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Anno 119 - n. 27
8 luglio 1983
L. 500
dauonarnento postale
^ gruppo bis/VO
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice.
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Via Caiuti
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
• Punti
di vista
RIFLETTENDO SUL VOTO DEL 26 GIUGNO
Il grande blitz anti-camorra,
scattato nei giorni scorsi, sta rivelando una serie impressionante di connessioni di ogni genere:
camorra e politici, camorra e brigatisti, camorra e personaggi delio spettacolo al di sopra di ogni
sospetto (Tortora e Merona),
quindi avvocati, ingegneri, suore,
frati. Insomma una vera e propria ragnatela che si configura
come una società (segreta) nella
società, una holding del crimine
e dei traffici illeciti con un giro
di affari di migliaia di miliardi
l’anno.
In Campania si chiama Camorra, in Sicilia Mafia, in Calabria
’Ndrangheta, a Roma P2, ecc.
Cambiano i nomi, i metodi, il terreno sociale ed economico, ma lo
scopo è uno solo: la sete di potere e di denaro, al di fuori di
ogni criterio morale.
Questfenorme impresa dalle
mille ramificazioni (una delle
quali è il terrorismo ultima maniera) attanaglia Tltalia dal Sud
al Nord, dissanguandola, nel senso fisico ed economico del termine. L’ultimo delitto compiuto,
quello del Procuratore della Repubblica di Torino, Bruno Caccia, è emblematico di questo intreccio inestricabile tra potere
politico, malavita, e terrorismo:
ancora non si sa a chi attribuire
la paternità dell’attentato, in
quanto ognuna di queste tre entità avrebbe buoni motivi per
aver voluto l’eliminazione del
magistrato. Nel caso deU’ex-assessore democristiano Ciro Cirillo poi, sta venendo fuori la complicità DC, Camorra, BR. Infine,
chissà se un giorno ci sarà concesso di conoscere la verità sul
caso Moro, a proposito del quale
le indiscrezioni trapelate dalla
Commissione d’inchiesta parlamentare risultano a dir poco agghiaccianti.
Intrighi, cprruzlone, furti, attentati sono diventati il pane
quotidiano di questo paese che,
per sopravvivere, o si adegua ( «lo
fanno tutti ») o rimane indifferente (« sono tutti gli stessi, sono
tutti ladri»).
Eppure i risultati sorprendenti
delle elezioni stanno forse a significare che qualcosa sta camhiando. La pesante sconfitta della DC, il lusinghiero successo del
PRI, la sostanziale tenuta della
sinistra, sono tutti elementi che
possono venire interpretati come
il segno deU’affermarsi deUa questione morale nella coscienza
della gente. Non dimentichiamo
infatti le manifestazioni popolari
contro la Mafia e contro la Camorra verificatesi negli ultimi
mesi a Palermo e a Napoli. Queste proteste inedite, e impensabili fino a qualche anno fa, sono
indubbiamente segno di maturazione, di volontà di non più subire soggezione di fronte ad un
potere pre-democratico innestatosi su un capitalismo selvaggio
e distorto. Se questo è vero, il
valore politico di queste elezioni è importante perché costituisce un’affermazione deUa democrazia che sola può sconfiggere
realmente, cioè politicamente, camorra, mafia e terrorismo.
Jean-Jacques Peyronel
Post-elezioni: di qui all'alternativa
La netta flessione della DC evidenzia problemi di rapporto col mondo cattolico? - E’ inevitabile
la crisi del collateralismo cattolico? - L’alternativa di sinistra - Elezioni e Intesa con lo Stato
La prima reazione di tutti i
commentatori ai risultati del voto del 26 giugno scorso è stata
quella della sorpresa. Nessuno
si aspettava che la Democrazia
Cristiana perdesse quasi 2 milioni di voti, il 6%. Tutti i giornalisti e gli osservatori politici,
prima delle elezioni, ritenevano
possibile una flessione della DC,
ma nessuno prevedeva una tale
perdita. Sulla base di una analisi del voto che vede l’elettorato italiano stabile e fedele alle
proprie scelte e ai propri orientamenti, tutti prevedevano un
leggero calo democristiano a conferma di un trend iniziato nel
’58 e parallelamente una piccola
crescita del partito repubblicano. Su questa sostanziale statiticità del sistema politico italiano si è poi giocata gran parte
della campagna elettorale dei
grandi partiti. Ci vuole — si diceva — una modifica istituzionale per rendere possibile la governabilità e l’alternanza.
A elezioni avvenute nessuno
più propone di omologare il nostro sistema elettorale a quello
di altre democrazie occidentali
e l’interrogativo è diventato un
altro; quale riforma istituzionale per governare un paese che
evidenzia con un alto numero di
astensioni, schede bianche .e nulle, e col voto a liste autdhòmiste, un crescente distacco tra sistema politico e paese reale?
La grande articolazione del sistema italiano dei partiti infatti ha funzionato bene questa volta in rapporto alla articolazione
sociale. L’ingegneria istituzionale
non serve, serve piuttosto affrontare i problemi.
Se il nostro sistema politico
sarà attento a questi segnali il
problema del potere e del suo
controllo (cioè la questione morale) e quello deU’autonomia locale, e quello dello stato sociale
dovranno essere affrontati con
misure concrete, più che con
una modellistica istituzionale.
Il quadro polìtico
La scelta del 26 giugno riguardava la possibilità o meno di costruire una maggioranza di governo che avesse un programma
di smantellamento dello stato
sociale e di una terapia d’urto
contro l’inflazione. La risposta
degli italiani a questo quesito è
stata positiva, infatti avariano
i partiti liberisti in economia ed
i fautori di un disegno di «nuova statualità» che garantisca i
cittadini solamente contro i grandi rischi, lasciando al privato la
gestione degli altri aspetti della
sicurezza sociale.
La novità del voto è nella scelta di chi dovrà essere il perno
di questa operazione. La DC di
De Mita, che si era candidata a
questo compito, ne esce ridimensionata ed è probabile che ci sarà una gestione più collegiale,
la cui battaglia per la pari dignità è stata vincente.
Si potrebbe obiettare che se
da una parte l’elettorato si
è espresso per questa soluzione
politica, dall’altra questa politica non ha i numeri per governare e si ripropone quindi una situazione di ingovernabilità.
Se i partiti terranno fede ai
loro programmi, questa politica
economica si potrà attuare con
l’edizione di un governo pentapartito ( DC-PSI-PSDI-PRI-PLI )
che dispone di una maggioranza di 50 seggi alla Camera (—2
FEDE EVANGELICA E RAPPORTI INTERPERSONALI - I
Eros più agàpe
Alzati Aquilone,
vieni o Austro!
Arieggia il mio giardino,
scorrano i suoi balsami!
Entri il mio amore nel suo
giardino,
ne gusti i frutti prelibati!
Sono venuto nel mio giardino,
sorella mia, fidanzata,
ho raccolto la mia mirra con le
mie spezie,
ho mangiato il mio favo col mio
latte !
« Mangiate amici, bevete
siate ebbri d’amore! ».
(Cantico dei cantici 4; 16-5: 1)
(Dalla traduzione di Daniele Garrone in II poema biblico dell'amore tra uomo e donna, con
commento di Helmut Gollwitzer,
Claudiana).
Nel campo dei rapporti sessuali la morale tradizionale si può
riassumere in questa presenzici
ne: prima il matrimonio e poi il
sesso. Naturalmente con applicazioni un po’ diverse per l’uomo
e per la donna. In questo modo
la nostra cultura (intendendo costume sociale, storia, morale, religione) ha accuratamente limitato il sesso, lo ha subordinato
ad un quadro giuridico che legittima ciò che altrimenti è ritenuto dannoso o riprovevole.
Ma è questo ciò che ci insegna
la Bibbia? Certo la Bibbia parla
di matrimonio, di mogli e mariti; ma mettere in questione l’inquadramento giuridico - morale
del matrimonio come « gabbia
preventiva » del sesso, ecco un libro, un intero libro della Bibbia,
il Cantico dei cantici. Leggendolo, anche in una traduzione così
velata e pudica come quella della Riveduta, non si può fare a
meno di riconoscerlo come un
inno alla bellezza del rapporto
sessuale di due giovani che si
amano senza alcun quadro prestabilito.
Ma il Cantico dei cantici è il
canto dell’amore coniugale, dirà
qualcuno. Ma questo lo diciamo
noi, non la Bibbia. Siamo noi che
traduciamo con « sposa » là dove il testo ebraico dice « sorella
mia, fidanzata », termini che dicono in modi diversi l’amore e
non un rapporto giuridico. Pronti a far lezione ai cattolici sulla
necessità che la tradizione si
adatti alla Parola e non viceversa, per esempio quando traducono « cugini » nei testi in cui si
parla dei fratelli di Gesù, noi facciamo altrettanto nei confronti
dell’amore sessuale al di fuori
del matrimonio che ci turba e
che sconvolge la nostra tradizione. Faremmo bene invece a ricevere questo messaggio per quello che è: un inno all’amore sessuale, un inno all’eros! Al desiderio di lui risponde la tenerezza dell'invito di lei e di nuovo
nelle parole di lui è adombrato
il mistero emozionante dell’unione più profonda che esista
tra due esseri umani, mentre gli
ultimi due versi suonano come
il commento dell'autore al canto.
Prima di pensare che è sconveniente o immorale poniamo
mente al fatto che^ si tratta di
un libro della Bibbia.
Questa autonomia dell'amore
sessuale che non vuole essere ingabbiato in uno schema giuridico, sociale, religioso, i giovani
degli ultimi due decenni la hanno da tempo imparata. Non
l’hanno certo imparata dal Cantico dei cantici ma piuttosto per
reazione. E quando si impara
per reazione — come quando si
orecchia l’Evangelo per motivi
anticlericali — si impara male.
Così quello che si è imparato in
questi ultimi decenni, e che è
diventato perciò morale corrente, è: sesso senza matrimonio.
Non solo senza nozze civili o religiose, ma anche senza la prospettiva di un’unione stabile e
definitiva. «Tomba dell’amore»
è considerato non solo il matrimonio tradizionale ma anche
un’unione di fatto che si prospetti e si voglia definitiva.
La normalità diventa quindi
una successione di rapporti che
si spezzano, con maggiore o minor frequenza, quando viene a
mancare l’inebriamento dell’amore. Poiché il momento dell’amore (quale quello cantato nel
Cantico dei cantici) non può che
essere un momento, si può tutt’al più vivere una successione
di questi momenti.
I nostri figli crescono in gran
parte in questa atmosfera. Ebbene, che cosa insegnamo loro?
Qual è la cosa più importante
che riteniamo di dover trasmettere loro? Se è la morale tradizionale (prima il matrimonio e
poi il sesso) non faranno che di
Franco GiampiccoU
(continua a pag. 8)
rispetto al ’79) e di 24 seggi al
Senato (—5 rispetto al ’79) op;
pure anche con un governo di
centro sinistra (DC-PSI-PSDIPRI), che però ha una maggioranza più piccola. Le urne escludono invece Tipotesi centrista.
I margini, come si vede, sono
esigui, soprattutto in una situazione come quella del parlamento italiano in cui abbondano i
franchi tiratori. E’ tuttavia possibile che proprio questa situazione di maggior debolezza numerica della maggioranza di governo, dia allo stesso una migliore capacità di funzionamento e una migliore capacità di
mantenere la disciplina tra le
varie componenti di un governo
pentapartito. Il ridimensionamento della DC all’interno della
coalizione sarà un elemento favorevole a questa maggiore stabilità, una volta raggiunto l’accordo sul programma. L’esito
del voto apre invece a sinistra
un’occasione di confronto e di
riflessione sulla possibile alternativa. Di fronte al rimescolamento delle carte della scelta
conservatrice, la sinistra tiene,
ma al suo interno si evidenzia
una richiesta di una politica più
radicale. Vanno in questo senso
il successo di preferenze ottenute dai candidati dello PdUP nelle liste PCI e il risultato di DP.
II PCI per altro, si dovrà porre il problema di una sua capacità ad attirare il voto popolare
di una DC in crisi ed è prevedibile una sua rinnovata attenzione alla componente cattolica del
voto democristiano. Finita l’epoca del compromesso, per il PCI
si apre una fase di confronto colle tematiche cattoliche.
In questo contesto, il PSI mantiene una posizione chiave. Pur
non avendo conseguito il risultato auspicato, questo partito rimane centrale sia per una politica di governabilità immediata
che per Tipotesi dell’alternativa.
Per il PSI si apre un grande dibattito interno per identificare
quale linea politica il partito
debba seguire. Infatti la politica
sin qui seguita di usare in maniera fin troppo spregiudicata la
lottizzazione e la spartizione delle risorse statali nell’intento di
sottrarre consensi alla DC non
ha pagato elettoralmente. Si dovrà con tutta probabilità ricercare una strategia diversa, riducendo le risorse statali per le
tradizionali clientele e attuare
una politica di ridistribuzione a
settori sinora svantaggiati. Se
questo avviene si sposterebbe a
sinistra Tasse politico del PSI
rendendo più facile, almeno nell’ipotesi programmatica, l’alternativa di sinistra.
Dopo le elezioni il confronto
tra i partiti avverrà molto di più
sulle misure politiche concrete
da assumere, piuttosto che su
formule di governo e sulle personalità che dovranno guidarlo.
In fondo è un bene, perché si
confronteranno ipotesi alternative di soluzione ai problemi della
crisi italiana. La politica tornerà ad essere una scelta chiara
e non macchiavellismo.
Gio^o Gardiol
(continua a pag. 8)
2
2 vita delle chiese
8 luglio 1983
IL PUNTO SULL’INTEGRAZIONE VALDESE-METODISTA
Verso un “fronte ampio”
A quattro anni dall’entrata in vigore del Patto di Integrazione tra le Chiese valdesi e metodiste a che punto stiamo?
Jome è vìssuta l’integrazione nella valutazione dei singoli e
nell’attività delle chiese? Abbiamo pensato di svolgere un’indagine, forzatamente limitata, interpellando da una parte un
Certo numero di persone che in base alla loro esperienza e
ai loro incarichi nella chiesa sono in grado di dare valutazioni globali e significative, dall’altra le « chiese gemelle » nelle
città in cui sono presenti sia i valdesi che i metodisti.
Iniziatno questa serie di articoli, che saranno per lo più
redazionali, con una valutazione generale di Giorgio Spini
membro metodista della Tavola dal «Sinodo dell’Integrazione » del 1979,
Posso sbagliarmi, ma mi sembra che una valutazione dell’integrazione valdese-metodista possa essere data solo in funzione
degli obiettivi che si volevano
raggiimgere con l’integrazione.
Per più di uno di noi, me compreso, l’integrazione doveva innescare un processo di ulteriore
coagulazione, in un largo schieramento unitario, del massimo
possibile di forze evangeliche in
Italia. A sua volta il « fronte ampio » doveva servire per una più
efficace predicazione sulla salvezza in Cristo in mezzo al popolo
italiano.
Non vorrei fare del trionfalismo, per contro ma direi che i
fatti parlino da soli. In tre anni
appena, oltre al consolidamento
dell’integrazione, abbiamo avuto
l’ingresso nel nostro Sinodo di
varie chiese locali « libere »; abbiamo avuto un progresso sensibile nei rapporti tra battisti,
metodisti, valdesi ed avviato forme di collaborazione importanti
con parte almeno delle chiese
dei Fratelli. Insomma, quasi tutto il protestantesimo italiano derivante dal Risorgimento o dall’immediato post-Risorgimento
sta riscoprendo la sua sostanziale unità. Non è poco. Certo, non
ci Dossiamo nascondere che al
di là dei confini di questo settore storico, c’è tutto il vasto com
Corpo pastorale
Il corpo pastorale è convocato per sabato 20 agosto alle
ore 9 nell’Atzla Sinodale della Casa Valdese di Torre Penice
col seguente o.d.g. :
esame di fede dei candidati Daniele Garrone e Mauro
Pons;
2) relazione deUa Commissione per il culto e la liturgia:
3) proposte per un nuovo catechismo;
4) varie.
Se l’esame di fede dei candidati avrà esito positivo i sermom di prova verranno tenuti nel temnio del Ciabas (a 10
minuti dal ponte delI’Angrogna), alle ore 17 dello stesso
giorno.
’!^tti i membri delle Chiese Valdesi, Metodiste, libere,
nonché gli invitati al Sinodo sono cordialmente pregati di assistere all’esame di fede e di partecipare alla discussione del
sermone di prova.
Il Moderatore d°lla Tavola Valdese
Giorgio Bouchard
plesso delle chiese di origine più
recente e— diciamo così — « americane »: avventisti, pentecostali, nazareni e fondamentalisti
vari. Le difficoltà di arrivare ad
un « fronte àmpio » anche con
queste chiese sono evidenti: talvolta, a vista umana, sono scoranti addirittura. Però si sono
compiuti già passi avanti significativi perfino in questo campo: per esempio, il colloquio fraterno che si è instaurato con gli
avventisti.
A sua volta, questo progresso
verso l’unità evangelica trovi il
suo corrispondente nel nuovo
slancio evangelistico che le nostre chiese hanno mostrato nel
triennio scorso, quasi sempre
mediante iniziative interdenominazionali, anziché « valdesi » o
« metodiste » soltanto. In più casi, i risultati di questi sforzi sono stati modesti o deludenti addirittura. Ma è indubbio che il
nostro Sinodo è diventato ormai
un’occasione importante per una
predicazione « agli ateniesi » che
il nostro paese ascolta con orecchio attento. Non c’è dubbio che
un grande campo di lavoro si sia
aperto nel mezzogiorno dopo il
terremoto. Perfino nella mia limitatissima esperienza personale, ho visto nella mia regione un
paio di chiese, che se avessero
continuato ad essere solo « vaidesi » oggi sarebbero estinte o
quasi, ed hanno trovato invece
nuova vitalità e capacità di aggregare elementi esterni, grazie
ad integrazioni interdenominazionali molto originali e magari
ardite.
Come sempre accade, accanto
alle luci abbiamo avuto le ombre e accanto alle benedizioni
abbiamo avuto i tempi di prova.
Ma sarebbe poco realistico vedere solo il peggio e alibandonarsi all’equivoco gusto dell’auto-flagellazione. Sfido chiunque a
dire che questo triennio, dall’integrazione ad oggi, sia stato peggiore del triennio precedente sia
per le chiese valdesi che per quelle metodiste.
Giorgio Spini
COMMISSIONE PACE E DISARMO
Due proposte
per le chiese
La Commissione Pace e Disarmo delle Chiese battiste, metodiste e valdesi, nominata dall’ultimo Sinodo, sta preparando due
importanti manifestazioni per i
prossimi mesi di settembre e ottobre. Nella sua circolare N. 3
del 7 giugno inviata a tutte le
Chiese, la Commissione presenta queste due proposte, auspicando e chiedendo il massimo
impegno di tutti.
La prima proposta è un « convegno nazionale sul problema
deU’educazione alla pace» che
«vuole essere il primo mattone
di un edifìcio che deve essere ancora tutto costruito... »; « esso va
segnalato all’interno delle nostre
chiese come un primo tentativo
di approccio organico ad una tematica che vedrà impegnata la
chiesa nei prossimi decenni ». Per
questo, la Commissione si dice
convinta « che le chiese debbano fare uno sforzo per favorire
al massimo la partecipazione delle persone coinvolte nella problematica educativa ai vari livelli».
Il Convegno, che molto probabilmente sì svolgerà a Roma
(Villa Betania) il 24 e 25 settembre, avrà per tema : « Parale e
gesti di pace in un mondo armato » e sarà articolato su tre tipi
di esperienza: a) educazione alla pace nell’ambito scolastico ;
b) educare e lottare per la pace
nel territorio; c) riflessioni teologiche e impegno nelle chiese
evangeliche. Il Convegno è rivolto in modo particolare ai genitori, ai quali compete la parte
più lunga e faticosa dell’educazione nel loro quotidiano rapporto coi Agli, agli insegnanti, i
quali sanno di non poter «delegare» all’insegnamento di religione un aspetto così determinante della educazione, ai monitori, i quali sono chiamati oggi
a trasmettere alle nuove generazioni una «cultura biblica» della pace, agli operatori sociali.
Le iscrizioni vanno fatte immediatamente presso la signora
Elena Girolami, Via B. Raimon
di Garibaldi 30 - 00145 Roma
(tei. 06/5123775). Costo: L. 44.000,
con possibilità di sconto.
La seconda proposta è una
« giornata nazionale della pace
delle chiese evangeliche », che si
terrà a Roma (Piazza Cavour)
il 22 ottobre, cioè il giorno prima della grande manifestazione
pacifista che avrà luogo a Roma e in diverse capitali europee.
La data del 22 ottobre è stata
scelta proprio per permettere alle chiese evangeliche di partecipare anche a questa manifestazione con i propri striscioni. Questa giornata del 22 ottobre è stata pensata in termini di massa.
La Commissione chiede «uno
sforzo organizzativo da parte delle comunità romane per gli
aspetti logistici e di tutte le comunità per una partecipazione
che non può né deve essere semplicemente simbolica ». « Per una
volta questa diaspora così disseminata che è l’evangelismo italiano deve dare un’immagine di
corposa compattezza ».
Per tale giornata è stato predisposto un manifesto realizzato dal movimento per la pace
svedese. Esso rappresenta l’arcobaleno sul mondo, simbolo della
pace tra Dio e gli uomini (Gen.
9: 16). La Commissione ha previsto la stampa di questo manifesto in 6.000 copie, più 1.000 locandine; 3.000 cartoline postali,
1.000 cartoncini. Il materiale dovrebbe essere pronto per il Sinodo e il Convegno deH’UCEBI
di S. Severa. Le chiese ed i loro
delegati sono pregati di ordinarli fin da ora.
La giornata prevede 13 «forum» (gruppi di studio) sui seguenti temi ; Comiso, energia
nucleare, educazione alla pace,
Cristiani per la pace, obiezione
di coscienza, Bibbia e pace, industria armamenti; inoltre stands,
audio-visivi, musiche, canti, e dalle ore 18 alle 19, un’azione simbolica: girotondo attorno al ministero della difesa.
CORRISPONDENZE
Due visite dalle Valli a Genova
Ultimamente abbiamo avuto
visite graditissime: la domenica
di Pentecoste è stato con noi, al
culto, un bel gruppo dell’Unione
Femminile di Lusema S. Giovanni, con vari mariti e figli, e ci
siamo assai rallegrati per la loro partecipazione: è stato un culto particolarmente intenso perché abbiamo avuto la professione
di fede di Valdo Scorza e partecipato tutti alla Cena del Signore. Il pastore Bruno Bellion, che
guidava il gruppo, ha portato il
saluto fraterno, notando come
per una chiesa delle Valli, abituata tutt’ora a intere « classi »
di confermandi, partecipare alla
professione di fede di un singolo
giovane, nella dispersione urbana, dava da riflettere.
La domenica successiva ben
due pullman ’’scaricavano” in via
Assarotti un gruppo anche più
numeroso, da S. Germano elùsone, stavolta: un bel gruppo di
quella Scuola domenicale, con
altrettanti adulti. I ragazzi hanno cantato due canti, mólto bene e, come la domenica precedente, il canto nel nostro luogo di
culto colmo è stato particolarmente vigoroso e lieto. In risposta a un appello della Comunità
evangelica di azione apostolica
(CEvAA) e approfittando della
presenza del pastore Giovanni
Conte, che è stato per vari anni
a Tahiti, abbiamo ascoltato da
lui informazioni sul ciclone che
in primavera ha funestato le Isole del Vento, in pieno Pacifico, e
sui danni ingenti che hanno subito le famiglie e le strutture
(scuola pastorale, templi, locali)
della Chiesa Evangelica della Polinesia francese, nostra sorella
nella famiglia della CEvAA. Abbiamo potuto raccogliere una
consistente colletta.
Nei due casi la visita dei nostri ospiti è proseguita sulla passeggiata a mare di Nervi e negli
splendidi parchi. Grazie di essere venute/i, e tornate!
Domenica 5 giugno, infine, abbiamo avuto con noi la nostra
scuola domenicale, che ha in
buona parte condotto il culto:
aperto da un monitore e da Lidia, una monitrice ha poi presentato brevemente il programma
svolto nel corso dell’anno, e Lisetta, Tomaso e Fabio hanno detto ciò che soprattutto li ha colpiti nei testi letti e studiati nel
Nuovo (il Padre nostro, alla luce di una serie di parabole) e
nell’Antico Testamento (la ’’preistoria”); il pastore ha concluso
con un commento al testo sulla
torre di Babele. Colpisce come,
per/questi ragazzi, il problema
fede-scienza si pone in termini
sdrammatizzati, tranquilli. Resta
un problema aperto come intensificare questa comunione nel
culto, tutti insieme, e d’altro lato
riservare il massimo tempo disponibile aH’incontro e al lavoro
nei gruppi, tanto più considerando la presenza saltuaria di alcuni
ragazzi. Ci sia dato, con loro, di
incontrare Dio.
Scambi e incontri
IVREA — Si è concluso un primo ciclo di otto incontri di studio biblico con la Chiesa dei
Rateili. Otto buone occasioni di
incontro e di ascolto comune della Parola di Dio. Il concorso di
più voci ha ampliato con contributi diversi la scoperta del testo biblico. Contiamo di riprendere questi incontri in autunno.
— Domenica 15 maggio il past.
Vincerlo Barbin della chiesa baL
lista di Valperga ha predicato ad
Ivrea e contemporaneamente il
past. E. Del Priore ha predicato
a Valperga. Si è iniziato un rapporto fraterno che in futuro si
vuole potenziare anche con incontri a livello di comunità.
—^ Nel pomeriggio di domenica
5 giugno ci si è rallegrati di ascoltare la teologa Adriana Zarri, invitata dal Gruppo di Servizio ad illustrare alla comunità
la sua scelta di vita. Essa vive
come ’’monaco” in solitudine, sia
pure con possibilità di partecipare alla vita sociale, al di fuori
di ogni imposizioné e classifica
zione ecclesiastica. Cattolica di
nascita e di educazione, di cui
conserva diversi tratti, è per altri aspetti su posizioni e concezioni chiaramente evangeliche,
preferisce dirsi semplicemente
’’cristiana” riconoscendo come
guida ed autorità soltanto Cristo. A base della sua conversazione ha scelto il testo biblico di
Genesi 22, il sacrifìcio di Isacco,
il racconto della ’’restituzione”
da parte di Dio di quanto gli viene offerto per fede, esperienza
che la Zarri ha vissuto più volte. Si spera di riprendere la con;
versazione in altra occasione.
Nella mattinata dello stesso
giorno ha avuto luogo l’Assemblea di Chiesa per reiezione del
nuovo Consiglio di Chiesa. Sono
stati riconfermati: Guerrini Sbaffl Maria Pia, Longo Giuseppe e
Regali Marco. I nuovi eletti sono: Avanzini Armand Hugon
Franca, Baratto Lobrano Anna
Maria, Metallini Resta Eliada e
Daniele Perini.
L’Assemblea si è rallegrata con
gli eletti ed ha espresso il suo
caloroso ringraziamento ai membri uscenti non più rieleggibili:
Angelo Arca, Bice Benedetto Bertarione, Claudio Bertin e Ester
Girodo Bazzoli che hanno dedicato molto del loro tempo a questo servizio, recando per molti
anni importanti e concreti apporti al lavoro nella chiesa.
Amicizia triangolare
AOSTA — Domenica 29 maggio un buon numero di fratelli e
sorelle ha partecipato a Martigny
alla giornata del « triangolo dell’amicizia» delle chiese di Aosta,
Chamonix e Martigny. Upa bellissima giornata di fratemizzazazione con culto e pranzo in comune e animazioni varie. Nel pomeriggio abbiamo potuto ascoltare i bei canti del coro «La Croix
de Camargue» che visiterà le Valli Valdesi la prossima primavera. Il prossimo appuntamento è
a Chamonix.
— Abbiamo molto gradito la visita dei concistori delle chiese di
Lavey-Morcles-S. Maurice e quella, congiunta, delle Scuole domenicali di Pinerolo e Pramollo.
— Con un culto, con S. Cena,
sul ’’servizio” a cui il Signore ci
chiama, si è concluso per quest’anno l’interessante lavoro comune con la Comunità cristiana
di Base di Aosta svolto settimanalmente nel corso di tutto l’anno ecclesiastico.
Per i membri
del Sinodo '83
I pastori ed i delegati al Sinodo che necessitano ospitalità sono pregati di segnalare al più
presto il proprio nominativo e la
data del loro arrivo alla Foresteria Valdese, Via Arnaud 34 10066 Torre Pellice.
3
8 luglio 1983
fede e cultura 3
ITINERARI STORICI NEL SUD - 2
Calabria evangelica
La Calabria citeriore ci fa incontrare, nello spazio di pochi
chilometri, sia località dove vissero valdesi nei secoli XIII-XVI,
sia centri dove esistono oggi co,1- ' munità valdesi e metodiste, per
non parlare di numerosi nuclei,
sparsi qua e là, di diversa ispirazione evangelica, quali Assemblee di Dio, Chiese di Cristo, Avventisti, ecc. Nella cartina a fianco sono indicate le località per
4 itinerari a partire da Cosenza.
Ogni itinerario è facilmente percorribile in macchina, e si può
confrontare sulle tavole 27-28 e
31-32 del III fascicolo dell’Atlante Automobilistico del TCI.
Cosenza
I) L’itinerario I è il più breve.
Esso si snoda lungo una carrozzabile tutta curve che, dalla periferia sud di Cosenza, in una
mezz’ora abbondante, ci fa salire attraverso campi e boschi ad
una delle frazioni più alte del comune di Dipignano, Doviziosi, a
circa 750 m. sul livello del mare,
dove vive una numerosa comunità valdese composta in prevalenza di operai e di artigiani, tra
i quali primeggiavano un tempo
i ramai. Accanto ad una vecchia
cappella è sorta una bella casa
a tre piani, con una sala di riunione, l’appartamento per il pastore e un ampio solaio, dove si
spera istallare una emittente radiofonica evangelica.
A Cosenza la cappella valdese
sta proprio al centro della città,
nell'affollatissimo Corso Mazzini. Aperta due volte la settimana, la domenica mattina per il
culto e il mercoledì pomeriggio
per gli incontri col pubblico, essa è un centro di attrazione non
solo per i valdesi e metodisti della capitale ma anche per coloro
che, evangelici o no, s’interessano a questa specifica presenza
protestante in terra calabrese.
Di notevole interesse storico è
il castello arabo-normanno-svevo
che domina la parte sud della
città, alla confluenza dei fiumi
Crati e Busento. Vi furono imprigionati molti valdesi durante
le persecuzioni del 1559-1561, tra
i quali il pastore Gian Luigi Pascale, che aveva già subito i rigori del carcere a Puscaldo, poi
martire a Roma nel settembre
1560. A ricordo di queste tristi vicende è stato dato il nome Vaidesi ad una piazzetta sulla riva
destra del Busento. Cosentini furono il filosofo Bernardino Telesio, e il riformato « eretico » Valentino Gentile, antitrinitario, finito sul rogo a Berna nel 1556.
Un salto nel ’500
II) L’itinerario II è il più interessante dal lato storico, riportandoci indietro nel tempo
di parecchi secoli. Nella nostra
visita ci saranno di guida ben
tre storici valdesi, Scipione Lentolo, Jean Paul Perrin e Pierre
Gilles, le cui « Storie » portano
rispettivamente le date del 15621595, 1618-19 e 1644. Il primo non
ci dice gran che dell’origine dei
primi stanziamenti valdesi in Calabria, intento com’è a darci un
racconto minuzioso degli eccidi
del 1561. Secondo il Perrin, i nostri padri, costretti ad emigrare
causa il loro sovraponoiamento,
sarebbero giunti colà verso il
1400 provenendo dall’alta Val
Chisone, e vi avrebbero fondato
delle «colonie», che nomina in
tutte lettere, a S. Sisto, Guardia,
Vaccarizzo, Rosa, Argentina, S.
Vincenzo e Monteleu, aggiungendo che essi erano stimati dai loro signori, felici di aver a che
fare con gente cosi esperta nell’arte di coltivare la terra. Dunque, questa emigrazione nei profondo sud della penisola avvenne per motivi essenzialmente
economici, e tale peculiarità ci è
confermata dal Gilles. Costui, infatti, afferma che Valdesi delle
due valli del Pellice e del Chisone, causa le ristrettezze economiche in cui quelle popolazioni
si erano venute a trovare per essersi oltremodo moltiplicate, avrebbero accettato l’offerta di un
nobile calabrese incontrato per
caso in un’osteria a Torino e,
previo un dovuto sopraluogo per
accertarsi delle reali condizioni
Lutero: la coscienza,
la parola e l’abisso
Nel quadro delle celebrazioni
del 500° anniversario della nascita di M. Lutero si è avuta a Messina una nuova manifestazione,
organizzata dall’Associazione Culturale Italo Tedesca in collaborazione con la Chiesa Valdese
della città. Nella sala Laudarne
del teatro Vittorio Emanuele,
giovedì 9 giugno, il prof. Giulio
Chiodi della Facoltà di Scienze
Politiche dell’Università di Messina, esperto di letteratura tedesca, ha tenuto una dotta conferenza dal titolo « Lutero: la coscienza, la parola, e l’abisso ».
La coscienza, la parola, l’abisso sono parole chiave nella cultura tedesca riscontrabili lungo
una elaborazione, che, latta in
parte dalla teologia e in parte
dalla filosofia, ha avuto in Lutero un iniziatore. Si tratta infatti
di termini con cui Lutero ha avuto a che fare non soltanto dal
punto di vista filologico, ma soprattutto dal punto di vista teologico e culturale nel senso ampio. Lutero pertanto, pur essendo sotto certi aspetti un uomo
del Medio Evo, con lo studio e
con l’intelligenza lo ha superato,
creando le basi culturali del mondo moderno.
dei luoghi, sarebbero andati a
« colonizzare » alcune terre a
nord-ovest di Cosenza, edificando addirittura, alle porte di Mon
talto, un loro borgo detto appunto degli Oltramontani.
Più oltre il Gilles rammenta
che, circa 50 anni dopo questo
primo stanziamento, cioè verso
il 1365-1380, un altro contingente
valdese venuto anch’esso dalle
Valli avrebbe edificato un nuovo
borgo, quello di S. Sisto, e così
in successive ondate sarebbero
state create le « colonie » di Vaccarìzzo. Argentina, S. Vincenzo,
e infine Guardia. Come si vede,
le località indicate dal Gilles
corrispondono a quelle del Perrin, tranne Rosa, mentre il Monteleu di quest’ultimo si presenterebbe come forma alterata di
Montalto.
Tuttavia, tra tutti i luoghi ri
Protestantesimo
in TV
Il luglio 1983
II rete - ore 22.50
Ehrard Eppler:
un protestante nella politica
Intervista a un militante
cristiano e contemporaneamente dirigente socialista della Repubblica Federale Tedesca, condotta da Giorgio Bouchard.
I temi; la pace, l’impegno
dei cristiani nella società di
oggi, il futuro.
MESSINA
Alla conferenza, presieduta dal
prof. Gaetano Livrea, Rettore Magnifico dell’Università e Presidente dell’Associazione Culturale ItaIp-Tedesca, era presente il Console della Repubblica federale di
Germania a Palermo dott. G. Siegei il quale ha premiato i quattro migliori temi su « Lutero e il
suo tempo » svolti dagli alunni
del liceo classico « La Farina » e
dei licei scientifici « Archimede » e « Seguenza ». I temi erano
stati attentamente selezionati da
una commissione di cui ha fatto
parte il past. Giovanni Lento. Tra
i temi premiati figura quello di
Daniele Macris, un catecumeno
della nostra comunità.
La manifestazione, alla quale è
seguito un breve dibattito, ha
avuto un esito positivo: nella sala gremita di gente erano presenti studenti, professori e presidi
dei licei cittadini, ma ciò che più
conta è che in un ambiente in cui
il Riformatore tedesco era conosciuto con le solite tinte controriformistiche è stata evocata una
figura di Lutero appassionato
dalla ricerca della verità e il cui
pensiero è alla radice del mondo
moderno.
E, S.
cordati, il solo oggi non riscontrabile è Argentina, un nome,
peraltro, che trovo segnato in
una vecchia carta ad indicare un
affluente del fiume Crati.
Le notizie dateci dal Perrin e
dal Gilles sono piuttosto scarne, per cui, se si vuol qualcosa
di più, bisogna tornare al Lentolo, che ci nomina quasi tutte
le località summenzionate man
mano che narra le varie fasi delle persecuzioni subite dai Valdesi negli anni 1560-1561, a partire
da Cosenza, base di operazione
dell’inquisitore domenicano fra
Valerio Malvicino. Le nrìme località da lui «visitate» furono
Montalto, S. Sisto e Guardia;
ma, appena iniziati i primi processi per costringere i Valdesi
all’abiura, quelli di S. Sisto prima fuggirono nei boschi sui monti circostanti, poi, attaccati a mano armata dal Castagneto, governatore di Montalto, finirono
per rinunciare al loro principio
della resistenza passiva e lo contrattaccarono provocandone la
morte. Fu allora che il vice-re
spagnolo. Duca d’Alcalà, incendiò
S. Sisto, s’impadroni, di Guardia,
e infine fece torturare e massacrare i superstiti a Montalto. Tra
quei martiri troviamo non soltanto il pastore Stefano Negrin,
ma anche molte donne, tra cui
una certa Maddalena Aurellia di
S. Sisto morta in prigione nel
castello normanno-svevo di Cosenza.
Per visitare tutti quei luoghi,
occorre almeno una giornata, iniziando da Montalto e con fermata per il pranzo a Guardia, detta oggi Guardia Piemontese. Da
Cosenza s’imbocca la statale 19
verso nord e, dopo circa 6 km.,
si gira a sinistra per una carrozzabile che ci porta direttamente
a Montalto, detta oggi Montalto
Uffugo, dove sulla piazza principale si vede ancora, sia pure restaurata, la scalinata della chiesa dove furono barbaramente
trucidati i Valdesi. Tornando un
po’ indietro sulla stessa strada,
ci si imbatte nel bivio per S. Fili,
e la nuova carrozzabile ci porta
successivamente a S. Sisto, detta
oggi S. Sisto dei Valdesi, e a
S. Vincenzo, il cui nome odierno
è S. Vincenzo la Costa, da cui si
gode uno splendido panorama
verso i monti della Sila. Giunti
ad un secondo bivio, si gira ancora a destra per giungere dopo
pochi chilometri a Vaccarizzo e
a S. Benedetto tlUano. Da questo
momento la .strada sale attraverso fitte boscaglie di castagni
— proprio quei boschi dove tante volte si erano rifugiati i Valdesi per sfuggire ai loro persecutori — e, dopo aver sormontato la Catena Costiera (detta
anche Paolana) per un colle sui
13(H> metri, essa ci porta a Fuscaldo, un grosso borgo in splendida posizione verso il Mar Tirreno, un tempo feudo degli Spinelli e prima prigionia del martire Giovan Luigi Pascale. Le marine non sono lontane e, lungo
la statale 18, procedendo verso
nord, si giunge ben presto ad
una duplice diramazione per
Guardia Piemontese, che domina il mare dall’altezza dei suoi
500 m. Il ritorno a Cosenza si
farà agevolmente scendendo sulla statale 18 e, procedendo verso
sud sino a Paola, s’imboccherà
la superstrada 107 che, passando
accanto a S. Fili e a Arcavacata,
sede dell’Università della Calabria. ci riporterà sulla statale 19.
Il nostro giro storico non sarà
però completo ; tra le località
ex-valdesi è citata anche Rosa,
detta* og^ "Rose, che sì trova dall’altra parte del fiume Crati, sulla carrozzabile 279, lungo le nendici occidentali della Sila Grande.
Ili) L’itinerario III, non direttamente connesso con la storia
valdese, ci porterà sui luoghi legati alle vicende dell’abate Gioacchino da Fiore, nato verso il
1135 a Celico lungo la superstrada della Sila, la quale, dopo aver
attraversato CamigliateUo ad
un’altitudine di oltre 1400 m. in
mezzo a splendide foreste dì pini, ci condurrà a S. Giovanni in
Fiore, dove visiteremo la celebre
badia fondata da Gioacchino. Il
ritorno si potrà fare deviando
da CamigliateUo per visitare,
lungo le carrozzabili 279 e 559,
l’Abbazia cistercense della Sambucina, dove si ritirò Gioacchino prima di essere ordinato prete, ed infine la vicina cittadina
di Guzzi.
Bethel
IV) L’itinerario IV costituirà
un piacevole distensivo turistico: lungo le statali 19 a sud di
Cosenza fino a Roglìano, 535 per
Parenti e 179 attraverso la Sila
Piccola, essa ci porterà fino al
centro evangelico Bethel, in un
sito meraviglioso a circa 1300 m.
sul livello del mare, tra i noti villaggi turìstici dì Racìse e Mancuso. Ritorno consigliabile a
S. Giovanni in Fiore per visitare
i bei laghi artificiali Arvo, Ampollino e Cecità.
Giovanni Gönnet
Titccuino
pastorale
L’ultima volta che l’avevo visto aveva guidato un gruppo
di catecumeni in visita alla nostra comunità. Cera stata una
festa, dei giochi. Avevamo chiaccherato a lungo e la nostra
conoscenza si era presto trasformata in amicizia. Giovane, con
una moglie simpatica, e due bellissimi bambini. A Natale, con
gli auguri, aveva aggiunto una semplice frase: ho il cancro.
Ho fatto un lungo vaggio per andarlo a trovare. Abbiamo parlato sino a mezzanotte. Mi ha raccontato tutto il suo dramma
personale. Il gruppo giovanile con cui lavora, da quando sa che
ha il cancro lo evita « forse perché hanno paura di prenderselo
anche loro ».
Al mattino, dopo una notte per me terribile, con la famiglia
riunita in tinello abbiamo fatto un'abbondante colazione. E
abbiamo ripreso il discorso. Anzi lui parlava e io l’ascoltavo.
Mi ha stupito che davanti ai figli, uno di 8 l’altro di 12 anni,
programmasse gli ultimi (ma spero proprio di no!) due anni
della sua vita.
Stava ristudiando in quei mesi mi ha confessato — lui
che non è pastore, alcuni ’’capolavori” teologici: da Bonhoffer
e Helder Camara. « Cosa vuoi che ti dica, quando qualcuno
muore nel terzo mondo su un marciapiede per inedia o per
fame nessuno si stupisce. Perché dunque impressionarsi se
sono stato colpito dalla ’’peste" dei nostri giorni? Il Signore
guida la nostra vita non solo nel benessere ma anche nel dolore e nella morte ». Dopo questo discorso, con la moglie e i
figli, t’ho accompagnato all’ospedale per un’ennesima cura di
radiazioni. Iri auto il discorso è proseguito e questa volta sul
nostro prossimo Sinodo. « Speriamo che continui e si approfondisca, anche biblicamente, la riflessione sul tema della pace: è
irnportante resistere ad ogni logica di morte soprattutto per le
giovani generazioni ». Ma dico io dove trova la forza di dirmi
queste cose? Sulla soglia dell’ospedale ci siamo abbracciati.
Li ho lasciati lì. Le sue spalle, sua moglie e i suoi figli sono
scomparsi dietro alla vetrata. Ho cominciato a vagare, un po'
inebetito nella città. Pensavo che ha la mia stessa età: insomma è un giovane accidenti! Mi stavo rendendo conto non solo
d’aver assistito ad una testimonianza eccezionale ma di aver
ricevuto, allo stesso tempo, moltissimo dalle sue parole. Forse
un incoraggiamento a vivere con più fiducia in Dio. Io però
che cosa gli avevo dato? Non avevo neanche avuto il coraggio
d’interromperlo per proporgli un momento di preghiera. Lo
stavo facendo adesso mentre il treno mi riportava a casa.
Pubblichiamo in questa rubrìca, in forma anonima, brevi
esperienze e riflessioni del ministero pastorale evangelico.
4
4 ecumenismo
8 luglio 1983
DAI MOVIMENTI PER LA PACE
SO prese di posizione e programmi.
Appello per Vancouver
Organizzato dalVIKV e dal Progetto Plough shares (Olanda e Canada), ha avuto luogo recentemente in Svezia un incontro dei comitati per la pace che hanno stilato e approvato
l'appello all’Assemblea di Vancouver che riportiamo. Per la
commissione pace e disarmo delle chiese battiste, metodiste e
valdesi ha partecipato il past. Salvo Rapisarda di Catania.
« Io ti ho posto davanti la vita
e la morte, la benedizione e la
maledizione; scegli dimque la vita, onde tu viva, tu e la tua progenie, amando l’Eterno, il tuo
Dio, ubbidendo alla sua voce e
tenendoti stretto a lui » (Deuteronomio 30: 19, 20).
Che cosa significa « scegliere
la vita» oggi...
...in un mondo in cui milioni
di persone soffrono la fame e
molti muoiono ogni giorno per
sottoalimentazione?
...in un mondo in cui la vita e
i diritti umani vengono violati da
regimi sostenuti, dall’interno e
dall’esterno, dal capitale e dalle
armi?
... in un mondo in cui le ideologie vengono costantemente usate per opprimere?
...in un mondo in cui le invasioni militari sono crescenti e l’autodeterminazione dei popoli è
ostacolata dalle potenze colonialiste?
... in un mondo in cui si combattono continuamente guerre e
in cui la gente viene uccisa giorno dopo giorno?
...in im mondo in cui armi demoniache per distruzioni di massa vengono « migliorate » costantemente e in cui una « nuova generazione » di armi viene approntata per una guerra nucleare con
capacità da « first-strike »?
...in un mondo in cui i bisogni
delle generazioni future vengono
sacrificati aH’egoismo dell’oggi?
Come movimenti e organizzazioni per la pace e la giustizia
che aperano con le Chiese in tutte le parti del mondo, noi riconosciamo che siamo circondati da
minacce alla vita. Noi riconosciamo la nostra complicità nell’ingiustizia e confessiamo la no
stra colpa. Noi ci ravvediamo e
ci impegnarne in nuove direzioni.
Noi proclamiamo la nostra fede
nella promessa di Dio di una vita abbondante su questa terra,
come rivelata in Gesù Cristo, e
dichiariamo la nostra resistenza
a quelle forze che negano la vita
e che minacciano la creazione.
Oggi vediamo che il caos cresce. Il peso maggiore della depressione economica mondiale
cade sui più indifesi. La schiera
di persone senza lavoro e senza
speranza in un futuro più luminoso cresce ogni giorno. In molti paesi la crescente militarizzazione va di pari passo con l’oppressione economica. Le tensioni
internazionali aumentano di giorno in giorno. Le nazioni cercano
di imporre il loro volere sulle altre e le grandi potenze continuano la loro ricerca della superiorità nucleare e dominano tutti
gli altri paesi.
In questa situazione, noi, come
membri delle Chiese, scopriamo
una nuova solidarietà con i popoli di tutto il mondo. Le nostre
priorità immediate possono essere diverse, secondo la nostra situazione, ma riconosciamo i nostri vari sforzi come parte di
una sola lotta: la lotta per la vita e la dignità umana.
Noi cristiani, come una sola
Chiesa, dobbiamo mostrarci come forze di vita e di speranza,
schierati assieme nella preghiera
e nell’azione contro la rassegnazione e la morte. La vita è sia
dono di Dio sia una sacra responsabilità che ha bisogno di
essere sviluppata con attenzione
in un contesto comunitario.
Noi crediamo che essere la
Chiesa significa superare l’inimicizia. La promessa biblica parla
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Conversione all’IsIam
Roger Garaudy è il ben noto
filosofo francese, di origine atea,
convertitosi poi al protestantesimo, aderente e studioso del
marxismo fino ai fatti di Ungheria, del quale il Corriere del 21
giugno pubblica un’ampia intervista a cura di M. Tito. Dalla intervista si apprende un fatto,
per me, nuovo e che non manca
di suscitare meraviglia e perplessità, e cioè che il Garaudy si è
recentemente convertito all’islamismo abbracciato con ben sottolineato entusiasmo. Difficile interpretare, attraverso l’intervista,
i motivi reali che hanno condotto Garaudy a questa conversione
proprio quando gli stati « confessionali » islamici si chiamano
Iran (con Khomeini), Libia (con
Gheddafi), Iraq (con Hussein e
la sua sciagurata guerra), Arabia
Saudita (con gli sceicchi del petrolio) e via elencando. Pare sicuro che il Garaudy sia andato
in cerca di certezze che, a quanto pare, né il protestantesimo né
il marxismo gli hanno saputo
dare, e che egli dice aver trovato
neH’ecumenismo fondamentale
dell’Islam sola religione che tra
i suoi profeti accompagna a Maometto Abramo e Gesù.
do del centrismo
che lo esalta per
ad emarginare le
te ed integraliste
come « episodio
so » del periodo
di polizia contro
stanti.
D. Settembrini,
essere riuscito
forze moderacattoliche, cita
più vergognole persecuzioni
i gruppi prote
È irrispettoso, verso un uomo
come Garaudy, dire che si tratta
più che di una questione di Fede
e relative certezze, di una esercitazione da intellettuale, molto
lontana da una visione esatta della realtà?
Analizzando su 24 Ore il perio
Continuando sul Gazzettino il
suo studio su Lutero, F. Jori ricorda l’opera del card. Contarini, che cercò con altri di ristabilire un contatto coi riformatori,
adoperandosi per attuare il rinnovamento della Chiesa secondo
le indicazioni dello stesso Lutero. Secondo lo Jori l’opera del
Contarini si dovette concludere
con una definitiva rottura, quando rincontro che egli ebbe a Ratisbona con Melantone fu sabotato e cancellato dalla opposizione del cattolicesimo « zelante »
e da quella dei principi tedeschi
che vedevano nella Riforma una
ottima occasione storica per acquistare indipendenza dal papato
e dall’impero. Di tutto però rimase duratura traccia nello sviluppo di fermenti riformatori nel
Veneto, specie a Vicenza e presso l’Università di Padova.
Popoli e Missioni riferisce sulla situazione dei cristiani nella
Cambogia vietnaminizzata. Risulta, tra l’altro, che da quel paese
è stato espulso il pastore francese che il Consiglio Ecumenico
aveva inviato sul posto per coordinare i soccorsi alla popolazione
locale.
Niso De Michelis
di giustizia e di pace e noi possiamo seguire la vocazione alla
riconciliazione, al ristabilimento
dei rapporti. Vecchi nemici diventavano fratelli e sorelle nella
chiesa primitiva. Dobbiamo superare l’inimicizia, se vogliamo
seguire il nostro Signore. Questo
impegno alla riconciliazione ha
profonde implicazioni politiche
nel nostro mondo così profondamente diviso in nazionalità, razze, sessi, ideologie, ricchezze e
privilegi.
In questo secolo sono state
combattute due guerre mondiali.
Sono state combattute anche circa 150 guerre limitate in quest’ultimo tempo, la maggior parte di
esse nel terzo mondo, che hanno
fatto milioni di vittime. Soltanto
se si ignorano questi eventi storici, si può nutrire l’illusione che
la ragione umana può impedire
una terza e peggiore catastrofe.
Noi crediamo che dobbiamo
stigmatizzare l’orgoglio umano e
l’arroganza che spesso si trovano
dietro queste mistificazioni. L’enorme costruzione di armi convenzionali e l’attuale tendenza
delTarmamento atomico verso
la preparazione di armi capaci
di un « first-strike » danno una
particolare urgenza al compito
di fermare la corsa agli armamenti e al crescente commercio
di armi di repressione. Inoltre,
il continuo sfruttamento dei talenti e delle risorse mondiali da
parte dei potenti per migliorare
gli strumenti di distruzione non
fa altro che aggravare la fame
e la miseria. Le guerre spesso
cominciano come corsa alle risorse. Allo stesso tempo, per un
numero imprecisato di persone
il pericolo della morte per fame
è molto più immediato.
Alla luce di tutto questo, l’esperienza di milioni di persone
al nord come al sud, all’est come
all’ovest, è un senso di impotenza e di paralisi a causa della paura, della frustrazione e della minaccia dell’olocausto nucleare,
della fame e del terrore della
repressione. La nostra responsabilità pastorale consiste nelTaiutare la gente a superare questa
paralisi e questo senso di impotenza. Ma come abbiamo appreso da altri periodi di grande pericolo e disgrazia, questa responsabilità pastorale ha necessariamente implicazioni sociali, economiche e politiche.
Noi dobbiamo far fronte a queste minacce con una fede rinnovata nell’opera liberatrice del nostro Signore e con un impegno
rinnovato per il bene degli uni
verso gli altri.
Quindi, siamo d’accordo nel
lavorare assieme per formare
una rete di rapporti per la pace
e la giustizia allo scopo di:
— appoggiare e collaborare con
i singoli e i gruppi che lottano
per la giustizia e la pace;
— proteggerci l’un l’altro, se
attaccati;
— migliorare lo scambio di comunicazioni tra gruppi che lavorano per la pace e la giustizia in
varie parti del mondo;
— offrire aiuto perché le chiese
mettano in pratica proposte concrete per la resistenza alla corsa
agli armamenti e alla militarizzazione della società;
— sviluppare un quadro generale per la comprensione e razione per il disarmo e lo sviluppo
come parti della stessa lotta;
— contestare i rapporti economici internazionali sempre più
ingiusti che, assieme alla corsa
al riarmo, staimo diventando uno
dei maggiori pericoli per la pace
nel nostro secolo.
Noi riconosciamo con gratitudine che il Consiglio Ecumenico
delle Chiese sin dalle sue origini
si è interessato ai problemi della
pace e della giustizia. Nel corso
degli anni questo suo interessamento è stato espresso attraver
Noi lanciamo un appello ai delegati della sesta Assemblea del
Consiglio Ecumenico delle Chiese (Vancouver, 24 luglio-10 agosto 1983) perché trovino il modo
di continuare e incrementare gli
sforzi fatti per la pace e la giustizia dal CEC e dalle Chiese
membro.
Noi supplichiamo che il CEC e
le Chiese membro si impegnino
ad ampliare significativamente i
loro sforzi per la vita, la pace e
la giustizia mediante nuovi accenti programmatici.
Quindi chiediamo che questo
impegno venga espresso mediante una ridefinizione dei programmi, del personale e delle priorità
di bilancio in modo che il lavoro
possa essere ampliato per far
fronte a queste sfide impellenti.
Chiediamo che il CEC e le sue
Chiese membro dedichino sempre, più strutture per appoggiare
gli scopi e il lavoro di gruppi come i nostri che sono parte delle
Chiese e dei movimenti per la
pace e la giustizia in rapporto
con le Chiese. Il CEC può avere
Un ruolo unico nel favorire lo
sviluppo di una serie di rapporti
mondiali che uniscano le chiese
e i movimenti per la pace e la
giustizia in una lotta comune
per la preservazione e il miglioramento della vita. Noi sollecitiamo le chiese membro a riconoscere, incoraggiare e estendere l’appoggio alle organizzazioni
che nei loro paesi operano per la
pace e la giustizia.
Lo sfondo e gli obiettivi di questo appello sono illustrati da articoli scritti da vari gruppi interessati alla pace e alla giustizia
che hanno partecipato alla preparazione di questo appello.
Nel descrivere ,gli sforzi per
vincere particolari minacce alla
pace e alla giustizia, ogni gruppo
ha proposto alcune azioni specifiche urgenti perché il CEC le
includa nei suoi odg e nei suoi
programmi.
Noi rivolgiamo un appello all’assemblea affinché cònsideri seriamente queste proposte e prenda concrete decisioni per appoggiarle.
La nostra preghiera è che tutti noi possiamo ricevere discernimento per essere fedeli in momenti in cui le politiche sono
sempre più dominate dai mitiPerciò « State dunque saldi avendo presa la verità a cintura dei
fianchi, essendovi rivestiti della
corazza della giustizia e calzati
i piedi della prontezza che dà
l’Evangelo della pace » (Efesini
6: 14, 15).
REGIONE RIOPLATENSE
Siesta difficile col
documento sinodale
La Facoltà dì Teologia di Buenos Aires (I.S.E.D.E.T.) ha organizzato l’8 giugno scorso un incontro-dibattito sul « Documento
sull’Ecumenismo » approvato dal
nostro Sinodo, nelle sue due sessioni (italiana e rioplatense). All’incontro erano state ufficialmente invitate le dirigenze delle
8 Chiese Evangeliche che faranno parte del «Consiglio Direttivo » di tale istituto teologico.
Hanno mandato una loro rappresentanza le seguenti chiese:
Chiesa Riformata Argentina,
Chiesa Evangelica del Rio de la
Piata, Chiesa Evangelica Metodista Argentina, Discepoli di Cristo, Chiesa Evangelica Luterana
Argentina. Il pastore Carlos Deimonte, a nome della « Mesa Vaidense», ha illustrato il documento, mettendone in rilievo i punti salienti (l’obiettivo fondamentale del movimento ecumenico,
il problema della imità in Cristo
e del suo significato, le relazioni
ecumeniche con l’ebraismo e con
i « credi viventi », il confronto
con il cattolicesimo) e offrendo
ai presenti due interpretazioni
del documento stesso (V. Subilia
in « Protestantesimo » 4/1982,
M. Rostan in « Gioventù Evangelica » DÌC./1982).
Il noto teologo Miguez Bonino,
copresidente del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ha polemizzato vivacemente con il documento, giudicandolo superato, almeno per quanto riguarda il rapporto con il cattolicesimo, dall’odierna « comprensione » dei
rapporti interconfessionali. Per
Miguez, il documento nel valutare il cattolicesimo, riprende
stereotipate argomentazioni teologiche tipiche dell’ ortodossia
protestante_ postriforma e quindi « irreali » nella prospettiva
ecumenica contemporanea. Vi è
quindi, secondo il teologo metodista argentino, una « incongruenza » rilevante tra la prima
parte del documento (dove il
problema dell’unità viene legato
alla ricerca di una testimonianza
pienamente inserita nei problemi .
sociali e politici dell’uomo del
nostro tempo) e la seconda parte che, in qualche modo, « chiude » al mondo e alle ansie di « liberazione » dei popoli oppressi,
in nome di un marcato « confessionalismo protestante ».
A questo punto i valdesi presenti, ma non solo loro (!), han
no rilevato come im simile ragionamento provi ancora una volta
il crescente allontanamento, nel
movimento ecumenico, dal riferimento biblico come elemento
normativo di ogni corretto dialogo ecumenico.
Più positiva la valutazione da
parte luterana, espressa dal Prof.
Riccardo _ Pietrantonio, docente
di esegesi neotestamentaria. Il
docimento ha una impostazione
biblica chiaramente evangelica
(le riferenze scritturali predominanti sono a testi giovannici e
paolinici); l’uso dei passi biblici ci dice, e questo è bene secondo Pietrantonio, che siamo di
fronte a un documento protestante. Questo sarebbe un vantaggio, rispetto ad altri documenti simili, dove la Bibbia è
generalmente usata in modo generico e sfumato. Passo biblico
chiave, per la comprensione dell’intero documento, potrebbe essere quello di Calati 2, 9 ( « la mano di associazione fraterna » cfr.
punto 7,1), che prospetta la possibile « conciliarità ecumenica ».
L’ultimo oratore, invitato espressamente per avere così una
« reazione » al documento di parte cattolica, il Prof. Armando
Cuoratti, professore di esegesi
veterotestamentaria nel Seminario diocesano della città di La
Piata, ha decisamente respinto
r ipotesi della « conciliarità »
come espressa dal documento sinodale, perché si tratterebbe di una « conciliarità monca », su base congregazionalista
priva, a suo giudizio, dell’unico
segno visibile di unità ecumenica, il « ministero petrino ». Unico punto di consenso generale è
stata la valutazione critica dell’ecumenismo promosso dall’attuale vescovo cattolico di Roma,
uomo «profondamente medioevale » e incapace quindi di concepire il « pluralismo ecclesiologico » sotto qualunque forma esso
si presenti.
Úna bella serata, su un documento « duro da digerire », non
adatto alla « tipica siesta sudamericana », come ha osservato
scherzosamente Leveratti; ma
che ha il pregio di « parlare chiaro » in un dialojgo ecumenico
che muove i suoi incerti passi
tra il « rifiuto pregiudiziale » e
la costante « confusione » teologica e metodologica.
Eugenio Stretti
5
8 luglio 1983
obiettivo aperto 5
INTERVISTA A GUSTAVO COMBA, PRIMO PRESIDENTE DELLA SEZIONE ITALIANA
GLI INIZI DI AMNESTY INTERNATIONAL
— Abbiamo notato che in questi ultimi tempi, sempre più
spesso si sente parlare di Amnesty International e la stampa dà
notizie sulla sua attività attuale;
ma in genere si sa poco suU’origiiie di questo movimento. Tu
che ne hai fatto parte in passato, puoi dirci qualche cosa al riguardo?
— Volentieri. L’inizio di A.I. sia
in Gran Bretagna, suo luogo di
nascita, sia qui in Italia, ha attraversato vicende talvolta assai
burrascose, per ragioni analoghe, ma con esiti diversi. Perciò
bisogna tenere separate le due
storie.
— Giusto. Incomincia con la
storia di Londra.
— Nel 1961, in Portogallo (dittatore Salazar), un gruppo di studenti aveva brindato all’indipendenza delle colonie portoghesi
dell’Africa: furono arrestati e
condannati. Indignato da questa
notizia, Peter Benenson, affermato avvocato londinese, ebreo convertito al cattolicesimo, scrisse
un articolo pubblicato il 29 maggio su « rObserver » di Londra,
formulando un « Appello per la
amnistia », lanciando sotto questo titolo l’idea di un movimento
a favore dei prigionieri politici.
L’idea fu raccolta da un quacchero, Eric Baker, (sostenitore di
Danilo Dolci, nel cui nome aveva fondato a Londra, nel 1959, un
trust di sostegno finanziario)
professore di scienze sociali. Nel
1962 il movimento prese corpo
sotto la guida dei cofondatori Benenson e Baker. Furono subito
organizzati gruppi di azione in
Australia, Gran Bretagna, Irlanda, Norvegia, Svezia, Svizzera,
U.S.A. I prigionieri adottati, cioè
di cui A.I. prese le difese, furono
quell’anno 210, i gruppi 10.
— Com’erano ripartiti i gruppi per ie diverse nazioni?
— In modo molto diverso. In
Inghilterra, dove per l’affermazione storica dei quaccheri, l’Obiezione di Coscienza faceva parte del modo di pensare, i gruppi furono molto numerosi. In
Svizzera, dove la difesa della nazione è affidata a tutti i cittadini
con una sorta di esercito popolare, i gruppi furono due o tre,
essenzialmente costituiti da stranieri non essendo riconosciuta
l’O.d.C.
— L’Italia quando entrò a far
parte di A.I.?
— Già nel 1962, quella che fu
poi per molti anni la segretaria
della Sezione Italiana, la Signora
Anna Armstrong. Torre, aveva
preso contatto e lavorato con A.
I., creando attorno a sé il primo
gruppo. Ma è nel 1963 che l’organizzazione di A.I. si sviluppò sia
in Italia, sia a Londra. Qui fu
creato un Comitato Esecutivo
Internazionale (GEI), i cui membri furono scelti con un criterio
territoriale, tenendo conto del
diverso atteggiamento della opinione pubblica verso gli scopi di
A.I. L’Italia e la Francia con la
Svizzera, furono rappresentate
dapprima da un francese, Me.
Jacob, fino al 1966, anno in cui
entrai a far parte di detto comitato. Alla presidenza del Comlta
to fu chiamato Sean Me Bride,
già ministro degli esteri nel governo irlandese e allora Segr.
Gen. dell’Associazione Internazionale dei giuristi, con sede a Ginevra.
— Quale fu l’accoglienza del lavoro di A.I. negli ambienti governativi dei maggiori paesi?
— Fu diversissima e ciò diede
luogo ad evènti assai burrascosi.
Fra il ’63 e il ’66 A.I. diventa consulente delle N.U., nasce e si sviluppa il lavoro delle cartoline, si
precisa la linea di azione con la
solenne conferma che A.I. non si
interessa di quei prigionieri politici che hanno usato o che auspicano l’uso della violenza.
L’influenza di A.I. e l’estendersi
della sua azione incomincia ad
inquietare i governi, l’archivio di
A.I. viene saccheggiato da ignoti,
ovviamente da un qualche servizio segreto. Il rappresentante
francese si dimette dal consiglio
internazionale ed è sostituito, al
Congresso di Copenhagen, da me.
Nel settembre ’66 vengono riconosciuti O.d.C. anche quei militari che rifiutano come ingiusta
la guerra del Vietnam. ìlhflhe l’esperienza di tre membri di A.I.
in Rhodesia e la crisi fra Rhodesia e Gran Bretagna, porge l’occasione per accusare A.I. di subire le pressioni dei servizi segreti; si parla di influenza della
C.I.A. sul presidente, deH’Intelligence Service su Benenson e del
Deuxième Bureau su René Cabroux che si proponeva di riorganizzare la Sezione francese.
— E come finì questa situazione?
— Fu convocato un consiglio
internazionale a Helsingor (1967)
che si concluse con le dimissioni
di Peter Benenson e successivamente del Segretario Generale.
Queste responsabilità furono assunte da Eric Baker, che con la
sua dedizione, il suo equilibrio,
la sua onestà di quacchero al di
sopra di ogni possibile influenza,
seppe tirare fuori A.I. dalle difficoltà in cui si era trovata. Nel
1968 viene nominato un Segr.
Gen. retribuito a pieno tempo, e
con questa nuova organizzazione
A.I. si espande sempre più. Nel
1969 i prigionieri adottati sono
4.000, quelli liberati dall’inizio
circa 2.000. I gruppi sono 640, i
soci individuali 15.000. La successiva espansione di A.I. portò questo movimento al premio Nobel
per la pace, conferito poi anche
personalmente a Sean Me Bride
(1974), e questi riconoscimenti
rappresentarono a loro volta un
elemento di conoscenza e di estensione dell’organizzazione quale è oggi.
La sezione italiana
— E la Sezione Italiana che
parte prese a questi eventi?
— Dapprima (dal 1962 al 1965)
la Sezione Italiana fu essenzialmente opera di Anna Armstrong
e di pochi suoi amici che costituirono il primo gruppo, un lavoro pionieristico, in cui la Armstrong riuscì ad interessare Giorgio La Pira, che assieme a Danilo Dolci diede il suo nome per la
creazione di un fondo di emergenza a disposizione di A.I. per
interventi a favore di prigionieri in gravi condizioni. Figurano
in quel comitato nomi come quelli di Fromm, di Menuhin, di Neruda e di tanti altri. Ma non tutti risposero nello stesso modo.
Per A.C. Jemolo, Amnesty era un
mevimento adatto ad ambienti
protestanti in cui trova sviluppo
anche la Società per la protezione degli animali! A. Galante Garrone, a più riprese interessato
all’attività di A.I., espresse sempre il suo consenso e in pari tempo la difficoltà di ottenere la pub
blicazione di qualche notizia perché « Amnesty non faceva notizia ». Il che trovò conferma nel
fatto che la Armstrong riuscì tuttavia ad ottenere un servizio di
Danilo Colombo trasmesso dalla
Rai il 18 novembre 1966, servizio
che non ebbe nessun seguito.
— Secondo te questo fu solo
dovuto a disinteresse?
— No, c’era indubbiamente altro. Nel 1966 io ero entrato a far
parte del C.E.I. Nell’estate 1966
Eric Baker aveva presentato al
Consiglio d’Europa il problema
degli O.d.C., in relazione al che
erano state indirizzate da Londra delle lettere al Presidente della Repubblica (Saragat) al Primo Ministro (Moro) ai Ministri
dell’Interno (Taviani) e della Difesa (Tremelloni). Perciò come
membro del C.E.I. io ero indubbiamente in odore di eresia sul
problema dell’O.d.C. Tant’è vero
che Danilo Colombo mi ignorò
nel suo servizio, sebbene in quel
momento fossi membro del C.E.I
e fungessi anche da Presidente
della Sezione Italiana.
— Ma a parte la questione delrO.d.C. ci furono altri impedimenti al lavoro di A.I.?
— Certo. Bisogna rammentare
che fra i principi fondamentali
di A.I., volti ad ottenere la massima obiettività, c’è il rifiuto di
interesse per chi auspica la violenza, il divieto alle Sezioni Nazionali di mettere sotto accusa
il proprio Governo, l’astensione
da giudizi o atteggiamenti politici. Di fronte a questo Tinfluenza del clima presessantottesco fu
un grave intralcio allo sviluppo,
che la nostra Sezione tendeva ad
avere fra il 1966 e il 1968. Nel
marzo del 1967 l’Unità accusò A.
I. di collusione con la C.I.A., ed
il gruppo di Milano (di cui fu
segretaria per breve tempo Petra
Krause) ed il gruppo di Torino
lamentavano la eccessiva « neutralità » di A.I., chiedendo un atteggiamento più politicizzato, più
fllo-1968. Io diedi conferenze in
vari circoli (Rotary, Lyons, ecc.),
suscitando talvolta atteggiamenti
antinomici espressi con la richiesta di non parlare tanto di « diritti » ma di « doveri ».
:— E non avete anche provato a
cercare in qualche modo il patrocinio di persone influenti, di
cultura?
— Lo abbiamo fatto. Abbiamo
preso contatto con tante persone, fra i giornalisti ad es. Camilla
Cederna, Indro Montanelli ed altri. Abbiamo pensato a presidenti di prestigio, che sarebbero stati un richiamo per la nostra attività, come Ignazio Silone o
Guido Calogero, la cui filosofia
sulla priorità della tolleranza
Amnesty oggi
Il diffondersi di Amnesty International, nella sua veste attuale,
in Italia inizia nei primi anni
Settanta, forse anche perché le
battaglie politiche di una certa
élite culturale avevano creato rm
terreno fertile perché il lavoro di
A.I. potesse trovare anche qui i
suoi sostenitori.
I primi anni di attività sono
contrassegnati dall’impegno personale profondo dei pochi che,
attorno alla figura di Gustavo
Comba, hanno dovuto utilizzare
tutto, e solo, il proprio tempo libero per « inventare », nel vero
senso della parola, la sezione italiana di A.I. Si trattava non solo
di creare la struttura di una azione di A.I. a livello nazionale, ma
anche una mentalità affinché le
idee di questi pochi appassionati idealisti, in tema di rispetto
dei diritti dell’uomo, della vita e
dei valori dell’individuo, potessero diffondersi.
L’impegno e lo slancio dei primi soci portò in poco tempo i
suoi frutti e nacquero i primi
gruppi a Roma, Milano, Torino
e poi nel resto dell’Italia. Una
buona parte dei primi soci attivi
è costituita da gente che non corrisponde certo al cittadino italiano medio: stranieri di passaggio
o di origine e protestanti, per
esempio, erano e sono presenti in
gran numero all’interno della associazione.
L’elezione di una donna. Margherita Boniver, a presidente delrassocìàzione ne è un segno, oltre che il primo passo verso una
maggiore notorietà. Infatti verso
la fine degli anni Settanta ci sono una ventina di gruppi e circa
tremila soci in tutta Italia. Margherita Boniver viene eletta
membro del Consiglio Esecutivo
Internazionale: la sezione italiana di A.I. è solidamente costituita, ma si tratta di organizzarla,
dandole strutture che se da un
lato tolgono il fascino dello spontaneismo, dall’altro garantiscono
una razionalizzazione delle attività. Questo lavoro inizia con la
elezione a presidente di Cesare
Fogliano.
In questi ultimi anni i soci sono aumentati molto, tanto che i
« gruppi A.I. » sono ora 65, più
numerosi altri « in formazione »,
presenti in tutta Italia, e svolgono la tipica attività di Amnesty,
cioè 1’« adozione » dei prigionieri per motivi di opinione, provenienti da ogni parte del mondo.
Il « bilanciamento » dell’azione
di A.I. è dimostrato dalla provenienza dei casi di cui attualmente i gruppi della sezione italiana si occupano. 51 casi provengono infatti daH’Africa, 17 dal
Medio Oriente e Nord Africa, 13
dall’Asia, 13 dall’Europa Orientale, 13 dairunione Sovietica, 33
dall’America Latina e 2 dall’America centrale.
Accanto a queste attività i
gruppi si occupano anche di altre azioni, tutte finalizzate allo
adempimento del mandato dell’associazione: campagna per la
abolizione della tortura, per l’abolizione della pena di morte,
campagne sulle situazioni di interi Paesi, appelli urgenti per
coloro che risultano arrestati e
torturati nei giorni immediatamente precedenti, campagna per
i prigionieri del mese, cui partecipano contemporaneamente tutti i soci di A.I. nel mondo.
Nonostante il cosiddetto clima
di riflusso l’opinione pubblica di
oggi è molto più disponibile alle
istanze di A.I. che pochi anni fa.
Aiutata anche dalla notorietà
acquistata in seguito all’assegnazione del premio Nobel per la
pace, A.I. è diventata anche in
Italia una associazione conosciuta in molti ambienti. A livello
italiano, poi, ha contribuito a
questa crescita anche il fatto che
la riunione dell’I.C.M. 1982 (International Council Meeting — assemblea annuale dei delegati e
osservatori di tutte le sezioni nazionali) si sia tenuta a Rimini.
La notorietà raggiunta, impensabile solo pochi anni fa, può però far nascere la tentazione di
credersi ad un punto di arrivo:
va invece tenuto presente che,
proprio per la sua natura, A.I.
è un’associazione scomoda, che
più adempie al suo compito meno è benvista e benvoluta dai
suoi interlocutori. Perché in questo mondo ci sarà sempre chi
crea consenso intorno alle proprie idee e decisioni mettendo a
tacere chi è dissenziente.
Danielle Jouvenal
sull’impegno, del dialogo sul ’’logos» è particolarmente in linea
con l’azione di A.I. Ma senza successo. Ripiegammo su altre persone che forse speravano che A.
I. sarebbe stato un richiamo sulla loro attività e poco si interessarono a quella di A.I.
Verso la fine
— Sicché non avete combinato
niente?
— Certo non molto. Ma ci furono però alcune azioni interessanti. Abbiamo ospitato occasionalmente esiliati di paesi africani, siamo intervenuti presso la
Commissione Giustizia e Pace, e
presso la Segreteria di Stato del
Vaticano (Mons. Benelli) in favore di religiosi imprigionati in
Mozambico (allora colonia portoghese) a favore di una legge
per l’O.d.C. presentata alle Cortes sotto il regime di Franco.
Svolgemmo anche (settembre
1967) una missione in Grecia, sotto i colonnelli, portandone al Parlamento Europeo di Strasburgo
i risultati, che contribuirono a
determinare l’uscita della Grecia
dalla Comunità. Ancora nel 1967
facemmo delle ricerche sugli esuli albanesi, a cui si interessò
anche il pastore Enrico Corsani
di Bari, e che presentò notevoli
difficoltà, perché fra gli esuli c’erano molti infiltrati inviati dall’Albania e perciò un clima di
estrema diffidenza. Dovetti occuparmi della riorganizzazione della Sezione Francese a me affidata
come membro del C.E.I. Organizzammo anche la convocazione di
un congresso in Italia (1967) che
fu poi annullata dal CEI. per
mancanza di fondi.
— E così fu la fine?
— Non proprio. Nel ’69 dovetti riassumere la carica di Presidente, cercare una nuova segretaria, essendosi ritirata Anna
Armstrong dopo otto anni di
grande attività. Così crebbero le
difficoltà. Partecipai ancora ai
congressi di Stoccolma (1969) di
Oslo (1970) e Lussemburgo (’71).
Nel 1971, tramite amici, feci sapere a « La Stampa » di Torino,
che c’era il decimo anniversario
di A.I. « La Stampa » chiese al
suo corrispondente di Londra
un breve servizio ed ignorò la
Sezione Italiana.
Nel 1972 fu la fine. Un cittadino americano si presentò da me,
disse la sua ammirazione per A.
I., il suo interesse per i cosiddetti « disertori » del Vietnam, e si
dichiarò disposto a rappresentare la Sezione Italiana al congresso di Utrecht di quell’anno e a
diventare poi attivo segretario
della Sezione Italiana. Gli diedi
ogni informazione ed ogni utile documento, ed anche tutti
i fondi rimasti in cassa. Partì, mi
mandò un paio di telegrammi. A
Utrecht non lo si vide. Scomparve. Sono cose che accadono quando ti fidi.
— Con lui scomparve anche
tutto il lavoro italiano di Amnesty?
— No! La Sezione si è chiusa.
Ma il gruppo di Piacenza capeggiato dalla prof. Livia Cagnani,
nato subito dopo quello di Genova, forse nel 1962, non è mai
scomparso e tuttora funziona.
Qualche anno dopo nel 1974,
per iniziativa della Signora Lydia
Colin Mazzotti, fu ricostituita la
Sezione Italiana, che l’attività e la capacità di presidenti come Margherita Boniver e poi Cesare Pogliano, sia pure con la
spinta dovuta all’assegnazione
del Nobel per la pace nel 1977,
ed in un clima diverso dal 1968,
ha portato ad un grande ed efficace sviluppo.
a cura di Giuseppe Platone
6
6 cronaca delle Valli
8 luglio 1983
T urismo
in casa
nostra
Dopo aver pensato a lungo scoprimmo che si voleva alludere all’abbazia di Staifarda a 20 Km.
da Pinerolo sconosciuta alla
maggior parte del gruppo. Da allora sono andata a Staffarda
molto sovente ad accompagnare
dei visitatori che ne hanno ammirato lo stile e la bellezza del chiostro soprattutto al sole cadente.
Ho pensato a questo l’altro
giorno avendo deciso l’U.F. di
Pinerolo di recarsi a Bobbio Pellice per una passeggiata storica.
Sfogliando una guida del C.A.I.
di Torino edizione 1880 ho letto:
«Torreggiante a ponente di Bobbio ergesi un cono di roccia detto Bric Bariont la cui trifida e forata cima per tre sere, all’epoca
del solstizio d’estate, dà luogo a
curiosi scherzi di luce, prodotti
dal tramontare del sole attraverso una spaccatura del monte.
Le creste dei contrafforti all’interno presentano strani profili ed
una mirabile varietà d’aspetto
offre quel complesso di valloni o
combe secondarie, come un quadro su cui lieti s’aggirano gli
sguardi ».
Siamo andati a Bobbio il 21
giugno giorno del solstizio d’estate, ma non abbiamo potuto assistere al fenomeno perché il cielo era coperto e siamo ritornati
alle nostre case prima del tramondo del sole un po’ delusi solo per quel fatto, perché l’accoglienza delle sorelle di Bobbio è
stata meravigliosa.
E una di esse il giorno dopo
ha potuto assistere al fenomeno,
che non aveva mai notato prima.
E nello stesso comune di Bobbio mi è stato detto che dal monte Garin si può osservare l’alba,
poi il sole si nasconde, ritorna la
notte nella valle, i fiori che si stavano aprendo alla luce del sole
si richiudono, gli uccelli tacciono finché spunta una seconda alba e si fa giorno per davvero.
Chissà quante altre meraviglie
ci sono intorno a noi!
Dobbiamo solo scoprirle certe
volte anche rileggendo le vecchie
guide o ascoltando i vecchi che
ricordano e tramandarle poi ai
nostri figli che ce ne saranno
grati.
NEI PRINCIPALI COMUNI DELLE VALLI
I risultati del Senato
Appena ci è possibile, da soli
o in compagnia con ogni mezzo
di trasporto partiamo per andare a visitare paesi lontani ed ammirare le loro bellezze.
Inviamo cartoline ai nostri amici ed al ritorno facciamo loro ammirare tutte le fotografie scattate ed organizziamo anche serate di proiezioni per farli partecipi delle bellezze viste. Mentre, sovente, abbiamo molto vicino a casa nostra bellezze sconosciute e cose interessantissime
da visitare che non hanno niente
da invidiare a quelle più lontane:
abbiamo anche noi bellezze naturali quali paesaggi, foreste, laghi alpini, grotte, albe, tramonti
e capolavori dell’uomo come
chiese, musei, ecc.
Molti anni fa con una gita comunitaria da Pinerolo ci recamrtio in Svizzera e là ci fecero visitare una chiesa spiegandoci
che, della stessa epoca e dello
stesso stile esisteva quella di
« Ravel en Piémont ».
Anno PCI Rad.* DP PLI PRI MSI** PSI PSDI Piem. DC
ANGROGNA 79 165 7 33 21 7 43 28 118
83 116 17 18 20 47 7 33 8 2 88
BIBIANA 79 227 46 102 52 60 93 125 885
83 240 32 22 125 134 49 123 89 16 706
BOBBIO PELLICE 79 146 7 47 9 9 108 39 , - 31
83 99 6 12 42 41 3 80 21 2 21
BRICHERASIO 79 307 47 157 86 56 123 95 1109
83 345 94 27 293 224 65 150 122 11 802
LUSERNA S. GIOVANNI 79 1237 132 326 203 121 544 281 1599
83 1037 240 128 381 545 135 412 177 24 1237
LUSERNETTA 79 61 9 17 5 4” 22 19 1 191
83 61 9 4 24 22 2 21 18 2 143
RORA’ 79 51 4 9 1 4 65 15 - 13
83 21 4 5 5 3 — 81 5 6
TORRE PELLICE 79 1019 145 316 220 60 336 189 618
83 669 247 86 351 404 52 356 112 16 397
VILLAR PELLICE 79 244 5 69 54 17 85 63 __ 128
83 176 21 18 76 103 6 83 23 8 94
MASSELLO 79 39 8 3 3 1 14 4 - . 5
83 13 — 11 3 11 — 27 1 1 4
PERRERO 79 272 21 33 30 17 96 26 — 230
83 175 18 32 32 50 9 92 13 3 191
POMARETTO 79 428 30 32 41 11 143 27 . 152
83 271 7 42 36 84 15 128 13 3 120
FRALI 79 154 3 4 27 6 43 3 — 50
83 71 4 7 5 34 3 81 6 — 57
SALZA DI PINEROLO 79 42 3 1 3 1 13 2 23
83 16 2 7 2 4 1 9 — 16
FENESTRELLE 79 103 24 36 39 28 81 37 286
83 57 8 9 33 77 22 62 14 12 181
INVERSO PINASCA 79 207 14 11 11 3 71 13 1 51
83 188 12 12 10 34 9 52 12 2 33
PEROSA ARGENTINA 79 831 74 109 166 45 312 Ito
83 651 54 62 121 350 47 280 92 10 772
PINASCA 79 482 54 57 106 21 240 /4 - — 702
83 385 34 44 58 252 16 185 54 18 563
PORTE 79 215 7 16 31 12 84 34 - 231
83 200 19 11 28 59 10 71 10 6 168
PRAGELATO 79 30 1 16 55 6 14 16 187
83 15 8 2 19 73 7 14 10 3 138
PRAMOLLO 79 147 2 3 8 5 83 8 , 25
83 91 4 1 3 11 5 87 5 2 13
ROURE 79 170 21 22 87 17 125 51 205
83 112 17 24 23 72 26 119 37 1 184
S. GERMANO CHISONE 79 508 23 33 51 4 312 36 __ 185
83 403 20 35 19 125 10 302 24 12 121
USSEAUX 79 18 12 5 14 12 14 7 92
83 8 10 4 5 10 11 14 7 — 54
VILLAR PEROSA 79 899 96 96 168 45 363 110 693
83 730 45 53 75 797 37 231 67 21 341
SAN SECONDO 79 409 77 136 85 39 181 92 — 673
83 321 79 58 171 346 66 175 76 12 539
PRAROSTINO 79 182 18 28 37 10 144 32 65
83 132 20 33 19 75 16 147 18 3 30
PINEROLO 79 6027 1017 1468 1494 730 2085 1989 — 7889
83 5345 687 612 1649 3253 862 1737 759 131 5657
* Nel 1979 PR e DP presentarono liste congiunte al Senato.
** Vengono sommati, per il 1979, i voti del MSI e di DN che presentarono liste separate.
VAL PELLICE - UN REGOLAMENTO DA CONOSCERE
Per la tutela deirambiente
Vera Long
Sono state varate dalla Comunità Montana le bozze di regolamento comunale per la conservazione dell’ambiente e per la
raccolta dei prodotti di sottobosco.
I regolamenti di applicazione
della legge regionale 32 hanno
come finalità la salvaguardia dell’ambiente del territorio, della
flora spontanea, della fauna minore e dei prodotti del sottobosco.
In essi si fanno specifici riferimenti a divieti per gli scarichi
di rifluii in aree non designate
dai Comuni, circa l’uso di strumenti sonori (radio, musicassette) per operazioni che potrebbero sviluppare incendi. Danno facoltà ai Comuni di individuare
aree per accogliere il turismo di
massa, aree degradate sulle quali elaborare progetti di recupero.
Sentieri di montagna, mulattiere, strade forestali vengono classificati come « percorsi fuori strada» e vietati al transito di mezzi motorizzati, tranne nei tratti di
percorsi segnalati dai comuni i
quali devono individuarli entro
giugno.
Sono protette le specie floristiche e le piante officinali e regolamentata la cattura di lumache e
rane.
Norme particolari regolano la
raccolta di funghi che è ammessa
nei giorni di martedì, giovedì e
sabato fino ad un massimo di 15
esemplari complessivamente. È
vietata la raccolta nelle proprietà private.
Con autorizzazione del presi-’
dente della Comunità Montana i
residenti per i quali la raccolta
di prodotti di sottobosco costituisce fonte di reddito possono
raccogliere quantitativi maggiori delle specie tutelate. Nessun
limite è posto ai proprietari, all’usufruttuario e al coltivatore diretto di fondi.
Chi raccoglie funghi deve essere munito di un tesserino del costo di lire 10 mila annue che è
rilasciato dalla Comunità Montana.
La vigilanza sull’osservanza di
leggi e regolamenti è affidata alle
guardie del Corpo Forestale, di
polizia locale, urbana e alle guardie ecologiche volontarie che sul
territorio queste ultime sono
una sessantina.
È stata rilevata una lacuna: la
mancanza di un regolamento che
disciplini il servizio di vigilanza
delle guardie ecologiche e ciò può
creare abusi. Non si comprende
perché non sì indicano concorsi
per il Corpo Forestale che potrebbero assorbire un numero di
giovani disoccupati.
Occorrerà creare una mentalità
ecologica cominciando dai ragazzi. Anche in questo campo il veicolo più efficace per raggiungere gli obiettivi che si propongono
leggi e regolamenti sono le scuole (dalle materne alle superiori).
Perché non istituire un corpo
di vigilanti richiedendo l’assegnazione dì un gruppo di obiettori
di coscienza?
La conoscenza diffusa dei regolamenti a mezzo manifesti murali può contribuire a ottenere
effetti positivi nella tutela del nostro ambiente naturale. A. K.
Elezioni
Errata
La fretta nel chiudere il giornale, mentre si ricevevano ancora gli ultimi risultati elettorali ci
ha fatto commettere alcuni errori nella tabella pubblicata a pag.
8 dello scorso numero. Quella tabella va così, corretta; risultato
di DP in Val Pellice totale voti
373 pari al 2.66 "/o.
Inoltre nella tabella manca
completamente il risultato elettorale del comune di Villar Perosa che pure è richiamato negli
asterischi.
Il risultato di Villar Peròsa è
il seguente: PCI 868 (31,45o,o),
PR 74 ( 2,68%), DP 84 (3,04%),
MSI 63 ( 2,28%), PRI 410 (14,86
per cento), PLI 109 ( 3,95%), PSI
321 (11,63%), PNP 60 (2,17%),
PSDI 145 (5,25%), Trieste 23
(0,83%), DC 603 (21,85%).
In conseguenza di questi voti
non computati le percentuali dei
partiti in Val Chisone vanno così, modificate ; PCI 27,56 ; PR 3,08 ;
DP 2,91; MSI 2,47; PRI 10.40;
PLI 4,16; PSI 14,23; PNP 2.78;
PSDI 4,17; Trieste 0,70; DC
26,75.
Le stesse percentuali vanno
così modificate per quanto riguarda le Valli Chisone e Germanasca ;
PCI 28,38; PR 3.05; DP 3.37;
MSI 2,40; PRI 10,15; PLI 4.24;
PSI 14,95; PNP 2,71; PSDI 3,98;
Trieste 0,65; DC 26,18.
Ci scusiamo coi lettori.
Fognature
dei Coppieri
Lettera aperta al Sindaco di
Pellice
Torre
(...) Quanto alla fognatura del quartiere Coppieri, Lei avrà notato che dei
relativi lavori, (per cui la strada dei
Coppieri resterà chiusa per circa dieci
giorni), la popolazione non è stata di
fatto né consultata né informata. Infatti l’avviso con cui si pretende dare
notizia dei lavori, è di formato tale e
scritto in modo tale che nessun automobilista, che guidi su questa strada
con ragionevole attenzione, è in grado
di notarne l’interesse, la presenza e farne la lettura (...).
Ripensando alla diligenza con cui
questo quartiere rispose a suo tempo
alla Sua proposta dei Comitati di Quartiere, quanto verificatosi in questi giorni è scandaloso, e ne è responsabile
qualche Ufficio di codesto Comune,
che già in altre circostanze ha dimostrato di non tenere in considerazionei diritti civili dei cittadini (...).
Come ex-presidente di questo quartiere, ritengo opportuno proporre:
o) di sospendere i lavori;
6) di fare aeoertare dalla Milizia
stradale se i percorsi alternativi indicati sono regolarmente percorribili;
c) in caso di risposta negativa,
procedere ai necessari lavori;
d) di precisare in qual modo i
servizi di emergenza verranno predisposti e a spese di chi, visto che i
percorsi indicati non sono transitabili
né da ambulanze, né da automezzi dei
pompieri;
^ e) di provvedere alla sistemazione in alberghi di Torre Pellice di quelle persone ohe hanno necessità di fre*
quenti controlli o cure ospedaliere, e
non possono pretendere di essere raggiunti dai Sanitari o dal Pronto soccorso attraverso i percorsi indicati;
/) di richiedere all’Impresa un
deposito di L. cinquecento milioni per
coprire eventuali dannì.(...)
Spero che gli abitanti di questo
quartiere non siano più in futurotrattati come cose, che non prevalga
l’arroganza del potere e la -politica del
profitto sull’etica e la giustìzia. Lascio
a Lei dì decìdere l’eventuale opportunità di convocare una riunione di
quartiere per avere il diretto parere di
tutti.
Gustavo A. Comba,
Torre Pellice
il
7
f
8 luglio 1983
cronaca delle Valli 7
COMUNITÀ’ MONTANA VALLI CHISONE E GERMANASCA
Inaugurata la nuova sede
Amministratori e cittadini, più
alcune personalità politiche locali, si sono incontrati a Perosa
Argentina per l’inaugurazione
della nuova sede della Comunità
Montana e dell’USSL 42 e per
tracciare un rapido bilancio dei
primi dieci anni di attività di
questo Ente.
Sono rimaste deluse le aspettative della popolazione, che alla
costituzione della Comunità Montana si era immaginata un’inversione di tendenza al progressivo
deterioramento della vita produttiva e sociale delle valli?
Elencando i servizi avviati e le
varie iniziative intraprese, il presidente Daviero si è dichiarato
convinto della vitalità e dell’utilità delle Comunità Montane, le
quali si sono assai ben situate
fra gli organismi di più antica
fcndazione, Comuni e Province,
correggendo i difetti dei primi
( campanilismo, mezzi limitati,
scarsità di visione di insieme) e
mantenendosi alla portata della
gente come concreto punto di riieiimento.
Nel frenare la discesa a valle e
lo spopolamento, fin qui la Comunità Montana ha potuto realizzare assai poco, anche perché
un ente pubblico non riesce a
sfondare in un settore saldamente in mano alle imprese private,
quale è la creazione di nuovi posti di lavoro. La coincidenza territoriale e amministrativa dell’U.
S.S.L. e della Comunità Montana
ha invece permesso di mantenere i livelli occupazionali per il
personale già dipendente dell’ospedale di Pra Catinai, ora trasformato in struttura turistica.
Hanno successivamente preso
la parola l’assessore regionale
Bontempi, che ha rievocato la
propria esperienza di consigliere della Comunità Montana con
l’augurio che la Regione riprenda
un dialogo costruttivo con gli
enti locali e il consigliere regionale Chiabrando il quale ha indicato come mete prioritarie lo
sviluppo dell’economia e una
maggiore attenzione al territorio.
Altre opinioni non sempre concordi sono state espresse dal presidente del Comprensorio Marti
na e da Franca Coïsson presidente della Comunità Montana
Val Penice e USSL 43. Per le affinità di situazione e di amministrazione, le due Comunità Montane hanno problemi pressoché
identici, quali l’isolamento delle
borgate montane e l’invecchiamento della popolazione, che
Franca Coïsson ha indicato come assolutamente urgenti.
Nel pomeriggio, la manifestazione ha avuto una piacevole
parte ricreativa, con l’esibizione
del Gruppo Tradizioni Popolari
Val Chisone, costituitosi da poco,
che ha ripreso e riproposto le antiche danze valligiane.
Per finire, sono state presentate due iniziative tendenti a far
conoscere al turista ignaro gli
aspetti più suggestivi delle nostre
valli: un opuscolo con molte fotografie a colori e notizie storiche o di interesse turistico e un
audiovisivo che verrà proiettato
nelle scuole e che vuole essere
un invito ad un escursionismo
intelligente e rispettoso.
L. V.
CREDENTI E POLITICA
PINEROLO — La Comunità di base, il
Gruppo di Torre Peilice, la Comunità di
San Lazzaro, invitano ad un incontro di
riflessione e di confronto sul tema:
« Il momento politico, l’impegno dei
cristiani, la scelta degli ultimi ».
Introduce Elvio Passone.
L’incontro avrà luogo venerdì 8 luglio, ore 20.45 presso i locali della
Parrocchia di San Lazzaro (Via S. Lazzaro 3 - Pineroio).
INCONTRO II CIRCUITO
Giovedì 14 luglio si terrà presso ia
chiesa valdese di Pineroio con inizio
aiie ore 20.30 un incontro per informare suiie modaiità pratiche del referendum autogestito sulia instaliazione dei
missiii a Comiso. Sono invitati a partecipare i gruppi giovaniii e i rappresentanti deiie chiese del circuito.
COMITATO PER LA PACE
TORRE PELLLICE — li prossimo incontro del comitato deila Val Peilice
per la pace e il disarmo è fissato per
iunedì 18 alie ore 20.45 presso ii Centro d’incontro.
RINGRAZIAMENTO
La figlia, il figlio ed i familiari tutti
della compianta
Emma Ciordan ved. Malan
commossi e rioonosceBtì per la dimostrazione di afiFetto e di cordoglio tributata idla loro cara ringraziano tutti
coloro che, con fiori, scritti, parole di
conforto e di presenza, presero parte al
loro dolore.
Un particolaTe ringraziamento al sig.
Livio Gobello, alla sig.ra Barbiani, alle
dott.^ Peyrot e Grand, al pastore
Pons ^ a tutto il personale dell’Asilo
Valdese di San Giovanni, che con tanto
amore ITianno assistita.
Luserna San Giovanni, 4 luglio 1983.
RINGRAZIAMENTO
La moglie e la famiglia del compianto
Leo Summermatter
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano di vivo cuore tutti coloro che con la presenza, scritti, e parole di conforto sì sono uniti a loro
nella triste circostanza.
Un particolare ringraziamento al
dott. Raoul Ros-Sehastiano, ai sigg.
medici del reparto neurologico ed al
personale infermieristico del reparto
pensionato dell’ Ospedale Civile E.
Agnelli di Pineroio, al pastore Cipriano
Tourn.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI Prarostino, 25 giugno 1983.
Servizio
POMARETTO — Domenica 19
giugno la comunità ha salutato
Massimo Long in partenza per
Riesi dove svolgerà, presso il Servizio Cristiano, il proprio servizio
civile augurandogli un pertodo
ricco di esperienze e di gioia.
Al Convitto, Andrea Geymet ha
terminato il mese scorso il proprio servizio civile, al quale aggiunge un periodo di volontariato, e, per sostituirlo è già giunto
da Torre Peilice, Giovanni Borgarello, anche lui obiettore. Andrea, nel periodo trascorso al
Convitto, ha dato anche la sua
collaborazione per l’animazione
del canto sia alla Scuola Domenicale che alle scuole elementari di Pomaretto.
Presso l’Ospedale stanno prestando il loro servizio civile Elvio Peyronel dei Chiotti e Stefano Pace dalla Germania.
Il servizio civile sta dunque
diventando per molti giovani una
occasione di « vero » servizio permettendo loro, al tempo stesso
di vivere delle esperienze, nelle
opere della nostra chiesa, estremamente formative per la loro
vita.
• Sono stati presentati per essere battezzati: Silvio Barus di
Elio e di Breuza Anna di Pomaretto e Cristina Tron di Marcellino e di Bonnin Ivalda, di Perosa Argentina. Possano questi due
bambini crescere sotto la guida
costante dello Spirito del Signore.
• Due lutti hanno ancora funestato la nostra comunità recando dolore e angoscia in due famiglie. Martedì 28 giugno il funerale di Arturo Tron di anni 54
di Pomaretto, nativo di Salza di
Pineroio e mercoledì 29 il funerale di AttUio Genre di Perosa
Argentina nativo di Bovile, di anni 63 entrambi deceduti presso
l’Ospedale di Pomaretto.
Alle famiglie di questi nostri
fratelli in dolore per la morte
dei loro cari, la simpatia cristiana della Comunità tutta.
Incontro
BOBBIO PELLICE — Accora
pagnati dai loro' insegnanti, i
bambini della Colonia dell’Esercito della Salvezza residente a
Bobbio hanno partecipato, domenica scorsa, al culto con l’esecuzione di alcuni brani musicali.
L’apprezzamento della comunità per questa partecipazione è
stato loro espresso dal predicatore locale Dino Gardiol che presiedeva il culto in sostituzione
del pastore titolare. Li ha pure
ringraziati per il prezioso contributo da essi dato ài canto degli inni.
Attività estiva
RODORE’TTO — I prossimi
culti per la Chiesa di Rodoretto
si terranno col seguente calendario: 10 luglio. Fontane; 17 luglio,
Rodoretto; 24 luglio. Fontane; 31
luglio, Rodoretto. Inizio dei culti, ore 9. Ricordiamo fin da ora
che domenica 7 agosto si terrà la
riunione del Colle delle Fontane
per tutto il III Circuito.
• Salza è stata colpita da un
nuovo lutto: Arturo Tron, di 54
anni, si è spento dopo breve malattia. Alla famiglia colpita dal
dolore vogliamo testimoniare il
nostro dolore, unito alla serenità
che viene dalla fede nella resurrezione.
Aggiornamento liste
ANGROGNA — Sabato 9 alle
21 avremo la seduta ordinaria
del Concistoro per l’aggiornamento delle liste dei membri
comunicanti e la programmazione delle attività estive.
• Domenica 10 alle 14.30 culto
al Bagnau con i giovani e i trombettieri valdesi. Dopo la celebrazione ci sarà modo di avere uno
scambio di informazioni sugli
sviluppi del ’’progetto Bagnau”.
• Domenica scorsa si è svolto
un vivace culto in lingua francese con un folto gruppo di ginevrini in visita alle 'Valli guidato
dalla signora Fenouil. Dopo la
celebrazione della Santa Cena
con la comunità abbiamo avuto
uno scambio di informazioni e
impressioni sulla nostra realtà.
I lavori della
Conferenza
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Molto positiva ed esauriente la
relazione sui lavori della Conferenza Distrettuale fatta aU’assemhlea di chiesa dal delegato
Enrico Malan.
I vari punti presentati saranno ripresi durante Tinverno alle
riunioni quartierali.
• Rinnoviamo tutta la nostra
simpatia ed il nostro affetto ai
familiari di Emma Gìordan ved.
Malan, deceduta all’Asilo Valdese
all’età di anni 84 e di Eveline
Beux ved. Ghisi di anni 75, deceduta a Firenze e tumulata nel
nostro comune.
24 LUGLIO 1983
50° incontro
al Colle della Croce
PROGRAMMA
Ore 10; Culto con S. Cena a cura dei pastori GiUes Pivot
e Claudio Parquet.
Ore 14: Incontro fraterno a cui interverranno: past. Michel Hoeffel, segr. generale della Chiesa Luterana dì Alsazia
e Lorena; past. Bruno Rostagno, presidente della Commissione esecutiva del I Distretto; 1 quali parleranno sul tema:
« Problemi e questioni alTattenzionè delle Chiese protestanti,
in Francia ed in Italia».
Interverranno anche alcuni dei «veterani» di questo incontro e alcuni membri del Coretto di Torre Peilice.
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8
8 uomo e società
8 luglio 1983
UNA VALUTAZIONE DEI RISULTATI DELLA POLITICA DELL'OLP \Ts'SriÌTSÌ.= alia 6™. dei.
~ ------------------------------------------------------- l’accordo israelo-libanese in vir
La tragedia palestinese
tù del quale Israele si impegna
ad evacuare tutto il Libano, a
condizione che essa faccia altrettanto, reagisce con l’annessione
« de facto » del Libano orientale, incurante del fatto che la con
Mentre scrivo queste righe la
prima lunga fase del dramma
palestinese sembra essere giunta all’ultimo atto. La cacciata di
Arafat da Damasco e l’accerchiamento degli uomini a lui fedeli
da parte dell’esercito siriano sono la premessa della liquidazione dell’OLP come esercito autonomo. Questa non è solo la sconfitta di Arafat. E’ la sconfitta
della politica del tutto o niente,
del ricatto e della prepotenza,
una politica di cui i primi a fare
le spese sono le popolazioni mantenute artificialmente per 35 anni in campi profughi, vere e proprie scuole di odio e di violenza, e gli abitanti dei territori occupati da Israele, ormai privi di
una leadership che offra un minimo di credibilità. Per questi
uomini si allontana la speranza
di realizzare il proprio sogno di
avere una patria libera ed indipendente.
Come si è arrivati a tanto? E
che cosa giustifica un giudizio
così duro?
Ricapitoliamo. La decisione
dell'ONU del 1947 di dividere la
Palestina in due stati, uno ebraico e l’altro arabo, intemazionalizzando Gemsalemme, era stata allora accettata dai capi sionisti, ma rifiutata sia dagli stati
arabi sia dai palestinesi, il cui
leader, il Mufti di Gemsalemme, ricordiamolo, era stato un
fedele ammiratore ed alleato di
Hitler nel suo disegno di sterminare tutti gli Ebrei, disegno che
egli intendeva portare a termine
in Palestina.
Nel 1948, il giorno stesso della
proclamazione dello stato d’Israele, 6 stati arabi ed i Palestinesi aggredirono questo stesso
stato con l’intenzione di distmggerlo. Ebbero la peggio e Israele
sopravvisse, ma buona parte del
costraendo stato palestinese rimaneva in mano araba: lo rimase fino al 1967. Ebbene questo
stato non vide mai la luce: la
Cisgiordania fu unita alla Trans
giordania, che prese il nome di
Giordania e la striscia di Gaza
passò sotto amrninistrazione egiziana. Chi impedì allora uno stato palestinese indipendente di
nascere? Non certo Israele, ma
gli stati arabi che ne controllavano i territori.
Alla vigilia della guerra dei sei
giorni, nel 1967, il leader palestinese del momento, Shukeiri, prometteva che tutti gli Israeliani
sarebbero stati « ributtati a mare ». Egli parlava allora alla Radio di Gemsalemme Est. Ma dopo l’attacco di Hussein contro
Israele (che seguiva l’attacco
preventivo di quest’ultimo contro l’Egitto), il re giordano veniva cacciato in tre giorni da
tutta la Cisgiordania. Lo stesso
anno, a Kartum, nasceva l’OLP
che approvava uno Statuto il
quale prevedeva 1 a scomparsa
pura e semplice dello Stato d’Israele. Questo statuto non è mai
stato modificato.
Per mettere ad esecuzione il
suo progetto di eliminazione dello stato d’Israele, con l’aiuto
militare prevalente dell’URSS,
l’QLP si muniva di un vero e
proprio esercito dotato di armamento pesante. Ma quest’ultimo,
mentre nei confronti di Israele
si accontentava di manifestarsi
quasi unicamente attraverso incursioni di frontiera a spese delle popolazioni civili o attraverso
atti di terrorismo tanto spettacolari quanto odiosi, tendeva
piuttosto a spadroneggiare nei
paesi arabi ospitanti col ben noto risultato: neutralizzati in Egitto si insediavano in Giordania, da dove Hussein li sloggiò
a cannonate, nel timore altrimenti di aver dovuto ben presto
andarsene lui stesso; dalla Giordania passarono in Libano dove, visto che il paese era praticamente privo di esercito, poterono comportarsi come una tmppa di occupazione in territorio
nemico, macchiandosi di colpe
non lievi a spese della popola
Di qui all’alternativa
(segue da pag. 1)
Il mondo cattolico
Tra i fenomeni politici che
hanno trovato conferma in que
« L’Eco delle Valli Valdesi »; Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitaiò di - Redazione! Franco
Becchino, Mario F. Berutti, Franco
Carri, Dino Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay,
Adriano Longo, Aurelio Penna, JeanJacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
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655.278 - c.c.p. 327106 intestato a
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200 e partecipazioni personali 3Qo
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Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a « La Luce: fondo di solidarietà ». Via Pio V, 15 ■ Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pelllce (Torino)
ste elezioni vi è il crescente distacco della base cattolica dalla
DC. Era questa una tendenza
dell’elettorato che già si era manifestata nei referendum e che
ora trova importante conferma.
Alla DC è venuto meno il tradizionale collateralismo di molte
organizzazioni cattoliche che hanno avuto difficoltà ad adattarsi
al nuovo corso di De IVIita ed
inoltre lo stèsso clero cattolico
ha assunto atteggiamenti di maggiore autonomia. E’ quindi orevedibile che la DC vorrà porvi
rimedio ricercando nuove forme
di rapporto con la sua base cattolica, ma sarà costretta a farlo
con una politica conservatrice,
avendo i partiti di centro e di
destra beneficiato della flessione
democristiana.
L’intesa tra
Stato e Chiese
Il tema del concordato e delle
intese tra chiese e stato ha avuto in questa campagna elettorale una maggiore attenzione rispetto al passato. Il PSI ne ha
fatto oggetto di propaganda elettorale spicciola, DP ha annunciato la riproposizione della sua
vecchia proposta di abrogazione
dell’art. 7 o modifica dell’art. 8
della Costituzione, il PCI ha cercato un rapporto col mondo valdese candidando un pastore. Pian
piano comincia a farsi strada
nel sistema politico italiano l’importanza di arrivare ad una approvazione della legge di Intesa.
Questa proposta gode ormai in
Parlamento di un’ampia maggioranza.
zione cristiana, la quale a sua
volta reagì dotandosi di milizie
private addestrate da mercenari, e così fecero i vari gruppi
musulmani libanesi: sicché un
paese, fino allora considerato come la Svizzera del Medio Oriente precipitò nel caos, al punto
che ancora oggi è diffìcile dire
chi fu più violento e più crudele. La Siria intervenne « per mettere ordine » e così fece l’anno
scorso Israele.
Paradossalmente il solo paese
dove il massacro di Sabra e Chatila perpetrato da cristiani maroniti (con molta leggerezza autorizzati dal ministro della difesa israeliano Sharon ad entrare
nei campi palestinesi) sia stato
seguito da una gigantesca manifestazione in segno di protesta
contro tutti i responsabili e di
pietà per le povere vittime è stato Israele. Le piazze dei paesi
mussulmani, ed anche le nostre
piazze, sono rimaste deserte. I
palestinesi, è triste dirlo, ma è
la realtà, hanno perso la simpatia di molti loro correligionari,
specie di coloro presso i quali
seguenza di tutto ciò sarà il mantenimento delle truppe israeliane
nel Libano meridionale e, quindi, il probabile smembramento
del paese. Anzi per potere avere
le mani completamente libere in
Libano decide di eliminare ogni
traccia di forza palestinese autonoma.
La Russia sta a guardare, con
evidente imbarazzo: non vuole
perdere l’unica pedina sicura che
le rimanga in Medio Oriente, ma
d’altra parte non vorrebbe rinunciare completamente a quel
fattore di destabilizzazione nel
Medio Oriente (e forse anche in
Europa) che è stato fino ad ora
l’OLP.
Chi paga sono, ripetiamolo, le
popolazioni palestinesi vittime
della politica velleitaria dei loro
capi, ma anche il Libano, di fatto amputato di parte dei suoi
territori ed in preda alla guerra
civile, ed infine i pacifisti israeliani, il cui numero sta crescendo, ma al quale viene a mancare qualsiasi interlocutore valido: chi può dire oggi di rappresentare il popolo palestinese?
Ella Boceara
GLI AIUTI FAO
Una goccia d’acqua
su una pietra rovente
Giorgio GardioI
La FAO (l’organizzazione delle
Nazioni Unite che si occupa dell’alimentazione e dell’agricoltura) ha recentemente pubblicato
un « Rapporto sull’alimentazione mondiale » anche a seguito di
numerose critiche avute — come
precisa il quotidiano La Stampa
del 22 giugno scorso — sia dalla
stampa intemazionale e sia a seguito della diffidenza dell’opinione pubblica dei Paesi sviluppati,
che le rimprovera sprechi e cattiva amministrazione.
Si tratta in effetti del primo
rapporto pubblicato dopo quasi
38 anni dalla fondazione di questa organizzazione che comprende ben 152 Paesi. Il documento
è stato presentato in concomitanza dell’83“ sessione del Consiglio della Fao che ha avuto
luogo dal 13 al 24 giugno a Roma.
Secondo il direttore generale,
il libanese Saouma, scopo di questa pubblicazione è quello di diffondere più ampiamente i progressi registrati nello sviluppo
del settore agricolo: vien fatto
notare che nel 1982 i raccolti erano stati particolarmente buoni,
le riserve erano cresciute ed i
prezzi erano diminuiti: sembrava quasi che gli affamati e denutriti del mondo notessero finalmente saziarsi. Ma ecco la
« logica » impietosa de] mercato: « gli stocks non hanno preso
la via dei sottoalimentati » e questo ovviamente perché privi di
valuta necessaria per la loro importazione. Non solo, ma quest’anno, a causa della riduzione
delle superfici cerealicole (conseguenza de] ribasso dei prezzi che
penalizza i contadini) ed anche
per le avverse condizioni meteorologiche, vi sarà una « notevole
diminuzione » della produzione.
Per di più, e questo in modo narticolare in Africa, la situazione
è definita « terribile » dato che,
anno dopo anno, « sono stati registrati più insuccessi che successi nelle colture alimentari di base ».
« La triste realtà — prosegue
il rapporto — è che l’umanità
del secolo XX non ha ancora
messo a punto un meccanismo
soddisfacente per la distribuzione dei beni alimentari a disposizione ». In altre parole, più chia
Eros
piu agape
re, manca del tutto una politica
di collaborazione fra i Paesi che
porti ad una maggiore giustizia
internazionale. La cosa appare
ancora più drammatica ed intollerabile se si pensi che nell’ormai
prossimo anno 2000 la popolazione dei Paesi sottosviluppati
sarà il doppio di quella che era
nel 1980, per cui il numero degli
affamati e denutriti sarà destinato ad aumentare.
Dal 1964 al 1982 la somma impiegata dalla Fao è stata pari
a ca. 33 mila miliardi di lire:
« una goccia su una pietra rovente » commentano alla Fao.
Essa rappresenta infatti un’inezia dato che corrisponde, grosso
modo, a livello annuale, ad un
0,3 per cento delle spese reali del
Terzo Mondo.
Per contro, negli armamenti si
continuano a spendere cifre sempre più astronomiche (per il 1983
si calcola una somma pari ad un
rnilione di miliardi), né le attuali trattative fra le superpotenze
fanno pensare che queste spese
siano destinate a calare, semmai
è più probabile il contrario.
Alla Fao dicono ancora: « il
problema della fame non verrà
risolto se l’umanità non cambierà modo di pensare ». Ci pare
che sia proprio questo il punto:
rna l’umanità è disposta a cambiar modo di pensare e di vivere? Non è certo colla mentalità
oggi imperante che si può risolvere la drammatica questione
della fame. Né servono validamente i programmi di aiuti della
Fao e di altre organizzazioni benefiche che. se hanno forse un
effetto immediato positivo, a lungo andare non risolvono nulla.
Finché le Nazioni del 1° e del 2°
mondo non si decideranno a bandire gli egoismi nazionali, a ripudiare le loro politiche protezionistiche, il loro imperialismo
economico, in una parola, la loro « sovranità », c’è da essere veramente pessimisti sia nei confronti di centinaia di milioni di
uomini in preda alla degradazione della .fame, e sia nello stesso
avvenire del nostro pianeta sempre più destinato ad essere squarciato da conflitti dalle conseguenze irreversibili.
r. p.
(segue da pag. 1)
stribuìre i ruoli: a noi quello di
genitori antiquati e incomprensibili; a loro quello di figli ribelli
e incompresi. Ma se è la morale
corrente che insegnamo loro —
o che lasciamo sia da loro semplicemente assorbita — allora rischiamo di venir meno al nostro
compito. Come se, in altri campi della nostra, responsabilitcì, li
mandassimo in giro stracciati, li
nutrissimo di pan secco e, potendo, negassimo loro studi adeguati. La nostra responsabilità è di
indicare ciò che manca alla morale corrente che ha riacquistato
l’autonomia del sesso ma non
sa andare oltre.
La morale evangelica non conosce solo l’amore esuberante e
momentaneo del Cantico dei cantici ma anche l’amore profondo
e definitivo della croce di Cristo,
non solo l’eros ma anche l’agàpe:
due forme di amore che spesso
sono state contrapposte — amore umano e amore divino — e
che invece Gollwitzer, nella parte più bella del suo commento
al Cantico dei cantici, sovrappone.
Cos’è l’eros? E' la passione
(non solo sessuale), la tensione
verso ciò che è desiderabile, verso ciò che ha valore per me: eros
è l’essere per me. E’ male? Non
necessariamente, è essere umani
e non siamo chiamati ad estirpare il nostro io da noi stessi.
Ma certo l’eros, la passione, è
una forza autodistruttrice. Se c’è
solo eros ciò che si raccoglie alla fine è solo vuoto e solitudine.
E cos’è l’agàpe? E’ l’essere per
gli altri è — nella croce di colui
che ha preso per sé la nostra
condanna — com-passione verso
chi non ha da dare nulla in cambio. E’ amore per l’amore. Ora,
dice Gollwitzer, il nostro essere
cristiani non consiste nel rifiutare l’eros per attenerci solo all’agàpe, ma accettare che l’agàpe
compenetri il nostro eros. Quando noi realizziamo che la felicità
si realizza solo nell’altro, nella
disponibilità per l’altro, allora
l’eros, che solitamente si serve
dell’altro, riceve una din-tensione
di pienezza umana che solo Vagape può dare.
Ogni rapporto sta quindi sotto
« l’interrogativo dell’agàpe », fin
dall’inizio ed è estremamente importante non mettere da parte o
soffocare questo interrogativo.
Sarà un rapporto che svanirà col
finire della passione che si consuma o sarà un rapporto che persisterà anche quando non si avrà
più da ricevere ma forse solo da
dare? Sarà un rapporto in cui si
è (disposti solo a cercare il proprie) bene o un rapporto in cui
si è disposti a non inasprirsi, a
soffrire, credere, sperare, sopportare ogni cosa? Sarà un rapporto in cui si desidera di esser portati sull’onda della passione o un
rapporto in cui si è disposti a
portare i pesi dell’altro? La possibilità di amare non solo il inomerito dell'eros ma oltre, la possibilità di non considerare l’altro
come parte di se stessi, ma di riconoscerlo come una persona, un
TU che si fonde col MIO IO in
modo profondo, pur restandone
distinti, in modo totale e duraturo, è la possibilità meravigliosa dell’agàpe. E’ questo che abbiamo da insegnare ai nostri figli insieme al più familiare discorso della responsabilità, della maturità e del pericolo della
forzatura dei tempi.
Ma rendiamoci conto che l’agàpe è una meta, una speranza,
una tensione e non un punto di
partenza.
La morale evangelica mi sembra dire: l’eros in vista e con la
speranza dell’aeàpe. Non viceversa! Partire dall’agàpc, dall’unione profonda, o ancor peggio dal
quadro giuridico matrimoniale
per arrivare ad un eros legittimo
sarebbe follia. Badiamo perciò a
non legare sulle spalle altrui pesi intrasportabili ma piuttosto a
ricevere,^ vivere e trasmettere il
messaggio gioioso di profonda
umanità dell’Evangelo.
Franco Giampiccolì