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Qaindicinale
della Chiesa Valdese
DELLE
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e iotevi un cuor .nuovo e uno spirito nuovo
Anne LXXXIV — Num. 5
Una copia L.
ABBONAMENTI
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Eco: L» 700 per I*interaa Eoo » La Euoo: L. 1200 per'l*interno | Speilia. abb* poatalc li Grappe I TORRE RE1_L,1C>£ 26 Eci>bmio
L. l$00'per reitero [Cambio d'indiriaso Lire 40,— I Ammin. Clandiana Torre Pelliee-C.C.P. 2-175Ì17
L. 1200 per reitero
La chiesa e la società
Che cos’è la Chiesa? Per la grande maggioranza dei nostri concittadini, la Chiesa è la secolare compagine gerarchica che amministra i beni spirituali, e provvede ad assicurare l’avvenire eterno delle anime di
coloro che si affidano ai suoi poteri
sacerdotali.
Ma siccome la Chiesa vive nel mondo, i suoi poteri spirituali tendono
naturalmente ad invadere il campo
riservato allo Stato ed alle organizzazioni sociali ed economiche, che
danno una loro particolare impronta
alla convivenza umana ed al progresso della civiltà esteriore. Ne deriva
una continua interferenza dei poteri
spirituali in quelli civili e pitici,
con conseguenze ___^
dannose per en- (Il
trambi. ----
La tentazione teocratica è palese
nella storia del cristianesimo, sin dai
tempi di Costantino. Ed oggi, più
che mai il problema dei due poteri
si pone in termini drammatici alla
coscienza di tutti coloro che si preoccupano di inserire le istanze della
religione cristiana nel travaglio di
una rivoluzione che tende a trasformare il volto di una civiltà basata
in gran parte sui valori economici e
sui progressi della tecnica.
Lo Stato deve sopratutto occuparsi dei problemi inerenti alla vita fisica dei cittadini, nei loro reciproci
naie ed internazionale. Ma lo Stato
le che guasta i rapporti fra stato e
chiesa, e fra quest’ultima e la società in cui vive ed opera. Nulla può
nuocere tanto al progresso della verità e del bene quanto l’intolleranza
religiosa, che si ammanta di pietismo gloriandosi dei suoi poteri trascendentali. L’uomo medio dei nostri
tempi vuole trovare una certa coerenza fra l’ideale che gli si presenta
come oggetto di fede e la realtà dei
suoi bisogni quotidiani, nel seno di
una società che minaccia di stritolarlo nella morsa del suo tecnicismo di
origine scientifica.
E perciò ogni cristiano che non si
accontenti di uno scialbo conformismo ecclesiastico, ed aspira ad inse
G. Francesco Peyronel
una scuola di alta spiritualità, una
società di fratelli che, seguendo le
orme luminose del W^aestro, si illuminano a vicenda e si santificano gli
uni per gli ^Itri, nell%divina fiamma
della carità, che cotìsuma tutte le
scorie dell’egoismo nà|turale.
E pertanto la chiesi non deve preoccuparsi di compiti politici e di
tecniche strutturali e bmocratiche
che esulano dalla àia particolare
competenza. Ma tutte? quello che avviene sulla scena storica del nostro
tempo deve naturalmente formare
l’oggetto della sua vigile attenzione,
per scoprire, nel dramma che ,si svolge principalmente nel dominio delle
cose materiali, i segnj dei tempi ed
i divini ammoni
iioii può neppure trascurare l’aspetto
etico della sua importante funzione
regolatrice della vita dei corpi, perchè l’attività umana trascende in
molte direzioni il problema della casa, del cibo, del vestito, del lavoro e
del divertimento. E perciò esso interviene con la sua legislazione e coi
suoi poteri di costrizione in molti altri settori della vita individuale e
collettiva, quali l’istruzione e l’educazione, le organizzazioni sanitarie
e la moralità pubblica, la formulazione complessa dei diritti e dei doveri dei cittadini, l’attività scientifica, artistica e letteraria, e tutte quelle manifestazioni del genio della stirpe che possono ingentilire ed elevare
il tono della cultura e del progresso
di un popolo, nel concerto delle nazioni.
Ne consegue che lo Stato non può
essere amorale, nè tanto meno ostile
all’idea religiosa della vita e del suo
divenire, senza nuocere allo sviluppo di quelle attività spirituali che,
essendo rivolte all’affinamento progressivo di tutte le facoltà umane,
tendono gradualmente alla formazione di una civiltà meno pesante e caotica dell’attuale.
Compito dello Stato non è dunque
quello di favorire una determinata
confessione religiosa a detrimento
delle altre, ma di creare un clima di
libertà in cui tutti i valori etici e spirituali possano fiorire e fruttificare
per il bene comune.
La verità assoluta non è monopolio di alcun uomo, nè di alcuna confraternita di puri, nè di alcuna gerarchia ecclesiastica.
Ma quest’ultimo principio di saggezza dovrebbe pure essere compreso e praticato dalle Chiese che vogliono agire nel seno della società in funzione del Regno di Dio che viene,
nonostante la caparbietà degli uomini e l’arroganza dei piccoli tiranni.
Quando una Chiesa, calpestando
questa saggia norma, si arroga il diritto unilaterale di interpretare, mediante i suoi organi umani, la verità
assoluta per imporla alla mente ed
alla coscienza degli uomini, allora si
cade fatalmente nella tensione mora
rire l’azione derivante da una fede
sincera ed illuminata nel travaglio
sociale del nostro tempo, deve domandarsi quale è il compito della
sua chiesa nella società in cui vive.
Ed ogni onesto studioso delle origini
del Cristianesimo sa che l’idea di
chiesa, come si è sviluppata nel corso dei secoli, si è notevolmente allontanata da quello che, nella mente di
Gesù, doveva essere il primo nucleo
spirituale di una visibile manifesta
zione del Regno di Dio nel seno del
l’umanità. In realtà le organizzazio
ni ecclesiastiche, specialmente quel
errori della teocrazia ebraica, che il
Cristo aveva nettamente superata,
quando diceva alla samaritana: « La
ora viene, anzi è già venuta, che i
veri adoratori adoreranno il Padre
in ispirito e verità ».
Ora i discepoli del Maestro che vogliono « adorare il Padre in ispirito
e verità », devono liberarsi da ogni
soggezione umana, sia politica che
ecclesiastica, per porre volonterosamente la loro vita nella chiarità dello Spirito che li deve effettivamente
guidare « in tutta la verità ». Però
questa verità, che è luce e calore di
vita, non deve cristallizzarsi in una
rigida dottrina, ma deve sopratutto
incarnarsi in opere d’amore nel seno dell’umanità.
Quello che il cristiano deve portare nel mondo, cioè nella società di
cui fa parte, non è la chiesa con i
suoi dogmi ed i suoi riti, i suoi interessi secolari, e magari le sue ambizioni di prestigio e di dominio, ma
quel tanto di luce di verità, di giustizia e di santità che egli ha potuto
sviluppare nel seno della medesima,
a contatto coi suoi fratelli in fede.
Perchè il suo ideale di fede non deve
essere centrato sopra una particolare
organizzazione ecclesiastica, ma sui
princìpi spirituali del Regno di Dio,
di cui sono pregne le auree pagine
in cui echeggiano le beatitudini.
Una chiesa non deve propagandare
se stessa nel mondo. Quelle chiese
che lo fanno, non sono più in grado
di comprendere che il Regno di Dio
— come Gesù l’ha incarnato nella
propria esperienza di vita — tutte
quante le sovrasta e le confonde, come la luce del sole sommerge nel suo
vitale splendore le umili faci accese
da mano d’uomo.
11 compito di una chiesa, nel seno
del consorzio umano, non è quello
di sovrapporsi allo Stato e di fare
concorrenza alle istituzioni civili;
non è quello di preparare nuovi schemi sociali e politici, nè di organizzare complicate strutture economiche;
e neppure quello di battersi sul terreno politico, per mezzo del gioco
più o meno leale dei partiti. Una
chiesa che non voglia tradire lo spirito del Cristo, deve essere anzitutto
--.....- mepti che valgono
a richiamare l’attenzione degli uomini^ sui lineamenti
di una più vasta ecoàomia spirituale. E suo dovere è di suonare alta e
forte la diana dello Spirito dovunque
le contese umane rischiano di degenerare in lotta fratrieida, dominata
da quegli egoismi che si vogliono distruggere in nome della giustizia sociale.
Ma per quello chp riguarda la
formazione di nuovi sehemi politici
e di più progredite strutture economiche, la chiesa devi' limitarsi a fare sentire con dignità’da sua parola
dij^verità, di giusti^.^,di .frateRs^za,
e di pace. Ed essa deve preoccuparsi
sopratutto di formare degli uomini
spirituali, illuminati e coraggiosi, disinteressati e pronti a servire con amore, dovunque la loro particolare
vocazione li chiami ad operare.
Questi uomini nuovi, siano essi
scienziati o professionisti, letterati o
artisti, operai o contadini, daranno
prova della loro onestà, della loro
bravura, della loro probità e del loro
spirito di fraterna solidarietà nelle
piccole cose come nelle grandi. Ed
allora ogni lavoro sarà nobilitato dai
sentimenti di chi lo compie con fedeltà ed amore.
La Chiesa avrà dimque ben assolto il suo mandato divino, se saprà
esprimere dal suo seno questi nomini rinnovati « nello spirito della loro mente », senza imporre loro un
particolare marchio ecclesiastico e
clericale, senza esigere da essi un conformismo confessionale che potrebbe
renderli odiosi per la loro intolleranza. Ed allora l’unità del mistico
corpo di Cristo potrà riapparire,
senza sforzo, agli occhi stessi del
mondo, nonostante la diversità e varietà delle sue membra.
Le chiese, oggi divise da beghe
teologiche ed ecclesiastiche, da preoccupazioni di ieratico prestigio, e
da una mal celata sete di autorità e
di potere, potranno dare un prezioso appoggio morale alla formazione
di quegli organismi supernazionali
che preludono ad una più vasta comunità di nazioni, éd al riconoscimento dell’unità fondamentale deUe
razze umane.
Ma per esercitare nn’efiScace influenza sulla formazione della futura
società, le chiese devono saper dimostrare al mondo che i loro fedeli non
sono praticamente infedeli a^i eterni principi del Vangelo del Re^o
di Dio, ed alla legge d’amore che
tutti li compendia e costituisce il
vincolo della perfezione. La voce dell’apostolo risuoni dunque come un
solenne monito nelle assemblee che
si preoccupano di salvare i valori
spirituali del Cristianesimo attraverso i marosi di questo drammatico
monito storico: « Se vi mordete e vi
divorate gli uni gli altri, guardate di
non essere consumati gli uni dagli
altri ».
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Disegno di R. Terracini
Eoio Blegnat
LA ROCCIA
Di faccia alla finestra dove lavoro — proprio li, sul costone dirimpetto — s'erge una roccia, un'enorme e selvaggia rupe che strapiomba per centinaia di metri sul bosco di betulle e di faggi disteso
ai suoi piedi.
(Quando sorge il sole la mia roccia s’infiamma: l’hanno chiamata
perciò la Rocca Rossa
« che porta un nome d’amore e di guerra ».
Già era R molti secoli or sono, quando il vallone echeggiava di
lamenti strazianti e di urla di morte. Lì era piantata centinaia d'anni
prima di quel tempo. Lì sfidava le bufere da chissà quanti millemu.
Di Vi non si è mossa dalla creazione del mondo e fi rimarrà nei secoli: immutabile, immutata.
* » *
Penso a tante e tante altre rocce.
La roccia nella pianura, flagellata dal temporale. Fiumi e torrenti, gonfiati dalle piogge, contro di essa urtano invano.
La roccia in riva al mare, percossa dai marosi. Gl'immensi cavalloni arrivano galoppando dal largo, s'infrangono contro di essa
e tutta la ricoprono. Sembra inabissata. Quando la tempesta si placa,
essa è li come prima: infrangibile e intatta.
La roccia sulla più alta vetta montana: nuda sotto la neve e il
ghiaccio, schiantata dalla .folgore e, nell'andar degli anni, pur sempre la stessa: granitica, irremovibile, incrollabile.
* * *
Anche la mia casetta è costruita sulla roccia.
Ed una roccia sorregge il mio cuore!
Presto l'orecchio alle voci lontane dei vecchi Profeti.
Dal fondo dei Tempi mi giunge come un’eco una parola:
Confidate in perpetuo neU’Etemo
perchè TEtemo,
sì l’Eterno è la Roccia dei Secoli.
Giovanni E. Meuxb
2
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L’ECO DEIia TALLI TALDESI
PER LE NOSTRE FAMIGLIE
Tanto non comprendono!
Due donne si sono incontrate alla
fontana e, mentre i secchi si riempiono, stanno scambiando le loro
impressioni sugli ultimi fatti e sulle
novità del villaggio. Siccome le notizie da commentare non mancano ed
anzi alcune hanno una certa importanza e gravità la conversazione si
prolunga, daUo scambio delle semplici notizie si passa a discutere le
questioni generali, a fare confronti,
a riportare i commenti del resto del
villaggio ed il tono della conversazione si riscalda non senza qualche
ombra di pettegolezzi, di acredine,
non senza accenni a particolari molto intimi della faccenda. Tutto
questo alla presenza di un bimbo sui
tre anni che rimane ad ascoltare la
conversazione, interrompendo qualche volta perfino il suo gioco ed ascoltando letteralmente a bocca aperta.
Tanto che una delle due amiche lo
accenna all’altra domandando, con
un segno, se sia il caso di continuare. Ma l’altra risponde, rassicurante,
oc Tanto non capisce, è piccolo ».
Io ne sarei molto meno sicuro.
Certo, non comprende al nostro
modo, non saprà mai di preciso clie
cosa è avvenuto, ignorerà il senso di
tutta la faccenda, non afferrerà il va.
lore di alcuna allusione fatta ; ma sarebbe molto sbagliato credere che
per un bimbo sia indifferente quello
che succede in sua presenza, anche
se non lo capisce. Egli intuisce le cose, le interpreta a modo suo da mille piccoli particolari che gli sono familiari e che, probabilmente, sfuggono a noi adulti. Gli saranno rimasti impressi dei nomi, il tono de'la
voce, il sentimento che ha ispirato la
conversazione, il carattere sereno oppure concitato, amichevole od_ ostile
di chi ha parlato o sparlato davanti
a lui. Tutte queste cose sono afferrate dalla sua estrema sensibilità; talora il tono di un discorso è più pericoloso delle parole stesse e quello
che si lascia capire — e che in qual-'
che modo i bambini afferrano — è
peggiore di quello detto apertamente.
* « *
Non ci si può accontentare di dire
a Tanto non capisce »; quando tm
bimbo ci ascolta, dobbiamo badare a
quel che diciamo e soprattutto a’io
spirito con cui lo diciamo. I ragazzi
hanno una sensibilità estrema, che
ci lascia stupitissimi ed impressionati quando ce ne rendiamo conto, ed
assorbe l’ambiente che lo circonda o
reagisce ad esso in modo molto preciso e profondo. Subito non ci si accorge forse di nulla o le conseguenze
sono tanto impensate che ci sfuggono, ma essere lavorano nel profondo
della persona umana trasformando,
imprimendo dei segni indelebili al
carattere del ragazzo; carattere che
non riuscirà più a cambiare per tutta la vita, tranne casi eccezionali.
Un livre nonr nos familles
Ferme à vendre
Le nouveau livre de Benjamin Vallotton (1) est tellement humain et
vrai que l’on croit à tout moment se
reconnaître dans tel personnage ou
retrouver, dans certaines situations,
ses propres expériences.
On y retrouve le délicieux sens de
l’humour de l’auteur, et aussi une
foi profonde, qui ne veut pas s’imposer mais qui n’en est pas moins
ardente et communicative.
Ce livre fait du bien : non pas parce qu’il nous montre les choses en
rose, mais parce qu’il nous donne le
vrai sens du combat de la vie, au travers même de nos limites, de nos faiblesses, de nos insuccès et de nos
malheurs.
C’est alors qu’ou en sort vainqueur
même si apparemment tout est perdu. d. b.
B. ValloTton: Ferme à vendre ■—
Editions Vie — Lausanne.
Di qui la grande importanza della cosa: sì tratta di tutta la vita dei
nostri figli.
E quanto sia grande questa sensibilità ve lo dirà questo partico.are
notato in un mio antico compagno di
scuola. Mi aveva sempre stupito la
cura con cui egli scrivendo, metteva
virgole e punti e virgoia davanti alla parola a ma... », tanto più che per
il resto non curava troppo i segni di
interpunzione. Volli vedere la cosa
a fouuo ed a distanza di 18 anni dal
fatto risultò che una sua prolessoressa di ginnasio, in un periodo in cui
lo stuolo era stato per lui molto faticoso e privo di sooOisfazioni, aveva
fatto notare, davanti alia classe, a
proposito di un tema, che davanti a
queua parola andava usata la virgola e che l’unico ad aver badato alia
regola era stato lui. Niente di più;
ma quell’insignihcante elogio sincero
10 aveva ta.meute colpito in un periodo in cui era poco abituato a sentirne che, anche (quando l’eiogio stesso era stato dimenticato, continuava
a produrre inconsapevolmente i suoi
eliettil E dire che non si tratta di un
bimbo, ma di un ragazzo — dei resto perfettamente normale — che
frequentava il ginnasio.
« * *
Un tempo si pt;rlava molto di eredità, di trasmissione di pregi nostri
e di nostri difetti ai figliuoli aU’atto
stesso deUa loro generazione. Oggi si
è molto più cauti perchè esempi dì
gemelli cfie, per necessità, si sono dovutì separare ed educare m famiglie
ed ambienti diversi ci hanno mostrato che conta più l’educazione che
tutto il resto, quando si tratta del carattere delle persone.
£’ dunque a questa educazione, a
questi esempi che diamo, a queste
impressioni che i nostri figliuoli ricevono, che dobbiamo baaare sopra
tutto.
Se questo è vero a proposito di fatti abbastanza secondari, come può
essere una conversazione udita per
caso, lo è ancora di più per l’ambiente che i bimbi trovano a casa loro,
per il modo con cui noi ci comportiamo nei loro riguardi.
La pratica della analisi psichica ci
dà degli esempi impressionanti ed ha
fatto una viva luce su questo argomento. Basta pensare che ben difficilmente i gusti o la ripugnanza per
quello che ci piacerà o dispiacerà
per tutta la vita nascono da soli, ma
in genere sono — anche nel campo
dei gusti alimentari — il risultato di
una reazione del bimbo a qualcosa
che ha visto od udito, che gli è piaciuto o che lo ha impressionato e gli
ha fatto paura.
Può bastare che il padre lodi la
bontà di una pietanza nel momento
in cui il ragazzo, sgridato un attimo
prima, nutre del risentimento contro a lui, perchè quella pietanza sia
detestata per tutta la vita senza che
11 bimbo diventato ormai uomo ne
comprenda il perchè.
Non è raro il caso che dei bambini abbiano paura di determinati animali: paura irragionevole che non
sarà mai superata; ma quanti sanno
che dietro alla paura dei ragni si nascónde, senza che alcuno lo dubiti,
il ricordo di un a madre dura e temuta o di una matri gna che non si voleva accettare? E che la paura di certe persone di trovarsi in un luogo
chiuso, o allo- stretto si riallaccia alla esperienza di un eccessivo e soffocante amore materno?
Infine occorre badare anche ai rapporti dei genitori e dei grandi in genere fra di loro. Troppi uomini e
donne portrmo per tutta la vita impresso nel loro carattere le conseguenze de ,i dissensi che i genitori
hanno cer ;cato invano di nasconder
loro, o di scene troppo intime di cui
sono stat' i spettatori prima di tempo!
* * a
Tutto questo ho detto perchè, se è
vero eh e una volta che una ferita è
stata in ferta nell’animo di un ragazzo n'Mi è praticamente più possìbile
concell aria, è anche vero che per la
maggio r parte le possiamo evitare
con uni 1 costante attenzione e con la
coPiosce nza della realtà.
Occqi ere che non dimentichiamo
mai la sensibilità estrema, impensabile dei nostri bambini e che ci preoccupiamo non dì « sembrare » davanti ad essi ma di a essere » veramente l’esempio e la guida.
Non ostante, le apparenze contrarie i fanciulli vanno molto profondo
nelle loro constatazioni, si fermano
al’e apparenze molto meno di quanto crediamo e raggiungono spesso il
fondo nascosto delle cose.
E’ inutile piretendere che i nostri
figli corregganò i nostri errori ed i
nostri difetti solo perchè abbiamo
insegnato loro à far meglio di quanto
facciamo noi. Quella eredità chs non
avremo trasmesso all’atto de’la loro
generazione la avfemo loro inculcata beu più profondamente, giorno
dopo giorno, col nostro esempio, le
nostre parole, la realtà del nostro atteggiamento e^,della nostra fede.
Questo crea in noi una responsabi’ifà che non possiamo ignorare.
Amiamo tullT avere dei figliuoli che
siano esenti dai nostri difetti, che
crescano nel corpo e nello spirito come si convienèì Per molta parte questo dipende da noi, non da quello
che avremo detto loro di fare ma da
quel’o che con la preghiera e con la
meditazione della Parola dì Dìo e
con la sua grazia saremo riusciti ad
essere. '
Franco Davite.
Questa pagina consacrata all’esame dei problemi familiari è stata affidata alle cure della Signora Delia
Bert.
Sur le baue devant la maison
Viens te mettre a coté de moi sur
le banc devant la maison, femme,
c’est bien ton droit; il va y avoir
quarante ans qu’on est ensemble.
Voilà que les enfants à cette heure
sont casés, ils s’en sont allés par le
monde; et, de nouveau, on n’est rien
que les deux, comme quand on a
commencé.
Femme, te souviens-tu? On n’avait rien pour commencer, tout était
à faire. Et on s’y est mis, mais c’est
dur. Il y faut du courage, de la persévérance.
Il y faut de l’amour, et l’amour
n’est pas ce qu’on croit quand on
commence.
Ce n’est jms seulement ces baisers
qu’on échange, ces petits mots que
on se glisse à l’oreille, ou bien de se
tenir serrés l’un contre l’autre; le
temps de la vie est long, le jour des
noces n’est qu’un jour — c’est ensuite, tu te rappelles, c’est seulement
ensuite qu’a commencé la vie.
Il faut faire, c’est défait; il faut
refaire, et c’est défait encore.
Les enfants viennent; il faut les
nourrir, les habiller, les élever: ça
n’en finit plus; il arrive aussi qu’ils
soient malades; tu étais debout toute la nuit, moi je travaillais du matin au soir.
Il Y a des fois qu’on désespère; et
les années se suivent et on n’avance
pas, et il senible qu’on revient en arrière.
tu te souviens, femme, ou quoi?
Tous ces soucis, tous ces tracas;
seulement tu as été là. On est resté
fidèle l’un à l’autre. Et ainsi j’ai pu
m’appuyer sur toi et, toi, tu t’appuyais sur moi.
On a eu la chance d’être ensemble,
on s’est mis tous les deux à la tâche,
on a duré, on a tenu le coup.
Le vrai amour n’est pas ce qu’on
croit. Le vrai amour n’est pas d’un
jour, mais de toujours.
C’est de s’aider, de se comprendre.
Et, peu à peu, on voit que tout
s’arrange. Les enfants sont devenus
grands, ils ont bien tourné. On leur
avait donné l’exemple.
On a consolidé les assises de la mai.
son. Que toutes les maisons du pays
soient solides, et le pays sera solide,
lui aussi.
C'est pourquoi mets-toi à côté de
moi et puis regarde, car c’est le temps
de la récolte et des engrangements;
quand il fait rose comme ce soir,
et une poussière rose monte partout
entre les arbres.
Mets-toi tout contre moi, on ne
parlera pas: on n’a plus besoin de
rieii se dire,
n’a besoin que d’être ensemble
encore une fois, et de laisser venir
la nuit dans le contentement de la
tâche accomplie.
(C. F. Ramuz)
PROBLEMI DI OGGI
Il denaro nell’economia domesi
Si afferma,^generalmente, che il
danaro non reca all’uomo la felicità.
E? giusto, tu|ta¥ia, riconoscere che
vi può contribuiré. La vita familiare
non può trascorrere nella gioia e nella pace se è continuamente insidiata
dalla miseria, e ci vuole una fede
profonda ed un grande spirito di sottomissione perchè in un focolare dove, per es. il capofamìglia non ha lavoro e in cui nessun altro membro
è in grado di guadagnare, non spunti tosto o tardi l’amarezza, l’incomprensione, foxs’anche l’infedeltà.
Accade tuttavia che anche là dove
i mezzi non mancano, dove anzi regna un certo benessere materiale, il
danaro, sia fonte di ulissidi e causa di
preoccupazioni talvolta mo’to penose. Perchè? La risposta è evidente:
in quella casa non si è dato al danaro il giusto posto che gli spetta.
Avarizia e prodigalità
Il problema dell’uso del danaro è
racchiuso fra due po’i estremi; avarizia e prodigalità, sete di guadagno
e sperpero del medesimo. In tema
di economia familiare tutta la sapienza consìste nello stabilire un giusto
equilibrio fra le entrate e le uscite in
modo che ncut solo non esca dalla casa più danaro di quanto ne entra,
ma a’tresì non vi sia accumulo di beni a detrimento della salute o sacrificando legìttime aspirazioni.
L’avarizia non è un peccato moderno. Il tipo di uomo che vive nella sporcizia più degradante, rifiutando a sè ed agli altri perfino l’indispensabile, pauroso della luce del
giorno e diffidente verso il prossimo,
non è una figura del ventesimo secolo. Ma, anche senza volere emulare il noto personaggio di Molière,
certi capi famìglia si ricevono dai
loro intimi l’epiteto di avari o, per
10 meno, di tirchi impenitenti.
E’ naturale che chi guadagna il
pane col sudore della fronte abbia
l’impressione che il suo salario non
sia mai usato abbastanza saviamente.
11 sentimento del possesso unito a
quello del’a responsabilità di fronte
alla famiglia da mantenere, rendono
più acuta in lui una certa sensibilità
economica per cui considera inutili
tanti acquisti che gli altri giudicano
indispensabili.
Il senso de’.l’economia spinto all’eccesso può essere una causa di grave incomprensione tra genitori e fi
gli già grandicelli. Il portafoglio di
un giovanetto o di una signorina non
deve esse^i. vuQto ,jo 4toppo. magra-,
mente fornito se non si vuole che un
giorno, per far fronte ad una spesa
giudicata necessaria o semplicemente
per non dover arrossire di fronte ai
compagni, essi si procurino la somma mediante prestiti o altri ripieghi
più pericolosi ancora.
Accade talvo’ta che chi porta a casa il danaro sia molto avaro per le
necessità dei familiari, ma prodigo
per quanto riguarda le spese personali; in tal caso egli dimostra la sua
incapacità a concepire il suo salario
come mezzo di sussistenza a cui tutti,
nel!a casa, hanno diritto. Molte donne preferiscono continuare a lavorare anche dopo il matrimonio e senza che lo richieda la condizione economica della famiglia, unicamente
perchè, incomprese dal marito nei
loro legittimi desideri, cercano con
mezzi propri di procurarsi quelle
picco’e cose di cui altrimenti sareb
bero private. Questo modo di risol
vere il problema non è dei più brìi
lanti e giovevoli all’armonia coniu
gale, fors’anche all’economia fami'
liare.
I giovani, d’altra parte, con un
giudizio superficia’e definiscono spesso avari i genitori previdenti che si
preoccupano di lasciar loro qualcosa
di più di quanto essi avevano nel
giorno del loro matrimonio. La caratteristica dei giovani (potremmo
anzi dire delle generazioni nate dopo la prima grande guerra) non è
l’avarizia ma piuttosto la prodigalità. Ogni epoca ha le sue tendenze,
dovute ag’i sviluppi economici, sociali e politici. La nostra è sotto il
segno della facilonerìa. Con questo
non vogliamo certo dire che la vita,
oggi, sìa facile: nessun’epoca, forse,
è stata crudele come la nostra. Intendiamo parlare della faciloneria nel
maneggiare il danaro. Tutti si lamen,
taño di non averne abbastanza e tutti spendono più dì quanto è ragionevole ed utile. In un’epoca di svalutazione come la nostra, non abbiamo
sempre sul valore del danaro un’idea
precisa. I bimbi possono generalmente disporre di somme che non esitiamo a definire esagerate. E c’è
da chiedersi come faranno, quei ragazzi abituati a maneggiare i grossi
biglietti, se dovranno un giorno sottoporsi a’ie strettezze materiali a cui
saranno costretti dalle molteplici re
sponsabilità della vita. Le somme
che mettiamo a disposizione dei nostri bimbi siano dunque.proporzionate alla loro età e non alle condizioni economiche della famiglia. Le
necessità di un bimbo di dieci anni
sono pressoché uguali per i fig’i dei
lavoratori e per quelli che appartengono a famiglie agiate: nè gli uni,
nè gli altri, a quell’età, devono aver
bisogno di somme rilevanti.
Un argine sicuro contro la prodigalità e la faciloneria consiste nello
stabilire un bilancio familiare. E’
stato detto che il bilancio è ciò che
fa dira a un biglietto da mille dove
andrà prima di essere utilizzato, invece di domandarsi dove è andato
dopo che è sparito. « Su quale somma possiamo contare? e come la impiegheremo? » dovrebbe essere la
prima domanda dei giovani sposi all’atto dì assumere la responsabilità
del nuovo focolare. Una buona amministrazione consiste nel prevedere
prima le spese regolari (affitto, bollette della luce e del gas, riscaldamento, imposte e offerte) e quindi
decidere quale potrà essere il tenore di vita della famiglia.
La tentazione del lusso
Una famiglia senza bilancio, anche se i mezzi sono sufficienti, corre. sempre il rischio di fare delle spese inopportime, lasciandosi attirare
dal lusso.
I tempi, è vero, sono molto cambiati da quando si considerava un
lusso, per la massaia, possedere una
bella e pratica cucina economica o
una stanza da bagno. Tutto quello
che rappresenta un aiuto prezioso
perchè il lavoro venga compiuto con
minore spreco di tempo e di fatica
non può essere considerato un lusso
ma bensì una vera e propria agevolazione economica.
La nozione del lusso è anche diversa a seconda degli individui. Gli
uni non saranno schiavi del a confort » moderno, ma ameranno avere
attorno a sè oggetti belli; altri non
sì lascieranno tentare da certe raffinatezze cu’inarie, ma sentiranno il
bisogno, come del pane quotidiano,
di udire un po’ di musica o di leggere buoni libri; altri ancora non
danno un centesimo al cinematografo, ma si rallegrano al pensiero di
fare, con un gruppo di amici, una
gita in macchina.
3
L’ECO DELLE VALU VALDESI
— Î
. ' t
D lasso non è doncpie rappresentato da •quelle spese che recano alla
famiglia una legittima soddisfazione
ma da quelle non indispensabili, che
facciamo unicamente perchè le vediamo fare, dagli altri. Non si può
stabilire un bilancio familiare per
imitazione, per spirito di emulazione, per soddisfare il nostro orgoglio.
Quello che rappresenta il superfluo
in una famiglia può invece rappresentare il necessario in un’altra, con
diverse condizioni materiali e con
altre esigenze sociali.
Tutti conosciamo quei moderni
avvisi commerciali che invitano la
gente a comprare: vendite rateali,
premi per tutte le borse, garanzie
di un « buon affare » ecc. ecc. I giornali sono pieni di questa nuova forma di propaganda.
Ma se può essere utile, talvolta,
servirsi di certe agevolazioni, nondimeno esse rappresentano un pericolo per le finanze familiari non bene
amministrate. Sarà appunto quel genere di acquisti che, se il bilancio
non è ben stabilito, trascinerà la famiglia sulla strada pericolosa dei
conti aperti. Se un oggetto o un mobile si rivela necessario, imponiamoci piuttosto, prima dell’acquisto, una
severa disciplina per mettere da parte, mese per mese, la somma richiesta. Eviteremo cosi la noia di doverlo ancora pagare quando già necessita di qualche riparazione! Ricordiamoci che difficilmente la gioia
può fiorire in im focolare invaso dai
debiti.
Quale posto assegneremo^ nella nostra casa, alla gioia del dare?
Per natura, l’uomo è mólto prudente quando si tratta di ' spendere
a favore degli altri. I bimbi imparano quella prudenza dagli stessi genitori: chi di noi non ha udito qualche brava mammina raccomandare
alla sua bimba di non prestare mai
la bambola, o la giacchettina di lana, o la bicicletta? E cosi rafforziamo nei cuori infantili il sentimento
del possesso già ben radicato.
Dopo gli orrori dell’ultima guerra si è sentita fortemente l’esigenza
di una concezione comunitaria della
vita, il bisogno di aiutare i meno
fortunati di noi. Oggi, forse, i giovani sono meno egoisti di quanto,
credendoci savi, lo siamo stati noi
,aJla.^lora,ctà. E,di questo non pos-,
siamo non rallegrarci.
Anche in un bilancio modesto, non
dimentichiamo di fare tm posto alla
generosità, all’aiuto reciproco, alla
solidarietà. Sperimenteremo così la
gioia annunziataci da Gesù quando
disse: « Più felice cosa è il dare che
il ricevere ». D. Bert
F i I od ra m rh ali che
Sono lieto d’aver suscitato l’articolo del Pastore T. Balma. Sono pienamente d’accordo con lui. Anche
quando dice che « nessimo può onestamente gettare a priori la prima
pietra alle nostre filodrammatiche di
chiesa ». Riconosciamo tutti quanto
sia difficile la scelta. Ma tanto più
arduo è il problema, tanto più mi
rallegro che il Pastore Balma abbia
iniziato la sua Collana ec La Scena e
la Fede ». Al suo primo lavoro già
pubblicato ed a quelli che seguiranno, auguro ottima accoglienza da
parte dei nostri grappi giovanili e
del pubblico. Data la competenza del
Dott. Balma, il successo è sicuro. Me
ne rallegro di cuore,
E’ appunto ad una soluzione come questa ch’io accennavo nel mio
articolo. E per l’appunto alludevo a
parecchi dei lavori che il Collega
Balma dice di voler tradurre, oltre
a qualche a’tro del genere. Più d’accordo di così!...
Tanto è vero ch’io affermavo l’opportunità di ricorrere a quelle tradu
zioni, data Penorme difficoltà d’avere dei buoni lavori teatrali di natura
strettamente valdese. Dobbiamo esser grati al Pastore Balma.
Due parole, con sentimento fraterno, a chi si firma « Un dilettante ».
Caro Amico, quale Ella sia, il Dott.
Balma ha ora rispostò ai suoi
giustissimi rilievi stdla carenza di lavori adatti. Perciò mi limito a Guarire il mio pensiero su due punti particolari. Certo, è perfettamente ammissibile che si diano delle rappresentazioni diciamo cosi nettamente
profane. Purché si tratti di commedie dignitose, adatte al nostro ambiente, divertenti, di ùtoralità ineccepibile, e di intrinseco valore. Benvenute quelle serate che raggiungono im duplice fine : culturale e ricreativo. La Corale anche in questo campo può dare un efficace concorso.
Ma., ecco il punto. Oltre a codeste
serate puramente culturali e ricreative, le nostre Filodrammatiche non
possono dimenticare che, essendo esse un’emanazione d’un nucleo gio
vanile religioso e quindi, in ultima
analisi, un’emanazione deUa Chiesa,
incombe loro la necessità (qual’è ora
fortemente sentita all’estero) d’avere delle produzioni storiche religiose, o addirittura prettamente bibliche. Con intervento del'a Corale. In
questo si devono assolutamente distinguere le nostre Filodrammatiche.
Perciò, non dico che tutte le recite
debbano avere un carattere religioso.
Ma ammetterà, caro Amico, che fra
il sempre ed il mai, od il molto di
rado, v’è differenza.
E’ USCITO
Coserello
di Nelly Donini Buffa
Premio Clandiana 1953
L. 350
IMMINENTE
Che cos'è il Nuovo Testamento
di Francesco Lo Bue
L. 500
Ordinazioni alla Libreria Claudiana ■ Torre
Pellice - C. C. P. 2-17550
Resta il problema del XVII Febbraio. Non mi pare che vi sia alcun
inconveniente quando la serata sia
in gran parte di natura storico-religiosa o biblico-religiosa, con accompagnamento di cori religiosi, e che
in seguito vi sia un’altra breve parte,
marcatamente distinta dalla precedente, con una farsa che desti sana
allegria.
Tanto più dato il carattere particolare della nostra Festa Valdese.
Tutto sta nel saper mettere « ogni
cosa a suo posto ». Allora v’è sempre armonia.
G. Bektinatti.
PENSIERI
Quando la vita di famiglia sarebbe
bella se i piccoli bambini, la sera,
andando a letto potessero dire, guardando in faccia le persone più vecchie: cc Che bei momenti abbiamo
trascorso assieme oggi! » Marden
La coscienza del dovere compiuto
spande nelle anime nostre mia dolce
gioia. Giorgio Herbert
Libri e riviste
Huldrych Zwingu — Brève Instruction
Chrétienne (1523) - Editions Labor et Fides - Genève - fr. sv. 2,10.
E’ l’opuscolo n. 9 dei « Gabiers du renouveau ». « L’instruction cbrétienne » è
stata redatta da Zwingli nel 1523 su richiesta delle autorità di Zurigo e fu inviata a
suo tempo a tutti i pastori e predicatori delle città, paesi e territori « afin qu’ils annoncent tous désio.rmais la vérité évangélique et la prêchenf*. à leurs sujets ». Dato il
suo carattere ufficiale, questa Istruzione si
presenta come la prima confessione di fede
della Chiesa Protestante di Zurigo. La si
legge oggi ancora con vivo interesse e utilità, anche se a distanza di secoli e in modo diverso; i punti fondamentali della discussione tra le due confessioni religiose
cristiane hanno tuttora la loro ragion d’essere, mentre le considerazioni del Riformatore sulla Legge e suU’Evangelo sono ancora fonte di sobria, efficace riflessione.
La Revue de l’Evaagélisation.
Utile documentazione su problemi attuali di evangelizzazione - Numero di novembre-dicembre: Le sens de la maladie (J.
D. Benoit) - Sens de la maladie dans la Bible (G. Crespy) - Le sens de la maladie par
un médecin chrétien (P. Granjon) - Crises
morales et spirituelles du malade (M. Warnery) - Ce que le malade attend de l’Eglise (P. Chapol) - Le drame de la position
protestante devant l’humanité moderne (J.
P. Benoit).
Abbonamento: richiedere a La Revue de
l’Evangélisation - 47 Rue de Clichy - Paris IX.
Scrivono all’io
•••
Albert Cardinaux Demain, perspectives
- Labor et Fides - Genève - fr. sv. 1,50.
Considerazioni e studi di carattere economico-sociale suUa situazione presente e
futura del mondo: « Où conduit-on l’humanité? Peut-on éviter la catastrophe? DemaiU'»-. Opuscolo di una quarantina di pagine.
The Presbyterian World — Rivista deU’Alleanza Mondiale Presbiteriana.
Sempre ricca ed interessante fonte di notizie sulle Chiese Presbiteriane - Articoli
quasi tutti in lingua inglese - Abbonamento, fr. sv. 4 - Executive Secretary World
Presbyterian Alliance - 17 Route de Malagnou • Genève.
Comunità — Rivista bimestrale del Movimento Comunità.
Problemi politici, sindacali, rapporti sociali, architettura, filosofia, letteratura, arti.
Collaborazione di scrittori di valore, esame profondo, aggiornato, documentato' di
vari aspetti della vita contemporanea - La
Direzione della Rivista promette per il nuovo anno aumento di pagine, migliore presentazione. Fino al 15 febbraio, abbonamento L. 1.100, in seguito, L. 1.900 - Amministrazione: via Manzoni 12 - Milano c.c.p. 3-27095.
e. r.
Christianisme Social — Revue internationale et Sociale pour un monde chrétien.
Ricca documentazione e studi di carattere sociale su base cristiana - Numero novembre-dicembre: L’homme et la société
(G. Lasserre) - Le malaise mral (R. Dumont) - A traversi l’Espagne (R. Martin) Notes et Documenta - Abbonamento L. 1600.
Sig. Direttore,
Il comunicato sulla situazione finanziaria
dei nostri giornali ■— che ha voluto portare
a conoscenza dei lettori — ha avuto un
benefico risultato. Infatti, in seguito aUo
afflusso degli abbonamenti e a qualche dono, il deficit complessivo dei due giornali
è ridotto, alla fine Gennaio, a L. 92.051.
I doni ricevuti da Giugno ad ora, ammontano a L. 6.370 per l’Eco deUe Valli
e a L. 25.669 per La Luce.
Non possiamo però dire di essere senza
preoccupazioni. Infatti, per poter considerare con tranquillità l'andamento finanziario della nostra stampa, bisognerebbe che
con i ^versamenti dei ritardatari, e forse
qualche dono, non solo sparisse il deficit,
ma avesssimo la disponibilità per pagare le
fatture fino alla fine del corrente anno 1954.
L’Amministrazione
Quando noi non ci preoccupiamo
troppo della felicità o della sventura, ma ci applichiamo invece a
compiere fedelmente il nostro dovere, allora la felicità viene da sè.
Guglielmo von Humbolt
Devo a delle abitudini inveterate
il potere dire che il lavoro è sempre
stato per me ciò che l’acqua è per
il pesce. Mi sono stupito migliaia di
volte di mentire delle persone dire:
« Io non amo questo lavoro », oppure: « Vorrei poter cambiare d’occupazione », perchè, per me, tutte le
volte che ho avuto qualche cosa da
fare, mi sono messo al lavoro con
entusiasmo, ed ero sicuro di terminarlo prima del tramonto del sole.
Orazio Mann
Convégno dei Monitori
La donna che possiede « il genio
dell’affetto » è veramente la re^(ina
del mondo, Helen Hunt
Ripetendo una riuscita iniziativa
di quattro anni fa, verrà indetto a
Pinerolo, il 19 Marzo, alle ore 9
., . Ogni parrocchia presenterà una
breve relazione nelle proprie Scuole domenicali. Vi sarà un interessante studio del Pastore Franco Davite.
Altri argomenti interessanti sono all’ordine del giorno.
Tutti i monitori e le monitrici si
ricordino della data e la impegnino
per il loro convegno a Pinerolo.
Le attrattive personali sono una
cosa poco importante, ma l’utilità
della nostra persona è cosa importantissima. Solo coloro che hanno lo spirito rivolto ad altra cosa aU’infuori
della' propria felicità sono veramente felici. Orazio Mank
Aniare ed essere amato è la ^ più
grande felicità della vita.
Sidney Smith.
'Ogni giorno si dovrebbe almeno
sentire una bella canzone, leggere un
bel poema, guardare una bella pittura e, se possibile, dire qualche
buona paròla. Goethe
BREVE SOMMARIO DI STÒRIA VALDESE
E’ noto che per vari secoli la storiografia valdese ha fatto risalire la
origine de’l’eresia omonima addirittura ai tempi apostolici, e ne ha tracciato, sia pure saltuariamente, lo
sviluppo progressivo neUe Valli che
ancor oggi si chiamano valdesi: in
tale visione, Valdo non occupava che
Il Valdo, ossia l’amore per il prossimo
uno dei posti principali nella vicenda della antica eresia, accanto a’io
apostolo S. Paolo e a Claudio, Vescovo di Torino, Da un secolo ormai
la critica storica, dovuta specialmente ai tedeschi, ha riportato l’origine
del Valdismo ai tempi di Valdo, e
in modo particolare alla sua azione,
ed oggi nessuno più arrischia mettere in dubbio che tale sia la verità
storica. Ed è perciò che, parlando
di storia Valdese, noi dobbiamo necessariamente cominciare da colui
che con tutta verosimiglianza le ha
lascialo il suo nome, e ad esso rifarsi come la pietra miliare iniziale.
Valdo è un personaggio storico:
se molto si è ricamato sul suo. conto
e se oggi noi non possiamo più distinguere nelle pagine dei suoi primi biografi ciò che fu realtà e ciò
che è leggenda, è però incontestabile che Valdo è storicamente esistito:
questo anche se sul suo nome, o meglio sulla grafia di esso, non tutti sono d’accordo, e anche se più tardi
vi si aggiunse (solo nel 1368) quel
Pietro, che forse voleva in tal modo
presentarlo in contraltare a quell’altro Pietro, di cui si dice che fosse
il primo papa. Ed è perciò che noi
lo chiameremo semplicemente Valdo, come d’altronde s’usava ai suoi
tempi, in cui il cognome non era che
una prerogativa dei nobili.
Valdo invece, da quanto ci risulta, era un mercante e viveva a Lione: nella città così importante al
lora come emporio commerciale, la
sua intelligenza e la sua abilità lo
avevano arricchito rapidamente, e,
agli occhi del mondo, egli era im
uomo fortunato: una rapida fortuna, una bella famiglia (moglie e due
figliole) avrebbero potuto consentirgli una vecchiaia tranquilla. Che cercare di meglio? Certo le preoccupazioni spirituali e religiose non erano
adatte ad un uomo d’affari, come
non lo sono agli uomini d’affari ed
ai ricchi di oggi.
La Provvidenza Divina riservava
pero ima sorpresa: un giorno, quando meno se l’aspettava, un amico
gli crollò ai piedi, senza vita, per
un improvviso malore e Valdo fu
profondamente scosso e turbato dal
fatto. Tentò di dimenticare: impossibile. Al teologo, che egli era andato a consultare e che gli enumerava molti mezzi per salvare l’anima
sua, Valdo, da uomo pratico, chiese
qual’era la via più sicura e più diretta per raggiungere tale scopo.
« Vai, vendi ciò che hai e dallo
ai poveri », gli fu risposto con le
parole di Gesù al giovane ricco.
A questo punto bisogna supporre
che Valdo volle essere meglio informato di quel Libro che dava ordini
cosi imperiosi e così difficili: la Bibbia non era molto conosciuta ai suoi
tempi, ma egli voUe andare più a
fondo, e lì si maturò la sua improvvisa conversione religiosa. Come Saulo sulla via di Damasco, anch’egli
ebbe la visione di ciò che gli toccava fare. £ non è da stupire se eg'.i
eseguì alla lettera l’ordine di Gesù:
era un uomo del Medio Evo, nel qua
le la religione, una volta sentita, doveva intendersi in senso totalitario
ed assoluto. Se la Bibbia diceva di
vendere i suoi beni e di darne il frutto ai poveri, bisognava farlo.
E Valdo ebbe il coraggio di farlo:
diciamo il coraggio, perchè di quattrini ne aveva racimolati parecchi, e non era forse pazzia agli occhi
del mondo agire così? Ma i poveri
erano tanti, a quei tempi, i poveri
involontari naturalmente: e il rendersi come loro, appariva a Valdo,
come apparve a tanti suoi contemporanei, la so’uzione migliore.
Infatti i movimenti pauperistici,
la segregazione dal mondo, il sottoporsi a crudeli penitenze erano cose
comuni nel Medio Evo, ed è noto
che S. Francesco, come Valdo, partì
dallo stesso concetto di amore per il
prossimo.
Ma Valdo non si fermò a questo
punto: quando ebbe assicurato ai
suoi familiari (forse oggi egli subirebbe da parte loro un processo di
interdizione!) la rendita per vivere,
e quando ebbe cominciato le sue distribuzioni di viveri ai poveri della
città, si accorse che mancava qualcosa. «( Non di pane soltanto vive
l’uomo », e Valdo, che dal Vangelo
aveva tratto ispirazione e forza, volle farlo conoscere ai suoi beneficati e
protetti. E cosi, per ordine suo, Bernardo di Ydros e Stefano d’Ansa si
misero a tradurre dal latino della
« Vulgata » i Vangeli e l’Antico Testamento, recandoli in volgare, cioè
nel dialetto del tempo: e Valdo, ignaro di infrangere una legge e lieto
solo di comunicare agli altri ciò che
per lui era la vita, leggeva ai suoi
poveri e alla gente il Divino Messaggio, che tutti ignoravano.
Senza saperlo Valdo iniziava così
una pratica di cristianesimo sociale,
che gli uomini ricercano ancora al
giorno d’oggi e che forse è troppo
difficile applicare: il pane dello spirito e il cibo per il corpo procedevano da quest’uomo, che ormai aveva
raccolto intorno a sè degli amici e
dei discepoli. Fu questo fatto che lo
mise alla ribalta: finché la pazzia di
un uomo aveva fatto scalpore nella
città, finché eg’i aveva distribuito il
suo denaro, poco male per la Chiesa
e per il clero : ma che quest’uomo ardisse ora sostituirsi al sacerdote e
spiegare il Libro dei Libri, ciò non
poteva essere tollerato oltre dagli ecclesiastici, che seppure ignoranti e
corrotti iu gran parte, dovevano conservare la loro posizione di privilegio e la loro investitura di soli iniziati alle cose religiose. Inoltre Valdo alle Chiese ed alle opere pie non
aveva dato neppure un soldo, e anche questo era grave.
Non è perciò da stupirsi se l’arcivescovo di Lione, Guichard, in quell’anno 1173, fece comparire dinnanzi a sè l’audace innovatore ed i suoi
più diretti collaboratori, e fedele al
principio d’autorità che è proprio
della Chiesa Cattolica, chiese a Valdo chi avesse dato a lui l’autorità di
predicare e di leggere il Vangelo alla gente. Valdo forse non aveva mai
pensato a una simile domanda, ma
posto in necessità di rispondere, senti in quel momento che c’era un’autorità piu forte di quella del perso
naggio che l’interrogava e di ciò che
egli rappresentava, e perciò rispose
con le parole che aveva ormai imparato: « Meglio ubbidire a Dio che
agli uomini ».
Una risposta del genere non poteva garbare all’Arcivescovo di Lione,
e poiché egli era anche il signore
temporale della città, se ne valse per
ingiungere ai suoi molesti sudditi di
allontanarsene, e di abbandonare anche la diocesi.
Non sappiamo se a quel momento
Valdo coi suoi scotesse la polvere dai
calzari, ma certo uscendo dalla città
egli doveva pensare alle parole del
Maestro: « Se vi cacciano da un»
città, andatevene in un’altra ».
Correva l’anno 1176.
1179: Terzo Concilio del Laterano. A quei tempi i Concili, cioè l’assemblea di tutti i vescovi, erano la
assise solenne della Chiesa, ed il papa non era ancor stato dichiarato
infallibile, Valdo, che non sapeva di
essere un eretico in potenza, e che
credeva di poter lavorare nella Chiesa, pensò che l’autorità del Concilio
avrebbe forse riconosciuto le sue buone intenzioni, contro l’autorità dell’Arcivescovo Guichard. E ingenuamente prese la via di Roma, ove lo
ritroveremo.
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4
4 —
L’ECO DELLE VALI! VALDESI
La voce delle Comùnità
Luserna S. Giovanni
La comanità è grata al pastore E, Pascal
per il sno messaggio in occasione del culto
del 31 gennaio.
— Il 23 gennaio è stato celebrato il matrimonio di Stefano Malli e Andreone Emma Bianca. Benedica il Signore questo nuovo focolare.
— Dopo soli 4 giorni di esistenza terrena, il Signore ha richiamato a sè Manuel
Piero Rovara di Alfredo e Bianca Peyrot.
All’Ospedale Mauriziano di Luserna è deceduta, all’età di anni 61, Rivoira Giuseppina in Chiavia,
Al Rifugio Carlo Alberto è deceduta Long
Augustina ved. Pretto di Torre Pellice.
AUe famiglie cosi duramente provate, la
Comunità rinnova la sua cristiana simpatia.
— Il 31 gennaio un buon gruppo di catecumeni, guidati dal pastore R. Jahier ha
raggiunto, sotto una bella nevicata, la comunità di Pramollo. Dopo il culto, alcune
ore di sana allegria, poi il ritorno ed ora...
l’attesa della visita degU amici pramoUini.
— La visita di Chiesa ha avuto il sno
normale svolgimento intralciato dalle condizioni atmosferiche, non precisamente favorevoU. Ciononostante un buon uditorio
ha ascoltato il messaggio del sovrintendente
pastore R. Nisbet, al culto di domenica 14
febbraio, il quale ha portato apprezzati messaggi ai catecumeni ed all’Unione giovanile, il sabato 13 e domenica sera, ai fratelli
del quartiere di Mourcious. La domenica
pomeriggio, nella Sala Albarin, un’assemblea di Chiesa non molto numerosa, ma
vivace, ha manifestato il suo parere in merito all’ annoso « problema » dell’atteggiamento da assumere di fronte ad una proposta, già presentata ben dieci anni fa, in
questa stessa Assemblea, dal sig. E. Besson,
poi dibattuta sulla nostra stampa, poi ripresa in sede di Conferenza Distrettuale,
ed infine ritornata allo studio dell’Assemblea di Chiesa: l’unificazione dei due ruoU attualmente contemplati dai nostri regolamenti: membri elettori e membri comunicanti. Dopo un ampio dibattito, l’Assemblea ha approvato, a stragrande maggioranza un o.d.g. favorevole alla proposta unificazione, in vista di un potenziamento dell’attività comunitaria; l’assemblea ha'^-inoltre ritenuto opportuno che il Umite minimo
di età da richiedersi per l’iscrizione nel ruolo unico dei membri elettori sia da fissarsi
in anni 21 e che detta iscrizione debba avvenire automaticamente.
Anche il problema finanziario è stato oggetto di accurato esame e di sani propositi.
Siamo grati al Sovrintendente, che ha pure
avuto un incontro col Concistoro, per il
buon lavoro compiuto.
— Il XVII Febbraio ha avuto un felice
svolgimento. Le migliorate condizioni atmosferiche hanno permesso una grande affluenza di piccoU e grandi: il corteo tradizionale è stato ordin4to e pieno di vita;
10 aprivano i.bimbi del nostro giardino ^’infanzia; le recitazioni preparate con ambre e
senso d’arte dai nostri insegnanti hanno incontrato il più vivo plauso del pubblico; incisivo il messaggio del pastore Jahier. Il
pranzo tradizionale ha visto riuniti oltre
cento partecipanti; impeccabile, come sempre, l’organizzazione dpi nostro « Charletou ». Molto gradita ed apprezzata la presenza del Sig. Allemandi, ff. di sindaco, del
segretario comunale dott. Lauro, e dell’assessore Frezet.
Applaudita la lettura di un messaggio del
sindaco, signor Creste. Il pastore R. Jahier
rivolge una parola di gratitudine alle autorità comunali presenti, accomunando poi
in un saluto affettuoso l’ex-segretario dott.
Micol ed il nuovo segretario dott. Lauro.
11 ff. sindaco signor Allemandi rivolge ai
presenti un elevato messaggio ispirato all’esaltazione di quegli eterni valori di comprensione e di tolleranza che nel 1848 accomunò i D’Azeglio, i Lanza, gli Alfieri,
i Tegas nella lotta per la conquista della
libertà di coscienza. Il pastore E. Pascal
ha esaltato la tolleranza, conquista e aspirazione suprema dello spirito umano. Il
prof. Costabel ha rievocato le circostanze
che hanno condotto all’emanazione dell’Editto Albertino. Il signor Frezet ha voluto
portare la sua testimonianza di credente
cattolico nella bellezza della solidarietà cristiana nel campo della solidarietà sociale,
lanciando la proposta di una colletta in favore dei diseredati. Il Signor Pisaniello ha
rivolto un messaggio commosso, evocazione
di personale esperienza nel campo della
santità della lotta per la libertà politica e
spirituale, dono ineguagliabile della Divina
Provvidenza. La colletta in favore dell’Asilo dei Vecchi ha dato ima bella somma,
molto gradita dai ricoverati. Il signor E. FaVout rivolge un commosso saluto ai molti
Sangianin emigrati nel vasto mondo.
La sera, tradizionale serata: La Rinnegata è stata interpretata con fine senso di
arte; gli applausi hanno detto la viva soddisfazione del pubblico che si è anche divertito con la farsa finale. Una parola di
riconoscenza alla Corale per la ottima esecuzione di alcuni cori.
1 falò sono stati numerosi; ci sembra che
siano stati anche meno... rumorosi. Ci rallegriamo della nota di vivacità che hanno
portato nella notte ancora invernale.
Asilo per i Vecchi. Sono stati ricevuti dal
Pastore con riconoscenza i seguenti doni:
Banca Pellegrini L. 5.000; fam. Falcombello 250; in mem. di Lina Coisson-Frache: i
figli Clara e Roberto 5.000; in m. del marito: Revel Caterina ved. Travers 2.000; Giulio e Bianca Goss 1.000; Rivoir Enrico e
Giulia 1.000; Fantone JuUo Pietro 500.
Perrero-Maniglia
E’ aperto il concorso alla « Borsa di Studio Generale Giulio Martinat ». Borsa di
diecimila lire, anno scolastico 1953-1954 per
gU studenti della Val Germanasca, di Pramollo e San Germano. Le domande indirizzate al Concistoro di questa Chiesa devono
essere corredate di una lettera del Pastore,
del certificato di studio dell’anno scorso e
di quello dell’UflScio delle Imposte e de
vono giungergli entro la fine di marzo prossimo.
Gradite visite nelle ultime settimane dello scorso anno: 11 Moderatore ha presieduto
un Culto a Perrero, U Sovrintendente sig.
R. Nisbet ha presieduto i Culti domenicali
a Perrero e a Maniglia, il Pastore André
de Robert e i suoi Collaboratori hanno presieduto una riunione nel Tempio di Perrero.
Tutta la Chiesa ringrazia cordialmente
quei Servitori di Dio dei loro messaggi: li
accompagna con le .sue preghiere.
Villar Pellice
La nostra chiesa ha celebrato la solennità
del 17 Febbraio con sincero entusiasmo ed
il tempo e le circostanze l’hanno felicemente assecondata.
Il culto di commemorazione ebbe luogo
la domenica precedente con una buona assemblea malgrado il tempo quasi proibitivo.
Che cosa urge maggiormente, oggi, alle
nostre Valli? Tale fu la domanda alla quale cercò risposta la predicazione e la parola
di Gesù: « Ogni regno diviso contro se stesso sarà ridotto in im deserto » (Matt. 12:25)
mostrò con facile documentazione storica
che quanto maggiormente occorre oggi alle
nostre Valli è l’unione.
Lieve progresso della partecipazione alla
Santa Cena. Progresso verso una maggiore
unione?
— Vigilia e falò. Il tempo s’era provvidenzialmente rimesso al beUo e l’adunata serale al Sabbione ormai tradizionale riuscì a
pennello. Molti frateUi ed amici convenuti
da ogni parte deRa parrocchia, molte luci,
gran numero di fascine raccolte dall’Unione del Centro. La banda musicale Villarese suonò gli inni patriottici valdesi. 1
bimbi concorsero alla manifestazione con le
loro lampadine veneziane. Il diacono G.
Baridon col sussidio di un altoparlante diresse e commentò tutta la manifestazione, il
pastore pronunziò una aUocuzione e la signora Livia Di Jorio in Bertalot, da LenteUa, rivolse — quale sorella proveniente
dall’Evangelizzazione — un messaggio. Molta gioia, molto entusiasmo, la parola fine
risuonò troppo presto 1
— 17 Febbraio. Alle ore 9,30 adunata in
piazza e corteo sotto la guida deUa banda,
musicale, quindi alle ore 10 manifestazione
delle scolaresche nel tempio. Ampio programma di canti e recite preparato con cura appassionata dagli Insegnanti. Un pubblico molto numeroso che costrinse ^ custodi a portare altri banchi nel tempio e
ascoltò per due ore intere senza dare il minimo segno di stanchezza ma dimostrando
via via il suo interesse e la sua approvazione
con molti applausi, costituì per i nostri cari Maestri Valdesi un vero successo.
— AUe ore IX, agape fraterna nella Sala
delle Attività. 1 ^mmensali sono 105, un vero ’’record” da vari almi a questa parte.' Regna nella bella famiglia raccolta attorno
aUe mense una gioia intensa e rìsuonano i
canti quasi senza interruzione, volano le
bucce' dei mandarini e vanno in cocci alcuni bicchieri. Siam tutti giovani e quanto!
ma regna nella sala uno spirito così buono
che permette a qualcuno di dire in una allocuzione che tale doveva essef l’atmosfera
delle antiche agapi Neo-Testamentarie nelle
quali veniva celebrata la Santa Cena.
E si passa Senza interruzione al pomeriggio valdese, nuovi fratelli s’uniscono alla
assemblea e sol palco, tratto tratto s’alza il
sipario per dar voce'a qualcuno ^e ha un
messaggio da dare. Molto . applaudito un
gruppo di studentesse del Collegio di Torre Pellice che riesce ad interessare vivamente i' presenti e che, di passata, rende un’ottima testimonianza al nostro venerando Istituto Torrese. .
— La sera, recita.
La sala è gremita di spettatori come solo
poche volte lo è statai^.'
L’Unione del Centro rappresenta « In
fondo al cuore ». Non è un dramma valdese, ma costituisce una illustrazione di una
parola di Gesù e permette ai presenti di
ascoltare un appeUo ev^mgeUco. Molto bravi gli attori ed applauditissimi.
E così ha termine questa solennità del 17
Febbraio che, tra l’altrà; era pure stata preparata da una serie di riunioni sulla Santa
Cena, celebrazione laboriosa ma tanto beUa
e felice in tutti i suoi aspetti ed in tutti i
suoi momenti.
Pensiamo ancora con gratitudine a quanti vi hanno profuso le loro fatiche ed il loro amore e in modo particolare alla Ditta
Crumière che concesse ^vacanza ai suoi operai, aUe autorità scolastiche che la concessero alle scuole, agli Insegnanti, alla Banda
Musicale, insomma a tutti.
Doli ricevuli dalla G.I.D.V.
IN MEMORIA
di Michele Deodato, la Moglie e i figli
Laura e Anna 2.000 ^di Angelo Deodato,
A. e L. Deodato L. 2.000.
Maddalena Revel 100 — Ugo Rivoiro Pellegrini, in occ. della nascita del piccolo
David 20.000 — Luisa Toum 1.000 — Fernando PeUegrini 10.000 — Cleanthe Rivoiro
PeUcgrini 10.000 — Santoro LiUa e Salvatore, in occ. nozze d’argento 2.000 — Chiesa Valdese di Frali 2.000 — Società di cucito di Vallecrosia 20.000 — Yunge Kircfié,
Zurigo 88.200 — Chiesa Valdese di Fellonica Po 1.800 — Revel Paolo e Fam. 1.000
— Colletta di Natale deUa Chiesa Valdese
di Rio Marina 3.055 — Albina Revel 1.000
— Mario Bonetti 2.000 — Giunta Provinciale di Torino 125.000.
DONI RICEVUTI PER IL NATALE
In memoria:
dei Genitori, Laura e Linette Monastier
L. 1.000 — Ricordando. Gustavo, Peyrot Emilia e Figli 1.000 — dei Nonni, Laura e
Bianea Eynard 1.000. -<i '
Maddalena Revel lOO — Maurino Bassanese Margherita 200 — Pascetto Vera 500 —
Cavazzani Erica 500 — N. N. 1.000 — N. N.
1.000 — N. N. 500 — Caims Lidia 250 —
Pizzardi Malvina 1.000 — Giaime Argentine
2.000 — Pons Karrer M. Luisa 100 — Une
Amie 500 — Une Amie 500 — L. M. G.
200 — Peyronel Giovanni 500 — Bice e
Ada De Magistris 200 — Rivoir Ilda 1.000
— Eynard Elda 500 — Jouve Alice 100 —i
Farina Elma 500 — Pons Ida 300 — Peyrot Paolina 1.000 — S. Lidia Perròu 500 -—
S. Jeanne Peni 200 —ÌKovacs Antonio 500
— Abate Elsa 500 —^'Jefvis Laura 200'-^
Rosella e Mariella Taglierò 500 — Enrico e
Anita Bastia 250 — Jouve Olga 500 — Geymonat Ada 500 — Sorèlle Giardina 1.000 —
Travers Giuliana 200 — Monti Emilia 500
— Emma e Liliana Giordano 1.000 — Celine Geymet 500 — S. Rina Rosabrusin 200
— Armand Hugon Emma e Fam. 1.000 —
Malan Giuseppina 250 — Unione delle Madri di Torre Pellice 2.000 — De Bettini Elvira 500 — Chiavia Lidia e Firmino 1.000
— Enrico e Rita Pons 500 — Behech, Bertalot Nadia 1.000 — Zoppi Ribet Silvia
Doni ricevuti dai Cassiere detta Tavola
Per Cassa Culto:
Ida Coisson Mathieu e figli, in mem. Enrico Coìsson L. 50.000 — N. N. in mem.
Lidia Bleiker 300.000 — Tabita Bongardo,
in mem. Elena AnvaUi 1.000 — Corino Giovanni 500.
Per Collegio e Scuola Latina:
Matilde Claudi, in memoria Oreste e Osvaldo Golia Mauro 1.000 — Vittorio Laurora 500.
Per Facoltà di Teologia:
Luigi e Enrichetta Conte 2.000.
Per Istituto Gould:
Chiesa di Felonica 2.000 — Ines Fasulo, in
mem. Giuseppe Fasulo 800 — Milca CorneUo, in mem. Antonio e Nemesìo 500 — Società Cucito, Napoli 5.000 — Regoli Paolo
500 — IVoman’s Auxiliary St. Paul, Roma
20.000 — Vittorio Laurora 500 — Elena Girardet 1.000 — Luisa e Eugenia Socci 1.000
— Fam. ImmovìUi 1.000.
Per Istituto Evang. Femm. di Firenze:
Chiesa di Felonica 2.000 — W. Liithi,
Berna 22.050 — Società Cucito, Napoli
5.000 — Emilia Babboni 10.000 — Rosa
Grazioli 500 — Fam. ImraovilU 1.000.
Per Istituto di Vallecrosia:
Eugenia e Luisa Socci l.OOO — Elena Girardet 1.000.
Per Orfanotrofio di Torre Pellice:
Chiesa di Felonica 1.800 — Fam. ImmoviUi 1.000.
Per Orfanotrofio di Pomaretto:
Gustavo Ribet 5.000 — Vittorio Laurora
500 — Fam. Immovilli 1.000.
Per Rifugio Carlo Alberto:
Chiesa di Felonica 1.500 — Società Cucito, Napoli 5.000 — Lidia Pons Bonnet,
in mem. Maria Cimbro Bonnet 500 — Rosa GrazioU 500 — Fam. ImmoviUi 1.000.
Per Asilo di San Germano:
Chiesa di Felonica 1.000 — Fam. ImmoviRi 1.000.
Per Asilo di Vittoria:
Chiesa di Felonica 2.000 — Maria Fiori
500 — Ines Fasulo, in mem. Giuseppe Fasulo 3.200 — Vittorio Laurora 500 — N. N.
1.000 — E. L. E. 360 — Fam. ImmovìUi
1.000.
Per Asilo di San Giovanni:
Fam. ImmoviUi 1.000.
1.000 — Long Laura 1.000 — StaUè MarceUa 1.000 — Peyrot Perazzi 300 — Salomon
Giovanna e M. Lnis^200 — MagUano Lidia 1.000 — Fernando PeUegrini 2.500 —
Margherita Wiltsch 2.000 — Zecchin NeUy
2.000 — Chiesa Valdese di Bergamo 10.000
— Prodotti Roche Milano 5.000 — Rivoir
Elva 1.000 — Bastia Maria 1.000 — Maurino Paolina 1.000 — Durand Dolores 1.000
—r Rivoir Dotti Iry 1.000 — S. Arcangela
Ferrara 400.
In Memoriam:
La Soc. p. A. Birra Bosio e Caratsch,
neU’intento di onorare la memoria deUa
compianta Signora Bernard Adelina nata
Pons, elargisce L. 25.000 a favore dell’Orfanotrofio Maschile di Pomaretto.
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Direzione e Redazione: Past. Ermanno Rostan - Via dei Mille 1 - Pinerolo - Tel. 2009
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pinerolo, con decreto del 27-XI-1950.
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Lidia Pons Boimet, in memoria Maria
Cimbro Bonnet 500 — Vittorio Laurora 500
— Fam. Immovilli 1.000.
La famiglia Baral nell’impossibilità di
farlo personalmente esprime la sua gratitudine a tutti coloro che con la loro presenza, parole o scritti, té sono stati vicini nel
suo dolore.
Inverso Rinasca, 14-2-1954.
La famiglia dì
Soulìer Caterina
vedova Bouchard
commossa per le dimostrazioni di simpatia
ricevute, ringrazia il dott. De Clementi per
la sua assistenza, i vicini di casa per il loro
aiuto. Un particolare ringraziamento alla famiglia Balmas.
« Il vostro cuore non sia turbato, dice Gesù, abbiate fede in Dio ed abbiate
fede anche in Me ».
(Giovanni 14: 1)
PramoUo (Ferrieri), 9-2-1954.
La moglie Rachele Codia, commossa per
le dimostrazioni di affetto ricevute nell’occasione della dipartita del suo caro marito
GIUSEPPE BORDONE
esprime la sua riconoscenza ai Pastori Sigg.
Bertin e Bertalot; ai Dott. Sigg. Varese e
Gay, alla direttrice suor Ernesta, ai Sigg.
Migliora e Krause e a quanti le hanno dimostrata, in questa triste occasione, la loro
simpatia.
« Per me la vita è Cristo e la morte
è guadagno » (Filippesi 1: 21).
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