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Anno 116 - N. 27-28
11 luglio 1980 - L. 300
Spedizione in «bbonannento postaie
i° Gruppo bis/70
archìvio tavola valdbse
10066 TORRE PELLìCB
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
EVANGELIZZAZIONE CON MEZZI ELETTRONICI
9 puntE
di vista
L’Afghanistan sta diventando il
Vietnam dell’Unione Sovietica.
Quello che, secondo i generali
del Cremlino, doveva essere un
intervento-lampo si è ormai trasformato in una vera e propria
guerra. Anche se le notizie da
Kabul sono scarse e frammentarie, alcuni dati sicuri ed altri
attendibili bastano a dimostra^
re che l’Afghanistan è diventato,
per l’Armata rossa, una trappola paragonabile a quella che fu
il Vietnam per i marines americani. Una trappola che, come in
Vietnam, non ha che due vie di
uscita: il ritiro immediato o la
escalation. Purtroppo i fatti confermano che è prevalsa la seconda ipotesi. Ad oltre 6 mesi ormai dall’invasione, il corpo di
spedizione militare sovietico ha
raggiunto la cifra di 125.000 uomini, e il recente ritiro — diplomatico — di una divisione non
cambia certo la situazione. La
resistenza dei « mujahiddin » che,
all’inizio, sembrava debole e disorganizzata, si sta rafforzando
d’ora in ora e le diserzioni di
soldati dell’esereito regolare afghano per raggiungere le file dei
guerriglipri musulmani non si
contano più.
Disorientati ed irritati da quest’imprevedibile resistenza, i sovietici hanno scelto di intensificare le azioni militari, con l’impiego di mezzi blindati e di aerei, ricorrendo anche all’uso del
napalm e ad altre atrocità nei
confronti della popolazione civile. Alcuni giornali sostengono
che la politica del governo fantoccio di Babrak Karmal è uguale a quella di Poi Pot in Cambogia !
Qualunque siano le motivazioni che hanno spinto i sovietici
ad intraprendere un simile intervento — quella più plausibile è
che sia stata una risposta alle
minacce di accerchiamento da
parte degli U.S.A., di cui la vicenda degli euro-missili è la prova più evidente — non possiamo
condividerne la logica. Prima di
tutto perché, una volta di più,
ru.R.S.S. dimostra di seguire le
regole del gioco della superpotenza. L’internazionalismo proletario, in questo caso, non c’entra, come non c’entrava nel Corno d’Africa e in Cecoslovacchia.
Secondo, perché, così facendo,
dà all’Occidente e agli USA in
particolare una buona coscienza
del tutto immeritata (la politica
di Washington in America Latina e quella di Parigi in Africa
non è certo meno riprovevole).
Infine perché, come credenti,
non possiamo accettare che un
popolo venga sacrificato come
una semplice pedina nel gioco
deUa spartizione del mondo.
Cinque anni fa, il Vietnam ha
costretto gli Stati Uniti a prendere atto che Pimperialismo militare non era più possibile di
fronte a un popolo di uomini
decisi perché coscienti di esserq
soggetti della propria storia. Ora,
impantanata com’è in Afghanistan, rURSS ne fa a sua volta
l’esperienza. Ma oggi come allora, il prezzo umano, morale, politico che viene pagato è di per
sé un giudìzio su una politica che
anziché essere al servizio dell’uomo gli si rivolta contro. I
tentativi di giustificare un genocìdio nel nome della « libertà »,
come in Vietnam, o del « socialismo», come in Afghanistan, non
ottengono altro effetto che discreditare runa e l’altro nella
coscienza delle masse. E questo
è imperdonabile.
Jean-Jacques Peyronel
Predicazione e mass media
Se la predicazione del Cristo è un fatto collettivo l’annuncio evangelico alla radio o in televisione non può prescindere da un insostituibile rapporto con la comunità reale dei credenti
C’era un punto che sino ad oggi il dibattito suU’evangelizzazione innescato dal Sinodo aveva
soltanto sfiorato: la predicazione attraverso radio e televisione.
Ora, dopo il convegno di Ecumene di cui riferiamo nelle pagine
interne, possiamo dire che la pattuglia evangelica italiana, senza
distinzioni denominazionali, ha
avuto su questo tema un vasto e
serrato confronto di cui bisognerà tenere conto anche in futuro.
Tecnica e contenuto
Era dal 1965 che evangelici,
dentro e fuori la Federazione delle Chiese, non s’incontravano su
problemi d’interesse comune. Il
convegno, nella sua brevità, ha
soprattutto favorito gli argomenti tecnici mettendo da parte il
contenuto di quello che si trasmette o si registra davanti ad
una telecamera. Ma sui contenuti, prossimamente bisognerà tornare poiché più che il mezzo conta quello che con il mezzo si trasmette, anche se in questo campo sarebbe sbagliato fare distinzione tra forma e sostanza, tra
aspetti tecnici e di contenuto. Mi
spiego: presentare uno studio
biblico in uno spazio concesso
da un’emittente privata, diciamo
di tipo commerciale, può essere
un pulpito sbagliato o ambiguo;
annunciare l’Evangelo tra una saponetta o la pubblicità di un
detersivo si presta a facili stru-'
mentaiizzazioni nella misura in
cui il contesto in cui si parla, anzi si predica, gioca comunque un
ruolo notevole. D’altro canto chi
dispone dei mezzi finanziari per
organizzare, come succede, una
emittente privata capace di tra
smettere messaggi e cori evangelici 24 ore su 24 corre il rischio
della ripetitività per non dire
della megalomania.
Comunque, piazzarsi davanti
ad un microfono o una cinepresa non basta. E’ necessario cogliere quelle risposte dell’uditorio che spesso non arrivano. Le
statistiche dicono che le reazioni
che pervengono alle diverse emittenti sono mediamente scarse,
così come i cosiddetti « indici
d’ascolto » sono sovente fittizi o
comunque molto troppo vaghi.
Del resto l'uso di un mezzo o la
sicurezza di un eventuale indice
d’ascolto di per sé non garantisce un risultato: il fatto di essere ascoltati non vuol dire
« tout court » essere creduti.
Quando però si giunge al risultato per cui si è realizzata la trasmissione è necessario affrontare
un nuovo discorso che né radio
né televisioni possono offrire: la
comunità.
Pre-evangelizzazione
I mezzi elettronici si rivolgono
airindividuo, lo colgono nei momenti più diversi della giornata
e delie situazioni; parlano alla
sua mente e alla sua coscienza.
Il gioco può continuare all’infinito in un rapporto tecnologicamente avanzato ma distante e
anonimo, privo di quella dimen
Operatori dei mass-media all'ultima Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Nairobi 1975.
RIFLESSIONI SUL LIBRO DI MALACHIA - 1
Un profeta polemico
Nella raccolta dei libri dell’Antico Testamento Malachia occupa l’ultimo posto. E’ anche l’ultimo dei profeti « minori », i quali (non sarebbe neppure il caso
di dirlo) non sono dei « minorenni » o addirittura dei « minorati », ma sono veri e propri profeti dell’Eterno, anche se la loro
profezia non possiede l’ampiezza dei profeti « maggiori », come
Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele.
Di lui si sa ben poco; secondo
alcuni interpreti della Bibbia,
Malachia non sarebbe originariamente un nome proprio, significherebbe semplicemente « mio
messaggero ». Ad ogni modo, si
chiamasse o no Malachia, l’autore del libro, come scrive Bruno
Corsani, « è stato un servitore di
Dio bene inserito nel suo tempo
e non vi è alcun dubbio sull’epoca in cui svolse la sua missione ».
Alcuni riferimenti alla vita religiosa del popolo d’Israele fanno
pensare che la predicazione di
Malachia può essere fissata nel
periodo successivo all’esilio babilonese, tra il 516 a.C., anno della dedicazione del tempio ricostruito ed il 458, anno della riforma di Esdra.
* * *
Il libro di Malachia ha la forma di un vivace dialogo fra Dio
e il profeta da un lato e il popolo
dall’altro. Più che vivace, direi
fortemente polemico. Per bocca
del profeta, l’Eterno contesta al
popolo alcune precise infedeltà,
mentre il popolo risponde a sua
difesa, come se le accuse mosse
da Dio fossero del tutto infondate.
Fin dall’inizio, il processo si
svolge in tutta la sua drammaticità. « Io vi ho amati, dice l’Eterno; e voi dite: In che ci hai tu
amati? ». Il richiamo all’amore
di Dio verso il suo popolo è fondamentale nella storia e nell’esistenza del popolo d’Israele. Un
popolo che è stato eletto da Dio,
liberato dalla schiavitù egiziana
e condotto nel deserto con mano
potente e vittoriosa; un popolo
al quale Dio ha parlato per dargli una speranza ed una specifica
missione e che, invece di riferirsi alle grandi azioni compiute da
Dio in suo favore, dà sfogo ai
suoi lamenti e dimentica che Dio
lo ha amato nella pienezza della
sua libertà e della sua sovranità.
Non dobbiamo ridurre le manifestazioni e le dimensioni dell’amore di Dio a qualche favore
provvidenzialmente ricevuto. L’amore di Dio ha dimensioni più
grandi e più profonde; alla luce
della fede cristiana dobbiamo invece dire con l’apostolo Paolo:
« Iddio mostra la grandezza del
proprio amore per noi in quanto
che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi ».
Israele porta in sé una speranza
inconfondibile, che oggi è offuscata dagli eventi della storia,
come è offuscata la speranza cristiana dalle infedeltà dei cristiani stessi i quali si rivolgono a
Dio in questi termini: « In che ci
hai tu amati? »
La seconda contestazione è rivolta dall’Eterno ai sacerdoti dopo un significativo riferimento
all’onore che il popolo deve al
suo Signore: « Un figlio onora
suo padre e un servo il suo signore; se dunque io sono padre
dov’è l’onore che mi è dovuto? E
se sono signore, dov’è il timore
che m’appartiene? » Ora, « a voi
sacerdoti, che sprezzate il mio
nome e che pur dite: in che abbiamo sprezzato il tuo nome? ».
La pratica dei sacrifizi era al
centro della religione israelitica.
I profeti, però, parlando nel nome dell’Eterno, condannavano i
sacerdoti infedeli alla loro missione, avidi di guadagno e denunziavano ogni formalismo cultuale, ogni contaminazione con l’idolatria cananea.
Il giudizio di Dio, però, scende
Ermanno Rostan
(continua a pag. 10)
sione comunitaria in cui l’Evangelo chiede di essere vissuto.
Uno dei limiti più vistosi del
rapporto tra predicazione e
mass-media sta proprio in questa mancanza di realtà e prospettiva comunitaria. L’annuncio
dato attraverso i canali elettronici è una sorta di pre-evangelizzazione. E’ lo stabilire un primo
contatto che necessita d’essere
ripreso ed ampliato. Ma la comunità dei credenti non è solo una
realtà che deve intervenire dopo
l’annuncio. Essa dovrebbe essere
presente già prima.
Se l’annuncio del Cristo è, come c'insegna il Nuovo Testamento, un fatto corale, collettivo, potremmo chiederci oggi in che misura le nostre comunità sono direttamente coinvolte e partecipi
di queste nuove possibilità offerte dall’era tecnologica.
Non si rischia anche qui, nel
campo dei mass-media, di delegare a specialisti la costruzione
di un’immagine o di im discorso
valido magari sotto il profilo
tecnico ma in cui nessuna comunità reale riesce ad identificarsi?
Paradossalmente si potrebbe dire che più ci si avventura nel
campo delle moderne forme di
comimicazione più bisognerebbe
potenziare le forme tradizionali.
Tant’è che sotto il profilo dell'evangelizzazione il dialogo personale, per citare la forma di
comunicazione che Gesù ha maggiormente utilizzato, rimane, nonostante i progressi enormi nel
campo dell’informazione, insostituibile. Come insostituibile rimane la realtà comunitaria: supporto e prospettiva di quell’appello al ravvedimento e alla conversione che è il nocciolo del nostro annuncio. Ancora una volta
insomma si tratta di non creare
dannose distanze tra chi opera
nel campo dei mass-media e la
realtà delle nostre comunità.
Con franchezza
e semplicità
Detto questo, aggiungiamo subito che i rischi compresi nell’.annuncio via etere non debbono
paralizzare quei gruppi o quei
singoli che hanno scelto, e sappiamo con quale entusiasmo,
questo nuovo campo d’azione.
Ma chi sceglie questa strada dovrebbe sbarazzarsi fin dall’inizio
dei falsi miti della professionalità (nell’annuncio dell’Evangelo
siamo e restiamo tutti dei dilettanti) evitando di adattare il
messaggio a criteri e tecniche
che ispirano la cosiddetta efficacia dell’annuncio commerciale.
Lasciamo perdere le tecniche raffinate dei pubblicitari che garantiscono che il messaggio « passa » e puntiamo piuttosto sulla
franchezza e semplicità di linguaggio (le parabole di Gesù insegnano) che restano, almeno
per noi, gli ingredienti essenziali di una testimonianza attraverso i mass-media.
In conclusione: si dovrebbe da
un lato mantenere una distanza
critica da quella che è ormai diventata una esplosione dei messaggi d'antenna per cui alla fine
tutto si equivale e si passa senza
batter ciglio da un canale ad un
altro, da un programma ad un
altro in una specie di frenesia
del pulsante. Distanza quindi da
Giuseppe Platone
(continua a pag. 10)
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RIFLESSIONI DOPO LA CONFERENZA DI MELBOURNE
11 luglio 1980
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
I poveri, una sfida pernia Chiesa Intese e Concordato
Nella _ storia del movimento
ecumenico — come è stato giustamente ricordato a Melbourne
nella cerimonia di apertura che
commernorava il 70° anniversario
della prima conferenza mondiale sulla missione — tali conferenze hanno marcato in maniera
decisiva ^ la vita delle chiese e
del movimento missionario. Per
non citare che due soli esempi:
Mexico 1963 ha significato la fine dell’era missionaria tradizionale, e l'inizio della consapevolezza che il mondo intero, inclusi i
continenti cosiddetti cristiani, è
terra ^ missione. Così invece di
« missione oltremare » si è cominciato a parlare di « missione
SUI sei continenti ». Bangkok 1972
mentre ha affermato il legame
indissolubile tra l’aspetto individuale e sociale della salvezza, ha
proposto alla coscienza delle chiese 1 importanza del dialogo con
le altre religioni.
Quali erano le aspettative alla
vigilia della conferenza di Melboume? In una bella intervista
pubblicata sull’Eco/Luce n. 19
1980 il past. uruguayano Emilio
Castro, direttore della cominissione missione e evangelizzazione del CEC, dichiarava che il
problema centrale di Melbourne
sarebbe stato quello del rapporto tra la missione, intesa come
annunzio del Regno, e i poveri.
Questo problema è stato effettivamente al cèntro delle discussioni di Melbourne e la conferenza ha cercato di dare risposte
piu o meno chiare. Cerchiamo di
vederne alcune, senza pretendere di riassumerle tutte, raggruppandole secondo questi grandi
temi: dimensione politica, missionaria, teologica.
La dimensione
politica
Sul piano politico la conferenza ha mostrato in modo evidente
le sue debolezze e contraddizioni
Da una parte, ha accolto in modo favorevole l’invito di Ernst
Kasemann a fare del « sristianesirno il moviment# di resistenza di Gesù Cristo contro la potenza degli idoli e dei distruttori
della creazione » e quello ancora
più esplicito del past. Castro a
riconoscere che « la proclamazione deil’Evangelo dèi regno include partecipazione alle lotte
umane e che l’evangelizzazione è
anche impegno rivoluzionario
per la trasformazione della società ». La conferenza ha anche
affermato, non senza qualche voce^ di protesta che « i poveri sono
già in missione per cambiare la
loro situazione. Ciò che è richiesto alle chiese è di appoggiare
ciò che essi hanno già iniziato e
di impegnarsi a costruire delle
comunità confessanti che vivono
la loro fede tra le masse dei poveri e degli oppressi ». Il rappor
Insegnanti
evangelici
a confronto
L’Associazione internazionale
per l’educazione cristiana (International Association for Christian Education), organizzazione
evangelica che raccoglie insegnanti ed operatori nel campo
dell’educazione, sia nelle scuole
pubbliche che confessionali specialmente in Olanda, Svizzera e
Germania, organizza il suo Congresso annuo a Torre Pellice daini al 15 agosto 1980.
n programma prevede due
giornate di dibattito introdotte
da due relazioni del pastore
Giorgio Tourn e del Dr. H. D.
van Hoogstraten su « situazione
di una minoranza evangelica in
cultura cattolica» e «educazione cristiana in discussione con
il marxismo ». Una terza giomar
ta sarà consacrata alla visita
delle scuole valdesi, Agape, Angrogna.
Le lingue ufficiali sono: francese e tedesco.
Una occasione importante per
tutti coloro che lavorando nel
settore dell’istruzione vogliono
conoscere altre realtà in paesi
protestanti.
to della sezióne II afferma inoltre che « le chiese devono osare
di essere presenti nelle lòtte
umane per la liberazione» e che
p^_ senza identificarsi con qualsiasi progetto storico hanno « il
compito Specifico di stabilire dei
segni visibili del regno e offrire
una speranza viva a tutti coloro
che lottano e aspirano ad ima
nuova società più giusta e più
umana ».
D’altra parte, quando si è trattato di individuare concretamente i « poveri » e di prendere posizione sui conflitti del momento il discorso si è fatto sfumato
e contraddittorio. La situazione
di repressione in E1 Salvador e
1 assassinio del vescovo Romero
sono stati condannati con fermezza, ma per molte altre situazioni di repressione in America
Latina ci si è semplicemente limitati a richiedere « il rispetto
del diritto dei popoli latino-americani a cCTcare un nuovo ordine
sociale più giusto e umano ». Anche sulla Corea del Sud (la crisi
è scoppiata proprio durante la
conferenza) ci si è limitati a richiedere « libertà per i prigionieri politici e ritorno alla costituzione democratica » senza condannare quell’odioso regime dittatoriale che sussiste grazie alla
complicità del capitalismo giapponese, europeo e americano.
Grave è apparso agli occhi di
molti il silenzio sulle situazioni
di ingiustizia nel Sud Est asiatico e soprattutto nel Medio
Oriente, i cui delegati apparivano chiaramente divisi. Due mozioni sull’Africa del Sud hanno condannato la violenza del regime contro gli studenti e la intollerabile inumanità dell’ apartheid. La conferenza si è quasi
spaccata in due quando, su proposta del delegato pakistano si
è chiesto di « condannare l’intervento militare russo in Afghani
stan e... la continua violazione
dei diritti umani ». I delegati sovietici, posti sulla difensiva, hanno reagito in maniera poco abile
minacciando di abbandonare la
conferenza. Questo ha indubbiamente contribuito a creare una
strana alleanza tra gli anti-comunisti stile guerra fredda — abbastanza numerosi — e alcuni
settori « liberali » dell’area NordAtlantica. Dopo lunghe discussioni si è giunti ad, un testo di compromesso accettato a larga maggioranza che recita: « Riconosciamo che ci sono dei paesi i
cui governi intervengono militarmente e opprimono, sfruttano e
imprigionano gente innocente.
Siamo in grado di identificare
alcuni di questi paesi. Altri invece nòn osiamo farlo per il semplice motivo che una pubblica
identificazione da parte nostra
rnetterebbe in pericolo la posizione — se non addirittura la
vita -- di molte sorelle e fratelli,
alcuni dei quali sono presenti in
questa conferenza. Confessiamo
perciò la nostra incapacità ad essere profetici come dovremmo ».
Un testo che si può considerare
onesto e persino positivo se lo
si legge al di fuori del contesto
in cui è stato prodotto. Ma il dibattito che ha portato alla sua
stesura ha mostrato segni preoccupanti di involuzione politica. Il
mondo delle chiese rappresentato a Melbourne era chiaramente agitato da incertezze e speranze spesso contraddittorie. Una
sfida è in corso a tutti i livelli. E
non è in una tattica prudentemente difensiva al di qua della
sfida, ma è al di là che vi sono
per le chiese e per il CEC le migliori prospettive per una più
chiara consapevolezza dei problemi politici che i cristiani devono affrontare nel mondo d’oggi.
Emidio Campi
(continua]
CONSIGLIO FCEI
Modifiche
alla rubrica
Protestantesimo
Nei giorni 28 e 29 giugno si è
riunito a Ecumene (Velletri) il
Consiglio della Federazione delle
Chiese. Due gli argomenti che
hanno occupato la maggior parte
dei lavori: la nuova strutturazione della trasmissione « Protestantesimo » e l’esame di una
bozza di revisione dello statuto.
Al fine di ottenere un maggior
coinvolgimento delle comunità
evangeliche nella preparazione
delle trasmissioni televisive, il
consiglio ha approvato un progetto che prevede l’organizzazione di una serie di trasmissioni di
contenuto biblico che saranno
interamente realizzate da grupni di lavoro appositamente creati presso alcune comunità. L’équipe della rubrica « Protestantesimo » lavorerà dunque a stretto contatto con queste comunità.
La revisione dello statuto della Federazione si rende necessaria per permettere con maggiore facilità l’adesione di nuove
chiese evangeliche alla Federazione e per risolvere alcuni problemi di rappresentanza della
FGEL e della FDEI nella Federazione. Su questo punto il Consiglio iniziato l’esame di una
bozza di revisione che, quando
approvata, sarà inviata alle chiese per una loro valutazione in
vista dell’adozione alla prossima
assemblea della Federazione.
Inoltre il Consiglio ha preso
in esame la iniziativa governativa di richiedere il « bollo » per
la dichiarazione di esonero dalle
lezioni di religione cattolica nella scuola superiore. Il Consiglio
in linea con quanto già espresso
dalle chiese ha ribadito la sua
ferma opposizione a questa « tassa sulla coscienza » e ha dato incarico alla giunta di seguire l’evolversi della situazione predisponendo se necessario, gli strumenti di disobbedienza civile e
legali nei confronti di tale misura.
gg
Iscrizioni alla
Facoltà Valdese
di Teologia
Le domande per l’iscrizione
alla Facoltà Valdese di Teologia
vanno redatte su un moduloquestionario fornito dalla Facoltà stessa. Esso può essere richiesto alla segreteria, via p.
Cossa 42, 00193 Roma oppure,
durante l’estate, alla Casa Valdese, Via Beckwith 2, 10066 Torre Pellice (To).
La Facoltà offre un corso triennale di cultura teologica protestante e un corso di cinque anni
(di cui uno all’estero) per il conseguimento della licenza teologica. Per il corso di licenza la frequenza è obbligatoria. La licenza
può esser finalizzata al pastorato o no.
La tassa d’iscrizione è unica:
lire 20.000. La quota di studio è
di lire 48.000 annue per la licenza e di lire 15.(K)0 annue per il
diploma del corso triennale. Per
il versamento servirsi del conto
corrente postale n. 24717001 intestato a Facoltà Valdese di Teologia - Segreteria.
La Facoltà gestisce un convitto per studenti (camere a due
letti con pensione).
Borse di studio. Gli studènti
che si preparano al pastorato
possono richiedere un aiuto finanziario per il convitto e le
tasse di studio.
Roma, 30 giugno 1980.
La Segreteria
Il ’’patto” nell’Antico
Testamento
J. Alberto SOGGIN, Il ’patto’
nell’Antico Testamento. Dispensa del corso monografico di teologia dell’Antico Testamento tenuto alla Facoltà Valdese di
Teologia nel II semestre 1979-80.
Estratti del corso sono stati presentati al corso di aggiornamento per pastori nell’aprile 1980.
Lire 2.500 (spese postali in più).
Le dispense della Facoltà teologica valdese possono essere richieste alle librerie evangeliche
o alla segreteria della Facoltà,
via P. Cossa 42, 00193 Roma,
ccp 24717001 intestato a Facoltà
Valdese di Teologia - segreteria.
Luigi Rodelli, nel numero 4 di
Scuola e Città, ritorna sul problema dell’insegnamento religioso nélla scuola, sviluppando un
corretto confronto fra le Intese
discusse dalle Chiese Valdese e
Metodista e le diverse Bozze del
nuovo Concordato fino ad ora
conosciute. Rodelli trova nei due
testi a confronto le traccie della
polemica a suo tempo avviata
tra Salvemini (libertà è educazione al senso critico) e Gentile
(la libertà è solo dell’Universale
e si realizza quindi nell’autorità)
conclusa con la vittoria del Gentile che, con la sua riforma del
1923 (uno dei primi atti del Governo fascista) introdusse nella
scuola elementare l’insegnamento religioso, limitato all’apprendimento della religione cattolica.
La tesi fondamentale del Rodelli, ricavata dall’iter e dalla sostanza delle Intese con i valdometodisti, è quella che occorrerebbe rinunciare alla procedura
internazionalistica propria di un
Concordato tra due Enti sovrani, e riportare il problema della
istruzione religiosa nell’ambito
dei principi costituzionali. In
parole povere : abolizione del
concordato e sua sostituzione
con una legge, da definire nella
corretta sede legislativa (il Parlamento), che regoli la materia
in modo valido sia per la chiesa
cattolica che per le altre chiese.
Il Rodelli propone anche un apprezzabile testo in due soli articoli per tale legge.
4: ^ «
Il Corriere del 18 giugno informa che nella Germania Est
si stanno preparando, sotto gli
auspici del presidente Honecker,
celebrazioni di Lutero « monaco
riformista considerato nella Germania Est come un antesignano
della morale marxista ». Dove
colpisce soprattutto il « riformatore » trasformato in « riformista ».
L’Avvenire, il Gazzettino, il
Giorno, riferendo sul recente
viaggio del papa in Francia, hanno dato rilievo ai suoi incontri
con i rappresentanti delle Chiese cristiane non cattoliche. Solo
n Giorno, tuttavia, cita ampiamente il discorso di Alain Chevalier, vicepresidente del Consiglio Nazionale della Chiesa Riformata di Francia, non privo
di critiche per la spettacolarità
della visita, che può richiamare
immagini di « potenza passata »,
in contrasto con la scelta della
Chiesa riformata «dalla parte
dei senza potere, degli oppressi,
dei poveri ». Lo Chevalier concludeva : « è per questo che noi
speriamo che la vostra intenzione pastorale sarà per tutti evidente, più delle interpretazioni
politiche ».
Jesus di giugno ospita un interessante studio di Alberto Comuzzi sulla religiosità negli Stati Uniti. Tra l’altro vi si afferma
che mentre nel 1850 solo il 16%
della popolazione era affiliato ad
una Chiesa, oggi circa il 60% denuncia tale affiliazione. E’ anche
interessante l’osservazione che
la cultura illuministica angloscozzese ebbe sempre « un atteggiamento positivo nei confronti
delle religioni » a differenza delrilluminismo francese alla Voltaire. Il Comuzzi non dice che
ciò è probabilmente dovuto alla
differenza tra ambiente protestante, dove vivevano i primi, e
ambiente cattolico, proprio dei
secondi. Viene anche ricordato
che « lo stato nei confronti delle
Chiese è rigorosamente neutrale » pur consentendo che « il denaro devoluto da un cittadino a
beneficio della confessione religiosa cui appartiene, venga detratto daH’imponibile ».
Niso De Michelis
Sinodo delle chiese
Valdesi e Metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall’Atto n. 82 della
Sessione sinodale europea 1979 è convocato per
Domenica 3 agosto 1980
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell’Aula
sinodale della Casa valdese di Torre Pellice alle ore 15. Il
culto di apertura avrà inizio alle ore 15.30 nel tempio di Torre
Pellice presieduto dal pastore Roberto Comba.
Il Moderatore della Tavola Valdese:
Giorgio Bouchard
Corpo pastorale
Il Corpo pastorale è convocato
per sabato 2 agosto alle ore 9 nell'Aula sinodale nella Casa valdese
di Torre Pellice col seguente o.d.g.:
1) Esame di fede del candidato
pastore locale Claudio Martelli;
2) Situazione dei matrimoni interconfessionali;
3) Varie.
Se l'esame di fede del candidato
avrà esito positivo il sermone di
prova sarà tenuto nel tempio del
Ciabas alle ore 17.
Il presidente del Corpo pastorale
Giorgio Bouchard
Tutti i membri delle chiese valdesi e metodiste e gli invitati al Sinodo sono cordialmente pregati di
assistere all'esame di fede e di
partecipare al sermone di prova.
Unione predicatori
L’Assemblea dell’Unione Predicatori locali è convocata,
secondo il disposto dell’art. 67/SI/1979, a Torre Pellice per
il giorno 2 agosto, alle ore 10, col seguente ordine del giorno :
1. Culto.
2. Discussione e approvazione dello Statuto dell’UPL.
3. Elaborazione deUe linee di lavoro.
4. Elezione del Comitato ed, eventualmente, di un rappresentante al Sinodo.
All’assemblea partecipano come membri a pieno diritto
tutti i predicatori locali inclusi negli elenchi tenuti dai circuiti e che riceveranno il materiale preparatorio. Sono, inoltre, invitati tutti i candidati predicatori locali metodisti e
tutti i valdesi che prestano occasionalmente la loro collaborazione nella predicazione.
La Conunissione
COMMISSIONE PERMANENTE STUDI
La sessione di esami per gli aspiranti predicatori locali
e per i pastori in servizio straordinario in prova avrà luogo
sabato 2 agosto alle ore 18 nella biblioteca della Casa valdese
di Torre Pellice.
3
11 luglio 1980
CONSULTAZIONE MONDIALE DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE ■ 1
Le Chiese di fronte al razzismo
Dal 16 al 21 giugno u.s. si è
svolta ad Amsterdam la preannunciata Consultazione mondiale
del Consiglio Ecumenico sul tema dell’atteggiamento delle Chiese rispetto al razzismo. Tale assemblea ha confermato l’orientamento ormai noto del CEC di
lotta al razzismo. Ha partecipato alla Consultazione il past. Aldo Sbaffi il quale ci ha mandato
le sue impressioni.
Il razzismo è un fenomeno che
non diminuisce ma viene ad assumere forme sempre più violente nel mondo. Mentre in altri
periodi si trattava principalmente di forme di oppressione e di
discriminazione derivanti da determinati centri di potere, ora
assistiamo a forme di razzismo
istituzionalizzate. Occorre riesaminare le forme dichiarate o nascoste, analizzarne gli elementi
qualitativamente nuovi, da poco
manifestatisi o che stanno apparendo. E’ terminato il tempo
dell’ottimismo nel quale si affermava che anche il razzismo sarebbe stato eliminato « non essendo un carattere inalterabile
dell’esistenza umana » e che sarebbe scomparso, cosi come
scomparsa è la schiavitù. Ci rendiamo oggi conto che le « radici »
del razzismo sono ben profonde
e che le lotte di liberazione stesse non risolveranno definitivamente questo drammatico fenomeno.
Occorre chiarezza
La Consultazione di Amsterdam è stata convocata appunto
per fare il punto della situazione, per far chiarezza sulle linee
da seguire negli anni ’80, nel programma di lotta al razzismo del
CEC, ed anche per mettere in
comune le esperienze fatte nelle
lotte al razzismo e farne una
analisi. Soprattutto la Consultazione è stata convocata per aver
modo di ascoltare direttamente
i rappresentanti dei popoli o delle minoranze oppresse e discriT
minate.
Questo ascolto diretto è stato
evidentemente una delle caratteristiche della Consultazione. Ben
altra cosa è «parlare» degli oppressi o « ascoltare » gli oppressi, il loro grido di protesta, il
racconto delle loro sofferenze, le
loro delusioni, le loro attese.
La preparazione
della Consultazione
Quella di Amsterdam è stata
una Consultazione mondiale, preceduta in questi ultimi diciotto
metì, da numerose Consultazioni regionali o di continenti. In
queste Consultazioni è stato prodotto un ampio materiale di documentazione e di riflessioni.
Per quanto concerne la Consultazione europea, ne ha riferito il pastore Bruno Tron nello
scorso aprile, sulle colonne di
questo giornale. Anche ad Ecumene, rappresentanti dei Paesi
latini d’Europa, avevano avuto
una consultazione ed avevano
predisposto un documento di notevole portata.
La consultazione mondiale di
Amsterdam è stata quindi la risultante di un serio lavoro preparatorio ed i partecipanti hanno cosi; potuto precisare il pensiero e l’orientamento delle chiese di fronte alle vecchie e nuove
manifestazioni di razzismo nel
mondo.
Le « raccomandazioni » risultanti dalla Consultazione saran
Notizie daii’itaiia evangeiica
a cura di Alberto Ribet
Migliorie all’Istituto
Taylor, di Roma
L’Assemblea Battista del ramo
americano decise, a Napoli, nel
1918 la fondazione di un Orfanotrofio da erigersi in memoria
del primo presidente di quella
Chiesa ed eminente personalità
dell’Evangelismo in Italia: Giorgio R. Taylor. Nel 1923 detto
Istituto fu aperto in Via della
C^illuccia, a Roma. Ne fu nominato direttore il missionario
americano K. Landels.
Si era nel tempo del fascismo
ed alcuni anni più tardi lo stabile dell’Istituto fu acquistato
dal Governo che lo trasformò in
sede della gioventù fascista.
Con l’indennità ricevuta fu costruito ed inaugurato nel 1939
un nuovo Istituto a Roma nel
quartiere Centocelle.
Nel 1942 al reparto maschile
fu aggiunto quello femminile e
qualche anno più tardi l’Istituto
si arricchì di una palazzina adibita a « Casa di Riposo » per
persone anziane. L’Istituto poi
divenne centro di un’opera evangelistica e, attorno all’Istituto,
si formò una comunità che fu
provveduta di una simpatica
chiesetta.
Alcuni anni or sono, per opera di alcuni ex alunni dell’Istituto, si formò un « Club Amici
Istituto Taylor» (C.A.I.T.) allo
scopo di aiutare l’Istituto anche
economicamente. Questi ha deciso, in collaborazione col Comitato direttivo dell’Istituto, di rimodernare l’edificio centrale, di
rivedere la recinzione della proprietà, la sistemazione di un campo di giochi per i bambini oltre
ad altre necessarie opere di manutenzione per un preventivo
totale di circa 200 milioni di lire.
Cento milioni sono stati già trovati dal C.A.I.T. altri doni cospicui sono attesi; particolarmente
interessante quello di circa 16
milioni frutto di una colletta organizzata dalla trasmissione televisiva olandese nota sotto l’appellativo di « Anitra selvatica »
(Wilde Ganzen). Alcuni anni fa
l’Ambasciatrice dell’Olanda aveva appreso attraverso una segnar
lazione di una associazione interdenominazionale di preghiere,
resistenza dell’Istituto Taylor e
il suo problema. Era stata colpita soprattutto dall’apprendere
che l’Istituto ospitava ragazzi e
persone ' anziane e che nell’ammissione dei nuovi ospiti si dava la precedenza ai più poveri.
Aveva voluto visitare di persona ITstituto e poi aveva segnalato il caso alla Radio Olandese
che aveva inserito, fra altre, la
colletta per l’Istituto Taylor, che
aveva avuto un lusinghiero risultato.
Come al solito lunghe e laboriose le pratiche presso il Comune di Roma per l’autorizzazione
a compiere i lavori, ma dopo
due anni di attesa finalmente
nello scorso mese di febbraio il
sospirato permesso è arrivato:
si spera ora di compiere il grosso dei lavori entro Tanno.
Studenti italiani
per Cristo
L’ambiente universitario e
quello delle scuole medie superiori è considerato, non solo dai
« Gruppi Biblici Universitari »
come un importante campo per
l’Evangelizzazione ; merita quindi la nostra attenzione anche il
movimento degli « Studenti Italiani per Cristo » che è la sezione italiana di un movimento sorto alcuni decenni fa in America.
Nel 1951 il dott. W. R. Brighi
fondò la « Campus Crusade for
Christ », una attività intemazionale ed interdenominazionale che
ha per scopo di presentare Cristo agli studenti universitari e
degli Istituti superiori. (Il « campus » è, in America, il recinto
universitario). Questo movimento si presenta infatti come il
braccio della Chiesa cristiana
teso verso il mondo degli studenti in vista della testimonianza evangelica.
Nel momento attuale esso può
contare sull’opera di diecimila
giovani che vi lavorano a pieno
tempo: cioè la cui attività è interamente consacrata alla testimonianza evangelica fra i giovani studenti. Questi giovani sono
stipendiati; ma è caratteristico
il fatto che essi devono cercare
fra parenti ed amici quello che
è necessario al proprio sostentamento: di questi donatori essi
si considerano rappresentanti
presso gli studenti e periodicamente inviano loro informazioni
sul proprio lavoro.
Compito specifico di questo
personale è quello di rendere la
propria testimonianza attraverso a contatti personali coi singoli studenti, ma anche quello di
creare gruppi di studi biblici e
« gruppi di agape », cioè piccoli
nuclei di studenti che vogliono
vivere in una comunione di spirito, nella dinamica delTEVangelo.
Quelli che entrano a far parte
del personale sono adeguatamente preparati attraverso a corsi semestrali che consistono in
studi teorici ed esercitazioni pratiche.
Molta importanza è data, nel
movimento, alle campagne evangelistiche denominate « Vita nuova ». Scelta una città come campo di una di queste campagne,
attraverso manifesti, volantini.
annunzi sui giornali, tramite Radio, si lancia un motto. Per esempio a Barcellona ed a Oporto lo
slogan scelto è stato : « Ho trovato ! ». La risposta allo slogan
è per noi evidente : « Ho trovato
la salvezza in Cristo ». Era segnalata anche la possibilità di
avere una indicazione in risposta al motto: sia ad Oporto che
a Barcellona, per tutto il tempo
della campagna sono state richieste ogni giorno più di mille
spiegazioni sul significato dello
slogan. Campagne simili hanno
avuto luogo, non solo in Portogallo ed in Ispagna, ma anche
in Germania ed in Isvizzera, ed
anche in città delTAfrìca e dell'Asia oltre che, naturalmente,
in America. Un tentativo analogo dovrebbe essere fatto anche
in Italia. Nel 1970 il movimento
si estese oltre che in Finlandia,
Germania, Olanda e Spagna anche in Italia: è stato infatti iniziato un lavoro nella Università
di F’irenze, qualche anno più tardi il centro del movimento si è
trasferito a Roma.
Per gli anni ottanta è pronto
un programma ambizioso : si
vuole lanciare nelle principali
città italiane una campagna evangelistica « Vita Nuova ».
Possiamo essere dissenzienti
su certi sistemi che ci sembrano
troppo risentire delle norme di
una propaganda di prodotti consumistici; ci ricolleghiamo però
alle parole dell’apostolo Paolo:
« Che importa?... Cristo è annunziato e di questo mi rallegro ! ».
Attività delle
Assemblee di Cristo
Sono segnalate varie attività
interessanti nella Chiesa delle
Assemblee di Dio, ne ricordiamo le principali:
Nel Leccese è in atto una campagna evangelistica che continuerà tutta Testate.
A Novara ha avuto luogo il
raduno delle comunità del nord
d’Italia, nel palazzo dello sport
della città. Minore l'affluenza
che non negli anni scorsi, presenti però molti giovani. Un nuovo locale è stato inaugurato ad
Augusta, in Sicilia, presenti pastori e membri di varie comunità. Nel nuovo locale si è organizzata un’attività evangelistica.
In quella occasione sono stati
affissi manifesti nelle vie della
città ed uno striscione è stato
esposto nella via principale. Una
riunione è stata tenuta all’aperto in Piazza Castello.
A Siracusa ed a CasteUamare
del Golfo sono stati tenuti culti
speciali di edificazione.
In varie Chiese sono stati celebrati 52 battesimi.
no esaminate per essere poste in
atto, dal Comitato Generale del
Consiglio Ecumenico, che sì riunirà a Ginevra il prossimo mese
di agosto.
I lavori della
Consultazione
Ecco alcune notizie sulla Consultazione: partecipanti, delegati
ufficiali HO, appartenenti a circa
70 paesi. Notevole la presenza
dei mass media, circa ottanta
giornalisti e operatori televisivi.
I giornalisti hanno avuto durante la Consultazione un loro « forum» per dibattere i medesimi
problemi della Consultazione.
Predominante — nell’assemblea, nella conduzione dei culti,
negli interventi, nella presidenza
stessa della Consultazione — la
presenza delle donne e particolarmente del «terzo mondo»;
persone tutte molto preparate
sugli argomenti in discussione,
dotate di grande franchezza e di
una notevole spiritualità.
Il lavoro della Consultazione
è stato intenso: culto e riflessione teologica all’inizio della giornata e poi, dopo qualche riunione plenaria, hanno iniziato il lavoro i « gruppi ». Dal lavoro di
questi gruppi, dalla documentazione presentata e dalle richieste avanzate possiamo avere una
idea della vastità e varietà dei
temi proposti alla nostra attenzione e come il fenomeno del
razzismo sia stato affrontato non
solo nelle sue manifestazioni, ma
anche nelle sue motivazioni sia
permanenti come contingenti.
II razzismo
è peccato e deve
essere combattuto
« Ogni essere umano (dichiarazione finale della Consultazione) creato alTimmagine di Dio,
è persona per la quale Gesù Cristo è morto... Ovunque il razzismo si manifesti, nell’individuo
o nella collettività, esso è peccato. Esso deve essere aperta
mente combattuto da tutti coloro che sono dalla parte di Cristo e dalla Chiesa che è stata
chiamata ad essere nel mondo
uno strumento per l’attuazione
del piano di Dio».
La responsabilità
delle Chiese
E’ motivo di confusione e di
pentimento per le chiese, il fatto
che esse soltanto con grande ritardo abbiano preso coscienza
della loro responsabilità nelle
discriminazioni e nelle manifestazioni di razzismo. E ne hanno preso consapevolezza, dice il
documento finale, non tanto per
gli appelli che provenivano dalle
vittime del razzismo, quanto dalla constatazione delle lotte di liberazione e della resistenza, dalle innumerevoli vittime. La lotta
continuerà — viene affermato —
con o senza le chiese... Ora le
chiese sono chiamate a seguire
un’azione di liberazione, nella
quale avrebbero dovuto essere
le pioniere.
Il programma per
combattere
il razzismo (PCR)
Sono ben note le polemiche
che sono sorte un po’ ovunque
nel mondo nei confronti del
PCR e soprattutto a causa del
Fondo speciale di aiuto alle lotte di liberazione (Zimbabwe).
Le Consultazioni nelle varie parti del mondo erano state richieste di esprimere il loro giudizio
al riguardo. Le raccomandazioni
delle varie Consultazioni non
erano state univoche, anche nei
paesi europei. Il dibattito è stato ampio ed animato, nei gruppi di lavoro e nella plenaria. Etco la raccomandazione che la
Consultazione invia al Consiglio
Ecumenico :
« Noi siamo fortemente convinti che gli anni '80 richiedano
la continuazione ed il rafforzamento del Programma per combattere il razzismo (PCR). Esso
ha avuto un ruolo notevole nell’ultima decade nel coinvolgere
le chiese sul problema del razzismo... il Programma deve rimanere una parte integrale, anche se separata, del CEC. Il
Fondo Speciale deve continuare
quale attiva espressione di solidarietà con le lotte contro il razzismo, senza mutamenti nei ’criteria’ per i doni».
La Consultazione ha poi riaffermato la priorità dell’impegno
del PCR nelle lotte contro il
razzismo nella Namibia e nel Sud
Africa. Molti vedono nell’impegno finanziario per sostenere le
lotte di liberazione un aspetto
« profetico » dell’impegno del
CEC, un modo di rendere «credibile » Tevangelo di cui testimoniamo.
Testimonianza contro
l’apartheid
Di frequente durante la Consultazione è stato richiesto alle
chiese di assumere posizioni
chiare di fronte al razzismo ed
in modo particolare all’apartheid. E’ ben noto che le strutture stesse di alcune chiese riflettono l’ambiente circostante
sociale; questo crea remore all’azione coraggiosa, compromessi e infedeltà. Sovente proprio
gli «oppressi», i discriminati
per il colore della loro pelle, difficilmente possono essere chiamati ad assumere posti di responsabilità nelle strutture ecclesiastiche.
Bisogna denunciare la bestemmia che sovente viene pronunciata dai bianchi (ove esiste l’apartheid) : essi affermano che
mediante l’apartheid viene difesa la civiltà cristiana!
Aldo Sbafiì
(continua)
E’ DECEDUTA LA MOGLIE DI PHILIP POTTER
Doreen Potter
Doreen Potter, moglie del
Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Dr. Philip Potter, è deceduta a Ginevra il 24 giugno
U.S., dopo un anno di malattia. Aveva 55 anni.
Nata a Panama da genitori giamaicani, Doreen Cousins aveva fatto i suoi studi
in Jamaica dove suo padre
era pastore metodista. Nel
1957 si era laureata presso
il Conservatorio di Musica
Trinità di Londra.
Sposò Philip Potter nel
1956. A Ginevra, continuò la
sua attività di musicista (era
un’ottima violinista) nella
chiesa locale e negli ambienti ecumenici. Nel 1967, aveva
iniziato la revisione deirihna
rio internazionale degli studenti « Cantate Domino ».
Per un quarto di secolo ha
condiviso insieme à suo marito responsabilità in seno al
Consiglio Ecumenico, viaggiando molto e sviluppando
una rete internazionale di
amici.
La Tavola Valdese in rappresentanza delle Chiese Vaidesi e Metodiste esprime al
fratello Philip Potter la sua
profonda solidarietà nel dolore che l’ha colpito con la
perdita della compagna della sua vita, riaffermando tuttavia anche in questa circostanza la fede comune nella
gioiosa promessa di vita e
resurrezione in Cristo.
4
11 luglio 1980
L’ULTIMO LIBRO DI J.A.T. ROBINSON
Possiamo fidarci
dei Nuovo Testamento?
Il vescovo anglicano John A. T.
Robinson è certamente assai più
noto per i suoi scritti « provocatori » di divulgazione teologica,
primo fra i quali Honest to God
(trad. ital. « Dio non è così »,
edit. Vallecchi), almeno in Italia,
che non per le sue ricerche e i
suoi studi nel campo del Nuovo
Testamento, di cui è docente
presso l’Università di Cambridge.
Eppure in questo campo ha pubblicato studi di valore, come The
body, trad. ital. « Il Corpo », ed.
Gribaudi, sulla chiesa in Paolo,
Jesus and his coming («Gesù e
la sua venuta »), la serie di studi raccolti nel volume intitolato
Twelve New Testament studies,
e, finalmente, quella che è forse
la sua opera più importante —
anch’essa in un certo senso « provocatoria » — Redating thè New
Testament («Una nuova datazione del Nuovo Testamento»).
Nelle sue oltre 360 pagine, Robinson rimette in discussione
quasi tutte le « conclusioni » che
gli studiosi di oggi vanno diffondendo circa le origini degli scritti del Nuovo Testamento, e sostiene che non ci sono prove
realmente convincenti che ci obblighino ad assegnare loro date
tra il 50 e il 150 dell’era cristiana, ma ,che, anzi, la tradizione
ecclesiastica antica, le ricerche
storiche, l’esame non frettoloso
e non viziato da presupposti di
vario genere degli scritti stessi,
ci indicano quale spazio di’ tempo, entro il quale nacquero, gli
anni 47-68, cioè un periodo assai
più breve e, per gran parte degli scritti stessi, assai più vicino
al ministerio di Gesù. Si capisce
facilmente come tale opera del
Robinson abbia suscitato molto
interesse ma provocato anche
reazioni negative da parte degli
studiosi che non ritengono di
dover ritornare sui loro pasài;
eppure la discussione condotta
dal Robinson è approfondita ed
accurata, e le sue argomentazioni meritano di essere seguite con
seria attenzione, come il ben noto studioso del Nuovo Testamento Dodd riconobbe in ima lettei;a all’autore: « Tutta la questione deve essere riesaminata radicalmente... E’ senz’altro significativo il fatto che gli storici del
mondo antico usano i documenti del Nuovo Testamento per
quello che gli stessi documenti
dichiarano di essere... Ma se così li consideriamo, non crolla
forse tutta l’argomentazione in
favore di una datazione più tarda? ».
Da tale opera e dal lavoro fatto per essa, il Robinson ha preso l’idea e buona parte del materiale per un’altra piccola opera di carattere divulgativo, destinata soprattutto ai « non addetti ai lavori » che vogliano leggere e studiare il Nuovo Testarnento con la tranquilla fiducia
di avere in esso una guida degna
di fede alla persona di Gesù, alle sue parole e alla sua opera.
Appare così oggi in italiano, per
le edizioni della Editrice Claudiana. POSSIAMO FIDARCI DEL
NUOVO TESTAMENTO?, di 184
pagine, tradotto dall’originale inglese del 1977 Can we trust thè
New Testament?, utilissimo séguito — nella Piccola Collana
Moderna — al volumetto di Rolf
Rendtorfl La formazione dell'Antico Testamento. E’, praticamente, una introduzione generale al
Nuovo Testamento, che si apre
(capitolo I) con un esame delle
posizioni che si possono prendere nei riguardi del Nuovo Testamento — di negazione del suo
valore storico, oppure di accettazione letterale e integrale di
ogni sua parola, o di scetticismo
circa la possibilità di risalire all’insegnamento originario di Gesù, o, infine, di fiducia, illuminata dalla ricerca biblica più seria
e imparziale. Il capitolo II chiarisce i problemi della lingua originale del Nuovo Testamento,
del testo originale, e quindi dei
manoscritti che ce lo hanno tra
Taccuino
pastorale
C.: una città priva d’industrie, al centro di una provincia
essenzialmente agricola (ma di un'agricoltura povera), dove
la maggior aspirazione di un giovane è quella di trovare un posto statale. Città dalla vita stagnante, che cpjiosce la piaga
della disoccupazione e della sottoccupazione, del clientelismo e
della sperequazione; città senza avvenire, sviluppo, dalla quale
i più intraprendenti fuggono.
Qui per circa un mese s’è fermato un gruppo di giovani.
Hanno montato una grande tenda da circo, ed ogni sera hanno
dato il loro messaggio. Naturalmente hanno battuto la città
distribuendo i loro stampati, e fatto propaganda in mille altri
modi. Al punto che perfino la stampa locale (d’ispirazione cattolica-dc) s’è occupata di loro.
Durante la loro permanenza ogni domenica hanno partecipato al nostro culto. E siamo stati sinceramente contenti di
averli con noi, anche se il loro tipo di predicazione, dai toni fortemente pentecostali, non ci trovava perfettamente consenzienti.
Ma più che il contenuto e la forma della loro predicazione,
forse la validità della loro presenza è consistita in due elementi. E' chiaro infatti che la città poteva capir ben poco
del messaggio che veniva dato ogni sera. « Cristo è la risposta » essi dicevano « ad ogni problema ». Che cosa ciò concretamente volesse dire, non era granché evidente. Ma la città
non ha potuto ignorare il fatto che un gruppo di giovani, ragazzi e ragazze di varia estrazione sociale, avesse deciso di vivere insieme per annunciare Cristo. Le critiche maligne ed insinuatrici della popolazione (non è da dimenticare che siamo
in Sicilia!) su questa forma strana di convivenza, non potevano fare alcuna presa: quei giovani vivevano effettivamente ciò
che credevano. Questo è stato per la popolazione motivo di
grande stupore.
Un secondo elemento, che la popolazione forse non ha potuto cogliere se non a livello inconscio, e che in noi ha suscitato invece maggiori risonanze, è dato dalla tenda. Evidentemente ci sono alla base motivi pratici che hanno determinato
per questo movimento la scelta della tenda. Ma la tenda per
noi evoca il viaggio nel deserto, la liberazione dall’Egitto, il popolo di Dio in marcia verso la terra promessa. Esprime la vocazione a saper sciogliere i nodi di certe situazioni di schiavitù
e di comodo nello stesso tempo, per correre il rischio di una
fede che si fonda unicamente sulla fedeltà di Dio. E’ dunque
una predicazione rivolta più che ad una popolazione pagana,
alla Chiesa ed alle sue strutture.
Questi due elementi: una comunità di fede, e la dimensione
dinamica della chiesa, sono, mi pare, le due proposte più
valide formulate da quei fratelli non solo ad una città abulica
e ferma, ma anche alla nostra piccola comunità evangelica.
Pubblichiamo in questa rubrica, in forma anonima, brevi
esperienze e riflessioni del ministero pastorale evangelico.
mandato, delle versioni antiche
e moderne, ecc. Il III ci descrive l’opera degli studiosi che si
dedicano alla ricostruzione del
testo originale, alla ricerca delle
fonti dei Vangeli, allo studio delle forme tipiche nelle quali le
comunità primitive raccolsero
detti e fatti di Gesù, e dei processi di redazione che condussero ai «libri» del Nuovo Testamento quali noi oggi li abbiamo.
Al centro del libro il capitolo IV
rielabora e semplifica il materiale dell’opera di cui abbiamo già
detto sulla datazione del Nuovo
Testamento per sostenere la tesi che gli scritti del Nuovo Testamento sono notevolmente più
antichi di quanto la maggioranza degli studiosi ritenga, restringendo, ad esempio, l’intervallo
fra la crocifissione e i resoconti
scritti da 35-70 anni a poco più
di 30, facendo così risalire la
maggior parte del materiale in
essi utilizzato ad un periodo ancora precedente, che quasi tocca
l’epoca degli eventi culminanti
del ministero di Gesù. Il capitolo V sottolinea la recente rivalutazione del valore storico del
vangelo di Giovanni e la sua an
tichità (non 90-100 dell’era cristiana, ma circa 65). I capitoli
VI e VII — « Chi è quest’uomo? »
e « Che cosa ne fu di lui? » — ci
presentano la persona di Gesù,
il problema della sua origine e
quello della sua realtà pnjst-terrena, con un esame particolare
delle testimonianze della resurrezione. La conclusione del libro
(Vili. « Una fede fiduciosa ») è
questa: « Riconosco di essere
giunto, attraverso lo studio del
Nuovo Testamento, a conclusioni, negative e positive allo stesso tempo, che non mi sarei attese all’inizio... eppure la mia fiducia nei documenti originari
della fede cristiana è uscita rafforzata. Non è lo studio a darmi
la fede: ma esso contribuisce ad
accrescere la mia fiducia che la
mia fede non è mal posta ».
Sono certo che la lettura attenta e paziente del libro (certe pagine richiedono un po’ di impegno!) sarà preziosa per quanti
hanno il compito di presentare
il Nuovo Testamento alle chiese,
a gruppi di lettura biblica, ai catecumeni e vogliano fqrlo con
quella tranquillità interiore e
quella pienezza di convinzione
che nascono anche da una conoscenza non superficiale dei problemi della sua origine, della sua
formazione e della sua struttura;
e per tutti i membri delle nostre
comunità che vogliano prepararsi ad uno studio personale serio
e approfondito del Nuovo Testamento.
Proprio per questo auguro a
quest’ultima fatica della Claudiana, una larga, anzi larghissima diffusione!
Enrico Paschetto
OPINIONI
Un rito abnorme
In margine al convegno organizzato
dal Servizio stampa, radio e televisione
e dal Servizio Studi della Federazione
delle Chiese evangeliche, riceviamo e
pubblichiamo con ampi tagli un contributo di Giorgio Peyrot che riguarda
un solo aspetto del convegno stesso.
Un culto conclusivo con Santa Cena
non mi sémbra sia stato posto a caso
nel programma. Erano vari anni — in
pratica dal congresso del 1965 — che
non si erano potute coagulare intorno
ad un medesimo tema le chiese federate con altre, non federatesi, per
via della formula aggregante varata all’atto della fondazione della FCEl e
tuttora in atto.
È quindi con legittima soddisfazione
dei dirigenti federali che un tale convegno ha potuto aver luogo con una
così larga rappresentanza interconfessionale. Questo stato d’animo, pienamente giustificato, traspariva nel quadro del convegno ed è per certo un
punto positivo acquisito.
Tuttavia senza che 1 partecipanti fossero stati precedentemente chiamati a
chiarire la situazione nella quale sarebbero stati coinvolti, nel corso del
culto veniva annunciato che la santa cena era stata apprestata dagli avventisti e che si sarebbe svolta « secondo
I loro simboli > e modalità esecutive.
Varie motivazioni potrebbero addursi per giustificare l’accaduto. Se non
si aderiva al loro rituale gli avventisti non vi avrebbero partecipato; bisognava dare una testimonianza di fraternità evangelica; l'istanza ecumenica può inclinare a queste forme; e
via discorrendo. Ma queste od altre
nxitivazioni non reggono di fronte al
fatto in sé consistente che comunione
cultuale od in sacris, come altri dice,
non c’era e non c'è tra credenti che
seguono due concezioni diverse, tra
l’altro circa la Cena. È mancato lo
sforzo e l'Impegno di una necessaria,
preventiva chiarificazione indispensabile prima di sperimentare qualsiasi adattamento liturgico come quello a cui mi
è stato dato di assistere senza potervi
partecipare.
Con questo non intendo sollevare alcuno scandalo, ma solo denurrciare una
confusione operativa che era doveroso
evitare, sin tanto che una tale possibilità non fosse stata chiarita e si fosse così di comune intesa raggiunta
una eventuale soluzione adeguata per
tutti.
Ora — come ho spiegato ad alcuni,
I quali hanno condiviso il mio atteggiamento precisando che se avessero
saputo prima come stavano le cose non
avrebbero partecipato neppure loro —
non ho potuto partecipare a quel rito
perché non ho potuto sentirmi in comunione né con chi lo amministrava,
né con I componenti dell’assemblea
che vi partecipavano. E ciò non perché sul tavolo, anziché pane e vino
erano presenti gallette di farina non
lievitata e succo d'uva non fermentato; e neppure per il fatto che uno degli officianti iawentista) nel formulare
la preghiera al momento della cena
presentava le specie qualificandole per
« pane » e per «vino » mentre esse
erano altra cosa; né per qualsiasi altra
ragione diversa da queste due sole di
pari valore per me determinanti e impedenti.
Prima; l'assemblea i cui partecipanti
indubbiamente si radunavano neirintenzione di essere con il Signore e
intendevano quindi essere Chiesa non
era stata previamente edotta né ci si
era potuti intendere sulle ragioni per
cui si procedeva nel modo prefissato.
Infatti solo alcuni (aruspici qualificati) avevano tra di loro deciso circa la
Cena sulla base di una delega non conferita, come si usa nelle situazioni ecclesiastiche dove solo il clero decide
per tutti. I partecipanti al rito sono
stati quindi colti, faccio per dire, « di
sorpresa ».
Seconda; non si stava facendo qualche cosa di ecumenicamente valido,
ma un rito abnorme ecumenicamente
sbagliato, perché attuato fuori dai principi basilari di ogni corretta metodologia ecumenica, quali il riscontro con
la Parola di Dio; la parità; e la reciprocità tra le parti. Senza questi presupposti fondamentali non v’è unità
ma divisione; non v’é possibile comunione, ma solo confusione, e l’ecumenismo è messo alla porta. Ed è
ciò che si è verificato ad Ecumene
quella domenica.
Giorgio Peyrot
ANCORA SU
FEDE E POLITICA
« Convertirsi alla politica per non
cadere nel disimpegno », affermazione
del pastore P. Ricca, citata dal sig.
Paschetto nell’« Eoo » della scorsa settimana, mi pare degna di considerazione e di meditazione.
È impossibile ormai disinteressarsi
di piolitica, perché i « mass media »
ci sfornano ogni giorno, a ritmo incessante, notizie di atti di violenza e di
corruzione di ogni genere.
Di fronte ad essi un vero Cristiano
deve prendere posizione, reagendo
pro o contro, non deve lavarsi le mani,
ma intervenire in qualche modo, protestando contro il sopruso, per esempio, Impegnandosi, insomma.
Non dimentichiamo che Gesù non rimase mai indifferente a quanto gli
succedeva intorno, che egli non solo
predicò contro la violenza e la corruzione, ma intervenne contro atti specifici di violenza e di corruzione, come
quando impedì che l’adultera fosse lapidata o come quando scacciò dal
Tempio i mercanti che lo profanavano.
La nostra posizione però deve essere presa solo dopo un attento esame dei fatti per non deformarli giudicandoli secondo II colore politico delle
nostre Idee. Non dobbiamo scivolare
nel partitismo.
Arduo è il compito di un Cristiano
oggigiorno. Più ohe mai egli deve cercare di seguire, nel suo comportamento « politico » I precetti evangelici, affinché essi non diventino lettera morta.
Se ci deve essere un partito, sia questo un partito veramente « Cristiano »,
che non ci impedisca di pronunciare,
per esempio, una parola di simpatia
per la sorte del misero popolo Afghano.
S. Tron
ANIMATORE
PER TUTTA LA
GIOVENTÙ’?
fio letto in ritardo sulTEco-Luce del
6 giugno la ,« Panoramica sulle assemblee dei circuiti » di G. Platone. Nella
frase: « In Val Pelllce un animatore
giovanile a tempo pieno cerca di ricollegare I gruppi giovanili, specie
quelli che non si riconoscono nella
EGEI » ho sentito qualcosa di stonato.
MI sembra che in un’azione di questo tipo (se tale veramente si configura) si determini e teorizzi una separazione fra giovani, e fra gruppi di giovani, che mi sembra pericolosa, tanto
più in quanto la cosa viene riferita
come normale e di conseguenza accettabile.
Non mi turba che ci siano modi diversi di vedere le cose, di concepire
l’evangelizzazione, l’impegno del credente nel mondo eoe., mi preoccupa
invece moltissimó che manchino il
confronto e il dialogo. Per evitare le
divisioni e gli scontri (e questo non vale sólo per i gruppi giovanili) la soluzione non è ignorare « l'altro » e andare ciascuno per la propria strada
ma avere la volontà di incontrarsi, di
parlarsi (e ascoltarsi) per verificare le
proprie convinzioni con l'Evangelo.
Utilissima quindi, nel caso specifico,
l'opera di un animatore giovanile ma
sia volta a mettere in contatto, non
solo gruppi omogenei tra loro, ma soprattutto ambienti e posizioni diverse
in vista di una reciproca conoscenza
e di una crescita comune.
Mirella Argentieri Bein, Torre Pellice
NOVITÀ’
LA CONFESSIONE AUGUSTANA
DEL 1530
a cura di Giorgio Tourn
Versione di M. R. Serafini. Introduzioni di A. Agnoletto,
M. Cassese, U. Gastaldi, J. Kleemann, P. Ricca.
pp. 192 -I- 4 tav. f. t., 5 ili., L. 5.600
— Un documento « politico » e religioso fondamentale della
Riforma, «la mano tesa del protestantesimo verso il cattolicesimo » ad un momento in cui la frattura non era irrimediabile.
— Un appello valido anche per la Chiesa di oggi, perché ritrovi il coraggio di lasciarsi cambiare dall’Evangelo.
— In occasione del 450” anniversario dello storico avvenimento, un « simposio » fra studiosi protestanti e cattolici.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 Torino
c.c.p. 20780102
5
11 luglio 1980
CONVEGNO FCEl A ECUMENE
Evangelo via etere
« Gentili Signori, ascolto la
vostra trasmissione in televisione in cui parlate della Bibbia
che è la Parola di Dio. Vorrei
mi mandaste una Bibbia in contrassegno in modo da poterci
vedere più chiaro ». È il testo
di una delle tante lettere che arrivano sul tavolo della redazione di « Protestantesimo » in TV.
« Tutti i nostri sforzi — mi spiega Renato Maiocchi, del Servizio
Radio-TV della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia,
con sede a Roma — tendono a
stabilire un rapporto personale.
Ricevere una lettera o una telefonata dopo una nostra trasmissione televisiva è il risultato a
a cui tendiamo ».
36 anni di cammino
La storia della predicazione
evangelica via etere è molto recente. Nel 1944, data d’inizio dei
culti alla radio, il pastore Davide Bosio presentò domanda al
Commissariato degli Alleati in
Italia per trasmettere, periodicamente, un breve culto rivolto
alla popolazione protestante. Il
permesso venne accordato.
Quando poi nel 1951 la Rai
torna ad essere organo di Stato,
con relativa soppressione dei
centri periferici, i dirigenti Rai
si trovano ormai di fronte ad
un fatto compiuto. Il culto-radio, che aveva nel frattempo
guadagnato un suo spazio, non
potè essere cancellato. Venne però trasmesso ad ore impossibili
(lo stesso si sta ripetendo in
questi anni per la trasmissione
in Tv; c’è già chi la chiama « notturno evangelico ») e sottoposto
a censura. Negli anni ’50 il culto-radio è considerato dalla dirigenza Rai una funzione religiosa
e non un mezzo per entrare in
contatto con la gente. Nel 1967,
nell’ambito della Federazione,
nasce il Servizio Radio e Televisione che rivendica il diritto di
avere uno spazio preciso e presenta un programma circostanziato. Nel 1972 la Federazione assume nuovo personale, adeguatamente preparato, in vista della
trasmissione televisiva che inizia nel 1973. Nei mesi che precedono l’ingresso della Federazione nella TV di Stato si sviluppa, nell’ambito del nuovo Servizio, una vasta riflessione sul1’« identità del mezzo » che sfocia nella convinzione che non si
può creare uno spazio ’’sacro” di
tipo protestante bensì esercitare una presenza evangelica in
ogni momento della vita sociale.
Il resto è storia dei nostri giorni, aggiungiamo solo che ultimamente le trasmissioni televisive
di « Protestantesimo » tendono a
presentare un messaggio complessivo dell’evangelismo italiano. Sul video non appaiono solo
più teologi o realtà federative
ma si sta andando verso una
’’ripresa”, la più completa possibile, del mondo evangelico.
Questo recente allargamento, a
cui molti guardano con crescente interesse, si è ritradotto anche a livello del Convegno su
« Evangelizzazione attraverso radio e televisione » svoltosi nel
•centro metodista di Ecumene il
14-15 giugno.
Un vasto confronto
Un centinaio di persone praticamente, salvo rare eccezioni, in
rappresentanza di tutte le denominazioni e di esperienze diversificate — dallo spazio autogestito in una radio o TV libera
sino alle emittenti private —
hanno presentato risultati e prospettive del loro impegno nei
mass-media. In particolare il
Servizio dèlia Federazione, che
trasmette nella rete nazionale
pubblica, ha ricostruito il quadro storico del suo impegno in
questo settore ribadendo — per
bocca del presidente della Federazione, il pastore battista Piero
Bensì — la scelta di voler collaborare in questo campo con
tutte le componenti delTevangelismo italiano. Nel servizio che
la Federazione può rendere ai
diversi gruppi impegnati nei
mass-media si è ripetutamente
sottolineata l’importanza della
nuova agenzia di stampa evangelica (nev), diretta da Giorgio Girardet, che, all’esame del
convegno, sembra avere i requisiti indispensabili per soddisfare
le esigenze, anche dei palati più
difficili, di una informazione puntuale sul mondo protestante italiano e straniero.
Sullo sfondo del dibattito aleggiava la paura della prossima
normativa che il governo dovrebbe, entro breve, varare, riguardo
alle oltre 300 TV e 3.000 radio
private italiane. Si teme che
molte emittenti, se si addiviene
ad un accorpamento in grossi
monopoli d’informazione di tipo editoriale o finanziario, dovranno essere chiuse condannando a morte l’attuale libertà d’antenna.
Come e cosa
si trasmette
Nel corso del convegno, dopo
una lunga carrellata di esperienze dal vivo in cui i problemi tecnici e giuridici hanno prevalso è
improvvisamente tornata, sul fi
dalla trasmissione in una emittente lombarda che fa capo all’area politica del PCI sino alla
’’radio cristiana internazionale”
degli "Uomini nuovi” di Varese.
Ma tutte queste esperienze che
tradivano nella sostanza grosse
differenze teologiche — come audacemente non ha mancato di notare Giorgio Peyrot — erano comunque segnate dalla stessa tensione evangelistica. Si è capito
che il mezzo elettronico è fondamentale non solo oggi ma anche in futuro. Si è capito anche
che le denominazioni protese ad
evangelizzare, chi più chi meno,
intendono percorrere la strada
dei mass-media. Ma a partire
da questa constatazione il confronto nei prossimi anni dovrà
necessariamente toccare i contenuti. Si dovrà insomma discutere di più cosa si trasmette e
non solo come si trasmette. Sarebbe sciocco tuttavia non riconoscere che il convegno di Ecumene sui mass-media ha segnato una svolta circa la cooperazione e il dialogo tra le diverse
denominazioni. « Se questo entusiasmo e questa voglia di con
Partecipanti al Convegno di Ecumene «Evangelizzazione attraverso
radio e televisione » organizzato dalla FCEI il 14 e 15 giugno.
INTERVISTA A UN PREDICATORE LAICO
Testimoniare in TV
Tre domande ad Attilio Fornerone, predicatore laico, impegnato settimanalmente in una
trasmissione televisiva presso
EVANGELO E
MASS MEDIA
nire del dibattito, la domanda
iniziale: che cosa s’intende per
evangelizzazione? Qui i pareri,
anche se non si è detto ad alta
voce, erano discordi ma tali da
permettere l’inizio di un confronto che portava con sé una ricchezza di posizioni come raramente ci tocca ascoltare nei
nostri ambienti. Abbiamo assistito a momenti di tensione —
puntualmente mediati dal presidente del convegno, il giornalista Rai, Fulvio Rocco — e a
presentazioni di impegno nel
settore diametralmente opposte:
frontarsi che hanno caratterizzato il vostro convegno sapranno resistere nel tempo, è possibile — ha commentato entusiasticamente un ospite di prestigio, Paul Eberhard, della Federazione Luterana mondiale,
per 25 anni direttore de « Le Protestant Illustrò » — che, nel quadro di una vicendevole critica costruttiva, possiate rendere a milioni d’italiani una testimonianza autentica di quello che è l’Evangelo e la vita delle vostre
chiese ».
G. Platone
La mozione finale
del convegno
Noi partecipanti al convegno su « Evangelizzazione attraverso radio e televisione », riuniti a Ecumene nei giorni 14-15 giugno.
ESPRIMIAMO la nostra gioia e la nostra lode
al Signore per l’opportunità che ci è stata offerta
di ritrovarci, provenienti da tante diverse località
d’Italia e da diverse esperienze denominazionali
evangeliche.
AFFERMIAMO che la motivazione fondamentale che ci ha spinto a trovarci insieme è l’intenso
desiderio di portare l’Evangelo al nostro popolo
anche tramite radio e televisione.
Nel corso del convegno abbiamo potuto consta.tare come il Signore si serva di tanti e diversi doni
perché la sua Parola sia presente nella vita della
nostra gente.
RICONOSCIAMO di aver bisogno di migliorare
il nostro lavoro e di estendere ed intensificare la
nostra collaborazione.
Suggeriamo pertanto per il prossimo futuro:
a) l’organizzazione di incontri di lavoro e di
seminari a livello anche regionale;
b) la creazione di un centro di. catalogazione
e di raccolta ài sussidi audio'éisivi per favorire lo
scambio di informazione e di programmi radiofonici e televisivi .
CI IMPEGNIAMO a farci parte diligente all’interno delle chiese e comunità di provenienza (tramite la FCEI per quelle chiese che ne fanno parte)
per la formazione di un comitato che realizzi
quanto sopra e che sia aperto a quante altre chiese, comunità ed opere, intendano aderire.
Inoltre nel corso del convegno sono emersi alcuni problemi pratici e legali molto urgenti, come:
le modalità per attuare l’accesso alla terza rete TV;
la necessità di vegliare sull’approvazione della legge per la regolamentazione delle radio e TV locali;
l’urgenza di perfezionare gli accordi con la SIAE
già avviati.
Per questa ultima serie di problemi ravvisiamo
l’opportunità di iniziative comuni del Comitato
già esistente e della FCEI, per far fronte alle questioni di interesse generale per tutte le denominazioni evangeliche.
AUSPICHIAMO, infine, che altre iniziative di
questo genere, anche su problemi specifici, vengano organizzate nel futuro.
(seguono le firme di tutti i partecipanti)
« Telepinerolo » di carattere religioso.
— Come organizzi il programma in TV?
— Prima di tutto devo precisare che non lo preparo mai da
solo. Infatti le trasmissioni fatte fino ad ora erano condotte dal
pastore Marca Ayassot di Pìnerolo e da me.
La trasmissione è costituita da
una meditazione biblica. Come
la si fa? Partendo da dei fatti
concreti e reali (la solitudine, la
sfiducia nel prossimo, la violenza...). Di fronte a queste realtà si
cerca di vedere se c’è un passo
biblico che ci dice qualcosa e
che cosa ci dice. Vi è una parte
di esegesi e di spiegazione del
testo. La parte finale della trasmissione è invece dedicata alle
conclusioni, alle indicazioni di
fede che questo testo ci dà per
la vita quotidiana.
Durante la trasmissione, per
renderla più seguibile, vengono
poi inserite delle diapositive, dei
cartelloni, dei brani musicali.
Altre volte invece la trasmissione è un notiziario.
— Hai avuto reazioni da parte
di chi ascolta?
— Si. Alcune di approvazione
e di compiacimento per la trasmissione; altre di critica sui
contenuti, sul modo di parlare,
sul tipo di trasmissione. Alcune
di queste ultime sono venute da
dei gruppi di ascolto della comunità. La loro utilità non è solo
a livello di « miglioramento della
trasmissione » ma soprattutto
nel legame necessario e indispensabile che si crea con la comunità. L’Evangelo è annunziato e
vissuto in primo luogo dalla comunità dei credenti.
— Il quadro commerciale di
una TV libera non pensi che sia
in qualche modo un pulpito sha^
gliato?
— Può essere un rischio. Mi
pare però che noi non viviamo
fra le nuvole ma quaggiù sulla
terra. Per quésto a volte, per poter annunziare l’Evangelo di Cristo alla gente, occorre anche
sporcarci un po’ con il fango che
ci circonda, tutti.
L’importante è saper mantenere quella che si definisce « distanza critica». In altre parole
non accettare a scatola chiusa
lo spazio offerto e vedere se questo spazio è veramente libero.
SCHEDA
Alcune esperienze
9 Téle Iblea - flagusa (Società di privati)
Un gruppo della chiesa awentlsta
trasmette dalle 18 alle 18.30 di ogni
domenica. Programmi biblici (dibattiti a
due e studi biblici) e di educazione sanitaria.
Reazioni del pubblico attraverso telefonate o lettere.
Data d’inizio: dicembre 1977.
# Radio Murgia - Altamura (Bari)
Il gruppo giovanile evangelico locale
trasmette alle 9 della domenica. Programmi biblici con stacchi musicali e
notiziari ripresi da periodici evangelici.
Data d'inizio; aprile 1977.
9 Studio Tele Padano - Vercelli (Società commerciale)
Un programma gestito dalla chiesa
metodista di Vercelli che va in onda
alle 20 ogni 15 gg. Tra i programmi:
« Nello scaffale » (presentazione libri
della Claudiana), < Itiflettlamo sulla
Bibbia » (predicazione e studi biblici),
« Notiziario Evangelico • (dalla ’’Luce”,
da "Com^Nuovi Tempi”, dal "NEV”).
Dibattiti su; rinsegnamento della religione nelle scuole o sulla figura del
papa ecc.
Data d’inizio: ottobre 1979.
9 Radio Tele Antenna - Trieste (Rai)
La chiesa metodista locale trasmette
ogni domenica alle 9 un culto radio e
notiziario.
Indice d’ascolto elevato.
Data d'inizio: dicembre 1978.
• Tele Europa - Perugia (Società privata)
Alcuni vaidesi di Roma trasmettono
alle 20 ogni terzo venerdì dei mese
programmi di storia dei protestantesi
mo e argomenti di attualità "letti” In
un’ottica evangelica.
Indice d’ascolto intorno al migliaio.
Data d’inizio: 1979.
• Radio Tre V - Roma (Tecma; associazione battista)
Una redazione di giovani battisti trasmette ogni giorno dalle 9.15 alle 18
programmi biblici e di attualità.
Ottimo riscontro tra gli ascoltatori.
Data d’inìzio; 1979.
9 Tele Portici - Napoli (Società privata)
Un gruppo metodista trasmette predicazioni e notizie del mondo evangelico italiano e straniero.
Reazioni del pubblico incoraggianti.
Data d’inizio: febbraio 1980.
• Radio Evangelo - Roma - Emittente
delle Assemblee di Dio in Italia
(ADI).
Trasmette, da gennaio di quest’anno,
ogni giorno 24 ore musica evangelica e
programmi biblici. Interamente autogestita e autofìnanziata dalla chiesa di
Via dei Bruzi e di Via Anaoapri in Roma. In Italia esistono 18 emittenti ADI,
quasi tutte In località Centro-Sud.
Servìzio telefonico, di corrispondenza e gruppo visitatori per gli ascoltatori interessati.
Data d’inizio: 1976.
9 Tele Maremma - Firenze (Società
privata)
Il movimento giovanile della chiesa
apostolica trasmette solo occasionalmente programmi di annuncio evangelico e presentazione delia propria
realtà ecclesiastica.
Reazioni discrete da parte dei teieutenti (lettere e telefonate).
Data d’inizio: aprile 1979.
6
11 luglio 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI SITUAZIONE NEI COMUNI DELLE VALLI A UN MESE DALLE ELEZIONI
Libera
scelta
e libera
critica
Í
Le nuove giunte
Pubblichiamo qui di seguito alcune notizie riguardanti i comuni
delle valli.
FRALI
Ad una mia breve nota (« Una
scelta coerente? ») sui valdesi
nelle liste democristiane, apparsa su r«’Eco delle Valli Valdesi »
dell’8 giugno scorso, debitamente firmata con le mie iniziali (come spesso si usa nell’ambito di
una redazione alcuni hanno
risposto, con mio stupore, su altri giornali (Il Pellice e L’Eco del
Chisone).
Da cosa nacque quella nota?
Presto detto. Trovo, alla vigilia
delle elezioni, nella buca delle
lettere il giornale «Il Popolo Pinerolese - Periodico democratico
cristiano del comprensorio pinerolese» che pubblica le sue liste
presenti^ in comprensorio precedute da' un articolo di presentazione in cui ribadendo « la stessa
visione di fondo » collegante le
diverse liste, conclude con un
esplicito invito a votarle. Scorrendo la liste noto che in alcune
località comparivano nomi vaidesi. Questo il dato di fatto.
Con quella nota desideravo,
personalmente, mettere in discussione questa scelta politica da
parte di protestanti per un partito — checché ne dica don Adorerò dell’Eco del Chisone — che
fregiandosi dell’etichetta cristiana ha governato e governa il nostro Paese in un modo che personalmente non ho mai condiviso. Da parte mia quindi non si è
trattato, come è stato scritto, di
scomunica (e come potrei? non
siamo noi la chiesa che scomunica) né, come altri calunniosamente afferma, ho mai voluto
strumentalizzare il pulpito in
chiesa per far politica (non siamo noi la chiesa che dà indicazioni di voto nell’omelia domenicale), né ho accettato e accetto
l’imbeccata di oppositori politici
per fare un discorso di propaganda. Ho imparato, grazie a Dio,
nella chiesa valdese a ragionare
con la mia testa. Non aspetto
ordini o direttive dall’alto. Credo nel dialogo, nel confronto reciproco a cui ormai, negli anni
del pastorato, mi sono abituato
attraverso la partecipazione alle
assemblee ecclesiastiche. Ma ritornando alla questione sono
persuaso che la Democrazia Cristiana non ha mancato di chiarezza in questa campagna elettorale. Essa ha proposto dei nomi e ha detto: votateli. Tra questi, i valdesi presentì, che sono
Certo liberissimi di fare tale scelta, potrebbero però spiegarne le
ragioni magari in un pubblico
dibattito. Tutto lì. Ora se alcuni
dopo, aver beneficiato dell’appoggio e dell'assistenza democristiana nei giorni della battaglia elettorale tentano adesso di prenderne le distanze sono affari loro. Sta di fatto che secondo me
il loro schieramento politico è
stato chiaro ma non motivato.
C’è libertà di scelta ma anche di
critica. Sono infatti persuaso che
come evangelici votando in Sinodo le Intese che concepiscono
uno stato laico e non confessionale ci siamo dichiarati al tempo
stesso contrari alla confessionalizzazione della politica di qualsiasi colore. Don Morero dice che
non è così, che la DC è ormai
partito laico e agnostico. Lo dimostri con dati alla mano. Su
quest’ultima argomentazione, l'unica del resto che mi sembra interessante, sono disposto a discutere pur essendo a tutt’oggi
persuaso che chiesa cattolica e
democrazia cristiana costituiscono, in molte plaghe d’Italia, un
nesso unico e inscindibile, con i
risultati che quotidianamente
abbiamo sotto gli occhi.
Concludendo riaffermo che
questa è presa di posizione personale che non intende coinvolgere i membri della redazione o
a maggior ragione la nostra
Chiesa. Nel quadro del sacerdozio universale la libertà di parola e di critica finora è stata garantita.
Giuseppe Platone
Un programma di centro moderato guiderà la giunta di Frali,
espressione della lista che ha
strappato il Comune alle sinistre.
Ne è sindaco, Franco Grill, vicesindaco Danilo Peyrot, assessori sono Naldo Breuza, Giovanni B'reuza e Remigio Sanmartino.
PORTE
Una donna è il nuovo sindaco
di Porte, Elda Gasco, mentre Luigi Giai, Riccardo Giaccone e
Mauro Capitani sono assessori.
SAN SECONDO
Francesco Barbero è stato confermato sindaco, Pietro Genre vicesindaco, Stefano Perrone, Enrico Basoletto e Franco Avondetto sono gli assessori.
SALZA DI PINEROLO
Qui la sinistra ottiene, sia pure
di p<^o, la maggioranza e la nuova giunta è formata da Corrado
Sanmartino, sindaco. Italo Breuza vicesindaco, Alcide Breuza,
Mauro Meytre e Vanda Pascal
assessori.
PRAROSTINO
Mario Mauro è confermato sindaco, Enrico Monnet vicesindaco,
Attilio Forneron, Alessandro Paschetto e Sergio Griglio sono gli
assessori.
INVERSO PINASCA
Espressione di una lista moderata è anche la giunta di Inverso Pinasca: Giovanni Olivero
s'indaco, Ferruccio Coucourde vicesindaco, Antonio Malatesta, Attilio Ribet e Franco Sanmartino
assessori.
PINASCA
Per la terza volta Riccardo Richiardone è stato eletto sindaco,
con lui compongono la giunta
Gino Rostan, vicesindaco, Flavio
Clot, Aldo Costantino e Sergio
Pera assessori.
VILLAR PEROSA
Alberto Castagna, succede a
Gianni Agnelli , come sindaco,
Fulvio Minoli è vicesindaco, Cesare Boasso, Pier Cesare Morero,
e Azzario Giuseppe sono gli assessori.
SAN GERMANO CHISONE
Espressione di ima lista socialista (che ha ricevuto però l’appoggio elettorale dal giornale
della DC) è il sindaco di San Germano, Sergio Coppolino, Carlo
Tron, vicesindaco, Oreste Ribet,
Paolo Fossat e Renato Ribet assessori.
PINEROLESE
Sciopero generale
« Siamo soddisfatti dello svolgimento di questo sciopero generale » : questo è stato il commento di Elvio Tron, segretario
zonale della CGIL, allo svolgimento dello sciopero del 1” luglio. Almeno tremila lavoratori
. erano sfilati per le vie di Pinerolo e l’adesione in fàbbrica e
negli altri luoghi di lavoro è stata massiccia.
Lo sciopero nel pinerolese acquistava un carattere particolare di difesa dell’ occupazione, che
è minacciata alla FIAT, all’Indesit, alla Isolantite (in cassa integrazione da sei mesi), alla Pilseta. Significative adesioni erano perciò venute ai sindacati da
parte dell’Associazione Commercianti che in segno di solidarietà
aveva chiesto ai propri aderenti
di chiudere i negozi per tre ore e
dal Comprensorio Pinerolese che
aveva fatto affiggere un manifesto di adesione all’iniziativa sindacale e che ha organizzato un
comitato politico di difesa della
occupazione in zona composto
da tutte le forze politiche presenti nel Comprensorio e dai
parlamentari e dai consiglieri regionali e provinciali della zona.
Vi è quindi nel Pinerolese una
volontà generale di respingere
questi licenziamenti che potrebbero avere conseguenze catastrofiche sull’economia locale, già
colpita dalla liquidazione del settore tessile che si è attuata nel
corso degli anni sessanta e settanta, senza che vi fossero iniziative alternative in campo industriale. Il che ha comportato
un alto numero di pendolari verso la regione torinese é un più
accentuato spopolamento della
montagna e della collina.
Ma mancano per ora programmi precisi in questo campo e generalmente non si va oltre ad
affermazioni difensive tipo «nessun posto di lavoro deve essere
toccato ». gg
IN OCCASIONE DEL SINODO
Dibattito in piazza
In occasione del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste
vi invitiamo ad un pubblico incontro sul tema: «L’Italia di
oggi : ricostruzione o trasformazione? Religione o Evangelo? ».
In questo momento il Paese si interroga sul proprio avvenire.
Gli evangelici italiani sentono il dovere di partecipare alla ricerca comune per un’Italia più giusta e più autentica. Non
basta tornare alle « tradizioni religiose » del nostro paese :
si tratta di riscoprire Gesù Cristo nel contesto della vita e
dei problemi dell’uomo di oggi.
Parlerarmo Franca Long, Sergio Aquilante e Giorgio Bouchard. Presiederà Giorgio Toum. L’incontro avrà luogo
MARTEDÌ’ 5 AGOSTO
ore 20.30 in P.za Muston, Torre Pellice.
la Tavola Valdese
ANGROGNA
POMARETTO
« Apriamo la nostra seduta con
un minuto di silenzio per ricordare tutte le vittime del terrorismo, da Piazza Fontana in avanti e per confermare la nostra solidarietà con chi lotta per la libertà, per il posto di lavoro, per
tma società che vogliamo più
giusta ».
Con questo atto è iniziato il 1°
Consiglio Comunale a Pomaretto
dopo le elezioni.
All’ordine del giorno: elezione
del Sindaco e della Giunta. Alla
prima votazione sono risultati
eletti: Carlo Alberto Travers,
sindaco; Giorgio Bonis, assessore anziano; Umberto Mourglia,
assessore effettivo; Guido Ribet,
assessore supplente; Elda Bonnet, assessore supplente.
E’ questa una Giunta decisamente di sinistra, che raggruppa
socialisti, comunisti e indipendenti di sinistra e che intende
impostare il proprio lavoro ricercando a tutti i costi la collaborazione dei cittadini. I problemi da affrontare sono tanti, le
difficoltà sempre maggiori. E’ ormai indispensabile non delegare
più a poche persone la gestione
della cosa pubblica , ma lasciarsi
coinvolgere, sapendo però che
moltissime scelte sono effettuate
altrove. Certamente il nostro pic
BIBIANA
OPINIONI
Consiglieri
assenteisti
Durante le recenti elezioni, ho fatto
una constatazione a proposito di candidati dei quali si conosce benissimo
la loro disonestà, eppure sono stati
eletti. Poi ci si lamenta di come slamo
amministratll
Mi riferisco a quelle F>ersone le quali essendo lavoratori dipendenti, approfittano di tutte le occasioni per stare a
casa in mutua (non per malattia), ma
per svolgere un altro lavoro, o perché
li disturba alzarsi presto al mattino, o
devono svolgere la propaganda elettorale eoe. Secondo il mio parere la
gente dà troppa importanza alle persone che sanno esprimersi bene, o sono capaci di scrivere un bell'articolo
su un giornale senza tener conto di
come si comportano.
Leo Coi'sson
PINEROLESE
Corsi delle
150 ore
colo comune non potrà essere
determinante, ma potrà almeno
indicare con la partecipazione attiva di tutti come si può funzionare se lo si vuole veramente.
Franca Cdisson, insegnante alla Scuola Media di Luserna San
Giovanni, è stata riconfermata
nella carica di sindaco; assessori
effettivi, pure riconfermati: Mirella Malan in Barotto, casalinga
e Sandrino Odin, agricoltore; assessori supplenti: Silvio Ricca,
operaio FIAT, e Renato Bertot,
impiegato presso la Tavola Valdese. Questi i risultati al termine
della prima seduta del nuovo
Consiglio Comunale, insiediatosi
la sera di venerdì 27 giugno.
L’amministrazione Coìsson, che
anche questa volta potrà contare sull’appoggio dei 12 consiglieri della lista di maggioranza (sinistra indipendente), ha presentato nell’occasione il programma
di lavoro per il quinquennio
1980-85, evidenziandone i principali obiettivi: partecipazione democratica, incentivazione dell’agricoltura, lotta all’emarginazione e all’isolamento, salvaguardia del territorio.
« Sappiamo fin d’ora — ha detto fra l’altro il Sindaco ■— che 5
anni non saranno sufficienti per
realizzare tutti questi progetti.
Qccorrerà operare delle scelte,
privilegiare certe iniziative a scapito di altre.
Ma queste decisioni — ha concluso Franca Coìsson — le prenderemo insieme alla gente, senza
cedimenti clientelari, e col fermo
proposito di cercare l’interesse
di tutta la comunità ».
Le organizzazioni sindacali
CGIL-CISLrUIL comunicano che
le iscrizioni ai corsi di scuola
media per lavoratori quest’anno
scadono improrogabilmente al
30 luglio. E’ necessario pertanto
per chi desiderasse iscriversi fare presto. Le iscrizioni si raccolgono presso le sedi sindacali
CGILrCISLrUIL-FLM, presso i
Consigli di Fabbrica e di azienda e i delegati e presso le scuole Silvio Pellico e Brignone di
Pinerolo, Leonardo da Vinci a
Torre Pellice. I corsi sono completamente gratuiti.
Aperti a tutti i lavoratori occupati, disoccupati, casalinghe,
pensionati. Si svolgono nelle
scuole medie statali. Gli orari
verranno stabiliti all’inizio del
corso, secondo le esigenze degli
iscritti. L’orario è di 3 ore giornaliere esclusi i sabati, da fine
settembre a giugno. Dopo un
anno di frequenza e relativi esami, si consegue il diploma di 3“
media.
Per iscriversi occorre aver
compiuto i 16 anni. Chi ha più
di 23 anni e non ha la 5* elementare può iscriversi e frequentare
il corso.
oggi e domani
BOBBIO PELLICE
Confermato il sindaco uscente
Giuseppe Berton, mentre vicesindaco è Roberto Granerò; Enzo Negrin, Cesare Gay, Riccardo
Cairus assessori.
Aldo Martina è il nuovo sindaco di Bibiana, eletto nella lista
DC che ha strappato il comune
alla sinistra, Sergio Rio vicesindaco; Giovanbattista Girando,
Giovanni Re e Guido Giachero assessori.
Entro la prossima settimana,
dovrebbero inoltre definirsi le
giunte di tutti i comuni sotto i
5.000 abitanti.
Maggior difficoltà vi è per i
grossi comuni, quali Pinerolo,
Cavour, Lusema.
A Pinerolo la DC, che ha la
maggioranza relativa, ha alcune
difficoltà per la scelta deU’uomo
che dovrà fare il sindaco in quanto Camusso, che ha avuto il maggior numero di preferenze, è
« chiacchierato » per via di una
propaganda elettorale spregiudicata e personalistica. Inoltre sul
piano politico la proposta democristiana di costruire una giunta
che sia espressione del ’pentapartito’ ntìn trova i consensi del
PSI.
A Luserna San Giovanni, dopo
lunghe trattative, il sindaco
uscente Martina sembra averla
spuntata e la giunta comprenderebbe DC e Laici. Socialisti e comunisti sarebbero all’opposizione.
La Comunità Montana Val Pellice, La
Regione Piemonte, e il Teatro Stabile di
Torino organizzano un programma di
manifestazioni musicali e teatrali all aperto nel mese di luglio.
11 luglio - Angrogna - Trattoria
Bertin, località Serre; Incontro con il
gruppo « Da pare ’n fieul ».
12 luglio - Torre Pellice - cortile delle
Scuole Elementari di Viale Dante « I
quaderni di conversazione » di Ludwig
Van Beethoven.
13 luglio - Torre Pellice - cortile delle Scuole Elementari di Viale Dante:
« Come il signor Mokimpott vien liberato dai dolore » di Peter Weiss.
16 luglio - Torre Pellice - cortile delle Scuole Elementari di Viale Dante:
« Ubu Re » di Jarry - Regia di Beppe
Randazzo.
18 luglio - Lusernetta - presso la
Società Cooperativa S. Giuseppe: incontro con il Gruppo; « Da pare 'n
fieul ».
19 luglio - Bora - Piazza Fontana Bar Frioland: Incontro con il Gruppo
« Da pare 'n fieul ».
20 luglio - Bobbio Pellice cortile ex
caserma: Spettacolo musicale del gruppo <c Lionetta ».
21 luglio - Luserna San Giovanni piazza della Chiesa a Luserna Alta:
Spettacolo musicale del gruppo « Prinsi
Raimund ».
24 luglio - Luserna San Giovanni
piazza della Chiesa a Luserna Alta « Il
Bugiardo » di Carlo Goldoni; Regia di
Franco Grossi, Gruppo Teatro Idea.
25 luglio - Villar Pellice ex-scuola dell'Inverso frazione Cognetti: Incontro
con il gruppo: « Da pare 'n fieul ».
27 luglio - Torre Pellice - giardini di
Piazza Muston: « A tu per te ».
30 luglio - Bobbio Pellice - cortile
ex caserma: « I baili di Sfessania »
ovvero; « scontri verbali e danze oscene dal rituale contadino alla farsa cittadina ».
9 II Centro Sociale Protestante organizza per sabato 12 luglio alle ore
21 a Pinerolo una manifestazione contro i'uso delia tortura e per ie libertà
democratiche in Uruguay.
Parleranno: il Dr. Alejandro Artucio,
membro della commissione dei diritti
dell’uomo dell’ONU, Il past. Walter
Isnardi, esule a Ginevra.
Eseguirà canti tradizionali uruguayani il complesso Los Matreros.
• Le comunità cattoliche del pinerolese invitano 1 credenti ad una
assemblea pubblica sul caso Indesìt
che si terrà a Pinerolo venerdì 11 luglio alle ore 21 al Cinema Roma (via
del Pino 23).
Hanno collaborato a questo
numero: Antonio Adamo,
Marco Ayassot, Carla Beux,
Maria Luisa Davite, Dino
Gardiol, Paolo Gay, Vera
Long, Teofilo Pons, lean
Louis Sappé, Giorgio Tourn,
Paolo Ribet.
7
T
Il luglio 1980
CRONACA DELLE VALLI
ITINERARI ALLE VALLI - 3
SCUOLA LATINA - POMARETTO
Vallone del Pis
A cura di Raimondo Genre
L’ex ora
di religione
Località di partenza: Balzi
glia (Massello) 1370 m
Dislivello in salita: 1174 m
Tempo complessivo: h 3.30
Poiché una delle motivazioni principali degli itinerari escursionistici che presentiamo ai lettori dell’Eco è la riscoperta dei luoghi significativi della nostra cultura e della nostra
storia, non può certo mancare un itinerario che ci
porti nell’alto vallone di
Massello. Infatti poche località alle valli sono legate
alla storia del nostro popolo come la Balziglia ed
il vallone del Pis.
Il nostro terzo itinerario
ricalca il percorso compiuto nell’agosto del 1689 dagli uomini di Enrico Arnaud durante la X ed XI
tappa del Glorioso Rimpatrio e tanto basterebbe a
giustificarlo, ma durante il
percorso abbiamo anche
modo di ammirare un paesaggio suggestivo, una flora ed una fauna particolarmente abbondanti, una
grande ricchezza d’acqua
e, se siamo particolarmente attenti (le nostre indicazioni sono volutamente
vaghe), avremo modo di
scoprire, non senza emozione, una incisione rupestre in cui sono rappresentati due alci ed alcuni caprini, risalente, dicono gli
studiosi, a circa diecimila
anni fa.
Di particolare bellezza la
cascata del Pis, la più alta
di tutta la vai Germanasca,
i cui colori iridescenti sembrano stati disseminati in
tutto il vallone, sotto forma di una miriade di fiori
multicolori, da una « fantino » benefica. Fra le specie maggiormente rappresentate dobbiamo citare la
digitale, l’anemone, le genziane, le sassifraghe, il tulipano selvatico, la pedicularia, l’astro alpino.
Ricordiamo che a Balziglia esiste un museo che,
con disegni, plastici, documenti, illustra al visitatore
il Glorioso Rimpatrio e la
strenua resistenza dei valr’c3Ì sulle balze rocciose
che sovrastano l'abitato.
Questo museo, la cui presentazione è ormai superata ed irrazionale, necessiterebbe di un notevole lavoro di restauro, soprattutto ora che sta aumentando sensibilmente il numero dei visitatori anche
in relazione ai numerosi
escursionisti che percorrono la GTA e che fanno tappa nei locali sovrastanti il
museo stesso.
Le chiavi del museo e
del posto tappa, capace di
18 posti letto, si possono
ritirare presso i proprietari del bar.
Balziglia è raggiungibile
in auto percorrendo la provinciale per Frali fino al
ponte Rabbioso (un chilo
metro oltre l’abitato di
Ferrerò) e svoltando poi a
destra sulla provinciale
per Massello. Si deve seguire la strada asfaltata fino
al Ficcolo Fasset, poi proseguire sulla stretta carreggiabile in terra battuta.
Km 8 circa da Ferrerò.
Dal piazzaletto posto davanti al bar 1370 m, si riattraversa il ponte sul Germanasca e si imbocca subito la mulattiera (EFT
216) che sale in mezzo alle
case poste sulla sponda sinistra del torrente, poi
svolta subito a sinistra e,
superando un tratto piuttosto ripido, perviene al
Clot del Mian 1491 m. In
questa località pernottarono la notte del 26 agosto
1689 Enrico Arnaud ed i
suoi uomini dopo aver attraversato il colle del Fis.
Fercorrendo la mulattiera, che alterna tratti pianeggianti ad altri più ripidi, attraverso belle praterie ora adibite a pascolo,
si supera la comba che separa le baite del Ciampas
1616 m, completamente diroccate, da quelle dell’Ortiaré 1628 m, anch’esse ormai cadenti, ed in circa
un’ora si perviene al pianoro del Cró’la Balmo posto sotto alla cascata del
Pis. Nel tratto tra il Clot
del Mian e la cascata, soprattutto nel periodo primaverile, è facile osservare dei camosci dato che
tutta la zona è destinata
da molti anni a zona di
protezione.
Attraversata la comba
della Vergia ed il pianoro,
ha inizio una lunga serie di
tornanti che permettono
di ammirare la cascata in
tutta la sua bellezza e che.
portano in circa un’ora alla bergeria del Lauson
2000 m.
E’ in questo tratto che
si incontrano numerose
pietre istoriate dai mandriani. Tra queste, presso
al sentiero, i più fortunati
potranno scorgere la roccia degli alci. Senza tocca
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re la bergeria, la mulattiera prosegue, compiendo
un’ampia inversione di direzione, con percorso prima pianeggiante poi più
ripido, sotto alle balze rocciose della Fea Nera - Folitri e fino al Fà dà Séras
2190 m posto di fronte alla
bergeria di Vallouncró
2163 m che si scorge in
basso vicino al torrente,
appena a monte della cascata.
Ora il terreno si fa più
aperto e la mulattiera prosegue fra ricchi pascoli. A
quota 2247 m si lascia sulla sinistra la mulattiera
(EFT 217) per il colle del
Beth e si prosegue in direzione del colle del Fis. A
quota 2336 m si lascia la
mulattiera principale e si
imbocca sulla destra (EFT
218) quella che sale al Mouremout 2544 m dove si trovano i ruderi di alcune caserme. Ore 3,30 circa da
Balziglia.
Dal cucuzzolo su cui sorgeva la palazzina, ora completamente distrutta, si gode di una impareggiabile
vista su tutto l’ampio anfiteatro del vallone del Fis
e sulle montagne che lo
circondano: Felvo, Ghinivert, Eric di Mezzogiorno,
Ruetas, Morefreddo, Gran
Miuls, Fea Nera. Concludiamo pertanto qui la descrizione del nostro itinerario, segnalando però la
possibilità, per chi ne avesse voglia, di salire al colle
dell’Albergian o, preferibilmente, al colle del Fis
da cui si può ammirare tutta l’alta vai Chisone, il Sestriere e le montagne del
Delfinato.
L’itinerario di ritorno si
compie sullo stesso itinerario di salita.
Il periodo consigliato va
da giugno ad ottobre, ma
la fioritura più bella si incontra tra il 15 luglio ed il
15 agosto, a seconda degli
anni.
Guide e cartografie, come
negli itinerari precedenti.
Union
Vaudoise
de Marseille
Nous désiron par l’intermédiaire de l'Eco, remercier tous les
Vaudois de Pramollo de l'accueil
qui nous a été réservé lors de
notre voyage de Pentecôte
1980.
Nous remercions tout particulièrement Monsieur le Pasteeur
Genre et son épouse, Morrsleur
le Pasteur Micol, Monsieur et
Madame Bouchard pour leurs
gentillesses.
Ainsi que toutes les Dames,
qui ont travaillé pour nous régaler avec des spécialités montagnardes. Nous souhaitons que
de telles rencontres puissent
se renouveler souvent. Soit
chez nous à Marseille soit dans
les vallées,
Jean Peyron
AI di là della questione
di fondo sulla validità di
un insegnamento scolastico della « religione » anche
in ima scuola privata, vogliamo cercare di valutare l’esperimento condotto
quest’anno alla Scuola Latina, partendo essenzialmente dalle conclusioni dei
ragazzi stessi.
« I ragazzi sono più interessati a discutere ciò
che hanno personalmente
richiesto » (O.G. classe 2“),
così alTinizio dell’anno, nelle tre classi, gli alunni hanno proposto una serie di
27 argomenti che si è cercato di raggruppare in « cicli » di due-tre-quattro lezioni: I Valdesi ed i protestanti in Italia e nel mondo (Uruguay, Germania,
CEvAA, l’Eco delle Valli,
differenze fra cattolici e
valdesi) — La storia valdese (soprattutto locale) —
Alcuni studi biblici — Froblemi attuali (non violenza,
servizio civile) — Gli istituti alle Valli.
Nell’arco dell’anno scolastico, una trentina di persone sono venute ad intrattenere i ragazzi sulle proprie esperienze; a volte due
o tre insieme, come le tre
visitatrici quotidiane degli
ospedali di Finerolo o le ,
due persone, una giovane
ed una anziana, di Fomaretto per un confronto sulla vita della Comunità di
adesso con quella di cinquanta anni fa; spesso la
stessa persona è ritornata
due o tre venerdì di seguito. Sono stati particolarmente apprezzati gl’incontri in cui ci si è serviti di
diapositive o di canti.
C’è stata la collaborazione
efficace di alcuni genitori
delle tre classi che, a turno accompagnavano in
ognuna di esse i vari invitati e fungevano da coordinatori fra scuola e mondo esterno. Ogni trimestre
essi si ritrovavano con la
preside per fare il punto
sulla situazione, programmare l’attività per il trimestre seguente e decidere
quali persone interpellare.
(Una madre afferma che
continuerebbe volentieri a
dare il suo contributo perché ha imparato anche lei
diverse cose, e questa esnerienza le ricordava la sua
giovinezza).
«E’ un modo molto interessante per passare un’ora
insieme con quelli che vengono a parlarci e con i genitori che si sono offerti
volontari per assisterli. In
questo modo si possono
capire meglio le cose che
succedono ai giorni nostri
e impariamo a capire i problemi del nostro mondo »
(M.G. 3^). « Forse, secondo
il parere di alcune persone,
un corso di religione dovrebbe essere tenuto esclusivamente da pastori o studenti in teologia, che dovrebbero affrontare solo
argomenti sulla Bibbia,
ma questo metodo, secondo il mio parere, non è
molto adatto a dei ragazzi
come noi perché troviamo
che tali lezioni sono monotone e poco interessanti...
Io ho travato che c'è stato
molto più contatto fra noi
e le persone che sono venute a parlarci » (C.M. 2“).
« Gli altri anni qualcuno si
annoiava perché lo studio
della Bibbia lo si fa già
alla scuola domenicale o al
catechismo » (R.I. 3“). « Mi
è piaciuto perché noi possiamo parlare di molti argomenti con delle persone
sempre diverse. E possiamo porre domande e conversare fra noi » (L.A. 3“).
« Abbiamo potuto conoscere nuove persone e le loro
opinioni ed abbiamo potuto esprimerne anche noi »
(B.E. 2“). « Tante persone,
pastori e non pastori, mi
hanno insegnato moltissime cose che non sapevo
esistessero, e hanno approfondito la mia fede » (R.K.
1“). « Ci hanno invitati a
fare del bene al nostro
prossimo » (C.V.L. 2“).
« Spero che anche il prossimo anno si continui questa attività » (2®).
Fra gli argomenti che
hanno interessato di più i
ragazzi troviamo al primo
posto le esperienze di
quelli che lavorano negli
istituti per handicappati
(Uliveto) o per anziani (S.
Germano) o effettuano le
visite negli ospedali. Hanno scritto i ragazzi dopo
la visita della lavoratrice
dell’Uliveto: «Ci ha parlato di bambini che non sono come noi » (B.O. 3“).
« Non deve essere molto
piacevole dedicarsi per tutta la vita ai bambini handicappati, eppure lei lo ha
fatto » (Crist. 3®).
Foi seguono le esperienze di redazione dell’Eco
« Mi piacerebbe fare il lavoro del giornalista per
questo giornale » (G.L. 3”),
la storia valdese: e ancora
la CEvAA in Nuova Caledonia, l’Uruguay, i problemi
del servizio militare, la
obiezione di coscienza e il
servizio civile: « Mi è piaciuto particolarmente perché mi tocca abbastanza
da vicino dato che prima
o poi dovrò farlo anch’io »
(D.R. 3“).
Una delle persone venute ad intrattenere i ragazzi
afferma che i metodi per
l’educazione alla fede sarebbero da cambiare in
questo senso anche per il
catechismo, altrimenti diventa « controproducente ».
Come complemento allo
studio sulla storia valdese
si è organizzata la visita
alla Mostra sulla storia valdese, allestita a Torino. Si
è approfittato di questo
viaggio per recarsi brevemente alla scuola battista
di lingue di Rivoli.
In mezzo alla soddisfazione dei ragazzi, si pongono alcuni interrogativi: Si
rischia, con questo metodo, di essere un po’ dispersivi? Bisognerebbe fare dei
cicli più lunghi per approfondire maggiormente gli
argomenti?
Un grazie particolare ai
collaboratori, soprattutto a
quelli venuti da lontano.
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Associazione
Amici
dell’Ospedale
Valdese
di Torre Pellice
E’ questo il nome di un comitato che recentemente ha
preso vita su iniziativa di un
gruppo di laici valdesi.
, L’Ospedale Valdese di Torre
Pellice finora ha reso un prezioso servizio a tutta la popolazione della Valle ed ora è in
attesa che la Regione definisca
il suo utilizzo, pur restando in
esercizio come ospedale sussidiario.
Gli amici dell’ospedale intendono operare affinché sia mantenuto ed anche incrementato
questo servizio per la popolazione locale che ne heneficia dal
lontano 1821.
Sul conto corrente n. 25733
presso l’Istituto Bancario Italiano, agenzia di Torre Pellice, intestato « Amici Ospedale Valdese di Torre Pellice » potete far
giungere le vostre offerte. Esse serviranno a sostenere la prosecuzione ed il potenziamento
di questa opera filantropica. La
cassiera del comitato è la signorina Elda Lageard, via Deportati ed Internati n. 6, 10066
Torre Pellice. Ogni offerta, anche piccola, esprimerà con la
solidarietà Fincoraggiamento ad
operare in tal senso.
Giovanni Mourglia
Ade Gardiol Theiler
Elda Lageard
Maria Beata Tamietti
Edgardo Paschetto
Guido Ribet
Gianfranco Mathieu
Alberto Fornerone
Guido Pasquet
RINGRAZIAMENTO
I figli, le figlie ed i congiunti della compianta
Clementina Cartolasi
vedova Chauvie
commossi e riconoscenti per le
prove di affetto e simpatia ricevute per la improvvisa dipartita della loro cara, neirimpossibilità di farlo singolarmente,
riconoscenti ringraziano tutte
le gentili persone che hanna
partecipato al loro lutto con la
presenza, scrìtti e fiori. Un ringraziamento particolare desiderano rivolgere al Dott. Remo
Angelino, airautista ed al barelliere deirautoambulan2a della C.R.I., al pastore A. Taccia
ed alla signora Lea Villa di
Torre Pellice.
Angrogna, 4 luglio 1980
RINGRAZIAMENTO
« Io ho lungamente e pazientemente aspettato- l Eterno, ed Egli si è inchinato a me ed ha ascoltato il
mio grido » (Salmo 40 : 1)
Almerina e Valdo e parenti
tutti, neirimpossibilità di farlo
personalmente, confortati nel loro dolore dalla fede e dalla
grande dimostrazione di affetto
e di stima resa alla loro cara
mamma
E lena Connetto
ved. Plavan
di anni 63, ringraziano in modo particolare i medici e il personale tutto dell’Ospedale di Pomaretto per le amorevoli cure
prestate in tutti questi anni, il
Pastore Cipriano Tourn, il Parroco di Pomaretto Don Trombotto, la Croce Verde di Porte e
tutti coloro che in questi anni
sono stati loro vicino con aiuti
materiali e morali. Grazie a
tutti!
Prarostino, 24 giugno 1980
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Luigi Rivoira
neirimpossibilità di farlo singolarmente ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti^
fiori e parole di conforto si sono uniti ài dolore per la scomparsa del loro caro.
Un ringraziamento particolare
al dott. Gardiol, al pastore Platone, alla Sig.ra Gaietti e alla
sig.na Miranda Canale.
Angrogna, 5 luglio 1980
8
8
CRONACA DELLE VALLI
Il luglio 1980
DAL VALDISMO MEDIEVALE ALLA RIFORMA - 3
FGEI - VALLI
Chanforan;
i motivi dei dissenso
L’anno dopo l’Assemblea
di Chanforan, nel 1533, al
ritorno dei barba inviati
in Boemia, la questione
dell’adesione alla Riforma
fu riesaminata dall’Assemblea di Frali. Saunier si
affrettò ancora a ritornare, ma questa volta non
riuscì ad arrivare in tempo. Certamente si esaminò
con attenzione la risposta
dei Fratelli boemi: siamo
tuttavia ancor più scarsamente informati su questo
incontro.
L’imico manoscritto pervenutoci degli « articoli »
approvati a Chanforan porta vistose cancellature in
diverso inchiostro agli artt.
6° (lavorare la domenica
non è peccato, anche se è
preferibile astenersene), 9°
(l’imposizione delle mani
non è necessaria), 15° (imporrerà verginità è dottrina diabolica) e 17° (Dio
non proibisce ogni caso di
« usura » ma solo quella
che « aggrava » il prossimo). Si tratta forse di ripensamenti e di correzioni
in vista di im compromesso con i dissidenti? È difficile dirlo sulla base di im
solo manoscritto; resta però il fatto che Gilles, riportando, nel 1644, gli « articoli » di Chanforan, ignora del tutto l’art. 17° {sull’usura) e fa dire al 6° esattamente il contrario, cioè
che la domenica deve essere giorno di riposo rigorosamente osservato ‘.
ì: dunque probabile che
Frali e i sinodi successivi
si siano limitati a correggere le punte più estremistiche, senza intaccare la sostanza dell’adesione che
doveva apparire ormai irreversibile. La Boemia era
e rimaneva lontana...
Una scelta
rischiosa
Per cogliere fino in fondo i motivi del dissenso
si deve tener presente che
noti erario in ballo soltanto questioni dottrinali e
morali ma anche rischiose
scelte sul piano politico.
Ne coglie ancora l’eco, sia
pure deformata, il Gilles
quando scrive, oltre un secolo dopo: «Alcuni barba
non acconsentirono a tutte le conclusioni di quella
Assemblea [Chanforan],
ritenendo che..., uscendo
allo scoperto più di quanto fossero abituati, era verosimile prevedere che gli
avversari loro si sarebbero
irritati e ne avrebbero
tratto pretesto per perseguitare la Chiesa ».
Infatti, i Riformatori Farei e Saunier agivano a
nome e per conto dei « Signori di Berna », acerrimi
nemici del duca di Savoia
e desiderosi di estendere
l’influenza della Lega dei
Cantoni protestanti. Accettare il suggerimento degli
«Svizzeri» di uscire daiig
clandestinità, creare delle
parrocchie con ministero
pastorale stabile e costruire dei templi contravvenendo alle leggi, voleva dire
inevitabilmente fare una
scelta di campo politico,
porsi sotto la protezione di
un potere politico « amico» (come sarà quello
francese durante l’occupazione del Ducato di Savoia) e quindi rinunciare
al tradizionale distacco critico nei confronti dell’autorità secolare, ammettere
che lo Stato ha il dirittodovere di proteggere e,
se del caso, riformare la
Chiesa.
Era proprio la posizione
contraria a quella sostenuta fermamente dai Fratelli boemi, dopo la loro
travagliata e dolorosa esperienza di conflitti con le
autorità boeme, e fatta propria da tempo anche dai
Valdesi. Questa posizione
di netto separatismo, nutrita di profonda riflessione
teologica, ci è chiaramente
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nota grazie al carteggio,
posteriore di alcuni anni,
fra il senior boemo Jan
Augusta e il Riformatore
di Strasburgo Bucero
(1541). Scrive infatti il teologo boemo « Le Sante
Scritture non ci confermano affatto che i potenti e i
gloriosi di questo mondo
dovrebbero edificare la
Chiesa nella sua fede e nella sua verità con il ricorso
alla forza e alla costrizione, utilizzate consapevolmente o no. Cristo, il Signore, non ha dato loro
questo comandamento. [...]
Infatti le autorità non sono state chiamate da Dio
per estirpare e distruggere
la zizzania perseguitando o
confiscando le attività, i beni e privando della vita a
causa della fede e della
religione. Non è per questo che Dio ha dato loro
il potere. Al contrario. Cristo proibisce di servirsi
del potere per raggiungere
quei fini in seno alla Chiesa: ’’Non sia così fra voi”,
dice il Signore (Matteo 20,
26), cioè voi non dominerete affatto sulla fede. [...]
Ne consegue che, in questi
ultimi tempi così difficili
non abbiamo la minima ragione di attenderci un rinnovamento, una riforma e
ima ricostruzione della
Chiesa cristiana mediante
la spada del potere temporale ».
Una dolorosa
rinuncia
È questa eccezionale lucidità teologica nei rapporti fra Stato e Chiesa,
ambedue sottoposti alla
volontà di Dio, ciascuno
nel proprio ordine, e questo rifiuto delle lusinghe
del potere e degli equivoci
della chiesa di massa, che
va irrimediabilmente perduta per i Valdesi a Chanforan. C’è veramente da
rimpiangere che un dialogo teologico serio non abbia potuto aprirsi', in quell’occasione o in altre, tra
« prima » e « seconda »
Riforma.
Che ne fu dei barba dissidenti? Come dice Gilles
dei due inviati in Boemia,
« per dispetto si ritirarono
per vivere nel loro particolare, non senza dimostrazioni evidenti del loro malcontento e della loro indignazione... ». Sono infatti
rarissimi i nomi di barba
che ritroviamo fra i pastori riformati. In realtà il
ricambio della classe dirigente ecclesiastica fu quasi totale con l’invio di nuovi pastori dalla Svizzera, di
lingua francese, o dall’Italia. Nel 1555, con la edificazione dei primi templi
alle Valli, la lenta e travagliata trasformazione del
movimento medievale val
dese in « chiesa riformata » poteva dirsi compiuta.
Un uomo
comune
Quale fu la sorte del nostro malcapitato aspirante barba? Forse Pietro
Griot ha sperato di ottenere clemenza svelando la rete clandestina valdese in
Provenza di cui era a conoscenza e così mettendo
certo in grave pericolo
molti predicatori e « capi
famiglia » che lo avevano
ospitato. La sua condizione psicologica non doveva
essere molto diversa —
mutatis mutandis — da
quella dei nostri attuali
« brigatisti pentiti »!
Purtroppo il manoscritto
del suo processo è incompleto: ignoriamo quindi
quale sia stata la sentenza
emessa dal tribunale inquisitoriale. Le leggi del tempo prevedevano, per un
predicatore che avesse abiurato, la prigione a vita,
ma i tempi si erano fatti
più duri e le autorità civili e religiose non avevano scrupoli quando si trattava di eliminare possibili
focolai di infezione ereticale. Del resto, personalmente, Giovanni da Roma
era ben convinto che « la
pena e la tortura appropriata agli eretici è il fuoco »...!
Sembra quindi probabile
che il nostro aspirante barba abbia pagato con la vita, a soli 25 anni, la sua
breve esperienza di predicatore valdese. Non certo
un « eroe », anzi un uomo
comune, ma proprio per
questo non meno meritevole di essere rievocato.
(fine)
Carlo Papini
‘ Il testo degli articoli » approvati a Chanforan (manoscritto di Dublino), è edito da V.
Vinay, Le Confessioni di fede
dei Valdesi riformati, Claudiana,
Torino, 1975. Giovanni Jalla trae
considerazioni analoghe da queste cancellature e dalla diversa
redazione dei Gilles.
M carteggio fra Jan Augusta e i Riformatori Bucero e
Capitone del 1541 è stato pubblicato in francese da Amedeo
Moinér nella « Revue d'Histoire
et de Philosophie Reiigieuses »,
Strasburgo, 1951, pp. 102-156.
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luglio alle ore 14.30 avrà
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Con i lavoratori
Indesit
Il 25 giugno si è tenuta
a Pinerolo una assemblea
organizzata dalla FGEIValli sul caso Indesit e sulla sempre più grave situazione dell’occupazione nella zona.
L’impressione che è emersa tìaH’intervento di un
delegato della fabbrica è
quella di un vero e proprio
« piano di smobilitazione »
dell’azienda, e di un trasferimento all’estero di
parte della produzione con
gravi conseguenze per i lavoratori attualmente occupati. Il che significa che
una grossa parte degli operai e degli impiegati oggi
in cassa integrazione perderanno il loro posto di lavoro a fine ottobre.
E la situazione dell’Indesit non è certo l’unico caso di grossa azienda che
vuole ridurre l’organico a
breve termine.
Alla Fiat gli Agnelli dichiarano che per far fronte alla crisi dell’auto non
vi è altra strada che licenziare a settembre più di
15.(XX) lavoratori, e se non
si licenzia, si blocca almeno il turn-over (come alla
Riv) riducendo di fatto il
numero di occupati. Inevitabilmente la flessione di
produzione nelle grosse
aziende comporta una diminuzione di forniture dalla miriade di piccole imprese collegate; e quindi
crisi alla Fiat vuol dire anche crisi per quel tessuto
di imprese che vivono fabbricando pezzi per la grande azienda. E per finire
non bisogna dimenticare
lo sfascio del settore tessile che — con le chiusure
della Turck e della Gùterinan — ha pesantemente
inciso sulla occupazione
(specie femminile) del Pìnerolese.
Di fronte a questa situazione che diventa ogni giorno più difficile e coinvolge
sempre più forza-lavoro, la
FGEI-Valli ribadisce la sua
posizione di chiaro appoggio alle lotte in difesa del
posto di lavoro ; il diritto — anche costituzionale
— di avere un lavoro, e con
questo una vita che possa
essere definita tale, deve
essere riconosciuto e riaffermato con forza. I problemi di certi settori produttivi (elettronica, auto)
non vanno certo elusi ; ma
non può essere chiamata
soluzione di tale crisi il licenziamento di migliaia di
lavoratori. Solo concreti
piani di settore a livello
nazionale e seri programmi di produzione a livello
aziendale (che, per esempio, sono inesistenti nel caso Indesit) possono essere
definiti veri tentativi di risoluzione della crisi.
Durante il dibattito sono
emerse alcune proposte di
intervento.
Innanzitutto la partecipazione alle iniziative di
lotta dei lavoratori dell’Indesit in questi mesi di cassa integrazione per cercare di scongiurare i licenziamenti a ottobre.
Poi un lavoro di informazione sulla situazione
della zona sia all’interno
delle varie comunità, sia di
presenza nelle città, attraverso volantinaggi o mostre con cartelloni. Si dovrebbe cercare di fare il
possibile anche in questi
mesi estivi e pòi riprendere con maggior continuità
da settembre.
E’ nata anche la proposta di iniziare uno studio
più approfondito della situazione delle fabbriche del
Pinerolese; visto che il pericolo di crisi non è limitato né transitorio, sarebbe importante conoscere la
realtà dell’occupazione della zona nel suo complesso,
per poter essere più attenti e dentro ai problemi, invece di fornire solo un ge
nerico appoggio dalPesterno.
Infine si è sottolineata la
necessità di àpprofondire
alcuni temi cosiddetti ’scottanti’ :
— la disoccupazione femminile; àll’Indesit in maggioranza sono donne, nelle liste di collocamento anche; e non dimentichiamo
che molte operaie dell’Indesit hanno già vissuto la
dura, esperienza del licenziamento nelle fabbriche
tessili della zona. Spesso
si sente dire che in un momento di crisi così acuta
le donne — soprattutto
quelle che hanno un marito che già lavora — dovrebbero accettare di tornare a lavorare in casa. E’
giusto che le prime e le
più colpite siano ancora le
donne e che sia loro negata la possibilità di avere
un lavoro?
— l’assenteismo : si cerca sempre di evitare di
parlarne; troppo spesso è
un’arma in mano alla classe dirigente per screditare
la classe operaia. Come rispondere? Da un lato non
si può che condannare, chi
« usa » l’assenteismo come
mezzo per evitare di stare
troppo in fabbrica, perché
la lotta la si fa stando dentro la fabbrica e non fuori; oppure chi fa il doppio
lavoro — spesso senza necessità — perché questo lo
porta a disinteressarsi dei
problemi e anzi a usare anche gli spazi conquistati
per cadere in un altro
sfruttamento ancora peggiore. Ma dall’altro lato
cosa dire a chi lo fa perché costretto a lavorare in
luoghi nocivi o rumorosi
(che spesso sono tali solo
perché migliorare le condizioni di lavorò è un costo per l’azienda) ; oppure
a chi Io fa perché ha familiari malati o perché le ore
al di fuori della fabbrica
non sono sufficienti per
tutte le altre incombenze?
— l’etica del lavoro: va
bene difendere la quantità
dei posti di lavoro, ma non
va dimenticato l’aspetto
più qualitativo del come,
per chi, in che modo si lavora, e del cosa si produce. E’ un problema di lungo termine, ma non va accantonato.
Ma cosa proporre di alternativo? Oggi forse sono
due i campi collegati a questo problema su cui agire
subito: quello delle fonti
di energia pulita e rinnovabile e quello della riduzione dell’orario di lavoro.
Si è anche accennato a cooperative di consumo che
permettano maggiori controlli sulla qualità e minori sprechi.
Ma anche qui la riflessione va portata avanti; in
che modo?
Restando legati alla realtà della nostra zona e dibattendo quindi questi problemi aH’interno di casi
concreti (e di nuovo emerge l’importanza di uno studio del Pinerolese). E se
la cosa riesce, organizzare
UT convegno l’anno prossimo (il più possibile allargato) che dia le basi per
un lavoro nei gruppi delle
valli e lo spunto per altre
iniziative.
Silvio Vola
Seminario
FFEVM
La federazione femminile evangelica - valdese metodista organizza nei giorni -28-29-30-31 luglio presso
la Casa Uniònista di Torre Penice un seminario di
animazione biblica per unioni e gruppi femminili.
Per iscriversi rivolgersi a
Niny Boér, strada Boér 19,
Lusema San Giovanni, tei.
0121/90.367.
9
11 luglio 1980
CRONACA DELLE VALLI
CONVEGNO EGEI VALLI
La speranza
Con la relazione di Franco Barbero e relativa discussione sul
tema « Come possiamo testimoniare la speranza che è in noi oggi » s’è concluso domenica 29
giugno il ciclo di convegni organizzati dalla FGEI-Valli nell’arco
dell’autunno 1979-primavera 1980.
Denominatore comune degli
incontri era il fornire una base
di formazione biblica oltre il catechismo ai giovani, « fgeini » e
non, delle Valli.
L’esigenza di un maggiore confronto, personale e collettivo,
con il Messaggio delle Scritture
ed i grossi problemi della testimonianza e della realizzazione di
una vita realmente ispirata ad
una convinzione di fede sono essenzialmente i risultati ed i quesiti rimasti aperti in seguito ai
convegni, di cui si terrà indubbiamente conto per la programmazione delle attività di quest’anno.
Barbero, con la relazione, ha
dato spunto ad un buon dibattito tra i presenti nella sala delle
attività di Chiotti, sabato pomeriggio, ribadendo con fermezza
che l’unica vera speranza per i
credenti dev’essere quella riposta in Gesù Cristo.
Nella mente del credente v’è
spazio per un largo numero di
progetti su cui fondare la propria speranza, si è detto, progetti di lontana realizzazione (quale,
per alcuni, una società fondata
sul socialismo) o realizzabili più
vicino nel tempo, con precise
scelte di vita nel quotidiano, ma
tutto dev’essere visto nella prospettiva del Messaggio di amore
e di pace di Cristo, al di fuori
della quale tutto è vano.
Nel corso del convegno s’è poi
■ parlato del grosso posto che occupa nella vita umana la disperazione, che è risultata mostrarsi sotto molto aspetti.
P. G.
PINEROLO
Carlo Giai
Sono l’ultimo della chiesa di
Pinerolo ad avere conosciuto
Carlo. 11 mio viaggio con lui è
stato troppo breve. Forse lo stesso è stato per altri suoi compagni
nel medesimo viaggio, o per chi
gli era unito solo dalla parentela
o dal lavoro. Il suo viaggio, invece, non sappiamo giudicare se sia
stato troppo breve (49 anni). .Non
sono molte le cose che comprendiamo quaggiù, e le vicende umane sono fra quelle che ci spieghiamo di meno. E’ savio che sia
così, altrimenti i nostri giorni
non sarebbero nella mano dell’Eterno. La loro misura e la loro
fine sono segnati dalla nostra
fragilità (Salmi 31: 15 e 39: 4).
Cosa vuol dire questo, che la nostra vita è « attaccata a un filo »?
No. Che la possiamo attaccare alla Parola di Dio.
Carlo conobbe questa Parola a
19 anni, quando incontrò Pietrina che poi divenne sua sposa. La
numerosa famiglia di lei era
evangelica, apparteneva a una
chiesa dei Fratelli presso Torino
e nel 1940 si era trasferita a Riva
di Pinerolo. Quella di lui era cattolica, di Porte, 10 km. più su
nella Val Chisone. Carlo era il
più giovane di sette figli. Un fratello partigiano ucciso a Piobesi
(25 km. da Pinerolo, nella pianura verso Cuneo), un altro disperso in Russia. C’è chi ricorda di
essere sfuggito ai « rastrellamenti » tedeschi e « repubblichini »
perché Carlo dodicenne correva
di nascosto ad avvertirlo del pericolo.
E’ proverbiale che Carlo lo si
vedeva dappertutto ma parlava
poco. Era assiduo in estensione
di attività (culti, corale, studi,
riunioni, commissione stabiTjili, trasporto persone) e disponibile in intensità. La moglie racconta qualcosa che travalica
l’aneddoto: frequentò il corso di
-catechismo a 25 anni, senza garantire che sarebbe entrato nella
chiesa. Non era pavidità o specu
Comune di Angrogna
AVVISO
Si cercano due autisti per
servizio autobus di linea (FIAT
329 e Daily Iveco 35.8) da effettuarsi dal inese di settembre
nel Comune, sulle seguenti direttrici: 1) Serre-San LorenzoTorre Pellice - Pradeltorno; 2)
San Lorenzo • Prassuit - Porte Bruere Torre Pellice.
Requisiti indispensabili sono:
1) Patente D, 2) CAP 4A. Le
offerte per l’aggiudicazione dell’appalto dovranno pervenire al
Comune entro e non oltre il
21.7.1980, ore 17.
Per precise informazioni rivolgersi alla segreteria del Comune (orario d’ufficio: tutti i
giorni, escluso il sabato, dalle
8,30 alle 12,30 e il giovedì e venerdì dalle 14 alle 17,30).
Il Sindaco
Franca Coisson
lazione intellettuale, ma la consapevolezza di confrontarsi con
una scelta di vita o di morte
(Deuteronomio 30: 15 e 19). Scelse la vita. O meglio la vita scelse
lui: « Io sono la via, la verità e
la vita », è Gesù che si qualifica;
« Non siete voi che avete scelto
me, ma sono io che ho scelto
voi » (Giovanni 14: 5 e 15: 16).
Proprio perché la vita lo aveva
scelto, ora noi non siamo qui a
stendere una inutile biografia, né
un’ancor più inutile dichiarazione di morte. Lui non ha bisogno
né dell’una né dell’altra. Siamo
noi ad avere bisogno di una fedeltà pari alla sua. La fedeltà di
chi non occupava una posizione
di rilievo in una chiesa terrena,
ma sicuramente Toccupava nella
Chiesa del Signore — e tanto più
l’occupa adesso. Purtroppo succede spesso di rammaricarci non
tanto di aver perduto un credente, ma di vedere un posto vuoto
nell’« apparato ». Carlo ci obbliga
a uscire dalla regola. Appartiene
(perché dunque parlarne al passato? Non è più fisicamente con
noi, ma non fa sempre parte del
« collettivo dei santi »?) alla
schiera elencata da Paolo nel capitolo che chiude la lettera ai
Romani: uomini e donne adottati da Dio, che a loro volta hanno
accettato di venire adottati.
Da morti diventiamo tutti bravi, si dice. Ma oggi non si vuole
celebrare un morto. Non im necrologio, ma il tentativo di imparare semplicità, trasparenza, tenacia, come le ho viste in lui nei
pochi mesi in cui ci siamo frequentati.
Considero un onore che egli mi
abbia concesso la sua amicizia.
La sua famiglia mi aprì subito il
cuore e la casa — casa di operai.
Ad essa mi avvicina un’estrazione sociale abbastanza simile, forse anche una visione della fede
e della testimonianza altrettanto
simile. Ma somiglianze e differenze sono secondarie, nulla più
della nostra umanità con le sue
contraddizioni. Il vero cemento
che mi saldava a Carlo era vedere che orientava la sua vita sul
Salvatore. Per questo essa fa
premio sulla sua morte: non ha
permesso che fosse « la morte
piatta » descritta dal filosofo Roland Barthes.
Fatalmente in molti di noi la
memoria di Carlo con il tempo
si farà più debole. Ma intanto ci
ha costjTuito qualcosa dentro,
come sempre accade quando Gesù Cristo rende significante ima
esistenza.
Renzo Turìnetto
POMARETTO
• Venerdì 4 luglio si sono svolti i funerali della nostra sorella
Rostan Pia, deceduta all’età di
anni 69. Al fratello ed ai parenti tutti le sincere condoglianze
da parte della comunità tutta.
VILLAR PEROSA
• Venerdì pomeriggio, 27 giugno, si sono svolti i funerali della sorella Travers Elena ved.
Roccione, già ospite insieme al
marito della Casa di Riposo di
S. Germano, deceduta all'Ospedale Civile di Pinerolo all’età di
86 anni. Al figlio, alla sua famiglia ed a tutti i familiari rinnoviamo la nostra fraterna solidarietà e simpatia.
• Il battesimo è stato impartito durante il culto di domenica
6 corr. m. a due cuginette: Peyronel Sonia di Umberto e di
Genre Bert Vera e Tonghini Mar
nuela di Luciano e di Peyronel
Silvana, Il Signore benedica queste bambine e conceda loro di
poter crescere con la collaborazione dei loro genitori nella conoscenza della Sua Parola.
• Domenica mattina 6 c. m. ci
ha sorpreso la triste notizia dell’improvviso decèsso del fratello ed amico Johannes Allié di
Neustadt/Wied (Germania Federale) all’età di 50 anni. Egli
era un vecchio amico e conoscente della Chiesa Valdese alle
Valli, dove ritornava insieme ai
familiari o ad amici personali
ogni anno per rinnovare quei
contatti fraterni che aveva allacciato per la prima volta tanti
anni fa.
Anche quest’anno egli era
giunto in mezzo a noi venerdì
pomeriggio, 4 corr. m., con la
signora ed il figlio più giovane
ed èra ospite presso l’Albergo
Olivero d’inverso Rinasca, dove
è stato colto dal male inesorabile che ha stroncato la sua ancor
giovane esistenza e di fronte al
quale a nulla valsero le cure del
personale medico dell’Ospedale
Civile di Pinerolo.
La Chiesa nel ricordare con
riconoscenza l’amico scomparso
esprime alla Signora Allié, ai figli ed a tutti i familiari la sua
simpatia ed invoca su di loro la
consolazione che solo il Signore
ci rinnova nella Sua Parola.
PERRERO-MANIGUA
• Sabato 14 giugno abbiamo
avuto a Ferrerò il funerale di
Bounous Emilio Pietro delle Ribbe, di anni 69. Molte persone sono venute a manifestare ai familiari la loro simpatia. A tutti
è stato predicato l’EVangelo del
Regno.
• Dopo un mese di lavoro è
stato portato a termine da una
squadra di Rodorini il restauro
del Tempio di Rodoretto. Non
è stato facile e c’è voluto tutto
il loro entusiasmo — e talora il
loro coraggio — per arrivare a
termine in così breve tempo. Domenica 13 luglio avremo quindi
nella Chiesa rinnovata il culto
alle ore 15 ed in seguito, alle ore
16, un rinfresco a cui sono tutti
caldamente invitati, soprattutto
coloro che col lavoro, col consiglio o coi soldi hanno permesso
che quest’opera potesse aver
luogo.
• Lo stesso giorno 13 luglio
avrà luogo al Lorenzo di Maniglia la riunione quartierale.
Le altre riunioni di luglio sono: il 20 alla Balziglla e il 27 a
Parant. L’appuntamento è sempre alle ore 15.
PINEROLO
Il 22 giugno u. s. ha avuto luogo un’assemblea di chiesa sull’esame della relazione annua dell’anno ecclesiastico 1979RO.
Gianni Long ha letto la controrelazione e ha messo a fuoco
il problema centrale individuato
dai controrelatori: La formazione teologica dei giovani (Scuola
domenicale e catechismo). La
discussione che ne è seguita non
ha potuto aver termine e sarà
proseguita al principio del nuovo anno.
• Venerdì) 4 luglio è stato annunziato revangelo della vita ai
molti presenti in occasione del
funerale della nostra sorella Maria Teresa Miracapillo ved. Gardiol, spentasi all’ospedale di Pomaretto dopo lunghe sofferenze.
Una parola di simpatia fraterna
a chi la piange.
SAN SECONDO
La Corale di San Secondo, con
quella di Prarostino, ha trascorso ima bella giornata con la Comunità di San Marzano il 22 giugno. In quella domenica un fratello ed una sorella hanno confessato la propria fede in Gesù
Cristo ed alla loro testimonianza
abbiamo aggiunto la nostra esprimendola col canto. La Cena del
Signore celebrata con molti firatelli appartenenti a denominazioni evangeliche della zona e convenuti in gran numero ci ha
riempiti di gioia.
Il pranzo consumato al sacco
nella sala (e nel giardino perché
non ci si stava tutti) è stato un
momento di viva fraternità; il
primo piatto offertoci ha riscosun successone: una insalata di
riso preparata ad arte e con molta abbondanza! I
Nel pomeriggio, presentazioni,
scambio di informazioni e tanti
tanti canti, inni vecchi e nuovi,
canzoni.
Un thè... al moscato di Candii
con abbondanza di dolci; il classico inno di congedo, ancora un
canto sul piazzale del paese e
due inni nel cortile della casa
d’un fratello infermo hanno concluso la nostra gita. Grazie a tutta la Comunità di San Marzano,
a Ugo Tomassone e arrivederci a
San Secondo (e... a Prarostino!).
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Nel tempio del Ciabas è stato
celebrato, sabato scorso, il matrimonio della signorina Daniela
Bonjour dei Boèr con il prof.
Gianni Bellion dei Bellonatti.
Mentre rinnoviamo ai giovani
sposi i nostri auguri più cordiali
chiediamo al Signore di benedire questo nuovo focolare.
• Domenica 22 giugno una
trentina circa di fratelli della
Chiesa Battista di Genova, accompagnati dal pastore Emidio
Santini, sono venuti a visitare
la decana della loro comunità,
la signora Ondina Corsani, ospite del nostro Asilo. Durante il
culto abbiamo ascoltato con
gioia alcuni canti eseguiti dal
piccolo ma molto ben affiatato
gruppo corale.
E’ stata una simpatica occasione di incontro fraterno anche per alcuni ospiti dell’Asilo,
che hanno apprezzato molto la
compagnia di questi fratelli.
• Domenica 20 luglio, in località « Castluset », alle ore 15 :
Culto all’aperto. Tutti sono invitati a partecipare.
TORRE PELLICE
Il Gruppo Evangelico Giovanile invita 1 fratelli della comunità che lo desiderano, ad una riflessione sulla speranza partendo dai testi: I Pietro 3: 13-16 e
Romani 8 : 24-25. L’incontro è per
venerdì 11 luglio ore 20,30 alla
Casa Unionista.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
PERVENUTI NEL MESE DI APRILE
L. S.OOO: Visentin! Maria, In mem.
suoi defunti (osp. Asilo); Pons Luigi
(osp. Asilo); Vicentini Maria, in mem.
del marito.
L. 10.000: Famiglia Abruzzese (Roma); Reynaudo Giuseppe, in mem. di
Longo Secondo; Rina e Romolo Balestra, in mem. di Paolo Cbarbonnier;
ReveI Clara, in mem. del fratello Giulio
(osp. Asilo) ; Coniugi Marci- ori (Torino).
L. 12.000: Malan Madaalena ved.
Gaydou (osp. Asilo).
L. 15.000: ReveI Oino, in mem. del
fratello Giulio.
L. 17.500; Llline Beux, in mem. della
sorella Margherita Beux-Balmas (osp.
Asilo).
1. 20.000: Pastore Bertof Irene (Roma); Rostan Elda e Alberto Seltl, In
mem. della mamma (Torino).
L. 24.000: I compagni di leva ed
amici del compianto Carrara Giovanni.
L. 25.000; in ricordo di Charles Salvagiot, la mamma (Torre Pollice); In
mem. di Giovanni Mourglia: Federica
Bevilacqua, Jean e Margherita Chauvie,'
Giovanni Lo Conte, Donata Planchon,
Sergio e Georgette Mlnnucci, Carlo e
Maddalena Saia, Clementina Vincent
(tutti di Losanna).
L 30.000; Tron Adele ved. Ribet, In
-mem. di Linette Monastler; Lina ReveI
Marcel, in mem. di Giulio ReveI; Chiesa Valdese di Biella.
(continua)
DONI CIOV
Pervenuti nel mese di aprile
PER CIOV
L. 107.212: Unione Valdesi. Sig.ra
Vigne-Ribet, Parigi.
PER RIFUGIO CARLO ALBERTO
L. 50.000: Armand Hugon Graziella,
Torino; Aldo e Nella Rostan, Milano;
Sappé Bianca e Franco in occasione
della confermazione di Annalisa.
L. 20.000: Lavateli! Libera, in mem.
della mamma e della sorella Rina, Torino; Chiesa di Vittoria, Sicilia.
L, 10.000: Odino Ettore e Laura; Unione Femminile di Torre Pellice per li
caffè; famiglia Abruzzese, Roma.
PER OSPEDALE TORRE PELUCE
L. 40.000: Monastler Laura in mem.
della sorella LInette, Torre Pellice;
Seeli Nadine in mem. di Giovanna Monne!, Torre Pellice.
L. 20.000; Charbonnier Alberto, VIIlar Pellice.
L. 17.000: Paltrinieri Oretta, Torre
Pellice.
L. 10.000: Famiglia Abruzzese, Roma.
PER ASILO SAN GERMANO
L. 189.570: Unione Femminile della
Chiesa Evangelica di lingua italiana di
Zurigo.
L. 30.000: Pons Alda Pascal e fam.
In mem. dei loro cari, Per'-ero.
L. 25.000; Menusan Mitei e Gianni
in mem. della bisnonna Elettra Ribet e
degli zi! lina Genre e Francesco Menusan.
L. 20.000; Micol ©detta e Paimira In
mem. di Micol Enrico, Ferrerò; La moglie e i figli in mem. di Pone Abele.
L. 13.000: Pascal Edmondo, Perrero.
L. 10.000: Ribet Mery, Perrero.
PER OSPEDALE DI POMARETTO
L. 100.000: Ardissone Maria, Porosa
Argentina.
L. 40.000: Lovera Alessandra, Perosa Argentina; Huffinato Angela, Cumiana.
L. 35.000: Bertalotto Regina, Perosa
Argentina.
L. 30.000: Godine Iva ved. Gardiol,
S. Secondo; Travers Ettore ed Elena in
mem. di Bruno Lina ed Elisa, Inverso
Rinasca.
L. 25.000: Garro Lidia, Frali.
L. 20.000: Charrier Matteo, Perosa
Argentina; Challier Angela, Fenestrelle; Breuza Daria, Pomaretto; Pascal Armando e Delfina, Villar Perosa.
L. 15.000: Lapisa Giovanna e Giulio
in mem. della cugina Alessandrina Costantino, Luserna S. Giovanni.
L. 10.000: Lisdero Michele, Villar Perosa; Curto Angela, Villar Perosa; Lantelmo Maria, Sestriere.
COMUNITÀ' MONTANA VAI PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA'
notturna - prefestiva - festiva
— dal sabato ore 14 al lunedì ore 8
— dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle ore 8
del giorno successivo presso l'OSPEDALE MAURIZIANO - Luserna San
Giovanni - TEL. 90884.
.— nella notte dei giorni feriali, dalle
ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigìlia dei festivi) presso
l'OSPEDALE VALDESE ■ Torre Pellice TEL. 932433.
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
DOMENICA 13 LUGLIO
Torre Pollice: FARMACIA MUSTON
— Via Repubblica, 25 - Tel. 31328.
Luserna San Giovanni : FARMACIA
VASARIO - Via Roma 7 . Tel. 909031
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pellice : martedì chiusa la
farmacia Muston. giovedì chiusa la
■farmacia Internazionele.
A Luserna S. Giovanni : mercoledì
chiusa la farmacia Preti, giovedì
chiusa la farmacia Vasario.
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90118 - 91273
DOMENICA 13 LUGLIO
BIANCIOTTO - Tel. 91558
o tei. 91288 - Vergnano "Noccioleto"
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S. G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ' MONTANA
VAL CHISONE - GERMANASCA
GUARDIA MEDICA
—- dai sabato ore 14 ai lunedi ore 8
— dalle ore 14 della vigilia dei
giorni festivi alle ore 8 dei giorni successivi ai festivi '
— le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servìzio è presso la
CROCE VERDE di Perosa Argentina
— Tel. 81.000.
FARMACIE DI TURNO
DOMENICA 13 LUGLIO
Farmacia Doti. Bagliani di Perosa A.
AUTOAMBULANZA
Croce Verde - Pinerolo - Tel. 22664
Croce Verde - Porte - Telef. 74197
Croce Verde - Perosa - Telef. 81000
10
10.
11 luglio 1980
RIFORMA SANITARIA
CAMPO D’AGAPE
Siamo tutti handicappati
Il Prof. Giorgio Beri, libero docente all’Università di Torino, ha tenuto,
negli ultimi mesi a Torre Pellice, due
conferenze, molto apprezzate dal pubblico, nel quadro di una serie di incontri di formazione per operatori socio-sanitari, organizzati dalla Comunità Montana Val Pellice. L’ultimo di
questi incontri era centrato sul tema
della riabilitazione; il Prof. Beri ha
impostato il problema in modo particolarmente originale.
Questo suo articolo, che volentieri
pubblichiamo, ci sembra estremamente stimolante per riconsiderare in modo globale e non settoriale il delicato
problema degli « handicappati ».
V
Molta gente pensa ancora,
quando si parla di riabilitazione,
che essa si identifichi principalmente con la fisioterapia, e quindi con una pratica di tipo medico, da svolgersi in ospedale o
tutt’al più in ambulatorio. D’altra parte, tra i medici, questo
tipo di intervento è ancora considerato secondario, rispetto alle attività di diagnosi e cura, in
quanto siihbolo di un fallimento
professionale : si riabilita chi
non si è riusciti a guarire.
Tuttavia l’importanza della
riabilitazione si rende ogni giorno più evidente, e riguarda tutti gli strati della popolazione e
tutte le fasce di età: dai bambini appena nati con problemi di
vario genere ( malformazioni, malattie del sistema nervoso, disturbi della vista, dell’udito, del
linguaggio, ecc.), agli anziani affetti da malattie circolatorie,
nervose o reumatiche; del resto,
anche nell’età media, gli interventi riabilitativi non sono rari:
esiti di incidenti, malattie respiratorie croniche, disturbi cardiaci vari, possono richiedere questo tipo di intervento a qualsiasi
età. Si può dire che il binomio
prevenzione-riabilitazione accompagni l’uomo per tutta la vita;
ambedue mirano a mantenere
l’individuo al miglior livello di
funzionalità possibile, cioè a
permettergli dì sfruttare al meglio le sue possibilità.
In questo contesto, è chiaro
che la riabilitazione, esattamente
come la prevenzione, non può limitarsi al mero intervento sanitario, che pure ne costituisce un
elemento importante; se infatti
l’obiettivo di questi interventi è
quello di permettere a tutti di
essere attivi e pienamente inseriti nella società, evitando ogni
momento di esclusione, l’intervento non può ridursi ad adeguare l’individuo alla struttura
sociale mediante tecniche sia piir
rafiSnate e perfezionate; anche
la società deve adeguarsi alla
gente, così da evitare ogni tipo
di emarginazione, individuale o
di gruppo.
In altre parole, un individuo
può presentare una disabilita di
grado diverso per cause svariate
(neurologiche, psicologiche, ortopediche, respiratorie, cardiologiche, urologiche, nefrologiche,
sensoriali, reumatologiche, e cosi via), ma sono le barriere ambientali a trasformare questa disabilità in handicap; e le barriere, in questa società, sono
molto numerose : economiche,
psicologiche, architettoniche, sociali, culturali, ecc.
Proprio questi due aspetti della riabilitazione, sanitario e sociale, sono stati analizzati e discussi nel corso dell’interessante seminario sulla riabilitazione,
organizzato nell’ambito del Corso di formazione per gli operatori dalla Comunità Montana
Val Pellice il 18 giugno scorso,
e durato un’intera giornata. Questo convegno ha visto riuniti, alla ricerca di un linguaggio e di
una strategia di intervento comuni, operatori molto diversi
tra loro: medici, fisiatri, fisioterapiste, logopedista, assistenti
sociali, infermieri, visitatrici ed
assistenti domiciliari, pedagogisti, operatori ospedalieri e della
Scuola Infermieri, ecc.; tutti in
qualche modo direttamente interessati al problema. Il duplice
aspetto medico e sociale della
riabilitazione è stato delineato
con chiarezza nella relazione introduttiva del fisiatra dr. Tarditi, ed ha costituito il motivo
di fondo di tutto rincontro, svoltosi in parte per gruppi di lavoro. In particolare, sono stati di
grande interesse gli interventi di
fisioterapiste e logopedista, la
cui pratica quotidiana sul campo aveva permesso di constatare
la duplice veste, medica e sociale, del loro lavoro, ancor prima
che essa venisse codificata a livello «accademico»; così, ad
esempio la lotta alle barriere architettoniche, spesso presenti
perfino negli ambulatori dove si
fa la fisioterapia, era stata spesso iniziata dalle stesse operatrici
della riabilitazione, con i mezzi di cui potevano disporre: eliminazione di gradini, installazione di mancorrenti, ecc.
E’ stata sottolineata l’importanza della barriera economica:
sia i rischi, sia la difficoltà di essere riabilitati si accrescono nelle classi sociali a basso reddito;
inoltre, i servizi riservati ai « poveri » possono essere avvertiti
come emarginanti, in quanto
« caritativi ». Di qui l’importanza di intervenire per quanto è
possibile sulle barriere economiche, a livello locale, con un’adeguata politica del minimo vitale
ed un’accurata politica sociale
dell’alloggio. Analogamente è
possibile, se esiste la volontà politica di farlo da parte delle am
ministrazioni, e la forza contrattuale da parte degli utenti, intervenire sulle altre barriere ambientali, p. es. quelle architettoniche, applicando seriamente il
DPR 384/1978 (che attua l’articolo 27 della legge 118/1971, ed
è stato finora largamente disatteso); o quelle psicologiche, mediante interventi di terapia occupazionale e l’inserimento degli
individui in gruppi di lavoro e
di attività, che evitino, ogni volta che è possibile, l’intervento
isolato, domiciliare, forzatamente medicalizzato, che fa sentire
il soggetto un malato cronico.
Gli apporti e gli spunti nati
dalla discussione sono stati numerosi ed estremamente stimolanti, proprio a causa del carattere interdisciplinare dell’incontro : si è scoperto così che un
linguaggio comune, in fondo, esisteva già, e che il problema consisteva nell’abituarsi ad usarlo.
Incontri del genere dovrebbero
essere più frequenti, anche in vista della preparazione all’attività di équipe, che la riforma sanitaria prevede esplicitamente,
specie a livello di base.
Quello che soprattutto è stato
importante, è stato l’avere constatato che non esiste una divisione netta tra « sani » e « disabili », o tra « sani » e « handicappati ». A ben guardare, tutti abbiamo q,ualche disabilità, se ci
confrontiamo con altri individui
del nostro gruppo di età; e tutti
abbiamo delle barriere, degli
ostacoli da superare : qualche
volta siamo capaci a farlo e qualche volta no; in quest’ultimo caso siamo anche noi, ci piaccia o
meno, « handicappati ».
D’altra parte, a pensarci, non
potremo certo affermare che le
barriere economiche, architettoniche, di classe sociale, psicologiche, ecc. siano irrilevanti per i
cosiddetti « sani ». L’intervento
collettivo per l’eliminazione di
quelle barriere e delle diseguaglianze tra gli individui, coincide con l’intervento riabilitativo,
che noi amiamo riferire agli
« altri », cioè a quei « poveretti »
che sono disabili o invalidi.
Intervento collettivo, ecco il
punto: la riabilitazione non riguarda soltanto il singolo disabile, e non può essere attuata al
meglio a livello individuale : è
la società che provoca sia la
maggior parte delle disabilità
che le barriere di ogni tipo,,e la
società può essere cambiata solo
dall’intervento collettivo. In quest’ottica, e solo in questa, i servizi di riabilitazione smettono di
essere un intervento caritativo
diretto ad emarginati poveri, per
divenire un’attività rivolta a tutti, sia pure con priorità diverse,
perché riguarda tutti.
Giorgio Bert
Fede cristiana
e omosessualità
Malachia
(segue da pag. 1)
anche sul popolo e sulla religiosità dei credenti, sul clero che
persiste nei suoi compromessi e
calcoli interessati. L'adorazione vera di Dio non può essere
contaminata da inganni e ipocrisie. Israele vorrebbe ottenere da
Dio soltanto ciò che gli è utile
per la sua vita terrena, cioè ricchezza, indipendenza nazionale,
potenza. Non è disposto a sacrificare nulla e offre a Dio soltanto
gli scarti; gli offre quello che,
anche se è donato a Dio, non toglie nulla all’uomo. Proprio i sacerdoti dovrebbero mostrare che
il vero culto di Dio, anziché procedere da calcoli egoistici o da
un sincretismo religioso più o
meno marcato procede invece da
cuori « rotti e contriti ».
* * *
Infine, la terza contestazione
che l’Eterno rivolge al popolo
per bocca di Malachia riveste
una particolare attualità per tutti i credenti: « Voi stancate l’Eterno con le vostre parole, e poi
dite; in che lo stanchiamo noi? ».
E’ mai possibile che noi stanchiamo Dio, un Dio paziente e
misericordioso? E come potremmo noi stancarlo? Con le nostre
parole, con i nostri lamenti, con
le nostre ingerenze e le nostre
ossessionanti pretese, con le nostre accuse facili e superficiali.
Vorremmo che Dio fosse sempre
a nostra disposizione liberi persino di dire: « Chiunque fa il male è gradito all’Eterno, il quale
prende piacere in lui! » e di imprecare contro di Lui, dicendo:
« Dov’è l’Iddio di giustizia? ».
Ma c’è anche di più, perché noi
stanchiamo Dio persino con le
nostre preghiere. Quante preghiere rassomigliano a un discorso fatto a Dio o ad una lezione
che gli impartiamo per convincerlo a fare la nostra volontà, come se la preghiera ed il suo esaudimento dipendessero dall’ abbondanza delle nostre parole, anziché dalla sapienza e dalla sovrana volontà di Dio! Parole, parole, parole, senza che ci siano
segni di ubbidienza e di vera fiducia in Lui! Stanchiamo Dio
con le nostre promesse che non
si mutano mai in fatti concreti e
reali! E poi, quasi innocentemente, come se non avessimo colpa
alcuna, diciamo: « In che lo stanchiamo noi? ».
Ciò non significa che dobbiamo accantonare la preghiera e
non più perseverare in essa; anzi, con la parabola del giudice
iniquo e della vedova Gesù ci insegna che noi « dobbiamo del
continuo pregare e non stancarci mai ». C’è però il pericolo che
noi stanchiamo Dio; ed è proprio
ciò che dobbiamo evitare di compiere per vivere umilmente nell’atmosfera della preghiera, una
atmosfera di umiltà e di timor di
Dio. Ermanno Rostan
— Scrive Marc Oraison (in ’La
question homosexuelle’, Parigi,
1975); « Per la fede in Cristo, gli
eterosessuali sanno di camminare attraverso il tempo con la
esperienza ambivalente di una
insufficienza radicale; gli omosessuali sanno di partecipare a
questo stesso cammino con una
esperienza più radicale della
mancanza, e di non esserne separati ».
Eric Fuchs, in un articolo scritto recentemente sulla condizione
omosessuale (Lumière et vie, 147
aprile-maggio ’80), così commenta questa frase di Marc Oraison;
« La njancanza è appunto la condizione dell’incontro con l’altro.
Qui la questione non è più di
omo o di eterosessualità, ma di
ipocrisia o di speranza, di desiderio dell’altro o di apertura alla meraviglia».
— Ho citato due autori del nostro tempo che sviluppano una
ricerca di credenti e forse varrebbe la pena di commentare a
nostra volta Ce di spiegare un
po’ di più). Si tratta del problema, quante volte così, angoscioso, della possibilità dell’incontro
dell’altro (o dell’altra); è possibile, in questa luce, cercare di rileggere gli scritti biblici anche
per quel. che concerne la condizione omosessuale in un modo
diverso? Per il Fuchs, per esempio, fa parte del compito teologico dei credenti del nostro tempo andare avanti su questo cammino di ricerca e riscoprire il
senso della parola di Dio detta
a uomini e donne e suscitatrice
di speranza. Si può continuare
così, anzi si deve continuare, avvicinandosi ai testi senza volerli
manipolare ma cercando di capirli a fondo in questo contesto
di uomini e donne che si trovano davanti a Dio e che, in mez
zo alla loro disperazione, devono sapere di poter vivere.
— Mi sembra che il culto comunitario che — alla fine dell’incontro di Agape che ha avuto luogo dal 13 al 15 giugno (sul
tema, appunto, di « Fede cristiana e omosessualità») e che ha
riunito un centinaio di partecipanti di vari paesi d’Europa —
ha riunito un buon numero di
persone abbia saputo esprimere
questa ricerca di tanti. Ad Agape
si erano riuniti per la prima volta in Italia in un incontro internazionale e alla fine dell’incontro si eran trovati li,, uomini e
donne, omosessuali e no, credenti di confessioni diverse (che fino a poco prima avevano discusso animatamente con un certo
numero di non credenti), e cercavano di esprimere quel che
avevano scoperto insieme; comunque questa possibilità di andare avanti insieme (in questo
cammino che era stato tracciato
con ma.no non sempre sicura,
spesso anzi molto esitante da parecchi partecipanti) esisteva.
— Pochissimo il tempo a disposizione, anche se adoperato
cercando di sfruttarlo più che si
poteva; molti, e molto diversi
tra loro, i partecipanti ; venendo
poi da paesi diversi, anche le loro problematiche erano spesso
di tipo diverso. A tutti, quindi,
si è fatta sentire la necessità di
riprendere il discorso; quando,
dove, in che modo, son tutti problemi che bisognerà discutere.
Agape si è detta disponibile; ma
è auspicabile che l’appello alle
chiese che i partecipanti hanno
formulato alla fine di quest’incontro venga accolto anche fra
di noi senza troppo tardare.
Eugenio Rivoir
Il documento finale del campo
Mass media
(segue da pag. 1)
questo consumismo dell’immagine e dei messaggi ma allo stesso
tempo stretto collegamento con
la comunità reale dei credenti.
Se dietro a quello che si afferma
di fronte a un microfono o una
telecamera non ci sarà una realtà comunitaria che pensa e partecipa a questo nuovo modo di
annunciare il Cristo, ogni annuncio sarà, magari nella sua purezza teologica, isolato e privo di
prospettive concrete. Ed è un futuro che francamente non ci auguriamo.
Giuseppe Platone
CENTRO EVANGELICO
DI INCONTRI
Fano. E’ sorto, animato da
Guido Pagella, un centro evangelico di incontri nelle Marche.
Il centro che ha una capacità di
10 posti letto ed è situato in zona Bevano a 8 Km. da Fano si
propone i seguenti scopi:
— aiutare singoli e gruppi nella lettura attualizzata della Bibbia;
— realizzare un lavoro comunitario che sia una testimonianza in una zona agricola molto depressa.
Chi desidera maggiori informazioni ed organizzare soggiorni scriva a: Guido Pagella, via
Fanella 123, 61032 Fano (Ps).
Ci siamo incontrati ad Agape,
uomini e donne di diverse nazionalità, credenti di diverse chiese cristiane e non credenti per
confrontarci — in questo primo
seminario europeo — su: « Fede
cristiana e omosessualità ».
1) Credenti e non credenti:
una prospettiva comune.
Abbiamo riconosciuto che la
crescita di autentica libertà e il
superamento di ogni discriminazione nei riguardi degli omosessuali all’interno delle chiese costituisce un fattore non secondario per la costruzione di una
umanità più felice ed egualitaria.
E’ stato motivo di gioia e speranza l’essere riusciti a lavorare
insieme: credenti e non credenti,
omosessuali ed eterosessuali.
Riteniamo che la specifica
« condizione » omosessuale non
debba produrre atteggiamenti
vittimistici e corporativi; in particolare essa non ci ha fatto dimenticare tutte le altre situazioni di oppressione e di emarginazione dalle quali si cerca di costruire un cammino di liberazione.
2) Appello alle chiese
I numerosi credenti presenti al
seminario hanno riconosciuto
che l’omosessualità può essere
un’esperienza umana in cui vive
in pienezza l’amore di Cristo in
tutte le sue ricche contraddizioni, le sue promesse, le sue gioie,
la sua fecondità. Pertanto:
a) constatano con soddisfazione che alcune chiese cristiane
stanno per la prima volta ponendosi in atteggiamento aperto e
positivo nei confronti degli e delle omosessuali;
b) rifiutano le saccenti e facili condanne come pure gli atteggiamenti di ambigua tolleranza che spesso circolano nei pronunciamenti e nella pratica pastorale;
c) si impegnano a portare un
La mancanza di spazio ci ha costretto a « tagliare » di molto alcuni
articoli, e rinviarne la pubblicazione di
altri e ad adottare in qualche caso
corpi tipografici più piccoli. Ce ne scusiamo coi collaboratori e coi lettori.
loro contributo perché siano superate tutte le violazioni dei diritti umani all'interno delle chiese (a puro titolo d’esempio il seminario ha ricordato il celibato'
obbligatorio per i preti, la duplice oppressione delle suore, ecc.);
d) chiedono che le chiese cristiane alzino la loro voce contro
le quotidiane violenze che si
compiono contro gli omosessuali
e soprattutto diventino uno spazio aperto di accoglienza e di
fraternità a servizio di una umanità in cui non ci sia « né giudeo
né greco, né schiavo né libero, né
maschio né femmina; poiché tutti siamo uno in Cristo Gesù »
(Gal. 3: 28); una umanità nuova
nella quale, sotto lo sguardo di
Dio e nel vincolo della fraternità, ognuno possa vivere secondo
ciò che è nella verità e nella giustizia.
Comitato di Redazione: Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Mìchelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay. Marco
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