1
ica
I
ìenza
■acuì
lienti
icine,
indiale e
) diati soente
tiiese
: ple[circa
e laimedi
1 vari
lia le
0 de lottelema
chiéventi ;
a po- :
maro
dersi
rardo
rana;
iciare
%dei
avore
arela
snaro
D per
a dodi dal
terespro- I
tretto
vicedenti
sono
tartedelle
:urgia
ttualonsaCon
S
155%
ittua
inque
lerta
onfe
llase
adel
igore
neto
maniè di
1 sulla
la più
rch»)
colto
,matilie rituale
netoihiesa
ostradisauesta
Irto e
rcuiti.
si sodella
bri di
n EuI illuzlone
i. Abrsi di
pie al
rotato
della
rogaiconiomosulla
no ad
erate
»venti
tro in '
ìsein
idiale
jràin
stato
rione
zione
re laiConifran;hids»
, cosi
■re in
»ni.*®
to riianz*
Armo IV
numero 29
del 19 luglio 1996
L. 2000
spedizione in abb. postaIe/50%
Torino
In caso di mancato recapito
si prega restituire al mittente
presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a
corrispondere il diritto di resa.
l-:;'
A .
Bibbia e attualità
NEL NOME
DI CRISTO
«Vi' supplichiamo
I nel nome di Cristo,
siate riconciliati con Dio!»
(2 Cor. 5,20)
CON l’autorità di Cristo risorto e
seduto alla destra del Padre, noi
tutti vostri fratelli e sorelle diciamo a
voi protestanti e cattolici dell’Ulster:
«Cessate da quello sciagurato macello della guerra che vi oppone da secoli. Non v’è nulla di protestante in ciò
che fate voi orangisti e non v’è nulla
di cattolico in ciò che fate voi
dell’Ira!». Il dovere di ogni cristiano e
di ogni formazione cristiana, sia essa
ecclesiale o culturale o politica è
quello di procurare l’unità con il vincolo della pace. Per questo Cristo è
morto sulla croce: perché l’unica
morte che resti sia quella del vecchio
mondo dell'odio e del potere. Dopo di
lui, nessuno deve più morire. Non deve morire più nessun innocente: nessun bambino, nessuna donna, nessun uomo giovane o anziano che siano. Non deve morire più nessun colpevole: o politicante o terrorista o patriota 0 capo 0 subalterno che sia.
L.4 vostra vittoria non sta nel prevalere gli uni sugli altri, ma sta
nella possibilità che la splendida terra
d’Irlanda possa vivere in pace e che
nei suoi villani, nelle sue città e nelle
sue campagne la gente possa lavorare,
amare, costruire per sé e per gli altri.
«Nel nome di Cristo» non vuol dire
che voi potete usurpare quel nome per
farne una bandiera per i vostri odi,
per le vostre stragi, per la vostra sciagurata pazzia, che vi porta a credere
che nella morte dell’avversario sta la
possibilità della vita. E non ci si venga
a dire che la riconciliazione vera riguarda Dio e presuppone la sua giustizia: un modo come un altro per
consacrare le guerre e le stragi. Noi
non crediamo che si possa ostentare la
ricohciliazione con Dio, che non vediamo, quando pratichiamo la morte
degli avversari, che vediamo.
DICONCILIARSI con Dio rion renJl\. de più astratta o idealistica la riconciliazione, ma vuol dire che essa
deve essere sincera, profonda, deve
toccare i gangli delle nostre coscienze, deve essere totale, capillare, diffusa. La riconciliazione tra umani può
limitarsi ai trattati, agli accordi, ai
compromessi (e se sono utili, anche
questi ben vengano), ma la riconciliazione con Dio significa rifondare
l’esistenza, la società, il mondo sulla
base dell’amore, che è la sola vera
forma di giustizia. Può darsi che sia
vero, quando si obietta da parte vostra che è facile per noi che siamo
lontani e che viviamo in altro contesto storico, politico, culturale e sociale, farvi la predica.
SI, è vero che per noi è facile. Eppure nemmeno questa constatazione ci può ridurre al silenzio. Infatti
noi non vi supplichiamo in nome
della nostra legittimità morale o della nostra buona coscienza, o in nome
di una pretesa integrità storica, ma vi
supplichiamo nel nome di Cristo. Vi
supplichiamo, dunque, siate riconciliati con Dio e tra di voi! Non lasciate
che ci si debba vergognare di essere o
protestanti o cattolici, ma incontriamoci tutti a Graz con un saluto nuòvo, quello di un mondo nuovo in Cristo: pace, pace a voi che siete lontani,
pace a noi che siamo estranei, pace
per il mondo, nel nome di Cristo! Pace, perché i vostri figli e le vostre fighe
vivano in pace la loro fede protestante e la loro fede cattolica, perché tutti
siamo in Cristo. Pace a voi, in Cristo!,
Paolo Spanu
La dignità degli esseri umani si
Oltre al problema occupazionale il n
Le competenze di governi
sostanzia nell'attività che si può svolgere nella società
e il ruolo del lavoro
ostro paese deve risolvere il dramma del deficit pubblico
' e Parlamento e le prerogative dei sindacati
DORIANA GIUDICI
IL documento di Programmazione economica e finanziaria,
(Dpef) per gli anni ’97-99, segna
l’uscita allo scoperto del governo
nato dalla vittoria ^eU’Ulivo e rappresenta la prima concreta verifica
sulla possibilità di puntare al rilancio economico-sociale del paese
coniugando giustizia sociale con
progresso economico.
Una premessa va però posta:
non vi è governo al mondo (tra
quelli industrializzati) che deve fare i conti con un deficit pubblico
tanto alto quanto quello italiano;
non solo, nello stesso Dpef viene
indicato un disavanzo primario
«inaudito» in Europa (secondo una
dichiarazione del ministro Bassanini). Si deve infatti pagare lo scotto di decermi di insensate politiche
finanziarie che hanno sempre spostato in avanti, caricandola sulle
spalle delle generazione future, la
scadenza per far quadrare i conti
della nazione italiana.
Questo è certamente un pesante
pedaggio che sia il governo che la
maggioranza devono pagare. Sono
entrambi stretti fra l’esigenza di
«agganciarsi all’Europa» e quella di
rappresentare correttamente gli interessi e i bisogni dei propri elettori. Eppure il governo Prodi deve, in
tempi certi, giungere al risanamento deir.ecònomia, uno degli obiettivi prioritari dichiarati dal governo,
e per il quale i mercati hanno dato
segnali positivi nelle prime settimane di vita del nuovo esecutivo.
Ma per noi protestanti è il lavoro
quell’elemento fondamentale che
fa non solo la «qualità» di una so-'
cietà civile, e la valenza di una classe dirigente, ma la positività di ima
scelta economica. Per il protestantesimo lavoro significa infatti tte
cose fondamentali: possibilità di
dare concretezza alla preghiera
«Dacci oggi il nostro pane quofidiano»; la dignità di ogni essere urna-no nel rispetto e vaporizzazione dei
singoli doni: opportunità di impegno solidale per evitare marginaliz-
Una recente manifestaalone sindacale
zazioni o segmentazioni della società civile.
Ecco i «fatti» su cui
cittadini protestanti
la bontà di questo g
ad impostare (certam
ha la bacchetta ma
«tutto subito») cor
manovra economica
lizzando il tema «lave
ne» come l’asse po
che proprio in quéste
stanziati nuovi fóndi
dramma di altissinfi
cupazione giovanile
nel Mezzogiorno (7 g
Campania non lavorr
Nel fi:attempo dobb
re a uno strano e ir
«braccio di forza» fi-a
ni socio-economic
Confindustria, Ass
genti statali) e gover:
cazioni di «potere»,
cide di difendere il p
Il segretario del Cec Raiser
Prepararsi a un Concilio
universale efistiano
Nel 2000, le grandi
(tradizioni cristiane dovrebbero avviare discussioni in vista di regolare
le loro divergenze essenziali, in particolare
sul ruolo del papato. E
quanto ha sostenuto il
past. Konrad Kaiser, segretario generale del
Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec),, in un
articolo pubblicato dalla
rivista tedesca «Oeku-,
menischer Informationsdienst». Secondo Kaiser, le grandi famiglie
cristiane di chiese (ortodosse, cattolica romana,
protestanti e pentecostali) dovrebbero prepararsi, aH’inizio del pros
simo millennio, a promuovere un Concilio
cristiano universale per
superare i problemi che
dividono le chiese.
«La proposta ^ ha detto il pastore Kaiser - si
basa sulla convinzione
che un Concilio, nella
piena accezione del termine, possa tenersi solo
se le chiese che vi partecipano possono confessare insieme la loro fede
e celebrare insieme 1’
Eucaristia. Ma parte anche dal principio che il
processo orientato vèrso tale obiettivo debba
avere un carattere conciliare, o almenb preconciliare». (eni)
gli elettori e i
jpudicheranno
;overno. Kiesce
lente nessuno
gica per fare
lettamente la
riennale focaro-occupazioijtante? E vero
ore sono stati
ma rimane il
tassi di disoc, soprattutto
ovani su 10 in
inoliamo assisteidibar azzante
organizzazio(sindacati,
¡credito, diriper rivendili! governo deotere d’acqui
he
sto dei salari più bassi e le parti sociali gridano indignate di essere
state espropriate delle loro funzioni (cito testualmente da una di->
chiarazione del segretario generale
della Cisl, D’Antoni: «Un’invasione
assolutamente inaccettabile del
Parlamento in una materia esclusivamente delegata a sindacati e datori di lavoro»). ,
Stiamo tornando all’era delle
corporazioni? Eppure la cultura
sindacale Italiana si è qualificata,
in questi 50 anni di democrazia,
come una cultura solidaristica, in
cui il sindacato non difendeva solo
gli interessi dei propri tesserati ina
si faceva carico delle esigenze più
generali dell’intera collettività. Ci
saremmo invece aspettati che so-,
prattutto le organizzazioni più rappresentative dei lavoratori e delle
lavoratrici proponessero al governo, con fermezza e decisione: 1) la
costituzione di una «task force» per
(foto Pietro Romeo)
affrontare in modo coordinato la
questione disoccupazione giovanile; 2) normative coerenti all’attuale
situEizione, del mercato del lavoro;
3) nuove prospettive e strumenti
per la formazione e qualificazione
professionale sia delle giovani generazioni sia di quelle adulte.
Il passato ci insegna che noti basta «stanziare soldi», occorre determinare certezza di diritto e sintesi
operativa fira la varia strumentazione. Il documento di programma-zione economica e finanziaria per i
prossimi tre anni dovrà dare certezza a giovani e meno giovani in
, modo tale che il fulcro della mano' vra economica del governo dell’
Ulivo stia in una coerente e concreta attuazione del dettato costituzionale; il lavoro (non l’assistenza), quello valorizzato da leggi e
contratti (non «nero», clandestino,
sottopagato) sta alla base delle
scelte ecònoiniche.
Ì Diritto internazionale
I delie armi nucleari
crimine di guerra?
«a:
inte
da
cleat
circ
laC
dig
spoi
era
assi
Onù
rhal
dei
que
ze
to.
pre
che
zio
spe
che
da
Jla luce del diritto
irnazionale, la minacl’uso delle armi nui è permesso in ogni
ostanza?» L’8 luglio
orte internazionale
ustizia dell’Aia ha rii|5to al quesito che le
. stato sottoposto dall’
le mblea generale dell’
li il 15 dicembre 1994
¡grado l’opposizione
paesi nucleari e di
jlli aderenti ad alleanriucleari come la NaiLa risposta della suifca corte chiarisce
. nel diritto intà-naipale «non c’è alcuna
cifica disposizione
. autorizza la minac3 l’uso delle armi nu
cleari», ma non vi è neppure «alcuna universale
o totale proibizione della
minaccia o dell’uso delle
armi nucleari».
Una risposta salomonica soltanto in apparenza perché chiarisce
che la minaccia o l’uso
delle suddette armi possa avvenire solo nel rispetto del diritto internazionale, per esempio
di quello sulle norme
umanitarie del diritto
bellico internazionale
che impone il rispetto
delle popolazioni civili.
La sentenza della Corte
dell’Aia potrebbe qùindi
rivelarsi come una sentenza storica.
ANTISEMITISMO CRISTIANO. Il Nuovo
Testamento è responsabile dell'antisemitismo dei secoli successivi? La risposta va articolata: le critiche di Giovanni
Battista, di Gesù e di Paolo si inseriKOno nella tradizione «autocritica» dei
profeti. Poi, dall'ultimo terzo del I secolo (quindi già con l'Evangelo di Matteo), con la rottura tra cristianesimo e
giudaismo, la critica non si svolge più
«dal di dentro» ma «dal di fuori» con
un appesantimento minaccioso della
predicazione cristiana. Successivamente, l'ostilità antiebraica, già presente
nel mondo antico, assumerà un contrassegno cristiano. (pag. 4)
LA TRATTA DELLE SCHIAVE. La questione della prostituzione si ripropone in
questi giorni sempre più come una
nuova schiavitù per tante donne provenienti soprattutto dai paesi poveri
del mondo. Di fronte alle proposte di
ripristinare la «vecchia schiavitù» delle
«case chiùse» bisogna orientarsi invece verso soluzioni diverse, intermedie
rispetto all'obiettivo dell'abolizione
della prostituzione, come le cooperative autogestite dalle prostitute che le
strappino dal racket. (pag. 10}
2
V
PAG. 2 RIFORMA
Della Parola
VENERDÌ 19 LUGU( IaÆNE
------------»
«Ora Gesù, chiamati assieme i
dodici, diede loro
potestà ed autorità su tutti i demoni e di guarir
le malattìe.
E li mandò a predicare il regno di
Dio e a guarire
gl’infernali. ^
Edisséloro:
’’Non prendete
nulla per viàggio:
né bastone, né
sacca, né pane,
né danaro, e non
abbiate tunica di
ricambio. E in
qualunque casa
sarete entrati, in
quella dimorate e
da quella
ripartite.
lEquant’èa
quelli che non vi
riceveranno,
uscendo dalla lo
ro città, scotete la
polvere dai vostri
piedi, in testimonianzodcontro a
loro”. Edéssi, partitisi, andavano )
attomodi villaggio in v illeggio,
evangelizzaiido e
facepdo guarigio
ni per ogni dove»
(Luca 9,1-6)
«Poi disse loro:
“Quando vi mandai senza borsa,
senza sacca da
viaggio e senza
calzari, vi è forse
mancato qualcosa?”. Essi risposero: “Niente”.
Ed egli disse loro:
“Ma ora, chi ha
una borsa, la
prenda; così pure
una sacca; e chi
non ha spada,
venda il mantello
-A
e ne compri una.
Perché io vi dico
che ih me dev’essere adempiuto
ciò che è scritto:
“Egli è stato annoverato tra i
malfattoli”.
Infatti, le cose che
si riferiscono a
me, stanno per
compiersi”»
(Luca 22,35-37)
DA DISCEPOLI A APOSTOLI
Il compito degli apostoli non può essere diverso dal compito di colui
che li manda. Come Gesù, devono «gridare» che Dio è il Signore
ARRIGO BONNES
UNA notte difficile quella di
Gesù. Solo, sul monte, in
disparte a pregare (6, 12). Non
era una scelta facile. La sua pre^
dicazione e 1 suoi gesti potenti
avevano già indotto uomini e
donne a seguirlo, altri li aveva
chiamati lui stesso; erano i suoi
disponibili éd entusiasti discepoli. Ma Gesù aveva in mente di
estrarre, dal gruppo che si era
formato, un numero simbolico
di uomini, un numero che
avrebbe aiutato, flopo, a ricollegare questi ai figli di Giacobbe,
alle tribù di Israele. Dodici (6,
13): chi scégliere? in base a quale criterio? Sulla loro testimonianza si sarebbe poi giocata
addirittura la vita della chiesa.
Bisognava dunque scegliere bene. E Gesù prega. Le scelte, anche quelle difficili, anche quelle
più combattute richiedono uno
spirito di preghiera, un dialogo
con Dio, un confronto con il Padre. Chissà se i discepoli che
verranno saranno in grado di ricordare che neanche il Figlio era
solo a decidere, ad avere le soluzioni pronte in tasca...
ascoltano, guardano, assimilano, imparano e si portano dentro la domanda che urgeva sulle
loro labbra firi^dal primo momento in cui, impauriti o festanti, hannd incontrato Gesù:
«Chi è mai costui?» (8, 25). Gesù
in realtà non li vuole lasciare
senza una risposta, ma soltanto
dopo la sua risurrezione potrà
dire loro: «O insensati e tardi di
cuore a credere a tutte le cose
che i profeti hanno dette...» (24,
25-27), per ora il «chi» si disvela
faticosamente, attraverso i gesti
e le parole che devono essere
comprese, interpretate: lo Spirito non è ancora disceso sui discepoli in attesa, ma solo Gesù
ne è ripieno (4,1)!
Gesù convoca i dodici
" Gesù elegge i dodici
C> È un perché al fatto che
Dio ha preferito Abele a
Cairto? Abramo rispetto ad altri?
Giacobbe rispetto ad Esaù? Gesù ne elegge dodici ai quali dà
anche il nome di apostoli (6,
13). Che strana parola. Non fratelli, amici, figli, discepoli... ma
apostoli! Inviati, mandati... un
po’ come gli angeli: dei messaggeri che sono, nello stesso tempo, anche «testimoni» di colui
che li manda. E questi eletti, insieme a tutti gli altri discepoli.
A
Preghiamo
"Ti preghiamo'per i setvitori della Parola, per quelli la
cui missione,è di dictiriare gli uomini a té, per quanto
questo è possibile all'uomo. , /
> Ti prei^amo di benedire la loro opera così che possano, compiendola, essere anch’essi attirati a te, affinché nel loro zeld^di attirare g^i altri a td non siano trattenud lontano da té, ' '
E ti preghiamo per I cristiani della comunità affinché, attirati a teìf non abbiano affatto di se stessi
un’idea meschina, come se non fosse loro concesso di
attirare altri a te, per quanto quesm è possibile ad qn
uomo.'
*•. f ^ ^ ' Soren Kierkegaard
^ (da f.’esercizio del cristianesimo IIL7i^ riportato
‘ * in Pr^hiere dell’umanità, Queilniana 1993)
/
Gesù dunque convoca i dodici e queU’osouro titolo a
loro attribuito si accinge ad essere dispiegato nella pratica.
Stanno per essere «inviati» e
vengono forniti degli «strumenti» indispensabili per esercitare
il mandato ricevuto: la potenza
per curare le malattie e l’autorità sopra tutti gli spiriti, nessuno escluso, che si oppongono a
Dio. Il compito degli apostoli
non può essere diverso dal
compito di colui che li manda.
Come Gesù, e con il potere e
con l’autorità da lui derivati devono, come faceva il banditore
del tempo, «gridare» che Dio è il
Signore e chq la sua signoria si
estende nel tempo e nello spazio, fornendo, nello stesso tempo, la prova tangibile di questa
signoria. Sì, perché Gesù non è
venuto soltanto a dire che Dio è
il Signore. La sua non era un’affabulazione affascinante, ma
un’azione potente. Là dove Gesù paria ed agisce la signoria di
Dio- si fa presente: «I ciechi recuperano la vista, gli zoppi
camminano, i lebbrosi sono
mondati, i sordi odono, i morti
risuscitano, l’Evangelo è annunziato ai poveri... »(7,22).
L’evangelista non ci informa
sulle modalità di trasmissione di
questo potere e di questa autorità. C’è solo uno scarno e
asciutto: diede loro! Forse attraverso le negazioni successive ci
,è possibile intuire qualeosa.
«Non prendete nulla per viaggio...». Come interpretare questa
ingiunzione? Serve solo, come
ritiene qualcuno, a definire l’eo
cezionalità del tempo che gli
apostoli stanno vivendo, eccezionalità data dalla presenza fisica di Gesù e che non sarà più
possibile vivere nel tempo della chiesa? L’utima sera Gesù disse loro: «Quando vi mandai senza bofSa, senza sacca da viaggio
e senza calzari, vi mancò mai
niente?». Ed essi risposero:
«Niente». Egli disse loro: «Ma
ora, chi ha una borsa la prenda:
e parimente una sacca; e chi
non ha spada, venda il mantello
e ne compri una» (22,35-36).
Siamo posti forse davanti a
una parola che dovrebbe aiutare
g^i apostoli prima e la chiesa dopo a capire che in Gesù è venuto
meno il confine tra sacro e profano? Che non si possono più
applicare gli antichi schemi del
puro e dell’impuro? Gli antichi
rabbini, commentando l’ingiunzione rivolta da Dio a Mosè:
«Non ti avvicinare qua; togliti i
calzari dai piedi, perché il luogo
sul quale stai è sacro» (Esodo 3,
5), insegnavano che «non si doveva salire sul Monte del Tempio né con le scarpe né con la
borsa, né con la polvere sul piedi» (Berakhot, 9, 2); con Gesù è
venuto forse il tempo in cui non
ci sono più monti o luoghi santi
(da visitare magari in occasione
di particolari giubilei) e monti e
luoghi profani; con Gesù non è
più una questione di luoghi, ma
di relazioni umane. Se Dio è colui che regna non è più dunque
possibile continuare con le vecchie regole.
Agli apostoli Gesù dice
Agli apostoli Gesù dice che
non è più possibile andare
in giro, come Mosè, con il bastone, con questo strumento, visibile, riconoscibile <li difesa, di
offesa e, a volte, di comando. La
chiesa del Signore non può fare
altro che appoggiarsi sull’invisibile Signore. Non può brandire
alcun bastone politico, economico e sociale per difendere o
per diffondere se stessa. L’unico
puntello sul quale si può appoggiare è la Parola di cui non è mai
proprietaria, ma sempre serva.
Agli apostoli Gesù dice che non
è più possibile andare in giro
con la sacca per raccogliere e
accumulare delle riserve in vista
dei tempi di magra, per poi gestire e distribuire a propria discrezione. La chiesa del Signore
non è l’abile formica, poiché
può vivere soltanto della e per la
grazia, che non è un tesoro che
può essere accumulato, ma sol-'
tanto donato.
Agli apostoli Gesù dice che
non è più possibile andare in giro possedendo il pane. Gesù ha
insegnato alla chiesa a chiederlo quotidianamente e non a
possederlo, perché sa molto bene che chi possiede il pane è in
grado di comprare l’obbedienza
e l’uomo è disposto a barattare
la sua dignità è la sua libertà in
cambio del pane. Agli apostoli
Gesù dice che non è più possibile andare in giro come schiavi
del danaro, con una mentalità
economicistica, a comprare e a
vendere. Davanti ad uno slogan
riel nostro tempo secondo il
quale tutto è «mercato», dob^biamo forse sommessamente
domandarci se anche per noi,
chiesa del Signore, può e deve
essere così o se il Signore non ci
chiama, oggi come ieri ma anche domani, a testimoniare un’
economia non fondata sull’uso
e il potere del danaro.
Agli apostoli Gesù dice che
non è più possibile andare in giro con tuniche di ricambio: il vestito buono della festa, della
«minoranza significativa», che
viene indossato negli incontri
con il potere e il vestito dimesso,
quotidiano dei credenti che si
mimetizzano nella massa anonima. Agli apostoli Gesù dice che
devono entrare nelle case e dimorare in esse. Siamo un po’
lontani da coloro che interpretano questa immagine con il quotidiano bussare, a due a due, di
porta in porta. È un’immagine
quella che viene qui proposta. È
la casa dell’uomo che si deve
aprire all’accoglienza, all’ospitalità. Si tratta cioè di entrare là
dove l’uomo è se stesso, nella
sua dimensione più intima e più
autentica. Ed è proprio lì che gli
appstoli devono incontrarlo. C’è
bisogno di chiedersi perché?
Agli apostoli Gesù non assicura il trionfo. Ricorda loro che
l’uomo mantiene la sua libertà.
Anche davanti alla potenza e
all’autorità conferita. Chissà come sarebbe stata la storia del
mondo se la chiesa, nel corso
dei secoli, non si fosse di tanto
in tanto dimenticata questa fondamentale verità... Il no viene
immancabilmente ripetuto, anche davanti al sì di Dio. E l’uomo deve essere raggiunto, oltre
che nella sua casa, là dove egli
vive la sua dimensione sociale,
economica, politica; in una parola nella città dell’uomo.
E gli apostoli vanno.
(primo di una serie di 3 articoii)
Foto: 1 delegati delle chiese della
Cevaa durante II culto di apertura
delle Assise
Note
omiletiche
Il brano di cui ci occu.
perenno in questa e nell,
prossime due settimani
riguarda i primi 17 ver^ '
ti del capitolo 9 dell'EvaiC
gelo di Luca. Si tratta degli ultimi tre episodi che
precedono il riconoscici^
mento di Gesù quale Cristo di Dio da parte dei o'
scapoli (Luca 9, 18-2))^
sono la «missione dei d^
dici», i «timori di Erodali
tetrarca», la «moltipUcaj
zione dei pani». La chiavi
di lettura che userò è: la'
chiesa missionaria, il
rapporto con il Signore vivente, gli sbocchi dellig
sua missione.
‘ SOi
p"
mond
Ho su
.çhiesi
Il primo episodio (Luct
9, 1-6), oltre ad avere un
parallelo con Marco e
Matteo, ha notevoli punti
di contatto con il brano,
contenuto in 10, 1-20, «la
missione dei settanta»,
Luca è l'unico a riportare
due racconti di missione:
uno affidato agli apostoli]
l'altro ai discepoli. Nella
prospettiva lucana i dodici
hanno un ruolo particola-'i
re e sarà poi il libro degli
Atti a chiarirlo del tutto:
«Bisogna dunque che fra
gli uomini che sono stati'
in nostra compagnia tutto
il tempo che il Signor Gesù è andato e venuto fra
noi, a cominciare dal battesimo di Giovanni fino al
giorno che egli, tolto da
noi, è stato assunto iride
10, uno sia fatto testithO- ì
ne con noi della risurre-j
zione di lui» (Atti 1, 21-22), ma insieme a loroci»
sono le donne (8, 1-3), eoi
sono i discepoli dai quali;'
Gesù prima, e la chiesai s
poi, attinge.
Il problema è se Luca intende la loro missione come qualitativamente diversa: certo balza agli occhi il conferimento delpi^f
tere e dell'autorità men-!
tre nel confronto cori la
missione dei settanta queste compaiono soltanto in
coda, ma compaiono,speif |
cui la risposta è no.
Per
approfondire
Indispensabile una sinossi per confrontare age;
volmente i passi paralleli,
negli altri evangeli: A.
Poppi, Sinossi dei Quattro
Vangeli, Edizioni Messaggero Padova, vol.1°, 199)i
X Edizione riveduta.
Fondamentale un testo
per inquadrare la teologia
dell'Evangelo: H. Conzelmann. Il Centro del Terni»
- La teologia di Luca Pietnme. Casale Monferrato,
1996. *
Necessari alcuni commentari: i classici K. H.
Rengstorf, Il Vangelo secondo Luca, Paideia,! Brescia, 1980, evangelico; H;
Schurmann, Il Vangelo w
Luca, Parte prima, Paidera,
Brescia, 1983, cattolico.
Chi si vuole accostare
all'analisi formale-letteraria del testo può utilmente leggere R. Meynet, "
Vangelo secondo Luca,
analisi retorica, Dehonmne, Roma, 1994; chi preterisce invece la lettura narrativa ha a disposizione J'
N. Aletti, L'Arte di raccotr
tare Gesù Cristo - La scrittura narrativa del
di Luca Queriniana, Br
scia, 1991.
Ulteriori contributi ^
possono ricavare da: G
rardet,.// vangelo della
berazione - lettura pò»»
«sodi.
Senei
chiesi
conta
inph
Italie
vamo
to pr
gente
straf
' cere!
chies
meni
folto
to pe
durai
blea,
istmi
E poi
ne m
sono
vacai
ta: «/
parte
, crede
chec
1 IH
‘ Ceva
: venir
- tarlo
nità,
tevo
svolg
esop
,1401
di ac
'.bilita
■|i de
*en
.Inerc
feone
Moli
l ào d
;■ pasti
para
Vi
ca di Luca Claudiana,
TorK
no, 1975 e J. Rius-C^m^^
L'Esodo dell'uomo liof° .
Catechesi sul vangelo.»'
Luca Boria, Roma, 199‘Per le voci specifiche
caratterizzano il hr.
(quali apostoli, J
demoni, possessione
esorcismi, nialattie, in
coli, evangelizzare) H ,
ruta di '?•
pre valido (a cura o
Miégge) Aa.w.
biblico, Feltrinelli'Lla,
na; per gli equivalenti
greco rimando hef^^i
mente a: voli- var
Glnt, Paideia, Brescia.
S!
hani
47 c
tine
grar
volg
sire
ste
non
mis:
incc
zioi
terr
usai
Stic;
sgo
faci
ani:
soit
der
blic
que
nu(
che
cor
nu(
stia
giC!
to]
de
que
gUi
del
log
C
zio
tei
al !
del
Cai
stu
evì
qu
tee
3
PAG. 3 RIFORMA
■' OCCU.
e nelle
verset.
ll'Êvaiv
itta de
5di che
^'lOSCl.é
ale Cri.*^
del dì
8-21) e
dei de.
:rode il
tiplica,!
I chiavi
rò;è;la
. il sue
fiore viI della
Le Assise della Cevaa si sono concluse a Torre Pellice giovedì 4 luglio
Un'Assemblea bella, arricchente, fraterna
¡Sono emersi nuovi stimoli di riflessione e di azione. Grande mobilitazione delle
chiese delle Valli per accogliere questa Assemblea intercontinentale
1 {Luca
ere un
arco e
!i punti
brano,
20, «la
anta»,
lortare
ssione;
postoli,
■ Nella
dodid
rticola-'
0 degli
tutto;
:he fra
0 stati
a tutto
lor GeJto fra
lai batfino'al
>lto da
iri de‘Stimòisurre1. 21-,
foraci
■3), e ci
1 quali
chiesa
.ucaln)ne colte diigli ocdei poì mencon la
a queanto in
FRANCO TAQUERO
Per dare un’idea dell’impatto che l’Assemblea
, ___della Cevaa ha avu
w"s*u Torre Pellice e sulla
.Alesa locale possono essere
'.^ificativi due piccoli episodi- Una giovane donna del
Senegal, delegata della sua
chiesa all’Assemblea, mi rac'¿onta: «Ieri sera siamo andati
in pizzeria. Sai che i proprietari ci hanno chiesto se eravamo della Cevaa? Avete fatto proprio un bel lavoro, la
gente era preparata alla nostra presenza, ci ha fatto piacere!»- Una signora della
chiesa di Torre Pellice, commentando il lavoro che un
folto gruppo di sorelle ha fatto per assicurare ospitalità
durante le pause della Assemblea, mi dice: «Sono gente
istruita, e così bene educata!
E poi si vede che sono persone motivate, stimolate, non
sono venuti qui per farsi una
vacanza!». E un’altra constata; (Adesso, anche se non ho
partecipato alle discussioni,
credo di capire un po’ di più
che cosa è la Cevaa».
11 Comitato italiano per la
Cevaa, organizzatore dell’avvenimento, insieme al Segretario parigino della Comunità, ha fatto uno sforzo notevole per assicurare uno
: ;wqlgimento regoiare ai lavori
e soprattutto per dare ai circa
■ 140 partecipanti una cornice
di accoglienza degna. La moibilitazione delle chiese valdesi delle Valli è stata decisa>Ìhente encomiabile; un numero impressionante di per,!t’sone ha dato lavoro volonta?'rio in molti settori, dal servi' ào di lavanderia a quello dei
pasti in Foresteria, dalla preI i|,parazione del sempre ricco
una sii
ire agelarallell
leli: A,
Quattro
yiessag>, 1991,
n testo
eologla
lonzelTempo
a Piem5 r rato,
■ l ''
li-coni'
i K. H.
e/o scia,-' Brc;
Ileo; H.
gelo df
»aideia,
ico.
lostare
letteratilmenrnet d
I Luca,
(honiai prefeira nar:ione J
raccon
.a scriiangelo
a, Brc
boti si'
: G. Gl"
iella H;
poliH'
a. Tori-.
CartipS'
ibero'
je/o
992.
:hedie
br.afi®
me ed
, mira'
user"'
I di Gorario
laudlA'
enti in
itural;
ri del
Il corteo dei delegati il giorno dell’apertura delle Assise della Cevaa
buffet presso la Casa valdese
all’accompagnamento degli
ospiti nelle varie necessità
quotidiane. L’ufficio della Tavola a Torre Pellice, la chiesa
locale e quelle vicine, la Foresteria, il Collegio, il Centro
culturale, hanno dato spazi e
ampia disponibilità andando
incontro in ogni^modo alle
esigenze di organizzazione
delle assemblee plenarie, del
lavoro in gruppi, dell’organizzazione delle conferenze
stampa. Molte chiese, non
solo quelle delle Valli, hanno ospitato nel week-end del
29-30 giugno gruppetti di delegati; quelle di Angrogna,
Luserna San Giovanni e Villar
Pellice hanno preparato
pranzi per il Consiglio, che
teneva sedute anche durante
i giorni festivi, in modo da
dare respiro al personale della Foresteria. 11 Centro vacanze dell’Esercito della Salvezza
di Bobbio Pellice ba ospitato
una trentina di persone che
non avevano potuto trovare
posto a Torre Pellice.
Un gruppo di giovani volontari, oltre a fraternizzare
con entusiasino con i delegati, ha assicurato assistenza sia
alla segreteria dell’Assemblea
sia all’ufficio di accoglienza
presso la Foresteria. Un buon
numero di persone si è infine
prestato per trasportare in
automobile a Torre Pellice
coloro che arrivavano, un po’
alla spicciolata, all’aeroporto
di Caselle e alle stazioni ferroviarie, dove un lavoro preziosissimo veniva fatto dalla diacona Elena Vigliano.
Questa mobilitazione ha
indotto certamente un avvicinamento alla Comunità
evangelica di azione apostolica anche da parte di persone
che non ne avevano che una
conoscenza molto superficiale. Non solo, la presenza nel
paese di un così numeroso
gruppo di persone di diverse
razze e culture ha favorito,
speriamo in modo non episodico, a scalfire il muro di diffidenza e di pregiudizio che
normalmente si erige davanti
a chi si presenta diverso. Sotto questo aspetto si può dire
che uno degli obiettivi degli
organizzatori locali è stato
raggiunto e a tutti va rivolto
un ringraziamento molto caloroso. Un secondo obiettivo, ancora da raggiungere, è
quello di una positiva ricaduta sulle nostre chiese della
presenza di tanti fratelli e sorelle di chiese di quattro continenti. La Cevaa, oggetto per
molti misterioso anche se 25
anni sono trascorsi dalla fondazione, a Torre Pellice è stata visibile e chi ha partecipato ai culti e agli altri momenti
pubblici ha potuto avvicinarsi, capire, trarre spunti di riflessione e, questo è Tauspicio, pensare di continuare ad
interessarsi affinché a condivisione, parola chiave della
Comunità, diventi sempre
più reale.
Infatti ad Assemblea terminata il Comitato e i delegati
italiani si trovano ora davanti
ad una responsabilità non
trascurabile, quella di farsi
trasmettitori in tutte le comunità valdesi e metodiste in
Italia del messaggio di fraternità, di condivisione e di solidarietà che la Cevaa porta
con sé e rende visibile in ogni
luogo in cui si riunisce. L’-Assemblea ha dato alle chiese e
al Consiglio della Cevaa nuovi stimoli di riflessione e di
azione, di cui Riforma dà notizie in altri articoli: rincontro è stato bello, arricchente,
pieno di suoni, di colori e di
gesti simbolici e di prese di
decisione importanti. Si tratta ora di fare lo sforzo, individuale e comunitario, di dilatare questi stimoli, di prenderli sul serio, nella prospettiva di un rilancio adeguato
della Comunità.
Un nuovo modo di fare teologia
L'animazione teologica serve
nelle chiese membro delle Cevaa
a fare crescere tutta la chiesa
FRANCESCA COZZI
SI sono da poco concluse le
Assise della Cevaa che
hanno riunito 145 delegati di
47 chiese sparse su tutti i continenti. È stato un evento di
grande importanza, che coinvolge anche la vita delle nostreichiese valdesi e metodiste italiane: infatti la Cevaa
non si occupa soltanto della
tnissione in paesi lontani, ma
incoraggia anche la vitalizzatone delle chiese al loro interno, e un modo per farlo è
Usare nei vari ambiti ecclesiastici l’animazione teolo^ca.
E necessario innanzitutto
sgomberare il campo da due
facili fraintendimenti: 1) 1’
animazione teologica non è
soltanto una tecnica per renncte gli incontri di studio binlico 0 i culti più animati. In
<luesto caso infatti la forma
tiuova e diversa contiene an, t:he una teologia nuova e
contribuisce a formare una
nuova e diversa comunità cristiana; 2) l’animazione teologica non è neppure un aspetto particolare dell’attività ecclesiastica da aggiungere a
<}uelli già esistenti, poiché riguarda tutte le espressioni
nella fede e della ricerca teologica della comunità.
Che cos’è dunque Tanima^one teologica? E certamente un metodo, ma non solo,
" servizio di tutti gli aspetti
nella missione della chiesa:
catechismo, edificazione,
studio biblico, finanze, canto,
^l'ungelizzazione, ecc. In tutti
pesti campi l’animazione
teologica suggerisce dei me
todi creativi e partecipativi
per restituire la parola di Dio
al popolo della chiesa. La ricerca di queste tecniche partecipative, infatti, parte dalla
constatazione che nella chiesa solo gli «esperti» hanno diritto alla parola, mentre sarebbe giusto che tutti i credenti partecipassero alla riflessione teologica. Il metodo
dell’animazione teologica,
restituendo la parola (e la Pa-*
rola) al popolo di Dio, rende
anche la teologia più contestuale: l’esperienza di vita dei
credenti assume un’importanza fondamentale. In questo modo la comunità è aiutata a confrontare la sua e
sperienza con l’Evangelo, e
l’Evangelo può interpellare i
credenti nel loro contesto sociale, culturale, quotidiano.
La comunità che in questo
modo riflette insieme, alla luce del messaggio biblico sulla
propria realtà, costruirà una
teologia capace di dialogare
con il mondo di oggi, nel quale la chiesa è immersa. L’animazione teologica inoltre
rende democratico anche il
governo della chiesa, che
spesso è monopolio dei pastori. Lo scopo infatti è di
rendere capace l’insieme della comunità di partecipare alla vita e alla missione della
chiesa. Per realizzare questo
programma occorre la presenza e il lavoro di animatori/ci teologici preparati. Il pastore di una comunità impiegherà sicuramente meno
tempo a preparare uno studio
biblico tradizionale piuttosto
che ricercare il metodo per
Un gruppo di delegati In visita al monumento di Chanforan
far partecipare tutto il suo
gruppo nella riflessione. Una
spiegazione più o meno vivace, che ì fedeli devono ascoltare in silenzio, rischia però
di piovere dall’alto sulle loro
teste e di non avere altre conseguenze. Preparare l’animazione di ùn incontro richiede
più tempo perché oltre allo
studio esegetico o del tema in
esame, occorre pensare anche a come far lavorare il
gruppo. Il risultato però è indubbiamente diverso e le
persone sentiranno di aver
costruito insieme qualcosa.
La Cevaa ha stimolato le
chiese membro a nominare
animatori/ci teologici e ha
anche organizzato degli incotitri internazionali di aggiornamento come quello di
Abidjan (Costa d’Avorio) nel
marzo ’95. La responsabilità
dell’animazione teologica è
però delle chiese, che devono preoccuparsi di formare
le persone. In Italia a Cevaa
ha dato l’impulso, ma il lavoro è già andato avanti. Da
quasi due anni esiste il Grant
(gruppo di animazione teologica) che ha organizzato il
convegno di Santa Severa
(25-28 aprUe ’96).
A partire da questi incontri
sono nate numerose esperienze locali, che si aggiungono a quanto già si sta facendo; la Fgei lavora già da molto tempo con il metodo dell’animazione teologica, nelle
chiese battista, metodista e
vtddese e gran parte dei partecipanti al convegno di Santa Severa provenivano dalla
Fgei. Tuttavia le chiese devono fare attenzione a non considerare l’animazione teologica come un’attività «giovanile» con il rischio di ghettizzarla, perché la grande potenzialità di rinnovamento
che porta è una necessità per
tutta la chiesa.
Messaggio delle ^sise alle chiese
"" Per te prima volta ndte storia deHa.Comunità evangelica
di apostolica (Cevaa), un’ttssebblea di 145 delegati
delle chiese, con una larga rappresentanza delle donne e
con una parteipípatíone significathrat dei Rovani, ha condotto la riflessione, condiviso la preghiera, il canto e la
danza, preso te parola pubblicamente. ''
Accolta a Torre Pellice con molto calore dalle chiese valdese e metodista in Italia, questa'assemblea ha abbozzato
il volto della Cevaa dell’anno 2000. Poste sotto lo sguardo
di compassione di Gesù di fronte alle folle stanche e sfinite
(Matt, 9,35-11,1), le Assise hanno cercato di capire che cosa significa oggi per le chiese essere «comunità di discepoli
mandati in mezzo ai lupi». Qùesto invio ispira una visione
differente del modo dì vivere te comunione tra chiese del
Sud e chiese del Nord che hanno scoperto che dovevano
trasformare le loro pratiche di condivisione, le loro informazioni, le loro risorse umane e finanziarie, e intensificare
il loro impegno comune a favore della giustizia e del diritto
della persona umana. Queste proposte sono contenute in
un documento intitolato «Risoluzioni adottate in occasione
delle Assise della Cevaa», che o^ delegato/a è ìnvitato/a a
fare conoscere nella propria chiesa. La dinamica dell’invio
‘ che ha caratterizzato lo svolgimento di queste Assise e che
ha permesso te retJizzazìone di questo documento deve essere amplificata in ciascuna delle chiese.
Nata nel 197Í da un ampliamaiìÉd del campo di intervento di una società missionaria, la Cevaa delTanno 2000 è
chiamata a intraprendere un nuovo ampliamento della
propria visione comunitaria. La Cevaa non può più es^re
il fatto delle sole chiese attraverso un piccolo gruppo dì responsàbili, ma deve diventare là' causa di tutto il popolo
della chiesa al di là dei suoi confini istitiizidnalì. In questo
modo, te Cevaa potrebbe aprirsi più ampiamente ai mdtdmenti di dorine e di giovani e, tramitéioro, essere maggiormente adirascolto di coloro per i quaitmel mondo, la difesa
appare tuttora come un pianeta straniero.,
I Come si sono svolte le Assise
Dieci giorni per riflettere
cantare, pregare, proporre
JEAN-JACQUES PEYRONEL
INCONTRI, scambi, riflessioni ma anche canzoni,
danze, meditazioni, preghiere; i dieci giorni delle Assise
sono stati una grande festa
piena di allegria e di partecipazione, la festa di sorelle e
di fratelli lontani che per la
prima volta si incontrano.
Dopo il culto di apertura del
24 giugno, i lavori sono iniziati nella mattinata del 25
con una relazione del prof.
Jacques Nicole, direttore dell’Istituto ecunienico di Bossey. La relazione ha posto
con forza la questione degli
stereotipi con i quali l’Occidente ha sempre guardato ai
paesi dell’Oriente e del Sud.
Per uscire da questo sguardo disumanizzante o, nei migliori dei casi paternalistico,
che ha pesantemente segnato il tempo della colonizzazione e della missione europea, occorre «disimparare
per imparare». La ragion
d’essere della Cevaa si fonda
su questa scommessa.
La riflessione preliminare è
quindi proseguita la sera
stessa con una tavola rotonda a quattro voci che ha raccolto le reazioni di rappresentanti dei quattro continenti presenti alle Assise. Dai
quattro interventi è emerso
che uno dei compiti specifici
della missione delle chiese è
quello che il prof. Paolo Ricca
(intervenuto come rappre
sentante europeo) ha chiamato «l’umànizzazione dell’
altro» che, in primo luogo,
implica la lotta per la giustizia sociale ed economica e
quella per il rispetto dei diritti della persona umana.
Da mercoledì 26, i 145 delegati hanno proseguito là
riflessione, suddivisi in 12
gruppi di lavoro. Da questo
confronto e dal successivo
dibattito in assemblea plenaria, si è approdati ad un documento di una diecina di
cartelle, redatto da un apposito comitato di redazione, e
trasmesso al Consiglio come
«orientairienti». Su tutti i temi discussi (animazione teologica, formazione e borse,
scambio di persone, giustizia
e dùitti della persona umana,
comunicazione e informazione, politica finanziaria, giovani, donne), l’assemblea ha
espresso con chiarezza e determinazione le proprie convinzioni e suggerito modalità
di attuazione delle proposte
avanzate.
Anche se le Assise non avevano potere deliberativo, non
c’è dubbio che questa prima
ampia consultazione di base
nella storia della Gevaa inipegnerà seriamente il Consiglio nei prossimi anni. Il suo
compito infatti è di garantire
e di sviluppare i principi fondamentali della Cevaa: la
coftdivisione, la solidarietà,
ruguaglianza di fronte alle
sfide del terzo millennio.
' Risoluzione del Consiglio
Il Consiglio della Cevaa, formato dai delegati di 47 chiese
protestanti del Pacificò, deirAfiica, deiTAmerica Latina e
dell’Europa, si è riunito a Torre Pellice dal 18 giugno al 4 luglio 1996. Attento da molti anni al posto degli stranieri nello
spazio europeo, denuncia con forza:
- l'espansione dell’estrema destra in Francia e di altri
movimenti nazionalisti in Europa che tendòrio a Considerare lo straniero come un pericolo, trastormandoio così in un
capro espiatorio di tutti ì problemi sotìdì ed economici attuali: "
paura -----------ft-——-----------———
particolmnente restrittiva e fastidiosa che ne viene fatta.
Saluta con gitetitudine gli sforzi compiuti ddle chiese e
dalle opere protestanti In Francia, in Sviz2»ra e in Italia, che
lottano per la difesa dei dirìttì della persona, e le incoraggia
a portare avanti questa azione di resistenza contì'o ogni manfféstazione xenofoba.
■„ ¿:à.hà ______— -----------------^— --------------------
4
PAG. 4 RIFORMA
Fede E Spiritualità
VENERDÌ 19 LUGUOtqq^
Fare chiarezza per cogliere l'evoluzione del pregiudizio nella storia
Dall'antigiudaismo all'antisemitismo razziale
L'alleànza fra cristianesimo e potere politico fu una delle radici del fenomeno
In epoca moderna la pseudóreligione della razza ha esasperato la discriminazione
EMIUA VANTUONO*
Lf OSTILITÀ antiebraica,
I presente nel mondo antico (come testimoniano testi
di autori greci e latini), assume con l’avvento del cristianesimo il contrassegno specifico dell’antagonismo religioso. La nota e complessa
relazione che intercorre tra la
nuova religione e la sua matrice ebraica produce un’antitesi che è «radicale», in senso letterale perché tocca appunto le radici, e perdurante
storicamente in quanto per la
definizione e conservazione
dell’identità cristiana l’ebraismo diviene e resta termine
di riferimento obbligato. Nel
suo durare secolare, l’antagonismo si salda con potenze
storiche variamente emergenti e conseguentemente si
articola in maniera diversa
senza tuttavia perdere un’
omogeneità di fondo, almeno
fino a quella fatale «trasmutazione di essenza» dèll’antigiudaismo cristiano in moderno antisemitismo razziale, politicamente utilizzabile,
che fra il XIX e il XX secolo
apre la rà della shoà.
Della storia dell’antigiudaismo, troppo lunga per essere
sia pur sinteticamente ripercorsa, vanno evidenziati due
momenti cruciali: l’alleanza
tra religione e potere statuale
a partire dal IV secolo d.C. e
l’ideologizzazione dell’antigiudaismo alla prova della
prima crociata, fi nesso che
lega le sorti del cristianesimo
a quelle del potere politico a
partire dall’adozione della religione cristiana come religione dell’impero per volontà
di Costantino, conferisce potenza operativa all’antigiudaismo religioso. Immediatamente misure a vario titolo
discriminatorie e vessatorie
sanciscono lo status di inferiorità a cui l’ebraismo resta
condannato fino all’epoca
dell’emancipazione apertasi
con la rivoluzione francese.
Ma se l’alleanza di politica e
religione comporta disagi e
vessazioni per gli ebrei, tuttavia l’equilibrio precario tra
discriminazione e tolleranza
mantenuta da stato e chiesa
consente alle comunità
ebraiche durante il primo
millennio una sopravvivenza
che giunge talvolta a livelli alti di prosperità di vita e di
cultura. La prima grande crisi
si produce, per ragioni complesse, nell’Xl secolo, l’inizio
dell’epoca dellç crociate.
Un aspetto di questa fase
della storia dell’antigiudaismo va evidenziato: nel contesto dell’ideologia della
«guerra santa» per la liberazione del sepolcro di Cristo,
l’ebreo diventa un nemico
qualitativamente diverso, il
nemico «interno» della civiltà
cristiana. Interno per ragioni
strutturali di identità oltre
che per l’occasionale e «nomade» soggiornare nei’confini dei paesi europei. Un nemico dentro di sé da distruggere prima di affrontare il nemico lontano che è certo «infedele» ma non fino ad essere
«traditore di Dio e suo assassino». La fatale ideologizzazione dell’antigiudaismo, con
le note devastanti conseguenze pratiche che la storia
ha impietosamente esibito,
rivela la sua potenza operativa proprio a partire dalla prima crociata che, con il massacro degli ebrei messo in atto dai crociati in marcia verso
la Terra Santa, è la prima fonte di quella scia di sangue che
percorre il Medioevo e l’intera modernità.
Dopo le grandi speranze e
le ambiguità non meno grandi dell’età dell’emancipazione, che comunque con la rivoluzione francese produce
la fondamentale conquista
dello status giuridico per il
quale gli ebrei residenti nei
paesi cristiani diventano «i
cittadini di religione israelitica», l’antigiudaismo tradizionale si avvia verso una mutazione genetica. L^antisemitismo moderno è infatti razziale, fondato cioè su quella
pseudoreligione della razza
Vignetta nazista di propaganda antisemita
che tra il XIX e XX secolo si
accredita come visione complessiva del mondo in grado
di offrire facile soluzione ad
ogni interrogativo con il ricondurre l’uomo, la sua storia, il suo sapere e finanche la
sua etica alla struttura elementare del conflitto fra razze inferiori e ràzze superiori.
Ma'quest’antisemitismo razziale è anche politico, ossia
ideologicamente utilizzabile
come perno dèi progetto totalitario del nazionalsocialismo, secondo le esplicite ma
inascoltate dichiarazioni del
Mein Kampf di Hitler. Per
queste ragioni l’antisemitismo moderno non è un nuovo capitolo di una vecchia
storia ma qualcosa di inedito
nella storia dell’Occidente.
Pur avendo avuto la potenza
di contagiare il cristianesimo
(ed è un problema irrisolto
l’ambiguità dei comportamenti di molti cristiani all’
epoca delle persecuzioni e
della shoà), Tantisemitismo
razziale politico è incompatibile con la religione cristiana.
Incompatibile con la teologia
biblica della creazione e la
nozione di libertà umana e
quindi di responsabilità ad
essa connessa, incompatibile
con l’idea di salvezza come
possibilità offerta a ciascuno,
quest’ultima, inaggirabile
dottrina cristiana.
DeU’antisemitismo razziale
politico si può dire che realizza la presaga visione di Baudelaire che annuncia l’ascesa
al cielo della razza satanica e
il rovesciamento sulla terra
del trono di Dio. Considerando il potenziale distruttivo
dispiegato dal totalitarismo
antisemita, oltre che fisicamente contro gli ebrei e il loro patrimonio di cultura e di
idee, contro l’intera tradizione dell’Occidente, la sua cultura, la sua filosofia, il suo
ethos, ma anche le sue istituzioni, prime fra tutte il diritto
e lo Stato, va con forza affermato che il Dio. oltraggiato
non è solo il Dio vivente
dell’Antico e del Nuovo Testamento, il «Dio di Abramo
di Isacco e Giacobbe». Travolto e calpestato è anche il
«Dio dei filosofi», se è lecito
usare questa espressione come immagine simbolica dei
valori prodotti dalla ragione e
accreditati, quali titoli di
onore e di dignità per ogni
uomo, dalla civiltà occidentale nel suo pur accidentato
cammino.
"Docente di filosofìa morale
all'Università di Napoli
Radici di una polemica teologica
I padri della Chiesa
e l'antigiudaismo cristiano
Per alcuni decenni la storiografia ha individuato le radici dell’antigiudaismo nel
pensiero dei padri della Chiesa, dove effettivamente esso
raggiunse livelli incredibili di
ostilità ed inimicizia. Più recentemente, si è risaliti agli
stessi testi del Nuovo Testamento, in particolare a Luca
degli Atti, ai quarto Vangelo e
soprattutto a Paolo per il suo
giudizio sulla Legge.
Tralasciando queste premesse neotestamentarie, mi
soffermerò su tre aspetti della polemica teologica, consapevole che le radici dell’antigiudaismo andrebbero cercate anche nelle concrete situazioni storiche di conflittualità
tra le comunità cristiane e
giudaiche. Un primo aspetto
è l’attribuzione ai giudei della
responsabilità della morte di
Gesù, un problema che da
sempre appassiona non solo
la ricerca storiografica ma la
stessa coscienza umana. Chi
ha messo a morte Gesù? Gli
ebrei o i romani, il Sinedrio o
Pilato? Soprattutto, come nasce storicamente l’idea d’una
responsabilità giudaica che
coinvolge non solo i capi, ma
l’intero pòpolo e ne fa un popolo deicida^
Il lealismo
nei confonti dei romani
Se è vero che nei Vangeli
l’ostilità contro Gesù sembra
nascere non dal popolo, ma
quasi esclusivamente dagli
scribi e dai farisei, dopo la
morte di Gesù e nel corso del
II secolo, la polemica religiosa crescente, ma probabilmente anche un bisogno di
lealismo nei confronti dei romani, conduce ad addossare
la responsabilità sui giudei.
Tra i documenti più significativi di questo spostamento va
ricordato il «Dialogo» con
Trifone dell’apologista Giustino, il primo testo di polemica antigiudaica esplicita,
nel quale si dice: «Voi avete
ucciso il giusto e prima di lui
i suoi profeti, ed ora perfidamente respingete quelli che
sperano in lui»; e un’omelia
sulla Pasqua di Melitene di
Le critiche al giudaismo non vengono da fuori ma dall'interno di una comunità di riferimento
Il Nuovo Testamento responsabile dell'antisemitismo dei secoli successivi?
BRUNO CORSAMI
IL Nuovo Testamento può
essere considerato responsabile dell’antisemitismo dei
secoli successivi? Osserviamo, nella storia di Israele, la
presenza di un fenomeno
non comune: la capacità di
autocritica. Questa specialità
si è sviluppata in modo specialissimo attraverso la parola dei profeti. Solò eccezionalmente i profeti parlano
contro «gli altri»: per esempio
nei cosiddetti «oracoli contro
le nazioni» (se ne può trovare
un accùmulo nei capitoli 1321 del libro di Isaia, ma non
tutti risalgono al profeta
omonimo). L’aspetto più caratteristico della predicazione dei profeti è stato quello
di mettere in luce le colpe del
loro popolo e di biasimarlo
per questo, invitandolo a
cambiare strada, e permettendo aiuti e benedizioni dal
Signore se ciò fosse accaduto,
o terribili castighi e anche la
distruzione in caso contrario.
Si legga come esempio Isaia
9, 7 fino a 10, 4. Ancora più
radicale Amos 8, 2. A questa
critica impietosa non sfuggiva neppure la vita religiosa di
Israele, anzi, i profeti hanno
parlato spesso contro la sicurezza deìVhomo religiosus
(von Rad, Teologia dell’A.T.,
Il, p.l62). Contro le pratiche
religiose non accompagnate
dall’impegno etico e sociale
si esprime Isaia 1, 10-17.
Osea 6,6 (citato due volte nel
Vangelo di Matteo) proclama
la superiorità della pietà e
della conoscenza di Dio rispetto a sacrifici e olocausti.
Feste, adunanze e sacrifici
sono condannati in Amos 5,
22-23. E sono soltanto alcuni
esempi. Perciò Geremia può
definire la sua vocazione come un ministero destinato a
«sradicare e demolire» (1,9).
In tutti questi passi, e altri simili, non si può parlare di
«antisemitismo» o di «antigiudaismo», perché siamo di
fronte a critiche pronunziate
all’interno della comunità
giudaica.
La mia convinzione è che
anche le critiche di Giovanni
Battista e di Gesù abbiano la
stessa caratteristica. Il discorso può essere più complesso per Paolo, perché egli
vive la sua predicazione dopo Pasqua, quindi già nella
fede ’in Cristo risorto e glorificato; ma Paolo contesta in
più passi che questo possa
metterlo fuori della comunità di Israele*.
Dunque quando muove
delle critiche non lo fa dal di
fuori ma dal di dentro, come
i profeti e Gesù. La situazione cambierà nell’ultimo terzo del I secolo d.C., perché si
produce una rottura fra cristianesimo e giudaismo che
sarebbe molto complicato
analizzare in tutti i suoi
aspetti e in tutte le sue cause:
dobbiamo anzitutto prenderne atto. Così vediamo,
specialmente in Matteo, apparire l’espressione «nelle loro sinagoghe» alle quali i cristiani non sono più partecipi; nel Vangelo di Giovanni
troviamo che i genitori del
cieco guarito da Gesù rifiutano di testimoniare, «perché
avevano paura dei (Giudei;
poiché i Giudei avevano già
stabilito che se uno riconoscesse Gesù come Cristo, fos
se espulso dall^ sinagoga» (9,
22). E chiaro che qui (come
in 16, 2) il quarto Vangelo,
che è il più recente di tutti,
scritto alla fine del I secolo o
airinuio del II, proietta sul
tempo del Gesù terreno le
tensioni esistenti al suo tempo fra le due comunità. È
possibile che il giudaismo
abbia accusato i cristiani di
connivenza con Roma per la
sconfitta nella guerra giudaica del 66-73 d.C., che portò
alla rovina del Tempio di Gerusalemme, e che abbia con
siderato i cristiani come
quelli che li avevano «espropriati» del possesso delle
Scritture e delle promesse
messianiche.
Comunque sia, da quel
momento tutto quello che i
cristiani dicono su Israele
non è più visto come legittima critica svolta «dal di dentro», ma come accuse mosse
dal di fuori. E in questo clima
di tensione è comprensibile
che alcuni abbiano visto insegnamenti e appelli di Gesù
attraverso gli occhiali deformati del divorzio fra le due
comunità, e ne abbiano addirittura appesantito il carattere minaccioso, poi fissato per
iscritto come se fosse già stato pronunziato così la prima
volta, dal Gesù terreno. Ma
Gesù parlava aramaico o
ebraico, e la forma greca dei
suoi detti risale alla chiesa
della seconda metà del secolo, che può avere appunto
appesantito e radicalizzato,
anche alla luce dei fatti tragici che avevano colpito Gerusalemme e la Giudea durante
la guerra con Roma. Purtroppo l’abitudine di inferire sui
vinti 0 di considerarli sempre
responsabili delle loro disgrazie è vecchia come il
mondo. Ciò è ancora più evidente nelle epistole post
paoline e nella Apocalisse.
Non dico questo per scagionare il cristianesimo primitivo, ma per focalizzare la situazione che ha portato a
una tensione sempre più
grande fra le due comunità.
Questa tensione, peraltro,
non deve essere proiettata
all’indietro, sulla persona e
l’insegnamento di Gesù (e
forse neppure di Paolo): Gesù
era un genuino erede dello
spirito profetico del passato,
e le sue parole autentiche,
anche quando erano critiche,
non esprimevano, la condanna della fede cristiana sulla
religiosità giudaica, ma erano
appelli simili a quelli dei profeti per invocare il «ritorno al
Signore» di quelli che si allontanavano dalle sue vie e
dallo spirito dell’elezione e
delle tradizioni dei padri. Chi
legge e spiega oggi il Nuovo
Testamento deve evitare di
usarlo strumentalmente per
demonizzare il giudaismo
(nel senso déiVAdversus }udaeos di Tertulliano e del
Dialogo con Trifone Giudeo di
Giustino Martire).
(•) Per non ripetermi, rinvio a
due miei articoli: «Dio non ritira i
doni che ha fatto (Romani 9-11)»,
La scuola domenicale 1994, pp
336-340, e «Il Nuovo Testamento
e gli ebrei», ibid.,pp 331-335.
Sardi, in cui è il popolo jje
Israele (non solo i suoi
capi
che nel giorno di Pasqua, «]
centro di Gerusalemine’h'
ucciso Gesù. '
Il secondo aspetto è eh»
questa colpa di Israele nQȏ
rimasta impunita, ma, cii
quarant’anni dopo la ntoi
di Gesù, c’è stata la disi
ne di Gerusalemme e „
tempio nella guerra contrai
romani. Se da sempre iLg
daismo conosce l’idea per
le disgrazie del popolo soì
la punizione per la sua i
deità, nasce ora una teofoi
della storia per la quale ai^
mani viene sempre più attri.’i
buito un ruolo prowidenziai
le di strumento nelle manid]
Dio, mentre ai giudei viene
addossata la responsabilità
delle sue infedeltà. Ma non
sono solo gli eventi disgraziati del popolo, sono le stessa
istituzioni giudaiche, la cii
concisione, il sabato, le festività, che manifestano rineapacità di Israele a rispondere
al suo Dio. Scrive Giustino,
riferendosi alla disastrosa,
guerra contro Adriano del
135: «La circoncisione è stata
data a partire da Àbramo come segno che vi distinguesse
da noi e dagli altri popoli affinché voi soli soffriste ciìi
che ora giustamente soffrite»,;
VENfí
«Iquat
«D
nel
SEC
fat
fai par
aU’usc
cordi.
La chiesa erede di Israeleil
Il terzo aspetto è il più delcato. Fin dall’inizio i cristiani
hanno affermato che la chie-i
sa è l’erede di Israele. Se ntì
capitoli 9-11 della lettera ai
Romani Paolo si pone ancora
drammaticamente il problèma del destino e della salvei
za di Israele, in autori come
Giustino 0 Melitone si rende
esplicita quella che oggi viene ; i
chiamata la teoria della sosti'
tuzione: l’alleanza del Sinai è
stata revocata dalla nuova alleanza nel sangue di Cristo, la
chiesa è l'erede di Israele, èl
vero Israele. Afferma Melitone: «Il popolo giudaico era
come lo schizzo di un progrito, e la chiesa è la sua retilszazione». La coscienza della
novità cristiana spinge questi
autori a destituire di ogni valore non solo la legge mosfflca, ma le stesse Scritture giudaiche, che sono in quache
modo invecchiate, sono i libu
del Vecchio Patto. Per diventare yAntico Patto esse devono piegarsi a una lettura interamente cristologica. I^ conseguenza, per i cristiani, è che
i giudei non sanno leggere la
Scrittura perché manca loto
la chiave di volta per capirne
il senso ultimo.
L’Antico (non il Vecchio)
Testamento è tale in quanto
prefigura il Nuovo, naain
questo modo smette di aP‘
partenere ai giudei per app^
tenere ai cristiani. I
teologici che affiorano nel
letteratura denotano una terribile situazione di conflitw»
lità anche a livello storico p
cui, già alla fine del 11 '
le due comunità non so
più sorelle o separate, ma
cisamente ostili. E
processo si accentuerà se
pre più nel corso dei secoli.
(Tratto dall'intervento
gio Jossa, professore di Storta^
tica all'Università di Napoli
nato presso Tvniversitàste
24 maggio 1996 nell'ambito f
24 maggio________-, .
seminario su cristianesimo
tigiudaismo)
Ìnia di
ïStenti?
Ìe pro
ste po
(Ppre
que es
mi a 1
pubbli
autori
c®o i
!|iièl c
' ‘ 0 (
,m
tidas:
Meno
quanti
pfecol
littl
rioni
miglia
medi
miliai
volo (
qudci
asapi
colo s
britar
Roma
gevai
casa,
proni
Sinoc
delle
pòrta
saper
moni
te sol
chi si
re?»(
La
inco:
coni
pren
dio e
m
50
imi
5
'pio di
òca^
qua, al
me ha
19 LUGUO 1996
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
poli aísle ciò
)f&ite»,.
iìideii-'
ristìanij:
a chiese nei
itera ai
ancora
aroljlesalve^
i come
i rende
»i viene
flSO#
Sinai è
lovaalristo,la
eie, èO
Mentoico era
progetreaiiza della
! questi
ignivàmosaiire giuualche
oi libri
diven; devora inte^coni,èche
tgere la
ca loro
capirne
«■quattro cavalieri» dail’«Apocalisse» di A. Dürer (14d8)
m Un'iniziativa della Società biblica
«Dire la Parola» per calarsi
nel testo e viverlo nella fede
MARIO CIGNONI
nani di
1 viene
-abilità
la noi
graziastesse
lacite festi:
rincaondere
astino,
istrosa,
no del
è stata FECONDO un’inchiesta
moco- Sfatta a Roma aicuni anni
ili pare che l’89% dei cattolici
#uscita dalla messa non ricordi, 0 non abbia capito, il
passo letto pochi minuti pri_ ma dal prete. E fra i proteraelel; istanti? La domanda può essere provocatoria, ma le risposte potrebbero rivelare delle
t|orprese. Il problema comunque esiste, siamo in moltissimi a non sapere leggere in
ipubblico, sia che si tratti del
testo sacro sia che si tratti di
autori profani. Dal pulpito
cprto è importante far capire
¿qiiél che si legge, ñon fosse
ptro che per rispetto del tefso, ma a scuola, con gli autori dassici, la situazione non è
meno grave e lo stesso a casa
quando si leggono le favole ai
piccoli o il giornale ai grandi.
Tutti ricordiamo le illustrazioni con il vecchio capofamiglia valdese che legge al lume di candela la Bibbia ai familiari raccolti attorno al tavolo della cucina, e forse a
qualcuno è capitato di venire
a sapere che alla fine del secolo scorso la Società biblica
britannica e forestiera aveva a
Roma delle signorine che leggevano la Bibbia di casa in
casa. Sapere leggere, sapere
pronunciare (per esempio in
Sinodo 0 in una qualunque
delle nostre assemblee) è importante perché è importante
super comunicare. Paolo am■ inonisce: «Se la tromba emette soltanto un suono confuso,
chi si preparerà a combattente?» (ì Cor. 14,8).
La Società biblica è venuta
>ancontro a questa esigenza
con uña confezione che comprende quattro cassette àudio e due fascicoli*. L’opera è
icchio)
quanto
ma i®
diapappar
motivi
0 nellí
ma tériflittuaico pet
secolOi
1 sono
madc'
qüesto
à sefli'
icoli
di
poUi K
5tessa>‘
todiv^
10 t
nto
® Pàdre Balducd
50 anni di
inipegno
È recentemente stata pub“beata una biografia di padre
«besto Balducd, integrata
“b suoi scritti, dal titolo ErBalducd, cinquant’an‘ di attività. La biografia,
Orata da Andrea Cecconi,
Olla redazione di «Testimoteiize», è presentata dal
Residente della rivista LodoCo Grassi. Il volume, che
“biprende una vasta docuteentazione fotografica, può
a •^ohiesto direttamente
|. *Testimonianze», via dei
'^cettini 11, 50016 San Doronico di Fiesole (Fi), tei.
“55-597080.
stata presentata ufficialmente al Teatro nazionale di Roma il 10 giugno 1996 dagli
stessi autori, norpi noti dello
spettacolo: Franco Giacobini,
Angela Goodwin e il grande
Vittorio Gassman, di fronte a
un centinaio di rappresentanti delle chiese evangeliche
(valdesi, battiste, awentiste,
pentecostali), della Chiesa
cattolica, delle librerie religiose e delle principali testate
giornalistiche. Ricordiamo,
fra gli ospiti, Paplo Ricca,
Franca Long, Renato Malocchi, Alberto Abiondi, mons.
Clemente Riva. L’avere saputo coinvolgere questi attori
attorno alla parola di Dio ha
dato alla Società biblica stessa più ampió respiro e una
giornata di notorietà, data la
vasta risonanza dell’evento
sulla stampa nazionale e locale, e su alcune televisioni.
Affascinante come sempre
Gassman, avvolto dal fumo
della sua sigaretta, laico ancora lontano da una conversione ma alla ricerca di Dio è
comunque vicino alla Parola
sacra, ha insegnato «come»
leggere, come calarsi nel testo, come dare un’intonazione personale pur mantenendo alcune caratteristiche fondamentali. Leggere bene e interpretare, con la lettura, dei
brani, non è capacità che si
impara in cinque minuti, ma
richiede «stoffa» poi una lunga preparazione e un esercizio continuo. Non si improvvisa, è frutto di un metodo
che ha le sue leggi, e di un
lungo lavoro: respiro, intensità, timbro, intonazione,
pausa, ecc.
Giacobini è un credente
con una lunga esperienza,
avendo letto oltre 350 volte il
Vangelo di Marco in pubblico
(teatri, monasteri e chiese).
Con Angela Goodwin ha evidenziato che se è certo lo Spirito che fa vibrare la parola
biblica, una buona preparazione non può che giovare a
una lettura «ispirata». Fare ri' suonare le antiche parole del
Libro nel mondo odierno è
un compito e un privilegio al
quale come credenti non ci
vogliamo sottrarre, ma anche
al quale non ci si può accingere senza l’umiltà di una
preparazione adeguata.
Insieme a vari consigli (che
sono vere e proprie lezioni),
seguono esempi di lettura
tratti dalla Bibbia e da autori
classici come Sofocle, Dante,
Leopardi e altri. Si tratta di
uno strumento utile per pa-^
stori, predicatori locali, lettori, per monitori e per tutti coloro crie amano la Parola e ne
apprezzano il suono.
(•) Dire la Parola. Roma, Società biblica britannica e forestiera, 1996, £ 50.000.
Fa discutere la teoria del prof. Thiede dell'Università di Raderborn
È possibile «ringiovanire» il Vangelo di Matteo?
Lo studioso tedesco si basa su rilievi di natura paleografica ma l'analisi dei testi
rimanda a dati storici inoppugnabili: la Bibbia è la miglior interprete di se stessa
BRUNO CORSANI
Ha suscitato un certo interesse la notizia, pubblicata più o meno ampiamente dai giornali, che uno
studioso avrebbe datato
frammenti del Vangelo di
Matteo (conservati in una biblioteca di Oxford) intorno al
50 d.C. Se fosse vero, questo
vorrebbe dire che l’originale
è anche più antico di quella
data (a meno che il frammento sia dell’originale!).
L’argomentazione dello
studioso, professore all’Università cattolica di Paderborn
(Germania) è tutta fondata
su osservazioni paleografiche, comprensibili solo a chi
si è specializzato in scrittura
antica, e troppo complesse
da riassumere. Diciamo soltanto che il prof. Thiede fa riferimento al, modo do scrivere certe lettere, all’abbreviazione dei nomi divini (o «sacri» in genere), e all’uso di
scrivere sui due lati del foglio
(di papiro, in questo caso).
Questo implica che il foglio
faceva parte di un quadernetto, e non era parte di un
rotolo.
Lo stesso Thiede riconosce
che queste caratteristiche
possono già essere constatate
alla metà del I secolo d.C.,
ma in realtà sono attestate
anche nel II secolo, quindi
l’anno 50 non costituisce una
frontiera al di là della quale
non potrebbe essere stato
scritto quel frammento di papiro? Papiro che era già noto
da molti anni ed è registrato
anche nell’ultima edizione
del Nuovo Testamento greco
di Nestle-Aland con la sigla
P64 e datato intorno al 200
d.C. Per l’illustre storico e paleografo francese Emile Puech, che ha ricostruito sulla
prestigiosa Revue Biblique
(1995/4) l’intera pagina, recto e verso, da cui si è staccato
e conservato il frammento in
questione, non c’è nessuna
prova che esso sia anteriore
al II secolo: il suo testo è simile a quello del papiro P45
che contiene (frammentariamente) i Vangeli e gli Atti e
che viene datato al III secolo.
L’uscita del Thiede, che
ringiovanirebbe di circa 40
anni il Vangelo di Matteo, ci
ricorda un analogo intervento dello stesso autore, alcuni
anni fa, in appoggio alla teoria del gesuita spagnolo O’
Callaghqn: secondo loro un
frammento di Marco (6, 5253) sarebbe stato trovato nella settima grotta di Qumran e
dovrebbe quindi essere anteriore al 68 d.C., anno in cui la
setta di Qumran fu annientata dai romani. In quel caso la
datazione del frammento era
fuori discussione,' ma non
così la sua identificazione: le
lettere leggibili erano solo
una quindicina, tre o quattro
per rigo d’un frammento
grande poco più di un francobollo. Per far corrispondere queste 15 lettere con quelle di un versetto di Marco, bisognava immaginare che lo
scrivano avesse omesso dal
versetto due brevi parole,
che avesse scritto unaT invece di una D, e che la seconda
lettera fosse una I (mentre è
quasi sicuramente una O).
Troppe ipotesi di errore per
un testo così breve! A forza di
ipotesi (addossate a uno scri
Ancora un libro sul teologo tedesco
Bonhoeffer tra vocazione
cristiana e azione politica
HERBERT ANDERS
Da quando si è commemorato il cinquantenario della drammatica morte
di Dietrich Bonhoeffer si susseguono le pubblicazioni sul
teologo tedesco; già questo
dato esprime quanto favore
egli incontri presso il pubblico italiano: Bonhopffer risveglia l’interesse per la teologa
presso un pubblico «religioso» ma anche presso i cosiddetti «laici» in virtù della radicalizzazione del nesso tra
riflessione teologica e azione
nel concreto della storia.
In questa prospettiva Alberto Conci nel suo libro* discute la correlazione dei due
estremi rinvenibili nel teologo: da un lato la forte convinzione e il grande impégno
per la pace e dall’altro il ricorso alla violenza nelTepisodio dell’attentato contro
Hitler. Una dialettica, anzi
quasi un paradosso che a
prima vista può lasciare perplessi per l’inconciliabilità
dei suoi elementi. Conci esamina perciò i diversi periodi
della vita di Bonhoeffer, con i
riferimenti a disciplina, azione, sofferenza e morte, inseguendo la domanda se la
scelta dell’azione radicale
evidenzi una rottura o piuttosto un’evoluzione nel teologo tedesco.
Partendo dal Bonhoeffer
giovane laureato, con un’etica ancora poco storicizzata,
attraverso la svolta nel confironto con la posizione privilegiata degli Stati Uniti e con
le drammatiche vicende che
vano di 1.800 anni fa che non
può controbatterli^) si può
arrivare a sostenere qualsiasi
cosa: come dice un motto
popolare, «se mia nonna
avesse le ruote, sarebbe un
carretto».
Mi stupisce che accanto ad
argomenti paleografici così
deboli non si sia riflettuto
che essi vanno contro argomenti molto più solidi che
giustificano la composizione
di Marco poco dopo il 70, e
quella di Matteo e di Luca fra
gli anni 80 e 90. L’accenno
alla «cortina del Tempio» in
Marco 15, 38 implica che il
Tempio non esista più e che
non sia possibile controllare
l’esattezza delTinformazione. I numerosi riferimenti di
Marco alla persecuzione dei
discepoli sembrano presupporre l’epoca in cui la via cristiana non era più considerata come una corrente del
giudaismo e non godeva più
della tutela assicurata alla fede ebraica dai romani. Matteo poi rappresenta un’evoluzione molto netta delle posizioni esposte in Marco (e
nei «detti di Gesù» della fonte Q, che insieme a Marco ha
fornito a Matteo molto del
suo materiale), da molti punti di vista: della cristologia,
deU’istituzìonalizzazione
della chiesa, della disciplina
comunitaria, della missione
ai pagani, della concezione
della Legge e del giudizio^ finale, ecc. Gli ultimi 50 anrii si
sono dedicati a un’analisi
sempre più attenta dei criteri
«editoriali» di Matteo e di Luca, e hanno cosi dimostrato
luminosamente (anche se il
fine di queste analisi non era
quello) che intercorre un decennio o due fra Marco e i
due vangeli maggiori.
Mi domando perché i tentativi di anticipare la data di
composizione degli scritti del
Nuovo Testamento vengano
quasi sempre da studiosi cattolici (Carmignac, O’Callaghan, Thiede), anglicani 0. A.
T. Robinson) o fondamentalisti. Lorse per i primi due ambienti vale la speranza di poter anticipare di qualche decennio la nascita dell’istituzione ecclesiastica e della Sua
struttura episcopale? Per
l’ambiente cosiddetto fondamentalista deve giocare l’esitazione a negare che gli autori dei Vangeli siano effettivamente Matteo, Marco, Luca e
Giovanni (che sarebbero
contemporanei di Gesù). Ma
si dimentica che i tèsti del
Vangeli sono anonimi, perché i quattro nomi tradizionali sono solo nei titoli, chè
furono aggiunti alquanto più
tardi ai testi stessi. Si finisce
così per dare più importanza
a una tradizione che alla stessa Parola di Dio!
In realtà, la data dei Vangeli non pregiudica affatto il
carattere redentore dell’opera di Gesù, che è testimoniato ben prima dei Vangeli,
dalle epistole di Paolo (scritte fra il 49 e il 56, o fra il 45 e
il 54). Anzi, i Vangeli dimostrano come la fede nel Salvatore sia rimasta salda e integra fino alla fine del I secolo e forse anche all’inìzio del
II, nonostante la diffusione
di dottrine strane e di riiovimenti settari di cui parlano
soprattutto le epistole più
tardive e l’Apocalisse.
pesavano sulla sua Germania
natale, il libro giunge al confronto di Bonhoeffer con la
Chiesa confessante, alla sua
partecipazione alia Resistenza e alla sua prigionia.
Tramite l’analisi accuràta
della tesi di laurea, dei testi di
varie conferenze, di pubblicazioni e lettere del teologo,
l’aptore dimostra lo spostaménto del suo impegno da
una teologia della disciplina
a una «sequela di azione»
che, non senza dubbi, viene
condotta fino alla conseguenza estrema della morte
prematura nel campo di concentramento di Llossenbùrg.
In questo passaggio il lettore
riesce a comprendere come
dall’impegno pacifista possa
emergere un atto radicale come quello della congiura
contro il governo.
Conci, che insegna religione nei licei di Trento, ha affrontato questa tematica
sempre attuale nell’ambito
degli studi in scienze religiose: non stupisce dunque il
minuzioso e accurato esame
degli scritti di Bonhoeffer,
come anche l’ampia considerazione che viene data alla
letteratura secondaria. Il risultato è un esteso e complesso studio che tramite il
vissuto del teologo tedesco
arricchisce anche la discussione corrente sulla responsabilità che la pace impone
àll’agire; anche a quello dei
crédenti.
(♦) Alberto Conci: .Dietrich
Bonhoeffer. La responsabiiità
delia pace. Bologna, Dehoniane,
1995, pp 328, £ 36.000.
Modena: lezioni al centro «Vernon»
I fondamentalismi religiosi
nella storia e nel presente
GIUSEPPE FERRARI
IL 28 maggio, il 3 e 10 giugno si è tenuto a Modena
uh ciclo di conferenze promosse dal Centro culturale
protestante «Leroy M. Vernon» e dall’istituto Gramsci,
con relatore il prof. Lrancesco Maria Feltri, storico della
cultura molto attento all’evoluzione delle forme religiose.
Il titolo del ciclo «Verità, paura, potere» era piuttosto ampio: si andava dal millenarismo rivoluzionario nei secoli
XV-XVII al puritanesimo del
New England del XVII, sino
all’attuale insorgenza dei
«fòndamentalismi».
Fenomeni troppo distanti
nel tempo e nello spazio, inconfrontabill? No, a giudizio
del relatore. Il millenarismo
si presenta come un fiume
carsico: a partire dal celebre
sogno dì Nabucodonosor
(Daniele 2, 31-35) e dal testo
di Apocalisse 20,1-6 (il regno
millenario dei santi con Cristo), sorsero a più riprese nel
corso della storia movimenti
religiosi entusiasti, intesi a
«affrettare» con l’azione rivoluzionaria la venuta imminente del regno di Dio. Tra
gli episodi più noti la predicazione rivoluzionaria di
Müntzer e la tragedia della
«repubblica anabattista» di
Mùnster (1535).
Nella seconda conferenza è
stata analizzata la vicenda
delle «streghe di Salem», ultimo grande episodio di caccia
alle streghe, esplosa nella cittadina puritana del Massachussetts nel 1692; l’ultima
serata è stata dedicata a questioni di più stretta attualità,
soprattutto la crescente presa
sulle masse musulmane
dell’islamismo.
È possibile cogliere elementi comuni in vicende così
diverse? Un primo legame si
può individuare, a giudizio di
Feltri, nel comune contesto di
«paura», riflesso psicologico
collettivo di una realtà storica
di crisi: la crisi econoniica, sociale e spirituale della prima
metà del XVI secolo: l’insicurezza determinata dalla transizione capitalistico-commerciale in corso nel New England; lo scoraggiamento del
mondo islamico dopo il fallimento delle due grandi utopie occidentali di riscatto,
quella liberale e quella marxista. La morsa della paura porta gruppi o masse di credenti
a aggrapparsi alla «verità»,
cioè al proprio credo religioso, accentuandone i caratteri
di unicità, esclusività, autosufficienza.
Una simile impostazione
religiosa conduce fatalmente
alla violenza e alTintolleranza. Suggestivo poi il cenno
del relatore alle versioni secolarizzate di questo modello, in cui l’assolutezza del riferimento religioso sfocia
nella violenza: il giacobinismo radicale di Robespierre e
la dottrina rivoluzionaria di
Lenin. «Tuttavia - ha concluso Feltri - non è possibile fermare l’intolleranza religiosa
semplicemente rimuovendola oppure esòrcizzandola: occorre piuttosto liberare gli
uomini dalla paura».
6
V '
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 19 LUGLlojoQ^'
Urgente e doveroso sensibilizzarej'opinione pubblica
Estate, carceri a rischio
Sovraffollamento e epidemie rendono ulteriormente
gravosa la permanenza in strutture inadeguate
SALVATORE CARTA*
FERNANDO lACHINI*
QIOVANNI PETim*
Lf ESTATE è la stagione delI la massima sofferenza
nelle strutture carcérarie: dal
disagio dovuto al sovraffollamento, agli ambienti angusti
e poco accoglienti, al precario
stato di salute dei detenuti,
alle pessime condizioni igienico-sanitarie tutto è amplificato a dismisura dalle condizioni climatiche. La rimozione del problema carcerario va
purtroppo di pari passo con
l’assoluta difficoltà di giornalisti ed esperti del settore ad
avere accesso agli istituti penitenziari. Oggi abbiamo notizie solo dalla penna di qualche parlamentare giornalista
che si è potuto avvalere del
suo potere ispettivo. .
L’Italia è stata condannata
dalla Corte europea di Strasburgo sui Diritti umani con
85 sentenze negative, relative
in particolar modo alla durata eccessiva delle procedure
civili e penali. Per meritare di
entrare in Europa sarebbe
saggio mettere a confronto e
affrontare con maggiore serietà non solo'i problemi finanziari o della moneta unica ma anche i problemi della
giustizia e del sistema penitenziario, soprattutto se vogliamo costruire un’Europa
dei cittadini e non solo degli
stati.
Dai dati ufficiali del Dipartimento amministrazione penitenziaria 1995 emerge che il
tasso di sovraffollamento è
del 37%; i detenuti sono oltre
50.000, quasi 20.000 di troppo. Tra le cause indubbiamente più rilevanti c’è la questione delle droghe: almeno il
30% dei detenuti è tossicodipendente. Un dato su cui riflettere è che il 90% dei detenuti proviene dalle fasce sociali più basse e che il 76% dei
ragazzi che hanno avuto problemi con la giustizia sono
analfabeti o quasi. 35.000 ragazzi ogni anno abbandonano la scuola dell’obbligo (o ne
sono abbandonati): molti sono destinati all’emarginazione e poi al carcere.
La prigione il più delle volte costituisce un esito fallimentare di politiche sociali
ed educative. Prevenire e ridurre i rischi e i danni del
carcere significa chiamare la
società a interloquire con il
sistema penale e carcerario e
con il sistema educativo. Al 1°
giugno di quest’anno i detenuti sono 52.315; poiché si
tratta di una rileveizione fatta
in un giorno specifico, i «passaggi in carcere» nel corso di
un anno sono molti di più e
si possono valutare in circa
100.000 unità. Circa 14.000
attendono ancora il giudizio
di primo grado e complessivamente quasi la metà del totale non ha avuto una sentenza definitiva. Secondo i
dati forniti dall’associazione
«Antigone» i detenuti tossicodipendenti sono al 31 dicembre 13.488 (30% circa), gli alcoldipendenti 478, gli stranieri 8.334, di cui un quarto a
loro volta tossicodipendenti.
Sommando queste categorie
si ottiene circa la metà della
Per la
pubblicità
su
popolazione carceraria. I detenuti affetti da Hiv risultano
essere 2.232 (secondo screening volontario). Preoccupa
la difficoltà a ottenere da parte del Centro elaborazione
dati del ministero di Grazia e
Giustizia le notizie da noi richiese sulla situazione sanitaria, perché purtroppo le patologie, e non sono solo quelle relative all’Hiv, sono in ripresa: aumentano i casi di tubercolosi, epatite virale e sifilide. Il 40% delle strutture
carcerarie non è convenzionata con le Usi e si deve servire solo dei pochi reparti
ospedalieri del penitenziario.
La tubercolosi si diffonde
con velocità doppia rispetto a
qualche anno fa, poiché non
c’è possibilità di isolare le
celle e i detenuti. In carcere
c’è poi grande concentrazione di persone con minori difese immunitarie, come chi
ha contratto THiv e gli immigrati, spesso provenienti da
paesi con assistenza sanitaria
deficitaria. Poiché il deficit
sanitario e il sovraffollamento non permettono prevenzione, occorrerebbe sfoltire
la popolazione, depenalizzando i reati minori. Dal 1991
al 1995 c’è un’escalation dei
reclusi: 35.000 nel ’91, 47.000
nel ’92, 50.000 nel ’93 fino ai
55.000 di oggi. Occorre trovare sanzioni di tipo «limitativo», che impongano lavori
socialmente utili invece di
rinchiudere, e soprattutto
sanzioni positive che aprano
possibilità di ricupero per i
minori.
Quasi tutti gli istituti penitenziari contano più del doppio delle presenze per cui sono stati istituiti, e il personale
di polizia è rimasto invariato,
sia numericamente che per
quanto attiene la formazione,
anche perché gli agenti do
vrebbero fare i corsi usufruendo delle ferie che spesso
non riescono a fare: sono pochi e hanno turni massacranti. In queste condizioni che
cosa possono fare di più, se
non stare attenti a che il detenuto non scappi?
ciò che poi preoccupa ulteriormente è la presenza in
carcere di quanti hanno problemi psichici. Come conciliare la loro assistenza e cura
con la detenzione? Purtroppo
la risposta dei fatti è che non
è possibile né nelle «normali»
strutture carcerarie né in
quelle psichiatrico-giudiziarie; si tratta di una questione
aperta: intanto molte persone, le più fragili perché malate, continuano a vivere in un
inferno invece che in un luogo adeguato al loro Stato. In
carcere finiscono apche tossicodipendenti, extracomunitari, omosessuali, transessuali e zingari: tutta gente
con problemi di inserimento
sociale, persone con problemi psichici (quando non psichiatrici), spesso soggette a
crisi di astinenza, allucinazioni, crisi depressive, fantasie persecutorie. Con quali
forze possono affrontare la
durissima esperienza della
permanenza in-carcere?
Chi è veramente d’aiuto al
detenuto generalmente sono
1 compagni di cella o di sezione. Più duro è il carcere e più
vi è solidarietà fra i detenuti
ma ciò non è sufficiente: ci
vorrebbe un’attenzione in
più, una preparazione scientifica per cogliere le frustrazioni, le paure, i sentimenti
contraddittori e le patologie
dei detenuti. Perciò occorre
personale preparato che sappia cogliere la radice dei problemi e intervenire in tempo.
* Associazione «Carcere
e comunità»
I soggetti più deboli e la detenzione
Il grave rìschio del suicidio
«Il carcere di per sé comporta una tale alienazione dei dirittifondamentali della persona, come l’affettività, la privacy, il lavoro, che potenzialmente tutti quelli che vi entrano sono a rischio di suicidio.
Più esposte sono ovviamente
le persone più fragili, che hanno meno riferimenti interiori
e fuori e dentro in penitenziario». Sono parole di don Sancirò Spriano, cappellano a Rebibbia. Per prevenire i suicidi
è stata istituita una sorta di
presidio psicologico, affidato
a psicologi ed esperti di criminologia clinica, con il compito di vedere i «nuovi arrivati» e valutare i rischi che corrpno. Ciò non basta. Fino a
poco tempo fa chi era ritenuto a rischio veniva spogliato
completamente e messo in
una stanza nuda con un letto
fissato a terra: una donna
scriveva sulla rivista Ora d’
aria (redatta dai detenuti del
carcere di Porto Azzurro):
«L’unica cosa che fanno è toglierti le cinture, i collant e le
altre cose che secondo loro potresti usare per farti del male.
Ti danno bicchieri e posate di
plastica che si rompono continuamente: è il loro modo per
prevenire il suicidio».
A correre i rischi maggiori
sono i detenuti in attesa di
giudizio, soprattutto nei primi mesi di detenzione e se
vengono lasciati soli.
Gli autori di una ricerca
dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Modena,
effettuata dal 1984 al 1988 su
una casa circondariale, una
mandamentale^e due case di
lavoro affermano che il 58,3%
dei casi ritenuti a rischio di
suicidio non avevano una
posizione giuridica definita.
Gli stessi mettono in evidenza che altri elementi non riguardanti la condizione di
detenzione, come per esempio l’elaborazione di un lutto
o l’abbandono assumono per
chi è in carcere una connotazione di rischio tale da mettere in allarme l’operatore. I
medici penitenziari e gli operatori del carcere si stanno
chiedendo se' la sieropositività e l’Aids siano fattori di rischio. Certamente comportano ulteriore fragilità la scoperta di essere sieropositivi,
la gestione della malattia nelle sue varie fasi, il rifiuto delle
pene alternative o le lungaggini burocratiche.
I tentativi di suicidio in carcere sono all’ordine del giorno: sono generalmente messaggi per chiedere attenzione
e per ottenere benefici, ma
sono anche gesti che portano
al suicidio vero e proprio.
Tutti coloro che lavorano in
carcere sottolineano che comunque è importante non
minimizzare né sottovalutare
'ogni singolo gesto.
Un appello di don Ciotti all'assemblea di «Libera>
Facciamo uscire ì giovani dalla mafia
FEDERICA TOURN
CIERANÌ^già quaranta
gradi a Trebbo di Reno,
a pochi chilometri da Bologna, nei primi giorni di giugno, ma la prima festa nazionale di «Libera», l’associazione fondata da don Luigi Ciotti per la lotta contro la mafia,
ha visto ugualmente la partecipazione di molte persone,
che si sono incontrate in un
clima caraibico e amichevole.
Venerdì sera, il 7 giugno, è
venuto Romano Prodi, presidente del Consiglio, si è seduto in silenzio tra il pubblico ad ascoltare interventi; poi
ha firmato l’appello ai giovani mafiosi ad abbandonare le
armi, proposto da don Ciotti
a nome delle oltre 500 associazioni aderenti.
Rita Borsellino, sorella del
giudice ucciso, e Saveria Antiochia, madre di Roberto,
poliziotto ammazzato dalla
mafia nell’85, sono state presenti ancora una volta per
dare la loro testimonianza ed
esortare alla speranza: «Sono
tei. 011-655278, fax 011-657542
tanti i ragazzi che stanno cercando di uscire dal giro hanno detto - diamo loro
una possibilità concreta di
farlo». È venuto Claudio Fava, direttore de «I siciliani» di
Catania, a parlare del suo ultimo libro, «Nel nome del padre», edito dalla Baldini e Castoldi, scritto per riprendere
11 filo interrotto di una conversazione con il padre, giornalista fondatore del giornale
stesso assassinato dalla mafia
12 anni fa, per spiegargli che
cos’è successo poi «perché
quello che cerchiamo non è
vendetta, ma la verità».
Dieci giorni di dibattiti, dal
1® al 10 giugno, in cui si è parlato di speranza, «perché
adesso molti si ribellano al
"pizzo” e denunciano - ha
detto Claudio Fava -; oggi sono i mafiosi in minoranza: la
gioia dei poliziotti alla cattura
di Brusca è un segnale importante». Non bisogna abbandonare la lotta proprio adesso, ha però ricordato Don
Ciotti: «I tempi sono brevi,
brevissimi, perché le stragi di
mafia continuano: gli 11.500
morti ufficiali per droga dal
’73 ad oggi io li chiamo morti
di mafia - ha detto - e anche i
suicidi per usura e caporalato». Oggi emerge anche un
dramma in più, la mancanza
di lavoro: nel 1966 il «popolo
della strada», i barboni, era
composto soltanto da anziani, oggi il 30% ha dai 18 ai 24
anni, un altro 30% dai 24 ai
35, il 12% ha un diploma di
scuola media superiore e il
43% comprende persone che
hanno perso il lavoro.
Eppure «è proprio il lavoro
che aiuta a uscire dalla droga,
meglio della comunità» dice
Ciotti. E poi basta con l’alibi
del volontariato: bisogna sostenere il vero volontariato,
ha detto ancora Ciotti, ma
non dimenticare che spesso,
soprattutto al Sud, si fa volontariato perché non si riesce a
conquistare il diritto al lavoro. Anchìe Cofferati, segretario
generale della Cgil, ha ribadito l’importanza e la dignità
del lavoro non volontario, in
un’ottica di unità del paese,
«che è un valore e non solo
un’opportunità economica».
Infine è arrivato Luciano Violante che ha parlato della necessità di ridurre il numero
delle leggi, di compiere atti di
raccordo con la società civile,
dando più potere e risorse ai
Comuni 0 anche destinando
un miliardo l’anno per sostenere i giovani artisti italiani:
«La politica - ha detto - deve
tornare ad occupare il centro
del sistema».
Premio Brescia
Culture
a confronto
Dal 26 luglio al 5 agosto si svolge «Strumenti di democrazia,
percorsi di liberazione», 2° campo
di formazione nonviolenta antimafia organizzato da Libera, Osservatorio pugliese contro la criminalità, e Narcomafìe. Il campo
si tiene all’Oasi di Stignano, str.
stat. 272 S. Severo a km 5 da San
Marco in Lamis (Fg). Per informazioni e prenotazioni tei. e fax
080-5032898 tutti i giorni feriali
dalle 16 alle 22.
il manifèsto
Il poeta metodista
Derek Walcott, poeta caraì.
bico di lingua inglese, preiZ:
Nobel per la letteratura nel
1992, rivendica in un’inteni.sta (28 maggio) le sue opok
metodiste e la sua fede: <%
me metodista ho imparato a
evitare il misticismo, i rituaj;,
E poi me ne è venuto un inse.*^
gnamento di equità e di gin.
stizia nei confronti degU altrt -fv
Hi democrazia, se vimlo Ì 'ti
di democrazia, se vuole. Pq
quanto riguarda i riflessi suife
mia poesia, essi vengono dai
grandi inni cantati in cond-’j
nuazione e indirizzati senàtKt
mediazioni rituali al soggetto**
cui sono destinati» (...). .ì
La presenza ormai significativa di cittadini extracomunitari immigrati in Italia pone
un problema di conoscenza
che può realizzarsi solo con il
rispettoso reciproco ascolto
delle diverse èspressioni culturali. Anche se recente, il fenomeno immigratorio in Italia sta assumendo caratteristiche strutturali, delle quali
è giusto prendere atto aprendosi alla «contaminazione»
della lingua e della letteratura. Con questo spirito la Consulta per la pace e la solidarietà tra i popoli del Comune
di Brescia, l’assessorato ai
Servizi sociali della Provincia
di Brescia e l’Associazione di
solidarietà e cooperazione
internazionale «Movimondo»
organizzano il premio nazionale «Brescia: culture a confronto» riservato a racconti
inediti brevi in lingua italiana
di cittadini extracomunitari
immigrati in Italia.
Sono previste quattro sezioni: Africa, America, Europa e Asia. Per ognuna viene
istituito un premio del valore
di un milione di lire. Gli elaborati dovranno pervenire
entro e non oltre il 31 ottobre
1996 all’organizzazione del
premio presso la segreteria
aella Consulta per la pace del
Comune di Brescia, corsetto
Sant’Agata 14, 25121 Brescia
(tei. 293408, fax 2983499),
dove saranno fornite tutte le
informazioni sulle modalità
del cóncorso.
Bibbia a bordo
Bibbia a bordo sugli aerei
Usa; ne informa un traflletpii
(29 giugno): «Anche la Bibb»
è diventata "lettura di bordo’
sugli aeroplani: la compagnia;
aerea americana Southwest
Airlines ha infatti deciso di;
mettere a disposizione due'
copie del testo sacro su ciascuno dei 235 apparecchi
della propria flotta. La deci-,
sione della Southwest none
unica nel suo genere: societàrivali come Delta, Americanel
United hanno da tempo adottato la Bibbia su voli domestici e internazionali».
Giubileo e inferno
L’antropologa Ida Magli
intervenendo a propositoiel
Giubileo del 2000 (numeio,
del 6 giugno), attacca sei
mezzi termini: «...il Giubileo
stato inventato dai pontefii
come atto di subordinazioni
e di riconoscimento del loro
potere da parte dei cristiani
con la concessione ai pallagrini delle indulgenze (...). Atto magico per eccellenza,
dunque, contro il qualesi
scaglierà Lutero». I costi p^giori, secondo l'articolo, ricadranno su Roma: «I romani
atterriti dal delirio dei potai-'
ti, non trovano una sola viKa
che si alzi a difenderli dall'iti-.
ferno in cui saranno condannati a vivere fin dal priDiji
giorno dell’inizio dei lavori;
Non parla neanche unod®
parroci di Roma, troppo vicini a quel vescovo onnipotente che dimostra la sua somiglianza al Dio che rappresenta incutendo timore e tremore nei suoi subordinati»
#5
DSole,
Il caso Irlanda
la
I proff. Mario Miegge eK^ ^
tro Delpiaz hanno attribj
la laurea honoris causa
l’Università di Ferrara a
dre Desmond Wilson
croato Vladimir PretneCi
cente di Storia della fdog
e traduttore di testi eia ,
nella sua lingua.
son è impegnato neliop ,
di riconciliazione fra cattoï^
-J
e protestanti
conflitto - ha detto .
sue radici nell’ingiustio
litica: nel “diritto di con^
sta” fatto valere dagli
I aiioli'
su un altro luglio)
diano economico l“* e
prosegue ticordandaOJ^jj
condo Wilson «entr j, ^
tradizioni, cattolica P
stante, sono essenzi
òldlllCt OViMlW . I
l’identità del P^P , .p
se». Wilson ha.inffjjadc«’
se», vvusuu
sull’apporto denioc ,
della tradizione del
che ha caratterizza 0^.
parte del
dicale a partire dal’™
I®
■■'If:
É
p:
7
sto
ista
I caraiPremio
ira nel
ntervi
ir'
b: «Colrato a
rituali
ninsedi giu;li altri
'le. Per
si sulla
modal
contii senza
aggetto
li aerei
afiletto
Bibbia
bordo'
thwest
ciso di
ne due
su ciarecchi
.a decit noni
società
ericane
mpo aroli doli».
irno
Magli,
sito del
rumerò
-Spedizione in abb. postale/50 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
Il diritto di resa.
Fondato nel 1848
[-■'i
a senzaw
' >
ubileoè
ontefid
lazione
del loro
xistiani
i pelle(...). Atlienza,
uale si
isti peglo, ricaromatii,
1 potenria voce
dall'in
i primo
1 lavori.
lino dei
po vicilipotena somiipresenI tremo
1».
leePiO'
tribuito
jsa delia a pO'
on eo*
lec.dO'
Rloson«
classiri
IreWil
ll’opet^
cattoliri f
ster: f
-hai'
izia p°'
coooi^'
iing,
luglio)
che'«;
iinbgl*
» prot®'
linpf
tito
cratic
lissen'"
) «u
¡imo
)0»
Si rinnova domenica prossima 21 luglio l’appuntamento
della «rencontre» italo-francese al Colle della Croce; giovani e meno giovani saliranno al Colle dai due versanti, molti
italiani saranno la sera di sabato al Pra, in rifugio o in tenda,
aspettando l’alba per l’ascesa. Ci saranno come sempre rappresentanti di mezza Europa, a rafforzare quel senso di internazionalità e di fratellanza che supera ogni confine politico. L’estate meteorologicamente appena iniziata sembra
promettere una radiosa giornata di sole, al coAtrario di
quanto accadde 15 anni fa quando venne fissata la nuova
croce sotto una fitta nevicata. Il programma prevede come
al solito il culto al mattino, i messaggi e, prima della partenza, l’immancabile «chant des adieux».
VENERDÌ 19 LUGLIO 1996
ANNO 132 - N. 29
URE 2000
E stata una cena tra amici,
valdesi militanti, qualcosa tra r agape fraterna e la
giullarata goliardica, una tavolata in trattoria per salutare
Italo Pons e Marco Cisoia
che hanno terminato il corso
di studi di teologia, l’anno
all’estero, e partono pastori.
La destinazione secondo le
opportunità delle chiese sarà
quella che la Tavola vorrà. Si
è fatto bisboccia, alzato un
po^ il gomito, cantato, rievoz
calo i trascorsi comuni: le
esperienze a Radio Beckwith
evangelica, a L'eco delle
valli, nello assemblee e opere
delle chiese, le animate discussioni dopo uno studio biblico e una birra al bar.
Marco e Italo saranno operai nella vigna dei Signore,
LE VALLI E LE VOCAZIONI
DUE PASTORI
SERGIO N. TURTULICI
comunicatori della Parola in
chiese di diaspora, di frontiera come sono tutte le nostre
chiese fuori delle-Valli, in un
mondo che di parole e comunicazioni è sovraffollato.
Marco e Italo si sono preparati bene, hanno vocazione e
motivazioni rubuste.
Li sostenga e li aiuti nelle
responsabihtà che si assumono, nelle difficoltà che incontreranno il vento gagliardo
dello Spirito. Negli ultimi
quindici anni i pastori venuti
fuori nelle Valli valdesi si
possono contare sulle dita di
una mano. Si fa un gran parlare di identità valdese, della
riserva indiana che le Valli
potrebbero diventare qualora
questa identità si indebolisse
troppo e la presenza e la storia valdese fossefo una risorsa turistica gestita da altri. E
già questo è un dato significa
tivo, le Valli hanno visto nascere ultimamente poche vocazioni pastorali.
Sono un convertito e vengo
dal Sud: che la diaspora evangelica produca'giovani
che scelgono, di studiare teologia, di farsi operai a tempo
pieno del Signore, che ne
produca più delle Valli mi fa
tutf altro che problema, mi
sembra buon segno.
Resta il fatto che le valli
valdesi hanno allevato quanto,
basta di ambientalisti, pacifisti, progressisti, cultori di medicine e fedi alternative, pro^
fessionisti nei settori più diversi, ma pochi pastori, pochi diaconi. Preghiamo dunque perché «il signore della
messe mandi operai nella sua
messe» (Matteo 9, 38).
Piemonte
Fondi per
investimenti
industriali
Le piccole e medie imprese
delle zone a declino industriale della nostra regione
(parte della città di Torino e
l’intera sua provincia, il Verbano Cusió Ossola e la valle
Scrivia) a partire dal 2 settembre potranno presentare a
Finpiemonte la domanda di
ammissione ai fondi di rotazione per investimenti inno- valivi e ambientali, che mettono a disposizione complessivamente 90 miliardi, di lire.
Come è stato illustrato agli
' operatori economici e alle associazioni di categoria, in un
recente incontro tenutosi a
Torino, i provvedimenti sono
due: un primo fondo che ha
una dotazione di 50 miliardi
per gli investimenti in mac. chinar! innovativi, e un secóndo che stanzia 40 miliàrdi
per interventi destinati alla riduzione dell’impatto ambientale delle attività produttive e
al miglioramento della sicurezza e dell’igiene sui luoghi
di lavoro. A entrambi i fondi
possono accedere le imprese
itidustriali e artigiane con un
massimo di 250 dipendenti e
un fatturato non superiore a
40 miliardi di lire. Il contributo massimo è di due miliardi per ogni azienda. Il finanziamento sarà restituibile in
quattro anni.
«Si tratta - dice l’assessore
al Lavoro e all’Industria, Antonio Masaracchio - di iniziative molto attese dagli industriali ma che essendo del tutto nuove hanno richiesto un
iter approvativo lungo e complesso. Ora siamo finalmente
ai nastri di partenza, e mi auguro che i due fondi possano
produrre benefici effetti relativamente al rafforzamento e
alla qualificazione del sistema
produttivo, al raggiungimento
di livelli di concorrenzialità
migliori e in grado di fronteggiare adeguatamente il mercato, al mantenimento e all’incremento dell’occupazione».
..... JS®*.........
Nel pieno' della stagione il punto sulle strategie innovative da pensare per il futuro
Ripensare alle nostre proposte turistiche
MARCO ROSTAN 50.000 lire. E che dire i
Di turismo nelle nostre
valli si discute da molti
anni e, di recente, con particolare intensità; tutti dicono
che è l’unica:carta vincente,
ma a parte i discorsi che cosa
si fa di concreto? Con il mese
di luglio, poi, cominciano ad
emergere i primi dati sulle affluenze,. si fanno previsioni,
lamentele per il cattivo tempo
e i posti non prenotati. Questo succede soprattutto in vai
Chisone, dove ci si aggrappa
ai Mondiali del Sestriere e alle illusioni di ritorni economici che non ci saranno o saranno pochi, e anche in vai
Germanasca, un po’ meno in
vai Penice, da sempre privilegiata dai visitatori stranieri.
Da una parte, a livello di
Comuni e soprattutto Cqmunità montane, nei piani é nei
progetti per i quali si cercano
finanziamenti, emerge una
prospettiva indubbiamente
valida che intende favorire
nelle nostre valli uh turismo
non di massa, non limitato al
week-end, diversificato come
età e interessi ma che in ogni
caso usufruisca delle risorse
Una veduta della Balziglla (Massello)
ambientali in modo «dolce»,
si integri con la natura e con i
luoghi storici, le occasioni
culturali ecc.
D’altra parte l’offerta attuale sembra ancora fare riferimento al turismo anni ’60,
con l’intera famiglia che. affitta un appartamento per
Testaie, se non addirittura per
tutto Tanno. Se si vuole che
le cose migliorino, bisogna
prima di tutto che proprio
Taccoglienza si adegui: non
grandi strutture in pòchi punii
e il vuoto intòmo, ma tante
piccole strutture sparse sul
territorio (ecco un discorso
per le borgate), posti tappa,
possibilità di essere ospitati
anche per poco tempo, cambiando valle magari dopo due
o tre giorni.
Insieme a questo c’é il discorso dei costi: non sarà un
caso che dove più si lamentano per i posti vuoti un appartamento costi un milione al
mese a luglio e un milione e
mezzo ad agosto mentre alla
Foresteria valdese di Torre
Pellice le presenze superano
da tempo le 10.000 Tanno ma
con un costo quotidiano sulle
50.000 lire. E che dire delle
altre poche stratture ricettive
tipo il Castagneto, prenotato
dà uh anno dl’altro? Sta per
fortuna prendendo piede il fenomeno dell’alloggio in affittò anche per un solo mese o
frazione: a Torre Pellice, ad
esenipio, questo dato è in forte crescita e con ottimi risultati; poco diffuso Taffitto per
una q due settimane a fronte
di richieste in tal senso.
Comuni e Pro Loco sono a
loro volta impegnati ovunque
ad organizzare concerti, e balli, rievocazioni e feste;..si
spendono soldi e risorse umane: forse ne basterebbe la
metà recuperando il resto nel
provvedere, per tutto il resto
deU’anno, alla montagna, alla
segnaletica, alle strade, ai
sentieri... Bisognerà investire
risorse in iniziative concrete,
senza le quali sarà addirittura
ridicolo pensare a convegni,
descrivere idilliache «pluriattività» dei montanari. Investire, per i luoghi e per la gente,
per i servizi indispensabili:
allora ci sarà anche il turismo
che tutti desiderano, poritivo
per chi viene e redditizio per
chi accoglie.
Domenica 21 luglio la chiesa di Rorà
festeggerà i 150 anni del suo tempio, inaugurato il 6 gennaio 18^. Rileggendo le relazioni di Quella chiesa, negli
anni intorno alla fine del secolo scorso,
ricaviamo uh quadro interessante di quella che doveva essere la situazione di un
paese di montagna, relativamente chiuso
nell’ economia e nella sua individualità.
Scopriamo per esempio che il primo
cinquantenario delTemancipazione, dunque il 1898, aveva visto un grande movi-,
mentg della popolazione, che evidentemente sentiva ancora tutta la portata di
quella decisione sovrana. Età stato organizzato un pranzo comunitario, secondo
quella che è stata una tradizione di molte
nostre chiese, al quale aveva partecipate
un centinaio di persone. Sappiamo anche
che il prezzo p^ato era stato di 1 lira per
gli uomini e di 50 centesimi per le don-’
ne. Ci è difficile immaginare che allora
gli uomini mangiassero il doppio delle
donne! È assai più probabile che, m una
IL FILO DEI GIORNI
150 ANNI
BRUNO BELIIOM
società di tipo patriarcale (maschilista, se
si vuole), la chiesa sentisse urgente il bisogno di contrastare T usanza di avere solo gli uomini in occasione come questa, e
che quindi, con la riduzione del prezzo,
tendesse a favorire la partecipazione
femminile, nel desiderio di avere una co^
munità vera, in cui nessuno si sentisse
escluso. E questa partecipazióne è tanto
più notevole, se sj tiene conto che in
queliti giornata una bufera di vento strappava dai tetti le pietre di copertura e le
scaraventava nelle strade e nei portili.
La festa si ripetè il 4 mar?ò, festa dello
Statuto Albertino, con la medesima par
tecipazione dei bambini delle scuole,
malgrado che questa volta una bufera di
neve imperversasse sul vallone.
La giornata fii però turbata da un fatto
che viene fortemente biasimato dal Concistoro ( «qualunque ne sia la provenienza e quali che ne, possano essere le cause o il pretesto»): il maestro parrocchiale
è stato ferito alla fronte da una o due
pietre che, gli sonò state lanciate contro
da ignoti. Questo fatto «ha gettato un
velo di tristezza sulla festa». Nelle parole del Concistoro sembra di avvertire un
senso di sconfitta, quando afferma: «Sì'
direbbe che la spiritualità [la piété] abbia raggiunto tra di noi il suo livello
massimo, e che tutti i mezzi di edificazione di cui disponiamo [allude alla partecipazione ai culti e alla Santa Cena, alle riunioni di quartiere, alla scuola domenicale e al catechismo] non debbano
servire ad altro che a mantenere stazionario a questo livello il sentimento religioso della nostra popolazione».
In Qùètb
Ferrovia
Sono sempre esttemàlaeme disà|^oli .le ccm^zioni di viaggio,sulla linea
Ttmre PellicefToriaq» oltre
ài ritardi che si assommano di corsa in corsa è alla
impraticabilità di porte e
carrozzò, è soprattutto la
chiusura delle' biglietterie a
destare preoccupazione.
La decisione da parte delle
Fs pare però irrevocabile e
legata a un piano di risanamento dell’azienda.
il Pagina II
Guardie ecologiche
Là Provincia di Torino
organizza un corso di for
gnate ai territòri “delie Comunità montane del Pineroiese. Le doptande dovranno essere presentate
entrò il 5 agosto piissimo
Pagina II
Tempio di Rorà
f H tánqúo ÌJi Rorà ha vissuto il periodo che {»ecede
il suo centocinquantenario
sótto il segnò ideila ristrutttiraritme ^ deUa manuten:^oné straordinaria. Il prossimo 21 lùglio quindi la
chiesa potrà festeggiare lo
stabile rinnovato grazie,
anche, alla solidarietà di
fratelli e sorelle e amici
che hanno mganizzato matiifesta«ioni a sostegno
delTopèrazione.
Pagina III
Rifiuti cimiteriali
sin tutto il Pinerolese sonò in corso controlli da
,parte dei carabinieri per
quanto rigu^da la destinaziqne dei materiali residui
delle esum^ìotut cimiteriali, La normativa è poco conosciuta, e intanto un altro
problema assilla gli ammittistrat<HÌ: i’obbligo di avere na canile per i randagi,
t» . PaóinaHI
8
V
; V
r V'r*., ^ - ,
V'•^i'.^'
PAG. Il
E EiX)' Delle vai.¡i iàldesi
\M
A VANDONCOURT, MALGRADO LA PIOGGIA -± Il
piccolo Comune francese di Vandoncourt (regione di
Mcmtbéliard, area profondamente luterana sotto il profilo
religioso) aveva deciso di organizzare, per il fine settimana
•^del 6 e 7 luglio, un incontro con i molti paesi con cui negli
anni sono stati stabiliti rapporti di amicizia. Le corali di
Torre Pellice e della cittadina francese hanno da anni rapporti di amicizia e fratellanza ed ecco che anche il Comune
di Torre Pellice è stato invitato a partecipare a un’esposizione di prodotti del territorio, concerti; balli (nella foto). Il
maltempo ci ha messo lo zampino e la tfianifestazione è stata forzosamente ridotta: si è fatta soltanto l’esposizione e
una serata di fe^ta. Non mancheranno altre occasioni per ri\ prendere un rapporto appena iniziato e pure ricco di interessanti spunti anche a livello amministrativo.
\
V
VENDUTA LA BANCA BRIGNONE — La Banca Brigno
ne, l’unica banca d’affari nata a Pinerolo tuttora funzionante, è in-vendita. La banca (14 sportelli, di cui 12 in Piemonte e 2 a Milano) ha un giro dl^fari limitato: 794 miliardi
amministrati e 112 miliardi di impieghi economici nel
1995, ma la sua clientela è medio-alta e pertanto «appetibile». Acquirente è la Banca popolare di Bergamo-Credito
varesino, che nei giorni scorsi ha ottenuto l’autorizzazione
dalla Banca d’Italia ad acquistare il pacchetto azionario della fantìglia Brignone e degli altri soci (Pininfarina, Pirelli,
Vittoria assicurazioni e Banca Passadore). La Popolare di
Berg^o è un gruppo dal portafoglio gonfio (37.300 miliardi amministrati) e còn 457 sportelli sparsi in tutta Italia. Il
nome Brignone non scomparirà dalla «piazza», infatti la
Popblare à Bergamo ha intenzione di garantire l’autonomia
della banca pinerolese per continuare a servire la tradizionale clientela che ha sempre apprezzato la riservatezza gafàntita da una banca di piccole dimensioni.
SCIOPERO ALLA MANIFATTURA MARINI — Giornate
diffìcili alla Manifattura Marini di Lusema San Giovanni; le
80 dipendenti non percepiscono lo stipendio dallo scorso
aprile e hanno deciso di scendere in sciopero. In realtà la situazione potrebbe migliorare' entro pochi giorni se verranno
mantenute le promesse della proprietà (subito lo stipendio di
aprile, entro breve quello di maggio ed entro l’estate il resto)
poiché le difficoltà sarebbero legate a ritardi nei pagamenti
da parte delle ditte per le quali la manifattura lavora. Da alcuni anni la Marini produce per conto terzi, cioè lavora su
commissione di grosse aziende anche estere (buona parte
della produzione è destinata al Giappone) e dunque si tratterebbe soltanto di scarsa liquidità legata adxun ritardo di pagamento. Il dott. Marini, proprietario della ditta, socio anche
in uno stabilimento tessile in Tunisia, avrebbe recentemente
venduto una parte dei capannoni di Lusema non più utilizzati. Le prossime settimane saranno decisive per il futuro
dell’azienda: uno sciopero ad oltranza potrebbe mettere ulteriormente in difficoltà la proprietà che può ottenere introiti
unicamente dalla vendita delle giacche prodotte a Lusema.
PINEROLO: CONCORSO IPPICO IN DIFnCOLTÀ —
Mentre è in fase organizzativa il prossimo concorso ippico
previsto a settembre a Pinerolo, dalla Siae è arrivata la richiesta di pagamento di Ima somma pari al 9% delle sponsorizzazioni rièevuto per il concorso ’95. Una tegola in testa per il Comune già alle pj-ese con i problemi della nuova
edizione; del resto la Siae in questi casi agisce per conto del
ministero delle Finanze per esigere le tasse sulle sponsorizzazioni: ne sanno qualcosà quanti organizzano regolarmente feste popolari, anche senza scopo di lucro.
SAN PAOLO IN SCIOPERO — Hanno scioperato nei giorni
scorsi i dipendenti delle agenzie San Paolo di Cavour, Lusema San Giovanni e Vigone. In un volantino i bancari
spiegano le ragioni dello sciopero chiedendo scusa per i disagi arrecati: «La banca ha perseguito una politica di contenimento dei costi - spiegano i dipendenti - applicata in modo non ragionato e non ha provveduto ad effettuare le necessarie assunzioni di personale. La pur ampia disponibilità
del personale ad effettuare lavoro straordinario non è più
sufficiente nonostante le ore di straordinario siano quasi
raddoppiate nel ’95. La protesta che adottiamo ha come
' obiettivo finale l’assunzione di nuovo personale rispondendo sempre meglio alle richieste della clientela».
ONORANZE FUNEBRI-VALPELLICE
di Barale e Giacotto
Servizio completo ovunque venga richiesto
orario continuato feriale e festivò
Via Tmaggio 8 - Lusema San Giovanni
Tel. e fax 0121/954340
venerdì 19 LUGLIO
La Cipra eil Comune di Bobbio Pellice
Per la tutela
della regione alpina
PIERVALOO ROSTAN
Il Comune di Bobbio Pellice e la Commissione inter-nazionale per la protezione
delle Alpi (Cipra) stanno per
avviare un collaborazione nel
campo della tutela ambientale
dei territori montani come individuato dalla Convenzione
delle Alpi. La Cipra, un’organizzazione che riunisce rappresentanti di lutti paesi che
sono toccati dalla catena alpina, è stata fra le associazioni
che si sono maggiormente
battute per la tutela del patrimonio montano in senso attivo, quindi considerandolo in
relazione alle attività umane
che,si possono realizzare senza comprometterne l’equilibrio e nello stesso tempo denunciando puntualmente quelle forme di sfruttamento che
rischiano di distruggere un
patrimonio di ambiente e di
cultura unico al mondo. La regione alpina, denuncia la Cipra, è fra le zone che maggiormente subiscono la pressione delle attività antropiche,
a cominciare dall’assalto di
milioni di turisti ormai in tutte
le stagioni, al transito di merci
per lo più su autotreni, al pesante sfruttamento delle risorse idriche a scopi energetici.
La Cipra aveva nella scorsa
primavera proposto ai Comuni montani di aderire a un
progetto di «rete» fra quei
Comuni che si propongono di
pensare al proprio sviluppo
in senso ecocompatibile. La
prima fase, di fatto «pilota»,
coinvolgerà 26 Comuni in
tutta Europa, 5 in Italia: Bobbio sarà l’unico Comune piemontése prescelto per questa
prima collaborazione. «Ci
siamo ritrovati sulle linee
proposte dalla Cipra - ha detto in Consiglio comunale il
sindaco, Aldo Charbonnier -;
si tratta di vedere l’ambiente
come elemento dinamico con
un equilibrio uomo-terrhorio». All’interno della convenzione il Comune di Bobbio intende muoversi su due
progetti: il recupero degli alpeggi, in atto e a buon punto,
e il progetto delle aule decen
trate che potrebbero aVere
come sede le casermette di
Bobbio come strutture in alta
quota. La conoscenza del territorio, il recupero di vecchi
sentieri rappresenteranno altri aspetti centrali del prògetto. Anche la minoranza ha
espresso il suo assenso sul
progetto, proponendo, sul tema delle aule decentrate,
un’attenta verifica delle necessarie collaborazioni con le
istituzioni scolastiche e sulla
gestione ulteriori confronti in
sede istituzionale.
Il progetto di rete fra i Comuni prevede che entro il luglio 1997 si concluda la fase
pilota; gli obbiettivi sono la
realizzazione di un sistema di
comunicazioni in grado di garantire scambio di conoscenze fra i Comuni valutando insieme le esperienze maturate
nel corso della realizzazione
dei progetti. Si potranno così
sostenere quei progetti che
andando nel senso di uno svi-.
luppo sostenibile del territorio si dimostrino realizzabili,
abbandonando eventualmente
quelle proposte che si dimostrassero impraticabili oppure
dannose. Con la partecipazione della popolazione locale,
delle associazioni e degli enti
interessati, ogni Comune dovrà predisporre un programma di politica ambientale, a
partire da un seminario di studio; sui progetti e sulle realizzazioni verrà realizzato un
rapporto ambientale, il Comune è disponibile a sottoporre a giudizio la propria polisca ambientale e ad adottare
adeguate disposizioni affinché i cittadini possano avere
accesso alle informazioni.
L’impegno per un adeguato
sviluppa economico, culturale
e sociale garantendo la tutela
dell’ambiente e dell’ecosistema del mondo animale e vegetale, riducendo i rifiuti, i
consùmi delle acque, i danni
al territorio sono i punti centrali della convenzione. Il Comune si impegna a contribuire
alla realizzazione del progetto
don una somma di 20 milioni;
sono previsti anche interventi
elh
dell’ Unione europea.
Ferrovia Torino-Torre Pellice
Non c'è pace per
gli utenti del treno
Non c’è pace per,, le linee
ferroviarie a «scarso traffico»
della nostra regione: contraddittori pure gli atteggiamenti
dei diversi settori in cui è divisa l’azienda Fs spa. Da un
lato si sta ricostruendo la linea elettrica sulla tratta per
Torré Pellice<^i va a rinnovare completamente il sistema
di trasformazione elettrica a
Bricherasio, con spese considerevoli, e dall’altro non si
riesce a garantire un minimo
di servizi. A seguito della
prese di posizione del Consiglio comunale di Torre Pellice sulla chiusura della biglietteria della locale stazione,
fon. Giorgio Gardiol ha presentato in questi giorni un’interrogazione al ministro dei
Trasporti relativamente alla
chiusura, fino a data da destinarsi, della biglietteria della
stazione di Torre Pellice disposta dalla direzione compartimentale di Torino delle
Ferrovie dello Stato.
«Premettendo - dice Gardiol - che la decisione non è
stata comunicata preventivamente né al siildaco di Torre
Pellice né ad altri enti locali
nonostante nell’area interessata dalla decisione delle Ferrovie non esiste possibilità di
acquistare biglietti per destinazioni che siano oltre Torino
e nonostante l’area sia oggetto di un importante flusso turistico, si chiede che venga ripristinato il servizio in considerazione dell’interesse turistico della zona e che le deci
l-dut
nom
¡asciní
Ividon
jeglD
lazic
siente
inai di
sioni relative ài servizio ven--J
gano preventivamente coni^
cordate con gli enti locali»' V;
Pochi giorni dopo l’interro.<i
gazione l’ing. Umberto Car*lucci, responsabile del «nu*-,
eleo territoriale di Torino»',
ha inviato aH’amministrazioÌ
ne comunale una risposta ad
una nota inviata dal sindaco,
In sostanza le Fs conferman
una decisione che non paidj
affatto temporanea ma frutto;
di «un piano di risanamento
ristrutturazione delle Fs ch^
porterà, molto verosimilmen
te, all’impresenziamento definitivo di molte stazioni co;
ridotti volumi di traffico (e
fra esse le Fs consideranoji
Torre Pellice, ndr)». ?;
L’ing Cariucci afferma che Jte. Di <
non vi saranno disagi alla,,
clientela perché sarà,possibile acquistare i biglietti nei
punti di vendita a terra. Si registra dunque un passo indie- ■
tro, anche perché i punti di
vendita sono due in tuttala,
valle a partire da Lusema e’;
non sono autorizzati ad emet- ■
Jjttivo
ita di
irti di
del pae
ione e
ìepi
ita al
itic^ 1
flrehu
ionip:
lettane
[aoche
tere biglietti oltre Torino per
cui chi si deve muovere sài mese f
cale nf
)convin:
derati,!
peripr
enei è
cheli c
"smo.fr
ritaìia
to and
Istaté.i
territorio nazionale deve re*
carsi a Pinerolo per facqui-i
sto, e l’esperienza passata ha|
dimostrato che non è facile
ottenere una distribuzioni
sufficiente delle rivendite dii
titoli di viaggio a causa del}e;|
pesanti condizioni imposti
dalle Fs ai rivenditori. E
miglioramento dei servizii|
nelle stazioni le Fs non parla?
no assolutamente...
ilàyer
cheinr
Nrare
»nfro
silo s
Corso provinciale di formazione
Guardie ecologiche
L’Amministrazione ptovinciale di Torino organizza un
corso per la formazione di 50
guardie ecologiche volontarie
da assegnare al servizio nel
territorio della Comunità
montana vai Pellice, della
Coinunità Montana valli Chisone e Germanasca, della Comunità Montana Pinerolese e
del Comune di Piossasco. Le
guardie, che rivestono la qualifica di guardia particolare
giurata, hanno come funzione
principale il còmpito di favorire la conoscenza della natura e i problemi di tutela ambientale. A tal fine svolgono
un’attività prevalentemente
educativa esplicata in base a
programmi di informazione e
prevenzione concordati con
l’ente pubblico. Garantiscono
inoltre, tramite la redazione
di verbali, l’osservanza delle
norme poste a tutela del patrimonio ambientale.
L’esercizio di guardia ecologica è onorario, volontario
e gratuito ed è subordinato al
conseguimento dell’attestato
di idoneità rilasciato agli al
lievi che avranno superato
l’esaipe finale del corso di
formazione. Tale corso si
svolgerà a Pinerolo, in orario
serale da ottobre 1996 a marzo 1997, con esercitazioni
pratiche nei fine settimana.
Le materie trattate saranno la
legislazione in tema ambientale, la botanica, l’ecologia, la
zoologia, lo studio del territorio, il pronto soccorso, la lotta
contro gli incendi boschivi,
.con particolare riferimento al
territorio dei Comuni interessati al corso.
L’iscrizione è gratuita e avviene tramite la compilazione
di un apposito modulo da ritirare presso la sede della Comunità montana o presso la
Provincia di Torino, alla quale devono pervenire debitamente compilati entro il 5
agosto 1996. I requisiti per
T ammissione al corso sono la
maggiore età, titoli prescritti
per la nomina a guardia giurata particolare, licenza di
scuòla dell’obbligo; saranno
accettate solo le prime due- '
cento domande pervenute.
Ospiti alla Conferenza (Jisrettuale
Protestanti d'Oltralpefi
Da alcuni anni dei rappresentanti delle chiese del I di
stretto partecipano come invitati al Sinodo delle chiese
riformate francesi del Centre
Alpes Rhône; quest’anno, per
la prima volta, una rappresentante delle chiese francesi ha
partecipato ai lavori della
Conferenza distrettuale. La
pastora Bettina Cottin ha portato il suo saluto all’assemblea: «Durante questi giorni
avuto occasione di conoscere
e comprendere quali siano le
sfide e i compiti della chiesa
in questa parte d’Italia; è stato
molto bello condividere le
gioie, le speranze, le preoccupazioni e le analisi: le nòstre
due chiese si trovano in contesti simili, sullo stesso livello. Non abbiamo soluzioni facili ma da trovare insieme essendo due chiese minoritarie
nei rispettivi paesi».
Quali sono i problemi con
cui si confronta oggi la sua
chiesa? «Molto concretamente - dice Bettina Cottin - il
problema più importante per
le comunità è la mancanza di
n
. H2i
pastori: l’anno prossimo ^
sciremo a coprire soltanto gerdet
due posti di pastore su tre. e con
C’è un problema di vocazioni iCiayaj
ma anche di instabilità nel
ministerio: oggi un pastore ha ^ aros
bisogno, per poter vivere, che. Ito
il proprio marito o la propria cevi
moglie abbia a sua volta ^ a»
lavoro retribuito. ’Nelle zoh . j,
in cui è difficile trovare la^,j
ro c’è dunque maggiore difr'; gur
coltà a trovare un pastore». ;Sj
Nella vicina Savoia i all’Ab
stanti sono davvero pochi,^ ; e
me riuscire a portare una
stimonianza efficace? «In Sar, j. _
voia si vive effettivamente aj
una situazione di òiaspoi ?
abbiamo anche il pcuul®
specifico dei lavoratooj ^ jg ^
speciiico aei lavuiai«gionali legati alle stariom
sci: spesso si tratta di ; ^metter
einieni
Sperai
stanti ma non sappiamo an .
ra come davvero entrare ,
contatto con loro. Sono di i ^
gine tedesca, conosco la c^ ;
sa protestante di quel P^, i snehg
quella svizzera e que*'“ ’
cese, ma penso comunque
la realtà più complessa
proprio quella italiana», r ;
Con j
IPe
ec
9
L9%
ven
tetro-'
Cat«nii-'
ino»;
razioita ad
daco.
part:
s che¿
Imen-i
I defi-.=;
5ranoi
)Ì 19 LUGUO 1996
i E E03 Delle Vai.o ìàldesi
PAG. Ili
DIBATTITO
aiOROIO MERLO
I^dualismo del sistema economico e la questione mesfionale, che per contrasto si
con-.ii ^ina quella settentrionale,
i».' j ^onoistoricamente l’Italia.
~ Negli ultimi cinquant’anni la
fazione è invece profondamente cambiata; si parla ormai di «terza Italia» e si è ra1 dicato un nuovo modello produttivo con una migliore cre¡scita della vita. Restano però
[orti distanze tra Nord e Sud
paese. La stessa integrafruttol ^one economica dell’Europa,
■nto e| forse per il fatto di essersi fer" Wta alle soglie dell’unità poitica, ha finito con l’alimentare nuove tensioni tra le rei co|!^ ^ioni prealpine e quelle medico (eif^rranee, facendo emergere
anche ragioni storiche che
sembravano ormai dimenticate. Di queste tensioni, provocate nel Mezzogiorno dalla
«convinzione di essere consi
la che
i alla
issibi
ti nei ■ 'derati solamente un mercato
/e re'i
peri prodotti del Settentrione,
e nel Nord dalla convinzione
che il costo dell’assistenziali'smufreni le prospettive dell’Itelia che lavora, danno conto anche le rilevazioni dell’
Istat è un’indagine di^qualche
mese fa sulle tensioni secesàottistiche della Padania. Un
ittentrionale su quattro ritiene che l’indipendenza da Ro|ja sarebbe «una prospettiva
jspicabile» per la Padania. È
¡iero che la stragrande magranza resta convinta che
¡sta ipotesi non sia accettaile, anche quando appare
lOnomicamente vantaggiosa, ina non dobbiamo sottovail. consenso che questo
eralismo al limite della
essione» raccoglie in Piente (24%), in Lombardia
V), e soprattutto nel Veneto(38%).
Dobbiamo guardare in faccia questa realtà, senza nasconderci i suoi risvolti op¡lottunistici, se non vogliamo
cotrere inconsapevolmente
verso un’Italia divisa, liberista
eì^ista, uropeista e medifeitóea, unita solo nell’osti^¡erso la capitale. Io credo
che ffinanzitutto dobbiamo su))erare un disagio diffuso nei
¡onfronti delle istituzioni e
<icllo stato sociale, provocato
bpfattutto dalla caduta della
capacità di governo. La sfiducia nei confronti delle vecchie
istituzioni non deve portare al
rifiuto della politica: l’avversione al centralismo deve portare a una risposta positiva,
caratterizzata da autonomia,
responsabilità e solidarietà.
Una riforma istituzionale che
si collochi nell’orizzonte europeo, può mettere in luce le
comunità locali e nuove forme di autogoverno, rendendo
così attuale il principio della
sussidiarietà. La riforma dello
stato dal basso è quindi la più
concreta alternativa a una deriva plebiscitaria che comprimerebbe la partecipazione dei
cittadini e la stessa volontà
popolare.
Il federalismo, cioè, non va
assunto come soluzione di
tutti i problemi della società:
semmai è necessario un regionalismo forte, coerente
con la Costijnzione, che risponde positivamente a quanti sollecitano una iniziativa
federalista. Ma con quale modello politico è coerente questo federalismo? Non credo al
presidenzialismo. Il presidenzialismo invocato a garanzia
della stabilità del governo
comporta infatti una forte
concentrazione del potere e
un parallelo svuotamento del
Parlamento. Non è realisticamente possibile trovare un serio punto di equilibrio tra un
regime autoritario e il federalismo, poiché la concentrazione del potere non è conciliabile con la valorizzazione
delle autonomie e con il pieno rispetto della democrazia
rappresentativa.
Dobbiamo fare tesoro delle
esperienze di quei paesi che
garantiscono un governo forte
nel rispetto delle prerogative
del Parlamento. La maggioranza pàrlamentare, specie se
consolidata da regole prevalentemente maggioritarie,
elegge il proprio leader alla
guida del governo, gli riconosce il potere di scegliere i ministri, lo mette al riparo dell’instabilità e dei ribaltoni
con la fiducia costruttiva.
Credo che una riforma democratica possa essere raccordata con la riforma federalista'
dello statò, riconoscendo in
modo chiaro il valore costituzionale dell’unità d’Italia.
I
La Chiesa di Rorà ha dovuto affrontare importanti lavori di manutenzione straordinaria
Per Pannìversarìo il tempio si fa bello
BRUNO BELUON
IJ 6 gennaio 1846 veniva
inaugurato il nuovo tempio
di Rorà, costruito aH’estremità orientale del paese, in
posizione leggermente elevara rispetto alla maggior parte
delle case che componevano
il piccolo villaggio. Era, per
la popolazione del comune, m.
massima parte valdese, giorno di festa anche perché il
nuovo tempio avrebbe dovuto
porre un termine definitivo
alle difficoltà che si rinnovavano periodicamente nei rapporti, non propriamente «equmenici», con la locale parrocchia cattolica.
Nel decennio precedente,
infatti, i valdesi erano stati
costretti a tenere il loro culto
in orario decisamente scomodo, vale a dire alle 9 del mattino, in modo che quando iniziava la funzione nella chiesa
cattolica, posta quasi di fronte, non vi fosse turbamento
dovuto al canto dei salmi o al
chiacchiericcio, evidentemente non troppo a bassa voce,
dei valdesi che uscivano dal
tempio. Se si tiene conto che
una parte considerevole della
comunità abitava a notevole
distanza dal luogo di culto,
tale orario doveva risultare
assai malagevole e difficile
da sopportare. Ma nemmeno
questo orario aveva risolto i
problemi. Una domenica in
cui si celebrava la Cena del
Signore, con una partecipazione più numerosa del previsto, e quindi la predica non
era stata convenientemente
accorciata, l’uscita dal culto
avvenne quando già stava iniziando la messa. Il pastore
venne citato davanti al giudice di Pinerolo per sentirsi la
diffida di prammatica.
Sono dà allora trascorsi
centocinquant’anpi e, per ricordare tale «compleanno»,
la chiesa di Rorà ha deciso di
provvedere ad una manutenzione straordinaria di cui si
avvertiva da gran tempo la
necessità. Lo studio delle cose da farsi e del modo di realizzarle è stato portato avanti
dall’architetto Renzo Bounous, che aveva già avuto
modo di studiare il nostro
tempio per la redazione del
suo libro su I templi delle vai
- % %-Ä »
I ' >
li valdesi. Si è così rifatta
l’intera struttura lignea del
tetto, cambiando ovviamente quelle pietre di copertura
che si erano rotte sotto il peso
della neve. Si-è ri tinteggia-'
to l’esterno e l’interno del
tempio, scegliendo per l’esterno il colore che doveva
essere quello originario, mentre all’interno, non essendo
riusciti a individuare esattamente la tinta originaria, si
sono scelti colori tenui che
diano luminosità all’ambiente
e ne facciano risaltare gli elementi architettonici, peraltro
molto semplici e lineari.
Da parte dell’amministrazione comunale si è anche
provveduto alla sistemazióne
della strada adiacente, con
particolare attenzione alla
raccolta delle acque piovane
e dell’aerazione della base
del tempio. Speriamo così
che si sia posto rimedio ad
una delle cause di maggiore
problematicità’ per la costruzione: quella dell’umidità che
aveva raggiunto livelli preoccupanti, anche aliméntata dal
fatto che, durante i mesi invernali, a causa della riduzione nìimerica dei membri di
chiesa, il culto si tiene in una
saletta più facile da riscaldare
e di conseguenza il tempio rimane chiuso, senza aerazione. Comunque anche quando
il tempio era usato tutte le domeniche, tale fenomeno era
avvertito, se Ada Meille, in
una sua ppesia potqva scrive
re: «Bianca, nuda, arida
chiesa,/ umida un poco e
fredda...».
È stato anche necessario ricostruire il murettp che chiude il piccolo spiazzo del tempio perché era ormai in condizioni assai precarie, che potevano anche rasentare la pericolosità. Un nuovo orologio
è stato sistemato sul campanile, in sostituzione di quello
ormai esausto e che era stato
gravemente danneggiato da
una bufera di vento alcuni anni or sono. Così pure è stato
rifatto interamente Rimpianto
elettrico e' sistemata a nuovo
r illuminazione.
Ora, la chiesa si rallegra
che sia^^ stato possibile eseguire questi lavori e si accinge a
una giornata di festa il prossimo 21 luglio. E quando si
vuole festeggiare, in una
chiesa, che cosa si organizza
se non in primo luogo un culto di rendimento di grazie? È
infatti un segno della grazia
se è statò possibile realizzare
tutto quanto è stato fatto, con
la solidarietà di molti amici e
sostenitori a Rorà, nel resto
d’ìtali e all’estero. È.certo
anche grazie alla solidarietà
degli enti pubblici, in particolare della Regione e dell’àmministrazione comunale che
abbiamo potuto affrontare
con prospettive serene il gravoso impegno. Avremo, durante il culto, il piacere di rivedere quasi tutti i pastori che
sono stati in passato a Rorà,
come segno della solidarietà
che li ha uniti alla chiesa e
come momento gratitudine
della chiesa perequante essi
hanno dato. Avremo anche la
partecipazione del moderatore della Tavola valdese.
Oraf come vi è stata-solidarietà di molti (non possiamo
dimenticare i cori e le corali
che hanno organizzato concerti per poter raccogliere
fondi) quando eravamo in fase di allestimento dei lavori,
ci auguriamo che molti fratelli
e sorelle vogliano udirsi a noi
per condividere la nostra gioia
il 21 luglio prossimo. Dopo il
culto avremo un pranzo comunitario e, alle 15, un momento di riflessione sulla nostra storia a cura della Società
di studi rorenghi. Il pastore
Giorgio Toum avrà certanìente cose interessanti per i rorenghi e per gli ospiti. Un piccolo rinfresco offerto dalle sorelle del Gruppo donne chiuderà la giornata e ciascuno se
ne tornerà a casa sua, .conservando, speriamo; un buon ricordo della giornata.
/
RIUIVIIONI QÜARTIERALI ALL’APÈRTO IH
CIRCUITO — Domenica
21 lùglio si terranno le riunioni qùartierali, con inizio
alle ore 15 a’Fontane e a
dombagarino; sempre alle
15 riunionq all’aperto a
Grange di Forengo.
AGAPE — Dal 17 al 27
luglio si svolgerà il campo
adolescenti (14-17 anni)
dal titolo «Identi...kit», sulle identità (nazionali, etniche, culturali, personali).
BOBBIO PELLICE —
Si conclude 20 luglio il
campo adolescenti presso
la Casa vacanze dell’Esercito della Salvezza.
TORRE PELLICE —
Martedì 23 luglio, presso la
Casa delle diaconesse, iùcontro con Liliana Ribet e
il past. Bruno Troq sul tema: «La Russia».
A
0 fi«[tanto
u tre.
azioni
tà nel
ore he
■e, che
roprie
Ita uj
zone
Posta
I '■■UillM«' s .
franco Parisa
lavo
difß'
n 28 giugno Franco Parisa
ptdeva la vita in un ipciden® con ¡1 trattore mentre falC(ava un prato in località Piap ™ Bricherasio, ai confini di
tarostino; non che avesse
f Ito bisogno di fieno, ma lo
®ceva per pulire un po’ la
j?“®” Montagna sempre più
oandonata. Franco era stato
,, *P®8oato diversi anni nell’
;S?®*oistrazione comunale'di
e»,
proteico-'
na teInSa:
pente
¡poríi
jleina
ri st»:
oni“
proteancpare i*
di onichie
paese*
; franje che
sa s'*
ftan
tostino, prima come con
‘tgUere ,
:®ll’A»ri
-1
e poi come assessore
. j^gticoltura, ma io lo'riW- ®®Pfattutto nella «costi|®on^> della locale cooperaji Agricola, nel suo convin5^®nto che se c’era qualche
¡■jU’^^oza per l’agricoltura
^ginale questa era da riporUna migliore organizzale, e per questo occorreva
: ttersi con altri T r» rif"nrHn
con altri. Lo ricordo
presente alle assera
tivn f riunioni del diret'Ì'iasi ^ tra l’altro facevaufio
sempre a casa suà) ma
ton ì numerosi incontri
Val cooperative della
He e P « della vai Chiso
Germanasca per cercare.
uniti, di migliorarle, di farle
funzionare meglio o con
scambio di prodotti oppure
per risparmiare qualche lira
sulla gestione.
Noi che lo conoscevamo
abbiamo perso un compagno
di viaggio e un amiéo, ma la
società tutta ha perso un altro
«manutentore» della montagna. Come noi soffriamo per
la sua mancanza, sapranno
accorgersene i responsabili
del territorio e la società tutta
che mancando queste persone
e chiudendo le stalle la montagna muore?
Mauro Gardiol
Uliveto
Prarostìno
in festa
«...il 30 giugno dalle ore 15
alle ore... è l’unica occasione
che avete quest’anno per potervi divertire, cantare, ballare, smangiucchiare in ottima
compagnia... la nostra! All’
Uliveto vi aspettiamo in... tutti». Con questa simpatica frase tutti gli amici dell’Uliveto
sono stati invitati alla frizzan
te festa che si è svolta
nell’accogliente giardino della casa, domenica 30 giugno.
Il pomerìggio è stato allietato da varie esibizioni canore, abbiamo scoperto che ci
sono cantanti bravissimi che
lavorano e vivono in mezzo a
noi! I presenti potevano poi
gustarsi un buon gelato, una
pizza 0 un panino (a scelta
per i buongustai), oppure trovare simpatiche sorprese nella «pesca», 0 ancora graziosi
oggetti regalo confezionati
dai ragaz)^i ospiti dell’Uliveto. Ogni persona ha ricevuto
un «pensiero» a ricordò della
giornata. Un moménto atteso
a lungo e stata l’estrazione
dei numerosi premi della lotteria. Per finire ip bellezza si
è cenato all’aperto, e in seguito danze e balli per tutti!
Un grazie sincero alla direzione e ajutto il personale
dell’Uliveto che ha organizzato una festa giovane e allegra, che ha permesso a tutti di
conoscere da vicino la vita
dell’Uliveto e di incontrare
vecchi e nuovi amici.
,
j Donatella Caffarel
Lusema San Giovanni
Le ammlnistFazioni comunali e le riesumazioni cimiteriali
Denunciato il sindaco di Pinerolo
Non sono in molti a chiedersi dove vadano a finire i
resti delle riesumazioni cimiteriali (non le ossa ovviamente) ma bara, cassa di zinco,
vestiti e lutto quanto faccia
parte del corredo funerario
dell’estinto esumato. Eppure
esiste una normativa in tal
senso che proibisce ad esempio di gettarli insieme agli altri rifiuti comuni (li si dovrebbe bruciare ma molti Comuhi
non avendo l’inceneritore li
gettano semplicemente nell’immondizia o li seppelliscono
in büche nelle zone cimiteriali, contravvenendo alla legge,
il più delle volte senza sòbrio) e obbliga a tenere libri di
carico e scarico dei resti delle
riesumazioni cimiteriali.
In questi giorni in Piemonte
i carabinieri del Nucleo operativo ecologico stanno facendo dei controlli in questo sensò e parecchi sihdaci sono stati denunciati per omessa tenuta di libri di carico è scarico
dei resti cimiteriali: fra loro
anche il sindacò di Pinerolo,
Livio Trombotto. I controlli
nella nostra zona comunque
stanno continuando e già molti altri Comuni (in vai Chisone ad esempio) hanno ricevuto la visita dei carabinieri. La
normativa risultava sconosciuta ai più, anche se qualche
Comune aveva già avviato
l’iter che comporta fra l’altro
l’acquisto di appositi contenitori, la disinfestazione e successivamente lo smaltimento
in discariche di tipo A, essendo questi «rifiuti speciali assimilati agli urbani». È altrettanto evidente che gli amministratori pubblici spesso incaricano il ¡servizio tecnico di
seguire questi settpri e non si
occupano direttaiiiente 'della
questione per cui si spiegano
le perplessità di molti sindaci
di fronte all’arrivo dei carabinieri. Ancora, c’è anche un àltro problema che non fa dormire sonni tranquilli ai sindaci del Pinerolese: Tobbligo di
aver-a disposizione un canile
per i cani randagi. Oggi c’è
una struttura a Pinerolo e un
canile convenzionato a Bibiana: su entrambi ci sono dei
problemi ma sono pur sempre
un importante punto di riferimento. «n Comune di Pinerolo sta per spendere quasi 200
milioni per rendere il canile
municipale in regola con le
disposizioni di legge, cosa
che potrà avvenire - dice
Trombottb - in autunno: solo
allora potremmo proporre agli
altri Comuni delle forme di
convenzione per l’utilizzo».
Per la pubblicità su
L’Eco
DELLE VALLI VALDESI
tei. 011-655278, fax 011-657542
1.
10
•v\' - Ä . ' "■.
'^■
”H^ PÀOlV
M*»i¡¿áiM
£;■
E £co Delle vaiji moEsi
lA'
Mostra al Centro culturale valdese
Le Valli e le missioni
v'i-'
r:^,.
«I valdesi e le missioni»;
con questo titolo il Centro
culturale valdese ha organizzato una mostra‘documentària
sull’attività delle chiese vaidesi nel campo missionario
dalla metà del XIX secolo ad
Oggi. Realizzata con la collaborazione di Annalisa Coisson e Bruno Tron per là parte
docunientaria, Franco Davite
e Guido Girardon per la parte
fotografica, la mostra è stata
presentata in occasione delle
giornate della Cevaa, che si
sono tenute à Torre Pellice a
fine giugno, con vivo apprezzamento dei partecipanti.
Roberto Coisson nel dopoguerra aveva già ricordato, in '
alcune pubblicazioni della
Claudiana e della Società di
studi valdesi, questo aspetto
della vita delle chiese valdesi,
ma neH’allestìre la mostra ci
si è resi conto di due fatti; anzitutto TimpressiOnante impegno nel campo dell’evangelizzazione in «terra pagana»,
come si diceva allora, delle
chiese Valdesi con dedizione
di uommi ed energie. Se campo privilegiato dell’attività
missionaria fu lo Zambesi,
dove lavoravano dinastie di
Jalla e Coisson, quasi tutti i
campi missioni cqrati dalla
Società missionària di Parigi
videro al lavofo figli delle comunità valdesi.
Constatazione opposta;
quanto scarsa sia la documentazione su questa pagina dèlia
storia evangelica italiana,
quanto pòco la chiesa istituzionale abbia preso coscienza
della portala dell’impegno
missionario. La chiesa del nostro secolo, a dire il vero;
quella dell’Ottocento (ed è
questo uh ulteriore elemento
di riflessione) aveva colto invece con molto maggior sensibilità il nesso esistente fra
evangelizzazione e missione
tanto da considerarle due voci
della Relazione al Sinodo.
Forse l’età giolittiana e ancor più quella fascista ci hanno ripiegati in qualche misura
su noi stessi e di conseguenza
provincializzati, impegnati a
guardare le cose nostre con
crescente passione, convinti
di discutere dai massimi sistemi e in realtà non uscendo
dalla nostra camera? Si tratta
dunque di una mostra da vedere con occhio critico e riflessivo che ci auguriamo le
comunità sappiano utilizzare
nei prossimi mesi.
Gran pubblico a «Pinerolo estate»
Voglíá dì divertirsi
La seconda settimana della ^
manifestazione Pinerolo Estate ha registrato un notevole
aumento di pubblico: la media degli spettatori fino ad ora
è stata di 140 presenze a sera,
lo spettacolo di teatro comico
delle sorelle Suburbe ha raggiunto quasi il tutto esaurito
(274 persone), complice il
tempo, il clinia mite e la voglia di divertirsi insieme.
L’ultima settimana di rappresentazioni prevede tre importanti'appuntamenti.
Venerdì 19 luglio per la
musica classica si esibirà in
concerto l’Ensemble Nino
Rota che farà ascoltare al
pubblico pinerolese le più
importanti colonne sonore
dei più celebri film; l’ultimo
«Sabato comico» prevede lo
spettacolo dell’attrice romana
Caterina Casini in «Il difficile è atterrare», un’ironica pièce su una donna che, senza
accorgersene, diventa un an
gelo e il suo sguardo si fa divertito osservando le passioni
umane. L’attrice, dopo un
inizio col teatro «serio» ha
Sperimentato la sua ironia
neH’esperienza televisiva con
«Doc» di Renzo Arbore e a
spingerla definitivamente
sulla strada del teatro comico
femminile è stato rincontro
con Enzo Jannacci.
Pinerolo Estate si concluderà con l’atteso concerto di
Kent Ducheine, il chitarrista
amerièano che trascina il
pubblico nella sua musica dal
forte senso del blues con la
sua Leadbessie del 1928 dal
suono splendido e corposo.
Le Serate avranno luogo nel
cortile di Palazzo Vittone
(piazza Vittorio Veneto 8, Pinerolo) alle ore 21,30 e il costo del biglietto sarà di lire
10.000 (8.(XX) i ridotti); in caso di pioggia gli spettacoli
verranno tenuti presso l’Auditorium di corso Piave.
C7I /bibbio
Tratto ria
di Ezio Corsani
Chiusura; mercoledì intera giornata e giovedì a mezzogiorno
Angrogna; Loc. Rocciamaneud, 208
Tel. 0121-944.290
COMUNE DI TORRE PELLICE
PROVINCIA DI TORINO
AVVISO PER ESTRATTO DI VENDITA
IMMOfilLIARE CON INCANTO
IL SINDACO
RENDE NOTO»
che il giorno 30 luglio 4996 presso la sede comunale, con apertura delle buste alle ore 10.00, si procederà mediante II metodo delle
offerte segrete alla vendita di un fabbricato di proprietà comunale
sito in via Repubblica n. 3.
Cauzione provvisoria E. 42.000.000.
L'aggiudicazione verrà disposta a favore del concorrente che
avrà presentato l’offerta più vantaggiosa sul prezzo minimo e massimo stimato in perizia.
Le offerte dovranno essere redatte ai sensi del bando di gara e
dovranno pervenire Improrogabilmente entro e non oltre le ore
12.00 del 29 luglio 1996.
Per eventuali chiarimenti, copia del bando e visita deirimmobile
rivolgersi agli uffici di Segreteria. Tel. 0121-953221-953035.
IL SINDACO (Armand Hugon dott. Marco)
Intervista al presidente, Chiaffredo Gallo
per il Pinerolo calcio
Il Pinerolo ha appena concluso l’attività nel campionato nazionale dilettanti di calcio partecipando ai play off
finali dopo aver ottenuto un
brillante quarto posto nel proprio* girone e già si sta preparando in vista del prossimo
'campionato. Il risultato conseguito ha rappresentato una
sorpresa indubbiamente positiva andando ad li là delle più
rosee aspettative della vigilia.
«L’essere arrivati subito die’
tro Pisa, Aosta e Biellese è
stato un risultato veramente
eccezionale - dice il presidente, Chiaffredo Gallo -; nel
play off non abbiamo brillcfto
ma dobbiamo tener conto
delle circostanze oggettive:
una squadra giovane, un mese di stop, un calo di tensione
dopo la prima fase».
Pinerolo è città che risponde poco alle sollecitazioni
sportive; una media di 15Ó
spettatori non può soddisfare
i dirigenti; eppure i biancoblù
hanno saputo mettere in riga
compagini ben più blasonate;
«Avevamo giocatori validi,
un allenatore, Bortolas, veramente bravo sia tecnicamente
che umanamente. Sul piano
organizzativo siamo ben organizzati ma purtroppo manca il riscontro economico continua Gallo Pinerolo,
come cittadina, potrebbe
tranquillamente puntare alla
C2 ma con le attuali risorse
non sarebbe in grado di restarci. Già il campionato Dilettanti è superiore alle nostre forze. aziende locali
sembrano sorde alle nostre
sollecitazioni».
Quando una società deve
continuamente fare i conti
con i bilanci da quadrare, se
non si hpno altre entrate il
bilancio pareggia grazie alla
cessione dei giocatori migliori; sarà questa la scelta del Pinerolo? «Per forza dobbiamo
cedere i giocatori che hanno
mercato - dive ancora il presidente Gallo - e sono molti:
ci sono richieste per molti
giocatori anche se nulla è ancora deciso. Da anni continuiamo a cedere i nostri talenti e a cercare nuovi elementi nelle giovanili o nel
circondario; al momento i
più richiesti sono Pallitto,
che a 26 anni è il più anziano, Ceddia, Raimondi, Pia,
Mollica: li cederemo solo in
presenza di contropartite
adeguate. C’è anche un’ipotesi di collaborazione con Torino e Juventus per il prestito
alla nostra formazione di giovani da far crescere».
La novità più grossa sotto il
profilo societario è la fusione
con i Granata Boys Pinerolo
da cui deriverà una collaborazione tecnica oltre che organizzativa... «Un passo che riteniamo assai importante»,
chiarisce Gallo, da poco confermato alla guida del sodalizio biancoblù.
La preparazione inizierà ai
primi di agosto, a Pinerolo
perché le finanze non consentono ritiri altrove; le dodici
formazioni schierate nelle diverse categorie ripartiranno
nel corso di agosto; uno sponsor di ritorno, l’Italamec,
contribuirà a coprire le spese
di gestión.
SKIROLL — Organizzata dallo Sport club Angrogna, domenica 21 luglio, con partenza da San Lorenzo, si svolgerà una
gara di skiroll.
MOUNTAIN BIKE —- Domenica 21 luglio, quinto raduno di
mountain bike Bobbio Pellice-conca del Pra. Le iscrizioni si
ricevono ^dalle 8 in piazza a Bobbio, alle 9 la partenza e alle 13
la premiazione al Pra. Percorso di 18 km.
CRONOSCALATA — Domenica 21 luglio, sul tracciato di
8 km, si svolge la 12“ edizione della cronoscalata ciclistica Castel del Bosco-Gran Faetto a Roure.
TENNIS TAVOLO D’ESTATE — Numerosi tornei di tennis tavolo si svolgono nel periodo estivo; discreta è stata la partecipazione al torneo di Bobbio Pellice svoltosi sabato 13 e domenica 14. Il settore under 14 è stato vinto da Mauro Cesano
su Emanuele Revel mentre l’under 18 ha visto il successo di
Fresch su Alberto Picchi. Nel settore femminile vittoria di Renata Picchi su Paola Romero. In campo Amatori maschile la
vittoria è stata affare della famiglia Picchi con successo del figlio Alberto al terzo set sul padre; entrambi i giocatori parteciperanno al prossimo campionato di D2 nelle file della Valpellice. Il giovane Picchi, insieme a Girardon di Lusema San Giovanni e Ghirardotti di Cavour potranno rappresentare il futuro
del pohgismó valligiano. È intanto in fase di organizzazione il
torneo di Radio Beckwith che si svolgerà a Torre Pellice in
piazza Muston sabato 27 luglio dalle 10; collabora la Fidas di
Bibiana, Torre e Bobbio-Vsllar Pellice. Ci saranno gare amatoriali sia giovanili che seniores.
A • 81 C U R AÎIÇ NJ
/lUSBajrGs vita
' I
Agente
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
\.
Agenzia generale
via Trieste, 47 - Pinerolo - tei. 0121 /764Ó4
venerdì 19 LUGLIO I99fi
J0Í
18 luglio, giovedì — PINEROLO; A Palazzo Vittone alle 21,30 concerto del
gruppo rock «Big Marna». Ingresso libero. ■
19 luglio, venerdì — INVERSO RINASCA; Fino al
.21 luglio, raduno di autovetture Fiat 500.
^ 19 luglio, venerdì — PEROSA ARGENTINA; Alle
21, alla piastra pòli valente,
proiezione di un video sulla
Resistenza dal titolo «Ti voglio raccontare».
19 luglio, venerdì —
PRAROSTINO; Per la seconda edizioiùe del Festival
dei cori, alle 21, alla pista coperta di San Bartolomeo, serata con i gruppi «Raviole al
vin», «Montisela», «Langhet
lover», «Voci di Langa», «I
Merenderos», l’orchestra «Siriotto», Saverio Aiosa e il comico Ocir.
19 luglio, venerdì —
TORRE PELLICE; Alle 21,
nei giardini di piazza Muston,
il gruppo «Tao ba to» propone lo spettacolo «Sulla Terra», percussioni, immagini,
danza con musica dal vivo.
20 luglio, sabato — FENESTRELLE; Alle ore 21,
al forte, concerto del coro alpino Gai Uget.
20 luglio, sabato — SAN
SECONDO; Alle 21,15, in
piazza Nuova, concerto di
Freddy Merco.
20 luglio, sabato — MASSELLO; Alle ore 15,30 sarà
inaugurata nella scuola di
Campolasalza la mostra su
«Gli alpeggi di Massello».
20 luglio, sabato — VILLAR PELLICE; Serata in
piazza Jervis con cena, musica e ballo in compagnia di
Enzo e Massimo.
21 luglio, domenica —
BOBBIO PELLICE; Dalle
10,30, alla conca del Barbara,
convegno alpinistico con giochi a cura dell’Adi di Torre
Pellice.
21 luglio, domenica —
PRALI; A Villa, zona caserme, alle ore 15, concerto del
gruppo musicale «Altamarea» di Millesimo.
21 luglio, domenica —
FENESTRELLE: Presso il
Forte si svolge la mostra artigianale e degli antichi mestieri. Alle ore 21 spettacolo di
teatro danza.
21 luglio, domenica — PINEROLO; Alle 21,30, a palazzo Vittone, concerto del
chitarrista statunitense Kent
Duchaine.
21 luglio, domenica —
torre PELLICE; Nella
sala Paschetto del Centro culturale valdese, alle 16, si
inaugura la mostra di disegni
e tempere di Elsa Oberholzer;
la mostra resterà aperta fino
al 31 luglio giovedì, sabato e
domenica dalle 15 alle 18; lunedì, martedì e mercoledì dalle 14 alle 17.
21 luglio, domenica —
SALUZZO; Nella piazza ex
Foro Boario si svolge l’annuale mostra dell’antiquariato
minore e dell’oggetto usato.
21 luglio, domenica —
USSEAUX; Al colle dell’Assietta si svolge la tradizionale
Festa del Piemonte con rievocazione della battaglia dell’
Assietta.
21 luglio, doihenica —* PI
NASCA; A Grandubbione si
svolge la tradizionale Festa
della montagna.
23 luglio, martedì —
BOBBIO PELLICE; Alle
21, presso la sala polivalente,
serata di danze e musiche occitane con i Sarvanot. '
24 luglio, mercoledì —
SAN SECONDO: Alle ore
21,15, in piazza Nuova, concerto del gruppo rock blues
«Triplo mito».
VALLI
CWSONE • GERMAI
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154 Î
Guardia farmaceutica: ,
DOMENICA 21 LUGLIO ’
Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - via Nazionale 29, tei.
51017
Fenestrelle: Farmacia Grippo
- Via Umberto 11, tei. 83904
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva
,^nï.
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 21 LUGLIO '
Villar Pellice: Farmacia GayPiazza Jervis, tei. 930705
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
m
pmEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664 ü
SERVIZIO INFERMIEF
dalle ore 8 alle 17, presso I
sedi dei distretti.
fn
; seto è
t fronti
istiane
^ nel et
(mico
le tre
;éultiu
rio cit
una s
interv
sia es
.senti
terno
loron
unpa
toBca
stato
ebrair
Roma
steev
Vi “P'
V quelle
tone,
teqlo
prese;
lia». (
EMA
passai
Ine e (
ìppol
lei
di Crii
TORRE PELLICE —If
cinema Trento ha in program-«
ma, giovedì 18, 20,30, Po?
cahontas, venerdì 19, or®:
21,15, Casino, sabato 20 alle..
21,15 Braveheart, domeniea
21, ore 20 e 22,10 e lunedi li ;
luglio alle 21,15 I.’eserciti^
delle 12 scimmie.
BARGE— Il cinema C«manale per tutto il mese di ÌU‘
glio è chiuso per ferie.
PINEROLO — La multìsala Italia ha in programma, alla,
sala «5cento», fino a domeiiì-*
ca 21, Dead man walking,
condannato a morte, ferialie
festivi 20, e 22,20, sabato 20.e
22,30; alla sala «2cento» è iri,
programma L’albero di Antonio; feriali e festivi 20 e
22,20, sabato 20 e 22,30. Da
lunedì 22 chiuso per ferie. '3É
FROSSASCO — Perla
rassegna di cinema d’estate,
venerdì 19 luglio alle 21,30,
nei giardini della scuola materna proiezione di Viaggi ffl
nozze; domenica 21, 21,30'
sarà in visione Braveheart.
Mieali
lazior
[ti è d(
œenz
làedia
ritti
rie
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti vari; tei 0121-40181. J*'
VENDESI Angrogna, zona Prassuit-Verné, grazioso
chalet a due piani doppi
vizi posizione splendida. Tel.010-215506.
SOS ALCOLISMO
Poliambulatorio
Villar Perpsa: tei. 51045-5137fi
tes
Ospedale Pomaretto
Tel; 82352-249-day
L'Eco Delle Valli Valdesi
Viarie! Mille, 1 -Pinemto
tei. 0121/323422; fax 32^'.
reriazione Torre
tei. 0121/933290; fax 932409
Speri. In abb. post./50
PubWicMlona unitaria con Rlfwr'^
non può escare venduto »«parata^
Rag. Tribunale di Pinerolo n. 17^
ai sansi di legge P*®*’® .
Stampa; La Ohislertana Mondpvl ,
Una copia L. 2.000
■ k
c
11
PAG. 7 RIFORMA
ippo
04
iva:
0
3ay
8790
m
:iva;
ncö
30 le
Un'iniziativa di Grosseto sulla storia delle religioni
Una presenza visibile in città
Ascoltate le voci ebraica, evangelica e buddista
La storia del valdismo e l'identità battista
USA SARACCO
/QUESTO è stato il primo
iV anno che la città di Grosseto è stata coinvolta da un
Weresse specifico nei con*^onti delle confessioni cristiane non cattoliche e della
storia delle religioni. Infatti,
nel corso dell’anno accademico ’95-96, l’Università delle tre età, un’associazione
culturale presente sul territorio cittadino, ha organizzato
una serie di conferenze con
interventi di realtà religiose
sia esterne alla città sia presenti attivamente al suo interno, al fine di divulgare il
loro modo di vivere la fede in
un paese a maggioranza cattòlica e la loro storia. Così è
stato possibile ascoltare voci
ebraiche, grazie alla partecipazione del rabbino capo di
Roma Elio Toaff, voci buddiste e voci protestanti.
Il primo intervento è stato
quello del prof. Daniele Garrone, della Facoltà valdese di
teologia, su «I valdesi e la
presenza protestante in Italia». Garrone ha illustrato
principalmente la storia del
valdismo fino ai giorni nostri,
passando attraverso le alterne e difficili vicende di un
^popolo che desiderava vivere
lèguendo l’originale esempio
di Cristo, portando avanti gli
ideali di povertà, della prediScazione libera ed estesa a tutti é della diffusione e conolicenza della parola di Dio
lifflediante la traduzione delle
sritture. Su questo tema in
icolare si è espresso an
C«
dilu
Itisa
i,alla.
neni-'
ring,
ialte
i20e
■ èib
An20 e
). Da
er v|a
state,
I, 30.,
i ma;gldi
II, 30
rt.
Claudia Angeletti e la presidente dell’Unitrè, doti. Scotti
che Roberto Mazzeschi, pastore della Chiesa apostolica
di Grosseto.
Più in particolare è stato
analizzato il cambiamento
apportato dal principio del
«Sola Scriptura» nato durante
la Riforma (grazie anche alla
traduzione della Bibbia in tedesco di Lutero) il quale ha
avuto un posto importantissimo aH’interno dei movimenti di risveglio evangelico
dai quali la chiesa apostolica
proviene. Per quanto riguarda gli evangelici grossetani
non è mancata la presenza
battista: la prof. Claudia Angeletti ha trattato «L’identità
dei battisti nella loro confessione di fede», con un’introduzione storica sul battismo.
La conferenza è stata caratterizzata da un’analisi degù articoli principali della Confessione (solus Christus, sola
grada, sola Scriptura, sola fide, battesimo, cena del Si
gnore, la concezione della
chiesa, l’etica, il sacerdozio
universale dei credenti), corredate dal supporto di passi
biblici e dalla spiegazione
delle differenze fondamentali
con il cattolicesimo.
Questo aspetto è emerso
soprattutto all’interno dei dibattiti che hanno seguito tutte le relazioni, determinato
anche dalle domande e dalle
curiosità della platea. Gli
spettatori sono sembrati in
molti casi sorpresi nei confronti del modo di vivere la
fede dei protestanti, che si
basano sulla libertà che Cristo ha dato loro e non sull’
approvazione del magistero o
della gerarchia, a partire
dall’interpretazione della
Bibbia fino alla possibilità di
espressione e predicazione
per ogni credente; una libertà
pagata a caro prezzo e che
per questo viene considerata
un bene irrinunciabile.
M San Giacomo
Incontro
ecumenico
ENOS MANNELLI
PRECEDUTA da incontri
nelle singole realtà ecclesiali ha avuto luogo il 12 giugno nella chiesa evangelica
valdese di San Giacomo degli
Schiavoni una riunione ecumenica con le parrocchie di
San Giacomo e Lucito sul tema «Riconciliazione, dono di
Dio e sorgente di vita nuova».
All’inizio il pastore Achim
Roscher ha introdotto il tema
affermando che là riconciliazione che ci è stata donata da
Dio in Gesù Cristo deve trovare una risposta nella nostra
vita quotidiana. Poiché «Dio
ha riconciliato con sé tutto il
mondo» anche noi non possiamo chiudere gli occhi davanti alle sofferenze, alle ingiustizie, allo sfruttamento e
alla distruzione sistematica
della natura. Oltre al tentativo di superare le diversità che
separano ancora le chiese
cristiane ci vuole anche un
sincero ravvedimento dei nostri rapporti con tutta la creazione, un cammino che comincia proprio in casa nostra, nei nostri paesi.
Ci sono stati interventi da
più parti che hanno stimolato
l’assemblea a una vivace e feconda discussione su alcuni
temi come ii culto dei santi o
l’intercomunione che si è poi
deciso all’unanimità di approfondire in futuri appositi
incontri. Per l’inizio deli’autunno è in programma, la data è da definire, una confermza pubblica presso il cinema Sant’Antonio a Termoli su
un documento, in cui cattolici e luterani hanno espresso
insieme la comune opinione
sulla giustificazione per fede.
nobili va
1, zosioso
i ser, Tel.
0
laì'L
31
e
>409
Scuola domenicale di Ivrea
L'insegnamento biblico per
mezzo di strategie diverse
ELIADA RESTA
È con piacere che abbiamo
letto l’articolo della scuola domenicale di Torino su
(Riforma del 21 giugno, perché anche per ia scuola domenicale di Ivrea l’aggregazione dei bambini e delle
bambine è un obiettivo mollo importante, perciò oltre
agli incontri della domenica
mattina quest’anno abbiamo
sperimentato una giornata
comunitaria al mese. Slamo
consapevoli dell’esiguità del
nostro gruppo e della necessita dei ragazzi di identificarsi ,m un gruppo più ampio e
conoscere altri ragazzi e rag^e evangeliche. Perciò abmamo allargato l’invito delle
nostre giornate comunitarie
^che alle scuole domenicali
m Aosta, Biella, Chivasso.
m queste giornate abbia
Per / vostri acquisti,
gli abbonamenti
Aperiodici evangelici
- Librerie
CLAUDIANA
ANO:
^tancesco Sforza, 12/A;
'^1-02/76021518
IpRmO:
!?? ^icipe T ommaso, 1 ;
‘«I-011/6692458
.. PELLICE;
Itti.”’'"® di coltura religiosa
Cavour, 32; ^
% 06/3225493
mo avuto più tempo per stare
insieme, per approfondire
l’insegnamento biblico anche attraverso il gioco, la
drammatizzazione, animazioni suggerite dalla rivista
La scuola domenicale, addobbi vari e bricolage. Oltre ad
affrontare le sezioni della rivista abbiamo riflettuto con i
nostri ragazzi sull’importanza della,^memoria: abbiamo
iniziato con la Pasqua ebraica, la Sanata Cena; abbiamo
portato all’inizio di quest’anno i ragazzi al museo di Torre
Pellice a vedere alcuni luoghi
della storia valdese, perché è
importante non dimenticare.
Vorremmo continuare su
questo argomento per preparare i ragazzi e coinvolgerli
quando fra due anni a Torino
si celebrerà il centocinquantenario dell’editto di tolleranza per valdesi ed ebrei. Perché le scuole domenicali del
circuito non sì organizzano
per partecipare a questa ricorrenza tutti insieme? La riflessione alla liturgia che è in
atto nelle nostre chiese ha reso sensibili le monitrici, che
hanno cercato di far partecipare i ragazzi al culto e qualche volta alla liturgia dando
loro degli spazi.
A conclusione dell’anno
ebclesiastico abbiamo partecipato attivamente a tutto il
culto: i ragazzi e le ragazze
'hanno letto i passi biblici, alcune preghiere che nelle domeniche precèdenti avevano
preparato insieme alle raonitrici, hanno partecipato al
sermone con disegni ispirati
ad alcuni episodi del ministero di Gesù, hanno cantato e
fatto cantare alla comunità i
loro canti.
Chiesa battista di Bisaccia
Maria Bellisario^ una vita
per testimoniare l'Evangelo
NICOLA LELLA
Alle due di notte dell’ll
giugno 1996 è deceduta a
Bisaccia la sorella Maria Beliisario, vedova del pastore
Donato Castelluccio. Maria,
nata in Santeramo in Colle,
in Puglia, da padre evangelico, è stata sempre fedele testimone dell’Evangelo. A
metà degli anni ’40, dopo il
matrimonio, si era trasferita a
Bisaccia in Irpinia dove, come moglie di pastore battista,
aveva continuato a lavorare
nei campo della testimonianza evangelica.
Vivendo in un paese diverso per ambiente e tradizione
da quello dove era vissuta,
furono per lei anni difficili. La
numerosa comunità battista
di Bisaccia, a causa dell’emigrazione dovuta alle precarie
condizioni economiche dell’
Avellinese, si era ridotta a «un
lucignolo fumante» (Matteo
12,20), come spesso affermava il pastore Donato. Dei
quattro figli di Maria, Pasquale, Lucia, Gabriele ed Eliseo, il primogenito ha seguito
la vocazione pastorale.
Negli anni ’70, malgrado la
grande sofferenza per la dolorosa perdita di Gabriele, dovuta a un incidente stradale.
COMMISSIONE PERMANENTE STUDI
DELLA CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
SESSIONE D’ESAME
Domenica 25 agosto 1996, ore 9
tasa valdese- Torre Pellice
la fede cristiana di Maria non
era venuta meno e nella sua
semplicità di credente aveva
continuato a testimoniarla.
Domenica 9 ^ugno mi ero recato a Bisaccia e in quella occasione Maria, tre giorni prima di morire, mi aveva consegnato una lettera in cui in
breve aveva scritto il suo testamento spirituale, che qui
trascrivo; «Sono una madre
d’Israele. Sono vissuta nella
fede in Gesù Cristo. Dopo
cinquant’anni trascprsi qui a
Bisaccia ho compreso che il
Signore così ha voluto. Che
qui dessi la mia testimonianza di credente evangelica.
Termino con l’affermazione
di Samuele: Eben-Ezer, fin
qui l’Eterno ci ha soccorsi: sia
lodato il nome del Signore».
Durante il culto funebre,
ténuto dal pastore Donato
Giampetruzzi e da chi scrive
queste note, è stata messa in
luce anche l’importanza che
nella testimonianza dell’
Evangelo ha avuto, insieme al
pastore Donato Castelluccio
e a sua moglie Maria Bellisario, la chiesa battista di Bisaccia: essa in questo piccolo
paese, sorto sulla cima di un
monte, è stata come «la lampada posta sopra il moggio»
(Matteo .5,14-15).
H Centro culturale «Albert Schweitzer»
La banca etica: convivenza
tra mercato e volontariato
GIANFRANCO HOFER
E possibile far convivere il
mondo finanziario, le
leggi del mercato e degli investimenti produttivi con la
solidarietà? Per tentare di rispondere a questo problema,
che può interessare qualsiasi
titolare di lìn conto corrente,
anche modesto, o di un libretto di risparmio in qualche istituto di credito, che
non sa come viene impiegato
il suo denaro, si è tenuta il 19
giugno una conferenza-dibattito promossa dal Centro
culturale elvetico-valdese «A.
Schweitzer» e dalla Chiesa
evangelica metodista di Trieste; Relatore è stato il prof.
Antonio Sodato, con una lunga esperienza di lavoro in
istituti di credito, del gruppo
triestino promotore della
«Banca etica», che si sta attualmente costituefido con la
raccolta di fondi.
Si tratta di un'iniziativa nata dall’esperienza delle cooperative nel Veneto che per
sopravvivere, mantenendo la
loro ragione sociale e solidale, sono state costrette dall’
attuale legislazione a trasformarsi in banca, che si ispira a
istituti bancari nati una decina di anni fa in Olanda, per
impulso di gruppi e comunità socialmente sensibili,
quali la Chiesa riformata d’
Olanda, in Germania anche
qui coinvolgendo comunità e
associazioni protestanti e soprattutto, con grande successo, nel Bangladesh dove la
Banca etica è uno dei maggiori istituti finanziari. Tra le
caratteristiche di questa
«Banca non profit» vi è la trasparenza assoluta, il funzionamento come istituto di
credito che remunera con un
interesse leggermente minore degli altri (4,75% rispetto
all’attuale 7%) per garantire il
finanziamento di progetti a
carattere sociale sia in Europa che nel Sud del mondo; si
tratta di finanziare iniziative
di collaborazione sociale,
della tutela ambientale, della
promozione culturale e dei
diritti umani, della cooperazione internazionale e del
commercio equo e solidale.
In Italia il progetto è sostenuto, oltre che da soci personalmente convinti di questa
proposta, soprattutto da associazioni cattoliche e laiche
dell’area della sinistra (circa
22, tra le quali Adi, Arci, Age-.
sci. Gruppo Abele).
Dalla vivace discussione è
emersa la diversità di impostazione tra le attuali banche,
che fanno una certa «beneficenza» piuttosto promozionale e comunque clientelare,
e la «Banca etica» tesa in primo luogo al finanziamento di
progetti sociali che è alternativa agli istituti d’affari; ^stata chiarita qualche perplessità sulle garanzie di funzionamento; si è auspidata una
presenza evangelica nell’iniziativa, sia a carattere personale che di comunità, anche
in vista del futuro impiego
dell’8 per mille.
I progetti sociali da finanziare infatti verranno dibattuti nelle sedi periferiche dagli aderenti alla banca etica,
con la partecipazione e il
controllo dei soci, ha affermato il prof. Sodaro, non solo
da ristretti consigli direttivi,
come usualmente avviene
per la distribuzione della beneficenza nelle banche. È da
notare che in seguito al diffondersi di iniziative di questo tipo le banche tradizionali hanno costituito/ondi etici,
da alimentare da parte dei
clienti tacitando la loro coscienza; un’iniziativa interessante, quella di una «banca
non profit», forse anche pericolosa per il sistema finanziario, come ha affermato
qualcuno, se le banche tradizionali si mobilitano temendone la concorrenza almeno’
con un certo tipo di clientela.
ìX Chiesa battista ó\ Venaria Reale
Sette battesimi per una
giornata di testimonianza
Pomeriggio di festa, domenica 9 giugno, alla chiesa battista di Venaria Reale. Nonostante non fosse stata data
molta pubblicità all’awenimento, per evitare il sovraffollamento, un centinaio di
persone gremiva il piccolo locale di culto, dove tre sorelle
e quattro fratelli hanno dato
la loro testimonianza di fede
mediante immersione.
L’atmosfera era calda, sia
per la temperatura esterna,
sia per la grande partecipazione dei presenti. Tre ragazze Monica, Paola e Lara (questa di famiglia evangelica) e
tre gióvani, Mario (anch’egli
cresciuto nella comunità).
Marco e Maurizio e un anziano, Giuseppe;. Singolare la
storia di quest’ultimo: nato in
famiglia evangelica, si era
ben presto allontanato dalla
chiesa. Una decina d’anni fa
incontrava una coppia della
nostra comunità con cui faceva amicizia e riscopriva
l’Evangelo che aveva udito da
bambino. Ora a 83 anni ha
voluto confessare la sua fede.
Il culto, presieduto dai pastori Giuseppe Morlacchetti e
Emmanuele Paschetto, ha ripercorso idealmente il cammino della fede del credente
e della comunità. Dopo l’in-i
vocazione della presenza del
Signore e le sue lodi nel canto
e nella preghiera, la testimonianza dei catecumeni, quin
di la predicazione e l’ascolto
della Parola. Poi sui nuovi
membri è stato invocato lo
Spirito Santo e tutti insieme
abbiamo confessato la nostra
fede con il canto «Tu sei la
mia vita», ben noto ai cattolici presenti che si sono uniti a
noi in questa confessione comune, così come insieme a
noi hanno partecipato alla
Cena del Signore e al canto
del Padre Nostro.
La chiesa ha infine accolto
visivamente i nuovi membri
di chiesa consegnando ad
ognuno una copia della Bibbia e l’attestato di battesimo.
La preghiera, il canto dell’inno «Prendi o Dio la vita mia»,
e la raccolta delle offerte hanno suggellato con l’espressione della riconsacrazione al
Signore questo culto speciale. Giornata di festa e di ringraziamento particolare al Signore, che già ci fa intrawedere per l’anno prossimo la
stessa gioiosa esperienza.
l’abbonamento
I
ROPORMA?
12
f'V ' 4»
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Episodi insoliti alla chiesa di lingua inglese a Torino
Una domenica mattina diversa
Gratitudine a Dio e espressione della fede
mediante il canto per il battesimo di un bimbo nigeriano
JAMES SHAKER
Nella chiesa di lingua inglese di Torino l’usuale è
spesso l’insolito, così come lo
è stato per me, pastore battista, il primo battesimo di un
neonato.
Entrato nella sàia di culto
la mattina di domenica 16
giugno vi ho trovato un ma, gnifico pianoforte, lì rimasto
da un concerto tenuto la sera
precedente. Prima difficoltà,
vincere la tentazione di provare la tastiera, seconda, che
fare delle 120 ingombranti
sedie, visto che al culto frequentatissimo di Pasqua eravamo in 64. Lasciai tutto
com’era, non c’era tempo per
rimediare.
Era un giorno speciale per
Henry e sua moglie Christy,
una deliziosa coppia nigeriana, il cui primo figlio Prince
Henry Omo Ruffa Unuighe,
nato il 23 febbraio, doveva
essere battezzato. Proyenenido da una famiglia reale,
«Prince» era appropriato.
«Omo», mi fu detto, era un riferimento al bimbo, futuro
sostegno dei genitori, «Ruffa»
un apprezzamento per la famiglia italiana, presso la quale u padre lavora da sei anni.
Il suo nome esprimeva un orgoglioso passato e un fiducioso fumro.
Appena il culto cominciò
entrò un anziano signore,
che mi venne presentato come il rabbino Tullio Levi,
amico di famiglia, che celebrava i suoi 50 anni di ordinazione. Il battesimo si svolse bene. Versando l’acqua da
una brocca in un contenitore, parlai del simbolismo
dell’acqua, come espressione
TTTTl*^l'
Il pastore Braker con II piccolo Henry
dell’amore di Dio. Con il padre che teneva il bimbo versai una buona quantità d’acqua sulla sua testa. Prince, fedele al suo lignaggio, pur
guardandoci meravigliato
non espresse un lamento. Poi
diedi aJla madre una piccola
croce, dono per il bambino,
ricordo di un viaggio a Gerusalemme. Il padre cantò, in
inglese e nel suo dialetto nigeriano, esprimendo la gratitudine a Dio e accompagnandosi con il ritmico, spontaneo ondulare, a cui si unirono familiari e amici.
Finito il battesimo presentai il rabbino invitandolo a
prender la parola, ed egli dopo aver rivolto ai genitori e al
bimbo bellissime parole di
sostegno, chiese il permesso
di benedirci, il neonato e noi
tutti, chiudendo con una pre
ghiera cantilenata. Finimmo
tra i saluti, i baci e le strette di
mano. Non credo di essere
mai stato benedetto così caldamente e inaspettatamente,
e certo mai da un rabbino
durante un culto protestante.
Le sedie che sembravano
troppe risultarono appena
sufficienti. Un buffet ci rallegrò ulteriormente.
Noi non italiani spesso ci
lamentiamo per le frustrazioni a cui andiamo incontro in
questo paese fra burocrazia
poco amichevole e comportamenti poco educati per
strada o nei negozi. Ma l’Italia fornisce un contesto in
cui la spontaneità e l’insolito
ci sorprendono. Così è avvenuto per questa domenica
diversa, in cui lo Spirito di
Dio ci ha visitato, e noi gliene
siamo grati.
Giornata del Gruppo interconfessionale di Cagliari
Insieme per esaltare il nome dell'Eterno
STEFANO MELONI
■p SALTERÒ il nome dell’
Eterno: canti, preghiere e meditazioni», questo il
tema della prima giornata interconfessionale promossa
dal Gruppo interconfessionale sardo (Gis) tenutasi domenica 30 giugno, alle ore 18,
nel locale di culto della chiesa
battista di Cagliari. Circa 140
persone hanno condiviso,
con viva attenzione e talvolta
con commossa partecipazione, un evento che potrà essere ricordato non solo come
un appuntamento ecumenico
ma, di più, come un incontro
in cui uomini e donne di fedi
differenti hanno vissuto momenti di grande spiritualità e
vicinanza. Un desiderio di costruire un legame di fiducia,
conoscenza ed ascolto reciproci, sostiene le attività del
Gis. La promozione di una
cultura delle differenze, la
possibilità di mettere in gioco
la propria esperienza di fede,
la valorizzazione del cammino spirituale di ciascuno, lo
sforzo di individuare progetti
comuni che indichino la fattibilità dell’operare insieme
pur nella diversità, sono alcuni degli obiettivi che U Gruppo persegue.
Così, il 30 giugno, si sono
alternate letture bibliche a
brani del profeta islamico
Baha’u’llah, a pensieri e riflessioni proprie della cultura
vedica. Ma è stato lo spazio
SCHEDA
Le fedi in dialogo
Il Gruppo interconfessionàle sardo che, da circa un anno,
raccoglie donne e uomini di diversa fede e estrazione religiosa, (cattolici, evangelici, Hare Krishna, Baha’i) ma anche
liberi ricercatori e laici, nasce prima di ogni altra cosa dal
desiderio di abbattere il muro di ignoranza reciproca fra le
varie fedi, che spesso genera incomprensione e confusione,
e per collaborare a un progetto di crescita e mutuo rispetto.
A tale scopò il Gis mira a promuovere, con lo studio e il confronto delle fedi una cultura delle differenze, che non implichi sincretismi né alcuna sorta di relativismo culturale. Il
metodo scelto per sviluppare il confronto fra fedi diverse è
quello del privilegiare la «storia personale» e il «cammino
spirituale» di ciascuno, del mettersi umilmente in ascolto
della voce dell’altro e f^gli dono delle proprie esperienze e
scoperte, dubbi e difficoltà. Il gruppo lavora nella convinzione che di fronte ai grandi interrogativi e problemi di questa fase storica, tutti siano chiamati a dare il proprio contributo morale e spirituale, senza abdicare alle proprie specificità, con la consapevolezza che la verità non sia patrimonio
esclusivo di nessuno dei percorsi di fede rappresentati.
musicale a lasciare il segno
più profondo nel cuore e nella mente dei presenti. Una
corale cattolica ha presentato
tre brani basati sulla parabola del buon samaritano, sulla
lettera dell’apostolo Paolo
sulla carità, sull’annunciazione della nascita di Gesù a
Maria; il gruppo Baha’i ha
eseguito letture e preghiere
cantate tra cui di particolare
impatto emotivo una preghiera cantata per sola voce
in lingua persiana; il gruppo
Hare Krishna, felice dell’accoglienza in tempi comunque di discriminazione e rifiuto, ha eseguito due brani
accompagnandosi con gli
strumenti tipici (organetto a
pompa, cimbali e tablas) in
un crescendo coinvolgente;
e infine la nostra comunità
ha proposto due inni tratti
dall’innario Fcei del ’69 (il
«Padre Nostro» e «Come cerva che assetata») cantati da
un gruppetto che comprendeva nonni e nipotini della
scuola domenicale, più due
canti composti in logudorese
(dialetto sardo) da un fratello
di chiesa. Una serata certamente riuscita, rimarcata dal
sostare nel portico della nostra chiesa in conclusione come a trattenere l’atmosfera
creatasi. E il giorno dopo una
Tv locale ha mandato in onda
un ampio servizio con riflessi
filmati dei vari momenti. Già
fioccano le reazioni più disparate: da un forte coinvol¿mento ad un infastidito irrigidirsi di chi teme che l’ascolto di chi è diverso possa
minare le basi della propria
titubante fede. Il percorso è
veramente ancora lungo.
M Genova
Riunioni di
comunità
evangeliche
ERMINIO PODESTÀ
Durante tutto ranno si
sono svolte, in alcune
piazze di Genova, diverse
campagne di evangelizzazione in cui sono stati proposti
canti religiosi, mimiche e vari niessaggi da parte di alcuni
firatelli e sorelle, a cui hanno
partecipato rappresentanti
delle chiese che non fanno
parte dell’area della Fcei e
delle chiese storiche. C’è stato anche un culto di testimonianza battesimale che non
si è svolto in una chiesa storica ma nella chiesa dell’Assemblea dei Fratelli di via
Morin.
Per l’occasione, alla presenza di fratelli e sorelle di
varie comunità di Genova,
hanno testimoniato la loro
fede mediante il battesimo
due sorelle e due fratelli: Carla, che in seguito alla morte
del marito ha riscoperto la fede in Cristo; Lucia, che proveniente dal cattolicesimo ha
compreso la grande verità
della giustificazione per grazia mediante la fede; Roberto
che, cresciuto in una famiglia
evangelica, si è nutrito fin da
bambino del latte spirituale
e diventando adulto ha avuto
il coraggio di testimoniare apertamente la sua scelta di
fede; Schren, albanese, che
non aveva rhai sentito parlare
di Gesù Cristo ma che in Italia, dove ha anche sofferto
momenti di ristrettezza economica, si è innamorato dell’Evangelo e ha riconosciuto
Gesù Cristo come nostro Signore e Salvatore.
La'predicazione è stata
centrata sul brano di Marco
16, 15-16, in cui si dice che
chiunque avrà creduto e sarà
battezzato sarà salvato. La
corale, di cui fanno parte anche alcuni battisti, ha eseguito tre inni, ma il più significativo mi è sembrato quello
intitolato «Maestà», che dice:
«Maestà, divina maestà, noi
ti preghiam, nei nostri cuori
vieni a regnar». Queste parole sono il denominatore comune dei quattro battezzati
perché, pur provenendo da
esperienze diverse, convergono tutti nel riconoscere
che Cristo deve regnare nei
nostri cuori.
CENTRO CULTURALE VALDESE
Giornata
dì studio
«G. Miegge»
ta giornata «Giovanni
Miegge» si tiene anche
qiieet’anno nella Casa valdese» in occasione del Sinodo; giovedì 22 agosto,
sul tema «La storia fi'a apocalittico e utopia»..
Pri^mmà
ore 9: presentazione del libro di Mario Miegge II
sogno del re di Babilonia. Intervengono: Susanna Peyronel, Daniele
Garrone, Claudio Canal,
y Giorgio Tqum.
ore 15: dibattito sul libro.
ore 18; «Per uba cultura
,dell’evangelismo, ballano oggi») relazione del
Centro culturale valttese
in occasione dell'incontro del Centri culturali
^evangelici in Italia.
ore 21: dibattito sulla relazione e sulle prospettive
cU attività dei Centri. \
VENERDÌ 19 LUGLiq^o^
Celebrazione ecumenica a Napoli
«Riconciliazione invocata»
verso l'Assemblea di Graz
«Padre santo, conserva uniti a te quelli che mi hai affidati perché siano una cosa
sola come noi...». La preghiera di Gesù per l’unità ha fatto
da introduzione al momento
più forte della celebrazione
ecumenica che si è tenuta a
Napoli, venerdì 28 giugno,
presso la chiesa di Sant’Anna
a Capuana a conclusione delle attività del locale Coordinamento ecumenico per la
pace. «La preghiera ecumenica, la tensione alla riconciliazione, l’impegno comune per
la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato devono
sfociare - si è detto - nella festa pasquale, nel celebrare finalmente insieme la cena del
Signore. Ma se il desiderio è
forte, il cammino è faticoso e
lento. E questa sera dobbiamo fermarci ad un gesto soltanto simbolico...».
Così, pian piano, la mensa
è stata apparecchiata: è stata
spiegata una tovaglia e posti
dei fiori, segno della festa,
poi del pane e una brocca di
vino, segni di comunione, e
ancora una Bibbia, parola di
Dio che crea unità e un cero
acceso, simbolo di Cristo, luce di verità. La mensa è stata
dunque preparata, ma la cena è rimasta lì non consumata, in attesa del tempo in cui
la fraternità ritrovata possa
essere vissuta anche in un,
piena comunione di mensa.
L’incontro ha avuto oltre
questo significativo tempo di
«riconciliazione invocata»
anche momenti di riflessiQn»;
e ascolto sui temi deH’Assèni^
blea ecumenica che si terrà il
prossimo anno a Graz.
Una testimonianza sulla
nonviolenza invocata nel! Ivenari
1934 da Dietrich Bonhoeff«/
è stata ricordata dal prof. An«i
tonino Drago, un accoratoti.!
cordo della marcia pacifistaa
Sarajevo del 1993 insieme ¡
lancio di un’inizativa in favore di un giornale libero che idi
quella città stenta oggi a sopravvivere è stato offerto dal
giovane Luca Saltalatnacd
chia, e infine una comunica-i fienzioi
ven0
160 pei
i nienti
volta 1
; liiunioi
^ellac
alì | quaal
ma «D
jiimente
Gesù C
stimoi
Ìiero !
zione del prof Aldo Bifulco si
un’esperienza di frontiera
per formare nelle scuole unsi
coscienza ecologica nel de-;
gradato quartiere di ScampiaJ
a Napoli, hanno offerto ai^
della 1
che he
molte'
re... ha
zo del ì
Bepi
partecipanti all’incontro mi-| come
portanti argomenti di pte- ^
ghiera. La riflessione biblica
è stata affidata alla pastora;
Anna Maffei, su Calati 3, e d,
parroco della chiesa ospit»;
te don Luigi Rinaldi. Il coro
battista Ipharadisi, diretto
dal m.o Carlo Leila, ha dato
un contributo di gioia e partecipazione appassionataall’intera serata. '
contta
camaz
quesK
«alla p
piena!
accetti
vduto
mini e
di coni
liarsi (
centra
le pc
(lemi
Fino allo scoppio della guerra nelle bancarelle di Sarajevo si potevai^i
no trovare affiancati la Bibbia (in cirillico) e il Corano (foto Boccia)
alleisc
aemoi
vazion
che, ni
'ggett:
no l’is
’ neopc
VENARIA — Dopo una breve dolorosa malattia è mancata giO'
vedi 27 giugno la sorella Maria Suppo ved. Ballardo. I fune-:
rali, nella chiesa battista e al cimitero, si sono svolti sabm®
29. Mariuccia, come tutti la conoscevano, era una delie
fondatrici della comunità battista di Venaria, sorta alla fin
deU’ultima guerra. Nel ringraziare il Signore per là costant
testimonianza di fede della nostra sorella e per la sua pt®'
ziosa partecipazione alla vita della chiesa, ci stringia^,^.
con affetto intorno ai familiari, in particolare alle due
Giuseppina e Maddalena.
f ianzia,
j Scural:
? inglesi
defie I
della 1
duelé;
Vive
loro q
.scere,
! allegri
*unagi
ne va
sonale
laded
serVi2
nello!
aniori
LA SPEZIA — Giornata di gioia per la comunità battista .®|ùoi
Snpzia Hnmpnira 'in ainonn npr il matrimonio fra DàViO»
» ...cDc (poi c e cni arce cne i nu»u* j '
non servono a nulla!) e consolidato d’estate in estate e c ;
lunghi viaggi attraverso tutta la penisola. Due nmf
solida e appassionata tradizione evangelica che si
frano: una
contai
toente
appre;
1 speranza per il futuro bmv. Folta la !
tanza riesina alle nozze, celebrate dal pastore Emman w.
Pascbetto coadiuvato dai pastori Umberto Delle
Michele Sinigaglia. Agli sposi l’augurio di ogni
Signore, alle famiglie di intrecciare legami sempre P*^^ |j
raturi, alle due comunità evangeliche di poter accresce
loro presenza e rafforzare la testimonianza.
SAN SECONDO — Esprimiamo i nostri rallegramenti
do e Ivana Ricca per la nascita del piccolo ® '
stina e Marco Gardiol per la nascita di Luca; il
nedica questi bambini e aiuti i suoi genitori f^®^*
loro crescita, assistendoli con la sua forza e permeo
loro di vivere nella sua gioia.
Galtiei'®
VILLAR PELLICE — Ringraziamo i pastori "pgrtiva".
Jean-Pierre Yomo per le predicazioni tenute
mente durante i culti del 23 e del 30 giugno.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato
casione dei funerali di Emilio Berton e Clotilde o®
Taglierò.
bimbi
inatte
Bui
,*lCirc
i'iorio
«mola
in agli
Pervei
mnzic
ietiai
^«:uoli
*ione
mala
tesop
'ile c(
V, Í ''I
Aziono
13
)l¡
ü una
lensa.
oltre
«podi
cata»
isiqne,
ssetn;
erràii;
sulla',
a nel
oeffei ¡
if. An-:
ato ri, j
Asta a
me ai
1 favoche in
a soto dal
ipací
anica-¿
Ico su
itiera
le unai
el deampia;
rto ai'
■o imi preliblica
istora
3,eal
pitan1 coro
iretto
a dato
e paronata
ioccia)
tagio
[fune
sabato,
1 delle
infine
istante
la pregi alno
e figli«
ì diW
javidej
ttista»
Centri
.eco®
glie di
¡neon'*
resen-;
anuele*
jnne®
ità nel
liù àA'
cerei®
'venerdì
19 LUGUO 1996
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Evangelizzazione a cura dei battisti di Torino
L'incontro è iniziativa di Dio
Dall'incontro con la Parola scaturisce la fede
per essere testimoni. Incarnazione e incontrò «alia pari»
8IM0WA PIOVANO
nER due pomeriggi conser cutivi, il 31 maggio e il 1“
augno, alla presenza di circa
gO persone alcune provenienti dalle chiese di Rivoli e
iVenaria e altre per la prima
volta entratilo una chiesa
protestante, si sono svolte le
dunioni di evangelizzazione
della chiesa di via Passalacqua a Torino, aventi come terna «Dio ti parla» e precisamente «L’iniziativa di Dio:
Gesù Cristo» e «La Bibbia: testimone di Cristo». Il past.
fiero Bensi ha attirato l’attenzione sui primi tre versetti
¿¿la Lettera agli Ebrèi: «Dio
che ha parlato anticamente
molte volte e in molte maniere... ha parlato a noi per mezzo del Figlio».
Bepsi ha messo in rilievo
come Dio abbia voluto incontrare l’uomo tramite l’incamazione in Cristo affinché
questo incontro avvenisse
«alla pari» in un rapporto di
piena libertà tra chi ha voluto
accettarlo e di chi invece ha
voluto respingerlo. Per gli uomini e le donne l’unico modo
di conoscere Dio e di riconciliarsi con lui è quello di incontrarlo in Gesù Cristo.
■ Scicli
L'attività di
asilo e scuola
materna
Binai'
a Crime be'
a dell®
(tende
jtier-e
sttiv»'
inoc
¡rtlnai
Secondo la relazione 19951996 elaborata dal comitato
del Centro cristiano per l’infanzia di Scicli i bambini
iscritti quest’anno hanno
aggiunto le 21 unità all’asilo
nido e 28 alla scuola materna. Un numero sempre alto
che pone considerevoli prollemi per le priorità da dare
alle iscrizioni e la cui soluzione non sempre trova approvazione presso quei genitori
iche, nonostante le precarietà
)ote»i .oggettive del Centro, scelgono l’istituto come il più idoneo per la formazione dell’infanzia, Un elemento non trafScurabile è il «Corso base di
Inglese» che la maggioranza
delle bambine e dei bambini
della materna seguono con
due lezioni a settimana.
Vivere con i bambini, dare
loro qualcosa, aiutarli a crescere, partecipare alla loro
"legtia o alla loro tristezza, è
'*^3 gioia. Grande gratitudiva espressa a tutto il perso^e, insegnante e non, per
“ dedizione con cui svolge il
®eiVizio. Esso si inquadra
oello spirito evangelico dell’
sniore verso il prossimo,
RUel prossimo che viene a
^ntatto con noi spontanea®ente 0 da noi ricercato. Alla
®6dtzione si unisce anche
professionalità che si può
"Pprezzare sia nel quotidiaL? nel momento in cui i
j Vengono trasformati
attori in erba per le bellis-'
recito natalizie.
Buoni sono i rapporti con
^ Lircolo scolastico nel terri
. Do del quale si trova la
^ola e con il ProweditoraDo« di Ragusa che fa
®nire una modesta sov,-^*°ne a copertura del maiale didattico di cui la
^uola necessita. A conclude della relazione si se^aia il fatto che il servizio è
U 9C1VÌZ.IU C
qg^.Poasibile grazie all’aiuto
8U amici italiani e stranieri
dnn doni prowe
dace°sRà ”
•ikà it
Il pastore Piero Bensì
Il terreno privilegiato di incontro tra Dio e l’uomo è la
Bibbia, la quale annuncia e
testimonia la parola di Dio
che è Gesù Cristo. Noi non
crediamo in un libro, ma nel
Signore. La Bibbia è come la
pianta di una città che ci porta e ci guida a incontrare il Signore nella sua massima
espressione di misericordia e
di perdono mediante la croce, che è vita per tutti quelli
che credono neU’operadi salvezza compiuta da Cristo Gesù. Iddio ha parlato anticamente attraverso testimoni:
«Quel che era dal principio,
quel che hanno udito, quello
che hanno visto con i loro occhi, quello che hanno contemplato e che le loro mani
hanno toccato della Parola
della vita... essi lo annunciano anche a noi» (1° Giov., 11-4). È proprio dall’incontro
che è avvenuto con la «Parola
della vita» che i testimoni di
ieri e di oggi harmo trovato e
trovano il coraggio della fede
e la forza della testimonianza
all’Evangelo.
Complessivamente queste
due riunioni di evangelizzazione sono riuscite bene, ben
preparate anche nei particolari; un grazie all’oratore per
l’esposizione del suo intervento (nonostante fosse reduce da un incidente automobilistico, per fortuna non
grave, ma doloroso). Hanno
inoltre collaborato alla buona
riuscita le letture e le preghiere di Lucilla e Ferdinando Bo, i canti eseguiti in zairese accompagnati con chitarra dei coniugi Kibonghi;
utile ed efficace l’introduzione del pastore Casanova, incisiva e bella la grafica dei volantini invito usciti dalla matita professionale di Domenico Ferro. Un’esperienza da
ripetere anche in futuro con
il medesimo impegno.
Chiesa valdese di Verona
La vita della comunità
è segno di fedeltà al Signore
Alcuni eventi hanno segnato in questi ultimi mesi la vita
della nostra comunità e ci rallegra renderne partecipi i lettori di «Riforma». La confermazione di Nathalie Peri, il
battesimo di Erica Mica, la
professione di fede di M. Paola Gonano e Damiano Franchetto hanno arricchito noi
tutti e a qqesti giovani, che
con serietà hanno assunto
degli impegni davanti al Signore e alla comunità, auguriamo che i doni e la grazia
dello Spirito sovrabbondino
in loro, aiutandoli ad essere
fedeli testimoni di quel Gesù
Cristo in cui hanno creduto.
Annunciamo inoltre con gioia
la nascita di Daniele, condividendo la felicità dei genitori, i
coniugi Erica Sfredda ed Enrico ParizzL II Signore, che ha
mandato il suo angelo a liberare il profeta dai leoni (Daniele 6), benedica il piccino e
i suoi genitori, colmandoli
della sua grazia.
La seconda fase dei lavori
di ristrutturazione del tempio
di Verona avrà inizio quanto
prima: siamo grati agli architetti Sergio e Alario Uberti,
che hanno elaborato il progetto e lo porteranno avanti.
Nella consolante certezza
che suscita in noi il Signore
risorto, ma con grande tristezza, ricordiamo il fratello
Enzo Pederzolli di Riva del
Garda, che si è spento dopo
una lunga e penosa malattia.
Siamo vicini ad Annamaria,
che ha assistito con totale dedizione il marito, e rendiamo
grazie al Signore per l’esempio di serenità e di fede che il
caro fratello Enzo ci ha donato.A casa sua, per Pasqua,
abbiamo celebrato la cena
del Signore, abbiamo con lui
pregato, con lui attinto luce
dalla Parola: è l’ultimo, il più
bel ricordo che. conserviamo
della sua presenza fra noi.
Con molto rammarico abbiamo preso atto del trasferimento ad altra sede del pastore Alfredo Berlendis che ha
svolto per due anni il suo ministero a Verona e nella diaspora del Trentino. Desideriamo esprimergli anche dalle
colonne di «Riforma» la nostra gratitudine e il nostro affetto, rivolgergli il nostro saluto e chiedere al Signore di benedirlo nel nùovo campo di
lavoro che lo attende. La sue
iniziative a Verona e nella diaspora sono state molteplici e
arricchite dalla sua preparazione, dal suo spirito critico,
dalla sua fantasia: soprattutto
dalla sua fede. Grazie pastore
Berlendis! Ora chiediamo aiuto al Signore perché mandi
presto un nuovo «operaio» fi-a
noi: in fiduciosa attesa siamo
grati a quanti nella comunità
si adoperano con molta disponibilità per superare l’emergenza e non farci venir
meno ai nostri compiti di fedeltà e di servizio.
Il pastore Berlendis lascia Verona e la diaspora del Trentino
Mottola
Incontri Fgei
con il culto
Domenica 2 giugno il gruppo Fgei ha concluso il periodo degli incontri settimanali
con il culto: l’ingresso dell’intero gruppo con il canto di
convocazione «venite tutti»
ne ha dato l’inizio, e varie letture tratte dalla raccolta di
testi di fede della chiesa universale a cura della Cevaa, intervallate da alcuni altri canti, hanno introdotto il momento della predicazione incentrato sull’antichissima sapienza dei Proverbi e su Luca
22, 24-30, brano in cui Gesù
presenta la realtà del Regno
libera da gerarchie e fondata
sulla servitù reciproca.
Domenica 9 giugno ha avuto luogo un culto pensato e
curato dalla scuola domenicale, che a conclusione dell’
anno ha voluto condurre tutta la comunità nella riflessione sulla domanda «Chi è costui?» attraverso la proposizione sceneggiata dei racconti biblici oggetto di studio. La
disposizione in circolo delle
sedie ha fatto sì che ci fosse
un maggior senso di unità e
partecipazione corale nell’
annuncio parlato e cantato
dell’Evangelo.
Il 13 giugno la Chiesa evangelica battista ha accolto
l’unione matrimoniale di
Franca Putignano e Antonio
Attimonelli: per la prima volta la celebrazione è stata presieduta dall’anziano Vito Impedovo, designato quale ministro dalla comunità in virtù
dell’articolo 10 della nuova
Intesa battista con Io stato.
Domenica 16 giugno culto
conclusivo degli incontri
quindicinali del gruppo donne di Puglia e Lucania. La segretaria, Maria Secci Arcidiacono, ha predicato su Genesi
18 e in particolare sul riso incredulo ma gioioso di Sara, e
nel pomeriggio ha curato i
lavori di gruppo sul versetto
di Efesini, opportunamente
•personalizzato, «Rivestire la
donna nuova...».
Paderno
Iniziative
evangeliche
MARIO GENSINI
A Paderno Dugnano (40
mila abitanti neil’hinterland milanese, tra Cinisello e
Bollate) la Chiesa metodista
ha ottenuto dal Comune una
sala in comodato gratuito,
dove si svolge un’opera di
«patronato sindacale» e degli
studi biblici; nella città sono
presenti una comunità della
Chiesa apostolica e una Chiesa dei Fratelli, ma non esiste
una chiesa bmv. La Chiesa
metodista intende dunque
farvi un’opera di evangelizzazione: alcune persone della
chiesa di Milano partecipano
regolarmente agli studi biblici, e la chiesta stessa è entrata
a far parte del «Coordinamento del volontariato e delle
attività non-profit» locale. •
Grazie all’interessamento
della componente cattolica
del «Coordinamento», abbiamo ottenuto dal Comune la
struttura per la mostra della
Bibbia, a cui hanno partecipato anche alcuni membri
dèlia Chiesa battista di Bollate. Alcuni nostri giovani hanno partecipato a una «pedalata» con una maglietta distintiva dqi metodisti. Ai cattolici,
che ci hanno instato a alcune
funzioni, abbiamo risposto
che siamo disponibili a organizzare insieme riunioni di
evangelizzazione e preghiera:
ci ritroveremo in autunno.
Per ora una persona partecipa ai nostri studi biblici. i
Facoltà vaMese (fi teologia
..o . *
^ ^ J a: ’
Iscrizioni al corso di laureà
Per rimmatricolazione al corso di laurea va presentata domanda alla segreteria entro e non oltre il 15 settembre. Si richiede la maturità classica o altro titolo di secondaria superiore giudicato equipollente con l’obbligo di esami integrativi.
Un anno di studio integrativo viene richiesto a coloro che
non hanno fadto 5 anni di scuola secondaria superiore. La
frequenza è obbligatoria.
Il segretario è disponibile per un colloquio (vivamente raccomandato) durante il Sinodo o in altro momento.
Anno accademico 1996<-97
L’anno accademico 1996-97 inizierà sabato 12 ottobre ’96.
Sessione d’esami di ottobre
La sessione d’esami di ottobre si terrà nei giorni 10-11-12.
Borse di studio
Gli studenti che intendono richiedere una borsa di studio
per l’anno accademico ’96-’97, sono pregiati di inoltrare la
loro domanda alla segreteria della Facoltà, entro e non oltre
il 15 settembre (con acclusa fotocopia della dichiarazione
dei redditi relativi atl'anho’95). ■
\ r Tasse accademiche
Le tasse accaderntche sono fissate,' a partire dall’anno accademio> 19^-97, nella seguente misura; , ,, /
Corso dtimjirea: M ^
*- immatricolazione. £ 200.000
- frequenza peri quattro.anni regolari, £ 200.000 a semestre -• _ '-.,.5 j I
, -, iSCTizioni fuori corso, £ 200.000 l’anno.
,Gti importi vanno versati sul ccp n. 40252009 intestato alla
Facoltà. ;
I programmi dei corsi sono disponibili in segreteria. •
Facoltà valdese di teologia, via Pietro Cossa 42 - 00193
Roma, tei. 06-3210789 (segreteria telefonica), fax 063201040. La segreteria resterà chiusa durante ì mesi di luglio e agosto; riaprirà a setternbre. .
• . • ' • , II ^gretario; prof. Brinanno Genre
Agenda
MOMBERCELLI (AT) — In occasione
della manifestazione «Asti Musica», in piazza Duomo alle ore 21,30 viene proposto un
concerto di canti gospel dei «Voices t)f
Glory»; il gruppo, composto da quattro voci
soliste, tre americani e un sudafricano, ha
riarrangiato brani gospel e spirituali. Ingresso £ 15.000.
COAZZE — Sabato Angelo Giordano tiene un concerto di chitarra classica. Domenica, concerto di ottoni e organo: all’organo
Paolo Guardiani e agli ottoni giovani neodiplomati del Conservatorio di Torino. Le due
serate alle ore 21, nel tempio valdese di via
Matteotti; per ulteriori informazioni tei. 011-6508970.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne da Raidue alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle
ore 9,30. Lunedì 22 luglio replica della trasmissione: «Tra il non più e l’ancora. Percorso tra la vita e
la morte». Intervista a Massimo Rocchi e Maria Bonafede.
Domenica 28 luglio (replica lunedì 5 agosto): Miss Pop,
un’iniziativa protestante nella periferia parigina; Sotto
l’ombrellone; un libro per l’estate.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera v fax, quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
pMIC,
OSI FANCàlLU
Abbonamento annuo L.
28.000 - Estero L. 33.000
Sostenitore L^ 35.000 Una copia L. 3.500 da versare su c.c.p. n. 14603203
intestato a «L'amico dei
fanciulli - Tavola Valdese» - 20159 Milano - Via
Porro Lambertenghi 28
14
PAG. 10 RIFORMA
Riforma
La tratta
delle schiave
Piera Egidi
Doloroso e complesso, si ripropone oggi all’opinione
pubblica del nostro paese il tema deUa prostituzione. Fatti
di cronaca inquietanti, come il racket degli strozzini che,
ricattando le famiglie più povere dei vicoli di Palermo,
metteva in vendita i loro bambini ai pedofili, o la scoperta
di centrali di «importazione» di prostitute, soprattutto
dall’Africa, con relative complicità neUe ambasciate e feroce organizzazione dello sfruttamento. Picchiate, ingannate, stuprate, private del passaporto e di ogni diritto, queste
prostitute di colore e ora anche dei paesi dell’Est (dai luoghi dove si muore di fame o si muore di guerra) sèmpre più
giovani e spàmite, le vediamo quotidianamente lungo le
grandi arterie di traffico o nelle strade e nel parchi delle
nostre città, o le incontriamo tutte insieme sui treni di
scalcinate seconde classi, spostate senza interruzione da
una metropoli all’altra, tragiche pendolari del sesso.
È la nuova schiavitù che ci interroga giorno dopo giorno
con ima muta accusa a noi, società cosiddette cristiane, società cosiddette avanzate, alle soglie del terzo miUennio,
dove ogni cosa e persona è ridotta a merce e consumo, in
paiticolare chi è più debole e indifeso, le donne, i bambini.
Le stesse forze oscure della criminalità organizzata che gestiscono il traffico e lo spaccio della droga, le nuove mafie
intemazionali ora gestiscono il traffico e la vendita dei corpi, la tratta delle schiave. Contro questo traffico vanno applicate severamente le leggi che ¿à ci sono, e che proibiscono lo sfhittamento della prostituzione in ogni sua forma, vecchia e nuova.
C’è stato un punto fermo di civUtà con l’approvazione,
quasi cinquant’aimi fa ormai, della legge Merlin che proibiva le «case chiuse», i bordelli di stato, l’antica schiavitù e
la battaglia fu condotta da donne coraggiose, molte delle
quali evangeliche: non si può tornare indietro, nel decennio ecumenico di solidarietà delle chiese con le dorme, Uludendosi di contrastare così le nuove schiavitù del Duemila. Ma certamente U credente ha un rapporto «laico» con
le leggi, ben sapendo che sono strumenti imperfetti, approssimativi e mutabili rispetto all’orizzonte splendente
del Regno: la società muta, e con essa la necessità di regolamentazione della convivenza civile.
Doloroso e complesso è il tema della prostituzione oggi,
perché ci interroga su vari piani: c’è un problema di criminalità da combattere, c’è un problema iimegabile di ordine
pubblico, di pubblica decenza e di tutela della salute, c’è
un problema di tutela della singola prostituta. C’è tutto
quanto, insomma, riguarda il fenomeno della «regolamentazione» della prostituzione e su questo piano, forse, le soluzioni sperimentate altrove in Europa, come gli «eros center» di Amsterdam o le cooperative autogestite dalle prostitute che le strappino dal racket e dalle strade possono essere il meno peggio, come proposto da più parti, la soluzione
meno selvaggia e incivile.
C’è però poi il traguardo, che il credente in particolare
non può non proporsi, dell’abolizione del fenomeno prostituzione che non può non passare attraverso ima battaglia a tutto campo, legislativa, cultinale, spirituale sul linguaggio della sessualità. Il fenomeno prostituzione interroga soprattutto, è necessario dirlo, il «cliente», il bisogno
maschile di «consumo» del sesso. Fatto biòlogico o fatto
culturale? Il credente non può accettare il rassegnato cinismo della prima risposta. Perciò non possiamo lasciare che
l’unica immagine della sessualità sia quella della catena
delle nuove schiave, o della pornografia che offende la donna da ogni edicola o da certi spettacoli cinematografici e televisivi. Questa è stata una delle prime battaglie del movimento delle donne, ancora inascoltata: dopo vent’anni abbiamo ottenuto una legge contro la violenza sessuale, non
ancora un programma complessivo di educazione sessuale
che investa la scuola, le famiglie, i mass media e il cui cardine sia il reciproco rispetto e il dialogo, la consapevolezza
del tutt’uno della persona, al sconfitta della solitudine terribile dell’individuo ridotto a corpo, consumo e merce.
Riforma
E-Mail: Riforma @ Alpcom.it
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo - tei. 0121/323422 - fax 0121/323831
DIRETTORE; Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuete Paschetto. REDATTORI: Stelio Armand-Hugon. Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Alberto Coreani, Marta D’Auria, Avernino Di Croce, Piera Egidi (responsabile
ai sensi di legge), Fulvio Ferrario, Giorgio GardioI, Maurizio GIrolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nilti, Jean-Jacques
Peyronel, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo Rostan, Federica Toum, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia.
ABBONAMENTI: Daniela Actis.
FOTOCOMPOSIZIONE: Aec a.r.l. Mondovì -lei, 0174-551919.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE; Edizioni Protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125Torino.
MMH
ufi Bm 1 Ves Mb miIH
iMSbÉ MIW VHNMB MMnWBMIlB
Tariffe Inserzioni pubblicitarie; a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni; milllmetro/colonna £ 1.800. Economici; a parola £ 1.000. '
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
Il n. 176 del 1‘ gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono
state registrate con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 28 del 12 luglio 1996 è stato consegnato per l'inoltro postale aH'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 10 luglio 1996.
VENERDÌ 19 LUGUO
Prosegue il dibattito sul Giubileo del 2000
Sette candele per il compleanno di Gesù
Il 2000 è pur sempre il compleanno di un Cristo che non appartiene né a Rom'
né a Gerusalemme. Dobbiamo essere presenti come sempre criticamente
GIUSEPPE PUTONE
Esserci o non esserci? Ma
certo che per il Giubileo
del 2000 ci saremo! L’iniziativa unilaterale della Chiesa
cattolica è finanziata anche
con denaro pubblico e quindi
ci siamo già dentro se non altro, che ci piaccia o no, come
cittadini italiani finanziatori
del grande evento. Del resto,
potremmo non esserci? È patetico solo pensarlo. Amiamo
questo nostro paese e tutto
quello che vi capita è oggetto
della nostra riflessione e della
nostra partecipazione critica,
non disfattista ma costruttiva. Sappiamo benissimo che
il Giubileo è iniziativa cattolica (ma è soprattutto un concetto biblico che se applicato
rivoluzionerebbe in positivo
l’economia mondiale) e per il
quale rinvierei all’invito di
(Giovanni Franzoiu contenuto
nella sua recente «Lettera
aperta»: «Celebrate il Giubileo nei vostri paesi, restate
nelle vostre case e nelle vostre città, quietate le vostre
menti e i vostri cuori, sciogliete le catene dei prigionieri, perdonatevi reciprocamente le offese e fate riposare la terra».
Personalmente, come ho
già sostenuto nell’ambito del
Consiglio della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia, sarei per un anno di riflessione sulla flne del millennio. Un millennio che per noi,
anche come protestanti, è
stato un lungo cammino, sofferto, di liberazione, di disincrostazione dell’Evangelo, di
riscoperta del messaggio originale di Gesù Cristo. Non è
certamente un cammino concluso ma è arrivato al 2000 ed
è pur sempre una data importante per riflettere criticamente su ciò che è stato.
Riflettere su quel che sarà
lo lasciamo alle encicliche
Ritratto d) Giordano Bruno
papali, è comunque un compito più arduo da affrontare
perché il futuro è nelle mani
di Dio e non delle chiese. Ma
quel che è stato lo conosciamo e per molti tra noi può
essere buon motivo per una
profonda riflessione che può
anche assumere i toni, perché no?, della confessione di
peccato. Si pensi solo al fatto
che noi cristiani occidentali
parliamo di amore, di solidarietà, di condivisione, mentre
oggettivamente siamo parte
attiva di quella parte del
mondo che continua ad affamare la maggioranza dell’
umanità. Dunque il 2000 come anno di riflessione che
personalmente vedrei organizzato, simbolicamente, in
sette appuntamenti ecumenici italiani organizzati intorno al tema del nostro ritorno
a Cristo e quindi della scoperta della libertà. Una torta
con sette candeline. Il 2000 è
pur sempre il compleanno di
un Cristo che non appartiene
né a Roma né a Gerusalemme ma è Salvatore di tutti i
contìnenti. Il primo di questi
appuntamenti potrebbe essere il ricordo di Giordano
Bruno, bruciato il 17 febbraio
(!) del 1600 a Campo dei fiori,
un testimone della verità che,
nella sua osteggiata ricerca,
può accomunare laici e credenti. Non si tratta di indire
un controgiubileo, ma ognuno festeggerà a modo proprio. Poi se proprio si vuole
festeggiare insieme occorrerà
rispettare, come sempre, la
regola d'oro dell’ecumenismo: parità e reciprocità. Libere le chiese di promuovere
anche iniziative unilaterali,
liberi noi di parteciparvi o
meno e liberi di esprimere il
nostro punto di vista critico.
Ma il problema è ancora più
profondo. Qui e in gigt
nocciolo stesso della fedei
stiana che è Cristo. Un rit
no alla semplicità, aU’aut
deità di Cristo, è sempre:
spicabile, anche adesso
prima del 2000.
Il trionfo di una chiesa (
celebra se stessa, che cen
restaurarsi con l’aiuto dij
stato laico, mette in luce ;
contraddizione talmei
grossolana che per compj
derla non è necessario
modare i riformatori del;
secolo. Insomma io cri
che dobbiamo essere pres
ti, come sempre, critici
t Signo
¿edo c
.deipn^
f ¿ce og
nich
eral:
|fo be
jleeii
olàre
atod
mp
&e l’ai
pne e
(ieè VI
tonine
,ma:
|rao, ì
toaltàg
dopo CI
te. Anche questo è un rao
per esser utili alla caB
dell’Evangelo in un paese/
sta vivendo una
gione religiosa (vedi la qo “
ctinnci QinHnnf» a pCIlUalV
co raga
unoccl
to conti
dooPti
stione Sindone a Torinol
tipo commercial-trionfaló
co che rischia davvero’
confondere fede e religO)
indulgenze e giustificazio
per fede, spiritualità e supi
stizione, solidarietà e
commerciali. Emerge, a
nato, ancora una volta il e
stianesimo delle crocia!
dell’imposizione, delia pi
tenza, della romanità cei
lizzatrice che crea nuove»
ditanze mentre impali«
il cristianesimo della sei
cità e della libertà evangel
Nella grande kermes
saremo anche noi, non fi
citati dalla grande macci
romana ma distinti. C(
proposte alternative. Sem|
ci, povere, chiare. Sarei
strumentalizzati? Paziei
avremo almeno la cosdei
di avere cercato di
una testimonianza coeri
Meglio rischiare che sti
chiusi nelle nostre
eterni esiliati. Bisognai
Non è forse anche queste,J
console
lu^oa
(come'
stinilvo
si a ant
marcia,
era una
:e avevi
te comi
(rostitii
illair
ibbrii
h.2
m a}
¡re£h(
•ata ;
:upp
rtà
'ùi
l’owi'
Lastc
lahon
modo per aiutare noi ste»^jjg.y
chi, anche nel mondo ca«nm'b
lico, ama l’Evangelo più ‘Iffiàssi
l’istituzione? ffilbo. i
ipioli
dcan
Il Giubileo cattolico non ci interessa ma ci interessa l'attesa di molti pop(
Per un vero giubileo di giustizia e di pace sul monte Sinai
AFREDO SONELLI
Recentemente la nostra stampa sta interessandosi del Giubileo 2000, indetto dal papa per la Chiesa
cattolica. Mi sembra che finora prevalga la preoccupazione di non essere coinvolti
nella celebrazione catttolica
e si trascuri il fatto che il papa ha rivolto altre due proposte: una alle chiese cristiane
(quasi un giubileo pancristiano) e una rivolta anche alle
religioni non cristiane (spediaimente abramitiche: ebrei
e musulmani) per un incontro o a Gerusalemme o al Sinai (il luogo del dono della
Legge) perché il riferimento
alla nascita di Gesù rinnovi
un messaggio di giustizia e di
pace per tutta l’umanità. Si
dovrebbero distinguere i diversi momenti del problema.
Anzitutto una riflessione
sul significato biblico del giubileo. Sappiamo che la parola
deriva dal Jobel, la tromba
col cui suono si annunciava
l’inizio delle celebrazioni. Il
Levitico (25, 8-17) prolunga
la norma dell’anno sabatico
in quella del cinquantesimo
anno, quando avrebbero dovuto essere ricostituite le
proprietà originarie dei territori delle varie tribù, assicurando che «abiterete il paese
in sicurtà» (25, 18). Questa
norma forse non è stata mai
applicata; un riferimento indiretto si potrebbe notare in
Neemia (cap. 5) che tratta
della distribuzione delle terre
dopo l’esilio. Tuttavia è interessante notare la determinazione cronologica della norma: il legislatore si rende
conto che lo svolgimento della vita civile ed economica
comporta il variare delle situazioni; c’è concentrazione
della ricchezza e diffusione
della povertà. Si deve porre
un limite, altrimenti non si
può vivere nel paese «in sicurtà». Viene proposta una
revisione radicale periodica,
forse utopistica, ma ci dice
proprio qualche cosa oggi,
dinanzi ai problemi della minoranza dei paesi ricchi e
della grande maggioranza dei
paesi debitori e in miseria.
La Chiesa cattolica romana
ha utilizzato il termine giubileo nel 1300 per proclamare
la grande indulgenza nella
celebrazione del centenario
della nascita di Gesù; aveva
un significato prevalentemente penitenziale, ma con
effetti spesso pesanti sul piano politico e sociale. Il Giubileo del 2000, pur mantenendo per la Chiesa cattolica il
carattere penitenziale* assume un carattere del tutto particolare per gli altri intenti
proposti dal papa che vanno
oltre la Chiesa cattolica e oltre le chiese cristiane. Evidentemente il Giubileo cattolico, come tale, non interessa
le chiese protestanti. Non
credo che il Consiglio ecume
nico sia interessato alle celebrazioni di Roma (forse agli
ortodossi?). Diverso è il discorso per gli incontri proposti, anche alle religioni non
cristiane, a Gerusalemme o al
Sinai. Non può esserci estraneo il fatto che attualmente i
non cristiani, sia pure sospinti dall’iniziativa del papa, si
trovino in uno stato di attesa
nei confronti delle chiese cristiane nell’occasione della
celebrazione di un avvenimento che li interessa, almeno indirettamente.
Non credo che possiamo
sottrarci a una responsatilità
di testimonianza che ci viene
imposta dalle circostanze
concrete che non immaginavamo e non avremmo voluto.
Noi ci presentiamo al mondo
come chiese cristiane e come
tali ci guardano le altre culture e gli altri popoli. Accettiamo che il calendario utilizzato per la politica e l’economia
faccia riferimento almeno
convenzionale alla nascita di
Gesù, di quel Gesù che oggi è
oggetto di rispetto e di ammirazione da parte di altre culture. 11 Giubileo cattolico non
ci interessa, ma ci interessa
ed impegna l’attesa di molti
popoli e ci è richiesta una seria riflessione sul modo migliore di rendere testimonianza al Signore nelle circostanze nelle quali si trova
l’umanità.
C’è da evitare il pericolo
dell’esaltazione della chiesa e
della cristianità. Nella
ra apostolica» del papa la®
tazione è evidente, cote*
evidente la speranza cW
Roma 0 a Gerusalemme o ' ^ ^
Sinai la cristianità si pr^ ■ ^
almeno più riconciliata. U “C
nuncio dell’Evangelo qiiiB ,
c’entra, ma il riferimejite ; ^
giubileo biblico ci perme«*
recepire in modo conctew
messaggio di Gesù: la cote durata
sione nella concretezza ® ho ot
vita sociale e politica. _ , , *icenz
Dopo duemila annii_ contei
stiani si presentano al m^
non soltanto divisi cQm^J.8.,..j
nalmente, ma nel dramte* •
co contesto tra la ricco
della minoranza e Tan?®
sa miseria della
dell’umanità: sono peduemila anni dalla vena
Gesù, dalla sua redenz
eppure siamo
lai
Ale
. ive
'■varian
'te ile;
rùmanità era prima dellz,
venuta? Credo le .
se devono riflettere sU c
rispondere
che di fatto Ttimanità n
Un incontro interrelipo ^
Sinai potrebbe sancir
prio in riferimento “ anco!
saggio di Gesù, un ver ^
leo: un concreto imp »
remissione del denn, .¡i
nazionale e di sol* ^
contro la fame e pPP^ j i
non incontro di à
...___________¡.„-mitro u*
t tgi
La
chiedono, ma
chi che la Torah
messaggio di Gesù ^
mano in operaton di s
e di pace.
telvei
®rgani
15
PAG. 11 RIFORMA
‘Oma
te
i { paletti
I necessari
hiesa
e ceti
tedi
luce
almei
:ompi
arioi
ri del
10 crei
e prei
itici
unnu
la cau
paese c
inde sii
11 la qiì
orino)
ionfalii
vvero
religioii
ficazioi
1 esupt
à e a®
;e. aggio
iltaildi
crociai
della pi
tàcei
nove SI
pallii
a semi
rangel
:messi
non
maccl
ntl
i. Sera]
. Sarenj
Paziei
cosciei
esprimi
coerei
j stari
e sale!
nausi
questo
oi stei
ido cal
3 più
iai
; cjonor direttore,
Jomo a protestare perché
«edo che sia bene mettere
dei paletti, come qualcuno
e oggi- anche se non si è
jpichei. Non ho mai pensale gli antifascisti e più in
Aerale tutti i resistenti fosÍO belli e i fascisti in genele e i repubblichini in partilare tutti dei demoni, né
ito di questi argomenti per
ipaganda. Mi basta sapere
le l’antifascismo aveva rame e il fascismo torto cole è vero che mi stampate
m iìichiostro cosiddetto ne,, ma in realtà grigio scuris’ino, fra carta bianca, in
ialtà grigia chiarissima. Anni
,po conobbi un malinconi[co ragazzo che aveva perso
un occhiò in un rastrellamento contro di noi a San Secondo oPfarostino, che era corso
da Palermo a arruolarsi a Salò
yhifato com’era da un padre
'Console della Milizia che il 25
luglio aveva buttato la cimice
(come veniva chiamato il distintivo fascista) atteggiandosi a Mitifascista magari antemarcia. Quel povero ragazzo
era una vittima che finalmente aveva capito. Ora si era dato come scopo di salvare una
irostituta, ma avanzare tran[tìillamente, come fa Paolo
tbbri (cfr. articolo a pag. 10
n. 26 del 28 giugno) che
m appare azzardato penre che una scelta di campo
'rata non avesse tra i suoi
apposti una società senza
lerifl 0 peggio razzista» mi
ite un’enormità più che
Sn'óvvietà.
La storia va sempre rivista
a ñon strumentalizzata coin «pacificazione» pidieso-togliattiana che va a
icetto con quel manicheiche rifiuto, e me ne pare
oprio una conseguenza,
trinci hanno esagerato, cor[giamoli. Per distinguere
n basta condannare un
toste-ufficiale, e a spese del
mtribuente, al valoroso (?)
iSassino persecutore Italo
Ibo. C’è troppa ambiguità
molti protestanti (etimoigicamente ormai da «non
testare», virgolette, come
ice un mio amico) di un
ecumenismo giubilante che
loco ha a che vedere con
ma fratefianza di base. E inrinto, se capisco bene, i cat
«Le«
.late
-.otti
icht
1.1’a
uiW
tolici Scalfaro, capo dello
stato italiano, e Wojtyla, capo della chiesa romana, si
intene- riscono per la saggezza di Franco, quello della
Spagna valoroso anche lui?,
assassino e persecutore.
Gustavo Malan
Torre Pellice
S Fedeltà,
e servizio
airEvangelo
Cari fratelli e amici,
è. da tempo che desidero
far conoscere la mia esperienza di fede. Ho vissuto la
mia adolescenza in una grande e bella città dqlla Sicilia:
fin da piccolo seguivo papà
nel suo quotidiano lavoro di
«venditore ambulantè»; annunciava sempre TEvangelo
alle persone che giornalmente incontrava e queste, diverse forse da oggi, non sempre
erano disposte ad ascoltare.
Per la mia famiglia non è stata una vita facile. Il regime fascista difendeva e proteggeva
la «religione di Stato»; noi
evangelici del movimento
pentecostale, òvviamente
non riconosciuto dello stato,
eravamo definiti «portatori di
peste», ma mio padre insieme ad altri non si lasciò mai
intimidire dalle minacce delle autorità qualunque esse
fossero, sia politiche che ecclesiastiche. Tutti si adoperavano con zelo a far rispettare
le «direttive di Roma» uniti ai
facinorosi fascisti della zona.
Ricordo benissimo come il
mio maestro delle elementari
facesse di tutto per rendermi
la vita difficile. Ora posso dire
che non era un «maestro»; allora avevo solo otto anni e
non sapevo, ma ricordo ancora di quegli anni un altro
fatto doloroso: mio padre
venne messo in prigióne.
L’accusa era: «Vilipendio della religione di stato».
Era una falsa accusa. Si
trattava viceversa di un netto
rifiuto di mio padre di baciare una scultura sacra, come
con violenza gli era stato imposto da uno zelante cattolico romano. Sono fiero.dell’
atteggiamento di mio padre;
ha subito il carcere per fedeltà all’Evangelo. Scontata
la péna, mio papà con tutta
la famiglia fu costretto, quasi
ógni anno e nella stessa città.
CENTRO DI FORMAZIONE
DIACONALE
«Giuseppe Comandi»
FIRENZE
ISCRIZIONI AL CORSO DI FORMAZIONE
Sono aperte le iscrizioni al corso di formazione diaconale. La
"iteta del corso è quadriennale. La domanda va presentata en«0 ottobre su modulo fornito dalla segreteria stessa. E richiesta la
I licenza di scuola secondaria superiore. I/le, candidati/e dovranno,
i i C f«)ntemporaneamente, iscriversi ad un corso universitario (laurea
lOl ('' diploma) nell’ambito educativo, sociale, sanitario o dell’accofess ;,?ùcnza (per esempio: educatori/trici, assistenti sociali, gestione dei
ilBl (?®jvizi di accoglienza come foresterie o case di riposq,
;li05i®i®rmieri/e).
Quota di iscrizione, convitto, borse di studio e prestito!^
La quota di iscrizione per un anno è di lire 100.p00. Gli/ le stu®nti/esse possono chiedere di alloggiare presso il convitto del
«litro. In questo caso possono usufruire di una borsa di studio,
sarà mantenuta se gli studi proseguiranno regolarmente. Inola^chiesta, possono ottenere un prestito, senza interesse, rim^abile all’inizio della loro attività lavorativa.
(
Inizio dei corsi, programmi, frequenza
,i^^*''Uni corsi professionali sono a nùmero chiuso e le prove se)^tive si effettuano già durante i mesi di settembre e ottobre. Può
anche la data di inizio delle lezioni e ciascuno dovrà segui■«1 * '"^^nudario del corso prescelto. L’ammissione al CFD è conse.TOnte all’iscrizione ad un corso professionale ed è preceduta da
11 ^jjlùquio. Il corso di formazione diaconale inizierà l’8 novemiTui - Pri^gramma è disponibile in segreteria. La frequenza è obligatoria. ' J
®agreteria è a disposizione per fornire tutte Te informazioni
iji^^^arie (programmi, caratteristiche dei corsi, costi etc.) e per n(labbi anche di carattere personale. A richiesta si può anche
^«gamzzare Una visita. , v
^'•Igersia:
istituto Gould - via dei Serragli, 49 -.50124 Firenze ^55-212576, fax 055-280274. Chiedere dell’addetto al CFD.
Tra mondializzazióne e spinte separatiste
stati h^ionali e identità europea
!
ALBERTO CABELLA
MI sia consentito avanzare una riserva al
«cappello» della bozza di
ordine del giorno del II distretto {n. 26,-p. 5), dove si
parla di «quel grande movimento democratico e progressista che porta il nome
di Risorgimento italiano».
Una critica che Piero Gobetti espresse' tra i primi
constatando che il Risorgimento non si fonda su di un
grande movimento popolare bensì si configura come
una operazione diplomatico-militare della monarchia
sabauda. I «progressisti» ftirono sconfìtti con gravi
conseguenze autoritarie e
tràsformiste; il grande sconfitto è Carlo Cattàneo il
quale sosteneva che prima
bisognava riformare gD stati
italiani «democratizzandoli» e solo successivamente
costruire un’unione federa-,;
le che tenesse conto delle
tradizioni differenziate delle città-stato italiane; e^almente sconfìtti^ furono il repubblicanesimo di Giuseppe Mazzini che voleva educare gli italiani a comuni diritti e doveri, e Giuseppe
Garibaldi che aderisce all’
Internazionale socialista e
si batte per la libertà di tutti
i popoli oppressi.
Lasciamo la retorica ai
politici nazionali e ai leghisti che inventano una identità padana inesistente. Riflettiamo piuttosto sull» crisi degli stati nazionali, perché se neU’Ottqcento aveva
un senso uno stato nazionale italiano per unificare i
piccoli mercati degli sìaterelli italiani e per disporre
di istituzioni centrali comuni sufficientemente forti,
oggi il problema si ripropone ma a livello europeo.
, La rnondializzazioné dell’ècohqmia e delle comuni-,
qazioni travalica ormai
qualsiasi fronttera e spoglia
¿i stati nazionali di competenze fondamentali non solo in qeonomia ma anche
'nella difesa, affidata ormai
alle strutture mtemazionaU
quali sonò TÒnu o la Nato e
infine sul piano politico
globale.
Pertanto Q problema vero
alla finq di questo secolo,
dopo due guerre mondiali
provocate dai nàzionalismi,
è quello di creare un mercato comune europeo con
adeguate istituzioni, federa-li, costruendo una nuova
identità europea fondata
sul pluralismo culturale
mentre le identità nazionali
assurdamente «sacralizzate» hanno costantèmente
emarginato al loro interno
le minoranze sia religiose
che linguistiche e etniche.
Società di Studi valdesi
Presidenté
onoràrio
La Società di studi valdesi
si rallegra di onorare nella
sua seduta annua, che avrà
luogo, come preannunciato
sabato 24 agosto alle ore 17
nell’aula sinodale, il prof.
Giovanni Gönnet, che il Seggio propone di ^nominare
presidente onorano della Società. Con questo incarico,
precedentemente ricoperto
dal prof. Teofilo Pons, la Società intende esprimere a
questo socio la riccmoscefiza
per la fedeltà con cui ha da
tempi ormai lontani seguitò
le sue attività e soprattutto
manifestare pubblicamente
la profonda stima per il contributo’di studi che egli ha
datò alla storiografia valdese. Tutti gli amici ed estimatori di Giovanni Gönnet sono invitati a partecipare à
questo simpatico incontro,
indipendentemente dalTessere ó meno della Società.
a canibiare domicilio a causa
delle continue persecuzioni.
Ma il Signore non ci abbandonò, anzi. Ricevemmo grande aiuto e conforto dalla comunità valdese. Ricòrdo coti
commozione il fratello Scuderi, colportore di quella comunità, che-con la sua dignità e
coraggio diede a noi tutti
nuova lena per proseguire
nella nostra opera di testimonianza. Ricordo la sua fierezza quando, carico di opuscoli.
Evangeli e Bibbie, offriva ai
passanti i suoi libri anche se
venivano rifiutati perché «la
Bibbia era un libro proibito».
Ma il nostro colportore non si
stancava: pallido in viso, vestito di scuro, continuava il
suo ministero con la forza
dello Spirito dei Signore.
Ricordo che prima della fine della guerra, irltorno al
1943, il papà e altri furono costretti a sotterrare tutti i libri
evangelici a causa di una perquisizione in corso soprattutto presso le abitazioni di credenti, in particolar modo di
confessione pentecostale,
movimento nascenie in Italia.
Nel clima di libertà che oggi
respiriamo dovrebbe esserci
maggiore divulgazione delle
Sacre Scritture, in modo che
il messaggio che esse contengono, vale a dire la salvezza
che si'ha in Gesù figliolo di
Dio, non sia più tenuto nascósto nelle casseforti delle
religioni istituzionali, ma finalmente venga divulgato.
Gaetano Rutera - Genova
M Ricordo del
pastore Nisbet
Altri ricorderanno Roberto
Nisbet per la sua vita dedicata
interamente alla sua chiesa,
parleranno della sua predicazione incisiva, della sua opera
di evangelizzazione, della sua
fedeltà alla Parola. Io lo ricordo quando, pastore a San Lorenzo di Angrogna e io studente al Collegio, ci trovamr
. mo alla frazione Martel, dove
in una scuoletta Beckwith dovevo tenere una riunione
quartierale per la società missionaria «Pra del Torno», La
sua presenza (quasi nessun
pastore era presente alle nostre riunioni) e il suo messaggio, breve ma convinto, mi
avevano particolarmente colpito e la tentazione di realizzare quanto da lui detto, di
aiutare anche con la presenza
l’opera missionaria, era stata
grande. Meglio ha certo fatto
sua figlia Laura, che tale opera ha realizzato. Un altro ri
Fondo di solidarietà
Le mucche per Manzir
Riceviamo del Mozambico
la fotografia che pubblichiamo per i lettori di Riforma
che Hanno sostenuto il progetto délTacquisto di mucche
e buoi per la cooperativa di
Manzir. Ècco il risultato dell’operazione. Dopo l’allagamento dei campi causato
dall’inondazione, le offerte
pervenute pei la risemina
hanno raggiunto la somma
prevista di due milioni ^
nìezzq^che sono stati trasmessi ai primi di giugno tramite Tavola valdese a Cevaa.
Attualmente è in corso la
raccolta di denaro per il
«Progetto Croazia»: l’aiuto alfa Chiesa evangelica di Ri
jéka/ Fiume per la dotazione
di servizi igienici e un angolo
cucina nei locali che dal 1991
servono come Centro di aiuto per i numerosi profughi
che continuano ad affluire in
quella città, aiuto a cui partecipa anche il Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia.
Prossimamente pubblicheremo l’èlenéo delle offerte
che stanno giungendo a tale
scopo.
Vi ricordiamo il numero di
ccp 11234101 intestato a La
Luce, Fondo di solidarietà,
via Pio V15,10125 Torino.
cordo è molto più recente:
qualche mese fa in una visita
a casa sua. Nisbet attendeva
la morte con serenità incredibile e mi disse: «Quando
verrà la chiamata, io sono
pronto, non ho alcuna paura:
infatti non si tratterà di una
rottura, ma di una trasformazione della vita attuale in
un’altra vita, serena, vicino al
mio Signore». Queste le parole di certezza: ma il ricordo di
lui, chiaro e vicino, è alla guida teologica del Movimento
di testimonianza evangelica
valdese per L6 anni. La fede,
la speranza, la carità sono
state alla base del suo insegnaménto; compilava quasi
da solo là circolare mensile;
con scadenza precisa essa
giungeva alle nostre èase,
infondendo coraggio e voglia
di tornare alla chiesa, a Dio.
La sua presenza continua
nel locale di viale Mazzini a
Torre Pellice, i suoi interventi alle riunioni, sono penetrati profondamente nei cuori
di chi Tha seguito e ha trovato in lui quella speranza e
quella fede incrollabile che
emanava da ogni suo pensiero, gesto, preghiera, canto.
Voglio ricordare quanto egli
ha scritto nelTultima circolare della "Tev, il 31 dicembre
1992: «Forse non ci sarà più
un movimento come il nòstro ma, a Dio piacendo, sorgerà una nuova generazione
che si ribellerà a una situazione come quella che stiamo vivendo, e si riunirà per
invocare un cambiamento
radicale nelle nostre vecchie
comunità. Allora non sarà
più necessario costituire un
movimento di risveglio, perché la chiesa tutta sarà permeata dallo Spirito di risveglio, dallo Spirito Santo».
Aldo Rostain
Luserna San Giovanni
■ I soldi '
dei cittadini
Sulle pagine del nostrogiornale si è recentemente
concluso il lungo ed esauriente dibattito sulla Sindone, nel corso del quale è stato
ampiamente illustrato il nostro parere, negativo sotto
tutti i punti di vista, di fronte
a questo oggetto che quand’
anche, per assurdo, dovesse
essere autentico non assumerebbe rilevanza particolare per quanto attiene alla fede nel Signore Gesù Cristo.
Ora però c’è da chiedersi se,
coerentemente, non occorrerebbe muoversi per una concreta presa di posizione di
fronte al fatto, ormai assodato e scontato, che per l'óstensione del famoso lenzuolo
(nel 1998 e poi nel 2000) verranno prelevati parecchi mi
II pastore Agostino Garufi
comunica il proprio nuovq
indirizzo: vicolo R. Fucini, 2 30172 Mestre (Ve). Tel. 041961693.
X, Il pastore Salvatore Ricciardi conyunica il proprio
nuovo indirizzo: via Malj Tabajani, 4 - 24121 Bergamo.
Tel. 035-232159. '
Il pastore Giuseppe Anziani comunica il proprio nuovo
indirizzo; via Mohte Grappa,
62b - 20092 CiniseÌlo Balsamo (Mi). Tel. 02-66047531.
RINGRAZIAMENTO
La moglie, il figlio, la nuora e i
familiari tutti di
Aurelio Rivoira
riconoscenti per la grande dimostrazione di stirha e di affetto, ringraziano’tutti coloro Che hanno
partecipato al toro dolore.
Un ringraziamento particolàre
al pastore Bruno Rostagno, ai
meatCi, agli infermieri e a tutto il
personale dell’Ospedale valdese
di Torre Pellice, che l’hanno seguito-affdttuosamente' durante la
malattia. >
Torre Pellice. 15 luglio 1996
riardi sia dalle casse dello'
Stato che da Regione, Provincia e Comune di Torino (si,
veda Riforma del 14 giu^o,
ma anche svariati articoli sui
maggiori quotidiani).
Gli enti di cui sopra non
hanno, problemi a far parte dì
un comitato ad'hoc, presieduto dal cardihale,mé a disporre e a sollecitare i contributi di cui sopra. Mi sembra
che almeno da questa zona
dovrebbero levarsi voci di
protesta a livello ufficiale
(speriamo non solò dagli organismi facenti capo al mondoTvaldese, ma anche dagli
enti locali). Considero infatti
una prevaricazione il fatto
che una iniziativa rii ispira-,
zione stréttamente confessionale (diverso il-discorso
quando si parja ad esempio
di restauri di chiese di valore
.artistico) promossa e gestita
da una specifica organizzazione ecclesiastica, sia forzosamente finanziata da tutti i
cittadini. Ritengo anche che
esprimendo TI nostro parere
sull’argomento potremmo
cogliere l’occasione per chia^ rire all’esterno cosa intendiamo per «rendere culto a Dio,
in spirito e verità». .
Mirella Argentieri Rein
Torre Pellice
16
•vi- ,1 ■
PAG. 12 RIFORMA
B Villaggio Globale
VENERDÌ 19 LUGLIO
1996S
Ogni giorno, centinaia di iavoratori diaoccupati dei Lesotho aspettano neiia speranza di poter andare a
iavorare in Sud Africa, li paese economicamente più forte di tutta l’Africa australe
' • •
ÀV
Convegno internazionale sull'Africa australe
impegno europeo nelPAfrica del Sud?
Quale
PASQUALE lACOBINO
Firenze ha ospitato il i»
luglio tm convegno Internazionale su «L’impegno europeo in Africa australe». Organizzato daH’Associazioné
per un Sud Africa democratico (di cui Ucebi e Fcei sono
soci) con la collaborazione
dell’Associazione europea dei
Parlaménti per l’Africa australe (Awepa), il convegno ha
visto la partecipazione del
primo ministro del Mozambico, Pascal Mocumbi, dell’ambasciatrice della Repubblica
del Sud Africa, Khorshed N.
Ginwala, di esponenti del
Parlamento sudafricano e del
Cosatu, il principale sindacato sudafricano, parlamentari
europei, autorevoli studiosi,
operatori italiani e africani
della cooperazione. Il convegno si proponeva di fare il
punto della situazione dei
rapporti politici, economici e
di cooperazione tra l’Unione
europea (Ue) e i paesi della
Southern African Development Community (Sade), la
comunità che raccoglie dodici stati del subcontìnente australe nella prospettiva della
integrazione economica e politica della regione con 7 milioni di kmq e una popolazione complessiva di circa 130
milioni di persone.
Un nuovo scenario
Dal 1990 l’Africa australe è
attraversata da grandi e significativi processi politici nel
segno della pacificazione e
della democratizzazione dell’
area. Ora, il processo di normalizzazione politica dell’intera regione pone in primo
piano sia le grandi opportunità che i nodi da sciogliere.
Innanzitutto «la ricostruzione civile» delle società africane meridionali. Garantire
l’accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria sono
obiettivi improcrastinabili: in
Mozambico il tasso di analfabetismo è del 67%, in Sud
Africa riguarda 15 milioni di
sudafricani neri. Evasione
scolastica e mortalità infantile minano alla radice le possibilità di formazione e sviluppo delle nuove generazioni: nel paese di Mandela più
di un milione e mezzo di ragazzi (su un totale di 9 milioni) in età scolare non frequenta la scuola.
Come ha sottolineato la signora N. Pandor, deputata
dell'African National Congress (Anc), il governo del
Sud Africa si propone di assicurare lo anni di istruzione
obbligatoria pubblica gratuita, nonché l’assistenza sanitaria gratuita per le donne in
stato di gravidanza e per i
bambini con meno di 6 anni.
\ Punti non meno drammàtici,
comuni ai paesi dell’area, sono la disoccupazione (in Sud
Africa è di circa il 40%), la
mancanza di case e di infrastrutture. In secondo luogo il
problema deUo sviluppo economico. Il premier mozambicano Mocumbi ha richiamato con forza l’attenzione sul
problema del debito estero,
un vero cancro contro ogni
crescita. Per il Sud Africa, il
debito estero è la seconda voce nel bilancio statale.
Un rapporto squilibrato
Al centro del convegno di
Firenze c’erano i rapporti tra
Ue, Sud Africa e Sade. La domanda è: che ruolo ha il Sud
Africa circa le opportunità di
crescita dell’intera regione
dei paesi Sade? Attualmente
la situazione indica l’esistenza di un rapporto squilibrato,
egemonico, a tutto vantaggio
sudafricano: il Sud Africa produce i 3/4 del Pii dell’intera
area Sade; e ancora nella stessa area è diretto il 90% delle
esportazioni sudafricane nel
continente. Gli squilibri tra
export (6,3 miliardi di dollari)
e import (1,6 miliardi) sono
determinati fondamentalmente dalla politica tariffaria
selettiva applicata dal Sud
Africa: solo alcuni paesi (Botswana, Lesotho e Swaziland)
possono accedere a condizio
ni favorevoli al mercato suda
fricano. Altri, come lo Zim
babwe, devono sottostare
tariffe doganali consistent
(ad esempio, il 75% sui prò
dotti tèssili). Questo è fonte di
proteste e disappunto presso
i paesi vicini: il Sud Africa è
propulsore o ostacolo per il
loro sviluppo? È la domanda
su cui si giocano le prospettive di stabilizzazione e sviluppo dell’Africa australe.
Il ruolo dell'Europa
Ancora l’Europa. L’Ue è tra
i principali partner commerciali del Sud Africa: il mercato europeo assorbe il 40%
delle sue esportazioni. Alla
vigilia delle storiche elezioni
dell’aprile 1994, ^ Consiglio
europeo adottò una Dichiarazione che tracciava le linee
strategiche di sostegno alla
Repubblica sudafricana: concessione di prestiti (oltre 400
milioni di Ecu); iscrizione del
Sud Africa nella lista dei paesi
beneficiari del «Sistema delle
preferenze generalizzate» per
favorire l’interscambio commerciale.
Luciano Vecchi, europarlamentare, ha delineato il quadro dei problemi. Innanzitutto, il disaccordo interno ai
paesi europei circa l’importazione dal Sud Africa di prodotti agricoli e industriali: di
conse^enza, il «Sistema delle preferenze generalizzate»
ha favorito solo il 4,7% delle
esportazioni sudafricane in
Europa. In secondo luogo, la
gestione dei fondi per la coo
perazione: aumentano le risorse disponibili, ma la redistribuzione è squilibrata a favore dell’area del Nord Africa
e del Centro Europa. In terzo
luogo, potrebbe vincere la linea di far gestire i fondi per la
solidarietà internazionale a
soggetti istituzionali e non
più all’associazionismo per la
cooperazione, alle organizzazioni non governative.
Le sfide
Restano le sfide. L’invito è a
continuare la pressione verso
i governi, europei perché le
condizioni economiche non
favoriscono la svolta delle politiche di sostegno ai paesi del
Sud del mondo. Infine, la
grande opportunità per la politica dei diritti umani. Mandela è stato l’unico capo di
stato africano ad alzare la voce contro l’esecuzione degli
oppositori al regime nigeriano, e ad intervenire nell’ecatombe mándese: il consolidamento della democrazia sudafricana significa la garanzia, in Africa e nel mondo, di
una voce in politica estera
che difende la centralità del
rispetto dei diritti umani.
Dopo la Conferenza dell'Unione europea a Firenze i|
Il Ijento cammino dell'integrazione europea
PAOLO FABBRI
COMMENTANDO l’apertura della Conferenza intergovernativa dell’Unione
europea (Ue) a Torino nel
marzo scorso, avevo individuato tre ordini di problemi
che i capi di stato e di governo avrebbero dovuto affrontare: 1) l’aggiornamento del
trattato di Maastricht: 2) l’allargamento dell’Unione ad
altri stati; 3) la ridèfinizione
dei poteri degli òrgani decisionali della Ue. Vediamo,
dopo la sessione plenaria di
Firenze, come sta andando
avanti il processo di integrazione europea. ^
L'unione monetaria
Dei tre gruppi di problemi
indicati questo è l’unico che
ha segnato rilevanti progressi. Su questo argomento si è
tenuto a Verona in aprile un
incontro dei ministri finanziari che ha gettato le basi
operative per il.funzionamento del sistema monetario,
europeo e la sessione di Fi-'
renze ne ha recepiti i risultati. Il progressivo avvicinamento alla moneta unica
passa attraverso il cosiddetto
«Sme 2», che consiste in un
insieme di cambi fissati fra
ciascuna moneta e le altre
che fanno parte del sistema,
con una banda di oscillazione definita. Il tutto governato
da una Banca centrale europea (Bce) che ha il compito di
mantenere fermo il potere di
acquisto delle monete intervenendo anche a sostegno
delle monete dell’Unióne che
ancora non fanno parte dello
«Sme 2» (fra cui la lira italiana). Infatti, a fianco dello
«Sme 2» sta un «patto di stabilità» che regola, nell’ambito
della Ue, i rapporti fra monete interne ed esterne. Si tratta
di un insieme di regole che
mirano a condurre i paesi
che hanno difficoltà ad entrare nel primo gruppo che
introdurrà la moneta unica,
ad avvicinarsi gradualmente
alla meta che da soli avrebbero maggiori difficoltà a raggiungere. Per mettere in pratica queste regole la Bce avrà
maggiori poteri di intervento.
il che costituisce di per sé
una buona premessa per il
buon funzionamento dello
«Sme 2». Infine, prima di entrare nel futuro sistema a
moneta unica (euro), ogni
paese dovrà fare un’anticamera di due anni nello «Sme
2». Pertanto l’Italia, se intende far parte del primo gruppo che introdurrà l’euro, come più volte affermato dai
nostri governanti, sarà costretta ad entrare nello «Sme
2» entro quest’anno. Per
quanto riguarda la data di avvio del sistema a moneta unica infatti non è stata prevista
alcuna dilazione. I parametri
sono pure stati riconferrpati,
anche se sotto questo profilo
il trattato prevede qualche
elasticità per chi ha dimostrato di essere lanciato verso
il raggiungimento del traguardo e l’Italia ne avrà certamente bisogno.
Allargamento della Ue
Sono 12 i paesi in lista d’attesa per entrare nella Ue: dieci dell’area che faceva riferimento alla ex Unione Sovietica (Lituania, Lettonia, Estonia, Romania, Bulgaria, Slovenia, Repubblica slovacca.
Repubblica ceca, Polonia,
Ungheria) e due dell’area
mediterranea (Cipro e Malta). In circa tre mesi non ci si
poteva certo aspettare grandi
novità. Degna di nota la decisione della Conferenza di fissare in'sei mesi dopo la chiusura della stessa l’inizio delle
trattative per l’ingresso dei 12
stati aspiranti. La Conferenza
dovrà finire entro il 1997, ma
La sede della Ue a Bruxelles
si ritiene che termineràp^ij
metà del prossimo anno. Per,
tanto i negoziati potranno
iniziare entro il 1997. Nel
frattempo, oltre ai già fissati
criteri economici, si dovrai),
no fissare i criteri valutativi
della concorrenza sui mèrcatì
e della democrazia.
Poteri degli organi
istituzionali
A Firenze è stato recepito
un primo elaborato riconosciuto valido per avviare vere
e proprie trattative sui vari
punti che riguardano princi-:
pálmente i poteri decisionali
della Commissione (il gover*.
no europeo) e le materie su.
cui il Parlamento europeo:
potrà decidere e maggioranza, anziché all’unanimità come adesso, avvicinandosi piàj
o meno ad un vero e proprio'
stato federale. L’obiettivo indicato dalla sessione è di arrivare al vertice di Dublino,
previsto per la fine dell’annoj
a conclusione del semestre ¿
presidenza irlandese, con|
una bozza da sottoporre allá 1
sessione. Sul contenuto delle i
future trattative non si puà|
per ora fare analisi, va perà
detto che una pesante ombra
è stata gettata dal veto posto
dal cancelliere Kohl al piano
per la disoccupazione del
presidente della Commissione Santer. In parole povere,!
cancelliere tedesco ha deciso
che i problemi della disoccupazione e dello stato sociale
devono essere risolti, da ciascuno stato in casa propria.
Questo significa due cosa:
1) l’unione monetaria viene
prima di ogni altro obièttivo
e va perseguita a costo iioli
soltanto di sacrifici nello stato sociale (come già appariva
chiaro e necessario), maan-,
che di una disoccupazione
strutturale lasciata alla deriva'
o più semplicemente alle cure dei singoli stati; 2) la revi- ^
sione del trattato Ue, almeno
per ora, non si sta indirizzando verso la forma di statoiederale che sarebbe auspicabile. C’è ancora tempo, auguriamoci che i politici italiani
sviluppino un intervento diretto a cambiare la rotta.
Si è svoltò a Marsiglia un incontro (Jell'«European Contact Group» .
La missione della chiesa nella società urbana industriale
MARIO QENSINI
Lf «European Contact Group» (Ecg) per il lavoro
missionario della chiesa nella
società urbana industriale ha
riunito a Marsiglia, dal 10 al
21 giugno 1996, 15 persone
provenienti da diverse località europee per riflettere su
come possa svolgersi oggi la
missione nelle aree urbane.
Oltre al «team» composto dall’inglese Tony Addy, dall’
olandese Herman Ijzerman e
dall’italiano Mimmo Guaragna, hanno partecipato due
cattolici austriaci, un giornalista cattolico polacco, due
diaconesse luterane finlandesi, due studenti della facoltà
teologica di Praga, una pastora riformata di Rotterdam,
una disoccupata di Tolosa,
non credente, e chi sririve
queste note, della chiesa metodista di Milano.
Abbiamo visitato diverse
organizzazioni che operano a
favore di persone disagiate
(soprattutto disoccupati e
immigrati), soffermandoci
sugli scopi, i metodi/di lavoro, le fonti di finanziamento,
ecc. Un professore dell’università di Marsiglia e Aix-enProvence cì ha illustrato la
storia, la situazione attuale e
le possibilità di sviluppo della
città e della zona di Marsiglia.
L’ex comandante del porto ci'
ha spiegato come Marsiglia
debba la sua esistenza e le
sue prospettive all’esistenza
del porto. Alcune associazioni di quartiere ci hanno poi
fatto vedere come l’attività
che parte dal basso, dall’impegno in attività sociali, sia
indispensabile per vivere in
modo più umano, meno alienante e più solidale.
Ognuno dei partecipanti è
uscito arricchito da questa
esperienza. Resta da vedere
in che modo tale arricchimento possa essere condiviso
e utilizzato dalle nostre chiese. Personalmente, ho trovato
conferma ad alcuni miei convincimenti: le chiese e le associazioni non devono sostituirsi allo stato ma devono
cercare di esserne uno degli
stimoli critici necessari: inoltre, lo scopo delle chiese e
delle associazioni non deve
essere quello di assimilare i
diversi, in particolare gli extracomunitari e quelli di altre
fedi religiose, ma di creare le
condizioni affinché le diverse
culture possano svilupparsi
ciascuna in modo autonomo
ma nello stesso tempo e nello
stesso luogo.
Abbiamo partecipato a
nuove forme di evangelizzazione che potrebbero essere
sperimentate anche da noi:
per esempio, una forma^di
«culto» fatto in comune tra
cattolici, protestanti, ortodossi, ebrei e musulmani: la liturgia era quella delle chiese
protestanti riformate con
canti e con momenti di riflessione, di preghiera e di comunione. L’«apparato scenico»
era costituito da un semplice
tavolo su cui c’erano la Bibbia, gli elementi della Santa
Cena, l’immagine di un giovane per significare il nostro
futuro, e una candela accesa
come simbolo della nostra
speranza. Lo scopo di chi guidava il culto era quello di
combattere l’egoismo di ciascuno di noi: «Ognuno di noi
pensa di èssere la cosa più
importante al mondo ma noi
siamo solo al terzo posto in
quanto il primo posto è di
Dio, e il secondo è riservato
agli altri».
Nel campo pratico mi ha
colpito l’attività svolta dalla
Fraternità della missione popolare (Mp). Per la Mp, la nostra vita è condizionata essenzialmente dall’avere invece, per i cristiani, ciò che conta è l’essere: partendo da
questà-valutazione, nel lavoro
con i disoccupati ad esempio,
l’importante è far ritrovare a
ciascuno la propria persoriàlità. Viene quindi particolarmente curata l’attività di
gruppo in quanto ognuno deve essere consapevole che
non vive solo per se stessp ma
che siamo tutti parti indispensabili di un unico corpo^
Nell’attività educativa, ù
Mp cerca di far comprend^ '
la responsabilità personaleAbbiamo visto bambini invitati a costruire un gioco prendendo spunto dalla realtà I»
una specie del gioco dell'oca,
ognuno doveva cercare d>
raggiungere la casella finale
In ogni casella si ripj'oducew
una situazione prevista dad
legge francese per la regol^
rizzazione degli immigrai '
chi, arrivando in una caseu >
non avéva i requisiti richie»
dalla regola, doveva torn^
alla casella di partenza. Dop
vari tentativi, i bambini, re
dandosi conto di non riuscì
mai a raggiungere Ja case
finale, affermarono che le
gole (cioè le leggi) sono sw
gliate e che bisogna camm
le. A questo punto intervi
l’azione dell’educatore.
L’incontro ha dato a c
scuno di noi il desideri^
continuare ad essere m
tatto: i, giovani della
blica ceca in particolare .,
no insistito che i pc®*®* „ya
italiani vadano a trovaru ^
loro chiesa perché seu.*°
bisogno di confrontarsi s
ri problemi (ecologia,
ti con i più poveri, ecc.)- v
ro che quest’invito sara
colto dai membri deUeflOS
comunità.