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Anno 112 - N. 33
5 settembre 1975 - L. 150
Soedizìone In abbonamento postale
I Gruppo /70
BIFÌ.TfTRCA V.AL.DFSB
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ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Approvato il patto di integrazione
tra le chiese Valdesi e Metodiste
Riaffermata la ricerca dell’unità di fede nella diversità delle opinioni - Nuove strutture per le chiese valdesi e metodiste in vista di una testimonianza e un servizio più efficaci
Il Sinodo, nella sua sessione dell’agosto 1975, preso atto dell'art. 9
degli Atti della sessione sinodale Rioplatense 1975 che approva in prima votazione il progetto di integrazione globale tra le Chiese Valdesi e
Metodiste in Italia, rallegrandosi del voto favorevole espresso dalle 80
chiese locali che hanno risposto all'invito sinodale (SI/20/74), approva
in seconda votazione il progetto suddetto e lo pone in attuazione.
Il significato
di un voto
Senza molto chiasso e senza grandi discorsi i deputati al Sinodo valdese ed i
delegati della Conferenza metodista hanno approvato martedì scorso il patto di
integrazione delle nostre due chiese. La
questione era certo matura, nondimeno
si deve dire che questa data segna una
tappa importante nella storia dell’evangelismo italiano, per due motivi.
Anzitutto perché si tratta di un nuovo
indirizzo, di un nuovo rapporto fra le
chiese. Si è visto realizzata non una frattura ma una convergenza ed una convergenza fattiva, reale, non sentimentale.
In un certo senso la sessione congiunta
della scorso anno era stata più emozionante, si sentiva nell'aria un certo entusiasmo, c’era nell’animo di tutti una innegabile emozione; quest’anno le cose
sono state più tranquille, più normali,
quasi amministrative. Eppure se lo scorso anno si poteva vivere nell'atmosfera
della speranza quest’anno ci si è messi
in cammino, se lo scorso anno si poteva
sognare ora ci si è avviati su una strada
da cui non si torna indietro. Le decisioni
sembrano essere di mera organizzazione
ma creano ormai il volto delle nostre chiese di domani.
E questo è un fatto nuovo nella storia
evangelica d’Italia; fin qui le opere, le
missioni, le chiese si sono sovrapposte le
une alle altre o peggio si sono scontrate,
hanno presentato alla nostra patria l’immagine di un protestantesim.0 frantumato, fatto di tanti pezzetti, chiese e chiesuole, sale e salette, tutte “evangeliche"
tutte “cristiane" ma divergenti sempre,
ognuno seguendo la sua strada.
In linea ideale, a parole, tutti uniti, fratelli, solidali ma ognuno a casa sua. Nel
patto di integrazione valdo-metodista questo livello è stato superato, ci si è misurati con la realtà, le strutture.
La data di martedì scorso è importante anche per un altro fatto: le due chiese camminano insieme mettendo in comune i propri doni. Non è solo l’isolamento che viene superato, è l’orgoglio, la
sufficienza di ognuno.
Ci vorrà molto tempo per vincere l’orgoglio confessionale, come ci vuole molto tempo perché un singolo cristiano impari l’umiltà, ma questo è stato avviato.
Siamo sempre stati sicuri di noi stessi,
delle nostre idee, delle cose che abbiarno
fatto e pensato, si tratta ora di accogliere anche le altrui esperienze; per noi valdesi essere un po’ meno sicuri delle nostre tradizioni, per noi metodisti essere
un po’ meno prevenuti, essere gli uni e
altri meno sospettosi, critici diffidenti.
Quali esperienze ci riservi il futuro non
sappiamo prevedere ma quello che il Signore ci ha dato di fare è ormai per noi
acquisito. Giorgio Tourn
Ancora una volta il Sinodo è stato assorbito da questioni regolamentari, che
hanno portato via una parte notevole del
tempo a disposizione dei deputati e dei
pastori. Questa è stata rimpressione che
alcuni hanno riportato dalla sessione congiunta del Sinodo Valdese e della Conferenza Metodista.
D’altra parte si può anche osservare
che lo Spirito è spirito di libertà e non di
anarchia o di confusione, per cui anche il
tempo dedicato a regolamentare la vita
della chiesa in maniera chiara e precisa,
è tempo speso bene. E crediamo che sia
stato compiuto un buon lavoro, soprattutto in un momento di passaggio da una
situazione consolidata ad una situazione
nuova e complessa, quale è quello dei
nuovi rapporti che si vengono a creare in
tutta Italia con la approvazione definitiva del « patto di integrazione tra le chiese metodiste e valdesi », patto che il Sinodo e la Conferenza avevano approvato
nelle rispettive sessioni.
Il lavoro, della commissione mista è stato attento soprattutto a tradurre nelle
norme applicative lo spirito che anima
il patto di integrazione, che forse non è
inesatto esprimere in questo concetto: arricchimento reciproco delle chiese colla
valorizzazione degli elementi caratteristici deU’una e deiraltra.
La creazione di circuiti e di distretti,
che poteva correre il rischio di appesantire con strutture burocratiche ulteriori la
vita delle chiese , va vista invece come la
messa a punto di strumenti diversificati,
i primi in vista di una maggiore cura pastorale delle zone di competenza ed i secondi in vista di uno snellimento dei lavori sinodali, demandando ai distretti ed
alle relative assemblee la discussione e risoluzione di molti problemi specifici.
La riduzione del numero dei distretti
dovrebbe dare loro un peso ed una consistenza tali da essere ampiamente rappresentativi non solo del quadro ristretto in
cui essi operano, ma della intera vita della chiesa.
La istituzione dei circuiti, in numero di
16 vuole dare la possibilità (e l’obbligo) di
« una riunione dei responsabili, prima ancora che raduno in rappresentanza delle
chiese ». In molti casi non si tratta di
una innovazione perché riunioni di concistori o di responsabili sono state molte
volte attuale. Ci pare però positivo che a
tali riunioni venga tolto il carattere di
occasionalità o di discrezionalità (quando ce n’è bisogno o quando la commissione distrettuale lo ritiene opportuno!), ma
IN QUESTO NUMERO
■ Analisi dell’eresia 2
■ L’energia atomica è pericolosa? 3
■ Echi del Sinodo Valdese 4-5
■ Cronaca delle Valli 6-7
venga invece previsto che questi incontri
abbiano luogo regolarmente.
Il compito primario delle assemblee di
circuito è « l’esame della vita spirituale
delle chiese locali » e « dell’opera di evangelizzazione e cura d’anime sulla base della relazione del consiglio » di circuito.
La circoscrizione territoriale dei circuiti è inoltre sufficientemente ristretta ed
omogenea da permettere facilità di incontro e ampia possibilità di coordinamento
delle iniziative.
Merita poi una particolare attenzione
l’affermazione contenuta in un ordine del
giorno secondo cui il Sinodo dovrebbe in
futuro « strutturarsi in modo da sottolinearsi il suo carattere di incontro delle
chiese nella diversità delle opinioni e nell’unità della fede ».
Questo ci pare essere stato lo spirito
che ha condotto avanti negli ultimi anni
il lavoro in comune tra le chiese valdesi
e metodiste e si può logicamente prevedere che i frutti saranno positivi, per il
progresso della testimonianza evangelica
e del servizio nel nostro paese.
Bruno BelUon
Giovanni 8, 37 - 48, 59
Pietre contro Gesù
Si tratta di una parte di quel capitolo 8° dell’evangelo di Giovanni che con
scelta felice è stato proposto domenica scorsa, nel culto d’apertura del Sinodo e della Conferenza, all’attenzione
nostra e delle chiese. Scelta felice non
soltanto perché in rapporto diretto con
i temi della prossima assemblea ecumenica di Nairobi, ma anche perché
in rapporto diretto con uno dei problemi centrali dell’ésistenza cristiana
nel nostro tempo: quello della fede.
Il tema di fondo del capitolo 8° del
quarto evangelo è la fede e oggi sono
in molti, fuori ma anche dentro le
chiese, a chiedersi cosa significa « credere » in senso cristiano, che cosa è in
gioco quando si accede o non si accede alla fede in Cristo.
Certo, l’attualità del messaggio biblico, e anche di questa pagina giovannica, non è mai immediata, diretta: essa va ricercata in profondità. Il testo,
è vero, ci avvince subito per il suo carattere di disputa, di controversia, di
dialogo polemico, di contestazione reciproca tra Gesù e i Giudei, di contrapposizione frontale: oggi siamo più
interessati a una verità controversa
che a una verità pacifica, preferiamo
la discussione ai dogmi. D’altra parte,
se è vero che la forma dialogata e polemica del discorso ci avvince, è anche
vero che i termini del discorso sono,
a un primo ascolto, antiquati ed hanno
un effetto scostante: Gesù e i Giudei
polemizzano qui su una questione per
noi ormai superata (Gesù è o non è il
figlio di Dio?) e tutto il discorso presuppone una visione religiosa del mondo e della vita che in larga misura non
è più la nostra.
Per due motivi almeno il confronto
tra Gesù e i Giudei, pur avvincente
nella forma, può a prima vista sembrare lontano dalle nostre preoccupazioni
dominanti. Il primo è che, in questo
confronto, la questione in gioco è quella deH’identità, come è stato ben rilevato nella predicazione di domenica
scorsa. Chi, fra Gesù e i Giudei, è figlio di Dio? Sia l’uno che gli altri
pretendono di esserlo: chi lo è veramente? Chi dei due invece ha un demonio? Chi dei due dice la verità e
chi dei due è bugiardo? Ciascuno contesta alPaltro quello che l’altro crede
di essere. Chi sono io veramente? Quello che credo di essere o quello che altri dicono che sono? Quello che credo
di essere o quello che l’evangelo dice
che sono? Un tipico problema d’identità. Ma oggi non sembra che il vero
problema sia questo. Oggi non ci si
chiede: Chi siamo, ma ci si chiede: Da
che parte stiamo. Il problema vero non
è la nostra identità ma la nostra collaborazione.
C’è un secondo motivo che può a
prima vista velare l’attualità di questa
pagina, ed è la difficoltà di trovare oggi l’equivalente dei Giudei del quarto
evangelo. Chi, oggi, rassomiglia a loro?
Dove sono nel nostro tempo questi interlocutori di Gesù che polemizzano
con lui e lo contestano nella sua pretesa di essere il figlio di Dio e di dire
la verità? Dove sono oggi gli oppositori — e quali oppositori! — di Gesù?
Potremmo certo dire: siamo noi l’equivalente dei Giudei nel quarto evangelo. I Giudei erano o pensavano di essere il popolo di Dio, noi siamo o pensiamo di essere il popolo di Dio. Ma
noi, a differenza dei Giudei del quarto
evangelo, non contestiamo Gesù, anzi
lo accettiamo, non ci mettiamo contro
di lui, ci mettiamo dalla sua parte.
Forse gli siamo infedeli, ma non gli
andiamo contro. Il nostro sarà un p>eccato di infedeltà, ma non di opposizione. Perciò tutto sommato è difficile
per noi riconoscerci, a prima vista,
nei Giudei del quarto evangelo. Allora
potremmo dire: oggi l’equivalente dei
Giudei è il mondo. Effettivamente nel
4° evangelo i Giudei personificano il
mondo e l’essenza del mondo è l’incredulità. Ma c’è una grande differenza
ed è questa: oggi l’incredulità non è
una passione, come lo è qui per i
Giudei, ma una situazione, non è una
battaglia ma un dato di fatto. L’incredulità dei Giudei non è intessuta
di incertezza e indecisioni come lo
è per molti nostri contefnporanei, al
contrario nasce da assolute sicurezze
interiori. I Giudei non credono in Gesù
non perché hanno dei dubbi su di lui
ma perché non ne hanno nessuno. Oggi l’incredulità dei più non nasce tanto
da una certezza quanto da una manPaolo Ricca
(continua a pag. 2)
2
5 settembre 1975
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Storia valdese di ieri e di oggi
ne discutono cattolici e valdesi
Ha avuto luogo la sera del 24 agosto,
nell’Aula Sinodale, per discutere gli indirizzi moderni della storiografìa italiana
sul valdismo, in autori sia cattolici che
valdesi. Vi hanno partecipato i professori Enea Balmas (moderatore deirincontro). Augusto Armand Hugon, Giovanni
Gönnet e il pastore Giorgio Tourn da parte valdese, il prof. Piercarlo Pazé (autore,
insieme alla moglie, del bel libro « Riforma e Cattolicesimo in vai Pragelato:
1555-1685 », edit. Alzani, Pinerolo 1975) da
parte cattolica.
Dopo la presentazione e una breve introduzione del prof. Balmas, ha preso per
primo la parola il Tourn che ha delineato
la storiografìa di parte valdese nei suoi
tre momenti culminanti: il primo dell’opera « Histoire des Vaudois » (Parigi,
1834) del pastore Alexis Muston, il secondo dei ben noti libri « Storia dei Valdesi »
(Torre 'Pellice, 1893) e « Histoire des Vaudois » (Id, 1901) di Emilio Oomba, infine
il terzo momento, quello attuale, nel quale operano eminenti storici come i presenti Armand Hugon, Gönnet, Valdo Vinay
e il prof. Amedeo Molnar dì Praga.
Il Muston accettò e sviluppò (ha detto
il Tourn) le interpretazioni leggendarie, o
quasi leggendarie, della storia valdese antica di secoli; quelle che si accentrano
nella pretesa origine apostolica del movimento valdese (secondo cui il movimento risalirebbe « all’epoca di papa Silvestro, cioè a quando la chiesa cominciò a
possedere dei beni », cfr. A. Molnar « Storia dei Valdesi » voi. I, edit. Claudiana
Torino 1974, p. 313), nella «Ghieisa dia
Tana » (Grotta che servì di tempio ai Vaidesi nelle persecuzioni, illustrata da E.
de Amicis nel suo libro « Alle porte d’Italia»), considerata come il simbolo della
resistenza eroica ed invicibile dei valdesi
nel loro ridotto alpino, e infine nella
« Scuola dei Barba » (ma vi furono certamente più d’una di tali scuole, risalenti
già ai primi isecoli del valdismo).
Il Muston vide nel popolo valdese
1’« Israele delle Alpi » (secondo la sua felice definizione) e contribuì non poco ad
infondere, nei valdesi della seconda metà
del sec. XIX, il coraggio e la profetica lungimiranza necessaria per fondare le comunità della diaspora in tutta l’Italia.
Del Comba il Tourn ha messo in risalto
l’opera rigorosamente scientifica consistente nella raccolta dei documenti, nella
loro analisi ortica, nell’accertamento severo dei fatti lungo tutta la storia dei
valdesi. Degli autori valdesi contemporanei il Tourn ha illustrato l’opera di ricostruzione del contenuto ideale della storia, la riscoperta del significato profondo
del movimento valdese attraverso i secoli, opera tuttora in corso e che ha ereditato, in modo eminente, il rigore scientifico del Comba.
Il prof. Armand Hugon ha fatto un rapido excursus attraverso le opere di autori cattolici, distinguendo quelli clericali
(fra cui emergono il Rorengo del sec.
XVII, il Charvaz del sec. XIX, il Caffaro a
cavallo dei sec. XIX-XX), da quelli laici (fra
cui il Tocco di fine sec. XIX, il Volpe dei
primi decenni di questo sec.), fino ai più
recenti quali il domenicano Don Daine,
il gesuita Scaduto, i professori Cegna,
Manselli ecc.: un excursus sulla storia
della storiografia cattolica, della quale peraltro solo una piccola parte (e solo recente) può ritenersi ancora valida.
La relazione del prof. Pazé s’intreccia
intimamente con quella immediatamente
successiva del prof. Gönnet il quale, in
forma di delicata, signorile e solo parziale polemica, ha avviato un dialogo col
Pazé, e più precisamente col libro dei
Pazé (per così dire). Perciò riferiamo insieme di queste due relazioni.
Il Gönnet, richiamandosi aH’intervento
deirArmand Hugon, ha messo assai più
fortemente in risalto la « linea » storiografica rappresentata particolarmente da
Romolo Cegna nonché dai due Pazé. Costoro insistono sopratutto sulla tesi che
il valdismo piemontese del sec. XV è intimamente « cattolico », e che perciò esso,
« malgrado le sue deviazioni dottrinarie
che anticipano alcuni dei motivi della Riforma », appare piuttosto « non già una
espressione del Protestantesimo "ante liberam", una prima Riforma, bensì un
movimento il cui contenuto dottrinale...
non era sostanzialmente fuori del Cattolicesimo » (Loc. cit. p. 37). Così i Pazé
parlano di un « preteso nicodemismo valdese », cioè asseriscono che « non pare...
giustificato parlare di "nicodemismo" dei
Valdesi sotto l’aspetto che essi partecipassero ai culti cattolici per mero adattamento alla religione dominante, o perché
costretti, o per quieto vivere, o per relativismo religioso. La pratica cattolica dei
Valdesi (nel Pragelatese) appare invece
espressione, secondo quanto risulta dai
documenti, della loro fede. Essi si recavano a Messa e ricevevano l’Eucaristia o
il Battesimo dal sacerdote cattolico, non
per mera convenienza, ma perché si sentivano membri della chiesa cattolica e credevano ciò come giusto » (pp. 37-39).
Più che contestare simili affermazioni,
il Gönnet ha tentato d’iniziare un dialogo
con gli autori citati, cioè cól Pazé, da una
parte lodando il loro esplicito intento di
fare una storia « globale », cercando di
« respingere ogni tentazione di attenuare
le fratture, le sopraffazioni, le intolleranze
con cui, in un certo momento, la parte
cattolica ha affermato, in valle di Pragelato, la propria legittimità giuridica negandola all’altra parte », e proponendo invece « una lettura scientifica di eventi storici spesso conosciuti (soprattutto da parte
cattolica) quasi esclusivamente secondo
un’ottica apologetica, e perciò sovente deformati anche materialmente » (p. 9); ma
dall’altra, domandandosi se tale « lettura » corrisponda sempre alla realtà dei
fatti, trattandosi per lo più d’interpretare dei testi che, per la loro origine inquisitoriale, sono quasi sempre sospetti di
parzialità. Ora, tra le « deviazioni dottrinarie che anticipano alcuni dei motivi della "Riforma” », il Gönnet ha ricordato
una delle principali e cioè la costante
preoccupazione dei Valdesi medioevali di
leggere e di far conoscere le S. Scritture
in volgare, mettendole alla portata di tutti
quale base fondamentale della loro fede
e della loro morale.
Tullio Viola
sempre più diffi^cile essere eretici...
Parlare oggi di santi ed eretici fa quasi
sorridere; ai santi si crede sempre meno,
eretici lo sono un po’ tutti. Il discorso
•sembra chiuso prima ancora di essere
aperto.
Nel passato il problema dell’eresia è
stato uno dei più grossi ostacoli che la
chiesa ufficiale abbia incontrato: la definizione ortodossia-eresia si precisa con
1 inquisizione ed i roghi, subisce variazioni e correzioni^ secondo gli interessi in
gioco. La lotta è dura: è in gioco il potere nella chiesa e della chiesa. Lo studio
dei movimenti pauperistici medievali ci
fornisce un panorama assai chiaro della
Ppsta in gioco nella definizione dell’eresia,
di ciò che la chiesa ed il magistero ecclesiastico sono disposti ad accettare e
quanto invece devono rifiutare.
Forse a noi oggi sfugge in buona parte
1 attualità di questa problematica che si
vive comunque nella chiesa: i termini sono cambiati, la storia ha insegnato molte
cose, ha insegnato che è meglio evitare
delle prese di posizione drastiche contro
quanti si oppongono a certe scelte, non
già per la prudenza evangelica del «non
giudicare », piuttosto per opportunismo,
perché il giudizio comunque pronunciato
vada ad effetto senza troppo rumore, col
silenziatore. Per questo nella chiesa si
continua a vivere e a soffrire questa tensione fra ortodossia ed eresia. Facciamo
alcuni esempi: la posizione del Vaticano
verso le comunità cattoliche di base,
1 Isolotto ecc., verso tutta una serie di
preti e teologi cattolici contemporanei, da
Franzoni a Girardi. Le misure che in
passato sarebbero state prese senza esitazione, oggi non sono più credibili e quindi efficaci. Occorre una tattica diversa.
Il volume del Mateuffel, il noto storico
polacco recentemente scomparso, ci conduce nel vivo di questo problema seguendo i vari movimenti pauperistici medievali ed osservando l’atteggiamento che la
chiesa ha assunto nei confronti dei vari
tentativi di riforma.
Come ricorda Bronislaw Geremek nella premessa, l’interesse peculiare del
Manteuffel « è soprattutto l’atteggiamento
della chiesa nei confronti dei nuovi movimenti e il riunirsi di uomini attorno al
programma della povertà volontaria: è
il problema di come si diventa eretici... »
L’A. premette allo studio una nota sul
concetto di povertà biblica e sua evoluzione nelTinterpretazione della chiesa
(significativa la giustificazione della « disuguaglianza » nelTesegesi agostiniana:
creando il povero accanto al ricco Dio ha
voluto provare l'uomo — tipico esempio
di esegesi che giustifica l’ordine costituito —).
L’analisi delTA. parte dai primi movimenti di critica per la riforma della chiesa e si conclude con la repressione delle
comunità beghine ad opera del papato
nel XIV secolo. E passata in rassegna la
« pataria » milanese e la sua dura lotta
contro il clero e Taristocrazia cittadina,
quindi la predicazione itinerante di Roberto di Arbrissel (ca. 1060-1117), accusato di diffondere l’anarchia e di pronunciarsi « contro l’ordine sociale sancito
‘dalla tradizione ». Accuse e critiche che
conducono TArbrissel a trasformare le
sue oomunità itineranti in eremiti sedentari, evitando, con buona pace della chiesa, i temuti conflitti sociali.
Norberto di Xanten (1085-1134) che col
suo « seguire nudo la nuda croce » preannuncia la protesta valdese ma che risolve
la sua esperienza itinerante nella fondazione di una comunità di eremiti a Prémontré.
E.sempi che dimostrano come, al dilà
di esperienze contrastanti neil’ambito
stesso delTinterpretazione della povertà
volontaria (si noteranno più tardi anche
tra valdesi francesi e lombardi), le iniziative di predicazione itinerante terminano
tutte nella fondazione di una comunità di
monaci.
Gli attriti con la chiesa aumenteranno
improvvisamente quando si verrà ad attaccare la sua dottrina: è il caso di Enrico di Losanna, ma soprattutto di Arnaldo da Brescia; si accentueranno ancora
con l’esperienza di Valdo e del movimento valdese, la riforma francescana e le
lotte per la difesa della « regula » france
scana, il chiliasmo di Giochino da Fiore (1130-1203), i dissidenti fratelli apostolici e Dolcino che faranno scatenare una
crociata sterminatrice (1307).
Infine la triste esperienza delle comunità di beghine e begardi, comunità di donne le prime, di uomini le seconde, sostenitori della povertà volontaria, perseguitate senza distinzione alcuna da Bonifacio Vili e Clemente V.
Dall’analisi di questi movimenti e dal
rapporto che la chiesa ufficiale stabilì,
il Manteuffel ne tira le sue conclusioni.
Dove nasce l’eresia? Quando se ne può
parlare?
Innanzitutto egli nota che il termine
eresia è molto relativo, dipende dal tempo in cui lo si valuta, dalle circostanze; la
stessa cosa ritenuta eretica in un tempo,
in un altro è perfettamente ortodossa. La
storia del movimento pauperistico lo dimostra: finché era il singolo a propugnare l’ideale di povertà tutto è andato liscio: i guai sono sorti quando la pratica
della povertà ha toccato le masse ed è
divenuta un momento di propaganda che
portava ad implicazioni sociali e politiche.
Infine il dossier delle idee eretiche aumentò improvvisamente nel momento in
cui il papato raggiunse il potere sulla
chiesa e si fece difensore dell’ortodossia
che garantiva il suo potere. Ciò che qui
diventa determinante per la definizione
deH’eresia è Tobbedienza verso l’autorità
ecclesiastica. L’incondizionata obbedienza a Roma permette pertanto che il confine dell’eresia, nel suo contenuto, sia
estremamente fluttuante; risulta pertanto difficile parlare espressamente di
« nascita » deH’eresia.
Dice bene il Geremek nella premessa:
« Le strutture ecclesiastiche sono pronte
ad ammettere e a far propria ogni dottrina e ogni movimento che non le mettano
in questione ». Non è anche quello che
succede oggi? E. Genre
T. Manteuffel, Nascita dell’eresia, gli
adepti della povertà volontaria nel medioevo, Sansoni, 1975, L. 2.800, pp. 140.
dalla prima
canza di certezze. Perciò neppure l’equazione sommaria tra i Giudei del 4“ evangelo e il mondo incredulo di oggi soddisfa
pienamente.
Ma allora perché ci sentiamo chiaramente interpellati da questa antica pagina biblica? Perché ci sentiamo coinvolti
nella polemica tra Gesù e i Giudei? Perché
ci rendiamo conto che non possiamo fare
gli arbitri della contesa, e quindi restarne fuori, sia pure dando ragione a Gesù
e torto ai Giudei? Perché questo testo ci
afferra e non ci lascia, e anche se non rassomigliamo ai Giudei del 4“ evangelo sentiamo che qui si parla proprio di noi?
Questo testo ci prende perché ci porta
alla radice di noi stessi e del nostro rapporto, positivo o negativo, con Gesù. In
che modo? Descrivendo la radicalità del
contrasto tra Gesù e i Giudei. Siamo stupiti e colpiti da una opposizione così assoluta e categorica: Gesù afferma quello
che i Giudei negano e viceversa; Gesù
nega quello che i Giudei affermano, e viceversa. Non è possibile che abbiano ragione sia Gesù che i Giudei, o che l’abbiano un po’ per uno. Non è possibile che
Gesù e i Giudei siano tutti figli di Dio, sia
pure in modi diversi, come diremmo oggi.
I Giudei si rendono conto che se Gesù ha
ragione loro hanno torto, se Gesù è figlio
di Dio loro non lo sono, se Gesù dice la
verità non la dicono loro. Ecco perché lo
vogliono uccidere: perché se non lo uccidono essi avvertono, più o meno confusamente, di dovere in un certo senso morire
loro. O lui o noi: qualcuno deve morire
— ecco il senso ultimo del conflitto tra
Gesù e i Giudei, ecco la posta in gioco,
ecco anche il messaggio di questa pagina
biblica, un messaggio duro, un evangelo
necessario ma che fa male; ecco la risposta all’interrogativo che soggiace a tutto
il capitolo ottavo di Giovanni: che cosa
significa « credere » in senso cristiano?
Credere, in fondo, significa morire. « Presero delle pietre per tirargliele » (v. 59):
muoia lui, che ci disturba, che ci contesta, che viene a mettere in dubbio che
siamo figli di Dio; muoia lui, affinché noi
possiamo continuare a vivere come prima, a credere come prima, a agire come
prima; muoia lui, affinché noi viviamo.
O lui o noi, qualcuno deve morire: non
è possibile che abbiamo ragione tutti,
lui e noi, non è possibile che ce Tabbiamo un po’ per uno. La sua verità è troppo diversa dalla nostra perché possano
entrambe essere vere. O lui o noi: non c’è
fede in senso cristiano se non attraverso
questa alternativa. Per credere in Gesù
bisogna in qualche modo morire davanti
a lui. Il Nuovo Testamento lo dice sovente: « fate conto d’esser morti » dichiara
Paolo ai Romani (6, 11).
Qualcuno dirà: Non esageriamo! Qui
si carica troppo il discorso, si eccede nei
pensieri e nelle parole, si fa della retorica
religiosa. Certo, il rischio della retorica
esiste, non solo per le nostre parole ma
per la nostra vita stessa. L’evangelo però
non è retorico e noi sappiamo che in fondo le cose stanno proprio così come appare in questo scorcio di capitolo ottavo
dell’evangelo di Giovanni: o lui o noi,
o muore lui affinché noi viviamo senza di
lui, o muoriamo noi affinché egli viva in
noi. Questa alternativa non è retorica, è
vera. Certo, vivere queste cose è ancora
un’altra cosa che dirle. Ma come potremo viverle se non ci vengono mai dette?
Un’ ultima osservazione. L’episodio si
chiude con queste parole: « Gesù si nascose e usci da! tempio ». Da sole queste
parole richiederebbero un’intera meditazione. Si pensa subito aH’episodio della
cacciata dei mercanti dal tempio, fatta
da Gesù all’inizio del suo ministero, secondo la- cronologia dell’evangelo di Giovanni. Allora Gesù scacciò l’incredulità
dal tempio, ora è Tincerdulità che scaccia
Gesù dal tempio: singolare capovolgimento di situazioni! Si è ripetuto sovente nella
storia della chiesa. Anche il tempio purificato può diventare o ridiventare sede
di incredulità o di falsa religione. Ma vorremmo piuttosto sottolineare un altro
pensiero che ci viene suggerito dalTepisodio di Gesù che si nasconde ed esce dal
tempio, e cioè questo: Gesù sfugge ai suoi
avversari, scappa loro dalle mani, non
riescono a prenderlo. Questo vuol dire
che Gesù non è prigioniero della nostra
incredulità. Le nostre pietre non lo possono raggiungere e tanto meno eliminare.
Tornerà a farsi vivo. Ci incontrerà ancora e lo incontreremo ancora, probabilmente fuori del tempio, e ancora e sempre di nuovo saremo posti davanti a lui
e alla sua domanda (v. 46), che riassume
tutte le altre: « Se vi dico la verità, perché non mi credete? ».
Hanno collaborato: Lamy Coisson,
Dino Gardiol, Enrico Geymet, Camillo Giazzi, Edoardo Micol.
3
F
SIGTUNA, 24-28 GIUGNO
Il problema nucleare e la
coscienza cristiana
echi
dal mondo cristiano
Lo sviluppo della tecnica nucleare a
scopo pacifico ha dei riflessi anche nel
campo deH'armamento nucleare? C’è il
rischio che sviluppando centri di ricerca,
centrali nucleari ecc. a scopo di accrescere il potenziale energentico si finisca
col potenziare anche l’arsenale distruttivo
delle armi termo nucleari? Questa la prima domanda affrontata da una quarantina di scienziati e teologi in un incontro
tenutosi su iniziativa del Consiglio Ecumenico delle Chiese in Svezia, nel giugno scorso.
Il convegno tenutosi a Sigtuna, l’antica
capitale della Svezia medievale, non era
solo un incontro di specialisti, seri e preparati, che discutono di problemi teorici,
di questioni astratte, aveva uno scopo
molto preciso: fornire un parere documentato per la prima prossima conferenza di Nairobi che dovrà discutere il
tema dell’avvenire defl’uomo nella nostra
società fondata sulla scienza.
A questa domanda i partecipanti hanno
risposto affermativamente, sottolineando
il fatto che gli impressionanti progressi
delle tecnologie militari, sia negli U.S.A.
che nell’U.R.S.S., aumentano il rischio di
un conflitto nucleare.
Il problema è stato però, giustamente
allargato, ed un secondo interrogativo è
venuto alla luce, quello che già il Sinodo
della Chiesa Riformata di Francia e le
chiese svizzere hanno sollevato recentemente: il problema dell’energia necessaria allo sviluppo della nostra società moderna potrà essere risolto dalle centrali
nucleari? Ed infine dal punto di vista
« ecologico », deirinquinamento deH’ambiente cioè, sono o no pericolose?
In questo secondo caso le risposte sembrano essere molto meno categoriche ed
unanimi; molti sono infatti i problemi secondari che si intrecciano con quello generale.
È stato riconosciuto anzitutto il fatto
che oggi si rendono necessarie grandi
quantità di energia non solo per lo sviluppo delle società' industriali ma per migliorare la sorte dei paesi in via di sviluppo, ma è stato anche subito detto che
renergia non è l’unico fattore di uno sviluppo economico. Perché i paesi poveri
possano beneficiare delle fonti di energia
sono infatti necessari profondi cambiamenti socio economici ed istituzionali del
mondo moderno.
Sarebbe ingenuo ritenere che basti costruire centrali nucleari perché un paese
possa svilupparsi. Le dimensioni di questi colossali impianti è tale che provoca
una concentrazione di popolazione negli
agglomerati cittadini che squilibra ancor
più le condizioni di vita spesso precarie
di una nazione sottosviluppata.
In secondo luogo il costo degli impianti e del combustibile obbliga le nazioni
deboli a dipendere finanziariamente dalle
più forti. Questa dipendenza nucleare finisce così coll’allargare, anziché diminuire,
il fosso fra nazioni ricche e nazioni povere, accrescendo lo squilibrio fra paesi
sviluppati e paesi in via di sviluppo.
Un gruppo di lavoro ha poi sottolineafo il fatto che esiste anche una forma di
colonialismo tecnologico ed ha raccomandato che vi sia uno scambio di informazioni sulle tecniche nucleari. « È inaccet
Deceduta a Basilea
Charlotte von Kirschbaum
Il 24 luglio decedeva a Basilea Charlotte von Kirschbaum. Con lei scompare
una delle belle figure della teologia di
questo secolo, forse non tanto per la produzione propria quanto per il peso che
la sua collaborazione ebbe per la enorme produzione di Karl Barth.
Aveva cominciato a collaborare con
lui fin dal tempo di Bonn ed è rimasta
sempre al suo fianco come una fedele
collaboratrice, non solo come segretaria,
ma con un contributo diretto e personale.
A lei si deve in buona parte se Barth,
titubante in un primo tempo perché
svizzero, si gettò completamente nell’impegno contro il nazionalsocialismo, in
quell’impegno di cui alcuni numeri della
Theologische Existenz beute e delle tesi
di Barmen sono il segno più evidente,
ma certo non il solo.
A lei si deve pure uno dei primi contributi sul piano teologico per la liberazione della donna, sviluppando una teologia della parità e della complementarietà di uomo e donna, imiti in una relazione che esclude ogni dominazione.
labile » dice il rapporto « che un gruppo
di uomini o di nazioni possa stabilire quali popoli o quali nazioni possano avere
accesso alla conoscenza dei segreti nucleari ».
Uno de partecipanti ha infine denunciato la presenza e ile ingerenze delle compagnie multinazionali, in particolar modo le
compagnie petrolifere, in questo settore.
Utilizzando i profitti ottenuti col petrolio
queste compagnie si stanno avviando verso il monopolio della tecnologia nucleare.
È stato altresì riconosciuto che le decisioni energetiche ed economiche connesse con i problemi nucleari non dipendono
dal parere degli scienziati ma sono di ordine politico e come tali vanno risolte.
Riguardo al secondo interrogativo circa i pericoli delle radiazioni, connesso con
una espansione così rapida del programma nucleare, i pareri furono discordi.
Unanimi nel riconoscere i rischi del programma nucleare, i pericoli, che devono
essere attentamente valutati e via via risolti senza facili ottimismi, i partecipanti
si sono però divisi nella valutazione del
l’immediato pericolo. Alcuni fisici ed
esperti in tecnologie nucleari hanno cercato di dimostrare che i margini di sicurezza sono oggi tali da escludere il rischio
di pericoli di contaminazione. Spostando
il problema i sostenitori di questa tesi
hanno affermato che ben maggiore è il
pericolo derivante oggi dalla fame e dalla disoccupazione nel mondo.
Di parere opposto sono stati altri scienziati che hanno, unitamente ai teologi,
espresso perplessità per le conseguenze
sociali ed umane del programma atomico
chiedendo che venissero esplorate altre
fonti energetiche, quale la solare ad esempio, in vista di risolvere il problema con
minori rischi.
Tutte le chiese ed è questa la conclusione dell’incontro, sono state invitate ad organizzare discussioni pubbliche e dibattiti
su questo tema, richiamando i propri governi, lottando per un disarmo totale e
per una utilizzazione adeguata delle conoscenze in materia nucleare.
Giorgio Tourn
In Argentina spariscono i figli
di prigionieri politici
La Federazione internazionale dei diritti dell’uomo ha inviato l’avvocato Denis Payot in missione in Argentina per
indagare sulla situazione dei prigionieri
politici. Dopo una difficile inchiesta l’avv.
Payot si è particolarmente preoccupato
della sorte di 21 detenuti uruguayani e
di 6 loro figli, scomparsi dal 10 aprile
scorso.
Nel suo rapporto l’avv. Payot denuncia rostruzionismo delle autorità argentine che hanno ostacolato le sue ricerche
e prima ancora del suo arrivo proceduto
all’arresto e all’espulsione di 3 avvocati
(il primo americano, il secondo messicano, il terzo francese), inviati dalla commissione internazionale dei giuristi.
« Evidentemente — scrive il Payot —
le autorità argentine temono sempre di
più la forza dell’opinione internazionale
e, a causa delle conseguenze, le missioni
di organizzazioni umanitarie internazionali. In realtà le autorità cercano ancora di nascondere gli innumerevoli riscatti, torture e assassini che raggiungono
tutti i ceti della popolazione, ad eccezione di un Diccelo numero di persone corrotte che hanno organizzato la loro polizia, l’AAA ».
Il rapporto ricorda l’insicurezza regnante a causa della situazione fallimentare dell’economia; il clima di terrore è
accresciuto dall’AAA, una polizia parallela «tollerata» (termine usato dal vicepresidente del Parlamento). Per camuffare l’attività di questa polizia fascista
tutte le sue vittime vengono qualificate
sui giornali come delinquenti comuni.
«In Argentina, e questo si è verificato
più di una volta, la polizia uruguayana
conduce inchieste, tortura indisturbata
dei cittadini e rifugiati uruguayani arrestati in Argentina. I metodi della polizia
sono tanto più brutali quando si tratta
di rifugiati che hanno abbandonato l’Uruguay per motivi politici. Per quanto
riguarda i 21 cittadini uruguayani e 6
dei loro figli scomparsi, mi hanno formalmente assicurato che essi non saranno respinti nel loro paese d’origine e che
i loro figli saranno ricercati per essere
riconsegnati alle loro famiglie. Non ho
potuto fare altro che prenderne nota».
(La Vie Protestante, 15.8.1975).
Il 13° Congresso
Mondiale Battista
Stoccolma (ANSA) — Si è svolto nei
giorni scorsi il 13° congresso dell’Alleanza battista mondiale che ha riunito circa
9.000 delegati rappresentanti dei 29 milioni di membri in tutti i continenti.
La discussione sulla libertà di religione ha dato luogo a un vivace scontro fra
i rappresentanti della Chiesa battista nell’Unione Sovietica e alcuni membri della
stessa Chiesa che si trovano in esilio e
operano clandestinamente. Il giornale
svedese « Svenska Dagbladet» ha scritto
che un simile dibattito si è avuto per la
prima volta in un congresso battista ; nel
corso della discussione il dott. David
Klassen ha detto che « la crudeltà ha una
lunga tradizióne fra i dirigenti russi» e
dopo aver esposto la propria esperienza
in merito ha chiesto che si preghi non
soltanto per i perseguitati, ma anche per
i persecutori. Dal canto suo il dott. Alexei Bichkov della chiesa battista ufficiale
in URSS ha sostenuto che « certe persone tentano di volgere a loro favore alcuni fatti avvenuti in URSS » ; egli ha detto che i battisti hanno lo stesso trattamento di tutte le altre associazioni religiose o laiche e perciò debbono rispettare le leggi proprie di ogni paese ». I venti battisti in esilio presenti a Stoccolma
hanno però inviato un messaggio di ringraziamento al primo ministro di Svezia
Olof Palme che nel discorso di saluto al
congresso aveva accennato al problema
della libertà di religione e dei diritti dell’uomo.
Su quest’argomento il congresso ha
votato una mozione nella quale è detto
fra l’altro che i battisti « son disposti a
rinunciare a privilegi religiosi che restringano la libertà di religione di altri
cittadini nello stesso paese».
Nel corso dell’ultima riunione il congresso ha eletto presidente dell’Alleanza
battista mondiale il past. David Y. K.
Wong di Hong Kong; è la prima volta
Che un asiatico è chiamato a presiedere
l’Alleanza battista.
Conferenza generale
della Chiesa Avventista
Vienna (ANSA) — Circa 1500 delegati
hanno preso parte a Vienna a fine luglio alla 52“ sessione della conferenza generale della chiesa cristiana avventista
del settimo giorno. « Questo è il tempo »
è il motto generale della conferenza, che
è stata aperta dall’intervento di sette delegati provenienti dall’URSS in rappresentanza della chiesa avventista sovietica.
Erano 57 anni che delegati sovietici
non intervenivano ad una sessione mondiale ed il loro ingresso, nello Standthalle, sede dei lavori, è stato sottolineato da
un applauso di quindici minuti; applauso che si è ripetuto per i due delegati
della Bulgaria, rappresentata per la prima volta alla conferenza.
Telegramma di P. Potter
ai Movimenti di liberazione in Angola
Il segretario del OEC, pastore P. Potter
ha inviato un telegramma al governo
provvisorio dell’Angola, a Augustino Neto, del movimento di liberazione popolare dell’Angola (MPLA), a Holden Roberto, del Fronte nazionale di liberazione (FNLA) e a Jonas Savimbi, dell’unione nazionale per l’indipendenza totale
dell’Angola (UNITA).
Ecco il testo del telegramma : « Sono
profondamente colpito per la tragica sofferenza umana e per la perdita di vite
umane che risultano dalla lotta per il
potere fra i movimenti di liberazione.
Per evitare una guerra civile generalizzata in Angola e l’indebolimento delle lotte per la liberazione degli altri popoli in
Africa australe, vi invitiamo a riannodare immediatamente il vostro comune impegno per condurre tutti gli angolesi all’indipendenza nella giustizia ed il mutuo rispetto ».
Qji
Hca
Solidarietà col Consiglio Cristiano
Africa Sud
(SPP-Bip-Snop) — Sempre più critico
il rapporto tra il governo sud-africano e
le istituzioni che in base alle loro convinzioni cristiane, combattono il principio
dell’Apartheid. Dopo la chiusura del Seminario teologico di Alice, è stato preso
di mira l’Istituto cristiano; è stato imposto il divieto di ricevere qualsiasi aiuto finanziario dall’estero. Il Consiglio cristiano dell’Africa del Sud, che rappresenta sia le chiese negre che quelle biaiiche, possiede ancora una certa possibilità d’azione. Il Consiglio rappresenta gli
interessi di oltre 600 famiglie di esiliati;
distribuisce borse di studio per la formazione secondaria e superiore dei negri ; offre i suoi consigli giuridici ed assicura la difesa dei problemi giudiziari.
« L’entraide protestante » svizzero (EPER) sostiene questo triplo programma
con un dono di 150.000 franchi svizzeri.
Numerose le reazioni di protesta e di solidarietà espresse da parte francese; il
Comitato cattolico contro la fame e per
lo sviluppo e la CIMADE hanno inviato
telegrammi al primo ministro Vorster, al
direttore dell’Istituto cristiano e all’ambasciatore dell’Africa Sud in Francia.
Nairobi
Ha avuto luogo in questi giorni a Nairobi (dove si terrà la V assemblea generale del CEO la IX assemblea generale
del Consiglio internazionale delle chiese
cristiane, un organismo sorto in antitesi
al CEC nel 1948 ad Amsterdam, col proposito di combattere il comunismo e il
cattolicesimo romano. A questo incontro
doveva parlare anche lo scrittore sovietico Soljenitzyn. Le autorità del Kenya
gli hanno però rifiutato il visto d’ingresso.
Il Ministro degli interni, che aveva anche vietato il corteo che doveva concludere l’assemblea ha definito il presidente del Consiglio internazionale delle chiese cristiane Me Intiri « l’Americano anticomunista » e lo ha accusato di avere
abusato dell’ospitalità del Kenya e di essersi espresso negativamente nei confronti dei movimenti di liberazione africani.
ruh&ha
Facoltà teologica Comenius
(Bip) - Praga. Gli studenti in teologia
che terminano i loro 5 anni di studio
presso la facoltà Comenius non vengono subito consacrati ma solo dopo essere stati chiamati come vicari in una parrocchia (e questo dopo il preventivo accordo con lo Stato). Ultimamente vi sono state 5 consacrazioni (fra cui una
donna) nella Chiesa evangelica dei fratelli cechi.
I pastori della Chiesa metodista vengono formati sia presso la facoltà Comenius di Praga, sia presso la facoltà
Jan Hus della Chiesa ceca hussita. Nell’anno 1973-74 uno studente ha terminato
gli studi alla facoltà Comenius ed ha
cominciato il suo lavoro in una parrocchia. Un nuovo studente è stato accettato nella stessa facoltà mentre altri due
continuano la loro preparazione ; altri
due ancora sono iscritti alla facoltà Jan
Hus.
La Chiesa dei fratelli ha accolto nell’ottobre 1974 due studenti che hanno
terminato i loro studi in attesa di altri
due prossimi alla licenza. Ciò permetterà un ricambio, atteso da diversi pastori in età di pensione avanzata che
continuano ancora il loro lavoro.
La facoltà Jan Hus della chiesa ceca
hussita contava, nell’anno universitario
1974-75, 50 studenti, provenienti sia da
questa chiesa, sia dalla Chiesa metodista
unita, dalla Chiesa vecchio-cattolica e
dalla Chiesa unitaria.
Antico Testamento ecumenico
(Bip-Snop) - Ginevra. Dopo la traduzione ecumenica del Nuovo Testamento
nel 1972, è recentemente comparsa la
corrispondente traduzione dell’Antico Testamento presso le edizioni Delachaux et
Niestlé. Il lavoro, condotto da 1(X) esegeti e teologi cattolici, protestanti e ortodossi, è durato 10 anni.
4
settembre 1975
Un campanile, un pastore
Verso un più razionale impiego delle forze pastorali - Tre
linee direttrici che devono coinvolgere le comunità
FACOLTA’ DI TEOLOGIA
« La vecchia regola della corrispondenza numerica fra il numero dei campanili
e quella dei pastori è ormai tramontata
e numerosi sono i pastori che hanno un
lavoro non parrocchiale o che l’hanno
per una parte del loro tempo ». Da questa affermazione la Commissione d'Esame
è partita per illustrare il problema della
sistemazione delle forze pastorali. Cerinente diventa impossibile affrontare seriamente il discorso dell’uso delle forze
Pastorali di cui si dispone se prima non
si è al chiaro di che cosa la Chiesa si
propone, di quali sono le sue mete più
importanti e da affrontare prima e se pure non si affronta con coraggio il momento di crisi che la figura del pastore
sta attraversando. La C. d’E. ha tracciato alcune cause ed effetti di questa crisi:
il fatto che le comunità non riescano ancora a vedere il pastore al di fuori del
cliché che si sono fatte del pastore-tuttofare, di quella persona che da sola deve
essere in grado di coprire tutti i ruoli e
tutti i doni che devono essere presenti
in una comunità, sganciandolo sempre di
più da quello che dovrebbe essere il suo
tratto tipico, colui, cioè, che insegna e
prepara i « quadri », le persone che si
impegnano mettendo al servizio della comunità i doni di cui sono stati fomiti.
Il pastore viene così impegnato, da un
lato, da una massa di lavoro di routine e
dall’altro, forse anche per sfuggire a questo, si butta sempre di più in lavori extraecclesiastici, che sono pure utili, ma nei
quali si trova solo, non affiancato dai
rnembri della sua comunità. Uno tra i più
vicini effetti di questa « crisi » del pasto- •
rato è il fatto che un numero sempre più
piccolo di giovani si reca in Facoltà di
Teologia.
Di fronte ad un tema di così ampio respiro il Sinodo è rimasto come disorientato. Non è certo questa la sede migliore
per affrontare, né tanto meno per risolvere, tali problemi che dovrebbero piuttosto preoccupare tutta la Chiesa perché
una risposta sia data al più presto; tenendo presente, come ricorda la C. d’E.,
che la risposta, la sola che non deluda e
che non ci lasci di nuovo pieni di problemi è solo in Dio, a cui non possiamo però rivolgere ordini del giorno sinodali
ma solo le nostre preghiere. Ciò detto si
comprenderà come il dibattito in Sinodo
non abbia seguito una linea molto precisa, ma abbia soprattutto toccato i temi di attualità della sistemazione del
campo di lavoro. Per affrontare questo
aspetto del problema ha preso infatti la
parola per primo il past. Bert di Trieste
il quale, constatando che nelle grandi
città, quali Roma, Milano e Torino, vi
sono più pastori domandava alla Tavola
se questo rispondesse ad una precisa strategia e segnalava poi come molti membri di Chiessa, soprattutto valligiani, si
fossero spostati nella cintura di Torino,
dove ora vivono, di fatto, privi di collegamenti con le chiese; a questo proposito proponeva di inviare un pastore per
curare questa diaspora di recente composizione. A questo intervento rispondeva la Tavola per bocca del Moderatore,
il quale spiegava come proprio la preoccupazione per gli immigrati, che fanno
crescere nei registri il numero dei membri delle chiese delle grandi città ma che
di fatto poi rimangono staccati dalla comunità, ha fatto si che lì aumentassero
le forze pastorali. II prof. Peyrot ha invece lamentato quello che egli chiama un
« accasamento extra-ecclesiastico » di
molti pastori; questo non è tanto deplorevole perché stacca dei pastori dal lavoro parrocchiale, quanto piuttosto per
il fatto che del pastori così sottraggono
ancora una volta ciò che è in realtà specifico di laici, anche in servizi non ecclesiastici. Su un piano simile si è mosso il
pastore di San Germano, Giovanni Conte,
il quale ha parlato dei giovani pastori che
cercano subito una specializzazione per
impegnarsi poi in missioni non sempre
necessarie. È infine intervenuto il past.
di Torre Pellice, Sonelli, per riprendere
i temi già espressi dalla C. d’E. e cioè la
arbitraria concentrazione di impegni e di
doni sul pastore, mentre occorre oggi rivalutare in seno alle comunità locali i
ministeri già presenti. In seguito il dibattito si è incentrato sull’ordine del
giorno presentato dalla C. d’E. che ricalcava quello approvato dalla Conferenza
distrettuale del primo Distretto nello
scorso mese di giugno. Di seguito diamo
il testo dell’ordine del giorno approvato:
« Il Sinodo di fronte alla situazione generale in cui si trovano le Chiese, che si
riflette anche nella carenza di pastori, le
richiama a tenerne conto nell’impostazione del loro lavoro, facendo sì che le energie pr^storali siano concentrate sui seguenti scopi:
Il Sinodo di fronte alla situazione generale in cui si trovano le Chiese, che si riflette anche nella carenza di pastori, le richiama a tenerne conto nell’impostazione
del loro lavoro, facendo si che le energie
pastorali siano concentrate sui seguenti
scopi :
a ) formazione evangelica delle nuove generazioni ;
b) cura d'anime in funzione della formazione di una coesione di vita cristiana
dei credenti e della riscoperta dei carismi particolari ;
c) impostazione di un confronto con il cattolicesimo nelle sue varie componenti,
(secondo le linee indicate in 45/SI/71 ;
d ) stimolo e formazione di tutti i membri
della Chiesa per una fedele testimonianza evangelica di fronte all'uomo d'oggi.
Invita altresì le Chiese autonome a valersi in modo non individualistico della loro autonomia nei problemi relativi alla permanenza o alla designazione dei pastori,
ma ad inserire il loro problema nel contesto
delle esigenze generali dell'opera, in collaborazione con la Tavola e con le Commissioni distrettuali.
Paolo Ribet
Un nuovo regolamento
e nuovi professori
Tra i problemi affrontati dal Sinodo,
riveste particolare importanza quello riguardante la Facoltà di Teologia e il progetto di un suo nuovo regolamento.
La riconferma ché tale problema sia
importante è data dal fatto che, come è
stato più volte sottolineato, la Facoltà di
Teologia costituisce la « spina dorsale »
del Protestantesimo italiano, una significativa presenza nell’ambito culturale,
un riferimento e una testimonianza dell’alternativa teologica evangelica anche
nel nostro paese ».
Ed è significativo e positivo che, scorrendo l’elenco degli studenti, oltre a diversi valdesi, metodisti e battisti si trovino anche dei cattolici, in quanto ciò significa che, attraverso il rinnovato interesse per la teologia riformata, si possono trovare nuovi canali per il dialogo
ecumenico. D’altra parte non possiamo
passare sotto silenzio la crisi del protestantesimo italiano, che si inserisce nella crisi profonda del ruolo del cristianesimo e del cristiano nella società d’oggi.
La Facoltà, come ogni altro momento
della vita evangelica, è investita da questa crisi e per essa, come per il restante
ambito protestante, si dovrebbe tentare
di indicare una via di uscita e innanzi tutto chiarire, in un certo senso giustificare
l’essere e la funzione della Facoltà, di
una Facoltà di Teologia protestante oggi
in Italia.
Questo ci sembrava il compito che il
Sinodo avrebbe dovuto affrontare e se
da una parte si è fermamente chiesto che
la Facoltà rimanga punto fondamentale
del nostro lavoro, non si è poi individua
ECO DELLE VALLI - LA LUCE
Sono le comunità a farlo
La critica al "settimanale valdese e metodista" che ha appena sette mesi di vita
inizia subito in tono sostenuto e serrato.
Qualcuno protesta perché nella nuova
rubrica « A colloquio con i lettori » vengono soltanto citate parti delle lettere inviate al giornale e così spesso, a suo dire, la
scelta dei brani risulta parziale e tendenziosa. Qualcun altro sostiene che in un
confronto con il giornale precedente il
nuovo ci scapita perché in questi si nota
un abbassamento di interesse teologico,
un tono provinciale e paesano, una mancanza di sensibilità verso i metodisti. Per
esemplificare la propria tesi c’è addirittura chi ha spulciato a fondo, meticolosamente, alcuni numeri del giornale. Vengono citati quelli delTll e del 25 aprile
dove i testi della resistenza riportati vengono giudicati parziali come scelta e come qualità. In particolare viene considerata scorretta la presentazione fatta, sempre in quei numeri, del Sinodo 1943, perché non è vero che allora vi fu un « mancato pentimento » da parte della Chiesa
Valdese per non avere sempre saputo essere coerente con le esigenze di una Chiesa che vuole e deve sempre confessare la
sua fede in qualsiasi circostanza e qualunque ne sia il prezzo da pagare. Il jjentimento, allora, vi fu. Ma chi ha presentato ai lettori del nostro giornale quel Sinodo, trentadue anni dopo, non ha saputo cogliere lo spirito dei fatti e delle notizie che ha citato e si è lasciato prendere
la mano da una falsa interpretazione di
essi che purtroppo va prendendo piede.
E giusto ed auspicabile che VEco-Lure
faccia della controinformazione, ma badi
a non fornire invece una informazione
contraria alla verità.
Dopo queste bordate piuttosto violente
la critica si fa più blanda e comprensiva
e non mancano nemmeno numerosissimi
apprezzamenti per la linea e la impostazione del nuovo settimanale. Si riconosce
che è assai difficile fare un giornale che
deve rispondere a due preoccupazioni
quasi contrastanti: l’attesa di un giornale non avulso dalla più vasta realtà nella quale vivono le Chiese Valdo-Metodiste!
Pareri nettamente positivi esprimono
alcuni deputati delle Valli dove l’Eco-Luce è molto diffuso ed apprezzato. Risulta
poi che anche nella diaspora delle Chiese
una volta dette « dell’evangelizzazione » lo
si legge con soddisfazione. Dl’altra parte
un Metodista, non contraddetto, afferma:
« il giornale incontra favore tra i Metodisti; rispecchia la realtà delle nostre (Chiese ».
Il nuovo giornale contiene un notiziario
più ricco del precedente e quindi è di più
facile lettura pur non mancando di fornire anche ora una solida informazione
biblica e teologica.
Si riconosce che nel redigerlo si devono affrontare difficoltà oggettive non facilmente superabili soprattutto dn un breve limite di tempo: il settimanale è infatti l’erede di tre esigenze diverse. Deve
essere il giornale delle Valli (lo ricorda,
alle valli, la testata: « Eco delle Valli »);
deve essere il giornale della vasta diaspora protestante in Italia ( « La Luce » era
un tempo un settimanale distinto da
« L’Eco delle Valli Valdesi »); deve sostituire efficacemente il mensile « Voce Metodista ». E tutto il lavoro viene compiuto
da un direttore e da una equipe redazionale costretti ad operare in modo artigianale, senza che neppure uno dei suoi
componenti possa dedicare ogni giorno
alcune ore fisse a questa incombenza! E
bisogna fare ancora molta strada prima
che tutte le Comunità Valdo-Metodiste
sentano che il settimanale è veramente
loro e non di un direttore o di una determinata redazione. Il giornale migliorerà nella misura in cui le Chiese si sentiranno coinvolte nella sua redazione, fornendo notizie e materiale vario. Alla luce
di queste precisazioni il dibattito si è concluso con una affermazione e richiesta di
piena solidarietà a l’Eco-Luce che ha trovato espressione nel seguente ordine del
giorno:
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Il Sinodo e U Conferenza Metodista si
rallegrano della realizzazione del settimanale unificato valdo - metodista riconoscendoio uno strumento efficace di coliegamento fra le Chiese. I consigli di Chiesa vaidesi e metodisti promuovano sul piano Iocaie comitati di redazione e gruppi di appoggio che assicurino un maggiore scambio di informazione impegnando i membri
di Chiesa a sostenere e a diffondere ii
settimanaie in tutti i modi possibili.
Bruno Costabel
to a sufficienza, come questo lavoro debba strutturarsi e quali compiti spettino
in esso a tale organismo (cioè una discussione più approfondita dell’art. 1 del
nuovo regolamento della Facoltà che
prevede per essa questo scopo: 1) provvedere alla preparazione di pastori evangelici; 2) promuovere gli studi teologici
nell’ambito delle chiese evangeliche in
una prospettiva evangelista ed ecumenica; 3) prestare la propria consulenza teologica e operare come un centro di cultura e ricerca teologica protestante, perché quest’articolo non resti lettera morta, ma si cerchi di verificare le possibilità della sua attuazione).
Ci pare esatta la sensazione della Commissione d’Esame che rileva « che non
sarà questo periodo a dare una risposta
a questa serie di problemi », sia perché
di questi problemi ci sembra debbano essere investite le comunità locali, sia perché manca molte volte la volontà di un
dibattito serio per timore che l’indubbia
necessità di rinnovaménto possa tradursi in un errore futuro. Il nodo centrale
del problema è, al di là della preparazione pastorale, su quali piani le nostre
forze debbono essere oggi impiegate e
sulle eventuali conciliazioni o subordinazioni degli stessi. La Facoltà, in questo
quadro, può continuare a gestire un discorso teologico, che ci pare distaccato
dalla realtà delle chiese o deve costituire un punto di organizzazione, elaborazione e rilancio verso le chiese del messaggo evangelico e teologico? Proprio nel
senso di una stretta collaborazione tra
comunità e Facoltà andarono gli appelli
del Sinodo del ’72 che richiedevano, per
gli studenti, la possibilità di compiere
« gli studi teologici alternando periodi di
studio a periodi di pratica pastorale in
una comunità, sotto la guida di un pastore » e, per i docenti, la necessità di
trascorrere « parte del loro tempo nella
comunità, organizzandovi appositi cicli
di studio ». Questo avrebbe certamente
permesso di risolvere, parzialmente almeno, il problema della formazione dei
laici e avrebbe riempito, anche se non
in grande misura, la divisione che, con
rammarico, notiamo tra essi e il corpo
pastorale. Nei nuovi regolamenti questo
non viene più ampiamente ricompreso.
La Facoltà, oltre che conservare un alto
livello di studi scientifici, dovrebbe anche essere una realtà di ricerca con la
quale mantenere un rapporto aperto e
costruttivo. Purtroppo, esclusi pochi interventi la discussione sinodale, incentratasi prima sulla vacanza della cattedra di Teologia sistematica e sulla riduzione o meno delle cattedre, mentre, com’è stato giustamente osservato, basterebbe avere degli uomini che potessero
dare un valido contributo senza entrare
nella rigida formulazione delle ripartizioni, è poi passata a trattare la questione
giuridica riguardante i nuovi regolamenti
della Facoltà e si è rivolta all’art. 40 che
struttura il consiglio della Facoltà.
La variazione dal vecchio consiglio che
reggeva la Facoltà è significativa. La nuova regolamentazione limita il numero dei
partecipanti al consiglio a 5 da 20 che
erano, rendendolo più efficiente e precisa
la presenza metodista all’interno dèi consiglio stesso; inoltre il Moderatore viene
ora sostituito alla presidenza del consiglio dal decano eletto tra i professori ordinari, permettendo così da parte della
Tavola di assolvere meglio alla sua funzione di controllo.
Dalla ristrutturazione in corso nella
Facoltà si intravede la possibilità di una
utilizzazione maggiore del contributo all’insegnamento di laici e di pastori esterni alla Facoltà stessa.
Elio Pizzo
Su designazione del corpo pastorale è
stato nominato come professore alla cattedra di Teologia sistematica il pastore
Sergio Rostagno.
Il Sinodo si è riconosciuto nelle parole del Moderatore quando ha salutato
e ringraziato a nome della chiesa tutta
i professori Valdo Vinay e Vittorio Subilia, che lasceranno l’insegnamento.
Il nuovo regolamento della Facoltà in
50 articoli è stato approvato in sedute,
che per quanto aride, per la materia stessa sono state seguite con sufficiente attenzione e disciplina dal Sinodo.
5
w
5 settembre 1975
DIBATTITO SINODALE
VALDESI IN SUD-AMERICA
Siamo un solo corpo
Il Sinodo riafferma la sua piena solidaretà con i fratelli
sudamericani colpiti da una crescente oppressione
NeH’intervista pubblicata sul numero
scorso la Comm. d’esame sull’operato
della Tavola faceva notare che la situazione delle comunità valdesi in Sud-America rappresentava uno dei punti più rilevanti del dibattito sinodale.
Nonostante il ristretto spazio di tempo avuto a disposizione, si è notato ancora una volta quanto stretti siano i legami di fede con i fratelli sudamericani
che stanno attraversando dei momenti
molto simili a quelli vissuti dalla chiesa
italiana nel periodo del ventennio fascista.
Il Moderatore ha ricordato alcuni momenti della sua recente visita in occasione della sessione sinodale rioplatense, in
cui ha trasmesso il messaggio di solidarietà che era stato espresso il sinodo
scorso. Come abbiamo già avuto più volte occasione di ricordare, l’improvvisa
chiusura del « Mensajero Vaidense » ha
reso diffìcile l’informazione fra le comunità sudamericane; oltre alla sempre più
catastroffca situazione economica che
pone dei seri problemi dì sopravvivenza,
si è aggiunto questo nuovo atto di repressione che isola ancora di più le piccole comunità valdesi disseminate nel
Rio de la Piata (Uruguay e Argentina).
Ora che la situazione politica in Argentina è precipitata la situazione generale
si è ancora aggravata.
Nella scorsa sessione sinodale, di cui è
già stata pubblicata una parte degli atti,
il sinodo rioplatense si è soffermato a
lungo sul problema della soppressione
del « Mensajero Vaidense ». È stato inviato un telegramma al Potere esecutivo
e al Consiglio di Stato dell’Uruguay in
cui ; « Le chiese evangeliche valdesi del
Rio della Piata... si dolgono della chiusura del "Mensajero Vaidense’’, il loro organo interno d’informazione per più di
70 anni e chiedono che la misura adottata sia riesaminata ».
Insieme a questo telegramma il Sinodo
ha allegato un « memorandum » che è
stato anche inviato al Ministro degli Interni in cui si fanno presenti i seguenti
punti: 1) il «Mensajero Vaidense» è stato sin dal 1903 l’organo — non ufficiale —
della chiesa evangelica valdese del Rio
de la Piata. Quale espressione dei problemi concernenti la vita della chiesa il
periodico ha reso conto esclusivamente
alla chiesa valdese da cui dipendeva, a
tutti i livelli, compreso quello economico; 2) questo «impedisce che riconosciamo il nostro rincrescimento per gli inconvenienti che possiamo avere causato
alle nostre attuali autorità governative,
per aver trascritto in forma oggettiva ma
inopportuna idee personali espresse in
paesi europei » ; 3 ) si rivendica la propria autonomia dal CEO; 4) si riafferma che la chiesa valdese non è legata, né
a livello internazionale né nazionale ad
organismi sovversivi; questo emerge chiaramente dall’analisi delle risoluzioni dei
sinodi passati, infine si prende distanza
dalla violenza; 5) si ribadisce la propria
vocazione nell’annuncio dell’Evangelo di
Gesù Cristo, quindi «non facciamo nostri, sistemi o partiti politici che da essi
derivano... come chiesa non pretendiamo
adottare, creare o imporre un "programma di partito", giacché confessiamo di
avere un Signore al quale ubbidire...»;
6 ) si invita infine a « riesaminare » la
possibilità di poter contare sull’organo
di stampa soppresso.
Il Sinodo ha apprezzato l’impegno della Tavola e del Moderatore invitandoli
ad intervenire con tempestività qualora
una nostra azione possa essere di aiuto
per i fratelli del Rio de la Piata.
La solidarietà alle chiese sudamericane
è stata espressa con due o.d.g. che pubblichiamo qui di seguito.
Il Sinodo, a conoscenza delle diffìcili
condizioni in cui si trovano a vivere e a
testimoniare le Chiese Valdesi che sono nella regione rioplatense, riafferma di costituire con quei fratelli « un unico corpo che
vive della sola Grazia del Signore », chiede alla Tavola di farsi parte attiva, con
adatti strumenti all'interno della chiesa come presso i governi, le organizzazioni internazionali, il CEC, per sollecitare il loro
intervento in difesa della persona umana.
Il Sinodo approva il seguente messaggio ai fratelli delle chiese valdesi della
regione rioplatense. Cari fratelli :
Il Sinodo delle chiese valdesi della zona europea, riunite in Torre Pellice, manda
a voi tutti il suo fraterno saluto. Siamo
ben coscienti che la testimonianza all'Evangelo di GesCi Cristo passa alle volte per
vie molto diffìcili, e la storia recente e passata delle nostre chiese i lì a testimoniarlo. E poiché è scritto che « se un membro
soffre, tutti i membri soffrono con lui »,
noi vi siamo particolarmente vicini, riconoscendo con voi che Cristo solo i la via
per la vita, la verità e la giustizia.
In lutti noi vi è sofferenza per la crisi
che in modi diversi, in paesi diversi e in
circostanze diverse, sembra colpire a tutti
i livelli l'amministrazione della giustizia,
di una vera giustizia fra i popoli e le nazioni : ma sappiamo anche che le e nazioni
sono, agli occhi di Dio, come gocciole della
secchia, come polvere minuta delle bilance » ( Isaia 40 : 15).
LETTERA AL MODERATORE
Il Cristo vittorioso
e uno comunione fraterno
Caro collega,
teniamo presente il fatto che nei prossimi giorni, dal 24 agosto in avanti, avra
luogo la sessione sinodale dell area europea; per mio mezzo la Mesa vaidense desidera farvi pervenire un saluto affettuoso e fraterno ed augurarvi un lavoro gioioso e fruttuoso in vista del compito che il
Signore indica in quest’ora' a voi, come
chiesa e come individui. . .
'Vi terremo presenti nei nostri pensieri
e nelle nostre preghiere in molte occasioni e siamo impazienti di sentire il risultato dei vostri lavori.
Certo non diciamo nulla di nuovo se vt
ricordiamo che nelle nazioni rioplatensi
stiamo vivendo momenti particolarmente^
difficili che mettono alla prova, in vari
modi, la profondità e l’adeguatezza della
nostra fede in Gesù Cristo. ,
Questi sono tempi in cui si chiarisce il
valore effettivo di una fede radicata nel
Cristo vivente e vittorioso e delle ricchezze di una comunione fraterna. Noi crediamo che il Signore può trasformare proprio queste difficoltà in magnifiche op
portunità di servizio e di testimonianza
della fede che Egli stesso ha posto nei
nostri cuori.
Possa il motto della prossima Assemblea di Nairobi « Cristo libera ed unisce »
essere l’alimento gioioso e pieno di speranza delle nostre chiese tanto nel Rio
de la Piata che in Italia ed in ogni luogo
dove esiste una comunità che vive sotto
la sovranità di Cristo il Signore.
Infime, cari fratelli, vi salutiamo in armonia coi pensieri espressi dall’apostolo
Paolo in Romani 8: 31-39.
« Che diremo dunque a queste cose? Se Dio è
per noi, ehi sarà contro di noi?...
« Poiché io son persuaso che né morte, né vita,
né angeli, né principati, né cose presenti, né cose
future, né podestà, né altezza, né profondità, né
alcun'altra creatura potranno separaci daH'amore
di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore ».
Augurandovi una sessione sinodale benedetta.
Per la Mesa vaidense
Wilfrido Artus, Moderatore
Rilanciamo
la Federazione
I problemi della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia sono stati
presi in esame dal Sinodo nello scorcio
della seduta congiunta di mercoledì: pomeriggio. Due, in sostanza, le questioni
illustrate dal Presidente della Federazione, pastore Aldo Comba: il futuro della
Federazione e la presenza protestante alla radio e alla televisione.
Ai primi di novembre 1976 avrà luogo
a Bari l’Assemblea della Federazione; si
porrà il problema di sapere se a più di
dieci anni dal Congresso Evangelico si
vuole orientare la Federazione verso la
gestione burocratica di alcuni servizi comuni, oppure se la si vuole rilanciare con
nuovi programmi, nuove mète e nuove
forze. Nei due casi la decisione non può
essere improvvisata al momento dell’Assemblea, il sentire comune si concreti in qualche decisione. Tali decisioni non
possono esprimersi soltanto in forma di
auspici e di indicazioni, ma devono prevedere anche la messa a disposizione degli uomini e dei mezzi necessari alla realizzazione di quanto deciso. Appunto perciò una tempestiva discussione della materia favorirà i lavori assembleari. In questo spirito il Sinodo ha votato un ordine
del giorno in cui è detto : « Il Sinodo,
presa conoscenza che la terza Assemblea
della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia avrà luogo a Bari nel novembre 1976, e che il Consiglio della Federazione sta approntando 1 relativi documenti preparatori, invita le chiese a
studiare detta documentazione nel corso
dell’anno, contribuendo a una seria e
fruttuosa preparazione dell’Assemblea ».
In un lungo ordine del giorno di 350
parole il Sinodo e la Conferenza metodista hanno definito la loro posizione nei
riguardi del problema radiotelevisivo affermando in primo luogo che « la riforma della Rai, che i protestanti italiani
hanno auspicato, è un momento decisivo i>er garantire una utilizzazione realmente libera e democratica dei mezzi di
comunicazione di massa ». L’ordine del
giorno ricorda poi che il protestantesimo,
nei suoi caratteri specifici, « si è manifestato e si manifesta non solo nel qua'’to liturgico-cultuale, ma come proposta
di un diverso modo di porsi in rapporto
con la realtà ». In altre parole il protestante esprime la sua fede non solo negli atti del culto, ma in tutti gli aspetti
della vita e perciò una presenza protestante alla radio e alla televisione non
può essere limitata agli spazi « religiosi »
senza dare, per ciò stesso, una falsa immagine della fede evangelica. Occorre
quindi che la minoranza protestante sia
« presente al pari delle altre componenti
religiose, culturali e politiche nel quadro
complessivo delle trasmissioni radiotelevisive, indipendentemente dalla impostazione programmatica e dalla suddivisione in canali e reti » ; il Sinodo e la Conferenza rifiutano cioè l’idea che la presenza
protestante possa limitarsi all’« angolino » delle minoranze, ma intendono che
la voce dei protestanti debba udirsi tutte
le volte che gli evangelici hanno qualche
cosa di interessante o originale da dire,
sia nei dibattiti sui temi generali della
vita italiana (dai quali fino ad ora siamo stati regolarmente esclusi) e sia nella fase della discussione dei contenuti
dei programmi. Si rifiuta con ciò anche
il sistema del « dosaggio » con cui di solito l’intervento delle minoranze era subissato ed annullato da interventi più
larghi e pesanti della maggioranza. Occorre che le minoranze (tutte, dice l’ordine
del giorno, e non solo quelle religiose)
possano intervenire in prima persona e
senza condizionamenti limitativi, perché
solo così «li paese nel suo Insieme potrà entrare In dialogo diretto con correnti di pensiero e Impostazioni di vita che,
pur se limitatamente rappresentate, sono tuttavia componenti significative della storia e della cultura Italiana».
Concludendo l’ordine del giorno chiede
la ripresa senza indugi dei programmi
già dedicati alla minoranza evangelica,
ma con un orario e una durata più fav(>
re voli, in modo che « essi si caratteri^no fin da ora, in armonia con lo spirito
della riforma della Rai, non più come
rivolti all’interno dei gruppi di minoranza, ma come spazi di informazione e
formazione destinati a tutto il paese ».
Insomma non vogliamo parlare a noi
stessi, ma a tutti gli italiani: questo il
Sinodo ha detto alla Rai, ma lo dice anche ai credenti affinché vedano le trasmissioni evangeliche non come un sennzio reso a se stessi, ma come un servizio
reso a tutti.
Il Sinodo visto i'art. 17° degli atti sinodali invita la Tavola d'intesa con la Federazione delle Chiese Evangeliche italiane
a farsi parte attiva presso la Commissione
parlamentare per l'indirizzo generale e la
vigilanza dei servizi radio-televisivi e presso i competenti organi della RAI-TV per il
raggiungimento degli obiettivi indicati in
detto ordine del giorno.
Felónica Po
La Chiesa Evangelica Valdese di Felónica Po,
riunita in Assemblea il 1® giugno 1975,
constatato^ nel corso dì una discussione sulla
rubrica televisiva « Protestantesimo », che l’ora
in cui detta rubrica va in onda è quanto mai
inopportuna, considerato anche la situazione di
ambiente agricolo nel quale la Chiesa di Felónica Po vive, per cui troppo spesso gli agricoltori,
specialmente in primavera ed in autunno, sono
ancora nei campi quando la trasmissione ha
inizio,
constatato inoltre la frequente concomitanza
sul primo canale di trasmissioni assai interessanti per i bambini per cui insorgono discussioni
nelle famiglie al momento di sintonizzare la T.V.
sul secondo canale, mentre
riafferma la validità e la necessità della rubrica « Protestantesimo »
chiede agli organi competenti della RAI-T.V.
di accogliere la richiesta di spostare la trasmissione della rubrica « Protestantesimo » ad ora
più comoda ed opportuna per i molti telespettatori ad essa interessati.
6
6
alle valli oggi
Andare
avanti
non indietro
Le indicazioni emerse dal dibattito sinodale sulla funzione del nostro giornale
non sono di molto aiuto; da una parte
una critica, anche dura e non molto documentata, una mano tesa ad indicare le
pecche della redazione più che offerta di
collaborazione; dall’altra un consenso
(dalle comunità) partecipe, vero, ma scarso di elementi nuovi per far crescere meglio questo strumento di servizio per tutte le chiese.
Non intendo qui riprendere il problema
nel suo insieme ma semplicemente cercare di chiarire ancora una volta (cfr. l’EcoLuce, n. 1-1975) il senso di queste due pagine di cronaca, problema toccato di sfuggita e con scarsa sensibilità e conoscenza
della realtà delle valli.
Innanzitutto: perché « imporre » 2 pagine di « pettegolezzi valligiani » ai lettori
-di Roma o di Palermo. Ricordo che queste 2 pagine concernono circa il 50% dei
lettori, che vivono nel pinerolese; molti
altri di fuori ne sono fortemente interessati (anche dei Metodisti!).
Una possibilità per superare questo disagio può essere questa: sdoppiare le 2
testate e ritornare a 2 settimanali, l’uno
per le valli, l’altro per il resto d’Italia. È
innanzitutto un problema di soldi e di
persone. E non sembra che attualmente
la chiesa sia favorevole a questa disponibilità. Per fare questo occorrerebbe operare dei tagli in altri settori (certo meno
importanti) che sono dichiarati intoccabili.
Il problema in sé è semplice: si chieda
alle comunità di sostenere finanziariamente il giornale invece che il collegio, o
la CIOV, o i convitti. Non si può sostenere tutto. Se c’è il coraggio di operare certe scelte allora il discorso è serio, se no
è pura congettura, anche se in maniera più
velata c’è da scorgere in questo rilievo
l’intenzione di privilegiare, nelle pagine
del giornale, interessi culturali bernesi
(anche teologici) che non sono quelli delle comunità delle valli ancora legate in
gran parte al mondo operaio e contadino
(lo ha ricordato, rispondendo al prof. Subilla, la delegata di Massello).
Se in futuro emergerà una disponibilità
di uomini e di mezzi la chiesa potrà affrontare il problema di fondo: se avere
uno o due settimanali, mantenere una
« unità » avviata oppure spezzarla.
In secondo luogo il contenuto dell’informazione che passa attualmente nelle 2
paginette di cronaca. Di fronte allo stupore del prof. Subilla che ci sia addirittura il turno delle farmacie, è stato risposto dalla Comm. d’esame che si tratta di
riempire dei vuoti dovuti alla mancanza
di collaboratori e quindi di notizie. Questo non è esatto: è vero che i collaboratori sono pochi, ma se sul giornale si lascia
posto per le farmacie è per una scelta
precisa. Si tratta di un servizio che si
rende a quanti non hanno, in caso di necessità, il medico ed i medicinali a portata di mano. Non si tratta di togliere queste informazioni ma di allargarle anche
alle altre valli.
L’accenno alla farmacia può sembrare
banale, è invece un piccolo segno che, in
questo caso, qualifica l’intenzione dell’informazione che si intende favorire nella
cronaca delle valli. Non sono questi pochi cm. di piombo che riducono il settimanale a mero « provincialismo » né sottraggono spazio all’informazione generale. Ciò che è utile all’uomo non teme di
essere « provinciale », « paesano » anzi
« comunale ». Per molti lettori delle valli
il fatto che il giornale si occupi delle farmacie (e ciò di cui qui la farmacia è simbolo) lo rende significativo e partecipe
del loro quotidiano, quello stesso quotidiano in cui esprimono la loro fede. E
anche per questo che si abbonano. Ed è
anche per questo che esiste il giornale
della chiesa.
Ma si deve andare più in là: occuparsi
delle farmacie significa capire che è attraverso questa rete di informazioni (ancora tutta da costruire) che sarà possibile, gradualmente risalire il pendio lungo il quale, da numerosi anni, era scivolato il giornale che, certo, informava i
massellini delle scoperte di petrolio nel
deserto arabico, ma taceva su problemi
vitali che capitavano in casa loro. Se questo è « provincialismo » e questo ciò che
fa « scadere » di tono il giornale, ci sentiamo impegnati a continuare su questa
strada.
E. Genre
Torre Pellice
--------------------- cronaca
«Quarto Mondo» Commissiose Distrettuale
sul problema deirassistenza
Il Gruppo Teatro Angrogna ha presentato il suo spettacolo sull assistenza nell’Aula sinodale gremita di pubblico
al termine dei lavori del Sinodo
Dinnanzi ad un numeroso pubblico, che
affffollaYa l’aula sinodale, composto in
gran parte di giovani e villeggianti, nonché di membri delle assemblee sinodali
trattenutisi a Torre, il Teatro Angrogna
ha dato venerdì 29 il suo preannunziato
programma.
« Quarto mondo » è una rappresentazione che Téquipe angrognina ha allestito
nel corso deirinverno e che ha già presentato in molte località ottenendo sempre vivi consensi. Si appresta ora a presentarla in alcune località anche fuori
della nostra zona.
Già si è detto, a suo tempo, in che consiste il programma: una radicale e non
di rado feroce parodia della realtà assistenziale delTItalia moderna, che vive sulla gestione democristiana della povertà e
della miseria di larghi strati della nostra
popolazione.
Il banchetto che precede l’inaugurazione delTasilo in un piccolo paesino, permette di mettere in scena alcune delle figure caratteristiche della struttura assistenziale italiana: il sindaco, il vescovo,
la dottoressa, il benefattore, il carabiniere.
I discorsi sono quelli che abitualmente
sentiamo o leggiamo in occasioni del genere: retorica, vacuità, parole che nascondono una realtà molto più profonda: il
potere lo sfruttamento del popolo.
Lo spettacolo è tenuto in mano da due
personaggi, due cantastorie, giullari medievali (impersonati con grande efficacia
da Fiammetta Gullo e da Jean Louis Sappé) che commentano, fanno la parodia,
cantano.
Alo spettaccolo ha fatto seguito un dibattito, non molto approfondito (di questo gli attori si sono lamentati ma è stato loro fatto osservare che difficilmente
si può intervenire a caldo).
II messaggio dello spettacolo, pur con
qualche difetto di linguaggio che gli stessi attori riconoscono, è molto esplicito: il
potere della classe dominante oggi in Italia, la borghesia capitalista, tiene prigio
Ha chiuso “La Lanterna”
Dopo appena un anno e otto mesi di
vita il giornale della destra democristiana « La Lanterna » ha sospeso la pubblicazione. Gli abbonati che avevano pagato la loro quota per tutto il 1975 verranno rimborsati. Pare che, in seguito al
voto del 15 giugno che ha portato sia alla Regione che alla Provincia delle giunte di sinistra, il Consiglio di amministrazione intenda pubblicare un periodico in
grado di sostenere la DC che si è trovata
improvvisamente all’opposizione.
società di
studi valdesi
Cita a Guardia Piemontese
Come già annunciato, la Società di
Studi Valdesi organizza una gita a Guardia Piemontese (Calabria) in occasione
deH’inaugurazione di un cippo commemorativo dell’eccidio del 1561 che mise
fine a quelle comunità.
Programma : mercoledì 24 sett., partenza da Torino ore 20.50 col Treno Sole, in
cuccetta ; giovedì, 25, arrivo a Paola e
prosecuzione per Cosenza, sistemazione
in albergo, serata libera; venerdì, 26, gita
in pullman sulla Sila e rientro a Cosenza; sabato 27, viaggio da Cosenza a Guardia Piemontese in pullman, con visite alle antiche colonie valdesi di Montalto,
S. Sisto, Vaccarizzo e Puscaldo; in serata, sistemazione a Guardia Piemontese
Terme in albergo; domenica 28, partecipazione alle cerimonie previste a Guardia
Piemontese, con trasporti in pullman e
partenza alle ore 18 da Paola, viaggio
sul treno sole in cuccetta e rientro a Torino nella mattinata di lunedì 29.
Prezzo complessivo (esclusi solo i pasti in treno e le bevande) L. 80.(X)0, suscettibile di leggere variazioni in relazione al numero dei partecipanti.
Le prenotazioni vanno fatte entro venerdì 5 sett. per motivi logistici. Telefonare al Prof. Augusto Armand Hugon,
Torre PeUice, 91.664 (il giorno 5 il numero diventa 91.064).
niero un largo settore di uomini emarginati: bambini assistiti, ospiti dei manicomi, delle carceri, vecchi, ecc. tutto quell’immenso mondo di bisognosi che affolla
le istituzioni di carità.
Il rimedio è la critica radicale, la organizzazione delle forze progressiste in vista di una azione di liberazione e di umanizzazione. Il messaggio a livello delle affermazioni ideali è lesplicito ma non lo è
altrettanto a livello di azione: rifiutare
ogni assistenza? Contestare la validità di
ogni forma di intervento? Cosa uno deve fare insomma per rispondere a questo
messaggio? Organizzarsi sì, ma per fare
che? Una nuova società, si risponderà,
ma con i bambini orfani ed i vecchi di
oggi si può fare qualcosa o no? E soprattutto la critica radicale che demistifica il
posto della religione in questo campo è
giusta ma che posto potrà avere domani
una visione diaconale cristiana in questo
ambito?
Un messaggio dirompente, acustico, radicale, e tutto sommato salutare quello
del Teatro Angrogna, il passo seguente
resta da fare, e non si fa a teatro ma
nella realtà.
In tema
di filodrammatica
Avevamo ricevuto, alcuni mesi or sono,
questa ^ riflessione del pastore S. Rostagnu L’abbiamo tenuta in frigorifero in
attesa che si riparlasse di filodrammatiche... Non vorremmo però che venisse
letta in chiave critica o polemica (non è
questa l’intenzione) con gli amici del
« Gruppo Teatro Angrogna ».
Non è giusto sentire un complesso d’inferiorità verso la Filodrammatica di Angrogna perché presenta temi d’attualità
e li interpreta bene. È chiaro che ’’loro”
hanno adottato un linguaggio teatrale più
aggiornato rispetto alla.maggioranza - delle nostre filodrammatiche parrocchiali.
Ma questo non deve ingenerare sentimenti di ’’gelosia”. Il pubblico a cui di solito
si rivolgono le nostre recite apprezza ancora il linguaggio di una volta e le sue
espressioni più ingenue; come il melodramma di Giuseppe Verdi ed il romanticismo. Questo perché c’è in noi non soltanto la dimensione del futuro, ma anche la memoria del passato ed è solo gradatamente che ci formiamo dei nuovi
modi di comprensione della realtà, senza
smettere i vecchi tutto d’un colpo.
L’importante è che non si propinino alle platee parrocchiali contenuti chiaraniente evasivi, nostalgie revanchistiche,
ritorni ed emozioni regressive verso passate schiavitù psicologiche. Ma, salvo pochissime eccezioni, ciò non si verifica
nemmeno là dove si continua a recitare
in modo tradizionale. Abbiamo visto ’’cavalli di battaglia” di principio del secolo
ancora comunicativi e attuali, se così si
può dire; come per esempio la Casa di
bambola di Ibsen o quella recita di un
socialista olandese del 1906 (che allora
aveva addirittura provocato una legge a
favore dei marittimi sfruttati), di cui non
ricordo il nome, oppure ancora « il piatto di legno » che si è visto sovente quest’anno. L'importante non è imitare il
nuovo, là dove forse non si ha la stoffa
per farlo, ma riempire le scene (ed anche... le platee) con un messaggio che affermi la possibilità e la difficoltà del popolo a vivere la storia come soggetto cosciente. Pensare solo al confronto con
l’abilità scenica del gruppo di Angrogna
è già fuorviante rispetto al centro del
problema.
Sergio Rostagno
COLLOQUIO PASTORALE
Il primo incontro pastorale del nuovo
anno è fissato per il giorno
Lunedì 29 settembre
alla Foresteria di Torre Pellice
alle ore 9,30.
Il programma della giornata verrà
comunicato nei dettagli prossimamente.
Saranno comunque oggetto della riflessione le decisioni della Conferenza e del
Sinodo sui Distretti e Circuiti, l’impostazione di un programma di attività di studio per l’anno in corso e l’impostazione
di un calendario delle attività distrettuali.
FINANZE
Il piano finanziario preparato dai cassieri nell’incontro di maggio è stato sin
qui attuato molto regolarmente. Tutte le
chiese del distretto hanno fatto dei versamenti alla cassa centrale in misura più
o meno forte ma globalmente il nostro
Distretto ha mantenuto in questo primo
trimestre il suo impegno verso la Tavola, compreso l’aumento previsto.
La Commissione Distrettuale
Il prof. Marquardt
a Pinerolo
Piedicavallo
Domenica 7 settembre, alle ore 17, a
Piedicavallo il culto sarà tenuto dal pastore Ernesto Ayassot in lingua piemontese. Anche il canto e la liturgia si svolgeranno completamente in tale lingua,
grazie ad un preciso ed attento lavoro di
traduzione dei testi predisposto per l’occasione.
La domenica successiva, 14 settembre,
avrà luogo sul Monte Rubello, nelle vicinanze di Biella, una giornata dedicata
alla commemorazione di Fra Dolcino;
tale giornata si svolge sotto gli auspici
di una organizzazione laica che vede nella protesta del Dolcino un interessante
spunto di riflessione nella situazione attuale.
Durante il mese di settembre un gruppo di studenti dell’Università di Berlino
Ovest farà un giro in Italia per prendere
contatto con alcuni aspetti della realtà
italiana. Fra le tappe di questi studenti
c’è anche Agape e Pinerolo. Il prof. Marquardt, autore di un ben noto volume
« Teologia e socialismo, l’esempio di
Karl Barth », recentemente tradotto
in italiano dalla Jaka Book (sta per uscire, edito dalla Claudiana, una valutazione
di H. Gollwitzer) accompagnerà questo
gruppo di studenti e terrà due conferenze: runa a Pinerolo il giovedì 18 settembre, l’altra a Torino il 19 settembre.
Annata venatoria 1975
Il Presidente del Comitato Provinciale
della Caccia rende noto :
1°) 14 settembre: apertura generale della caccia su tutto il territorio della provincia di Torino;
2°) 8 dicembre: chiusura della caccia
nella zona faunistica delle Alpi;
3”) 21 dicembre: chiusura della caccia
nella zona faunistica di pianura;
4“ ) Caccia ai Camoscio : è consentita
fino al 12 ottobre su tutto il territorio
provinciale, riserve di caccia comprese,
nel rispetto dei piani di tiro predisposti
dalle Commissioni di gestione dei Consorzi Riserve Comunali Alpi e dei Settori di Caccia Controllata;
5” Caccia al Cinghiale: è consentita dal
1° novembre nel rispetto dei piani di tiro
predisposti dalle Commissioni di gestione
dei Consorzi Riserve Comunali Alpi e dei
Settori di Caccia Controllata.
Comunità Montana
Val Pellice
Come da richiesta giuntaci da parte del
Consiglio di Circolo di Torre Pellice, tramite la Direzione Didattica, questa Comunità Montana nelTambito del programma
di servizio per la tutela della salute in età
evolutiva, organizza una serie di incontri
di aggiornamento dal 1° al 10 settembre p.v.
È invitato tutto il personale docente e
non docente che opera nella scuola materna, sia pubblica che privata, in considerazione di come:
— tutti gli operatori ai vari livelli siano
coinvolti nell’opera educativa dei bambini e quindi nessuno debba rimanere
fuori dal discorso;
— la scuola materna sia il campo in cui
in assenza ancora degli asili nido, sia
urgente operare massicciamente per
attuare la prevenzione e, quindi, l’igiene mentale.
Gli incontri avranno una parte informativa e formativa, il cui programma sarà convenuto insieme ai partecipanti e
vedrà la presenza di alcuni membri dell’équipe e precisamente: pedagogista, psicologo, logopedista, assistente sociale ecc.
Il primo incontro ha avuto luogo lunedì 1 settembre alle ore 14,30 presso la Direzione Didattica di Torre Pellice - viale
Dante 9 (tei. 91.424).
I successivi incontri si svolgeranno probabilmente al pomeriggio dei giorni non
festivi fino a tutto il 9 settembre 1975,
con orario da convenirsi.
7
delle valli
Torre Pellice
Angrogna
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLICE LUSERNA S. GIOV. - LUSERNETTA - RORA'
Dal 6 al 12 settembre
Do» MARINARO
Viale De Amicis, 22 - Luserna S. Giovanni
FARMACIE DI TURNO
TORRE PELLICE
Domenica 7 settembre
FARMACIA INTERNAZIONALE ( Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374 - Torre Pellice
Martedì 9 settembre
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Via della Repubblica, 25 - Tel. 91.328
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Domenica 7 Settembre
FARMACIA DOTT. PRETI
Via Inversegni - Tel. 90060 - Luserna
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Torre Pellice: Tel.'-90.118 e 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91.365 - 91.300
Luserna San Giovanni : Tel. 90.084 - 90.085
Rorà
La direzione delTANPI organizza, per la
domenica 28 settembre, una gita in pullman a Gragnana, paese d’origine di Jacopo Lombardini, ricordato quest’anno
in occasione del )0(X delia sua morte. Le
prenotazioni si raccolgono presso i Sig.ri
Renato Léger e Dino Rostan. L’invito è
esteso anche agli ex deportati ed internati.
• Si è conclusa la « Festa dell’Unità »
con un numeroso intervento di pubblico.
Fra gli altri sono intervenuti gli attori
del Gruppo Teatro di Angrogna che hanno presentato una serie di canti popolari.
Nonostante il tempo incerto la manifestazione ha avuto un lusinghiero successo.
• È in corso il convegno di Studi organizzato dalla Società Studi Valdesi nei
locali dell’Aula sinodale. Sono presenti
alcuni fra i migliori storici italiani.
Onde perpetuare il ricordo dei fondatori della Colonia Valdese di Walldorf
nell’Assia, che erano esuli di Roure e Baima nella Val Chisone, la Comunità evangelica valdese di Walldorf, d’accordo con
l’Autorità comunale locale, ha deciso di
erigere un monumento che su una targa
di bronzo recherà scolpiti i nomi dei fondatori.
Il monumento sarà costituito da un
monolito di granito diviso in due sezioni, perfettamente combacianti, per simbolizzare la separazione e la successiva
avvenuta riunione con i fratelli valdesi
delle Valli. •
A tale scopo sono stati inviati a Torre
Pellice l’architetto Ludwig Barth-Jourdan
di Mannnheim ed il sig. Walter Raiss di
Walldorf, esperto minerario, che si sono
messi in contatto col nostro fratello Emilio Giazzi, al quale erano stati indirizzati.
La comunità di Walldorf intende che il
blocco di granito provenga dalle Valli
Valdesi. Sono quindi stati accompagnati
alle cave di Mugniva nell’alta Val Luserna, dove hanno potuto scegliere il blocco
adatto, che è stato caricato su un autotreno, già partito per la Germania.
La Comunità Valdese di Torre Pellice
si rallegra con i fratelli di Walldorf per
l’attaccamento dimostrato verso il Paese
d’or’.'iine, e formula a loro i più fraterni auguri.
La nuova amministrazione comunale
ha cominciato il suo lavoro da alcune
settimane, impostando il programma di
attività di questo prossimo anno.
Il Sindaco, con due ordinanze ha vietato ai mezzi motorizzati fuori-strada di
percorrere strade e viottoli di montagna
(si pensi alla zona della Vaccera-Bagnau
che rischia di diventare una pista per
motocrossisti), le proprietà private, a difesa della quiete pubblica. La seconda
ordinanza vieta lo scarico abusivo delle
immondizie lungo i torrenti, le scarpate
e gli avallamenti a difesa deH’ambiente
ecologico del comune.
I trasgressori verranno puniti a norma
di legge.
Ci si augura che queste sane misure
vengano applicate, non solo ad Angrogna,
ma negli altri comuni delle valli.
La fotografia di p. 5 è di A. Pellegrin;
ci scusiamo per aver dimenticato di segnalarlo nella didascalia.
m La Comunità ha avuto il privilegio di
rivedere, con la famiglia, il suo ex-Pastore sig. Gustavo Bouchard il quale ha
presieduto un Culto domenicale e il fedele amico Prof. E. Tron di Genova il
quale, anche quest’anno, ha accettato di
sostituire, in pulpito per una domenica,
il Pastore locale : essi ci hanno dato messaggi vibranti di fede e rinnoviamo loro
vivi ringraziamenti.
• In Cristo siamo solidali con il nostro
amico Francesco e sua moglie Rosella
per la dipartita in Pinerolo della mamma Angela Morero in Giordanino : « L’Iddio della consolazione... » sia con voi
(Rom. 15; 5).
Divagazioni e curiosità rorenghe
Giorni sono recandomi a Rorà mi sono fermata qualche po’ ad ammirare la
originale e rustica fontana della Piazza
con lo sfondo parete delle 3 macine. Mi
sono rallegrata di vedere campeggiato al
centro il nome del Leone di Rorà, Giosuè
Gianavello con, ad latere, i nomi di due
valenti e sempre ricordati cittadini onorari di Rorà: la poetessa Ada Melile ed
il pittore Paolo Paschetto.
Mi è dispiaciuto però che non si sia
trovato anche un posticino per ricordare
una nostra, umile e pur brava, poetessa
del luogo: Gabriella Tourn Boncoeur, autrice di buone complaintes, di belle e
sentite poesie illustranti leggende, fatti e
personaggi dell’Alta Val Luserna. Per
non incorrere nel detto « Nemq profeta
in patria » proporrei all’attuale Amministrazione Comunale di ovviare a tale dimenticanza e di intitolare il fontanile, a
levante del paese, al nome deH’unica poetessa rorenga, nata, vissuta e morta in
quel di Rorà...
In quanto a curiosità deH’aprico comune montano, forse pochi sanno che il primo Ingegnere che inventò e usò la tecnica del trasporto di palazzi, spostandoli
per alcune centinaia di metri fu l’Ingegnere Alberto Morglia (o Mourglia) che,
agli albori di questo secolo, trasportò,
con tale sistema la « Gare du Dam » a
Bruxelles. Allora il suo nome ebbe risonanza mondiale sui giornali. Il padre suo
(rorengo) era un vero «drusa pere» che
in maturità si trasferì; a Torino per il
commercio della ricercata pietra di Luserna.
Oltre oceano Rorà vanta pure dei grandi « estanceros » quali : la famiglia di Enrico Pavarin, a Reconquista, Enrico
Tourn ed il fratello Pietro nativi delle
Barmette (quest’ultimo con l’estancia
« la Balsiglia » in provincia di Santa Fé).
Questi, ormai defunti, crearono una dinastia di tenaci e decisi lavoratori terrieri, dissodando territori grandi come una
provincia, nella foresta tropicale in lotta
sempre con gli elementi infidi, compresi
belve e serpenti.
Infine Federico Mourglia (De Mourglier il nome spagnolizzato) che partito
giovanissimo da Rorà, si ingaggiò nella
Marina Argentina e vi moriva col grado
di Contr’Ammiraglio ed ex Governatore
della Patagonia.
Questo è un primo elenco dei nostri
rudi figli di contadini delle nostre Valli,
che seppero affrontare disagi e sacrifici
pur di dare ai discendenti un avvenire
migliore.
E vale di monito e d’incoraggiamento
alla nostra attuale gioventù inquieta, delusa e piena di incertezza sul suo domani.
M. Grill
Villar Pellice
Bobbio Pellice
Durante il mese di agosto abbiamo
avuto il piacere di incontrare, anche durante il culto domenicale, molti frateìji
e sorelle che trascorrevano le loro vacanze in mezzo a noi. In particolare desideriamo segnalare un gruppo di fratelli
moravi provenienti da Herrenhut e Bad
Boll in Germania. Essi sono ospiti del
Castagneto ed hanno ascoltato, con attenta partecipazione, una esposizione dei
problemi attuali delle nostre chiese, anche in riferimento alle tematiche affrontate dall’ultimo sinodo.
Villar Porosa
Un gruppo di ospiti abituali di Bobbio
ha voluto offrire, in questo scorcio di
agosto, uno spettacolo musicale per il
folto pubblico presente. Si trattava di
una rivalutazione delle tradizioni piemontesi ed il tutto, oltre a divertire, offriva
spunti di riflessione. In particolare abbiamo molto apprezzato che nel repertorio venisse riservato anche un posto alla
canzone del Barone Leutrun (comunemente detto Litrun), un protestante al
servizio del duca di Savoia che testimoniò, morente, della sua fede evangelica e
chiese di essere sepolto secondo il privilegio che allora spettava ai nobili, nel
tempio del Ciataas.
Pomaretto
• Durante il culto di domenica scorsa
sono stati presentati per il Battesimo:
Pontet Alain di Luigi e di Anik di Pinerolo, Frache Alain di Gianni e Liliana
del Centro, Geymonat Cinzia di Umberto
e Iride, Geymonat Patrizia di Pier Paolo
e Ilda, Geymonat Luciano di Guido e di
Paoline del Ciarmis.
Il Signore benedica questi bambini ed
aiuti i genitori ad essere fedeli alle promesse che hanno fatto.
• Il culto del giorno 31 agosto è stato
presieduto dal pastore Davide Cielo che
ha portato alla comunità un convincente messaggio di fede per cui lo ringraziamo di cuore.
• Lunedì scorso un mesto corteo accompagnava al Campo del Riposo le spoglie
mortali del fratello Gönnet Pietro della
Ruà, deceduto all’età di anni 62.
Alla famiglia in lutto esprimiamo tutta la nostra solidarietà cristiana nel dolore. _____________________________
AVVISI ECONOMICI
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Culti. - Siamo grati ai Pastori Alberto
Ribet e Roberto Nisbet che hanno presieduto i nostri culti e li ringraziamo per
i loro benefici messaggi.
Visite gradite. - Uno dei nostri gruppi
proveniente dalle Colonie Valdesi di Germania ha ricevuto la visita del Moderatore accompagnato dalla sua gentile Signora. Egli ha rivolto agli ospiti un fraterno messaggio, informandoli sull’organizzazione della nostra chiesa.
È seguita tutta una serie di domande
su problemi religiosi che hanno dato origine ad un appassionato scambio di idee
e ci siamo sentiti uniti in questa lotta
per un mondo migliore.
• Il Concistoro è convocato per sabato
6 settembre alle ore 20,30 presso la Cappella di Perosa.
• Domenica scorsa la preannunciata
riunione all’aperto agli Eiciassie, causa il
brutto tempo, si è tenuta nel tempio a
Pomaretto. Erano presenti una cinquantina di persone (di Chiotti e Pomaretto)
che hanno ascoltato con interesse il pastore Bruno Rostagno che lascia la direzione di Agape, sul lavoro che si svolge
ad Agape e sul futuro di questo Centro.
Inverso Rinasca
Nella sua prima riunione ufficiale il
nuovo Consiglio comunale ha provveduto
alla distribuzione dei vari incarichi amministrativi.
Sono stati approvati anche uno stanziamento di 100.000 lire per la Pro Inverso e 1 milione 893.000 per il trasporto gratuito degli allievi della scuola dell’obbligo per l’anno scolastico 1975-76. C’è da
augurarsi che nelle prossime sedute il
Consiglio esamini con attenzione il folto
programma elettorale diffuso prima del
15 giugno e che gli impegni assunti verso la popolazione non restino sulla carta
(vedi sistemazione e asfaltatura della
strada Piano Maurino-Chianaviere, subito interrotta dopo l’esfco delle elezioni e
la continuazione dell’acquedotto, il cui
completamento era assicurato per l’autunno che sta per iniziare).
• Venerdì 5 settembre, alle ore 21, a
Fleccia, il Gruppo Teatro Angrogna rappresenterà lo spettacolo sull’assistenza
« Quarto mondo ».
Luserna S. Giovanni
• Ringraziamo il pastore Bruno Costabelbel per la sua predicazione domenica
31 agosto.
• È in corso di stampa la Relazione annua che sarà, prossimamente distribuita
nella comunità.
• In settimana si riunirà il Concistoro
per affrontare le linee di lavoro di questo
nuovo anno ecclesiastico.
Il Pastore dì Pinache e Serres di Germania, sig. Schäfer, insieme alla sua Signora ha visitato per la prima volta le
nostre Valli. Al culto egli ci ha dato un
fraterno messaggio dicendoci quanto è
stato lieto di conoscere questi luoghi di
cui i suoi parrocchiani gli parlano spesso con nostalgia. Egli ha promesso che
farà del suo meglio perché i contatti tra
loro e noi si facciano sempre più viventi.
Commiato. - Gli amici e le autorità locali sono cordialmente invitati nel salone del Convitto Valdese di Villar Perosa
venerdì, sera 12 corr. alle ore 20,30.
Il Culto di addio è fissato per domenica 14 settembre alle ore 10. Il pullman
Sacco farà servizio partendo dalla piazza di San Germano alle ore 9,20.
L’insediamento del Past. Teofllo Pons
si prevede per domenica 28 corr. alle
ore 10.
Ospedale di Pomaretto
L. 5.C0O:
Bertatlmio Yvonne, Ferrerò.
L. 19.000 :
In memoria di Piceo Adelina : i familiari, Inverso rinasca; Bruno Adelina, Per. Argentina;
Charrier Primo, Inverso Pinasca; Long Ernestina, Pramollo; Poet Silvano, Pinasca; GariglioSaluzzo Lucia, Riva di Pinerolo.
L. 20.000:
Giacomino Rina, S. Martino di Perrero.
L. 30.000:
Pastore Margherita ed Anna Arsene Graziatto,
Pinerolo; Bertalot Alberto ed Albertina, S. Germano; Colterchio Giovanni, in mem. di Cotterchio Maria, Torre Pellice.
L. 50.000:
Vaccaneo Aldo, Alpignano.
L. 100.000:
Lageard Elda, Campassi di Villar Perosa.
Doni per rinnovo impianti Ospedale Valdese
di Pomaretto:
L. 576.000
Doti. Giovanni Agnelli, sindaco, Villar Perosa.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Sappé, Jabier, Long, Menusan riconoscenti ringraziano sentitamente tutte le persone, chi di presenza chi con scritti, hanno preso parte al loro dolore, nella dipartenza del
loro caro
Davide Sappé
Un ringraziamento speciale al Dott. Bertolino
per le cure prestate. Ai dirigenti dell’Ospedale
dì Pomaretto ai sigg. medici, alle infermiere e
tutto il personale che si è prodigato con tanto
zelo durante il soggiorno airospedale.
Pramollo, 25 agosto 1975
La comunità valdese di Riesi partecipa al dolore della famiglia Scroppo-Naso per l’immatura
scomparsa del caro congiunto
geom. Ettore Scroppo
« Io sono la risurrezione e la vita »
(Giovanni 11: 25)
Carignano, 29 agosto 1975
8
8
5 settembre 1975
A che punto siamo con
l’obiezione di coscienza
I BERSAGLI ALLA MODA
9 ■ L’ABORTO
Un opuscolo
Con questo titolo è uscito il volumetto
doppio della rubrica « Attualità » a cura
della « Claudiana » (n. 67/68 L. 400).
La pubblicazione non ha un rmico autore; si tratta infatti di un lavoro di
équipe, organizzato dal comitato di solidarietà con gli obiettori di coscienza.
L’introduzione è stata richiesta al pastore Paolo Ricca, il quale ha trattato il
tema dal punto di vista teologico. Ci pare particolarmente degno di nota il punto in cui egli afferma; « Oggi ancora, nella chiesa, è l’obiettore di coscienza che
deve spiegare perché, come cristiano, rifiuta il servizio militare, mentre nessun
membro di chiesa è tenuto a spiegare
perché, come cristiano, accetta il servizio militare. Un cristiano che rifiuta di
farlo suscita ogni sorta di riserve e perplessità. L’obiettore continua ad essere,
anche nella chiesa, l’irregolare, l’eccezione, il trasgressore della norma; mentre
è considerato normale che un cristiano
si lasci inquadrare e integrare nel sistema militare, si ammette con difficoltà
che un cristiano rifiuti di conformarvisi ».
La prima parte tratta delle comunità
cristiane e dell’obiezione di coscienza e
traccia una panoramica parallela fra i
casi di obiezione (a partire da quello
dell’evangelico e « tolstoiano » Luigi Luè
nel 1917) e le prese di posizioiie delle
chiese evangeliche, fino all’ordine del
giorno emanato congiuntamente dal Sinodo valdese e dalla Conferenza metodista nell’agosto 1972, che decidono pure di
istituire un fondo di solidarietà presso la
Tavola valdese.
I due capitoletti successivi raccolgono
le dichiarazioni di obiezione di due giovani, e le loro motivazioni religiose, sociali, politiche.
Infine, un’appendice comprende, prima, il testo della cosiddetta « legge Marcora » emanata il 15 dicembre 1972 e modificata il 19 dicembre 1974, e poi un
commento e una spiegazione della legge
stessa, con qualche consiglio pratico per
chi intenda avvalersene, a cura di Fausto
Spegni. In chiusura una completa bibliografica e l’indicazione delle riviste e
periodici che si occupano continuativamente dell’obiezione di coscienza.
Un manifesto
In concomitanza con l’uscita del suddetto opuscolo, il comitato valdese-metodista di solidarietà cogli obiettori di coscienza ha curato la pubblicazione e la
diffusione del seguente nianifesto, che
viene inviato a tutte le chiese, con viva
preghiera di esporlo nei locali comunitari:
« Caro fratello, se ci fosse una guerra
Conferenza delle Chiese europee
(Bip-Snop) - Bonn. La Conferenza delle Chiese europee si riunirà il prossimo
novembre a Bad Gandersheim, nella Germania federale. Essa dovrà definire la
futura attività della Conferenza che riunisce un centinaio di chiese ,je di comunità cristiane non cattoliche dell’Europa
occidentale ed orientale ma che lavora in
stretta collaborazione con le Conferenze
episcopali cattoliche d’Europa.
Amnesty Internazionale
(EPD) — Amnesty internazionale ha
contribuito alla liberazione di 1403 prigionieri politici durante l’anno 1974 contro i 1063 del 1973, pari al 32% in più.
saresti disposto ad uccidere il tuo prossimo per il semplice fatto che veste una
divisa diversa e parla una lingua straniera? Saresti disposto ad uccidere il tuo
prossimo per ubbidire ad un ordine militare? Tutto questo ti può succedere e
non basta sperare che una guerra non ci
sia più. Se non sei disposto a fare questo ti ricordiamo che nel nostro paese vi
è una legge che prevede per gli obiettori
di coscienza un servizio civile che dura
otto mesi di più di quello militare. Se
vuoi sapere come si diventa obiettore
leggi l’opuscolo « A che punto siamo con
l’obiezione di coscienza ». C’è un’altra cosa che vorremmo dirti, caro fratello: se
vuoi puoi fare questo servizio in una delle opere della chiesa valdese. Vuoi sapere
qualcosa di più? Scrivi al comitato di so
lidarietà con gli obiettori. Informati e fai
domanda per il servizio civile finché sei
in tempo (entro 60 giorni dalla visita di
leva o entro il dicembre dell’ultimo anno nel quale godi del rinvio del servizio
militare per motivi di studio). Gli uomini
aspettano anche da te la testimonianza
che l’amore di Cristo è più forte delle
armi ».
Il comitato delle chiese evangeliche
di solidarietà con gli obiettori.
Via delle Alpi, 20 - Roma
Comitato di Rodaziono: Bruno Bellion, Valdo BenecchI, Gustavo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore responsabile; GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese, 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli-La Luce - Torre Pellice
Abbonamenti : Italia annuo L. 5.000
semestrale L. 2.500
estero annuo L. 6.000
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni : Prezzi per mm. di altezza, larghezza una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
per parola.
Reg al Tribunale di Pinerolo N 175
8 luglio 1960
Coop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice
Devo confessare che non ho firmato
per il referendum sulla depenalizzazione
dell’aborto, e che sono molto perplesso
sul se e come votare ove tale referendum
fosse indetto. Sia ben chiaro che ciò non
significa approvazione di quanto dispongono le leggi vigenti in tale materia, o
mancanza di sensibilità per gli aspetti sociali e sanitari del problema. Vuol solo
significare che considero un eccesso di
disinvoltura il pretendere di risolvere un
problema serio come quello dell’aborto,
depenalizzando completamente tale atto
di violenza e lasciandone l’arbitrio alla
donna che lo subisce, all’uomo che ne è
inevitabilmente all’origine, e ai medici o
ai maneggioni che ne traggono profitto.
Perché mi pare evidente essere l’aborto
un atto di ingiustificabile violenza di cui
è vittima non solo l’incosciente speranza
o programma di uomo che ne viene cancellata, ma prima di tutto e soprattutto
la cosciente donna, che attraverso una
scelta troppo condizionata per essere libera, lo subisce e lo soffre. Chi non lo
soffre né lo subisce (e ne è ben raramente punito) è il maschio indispensabile
creatore di tale situazione, e chi ne gode
(anche se ben raramente ne è punito) è
la mammana o il medico che ad esso si
presta. E da una totale depenalizzazione
la settimana internazionale
a cura di tullio viola
LA TEMPESTA SUL PORTOGALLO.
COME AIUTARE?
« Non c'è bisogno di avere informazioni riservate (basta al contrario leggere semplicemente i giornali) per sapere
che i dirigenti politici del mondo occidentale (americani, inglesi, francesi, tedeschi), durante i loro numerosi incontri,
passano buona parte del loro tempo a
parlare del Portogallo. E che, al dilà delle pretese, differenze di opinione, trovano
un sostanziale accordo non solo nel condannare gli atteggiamenti subdolamente
stalinistici di Cunhal (il che è giusto),
non solo nel dare per scontata la decisa
propensione autoritaria e la mancanza di
"spirito democratico" della maggioranza
del movimento delle forze armate (il che
è meno giusto, ed in tutti i casi affrettato, ma perfino (il che non è giusto affatto)
nel provare ad interferire nei problemi
interni portoghesi, talvolta con le pressioni e le minacce più scoperte. Il timore
che un paese "occidentale” possa scegliere una strada per il proprio rinnovamento
interno che non sia quella "maestra” della socialdemocrazia, è nei vari Wilson,
Giscard d'Estaing, Schmidt, per non parlare del duo Ford-Kissinger, così grande,
ha un carattere così ossessivo, da indurli
a non recedere neppure di fronte ai gesti
meno diplomatici e, con ogni probabilità,
più controproducenti ».
Questa valutazione di Antonio Gambino
relativamente alla situazione portoghese;
è da noi quasi interamente condivisa. E
lo è interamente, quando poi il Gambino
si rivolge ad esaminare il rapporto che
passa fra la situazione portoghese e quella italiana:
«£ infatti nel nostro paese che il loro
atteggiamento ("loro”: cioè dei 'dirigenti
del mondo occidentale") rischia, nel prossimo futuro, di esser messo alla prova.
Ammettiamo anche che in Portogallo tutto vada "per il meglio": o spontaneamente col prevalere delle tendenze moderate
e gradualistiche all'interno delle forze armate, o non spontaneamente, come risultato di un processo che vede il paese, isolato politicamente ed economicamente
(magari anche dall'URSS, in nome della
distensione: secondo il consiglio dato da
Harold Wilson a Breznev nel corso della
conferenza di Helsinki), ritornare, dopo
una violenta sbandata a sinistra, a forme
di governo conservatrici ma "sicure".
Questo eventuale "successo" potrà, in
qualche modo, evitare ai quattro grandi
occidentali di trovarsi, a breve scadenza,
di fronte ad un problema ben più grave in
Italia? ».
(Dall’art. « S'è rotto l'asse Ford-Fanfani », su ’’L’Espresso” del 17.8.1975).
Certo i « dirigenti politici del mondo
occidentale » non rappresentano delle istituzioni, o comunque delle forze, disposte
ad « aiutare » i portoghesi. Un tentativo
d’aiuto, veramente sincero. Io riconosciamo invece in certe forze europee di sinistra che, per questo (oltre che per molte
altre ragioni), ci sono profondamente
simpatiche. Anzitutto i due partiti PSI e
PCI che, superando ogni divergenza d’opi
nione, sono riusciti a redigere un nobile
messaggio, firmato congiuntamente dai
due segretari, gli onorevoli Enrico Berlinguer e Francesco De Martino (Il testo del
messaggio è stato pubblicato sui grandi
quotidiani d’informazione italiani in data
15.8).
I due partiti francesi omologhi, cioè il
socialista e il comunista, non sono riusciti nell’analogo intento (ciò che, del resto,
non ci stupisce!). Perciò citiamo invece
il documento, molto bello, pubblicato dalla CFDT (= Confederazione Francese del
Lavoro) e che riportiamo da « Le Monde »
(del 14.9):
« Denunciamo con la massima fermezza
un processo che cerca di far ricadere il
Portogallo nella notte fascista. Condanniamo gli appelli che scaturiscono dalle
forze che sostennero il fascismo per mezzo secolo e che, mimetizzandosi sotto
l'anticomunismo, vogliono semplicerriente
impedire la costruzione del socialismo.
Disapproviamo gli uomini di chiesa che si
lanciano in una nuova crociata e sognano
l'impiego dei metodi dell’Inquisizione,
cioè di metodi che credevamo aboliti per
sempre.
La CFDT chiama i lavoratori e il popolo portoghese a far di tutto per bloccare la degradazione della situazione e per
servire la democrazia. Non può esservi
rivoluzione democratica senza partecipazione cosciente del popolo e rispetto della sua opinione, senza unione del popolo,
senza controllo degli organi dirigenti, senza un largo dibattito pubblico che permetta di superare le divergenze fra le organizzazioni politiche o sindacali, senza
la messa a punto d’un progetto politico e
sociale, che ottenga l'adesione delle masse popolari.
Questa è, meno che mai, l’ora del settarismo, della divisione, dell’atteggiamento
avanguardista, della limitazione delle libertà d’opinione e d’espressione. (...) A
partire dal 25.4.’74, la C.F.D.T. s'è espressa francamente ogni qualvolta le libertà
erano in pericolo nel Portogallo. Qgnuno
sa che la sua opinione è stata diversa da
quella del partito comunista portoghese.
Ma oggi il rapporto delle forze, nel Portogallo, è cambiato: oggi vengono colpiti i
comunisti, e con estrema violenza.
La C.F.D.T. chiama le sue organizzazioni e i suoi militanti a informare la.rgamente i lavoratori francesi sui rischi degli attuali avvenimenti portoghesi. Li
chiama a render popolare il concetto che
la C.F.D.T. ha delle libertà in una fase
rivoluzionaria, e a manifestare, su tale
base, la loro solidarietà ai lavoratori portoghesi ».
« Beati quelli che si adoperano alla
pace... ».
UN MEDICO OGNI 44.000 NEGRI...
...e uno ogni 400 di razza bianca. È
questo il rapporto di medici nel Sudafrica. Ivi si ha pure « un infermiere ogni 256
bianchi e uno ogni 1581 neri. Per gli altri
gruppi etnici del paese (asiatici e "colored”), il rapporto varia fra questi due
estremi ».
(Da « Le Monde » del 17-18.8.’75).
il maschio, il medico, la mammana avrebbero ancora maggior modo di goderne,
senza più il minimo rischio di punizione,
mentre la donna, ed il suo progetto o
speranza di vita, continuerebbero a soffrirne la innaturale violenza.
Con tutto questo rimane però ovviamente l’aspetto sociale (con i suoi duri
riflessi individuali) del problema che, a
mio avviso, non viene risolto, bensì, aggravato dalla pura e semplice abrogazione della legge esistente. Se prima non
vengono creati i necessari strumenti nel
campo del costume, della educazione sessuale e della assistenza medica a livello
ospedaliero generalizzato, si finirebbe col
creare un « vacuum legis » in cui la mancanza di adeguate strutture aggraverebbe
in tutti i suoi aspetti negativi il problema, anziché risolverlo. E come potremmo noi accettare un simile aggravamento della situazione, solo in base ad uno
specioso richiamo ad una libertà, che
per essere, come sarebbe, sostanzialmente irresponsabile (non foss’altro perché
troppo condizionata) non è più vera libertà? Oppure richiamandoci ad evidenti
e gravi insufficienze sociali che la pura
e semplice depenalizzazione renderebbero
ancora più gravi ed evidenti?
È molto difficile per me tirare delle
conclusioni e non nascondo la mia ammirazione per coloro che trovano rapidamente una sicurezza anche su problemi
di questo tipo. Ma mi pare che, mentre
non possiamo rifiutare il pieno appoggio
a tutte le iniziative che tendano a creare
le strutture necessarie a togliere drammaticità e inevitabilità al problema dell’aborto, dovremmo con altrettanta fermezza astenerci dal partecipare ad iniziative che affrontano il problema con
troppa superficialità ed approssimazione.
Depenalizzare l’aborto senza precostituire tutto quanto occorre per sdrammatizzarne la inevitabilità di qualche caso, è
proprio la soluzione più superficiale ed
approssimativa che si possa dare, cosi
aggravandolo, ad un problema talmente
serio da investire non solo e non tanto
il rispetto dovuto ad una vita già biologicamente programmata, quanto il rispetto dovuto alla donna che delTaborto e
della sua violenza è la prima e principale
vittima. E se le leggi (non le attuali certo, ma quelle che potranno sostituirle)
non tutelano queste due vittime di una
unica violenza, cosa debbono tutelare?
La irresponsabilità del maschio o i guadagni dei medici o delle mammane? E
non si dica che senza la abolizione delle
leggi esistenti mancherebbe lo spazio per
lo studio ed emanazione di nuove norme
da tutti desiderate. Sarà meno comodo
e più difficile, ma è alla creazione di nuove regolamentazioni e di nuove strutture
educative e sanitarie che si deve tendere,
non alla semplice cancellazione delle leggi esistenti che non sembra certo sufficiente a cancellare la doppia violenza dell’aborto. ,
Niso De Michelis
Colonialismo
e evangolizzazione
Londra (Relazioni Religiose) -- Monsignor Eugene Maillat, Vescovo di N’Zerekore (Guinea), esiliato 7 anni fa dalle
autorità governative, durante una riunione di suoi colleghi avvenuta in Gran
Bretagna per studiare i problemi legati
alla evangelizzazione dei popoli che nulla hanno in comune con la tradizione
cristiana europea, ha notato che la Chiesa Cattolica in molte giovani nazioni
(leggi nazioni del terzo mondo africane
e asiatiche) ancora dipende totalmente
dalle società missionarie straniere. Citando la Guinea, da cui è stato espulso,
il Vescovo menzionato ha detto che in
questo paese i sacerdoti cattolici locali
si contano sulle dita di una mano, meritre la Chiesa locale ha risorse molto'limitate. Esistono organizzazioni missionarie straniere (vedi, ad esempio, le organizzazioni statunitensi) che sono in
grado di inviare in molti paesi in via di
sviluppo denaro, sacerdoti e quanto necessario alla vita e allo sviluppo di una
parrocchia. Il guaio è che non tutte le
giovani nazioni del terzo mondo sono disposte ad accettare un metodo di propaganda religiosa che non è cambiato in
nulla rispetto ai tempi, non molto lontani, del colonialismo. È innegabile che
buoni proponimenti ci siano stati e nuove forme di evangelizzazione sono state
studiate. Nella sostanza, però, per ovvie
ragioni contingenti, le missioni cattoliche appaiono sempre ai governi dei paesi interessati, una forza straniera che con
capitali stranieri cerca di inserirsi stabilmente nel contesto nazionale.