in grado gli Editori di por
mano alla seconda edizione
¿Irte, Letteratura, Scienza
Gli “ Assolo „ del nV" Baci
La casa Editricse « La Speranza » sta per licenziare
al pubblico evangelico un volumetto di musica religiosa del Maestro Adolfo Baci, il noto compositore
correligionario nostro.
Tutti ormai conoscono la prima parte della produzione sacra Baciana consistente in quei Cori Liturgici di cui, anni sono, il quartetto artistico organizzato dalla esimia signora Bossi fece gustare al pubblico evangelico di varie città italiane 1’ alto valore.
Il volumetto che sta ora per vedere la luce contiene
delle melodie Assolo, per voci medie, sopra testi biblici. Con esso, il repertorio musicale evangelico italiano fa un nuovo passo innanzi. E noi speriamo che
l’accoglienza che il pubblico evangelico colto farà a
questi Assolo costituirà un incoraggiamento per gli.
editori a pubblicare, fra non molto, altre e più cospicue parti dell’Opera baciana.
Noi ci riserviamo di parlare particolareggiatamente
di queste nuove melodie religiose Assolo, quando avremo avuto in mano il volume : per oggi ci limitiamo
a darne il preavviso ai lettori, acciocché essi s’apparecchino fin d’ adesso a fare alle accennate pagine
musicali accoglienze oneste e liete quali han diritto
di ricevere.
*
* *
Togliendo occasione da quanto sopra, ci piace ricordare ai lettori le principali manifestazioni dell’attività musicale del nostro insigne compositore.
Egli è autore di tre opere teatrali : Rosilde di Saluzzo che fu data la prima-volta a Firenze nel 1884;
Bianca di Nevers, data la prima volta a Rovigo nel
1889 ; La Sirena data la prima volta a Venezia — e
ricordiamo che lo fu con grande successo — net 1903.
Il Baci è inoltre autore di uno Scherzo Pastorale
per Orchestra in due parti, eseguito la prima volta
a Dresda nel 1895. Di questo lavoro v’é una riduzione
stampata per Pianoforte a quattro mani.
Conosciamo anche una Sonata per pianoforte e
violoncello, in forma classica, eseguita per la prima
volta a Parigi nel 1892. Una sonata per pianoforte
e violino pure in forma classica, la quale anche ricevette le prime accoglienze calorose a Parigi nel
1892.
Il M- Baci ha composta anche molta musica per
Sala. Possediamo di lui un Album per Canto ; e conosciamo molte romanze ed altre composizioni di questo genere dello stesso autore.
Il nostro maestro s’è occupato anche di letteratura
musicale; e negli Atti della R. Accademia Musicale
annessa all’Istituto di Firenze sono pubblicate diverse
memorie lette dal Maestro in adunanze e congressi
artistici :
I. — Sullo studio del Canto.
IL — Relazione sul nuovo sistema d’armonia proposto dal M. Balbi di Padova.
III. — Sul teatro di musica italiano.
IV. — Questioni relative all’esecuzione orchestrale.
V. — La musica strumentale dal punto di vista
estetico. »
VI. — Relazione sul nuovo sistema d’ Armonia
proposto dal M- Basavi di Firenze.
VII — La musica teatrale considerata teoreticamente.
Vili — Il triplice aspetto della musica, (melodia,
armonia, ritmo.)
IX. — La periodologia musicale.
Ci sfuggono ora altre pubblicazioni di minore importanza.
4> •
Quanto alla produzione sacra evangelica, ecco l’elenco delle opere del Maestro :
I — Cori Liturgici.
II — Melodie per una sola voce sopra testi biblici.
Ili — Antifonario, per tutte le Domeniche dell'anno. Sono 73 piccoli pezzi a quattro parti sopra
testi biblici. (Ve n’è un saggio negl'7«m fi'am. Vedi
i numeri 11, 12, 20, 22, 28, 80, 166, 186, 240.)
IV — Raccolta di Cori per solennità speciali.
V — Raccolta di Salmi scelti (in prosa) Musica
indeterminata (uso anglicano^
VI — Responsori Liturgici.
VII — Corali a strofe in stile osservato (30)
Di queste opere, i Cori Liturgici soltanto furono
pubblicati. Le melodie per una voce sola sono in
corso di pubblicazione. Tutto il resto é ancora inedito. I "30 Corali e strofe instile rigorosamente osservato non sono ancora finiti di comporre ; ma il
Maestro confida di recarli a termine entro l’estate
prossima.
• *
L’accoglienza che ebbero i Cori Liturgici nel mondo
artistico italiano fu delle più lusinghiere, ed onorano
ad un tempo il Maestro e la Chiesa Evangelica.
4
LA LUCE
L’illustre Collina compositore e profess ore della R.
Accademia di S. Cecilia stampò che « i Cori scritti
secondo le regole dell’arte e bellissimi fanno molto
onore al loro Autore ».
Il critico Musicale del Capitan Fracassa li trovò
« magnifici per la squisitezza della melodia e la-correttezza dell’armonia > rilevando « l’espressione genialiinente semplice che vi assume il concetto profondo
ed elevatissimo dell’autore ».
L’esimio Maestr ) Rosati, professor della Reale Acoademia di S. Cecilia, lodò i • Cori » del Baci, in
«cui.... « il sentimento corrisponde sempre al testo, è
Tispettato il carattere religioso, le voci sono ben
trattate, e l’armonia è, come si conviene, sobria di
modulazioni ma curatissima ».
La rivista « Il Gran Mondo » disse che « questi
■cori segnano un progresso nella musica sacra italiana ».
La nota rivista * Cronache Musicali e Drammatiche » pubblicò un lusinghiero articolo che porta la
firma del Maestro Monteverde. Il chiaro critico espone tutte le esigenze di simili composizioni, e loda
il M- Baci dicendo che « l’arte sapiente con cui egli
ha saputo disporre i felici trovati della sua dotta ispirazione gli ha permesso che tutte le sopra esposte
esigenze si trovassero nella sua opera radunate.... »
Il Giornale d’Arte chiudeva una bella recensione
dicendo che ♦ il M- Baci ha fatto opera degna del
suo nome e dell’arte italiana ».
La Capitale diceva i Cori : «.... melodie delicate,
varie, eleganti nel movimento e classicamente armonizzate ». Il M- i’ermÒMpio, il sapiente Direttore della
Rivista di Musica Sacra di Milano, lodava con molto
calore il volume del Baci «.... per la sua chiarezza e
semplicità, pel bello e regolare giro armonico, logico,
elegante... ». Nè meno favorevole giudizio portava
sui « Cori » il Maestro Comm. Usiglio di Milano che
rilevò la * classica semplicità » di queste composizioni, la « sapiente disposizione delle parti, » nonché
<c il sapore moderno disposato all’austerità che a tal
genere di musica si conviene ».
*
4: *
Perchè ricordiamo tutto questo ?
Non già per incensare il M- Baci. Egli non ha bisogno d’incenso da parte nostra ; e la sua modestia è
pari alla grandezza del merito.
Non per ragioni d’interesse, perchè è noto che l’opera del Baci per la Chiesa Evangelica é assolutamente gratuita, ispirata solo dall’amore per la nostra
causa. ^
Queste cose — invece — le ricordiamo affinché il
pubblico evangelico faccia il proprio dovere scuotendo
la propria indifferenza.
In ogni caso, noi il nostro dovere lo compieremo
con zelo e costanza.
FJtTTl E IPEE
La felicità e la roorale
Vittorio Egger, nella He vite des coiirs del 12
Marzo, termina uno stadio sulla felicità e la morale
coi seguenti pensieri :
«.... La morale ordina d’insegnare la morale. Proibisce essa d’insegnare la felicità ? No, poiché essa
ordina di darla, dunque di darne i mezzi ; ora insegnarla è darne i mezzi. Però, insegnando agli
altri di essere felici, bisogna far loro considerare
la felicità non come un fine di cui godranno, ma
come una sorgente in cui dovranno ritemprare le
forze per compiere il dovere. La felicità dev essere
un capitale produttivo e non una rendita di cui si
gode ; essa deve servire a procacciare all’ agente
l'energia necessaria al compimento del dovere, essa
deve applicarsi a conservar le forze morali. In tal
modo si cfincellerà ogni antagonismo tra 1’ azione
morale e rinsegnamento morale, subordinando la
felicità alla moralità ».
F«r E. D« Amicij
Bellissimo Findirizzo ad Ugo De Amicis dagli alunni deUe Scuole Elementari di Vicenza. Esso fu
dettato, dai Fogazzaro. Eccolo :
« A Ugo De Amicis. — No, signore ; noi non crediamo che sia morto il suo caro padre, quel maestro
dei nostri maestri così famoso, ci dicono essi, che
scrìve in Italia Ì libri più belli, e il più bello di tutti,
il libro che si chiama Cuore, lo ha scritto per noi e
per i nostri compagni di ogni paese. Quel sapiente
grande che ci vuole tanto bene, quantunque siamo
piccini, che ci racconta storie magnifiche, sempre con
l’idea di:farci diventare buoni e bravi, non può essere morto, p3rchè tutti ci siamo intesi da un pezzo
cbe, fatti grandi, lo andrémo a trovare per vederlo,
per dirgli che anche noi lo amiamo assai assai, per
domandargli tante cose dei suoi libri. Creda, signore,
ohe questo sarà, Dio ronderà pago il desiderio dei
fanciulli ; Dio ci farà bene incontrare un giorno o
l’altro con suo padre, Dio farà che lo troviamo vivo,
sano, e felice ! »
Oo’ ordioaoza del Prefetto di Roma
Il senatore Anarratone, prefetto di Roma, ha emanato un’ordinanza, che suona cosi :
« Il prefetto della provincia di Roma,
« Considerato che da qualche tempo si ripetono in
questa provincia gravi fatti di sangue, dovuti esclusivamente a brutali impulsi eccitati dall’ abuso d,el
vino ed occasionati dal porto clandestino di coltelli
e di altre armi ;
€ Che la frequenza di sì tristi fatti ha giustame nte
sollevato la pubblica indignazione, anche pel discredito che ne consegue sul buon nome di queste civili
ed ospitali popolazioni ;
< Visto l’articolo 3 della Legge comunale e provinciale ;
< Visti gli articoli 19, . 56, 57, 58, e 140 delle Legge
sulla pubbliea-sicurezza
Ordina
c 1* Sono revocati, per le osterie e per le così
dette piccole trattorie i permessi di protrazione dell’orario di chiusura ed i permessi di giuochi, che
fossero stati rilasciati rispettivamente dal questore
di Roma e dai sottoprefetti degli altri circondari.
< 2. Le autorità locali di pubblica sicurezza nei
singoli Comuni avranno speciale cura di accertare,
mediante continue ispezioni, quali osterie e caffè d’infimo ordine siano ritrovo abituale di persone pregiudicate, affinchè si possano segnalare alla autorità
di pubblica sicurezza del Circondario per la sospensione ai termini dell’articolo 58 della Legge di pubblica sicurezza.
«3-1 funzionari e gli agenti della pubblica sicurezza (carabinieri reali, guardie di città, guardie di
finanza e municipali) nel procedere a tali ispezioni
accerteranno anche se le persone presenti detengano
armi, coltelli o altri strumenti atti ad offendere, in
contravvenzione all’articolo 19 della Legge di pubblica sicurezza.....................................
Quest'ordraauza nou ha bisogno di commenti, né
di elogi ; speriamo ch’essa porti buoni fratti, come
buona é l’intenzione che mosse il prefetto a dettarla.
La sua necessità non è da dimostrarsi ; è piuttosto vivamente da desiderarsi la sua rigorosa applicazione. E questo è il solo punto che rimane oscuro.
LEGGENDO LE VANGELO
E chi è il mio prossimo ?
Il Vangfilo hn uq profondo contonuto
umano e sociale. Ne volete una prova ?
Leggete la magnifica parabola del Buon
Samaritano, e voi quivi vedete risplendere
per la prima volta nella storia il grande
principio della fratellanza umana.
Qlii era quel disgraziato che si abbatte
nei ladroni, i quali lo derubarono e lo batterono fin quasi alla morte ? Gesù non ne
dice il nome, nè l’età, nè lo stato sociale,
né la patria, nè la religione. Quel disgraziato è un uomo. Ecco il suo nome, la sua
patria, la sua religione : È un uomo e
ba.sta !
11 sacerdote e il levita che codardamente fuggono rappresentano lo spirito di
egoismo e di esclusivismo che in quei tempi
regnava sovrano nelle relazioni sociali e
umane. Ma l’abborrito samaritano che appresta le cure le piu minute e le piu assidue, rappresenta lo spirito nuovo di Gesù
che non fa distinzione alcuna fra gli uomini.
É un quadro sublime quellò descritto
dal Cristo, perchè nulla vi manca. La carità la più ingegnosa, non potrebbe ag
giungervi un sol tratto. Quadro sublime
dove ciascun particolare non è che un beneficio ordinario, ma dove il tutto è il
trionfo dell’amore.
Però non crediamo che qui si tratta solo
di imitare il buon samaritano in qualche
analoga circostanza. Questa parabola non
si riduce ad una lezione cosi sterile, ad
una beneficenza comune. Vi è dell’altro
più importante, più grande ancora. Ricordiamoci della domanda fatta dal dottor
della legge a Gesù : « E chi è il mio prossimo ? » E il Maestro ha cura di non dare
la minima indicazione sul viaggiatore assassinato ; e allora riconosciamo che lo
scopo della parabola è di insegnarci chi è
il nostro prossimo : riconosciamo che la
verità sublime, la lezione magnifica che
egli ha voluto darci è che il nostro prossimo sono tutti gli uomini.
Non c’è adunque sulla faccia della terra
un solo essere, al quale possiamo rifiutare
il titolo di uomo che è di diritto divino.
Tutti sono uguali dinnanzi a Dio e all’umanità, e questa universale parentela non
si può rinnegare senza scalzare le basi
stesse del Vangelo.
Non vi sono due umanità, una superiore
e l’altra inferiore destinata a servire e a
soffrire. Tutti gli uomini, qualunque ne sia
la razza, qualunque le distinzioni etniche,
sono uguali dinnanzi aU’Essere supremo e
alla natura.
Lo scrittore della genesi e S. Paolo nell’areopago ateniese hanno detto il vero.
La famiglia umana è una. Verità fondamentale di ogni religione, di ogni filosofia,
di ogni mobale. Verità che la scienza stessa
suffraga e illustra con le sue continue
scoperte.
Vergognatevi voi dunque che, in mezzo
agli splendori della civiltà nostra, tradite
ie origini e gli immortali destini dell’umana
famiglia, con i vostri odii di razza, sia che
uccidiate i poveri negri, come avviene in
certe città americane, sia che massacriate
gli Ebrei, come accade in Russia.
Voi siete fuori di ogni legge umana e
divina. Voi calpestate il nome e il significato del Cristianesimo, nome e significato
che sono pur quelli dell’umanità.
e. m.
QUESTIONI SOCUILI E nORrtU
Le cause e la cura del delitto
La delinquenza barbara e truce continua le sue gesta, e delitti di ferocia spaventosa hanno fatto nuovamente parlare di sè le cronache nostre. Si rimane
addirittura sgomenti dinnanzi a tanta malvagità di
istinti e di animo, e, quasi ci domandiamo sé i’déiitti
di sangue dovranno essere per sempre un triste primato del nostro paese.
A questo riguardo, non ostante il sorgere e il prò»
gredìre della nuova scienza positiva nel campo del di-ritto penale, che studiando nel delinquente il carattere
fisico e psichico, avrebbe dovuto dare un notevole contri-.
buto al miglioramento dei pubblici costumi, non é avvertita nessuna differenza sensibile nel senso di una
modificazione della criminalità verso una quàlchq diminuizione o attenuazione di gravitèi ” ,
E’, vero però che dèi risultati, della nuova scuòla
non è ancora fatta quella applicazione che — notava '
il Ferri in una sua prolusione all’ Università di Roma
5
LA LUCE
— è già fatta in altri paesi piU evoluti del nostro,
come r Inghilterra e gli Stati Uniti.
Sarebbe dunque tempo che lo Stato e tutti quei
corpi morali che sono più in contatto con le popolazioni, studiassero i mezzi migliori'ond& porre un argine a tanta frequenza e gravità di delitti.
Ma quali sono le cause della criminalità e della delinquenza in genere ?
L’Avanti, a proposito degli ultimi fattacci scriveva; « Disgraziatamente, la criminalità violenta a Eoma
non è un fenomeno inusitato. La nostra generazione
la ereditò dal regime papalino, la cui educazione religiosa — che i preti e i clericali dicono sempre essere
il contraveleno infallibile contro il delitto — non riusci mai ad attenuare le alte percentualità della delinquenza nello stato pontificio ». Il che vorrebbe dimostrare che la religione non ha nessuna influenza sulla
moralizzazione delle masse. Certo non è facile determinare r influenza della religione sul delitto, e qui i
pareri anche dei dotti sono discordi, specialmente se
si considera il fatto che le più degradanti superstizioni sono chiamate religioni. E’ religione, ad esempio,
quella che ha fatto innalzare in una località della
Brettagna una cappella ove si invoca dalla Madonne
de la haine la morte della persona odiata ? Si distingua invero tra religione e religione, e si dica piuttosto che la superstizione è propria dei delinquenti e
dei criminali. Cosi il Villari nelle sue Lettere Meridionali racconta che la banda di Chiavone, con la corona in mano, cantava il rosario, e che il capo ne
dava r esempio intuonando 1’ Ave Maria ; e che tutti
i briganti portavano al collo scapolari e santi di carta
dentro una piccola borsa ! Però Cesare Lombroso in un
suo studio su : Le cause e la cura del delitto nota,
appoggiandosi sul fatto di Savonarola e dei Valdesi,
che quanto più le religioni sono fresche e in istato
nascente tanto maggiore è il loro potere moralizzatore.
Osserva pure l’illustre antropologo che alcune nazioni
protestanti, in cui il fervore religioso è più caldo e
più ardente, come tra gli Svizzeri Ginevra, e tra
gl’ Inglesi Londra, sono le sole in cui, malgrado 1’ aumentata civiltà e la popolazione addensata, il delitto
sia in ribasso, e conclude col dire che le sole religioni
che possono impedire il delitto sono quelle morali e
quelle nuovisvsime. Queste affermazioni del Lombroso
hanno certo il loro valore, e volentieri ne prendiamo
atto. Anche un altro illustre cultore delle scienze sociali in relazione coL delitto, ma non appartenente alla
scuola lombrosiana. Napoleone Colajanni, anni sono,
in un carteggio avuto col sottoscritto, affermava la
buona influenza della religione unitamente all’ educazione sulla moralizzazione degli individui.
Ma, ritornando alle cause del delitto, neghiamo che
il rincrudire del medesimo sia dovuto alla sola miseria; come afferma il giornale socialista nell’ articoletto
citato. I mali invece sono più di uno, e se dovessimo
ricercare in un solo fattore la càusa della delinquenza,
citetemmo, con maggiore probabilità di essere più vicini al vero, l’alcool! smo che mena specialmente
strage nelle grandi città, e che può essere considerato
quindi come causa principale di quella delinquenza
brutale e selvaggia che si esplica nelle violenze contro le persone. Non è forse nelle osterie e nelle bettole che generalmente il delinquente si forma e abitualmente abita, disertando quindi la casa e la famiglia? E perciò le autorità dovrebbero prendere il
provvedimento energico di far chiudere una buona
parte di questi focolari del vizio e del delitto'. Inoltre
converrebbe fare una retata di tutti i piccoli vagabondi e consegnarli alle famiglie loro con obbligo di
averne cura e rinchiudendo nelle case di correzione
quelli che si mostrassero restii alla scuola od al lavoro.
La scuola e la famiglia devono^ evidentemente essere
i grandi coefficienti di moraliàzazi^é. La psiche del
fanciullo deve trovare nei primi anni suoi di manifestazione un ambiente favorevole, perchè i buoni sentimenti,'' che pure iù' ogni anima d’uomo si trovano,
abbiano ad avere il sopravvento sulle tendenze cattive
e peccaminose.
Entileo fQeyniep.
P^QIHE PI storia
,________* - _________ . .—4—---------
- ' Barbi 'ili Imiiiiaitori 1« Piaaionti nel mi secolo /
'■i • ■ ■■ ■ ■
li primo .Sàrèa, nativo delle Vaili, iU cui nome sia
pervenuto fino a tìoi, fu Martino Pdstre, appartenente
ad una famiglia che doVeva fornire più tardi tanti j
barbi e tanti pastori zelanti. Pastre, cominciò nel
1312 il suo pericoloso ministero, percorrendo assiduamente le valli del Piemonte e del Delfinato e le colline
della Provenza, visitando i Catari e, probabilmente,
anche i Valdesi.
Ventanni durò quel suo apostolato, frammezzo a
mille pericoli, ma con notevoli risultati. I suoi nemici
c’informano che, sfidando ogni minaccia, egli osò predicare nella Valle di Luserna ad un’assemblea di ISQO
uditori, avidi di sentire altro che Je viete formule latine borbottate dai loro preti. Ma, i segugi dell’ Inquisizione non si stancavano di ricercare il valente predicatore, e riuscirono finalmente a catturarlo in Provenza nel 1332, ed a consegnarlo all’ Inquisitore di
Marsiglia. Dal processo, che gli fu fatto risulta che
egli era Cataro, anziché Valdese, poiché non ammetteva il mistero dell’incarnazione di Cristo.
Pastre era appunto partito da Angrogna pel suo
suo ultimo viaggio di Provenza; onde quei valligiani
credettero che quella cattura fosse dovuta alle delazioni del curato di quell’alpestre parrocchia, tanto più
che,., coll’infausta notizia coincideva l’arrivo dell’Inquisitore Alberto GastellaseOi Costui sembra essere stato
il primo a rappresentare il Tribunale di sangue nella
Valle di Luserna.
Gli Angrognini si recarono furibondi alla chiesa,
ammazzarono il curato, Don Guglielmo, e proseguirono
verso il castello dei conti, forse quello della Torre, in
cerca dell’Inquisitore, che, vista la mala parata, fuggi
precipitosamente dalla valle. Appena fu al sicuro, protestò presso al papa e presso al principe d’A caia, contro quei montanari lagnandosi inoltre della riluttanza
dei Signori di Luserna a prendere le, armi per guerreggiare contro i loro sudditi eretici, arderli vivi e
confiscarne i beni.
I papi Giovanni XXII e Benedetto XII emanarono
in proposito i brevi del 1332 e del 1335, dai quali si
detraggono questi dati. Giacomo d’Acaia rimbrottò acerbamente i feudatari di Val Luserna, senza però ottenere che infierissero contro quei montanari, che avevan fatto rifiorire quelle plaghe deserte, che pagavano regolarmente quanto dovevano e che vivevano
piamente e castamente.
Benché l’uccisione di Don Guglielmo e di altri Inquisitori, di cui si dirà in appresso, avvenisse a furor
di popolo ed in seguito, a grave provocazione, non. possiamo che biasimarla apertamente, pur non riconoscendo il diritto di biasimarla a quella chiesa che non si
sa « se più d’oro o più di sangue ha sete, » come
dice il Niccolini.
Notisi ancora che quegli atti di violenza son dovuti
ai Catari delle Valli, non ai Valdesi. Sarà solo un
secolo e mezzo più tardi, nel 1484, che vedremo questi
armarsi per resistere, quando una vera crociata assalirà i loro monti per sterminarli e fare scempio dei
loro cari.
In quanto al Castellazzo, sembra che sfogasse contro
i Valdesi della Valle del Chisone quella rabbia di cui
i Catari di Val Luserna avean rifiutato di essere vittime. Eitroviamo infatti, sin dal febbraio 1333, T Inquisitore Albertino a Poroso dove inizia vari processi
contro persone sospette di valdesia. Il magister Giovanni Marescalco, e Eaimondi Bermondo d’Angrogna
subirono l’estremo supplizio ; più altri vennero a composizione pecuniaria col Principe d’Acaia, la metà della
somma andando sempre al rapace Inquisitore. Così fecero, infatti, Pietro Anselmo e Giordano Sclandin, dì
Pramollo, Giraldo Gastaldo, di. S. Germano, Umberto
Calvetti, del Villar Perosa, Beatrice, mugnaia del Dubbione, Boveto Eipentito e sua moglie Alberta, di Pinasca. Pina Teyrat, pure di Pinasca, pagò 20 lire per
poter iflttvere i beni, stati confiscati a sua madre Beatrice relapsa e contumace.
Altre condanne simili avvenivano a Pinerolo.
Giov. Jalla
FpoUEini di Educazioni! e dMstrnziouE
EAME.E„pALpNNIA
IL PROTSs^'A’NTK
; •• • • (W - , ' . ■•-...1 I - ‘ •' vi, .
OVVEBO
L'ótl'oì^e Vètiduto
Bozzetto tragico commoventissimo HI " ■
! Tale era il titolo suggestivo della rappresentazione
annunziata in Ginosa per la« sera di Safeàto Santo;di
Teatro Aleaniees, à.i proprietà dell^ Regii^^^ d^
Spagna, ohe ti tiene financò anpàtco réaie, riéervato
per sé, per i suoi,, e per... il suo amministratore.
In verità quel titolo non mi recò meraviglia, pensando che molto onorevolmente i Protestanti sono
messi in iscena, come nei Puritani, negli Ugonotti, nei
Pezzenti di Cavallotti; ma, siccome le précauziohi non
sono mai troppe, credetti opportuno di presentarmi
all’impresariò della Compagnia, per dirgli :
— Signor impresario, non per sapere i fatti vostri,
ma per assodare i miei, vorreste dirmi per piacere,
che figura ci fa il protestante nel bozzetto di staserà ?..
— Oh ! si, bella figura, tiene una bella parte...
— 'Vorrei però esserne un po’ sicuro. Perchè non
mi fareste leggere il bozzetto ?...
—. Il bozzetto non attengo addosso; ma non c’è biSa
gno pecche v’o dich'ì... !
Non mi sentii soddisfatto, ed intuendo die, se avessi
insistito, rimpresario m’avrebbe mandato a carte qua-,
rantotto, della navicella mia volsi le vele verso unì
lido più gentile, presentandomi difilato alla prima
attrice amorosa.
*
* ^
— Signora — le dissi — stasera verrei volentieri a
teatro, se l’argomento del bozzetto fosse interessante.
Potrebbe dirmelo in breve ?...
—, Oh ! si... volentieri : si tratta di un camorrista
della peggiore acqua, il quale, dopo avere sciupato nei
vizi financo le ultime suppellettili, dei suoi genitori,
da lui spesso bastonati, non rifugge neppure dal vendere ad unriccóweMr l’onore della propria sorellina.
Ma, nel momento in cui sta per consumarsi l’infame
mercato, sopraggiunge un suo fratello minort, giovane
buono ed onesto, il quale, in un momento di santa'
indignazione, con una rivoltella lo rende aU’istànto
cadavere !
— Ed agisce anche... un protestante, in questo tragico episodio ?
— Si, Signore ! '
— Eh, naturalmente... il protestante sarebbe il giovane onesto e buono ? Ed io già ero pronto ad accordargli il benefizio della forza irresistibile, abolita
dal nostro codice, per scusare l’improvviso omicidio,
quando la spietata prima attrice, con un... bel sorrisetto,
mi rispose .
— Oh no! il protestante sarebbe... il camorrista!
Tableau !!!
«
H: m
Le vele della navicella mia in un attimo si gonfiarono smisuratamente e stavo per volgere verso la caserma dei R.R. C.C. per fare impedire una rappre-sentazìone così offensiva per noi evangelici; ma là
gentile Signora mi scongiurò di tornare dall’impresario
per conciliar le cose, altrimenti, se per Sabato Santo
la compagnia non avesse potuto mai recitare, nel
giorno di Pasqua non avrebbe potuto nemmeno desinare...
In un attimo, accompagnato dal nostro fratello Pupino, assessore anziano del Comune, mi ritrovai al
cospetto della maestosa faccia dell’impresario:
— Dunque — gli dissi tutt’altro che ùmilmente
per voi è na bella parie quella di un protestaiite che
¡bastona i suoi genitori e prostituisce la propria so-'
fella?
E lui, filosoficamente:
— Eh! caro signò, aggio messo ckillo titolo per at*
tirare gente alla rappresentazione...
Del resto — aggiunse con un olimpico sorriso —
se voi leggete il bozzetto, non troverete manco na parola contro alli protestanti.
Lessi d’un fiato ; nessun motto contro di noi, ma
in... cambiò, quel manigoldo preannunziato quale
protestante agiva come una belva umana', ed a sua
madfe che lo richiamava « a quella bella Vèrgine eS
a quel bel Gesù che fu messo in Croce per l'umanità »
egli rispondeva offendendo la ’tergine è dicendo chd
la morte di Gesù era il condegno castigo delle sue
illusioni, anzi delle sue impostar e;,in \xna parola il
protestante era qualificato conformeniente alle oalnn,-,
nie pretine « abbominevole in opera ecL in dottrina».
A tale lettura perdetti-la mia calma, in verità non
troppo abituale, è, giacché l’ora della rappresentazione
era già prossima, pensai ad argòmérttx positivi e dissi
all’impriisarioV Non c’è tem'po per discutéfe; se Basi
sessòre àtlziano qui presentò, aneh’égli ' evangelico,
non riuscirà ad ottenere la sospensione dì eì indògnò
bozzetto, io-vi assicuro che tutti i protestanSit di-Ginosay armati,ciascuno di una buona chiave fischiatricó*
stasera vi onoreranno di lor,,,presenzai,:;- ¡„ .,j,
Il grasso impresario . allibì, e poi dispe ij jPltemi; vpì
che cosa debbo , fare..., ,^trimentì domani non„ si..
magna ’
ili
*
: :)
Allora io dettai le mie condizioni: Sopprimere im»
mediatamente la parola protestante dai, manifestili sopt
pirimere alcune ifrasi dal bozzetto* e,
pario si alzasse, lare dal palcospenigO: Ip sej^fptj^ ,
pubbiicà dichiarazione, che io stesso misi per iscri^tlo ^
j'« Statìiàine, senza alcuna Ìiitenziónè* iÌi'òÌlèndefò T
* protestanti e per puro errore, sul manifesto s’era
6
6
LA LUCE
« scritto : il Protestante ovvero l’onore venduto ; ma
« in luogo di protestante doveva dirsi : un incredulo
• malvagio, chè tale è il vero titolo ed il vero argo< mento del bozzetto.
« Siamo dolentissimi di un tale errore, e ne doman€ diamo viva scusa agli evangelici di questo paese,
« anch’essi forti adoratori del nostro Salvatore e Dio ».
E queste condizioni furono puntualmente eseguite’
mentre io mi godevo lo spettacolo dal palco reale
gentilmente invitato dai figli dell’Amministratore
della Regina di Spagna.
*
* *■
Dal che genericamente s’,impara come la lotta per
l’esistenza è tale da far ricorrere, per vivere, a trucchi ed a menzogne ; e specificamente si deduce che
la menzogna di quel manifesto è la conseguenza della
calunnia che il prete infiltra nel nostro popolo a
danno degli evangelici, poiché il povero i mpresario
in buona fede credeva che un protestante fosse così
com’era dipinto nel bozzetto, del quale egli stesso era
l'autore.
E si deduce ancora come la libertà, diciamo così
religiosa, in Italia sia sconfinata, il che non si verifica
per esempio in Germania, ove, anche per chi fa delle
semplici indagini storiche sopra un dato culto o una
data Chiesa, è doveroso usare un linguaggio rispettoso e deferente.
E poiché in materia religiosa le nostre autorità politiche s’ingeriscono poco, chi potrà impedire, in paesi
ove mancano protestanti, che il medesimo impresario
coQtinui ad affiggere un simile ingiurioso manifesto e a
dare una rappresentazione così diffamante pel protestantesimo ?...
flw. Pasquale lio l^e
La dottrina cristiana spiegata ai popoio
D. — Qual’ è il sesto comandamento della legge
di Dio ?
R. — « Non uccidere ».
D. — Ohe cosa condanna questo Comandamento ?
K. — Esso condanna varie brutte cose :
a) L’assassinio. — Questo è il più grande dei delitti. Di esso Iddio ha detto: « certo io vendicherò il
vostro sangue e la vostra vita...- » {Oen. IX. 6). Per
i casi di legittima difesa, vedi Es. XXII. 2, 3. Comandare, consigliare o lasciar compiere un assassinio
equivale ad essere assassino.
b) Il duello. — Costume orribile ed antisociale,
pregiudizio feroce e crudele, rimasuglio dei tempi d’ignoranza e di barbarie e che stupisce di trovare ancora presso i popoli civili. (Boni. XII. 19, 20).
c) La guerra. — Uccidere in guerra è pure infrangere il comandamento di Dio. Qui però v’ è luogo
a distinzioni e sottodistiazioni Si può e si deve fare
una differenza tra le guerre di conquista e di ambizione e le guerre di difesa. Si può e si deve far distinzione tra la responsabilità- collettiva di nn popolo
e quella degli ndividui singoli ; tra la responsabilità
dei reggitori di una nazione e quella di ciascun cittadino. Vi sono casi in cui il prendere le armi non solo
non urta contro il dovere cristiano, ma è cosa che
s’impone come un dovere. E’ il caso della legittima
difesa della Patria, della Libertà, del Diritto minacciati dalla prepotenza armata. Arrogi, che non compete al singolo di discutere caso per caso se sia legittimo 0 no il motivo per cui si combatte, e ciò non
solo perchè ai singoli sfuggono necessariamente tutte
le pratiche precedenti una dichiarazione di guerra, ma
anche perchè essi non posse^ono illico gli elementi
indispensabili a pronunziare un giudizio che, nella maggior parte dei casi, soltanto la Storia è in grado di
pronunziare con serenità a grande distanza dagli avvenimenti. Per queste ed altre ragioni, il cristiano, non
è estraneo al dovere che incombe su tutti i cittadini
di portar le armi in difesa della Patria e dei suoi
beni più preziosi.
Nelle presenti condizioni storiche dell’umanità sarebbe delittuoso considerare il dovere cristiano come
affatto inconciliàbile col dòvere civico.
La necessità di portare, in taluni casi, le armi per
la difesa del patrimonio nazionale e civile è creata
dal peccato tuttora immanente nel genere umano.
L’opposizione quindi del Cristianesimo alla guerra non
si esplica già col vietare al singolo di militarj sotto
le bandiere della Patria, ma col contendere il campo
alla causa causatifm d.tla guerra, combattendo il peccato nella sua radice e cercando di trasfondere eziana i popoli quei principii ptici che
sono essenziali al Vangelo di Cristo. Chi rimiri la
realtà delle cose con occhio non esageratamente pessimista deve riconoscere che il lievito cristiano opera,
anche a questo riguardo, nel mondo, e che 1’ umanità
-— malgrado il contrasto satanico — cammina lentamente ma sicuramente verso la redenzione integrale.
d) Il suicidio. — La vita non ci appartiene, e
perciò non siamo padroni di togliercela. Le cause più
comuni del suicidio souo ; la mancanza di coraggio,
la mancanza di fede. Esse sono condannabili. Dio ci
ordina di aver cura di noi stessi. Quello che proibisce
è di voler conservare la vita a prezzo della verità facendo il male.
e) Infine, Dio proibisce la collera (Matt. Y. 22.
Ef. IV. 26) le ingiurie {Mail. V. 22), 1’ odio (Mail. V.
43 47, !• Oiov. III. 15) 1’ invidia ed altri sentimenti
consimili i quali costituiscono agli occhi di Dio altrettanti assassini! in ispirito, come tutto ciò che
potrebbe contribuire a perder 1’ anima di qualcuno.
a. 1.
Informazioni
SottoscFlzione al fondo “ Mattoo Frocliet „
Per scuola maestri evangelisti
( Venticinquesima lista)
Somma precedente L. 18,598,89
Chiesa di Rio Marina » 29,q0
Dina Danesi 2, Tito Peranzoni 1, Giuseppino Cignoni 1,50, Alfredo Nardelli 1, Antenore Specos 1, G. Nicosia 2, A. Giannoni
2i Francesco Martelli 2, L. Palanca 1, Evangelina Carletti 3, Caterina Cicogni 1,50,
Artemisia Mnti 3, Angiolo Acinelli 2, Bartolomeo Lunghi 2, G. Canovaro 1, Pietro
Candellini 1, Lorenzo Candellini 1, Giovanni Vinciguerra 1.
Chiesa di Piedicavallo » 29,25
(Famiglia Jon-Scotta Cesare 5, Famiglia Robutti 10, Famiglia Albertazzi 5, Peraldo
M aria di Delfino 1, Famiglia Zorio Piaret
0,50, Sorelle Peraldo 0,50, Peraldo Ciech
Marianna 1, Peraldo Isabella 2, Janutolo
D. Antonio 1, Famiglia Jon - J. Carlo 1,
Zorio P. Maria 0,25,^Jap,utolo D, Albino 2)
Stazione di Favaie » 10,00
X. Y. » 300,00
Mrs. Don. Matheson, London L. stg. 1, > 25,00
Signor Giuseppe Bertolini, Parma » 25,00
Comunità Evangelica di Bergamo (colletta
in chiesa il 19 Aprile 1908) . 130,15
Signorina L. Davaliè, Bergamo » 10,00
Signor Rodolfo Frizzoni, Bergamo » 20,00
N. N. » 39,85
Mrs. Flora S. Maher, Cleveland,
Ohio Doli. 500,00 » 2.565,00
R. F. Smith Esq. » 25,00 » 128,25
S. P. Harbison Estate » 100,00 » 513,00
Dr. L, D. Mason, Brooklyn » 50,00 > 256,00
Lega Promotrice del bene (che aiuta varie istituzioni filantropiche) e il resto è stato ripartito, come
al solito, tra la Chiesa e le Scuole.
Hi 4:
Totale L. 22,679,89
I
Sanremo — (Matiisió) Il giorno di Pasqua
abbiamo avuto nella nostra Chiesa un Culto molto
solenne. Il Tempio era bellamente adorno di palme
e fiori. L’assemblea molto numerosa e simpatica :
se ne eccettui la tribuna soprastante alla porta e
la piccola appendice laterale, l’aula del Tempio era
gremita quanto la sera delfinaugurazione. Pubblico
misto di fratelli ed estranei ; tra questi, molte distinte persone compresi alcuni ufficiali dell’esercito.
La Liturgia si svolse in modo animato, nutrito, edificantissimo. La predicazione ebbe per testo : « Se
Cristo non è risuscitalo, vana è la vostra fede »
Furono confermati e ricevuti alla Santa Cena tre
giovani della nostra Congregazione. Molti comunicanti s’accostarono all’ Euca;cistia. Un adulto, finora
semplice nostro aderente,-.jfediventato comunicante.
L’assemblea fu molto Una distintissima
signora israelita nsci dal tempio con gli occhi nmidi per l’emozione. Che Dio suggelli, benedicendo,
quanto abbiam fatto nel suo nome. Altre confermazioni ed ammissioni avremo, Dio volendo, a PenteoQgte.
♦
4^ Ut
Ha avuto luogo il nostro piccolo Basar annuale
che ha prodotto 430 lire, di cui 200 spettano alle
Nell’Alta Chiesa Anglicana (All Saints Chiirch)
ebbe luogo settimane addietro un Becital di musica
sacra. Il Coro era costituito dai migliori elementi
vocali delle tre Chiese di lingua inglese ; le due
Chiese anglicane, e la Chiesa Scozzese Presbiteriana.
Il magnifico ed austero tempio era gremito, 1’ esecuzione dei capolavori della musica religiosa, .stupenda ; il raccoglimento e l’elevazione delle anime
nel mondo invisibile, una realtà sperimentata da
quanti vi assistettero. Ah ! il ministerio divino dell’arte sacra... Un altro Becital avrà luogo Giovedì
prossimo, inaugurandosi il nuovo organo, nella seconda Chiesa anglicana (St. John thè Baptist), ma,
per l’avvenuta partenza di molti membri del Coro,
non potrà avere l’importanza del primo.
*
* *
Il Vescovo Dott. Morley, rettore di una delle
due Chiese anglicane, e il Rev. Mactavisch pastore
scozzese non faranno ritorno tra noi nella prossima
stagione. Sono due amici della Chiesa nostra dai
quali ci separiamo con grande rincrescimento.
Nella Chiesa Evangelica Tedesca, di cni è pastore il Dr. Backman, è stata posta in vigore quest’anno la Liturgia propriamente detta, ossia il piibblico ufficio, ossia ancora un servizio in cui la Congregazione non fa da spettatrice, ma partecipa
direttamente col canto dei responsori dando al Culto
il carattere sociale che deve avere. Ce ne congratuliamo coi nostri fratelli di Germania.
Santa Lucia — (P. Maggi) La morte di
G. C. fu anche qui degnamente commemorata la
sera del venerdì santo con un culto pubblico che
riuscì solennissimo. I numerosi intervenuti (oltre
300 persone) accorsi anche dai paesi limitrofi, dettero segni di viva attenzione e rimasero favorevolmente impressionati.
Alla sera del giorno di Pasqua, il nostro tempia
era nuovamente stipato da un pubblico numerosissimo attratto da varie cerimonie, che dovevano aver
luogo. Venne infatti somministrato il battesimo acinque bambini, benedetto il matrimonio tra i nostri fratelli Ragazzi Arnaldo e Mantovani Emma \
furono l’icevuti due catecumene e si celebrò la S.
Cena alla quale parteciparono circa i 2[3 dei fratelli. Tutto procedette ordinatamente. La semplicità
dei nostri riti, nonché le belle parole rivolte più
specialmente agli interesaati, destarono viva commozione in tutti.
Ed ora possano le piccole Rachele, Domenica ed
Ilde, ed i piccoli Severino ed Enea, crescere « in,
grazia ed in statura presso Dio e presso gli nomini ». Le più preziose benedizioni celesti accompagnino sempre i nostri giovani sposi, a cui da queste colonne rinnoviamo gii auguri di vera felicità :
e ciascuna delle due nuove sorelle in fede possa
sempre sentire nel cuore la voce del Cristo ; » Sii
fedele infino alla morte ed io ti darò la corona della
vita «.
DIBLlOQRflPIA
Luce e Ombra—Rivista mensile illustrata di scienze
spìritualiste — Milano — Sommario del fase. N. -4 (Aprile 1908).
A. Marzorati, William Blake pag. 169. Ing. E. Pas~
saro, Sui limiti della immaginazione e lerealtà inimmaginabili (coni. 6 fine) pag. 180. Claudio Crastan,
Comunicazioni poliglotte ^La identità dello spirito di
Ugo Foscolo) pag. 189. Appendice, Note della Direzione pag. 199. Rubrica dei Lettori, Per il, metodo
pag. 204. Ing. L. Nola Pitti, Nel campo delle ipotesi
pag. 205. Libri in dono pag. 213. A. Marzorati, Lo
spiritualismo in Italia pag, 214. Fra libri e .riviste,
A Te Sposa — Teosofia e Nuova Psicologia — Ba-
7
• V
LA LQCÈ
tailles de l’Idée — Un essai *dè/ BSsdrirection — Le
Fonti della Ricchezza — Evoluzione e Teosofia — La
Guida Spirituale — Il Libretto deìla iperfetta
pag. 215, Sommarii di Riviste, Aanales dea Science
Psychiques pag. 217. Eco della Stampa, Nel Secolo
XX — L’ Ora pag. 218. Cronaca^ Un monumento a
W. F. Myers — Uno sdoppiamento pag. 219.
••H *
Rassegna Numismatica. — Diretta da Furio Lenzi.
Sommario del num. 3: I. Solone Ambrosoli (Con ritratto). II. Ripostiglio di monete fuse e battute, Prof.
Luigi Correrà, dell’ Università di Napoli. HI. Zecca
di Bologna. Bolognino piccolo inedito (con illustr.)
Ing. Edoardo Martinori. IV. Sul privilegici imperiale
di battere moneta concesso alla famiglia padovana
Basilii, Prof. T>óXt.. Luigi RissoII jun., deli’ Università
di Padova. V. Nuove medaglie svizzere di Sport (con
14 illustr.). VI. Rassegna medaglistica (con iliustr).
\TI. Rassegna bibliografica, I libri. Francesco Gnecehi, Monete romane, f. 1. Vili. I periodici. IX. I cataloghi. X. Altre pubblicazioni. XI. Bibliografia numismatica romana. XII. Bibliografia numismatica italiana. XIII. Per r igiene... numismatica. XIV. Varietas.
«
• •
Vita. — Rivista di azione per il bene. — Sommario
del Num. 6 7 del 15 aprile 1908, Anno V.
E. Martire, Per il Congresso femminile. Guido di
Montefiore, La leva. Giulio Vitali, Liberi o servi ?
Dora Melegari, Verità. A. Ghignoni, Per le nozze
d’ un artista. Prentice Mulford, L’ eterno femminino.
Bibliografia (F. Passy, A. Straticò, Barrès). Spicilegio
(Da Ruskin). Schermagliette (I « moralisti » e il Congresso — Di tutti i colori). — Battaglie — Notizie —
Posta aperta.
«
• «
L. M. Calassi : « Tm es Petrus.... » al tribunale della
Bibbia e della ragione. — La Riforma religiosa.
Firenze, Tipogr. Od. Jalla, 1908.
L’inerauribile amico Calassi si presenta con questi
due opuscoletti, in cui riprende la forma consueta
del dialogo, per trattare due questioncelle che, sé non
ci sbagliamo, sarebbero ancora le più gravi, se noi
volessimo occuparcene.
11 1- opuscolo contiene l’interpretazione, comune
alle Chiese Evangeiiche e derivata dall’autorità di alcuni Padri insigni, secondo la quale la petra è la
confessione fatta da Pietro.
Tempo fa Ugo Janni su queste colonne sosteneva
un’altra tesi, anche bella e geniale, ma diversa molto :
ha voluto il fratello Gelassi contrapporre alia tesi
dell’Janni la vecchia e cara interpretazione ? Nulla di
male, se l’avesse voluto fare, del resto. Che, in fondo,
poi, tutti siamo fermi su questo punto : niente papato, niente successione romana, niente privilegi del
vescovo di Roma.
Nel 2- opuscolo 1’autore ci narra una storia che
gli capitò in Roma con un predicatore spaccone e
gradasso, il quale insultava alla Riforma entro le
mura e sul pulpito di San Carlo al Corso ; ma poi
non volie misurarsi col sig. Calassi, che gli volea
chiedere conto di tutte le corbellerie lanciate dal
pergamo. Ora l’amico si vendica bellamente con questo scritto.
UL.TIM’ORA
CONGRESSO FEMMINILE
L'assistenza a’ malati
Mercoledì, 29 Aprile
Oggi, nel pofneriggio, al Palazzo ' di Giustizia la
vedova del prof. Sciamanna ha parlato, dell’assistenza
a’ malati. La conferenza splendida meriterebbe (^avvero di essere‘inoltó la^H^nie spaisa e conoscinta.
Con ciò non vogliamo dire che tutto^ quanto vi si
contiene sia ^rfélsìiìmentè giusto ed esatto ; ma
vogliamo dire che il, concetto informatore della
trattazione è nobile, elevato, fecondo.
> Il concetto informatore, illustrato dalla signora
Sciamanna con fa cotica dei’metòdi vigenti ne’ nostri ospedali e della _ condotta, delle ' infermiere nostre. (in genere), é questo f la infermiera dovrebbe
eonsiderare il pròprio; ìafflcio com e ono
revole missione, per compiere la quale dovrebbe sentirsi disposta ad ognE sacriflèio, nòn comò un 'me~stiéte* qualsia^. - i ' ^ 4
Ella, pur serenamente affermando rispetto per le
monache, fu coraggiosa nel denunziarne le manchevolezze, diremo cosi, ingenite, per cui esse non
possono essere le’ infermiere ideali, che si 'richiedono nella moderna società e allo stato attuale della
scienza medica. Il paragone efficacissimo, che costantemente ella fece con le infermiere inglesi, mise in
evidenza maggiore la grande verità su cui si basava
tutto il suo ragionamento.
E a questo punto noi ci permettiamo di far notare che fin dal 1901 esiste in Torino una casa italiana
per la preparazione di diaconesse (le infermiere
tipo inglese della signora Sciamanna, le quali non
sono monache che conoscano solo le braccia, e la
testa del corpo umano e non sono mestieranti pronte
a scioperare). Di queste diaconesse parecchie sono
all’opera in Italia già da qualche tempo, facendosi
onore dappertutto ove hanno lavorato e lavorano.
E la signora Giampietro, che le rappresentava al
Congresso, avrebbe fatto molto bene a dire due parole per farle conoscere ; tanto più che la signora
Mengarini non esitò a difendere le signore monache e
la principessa Scotti contrappose la solita fierezza italica al quadro fosco signora Sciamanna,
La signora Giampietro comprenderà, siamo certi,
che noi parliamo cosi perchè, amiamo ed ammiriamo
le nostre modeste ed eroiche diaconesse, e ci perdonerà questa osservazione innocente e semplicissima.
Vito Garretto Direttore responsabile
Tipografia deH’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
APPKNDICEi
EROINE Y7ILDESI
MONOLOGHI DI TEOPILO GAY
Vili.
PonDa n\addM«n9 farina
Gentildonna Valdese di Cuneo, la quale, restata
vedova con tre figlie, rinuncia-ai suoi beni anziché
rinnegar la sua fede ; e rifugiatasi colle figlie a Caraglio nel Castello dei signori Villanova Solari, ne
viene cacciata insieme con loro dai cattolici nel 1570,
e si rifugia in Val Luseina, ove le sue figlie spo-,
sano due dei fratelli Vitlanova e Luigi Bersore figlio convertito del persecutóre dei Valdesi (Gilles I,
351). Ce la rappresentiamo , Val Lucerna verso la
fine della sua vita, circa il 1590.
*
* *
Si, vi è uno che è il marito delle vedove ed il padre degli orfani. Ne sono iq la- prova vivente, da
trent’anni a questa parte. Nata e cresciuta a Cuneo
in mezzo agli agi, ebbi la fortuna d’incontrare uno
sposo distinto e dì ottimo cuore, un bell’ufficiale al
cui braccio passeggiavo supèrba.
Ma la fortuna maggiore ohe mi toccò, fu quella di
aprir gli Occhi alla verità del Vangelo, per opera dei
Barba Valdesi che peregrinavano nella pianura piemontese facendo segrete adunanze, perchè lo sposo
I’ ho perduto presto; ma il mio salvatole non m' ha
lasciato mai. Quanto fummo felici quando aiiche noi
possedemmo una Bibbia e potemmo ogni giorno leggerla insieme l Poi nacquero le nostre care bimbe.
Beatrice, Bianca e Cristina;"e qU;a:l festa quaudo un
Barba di Val Luserna veniva per la' cerimonia del
battesimo, nel nostro palazzo ove s’ accoglievano allora belle adunanze di patrizi è di plebeil
Giorni beati, come siete vdati vià presto ! E quanto
rapidamente piombai dall’ apice della felicità nell’abisso dell’ afflizione ! ^
Rivedo il mio diletto sposò.caduto pugnando per
a patria nell’assedio di Cùneo, dopo aver combattuto da eroe contro il maresajiallo de Brissac a fianco
di Carlo di Luserna.
Restai vedova a 35 anni colle mie tre figliuole; e
che sarebbe stato di noi, se non avesse preso a proteggerci'ogni giorno U nostro buon Padre .Celeste ? Con.Èmmanuele Filiberto tornò la pace, ma con
èssa venne là pètsectfzione ai fedéli'di Cristo.
Mi cfeòeYan fácil préda(al lor raggiri,- R, vòscoyo
ed ì suoi accoliti, e s’ affannarono a impadronirsi di
me e delle miè figlie. .f ' ,, ‘ ‘
Ma mi sorresse 1’onnipoiente e pótei da ogni insidia tóvare il'tesoro della tìiia.'fède è,, >deilé auiine
dei miei angioletti. SenonObÜ i’ èditlo del I5g5. venne
a pornit nel bivio atroce ¡^o^abbandónare la fede, o
perdere i beni e fuggire. Ahi ! quanti fallirono nel
fatai frangente ! Ed io, che potevo fare, colla responsabilità delle mìe creature ? Potevó io votarle a vita
meschina, lasciandole spogliare delle avite sostanze ?
Oh Dio ! mi mostrasti la via che- dovevo seguire, e
col tuo braccio potente m’aiutasti a batterla. « Il
maggior tesoro che puoi serbare alle tue figlie è
quello della fede vera », mi dissella tua voce. « Ricercate in prima il regno di Dio, e 1’ altre cose vi
saranno sopraggiunte ».
Ed ecco, in risposta alle mie preghiere, venirmi
un invito dalla cara mia amica Anna contessa di Moretta, di rifugiarci con lei nell’ avito Castello del suo
sposo a Caraglio. Era obbligata anch’ essa a lasciare
il suo maniero di Moretta, ma a Caraglio, nel Castello dei signori di Villanova Solari, si era al sicuro, perchè il duca usava riguardi speciali-verso di
loro.
Vendei quello che potei dei nostri beni ; ed eccomi salva presso all’amica Anna ed al suo sposo Luigi
Villanova e i di lui fratelli Francesco, Carlo, Giovi
Battista, Cesare e Niccolò. Oh ! nobile famiglia di eroi
della fede!.
Qual paradiso era la sua dimora, sicuro asilo in
mezzo all’ imperversar della persecuzione ! Era una
chiesa, era una scuola, era una fortezza, era un focolare di vita e di luce cristiana. Vissi entro le sue
mura cinque belli anni colle mie figlie ormai fatte
donzelle.
Ma venne 1’ orribil notte del Settembre 1570 in cui
il nemico diè l’assalto al Castello, e per salvarci tre
dei nostri prodi difensori diedero la lor vita e gli
altri tre ci trassero in salvo noi altre 5 donne qui
in Val Luserna. <
Sembrava che non ci potessero mai più esser ; bei
giorni per noi, ma la bontà di Dio è infinita ; e dòpo
i giorni di lutto e di pianto, vennero feste di giubbilo, quando i nostri due salvatori, Niccolò e Giovan Battista, sposarono in un stesso giorno le mie
figlie Bianca e Beatrice.
Oh ! son pure una madre invidiabile, malgrado
tutti i dolori e gli affanni patiti, poiché ho dato le
mìe figlie ai più nobili e più prodi gentiluomini del
Piemonte, e quasi quasi benedirei le sventure e le
perdite che m’han colpito, per i benefìzi che esse
stesse mi han fatto incontrare. « Tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Iddio ».
Mi restava ancora una delle mie figlie la più giovane, Cristina ; e mi chiedevo che sarebbe mai di lei,
quand' eccola accasata anch’ essa in modo da appagare ogni mio desiderio; aposa anch’essa ad un esimio gentiluomo qui rifugiato come noi per la sua
fede. Òhe dico ? Luigi Bersore è un trofeo della divina onnipotenza la quale sa trarre anche dalle file
dei nostri persecutori i suoi più fidi seguaci. Questo
è il terzo caso siffatto visto da me.
Prima ho visto il figlio di quel capitano Varaglia
di Busca, il quale sacc^ggiò le Valli con Animanegra di Mondovì e Sacchétti di Polonghera cent’ anni
fa ai tempi di Filippo II, diventar pastore Valdese
a San Giovanni e morir martire di Gesù a. Torino.
Poi ho veduta la mia .diletta amica, la contessa di
Cardè, figlia di Claudio di Savoia persecutore“ dei
Valdesi di Provenza ai tempi di Giovanni di Roma,
diventare e inostrarsi sì intrepida Valdese da finir
per convertire suo padre istesso, e da dover poi ella
medesimu Ciù» suo marito rifugiarsi a Losanna mentr’io stavbja Caraglio.
Ed ora ho visto rifugiarsi in Val Luserna,'convertito alla fede Valdese, Luigi, il figlio, di quei Pantaleone Bersore che sì aspra guerra mosse a queste
Valli nel 1535; ed è lui, proprio lui, che ha impalmato la mia Cristina e la fa così felice col sho affetto
e la sua pietà. i
Eccomi ormai. ma4re e nonna felice, chiamata e
trattenuta con tanto, affetto,, ora presso 1’una, or
presso I’altra deliè ihiè; figlie, le quali insieme ai
loro sposi fanno a gara ad abbellire la mia vecchiaia.
Diffloil cosa sarebbe il dire presso a quale fra esse
10 m’indugi più volentieri; ma pur convien ch’io
riconosca che, se mai, qualche preferenza temo di
mostrare per la pritna di esse, .Donna Beatrice, una
bella matrona ormai... e perchè mai tal predilezione ?
Oh! essa e il suo Gian Battista non m’aman più degli altri, ma gli è che da loro sono in più ad amarmi, che dagli altri:; sono in quattro in quellà casa
sòia, perchè han dùe angioletti, Valerio ed Qttavio,
che son veri rùbacùori. Che ti renderò o mio , Dio ;
tuMe le tue benedizioni sono sopra di me! Prenderò
11 calice .delle:’benedizioni e benedirò il tuo santo
nomò .'Beato 'è òòTuÌ. chò' si confida nel' Signore!,
; —^
Qnestò. VòlODietto. ch^ ha avuto al suo api^fire
una coé lusinghiera acòoglieuza, è posto ih,; vendita per L. 1,75 la copia ; IO copie per lu 12,50
La, spedizione è a carico de’ coniniltteirtii
" ' ■’ r,
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—-idi'--.’:--.
8
8
LA LUCE
LA FR05TITUZ10NE
IL n/ÌLEED IL RinEDIO
Prezzo Ore 0,30
Rivolgersi all’ Autore
Sig. PAOLO CALTINO
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o airAmministrazione del giornale '• La
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Libreria Evangelica
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Pii CAPELLI I per la barba
CHININA-MIGONE protonat* «k» ivpe^
disce la caduta del capoHi, K arQap^,
li rafforza ed amaierbidisce. 91 vende
Inotlorn, prvfnunta ni
rbnin ed ai petrnltn, in Bacon!
da L. 1,S0, L. 2, ed in boitigUe da
1- 3,50, L. 5 e L, 8,50. Per la spediilone della Baia da L. 1,50 aggiungere eent. 25; per le altre L. 0.80.
ANTICANIZIE-MIGONE
Temente profumata che agisce sui capelli e
■sulla barba in modo da ndonare ad essi il
loro colore primitivo, senca macchiare nè la
biancheria, nè la i elle. DI facile applicatone.
Ba>ta una bottiglia per ottenere un ellbtte
sorprendente. Cosía L. 4 la bottiglia, più centesimi 80 pel pacco nostale. 2 bottiglie per L. 8
e 3 per L. 11 franche di porto e <fi Imballo.
FLICOiyiA-MIGONE JA-Sfr
ai itaix*}!] n»t bel colore biondo oro. Costa L. 4 la scatola più
*• II» - u, nei porro postale. % scatoie per L. S e S per L. 11,
fratotiu- di
TINTURA ITALIANA
ohe serve a dare ai capelli un bel color n««. Costa L. 1,50 il
flacone, più cent. 80 pel pacco pitale, tt ipciMaoono 3 flaconi
per L. 4,50 franchi di porto.
PETTINE DISTRIBUTORE
par factIlUra la dlatrlhnxlone omogenea delle Untare sol capelli e
sulla barba. Esso è raso as.sal facile e permette, inoltre, eeonsnla del Hqaido. Costa L. 4 più cent. 25 per la raocomandasione.
ARRIGGIOLINA-MI
Con questo prroaratosi dà alla
VwIVCi capigHatarann'anletdatnrapepaistente, impartiendo pare ai eapellt morhidezia e lastra. SI rande in flaconi da L. 1,25,
plA.^t. 80 per la ipuHalspe.' »• flaconi par
L. f, franchi di porta.
Serve a
conser
EBINA-MIGONE .. ...
vare alla carnagione ed alia pelle la bianchezza
e la morbidezza proprie della gtovenlii. Con
essa si combattono i rossori, le lentiggini e si
toglie rabbronzatnra prodotta dai bagni di
mare a dal sole. Si vende in fiale con elegante
. M. L. i iJliVA *■ "“- »*>
CREMA FLORIS vltf di prohimo, Iranserva
ed accresce la bellezza del colorito naturale, nonché la freschezz.a e l'elasticità epidermica. Un vasetto In elegante astuccio
L. 1,50, più cent. 25 per l'affrancazione. 8 vasetti franchi di
porto per L. 5.—.
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