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Anno 120 - n. 19
11 maggio 1984
L. 500
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Si*. FF:U,fOalSI Elio
Via Ca luti Libarta^ o
Î00&6 TCRHE PELLICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
dì ^
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L;r'
Punti
di vista
Una nuova generazione di giovani si affaccia sulla scena politica italiana. Sono i giovani che,
insieme alle donne, sono sfilati
per le vie di Roma nella ordinata e multicolore manifestazione del 5 maggio contro mafia, camorra e droga.
Il loro impegno è estremamente concreto. Non si tratta di
ideologie e di massimi sistemi,
bensì del cancro che sta moltiplicando le sue cellule letali che
invadono il tessuto del paese.
Questi giovani ne hanno preso
coscienza a partire dalla sua manifestazione più tremenda e a
loro più vicina: la droga, fonte
prima del potere di mafia, camorra e ’ndrangheta. E ne hanno preso coscienza a partire dal
Sud, da Napoli, da Palermo, da
Reggio Calabria, dai centri che
hanno visto a decine e centinaia
gU assassini! e gli attentati, quel
Sud che fino a qualche anno la
sembrava passivo, immerso nel
torpore della rassegnazione e invece mostra, proprio in questa
nuova generazione, una straordinaria determinazione: ieri a Ottaviano, a Palermo ; oggi chiamando a raccolta giovani da
ogni parte d’Italia a Roma.
Leggendo i resoconti di questa manifestazione delle donne
e dei giovani mi è tornato in
mente, per contrasto, un film
che la televisione ha ripresentato qualche tempo fa : « Ecce
Bombo », il film che ha descrlL
to in modo impressionante e impietoso alcuni tratti della generazione del riflusso. Impegno
politico ormai rarefatto e portato avanti senza prospettive e
convinzioni se non un generico
ribellismo che si sloga soprattutto in famiglia. Disorientamento simboleggiato dall’andare a veder sorgere il sole a Ostia, ad occidente. Incapacità di
appassionarsi e decidere quindi
se andare o restare, se troncare
una relazione o continuarla. Terrore di doversi occupare di chi
soffre e ha bisogno di aiuto. Il
tutto raccontato a pezzi e brandelli, a sottolineare l’inconsistenza di giovani miseramente privi
di spina dorsale.
Certo è pericoloso generalizzare. E come « Ecce Bombo »
non può rappresentare la totalità di una generazione, così non
10 può la manifestazione del 5
maggio a Roma. Eppure questa
manifestazione — e soprattutto
11 lavoro che le sta alle spalle,
il crescere di una mobilitazione
nei quartieri, nelle scuole — permette di sperare che davvero
« Ecce Bombo » cominci ad essere il passato e che il presente
sia ormai sostanzialmente diverso, fatto di concretezza, di puntigliosità e di coraggio.
Grazie al cielo i giovani possono cambiare, nel giro di pochi
anni e cominciare a ripartire. Ma
proprio per questo resta aperto
un angoscioso interrogativo di
importanza fondamentale perché questo cambiamento appena abbozzato si consolidi e non
sia destinato invece a naufragare: con una classe politica che
è cambiata così poco negli ultimi decenni, siamo in grado di
accogliere questo cambiamento
dei giovani?
Franco Giampiccoli
DIFFICOLTA’ E SPERANZE DELLA RICOSTRUZIONE
Terremoto di ieri e di oggi
Siamo solidali con chi intende rimanere, con ostinata volontà, nella propria terra attraversata
dal sisma — Il terremoto spirituale continua nella difficile costruzione di una mentalità nuova
« L’Umbria torna alla normalità » dicono i titoli dei giornali
di questi giorni. La scossa vecchia di quindici giorni non fa
più notizia. Ma intanto, dopo
quella scossa, i senzatetto sono
oltre cinquemila e gravi rimangono i danni in alcuni importanti centri urbani: da Città di
Castello a Gubbio. Il terremoto
ha lesionato non soltanto case
rurali e di civile abitazione ma
anche chiese e monumenti di altissimo pregio artistico. Fin dal
primo momento il ministro per
la Protezione Civile Zamberletti
ha disposto per l’invio nelle zone sinistrate di centinaia di roulottes. In effetti, di fronte al terremoto, oggi rispetto a ieri, siamo in presenza di una normativa di pronto intervento che, dopo le tragiche vicende del passato, dovrebbe facilitare il ricupero
delle abitazioni lesionate insieme al rapido impiego dei capitali predisposti dal Governo per
le zone sinistrate.
L’Umbria terremotata diventa
così l’occasione, pur drammatica, di verificare lo stato di rapi
dità e di efficienza dei soccorsi
alle popolazioni colpite. I ritardi,
i palleggiamenti, i silenzi del
passato non devono più ripetersi. Vero è che ci voleva un terremoto per rimettere a posto
un patrimonio artistico conservato in edifici per i quali nulla
si era fatto in materia antisismica.
Tra le macerie
A vedere le immagini di questi
giorni di case contadine distrutte o di chiese lesionate non si
può fare a meno di pensare all'altro terremoto, quello ormai
dimenticato, del novembre del
1980. Abbiamo avuto proprio in
questi giorni occasione di ritornare neirirpinia e in Campania
sulle strade del terremoto. In
molti casi Ìe macerie sono ancora lì. A Triora i panni, in alcuni edifici distrutti, sono ancora stesi sul filo dalla sera di quel
tragico 20 novembre. Ad Avéllinó
il centro storico è un cumulo di
macerie su cui starmo crescendo
l’erba e i primi fiori di questa
fredda primavera. Lioni e tanti
altri paesi i cui nomi abbiamo
imparato a conoscere in quei
terribili giorni, conservano l'impressionante spettacolo di case
spaccate, di interi quartieri franati uno sull’altro. Un silenzio
mortale avvolge le macerie del
terremoto, quasi fossero spezzoni di civiltà antiche e non di
gente che fino a quattro anni fa
in quelle vie e in quelle piazze
parlava, discuteva, comprava e
vendeva.
Tra queste macerie ogni tanto
si vede un pezzo nuovo; c’è chi
si è attaccato alla sua vecchia
costruzione per fame una nuova. Nelle case vuote e spaccate,
malgrado la pericolosa instabilità degli edifici, c’è chi è tornato per ricordare e anche per riprendersi tutto quello che poteva. Accanto a questo immenso
arcipelago di macerie ammucchiate dai bulldozers lungo nuove strade ricavate tra gli edifici
distrutti molto di ciò che era
stato presentato come provvisorio, che costituiva intervento del
GESU’ VISTO DALL’ESTERNO — 1
La fede di un militare
Quando Gesù, a Cesarea di Filippo,chiede quali opinioni circolino sul suo conto, i discepoli gli danno una risposta circoscritta
all’ambito religioso. Nessuno avrebbe potuto vedere in Lui un Elia,
un Geremia o un Giovanni Battista, se non gente radicata nella tradizione religiosa di Israele, per la quale i profeti avevano un valore
insostituibile.
Le risposte dei discepoli si muovono dentro questo orizzonte,
corretto ma limitato. O essi non conoscono le opinioni “laiche" —
per così dire — su Gesù, o ritengono che non valga la pena di prenderle in considerazione.
Ma è possibile, per i discepoli, ignorare le opinioni che vengono formulate su Gesù anche al di fuori della “chiesa"? E queste
opinioni, se fossero risapute, aiuterebbero a conoscerlo un po’ meglio? ^
Vorrei tentare una risposta, in queste settimane, prendendone
in esame tre.
Matteo 8: 5-13
Prendiamo innanzitutto le
rnosse dal racconto di una guarigione. Vorrei evitare di fermarmi sull’aspetto “miracolistico”, su cui del resto lo stesso
Matteo è estremamente sobrio;
come pure sul rapporto esistente fra il centurione ed il ragazzo
ammalato: è un servo, ma potrebbe anche trattarsi del figlio.
Secondaria mi sembra anche la
lode del centurione tessuta a
Gesù dai suoi messaggeri, secondo il parallelo di Luca. In ogni
caso, non è l’interessato ad accampare personalmente meriti o
diritti.
Mi interessa qui piuttosto il
dialogo, con la sua stringatezza, con il suo ritmo incalzante.
E’ nota innanzitutto la risposta di Gesù alla richiesta del
centurione. Come ce la riporta
la Riveduta, è una promessa:
« Io verrò e lo guarirò ». Un po’
troppo immediata e gratuita, mi
sembra, nell’economia del racconto. Forse si deve preferire
un’altra possibile lettura: « devo
proprio venire a guarirlo? ». In
tal caso avremmo una risposta,
se non scoraggiante, certo provocatoria: chi può obbligare Gesù ad intervenire? e in favore di
un pagano, sia pure “aperto" e
meritevole? come si permette costui di interferire nei suoi programmi, di chiedere qualcosa
che non gli spetta?
L’uomo accetta la provocazione di Gesù. Non insiste, non piatisce, ma neppure si tira indietro. Non tenta neppure di ingraziarsi Gesù, facendosi passare
per quel che non è, atteggiandosi a “simpatizzante".
Risponde in maniera motto
semplice. Spiega a Gesù, senza
perifrasi, perché si è rivolto a
Lui. E non usa il linguaggio
ovattato della chiesa, che non è
il suo. Usa il linguaggio rude
della caserma, cui è abituato. La
sua esperienza è saldamente ancorata alla struttura gerarchica
della vita militare, che si svolge
secondo un modulo che non è
né può essere messo in discussione: se ricevo un ordine, lo
eseguo; se lo do, non dubito che
sia eseguito. La possibilità della
contestazione non si affaccia
neppure a livello di ipotesi.
Così è, per questo soldato, del
rapporto fra Gesù e il male.
Non si tratta qui del male
“teorico”: da una parte, le speculazioni sarebbero un po’ fuori
posto in bocca a un militare;
dall’altra, conveniamo che teorizzare sul male riveste anche
per noi un modesto interesse.
Qui si tratta del male che ha
colpito un ragazzo; del male che
si sperimenta e si soffre nella
propria carne o nei propri affetti; di un male che ha connotati
precisi, che si vede e che si tocca: l’unico, in fondo, che ci angustia davvero, e a giusta ragione. Questo male, tangibile, palpabile, presente e pressante nell’esperienza dell’uomo, è meno
forte di Gesù. Per quanto possa
tormentare e straziare, è meno
potente di Gesù. Gli è sottoposto. E non occorre che Gesù si
scomodi a fare della strada inutile, per affrontarlo da vicino.
Basta una Sua parola perché esso debba retrocedere, anzi battere in ritirata. Perché la parola di Gesù non può essere messa
in discussione.
Probabilmente è eccessivo vedere nella dichiarazione del centurione una confessione di fede
nella Parola, creatrice e vivificante di Dio, la quale si è concretata pienamente, si è “fatta
carne" in Gesù Cristo.
Ma non è certamente esagerato riconoscere nella sua dichiarazione un’opinione ferma e convinta sull’autorità, sul potere di
Gesù. L’uomo plasmato nella
mentalità dell'ordine che non si
discute ma si esegue, esprime a
Salvatore Ricciardi
(continua a pag. 2)
la prima ora, è diventato, in molti casi, definitivo.
Nel centro di Avellino i negozi
in prefabbricato fanno ormai
parte del paesaggio urbano. Case e casette in legno leggero o
trùciolato che avrebbero dovuto
servire per l’emergenza in attesa di costruzioni in muratura,
per la maggior parte dei casi,
sono ancora lì. E forse, se resisteranno alle intemperie, ci resteranno per sempre. Sono ovviamente scomparse le roulottes e su nuòve aree urbanizzate
in piccole casette da tm piano
in materiale leggero la vita è ormai ripresa.
In particolare a Ponticelli e a
Monteforte Irpino dove la Federazione delle chiese evangeliche
ha costruito due grossi villaggi
la prima impressione che ti coglie è che qualcosa si sta muovendo. La tragica immagine di
desolazione e morte che i mass
media hanno proiettato nelle nostre case lascia il posto a nuove, piccole realtà di vita e di resistenza, di voglia di ricominciare dove finalmente fatalismo e
rassegnazione non regnino sempre sovrani. I bambini giocano
per le strade, intorno ai prefabbricati c’è chi si è fatto l’orticello, alla sera ci si incontra al
bar e, novità, al centro sociale
o nella sede di qualche nuova
cooperativa.
Sembra pazzesco dirlo eppure
il terremoto di quattro anni fa,
ma forse ogni terremoto, come
quest’ultimo dell’Unibria (il quale, ce lo auguriamo ì;utti, speriamo sia finalmente concluso) crea
una serie di possibilità nuove e
di nuovi contatti tra la gente
che — se non fossero legati alla realtà delle vittime e della
distruzione — avrebbero soltanto aspetti positivi.
Terremoto spirituale
A Ruvo del Monte, in Lucania,
dall’esperienza del terremoto —
che per altro non ha mietuto
vittime pur mettendo in crisi
l’intero paese — è nata sull’onda
della solidarietà che si è riversata in questo piccolo paese lucano una cooperativa agricola
che, dopo prime diffidenze e difficoltà, sta aprendosi alla sensibilità e al senso di responsabilità della gente del luogo. Il fatto
stesso che il pianeta terremoto
sia stato attraversato da migliaia
di giovani, di tecnici, di obietto
Giuseppe Platone
I continua a pag. 3)
SOMMARIO
□ Fede evangelica, impegno politico, intervista a Egidio Marinaro, p. 3
□ Strumenti per le chiese, intervista a Paolo
Ribet, p. 6
□ La follia di essere indifesi, di Dietrich
Bonhoeffer, p. 7
n Carcere e libertà, di
Marisa Mastrototero,
p. 12
X
2
2 fede e cultura
Il maggio 1984
UN DIBATTITO PROMOSSO DA « CRISTIANI A GENOVA » E VALDESI
La fede
((Fratelli eretici» sulla pace
(segue da pag. 1)
Richiesto dai cattolici del periodico Cristiani a Genova e organizzato con la nostra collaborazione, sotto il titolo « Le chiese
cristiane e la pace: un dibattito
aperto », si è svolto recentemente un incontro con la partecipazione di Giorgio Bouchard e di
P. Nazareno Fabretti. Se inizialmente la richiesta di questo
gruppo di cattolici « non allineati » aveva lasciati perplessi alcuni di noi, perché di pacifismo ci
sembrava si fosse parlato fin
troppo, siamo usciti anche da
questo incontro con Timpressione di im approfondimento necessario.
Dopo aver ricordato i vari movimenti pacifisti cristiani nella
storia — voci minoritarie ma
profetiche — Bouchard si è fermato sul messaggio di alcune
personalità del nostro secolo (un
secolo nettamente falUmentare
sotto il profilo della pace):
Schweitzer, Soderblom, Bonhoeffer. Passato quindi aU’esame della situazione attuale, ha notato
come dalla Germania sia partita
questa « crisi di coscienza pacifista » per diffondersi in tutto il
mondo, fino airAssemblea ecumenica di Vancouver che ha meditato questo argomento nella
veglia di preghiera, esprimendone la conseguenza nel documento conclusivo: nel passato abbiamo peccato, ravvediamoci.
Di fronte a tma realtà storica
apocalittica, il pacifismo, da voce
minoritaria, è diventato fenomeno di massa; ma l’imperativo per
il nostro tempo è superare gli
squilibri del mondo: tmire pace
e giustizia, secondo la visione
biblica.
Nella Bibbia troviamo due linee:
quella sapienziale {« la giustizia
e la pace si sono baciate », cioè
la pace non è risultato di vitto
X-47045
MIRAMAHE
DI RIMINI
VIA SARSiNA,i9
T6L6F (05A1)
32569
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A 50 metri dalla spiaggia — ambiente familiare
servizi e il trattamento.
ottimi i
ria, ma di giustizia) e quella
messianica (la pace è portata
dal Messia, dal Gesù disarmato).
Le chiese hanno sempre predicato « beati i mansueti », troppo
poco « beati i facitori di pace »;
eravamo occupati a costiuire
« civiltà cristiane » e abbiamo
taciuto questi temi biblici che oggi bisogna riprendere. Se in questa crisi di coscienza pacifista
noi cristiani sapremo introdurre
il lievito evangelico, la renderemo non vana.
Il francescano P. Fabretti, dopo aver apprezzato l’inquadramento biblico del tema presentato da Bouchard, ha ricordato
con dolore che la nostra storia
di chiese « al plurale » è storia
di guerra e non di pace; sino a
Costantino la chiesa « al singolare » era stata fedele alla pace;
oggi noi siamo chiamati a dare
di nuovo alla pace una faccia sola. Affermando molto recisamente la necessità dell’impegno per
il disarmo imilaterale, P. Fabretti ha illustrato le posizioni degli
episcopati cattolici e ha detto
necessario ricuperare la profezia dal basso, per strappare la
Chiesa dalla convergenza col potere, e, come esempio di profezia
laica, ha ricordato il messaggio
pacifista di Francesco d’Assisi.
Ha infine affermato che contrapporre Est a Ovest, nella situazione attuale, è ipocrisia, mentre
reale è la contrapposizione tra
Nord e Sud, mondo sviluppato
e terzo mondo. Anche in questa
precisazione si è notata la convergenza con la parola biblica
citata da Bouchard: « frutto di
giustizia è la pace ».
Tra i numerosi interventi nella
discussione non sono mancati i
rilievi sull’atteggiamento del cardinale Siri che (quando già i manifesti erano stati stampati!)
aveva vietato ai Salesiani di concedere la sede per il dibattito,
obbligando così gli organizzatori a spostarlo nella Biblioteca
civica di Sampierdarena, che ha
contenuto a stento il numeroso
pubblico. Ma Questa scomunica
collettiva (rivolta tuttavia, a
quanto risulta, più al francescano che al protestante) ha avuto
il risultato di creare un clima di
solidarietà molto più caldo e vivo che in altri tentativi ecumenici a livello culturale: ci siamo
sentiti veramente tutti fratelli
eretici. Ma con una differenza
d’impostazione, mi è parso: nei
cattolici presenti, accanto alla
polemica contro la gerarchia che
riaffiorava spesso, sembrava totale la dedizione alla causa della pace, quasi si tendesse a sostituire
il « sacramento » deU’ubbidienza
con quello del pacifismo; nel discorso evangelico, invece, l’interesse per la pace appariva sempre relativo, contingente, forma attuale del nostro impegno
cristiano, l’opera che non ha valore in sé, ma solo come testimonianza della Parola che non
passerà.
Neppure questa nuova occasione di predicare la centralità del
Cristo credo sia andata sprecata,
e ringraziamone il Signore.
Ninfa Quartino Raggi
modo suo il parere che Gesù è
perfettamente qualificato a dare
un ordine siffatto.
Noi abbiamo fatto molta strada rispetto al centurione. Conosciamo il valore delle funzioni e
dei titoli che la testimonianza
del Nuovo Testamento attribuisce a Gesù. Sappiamo parlare,
forse correttamente, del suo rapporto con Dio, con l’uomo, con
la creazione, con la chiesa, con
il mondo... Ma quanto spesso,
davanti al male, quello concreto,
tangibile, quello che fa gemere
la nostra carne e spegnere le nostre speranze, una rassegnazione
pia rimane più forte della convinzione che « basta una parola
di Gesù », e paralizza la nostra
capacità di insistere affinché Lui
la pronunzi?
Questa, invece, è la convinzione del protagonista pagano del
nostro racconto.
Convinzione?
Gesù veramente la chiama “fede”, e aggiunge di non averne
trovata “cotanta" (Riv.) neppure in Israele.
Gesù non dice che la fede del
centurione sia "più grande" o
"più abbondante” della fede di
qualcun altro... della gente di
chiesa. La fede non si può quantificare. C’è o non c’è. Gesù parla
piùttosto della qualità della fede. Una fede capace di andare
al sodo, più che di spaccare in
quattro il capello.
Una fede che sa riconoscere
Gesù, e proclamarlo, in un linguaggio privo di fronzoli, ma radicato nella realtà della vita, il
solo Signore.
Salvatore Ricciardi
INCONSISTENTE
Caro direttore,
consentimi di esprimere il mio dissenso dall’articolo di Paolo Ricca « Lamento su una firma », poiché ho l'impressione che la forma limpida e seducente con la quale egli è solito dipanare per noi intricate matasse teologiche
funzioni invece, in questo caso, come
copertura, come lasciapassare per un
contenuto inconsistente.
posizione alla logica seguita dai governi.
Nelle sue cinque colonne. Ricca sviluppa — o meglio, reitera — un solo
concetto: l'Intesa è buona, anzi ottima, ma il quadro in cui si è addivenuti
alla firma ha attenuato, anzi annullato
la soddisfazione iniziale.
Ricca mette in campo due considerazioni, In primo luogo, la concomitanza Intesa-revisione del Concordato
avrebbe prodotto una comprensibile
confusione nell'opinione pubblica, che
ha finito per assimilare i due S'trumenti, recependo l'Intesa come un miniConcordato, Vorrei far notare, innanzitutto, che in-astratto l'argomento è perfettamente rovesciabile: l'accostamento,
la contemporaneità, il confronto immediato di due eventi che hanno significato opposto possono anche rappresentare il modo migliore per dare risalto
al loro diverso significato.
A questo punto, ammesso e non concesso che i due argomenti di Ricca siano storicamente verificato il primo e
politicamente valido il secondo, vengo
alla conclusione che egli ne trae: bisognava rinviare la firma. In altre parole.
Ricca avrebbe voluto un gesto (poiché
di questo si tratta, dal momento che
non è in questione la firma dell'Intesa
ma il momento della sua apposizione).
Ora, non intendo certo negare il significato profondo che possono assumere
i gesti, ma ricordare alcune condizioni
perché questo avvenga: e cioè che il
gesto simboleggi una realtà autentica
e valida; in altre parole, che non sia
fine a se stesso o — peggio — che
non sia usato per simboleggiare una
realtà diversa da quella che rappresenta, Che sia un segno « leggibile » In
maniera corretta dalle persone a cui
è destinato e infine — ovviamente —
che sia congruo rispetto agli scopi che
si prefigge.
E in concreto, mi sembra che proprio
questo sia accaduto. Non dispongo di
analisi accurate ma la mia impressione
è che neH'insieme i mezzi di comunicazione di massa abbiano messo abbastanza in risalto il carattere ben diverso dello strumento intese rispetto allo
strumento concordato. Naturalmente,
può darsi che sbagli io e che abbia ragione Ricca, ma una cosa mi sembra
certa: se l'informazione pubblica è stata complessivamente corretta, allora la
testimonianza resa con la firma dell'Intesa ha beneficiato, in questo quadro, di una diffusione e di una risonanza che in nessun'altra occasione avrebbero potuto essere più ampie.
In secondo luogo — dice Ricca —
è ormai chiaro a tutti che 'i vari governi succedutisi negli ultimi anni hanno ciurlato nel manico, promettendo
ogni volta di firmare l'Intesa, ma sapendo che non io avrebbero mai fatto
prima di giungere alla revisione del
Concordato. Quindi, firmare l'Intesa in
questo quadro annulla la soddisfazione
per la firma perché non evidenzia l'op
Ora, il gesto proposto da Ricca —
firmare ma non adesso — dovrebbe simboleggiare la volontà di differenziare
meglio Intesa e Concordato; essere
« ietto » come una protesta contro i
governi bugiardi che hanno insabbiato
la prima in attesa del secondo e... e
basta, poiché non si prefigge scopi
diversi rispetto a quelli ottenuti, cioè
la firma di questa Intesa. Quindi, un
gesto fine a se stesso, che ha in se
stesso il proprio significato, che non
intende ottenere un mutamento dei fatti a cui si riferisce ma soltanto connotare Il proprio atteggiamento di fronte
ad essi. Un atteggiamento del tipo:
« Firmeremo, si, perché questa Intèsa
ci sta bene, ma non adesso, perché vogliamo essere fuori da questo clima di
concordato e ribadire che non vi siete
comportati bene, né moralmente né
politicamente ».
Ora, non intendo discutere l'opportunità di un atteggiamento di questo genere — anche se mi sembra rincorrere più che altro la soddisfazione di un
orgoglio ferito — ma la sua efficacia e
la sua comprensibilità. Davvero Ricca
pensa che « la gente avrebbe capito »
un rifiuto di firmare ora? Davvero ritiene che la firma Isolata, fra qualche
tempo, avrebbe visto un dispiegamento
dei mezzi di comunicazione di massa
affannati ad esaltare le sacrosante ragioni del rinvio e la natura antlooncordataria delle intese? Davvero si immagina che la gente avrebbe capito il
rifiuto di firmare adesso come ,« obiezione di coscienza civile e democratica »? Dove l'oggetto dell'obiezione non
è l'Intesa (che è "ottima") né l'interlocutore (che comunque non muta) ma il
firmare oggi anziché domani? Davvero
si immagina che il governo ne avrebbe
tratto una salutare lezione?
A mio parere, questo coacervo di
generose illusioni è completamente privo di senso politico e corrisponde alla tentazione, evidentemente non del
tutto estirpata, di separare artificialmente la coerenza evangelica dalla dimensione politica in cui tale coerenza
va vissuta e incarnata. Si dimentica così che la firma dell'Intesa è in primo
luogo uno strumento — l'unico, nel
nostro ordinamento costituzionale —
per abrogare le leggi fasciste del 29,
disapplicate ma sempre in vigore, e
per creare finalmente una condizione
di libertà religiosa per le minoranze. E
che questo risultato è troppo importan
te per rimetterlo in forse a causa de
preteso quadro sfavorevole in cui si rea
lizza. Si dimentica — a proposito de
“ quadro » — la fragilità e la mutevo
lazza del clima politico nel nostro pae
se: quante leggi, quante riforme importanti, quanti adempimenti costituzionali
hanno iniziato, poi interrotto, poi iniziato
di nuovo da capo, poi nuovamente interrotto il loro iter, in un'altalena che
in molti casi ancora non si è conclusa!
Era giusto rischiare che l'Intesa riprecipitasse in questo vortice?
Francamente, più che delle possibili
distorsioni causate dal quadro — ammesso che ve ne siano state — mi
sembra assai più opportuno vigilare su
quel che deve ancora accadere. La firma, infatti, è solo un primo passo, decisivo, perché non può più essere reso
inoperante, ma privo di efficacia fino a
quando l’intero iter parlamentare non
sia concluso.
Se posso permettermi un’ultima os
servazione — con la quale spiego anche perché come battista intervengo
in questa questione — le chiese vaidesi e metodiste avevano, in questa vicenda, anche una responsabilità indiretta nei confronti delle altre denominazioni. Non è infatti scritto da nessuna
parte, ma è evidente a tutti che per
giustificate ragioni storiche erano le
chiese valdesi e metodiste quelle che
avevano maggiori chances di ottenere
dal governo il -primo provvedimento di
attuazione dell’art. 8, aprendo la via
alle altre minoranze. Una ragione in
più, mi sembra, per valutare attentamente la consistenza e la opportunità
delle ragioni che avrebbero potuto indurre a ritardare o addirittura a mettere in forse la firma dell'Intesa. A
meno che ovviamente, queste ragioni
non riguardino il contenuto. Anche su
questo, eventualmente, sono pronto a
discutere.
me il suo riconoscimento a quanti si
sono adoperati per far giungere in porto l'operazione Intesa.
Bruno Lombardi Boccia, Genova
PRECISAZIONI
Renato Maiocohi, Roma
LA CONCOMITANZA
Mi sembra che ci si lamenti invece
di rallegrarci per il quadro in cui è
avvenuta la firma dell'Intesa tra la Repubblica Italiana e le Chiese rappresentate dalla Tavola Valdese.
Si può pensare che il Governo abbia
voluto posporre la firma dell’Intesa a
quella del Concordato, ma certamente
non per subordinarla, salvo comprova
irrefutabile.
Si trattava di due accordi concernenti la stessa problematica (rapporti fra
Stato e Chiesa) con due Chiese ohe
rappresentano anagraficamente rispettivamente 55 milioni di cittadini l'una e
40,0(K) l'altra. Il rapporto è significativo
e il Governo può averlo giudicato, magari sbagliando, preponderante: non per
questo avremmo dovuto rifiutare la firma ravvicinata, assumendo un comportamento più plateale che serio.
La concomitanza delle firme ha portato sui giornali i testi dei due documenti quasi contemporaneamente e il
gran pubblico ha -potuto valutarli. Questo deve essere motivo di soddisfazione da parte nostra. Alcune testate
possono aver confuso, in buona o malafede i due documenti, ma la stessa
cosa sarebbe successa anche se l’Intesa l'avessimo firmata sei mesi fa oppure fra sei mesi.
Mi associo al pastore Paolo Ricca
(La Luce 13.4.84 n. 15), quando espri
Caro Direttore,
ho letto con molto piacere e con yivo
interesse nel n. 17 dell'Eco-Luce del 27
aprile la presentazione che G. P, fa del
progetto di « un centro polivalente per
gli anziani in Sicilia ». Si tratta dello
ampliamento e dell'accrescimento dei
servizi dell’attuale Asilo dei Vecchi di
Vittoria.
Altri con me si saranno rallegrati di
poter finalmente leggere sul nostro
giornale notizie anche di quell'istituto
e di essere informati circa le prospettive di un suo probabile futuro sviluppo.
Siamo certi ohe l'auspicata solidarietà delle chiese si desterà rispondendo in maniera adeguata nella misura in
cui l’informazione sarà costante ed accurata.
A questo proposito mi permetto di
precisare che l'Asilo di Vittoria è stato inaugurato il 31 gennaio 1933 e pertanto il cinquantenario è caduto l'anno
scorso e che, come risulta dalla Relazione deH’Asilo di Vittoria di quell'anno
« l'idea di un Asilo per i vecchi poveri della Sicilia nacque proprio a Vittoria nell'animo dell'evangelista-colpor-,
tore sig. Angelo Deodato alla vista di
un nostro fratello elemosinante alla porta di una chiesa cattolica... il Deodato
riuscì a lanciare l'idea che gli ardeva
in cuore per mezzo dei nostri giornali
e in seguito ottenne pure di aprire su
di essi una sottoscrizione a tanto nobile scopo... La buona iniziativa procedeva lentamente quando a darle una
buona spinta si interessò il past. valdese di Catania, sig. Giuseppe Fasulo...
egli fu fedele al compito volontariamente assunto, fino alla fine del suo pellegrinaggio su questa terra... ».
Non fu dunque il pastore ■■ Antonio
Mingardi », (bensì Arturo Mingardì)
a dar vita aH'Asilo, (nel senso che ne
fu il fondatore) ma egli ne fu il primo
amatissimo Direttore e come tale, certo
comunicò vita, e quale vital alla spartita piccola comunità di anziani insediata nelle mura delle vecchie scuole.
Fraternamente.
Achille Deodato, Luserna S. G.
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11 maggio 1984
fede e cultura 3
INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE ABRUZZO
Fede evangelica, impegno politico
Il credente guarda all'Evangelo come una rotta da seguire ma deve cercare e inventare le implicazioni anche politiche che ne derivano: è una scelta di libertà e responsabilità per l’oggi
Presidente del Consiglio Regionale Abruzzo è, dal dicembre
1980, Egidio Marinaro, 43 anni, personalità di spicco nelle file del
PSI e membro della Chiesa Evangelica Metodista di Pescara.
Questa sua doppia qualifica ci sembra interessante da approfondire per i nostri lettori.
— Come e quando sei entrato
in contatto con una chiesa evangelica?
— Anche se non è possibile dare una data precisa, credo si possa dire 10-15 anni fa. Il contatto è stato prima con la stampa
evangelica, in particolare « La
Luce » e « Presenza evangelica »
e così sono sorti i primi interessi. In seguito sono entrato in
contatto con questa vasta diaspora abruzzese, ed in particolare, con la comunità di Isola
del Gran Sasso, in relazione con
l’Istituto Biblico dì Beatemberg
«Svizzera), ad indirizzo «fondamentalista », poi con la chiesa
metodista di Mutignano e Pineto.
Quand’ero militare a Padova,
avevo fatto interessantissime esperienze con la locale chiesa
metodista.
— Ma non hai avuto anche
dei contatti tramite la stampa
con la Facoltà di Teologia a Roma? So che sei un estimatore e
assiduo lettore del Prof. Vittorio SubUia.
— Sì. Da moltissimi anni sono abbonato a ’Protestantesimo’
e per un periodo di tempo ho
seguito pure dei Corsi per corrispondenza della Facoltà.
Era il periodo del Concilio Vaticano II e, quindi, mi interessava tutta la problematica protestante rispetto al Concilio. Stimo il Prof. Subilia perché lo
considero, anche se il mio è il
giudizio di un profano, il miglior
teologo sistematico italiano.
— Il tuo essere evangelico-riformato determina in qualche
modo U tuo servizio politicoamministrativo?
« protestante », come metodologia. Certo, poi ha avuto delle
punte negative nel momento in
cui poi pretendeva di dare delle soluzioni, spacciandole per
perfette o quasi.
Questi fermenti liberatori e
costruttivamente contestativi, ancora oggi hanno una loro vitalità
nel senso che il problema è ancora aperto. Non è che superato
il ’68 il problema di una evoluzione della società italiana, di ima
sua europeizzazione non si ponga.
Si pone tuttora. Il fatto che il ’68
sia stato una parabola ormai conclusa non significa che la questione sia risolta. Se queste indicazioni di fondo del ’68, che sono
tutt’uno con la svolta riformista
che occorre al nostro Paese, si
realizzassero, ci porterebbero in
sintonia con i paesi europei di
più consolidata tradizione protestante.
— Ci sono dei momenti della
tua attività di conflitto tra la tua
professione di fede e la « ragione
di partito » o « di Stato »?
— Debbo ricordare che la mia
testimonianza di fede, forse, ha
il limite di essere più intellettuale-culturale e poco comunitaria. E’ un grosso limite, me ne
rendo conto, ma non sono riuscito a superarlo.
Perciò, la mia fede evangelica in rapporto ai problemi della
carica che ricopro mi aiuta proprio come indirizzo, come visione di carattere storico, culturale, intellettuale con riferimento
al modo di intendere la politica, il funzionamento delle istituzioni, il rapporto tra politica
e cittadino, tra politica e credente che è proprio della tradizione protestante. Non è un mistero che le tradizioni costituzionali più illustri, penso a quella americana o inglese, siano figlie della storia e della cultura
protestanti.
— Certo, problemi di coerenza si pongono sempre. Si pongono soprattutto alle persone che
hanno una fede e la intendono
come un momento ispiratore, una direttrice di marcia. Credo
che non si ponga solo a chi fa
politica o ha responsabilità di
governo ma anche a chi svolge
una professione. Certo, qui le responsabilità sono maggiori, sono
più evidenti, hanno più conseguenze sulla vita di tutti e, quindi, uno le sente più spinose, più
cocenti. Ma la stessa questione
si dovrebbe porre, per es., per
un imprenditore, per chi ha responsabilità di gestione di im
servizio pubblico o per lo stesso
operaio. Non credo che ci sia
una diversità di qualità, c’è piuttosto una diversità di intensità,
di quantità.
— Altrimenti, si potrebbe pensare che esistono due pesi e due
misure: gli altri hanno più responsabilità, quindi, sono più
colpevoli, mentre noi, popolo minuto, abbiamo poche o nessuna
responsabilità e quindi siamo più
innocenti.
— Tu sai che nelle nostre
chiese dal 1968 fino, si può dire,
a ieri c’è stato un serio scontro
su ”fede^po^itica”, che ha prodotto anche delle dolorose lacerazioni. Come hai vissuto allora
e come vedi oggi la soluzione, o
meglio, l’interpretazione, di questo problema?
— Ho vissuto questa vicenda
solo come lettore per le ragioni
già accennate. L’ho vissuta con
molto interesse, perché la politica è la mia principale attività.
Io ho sempre considerato che
la tematica del ’68 fosse abbastanza interessante, anche se
aveva delle punte estremistiche
nel senso di essere dogmatizzanti. Il ’68 è stato positivo per
quello che ha cercato, non dico
di distruggere, ma di rimettere
in discussione e, quindi, questo
poteva essere perfettamente
— Esatto. Ma c’è anche un’altra ragione. Siamo in un sistema
fondato sulla delega, sul consenso. La delega viene data e viene
rinnovata, il consenso è dato o
tolto. Il confermarlo o il revocarlo è un’assunzione di responsabilità. Da noi c’è la tendenza a
dire: « la classe politica... », ma
la ’’classe politica” è figlia di
questo popolo, figlia di questa
manifestazione del consenso. La
’’classe politica” è espressione di
un paese dove, peraltro, una alternanza di ceti politici al potere è impedita da una costante
volontà popolare da 40 anni!
Una delle fonti principali di errore di questa classe politica è
quella di ritenersi inamovibile.
Lo è, ma non per sua scelta ma
per volontà di chi le conferma
la delega. Effettivamente, la responsabilità è di tutti, ciascuno
nel suo proprio ruolo!
— Stiamo assistendo al clientelismo più slacciato ed alla corruzione dilagante a tutti i livelli.
Pensi che la tua esperienza possa
essere di indirizzo per altri?
— La mia vita non può essere
di indirizzo per nessuno. Non
dobbiamo intendere, io credo, la
fede come una ricetta per risol
vere i problemi. Leggevo qualche
giorno la una pagina di K. Barth
che dava ima risposta al quesito
se l’Evangelo contenga un programma politico. La sua risposta era negativa! Questo è per
me Un punto fermo. Ciò non significa, però, che il credente sia
come gli altri. Egli guarda all’Evangelo come una rotta da seguire; però, le implicazioni e le
conseguenze, anche politiche, se
le deve cercare e inventare. Questa grande libertà del cristiano
come scelta di fede e di responsabilità rispetto all’Evangelo deve essere la regola di vita nei
confronti del prossimo. Certamente in Italia vi è un fenomeno di immoralità che coinvolge
in particolare la classe politica.
Non, c’è dubbio che chi si comporta in questo modo fa un cattivo uso della libertà che l’Evangelo gli dona...
traverso la Parola, è un fatto
che viviamo tutti i giorni. Uno de.
ve essere in pace con la propria
coscienza, vista come ubbidienza all’Evangelo. Questo innesca
ciò che laicamente si chiama coerenza. Io credo che questo sia
un modo terribilmente cristiano
di porsi davanti alla gestione politica ed al potere. Il potere non
va demonizzato, ma è sicuramente vm’oocasione di peccato.
Proprio perché molte volte decidiamo i destini degli altri, oltre
che il nostro, esso non può essere rifiutato, come non può essere
rifiutata nessuna altra occasione che la vita ci offre.
— Ma si pone anche fuori dei
canoni del vivere umano e del
potere inteso come servizio...
— Per terminare vorrei, proprio come pastore della chiesa
metodista di Pescara, porti questa domanda: Tu hai parlato
all’inizio di « limite » della tua
esperienza di fede comunitaria.
Pensi, in un prossima futuro, di
poter rendere partecipe la chiesa
locale di qualcuno dei tuoi doni?
— Sì, certo. C’è un cattivo uso
della libertà evangelica, di questa liberazione dalla « legge » che
Cristo ha rappresentato rispetto
alla vecchia mentalità religiosa
ebraica, prima, e poi cattolica.
Essere liberi è un fatto di grossa responsabilità. Chiunque si
comnorti in maniera disonesta
ancor prima di violare la legge,
viola questa condizione di libertà che il cristiano ha.
Che poi questo sia più facile a
dirsi che a farsi,, non. ci sono
dubbi! Anche S. Paolo, se ricordo bene, diceva che « laddove il
peccato è abbondato, la grazia è
sovrabbondata... ».
Il peccato come abuso della
libertà del cristiano, donata at
Da alcuni decenni, i settori più
avanzati della teologia cristiana
hanno iniziato un lavoro di revisione critica del tradizionale atteggiamento cristiano di fronte
all’ebraismo. Si tratta, in primo
luogo, dal nostro punto di vista
cristiano, di smascherare e di
eliminare il cosiddetto « antigiudaismo » con tutti i suoi pregiudizi e di recuperare un rapporto
positivo e dialettico con la fede
di Israele. In secondo luogo, intendiamo proporre ai fratelli ebrei, lo spazio e l’occasione per
un confronto ai>erto tra le nostre
diverse identità, che hanno in comune lo stesso Dio.
L’incontro, il primo che dedichiamo a questo argomento, vuole essere una verifica dello stato
del dibattito a livello intemazionale e al tempo stesso intende offrire un primo approccio a chi
non ha mai riflettuto specificatamente sul problema.
Per introdurre questa ricerca
abbiamo invitato alcuni noti studiosi stranieri ed italiani, ebrei
e protestanti, tra cui il prof. Helmut Gollwitzer, ben noto per le
sue pubblicazioni in parte tradotte in italiano presso la Claudiana; il pastore Martin Cunz,
membro della rivista Judaica
che si stampa in Svìzzera.
L’incontro coglie, tra l’altro, un
aspetto fondamentale del Documento sull’Ecumenismo (Sinodo
1982) che qui merita essere ricor.
dato almeno in parte: «Molto
mo, indubbiamente, una fase di
tolleranza religiosa che prima
non c’era: quando i giornali
hanno scritto che il Presidente
del Consiglio Regionale era un
protestante, nessimo si è, non
dico scandalizzato ma neppure
meravigliato! In altri tempi, non
tanto remoti, chissà quali prese
di posizione! E’ tolleranza questa o indifferenza?
— C’è però alla base di questa
indifferenza una ’colpa delle chiese’: si è vissuto un cristianesimo
di tipo intimistico, che ti porta
lontano dalla realtà quotidiana.
— Sì. Io direi, però, che questa dimensione individuale del
rapporto con Dio non va perduta o ripudiata. Sicuramente è il
punto di partenza. Che poi un
corretto rapporto con Dio per
essere veramente completo ed efficace, debba essere vissuto in
una dimensione comunitaria, sono altrettanto convinto. Quando
dicevo che il ’’limite” della mia
esperienza comunitaria è proprio questo, confessavo ima cosa
di cui sono pienamente convinto e consapevole!
E’ vero che la salvezza è im
fatto destinato individualmente,
ma è anche vero che ci si salva
insieme. Salvarsi insieme non è ^
una condizione per la salvezza
individuale, ma una salvezza che
resti individuale è qualcosa di *
estremamente limitato e sterile!
— Il problema per me è quello
di ricevere i doni dalla comunità, non di farli; anche perché il
mio tempo è purtroppo spesso
secato da scadenze improrogabili. Purtuttavia, se i modi per
una mia più attiva partecipazione alla vita comunitaria saranno
conciliabili con le esigenze del
mio incarico, sarò disponibile a
studiarli con voi.
Certo, io credo che queste nostre chiese, sopravvissute ad un
periodo ’’eroico”, abbiano la necessità di uscire da questo ’’trantran” abitudinario, fatto di una
certa indifferenza e di prassi religiosa.
Oggi, c’è un dato che può essere considerato positivo e negativo allo stesso tempo. Vivia
Intervista a cura di
Enos Mannelli
Terremoto
(segue da pag. 1)
AGAPE; 14-21 LUGLIO
Chiesa e Sinagoga:
verso quale confronto?
presto nella chiesa si è perso coscienza del fatto che un aspetto
essenziale deU’imità del popolo
,di Dio è l’unità tra chiesa e sinagoga. La storia dei rapporti
tra cristiani ed ebrei nei venti
secoli che stanno alle nostre spalle è quanto mai dolente, con colpe enormi da parte dei cristiani
che — forse — contro nessun
popolo hanno peccato tanto
quanto contro gli ebrei.
Sarà necessaria una svolta non
piccola nella coscienza cristiana
contemporanea per comprendere che Israele come comunità di
fede è parte integrante della questione ecumenica. Le nostre chiese dovranno diventare sensibili
al messaggio — sin qui negletto
— dei capitoli 9,10 e 11 della Lettera ai Romani, ricuperando questa ’’dimensione perduta” della
loro vita e testimonianza: il rapporto con la comunità ebraica».
Segnaliamo alcune indicazioni
bibliografiche minime: Eugenio
Saracino: Breve storia d^ll ebreì e delTantisemitismo, Mondadori, 1977; Fernando Joannes,
L’Ebraismo, Rizzoli, 1983; Franz
Mussnèr, Il popolo della promessa, Città nuova, 1982; Nicola Garribba. Lo stato di Israele, Editori Riuniti, 1983; J. MoltmannP. Lapide, Israele e Chiesa: camminare insieme, (Jueriniana, ’82.
Agape Centro Ecumenico - 10060
Frali (To) Italia. Tel. (0121)
841514.
ri di coscienza, di operatori sociali ha comunque smosso una
mentalità secolare, ha sovente
infranto il senso di dipendenza
dai notabili locali, ha fatto intravvedere un’altra Italia che
pur si va costruendo dalla realtà delle macerie del passato. Ma
è una costruzione diffìcile.
Pensavo a questo paradossale
aspetto positivo del terremoto
mentre, nel freddo sole primaverile di Napoli, frotte di ragazzi in costume (ma non c’erano
solo giovani, con loro si accompagnavano anche vecchie signore e uomini d’età) sciamavano
per le strade verso il santuario
della Madonna dell'Arco. Nei vicoli del quartiere spagnolo di
Napoli, puntellato e fatiscente,
altarini votivi e quadri alla Madonna non si contano. Rassegnazione e fatalismo alimentano un
certo tipo di religiosità paganeggiante che non può sussistere
con la ricostruzione fisica e morale di un Paese. Eppure, di colpo, non si può voltare pagina.
E allora si cerca, là dove è possibile, di coniugare il vecchio e
il nuovo. Il sangue di San Gennaro, le stimmate di Padre Pio
con la rinascita di un mondo
messo troppe volte in ginocchio
da camorra, corruttela, disorganizzazione.
Ma i segni positivi superano
di gran lunga quelli negativi
anche se il fallimento è sempre
possibile. Il terremoto spirituale continua. Le cose vecchie devono morire perché nasca il nuovo non più, questa volta, sulla
ignoranza e la paura ma sulla
conoscenza e la solidarietà tra
gli uomini.
Un dato, per concludere, mi
sembra importante: l’ostinata
volontà di chi intende — pur essendo stato ferocemente colpito
in Irpinia ieri o oggi, in maniera meno drammatica ma preoccupante in Umbria — voler rimanere sul posto. Di rimanere
per salvare il salvabile e per non
perdere le proprie radici, la propria identità.
Verso chi rimane nella propria
terra colpita, verso chi crede che
malgrado tutto sia possibile affrontare il futuro senza ripercorrere gli errori del passato, a
chi crede che dalle macerie può
nascere un nuovo mondo non
possiamo far mancare la nostra
solidarietà se, ancora una volta,
ci sarà richiesta.
Giusepi>e Platone
4
4 vita delle chiese
li
Il maggio 1984
PINEROLO
L’educazione alla fede per I ragazzi
Fino ad alcuni anni fa i nostri
ragazzi continuavano a frequentare la Scuoia domenicale anche
durante gli anni del catechismo,
lasciandola solo a confermazione
avvenuta. Ora, un po’ per volta,
appena iniziano il catechismo, alla Scuola domenicale non ci vanno più e la loro formazione religiosa rischia di essere limitata
a poche ore all’anno, forse una
trentina o ancora meno (lo spazio di una giornata o poco più
su trecentosessantacinque).
A Pinerolo si è cercato in vari
modi di far sì che questi giovani
si incontrino, si conoscano, scoprano quant’è bello vivere insiente. Accanto alla giornata mensile dei catecumeni sono così
sorti il pre-catechismo e il gruppo dei cadetti. Abbiamo chiesto
alcune impressioni a due animatrici che si occupano dei cadetti, a una ragazza che frequenta
il pre-catechismo e alla sua
mamma. Ecco le risposte:
* Ci occupiamo del gruppo « cadetti », a cui partecipano ragazzi e ragazze tra i 12 e i 15 an
ni. La finalità principale di questa attività è quella di farli socializzare; infatti essi si incon.trano alla Scuola domenicale o
al catechismo per la consueta
ora di « lezione », ma poi, nel
corso della settimana, non hanno altre occasioni di incontro
perché abitano in quartieri diversi e frequentano scuole diverse.
Si sa che interessare dei ragazzi che sono abituati ad avere
a portata di mano infinite possibilità di svago è particolarmente impegnativo...
La cosa diventa ancora più
difficile quando, pur desiderando
che i ragazzi si conoscano tra
di loro ed imparino a gioire di
« stare insieme », non si è disposti,_ perché ciò avvenga, a dare
agli incontri un carattere esclusivamente ricreativo!
I nostri « venerdì pomeriggio »
devono essere socializzanti e divertenti, ma non privi di contenuti. Così, alla ricerca di « contenuti », accanto ad altre cose si
è pensato alla storia valdese.
I nostri ragazzi, tutti di famiglie provenienti dalle Valli, sono
totalmente digiuni di queste cose: sono i figli di quei genitori a
cui di storia valdese nessuno ha
più parlato (a torto o a ragione). Noi abbiamo ritenuto opportuno dare loro la possibilità
di conoscere, anche se superficialmente, qualche luogo o qualche fatto significativo.
Nel corso di questi anni ogni
tanto la domenica pomeriggio
siamo andati a fare delle piacevolissime passeggiate « culturali ». Abbiamo visitato la Ghieisa
d’ia Tana, il Collegio di Pradeltomo, la scuoletta Beckwith degli Odins, il monumento di Sibaud, la Gianavella, il monumento di Chanforan, il tempio
di Angrogna, siamo saliti al Bars
d'ia Tajóla ed è in programma
il lago del Laux. Abbiamo visto
il Museo di Torre Pellice, il Collegio e la Casa Valdese. Ovviamente in occasione di queste
« visite » si è parlato dei fatti,
delle persone e dei momenti
inerenti ad essi.
Una volta abbiamo visto una
interessante serie di diapositive
sulla storia valdese da Valdo ad
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Allo studio II progetto
di dipartimento diaconale
Bounous di Roberto e di Giovanna Rostan.
• Ricordiamo l’Assemblea di
Chiesa del 13 maggio per la nomina deputati alla C.D. ed al
Sinodo e l’esame della relazione
annua, impegno 1985.
FIN£ROLO — Alla fine del
mese di marzo si è svolto, nell’ambito di un concistoro straordinario, un incontro del secondo circuito per valutare il lavoro e le proposte della Commissione di studio sulla formazione
del Dipartimento diaconale nazionale (DDN).
La discussione prende lo spunto dalla relazione fatta dal dott.
Bosio su come la Commissione
è giimta alla stesura della bozza
di regolamento interno del DDN
da sottoporre al Sinodo. Nell’insieme, l’idea della formazione
del DDN è considerata positivamente da tutti. Vengono però
sollevati alcuni problemi di fondo. Il maggiore è quello che riguarda la struttura da dare al
DDN. Si tratterà di una commissione di collegamento tra le
varie amministrazioni delle opere, oppure di una organizzazione
che si occupi, centralizzandola,
della gestione delle varie opere
al pari della Tavola Valdese
(che «gestisce» le comunità)?
Nella seconda ipotesi la Chiesa
potrebbe incontrare serie difiScoltà a dialogare con un orga^
nismo che rischierebbe di diventare più grande di lei. Altro rischio potrebbe essere quello di
una perdita di responsabilizzazione delle varie comunità verso
quelle opere alle quali sono legate anche da posizione geogrEu
fica.
Un punto fondamentale che
va ribadito è che la Chiesa non
deve essere solo confessante ma,
attraverso le sue opere deve essere anche solidale. In molte situazioni le opere giocano un
ruolo fondamentale, sia sotto lo
aspetto dell’utilità sociale e della professionalità, sia sotto l’aspetto umano. In ogni caso le
comunità devono avere sempre
ben presente il loro ruolo diaconale. A fronte di questi ed altri problemi sono stati rilevati
anche lati positivi nel progetto
del DDN. Innanzitutto un maggior coordinamento nella gestione delle opere, nel rispetto delle
singole autonomie. L’importante è di semplificare il lavoro
adottando, dove possibile, metodologie comuni. Anche gli interscambi di esperienze dovrebbero servire a semplificare le
cose.
Dopo questo primo scambio
di opinioni si decide di prendere in esame il regolamento. Data la complessità dell’argomento, dopo la valutazione e la discussione dei primi articoli viene deciso di aggiornare la seduta. Nella seconda serata si è continuata l’analisi del regolamento interno apportando anche sostanziali modifiche ad alcuni articoli la cui interpretazione poteva dar luogo ad equivoci.
Le due serate hanno permesso di valutare e correggere dove
è parso necessario, questo grosso progetto e di dare alla Commissione quelle indicazioni e
quei suggerimenti che speriamo
possano servire al lavoro che
ancora resta da fare.
la presentazione e seguiti da letture di poesie e canti appropriati, ha trovato buona accoglienza
nel pubblico, che ha espresso alcune considerazioni al termine
della serata.
• L’Unione femminile orga^
nizza una gita ad Agliè, Ivrea
ed al lago di Viverone per il 26
maggio.
Bazar
Assemblea di
Chiesa
VILLAR PEROSA — Il Bazar
avrà luogo domenica 13 maggio,
alle ore 14.30.
Jean Balmas
SAN SECONDO — La Comunità ha appreso con dolore la
notizia della morte del fratello
Jean Balmas (Brusiti) avvenuta il 24 aprile a Losanna, dove
si è anche svolto il funerale.
I membri della nostra chiesa
nel porgergli l’estremo saluto lo
ricorderanno come un fratello
impegnato, attento e presente
nella vita della Comunità e del
quartiere. Considerava la lettura della Parola di Dio, la predicazione e le preghiere di intercessione elementi indispensabili
alla vita del credente perciò frequentava regolarmente i culti,
nonostante la malattia.
Ai familiari colpiti da questo
lutto, ed in particolare ai figli ed
al fratello Lucien esprimiamo
affetto e solidarietà.
TORRE PELLICE — Il Con
ristoro, che si è riunito mercoledì 2 maggio con i rappresentanti delle varie attività e con
la Commissione Stabili, presenterà ima relazione aH’Assemblea
di Chiesa convocata per venerdì
11 maggio alle ore 20,30 alla Casa Unionista. Domenica 13 maggio si terrà un’altra Assemblea
di Chiesa dopo il culto. Gli argomenti all’ordine del giorno sono, rispettivamente, la situazione degli stabili e il preventivo ’85
della Cassa Culto, in vista della
Conferenza Distrettuale.
• L’assemblea di chiesa del
6.5 ha eletto deputati alla Conferenza Distrettuale Emilio Barus e Alberto Long, supplente
Adriano Peyronel ; deputato al
Sinodo è Germana Costantin,
supplente Gabriella Ballesio. La
stessa assemblea ha approvato
la relazione annua (problema
principale: la partecipazione dei
membri alla vita della chiesa).
• Nel culto del 6 maggio è
stato battezzato Paget Fabio, di
Enzo e di Vera Bounous.
• Sono deceduti; Dina Davit
ved. Marauda e Luigi Giordan.
La comunità esprime la sua solidarietà cristiana alle famiglie.
ANGROGNA — Domenica 13
maggio alle 10, nel tempio del
Capoluogo, si terrà l’assemblea
di chiesa per la nomina dei delegati alla Conferenza e al Sinodo e la lettura della Relazione
annua.
Sempre domenica 13 alle 14,30,
nella Sala Unionista, avremo la
tradizionale « Festa dell’anziano », organizzata dall’Unione
femminile.
• Al culto della domenica delle Palme hanno partecipato i
Trombettieri e la Corale. La comunità ha salutato con affetto e
commozione la Signora Geymet
e la figlia Amalia Panerò. Un
gruppo numeroso ha partecipato al pranzo comunitario al Convitto. Nel pomeriggio sono stati
accolti i nuovi confermati. Nell’atmosfera familiare dell’incontro, diversi interventi hanno ricordato i primi tempi della comunità.
Per i nuovi confermati, come
per gli altri giovani, il primo appuntamento è per giovedì 24
maggio, alle 20,30 al Convitto.
• L’Unione Femminile avrà la
sua ultima riunione dell’anno
domenica 13 maggio ore 15, anziché la prima domenica del
mese.
• La Scuola Domenicale curerà il culto del 13 maggio, alle
ore 10,30. Invitiamo genitori e
membri di chiesa a partecipare
numerosi.
• Il Gruppo Pace S. SecondoPrarostino ha presentato, sabato 28 aprile, lo spettacolo teatrale che ha impegnato una quindicina di giovani per molti mesi
nell’elaborazione del testo, ricerche e sceneggiatura. Realizzato
in quattro quadri preceduti dal
• Venerdì 11 alle ore 20, s’incontra il Concistoro al Presbiterio.
• Segnaliamo la serata di sar
bato 12 al Tempio del Serre con
il Gruppo Teatro Angrogna che
alle ore 21 presenterà la sua
proposta canora ’Ninna Nanna
della guerra’. L’incontro sarà anche occasione per illustrare il
progetto Bagnòou ai partecipanti.
PRAMOLLO — Domenica 27
maggio, alle ore 15 nella sala di
Ruata, si terrà l’annuale Bazar
organizzato daH’Unione Femminile. Ringraziamo fin d’ora coloro che hanno lavorato e quanti ancora collaboreranno per una
sua buona riuscita.
Battesimi
POMARETTO — Domenica
scorsa 29 aprile sono stati battezzati: Cinzia Baret di Mauro
e di Daniela Pansolin e Fabrizio
# Hanno collaborato a questo
numero: Antonio Adamo, Maria
Luisa Barberis Davite, Paola Bosio, Ivana Costabel, Giulia Duo,
Giunta Consiglio chiese ev. di Napoli, Pierenrico Jahier, Lidia Longo Gardiol, Luigi Marchetti,
Bianca Natali, Erminio Podestà,
Bruno Rostagno.
valdesi durante le persecuzioni,
per pregare e cantare.
La gita è stata molto interessante ed è un vero peccato che
abbia partecipato un numero ristretto di ragazzi.
oggi.
Un altro modo divertente di
avvicinarsi a fatti particolarmente significativi, come il Sinodo
di Chanforan o la fi^ra di Valdo, è stato quello di scrivere il
copione per ima rappresentazione teatrale.
Il lavoro su Valdo, dato il suo
particolare successo, è poi stato
tradotto in un modesto audiovisivo (una serie di diapositive
e relativa cassetta di didascalie),
mentre il copione sul Sinodo di
Chanforan è ancora in fase di
elaborazione...
Non riteniamo di aver fatto
niente di eccezionale, ma abbiamo riempito qualche ora di tempo libero di alcuni adolescenti
alla scoperta delle loro « radici ».
♦ Nel quadro delle gite nelle località dove è ambientata la
storia valdese siamo andati sabato 28.4.1984 al Monumento di
Chanforan (eretto in ricordo del
sinodo fatto 450 anni fa da tutti
i valdesi per prendere delle importanti decisioni) e alla Ghieisa
d'ia Tana dove si riunivano i
♦ Mi sono molto rallegrata quando ho saputo che Giulia poteva frequentare il pre-catechismo di sabato pomeriggio, perché per noi è molto scomodo
mandarla con regolarità alla
Scuola domenicale la domenica
mattina. Si è subito inserita
molto bene nel gruppo e ha fatto amicizia con bambine della
sua età che frequentano scuole
e ambienti diversi, potendo così
scambiarsi tutte le loro impressioni su programmi scolastici e
su vari corsi di musica, ecc.
Giulia si è subito resa conto
che il pre-catechismo non è una
continuazione della scuola, ma
ha imparato molte cose per mezzo di conversazioni, diapositive,
ecc.
Ha potuto far dei paragoni su
quel che aveva imparato a scuola, o sui libri, e quel che sentiva dai catechisti. Le è rincresciuto di non vedere regolarmente tutti i compagni e soprattutto è rimasta dispiaciuta che
alla gita a Chanforan, programmata da tempo e a cui tutti avevano aderito con entusiasmo, fossero presenti solo alcuni.
a cura di Vera Long
Giovedì 10 maggio
n CORSO OPERATORI
DELLE CASE PER
ANZIANI
VILLAR PELLICE — La commissione
Diaconia della Tavola Valdese organizza presso la Casa per Anziani Miramonti un corso di aggiornamento per
operatori delle case di riposo. Il corso ha inizio alle ore 9.30 e termina alle ore 16.30.
Il corso verrà ripetuto presso la Foresteria di Torre Pellice con lo stesso
orario, venerdì 11 maggio.
Sabato 12 maggio
n INCONTRO ECUMENICO
MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — Alle ore 20.45 presso
la Chiesa Valdese (via dei Mille 1) si
terrà il terzo incontro sul tema dei
matrimoni interconfessionali, organizzato dal r Distretto Valdese e dalla
Diocesi Cattolica.
All’ordine del giorno c'è la prosecuzione del tema dell'incontro precedente: « Rapporto tra le coppie interconfessionali e le chiese locali ».
— Verranno riprese nella discussione le relazioni di M. e G. Marcheselli
(« Esperienze e riflessioni sulla doppia
appartenenza o doppia fedeltà ») e del
past. B. Rostagno (■< Chiesa indivisa e
chiese divise »), che hanno avuto poco
spazio nella discussione la volta scorsa.
— Sarà aggiunta una breve relazione
da parte cattolica sui » Criteri di appartenenza alla chiesa » e sul « Reciproco
riconoscimento delle chiese ».
n CONCERTO
POMARETTO — Alle ore 21 presso
il Tempio Valdese si terrà un concerto
del Gruppo di musica antica dell'Istituto A. Gorelli di Pinerolo: « L'allegro, il
pensieroso, il moderato ». Ingresso libero.
Domenica 13 maggio
□ FESTA DI CANTO
LUSERNA SAN GIOVANNI — I bambini delle Scuole Domenicali del 1°
Circuito sono attesi alle 9.30 al Tempio e trascorreranno insieme la giornata con un programma vario di giochi
e canti.
Venerdì 18 maggio
□ ASSEMBLEA
1° CIRCUITO
RORA' — Alle ore 20.45 pastori e
delegati delle chiese della Val Pellice
si riuniranno nella Sala delle attività
della chiesa per l'assemblea di Circuito. Entro mercoledì 16 le chiese devono consegnare la sintesi della loro relazione annua al consiglio di Circuito.
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11 maggio 1984
Vita delle chiese 5
PER LA SCOMPARSA DI EMILIO NITTI
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io non mi vergogno dell'Evangelo”
Il 25 aprile, una folla di fratelli e amici ha salutato Emilio Nitti
che qui è ricordato da due tra i tanti.
Spendersi sempre fino in fondo e rifuggire da ogni forma di
protagonismo; operare scelte diffìcili, costose a molti livelli, nella consapevolezza che erano poca cosa a confronto di quel che
Gesù Cristo aveva fatto per lui;
mettere al servizio degli altri,
giorno dopo giorno, i suoi molti
talenti, e meravigliarsi che qualcuno lo ringraziasse di qualcosa;
essere capace di molte cose e
conservare una coscienza finanche eccessiva dei propri limiti;
questi sono i tratti di Emilio
Nitti, l’uomo che la morte ci ha
sottratto mentre era nel rigoglio
degli anni e delle forze, senza però riuscire a strapparlo al suo
vivente Signore.
Da vent’anni lo conoscevo. Da
quando, candidato in teologia,
avevo cominciato il mio servizio
nella Chiesa del Vomere. E per
dodici anni, quelli della mia permanenza a Napoli, ho avuto il
dono di lavorare insieme con lui,
ricevendone sostegno, critica, solidarietà, sincerità, disponibilità
a collaborare anche quando non
eravamo d’accordo.
Sono stati gli anni in cui s’è
praticamente formata, come un
mosaico cui concorrono molte
tessere, quella che mi pare sia
ancor oggi l’ossatura della Chiesa del Vomere; gli anni in cui
l’integrazione valdese-metodista
si è vissuta nei fatti prima che
tosse codificata sulla carta; gli
anni in cui ci si è profondamente impegnati nel lavoro sociale
a Ponticelli; gli anni in cui il catechismo e la scuola domenicale
hanno acquistato forza e spessore di predicazione... Dietro a
tutte queste esperienze, e a molte altre ancora, l’impegno tenace, consapevole, lungimirante e
umile di Emilio.
E quanto egli abbia dato a
me, a noi tutti, nella chiesa e
fuori, quanto egli abbia insegnato ed aiutato a vivere con coerenza e lucidità, quanto capace
sia stato di aggregazione intorno
all’Evangelo e alla possibilità di
un impianto di vita che fosse segno del Regno che viene, si è
visto a suflBcienza dalla vastità
della partecipazione, dalla molteplicità delle testimonianze, dalla commozione e dal rimpianto
di tutti il giorno in cui ci è toccato trovarci insieme intorno alla sua bara, coperta della bandiera multicolore dei Comitati
per la pace, nella chiesa in cui
era andato l’ultima volta a metà
febbraio per presiedere il culto.
Nomabbiam fatto fìnta che fosse ancora vivo, ma abbiamo trovato forza nei dirci che la morte è stata sommersa dalla vittoria, nel meditare le parole di
gaa Paolo che Emilio stesso ci
aveva suggerito come spunto di
riflessione per quel giorno: « Io
non mi vergogno dell’Evangelo,
perché esso è potenza di Dio ».
Direi che Emilio aveva compreso Ano in fondo il senso di
questo non vergognarsi. Non, in
negativo, l’intestardirsi ad andar
dietro a una bandiera perdente,
ma, in positivo, vivere la gioia,
l’entusiasmo, la fierezza di seguire, senza tentennamenti e senza
riserve, la bandiera vittoriosa del
trionfatore della mattina di Pasqua.
Emilio non è più con noi, ora.
E siamo molto più soli. Ma possiamo anche essere più ricchi,
se raccogliamo l’eredità che egli
ci ha lasciato.
Resta a Rosanna, a Raffaele e
Luisa, alla mamma Margherita,
alle sorelle, ai fratelli, a noi tutti, la consolante certezza del sì
di Dio sulla vita di questo suo
servitore.
Resta a noi tutti, ora, il dono,
e quindi anche il dovere, di andare avanti. Non è lecito paralizzarci nel rimpianto. E’ d’Obbligo
marciare facendo tesoro di una
lezione.
Salvatore Ricciardi
Emilio e il
"Caracciolo”
Un giorno prima della sua morte, con un filo di voce, ha avuto
ancora la forza di chiedere e di
informarsi del centro « Caracciolo », il centro istituito a Ponticelli, dopo il terremoto, dalla
PCEI. Ultima, in realtà, di una
lunga serie di attenzioni e di
preoccupazioni che Emilio ha
sempre avuto verso il centro,
fin dalla sua creazione e dalla
sua inaugurazione nell’aprile del
1983.
Da quella data infatti, anche
se già malato, Emilio ha subito
assunto un ruolo primario e fondamentale nell’organizzazions e
gestione del centro culturale: o^
gi, e lo possiamo dire senza essere smentiti, sicuramente non
saremmo queilo che siamo, se
non vi fossero stati la sua presenza, la sua cura ed il suo contributo attivo.
Dalla impostazione strategica
delle attività e dei programmi
di lavoro, all’organizzazione del
doposcuola e dell’animazione;
dalle iniziative culturali, ai rapporti con il quartiere, con le
scuole, con i gruppi impegnati
per la pace; dalla creazione delle commissioni di lavoro, ai consigli, ai suggerimenti dati a tutti, non c’è stata attività o azione
in cui il ruolo di Emilio non sia
stato costante e certamente in
dimenticabile. Anche nei momenti più diflìcili, della sua lunga e
tremenda malattia, « era » e «stava » al Caracciolo: fisicamente o
con la mente.
Quando è stato definitivamente ricoverato all’ospedale, ha voluto essere costantemente informato su tutto quello che accadeva; discuteva con tutti noi e si
animava dal suo letto per il centro di Ponticelli, da lui tanto amato. Fino all’ultimo il suo coraggio e la sua forza sono stati
esemplari per tutti quelli che
hanno avuto la fortuna di incontrarlo e di lavorare con lui. A
porgergli l’estremo saluto all’ospedale evangelico sono venuti
tutti, ma soprattutto la gente comune, i giovani e gli, assegnatari
delle case del Caracciolo, quella
gente e quei giovani per cui Emilio aveva tanto lavorato e per i
quali ci chiedeva sempre al termine di ogni manifestazione o
incontrovU<Sono venuti quelli del
parco Caracciolo, la gente?... ».
Luciano Girica
POGGIO UBERTINI 25-27 MAGGIO
Diaconia ed evangelizzazione
E’ ormai prossimo l'annunciato
convegno tra Fratelli e ValdesiMetodisti. Riproponiamo ai lettori il programma pubblicato diverso tempo fa.
Che cosa è più importante?
Annunciare al prossimo la salvezza eterna o offrirgli prima
l’aiuto concreto dì cui ha bisogno? E’ lecito scegliere una sola
delle due possibilità? O i cristiani devono caricarsi di entrambe
le responsabilità davanti ai loro
simili?
A queste domande vengono date risposte diverse nel mondo
evangelico italiano. E’ possibile
CORRISPONDENZE
Napoli: chiese a confronto
NAPOLI — Mercoledì 25 aprile 1984 nel villaggio evangelico
« 23 novembre » a Monteforte Irpino (AV), si è svolta la giornata intercomunitaria organizzata
dal Consiglio delle Comunità evangeliche di Napoli.
Dopo un breve momento di
riflessione biblica sulla realtà
della chiesa oggi, abbiamo ascoltato 3 relazioni e una comunicazione.
Il fratello Antonio Verrino,
della Chiesa apostolica in Italia, ha sottolineato che oggi la
chiesa è luogo e momento in cui
Dio con la sua Parola e i suoi
carismi ricostruisce un nuovo
essere umano per una nuova società.
Daniele Barbarotto, della Chiesa avventista, ha messo in evidenza alcuni aspetti dell’essere
Chiesa avventista. La chiesa deve essere e restare ’movimento’
in favore dell’uomo perché il
mondo abbia sempre uomini
nuovi. In particolare ha sottolineato poi, come le chiese avventiste traducano questa azione per
l’uomo attraverso opere sociali e
medico-sanitarie e lo studio fatto da tutti i membri della chiesa.
Giovanni Anziani, per le Chiese valdesi e metodiste, ha illustrato l’utilità e la finalità dell’opera della chiesa puntualizzando che quest’opera non è per
la chiesa ma per il mondo. Nella vita delle chiese metodiste e
valdesi in Italia si sta attuando
un progetto evangelistico finalizzato alla lotta contro la cultura dominante cattolica romana per costruire un uomo nuovo
e per presentarsi come una ’componente’ della società italiana.
Daniele Bachmann ha illustrato l’opera evangelistica a Somma Vesuviana e zona vesuviana
fatta da una missione evangelica
svizzera presente da alcuni anni.
Dopo un’agape fraterna, la
giornata si è conclusa con un
ampio dibattito centrato sui seguenti punti.
1. Tutte le chiese si sentono
coinvolte nell’azione di ricostruzione e liberazione dell’uomo di
oggi.
2. Si è da tutti i partecipanti
rilevato il fatto che nessuno ha
contrapposto aspetti dottrinali
della propria chiesa, ma ci si è
preoccupati dell’evangeiizzazione
dell’uomo.
3. Tutti hanno espresso il proposito di ripetere l’esperimento
di questo incontro-confronto fraterno anche su punti dottrinaìi
divergenti.
Una visita gradita
PONTICELLI (NA) — Lo
scorso anno veniva ufficialmente inaugurato il nuovo villaggio
per i terremotati a Napoli-Ponticelli e iniziava il lavoro del centro culturale « Galeazzo Caracciolo » con molteplici attività a
favore degli abitanti dei villaggio. Ad un anno di distanza, lunedi 23 aprile il centro ha ricevuto
la visita molto gradita della corale valdese di Angrogna accompagnata dal past. Platone.
Questo gruppo stava compiendo un giro di visite nei luoghi
dove la FCEI ha realizzato degli
interventi per i terremotati. Prima tappa a Napoli-Ponticelli,
dunque, accolti da molti evangelici napoletani in rappresentanza delle varie chiese della città.
I canti sono stati molto belli
e ne ricordiamo uno in particolare. Con la musica di un vecchio canto nordamericano e ie
parole del Salmo 23, la corale
ha voluto esprimere la sua solidarietà nella sofferenza della famiglia del fratello Emilio Nitti
4.
in quel momento ricoverato in
gravi condizioni nell’ospedale
evangelico di Ponticelli. Scriviamo queste note dopo che il nostro fratello ha terminato nel
pomeriggio del 24 aprile la sua
lunga lotta per l’Evangelo, e ora
non possiamo non ricordare con
profonda commozione quel canto, quei nostri fratelli di Angrogna che ci hanno ricordato che
« I’Eterno è il mio pastore, nulia
mi mancherà » !
Dopo i canti una ’agape’ fraterna organizzata dal comitato
del Caracciolo che ha raccolto
intorno alla medesima tavola i
fratelli di Angrogna e di Napoli.
Poi il coro è ripartito per Monteforte Irpino dove la sera era.no attesi nel villaggio « 23 Novembre ».
Convegno teologico
Domenica 8 aprile ha avuto
luogo a Mezzano Inferiore (Parma), nei locali della Chiesa metodista, adattati recentemente
come centro di incontro, il Convegno teologico dell’8” Circuito
Emilia Romagna-Bassa Lombardia.
Tema del convegno è stato:
« La libertà del cristiano ». Hanno tenuto due interessanti relazioni il pastore Giuliana Gandolfo della Chiesa valdese di Torino, ed il professor Giuseppe
Caputo, docente di diritto canonico airUniversità di Bologna.
Il pastore Gandolfo ha illustrato il concetto di libertà del
cristiano nel pensiero di Martin
Lutero e nella teologia contemporanea, anche alla luce dei recenti studi in occasione del V
centenario della nascita del riformatore.
Il professor Caputo ha sviluppato il proprio intervento po
nendo all’attenzione dei presenti il valore del concetto di tolleranza, presente, pur con varie
contraddizioni, nella storia del
protestantesimo e nelle moderne società protestanti.
Non poteva mancare un doveroso richiamo all’attualità circa
i rapporti tra stato e chiese nel
nostro paese, dopo la firma del
Concordato tra lo Stato italiano
e la Chiesa cattolica e la firma
dell’Intesa con la Chiesa valdese e metodista.
Nel dibattito successivo gli
oratori hanno risposto con chiarezza e competenza a tutte le
obiezioni e richieste di chiarimenti poste dai partecipanti.
Dopo un paio di anni di interruzione il nostro Circuito è riuscito ad organizzare un convegno che ha visto la partecipazione attenta di numerosi sorelle e fratelli di tutte le Chiese del
territorio. E’ stata una giornata di formazione storica e teologica oltre che di comunione.
Nel ringraziare gli oratori e
quanti hanno collaborato per la
riuscita del convegno, auspichiamo che in futuro simili esperienze si possano ripetere, anche in vista delle celebrazioni
del I centenario della nascita
della Chiesa di Piacenza, che
avranno luogo il prossimo anno.
PROTESTANTESIMO
in TV
lunedì 14 maggio 1984
2" rete - ore 23 circa
DI BABILONIA
IN BABILONIA
Numero dedicato ad una
drammatizzazione del libro
dell’Apocalisse, curato dal
gruppo teatrale della Chiesa
Valdese di Torino e discusso
dal pastore battista Emanuele Paschetto.
verificare direttamente questa diversità dalle attività che vengono svolte nei vari movimenti
evangelici.
Da alcuni anni credenti delle
Assemblee dei Fratelli e delle
Chiese Valdesi e Metodiste sono coinvolti in un impegno comune di testimonianza e di servizio, che evidenzia l’attualità di
questo dilemma, nelle due opere
fiorentine del Gignoro e del Centro Giovanile Protestante. '
Per àpprofondire la portata di
queste esperienze e verificarla
secondo le Scritture, il Comitato
Promotore Iniziative Evangeliche (C.P.I.E.) — composto da
cinque Fratelli e cinque Valdesi
e Metodisti — desidera invitare
Evangelici di differente provenienza ad esaminare insieme questo importante tema che investe
direttamente la nostra ubbidienza al Signore.
La discussione sarà introdotta da due relazioni bibliche e da
brevi presentazioni informative
di opere di evangelizzazione e
di servizio da parte dei loro responsabili, in modo da stimolare non soltanto un dibattito generale sui principi fondamentali
della missione cristiana, ma anche una riflessione su quello che
concretamente fanno, in questo
momento, gli evangelici italiani.
Programma dell’incontro :
venerdì 25 maggio
ore 19,30: cena; ore 20,30: presentazioni informative.
sabato 28 maggio
ore 8: colazione; ore 8,45; meditazione biblica; ore 9,15: presentazioni informative; ore 11:
r relazione biblica su « Diaconia ed Evangelizzazione » (Gioele Corradini); domande e chiarimenti; ore 12,30; pranzo; ore
15: presentazioni informative;
ore 17: T relazione biblica su
« Diaconia ed Evangelizzazione »
(Alberto Taccia); domande e
chiarimenti; inizio della discussione; ore 19,30; cena; ore 21:
discussione in gruppi sulla base
delle relazioni.
domenica 27 maggio
ore 8: colazione; ore 8,45: discussione generale; ore 11: culto; ore 12,30; pranzo e commiato.
Letture consigliate in preparazione del convegno: Stott, Missione cristiana nel mondo moderno, Ed. GBU - L. 5.200. Numero unico di ’’Certezze” su
« Evangelizzazione e responsabilità sociali ».
Quota di partecipazione: lire
35.000.
Prenotazioni: entro il 15 maggio a Stefano Woods, via Vittorio Emanuele II, 44 - 50134 Firenze - telefono 055/47 61 47.
6
:
6
Il maggio 1984
INTERVISTA AL PASTORE PAOLO RIBET PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CLAUDIANA
— Nel vasto campo biblico,
quali filoni segue la produzione
della Claudiana?
— La preoccupazione principale della Claudiana, in questi
anni, è stata quella di fornire ai
lettori, ai membri delle nostre
Chiese, degli strumenti per affrontare la lettura della Bibbia:
penso in questo momento alla
Chiave biblica o al Nuovo Testamento Annotato. Nel nostro
catalogo abbiamo, infatti, soltanto una collana « specializza^
ta » in commentari, ed è « Parola per l’uomo d'oggi », quella che
viene solitamente chiamata la
«Collana Amos», perché è iniziata appunto con un commento
di Giorgio Tourn all’opera del
profeta Amos. I libri di questa
serie, quattro fino ad oggi, non
vogliono però essere diretti agli
specialisti, ma di nuovo offrirsi
al membro di Chiesa come strumenti di approfondimento e di
rifiessione.'
Strumenti per le chiese
no proprio avere questa funzione di stimolo.
— C’è chi dice che la produzione della Claudiana è poco biblica e più storica o socio-politica. Ritieni fondata questa critica?
Accanto a questi, sparpagliati
in altre collane, abbiamo poi
moltissimi libri di carattere biblico dal più semplice I protagonisti dell’Antico Testamento
di B. Rendtorff ai più ponderosi Gesù di Nazareth e Paolo di
G. Bornkamm. Comunque, nello
scegliere i testi da pubblicare, il
Comitato cerca sempre di favorire l’approfondimento personale e la ricerca, piuttosto che fornire dei libri che pretendano di
dare tutte le risposte a tutti i
problemi. Anche due brevi testi,
che furono molto discussi a suo
tèmpo: Una lettura politica del
Vangelo, di F. Belo (su Marco)
e II Vangelo -della liberazione, di
G. Girardet (su Luca), voleva
— La Claudiana è l’unica Editrice evangelica che abbia una
certa eco nel nostro paese, che
abbia uno spazio che si è faticosamente conquistato. Essa dunque ha molti compiti da assolvere. Uno di questi è quello di
presentare la storia del protestantesimo, ed in particolare del
protestantesimo italiano: chi è
che pubblicherebbe i testi del
valdismo medievale se non lo
facessimo noi? O chi presenterebbe la storia della Chiesa dei
Fratelli? E sono libri che ci costano molto, ili denaro e fatica;
ma noi riteniamo di dover insistere anche in questo settore
perché il lettore italiano deve
imparare che la storia italiana
è stata anche la storia di una
minoranza protestante oppressa
che non si è lasciata imbavagliare.
Per quanto riguarda il settore socio-politico, ho l’impressione che molti l’abbiano notato
perché si sentivano provocati
dai titoli, mentre hanno facilmente dimenticato i titoli biblici. Come dicevo prima, la Claudiana si vuole rivolgere anche ad
un ambiente esterno alle nostre
Chiese e deve quindi anche prendere posizione sui temi che la
gente dibatte, dai temi più politici di alcuni anni fa a quelli
più legati alla pace o all’ambiente, dei tempi più recenti.
Questo si è sempre fatto cercando di guardare ai problemi dal
nostro punto di vista di protestanti. Rispondendo dunque alla
tua domanda con una sola battuta, io direi questo: è vero che
nel quadro della produzione
Claudiana il settore Bibbia (che
qui tengo separato dal settore
Teologia, perché c’è anche quello...) occupa solo una fetta, e
non la più grossa. ,E’ altrettanto
vero, però, che se i nostri membri di Chiesa usassero i libri che
stampiamo (e che sono molto
belli!), noi saremmo certamente più confortati nelle nostre
scelte.
universitari. Per questo non c’è
abitudine al libro dal linguaggio facile, divulgativo. Si ricorre così alle traduzioni di libri
stranieri, ma non è sempre possibile trovare un autore per noi
soddisfacente.
D’altra parte, però, va anche
detto che i «consumatori» di
libri non sono più abituati al
linguaggio biblico ed alle tematiche della Bibbia. Chiunque abbia esperienza di catechismo sa
quant’è difficile spiegare ai ragazzi i concetti basilari della fede, semplicemente perché si trat
ta di preoccupazioni lontanissime dal moneto e dai discorsi
— Ma pure c’è una certa difficoltà nel produrre del materiale biblico in linguaggio accessibile ebe possa essere largamente diffuso. O sbaglio?
— Non sbagli. E questo avviene, a mio avviso, per due motivi. Innanzitutto perché i nostri
pastori — tutta gente molto preparata — hanno in genere molta paura a scrivere un librò. Essi hanno l’idea che un libro debba per forza contenere tutte le ,
informazioni possibili su un da^
to argomento: è im’idea un po’
tedesca. Quando un pastore predica, sa di avere di fronte gente
«normale»; quando gli si chiede di scrivere un libro pensa di
dover dialogare con professori
quoticuam aeiia gente^, Evidentemente~~st^ratta di trovare dei
punti di incontro fra esigenze
della gente e linguaggio teologico.
Noi abbiamo cercato questo
punto di incontro sia nella già
citata collana « Parola per l’uomo d’oggi », sia in una serie di
libri, indirizzati soprattutto ai
ragazzi, che sono molto ricchi
di foto ed hanno un linguaggio
semplice e moderno: sono Introduzione alla Bibbia, di Hughes e Travis, e II mondo dei
primi cristiani, di Yamauchi. Altri seguiranno.
— Per il futuro, cosa c’è in
cantiere, sempre nel campo biblico?
— Nel 1984, la Claudiana ha in
programma uno sforzo non indifferente per dare alle nostre
Chiese degli strumenti utili di
studio biblico. Intanto, è da poco uscito rinformatutto storico
biblico, che è costato non poco
lavoro, e che vuole offrire, raccolte in un volume solo, tutte le
informazioni di cui si ha bisogno per affrontare la lettura biblica. Nella seconda metà dell’anno sarà ristampato il Dizio.
nario biblico. Accanto a queste
due « colonne », avremo un libro su un tema di attualità :
L’eredità della violenza. Dalla
guerra santa nella Bibbia alla
violenza nella società di oggi,
di J. Ebach. Questo autore tedesco ricerca, partendo dalla
Bibbia, quali siano le radici della violenza che turba la pace
della nostra società moderna.
Avremo in seguito un esempio
di interpretazione narrativa della Bibbia. W. Hollenweger, l’autore, spiega e chiarisce dei brani biblici semplicemente narrando dei racconti di fantasia. E’
una cosa nuova per noi, che io
trovo molto interessante. Un
commento più classico, sarà invece quello di A. Maillot ai Miracoli di Gesù. Il ben noto pastore francese, col suo stile cosi
vivace, ci guiderà appunto alla
comprensione di questo aspetto tanto importante e controverso della attività di Gesù: le
sue guarigioni.
Questo è il programma per
l’immediato futuro, la nostra
speranza è di venire cosi incontro alla « passione biblica » delle nostre Chiese. Ma sia chiaro
che è lì, nelle comunità, che la
conoscenza biblica va coltivata
e di li noi speriamo vengano suggerimenti e richieste.
a cura di Franco Giampiccoli
L’AUTORITA’
DELLA SCRITTURA
Che cosa caratterizza il protestantesimo
e lo distingue dalle altre confessioni cristiane? A questa domanda la maggior parte dei protestanti risponde: « il protestantesimo si fonda unicamente sulla Bibbia:
si definisce mediante l’affermazione che
solo le scritture hanno autorità in materia di fede ». Questa risposta corrente richiede due osservazioni che la correggano e la precisino:
1.. In primo luogo è Gesù Cristo che
rappresenta il solo fondamento della nostra fede e la sola autorità suprema. La
Bibbia, agli occhi di un protestante, non
ha la stessa posizione che ha il Corano
agli occhi di im musulmano. Per l’Islam
Dio si manifesta nel Corano di cui Maometto è il servitore. Per il cristianesimo,
Dio si manifesta in Gesù Cristo del quale la Bibbia è strumento. La Bibbia non
ha autorità se non per il fatto che conduce a Gesù Cristo e che egli ci incontra
per sjuo tramite. Nel suo Commento ai
Galatì Lutero lo dice niolto bene: la scrittura è l’opera di cui il Cristo è il signore. L’autorità non è rappresentata dalla
Bibbia bensì da colui del quale , la Bibbia
parla e che parla attraverso di essa.
2. - In secondo luogo tutte le confessioni cristiane riconoscono, almeno in linea di principio, che la Bibbia ha im’importanza e un valore decisivi; tutte dicono
di essere fondate sulle scritture. Tutti affermano che i loro insegnamenti e le loro
dottrine non fanno che commentare, spiegare e applicare la Bibbia. Si constata,
per esempio, che attraverso i secoli, il
cattolicesimo ha sempre preso molta cura
nel giustificare le sue credenze e le sue
pratiche mediante dei riferimenti alla
scrittura e che è stato spesso più ostile
del protestantesimo ad una lettura critica del testo biblico. Senza per nulla distinguersi, il protestantesimo si unisce
alle altre confessioni cristiane affermando l’autorità suprema delle scritture in
materia di fede.
Eppure, sono convinto che esiste un
modo del tutto protestante di comprendere l’autorità della scrittura e vorrei
cercare qui di definirlo.
a cura di Gino Conte
Dal periodico svìzzero « Le Protestant » riproduciamo questo articolo che in modo semplice e lineare ripropone la concezione riformata deU’autorità nella chiesa.
Scrittura e chiesa
Per molto tempo, si è detto che il cattolicesimo del medio evo aveva dimenticato la Bibbia e che il protestantesimo
del XVI secolo l’aveva riscoperta. Noi
sappiamo oggi che questo è falso. La Bibbia era conosciuta e studiata nelle scuole e nelle università cattoliche. Dobbiamo
ricordare che il monaco Lutero era professore di sacra scrittura e che imparò a
conoscere e ad amare la Bibbia aU’interno
di im convento? Nelle polemiche del tempo della Riforma le citazioni bibliche piovevano da una parte come dall’altra; le
conoscenze bibliche dei teologi cattolici
non cedevano in nulla a quelle dei loro
avversari protestanti.
Eppure esiste una grande differenza
nel loro modo di utilizzare la Bibbia. Per
il cattolicesimo classico, la Bibbia si trovava sempre associata all’insegnamento
della chiesa. Essa giunge al fedele spiegata, commentata, interpretata; tutto un
discorso ecclesiastico la circonda, la porta e si fonde con essa. Per riprendere delle immagini classiche, la Bibbia appare
come un tesoro che appartiene alla chiesa e di cui essa dispone per nutrire le
anime che le sono affidate. Oppure ancora, si potrebbe paragonare il cristianesimo a una grande costruzione, di cui la
Bibbia formerebbe le fondamenta e l’insegnamento della chiesa i diversi piani. La
scrittura sostiene e giustifica quello che
è stato così costruito. La Bibbia, la Tradizione e la Chiesa sono legate strettamente e formano un blocco indissolubile.
La grande rivoluzione dei Riformatori
non è stata di aver affermato l’autorità
della scrittura (i loro avversari affermavano la stessa cosa), ma è di avere distinto la scrittura dalla chiesa e di averle contrapposte; essi haimo mostrato che
il fondamento non giustificava assolutamente quello che vi si era costruito sopra durante i secoli. Hanno domandato
alla scrittura non di fondare o legittimare gli insegnamenti e le pratiche ecclesiastiche ma al contrario di criticarli, di
scuoterli e perfino di rovesciarli. Hanno
letto la scrittura non per averne appoggio, ma per « battervi il naso » come diceva Zwingli. La Bibbia non è stata per
essi soltanto un « fondamento »; è stata
anche e soprattutto un giudice critico, un
esaminatore che denuncia quello che non
va e indica quello che deve essere cambiato. Secondo una formula del pastore
DUrrleman, il principio del protestantesimo è « la chiesa giudicata dall’Evangelo ».
H cattolicesimo vedeva nella scrittura
prima di tutto un insegnamento che la
chiesa trasmetteva, precisava e spiegava.
Per esso l’autorità della scrittura si esercitava attraverso la chiesa. Il protestantesimo al contrario, ha visto nella Bibbia una predicazione o piuttosto un’interpellazione che mette in causa e interroga quell’interprete (che può essere abusivo) che è la chiesa, per obbligarla a riformarsi sempre.
Secondo me questa differenza non ha
perduto nulla della sua attualità. Ancora
oggi esiste un modo cattolico (che tuttavia si trova anche spesso tra i protestanti) di affermare l’autorità della scrittura: consiste nel fondare sulla Bibbia dei
poteri ecclesiastici e dottrinali. Ed esiste
un modo protestante (che tuttavia si trova anche presso i cattolici): consiste nel
contestare ogni autorità ecclesiastica e
dottrinaria nel nome della parola divina
che ci interpella e ci mette in questione.
Tale mi pare essere l’uso protestante
della Bibbia.
mente parola di Dio. La scrittura, il polo
esterno, è assolutamente necessaria; se
non mi confrontassi con un testo che mi
resiste e che nello stesso tempo mi insegna e mi arricchisce, sarei portato a spasso dalle mie illusioni, dai miei desideri e
dai miei sogni; mi forgerei una religione
a mia convenienza. La fede, il polo interno, non è meno indispensabile: senza il
consenso del cuore la scrittura non mi
parlerebbe, non mi toccherebbe; non sarebbe più un messaggio che mi è rivolto
e che concerne la mia esistenza; la mia
religione diventerebbe sottomissione a una lettera immobile e morta. Perché vi
sia una parola che viene da Dio è necessario un congiungimento ed un incontro
di questi due poli. Come scrive Zwingli:
« Lo spirito che parla nella Bibbia, e lo
spirito che parla alla nostra anima, si
confermano reciprocamente... la parola
non toccherebbe i cuori se Dio non li attirasse a Lui... nessun uomo può comprendere la parola di Dio se non è illuminato
da Dio ». Si trovano affermazioni simili
presso Lutero e Calvino. (...)
La Bibbia di famiglia
Scrittura e Spirito
Per i Riformatori la Bibbia non basta.
Il libro non è in se stesso « parola di
Dio »; non lo diviene se non per l’azione
dello Spirito Santo nel nostro cuore. Si
è parlato molto dell’ispirazione degli autori biblici. Bisognerebbe sottolineare altrettanto l’ispirazione del lettore della
Bibbia: è grazie alla potenza dello Spirito che, attraverso la sua lettura del testo,
egli intende e riceve una parola che viene da Dio. Nella tradizione riformata,
prima di aprire la Bibbia, si domanda
sempre allo Spirito Santo di illuminare e
vivificare il testo.
Durante i secoli si è sviluppata una
straordinaria cultura biblica presso i protestanti. La Bibbia era a loro familiare;
ne conoscevano a fondo i racconti; ne citavano ad ogni occasione i testi. La scrittura li accompagnava per tutta la loro
vita; giorno dopo giorno essi la leggevano
e spontaneamente vi si riferivano ad
ogni momento. Bisogna pur riconoscere
che questa familiarità con la Bibbia si
sta perdendo e che così sparisce uno dei
tratti più caratteristici della personalità
protestante.
Come la scintilla, la parola di Dio scaturisce dalla tensione tra due poli: da
una parte dalla scrittura, il polo esterno;
dall’altra parte dalla fede, il polo interno
o per dire le cose in modo diverso, Dio
mi parla in due modi diversi ma congirmti e interdipendenti: per mezzo del testo
e per mezzo del cuore; rincontro di questi
due modi di parlare fa sì che vi sia vera
Molte ragioni spiegano questa sparizione; la cultura biblica di un tempo non
poteva mantenersi tale e quale nel mondo
moderno. Non bisogna tuttavia rassegnarsi troppo presto all’eclisse della Bibbia,
né considerarla come ineluttabile. Noi
possiamo e dobbiamo reagire. Vorrei, per
terminare, rivolgere più particolarmente
ai genitori e forse soprattutto ai nonni un
appello pressante; raccontate la Bibbia ai
vostri bambini e nipotini, non leggetela
ma raccontatela come una storia vivente
che si ascolta con piacere e non come un
dovere; impareranno così ad amarla e
diventerà loro familiare. Più tardi arriverà il tempo dello studio, della spiegazione e della rifiessione. Ma prima, raccontate; che la Bibbia sia scoperta con gioia
e passione. Genitori, nonni, questo dipende da voi.
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André Gounelle
7
11 maggio 1984
oid^livo aperto 7
LA PRIMA PREDICAZIONE DI DIETRICH BONHOEFFER DOPO LA PRESA DI POTERE DI HITLER
LA FOLLIA DI ESSERE INDIFESI
Essere nella chiesa significa avere il coraggio di essere solo con Dio che è il Signore, servire Dio, non gli uomini — Che
follia pensare che sotto la terribile minaccia essa non debba difendersi con tutfìT^uoi mezzi! Ma è la follia della fed^
Gedeone gli rispose: « Ah, signor mio, con che
salverò io Israele? Ecco il mio migliaio è il più povero di Manasse, e io sono il più piccolo nella casa
di mio padre ».
E l’Eterno disse a Gedeone; « La gente che è
teco è troppo numerosa perché io dia Madian nelle sue mani; Israele potrebbe vantarsi di fronte a
me e dirè: ”La mia mano è quella che mi ha salvato” ».
Ma_Gedeone rispose loro: «Io non regnerò su
voi, né il mio figliuolo regnerà su voi; l’Eterno è
quello che regnerà su voi! ».
E’ una storia violenta che riferisce del modo in cui Dio si
prende beffa di tutti quelli che
hanno paura e della loro mancanza di fede, di tutti quelli che
sono troppo prudenti ed angosciati, di tutti quelli che vorrebbero essere qualcuno davanti a
Dio e non sono nessuno. Una storia che illustra il modo con cui
Dio si prende beffa del potpre
degli uomini, una storia di dubbio e della fede in quel Dio che
si prende beffa degli uomini e
che in questo prendersi beffa li
ama e gli si avvicina. Non è dunque una epopea esaltante; Gedeone non è Sigfrido, ma è una storia molto grossolana, rude, poco
edificante, nella quale tutti siamo presi in giro energicamente.
E chi ama essere preso in giro?
Chi conosce qualcosa di più umiliante che vedere il Signore del
mondo ridere cordialmente di
lui? La Bibbia parla più di una
volta del Dio che, nel cielo, si
prende beffa del tumulto e dell’agitazione degli uomini, del ridere di Dio in presenza della sua
futile creatura. E’ il sovrano, il
Signore incomparabilmente forte, il Signore vivo che tratta qui
la sua creatura in questo modo.
Davanti a Lui che tiene tutte le
potenze tra le sue mani, egli parla e la cosa avviene, respira e il
mondo vive, trattiene il suo respiro e il mondo scompare. Davanti
a Lui che rompe i popoli come
si rompe qualcosa che assomiglia a stoviglie, l’uomo non è un
eroe ma una creatura che deve
fare la volontà del Signore, che
deve ubbidirgli perché il Signore
lo obbliga con lo scherzo e con
Tamore a servirlo.
Gedeone non Sigfrido
Si tratta dunque di Gedeone e
non di Sigfrido perché Gedeone,
l’incredulo, ha imparato a credere sotto colpi molto rudi. Nella chiesa non abbiamo che un
altare, cioè l’altare dell’Altissimo, deirUnico, del Signore al
quale solo sono dati l’onore e
l’adorazione, del Creatore davanti al quale ogni creatura deve
cadere in ginocchio, davanti al
quale l’uomo più potente non è
che polvere. Non abbiamo altari
laterali per adorarvi gli uomini.
Davanti all’altare della chiesa
serviamo Dio e non gli uomini.
Colui che vuole altra cosa si tenga a distanza, non saprebbe essere con noi e non potrebbe essere con noi nella casa di Dio.
Colui che rivendica un altare per
se stesso — o che vuole costruirne uno per un altro uomo — si
prende beffa di Dio e Dio non
tollera la beffa. Essere in chiesa significa avere il coraggio di
essere solo con Dio che è il Signore, essere il servitore di Dio,
non degli uomini. Ci vuole coraggio. E’ la nostra mancanza di
coraggio che ci impedisce di lasciare Dio essere il Signore cioè
di credere.
La nostra storia parla di Gedeone perché egli si prosterna
con noi davanti a questo unico
altare dell’Altissimó e dell’Onnipotente e non si inchina che davanti a Lui. Nello stesso modo
non abbiamo che un pulpito nella chiesa e dall’alto di questo pulpito parliamo della fede in Dio
e di nessun’altra fede, di nessun’altra buona volontà, per eccellente che sia; parliamo di Gedeone perché lui stesso, la sua
vita, la sua storia è una predica
vivente di questa fede. Parliamo
di Gedeone per evitare di parlare della fede in modo astratto,
estraneo al mondo, in modo irreale e generale, per evitare che
si ascolti — certo con piacere —
ma senza essere realmente attenti. Parliamo di lui, infine, perché possiamo vedere veramente
la fede, perché invece di ascoltare ciò che deve essere vediamo
che cosa è, come agisce al centro
di una vita nella storia di un uomo. E’ qui soltanto che, con un
gioco di bambino, la fede diventa
per ciascuno una questione minacciosa, addirittura una questione che suscita la paura, lo
spavento. Qui gli uomini sono
trattati senza riguardi, senza misure, devono inchinarsi oppure
saranno rotti. E’ per ciò che
l’immagine degli uomini di fede,
degli uomini della Bibbia è così
spesso un’immagine che non piace, discordante, spezzata. Questa
immagine deH’uomo che ha imparato a credere ha questo di
particolare: che fa voltare la nostra attenzione da noi stessi per
dirigerla verso colui che è il maestro dell’uomo, colui di cui l’uomo è prigioniero, al quale è legato.
Parliamo di Gedeone perché
la sua storia è quella della glo- ■
(Giudici 6; 15; 7: 2; 8: 23)
senza pane, come si inchina da^
vanti ad altri dei e non davanti a
te! Signore, con che cosa libererò Israele?
Conosciamo quel Gedeone, nevvero? Ha dei tratti molto vivi.
Gedeone, noi non conosciamo la
tua voce che troppo bene! Parli
oggi come parlavi allora.
L’appello si indirizza alla nostra chiesa protestante, una tra
le molte altre nel mondo. « Tu
devi liberare Israele », tu devi liberare gli uomini dalle catene
del dubbio, della paura, del male, che li tengono prigionieri. E
questo appello spaventa la chiesa profondamente perché questo
ordine pesante deve indirizzarsi
a essa che è una chiesa senza influenza, una chiesa debole. Perché una chiesa che niente distingue? Essa vede a che punto la
sua proclamazione manca di speranza, essa vede la miseria e l’apatia di quelli che sono chiamati ad ascoltarla, riconosce che
non è all’altezza del suo compito,
vede la sua propria vanità e la
sua solitudine. Domanda piena
di angoscia: «Con cosa libererò
il popolo? Come compirò questo atto assolutamente impensato, inaudito? ». Ed ecco, improvvisamente ci raggiunge l’appello: « Metti fine alla servitù nella
quale vivi, metti fine alla paura
Prima di rievocare, sul prossimo numero, le vicende della Chiesa confessante in Germania e il Sinodo di Barmen,
maggio 1934, che segnò l’inizio di un’opposizione organizzata
aU’idolatria nazista, riteniamo particolarmente utile, per cogliere il duna spirituale del tempo, riascoltare una predicazione del pastore Dietrich Bonhoefler. A quel tempo capuellano degli studenti universitari a. Berlino. Bonhoefler tenne
la' pi'UUlcaziJiie cne pubblichiamo (la suà prima dopo che
Hitler era salito al potere) U 26.2.1933 in occasione della
chiusura del semestre.
rificazione di Dio e deH’uiniliazione deH’uomo. Gedeone è un uomo che assomiglia a migliaia di
altri; ora, tra queste migliaia, è
lui che Dio scopre chiamandolo
al suo servizio e ordinandogli di
agire. Perché voi o io? E’ per
prendersi beffa di me o per grazia? Per la grazia che sfida ogni
incomprensione? Ma che cosa domandiamo; Dio non può chiamare chi vuole? Alto, in buona posizione, umile, forte o debole,
povero o ricco, senza che siamo
autorizzati a domandargliene
conto? Possiamo fare altra cosa
che ascoltare e ubbidire?
L’appello
Gedeone deve liberare Israele
ridotto in situazione di servitù
dalla casa, dalla mano dei potenti nemici che sono i Madianiti;
lui che assomiglia a migliaia di
altri è chiamato a compiere un
atto assolutamente impensato.
Si considera lui stesso e la sua
forza, poi il suo sguardo si volta verso l’ostacolo che ha di
fronte a sè, che è insormontabile. Non ha niente in mano e il
nemico ha tutto e dice: Ahimè
Signore! Con cosa libererò Israele? Come farò quello a cui tu mi
chiami? Signore, il tuo ordine è
troppo grande per me! Non essere crudele, ritiralo oppure mostrami il tuo soccorso, dammi
delle armi, degli eserciti, delle
ricchezze. O Dio, tu non conosci
la grandezza della nostra miseria? Guarda il popolo affamato
e indebolito, guarda come è pieno di disperazione, senza casa.
di vivere che ti consuma, al potere della cupidigia che ti consuma, alla tua solitudine dolorosa e piena di orgoglio; metti fine alla tua paura degli uomini
e alla tua presunzione, diventa
libero, crediti libero ».
Chi potrebbe pretendere di non
aver mai sentito un appello di
questo genere e di non aver risposto come Gedeone «Signore,
con cosa farei delle .cose così
grandi io? ».
Ma adesso Dio fa tacere il Gedeone di allora e di _ oggi, gli
chiude la bocca. Con cosa, domandi? Non hai capito che cosa
significa il fatto che è Dio che ti
chiama? Il suo appello non ti basta? Se tu l’ascoltassi bene tutte
le tue questioni non sarebbero
inutili? Sarò con te! Tu non lo
farai con non importa quale altro aiuto, sono io che ti ho chiamato, sarò con te, lo farò! Capisci Gedeone di ieri e di oggi?
Dio ha chiamato e questo basta.
Capisci, cristiano isolato che dubiti e che poni dei problemi? Dio
ha un progetto per te, appunto
per te; tieniti pronto, attenzione!
Non dimenticare quando la tua
debolezza ti schiaccia ohe ha dei
progetti inauditi, immensi per
te. « Io sarò con te! ».
Che cosa fa Gedeone? Si mette in marcia, fa suonare le trombe, convoca un esercito composto da tutte le tribù, raccoglie
intorno a sé tutte le truppe che
può reperire; in presenza della
superiorità del nemico è un piccolo esercito. Gedeone esita; deve accettare, il combattimento?
O, quando stabilisce il suo accampamento dì fronte al nemi
co, Dio gli sbarra di nuovo la
strada? Gedeone, cosa hai fatto?
Guarda il tuo esercito: troppo
grande! Sono la tua paura e il
tuo dubbio che te l’hanno fatto
mettere insieme; il popolo che
è con te è troppo numeroso. Non
è così che ti darò la vittoria,
perché vi vantereste dicendo: « ci
siamo liberati noi stessi, abbiamo
avuto la vittoria ». Io non voglio
niente della vostra gloria, inchinatevi davanti al vostro Dio e
lasciatelo essere il Signore. Sappiate che Lui solo può liberarvi.
Ha promesso e la sua parola è
più potente di tutti gli eserciti
dèi mondo.
Qui la questione decisiva è posta: Gedeone, se tu credi seriamente in Dio, il tuo Signore, in
presenza del terribile pericolo
che costituisce il nemico, allora
rinvia le folle dal tuo esercito.
Non hai bisogno di esse, Dio è
con te, è Lui che otterrà la vittoria, non il tuo esercito. Ohe esigenza! Che incontro sconvolgente con il Dio vivente!
Ecco Gedeone con il suo piccolo esercito pauroso di fronte
alla superiorità del nemico ed ecco Dio che si avvicina, che ride
duramente di Gedeone, che si
prende beffa di lui. « Gedeone, il
popolo che è con te è troppo numeroso ». Invece di condurre degli eserciti, delle folle innumerevoli esige il disarmo cioè la fede.
« Di’ agli eserciti di andarsene ».
Beffa crudele di Dio che si
prende beffa di tutti i poteri umani, che esige la prova più
amara della fede! Signore incomprensibile e despota. Non è
insensato? Gedeone non dovrebbe essere rotto all'idea di abbandonare davanti al nemico la sua
sola forza sicura a viste umane?
Questo Dio è barbaro, è geloso
del suo amore! Senza smettere,
si mette attraverso al cammino,
ai progetti dell’uomo nel momento in cui costui ci pensa di
meno. Perché si mette attraverso? Perché resiste agli orgogliosi? Perché l’uomo si sbaglia sempre, qualimque cosa, faccia. Perché si sbaglia sempre? Perché
vuole edificare la sua propria
gloria piuttosto che credere in
Dio.
Ma Gedeone crede ed ubbidisce, lascia andare il suo popolo
e con ogni uomo che abbandona,
la sua fede in questo Dio che
si è preso beffa di lui aumenta.
E quando se ne sono andati tutti salvo un resto minuscolo, la
vittoria gli è data. Ha creduto,
ha ubbidito, ha reso onore a
Dio. ha rinunciato alla sua gloria e Dio ha tenuto fede alla
sua parola, ha mantenuto la sua
parola.
Un racconto come molti altri?
Colui che parla così non ha capito che (Ìedeone vive e che la
storia di Gedeone si rii>ete tutti
i giorni nel cristianesimo. « Vo
glio essere con te dava-nti al nemico ». Che cosa fa Oedeone,
che cosa facciamo noi? Raccogliamo tutte le nostre forze, ci
impadroniamo di tutti i mezri di
soccorso, calcoliamo, esaminiamo, contiamo, ci armiamo per
difenderci e resistere fino a che
improvvisamente, in modo inatteso — nessuno sa quando — il
Dio vivente. Lui stesso ci interpella. Se tu hai la fede deponi
le tue armi, sono la tua arma;
togli tutti i tuoi armamenti, sono io la tua armatura; spogliati
del tuo orgoglio, sono io il tuo
orgoglio. Capito, chiesa di Gedeone? Lascia fare Iddio, lascia ohe
la sua Parola e 1 suoi comandamenti, il SUO Sacramento siano
le tue armi; non cercare altri
soccorsi, non spaventarti; Egli è
con te! Lascia che la sua grazia
ti basti, non desiderare di essere
forte, potente, onorato, rispettato; lascia che Dio sia la tua
sola forza, la tua sola gloria, il
tuo solo onore. Oppure non lo
credi? Che follia pensare che
sotto la terribile minaccia che
circonda la chiesa da tutte le
parti essa non debba difendersi
con tutti i suoi mezzi! Che follìa
questo Gedeone ha introdotto nel
mondo!
La nostra forza
è debolezza
Ma tutto questo non è nient’altro che la follìa della fede
cristiana stessa. E’ da essa che
tutto dipende in questa storia,
non dall’ordine dato e che si
crede valevole ner tutti i tempi;
si tratta della follìa, dello scandalo, della fede vivente che confessa: la nostra forza è debolezza.
E tu che hai sentito l’appello
che ti ordina di liberarti dalla
tua servitù, di rompere le tue
catene, di di^ipare la tua angoscia, eccoti una volta di più che
agisci come un incredulo. Credi
di poter arrivare da te stesso tendendo disperatamente con tutta
la tua energia, raccogli tutto
quello che hai, vuoi tutto prendere in mano fino a che Dio
stesso ti sbarra la strada e capovolge tutti i tuoi eccellenti
progetti. Deponi le tue armi, io
sono la tua arma e un migliaio
delle tue armi non vale una delle mie; lasciami fare quello che
tu non sapresti mai fare. Tu vuoi
poterti vantare: io mi sono liberato da me stesso. Ma tu non
devi vantarti. Dammi la gloria e
l’onore, credimi che la mia grazia ti basta, la mia forza si compie nei deboli.
I guerrieri hanno senza dubbio sentito nello stupore e nell’orrore l’ordine di tornarsene
indietro. Ed è nell’orrore e nello
stupore che la chiesa ascolta la
voce di Colui che ordina di rinunciare alla potenza e all’onore, di abbandonare ogni calcolo,
di lasciare Dio solo fare la sua
opera. Noi siamo irritati e contrariati; vedendo più di un Gedeone fare la sua strada tra di
noi T5UÒ forse turbarci. Noi che
vediamo al centro della nostra
chiesa la croce, il segno dell’impotenza, del disonore, della debolezza, della disperazione, della
assurdità e nello stesso tempo
il luogo della forza, dell’onore,
della salvezza, della speranza,
del senso della gloria, della vita,
della vittoria, vediamo adesso la
linea che conduce da Gedeone alla croce, capiamo che determinante è ciò che si esprime con una parola: la fede. Gedeone è vittorioso, la chiesa è vittoriosa perché la fede sola ottiene la vitto
(continua a pag.
'r<i
8
8 ecumenismo
Il maggio 1984
INIZIATIVA ECUMENICA
Uniti per un segno
di riconciliazione
ziani delle chiese presbiteriana e
metodista. Un gruppo di appoggio, costituito da due rappresentanti di ognuna delle quattro
chiese, è statò strettamente associato alla aggregazione della
comunità e si è ora costituito
come garante per la supervisione della sua vita.
La comunità prende il nome
da un santo irlandese del 6” secolo che lasciò il suo convento
nel nord deH’Irlanda per fondare
monasteri in Francia e Italia. I
membri della comunità insistono che ci sono molte altre comunità cristiane e gruppi neUlrlan
Indifesi
(segue da pag. 7)
ria. Ma non è Gedeone né la
Le chiese cattolica, anglicana, presbiteriana e metodiste promuovono
una piccola comunità intorconfossionalo a Bolfast in Irlanda dol Nord dei Nord che meritano molta maggiore considerazione per
, il loro lavoro. Come dice suor
un luogo d incontro e di studio, Monica, « Non faremo scorrere
sul lavoro in progetti e gruppi l’acqua in salita. Non abbiamo la
n i.h pubblichiamo è di un giornalista indipendente di
Dublino, Repubblica d’Irlanda, ed è tratto dalla rivista del Consiglio
ecumenico « One World ».
Lo scorso^ novembre dirigenti
delle quattro maggiori chiese in
Irlanda si riunirono in un ampio
appartamento in Antrim Road
nei sobborghi di Belfast. L’occasione era un culto domestico con
i nuovi residenti che avevano appena preso possesso della casa.
Ma non si trattava di tm semplice culto di famiglia. Tra le travagliate e divise comunità delrirlanda del Nord quattro cattolici e due protestanti hanno dato
inizio ad una nuova comunità. Un
piccolo inizio, eppure il significato di ciò che questa mezza dozzina di persone sta facendo è stato espresso dal primate cattolico, card. Tomas O’Fiaich nel suo
sermone di quel giorno: « Mentre altri si sentono offesi anche
da im solo culto interconfessionale all’anno, questa comunità di
preghiera si riunirà giornalmente per parlare a Dio in un culto
comune ».
Questo culto iniziale alla « Comunità Colombano della Riconciliazione » segna la realizzazione
di im lungo sogno di don Michael
Hurley, un gesuita di Dublino
che non è nuovo a iniziative ecumeniche. Fondatore della Scuola
ecumenica Iflandese nel 1970, ne
è stato il direttore fino al 1980.
Dalla Repubblica irlandese vengono due donne della comunità che si è costituita: la sig.a
Clare O’ Mahony e Suor Monica
Cavenagh. La Sig.a O’ Mahony,
una vedova, non aveva mai visitato rirlanda del Nord prima
del gennaio ’83 e Suor Monica è
vissuta in un convento di clausura per 25 anni prima che le
riforme del Vaticano II le consentissero di stabilire contatti
con i protestanti e, recentemente,
con rirlanda del Nord.
L’unica nativa deU’Irlanda del
Nord ad essersi aggregata al
gruppo finora è la Sig.a Margaret
Wilkinson che è anche la sola
presbiteriana. La sua esperienza
ecumenica viene dal suo ministero missionario in India, dove visse per 36 anni durante la formazione della Chiesa Unita dell’India del Sud. Rappresentando ciò
che chiama « lo sfondo conservatore ’’evangelica!” dell’ Irlanda
del Nord », Margaret Wilkinson
vede il suo ruolo principale nel
tenere contatti con la gente della
sua tradizione che spesso tende
ad essere sospettosa nei confronti dei cattolici.
Dairinghilterra viene Suor Eileen Mary, una suora anglicana
che si è spostata da Oxford a
Belfast in risposta all’appello di
don Hurley rivolto alle comunità
anglicane. Avendo lavorato a Belfast per sei mesi nel 1975, vede
la sua presenza come un segno
che gli Inglesi si preoccupano
deU’Irlanda del Nord e spera che
altri anglicani da comunità di
base inglesi seguiranno il suo
esempio e contribuiranno alla
costruzione della comunità di Colombano.
Il sesto membro della comunità non viene dalle isole britanniche. La Sig.a Annette Eisenmann
è una cattolica che viene da Heidelberg, Germania federale. Durante i suoi studi nel Galles cominciò a visitare Belfast. In
quanto esterna le era possibile
lavorare nella protestante Shankill Road pur essendo cattolica;
e quando si trasferì a Belfast per
studiare a pieno tempo, assunse
anche una responsabilità in un
progetto giovanile nella stessa
zona. Ha così potuto stabilire
cOTtatti e in im certo numero
di casi rapporti di amicizia —
con protestanti. Come membro
più giovane del gruppo stabilisce anche un contatto tra la comunità di Colombano e i giovani,
portandoli spesso per xma visita,
im pasto in comune. « Molti dei
problemi neH’Irlanda del Nord —
osserva — sono dovuti al vocabolario e a frasi come ’’Sei salvato?”. Quando scavi più a fondo e parli con la gente a livello
personale di esperienze religiose,
trovi che non si è fatto molto
qui nel Nord. Naturalmente lo
stesso vale per i cattolici ».
Preghiera e lavoro
La comunità è in attesa di un
settimo membro, un prete cattolico dall’Australia che ha parenti neU’Irlanda del Nord. L’impegno iniziale per ogni membro è
di tre anni. Lo stile che intendono sviluppare sarà centrato sulla
preghiera comune, sull’offerta di
esterni alla comunità. Non ci sono coppie tra i membri, ma la
comunità resta aperta a questa
eventualità.
Il documento fondatore della
comunità di Colombano mette
l’accento soprattutto sul risanarnento non solo di divisioni religiose ma anche di situazioni di
povertà e ingiustizia nella società, e di violenza e guerra nel
mondo.
Margaret Wilkinson dice di
aver aderito al gruppo non tanto
perché esso è orientato ecumenicamente quanto perché è impegnato nella direzione della riconciliazione nell’Irlanda del Nord.
Clare O’ Mahony sente il bisogno
di stabilire un legame con la gente dell’Irlanda del Sud in modo
da coinvolgerla.
Ma nel contesto diviso in cui la
comunità di Colombano vive la
sua vita, è indubbiamente il carattere interconfessionale ciò che
maggiormente la caratterizza.
Per garantire questo aspetto è
stato costituito un comitato generale che visiterà la comunità una
volta all’anno. Esso include il primate anglicano, arcivescovo
Armstrong, il primate cattolico,
cardinale O’Fiaich, e membri an
presunzione di venire qui a dir
loro come devono risolvere i loro problemi ». E Suor Eileen Mary aggiunge che il principale contributo che la comunità di Antrim Road può sperare di dare è
spirituale. « Verrà dalla nostra
preghiera, dal nostro vivere insieme, dal nostro offrire Dio, unità e giustizia. Non credo che
qualsiasi cosa potremo fare cambierà la situazione, ma può aggiungere qualcosa all’atmosfera
spirituale ».
Il forte senso di fede che caratterizza la comunità di Colombano permette ai suoi membri di
ammettere che stanno ancora
cercando la loro strada, nel tentativo di dar corpo alla loro speranza. Ma anche la modestia può
essere vista come un contributo
in un contesto dominato così
fortemente da ideologie politiche
e religiose riaffermate in modo
così testardo. In questa situazione lo scopo della comimità di
« dare un esempio pratico di cosa può essere una chiesa più unita, una società più giusta e un
mondo più pacifico », è molto
più che belle parole.
Peadar Kirby
chiesa né noi stessi che trionfiamo; la vittoria è di Dio. E la
vittoria di Dio significa la nostra sconfitta, la nostra umiliazione, significa la presa in giro e
la collera di Dio in presenza degli uomini che si credono potenti, che fanno gli importanti, che
vogliono essere qualcuno; la vittoria di Dio fa tacere il mondo
e le sue grida, si mette contro
tutti i nostri pensieri e tutti i
nostri progetti. Si chiama: la
croce, la croce sul mondo.
Questo significa che l’uomo —
anche il più nobile degli uomini
— deve abbattersi nella polvere
e con lui tutti gli dei, gli idoli,
i signori idi questo mondo. La
croce di Gesù Cristo significa
presa in giro amara di Dio in
presenza di tutto quello che umanamente è elevato, amara sofferenza di Dio in presenza di tutto quello che umanamente è basso, sovranità di Dio sul mondo
intero.
Il popolo si avvicina a Gedeone vittorioso. Ultima rivolta, ultima tentazione: « Regna su di
noi! ». Ma Gedeone non dimentica la sua storia e quella del suo
popolo; è l’Eterno che regnerà
su di voi e voi non avrete altri
signori.
Sotto l’effetto di questa parola gli altari degli dei e degli idoli
se ne vanno, rovinano; ogni forma di culto reso agli uomini, ogni autoidolatria scompare, tutto è giudicato, condannato, crocifisso, abbattuto nella polvere
da Colui che è il solo Signore.
E Gedeone, condotto per la fede e condotto alla fede attraverso l’angoscia ed il dubbio, è in
ginocchio con noi davanti all’altare del Dio unico e prega con
noi: « Signore sulla croce, sii
il nostro solo Signore ».
Svizzera: più spazio
per i’Evangeio
(SPP) — Una petizione, organizzata dalle chiese Ubere e dai
movimenti evangelici, chiede
«più spazio per Evangelo alla
radio ed alla televisione svizzera». 105.000 persone l’hanno sottoscritta (88.000 in Svizzera tedesca e 17.000 in quella francese). In particolare si richiede:
— diffusione di films o spettacoli di ispirazione cristiana;
—- emissioni evangeliche per gli
anziani, i malati e gli handicappati ;
— emissioni musicali con canti
cristiani ;
— una migliore informazione
sull’evangelizzazione e sulla
vita delle comunità evangeliche;
— brevi meditazioni bibliche,
ogni giorno nelle ore di maggiore ascolto.
Gli organizzatori della petizione osservano che la radio e la
tv consacrano pochissimo tempo alle emissioni religiose (1,3%
in Svizzera tedesca, 1,8% in Svizzera francese).
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Cofsson
del monte Vully e del lago Morat, un memoriale dedicato al
Dottor Albert Schweitzer. Il castello ospita, fra l’altro, il più
grande carillon d’Europa, che
conta non meno di 60 campane,
la biblioteca del medico missionario ed una grande collezione
di strumenti musicali, fra cui un
organo sul quale avrebbe suonato Mozart.
Un montaggio audiovisivo presenta la vita e l’opera del grande medico che fondò l’ospedale
di Lambaréné nel Gabon.
Consiglio nazionale delle Chiese, fondato nel 1982, riunisce le
chiese metodista, anglicana, riformata, presbiteriana unita, luterana e cattolica romana.
La Chiesa ortodossa
russa ha 1000 anni
I Cristiani in Brasile
prendono posizione
Zwingli e Lutero sul
Muro a Ginevra?
(SPP) — Zwingli e Lutero
completeranno presto la galleria
dei ritratti al Muro dei Riformatori a Ginevra? E’ quanto ha
proposto il past. Lukas Vlsher,
presidente del dipartimento teologico dell’Alleanza Riformata
Mondiale, nel corso delle manifestazioni per il 500° anniversario di Zwingli a Zurigo. Per il
past. Visher il busto di Zwingli
sottolineerebbe l’unità della « Riforma Riformata» e quello di
Lutero, l’unità della Riforma
nel suo insieme.
Un memoriale per
Albert Schweitzer
(SPP) — E’ stato inaugurato
al castello di Salavaux ai piedi
(Soepi) — Il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del
Brasile ha fortemente criticato
la situazione sociale del paese
ed ha richiesto un cambiamento
di politica ed una maggiore democratizzazione proponendo anche che l’elezione del presidènte della Repubblica avvenga a
.suffragio universale. «Nel nome
del Dio della giustizia, il Consiglio domanda al governo di
rompere con la struttura attuale di sfruttamento, di recessione
e di dominazione ». Nel documento, prima dichiarazione comune delle chiese sulla democratizzazione e sulle elezioni previste per il settembre 1984, viene
chiesta la piena partecipazione
del popolo all’elaborazione del
destino nazionale.
Il Consiglio ritiene che è «ingiusto togliere il pane dalla bocca dei bambini e delle famiglie
povere che lottano per sopravvivere, per proteggere e perpetuare una situazione economica
sociale e politica disumana». Il
(Soepi) — Nel 1988 la Chiesa
Ortodossa Russa celebrerà il
lOOO” anniversario del battesimo
della Santa Russia. Per questa
occasione sono previsti studi su
« il comportamento reazionario
socio-politico della chiesa », « la
alleanza della chiesa con i grandi proprietari contro il bene del
popolo » e altri. Nell’attesa molti sono i cittadini di Mosca che
offrono lavoro volontario per il
restauro del chiostro storico di
Danilov, recentemente restituito dallo Stato alla Chiesa Ortodossa.
Una nuova propaganda 'contro la religione descrive questa
ultima come un « attacco della
borghesia occidentale e dell’imperialismo ». La tesi ufficiale
presenta come propaganda dei
servizi segreti occidentali sia la
diffusione di notizie su un risveglio religioso nel paese sia quelle che parlano di un accrescersi di persecuzioni.
In una delle chiese ufficiali, i
servizi religiosi sono regolarmente seguiti da una folla enorme di credenti, il cui numero
varia dai 15(X) ai 2500. Non si
trovano però i giovani, dal momento che una legge proibisce
alle persone al disotto dei 18 anni di partecipare ad un culto. In
questa chiesa, 106 persone sono
state recentemente battezzate e
700 altre sono su una lista di
attesa.
Nel quadro della lotta alla criminalità condotta dalle autorità
in tutto il paese a partire dal
1983, un migliaio di persone sono state arrestate nel corso di
una sola notte a Shanghai. Fra
queste si trovavano alcuni credenti che stavano diffondendo
delle Bibbie provenienti dall’estero. Infatti quando un credente vuole procurarsi una Bibbia
stampata in Cina, non può farlo anonimamente, perché questo lo esporrebbe a tutta una serie di rappresaglie.
Secondo Amnesty International nel mese di agosto 1983 nella sola città di Pechino ci sono
state 30 esecuzioni di criminali.
Nel mese di settembre le esecuzioni in tutta la Cina sono state
di 394, ma Amnesty è quasi sicura che il numero è stato senz’altro superiore.
CUNEO
Unità nella
Pentecoste
A Shanghai le chiese
sono piene
(BIP) — Shanghai, città di 11
milioni di abitanti, conta oggi 11
chiese protestanti aperte al culto, cioè riconosciute dalle autorità, senza contare le numerosissime « chiese domestiche » non
registrate.
Il 20 maggio in via Bersezio 9
(Casa Betania) Cuneo si terrà
la giornata conclusiva del SAE
Piemonte sul tema:« L’Unità dei
cristiani neila Pentecoste ».
Oratori, dopo la meditazione
biblica di Don Volta, Graziella
Perrin, valdese di Torre Pellice,
su « Il lungo e difficile cammino
dell’ecumenismo » e Marco Spyridion Nikiforos, greco ortodosso di San Remo, su « Valutazione del Vaticano II da parte ortodossa ».
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11 maggio 1984
cronaca delleVaUi 9
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DUE IMPORTANTI CONVEGNI A POMARETTO E BOBBIO PELLICE COLLETTIVI BIBLICI
Denuclearizzare
le teste
Il sindaco di Robassomero,
Donato Adducci, in un incontro
a Perosa ha spiegato con pacatezza e fermezza le iniziative di
quel comune a favore della pace
e del disarmo. Dalla decisione
del 1981 di “denuclearizzare” il
territorio comunale alla iniziativa di comporre un mosaico sulla piazza principale del paese
che rappresenta una mano che
protegge il sole e la natura dalla distruzione nucleare, dal progetto di una scuola media secondo una architettura che favorisce al massimo l’esposizione delle aule al sole in modo da contenere i consumi energetici, alla decisione di spendere lo 0,50%
del bilancio comunale a favore
della ricerca contro il cancro.
Per tutto questo il comune di
Robassomero è considerato un
comune un po’ “pazzo". Ma le
parole del sindaco sono servite
a far conoscere agli amministratori le possibilità che si aprono
anche alla gestione amministrativa, se lo si vuole.
Nel corso della discussione
Claudio Tron ha chiesto inoltre
quali erano le iniziative per ’’denuclearizzare le teste”, cioè le
mentalità che purtroppo ancora
esistono in tema di difesa nucleare. La risposta è stata: l’educazione alla pace di cittadini e
ì'agazzi attraverso un caleidoscopio di iniziative che vanno dai
cartelli di zona denuclearizzata,
ai dibattiti, al lavoro coi ragazzi
delle scuole medie.
Ai bambini infatti appare chiaro che se si vuole la pace non si
può entrare nella logica dell’armamento spendendo soldi per costruire nuovi missili, ma, in Quella del "meno uno’’ cioè togliere
i missili. I ragazzi in altre parole capiscono molto meglio degli
adulti là questione ed in genere
sono disponibili a comprendere
il discorso di vietare i missili sul
territorio di un comune come segno di pace.
Le difficoltà infatti per la denuclearizzazione vengono dagli
adulti, dalle burocrazie. Il
COREGO, l’organo di controllo
dei comuni, infatti boccia le delibere con le più svariate motivazioni, i funzionari della Provincia verificato che non esistono modelli di Cartelli di zona denuclearizzata tendono a vietare
l’esposizione di quei cartelli non
sapendo in quale colore devono
essere fatti.
Insamma "le teste” da denuclearizzare sono tante, ma le più
difficili sono quelle della burocrazia.
Giorgio Gardlol
futuro del lavoro
Oggi come oggi, parlare in vai
Chisone o in vai Germanasca
del futuro del lavoro causa in
chi vuol rifletterci un po’ su un
vero senso di angoscia: è mai
possibile, ci si chiede, che non
ci sia mai una strada aperta,
uno sbocco anche modesto ma
sicuro per un’economia che Ano
a poco tempo fa aveva un suo
equilibrio tra industria, lavoro
contadino e turismo alla buona?
Ascoltando Aldo Ferrerò parlare a Pomaretto su questo argomento in un incontro organizzato dal terzo Circuito, la sensazione di una tragedia non evitabile non veniva cancellata, se
mai proiettata su di una realtà
regionale e nazionale. Basti pensare ai centocinquanta suicidi
tra i cassintegrati FIAT, al progressivo disinteresse degli operai per le lotte sindacali (un lavoro, anche pericoloso o malsano, purché sia un lavoro), alla
prospettiva inquietante di un
mondo affidato ad un esercito
di robot e di computer, con il
potere concentrato nelle mani di
alcuni pochi tecnici onnipotenti.
Un altro esempio di questa
sensazione di impotenza si ha
nelle industrie più o meno legar
te alla produzione di armi; anche il lavoratore più pacifista
non può sottrarsi alla fabbricazione di pezzi che serviranno ad
ammazzare gente mai vista in
qualche parte del mondo.
Di fronte a questo panorama
desolante, Aldo Ferrerò e con
lui Claudio Tron, che ha aggiunto alcune riflessioni, si sono
detti convinti dell’importanza
della collaborazione, della necessità di non arrendersi, ma di lar
vorare per un futuro in cui noi
e i nostri figli saremo ancora
persone umane e non pezzi di
ricambio della macchina sociale. Una responsabilità che viene
ancora maggiormente qualificata dalla nostra posizione di credenti che riescono a scorgere
anche dove tutte le strade sembrano sbarrate un’apertura e
una possibilità di vita.
Per il secondo anno consecutivo i membri delle unioni giovanili della Val Pellice si sono
ritrovati a Bobbio Pellice domenica 6 maggio, per una giornata di discussione, arricchimento reciproco e fraternizzazione.
Hanno affrontato il tema del lavoro.
La giornata partiva dalla consapevolezza che questo problema « desta molte apprensioni
nell’ambiente non solo giovanile
della Valle, per questo è profondamente sentita la necessità di
un confronto e di un approfondimento ».
Si è iniziato col culto, ma già
chi si recava in chiesa poteva
vedere sul piazzale della stessa
i risultati del lavoro di alcuni
gruppi: il gruppo dei Coppieri
con i suoi cartelloni riguardanti
un’inchiesta sulla situazione occupazionale a Torre Pellice; il
gruppo Unione e Cadetti di San
Giovanni che presentava alcuni
mestieri che scompaiono ed alcuni prodotti di artigianato legati a questi mestieri.
Il culto condotto da due giovani di S. Giovanni ci ha portati a riflettere su un passo biblico legato al problema dell’uso che l’uomo fa delle sue
capacità lavorative ed intellettive: Genesi 11, la torre di Babele.
Dopo il culto, saluto del sovrintendente del I Circuito, poi
il gruppo Unione di S. Giovanni
La pace divide la
maggioranza comunale
PEROSA ARGENTINA — La
adesione del Comune al Comitato Pace Valli Chisone e Germanasca rischia di provocare
gravi conseguenze nell’assetto
politico di maggioranza. Come
si ricorderà alle elezioni del giugno ’80 una lista di sinistra comprendente PCI^ PSI, DP ed alcuni indipendenti ottenne la maggioranza dei voti e con 11 consiglieri contro 9 (DC e indipendenti) regge il comune. Ma i
rapporti tra le varie componenti di maggioranza non sono mai
stati idillici e per i contrasti che
sono sorti una parte del programma non è stata realizzata
(specie quella che prevedeva una
informazione ai cittadini tramite un periodico).
La nascita in valle di un comitato per la pace e il disarmo,
con una chiara piattaforma di
richiesta al governo di procedere allo smantellamento dei missili di Comiso, e la conseguente
monvi^o
ha presentato un audiovisivo dal
tema impegnativo «La Bibbia e
il lavoro », partendo dalla Genesi
e dal lavoro visto come compito
che Dio affida all’uomo, arrivava ad affrontare «il lavoro»
che il Cristo ordina ad ogni credente e cioè l’annuncio del Regno.
Per concludere la mattinata ci
siamo poi recati tutti nella piazza principale di Bobbio dove
Paolo Ferrerò, del Consiglio Nazionale FGEI, ha tenuto un discorso pubblico sui problemi della occupazione in Italia, con
particolare riferimento alla situazione giovanile ed all’area pinerolese.
Nel pomeriggio altri appuntamenti: innanzitutto il gruppo
Fgei del Prassuit Verné ha presentato un altro audiovisivo dal
titolo emblematico «E noi che
faremo? » che partendo dai problemi di un comune montano
(spopolamento, invecchiamento
della popolazione, diminuzione
del lavoro agricolo) cercava di
situare la realtà giovanile in questo contesto. Non era però un
piangersi addosso, ma una lucida analisi della situazione da cui
traspariva speranza e grande
fantasia per tentare di sopravvivere in un’area geografica montana dove i giovani rappresentano ormai solo una piccola percentuale della popolazione.
Il programma è proseguito
con un repertorio di canti della
protesta operaia presentati dal
coretto di Torre Pellice.
a cura di Claudio Pasque!
e Liliana Viglielmo
Il battesimo
nel Nuovo
Testamento
Più volte, affrontando le varie liturgie e tradizioni battesimali (valdese,
cattolica, ortodossa, battista, pentecostale), abbiamo avuto modo di accostare il Nuovo Testamento, che per tutti I
cristiani rimane il punto di riferiménto obbligato nel fare teologia e nel
confronto ecumenico.
Naturalmente ogni confessione cristiana legge il Nuovo Testamento con
le lenti e con il bagaglio culturale della « propria tradizione ■>.
Riteniamo comunque utile (anche se
non facile) iniziare un bilancio della
nostra ricerca.
Nel confronto stanno emergendo, a
proposito del Battesimo, tanti elementi di fondo comuni e anche tante differenze di vedute sia teologiche che
pastorali. Riusciremo a definire in qualche modo l'ambito del ,« consenso » e
l’ambito delle « differenze»? Saremo in
grado di confrontare questo nostro cammino di ricerca appena iniziato con il
cammino più iungo di « Fede e Costituzione », che dura ormai da 50 anni
e che ci provoca attraverso il cosiddetto « Documento di Lima » (1982) su Battesimo, Eucarestia e Ministero?
Per affrontare 'il tema del « Baittesimo nel Nuovo Testamento » i Collettivi Biblici di Pinerolo e di Torre Pellice
si trovano giovedì 10 maggio alle ore
20.45 presso la Chiesa Valdese (Via
dei Mille 1 - Pinerolo).
La conclusione del lavoro di quest’anno è prevista per il pomeriggio
della domenica 17 giugno presso il
Convento dei PP. Cappuccini.
Alle riunioni dei Collettivi tutti sono
cordialmente invitati.
PEROSA ARGENTINA
LICEO CLASSICO DI PINEROLO
Contro la mafia
e la droga
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proposta del PCI e di DP di
aderire a questo comitato come
atto per promuovere una cultura di pace nel paese, ha visto la
componente socialista dissociarsi dalla iniziativa. Nel corso del
consiglio comunale in cui doveva essere votata la proposta della giunta, i consiglieri socialisti
si astenevano e solo l’assenza di
un buon numero di democristiani permetteva l’approvazione
della delibera.
Intanto proseguono le iniziative di discussione sui problemi
della pace presso la Biblioteca
Comunale. Venerdì 4 maggio
scorso il sindaco di Robassomero (To), Donato Adducci, ha
parlato sul tema : « Cosa possono fare gli enti locali per la pace» illustrando l’iniziativa di denuclearizzare il comune assunta
da quel comune tre anni fa e le
varie iniziative di educazione alla pace svoltesi nelle scuole.
Nel corso del dibattito Giorgio Bonis, consigliere del comune di Pomaretto, ha annunziato
che anche questo comune prossimamente aderirà al comitato
per la pace e ha intenzione di
denuclearizzare il proprio territorio.
Nel comune di Perosa si svolgerà prossimamente una mostra
dei lavori dei ragazzi della scuola media di Perosa ed è già programmato per il 25 maggio prossimo un dibattito alla Biblioteca
sul tema : « Chiese di fronte all’armamento nucleare » con la
partecipazione del past. Luciano
Deodato e del canonico Gabriele Mercol.
G. G.
Già da tempo il liceo classico
« Porporato » di Pinerolo, come
molte altre scuole, dedica le ore
mensili di assemblea concesse
dal Ministero all’ascolto di esperti su vari argomenti di attualità.
Venerdì 4 maggio, per parlare di
mafia e camorra è venuto il vescovo di Acerra, noto per la sua
battaglia contro la delinquenza
organizzata, prima a Santa Ninfa in Sicilia e poi nel napoletano.
Ancora una volta si è sperimentata la differenza fra chi parla teoricamente di queste calamità e chi ne ha esperienza diretta.
L’oratore ci ha ricordato che,
nonostante certa stampa tenda a
farne una specie di eroi tenebrosi, mafiosi e camorristi sono
umanamente delle nullità, vanitosi e meschini, forti solo dei soldi
e delle armi dei loro gorilla.
Ma dalle cifre della magistratura risulta anche che per giro
di affari e per numero di dipendenti la malavita organizzata è
la massima industria italiana.
E qui entra in gioco la nostra
responsabilità: i massimi introiti dell’« onorata società » proven
gono da droga e contrabbando.
Ma quanti fra noi non hanno
mai comprato un pacchetto di
sigarette di contrabbando, pensando solo a fare i furbi con uno
Stato che ci spreme troppi soldi
e li spende male, senza pensare
che stavamo invece alimentando
la mafia?
E quando facciamo distinzioni,
certo fondate per quel che riguarda la salute, fra droghe leggere e pesanti, non dimentichiamo forse che, in quanto si tratta
di commercio illegale, anche gli
« spinelli » arricchiscono questa
gentaglia?
E poi, se la droga attira soprattutto chi non trova motivi seri
per vivere, non è forse una gran
parte della nostra società ad aumentare, proprio nei giovani migliori, questo senso di vuoto che
può spingerli a drogarsi, quando
vedono 'di quali stupidaggini è
piena la nostra esistenza?
Credo che i ragazzi del « Porporato » non dimenticheranno facilmente quest’ora di assemblea.
M. G.
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10 (i^náca dellel^Ui
11 maggio 1984
ALLEVAMENTO DEI BOVINI E SALUTE DEI CONSUMATORI
comperato
stalle?
direttamente daDe
Il risanamento delle stalle
Per garanzia, è sempre più
prudente far bollire il latte, perché la bollitura prolungata elimina già un sufficiente numero
di germi. Sarebbe anche neces
II risanamento delle stalle, tra
polemiche e presunte colpevolezze, ha nuovamente destato l’interesse del grosso pubblico su
un problema sanitario che sembrava finora soltanto un campo
riservato agli addetti ai lavori.
Per avere maggiori informazioni
suU’argomento, abbiamo rivolto
alcune domande al dott. Renzo
Perrot, veterinario a Porosa Argentina.
ciale completamente al di fuori
della legge: si vendono capi sulla parola, senza che si vedano
certificati di sorta e quei capi,
prima di essere a loro volta rivenduti, stanno cinque o sei mesi in una stalla che magari era
indenne.
pre di più un materiale che non
è sostituibile. La razza bovina
piemontese è la più adatta a
queste zone e ha im valore notevole, ma con il risanamento il
patrimonio bovino rischia una
riduzione molto grave.
— Insomma l’allevatore cerca
in ogni modo di evitare che l’animale venga eliminato.
— E’ pericoloso per l’uomo il
contatto con animali infetti da
tubercolosi?
— Dottor Perrot, la gente non
ha le idee molto chiare sulle
malattie infettive del bestiame,
in particolare sulla tubercolosi
bovina e sulla sua diffusione.
Può fornirci qualche informazione in proposito?
— Infatti l’altro grosso problema, per le vacche che abbiamo in zona, è che si riduce sem
RICERCA DEL GRUPPO TEATRO ANGROGNA
— La tubercolosi, in sostanza,
è stata la prima grossa malattia
infettiva che ha ottenuto un certo interesse da parte dello Statò, all’inizio con ima campagna
di carattere volontario, cioè intervenendo su diverse aziende
che volontariamente hanno accettato di sottoporsi a questo
controllo. E’ stato il primo passo per avvicinare l’ambiente agricolo al problema della tubercolosi, dopo di che la campagna è
stata resa obbligatoria con una
legge nazionale.
La legge nazionale prevede
tutta una serie di norme ben
precise, ma si dà come unica
prova valida quella della tubercolina, simile alla prova praticata all’uomo, che è in grado
di individuare i soggetti infetti
da tubercolosi.
Si tratta comimque di una prova non sicurissima al mille per
mille, può ammettere errori e
anche interpretazioni diverse,
ma è sempre il metodo più sicuro che possiamo avere.
Dove la campagna è stata affrontata in questo modo, ha dato buoni risultati: i soggetti colpiti da tubercolosi sono stati
abbattuti entro im certo periodo di tempo che ora è di 30 giorni e le prove venivano ripetute
fino a che la stalla risultava indenne.
“Ninna nanna
della guerra”
Far riflettere sulla pace con
delle canzoni: questo l’intento
del Gruppo Teatro Angrogna con
la sua Proposta '84, intitolata
« Ninna nanna della guerra », da
ima canzone romanesca di Trilussa, presentata ad un foltissimo
pubblico nel tempio valdese del '
Serre il 1° maggio e poi ancora
il 5 e il 6. Una ultima replica
verrà data sabato 12 maggio con
una serata dedicata all’iniziativa, promossa dal Concistoro della chiesa valdese di Angrogna,
volta a costruire al Bagnóou, località legata a note vicende della
lotta partigiana, un centro di incontro e di vacanza nel nome
della pace fra i popoli.
— E qui in Piemonte?
— In Piemonte questa campagna di profilassi non è stata estesa su tutto il territorio, per vari
motivi tra i quali la carenza di
organico e non si sono ottenuti
1 risultati che si potevano avere: la maggior parte della Regione Piemonte ha ancora una
gran parte di animali infetti da
tubercolosi. In questi anni si è
anche visto perché il risanamento non ha dato risultati brillanti. Secondo la mia opinione
personale, una delle cause va ricercata nel commercio, nel senso che c’è un’attività commer
Fare teatro con musiche e canzoni si è rivelato per il Gruppo
Teatro, ben collaudato e perfettamente a suo agio nella recitazione, impresa di notevole difficoltà ed ha richiesto un lavoro
enorme. Ma ancora ima volta gli
attori, trasformati in cantanti,
guidati da Jean-Louis Sappé, hanno dato prova di grande duttilità - producendosi in un lavoro
scorrevole e piacevole, decisamente « teatrale ».
Certo, le pur belle voci hanno
rivelato qua e là qualche problema di intonazione e di ritmo,
ma cantare « in diretta » muovendosi sotto i riflettori che disseccano le gole, avvicinandosi ed
allontanandosi dagli strumenti
di accompagnamento, è impresa
che scoraggia noti professionisti
che si producono normalmente,
come si sa, in play-back. L’impianto scenico, ridotto all’essen
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E’ indetto avviso pubblico per il conferimento di incarichi temporanei per la copertura di
— 1 posto di Assistente Medico;
— 2 posti di Terapista della Riabilitazione;
— 3 posti di Infermiere Professionale per il Servizio di
Salute Mentale.
Gli incarichi non potranno superare il periodo massimo
di mesi sei.
La domanda, in carta legale, dovrà pervenire aH’Ufficio
Personale delTUnità Socio Sanitaria Locale n. 43 - Piazza
Muston, n. 3 - Torre Pellice - entro e non oltre le ore 12 del
16° giorno successivo alla data di pubblicazione del presente avviso sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.
Per ogni altra informazione rivolgersi aH’Ufficio Personale della U.S.S.L. n. 43 - Piazza Muston, 3 - Torre Pellice Tel. 0121/91514 - 91836
IL PRESIDENTE
(Coisson Prof.ssa Franca)
Torre Pellice, TI aprile 1984.
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anche contro quella possibilità.
E poi non si può certo sostenere che una mucca ammalata
renda come una sana e che il suo
latte sia della migliore qualità.
Però, se una mucca è in buono
stato di nutrizione, la sua carne può essere venduta al libero
consumo, dopo aver eliminato
le parti colpite, che sono di regola i polmoni.
sario che il consumatore stesso
si preoccupasse di comprare il
latte da allevamenti indenni. Così, chi intende svolgere questa
attività, a rischio di non poter
vendere il prodotto, sarebbe costretto a mettersi in regola con
la legge.
— Oppure si scoraggia e lascia
perdere tutto...
— Il contagio tra la tubercolosi bovina e quella umana è
abbastanza raro, ma è sempre
possibile e bisogna cautelarsi
— Che cosa si intende, allora,
per un animale sano?
ziale, facente uso sapiente di
luci, è ben riuscito e certo lo
spettacolo guadagnerebbe qualcosa se gli attori potessero usare
una pedana che li sopraelevasse
rispetto al pubblico; d’altra parte per motivi di sicurezza il tempio del Serre ha obbligato il
Gruppo a fare di necessità virtù.
Il denso programma comprende 25 canzoni, eseguite in assolo
o a due, tre e quattro voci, accompagnate quasi tutte da chitarre e ritmi. Alcune di queste,
e sono quelle in cui il gruppo
per ovvi motivi si è espresso al
meglio, sono riprese dal repertorio igià eseguito in varie occasioni in questi anni (Autunno in
Val d’Angrogna e celebrazioni
per la Resistenza), dal Povero
Luisin a Urla il vento e Quei briganti neri. Altre, più o meno conosciute dal pubblico, soprattutto giovanile, fanno parte del repertorio pacifista e protestatario
delTultimo ventennio, da Amodei
a Dario Fo, Bertelli e Bob Dylan.
Il Gruppo Teatro Angrogna è
disponibile a portare il suo spettacolo come contributo alla riflessione sulla pace, alle manifestazioni che i Comitati vorranno
organizzare: dunque udremo ancora queste canzoni e avremo ancora l’occasione di rinnovare l’apprezzamento al loro lavoro.
— Per gli animali, come per
l’uomo, non è possibile essere
sani in assoluto. Si cerca di eliminare ciò che si presume sia
infettivo e nocivo per gli altri.
In campo zootecnico si lavora
attualmente su due malattie: la
tubercolosi e la brucellosi, con
un inizio di indagine sulla leucosi. Poi c’è l’afta contro la quale viene praticato ogni anno il
vaccino. Ma per la tubercolosi
non esiste un vaccino sicuro,
perché non si può mai sapere
se l’animale è ammalato o vaccinato, dato che la reazione è
identica. Qui in valle, comunque,
la situazione dal punto di vista
della tubercolosi è molto buona, non cosi per la brucellosi,
ma questa malattia richiede un
discorso a parte.
— Ci sono notevoli carenze legislative in proposito. Per esempio, il regolamento sulla tubercolosi è ormai vecchio e andrebbe aggiornato e poi è molto elastico e lascia troppo spazio ad
interpretazioni singole. C’è da
aggiungere che l’allevatore viene risarcito molto in ritardo e
quando il valore del premio di
abbattimento è quasi dimezzato
daH’infiazione e dal mancato aggiornamento.
La Comunità Montana, di suo,
ha offerto un premio di sostituzione a chi intendeva eliminare
le bestie ammalate e mi risulta
che l’abbia pagato regolarmente.
A parte questo, a livello governativo, si può soltanto dedurre che manchi proprio la volontà politica di prendere sul serio
il problema del risanamento o
più in generale di dare importanza al settore dell’agricoltura,
considerato in Italia un settore
secondario.
— Che precauzioni deve prendere chi vuole consumare latte
Intervista a cura di
liliana Viglielmo
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11
11 maggio 1984
cronaca delleValli 11
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I PROBLEMI
DI FONDO
Spettabile Redazione,
La ¡mia nota pubblicata sul n. 15 dell'Eco-Luce, anziché aprire un dibattito
di fondo sulla situazione del risanamento zootecnico nelle nostre zone con
le inevitabili implicazioni sulla salute
dei consumatori e dei produttori, ha
sollevato una polemica che va oltre le
mie intenzioni eludendo quello che voleva essere il centro, cioè ¡il problema
della salute dei consumatori, per delle
cose che cercherò di spiegare come
mai per me sono di secondaria importanza.
Può darsi che quando noi contadini
prendiamo la penna in mano non abbiamo l'abilità dei conoscitori della
legge nell' esprimere completamente
le proprie idee, non per questo siamo
dei faziosi, dei disonesti o dei male
informati.
Da alcuni anni noi agricoltori dei
movimenti cooperativistici del pinerolese abbiamo dei periodici contatti con
gruppi di consumatori organizzati ed
insieme siamo arrivati alla conclusione
che la tutela della salute del consumatore e del produttore era la cosa prioritaria anche perché crediamo che i
rapporti città-campagna e produttore e
consumatore siano una delle poche
strade da imboccare per uscirp dalla
crisi attuale dell'agricoltura. E’ infatti
dai rapporti produttori-consumatori che
poi nasce la conoscenza dei problemi
reciproci, la conoscenza personale e
quindi la fiducia per cui il consumatore è orientato per la scelta di prodotti
sani ed ii produttore sa cosa produrre.
Sono queste le cose a cui credo e
non nelle denunce. Infatti non ho la
fiducia deli'avvocato difensore nella
giustizia di questa democratica repubblica. forse perché alcuni presunti colpevoli non sono in galera; penso come
esempio a quelit della strage di Piazza
Fontana, ai mandanti e assassini di Moro. Dalla Chiesa, Guido Rossa e tanti
altri, ai mafiosi, ai presunti colpevoli
di aver rubato miliardi alio stato, agii
spacciatori di droga, ecc.... Per cui faccio parte di quei 97 contadini su 100 che
pensano non vaiga la pena denunciare
una persona importante, se la cavano
i presunti colpevoli di assassinio, figuriamoci i presunti colpevoli di truffa
ai danni delia salute.
Le mie note dicevano “ molto rumore
messo subito a tacere, ecc. » per ia
paura che fosse sollevato un polverone per nulla, infatti i giornali hanno
parlato di più sulla persona dell'arrestato che non sulle conseguenze che
possono avere nei consumatori e nei
produttori dei risanamenti sospetti di
essere stati fatti maie. Se ho capito
bene io sbaglio in cui sono incappato
sarebbe di non aver messo il verbo
riguardante il veterinario al condizionale, confesso che questo sbaglio deriva dalia mia poca conoscenza dei verbi ma anche da un calcolo matematico.
In una riunione pubblica a Campi
glione, un paese vicino a Cavour il 27
marzo 1984 il veterinario provinciale
dott. FMippin disse che fino a queila
data nella zona le bestie esaminate da
veterinari provinciali sono tra il 40 e
50% annmalate di T.B.C. Visto che il
risanamento è obbligatorio da 10 anni,
visto che in quella zona il veterinario
è quello citato, visto che se ii risanamento fosse stato fatto bene non ci
sarebbero sicuramente più bestie malate, lascio i lettori trarre ie conclusioni sulla mia colpevolezza, naturalmente non su quella del veterinario.
Per quello che riguarda la categoria
dei veterinari io credo che ia maggioranza siano persone oneste che fanno
bene il loro lavoro, come credo anche
che bastano due o tre per rovinare il
lavoro di tutti gli aitri. Dopo 10 anni
che la Legge è obbligatoria ii Piemonte non è regione risanata mentre lo è
la Lombardia, i soidi pubblici ¡sono stati
spesi in Piemonte come in Lombardia,
sta ali'autorità veterinaria scovare e
denunciare, come è, successo a Cavour, non a me, dovrei credere un po'
di più nella giustizia per farlo.
Cordiali saluti
Mauro Gardiol, San Secondo
INCIDENTE
SUL LAVORO
Suil'Eco dei Chisone ho letto l'impressionante notizia deil’infortunio del
minatore 48enne, Aldo Riceli di Bovile,
avvenuto al cantiere 7 della 1400' appartenente alla Talco e Grafite.
il povero minatore con gravi ferite al
torace, venne trasportato fuori dalla
miniera caricato su un vagoncino, che
serviva a trasportare fuori il talco, senza l'uso di una barella indispensabile
per un ferito grave, il viaggio a valle
fino all'ospedale civile di Pinerolo, senza ambulanza. C'è da domandarsi quaie sia ii rispetto deli’azienda verso i
lavoratori: siamo nell'anno 1984. Perché una società, costituita nell'anno
1907, dopo 77 anni di iavoro in cui arrivò a costruire teleferiche, comperare
compressori, cabine elettriche, martelli pneumatici ecc. non ha acquistato
l'indispensabile attrezzatura anti infortunistica e di soccorso? Non vi dovreb
be essere una infermeria alla miniera e
una autoambulanza come hanno tutte
le altre fabbriche, anche quelle in cui
il lavoro è meno pericoloso di quello
in miniera?
Di fronte a questo angoscioso fatto
voglio ricordarne un altro avvenuto
verso il 1926 alla miniera Malzas; un
minatore colpito dall'esplosione di, una
mina, avvenuta aile ore 17.15 nella miniera S. Carlo. Il poveretto, con la
fuoruscita di un occhio e col corpo crivellato dalle schegge e con un'abbondante perdita di sangue, dovette essere trasportato dai compagni di lavoro
su una barella costruita con sbarre di
larice inchiodate. Messoci sopra un
pagliericcio e steso sopra l'infortunato, legato colle corde, i compagni di
lavoro se lo sono caricato sulle spalle
e dal Malzas (quota 1800 metri circa)
scesero aH'ospedale di Pomaretto ove
arrivarono 7 ore dopo l'incidente. Lo deposero sul tavolo operatorio e lì rimase
tre ore per la medicazione del dottor
Arturo Coucourde.
(Fu un grave fatto ma eravamo nel
1926; ma ora siamo nel 1984!
Un saluto e una commossa solidarietà ai familiari, parenti, amici, compagni di lavoro, e tutti quanti l'hanno
conosciuto.
Grazie per rospitalità.
Pensionato Carlo Ferrerò,
Pomaretto
Segnalazioni
SERVIZIO DI
MEDICINA DI BASE
PEROSA ARGENTINA — Il Servizio
di Medicina di base dell'USSL n. 42 Valli Chisone e Germanasca, comunica
che il Dott. Cesare Picca Coronella trasferitosi a Porosa presso l’Ambulatorio
comunale, è sostituito dal 30 aprile dal
Dott. Del Din. il Dott. Ramerò Del Din
riceve presso il Poliambulatorio di Via
Asiago 5, con il seguente orario: dal
lunedì al "venerdì dalle ore 16 alle 17.
Per eventuali chiamate a domicilio
telefonare al n, 82360.
GITA DELLA PRO LOCO BORA’
RORA' — La gita sociale si effettuerà domenica 13 maggio a ¡Piomba e Lago Maggiore, con visita al Parco Safari. La partenza in autopulìman è fissata per le ore 7 da Rorà ed alle ore
7.30 da Luserna S. Giovanni. Il prezzo
della gita è fissato in lire 10.000 per i
soci ed in lire 12.000 per i non soci.
Iscrizioni presso Silvio Tourn (telefono
90549), Giovanni Boero Rol (tei. 90532),
Sergio Rivoira (tei. 93114).
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miei cari; Reynaud Lea (osp. Asilo);
Benech Clemenza.
L. 20.000: Bouohard Bianca, in mem.
di Elda Danna Botta (osp. Asilo); Orietta Juon, in mem. dei genitori Gino e
Sofia Juon (Lucca) ; In mem. di Rivoiro Mario nell’H” anniv. della sua scomparsa, la figlia Paola e la moglie Sandrone Pierina; Catalin Giovanni.
L. 30.000: Jahier Graziella; Anna Malanot Aillaud, in mem. di Matilde Bellion; Albarin Liliana, in mem. di zio
Guido.
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Laura e Lilia Jon Scotta per Pasqua;
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(osp. Asilo); Meynet Mario, con auguri di buona Pasqua; L. R., in mem.
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L. 300.000: N. N., un fiore per la confermazione.
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Luigina Bottazzi Marini, ie famiglie Bottazzi-Tron riconoscenti; Giorgio e Adriana Botta, ringraziando per tutto ciò che
è stato fatto per la loro mamma Danna
Botta Elda, in suo ricordo.
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(già osp. Asilo).
RIìrGRAZIAMENTO
« Non la mia, ma la tua volontà
sia fatta o Signore »
(Luca 22: 42)
Con commossa riconoscenza i familiari dello scomparso
Ernesto Cardon (Net)
di anni 71
ringraziano tutti coloro che con scritti,
parole di conforto, hanno contribuito
ad attenuare la dolorosa separazione.
Si ringraziano in particolare la Dottoi^sa Peyrot ed il personale tutto
del Rifugio C.A. per le amorevoli cure
prodigate al caro scomparso.
Prarostino, 28 aprile 1984.
RHSTGRAZIAMEISTTO
« Gesù dice; io vivo e voi
vivrete »
(Giov. 14: 19)
Emilio Beux
Anziano RIV SKF
I familiari riconoscenti ringraziano
tutti coloro che si prodigarono nella
triste circostanza. Un grazie particolare al past. Giovanni Conte, ai medici
curanti, alla Crocè Verde di Porte, al
Pronto Soccorso ed al Reparto cardiologia deirOspedale Civile di Pinerolo,
al gruppo anziani RIV-SKF, ai nipoti,
ai vicini di casa, amici e parenti tutti.
Inverso Porte, 20 aprile 1984
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Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo; 22664.
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Guardia Medica ;
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese).
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12
■c-, i^.ì-.'v., 'r''Sr'.3•' vv '-.
m
12 uomo e società
5't'
Il maggio 1984
PUGLIA E LUCANIA
IL PROCESSO DI RAGUSA
Carcere e libertà
L’attuale concezione del carcere, che agisce in un sistema di vendetta, segue una logica di guerra che non dà spazio alla riabilitazione
La “violenza privata”
deiie donne pacifiste
5:1
r-'
A distanza di un mese da una
tavola rotonda sul tema «Carcere, terrorismo e coscienza cristiana », la FCEI e la FGEI di
Puglia e Lucania hanno proseguito e approfondito la riflessione suirargomento con il convegno su « Carcere e Libertà »
tenutosi a Bari il 15 aprile nei
locali della chiesa battista. Il
convegno si è aperto con una
prima relazione introduttiva del
prof. Nicola D’Argento, docente
all’Università di Bari, che ha insistito scq)rattutto sul rapporto
tra società e carcere e sulle diverse finalità riconosciute al carcere nella legislazione fascista
del ’31, nella riforma penitenziaria del ’75 e nella recente legislazione d’emergenza.
Infatti la legislazione del ’31
è segnata da una prevalenza dell’autorità suU’individuo che, entrato in carcere, non aveva più
diritti ma solo « interessi » verso
qualcosa. Questo sistema autoritario si fondava su tre fattori:
lavoro, disciplina, religione, che
si prefiggevano di «redimere» i
delinquenti, cioè trasformarli in
buoni detenuti e poi anche in
buoni cittadini. Ma un vasto movimento di opinione che rivendicava im’umanizzazione del sistema carcerario, ha portato nel
’75 ad una riforma carceraria che
aveva come criterio prevalente
quello di spezzare l’isolamento
tra carcere e società e di ricercare il potenziamento delle capacità del detenuto invece della
repressione di queste. Infatti vennero garantiti alcuni diritti ai detenuti; si cercò di istituire degli
assistenti sociali con il compito
di reinserire il criminale nella
società cercando di evitare l’avversione psicologica del detenuto verso di essa; si cominciò a
costruire carceri con ima struttura architettonica più adeguata, ricca di spazi aperti e che offrisse ai detenuti la possibilità di
sv£«o.
« L'Eco delle Valli Valdesi >: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione: Valdo Benecchi, Mario F. BeruttI, Franco Carri,
Giorgio GardioI, Marcella Gay, Adriano Longo, Claudio H. Martelli,
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BIrettore Responsabile:
FRANGO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
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Economici 200 e partecipazioni personali 350 per parola, I suddetti
prezzi si intendono esclusa IVA.
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Intestato a « La Luce: fondo di aoItdarletà », Via Pio V, 15 • Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina • Torre Pellice (Torino)
Ma mentre la riforma cercava
di portare un afflato umanitario
nel carcere, la diffusione del terrorismo e della mafia ha richiesto una legislazione più autoritaria, che ha portato all’istituzione delle supercarceri, cioè apparati che si propongono di annientare la personalità dei detenuti attraverso una serie di privazioni spesso vitali per la loro
salute psico-fisica. Per questo
motivo un movimento d’opinione che s’allarga sempre più, lotta per ottenere l’abolizione delle
supercarceri, per eliminare l’aspetto terroristico delle carceri,
affinché tendano al recupero del
delinquente, insomma per tornare all’applicazione della legge del
1975.
La seconda relazione introduttiva è stata tenuta da Letizia
Tomassone, candidata al ministero pastorale, sulla base di
Isaia 61: 1-2. In questo testo,
scritto dopo il rimpatrio di Israele, il profeta reinterpreta le
promesse precedenti, invitando
il popolo a vivere in maniera
nuova la giustizia, cioè in modo
che vada al di là delle cose passate e apra un futuro a chi è in
carcere, proprio perché è Dio
stesso che opera e crea nuove
possibilità di vita. Gesù riprenderà queste parole rifiutando la
logica della vendetta e della lotta contro i nemici, e quindi deludendo le aspettative dei Giudei
che volevano un Messia che trionfasse sugli odiati romani vendicando i soprusi subiti da questi. Il comportamento di Gesù
s’oppone anche all’attuale concezione del carcere, che agisce in
un sistema di vendetta, facendo
del detenuto un nemico sociale
pericoloso: questa è una logica
di guerra, che non dà sp£izio al
confronto e alla riabilitazione.
Infatti oggidì carcere ha perso
questa sua finalità ed è diventato
soprattutto un luogo di difesa
nei confronti dei detenuti che
potrebbero essere elementi di
critica troppo violenta verso la
società. Lo stato ha usato la
paura del terrorismo nata nella
società per inasprire la situazione carceraria importando dall’estero nuovi e più inumani modelli carcerari. La società finora
non si è interessata dei carcere,
che ha visto come un indispensabile strumento di riabilitazione e
purtroppo anche gli evangelici
non hanno mai affrontato il pro
blema. E' giunto però il momento di riflettere su questo argomento, di confrontarci con l’Evangelo e con il messaggio di libertà che porta, con la società
senza carceri, senza manicomi,
senza differenziazioni di sorta
che esso auspica.
Alla fine della sua relazione.
Letizia ha letto una lettera di
un detenuto del carcere speciale
di Bad’ e Carros (NU), che ci ha
fatto toccare con mano la disperata situazione in cui questi detenuti si trovano.
Gruppi di iavoro
Dopo il culto tenuto dal gruppo FGEI di Bari e la colazione
al sacco, i lavori sono ripresi con
la discussione in due gruppi: uno, con il prof. D’Argento, che
trattava delle prosp>ettive, l’altro
con Letizia Tomassone sulle e
sperienze.
Il primo ha cercato di stabilire fino a che punto il carcere è
la risposta adeguata all’illegalità: se infatti estendiamo il limite
del carcere esso diventa illiberale, e questo sta accadendo oggi,
poiché il carcere viene usato con
faciloneria.
Il secondo gruppo si è soffermato sulla valutazione delle esperienze di alcuni partecipanti
che attraverso corrispondenze
con detenuti erano a conoscenza
delle loro effettive condizioni di
vita. Dalla discussione è emersa
la necessità di divulgare tali informazioni per sensibilizzare
maggiormente l’opinione pubblica in modo da far uscire i carcerati dall’isolamento in cui si trovano, migliorando il rapporto
tra carcere e società. E’ apparsa inoltre inderogabile un’umanizzazione delle strutture carcerarie affinché si possa restituire
al detenuto la sua dignità di persona.
In complesso questo convegno
ci ha portato ad una visione più
obiettiva e realistica della situazione carceraria, che è risultata
diversa da quella diffusa dalla
stampa. Certamente esso non resterà un episodio isolato nella
nostra riflessione ma sarà approfondito da ulteriori dibattiti. Invitiamo anche i lettori a riflettere su questo argomento finora
troppo spesso dimenticato.
Marisa Mastrototero
Venti giorni di reclusione, pena convertita in una multa di
500.000 lire e sospesa grazie al
benefìcio della condizionale: nessuno si sarebbe aspettato, sino
aH’inizio del dibattimento, una
condanna cosi mite per le dodici pacifìste europee che l’il marzo 1983 erano state brutalmente
caricate ed arrestate dalla polizia nel corso di uno dei primi
blocchi nonviolenti dell’ex aeroporto « V. Magliocco » di Comiso, oggi base per i missili Cruise
della NATO. La sentenza è stata
emessa dal Tribunale di Ragusa
il 14 aprile scorso, al termine di
un processo durato due giorni
nel corso del quale le dodici
donne — provenienti in maggioranza dal Campo per la Pace di
Greenham Common, in Inghilter.
ra, dove sono in via di installazione altri missili Cruise, ma anche
dall’Irlanda, dalla Germania Occidentale, dalla Danimarca ed
una, Anna Luisa Leonardi di Firenze, anche dall’Italia — sono
state assistite da un collegio di
difesa composto da sei avvocati
donne e da due maschi, tra cui
Tina Lagostena Bassi, Rosetta
Mazzone, Bianca Guidetti Serra,
Sandro Canestrini e Nicola Chirco, gli ultimi due protagonisti
del processo di Sondrio contro
alcuni obiettori fiscali.
Nonostante l’evento costituisca un importante precedente
per altri processi riguardanti lo
stesso tipo di reato e un’indubbia affermazione politica del movimento per la pace nel suo complesso e di quello delle donne in
particolare, esso alla fine ha lasciato Tamaro in bocca un po’
a tutti. Le imputate sono state
infatti condannate a... niente, ma
sono state condannate. Opporsi
alTihstallazione di strumenti di
distruzione di massa con lo strumento dell'azione diretta nonviolenta, dunque, è reato, sia pur
punibile col minimo della pena
considerate le profonde motivazioni morali, civiche e talvolta
anche filosofiche e religiose che
spingono a commetterlo nonché
il fatto che non di blocco stradale si tratta, ma di « violenza privata» (!) nei confronti dei lavoratori delle basi della morte,
ai quali si impedisce di esercitare
un loro diritto (art. 610 C.P.).
Un esito diverso, seppur improbabile, era quello che gli avvocati e il pubblico presenti si attendevano, dopo l’attenzione che la
corte aveva riservato alle lunghe
dichiarazioni spontanee delle im
UNA MANIFESTAZIONE A GENOVA IL 14 MAGGIO
Blocchiamo la fiera delle armi
Come da parecchi anni è tradizione si inaugurerà a Genova nei
primi giorni di maggio, «mese delle rose», la fiera navale bellica;
cannoni, fucili, pistole, carri armati di ogni modello e foggia,
varcheranno in trionfo le porte
della bella città di mare per essere esposti all’adorazione di
preziosi acquirenti provenienti
da tutti i paesi del mondo, più
o meno ricchi ma tutti sicuramente civili.
Questi stessi che sotto il sole
della ormai inoltrata primavera
ogni due anni fanno acquisti al
mercato di Piazzale Kennedy sono coloro che di fatto gestiscono la politica di tutto il mondo.
Basti pensare che in Italia le autorizzazioni per le esportazioni
di armi vengono rilasciate da
una commissione interministeriale che sfugge al controllo del
Parlamento e quindi del popolo
italiano. Il commercio delle armi è politica estera, una politica
di cui forse si è detto ancora
troppo poco.
Ma anche i pacifisti saranno
quest’anno alTappuntamento e
speriamo numerosi: l’idea è di
bloccare con la nostra presenza
di fronte ai cancelli il regolare
svolgimento della fiera per la
giornata in cui è prevista la visita del ministro Spadolini.
Interverranno delegazioni di
operai e un folto gruppo di lavoratori del porto di Genova a
cui va sicuramente il merito di
avere sempre rifiutato collaborazione nell’imbarco e sbarco di
armi fin dagli anni del boicottaggio alla politica di Allende
da parte degli stati capitalisti.
Io credo che anche per il mondo evangelico questo giorno rappresenti un’occasione per testimoniare la nostra volontà di pace, di una pace che non è quella
di chi decide per noi e contro
di noi, di chi investe miliardi in
un’industria i cui profitti non
saranno mai i nostri e di cui
siamo destinati a subire solo i
« dolorosi » effetti.
Per troppi secoli purtroppo la
cultura di guerra è passata attraverso le chiese che hanno
contribuito a una vera e propria
militarizzazione delle coscienze.
Noi giovani del gruppo F.G.E.I.
di Genova ci auguriamo di avere accanto a noi il 14 maggio
davanti ai cancelli del mercato
della morte e della repressione
un folto gruppo di fratelli nella
fede con cui testimoniare una
speranza di vita nuova, una comune volontà di giustizia e di
pace.
Chi accoglierà il nostro invito
si può rivolgere a: Monica Gámbaro, tei. 010/456015, Daniela
Bouchard, tei. 010/447939, per
tutto ciò che riguarda sia la manifestazione sia il soggiorno a
Genova.
Per il gruppo F.G.E.I. di
Genova Monica Gambaro
putate nel corso delTinterrogatorio e dopo che gli avvocati stessi, nell’arringa finale, avevano
messo in mano ai giudici gli
strumenti e le motivazioni giuridiche per un’assoluzione piena
delle imputate e per Tavvio di
un processo ad armamenti anticostituzionali, installati in modo
illegale senza alcuna legge parlamentare o atto amministrativo
impugnabile. Ma occorreva coraggio. I giudici di Ragusa, invece, hanno preferito una soluzione « all’italiana », cercando di accontentare tutti e rischiando di
non accontentare nessuno. Gli
avvocati difensori hanno già
preannunciato un ricorso in appello e altrettanto, probabilmente, farà il Pubblico Ministero,
sebbene le sue richieste — 6 mesi di reclusione per blocco stradale aggravato — non eccedessero di molto la decisione della
corte, né nei numeri, né nella
sostanza.
Il 20 aprile scadeva la sospensione del decreto di espulsione
« causa indigenza » dal quale le
pacifìste erano state colpite pochi giorni dopo il loro arresto,
in modo del tutto pretestuoso,
così come pretestuoso era il secondo capo d’accusa di cui hanno dovuto rispondere (occupazione abusiva di suolo privato,
per aver soggiornato in tende
nei pressi delTingresso principale della base) e dal quale sono
state assolte con formula piena.
Esse, dunque, dovranno sottostare a questa nuova violenza, dopo
le numerose altre violenze — fìsiche e morali — da esse sopportate lo scorso anno. Questo fatto,
insieme con gli altri e accanto a
dichiarazioni morali, personal/
politiche che hanno finito per imporre rispetto al Presidente del
Tribunale e per mettere sotto
accusa l’intera società maschile,
dalla polizia ai signori della guer.
ra, è stato vigorosamente denunciato sia dalle imputate, sia dagli avvocati difensori. Non vi è
però possibilità di ottenere una
revoca del provvedimento per
vie giuridiche, essendo un atto
amministrativo del Ministro degli Interni: così va il mondo!
Sia le donne del Campo per la
Pace « La Ragnatela » di Comiso,
sia il Collegio di difesa hanno
comunque dichiarato che non
lasceranno nulla di intentato al
riguardo.
Bruno Gabrielli
La Bulgaria
e i missili
Sul « punto di vista » del numero del 20 aprile scorso, relativo alla questione degli euromissili, avevamo raccolto la notizia
che la Bulgaria si starebbe preparando a dislocare dei missili
SS 22 in funzione anti Cruise di
Comiso.
Un’agenzia di stampa bulgara
ha ora diffuso una dichiarazione ufficiale nella quale la suddetta notizia viene smentita, e viene qualificata come « pura invenzione ». La Bulgaria — prosegue
la dichiarazione — «è saldamente
determinata a difendere la pace e
a promuovere relazioni di comprensione e di cooperazione con
tutti i Paesi. Essa sta attivamente lavorando per trasformare i
Balcani in una zona priva di armi nucleari ».
r. p.
i
I