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ECO
DELLE mm VALDESI
lOTECA VALDESE
PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XrVII -N. 35
Una copia lire 50
ABBONAMENTI
Eco; L. 2.500 per Tinterno
L. 3.500 per Tenterò
.Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis
Cambio di indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE - 8 Settembre 1967
.\mmin. Claudiana Torre Pellice - C.C-P. 2-17557
A WflIìE PELLICE
Un’importante
assemblea riformata
Per la prima i/olta in Italia
La quiete non ha ancora definitivamente riavvolto la vita di Torre
Pellice, dopo l’animazione estiva, e
sinodale in particolare. La cittadina
sta infatti per essere teatro di un avvenimento protestante del tutto singolare per ritalia. Per la prima volta si riunisce nel nostro paese, dal
7 al 12 settembre, Passemblea della regione europea dell’Alleanza Riformata Mondiale, che raccoglie la
maggior parte delle Chiese di tradizione e di organizzazione riformata
e presbiteriana, e di cui la Chiesa
Valdese è membro fin dalla fondazione.
I lavori —: cui partecipano pure
alcuni delegati e invitati valdesi —
saranno centrati sul tema : « Risveglio e. rinnovamento » e saranno articolati in varie sezioni, il cui lavoro confluirà poi nelle sessioni plenarie. Una larga parte di questi lavori sono naturalmente riservati ai
delegati e agli ospiti (fra i 250 e i
300) e si terranno nel tempio di Torre Pesiice, per le sessioni plenarie,
e in vari locali ecclesiastici del luogo per le riunioni di sezione. Tuttavia vi saranno numerose sedute
aperte al pubblico; e precisamente,
gli studi biblici, che al mattino apriranno le giornate di lavoro, esaminando ! testi biblici dal oap. 12: 35
al cap. 13; 9 dell’Evangelo secondo
Luca, e le conferenze pubbliche che
la sera si terranno nel tempio di
Torre Pellice, alle ore 20,30:
Venerdì 8, H. Roux: Le renouveau dans LEglise catholique romaine.
Sabato 8, Hendrikus Berkhof:
A temps nouveaux, nouvelle théologie?
Domenica 10, P. - A. Jaccard:
Christianisation ou évangélisation?
Lunedì 11, Joseph Hromadka: A
temps nouveaux, nouvelle moralité?
Inoltre, la sera di giovedì 7, alle
ore 21, nella sala sinodale, avrà luogo la seduta di ricevimento ufficiale dei delegati, aperta al pubblico.
Ricordiamo che sabato 9, dalle 14
alle 15, nella sala sinodale, avrà luogo l’annunciato incontro femminile.
Domenica 10 settembre, sempre
nel tempio di Torre Pellice, si terrà
un culto (in francese) presieduto dal
past. Giorgio Tourn, mentre la predicazione sarà tenuta dal past. Humberto Capo, presidente de_Ha Chiesa
evangelica spagnola.
Mentre auguriamo il benvenuto a
tanti fratelli e sorelle che vengono
fra noi da molti paesi d’Europa e
ci rallegriamo vivamente che essi
abbiano scelto il nostro paese e la
nostra piccola Chiesa per la loro
attuale assemblea, formuliamo l’auspicio che il loro lavoro di queste
giornate sia veramente guidato —
per il bene di tutte le nostre Chiese
— dallo Spirito Santo da cui soltanto viene ogni vero risveglio e ogni
rinnovamento autentico.
La Claudiana vi nllra
^^eiida 11
Un'elegante agenda tascabile di oltre 200
pagine che contiene, per ogni giorno delhanno :
— Testo di lettura biblica (con richiamo al
Nuovo Testamento Annotato).
'— Brevissima meditazione.
— Argomento di preghiera.
Spazio bianco per appunti e note.
E inoltre: notizie utili, notiziario ecclesiastico ,indirizzi utili, rubrica per num. telefonici, ecc. ecc.
Rilegatura in uso-pelle con impressione in
oro. Prezzo al pubblico : L. 600 cad.
PRENOTATEVI alla Claudiana, Via Principe Tommaso 1, 10125 Torino.
Lo ha tentato il Comitato centrale del CEC a Heraklion
n punto sulla situazione ecumenica
HERAKLION (soepi) — La seduta
inaugurale della 20.a sessione del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese ha avuto luogo il 15 agosto
scorso a Heraklion, nelTisola di Creta,
con la celebrazione di un culto nella
cattedrale ortodossa S. Minas, alla presenza del re di Grecia che aveva accolto l’invito rivoltogli dal CEC aH'inizio
dell'anno.
Dopo il servizio religioso il re, accompagnato dalla regina, è stato accolto
nella St. Mark’s Hall — sede delle sedute — dal past. Fry, che ha aperto la
sessione. In un discorso, il re ha affermato che in un mondo che conosce tanti
sconvolgimenti — economici, sociali, politici e religiosi — il CEC rappresenta
un’idea « costruttiva », poiché mette in
pratica la fraternità di cui parla la sua
Costituzione e acquista sempre maggiore
influenza e utilità per il mondo cristiano.
Mons. Eughenios, arcivescovo di Creta,
mons. leronymos, arcivescovo di Atene e
primate di Grecia, e il past. Kiriakakis,
moderatore della Chiesa evangelica greca
hanno rivolto alcune parole di saluto,
come pure il sindaco di Heraklion.
Il rapporto Blake:
PER UN C.E.C.
CONSERVATORE E RIVOLUZIONARIO
« Il Consiglio ecumenico delle Chiese
sarà oggi al servizio del movimento ecumenico nella misura in cui eserciterà da
un iato un'influenza radicale in vista di
un’ubbidienza rivoluzionaria a Gesù Cristo e costituirà dall’altro una forza conservatrice per mantenere a disposizione
del mondo l’antico Evangelo del Dio
trascendente » — ha dichiarato il 16 agosto il past. E. Carson Blake, segretario
generale del CEC, nel rapporto che per
la prima volta presentava al Comitato
centrale, dopo la sua elezione avvenuta
nel corso del Comitato centrale di Ginevra, nel 1966.
Ricordando' nell’introduzione il « successo » del movimento ecumenico nel
corso degli ultimi anni e la sua popolarità dovuta in parte al Concilio Vaticano
II, ma anche le critiche di cui è oggetto, sia da parte dei giovani che desiderano avanzare rapidamente sulla via della
unità, che da parte dei conservatori attaccati alle tradizioni, il past. Blake presentava in questi termini il tema del suo
rapporto ; « Il movimento ecumenico e
il compito del CEC al suo servizio ».
Egli poneva due problemi ; l’utilità della
nozione di trascendenza (quella di Dio e
quella dell’uomo) in un’epoca secolarizzata — e il dinamismo e la fedeltà del
CEC, come istituzione, di fronte al movimento ecumenico « che sembra esigere
una rivoluzione ecclesiastica ».
Per molti intellettuali la trascendenza
appare un concetto desueto e si afferma,
oggi, che « nulla è oggettivamente trascendente ». Fuori della Chiesa, ma 1^1"
volta anche alTinterno della Chiesa, il
pensiero umano « ha orrore di ogni trascendentalismo, che appare agli uomini
moderni come l’ultimo, antico vestigio
della superstizione primitiva. Dio, nello
spirito popolare attuale, è rigorosamente
un’assurdità y>. Si comprende allora il
successo della teologia della « morte di
Dio ».
Eppure è appunto questa certezza che
un Dio trascendente non’ esiste, a « minacciare più in profondità il movimento
ecumenico », nella misura in cui esso si
afferma cristocentrico e, dopo Nuova Delhi, si richiama esplicitamente alla dottrina trinitaria.
Se occorre adottare un atteggiamento
a pastorale e attento» nei confronti delle
nuove concezioni teologiche è però di somma importanza « che non diamo a nessuno il minimo motivo dì pensare che, co
me Consiglio ecumenico delle Chiese,
mettiamo in questione la realtà di Dio, il
Padre del nostro Signore Gesù Cristo,
com’egli si rivela nella Bibbia- agli occhi
della fede. Se questo è conservatorismo e
se sarà tacciato di oscurantismo dai progressisti, pazienza. Il movimento ecumenico dipende oggi conte dipeso fin dalle
origini dal Dio trascendente rivelato nel
suo Figlio, Gesù Cristo, nostro Signore».
Se poi ci si accosta alla questione della trascendenza dell’uomo (in che misura
l’uomo è capace di superare i suoi interessi, la sua classe, la sua cultura, la
sua razza, ecc.) bisogna riconoscere che
anch'essa è attaccata a fondo dal pensiero moderno; ma « nessun ecumenismo deve condividere tale cinis/no ».
Eppure, durante la crisi del Medio
Oriente sembrava che nessuna Chiesa
cristiana potesse trascendere le proprie
posizioni politiche, culturali, nazionali o
ideologiche. Ora, « se il CEC deve continuare a essere al servizio del movimento
ecumenico, non deve permettere che esigenza e vantaggi di natura istituzionale
ostacolino la sua testimonianza ecumenica trascendente. In ogni caso dev’ essere
capace di incitare le Chiese che ne sono
membri ad ascoltarsi a vicenda (...). Il
tentativo di trascendere tutti i limiti umani 'e la certezza che Dio rende possibile questa trascendenza costituiscono il
cuore del movimento ecumenico».
La seconda parte .del rapporto del segretario generale costituisce la risposta al
secondo problema : «// CEC può continuare a servire il movimento ecumenico, con
dinamismo e con fedeltà, in un’epoca in
cui il movimento ecumenico sembra esigere una rivoluzione ecclesiastica, mentre
il Consiglio, come istituzione, è legato a
una nozione e a una base ecclesiastiche
stabili?».
Fra la rivoluzione e l’istituzione, il
CEC .per servire al movimento ecumenico oggi, dev’essere simultaneamente conservatore e radicale. Il termine « trascendente » è dunque la parola chiave. « H
nostro Evangelo e la sua visione, le sue
motivazioni, dipendono dalla trascendenza di Dio e del suo Regno. La nostra ubbidienza dipende dal modo con cui la
Chiesa trascenderà i limiti di razza e di
famiglia, di nazione e di classe, di colore
e dì generazione, di confessione e di tradizione. Solo in questo concreto trascendere, il CEC continuerà ad essere al servizio del movimento ecumenico, anziché
essergli d’ostacolo ».
Il rapporto Potter ;
L'EVANGELIZZAZIONE,
TEMA FONDAMENTALE
Le (teologie della « morte di Dio », come pure le nuove esitazioni circa il carattere unico della persona di Cristo nei confronti delle religioni non-cristiane, hanno
provocaiio « un calo di energia fra i cristiani, per ciò che concerne la loro testimonianza evangelizzatrice », ha dichiarato il past. Philip Potiter, direttore della
Divisione delle Missioni e dell’Evangelizzazione del CEC.
Il past. Potter, neP? sua conferenza, introduceva il tema principale allo studio
di questa sessione del comitato centrale :
Tevangelizzazione e il CEC.
« Se siamo giunti a un certo accordo
sulla natura dell'evangelizzazione — ha
proseguito il past. Potter — ora è messo
in questione il contenuto stesso dell’Evangelo. Non possiamo eludere più a lungo
l’esigenza di compiere un grande sforzo
per annunciare agli uomini odierni la fede che è la buona novella e l’umanità
unica, rinnovata e rici>nciliata in Cristo ».
11 past. Potter ha inolitre sottolineato
la necessità di moltiplicare le conversazioni con i conservatori evangelici e con i
cattolici romani « per giungere a una maggiore intesa reciproca sulla nostra vocazione comune all’evangelizzazione e per
creare un clima migliore che permetta di
pensare a un’attività evangelizzatrice comune». Recenti dichiarazioni di conserva
Re Costantino di Grecia, venuto appositamente a Creta con la regina^ parla ai membri del Comitato centrale del CEC. Un quadro che non potrebbe essere più ’’costantiniano’’... (foto CEC)
Presentando il suo rapporto davanti al Comitato centrale il past. F. 0. Nolde, direttore della Commissione fra le Chiese per gli
Affari Internazionali (CCAI) ha espresso la
propria gratitudine per a la calda ospitalità
che ci è offerta qui. Tuttavia non siamo per
questo meno coscienti delle difficoltà politiche che la Grecia conosce ultimamente. Man.
cherei al mio dovere verso il Comitato centrale se non menzionassi in questo rapporto
che sono stati rivolti ai dirigenti della CCAI
e del CEC molti messaggi critici a questo
proposito. In uno spirito di comunione fraterna ed ecumenica abbiamo fatto conoscere
queste preoccupazioni e negli ultimi giorni
abbiamo ricevuto assicurazioni, nel corso di
conversazioni cui hanno perso parte parecchi
membri del Comitato centrale. E’ stata mantenuta, come confidavamo, la promessa che
le deliberazioni del Comitato centrale avrebbero potuto svolgersi al riparo da qualunque
censura ».
tori evangelici e i decreti del Vaticano lì
mostrano tutta le possibilità che vi sono
di un’evangelizzazione in comune. « Consultazioni che hanno già avuto luogo con
questi gruppi indicano che ci troviamo di
fronte a un fecondo campo di azione ».
L’Assembiea generale del CEC, a Evanston nel 1954, aveva così definito Tevangelizzazione: n Condurre delle persone al
Cristo, Salvatore e Signore, affinchè partecipino alla vita eterna... Occorre che vi
sia incontro personale con il Cristo... poiché il destino eterno di ogni uomo dipende dal suo rapporto con Dio in Cristo ».
Vi è accordo nel pensiero ecumenico
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
Il cammino della Chiesa
nel tempo dell’ecumenismo
e della secolarizzazione
Come abbiamo già scritto, una Commissione era stata nominata dal Sinodo 1966 per preparare una bozza di messaggio alle chiese sull’atteggiamento da assumere di fronte al Cattolicesimo postconciliare. La commissione, in alcune riunioni nel corso dell anno, ha constatato che non era possibile né giusto isolare il problema del cattolicesimo dal quadro più ampio del senso di una Chiesa riformata nel mondo contemporaneo. Essa ha così sottoposto al
Sinodo un documento assai ampio, che non si presentava come un messaggio breve e incisivo, quanto piuttosto come un invito alla riflessione. In questa forma esso è stato rimandato
allo studio delle comunità; il testo sarà ampiamente diffuso e — ne siamo convinti discusso con molto frutto. Intanto cominciano a pubblicarlo, con il proposito di prolungare anche sulle nostre colonne la riflessione cui esso ci invita; e quanto più largo sarà l intervento
dei lettori, tanto meglio sarà.
La fede evangelica si trova oggi in particolare di fronte due problemi ;
quello ecumenico e quello polìtico-sociale. Essi sono stati dinuovo posti alla
nostra attenzione da avvenimenti quali il Concilio Vaticano II e gli sviluppi
del movimento ecumenico e in altro campo dalle tensioni sociali e razziali
e dai conflitti che ne derivano.
Anche nelle nostre Chiese dei credenti si sono impegnati in questi due
problemi sia partecipando di persona a delle iniziative, sia discutendone.
È giusto che le comunità cerchino un orientamento, affinchè la testimonianza evangelica sia resa chiaramente.
La risposta non sarà necessariamente trovata, subito. Anche se TEvangelo è una parola chiara e semplice, la nostra risposta sarà difficile, forse
stiamo solo incominciando a capire quale sarà.
La nostra Chiesa non ha l’abitudine di dettare ai suoi membri delle
linee alle quali essi debbano attenersi e l’opinione della Chiesa Valdese sulle
grandi questioni del nostro tempo, non è affidata alle parole soltanto. Di
fronte ai problemi del momento il credente non è solo. Egli troverà che cosa
dire e che cosa fare se lavora alla ricerca degli elementi di una, risposta vivendo e pensando in mezzo a fratelli nell’ascolto della Parola di Dio.
Raccomandiamo fortemente alle Chiese il documento che segue. Le sue
indicazioni vanno lette e discusse, nella prospettiva cui si è accennato.
* * *
La nostra generazione sta attraversando una crisi di trapasso di civiltà
e di concezioni del mondo. Il contraccolpo di questa radicale trasformazione,
che invade tutti i settori della vita, è risentito in maniera acuta anche nelle
nostre Chiese, nelle quali, in cerehie sempre più vaste, si avverte un senso
di disagio che non deve essere taciuto.
CONTINUA IN
QUARTA PAGINA
Echi sinodali
La sovrabbondanza di temi d’attualità ci
costringe a dare un po’ al contagocce il resoconto dei lavori sinodali; eppure desideriamo farlo con una certa ampiezza. Confidiamo nella comprensione dei lettori.
Da meditare
Già abbiamo accennato al fatto
che i due principali temi « dottrinali» proposti al Sinodo non hanno
portato a una presa di posizione; sul
Messaggio alle Chiese, di cui una
Commissione sinodale aveva preparato un’ampia bozza, si è avuta una
ampia discussione, di vivo interesse,
ma in ultima analisi inconcludente,
sicché la bozza, lievemente riveduta,
è stata « declassata » come qualcuno
ha detto, a documento di studio. Il
« messaggio » presupponeva un’unità
spirituale che non è stato possibile
raggiungere in Sinodo ; tuttavia anche in questa forma il documento
mantiene tutta la sua importanza
per le nostre comunità e ci auguriamo che sia esaminata e discussa come merita, perchè addita, oltre la
distretta attuale della Chiesa, le linee di riflessione e d’impegno di
fronte ai problemi ecumenico e sociale che si pongono oggi alla Chiesa,
con tutte le loro tentazioni e tutte
le loro possibilità positive aperte.
Sorte identica è toccata alla telar
zione della Commissione sinodale
che ha studiato il problema del matrimonio ; indubbiamente, a una
mezz’ora dalla chiusura dei lavori sinodali, non si poteva affrontare la
problematica messa in luce dalla relazione, nè valutare a fondo l’apertura, anche teologica, alla possibilità
di divorzio fra credenti, che indubbiamente, come qualcuno ha notato,
va contro quello che la nostra Chiesa ha pensato, insegnato e praticato
Ano ad og^; su questo punto si sono fatte udire alcune voci nettamente contrarie, ed è mancato il tempo
per una risposta a queste serie obiezioni di carattere teologico. Ovviamente, in queste condizioni, non si
poteva che demandare lo studio di
questo documento — che aveva suscitato larga attesa anche all’esterno
della nostra Chiesa — alle comunità.
Porse è comunque meglio così: è materialmente e moralmente impossibile, specie per la lamentata impreparazione di fondo del Sinodo, affrontare ex abrupto temi e problemi
di questa portata; .ed è molto meglio
che maturino a livello delle comunità. La Commissione sinodale (pastori
Aldo Sbaffl, Aldo Comba, Alfredo Sonelli) sarà a disposizione delle Chiese
e ne sintetizzerà le risposte per il
prossimo Sinodo.
Distretti e presbiteri
(riforma a mezz’aria)
Si è parlato anche quest'anno dei distretti, cercando di fare il ounlo sulla
« riforma distrettuale ». Non risulta molto avanzata, anche perchè ci si è — 1 orse forzatamente? — fermati a metà strada e non si è deciso se rim-anere allo stato precedente, con accentramento nell’unico Sinodo generale, o costituire dei veri
sinodi regionali. Anche la costituzione dei
presbiteri — sono una realtà quello kmbardo e in qualche misura quello toscano
e quello laziale — rimane parzuie e non
ufficiale. Indubbiamente, è cresciuta Timportanza delle Commissioni e in parte
pure delle Conferenze distrettuali; alcune
Commissioni, in particolare, hanno svolto
un ottimo lavoro di coordinament.s e di
stimolo. Ma la Commissione d’esame, anziché presentare nuovi ordini del giorno,
ha chiesto esplicitamente e con insistenza
che venissero veramente e integralmente
attuate le norme votate in merito dai Sinodi dal 1962 in poi; e tale richiesta è
stata approvata dal Sinodo e passata alla
Tavola e alle Commissioni distrettuali come raccomandazione.
Insegnamento
religioso
La Commissione d’esame ha lamentato
che l’attività del Comitato (o meglio della sezione valdese del Comitato) interdenominazionale delle Scuole Domenicali
non comparisse, nel rapporto della Tavola, se non per la nomina dei suoi membri,
nell’elenco dei Comitati nominati dalla
Tavola. E notava giustamente ; « Siamo
in uno strano mondo: anche nella Chiesa si moltiplicano, fioriscono le iniziative
per i bambini — dagli asili ai doposcuola, agli istituti — e noi dimentichiamo
l’unico organo di formazione e di colìegainento utile per una formazione pedagogica protestante, per ravvivare il senso
vocazionale in chi esercita un ministero
fra i hamhini. Siamo in una curiosa stagione ecumenica: parliamo di integrazioni, di federazione, di fare insieme, e trascuriamo l’unico organismo interdenomi
CONTINUA IN
TERZA PAGINA
2
pt>^
N. 35
8 settembre 1967
IL PARERE DI DUE DELEGATI AL SINODO 1967
li giorno
delle piccole cose
Ringrazio chi ha scritto la medi
tazione sul n. 33 dell’ii Eco-Luce »
Ho assistito alle giornate del Ciu'
bas e al Sinodo. Non ho trattenuto
la terminologia teologica degli stu
di, destinati alle menti intellettuali
Ma lo spirito, si, l’ho afferrato bene
e mi sono resa conto delle división
e delle difficoltà di identificare tutt
allo stesso modo il ’’común denomi
autore”. Evidentemente, la medita
zione è in rapporto agli incontri av
venuti e ci richiama a ridimensio
Tiare la nostra posizione di fronte al
l’Eterno.
Parlando del Sinodo, si dice che i
laici sono stati silenziosi. Forse una
parte del silenzio va ricercata nel
fatto che oggi, nella nostra Chiesa,
ci troviamo di fronte a due correnti
intellettuali; quella di destra e quella di sinistra. Noi, laici non intellettuali, siamo disorientati. Parla l’intellettuale di destra e noi diciamo:
parla bene, ha ragione. Parla l’intellettuale di sinistra e diciamo; parla bene, ha ragione. Ma, in fondo,
non c’è più la vera fiducia nell’uomo. Noi pensiamo, ascoltando quelle sottigliezze di linguaggio: ma
quello che dice, è proprio quello
che pensa? Ad esempio, abbiamo
avuto l’impressione che si volesse
abolire l’« Eco-Luce » : non è stato
detto chiaramente, ma si è sentito e
in noi laici è rimasta viva l’impressione. Così, non si è data una spiegazione al firuinziamento di « Nuovi
Tempi y>: abbiamo capito che alcune persone erano a conoscenza della questione, ma in noi laici è rimasto il dubbio di qualche cosa di poco chiaro.
E poi, quegli O.d.G. buttati lì nei
momenti più impensati, per farli
passare prima che le persone non
bene abituate a queste situazioni.
Culto radio
domenica 10 settembre
Pastore GINO CONTE
Torino
domenica 17 settembre
Pastore MARIO SBAFFI
Roma
possano intervenire. E il problema
del lavoro, che molti di noi laici,
per esperienza vissuta, conoscono
molto bene, mentre si dimentica
che vi sono uomini e donne, con i
loro problemi di angoscia, di solitudine, di dubbio, di sofferenza, che
aspettano litui parola che non sia solo quella della lotta di classe e di
rivendicazione salariale. Ed allora
stiamo zitti mentre invece dovremmo parlare, ma temiamo di essere
considerati degli ingenui o delle
persone che non capiscono i problemi eia giorni delle grandi cose ».
Vorrei pensare alle molte persone
che, nelle nostre Comunità, vivono
il giorno delle piccole cose. Queste
persone rappresentano un poco la
categoria dei ’’manovali comuni” in
seno alle Comunità. Non conoscono
gli slogans moderni, di moda anche
nella Chiesa, ma lavorano e lavorano sodo. Hanno esse pure i loro problemi ma, forse, non sono dei problemi di ordine sociologico ed allora questi problemi non sono abbastanza importanti. Qualche volta
questi manovali comuni lavorano
atwhe con stanchezza perchè vedono
che spesso, conta di più il giorno
.......................HI,...........
A TORINO
Lodevole inìzìalira dell’L.L.D.G.
Rispondendo ad una necessità sempre
più pressante. l'Unione Cristiana delle Giovani ha provveduto mediante ’ sopraelevazione di due piani del proprio stabile sito in
Torino, via S. Secondo 70. alla costruzione
di 17 camere capaci di uno oppure due letti,
ognuna munita del cucinino e bagno — che
saranno ultimate prossimamente.
Si avrà così la possibilità di ospitare signore anziane in buone condizioni fìsiche,
desiderose di una propria casa confortevole, senza eccessivi impegni di manutenzione. con un versamento di quota mensile.
Le persone desiderose di naggiori chiarimenti possono scrivere alla Commissione
« Casa Nostra » via San Secondo n. 70 10128 Torino.
delle grandi cose che quello delle
piccole cose.
Se, nell’affannosa vita che viviamo, non solo nel mondo ma anche
in seno alla Chiesa, riusciamo ancora a fermarci, a sostare un momento, i messaggi di Zaccaria 4: 10, di
Malachia 3: 16 e di Luca 16 ; 10 rappresentano per noi una luce, una sicurezza, un incoraggiamento, ma soprattutto fiducia perchè « gli occhi
dell’Eterno che percorrono tutta la
terra vedono con gioia il piombino
in mano di Zorobabele ».
Nelly Rostan
Necessità
di riformare
Il Sinodo
Possiamo noi che abbiamo partecipato al Sinodo che ha avuto luogo la settimana scorsa a Torre Pellice, possono
le chiese valdesi essere soddisfatte appieno del nostro lavoro? Per conto mio rispondo decisamente di no.
Sebbene i lavori si siano svolti questo
anno con ordine e rapidità notevoli, grazie all’azione quanto mai efficiente ed
energica della presidenza, non abbiamo
fatto tutto quello che avremmo dovuto
fare, e non tutto quello che abbiamo
fatto è stato fatto bene.
Fra le decisioni più importanti che
erano davanti a noi stava, in prima linea, quella relativa alla riforma del Sinodo. Mi sia concesso di presentare su
di essa alcune considerazioni.
La commissione incaricata di formulare la nuova Costituzione unitaria delle chiese valdesi aveva lavorato bene,
cioè con coscienza ed acume giuridico;
ma. a mio parere, non tutte le sue conclusioni e proposte erano da accettare.
Anzitutto la diminuzione dei membri
del Sinodo era insufficiente. Quest’anno
eravamo 175, più alcuni altri con voce
consultiva, senza diritto a votare. La
commissione proponeva la riduzione del
numero dei membri del Sinodo a 126.
cui sarebbero stati ancora da aggiungere quelli con voce consultiva. Ancora
troppi. A mio parere i membri del Sinodo dovrebbero essere una cinquantina,
o al massimo una settantina. Non ne occorrono di più per discutere e per deliberare ciò che va fatto nelle chiese e
per le chiese valdesi d’Italia e d’America. L’essere in numero maggiore comporta chiaramente una diminuzione di
efficienza : lo vediamo da parecchi anni,
e lo abbiamo veduto senza dubbi anche
quest’anno.
La proposta della commissione, per ridurre i membri del Sinodo, si fondava
principalmente sull’introduzione del principio. nuovo per noi, della riduzione
del numero dei pastori partecipanti, cioè
sulla necessità di eliminarne, anno per
anno, alcuni, istituendo fra essi una rotazione secondo l’ordine alfabetico del
loro cognome; metodo, a mio parere,
di assai dubbia opportunità sotto vari
punti di vista.
Come fare allora?
Se esistessero già i presbiterii. si potrebbe fissare in quattro, per esempio, il
numero dei rappresentanti di ciascuno
di essi. Se i presbiterii fossero, come dovranno essere, in numero variante da
dodici a quindici, il numero dei membri del Sinodo varierebbe da 48 a 60.
Aggiungendo i membri della Tavola e
delle commissioni varie, si giungerebbe
all’ottantina, numero ancora ammissibile.
Ma poiché, purtroppo, i presbiterii
non esistono ancora, mi sembra che per
ora la riduzione dovrebbe basarsi sui
distretti. Propongo che la rappresentanza
di ogni distretto sia eletta nella proporzione di un deputato per ogni 500 o
300 membri di chiesa comunicanti, o frazione superiore, rispettivamente, ai 250
od ai 150. Secondo le statistiche di quest’anno il numero dei deputati sarebbe
allora :
con una rappresentanza di uno ogni
300 membri :
per il primo distretto 37
per il secondo distretto 11
per il terzo distretto 8
per il quarto distretto 6
per il quinto distretto 4
per il sesto distretto 5
in totale
71
più la Tavola e le commissioni.
Con una rappresentanza di 500 membri ; uno
per ¡1 primo distretto 22
per il secondo distretto 7
per il terzo distretto 5
per il quarto distretto 4
per il quinto distretto 2
per il sesto distretto 3
in totale 43
piu come sopra,
sempre in numero pari fra pastori e non
pastori, variando con opportuni accorgimenti il numero dei deputati da eleggere
se questo, come in tre distretti, risulta
dispari.
In questo modo si verrebbe ad infrangere. sì, il principio della rappresentanza diretta delle chiese; ma questo era
già infranto, nel progetto della commissione. a tutto danno delle chiese non
autonome, nei riguardi delle quali non
vige neppure adesso. Ed io non vedo alcun altro mezzo per ridurre in modo
sensibile il numero dei membri del Sinodo.
Un progetto, come si vede, di tanta
importanza è venuto in discussione, insieme con altri argomenti, nelle ultime
due ore della seduta di venerdì, cioè
quando i lavori stavano per essere chiusi. Esso ha sorpreso la maggior parte dei
deputati, anche se tutti avevano letto, e
non è certo, la relazione che avevano ricevuto; non vi è stato modo nè di discutere. nè di spiegare, nè di presentare
controproposte, ed è quindi naturale
che, nell’incertezza generale, il progetto
sia stato respinto. Ma questo ha creato
inconvenienti di altra natura, oltre quello fondamentale di dover subire, anche,
nel prossimo anno, un Sinodo pletorico.
Di altre deficienze di questo Sinodo
mi riservo di parlare nei prossimi numeri del giornale.
Lino de N icola
BRASILIA (.blp). - La distribuzione delle proprietà rurali della Chiesa cattolica
brasiliana sarà proposta dai vescovi del
Nord-Este nel corso della riunione dell'episcopato brasiliano, che si terrà nel mese di
maggio. I vescovi del Nord-Este aggiungono che « la distribuzione al popolo di
grandi estensioni di terra che sono proprietà ecclesiastica, è una necessità sociale
urgente ».
Commentando questa decisione, conforme al pensiero di Helder Camara, arci\escovo di Recife, un rappresentante sindacale dei contadini si è dichiarato favorevole all’alleanza fra « i poveri e la Chiesa ».
« La Chiesa e gli umili, uniti formeranno
fra breve un fronte unito contro l’ingiustizia sociale, un ftonte irresistibile perchè
ispirato alla dottrina evangelica, che nessuno potrà qualificare sovversiva », ha
aggiunto.
La stagione delle guerre
Nel tempo in cui i re sogliono andare alla guerra.
Quando udrete parlare di guerre e di sommosse, non
siate spaventati, perchè bisogna che queste cose avvengano. 1 Cronache 20: 1 ; Luca 21: 9
Nessuno è così superficiale da scherzare sulle guerre. Eppure si
rimane colpiti dalla straordinaria attualità di questo versetto del libro delle Cronace. Si direbbe che alcuni millenni fa c’era perfino
una pianificazione del calendario, tanto da contemplare il periodo
più propizio ai popoli per scannarsi fra loro. Secondo i guerrafondai
di allora, quella sarà stata la belle époque per primeggiare sulla pelle degli altri, più o meno come succede oggi. Con una punta di cattiveria, in questo passo possiamo perfino cogliere un pizzico di ironia :
a un certo momento dell’anno gli illuminati governanti avevano la
« buona abitudine » di scatenare un conflitto. Possiamo dunque sfatare la diffusa affermazione sulla nequizia dei nostri tempi? (Non è
vero che ieri si stava meglio).
E non è vero che si starà meglio domani, se solo gli uomini sapranno trovare delle giuste regole di convivenza. Infatti non possiamo dimenticare la parola di Gesù riportata in Luca. Udremo parlare
di guerre e di sommosse. Non siamo mezzo salvati, ma siamo avvisati: perchè stupirci? Di più, perchè spaventarci? Bisogna che queste
cose avvengano. Come un doppio segnale. Per toccare con mano clic
senza Dio l’uomo non è capace nè di governarsi nè di armonizzare col
suo prossimo; e per indicarci che quella è appunto la strada che anticipa il ritorno del Signore. L’unica strada capace di condurre gii
uomini a riconoscersi fratelli fra di loro. (Una cosa piuttosto rara anche al di fuori delle guerre. Come sappiamo, non ci sono solo le guci re militari, ma anche quelle ecclesiastiche).
Renzo Turinetto
iiniii>iimiliiililMiiiMiiiuiiiiiiiii:ii
ECHI SINODALI
Il problema della nostra stampa
croce e deliz:
Anche quest’anno il Sinodo ha dedicato
un'ampia discussione, abbastanza accesa,
al problema della nostra stampa periodica. Nella sua relazione la Comm. d’esame
aveva rivolto critiche abbastanza pesanti
ai nostri periodici, pur affermando che
si trattava di rilievi sugli aspetti formali
più che sui contenuti. All’« Eco-Luce » è
stato rimproverato essenzialmente di non
aver tenuto conto delle richieste del Sinodo scorso, unite all’approvazione di
fondo da parte della forte maggioranza,
e di aver continuato la sua « missione
pedagogica » annotando e postillando articoli e corrispondenze, « strozzando sul
nascere un dibattito delle idee ». dando
l’impressione di essere la voce di una corrente, se non di un gruppo di potere, decisa a continuare imperterrita la propria
linea, malgrado le opposizioni nelle comunità. che sarebbero assai più larghe di
quel che si esprime esplicitamente. Inoltre la C. d’e. chiedeva il ridimensionamento dei nostro organo valdese, nel quadro
del pctenziamento della stampa unitaria.
Il dibattito si è acceso vivace, e nel complesso la maggior parte degli interventi di
membri del Sinodo e della Tavola si
sono dissociati da questa valutazione, notando che invece era stato sensibile, anche
se perfettibile, lo sforzo di seguire le richieste sinodali formulate lo scorso anno.
I redattori hanno d’aiitra parte ammesso
l’esigenza di accrescere e rendere regolare il notiziario ecumenico, come pure di
semplificare il linguaggio, sì da rendere
più leggibili molti degli articoli che compaiono. Sulle colonne dell’« Eco-Luce » vi
è stata libertà di intervento per tutti, anche se non tutti hanno voluto intervenire.
II faito che si confrontano — e devono
confrontarsi. - idee contrastanti, non significa che il giornale non debba avere una
linea sua; la si può sempre cambiare, ma
dev’essere chiaro che una linea nuova e
diversa apparirebbe ad altri altrettanto
unilaterale; è un fatto che di fronte ai
due grandi problemi con cui la chiesa deve confrontarsi, oggi, quello sodale-politico e quello ecumenico, non vi è vera
unità di sentimenti fra noi, allo stato attuale delle cose; e la nortra stampa non
può non riflettere tale situazione, di
cui non è però responsabile. Non per cocciutaggine, il gruppo redazionale è convinto che — fra dissensi occasionali e globali di non pochi — una buona parte
della Chiesa appoggi il suo lavoro; ne
fanno pure fede le offerte abbondanti e generose giunte anche quest’anno, che hanno permesso di chiudere il bilancio con
un attivo di oltre 300.000 lire (questo
spiega anche perchè han potuto essere
pubblicati, mensilmente, dei numeri doppi; bisogna però tener conto che il mezzo stipendio del redattore non è incluso
in questo bilancio). Nella discussione è
apparso che per la C. d e. erano strettamente intrecciati il problema della valutazione del nostro settimanale e quello della necessità di procedere aH’unificazione
della stampa periodica. Ma è stato notato
che il Sinodo 1966 aveva escluso, almeno
per ora, la fusione dell’« Eco-Luce » con
« Nuovi Tempi »; se mai. resta aperto il
problema posto dal voto sinodale di alcuni anni fa. che chiedeva si procedesse alla fusione fra il settimanale valdese e
«Voce metodista» (l'«Eco-Luce-Voce»?!).
Nel complesso, come negli ultimi anni,
botte da orbi, e applausi finali; i redattori — si parva licet componete magnis ■—
potrebbero fare loro le umoristiche espressioni del Moderatore Giampiccoli.
nell'intervista pubblicata nel numero scorso. circa l’asino di turno cui si appioppano i pesi, cui non si risparmiano bonarie
legnate, ma che fa abbastanza comodo e
cui in definitiva si vuol bene.
A « Nuovi Tempi » la Commissione di
esame ha essenzialmente rimproverato di
non essere il settimanale voluto dal Congresso (ma era poi così chiaro quel che
« il Congresso » aveva voluto?), di non
aver favorito la via al federalismo degli
evangelici italiani, allontanando, con la
sua insistenza su temi politici, l’ala destra «settaria»; anch’esso, poi, sarebbe
troppo giornale di corrente. suscitando
larghe riserve e opposizioni nelle comunità, anziché facilitare la compri nsione fra
le posizioni contrastanti. E’ stata però riconosciuta — a parte l’eccessivo « spezzatino » delle notizie — l’impostazione giornalisticamente viva e moderna del lavoro
redazionale, l’ampiezza e tempestività dell’informazione, la feconda puntualizzazione di alcuni temi oggi scottanti nella vita della chiesa. « Nuovi Tempi » cerca, in
fondo, di seguire la linea indicata dalla
conferenza ecumenica ginevrina « Chiesa
e Società ». Anche su questo punto il dibattito è stato ampio e vivace, segno dell’attenzione, magari a volte un pò rabbiosa, con cui la nostra stampa è seguita. Sono stati chiesti chiarimenti sul contributo
della Tavola a « Nuovi Tempi » (il settimanale è amminiatrativamente indipendente); la Tavola versa a quella amministrazione la somma annua di 3 milioni,
scaricandosi però del « costo » del direttore, past. Girardet; tale somma equivale
al pagamento di 100 abbonamenti sostenitori di L. 30.000 ciascuno; è chiaro che un
eventuale deficit non verrebbe a gravare
sulla Tavola; ma il direttore ha fatto presente che non si prevede alcun deficit ;
« Nuovi Tempi » ha già oltre 2.000 abbonamenti e continuano a pervenirne; nell’insieme e proporzionalmente i lettori sono più numerosi fra i battisti e i metodisti
(che non avevano un loro settimanale) che
fra i valdesi, più a sud che a nord; vi è
un certo pubblico «esterno», mentre indubbiamente molti dei fondamentalisti
(non tutti) sono rimasti chiusi. Alcuni
vorrebbero che il settimanale fosse maggiormente strumento di evangelizzazione;
ma anche qui, probabilmente non si è
concordi sul come concepire l’evangelizzazione. Si è pure fatto sentire un garbato richiamo alla sobrietà nei costi.
Nel complesso, e senza che la discussione abbia portato ad alcun voto, è rimasto aperto il problema del « ridimensionamento » e della unificazione, in attesa di ulteriore maturazione; questo implicherà sacrifici e forse scelte per diversi,
ma allo stato attuale non si è individuata
altra possibilità. Entrambi i settimanali
sono stati richiamati a semplicità di linguaggio, a carità fraterna nei confronti di
tutti (senza però divenire amorfi), a un
servizio sempre più efficace per la formazione. oltre che per l’informazione delle
chiese.
Si è quindi parlato di « Diakonia », la
nuova rivista che riprenderà la testata del
periodico ciclostilato a cura della Commissione permanente ministeri, otfrendo
ai vari settori dell’impegno laico — scuole domenicali, attività giovanili, femminili,
formazione laica, ecc. — un luogo d’inconcontro. di studio e di formazione. Già
esistono periodici vari, e si raccomanda la
loro fusione, oltre che per ragioni pratiche. per ragioni teologiche, dato che i
vari settori non devono lavorare separatamente. senza vedere come un ministero particolare s’inquadra nella missione
globale di tutta la Chiesa. E’ appena il caso di notare quanto sia necessaria una
paziente e viva formazione teologica, a
lunga scadenza, data la larga e gr;; . e impreparazione che i membri di chii: a più
coscienti avvertono, anche in Sinodi .
Quanto a « Gioventù Evangelica . qualcuno ha chiesto se godeva di « im.aiinità
sinodale ». ma è stato risposto che semplicemente, non era all’ordine dei Giorno. Uno psichiatra ha detto sorr. . -rido
che soffriva della tipica « crisi di e i"inalità » giovanile. Ma, a parte che mn sono più ragazzini di primo pelo a e'".iituire il nerbo dell’équipe redazionale, onesto
mensile attrae e urta per Pintellig.-iza e
per la discutibilità evangelica di vai suoi
articoli, in misura ancora assai put iorte
che gli organi settimanali.
«L’Amico dei fanciulli», del tulio ignorato dalla relazione della Ta\.da, è
stato spacciato in quattro parole cn. non
si comprendeva se scherzose o sprizzanti
dalla Comm. d’esame. Un paio d'ini, rventi femminili hanno insistito perchè u.iesto
periodico sia maggiormente vaio, uzzato
nelle comunità. E’ un discorso che vontiamo riprendere, ma è bene dire fin d'ora
che dove monitori, pastori e genitoi, s’interessano e lo seguono, il mensile per i
nostri ragazzi ha la sua funzione e irova
anche una effettiva rispondenza.
11 paragrafo sulla Claudiana è passato,
ci si passi l’espressione, in cavalleria. Ed
è stato un vero peccato. Indubbiarnente,
non si può parlare di tutto tutti gli anni,
ma bisogna anche dire che proprio in
questi anni la nostra Editrice sta facendo
uno sforzo considerevole, che va valutato a fondo e incoraggiato in ogni modo.
Da segnalare 1 invito di una delegala a
curare un lato attualmente quasi in estinzione; la letteratura infantile.
L ampiezza stessa del dibattito sulla
stampa è indice deH'importanza fondamentale di questo mezzo per la vita e la testimonianza della chiesa.
NOVITÀ’ CLAUDIANA
E uscito l'ultimo opuscolo (doppio, L. 200) della Collana « Attualità
protestante », n. 12/13 :
ROLAND DE PURY
Liberi in due
Uomo e donna
di fronte all'Evangelo.
................
Il Golild di Firenze cerca personale
L Istituto Evangelico per ragazzi E. Gouid
segnala che è disponibile un posto per uomo
di fatica anche con mansioni di autista, senza carico di famiglia.
I salari e le assicurazioni sono quelli previsti per il personale di convivenze, vitto e
alloggio compresi; il trattamento familiare
ed il carattere delTOpera favoriscono chi
proviene da ambiente evangelico e chi desidera fare del proprio lavoro un'occasione di
servizio. Indirizzare le domande ed eventuali
referenze a : Direzione Istituto Gould, via
de' Serragli 49 . Firenze.
3
8 settembre 1967 — N. 35
pag. 3
Coaïevenza europea dell’Alleanza riformata mondiale a Torre Pellice
Tre sfide alle Chiese
Luigi Pirandello ha scritto un dramma
intitolato « Sei personaggi in cerca di autore ». Le Chiese dell'Alleanza riformata
mondiale non hanno bisogno di meiltersi
a cercare un autore; sono convinte, come tutte le altre Chiese, di essere fondate
sulla rivelazione divina e sull'azione redentrice di Gesù Cristo. Tuttavia sono
veramente 102 Chiese in cerca di un avvenire. impegnate in una ricerca che ha
raggiunto dimensioni e importanza che
non si sarebbero neppure immaginate, appena dieci anni fa. Gli sconvolgimenti si
sono succeduti nel mondo, e dovunque i
cristiani si sono trovati improvvisamente
proiettati in condizioni d'esistenza assolutamente nuove e rivoluzionarie.
Mutamenti profondi si sono prodotti in
campo ecclesiastico. Il movimento ecumenico ha proceduto più rapido degli ecumenisti che si trovano alla direzione delle Chiese. Sorgono gruppi come funghi
dopo la pioggia, costituiti da cristiani di
spirito combattivo, di idee chiare, viventi
in base alla nuova convinzione che le
Chiese e le loro istituzioni procedono con
troppa lentezza.
L’ecumenismo
»
Dal 7 al 12 settembre si riunisce a Torre Pellice la conferenza europea della
Alleanza Riformata Mondiale: Lewis Wilkins, segretario per I informazione
dell'ARM, esamina alcune prospettive delle Chiese riformate — I giovani che
manifestano la loro impazienza in seno alle Chiese sono dei beatniks ecclesiastici o avvertono meglio di altri l'urgenza di certe scelte? Che diverranno le grandi famiglie confessionali, mentre trattative di fusione sono in corso
fra Chiese in tutto il mondo? — La via di Abramo, un nuovo esodo.
«laico
Questa nuova generazione, sovente assimilata all'attivismo ecumenico per la
semplice ragione che partecipa all’azione
sociale e politica piuttosto che a conferenze interconfessionali, può essere riunita
sotto l'etichetta generale di « ecumenisti
secolari » o « ecumenisti laici » (in opposizione agli ecumenisti detti « ecclesiastici »). Secondo loro nessuno degli organismi ecumenici esistenti sfugge all’accusa
che le strutture ecclesiali avanzano a passo di » lumache ecclesiastiche » e non si
preoccupano che di questioni di secondo
o terzo grado di priorità nella cristianità.
Ne hanno abbastanza degli insuccessi al
vertice e desiderano realizzare ciò che è
attualmente realizzabile a livello dei semplici cristiani.
Altri cristiani si muovono in direzione
opposta. In un certo numero di paesi di
Europa e del Nord America si sono organizzati gruppi di laici con la precisa inienzionc' di esercitare una pressione sulle
loro Chiese per portarle a desolidarizzarsi
dalla testimonianza sociale o politica. Criticano pure le organizzazioni ecumeniche,
a torto 0 a ragione, poiché vedono in esse la tonte di molte delle idee e dei movimenti che. a loro avviso, pervertiscono
la realtà spirituale e la missione della
Chiesa.
Questi due fenomeni, per quanto opposti nei loro scopi e nei loro ideali, devono essere considerati congiuntamente come facenti natte di un movimento assai
più vasto, tendente a un nuovo modo di
vivere, -a una nuova strategia e all utilizzazione di nuovi mezzi per portare a una
trasformazione. Gli ecumenisti « laici » e
gli antiecumenisti, « laici » anch’essi, fanno il loio gioco secondo le medesime regole, secondo cui è indicato organizzarsi e
manifestare nella chiesa e nella società
per raggiungere i fini per cui ci si è impegnati. ¡’are che l’urgenza apocalittica
della siiu.izione attuale abbia portato a
sostituire l'impegno collettivo e l’azione
all'apati.i individualista che un tempo costituiva ha maschera della rispetiiabilità.
Nelle Chiese, polarizzazioni che erano
sopportabili finché non giungevano a una
esteriorizirazione drammatica ed energica,
minacciano oggi di dividerle. Questa minaccia pone un punto interrogativo non
trascurabile suU’avvenire di nurnerose
Chiese. Anche se non si facesse sentire alcun’altra pressione, quelle due basterebbero a forzare le Chiese a domandarsi dove vanno c a che punto saranno fra una
diecina d'anni..
Trenta
Chiese riformafe
discuiono unioni
Ma vi sono altre forze che esercitano la
loro pressione. Due di queste derivano dal
movimento ecumenico “ tradizionale ».
L'una è il movimento per l’unione delle
Chiese in cui sono impegnate le Chiese
protestanti e anglicani. Benché vi siano
state poche unioni fra Chiese di diversa
confessione, dopo quella che ha dato origine alla Chiesa dell’India del Sud, venti
anni or sono, in quasi tutte le naziorii del
mondo vi sono Chiese che partecipano
a trattative d'unione, e alcune sono alla
vigilia di importanti passi innanzi. Nella
sola famiglia riformata-presbiteriana un
rapporto preparato nel 1966 mostrava che
oltre trenta Chiese riformate e presbiteriane erano impegnate in conversazioni
ufficiali in vista di unioni con oltre novanta interlocutori. Di quesite trenta, soltanto
<luattro sono trattative d’unione fra riformati; tutte le altre coinvolgono una o
più Chiese di altra tradizione. Capolista,
le conversazioni fra riformati e anglicani,
che interessano 22 Chiese; vengono quindi i congregazionalisti. con 15 Chiese; poi
i metodisti (14). i Discepoli di Cristo (7),
i Luterani (5). le Chiese evangeliche unite
dei Fratelli e i Battisti (4).
Si sia pro o contro, in linea di principio,
il movimento tendente all’unione, è chiaro che fra qualche anno i cristiani riforntati e anglicani saranno molto probabilmente organizzati in modo assai diverso
da come lo sono attualmente. Tre
delle quattro maggiori Chiese riformate e
presbiteriane degli Stati Uniti partecipano
3lla Consultazione per l’Unione delle
Chiese. Virtualmente, l'insieme degli aglicani é impegnato in conversazioni in vista di uomini con non anglicani. Lo stesso
vale per i melodisti. Tutta questa attività
aggiunge fattori supplementari d’incertezza
a ogni tentativo di pronunciarsi su ciò
che il futuro tiene in serbo per tutte le
Chiese protestanti, di qualunque tipo. E
nessun organismo interecclesiastico. sia
confessionale o ecumenico, potrà più continuare a definire i propri scopi come lo
faceva in passato.
La seconda pressione ecumenica « tradizionale» sulle Chiese è il risultato dell’ingresso improvviso, massiccio e imprevedibile della Chiesa cattolico-romana nel
movimento ecumenico durante e dopo il
Vaticano IL Nessuno può prevedere dove le forze rinnovatrici liberate dal Concilio condurranno il cattolicesimo romano.
Si ha l’impressione che il papa stesso si
renda conto che. benché debba fare ancora il getto cerimoniale di tenere la barra, la barca della Chiesa voga secondo una marea che sfugge completamente al
suo controllo. Se il mutamento di clima
prodottosi nei Paesi Bassi, ad esempio, divenisse un modello universale per il cattolicesimo romano durante l’ultimo terzo
del XX secolo, che avverrebbe della vita
interiore delle Chiese protestanti che si
sono definite, in larga misura, come oppositrici a Roma? Quali accordi provvisori saranno adottati per esprimere un’unità
che sta divenendo possibile, senza accetta
crescenti é stata poi decuplicata da quando l'uomo é capace di commettere un suicidio su scala universale.
In questo contesto di mutamenti rivoluzionari le Chiese devono cercare di discernere quale forma avrà l’avvenire e
di adattarvisi. Tutto questo, come incide
sulle Chiese e in particolare su quelle unite nell’Alleanza riformata mondiale?
I «beainiks»
ecclesiastici
kinciata dall’ecumenismo « seti laico ». Questo « nuovo ecudegli anni '60 ha spinto le
Chiese a reagire, specialmente perchè é divenuto in larga misura il modo d’impegnarsi cristanamente dei giovani al di sotto dei 25 anni. La dichiarazione votata
dall’ARM a Basilea, nel 1951, circa il
compito dell’Alleanza nella situazione ecumenica del momento, aveva ragione di
dire ; « Vi sono molti, giovani specialmente, nelle giovani Chiese, nei quali possiamo constatare un vero entusiasmo per la
eredità riformata ».
La cosa non dovrebbe sorprenderci. La
generazione che si è spontaneamente entusiasmata per la teologia riformata ha
riscoperto in essa aspetti e accenti che la
generazione precedente aveva dimenticati.
Specialmente nell'America latina hanno
©
La sfida
colare » o
menismo »
L'Alleanza riformata mondiale comprende attualmente 102 Chiese
membri, che rappresentano 55 milioni di credenti ; sono sparse in 68
nazioni: 21 in Asia, 25 in Africa, 3 in Oceania, 29 in Europa, 13 nell'America latina e 10 nell'America del Nord. 64 di esse sono pure membri del Consiglio ecumenico delle Chiese ; fra quelle che non lo sono,
diverse sono troppo piccole per farne parte, ma non si tengono in disparte per motivi teologici. Sono in corso trattative di fusione fra I ARM
e il Consiglio congregazionalista internazionale (21 Chiese membri,
5 milioni di credenti); si prevede la fusione per il 1970.
L'ARM pubblica una rivista, « The Reformed and Presbyterian
World », un bollettino trimestrale del Dipartimento teologico, e un notiziario riformato mensile in più lingue. Questo notiziario, nel n. di agosto, in preparazione dell'assemblea di Torre Pellice, ha ospitato un arnpia e bella presentazione della Chiesa Valdese, scritta con acuta^ sensibilità e vivacità dal past. Giorgio Tourn. Questo servizio ^ampa è stato
diffuso in molte redazioni europee ed è probabile e auspicabile che gli
articoli del past. Tourn saranno ripresi da vari periodici.
★ All'assemblea europea di Torre Pellice partecipano come delegati
valdesi il Moderatore Neri Giampiccoli e il prof. Giorgio Peyot, wme
consulenti teologici il prof. Vittorio Subilia e i past. Aldo Comba e Giorgio Tourn ; segue i lavori come incaricato stampa il past. Paolo Ricca. Il
prof. Valdo Vinay partecipa come membro della Commissione teologica.
re compromessi su alcuni punti - ad esem
pio l'autorità del papa, la mariolatna, i
matrimoni misti — eirca i quali è impossibile un accordo? Quale mutamento di
atteggiamento e di sitrutture esigerà dalle
due parti il futuro?
L’ingiusHzìa
al rango
di istìfuzione
Tutte queste trasformazioni e pressioni
sono interne, ecclesiali. La loro potenza
originaria non viene, tuttavia, dall interno
della comunità cristiana. Proprio come il
XVI sec. fu un’epoca di trasformazioni
sociali rapide, che conitribuirono a produrre. prima di esserne influenzate a loro
volta, le trasformazioni rivoluzionarie
nelle strutture e nel pensiero della cristianità così le trasformazioni in seno alle
Chièse del XX sec. sono state un riflesso
e una reazione agli sconvolgimenti rivoluzionari che hanno completamente modificato la fisionomia del nostro pianeta.
Il numero delle nazioni indipendenti esisienti in tutto il mondo era un tempo abbastanza modesto perchè si potesse chiedere a degli studenti di impararne a memoria i nomi. Ora l’era coloniale è passata portata via dalla marea dei nazionalinascenti. Con il colonialismo sono
i confortevoli « gentlemen s agreements » che costituivano la
base dell’ordine antico, del capitalismo
internazionale dominato dall Occidente
(questi accordi fra gente del medesimo
mondo si concludono naturalmente oggi
ancora, ma discretamente, senza che nulla
ricordi l’antica convinzione che si tratti di
accordi perpetui). La ritrasmissione quasi
istantanea di notizie ha permesso a ciascuno. in qualunque angolo del mondo, di
prendere coscienza con stupefazione del
fatto che viviamo in un mondo in cui è
sempre presente l’ingiustizia « istituzionalizzata ». in cui ogni anno muoiono di
fame moltitudini di uomini, alle soglie di
quello che rischia di essere un secolo di
fame. Questa nuova conoscenza non ha
creato le circostanze che svela, ma ha
contribuito ad accrescere la tensione, l'odio, la paura fra le razze, le classi, le nazioni, fra ben pasciuti e miserabili. La
minaccia rappresentata da quesite tensioni
smi
pure scomparsi
imparato che un calvinista impegnato e
un uomo che fa parte della Chiesa una.,
santa, apostolica e universale di Gesù
Cristo, e non di una setta presbiteriana.
Questa scoperta è eccitante, poiché porta contemporaneamente la potenza liberatrice dell'Evangelo.
Questa sfida dal basso costringe le Chiese a riconsiderare e ristrutturare non soltanto la loro azione fra i giovani, ma anche — e in fin dei conti è la cosa più
importante — le categorie intellettuali e
teologiche in base a cui concepiscono la
natura e la missione della Chiesa nel suo
insieme. Si accorgono infine che questi
giovani non sono dei « beatniks » ecclesiastici. ma che alcuni di loro potrebbero
divenire un giorno i loro dirigenti più ricettivi sul piano spirituale e più dotati.
La crisi suscitata dall’ecumenismo laico,
specialmente da quello apparso fra la
gioventù delle vecchie come delle giovani
Chiese, esercita una pressione considerevole, che ha prodotto una riflessione nuova sull'azione dello Spirito Santo fra i
cristiani riformati. La generazione precedente aveva cercato di comprendere la
Chiesa da un punto di vista cristologico;
si era quindi anzitutto preoccupata di purezza interna e di segnare una separazione netta fra il corpo di Cristo e il mondo
profano. La nuova importanza riconosciuta allo Spirito pone l'accento su elementi
affatto differenti della missione della Chiesa. poiché lo Spirito non può essere ostacolato da un desiderio di mantenere i
crisitiani all’interno di una data istituzione; egli sopprime i limiti che separano
le Chiese le une dalle altre, la Chiesa
dalla società, la Chiesa dalla cultura; è
«fuori» altrettanto quanto «dentro»; si
manifesta in primo luogo attraverso « il
risveglio e il rinnovamento », tema dell’assemblea regionale eurottea che si tiene
a Torre Pellice dal 7 al 12 settembre.
La Chiesa non può ider.iiificarsi con la sua
presenza, ma deve pregare per la sua venuta; «Vieni, Spirito Creatore! per ricreare l'uomo, per rinnovare il culto e la
testimonianza, per chiamare le Chiese all'unità, per redimere il mondo», come
si esprimeva la 19’ assemblea generale
dell’ARM riunita a Francoforte nel 1964.
Possiamo aggiungere che attualmente viene proseguito nella regione nordamericana dell’ARM uno studio importante su
«Lo Spirito Santo e la cultura».
L’ecumenismo laico non è altro che
pneumatologia (dottrina dello Spirito)
messa in atto.
Che
vX/ diverranno
le famiglie
confessionali ?
Il movimento verso l’unione delle Chiese. Abbiamo già rilevato che le Chiese
riformate e presbiteriane sono attivamente impegnate nel movimento tendente all'unione delle Chiese. Quali sono alcune
almeno delle conseguenze probabili?
Il primo frutto visibile di tale impegno
sta già maturando; si tratta della progettata fusione dell’ARM e del Consiglio
congregazionalista internazionale. Questa
fusione di due organismi internazionali è
possibile grazie alle affìnttà teologiche fra
le loro Chiese. È divenuta necessaria in
base a una valutazione seria e realistica
dei rapporti intercorrenti fra 1 e Chiese
membri delle due organizzazioni. Dovunque dei presbiteriani o dei riformati e dei
congregazionalisti vivono insieme, o sono
uniti o stanno per unirsi. Dato che, fra
pochi anni, ne risulterà un vasto gruppo
di Chiese appartenenti alle due organizzazioni internazionali, mantenere quesite separate è divenuto superfluo.
Relazioni più strette con la Federazione
luterana mondiale sono pure state il risultato del movimento verso l’unione delle Chiese, benché in modo un poco diverso. In questi casi la pressione non è venuta, veramente, da piani d’unione. Per ragioni derivanti dal loro modo di coneepire
le esigenze dell’unità e i rapporti fra questa e un’appartenenza confessionale ben
fondata, i luterani sono generalmente rimasti fuori dei progetti d’unione. Ma sono stati d'accordo nell’avviare conversazioni teologiche con rappresentanti di altre tradizioni. Tali conversazioni in Europa e in America del Nord si sono concluse l’anno scorso con una dichiarazione
secondo cui non vi è più alcuna barriera
teologica che ostacoli rapporti molto più
stretti fra queste due branche della Riforma sul continente europeo. Le Chiese rispettive esaminano ora come trarre conseguenze pratiche da questa dichiarazione,
giungendo eventualmente fino all’adozione
ufficiale dell’intercelebrazione e dello
scambio dei predicatori.
La terza conseguenza del movimeuto
verso l’unione delle Chiese è assai più ardua da definire. Personalità di rilievo della Chiesa anglicana hanno cominciato ad
alludere in pubblico al fatto che, se tutte
le unioni che le loro Chiese stanno preparando si dovessero attuare, la Chiesa
anglicana cesserebbe probabilmente di
esistere come tale. Tutte le alleanze confessionali si trovano di fronte alla medesima prospettiva, se i loro membri sono
effettivamente inclusi in nuove Chiese unite come la Chiesa unita dell’India del
sud o la Chiesa che forse sorgerà dalla
Consultazione per l’unione delle Chiese
negli Stati Uniti. Anche se l’Europa è assai meno toccata, a scadenza immediata,
da questa evoluzione, le Chiese europee
dovranno forse un giorno cercare nuovi
mezzi per tCabilire relazioni con le Chiese che scaturiranno dai piani di unione
nel resto del mondo. I vincoli tradizionali
delle famiglie confessionali non saranno
necessariamente spezzati, ma saranno trasformati. acquistando una qualità singolarmente diversa, anche se è impossibile,
oggi, farsi un’idea precisa di come si presenterà la situazione.
Fare i bagagli
e incamminarsi
verso l’avvenire
@
Dove va il cattolicesimo romano? Ci
vorrebbe molto più spazio di quel che
abbiamo qui a disposizione, non fosse
che per cominciare a tracciare i movimenti interni, i conflitti, le lotte di potere e
gli esami di coscienza presenti attualmente nella Chiesa cattolico-romana. Il monolito romano non è mai stato così monolitico, all’inierno, come appariva all’esterno. Ma il Vaticano II ha reso pubblica e ha sanzionato ufficialmente una diversità che prima si esercitava discretamente. dietro i muri del ghetto.
Il movimento del Vaticano II nella direzione della corrente ecumenica ha reso
impossibile di riferirsi alla Chiesa romana unicamente sul piano mondiale. Proprio a causa delle limitazioni imposte a
ciò che può essere effettivamente discusso
fra Ginevra e Roma, l’ARM ha rinunciato ad avviare conversazioni bilaterali
con il Segretariato per l’unità dei cristiani.
L’ordine del giorno, quale si presenta, sarà trattato assai meglio, si pensa, nel quadro più largamente rappresentativo del
Gruppo di lavoro misto del CEC e del
Segretariato per l'uniità.
Abbiamo già visto che le trasformazioni che si stanno producendo nella Chiesa
sono strettamente legate alle rivoluzioni
politiche, sociologiche e tecnologiche che
hanno cambiato la faccia del mondo nel
corso di questo secolo. Non vi è alcuna
probabilità che diminuiscano le pressioni
esercitate da quesite rivoluzioni. Probabilmente esse tenderanno ad accelerare, piuttosto che a ritardare, il ritmo dei mutamenti. il processo che consiste nel fare i
bagagli e andarsene verso l'avvenire che
Dio ci riserva; renderanno ancora più
urgente l'esigenza di rinunciare ai resti
►
Notiziario
ecumenico
1.500 GIOVANI A TAIZE'
(AMMESSI I 'MATUSA')
Parigi (soepi) — 1500 giovani di ogni
confessione religiosa, venuti da tutto il mondo, partecipano dal 31 agosto al 1® settembre, presso la Comunità protestante di Taizé,
a un grande incontro internazionale che ha
come tema generale: vivere:
Un colloquio teologico riunirà parallelamente numerosi uomini di chiesa, fra i quali
il card. Lefevre. arcivescovo di Bourges, il
card Renard di Lione, il past. Charles Westphal, segretario generale della Chiesa riformata di Francia, e il past. E. Carson Blake,
segretario generale del CEC. Non vi saranno conferenze, ma continuamente, fin dalla
prima sera, i giovani avranno la parola. An
che gli adulti parteciperanno a questi dia
loghi.
Il governo irakeno ha fatto chiudere
ultimamente il centro dell’Associazione Cristiana dei Giovani di Bagdad. Ha nominato
dei liquidatori dei beni mobili e immobili
edll’ACDG, eompreso l’albergo del Centro,
a Bagdad, che appartiene all’Associazione.
{soepi)
Echi
sinodali
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
nazionale che da 60 anni lega i monitori
delle varie Chiese, unisce i bambini in un
comune studio della Parola di Diov.
* ^ ^
A proposito deU’insegnamenito religioso
nelle scuole pubbliche, alle 'Valli, si è discusso il modo di coordinarlo con il programma delle Scuole Domenicali, ma non
pare si sia giunti ancora a una chiarificazione definitiva, e il problema è stato demandato alla Conferenza del 1 Distretto,
sia per ciò che riguarda le scuole elementari come quelle medie. Assai più rilevante, e di chiara competenza sinodale, il
problema di fondo, se cioè sia giusto l’insegnamento religioso evangelico nella
scuola di Sitato, con insegnanti in ruolo,
retribuiti dallo Stato, ecc. Non è la prima volta che il problema viene in Sinodo,
e come altre volte, posizioni opposte si
sono scontrate; le difficoltà pratiche, specie di preparazione degli insegnanti, possono essere superate; più arduo comporre
il dissenso sulla questione di principio. Infatti, mentre gli uni non comprendono
quesilo desiderio accentuato di separazione fra Chiesa e Stato, fino all’incomunicabilità, e affermano che non è in questa
linea che si è mossa finora la Chiesa Valdese (« il Sinodo si aggiorni sulla storia
valdese»), una minoranza non accetta questa esaltazione della storia (del reato, solo di una storia relativamente recente) e
pensa che anche e proprio in questo campo debba valere la vocazione di contestazione evangelica, specie in un contesto
qual’è quello della nostra nazione sotto
l’ipoteca neoclericale. Si noti che il Congresso AICE ha nettamente sostenuto questa seconda impostazione, rimasta fortemente minoritaria in Sinodo. 11 cronista,
che era in questa minoranza, si permette
di dire che non è convinto che il Sinodo
fosse ben presente della gravità della
sitrada concordataria che imboccava. E
stato infine votato questo o.d.g. (96 sì,
9 no);
Il Sinodo, tenendo conto di quanto contenuto nella relazione presentata dalla
Commissione ad referendum per lo studio
dei rapporti tra la nostra Chiesa e Io
Stato, per quanto si riferisce all’insegnamento religioso nelle Scuole Medie Statali, riconosce che un insegnamento religioso evangelico nelle pubbliche scuole è
ammissibile nel quadro dei principi, già
indicati dal Sinodo 1943 (art. 13) e 1948
(art. 34), della completa libertà della premanifestazioni, e nella piena indipendenza
delle istituzioni ecclesiastiche; e pertanto
afferma che tale insegnamento dovrebbe
svolgersi in condizioni corrispondenti a
quelle stabilite per l’insegnamento cattolico-romano nel pari ordine scolastico.
Il Sinodo invita la Tavola ad adoperarsi per tale riconoscimento; ad incoraggiare vocazioni per la formazione di un corpo insegnanti adeguato e disporre per la
sua conveniente preparazione: insegnanti
che, liberi da dipendenze ecclesiastiche,
siano inseriti nei quadri delle scuole statali alle Valli o altrove, con lo stato giuridico e il trattamento economico di pertinenza.
pietrificati delle grazie ricevute dalle generazioni crisitiane che ci hanno preceduti,
e che ostruiscono il cammino, impedendo
l'azione vivificante e rigeneratrice dello
Spirito Santo.
Ma se crediamo davvero che la Chiesa. una volta riformata, non può essere
fedele al suo Capo se non vivendo un
costante processo di riforma, le Chiese
riformate non rinunceranno a cercare un
avvenire. E' la ricerca di una vita nuova;
o forse, in modo più elementare, è ricerca nella speranza di trovare la possibilità
stessa di esistere. In termini biblici, si
i.ratta di un esodo dalla morte alla risurrezione. di una partenza effettuata con la
certezza che il Signore della Chiesa ha seguito questa via prima di noi.
Lewis Wilkins
4
pag. 4
N. 35 ^— 8 settembre 1967
Il eamiiiino della Cliiesa nel tempo dell’ecumenismo
e della secolarizzazione
SPIGOLANDO NELLA STAMPA
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Echi della settimana
La cristianità del nostro secolo ha ricevuto alcune scosse salutari, con
le quali Dio ha messo e sta mettendo alla prova il suo popolo.
L’ecumenismo
In primo luogo il movimento ecumenico ci ha privato della nostra autosufficienza confessionale (e tanto più denominazionale), facendoci comprendere che Dio non si lascia monopolizzare da alcuna Chiesa e confessione,
che nessun sistema dottrinale può pretendere di esaurire la verità evangelica, che abbiamo quindi bisogno gli uni degli altri, come cristiani di diverse
confessioni e che le stesse scelte fondamentali della Riforma, oggi ancora
più che mai irrinunciabili, non possono essere da noi semplicemente ripetute se non sono intimamente rivissute nell’attuale contesto storico, molto diverso da quello del XVI secolo. Sentiamo bene che nè la nostra storia, nè
la nostra tradizione ecclesiastica, nè la nostra stessa ortodossia sono per
noi garanzia di autenticità cristiana nel nostro tempo. Siamo quindi posti
nella necessità di riconfrontare, insieme ad altri cristiani e ad altre Chiese
disposte a farlo, la fede e la vita con la Parola di Dio, che è il solo mezzo
con il quale lo Spirito Santo ci può rinnovare e riformare.
I mutamenti sociali
In secondo luogo, attraverso i grandi movimenti sociali del nostro secolo
il nostro quieto vivere è stato posto in crisi e Dio ci ha richiamati alle nostre responsabilità, in quanto credenti, per la libertà, la giustizia, e la pace
fra gli uomini. Siamo quindi stati sospinti ad uscire dal nostro tranquillo e
spesso colpevole isolamento nei confronti del mondo e dei suoi problemi. Sono anche venute alla luce molte complicità delle Chiese cristiane con i potenti di questo mondo, molti silenzi, che anche oggi perdurano, su situazioni di ingiustizia e di oppressione, che non sono ammissibili alla luce dell’Evangelo.
Cos;i Dio vuole spogliare la Chiesa delle sue sicurezze e tranquillità passate e presenti e privarla dei suoi appoggi mondani, non già per indurla alla
disperazione, ma al contrario perchè tutta la sua speranza sta in Dio solo.
Riteniamo che Dio stia in realtà conducendo il suo popolo nel deserto,
come già accadde all’antico Israele e che dobbiamo renderci conto di questo
fatto e delle sue conseguenze.
La Chiesa nel deserto
Il deserto è luogo della grande lotta tra fede e incredulità. Proprio perchè è «una terra arida che langue senza acqua» (Salmo 63: 1) cioè l'opposto della Terra promessa, ove «scorre il latte e il miele» (Esodo 3: 17), il
deserto è il luogo in cui la presenza di Dio non può essere data per scontata,
pur non lasciandosi Egli mai senza segni e testimonianza. Per questo nel
deserto si può sopravvivere per sola fede, « come vedendo colui che è invisibile » (Ebrei 11: 27). Cosi oggi la presenza di Dio si fonda soltanto sulla
sua promessa e si realizza nella libertà dello Spirito, non può essere quindi
identificata nè nella Chiesa, come istituzione che disponga in modo costante della divina assistenza (ofr. Geremia 7: 4), nè nella coscienza, assunta a
luogo della manifestazione del divino e a giudice sovrano della verità (cfr.
I Corinzi 4: 4) nè nella Bibbia stessa, concepita nella sua lettera come il
tesoro di Dio, anziché come il vaso che lo contiene lo trasmette (II Corinzi
4: 7). La fede deve trovare il suo appoggio oltre queste realtà, in Dio soltanto, ben sapendo che anche nel deserto è sempre Lui, e non una mano
straniera, che guida il suo popolo.
Il deserto è il luogo in cui il popolo non ha dimora stabile perchè guarda
avanti verso la terra promessa. Nel nostro tempo la Chiesa rischia di lasciarsi imprigionare negli orizzonti di questo secolo, proprio mentre cerca
di rispondere agli appelli che Dio le ha rivolto.
II confronto confessionale
Da un lato l’impegno ecumenico, inderogabile per ogni Chiesa, anche se
è sorto da un autentico riferimento all’Evangelo rischia ora di orientare la
fede — anziché su Dio — sulla Chiesa sulla sua unità, sul suo destino terreno, facendo della Chiesa il centro delle preoccupazioni, delle cure, delle
speranze dei credenti. Riteniamo che il confronto confessionale debba avvenire e precisiamo, per quanto concerne i rapporti tra cattolici e protestanti,
che esso ha senso e valore solo se consiste in una reciproca e franca contestazione sulla base della Parola di Dio : riaffermiamo infatti che per noi la Parola del Signore della Chiesa, e non la Chiesa come ha diclfiarato il Cattolicesimo anche e soprattutto con il Concilio Vaticano II, sia e debba
continuare ad essere il criterio ultimo di ogni giudizio.
Nello stesso tempo ricordiamo che l’ecumenismo non è la terra promessa e che i problemi della Chiesa non sono i principali come anche ci ha
insegnato la Riforma Protestante, che fu una riforma della Chiesa, ma
solo come conseguenza della riscoperta dell’Evangelo. Questa riscoperta rimane l’elemento fondamentale a cui Dio costantemente ci richiama, in una
linea di fedeltà e di successione della fede, ohe non può essere identificata
con una successione istituzionale che vincoli la libertà dello Spirito.
L’impegno nella società
D’altro lato l’imiregno politico-sociale, cui la Chiesa non può sottrarsi
senza essere trovata infedele, rischia di orientare la fede — anziché su Dio
— sul mondo e i suoi problemi e può esaurire la testimonianza cristiana nello sforzo di edificare insieme ad altri, o per via democratica o per via rivoluzionaria, la nuova città dell’uomo, giusta e pacifica. Riteniamo che la Chiesa non debba cercare di sfuggire alla stretta spesso angosciante dei problerni che travagliano l’umanità e che giustamente turbano la sua quiete fatta
di negligenza e noncuranza. Nel nostro tempo il mondo mette in crisi la
Chiesa non tanto con i suoi ragionamenti quanto con i suoi problemi, di
fronte ai quali essa non può chiudersi in im solenne mutismo nè può contentarsi di generici appalli, ma deve sforzarsi di prendere posizione, con la
parola e con l’azione anche se ciò le crea delle difficoltà interne ed esterne
e le procura inquietudini, dubbi e lacerazioni.
Nello stesso tempo ricordiamo che l’Evangelo non è la promessa di una
rifonna o rivoluzione sociale e politica, ma l’annuncio che questo mondo è
vecchio e destinato a morte e che il nuovo mondo si manifesterà con evidenza soltanto nel giorno del Signore.
Ricordiamo anche che la croce di Cristo, non la nuova città dell’uomo,
è il luogo scelto da Dio per incontrare l’uomo e rivelarsi a Lui come Signore
e Salvatore.
Sta scritto nella Bibbia che vi sono dei tempi, nella storia del popolo
di Dio, in cui « la Parola dell’Eterno è rara» (confr. I Samuele 3: 1). Il
Sinodo invita la Chiesa ha chiedersi se il nostro non è uno di quei tempi.
Il compito attuale delle Chiese evangeliche
Le Chiese Evangeliche sono giunte, nel nostro tempo ad un punto cruciale
della loro storia: crediamo che vi siano state condotte non semplicemente
dagli eventi storici e dall’evoluzione culturale, ma dalla mano del Signore
della storia. È un momento di distretta — come dicevamo all’inizio — ma
anche di attesa, im momento di inquieto e turbato disorientamento, ma che
può anche essere di scelta in nome di una immensa speranza. Il giudizio di
Dio le spinge verso un alternativa in cui può giocarsi il loro destino e il destino stesso del mondo.
Dichiariamo che sarebbe atto di infedeltà voler superare la loro attuale
insufficienza spirituale rifugiandosi nel grande Tempio, che raccoglie tutti
i tesori della religiosità e della moralità umana, promettendo sotto le sue
navate il rispetto conciliante delle lepttime diversità; oppure ritenere risolta la loro funzione in un collaborazionismo dalle apparenze cristiane alla
costruzione della grande Città terrena, in cui gli uomini moderni vogliono
insediare la giustizia e la libertà. Questa doppia deviazione non deve essere
sottovalutata. Soltanto l’Evangelo può relativizzarne la forza di attrazione
e offrire una alternativa valida. Le Chiese evangeliche non hanno nulla da
difendere nè da propugnare di proprio: nè una istituzione, nè una dottrina,
nè forme particolari di culto, di religiosità, di moralità, nè un particolare
ciclo di civiltà o un sistema politico sociale. Esse sono oggi chiamate a prendere nuova coscienza che il loro compito è un compito di dissidenza e di
contestazione, in nome di una istanza che va oltre la storia e che proprio
per questo ha un potere di pressione sulla storia. La loro unica e insostituibile funzione è di rivolgere all’uomo l’appello a uscire, come Abramo, dal
suo paese e dal suo parentado per mettersi in marcia senza programmi
prefissati, sapendo che le varie civiltà e le varie culture sono simili alle tende
di un accampamento che si piantano per una notte e poi si avanza nella
sola certezza della guida, della presenza e della promessa del Dio vivente,
spogli di ogni sicurezza che non sia posta in lui soltanto.
Le comunità sono esortate a riflettere sulle gravi responsabilità dell’ora presente e ad assumere i propri impegni nella chiara e fiduciosa coscienza della vocazione di Dio, onde essere, neH’ambito limitato delle proprie
possibilità di azione, uno strumento per trasmettere questa stessa vocazione
al popolo di Dio disperso in ogni Chiesa e fuori di ogni Chiesa e a porre la
società del nostro tempo davanti all’esigenza di una scelta ultima.
LA COMMISSIONE :
Aldo Sbaffi, presidente; Renzo Bertalot; Enrico Pascal;
Alfredo Sonelli; Vittorio Subilia; Paolo Ricca, relatore.
Nuovi orientamenti politici di Martin
Luther King.
Sabato 19-8-’67 s’è conclusa ad Atlanta (Georgia) la decima assemblea annuale
della S.C.L.C. (Conferenza dei leaders cristiani del Sud), l'organismo fondato e diretto dal celebre pastore negro. Sono stati redatti ed approvati alcuni documenti conclusivi, nei quali vengono riesaminati e chiariti, da nuovi punti di vista, concetti fondamentali come: « coscienza negra » (La parola
francese : « négritude » non è esattamente
traducibile), « unità afro-americana » ecc.
M. L. King, per parte sua, ha creato e lanciato il nuovo concetto di <e potere spirituale
negro », affermando che solo questo « può
salvare la nazione americana ». Egli ha esaltato tale concetto in contrapposizione all’altro, ben noto, di « potere negro » che, pur
essendo più generale, nondimeno, sotto l’impulso dei suoi propagatori Stohely Carmichael e Rap Brown, ha finito per assumere
un significato del tutto diverso.
Il nuovo concetto sembra riallacciarsi « ad
una corrente che aveva animata una parte
della comunità negra USA negli anni 19251930 ». Infatti in piena armonia con quella
corrente appare la definizione (espressa in
uno dei documenti sopra nominati) « d’una
sana dottrina della ’’coscienza negra” che,
attraverso l’arte, la musica e gli altri mezzi
d’espressione, cancellerebbe dallo spirito dei
negri ogni traccia d’inferiorità razziale ». Come si vede, si è effettivamente lontani aalle
teorie del Carmichael e del Brown che c< propongono con rovesciamento, con mezzi violenti, delle strutture (sociali e politiche)
americane ». E’ però da tener ben presente
che M. L. King non prende, come non ha as.
solutamente mai preso, posizione esplicita
contro il Carmichael e il Brown, « anche se
egli a più riprese s’è pronunciato contro la
utilizzazione della violenza; egli anzi solidarizza addirittura coi due giovani rivoluzionari, nella loro opposizione alla guerra del
Vietnam ».
(Da « Le Monde » del 22-8-’67).
Quest’opposizione, di M. L. King, alla
guerra del Vietnam, sè fatta, negli ultimi
tempi, straordinariamente dura. La sera di
giovedì 31-8, prendendo la parola al primo
congresso della « Conferenza nazionale per
una nuova politica » (a Chicago), egli ha
detto testualmente : « Nessuna guerra nella
nostra storia nazionale ha mai fatto tanta
violenza sia alla nostra coscienza, sia ai nostri interessi nazionali. Nessuna guerra ha
mai tanto demolito il nostro prestigio morale
nel mondo. Nessun nemico è stato mai capace d’infliggerci i danni che noi stessi ci
infliggiamo ».
La detta Conferenza riunisce un certo numero di personalità e d’organizzazioni ostili
alla guerra del Vietnam e che propagandano
la difesa dei diritti ciivli. La Conferenza si
propone di battere il presidente Johnson alle prossime elezioni presidenziali : si parla
persino dell’eventualità di opporre alla candidatura Johnson quella M. L. King. Ha fat.
to molta impressione la veemenza con cui
M. L. King ha concluso il suo discorso: «Se
la volontà del popolo continua ad essere
ignorata, tutte le persone di buona volontà
dovranno creare una situazione che farà delle elezioni del 1968 un referendum sulla
guerra. Il popolo americano deve avere la
possibilità, per mezzo dei propri voti, di re
spingere neU’oblio coloro che non sanno separare le proprie responsabilità dal militarismo ».
(Da « Le Monde » del 2-9-’67).
L assistenza ai Tibetani in Svizzera e
la protesta cinese.
★ Gli avvenimenti politici della piccola
Svizzera, ovviamente non determinanti in
campo internazionale, hanno tuttavia spesso
un particolare valore significativo. Specialmente sembra potersi cogliere un tal valore
a cura ai Tullio Vicia
nell’avvenimento che brevemente vogliamo
qui riassumere, riportando da c< Le Monde »
del 31-8.
Il governo svizzero cominciò ad occuparsi
deH’assistenza ai tibetani perseguitati dalla
Cina Maoista nell’ottobre 1961, « quando la
Croce Rossa svizzera e un gruppo privato,
l Associazione per la creazione d’un ’’foyer”
tibetano, accolsero una ventina di rifugiati.
Un centro di raccolta per essi fu preparato
nel cantone di San Gallo. L’aspetto pittoresco
ed esotico di questi Tibetani incanto gli svizzeri, i quali praticamente non conoscevano
che dei rifugiati europei. La dolcezza e la
saggezza del loro carattere li sedusse. La
loro miseria li intenerì. La letteratura sul
Tibet diede fuoco all’immaginazione degli
svizzeri.
Se non ci dimenticheremo d’aggiungere,
a tutto questo, l’anticomunismo particolarmente vivace degli svizzeri tedeschi, comprenderemo l’ampiezza della simpatia che
queste vittime dei Cinesi scatenarono sul
suolo elvetico.
La Croce Rossa svizzera ottenne dal governo federale l’autorizzazione di far venire un
migliaio di questi rifugiati, a condizione che
venisse assicurato, prima dell’arrivo di ciascun nuoVo gruppo, l’accordo fra il cantone
e il comune ospitante, e che fossero previste
delle possibilità d’alloggio, di soggiorno e di
lavoro... La generosità svizzera, più tardi, si
esplicò con la creazione del cosiddetto ’’Aiuto svizzero ai Tibetani”, finanziato da fondi
privati, organismo che, nel 1966, ha raccolto un milione di franchi svizzeri: il giornale stampato da questo organismo (”Il Tibet
in esilio J, è diffuso in 100.000 esemplari.
D altra parte, sotto l’impulso d’un industriale di Olten (il signor Charles Aeschimann),
un vasto movimento d’ospitalità s’è sviluppato nel paese ».
L’articolista {Isabella Vichniac) continua
entrando in molti accurati e precisi dettagli
sull’argomento, soprattutto in riguardo alla
educazione impartita ai minorenni (molti
bambini tibetani sono anche nati in Svizzera), all’assistenza morale, culturale e religiosa (impartita, in massima parte, dai lama), a quella medica, al lavoro degl’interpreti ecc. A tutt’oggi, i tibetani in Svizzera
sono circa 570, quelli in India sono 45.000,
anche questi aiutati in loco da vari organismi : dalla Croce Rossa, dal Consiglio Ecumenico delle Chiese ece.
Il governo cinese ha inviato a quello svizzero tutta una serie di note di protesta sull’argomento. L’ultima, recentissima, dice testualmente : « Il governo cinese chiede seriamente a quello svizzero di por fine a tutte
le attività anticinesi esplicate dai banditi ti
[| punto sullo situazione ecuménica
SEGUE DA PAGINA 1
« sul significato fondamentale dell’evangelizzazione. Vi è pure accordo generale su
ciò che essa non è... L'evangelizzazione
non è una propaganda. Non è la presentazione di una dottrina confessionale particolare o di un dato modo di vivere o di
una pretesa cultura cristiana superiore ».
Non è neppure proselitismo: «La testimonianza è corrotta quando l’adulazione,
i piccoli doni, le pressioni 'ingiustificdte o
l’intimidazione sono praticati — in modo
aperto o subdolo — per condurre a una
conversione apparente » — aveva dichiarato il Comitato centrale del CEC nel
1960.
Ma in questa unanimità vi sono però
ancora punti di disaccordo. Perciò, notava il Potter, occorre proseguire le ricerche sui rapporti fra missione ed evangelizzazione, ad esempio, o fra evangelizzazione e preoccupazioni sociali, o fra evangelizzazione e unità.
Tuttavia il problema fondamentale, per
il Consiglio, è questo: «Come possono,
Chiese che in apparenza hanno confessioni ed ecclesiologie opposte e che tuttavia,
in quanto membri del CEC, accettano la
medesima base cristologica, impegnarsi insieme in uno sforzo di evangelizzazio
servire le Chiese, non per controllarle ».
Inoltre lo studio e la riflessione del CEC
sull’opera d’evangelizzazione hanno rivelato che essa «non era un'attività astra a,
con tecniche e strategie definite che possono essere applicate ovunque. A hbiamo
imparato a prendere molto sul serio pU
uomini, le loro culture, le loro lUigioni,
le loro collettività e a osservarli nell insieme del loro contesto umano... Non può
quindi esservi strategia globale definita,
un piano universale di evangelizzazione,
ovunque valido ».
Tuttavia il Consiglio può aiutare le
Chiese, in tutto il mondo, a istruirsi a vicenda e a condividere le proprie espeiien
II past.
Philip
Potter
Coloro che criticano il CEC gli hanno
chiesto di porre l’evangelizzazione in primo piano nella sua vita e nelle sue attività. Ma il compito principale spetta alle
Chiese membri. 11 problema è anzitutto:
« Come Chiese, abbiamo vissuto abbastanza insieme, in fiducia e comprensione reciproche, per lanciarci in iniziative coraggiose di azione comune, in fatto di evangelizzazione, con l’aiuto del Consiglio? ».
11 past. Potter ha fatto notare che il
Consiglio non era libero di organizzare
campagne di evangelizzazione o di patrocinare « una evangelizzazione ecumenica »,
a meno che la cosa gli sia espressamente
richiesta. Il CEC ha sempre rigorosamente osservato il principio che « nulla può
essere imposto alle Chiese membri co.ttro
la loro volontà » e che il CEC esiste « per
ze. « Può agire come un eccitante e perfino come un irritante presso le Chiese, a
tale scopo ».
Terminando il patii. Potter ha dichiarato che il CEC, tramite la Uivisione da lui
diretta, dovrebbe fra l’altro « ricercare e
mantenere il contatto con i centri sperimentali e d’impegno d’evangelizzazione
nelle varie parti del mondo e lavorare a
fare l’inventario delle lezioni che se nc
possono trarre, incoraggiando pure nuove
esperienze là dove si fa poco. Tuttavia il
compito fondamentale resta affidato alle
comunità in quanto popolo di Dio, testimone attivo in ogni luogo ».
betaiii in Svizzera, e di smetterla con l’indirizzo reazionario anti-cinese. Armato del
pensiero di Mao-tse-toung. il popolo cinese
non SI lascerà maltrattare. Se il governo svizzero continua a fare orecchio di mercante
malgrado il solenne avvertimento del governo cinese, se esso s’ostina nel dimostrarsi
ostile al popolo cinese deteriorando ulteriormente le relazioni fra i due paesi, allora esso
non farà altro che sollevare una pietra per
lasciarsela poi ricadere sui piedi ». Dopo tale
notH’ il governo svizzero ha deciso di non
più rispondere.
Sulla medesima questione abbiamo lel-^
to questa bella nota del direttore de « La Vie
protestante», J.-M. Chappuis : «Il nostro
paese subisce attualmente, con qualche altro
le folgori del governo di Pechino. I rifugiati
tibetani — non numerosi — stabiliti fra noi
sono la causa e forse il pretesto di quest'improvmso accesso di cattivo umore. In ogni
caso il Consiglio Federale ha assunto in proposito la sola posizione decente. La Svizzera
non intende farsi dettare dall’esterno le regole di un diritto d’asilo che considera sacro.
« Il Consiglio Federale, quindi, può essere
certo di essere stato perfettamente compreso
dal popolo svizzero, se non dal governo cinese. (...) Taluni commenti hanno invece
lasciato affiorare, qua e là, un certo chauvinismo assai più discutibile. Ci è facile
partire lancia in resta contro la Cina comunista. Questo paese è lontano quant’è aggressivo. D altro lato — certi commentatori lo
hanno sottolineato senza circonlocuzioni ____
i nostri interessi economici non sarebbero affatto toccati da un deterioramento e nep aure da una rottura delle nostre relazioni diplomatiche con Pechino. Ci si può cpt-ndi
dimostrare tanto più intrattabili quanto
no si assumono, in definitiva, rischi di n
genere.
« In proposito avremmo piuttosto ro
di serbarci modesti. In altri tempi, di ^
te ad altre pressioni, ci siamo mostrai:
elastici, molto più elastici. Non sono or.
conclusi i lavori storici che ci permei: '
no una visione completa del nostro cor.
lamento nazionale durante la gueria M
l’importante rapporto Ludwig a ha r’
nati su noi stessi. Gli ebrei che fugg
la morte nazista sono stati ricevuti tìu
al contagocce. La prudenza, la vinceva
l audacia. Di molto. Checche la cosa ¿
potuto costare a uomini, donne, bue
braccati dalla persecuzione più inesof.-Sicché il vero coraggio, oggi, è queà
unire modestia e fermezza e di prende'-che la posizione del Consiglio Fede, ;
impegna per l’avvenire, e per circe
più difficili ».
(da « La Vie protestante » del 25-';
ne
un
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ora
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Olle.
- di
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ci
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Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. .Subalpina s.p.a. . Torre Pellice o)
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RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
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vivamente commossi per il tributo di
affetto d mostrato nella doloroia circostanza della dipartenza del caro estinto e nella impossibilità di farlo
singolarmente, ringraziano tutti
quanti sono stati in qualche modo
vicini nell’ora del dolore.
Inverso Porte, 17 agosto 1967.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Susanna Pascal
ved. Griglio
ringraziano commossi tutti coloro
che hanno voluto prendere parte al
loro dolore.
Esprimono in modo particolare la
loro riconoscenza al Pastore signor
Tourn e Signora, alla Signora Linda
Benech ed ai vicini di casa per la loro preziosa assistenza.
Chiotti, 23 agosto 1967.
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Direttore: P. Chauvie
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