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Roma, 4 Aprile 1908
Si pobblles ogni Sabato
ANNO I - N. 14
LA LUCE
Propugna gFinteressi sociali, morali e religiosi in Italia
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ABBONAMENTI
Italia : Anno L. 2,50 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — « « 3,00
Un numero separato Cent. 5
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SOMMARIO :
Gli avvenimenti del giorno — Gialiredo Varaglia, di T. Gay — Cronaca del movimento
religioso —■ Nil sub sole novum, di L. Coppola —•
Il nome di Dio sulle monete, di E. Eitoire — Fatti
e idee — Arte, letteratura, scienza : Variazioni filosofiche, di U. Janni — Leggendo l’Evangelo — Problemi di educazione e d istruzione : Libertà di porto d’arme, di M. Falchi —
Pagine di Storia : I primi valdesi nelle Alpi
Cozie, di G. Jalla — Questioni sociali e morali : Fino a quando ? di E. Corsani — La dottrina cristiiina spiegata al popolo : Gli effetti della caduta, dì u. i. — Informazioni —
Bibliografia — Appendice ; Eroine Valdesi, di
T. Gay.
JtVVISO IMPORTjtliTE
Per inserzioni^ abhoname7i,ti, cambiamenti
d’indirizzo eco. rivolgersi al sig. Antonio
Rostdn, a'mministrdtore dèi giornale : 107,
via Razionale.
Damandare il cambiamento d’indirizzo
per mezzo di cartoline con risposta pagata.
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31 Picembre, Lire 2.
GLI aiiEHIffiEiiTI DEL GiOGHO
*
* .1:
Due frati, ed oh ! quanto diversi !
Uno muore ucciso in Tripolitania ; l’altro, se non
uccide addirittura, spoglia un vecchio conte, di cui
aveva saputo conquistare la fiducia.
Pare che il povero missionario barbaramente trucidato fosse un uomo mite, dall’anima desiosa di espansione nel bene ; pare che il truffaldino di Napoli,
per contro, fosse un ipocrita abilissimo, un avventuriere, il quale, prima ancora dell’ultima prodezza coronatrice dell’edificio delle sue ribalderie, avesse in
molte guise fatto conoscere quel che valesse. Aveva,
si dice, fatto sparir quadri preziosi, aveva approfittato subito, e senza esitare, delle tentazioni in cui il
confessionale lo poneva, poverino ; aveva, pure coperto
dal saio, intrapeso un regimé di vita non perfettamente conforme al settimo' comandamento (settimo
nella Bibbia, veh, non nel catechismo, dove è sesto);
aveva insomma, fatte tante cose ocbulte e palesi da
costringere le autorità ecclesiastiche, in verità non
molto rigide, a sospenderlo da' sacri uffici (a divinis).
Or noi, mentre tributiamo lode aU’umile apostolo
caduto in testimonianza della sua fede, ci domandiamo
se nel caso del truffatore non siano un po’ responsabili le autorità ecclesiastiche, le quali conoscevano il
fu rfante, ma non impedirono ch’ei potesse nuocere.
E’ il solito sistema : cercar di nascondere più che
si può, fin che si può. Ed ecco quello che avviene:
lo scandalo scoppia poi più terribile e travolge con
sè, non solo la buona fama di un individuo, ma la
buona fama di tutta una istituzione.
O perchè, dunque, la Chiesa Romana leva al cielo
alti lai, quando la furia delle turbe si accende contro
di lei, che nutre di cotali soggetti e quasi li asconde
e li difende, dopo averli conosciuti?
*
* *
Entriamo nella Casa del Popolo, dove si aduna una
schiera di persone venute da ogni parte d’Italia per
un pietoso e nobile fine: invocare amnistia in favore
de’ condannati per questioni politiche o che somiglino
a quelle.
Noi immaginiamo che la raunanza senta il rispetto
di sè stessa, la importanza delle future decisioni, la
serietà del momento, la solennità del dolore, che commosse i convenuti e li spinse a concertarsi sul rimedio da opporgli.. .
Ahimè! nulla, nulla, nulla, all’infuori delle solite
chiassate, de’ soliti insulti reciproci, delle solite villanie e delle solite prepotenze. Riformisti e sindacalisti si sono accapigliati al cospetto della sofferenza
che volevano (o dicevano di volere) lenire : vergogna,
vergogna somma !
Che importa a noi se i riformisti riesciranno a terminare il convegno o se 1 sindacalisti riesciranno a
mandarlo in frantumi ; la delicata e soave poesia, onde
si sarìa dovuto circondare Pigione buona, è già dissi-,,
pata e rimane la prosa, la brutta prosa dell’odio e
delle rivalità, che non sanno chetarsi nemmanco al
cospetto della tribolazione di tanti infelici a cui si
dovea recar sollievo e conforto, e forse qualcosa di
più ancora.
Che peccato! Che peccato!
Un’altra scena di violenza e di sangue si è svolta
nelle vie e sulle piazze di S. Severo di Puglia. Non
si tratta de’ soliti conflitti dolorosi tra capitale e lavoro ; ma di elezioni, di brogli elettorali anzi, veri o
supposti che siano. Il popolo eccitatissimo, non si sa ancora da chi, provocò a tal punto la forza pubblica,
che questa si vide costretta a fare uso delle armi.
Queste informazioni non sono definitive ; può darsi
che la truppa abbia torto, come sostengono i giornali
di opposizione, può darsi che abbia torto il popolo,
come sostengono gli ufficiosi. Ma rimane una cosa,
che non può essere modificata dal telegrafo : sangue
cittadino è stato sparso a S. Severo.
Elezioni ! E’ la gran le e tremenda causa di litigi,
quasi esclusiva finora, nel mezzogiorno; le parti contendenti ricorrono, cornee quando possono, a tutti i
mezzi leciti e illeciti (a questi più che a quelli) per
conquistare o per conservare il potere, che è la grande
meta di ogni partito, o meglio di ogni gruppo che
si aduna intorno a qualche ambizioso, promettitore
di ricompense e di impieghi.
Che cosa può nascere da sistemi cosi brutali e così
irritanti ? Null’altro che violenze, tumulti, battaglie
civili : si lotta con accanimento feroce, si lotta a corpo
a corpo, si lotta intorno a nomi che rappresentano
l’intrigo e il malfare; i principi, i grandi principi e
le feconde idealità non coramovono le nostre masse.
E’ il medio evo ancora imperante ; è il baronato,
la contesa delle fazioni, l’inimicizia di famiglie rivali, la vendetta seminata, ooltivata e alimentata da’
tristi.
Provideant consules, adunque ; provvedano con un
po’ d’istruzione, con cura più assidua e più amorosa.
Possibile che questo derelitto mezzogiorno, questo
mezzogiorno grande e sventurato, su cui pesano tuttavia gli effetti della dominazione borbonico-pretesca,
non sia suscettibile di guarigione ? Un popolo intelligente e vigoroso, sano e vivacissimo, come il popolo
meiidionale, dovrebbe essere il vanto e l’onore d’Italia ; laddove.!
*
* »
Si è iniziato il processo, tanto atteso, contro Don
Riva, Don Longo, suor Maria Fumagalli e suor Francesca Disperati, accusati di avere commessi o favoriti atti turpi a danno di : Gariglio Scipiona di anni
7, Brambilln Giuseppina di anni 11, Pamagli Cristina
di anni 7, Terno Rosina di anni 5, Terno Maria di
anni 3 (defunta), Lazzaniga Carmela di anni 4, Ranco
Filomena di anni 13, Girolami Maria di anni 9.
I nostri lettori ricorderanno certamente le circostanze che condussero alla scoperta di questa specie
di associazione a delinquere, che si coprivà del manto
religioso per operare più sicuramente.
II processo odierno stabilirà bene i fatti e le responsabilità ; quando sarà finito, avremo elementi su
cui basare un ragionamento ponderato.
G.
GIAFFREDO VARAGLIA
di coscienza, nato nel 1508, — il cui centenario
ricorre per tanto quest’ anno, L’ han commemorato
i Valdesi a Laserna San Giovanni Domenica scorsa ;
perchè il Varaglia fa pastore di quella località, ed
in quel giorno ricorreva il 7'mo cinquantenario del
suo martirio avvenuto il 29 Marzo 1558.
Giaffredo Varaglia nacque a Basca (Piemonte) da
un capitano dello stesso nome, il quale avea preso
parte nel 1491 all’ attacco fatto contro i Valdesi
da compagnie di predoni, e invece di lasciarvi la
pelle (come i capitani Animanegrà di Mondovi e
Sacchetti di Polonghera) ne era uscito incolume
con tanto bottino «la potersi far fabbricare a Basca una torre.
A dodici anni il piccolo Giaffredo vien vestito
da, fratino ; a 20 «anni viene ordinato prete a Torino ; e perchè dà prova di straordinaria eloquenza,
lo si manda con altri undici francescani a predicar
per r Italia contro le idee Luterane che minacciavano d’invader la penisola. Che è ? che non è ?
Nel 1.542 lo si sospetta, con alcuni dei suoi compagni, di propendere per le idee eh’ ei dovrebbe
combattere, ed eccolo confinato a domicilio coatto a
Koraa per ben 5 anni. Nel 1547 i compagni coatti
vengon liberati dietro una dichiarazione generica
di fedeltà alla chiesa, e Varaglia (fattosi prete secolare) diventa cappellano del nunzio pontificio a
Parigi. Ma nel 1556, trovandosi a Lione col nunzio in viaggio per tornare a Roma, egli se la svigna e va a Ginevra da Calvino ad abbracciare apertamente la religione evangelica verso la quale era
attratto il cuor suo.
♦
« •
L’anno seguente, i Valdesi di San Giovanni Luserna avendo chiesto a Calvino un pastore, fu lor
mandato Varaglia, il quale vi arrivò alla vigilia
dell’ Ascensione. Ei si mise a predicare da 3.a 4
2
2
LA LUCE
volte la settimana nel tempio detto Chiabasso, con
tale eloquenza che si accorreva anche dalla pianura
a sentirlo.
Il 9 Novembre., invitato ad una discussione con
un frate, a Busca, egli si reca nella natia città, ed
ivi, ed a Drouero, e in tutte le chiese Valdesi allor fiorenti del marchesato di Saluzzo, predica 1’ evangelo con straordinaria potenza. Nel tornare a
San Giovanni, il 17 dello stesso mese, aimè ! viene
arrestato a Barge ed ivi tenuto prigione per 24
giorni. L’ 11 Dicembre è condotto a Pinerolo ed il
12 giunge a Torino ove viene chiuso coi ferri ai
piedi ed alle mani nelle carceri del parlamento.
Il presidente San Giuliano che I’ avea conosciuto
a corte a Parigi s’ adoprò a tutt’ uomo a salvarlo
mediante una larva di ritrattazione, ma Varaglia
fu incrollabile.
Il 17 Dicembre Calvino gli scriveva da Ginevra
ufia nobilissima lettera. Obbligato a fargli il processo, San Giuliano v’ impiegò tutta 1’ ultima settimana deir anno, poi aspettò ancora tutto il mese
di Gennaio prima di consegnarlo all’inquisizione
che lo reclamava come preda di sua spettanza.
*
^ 4:
Il 4 febbraio l’inquisitore agguanta la sua vittima e la caccia in un grottone, ove il vescovo,
antico compagno del prigione, tenta invano ogni
mezzo per piegarlo ad una ritrattazione che lo
salvi. Segui una settimana di cotidiani» interrogatori e dibattiti in cui rifulse la mirabile fortezza
d’ animo di Varaglia. « Ogni volta, (egli scrive
in una delle due lettere che Lentolo ci ha conservate) che sono stato davanti a tutti i sopradetti, mi parea di esser loro giudice, e che toccasse a loro aver paura di me et io esser loro
testimonio in salute, volendo convertirsi, ovvero
in dannatione, restando ostinati ».
Ed il segreto della sua mirabile potenza ei ce
10 dice in questo religioso brano : « Fui menato
in un grottone e serrato ivi dentro con ferri a
piedi di sessanta libbre, dove per T umidità del
luogo subito mi si gonfiò la testa. Ma non mi fu
lontano il Signore e padre di misericordia, nè
stette a vedere come la causa mia non gli toccasse
punto ; anzi se ne venne a star meco di e notte, dandomi tal conforto di dentro che nulla o poco sentiva il mal di fuori ».
Il 14 febbraio, è pronunziata la sentenza che lo
condanna al rogo. Il 17, il Vescovo ed il presidente
Porporato ancor tentano, smuoverlo senza riuscirvi ; ed allora vien degradato dal Sacei-dozio nel
Duomo. Si aspetta ancora, sperando salvarlo in
qualche modo, ma il papa esige la sua morte ; ed
11 29 Marzo, Varaglia viene arso sul rogo in piazza
Castello a Torino. Celio Secondo Curione (Pantaleoni : Eev. memorabil. lib. 19 p. 334) il medico
di Busca Alosianns (lettera ai principi Tedeschi)
ed una lettera conservataci da Lentolo (Historia 111)
ci descrivono per testimonianza oculare il martino
di Varaglia come un trionfo per il sublime discorso eh’ ei pronunziò dalT alto del rogo davanti
ai IO mila spettatori MVauto daß.
Teofilo Gay.
scouo la religione sono nel Cristo, il quale attrae sempre
a sè tutto ciò che v’ha di puro, di santo nel mondo,
il quale esercita sempre un fascino irresistibile su tutte
le anime assetate d’ideale ed aspiranti a perfezione e
salvezza : Egli è, infatti, il solo che dica parole di
consolazione e di vita. Egli adunerà tutti gli uomini
in una sola greggia, di cui sarà l’unico pastore.
Il dott. Grilli, parlando della attrazione che il Cristo
esercita potente sugli animi, si servi di una graziosa
leggenda: la montagna calamitata in mezzo al mare,
la quale attira tutti gli oggetti di ferro che sono nelle
navi, cosicché queste restano vuote e si perdono. Cosi,
disse l’oratore, la navicella di S. Pietro a poco a poco
perderà quanto di meglio contiene, perchè il buono
tende irresistibilmente verso il Cristo.
Il Congresso di Genova
Ne’ giorni 28, 29, 30 Marzo ha romoreggiato in Genova il Congresso famoso de’ cattolici-romani italiani,
i quali, dacché la quistione dello insegnamento religioso è venuta in campo, si sono empite le vene di
argento vivo e vogliono mettere a soqquadro il mondo
e prima l’Italia, che li dovrebbe conoscere oramai molto
bene.
I nostri lettori sanno che cosa si proponesse il
Congresso e ne conoscono anche il retrosceria. Aggiungiamo adesso che nelle sedute si fece un grandissimo
sfoggio di entusiasmo e si risolsero moltissimi problemi.
Naturalmente i conti sono tutti senza la firma dell oste ;
l’oste è il popolo italiano che forse non sarà d’accordo
co’ signori congressisti, i quali pur dovrebbero saperne
qualche cosa. Le nostre previsioni si avverano a puntino : il catechismo era un pretesto, sarà d’ora innanzi
una piattaforma elettorale.
Oh, che non ha a venire il giorno del giudizio?
Cronaca del IWedlnicnto rcUgioso
ITALIA.
L'ultima Conferenza del Boti. Grilli
L’«mi» BoAro parli Giovedì sera, 26 Marjo, sn
lì Zkiom dMammre. Il .oggetto 6 «ttraentssiBO
fato pii che Bolto ee
iriorni • uè solo a’ nostri giorni, ma se nè parlato a
fempi della fioritura neo-guelfa e se n’è parlato un
^°oS*^II'rà la Religione dell’avvenire ? Il Dott Grilli,
dono avere esposto lo stato attuale della questione
reUeiosa rifacendosi in qualche punto a ciò che g
Ive« detto nelle precedenti conferenze, ^
JoLusione ’che tutti gli elementi eterni che costitn
Gli studenti secondari papalini di Roma
Speravano di avere vacanza ne’ giorni di S. Giuseppe e dell’Annunziata ; ma, non avendola avuta, per
far dispetto a’ professori, al provveditore, al Governo,
si sono radunati in una sala Domenica scorsa ed hanno
fatto appello al solito rispetto de’ principii religiosi
per darsi ragione e per convincersi di aver ragione.
Ecco il loro ordine del giorno :
. Gli studenti romani delle scuole secondarle convenuti a
solenne comizio;
Considerato che in Italia, annuente la Stato, si va progressivamente svolgendo un programma di scristianizzazzione
specialmente nelle écuolè fra i giovani studenti;
Che la negata concessione della vacanza nei giorni di S
Giuseppe e dell’Annunziata è un esponente di questo sistema
e costituisce un oltraggio al sentimento religioso della grande
maggioranza dei padri di famiglia e dei figli studenti,
Ghe lo Stato come espansione della famiglia e come aggre
gato dei singoli cittadini non può sostituirsi alla Volontìi di
questi, ma ne deve essere l’interprete fedele e l’esecutore
scrupoloso ;
Protestano contro tali attentati alla libertà di coscienza,
indegni di un popolo civile, additandoli alla considerazione di
tutti gli onesti;
Deliberano di costituirsi in federazione cattolica fra gli
studenti secondari, per la difesa dei loro diritti religiosi spesso
così vilipesi;
Aderiscono pienamente al congresso cattolico nazionale di
Genova per l’educazione del popolo italiano.
Fanno voti che la libertà di insegnamento a tutti i gradi
sia presto un fatto compinto.
Inviano un caldo appello a tutti i giovani cattolici romani
che sentono e son pronti a professare liberamente i loro nobili
sentimenti, affinchè aderiscano alla nuova federazione e combattano con tutti i mezzi la comune e santa battaglia »
Che quattro gioviuotti chiassoni senza voglia di
studiare facciano simili matterie, si comprende ; ma
nou si comprende come mai ci siano padri di famigl.a
i quali possano incoraggiare (come taluni han fatto) i
propri figlinoli ad agitazioni che non fanno loro certamente onore.
FRANCIA
100.000 lire respinte !
L’Accademia francese ha rifiutato un lascito di Lire
100.000 che le era assegnato da M.lle Leclère, una
bonne francese arrichitasi negli Stati Uniti, oVe aveva
vissuto per molti anni.
La ragione del rifiuto ? Eccola : l’Accademia ha
voluto respingere l’offesa contenuta nelle parole con
cui il lascito era prescritto. M.lle Leclère, infatti,
aveva destinate le lÓO.'OOO all’Accademia, acciocché
questa le facesse servire ad incoraggiare la produzione
di opere tali da rialzare il livello morale della Francia che è molto basso presentemente.
La forma scelta da M.lle Leclère non è stata felice
veramente; ma non si può non ammirare, d’altra
parte, la buona, eccellente intenzione di lei e il desiderio nobilissimo nato in lei dal vedere di quali libracci
immondi si faccia esportatrice all’estero la Francia, che
ella amava.
M.lle Leclère era protestante.
L’episcopato francese e il papa
Il Corriere dtItalia stampa questo telegramma da
Parigi ;
• 11 Figaro dice di potere affermare che il Vaticano ha
risposto negativamente ai tre voti seguenti, ai quali i vescovi
sembravano annettere la più grande importanza.
Anzitutto i vescovi avrebbero chiesto che l’episcopato francese fosso ufficialmente ed efficacemente rappresentato presso
il Pontefice da uno dei suoi membri ed avevano designato a
questo scopo mons. Gilbert, già vescovo di Hans. Il Papa
avrebbe rifiatato per ragioni di ordine amministrativo.
In secondo luogo i vescovi avrebbero chiesto al Papa di
permettere all’episcopato francese di preparare la via ad uno
statuto legale accettabile dalla Chiesa di Francia, creando
largamente associazioni di diritto conforme alla legge del
1901. Il Papa non giudicherebbe opportuno il momento giacché
teme la confusione tra queste associazioni e le cultuali previste
dalla legge del 1905.
Infine l’assemblea di Bordeaux avrebbe espresso la speranza
che il Parlamento metta allo studio una legge speciale per
regolare la situazione dei piccoli Seminari che i vescovi assimilerebbero ad istituti di insegnamento secondario. Il vaticano
crederebbe invece che bisogni non sollecitare, ma temere le
leggi speciali. Kelle circostanze attuali il Papa preferisce il
diritto comune ».
Ma il Card. Lècot e mons. Gilbert hanno smentito
ciò che il Figaro stampa, aggiungendo che simili notizie sono prodotte dalla stagione primaverile in cui
siamo entrati.
Può darsi ; notiamo, nondimeno, due cose : 1) il
Figaro non è davvero un giornale giacobino, anzi... ;
2) anche quando si parlò del desiderio de’ vescovi
francesi di fare un esperimento leale della legge, si
disse che era una fandonia della massoneria, una insinuazione ; ma poi si seppe che era un fatto, un fatto
che Roma aveva cercato di nascondere, dopo averlo
annientato repentinamente.
IRLANDA
Pio X a 3Igr. O’Dwyer
Mgr. O’Dwyer, vescovo di Limmerik in Irlanda,
ha ricevuto caldissime congratulazioni dal papa per
un opuscolo in cui tratta del Cardinale Newmann e
dell’enciclica Pascendi.
Come si sa dagli intendenti in materia, il cardinale
Newmann è ritenuto come il precursore del movimento
ipodernista ; anzi molti modernisti si appoggiano su
lui per sostenere le proprie dottrine, Mgr. 0 Dwyer
sostiene precisamente il contrario e Pio X afferma che
nessuno più del Newmann fu buon cattolico-romano,
sottomesso &d ossequente alla suprema autorità della
Chiesa. Il papa termina augurandosi che lo scritto
del vescovo di Limmerik serva a disingannare molti
e li spinge ad imitare il Newmann nella obbedienza
alla Santa Sede.
Basta, aggiungiamo noi, che gli scritti del Newmann non siano letti ; ma solo sia letto lo scritto di
Mgr. O’Dwyer.
CINA
L’opera delle missioni nella China
Il missionario Bondfield scrive che la domanda di
Bibbie cresce ogni settimasa nella Cina. Nei mesi di
Luglio e Agosto, considerati come stagione morta, il
deposito di Shangai dovette spedire 96.000 copie di Bibbie più che nei corrispondenti mesi dell’anno precedente
(1906). In 8 mesi del 1907, si spedirono 943.000 voi.
Egli aggiunge ; « Se le domande di Bibbie si faranno
continuamente in quella proporzione non so come potremo soddisfarle.
Un fatto che combina con quello è che alla gran
festa autunnale del 28 Settembre, celebrata in Hangchow, si bruciarono sopra le alture tutte le pipe di
legno che si trovarono nei luoghi ove si fumava l’oppio
che formavano un'alta piramide e contenente più di 5
mila pipe. Tutti gli studenti colle loro bandiere erano
presenti, e appena arrivarono i mandaiini si versò
dell’olio sopra quella piramide, e al suono della musica
si accese il fuoco ; in tal modo tali strumentidi morte
sparirono per sempre.
Intanto un altro pericolo sembra minacciare le popolazioni deirOriente. La quantità di birra che vi si
spedisce ogni anno va crescendo smisuratamente. Sembra che la birra non potrà mai fare il male prodotto
dall’oppio, ma l'ubbriachezza ripetuta per mezzo della
3
LA LUCE
birra può rovinare presto una popolazione. Noi preghiamo umilmente il Dio onnipotente di volere benedire tutti gli sforzi eñe si faranno in favore di questi
milioni di esseri umani, nostri fratelli, aflSne di avviarli
sul retto sentiero della verità cristiana. D. T.
GIAJP¥>ONE
Il Vangelo nel Giappone
L’odio, che il popolo Giapponese nutre verso lo straniero, può darci un’idea delle enormi difficoltà incontrate dai nostri missionari sull’inizio del loro lavoro
di evangelizzazione. Fino al 1868, gli editti contro l’odiata setta dei Cristiani si succedevano l’uno dopo l’altro e nel modo più violento. Stigli angoli delle vie
d’ogni città 0 villaggio si annunziava la pena di morte
per chiunque professasse la fede cristiana.
In tal persecuzione i nostri mis.sionari pieni di Bibbie e di libri in lingua giapponese, costretti a tenere
le loro adunanze all’aperto e sotto l’azione delle spie
imperiali, si limitarono a consolare quei miserabili chq
a loro ricorrevano per conforto. Ma a poco a poco la
loro bontà e perseveranza cominciarono a disperdere
ogni timore e sospetto, migliorando cosi la loro condizione. Cessato il Feudalismo nel 1868, i Missionari presentarono una Bibbia all’Imperatore, che fu ben accolta.
Nel 1872 le Sacre Scritture furono tradotte in lingua
giapponese ; le adunanze si tennero pubblicamente, ottenendo parecchie conversioni. Uno dei primi frutti fu
l’organizzazione della Chiesa difinché, l’anno
seguente 1873, fu proclamata la libertà religiosa che
venne poi sanzionata con ogni garanzia nella costituzione del 1889.
Dal 1869 al 1889 vi furono venti anni di prosperità
per le Missioni Cristiane. In breve tempo si istituirono
scuole, una delle quali, chiamata Doshisha, sorse per
iniziativa d’un pastore giapponese Nisima che la fondò
presso Kioto. Questo esimio pastore che nel 1874 contava nella sua scuola otto allievi, nel 1889 ne ebbe
663, dei quali 86 studenti in teologia, e nel 1890 quasi
tutto il fior della società giapponese frequentava le
scuole, i collegi, le università protestanti.
Reazione. — Ma venne anche il momento della prova.
Lo spirito positivista dei Giapponesi si fece strada tra
il popolo, che della civiltà straniera non voleva che i
soli vantaggi materiali, lasciando il resto, e le teorie
religiose specialmente, all’America ed all’ Europa.
Quindi i missionari cominciarono ad essere maltrattati ; uno di loro il Dr. Large metodista fu assassinato.
II lavoro di demolizione progredì colla cooperazione dei
Maestri delle scuole Imperiali ostili al Cristianesimo.
Essi si valsero dell’ascendente che avevano sugli alunni
e sui loro parenti, per impedire ai giovani, di recarsi
alle scuole missiosarie. lu tal modo una gran parte
della gioventù si ritirò dagli atenei protestanti e con
essi molte famiglie abbandonarono le Chiese. Fu un
momento di lutto e di grave cordoglio per i nostri
bravi Missionari ; ma ben presto la nube grigia si dileguò, lasciando il sereno della pace sospirata.
Per una triplice ragione il Cristianesimo rifiori in ogni
parte dell’Impero. La prima fu una crisi morale verificatasi nella gioventù, motivata daU’insegnamento laico. Crisi
che mosse lo stesso Ministro dell lstruzioue Pubblica
a diramare nel 1906 una circolare per eccitare ad un
ritorno alla religione. Un’altra ragione fu la campagna
di risveglio energica ed ostinata, che una Commissione
dell’Alleanza Evangelica teune dovunque le Missioni
erano rappresentate. E finalmente la stessa guerra
Russo-Giapponese cooperò a rassodare negli animi la
convinzione che la religione Cristiana trovasi tra le
prime nel moralizzare i popoli. I soldati cristiani che
si mostrarono eroi sul campo dell’ onore, il servizio
reso dalle Unioni Cristiane alla pubblica assistenza
della Croce Rossa, la contribuzione di 375.000 lire
fatta dalle Chiese Evangeliche alle famiglie dei caduti
sul campo, tutto concorse per infinire sul cuore "dei
Rappresentanti il Governo e sulla maggior parte della
poDolaziope.
TI Cristianesimo può quindi dirsi ristabilito nell’Impero del Giappone e l’avvenire, che sorride di nuove
speranze, sarà, coll'aiuto del Signore, una grande manifestazione dell’Opera Rigeneratrice di Cristo. D. T.
La prima edizioue della Nuora Raccolta
di Inni Sacri sta per essere esaurita. Le
Chiese e Stazioni che ancora non la posseggono sono pregate di far pervenire senza
indugio le loro richieste al Signor Odoardo
Jalla (51 Via dei h'erragli,''Firenze) onde
mettere subito in grado'gli Editori di por
mano alla seconda edizione
lliliil sub sole noniin
Fra le crudeltà deil’austriaco Kraus, il famigerato gran carnefice dei martù i dì Belfiore, si racconta anche questa ; « A Parma era stato condannato alla fucilazione un ribelle. {Così l'esoso straniero chiamava allora i patrioti italiani). Era
infermo : aveva una gamba in cancrena ; i medici
dell’ospedale pregavano che lo si lasciasse morire
nel suo letto. Kraus non volle ; e poiché il malato
non poteva essere altrimenti condotto al supplizio,
10 fece fissar bene con appositi lacci entro la barella.
La barella portata sul posto, fu appoggiata ad un
cavalletto, perché si tenesse diritta ; e allora fu
dato ai soldati il comando di fucilarlo. » (l)
È stata una raffinata barbaria, non é vero ? ;
e noi italiani la registriamo come uno dei tanti atti
di tirannide che funestarono la nostra patria. Ma
forse non sono pochi quelli che soggiungono essere
cose di un lontano passato ; mentre quello che era
11 popolo oppressore, anch’esso si è posto sulla via
della libertà. Le nuove generazioni hanno certamente
progredito, ma forse il Kraus che vive ancora con
ben 84 anni non ha alcun rimorso di quello zelo
con cui ha eseguito il suo dovere !
Hi
Hi
Ma, cari lettori, non vi affrettate a relegare nel
passato come non ripetibili simili atti di barbarie, e
ricordate piuttosto quel passo dell'Ecclesiaste che,
con veste latina che anche noi abbiamo adottato
nel titolo, è da tempo immemorabile passato in
proverbio.
Sentite un pò che cosa si telegrafa da New York,
il 23 corrente, al Corriere della Sera, a proposito
di « Un italiano impiccato a Washington » :
* L’italiano Giuseppe Paolucci venne impiccato
stamane a Washington. È impossibile riferire gli
atroci particolari dell’esecuzione. Il disgraziato condotto a braccia al capestro affrontò l’estremo supplizio coraggiosamente. Avvenne quanto il medico
aveva preveduto. L’agonia fu lunghissima. Tutti
i giornali tacciono completamente e non dànno
neppure il semplice annunzio della selvaggia esecuzione ».
Il Paolucci nell’e.state del 1906, in un impeto
di follia amorosa, uccise una giovane americana e
i giurati negarono qualsiasi attenuante ; e noi abbiamo creduto spiegare, quest’eccessivo rigore sottolineando la nazionalità dell’uccisa !
Si fecero tutti gli sforzi possibili per fargli
commutare la morte nei lavori forzati a vita ; ma
tutto fu inutile : non si poteva ammettere il condono
della vita ad un italiano che aveva ucciso \m'americana, sia pure in una follia amorosa.
Intanto il Paolucci, estremamente tisico, era
quasi moribondo quando si stabili definitivamente
l’esecuzione, e pesava soltanto quaranta chili : questo poco peso, diceva il dottore, non sarebbe stato
sufficiente a strozzare il paziente che in un tempo
molto lungo ! E cosi domandava che lo si lasciasse
morire all’ospedale.
*
*
I commenti sarebbero molti e assai dolorosi per
noi italiani. Altro che Kraus: tenuto conto di tutti
i concomitanti, la civile America ha superato
Kraus !
In quei paesi del linciaggio è superfluo parlare
di abolizione della pena di morte. Ma sapessero almeno fare il boia !... Anche quando si fanno esecuzioni col metodo scientifico dell’elettricità, leggiamo
che gli strazi dei poveri condannati sono atroci e
lunghi !
Nel caso Paolucci i giornali americani tacciono
completamente. Vorrei un pò vedere che ci toccasse
per la stampa, anche l’insulto del giurato Birminghan, uno dei carnefici che fa più di tutti inesorabile, sol perché nemico dichiarato degli italiani éhe
vorrebbe vedere tutti 0 impiccati o espulsi dagli
Stati Uniti.
Nondimeno noi speriamo fermamiente che la ci- •
viltà evangelica, la quale ha potuto plasmare una
accozzaglia di razze diverse facendone il laborioso
e forte popolo americano, possa distruggere questi
detriti di barbarie, retaggio di tempi passati e di
civiltà inferiori fiorite sul suolo degli Stati Uniti
d’America.
li. Coppola
II nome di Dio sulle monete
La Francia ha tolto da tempo, dalle sue monete il
motto : « Dieu protège la Francie ». Abolita la religione di Stato, bisognava pure abolire tutto ciò che
quella religione ricordava : è logico.
Il Congresso di Washington invece, e contrariamente
all’opinione di Roosevelt abolizionista anche lui, ha approvato l’altro giorno, con 355 voti contro 5, un progetto di legge perchè si torni ad incidere sulle moneted’oro e d’argento negli Stati Uniti :1 motto : « Crediamo,
in Dio ».
Il governo della repubblica francese ha decretato la
su ricordata abolizione, non tanto in odio all’ ancien
règime quanto in spreto al Cristianesimo e all’ idea
religiosa, mentre i rappresentanti della repubblica americana sono stati mossi da sentimenti del tutto opposti. Quelli hanno ripudiato la religione dei loro padri con quanto la ricordava ; questi sì mantengono
fedeli alla religione avita e vogliono conservato, anche
sulle monete, il motto glorioso che ha fatto la forza
dei Padri pellegrini. A me pare che su questo non
possa cader dubbio. Eppure, a costo di passare per
giacobino, io do ragione alla Francia.
Se Roosevelt, che pure è uomo religioso, si era deciso per l’abolizione del motto, ci doveva pure avere
le sue brave ragioni ; e la principale pare fosse quella
che molta gente, maneggiando le monete, si beffava
impunemente della religione. Invero, perchè esporre
inutilmente a ludibrio il nome santo di Dio ? Il motto,
per quanto bello, non convertirà nissuno e si presterà
piu facilmente a essere profanato. Non è questo un
« gittar le cose sante ai cani e le perle ai porci » ?
E non senza ragione l’umorista Mark Twain ha potuto
osservare che « dal momento che il congresso aveva
deciso di tornare a incidere il motto, il popolo americano poteva ormai esonerare Pierpont Morgan dall’alta carica che aveva coperta fin’ora. »
_ Dico inoltre : che cosa ha che fare Dio colla ricchezza, sopratutto col danaro ? Visto ciò che esso rappresenta e l’uso che molto spesso se ne fa, anche in
America, che cosa vi può essere di comune fra i due
concetti ? Sono anzi due idee antitetiche, poiché il dp,naro rappresenta generalmente la materialità, l’ingiustizia, la sete di lucro, l'impurità, l’oppressione, il vizio.
Mammona, mentre Dio è... Dio. Sulle monete s’incide :
« in God we trust » (in Dio crediamo), e con quel
medesimo danaro si formano i potentissimi trusts che
schiacciano il popolo e che Roosevelt tentò pure di debellare. Egli non voleva nè il primo, perchè semplicemente formale, nè gli altri trusts poiché nocivi; in
pratica, essi si escludono e si distruggono a vicenda,
e uniti comsacrano soltanto una ipocrisìa sociale.
Secondo l’etica economica del Cristo, Dio e Mammona
sono due divinità nemiche e chi serve all’una non può
servire all’altra. Perchè dunque volere unire il nome,
quasi a coprire una merce avariata, di Colui che è
perfettamente giusto e .santo con ciò che è per lo più
impuro e ingiusto ? Quando Gesù prende in mano una
moneta romana, non vi trova la .soprascritta di alcuna
divinità ma quella dell’imperatore. « A Cesare quel
che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio. »
Un altro motivo mi fa essere del parere di Roosevelt. Con tutto il rispetto dovuto all’alto consesso americano, esso dà a divedere col suo voto di avere
della religione un concetto troppo formale e materiale.
Se è vero che 1 idea di Dio dovrebbe compenetrare e
informare tutta qn.anta la vita individuale e collettiva
in uno stato veramente cristiano, è altrettanto vero
che non è il nome di Dio inciso sulle monete quello
che può dare a un popolo nn carattere spiccatamente
cristiano, più che non lo possano le statue al Redentore 0 alla Madonna piantate sulla cima dei monti o
. crocifissi nei tribunali o magari la dottrinella male
insegnata nelle scuole. € Non quelli che dicono : Signore 1 Signore 1 ma quelli che fanno la volontà del
Padre che è nei cieli »...
Leggevo ieri sera in nn foglio clericale elogi al
4
LA LUCE
Congresso americano e vituperi alla Francia per la
suddetta quistione e ciò mi convinse vie più che l’opinione di... Eoosevelt dev’essere la giusta. Non c’è
di meglio che il parere di certe categorie di persone
per convincervi che siete nel vero.
Enfieo J^ivoipe
F^TTl E ÌPÌE
Ono jtraordioario fcnomeoo spiritico
Nell’ ultimo fascicolo di The annals of psijchical Science, pubblicazione'diretta da Carlo Richet,
è un articolo di Federico Balfour. nel quale si riferisce un esperimento spiritico che ha avuto luogo
a Londra. Agli sperimentatori si manifestò un’ entità, la quale dichiarò chiamarsi Lazzaro Ruocco,
aiapoletano, ucciso dalla camorra. Egli parlava nel
suo dialetto natio e disse che solo una donna, certa
Maria, conosceva il delitto. Un’ altra entità, che
parlava latino, aggiunse che il cadavere del Ruocco
è in fondo al mare tenuto fermo da un grosso
peso.
La donna è stata trovata da qualcuno degli esperimentatori ; ma nessuna dichiarazione si è potuta
cavare da lei. Il che non sorprende nel mondo della
camorra.
Quel che sorprende è la inerzia della questura
napoletana, la quale potrebbe, eseguendo accurate
xicerche in terra e in mare, rendere un segnalato
.servigio alla scienza e alla giustizia.
L’ aoticlericalijmo e la scuola
Leopoldo Franchetti scrive nella Nuova Antologia (16 Marzo) un articolo, nel quale si nega importanza alla discussione sull’ insegnamento religioso avvenuta testé nella Camera italiana. Egli
sostiene che la discussione non è stata una battaglia e che il problema della scuola in Italia va risoluto in ben altro modo e con altri criterii.
Tutto ciò sta bene, osserviamo noi ; conveniamo
pienamente con il Franchetti nell ammettere la
necessità di un radicale cambiamento nella prepazione de’ nostri insegnanti, a’ quali saranno affidati i nostri figli e da’ quali dovranno essere poi
plasmate le loro anime tenerelle ; ma non possiamo
assolutamente ammettere quel eh’ egli dice sulla
nessuna importanza della grande discussione. Noi
ripetiamo che lo spettacolo offerto dalla Camera fu
grandioso e che gli effetti (vedi Congresso di Ge
nova) dànno la misura della entità della causa.
Chiese cristieme, si dichiara d’accordo con questoautore nelle eoBclusioni alle- quali egli giunge nel
suo lavoro.
E le conclusioni sono, in assoluta antitesi^ con
ciò che han detto i dogmatici' del socialismo, le seguenti i
Studiando il Cristianesimio primitivo, si notai come
to predicazione di Gesù e la nascita delle prime
comunità religiose non furono determinate da un
movimento sociale, da una lotta di classe ; mai da
nn bisogno essenzialmente religioso (trovare e conoscere Iddio in Cristo, darsi a Lui interamente e
fare la sua volontà)^ il quale, benché si manifesti
in mezzo agli umili e a’ poveri prevalentemente
(onde l’erroneo apprezzamento), pure non é solar
mente cosa loro. Tanto vero che ben presto la Chiese
Cristiane furono centri di cultura e di superiorità!
intellettuale, come si può arguire dalle epistole di;
Pàolo- e come si vede bene negli- scritti de- Padri
della Chiesa.
Le dottrine cristiane, poi, ebbero- applicazionii sociali, ma come semplici conseguenze,, non come punto
di partenza. Il Cristianesimo, infatti, pur essendoi
prima di tutto individualistico, trasporta Findividuo
nella collettività e lo spinge ad operare in favore
degli altri.
fl proposito del oojtro giudizio sull’Abate
Loi$y e sulla receote conferenza del
Padre Tyrref
Il Padre Giacinto Loyson, che La Luce 'hä. l’onore di contare tra i suoi lettori più assidui, scrive
ad un nostro collaboratore :
€.... Io apprezzo assai la maniera con cui é redatto il periodico La Luce. Volete farmi spedire
qui tre esemplari del numero del 21 corrente, in
cui ho letto un articolo su Padre Tyrrell che m’ha
arrecato sommo piacere ? Ho spedito la mia copia
al Padre Tyrrell stesso che trovasi attualmente a
Glion presso Montreux, Canton de Vand, Hôtel
Bellevue..., Io sono nn amico dell’abate Loisy e lo
so altrettanto onesto che dotto ; ma sono attristato
io pure per l'assenza di spirito mistico che guasta
l’opera sua. La critica de’ testi e de’ documenti —molti modernisti lo dimenticano — non é tutto. Ci
vuole anche il pensiero filosofico, il rispetto della
tradizione e il senso del mistero... » ^
Abbiamo voluto riferire queste parole dell’ illustre vegliardo, non per una sciocca vanteria, ma
perchè crediamo che esse siano un prezioso contributo al giusto apprezzamento delle idee moderniste
Crlstianejltno primitivo e qu«stlool sociali
Il prof. Adolfo Harnak di Berlino, lo storico ill’astre, esaminando in Prems;sche Jahrbücher
l’opera del Troeltsch su Le dottrine sociali delle
f^rte, Letteratura, Scienza
'Variazioni filosoficiie
Intelletto, Sentimento e Volontà nel fatto rel%,i«so
Un’ altra volta riprodussi in questa rubrica alcuni
squarci, tolti da scritti del sommo Rosmini, sotto il
titolo ; Ragione, sentimento, esperienza... In quei passi,
il Roveretano mette le cose a posto lumeggiando in
pari tempo la fallacia di certe soluzioni frammentarie.
La ragione è eccelsa cosa, ma una religione che fosse
solo dottrina sarebbe sterile ed impotente. Il sentimento è ì’anima della religione; senza un sano e vivo
misticismo la religione precipita giù. Per contro il
sentimento non contemperato dalla ragione si trasforma in illuminismo soggettivo, in falso misticismo
in cui la religione si dissolve e muore. Non siamo —
in questa faccenda — in presenza di un ani ani, ma
di un et et... Tanto ciò é vero che nella storia della
Chiesa ne troviamo la solenne riprova sperimentale. I
più grandi pensatori cristiani furono anche i più
grandi mistici e i più grandi santi, a cominciare da...
San Paolo e dall’ autore del quarto Vangelo. Rosmini
stesso è uno splendido esempio di ciò; intelletto d’ aquila e cuore di colomba, egli fu il massimo filosofo
della cristianità nei tempi nostri, ed uno dei santi
più autentici che la Chiesa di Dio abbia avuti nel
corso della sua storia..
umano, di porre da' un lato la volontà, dall' altro T intelletto ; da un lato-M sentimento e la fede,, dall’ altro
Ila ragione e la conoseenza. Tutto é in tutto-nella vita.
E tutto si tiene insieme nello spirito. In quella comein questo è in ogni momento- un agire e reagire pepenne, un correre e ricorrere incessante di fòrze e di
energie le quali s’intrecciane-, s’ invertono e- trapassano le line nelle altre..,
» *
Se cosi è — e cos-ii è certamente — la rivelazione
religiosa obbiettiva che ha per iscopo 1’ uomo — il.
quale è intelletto, sentimento e volontà che non si
svolgono punto in singoli scompartimenti riservati —
la rivelazione obiettiva^ dico, per approdare all’ uomodeve possedere elementi che rispondano alle- facoltà
spirituali dell’ uomo stesso così come queste sono ordinate e insieme congiunte.. Dende si laccoglie ohe la
rive-lazione obiettiva contiene essenzialmente un datointe-lliettivo, una idea- di origine divina, e perciò elemento assolato. Nè ciò discorda dal carattere - di/òr^O'
; inerente alla rivelazione cristiana, anzi... Che-cosa- sa; rehhe una forza morale e spirituale senza idea-?- Una
‘ forza cieca, meccanica,... E' ve la immaginate voi una
! io-m spirituale.... cieca e meccanica ?
Fatti e idee d’origine divina attuati e rivelati
dal Cristo : ecco il damma cristiano. E contro esso
cadono spuntati i dardi nel simbolismo, del fideismo^
del modernismo, della sedice-nte teologia novella e di
tutte le altre.. pi-aoevolezze che si studiano di- mettere in subbuglio la Chiesa di Gesù Cristo dando a.
credere ai meno avvertiti che il domma sia una- superstruttuia d’origine umana, non un dato-fónda-mentale del Cristianesimo..
Però, non prevarranno-1
llQo
LEGGEIiDO L’EVANGEILO
Mi piace oggi sottomettere all’ osservazione dei lettori alcuni pensieri di Raffaele Mariano. Il filosofo di
Capua è, tra gli scrittori contemporanei, di gran lunga
il più benemerito della causa religiosa e cristiana nel
nostro paese. L’ opera sua consiste in una lunga e luminosa battaglia per la riforma religiosa e per la. verità cristiana. Tolgo i seguenti pensieri dal IX volume delle sue opere: .
«...Che ci Siene affetti e sentimenti in cui non si
mescoli r intelligenza si lasci dirlo a chi non vi ha
mai meditato su. E quanto poi ad una volontà la
quale si decida ad alcunché senza esservi mossa per,
impulso della mente (quasi chela volontà sia altro che
pensiero in atto, pensiero ohiettivato, pensiero fatto
azione) questa è cosa che possiamo dispensarci di dibattere, tanto ha in sè dell’ insensato. Ve la sapreste
immaginare una volontà al tutto cieca, dissennata,
operante senza pensiero, senza un qualsiasi soffio intellettuale, e sia pure latente, poco di sè consapevole
od anche torbido e perverso, senza una certa visione
di uno scopo qualunque ? Ma codesta non sarebbe più
volontà, bensì automatismo pretto. Come si può voler
obbedire, servire, amare Iddio, conformarsi o rassegnarsi ai suol comandamenti, credere alle verità che
emanano da lui o rimontano a lui, senza avere di Dio
una qualche percezione, un qualche intendimento, e
non importa se iniziale soltanto, confuso, o si dica
guasto e sconcio, di ciò che egli sia, operi, desideri
ed aspetti da noi ?.,. In sostanza, per fare che si faccia, non ci è verso di scindere il mondo spirituale ed
t._ Ma quando tu fai limosiima
non sappia la tua sinistra-c-iò
che fa la destra...»
{Matt. FI, 3.)
Considepiiaimo,, insieme con- queste-parole
centrali, caratteristiclie e cenclustee>, anche
gli altri, yers-eiti, in cui il pensiero' di Gesù
è espresso-..
Gesù. noiQi ìstabilisce la. elemos-ina come
la ioriaa e-sterna deU’ope-rare cristiano in
prò diO’ miseri e de’ diseredati ;; la elemosina esisteva già nel inondo^ nata dallo
impnlsOi p-repoteate della natuira che tende
airequiilib-rio. La legge di compensazione,
non potendo avere altro agente più poderoso e- più diretto, aveva operato per mezzo
della elemosina ; e Gesù non combattè la
cosa in sè, non la distrusse- li per li, la lasciò, sussistere, (luasi diremmo che la sanzionò. sebbene non sia facile trarre simile
conclusione dalle- parole del Salvatore. Gesù
accanto alla vecchia usanza pose la pote-nte
e benefica legge d’amore, insuperabile e
perfetto strumento di equilibrio ; nxa non
abolì r elemosina, che anch’essa è. buona,
se fatta bene.
Ma quando è fatta bene la elemosina %
quando, risponde il Signore, non è fatta
servire alla propria vanità personale, come
fosse un oggetto di adornamento. E l’elemosina serve alla vanità personale, allor
chè si fa in pubblico, in cospetto di tutti,
mentre altri occhi guardano, che non sono
quelli soli del beneficato e del benefattore.
' In pubblico ! E perchè l’uomo ha bisogno di essere guardato, quando porg'e aiuto
al fratello? Perchè chi lo vede possa ammirare il suo buon cuore e possa dirlo :
è tanto piacevole sentirsi chiamar buoni e
costa tanto poco farlo sapere ! Cosi • molti
5
LA LUCE
signori fanno Telemosina ballando, divertendosi e facendo altre simili prodezze, perchè, mentre compiono un atto caritatevole,
che li farà ammirare e lodare, sollazzano
la carne e soddisfano alla materialità nella
(juale si dilettano.
L’elemosina non è l’ideale del Cristianesimo, il (juale vuole ben altro : vuole la
perfetta esplicazione dello amore. Ma anche
l’elemosina, fatta nello spirito del Cristo,
può servire al progresso dell’individuo, alrapprendimento dell’amore, al sollievo del
povero ; il quale non va umiliato e abbrutito, siccome avviene quando lo si costringe a mostrarsi in piazza, pronto a pfosternarsi con finzione nel momento in cui
aU’ambiziosa vanità piace adornarsi di bontate, che costa poco e nulla vale.
PREGHIERA
Domenica, 5 Aprile
Onnipotente Iddìo, fa’ che il sorgere di questo
mattino di Domenica sia per noi come lo splendore
di un raggio di cielo. Siamo stanchi della terra se
la consideriamo in se stessa : é cosi piccola, fredda
e piena di delusioni, è un giardino di amaritudine,
Ma se la guardiamo in connessione col cielo, oh !
come si trasfigura... Deh ! fa che possiamo conoscerla cosi in questo momento. Che quella luce
divina la quale vince il fulgore del sole rallegri le
nostre anime ; che le nostre povere voci Sublimate,
rese immuni da ogni dissonanza, si armonizzino coi
canti degli angeli. Amen.
FroblBmi di educazione e d'istruzione
Libertà, eli porto d’ arme
Per la bocca di qualcuno dei loro deputati e su per
le colonne dei loro giornali i clericali hanno chiesto
la libertà d’insegnamento elementare.
Vediamo quel che significa una domanda siffatta.
In linguaggio pratico, e guardando solo alle conseguenze immediate, essa significa libertà ai privati (persone isolate od enti collettivi) di aprire scuole elementari come e dove vogliono ; e libertà ai padri di famiglia di mandare i bambini a queste scuole, sapendo
che agli effetti degli obblighi legali il corso fatto dai
loro figlioli sarà valido.
Considerando le cose un po’più sinteticamente quella
domanda significa riconoscere che l’istruzione del ragazzo non è più una funzione dello Stato, come fu ritenuta in quest’ultimo secolo, ma è una funzione privata. Padronissimo lo Stato di accertarsi poi ad una
data epoca del corso di studi dello sviluppo tecnico
dato a certi rami di insegnamento, e ciò in vista di
certificati o di diplomi da rilasciare.
Infine guardando un po’ più da lontano la domanda
clericale vuol dire la generazione veniente, e quindi
lo Stato che da essa si informerà, ispirata ai principi
di quella organizzazione che in mòdo più intenso e
con mezzi più potenti si sarà data ad aprire scuole ed
a chiamarvi 1 figli del popolo.
Non c’è dubbio, almeno per me, che un tale ordine
di idee è seducente. C’è la libera lotta delle tendenze,
una gara di forze ohe accettano di agire a parità di
condizioni — bisognerebbe però ancora vedere se c’è
davvero parità di condizioni !, — e allora ogni anche
piccolo risultato ottenuto da una parte o dall’altra apparirebbe per ciò solo tanto più prezioso.
Non c’è dubbio inoltre che un tale Ordine di idee
va d’accordo col concetto che dello Stato si formano
quanti aborriscono la statolatria, giudicandola una
delle tante forme delta idolatrìa, i quali non ammettono che lo Stato, cioè la oligarchia dei pòchi — pochi
«empre di fronte alla gran massa del popolo — che
detengono il potere, possa plasmare'le ménti ed • cuori
delle generazioni fatare per altra via che quella della
libera persuasione. l . , f
Ma occorre vedere se questo è il punto d,i vísta dei
clericali. Perchè la loro domanda è giustificata solo;
in quanto sono giusti e puri e sani i moventi che la
dettano.
E tale giustificazione non è loro possibile. E noto
che i clericali hanno sempre inteso il governo come
qualche cosa di paterno pei sudditi, non come un semplice ente amministrativo sopportabile in quanto più
rispetta la personalità dei singoli cittadini. Essi hanno
sempre sostenuto che lo Stato ha, in un certo senso,
cura d'anime, e molti dei vincoli morali del popolo
fecero risalire all’azione del governo. E anzi per questo che essi hanno sempre affermato il dovere per lo
Stato di andare unito alla chiesa, ed i papi hanno
condannato quanti sostenevano una separazione che non
era nè punto uè poco nelle loro vedute, e Mr. Bonomelli ne sa qualcosa.
Del resto, se ci fosse ancora qualche dalbio in proposito, basterebbe leggere i discorsi degli ou. Stoppato,
Cameroni e Mauri per essere completamente al chiaro.
Per ^la chiesa romana il governo, e 1’ ordinamento
statale ch’esso rappresenta, è l’organo divino per pascere i popoli.
Se quindi a un certo momento, presentendo che ormai è quistioue di tempo — e sarà cosa giusta — la
proclamazioue della uscita di tutte le forme di culto
dalla scuola elementare pubb.ica, se, dico presentendo
questo, essi vogliono spossessato lo Stato di quella
che fu, secondo loro, una delle sue principali e doverose funzioni, è forza riconoscere che l’alto e giusto
principio individualista non è qui in giuoco come movente del loro atteggiamento.
La loro condotta fa ricordare quella di un figlio di
famiglia che, alle lagnanze del padre perchè egli alla
sera rincasava tardi e il padre doveva attenderlo per
aprirgli l’uscio, rispondeva? « è vero, dici bene, e non
c’è che una soluzione, dammi la chiave di casa e tu
vattene a letto »•
Il partito clericale non può e non deve pretendere
da nessuno più di quello che contengono le sue stesse
premesse.
Per lui lo Stato è un padre ed è assurdo che gli
chieda la chiave de Tiiscio di casa, mentre gli riconosce responsabilità si grave come la paterna.
Perchè avere nelle mani le scuole elementari, e il
clero le avrebbe in breve in gran parte d’Italia, vuol
dire avere la chiave dell’avvenire.
I clericali lo sentono . molto bene ed hanno la coscienza che avere la libertà della '‘scuola elementare è
avere la libertà di munirsi dell’arma più potente che
si possa dare contro tutti quelli che uou la pensano
come loro.
Quello che però hanno dimenticato è questo, che
nelle leggi nostre sonvi delle disposizioni che rifiutano
il porto d’armi ai mafflosi, ai pregiudicati, a quelli
che hanno comunque, la fedina criminale macchiata.
Se l’avessero ricordato, essi i quali hanno certo tutti
la buona grazia di ammettere che la chiesa romana,
almeno in materia di offese o di violenze alla libertà
di coscienza, di pensiero e politica, nella storia remota
e nella recente, la fedina pulita non l’ha, se l’avessero
ricordato, niun dubbio che si sarebbero guardati dal
formulare certe domande !
ptìlehi.
_________________________ *1 ■
PJtqiNE PI STORIft
1 primi Valdesi nelle Dipi eoile
Nel tetnpo in cui i profughi valdesi fecero la loro
prima apparizione nelle Alpi Cozie, la Casa di Savoia
non aveva su quella regione che certi diritti di alta
sovranità, che risalivano all’eredità della marchesa Adelaide di Susa, morta nel 1Q91, diritti che i signori
locali eran poco disposti a prendere sul serio. Questi
erano i Delfini del Viennese che, oltre a possedere il
versante occidentale della giogaia centrale, avevano
usurpato le valli di Oulx e di Pragelato, ossia il bacinoi
della Dora 'Riparia fino ai dintorni di Snsa, e'" quello'
del Chlsone sino ai confini di Perosa. ' ’ |
La'valle di Perosa, ossia il bacino inferiore dell
Chisone, con Prarostino e Boccapiatta, erano state:
infeudate, riservandosi solo l’alta sovranità, da Adelaide,;
all’Abbadia di Pinerolo da leí. fondata nel, 1066. ¡Coeli
pure la Valie di S. Martino Ja quale ebbe,, nondimeno,!
la sua famiglia signorile residente al Perrero,^ . r
; Su tutto il bacino 'del Péllice, dalle sorgenti j fl^oi
■ alla confluenza del Chlsone, dominava la nobÜe e*|pen^
famì'glia dèi signori di Luberna, stìddfvisa IM trò
rami.
f
'ìjWj ■ h
Quei signori tutti, compresi gli abati di Pinerolo.
sembrano aver favorito Timmigrazioue di Catari e
Valdesi nei loro monti spopolati e quando, assai più
tardi, l’Inquisizione cominctrà ad infierire, essa agirà
d’intesa coi principi sabaudi, non già coi signori locali.
S’è visto già che, sin dal 1198, i Valdesi sono
segnalati nell’arcivescovado di Embrun, che comprendeva le valli della Durance e nel Guil.
Nel 1210, mentre ferveva in Francia la grande
crociata contro gli Albigesi, il vescovo di Torino, Carisio, otteneva dall’imperatpre Ottone IV di Brunswich
un diploma che comandava allo stesso prelato di scacciare dalla sua diocesi (che comprendeva pure le attuali Valli Valdesi) gii eretici valdesi e tutti i nemici
della fede cattolica.
I dati si vanno viemmeglio precisando ; negli Statuti del Comune di Pinerolo, che risalgono al 1220, è
vietato, sotto pena di una gravosa multa di ospitare
« aliquem vel aliquam Valdensem vel Valdensam. »
Nel 1232 si trovano già stanziate in Angrogna le
principali famiglie che occupano tuttodì quel vallone
ed i suoi dintorni immediati, quali quelle dei Bonnet,
Buffa, Hugon, Jouve, Monastier, Eevel, Eiyoire, Stallò
eec.
Sin dal 1198, Tommaso I di Savoia ed i suoi successori avevano preso a riconquistare, con ogni mezzo
i feudi ceduti dall’avola all’Abbadia. Nel 1246 si assicurarono definitivamente la valle di Perosa, nel 1299
quella di S. Martino domandone il feudatario ribelle.
Anche i signori ii Luserna ne riconobbero allora la
sovranità.
Nel frattempo l’Iùquisizioae istituiva anche a Torino il suo tribunale .di sangue, nel 1252, e, favorita
da Pietro di Savoia e dai Conti che gli succedettero,
si diede a ricercare e suppliziare gli eretici in varie
parti del Piemonte.
Nel 1295, il Pinerolese, colle Valli, fu assegnato
al ramo sabaudo il cui capo, Filippo, assunse il titolo
di Principe. d’Acaia. Fu lui che introdusse il S. Offìzio
nella Valle di Perosa, dove li si vedono, sin dal 1297
spartirsi le spese dei supplizi, nonché il prezzo ricavato
dai beni confiscati ai miseri Vaudensi. Nel 1301 vi
ritroviamo un frate bergamasco, munito di pieni poteri
per incarcerare gli eretici. Nei conti del principato,
per l’anno 1312 si ricorda la confisca d’un casolare,
in quel di Perosa, tolto ad una donna che era stata
arsa viva còme valdese. Quegli oscuri martiri aprono nelle Valli una serie di testimoni della fede
che va allungandosi di secolo in secolo ed i cui nomi,
a noi ignoti, sono scritti nei cieli ; e come diceva più
tardi un d’essi sul rogo, doveva stancarsi prima la
rabbia dei persecutori che la pazienza delle vittime.
GioV. Jalla
QUESTIONI 50CI/1LI E MORALI
FINO A QUANDO ? !
Se certe cose si raccontassero la .sera a veglia, non
si vorrebbero credere, perchè ritenute del tutto impossibili ; invece eccole qua stampate a tutte lettere su
per i giornali politici:
A Ceccauo, si è istallata per le prediche di qna.resima una squadra di padri missionari, prooabilmente
Passionisti. Una di queste sere, mentre un di loro
predicava, < con enfasi ascetica », alla presenza di
gran pòpolo, ad un tratto « in un momento di foga
« oratoria, estrasse una lunga infilzata di fettucce di
< di ferro e cominciò a battersi a destra ed a manca
« in modo violento. Poco mancò non rimanessè dis« sanguato. Fortunatamente un giovine dei più corag« giosi, gii tolse dalle mani 1’ ordegno e cosi potè
« terminare l’indecente spettacolo. Le donne spaven« tate uscirono esclamando come forsennate ; Pove« retto ! poveretto ! »i
Ecco proprio uno spettacolo indecente, come lo
chiama il corrispondente locale. E ci domandiamo fino
a quando tali cose dureranno. Sembra proprio che invece dì andare avanti, si torni indietro di due o tre
secoli. 0 non potrebbero le autorità ecclesiastiche, che
a parer nostro' dovrebbero essere un po’ più illuminate
di quei poveri illùsi missionari, proibirle ? Dico; - potifebbèro ; ''ma lo vorranno esse ? Il potere sfugge lobo
dalle’inani, ben se n’avvedono: tuttoqùanto sa di pòogressò fa loro T effetto del fumo negli occhi,'lo 'vediamo nella lotta accanita con l’ attuale' movimento
modernista; e questo progresso ha per naturai oonsegùeuza di aprire gli occhi a tanti e tanti'che finora
* t' ;■ .s.
' il "i'
6
6
LA LUCE
han piegata la diodi cervice dinanzi alla Curia Romana, e farli da essa staccare. Ora è precisamente quel
che non si vuole, e si torna perciò all’ antico, ai vecchi e vieti sistemi medio-evali ; e il pulpito diventa
allora palestra di spettacoli indecenti, come quelli accaduti a Ceccano, e il popolino e le beghine s’infiammano allora di uuovo zelo, di entusiasmo, come potrebbero farlo in teatro altri alla vista di attori ed
artisti che in modo inappuntabile han sostenuto la
loro parte. E a quelle beghine provatevi di andare a
dire che quanto hanno veduto non è che astuzia pretina, non è che fanatismo ecc., il meno che vi potranno fare sarà di accogliervi a pietrate e cacciarvi
a snon di fischi dal loro paese. E cosi si fortifica la
fede (?) in quelle coscienze ottenebrate, ed eccole immerse sempre più nella superstizione.
E di tutto ciò di chi la colpa ? Del clero ? Dei missionari che agendo in tal modo obbediscono a un oi"
dine ricevuto ? Nemmen per sogno. La colpa è tutta
di coloro che mettendo in un sol fascio Cristianesimo
e Eomanesimo, cercano di sradicare addirittura il sentimento religioso dal cuore dell’uomo. E’ naturale che
una reazione avvenga, e questa getta le anime all’ altra estremità, sicché da una parte avremo i miscredenti, i superstiziosi dall’ altra, e lo scopo dei primi
non è per nulla raggiunto, anzi è raggiunto per l’appunto lo scopo contrario.
Quanto abbiamo da fare noi Cristiani Evangelici,
per combattere queste due classi di persone, e riportare alla luce il vero sentimento religioso in tutta la
sua bella semplicità!
E. Copsani
La dottrina cristiana spiegata al popolo
GLI EFFETTI DELLA CADUTA
D. — Quali furono per i nostri primi parenti gli
effetti della caduta ?
B. — Gli occhi loro furono aperti ed essi si videro
ignudi : vale a dire — per uscir di metafora —essi videro più chiaramente ; arrivarono, cioè, a quella .conoscenza sperimentale ch’è effetto, nella creatura morale,
dell’esereizio della libertà ma, arrivandovi, scorsero
tutto l’abLso di miseria in cui erano caduti. Il sentimento di vergogna fu il primo effetto della caduta.
A ciò segni il giudizio di Dio, primieramente contro
« l’avversario. » È contenuto in Gen. III. 14 -15, ma
anche.qui il racconto biblico è manifestamente simbolico
e pedagogico : gli elementi tolti a prestito dalla vita
deU’aniraale serpente sono niente altro che un emblema
della profonda caduta e della crescente degradazione
dell’essere spirituale tenebro.so che persuase misteriosamente la libertà umaua a seguir le vie della ribellioue. E a questo giudizio contro l’avversario tien dietro quello riguardante l’umauità ; separatasi da Dio,
essa ha alterata e corrotta la propria natura ed è ormui
avvinta alla miseria inerente alla sue natura alterata
e corrotta, perchè fuori della legge ; è avvinta alle con
seguenzt} moralmente logiche di questa miseria e di tale
corruzione, e cioè alla condanna ed alla morte.
D. — La caduta dell’umanità primitiva ebbe solo
per effetto di corrompere quella, ovvero ebbe effetti
più vasti ed estesi ?
R. — Pur troppo, gli effetti della caduta non fu
reno limitati all’umanità primitiva, ma ebbero una
portata universale. La Scrittura afferma in diversi mo
menti questa universalità del peccato ; prima di tutte,
con fatti, come l’assassinio dì Abele, la storia di Giuseppe, e, in generale, la storia di tutto il popolo ebreo ;
come pure, più tardi, la morte di Gesù Cristo. Poi con
dichiaraaioni che affermano come tutti son peccatorie
che v’è. bisogno di conversione. (/«. LUI. 6 ; Matt. VII
11 ; Rom. III. 9 - 12 ; P Oiov. V. 19 ; Qion. Ili 19
Om, III. 3)
L’esperienza conferma pienamente tutte' queste dichiarazioni della Scrittura. Percorrendo la storia si
trova il peccato ovunque e sotto tutte le forme. Nello
stesso tempo noi troviamo il peccato in noi stessi.
Questa legge morale che Dio ci ha data noi U< violiamo, ora facendo ciò.<»eh’essa proibisce, ora non fa
cendo ciò cheesM ordina. {Leggi Bom, IL 1 -11 ; III
IG - 20 ; VII. 14 • 24) E’dunque disgraziatamente ve
rissimo che il peccato s'è esteso nel mondo e che egli
vi i;«gBa;in ogni,luogo. Non lo si trova solo alla su
perfide, mia nel fondo dei nostri cuori. Non solo l’norao
commette peccati, ma in lui vi è il peccato. E’ una
vera corrtzione — come già abbiam detto —^ della
nostra natura morale, corruzione che può, senza dubbio,
avere diversi gradi, ma che non è per questo meno
universale ; non tutti gli uomini sono peccatori nello
stesso modo, ma tutti sono peccatori (Ef. IL 3). Ne
segue che tutti sono coinvolti nel castigo meritato dal
peccato. (Lettura da farsi : Mackay, Grace et verité,
da pag. 25 a 37.)
D. — La-éhe proviene questa universalità del peccato?
R. — ^a questo fatto: chea causa della caduta e
conseguente alterazione morale dell’umanità primitiva,
noi nasciamo eredi di quella natura umana alterata.
Da ciò risulta quella disposizione permanente di tutta
quanta la razza a subordinare la coscienza all’ istinto
inferiore, a preferire la ricerca del godimento al dovere, l’inclinazione a mettere la volontà nostra al luogo
della volontà di Dio. L’eredità del peccato non è mica
un fatto arbitrario per cui ad un individuo che nasce
vengano artificialmente attribuite responsabilità che
non ha ; ma è un fatto naturale. E’ la dipendenza dell’individuo dalla specie ; e quindi la partecipazione
dell’individuo alla natura della specie, e perciò a tutte
le conseguense necessarie di una natura corrotta e
peccaminosa.
D. — Quale è l’applicazione che dobbiamo fare dell’insegnamento biblico intorno al peccato ?
R. — Non basta aver visto ciò che la Bibbia insegna
intorno al peccato : bisogna farne un’applicazione personale. Sono io peccatore ? Ecco la prima domanda
che dobbiamo farci, poiché essendo l’Evangelo la buona
novella della salvezza che ci è offerta da Dio, è evidente che non raccoglieremo con gioia se non quando
avremo compreso che ne abbiam bisogno. Ma, come
arrivare, su questo punto, ad una convinzione netta,
precisa e personale ? Il iflezso è di non restare nel
vago ; e poiché siam fatti per il dovere, e il dovere è
la volontà di Dio, il mezzo è di collocarci in faccia
alla legge divina come davanti ad uno specchio ; e di
esaminarci. La legge divina si trova un po’ dapertutto
nella Bibbia ; ma noi ne abbiamo un riassunto sufficiente nel Decalogo, e Gesù Cristo ci ha detto come
dobbiamo intenderlo. Noi studieremo dunque il Decalogo alla luce dell’Evangelo, e quindi potremo domandarci quale è la nostra posizione rispetto a ciò che
Dio ordina o proibisce.
U. I.
Informazioni
SottarizioDB al fondo " Matteo Proehet „
Per scuola maestri evangelisti
lyeniiquattresima lista)
Somma precedente L. 18,257,52
Signor G. Moggia, Civitacampomarano » 5,00
H. R. Colbeck Esq., London L. st. I. I. O. > 26,37
Chiesa di Milano I (secondo versamento) » 285,00
(Lina Ginoulhiac 50, Ed. Imhof 50, Bart.
Rostan 25. Ing, F.co Coucourdo 25, Adolfo
Giampiccoli e signora 20, N. N. 20, Gustavo
Gibert 10, Lidia C. Costabel 10, Giovanni
Griot 10, Walther 10, Wulfing IO, Enrico
Rostan 5, Ugo Emmer e consorte 5, Constantino e consorte 5, Clara Viganò - Jenny
5, Giuseppe Gamma 5, N. N. 3,. Domenica
Sovaye 2, Teresa Busch 2, Famiglia Taisch
2, Marchand 2, Angelo Luzzani 2, E. Menotti 2, N. N. 2, F.co Cavagnaro I, A.
Weber I, N. N, I)
Chiesa di Sampierdarena » 25,00
(Bianchetti Bonaventura I, Scarabelli Luigi
2, Muti Achille I, Colombaro Francesco I,
Maranzana Virginio I, Famiglia Nardi I,
Sciaccaluga G, B. I, Enrico Ghigliotti I,
Renati Maria 1. Giuseppe Bianchi I, Carmassi Rolanda 2, Bortolotti G. I, Colombaro
I, Sig.ra Gay Fra 5, A. Falchi 6)
Totale L. 18,598,89
]Rozna. — La festa in onore del nuovo
Segretario Generale, sig. Paolo Co'isson, all’A. C,
D. 0. è riuscita assai bene Domenica sera, 29
Marzo.
Moltissimi intervenuti che gremivano la bella
Palestra dell’Associazione, fra i quali spiccavano
molte gaie signore e signorine, furono rallegrati
per tutta la serata dalla valentissima signorina
Emilia Rossi, la quale maneggia il violino con una
perizia, con una grazia, con una sapienza veramente
straordinarie. Noi tutti fummo conquistati e rapiti
dalle note dolcissime talvolta, talvolta concitate e
fremebonde, sempre sicure, perfette, chiarissime,
che la virtuosa fanciulla traeva dal divino strumento.
La signora Alice Schiavoni fu applauditissima
e festeggiatissima per il gentile regalo fattoci, cantando maestrevolmente tre belle romanze.
E finalmente una parola di lode va data all’egregio avv. Isacco Carlo, che si compiacque accompagnare al piano per tutta la sera.
Parlarono : il sig. C. M. Ferreri, Segretario Generale uscente, a cui rispose il sig. Paolo Colsson ;
in nome del Comitato Nazionale il dott. Roberto
Proehet ; in nome de’ soci effettivi il Dott. Ludovico
Paschetto ; in nome dei giovani associati il sig. Paltrinieri.
E noi, chiudendo questa relazione, uniamo il
nostro fervido augurio a quello di tutti gli oratori :
possa il sig. Colsson compiere in prò’ dell’Associazione un lavoro fecondo e buono.
Roma. — Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo :
Il Circolo di Preghiera per un Risveglio Mondiale invita, a mezzo del periodico « Lite of Faith
— tutti i suoi amici ed aderenti ad unirsi nella lode
e nella preghiera per una settimana a prò dell’Italia. Ecco un brano della sua lettera :
« Cari Amici,
« E nostro previlegio di parteciparvi l’ardente
« desiderio di operai devoti per Cristo in Italia, che
« noi vogliamo unirci a loro per una settimana d’in« tereessione per l’opera di Dio in questo bel paese.
« Noi siamo sicuri che la presente richiesta ot« terrà da voi una cordiale risposta — e la setti« mana dal 5 all’ 11 Aprile è stata fissata all’nopo.
« Fate tutto quello che potete per raccogliere am« pia e pratica simpatia per questo novello servizio
« d’intercessione. » — E noi, cristiani evangelici d’Italia, resteremo indifferenti a questa iniziativa nobilissima e feconda di benedizione presa dai nostri
fratelli Inglesi ?
Questa la domanda che ha fatto a sè stesso il
Comitato Nasionale dell'Attività Cristiana, e che
crede opportuno rivolgere a tutti gii Operai di Cristo in Italia, alle loro congregazioni e ad ogni singolo credente.
Il Comitato stesso nell’intento di favorire quell’unione e solidarietà dei cuori, che tanto giova all’esaudimento della preghiera, si permette di fare
le seguenti proposte :
a) Che nelle città in cui il primo lunedi del
mese è dalle Chiese riservato alla preghiera in comune questo argomento sia preso in considerazione
per il 6 Aprile p. v.
h) Che ogni congregazione tenga durante quella
settimana nel giorno che crederà più opportuno?
una speciale adunanza di preghiera.
6') Che i conduttori delle varie congregazioni
chiedano ai membri di esse di volersi ricordare ogni
giorno nelle loro private preghiere di unirsi a tante
migliaia di fratelli e di sorelle in questo cristiano
proposito.
Suggerisce :
P Di rendere Lode e Ringrasiamenti a Dio— per l’interessamento che molti prendono nell’ora
presente alla questione religiosa — e per i progressi
del movimento Modernista nel seno della Chiesa Romana.
2" Di pregarequesto interessamento non
si limiti ad alcune anime previlegiate, ma si estenda
alle moltitudini e perchè il Modernismo sia un vero
ritorno a Cristo. — Perché Iddio operi un risveglio
nelle nostre Chiese e fortifichi tutti i suoi servitori
nel lavoro di evangelizzazione dell’Italia e lì sostenga
nel combattimento contro la superstizione, l’incredulità, rimpurìtà, la bestemmia, l’alcoolismo ed ogni
potere delle tenebre. — Perchè i cristiani d’Italia
sentano tutta la loro responsabilità e vogliano consacrare sé stessi all’Opera di Cristo approfittando d»
questa grande opportunità.
Naìh. a. Shaw — Presidente
Dr. F. Goedo.s Gray — Tesoriere
G. Cervi — Segretario
7
LA LUCE
Falema. — Alle dieci circa di una bella
domenica di marzo simile ad un mattino primaverile,
i bimbi della nostra scuola, ralunatisi in classe
lino dalle 8 1\2, per la Scuola Domenicale e per vestire Funiforme, erano in fermento, aspettando che
il terzo tocco della campana desse il segnale deU’nscita. Finalmente l’atteso invito fu dato e quei 22
birichini (2 mancavano) in un batter d’occhio furono
disposti a due a due, per ordine di statura, i maschi innanzi, recanti la bandiera, e le bimbe dietro,
nel loro bel grembiale-uniforme nuovo fiammante.
T maschietti avevano l’aspetto di piccoli marinai
americani, colla loro maglia di lana di un turchino
cupo a righe bianche traversali ed il berretto di
tela d’Africa. con visiera di cuoio lucido, portante
sul davanti le iniziali S. E. (scuola evangelica).
Dopo avere assistito al culto, i ragazzi si diressero
verso i Villani, casolare in piena campagna, abitato
da una simpatica famiglia evangelica e distante poco
più di un chilometro dal paese. Là un ampio piaz
zale, che serve d’aia l’estate, si adatta molto bene
ad esercitazioni ginnastiche, progettate per qnell’occasione. Ma il cielo ad un tratto s’era coperto di
nuvole, e prudenza voleva che cessassero i primi
esercizi, poiché cominciava a piovere. Nel tornare
di corsa in paese, bandiera ed uniformi ricevettero
il battesimo del cielo. Ora questi piccoli calabresi
aspettano trepidanti che il tempo permetta loro le
progettate passeggiate ginnastiche, da farsi due
volte al mese, allo scopo di dare alle movenze goffe
dei piccoli montanari un po’ di grazia e di eleganza.
Si, sono belli i miei bimbi in uniforme ed io,
orgogliosa di essi, non posso a meno di sentire un
vivo sentimento di riconoscenza verso coloro che
mi anno aiutata nell’iniziativa data alla mia scuola
di Falerna.
Alle gentili signore di Livorno e di Palermo,
che con nobile gara, con slancio ed entusiasmo
ammirevoli, del mio desiderio hanno fatto nua realtà
vadano i miei sentiti ringraziamenti ; in®modo speciale, alle care signore Bergeon, Cignoni, Romieaux,
Rostagno, Hiirzel, Weber, alla infaticabile segretaria Lidia Petrai e alla carirssima collega G. D’An
tona, vada il tributo di graditudine d’un cuore sincero e devoto.
li. palchetti
Grenova. — L’imperatore Guglielmo ha conferito al Sig. Amedeo Bert, Presidente dell’ospedale
protestante di Genova, in occasione del cinquantesimo
anno del suo lavoro, la croce di ufficiale dell’Ordine
della Corona di Prussia. Lo stesso sovrano ha decorato il dottor Carlo Breiting, medico dell’Ospedale
suddetto da trentatrè anni, della croce di cavaliere
dell’Ordine dell’Aquila Rossa.
I nostri vivissimi rallegramenti.
A-ltamura. — L’associazione del Libero
Pensiero di Altamura ha iniziato un ciclo di conferenze popolari, le quali sono state inaugurate la
sera del giorno 17 Marzo con una commemorazione
di Giuseppe Mazzini fatta dall’avv. Pasquale Lo Re.
Egli fu veramente felice nel rievocare la figura del
grande patriota e si meritò gli applausi caldissimi
dell’eletto uditorio.
Fin qui la corrispondenza ; alla quale aggiungiamo
le nostre congratulazioni al nostro valoroso fi'atello,
augurandoci ch’ei possa e voglia far sentire spesso
a’ suoi concittadini parole di alta idealità.
Forqueta do Oahy (Brasile Rio Grande
de! Sud) — Da una corrispondenza del fratello
Donati Matteo siamo informati che un nuovo campo
di evangelizzazione si è aperto : la colonia italiana
del Rio Grande del Sud. L’evangelq vi è penetrato
per mezzo di un sacrestano (ed anche cantore) convertitosi leggendo la Bibbia, che un evangelico di
Forqueta gli aveva regalata. *
Para che ora l’opera sia bella e promettente
tanto che si pon già mano a’ lavori perla fabbricazione
di una cappella evangelica» »,
Naturalmente il prete (chè anche laggiù i preti
soffrono del male di cui soffrono da noi ; evangeloobia) il prete, diciamo, ha cercato di mettere tutti
i bastoni di cui disponeva fra le ruote della propaganda evangelica; ma la Parola di Dio sa spezzare
tutti gli ostacoli e trionfare.
Speriamo, dunque, che Essa trionfi splendidamente nel lontano Brasile.
DIBLlOQRflPIA
Nova et Velerà — Eivista Quindicinale. Sommario
del N. 6: Studi; A. Crespi — Dal positivismo al cristianesimo. (La mia evoluzione religiosa ed intellettuale). B. Nelli — Armi vecchie e coscienza nuova.
(A proposito della scomunica di A. Loisy). F. T. Gallarati Scotti — La morte di Socrate. — Cronaca Internazionale del Modernismo : — America (Prof. €.
Briggs : L’Enciclica contro il modernismo) — Inghilterra. (Anceps P. Sabatier). — Appunti bibliografici : — N. Soderhlom — Catholioi —L. Chaine — O.
Prezzolini s- G. Lemiit^s. — Fatti e Commenti ; — Perchè fu scomunicato A. Loisy — Tyrrel e Loisy — Ciò
che un positivista pensa del modernismo. — Periodici privilegiati.
*
Riceviamo e imparzialmente pubblichiamo :
i Caro Vigensio,
Non ho prima d'ora risposto ad alcune osservazioni
che tu hai fatte a proposito dePIunario Evangelico,
perchè supponevo che volesse prender la parola il
collega Filippini, da te direttamente interpellato. Ma
non mi par giusto che quelle obiezioni rimangano
senza risposta.
Tu affermi che nell’inno 14 , dovuto al compianto
pastore wesleyano M. Di Pretoro, il verso
» Ogni mattina — che ci svegliamo »
fa a brandelli la povera sintassi italiana. Quel che
invece di quando, in cui, sarebbe, a parer tuo, un
solennissimo strafalcione.
Sei padronissimo di dire che quel verso non ti piace
non è di tuo gusto, tanto più che « de gustibus non
est disputandum »; ma non hai altrettanta ragione
quando vuoi condannarlo come un enorme sproposito
di grammatica.
Il principe de’ nostri puristi, Basilio Puoti, trova
non solo corretta ma anche elegante la sostituizione
del che a quando, in cui-, e se ben ricordo, il Puoti
fu talvolta accusato d’eccessivo rigore non mai dì
soverchia indulgenza in questiotìi di lingua.
Un altro Accademico della Crusca, R. Pornaciari,
le cui opere di stilistica fanno testo in tutti i ginnasi
e licei del Regno, ammette anch’egli quelle sostituzioni.
(Cfr. Sintassi dell’uso moderno).
L’Alighieri, il Petrarca, l’Ariosto, il Tasso, il Foscolo
il Parini, il Leopardi, il Manzoni, il Carducci hanno
centinaia di.-volte adoperata la locuzione che tu trovi
così repugnante alla nostra sintassi; e se, a conforto
della mia tesi, non cito moltissimi esempi classici, glL
è perchè non mi garba lo sfoggio d’erudizione.
Hai citati altri due inni (sempre del Dì Pretoro) per
dimostrare la nostra indulgenza nell’inserire inni di
scarso pregio e che non avevano nemmeno ♦ 1’ attenuante dell’uso tradizionale ».
Evidentemente tu non conosci gli antichi iunari
wesleyani, e non sai quali cantici sian popolari in
seno alle Chiese Metodiste. Le poesie da te citate si
cantano, infatti, nelle Chiese wesleyane da trentacinque anni almeno, e precisamente perchè esse erano
natissime a quelle Chiese, i signori Piggott e Filippini hanno desiderato di conservarle nella nuova
Raccolta. Tu supponi, forse, che i soli inni cui si possa
conceder l’attenuante dell’uso tradizionale siano i
Salmi e Cantici editi dalla Claudiana e diffusi nelle
Chiese Valdesi, e dimentichi che ogni Denominazione
ha avuto ben presto,, in Italia, il suo propio innario
e i suoi cantici preferiti : indi il tuo equivoco.
Con saluti cordiali credimi
Milano, 28 Marzo 1908.
Aff.mo tuo
Hd. Taglialatete
Due paroline sole,
L’amico Eduardo avl-ebbe fatto bene a recare qualche
esempio che convalidasse la sua tesi: essere la sostituzione del che al quando, in cui, non solo cosa lecita,
ma addirittura elegante. Ho grande paura ch’egli
equivochi e che metta il caso specifico insieme con
quelli ormai consacrati dall’uso^ e non urtanti perciò
un ben costrutto orecchio. Io rimango, mi perdoni il
gentile'ìratello, nella mia idea, anche dopo la sua difesa generosa, che ammiro, ma che non trovo convinBente.
Confeaso che non sapevo fossero tanto antichi gli
inni dèi Di Pretoro, o meglio:-contesso che ignoravo
la loro èntrata nella raccolta wesleyana da tanti anni.
Ciò nop di mefio-. basta, non voglio leticare e noii
voglio Idir male di alcuno. . ,
** ' ’i/igesBsio
Mtx) Garretto JDiretiore responsabile
TlpogMàia dell’Istituto, Gould Via Marghera 2, Ripa
EROINE YHLDESI
: ^ MONOLOGHI DI TEOPILO GAY
VI.
9\nna Qhl^o
Giovane contadina Valdese del paesello di Prali,
la quale, chiesta in isposa dal nobile Valerio di Villanova Solavo rifugiato alle Valli per la religione, lo
rifiuta perchè si sente troppo inferiore a lui, ma finisce coll' accettarlo, allorquando il Sinodo del Villar {Seti. 1607) pregato dal Villanova, interviene per
toglier gli scrupoli della giovanetta.
Ce la rappresentiamo nella sua casetta a Prali
nel Settembre 1607, quando ha ricevuto la lettera
scrittale dal Sinodo. (V. B. Pons: I fratelli Villanova
Solare).
*
■.js
Sogno o son desta? Una lettera del moderatore per
me? Un invito del Sinodo a ritornar sulla mia decisione riguardo alla proposta di matrimonio fattami
dal Signore di Villanova Solare, ed a far tacer gli
scrupoli che avean dettato il mio rifiuto ? Ma s’ è
mai visto nulla di simile dacché il mondo è mondo ?
Ne son tutta intontita, e se Dio non mi assiste ci perderò la testa.
Una cosa vedo ben chiara in tutto questo, ed òche
quel Signore mi ama perdutamente e mi vuol sua ad
ogni costo. E questo al tempo stesso mi fa tremare e
m’inonda di gioia il cuore 1 Perchè ho un bel dire e
un bel fare, lo amo anch’io quel bel signore tanto
distinto e tanto buono ; e chi non lo amerebbe vedendolo così gentile, premuroso, sincero cristiano, e così
affettuoso come a me s’ è dimostrato ?
Oh ! non ho fatto niente per attrar su di me gli
sguardi suoi. Ero lontana le mille miglia dall’ immaginare che mai un par suo potesse fissar la sua attenzione sopra una povera contadinella quale son io.
Non dico ch’io non sia d'una delle bugne famiglie
di Prali, e che Dio non m’abbia fatta tale da poter
piacere ai più belli fra i nostri giovinetti; almeno
essi lo dicono, e mamma pure me 1’ ha detto una
volta, appunto per farmi acquistare il séntimento
della mia dignità. Ma tra me e quel gentiluomo, troppo
ci corre; lo sento istintivamente.
Eppure, egli, venuto a Prali quest’ estate per diporto, mi ha notata fra tutte le mie compagne; e dice
che ha ammirato la mia voce nei canti fatti 4n chiesa,
e gli è piaciuto il buon gusto del mio semplice abbigliamento, e il mio portamento modesto e dignitoso,
e il mio raccoglimento al servizio divino, e che ho
i più belli occhi che abbia visti mai... e che mi ama
e non ha più caro desiderio che di sposarmi!
E lo dice con tal franchezza e guardandomi in faccia con occhi così limpidi, e con tale insistenza e distinzione ad un tempo, che talvolta penso non debba
trattarsi d’ uno di quei momentanei capricci che vogliono avere i Signori, ma d’un sentimento sincero
e profondo. Ed allora mi balza il cuore in petto, e
vorrei dirgli: Anch’io,vi amo, e non ho visto mai
essere umano più ammirabile di Voi !
Ma lo sguardo mio cade sulle mie povere vesti e
poi sui suol abiti da Signore, e mi vien meno il cuore,
e mi dico : No, non potresti mai elevarti al suo livello ed esser sua degna compa^ha, e trasportata nella
sua ricca dimora, presto vi saresti infelice e lo faresti
infelice lui. '*
Eppure amo tanto sentirlo a parlare, ha una voce
così armoniosa, si esprime così bene e parla con tanto
fervore della nostra religione e di ciò che la sita famiglia ha sofferto per essa. Com’ è palpitante la storia dell’ assedio dato al castello della sua famiglia in
Caraglio nel Settembre 1570, quando suo padre, signor Giovan Battista coi quattro fratelli pugnavano
da leoni per difender se stessi e Donna Maddalena
Farina colle sue figlie 1 E la lor fuga verso Vài Luserna abbandonando ogni loro avere per restar fedeli all’ evangelo ! - S
Oh! son veri Valdesi questi ! e nell’udire iléìgnor
Valerio il mio cuore vola a lui... Vorrei... ì(('
Ma ecco affacciarsi al mio pensiero sua madre veneranda e maestosa. Donna Beatrice, e sua sorella
bella e affascinante. Donna Ottavia... e mi sento piccina piccina, goffa e rustica in lor presenza, ed ar’rossisco e tremo. (Contihua')
Hanno pagato l’abbonamento '
- ■: ef
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Haven, Conn. — Bureau de Poste, 'froinex — C. P( Torre
Pollice — 0. A. Genova — B. A. Inverso Porte —D» L.
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É» i. Padova , L. D. M. 0. Torino —- S. G. Jimston,
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TaLIHDNE:
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Qianduja TalrDOoe
Cioccolatine Talmone
Pejjert de Reine
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M CAPELLI e per li barba
/^UIIIIU LicinMo rinfreKante,
UnlRINA mlUUNtl profumato che mpe
disce la caduta dot capevi, li >rlhipp>,
/ *' rafforza ed ammorbidlsc*. SI véiidé
Inodora, profamata al
rhnm ed al petrolio, in ftaconi
da L. 1,10, L. 2, ed In bottiglie da
JBWfft iwTOTnWlt 1, 3,50, L. 5 é L. S,50. Per ia apedi■ione dalla lala da L. 1,50 aggiungere cent. 25; per le altre L. 0.80.
ANTICANIZIE-MIGONE
qua
Temente prefuraata che atfsee sui 'capelli e
aúlla barba in modo da ridonare ad eeai H
loro calore priinltiTO, senza macchiare né la
biancheria, ni la celle. Di facile appllcaaione.
Basta una boliiglla per ottenere un effetto
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