1
DELLE VALLI VALDESI
Prof«
ARMAID BOGOI AtGOSTO
cose Sncvo
T(mRB PBLLZC8
Settimanale
Anno XCII
Una Popi
- Num.
Lire
16
3 0
ABBONAMENTI
Eco: L. 1.300 per Tiniemo
L. 1.800 per l’estero
« Eco » e « Presenza Evangelica » | Spediz. abb. poetale - I Gruppo 1 TORRE PELUCE — 20 Aprile 1962
inierno L. 2.000 - estero L. 2.800 | Cainl>io d’indirizzo Lire 50 1 Ammin. Claudiana Torre Pdlice - C.CJ*. 2-17557
PASQUA
il miracolo
La risurrezione non è considerata
negli evangeli un miracolo fra altri
miracoli, sia pure grande ed eccezionale, è considerata IL grande miracolo di Dio, la cosa eccezionale,
imprevista, inattesa.
Il grande miracolo di Pasqua è simile alla creazione del mondo ed
al giudizio finale. La creazione è quel
momento a cui nessuno ha assistito,
in cui Dio ha dato la vita, l'esistenza
al mondo ed a noi. Il giudizio sarà
il momento in cui il mistero della
creazione sarà sciolto, in cui i problemi del mondo e della nostra vita
saranno risolti, in cui vedremo il perchè ed il come della vita.
Il miracolo del mattino di Pasqua
non è nel fatto che il corpo di Gesù
è tornato in vita ma nel fatto che
ha superato per sempre la morte.
Gesù non è Lazzaro e la sua risurrezione non è la ripetizione di quello
che era successo a Betania. Lazzaro
ha ritrovato il mondo come lo aveva
lasciato, ha ripreso le sue abitudini
di prima, ha ricominciato a vivere
ne! mondo come viveva prima di
morire. Gesù ha ritrovato un nuovo
mondo, ha cominciato a vivere in
modo nuovo, è entrato nel mondo
di Dio.
Il miracolo di Pasqua è dunque
in questo fatto che Dio vive anche
dopo la creazione ed il giudizio e
vive malgrado la nostra morte, fn
questa vita dove tutto è destinato a
finire, in cui tutto è sottoposto alla
legge della morte, Dio vive e governa, crea e salva.
La nostra creazione ed il nostro
giudizio hanno un valore, un significato, una verità, non siamo come
un pugno di materia gettata negli
spazi senza ragione e senza meta. La
nostra vita ha un senso perchè Gesù
è vivente.
Gesù è il rappresentante della nostra umanità, è il fratello di ogni
uomo, nella sua risurrezione e nella
sua vita ogni uomo trova la sua vita
ed il significato della sua vita.
La speranza che riempie la vita di
ogni credente nel mattino di Pasqua
è di sapere che non è destino di
morte, il nostro, ma di vita, non di
solitudine ma di comunione, non di
male ma di bene. La speranza della
fede è quésto volersi affidare al
grande miracolo di Dio che ci ha
dato a Pasqua la dignità di figlioli
suoi. Giorgio Tourn
Noi ti rendiamo grazie, o Padre
nostro, per la vita e la conoscenza
che ci hai fatto conoscere per mezzo
di Gesù tuo servitore; a Te la gloria
nei secoli.
Tu, Sovrano Onnipotente, hai creato tutte le cose a motivo dei tuo nome e hai dato agli uomini nutrimento e bevanda per il loro godimento,
affinchè ti rendano grazie; ma a nei
hai dato cibo e bevanda spirituale e
vita eterna per mezzo del tuo servitore.
Come questo pane spezzato era
sparso sui monti, e raccolto divenne
uno, così sia raccolta la tua Chiesa
dalle estremità della terra nel tuo
Regno; poiché tua è la gloria e la
potenza per mezzo di Gesù Cristo,
nei secoli.
« Gesù prese del pane e dopo aver
reso grazie, lo ruppe... ». Colui che
agisce e parla qui non è un qualsiasi uomo di buona volontà che fa
quanto può per migliorare il mondo;
egli è il Crocifisso ed il Risuscitato,
e il pane che egli silenziosamente distribuisce ai suoi discepoli è il segno
della sua presenza vittoriosa con noi,
fino alla fine del mondo. Questo è il
grande avvenimento, sempre attuale,
che ci riguarda tutti da vicino: Gesù
Cristo ha vinto le potenze oscure di
questo mondo ed ora siede come
un trionfatore; fin da oggi egli è il
Signore del grande banchetto nel Regno dei cieli.
Questo vale per noi che crediamo,
ma vale anche per il mondo che non
10 conosce e non crede, per il mondo
che lo rifiuta, che si perde, che va
in rovina. Gesù Cristo è colui che siede vittorioso al di sopra delle potenze di questo mondo, anche delle più
potenti; è colui che giudica, ma il
suo giudizio è un giudizio di amore: '’prendere, mangiate, questo è
11 mio corpo che è dato per poi”.
Questo è Vavvenimento fondamentale e la parola delVEvangelo ce ne
dà la testimonianza. In questo tempo di Pasqua rileggiamola.
L’altra testimonianza riportata qui
accanto dipemìe dalla prima e fondamentale testimonianza evangelica
In ogni tempo gli uomini hanno ascoltato la predicazione evangelica,
e tra essi alcuni hanno creduto ed
hanno parlato della loro fede.
Ascoltiamo innanzitutto la parola
dei credenti del tempo più antico,
che forse avevano anche conosciuto
direttamente gli apostoli. Le pre
IlallMHIIHMIMI II
Alla Facoltà Valdese di Teologia di Roma
Il Professore
ospite gradito e
Oscar Culimann
apprezzato docente
('.Olile avevamo già piibWieato, gli studenti della nostra Facoltà di Teologia a
Roma — e noti solo loro — hanno potuto
seguire ultimainenle un corso di lezioni date dai prof. Oscar Culimann, delle
Università di Basilea e di Parigi. La sua
venula a Roma rappresenta sempre un avveniittenlo di rilievo non soltanto per il
nostro piccolo mondo evangelico, teologico e non, ma per un notevole settore del
mondo culturale romano, cattolico in partii-olare.
E’ così die un folto pubMieo ha rieaiipito, sabato 31 marzo, l’Aula Magna della
Facoltà, raccolto per ascoltare una lezione pubWiea (in italiano) su « Il problema
del ’ritardo’ del Regno di Dio » EVco come il prof. Vittorio Subilia, decano della
iiositra Facoltà, ha introdotto la conferenza
e situato il problema:
« Si era negli anni oscuri e duri della
guerra, nel 1944: nella neutrale Svizzera
uno di quegli spiriti curiosi di tutto, che
sarebbe difficile classìlicare nelle classificazioni usuali, teologiebe o filoisofiebe o storiche o politidie, Walter Nigg, pubblicava un libro die portava questo titolo sintomatico e piuttosto sconcertante; « Il Regno eterno, storia di una nostalgia e di
una delusione». L’opera prendeva le mos
se dall’aspettativa apocalittica giudaica,
per esaminare il messaggio di Gesù e del
Crislianesimo primitivo, poi via via il sogno montanietico, la volontà realizzatrice
del Rengo nella sintesi inedioevale, tra
sacerdotium e imperium, le visuali di
Gioacchino da Fiore suU’età deUo Spirito,
la fede nel Regno nel pensiero della Riforma, la reazione violenta degli Anabattisti, l’attesa del Regno nel pietismo, il
Regno come ideale filosofico nella prospettiva di Leasing e di Herder, di Kant
e di Hegel, Fannuncio del Regno presso
le sette, per poi concludersi nell’esame
della soluzione comunistica, che si presenta come fine delle contraddizioni della
storia umana, passaggio dal regno della
necessità al regno della libertà.
« Se nel passato sono sorte molte eresie
religiose (uso il termine ’eresia’ non nel
senso deteriore di dottrina errata e condannabile, ma nel suo senso critico di posizione unilaterale), se nel presente è sorta
la grande eresia sociale della nostra epoca, il fatto deve addebitarsi in misura non
limitata a interpretazioni infodate o per
lo meno lacunose del grande messaggio
cristiano del Regno di Dio.
(comimia in 3“ pag.)
ghiere riportate qui accanto sono
tratte dalla ”Didftchè”, una raccolta di istruzioni e preghiere che risalgono probabilmente al secolo apostolico.
L’ultima testimonianza proviene
dal nostro tempo; è quella di un pittore cristiano, Robert Pillods, il quale ha espresso la sua fede in una sette di illustrazioni dell’Antico e del
¡\uovo Testamento.
Qui noi vediamo l’ultima Cena e
compreiuliamo come la scena del
giovetlì santo si rinnova ogni volta
che i credenti sono radunati assieme
per ricordare la morte e la risurrezione del loro Signore. Quei discepoli che, l’uno vicino all’altro, sembrano chiudere in mezzo a loro uno spatrio — la Chiesa -- siamo noi, i credenti di ogni generazione. Al centro
Gesù, il Signore di ogni tempo, tie
ne nelle sue mani il pane, che ci nutre e ci dà la vita.
Di nulla altro ci importa: nè delrornamento della sala e neppure del
volto dei discepoli; anche Giuda è
confuso con i suoi fratelli. I singoli,
piccoli avvenimenti che caratterizzano e distinguono la nostra vita si perdono dinanzi al solo, grande, eterno Avvenimento; l’opera di Cristo.
Giorgio M. Girardet
imtiimiimiimiiui
IL CATECHISMO DI HEIDELBERG - VI
11 Figlio risorto
— In che ei giova la risurrezione di Cristo?
— In primo luogo, mediante la sua risurrezione egli ha vinto la morte per poterci*
render partecipi della giustizia che ci ha acquistata mediante la sua morte. Inoltre, anche noi veniamo ora risuscitati per sua virtù ad una vita nuova. Infine, la
risurrezione di Cristo è per noi un pegno sicuro della nostra beata risurrezione.
In che ci giova la risuxrezione di Cristo? Domanda
coraggiosa, audace. Se fossimo a un quiz televisivo, sarebbe la domanda da 100.000 dollari. I secoli han meditato il mistero del Venerdì Santo e ne han colto l’essenziale: ogni generazione sa in che le giova Cristo crocifisso. Ma il Risorto! Quale confusione per la nostra anima! Ce ne arriviamo al sepolcro con profumi e olii preziosi. Arriviamo col nostro amore impotente. Non possiamo far nulla per i morti se non imbalsamarli, cioè
perpetuarne la morte. Ma i profumi, questa volta, ci restano in mano. Restiamo disoccupati, a Pasqua, Signore.
Quand’eri in croce e dicesti: Ho sete, t’abbiam dato da
bere. Poi abbiam deposto il tuo corpo. Ma ora ci sentiamo in un certo senso inutili, coi nostri profumi in mano.
Pasqua è l’occasione in cui non possiamo far nulla per te
e devi far tutto per noi. Tutto, dall’A alla Z. Cerchiamo
in tutte le direzioni, dentro e fuori di noi, frughiamo fra
esperienze, pensieri ed atti, nel ^passato e nel presente,
ma non troviamo nulla che rassomigli anche lontanamente a Pasqua. Tutta la nostra preparazione si dimostra inadeguata, il nostro bagaglio d’esperienze di cui
siamo così fieri si rivela inconsistente e ogni nostra collaborazione risulta fuori luogo. A Natale c’è Maria. Sulla via crucis c’è Simon cireneo (Marco 15: lì). Ma Pasqua è tutta opera tua. Pasqua è quel che « non è salito
in cuor d’uomo » (I Cbrinzi 2: 9). Qui dobbiamo imparare tutto. Non possiamo spiegarla. E’ lei che spiega noi.
Non possiamo chiarirla. Possiamo solo esserne chiariti.
tUg ^
Eppure, com’è materiale la risurrezione! Si tratta di
un corpo. Sì, Pasqua si riferisce al corpo, non all’anima.
Lo stupore di Pasqua è che « non trovarono il corpo del
Signor Gesù » (Luca 24: 3). Se avessero ancora trovato
il corpo, avrebbero forse detto: Ma la sua anima vive,
in fondo il corpo non conta, la sua dottrina è immortale.
Se avessero ancora trovato il corpo i discepoli avrebbero annunciato una dottrina, non una persona. Ma Pasqua
significa che l’importante non è la dottrina di Gesù, ma
il corpo, la persona di Gesù. L’Evangelo non è una dottrina, è una persona.
Il corpo è dunque l’argomento di Pasqua. Questo è
uno scandalo per tutti gli spiritualisti. Eppure è così: la
risurrezione è una parola rivolta al mio corpo. D mio
corpo sono io stesso come uomo reale e singolo, per cui
senza il mio corpo non sarei più io, sarei uno qualunque,
sarei irriconoscibile. Questo corpo cui aderisco così intimamente e che pure mi pare così pesante, tanto da desiderare, talvolta, di esserne liberato; questo corpo che
partecipa allo splendore e al gemito della creazione e che
è tutto sommato così fragile, anzi è il luogo stesso della
mia fragilità, lì dove più che altrove vedo che sono mor
tale (è un « corpo di morte », Romani 7: 24), questo corpo è chiamato in causa per la prima e decisiva volta a
Pasqua. Se la risurrezione di Cristo mi giova in qualcosa, mi giova in questo, che è la salvezza del corpo,
evangelo per il corpo. La risurrezione significa che il mio
corpo non è abbandonato da Dio ma ha un destino eterno. La risurrezione significa che nulla di me stesso è
perduto perchè nulla sfugge alla presa deU’amore di Dio.
Questo dice il Catechismo quando afferma che la risurrezione di Cristo è per noi un pegno sicuro della nostra
beata risurrezione.
* * ♦
Poiché la risurrezione è l’evangelo per il (X)rpo, essa
è evangelo per la vita, poiché si vive con il corpo. Veniamo ora risuscitati ad una vita nuova, dice il Catechismo. « Il 3® giorno ci rimetterà in piedi, e noi vivremo alla sua presenza » (Qsea 6: 2). Di solito si pensa
che la risurrezione avverrà, se mai, alla fine. Il Catechismo dice che avviene ora. E prima del Catechismo lo
dice la Bibbia. La Bibbia è nel suo insieme una parola
pasquale, parola che ci rimette in piedi, parola che risuscita i morti. I morti son quelli che non credono, poiché
la vera morte é Tincredulità. L’altra morte, quella di cui
tutti si preoccupano a motivo della sua brutale evidenza,
è solo un segno della vera morte, quella di cui pochi si
preoccupano. La Bibbia invece parla piuttosto di questa
ultima. Ma più ancora parla di risultati in carne e ossa.
Pietro, un risuscitato, dopo il tradimento. Paolo, un risuscitato, dopo aver seminato morte e terrore. Toma, un
risuscitato, dopo aver detto di no. Si risustàta credendo.
E si crede ora, in questa vita, con questo cuore dubbioso
e questa coscienza inquieta. Si crede ora, perché più tardi
la fede cesserà.
* * >11
Il saluto pasquale dell’angelo non é « Buona Pasqua » ma « Non temete » (Matteo 28: 5). Poiché anche
a Pasqua temiamo. Temiamo che non sia vero. Poiché
la fede nasce o muore davanti al sepolcro vuoto. Ma anche il dubbio nasce o muore davanti al sepolcro vuoto.
Per questo l'angelo non dice « Buona Pasqua », ma « Non
temete », affinchè il dubbio muoia e la fede nasca. Affinchè comprendiamo che la croce non è sconfitta ma vittoria, perchè Gesù « ha vinto la morte », dice il Catechismo. Affinchè per una volta almeno (e basta una volta) vediamo che Cristo ha fatto piazza pulita di morte e
peccato e ci offre un luogo — il suo corpo — in cui morte e peccato, tutto quello insomma che rende tragica la
esistenza, non hanno parte alcuna. Non temere, soprattutto a Pasqua. Non temere perchè è Pasqua e il tuo tempo è tempo pasquale. Non temere, perchè il Risorto è
per te. E allora, chi sarà contro di te? Non hai più nulla
da temere, neppure te stesso. Paolo Ricca
2
pag.
N. 16 — 20 aprile 1962
ECUMEJNISMO SI
NO!
OTCUr;; * ;*c ou' : cüa »r a
L’operazione « disarmo » in campo protestante sembra avviarsi sopra
una buona strada. Il Concilio Ecumenico trova aH’inizio dei suoi lavori un terreno favorevole sapientemente preparato dalla stampa italiana ligia al Vaticano, mentre la massa cattolica legge e crede con fermezza ad un progressivo smantellamento
autolesionista del protestantesimo.
Non possiamo negare che sia in
atto, da un po’ di tempo, imo slittamento inquietante dalle posizioni basilari della Riforma sì che ci afferra
il timore di veder diluire con acqua
di sacrestia lo spirito « puro » della
dottrina evangelica. Lo scorso anno
la visita del dott. Fisher rese omaggio a Giovanni XXIII, ufficialmente,
suscitando l’interesse di tutto il mondo. Poco tempo fa un’alta personalità della chiesa scozzese ha ripetuto
il gesto con uguale cerimonia « ufficiale » mentre il dottor Hyslop della
Chiesa unita di Cristo ha dichiarato,
parlando della infallibilità papale;
« L’incarnazione della dottrina cristiana in un uomo è, in questo momento della storia, particolarmente seducente nella persona di Giovanni
XXIII ». Nei giorni scorsi il segretario generale del Consiglio delle Chiese Visser’t Hooft ha ricordato che
« un invito a inviare osservatori alle
grandi assise della Chiesa cattolica
verrebbe accettato con grande gioia ».
Quante belle manifestazioni! Quale
trepidante fermento, da questa parte!
Intanto da parte cattolica la beghina timorata si curva ogni tanto
all’orecchio della comare sussurrando tutta contenta : « Hai visto, un’altra visita! Ad uno ad uno verranno
tutti, tutti ritorneranno! » Ecco quello che veramente si aspetta : il ritorno. Da mesi, oramai, il ritornello è
divenuto monotono dopo essere stato servito in tutte le salse; personalità e sacerdoti, giornalisti, osservatori hanno ribattuto sul « desiderio di
ritorno » dei « fratelli separati ». Per
questi poveri fratelli eretici si sono
sparsi fiumi d’inchiostro, recitate preghiere, suonate campane.
Il nostro desiderio di unione, di
iraternità e di comunità missionaria
sono stati fraintesi. Bisognava, forse,
essere più prudenti. In Italia, paese
facilone e pronto al pissi-pissi del vicolo, non siamo come in certe città
Varie comunità valdesi nel Piemonte e a Como hanno avuto il
privilegio di godere, quale introduzione alla Settimana Santa, di
uno stupendo concerto di musica
sacra, offerto dalla magistrale "Martin Luther - Kantorei” di DetmoM
( Germania) sotto la direzione del
Mo Eberhard Popp. Mottetti e condì di Demaniius, Palestrina, Gasparini. Schütz, Distler e Bach si
sono ahemati alla lettura biblica e
a parti liturgiche. Gli ospiti avevano tenuto ad offrire agli inter venuti il testo, pure in versione italiana, delle composizioni corali: è
stato più che un concerto, un culto.
Sta, allora non più due dottrine si
fonderebbero nel fuoco della Carità
per amore di Cristo ma due capitali
firmerebbero una polizza di assicurazione per la salvezza di Mammona.
Ben venga TEcumenismo, e che
Dio illumini i protagonisti di queste
ore così importanti per il Cristianesimo affinchè cessi « il grande scandalo » della separazione. Ma lungi
da noi i compromessi e, soprattutto,
attenzione a qualsiasi atteggiamento
che possa dar luogo a sospetti di servilismo. Sarebbe un inganno, e per
noi e per quelli di loro che sono in
buona fede. E’ bene che questo sappiano le varie personalità così educatamente coscienti delle regole del
saper vivere, da manifestare squisite
cortesie in frasi di omaggio, in reverenti visite, che non avranno ricambio alcuno.
Apriamo pure i cuori aUa speranza e le braccia al saluto ma preghiamo, in questo giorno di Resurrezione,
affinchè in ciascuno di noi E^ risorga. Supremo vincitore della morte, e
ai Suoi figli divisi, tutti uguali per il
Padre, porti la grande parola affrancatrice, la Verità, che ci rende liberi. Liberi in Lui, non servi di altri.
Marco
Se [gli non lesse merlo per me,.
... io non mi sarei mai accorto che, dunque, qualche
cosa di « mortale » e di « mortalmente irreparabile »
è accaduto e continua ad accadere nella mia vita
morale e religiosa: la catastrofe provocata dalla
tirannia del peccato.
... io nutrirei ancora la folle presunzione della mia
onestà civile, della mia dirittura morale, della mia
giustizia religiosa; e mi rifiuterei di pensare che
proprio per la mia insufficienza ed ipocrisia è stato
necessario che qualcuno desse la sua vita.
... io mi riterrei ancora libero e sovrano, in ogni mia
azione, nei riguardi della mia coscienza personale,
del mio prossimo, di Dio, e vivrei nella tranquillità
olimpica di chi potrà sempre far valere a suo favore
una catena dì alibi solidi come l’acciaio; e mi recherei ogni mattina al mio lavoro, alle mie occupazioni,
al mio divertimento, con la persuasione di « non
aver lasciato per la casa il segno del sangue innocente ».
... io non mi renderei conto ancora che uno solo
l’atteggiamento che io, il Colpevole, posso assumere
davanti a Lui, rinnocente: a mia volta, giudicarmi
inescusabile, punirmi dell’unica condegna pena, mo
rire — al mondo — per Lui.
... l’Evangelo che io predicherei agli uomini (« Gesù
è morto in croce per voi») sarebbe un Evangelo p.
vo di nerbo e di persuasione, oltreché interamente
campato in aria e fondato sulla sabbia. Perchè, _s
veramente Cristo sia morto per gli altri, non mi è
dato di sapere con assoluta certezza; mentre invece
una sola cosa io posso sapere con assoluta certezza,
e cioè se Egli è morto, o no, per me; e soltanto da
questa prima certezza assoluta posso dedurre la
seconda certezza assoluta che Egli sia morto — come
è morto — anche i^r tutti gli altri. Come posso
sapere che il pane è buono per gli altri se non è
prima buono per me?
... io potrei ancora escludere, in perfetta buona fede
che « l’amore la lare questo ed altro » ; e cercando
con tutte le mie energie di limitare le mie manifestazioni di amore verso il mio prossimo a quanto mi
è suggerito dal mio egoismo, escludere sempre nel
concreto di parlare e di agire nel senso delle cose
che richiedono dono di sè, rinuncia, abnegazione,
sacrificio, getto della vita, perchè — è noto — nori
c’è nulla al mondo cosi importante come odiare ì
propri nemici e difendere la propria pelle fino all’ultimo sangue (degli altri).
... io finirei per credere che Egli non sia morto affatto, né per me né per nessuno; perchè, francamente, come può uno morire per qualcuno che non
ha nè conosciuto nè compatito nelle sue debolezze
nè amato? E perciò continuerei a comportarmi carne
qualcuno che è sfuggito e riesce tuttavia a sfuggire
allo sguardo del Padre, come « colui che non è stato
invitato », « che non è stato chiamato ».
... io proverei la piccola sadica voluttà di negare al
sole la luce, all’aria la trasparenza, alla neve il candore, ai fiori i loro smaglianti colori, al macigno la
stabilità, all’uomo il movimento, alla vita stessa le
sue ragioni primordiali e profonde; sarei cioè riuscito a negare l’evidenza. Poiché se Dio esiste, se
Gesù è stato veramente mandato sulla terra, se la
storia evangelica non è un’invenzione alla maniera
di Milesbo e di Couchoud, tutto rimane indimostrabile e pazzesco, se manca del suo oggetto e della sua
più vera destinazione: PER ME. r. b.
Storia valdese: la cenerentola?
deH’estero dove i cattolici aiutano i
protestanti nella raccolta di fondi per
costruire templi e altrettanto fanno
gli evangelici con spirito non più di
tolleranza, ma, in questi casi, di vera
fraternità cristiana. In Italia la donnetta baciapile è lo specchio della
opinione pubblica pronta a farsi abbagliare dallo specchietto girevole. Il
dott. Fisher viene a Roma? 1 protestanti. secondo la donnetta, vanno a
Càinossa. Si auspica una intesa, si
prega per il buon esito del Concilio?
I i( figli separati » aspettano con ansia di essere accolti a braccia aperte.
Favorire questo gioco di interpretazioni errate, (in buona o cattiva fede
divulgate tra i fedeli cristiani dell’altra parte) è un grosso sbaglio. Ci si
pone, in partenza, in una condizione
di inferiorità. Non si tratta di cedere
aH’orgoglio, ma di mantenere, più
che la dignità di credenti, la dirittura morale di cristiani.
In America il protestantesimo si è
adagiato sulle conquiste economiche,
la Riforma si è fermata all’elettrodomestico, per questo oggi le forze socialmente più progressiste in quel
Paese sono rappresentate dagli operai cattolici. Se una unione dovesse
avvenire sul terreno politico, camuffando con l’abbraccio fraterno una
glleanza contro la minaccia comiini
Da quando G. Toujrn pubbiLlcava sul
n. 3 dì questo giornale il suo « Taccuino » dedicalo a « Cevenue e Vali! Vaidesi », è sorto Ira i lettori un iuteressamle iscaiubio di Idee, che si è polarizzato,
per così diire, sul posto della storia valdese oggi. Infatti a Giorgio Toiiim riapondevaiio (n. 5) il sottoscritto e Guido Ribel, reagendo alla visione riiteuula inesatla delle vicende vialdeai, mentre la postilla del direttore cercava di accomlenlare gli uni e gli altri; lo stesso G. Tourn
(n. 6) iuterveniva a cliiarire il suo pensiero, cercando di interpretare se stesso
(mi riferiseo alle « Confidenze a Marco
ed altri » di Giovunmi, sul n. 13)-; sull
n. 8 il direttore ci ammoniva ancora una
volta elle parlando di istoria vaMese bisogna pensare alla « Gloria di Dio » e
non a quella dei padri; e B. Grill (n. 11)
pacaitamente rivendicava il sapore della
veoohia e buona tradizione, condividendo le idee di Ada G. Meille, pulbblicate
sullo stesso numero, sentite ed espresse
in forma più poetica e sentimentale; a
quest’ullime però il direttore postillava
alcune riglie piuttosto secche, e mi pare,
anche fuori luogo. Sembra poi che qualcuno abbia scritto da Oslo alla signora
Meille, prendendo di mira « i molti o
pocliii che ancora indulgono verso sorpassate simpatie apologetiche della nostra
storia valdese »; e finalmente c. t. (n. 13)
riproponeva la validità del messaggio della storia valdese. Senza contare l’ottimo
articolo di Giorgio Bouchard (n. 7) su
« Una chiesa di opposizione », che presentava, indipendentemente dalla piccola
polemica in corso, una visione personale
della vicenda valdese; e un articolo mio
(n. 7) in cui cercavo di pcecisaire in termini di libertà religiosa il contributo valdese all’Italia.
« ¡H
Sembrerebbe quindi che di storia valdiese si sia parlato assai in questo inizio
di anno, e che si debba chiudere la discussione. Se però il direttore me lo- permette, vorrei aurora aggiungere alcune
osservazioni, che non vogliono naturalmente essere conclusive, ma esprimere
soltanto il mio modesto -punto di vista
personale.
Il profoleima del -posto e dell’interpretazione della storia valdese interessa d’altra
parte molte persone, a quanto pare. E di
questo sono il primo a rallegrarmi, se
non altro come rappresentante delia Società di Studi Valdesi, l’anti.ca società di
storia valdese, la quale ha come obbiettivo primo la diffusione e la conoscenza
della storia valdese, e il promovimento
di studi ed iuleressd intorno ai suoi pr-o1)1 emi.
Ciò che essa ha cercato sempre e cerca
tuttora di fare, seippure con modesti mezzi e s<‘ar»i uoimini, aitlraverso ai suoi bollettini ed opuscoli in particolare, c per
mezzo di quelle riuscitissime giornate
estive che costituiscono gli Otim-ai tradizionali « Convegni di studi su eresia e riforma iu Italia » (q-uesl’a-nno alla quinta
edizione).
E questo nouoslante il fatilo elle la storia valdese sia in islato di accusa e ignorata.
In stato d’accusa. Semlwa proprio cosi,
a star a ud-ire le -campane. Accusata di esisere agiografica, apologetioa, tendenziosa
(parlo delle accuse che provengono dal
no-sitro ambiente e non dalla poilemica anlivaldese), accusata di far dimenticare ai
Valde.si la lettura della Bibbia e di « conservare » costumi mentali sorpassati, e di
far confondere la volontà di Dio con- la
■spada di Ama-ud, eoe. ecc. E se è pur vero che queste acouse sono oggetito più di
parole che di scritti, o più di affermazioni
<-he di dimostrazioni, non è men vero -che
esse esistono.
E allora è il momento di dire che questo fa parte di <iuel famoso autolesionismo
Eppure vai la pena di conoscerla e meditarla
di cui ho già parlalo altrove, e che corrisponde nè più n-è ni-eiio che al maledetto
gUBlB-ceio di buttare -l-u-tto in aria o al bel
servizio che fa il medico ad iin convalesccnle quando lo bulla giù dal letto ptiiinà del tempo... per farlo guarire. E così
-.si dice male in genere delle valli valdesi,
di nuli i peccal-ori che vi si so-no adunali
per celebrare i -irionfi degli avi solo attorno a-i falò del 17, delle iistiluzioni delle
Valli Valdesi, sorpalsaa'te, vecchie ecc.: e
dagli addosso a questi poveri diavoli, che
già consapevoli di -tante inferiorità, fiaiisco-n-o proprio per credere di essere dei
buoni a nulla !
Ma lasiciam-o questo piccolo sfogo, e tor.
niamo alla nostra storia valdese, accusata
di lutto quello che s’è detto : solo che mi
pare che le fuicllate -che si sparano, anche
quelle ohe vengono da 0-slo, puntino a
fantasmi. Tanto è vero che ci sono in
-lutto quattro gatti che si o-ocupano di
storia valdese, poveretti, e che hanno
pubblicato studi, documenti e ricerche,
in -cui invano si cercherebbero apologie,
teudenzi-o-sità e -simili: e ne voglio anche
dare la più ampia fa-ooltà di prova.
E, dopo itullo, è un delitto parlare di
'.( gloriosa storia dei padri »? Alzi la mano chi -se ne vergogna ed ha il coraggio
di eonfesisarlo! Gloriosa certo, e eome
storia di iiomimi del -loro tempo, e come
slo-ria della volo-iità di Dio -Ira gli uo.mini di quel tempo: donde la eonfusione,
eonlro la quale nulla ci viene detto oggi
di nuovo, perchè già 100 anni fa i pastori
valdesi a-mnio-iiiva-no i loro fedeli a non
)-o-nfondeire le o-perc loro con la volontà
dell’Eli e-r-n-o !
Inolilre, la storia valdese è anche abbaslanza ignorata. E’ vero che essa fa coiino-do davanti agli elranieri, sia quando
li -si v a a visitare, sia quando essi vengono in questo angolo del m-ondo a vedere
la Balziiglia o la Ghei-sa della Tana; ed
allora è necessario darci ima ripassatina.
E’ vero che per mezzo della storia valde,se -noi siamo noti al poibblico collo italiano e straniero, perchè nei manuali o
nelle enciclopedie si parla di Valdo e del
suoi seg-ua-ci; ed lallora bisogna cercare di
non far brutta fi-gura.
Ma tutto somimato, -c’è poco amore per
la -storia valdese: poco amore e poca co
noscenza, si'Ccliè è facile intenderla e presentarla -eo-n quel gusto fo-Hdori-alico e di
eurio-silà locale, che po-i si rinfaccia al
giornalista e allo sprovveduto viaggia-lore
eapilato alle Valli. Ora. se raneddoltiea fa
mollo comodo, non è forse vero che la
.storia valdese è la -storia di una lotta per
la libertà di coscienza, di una eo-ntiiu-na
lestimoin-ianz-a per la parola di Dio, d,i una
progressiva eonquista della libertà religiosa? E icihi si ricorda che Valdo ha i-sjiirato a S. Fran-eeseo, patrono d’Italia, 1 ideale della povertà? che li Vai-desi pc-r
primi in Europa eomibatterotio eo-n-lro i
loro sovrani come ribelli per la fede?
che la Provvidenza d-i Dio lia una pa-gitia
dimostrativa insuperata nella vicenda valdese del giugno 1690? che furono i figli
dei conilad-ini valdesi, imbevuti anche <!el-la loro sl-oria, a, eivaingelizzare la pcmi-sola?
E cois'i via!...
Ma è megl-io concludere.
E perchè non tro-var-ci quest’e,stale a
Torre Pel-lice, in una gio-rna-ta d-i incontro, a ragionare e discutere del « posto
della storia valdese »? Ci potrebbero venire tutti quelli che se ne interessano, e
sarebbero poèhini, e sup-rattulto quelli a
cui non piace: una buona occasione per
chiarire le idee.
Seppii-re non -mi illudo...
Augusto Armand Hugon
Sul ■^iano della fede
non si TiTe di vendiia
Non avrei certamente supposto che le
sette rigiia qui pubblicate deUa mia
lettera da Oslo suscitassero tanto scalpore. Che siano apparse « caustiche » alla
poetessa Ada Meille, mi duole assai e per
più motivi: primo, percliè non era mia
intenzione «pungere» o «mordere» nessuno e tanto meno la mia quasi co-villeggiante ro-renga oppositrice; poi, percliè
1-e scrissi in uno stato di serena « aprioristica » disposizione mentale non avendo
potuto ancora leggere, per un banale disguido postale, rart-icolo incriminato di
Giorgio Tourn. La mia era -una specie di
professione di fede storioigrafi-ca, suscitata
spontaneamente dalla lettura, meditata,
delle due corrispondenze di Augusto Armamd Hugon e di Guido Ribet, la sostanza
delle quali — se non il tono che ne tradisce l’evidente prevenzione — posso anche
capire e giustificare criticamente. Tutto
sommato, è questione di diversa temperie
mentale, di diversa sensibilità storica: più
a-perla, nel pastore To-um, alle istanze calviniane del pessimismo antropologico, ohe
pone in crisi qualsiasi operare umano,
anche quello del comballimenlo più eroico a dife-sa della fede e della libertà di
esprimerla; più ricettiva, nei laici Armand
Hugon e Ribet aU’oltimismo liberale di marca romantica che ha ispirilo la nostra migliore. produzione storiografica dai Comha al
Jalla e al Jahier. Ma quel ohe non comprendo nè giustifico è la reazione vivissima della poetessa Meille a difesa della
« -miislica » del paese e del -popolo valdese
Essa mi fa tornare in mente quei « vigili
custodi del sa-cro fuoco patriottico e reli
gioso » — l’espressione è del Croce —
quali, compìacendo-si soprattutto delle sto
rie « piene di gesta eroiche o di pii atti d
devozione e di costumi edificanti », sono
quasi incon-sciamemte portati a vedere e a
mettere in luce solo i lati im-sitivi della
storia, di qualunque storia, sottacendo
quanto possa ai loro occhi incantati apparire antieroico, normale, cotidiano, banale, anonimo, modesto e senza fantasia ecc.
Se ho ben capilo, l’unica confessata preoccupazione di Giorgio Tourn, pastore di
lina parroccliia montana, è in fondo qncl
la d-i « comprendere il presente della sua
chiesa », di afferrare « la sostanza della
storia valdese », nella concretezza dei problemi che travagliano spiritualmente e socialmente il gregge che gli è stato affidato
dal Signore. Bd è anche la preocicupazione
dello storico, che deve saper valutare, dalla congerie dei documenti criticamente accertati che ha tra le mani, il « quando »,
il « perchè », il « come » e 1’« a che scopo », come bene si esprime Armand Hugon. Ora, chiamare mistici e la terra valdese e il popolo che da secoli v-i è tenacemente aggrappato può forse corrispondere ai canoni dell’estetica etico-religiosa
di Ada Meille, che qui non discuto, ma da
un punto di vista strettamente storiografico mi pare proiprio l’indizio più evidente
di quella trasfigurazione mitico-apologetica della nostra .storia ohe vado da anni
combattendo e demolendo: sopraltullo
([uando ben si sa che, tanto a Ma-ssello e
a Rorà quanto in mite le altre comunità
delle Valli, la lotta per l’esistenza del nostro alpigiano, divisa tra la miniera o la
fabbrica e il magro appezzamento di terra,
è la meno contemplativa che si possa immaginare. L’alimosfera speciale, che gli
o-spili di Ada Meille hanno respiralo a
Piamprà (anche quando le pietre gemono
sotto il rimbomlM) degli scooters, e gli allieri nella quiete notturna sono destati
dalle note squilla-nli dell’orchestrina del
hallo ca.mpestre?), queiratmo-sfera l’ho respirata anche sulle piazze d’una rumorosa
cittadina indu.siriale o sulle aie silenziose
e nelle povere cucine o stalle dei nostri
fralolli -mezzadri ciociari. Per me essa non
è legata ad una specifica terra; il popolo
« eletto » è qua e là, dove Dio vuole c
chiama, ma è eletto solo in quanto è chiesa, <‘ioè comunità raccolta nell’offrire a
Dio l’unico cullo che Egli gradisce, tanto
sul colle di Piamprà qua-nto nella Camera
del I.avoro di Colleferro o ai quadrivi di
Anagni o di Ferentino. Non si tratta
di autolesionismo, l miti, le pie leggende,
le idealità, le sacre ereilità, i ceppi manomessi e tormentati da cui po-ssono levarsi
nuove gemme... qui non c’entrano; centra solo la verità storica, nella con-cretez
za del reale e del presente ( hic et nane si
diceva al tempo del sempre vivo Gangale),
con tutte le sue luci e con tutte le sue ombre. Niente di più e niente di meno. Se è
leggendaria, se è nebulosa, la storia non è
storia, anicorchè po-ssa essere materia di
poesia. Ma questa storia « demitizzata »
non è meno esemplare, non è meno
« ma-gintra vitac » di quella che rifiuto e combatto come « a-pologelica ».
Quanti esempi di fatti e di uomini « demitizzali » possiamo ugualmente offrire
come viatico ai nostri figliuoli: il buon
mercante lionese Valdesio che cora-ggiosaraente si aippella al Papa in un memorabile incontro tipicamente « ecumenico »;
i « barbi » valdesi che girano mezza Europa travestiti da merciaiuoli per meglio
offrire la perla divina; i conciliaboli notturni per predicare la Parola e ricevere le
confessioni; i primi sinodi all’a-perlo, dove .si raccoglievano già allora centinaia di
delegati dalle Puglie, dalla Provenza e
dalla grande Germania; il fabbrofeiTaio
Ristolassio di Carmagnola, -mezzo valdese
e mezzo calaro-fraliccllo-begardo, che di
fronte al tribunale deirinquisizione a
Chicri si rifiutava di denunciare i suoi
fratelli in fede ed invocava piullo-sto il
rogo che lo avrebbe riunito a Cristo eco.
eie. Per nie, se è vero ohe lo Spirilo soffia
dove vuole, nelle Valli Valdesi o nelle Ce.
venne, in Ciociaria o a S. Giovanni Lipioni 0 a Riesi, non Impo-rtano nè il nome,
nè l’organismo eoolesiastico, nè le sacre
memorie, nè le « mistiche » deUe terre e
dei popoli, perchè di fronte alla realtà di
uomini e di donne che da indifferenti o
atei, valdesi e non valdesi, diventano per
sola grazia dì Dio umili e fedeli servitori
suoi, cade ogni pur minimo inconscio residuo a-po-l-oigeti-co. Se noi, discendenti dei
reclamatores di Francia, Germania, Italia
e Boemia, perdiamo la fede, se per disgrazia le nostre oÌiiese dovessero diventar
vuole per la no-slra iucredùlilà, an-clie la
terra più « mistica » verrebbe sbattezzata,
anche il teiTcno bagnato dal sangue dei
martiri diventerebbe iin autentico deserto.
Giovanni Gonnf.t
3
pag. 4
N. 16 — 20 aprile 1%2
I lettori ci scrivono
...e dialogano fra loro
Ancora in tema di visite, di cortesia
e di vero ecumenismo
Molli vi hanno ancora sctìUo, da Luéerna S. Giovanni, Ivrea, Trieste, Perugia,
Civitavecchia e Roma, in merito alla visita del Moderatore della Chiesa di Scozia, per lo più appoggiando la « lettera
a])erla » da noi pubblicata. Li ringraziamo,
ma non possiamo pubblicare i loro scritti,
molto simili fra loro. Notiamo solo che
qualcuno è rimasto sconcertato — così ad
esempio il past. Mario Musacchio ci esprime perplessità di alcuni membri della Cliiesa di Trieste — nel vedere un certo contrasto fra le dichiarazioni « ufficiali » della
nostra Chiesa, attraverso il Messaggio del
Moderatore E- Rostan, e la nostra « lettera
aperta », e propone che i testi ufficiali emanali dal Moderatore e dalla Tavola Valdese siano accompagnati dal sigillo della medesima, che ne indichi l’ufficialità, lasciando agli altri la responsabilità di opinioni
personali, interessanti o meno, ma non
impegnative per la Chiesa neirinsieme.
(Così fa, ad esempio. La Vie protestante
(li Ginevra, quando pubblica lesti della
Chiesa cantonale). Siamo naturalmente dispostissimi ad accompagnare i lesti « uffi
ciuli » con il sigillo della Chiesa Valdese
— che però dovrebbe prima essere « fissato »: di stemmi valdesi ce n’è tanti quante
sono le chiese e le opere valdesi, o quasi;
ancìie questo può essere indicativo del nostro vspiccalo individualismo! ^—; non vegliamo però alcun contrasto fra il messaggio del Moderatore Rostan al Moderatore
(aaig. pubblicato in 1“ pag., e la nostra
(I leiiera aperta » pubblicata in 2«: il primo
si riferiva airinconlro fraterno fra protestanti, avuto in Roma (in cui le nostre perph ssità circa la famosa a visita di cortesia »
fu cono espresse al doti. Craig), la seconda
alla visita stessa. Del resto, il Moderatore
K( sian, nel comunicato-stampa dilfuso, e
d.ì noi pubblicato nel numero successivo
(h i giornale, ha chiaramente preso posizione.
Mentre quasi lutti i lettori che ci hanno
SI l ino sono iieilainente negativi nei con
fronti di tali visite, il past. Musacchio pelili invec‘e :
« lo continuo a essere convinto che ci
sia una giusta via di mezzo. Le visite dei
rappresentanti delle nostre chiese al Papa
sono una buona cosa; forse non necessariamente « utile )) in senso diplomatico-politico. Ma buona cristianamente; se la politica di Cristo deve essere la nostra polìtica,
non dobbiamo esitare un istante ad andare
incontro agli altri per primi.
« Detto questo però mi sembra si possa aggiungere anche die l’Evangelo non ci diiede necessariamente di fare la parte dei gonzi e di sottostare al gioco politico altrui. E
dunque gli esponenti protestanti che visitano il Papa dovrebbero chiaramente' richie‘
dere prima della visita un impegno al Valicano di non sfruttare tale visita utilizzan
dola come mezzo di propaganda; come
invece fa largamente tutta la stampa cattolica intendendo queste aperture protestanti (o lasciandole intendere) come segni dì
quella nostalgia verso Roma che noi proprio non sentiamo (e se anche la sentissimo queste manovre (lì « furbi » ce la farebbero subito passare». Questo noi dovremmo chiedere chiaramente e fermamente ai nostri fratelli di oltralpe, percliè il
peso di questo travisamento siamo noi a
portarlo, e sono i membri delle nostre comunità italiane a rimanere umiliati e scandalizzati di fronte a quanti dicono loro:
Vedete, anche i vostri capi vanno a far alto
(li sottomissione a Roma.
(( Queste relazioni sono una cosa nuova e
noi tutti dobbiamo preoccuparci di impostarle nel modo giusto, lo sono stalo mollo
spiacevolmente colpito ieri dalle risposi'
che alcuni esponenti di cliiese non cattoliche hanno dato al giornalista de **La Stampa^’ (numero delPll aprile, [wig. 7) che
compieva una incliiesla sul nostro eventuale invio di osservatori al Concilio Valicano. Sì rii'avava rimpressione die alcuni (li essi, forse i*-inozionati perchè si Irò
CONFIDENZE A MARCO E A RED.
La vera allegrezza
Ancora sulla Chiesa
del Vomere
Con piacere lessi nel n. 6 della Luce il
titolo di un articolo firmato: F. .1. «Un
po’ di storia della Chiesa del Vomero ».
Ho avuto il privilegio di frequentare il
piccolo locale dì culto di Piazza Vanvitelli, ed ho conosciuto ed apprezzato il lavoro
limile e coraggioso, fiducioso e perseverante svolto dal fratello del Pastore Gaio
Gay, il Doti. Lino Gay e di altri con lui,
durante i lunghi anni di crisi della piccola comunità vomerese.
FV vero quanto scrive il Sig. F. J.: La
(ihiesa del Vomero ha una tradizione mollo bella. Verso la fine del secolo trascorso
il Signore ha voluto accendere una fiaccola viva e luminosa sulla collina del Vomeriì servendosi dei Suoi operai : prima del
Paslore Teofilo Gay, poi del giovane suo
figlio Gaio Gay, più tardi di tanti altri
ira i quali ricordo il Pastore Riccardo Salili. già nominato, i Pastori Vincenzo Nitti,
Enrico Corsani, Carsanìga, Scorsonelli ; e
oggi il Pastore Cielo continua l’opera da
alirì incominciata. Forse die il Signore
per continuare l’opera Sua guarda alla
provenienza dei Suoi servitori? non credo.
Così rimasi un po’ perplessa nel leggere
jiiìi avanti come, dtmo la dipartenza del
Pastore Gaio Gay sembrasse che il Signore
volesse abbandonare un’opera da Lui volilla e benedetta. L’accenno che il Sig. F.
Il secondo articolo, del Sig. A. Vinay,
Domande
imbarazzanti
Ogni tanto i lettori trovano sulle nostre
colonne corrispondenze da Londra della signorina Liliana Manzi, convinto ed attiva
pacifista, cui siamo grati per Vinformazione e... gli stimoli; essa ci scrive fra l’altro: «... Mi sto ((oniamlanilo oome reagisce la minoranza valdese di fronte alle crisi internazionali; all’imprigionaniento degli obiettori di coscienza non solo italiani
ma anclie stranieri ; come essa Ita reagito
di fronte a tutti quei bimbi morti in campi
di concentramento algerini: si è messa in
ginoccbìo e ba mandato un piatto di riso,
oppure sono bastale le preghiere? E dì
fronte alle esplosioni atomiche (...) cosa
ba detto la nostra Chiesa? Se un giorno
rit.alìa decidesse di iniziare una serie di
prove nucleari, cosa risponderemo? Nel
corso delle sedute del Sinodo, di cosa mai
sì discute? logicamente, di questioni interne, ecc., ma sento (forse ho torlo) che la
chiesa è troppo circoscritta. Per esempio,
ii< occasione della settimana di rinuncia:
ai bambini si è chiesto di mettere 20 lire
anche per i profughi d’Algeria o di HongKong, per le famiglie di coloro che sono
in prigione — per questione di coscienza,
oppure soltanto perchè la fame, la miseria, la mancanza di lavoro li spinse a rubare?... ».
Piuttosto difficile rispondere. Eppure, ne
E’ doveroso pubblicare ancora questo intervento (ma sarà Vultimo); ci permettiamo però di notare che c’è sempre qualcosa
di negativo nell’eccessivo attaccamento di
una comunità (è poi semiire soltanto una
parte, anche se cospicua, di essa) alla persona di questo o quel pastore, e viceversa:
in qualche modo, magari inconsciamente
da parte pastorale e da parte della comunità, questa persona acquista un’imoprtanza che va a scapito di quella del solo Signore e Pastore, e a scapito dell’nnione.
Che il Signore sappia ;ar scaturire il bene
anche dai nostri errori, è attestalo dal tempo di Giuseppe, anzi di Adamo, ma...
apparso sul n. 7 della Luce, e che doveva
servire a precisare il primo, mi laisciò ancora più perplessa. 11 Sig. Vinay mi vorrà
scusare, ma mi è parso che invece di chiarire le cose ed i fatti, tale articolo serva
piuttosto ad asciirarli. Non credo che ci
sia stata una decadenza della Chiesa, ma
forse soltanto un periodo di prova per il
piccolo manipolo restato. Forse i medesimi affetti umani che tenevano legati a colui che era stato richiamato dal Signore, c
che, come dice il Sig. F. J. avevano impedito molti a ritornare nella sala a Piazza Vanvìtelli, avevano pur riempito i cuori degli altri di gratitudine per il lavoro
di dedizione assoluta del loro Pastore, ormai non più presente, e li avevano spronati a più zelo, più pazienza, più perseveranza e fiducia. Non credo che le circostanze che indussero il Pastore Gaio Gay a
dare le sue dimissioni dalla Cliiesa Valdese, siano state poco belle. Al Pastore Gay
fu richiesto di lasciare Napoli e l’opera
già cosi promettente del Vomero. Egli manifestò il desiderio di rimanere a Napoli e
al Vomero, dove aveva prove evidenti di
aver potuto dar vita ad un lavoro ricco di
frutti e di benedizioni. Non avendone avuta una risposta affermativa, decideva di
restare al Vomero indipendente. Fu un atto di... indisciplina, ecclesiaslicameiite
parando, fu però davanti a Dio un atto di
fede e di coraggio, die portò in seguito
ricchezza maggiore nel campo dell’evangelizzazione, non solo al Vomero, ma anche
a Napoli. Sotto la sua guida la piccola sala
in Piazza Vanvitelli, divenne così centro
di lavoro fedelissimo per il Regno di Dio.
Se oggiamo negli Atti degli Apostoli, Gap.
13: 15, troviamo che anche tra gli Aposto
li divergenze, separazioni e contrasti non
mancavano di esistere. Giò che ad occhi
umani può sembrare una scissione, davanti al Signore può essere tuU’altro e Lui può
far sorgere una nuova fonte d’acqua viva,
dove Lui vuole e sa.
Ma grazie a Dio, il Signore sceglie a Suo
piacimento gli o.perai e li mette dove vuo
le e li adopera come Lui crede bene adoperarli. L’unica cosa che conia è che possano sorgere sempre dei testimoni fedeli
e viventi, co.si die la Sua Parola possa essere annunziala ovunque con chiarezza e
purità, perchè il Suo Regno possa stabilirsi sul nostro povero mondo, da Lui pur
tanto amato.
Suor Adele Guy
vavano per la prima volta di fronte ad un
vero giornalista, parlassero un pochino a
vanvera. Noi cerchiamo uno spirito ecu
niellilo ira le chiese, non la pubblicità del
le relazioni eciimenidie. I giornalisti, si ca
pisce, fanno il loro mestiere; noi dohbia
ino fare il nostro e cioè impostare le re
lazioni intereiclesiastidie su base evange
lira fratelli die cercano i fratelli nel nome ili Gristo, se è necessario nel segreto —
e non politica. Ma se bisogna entrare nel
gioco, allora cerchiamo di non essere meIlo « serpenti » dei « serpenti di questo
mondo n: e dichiarare dì accettare un invito prima die questo sia stato fatto, non
mi sembra essere una dichiarazione particolarmente sensata » Mario Musacchio
Gomunqiie, le visite continuano: in una
corrispondenza da Roma per la Gazzetta
■ del Popolo (8-4-1962), A. Paglialiinga riferisce della visita a papa Giovanni XXIII
del doli. Marvin Stockwood, vescovo anglicano di Soutliwark (G. Bretagna), che
potrebbe preludere ad una prossima visita,
prima dell’apertura del Vaticano 11, che il
nuovo arcivescovo di Ganterhury, doti.
Ramsey, successore di G. Fisher quale primate della Gliiesa d’Inghilterra, renderebbe al pontefice romano: il doti. Ramsey è
attualmente in visita in Palestina. 11 corrispondente della Gazzetta nota, nel suo articolo, die « mentre il vescovo di Soutliwark veniva ricevuto in Vaticano, sedici
ex-anglicani, cinque dei quali ex-pastori,
diventavano sacerdoti cattolici nella basilica laleraneiise »...
Gì piacerdihe, comunque, che questi « capi 1) [iroloslanli potessero anche dare ima
occhiala a certi ineffabili volantini die contiiiiiunu iinperterriti — malgrado il « disgelo I) — a circolare nelle parrocchie catlolii'he; come quello, ad esempio, che l’altro giorno ci mostrava una sorella di Goaz
ze (prov. rorino), distribuito in una « Missione Viiicenziami » — serie di coiiferenzeprcilii'he quaresimali —: le più veediie,
stolide e tristi accuse, le più banali gene
ralizzazioni, la solita crassa ignoranza; e
per concludere: «Come buoni fratelli, figli di lino stesso Padre, piangiamo sulla
povertà dei nostri fratelli separali e preghiamo per loro ». Sono lacrime che non d
commuovono, ci irritano soltanto nella loro tartiifaggiiic!
O ancora vorremmo poter far loro leglege — e magari a papa Giovanni XXIII e
al card. Bea - la lettera dignitosa e accorata di un colportore evangelico perugino,
Filippo Marozzelli, die fra i tanti « casi »
della sua esperienza di testimone ci narra
collie su una piazza dì Perugia una beghina ha spulato sulla mano che le tendeva
un Nuovo Testamento. Non sono quisquilie, nè casi isolati; sono sintomi ben diiari di un costume ancora fin troppo diffuso
fra noi, di un’intolleranza e di un’ignoranza ci-istianamenle vergognose. Quando
saranno diventate eccezioni, e scompariranno, crederemo davvero al « disgelo », in
profonda allegrezza.
Un vero amico (sai, uno di quelli che
non hanno paura di rinfacciarti i tuoi difetti, senza peli sulla lingua, beati loro!)
mi ha pr^o di petto l’altra sera e mi ha
detto:
— Chi te l’Ila fatto fare di scrivere
queUa roba sul n. 13 della Luce, vecchio
brontolone?... Sei fuori del tempo! Inveediiando ti rimbambisci!...
— Magari — gli risposi io pronto —.
Magari mi rimbambissi a tal punto da essere spogliato d’ogni incrosiazione della
vita; magari ritornassi davvero fanciullo
nelPaninia. Udrei il nostro Signore Gesù
pregare: «Io ti rendo lode, o Padre, Signor del Cielo e della Terra, percliè hai
nascoste queste cose ai piccoli e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli fanciulli ». E allora, sì, il Padre mi rivelerebbe il Suo Evangelo, la grande Novella
die, a motivo del Suo infinito amore per
la creatura umana. Egli ha dato. Egli ha
sacrificato. Egli ha abbandonato sulla croie il Suo Unigenito Figliuolo Gesù, affinchè io, tu, chiunque creda in Lui s’incaniiiiini sulla via die conduce al Regno celeste, iier la vita eterna. Il Padre stesso
mi rivelerebbe ancora die, su questa via,
difficile, faticosa, perigliosa, Gesù, Colui
die fu morto ed è tornato in vita, ci sospingerà, ci sosterrà, ei conforterà, ci trascinerà per mano, non ci lascierà inai!...
Noi e tutti i nostri fratelli die avranno
ireduto.
Questo è il semplice, divino Evangelo,
rivelato ai piccoli fanciulli.
Hai visto. Marco, com’è difficile scrivere comprensibilmente? Non sono riuscito
a farmi capire da Red.! E sì ohe io credevo d’aver scritto con la limpidezza deU’acqua fresca!
Miei cari giovani, ai quali io voglio un
gran bene, pendiè vi ho visti curvi sui
baiiclii di Via Pietro Cossa, io non vi ho
affatto suggerito \m’allegrezza « per voi ».
die potrebbe rasentare la spensieratezza.
Vi ho detto: affrontate le vostre battaglie con gioioso entusiasmo, sapendo die
il mondo è già stato vinto da Gesù Cristo.
Affrontate le vostre battaglie! Cioè (proprio come dice Red.) soffrile con. quelli
die soffrono; prendete sul serio il dolore
degli altri e piangete con loro; affrontate
la fame con quelli die sono affamati nel
corpo e soprattutto nell’aninia. Combattete senza soste queste vostre battaglie...
Ma con la gioia, con Tallegrezza nel profondo del cuore! Non c’è contraddizione.
Non è un gioco di parole, perchè è qui,
nel cuore, che c’è, che ci deve essere lo
Spirito di Dio, la luce di Cristo. E questa
luce non si spCigne, nè s’attenua nelle sofferenze, nel pianto, nella fame nostre e
degli altri, anzi, anzi in queste di più si
accende e consola e sfama. Si spegne solo,
ricordatelo, se voi non credete nella sua
potenza, se voi la nascondete sotto il moggio.
Voi siete portatori della luce! Dalla consapevolezza di questo miracolo deve venire l’infinila, indeformabile, inesauribile
vostra allegrezza! Portatori della luce di
Cristo, ìportalori del seunplice, divino
Evangelo, rivelato ai piccoli fanciulli.
Umili, semplici, modesti portatori di
luce, non luce voi stessi. Ecco l’allegrezza!
E permettete ad un veochio brontolone,
che ha già combattuto umiltnente le sue
aspre battaglie col Signore nel cuore, permettete®li di darvi qualche paterno consiglio.
Siate sempre più umili! Non mettetevi
in testa di salvare l’Algeria, il Congo, la Siria, il genere umano... Questa è opera di
Cristo. A voi metta di pregare. Voi, come salvatori, sareste destinati ad un clamoroso faUimento. Accontentatevi invece
di portare la consolazione, il pane se ne
avete, la luce a tutti gli uomini che sono
accanto a voi, che incontrate ogni mattina sulle strade dove il Signore vi ha posti.
Siate sempre più semplici: specialmente
voi che avete in mano un irniente strumento, come è il giornale della Chiesa.
Annunciate l’Evangelo con la semplicità
dei piccoli fanciulli. Dimenticate i paroioni difficili. Abbandonale il freddo bisturi sezionatore della teologia, che se è
utilissimo nella scuola, può essere pericoloso e tagliente, da maneggiare, nella vita.
Siate sempre più modesti: non tentale
di risolvere voi, proprio voi, gli innumerevoli problmni che soffocano il mondo fin
da quando il serpente ha sporto il capino
maligno dall’alltero. per tentare Èva c il
suo consorte! Non cercate di affrettare la
stagione della raccolta !
Verrà Gesù a raexogliere. Quando? Aii
che ora iiieiilre io scrivo, anche domati
mentre voi leggerete. « Amen! Vieni Si
gnor Gesù! ». Rallegriamoci, dunque, d
nuovo; il Signore viene! Maran athà! Lui
lui solo rimetterà ordine nel mondo de
vaslato!
« Figliolelti, rallegratevi, questa è l’ullima ora! ». Giovanni
Pastori senza museruola
e membri minorenni
Un lettore, da Fraxienfekl:
Dolio aver jtrpmesso che non è un **miingiapnstore** o aver ricordato il lungo dibattilo — che non possiamo qui riprendere —
suscitato anni fa su ìm Luce da un articolo
di J. A. Soggin contrario allo stipendio ni
pastori (nuì: ”no/i mettere la museruola al
bue che trebbia“*. 1 Tim. 5: 18A inquadra
giustamenfe il '*conduttore** fra gli anziani. i diaconi, i membri della Chiesa. Ma
« quello die non posso eoinpreiMlere è
che quando in una chiesa lutto procede bene, il merito e l’elojiio è del pastore; se
dopo anni cambia il paksiore e le (‘ose non
vanno più bene, la colpa ricade esclusivamnte sui membri. Forse perchè sono dei
minorenni? Il compito dei pastori è diffi(ile; anc'be il compito dei laici è difficile:
perciò camminare a contatto di gomito,
fianco a fianco, in modo da essere il gregge (lei Signore, ed Egli ri nostro Dio ».
Domenico Di Toro
Con affetto, a Giovanni
Non è una risposta « pedante e inusona »
collie la temeva la redazione, è soltanto un
proseguimento dell’utile e serena conversazione avviata da Lei. Ringrazio per la
gentile espressione con la quale ha giudiiato fiduciosi, semplici, sereni e chiari i
miei modesti articoli. Dopo aver lottato
lutti i giorni per scrivere e pensare su argomenti quasi sempre poco adatti al mio
carattere mi è veramente grato, al termine
della selliiiiana, prendere in mano la penna per il consueto articolo de « La Luce ».
Scelgo il tema su un fatto di attualità che
più abbia colpito il mio pensiero e il mìo
cuore e cerco di trattarlo, di sviscerarlo,
possibilmente, alla luce della Fede, nell’ambito dei rapporti di carità c di pietà
che dovrebbero unire ogni uomo al proprio simile. Sfogando in tal modo la piena
dei sentimenti, parlando nella speranza viva di essere lompresi, si sente come una
liberazione e al tempo stesso ci sentiamo
meno soli. Può accadere allora di sentire
le cose in maniera così intensa e presenti
al nostro spirito, tanto da sembrare ingenui. E ingenuo lo sono sembrato poiché
per due volte, nel corso delle «confidenze»
Lei me lo ha detto. Due volte sole; e questo mi salva dal proverbio del mio paese
die dice: « tre volte ingenuo vuol dire...»
ma questo non c’entra.
Quando neH’arlicolo « Noi seonoseiuli »
mi rivolsi al fratello cattolico perchè leggesse la Bibbia non intendevo certamente
avallare la validità delle note apposte, volevo soltanto che finalmente quel fratello
leggesse e meditasse la Parola. Dio avrebbe fatto il resto. Lo ha già fatto, e a Lui
sia lode, per me e per molti altri che un
tempo avemmo in mano un testo con note
cattoliche e oggi siamo evangelici. Ho sentito parlare con simpatia dai nostri Pastori
della diffusione più intensa della Bibbia
tra i cattolici; e molli di essi l’aequìstano
dai nostri colportori. Il mio era un appello alla lettura del Libro per secoli proibito, un appello che forse mancava di precisazione ma non era per questo meno
sinecrameiile cristiano. Che poi un confessore imponga quella lettura come peni
lenza non ne diminuisce l’effetto, se Dio
vuole che la conversione avvenga.
Chi legge la Bibbia per la prima volta
è portato a meditare, a cercare di chiarire,
i meno timidi desiderano discutere, possono trovare cui loro cammino alcuni che
sappiano testimoniare e portarli per mano
verso la Luce vera. E’ dal contrasto delle
idee che può scaturire la scintilla. Ho conosciuto persone di modesta levatura intellettuale che proprio dalle « note » di
così visibile interpretazione sono state portate a pensare: «Non dev’essere questo il
vero significato! ». E dopo l’hanno scoperto, e hanno scoperto che la storia della
Chiesa non passava per Roma.
Ricordo ancora lo stato d’animo in cui
scrissi l’articolo « 11 sonno impossibile ».
Avevo veduto quel corpo esanime sul selI iato e c’è stalo un episodio nella mia vita
in cui ho distolto un larìssìmo amico dal
suicidio, e intendeva fare sul serio. Quando
scrissi, il tormento comprensibile mi prese
la mano. 11 giorno prima avevo parlato a
lungo dei tentativi di suicidio (in media 2
al giorno, e molti senza rimedio) che avvengono a Milano, con il capo della squadra mobile. Riconosco che a un certo punto scrissi, quasi chiedendo una risposta ai
lettori, la domanda che mi urgeva dentro,
riconosco che mi immersi in una specie di
verbosità psico-filosofica chiedendo qualcosa che mi sfuggiva. Di solito in un articolo si chiarisce, si risponde, io invece domandavo. Si scrive come ci si sente, se ci
si sente amari si scrive amari, la luce di
Cristo seguita a illuminare anche le amarezze, la luce può trasparire ugualmente
ir- un’ora di dolore. 1 raggi che più curano e riscaldano sono quelli che non vediamo con i nostri occhi mortali. La morte,
se non per le contingenze familiari non mi
ha mai fatto paura. Ma non credo sia peccato usare m casi estremi ogni mezzo per
prolungare la vita. Schweitzer lo fa da anni, anche sul più malandato corpo di lebbroso negro. Dio ha dato all’uomo la fa
collà di inventare il polmone di acciaio,
la streptomicina, di operare il cuore, il
cervello, di trasfondere sangue in un corpo dissanguato, di cambiare con una mac
cliina quasi tutte le parti dell’organisnio.
E’ grottesco? E’ peccato? E’ mistero
forse, mà peccalo no; mistero, perchè con
questi mezzi clic ci permattono di strappare alla morte un corpo già vecchio ne
mancano poi altri per tener in vita una
creatura in boc,io, appena aperta al sorriso della vita, sana, forte, gioiosa, in cui
il dono di Dio sembrava manifestarsi nella più evidente meravigliosa immagine
della Sua Grazia. Lui ha dato la speranza
che non ahiiandona, che è l’ultima a morire insieme con l’ultimo guizzo di ossigeno che esi'e dalla mascliera ormai inutile.
E Lui ha dato la disperazione che si placa
solo nella Fede.
Ho scritto troppo ardue parole per ì lettori più semplici, ad essi ne chiedo venia.
Non è stata presunzione nè sfoggio e cercherò di correggermi. Grazie dell’avviso.
Cercherò di avere pensieri più sereni
quando potrò e prego Dio di aiutarmi.
Nel libro delle meditazioni bibliche ho
letto una frase che dice: « Fare il male non
è peccato, non fare il bene, quello è peccato I). Non credo che sia vero. Il male è
male, lo facciamo tutti, d’accordo, ma il
male è un pea'cato. E guardando chi Fila
scritta ho sentito un altro fiotto di amarezza. Forse quah'-:no, come me, ha gettalo
indispettito il libro, come altri hanno fatto con « La Luce » che aveva articoli troppo astrusi. Sarebbe meglio scegliere altri
scrittori, quello li no. E non occorre dire
perchè. Ormai è celebre in tutti i modi.
Ho scritto all'inizio « con affetto » ora
scrivo, con serenità rinnovala, « con fraternità e rispetto » il Suo
Renato Giuntini
* Il Parlamento svedese ha proposto al
comitato norvegese per il premio Nobel,
di tener presenti per il premio Nobel per
la pace i nomi di Stanley Jones, evangelista e missionario, e del vescovo Rajah B.
Manikani. della Gliiesa luterana tamil, in
India.
4
20 a^le 1962 — N. 16
pag. 3
PERSONALIA
0«l silenzio
Considerazioni più o meno edificanti, nell’aula scolastica, sul noto
tema: il silenzio è d’oro, là parola
d’argento. Difficile farlo capire ai ragazzi di tredici anni, in una giornata di primavera, piena di luce e di
vento, quando tutta la natura canta
e si desta. Difficile, per il povero insegnante che non trova gli esempi
adeguali. Veramente un esempio ci
sarebbe, ma forse turberebbe la
mente primaverile dei ragazzi. Ecco; ricordate Falfare dell’aeroporto
di Fiumicino? Si parlò, allora, di
scandalo; se non erro, ci fu un’inchiesta parlamentare; si parlò molto del Ministro della Difesa e delTonorevole ministro Andreotti. Poi
ci fu la crisi, il nuovo governo, la
convergenza e il ritorno dell’onorevole Andreotti al suo Ministero. Sullo scandalo di Fiumicino è sceso dolce e soporifero il silenzio d’oro della stampa e dei competenti uffici.
Quanto oro in questo crescente miracolo della nostra Italia! Quanto silenzio sull’affare Giuliano!
Ma c’è tanto sole nella primavera
italica!
:i'!
Senilità
Parola molto elegante per dire
una cosa molto semplice: vecchiaia.
Kecentemente ha avuto particolare
risonanza, perchè un film- con Clau<lia Cardinale ha ripreso il tema già
svolto dal celebre romanzo di Italo
Svevo: Senilità. E’ il dramma di un
uomo, non più giovane, che « perde
la testa » per una donna, giovane.
Cose che capitano, non soltanto nei
romanzi! Ispirato dalla giovinezza e
ilall’arte di questa attrice, uno dei
nostri più noti romanzieri moderni,
Moravia, intende dedicare la sua
elegante prosa all’arte di Claudia
Cardinale, alle « notti » dell’attrice.
Con occhio casto, egli ha analizzato
« le notti » di qtiesta giovane; vedremo presto un bel volume, con ’’caste” fotografie della ’’casta” diva,
col ’’casto” commento di uno scrittore anch’egli ’’casto”.
Sarà indubbiamente un formidabile successo fotografico: fotografie
di Claudia Cardinale castamente
sognante nel suo lettino! Sarà anche
un formidabile successo letterario di
Moravia! Dopo cc La Noia » ne ha
bi.sogno !
Quello che mi « scoccia )> è la conclusione filosofica di Moravia e della
sua inchiesta : le attrici italiane sono
tutte una manifestazione di castità
nell’arte, a differenza delle altre.
Senilità?
Viva l’Italia!
Finalmente Sophia Loren ha vinto l’Oscar: la migliore attrice. La
RAI non ha mancato di segnalare e
commentare questo trionfo : un
« competente » ha intervistato la diva ed ha messo in rilievo, per milioni di uditori, le sue qualità e doti
artistiche; abbiamo così appreso dal
signor Bersani (se non erro) che la
nazionale Sophia gli era davanti in
«veste da camera, verde smeraldo».
Verde smeraldo: da non dimenticare! Come non è da dimenticare
quel sindaco (e mi rincresce di non
ricordarmi il nome) che ha ricevuto
ufficialmente nel suo paese d’origine
Dalida, la grande « vedette » della
canzone: la Francia la vuole, ma è
nata in Italia, in Calabria, se ho ben
capito. La televisione ha presentato
a milioni d’italiani la diva, il signor
sindaco, con la sciarpa tricolore se
non mi sbaglio. E vorrei sbagliarmi!
L. A. Vaimal
Con animo fraterno partecipiamo
alla gioia della famiglia del Pastore
Renzo Bertalot, cui è stato dato il
piccolo Giovanni ; ci sono vuoti che
non si colmano, ma il Signore è misericordioso. Un augurio affettuoso
ai genitori e ai piccoli.
Ci rallegriamo vivamente con il
Pastore Franco Sommani e con ì
suoi, per la bella rielezione ad un
nuovo settennio di ministero pastorale a Torre Pollice : il Signore benedica questa chiesa e il suo pastore
con i suoi familiari.
^ IL PROF. SCHLINK
iVv
> *
PASQUA 1962
...e Gesù le disse:
u Donna, jterchè piangi? »
(Giov. 20: 17)
In questa Pasqua d’oggi,
Pasqua d’un tempo inquieto,
come Maria sul tuo sepolcro vuoto
anch’io. Signore, piango.
Piango, Signore, perchè troppi bimbi
languono senza pane
per l’insulto del lusso alla mi.seria
e per le braccia vigorose e inerti
cui si nega il lavcno quotidiano.
Il perchè tu conoeci, o mio Signore,
eppure chiedi:
ed alla tua doman«la
già s’acqueta la pena.
Io levo il volto a te
e chiare vedo
tutte le opere tue:
Piango per chi intristisce senza amici
per i bianchi ospedali dolorosi
ed i cancelli aperti al cimitero.
E piango ancor su questo folle mondo
malato di peccato,
per i milioni di anime assetate
di pace e di giustizia
e per la chiesa nostra, o nostro Dio,
dove subdolo il male è penetrato.
...E su me stessa piango, amaramente:
io pur t’ho rinnegato come Pietro.
Tu mi guardi e comprendi :
sulla città infedele,
anche tu hai lagrimato,
un di lontano.
Ed eccov come già alla Maddalena
sul tuo sepolcro vuoto,
oggi ancora ti accosti
e dolce chiedi
il perchè del mio j)ianto.
Le folle stanche, lacere e affamate
che tu pietosamente
nutrivi del tuo pane;
i corpi martoriati che lenivi
e la pietra che tu — senza peccato —
contro la peccatrice non scagliavi.
Dunque son veri il male ed il dolore
e la sinistra morte,
ma più vero tu sei
ma più potente
che dalla tomba uscito,
del male, del dolore e della morte
sei l’invitto Signore!
Questa è la Pasqua tua
ed il sepolcro aperto
è una porta dischiusa
sul mistero trionfale di tua luce.
Si tergon le mie lagrime
si tacxùono
gli angosciati problemi :
io pili non piango
ed in silenzio resto ad adorare.
Mirella Bein Argentieri
Questa poesia è ispirata da un artk'olo di Paolo
Ricca, comparso sul numero pascjuaìe di ’’Voce
Eimngelicn”. lo scorso anno.
Il Professore Edoardo Longo
Venerdì 6 aprile, un lungo corteo
funebre prendeva parte ai funerali del
prof. Edoardo Longo, deceduto nel
suo 91” anno presso la Casa Valdese
delle Diaconesse. Erano presenti, oltre a molti ex alunni ed estimatori
del professore, i presidi del Liceo e
della Scuola Media, eoa una rappresentanza degli alunni del liceo Pareggiato Valdese, nel quale egli aveva insegnato latino e greco per 27 anni consecutivi.
Nel servizio funebre presieduto dal
pastore Franco Sommani, questi rievocò con efficacia la personalità del
V'
professore e del credente che seppe
mettere al servizio del prossimo e dei
Signore i talenti ricevuti, mentre il
vice Moderatore, dott. Alberto Ribet,
portò il commosso saluto della Chiesa e del Collegio Valdese, per l’opera
fedele prestata a questi Enti dal prof.
Edoardo Longo, per circa un mezzo
secolo: dal 1899 al 1948.
11 prof. Edoardo Longo era nato il
6 die. 1871, a Catania, dove il padre
Emilio esercitava il suo ministerio
evangelico. Ben presto però la famiglia pastorale dovette trasferirsi dalla
popolosa città siciliana al piccolo centro di Rio Marina, neU'isola d’Elba.
Quivi Edoardo Longo frequentò le
scuole elementari, mentre segiù poi
gli studi medi a Verona, in seguito ad
un nuovo trasferimento del padre.
Completò ed approfondi la sua preparazione letteraria umanistica ed artistica a Firenze, frequentando i corsi
universitari presso l'Istituto di Studi
Superiori, parallelamente a quelli della Facoltà valdese di teologia, che da
un trentennio vi si era trasferita da
Torre Penice. E nella città toscana
egli si laureò in lettere il 29 ott. 1895,
ottenendovi, pure, si può dire nello
stesso tempo, il diploma di licenza teologica.
Tre anni dopo, il neo laureato si
piesentava agli Esami di abilitazione
airinsegnamento della lingua francese, presso la R. Università di Roma e
ne conseguiva il relativo diploma, che
gli valse l’incarico d’insegnante di lingua francese nel R. Ginnasio di Alcamo (Trapani) per l’anno scolastico
1898-1899. Ma già l’anno scolastico succesàvo egli accettava la vocazione che
gli era stata rivolta dalla Tavola Valdese per una classe del Ginn. Inf. Par
reggiate di Torre Pellice, ove egli, in
seguito a concorso, insegnò per due
anni: dal 1» ott. 1899 fino al 30 sett.
1901. In seguito egli venne destinato
dalla T. V. alla Scuola Latina di Pomaretto, ove rimase tre anni, insegnante di materie letterarie.
Con il 1904, in seguito- a concorso,
il prof. Longo passò da Pomaretto a
Torre Pellice. incaricato di una classe
del Ginn. Inf. di cui divenne « ordinario » nel 1907 : per passare, in seguito a regolare concorso, quattro anni
dopo, e cioè nel 1911, a professore
« straordinario » di materie letterarie
nel Ginn. Sup., dopo la morte immatura del pref. Onesimo Revel, quando
10 scrivente frequentava la V classe
del Ginnasio. L’anno successivo, in
seguito ad ispezione governativa, il
prof. Longo passava « ordinario » di
materie letterarie nel Ginn. Superiore e vi insegnava fino al 30 sett. 1921.
In tale anno infatti, in seguito a concorso interno e dopo la emeritazione
del prof. Alessandro Vinay, che per
oltre un trentennio aveva tenuto la
cattedra di letterature e di lingue
classiche nel Liceo, il prof. Longo veniva nominato « straordinario » e l’anno successivo, in seguito ad ispezione
governativa, « ordinario » di lettere
latine e greche nel Liceo.
Insegnamento cui egli dedicò le sue
migliori energie e c.he tenne con grande competenza per 27 anni consecutivi. Poiché la sua emeritazione per limiti di età essendo intervenuta in pieno periodo di guerra, egli accolse ancora una volta l’invito della Amm.ne
a continuare il suo apprezzato insegnamento, dando così tempo e possibilità alle nuove leve di insegnanti,
di prepararsi a tale gravoso incarico;
e per 7 anni, dal 1941 al 1948, durante
11 difficile e pericoloso periodo della
cccupazione tedesca, egli continuò,
con grande serenità e senza stanchezza, ad impartire nel Liceo Valdese
l’insegnamento delle lingue classiche
che gli era diventato congeniale e che
suscitò, in più d’un ispettore o commissario agli esami, un vero senso di
ammirata invidia per la felice memoria che gli permetteva di recitare delle pagine intere di canti deH’Iliade o
dell’Odissea, nella originale lingua
greca.
A FORANO
Il Prof. Edmund Sohiink, titolare della
i-attedra di dogmatica della Università di
Heidelberg e incaricato dalle Chiese Iute,
rane e riformate tedesche di seguire i lavori del Concilio Vaticano II, lia visitato,
ai-rompagnate da un Assistente e da una
Segretaria, la Comunità di Forano, per
conoscere più da vicino il situazione e i
problemi di una Comunità evangelica in
paese cattolico. 11 Prof. Schlink Ita partecipato alla .Santa Cena con la Comunità e ha
quindi avuto un lungo Incontro con il Consiglio di Chiesa, che gli ha rivolto varie
domande .sulla sua attività romana. Il Prof.
Schlink è stato assai interessato da queste
domande, <-ui ha risposto in modo molto
esauriente; nel pomeriggio ha visitato, accompagnato dal Pastore, Forano e i suoi
dintorni, rientrando in serata a Roma.
lillà Facoltà Valdese
di Roma
L’insegnamento fu sempre infatti la
predominante passione del prof. E
doardo Longo nei suoi cinquant’anni
di attività professionale, di cui 49 al
servizio della sua Chiesa. Alla quale
egli dedicò ancora buona parte della
sua attività extra o para scolastica'
come direttore per oltre cinque lustri
della Biblioteca Valdese, come dirigente per alcuni anni di una Scuola
domenicale e membro del Concistoro
della comunità valdese di Torre Pellice.
L’altra passione del prof. Lo-ngo- fu
la musica, di cui egli fu cultore amoroso per tutta la vita e ohe fu inoltre
il suo preferito mezzo di evasione dalla realtà spesso arida e mortificante
della vita d’insegnante, e dal senso
d’isolamento intellettuale che talvolta si può provare in una piccola cittadina, quando radio e televisione erano
ancora termini sconosciuti.
E siccome il prof. Longo si estraniò
generalmente dalla vita politica ed
attiva locale, egli chiedeva alla musica, aH’crgano o al pianoforte, la possibilità di evadere dalla fatica quotidiana e di ritemprare le forze ed energie necessarie al non facile compito
deU’insegnamento, che egli riteneva
una vera e propria missione. Per cui
egli ebbe fama di insegnante esigente e severo : prima con sè stesso, nella
coscienziosa preparazione personale,
9 poi con gli studenti, nell’esigere da
essi altrettanta serietà ed applicazione nel cercare di assimilare l’insegna
mento loro offerto per sincero amore del sapere. Amore del sapere ed aggiornamento professionale che il prof.
Longo ebbe la fortuna anche di poter
metodicamente coltivare come direttore e come fedele ed appassionato
lettore della Biblioteca valdese, che
egli contribuì ad arricchire notevolmente, durante gli anni del suo oculato ed ininterrotto servizio.
Fra le attività marginali del prof.
Longo, ricordiamo le sue prestazioni,
per alcuni anni, come organista della
Chiesa locale; durante la prima guerra mondiale, la sua collaborazione vo
lontercsa nel civico Comitato di assistenza, che gli valse, con decreto del
30 lug. 1919, la nomina a cav. ordinario della Corona d’Italia; e, dopo la
seconda guerra mondiale, la presiden
za del Comitato valdese per la emigrazione nell’Uruguay.
Ed in ognuna di queste attività egli
portò sempre con umiltà la sua epe
ra disinteressata, il suo meditato (»ritributo di piensiero ed il suo giudizio
equilibrato.
Rimpiangendo la perdita di un servitore che per co^ lungo tempo ha
servito con abnegazione la sua piccola patria e la sua Chiesa, vogliamo
ancora esprimere alla Sig.ra Cfelina,
che per oltre 60 anni ne è stata la
forte e preziosa compagna, al figlio,
prof. Renato, alla figlia, prof.a Dora,
ai fratello, alle sorelle ed a tutti i familiari, i sensi della nostra fraterna
simpatia e delle nostre vive condoglianze. T. P.
(segue dalla 1» ;«ig.)
« Introdìurre l’arigoiiienlo di stasera in
questi termini, signifi-ca esprimere l’attesa
che è in noi tutti per la lezione del profdr. Oscar Cnllimann, da cui ci ripromettiamo un’impostazione del poxtblema che non
segua binari consueti e risaputi, ma che
sia impregnata della freschezza e della
originalità rinnovatriee dell’Evangelo. Per
questo suo co-ntributo noi gli esprimiamo
la nostra riconoscenza, nello spirito di
quella cordiale amicizia che ci lega a lui
orma! da molti anni ».
Oltre a questa lezione puhblicu, il prof.
Oiillmann ha svolto per gli sindenti della
Facoltà una serie di lezioni (in francese):
(( Exégè.se de passages choisis de VEvangiie johaiinique ». Introducendo am-lic
questa serie di lezioni, il decano itrof. V.
Suhilia lui accennalo a quanto di enigmatico permane nel problema giova-nnico,
dal punto di vista, storico-critico come da
quello del contenuto teologico, e ha ricordato che da anni il pi-of. Culknann lavora ad un commentario deirEvaugelo di
Giovanni, attesissimo per « aiutarci a capire il grande messaggio giovanni-co ». La
esegesi è la più apoiglia, la più umile delle scienze teologidie : quando vi « è più
visibile l’impronta della personalilìi dell’esegeta, l’impronta della stia epoca e dei
suoi schemi culturali, piuttosto die rimproula dell’Evanigelo eterno, quella esegesi nella prospettiva de] Regno dei cicli
è simile a trilla che il vento della storia
porta via. Quelli die la seguono c la esaltano hanno pensare a una parola scritta
nel II libro dei Re 17: 15: «andarono
dietro a cose vacue, diventando vacui es.si
.stessi ». La validità di una esegesi è condizionata dalla capacità di non dire nulla
di suo, ma di far parlare il testo, di renderlo udibile alle orecchie della nostra
generazione. Una simile esegesi rimane e
nutre la fede della Chiesa di un cibo solido e soistanzioso. Dimostra il dono del
discernimento chi, al di là degli uomini
e delle contingenze, sa riconoscere il grano e lascia la pula. Con questo spirito di
ricerca ci apprestiamo ad ascoltare le lezioni del prof. Cullmann e per esse gli
diciamo la nostra riconorscenza ».
Ricordate : 29 aprile
Domenica della Facoltà
lutto tra i fratelli
a S. Pietro Matíisano
Il nostro fratello Pietro Scorza ci ha la.sciati il 1® marzo. Molti lo hanno conosciuto perchè ha avuto una certa parte nel xtassaggio alla Chiesa Valdese delle chiese di
■Catanzaro e S. Pietro, oiivpure lianno conosciuto i figli ad .Adelfia o alla Facoltà di
Teologia elle uno di es.si, Domenico, ha
frequentalo per alcuni anni. Pietro Scorza
ha lascialo in lutti un caro ricordo come
amico e fiaicUo. Ciò tre anni fa era stato
in serio pericolo di vita in seguito ad una
operazione ed in questi anni aveva dovuto
rimanere inattivo. Ciò diventava per lui
l’oreasione di dedicarsi alla famiglia cd
alla comunità con nuova serenità e con un
senso sobrio che lo distingueva. Alla sua
memoria il Consiglio della Chiesa di Catanzaro ha legalo un dono ad uno dei nostri istillili.
La presenza di un gruppo evangelico a
San Pietro Magisano e nel villaggio di Vineolise data dall’anno 1911, quando uno dei
fratelli Scorza, Giuseppe, di ritorno dall’Ameriea, ve lo rostiluì. Nel 19,18 il gruppo era visitato dal Past. metodista I^a Scala, t*he doveva sostenere ardue lolle per la
libertà di predicazione. Nel 1939 la legge
fascista serviva per inviare al confino i responsabili di questa comunità, e ohi sa dietro quali testimonianze e di chi. Pietro
¡Scorza riuscì per caso a sfuggirvi. Infine
dopo la guerra hi comunità prosperò, dotata anche, dal 19i9, di un locale di cullo
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2« aprile 1962 — N. 16
P««
MARSEILLE
Echi di una visita
Prima di lanciare Marsiglia, U signor Poet mi ha gentilmente dato in
visone lo Statuto dell’Union Vaudoise, statuto che è stato modificato nel
1959. Da esso ho stralciato due articoli ohe illustrano le origini e gli scopi
¿1 detta Unione.
Essi dicono testualmente:
article premier - Dès l’année
18W — une société de bienfaisance et
d’entr’aide fraternelle a été constituée
entre les membres de l’Eglise Vaudoise d’Italie, établie à Marseille, sous
le titre de « UNION VAUDOISE DE
MARSEILLE » — cette association,
sur la base de son propre statut, a
obtenu l’autorisation de fonctionner
comme association étrangère, par arrêté de Monsieur le Préfet des B. D.
BH du 15 Février 1932.
article second - Les buts de
l’Union sont:
a) Maintenir vifs les liens fraternels
entre les Vaudois demeurant à
Marseille, et dans les B. D. RH.
b) Assister les familles Vaudoises nécessiteuses.
c) Accueillir et soutenir les émigrants.
d) Maintenir les liens officiels et les
rapports fraternels avec l’Eglise
Vaudoise d’Italie.
e) S’intéresser particulièrement aux
problèmes religieux et sociaux des
Vallées Vaudoises.
f) Engager les Vaudois à particii»r
à la vie des paroisses de l’Eglise
Réformée de France à Marseille.
g) Encourager l’intérêt des membres
de l’Union et leurs amis à la vie
religieuse de l’Eglise Vaudoise en
Italie, par des initiatives de tous
genres.
Corne si può constatare l’Union Vaudoise di Marsiglia ha 72 anm di vita.
I! suo primo Presidente fu Monsieur
E. Micol, originario di Massello, e i
suoi scopi sono soprattutto sociali.
Attualmente l’unione cammina e
prospera. I valdesi sono lieti di potersi ritrovare saltuàriamente in un ambiente sano e allegro.
Ogni sabato sera ho visto una grande affluenza di pubblico nella accogliente .sala di rue Benoit Malon. Il
mistral che spesso infuriava non ha
impedito a numerosi fratelli di darsi
eppuntamento, alle ore 9, p>er ascoltare il messaggio cristiano portato da
un pastore delle Valli e per ammirare
le suggestive diapositive a colori che
ogni sera venivano proiettate.
Ciò che particolarmente mi ha colpito è lo spirito di schietta e sincera
fraternità che accomuna tutti i mem-'
bri deU’Unione. Dopo una settimana
assai faticosa di visite, il sabato sera
rapipresentava per me un momento
di distensione e di vero godimento
spirituale. Avevo l’impressione di trovarmi in una numerosa famìglia, in
cui tutti si voiglicno realmentci bene.
Il Presidente e la sua Signora erano
continuamente circondati da diverse
decine di giovani e meno giovani, ai
quali venivano prodigati non solo abbracci e carezze, ma segni di incoraggiamento e di conforto.
Nella vasta metropoli francese, la
Union Vaudiose mi è apparsa come
un’oasi di pace, di serenità e d’amore.
A creare qucU’atmosfera così cordiale
non sono state sufficenti le meravi
gliose doti di «leadership» del Sig.
Poet. Egli ha la fortuna di avere accanto la sua Signora che è piena di
entusiasmo e ricca dì iniziative.
I Signori Poet haimo bisogno di
sentirsi incoraggiati e sostenuti, anche da noi, nel loiro non facile lavoro.
Sarebbe veramente triste dover assistere alla scomparsa dell'Union Vaudoise. Daltra parte, i pastori della
Chiesa Riformata non nascondono la
loro impossibilità di poter fare di più
di quanto hanno fatto fino ad ora.
L’ultimo sabato, 24 Marzo, è stato organizzato un ricevimento in mio onore. Il Sig. Poet, dopo avemfi ringraziato del lavoro cranpiuto ha manifestato il desiderio che la felice esperienza di quest’anno possa rinnovarsi negli anni ohe verranno, augurandosi ohe, se la «Tavola» lo potrà, il
pastore soggiorni più a lungo a Marsiglia. A mia volta dopo aver espr^
so ai centocinquanta presenti la inia
grande gioia di aver potuto soggiornare per un mese in mezzo a loro, ini
sono accomiatato dalla Rue Benoid
Malon con profonda emozione.
Nel pomeriggio del giorno seguente,
mentre stavo per salire sul treno che
doveva portarmi a Cannes, dove trascorsi una bella serata coi Valdesi di
quella città, il Sig. Poet mi ha sussurrato: «Espérons que votre mission à
Marseille porte ses fruits... ». « Cest ce
que je souhaite de tout mon cœur! »,
gli risposi. Arnaldo Qenre
7 aprile — I pastori
che la nostra gente anw
di più, come i preti cattolici d’altronde, sono quelli
che non datino fastìdio, che presiedono ai gratuli
avvenimenti della vita con pazienza e bonomia,
che satino dire ima buona parola a tutti.
9 aprile — Bisognerebbe avere il coraggio di
scrivere una lettera aperta agli inteìlettiuài evangelici nostrani, ma bisognerebbe avere nel sangue
la rabbia ed il genio di certi polemisti cattolici
francesi. Penso a Bernanos ed alle sue pagine sui
vescovi spagnoli durante la guerra civile. Bisognerebbe. non per gusto di sfogarsi ma perchè la verità, anche se dura, va detta, e non solo ai contadini delle Valli ma ai loro figli imborghesitisi e
spiritualmente incitrulUti sui banchi delle università italiane.
11 aprile — Popolo valdese, ama dire la gente:
siamo un popolo; lo scrive anche Spini nel fasci
TACCUINO
colo consacrilo alle Valli
Valdesi nella serie Tuttitalia: un popolo di contadini colti. Sono parole
e solo parole; un popolo è un insieme di uomini
che comprende contadini colti o no, operai, borghesi. intellettuali, ecc.; un popolo è una comunità
di uomirti che ha dei capi, delle guide, una élite.
Cosa abbiamo noi? una massa e quoiche pastore.
Dove è la nostra classe dirigente? Dove sono i figli
dei contadini colti? Che hanno fatto per i loro,
per il loro popolo? Ve ne sono alcuni (quelli con
cui ci scontriamo!) che meritano il nome dì figli
del popolo valdese, altri mi vergogno che la mia
terra li abbia messi al mondo. Gente che si è materialmente e culturalmente ingrassata, ma che non
rappresenta nulla sul piano spirituale, il solo ¡nano su cui vive e muore la loro gente.
Giorgio Tourn
A Biella...
A Ferentino...
MASSEL
... una serie di stupi bibliei sulla 1» Corinzi è eomimiata assai bene, suscitando
discussioni serie e proficue. Purtroppo solo una dozzina di persone sente il valore
essenziale deirapprof'ondimento biblico
nella conuinilà. La cosa non può essere notata senza amarezza da parte di ehi dedica
tempo ed enerjtia a questa attività.
... molli i membri della comunità colpiti dalla malattia, seguiti con solidarietà nella preghiera.
Riuscito convegno giovanile
al “Castagneto,, dì Villar PelHoe
11 conregno delle Unioni fòovanili delle
Valli, che ha avuto luogo a Villar Pellico
il 31 marzo . 1" aprile, è riuscito perlellamenle. \ccolti con entusiasmo dal past.
Geymet e dai suoi eollalnn-alori, i giovani
si smio subito trovali a loro agio nell’ambiente villarese etl hanno passalo insieme
due piacevoli ed interessanti giornate.
11 Castagneto è caratteristico, suggestivo.
Davvero il luogo ideale per un incontro.
Dopo la renetta iniziavano i giochi, organizzali dalla sig.na Perotli c C. Più tardi,
Clamlio Troll ha presied-ulo il cullo serale
nella vieina cappella.
I.a domenica mattina, alla Miramonli, il
past. Taccia ha svolto uno studio sui rapporti tra scienza e fede. 1 miti biblici e la
realtà dei voli spaziali o la realtà biblica e
i miti dei voli nello spazi-o? Problem.i
quanto mai scottante ed attuale, che ha suscitalo vivo interesse nei giovani. Alcuni
si sono cliiesti — diceva il past. Taccia —
se il grande progresso scienlifieo, culminato nei voli degli astronauti russi e americani intorno alla terra, costiluiece un problema per la fede. Le reazioni più comuni
seno state, da una parte, l’indifferenza —
atteggiamento poco serio, che maschera forSi dei complessi —; dall’altra, il riconoscimento della positività della scienza. Riconoscimento che a sua volta rischia di diventare facile esaltazione dell’uomo e quindi allontana l’orizzonte della trascendenza.
Difatti oggi molti pensano che spetta alla
scienza liberare gli uomini dai falsi miti,
e prevedere e controllare gli eventi : questa e non Dio — quel Dio misterioso e com
pli(-alo che sfugge al ragionamenlo - può
cambiare il mondo. Manifestazioni di potenza sosliluisi-ono il miracolo. Chi osa alfennare che un giorno il progresso scientifilo non giungerà a risuscitare come Cristo
un uomo morto da quattro giorni? Non esiste in teoria un « non può » riferito alla
s(-ienza. Ma una fede che si lascia turbare
dulie scoperte scieiililiclie è inautentica.
Il past. Taccia concludeva e.saminando
I atteggiamento ilei cri.stianesimo di fronte
alla scienza. 1,’età moderna si apre con il
famoso processo contro Galileo; fede balte si-lenza 1-0. Poi, la scienza si prende la
rivincita c la 'ed.; ceri a un compromesso.
SI vuole dimostrare Darwin con la Bibbia!
Oggi, finalmente, si ò pervenuti ad una
chiarificazione dei rispettivi campi di rieerca che è am-lie ricónosi-iniento da ambedue
le -parti dei propri limili. La scienza autentica non pretende più di dimostrare che
Dio non esiste e la fede si limita a testimoniare dell’amore di Dio manifestato in
Cristo senza voler fare delTEvangelo un
trattalo scientifico. In questa chiarezza di
posizioni si pongono le premesse per un
dialogo coraggioso. Cosi la fede, riconosiiuta la libertà della scienza, deve chiedere a questa di essere veramente libera anche dalle redini politiche e finanziarie nella vocazione che Dio le dà.
L’argomento veniva ulteriormente approfondito nel sermone del past. Bertalot e
nella discussione del pomeriggio.
Grazie alla comunità del Villar e agii
organizzatori da parte di tutti gli unionisti
presenti.
... si è ancora in attesa che il Comune
rilasci il permesso per la costruzione della
i-a|>pella. Pare che la commissione edilizia
.si riuni.sca piuttosto raramente, ma il tecnico comunale ha assicurato che nella prossima riunione la pratica sarà esaminata e
approvala. La cappella sarà prefabbricata,
e in un mese i lavori d’installazione dovrebbero essere ultimati. Naturalmente, oltre al permesso del Comune urge l’aiuto
ben concreto di molti fratelli!
... si è avuta, il 25 febbraio, una gradita
visita del Sovrintendente distrettuale, Past.
Carlo Gay di Roma (Piazza Cavour), che
Ila presieduto i culti o Colleferro e Ferentino e ha avuto un incontro con i due Consigli di Chiesa riuniti insieme.
... sei bimbi, in questi ultimi mesi, sono
ventili ad allietare famiglie della comunità: Laura Pica, M. P. Mariani, Giancarlo
D.Agostini, Lucia Enrico, Franco Picchi c
Massimo Coppolelli; i primi cinque sono
stali battezzati.
... recenti matrimoni hanno un JK»’ indebolito la consistenza della comunità: Luigi Paris si c' sposato a Roma, nella Chiesa
di Via IV Novembre, di cui ora fa parte,
litri mutrimoiii, misti questi, sono stali
invei-e celebrali nella Chiesa callolica.
... mi lutto:
lgn:v/.io Picchi.
la scomparsa del fratello
A Colleferro.
... come a Ferentino, visita del Sovrintendente, Past. Carlo Gay, ^n febbraio.
... anche quest’anno lo slud. tbeol. Salvatore Riiciardi si è occupato con amore
dei corsi di catechismo, dell’Unione giovanile, della preparazione delle monitrici
della Scuola domenicale, e ha predicato
varie volte, la domenica.
... due bimbe, Santina Searsellctta e Pia
Stefanui-ci, sono state battezzale, mentre la
fuiniglia Torri Benedetti è stala allietata
dalla nascita del primogenito. Molti i fratelli e le sorelle jirovali dalla malattia, durante Tinverno.
... si è salutalo con gioia il ritorno, insieme al marito, della sorella Carla Tai'oac
— Jeudi 22 mars a eu lieu à S.t Germain
l’ensevelissement de Micol Fanny des
Coups décédée à l’Asüe des vieillards.
Nous exprimons notre reconnaissance aux
directrices et au personel de l’Asile ainsi
qu’à Mr Bert pour les soins et l’amitié
dont il ont volu entourer notre soeur pendant son séjour à l’Asile.
— Dimam-lie a eu lieu Vexamen des catéchumènes de 4.e année qui ont demandé
de i-onfirmer les promesses de leur baptême
le jour du Vendredi Saint.
Les anciens se sont entretenus longuement avec ces jeunes dans le courant de
l’après-niidi.
- La contribution de notre paroisse a
été ver-sée à la Table dès le mois de décembre mais il nous manque encore quelques
contributions annuelles pour la somme de
.50.000 lire.s, un appel particulier à ceux qui
n'oril pas encore versé leur eoBecle.
— l'.Issemhlée d’église est convoquée dimam-he 6 mai, après le culte, pour exprimer son avis sur le ministère du pasteur
qui étant parvenu au terme de son mandat le 7 ans doit recevoir, selon les règlements de notre église, une nouvelle nomination.
— Le Concistoire a décidé lors de sa dernière séance de consacrer les eolleeles du
V’endreili Saint et de Pâques à l’appel adressé par le Conseil Oecuménique pour
l'oeuvre en Algérie, dont nos journaux ont
parlé. Nous avons indiqué i-oniine cible
une somme équivalante au salaire de -l
journées de travail eorrespondant aux 4
iournées de la semaine sainte. Pnissioiisnous nous souvenir d’une manière concrète que le .Seigneur a accompli le sacrifice
de sa vie pendant ces jours.
A Ivrea...
h. i.
... la comunità ha partecipato con viva
simpatia fraterna ai dolore del Pastore
Renzo Bertalot, originario di Ivrea, e del
Sig. Augusto Bertalot, per la scomparsa
improvvisa del piccolo Calvino, di 4 anni,
a 'Torre Pellice.
AVVISO
A causa deH’accavaUarsi delle gior
nate festive, il prossimo iiumero uscirà lunedì 30 aprile, e sarà doppio.
Non si piange al Lnna Parh
La conversazione fra il vecchio e
la ragazza si era protratta col tono
dimesso e confidenziale che l’aveva
caratterizzata fin dall’inizio. Ora, i
due, seduti sulla panchina ai margini dello spiazzo su cui avevano eretto il «Luna Park», tacevano,,come
per raccogliere i loro pensieri e trarne le deduzioni.
Poco discosti da quella i»nca di
cemento, i carrozzoni dei girovaghi,
silenziosi e deserti; a qualche diecina di metri cominciava il regno favoloso del II castello delle meraviglie », dell’« otto volante », delle piste per le automobili, in uno sfolgorio di luci multicolori, nella confusione di canti, di suoni, di strepiti di
congegni meccanici.
Un vecchio e una ragazza, incontratisi per caso, a breve distanza da
una folla vociante di giovani euforici, nell’eco di gridolini che giungevano da ogni parte, nella visione fantastica delle macchine che precipitavano lungo la serpentina dell’« otto
volante » e delle coppie appollaiate
sui sedili incastrati fra i cerchioni della ruota gigante, che s’inabissavano e
ricomparivano in un ininterrotto giro vorticoso.
Riverberi gialli indicavano, nello
Sifondo, la pista dell’autostrada, come per segnare il confine fra la città
dal consueto ritmo e il villaggio artificioso del « Luna Park », con la sua
effimera esistenza.
— Lei aspetta da più di un’ora —
disse il vecchio, dopo la lunga pausa
di silenzio, volgendosi alla ragazza.
— Sì; ormai non verrà più. E’
stanco di me.
— Gli uomini si stancano presto.
Intendo dire anche le donne, naturalmente. E’ nella nostra natura. Vede me? Vecchio; potrei esserle nonno. Una famiglia, dei fìgld... Morta
mia moglie, sposati i miei figli. Si
fanno vivi a intervalli. E non si possono condannare. Hanno formato
una nuova famiglia; sono giovani,
cercano distrazioni. Per mantenere i
collegamenti, basta una . telefonata.
Come oggi. « Buona Pasqua, papà.
Hai bisogno di niente? Sì, tanto so
che preferisci rimanere tranquillo,
coi tuoi pensieri. Andiamo sul lago,
per contentare Mariolina; tu sai che
quando le donne esprimono un desiderio... ». L’altro figlio si è ricordato
di me mandandomi una torta e una
bottiglia di spumante. « Alla tua e
nostra salute », c’era scritto sul biglietto d’accompagnamento. E io sono
venuto qui. Fino a qualche anno fa
mi accompagnavano anche loro, al
« Lima Park ». Tutti gli anni, puntualmente, richiamati dalle luci, dai
suoni. Abito qui vicino. Ero persuaso di non separarmi mai da loro. La
giostra, quando erano ragazzetti; poi,
fatti più grandi, la pista delle automobili, 1’« otto volante », la ruota gigante... Ho l’impressione che siano
ancora qui. E li benedico, anche se
soffro perchè mi trascurano. Lei, forse, non sta facendo soffrire la mamma che è sola in casa, come mi ha
detto?
— E’ vero.
Tacquero ancora, poi il vecchio si
alzò.
— Venga con me — invitò.
La ragazza obbedì.
Passarono davanti alla baracchetta del tiro a segno e furono costretti
a fermarsi, perchè un gruppo di giovanotti faceva ressa per avvicendarsi sulla vicina pista delle automobili.
Le due donne del tiro a segno porgevano, con gesto quasi solenne, le
carabine cariche ai tiratori che si
pressavano dietro la staccionata. Indossavano, le due giovani, un cor
RACCONTO
di
Alberto Guadalaxara
petto di velluto nero, con alamari di
argento, ed una gonna rossa a campana. Con gli occhi, allungati da pennellate di bistro, guardavano lontano, trasognate, come le eroine del
Il western », quando aspettano l’arrivo dei « nostri ».
— Andiamo, venga — incalzò il
vecchio.
Si fermarono davanti alla giostra;
i cavalli di legno e le berline infiocchettate giravano a vuoto, sotto gli
sguardi avidi di quattro mocciosetti,
evidentemente accorsi dai vicini caseggiati popolari.
— Squattrinati, vero?
— Manco una lira — rispose il
più sfacciato dei quattro.
— Ci fa andare su? — supplicò
un altro monello.
11 vecchio fece un cenno all’uomo
della giostra, gli consegnò del denaro.
— Tre giri per tutti — disse.
Poi si volse alla ragazza;
— Mentre fanno i tre giri, mi
aspetti qui. Il tempo di correre fino
a casa. Vado a prendere qualche cosa. Non starò molto. Andrò per la
viuzza trasversale, dove non c’è folla; in dieci minuti, fra andare e venire, sarò di ritorno. Mi aspetta?
Sì.
I ragazzi erano saliti in groppa ai
cavalli di legno e gridavano, felici.
II vecchio si affrettò per il suo
cammino.
In casa, prese la torta, ancora
chiusa nella scatola di cartone, vi
aggiunse la bottiglia di spumante.
Ritornando verso il « Luna Park ».
pensava ; « Mangerà la torta con la
sua mamma e brinderà con lo spumante ».
Mentre si dirigeva verso la giostra, ecco venirgli incontro la ragazza, in compagnia di un giovanotto
che, curvato su di lei, doveva sussurrarle parole dolci, a giudicare dal
sorriso di entrambi.
Il vecchio continuò a camminare,
nel moto istintivo di parare il passo
alla coppia. La ragazza lo guardò,
gli sorrise appena, un poco vergo
gnosa, e procedette oltre, al fianco
del suo cavaliere.
« E’ l’uomo che aspettava, o un
altro corteggiatore? » — si domandò
il vecchio.
Si fermò; stette immobile a guardarsi le mani; nella destra la scatola
con la torta, nella sinistra la bottiglia
di spumante.
« l miei figli, a quest’ora, chissà?
In casa di quella ragazza c’è una madre in ansia. Tutto così fragile, così
effimero... ».
La giostra era tornata deserta, i ragazzi dispersi chissà dove, i cavallucci trottavano inutilmente sulla piattaforma che girava come la macina
di un mulino.
Il Come ciuffo di musco cresciuto
sul ciottolo di un greto; cosi siamo
— rifletté il vecchio. — Piccole, miserabile cose... ».
Ad una sventagliata di suoni che
irruppero d’improvviso dagli altoparlanti. si riscosse e il cuore gli si
gonfiò di commozione. Guardò ancora le sue mani, ingombre di quei
doni inutili.
« Inutili? Forse qualche vecchio,
nel vicino ospizio, desidera una fetta
di torta ed un sorso di vino generoso, da dividere con un vecchio come
me. Lasciamo d’inerpicarci sul grattacielo delle illusioni. La realtà è in
questa ricorrenza, che è una promessa, una grande promessa ».
Socchiuse le palpebre allo sfolgorio di una enorme lampada abbagliante, e concluse; « C’è luce per
tutti ».
6
pag. 6
N. 16
20 aptìk 19g¡ '
BOBBIO PELLICE
PERRERO • MANUKA
—• Venerdì 13 corr. abbiamo avuto la visita del Missionario sig. Roberto Coiaaon,
accom-pagnato dal Pastore indigeno signor
Ngula. Essi hanno vivamente interessato la
numerosa assemblea intervenuta alla riU'
rione serale al eentro coi loro incisivi mes
saggi e con interessanti e belle proiezion
luminose. CI auguriamo che quanto essi ci
hanno detto costituisca per noi lutti materia di abbondante e seria riflessione. L
ringraziamo per la loro visita mentre do
mandiamo a Dio di accompagnare il Pasto
re Ngula nel suo viaggio di ritorno in pa
tria e nella sua missione evangelistica nel
suo paese.
— Sabato 11 corr. abbiamo invocato la
benedizione del Signore sul matrimonio di
Rostttgnol Eliseo (Rostagnols) e Fostel Elena (Malbec). La grazia di Dio circondi sempre questo nuovo focolare.
— Domenica 15 corr. hanno confermato la
loro fede e sono stati confermati alla presenza di una assemblea numerosa che gremiva il nostro tempio i seguenti catecumeni; Bonjour Alice (Malpertus); Buttigliero Rosanna (Carbonieri) ; Catalin Alice ( Via
Beisilia), €k>nnet Stefanina (Pantasset), Miehelin Anna (Laus), Artus Rinaldo (Podio
inferiore), Davit Stefano (Raymonds), Favat Levi (Arbaud); Gönnet Luciano (Courtilet superiore); Puy Piero (Ciastel).
Possano essi sempre con sincerità, franchezza, gioia, confessare la loro fede nel
Signore che li ha redenti, in ogni circostanza ed in ogni tempo.
Ringraziamo la nostra Corale che ha eseguito lodevolmente un inno di circostanza.
Nel pomeriggio di domenica 15 corr. l:t
Unione delle Mamme ha, nel corso di una
simpatica riunione, dato il benvenuto nella Chiesa ai neoconfermati. e. a.
—L’il nuirzo nel pomeriggio, è stato tenuto nel Tempio di Perrero, Padwianza di
preghiera della Lega femminile, con la partecipazione delle rappresentanti delle comunità di Massello, Plrali e ViUasecca. La
Unione locale ricorda con gratitudine questo benefico incontro.
— Lunedi 2 aprile è stato celebrato il
funerale del nostro fratello Enrico Beniamino Ferrerò, deceduto dopo breve malattia al Pomarat, all’età di 54 anni. Al padre,
al frateUo ed ai parenti tutti rinnoviamo
l’espressione della nostra viva sinqtatia.
— Le Unioni delle madri di Perrero e
di Maniglia hanno visitato la consorella associazione di Massello, domenica 8 aprile.
Per questa benefica riunione e per l’accoglienza cosi affettuosa ricevuta inviamo ancora all’Unione dL MasseUo l’espressione
della loro cordiale riconoscenza.
— Domenica 29 aprile alle 14,30 nei locali del presbiterio di Perrero sarà tenuta
la tradizionale vendita di beneficenza, organizzata con molto impegno, dalle Unioni
femminili della Cooiunità. Invitiamo caldamente tutti i membri di chiesa a presenziarvi dando una prova di solidarietà e liberalità efficienti per questa attività benefica.
VOUR PELUCE
RODORETTO
— In questi ultimi giorni la nostra comunità è stata visitata da due lutti.
E’ deceduto a Villa di Prali presso la famiglia della figlia, dove ultimamente era
stato ricoverato, il fratello Barai Giovanni
di Serrevecchio nel suo 69» anno di età
dopo una breve ma violenta malattia che
l’ha tolto all’alfelto dei suoi c.ari. 11 lungo
corteo funebre che ha accompagnato, sabato 7 aprile, la sua spoglia mortale nel cimitero di Rodoretto ha testimoniato della
considerazione in cui era tenuto e della
viva parto che la popolazione prende al lutto della famiglia.
Lunedi, 9 corr. m., un altro corteo di
parenti e di amici ha tumnlato nel campo
dell’e.stremo riposo di Fontane la spoglia
mortale della sorella Genre Caterina ved.
Pascal, che il Signore ha richiamato a sè
aU’età di 86 anni dopo una prova accettata
con animo coraggioso e forte. La nostra
sorella ci lascia il ricordo di uno spirito
generoso e caritatevole che l’ha sempre animata durante la sua esistenza terrena.
A quanti sono stati colpiti dal lutto rinnoviamo l’espressione della nostra simpatia
e della nostra cristiana solidarietà nel dolore e nella speranza della vita eterna che
Cristo ha promesso a coloro che credono
in Lui.
— Mercoledì 11 aprile abbiamo avuto la
gioia di ospitare il missionario Roberto
Coisson ed il Pastore africano Rev. Ngula.
In una riunione a Fontane questi nostri
fratelli ci Iranno vivamente interessato tratteggiando l’opera missionaria nel’ lontano
Zambesi ed illustrando la loro conversazione con bellissime proiezioni a colori. Nel
ringraziarli sentitamente per il loro messaggio e per la loro visita cosi gradita porgiamo alla signora ed al signor Coisson i nostri
migliori auguri per il loro soggiorno alle
Valli ed il nostro pensiero segue il Rev.
Ngula che, dopo un periodo di studio in
Inghilterra, si accinge a fare ritorno nel suo
paese per continuare con entusiasmo la sua
opera di testimone dell’Evangclo di Cristo.
RESTAURI
Al campanile. - li lavori sono quasi ultimati e non ci rimane che... pagare le
fatture! Siamo rimasti commossi dallo
slancio col quale tanti fratelli vicini e lontani hanno risposto al nostro appello ed
esprimiamo a tutti la riconoscenza della
Chiesa.
Però, lo sforzo non è ancora finito, bisogna giungere alla meta che è di 600 mila
lire. In questo momento siamo a due terzi
del cammino.
Tra le molte offerte ricevute, una ci ha
particolarmente commossi, quella degli
ospiti della Casa di Riposo di S. Germano, accompagnata dal seguente messaggio ;
Egregio Sig. Pastore,
gli ospiti del nostro Asilo sono contenti
di offrire la somma di L. 17.200 per il
campanile della sua chiesa. Hanno fatto
la sottoscrizione con molto entusiasmo,
penso sia stato per loro la manifestazione
della riconoscenza verso i villaresi per
averli accolti due volte con affettuosità fraterna. Molto cordialmente a nome di tutti
la saluto Suor Velia
Grazie alla cortesia del Pastore Bert ah
hiamo potuto recarci un pomeriggio da
questi nostri cari fratelli a presiedere il
loro culto settimanale e, nello stesso tempo, a ringraziarli per il loro alto cosi spon
laneo e fraterno.
/ empio. - Da tempo le nostre stufe non
lunzionavano più hene e la chiesa era sempre piena di fumo. Per rimediare al grave
inconveniente abbiamo dovuto cambiare le
ciminiere ormai troppo logore, sostituendole con altre in eternit. La spesa è stala
considerevole e t ingraziamo coloro che
hanno dato gratuitamente il loro tempo per
questa opera.
Saletta attività. - E’ un piccolo locale
niolto infelice, umido e di aspetto squallido, però tanto utile perchè è qui che prepariamo i nostri tè e le nostre agapi!
Quest’anno è stato arricchito di nuovi
mobili laccati in bianco e ci auguriamo
che vengano anche migliorati gli armadi
già esistenti, in modo che la nostra umile
saletta acquisti un aspetto uniforme e più
accogliente.
Scuola del Bessè. - La nostra veneranda
scuoletta sentiva il peso degli anni e per
mantenerla in vita, si è dovuto provvedere
ad alcune urgenti riparazioni. Il Concistoro ha fornito parte del materiale e gli abitanti del quartiere, guidati dal loro solerte
anziano, hanno eseguito i lavori con eneo
Federazione svizzera
degli Alberghi cristiani
Fondata nel 18%, raggruppa le 33 case autonome soiltoriportate, tìhe tutte
lavorano secondo i principi evangelici. Il loro carattere è assai vario. Alcuni Alberghi cittadini offrono il confort moderno. Altri, più semplici, convengo-no ad
un pubblico di esigenze più semplici, che cerchi soprattutto un’atmosfera benefica. Altri ancora offrono lo stesso servizio a turisti di paissaggio anch’essi di
modeste possibilità. Fuori delle città e in alcuni centri di villeggiatura si trovano case di vacanza e di riposo che, spesso, sono centri spirituali. Tutti cercano
di offrire alla dientela un soggiorno gradevole a condizioni eque e in un’atmosfera cristiana. Negli inquieti tempi in cui viviamo le nostre case desiderano
servire e pensano di assolvere cosi un compito necessario.
Adelboden: Pension Hari
Basel: Hotel Baslerliof - Hotel Blaukreuzhaus ■ Hotel Hoapiz Ehgelhof
Bern: Hotel eidg. Kreuz - Hospiz zur Heimat
Biel: Hotel Blaues Kreuz
Genève: Hôtel de l’Ancre
Geldern/Hasliberg: Pension GlelBoherblick
Glion: Hotel Righi Vaudois
Grindelwald: Waldhotel Bellary
Hohfluli/Hasliberg: Hotel Schweizerhof
Interlaken: Pension Abendruli
Ränderst eg: Hotel Doldenhom
Kastanienbaum: Kurheim St. Chrischona
I^ocarno-Menti: Pension Tabor
Locarno-OrseUna: Pension Mon Désir
Luzern: Hotel Johannilerhof
Montreux: Hôtel Helvétie
Oberhofen/Thun : Erliolungsheim Sursum
Reuti-Hasliberg: Hospiz Viktoria
St. Chrischona: Haus zu den Bergen
St. Gallen: Hotel Joh. Kessler - Hospiz zur Heimat
Scluiffhausen : Hospiz Hotel Kronenhof
Stalden i.E.: Christ. Heim Schloss Hiinigen
Vevey: Hôtel de famille
fVengen: Hotel Alpenblick
IVienacht/Heiden: Ferienlieim Landegg
Zürich: Hotel Glockenhof - Hotel Augustinerhof - Hotel Seilerhof - Hotel
Gami Bristol
I seguenti ospizi affiliati alla nostra Federazione servono a sco.pi particolari,
e non hanno carattere alberghiero:
Zürich: Vereinehaus CVJM —- Zürich: Gastliaus zur Heimat — Basel: Christi.
Vereinehaus.
miahile zelo ottenendo un risultato veramente ottimo e che meriterebbe di essere
ammirato da lutti i Villaresi.
Predicazioni. - La nostra comunità è grata ai Pastori Bertinatti e Colucci per i culti presieduti nel nostro tempio; al fratello
Stefano Cairus per la riunione tenuta al
Teynaud; ai maggiori salutisti Locato per
i loro edificanti messaggi ai Garin, alla
Piantò, all’Inverso ed al Ciarmis e ai valorosi studenti della Pra del Torno per le
riunioni tenute al Centro ed al Teynaud
(peccato che il pubblico non era più numeroso!) abbellite da interessanti diapositive. Grazie a lutti!
BENVENUTO
alla cara piccola Giuliana venula a rallegrare il focolare dei suoi genitori Pietro e Claudia Berton della Ruà.
NOZZE
11 24 niarzo, due giovani unionisti del
Teynaud, Elda Roux e Germano Davit,
hanno celebrato le loro nozze nel nostro
tempio. Dopo la cerimonia gli si>osi, coi
parenti e gli amici, si sono ritrovati alla
Miramonti ove ha avuto luogo un simpatico ricevimento.
Chiediamo a Dio di benedire questo focclare < he si è fondato sotto il suo sguardo e formuliamo pure i migliori voti per
la nostra apprezzata insegnante del Teynaud, Laura Margiunti, unitasi in matrimonio a b. Giovanni col capitano degli
alpini Davide Dllio.
DIPARTENZE
— il 2 febh. a Torre è mancata quasi improvvisamente la nostra insegnante Lisette Bertalot che ricordiamo con commozione por il suo animo gentile. Il servizio
funebre ha avuto luogo all’Ospedale di
Torre ed è stato un commosso tributo di
simpatia alTestinta. 11 Pastore Taccia ha
presieduto la mesta cerimonia e il Pastore del Villar ha espresso il rimpianto della chiesa. Molti villaresi erano scesi con
un torpedone e tra questi c’erano pure i
suoi piccoli allievi con le loro mamme.
— Maddalena Berton ved. Gayard il 4
febbraio di anni 65 dei Cognetti.
In passato era stata un’attiva unionista
e quantunque fosse inferma da alcuni mesi
ci ave/a ani ora cantato un inno in francese pochi giorni prima della sua dipartenza. Viva simpatia è stata dimostrata ai due
cari orfani rimasti così presto soli di fronte al viaggio della vita.
— Giovanni Michelin il 2 marzo di anni 73 dei Buffa.
Viveva solo nella sua casetta ma gli abitanti del quartiere lo circondavano della
loro simpatia. Frequentava spesso il tempio ed anche per questo fatto ci rattrista
la sua dipartenza.
— Giovanni Pietro Rtvoira il 20 marzo
di anni 66 dei Buffa. Dipartito dopo notevoli sofferenze, ma circondato in modo
(cmmoventc d.alla simpatia e dalle cure
premurose dei vicini e dei parenti.
— La nostra simpatia anche alla nostra
sorella Letizia Montanari del Teynaud, che
ha avuto il dolore di perdere il proprio
padre .Alberto Traver.
— Paolo Geymonat il 23 marzo, di anni
81 del Toupiun. Trattenuto anch’egli per
lungo tempo alla scuola della soffrenza.
Notevole il numero dei partecipanti alle
estreme onoranze e sincera la manifestazione della simpatia tributata alla famiglia.
— Stefano Bouissa, il 3 corr., del Teynaud, di anni 91 e per più di 5() anni
membro del Concistoro di Villar Pellice.
Eletto anziano ai tempi del grande Pastore Pietro Enrico Tron del Villar era
un valoroso soldato della vecchia guardia
del risveglio e finché visse continuò a predicare la parola d’ordine di allora: convinzione di peccato, nuova nascita, certezza della salvezza, santificazione, attesa del
glorioso ritorno di Cristo. La vecchiaia ed
il tramonto lùrono oliremodo sereni, degna conclusione della vita di un fedele servo di Dio.
ROBA
Felicitazioni. - La sig.na Alberta Gönnet
dell’Inverso ha testé eonaegpito a Freiburg
(Germania) il suo diploma di Gemeindehelferin (aiuto pastore).
Dopo un riposo di qualche settimana in
famiglia, prenderà servizio nella Chiesa
centrale della città di Pforzheim.
A questa nostra valorosa ex catecumena
che per servire il Signore ha saputo superare mille ostacoli e da tutti farsi apprezzare e far amare la nostra Chiesa Valdese,
la nostra ammirazione e le nostre più vive
felicitazioni.
Gli tzigani. - Accompagnato dal Pastore
Le Coesec, un gruppo di tzigani ha visitato alcune parrocchie delle Valli e ci ha
pure dedicato una sera.
Salutati dai nostri bimbi con un canto
tzigano imparato alla Scuola Domenicale,
i nostri ospiti, fra eui Frère Jacob, suo
fratello e alcuni altri con le loro compagne, ci hanno cantato alcuni dei loro inni
con slancio e fervore, accompagnati dalle
chitarre; poi, abbiamo udito varie belle testimonianze di questi fratelli. Pecc'alo che
alcune, pronunciate in gergo parigino non
erano molto comprensibili! Abbiamo però ammirato l’ardore di questi nostri fratelli che, passati per l’esperienza della
conversione, si sentono veramente nuove
creature in Cristo e li abbiamo un po’ invidiati per il calore che mettono non solo
nei loro canti, ma anche nelle loro preghiere!
CATECUMENI OONFERMANDl
Berton Brunetta (Garin), Oalmas Gigliola (Teynaud), Davit Siila (Sabbione), Gonio Lilia (Teynaud), Gönnet Mariuocia
(Garnier), Michelin Salomon Alma (Saret),
Rambaud Malvina (Garin), Rivoira Laura
(Boiavecchia), .41barea Ferruccio (Inverso), Ayassol Sergio (Vigna), Armand Ugon
Stelio (Sabbione), Baridon Aldo (Cavionvillai, Berton Berlino (Sarei), Bonjour
Franco (l’ianlà). Garnier Gioele (Cucurne),
Geymonat Bruno (Ciarmis), Gönnet Osvaldo (Ruà), Rambaud Franco (Garnier),
Reymond Albo (nella Chiesa Valdese di
New York).
PRAMOLLO
— Si sono uniti in matrimonio Mafalda
Sappè (Poineano) e Alessandro Rivoiro
(Praioslino). Alla cerimonia, temitasi nel
tempio della Ruala, hanno presenziato —
presentando ai gentili sposi i loro migliori
voli — numerosi parenti od amici.
Il Signore accompagni con la sua grazia
questo nuovo focolare e gli conceda numerose e preziose benedizioni,
— Diamo il nostro più cordiale benvenuto a due piccoli, gentili os>piti venuti ultimamente a rallegrare il focolare domestico
di due lamiglie della nostra Comunità. Ess. sono: Adriano, di Renato e Alma Menusan (Ruata) e Cristine, di Renato e Iolanda Sappè (Bocchiardoni).
Le più vive felicitazioni ai genitori.
— Si trovano attualmentj ricoverati presso 1 Ospedale Civile Agnelli di Pinerolo
due membri della nostra Comunità : la signora Lidia Long, ex-Anziana, dei Ciotti,
e il sig. Guido Peyronel, Presidente del1 Unione Giovanile, dei Tournim. Tutti e
dne sono .stati vittime di una grave caduta:
la prima mentre poco lontano da casa attendeva al pascolo di alcuni capi caprini,
il secondo mentre in motocicletta percorrev.i la statale Pinerolo-S. Germano. Le loro
condizioni piuttosto serie, tendono però
giorno per giorno a migliorare.
Pensiamo a loro con molto affetto. Domandiamo anche a Dio di sostenerli nella
loro prova e di fare si ohe essi possano
molto presto fare ritorno alle loro case.
Proprio in questi giorni si compie un
anno da quando un altro membro della nostra Comunità, il sig. Silvio Costabel dei
Micialetti, fu vittima anche lui di una gravissima caduta, con conseguente frattura
multipla ad una gamba. La sua grave prova purtroppo non è ancora finita poiché
solamente adesso egli sta facendo i primi
timidi tentativi di servirsi dinuovo dell’arto infortunato.
Seguiamo anche lui con il nostro pensiero fraterno e con la nostra preghiera al
S-ignore. E possa la sua lunga prova giungere al più presto al suo termine.
Vài
— La Domenica di Pasqua alle ore 20,30
i Valdesi di Marsiglia reciteranno nella sala del teatro la commedia « Comédie du
Printemps ». Tutta la popolazione è caldamente invitata a questo trattenimento familiare.
— Lunedì di Pasquelta la comunità visiterà i fratelli metodisti di Bassignana con
la partecipazione della Corale.
Scuola Latina ili Pomaretto
Doni ricevuti fino al 30-3-1962 dalla Direzione che, riconoscente, ringrazia.
(1« elenco)
Breuza Arturo, Fontane L. 5.000; llda
Revel. S. Germano Chisone 3.000; Alice e
Conrad Peter, Perosa Argentina 2.000; Cav.
Ugo e Iolanda Rivoiro Pellegrini, Torino
20.000; lanin Elsa e Valleise Egle, Ivrea
18.000; C. A., Ivrea 3.000; Famiglia Arca,
Ivrea 1.000; Griglio Claudia, Perosa Argentina 5.000; Sappè Diego, S: Germano
Chisone 2.000; Rostagno Pietro, Torino
l.OOO; Grill Pierino, Pomaretto 2.000; Tron
Costantino, Gianna, e Pons Attilio, Pomaretto, legna.
^o^^iarno estivo all’Uliveti
— Ricofdiamo che il giorno di Venerdì
Santo avrà luogo il cullo di confermazione
dei nostri Ire catecumeni: essi prenderanno parte alla S. Cena nel corso del culto
di Pasqua.
— Ci rallegriamo sin d’ora di ascoltare
il messaggio della Missionaria Graziella Jalla che parlerà alle Fucine, a -chiusura del
ciclo di riunioni di quest’anno. La conversazione della sig.na Jalla sarà accompagnata da proiezioni luminose.
— Domenica 15 aprile abbiamo avuto
l’annunciata, riuscitissima giornata missionaria. Esprimiamo ancora in questa sede
la rii'onoseenza di tutta la comunità per
quanto i Pastori Coisson e- Ngula ci hanno
portato con i loro messaggi e con la loro
presenza in mezzo a noi. La Scuola Domenu-ale ha offerto al Past. Ngula un dono
per la sua Scuola Domenicale di Mongu.
Inoltre le collette della giornata sono stale
dedicate all’opera delle Missioni. 11 Pastore locale — pur senza aver calcolato prima i tempi per ottenere un colpo d’effetto! — ha colto questa occasione per annunciare alla comunità la sua decisione di
mettersi per un dato periodo, al servizio
delle Missioni di Parigi, nella convinzione
di esprimere cosi l’impegno missionario
della no.«tra Chiesa. Abbiamo visto con piacere cjie parecchi hanno approfittato della
occasione loro offerta di fornirsi di letteratura missionaria.
— La sita di chiesa avrà luogo a
Borgio Verezzi la domenica 20 maggio.
Si accettano le iscrizioni fino a tutto
il 10 maggio, accompagnandole con L.
1.000 di caparra. In assenza del pastore si raccomanda vivamente di valersi
degli anziani e dei diaconi. Speriamo
prendere il pranzo nella Casa valdese
di Borgfio. Il prezzo complessivo, viaggio e pasto, non dovrebbe superare ie
L 2.000.
— 1 giovani dell’Unione stanno preparando una bella serata per sabato pross., 21
aprile. La serata familiare avrà inizio alle
2I.',30. Incoraggiate lo sforzo dei nostri politi ma dinamici giovani.
Sono in distribuzione le buste di Pasqua. Si tratta delTultimo sforzo per la
chiusura del nostro anno finanziario. Vorretiuno dare, in occasione dell’Assemhlea
di chiusura, la bella notizia che le contribuzioni hanno fatto un passo avanti.
Presso k Scuola Valdese d’Eìconoaiii
domestica, adla sua bella e comoda nuo.
va sede ddI’Uliveto, sulla collina di La.
sema S. Giwvamii, -viene offerto, come
anni scorsi, di ricevere, per alcune setti,
mane di soggiorno estivo, giovinette
desiderano godere, a condizioni assai mj.
d-esle, un periodo di soggiorno e di svago
in una posizione veramente magnifica dj
campagna alpina, in un ambiente moral,
mente e religiosamente sano, usufruendo
d’un’organizzazione ordinata e completa
ed insieme giovandosi eventualmmi-te ddle esercitazioni pratiche di eui la Scuola
dispone, cioè della cura della cucina «
della casa, del bucato e dello stiro, del
cucito, taglio e confezione, del ricamo t
della lavorazione a maglia, nell’apposito
laboratorio con macelline Dubied. Le g¡o.
vinette che desiderano a-pprofitta-re di qn«.
st’ottima occasione di soggiorno estivo a
buon mercato, sono pregate di rivolgersi
per informazioni ed iscrizioni alla Dire,
zione della Scuola d’Economia domestica
Villa dell’Uliveto, Luserna San Giovamij
iTorino).
Le famiglie Pasque! e Bertin e parenti tutti, profondamente commossi
e riconc-scenti per la manifestazione
di stima e di simpatia tributata in occasione della, dipartita della loro cara
Lina Pasquet
ved. Bertin
ringraziano in modo particolare il pastore Jahier per le buone parole di
conforto, il dott. Soarognina e le gentili persone che l’accompagnarono alTultima dimora.
Luserna S. Giovanni (ai Giaime)
Le famiglie Roman Hugon e Tron
commosse per la dimostrazione di af- j
fette tirbutata al loro caro
Giovanni Pietro
Roman
ringraziano di cuore quanti hanno
preso parte al loro dolore, con scritti,
fiori e di presenza. In modo particolare esprimono la loro ricono.scenza ,
ai pastori Jahier, Pascal e Tourn, al ]
la Società Mutilati e Invalidi di Guer- I
ra, alla Direzione e Dipendenti Soc. ;
I.C.I.I.R., al dott. Scarognina ed ai '
vicini di casa.
La famiglia della compianta
Paolina Avondet
ved. Beux
ringrazia tutti coloro che con la loro
presenza o con scritti hanno manife- i
stato la loro simpatia nella triste cir- I
costanza. Un particolare ringrazia- |
mento vada al Pastore signor Bert, ai
vicini di casa e al reparto P. T. Riv.
« Io ho combattuto il buon
combattimento, ho finito la
corsa, ho serbato la fede»
(2 Timoteo 3:7)
Inverso Porte 26 marzo 1962.
Le famiglie Pascal Carlo e Gabriele
ed i parenti tutti profondamente commossi per le dimostrazioni di simpatia e di affetto ricevute nella dolorosa
circostanza della dipartenza della loro cara
Caterina Genre
ved. Pascal
ringraziano tutti coloro che, con scritti o di presenza, hanno preso parte
a! loro dolore.
« Fattosi sera, Gesù disse : Passiamo all’altra riva »
(Marco 4: 35)
Fontane di Salza, 9 aprile 1962
La famiglia deila compianta
Zaira Vicino
ved. Forneron
commossa per le numerose dimostrazioni di affetto ricevute in occasione
della dipartenza della loro cara, ringrazia quanti presero viva parte al
suo immenso dolore.
S. Secondo, 13 aprile 1962
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tot
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