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DELLE
SiíC.a
LON'íf) ::-.!MA
CíiFT Valiese
' pf'U.icf’
Settimanale
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXIX - N. 16
Una copia Lì re 30
ARROM AMii'MTi 1 P®*" l’Interno | Eco e La Luce: L. 1.800 per rinterno I Spedi*, abb. postale
ABBUlNAMlilNTl | ^ ^ 2.500 per l’estero | Cambio d’indirizzo
Spedi*, abb. postale - li Gruppo
! J!_!_ . g g
TORRE PELLICE - 17 Aprile 1959
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
SmOmSm MatÈagascBr
I Malgasci sono tristemente abituati ai cicloni che devastano il Madagascar; ma pare che si debba risalire al 1906 per ritrovare una serie di
cicloni della terribile violenza di quelli che si sono abbattuti a catena sulla
grande isola nelle ultime settimane:
pio>gge torrenziali, piene terribili dei
corsi d’acqua, coste flagellate; tutta
la rete telefonica, la rete stradale e
la ridottissima rete ferroviaria interrotte; interi villàggi e cittadine della
costa cancellate dalla carta geografica. Le vittime oscillano, secondo le
fonti, fra 500 e 3.000; ma ci sono 50
mila senza-tetto: le piogge torrenziali e le piene hanno abbattuto come
costruzioni di carte le abitazioni di
fango seccato. Le risaie, principale
fonte di produzione del paese, e le
coltivazioni di manioca, mais, caffè,
devastate, e non per un anno solo. In
molti distretti inondati gran numero
di cadaveri di bestiame — oltre il
danno gravissimo — minacciano di
diffondere epidemie, che avrebbero
conseguenze terribili in una regione
in cui c’è a stento un medico ogni
10.000 abitanti.
A voi l’intravvedere dietro la laconicità di questi dati la distretta di
oggi e di domani, per tante migliaia
di famiglie.
Riportiamo qui sotto l’appello
del Pastore Ralambomahay, sobrio,
dignitoso, serenamente fiducioso. La
Divisione d’Assistenza del Consiglio
Ecumenico ha immediatamente diffuso il proprio appello a tutte le
Chiese, e molte offerte hanno cominciato a pervenire. Queste serviranno
ad aiutare l’opera di assistenza che
le Chiese indigene hanno immediatamente intrapreso. Dei 70 centri di, assistenza istituiti, 37 sono stati aperti
dalle Chiese protestanti malgasce, e
11.000 senzatetto vi hanno trovato asilo. Con le offerte in denaro hanno
cominciato ad affluire, da ogni parte,
viveri, medicinali, capi di vestiario.
Ma coloro che lavorano sul posto affermano che quel che è più urgente
per il momento è il denaro: la maggior parte dei sinistrati non ha più
un centesimo.
★
Fratelli Valdesi, siamo abituati, fin
troppo abituati ad essere aiutati ; fin
troppo poco ad aiutare. Ma questi appelli .sono rivolti anche a noi, •;< con
la libertà e la semplicità che, sola, conosce la comunione degli uomini nella Chiesa di Gesù Cristo >>, da uomini « convinti che la solidarietà cristiana non è una parola vana bensì
una realtà vivente che non conosce
alcun limite di razze o di frontiere ».
Forse avete un po’ sorriso, sentendoci sentenziare ogni tanto, e anche
ultimamente, sulla necessità di una
amicizia solidale che il nostro Occidente e soprattutto le ncsfre Chiese
dovrebbero mostrare verso le giovani
nazioni che si affacciano alla ribalta
della nostra storia. Forse avete avuto
ragione di sorridere con un po’ d’iro
nia: parole.:. Ebbene, ecco: possono
non essere piti parole, « vane parole »,
ma « realtà vissuta ».
L’ironia o lo scetticismo non hanno
in questo momento più alcuna ragion
d’essere. Pensiartio in preghiera a
questi uomini, a questi fratelli in distretta; e diamo loro anche noi, anche i meno abbienti fra noi, un segno
che sentiamo questa fraternità in
Cristo. Non siamo autorizzati a questo invito, ma siamo certi che la Ta
vola sarà ben lieta di convogliare le
nostre offerte alla Divisione d’Assistenza del Consiglio Ecumenico (DE' chiaro che un’offerta anche simbolica ,tratta dal nostro bilancio ecclesiastico normale, oltre ad essere
di assai problematica possibilità d’attuazione, non avrebbe affatto- lo stesso significato; bisogna che offriamo
qualcosa con questo scopo preciso.
Siamo chiamati a dare questo aiuto fraterno non soltanto perchè que
®te notizie ci hanno im po’ commosse) oh appena un momento, prima
che le ripercussioni politiche dello
stato di salute di Foster Dulles, la
prossima « proposta » di Kruscev o,
d prossimo incontro di « grandi », e
bfàgari le vicende di Soraya riattiriPd la nostra attenzione.
Non è la carità che ci viene chiesta; non la carità che passando facciamo forse distrattamente al povero 0 allo storpio che neppure guardiamo in faccia. Ma un gesto, fraterPd> in cui più che 41 danaro pesa lo
spirito di amore e di preghiera di cui
parlavamo sopra. Un interessarci a
i^ro; e non soltanto in questo mo
mento di emergenza, ma con perseveranza. E’ il servizio che dobbiamo
alle Chiese sorelle di laggiù. E’ il servizio ohe dobbiamo al nostro mondedi oggi, in mezzo come siamo alle
tensioni oriente-occidente, bianchigente di colore, colonialisti-nazicnalisti. Veramente io credo che questa
amicizia, questa fraternità solidale,
perseverante sia la sola vera politica attiva.
Beninteso essa non si esaurisce in
« offerte ». Queste valgono pier la situazione di emergenza. Ma bisogna
che, ad esempio, se si dovesse ripetere il flagello e la minaccia di una
epidemia, il paese sia messo in grado di non avere più soltanto un medico ogni 10.000 abitanti. Bisogna pure che non sia più possibile il caso
inqualificabile, riportato dal -:< Figaro», come riferisce A. Finet su «Réferme » : è giunta notizia da Tananalive (capitale deiri^la) che «elementi poco evoluti della popolazione
pensano che... il cielo ha inflitto loro
questa punizione perchè Tananarive
ha votato in maggioranza «NO» al
leierendum» (sul mantenimento della dipendenza dalla Francia). Si
comprende rorigine di una simile di
ceria... Albert Finei. sferza — quanto
giustamente! — questa empia utiliz
zazione del «divino», che egli acco
sta alle considerazioni se non ufficiali, di sacrestia, cotse in merito al
« giudizio » piombiito dal cielo su
Mauro Bellandi e sulla sua famiglia,
in occasione del processo che aveva
jjo osato intentare al vescovo di Prato.
I fratelli malgasci hanno fiducia
in noi. Forse molti uomini, in queste
giovani nazioni, hanno ancora segretamente fiducia nella parte piu viva
e più aperta della nostra civiltà. E’
ben riposta questa fiducia? Ci rendiamo conto che i legami che ci ur.iscono alle Chiese di laggiù pGs.sonn
essere uno dei fattoti più vivi e forti
di quella comprensione e collabora
zicne che tanto auspichiamo fra
bianchi e uomini di colore, un’arcata
insostituibile del ponte che unisca il
nostro vecchio mondo europeo a
quello nuovo delle giovani nazioni di
colore? Gino Conte
(1) Le offerte, specificando la destinazione, possono essere versate sul
c.c.p. 1/13986 intestato al Past. Guido
Comba, Via IV novembre 107, Roma.
ÜD convegno a Forano Sabino
per la lotta contro la disoccupazione
Il 19 marzo una settantina di giovani di varie Chiese e denominazioni
del Lazio si sono riuniti a Forano Sabino per esaminare insieme, alla luce
del Vangelo, quali possibilità pratiche di venire in aiuto ai disoccupati
esistano al momento attuale.
Il convegno è stato tenuto nel Tempio e le discussioni a gruppi si sono
svolte nelle abitazioni dei membri di
Chiesa; questi due fatti hanno caratterizzato tutto il convegno: da una
parte la necessità di operare anche
in questo campo alla luce e con la
guida della Parola di Dio, dall’altra
lo stretto contatto con la Chiesa nella sua realtà vivente. Così giovani
Evangelici di varie denominazioni in
assoluta unità di spirito, sono stati
messi di fronte alla loro responsabilità di Cristiani e, concretamente, di
fronte ^la disoccupazione e alla sotto-occupazione, non come teoria, ma
come fatto vissuto da fratelli in fede
Ecco in breve le conclusioni del
Convegno :
— è stata ancora una volta riscoperta la « totalità » dell’Evangelo,
che non può essere confinato nella vi
Una campagna evangelistica
nelle Chiese delle Puglie
Lo scopo che ci si proponeva, in sede di Commissione Distrettuale, quando nell’ottobre scorso ci si rivolse alla
Tavola per l’attuazione di una campagna di evangelizzazione mediante
invio di persona preparata, era triplice : risvegliare i dormienti delle nostre Chiese ,incoraggiare i fratelli as
sidui e impegnati nella testimonianza, rimuovere le acque stagnanti dell’ambiente conformista, ateo e abulico che ci circonda.
Quando ci fu confermato che questa persona era il collega Balma invitammo i colleghi del Distretto ad ottenere, ove era possibile, che le confe
lenze si svolgessero sulle piazze o in
sale prese in affitto, e a scegliere, d’accordo coi Consigli di Chiesa, i temi
neH’elencc che frattanto il designato
oratore aveva messo a nostra disposizione. Si voleva soprattutto una par
tecipazione della Comunità nel suo
insieme, riteniamo infatti che la testimonianza non è una propaganda
d’idea ma la collettiva presentazione
di tutta una Comùnità che si muove
per esprimere la propria fedeltà alla
causa. .
Ci aspettavamo naturalmente la
reazione clericale che solo in un posto però (a tutt’oggi, giacché la cam
pagna è in corso) superò veramente i
limiti, fino a divenire ridicola e smodata;. Vogliamo alludere a Cisternino.
Message du pasteur Ralaiiibuinaliay
président de l'Eglise Réformée Malgache
Madagascar est une fois encore
cruellement éprouvée par une succession de cyclones d’une rare
violence et par des inondations
effroyables. Le bilan exact qui
précisera l’ampleur de la cata^
trophe n’est pas encore dressé.
Mais d’ores et déjà on peut affirmer que sans le secours d’aides
extérieures le pays serait condamné à lutter des années entières pour se redresser. "
Convaincus que la solidarité
chrétienne n’est pas un vain mot
mais bien une réalité vivante qui
ne connaît aucune limite de races ou de frontières, les protestants de Madagascar font appel
à leurs frères d’Europe.
Avec la liberté et la simplicité
que seule connaît la communion
des hommes dans l’Eglise de
.Tésus-Christ, ils demandent à
leurs frères d’Europe d’intercéder
pour eux, pour leur Eglise, pour
leur pays;*et ils leur demandent
également de les aider par leurs
dons à rebâtir tout ce qui a été
détruit dans l’Eglise et dans le
pays de Madagascar.
A chi scrive questetaote è sembrato
di essere ritornato agli anni 1936-37 in
cui si stramaledivano gli inglesi e gli
evangelici loro alleati venivano fatti
oggetto dell’ira e dello scherno popolare.
Non abbiamo ancora gli elementi
per stabilire il bilancio della campagna, desidero soltanto ragguagliare i
lettori sul periodo in cui il conferenziere è stato in mezzo a noi.
Sabato 4 aprile la sua prima tappa
evangelistica fu Corato. Qui nel nostro magnifico Tempio, letteralmente
gremito, l’oratore presentò l’avvincente tema : « Religione dello scrupolo e
religione della responsabilità ». Dai
capannelli di giovani che si formarono
in seguito fino a tarda sera di fronte
a! Tempio c’è da arguire che la spada
della Parola di Dio aveva forse toccato a segno.
Domenica 5 aprile il nostro collega
recavasi a Cisternino ma quale non
fu la sua sorpresa nel vedersi circondato di poliziotti al suo arrivo e invitato a seguirli in Caserma. All’ultimo
momento i clericali èrano riusciti a
far ritirare dalla Qùéstura la già concessa autorizzazione alla pubblica
conferenza che perciò poteva solo tenersi nel piccolo Oratorio di via Domenico C’rillo. La cosa non finiva co
si perchè, ecco che mentre svolgevasi
la conferenza, una vera cagnara di
donne e bambini portando in giro
una bara vuota si mettevano a passare e ripassare urlando e imprecando
dinnanzi al locale di Culto al fine
di intimidire quanti osassero entrare.
Una bara vuota... simbolo del fallimento dell’evangelismo almeno in
Cisternino.
Il tempo che è un gran galantuomo sentenzierà su questo presunto
fallimento. Per noi la lugubre manifestazione è il simbolo di quella paura che contraddistingue i nostri avversari, giacché essi nonostante le
leggi sulla libertà di parola non san
no stare al giuoco - democratico deirincontro pensoso ed equilibrato delle idee.
Domenica sera il collega aveva la
gioia di ritrovarsi in tutt’altro ambiente nel nuovo e raccolto Oratorio di Corso Vittorio Emanuele di
Bari per il quale esordendo ebbe parole di entusiastica artistica ammirazione.
La sua conferenza avvinse e persuase. Infatti nelle due sere successive il nostro uditorio andò sempre
In India : 18.()l)() proiìijilii tibetani
Insieme (tli'aiiitello per gli alluvionati
del Madagascar, il Dipartimento di Assistenza del Consiglio Ecumenico ne ha pure
lanciato uno in favore dei 18.000 profughi
tibetani che soiu> già giunti nell’India settentrionale e. nel /Vepa/;- (S.OE.P.l.)
più aumentando. Egli trattò due al
tri avvincentissimi temi ; « La Bibbia,
questa sconosciuta » ed « Ecumenismo Cattolico ed Ecumenismo Evangelico». Nell’uditorio abbiamo notato forti rappresentanze delle Comunità Battista e Pentecostale della città ed elementi intellettuali simpatizzanti. Numerose furono le persone
cne vennero a ringraziarci per esse
re state invitate ed edificate e noi
questo ringraziamento lo rivolgiamo
alla nostra Amministrazione che ha
saputo scegliere un uomo e metterlo
a parte per questo Ministerio dell’eciitìcazione del Corpo di Cristo. Lo
rivolgiamo anche al nostra collega
dal quale abbiamo ottenuto la formale promessa di un suo ritorno in
ottobre. Egli del resto sa quale largo
consenso si è già guadagnato fra
noi e non .solo fra noi ma in tutta
questa diaspora dell’evangelismo ove
una porta è indubbiamente aperta,
porta ohe nessuno può chiudere, perchè è lo Spirito del Signore che l’ha
aperta nel cuore di moltissime sue
creature.
G. E. Castiglione
ta « spirituale », ma deve essere « buona notizia » concreta anche per i fratelli in qualunque modo soiferenti.
tvuescc non significa voler costituire
aelle nuove sovrastrutture o delle organizzazioni che siano dei mezzi di
p..ienza e di dominio, ma piuttosto
portare in ogni cosa la novità evangoiica, aiiroritare anclie questo prooiema, apparentemente insolubile,
ueiia disoccupazione, con la ferma
...^xiviiizijne cne dobbiamo, in quanto
unstiaiii, operare affinché ogni cosa
cambi. DOSI la prima conclusione pratica e stata questa « cercate prima il
itegno dei Cieli e le altre cose vi salanno sopraggiunte» uvaatteo u: aat
— in Secondo luogo si e cniesto cne
..I ogni oriiesa venga mantenuta aggiornata una statistica dei disoccupati e dei sotto-occupati e una statistica delie offerte di lavoro e cne le
t^niese entrino in contatto tra loro,
eventualmente trarmte una persona
a CIO incaricata, per scambiarsi le iniormazioni relative;
— SI e chiesto di rivolgere un appello agli Evangelici datori di lavoro
affinché diano la precedenza ai fratelli in fede;
— SI e cniesto che le Unioni Giovanili prendano a cuore il problema
della disoccupazione e i giovani deoionino una parte del loro tempo aiia
ricerca di posti;
SI sono esaminati vari progetti,
in parte già in corso di attuazione in
vari luogni, quali ia assistenza dei
bambini i cui genitori debbono assentarsi da casa per cercare lavoro o per
lavorare lontano, la creazione di semplici laboratori-scuola per la preparazione di meccanici, radiomontatori,
ecc., la assistenza finanziaria reciproca, la costituzione di cooperative
agricole. Tali progetti hanno ricevuto la adesione e la promessa di appoggio da parte dei convenuti.
— SI e deciso di ritrovarsi a breve
scadenza per vedere cosa praticamente e stato latto, quali difficoltà si sono incontrate, quali nuove proposte
possano venire fatte.
Ed è già un risultato pratico, un risultato che molte organizzazioni «laiche» sarebbero liete di poter realizzare, che tanti giovani abbiano deciso di sacrificare una giornata primaverile e di vacanza, per passare oltre
sei ore a discutere e a impegnarsi
personalmente in problemi, a volte
ancne pesanti, e, per molti, lontani
dai loro interessi diretti.
Questo convegno è stato dunque
un promettente inizio di lavoro: ora
occorre che le promesse vengano realizzate nello stesso spirito di dedizione, e di serietà che ha caratterizzato
rincontro di Forano. P. .1.
L’amour du Christ nous presse
Il Corinthiens V-14
Etre chrétien, c'est être « pressé » par l'amour du Christ: Dieu en
toi comme une pression !
L'amour du Christ te force à dépouiller ton indolence ou ta froideur;
il fait fondre ton coeur, le rend sensible à l'action de l'Esprit.
C'est cet amour qui adoucit, par l'assurance du pardon, le sentiment
de ton indignité. D'un côté il rend plus amers, plus intenses, ton repentir
ou ton angoisse; et en même temps il te console doucement et te convainc d'avoir confiance.
C'est cet amour aussi qui met en toi non seulement le besoin mais
le germe d'une vie ressemblant à celle de Jésus. C'est lui qui pousse les
riches vers la pauvreté, les heureux vers ceux qui souffrent, qui fait partir
des jeunes filles au-delà des mers pour soigner les lépreux.
C'est cet amour enfin qui te force à parler: les apôtres ne pouvaient
pas ne pas annoncer l'Evangile. Comme eux, quiconque admet le Maître
dans son coeur se voit bientôt poussé, contraint au témoignage. Au milieu
de tant de gens qui n'ont jamais rien à dire, il est, lui, comme un vase
trop plein qui déborde, et il cherche des frères à qui communiquer son
excédent de joie.
De même qu'on a des appareils pour mesurer la pression d'un liquide ou d'un gaz, imagine un instrument qui donnerait la pression des
âmes. Il ferait voir des vies molles ou vides, semblables à des outres
dégonflées ou crevées, affaissées sur le sol ; d'autres au contraire actives
et bondissantes, impatientes d'expansion, frémissantes de force concentrée, semblables à des locomotives où brûle un feu intense et qui ont
hâte de partir.
Si c'est l'amour du Christ qui brûle en toi, quelle pression dans ta
machine 1
(Paix et Liberté)
Philippe VERNIER
2
L'ECO DELLE VALU VALDESI
Il Protestantesimo nei paesi latini:
L’ età degli “ Alumbrados
e dell’Inquisizione
La Spagna del Medioevo, sembra
oggi un controsenso, è un paese florido di commerci e di- studi, ricco di
vita e di pensiero, un paese d’avanguardia e, quello che più meraviglia,
il paese della libertà religiosa. Arabi
e Cristiani affiancano gli Ebrei in
una gara di iniziative e ricerche. I re
cattolici alla fine del ’400 cattolicizzeranno la penisola con la forza. La
parte araba ed ebrea della popolazio
ne viene esiliata, o convertita ed a
sorvegliare, a controllare questa conquista politico-religiosa del paese viene istituita l’Inquisizione. La sua attività è 'rivolta a mantenere sotto un
controllo rigoroso e spietato i sospetti
di non sufficiente cattolicesimo. Ma
chi non è sospetto? un po’ eretico?
Tutti sono « inquiribili », il re ed i
frati, le donne ed i marinai, i contadini ed i professori. E si susseguono
gli «Auto da fé» quelle cerimonie
carnevalesche e macabre che solo la
Spagna ha potuto inventare in cui i
condannati venivano giustiziati ed arsi tra l’urlo delle folle alla presenza
dei sovrani e del clero. E saranno migliaia, di tutti i ceti sociali, di tutte
le provenienze, i condannati inutilmente massacrati: inutilmente, per
chè non si può impedire ad un popo
lo di pensare.
E mentre la Spagna, scoprendo il
più grande impero coloniale della storia, diventa sotto la mano di Ferdinando una grande nazione, si va interiormente svuotando p>er l’assurda
repressione degli inquisitori. Diventa
potente ma vuota, guadagna il mondo ma perde la sua anima.
Quando giungono le idee di Lutero
portate da mercanti e studenti esse
hanno pochissime possibilità di espandersi. Solo alcime persone colte, specie nel clero, osano accoglierle e custodirle gelosamente nell’animo. Riprendendo la tradizione degli illuminati del 400, degli « alumbrados » me
ditano e contemplano, si raccolgono
in cenacoli e rinchiudono nel cuore
come la perla di gran prezzo la paro
la dell’evangelo, uomini per natura e
dalle circostanze storiche portati a
meditare più che a predicare.
Sarebbe ingiusto accusare quei primi evangelici di doppio gioco o di
viltà. Molti pagano colla morte-e l’esilio la loro fede e fra i grandi esuli
i traduttori della prinia Bibbia in
sptagnolo Casiodoro de Reina e Cipriano de Vaierà; semplicemente, non sono missionari nè evangelizzatori.
E’ doveroso come italiani ricordare
i due Valdés, Alfonso e Giovanni, che
a Napoli esercitarono grandissima influenza su moltissimi nobili ed ecclesiastici, fra i maggiori capi della Riforma italiana. Spiriti nobilissimi,
profondamente cristiani, questi primi
evangelici spagnoli, ma personalità
singole, isolate. Non possiamo dimenticare però i due gruppi di Siviglia e
Vailadolid, piccoli nuclei numericamente insignificanti che assurgono
per noi oggi a sipiificato di simbolo.
Qualche centinaio di evangelici in
tutto, popolani e frati che vennero
inesorabilmente massacrati in 4 auto
da fé nel 1559 e ci danno solo una
pallida idea di quello che in altre circostanze avrebbe potuto diventare il
protestantesimo spagnolo del secolo
XVI®.
I secoli successivi vedranno la Spa
Libertà religiosa ?
-A- Luoghi di culto sono continuamente minacciati di chiusura,
e una ventina di essi sono già
chiusi attualmente.
if La pubblicazione di tutta la
stampa protestante e di vari giornali delle Chiese protestanti è stata vietata: fra questi i periodici
« E1 Eco de la Verdad », « Entre
nosotros », « El Camino », « El Cristiano Español».
Un controllo stabilito negli
uffici postali blocca ogni spedizione o ricezione di stampa evangelica, Bibbie comprese.
E’ stata rifiutata l’autorizzazione per campi giovanili e incontri ufficiali e nazionali delle Chiese.
Le coppie protestanti che desitaerano un « matrimonio civile »
incontrano spesso delle difficoltà,
specie quando devono provare la
loro non-appartenenza alla Chiesa romana: averla abbandonata
per diventare protestante spesso
non è considerata una prova sufficiente.
I protestanti sono nell’impossibilità legale e pratica di avere
delle scuole per i loro bambini, che
sono quindi sottoposti ad un insegnamento e ad una educazione
cattolica.
gna all’apogeo della sua potenza e
della gloria ma vedranno altresì il
paese piombare nel conformismo gesuitico. Sotto la guida di un intere
fanatico e reazionario, con una inquisizione che trascina ima attività morente in assurdi ed inutili delitti, la
Spagna si estrania dalla corrente di
vita europea, l’evangelismo vi è definitivamente scomparso.
'' Don Jorgito
et tngtós
Con l’occupazione napoleonica la
Spagna rientra nella corrente di pensiero e di vita europea, vi rientra di
colpo e per uno di quei suoi misteri
storici si batte disperatamente contro l’invasore : unico paese europeo
che non si piega alle lusinghe ed alle
minacele e tiene in scacco in un paese devastato e sull’orlo della miseria,
gli eserciti dell’invincibile Napoleone. Questo risveglio di indipiendenza
è però anche accompagnato da un
notevole fermento di idee, entrano
nel gioco politico i Liberali. Rimarranno frutti di quegli anni due fatti
essenziali per il Protestantesimo spiagnolo : l’alleanza politica della Spagna con ITnghilterra e non meno importante l’occupazione inglese di Gibilterra.
Per tutto il secolo gli inglesi si interessano particolarmente della penisola iberica; la visitano come turisti
curiosi delle sue tradizioni, come commercianti in cerca di mercati ed ine
Tappe del protestantesimo
spagnolo
1535: Primi evangelici in Spagna.
1559: Distruzione delle due prime comunità protestanti: Siviglia e Valladolid.
1569: Traduzione della Bibbia in spagnolo.
1812: Abolizione dell’Inquisizione.
1845: Conversione dell’evangelista Ruet a 'rorino.
1849: Pubblicazione del primo giornale evangelico.
1868: Rivoluzione liberale.
1869: Apertura della prima chiesa evangelica. —
Prima Assemblea dei protestanti spagnoli.
1870: Anno della grande evangelizzazione.
1872: Seconda Assemblea a Madrid.
1919: Apertura del Seminario Teologico di Madrid.
1954 : Unione di alcune chiese e costituzione della
« Chiesa Evangelica Spagnola ».
C’è Francisco de Paula Ruet, il primo in ordine di tempo, il P|iù originale. Di famiglia militare si consacra
al canto e debutta a Torino all’Opera. Appassionato di musica non vive
che di musica e per la musica ed è
la musica a sconvolgere la sua vita.
Durante il suo soggiorno torinese,
sente passando f^r via cantare in
una sala ed incuriosito entra. Un uomo predica; De Santis, una delle
maggiori figure dell’evangelismo italiano. Lo spagnolo è turbato dall’evangelo; attraversa una profonda
crisi spirituale che si risolve nel 1845
con la decisione di consacrare la sua
vita alla predicazione deiravangelo.
Ternato in patria si da all’evangeliz
Aiutiamo la gioventù
evangelica spagnola
Nel quadro delle iniziative promosse dal Dipartimento della Gioventù
del Consiglio Ecumenico, i giovani
evangelici italiani, per mezzo del Consiglio della Gioventù, dal 1950, rinnovano ogni anno l'impegno di un
aiuto finanziario nei confronti dei loro fratelli evangelici spagnoli. Non si
tratta di una colletta per aiutare dei
giovani più poveri di noi, ma vuol
essere l'espressione concreta della nostra solidarietà con i loro problemi e
le loro necessità.
L'ecumenismo, attraverso il quale
scopriamo l'unità profonda della Chiesa al di là delle frontiere nazionali,
non può esprimersi soltanto attraverso
solenni dichiarazioni teoriche, ma deve trovare forme concrete attraverso
le quali si manifesti la realtà dell'aiuto reciproco delle varie membra dello stesso corpo. Questo è stato ed è
lo spirito con cui vogliamo mantenere
con i fratelli spagnoli questo legame
di solidarietà. Ci -«uguriamo che in
questo senso sia sempre meglio compreso dai nostri giovani affinchè questa colletta rinnovata ogni anno non
cada nel novero delle cose logorate
dall'abitudine, ma mantenga il suo carattere di gioioso atto di fraternità e
di amore. A. Taccia.
vitabilmente come missionari ansiosi
di recare l’evangelo a quel popolo cosi tragicamente vittima dell’oscurantismo. Interessanti e curiosi questi
inglesi che del tutto ignari della lingua e delle abitudini si mettono ad
evangelizzare la Spagna sempre in
lotta con il clero ed i governatori,
pieni di fiducia nel diritto e nella libertà, grattacapo perenne delle am
basciate britanniche. Figure curiose,
come George Borrow, «Don Jorgito el
Inglés», che in mezzo alle rivoluzioni
del ’36 attraversa placidamente la penisola e le regioni in rivolta diffondendo Bibbie e trattati, flemmatico e
pieno di humor.
Questa amicizia del popolo inglese
fu di considerevole appoggio per il
nascente protestantesimo con la sua
’.^evitabile catena di comitati e società ; ma fu di eccezionale importanza la presenza inglese a Gibilterra.
Unico angolo di terra spagnola che
conoscesse la libertà di culto, la locca-polveriera divenne una vera ro^apolveriera anche dal punto di vista
spirituale. Vide la prima chiesa aprirsi nel 1824 ed in questa comunità passano tutti gli esuli, gli esiliati, i profughi delle chiese evangeliche. Gibilterra rifugio fu anche la polveriera
del nascente evangelismo con i suoi
depositi di Bibbie e trattati, materiale severamente controllato allora come oggi e sistematicamente distrutto.
Non si potrà mai dire quanto materiale sia passato in terra spagnola attraverso la rocca di Gibilterra.
/oabaUeroa
detta fede
A metà secolo però cominciano ad
apparire i primi nuclei di evangelici
spagnoli, e comincia a farsi avanti
una generazione pronta a rischiare
la avventura della evangelizzazione.
Schiera di grandi e di ignoti, amanti
del rischio, veri caballeros della feda
che sostituiscono la sparuta schiera
dei romantici stranieri, e la sostituiscono in modo veramente degno. La
vita di ognuno di loro è un seguito di
avventure e di viaggi, un vero romanzo. in lotta con quell’inafterrabile ed
indefinibile nemico che è la polizia
clericale o il clero poliziesco che ha
trovato in terra di Spagna la sua più
perfetta espressione.
zazione; a Barcellona viene arrestato
e condannato; appena libero riprende la sua opera, subisce altri processi
altre incarcerazioni, viene infine condannato all’esilio perpetuo. Si narra
che mentre il presidente della corte
leggeva la dura sentenza che faceva
di lui un esule senza patria, Ruet sorrideva. Al presidente che indignato
del suo atteggiamento lo rimproverava violentemente di non tener in alcun conto le sentenze dei tribunali
patri! l’evangelizzatore rispose: «Non
credo all’esilio perpetuo, spero che
Dio mi ricondurrà a predicare l’evangelo in questa stessa capitale». E cosi
avvenne qualche anno dopo.
C’è un altro autentico avventuroso
figlio della Spagna: Manuel Matamoros. Egli risale la costa orientale
raccogliendo i piccoli gruppi di evangelici, e con il suo eccezionale dono
di pastore e di evangelizzatore ne fa
delle vere e proprie comunità. La vita
delle sue comunità è difficilissima:
senza locali, raccolti or qua or là in
case private sempre sorvegliate, per
lunghi periodi disciolti, i culti devono mascherarsi in allegre serate di festa per non dare nell’occhio e c’è sempre qualche fratello abile chitarrista
che si tiene pronto a intonare allegre
canzoni al minimo avviso di una presenza poliziesca .Le Bibbie ed i libri
pericolosi devono essere nascosti nei
luoghi più impensati e tutta la fede
deve essere abilmente dissiniulata.
Comunità dallo spirito straordinariamente vivente si accrescono lentamente ma incrollabili, vivendo in
quel clima di catacomba, di segreto,
di perenne cospirazione, il clinm che
sembra essere da allora ad oggi quello di tutta la chiesa evangelica spagnola.
Matamoros è arrestato; doi» mesi
di ricerche e di perquisizioni viene
istruito a Granada, nel ’61, im coloss^
le processo. Tutta l’Europa protestante
s) commuove, e mette in moto la sua
diplomazia. Invano: Isabella è irremovibile. Esule a Londra poi a Losanna, Matamoros si spegnerà trop
po presto, fiaccato dalle traversie di
questa sua gloriosa vita.
L’opera di penetrazione non cessa,
perù; avanza lenta ma ferma, ostinata fino alla seconda metà del secolo,
fino all’anno glorioso.
Uanno gtoHose
Nel settembre del 1868 i fermenti li
berali e repubblicani che da decenni
travagliano la vita politica del paese
esplodono contro il governo della fanatica e reazionaria Isabella II. Fu
una grande rivoluzione che percorse
la Spagna come una febbre. Nel breve
periodo del governo provvisorio e del
successivo regno di Amedeo I come
neirefflmero sia pur eroico anno di
Repubblica del ’74, la Spagna vive
un’ora storica. Si apre dopo decenni
di isolamento e di repressione al pensiero europeo, spalanca le sue porte
alle influenze più diverse e nuove,
sembra respirare a pieni polmoni
l’aria carica di speranze e di iniziative che le viene dal di fuori. Alla liberazione di tutti i condannati per
reati politici e religiosi fa seguito il
decreto che sancisce la libertà di coscienza e di culto, e la «Costituzione»
di impostazione nettamente liberale;
il capo' del Governo provvisorio, il generale Prim, poteva salutare con parole piene di affetto il Cabrera: «Ormai potete girare la Spagna con la
Bibbia in mano».
E questo non fu solo un saluto augurale, fu una realtà che ad un secolo di distanza sembra miracolosa.
11 piccolo nucleo di evangelici rifugiati a Gibilterra si disperde in tutto
Il paese ed una schiera di colportori
di evangelisti invade le maggiori città e le campagne al loro seguito. E'
una evangriizzazione turbinosa, senza piano, senza programma, imicamente desiderosa di far giungere
ovunque l’evangelo, una evangelizzazione da seminatori a piene mani.
A Siviglia per 1500 sterline generosamente raccolte dagli amici inglesi
viene acquistata la grande chiesa della S. Trinità dei Gesuiti; la prima
chiesa evangelica spagnola e viene
aperta al pubblico il 1« gennaio 1869.
Vi predica l’instancabile Cabrera ed
il popolo scopre per la prima volta
la realtà della Scrittura. La entusiastica accoglienza di Siviglia al messaggio evangelico si ripete attraverso
tutta la Spagna, da Barcellona a
Granata. Nel ’69 si apre a Siviglia
l’Istituto Teologico protestante per la
formazione di pastori. Le bibbie di
cui dispone la Società Biblica sono
sempre inferiori alle richieste. E’
ovunque un sorgere di gruppi, di chiese, un estendersi impressionante del
moto evangelico.
In questa atmosfera di agitazione
e di euforia" ricompare Ruet quasi a
ricollegare idealmente l’evangelismo
della triste età di Isabella ed il nuovo evangelismo della «Gloriosa», della rivoluzione liberale.
Instancabile è ovimque, preoccupato unicamente di cogliere ogni occasione per predicare, senza pensiero di
proselitismo o di setta. E’ a Madrid.
per secoli chiusa alla minima infiltrazione evangelica e predica per le vie
e per le piazze; si predica due, tre
volte ogni domenica, a tal punto che
nel ’70 vi sono già 5 chiese in pieno
sviluppo con locali e pastori propri.
In quello stesso anno 1869 si raduna a Siviglia la prima assemblea della Chiesa Evangelica Spagnola che
costituisce allora una sola denominazione col nome di Chiesa Riformata,
ed approva la sua confessione di fede. Le « Cortes » riconoscono resistenza della Chiesa Evangelica.
Nella seconda assemblea sinodale
della Chiesa Evangelica, a Madrid
nel 1872, venne adottato il sistema
presbiteriane ed il nome ufficiale di
;< Chiesa Cristiana Spagnola ». Il bilancio era. eccezionalmente positivo e
rimane per noi oggi miracoloso: in
poco più di tre anni era nato dal nulla o quasi il protestantesimo spagnolo.
Detta Reazione
atta guerra civtte
Nel 1874 cade la Repubblica minata
da discordie interne e dall’opposizione clerico-reazionaria. Sullà Spagna
toma a pesare la cappa di piombo
dello spirito inquisitoriale. Sono gli
anni del regno di Alfonso e della dittatura di De Rivera in cui la Spagm;
moralmente ed economicamente in
declino e invasa da ordini religiosi,
vede finire il suo impero nella infelice guerra di Cuba. Inevitabilmente
l’opera del Protestantesimo viene arrestata: nelle sventure nazionali esso
prende sempre più fisionomia del nemico pubblico No 1, del responsabile
di tutte le disgrazie. Le chiese toma
no semi-clandestine, i colportori subiscono ogni sorta di impedimenti, la
testimonianza è resa quasi impossibile. Alla gloriosa espansione succede
l’opera di penetrazione e di riorganizzazione a cui si consacrano con attenzione i nuovi pastori. Anni di rior
dinamento ma purtroppo anche di
crisi; la bella unità del primo evangelismo viene spezzata dalle incomprensioni, dallo spirito settario ; le
missioni straniere all’opera non sanno sempre lavorare senza spirito di
gelosia e di proselitismo.
Sono anni di usura contro il clero
e le autorità, in tma lotta senza fine
e senza risultato e che inevitabilmente tende a riportare il protestantesimo all’isolamento, alla chiusura interiore.
Gli anni dei disordini e della guerra civile posteriori al 1923 non saranno propizi ad una ripresa dell’attività
evangelistica, e meno ancora lo sarà
il regime franchista. Non si potrà più
sperare che in un mantenimento tenace delle posizioni, in una paziente
e continua vigilanza.
Giorgio Tourn
Spagna cattolica
PIO XII, indirizzandosi, il 2 luglio 1945 ai membri della Commissione americana per gli affari navali, dichiarava:
« Per giungere ad una pace durevole gli uomini più responsabili
non dovrebbero occuparsi solo della ricostruzione materiale del mondo, ma devono dare ad ogni popolo la libertà politica, spirituale e
religiosa ».
IL GENERALE FRANCO, allora capo dei nazionalisti spagnoli,
dichiarava durante la guerra civile, nel febbraio 1937;
« I nostri soldati lottano per la
libertà di coscienza, il rispetto delle convinzioni religiose e delle tradizioni nazionali ».
Queste due solenni dichiarazioni sono smentite dal Concordato
fra lo Stato spagnolo, il cui capo
è il Generale Franco, e la Chiesa
cattolico-romana, il cui capo era,
all’epoca in cui fu firmato, il 23
agosto 1953, il papa Pio XII.
« Articolo primo : La religione
cattolica, apostolica e romana con
tinua ad essere l’unica religione
della nazione spagnola, e godrà di
lutti i diritti e le prerogative che
ne derivano, in conformità con la
legge divina e il diritto canonico ».
«Articolo 27; Lo Stato spagnolo
garantisce l’insegnamento della
religione cattolica come materi.i
ordinaria e obbligatoria, in tutti i
centri di Stato o non di Stato, di
qualsiasi ordine e grado ».
E nel lirotocollo finale ;
« Sul territorio nazionale ciò che
è stabilito dall’art. 6 del « Fuero »
continuerà ad essere iii vigore»,
articolo che dice in particolare:
« Cerimonie o manifestazioni pubbliche diverse da quelle della religione cattolica non saranno tollerate». (da La Vie Protestante)
E Gioventù Evangelica cita da
Italia domani del 15-3-1959 questa
frase di Francisco Franco : « La
massima evangelica; Date a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò
che è di Dio, non ha più alcun
senso in imo Stato come il nostro,
dove tutto è di Dio ».
3
L'ECO PELLE VALDESI
L’articolo che segue ci è stato gentilmente inviato da una delle maggiori personalità del protestantesimo spagnolo che per prudenza ha tenuto a
mantenere l’anonimato. Gli siamo profondamente grati di questa collaborazione.
L’importance du moment actuel de
la vie du protestantisme espagnol ne
peut être bien comprise que si on le
situe dans sa perspective historique
d’une part et d’autre part dans le procès de l’évolution de la vie religieuse
et politique de l’Espagne dans la présente génération.
Puisque j’écris pour un journal italien, je me réjouis de pouvoir rappeler qu’aux origines du protestantisme
espagnol dans ce qu’on appelle la
deuxième Réfornuition en Espagne,
nous trouvons un lien, par ailleurs
plein de signification, avec l’Eglise
Vaudoise d’Italie. Je me réfère à Francisco de Ruel Paula, qui au cours
d’un voyage en Italie, vers la moitié
du siècle dernier, a entendu la prédication de l’Evangile dans une église
vaudoise de Turin et, saisi par la Parole de Dieu, a décidé de consacrer
sa vie au service de Jésus-Christ. Il a
été par la suite appuyé par l’Eglise
Vaudoise, puisqu’il semble certain
qu’il ait été consacré pasteur par une
commission de pasteurs de cette Eglise, précisément à Gibraltar, où il a
vécu une période d’éxil.
En tenant eoinpte que l’hi.stoire du protestantisme espagnol est relativement courte, et que par conséquent il en est à ses
premières étapes; en considérant aussi que
ce temps qui compte bientôt un siècle, a
j connu des périodes particulièrement diffiI ciles, de véritable persécution religieuse;
' en tenant compte enfin que le manque de
développement normal dans la vie intérieure des Eglises les a considérablement
affaiblies dans leurs effectifs humains, on
petit réaliser qu’au moment où le protestantisme espagnol parvient à sa maturité, non sans retard ni sans grande peine,
il est marqué profondément de la souffrance de son histoire, souffrance qui est
très apparentée à celle du peuple espagnol. Mais que le protestantisme espagnol
ait été possible, malgré la formidable atI taque qui sans cesse a voulu le rendre imI possible, attaque qui change dans ses forI mes mais qui reste essentiellement la même dans .son esprit, celui de l’Inquisition;
que le protestantisme espagnol soit un fait
toujours grandissant dans l’époque actuel' le, I, qui, dans ses aspects intimes, est probablement l'époque la plus difficile de sa
courte histoire) c’est bien un miracle de
Dieu. Le protestantisme espagnol a fait
de sa souffrance son opj>ortunité. C’est la
même souffrance du peuple de Dieu dans
le désert, toujours dirigé par Lui et nourri (le sa Parole.
Dans son ensemble, le protestantisme
, espagnol .se compose de trois groupes dénominationau.x importants. Celui des Assemblées des Frères, de tradition plymouthiste, celui des Eglises bapli.sles. la plupart d’entre elles rattachées à la Convention du Sud des Etats Unis et formant une
Convention espagnole, et le troisième
grouite, celui des Eglises réformées, qui
compte une petite Eglise, épiscopale, de
tradition anglicane, VEglise Réformée
L' Eglise Evangélique
à l'heure actuelle
Espagnole Episcopale, avec un évêque à
sa tête, et VEglise Evangélique Espagnole,
de dénomination évangélique, aux caractéristiques presbytériennes.
C’est une Eglise, l’Eglise Evangélique
Espagnole, autonome dans son administration (la seule qui le soit en Espagne),
membre du Conseil oecuménique des Eglises et de l’Alliance Réformée Mondiale.
Dans sa confession de Foi cette Eglise se
déclare héritière des principes fondamentaux des Eglises historiques de la Réforme
du XVI siècle. Bien (ju’elle ait son origine
dans le travail de De Ruet, Matamoros et
autres, ayant déjà eu sa première confession de Foi en 1872, ce n’est que depuis
sa deuxième confession de foi, celle de
19.14, qu’elle est marquée de son autonomie. Elle y est parvenue par le fait que
les différents comités missionnaires étrangers qui soutenaient des communautés ou
des groupes de communautés appartenant
à cette Eglise, ont confié leur administration aux autorités de l’Eglise Evangélique
Espagnole, lui donnant ainsi son indépendance administrative, sans lui retirer l’appui financier. Ces comités missionnaires
appartiennent aux dénominations presbytérienne, méthodiste, congrégationaliste et
luthérienne; il se trouve donc que l’Eglise
Evangélique Espagnole hérite dans son
sein ces diflèrentes traditions, bien que ¡a
presbytérienne soit la plus importante.
Le fait hi.storique qui marque spécialement la nais,sauce de l’E.E.E. (Eglise Evangélique Espagnole) comme Eglise et non
comme Fédération d’églises administrées
par les Comités, est, en plus de la Deuxième Confession de Foi, la décision de
la «Methodist Missionnary Society» de
l’Eglise Méthodiste d’Angleterre d’intégrer
totalement l'Eglise Méthodiste Espagnole
dans l’E.E.E. après participation à l’étude
et nouvelle rédaction de la Confession de
Foi, ce qui a eu lieu en 1954.
L’importance numérique de ces
trois groupes dénominationaux (Frères, Baptistes et Réformés) est assez
bien équilibrée, puisque chaque groupe compte à peu près dix mille fidèles, le nombre des communautés et
des pasteurs étant aussi semblable
dans chaque groupe, bien que,-on le
sait, les Frères n’ont pas de pasteurs
attitrés.
Le protestantisme espagnol est le
résultat de la découverte de la Bible
faite par les gens du peuple, au fur et
à mesure que sa connaissance s’étend
et s’approfondit. Ce mouvement protestant, doit donc s’inscrire petit à
petit dans le quadre du climat humain
espagnol, imprégné de catholicisme et
de tout ce qu’il comporte de chrétien,
de préchrétien et de non chrétien, au
sens large du mot « catholicisme ».
Par le fait de cette imprégnation de
traditions catholiques, fortement marquées, du caractère absolut et exclusiviste du catholicisme, et par le fait
qu’aussi la philosophie hispanique a
des conceptions absolues et totales de
la vie (je crois que, dans l’ensemble
des pays latins, l’Espagne est le plus
marqué du sens absglu de la vie, propre à la latinité, et le fait que ce soit
précisément en Espagne que l’Eglise
Romaine a acquis une telle puissance
le prouve), il résulte que l’intégration
du protestantisme dans la vie espagnole est certainement difficile, et devra se produire moins par des pressions ou contraintes que par le développement naturel des conséquences
spirituelles de la découverte de la Parole de Dieu dans le peuple.
A mesure que cette découverte de
la Parole de Dieu avance — et elle
avance vite maintenant, et coûte que
coûte — la crainte du déclenchement
d’un mouvement vers le protestantisme à grande échelle grandit aussi
de la part du clergé catholique, qui
inspire et exerce sa pression sur les
actions gouvernamentales, pour limiter étroitement les possibilités d’action
des églises protestantes. Cela est d’autant plus important ^que la vie politique et religieuse se*trouve en évolution rapide, en grande partie par des
causes internes du Régime, mais aussi par la graduelle intégration de
l’Espagne dans le concert international, spécialement dans la vie européenne; une intégration qui apporte
à la vie espagnole beaucoup d’air frais
et salutaire, mais aiissi des troubles
digestifs que spécialement les milieux
intellectuels ne cessént d’agiter, avec
sa répercussion directe dans la vie
politique d’un Etat «'ecclésiocratique »
et renfermé en lui-même.
Les limites dans ' lesquelles la vie
des églises évangéliliues est possible
DA RICORDARE
* Ricorre quest'anno il 4" centenario della distruzione per opera della
Inquisizione delle due prime comunità evangeliche; a Valladolid e a
Siviglia.
* Uno dei maggiori evangelizzatori spagnoli Francisco de Ruet Paula
si convertì nella cappella valdese di
Torino nel 1845.
* Il Seminario Teologico di Madrid
aperto nel 1919 è Stato chiuso dalle
autorità 3 anni fa e non è tuttora stato riaperto malgrado le richieste.
;
* Ogni anno dahl950 la gioventù
evangelica italiana .raccoglie in una
speciale colletta un dono per la gioventù spagnola.
en Espagne sont aussi étroites et indéfinissables que le révèle la seule
mention que la Loi constitutionnelle
fait aux non catholiques. Il est dit,
après mention de l’Eglise Catholique
comme étant l’Eglise de l’Etat, que
(( personne ne sera molesté pour ses
croyances religieuses ni pour l’exercice
privé de son culte » (Art. 6 del Fuero
de los Españoles). Le culte non catholique est possible avec les caractéristiques et les limites de l’ordre du « privé ». Ceci est évidemment très vague.
Suffisamment vague pour que l’on ait
l’impression de se sentir libre pxjur le
culte relativement public, mais que
l’on n’ait pas le droit de réclamer
lorsque, jugeant que le culte devient
trop public, les éxécutifs des lois viennent fermer le lieu de culte. Et puisque il ne s’agit pas seulement du culte
en tant qu’acte concret, mais de la vie
des églises évangéliques toute entière
avec son témoignage, son travail missionnaire ou d’évangélisation, ses activités diverses pour enfants, jeunesse
etc., le déployement général de la vie
des églises évangéliques se trouve à
la merci des mesures que constamment on juge bon de prendre pour
limiter tout élargissement de ces églises. Tout simplement les églises évangéliques sont autorisées à vivre mais
non pas à grandir.
Voilà pourquoi, pendant l’année
1958, on a fermé encore des lieux de
cultes (il y en a une vingtaine de fermés à l’heure actuelle), pourquoi un
service de contrôle a été organisé
dans les bureaux de poste pour empêcher la circulation par la poste de
littérature protestante venant de Tétranger, on a défendu en 1958 la
publication de quatre bulletins d’Eglises (de circulation nationale), on a interdit des camps de jeunesse, on crée
sans cesse de nouvelles difficultés
pour le mariage civil, on est toujours
empêché d’avoir des écoles protestantes, on ne jouit pas de la reconnaissance officielle pour que la personnalité juridique des Eglises devienne un
appui sur le plan légal afin d’obtenir
certains droits vitaux.
La Parole de Dieu est puissance
éternelle pour tout homme et pour
tout moment. On en fait la découverte en Espagne. Un pasteur missionnaire étranger du siècle passé s’entendait dire par un de ses collègues
et compatriotes en visite à son pays
d’origine : « Que faites-vous donc en
Espagne, qui est un rocher impossible à pénétrer et où jamais la bonne
semence de l’Evangile ne prendra racine? — Eh bien, répondit-il, dans ce
rocher nous y faisons de petites ouvertures pour y introduire la parole
de Dieu, qui est aussi de la dinamite,
et un jour Dieu la fera éclater ».
Les images de ce dialogue sont fortes, mais éloquentes.
J. del M.
Diteci la verità.
Pluudo (li tulio cuore al pastore Giorgio
Tourn. Se tulli sapessero parlarci: 1) senza
paura che sentano, o leggano, le loro parole quelli che potrebbero .servirsene a nostro danno; 2) senza tema di compromette
re amicizie laboriosamente acquisite alla
nostra Chiesa; 3) senza pensare che le loro
parole possano scoraggiare i Valdesi che
danno la loro testimonianza — forse ci sarebbe un risveglio tra coloro che vivono
in letargo.
Vorrei osservare che quelli che si poss((no servire del riconoscimento di certe verità a nostro danno non aspettano tale riconoscimento per compiere la loro opera
di malevoli calunnie! Le amicizie e 1 ammirazione poi, si acquistano dando un
esempio di fede vivente e quelli che sono
stali a (juesto modo attirali o convinti lo
saranno sempre di più da una franchezza
e una leajtà mollo superiori alla lepida fede che si vuole convincere che « tout va
Pour le mieux dans la meilleure dea Eglises ».
Si, i nostri Padri hanno lottalo resistilo
e vissuto perchè Dio è stalo la loro borie
Rocca. Anche loro avranno commesso degli
errori, anche tra di loro ci furono i tiepidi, ma quello che è sicuro è che i loro
stessi nemici furono costretti a riconoscerete l’austerità dei costumi, il bisogno di
vita spirituale che li conduceva alla Casa
di Dio, con qualunque tempo, per chilo•netri e chilometri di straducole, (-erto non
ssfaltale e senza l’aiuto di mezzi moloriz*ati! Se i loro nemici stessi furono ammirali della onestà scrupolosa che dimostravano in ogni atto di vita sociale e ai comenossero per la serena dignità delje giovinette e la fermezza dei giovani nel resistere alle tentazioni, che cosa possono dire i
nostri critici di oggi? Altri tempi, altra
nientaliià, altre necessità — direte? forse,
^a aprite gli occhi per vedere e le orec
# lettori cl scHvonOmmm
("liie per sentire! Pochi sono i sinceri che
sanno dirci le verità che meritiamo — così
¡Hichi che la loro voce non riesce quasi a
farsi sentire. Siano essi ad ogni modo heiie
Elda Gay Prochet
delti, e per.severino
Les bonnes intentions ne suffisent pas.
Miinsieiir le Directeur,
Aprè.s les lettres publiées sur « L’Eco »,
au mois de Janvier dernier, en défense du
hilingiiisme, il y avait lieu d’espérer que
une place honorable alitait été faite au
fiançais sur ce journal.
On doit reconnaître qu’un effort dans ce
sens a été accompli par la Rédaction, mais
c’est néanmoins avec lin peu de déception
qu’on a icmarqué le manque total ou presque du français sur certains numéros du
joiirnal.
On comprend aisément que la plupart
(les correspondants écrive en italien, mais
on ne comprend pas pour quelle raison,
dans les cas où le journal est déjà dépourvu, ou presque, de correspondances en
français, on doive encore traduire les articles de source étrangère.
Point n’est besoin de répéter les arguments (pii militent en faveur de la conservation du français aux Vallées; ils ont
été maintes fois exposés et ils demeurent
valables mêmes de nos jours. Je pense que
il suffirait de réfléchir à la valeur, pour
les Vaudois, de la littérature protestante
de la langue française, pour ne pas douter de la nécessité de maintenir le français
aux Vallées.
Certes, les nouvelles générations sont
plutôt tournées vers l’italien; mais il faut
tout de même .souligner que le français est
encore enseigné dans les écoles élémentaires et .secondaires des Vallées, et qu’on
doit par conséquent juger que la plupart
(le nos jeunes soit à même de profiter d’un
journal hilingne.
Enfin n’oublions pas qu’à l’avenir, dans
le cadre de cette nouvelle Europe qui va
surgir - ne fût-ce que sur le plan économique — les liens qui nous unissent aux
frères de .Suisse, de France et de Belgique
ne pourront que se resserrer.
,1e remercie pour l’hospitalité et je vous
prie d’agréer l’expression de mes meilleurs sentiments.
Un Vaudois des Vallées
La domenica dei negozianti.
Caro Direttore,
mi rallegro vivamente con te per i vari
interessanti problemi che L’Eco delle Valli viene via via ponendo all’altenzione dei
suoi lettori. Anche se pochi sono coloro
che scrivono al giornale penso che in realtà quei problemi non cadono nel vuoto,
se ne riparla alle Valli, riaffiorano nelle
discussioni fra amici. Ho però l’impressione dia almeno qualche volta, quando la
cosa è possibile, a questi scainhi di idee
dovrebbe seguire qualche conclusione pratica, un risultalo concreto. Forse lo scetticismo e l’indifferenza così diffuse intorno
a noi e, diciamolo pure, anche fra noi,
deriva dal fallo che leggiamo spesso sui
quotidiani di cose che dovrebbero essere
fatte meglio, di abusi che dovrebbero cessare ma poi ci accorgiamo che nulla vien
fatto o mutato e che tutto continua, male,
come prima.
TOPONIMI
delle Valli Valdesi
di T. G. Ports
gl’ Aymar : villaggio di Pomaretto, sulla strada che da Bovile conduce ai
« Cireisie » Dal nome di familia
Aymar, frequente tra gli antichi
conti del Valentinois (a Bricherasio troviamo nel 1291 un Galvagno
di Nichela de Aymar etc.). Aniche
a Pinerolo nel XIV sec. troviamo un
« magistro Aymaro », chirurgo, accusato di arte « divinandi ».
li Airai: capoluogo odierno del comune di Luserna S. Giovanni, un tempo cascina dei conti di Lusema, Derivato da « airo », col significato di
aia, piazzale, cortile di una casa
colonica; luogo dove si trebbia il
grano.
Pure casolare presso « Subíase », nel
comune di Villar Pellice.
j’ Airai Blanc: grande casa sulla costiera di Torre Pellice, un tempo cascina dei conti Rorengo; dal nome
di famiglia Bianco, che troviamo
fin dal 1954 abitante « La Torre ».
1660; all’Ayrali bianchi, delle Braide e del Baloardo.
l’Albarco : importante villaggio in
quel di Riclaretto, in alto a levante Luogo piantato a pioppi, «albereto ». Albarea, Arbarea è anche nome di famiglia che si trova ad Angrogna già dal XIV sec. (1317: Arbarea; 1420; borgiata Albarea).
Pure mianda o foresto nella regione di Traverse, verso il «Miiret».
gl’ Albarin: case ad Angrogna, sopra
S. Lorenzo, e a S. Giovanni. Toponimo dovuto al nome di famiglia
Albarin, tutt’ora sparso a S. Giovanni, ove lo si trova dal 1425, anche nella forma Albarino, Arbarino.
Troviamo pure un Alberino fra le
vittime del 1561, in Calabria. 1655:
« contrada de’ Arbarini ».
las Albèrgia: villaggio in quel di Prali, oggi disabitato si può dire. In un
atto eseguito a Bobbio nel 1618 troviamo un G. Albèrgia, di Molines;
e nel. 1631 una Lucretia Albèrgia,
pure di Molines. « Alberge » è infatti un nome dL famiglia in Val Queyras. 1650: « all’Alberga ».
r Alie: case di Roccapiatta, sotto la
Colletta che dalla vai Pellice conduce in quella di Perosa. Il nome
deriva da una pianta, il « sorbus aucuparia », che in dialetto si chiama
appunto « alie » ed « alierò ». Allier
è diventato anche nome di famiglia.
gl’ Aluìe: case sopra il Tagliaretto,
sulla strada che conduce alla « Sea »,
sotto «la Pulía». Dal nome di famiglia Aloerio, presente in Val Pellice, a Bobbio, nel 1594; nel Queyras, già nel 1265 si trovano degli
Aloier, Aloer, Aloyeri. Si ha notizia
di un P. Aloeria, valdese bruciato
a Pinerolo nel 1338. Nel 1634 troviar
mo ancora una Susanna Aloera, Sr
hitante la Ruata degli Odoli, regione Tagliaretto.
l’Allamanda : villaggio nel territorio
di Prarostino. « Domum Alamandi »
(« Casa di Alamanno ») trovasi già
in un documento pinerolese dell’8
sett. 1064, secondo il Caffaro. Molto
diffuso ancor oggi, fuori delle Valli,
il nome di famiglia Alemandi, Allemandi.
Angrogna : comune che abbraccia la
valle omonima, ad occidente di S.
Giovanni, e a nord di Torre e del
Villar. Il nome, dalla difficile etimologia, compare già in un documento dell’aprile 1241: de Hangrognia,
e del 26 febbraio 1251: super fine
Turris et Engrognie.
suo rispetto se veramente ritiene che i valori morali per cui lottiamo ogni giorno
abbiano ancora ragion d’essere e meritano
(li essere difesi.
Grazie ancora per la tua sempre cortese
ospitalità. Carlo Pons
Ho seguito con interesse la questione dei
negozi di Torre Pellice e delle Valli in
genere anche perchè potrebbe rientrare in
quei problemi che interessano la Pro Valli
ma ora Targoinenlo mi sembra esser caduto
nel silenzio. E’ vero elle in un comune
delle Valli si sta cercando di giungere ad
un accordo perchè alla domenica i negozi siano chiusi? Lo spero ed auguro vivamente e vorrei che su questo punto cl si
fermasse perchè un’iniziativa di questo genere fosse incoraggiata e generalizzata.
Molto chiara e giusta ritengo la descrizione fatta da L. A. Vaimal della situazione attuale e mi par di sentire dietro la
sua amara ironìa tutta la tristezza di dover constatare che questo non è che un
riflesso della situazione generale morale e
sociale delle Valli. Ma oggi nè prediche
nè sferzate sembrano far presa o scuotere
la massa. Forse bisogna creare dei gruppi,
anche piccoli, ma convinti, che diano l’esempio.
Per tornare al caso particolare dei negozianti valdesi si può lanciare l’iniziativa
di tener chiuso il negozio almeno durante
l’ora del cullo?
La Pro Valli sarebbe lieta di fare avere
agli interessali un cartello con l’indicazione
dell’ora della chiusura e del motivo; questo per i negozi che devono veramente tener aperto la domenica mattina. Per tutti
gli altri potrebbe esserci un cartello che
conferma la chiusura domenicale.
Questa testimonianza che i proprietari
sono chiamati a dare non si tradurrebbe in
un danno economiim, a parte il fatto di
essere in pace con la loro coscienza, perchè offrirebbe alla popolazione la possibilità di dimostrare col suo appoggio e col
Dio di viventi, non di morti.
Caro direttore,
nel pezzo 35 di « lei, notre bon vieux
français! »: Le drame de la mort, leggo
alcune frasi che mi fanno rimanere perplesso : « Etrange éxégèse des textes qui
nous annoncent le ’’Prince de la Vie”:
comme s’il y avait, contre Lui et aussi
contre nous, un ’’Prince de la Mort”!
Pour les iieuples chrétiens du nord, la
mort n’est pas l’envers de la vie, mais
c’est la condilion et le passage vers une vie
supérieure, complète, vers la vie de l’esprit, (( où l’on ne meurt plus... ».Il n’y a
pas de différence entre Dieu et la Mort.
Il y a la Mort, parce qu’il y a Dieu; et
parce qu’il y a la Mort, il y a aussi Dieu...
Nous haïssons les maladies, la mort, le
destin, comme si tout cela n’appartenait
pas, en réalité, au seul Seigneur de l’univers ».
Confesso che credevo — e credo tuttora
- di aver imparato lutt’altro dalle Scritture. Credevo - e so ancora — di sapere
che « Iddìo ha distrutto la morte, e ha
prodotto in luce la vita e l’immortalità
mediante l'Evangelo ». E chissà se l’apostolo Paolo, dopo la sua argomentazione
di 1 Cor. XV, potrebbe sottoscrivere quelle, ed altre frasi del pezzo che mi ha urtalo?
Chè se in questo la morte è intesa soltanto come la fine della fase terrena della
vita dei credenti, l’espressione è per lo
meno ambigua, ed andava precisala. C’è
già tanta confusione, fra i credenti e i
sedicenti tali, su questo come su tanti altri
argomenti della Rivelazione! Con tutta stima. L. DE Nicola
4
Dio mio, Dio mio, perchè mi
hai abbandonato? perchè te ne
stai lontano senza soccorrermi?
Salmo 22: 2.
L'Eco delle
Valdesi
Quand'anche camminassi nel'
la valle dell'ombra di morte,
non temerei male alcuno, perchè tu sei con me.
Salmo 23: 5.
Dalle nostre Comunità
dIVGiROGIVIS (Capoluogo)
Domenii’a 5 aprile la nostra Unione delle Madri ha dato il benvenuto nella Chiesa ai nostri catecumeni neo-confermati nel
corso di un simpatico trattenimento familiare. Ringraziamo le nostre cojlaboratrici
e le bambine e le giovani che hanno contribuito alla buona riuscita della manifestazione.
Martedì 7 aprile, nel corso della nostra
riunione quartierale a Prassuit-Vernet è
stato presentato al S. Battesimo il bimbo
Bertin Albino di Emilio e Bertin Adelina
(Vernet). La benedizione e la grazia del
Signore circondino ed accompagnino sempre il bambino ed i suoi genitori.
dlVIGRUGld (Serre)
Durante la settimana santa, abbiamo avuto due culti liturgici serali. Uno a Pra del
Torno per ragioni locali presieduto il mercoledì sera anziché il giovedì, come sarebbe stato più logico. Al lume delle candele
(essendo ancora Pra del Torno priva di
luce elettrica, cosa che dimenticano spesso
coloro che parlano con poesia della vita
dei contadini delle parti più alte delle nostre valli) abbiamo letto,* intercalando ogni
tanto la lettura con qualche breve commento, il racconto della passione di Cristo. L’uditorio non molto numeroso, era però attento e raccolto. Analogo culto liturgico abbiamo avuto il venerdì sera nel tempio del
Serre. Era presente tra di noi il catecumeno
Arnoul Bruno (di Buonanotte) che non avendo potuto per causa di malattia essere
ricevuto con i suoi compagni la domenica
delle Palme, è cosi stato accolto in questa
occasione nella piena comunione della Chie.sa. Gli rinnoviamo l'augurio che la fiducia
in Dio che ha pubblicamente confessato dì
avere, in occasione della sua confermazione, sia altrettanto costante quanto la fedeltà del Padre celeste verso i suoi figli.
La domenica di Pasqua sia il tempio di
Pra del Torno, quanto e specialmente quello del Serre, hanno registrato un pienone
come da qualche anno, a detta degli abituali frequentatori dei culti, non si vedeva
più. Ce ne dobbiamo rallegrare pensando
che dopo tutto, malgrado l’indifferenza abituale dei nostri membri di Chiesa, nei loro cuori e nel loro spirito vi è ancora tanta
fede capace di esprimersi in modo concreto
in certe occasioni ritenute speciali e più
importanti, o rattristarci, confrontando l’insolita affluenza con il veramente esiguo
numero dei consueti frequentatori, pensando che i « buoni valdesi » incominciano a
credere di fare tutto il loro dovere verso
Dio recandosi in Chiesa a Natale ed a Pasqua e « comunicando » una volta all’anno? Non lo sappiamo! Siamo lieti di non
essere chiamati a pronunziare alcun giudizio, ma soltanto di dovere predicare la
grazia « chiunque, sìa e.sso un frequentatore abituale o meno della nostra Chiesa.
Domenica 12 corr. la scuola domenicale
del Serre (considerando però l’esiguo numero dei partecipanti dovremmo piuttosto
dire una rappresentanza) ha effettuato una
magnifica gita che ci ha permesso di spingerci fino a Villar Pellice e di li in pulmann gentilmente offerto fino a Riclaretto.
Sapevamo che la Chiesa del Villar, o almeno una parte di essa, aveva in programma una visita a Pomaretto ed eravamo quasi sul punto di rimandare la gita. Non
avendo però altre date a disposizione avevamo deciso di effettuarla ugualmente, ma
quasi in incognito, partecipando al culto
del mattino e poi recandoci per conto nostro in qualche bella località villarese. Ma
la cortesia ospitale del Pastore Geymet ha
invece fatto in modo che fossimo accolti a
braccia aperte nella sua Chiesa. Il pranzo
gentilmente offerto e la gita in pulmann
fino a Pomaretto con i Villaresi (di lì poi
abbiamo proseguito da soli a Riclaretto)
hanno veramente suscitato in noi pensieri
di grande riconoscenza. A Riclaretto non
eravamo affatto attesi, ma ciò non ha impedito al Pastore Franco Davite di accoglierci anch’egli molto cortesemente e generosamente con l’offerta dì un buon tè e
con l’accompagnarci in una breve ma ottima passeggiata fino ad una pittoresca località della sua parrocchia. Ringraziamo di
cuore anche la signora Davite per la sua
sollecitudine nell’accoglierci in casa sua.
11 ritorno ci ha permesso di soffermarci
alcuni istanti a Pomaretto per salutare il
Pastore Boucbard ed alcuni membri di
Cliiesa che ci hanno invitato ad unirci a
loro nel canto prima di separarci. E poi
abbiamo proseguilo con i villaresì verso
Torre Pellice, fino a via Angrogna dove
abbiamo preso commiato. Ancora una volta, cari villaresi, grazie della vostra ospitalità e generosità.
Domenica 12 corr. i culti a Pra del Torno ed al Serre sono stati presieduti dall’insegnante Edgardo Pascbetto, appositamente
salito da Torre Pellice. Lo ringraziamo vivamente per la sua preziosa collaborazione.
PRAr.1
La Domenica delle Palme ha avuto luogo
l’esame dei catecumeni alla presenza del
Concistoro. Tutti' sono stati promossi con
una buona votazione, segno di uno studio
accurato. Quattro catecumeni sono stati confermati durante il Culto di Venerdì Santo; essi sono: Romano Grill (Envie), Nildo
Genre (Malzat), Claudio Baud (Pomieri) e
Amata Legar (Orgere). Nel culto di Pasqua
essi hanno ricevuto la prima Comunione.
.\uguriamo loro ogni benedizione nella vita dì Membri di Chiesa, con l’esortazione
a mantenere fedelmente le loro promesse.
Durante la Settimana Santa un gruppo di
giovani tedeschi di Stuttgart hanno passato
alcuni giorni ad Agàpe partecipando ai culti nel nostro Tempio e seguendo la liturgia
e la predica grazie alle traduzioni loro
Carnevale ritardato
Una manifestazione a cui non si vuole rinunciare
Sta diventando di moda l’accostamento
fra il 17 febbraio valdese e il carnevale
essenzialmente cattolico. Mi pare che tale
accostamento riceva una solenne smentita
in questi giorni in cui si può assistere, a
Pinerolo, aH’ormai tradizionale « Carnevale dei bimbi » perchè questa manifestazione non ha potuto aver luogo a .suo tempo.
Il 17 febbraio non potrebbe essere rimandato e .se anche il vento, la neve o altro
impedissero ciò che di esso può sembrare
carnevalesco, non per questo la « nostra
festa » non verrebbe celebrata alla data
giusta. Ma il significato del carnevale rimandato va più in là e non è neppure
facilmente definibile. Si sa che è un rimasuglio delle feste pagane in onore del dio
degli ubriaconi: Bacco, nè il fatto cbe oggi sia seguito e organizzato dai preti può
nobilitarlo molto. Ebbene ri domandiamo
se con altrettanta cura quanta se ne usa
per non perdere una nostalgica celebrazione di Bacco, si vorrebbe evitare di non
omettere un servizio alla gloria di Dio.
Il titolo del numero unico uscito in questa occasione : « Bimbi, Fiori e Primavera »
— anche .se il contenuto dello stesso parla
soprattutto di maschere — presenta, certo,
una notevole innocenza: perchè criticare
chi vuol passare qualche ora serena godendo di uno spettacolo cbe manifesta la gioia
della primavera della natura e di quella
degli uomini? Ma questa innocenza parrebbe certamente più reale se, per esempio,
le scuole organizzassero una scampagnata
e credo cbe i bimbi stessi sentirebbero una
gioia più vera e più naturale in questo
modo che non in manifestazioni artificiose
il cui valore artistico è senz’altro nullo.
Perchè rovinare la vera gioia della primavera, i suoi colori, i cinguettìi degli uccelli, con degli arleccbini e del baccano?
Non gioverebbe di più e non sarebbe più
edificante e rasserenante il godersi in santa
pace lo .spettacolo della natura, cbe manifesta il dito di Dio, piuttosto cbe manifestazioni folkloristicbe cbe hanno solo la
traccia del dito dell’uomo?
Eppure il carnevale è stato rimandato e
forse non mancheranno dei valdesi conformisti, tratti dalla folla, che assisteranno
alle sfilate dei (.arri e delle maschere. Forse questa mancata soppressione, malgrado
che il tempo sia passalo, rivela l’ansia di
una classe ben definita di trattenere le sue
pecorelle con un metodo che non le è
stato posto da Cristo. Il clero cattolico (Mi
pare ingiusto generalizzare. N. d. r.\ cerca di insinuarsi nella vita dei fedeli non
con la predicazione, ma con la politica,
con l’impressionarli variamente, attraverso
manifestazioni grandiose che vanno dalla
incoronazione del papa al carnevale, appunto perchè sente la debolezza della sua
predicazione stessa. Eìd ha l’impressione cbe
il rinunciare ad una di queste manifestazioni segnerebbe una sconfitta, un fallimento della sua opera: i bimbi direbbero:
<( 11 prete non sa più divertirci, dunque
non abbiamo più nulla da fare con lui ».
Non vogliamo nè po.ssiamo con questo pronosticare un prossimo sfasciarsi del Cattolicesimo, ma quando una Chiesa deve conservare i suoi membri a base di Irucchetti
del genere è permesso fare le più ampie
riserve sul valore della sua missione. Diciamo questo non perchè è fatto da Catto
lici — talvolta anche noi non vogliamo rinunciare a certe speculazioncelle — ma perchè queste sono cose cbe vanno dette.
E le folle? Tutti quegli uomini, giovani
e vecchi, che non sanno assumere un atteggiamento reciso, che si limitano, al massimo, a dire che si sarebbe anche potuto
lasciar stare? Che criterio hanno nel scegliere e nell’acceltare interessi e svaghi?
Subiscono passivamente ciò che è loro fornito da altri: se fossero attratti sinceramente verso qualcosa di nobile e buono,
se avessero chiara coscienza di cbe cosa
può migliorarli, di cbe cosa si limita ad
eccitarli, non sarebbe vero che il « Carnevale dei bimbi » avrebbe tanto peso nella
vita dì Pinerolo.
E questa miseria spirituale non è solo
dei pinerolesi, ma di tutta la nostra socie
là che acrilicamente accetta e, magari, apprezza, per quanto può apprezzare, le situazioni più coniradiltorie ed assurde. Non
si vuole essere pessimisti, è la realtà; quel
la realtà cbe possiamo osservare ogni giorno in chi ci circonda ed in noi stessi. Una
realtà triste, a cui di nessun rimedio sarebbe il non volerla riconoscere.
Cbe dobbiamo fare di fronte ad essa?
Possiamo far qualcosa, almeno? Non lo si
può stabilire facilmente, ma sarebbe desiderabile, innanzitutto, cbe il nostro popolo si ponesse, una buona volta, il problema
della coerenza nella vita, non per soddi
sfare gli eterni brontoloni contro la società
ma per la propria edificazione, per dare
un significato alla propria e,sislenza.
c. t.
distribuite. Essi hanno contribuito a dare
solennità al nostro culto di Venerdì Santo
mediante il canto di due corali in tedesco.
Più tardi una ventina di giovani francesi
della regione di Grenoble guidati dal Pastore Périllard e un buon centinaio di giovani svizzeri condotti dal Pastore Pachoud
hanno fatto un soggiorno ad Agàpe.
In mancanza di una corale di Chiesa sono i bimbi della Scuola Domenicale cbe
hanno cantato quest’anno il coro di circostanza durante il Cullo di Pasqua; e lo
hanno fatto assai bene, meritando l’approvazione di tulli.
Domenica 5 Aprile VUnione Giovanile
ha accolto come suoi membri i catecumeni
confermati ed in loro onore è stato organizzalo un piccolo trattenimento in cui ha
regnato abbondante e cordiale allegria. L’Unione ha tenuto sabato 11 la sua ultima
.seduta di questa stagione con un buon numero di soci presenti. E’ in programma
per la fine di aprile o il principio di maggio una gita unionistica a Pramollo. Nei
prossimi giorni ne sarà fissata la data definitiva. Rivolgersi dunque al Pastore per
tulle le informazioni relative a questa gita.
Nella veranda del cav. E. Grill si è tenuta una riunione di maestri e genitori di
alunni. 11 numero dei partecipanti non è
stato mollo elevalo, allo invece il tono e
l’interesse della discussione che ha dimostralo la necessità che’ si intensifichi il contatto tra scuola e famiglia affinchè i genitori
possano conoscere ed apprezzare il valore
dei nuovi p ■.igrainini e metodi scolastici,
co.si diver.i da (juelli della passata generazione.
Ad Agape continuano ogni domenica pomeriggio le conversazioni familiari a cui
lutti sono invitali. Recentemente è stalo
trattalo l’argomento ;; della costruzione e
rarchilelto E. Vay, presente alla discussione ha dato utili indicazioni e consigli per
una maggiore praticità delle case di montagna. Queste conver.sazionì continueranno
le prossime domeniche su altri argomenti.
Nei giorni scorsi il Pastore si è recato
a Roma per un colloquio con la Tavola
Valdese sui problemi relativi al nuovo Tempio di Prali. Speriamo di poter dare prossimamente una descrizione del progetto
prescelto. A partire -(lai prossimo numero
dell’« Eco » pubblicheremo la lista dei doni ricevuti per il nuovo Tempio.
RODORETTO
Domenica ,S .Aprile un bel gruppo di
giovani dell'Unione di Perrero, accompagnati dal loro Pastore, sig. Franco Giampiccoli e dal loro Presidente, sono saliti
Fontane per incontrarsi con i giovani della
nostra Unione Giovanile. Dopo aver meditato insieme la Parola di Dio abbiamo cosi
trascorso alcune ore del pomeriggio in comunione fraterna tra l’alternarsi dei giuochi
che hanno permesso ai più volenterosi di
sgranchire le loro membra. Mentre rivolgiamo ancora un sa}uto ai giovani della
Unione di Perrero ci auguriamo cbe tali
incontri possano ripetersi in avvenire.
SAm SECOIVIDO
11 nostro affettuoso benvenuto al piccolo
Piero Enrico della Lombarda cbe in questi
giorni ha aperto gli occhi alla luce allietando il focolare domestico dei coniugi Ribet Armando e Pascbetto Marcella.
Ai genitori le nostre felicitazioni ed ì
nostri più sinceri auguri. d. g.
TORRE PELLICE
RINGRAZIAMENTO
Commossa per la dimostrazione di
simpatia avuta in occasione della
immatura dipartita della cara Sposa
e Mamma,
CouGourde Alessandrina
nata Oliva
la famiglia ringrazia sentitamente
quanti hanno preso parte al suo
dolore, ed in modo speciale i vicini
di casa, la Signora Liliana Coucourde ed il Sig. Pastore Gustavo 'Bouchard
Inverso Pinasca 31 marzo 1959
La famiglia Pellenc commossa per
la dimostrazione di affetto e di simpatia ricevuta in occasione della dipartenza della cara mamma
Mery Benech ved. Pellenc
ringrazia sentitamente tutti coloro
che con scritti o di presenza presero
parte al suo dolore. Esprime un par
ticolare ringraziamento ai Sigg. Pastori P. Sommani e G. Bertinatti, per
le parole di conforto e di fede, a!
Dr. A. Paltrinieri, per l’affettuosa
assistenza, alla Sig.ra G. Boém ed
alle Sig.ne E. Bastia e L. Benech,
per le cure prodigate durante la lunga infermità.
Torre Pellice, 12 Aprile 1959.
AVVISI ECONOMICI
Ospedale Valdese di Torre Pellice
Seri/ìzio radiologici!
La Direzione dell’Ospedale Valdese
di Torre Pellice, porta a conoscenza
del pubblico ohe il servizio Radiologico si effettua ogni lunedì e giovedì
dalle ore 9 alle 11.________'
Prof. Dr. Franco Operti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice : previo appuntamento
Prof. Dr. A. Bonìscontro
Libero docente
in Clinica Odontoiatrica all'Università
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Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
Dottoressa
Iolanda De Carli Valerio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattìe dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torino)
MOBILI
Sahalo sera, 4 aprile, nelTAuìa Magna
molti liiiionisli delle nostre tre linioni si
son raccolti per ricevere e (esleggiare insieme i neo-conferma!i. nella viva speranza che diverranno sul>ilo un apporto prezioso per le nostre aliività giovanili, come
nella vita della Chiesa Uilta. La serata, terminata con giochi e il le, è stata animata
e riuscita. Non è mancata, all’inizio, la
nota seria di appello alla responsabilità
che i giovani... vecchi e nuovi portano
nella vita della Chiesa; sappiano essi vivere fraternamente insieme, superando nella
fede e nel servizio quelle diversità che
tendono a separarli. Parafrasando note i)arole deH’Aposlolo Paolo si può dire oggi
ancora: « Non c’è più contadino o operaio
o studente, manovale o intellettuale, ma
lutti sono uno solo in Cristo ». Quello
stesso Cristo che tuUi abbiamo con allegrezza confessalo come Salvatore e Signore.
Siamo mollo riconoscenti al Cand. Renato Coisfion che domenica 5 aprile lia presieduto il cullo ai Coppieri.
Domenica 5, nelle Scuole Domenicali
stata ricordala ai nostri ragazzi la realtà
della comunione cristiana, invitandoli
rivolgere il loro pensiero e la loro offerta
fraterna ai ]>iccoli delle Scuole Domenicali
del Pakistan; domenica scorsa si è raccolt
l’offerta e ci auguriamo che questi piccoli
atti abbiano il loro senso nella fede dei
nostri ragazzi.
Lunedi 6 <orr. un pubblico numeroso lia
assistilo, al Cinema Trento, alla proiezione
(le « Lo Parola ». Varie, torse, sono state,
le reazioni. Siamo (•oinunqiie veramente
grati perchè alla nostra cittadina è stato
riservalo il privilegio (piasi unico in Italia
di godere di questa programmazione; un
grazie tutto particolare a dii 1 ha ideata
e che l’ha attuata.
In questi ultimi giorni tre lutti hanno
(olpito la nostra chiesa; abbiamo celebrato
il servizio funebre di Lidia Jourdan ved
falla, l>imla Jourdan ved. Pomelli, Mery
Benech ved. Pellenc. 11 Signore eonsol
con la ferma speranza della risurrezione le
loro famiglie.
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