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Anso IX — N. 21._ II SERIE 1860
LA BUONA NOVÈILa
GIORNALE DELLA EA\\NGELTZZAZTONE ITALIANA
seguendo U verità nella cahUi. — EfJiit. VI. 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE i LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
Per lo Stato [franco a destinazione]____£. 3 00 j; In Torino aU’Uffizio ilei Giornale, via del Principe
Per la Svizzei-a e Francia, id........... „ 4 25 , Tommaso dietro il Tempio Valdese.
Per r Inghilterra, id................... „ 5 50 ; Nelle Pbovinci* per mezeo di franat-boUi po
Per la Germania id................... „ 5 50 J stali^ che dovrauuo essere inviati franco al Di*
Non si ricevono associazioni per meno di un anno. ' rettore della Boona Novella.
All’estero, a’ seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, rue Rivoli;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMARIO
Attualità : Pinerolo. 0 novembre 1860 —Meditazione hiUUa : Cristo solo — Varietà : Brani del giornale di un Colportore biblico, III. — Corrispondenza fiorentina : VI. Firenze, novembre 1860 —
Xotizie religiose : Napoli, Roma, Parigi, Inghilterra, Irlanda, Boemia, Spagna.
ATTlTAIilTA
Pinerolo 9 Novemhre 1860.
Amico carissimo,
Le settimane si succedono senza rassomigliarsi ; ed il contraccolpo
dei grandi avvenimenti politici della comune patria fa sentire i suoi
effetti sino a noi che eravamo fino ad oggi “ Tultima Tuie. ” Chi
l’avrebbe detto che i soldati del Papa sarebbero venuti a Pinerolo ; e
che toccherebbe a questo o quello fra i giovani della mia parocchià di
irsene a montare la guardia negli Stati di S. S.? Ovunque c’è moto;
e perfino i più impassibili sono costretti a chiedere a se stessi da
donde venga un vento così insolito ? Jeri l’altro un libraio di Pinerolo stampava il discorso di Garibaldi, nel quale l’illustre generale,
rivolgendosi ai figli primogeniti del Papa, a quel popolo napoletano,
cui ieri ancora avrebbe incusso spevento il solo nome di Bibbia,
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(lice loro: “ gl’indiani adorano un doppio Genio, uno che dicono del
“ bene, l’altro del male. Il nostro Genio del male in Italia, è il
“ Papa-Ee.-.. Niuno confonda il Cristianesimo colla religione della
“ schiavitii ” — Ecco una serva che porta una moneta d’oro per
mandarla al suo padre soldato: dov’è egli? ... a Napoli! — La stessa
corrente priva questo Circondario dell’ottimo di lui Intendente, Barone Tolosano , che si reca.....a Palermo ! Con questa emigrazione,
nou pili dei barbari, ma delle varie frazioni della gente italiana,
tutto sta per diventare semente, ed ogni granello per essere trasportato sull’ale del vento dall’una all’altra estremità della penisola,
sia beue, sia male ; così l’uno come l’altro propagasi per via di contagio, d’influsso, di contatto. Cristiani d’Italia ! quale appello alla
vigilanza! qual grido solenne: “ all’armi o soldato! alla tua verga
0 })astore ! Attenzione e senno su tutta la linea ! ”
(Questo sentimento infondeva, in quest'anno, un’interesse affatto
singolare alla nostra “ Scuola di Metodo, ” che raccoglie ogni autunno
1 numerosi maestri delle Scuole di quartiere (1). Non li vidi mai
concorrere così numerosi come iu quest’anno; se ne annoveravano dai
cento ai centoventi. Voi conoscete lo scopo di questa riunione che da
qualche anno ci porge l’occasione di accomunare per otto e pili giorni
i cari amici, cui sta per essere affidato il còmpito di coltivare il nostro
semenzaio e di essere i capi-squadra della nascente nostra generazione. Havvi in cotesto pensiero qualche cosa di commovente, perchè
dalla loro fedeltà, dal loro zelo, dalla loro perseveranza dipende in
gran parte l’avvenire dei nostri figli, quindi del nostro popolo. Voi
sapete comc si rallegrasse il Sinodo di Pomareto, che a questa Scuola
di Metodo si fosse aggiunto un nuovo mezzo di cui l’effetto pare
sia stato specialmente benedetto nella parrocchia di Massel, quello
cioè di riunioni settimanali destinate airammaestramento, non che
dei maestri di quartiere dei giovani ben disposti di ogni località. Egli
è sommamente desiderabile, o meglio assolutamente necessario, che
queste preziose scuole, in così gran numero iniziate dall’ illustre
benefattore delle Valli, e oggetto di sì costante sollecitudine per
parte dei nostri amici del Comitato Wallmie, lo sieno altresì ai
cristiani tutti delle Valli. La presenza e l’operosità di im ispettore
del nostro culto ha di già molto giovato a questo fine; ma nè questa
invigilanza, nè la nostra scuola di metodo, nè qualche rara visita
(1) Diconsi ScmU di quartiere nelle Valli Valdesi, scuole (in numero di 140 circa)
aperto durcante 3 o 4 mesi della istagione invernale, Red.
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ileH’;uitorità parrocchiale non bastano ; vi ci vuole di più un’azione
diretfamente rivolta a ciascuno di quei piccoli focolari, allo scopo
d’incoraggiare, diriggere, controllare gl'insegnanti.
Checché ne sia, noi siamo entrati in campagna sforz;mdoci di [>€netrarli nel miglior modo che ci fu possibile, dell’importanza e della
bellezza del loro còmpito. Cosa troppo lunga sarebbe il ragguagliarvi
in disteso su quanto si è fatto. L’ispettore delle scuole ha dato loro
qualche idea del calcolo mentale, nonché della somma importanza
che sieno tenuti con esattezza i libri di presenza e di profitto; il direttore della Scuola Normale ha fatto loro intendere come si debbano
insegnare i bambini a parlare ; ed in una seduta particolai’e ha loro
aperto prospettive affatto nuove, io credo, sulle facoltà proprie dei
bambini. Lunedì poi V Unione Cristiana valdese gli aveva invitati
ad assistere ad una esposizione della vita di Giovanni Bunian, il calde rajo-pastore, quel divino sognatore le di cui lotte spirituali ed opere
ammirabili sono improntate di un carettere così eccezionale, che deve
dirsi unico. Come non essere commosso dal racconto del sogno che
egli fece in mezzo ai suoi combattimenti, e ch’egli stesso narra, presso
a poco in questi termini ?
“ Io vedeva un sito luminoso che il sole irradiava a pieno, su por
“ ridenti colli; e mentre quelli che ivi si trovavano godevano unbe“ uefico calore, io, immerso nell’ombra, esposto alla neve ed alla
“ nebbia, tutto intirizzito dal freddo, mi sforzava, ma in vano, di
“ raggiungerli. Un alto muro ergevasi sui due lati del monte, e mi
“ divideva da loro. Io saliva e scendeva, cercando un passaggio. Per
“ molto tempo cercai così; alla fine scorta un’apertura strettissima,
“ mi posi immantinente in dovere di penetrare per essa, e feci tali
“ sforzi che fra non molto mi sentii rifinito dalla spossatezza; e tutto
“ in vano. Alla fine vi ficcai il capo, poi le spalle, volgendomi sul
“ fianco, poi tutto il corpo. Allora mi sentii sommamente felice; e
“ sedutomi in mezzo a coloro che erano dall’alfra parte, mi rallegrai
“ con essi alla luce ed al calore del sole. ”
Ora ecco la spiegazione ch’egli diede a se stesso di questo sogno:
Il monte è la Chiesa doll’Iddio vivente, ed il sole che vi splende è lo
sguardo benefico della sua faccia. “ In quanto al muro, egli pro“ siegue, io pensai essere quello la Parola di Dio che separa la Chiesa
“ dal mondo, e l’apertura che trovasi in essa, il Signore Gesù Cristo,
“ l’unica via per la quale si giunga al Padre (Giov. xiv, 6). Ma sic“ come è straordinariamente stretta quell’apertura, ne concludetti
“ che solo quelli entreranno nella vita, chc, pigliando sul serio tal
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“ quistioiie, lascieraniio dietro di sò il mondo perverso e cattivo;
“ poiché se havvi posto in essa per il corpo e per l’anima, non hav“ vene per il corpo, l’anima ed il peccato. Per piii giorni rimase
“ questa parabola profondamente scolpita nella mia mente, ed ovim“ que io fossi, fuori o dentro, in casa o nei campi, io pregava di“ ccndo; 0 Signore, rivolgi lo sguardo alla mia distretta ! ”
E facile di comprendere comc sperien?:e di questa fatta, che si
ripeterono, e, nella calma di una prigionia di 12 anni, si completarono, abbiano dato origine a quel libro ammirabile che è il Pellegrinaggio del Cristiano.
Onde viemaggiormente interessare i suoi uditori alle varie peripezie
di questo dramma,il nostro fratello sig.Charbonnier,avea portato seco,
daU’Inghilterra, una lanterna magica che le ritrae agli occhi con torme
pittoriche. La folla che assistette aU’cBposizione della vita di Bunian,
nella scuola parrocchiale di Torre, era così numerosa o compatta,
che stimammo dover trasportare nel tempio l’adunanza sullo Missioni
fra i pagani; ed io voglio sperare che gli esempi che ci furono ricordati saranno, così per i nostri maestri che per noi tutti, potente stimolo alla fedeltà, nonché ad una preghiera quanto umile altrettanto
coi'aggiosa e fervente. Uu fatto che ci venne narrato dimostra ciò
che, operando in tal guisa, si possa ottenere; Il pastore tedesco, Harms,
imprese di edificare, nel 1854, una nave missionaria, cui diede il
nome di Candace. Le'Bpese andavano crescendo, e non rimaneva piii
niente in cassa, quando gli sopraggiungono tratte, per 33,000 fr.,
da jiagarsi fra quindici giorni. Il povero pastore grida, cerca, domanda, non tuttavia presso gli uomini, ma picchiando alla porta del
suo Dio. Alcuni giorni dopo giunge a lui, da Amburgo, un muratore
che gli dice. “ Io vi ho udito predicare in Amburgo, ed avrei caro
“ di terminare i miei dì, qui, presso di voi. Un mio zio morto in
“ America mi ha lasciatoim’eredità di 37,000 fr.: eccoveli, per prov“ vedere al mio sostentamento! ” Così furono pagate le tratte. Questo
liastore, stabilito nelle sterili pianure del Lunebourg, da sei anni a
questa parte, ha inviato da sè solo, coll’ajuto dei suoi parrocchiani,
nell’Africa, 100 missionarj od assistenti i missionarj. Tanto può la
fede, quando, invece di fermarsi all’intelletto, essa si è resa padrona
del cuore, e l’ha intieramente sottoposto a Gesii Cristo ! Crediamo
anche noi, ed a noi pure ci verrà dato di compiere cose straordinarie;
ed a tioi pure ed a prò’ de’cari nostri concittadini. Iddio ftirà vedere
la sua gloria.
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... 325 ...
MEDITAZIONE BIBLICA
CRISTO MOLO
In niun’altro è la salute, couciossiat hò
uou sia altro nome sotto il cielo por cui
possiamo essere salvati.
Atti degli Apost. iv, 12.
Lettore, lo spero, che tu cammini per la via che guida al cielo.
Vi .sono molte vie false. “ Vi è tal via che pare diritta aH’uomo, il
fine della quale sou le vie della morte ” (Prov. xiv, 12).
Permetti ch’io ti dica qualcosa sulla vera via, che qui, un errore
.sarebbe cosa tremenda.
L’Apostolo Pietro dichiara esplicitamente (Atti iv, 12): “ In niun
altro c la salute; conciossiachè non sia altro nome sotto il cielo, per
cui possiam esser salvati. ” Or che vuol dire questa solenne dichiarazione ?
Vuol dire che nessuno può essere salvo dal peccato, dalla reità,
dalla dominazione e conseguenze del medesimo, che col mezzo di
(jT. Cristo.
Vuol dire che nessuno può aver pace con Dio Padre, ottenere
perdono in questo mondo, scampare dall’ira avvenire, che coll’espiazione e la mediazione di G. Cristo.
In Cristo solo vi è abbondante tesoro di salvazione pei peccatori.
Per Cristo solo piovono dal cielo le infinite misericordie di Dio. Il
sangue di Cristo ci può solo mondare. La giustizia di Cristo ci può
sola rivestire, e darci un titolo pel cielo. Giudei e gentili, dotti ed
idioti, re e poveri, dobbiamo tutti quanti esser salvi per G. C. o
perire in eterno.
I/Apostolo soggiunge queste energiche parole: non vi è altro mome
sotto il cielo, per cui possiamo esser salvi, non altra persona fuor che
Cristo incombenzata, suggellata e destinata da Dio Padre, per Salvatore dei peccatori. Le chiavi della vita e della morte sono affidate
alle sue mani. E chiunque vuol esser salvato, deve rivolgersi a Lui.
Non v’era ai tempi del diluvio sulla terra chc un sol ricovero, l’arca
di Noe. Ogni altro lungo immaginato dagli uomini, i monti, le
torri, gli alberi, le barche, le zattere, tutto era inutile. Così v’c un
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sol luogo di rifugio per i peccatori, che vogliono scampare dalla
tempesta dell’ira divina: affidare l’anima a Cristo. Vi era, ai tempi
della carestia d’Egitto, un’uomo solo, cui si potesse il popolo rivolgere pel suo sosteutamento, Giuseppe. Era un gittare il tempo l’andar
altrove. Ad uu solo, a Cristo Gesù si devono pure indirizzare le
anime affamate.
È questa la dottrina di Pietro. Non vi è salvazione che per Gesù
Cristo. In lui pienezza di salvazione, salvazione perfetta, salvazione
pel più grande dei peccatori. Senza di lui, nessuna salvazione. E in
perfetto accordo colle parole di Gesù Cristo in S. Giovanni: “ Io
sono la via, la verità e la vita, nessuno va al Padre se non per me ”
(Giov. XIV, 6).
La medesima dichiarazione abbiamo da Paolo, nell’Epistola ai
Cor. (1 Cor. iii, 11): “ Perciocché niuno può porre altro fondamento
che quello che è stato posto, il quale è G. C. ” Lo stesso insegna
ancora Giovanni: “ Iddio ci ha data la vita eterna, e questa vita è
nel suo figliuolo. ” (1 Giov. v, 12). Tutti questi passi arrivano alla
medesima conclusione: Non v’è salute se non per G. Cristo.
Questa dottrina tu la conosci, o lettore. Ti pajono forse cose vecchie,
e dici, chi non sa queste verità ? Certo noi sappiamo che non vi é
salute se non per Cristo. Però attendi ora a quello che io dico: Sei
sicuro d’intendere questa dottrina ? Eammentati che devi fondare
l’intera tua salvazione su Cristo, e su Cristo solo. Devi rigettare intieramente ogni altra speranza, ogni altra fiducia. Non devi in parte
fidare sopra Cristo, in parte sopra i tuoi sforzi, nell’attendere alla
chiesa, nel ricevere i sacramenti. No, mai: nel grave argomento della
tua giustificazione. Cristo è tutto. Questa è la dottrina delle Scritture.
Rammentati che il cielo stà davanti a te, e che la sola porta per
entrarvi è G. Cristo. L’inferno sotto a’ tuoi piedi; Cristo solo capace
di scampartene; il demonio dietro a te, e Cristo unico tuo rifugio
contro la sua ira e le sue accuse. La legge è contro di te, e Cristo è
solo potente a riscattarti dalla maledizione della legge. Il peccato ti
aggrava ed opprime, Cristo solo ti può sollevare. Questa è la dottrina
della Scrittura.
La vedi tu? Io spero di sì, ma temo che molti credano divederla,
i quali un giorno dovranno riconoscere di non averla veduta.
7
VluiETA
JIU.WI DHL (ilORN.ALE DI i:N COLPORTORE «IDLIL'O
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(continuaz., vedi i numeri 19 e 20)
**** 1.5 luglio. — Jeri venne al banco im prete, guardò la Bibbia e
Jis.se : « Questa è proibita da Roma; » ed io gli risposi che non poteva farmi
capace come si osasse di proibire al popolo la Parola di Dio. Eranvi presenti più di dieci persone, alle quali il prete disse: « Vedete, Koma ha
proibito questa traduzione del Diodati, non perchè sia falsa, ma solo per la
quistione dei libri deutero-canonici, come i Maccabei, Giuditta ecc. chc le
chiese evangeKche rigettano come apocrifi; ma poi tutto ciò che havvi qui
dentro è tutto giusto. » « Io gli soggiunsi : » « Pure vi sono dei preti chc
asseriscono che qui dentro esiste il veleno. » — Ei mi risposo: « sono preti
esagerati; del rimanente vendetela pure e vendetene molto; inquanto alla
proibizione di Koma chi 6 che vi badi ancora ? Il papato 5 ormai diventato
un cadavere, un’istituzione senza autorità. » — Un signore chc era presente
gli disse : « Eppure vi sono quelli che vorrebbero investire il papa deU’uiEcio
di presidente di una confederazióne italiana !» — Il prete disse : cf Palliativi ! palliativi ! Far presidente un morto ! no, no, questo non succederà
punto; l’Italia conquisterà la sua unità; il Papato è da più di mezzo secolo
irrevocabilmente condannato; quando gli sai-à tolto il puntello della forza
straniera, ciò che avverrà presto, che ne sarà del papato ? » — Si parlò
ancora a lungo sui libri apocrifi ai quali sembrava che il prete volesse dare
una certa misura d’autorità; e siccome io gli obbiettavo trovarsi in quei libri
non solo coso in contraddizione colla morale della Bibbia in genere, ma
errori e cantraddizioni storiche delle più patenti, per cui nè dal popolo
ebreo, nè dalla Chiesa cristiana, fino al Concilio di Trento, non erano mai
stati considerati come canonici, egli non insistette soggiungendo, questa
questiono essere di poco rilievo; anzi comperò VAddio al Papa eà ì\ Trivier
c salutandomi graziosamente se n’andò dicendomi: « Proseguite pure, chè
l'opera che fate ò eccellente : » il che mi diede luogo di discorrere a lungo
deU’Evangelo coUe persone ivi presenti, parecchie deUe quali comprarono
dei Ubri, facendo plauso al prete che chiamavano buono o liberalo....
17 luglio. — Jeri ed oggi seguitai a tenere il banco, ed ho discrctamente
\onduto. Passò un prete che, comprato il llumier, VAddio al Papa ed il
(’cmpagnn della Bihhia, soggiunse: « lo li compro così, per eurio.sità ; ma
questi libri meglio sarebbe che non esistessero, poiché fanno più male chc
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bene. » — Io gli risposi che credevo il contrario, che anzi potevano fare più
bene che male, essendo i medesimi in tutto couformi alla Parola di Dio; a
coloro solo faro male, che hanno il cuore mal disposto e non vogliono arrendersi agl’insegnamenti del Signore, secondo dicea Simeonne, quando si tolse
nelle braccia il fanciuUino Gesù; « Costui è posto per ü rilevamento e la rovina
dì molti in Israel, e come un segno a cui sarà contraddetto. E la cosa dura
sempre così : la verità sarà sempre di salute agli uni o di danno agli altri, e
ciò non già por colpa sua, ma bensì dell’uomo, che non vuol riceverla. —
Un’altro prete sopraggiunse il quale volea che io ritirassi dal banco l’^rfdio
al Papa, il Trivier e VImpossibilità storica del viaggio di S. Pietro a Roma;
io mi ci rifiutai, e ne nacque qualche diverbio.
26 Iwjlio. — In questi giorni seguitai a tenere i miei libri sul banco del
medesimo venditore, e siccome ei vende pure delle stampe rappresentanti i
fatti principali deH’ultima guerra d’Italia, la gente vi si accalca sempre numerosa attorno, ed io me ne valgo per entrare seco loro in discorso. A poco
a poco si viene suirargomento della religione, e quando li veggo interessati,
leggo loro qualche versetto della Bibbia, e spiego loro la via della salvezza che è secondo l’Evangelo, ponendola in confronto colle superstizioni
finora credute in Italia, e dicendo loro, che noi Italiani, ora che la
Provvidenza ci ha ajutati a diventar liberi abbiamo il sacrosanto dovere di
istruirci nella vera religione ; la qual cosa mentre arrecherà pace e ristoro
alle anime nostre, sarà poi anche, in un prossimo avvenire, nuova sorgente
di benedizione per la patria nostra ; poiché dove vi ha conoscenza vera di
Gesù Cristo, ivi ancora havvi libertà. E così dicendo l’invoglio a comperare
i miei libri, dei quali altrimenti non conoscerebbero l’importanza.
*** 16 settembre. Trovandosi il mio banco vicino alle scuole della città,
frequentate da oltre 150 scolari, accadeva spesso che io ne fossi a.ffattb circondato ; cd allora facevo loro qualche piccola spiegazione intorno alla fede
che dobbiamo avere in Gesù Cristo, all’amore che gli dobbiamo portare, ed
alla sincerità di cuore ch’egli richiede da noi, e domandavo loro se ossi
credevano in Gesù Cristo, e tutti, uno dopo l’altro, mi rispondevano : sì, e le
persone adulte che si trovavano presenti ascoltavano esse pure con sommo
interesse le cose che dicevo a questi bambini. Un giorno avvenne, che avendo
io regalato un libretto per uno a tre di questi fanciulli , nell’ uscire della
scuola tutti mi si fecero attorno domandandomi con istanza ancora essi dei
libri. Allora io, giudicando che sarebbe stato un bene di fare quello che mi
chiedevano, poiché i libri che avrei loro dispensati gli avrebbero portati in
seno alle famiglie, ad evitare la confusione, dissi loro chc si ponessero in
fila lungo il muro, e ch’io sarei passato ed avrei dato un libro a ciascuno, il
che fecero alVistante, ed io a ciascuno regalai una copia o del Minuto con
Dio, 0 di Antonio il Brigadieì-e, o di Adelina G. ecc. ecc. e diedi pure ai
più grandi la Vera croce o qualche altro, scansando qualsiasi argomento di
9
polemica. A veder chiesto presto si adunò colà una gran calca di gente, fra
cui parecchi signori, che sentendo di che si trattasse , mi ringraziarono
davanti a tutti perciò che avevo fatto. Partiti i fanciulli il mio banco venne
attorniato da tutta quella gente accorsa, molti dei quali comprai-ono dei
Trattati, e con tutti ebbi una buona ed edificante conversazione sulle cose di
Dio.
CORRISPONDENZA FIORENTINA
VI
Firenze, novembre 1860.
Caro fratello,
«I Esco 0 non esco or coUa spada in campo ? »
Così cominciava ! Alfieri grande le sue satire contro i costumi del secolo,
e così comiucierò io, suo compaesano piccino, le osservazioni mie sulla lingua
da me accennate nell’ultima lettera.
E veramente mi trovo sul bel principio impacciato. Come si può parlare
di lingtia toscana, non essendosi lavati il viso da bambini nell’acqua dell’Arno, o del Mugnone ? E vero cho io non fo altro, per così diro, dalla
mattina alla sera che pescare in questo mare di dolcezze; è vero che l’amico
maestro mi dà schiarimenti, rettificazioni, e consigli quanti me ne possono
abbisognare, e quanti ne posso chiedere, ma io sono pur sempre forestiero,
come prima dicevano, e come, se non dicono, sentono ancora in fatto di
lingua questi benedetti toscani, parlando di tutti quelli che non son nati nei
confini della loro provincia.
jV scanso dunque d’ogni taccia di presunzione, dichiaro qui, sul principio,
cho io intendo semplicemente di manifestare a voi, caro fratello, e con voi
ai lettori del nostro giornale le impressioni, lasciatemelo dire, linguistiche da
me qui in Firenze via via ricevute, le osservazioni fatto, e le conseguenze
che pel nostro scopo letterario-religioao, dietro la scorta dell’amico maestro,
io no ho fin qui potuto cavare.
Innanzi però di entrare in materia ho bisogno di fare un’altra dichiarazione ; La lingua, come tutti sanno, si può considerare in due aspetti : gi'ammaticale, e logico. 11 grammatico, il puro grammatico considera la linguii
come una mera quantità di certi segni, ne esamina, direi quasi la parto
estrinseca e materiale, la provenienza e le vicende; e con questo scopo
« Squaderna i libri, e spolvera gli antichi,
« E li postilla se ricscon dotti ;
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« E gli assapora, come fosser fichi,
« Distinguendoli in datteri, e brogiotti;
« Le perifrasi osserva ed i casi oblichi,
« Gl'idiotismi e gli entimemi addotti,
« Metaplasmi, smeddochi ed eclissi,
« E gli accenti, e gli articoli, e gli affissi.
Nè va più in là della buccia; e se scuopre un nuovo vocabolo in qualche
polveroso scartafaccio esce fuor di se dalla gioja; Costui è capace di scrivere
cento pagine sopra una desinenza di nome o di verbo, e sulla legittimità
d’un vocabolo, e giunge ad esclamare :
« Marco, ben sei tapino ! Ah tu sognavi
« Dall’idea scaturir, come da fonte,
« La lucida parola. Intendi al fine
« Che di tutti pensierla voce è madre. —
11 logico riguarda la favella come concreata al pensiero, e cerca, uolla
propria lingua, quelle forme che meglio il pensiero ritraggono, e meglio definiscano le idee, meglio le dipingana, anzi le scolpiscano agli occhi della
mente di chi ascolta, o legge.
Da logico più assai che da grammatico, e per nulla affatto poi, se piace a
Dio, da pedante ho studiato e studio io la lingua; sempre coiranimo volto
alla santa causa di cui mi professo l’ultimo, ma non il meno ardente propugnatore ! Un gran filosofo non troppo cristiano disse : Luce possente, e spada
acuta è la sentita e parlata ragiotie, ora che dovrà dirsi mai della Parola ui
Dio? Diremo ch’ella è; viva ed efficace, b vie più acuta che qualunque
SPADA A DITE TAQLI; E CH’eLLA GIUNGE PINO ALLA DIVISIONE DELL’aNIMA E
DELLO SPIKITO, E DELLE GIUNTURE E DELLE MIDOLLE. Ma pcr produTrO qUCSti
effetti maravigliosi vuol’essere subordinata a due condizioni : ella vuol’essero
mtesa c gustata. Se per fare della Parola di Dio una spada bastasse ch’ella
è Parola di Dio, sarebbe stato inutile il miracolo ed il dono delle lingue ; i
preti romani avrebbero ragione. Ora che questo è assurdo non fa duopo
dimostrarlo; l’intendere dunque è condizione sostanziale della efficacia. Nò
basta: quanto meglio l’uditore od il lettore intendo, tanto più il discorso o
la lettura fa effetto ; e se aUa chiarezza si unisce queUa amabilità attraente
che viene dalla vera esposizione del vero, e dal mite calore deU’affetto, la
forza che la stessa Parola di Dio, o per meglio dire, la stessa Parola religiosa acquista, è grandissima.
L’amico maestro mi raccontava, e credo che anni sono lo stampasse, come
im giorno, trovandosi ancor giovinotto a far l'ora ad un Santo Sepolcro in
campagna, e meditando con raccoglimento grande la narrazione dei pati
11
menti di G. Cristo, nel Nuovo Testamento del Diodati, una delle povere
donne li presenti lo pregò in carità a legger forte. Ei le compiacque, e col
tuono il più affettuoso, e colla massima unzione, cominciò lentamente a leggere; ma guardando più qua più là colla coda dell’occhio, si avvide ben
presto che l'attenzione del cuore era sparita, e solo rimanea\T l’attenzione
della deferenza, dell’aspettativa, e della bonaria semplicità; e nel pronunziare distintamente ogni parola, ebbe presto ad accorgersi che poche di esse,
o per se medesime, o pel giro che aveano, erano atte a penetrare in quei
semplici cuori.
Uscito presto di lì, volle fare una seconda prova. Si preparò, meditò la
lettura, e tornato poco dopo al sepolcro, alzò da sè stesso la voce; e mutando e sostituendo parole e giri vivi a quelli del libro, senza alterarne
menomamente il senso, ebbe la dolce soddisfazione di veder quella buona
gente penetrata, e commossa fino alle lacrime.
Ora, non è egli il santo Evangelo « La Buona Novella annimciata ai
poveri ?» E non dovrebbe dunque ai poveri specialmente essere diretta, a
loro accessibile, a loro, appena annunziata, accetta e piacevole ?
Ma basti su ciò; ora torno ai miei studi particolari ed alla lingua degli
opuscoli religiosi. Ho sentito raccontare d’un corto cardinale tanto bue che
tornato di Francia, dove avea accompagnato il Papa, soleva dire aver visto
nel suo viaggio molte cose maravigliose, una poi più maravigliosa di tutte, e
per lui inesplicabile: « Perfino i bambini, diceva egli, in quei paesi, parlano
cd intendono francamente la lingua francese : pare impossibile ! io quel poco
che ne so, ho dovuto stentare ad impararlo; e veder lì i bambini stessi parlarlo, ed intenderlo con una disinvoltura come non fosse toccato a loro ! »
Quel che per colia dico di sua Eminenza buacciola accadeva a me sul
serio. — Innanzi di venii-e in Toscana avevo scritto parecchi quinterni di
spogli, come dicono i vocabolaristi, cioè di frasi, parole, e locuzioni raggranellate qua e là nelle letture: dai trecentisti poi, e da Dante in specie, n’aveo
cavate delle migliaja. Ebbene ! Quei gioielli raccolti con tanta cura, tenuti
con tanto riguardo li trovai sparsi a piene mani dappertutto, e più specialmente dove meno si crederebbe, cioè nel volgo, quasi direi, più volgare o
plebeo; nel mercato, e fra i contadini. Oh! come parlano i contadini nei
contorni di questa città! Che incanto, sentire dalle rozze lor bocche le fra.sì
stupende dell’Alighieri, di Petrarca, del Certaldese, e degli altri solenni
scrittori! Un contadino per significarmi che un bosco cingeva un suo prato
intorno intorno, mi dice; Ghirlanda, ghirlanda c'è il bosco, e mi fa ràm
montare, anzi mi dipinge alla fantasìa, l’immagine dell’Alighieri cho ritratta
una campagna arenosa, cinta intorno dalla selva delle arpie;
« La dolorosa selva l'è ghirlanda
« Intorno, come il fosso tristo ad essa ; J
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una bambinetta sui sette anni, viene a dirmi che sua madre non s’c aneoi a
vcstuta, e mi fa rammentare lo stupendo sonetto dell’Alighieri
« Ella Ben va sentendosi laudare
« Umilemente d'onestà vestuta;
e mille e mille esempi potrei portarvi, dai quali vedreste, che nei primi
giorni passavo di maraviglia in maraviglia, d’incanto in incanto.
E tutto mi pareva bello, tutto mi compariva oro purissimo, o come i eru
scanti dicono, di coppella; ma coll’andare del tempo, e per le letture, e por
le lunghe discussioni tenute coH’amico maestro, quello splendore che mi
aveva abbagliato gli occhi si offuscò alquanto, e ciò che mi pareva tutto d'un
pozzo si venne a distinguere, ora vedo, anzi sento che veramente la lingua
italiana (se è bestemmia mi sia perdonata) non c’è, nò si saprebbe dove
trovarla ;
« Che vi sia ciascun lo dice
« Dove sia nessun lo sa.
È vero cho in oggi qxiasi tutti gl'italiani danno il vanto a questa Toscana,
e le dispute di supremazia di dialetto sono quasi tutte assopite, ma (jui pm-e
chi mi sa trovare una lingua assicurata per classica e por popolare allo stesso
tempo? Che non contraddica a quella de’ trecentisti, ma non la imiti troppo
in parole e forme oramai fuor d’uso; che prenda lo splendore dai cinquecentisti senza seguirli negli andirivieni de’ loro periodi; che sia sciolta da
ogni pedanteria come il Cesarotti la voleva, ma non accolga senza bisogno
0 senza scelta ogni parola, ogni frase che le venga d’oltremonte ; che per
ovviare al neologismo, risalga agli antichi padri, senza gli arcaismi pedanteschi del buon Cesari, nè i pesanti del Botta; che ritragga dall’idioma popolare toscano, senza restringere la lingua in Domo, come diceva scherzando
il Giusti al Manzoni?
Parlo capite bene, caro fratello, parlo di lingua che il popolo, ossia la
universalità dei lettori intenda beue, e legga volentieri, parlo di quella maniera di favellare, che non foggiandosi sui latini, o sugli scrittori che si
foggiarono sui latini Ccominciando dal Bonavesio), abbraccia subito l’anima
del lettore, il quale sente nel libro espresso, compito ed abbellito il suo
proprio pensiero, il suo affetto, e fra il libro e l’anima si stabilisce di tratto
quella corrispondenza intima, geniale, por cui le ore passano senza che uno
se ne avvegga, ed il libro vien ricercato con premura, letto con avvidità,
lasciato con rincrescimento. Di questi libri, noi italiani quanti ne abbiamo?
Veramente mi piace il Giusti, ma troppo arduo nello materie, troppo
triviale nelle formo, non sai a volte s'ei scherzi o parli sul serio, e mancato
il soggetto del suo satilleggiare politico, mancati colla migliorata educazione
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e colla conquistata libertà i Gingillini, i Girella, cd i Beeeii cavalieri, tcuio
il suo tempo eziandio sia finito; poicbò ei non potò spaziare nella regione
che cogli ultimi versi suoi si ora aperta; mi piace il Thouar, ma... basta,
dei viventi meglio è non parlare.
Dirò solo due parole dei tentativi fatti dal Manzoni per iutoscanare Tim
mortale suo libro, mostrando come, nonostante la buona volontà, la perseveranza e la sapienza del grande uomo, lo scopo suo come rimanipolazione
completa della lingua è ben lungi dall’esser raggiunto. Ma per quanto il
toma sia, a senso mio, importante, la lettera è oramai troppo lunga, ed io
sono stanco. Sarà per quest’altra volta. Addio.
NOTIZIE RELIGIOSE
Napoli. — Il Padre Gavazzi. — Avendo altra volta fatto nostre alcune
riflessioni del giornale Parigino l’Espérance intorno al famoso ex-Barnabita,
stimiamo debito di giustizia di porre in rilievo un fatto cho altamente l’onora
e che ricaviamo dal giornale sumentovato ; cioè, che il padre Gavazzi spiega,
a prò’ de’ numerosi ammalati e feriti ricoverati negli ospedali di Napoli, uno
zelo ed una direzione straordinaria. Ogni giorno egli spende più oro nel
visitarli, e nell’istruirli, diffondendo in mezzo a loro numerose Bibbio e
Trattati. Si aggiunge attendere il medesimo con molta spllecitudine all’istruzione religiosa dei preti, con parecchi dei quali egli tiene delle conferenze
più volte alla settimana, noll’antico convento de’ Gesuiti.
■—■ Dite tempii Evangelici.— Ricavasi dai fogli napoletani, che gli evangelici di questa città hanno chiesto ed ottenuto dal governo dittatoriale la
facoltà di fabbricare un tempio per il proprio culto. La stessa facoltà sarebbe
stata concessa agli Anglicani dal Dittatore, ohe vi avrebbe aggiunto U dono,
a nome dello Stato, e « come tenue compenso ai tanti servigj che la gran
causa d’Italia ha ricevuto dalla nazione inglese, » del terreno a tale scopo
necessario.
Roma. — Il danaro di S. Pietro. — Il cardinale Antonelli a nome del
Papa scrive al cardinale Wosiman, che il santo Padre « si vede privo di
ogui mezzo ber far fronte agli urgenti bisogni 'della sua armata , dei suoi
fedeli sudditi ccc. ecc. » ; e siccome egli « non accetterìi mar uiuua offerta
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di danaro che potrebbe fargli condizionatamente un governo qualunque »
S. B. il cardinale Antonelli invita il suo confratello di Londra, a far noto
ai Vescovi suoi dipendenti e per esso ai fedeli alle loro cure affidati, che il
Santo Padre « vedrebbe con piacere i fedeli del mondo cattolico a venirgli
in aiuto col loro obolo ».
Parioi — Una circolare ministeriale. — Essendo rimasta senza eifetto
la circolare del ministro dellTstruzione pubblica in data del 3 maggio p. p.
nella quale si ricordava ai Vescovi come lo stabilimento su tutta la superficie dell’impero, di associazioni aventi per iscopo di organizzare la riscossione di una specie di tributo a prò della corte di Koma , il governo dell’imperatore per mezzo, questa volta, del ministro dell’interno, avverte nuovamente i monsignori oh’ egli è risoluto a ricorrere ai mezzi legali onde
opporsi acciò la legge venga ulteriormente trasgredita, qualora il presente
avvertimento non bastasse a sciogliere immantinente siffatte osservazioni.
Inghilterra. — Conversioni. — Lord Beaumont, capo di una fra le più
antiche famiglie cattoliche deH’Inghilterra è stato nel giorno 16 del settembre
scorso ammesso nella comunione nella Chiesa anglicana, in presenza di Lady
Beaumont, e di parecchi amici intimi. — Si annunzia del pari rabjura del
sig. John 0’ Gorman Mahon, unico erede del sig. 0’ Gorman Mahon, già
membro del Parlamento.
— Cristiana liberalità. — H Duca di Nothumberland ha dato testò
30,000 lire sterline (p^ù di 750, 000 fr.) allo scopo di fabbricare sei chiese
allo sbocco del fiume Tyne, in una vasta parrocchia di 30,000 anime, quasi
esclusivamente popolata da marinari. Ultimamente il Duca avea di già stabilito, a speso proprie, in questa stessa località, una casa di rifugio per i
marinari, ohe gli era costata la somma di fr. 175,000. Antico marinaro egli
stesso, il nobile Lord occupasi con singolare sollecitudine degl’interessi così
spirituali che materiali della popolazione marittima di questa parto dell’Inghilt-crra. (Bulletin dti Monde Chrétien).
Irlanda. — Progressi rlelVEvangelo. — Il martedì 3 ottobre p. p. vennero dal vescovo Anglicano di Tuam confermati, nella chiesa di Clifton,
201 candidati, fra cui 170 erano antichi cattolici romani convertiti all’Evangolo. — Eisulta dall’ultimo censimento ufficiale per l’Irlanda una popolazione di 5,800,000 abitanti, la metà quasi dei quali appartengono alla
comunione evangelica. L’emigrazione da un lato, ed i progressi dell'Ev'angelizzazione dall’altro, si devono accagionare di questo risultato.
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Boemia. — Numerose conversioni. — Un notevole movimento evangelico
seguita a manifestarsi in Boemia. Nel solo villaggio di S]>a2ow, sessanta cattolici romani passarono, ò poco, alla chiesa evangelica. Questi tutti sono
capi di famiglia e possidenti. Il rimanente della popolazione di questo villaggio pare decisa a fare altrettanto. E tale movimento non limitasi a questa
•sola località, anzi fin da ora egli si estende a parecchio fra le circostanti
parrocchie.
Spagna. — Opposizione aìVEvangelo. — Parecchi giornali spagnuoli,
anche fra i ministeriali, invocano i rigori della legge contro individui di
niente altro colpevoli cho di voler adorare Iddio secondo prescrive la di Lui
Parola. « Ho veduto è poco » a Marsiglia scrive, in proposito, un corrispondente degli ArcMves du Christianisme, un giovane spagimolo, operajo
pieno di talento, e quello che più monta, pieno di fede, il quale era stato
obbligato a fuggire da Malaga o da Granata, portando seco quanto possedeva,
perdio era diventato cristiano evangelico. Un giovane prete convertito egli ,
pure all’Evangelo, ha dovuto la sua salvezza aU’intervento di un amico coraggioso che ha favorito la sua fuga; egli trovasi in Gibilterra difettante di
tutto, mentre il generoso suo amico sconta in carcere l'assistenza cho gli ha
prestata. *
Un’altro distinto cristiano venne, settimane sono, arrostato in BarccUor a.
dietro denunzia telegrafica di un prefetto cho avea sorprese lettere al medesimo dirette, in cui trattavasi di Bibbia e di religiose adunanze. Interrogato
dal giudice, egli ha coraggiosamente dichiarato non avere altra religione
che quella di Gesù Cristo e degli Apostoli. Richiesto di mettere in iscritto
siifatta dichiarazione, egli vi acconsentì senza titubanza di sorta, e questi
pure aspetta che sia pronunziata la sua sentenza. Una lettera del medesimo
scritta dal suo carcere, e nella quale egli esprime la propria fede con semplicità commovente ed ammirabile fermezza, termina con una fervida preghiera a prò’ dei suoi persecutori. Altri arrosti dello stesso genere, per la
stessa cagione, sono stati fatti in Ispagna, i quali comprovano, chc ad onta
deU’Inquisizione, la verità più potente di questa, torna a penetrare in seno
a questa nazione chc annovera tante migliaja di martiri. »
Domenico Grosso gerente.
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VENTE
DE LA SOCIÉTÉ DES DEMOISELLES PROTESTANTES
POUR
LA PROTECTION DE L'ENFANCE PAUVRE.
Cette venie aura lieu, Dieu aidant, dans la l“'* quinzaine
du prochain mois de Décembre, aux jours et dans le local
qui seront ultérieurement désignés.
Les personnes charitables qui voudraient y concourir
par des dons, sont priées de les faire parvenir, avant le
Lundi 11 X’’“'', à l’une des adresses ci-dessous :
M‘“ C. EYNAED, via Pio Quinto,
maison Robiland.
M^iie MANDROT, via Accademia
delle Scienze, maison de Fernex, I, au 2®.
M“" A. MESTREZAT, via Bogino,
maison Mongrivel, 3, au 2^
M'- MEILLE pasteur, maison paroissial e-Vau doise , derrière le
. temple.
On recewa avec la plus vive reconnaissance toute espèce de dons même
les plus modiquès.
TORINO — Tipografia CLAÜDIANA, diretta da E. Trombetta'.