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Anno 118 - n. 51
17 dicembre 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERVISTA AL FILOSOFO PROTESTANTE PAUL RICOEUR
Le radici del nostro avvenire
Alcuni anni or sono gli accordi
di Helsinki avevano aperto la
strada a qualche ragionevole spe'
ranza. Tutti i paesi più importanti del mondo si erano impegnati
a rispettare regole, che avrebbero dovuto assicurare agli uomini
il rispetto dei più elementari diritti civili. Da un anno, invece, gli
stessi firmatari di Helsinki, riu
niti a Madrid, non solo non rie
scono a riconfermare i loro im
pegni, ma passano il loro tempo
a rimproverarsi reciproche colpe
Nel frattempo infatti il rispet
to dei diritti civili nel mondo,
anziché guadagnare, ha perso ovunque spazio: in Afghanistan e
Cambogia (con i massacri e le
persecuzioni relative), in Polonia
(dove la temporanea e quasi incruenta repressione non ne ha
cancellato la sostanza), in Argentina (dove il rilancio del problema dei « desaparecidos » non fa
che constatarne la permanenza),
nelle repubbliche del Centro America (dove massacri e violenze continuano duramente a dispetto di tutto)...
Pare a questo punto di poter
fare due osservazioni: la prima
è che il problema è affrontato
ovunque a livello politico, senza
aderenza ai problemi delle persone. In altre parole, si imputa
ai sistemi e agli interventi politici quanto avviene, invocando
quindi, per far cessare persecuzioni e assassini, il mutamento
di tali sistemi. Il che, sui tempi
lunghi, è probabilmente la strada corretta da seguire ( per quanto non si veda all’orizzonte un sistema politico dove realmente
tali fatti non avvengano), ma
nell’immediato è controproducente, perché nessun paese potrà accettare che è il suo sistema a
provocare la situazione, ma anzi
darà, e dà, la colpa di tutto a chi
a quel sistema si oppone. Con
buona pace, intanto, di chi viene
imprigionato, torturato, ucciso.
La seconda si è che gli accordi
di Helsinki pare impegnino i paesi a rispettare i diritti civili solo
per i cittadini che vivono nello
stato, o da esso in qualche modo
direttamente dipendono. Il che
permette ai russi di negare ogni
responsabilità per l’Afghanistan,
o la Cambogia, o la Polonia, o
l’Etiopia. E agli Stati Uniti di negare altrettanto la loro responsabilità nel Centro e Sud America.
Ambedue ricorrendo alla stessa
giustificazione e cioè all’aiuto richiesto e concesso a governi amici cui, se mai, spetta la responsabilità dell’uso che ne fanno. Col
trionfo di una ipocrisia, che non
cerca neppure di camuffarsi.
E così la difesa dei milioni di
uomini che nel mondo sono le
singole vittime di queste drammatiche situazioni rimane affidata solo ad organizzazioni volontaristiche, come Amnesty International (non a caso sorta in un
paese a cultura protestante dove
il rispetto dell’uomo fa premio,
almeno in linea di principio, sui
fatti politici), che indica la linea
sulla quale anche noi possiamo
muoverci; non sperando immediati, e grossi risultati, ma collahorando alla affermazione di
quella difesa dell’uomo, che dovrebbe venire prima dell’affermazione di qualsiasi ideologia. .
Niso De Michelis
Il significato teologico (della concatenazione di generazioni che risalgono da Gesù ad Àbramo
e ad Adamo in un profondo apprezzamento del passato: senza memoria non c’è speranza
Dal settimanale evangelico francese « Réforme », che dedica il suo ultimo numero interamente all’Avvento ed in particolare alle genealogie che aprono gli evangeli di Matteo e Luca,
proponiamo ai nostri lettori l’essenziale di un'intervista di
J. Sers-Lumire a Paul Ricoeur, professore alle università di
Parigi e Chicago.
— Lei è filosofo, Paul Ricoeur, e
anche protestante. Dunque un sapere e una fede. A questo duplice
titolo, e per il fatto che la genealogia di Gesù ha un posto stranamente importante negli evangeli — subito prima dell’evento
della nascita — vorrei che ci dicesse che significato ha questo
per un credente.
— Direi prima di tutto una cosa negativa: non bisogna cercare
in queste genealogie il risultato
di un’indagine storica nel senso
che oggi daremmo a questa parola se, per ricostruire il nostro
albero genealogico, noi ci mettessimo a frugare nelle nostre
carte di famiglia... Saremmo fuori strada.
E tuttavia queste genealogie
hanno un rapporto col passato:
gli evangelisti Matteo e Luca hanno espressamente tenuto a iscrivervi la nascita di Gesù.
E allora cos’è questo passato?
È qui che si delineano esattamente la riflessione del filosofo e
quella dell’uditore della Parola:
per avere una speranza bisogna
avere una memoria, e una memoria di lunga durata. Le due
genealogie — del resto molto diverse, Di Matteo e di Luca, il che
prova che il lato storico è del
tutto secondario — hanno essenzialmente lo scopo di radicare il
nuovo evento in ciò che vi è di
più antico nella Promessa. I personaggi indicati in queste genealogie formano una catena di promesse. Insisto sulla parola «Promessa », che noi colleghiamo di
solito al futuro, mentre bisogna
nello stesso tempo collegarla al
passato. Poiché nel passato c’è
dell'incompiuto, ci sono risorse
non esaurite. In questo senso la
novità di un evento consiste nella realizzazione di aspetti ancora
incompiuti della Promessa. È
proprio dell’evento il rilanciare
verso il futuro le promesse del
passato.
Quali sono queste promesse?
Nell’Antico Testamento Àbramo non ha visto compiersi che
quella del dono della Terra e, in
certa misura, quella del diventar
numeroso come le stelle del cielo. Ma la promessa delle promesse — Jahvé sarà il tuo Dio —
che è una promessa di mutuo riconoscimento tra Dio e il suo popolo, è incompiuta, come lasciata in sospeso.
Come una freccia
— Chi dei due non ha riconosciuto l’altro?
— La serie delle alleanze dell’A.T. segna una conoscenza « cumulativa » di Dio, una progressione nel riconoscimento reciproco tra Dio e il suo popolo. Nel
Nuovo Testamento c’è la domanda di Gesù: « Chi dite voi che io
sia? ». Ed è una domanda che si
estende a tutta la Bibbia: « Chi
dite voi che Dio sia? ». La Promessa è lì, come una freccia, un
senso, che ci orienta verso una
conoscenza, un ' riconoscimento.
Si tratta dello stesso Dio di Àbramo ma conosciuto un po’ meglio.
Poiché il tempo, nella Bibbia,
non è un tempo in successione
in cui i momenti sarebbero cancellati gli uni dagli altri: al contrario, si accumulano, si collocano uno dietro l’altro. E la funzione di queste genealogie di Gesù è appunto di rimandarci all’inizio di tutte le promesse.
TEMPO DI AVVENTO
Contro i muri di divisione
Perciò, ricordatevi che un tempo voi. Gentili di nascita, chiamati i non circoncisi da quelli che si dicono i circoncisi, perché tali
sono nella carne per mano d’uomo, voi, dico, ricordatevi che in quel
tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele ed
estranei ai patti deUa promessa, non avendo speranza, ed essendo
senza Dio nel mondo.
Ma ora, in Cristo Gesù, voi che già eravate lontani, siete stati
avvicinati mediante il sangue di Cristo. Poiché è lui ch’è la nostra
pace; lui che dei due popoli ne ha fatto un solo ed ha abbattuto il
muro di separazione con l’abolire nella sua carne la causa dell’inimicizia, la legge latta di comandamenti in forma di precetti, affìn
di creare in se stesso dei due un solo uomo nuovo facendo la pace;
ed affin di riconciliarli ambedue in un corpo unico con Dio, mediante la sua croce, sulla quale fece morire l’inimicizia loro. E con la
sua venuta ha annunziato la buona novella della pace a voi che eravate lontani, e della pace a quelli che eran vicini. Poiché per mezzo
di lui e gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre in un medesimo
Spirito.
Voi dunque non siete più né forestieri né aw'entizi; ma siete
concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio, essendo stati
edificati sul fondamento degli apostoli e de’ profeti, essendo Cristo
Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore. Ed in lui voi pure entrate a far parte dell’edificio, che ha da
servire di dimora a Dio per lo Spirito.
(Efesini 2: 11-22)
Il discorso di Paolo in questa
epistola si colloca in una situazione ben precisa: il dibattilo in
corso nelle chiese cristiane primitive tra ex-giudei ed ex-pagani che erano divenuti, o che volevano diventare, cristiani. Due
tradizioni, due storie, due culture, due modi di vivere la fede,
molto diversi, che a molti sembravano inconciliabili. L’autore
dell’epistola entra pesantemente
in questa discussione ed elimina
ogni dubbio: per entrare nella
chiesa di Cristo non contano il
passato, la storia, le differenti
tradizioni, la circoncisione; non
contano insomnra i muri di separazione perché con Cristo sono stati abbattuti, ed ora tutti,
'ex-giudei ed ex-pagani, possono
concorrere alla costruzione del
nuovo mondo voluto da Cristo.
In questa situazione di conflitto,
parlare di Gesù Cristo significa
parlare di amore e riconciliazione.
1) Amore e riconciliazione perché le tradizioni del passato non
possono più essere elementi di
divisione.
2) Amore e riconciliazione perché, qui e ora, non esistono più
questioni di razza che privilegino questo o quel popolo.
3) Amore e riconciliazione perché le barriere di prestigio, di
lingua, di naz.ione, sono abbattute.
4) Amore e riconciliazione, infine, perché le differenze religiose non contano più, in quanto
Cristo è la proposta di una fede
nuova per tutta l'umanità.
E’ certo che Paolo, in questo
passo, attualizza il messaggio di
Cristo. L’apostolo si trova in una
situazione concreta e rischiosa
(possibilità di spaccatura tra cristiani) e, alla luce delle cose fatte e dette da Gesù, cerca di rispondere concretamente a questa realtà, facendo una scelta. E
la scelta che Paolo fa è questa:
le divisioni di oggi che si basano sulle strutture del passato,
non contano più; ciò che conta
\ Claudio Pasque!
(continua a pag. 6)
Rottura e continuità
— Che significa allora la nascita di Gesù? Nei confronti del popolo ebraico non c’è qui rottura,
o per lo meno innovazione?
— L’intenzione dei redattori di
genealogie è probabilmente di
metterci in guardia contro una
falsa contrapposizione di due posizioni. Sì, Gesù è un evento nuovo, ed è questo essenzialmente il
senso delTaffermazione « fu concepito di Spirito Santo »; è una
rottura nella genealogia. Ma nello
stesso tempo c’è una riaffermazione della genealogìa in questa
rottura: « Non sono venuto per
abolire ma per compiere ».
Gesù, come figlio appena nato,
si inscrive nello sviluppo delle generazioni. E nello stesso tempo
è la figura del Totalmente Altro
in questa continuità della carne.
Dal punto di vista teologico
questo è per noi un avvertimento: di non mettere unicamente
l’accento sull’evento della Parola,
come qualcosa di istantaneo che
verrebbe a interrompere verticalmente il tempo, riducendolo ad
un istante senza spessore! Ogni
volta che privilegiamo l’irruzione
della Parola, l’evento della conversione, abbiamo la visione di
una specie di taglio dell’eternità
nel tempo. Ora io penso che Matteo e Luca attraverso le genealogie vogliano renderci attenti ad
un passato di lunga durata, anche se Natale è un istante che segna il tempo a tal punto che ne
abbiamo fatto il punto di partenza del nostro calendario! .
Per altro dobbiamo osservare
che nelle genealogie di Gesù vi
sono già delle rotture: con personaggi che sono dei marginali,
degli stranieri — rotture che esse incorporano!
Si è mai riflettuto a ciò che di
strano esiste nell’idea stessa di
genealogia? Un’unione di vivi e di
morti, in cui i vivi rimpiazzano i
morti. Tale è il seguito delle generazioni: l’umanità rimpiazzata
ad ogni istante.... con la rottura
di ogni morte la novità delle nascite e nello stesso tempo la continuità della vita! Nello stesso
tempo la particolarità dei personaggi che portano ciascuno un
nome e tuttavia formano una sequenza!
Punti nel vuoto
— Tuttavia mi è stato insegnato che il tempo non ha né
principio né fine: una durata
« lolle », inimmaginabile in riferimento alla mia vita e alla mia
morte. Eppure, ogni essere umano ha il suo posto in questa durata. Allora, tra la storia della
Bibbia e l’attualità della Parola
di Dio, dove si situa il cristiano?
— Vorrei ripartire dalla sua
osservazione che il tempo è una
sequenza infinita in cui noi siamo persi. Poiché il tempo biblico non è affatto questo, e cioè un
tempo vuoto le cui parti sono
{continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
17 dicembre 1982
NELLA SERIE DEI COMMENTARI GRU
Giacomo: una fede operante
per mezzo deH’amore
« Il mio interesse per l’Epistola di Giacomo risale al tempo in
cui, ancora ragazzo, ascoltai im
sermone nella cappella della mia
scuola. Ricordo molto bene il predicatore, noto preside di un’altra
scuola, destinato a diventare un
altrettanto noto dignitario della
Chiesa: e non ho mai dimenticato il testo: ”La religione pura e
immacolata dinanzi a Dio e Padre è questa: visitare gli orfani
e le vedove nelle loro afflizioni, e
conservarsi puri dal mondo!” ».
Così, nella sua prefazione il
prof. R.V.G. Tasker presenta
l’ultimo libro dei commentari
del Nuovo Testamento per le edizioni dei Gruppi Biblici Universitari di Roma’. E’ un commento alla « epistoletta di paglia »,
secondo una frase molto nota di
Lutero. Ma quella che Giacomo
ci trasmette non è certo una dottrina di secondo piano, come a
più riprese l’autore del commentario fa giustamente rilevare.
Questa serie della G.B.U. ha
carattere principalmente eseg^
tico e solo secondariamente omiletico. Non siamo infatti di fron
te ad un commento profondo del
libro di Giacomo, ma piuttosto
ad ima esegesi ’’spirituale” che
porta il lettore ad un profondo
apprezzamento della praticità
dell’epistola. I pochi riferimenti
ai testi antichi e la insufficiente
bibliografia lo rendono adatto ad
un pubblico non specialistico, e
in definitiva, alla maggioranza
dei membri delle comunità cristiane.
La sua lettura scorre piacevolmente, e degno di nota è il commento che il Tasker presenta della presunta incompatibilità tra la
dottrina dell’apostolo Paolo sulla fede e quella di Giacomo sulle
opere. L’autore spiega con dati
interessanti che non si tratta di
due dottrine diverse o addirittura contrastanti, ma piuttosto di
un completamento tra le due.
Parlare di fede non ha senso se
questa non è accompagnata dalle opere, non certo quelle meritorie tendenti a guadagnare il paradiso, ma quelle che nascono
. spontanee dal ringraziamento
per il dono della salvezza offerto
da Dio a tutti gli uomini. E se
questa dottrina avesse una mag
giore rispondenza tra gli uomini,
la nostra società ne godrebbe i
sicuri benefici.
Il Tasker riesce bene nell’intento di trasmettere al lettore il
cuore dell’epistola, cioè una fede
operante per mezzo dell’amore.
Facciamo nostre alcune espressioni trascritte nell’ultima pagina del testo: « Quando la fede
non porta all’amore e il dogma,
per quanto ortodosso, non ha un
collegamento con la vita, quando
i cristiani cedono alla tentazione di adagiarsi in una religione
egocentrica e si scordano dei bù
sogni sociali e materiali degli
altri, quando negano col loro
modo di vivere il credo che professano e sembrano più ansiosi
di essere amici del mondo che
amici di Dìo, l’Epistola di Giacomo ha qualcosa da dire particolarmente a loro, e se non l’ascoltano lo fanno a proprio rischio e
pericolo ».
Timoteo Nori
’ R.V.G. Tasker, L’epistola di Giacomo. Ed. G.B.U., Roma e Claudiana,
Torino, pp. 189, lire 8.400.
UN SOGNO
Appena ho letto sui giornali nella sera di sabato 27 novembre che » il papa
proclama l'Anno Santo per l'83 » mi sono profondamente addormentato e ho
fatto un sogno teologicamente eccitato.
Permettetemi di narrare quanto riuscii
a ricordare al momento del risveglio.
Mi compiaccio di quell’ampia libertà di
sognare che resta nelle chiese cristiane, senza il pericolo di incorrere in censure ecclesiastiche di nessun genere.
Infatti, per nostra fortuna, penso che
nemmeno il nuovo codice di diritto canonico preveda pene- o sanzioni contro
sogni innocenti e sognatori ingenui. Lasciateci sognare!
Era il mattino del 20 febbraio 1983 e
il corteo papale incedeva solenne verso
l’altare della Confessione. Il presbiterio
straripava di porpore e una vasta corona
di vescovi attorniava i padri porporati.
La messa pontificale si svolse senza un
graffio, con una regìa impeccabile e con
una teatralità tutta vaticana. Poi il papa,
terminata la messa, si trasferì sulla
loggia esterna per aprire ufficialmente
l'Anno Santo, io riuscii a fatica a piazzarmi in una buona posizione, proprio
a ridosso delle transenne che delimitavano lo spazio riservato ai prelati.
Il papa guardò lontano e vicino a più
riprese, sembrò avere un brivido di emozione, quasi un attimo di incertezza.
Poi, con voce ferma e solenne, esordì;
n Venerabili fratelli e diletti figli, sono
giunto alla determinazione di indire que
Le radici del nostro avvenire
(segue da pag. 1)
tutte simili. Esso è punteggiato
di eventi che rilanciano senza sosta un’avventura in comune tra
Dio e il suo popolo e che rischiarano la durata del tempo che li
precede e li segue. Invece di raffigurarsi il tempo come una linea
in cui gli istanti sarebbero come
dei punti senza consistenza, immagini piuttosto un grande spazio marino in cui dei fari s’incrociano con i loro fasci luminosi e
delimitano tutto il percorso, anche se c’è il vuoto...
Nel tempo biblico ci sono continuamente di questi punti luminosi che irradiano luce ben al di
là di loro stessi; e d’altra parte,
quelle grandi traversate del deserto. Prenda per esempio l’Esodo: l’uscita dall’Egitto è nello
stesso tempo un evento singolo
che è avvenuto una volta sola, e
l’evento simbolico di tutte le liberazioni, che non cessa di esser
ripetuto.
Se allora noi applichiamo a noi
stessi le genealogie di Gesù, abbiamo dietro di noi tutta una
genealogia di credenti che sono
la Chiesa. L’aspetto temporale
della confessione di fede riguardo alla comunione dei Santi è, a
questo proposito, molto importante. Si tratta della lunga durata dei credenti e della loro comunità, in cui non siamo solo un
istante fuggevole, ma il punto di
cristallizzazione di numerose tradizioni! Dio ne sia lodato! Ciascuno di noi ha anch’egli più di
una genealogia!
Continuità più
che permanenza
— Che succede allora per le
chiese, con il permanere di una
tradizione di cui sono custodi e
l’esigenza di una Promessa di
cui devono essere testimoni in
ogni momento? C’è tensione?
— Si, e si tratta di una buona
tensione. Bisogna rispondere un
po' come l’Ecclesiaste: c’è un
tempo in cui bisogna sottolineare
la rottura, come Lutero, e c’è un
tempo in cui bisogna preservare
la continuità, perché la minaccia
maggiore verrebbe da una rottura mortale che non sarebbe più
portatrice di speranza ma di sfiducia e di sospetto. In quel momento è l’aflermazione della continuità che è portatrice della Promessa.
Quando sento recitare un Credo mi dico che solo una piccola
parte mi tocca profondamente.
Ma posso sempre pensare che
una parte che per me è morta è
stata vivente per altri, e che appartengo a quella grande comunità che ha visto facce diverse
della stessa Promessa: è questo
il senso della continuità; e questo significa ben di più che il senso della permanenza. Rimettermi
nella mia genealogia significa collegarmi con dei punti di divergenza, con delle inflessioni...
Non posso parlare che del luogo in cui sono nato; il protestantesimo. Ma ci sono dei vuoti nelle nostre genealogie. A questo
proposito, ben più grave della
contrapposizione romani-germani, cattolici-protestanti, mi pare
la nostra ignoranza dell’ortodossia. Riattivare una genealogia significa riattivare l’incompiuto.
— Nella tensione tra la tradizione e la profezia che è una risposta all’oggi, dov’è il nostro
garante?
— Non è una parola molto biblica! Garanzia? Non si può evitare di interpretare in modo errato sia le rotture che le permanenze. Il solo spartitraffico è la
ampiezza del mio ascolto degli
altri, ciò che i Riformatori chiamavano la « mutua correzione »,
Avrei sospetto di qualcuno che
pretendesse di avere l’interpretazione autentica. Essa non può
essere ricercata che in un dibattito comunitario.
Dovremmo sia pur sognare una
situazione interamente non conflittuale? Poiché dal tempo della
Chiesa primitiva vediamo diverse tradizioni che devono essere
state in concorrenza. La scelta di
saggezza di quelli che hanno composto il Canone, che hanno delimitato l’area degli scritti biblici,
è di aver ammesso la più grande
varietà compatibile con la linea
direttrice nata dalla predicazione
della Resurrezione. Mantenere
quattro evangeli è stato un segno
di grande, libertà d’interpretazione. Direi che la Scrittura costi
tuisce uno spazio di interpretazione nello stesso tempo circoscritto ma variato. Ed è per questo che ci possono essere diverse
tradizioni, e perciò per ciascuno
di noi diverse genealogie.
Quest’idea di genealogia è molto interessante, perché corregge
quella di tradizione, vista come
deposito immutabile. Al contrario, nella genealogia c’è l’idea di
concepimenti successivi che formano una .catena con ogni volta
nello stesso tempo nascita e morte.
Memoria,
attenzione e attesa
Ora il vero tempo biblico è un
nodo in cui noi siamo ad ogni
istante in tre relazioni diverse;
Tuna di memoria, l’altra di attenzione e infine una relazione di
attesa. È un rapporto conflittuale
e necessario tra la capacità di ricordarsi, quella di ricevere nell’istante presente e quella di proiettarsi nel futuro.
Comprendiamo meglio questa
dialettica quando si scompone;
o abbiamo la nostalgia e il rimpianto del passato, se non abbiamo che memoria; o non esistiamo che nell’istante che passa,
forse per un abuso della conversione subitanea, dell’irruzione
della parola istantanea; o, se il
futuro si separa, siamo nell’utopia.
I cristiani e le chiese devono
situarsi in questo punto nodale
tra il passato, il presente e il fu
turo, anche se, a seconda delle
circostanze, mettiamo l’accento
qua o là. Per esempio, davanti ai
problemi del terzo mondo o alla
bancarotta mondiale è tutta la
mia capacità di utopia che è mobilitata in vista di un nuovo ordine mondiale. Ma l’utopia che
non avesse delle radici in una
memoria diventerebbe a sua volta mortale.
— Tra le genealogie di Gesù e
il regno che viene, come concludere?
— Proprio per il fatto che gli
evangeli rilanciano il tempo verso il futuro, a partire da un nuovo inizio che è la nascita di Gesù, avevano bisogno di equilibrare questa sorta di futurismo con
un atto di riminiscenza e di ricollegamento: ecco le genealogie.
Non bisogna dimenticare che
più o meno non esiste nozione
del N.T. che non esista già nelTA.T. Ma qui riceve un senso
nuovo. E la proclamazione del
regno di Dio da parte di Gesù è
già la venuta del regno di Dio.
Ma questo per noi — e vorrei
sottolinearlo — implica una appartenenza molto stretta ad una
comunità, per quanto piccola essa sia; bisogna essere da qualche
parte, con altri, per poter abbracciare tutte le tradizioni venute dal passato. Non lo si può
fare con uno sguardo a volo d’uccello. Bisogna essere collegati ad
un luogo umano per poter essere del tutto distaccati. Solo colui che è radicato ha qualche possibilità di scorgere lateralmente
la verità delle altre confessioni.
Più cerca di andare verso il centro della sua propria convinzione, più gli è possibile incontrare le altre tradizioni ugualmente
nel loro centro più vivente.
sto Anno Santo straordinario per stimolare alla conversione l’intera chiesa cattolica. Ecco alcuni passi che occorre
compiere subito per rendere davvero
Santo questo anno: ho deciso di distribuire tutti i beni e i fondi del Vaticano
e della chiesa universale trasferendoli
ai senza casa, ai disoccupati, agli abitanti delle favelas, ai movimenti di liberazione in America Latina e in Polonia. Domani stesso notificherò al Governo italiano che la Santa Sede rinuncia al Concordato. Così pure farò con gli
altri governi, in tutti gli stati. Quanto a
me, ho trovato un alloggetto alla Magliana e domani mi trasferirò per risiedervi fino alla conclusione di questo
Anno Santo; in seguito ritornerò" alla
mia cara Cracovia per fare il parroco
in una parrocchia della periferia. Quanto al caro Marcinkus, arcivescovo
noto in tutto il mondo per la sua intraprendenza, egli mi prega di notificarvi
che si trasferirà a Torino per fare il
prete operaio. Ho pensato anche à voi,
venerabili padri cardinali. Sono lieto di
annunciarvi che da oggi vi esonero dal
pesantissimo fardello del servizio alla
chiesa universale. Sentitevi liberi dal
peso di questa porpora e ritornate,
sciolti e felici, alle vostre città come semplici preti. Tanto più che noi,
in forza della nostra suprema autorità
apostolica, come Pastore del gregge
universale, dichiariamo, stabiliamo e
definiamo come verità di fede che il
Romano Pontificato non ha alcun solido
fondamento biblico, nonostante il lodevole affaticamento dei teologi di questa
sede romana e alcune non recentissime
deviazioni sancite nel 1870 in questa città. Per questo, venerabili fratelli, vi
scongiuriamo di valutare lungamente se
sia' il caso di dare a noi un successore
sulla cosiddetta cattedra di Pietro o se
non sia meglio lasciarla vacante ».
Attaccato come sono aM'infallibilità
del Romano Pontefice, ne soffrii anche
nel sonno a tal punto che rischiai di
svegliarmi. Poi, d’improvviso, udimmo
come un boato impressionante che proveniva dal fondo della Piazza e si scatenò un disperato fuggire di gente in
preda al panico. « Che cosa è successo? », andavo chiedendo. « È caduto...
È caduto...! ». « Che cosa è caduto? »,
mi domandavo girando gli occhi intorno
in mezzo a un indescrivibile parapiglia.
« È caduto un... dogma!! », urlava un
gagliardo cardinale, visibilmente turbato e pallido che, congiungendo le ma
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Una vita egoistica miete proprio ciò che vorrebbe evitare: solitudine e vuoto.
Helmut Gollwitzer
ni, proseguiva tra le lacrime: « Per noi
è finita... ». Lo stesso colonnato sembrava traballare.
In mezzo ad un piccolo corteo di disoccupati, cassaintegrati, gente varia e
protestanti, vidi con sorpresa Giorgio
Bouchard, il moderatore della chiesa
valdese. « Vedi — mi disse con tono
pungente — che avevo ragione io: 1 ho
sempre detto a voi delle comunità di
base che il papa è un gran dono di
Dio e che questo papa è una vera fortuna... Però ancora non ci siamo.... ».
.. Beh, gli risposi, tu vuoi troppo adesso: non ti basta quello che ha detto
stamattina? Si riapre una grande speranza per l'ecumenismo. Non ti pare? ».
« No,... adesso non esageriamo. Di
questo passo..., toccherà anche a noi
valdesi lasciare le nostre scuole, i nostri ospedali... Ci vuole un po’ di realismo nelle cose «.
Giovanni Paolo II era solo e leggermente mesto. Gli evviva non risuonavano più. La piazza si era fatta quasi deserta. Nessuno applaudiva. Scenario
davvero inconsueto per questo papa.. La
televisione cessò le riprese che non
avevano più nulla di interessante.
Gesù in persona comparve al fianco
del papa, lo guardò con tenerezza e lo
abbracciò torte torte, quasi a rincorarlo: » Davvero, gli disse stringendogli
le mani e accarezzandogliele, sei stato
coraggioso a indire questo Anno Santo!
La tua prima predica mi è veramente
piaciuta. Non ti stupire se ti verranno
meno gli applausi... ».
La sveglia suonò, puntuale ed implacabile, e il sogno subì una brusca interruzione.
Franco Barbero, Pinerolo
3
17 dicembre 1982
fede e cultura 3
UNO SFONDO SCIENTIFICO PER IL DIBATTITO IN CORSO
Per una sessualità umana
Questo mio scritto vorrebbe essere un contributo all'approfondi' mento di un argomento su cui in
apparenza la nostra chiesa ha le
idee chiare (tanto che c’è chi
chiede che non se ne parli più),
ma su cui viceversa penso ci sia
ancora molto da chiarire: quello della sessualità umana e del
suo significato. Succede infatti
che, in occasione di polemiche
su aspetti particolari della sesspalità, vengano in luce concezioni di fondo dogmatiche e semplicistiche, che nella loro assolutezza, nel loro rifiuto di approfondimento diventano veramente antievangeliche. Così, in occasione del recente dibattito sull’omosessualità, non mi ha colpito tanto il fatto che vi fossero
sostenitori e oppositori, cosa del
tutto ovvia, ma che spesso si
esprimesse una concezione disumana della sessualità, per la quale essere maschio o femmina significa semplicemente avere un
certo tipo di apparato genitale o
un altro; e l’uso « naturale » dei
due apparati costituisce ed esaurisce il rapporto d’amore.
La realtà è naturalmente assai
più complessa. Il sesso è il comportamento umano meno « naturale » e più soggetto alle influenze non biologiche che si possa
immaginare. La difficoltà di definire la sessualità umana — e
con essa concetti come « ruolo
sessuale » e « identificazione sessuale » su cui tornerò tra breve
— è dovuta proprio alla complessità dei fattori in gioco.
Interazione
Piuttosto che ridurne semplicisticamente la realtà ad un unico fattore determinante, oggi tutti gli studiosi sono d'accordo nel
riconoscere alla base di essa un
processo di interazione (cioè di
azione reciproca e continua) fra
molteplici fattori.
Si tratta sì di fattori biologici
(semplificando anche qui, perché
a livello biologico vi è pure un
equilibrio dinamico fra elementi
di diversa natura), ma anche e
soprattutto di fattori psicosociali
(sesso di «assegnazione» cioè
riconosciuto alla nascita, modalità di allevamento e di educazione), più un altro fattore culturale di estrema importanza, che è
l’iiTterpretazione (il significato)
che un dato gruppo sociale, m un
dato momento storico, dà di questi dati biologici e psicologici.
Non so se ci si renda conto
della complessità di questo tipo
di scambio,che viene ulteriormente complicato dal fatto di
mantenersi costante in tutto
l’arco evolutivo di forrnazione
della persona, e che quindi a sua
volta interagisce con tutta una
serie di altri comportamenti dell’individuo, influenzandoli ed essendone influenzato.
Sulla base di queste premesse,
sono oggi in atto ricerche estremamente interessanti su alcuni
problemi fondamentali; per
esempio, sulla formazione dell’identità sessuale nel bambino e
nella bambina, sul processo di
assimilazione dei cosiddetti « stereotipi di ruolo » (cioè i comportamenti prescritti all’uno o all’altro sesso come i soli appropriati, e in genere escludentisi a
vicenda), sulla reale portata delle differenze sessuali ecc. La caratteristica più importante di tali
ricerche è che finalmente esse
vengono condotte in modo scientifico, basandosi sull’osservazione
diretta del comportamento infantile (e non sui resoconti degli
adulti) a partire dai primi anni
di vita e astraendo dai secolari
pregiudizi che portavano a dimostrare vero ciò che nelle premesse veniva già manipolato.
Riconoscersi
Il processo per cui un bambino
o una bambina si riconoscono
come maschio o femmina viene
chiamato acquisizione dell’identità sessuale (o identità « di genere », nel senso di maschile-femminile). Ma cosa significa riconoscersi? Vuol dire percepirsi, o accettarsi, o identificarsi, o gradirsi, o preferirsi? E ancora: il bambino o la bambina si riconoscono
maschio o femmina per propria
scoperta, o per apprendimento,
o per identificazione o imitazione di modelli adulti, o per tutte
queste cose insieme? Già questo
semplice approccio mette in luce come noi tenderemmo a ridurre ad una sola dimensione ciò
che è multidimensionale: a uno
stato di fatto ciò che invece è in
divenire.
La formazione di un’identità
sessuale è in genere riconosciuta
oggi come un processo che inizia molto precocemente nella vita del bambino e della bambina,
e in cui essi hanno un ruolo attivo, organizzativo rispetto alle
proprie conoscenze ed esperienze. Si tratta di esperienze di percezione « sessuata » di se stessi
e del proprio comportamento,
rinforzate dal ■ riscontro sui coetanei e sulle coetanee. E’ una conquista ritenuta irreversibile dopo i primissimi anni di vita per
ragioni legate alla « crucialità »
ossia all’importanza del periodo
in cui si sviluppa e per i processi
su cui si fonda. Naturalmente
questa capacità, questa specie di
« competenza » nell’ organizzare
conoscenze ed esperienze e nell’identificare comportamenti (e,
dietro ad essi, « valori ») appropriati o tipici del sesso di appartenenza, non è un dato genetico
puro e semplice, ma interagisce
largamente con le modalità di allevamento e di educazione da
parte dei genitori. Sono infatti
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le modalità di allevamento e di
educazione della prole il canale
più diretto per trasmettere e definire le differenze sessuali. Si è
dimostrato che dopo il terzo anno di vita, il sesso secondo cui si
è stati allevati (e che può non
coincidere con quello biologico,
specie in alcuni casi di ambiguità
anatomica) non è più reversibile,
neppure se in seguito i caratteri
definitivi lo smentiscono. (Natura, dov’è la tua vittoria?...).
Ruolo e identità
Ma, compiuto il processo di
formazione dell’identità sessuale,
cioè della percezione di sé come
maschio o femmina, individuati i
comportamenti « appropriati », si
può dire per questo che il bambino e la bambina si siano calati
nel « ruolo sessuale »?
Per ruolo sessuale si intende
una costellazione di attributi e
comportamenti che caratterizzano ciascuno dei due sessi in una
data cultura. Quando l’individuo
assume questo tipo di ruolo, assume insieme anche una certa ottica, un modo di percezione e un
metro di valutazione dei propri
comportamenti e di quelli altrui.
Il bambino che ha acquistato
la perceziong di se stesso come
maschio o femmina attraverso le
varie esperienze della sua vita
nell’ambiente quotidiano, non per
questo aderisce automaticamente al ruolo sessuale, anche se ne
conosce le caratteristiche. Le interviste fatte a bambine e bambini in età prescolare dimostrano che essi sono nerfettamente
al corrente degli stereotini, de’le
aspettative e delle valutazioni
che sottostanno ai moli; proprio
per questo si è spesso attribuita
loro erroneamente un’adesione
precoce a questi ruoli. In realtà,
rispondendo a domande dirette,
essi sono in grado di esprimere
— con differenze dovute ai vari
tipi di contesto soprattutto familiare — il loro gradimento o
la loro incompatibilità rispetto
ai comportamenti di ruolo, con
una vasta gamma di posizioni
intermedie. Dunque l’identità
sessuale interagisce col ruolo
sessuale in modi diversi, che dipendono da varie motivazioni ed
esperienze personali-familiari' come pure da una serie di pressioni sociali (mass media, scuola),
che sono usualmente una fonte
efficace di apprendimento degli
stereotipi sessuali.
Si instaura così una dinamica
tra identificazione sessuale da un
lato e preferenze personali dall’altro, con momenti di prevalenza alterna. Negli ultimi anni il
fenomeno della « preferenza »,
cioè delle scelte preferenziali di
ruolo sessuale, ha ricevuto dagli
studiosi un’attenzione che sarebbe stata impensabile in precedenza. Sganciata la connessione ineluttabile tra identità sessuale e
osservanza di certe norme di
comportamento, si sono potuti
evidenziare alcuni problemi di
estremo interes.se, al di fuori
dell’ottica della « devianza ». Anzitutto sono state messe in luce
le ripercussioni negative che l’apprendimento rigido dei ruoli sessuali hanno suH’equilibrio complessivo dell’individuo, sia maschio che femmina. Lo studio dei
fondamenti biologici e culturali
delle differenze sessuali si sta
perciò approfondendo su una base profondamente nuova. Inoltre
sono stati presi in considerazione
per la prima volta gli « androgini » come portatori di caratteri.stiche (di personalità e di comportamento) definite ottimali per
gli individui di entrambi i sessi.
Si è rivolta l’attenzione a fenomeni che in precedenza venivano
bollati ancor prima di essere indagati, come ad esempio il comportamento di bambini finora definiti « effeminati », il problema
dei possibili « errori » nell’identi
ficazione sessuale, e altri ancora.
Già la terminologia, mi pare,
mette in evidenza la difficoltà di
affrontare vecchi pregiudizi con
strumenti nuovi.
Ascoltare e imparare
In ogni modo, fondamentale è
Tesser giunti alla conclusione —
o piuttosto al punto di partenza
— secondo cui non esiste forse
nessuna realtà comportamentale
più complessa della sessualità
umana. Il che implica uno sforzo
di costante attenzione a non cedere da un lato a nuove stereotipie, dall’altro a facili riduzionismi.
Come evangelici, penso sia importante per noi soprattutto
ascoltare, e imparare. Imparare
che le situazioni umane sono talmente complesse da costituire
necessariamente un rinvio a confrontarci con la parola di Gesù
che ci vuole non « maestri » ma
« fratelli ». Essere fratelli vuol
dire rinunciare finalmente all’idea di avere il monopolio della
verità e dei valori. E soprattutto
guardarci dalla tentazione idolatrica di attribuire a norme umane di comportamento, fra le più
transitorie e variabili, il valore
di regole eterne, di vie di salvezza.
Rita Gay
DIBATTITO SULL’ASSISIATE
Francesco
e le crociate
Ha fatto bene il giornale (26
nov.) a pubblicare un’intera pagina sull’8° centenario della nascita di Francesco d’Assisi, con
due interessanti articoli di exfrancescani. In particolare, Cesare Milaneschi non ha dimenticato di mettere in evidenza quel
che per me è uno degli aspetti
peculiari dell’ evangelismo dell’Assisiate, cioè il suo rifiuto dell’idea della crociata. Se pensiamo
che tale rifiuto, come quello valdese del giuramento, fu fatto in
un’epoca in cui la guerra cosiddetta santa non era contestata
da nessuno — eccettuati naturalmente coloro che, come i primi
valdesi ed altri eretici medievali,
non volevano uccidere per rimanere fedeli alla lettera del Sermone sul Monte (Matt. 5; 21-22)
— ci si aspetterebbe di trovare
tra i contemporanei un’eco simile a quella dello scandalo suscitato ad Assisi dalla denudazione
del giovane Francesco dinanzi
al suo vescovo. Nulla di tutto
ciò. Francesco non teorizzò le
sue azioni, specie quelle del dissenso, ma, di fronte all’infatuazione generale dei suoi tempi per
la riconquista del Santo Sepolcro, volle piuttosto dare un esempio concreto di quel che il cristiano avrebbe dovuto fare di
fronte ai musulmani: non impugnare le armi, ma predicare apertamente l’amore e il perdono di
Cristo, ciò che egli fece davanti
al sultano Malik-al-Kamil, nel
1219.
In una recente tornata fatta
alTYMCA di Roma in occasione
nella settimana di fratellanza
universale, presenti gli amici del
Movimento italiano per la Riconciliazione (MIR), ci si è^chiesto
fino a qual punto i nostri attuali
manuali di storia ad uso degli
studenti di ogni ordine e grado
abbiano recepito o rigettato quel
che purtroppo è diventato un luogo comune, quello dell’esaltazione delle crociate, viste anche nei
loi'o riflessi storico-economici.
Un’indagine statistica in tal
senso sarebbe quanto mai interessante, e la suggerisco anche
come ricerca comunitaria di
classe o d’istituto da farsi, per
esempio, al nostro Liceo di Torre
Pellice o alla Scuola Latina di
Pomaretto.
Intanto va ricordato quel che,
se non Francesco, almeno i redattori della prima Regola « non
bollata » del 1221 prescrivevano
al cap. XVI:
<c I frati che, per amor di Cristo,
vanno in missione tra gli infedeli, possono comportarsi in due diverse maniere. Una di queste consiste nel non
mettersi mai a discutere con gli infedeli e nelTessere umilmente sottomessi a tutte le creature, per amor di Dio,
dimostrando in tal modo di essere cri
stiani. L’altra maniera è questa: quando i frati conosceranno che è volontà
di Dio annunziare agli infedeli la parola divina, lo facciano, invitandoli a
credere alla santissima Trinità, a farsi
battezzare e a divenire cristiani. Ma
bisogna che i frati si ricordino sempre
di aver consacrato i loro corpi a nostro
Signor Gesù Cristo, e perciò si devono
guardar bene dal cedere, per amor del
corpo, ai loro nemici visibili e invisibili. perche il Signore stesso ci dice :
Chi perde la sua vita per causa mia,
quegli guadagnerà la vita eterna ».
(trascritto in Johannes Joergensen. San Francesco d’Assisù
nuova edizione a cura della
Università degli Studi di Perugia, Assisi 1968. p. 321).
Questa regola del 1221 è posteriore di due anni al saccheggio
di Damietta del 5 novembre 1219,
durante il quale i « crociati » si
comportarono esattamente, nel
modo più selvaggio e disumano,
come i resDonsabili odierni del
massacro di Sabra e Chatila. Eppure, come testimonia un contemporaneo — Giacomo di Vitry,
vescovo di S. Giovanni d’Acri dal
1216 al 1228, già predicatore contro gli albigesi e grande estimatore di Francesco in quanto
« imitatore della forma àella
Chiesa primitiva e della vita degli apostoli » —, TAssisiate non
aveva temuto di predicare la parola di Dio ai Saraceni recandosi proprio nel loro accampamento ma, pare, con poco successo
(cfr. lettera del marzo 1220, presso
R.B.C. Huvgens, Lettres de Jacques de Vitrv, Leiden 1960, pp.
131-132).
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17 dicembre 1982
ALLE VALLI VALDESI
SECONDO CIRCUITO
«Vi porto la buona novella» Esame delle attività
S. GERMANO — « Ecco vi porto la buona novella » è il titolo
del programma che sarà presentato sabato 18 dicembre (ore
20,45) nel tempio dal Comitato
del Museo e che pertanto vuole
essere un messaggio augurale per
le prossime festività.
Si tratta infatti di una serie di
canti in gran parte di argomento natalizio che faranno da cornice alla proiezione dell’audiovisivo « S. Germano Chisone. Luoghi,
vicende e personaggi nella storia
dei Valdesi », realizzato da Sergio Comba ed Enrico Lantelme.
Alla serata daranno il loro prezioso contributo il Coretto ed un
Coro di giovani della comunità
che si sono! resi disponibili per
' collaborare al progetto del Museo, ed inoltre verranno eseguiti
alcuni brani d’organo.
Per l'occasione verrà anche
presentato il terzo numero della
collana curata dal Museo che ha
per titolo « Leggendo tra le righe ». Sono delle spigolature di
storia scritte da Clara Bounous
che tratteggiano brevi monografie su alcuni avvenimenti che ebbero una parte importante nella
storia di S. Germano e Pramollo.
Di particolare interesse il capitoletto dedicato al quasi leggendario capitano Robert che guidò
dall’èsilio la compagnia di S.
Germano e Pramollo, e quello dedicato alla protagonista della
famosa complainte di S. Germano in cui attraverso documenti
inediti viene ricostruita la vita
di questa donna per certi aspetti
avventurosa.
Con questa serie di iniziative
il Comitato si propone non solo
la raccolta dei fondi necessari
aU’allestimento del Museo, ma
anche di operare un costante
contatto con il pubblico per proseguire il discorso iniziato un
paio d’anni fa, presentando momenti di storia passata, con l’insostituibile ausilio della musica.
Matrimonio
ANGROGNA — Domenica 12,
durante il culto, la comunità ha
invocato la benedizione di Dio
sul matrimonio di Mauro Pons,
di Angrogna, e di Olìmpia Laudano di Orsara di Puglia. Alla •
giovane coppia, attualmente inserita nella comunità di Luserna San Giovanni dove Mauro
lavora come candidato al pastorato, auguriamo un futuro ricco
di significato al servizio della
chiesa valdese.
• La festa di Natale per i
bambini delle Scuole domenicali si svolgerà sabato 18 a partire dalle ore 15 in Cappella.
Incontro comunitario
TORRE PELLICE — Domenica
19 dicembre prossimo avrà luogo
l’incontro comunitario dei bambini delle nostre scuole domenicali, consueto in periodo natalizio. Dopo il culto i bambini si
ritroveranno alla Foresteria dove è organizzato per loro un programma a cura dei monitori e
del gruppo Cadetti.
• L’Assemblea di Chiesa ha
animatamente discusso il preventivo finanziario presentato
dal Concistoro, approvandolo.
Non si è invece giunti ad una
decisione circa l’utilizzo della
sala della vecchia scuola di Santa Margherita, che da anni non
è più usata da nessun gruppo né
per alcuna attività. Il Concistoro proseguirà nella ricerca della
soluzione migliore e l’As.siimblea
dovrà riesaminare la questione.
• L’Unione Giovanile di Bobbio Penice è stata ospite dei giovani dei Coppieri. Il simpatico
e familiare incontro ha contribuito a rafforzare i legami di
amicizia che uniscono i due
gruppi.
• Si è svolto il funerale di
Laura Gras ved. Michelin Lausarot. Alla famiglia la comunità
esprime la sua solidarietà fraterna.
Tempo di Natale
VILLAR PEROSA — Atten
diamo insieme il Natale. Venerdì 24 dicembre alle ore 20 avrà
luogo ai Vivian il culto della vigilia di Natale.
• Venerdì. 17 alle 20.30 avrà
luogo al convitto la riunione per
i quartieri di Villar Perosa centro e Borgo Soulier.
• Ai genitori segnaliamo gli
orari delle prove della Scuola
Domenicale in vista della recita:
— sabato 18 die. ; dalle 14.15 alle 15.15;
— giovedì 23 die. : dalle 14.30 alle 16.30.
• I ragazzi della comunità invitano tutte le famiglie a partecipare alla festa di Natale della Scuola Domenicale, domenica
26 die. alle ore 14.30.
RORA’ — Il bazar delle Fucine avrà luogo domenica 19 dicembre, alle ore 14,30.
® Il culto di Natale inizierà alle ore 10: è prevista anche per
quella data una Assemblea di
Chiesa.
• Domenica 26 avrà luogo il
culto dei e per i bambini.
• Come è ormai tradizione, la
sera dell’ultimo dell’anno ci troveremo per un’agape fraterna.
Decesso
PRAROSTINO — Grave lutto
ha colpito la nostra comunità
con la dipartenza del nostro fratello Gianni Paolo IMartinat, deceduto all’età di anni 71, improvvisamente, nella sua abitazione
a Pralarossa, domenica 5 dicembre. Per lunghi anni anziano del
quartiere di Pralarossa, lascia
un grande vuoto non solo nella
famiglia, ma nella comunità. I
funerali con grande concorso di
parenti ed amici si sono svolti
a Pralarossa nel cortile della sua
dimora terrena, e poi nel cimitero di Roccapiatta, martedì 7
dicembre. Alla famiglia, e in modo particolare alla sua compagna Fiorinda, l’espressione dellq
nostra fraterna simpatia.
• Domenica 5 dicembre il culto è stato presieduto dal nostro
fratello Gianni Long di Pinerolo, in occasione della Domenica
dei Predicatori locali, e lo ringraziamo per il suo forte messaggio.
La ’’Miramonti”
VILLAR PELLICE ^ Dome
nica 5 dicembre con un culto
presieduto dal pastore E. Ayassot è stata inaugurata l’attività
della Casa di Riposo per persone anziane, sole ed isolate della
zona dell’Alta Val Pellice in particolare f Villar e Bobbio Pellice). La Casa «Miramonti», ristrutturata e rimessa a nuovo
grazie ai tangibili aiuti ed alla
volenterosa collaborazione di
tanti amici e membri di Chiesa
che hanno generosamente datò
denaro e lavoro, fatica e tempo
ed ai quali il Concistoro rinnova là sua viva gratitudine, aveva
cominciato a funzionare fin da
lunedì 15 novembre, accogliendo i suoi primi ospiti. Domenica
pomeriggio, 5 die. u. s., un bel
numero di amici e di membri
di chiesa l'hanno visitata, si sono intrattenuti a salutare gli
ospiti ed hanno trascorso un po’
di tempo con altri fratelli ed altre sorelle.
Coi terremotati
PERRERO - MANIGLIA —
Giovedì 9 dicembre si è tenuta
a Perrero una riunione quartierale un po’ particolare. Era presente, infatti, invitato a parlare
della sua esperienza, Ferruccio
Pons, che presta il suo servizio
civile nelle zone del terremoto,
a Ruvo del Monte (Av.). Ferruccio, che è un perito agrqrio e che
lavora presso la cooperativa zootecnica allestita a Ruvo dalla
Federazione delle Chiese evangeliche, ha raccontato delle difficoltà che si sono incontrate
per organizzare la stalla che
ospita una trentina di vaccine ed
i successi che ora si stanno realizzando. A Ferruccio ed ai suoi
compagni, va l’augurio sincero di
buon lavoro da parte di tutta la
comunità.
• Sabato 11 dicembre si sono
uniti in matrimonio a Perrero,
Donatella Pons, di Perrero, e
Fulvio Rostan, di Prali. Alla giovane coppia, che si stabilirà a
Prali, la comunità di Perrero augura molti anni di felice vita insieme.
Un altro matrimonio si terrà
sabato 18 dicembre fra Donatella Pascal, di Chiabrano, e Claudio Taccia, di Torino. Agli sposi, che si presenteranno alla comunità di Maniglia, durante il
culto domenicale, vogliamo fin
da ora augurare ogni bene per
il loro futuro.
Concerti
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Organizzato dalla Corale, anche quest’anno avrà luogo, il 30
c. m. alle ore 21 nel Tempio dei
Bellonatti, il tradizionale Concerto di fine anno.
L’orchestra « Archi Italiani »
di Alessandria, diretta dal M.o
Mario Lamberto eseguirà musiche di Vivaldi, Albinoni e Bach.
Il 14 novembre u. s. ha avuto
luogo l’assemblea del II Circuito
con una buona partecipazione di
rappresentanti delle comunità.
Vita dei Circuito
A causa della scarsa partecipazione alla vita del circuito da
parte di alcune comunità negli
anni scorsi, si è discusso in apertura di seduta sulla validità e
sugli obiettivi del circuito stesso. Ad alcuni interventi che hanno rivelato perplessità sullo scopo di questa struttura, ha fatto
seguito un’ampia discussione da
cui è emersa l’esigenza di impegnare le comunità in attività utili rispondenti ad esigenze comuni ed alla situazione in evoluzione nel pinerolese.
Droga
BOBBIO PELLICE — Alle ore
20,45 nel tempio si terrà un concerto di cori natalizi della corale di Villar-Bobbio.
Simonetta Colucci è stata invitata ad illustrare la ricerca
sull’espansione della droga nella
nostra zona da lei condotta con
dei collaboratori. I primi dati
emersi, se pure preoccupanti,
non possono essere considerati
definitivi perché i tossico-dipendenti si rivolgono prevalentemente ai centri di disintossicazione
di Torino anziché a quello di Pinerolo per essere meno controllati.
Il Consiglio di Circuito sarà
incaricato di coordinare e tenere informate le comunità su questo problema organizzando eventualmente un dibattito generale.
Comiso - Pace
Il pastore Luciano Deodato ha
riferito sulla situazione dei progettato centro missilistico di Comiso e sui finanziamenti relativi
agli armamenti di alcuni stati.
Egli ha insistito affinché il Comitato Internazionale per la Pace di Comiso sia particolarmente sostenuto in questo momento perché un gruppo internazionale di persone ha iniziato un
digiuno allo scopo di rilaticiarj
Guido Boccassini
Un altro « servitore dell’Eterno » se n’è andato. Il suo servizio era « nella » comunità e
« per » la comunità dei credenti
alla quale aveva aderito molti
anni fa provenendo dal cattolicesimo. Il suo fervore, il suo entusiasmo, la sua fedeltà lo avevano portato, cinque anni or
sono, ad accettare il pesante fardello di Direttore Amministrativo della CIOV, incarico nel quale si era gettato con tutte le sue
forze e col massimo impegno
per superare le difficoltà di un
lavoro così diverso da quello cui
era abituato, ma nel quale sentiva di voler dare tutto per il
« servizio » la cui occasione ringraziava sempre Dio di avergli
offerto. Ha dato tutto, ha dato
se stesso : se n’è andato nel pieno degli anni, quando ancora
avrebbe potuto, avrebbe voluto.
ERRATA
La cassiera della Federazione Femminile valdese e metodista comunica che
il numero esatto del conto corrente postale è II seguente: 18119107.
La Ditta PASCHETTO BRUNO
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rende noto alla sua affezionata clientela che in
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il problema della pace, ottenere
un incontro con le autorità politiche italiane e conquistare uno
spazio alla televisione in orario
di maggior ascolto.
L’assemblea ha deciso di inviare telegrammi alle autorità
competenti affinché le richieste
del Comitato siano prese in considerazione ed ha inviato una
lettera di solidarietà.
Prossimi incontri
e varie
L’assemblea si è rallegrata della conferma del pastore Cipriano Tourn a Prarostino e della
venuta dei pastori Bruno Rostagno e Luciano Deodato rispettivamente a Villar Perosa e a Pinerolo.
Si è preso atto che i giovani
del IV anno di catechismo avranno un incontro a livello distrettuale ad Agape il 13 marzo 1983.
Il Consiglio si è impegnato ad
informare le comunità affinché
questo incontro, che fa parte integrante del programma di catechismo, abbia un’ampia partecipazione.
E’ stato rivolto l’invito a tutte
le comunità perché partecipino
al collettivo biblico ecumenico
che si terrà mensilmente a Pinerolo nella Sala Valdese sul tema : « Cristo, la vita del mondo ».
Il tema proposto è stato scelto poiché sarà al centro della
prossima assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese a
Vancouver.
E’ stato sollecitato un incontro del Consiglio con il comitato dell’Asilo di S. Germano per
cercare il modo di migliorare la
partecipazione delle comunità alla vita di quest’opera.
Sono stati accennati altri argomenti con il proposito di riprenderli in futuro, tra cui; la
presenza degli organisti del circuito nelle varie chiese, il documento sull’ecumenismo, l’importanza dei predicatori locali.
E’ stata richiesta un’assemblea
in gennaio per analizzare il problema della vita spirituale delle
comunità.
F. R.
dare e servire. Lavorare con lui
non era come trattare con un
dipendente o un collega, ma trovarsi a fianco un fratello che
non valuta il tempo, le incombenze, i compiti, gli obiettivi in
termini di lavoro retribuito, ma
come elementi che gli permettono di vivere la propria vita per
gli altri e in mezzo agli altri : era
attorniato da amici, era amico
di tanti, di tutti, era felice di vivere finalmente nelle Valli dove
poteva essere in mezzo a un popolo che amava disperatamente,
malgrado ne vedesse, proprio
per il suo lavoro, le debolezze e
le infedeltà. Così ci ha d’un tratto lasciati, ed ora siamo un po’
più soli, un po’ più tristi, un
po’ più forti nel suo esempio per
il quale sappiamo e possiamo
solo dire: grazie. Guido, addio!
C. M.
Giovedì 16 dicembre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROl.0 — Pre,sso la Chiesa Valdese alle ore 20.45 si terrà una riunione
di studio in preparazione dell'assemblea di Vancouver. Tema della serata:
« La nascita ». Introduzione a cura del
gruppo di Torre Pellice.
Sabato 18 dicembre ~
□ CENTRO SOCIALE
PROTESTANTE
PINEROLO — Alle ore 21 presso i
locali del Cesp (Vìa dei Mille 1) si
riunisce il gruppo lavoratori.
E’ IN VENDITA
presso le librerie Claudiana la cassetta
«Inni e cori
di Natale»
della Corale valdese di
Torre Pellice diretta da
Ferruccio Corsani e del
Coretto giovanile valdese
diretto da Franco Taglierò - Edizione Claudiana.
.Affrettatevi ad acqui.starla.
5
17 dicembre 1982
vita delle chiese 5
Raddoppiata l’emittente
RADIO TRIESTE EVANGELICA CHIESE VALDESI DEL RIO DE LA PIATA
San Nicolas
Radio Trieste Evangelica, dopo centro di Trieste, sulla frequenza
i primi passi nel corso dell’estate di 92.500 mhz, e copre buona pare l’inaugurazione uificiale awe- te del centro città e alcune zone
nuta il 5 settembre con un Culto d’ombra per spingersi in direziopresieduto dal Moderatore della ne di Monfalcone, Grado, CerviTavola Valdese, pastore Giorgio gnano e la Bassa Friulana.
Bouchard, ha iniziato l’ultima fa- pgr ¡1 momento la potenza di
se operativa ed è ormai decisa- questa seconda apparecchiatura è
mente avviata lungo le linee prògrammatiche tracciate nell’anno
e mezzo di preparativi e di speranze che hanno preceduto la sua
realizzazione. Nel periodo di settembre ed ottobre si sono dovuti
superare non pochi problemi con
un trasmettitore rivelatosi inadeguato e difettoso pur essendo
nuovo di zecca e con il ponte radio che trasferisce le trasmissioni dagli studi nella Chiesa Metodista di Scala dei Giganti fin sul
Carso da dove irradia i programmi con una potenza di mille watt
su gran parte della città di Trieste e dei suoi dintorni. Molte ore
di lavoro paziente, rivolto soprattutto a rilevare i difetti delle
ABBONAMENTI
1983
Il rinnovo
è facile...
se si pensa ora a fare un « pacchetto » dei rinnovi (Eco-Luce,
canone TV, qualche altro eventuale abbonamento) e si fa un
po’ di coda agli sportelli di un
ufficio postale...
Ma può essere anche più facile se si preparano alcune buste da portare in chiesa in occasione di uno dei culti di dicembre: una per il responsabile degli abbonamenti Eco-Luce, una
per il cassiere con un’ultinaa rata di contribuzione alla chiesa...
E’ invece
difficile...
per la nostra amministrazione
— coprire le spese di rifornimento per il 1983 senza un massiccio gettito di rinnovi a fine
anno ;
— trovare il tempo per star
dietro ai morosi con solleciti,
contrassegni, ecc.;
— far quadrare i conti cori
l’invio del giornale a vuoto a chi
è sordo ad ogni sollecito.
DACCI UNA MANO! Rinnova subito il tuo abbonamento all'Eco-Luce — e grazie se Thai già
fatto !
macchine (gioia e disperazione
anche nell’elettronica) e a rintracciare qualche disturbatore pirata, Nel corso di questo lavoro,
che ha impegnato l’équipe tecnica
di R.T.E. anche per intere nottate
si è ravvisata la necessità di dotarsi di una seconda lunghezza
d’onda in modo da non rimanere
mai in silenzio anche davanti a
guasti o interferenze. Cosi, con
grandi sacrifici si è provveduto
all’acquisto di un secondo trasmettitore che irradia direttamente da Scala dei Giganti, i!
di soli 100 watt ma speriamo con
l’aiuto di Dio e dei fratelli di potenziarla mediante l’installazione
di una apparecchiatura più robusta e di un traliccio di servizio
di 12 metri da sistemare nel giardino. Così, con due frequenze,
oggi Radio Trieste Evangelica è
in grado di farsi udire praticamente da tutta la provincia e anche dalla vicina costa jugoslava
come ci confermano le numerose
telefonate che giungono nei nostri studi.
I programmi
Al lavoro della Radio si alternano una quindicina di persone in
gran parte della Comunità Metodista con qualche rinforzo valdese e battista. Le ore di trasmissione coperte sono 24, tutto il
giorno e tutta la notte. Numerosi sono i collaboratori « esterni », cioè non membri di Chiese
i quali condividono lo spirito e il
messaggio di R.T.E. I prograrnmi che trasmettiamo sono vari;
religiosi (Culto Radio al giovedì
e alla domenica mattina - Rassegna della stampa evangelica Ma il vangelo non dice così - brevi meditazioni di un minuto messe in onda ogni ora - apertura e
chiusura dei programmi con lettura biblica e commento - studi
biblici - semplici programmi teologici, per esempio: La nostra fede - ed altro ancora), musicali
(guida aH’ascolto della musica
classica - gospel e spirituals - la
musica nella tradizione protestante - musica leggera di tutti i
tipi - musica da films - dediche),
per i bambini (La giostra, trisettimanale con varie rubriche: biblica, personaggi, il regno della
scienza e della tecnica, la natura, giochi a premi), per le donne
(in fase di preparazione per -gennaio), giornalistici (notizie sulla vita culturale ed artistica della città - Un fatto e un commento: ogni giorno si prende un fatto di politica, costume, economia,
ecc. e lo si commenta in-’’ottica
protestante”), di informazione
sulla vita e sulle attività delle nostre Chiese (culti, studi biblici,
riunioni) ed altri ancora.
R.T.E. è registrata al Tribunale di Trieste come giornale quotidiano ed è una delle poche Radio Libere in regola sia con le Costruzioni Postali e Telefoniche
(Codice Postale) che con la SIAE
(Società per i diritti di autore).
Parecchie trasmissioni vengono
fatte in diretta, altre registrate
in precedenza. Alcune trasmissioni si svolgono con colloquio telefonico in diretta come la simpatica trasmissione autogestita
dagli studenti greci che studiano
a Trieste. L’entusiasmo è tanto
e speriamo vivamente che altri,
dentro e fuori dalle Chiese, a'ogliano aggiungersi a noi.
Avremmo bisogno di tante cose: dischi, musica del nostro innario, nuove piastre per le casselte, nuovi piatti per i dischi
(tutto materiale o in prestito o
usato), un apparecchio che ci
consenta di migliorare l’uso del
telefono via radio, un ponte a
microonde, un trasmettitore più
potente e il nuovo traliccio, i
soldi per l’apertura automatica
del portone e della luce all’esterno... i progetti sono tanti. Ma, ce
ne rendiamo conto, abbiamo soprattutto bisogno delTaiuto del
Signore per il quale intendiamo
lavorare. I premi che abbiamo
messo in palio tra coloro che ci
hanno aiutato finanziariamente
nel corso dell’estate sono stati
assegnati così: Televisore a colori Grundig: sig. Pucciarelli, via
Silcio, Marina di Massa; Autoradio: Chiesa Valdese di Prarostino (tag. 14796), Quadro d’autore
al tag. 13820, e altri due premi a
Trieste. Provvederemo a spedire
il premio ai vincitori che ringraziamo assieme a tutti coloro che
in qualche maniera hanno voluto
farci sentire il loro affetto e la
loro solidarietà. Speriamo di continuare a crescere in questa nuova opportunità di servizio e speriamo anche di non essere lasciati soli. A questo proposito ricordiamo a tutti coloro che ci vogliono aiutare o vogliono collaborare con noi inviandoci materiale e testi da radiodiffondere
che possono scrivere a; Radio
■Trieste Evangelica, presso Chiesa Evangelica Metodista, Scala
dei Giganti 1, 34100 Trieste.
Claudio Martelli
« ...Al mercato, mentre facevo
la spesa, ho incontrato uno strano predicatore. Lui, molto gentilmente mi ha avvicinata e mi ha
detto: c’è speranza per gli emarginati di Israele, il Messia sta
per iniziare la sua opera di liberazione... », due ragazze del quartiere operaio « Santa Chiara »
stanno mimando, con l'aiuto del
giovane pastore, la venuta del
Messia. Siamo in una chiesa in
formazione, a S. Nicolas, cittadina industriale nella regione di
Buenos Aires; alcuni anni fa alcune famiglie valdesi emigrarono
dall’Uruguay e da altre regioni
dell’Argentina in questa città-dormitorio spinti dalla necessità economica di trovare un reddito fisso e possibilmente stabile. Dal
1980 uno studente in teologia cura periodicamente questo piccolo
gruppo (il primo studente è stato
Dario Michelin Salomon, ora in
Italia); nel quartiere la gente vede di buon occhio la presenza
evangelica, segno di questo interesse sono i trenta bambini della
Scuola Domenicale, la maggior
parte di loro non sono figli di
evangelici.
Per uno studente in teologìa,
ma credo anche per un pastore,
la chiesa di San Nicolas è un
buon « test » per imparare a saper coniugare nel ministerio pastorale la semplicità del linguaggio con la competenza teologica.
La domenica il culto avviene
talora all’aperto, ci si trova al
parco vicino al Rio Paraná (affluente del Rio de La Piata), la
bella stagione (qui è il maggio
europeo) favorisce l’afflusso di
amici e simpatizzanti, genitori
dei bambini della Scuola Domenicale, il pastore legge e conimenta brevemente un passo biblico, un appello a confessare la
Signoria di Gesù Cristo come singoli e come comunità di credenti.
Un linguaggio semplice, ed io
penso alla nostra situazione italiana; quanti di noi sarebbero capaci di comunicare l’Evangelo a
gente cosi semplice eppure disponibile per il Regno di Dio? Nell’agape fraterna, a base di « asado », secondo le consuetudini locali, ì fratelli della comunità mi
parlano di un modesto, ma interessante progetto sociale a favore
delle famiglie poverissime del
quartiere; acquistare una macchina per confezionare vestiti, in
economia.
Il problema è al solito il denaro, ma loro confidano che il Signore li aiuterà a rendere visibile la testimonianza alTEvangelo.
Una bella giornata, che mi ha
fatto ricordare le nostre comunità del Sud e mi ha stimolato
ancora di più ad orientare la mia
predicazione e testimonianza
evangelica verso i meno dotati
secondo i criteri borghesi rna
più ricchi, perché più disponibili
a ricevere la Buona Novella.
E. S.
CORRISPONDENZE
Insediamenti pastorali
CARRARA —' La domenica 10
ottobre ha avuto luogo il culto
di inizio delle attività con l’insediamento del pastore Ernesto
Naso da parte di Giordano Senesi, presidente del consiglio di
circuito. Nell’assemblea di chiesa seguente sono stati eletti come membri del consiglio di chiesa per l’anno ’82-83 Aurora Munda, Fiammetta Bianchi, Margarete Della Latta e come presidente Romano Del Monte. Silvana Del Monte dirigerà quest’anno la scuola domenicale; Elsa
Bardi è presidente delle attività
UN INVITO
Collegio
Valdese
femminili e Aligi Della Latta è
confermato amministratore.
Il gruppo femminile si è impegnato ad elaborare e condurre
insieme il culto domenicale per
le due domeniche al mese nelle
quali il pastore tiene il culto a
La Spezia.
Il giorno 28.11 ci ha lasciati la
sorella Lidia Mo, moglie dell’indimenticabile pastore della comunità di Carrara per più di un
decennio. Dopo il ritiro e poi la
morte di suo marito. Lidia Mo
si era ritirata in casa dei suoi
figli a Marina di Carrara. La
comunità di Carrara ricorda con
gratitudine la sua opera così, discreta ma così importante, il suo
impegno nelle varie attività, il
suo sorriso e la sua allegria e
gentilezza con grandi e piccoli e
la sua disponibilità per chiunque avesse bisogno di lei, e la
ricorda a tutti i fratelli che l’han. no conosciuta in lunghi anrii di
servizio dalle Alpi alla Sicilia.
Il Collegio Valdese (Ginnasio
Liceo Classico Pareggiato - Liceo
Linguistico) di Torre Pellice invita coloro che abbiano titoli accademici ed interesse ad insegnare al Collegio Valdese a partire dall’anno scolastico 1983-84, a
segnalare sin d’ora la loro disponibilità inviando « Curriculum
studi » al Comitato del Collegio
Valdese, Via Beckwith, 1 - Torre
Pellice.
In un mare di verde, in un’oasi di pace
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Casa tranquilla aperta tutto l’anno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
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Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE PELLICE
Studio e lavoro
RIO MARINA — Domenica
28 novembre la comunità ha dato il benvenuto al fratello Giovanni Carrari, incaricato dalla
Tavola valdese di curare Rio
Marina e Livorno, Auguriamo al
fratello Carrari, studente presso la Facoltà di Teologia in Roma, un lavoro proficuo e sereno
nonostante le fatiche a cui andrà incontro dovendo dividere
le sue forze tra gli studi, la predicazione ed i viaggi.
Cogliamo l’occasione per salutare e ringraziare affettuosamente Carlo Gay che dopo due anni
di pastorato tra noi ci lascia per
godersi il meritato riposo nella
sua casa di Firenze, certi però
di rivederlo ogni volta che sentirà la nostalgia dell’Isola.
Elezioni
MILANO — L’assemblea di
domenica 14 novembre ha eletto,
quali anziani, Mimma Gay Guastoni e Sergio Cameran, e, quali diaconi. Bona Vidossich ed Enrico Pavoni.
Nell’occasione, l’assemblea ha
espresso un fraterno ringraziamento a Giorgio Cavazzutti e ad
Adriano Morelato che hanno lasciato il loro servizio nel Concistoro, il primo per concluso
quindicennio e il secondo in seguito al suo trasferimento a Borgio Verezzi.
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Mario F. Berutti. Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Glu'lo
Vicentini, Liliana Viglielmo.
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FRANCO GIAMPICCOLI
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intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
• La Luce •: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175. 8 luglio 1960
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
6
6 prospettive bìbliche
17 dicembre 1982
BILANCIO DELLA SOCIETÀ’ BIBLICA 1981-82
Italia: la Bibbia in cifre
Contro i muri
Al termine dell'anno amministrativo (31 ottobre ’82) ricorre
l'occasione propizia per verificare le attese e vagliare i progetti
fatti nel corso degli ultimi dodici mesi. Si hanno a disposizione
i dati necessari, ma si sa anche
che le statistiche vanno manipolate con estrema cautela.
Dal novembre 1981 all’ottobre
1982 sono stati richiesti alla Società Biblica i seguenti volumi:
Bibbie 30.040
N.T. 122.916
E’ interessante notare che, tra
le Bibbie uscite, oltre 4.000 sono
TILC tedesca
Il 28 maggio 1982 è uscita l'Intera
Bibbia nella traduzione interconfessionale in lingua tedesca. La prima tiratura era di 100.000 copie, ma 85.000 erano già prenotate al momento della pubblicazione e in giugno le richieste sono salite a 120.000.
La nuova traduzione è frutto del lavoro interconfessionale di un gruppo
di traduttori appartenenti alle chiese
luterane, libere e cattoliche.
Nel gruppo erano presenti anche esperti delle chiese della Germania democratica.
Questa nuova Bibbia è stata stampata a Stoccarda e circolerà nei paesi occidentali di lingua tedesca, mentre la
Germania dell’Est sarà in grado di produrla all'inizio del nuovo anno.
Nel giorno della pubblicazione è stata organizzata una conferenza-stampa
aila qual^ erano presenti i delegati
delle chiese di diverse Società Bibliche.
La presentazione al pubblico è avvenuta
in una chiesa del centro, che, per l'occasione, era gremita di gente. L'interesse suscitato ha assunto una dimensione tale che la tipografia non riesce
a soddisfare in tempo tutte le richieste.
nella versione Diodati. Come interpretare questo fatto? E’ giusto pensare che dopo i cinquant’anni di vita della Riveduta, il
13% del mondo protestante italiano di oggi dia ancora la sua
preferenza alla Diodati? Se questa è un’immagine della nostra
situazione dobbiamo chiederci
come valutarla. Lasciamo questo
problema al lettore. Intanto diamo altri dati sulle Bibbie. Le richieste vanno approssimativamente così ripartite:
Librerie Valdesi: 3,78%
Altre Librerie Ev. 28,96%
Chiese e individui
appartenenti alla FCEI 6,65%
Chiese e individui
non appari, alla FCEI 60,61%
La circolazione delle Bibbie in
Italia, per quanto riguarda la Società Biblica, dipende per il 10,43
per cento dall’ambiente della
FCEI e per l’89,57% da altri settori del protestantesimo italiano.
Per i Nuovi Testamenti abbiamo registrato i seguenti dati:
Edizione Riveduta: 6.500
Ed. TILC: 116.416
Approssimativamente 2.500 copie
della TILC sono state richieste
da ambienti vicini alla FCEI e
il resto si ritiene che sia stato
assorbito dal mondo cattolico.
La linea di demarcazione è molto approssiniativa e non tiene
conto di altri settori d’interesse.
Infatti la Società Biblica non
vende alle librerie religiose cattoliche (quest’area è riservata
alla coeditrice di Torino) e, fuori Roma, non vende al dettaglio.
Sappiamo che gli evangelici stessi hanno convenienza, per ragioni di piccoli quantitativi (meno
di cento copie) e per ragione di
urgenza, a rivolgersi direttamente alle librerie locali. Questo non
accade per le Bibbie di nostra
edizione.
Infine sono stati raccolti 18 milioni di lire pep sostenere la missione dell’A.B.U. Questi fondi sono stati destinati: ai terremotati, alla traduzione, ai paesi dell’Est e a quelli del Terzo Mondo.
Al nostro lettore attento lasciamo un ultimo interrogativo:
« Sono le cifre capaci di rendere
chiaramente ragione dell’immenso lavoro di evangelizzazione che
si sta compiendo tramite la Parola del Signore? ».
Renzo Bertalot
Diffusione della Bibbia nel 1981
Area Bibbie Nuovi Testam.
Argentina 64.170 44.349
Cecoslovacchia 33.518
Cina 81.012 373.321
Germania Democratica 59.034 34.037
Germania Federale 541.635 240.585
Grecia 10.690 69.244
India 146.241 324.029
Italia 28.890 177.198
Polonia 92.032 45.543
Vietnam 20.000
Totali universali 10.441.456 12.085.069
Í segue da pag. 1 )
è solo l’unità in Cristo in vista
del suo mondo futuro.
Ma adesso, in questo periodo
di avvento dell’anno 1982, cosa
può dirci questo Cristo che abbatte le barriere ed unifica i popoli? Certo non viviamo più il
problema dei pagani e dei giudei che entrano nella chiesa, ma
il problema delle divisioni e dei
muri di separazione è tutt’altro
che superato. Anzi potremmo
riempire pagine e pagine se solo
volessimo elencare le cose che
dividono gli uomini e le donne
sulla nostra terra. Vorrei solo citare due grandi livelli di divisione che ci toccano in quanto
membri dell’umanità e della cristianità:
1) Il livello politico sociale di
questo nostro mondo, diviso tra
il blocco dell’est ed il blocco dell’ovest, due grandi realtà che si
riarmano continuamente l’una
contro l’altra, che si spartiscono
la terra, che generano lacrime e
sofferenza. C’è poi anche l’altra
grande divisione tra il nord ed
il sud di questo nostro mondo,
tra il benessere e la morte per
fame, tra chi sopravvive a fatica
e chi sperpera.
2) Il livello ecclesiastico, le divisioni tra i cristiani di questa
realtà frantumata di Chiesa. Divisioni confessionali tra chiesa e
chiesa; divisioni, spesso fittizie,
all'interno di una stessa chiesa
tra conservatori e progressisti,
fondamentalisti e non. Per non
parlare poi delle divisioni culturali e di tradizioni che dividono
dei cristiani che, per confessione
e per fede, dovrebbero ritrovarsi
insieme.
Che senso ha il dire che in Cristo il muro di separazione è stato abbattuto, se ci sembra che i
muri continuino a crescere e ad
ingrossarsi? Cristo che abbatte
i muri e le barriere tra gli uomini! Di fronte ad una affermazione simile possiamo semplicemente non curarcene, pensare che
sia una bella favola del passato.
ma si sa, la realtà è diversa, i
muri ci sono, non possiamo fare
nient'altro che viverci dentro.
Oppure possiamo far fìnta di
niente, ignorare le divisioni, parlare di unione, fraternità, amore, senza affrontare il problema
della divisione; possiamo cioè
parlare di un generico « vogliamoci bene » ignorando le divisioni invece di combatterle.
Possiamo, infine, prendere sul
serio le divisioni, guardarle in
faccia, studiare la loro origine,
combatterle per superarle. Questo penso sia il punto che Cristo
ci chiama a seguire. Le divisioni
vanno superate combattendole e
non ignorandole proprio perché
sono cose serie e come tali vanno affrontate, e ogni volta che
una divisione viene sconfìtta siamo sul terreno della riconciliazione, terreno indicatoci da Cristo. In fondo il compito della
Chiesa è anche questo, forse soprattutto questo, essere luogo di
riconciliazione.
Se i cristiani dei primi secoli
non avessero sperimentato la riconciliazione di Cristo tra ebrei
e pagani, oggi non ci sarebbe cristianesimo. Se le chiese cristiane di oggi non sapranno rendere visibile al mondo la riconciliazione di Cristo, domani non
ci sarà cristianesimo.
Credere nel Cristo che abbatte le barriere significa non accettare alcuna divisione tra gli
uomini come normale; tentare
di costruire in ogni coniunità dei
rapporti di fraternità; sapere che
se Cristo è la « pietra angolare »,
il nostro fondamento comune,
ogni divisione che noi produciamo è sbagliata; lavorare perché
questa umanità e questo cristianesimo poggino il più saldamente possibile su questa base comune.
La riconciliazione è possibile
perché l’abbiamo ricevuta in dono da Cristo, un dono che più
viene condiviso, più si ingrandisce.
Claudio Pasquet
CONCEPITO DI
SPIRITO SANTO - 2
Luca lascia trasparire assai meglio come
interpreta l’intervento del soffio divino.
Anche se lo menziona una volta sola (1:
35), l’analisi del passo rivela che egli attribuisce a questa menzione una funzione altrettanto decisiva che nella redazione di
Matteo. Tenendo conto della costruzione
sapiente dei capitoli 1 e 2 di Luca, il testo di 1: 35 dev’essere esaminato in due
diversi contesti: in primo luogo nel contesto evidente del racconto dell’annunciazione, ma poi anche come un elemento fra
altri del parallelo che Luca istituisce costantemente fra Giovanni Battista e Gesù,
in questi due capitoli.
Il racconto di Luca
Anzitutto, dunque, troviamo il riferimento al soffio divino nel dialogo fra l’angelo
Gabriele e Maria, in risposta alla domanda precisa: « come avverrà, questo, dato
che non conosco uomo? », cioè « dato che
non ho relazioni coniugali »; Maria, infatti,
non « conosce » Giuseppe nel senso biblico del verbo yadah (cfr. Mat. 1: 25). L’angelo risponde cominciando, nello stile degli oracoli, con un distico sinonimo:
« Il soffio santo verrà su te
e la potenza dell’Altissimo ti coprirà » (letteralmente: « ti farà ombra »)
e continua:
« perciò anche ciò che sta per nascere è
santo e sarà chiamato figlio di Dio ».
Alla domanda molto precisa di Maria,
che pone un problema che oggi chiameremmo sessuale, l’angelo risponde, notiamolo, in termini non sessuali, citando il
pneuma haghion, il soffio santo (tra parentesi questo soffio è, in greco, neutro; e se
è vero che il termine ebraico niach è solitamente femminile, vi sono tuttavia alcuni passi, ad es. Ger. 4: 11, in cui è maschile).
L’espressione « venire su » è caratteristica dell’Antico Testamento per descrivere
un intervento del soffio di Dio: v. ad es. la
profezia escatologica di Isaia 32: 15 (cfr.
pure Numeri 5: 14 e 30). Luca, che ama
a cura di Gino Conte
Max-Alain Chevallier,
>, a riflettere sul ruolo
Continuiamo, condensando alcune pagine dell’opera di
« Soufflé de Dieu. Le Saint-Esprit dans le Nouveau Testament
che il « soffio » di Dio ( = « spirito », ma nel senso etimologico e dinamico di « spirare », «soffiare», appunto) ha nel racconti degli Evangeli sinottici relativi alla nascita
di (iesù. Dopo aver considerato il più scarno racconto di Matteo, è ora la volta della
più ricca redazione di Luca.
servirsi delle espressioni tratte dalla versione greca dell’Antico Testamento, quella dei Settanta, l’ha adottata non solo in
questo passo ma anche in Atti 1: 8 per
annunciare l’effusione del soffio a Pentecoste. Analoga è l’espressione che troviamo nel racconto del battesimo di Gesù:
il soffio « scende su » lui.
All’ombra della
potenza di Dio
Quanto alla seconda espressione con cui
l’angelo Gabriele descrive l’intervento del
soffio, in parallelo sinonimico con la prima, il verbo « far ombra », esso è utilizzato dai tre Sinottici a proposito della
nuvola della Trasfigurazione (Marco 9: 7
e par.); Luca la usa anche in Atti 5: 15
quando narra come la gente portava malati per le strade affinché l’ombra di Pietro si stendesse su loro. Quest’ultima
espressione mostra con chiarezza che la
parola ha serbato il senso concreto, anche se, com’è naturale in Oriente dove il
sole picchia forte e l’ombra è apprezzata,
vi si aggiunge l’idea di un intervento favorevole.
Nell’oracolo pronunciato da Gabriele,
nello stile insieme solenne e misterioso di
questo genere letterario, « ombreggiare »
è in parallelo a « venire su » e indica lo
stesso movimento, aggiunge però un’immagine che non sarebbe stata certo adatta al soffio ma che lo è' alla perifrasi del
secondo verso: «la potenza dell’Altissimo».
Vedremo che Luca designa volentieri il
soffio come dynamis, potenza. Dicendo che
« la potenza dell’Altissimo ombreggerà »
Maria, Luca descrive l’intervento di Dio
come benefico, protettivo. In ogni caso i
termini usati nell’oracolo di Gabriele non
possono prestarsi a un’interpretazione sessuale. Al « come avverrà? » di Maria l’angelo risponde, come in Matteo: Lo farà
Dio con il suo soffio divino. Forse Luca
associa, come parallelo ed equivalente
dell’azione del soffio di Dio, la efficacia della parola, se badiamo al duplice uso di
« parola » nei vv. 37 e 38. Comunque nel
v. 35, dato che la domanda di Maria riguardava espressamente il « come », si insiste un po’ più che in Matteo sul carattere potente (dynamis) e misterioso («ombreggerà») dell’intervento divino.
L’originalità di Luca
Inoltre, e soprattutto, l’originalità di
Luca sta nel completare la risposta al
« come » con un «perciò». L’oracolo dell’angelo collega espressamente all’intervento di Dio con il suo soffio santo il
fatto che il bambino che sta per nascere
da un lato sarà egli stesso .santo e dall’altro sarà « chiamato Piglio di Dio ». In
tal modo Luca chiarisce assai meglio di
Matteo il ruolo particolare che attribuisce al soffio. Altamente istruttivo è il rapporto istituito fra l’intervento del soffio
divino e la qualifica di Gesù come Figlio
di Dio ( ricordiamo come in ambiente semitico il nome definisce la qualità di chi
lo riceve), Il medesimo rapporto si ritrova pure nel racconto del battesimo di
Gesù: una coincidenza che invita a riflettere.
Da un lato Gesù è dichiarato Figlio di
Dio dall’angelo fin dal suo concepimento;
dall’altro è proclamato tale soltanto al
momento del suo battesimo. Queste due
scene non sono però incompatibili: la
proclamazione del battesimo può essere
considerata un’attualizzazione solenne di
una verità già nota, anzi è proprio così che
oggi comprendiamo spontaneamente la
cosa. Resta il fatto che in un caso il soffio di Dio interviene come creatore di vita, nell’altro come potenza comunicata
agli ’’uomini di Dio” in generale, e al Messia in particolare. Ciò che comunque è
decisivo è il fatto che, in un modo o nell’altro, vi è un intervento del soffio.
Una confessione di fede
Nel complesso, le divergenze stesse sottolineano ciò che è importante: la relazione fondamentale fra la comunicazione
del soffio e la qualifica di Figlio di Dio.
L’uno e l’altro di questi punti risalgono
a testi dell’antologia messianica ebraica:
Isaia 11: 1-2 (cfr. 42: 1 e 61: 1) e Salmo
2: 7. L’ipotesi migliore che si offre allora
all’esegeta è che scene come quella del
battesimo ma anche quella dell’annunciazione in Luca sono sottese e fino a un
certo punto strutturate da una convinzione teologica. Se Luca redigesse come Matteo, scriverebbe alla fine del racconto dell’annunciazione: « Tutto ciò accadde affinché si adempisse ciò che il Signore ha
annunciato: ”Tu sei mio Piglio, oggi ti
ho generato” (Sai. 2: 7) e ’’Dalla radice
d’Isai (cioè di Davide) spunterà un germoglio... e il soffio di Dio riposerà su lui”
(Is. 11: 1-2) ». In altri termini, queste due
scene sono scritte per confessare la fede
nella messianità di Gesù in base a temi
tradizionali, e la comunicazione del .soffio
costituisce uno di questi temi.
(nel prossimo numero continuerà l'esame del racconto di Luca
nel contesto del parallelo che
l’evangelista istituisce fra il Battista e Gesù).
7
17 dicembre 1982
obiettivo aperto 7
DAL DOCUMENTO SULL’ECUMENISMO
In anni recenti l’orizzonte del movimento ecumenico si è ampliato fino a includere il problema dei rapporti fra fede cristiana e altre
grandi religioni (definite nell’ambito del Consiglio Ecumenico «fedi viventi») operanti nel
mondo di oggi. Le nostre chiese sono, in generale,
impreparate a questo nuovo genere di rapporti.
Si può per altro prevedere che le occasioni di in
contro e confronto con credenti di altre fedi aumenteranno nel prossimo futuro.
Le nostre chiese sono invitate a porsi in atteggiamento di a;^rtura fraterna e cordiale, nella
certezza che Cristo è il « Salvatore del mondo »
( Giov. 4: 42 ), che « lo Spirito soffia dove vuole »
(Giov. 3: 8) e che Dio, Padre di tutti gU uomini,
opera anche fuori dei confini visibili della Chiesa.
Cristianesimo
e fedi viventi
I motivi per cui ero e continuo
ad essere convinto dell’opportunità di inserire il paragrafo 3.4
nel documento sull’ecumenismo
approvato dal sinodo sono essenzialmente tre.
Anzitutto perché un documento sull’ecumenismo che non avesse fatto riferimento, sia pure brevemente, a questo aspetto del lavoro ecumenico sarebbe stato
storicamente impreciso e teologicamente riduttivo degli obiettivi
del movimento ecumenico. Tali
obiettivi non sono soltanto il confronto interconfessionale in vista
della ricerca dell’unità della chiesa e l’impegno sociale, come sembrava indicare la bozza di documento sottoposta al sinodo, ma
includono anche il confronto tra
la fede cristiana e le altre religioni. Questa esigenza dapprima espressa dalle chiese dell’Asia, Africa e Medio Oriente e
spesso osteggiata dalle chiese
europee è stata al centro di lunghi e accesi dibattiti e negli ultimi anni è stata riproposta in termini vivi e nuovi al punto che il
(t dialogo con le fedi viventi » è
diventato un aspetto imprescindibile del lavoro del CEC e di
altri organismi ecumenici.
In secondo luogo, il dibattito
sinodale ha mostrato che l’argomento non è né esotico né accademico. I cambiamenti sociali
avvenuti nella società italiana negli ultimi anni hanno creato perle nostre chiese situazioni concrete di incontro con credenti di
altre fedi. Sono stati i deputati
che svolgono un lavoro dove questi incontri sono più frequenti
(nell’emigrazione, nel lavoro sociale, negli istituti ospedalieri e
di assistenza) che hanno insistito
suH’inserimento del paragrafo 3.4
nel documento. La discussione sinodale è stata in un certo senso
un’esperienza del tutto simile a
quella che altri cristiani, in altri
paesi europei (Francia, Germania, Svizzera, Gran Bretagna), o
in altre aree geografiche (Asia,
Africa, Medio Oriente) stanno
sperimentando da anni o da sempre, e sulla quale è necessario
che le nostre chiese cominciao a
riflettere.
In terzo luogo ho apprezzato
la maniera sobria e diretta con
cui il documento affronta il tema teologico di fondo del problema che è quello della particolarità della rivelazione di Dio in
Gesù Cristo nel più largo contesto dell’amore universale di Dio
per tutta l’umanità. È su quest’ultimo punto che vorrei intervenire brevemente.
Né autoritarismo
né irrilevanza
Cosa significa affermare, come
fa il documento, che « Cristo è
il Salvatore del mondo e che Dio,
Padre di tutti gli uomini, opera
anche fuori dei confini visibili
della Chiesa »? Qual è il rapporto
tra l’universalità della signoria
di Cristo e le altre religioni?
Qualunque risposta che pretendesse di essere definitiva sarebbe
prematura a questo punto. Giustamente il documento riconosce
la nostra « impreparazione » e
indica alle chiese che il solo atteggiamento possibile è quello di
una « fraterna e cordiale apertura ». Una cosa comunque è certa:
il documento non ripete la tesi
barthiana della radicale discontinuità tra la rivelazione biblica e
le altre religioni. Guarda all’opera di Dio nella vita di credenti
di altre fedi in termini positivi
e quindi, da un punto di vista
teologico, considera il rapporto
tra cristianesimo e altre religioni, tra la signoria di Cristo e le
altre fedi viventi non in termini
di discontinuità ma di relazione.
Il problema è di comprendere
correttamente questa relazione.
Vi può essere una relazione di superiorità in cui, in ultima istanza, l’universalità è il risultato
del prevalere di un’unica particolarità sulle altre. Così ad esempio la signoria di Cristo implica
la subordinazione di altre fedi alla fede cristiana o l’estensione
del cristianesimo implica l’estinzione di altre comunità di
fede. Le vicende degli ultimi secoli dimostrano che non è più
possibile né desiderabile pensare in questi termini.
Oppure la relazione può designare un rapporto di apparente
parità in cui le singole particolarità sono assorbite e neutralizzate come enunciazione di condotte etico-religiose, ma prive di
ogni pretesa di universalità. Ma
là dove questo si attua si può certo dire che viene meno il senso
della trascendenza e d’altra parte
che permane l’elemento di competitività. Se questi dunque — in
modo estremamente schematico
— sono due modi tradizionali di
intendere la relazione tra cristianesimo e altre religioni, è ora
possibile prefigurare un’altra possibilità che non si areni nell’autoritarismo o nella irrilevanza?
Solo Dio è assoluto
Questa possibilità sembra delinearsi dopo anni di approfondito e paziente lavoro nell’ambito del movimento ecumenico. È
un tentativo umano, e pertanto
ambiguo e fallibile, di rendere
teologicamente ragione della
complessa vicenda dell’incontro
di uomini e donne di fedi diverse. Si tratta di riconoscere che
solo Dio è assoluto e di considerare tutte le religioni, compresa
quella cristiana, come relative.
Ciò non vuol dire affatto che la
particolarità delle singole religioni possa essere negata. Vuol dire
soltanto che, in un campo in cui
nessuno possiede garanzie definitive, non si può escludere, in
base ad un presupposto dogmatico, una molteplicità di livelli di
comprensione della rivelazione e
non si può impedire a nessuno di
viverla nel modo che ritiene più
opportuno. È evidente che questa
ipotesi — a differenza delle altre
— non pretende imporre alcunché ai credenti di fedi diverse e
al tempo stesso permette di testimoniare liberamente della signoria assoluta di Dio sul mondo. Si dovrà inoltre riconoscere
Dopo aver
commentato nel
numero scorso
l’inserimento del
paragrafo
« Chiesa e
Sinagoga » nel
Documento
sull’ecumenismo
(Sinodo 1982),
pubblichiamo due
interventi sul
paragrafo relativo
alle "Fedi viventi".
Nella foto:
« Crocifissione
batik » di Bagong
Kussudiardja,
Yogykarta,
Indonesia.
Dal volume
On a Friday noon
edito dal
Consiglio
Ecumenico delle
Chiese a cura di
Hans Ruedi
Weber.
che questa ipotesi non è una
nuova proposta di un vago panteismo. È valida nella misura in
cui è vissuta come problematica
di fede nel quadro di una precisa
comunità di fede che per dei cristiani è la comunità di coloro
che hanno riconosciuto in Gesù
il Cristo e la rivelazione di Dio
e ne rendono testimonianza. Ed è
proprio in questo quadro che assume pieno rilievo la fiducia cristiana nella Parola. Se infatti si
è imparato che la Parola è discutibile, che in Gesù Cristo l’Assoluto si è fatto relativo, perché
non dovrebbero i cristiani osare l’incontro/confronto con i
credenti di altre fedi privi di
qualunque garanzia di « superiorità » ma fiduciosi unicamente
nella promessa che in Cristo sono state abolite tutte le barriere
di razza, religione, sesso ed è
possibile stabilire rapporti nuovi e significativi all’interno delFecumene di Dio che non coincide con l’ecumene cristiana ma
comprende l’intera terra abitata?
Se vedo bene non è solo di un
approfondimento teologico del
problema quello di cui abbiamo
bisogno noi cristiani, e in particolare noi cristiani dell’Occidente. Ci occorre anche e soprattutto il coraggio di incontrare i credenti di altre fedi su un piano di
parità, di imparare a testimoniare con umiltà della signoria di
Cristo mentre condividiamo con
loro le ambiguità e le speranze
di una lotta affinché l’ecumene
possa diventare una oikos, una
casa abitabile. Non solo per una
minoranza privilegiata ma per
tutti.
Emidio Campi
Le spinte emotive non fanno teologia
Ho votato contro l’inserimento del paragrafo sulle « fedi viventi» nel Documento sull’ecumenismo per due motivi.
Il primo, più formale e probabilmente di minore importanza è questo : il documento era
stato presentato alle Chiese ma
era stato discusso senza questa
apertura al problema delle religioni e ritengo dovesse essere
votato nella forma in cui era
stato discusso. L’aggiunta infatti non è di poco conto. Non si
tratta di una modifica formale,
di correggere una dimenticanza,
precisare un elemento (come è
accaduto per esempio nella menzione alla mariologia). Si tratta
di una correzione di estrema importanza che richiedeva un dibattito ben più ampio.
Mancava il tempo ma non si
correva nessun rischio, non si
commetteva peccato di eresia
tralasciando di parlare di questo tema. Lo si poteva porre all’attenzione delle Chiese nella
prospettiva di una ulteriore riflessione e lasciare le cose come
stavano.
Le mie perplessità sono ulteriormente aumentate quando ho
sentito alcuni intervènti. Ho avuto la sensazione, e spero di essermi sbagliato, che le motivazioni a favore fossero dettate da
esigenze contingenti, dall emozione, dal sentimento assai più
che da una riflessione teologica.
Si dice in sostanza: attorno a
noi vi sono uomini che professano in buona fede religioni diverse — si pensi all’islamismo —
e che si trovano a vivere, ed è
questo il fatto nuovo, in condizioni di insopportabile emarginazione. In Europa occidentale,
Francia, Germania e presto an
che Italia, l’Islam è la religione
dell’emarginato, dell’africano sradicato, della manodopera sfruttata.
Le Chiese devono assistere a
questa situazione senza rispondere, senza prendere posizione?
Chiudendo i nostri occhi e le nostre orecchie non vien forse meno la nostra solidarietà cristiana, quella che l’Evangelo richiede da noi?
Tengo a precisare che tutto
questo è profondamente vero e
10 condivido, ma non ha nulla
a che fare col discorso ecumenico.
Alla base del mio dissenso c’è
xma seconda motivazione, sempre di ordine formale. Il pastore
Campi nel corso del dibattito ha
fatto riferimento alla linea teologica che il Consiglio Ecumenico sta seguendo da alcuni anni.
11 C.E.C., egli afferma, vede la
testimonianza evangelica nel
mondo moderno come un colloquio fraterno che i credenti evangelici hanno con tutti gli uomini
nel nome ed in riferimento a Gesù Cristo ; tutti gli uomini, cristiani di altra denominazione,
credenti di altre religioni, sostenitori di ideologie e filosofie diverse, anche non religiose. Tutto
questo è discutibile, naturalmente, e va discusso ma ha una sua
logica, una sua motivazione: ci
si parla di religione e di ideologie, di musulmani e di atei. Sono
tutti gli uomini nella complessità della loro ricerca di « fede »,
cioè di speranza, di salvezza, di
vita, che diventano interlocutori
nostri.
NeH’emendamento sinodale dove è andata tutta questa ricchezza di prospettiva? E’ sparita, ed
il discorso si riduce ad una comprensione delle « religioni ».
Il religioso viene in qualche
modo privilegiato rispetto all’umano. Troppo sottile, si dirà,
tutto questo non c’è nel documento ed è vero, ma c’è di fatto ;
il testo si può leggere cosi e da
alcuni sarà letto cosi.
Il motivo di fondo
C’è però una seconda motivazione di ordine sostanziale più
profonda. Non sono del tutto
convinto che l’invito alla apertura umana, alla sensibilità di fronte alle esigenze religiose ed ideali dell’uomo moderno debba essere inquadrato nel tema dell’ecumenismo. Non dico che non
sia vero e giusto ma vorrei poterci riflettere con maggior calma. Il problema dell’ecumenismo resta, malgrado tutto, e
malgrado l’estensione che si può
dare al termine ed al contesto,
un problema della Chiesa, che riguarda la vita, la testimonianza
della comunità cristiana come
comunità di Gesù Cristo. Il dialogo con le realtà del mondo,
siano esse religiose o ideologiche, non concerne questo aspetto della vita cristiana, ma quello
della testimonianza.
E’ del tutto errato dire, come
diceva un pastore nella seduta
sinodale : « con un cattolico devo ricercare la via della fedeltà,
un musulmano lo devo convertire a Gesù Cristo ». Certo, tutto
è conversione, ogni rinnovamento della Chiesa è Riforma ed è
conversione ma è pur diversa la
« conversione » di un cristiano
da quella di un uomo religioso.
Cosa significhi e cosa impli
chi questa conversione è tutto
da spiegare e chiarire.
Un fatto resta inequivocabile
per noi evangelici : non c’è una
scala di valori che va dall’umano alla fede cristiana passando
attraverso le diverse gradazioni
di religioni; la religione-premessa-della-fede non è una novità
nella teologia, è la grande ipotesi su cui il cattolicesimo medievale, da Tommaso in poi, ha costruito la sua opera missionaria.
E’ la tesi che rinnovata ed aggiornata soggiace alla grandiosa
operazione di restaurazione del
pontificato di Giovanni Paolo II.
E quel nodo teologico va sciolto e proprio nel contesto della
attuale riflessione ecumenica.
Per gli equivoci che vedo ancora presenti su questo tema e
quelli che potrebbero sorgere
domani non credo sia stata opportuna l’inclusione di quel paragrafo nel documento.
Non condivido l’opinione di alcuni fratelli, critici come me, che
lo ritengono particolarmente
grave sul piano teologico quasi
in avallo alle tendenze di teologia naturale o liberaleggiante
sempre presenti nella Chiesa.
Molto probabilmente le intenzioni sono state eccellenti e la spinta è stata più emotiva che meditata. Il Sinodo non ha fatto una
scelta di teologia ma è stato guidato da spinte emotive. Il fatto
non è meno grave, s’intende, perché significa che la nostra massima assemblea mancando di
spessore teologico e biblico parla col cuore ma il cuore non è
sempre stato buon consigliere.
Questo è però un altro argomento su cui si potrà tornare un’altra volta.
Giorgio Tourn
8
8 ecumenismo
17 dicembre 1982
INTERVISTA A LUCILLA TRON
In Africa, ma non da sola
Ha lavorato per nove anni in
un’agenzia di viaggi di Torino.
E’ geometra e conosce bene il
francese e l’inglese. Originaria di
Massello, antica terra di professori e pastori valdesi, a 32 anni
ha compiuto una scelta coraggiosa ma piena di speranza.
Da circa due mesi Lucilla è divenuta, per conto della Comunità Evangelica di Azione Apostolica (CEvAA), segretaria nell’ufficio del moderatore della chiesa
evangelica del Camerún. Dunque in Africa. Prima di partire,
gli amici e la comunità valdese
di Massello l’hanno voluta salutare, durante un culto, in quello
stile cristiano che del resto caratterizza lo stesso impegno di
Lucilla.
Alla vigilia della partenza al>
biamo raccolto alcune sue rapide impressioni che annotiamo di
seguito. Questa scelta ’missionaria’ dove affonda le proprie radici? « Sono stata — ammette
Lucilla — sovente in Africa per
viaggi di turismo e dai contatti
avuti mi ha sempre colpita la religiosità africana, la fede, l’umanità profonda di questa gente.
Dall’altra credo di aver ormai
acquisito una mentalità internazionalista e naturalmente m’interessa fare un lavoro con la gente per risolvere problemi importanti. Penso che lavorare in Camerún arricchirà moltissimo la
mia esperienza, non mi aspetto
miracoli né voglio dare l’impressione di quella che parte dall’Europa con le idee chiarissime. Sono pronta a condividere, ad
ascoltare, a partecipare alla soluzione dei problemi che incontrerò laggiù ».
Negli anni del suo lavoro a Torino, Lucilla ha mantenuto un
costante contatto con Agape:
« E’ stata l’esperienza agapìna
che mi ha aperta ai problemi del
nostro tempo, considero Agape
un polo formativo dal punto di
\nsta evangelico ». Ma questa partenza è soltanto una decisione
personale? « All’origine — preci
sa Lucilla — c’è stata evidentemente una mia scelta personale
ma è immediatamente diventata
un fatto comunitario. Anche all’interno della CEvAA questa scelta è stata discussa, socializzata.
Poi a Massello ho visto l’approvazione della mia gente. Sono all’inizio, è un processo che si svilupperà e molto dipenderà anche dal mio atteggiamento in futuro. Diciamo che mi considero
in ricerca... ».
L'impatto con il mondo della
CEvAA? « Buono. La CEvAA, mi
sembra, parte da un profondo rispetto delle altre culture. Non
colonizza ma sviluppa un lavoro,
direi, democratico. In sostanza
io so che non soltanto sono chiamata a dare ma potrò anche ricevere e questo spirito di scambio paritario e di rispetto dell'altro, chiunque esso sia, coincide con le mie aspirazioni individuali. Chiarita questa convergenza di intenti ho chiesto ai responsabili della CEvAA che esaminassero loro la mia offerta di colla
borazione. E così dopo contatti
e chiarimenti, per motivi tecnici, sono stata assegnata al Camerún dove appunto cercavano
una persona che facesse il lavoro
piuttosto impegnativo di segreteria. Devo dire che rincontro con
la CEvAA, anche attraverso i colloqui con i pastori Davite, Coisson e Anita Gay è sempre, stato
improntato ad uno stile amichevole e partecipato ».
Il Camerún è lontano. C’è il
rischio che questa lontananza alimenti un nostro disinteresse nei
confronti del lavoro che svolgi,
pur sempre, per conto della chiesa valdese. Come pensi di ovviare a questa possibilità? «Penso di
fare il possibile per essere presente nella mia chiesa inviando
notizie e informazioni su quello
che faccio. Resterò in contatto
con il pastore Coisson per uno
scambio di notizie ».
Francamente: dietro la tua
scelta avverti la nostra solidarietà?
« Sì. Per me essa è molto importante. Ho deciso da sola ma
non voglio essere sola nella mia
ricerca di vita. Non mi interessa ostentare eroismi o enfatizzare quel poco che intendo fare.
Mi rallegro del fatto_ che potrò
lavorare in un ambiente evangelico perché ci sono finalità e
una base comuni e sono disponibile ad essere attiva in una
chiesa africana. Non è molto, ma
mi sentivo matura per questa
scelta ».
Dopo Laura Nisbet, in Lesotho, Lucilla Tron è la seconda
« envoyée » valdese in Africa.
Queste due donne, anzi queste
due sorelle rappresentano nei
fatti la coscienza ’missionaria’
della nostra chiesa. Una coscienza nuova fatta di condivisione,
ascolto e grande disponibilità.
Perciò la loro esperienza, benché
così lontana, è motivo di riflessione e partecipazione per tutti
coloro che hanno a cuore la testimonianza cristiana.
a cura di G. Platone
DALLA CIRCOLARE DEL MODERATORE
La Tavola valuta
l’Assemblea FCEI
Nelle sue recenti sedute la Tavola ha proceduto ad una valutazione dell’Assemblea di Vico
Equense. Ne dà notizia la circolare del moderatore che « anticipa », rispetto alla relazione della Tavola al prossimo sinodo,
tale valutazione.
Il « rilancio federale » manifestato dall’Assemblea di Vico
Equense poggia su diversi elementi che consentono l’impressione « che la Federazione possa effettivamente essere ciò che
si proponeva quando fu fondata : un luogo di incontro e di lavoro comune per le ’’chiese storiche” dell’evangelismo italiano,
e forse anche per altre ». Accanto alle nuove adesioni, al rinnovato interesse dei giovani, alla maturazione di una nuova
« scelta meridionalista » da parte delle chiese, all’incidenza dei
provrammi radiotelevisivi, a Vico Equense si è ulteriormente
chiarito, anche per mezzo della
revisione statutaria, che la Federazione non vuole essere una
super-chiesa ma intende essere
un « rapporto tra chiese ». E’ stata. inoltre potenziata la struttura con maggiori competenze date al collegio dei revisori, con
l’istituzione di un incontro annuale tra Consiglio e rappresentanti delle chiese membro, federazioni regionali, FDEI e EGEI,
con la presenza delle chiese
membro nei comitati generali
dei servizi più impegnativi.
La Tavola sottolinea la sobrietà con cui l’Assemblea ha delineato il «programma terremoto» e osserva: «Non c’è dubbio
che il ’programma terremoto’ costituirà il banco di prova dell’impegno federale nei prossimi anni- da una parte, esso ha ridato
una ’bandiera comune’ alFevangelismo italiano, e ha tonificato
quella scelta meridionalistica
che già era ’nell’aria’ -, dall altra
esso ha bisogno di raccogliere.
Un altro monumento
a papa Wojtyla
(Adista) — Continua la «corsa » al monumento dedicato a
Giovanni Paolo II, anche da parte di autorità civili. L’amministrazione comunale di Belo Horizonte ha approvato un grandioso progetto di ristrutturazione
della piazza Israel Pinheiro, in
cui papa Wojtyla celebrò la messa nel luglio 1980, in occasione
del suo viaggio in Brasile. Nella
piazza sarà collocata una statua
del papa polacco, mentre una vastissima area della stessa sarà
attrezzata per poter accogliere
cinquantamila persone.
Quello di Belo Horizonte è l’ottavo monumento a Giovanni Paolo II, per quanto si conosce e
secondo quanto è stato divulgato
dalla stampa cattolica internazionale.
Africa meridionale:
centenario metodista
(Soepi) — La Chiesa Metodista dell’Africa Australe ha dato
avvio alle cerlmon.ie commemorative del KM" anniversario dell’indipendenza dalla Conferenza
Britannica (avvenuta nel 1883).
I 10 distretti della Chiesa Metodista si trovano nell’Africa del
Sud, in Namibia, Lesotho, Swaziland, Bostwana e Mozambico.
Nel quadro di questa celebrazione si prevede l’assunzione di 200
ministri di culto a tempo pieno
— 100 consacrati e 100 laici —
che faranno parte di un nuovo
« ordine di laici » e che raggrupperà coloro che vogliono specia
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Ooïsson
lizzarsi nel campo della medicina, attività sociali, sviluppo comunitario e comunicazioni. E’
stata anche programuiata una
campagna di evangelizzazione .
che dovrebbe raggiungere 100.000
persone ed è stato lanciato un
appello per raccogliere 2 milioni
di rand sudafricani.
Etiopia: normalità
nella catastrofe
(Soepi) — Habte Mariam, per
lunghi anni decano della cattedrale della Santa Trinità ad Addis Abeba, sarebbe stato rimesso in libertà, dopo 8 anni di detenzione. Secondo alcuni collaboratori le sue condizioni di salute sono buone ed ha anche potuto predicare l’Evangelo in carcere.
I responsabili delFaiuto delle
chiese norvegesi hanno dichiarato che la situazione dell’agricoltura in Etiopia non è « catastrofica » ma piuttosto « normale », ciò che significa per gran
parte della popolazione « essere
ridotti al minimo vitale ». Paradossalmente l’Etiopia esporta
prodotti alimentari in Unione
Sovietica e nell’Europa dell’Est,
mentre ne riceve dagli Stati Uniti e dall’Europa Occidentale.
Prospettive future
della CEPPLE
(Soepi) — Il gruppo di continuazione della Conferenza delle
Chiese Protestanti dei paesi latini d’Europa, si è riunito a
Montpellier per riprendere le
conclusioni dell’ultima issemblea di Torre Pelhee che aveva
avuto per tema « La chiesa nella
diaspora ». E’ stato deciso che
questa riflessione verrà proseguita in vista dell’assemblea del
1986 con il titolo provvisorio;
« il popolo di Dio in situazione di
diaspora : quali comunità, quali
ministri, quali cambiamenti? ».
Raccogliendo una richiesta delle Chiese Protestanti del Porto
gallo, il gruppo di continuazione
ha deciso di convocare un colloquio sulla testimonianza delle
Chiese Protestanti nei paesi a
maggioranza cattolica in un tempo di recessione ecumenica.
Honduras: il problema
dei rifugiati
(Soepi) — Il Comitato delle
chiese per i rifugiati, la cui sede è a Toronto, ha esortato l’aL
to commissariato per le Nazioni
Unite per i rifugiati ad inviare
un maggior numero di collaboratori nei campi dell’Honduras
per proteggere 25.000 rifugiati
salvadoregni e guatemaltechi dalla « repressione legata alla militarizzazione delle frontiere ». In
un rapporto di 30 pagine il comitato dichiara inoltre che le
Nazioni Unite, scaricandosi della propria responsabilità di protezione, mettono in evidenza il
fatto che la loro influenza diminuisce sempre più.
Disponìbili verso
chi è in difficoltà
(SPP) — Da circa un anno
nella Svizzera Romanda, un
gruppo di lavoratori sociali, l’Ufficio di formazione al servizio
cristiano ed i cappellani dei centri di adolescenti, lavorano alla
realizzazione di una rete di famiglie pronte ad accogliere giovani in difficoltà.
Si tratta di venire incontro ad
una necessità riscontrata negli
ambienti educativi di cui si sono fatti carico i servizi sociali.
Il « gruppo di ricerca delle famiglie di accoglienza » spera di
trovare fra 50 e 70 famiglie, gruppi, coppie o persone .singole che
accoglierebbero un ragazzo di 14
anni o più, in difficoltà, durante un giorno o un fine settimana. Si può anche mettersi diversi assieme, e sarebbe allora più
facile, per accogliere regolarmente un giovane e rimanere in contatto con lui. Il gruppo di ricerca è pronto ad incontrare tutti
coloro che anche timidamente
sono pronti a lanciarsi in questa
avventura.
intorno al ’Servizio di Azione
Sociale’, un gruppo di persone
vocazionalmente capaci di realizzare l’immenso progetto, di
raccordarlo con la scelta evangelistica (anch’essa ’neH’aria’ da
alcuni anni) e soprattutto capaci di stimolare il protagonismo
spirituale, culturale e sociale delle popolazioni locali: se ora i vari centri vivono essenzialmente
grazie ad apporti esterni (doni
stranieri, volontari del centrosud), tra 15 anni essi dovranno
essere nelle mani della gente del
luogo. Si tratta, in sostanza, di
ripetere nel Mezzogiorno ciò che
Beckwith fece 150 anni fa nelle
Valli Valdesi ; stimolare una crescita, non impiantare delle colonie ».
L’Assemblea ha inoltre sfatato
una leggenda piuttosto diffusa
negli ultimi tre anni: che con
l’integrazione la componente metodista sarebbe stata assorbita
da quella valdese. Invece — rileva la Tavola — in Assemblea
« sia la componente valdese che
quella metodista hanno pienamente mantenuto e manifestato
la rispettiva identità, sia con sfumature di accenti, sia con vere
e pronrie dialettiche di posizione e di proposte: come in Gran
Bretagna inglesi e scozzesi vivono insieme ma riconoscono e
rafforzano le rispettive identità,
così in seno alla nostra chiesa,
metodisti e valdesi continueranno a costituire per molto tempo
due ’anime’ distinte, due valide
interpretazioni della presenza evanaelica nel Paese». D’altra parte il rilancio della Federazione
non ha svuotato di significato i
rapporti specifici con i battisti
(BMV) e con le chiese libere
(accordo di base del 1979) che
consente una dimensione di operatività che solo in questo rapporto diretto tra chiese può essere realizzata.
Si tratta, ricorda la Tavola,
di collaborazione in progetti
evangelistici, cura pastorale, preparazione ministeri, servizi tecnici, ecc. Anche questi rapporti
sono visti dalla Tavola in vista
del « consolidamento e l’approfondimento della testimonianza
nel nostro Paese ».
MISSIONE LEBBRA
Cercasi
segretario
Il pastore Guido Mathleu che per diversi anni ha diretto l'attività della Missione Evangelica contro la lebbra in Italia ha dovuto rassegnare le sue dimissioni per motivi di salute.
La Missione lo ringrazia molto sinceramente per tutto il lavoro compiuto in
questi anni e per lo sviluppo che ha saputo dare all'opera per i lebbrosi nelle
nostre chiese.
In seguito a queste dimissioni è urgente trovare nell'ambito delle chiese
evangeliche italiane un nuovo Segretario generale per l'Italia. Lanciamo perciò un appello pressante a pastori o
laici, fratelli o sorelle nella certezza
che qualcuno sarà sensibile a questa
necessità e risponderà come ad una
chiamata del Signore.
Il segretario per l'Italia ha il compito di animare e coordinare le attività,
le visite alle chiese ecc., mantenere i
contatti con la sede centrale di Londra
e partecipare agli incontri annuali a livello internazionale. È necessario conoscere l'inglese. È un servizio prestato gratuitamente.
Per maggiori informazioni rivolgersi
al Sig. Tarquinio Ventura, via Scheiwiller, 1 - 20139 Milano - Tel. 02/56.96.234.
Si prega di inviare le risposte all'indirizzo indicato entro il 15 gennaio 1983.
Il Comitato Italiano
9
17 dicembre 1982
cronaca delle Valli 9
IN VARIE LOCALITÀ’ DEL PINEROLESE DOMENICA 19 DICEMBRE
Un solo
Signore:
sì, ma
• •
Nelle nostre chiese si sta discutendo il documento del Sinodo sull'ecumenismo. La mia impressione è che la gente non sia
molto interessata al dialogo con
la Chiesa Cattolica, e neanche
alle differenze che ci dividono dal
cattolicesimo.
Non è che tali questioni siano
ritenute inutili, ma si considerano materia per i competenti, cioè
per i teologi. Ciò che interessa è
il contatto quotidiano con i cattolici e i problemi che ne possono venire, come per esempio il
problema dei matrimoni misti.
Ma anche questi problemi non
sono più scottanti come una volta, e vi è la tendenza a considerarli risolti, o facilmente risolvibili con un po’ di buona volontà.
E’ inutile litigare, bisogna cercare di andare d’accordo: questo
ragionamento lo si può sentire
oggi anche sulla bocca di mólti
valdesi, nei confronti dei cattolici. E la necessità di andare d’accordo è sostenuta con argomentazioni che sembrano convincenti e definitive: il Signore è uno
solo, possiamo leggere la stessa
Bibbia, il sole fa luce e riscalda
tutti. '
Il teologo, in questa celeste armonia, fa la figura del guastafeste che, chissà per quali privati e
reconditi interessi, si accanisce a
sottolineare le differenze e a imporre ai membri di chiesa una
divisione non più capita.
Ritengo che questa tendenza
verso un cristianesimo semplice,
in cui .si è più attirati da ciò che
unisce che da ciò che divide, sia
un fatto abbastanza nuovo nelle
nostre valli, non privo di aspetti
positivi su cui converrà ritornare in modo più approfondito. Per
il momento, tanto per non rinnegare il mio ruolo di teologo guastafeste, vorrei cercare di chiarire qualche punto, per evitare
confusioni.
D’accordo, il Signore è uno solo: la luce dell’Évangelo che ci
illmnina è una sola. Ma come lo
servo, questo Signore? Non vorrei che questo discorso dell’unico Signore servisse a tranquillizzare la coscienza di persone a ctd
fa paura l’impegno preciso in una
chiesa. Non basta dire: Signore,
Signore come si legge in Matteo
21. Ciò che Dio fa per noi non
deve rimanere senza la nostra risposta. La risposta è quella della
fede, e la fede porta al servizio.
Più capisco il grande dono che il
Padre mi ha fatto con l’Evangelo, pili nii sento spinto a servirlo.
Questo servizio, se esiste, dovrà ben essere fatto in un certo
modo; ci sarà pure, a un certo
punto, qualche scelta da fare. In
questo servizio non si potrà ignorare che anche gli altri fratelli
hanno il loro servizio da .svolgere, e bisognerà cercare in che
modo concretamente possiamo
servire insieme il Signore e servire gli uni agli altri. Ma questo
serviz.io comune nelle varie chiese segue regole diverse, è attuato
in modo diverso. E soprattutto^
cambia il modo di concepire i
mezzi attraverso i quali il dono
di Dio, che dà origine al servizio,
giunge fino a noi. Queste differenze esistono, è inutile far finta
di non vederle; è meglio guardarle in faccia, capire perché si^ sono formate, e avere un’idea di come potrebbero essere eliminate,
con il tempo e la pazienza necessari.
Binino Rostagno
Il digiuno per la pace
L’83 sarà un anno cruciale per
il movimento per la pace. Il governo infatti non sembra affatto
disposto a sospendere i lavori
per la costruzione della base di Comiso; anzi pare- che essi
proseguano alacremente, per essere in grado di sistemare, entro
il prossimo anno, i famigerati
missili Cruise. Neirultimo vertice NATO tenutosi nei giorni scorsi a Bruxelles l’Italia pare essersi dichiarata disponibile a prestare il proprio territorio per
azioni che dovessero svolgersi
anche oltre i limiti dei territori deU’Alleanza. Di fronte a questa situazione preoccupante che
precipita di giorno in giorno i
comitati per la pace e quindi anche le nostre chiese stanno organizzando in questi giorni varie
manifestazioni. Tra di esse anche il digiuno indetto per domenica 19 dicembre.
La pratica del digiuno'è un po’
inconsueta nei nostri ambienti.
Diciamo subito che esso non
vuol affatto essere un atto di
mortificazione, né un mezzo di
ascesi spirituale. Si tratta, molto
più concretamente e seriamente
di un digiuno di solidarietà.
L’idea è stata lanciata da un
gruppo interconfessionale di Ginevra, per compiere un gesto
■ simbolico che esprima la nostra
consapevolezza che il problema
della pace non può oggi essere
disgiunto dal problema della giustizia e della fame nel mondo. La
pace — viene detto nel volantino diffuso — passa attraverso la
nostra conversione; rinunciamo
al nostro cibo per un giorno, e lo
doniamo a chi ne è privo. Rinunciamo al nostro superfluo, per
dare il necessario ad un altro.
Quanto verrà così risparmiato
sarà infatti versato aH’UNICEF,
per il programma di assistenza
all’infanzia.
A Pinerolo chi vorrà digiunare
potrà farlo insieme ad altri nel
Cinema Roma, in via del Pino,
dalle Li alle 18 circa. Ci saranno
mostre, audiovisivi, interventi
vari, preparazione per la fiaccolata del 24 sera.
A Perosa l’appuntamento è per
le 12,30 nella sàia Jacopo Lombardini. Anche questa occasione
sarà sfruttata per avere una crescita comune sul problema della pace.
A Torre Pellice l’appuntamento è dalle 12 alle 14 nella sala
comunale scuole medie di viale
Rimembranza, con un programma simile a quelli di sopra.
Le tre iniziative, collegate tra
loro, lanciate dalle chiese valdesi del distretto e dalla Caritas
diocesana, sono state accolte dai
comitati per la pace. E’ quindi
auspicabile che vedano una larga
partecipazione, senza pregiudizi
di sorta.
ANGROGNA
Un’altra iniziativa è in cantiere per venerdì 24 dicembre. Dalle
17,30 fin verso le 19 si svolgerà
una fiaccolata a Pinerolo. La partenza è dalla piazza della Stazione; il corteo poi si concluderà
in piazza Facta.
Luciano Deodato
Asfalto fino a
Villanova
BOBBIO PELLICE — Con un
notevole sforzo economico l’Amministrazione comunale ha provveduto a fare asfaltare gli ultimi 700 metri della strada di Villanova. Quando l’opera fu intrapresa, alcuni anni fa, i lavori
dovettero essere interrotti per
mancanza di fondi. Ora tutti i
10 chilometri che collegano il
capoluogo con il villaggio, punto
di partenza per le escursioni alpinistiche in alta Val Pellice, sono percorribili senza timori di
forature e danneggiamenti alle
numerose autovetture che, nella
buona stagione, percorrono la
strada.
In tema di viabilità segnaliamo che gli operai della Provincia hanno asfaltato la strada
nuova che dalla strada provinciale raggiunge il Cimitero, mentre l’ultimo tratto, che va a congiungersi con la strada del Podio, è stato predisposto per la
futura asfaltatura, fondi permettendo.
Prezzo del latte
PEROSA — Dal 1" gennaio prossimo
il latte sfuso in vendita nelle valli Chisone e Germanasca costerà 800 lire al
litro.
Riparata la frana
PRALI — Dopo due giorni di interruzione del traffico, la Provincia ha provveduto a riempire la voragine che si
era verificata in località « Indiritto dei
marmi » dopo la frana del muro di sostegno avvenuta due mesi or sono. Si è
così anche tolto il ponte bailey che
era stato installato.
Nuovo centro
socio - terapico
PEROSA — Dal prossimo anno 1983,
i ragazzi handicappati provenienti dai
Comuni delle Valli Chisone e Germanasca, avranno a Perosa Argentina un
« Centro socioterapeutico » a .loro disposizione. Finora, ogni giorno venivano
trasportati a cura deH'Unità Sanitaria
42 al vicino Centro di Pinerolo, soprattutto però nei mesi invernali la soluzione non era fra le più idonee. Per questa
nuova struttura verrà trasformato in
tempi brevi l'ex ITIS (Istituto Tecnico]
di Perosa Argentina, in Centro Socio-Terapeutico.
La Provincia ha già stanziato oltre
115 milioni per coprire l'intero costo
di trasformazione delle strutture, che
verrà materialmente realizzato dalla Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca.
Il CoReCo e la pace
DISOCCUPATI
Nel gennaio di quest’anno, i
consiglieri angrognini avevano
deliberato l’adesione al Comitato per la pace ed il disarmo costituitosi in Torre Pellice, devolvendo anche una modesta
somma a sostegno delle iniziative del comitato stesso. Il CQ.RE.
USSL VAL PELLICE
Sciopero farmacie
Da lunedì 13 c.m. è stato sospeso lo sciopero delle farmacie.
• Hanno collaborato a questo
numero: Giorgio Baret, Franco Davite, Margarete Della
Latta, Dino Gardiol, Costantino Messina, Teofilo Pons,
Sergio Ribet, Jean Louis Sappé, Eugenio Stretti, Franco
Taglierò, Cipriano Tourn.
CO. di Pinerolo (l’organismo regionale di controllo sulla legittimità degli atti dell’ente locale)
ha però respinto la delibera, annullandola con una serie di motivazioni, tra le quali quella assai curiosa di « mancanza di interesse ».
L’amministrazione comunale
ha pensato bene di riproporre
l’ordine del giorno a suo tempo
bocciato e l’ha rivotato alla pressoché totale unanimità, non senza prima fornire ai solerti burocrati pinerolesi le ragioni per
cui si ritiene giusto e doveroso
appoggiare tutti quei gruppi e
quelle persone che oggi si organizzano per sensibilizzare la popolazione su un problema, come
quello rappresentato dalla corsa agli armamenti e dal rischio
di un conflitto nucleare, che ci
coinvolge tutti. J.L.S.
Impegni dei comuni
PINEROLO — Su iniziativa
del Sindaco si è tenuta una riunione con le Organizzazioni Sindacali per analizzare la gravità
della situazione occupazionale
nel Pinerolese.
Dopo una approfondita analisi
di Elvio Tion per le organizzazioni sindacali, hanno preso la
parola il Presidente del Comprensorio, il Presidente dell’USL
42 (Comunità Montana 'Val Chisone), e USL 43 (Comunità Montana Val Pellice). Ha concluso
rincontro il Sindaco di Pinerolo con un intervento che dava
alcune prime risposte alle richieste delle OO.SS., e precisamente :
1 ) assunzione da parte del Co
mune di Pinerolo dello studio e
del reperimento in tempi brevi
di un’area industriale attrezzata
da attuarsi con P.I.P.;
2) verifica della possibilità di
assunzione da parte degli Enti
Locali direttamente dal Collocamento per quelle qualifiche i cui
concorsi sono o scaduti o di
prossima scadenza e in cui le
qualifiche stesse lo consentano;
3) verifica della possibilità di
erogare un contributo continuativo ai 95 nuclei familiari di Pinerolo i CUI membri sono tutti
disoccupati ;
4) impegno per un più rigoroso controllo de: subappalti
nel settore dell’edilizia.
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10 cronaca delle Valli
17 dicembre 1982
INIZIA LA STAGIONE A PAESANA
a buon mercato
PIAN MUNf — La stazione
sciistica di Pian Muné i cui operatori hanno combattuto tutta
l’estate con le scartoffie in seguito a problemi organizzativi abbastanza rilevanti, di cui queste
colonne hanno a suo tempo dato
notizia, ha potuto « risorgere »
grazie anche alle abbondanti nevicate dei giorni scorsi che hanno
consentito un positivo collaudo
nel corso delle festività che hanno registrato un notevole afflusso di pubblico.
L’organizzazione è a punto,
la cooperativa di gestione (come
è noto Pian Muné è l’unico impianto di proprietà comunale a
conduzione privata) è in piena
forma, i soci lavoratori stanno
operando e coltivando con amore quella neve che non gli ha
procurato lo stipendio lo scorso
anno ma che promette un recupero pèr l’attuale stagione, anéhe se un deficit di 70.000.000 richiede un impegno di recupero
non indifferente.
« La pubblicità ci serve ovviamente per sopravvivere — afferma il presidente della cooperativa, Claudio Marnino — ma non
facciamo pubblicità quando diciamo che abbiamo deciso di
non riversare il deficit sulle tapiffe. Confidiamo in un innevamento che ci consenta di lavora
re, finalmente, con serenità e con
la certezza di proporre all’utente
una soluzione alternativa alla
megalomania di certe industrie
sciistiche ». Il complesso infatti
non ha grandi pretese, pur avendo fatto suo lo slogan « terrazza
della pianura padana », ma lavora con umiltà nella direzione
di offrire un servizio; i dodici
Km. di piste naturali, la posizione solatia, la limitata distanza
dai maggiori centri del pinerolese (mezz’oretta di viaggio) hanno
suggerito agli operatori di impostare l’attività privilegiando i
bambini e le famiglie che possono cosi preventivare anche solo
poche ore sulla neve. Speciali
convenzioni sono state stipulate
con le scuole, (anche lo skilift
«baby» è stato denominato «meinai» in rispetto del «patois»), la
seggiovia biposto può trasportare 900 persone/h per raggiungere i 2000 metri di altitudine di
Pian Croesio. Ancora solarium,
scuola di sci, posto di chiamata
regionale per cani da valanga, pista omologata FISI per slalom e
fondo. Il prezzo è tutto un programma. L’abbonamento stagionale costerà 165.000 per gli adulti
e 110.000 per i ragazzi compresi i
maestri.
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Teatro
Nell'ambito della Stagione di prosa
1982/83 « Piemonte a Teatro » si ter
ranno presso ii Cinema Teatro Lusernese, tre spettacoli organizzati dal Teatro Stabile di Torino.
Il calendario è il seguente:
Venerdì 17 dicembre: « Amate sponde! » - Cooperativa Teatrale Nuove
Parole.
Sabato 29 gennaio: « Senza trucco, tutta in nero ■> - Teatro Aperto.
iVlercoiedi 9 marzo: « A volte un gatto... >■ - Compagnia Pesci Banana.
Prezzo deH'abbonamento: Adulti L.
12.000; giovani fino ai 18 anni L. 9.000;
Costo del biglietto singolo per ogni
spettacolo L. 6.000.
Vendita abbonamenti: Luserna S. Giovanni; Bottega della Porta, C.so De
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TORRE PELLICE — Organizzato dalla
« Università della Terza Età », giovedì
16 dicembre alle ore 16 presso l'Hôtel
du Parc si terrà un incontro musicale
col soprano Grazia Tosi.
TORRE PELLICE — Venerdì 17 dicembre alle ore 20.45 presso il Tempio Valdese si terrà un concerto per pianoforte con Enrico Meyer. Organizzazione
Pro Loco di Torre Pellice.
PINEROLO — L'associazione commercianti ed il comune organizzano
una serie di concerti nell’ambito del
programma « Quando viene Natale ».
I prossimi concerti sono:
Venerdì 17 dicembre ore 21 - Abbazia
di San Varano ad Abbadia: « Aspettando il Natale », chitarra solista di
Davide Ficco.
Sabato 18 dicembre ore 21 - chiesa di
San Maurizio: « Gli Angeli di Natale »
col coro di voci bianche Milanollo di
Savigliano.
Mercoledì 22 dicembre ore 21 - Duomo: Concerto di Natale col coro dell'Istituto musicale Gorelli.
Mercoledì 29 dicembre ore 21 - Duomo:
Incontro musicale col gruppo polifonico Turba Concinens e la Corale Valdese di Villar-Bobbio Pellice.
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cronaca delle Valli 11
17 dicembre 1982
A PROPOSITO DELL’ATMOSFERA NATALIZIA
Un rito pagano
« Panem et circenses », « pane
e divertimenti »: a questo motto
latino mi hanno fatto pensare le
mille luci colorate e, novità di
quest’anno, i potenti faretti posti agli angoli delle case che illuminano via Buniva e via Virginio, a Pinerolo. Dovrebbero
ispirare allegria, « atmosfera natalizia » quei nastri multicolori
accesi tutta la notte ad illuminare la via a qualche nottambulo, a qualche cane abbandonato.
In realtà non sanno comunicarmi che tristezza, e un po’ di
rabbia.
Solo un paio di anni fa si faceva un gran parlare di crisi energetica, si era arrivati a spegnere
i lampioni uno sì uno no, a vietare l’accensione delle insegne luminose dei negozi.
Oggi? oggi no, oggi quei problemi sono superati.
Crisi energetica? Panzane, sembra.
« Panem et circenses »: tutte
quelle lampadine colorate dovrebbero far dimenticare la crisi dell’ocoupazione, la crisi dell’impegno politico, le tensioni internazionali, le decisioni di metterci i missili nucleari in casa, la
tragedia di chi non trova un senso per la propria vita se non nella droga, i disagi (per non dir ah
tro) che ancora oggi provano i
baraccati del terremoto, in Irpinia come nel Belice e nel Friuli,
e certo è un elenco molto lacunoso. . .
Che possiamo fare noi, cittadini, e cristiani, di fronte a tutto
ciò?
Innanzitutto protestare, far
capire che non vogliamo essere
presi in giro.
E poi ricordare ancora una volta, a noi stessi prima di ogni altro, che il Natale non è la festa
del commercio.
La gioia di donare qualcosa ad
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una persona cui si è affezionati,
in famiglia come fuori di essa, e
la gioia di ricevere un dono, sono certo grandi, ma non per
questo dobbiamo dimenticare
che tutto questo avviene in un
periodo in cui ricordiamo un dono ben più grande di ogni altro:
la nascita del Salvatore delle
genti.
Quelle lampadine stonano con
questo: è la celebrazione di un
rito pagano.
E’ un invito a dimenticare quello che capita intorno a noi, a dimenticare le lacrime di una madre che ti ferma per strada e ti
implora di darle poche lire per
tirare avanti, mentre sei fermo a
guardare le vetrine illuminate
dei negozi di via Lagrange a Torino; a dimenticare un ragazzo
che si toglie la vita perché non
vi trova un senso, ed il sentirsi
senza forza, senza potere di fronte a lui ed al suo gesto; a dimenticare un ragazzo morto di overdose di eroina in un gabinetto
dell’Università.
Possiamo dimenticare?
Noi che diciamo di avere come
unico Signore quel Cristo nato
in una stalla e morto su una croce, messaggero di una nuova vita di cui noi, a nostra volta, siamo chiamati a rendere testimonianza, possiamo dimenticare?
lasciarci abbagliare dall’idolatria
che quelle lampadine rappresentano?
Come potremo accusare i potenti della terra di non saper amministrare i beni che il Signore
ci ha dato, e di essere causa di
fame, miseria, morte, se poi non
vediamo le piccole cose che facciamo e sopportiamo vicino a
noi, e che sono segno del nostro
non-curarci dell’altrui fame, miseria, morte, se non, in qualche
modo, genitrici di esse? ^
Sono poche riflessioni, un po
confuse, un po’ retoriche forse,
ma che ho sentito il bisogno^ di
mettere per iscritto e comunicare.
Leviamo dunque la voce a protestare, troviamo il coraggio di
protestare, ma insieme assumiamoci le nostre colpe per il nostro
non fare abbastanza perché certe
situazioni non si verifichino, per
essere dei testimoni infedeli della Parola di salvezza e di speranza rivoltaci dal Signore.
Diciamo ancora « Io ho peccato contro te, contro te solo, e ho
fatto ciò che è male agli occhi
tuoi; lo confesso, affinché tu sia
riconosciuto giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi... insegnami dunque sapienza
nel segreto del cuore. (Salmo 51: 4-6). »
Paolo Gay
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mem. marito: Azzario Sergio e Giorgina; Griglio Piero, San Secondo; Long
Silvio, Lugano.
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L. 25.000: Griot Alfredo e Margherita;
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mem. cari; In mem. del figlio Adolfo
Serafino; Travers Silvio e Emma. Pramollo; Martinat Silvio e Delfina, Torre Pellice, in mem. Emilio e Jenny
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Enrico: Costantino Lelia, in mem. Ilda
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mem. Azzario Regina.
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Eugenia Geymet L. 200.000: Amalia
e Luciano Panerò 200.000; Alma Gabella
e figli Alberto e Renato 100.000; Elisa
Gabella 50.000: Gianni Bonci 100.000;
Enrico e i Linda Panero-Mast 50.000;
Mario e Luisa Panerò 25.000; Ruth e
Cipriano Tourn 100.000; Domenico Corongi 100.000; N. N. 5.000: N. N. 20
mila; N. N., Villar Pellice 20.000.
(Continua]
L. 500.000: « Compagnia Teatral Piemontèisa », Perosa Argentina.
L. 268.455: Unione Femm.le di Zurigo.
L. 100.000: Adele Tron ved. Ribet, S.
Germano Chisone.
L. 90.000: 1 compagni di lavoro di Belleard Italo, in mem. del papà Giuseppe.
L. 80.000: Florence Long ved. Mensa,
in mem. cari e di Ilda Ribet v. Balmas.
L. 60.000: I figliocci e nipoti, in mem.
zia Ilda.
L. 50.000: Fam. G. Bertalot, in mem.
Elena Bouchard; Sara e Sauro Gottardi. Albisola sup.; N, N.; Unione Femminile di Torre Pellice; Mimi Mathieu;
Elvira Genre Poet.
L. 40.000: Chiesa Ev. dei Fratelli di
Collegno.
L. 20.000: L. A. N. Rostan, in mem. E.
Bouchard Bonetto; Cristina Frache.
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mem. cari; N. N.; Liliana e Emilio Comba, in mem. P. Zaninetti; Bianchi Isabella, Bergamo; Alma e Nida Pons, S.
Germano Ch., in occ. nozze d'oro M. e
E. GardioI: GardioI Emanuele e Mary,
Prarostino, in occ. 50 anni matrimonio;
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L. 5.000: Beux Enrico e sig.ra, in memoria R. Azzario.
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L. 200.000: I figli, in mem. Tosi Ines
ved. Frairla.
L. 150.000: Gli amici cronometristi, in
mem. B. Malavaso.
L. 115.000: I condomini di V.le Castelfidardo, in mem, B. Malavaso.
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la scomparsa del
Dotta Guido Boccassini
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17 dicembre 1982
LA SITUAZIONE GIURIDICA NELLA SCUOLA MEDIA
Religione: un insegnamento
a statuto speciale
Alcuni aspetti giuridici dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola media sono comuni anche a tutti o a una parte
degli altri ordini e gradi dell’istruzione: inserimento della lezione di religione nei programmi
di studio, possibilità dell’esonero
ecc. Su questi non ci soffermiamo.
Ci limitiamo a mettere in luce
gli aspetti propri della scpola
media in ordine a questo problema.
Innanzitutto l’insegnamento
della religione è per molti versi
un insegnamento a statuto speciale;
— I docenti non sono assunti
per concorso — nemmeno per titoli —, ma per scelta personale
del capo di istituto, sentito l’Ordinario diocesano. Nessuna norma precisa che cosa debba avvenire in caso di dissenso tra i
due, dando, ovviamente, per scontato che il funzionario dello stato sarà sempre docile nei confronti dell’autorità ecclesiastica.
— I docenti non sono inseriti
nei ruoli, tuttavia se hanno un
orario corrispondente a quello
degli altri docenti hanno una progressione di carriera che segue
da vicino quella dei docenti di
ruolo, con aumenti di stipendio
corrispondenti all’80% di quelli
di questi ultimi.
— I programmi di insegnamento non sono approvati, come
avviene per quelli delle altre materie, con decreto ministeriale,
ma con decreto del presidente
della repubblica; come avviene
per atti aventi valore di legge.
— L’orario dei docenti non può
superare quello di una cattedra
normale (18 ore), ma può essere
inferiore. Da alcuni anni una circolare ha prescritto che le ore
fossero almeno 9. Il frazionamento delle ore e la conseguente moltiplicazione del numero dei docenti di religione comporta per
lo stato, alla fine del rapporto di
impiego, una corrispondente moltiplicazione delle pensioni da pagare.
I programmi
Una parola di illustrazione meritano i programmi attualmente
in vigore, approvati, dopo le dovute trattative con la S. Sede,
con Decreto del Presidente della
Repubblica del 6 febbraio 1979.
Ci troviamo, quindi, di fronte a
un testo recentissimo che dimostra come viene intesa a livello
ecclesiastico centrale la scuola
di religione.
Dopo la precisazione delle finalità e degli obiettivi dell’insegnamento, inteso come contributo
dato alla formazione dell’uomo
e allo sviluppo della personalità,
viene fissata la scansione annuale
che è la seguente; I anno: Gesù
Cristo e la storia della salvezza
attraverso la lettura di uno dei
vangeli sinottici; II anno; la
Chiesa, i sacramenti, a partire
dalla lettura del libro degli Atti;
III anno: la vita nello Spirito
Santo, intesa come obbedienza al
comandamento dell’amore.
Come si vede, si tratta di un
programma chiaramente confessionale cattolico, in primo luogo
nel suo impianto generale, che
non prevede una visione trinitaria della fede, con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, ma in cui
la fede nel Padre è saltata a favore della vita nella Chiesa. Vent’anni fa Vittorio Subilia avvertiva una mancanza di sensibilità
nel cattolicesimo nei confronti di
Dio Padre, che non cede la sua
gloria ad altri, a favore di una
glorificazione della Chiesa, vista
come continuazione dell’incarnazione di Dio in Cristo. Questo
programma, destinato agli alunni
della scuola media, è una conferma del buon fondamento delle
analisi di Subilia.
Va tuttavia sottolineato, come
lato positivo, che la formazione
cattolica così impostata deve avvenire, per dichiarazione esplicita, come gli altri insegnamenti,
« nel rispetto delle norme costituzionali e degli ordinamenti della
scuola stabiliti dalle leggi dello
Stato ». Riteniamo che questa dichiarazione, contenuta nel primo
capoverso del testo dei programmi, non sia puramente formale.
È una specie di diffida nei confronti di un andazzo abbastanza
diffuso nelle lezioni di religione.
di non seguire i programmi. Lo
stato, in altre parole, dice ai docenti di religione; Io stato ti dò
la possibilità di insegnare la tua
dottrina nella mia scuola, ti pago
per questo, ho stabilito i programmi dopo aver sentito la tua
Chiesa, ma una volta stabilito
tutto questo, tu hai l’obbligo di
essere leale nei confronti di quanto abbiamo stabilito e di osservare gli ordinamenti della scuola
— compresi i programmi della
tua materia — e soprattutto la
Costituzione.
Questo è importante se si pensa che cinquant’anni fa Gentile
— il filosofo della riforma fascista della scuola, — vedeva nel
cattolicesimo, e in particolare nel
papato, il modello del fascismo.
Coi programmi del ’79 c’è questa
specie di diffida da parte dello
stato, che può essere intesa così: Non ritentare di fare del cattolicesimo una scuola di fascismo, perché questo non ti sarà
permesso. Quindi programmi
confessionali sì, ma solo nell’impostazione del cattolicesimo che
è compatibile con la Costituzione
della Repubblica Italiana.
Sperimentazioni
Vero è che da qualche tempo
minoranze cattoliche anche auto
LA MORTE SUL RING
No, non potete dar la colpa a me
Il mese scorso è morto im altro pugile in se^ito ai colpi ricevuti nel suo ultimo incontro. In
redazione c’è chi si è ricordato di
una canzone del 1963 di Bob Dylan che riproponiamo, senza bi
sogno di commento, ai nostri
lettori.
Chi ha ucciso Davey Moore,
Perché e per quale ragione?
« Io no », dice l'arbitro,
«Non indicate me.
Avrei potuto fermare l’incontro all’ottava ripresa
Evitandogli forse quella fine.
Ma la folla avrebbe fischiato, ne son certo.
Per aver speso i soldi per nulla.
È triste che abbia dovuto morire.
Ma anch’io, lo sapete, avevo le mani legate.
Non sono stato io a farlo cadere.
No, non potete proprio dar la colpa a me ».
Chi ha ucciso Davey Moore,
Perché e per quale ragione?
« Noi no », dice la folla arrabbiata.
Delle cui grida acute era colma l’arena.
« Ci dispiace che quella sera sia morto
Ma noi vogliamo solo vedere un incontro.
Non volevamo che incontrasse la morte.
Volevamo solo vedere un po’ di sudore.
Non c’è niente di male in questo.
Non siamo stati noi a farlo cadere.
No, non potete proprio dar la colpa a noi».
Chi ha ucciso Davey Moore,
Perché e per quale ragione?
.« Io no », dice il suo manager.
Aspirando un grosso sigaro.
« È difficile, proprio difficile a dirsi.
Avevo sempre creduto che stesse bene.
È triste per sua moglie e i bambini che sia morto.
Ma se stava male, avrebbe dovuto dirlo.
Non sono stato io a farlo cadere.
No, non potete proprio dar la colpa a me ».
Chi ha ucciso Davey Moore,
Perché e per quale ragione?
« Io no », dice il giocatore.
Con lo scontrino del biglietto ancora in mano.
«Non sono stato io a buttarlo giù,
le mie mani non l’hanno neanche sfiorato.
Non ho commesso nessuna odiosa colpa,
E comunque ho puntato i miei soldi su di lui.
Non sono stato io a farlo cadere.
No, non potete proprio dar la colpa a me ».
Chi ha ucciso Davey Moore,
Perché e per quale ragione?
« Io no », dice il giornalista sportivo.
Pestando sulla vecchia macchina da scrivere.
Dice, « Non bisogna dar la colpa alla boxe.
Giocare a football è altrettanto pericoloso ».
Dice, « Il pugilato non scomparirà mai,
E nelle vecchie usanze americane.
Non sono stato io a farlo cadere.
No, non potete proprio dar la colpa a me ».
Chi ha ucciso Davey Moore,
Perché e per quale ragione?
« Io no », dice l’uomo i cui pugni
Lo stesero a terra in mezzo a una nube di fumo.
Che è venuto qui da Cuba
Dove la boxe non è più permessa.
« L’ho colpito, sì, è vero.
Ma son pagato per questo.
Non dite "omicidio”, non dite "ucciso”.
E stato il destino, il volere di Dio ».
Chi ha ucciso Davey Moore,
Perché e per quale ragione?
revoli — come il vescovo di Pinerolo — sostengono l’opportunità di sostituire l’insegnamento
confessionale con uno studio critico e storico dei fenomeno religioso. È ovvio che una deroga ai
programmi in questo senso sarebbe assai più accettabile che
non il riproporre un cattolicesimo preconciliare del tipo di quello che piaceva a (dentile. Va tuttavia osservato che la via per giungere a un’impostazione di questo
genere mantenendo l’insegnante
di religione è una sola: quella di
chiedere l’autorizzazione ad una
sperimentazione di questo tipo al
Ministero della Pubblica Istruzione. L’iter è piuttosto complicato, ma possibile e deve partire dai consigli di classe, dal consiglio di istituto ed essere deliberata dal collegio dei docenti normalmente entro dicembre per essere attuata l’anno successivo. Il
numero di richieste in questo
senso che partiranno nel prossimo futuro sarà indicativo della
reale volontà di giungere a un
tipo nuovo di studio dei fenomeni religiosi.
Quale rilevanza abbia, poi, tutto questo nella pratica è diffìcile
a dirsi. Per questo anche, oltre
che per le ragioni di principio, è
necessario continuare ad avvalersi dell’esonero dalle lezioni di religione per gli alunni.
Scuola per tutti
Vorremmo, tuttavia, che questo si accompagnasse anche alla
rivendicazione di un uguale diritto allo studio degli esonerati rispetto agli altri. Questo è possibile applicando l’àrt. 7 della legge 517 del 1977, che prevede la
possibilità di attività flessibili,
articolate per gruppi non coincidenti con le classi normali. È
quindi auspicabile che gli alunni
esonerati dalle lezioni di religione siano inseriti in gruppi di lavoro magari formati in maggioranza da alunni di un’altra classe, per attività di studio o di
ricerca che integrino lo svolgimento normale dei programmi.
Esonero dalla lezione di religione non significa, infatti, esonero
dalla scuola per un’ora settimanale, ma solo esonero da determinati contenuti non condivisi
per motivi di coscienza.
Claudio Tron
Sul prossimo
numero
• Messaggio di Natale del
Segretario del Consiglio
Ecumenico delle Chiese
Philip Potter.
• Racconto di Natale di
Giuseppe Platone.
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REGIONE PIEMONTE
Per i desaparecidos
Il Consiglio Regionale del Piemonte ha approvato il 24 novembre u. s. un ordine del giorno
sui desaparecidos in Argentina.
Riportiamo la parte finale che
segue l’esposizione del problema.
Il Consiglio Regionale del Piemonte chiede al Governo italiano :
1) una corretta e puntuale informazione dell’opinione pubblica;
2) una iniziativa diplomatica
ferma ed efficace nei confronti
del Governo argentino per la liberazione immediata dei detenuti scomparsi e ancora in vita,
per fare piena luce sulla vicenda, dando indicazioni esplicite :
— per l’assunzione in proprio
della difesa degli interessi dei
familiari degli - scomparsi ;
— per la costituzione di parte
civile nei procedimenti riferentisi ai ritrovamenti dei cimiteri
clandestini ;
— per la più completa assistenza dei familiari degli scomparsi
affinché emergano tutte le circostanze delle sparizioni;
— per determinare l’identità
dei bambini italiani scomparsi
arbitrariamente adottati e restituirli alle famiglie d’origine ;
3) il sostegno diplomatico più
opportuno alla missione che il
Comitato per l’emigrazione del
Parlamento Italiano svolgerà nei
prossimi giorni in Argentina;
4) l’impegno ad un’azione internazionale che porti ad una
profonda trasformazione della
vita politica in Argentina con un
ritorno alla legalità, la fine dello stato d’assedio, la definizione
di una data certa per le elezioni,
l’avvio di un regime democratico.