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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOIECA VALDESE
TORRE PBLLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Taldese
Armo XCIV - Num. 8
Una copia Lire 40
ABBONAMEN
r, j
Eco: L. 2.000 per l’interno
L. 2.800 per l’estero
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Cambio di indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE. 21 Febbraio 1964
Anunin. ClandìAiu Torre Pollice - C.C.F. 2-17557
muìtiìHiì
IVon
Liberi, di guaio libertà?
mai stati schiavi
« Non siamo mai stati schiavi di
nessuno ». In quest’affermazione degli interlocutori ebrei di Gesù risuona un’eco dello spirito della Resistenza ebraica — come nota a ragione un commentatore — dall’epoca dei Maccabei a quella di BarKochba, quella « resistenza » ebraica tutta particolare, fatta di motivi
religiosi e etnico-politici indissolubilmente connessi. Certo, al tempo
ili Gesù il procuratore di Roma e la
X Legione dominano il paese; eppure l’anima d’Israele non è schiava, i pubblicani collaborazionisti
sono isolati nel disprezzo e appena
più velato dall’ossequio esteriore
verso i potenti è lo sguardo che l’Israelita posa sui Sadducei e gli Erodiaiii. a Non siamo mai stati schiavi «li nessuno ».
E’ una fiera dichiarazione che anche noi Valdesi possiamo fare. In
¡lassato, ci hanno braccato su per i
monti, dispersi all’estero, torturati
per strapparci l’abiura, rinchiusi
nelle segrete o arsi vivi sulle piazze.
Non sono riusciti a farci schi.avi. Ci
hanno rinchiusi in un ghetto, hanno cercato di soffocarci nell’angustia delle montagne; ma grazie alla
fraternità di Chiese sorelle, soprattutto grazie alla presenza oper.inte
della Bibbia nelle nostre Valli, non
sono riusciti a farci schiavi, neppure spiritualmente. Per secoli, fra
mille avversità, « la Parola di Dio
non è st.ata legata ». Poi, è vero,
tempi più facili, e più fiacchi, sono
venuti, e la fierezza di allora, purtroppo, solo alle feste del XVII febbraio gonfia molti toraci nel canto
quasi inconsapevole: « Giuro per
te. Signor, di vivere e morir ». Tuttavia vive fra noi, in misura senz’altro maggiore che nel resto del nostro popolo che ci sta assimilando,
quel non-conformismo che si radica
nella nostra p.articolare vocazione.
(c Non siamo mai stati schiavi di
nessuno ». Forse, abbiamo il diritto
di dirlo, di ricordarlo a noi stessi,
di affermarlo pubblicamente. Ma
davanti a Gesù, no. Altrimenti, come disse allora ai Giudei con cui
parlava, dirà anche a noi che ci culliamo in fallaci illusioni, se ci richiamiamo semplicemente alla nostra ascendenza razziale e religiosa
(<« progenie di Abramo », <c quelli
della vecchia roccia »); corriamo
anzi il rischio che dica anche a noi
che siamo « progenie «iel diavolo ».
Liberi, veramente? politicamente, intellettualmente, religiosamente, forse (e anche qui, con quanti
interrogativi). Eppure: « in verità,
in verità vi dico che chi commette
il peccato è schiavo del peccato ».
In 2“ pag. pubblichiamo un testo
che precisa efficacemente il « peccato » con la sua estrema, ineluttabile
conseguenza, la morte. Comunque,
questa parola di Gesù è abbastanza
tagliente e limpida: un giudizio senza riserve nè attenuanti. Siamo dunque schiavi. E non lo siamo soltanto in quanto legati d.alle conseguenze di questo o quel gesto, di questa
o quella parola; siamo schiavi già
prima, nel momento in cui compiamo quel gesto, diciamo quella
parola, accarezziamo quel pensiero; se fossimo liberi, non lo faremmo, non lo diremmo, non lo
penseremmo. Questo non significa
far svapor.are la nostra precisa responsabilità; significa piuttosto riconoscere che il « peccato », e la
morte, è alla radice stessa del nostro essere, minaccia e inquina il
nostro agire, il nostro parlare, il
nostro pensiero, i nostri rapporti
con gli altri e con Dio, li oscura di
Siamo
Leggere: Giovanni 8, 31-4-7
menzogne o li vela di mezze verità;
neanche l’essere progenie di Àbramo, neanche l’essere « della vecchia
roccia », neanche Tessere « di chiesa » o « religioso » o « spirituale »
preserva da questa minaccia : essa si
fa soltanto più sottile, più ambigua,
più pericolosa.
Diciamo pure che anche la mentalità laica o agnostica riconosce e
addita queste « colpe » contro la
dignità umana, l’ipocrisia, l’ignavia,
lo sfruttamento egoistico, la menzogna che diventa abito mentale; e
cerca generosamente di « liberare »
gli uomini, opponendovi a verità »,
riosa del Figlio.
Liberi dalle nostre illnsioni, dunque : siamo schiavi del peccato, esso
è —- com’è stato detto —- « una costante della nostra vita ». Vedere in
faccia il nemico, è il primo passo,
essenziale, nella lotta. f
Ma Gesù Cristo non ci libera soltanto dalle illusioni; egli è assai più
« vero », più totalmente « vero » di
un veggente moralista, è il Redentore, e nel suo nome, per opera sna
a questi schiavi che noi siamo è
data la libertà: siamo affrancati, anzi adottati e chiamati alla casa paterna, alla cittadinanza del regno di
^^Sg perseverate nella mia
parola, conoscerete la ve^
rità e la verità vi farà Uberi,,
« valori », ideologie e doveri morali
singoli e collettivi. Nel quadro del
mondo, qualcosa è indubbiamente
mutato nel volgere dei secoli; ma
per ogni ¡ialino di terreno gu.idagnato in un ¡lunlo della linea d’attacco, quanto se n’è ¡lerduto altrove? si può realmente dire che la vita sia oggi,^¡Iiìl « umana » che secoli addietro, nel suo complesso?
Gesù, comunque, parla a gente
religiosa, e ci interpella in quanto
membri di Chiesa: « Se perseverate
nella mia parola, siete veramente
miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi ».
La verità vera : non una dottrina
« pili vera » delle altre, non una
ideologia « più vera » delle molte
che agitano il mondo, non una morale « più vera » «li ogni altra insegnata fra gli uomini: Lui stesso, la
parola incarnata di Dio, il liberatore dal peccato e dalla morte. Non
parole, dette, scritte o stampate,
ma la verità fatta persona, al lavoro
fra gli uomini, fra noi con i nostri
problemi, i nostri peccati, i nostri
dolori, le nostre speranze e aspettative; la veritiera Parola di Dio
che, fatta carne, ha abitato per un
tempo fra noi, piena di grazia e di
verità.
Soltanto questa verità — ma questa verità sì! .— ci fa liberi. Certo,
ci libera in modo strano. La prima
cosa da cui ci libera, sono le nostre
illusioni su noi stessi. Può sembrare
una schiavitù dolce, quella delle illusioni, ma falsa completamente
ogni nostro rapporto con gli altri,
soprattutto con l’Altro; cioè in fondo falsa la nostra vita in ciò che ha
di più profondo, di più « umano ».
La verità di Dio, lo « specchio della Parola » ci restituisce il nostro
vero volto: non è molto attraente,
ma è il nostro, soprattutto è quello
che Dio conosce e che Dio ha amato al punto di dare il suo stesso Figlio perchè non perisse; questa nostra figura così meschina o peggio,
è quella che Dio ha adottato in Cristo, ha elevato alla dignità del suo
re*^no, alla uloriosa liberta dei figli
di^Dio. La libertà del cristiano comincia proprio qui, nell’essere convinto di peccato, in modo radicale,
con un’impronta che marca a fondo
tutta l’esistenza (metànoia, ravvedimento nel senso non pio ma estremamente profano di mutamento di
mentalità); quest’abisso, lo si può
guardare a occhi aperti, senza sprofondare nella disperazione, solo se
ci si sente nella mano di Dio, del
Padre di Gesù Cristo: anche se taglia e morde, la sna verità è calda
dell’umanità sofferente e pur vitto
Dio. Dietro la \« rità del nostro peccato e «Iella nostra morte, si profila
quest.a Verità «li Dio, e ci libera; lo
cre«liamo, lo s¡ieriamo, perchè è
vero.
In questa libertà siamo chiamati
a vivere. La libertà del cristiano
non è un bluff. E’ una realtà che
crediamo, che spariamo, quindi che
viviamo intensamente. L’amore, lo
affetto, l’amicizia per una persona
non ci libera affatto «lalTegoismo;
eppure questa forza piega i nostri istinti, il nostro carattere, contende palmo a palmo il terreno all’egoismo: ed è solo l’ero.s.^ L’agape
«li Dio, il suo amore re«lentore, che
riscatta e libera, che perdona il peccato e spezza l’onnipotenza della
morte, passerà su noi come acqua
sul sasso, senza lasciar traccia? Se
l’anelito umano alla libertà —. del
resto così discutibile, perchè la storia rivela come gli schiavi diventino
facilmente oppressori : la libertà diventa semplicemente « un’occasione
alla carne » — suscita in noi un’eco
profonda, Tappello a vivere nella
gloriosa libertà dei figli di Dio ci lascerà freddi, senza volontà nè impegno? « Se vivete per lo Spirito —
dice Paolo — camminate per lo Spirito n : quali ne siano i frutti, lo sap
piamo, o andiamo a rileggercelo
(Gal. 6). E’ la libertà del servizio.
Ed ecco il segreto di questa vita
libera: « se perseverate nella mia
parola ». Si tratta di rimanere là
dove l’aria è limpida, e di respirarla a pieni polmoni, ogni giorno,
osni minuto. La libertà del cristiano non è un certificato di cittadinanza che si mette nel portafoglio :
è la comunione con il Padre, nel
modo e nel luogo che, nella sua
bontà e nella sua sapienza, egli ha
scelto: la sua Parola, <« calata » nella testimonianza profetica e apostolica e avvivata dal suo Spirito Santo.
Anche i più silenziosi di noi, non
possono stare senza parlare con gli
altri; e non si può sempre parlare,
bisogna anche saper ascoltare, perchè non vi sia monologo ma comunicazione. Con Dio, troppo spesso
e troppo a lungo noi serbiamo il silenzio, oppure lo sommergiamo di
monologhi, con le nostre preghiere
e le nostre meditazioni. Ma la sua
parola: perseveriamo in essa? Diciamocelo, per molti fra noi il « perseverare » nella Parola si è arrestato al momento della confermazione
o giù «li lì; per molti altri, è proseguito, non senza qualche « vacanza », limitandosi alla partecipazione al culto settimanale. So bene che
dicen«lo « perseverare » Gesù non
intende soltanto un’attività intellettuale, di lettura e di meditazione:
si tratta di vivere pienamente questa parola di Cristo. Tuttavia non
c’è relazione con Dio se non nella
sua Parola. Lo dimentichiamo troppo. Vi immaginate, allora, che cosa
pensa dei nostri falò e delle nostre
sfilate, delle nostre coccarde e delle
nostre cuffie, dei nostri pranzi e delle nostre cene, dei nostri discorsi e...
dei nostri articoli, in questo effimero tripudio libertario. Colui che sa
e vuole che unicamente nella sua
Parola noi troviamo la libertà? La
libertà vera è quella del servizio,
del sacrificio, dell’amore offerto : è
stata la libertà di Cristo e la sua
verità.
« Se perseverate nella mia parola, conoscerete la verità, e la verità
vi farà liberi ».
Se perseverate. g. c.
DichìarazioDe di fede
dei protestanti spagnoli
Madrid — Nel corso di ma riunione recente i delegati delle Chiese evangeliche
spagnole hanno preparato un documento che
definisce la loro « fede comune », destinato
illuminare le autorità governative nel
orso dei dibattiti relativi a un progetto di
legge sui diritti legali dei protestanti spagnoli. Questo documento, che entro il mese di febbraio sarà presentato al governo, è
stato redatto dopo la lettura del rapporto
del segretario esecutivo della commissione
evangelica spagnola per le questioni giuridiche (equivaleiite del nostro Ufficio Legale del Consiglio Federale delle Chiese
Evangeliche).
1 delegati che hanno preso parte a questo lavoro rappresentavano la Cliiesa evangelica spagnola, la Chiesa riformata episcopale spagnola, TUnione delle Chiese battiste, la Federazione dei battisti indipendenti e i Fratelli moravi.
liberta di colto (moderata)
per ^li acattolici spagnoli
Madrid. — Nel corso di una conferenzastampa a Madrid, il card. Arriba y Castro,
arcivescovo di Tarragona, si è dichiarato favorevole alla libertà di culto per gli acattolici in Spagna, « a condizione che questi
non svolgano opera proselitistica. Infatti —
egli ha aggiunto — la Spagna è una terra
cristiana che conosce già l’Evangelo ». Il
cardinale ha attiralo l'attenzione sulla propaganda svolta per mezzo di a certi libri,
pamphlets, riviste e anche programmi trasmessi da radio estere ».
Egli ha ricordato ai fedeli che il fondamento spirituale della nazione spagnola è la
devozione alla santa Eucaristia e alla Vergine Maria, come pure la sottomissione al
papa. A suo avviso, il protestantesimo non
è mai riuscito a guadagnar terreno in Spagna perchè « Teresia protestante consiste nel
respingere queste devozioni ». {soepL)
Il matrimonio civile
Israele
Don
lU
Gerusalemme. — In Israele la « Lega
contro la costrizione religiosa » ha rivolto
al Parlamento una petizione per domandare, a nome di migliaia di cittadini, che
venga istituito il matrimonio civile. Attualmente le unioni devono essere contratte davanti a un rabbino.
In tal modo gli Israeliani che non professano alcuna fede religiosa e non appartengono ad alcuna comunità religiosa, non
hanno la possibilità di sposarsi <iviJmente.
Se uno dei futuri sposi non è ebreo, è impossibile celebrare il matrimonio religioso.
Una donna non ebrea non è autorizzata a
sposare un discendente dei sommi sacerdoti
ebrei, neppure se si è convertita all’ebraismo. I figli, che hanno un genitore
non ebreo, sono considerati illegittimi.
{soepi}
iiiiiimiiiiiiiiimiiiiiMliimiiimimiiiiiiiimiiiiimimiiiinimiimiii
La chiesa insegnante ascolta
Nel Triveneto si vive praticamente isolati: pastori e comunità possono
difficilmente avere contatti tra di loro. Ma se usciamo dal campo ristretto
della denominazione, l’orizzonte si allarga improvvisamente: passiamo dalrimpossibilità d’agire alla possibilità
di fare qualcosa. Questa formula pratica, dettata dalle necessità ambientali, offre il vantaggio di ima maggiore
elasticità organizzativa e di una maggior libertà di fronte ai problemi amminitrativa che tanto tempo piortano via alle conferenze denominazionali. In altre parole rimane più facile
studiare insieme e sperimentare nuovi metodi di lavoro. Questo è vero anche sul piano pastorale. AH’ultimo convegno di pastori, la novità era dovuta alla presenza di due laici i quali
erano stati mvitati a tenerci due relazioni sul divorzio tra le fede e la
vita quotidiana. I pastori hanno sovente il senso d’esser tagliati fuori dalla dura realtà della vita, conosciuta
invece da chi vive sei giorni alla settimana in un mondo dove vige la legge della giungla. Ma non siamo qui di
fronte ad un complesso d’inferiorità
pastorale? Oppure non è questo « divorzio» creato dall’inconscia sofferenza del pastore isolato nel suo ministerio da un ambiente che non ne vuol
sapere? I laici ci hanno detto ohe il
divorzio vero e proprio esiste soltanto
per Tindifferente che ha relegato la
fede tra le sue occupazioni superflue.
Ci hanno in seguito illustrato due tipiche prese di posizione diverse. La
prima è quella deU’obiettore di coscienza, non inteso nel senso classico,
ristretto a problemi militari, ma inteso in un senso molto più ampio e
generale. Si tratta dell’indivlduo che
obbietta ad ogni infedeltà al suo Signore propostagli dalla società in cui
vive e che si preoccupa innanzi tutto
di stabilire, quaggiù, un segno ed un
esempio. La seconda è quella del profeta che non aspetta che gli venga richiesta una presa di posizione per agire, ma che s’infila nelle tortuose strutture direttive della società per compiere lì. la sua opera. Quale opera? La
società ha perso di vista l’uomo. Anche i sindacati lo hanno perso di vista in quanto che l’uomo è scomparso dietro la figura anonima del disoccupato che cerca lavoro e del salariato che ha dei diritti da riveruiicare
Oggi esistono soltanto dei funzioni
non degli uomini. E’ la nostra funzione che costituisce il nostro essere nella vita. Nell’interno di una stessa funzione vi sono dei superiori e degli inferiori che variano in numero secondo
le tappe della carriera. In tutto questo è scomparso l’uomo, il fratello, il
prossimo. Il profeta vuole rivendicare
l’umanità dell’esistenza. La sua etica
può essere fraintesa e inconsueta, ma
non conosce im divorzio tra fede e vita. Se v’è un malessere da noi are o
un divorzio esso si manifesta non nei
confronti del mondo, ma nei confronti dell’impostazione attuale della vita
ecclesiastica, troppo preoccupata di
proselitismo e di portare il mondo nella tranquillità del tempio. La Chiesa
dev’essere rivolta verso l’esterno, non
verso Tintemo, se no diventa parrocchia. Non è forse questo che le conferenze di Fede e Costituzione ci hanno
continuamente ricordato? Il laico che
ascolta la predicazione deve poter dire in cuor suo : « E’ vero », « E’ proprio
così» (versione laica dell’amen biblico), non solo di fronte alla rievocazione dei grandi fatti oggettivi della sua
salvezza in Cristo, ma anche per la luce che l’evangelo getta sui problemi
che lo travagliano in casa e al lavo
ro. La domenica mattina il laico ha
bisogno di veder ravvivato dalla Paro’
la il senso (Mrezionale del suo impegno e della sua fede.
Bisognerà continuare a studiare insieme; pastori e laici. Non sarebbe opportuno che la preparazione della predica diventasse un lavoro d’équipe
anziché il lavoro d’uno solo?
Renzo Bertalot
2
pag. 2
N. 8 — 21 febbraio 1964
2:
IL LIBERATORE
Riportiamo parte del sermone sul testo
Rom. 1: 16, pronunciato alcuni anni fa dal
prof. Vittorio Subilia nel corso del culto
d'apertura del Sinodo.
A guardar bene due sono le costanti che compongono la nostra vita: il peccato e la morte.
A sentir parlare di peccato noi
uomini moderni arricciamo il naso,
come se si trattasse di un prodotto
di epoche antiquate e beghine. Usiamo pure espressioni laiche maggiormente familiari per noi. Invece
di peccato, diciamo, per darci un
poco di arie ; concezione scientifica
della vita, visione ateistica della
storia libera da superstizioni e da
sovrastrutture, o, cosa che succede
molto più frequentemente, ateismo
pratico di un’esistenza insensata,
vissuta senza coscienza vocazionale
e senza impegno di servizio, in cui
l’uomo vive, o per meglio dire, si
lascia vivere senza un criterio e senza una norma che non siano il proprio arbitrio e il proprio interesse
0 la propria inerzia. E’ il peccato
degli uomini di mondo.
Accanto al peccato degli uomini
di mondo, vi è il peccato di noi tiomini di Chiesa. Invece di peccato diciamo : concezione religiosa, spiritualistica, occidentale, borghese della vita, in cui all’ipocrisia morale
si allea la sicurezza delle posizioni
raggiunte e che dìsprezza gli altri,
1 senza Dio, i mondani, i materialisti, i sovvertitori della facciata morale tradizionale — oppure che rappresenta una religiosità sincera e
fervente, ma che è cosciente della
propria superiorità e si fa un vanto
della propria giustizia : per esempio
della nostra superiorità protestante
o della nostra giustizia valdese nei
confronti degli altri, dei cattolici,
così che finiamo per vivere non di
fede ma dei nostri valori spirituali,
non 'li Dio, ma del nostro patrimonio religioso.
Sia nel caso del peccato dei profani sia nel caso del peccato dei religiosi, si tratta di peccato verso Dio
e questo peccato sia nella sua forma
profana sia nella sua forma religiosa si configura come una potenza
che ci domina, che determina i nostri atteggiamenti, la nostra mentalità, che ci rende prigionieri di noi
stessi, in quanto nei due casi noi
siamo Dio a noi stessi (Gen. 3; 5),
noi stabiliamo le norme e i valori
in base ai quale la nostra vita è vissuta, in modo tale che essa rimane
chiusa in se stessa e non è libera
per l'Iddio vivente.
Ma se c’è uno che è stato in piena
e costante comunione con Dio, che
è morto a se stesso, che non ha seguito la sua propria volontà ma ha
creduto alla volontà buona e potente di Dio anche quando tutto lo portava a credere il contrario, che non
ha servito Efio per ottenerne dei vantaggi o per qualche altra ragione interessata o per mettere un crisma di
autorità e di validità sulle proprie
posizioni, ma lo ha servito senza ragione, per la libera ubbidienza dell’amore, è segno che la vecchia potenza del peccato, che ci perde lontani da Dio o ci spinge a sfruttare
Dio per i henefici e la dignità che
ne ricaviamo, è spezzata, vuol dire
che Dio ha manifestato la sua potenza sul peccato stesso che è rivolto contro di Lui, a salvezza e liberazione dei p.eccatori profani e di
noi peccatori religiosi.
Accanto al peccato verso Dio, vi
è il peccato verso l’uomo. Se ci disturba il termine jìeccato e preferiamo laicizzarlo, diciamo pure egoismo, è più semj)lice, Tegoismo di
noi perduti a vivere per noi stessi
e incapaci di servizio verso il fratello; diciamo il nostro atteggiamento, quando vogliamo essere legge a noi stessi e cerchiamo il nostro
diritto e il nostro interesse, quando
conosciamo il prossimo solo come
strumento ai nostri fini, per sfruttarlo con sfruttamento sentimentale
o con sfruttamento economico o con
sfruttamento politico, togliendogli
la dignità di libera creatura di Dio
e imponendogli un regime di servilismo, a vantaggio della nostra piccola causa personale o a vantaggio
di certi principi che riteniamo giusti e necessari, come se l’uomo fosse fatto per i principi anziché i principi per l’uomo; diciamo divisioni
fra noi e fra noi e gli altri, fra il
nostro nucleo sociale e altri nuclei
sociali, divisioni di mentalità, divisioni economiche, nazionali, politiche, religiose, che ci separano gli
uni dagli altri e ci rendono fra noi
stranieri e nemici.
Il peccato verso l’uomo si configura come una potenza che ci domina, che ci rende prigionieri dell’amore di noi stessi, precludendoci
la via verso l’altro uomo.
Ma se c’è uno .che invece di amare se stesso, ha amato i propri nemici e li ha amati sino alla morte e
alla morte della croce (Rom. 5: 6-8),
se c’è uno che invece di cercare il
proprio interesse (I Cor. 13: 5) e di
salvare la propria vita ha perduto
la propria vdta e ha dato se stesso
per gli altri, se c’è uno che invece
di farsi servire ha servito (Me. 10:
45), se c’è uno che invece di voler
essere il Signore ha abbassato se stesso sino ad assumere la condizione
di schiavo (Fil. 2: 6-7), è segno che
la potenza dell’amore di sè è scossa, la potenza del peccato che-perde V uomo lontano dall’uomo è messa in forse, è segno che Dio ha manifestato la sua potenza sul peccato
dell’uomo contro l’uomo, rendendoci liberi verso il fratello e mettendo in movimento le forze dell’amore, che sono le forze del secolo avvenire.
Per quel che concerne il secondo
elemento costante della nostra vita
non ci sono circonlocuzioni più moderne: la morte si chiamava morte
ai tempi dell’Apostolo Paolo e morte si chiama oggi. E, come il termine non è mutato così l’angoscia e il
mistero della sua maledizione non
sono tolti. Davanti alla morte non
vi sono più differenze fra noi, non
vi sono più uomini ricchi e colti e
uomini poveri e ignoranti, uomini
religiosi e uomini non religiosi, uomini spirituali e uomini materialisti: la morte prende gli uni e gli
altri e veramente si configura come
una potenza nemica che ci tiene e
da cui nessuno di noi, con nessun
mezzo scientifico e con nessuna teoria idealizzante, può salvarsi, una
potenza che ci strappa dalla vita e
ci separa da Dio il datore della vita
dandoci in balìa del nulla.
Eppure! Se c’è uno che è risuscitato dai morti, se c’è uno che la
morte non è riuscita a trattenere col
suo potere di distruzione e di annientamento, se c’è uno che non ha
conosciuto il definitivo della tomba
chiusa, se la resurrezione di questo
uno non dev’essere intesa come una
verità di ordine ideale e religioso
buona per idealisti e per religiosi,
jna nel senso concreto e realistico
di resurrezione del corpo, dell’esse
Culto Radio
ore 7.40
DOMENICA 23 FEBBRAIO
Past. Pier Paolo Grassi
(Chiesa Metodista di Roma)
DOMENICA 1 MARZO
Past. Pier Paolo Grassi
re intero, è segno allora che la potenza universale e assoluta della
morte è seriamente compromessa, è
segno che Colui che ha manifestato
la sua potenza sul pei'cato ha manifestato la sua potenza anche sulla
morte salario del peccato, una potenza che è potenza creatrice di una
nuova vita, una potenza che ha
cambiato l.a situazione esistente fin
nelle sue strutture più fondamentali e ha fatto apparire una èra nuova, che rappresenta Einizio non solo di una nuova umanità, ma di
una nuova creazione, di un mondo
nuovo (Rom. 5: 17-21; 6: 23). Di
fronte alla resurrezione di Gesù,
possiamo domandarci con lìbera audacia dov’c ormai più la morte e la
sua macabra vittoria sui corpi e sulle anime delle creature chiamate da
Dio alla vita e alla gioia (1 Cor.
15: 5.5).
In Cristo Dio ha veramente manifestato la sua potenza sulle forze
che costituiscono le costanti della
nostra esistenza: l’Evangelo ci annuncia che Cristo rappresenta, concentra e anticipa in se stesso il mondo in cui tutte le cose son fatte
nuove.
IV flegato a questo numero
del periodico, offriamo ai
nostri lettori un « supplemento » che ci auguriamo giunga
loro gradito, e che comunque
risponde a richieste pervenuteci. Come già lo scorso anno, al
concludersi della prima sessione del Vaticano II, il past. Paolo
Ricca ci dà una valutazione penetrante, basata su un'informazione di |4rima mano, sull'attualità cattolica.
I singoli, le librerie o le chiese che desiderassero diffondere questo foglio, potranno ottenerlo a L. 20 la copia (L. 15
per ordinazioni superiori alle
100 copie) presso l'Editrice
Claudiana, Via Principe Tommaso 1, Torino, c.c.p. 2/21641.
RIUNITO PER LA PRIMA VOLTA NELL^U.R.S.S.
Il Comitato esecutivo
la
scomparsa del Pastore
Giulio Tron
E’ deceduto, a Torre Pellice, il Past. Giulio Tron. Il servizio funebre, presieduto dal
Past. F. Sommani, si è tenuto sabato 15
c. m., con larga e commossa partecipazione
di fratelli e sorelle; il Vice-moderatore,
past. Alberto Rihel, ha espresso, anche a
nome della Tavola Valdese, la simpatia e
la gratitudine della Chiesa tutta. In attesa
di rievocare questa figura pastorale, esprimiamo la più cordiale simpatia fraterna ai
familiari in lutto e in particolare alla sua
compagna.
Ginevra. — Qiiesl’anno ^er la iprima volta — daini al 14 febbraio — il Comitato
esecutivo del Consiglio ecumenico delle
Chiese si è riunito nell’URSS, e precisamente a Odessa, su invito della (ìbiesa Ortodossa russa.
I qua'tordici membri di questo Comitato,
presieduto dal Past. Franklin Clark Fry,
consacravano le loro sedute all’esame delrattività della varie divisioni e dipartimenti del C. E. C. e a udire il rapporto del segretario generale, il Past. Visser’t Hcoft. 11
Prof. .Nikos Missiotis, vice-direttore delristituto ecumenico di Bessey, commentava la seconda sessione del Concilio Vaticano alla quale ha partecipato cerne osservatore-delegato. La Commissione delle Chiese per gli affari intemazionali esponeva le
sue vedute sui negoziati in vista del disarmo, sulla situazione a Cipro, a Panama,
nel Tanganiki e a Zanzibar. Quattro dei
presidenti dèi C.E.C. partecipavano alle
riunioni di Odessa: Sir Francis Ibiam, governatore della ’Xigeria orientale, membro
della Chiesa presbiteriana: David C. Moses, direttore deH’lslop College di Nagpur,
India; il Past. Martin IViemoller, pre.sidente della Chiesa evangelica di Hessen-Nassau;
Charles Parlin, laico metodista statunitense.
II mite inverno sulla rive del Mar Nero
ha cesi accolto i rappresentanti del Consi
glio ecumenico per la loro prima riunione
ufficiale nejl’Unione sovietica, in un momento in cui pare riprendere con particolare virulenza la « lotta ideologica » antireligiosa. Il a disgelo « ha però rotto l’iso
lamento delle Chiese nelPUnitiie sovietica,
comunque nella Russia e nei paesi baltici:
le Cliiese vi si conoscono meglio fra loro,
l’offensiva-unità si manifrata anche là. Vien
quasi da auspii-are, però, che non si cenili
di costruire là ciò che qui tanto si depreca,
almeno da parte non-cattr lica : il a fronte
unico » crist ano, cioè una solidarietà essenzialmente ta tica, mossa più dall’istinto
di conservazione che da una genuina vocazione cristiana.
Il giorno 13 Fefchra’o 1964 il Signore ha richiamato a Sè
Giulio Tron
Pastore Valdese
Ne danno la triste notizia, ma con
piena fiducia nel Signore, la moglie
Mary col figlio Mario e la nuora Lorely Gilles; i nipoti Milvia Munzi, Luigi Paola Marchetti; i cognati, cugini
e parenti tutti.
« Sappiamo che Colui che risuscitò il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù »
(2 Corinzi 4: 14)
«... e saremo sempre col Signore. Consolatevi dunque con
. queste parole »
( 1 Tessalonicesi 4:17)
E' IN ATTO LA PREPARAZIONE
Il Congresso Evangelico Italiano
Dalla relazione presentata dalla Giunta del Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d'Italia aH'Assemblea annua
del medesimo, tenutasi a Roma in gennaio, stralciamo questa
settimana la parte relativa alla preparazione del Congresso
Evangelico Italiano, la cui convocazione è prevista con molta
probabilità per la primavera 1965, a Roma.
Nella riunione defl’S Gennaio 1963,
rAssemblea del Consiglio Federale apprevava aH’unaninjità un 0.d.G. in
cui, dopoi aver espresso la propria convinzione sulla utilità di un Coíigresso
« che raduni i rappresentanti delle
Chiese ed Opere Evangeliche italiane
onde esprimere la loro fondamentale
unita c studiare prohlemi vitali della
testimonianza evangelica in Italia »
dava incarico alla Giunta del Con.siglio Federale di « nominare una Commissione che collabori con la Giunta
stessa alla preparazione del Congresso tanto in merito al suo programma
ed al suo svolgimento quanto per i necessari contatti con le Chiese ed Opere interessate ». Auspicava, inoltre,
che il Congresso Evangelico potesse
aver luogoi « entro il 1964 ».
In ottemperanza al mandato ricevuto', la Giunta procedette innanzi tutto alla nomina di un Comitato preparatorio del Congresso, composto dei
membri della Giunta del C. F. e di .5
delegati Valdesi, 2 Battisti, 2 Metodisti, 1 Luterano, 1 dell’AMEI, 1 dell’E
sercito della Salvezza; complessivamente 17 nersone. La presidenza del
Comitato fu assunta, per incarico, dal
Presidente del ConsigUo Federale ; Segretario pTOvvisorio : Past. Giorgio
ÌBouchard.
Il Coimitato venne convocato dai
Piesidente per tre riunioni che ebbero
luogo a Roma, a Milano ed a Torino.
Durante la prima riunicne, nel mese di Giugno, si procedette ad im esame generale della situazione, sulle linee fissate dall’Ojd.G. deli’Assemblea ;
era necessario attenersi a quei punti
fissi, in un tempo in cui l’iniziativa
del Cengresso stava diventando motivo di ampie discussioni sulla stampa
e nei convegni giovanili, anticipando
decisicni e giudizi sui risultati definitivi del Congresso medesimo.
Il Comitato si trovò d’accordo sulla
necessità di una seria preparazione
oel Congresso e pertanto, pur abboz
zando alcune idee fondamentali, non
prese subito nessuna decisione definitiva, ma lasciò la porta aperta ad ulteriori sviluppi e variazioni. Allo sco‘po di strutturare un programma di lavoro da sottoporre al Comitato, vennero nominate tre Commissioni; una
per l’organizzazione del Congresso
(Près. Past. Camellini), l'altro per gli
studi iPres. Past. Giorgio Bouchard)
e la terza per 1 contatti con le comunità (Près. Past. A. Ribet).
Nelle successive riunioni e talvolta
dC'po ampio dibattito furono acquisiti
alcuni punti sui quali ric’niamiamo la
attenzione della Assemblea. In questa
stessa seS'Sicne sarà necessario discutere l’argomento alla presenza dei rappresentanti delle Chiese che non fan
no parte effettivamente del Consiglio
Federale.
1 ) La data di effettuazione del Congresso, per unanime consenso e per
opportune ragioni inerenti alla serietà della sua preparazione, dovrebbe
es.sere posticipata. In linea di massi
ma il Comitato si pronunzia per la primavera del 1965,
2) Il titolo generale della manifestazione dovrebbe essere il seguente:
Congresso delle Chiese Evangeliche
Italiane. La ricerca di un sottotitolo
si urtò a idee diverse e contrastanti.
La maggioranza, pensando’ al fatto
che la formulazione di un tema dovrebbe soprattutto tener conto dell’am,biente esterno, si è pronunziata in favore del seguente sottotitolo : Il Protestantesimo italiano e il suo messaggio nell’ora presente,
3) La partecipazione delle varie
Chiese al Cengresso è stata motivo di
ampio dibattito. La divergenza di idee
si è manifestata su questo punto fondamentale; Tutte le Chiese Evangeliche, di qualsiasi tipo, dovranno essere
invitate su piede di parità op'pure bisc^'nerà limitare la partecipazione' allo‘'chiese me'mbri del Consiglio Federale, riservando alle altre la semplice
qualifica di « invitate »? . .
I sostenitori della « limitazione )> affermano che un ampliamento indiscriminato » finirebbe per nuocere alla realizzazione della proposta federativa e altererebbe la chiara fisionomia
delle Chiese Evangeliche anche sul
piano dottrinale. I sostenitori dell’allargamento ritengemo di non poter escludere preventivam.ente i rappresentanti di movimenti evangelici all’opera in Italia e, ritenendo che il progetto della « Federazione » non sia l’unico obiettivo del Congresso, sono favorevoli ad un ampio invito, lasciando
F.bero ogni movimento evangelico di
decidere in merito alla partecipazio
II Comitato preparatorio, per alzata
di mano, ha deciso di invitare quali
<- partecipanti di pieno diritto al Congresso tutte le Chiese che sono in qualche modo in relazione con il Consiglio
Federale ». Lo stesso invito « potrà essere esteso anche ad altre Chiese, ove
il C. F. lo ritenga opportuno. Tutte le
altre Chiese e movimenti evangelici
verranno invitati come osservatori ».
Per evidenti mctivi di fimzionalità,
il Comitato preparatorio conserverà
peraltro la sua attuale composizione.
4) La sede del Congresso è stata fissata in un primo tempo a Roma. Successivamente, con ragioni da ambo le
parti, i5i è suggerito Torino e Firenze.
I membri del Comitato sono assai divisi fra loro a questo riguardo. La maggioranza relativa è favorevole a Re
ma, perchè Roma è sempre Roma; il
Presidente ed alcuni altri sono invece
favorevoli a Firenze, città meno gran
de e più raccolta, in cui la «presenza
evangelica » pctiebbe essere più eflì
cacemente notata.
5) Il numero dei partecipanti è sta
t(v approvato in modo globale: 300
membri di pieno diritto e un centinaio di osservatori e invitati.
6) La partecipazione dei partecipan
ti al Congresso avverrà in modo definitivo quando si saprà quali e quante
Chiese vi saranno rappresentate. E’
stato tuttavia dibattuto sin d’ora il crk
terio di partecipazione. Dovrà essa av
venire in base ad un criterio puramente statistico (proporzionale puro),
oopure sarà meglio -adottare un criterio di riartecipazicne differenziata, in
ba'se al livelio di maturazione ecclesiologica ed ecumenica delle varie Chiese? La maggioranza dei Comitato si
è espressa a favore della partecipazi-''
ne differenziata, evitando al momer
to attuale di fissare definitivamente
le cifre.
Su questi punti, in linea di massima acquisiti dal Comitatoi, sarà bene
che rAssemblea si prcinunzi dicendo
unicamente qualcosa di essenziale, evirando cioè di rimettere in, discussione l’intero argomento.
7) Veniamo ora all’esame del contenuto del Congresso e dei suoi obiettivi :
La « Commissione studi » ha presertato uno schema di lavoro che è stalo accettato in linea di massima, sa’vo ijilteriore studio- da parte del Comitato.
I] tema fondamentale dovrebbe artico! ansi in tre punti principali:
I) La ragione della nosira presenza
in un paese «cristiano», ovvero: Il
Prote.stantesimo come alternativa. In
queste studio dovrebbe essere chiarita la « vocazione delle Chiese Evangeliche in Italia,» rispetto alia situazione religiosa italiana, alla società ed
allo Stato.
II) Le nostre posizioni ecclesiologiche: unità e tensione. Questo come del
resto gli altri studi, esigono dei docunienti preparatori : per es. sul concetto di chiesa, di ministeri, di unità;
sarebbe desiderabile una pluralità di
documenti preparatori relativi ad ogni
denominazione. A questo riguardo il
Past. Alberto Ribet ha già iniziato la
consultazione delle varie Chiese per
una opportuna presentazione storicodottrinale delle denominazioni operanti in Italia.
Ili) La proposta federativa. L’idea
che il Congresso debba essere il punto
finale di un comune dibattito, in seguito al quale la « Federazione delle
Chiese » dovrebbe essere solennemente proclamata, è stata lasciata cadere.
Essa non corrisponde alle indicazioni
contenute neiro. d. G. deirAssemble-a
del C. F. e, d’altra parte, non si può
non tener conto di un necessario e
subordinato parere da parte dei Sinodi o delle Assemblee denominazionali.
Si pensa, invece, che il Congresso debba esprimere una base di consenso
per la costituzione della Federazione
e, nel frattempo, per un più efficace
lavoro in comune. Alcune voci si sono
espresse contro una eccessiva proliferazione di uffici e di dipartimenti
federali.
-4r II (-iinl. Josepli Frina:*. ar(-ivc.s<‘Ovo (li
Colonia, ha nuibblicato- una le'.tera p-asloraIr in <‘ii| ine-lte in guardia i suoi fedeli con
Irò i inalrimoni misti fra cris'.iani e musulmani (aumentano i lavoratori turcln in Ger?iianiai, e anche a proposito dei matrimoni
misi! Cai olico-prcteslanti ricorda che il Con
(ilio non ha preso alcuna decisione che modifichi minimamente le leggi caltolicdie vigenti.
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del CoDsiglio ecumenico I
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21 febbraio 1964 — N. 8
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I PALADINI
deDa libertà
Al Rifugio xdnrlo Alberto» di Luserna San Giovanni
Una grande famiglia
Ci scrivono
Anche Roma, dunque, non solo sembra
guadagnata alla causa della libertà di coscienza e di culto, ma se ne fa paladina.
Non di rado le chiese, di ogni confessione,
sono venute a rimorchio nelle varie tappe
della storia della società, e spesso « i figli
di questo secolo » sono stati piu avveduti,
più audaci, più seri dei « figli della luce »;
anche se deve suscitare salutare confusione,
non c’è nulla di strano che il Signore insegni
alla Chiesa a riscoprire l’Evangelo in tutte
le sue dimensioni, servendosi anche del pensiero, delle lotte, degli sforzi, delle ideologie di agnostici e di atei, di uomini che
non hanno trovato nel « Cristianesimo » risposta ai propri aneliti più alti, per i quali
il (c cristianesimo » ha latto velo all’Evangelo. Riconoscerlo umilmente è un dovere
elementare per ogni chiesa. Non si tratta di
accettare in sostituzione dell’Evangelo una
qualche altra ideologia, bensì, stimolati dalle ideologie più vìve, riconoscere la vitale,
perenne attualità dell’Evangelo; un duplice
I movimento, dunque, di umiliazione per ciò
che siamo, dì fiera ripresa di coscienza per
ciò che l’Evangelo — non la Chiesa —
Ma più spesso noi vediamo invece la Chiesa
di Roma vìvere di ciò che non ha maturato
e sofferto, incamerare tranquillamente e
ascrivere a propria gloria di madre e maestra ciò per cui non è stata <c testimone »
ma che anzi, al tempo del « martirio », essa
ha nersegnifato. In occasione del XVII febbraio. riportiamo da Protestantesimo (4/1963,
pp. 245-246) questa « postilla contemporanea » redazionale. red.
L'incameramento tardivo da parte del Cattolicesimo dei valori propri di quel mondo
borghese del cui travaglio storico la nostra
generazione è ansiosa spettatrice, si esprime
attr.ivevso sempre nuove manifestazioni. Dopo il discorso del Cardinale A. Bea aH’Uni.
.versila Pro Deo. ecco una nuova presa di posizione a favore della libertà di coscienza.
A. F. Carrillo de Albornoz, un sacerdote cattolico (se non andiamo errati un gesuita spagnnolo, che ha lavorato anche al Vaticano)
passai.) alla Chiesa Episcopale Americana e
che ora la' ora al Consiglio Ecumenico, ha
scritto un libro, che è stato a suo t"-nno
recen-'lo su queste pagine, sulla posizione
del Cattolicesimo nei confronti della libertà
religiosa. A proposito della traduzione francese li questo libro. L’Osservatore Romano
del l.'i ottobre 1963 ba pubblicato un rendiconto con espressioni che sanno per lo meno
di inaudito, se si pensa che l’autore è. per
la Chiesa di Roma, o sarebbe stato sino a
ieri, un « apostata ». « Carrillo de Albornoz,
dottore in teologia, filosofia, diritto e filologia. membro della confessione anglicana —
ma la sua famiglia ha dato alla Chiesa cardinali e vescovi famosi — partecipa al Movimento ecumenico ed al Consiglio Ecumenico
delle Chiese. Ebbene, con un vigore senza
pari e con testi innumerevoli, egli dimostra
che la più pura tradizione della Chiesa è improntata alla libertà religiosa, per sè e per
le altre confessioni ». Vero è che (f i cristiani di'll ■ altre confessioni nutrono ancora dei
sospetti verso il cattolicesimo, tuttavia la nostra età sta spazzando via i pregiudizi reciproci per merito di uomini delle diverse famiglie religiose, che, aiutati dalla grazia, svolgono un lavoro pacifico, sereno, profondo,
utile cd eificace nel porre quelle indispensa
bili premesse perchè gli sforzi ecumenici siano coronati dal pieno successo ». Evidentemente molte Chiese evangeliche minoritarie,
a cominciare dalla Chiesa Valdese e dalla
sua Società di Studi Valdesi, devono revisionare i canoni storiografici che hanno presieduto alla stesura della loro propria storia e
giungere a una migliore e più obbiettiva lettura dei documenti del passato, anche di un
pas.sato non tante remoto, per es. l’Enciclica
« Quanta cura » dell’8 dicembre 1864 in cui
Pio IX sembrava qualificare la libertà dì coscienza e di culto come una « libertà di perdizione ». « opinione erronea... sommamente
esiziale per la salute delle anime ». E per es.
anche il « Syllabus seu collectio errorum mo
dcrnorum », della stessa data, che alla proposizione 15^ condanna la tesi secondo la quale <( ogni uomo è libero di abbracciare e professare la religione che la luce della ragione
lo avrà condotto a considerare come la vera ».
Sulla stessa linea di appropriazione paci
fica di posizioni che sino a ieri si era lungi
dal presentare come compatibili col Cattoli
ecsimo si pongono le dichiarazioni fatte dal
cardinale E. Ruffini in una conferenza stampa e riportate da L’Osservatore Romano del
31 ottobre 1963; «Non può essere cristiano
chi non è democratico in senso giusto. Il
Cristianesimo si identifica con la vera democrazia. Se democrazia è dottrina del rispetto della persona umana, non c’è niente
di più democratico del Cristianesimo ». La
prossima generazione — ora che i processi
storici stanno diventando piuttosto rapidi —
dovrà imparare che quel « comunismo ateo
e materialista » che ancora il recente documento deU’episcopalo italiano dichiara « del
tutto incompatibile con la fede cristiana », le
c invece intimamente connaturale e ha una
validità spirituale e religiosa che si identifica con !a preoccupazione cristiana verso i
diseredati e gli oppressi, a cui la società è
debitrice della libertà economica e della dignità umana?
Errori storici, e di altro genere, si pos,sono
sempre compiere ed è cristiaiiaraente gran
cosa che rallegra il cuore dei propri compagni di umanità, rinsavirne. Ma coita diversa,
e che lascia un senso di disagio e di perplessità, è dichiarare che quegli errori non sono
mai stati compiuti in quanto la loro esistenza
sussiste soltanto nella sfera fantomatica dei
pregiudizi degli avversari, e stabilire come
principio evidente alla luce del sole la perenne, felice compatibilità col Cattolicesimo
di valori che sino a ieri erano dichiarati assolutamente incompatibili con quello stesso
Cattolicesimo.
Chi di voi conosce bene il « Rifugio
C Alberto », che sorge sulla collina di
S. Giovarmi, così, ben situato da accogliere il miniino raggio di sole? Il
panorama che si gode da quel poggio
è sitando, sulla cerchia dei nostri
monti: uno dei più ampi delle Valli.
Questo « Rifuso per incurabili » veniva inaugurato il 25 febbraio 1898, e
il 12 aprile 1911 s^na l’inaugurazione
del nuovo padiglione « E. Amaud ». Si
sta ora delineando il progetto di una
intera nuova ala, che possa accogliere
numerosi nuovi ospiti, oltre a collegare fra loro i due bloccthi attuali. A
quando la realizzazione di questo sogno?
Fondatore di qu^t’istituto fu il noto pastore Guglielmo Meille, e grandi
ritratti apipesi ai muri delie sale ricoidano i membri di quella famiglia.
Non siamo più nei 1898, ma l’opera
d’amore continua. Ohi dice « Rifugio »
pronuncia questa parola con im senso di malinconia, quasi con un senso
di paura. Forse pensiamo alle miserie
fisiche, dimenticando che l’amore e lo
spirito vocazionale di coloro che sono
chiamati a prender cura di quelli che
soffrono, trasforma tutto.
Il Rifugio è anzitutto un luogo veramente pittoresco. Il caseggiato principale ha serbato le linee di ima casa
colonica, qual’era quando fu acquistata, ed è circondato da un vasto terreno; Giacomo ne è rottimo giardiniere, e ad ogni stagione offre agli ospiti
varietà di cibo. I 70 letti sono sempre
tutti occupati, e con il personale si
raccoglie una grande famiglia di una
cttantina di persone.
Lavoro Ce n’è, e ogni mattina alle
6,30 suona la sveglia; alle sette... le pili
svelte si radunano nel salottino, per
la lettura biblica quotidiana, poi via
per le stanze. Si è in famiglia, e come
in ogni casa ci sono i letti da fare,
c’è da scopare, lavare, ripulire. Alle
otto tutto è pronto, e si porta la colazione nelle camere, accolta da tutti
con piacere; parecchi si alzano, ma
parecdii sono invece costretti a letto,
ed è un piacere visitarli, accolti con
un sorriso o un’esclamazione di gratitudine. Così, ad ogni pasto.
Cibo per ottanta persone: cioè patate da sbucciare, frutta e verdura da
prepai are, poi i piatti e le stoviglie da
rigovernare. Per fortuna alcune giovinette aiutano le due cuoche: alcune
sono valde.?!, altre, saltuariamente,
vengono dalla Svizzera, spinte dal desiderio di aiutare ; la loro presenza
giovanile, le loro chiacchiere, ora in
Il Rifugio ”C. Alberto”, per persone anziane e incurabili, di Luserna San Giovanni,
è stato proposto — con la costruendo Casa
di riooso di Colonia Vaidense — alla solidarietà fraterna delle chiese valdesi in occasione dello scorso ISatale, Alle collette dei
culli natalizi, altre offerte si stanno aggiungendo, e i progetti sono ambiziosi, oltre
che di urgente necessità. Ma la necessità
urge pure a sostegno dello scarso personale.
italiano, ora in francese o in dialetto,
loro canti danno qualcosa di allegre
e leggero al lavoro che potrebbe altrimenti diventare assai monotono, oltre che faticoso.
Perchè, nella Chiesa valdese, non si
diffonderebbe uno* spirito di consacrazione che spinga numerose nostre giovani a imitare coloro che trascorrono
settimane, mesi o anni in uno dei nostri istituti, al servizio di chi soffre o
è solo? perchè non si affeìimerebbe
l’impegno di un periodo di servizio totalmente dedito al prossimo, prima di
esser trascinate dalla corrente della
vita? Immaginate che cosa significa,
sp-3sso, per l’esiguo personale, lo sfibrante lavoro quotidiano, sempre urgente. Che cos’è il servizio cristiano,
se non un amore concreto per il prossimo, una volontà di aiutare, un simpatizzare attivamente con coloro che
soffrono e con coloro che portano il
peso di una responsabilità trt^jpo grande?
Anche i visitatori, per lo più vengono a vedere 1 loro familiari, o i loro
amici. Ma quanti, adulti o giovarli,
pensano a venire, singolarmente o in ' I
gruppo, a rompere l’isolamento dei ricoverati? a portare il soffio della giovinezza con un canto, una parola amica? quanti sono disposti a rinunciare,
ogni tanto almeaio, a una gita, a uno
svago, per trascorrere un momento fra
questi fratelli e queste sorelle, a volte
assetati di conversazione, di lettura?
quante hanno pensato, qui attorno, a
venire a dedicare un pomeriggio al
rammendo, a im aiuto di qualsiasi genere, per dare un po’ di respiro al personale, un momento di sosta, in un
lavoro duro anche spiritualmente,
qualche ora di sonno, di svago o di
lettura?
■Visitando ad uno ad uno i membri
della famJglia del «Rifugio», avvicinandovi a quei letti, sarete accolti da
uno sguardo riconoscente; in cambio
di quel ohe darete, riceverete un’impressione indimenticabile: la visione
di una « famiglia » che esiste solo perchè è fondata sull’amore di Cristo, che
ci ha dato il comandamento nuovo:
( Cerne Io vi ho amati, amatevi gli
uni gli altri».
La versione italiana dei Salmi per
0 più non usa, come fa invece quella
francese, la espressione « rifugio » ma
si serve piuttosto dell’espressione
:( confidare » (cfr. Salm. 91 ; 62; 46; 161.
Ogni cristiano ha bisogno di rifugiarsi. di confidarsi nell’Eterno; e se pensiamo al Suo aiuto, alla Sua misericordia, alla Sua potenza e al Suo amore. pensando al Rifugio soleggiato e
immerso nella quiete della campagna
non potremo fare a meno di pensare
n preghiera all’opera d’amore che vi
1 compie, e la famiglia del Rifugio diventerà un po’ la nostra in Cristo, nostro Redentore.
Un’ospite riconoscente
iiiiiiiimmimiiiiiitiii
iiiimiiiiiiiiiiiiiiiiKiii
IWIHSBRCCK
città olimpica
Le Alpi in generale, e il Tirolo in
particolare, sono spesso considerati
una fortezza del Cattolicesimo. Considerando le cose nel loro insieme, tale
opinione è fondata. Tuttavia l’osservatore attento si trova subito davanti a
parecchi correttivi. In pieno Medioevo i Valdesi, pellegrini della Parola
di Dio, fanno di parecchie valli il loro feudo' spirituale. In Francia e in
Svizzera la Riforma, per mezzo di un
i arel ohe scende da Gap o di uno
Zwingli che viene da Wildhaus, trova
fra le Alpi una larga eco e non è af
fatto imposta da signori o da città,
come talvolta si dice generalizzando
alcuni esempi noti. Al contrario,^ è accolta con gioia dal popolo, poiché questo vede in essa il compiersi^ delle sue
aspirazioni religiose e sociali.
Possentß moto popolare
Tale è appunto il caso del Tirolo e
dei Grigioni. Un moto popolare iii si
f-a sentire allo sbocciare della Riforma. Esso porta nel 1525 agli « articoli
di Merano », ’Charta’ contadina che
ispira direttamente quella di IlaiM,
fondamento dell’autonomia ecclesiastica, e della liberazione della terra nella
Repubblica delle Tre Leghe. Il tirolesp Michael Gaismair, presto amico di
Zwingli, ne è il capo intrepido, cosi
pericoloso per ili potere degli Asburgo
che la sua testa, è messa a prezro e
miuore di pugnale, nel 1532, nel Friuli.
A quell’epoca Innsbruck e
della grande ondata che sogna di sommergere l’Europa intera di una freSza spirituale così, desiderata. La
Sedicazicne dell’Evangelo vi nsuonaT ’imüeTätoTß Massimiliano no la
.ur?Snza preferita e vi prepara
la sua tomba adorna di 28 statue piu
grandi del naturale, facendo anello
ai maggiori artisti, fra i quali Durer,
il ^ttole della Riforma. Lutero 1 attraverserà, al ritorno da (1512)
L’cstilità del potere m^disM al
movimento di trionfare. Si leva Carlo
V Vincitore a Mühlberg, trascina con
sè Giovanni Federico di Sassonia e lo
tiene prigio’niero a Innsbruck. L elettore spogliato, accompagnato dal suo
pittore Luca Cranach, impara ueUumiliazione quale sia il valore inestimaSÌe della sua fede, che conserva come
il suo solo tesoro... Oggi, forse, Jicor
fio di quell’epoca va ricercato m due
£e«e incarnano alle perfezione
ir spirito della Controriforma. Due
i^cdonnp di Cranach troneggiano infatti al posto d’onore, Luna nella parrocchiale barocca a due torri, nel cuorfdrila città vecchia, l’altra nella piccoirchiesa dei capuccini. Davanti a
quest’ultima, una preghiera caratterisi ica- « Santa Vergine... che io sia tu.c tuo nella vita e nella morte.. 'Tu
riarmi Tu la piu potente! Lo
^01 ’ri la inigliore delle creature!
L^ devi. Tu, la più fedele! Lo farai.
Tu, la più misencordiosa. »•
Un martire Ignorato
Meno illustre, ma non meno fedele,
un altro prigioniero menta il nostro
ricordo : Blasius Alexander, l’amico di
Il passato riformato
Giorgio Jenatsch, catturato sulle ne
vi del Panix mentre cercava di fuggire dai Grigioni in\'asi da^i imperiali
e in preda agli sforzi di ricattolicizzazione. Uomo politico e predicatore, sostenitore della lotta a oltranza, rinchiuso nella Torre delle Erbe di Innsbruck, con altri tre Grigionesl, doveva essere liberato con loro controvoglia dal comandante in capo degli
Austriaci invasori, il crudele Baldiron,
fatto prigioniero' dai Grigionesl Ma
non lo fu. Il vescovo di Coira, che si
era fatto garante dello scambio, spergiurò piuttosto che dire una parola in
favore di un lottatore cosi, temibile.
Blasius Alexa,nder, avendo rifiutato,
m.algradc le torture, di abiurare, è de
capitato il 23 dicembre 1622, fedele al
suo paese come all’Evangelo, con una
fermezza che meravigliò gli abitanti
di Innsbruck (1).
Malgrado il silenzio che avvolge tali e.secuzioni, gli archivi di Innsbruck
menzionano, in marzo, il fatto che il
prigioniero è stato torturato e che ha
bisogno di camicie, e in dicembre il
fatto ohe il medico l’ha prarito prima
della sua esecuzione. Scritte laconiche,
che velano tutto un abisso' di sofferenze e quella grandezza del combattiniCnto, della fede che le lettere inviate dal predicatore alla moglie, rifugiata a Zurigo, evocano con accenti
patetici e trionfanti. Testimonianza
di un uomo che seppe, nei pericoli propri al suo tempo, impegnarsi fino alla
morte.
Quest’epoca di persecuzioni violente si prolungò, nel Tirolo, fino in pieno XIX sec. I protestanti vi rimasero
numerosi. Un migliaio furono cacciati
nel 1685. Nel 1837, a dispetto di un
editto di tolleranza, 400 contadini della Zillertal andarono a fondare un
villaggio nella Slesia, da dove li scacceranne i Polacchi nel 1945, prova dolorosa che ai giorni nostri in certi paesi d’Europa, i nostri fratelli rimangono, a dispetto delle belle parole, dei
perseguitati (2).
Una regina troppo nota
Di tempra ben diversa da Blasius
Alexander, l’illustre figlia di Gustavo
Adolfo, Cristina di Svezia. Dopo aver
abiurato segretamente a Bruxelles, il
25 dicembre 1654, lo fece con ^an porr,
pa a Innsbruck, nella Holfkirche, il 3
novembrp 1655. Prefondamente incredula, questa bizzarra regina sembra
aver avuto soprattutto bisogno dolio
scandalo. Bisognava che l’Europa stupisse! anche a costo della rovina del
suo popolo che, per causa sua .moriva
di fame!
Innsbruck raccolse con magnificenza. Una strada era stata riattata per
il suo ingresso. Vi passò gettando il
grido di guerra del Tilly, il grande vinto di suo padre. Con quale spirito entrava nel cattolicesimo, risulta chiaro
la sera stessa dell’abiura, al termine
di uno spettacolo ohe le si era offerto : « Dopo che vi avevo offerto la commedia, potevate offrirmi la farsa».
Commedia singolare, iniziata con quest’apostrofe : « Ascolta, figlia mia... di
mentica il tuo paese e la casa di -tuo
padre ! ». Era necessario, infatti : quanto Gustavo Adolfo si era mostrato
grande nel suo genio equilibrato che
l’aveva elevato' ai rango di arbitro, tanto Cristina si rivela genialmente squilibrata. Mentre, in Svezia, spinge lo
Stato alla bancarotta, a Roma è più
ingombrante che utile. La pietà non
ha alcuna parte nella sua vita (3).
Rinasce
la Chiosa evangelioa
In un ambiente diventato fanatica
mente romano, i pochi protestanti tirolesi fatìcaro'ao, anche una volta accordata la libertà di culto, a costituirsi in comimità. Il primo battesimo evangelico è stato amministrato cento
anni fa (1863), da un pastore di Salisburgo, in una casa di Innsbruck. A
partire dal 1869 una volta al mese si
tiene un culto in un albergo. Nel 1876
viene costituita la chiesa. L’anno successivo-, grazie all’appoggio della Fondazione Gustavo Adolfo, vengono acquistati un presbiterio e una cappella
rococò, assai graziosa. Quest’ultima, divenuta troppo piccala all’imzio di questo secolo, diverrà im’officina dopo la
costruzione di un vasto tempio, nel
1905.
Gli eventi politici dell’ultimo mezzo
secolo hanno causato varie fluttuazioni nella comimità. Numerosi rifugiati, dall’est, dal sud e, temporaneamente, dal nord, sono venuti ad accrescerla, mentre altri partivano o se ne staccavano. Oggi il Tirolo settentrionale
conta 12.000 protestanti. Tuttavia Kufstein è stata staccata da questa comunità nel 1954, quando vi fu inaugurata
la nuova chiesa. La città di Innsbruck
ha una popolazione protestante di 56 000 anime ; i suoi quattro pastori curano numerosi gruppi della diaspora;
essi impartiscono pure Einsegnamento
religioso nelle scuole, sia in città sia
’n una cinquantina di altre località.
Nel 1958 è stato costruito un altro tem.
pio a Reutte.
Comunità attiva, viva, di forte minoranza a Innsbruck, e di disseminati nei dintorni, mi ha lasciato il ricordo di una chiesa piena — circa 400
persone — di un culto animato e di
una bella predicazione evangelica. Non
c’e dubbio che, in quest’ora di febbre sportiva, essa saprà pure far
brillare la sua luce!
Gabriel Mutzenberg
(da La vie protestante, 7-2-’64)
(1) L’autore di questo articolo ha dedicato un volumetto — comparso nella coUana
a Histoire de la Rétormation racontée aux
jeunes », delle Editions Labor et Fides —
a questa figura minore ma vivissima della
.Riforma : Le prisonnier d'Iniisbruck ou La
vie ardente et la mori trioinphaiite de Blasius Alexander, prédicanl grison. Genève
1960, p. 74, L. .520.
(2) Notiamo che questa « cacciala » non
è da attribuire esclusivamente a motivi politici, ma anche etnici e confessionali.
(3) A questa figura sconcertante Vittorio
G. Rossi ha dedicato un romanzo : « Cristina
e lo Spirito Santo », « Il Pavone », Mondadori, L. 300.
Annunziare
a gara
l’Evangelo
Un lettore da Venezia.
Cara « Luce» ,
nel numero del 24 gennaio se.
Marco, nella sua preghiera, chiede
che... « sappiamo andare ineontro
ad essi con fraternità crdstiima » e,
forse, non immagina quale arricchimento reciproco avviene in questi
incentri.
Al.’nni forse non sono d’accordo:
ma, se in essi si iprega, si legge la
Bibbia e vengono cantati i nostri
inni con i fratelli cattolici e ortodessi, non devremo dire, con Paolo,
in catene per Cristo in Roma: «Che
importa? Comunque sia, o per pretesto o in sincerità Cristo è annunziato: e di questo mi rallegro...».
(Filippesi 1 V. 18). Vittorio Viti
Non contestiamo certamente il con.
tenuto cristiano che molti di questi
incontri possono avere. E’ cosa che
va valutata di caso in caso, in quel
quotidiano sforzo di ’’discernere gli
spiriti” all’interno della nostra chiesa, all’interno della nostra stessa fede, come nei riguardi di altre confessioni cristiane. Ma, appunto, si
tratta di vedere se e in che misura
Cristo è veramente annunziato. Mi
pare che sia un po' sforzato accostare la situazione di Paolo tdla nostra.
Bisognerebbe sapere esattamente a
quale .situazione si riferisce l’apostolo, e non è cosa facile individuarlo; i contrasti vertono sul contenuto
della predicazione, della fede, oppu
re si tratta di contrasti di carattere
personale, di prestigio, di invidia, di
gelosio? mentre in questo secondo
caso egli è pronto non solo a non
lasciarsi amareggiare, ma anzi a rallegrarsi del bene che una volta ancora Dio sa trarre dalla cattiva volontà degli uomini, ben altro è il
suo atteggiamento quando si tratta
della genuinità dell’Evangelo: si leggano certe ¡xigine della lettera ai
Calati.
Ma così il Signore muovesse davvero a .santa gelosia ogni chiesa, in
gara nel confessare Cristo e annunziare il .suo Evangelo!
Un arco
spiritudie
Un pastore, letta la notizia relativa alla pubblicazione, avvenuta o
prossima, di opere di O- CuJlmann
da parte della Casa editrice ”H Mulino”, di Bologna ci scrive:
...pensavo a questa singolare coincidenza, a quest’arco spirituale deUa
sensibilità della cultura italiana, religiosa o no, verso il protestantesimo, per cui la Morcelliana pubblica la versione dei libri di Taizé, Il
Mulino pubblica opere di Cnllmann,
e il comunista (se non erro) Feltrinelli pubblica il Barth (prima maniera): destra - centrosinistra - sinistra
= Taizé - Cullmann ■ Barth del commento airEpislola ai Romani. Queste sono certo semplificazioni, ma
contengono un nucleo di verità.
^ ^ ^
Gli inglesi non
fanno gazzarra
Una lettrice, da Londra:
A prtposilo de «Il Vicario», (« Luce » 31-Ì-64) tengo a precisare che a
Londra non si sono verificate nè sistematicamente nè in altre maniere
« la gazzarre degli agitprop della destra cattolica ».
« Quello che si verificò — m’è stato
asserito da uno dei direttori della
« Shakespeare Memoria! Company »
il cui cast presentò « Il Vicario »
neirautunno 1963 al teatro «Aldwych»
di Londra — fu la distribuzione dì
volanlini alFentrata del teatro ».
Liliana Munzi
In effetti, la nostra nota associava indebitamente Londra a Zurigo e
Parisi. Ringraziamo di questa presisazione, rallegrandoci che il livello
civile degli Inglesi li renda poco propensi alle gazzarre e rispettosi, anche quando non consenzienti, delle
ojànìoni altrui.
Abbiamo
ricevuto
Pro Claudinna. Edina Rìhet (Torino) L. 1.000; Elina e Giusepipe Cigersa (Torino) L. 2.000.
Pro Rifugio (( C. Alberto w, Elina
e Giuseppe Cigersa (Torino) lire
2.000.
Pro Casa Valde.se Diaconesse, Elina e Giuietjpe Cigersa (Tcrinoi lire
2.000.
Pro Facoltà Valdese di Teologia,
Elina e Giuseppe Cigersa (Torino)
L 2.000.
Pro Cassa centrale Tavola Valde
se, Simonetti iGiuseppina ved. Cigersa (Torino) L. 20.000; Elina e
Giuseppe Cigersa (Torìnoi L. 30.000.
Grazie!
Errata corrige: Tofferta prò Meditazioni Biblielie di Emilio Long e
sorelle (Pìnerolo) era di L. 600 e non
6(; t ome stampato.
4
pag
N. 8 — 21 febbraio 1964
ha IflI) anni la comunità valdese
disse il
Qualche
— un luogo
cosi sorse a
La Chiesa Valdese di Como sta celebrando il suo centenario. Riferiremo di queste celebrazioni, ma ci pare opportuno riportare in parte l’articolo serio e cordiale che il quotidiano locale ”La Provincia” (28 gennaio 1964J ha dedicato a quella nostra
Comunità, alla quale formuliamo U
nostro fraterno augurio per la nuova
tappa che le si apre davanti.
Un giorno di cent’anni fa un pastore evangelico valdese attendeva, in un caffè, che
giungesse l’omnibus a cavalli per Camerlata.
Intanto ascoltava una discussione sorta fra
gli avventori del caffè: era cosa che lo riguardala davvicino, poiché i temi della discussione erano proprio la religione riformata e la chiesa valdese. Le cognizioni degli interlocutori su tale argomento erano, a dir
poco, approssimative, e il pastore, chiesto
il permesso di intervenire, parlò loro della
dottrina calvinista e si soffermò sui punti
salienti della discussione: Gesù, il purgatorio, il papa, la libertà spirituale che va di
pari passo con queUa civile (era ancora il
tempo del risorgimento nazionale). Il piccolo uditorio fu vivamente interessato da quella esposizione, e quando giunse Fomnibus
per Camerlata vi fu un coro di inviti al pastore perchè ritornasse a Como, a tenervi
pubbliche conferenze e a fondarvi un nucleo
valdese. « Ci vorrebbe un locale »
pastore, partendo per Camerlata.
mese dopo il locale fu trovato
di riunione e di preghiera ____ i
Como la comunità valdese.
In quell’anno - il 1863 - nel Comasco
la chiesa evangelica non era soltanto oggetto
d^i discussioni. (...) Dal Piemonte, dove la
Chiesa valdese contava e conta centri fiorenti
(intere vallate sono note come <c Valli valdesi ») il pastore Turino — quello della discussione al caffè — venne ad Argegno a
predicare: e se fece subito proseliti, incontro d altra parte l’ostilità degli ambienU
« uffactali », al punto che fu oggetto di un
tentativo di lapidazione. Il prefetto di Como,
con spirito liberale, intervenne ad offrirgli è
garantirgli piena libertà. Così, come abbiamo
visto, il pastore Turino, tra due omnibus,
getto il seme della comunità valdese comasca : e 1 omnibus dovette poi aceelerare l’andatura, se dopo cent’anni troviamo, fra città
e provincia, circa duecento famiglie in questa comunità che è schiva da appariscenti
forme di proselitismo...
La stona del pastore Turino ce la racconta
il suo lontano successore, quegli che attualmente presiede la comunità valdese di Como: il pastore dott. Thomas Soggin. Siamo
nella sua casa, nel suo severo ma accogliente
studio: con lui sono due membri del comitato per il centenario della chiesa valdese:
il signor Franco Wyss, membro del Consiglio di chiesa come anziano, figlio e nipote di
valdesi; e il signor Natale Tummino, muratore, immigrato daUa SiciUa: ha dieci fratelli, una crisi interiore lo ha portato dall»
indifferenza religiosa alla fede evangelica.
Un piccolo esempio, questo, dell’accordo che
regna nella comunità e dello spirito di collegialità, dice il dott. Soggin; un piccolo tacito
esempio, anche, dell’armonia con cui si fondono nella comunità i fedeli di varia provenienza sociale : questa deve essere stata,
crediamo, l’intenzione del pastore, una garbata, diplomatica dimostrazione senza parole.
Parliamo, dunque, della comunità valdese
di Corno : che fu, all’inizio, prevalentemente
costituita da uomini. Si citano le vecchie
famiglie: i Negretti, i Mazzocchi, i Pedraglio, i Bernia... E nomi di vecchie famiglie
comasche troviamo fra i primi membri del
consigUo di chiesa: Brunati, per esempio, e
Cerotti, Peverelli, De Gregorio, Rusconi...
Intanto cambiava la sede: al primo locale,
m via Volta, seguiva quello in viale Lecco:
poi, nel 1906, la sede di via Rusconi, che è
quella attuale. E la comunità valdese cresceva: oggi è composta da circa duecento famiglie, come abbiamo detto; circa centoventi
nel comune di Como, le altre nella provincia. Nel primo periodo di questa comunità
fino agli inizi del ’900 — la maggioranza
dei fedeh era comasca: oggi si ha un 65 per
Cento circa di italiani di molte regioni e il
resto di stranieri; ciò è dovuto alla notevole
immigrazione dall’Italia meridionale per la
prima alìquota, dalla Svizzera e più di recente dall’Olanda per la seconda.
La sede della comunità, in via Rusconi,
SI avvia verso i sessant’anni di vita, ma cinque o sei anni fa è stata trasformata e rimessa a nuovo. Al piano terreno c’è la chiesa; al primo piano la vasta sala di riunione
(normalmente divisa in due sale) e una
cucina, per l’àgape fraterna che qui si tiene
periodicamente, come nella chiesa primitivaII pastore che ha dato nuovo vigore alla comunità, il dott. Soggin, è a Como dal 1955:
è un uomo giovane, colto, assai gentile, dinamico: ha studialo a Roma e a Cambridge;
fra le diverse lingue, antiche e moderne.
ch’egli conosce bene c’è l’olandese (importato dalla madre) e per questo egli insegna
religione ai bambini olandesi della scuola
europea (dell’Euratom) di Varese. Il massimo periodo di pastorato thè gli è concesso
giunge lino al 1969: un pastore valdese,
infatti, non può rimanere per più di quattordici anni a capo della chiesa che lo ha
eletto. In questi ultimi cinque anni egli ha
visto laddoppiarsi la comunità; fra le iniziative che gli stanno a cuore c’è quella di
un centro giovanile a San Fedele d’Intel vi,
cioè in una zona in cui da oltre cento anni
esiste una comunità valdese : la zona in cui
Direttore reap. : Gino Conte
cent’anni fa si recò il pastore Turino. (...).
Così la conversazione continua verso argomenti di profondo interesse e di viva attualità, che non è possibile riassumere qui
in poche righe. Chiediamo al pastore Soggin quali sono le prospettive per l’avvicinamento fra le chiese, le prospettive dell’unità
cristiana, e che cosa fa in questo quadro
la chiesa valdese di Como. Il dott. Soggin
ricorda quanto si fece anni addietro con
una serie di pubbRche conferenze, un dibattito fra il pastore Lupo e don Giuseppe Brusadelli; oggi questa attività, non più pubblica, si è spostata a Milano, dove si svolgono riunioni fra pastori protestanti e sacerdoti cattolici, per discutere serenamente e
cercare punti d’incontro: a tali riunioni
partecipa il pastore della chiesa valdese di
Como. Secondo il past. della chiesa valdese
ostacoli sono, com’è noto, il culto di Maria
e l’autorità del Papa; sembra invece che su
una questione fondamentale, come quella
deUa predestinazione e del libero arbitrio,
esista una possibilità di incontro.
Ubaldo Serbo
6li evangelici
sulle origini
In vista del Congresso Evangelico Italiano
interrogano
napoletani
delle loro
SI
denominazioni
Il Consiglio dei Pastori di Napoli ha organizzato, in vista del prossimo, atteso Congresso Evangelico Italiano, una serie di conferenze pubbliche, che si tengono il primo
giovedì di ogni mese, alle ore 19. nella Chiesa Svizzera dì via C. Poerio.
La serie è stata inaugurata, lo scorso 6
febbraio, dal Prof. Domenico Maselli, Preside del Liceo Internazionale dì Napoli, che
ha esposto, davanti a un uditorio attento e
folto, « Le origini storiche delle denomina'
zioni evangeliche italiane ».
Riportiamo qui quelle che ci sono sembrate le linee essenziali della trattazione,
non senza esprimere alForatore tutta la nostra sincera gratitudine per avere aperto la
serie di queste conversazioni in maniera così
viva ed interessante.
Il sogno dei protestanti di un secolo fa era
di fare dell’Italia una nazione evangelica.
Oggi, in Italia v’è solamente la presenza di
alcuni evangelici. Pochi, cattivi, divisi, inefficaci. Perchè?
LE COMMISSIONI AL LAVORO
L’attività biblica
Il 28 Gennaio la Commissione Biblica della Chiesa Valdese si è riunita
a Milano. Erano presenti i Past. Gino
Conte, Thomas Soggin, Alberto Taccia e il Prof. Bruno Corsani. E’ stato
esaminato il lavoro compiuto e lamente.to il grave ritardo con cui sonoi stati pubblicati i calendari e le meditazioni bìbliche; ritardo dovuto unicamente alla tipografìa torinese.
Nonostante questo la diffusione delle pubblicazioni ( Lezicnario, Meditazioni Bibliche e Calendario Biblico)
è stata notevole, superando quella degli anni scorsi. Segno che questo lavoro è apprezzato e che risponde ad
una necessità sentita. La cosa è tanto
più notevole quando si pensa al gran
numero di pubblicazioni consimili oggi sul mercato. La Commissione ha
quindi approvato un vasto piano di
letture bibliche predisposte per im pe
riodo di cinque anni. Tutti i testi domenicali e delle festività sono già sta
ti indicati. Questo ci permetterà di
anticipare notevolmente il lavoro per
ogni anno evitando coà, per l’avvenire, cigni ritardo.
La Commissione ha inoltre discusso
il proiMema del Commentario Biblico
il cui primo volume, comprendente i
Sinottici (Marco, Matteo, Luca) è ormai messci a punto: mancano ancora
Tintroduzione e aicime appendici conclusive. Il 'avoro di ooordinamentc
delTopera è affidata al Past. Giorgio
l'curn. Vi sono buone speranze di pubblicare il volume entro il 1964.
La Commissicine ha esaminato la
questione delle « Note Omiletiche » (fascicolo destinateo a Pastori e predicatorila cui pubblicaziCine è resa difficile
dalla partenza da Torre Peiiìce della
Signorina Longo che aveva assunto il
compito della ciolostilatura. Ora il la
voro viene compiuto in parte dalla
Comunità di Agape, che la Commissione ringrazia. a. t.
Non si può dire che l’Italia del XVI secolo non abbia avuto la Riforma : predicatori itineranti calvinisti e anabattisti poterono costituire piccoli gruppi di credenti,
che però rimasero disgraziatamente separati
gli uni dagli altri. Vi furono, da una parte,
gli operai e gli artigiani; daU’altra, i dotti.
Mancò il contatto fra il « común popolo » e
I’« élite », come se la Riforma non avesse implicita in sè l’esigenza della comunità dei
credenti. Sta di fatto che uomini come J. de
Valdès, B. Ochino, A. da Mantova, P. P.
Vergerlo, pur profondamente toccati dalla
Riforma, non cercarono di formare in Italia
delle comunità evangeliche che accogliessero
nel loro seno anche gli incolti, ma preferirono o emigrare o creare congreghe all’interno della Chiesa cattolica stessa. Si sottolineava il rapporto personale di ciascun credente con Dio, non la necessità di renderne
testimonianza.
Questo individualismo, questa mancanza
iniziale di senso comunitario furono, più che
le persecuzioni ed i roghi, la causa del naufragio della Riforma in Italia. Così che, dopo il 1570-75, non si può più parlare di una
Riforma italiana, ma solo di riformati italiani (emigrati). In Italia non rimangono
che due voci : quella della Repubblica veneta, che permette — per ragioni contingenti — l’esistenza di una comunità a Venezia e di un’altra a Bergamo; e quella valdese.
Il Medioevo era stato pieno di « poveri
che guardavano il cielo ». 1 Valdesi erano
Ji questi. Privi all’inizio di idee teologicamente chiare, volevano solo seguire il cc va’
e vendi ciò che hai » di Gesù e celebrare
con purezza la Cena del Signore. Ricevettero la prima formazione teologica dall’incontro col filone evangelico di Giovanni Huss.
Solo in seguito (Sinodo di Chanforan) aderirono alla Riforma e accettarono il Simbolo
calvinista-ginevrino.
II valdismo operò nelle Valli del Piemonte ed in Calabria : è nota la storia delle persecuzioni, delle stragi, degli esili! e dei rimpatri!, che lo ridussero a \ivere press'a poco
un’esistenza di ghetto.
Ma Dio non si lascia senza testimoni, e il
testimone di Dio nell’Italia del ’600 e del
’700 fu, invece del Protestantesimo, il Giansenismo.
Giungiamo quindi all’epoca del Risveglio,
cioè di quel movimento verificatosi in seno
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Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
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Cuore decadente
Letto su La vie protestante (7-2-’64):
« La Tribune de Genève ha organizzalo
una grande sottoscrizione in favore degli
animali. L’iniziativa è stata coronata dal
successo : in poche settimane sono stati raccolti 22.000 franchi (circa 3.250.000). « Da
parte di Mimi e Pipì », « In ricordo del
nostro Blacky » e « Alla tua memoria, mio
Pilù » o per amore di « Pirata, fox pelo-duro», monete e biglietti si sono aocrunulati, a
maggior beneficio della Società protettrice
degli animali, che potrà cosi intraprendere
nuove azioni in favore di Bobi, Miretla o
idtra Cocotte della ’’Repubblica e Cantone”. Coinplimenti »,
Questa notizia è inserita in nn articolo di
J. M. Cha.ppnìs, il quale riferendosi a un
giudizio tagliente di Georges Bernano>
snU’uomo moderno (« Le coeur dur, la
triple sensible »), nota che questi sdilinquimenti sentimentali si associano volentieri a crudeltà feroci; è la stessa fo-lla che
morbosamente compra e schifosamente vende, ad esempio, la sofferenza, il peccalo, la
morte degli altri ; si cita l’esempio del drammaturgo americano Arthur Miller che farà
probabilmente un sacco di soldi col dramma « Dopo la caduta », in cui presenta il
suicidio della sua ex-moglie Marilyn Monroe; e di uno degli innumeri casi in cui i
rotocalchi scandalistici e non di rado
anche la stampa quotidiana si danno, con
la compiacenza del pubblico, al traffico
vergognoso dell’intimità altrui, peccatrice e dolente.
Intanto i cuoricini battono — rassicurati
sulla propria tenerezza — per l’indiraenticabile Blacky e per l’adorabile Pirata, foxterrier pelo-duro. Riposate in pace.
Faraonismo
Già abbiamo riportato, alcuni numerj or
sono, giudizi caltoiici, anche episconali,
assai duri nei confronti dello sfarzo e della
pompa ecclesiastica. Intervistato dal corrispondente di un rotocalco parigino circa
il pellegrinaggio di Paolo VI in Palestina,
1 abhe Pierre (quello dei a chiffonniers
d’Emmaiis ») ha risposto citando questa riflessione di un indiano cattolico, in occasione di un ricevimento presso il presidente
Neliru, al quale i dignitari ecclesiastici
erano venuti in alta tenuta : « Al mio paese soltanto più i camerieri si vestano così ».
E l’abbé Pierre aggiungeva questa confidenza fattagli da un vescovo brasiliano: «pensare che vivo in mezzo a un popolo che
non ha nemmeno la camicia, mentre mi
tocca infilare sei o sette abiti uno sopra
l'altro per celebrare la messa! ». Se ogni
cristiano, ogni chiesa dovrà render conto
di ogni parola inutile, quanto più di ogni
sfarzo o spreco!
Obiettività
Lr/ Slampa di Torino pubblica regolarmenle un’interessamis&ima « pagina dei libri ». Sul numero del 12-2-’64, fra le « segnalazioni » leggiamo:
« Un segno del clima nuovo che prevale
nel mondo callo] itio è dato dalla breve opera di Vittorio Morero su / Valdesi (ediz.
Asteria, Torino). Esatto, informativo, il libro è scritto da un sacerdote che vuole contribuire al ravvicinamento eon i « fratelli
separati », sgombrando innan;&i tutto il terreno da pregiudizi e da vecchie polemiche.
Con volontà di « aperlura », sono ricercati
non tanto j punti di reciproco consenso,
quanto quelli di dissenso; nia per annullarli in un dialogo fra eguali ».
Augusto Armand Hugon e Giorgio Tourn
hanno già dato ampia valutazione — certo
meno positiva — di quest’o-pera. Noi, qui,
vogliamo soltanto notare che mentre La
Stampa ha presentato così questo libro, non
ha creduto opportuno di segnalare II prO'
blema del Cattolicesimo di Vittorio Subilia,.
invialo a suo tempo in recens'ione; il « diaiogo fra eguali » sarebbe ancora dì là da
la necessità della conversione e del Battesimo come segno delFappartenenza a Cristo,
confessante la Chiesa come comunità di riscattati. Ne portano Feco in Italia persone
che sentono, anche grazie a contatti avuti
all estero, la necessità di una fede personale.
Anche il Risveglio italiano è dunque di
marca straniera. Basta forse citare tre centri importanti: Bergamo (comunità di commercianti trapiantati da Zurigo dopo la Riforma, guidata dal pastore Orelli), Livorno
(sotto la guida dell'anglicano Stewart) e Firenze (gruppo permeato della personalità del
conte Piero Guicciardini). Si pubblica un
giornale, « L’Eco di Savonarola », essendo
stato assunto Savonarola, non evangelico, a
simbolo della Riforma italiana, in antitesi col
troppo protestante valdismo.
Siamo alla metà circa del secolo scorso.
L’« offensiva evangelica » muove da tre parti : dalla Chiesa valdese, col suo Comitato
di evangelizzazione; e dalla Chiesa cristiana
evangelica italiana, nata a Londra e articolata in Chiesa dei fratelli e Chiesa libera italiana. Quest’ultiima si innesta pienamente
nella Rivoluzione italiana, illudendosi di poter dare all Italia una veste evangelica al
vertice, ma si confonde troppo nel gioco
della politica e fallisce lo scopo.
La Chiesa dei fratelli, al contrario, non
cerca il contatto con nessuno : nè con protestanti, nè con cattolici, nè col mondo politico: è una Chiesa totalmente isolata, circospetta, evangelica in privato.
Fra le due, la Chiesa valdese, che rimane sempre troppo legata alle sue Valli e alla
sua teologia.
DalFAmerica e dalFInghiltèrra vengono ad
inserirsi fra questi movimenti già operanti
in Italia, le missioni metodiste e baltiste.
Alla fine del secolo sopraggiungono anche
i pentecostali, che rivolgono la loro predicazione ai ceti operai.
Va detto a questo punto che tutte le Chiese evangeliche che operano oggi in Italia,
salvo quella luterana, possono essere qualificate Chiese « di sinistra », cioè chiese poco
organizzate e poco liturgiclie (si pensi, come
raffronto, aH’organizzazione e alla liturgia
delle Chiese anglicane e ortodosse. Chiese
« di destra »). Esse derivano tutte o dal Caivinismo o dal Risveglio.
Se ne dovrà tener conto al prossimo Congresso. E sarà anche da tener presente che
la Chiesa evangelica più omogenea c oggi
quella Metodista, che risulta dalla fusione
di tre Chiese (la libera, Tepiscopalc. la
weslevanal certo non meno diverse Funa dal.
l’altra delle tre a grandi » chiese evangeliche presenti oggi in Italia (valdese, melodista, battista).
Il fatto fondamentale che distingue il ('aivinismo e il Risveglio è il concetto di Chiesa, vista rispettivamente Chiesa di popolo e
Chiesa di riscattati. Ma quello che veramente conta è la conversione sincera e la responsabilità chiara di ciascuno. Noi siamo
qui per portare all Italia il inessaggio della
salvezza : questo è lo scopo comune. Le distinzioni nostre vanno ricercate nel no.'^lro
carattere italiano individualista, geloso, or
goglioso del suo.
Ma è lecito che questo individualismo, che
già ha fatto naufragare la Riforma italiana
del XVI secolo, mandi in frantumi anche
quella di oggi? 7-,
NAPOLI - VOMEKO
E giunto a Napoli il candidalo in teologie Sabalorti Ricciardi, che la Tavola Valdese Ila inc.ancato di curare la Chiesa del
Vomero. II suo insediamento è avvenuto
nel corso del culto di domenica 2 febbraio.
Gli si rinnova il più cordiale benvenuto e
Fangurio fraterno d’nn ministero benedetto.
11 Consiglio di Chiesa ha deliberalo
(he, a partire dalla domenica 23 febbraio,
il (ulto nella Chiesa di A. Vaecaro 24 avrà
luogo alle ore 10,45.
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