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L. 24.000
cod. 328
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% ■ art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Anno Vili - numero 5 - 4 febbraio 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
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■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
CRISTO REGNA
«Poi il settimo angelo suonò la
tromba e nel cielo si alzarono voci potenti, che dicevano: “Il regno del
mondo è passato al nostro Signore e
al suo Cristo ed egli regnerà nei secoli
dei secoli”»
Apocalisse 11,15
UN’ONDATA di scandali legati
alla corruzione di uomini politici e amministratori di spicco ha
scosso l’Europa e l’Italia. La fiducia
che molti pongono ancora nello stato e nelle sue istituzioni è stata sottoposta a una dura prova. Passate le
emozioni del momento, non possono che sorgere questioni di natura
generale; il rapporto tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario, la necessità di vigilare sull’operato di coloro che ricoprono incarichi pubblici, la sovranità degli organi elativi e
iM la ragion di stato. Al di là di questi
i'I problemi difficilmente risolvibili e di
enorme portata sociale, si pone
un’altra questione ancora più difficile: qual è il potere ultimo, qual è
l’istanza d’appello assolutamente affidabile e incorruttibile?
IL libro dell’Apocalisse è noto per
le sue difficoltà di interpretazione,
^ d’altro canto sarebbe difficile pretendere da un testo profetico la semplicità di una ci'onaca. Ciononostante,
il messaggio che si trova esattamente
a metà dello scritto (cap. 11 ) annuncia una cosa molto chiara: «Il regno
del mondo è passato al nostro Signore e al suo Cristo» (v. 15a). 11 potere
del Signore esercitato mediante il
suo Cristo è quindi l’ultimo, eterno e
appartiene solo a lui. Non è che non
gli appartenesse prima, ma nell’affermazione dell’Apocalisse si esprime la
certezza di una fede che, davanti alla
continua lotta tra le forze del bene e
quelle del male, afferma che nell’universo di Dio non vi è nessun dualismo. Il mondo, anche nella sua forma visibile, materiale, esteriore, appartiene «al nostro Signore e al suo
Cristo». Infatti il suono della settima
tromba chiude una lunga serie di
lotte e di persecuzioni raccontate in
maniera simbolica a partire dal cap.
6. La settima tromba non spezza la
catena di eventi straordinari e terribili, tuttavia afferma la sovranità di
Dio sia sulla «corte celeste» sia sul
mondo tormentato da bestie, flagelli
e potenze ostili.
Le immagini e i simboli dell’Apocalisse devono essere spiegati in
sintonia con l’intero messaggio cristiano, altrimenti potrebbero essere
identificati come segni dei «tempi
ultimi», della «corruzione finale» e
della «fine del mondo». D’altro canto la storia del pensiero cristiano abbonda di tali «attualizzazioni» dell’Apocalisse. Oltre ai simboli si trova
però il vero fulcro dell’annuncio: la
sovranità assoluta di Dio. Questa sovranità non è un potere, che sottomette, schiaccia e sfrutta l’essere
Umano, tanto meno è un’indifferente presenza nella storia dell’umanità
e nel destino dell’individuo. 11 versetto 15 afferma il regno di Dio sul
mondo in uua’situazione che fa pensare piuttosto alla rumorosa prepotenza del male e non alla silenziosa
forza di Dio; da questo punto di vista la prospettiva dell’autore dell’Apocalisse non ha subito significativi mutamenti nel corso degli ultimi
due millenni.
Pawel Gajewski
lEDITORIALEI
^ tt giomo della memoria
dt PAOLO NASO
IDAL MONDOI
La vita dopo.„ il debito
dossier della Federazione luterana mundia e
In Italia ogni giorno ci sono quattro morti sul lavoro, nel 1999 sono stati 1.208
Sicurezza sul lavoro cercasi
Siamo al quarto posto nello classifica europeo con più morti Lo legge 626 del 1994
evidentemente non è sufficiente, bisogno intervenire sull'organizzazione del lavoro
GIORGIO GARDIOL
T T N tecnico cinquantasettenne
\\ U di Pozza, Orlando Camellini,
è morto ieri mattina in seguito a un
incidente sul lavoro avvenuto in un
acetificio. Mentre controllava la
pressione di un impianto di compressione d’aria, si è verificato l’incidente: l’aria compressa ha rotto una
parte della macchina che ha colpito
l’uomo al capo: è caduto a terra morendo sul colpo. Orlando Camellini
era un esperto di macchinari ad aria
compressa: lavorava nel settore da
oltre quarant’anni e difficilmente poteva sbagliare; oltretutto, dai primi
accertamenti pare che non abbia
compiuto errori o abbia preso "scorciatoie” nel controllo. Il tragico infor
Rio de la Piata
Si apre il 37**
Sinodo valdese
Dal 6 al 10 febbraio, a Colonia vaidense, in Uruguay, si svolgerà la
sessione rioplatense del Sinodo della Chiesa valdese. Nel culto di apertura di domenica 6 febbraio, condotto dal pastore Sergio Bertinat (La
Paz-Entre Ríos, Argentina) e con la
predicazione del pastore Oscar Geymonat (Paysandù, Uruguay), sarà
consacrata al ministero pastorale
Carola Tron, di 24 anni, sposata con
un pastore valdese e madre di una
bimba di un anno. Il Sinodo, oltre
alle normali problematiche relative
alla vita e all’amministrazione delle
chiese e delle opere diaconali, affronterà anche le tematiche relative
alla bioetica e al «diritto di nascere e
di morire». Nelle 25 chiese costituite, i valdesi rioplatensi ammontano
a circa 13.000 persone.
tunio, unico nel suo genere negli ultimi anni, è avvenuto ieri mattina intorno alle 10,30 all’interno di un capannone dell’acetaia Ortalli di via
Maestri del Lavoro a Pozza di Maranello. Il compito di Camellini era di
controllare la manutenzione del
macchinario pneumatico che mette
in movimento rimpianto» [Gazzetta
di Modena, 24 dicembre 1999).
È lo scarno racconto sulla stampa
locale di un incidente mortale sul lavoro accaduto alla vigilia di Natale.
Ogni giorno ci sono quattro morti su
lavoro nel nostro paese. Le cifre di
questa immensa tragedia le ha fornite
l’Inail: nel 1999 i morti sul lavoro sono stati 1.208, gli incidenti sono stati
967.000, il costo per gli indennizzi
55.000 miliardi. Il costo di una legge
Su «Avvenire»
Ecumenismo
«tolemaico»
Sì, è solo un disegno ma è anche
un chiaro indizio di come un cattolico vede il cammino verso l’unità;
un grande sole al centro (la Chiesa
cattolica) e una serie di pianeti che
ruotano intorno (le chiese della
Riforma, le chiese ortodosse e quelle orientali). Il disegno è apparso sul
quotidiano cattolico Avvenire il 26
gennaio, il giorno dopo la chiusura
della Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani, per illustrare un
articolo, peraltro corretto, sulla situazione del dialogo ecumenico. Il
disegno mostra una concezione «tolemaica» deU’ecumenismo; noi, invece, ne abbiamo una «copernicana» che mette al centro un altro sole, Gesù Cristo, che illumina e fa vivere i pianeti, le chiese, purché rimangano nella sua orbita, (e.b.)
finanziaria! Le giornate di lavoro perse per infortunio sono quasi 20 milioni. Il settore più a rischio di infortunio è quello agricolo, seguito da quello delle costruzioni, dal lavoro in miniera, dal comparto della lavorazione
del legno, dai trasporti. E nella speciale classifica europea con più morti
sul lavoro, siamo al quarto posto.
È uno scandalo. Lo ha denunciato
il ministro del Lavoro, Cesare Salvi, a
un convegno sulla sicurezza del lavoro tenutosi a Genova dal 3 al 5 dicembre scorso. «La sicurezza sul lavoro deve diventare imperativo prioritario del governo - ha detto il ministro Salvi -: una grande questione
nazionale. Quando si parla di sicu
Segue a pag. 6
Valli valdesi
Lo sviluppo
del territorio
Il rapporto tra lo sviluppo e l’occupazione oggi sembra essere il nodo
fondamentale da risolvere per cercare di dare respiro all’economia in Piemonte come alle Valli. Il Patto territoriale del Pinerolese cerca di pensare
uno sviluppo del territorio che tenga
conto dell’occupazione anche se le
proposte di investimento (circa 350
miliardi), a detta di alcuni, non sono
proporzionali alla reale resa in termini di creazione di posti di lavoro: la
previsione è di 900 posti. Dal punto
di vista del rapporto sviluppo-occupazione comunque guardando al livello provinciale ci si accorge che a
fronte di una crescita dell’l% del Pii
non sembra essere corrisposta una
pari crescita occupazionale.
A pag. 7
1^ L'OPINIONE
SOLIDARIETÀ
E TRASPARENZA
Ancora una volta veniamo informati dell’intervento deUa magistratura in
merito alla gestione di fondi pubblici.
La missione Arcobaleno è oggetto di
indagine giudiziaria e alcuni dirigenti
della Protezione civile sono in carcere.
Perché si ripete questa esperienza così
negativa? È possibile che non esistano
tecniche, modalità di gestione e di
controllo dei progetti che assicurino la
corretta gestione dei fondi? Mancano
forse leggi e regolamenti? Al contrario,
ne siamo pieni ma il problema permane. I principi di gestione sono ben noti: responsabilità, separazione delle
funzioni, trasparenza, rendere conto e
verifica da parte di enti indipendenti.
La loro concreta applicazione è largamente sperimentata.
Un esempio è come lavora l’Heks,
l’ente protestante svizzero preposto
alla gestione di diecine di progetti di
assistenza e sviluppo nell’Europa
dell’Est, in Africa e in America Latina.
Un rendiconto annuale riporta con
grande chiarezza i fondi ricevuti, i risultati raggiunti e le spese sostenute:
tutti i progetti sono sottoposti a controlli da parte di enti indipendenti che
accertano l’efficacia degli interventi e
la legittimità delle spese. È a questo
modello che ci siamo ispirati nella gestione dei fondi dell’otto per mille della Chiesa valdese: trasparenza totale e
rendiconti il più possibile chiari per
chi li legge; valutazione dell’efficacia
dell’operato espressa con un indice
che dice quante di 100 lire ricevute
vengono realmente spese per le finalità per cui sono stati chiesti i soldi
(nel ’99 si è raggiunto l’indice del 95%,
cioè 95 lire su 100 vanno ai destinatari
e 5 servono per l’amministrazione, la
pubblicità e i controlli); controllo da
parte dei revisori indipendenti della
Arthur Andersen.
Ma ritorniamo alla missione Arcobaleno, che in realtà include due componenti: l’area gestita dalla Protezione
civile e l’area dei fondi donati dai privati e assegnata alla gestione del Commissario straordinario, il prof Marco
Vitale. Questa seconda parte è stat •
gestita in modo inappuntabile, applicando proprio i principi sopra illustrati. Perché allora due risultati cosi
diversi? Si ritorna all’etica della responsabilità, come essa viene percepita, insegnata, praticata e vissuta. Le
tecniche ci sono, la volontà di applicarle non sempre.
Ricordo che nel mio primo giorno
di lavoro in una società internazionale
di consulenza ci insegnarono a firmare sempre il foglio di lavoro su cui
svolgevamo le nostre analisi; sembra
un gesto di poco valore, invece è l’inizio di un’esperienza: da quel momento
assumevo la responsabilità del mio
operato. E poi ancora, fece scalpore
tra noi italiani la notizia del trattamento riservato a due soci americani
che avevano infranto il patto tra i soci
perché avevano evaso le tasse. Accertato che non si trattava di errori ma di
atti volontari, furono allontanati nel
giro di 24 ore. Ancora oggi quell’azienda; entrando nel nuovo millennio, ha
ritenuto di ribadire come primo valore assoluto l’integrità nei comportamenti dei suoi dipendenti.
Questa è la lunga strada da percorrere per evitare futuri sperperi di de
naro pubblico: praticare con convinzione l’etica della responsabilità che,
però, non si può imporre semplicemente per legge.
Bruno Ricca
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Pai
«'In principio Dio
creò il cielo e la
terra.
^Il mondo era
vuoto e deserto, le
tenebre
coprivano gli
abissi e un vento
impetuoso
soffiava su tutte
le acque.
^Dio disse: “Vi sia
la luce!” E
apparve la luce.
^Dio vide che la
luce era bella e
separò la luce
dalle tenebre»
(Genesi 1,1-4)
«^O Dio, com'è
preziosa la tua
benevolenza!
Perciò i figli degli
uomini cercano
rifugio all’ombra
delle tue ali,
^si saziano
all’abbondanza
della tua casa,
e tu li disseti al
torrente delle tue
delizie '’poiché in
te è la fonte della
vita, e per la tua
luce noi vediamo
la luce.
Fa’ giungere la
tua benevolenza
a quelli che ti
conoscono, e la
tua giustizia ai
retti di cuore»
(Salmo 36, 7-10)
«Gesù parlò loro
di nuovo,
dicendo: Io sono
la luce del
mondo; chi mi
segue non
camminerà nelle
tenebre, ma avrà
la luce della vita»
(Giovannis, 12)
yì6
Il popolo che
giaceva nelle
tenebre ha visto
una gran luce;
su quelli che
erano nella
contrada e
nell’ombra della
morte una luce
si è levata.
'^Da quel tempo
Gesù cominciò a
predicare e a
dire:
“Ravvedetevi,
perché il regno
dei cieli è vicino”»
LA LUCE ERA BELLA
La luce ci serve per trovare la via che dobbiamo seguire, ma anche per fermarci
a contemplare il paesaggio del mondo e percepire la meta del nostro cammino
SAVERIO MERLO
.. IO disse: Vi sia la luce!».
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(Matteo 4,16-17)
Come un regista fa accendere i riflettori sulla scena
ancora oscura e vuota, così Dio,
nel racconto che apre il grande
Racconto, illumina con la sua
Parola (atto che preesiste ad
ogni creatura) la scena vuota del
mondo.
Il mondo dato alla luce
«D IO vide che la luce era
bella, e separò la luce
dalle tenebre». È l’aurora del
tempo: con questa prima parola
di creazione, Dio dà la luce al
mondo, o meglio dà alla luce il
mondo, lo fa nascere alla luce
del suo amore. Ogni nascita avviene per separazione, e questo è
vero anche in questo caso: Dio
separa la luce dalle tenebre. Con
questo atto è sottolineato lo statuto di creatura che spetta alla
luce, il fatto che essa è una manifestazione di Dio e non Dio
stesso: e contemporaneamente è
negato il dualismo (la coppia luce-tenebre come doppia divinità) che appartiene invece ad
altre religioni dell’antichità.
Leggendo l’antico testo sacerdotale, è come se riprovassimo,
proiettata su uno schermo cosmico, l’emozione che tutti proviamo aspettando l’alba, quando
sembra che ogni vivente stia col
fiato sospeso in attesa del sole,
da cui dipende ogni vita, seguendo poi con gli occhi il suo superbo levarsi sull’orizzonte. Con la
luce entra nel grande Racconto
che segue tutto ciò che vi è di
Preghiamo
Signore,
fa’ brillare sulla durezza del nostro cuore
la dolcezza del tuo volto.
Fa’ brillare sulla follìa del nostro orgoglio
l’umiltà del tuo cuore.
Fa’ brillare sulla tristezza dei nostri errori
la gioia dèi tuo perdono.
Fa’ brillare sul sonno della nostra morte
la luminosità deH’etemità.
Fa’ brillare sulla nostra schiavitù
la libertà dei figli di Dio.
Fa’ brillare sufia nostra angoscia
la pace del tuo amore.
Amen.
bello e di buono, di giusto e di
vero; vi si parlerà moltissimo della luce e della sua eccellenza sopra tutte le creature, e ad essa si
attribuirà ogni grazia, forza, bellezza e valore.
La luce sarà, di volta in volta,
vita, legge, conoscenza, gioia,
vittoria, giustizia, e naturalmente verità, salvezza: sarà la luce
del mattino che irrompe e porta
la vittoria sul nemico, sarà la
proclamazione della vera giustizia, o ancora la guarigione e il
soccorso che la medicina può
dare a chi è prigioniero nei lacci
angosciosi della morte, o l’immagine di un corpo trasfigurato
nella gloria, o la veste di un angelo che aspetta nella tomba
vuota... 11 contrario (tutto ciò
che è confuso, negativo, bieco e
triste) apparterrà alle tenebre,
ma senza mai essere identificato, come invece accade nel pensiero ellenico, con la materia o la
corporeità nella quale siamo impastati. Ma nel mondo, sempre
prestando fede al grande Racconto, noi non siamo come
bambini impauriti e spersi nel
buio: neppure siamo scintille
che si levano da un fuoco, per
spegnersi poco dopo nell’aria
fredda della notte.
Nel secondo atto del Racconto,
la luce in cui Dio si manifesta ha
assunto forma umana, è diventata Gesù il Signore, che dice: «Io
sono la luce del mondo» (Giov. 8,
12): la luce che ci fa vedere ogni
cosa e anche la via da percorrere,
senza la quale saremmo perduti.
Per questo Gesù dice anche: «Voi
siete la luce del mondo» (Mat. 4,
16). Noi, così confusi e insicuri,
ciechi e girtde di altri ciechi, saremmo questa improbabile luce?
Eppure questo è lo statuto che ci
viene assegnato. Noi possiamo
essere luce, ci facciamo luce e
facciamo luce ad altri perché lui
è la luce del mondo. Seguendo
Gesù possiamo vederci chiaro
nel cammino, e anche diventare
noi stessi luce per altri.
Buona 0 bella?
.. T\IO vide che la luce era
«Uì
'bella» (tov): secondo un’
altra traduzione, più classica, era
«buona»: ma qui preferisco «bella», perché indica la gratuità, il di
più, potremmo dire il «lusso»
della creazione: dei nostri cinque sensi, la vista è il più disinteressato perché non è, come il gusto, legato alla necessità assillante di nutrire il corpo: è, potremmo dire, il senso della gioia,
dell’abbandono e della festa, e
Dio la crea per prima! Non alla
fine dei sette giorni, al momento
in cui si ferma per riposarsi, ma
fin dall’inizio del suo lavoro, a illuminare tutto il resto.
D’altra parte, la traduzione
interpretativa ha sempre insistito sul «buona» anziché sul «bella»: ma perché creare solo cose
utili, perché Dio non potrebbe
comparire come un artista che
crea cose belle? Siamo noi, è il
nostro mondo greco-romano
che ha scisso l’estetica dall’etica, il bello dall’utile, e lo ha fatto
privilegiando il primo termine
sul secondo. Diversamente ragiona il grande Racconto; ciò
che è utile e buono è anche bello, e viceversa.
Con la vista possiamo spaziare
nella bellezza del creato, del cielo stellato, della terra, del mare.
È quanto la pietà di Francesco
d’Assisi ha visto e ci ha potentemente raccontato nel Cantico
delle creature. La luce è la sazietà del creato, così come esso
è uscito dalle mani di Dio: una
sazietà che viene prima ancora
del banchetto! O, come si esprime G. von Rad: la luce è la primizia di tutto il creato. La luce ci
serve per trovare la via che dobbiamo seguire, ma anche per
fermarci a contemplare il paesaggio del mondo e percepire
così il senso, la meta del nostro
cammino. È come un’esaltante
camminata sui monti, dove
grandi spazi si aprono e il cielo
si mostra in tutta la sua altezza e
vastità. La luce, insomma, è il
mezzo con cui vediamo, ma anche il fine per cui noi vediamo:
«Per la sua luce noi vediamo la
luce» (Salmo 36, 9).
Sappiamo già che dove c’è luce, lì c’è ancìhe il buio. Non c’è
luce senza il buio, in questo
mondo. Dio vide che la luce era
bella e separò la luce dalle tenebre. Per noi, luce e tenebre si
presentano sempre insieme, inseparabili compagne. Come nella Ronda di notte del grande
Rembrandt. Ma il giusto invito
di Paolo, ad «indossare le armi
della luce» (Rom. 13, 12) può essere facilmente frainteso: una
tentazione a cui siamo soggetti è
quella di voler separare di nuovo
la luce dalle tenebre, mettendo
naturalmente noi stessi dalla
parte dei figli della luce: è l’atteggiamento di tutti i settari, da
Marcione ai Catari di Linguadoca, dagli Gnostici a Sendero Luminoso.
La zona di mezzo
Troppa luce, come ben sanno i mistici di tutte le religioni, può anche accecare: solo Dio
può separare la luce dal buio.
Meglio, dunque, imparare a vivere in un mondo in cui ci sono
anche le tenebre, cercando però
di accendere tante piccole o
grandi luci sul sentiero che ci è
dato di seguire. Dice una nota
massima dei quaccheri: «Meglio
accendere una piccola luce che
maledire il buio». Accendere
delle luci anche se piccole. Una
alla volta, come i pii ebrei nelle
notti di Hannukkah (la festa delle luci) accendono le candele alla finestra perché siano viste da
chi passa e diano gioia in casa e
fuori. Contro tutti i black-out
della miseria, della guerra, della
solitudine, della tristezza senza
nome. Ma possiamo veramente
accendere qualcosa? Forse, più
che accendere, si deve cercare di
non spegnere. Dice una poesia
di Tagore, poeta indiano: «Perché la lampada si spense? / La
coprii col mantello / per ripararla dal vento, / ecco perché la lampada si spense».
È proprio così. La fiammella ci
sembrava troppo debole e precaria, al vento della notte, per
non doverla coprire con il nostro mantello. Ed è in questo
modo che abbiamo rischiato di
spegnerla del tutto. Ma è sempre il Signore che, creando
quella prima luce, accende tutte
le altre; ed è ancora lui che, come ha acceso quella prima luce
sul mondo, ancora ci illuminerà
il cammino dove noi non vediamo che tenebra fitta. «Dio disse:
"Vi sia la luce!". E apparve la luce». È il Signore che tiene accese
quelle luci, le fa brillare su di noi
per farci vedere la via, e insieme
la strana bellezza del mondo.
venerdì 4 FEBBRAIO 7f
Note
omiletiche
La particolarità del test
sta nel fatto che la creati
ra di cui esso parla, un¡(
ed eccellente nel suo
nere, è per così dire la pr¡
messa di tutte le altre e
presenta dunque In uti
grandissima varietà di fo,
me nell'intero creato.
«Facendo cominciare i,
serie delle azioni creatrl;
con l'irruzione della lug
nel caos, P (cioè il codio
sacerdotale, ndr) ci offn
un saggio di raffina^
scienza cosmologica. La In
ce come "l'elemento pij
sublime"(...), "la più noti
le di tutte le energie prj
mordiali" (...), è la primizii
di tutto il creato. Senza!
luce non c'è creazione; so
10 la luce può liberare
contorni delle creatup
confusi nelle tenebre. Li
spazio del mondo occupa
to dal caos viene subita
neamente e irresistibii
mente invaso dalla luce.ii
differenza di alcune liba
re affermazioni poetichi
(Salmo 104, 2) qui si sotto
linea esplicitamente dii
anche la luce è creata. Ess
non è una emanazioni
della divinità, ma sempl
cernente un oggetto, sii
pure il preferito, della sui
azione creativa» (G. voi
Rad, Genesi-La storia delli
origini, Paideia, Brescia,
ed. 1969, p. 55).
Venendo dunque all'ei
sere per prima, la luce èii
specchiata e riflessa in tut
te le altre creature o
all'insegna della bontà
bellezza dell'esistente,
presta a una gamma rie
chissima di forme, simboi
e metafore. Dal puntoli
vista del linguaggio usato
11 testo non è né di tipi
storico-narrativo, né di ti
po argomentativo mal
tipo poetico, e riflette nel
la sua grande maestà epo
tenza un modello di scrit
tura sacerdotale; bisognerebbe dunque cercaredi
non tradirlo e di non banalizzarlo con una lettuit
inadeguata o inespressiva,
Il rischio, nello studii
biblico e nella predicazio
ne, sarà probabilmenti
quello di cadere nel liti
smo, ovvero quello di in
dulgere a scadenti imita
zioni del linguaggio po(
tico. Eppure il tema
poetico di per sé e, se vo
gliamo riprendere uni
idea espressa dal filosofi
M. Heidegger nell'ultira
fase del suo pensiero, no
è possibile che l'essere (pi
noi credenti, il creato) siri
veli a noi se non nel Un
guaggio della poesia. Con
viene però rispettare il pi
possibile la poeticità d(
testo biblico, anziché ro»
narla con un'esegesi freil
da e concettuale o, peggji
ancora, con improbabii
imitazioni.
iVENEI
£
Per
approfondir!
Un'analisi di classi«
stampo storico-critico
contenuta nel già citali
G. von Rad, Genesi-La sB
ria delle origini, Paidei)
Brescia, V ed. 1969; è
le consultare anche la n®
ce Or (luce) sul Jenni-W*
stermann. Dizionario teo
logico dell'Antico Test»
mento, Marietti, 1981
una ricostruzione del B
sto fra scienza e fanti
scienza (non dilettantist|
ca, però) è tentata d3
Asimov, In principio-il
bro della Genesi Interpi^
tato alla luce della scienti
Milano, Mondadori, 198'
Itre
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XVIII
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Il XVIII congresso mondiale battista si è svolto a Melbourne dal 5 al 9 gennaio
Una grande festa di popolo
Erano presenti 7.000 delegati in rappresentanza di 43 milioni di battisti nel mondo
ondiri
[adió
CARMINE BIANCHI
Itre delegati italiani (Elene
Ramirez, Carmine Bianchi,
Nella Righetti) hanno fatto
fatica a incontrarsi, confusi
tra i 7.000 partecipanti al
3CVIII congresso dell’Alleanza
mondiale battista che ogni
Slorno. dal 5 al 9 gennaio, afuivano al centro congressi
di Melbourne, in Australia,
l’atmosfera di questo «Kirchentag» battista è stata
quella di una grande festa di
popolo nella quale si sono
succeduti lavori di gruppo,
predicazioni, canti, concerti,
mimi e drammatizzazioni.
L’Alleanza mondiale battista, che sponsorizzava il congresso, sorta nel 1905 a Londra, rappresenta la maggioranza dei battisti mondiali:
43 milioni di credenti battezzati, provenienti da 196 diversi paesi, con una popolazione di oltre 100 milioni di
persone in tutti i continenti.
L’Australia, famosa per i suoi
canguri e koala e che conta
70.000 battisti, ha dato il benvenuto ai partecipanti mediante il messaggio video del
suo primo ministro Jhon
Howard, del premier Steve
Bracks e del presidente dell’Unione battista australiana,
il pastore Tim Costello.
Il congresso era stato preceduto da una conferenza
mondiale sui diritti umani,
alla quale avevano partecipato 360 delegati e che ha affrontato tra l’altro, mediante
l’intervento della signora
o’Donoghue, di etnia Yankunjatjara, il problema degli
aborigeni australiani, fortefnente penalizzati dalla socielà bianca. E sono stati proprio gli aborigeni a dare il
primo forte messaggio dal
palco del congresso, mediante i loro canti e le loro danze
scandite da ritmiche ripetizioni e accompagnate dal
battito dei boomerang, che
ricordavano la loro situazione di oppressione dovuta alla
colonizzazione dell’uomo
bianco. Ma anche affermavano la loro fede in Cristo che
libera, salva e impegna.
Il centro congressi di Melbourne dove si sono svolti i iavori del congresso mondiale battista
Con il titolo dato al convegno: «Jesus Christ Forever,
Yes!» (Gesù Cristo per sempre, sì!) si è inteso riaffermare
la profonda convinzione dei
battisti, che Gesù Cristo, figlio di Dio, Signore e Salvatore, è il centro della nostra esistenza. Tutte le mattine i lavori del congresso iniziavano
con gli studi biblici in gruppo
e in contemporanea gruppi
di animatori svolgevano programmi per bambini. Alla fine della mattinata c’erano incontri per i giovani e per i pastori. Mentre nel primo pomeriggio era stato organizzato il programma «Missione in
azione» dove i convegnisti
sono stati accompagnati a visitare ospedali, case di riposo
e chiese nelle quali i battisti
svolgono ministeri di cappellania, evangelizzazione e accoglienza anche fra i drogati
e i senzatetto. A seguire gruppi di lavoro dibattevano varie
tematiche di carattere teologico, etico, biblico ed evangelistico: diritti umani, identità
battista, culto e spiritualità,
giovani, donne, aiuto e sviluppo, chiesa e società.
Le serate erano dedicate al
la predicazione, al canto, alle
rappresentazioni teatrali, al
mimo e alla danza e si concludevano con un concerto al
quale hanno preso parte numerosi cori e gruppi musicali
provenienti da varie parti del
mondo. Durante il congresso
è stato consegnato anche il
premio per i diritti umani, assegnato quest’anno a un rifugiato in Tailandia, il reverendo Simon, uno dei 115.000 rifugiati del Miammar. Un terzo di questi rifugiati sono
battisti. Il premio è stato consegnato in sua assenza perché il rev. Simons non ha ricevuto dal governo tailandese il permesso di lasciare il
paese. Il rev. Simons ha abbandonato la sua posizione
di insegnante nella scuola
teologica di Rangoon, Burma,
e ha scelto di condividere la
sorte di rifugiato organizzando delle scuole bibliche all’interno dei campi profughi
nella Tailandia nord-occidentale. Queste scuole sono
state recentemente visitate
anche da Desmond Tutu.
Il congresso ha approvato
anche delle mozioni connesse alla missione delle chiese e
all’evangelizzazione e ha proclamato un decennio (20002010) di impegno attivo dei
battisti per il raggiungimento
di un’armonia interetnica in
vista di una giustizia autentica per ogni essere umano,
indipendentemente dalla
razza. Nel proclamare «il decennio per la giustizia razziale», la mozione affermava
che «tutti gli esseri umani sono stati creati ad immagine
di Dio e sono chiamati ad
una piena partecipazione
nella comunità umana».
Questa mozione scaturiva da
situazioni concrete di oppressione testimoniate da
vari partecipanti al congresso, ma anche dalla passione
per la giustizia, tipica della
tradizione battista, come ha
affermato Thorwald Lorenzen, pastore della prima
chiesa battista di Canberra e
direttore della commissione
deH’Alleanza mondiale battista sui diritti umani. Una festa dunque, ma senza dimenticare i drammi della nostra umanità. A Melbourne
ho sentito la gioia e il privilegio di appartenere alla grande famiglia battista.
? Una visita alla missione cittadina della chiesa di Collins Street, fondata nel 1845
Essere chiesa a fianco degli emarginati della società
È stata una bella esperienza, inserita neH’ambito del
programma «Missione in
azione», visitare la missione
cittadina della Chiesa battista
di Collins Street fondata nel
1845. Questa strada è una
delle più eleganti di Melbourne, è la via dei negozi dalle
j^andi firme. Ma il locale ha
ánche una porta posteriore e
In vita, là dietro, è compietaniente diversa: è quella dei
vicoli stretti e bui, spazio indisturbato dei drogati.
La Chiesa battista si è trovata ad un certo punto di
.fronte a un grande dilemma:
Wettere dei cancelli per proIcggersi da questi giovani
sbandati o aprire le porte delta chiesa e accoglierli. La co•nunità ha optato per la seconda alternativa. Si costituiva allora un piccolo gruppo
residente, che ha iniziato a
prendere contatti con gli
emarginati della «porta posteriore»! Il gruppo residente
nta conta 13 persone che tutd • giorni preparano da mancare per altre 30-40 persone
nhe frequentano il Centro reKolpmente: si tratta di dro89ti, malati mentali, alcoliz^ti, senzatetto.
il Centro ha preso il nome
di «Credo»: oltre ai pasti offre
* amicizia e la testimonianza
della fede in Gesù Cristo: du
rante gli incontri non si fanno grandi discorsi ma si attualizzano sémplicemente le
parole dell’Evangelo, si parla
di Gesù, amico dei pubblicani e delle prostitute. L’iniziativa è partita dal pastore Tim
Costello, laureato in legge e
in teologia a Rùschlikon
(Svizzera), che ha iniziato il
suo ministero pastorale a
Melbourne come avvocato di
strada, difendendo i poveri e
gli emarginati che non avrebbero mai avuto la possibilità
di procurarsi un legale.
Un volontario del «Credo»,
parlandomi con molta naturalezza del loro essere chiesa
affianco agli emarginati, mi
ha raccontato: «Una sera stavamo meditando il testo dell’evangelista Marco nel quale
Gesù sta andando a guarire
la figlia di lairo, il capo della
sinagoga, un benestante. Durante il suo cammino Gesù
viene interrotto da una donna, povera ed emarginata.
Gesù si ferma e si dà per lei.
Prima la nostra esperienza di
chiesa era stata di rivolgerci
alla gente economicamente
agiata. Ad un certo punto abbiamo capito che dovevamo
lasciarci interrompere, coinvolgere, dalle sofferenze che
provenivano dalla porta posteriore del nostro edificio di
culto...», (c.b.)
La predicazione del past. Tim Costello
Scegliere: Dio o mammona
Entrata principale della «Collins Street Baptist Church»
Una delle predicazioni più
belle al congresso è stata
quella del pastore Tim Costello, che ha esordito dicendo che la maggior parte delle
chiese hanno perso oggi il
dono dell’esprimere il proprio lamento, la propria sofferenza. Il suo tema era: Gesù
l’amico di coloro che sono affaticati (Matteo 11, 28-30).
Usando poi il testo di Lamentazioni 3, 19 «Ricordati della
mia afflizione, della mia vita
raminga, dell’assenzio e dell’amarezza», Costello ha affermato: «Nei nostri culti tendiamo a trascurare gli aspetti
dolorosi della nostra esistenza, e questo è spiritualmente
disastroso. I salmisti esprimevano i loro sentimenti di
rabbia, di dubbio, di paura e
di angoscia, essi ponevano
senza timore la domanda:
«Dio mio, Dio mio perché mi
hai abbandonato? Nelle nostre chiese, anche noi sperimentiamo sentimenti negativi, esperienze tragiche come i
divorzi, il cancro, le morti,
ecc, ma dove possiamo esprimere il nostro lamento? Dove
possiamo manifestare la nostra fragilità fisica e spirituale
0 i nostri fallimenti?
Gesù è l’amico di coloro
che si sentono stanchi e ci invita a portare a lui i nostri
gioghi e a prendere su di noi
il suo giogo». E al congresso
di lamenti ne abbiamo sentiti; per esempio i delegati del
Sudan ci hanno ricordato che
soffrono dal 1955 e spesso si
sentono soli e abbandonati
dai loro fratelli occidentali.
Soffrono per la mancanza di
libertà religiosa, le loro donne sono catturate e fatte diventare delle schiave, i loro
bambini sono costretti a
combattere. Abbiamo ascoltato i lamenti dei delegati
della Repubblica democratica del Congo che hanno deplorato la mancanza di libertà, dei deputati del Ruanda e quelli dei delegati libanesi, i quali durante il congresso hanno saputo della
morte di due sorelle brutalmente uccise da fondamentalisti islamici. Abbiamo sentito il lamento di molti deportati e defraudati dei loro diritti. I battisti in questo congresso hanno pianto insieme
ai loro fratelli e alle loro sorelle e hanno deciso di stringere
insieme un patto: combattere, con tutte le loro forze,
ogni tipo di oppressione e di
violenza etnica e razziale.
Costello ha concluso il suo
sermone ricordando che nel
mondo 358 miliardari hanno
nelle loro mani più ricchezza
del 45% dell’intera popolazione. E questo succede in un
mondo dove migliaia di bambini muoiono ogni settimana
a causa di malattie che potrebbero essere curate solo se
ne avessero i mezzi. «I battisti
devono decidere allora che
non si può servire a Dio e a
mammona e che devono fare
una scelta chiara se vogliono
seguire il Cristo di Dio, che
un giorno disse “fui in prigione e veniste a trovarmi, fui assetato e mi deste da bere, fui
nudo e mi rivestiste’’», (c.b.)
fin.
fi!
mnr
Il pastore Carmine Bianchi con ii pastore Denton Lotz, segretario generaie deii’Aiieanza mondiaie battista, con ia sua famigiia
mmm dal mondo cristiano
Cè' Francia
È morto Albert Nicolas, ex segretario
generale della Federazione protestante
PARIGI — Il pastore Albert Nicolas è deceduto il 22 dicembre scorso in seguito a un intervento chirurgico al cuore. Aveva 81 anni e aveva appena lasciato il suo ufficio presso la Federazione protestante di Francia (Fpf) a Parigi, dove
si occupava ancora di recente deU'Annuario della Francia
protestante, al quale si era dedicato durante l’emeritazione.
Albert Nicolas fu segretario generale della Fpf dal 1964 al
1978. Dal 1978 al 1984, anno della sua emeritazione, era
stato incaricato dei rapporti ecumenici da parte del Consiglio permanente luterano-riformato. L’ecumenismo era
una passione e una convinzione per quest’uomo impegnato nel Groupe des Dombes e profondamente segnato dal
Concilio Vaticano IL Legato al dialogo interreligioso, era un
fedele frequentatore della Conferenza mondiale delle religioni per la pace. Pastore della Chiesa riformata di Francia,
aveva esercitato il suo ministerio a Paris-Pentemont e a
Saint-Dizier prima di andare a fare il cappellano militare in
Indocina (Hanoi, 1954) e in Algeria (1962-63). (hip)
America Latina
Oltre 70 milioni di evangelici
QUITO — Secondo diversi rilevamenti statistici, gli evangelici in America Latina sono oltre 70 milioni e il Ìoro tasso
di crescita è tre volte più alto di quello della popolazione
del continente. Un dato questo che porterà non solo a una
profonda modifica del profilo religioso della regione, ma
anche a conseguenze difficili da prevedere in campo politico, sociale, economico e culturale. Per dibattere e riflettere
sul futuro delle chiese locali, si sono riuniti a Quito, Ecuador, convocati dal Consiglio delle chiese dell’America Latina (Clai), leader anglicani, luterani, metodisti, riformati e
pentecostali. Era il primo incontro di questo tipo e Israel
Batista, segretario generale del Clai, lo ha definito «un’opportunità unica per un ecumenismo dello Spirito in un momento in cui le nostre chiese sono chiamate ad assumere
un ruolo chiave in America Latina». (nev/aìc)
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 4 FEBBRAIO 20Qn
Esperienze e riflessioni dalle diverse realtà evangeliche italiane - 1
La Settimana di preghiera per l'unità
La coincidenza con le vane iniziative del «Ciubileo-Anno Santo» cattolico ronnano hanno reso
l'edizione del 2000 della «Settimana» decisamente diversa da quelle degli anni precedenti
Il nostro settimanale ha
ospitato per parecchie settimane articoli, dichiarazioni,
lettere di chiese e di singoli
che con serietà e passione
hanno esposto le loro considerazioni sull'opportunità o
meno che gli evangelici partecipassero alla Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani (Spuc). Come è nella nostra tradizione vi sono state
posizioni diverse, che hanno
portato anche a decisioni opposte. Ma non c’è stata divisione fra noi: tutti abbiamo detto
apertamente alla controparte
cattolica che non potevamo
accettare il collegamento delle
iniziative ecumeniche all’Anno Santo e la riproposta della
pratica delle indulgenze, che
consideravamo un duro colpo
all’ecumenismo. La precisazione giunta da parte vaticana
(Riforma 49/99), in risposta alla protesta della Chiesa luterana in Italia, è la riprova che
talora le cose vanno dette, e
con fermezza.
Sulla Settimana che si è
conclusa recentemente abbiamo ricevuto riflessioni e considerazioni da diverse parti
d’Italia. Ne abbiamo scelte tre
che vi proponiamo.
Da Roma la pastora valdese Maria Bonafede, espone
in una lunga corrispondenza
i motivi della partecipazione
degli evangelici, per nulla
scontata fino a poche settimane prima della Spuc. Ne
proponiamo alcuni stralci:
«...la nostra partecipazione
non è mai stata formale, ma
scelta come uno dei modi di
esprimere l’adesione al cammino ecumenico nella convinzione che la vocazione di
Dio chiama i singoli e le chiese a una sempre rinnovata
conversione a Cristo che ci
invita da un lato a confessare
la nostra fede senza cedimenti e compromessi e
dall’altro a mettere in discussione ogni sorta di orgoglio
confessionale (...).
La proclamazione dell’Anno Santo da parte della Chiesa cattolica il cui collegamento alla dottrina dell’indulgenza è stato posto nell’ultimo
periodo così in rilievo, è apparso come una provocazione e il nesso che l”'Enchiridion Indulgentiarum” istituiva per i cattolici, tra indulgenza plenaria e partecipazione ad iniziative della Settimana, ci è parso un’indebita
appropriazione confessionale di un’iniziativa squisitamente ecumenica (...).
Abbiamo avuto a Roma un
incontro, non facile, con la
commissione diocesana per
l’ecumenismo e il dialogo,
nel quale abbiamo ribadito la
nostra volontà ecumenica
ma anche la necessità di
chiarezza evangelica e abbiamo posto come condizione
alla nostra partecipazione, la
possibilità di rendere pubblica, tramite dichiarazione
scritta, la nostra posizione
negli incontri ecumenici della Settimana (...). Avremmo
anche potuto, come evangelici romani, astenerci dal partecipare come hanno fatto altre chiese in Italia e come,
anche a Roma, alcuni fratelli
e sorelle auspicavano.
Abbiamo scelto diversamente e consapevolmente
perché è prevalsa tra noi la
volontà di mantenere aperti
il confronto e la comunione
fraterna anche se indubbiamente sono stati messi a dura prova. Lo abbiamo scelto
anche perché sappiamo che
anche in seno al cattolicesimo c’è stata sofferenza e
molta insofferenza nei confronti dell’Anno Santo e del
rilievo che ha assunto la dottrina e la pratica dell’indul
genza. Lo abbiamo fatto perché siamo convinti che l’ecu
menismo sia un cammino
nel quale ciò che conta non è
tanto quel divide o unisce le
chiese tra di loro, ma quel
che unisce o divide le chiese
a Cristo e che è questo che
abbiamo provato a ricercare
anche quest’anno».
Da Cagliari il pastore battista Herbert Anders prende
benevolmente in giro un certo «protestantesimo d’assalto». «Leggendo gli articoli sulla stampa evangelica e non, si
ha l’impressione che l’evangelismo storico italiano sia di
nuovo tornato all’attacco.
Campo di battaglia è quello
delle indulgenze. Terreno a
noi favorevole perché pieno
di ostacoli depositati nel corso della storia. Terreno che
quindi premia l’agilità di movimento, tecnica che favorisce Davide nei confronti di
Golia. Anche i metodi di combattimento sono strategie che
assomigliano più alla lotta
partigiana che non al confronto sul campo aperto: qui
una nostra chiesa protesta, là
una dichiarazione di astensione di celebrazione in "quasi totalità" (presidente della
Fcei, cit. in Adista 22 gen.), a
fianco un incursione con i
mezzi di stampa a disposizione e, sopra a tutto, si posa lo
spirito del "farsi sentire”,
dell’attrarre l’attenzione sulle
proprie azioni e convinzioni.
“Molti di noi protestanti
non pregheremo con il papa e
con i vescovi. Sono venute
meno le condizioni morali e
teologiche per farlo", scrive il
teologo valdese Paolo Salvaterra sul Manifesto del 14
gennaio (cit. in Adista 22
gen.). Ma se sono venuti meno adesso, mi chiedo perché
gli altri anni c’erano? Anche
negli anni scorsi avevamo
una Chiesa cattolica romana
che vendeva le indulgenze ai
suoi fedeli; anche negli anni
scorsi avevamo a che fare
con una chiesa che include
molte persone ricche, sazie,
consolate (v. P. Salvaterra);
anche negli anni scorsi eravamo a conoscenza del business che sta intorno a varie
delle attività della nostra
chiesa sorella. Certo che quest’anno la sorella ha tirato
fuori il drappo rosso e con
troppa veemenza lo ha sventolato davanti ai nostri occhi.
Ma, per stare al gioco dell’analogia, mi sembra che anche il toro che si lancia contro, non sia invaso dallo spirito di riconciliazione.
Uno spirito diventato sempre più raro dopo Graz, che
però è emerso in quest’anno
di spettacolare giubileo. Perché oltre ad avere a che fare
con la solita chiesa, piena di
sé, quest’anno si è trovata
una nuova forza in campo.
Una forza lieve e sommessa
che ha portato all’attenzione
della chiesa di Roma il suo
gesto provocatorio e prontamente ha ottenuto che il
drappo rosso venisse lasciato
posare per una settimana,
quella della preghiera per
l’unità dei cristiani (v. "La
precisazione vaticana". Riforma, 24 die. ’99). Ma ormai il
toro era in galoppo e aveva
trovato gusto alla sua parata
sotto gli applausi di tutti.
La prima battaglia in campo si è conclusa e non si sa
bene chi potrebbe gridare
vittoria. La chiesa di Roma,
nella fattispecie dei suoi vescovi sul territorio italiano,
sembra essere leggermente
irritata, come da alcuni sassolini che le hanno pizzicato
le spalle. E la "quasi totalità
del mondo protestante italiano"? Anch’essa mi sembra un
po’ perplessa, come se si scoprisse sorpresa dalla propria
posizione in campo. Si guarda intorno e stupefatta si
chiede se questo è davvero
ancora il terreno di 500 anni
fa. E gli viene il dubbio sulla
natura delle indulgenze di allora, e su quelle di oggi. E si
scopre invecchiata e molto
meno agile di quanto non
pensava essere».
Da Campobasso il past. Dario Saccomani racconta di un
no ecumenicamente fecondo,
che può svincolare dai limiti
della Spuc: l’obbligatorietà, il
ritualismo, la ripetitività.
«Anche questa Settimana
di preghiera per l’unità dei
cristiani è passata. Gli altri
anni, dopo questa affermazione, si tirava un sospiro di
sollievo. Erano finiti gli incontri formali di preghiera, le
riunioni per trovare degli accordi con i vari esponenti del
mondo cattolico, per cercare
in un qualche modo di suscitare un interesse più profondo al discorso ecumenico, liberandolo dallo schema formale di questa settimana.
Quest’anno non è proprio
andata così. A Campobasso
come al solito verso la fine di
dicembre sono iniziate le telefonata per trovare accordi,
ma dopo il primo incontro il
cattolicesimo ha perfettamente compreso quali erano
le nostre difficoltà, così si è
deciso di posticipare questo
momento ecumenico e di
dargli un valore più di incontro e di formazione, di informazione che non semplicemente liturgico. Non ci sono stati scontri, contrasti, incomprensioni, piuttosto il
grande senso fraterno di
comprendere le nostre motivazioni a non gradire degli incontri formali che, quest’anno, avevano in più il peso di
tutto il Giubileo cattolico.
Andiamo avanti nel dialogo
ecumenico, il quale può trovare un sostanziale ripensamento proprio in relazione a
questo Giubileo, riportandoci
a riflettere sul centro del nostro essere cristiani, anche in
modalità differenti. Ci sono
molti temi che devono essere
e possono essere affrontati
insieme, proprio per costruire, per noi in Molise, un tema
si presenta come primario ed
è quello relativo alla persona
di Pietro da Morrone, anche
conosciuto come papa Celestino V. Egli fu sicuramente il
primo a pensare la “perdonanza" che da Bonifacio Vili
fu trasformata nello schema
giubilare che noi conosciamo. Ma la “perdonanza” era
di fondo altro, era una proposta di rilancio della chiesa
verso una più chiara aderenza all’evangelo di Gesù Cristo.
Allora affrontiamo questo argomento, lo affrontiamo partendo proprio dalla crisi benedettina, dalla nascita di
movimenti pauperistici, dall’elezione di un Celestino V,
dal movimento sorto da un
Gioacchino da Fiore. Riflettiamo partendo da quella
istanza di riconversione della
chiesa in senso evangelico
che ci accomuna, che ci chiama tutti, cattolici ed evangelici, ad una radicale conversione verso il nostro Signore Gesù il Cristo.
Allora riflettiamo ecumenicamente partendo da quando eravamo ancora una chiesa, riflettiamo ecumenicamente su cosa significhi la
Giustificazione per fede, riflettiamo su cosa sia la conseguenza vissuta della nostra
confessione di fede che Gesù
è il Signore. Il dialogo ecumenico a Campobasso e in Molise si svolgerà e continuerà il
suo cammino proprio attraverso una serie di iniziative:
la prima sarà sulla giustificazione per fede; la seconda riguarderà un convegno sulla
pace; la terza vedrà un convegno sui XI-XIII secoli».
(a cura di Emmanuele,
Paschetto)
Sulla stampa cattolica
Ma i valdesi non c'erano
ai vespri in San Paolo
Il quotidiano Avvenire di dà
grande risalto alla presenza
dei valdesi alla liturgia ecumenica del 25 gennaio a San
Paolo fuori le Mura, presieduta dal cardinale Etchegaray. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, titola in prima pagina il quotidiano cattolico, è stata «chiusa dai vespri in San Paolo con
i valdesi, che disertarono
l’apertura» (il riferimento è
qui alla cerimonia di apertura della Porta santa, sempre
alla basilica di San Paolo fuori le Mura, il 18 gennaio; appuntamento disertato non
solo dai valdesi, ma dai due
terzi del protestantesimo
mondiale). In realtà, i valdesi
non erano ufficialmente rappresentati ai vespri in San
Paolo; l’unica presenza era
quella di Valdo Bertalot, laico
valdese intervenuto non in
rappresentanza della Chiesa
valdese ma nella sua qualità
di Segretario generale della
Società biblica in Italia.
Invitato a partecipare alla
cerimonia, il moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan, ha declinato l’invito affermando, in una lettera
all’abate di San Paolo, Paolo
Lunardon, che i valdesi ritengono che «gli incontri ecu
VENERD
menici per essere veramente
tali devono essere progettati
insieme, nei contenuti e nelle
modalità di svolgimento»,
Dopo aver citato esempi concreti di collaborazione fij
valdesi, metodisti e cattolici,
Rostan conclude: «Cerchia,
mo quindi il colloquio reciproco, non solo una presenza
che, per quanto io possa immaginare, rimane una muta
seppur cortese testimonianza
. di una volontà di collaborazione che si sta già dimostrando essere possibile».
Analoghe motivazioni sono
state espresse in una lettera
all’abate Lunardon dal presidente dell’Opera per le chiese
evangeliche metodiste, pastore Valdo Benecchi. Per il pastore luterano Hans Michaei
Uhi, che invece ha partecipato ai vespri, «quest’anno dobbiamo registrare un certo
progresso, perché mentre negli anni scorsi per la chiusura
della Settimana di preghiera a
San Paolo si celebrava una
messa, finalmente è stata accolta la nostra osservazione,
che cioè venivamo invitati a
un cerimonia a cui non potevamo prendere parte fino ini
fondo, e la messa è stata sostituita da una semplice preghiera dei vespri». (nev)
L'iniziativa è di otto diverse comunità
La Consulta delle comunità
religiose di Bologna
Il 26 gennaio è stata presentata alla stampa la Consulta delle comunità religiose, organismo costituitosi a
Bologna lo scorso 12 gennaio, che comprende i responsabili di otto chiese e comunità religiose della città;
ne fanno parte evangelici
(Chiesa metodista. Chiesa avventista. Chiesa dei Fratelli e
la Chiesa cristiana «Raggio di
luce»), ortodossi (Chiesa ortodossa romena), la comunità musulmana, quella ebraica e la comunità Baha’i.
«Le grandi manifestazioni
pubbliche che coinvolgeranno la città di Bologna per il
Giubileo del 2000 - si legge in
un documento di presentazione della Consulta - ripropongono la questione del rispetto per la libertà delle diverse fedi».
Le aree di interesse del
nuovo organismo interreligioso, i cui rappresentanti
hanno già incontrato il vicesindaco di Bologna, sono la
laicità e la libertà religiosa, la
scuola, la formazione alla
multiculturalità, la cultura
della legalità. In ambito educativo e scolastico, la Consulta intende lavorare «in difesa
della Costituzione e per una
scuola sempre più laica e
pluralista». La scuola, si afferma a questo proposito, è il
luogo fondamentale per la
formazione dei cittadini, ir
cui va promossa la conoscenza delle diverse religioni quale patrimonio culturale di
tutti, e va salvaguardato allo
stesso tempo il carattere laico
dell’istituzione educativa,
Molta attenzione anche al tema del razzismo e della cittadinanza: anche le religioni
possono contribuire oggi alla
costruzione di una cultura
della pluralità e della multiculturalità, «per una integrazione senza conflitti».
La Consulta delle comunità
religiose di Bologna, che ha
sede presso la Chiesa metodista (via Venezian, 3), organizzerà a maggio una assemblea cittadina per discutere
sul tema «Le religioni, la libertà e la pace oggi». (nev)
CRONACHE CHIESE
RORÀ — All’incontro mensile di gennaio organizzato dal
Concistoro a casa di Valdesina ci siamo confrontati partendo dal documento «Procreazione medicalmente assistiti). L’incontro ha visto la partecipazione di 18 persone e
diversi spunti di riflessione comunitaria. Nella seconda
parte abbiamo salutato Mirella e Silvio Tourn in partenza
per l’Argentina, paese in cui si fermeranno per due mesi. Il
prossimo incontro è previsto per giovedì 2 marzo.
gioventù evangelica
ABBONAMENTI
normale...........................L. 45.000
sostenitore.......................... 90.000
estero...............................60.000
«3 copie al prezzo di 2»............. 90.000
cumulativo GE/Confronti.............. 90.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
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Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
mm-i
Si è svolta a Mestre una giornata di aggiornamento per i monitori nel Nord-Est
I bambini, il culto e la chiesa
Una giornata per studiare e confrontarsi sulle strategie necessarie per coinvolgere
I più piccoli nella vita comunitaria, nella liturgia e nella passione per la Bibbia
MARIO COLAIANNi
Domenica i6 gennaio si
è svolta nella chiesa valdese di Mestre una giornata
di aggiornamento per monitori e catechisti delle chiese
evangeliche del Nord-Est;
battisti, metodisti, pentecostali e valdesi. La Federazione
delle chiese evangeliche del
Nord-Est (Fcene) ha organiz2ato accuratamente questo
tradizionale momento di ritrovo annuale invitando la
pastora Lidia Giorgi, della
Chiesa battista di Rovigo, a
parlare sul tema «I bambini,
il culto, la chiesa». Dopo il
culto e le presentazioni, la
pastora ha introdotto l’argomento citando i vari passi dei
Vangeli in cui Gesù ha a che
fare con i bambini. Ricordando a tutti che la scuola domeiiicale è di fondamentale importanza per la crescita di un
bambino. Lidia Giorgi ha invitato i presenti a esporre le
proprie esperienze, dando
modo a tutti di sentire e condividere le emozioni sia delle
persone alle prime armi sia di
quelle più esperte.
È emerso che oggi il monitore ricopre un ruolo delicato
all’interno della chiesa: il suo
compito è quello di favorire
la crescita spirituale del bambino, che lo vede come un
punto di riferimento; deve
essere al passo con i tempi
ma molti hanno fatto notare
Tinvecchiamento di alcuni
metodi. Purtroppo, come note negativa, capita spesso che
i bambini frequentino poco
te scuola domenicale perché
le&miglie antepongono altri
interessi rispetto alla chiesa.
Bisogna fare capire ai bambini i valori del protestantesimo, in modo che abbiano
una consapevolezza della loto identità. Questo elemento
è meno avvertito che nel passato, mentre dovremmo essere orgogliosi della nostra
diversità e non omologarci,
come è consueta prassi moderna. Bisogna invogliare anche i genitori a scoprire come
i bambini si sentano parte
della chiesa quando cantano
insieme, giocano o recitano.
In questo senso, se i genitori
rimettono la Bibbia al centro
della propria vita, anche i loro figli saranno più motivati a
venire in chiesa.
Dopo queste proficue riflessioni, nel pomeriggio si è
lavorato in gruppi. Un primo
Un momento dell'incontro dei monitori a Mestre
gruppo ha sottolineato (in riferimento a Luca 2, 41-52)
come sia importante il binomio esempio-testimonianza.
11 monitore deve avere coscienza che ciò che insegna è
una testimonianza attuale,
ma anche la testimonianza di
quello che un monitore ha ricevuto a suo tempo. La crescita non è univoca ma reciproca: come Gesù insegnava
nel tempio, il monitore deve
avere autorevolezza ed essere
sostenuto dalla chiesa: occorre far capire ai bambini che
sono importanti, che la domenica è il giorno del Signo
re, e occorre la collaborazione delle famiglie.
Un secondo gruppo ha riflettuto su Marco 10, 13-16: i
discepoli cacciano i bambini
mentre Gesù li chiama a sé e
li benedice? I discepoli sono
stati posti come figura centrale: essi tolgono libertà ai
bambini di avere un contatto
con Dio e di esprimere i propri sentimenti senza proibizioni. Quando i monitori
mettono le proprie esigenze
davanti a quelle dei bambini
si finisce per fare la parte dei
discepoli. Inoltre anche noi
dovremmo recuperare la
semplicità e sincerità dei
bambini, sempre pronti ad
accogliere la novità che viene
loro presentata.
Il terzo gruppo ha evidenziato il molo di Gesù che valorizza i bambini, li rispetta, li
benedice. Capita nelle nostre
comunità che il bambino che
piange o gira durante il culto
venga malvisto perché «disturba». È anche emersa la
tendenza a non parlare della
scuola domenicale nelle riunioni di Consiglio di chiesa,
delegando tutto il lavoro ai
monitori o non ritenendola
oggetto di discussione, preferendo parlare di problemi più
«seri», come se l’educazione
dei nostri bambini fosse cosa
scontata o non meritoria di
attenzione, per poi lamentarci
che nelle nostre chiese i giovani non ci sono... Ci si è poi
soffermati su come sia bello
per i bambini poter partecipare al culto insieme a tutta la
comunità e cantare magari un
inno scelto da loro, prima della lezione: è stato fatto l’esempio dell’Inghilterra, dove nelle
chiese metodiste i bambini
stanno seduti e il pastore
spiega loro molto semplicemente il sermone, per benedirli prima di farli uscire.
Era una colonna della Chiesa valdese a Siena
Gilda Malaguti, tra la fede e la musica
ANTONIO CAPANNOLI
IL 14 gennaio, all’età di 89
anni, la sorella Gilda Malaguti ved. Rubarti ci ha lasciati
per raggiungere la dimora
eterna. L'avevo conosciuta
nei primi Anni 80, sempre instancabile e piena di vitalità,
ma fin dal 1938 faceva parte
della Chiesa valdese di Siena,
dove, dopo un periodo di ricerca durato 11 anni, aveva
fatto la confermazione nel
1949 insieme al compagno
della sua vita. Sostenuta da
un carattere sempre docile
ed estremamente dolce, ha
affrontato tutte le vicissitudini della vita (la perdita del
coniuge molti anni fa e quella
del figlio Renzo l’anno scorso) riponendo sempre la sua
fiducia e speranza nell’Eterno, come mi disse in una visita che le feci recentemente in
ospedale.
in quell’occasione, a fine
dicembre, mi sembrò tranquilla e parlò a lungo della
sua passione, la musica; disse
che a volte, nella veglia, riusciva a solfeggiare mentalmente alcuni motivi a lei cari,
compreso qualche inno (in
particolare il 29), che ogni
domenica, fino a circa un anno prima aveva puntualmente suonato al nuovo organo, e
per lunghi anni al vecchio,
faticoso armonium a pedali.
Non pensavo che non l’avrei
più rivista, perché il disturbo
per cui era stata ricoverata
era in regressione, e lei stessa
disse di sentirsi meglio.
Molto conosciuta in città,
per la sua vasta attività in
campo musicale, ha dedicato
il suo talento anche all’insegnamento ai giovani, finché
la vista glielo permise. Il pastore Stretti, consultando i
registri, si è reso conto che la
nostra sorella era una colonna della nostra comunità nel
dopoguerra, insieme alle sorelle Arcangela Roccamatisi
Di Santo e Stefania Barblan,
anch’ella organista. Negli anni precedenti Gilda Malaguti
aveva collaborato attivamente con la pastora Giovanna
Pons, per accompagnare gli
inni al culto domenicale o in
ogni altra occasione in cui
fosse richiesta una presenza
musicale professionale. Con
la sua scomparsa la nostra
comunità perde un’amica e
una testimone davvero importante, perché dovunque si
presentasse un’occasione di
incontro la sorella Gilda non
mancava mai di testimoniare, con serenità, con la sua
serietà e coerenza, con l’attuazione concreta nella vita
di ogni giorno, la propria fedeltà all’Evangelo. Il suo ricordo ci seguirà ancora per
lunghi anni e ci consola la
certezza che ella già gode
della presenza del Signore.
Per essere giovani a una certa età
‘^vere bene lavila
fa stare meglio”
Quando i miei pazienti mi chiedono consigli
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AGENDA
4 febbraio
la .serenità è di casa
TORINO — Alle ore 18, al Centro teologico (corso Stati Uniti
11/h) la prof. Ninfa Bosco parla sul tema: «Dire l’indicibile,
vedere l’invisibile. La spiritualità della Chiesa ortodossa russa». Presiede rincontro Piera Egidi.
VENEZIA — Alle ore 16, alla videoteca Pasinetti, il Centro
culturale Palazzo Cavagnis apre la serie di proiezioni della
rassegna «Schermi eretici. In ricordo di Giordano Bruno»
con il film «Il nome della rosa» di ].-]. Annaud; alle 21
«L’opera al nero» di A. Delvaux.
5 febbraio ...............
BERGAMO Alle 17,30, al Centro culturale protestante (via
Tasso 55, primo p.), il past. Salvatore Ricciardi tiene il quarto
studio biblico sul tema dell’apostolo Paolo, dal titolo: «“Siamo
stati sepolti con Cristo mediante il battesimo” (Rom. 6,4)».
5-6 febbraio
ROMA — Il Dipartimento di evangelizzazione dell’Ucebi
organizza, a partire dalle ore 10 del sabato, il II Seminario di
formazione per animatori evangelistici alla chiesa battista di
Centocelle (via delle Spighe 6). Per informazioni rivolgersi a
Enzo Polverino, tei. 081-5912452.
Sfebbraio
MESTRE — A partire dalle ore 10, nella chiesa valdese-metodista (via Cavallotti 8), a cura del Consiglio del VII Circuito
con collaborazione della Federazione delle chiese evangeliche del Nord-Est e del 7“ circuito, si tiene un incontro sul tema: «Riflessioni sull’omosessualità partendo dalla Bibbia»,
relatore il past. Giorgio Girardet.
ALESSANDRIA — Alle ore 15, al teatro Parvum (via Mazzini
85), si tiene un incontro della Federazione delle chiese evangeliche di Liguria e Basso Piemonte con il prof. Paolo De Benedetti, il past. Bruno Giaccone e il candidato Maurizio
Abbà sul tema: «Gesù nella letteratura ebraica».
7 febbraio
MILANO — Alle ore 18, in piazza San Fedele 4, per il ciclo
del Sae su «Una Bibbia molte letture», il pastore Fulvio Ferrario parla sul tema; «I riformatori e la Bibbia».
VENEZIA — Alla videoteca Pasinetti, per la rassegna «Schermi eretici», alle ore 16, si proietta «Gedileo» di Liliana Cavani
e alle 21 «Giordano Bruno» di G. Montaldo.
8 iehhmo ^ ..............
BOLOGNA — Alle ore 20,45, alla chiesa metodista, per il ciclo di studi biblici interconfessionali, il past. Giovanni Anziani parla sul tema; «Proverbi, gli “opposti”, gli avversari».
MILANO — Alle 18, nella sala della libreria Claudiana (v. F.
Sforza 12/a), la pastora Lidia Maggi tiene il primo incontro del
ciclo «Figure del tempo nella Scrittura», sul tema; «“In principio”: la concezione biblica del tempo (Genesi 1; Giovanni 1)».
9 febbraio
TORINO — Alle ore 21, alla libreria Manzoni Centro (via XX
Settembre 20), il giornalista e scrittore Bruno Gambarotta e la
pastora Giovanna Pons presentano il romanzo di Piera Egidi
«Vent’anni appena. Diario di una generazione onnipotente»,
ed. Leone & (¿riffa, distribuzione Claudiana.
10 febbraio
TORINO — Alle ore 16 e 20,45, nella sala valdese di via Pio V
15 (I p.), per il corso di formazione su: «“Chi dite voi che io
sia?”. Gesù il liberatore», il past. Mauro Pons parla sul tema:
«Solus Christus nella riflessione dei teologi valdesi».
11 febbraio
TORINO — Alle 20,45, nel salone di corso Vittorio Emanuele,
Giovanni Franzoni dell’Associazione «Campo de’ Fiori» di Roma parla sul tema: «Giordano Bruno 400 anni dopo il rogo».
13 febbraio
ROMA — Alle ore 16, nell’Aula magna della Facoltà valdese
di Teologia (via P. Cossa 40), il gruppo Sae organizza un incontro sul tema: «Il consenso cattolico-luterano sulla giustificazione: nuove prospettive», con Jared Wicks e Alberto Saggese. Introduce il prof. Ermanno Genre.
OMEGNA — A partire dalle 9,30 (culto), si tiene nella chiesa
metodista una giornata di incontro con il prof. Paolo Ricca
che parlerà sul tema; «La dichiarazione comune cattolico-luterana sulla dottrina della giustificazione».
14 febbraio
TRIESTE — Alle 18, al Centro Veritas, il Gruppo ecumenico
organizza una tavola rotonda sul tema: «Il Giubileo», con il
past. Renato Coìsson, Giampaolo Muggia e Rasko Radovic.
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
PI) Rubrica televisiva di Raidue, a cura della FederarnmÈmmSi- zione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedi seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedi successivo. Domenica 6 febbraio, ore 23,50 circa,andrà in onda: «I volti di Giordano Bruno»; «Terza di copertina». La replica sarà trasmessa lunedi 7
febbraio alle ore 24 e lunedi 14 febbraio alle 9,30 circa.
6
PAC. 6 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 4 FEBBRAIO 20Qo
IL GIORNO
DELLA MEMORIA
PAOLO NASO
Una giornata della memoria
della Shoà anche in Italia: è stata questa la parola d’ordine che
ha contrassegnato lo scorso 27
gennaio, anniversario della liberazione del campo di Auschwitz,
luogo e simbolo della tragedia
più grande del XX secolo. Se, infatti, ormai da anni vari paesi
europei lo commemorano ufficialmente, in Italia non esiste
una legge che vincoli le istituzioni ad affermare il valore politico e morale di quell’avvenimento. È un ritardo grave,
un’omissione difficile da comprendere e da spiegare: l’Italia e
gli italiani hanno avuto una parte non secondaria in quelle deportazioni che,
partite dal ghetto
di Roma o dalle
pianure padane.
Per tutte queste ragioni, ben
venga una giornata della memoria. E presto. In Parlamento
vi sono alcuni progetti di legge
tesi a istituirla ufficialmente, e
questa è senza dubbio una buona notizia. La cattiva notizia,
invece, è che nel nome delle mediazioni tese ad ottenere il più
ampio consenso attorno a questa proposta, da più parti si
propone che la giornata non sia
esclusivamente dedicata alla
Shoà ma anche agli altri stermini, quelli dei gulag, quelli delle
foibe, per intendersi. I gulag comunisti sono stati una tragedia,
così come le foibe sono state
In Italia non c'è
una pagina vergognosa e spietata del nostro
tempo; tuttavia
associandole alla
Shoà in una unica
. . cJlll/Cl tJl UllO U111V.O
si concludevano anCOCa Una IQQQG che catena di violen
nei campi di ster- .................za che muove dal
minio: non ricor- vincoli le istituzioni a le crociate e arridare istituzional- va alla guerra nei
mente quelle vi- f¡cordare Ìl Valore dei Balcani si cancelcende, che sono la l’unicità di Au
altro e vanno ol- ((rnfjutj (jplln Shn/ì» schwitz, la sua
tre gli eventi del UeilU ÙIIUU» assoluta,
25 aprile, espri
me una pericolosa tendenza alla
rimozione, ad avallare il messaggio tranquillizzante degli italiani «brava gente» che furono
sì alleati dei nazisti, ma che in
cuor loro non condivisero mai
la violenza estrema delle persecuzioni antisemite e dei piani di
annientamento degli ebrei.
Non è così e lo sappiamo, ma
nella coscienza più profonda del
sentire nazionale siamo ben lieti
che la polvere del tempo metta
una distanza tra noi e quegli avvenimenti. L’etica del ricordo
può essere molto dolorosa. E cosi, ad oggi, nel paese delle mille
piazze e dei mille monumenti a
Garibaldi, Mazzini e Cavour non
esiste una significativa piazza ai
«caduti della Shoà», così come
non esiste un «memoriale» che
racconti a noi stessi e ai nostri
figli quella storia.
Un solo esempio: da anni una
Fondazione sta lavorando per il
recupero del «campo di Fossoli», quello di «transito» in prossimità di Modena che per la
strategica vicinanza al Brennero
fu tappa intermedia di migliaia
di deportazioni. Come lo stesso
Primo Levi ci ha insegnato, lo
amministravano italiani e tedeschi: sarebbe quindi un «simbolo» significativo e autorevole
per ricordare, uno strumento
molto forte per realizzare percorsi didattici sulla deportazione. Ma il progetto di recupero
non decolla, mancano gli sponsor, mancano i fondi. Viene da
chiedersi se non manchi anche
la volontà politica.
scientifica e gratuita, fondata su un pregiudizio
razzista che nessuno ha saputo
arginare, neanche le chiese che
anzi lo hanno condiviso ed a
volte rafforzato.
Una legge che istituisce un
«giorno della memoria» deve
essere approvata con una grande maggioranza ed è giusto che i
partiti lavorino per costruire un
ampio consenso: ma sarebbe
triste e grave se, alla fine, si cedesse sul punto centrale dell’unicità della Shoà, magari per
ricordare le vittime «dell’una e
dell’altra parte». No, nella Shoà
le vittime furono da una parte
soltanto.
Approvata la legge, e speriamo sia una buona legge, bisognerà farla funzionare: e qui si
apre un altro capitolo, quello
dei modi di «fare memoria» di
fatti ormai lontani del tempo.
Spesso la memoria si associa alla retorica delle commemorazioni: nulla di più inutile e forse
anche controproducente. Le
scuole costituiscono la sede naturale e privilegiata di molte iniziative istituzionali e già ora, del
resto, realizzano programmi di
studio sui temi della Shoà. È dal
patrimonio di esperienze realizzate in questo campo che bisogna partire, dai fallimenti subiti
e dai successi raggiunti: «Attenti agli Auschwitz show» ha ammonito un’intellettuale ebrea
valutando le iniziative dei giorni scorsi. Ha ragione, esibire il
dolore non basta e non serve.
Occorre di più e dobbiamo ancora capire che cosa.
L Fj(X)
REDAZIONE CENTRALE TORINO;
Via S. Pio V, 15 - 10125 Torino, tei. 011/655278 - lax
011/657542 e-mail: redaz@riforma.it;
REDAZIONE NAPOLI:
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fax081/291175, e-mail; ritorma.na@mt)OX.netway.it;
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD; Anna Maftei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica
Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce,
Paolo Fabbri, Fulvio Ferrario, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI,
Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti Raffaele Volpe
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
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valli valdesi) E 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1,800. Economici: a paròla £ 1.000.
1998
Associato atla
Unione stampa
periodica Kallsna
La testata Riforma è registrala dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 4 del 28 gennaio 2000 è stato spedito dali'Utficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 26 gennaio 2000.
Negli ultimi mesi il cielo è stato al centro dell'attenzione
Il ghiaccio che piove dal cielo
Eclissi disole e di luna, millenarismi vagamente sopiti, inquinamento
crescente e freddo polare creano strane inquietuìdini e allarmismo
ALBERTO CORSAMI
Quasi quasi cl provo anch’io: in quelle mattine
di gelo, che mi fanno trovare
due dita di ghiaccio nella ciotola a cui si abbevera il mio
pastore maremmano, potrei
trovare spunto e materia prima per qualche «lancio». A
qualcuno potrà sembrare argomento futile, (ma è tanto
più interessante sapere, dalle
prime pagine del 28 gennaio,
che il nostro superminlstro
dell’Economia dice la sua
sulla voglia di sesso di alcuni
celebri padri ottuagenari?),
ma la vicenda dei blocchi di
ghiaccio che cadono dal cielo
è a suo modo intrigante.
Scartate alcune ipotesi dagli esperti del settore (ingegneri aeronautici, meteorologi, l’astronoma Margherita
Hack), probabilmente il fenomeno ha più cause diverse; diversi sono i reperti, alcuni recano con sé tracce di
manufatti (per esempio il catrame, che ha fatto pensare a
un blocco staccatosi dal carrello di un aereo), altri addirittura frammenti di involucri
(plastica, pellicola trasparente), che sembrano escludere
la provenienza interplaneta
ria e indicare piuttosto la
conservazione del materiale
da parte di qualche buontempone, finalizzata al lancio... Ma dietro agli scherzi
c’è sempre una qualche paura su cui far leva: così si spiega l’aspetto sempre più orripilante delle maschere per il
Carnevale o per la notte di
Halloween.
In questi ultimi mesi il cielo
è stato oggetto di rinnovate
attenzioni, per una serie di fenomeni non proprio abituali:
l’eclisse di sole dell’11 agosto,
la «Luna gigante» fra il 22 e il
23 dicembre, l’eclisse di luna
il 21 gennaio: inoltre l’anno
2000 ha innescato una serie
di ansie ed eccessi millenaristici, e aggiungiamoci la tesi
degli scienziati inglesi che attribuiscono alle comete la diffusione del virus influenzale.
Ce n’è abbastanza per dire
che, in aggiunta a maghi e
astrologi di sempre, un rinnovato rispetto ha preso piede
nei confronti della volta celeste, uno stupore smagato, fatto di attrazione e spavento. Il
cielo in fondo avrebbe ragione di vendicarsi degli olezzi,
dei fumi e delle tossicità varie
che liberiamo dalla nostra
terra, anche nella sua direzio
Sicurezza sul lavoro cercasi
curezza sul lavoro parliamo
di diritti fondamentali della
persona, alla vita, all’integrità
fisica. È un problema non solo di leggi, di coordinamento,
di azioni; è anche un problema di cultura. Possiamo vincerla, ci diamo questa priorità. La società italiana sta
affrontando la sfida della globalizzazione e della competitività rendendo efficiente un
sistema pubblico che assicuri
la protezione di quei diritti
sociali, che altrimenti i processi di cambiamento rischiano di comprimere o di
degradare in modo irreparabile. L’adozione di “(ìarta
2000" (il documento programmatico per la sicurezza
sul lavoro) è un risultato ma
anche un impegno.
È una sfida che tutti dobbiamo affrontare insieme,
perché nessuno è in grado di
farlo da solo; istituzioni, parti
sociali, società italiana. La sicurezza nei luoghi di lavoro è
una componente essenziale,
perché l’Italia possa compiere, sul piano della qualità civile e sociale, lo stesso salto
in avanti che ha saputo compiere sul terreno del rigore di
bilancio, della stabilità monetaria, della credibilità internazionale. Una grande nazione è tale se riesce ad affer
mare tutti i valori fondanti
della sua democrazia».
Tuttavia anche di fronte a
questi intendimenti del governo, la situazione non
sembra migliorare. Nei primi
20 giorni di gennaio i morti
sul lavoro sono stati 34. C’è
una legge, la 626 del ’94, che
impone adempimenti, investimenti in sicurezza, che
coinvolge anche i lavoratori
nella gestione di tutti i problemi degli infortuni, attraverso il delegato per la sicurezza, ma da quando è in vigore la situazione non è migliorata. Attorno alla legge
626 sono sorti consulenti,
più o meno competenti, che
conoscono il processo produttivo a tavolino, che compilano carte a garanzia più
dell’imprenditore che della
sicurezza del lavoratore. Allora di fronte a un incidente
si afferma che la responsabilità è del lavoratore, che non
segue le prescrizioni.
Anche qui non è così. La
626 è pensata per una fabbrica, un processo produttivo in
cui era dominante la figura
del lavoratore a tempo pieno.
Oggi questi lavoratori stanno
diventando una minoranza.
Sulla nozione della «flessibilità» si sono costruite nuove
figure professionali: a part-ti
ne. Pure il freddo, poi, di cui il
ghiaccio è emblema, sembra
fare paura: a parte il caso
sciagurato dei terremotati di
Umbria e Marche ancora costretti nei container, a parte il
dramma dei «senza fissa dimora» uccisi dal gelo nelle
nostre città, per tutti gli altri
finire sotto zero per alcuni
giorni non dovrebbe essere
una catastrofe, visto che siamo a gennaio. E invece i toni
sono allarmistici.
Il ghiaccio che piove dal
cielo, nella misura in cui è
scherzo (e in una certa misura lo è sicuramente), scopre
dunque alcuni nervi scoperti,
banali fin che si vuole, perché caratterizzano la vita di
tutti i giorni, ma che proprio
per questo coinvolgono tutti.
Potremo spiegarlo in parte, e
rispondere a un certo numero di interrogativi: vivremo
meglio. Ad altri forse non risponderemo, per ora: e forse
anche questo limite alle nostre capacità investigative ci
aiuterà a vivere meglio; e non
stupiamoci se il 1“ aprile, invece di una triglia appesa al
fondo della giacca ci troveremo con il bernoccolo provocato da un blocco di merluzzo surgelato.
Da un po’ di tempo riceviamo parecchie lettere
sul tema della religiosità degli italiani. Una ascoltatrice
della provincia di Messina ci
scrive a proposito di Padre
Pio. È cattolica, dice, ma è
indignata perché si parla
molto di Padre Pio e dei suoi
miracoli e non si parla invece del fatto che «uno che si
sposa col Signore» - per usare la sua espressione - deve
solo aiutare i poveri. Nessuno deve arricchirsi a partire
da miracoli, veri o falsi (e,
per lei, tutti i miracoli di cui
si parla sono falsi). Interessante, mi pare, è il suo ragionamento: la parola del Signore è parola che aiuta, che
non mette gli uni contro gli
altri; quindi una parola che
arricchisce chi la pronuncia
non può essere parola di
EUGENIO RIVOIR
Dio; è solo parola che prende
in giro persone semplici e
persone ignoranti. Poi la nostra ascoltatrice cambia discorso; come succede con gli
affari che si fanno intorno a
Padre Pio, così succede in
molti altri posti del nostro
paese: la chiesa in troppi posti crea scandalo perché cerca di arricchirsi e si dimentica di quel Signore che è vissuto e morto povero. Quan
me (non sempre volontario),
al lavoro modulato controtempo (sempre di notte o festivo), con contratto a termine, con il lavoro in affitto. Alla
flessibilità dei lavoratori corrispondono nuovi modelli organizzativi del lavoro: la produzione snella, il just in time
(il lavoro puntuale praticamente senza magazzino). 1
nuovi modelli organizzativi
cambiano i ritmi e la socialità
del lavoro. E questo non è
senza conseguenze sul piano
della sicurezza del lavoratori.
Non è più l'ambiente di lavoro soltanto che determina la
nocività dello stesso, ma il
modello organizzativo. 11 modello organizzativo, associato
alle condizioni di stress del
lavoratore, è la causa di molte
morti e incidenti sul lavoro.
Se questo è vero, e lo dimostrano alcune ricerche dell’Università Bocconi, dell’Università di Torino e di numerose istituzioni americane,
bisogna intervenire appunto
sull'organizzazione del lavoro
(e del territorio) per ottenere
una riduzione significativa
dei rischi. Ma questo non lo si
fa con la 626 e i consulenti,
ma cambiando le relazioni
sul lavoro affermando la cultura della responsabilità.
Giorgio GardioI
do si comportano così, ingannando la gente, gli uomini di chiesa (anche se fossero
cardinali) sono «diavoli travestiti».
La domanda di questa donna cattolica siciliana è semplice: «Come possiamo dire
la verità?». Sembra un grido
alla ricerca di un mondo più
onesto, un grido comunque
verso gli uomini e le donne di
chiesa perché si smetta di in
I SUI GIORNALI
ALTO ADIGE
Primato di Pietro
Un commento di prima
pagina affidato allo scrittore Ferdinando Camon affronta il 24 dicembre il tema del valore del papato:
«Due mesi fa - scrive Camon - è avvenuto qualcosa
di molto importante che iil;
nostri giornali hanno as- ;
sordamente trascurato; è
avvenuto un atto di resa
del cattolicesimo al protestantesimo (...) con la firma
di un documento in cui la
chiesa di Roma riconosce il
principio-cardine del luteranesimo, la salvezza per
fede».Intanto, prosegue
l’articolo, il papa ha pronunciato un mea culpa per
la persecuzione di Jan Hus
e «la gerarchia cattolica ha
ammesso un’influenza della dottrina cattolica nella
persecuzione degli ebrei.
Tutti questi atti non modificano un singolo episodio,
ma l’istituzione e la fede.
Perché introducono nella
fede il primato della coscienza». E ancora: «Poiché
un “Dio nell’errore” non è
ammissibile, è la Chiesa
che deve spostarsi per ritrovarlo. È quel che sta facendo». In questa ottica di
revisione tuttavia «il più
grosso ostacolo alla riunificazione di tutti i cristiani
sta nel primato di Pietro
(...). La richiesta di un nuovo ruolo del papa è stata
messa nelTintesa con i luterani, nelle richieste degli
ortodossi, ma anche (...)
nelle dichiarazioni del Cardinal Martini». In ogni caso
«il concetto che il primato
di Pietro vada ridiscusso è
entrato nello stesso Vaticano (...) Perciò il Giubileo/
che si apre stanotte è un
evento enorme: chiude
l’epoca romana del cattolicesimo, apre l’epoca mondiale del cattolicesimo».
ca
indulgenze
Il quotidiano svizzero,
nel numero dello scorso 23
dicembre, dà notizia della
presa di posizione della
Fcei: «Per la Federazione
delle chiese evangeliche
italiane - scrive Michael
Meier - questa indulgenza
per buone opere e offerte
in denaro significa una
“commercializzazione della festa giubilare" alla quale essa (...) non può assolutamente partecipare. Dietro alla indulgenza papale
gli evangelici intravedono
una teologia che ritenevano da lungo tempo superata. La Federazione delle
chiese evangeliche svizzere
è partecipe delle preoccupazioni dei protestanti italiani e ha tradotto la loro
circolare, inviata a tutte le
chiese membro».
gannare, di servirsi della posizione di privilegio nella
quale ci si trova per farei
propri comodi, perché si
smetta di fare affari disonesti
e si cominci ad aiutare. E
questa donna insiste: «I poveri, i poveri dovete aiutare»
e conclude; «Mi rivolgo a voi
perché intorno a me, nella
mia chiesa, ci sono impalcature false che prendono in g>'
ro la gente».
Noi, raccolta questa voce
che viene da lontano, la ù'
proponiamo a tutti coloro
che ci ascoltano perché vediamo chi siamo: diffusori
della verità o ingannatori?
(Rubrica «Parliamone
me» della trasmissione «Ciiu"
evangelico» curata dalla Fededf'
zione delle chiese evangeliche
Italia andata in onda domenica
30 gennaio)
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^ERPi 4 FEBBRAIO 2000
PAG. 7 RIFORMA
^ Valdesi e incontri culturali
Due serate a Bricherasio
Da alcuni anni, a pochi metri dalla piazza centrale di Bricherasio, la Chiesa valdese ha aperto una sala per culti e riunioni.
Fin qui il Comune non pareva neppure essersene accorto.
Quest’anno, in occasione del XVII Febbraio, ai valdesi è stato
chiesto di organizzare un paio di serate. Così sabato 12, alle
20,45, nella sala della biblioteca comunale, il pastore Claudio
Pasquet presenterà il libro di Paola Geymonat «Le galline non
hanno confini» e martedì 22, sempre alle 20,45 e nel medesimo
luogo, il pastore Giorgio Tourn parlerà sul «Senso e la storia
del XVII Febbraio». Bricherasio (probabilmente non è casuale
il cambio di amministrazione locale) potrà così scoprire una
fetta importante di una storia che è anche la sua storia.
Incontro a Luserna San Giovanni
Quale unità per i cristiani?
Nei locali della chiesa di San Giovanni, venerdì 28 gennaio, il
pastore Fulvio Terrario ha percorso le ragioni teologiche ed ecclesiologiche che hanno dato fondamento alla Chiesa cattolica
romana e alle chiese ortodosse e protestanti. Da una visione e
una prassi conciliare (sinodale) nella chiesa primitiva e nel primo millennio avrebbe preso poi forma un processo di centralizzazione attorno alla sede vescovile romana. Il Concilio ecumenico di Nicea, lo scisma d’oriente, la Riforma, l’infallibilità e
il primato del vescovo di Roma così come enunciate al Concilio
Vaticano 1 e fatte proprie dal Vaticano II rappresentano le tappe decisive in cui il modello sinodale e quello monarchico interrogano ancora oggi le chiese interessate all’ecumenismo.
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Fondato nel 1848
Ipi' Su questo dilemma si gioca l'economia anche nella zona del Pinerolese
I II nodo tra sviluppo e occupazione
Come succede a livello più generale l'altalena dei dati fra posti persi e nuovi impieghi è resa
ì' più complicata dai diversi modelli di contratto e di inguadramento in uso nelle varie imprese
DAVIDE ROSSO
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IL rapporto tra lo sviluppo e l’occupazione
sembra essere il nodo fondamentale da risolvere per cercare di darerespiro all’economia
in Piemonte come alle
Valli. Il nascente Patto
tensoriale del Pinerolese, che coinvolge svariati
enti locali, imprese, assodazioni pubbliche e private, cerca di pensare
uno sviluppo del territolioche tenga conto dell’occupazione anche se
le proposte di investimento (circa 350 miliardi), a detta di alcuni, non
sono proporzionali alla
reale resa in termini di
creazione di posti di lavoro; la previsione è di
900 posti lavorativi. Dal
punto di vista del rapporto sviluppo-occupazione comunque guardando al livello provindale ci si accorge che a
fronte di una crescita
dell’1% del Pii non sembra essere corrisposta
una pari crescita deH’occupazione nel territorio.
Anche nel Pinerolese
l’occupazione è caratterizzata da un costante alternarsi di dati sulle assunzioni e sulle cessazioni dei rapporti di lavoro
soprattutto nell’industria
enei terziario che indicano un avvenuto cambiamento nel mondo produttivo. «In realtà - dicono all’ufficio di collocamento di Pinerolo - i dati
thè abbiamo rendono
tonto di una situazione
sempre più caratterizzate da una realtà lavoratile in cui sono sempre di
Piìi i contratti a tempo
determinato. Questo fa sì
che i dati delle assunzioni nel Pinerolese (3.202
nel primo semestre del
’99) siano inferiori a
quelli delle cessazioni
(3.654) avvenute nello
stesso territorio nel medesimo periodo». Una situazione quindi che vede
confermato il crollo del
mito del posto fisso anche alle Valli con sempre
più imprese che ricorrono al lavoro interinale e
ai contratti a tempo determinato a cui consegue
un forte movimento di
persone che variano nel
tempo il loro impegno
lavorativo.
Dal punto di vista produttivo la realtà delle Valli pare essere caratterizzata oltre che da una forte crisi del settore indu
striale anche dalla tenuta
della realtà produttiva artigiana (la seconda impresa produttiva della vai
Pellice, sottolineavano
già nel ’98 alla Confederazione nazionale artigiani, Cna). Una realtà che
da lavoro a migliaia di
persone (i dati in proposito relativi al Pinerolese
parlano di 1.879 nuove
assunzioni fra industria e
artigianato nel primo semestre ’99) che rischia a
volte di essere messa un
po’ in secondo piano. Per
altro verso sono sempre
di più i Comuni valligiani
che hanno realizzato, o
pensano di farlo, aree artigiane nel proprio territorio. «Non so se è produttivo il moltiplicarsi di
questi insediamenti - dice Mauro Prot, della Cna
- anche se ovviamente
non si può vedere in maniera negativa l’investimento di risorse. Noi già
una decina di anni fa proponevamo la nascita di
poli forti che andassero
oltre la frammentazione,
come ad esempio l’individuazione di aree comuni di valle che concentrassero la produzione
ma questo non è stato
possibile e si assiste oggi
a una tendenza nettamente diversa della situazione». Una situazione
comunque in movimento
quella dell’occupazione e
dello sviluppo del Pinerolese che sembra però cercare una via di uscita.
Il progetto di Massello
Azienda faunisti
nessuna notizia
Da circa tre anni il Comune di Massello ha deciso di istituire una azienda faunistico-venatoria sul proprio territorio. La possibilità deriva
direttamente dalla legge
regionale sulla caccia e
prevede la gestione affidata a una società che in
cambio si impegna a versare al Comune 40 milioni l’anno. Infatti lo spirito delle aziende faunistiche prevede che si possa
andare a caccia, in quel
territorio, solo dietro il
pagamento di una quota.
Ovviamente insorsero allora i cacciatori lamentando che venisse sottratto alla normale attività venatoria un territorio molto ampio e ricco
di fauna «nobile».
Anche in Massello si
sono levate voci contrarie, di disaccordo su questa caccia a pagamento.
In realtà in questi tre anni nulla è stato messo in
atto; la Regione Piemonte non ha ancora autorizzato la creazione di quest’azienda faunistico-venatoria; giace negli uffici
regionali una bozza di
delibera di giunta, presentata il 30 giugno 1999
sui criteri per la costituzione delle aziende faunistico venatorie. Non si
sa se e quando verrà approvata, tuttavia alcuni
criteri proposti fanno discutere; tali aziende potrebbero occupare il
14,5% del territorio agrosilvo-pastorale di ciascuna provincia, una percentuale giudicata eccessiva dal Wwf. Fa inoltre discutere un altro
elemento; la distanza
minima fra le varie aziende; 1.000 metri.
Qualcuno ritiene che
sia una distanza eccessiva e altri, considerando
la capacità di tiro di alcuni fucili, chiedono di arrivare almeno a 2 km. Laconico il commento del
sindaco Micol; «Non ho
avuto modo finora di vedere la bozza di questa
delibera; quello che so
per certo è che sono passati tre anni e fra un anno si rinnova il Consiglio
comunale senza che si
sia potuto valutare vantaggi e svantaggi di questa iniziativa».
NE ABBIAMO
(QUASI) ABBASTANZA
MARCO ROSTAN
«Davvero pensate che
per noi cattolici sia così facile?» ci chiede U direttore
de Veco del Chisone, prendendo spunto dal fatto che
i valdesi e le chiese riformate non hanno preso parte all’apertura della porta
santa, davvero pensate
«che i cattolici facciano dipendere il perdono dei loro peccati da
una visita a
una basilica o
da un qualche
pio esercizio»
quando ve la
prendete tanto
sulla questione delle indulgenze? Noi non
ce la prendiamo con nessuno: è il papa "**■*■**"
che ha detto testualmente
«l’indulgenza è uno degli
elementi costitutivi dell’evento giubilare... Con l’indulgenza al peccatore pentito è condonata la pena
temporale per i peccati già
rimessi quanto alla colpa».
Se i cattolici come don Morero credono, come noi,
che il perdono dei peccati
ci è dato gratuitamente in
Gesù Cristo, perché non se
la prendono con il papa e
con questo ferrovecchio
delle indulgenze? Perché
non dicono basta con le
porte sante?
Non si scherza su queste
cose: o c’è la grazia del Signore o c’è l’indulgenza
della chiesa. Le due cose
non possono stare insieme.
Se Cristo ci ha definitivamente riconciliati con Dio,
non c’è bisogno di una
chiesa che gestisca la confessione, la penitenza e il
perdono. Se Cristo è il solo
mediatore tra l’umanità e
Dio, allora gli altri mediatori devono scomparire, a
cominciare dal papa per finire con tutta la gerarchia.
Se ci sono loro. Cristo non
è più il centro, l’essenziale.
Non a caso per Lutero il papa è l’Anticristo, cioè colui
che prende il posto di Cristo. Come si fa a scrivere
che «l’indulgenza è un gesto, un sìmbolo che mi aiuta a memorizzare il perdono di grazia, né più né meno come l’inno che i valdesi
cantano nelle loro liturgie
penitenziali»? 0 che «l’attraversamento della porta
santa è un simbolo didascalico né più ne meno come un valdese ama collocare sul parabrezza la croce
ugonotta»?
Don Morero sa benissimo che nel culto valdese c’è
la consuetudine di cantare
un inno dopo la confes
sione dei peccati e un altro,
di lode, dopo l’annuncio
del perdono, che non ci sono liturgie penitenziali e
che la croce ugonotta non
c’entra un fico secco: e allora perché giocare suU’equivoco e sulla buona fede dei
suoi lettori? Va bene richiamarci al rispetto della
diversità. Il fatto è, però,
che di questi
Cristo è il solo
mediatore tra
l'umanità e Dio
Questo è
l'essenziale
tempi noi
protestanti
italiani non
ne possiamo
(quasi) più;
non ne possiamo (quasi)
più di giubilei e di anni
santi, delle
varie porte,
del fatto che
in ogni telegiornale ci dobbiamo subire il pensiero
papale, che in ogni inaugurazione o altro evento a carattere civile vediamo vescovi o cardinali che non
c’entrano niente, che in
ogni talk-show viene richiesta a qualche prelato
l’opinione della Chiesa,
non ne possiamo più della
pretesa cattolica di far passare il suo insegnamento
religioso nella scuola pubblica come se fosse un’ora
di etica fondamentale per
tutti, della richiesta di soldi
pubblici per la scuola cattolica, eccetera, eccetera.
L’ecumenismo sarà anche una cosa seria, e verranno con l’aiuto di Dio tempi
migliori, ma a che cosa serve il dialogo, la riconciliazione delle memorie, l’incontro biblico, il rispetto
delle diversità e tutti i buoni
propositi quando poi la
realtà è quella? Quand’è che
la Chiesa cattolica comincerà a dire «io sono una
chiesa come tutte le altre»,
cioè imperfetta e peccatrice,
anziché continuare, nonostante tutto, a pensare di essere l’unica vera chiesa e
dunque a ritenere che
l’unità si fa soltanto sotto il
grande ombrello romano?
Don Morero e i cattolici che
la pensano come lui o prendono sul serio il cattolicesimo e dunque ciò che dice il
papa, e perciò non paragonano le indulgenze allo
stemma valdese, oppure
ascoltano la Bibbia e non il
papa. Qualcuno molti secoli fa lo ha fatto. E allora
davvero non è stato facile.
Hanno cercato dì eliminar
ci, ora ci vorrebbero assorbire. Con tutto il rispetto
delle diversità, non inten
diamo accettare ciò che è in
aperto contrasto con l’Evangelo di Gesù Cristo.
8
PAG. 8 RIFORMA
NUOVO SERVIZIO DI INGEGNERIA CLINICA A PINEROLO — All’ospedale Agnelli di Pinerolo è ora
disponibile un nuovo servizio di ingegneria clinica, che gestirà le circa 1.500 apparecchiature diagnostiche e elettromedicali dell’ospedale e degli
ambulatori del territorio. Un ingegnere clinico e
un tecnico specializzato si occuperanno di verificare il funzionamento e la sicurezza degli strumenti in uso; il servizio costa 155 milioni annui.
BEIDANA E BOLLETTINO PER IL 17 FEBBRAIO —
Come già in anni passati in occasione del 17 febbraio escono e sono offerti insieme a prezzo
scontato il tradizionale opuscolo del XVll e un
numero della Beidana. Quest’anno l’opuscolo è
curato da Albert de Lange su «Identità e libertà:
300 anni di presenza in Germania». La Beidana
contiene servizi su «Contestazioni alla festa del
XVIl alla fine degli Anni 60», la lapide posta da
parte valdese al Monte Granerò, i «15 anni di Radio Beckwith», «Botanica d’Oc», «Le “see”», «Come vivevano... come vivono», le poesie di Simonetta Colucci, le consuete rubriche. L’opuscolo
costa 6.000 lire; l’offerta con la Beidana è di lire
12.000. Le chiese delle Valli possono avere l’opuscolo dal Centro culturale (tei 0121-932179), le altre direttamente dalla Claudiana.
E Eco Delle "\àlli "^àldesi
venerdì 4 febbraio 20(|| ^ieRDI
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Iniziative degli enti e delle chiese valdesi
2006: aspettando le olimpiadi
PIERVALDO ROSTAN
VALORIZZARE I VINI LOCALI — Una «Carta per la
tutela e la valorizzazione della viticoltura montana e delle aree svantaggiate» è stata elaborata
dalla Provincia di Torino in collaborazione con
quella di La Spezia e di Imperia e di molte delle
Comunità montane presenti in questi territori.
«In sostanza - dicono in Provincia - quello che ci
si prefigge è di valorizzare quelle zone come Pomaretto o Perosa in vai Chisone (vedi foto) che
sono più svantaggiate come meccanizzazione o
resa rispetto ad altre. L’obiettivo è quello di valorizzare resistente, i vitigni tipici. Il tutto prevede
un monitoraggio per capire con precisione la situazione di fronte a cui ci si trova a cui seguirà un
discorso progettuale in grado di attivare fondi sia
provinciali che europei». Quello che si prefigge la
Carta è quindi capire il fenomeno di fronte a cui
ci si trova per poter poi valorizzare anche resistente cercando di sottolineare il carattere particolare di questo tipo di viticoltura montana.
Sempre in quest’ottica poi in questo periodo è
stata pubblicata dalla Provincia in collaborazione
con l’associazione «Vignaioli piemontesi» una
guida dal titolo «Viticoltura in Provincia di Torino» che analizza il mondo vitivinicolo piemontese. «La trattazione - chiarisce Marco Bellion, assessore provinciale all’Agricoltura - riguarda sia
l’aspetto tradizionale sia gli aspetti economici
che le prospettive per il futuro».
CURE ONCOLOGICHE PALLIATIVE A DOMICILIO — L’Asl 10 ha costituito di recente un’unità
di cura oncologica domiciliare, di cui fanno par
te il primario di oncologia, 5 specialisti, un fisiatra, uno psicologo oltre a infermieri, assistenti
sociali e Adest (assistenti domicUiari specializzati) e un assistente spirituale. I malati oncologici
terminali del Pinerolese verranno quindi «seguiti» a casa, con il controllo integrato e coordinato
dell’unità di cure palliative (Ucp). Sono dieci i
pazienti finora presi in carico dal nuovo servizio;
la domanda può essere inoltrata direttamente
all’Ucp dal medico di famiglia, previo consenso
della famiglia. Il 28 gennaio è stata sottoscritta,
con le associazioni di volontariato «Mai soli» e
«Anapaca» una convenzione che regola l’intervento del volontariato presso i malati.
CORSO DI ORGANETTO — Lunedì 31 gennaio al
Ciao di via Volta 5 a Torre Pellice è iniziato un
corso di organetto per principianti ed esperti. Le
11 lezioni a cadenza quindicinale saranno tenute
da Gigi Sapone del gruppo Los Aborselhs. Una
particolare attenzione sarà data al repertorio delle valli eccitane. Per informazioni si può telefonare al numero 0121-91076.
INCONTRO TRA I SINDACI DELLA CIRCOSCRIZIONE GIUDIZIARIA PINEROLESE — Si sono incontrati la scorsa settimana con il sindaco di Pinerolo,
Alberto Barbero, i primi cittadini di Piossasco, Orbassano e Sangano, Comuni recentemente entrati
a far parte della circoscrizione giudiziaria pinerolese. «Nel corso della riunione - dice Barbero - è
stato sottolineato come vada risolto il nodo riguardante i trasporti. L’allargamento dei confini della
circoscrizione giudiziaria mette in risalto la necessità di garantire collegamenti adeguati in direzione
Pinerolo, considerando il flusso di utenza verso
scuole, uffici, e ora anche verso il tribunale».
Per la pubblicità
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tei. 0121-323422 - fax 0121- 323831
SABATO dovrebbe essere costituito ufficialmente il comitato
olimpico incaricato di
organizzare le Olimpiadi
di Torino 2006; il presidente sarà il sindaco di
Torino, Valentino Castellani, che ha sottoscritto a Seoul il contratto di «Città ospitante» e
che rimarrà in carica indipendentemente dal
ruolo di sindaco del capoluogo. A rappresentare gli enti locali saranno
il sindaco di Sestriere,
Francesco Jayme, e quello di Pinerolo, Alberto
Barbero; in particolare la
nomina di quest’ultimo
non è stata indolore poiché, durante una lunghissima riunione martedì scorso a Sestriere, è
stato abbastanza serrato
il confronto fra la vai
Chisone che proponeva
il sindaco di Pragelato,
Marin, e il Pinerolese
che proponeva Barbero.
Torre Pellice e la Comunità montana vai Pellice
hanno appoggiato Barbero che è dunque stato
nominato, anche per ragioni geografiche (la vai
Chisone indirettamente
è già rappresentata da
Jayme) e di specialità
sportive (Pinerolo e Torre Pellice rappresentano
gli sport del ghiaccio altrimenti fuori da questo
tipo di ragionamento).
Le prospettive del Pinerolese e degli sport del
ghiaccio sono fra i nodi
da sciogliere. Lo stadio
di Pinerolo, al di là delle
polemiche contingenti,
dovrebbe essere ulteriormente ampliato, arrivando a 5.000 posti; quello
di Torre Pellice dovrebbe
essere radicalmente trasformato, sia ampliando
la pista che ridisegnando
le tribune per il pubblico. È però vero che proprio in vai Pellice si trova
la «culla dell’hockey piemontese», una tradizione e un pubblico appassionato, al contrario di
Torino che si troverebbe,
il giorno dopo i giochi,
alle prese con uno stadio
da gestire e senza pubblico. Riusciranno i rappresentanti degli enti locali a supportare la can
Una delle torri-albergo di Sestriere
didatura di Torre Pellice
e Pinerolo?
Capitolo impianti. Il
Pinerolese dovrebbe ospitare a Pragelato il salto dal trampolino, una
delle discipline con meno praticanti in Italia, dal
costo elevatissimo e di
difficile gestione. È davvero delittuoso pensare a
un collegamento con Albertville decentrando
questa specialità? Resta il
fatto che gli impianti dovranno essere ultimati
entro il 2004; l’anno dopo si dovrebbero infatti
disputare le preolimpiche. Una scommessa da
vincere, ma a quali prezzi? Va al proposito ricordato che alcune opere
infrastrutturali legate ai
«Mondiali di sci del Se
striere ’97» sono ancor
oggi da ultimare...
Registriamo infine che
anche la Chiesa valdese
si sta muovendo per verificare la possibilità di
avere un ruolo all’interno della macchina organizzativa, ma soprattutto
in occasione dei giochi.
Cappelania, banchi libri,
forse qualche incontro
pubblico, sapendo che
sempre più questi avvenimenti hanno una dimensione mediática (tv.
Internet) e meno presenza immediata di pubblico. Tuttavia le strutture
(siano essi gli ospedali,
sia i centri di accoglienza) possono a buon diritto ritagliarsi un ruolo,
senza farsi trascinare in
entusiasmi fuori luogo.
Comunità montana vai Pellice
E stato presentato
il Piano di sviluppo
MASSIMO GNONE
A letto presto dopo una
seduta interlocutoria:
ecco la prima impressione al termine del Consiglio della Comunità montana vai Pellice di venerdì
28 gennaio, una serata
che finisce poco dopo le
10,30. Sono due i punti
veramente importanti
all’ordine del giorno:
l’adesione al Comitato
per l'organizzazione delle
Olimpiadi invernali e la
presentazione della bozza di delibera programmatica per il Piano di sviluppo socio-economico.
A fine febbraio il Consiglio si ritroverà per discutere il bilancio.
Il Comitato olimpico si
è costituito all’inizio di
quest’anno e gli enti locali devono pronunciarsi
sulla propria adesione.
«Come Comuni coinvolti
nelle Olimpiadi - dice il
presidente della Comunità montana, Claudio
Bertalot - dobbiamo essere compatti nelle rivendicazioni; tutti devo,no avere pari dignità, così in vai Pellice devono
esserci delle gare, e i siti
olimpici devono essere
quelli effettivamente de
Crisi neirazienda di Torre Pellice
Morè, ancora nessuno spiraglio
Non sembra abbia avuto effetto concreto, per il
momento, l’intervento
delle telecamere della
trasmissione Rai di Piero
Chiambretti, per risolvere la situazione all’azienda Morè di Torre Pellice,
nome storico dell’industria dolciaria. Mercoledì
26 c’è stata una riunione
in Provincia a cui ha partecipato anche il presidente della Comunità montana vai Pellice,
Claudio Bertalot. «È una
questione su cui è difficile pronunciarsi - ammette Bertalot -: il problema
fondamentale è che da
ottobre i lavoratori non
ricevono il loro salario».
Intanto alla Morè si con
tinua a lavorare, e senza
riscaldamento: «I dipendenti - spiegano dal sindacato - sono costretti a
ritmi di grande flessibilità»; spesso mancherebbero addirittura le materie prime, come lo zucchero, assolutamente indispensabili per la produzione ordinaria.
Il sindacato è disposto
ad aspettare ancora, ma
«se al prossimo incontro
in Provincia nei primi
giorni di febbraio non ci
sarà una risposta, sarà
meglio chiudere». Fra i
lavoratori la preoccupazione è grande, con la
paura di rimanere senza
impiego per la chiusura
dello stabilimento. Un
tentativo di salvezza sarebbe rappresentato da
una cordata di imprenditori locali che possa rilevare la gestione della famiglia Longo. L’ipotesi
della cassa integrazione
sembra essere remota;
l’alternativa è la messa in
mobilità per tre anni dei
lavoratori con più di cinquant’anni e per due anni di coloro che sono sotto questa età. Rimane il
problema economico
delle famiglie dei dipendenti: «Come Comunità
montana abbiamo ben
poche risorse - dice il
presidente Bertalot -: i
Comuni potrebbero posticipare i pagamenti di
alcune tasse».
signati dal dossier
candidatura». Tutto pg,
rispondere alle voclsn
pressioni da parte d|
Francia e Valle d’Aosta
che vorrebbero partecj.
pare alle gare. «La Vallj
d’Aosta - continua Berta,
lot - otto anni fa non ria.
sci nemmeno a presenta,
re il dossier a causa di a),
cune beghe interne». Nj|
Comitato sono rappre.
sentati i nove Comuni
le tre Comunità montani
coinvolte. Per il Pinerole.
se c’è il sindaco di Pine,
rolo, Alberto Barbero;
rappresentante del coon
dinamento dei Comunià
invece il sindaco di Sestriere, Francesco Jayme,
L’assessore alla Sicu.
rezza sociale e al Bilando, Ezio Borgarello, ilio,
stra poi l’ipotesi di deli,
bera programmatica clit
dovrà essere approvata
entro il prossimo 31 marzo. «Il testo sarà suddiviso in tre parti - spiega
Borgarello -: la prima riguarda lo situazione attuale della popolazione e
dell’economia locali; la
seconda comprende!
progetti già formulati e ii
corso di realizzazione; la
terza, più corposa, riassume schematicamentei
nuovo piano di sviluppi
per la vai Pellice». Miglioramento della qualità di
tutti i servizi, «e non solo
quelli socio-assistenziali», incremento del redditoed equilibrio demografico sono gli obiettivi finali delineati dal testo.
«Lo sviluppo del territon'o
non può basarsi su ui\ solo settore - sottolineai’
assessore Borgarello-:
dobbiamo puntare sull’agricoltura, il turismo e la
cultura, senza dimenticare la piccola industria e
soprattutto i servizi».
Miglioramento della ricettività, anche con la
formula Bed&Breakfast, e
aumento delle persone
residenti sono altri elementi indispensabili pei
lo sviluppo e il presidente
Bertalot cita i risultati di
uno studio provinciale:
«Due sono le condizioni
per abbandonare la cittì
verso la periferia: il livello
di trasporti e cultura».
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Un centro vendita per prodotti alimentari doc
Consorzio tipico pinerolese
Attrezzarsi per offrire i
prodotti tipici del territorio montano ai turisti è
un’ambizione di molte
aree alpine. In altri paesi,
in Francia ad esempio, lo
fanno da anni. Quello
che sta proponendo il
consorzio «Tipico pinerolese» è appunto questo: un centro di vendita
nella periferia di Pinerolo, più o meno dove dovrebbe finire l’autostrada
e dove si intersecano le
principali vie di comunicazione. Un centro di
vendita della montagna
piemontese e delle valli
pinerolesi in primis avrebbe il vantaggio di
raggiungere un elevato
numero di consumatori,
informare e far conoscere la validità dei prodotti,
in questo modo dando
un valore aggiunto ai
prodotti montani oltre a
creare o sostenere anche
nuova occupazione.
Va tenuto conto che in
zona la vendita di molti
generi, da parte dei produttori, risulta in pratica
in regime di monopolio:
un solo grossista per le
castagne, un solo grossista per le carni ovicaprine e per polli e conigli. «Il
prezzo lo fanno loro», lamentano spesso i produttori; con un centro di
vendita e una struttura
alle spalle ecco che determinati prodotti assumerebbero ben diverso
valore, potendo essere
differenziati e valorizzati
se ottenuti con metodi
naturali o biologici. Così
il «Tipico pinerolese» ha
proposto alle Comunità
montane e alla Provincia
di Torino di impegnarsi
nella elaborazione del
progetto e nella ricerca di
eventuali finanziamenti.
Anche l’università è coinvolta, con un particolare
interesse per il settore
dell’agricoltura biologica.
L’area individuata è di
indubbio interesse; secondo i promotori dovrebbe essere realizzata una struttura che richiami le tipologie della
montagna, che affianchi
al centro di vendita anche un punto bar e ristorazione. Il tutto da realizzarsi nel giro di pochi anni in modo da essere e
funzionante per il 2006.
L’oreficeria
Tesi & Delmastro
'O/k
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di via IVieste 24, osserverà un periodo di chiusura
a partire dal 23 gennaio causa trasferimento.
Dà appuntamento a tutti nel mese di mm^m
per Tapertura del nuovo n^zio in via Savma 12/14.
Per ulteriori infmmaziom' telefonare al numero
0121-397550 oppure allo 0339-7101925.
Febbraio 2000
Inaugurazione
nuova sala incontri
Sabato 12 febbraio ore 17
Francesca Spano presenta il libro
«Come foto sbiadite» di Giorgio Bert.
Sarà presente l’autore.
Sabato 19 febbraio ore 17
La pastora Giovanna Pons e il giornalista
Piero Ferrerò presentano il libro
«Vent’anni appena» di Piera Egidi.
Sarà presente l’autrice.
Sabato 26 febbraio ore 17
Eleonora Ortoleva e Renato Storero
presentano il libro di Graziella Bonansea
«Margherita maestra d’acqua».
Sarà presente l’autrice.
y\ LIBRERIA
^MTOLARE
C.SO TORINO 44 PINEROLO
TEL/FAX 0121-393960
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PAG. 9 RIFORMA
L'Asilo di San Germano e l'interazione territoriale
I servizi per gli anziani
In virtù dell’innegabile
jjjungarsi della vita medelle persone, va aujggntando ogni giorno la
jgcessità di fornire un’
adeguata assistenza a un
sempre maggior numero
ji anziani. Si tratta spesso di situazioni molto diyerse tra loro, che possono variare dalla necessità di assistere integralmente le persone non
piti autosufficienti fino a
Quella di fornire un modesto aiuto quotidiano a
(¡ploro che sono ancora
rektivamente autonomi.
Tutto questo dovrebbe
avvenire nel rispetto della
sènsibilità e dei problemi
degli anziani e delle loro
(biglie. Non esiste quindi una risposta univoca:
occorre invece una rete di
servizi flessibili fra i quali
poter scegliere quello più
adatto a ciascun tipo di
bisogno prevedendo che,
accanto ai servizi residenziali, quali le case di
riposo, esistano anche
servizi di assistenza domiciliare, centri diurni,
possibilità di ricoveri
temporanei e di sollievo,
in modo da andare incontro a esigenze che
possono variare non solo
da persona a persona ma
anche, nel tempo, per
una stessa persona. In
sintesi: l’approccio giusto è quello di offrire a
ciascun problema la sua
soluzione. Non sempre
questo è da tutti pienamente percepito: talvolta
accade infatti di sentir
contrapporre il ricovero
in casa di riposo a servizio domiciliare, come se
fossero due soluzione indifferentemente praticabili. Basta invece confrontarsi con i casi reali
per poter agevolmente
constatare, di volta in
volta, qual è tra le due la
soluzione più adatta.
In questa logica l’Asilo
di San Germano, che col
labora da anni con l’ente
pubblico attraverso una
convenzione con l’Asl
per il ricovero di persone
anziane non autosufficienti, ha accettato la
proposta dell’Asl stessa
di diversificare il servizio
offerto agli anziani in
modo da rispondere meglio alle diverse esigenze.
E stato così previsto, dal
secondo semestre 1999,
di utilizzare uno dei posti
convenzionati adibendolo a «ricoveri temporanei
e/o di sollievo», particolarmente utili quando insorgono problemi di non
lungo periodo per un anziano che abitualmente
continua a vivere in famiglia. È stato anche concordato, sempre nell’ambito della convenzione
con l’Asl, un servizio domiciliare sperimentale di
un anno, dal gennaio
2000, a favore di anziani
non autosufficienti, rivolto per evidenti motivi lo
L'Asilo dei vecchi di San Germano
gistici soprattutto all’ambito territoriale dei Comuni di fondovalle (da
rinasca a Pinerolo). Questo progetto prevede
inoltre la possibilità di
utilizzare la struttura
dell’Asilo per interventi
quali ad esempio bagni
assistiti o soggiorni diurni in occasione di impegni particolari dei familiari. La lista d’attesa delle persone che presente
ranno domanda per fruire di questi servizi sarà
tenuta dall’Asl.
L’Asilo di San Germano ha dunque scelto di
rendersi disponibile verso la comunità nel suo
insieme in modo adeguato alle mutate esigenze di oggi, recando il proprio contributo di esperienza e di professionalità per garantire la fornitura di servizi qualificati.
Cartello di associazioni a Torre Pellice
Insieme per il volontariato
FEDERICA TOURN
A Torre Pellice sta per
nascere un centro
che raccoglie tutte le associazioni di volontariato
per il servizio alla persona che lavorano sul territorio: avrà una sede, un
telefono per dare le prime informazioni, un bollettino di collegamento.
L’intenzione è quella di
canalizzare le forze per
evitare il disperdersi delle energie in iniziative
magari poco pubblicizzate e che rischiano di
sovrapporsi l’una all'altra; ogni associazione
(dall’Auser al Rafael), pur
mantenendo la propria
specificità, si metterà a
disposizione per contribuire alla buona riuscita
dei progetti messi in piedi dalle altre.
Il Centro volontariato
vai Pellice (Cvvp), sarà
inaugurato venerdì 11
febbraio nella sede di via
Alfieri 2 a Torre Pellice
(tei. 0121-933636, fax
0121-950231), dopo un
incontro alle ore 17 nella
sala consiliare del Comune. «Sono ancora in fase
di studio la possibilità di
creare un “telefono amico” e di attrezzare, a orari stabiliti, un centro di
ascolto aperto a tutti», ha
aggiunto il pastore Alberto Taccia, promotore del
progetto e coordinatore
del Centro. I locali di via
Alfieri 2, messi a disposizione dal Comune di
Torre Pellice, sono inoltre aperti ad accogliere
nuovi volontari; infatti,
come puntualizza il pastore Taccia, i volontari
per il servizio alla persona scarseggiano. Attualmente alla «Bottega del
possibile» si tiene un corso di formazione a cui
sono iscritte una ventina
di persone: «Nel volonta
riato alla persona non
può esserci improvvisazione - spiega il pastore
Taccia - la formazione è
fondamentale per eyitare
errori grossolani». È importante anche cercare
di aprire le porte delle
varie associazioni alla
partecipazione di persone che non siano direttamente coinvolte nelle situazioni di disagio sociale; «Oggi, a occuparsi
delle diverse forme di disagio - ha detto Taccia sono quasi sempre le
persone colpite direttamente dal problema, o i
familiari». Il Centro è infine un importante punto di riferimento per i
servizi sociali e gli enti
pubblici in vista di una
collaborazione concreta
(per esemplo nei casi di
servizio domiciliare) e un
confronto costruttivo
sulle politiche sociali da
attivare sul territorio.
Frazione S. Giovanni a Luserna
La piazza si rinnova
Nuova fisionornia per
la piazza XVII Fetibraio a
Luserna San Giovanni,
cambiamento che coinvolgerà anche la zona circostante il tempio valdese. Il progetto è già in fase
esecutiva e presto cominceranno i lavori: «I tempi
sono legati all’Acca e
all’Enel - spiega Roberto
Belladonna, assessore ai
lavori pubblici non vogliamo ripetere l’esperienza di via I Maggio e le
conseguenze sulla viabilità». Il progetto ha subito
alcune modifiche dovute
al cambio di amministrazione e siamo così arrivati
al terzo incontro con la
cittadinanza: «Accoglieremo le osservazioni fatte
dal Concistoro: la modifica sarà in linea con l’architettura del tempio».
1 lavori per quasi 600
milioni riguardano la
circolazione (forse a
senso unico) con una
nuova strada che scenderà a fianco della scalinata; sono previste un’isola pedonale dall’ala alla fontana e un rifacimento della scalinata
verso il tempio valdese.
La sistemazione è articolata intorno al grande ippocastano centrale.
NELLE CHIESE VALDESI
INCONTRO ECUMENICO — Al Centro anziani di
Rerosa Argentina, giovedì 3 febbraio alle 20,30, incontro ecumenico di preghiera per l’unità dei cristiani.
ANGROGNA — Giovedì 3 febbraio, nella scuola
grande, alle 21, il pastore Donato Mazzarella parlerà
su «Protestanti e cattolici a confronto». Riunioni
quartierali; martedì 8 febbraio, alle 20,30, al Martel.
Domenica 6 febbraio, assemblea di chiesa, alle 10,
nella sala unionista, su consuntivo 1999, relazione
sulla ristrutturazione delia sala unionista, elezione
dei deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo.
BOBBIO PELLICE — Domenica 6 febbraio assemblea di chiesa con approvazione consuntivo 1999 e
preventivo 2000.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali,
venerdì 4 febbraio, agli Airali, martedì 8 febbraio alla
Cartera, giovedì 10 a Fondo San Giovanni; ore 20,30.
PERRERO-MANIGLIA — Martedì 8 febbraio, alle
20,30, riunione quartierale all’Eirassa. Martedì 8 febbraio, alle 14, incontro dell’Unione femminile.
POMARETTO — Venerdì 4 febbraio, alle 15, riunione quartierale alTInverso Clot, lunedì 7, alle 20, a
Masselli, mercoledì 9, alle 20,30, a Pomaretto, giovedì 10, alle 15, all’Inverso Paiola, alle 20,30 alla Lausa. Mercoledì 9 febbraio incontro dell’Unione femminile a Pomaretto. Venerdì 4 febbraio culto al Centro anziani di Perosa Argentina.
PRAMOLLO — Assemblea di chiesa il 6 febbraio,
con approvazione del bilancio consuntivo 1999 e del
preventivo 2000 e nomina due revisori dei conti.
RORÀ — Venerdì 4 il gruppo della comunicazione
si incontra per una cena comune.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 4
febbraio alla Ravadera, martedì 8 ai Simound, mer
coledì 9 ai Chabriols, venerdì 11 agli Appiotti. Domenica 6 febbraio, alle 10, assemblea di chiesa con elezione dei deputati alla Conferenza distrettuale e al
Sinodo, su relazione finanziaria e preventivo e elezione dei revisori. Domenica 6 febbraio Ethel Bonnet illustrerà con diapositive e racconterà delle chiese evangeliche dell’Est europeo.
VILLAR PELLICE — Lunedì 7 febbraio riunione
quartierale alla Piantà. Riunioni quartierali: lunedì 7
febbraio, alla Piantà, mercoledì 9 ai Centro (Miramonti). Domenica 6 febbraio, al presbiterio, riunione dell’Unione femminile su «Le donne della Genesi», introduce Franca Long.
VILLASECCA — Giovedì 10 febbraio, alle 14,30, incontro dell’Unione femminile. Riunioni quartierali:
martedì 8, alle 20, a Morasso, mercoledì 9, alle 20, a
Trussan, giovedì 10, alle 20, al Serre Giors.
Patto del Pinerolese
Progetti per novecento
posti di lavoro
Concertare politiche di
sviluppo del territorio
che attraverso investimenti mirati garantiscano una ripresa dell'economia e dell’occupazione nella Provincia di Torino. È questo l’intento
comune che attraversa i
cinque Patti territoriali
ora allo studio della Regione Piemonte che sono
^atl proposti in nostra
rtovlncia di Torino.
I Patti, che vedono impegnati come sottoscritiori vari enti pubblici, associazioni sindacali, imprese di diversi settori,
propongono investimenti
per quasi 2.000 miliardi
Pei territori interessati (la
^na Ovest e quella Suddvest della provincia, il
j^nerolese, la valle Stura,
rorino Sud e Moncaiieri)
eon la prospettiva di
ereare più di 5.000 posti
m lavoro in totale suddi'Psi fra i comparti artigiaP^e, agricolo, industriale
P n terziario. Fra questi
P'hque patti ovviamente
1 inserisce anche il Patto
el Pinerolese che ha pre
sentato al vaglio della
Commissione incaricata
della valutazione delle
iniziative progetti per più
di 350 miliardi di cui 89
da finanziare con interventi pubblici. I nuovi
posti di lavoro creati nella
previsione sarebbero 900
per la maggior parte in
agricoltura (95) e nelle
piccole imprese (92).
Ora, come è stato detto
nel corso di un incontro
di presentazione dei cinque patti tenutosi a Torino lunedi 31 gennaio, superata la necessaria valutazione sulla fattibilità
dei progetti si potrà passare alla seconda fase
che prevede il loro finanziamento attraverso fondi sia governativi che regionali e comunitari che
dovrebbero essere disponibili, come hanno garantito la presidente della Provincia, Mercedes
Bresso, e i rappresentanti
della Regione presenti
all’incontro, entro un
breve periodo dall’approvazione definitiva
delle iniziative proposte.
■ Maltempo a Torre Pellice
Il punto sui danni
causati dal vento
Una fotografia amara
quella tratteggiata dal
sindaco al Consiglio comunale di Torre Pellice
in apertura della seduta
di giovedì 27 gennaio.
Marco Armand Hugon fa
un quadro dei disastri
causati dalla bufera di
vento del 28 dicembre
scorso, che cosi duramente ha colpito il Pinerolese. I danni riguarderebbero una superficie di
oltre 70 ettari alla Sea e al
Vandalino, con la devastazione dell’80 per cento
del patrimonio forestale
e una compromissione
generale del terreno.
Condizioni pericolose
per una zona già vittima
di dissesto idrogeologico,
dopo una piena improvvisa che nell’estate del
’98 ha raggiunto l’Angrogna. La bufera ha coinvolto anche il patrimonio
immobiliare, in particolar modo la stazione di
arrivo dell’ex seggiovia
alla Sea e soprattutto Talpeggio del Vandalino:
l’asportazione quasi totale del tetto vale 350 mi
lioni di danni sugli oltre
600 stimati nella proprietà pubblica. «Si tratta
di problemi riparabili ma
prevediamo tempi lunghi» conclude il sindaco.
In serata il Consiglio
approva la costituzione di
una commissione tecnica
per determinare il valore
dei terreni fabbricabili e
delle conseguenti agevolazioni. «Servono criteri
equi - spiega il sindaco
Marco Armand Hugon
al momento si brancola
nel buio». Anche la minoranza è d’accordo: «Mi
auguro - dice il consigliere Matteo Stefanetto che anche altri Comuni
prendano in considerazione questa possibilità».
Il sindaco informa il Consiglio sulla situazione degli accertamenti per le dichiarazioni lei, Iciap e
Tarso: «La ditta incaricata
ha quasi terminato il controllo per l’anno ’97, dal
’94 al ’96 abbiamo già i
dati completi e per il ’98
pensiamo di cavarcela da
soli». Oltre 5.500 sono gli
avvisi già notificati.
Una guida fra storia, escursionismo e natura
Val d'Angrogna per tutti
MARCO ROSTAN
Quando ad Angrogna, in questi ultimi
anni, si è parlato di sentieri, a tutti veniva in
mente un nome: quello di
Frida Simond. È stata lei,
naturalmente insieme a
molti altri, che si è impegnata a ripercorrere i vecchi itinerari, a organizzare il progressivo lavoro di
ripulitura e a far si che il
lavoro iniziato continuasse. Di questi percorsi si
cominciò a dare notizia
in forma modesta ma assai utile con dei piccoli
depliant: nacque così la
serie A spas per Engroènha, arrivata a ben 19
itinerari e finalmente arriva oggi una guida dal titolo «La vai d’Angrogna»,
pubblicata dal «Centro di
documentazione alpina»
con il contributo della
Caffarel e della Fondazione Crt e curata da vari
autori: Mario Benna, Enrico Bertone, Maria Rosa
Fabbrini, Daniele falla e
Roberto Mantovani. Una
delle nostre più belle valli e certamente quella
più carica di storia valdese, come già aveva mostrato Osvaldo Coìsson
nei «Quaderni» del Centro di documentazione
del Comune, dispone così
di uno strumento completo per chi vuole conoscerla e visitarla.
Assai ampia la parte
storica, curata da Maria
Rosa Fabbrini, che apre il
libro e raggruppa opportunamente i luoghi: quelli del Medioevo e della
Riforma, quelli della
guerra del 1560-61, quelli
del 1655 (le pasque piemontesi), quelli del 1686,
quelli dei viaggiatori inglesi e della Resistenza,
senza dimenticare la pre
senza cattolica. Segue
una panoramica sul territorio, dal percorso in auto, alla fauna e flora, alla
popolazione e ai suoi
modi abitativi. La parte
dell’economia tradizionale ci racconta la lavorazione del latte, i mulini,
la lana, la canapa, l’artigianato delle cabase, delle canàoule e delle tàcoule; si parla poi di coperative, dei cotonifici di fondovalle, di cucina e di alimentazione. Numerosi
sono stati i collaboratori
spontanei e le testimonianze sulla cultura e le
tradizioni; si va dai nomi
di famiglia, alla parlata,
ai giochi e proverbi, ai
racconti e le leggende.
Vi è un capitolo sui
templi valdesi e sulle
chiese cattoliche, un altro sulla scuola e i giornalini scolastici e non si
dimentica Tattualltà, con
le varie associazioni: dal
Gruppo teatro, al coro La
draia, allo sport club, alla
Pro Loco, alla Canaula,
alla squadra antincendi,
agli alpini; e le iniziative
sociali, come il Foyer per
gli anziani. La parte più
propriamente escursionistica comprende una
quindicina di itinerari a
piedi e alcuni con gli sci:
questa parte si utilizzerebbe meglio con una
cartina per ogni itinerario, come era stato fatto
per la serie A spas per Engroènha, e che potrebbe essere inserita nella
prossima edizione. «Sono certo che il lavoro
svolto con grande passione dagli autori - scrive
il sindaco Jean-Louis
Sappé nella presentazione - spingerà non solo
turisti e visitatori a lasciarsi accompagnare in
una comprensione più
approfondita dell’ambiente che li accoglie, ma
potrà anche aiutare gli
angrognini stessi a ripensare con orgoglio alla
propria identità culturale
e alle possibilità economiche di una valle che
non si rassegna a diventare un mondo di vinti».
10
PAG. 10 RIFORMA
E Eco Delle Aàlli "^.ldesi
VENERDÌ 4 FEBBRAIO?!
GLI SPORT
HOCKEY GHIACCIO
Inizio vittorioso per il
Valpellice nella seconda
fase del massimo campionato di hockey su
ghiaccio. Sabato sera, opposti al Val Venosta, i valligiani hanno vinto per 61, dopo aver sofferto per
metà partita. «La pausa ci
ha forse fatto perdere il
ritmo partita - ha detto
Massimo Da Rin ai microfoni di Radio Beckwith
al termine della partita
ci siamo allenati molto:
dovrebbe servirci nel prosequio del campionato».
In effetti non è stato un
bel vedere, almeno nei
primi 20’ di gioco; la Valpe è stata, ancora una
volta, in difficoltà nel momento di dover imporre il
proprio gioco.
Chiuso sullo 0-0 il primo tempo malgrado una
sterile superiorità territoriale, il Valpellice ha subito dopo 5’ del secondo
tempo una rete in contropiede per merito del
russo Barsucov che ha
concluso un’azione elementare quanto efficace:
immediata la reazione
con la rete del pareggio
di Marziale realizzata dopo 2’. Il secondo tempo
si è chiuso sul 3-1 per le
reti di Dorigatti e ancora,
di Marziale. Una formalità il terzo tempo con tre
reti per il Valpellice grazie a Tomasello, Stevanoni e Tremolaterra; l’allenatore Da Rin ha fatto
giocare anche tutti i giovani (un’assistenza è stata assegnata, sul gol di
Tremolaterra, anche al
giovanissimo Babolin) e
il secondo portiere Favre
al suo esordio in casa dopo la partita di Asiago.
Ora i valligiani dovran*no affrontare due trasferte che potrebbero già risultare decisive: dopo
martedì ad Appiano,
contro una squadra dura
e quadrata ma da battere
assolutamente, giovedì,
ore 21, si gioca ad Alleghe (diretta su Radio
Beckwith). Poi una pausa
per la Nazionale; si riprenderà martedì 15 febbraio quando al Filatoio
arriverà il Renon, diretto
rivale nella corsa al secondo posto.
Nell’altra partita del girone B l’Alleghe a superato il Renon e pertanto
guida la classifica con 24
punti davanti al Valpellice con 17.
Hockey ghiaccio - Risultati
31“ giornata
Gruppo A
Fassa-Bolzano 2-8; Merano-Vipiteno 3-2
Gruppo B
Renon- Val Venosta 9-0; Alleghe-Appiano 9-6
Gruppo C
Zoldo-Brunico 4-8; Varese-Auronzo 10-2
32“ giornata
Gruppo A
Boizano-Vipiteno 11-1; ASiago-Fassa 9-1
Gruppo B
Valpellice-Val Venosta 6-1; Alleghe-Renon 6-3
Gruppo C
Brunico-Varese 7-3; Zoldo-Como 5-4 (ot)
Classifica
Gruppo A
Asiago 29, Bolzano 27, Merano 25, Fassa 21, Vipiteno 19
Gruppo B
Alleghe 24, Valpe 17, Renon 13, Appiano 7, Val Venosta 3
Gruppo C
Brunito 23, Como 13, Auronzo 8, Varese 6, Zoldo 3
SEGNALAZIONI
UNA CERIMONIA PER RICORDARE LA LOTTA DI UBERAZIONE — In località Pra d’Gay a Torre Pellice
nel 1985 fu eretto un cippo per commemorare le
vittime della rappresaglia nazifascista del 4 febbraio
1944 a Torre Pellice e nell’Alta valle, attuata per vendicarsi della sconfitta subita a «Rio Cros» il giorno
precedente e l’occupazione della caserma di Bobbio
a opera dei partigiani. Sabato 5 febbraio è previsto
alle ore 15 un ritrovo commemorativo al municipio
di Torre Pellice, con deposizione di una corona di
fiori al cippo e interventi di Giulio Giordano, presidente dell’Anpi locale, e del sen. Elvio Passone.
PALLAMANO
Nella prima giornata
del campionato regionale allievi di pallamano
esordio positivo per il 3S
Luserna che ha battuto
nettamente il Città Giardino Torino per 14-6.
PALLAVOLO
Si sono concluse durante la settimana le prime fasi dei campionati
provinciali giovanili, ragazzi e juniores. La formazione femminile di
Mario Picotto ha confermato la sua superiorità
vincendo il girone: nella
fase successiva incontrerà l’Alpignano. Secondo posto, invece, per gli
juniores guidati a Claudio
Mina dietro il Chivasso e
davanti a Patella e Kappa
Torino. La squadra incontrerà così l’Olimpia
Aosta. Risultati: campionato Juniores, 3S-Pino 30; juniores femminile 3STeam Volley 3-0. Allieve:
3S-Chisola 2-3; Ragazze:
Piossasco-3S 1-3; Allieve
3S-Volley Val Noce 0-3.
VERSO TORINO 2006
I migliori atleti di Lombardia, Veneto, Lazio,
Valle d’Aosta e Piemonte
sono stati protagonisti
nelTultimo fine settimana
della prima serie di incontri della manifestazione «Verso Torino 2006».
L’iniziativa, voluta dal
Coni e dalle Federazioni,
in collaborazione con
l’associazione 3S, si è
svolta al palaghiaccio di
Pinerolo e proponeva come settore, il pattinaggio
artistico. La Lombardia,
presente con due squadre, ha vinto otto gare su
10 rivelando una scuola
ed una tradizione nel
settore. Tutti soddisfatti,
ad iniziare dal sindaco di
Pinerolo che ha visto nella manifestazione un elemento di promozione
dell’appuntamento olimpico del 2006. Le prossime gare di «Verso Torino
2006» saranno ancora a
Pinerolo e via via, fino a
metà marzo, negli altri
siti olimpici.
Un’esibizione di pattinaggio artistico
POSTA
rinalmente
il francese nelle
scuole!
Ringrazio Massimo
Gnone che con il suo articolo «Francese da tutelare»(n. 3/2000 di Riforma-L'eco delle valli vaidesi) mi ha riportato alla
memoria e al cuore un
problema che ho sempre
cercato di affrontare con
pochi compagni di cordata, per dirla con linguaggio da montanaro
quale sono. Compagni di
cordata sono stati i tanti
maestri francesisti del Pinerolese e delle Valli che
ho formato in molti anni
nell’ambito delle sperimentazioni e dei progetti
messi a punto dal ministero della Pubblica istmzione e che non hanno
temuto di imporre con
autorevolezza la funzione formativa linguistica
del francese a fronte del
dilagare di richieste dei
collegi docenti e delle famiglie anelanti al «voglio
solo l’inglese».
Non voglio dimenticare il ruolo fondamentale
tenuto dal Centro culturale valdese, e ora del
Collegio per la vai Pellice, per aver organizzato
le tanto riuscite «Semaines du français» in collaborazione con le Comunità montane interessate, il progetto «L’école du
voisin», progetto pilota
nato aH’intemo del Provveditorato agli studi di
Torino cinque anni fa e
di cui fu promotore il
Collegio valdese di Torre
Pellice.
La denuncia di Boschero, secondo cui «i valdesi
non si stanno muovendo», è spero dovuta solo
alla ritrosia molto piemontese nell’imboccare
percorsi amministrativi
(leggi burocratici) per cui
non si sa bene dove portino e a chi portino. Sono
certo che i valdesi (Giorgio Tourn in testa seguito
da Osvaldo Coìsson) non
dimenticano e non faranno dimenticare la storica
e tradizionale apertura
verso l’Europa.
Sono felice che il francese sia stato incluso nel
disegno di legge 482/99
perché nel lontano ottobre 1981 ricordai all’on.
Loris Fortuna, che venne
a interpellarci nel Seminario sull’educazione
plurilingue in Italia al
Centro europeo dell’educazione di Frascati, che in
Piemonte oltre al francoprovenzale e all’occitano
si parlava anche francese.
Come membro delegato
del Cmieb (Centro mondiale informazione educazione bilingue con sede
a Aosta e a Parigi) invocavo (vedi quanto documentato sul n. 2/83 de /
quaderni di Villa Falconieri) che occorreva procedere air«esame della
situazione linguistica delle minoranze religiose
valdesi nelle valli del Piemonte». Fra parentesi, mi
piace ricordare come ¡’allora senatrice Franca Falcucci (se ben ricordo, sot
tosegretaria all’Istruzione) mi guardò di traverso
quando parlai di minoranze religiose valdesi
nelle valli del Piemonte.
Capii fin da allora, e così
fu, che sarebbe stata una
temibile avversaria qualora fosse diventata ministro della Pubblica istruzione e, nella lotta che
ebbi l'onore di farle durante il suo lungo soggiorno in viale Trastevere
contro la religione cattolica a scuola, mi sono
sentito sempre incentivato da quello sguardo di
sufficienza per le minoranze religiose.
Rileggendo il documento finale di quel seminario a cui partecipavano tanti studiosi, amministratori regionali e
rappresentanti delle associazioni culturali, mi
piace citare alcuni passaggi che potrebbero aiutare i nostri amministratori, valdesi e non, a
muoversi in modo adeguato e con tempi ragionevoli: «Assicurare una
scolarizzazione la quale,
partendo dalla varietà locale di cui è portatore
l’alunno, consenta di acquisire tutte le varietà sociali e funzionali della
propria lingua materna»;
«Riconoscere importanza
pedagogica (e didattica)
di innestare, quando possibile, l’insegnamento
della lingua straniera nella cultura linguistica già
presente negli allievi: ad
esempio i parlari galloitalici e franco-provenzali
costituiscono un patri
monio prezioso per exploiter le milieu e condurre all’apprendimento
del francese».
Proprio in quei giorni il
Parlamento europeo, relatore Gaetano Arfe, aveva approvato la risoluzione ampiamente anticipatrice della legge ultima,
sia per quanto riguarda i
provvedimenti da prendere nel campo dell’istruzione, sia in quello
dei mezzi di comunicazione di massa (si parlava già di radio e televisione), sia in quello della vita pubblica dei rapporti
sociali (responsabilità diretta dei poteri locali,
con destinazione di finanziamento del Fondo
regionale). Una raccomandazione che non mi
sembra di ritrovare appieno nel testo legislativo
a cui oggi ci si riferisce,
«a far sì che le minoranze
beneficino per le loro
manifestazioni culturali,
nelle dovute proporzioni,
di aiuti organizzativi e finanziari equivalenti a
quelli di cui dispongono
le maggioranze».
Una «par condicio»
che spero vivamente non
si perda per strada. Prendiamo nota, e con rammarico, che quella proposta di risoluzione conobbe una strada lunga,
accidentata, tortuosa, labirintica, se ci sono voluti dall’ottobre ’81 al dicembre ’99 più di 18 anni. Al lavoro, dunque, e a
passo di corsa.
Franco Calvetti
Pinerolo
APPUNTAMENTI
3 febbraio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30. alla biblioteca della Casa valdese, per l’Unitrè, concerto con Sandro Tognatti,
clarinetto, Paola Michielin, clarinetto, Giorgio Sogno,
pianoforte. Musiche di Krommer e Mendelssohn.
4 febbraio, venerdì
PINEROLO: Alle 17, nel salone dei Cavalieri, incontro su «Le politiche attive per il lavoro: i nuovi istituti
e il loro funzionamento», con Giancarlo Tapparo.
5 febbraio, sabato
LUSERNETTA: Alla sala polivalente, alle 20,45, l’associazione Kalendamaia propone una serata di danze
eccitane.
CUMIANA: Alle 21,15, nella sala Carena della scuola media Carutti, spettacolo fuori abbonamento
«Gioanin Martoglio el re del petrolio». Replica domenica 12 febbraio.
TORRE PELLICE: Presso l’associazione «Metamorfosi nell’era deH’acquario», corso di cristalloterapia, fino a domenica 6. Informazioni presso Giulina,
tei. 0335-5429756 e Simona, tei. 0121-909380.
6 febbraio, domenica
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 16, per la rassegna «Di Festa teatrando», la compagnia «Il teatrino
dell’erba matta» presenta «Il gatto con gli stivali». Ingresso lire 6.000.
10 febbraio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla biblioteca della
Casa valdese, conferenza della prof.ssa Marita Maglione su «La Firenze neorealista di Vasco Pratolini»,
per l’Unitrè.
TORINO: Al Centro evangelico di cultura «Arturo
Pascal», via S. Pio V15, alle 16 e alle 20,45, incontro di
formazione su «Solus Christus nella riflessione di teologi valdesi», con il pastore Mauro Pons.
TORINO: Al teatro Colosseo, via Maria Cristina 71,
alle 17,45, conferenza «Se mi vuoi bene dimmi di no»,
con la neuropsichiatra e terapeuta Giuliana Ukmar,
per Giovedì scienza.
11 febbraio, venerdì
PINEROLO: Nella chiesa di San Giuseppe, alle 21,
concerto con Silvana Silbano, mezzosoprano, e Leonardo Nicassio, pianoforte; musiche di Orsini, Bizet,
Obrador, De Falla, Bellini. Ingresso libero.
TORRE PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese,
alle 20,45, per il gruppo di studi Val Lucerna, conferenza del prof. Rosalino Sacchi, su «Storia geologica
dell’area torinese».
TORINO: Al centro evangelico di cultura «Arturo
Pascal, conferenza su «Giordano Bruno, quattro secoli dopo il rogo», con il teologo Giovanni Franzoni.
12 febbraio, sabato
BRICHERASIO: Alla biblioteca comunale, alle
20,45, il pastore Claudio Pasquet presenta il libro di
Paola Geymonat «Le galline non hanno confini».
PINEROLO: Alla libreria Volare, alle 17, presentazione del romanzo di Giorgio Bert «Come foto sbiadite», sarà presente l’autore.
' ■ ? Teatro a San Germano Chisone
Inizia la «stagioncina»
DAVIDE ROSSO
La sala del teatro valdese di San Germano, una delle poche in
vai Chisone ad essere
completamente a norma
con le disposizioni in
materia di sicurezza,
ospiterà in febbraio la
sua prima «stagioncina»
teatrale dopo l’inaugurazione avvenuta lo scorso
novembre. Infatti, inserita all’interno del progetto patrocinato dalla Provincia di Torino e dalla
Regione Piemonte, «Progetto teatro ragazzi e giovani Piemonte», la sala
che è posta di fronte al
museo valdese di San
Germano ospiterà rispettivamente: il 12 febbraio
la compagnia Assemblea
teatro, che metterà in
scena lo spettacolo «Fuochi»; il 19 febbraio «Il nido dell’orso», per la messa in scena di Nonsoloteatro; e il 26 sempre di
febbraio «1492» di Valerio Maffioletti. «I tre
spettacoli - dice Franco
Avondet, del Concistoro
della Chiesa valdese proprietaria dei locali - saranno organizzati dalla
compagnia Assemblea
teatro è avranno il patrocinio oltre che della Regione e della Provincia
anche del Comune e si
situano all’interno di un
ciclo di spettacoli a livello provinciale per ragazzi
e giovani». L’iniziativa
provinciale, arrivata quest’anno alla sua seconda
edizione e che è denomi
nata «Tutti a teatro! rassegna di spettacoli teatrali per ragazzi, genitori,
nonni... nei Comuni della Provincia di Torino»,
coinvolge altri 15 Comuni oltre a San Germano
tra cui Fenestrelle, Pinerolo e Torre Pellice, e si
propone di «portare il
teatro anche in quei Comuni di piccola e media
dimensione che non
usufruiscono di specifici
cartelloni teatrali per i
ragazzi». Un modo insomma per avvicinare la
fascia più giovane di
spettatori al teatro.
SERVIZI
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Guardia medica
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 167-2331 1 1
Guardia farmaceutica
(turni festivi con orario 8-22)
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telefono 167-2331 1 1
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22|
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Savelloni - Via Blancio 4
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della vita; sabato 5, ore!
La via degli angeli; don*
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lunedì, martedì e giovei
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del defìcente.
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sabato 5, ore 20,15
22,10, domenica 6, alli
ore 16, 18, 20,15 e 22,10i
lunedì 7, alle ore 21,15, Si
scappi ti sposo.
PINEROLO — La mullí
sala Italia (telef. 0121
393905) propone, alla sali
«5cento», American be
uty; feriali ore 19,50
22.20, sabato 19,50 e
22,30, domenica 14,50,
17.20, 19,50, 22,20.M\a
sala «2cento» è in pto
gramma Anna andthi
ìdng: feriali 19,30 e 22,20,
sabato 19,30 e 22,30.
■SEGNALAZIONII
A PASSO D’UOMO SUI
MONTE SAN GIORGIO
Per ricordare il primi
anniversario dell’incendio che nel febbraio
scorso ha devastatoii
Monte San Giorgio di
Piossasco e ucciso il gio
vane David Bertrand, venerdì 11 febbraio, alle
ore 21, nella sala delli
Pro Loco di Pinerolo, li
sezione pinerolese i
Wwf organizza la proiezione del filmato «A passo d’uomo» di David Tesi. 11 filmato ricordali
camminata svoltasi sul
Monte San Giorgio il 2S,
30 e 31 maggio dello
scorso anno, e vuole essere anche un’occasione
per valorizzare i luoghi.
programmi della settimana
Radio Beckwith
FM 91.2ŒI- 96.550
Dal lunedì al venerdì sono quattro le edizioni del
notiziario sulle frequenze di Radio Beckwith: alle
8,30, 12,30, 16 e 18,45; il sabato alle 8,30 e 12,30.
Notizie locali, nazionali e internazionali e, con la
prima edizione, una rassegna stampa dei principali
quotidiani. Gli appuntamenti con l’informazione
proseguono alle 11,30 con «L'argomento del giorno» (interviste, cultura, ecc.). Si ricorda anche «Fra
le righe», la rassegna stampa con Sergio Pasetto, in
onda ogni lunedì alle 10,15.
I culti evangelici sono due: il primo, in italiano e
realizzato dalle chiese valdesi del I distretto, è trasmesso tutte le domeniche alle 11,30 (replica il
mercoledì alle 19); il secondo, in francese e regi;
strato da Radio Suisse Romande, va in onda ogni
mercoledì alle 17,15 (replica il venerdì alle 10,15).
Questa settimana per «Un tè con l’autore» sarà
ospite Pierfrancesco Gili (il 4 febbraio alle 17,15)'
per l’AsI 10 il pediatra dott. Giuseppe Grazia (il ^
febbraio alle 16,30) e per la Ciov ci sarà Gianfranco
Bleynat, responsabile dei lavori all’ospedale di
Torre Pellice (il 7 febbraio alle 16,30).
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Jale di
IfTouringe
protestanti
Al presidente del Touring
Club italiano, Carlo Lunati.
Spesse volte Lei invita gli
italiani a recarsi all’estero per
¿licchire la propria cultura e
nuove esperienze. Lodevole il suo appello! Peccato
però, e lo dico con tanta franchezza, che la rivista Qui
fguring faccia invece della
pon-cultura. I casi che potrei
citarle sono molti, ma l’ulti[jio in ordine di tempo è il
servizio di Vittorio Spadanuda sul «Natale a Copenaghen» apparso sulla rivista di
^cembre. Ebbene, in tutto il
servizio non è citata una che
è una, chiesa o cattedrale che
ci sono a Copenaghen. Forse
perché sono chiese protestanti, chiese luterane?
Sono anni che sono socio
del Tei e sono di religione
gg-otestante. Da anni in tutti i
servizi che appaiono su Qui
Touring relativi alla Germania, Svizzera, Svezia, Danimarca, ecc. non vengono mai
citate chiese protestanti,
mai... a differenza di altri servizi dove citazioni e fotografie
mettono sempre in primo
piano con dovizia di particolari chiese, basiliche, santuari, cattedrali cattoliche. Le
porto questo esempio. A giugno ero a Berna e ho visitato
, con orgoglio la cattedrale. Viano a me un gruppetto di italiani commentava l’architettura della cattedrale e si chiedeva dove fosse l’altare per
dire la messa. A quel punto
sono intervenuto dicendo che
si trovavano in una chiesa
protestante dove non si dice
messa. Mi hanno guardato in
modo strano e poi sono usciti. La solita ignoranza degli
italiani, ho pensato! Consul( tando poi la Carta verde del
' Touring, mi accorgo però che
andie la guida, che dovrebbe
informare, ripeto informare,
non fa alcun cenno che la
cattedrale di Berna sia protestante. Certo, se quei turisti
giravano con la guida verde
*in mano, la loro ignoranza
era forse giustificata.
Caro signor presidente, siamo in un paese integralista in
materia religiosa che non ha
nessun riscontro in Europa
Per il Giubileo biblico
Programma via satellite
dal tempio valdese
PAOLO SEMINI
IN occasione della ricorrenza del XVII Febbraio, data importante per la storia della Chiesa valdese e per tutto il
movimento riformato, un culto speciale sarà presentato al
tempio valdese di piazza Cavour in Roma. In coincidenza,
peraltro casuale, con questa ricorrenza la comunità valdese
ha messo gentilmente a disposizione della Unione italiana
delle chiese cristiane awentiste il suo tempio per un programma sul giubileo biblico in nove puntate. Il programma, che avrà luogo nei giorni 4, 5, 6, 11, 12, 13, 18, 19 e 20
febbraio dalle ore 19,15 alle 20,30 sarà trasmesso via satellite in sette diverse lingue (inglese, francese, spagnolo, tedesco, romeno, russo e naturalmente italiano) e inviato in numerosi paesi attorno al pianeta: dall’Europa, all’Australia,
dall’Asia al Sud America.
L’Unione italiana delle chiese awentiste è lieta e onorata
di mettere a disposizione rimpianto installato nel tempio
per il programma di cui sopra per trasmettere, tradotto nelle stesse lingue e per gli stessi paesi, il culto del prossimo 17
febbraio. Tale programma sarà in onda dalle ore 18,30 alle
ore 20. Maggiori dettagli sul programma e gli intewenti saranno resi noti a breve in una prossima comunicazione.
Onde rendere partecipi i fratelli evangelici di questo culto
le chiese awentiste italiane che sopo equipaggiate per ricevere il segnale via satellite (antenna parabolica; sintonizzatore digitale e videoproiettore per presentare in matdschertrio), sono liete di ospitare nei loro locali quanti desiderano
partecipare al culto in diretta.
Le città dove vi sono comunità awentiste che dispongoho di detti apparati sono Aosta, Asti, Bergamo, Bolzano,
Bovisio, Cremona, Mestre, Milano, Padova, Sesto San Giovani, 'Torre Pellice, Trieste, Bologna, Cesena, Forlì, La Spezia, Pisa, Poppi (Ar), Firenze, Perugia, Iesi, Rieti, Bracciano,
Roma, Scafa (Pe), Gaeta, Carbonia, Cellole (Ce), Bari, Cassano Murge, Conversano, Gravina, Lesina (Fg), Napoli, Potenza, Cosenza, Rossano Calabro, Reggio Calabria, Plaesaho (Re), Messina, Catania, Assoro (En), Carlentini, Lentini,
Siracusa, Augusta, Ragusa, Niscemi, Piazza Armerina, Palermo, Monreale, Sciacca, Mazara Del Vallo. _______________
perché gli italiani non devono assolutamente sapere che
oltre al cattolicesimo, al papa, esiste anche un altro cristianesimo e quelli che vanno
all’estero rimediano solo delle figuracce come hanno fatto gli italiani a Berna, dimostrando che loro, in fatto di
cultura, rispetto all'Europa
sono veramente aH’ultimo
posto. Che il Tei attraverso la
sua rivista e le sue guide verdi
si renda complice di questa
non-cultura è chiaramente
sotto gli occhi di tutti. Auspico che in futuro, visto che
siamo in Europa e nel 2000, i
servizi del Tei si aprano veramente alla cultura anche in
tema religioso, me lo auguro
vivamente.
Sergio Margara - Vercelli
A nome del presidente del
Touring Club italiano alla lettera di Sergio Margara Luigi
Creila ha così risposto:
«...nel servizio dedicato a
Copenaghen pubblicato recentemente su Qui Touring
non abbiamo operato nessuna censura nei confronti della chiesa protestante. Per la
semplice ragione che il servizio non aveva un taglio turistico-culturale e che l’autore
non ha ritenuto di dover citare luoghi e tradizioni attinenti al Protestantesimo. Nulla
toglie che in futuTo questi temi possano essere affrontati
con la dovuta attenzione sulle colonne di Qui Touring».
■ Le donne
nella chiesa
Ho appena letto Voci di
donne di Piera Egidi, che mi
ha colpito molto. Mi pare che
il Signore abbia voluto concederci, in un secolo in cui abbiamo visto tante «brutture»
indicibili, persone dotate di
particolare grazia, luci sul nostro cammino. Forse anche
perché di una generazione
più anziana, non avevo mai
visto non dico l’opportunità,
ma neppure la necessità per
le donne di occupare posti dirigenziali, di mettersi in vista.
Certo, avevo sempre sperato
che ci fossero donne pastore,
ma per il resto mi pareva che
potevano essere influenti an
L'uso del lezionario «Un giorno, una parola» aiuta a scoprire la Bibbia
La fretta di Dio di avvicinarsi all'iiomo
PAOLO RICCA
UNO dei grandi vantaggi dell’uso fedele, quotidiano, del
lezionario Un giorno, una parola (che merita di essere
raccomandato a tutti coloro che desiderano vivere a contatto
con la parola più vera e più bella che possiamo udire e trasmettere: quella di Dio), è che aiuta a scoprire la Bibbia. Anche chi crede di conoscerla già abbastanza bene si accorgerà,
utilizzando il lezionario, di conoscerla meno di quello che
ic naginava. E chi la conosce già dawero bene, imparerà
seru a dubbio a conoscerla meglio. Aiutano a conoscerla meglio sia i versetti trascritti per ogni giorno, sia i brani più lunghi solo citati (per leggerli ciascuno deve aprire la sua Bibbia). In particolare la cosiddetta lectio continua, cioè la lettura seguita di un libro biblico o di una sua parte, per mette di
scoprire aspetti del testo che Invece sfuggono a una lettura
saltuaria o solo occasionale.
Così, per esempio, durante le prime due settimane di gennaio, si è letto di seguito, giorno dopo giorno, l’inizio
deirÉvangelo di Marco. Il lettore attento (quello cioè che legge, sì, con gli occhi, ma anche con il cuore, cercando dei singoli passi gli elementi di continuità e di novità rispetto a
quelli precedenti) avrà forse notato due fatti di notevole interesse, sui quali il lettore sbrigativo può facilmente avere
sorvolato.
Il primo è la frequenza insolita con cui, nell’avvio
dell’Evangelo di Marco, ricorre Tespressione «subito» o «e subito». Gesù era appena stato battezzato «e subito» lo Spirito
lo sospinse nel deserto (1, 12). Gesù chiama Simone e Andrea, ed essi, lasciate «subito» le reti, lo seguirono (1,18). Poco dopo Gesù vede Giacomo e Giovanni, «e subito» li chiamò
(1,20). Poi Gesù 61 discepoli si recano a Capemaum: era sabato, «e subito» Gesù, entrato nella sinagoga, insegnava (1,
21). Dopo la guarigione dell’indemoniato, la sua fama si
diffondeva «subito» per ogni dove in Galilea (1, 28). La suocera di Pietro era ammalata, «e subito» i discepoli gliene parlarono (1,30). Un lebbroso viene da Gesù che lo tocca stendendo la mano, «e subito» la lebbra sparì da lui (1, 42). Gesù,
nell’episodio successivo, intuisce «subito» che i Farisei
lo stanno criticando; il paralitico, ormai perdonato e guarito.
si alza «e subito», preso il suo lettuccio, se ne va via (2, 8; 12).
La frequenza di questi «subito» colpisce. Sicuramente non
è casuale. Ma che cosa vuol dire? È come se, tutt’a un tratto,
ci fosse una fretta che prima non c’era (la fretta di Gesù di
compiere la sua opera, la fretta di Dio di avvicinarsi all’uomo). La presenza di Gesù sembra imprimere alla storia
un’improwisa, forte accelerazione, c’è un’urgenza nuova che
contagia tutti coloro che entrano in rapporto con lui. Non solo non c’è tempo da perdere, ma non è più tempo di indugi,
di proroghe, di rinvìi, la salvezza è ora, oggi, non domani. Il
tempo è compiuto, Dio si è mosso e già bussa ^a tua porta, è
il momento della decisione. «Subito» è come il segnale lurninoso che rivela quella che possiamo chiamare la fretta di Dio,
cioè la situazione ultima creatasi con l’apparizione di Gesù.
C’è un secondo fatto che appare chiaro leggendo con cura
le primissime pagine di Marco: i primi a riconoscere chiaramente Gesù non sono né Giovanni Battista, che sa che Gesù
è «più forte» di lui e battezzerà con lo Spirito (1, 8) ma non
sa nulla di più, né i discepoli che, chiamati, seguono Gesù
ma in fondo non sanno chi egli veramente sia, né la gente
che si accalca intorno a lui (2, 2), che pure si accorge che la
sua dottrina è «nuova» (1, 27) ma non sa inquadrare questa
novità, non sa dare un nome a Gesù. I primi a riconoscere
infallibilmente Gesù sono i demoni! «Io so chi sei tu», dice il
primo spirito immondo affirontato da Gesù, «Sei il Santo di
Dio» (1, 24). Poco dopo si dice che Gesù non permetteva ai
demoni di parlare «perché sapevano chi egli era» (1, 34). Come mai i demoni riconoscono Gesù più chiaramente dei discepoli, della gente e dello stesso Battista. Perché Gesù li
stana, li snida, li fa uscire allo scoperto. Noi possiamo convivere con il male, Gesù no. Noi non disturbiaino i demoni,
spesso ne siamo complici. Gesù li disturba, li disperde, li
perde. Se Gesù fosse solo un uomo, i demoni potrebbero
stare tranquilli. La loro sconfitta, invece, rivela che chi li
combatte^ ora non è un uomo ma, in lui, Dìo stesso. Sanno
chi è Gesù perché davanti a lui devono Indietreggiare e sparire. La loro non è, ovviamente, una confessione di fede, è
Taiiunissione della loro sconfitta e perdizione che diventa,
paradossalmente, il primo grande annuncio che, con Gesù,
il regno di Dio è veramente giunto fino a noi.
che in un posto subordinato.
Ora mi rendo conto di quanto
le donne possano agire anche
in pubblico e dare un nuovo
indirizzo alla nostra vita, una
vera spinta sociale.
Ciononostante non dobbiamo dimenticare le madri e
mogli (ma anche donne non
sposate pure impegnate nella
vita quotidiana), senza il cui
silenzioso servizio forse gli
uomini in cui vediamo agire
la grazia del Signore non
avrebbero potuto essere quello che erano: una Fernanda
Vinay, una Marcella Giampiccoli, una Lina Miegge, una
Lillina Deodato, una Lily Lupo, e tantissime altre. La grazia così copiosamente concessa alla chiesa di Cristo, nel
secolo trascorso, non solo ci
permette di guardare con fiducia al futuro, ma ci spinge
tutti a viverla in pieno, ad annunciarla a voce così alta da
coprire le notizie di mali propinateci da tutte le parti: il Signore vive, il Signore viene
per instaurare la giustizia, per
dominare su tutto l’universo.
Jolanda Schenk - Merano
Le mura
vaticane
Se invece del muro di Berlino poniamo, un po’ celiando,
fossero cadute le mura vaticane, la storia attuale sarebbe
decisamente diversa. Proviamo a immaginare. Non sentiremmo i leader Ds parlare
Villassio della Gioventù
Lunsomare Fyrsi, 13 - 00050 Santa Severa (Roma)
Tel.: 0766/570055 - Fax; 0766/571527 - Email; villa33i@tin.it
Estate 2000
La direzione informa che per l’estate 2080 le date dei campi
hanno subito de3li spostamenti rispetto alle abitudini delle estati
precedenti. In attesa delle informazioni più detta3liate presenti nel
depliant, si è ritenuto offrire un servizio mÌ3liore awertendo in
anticipo delle nuove date.
r Campo famislia
7 luglio-SO luglio
Campo siovanissimi (14-17 anni)
Campo 3Ìovani (18-35 anni)
Wm
2° Campo famislia
Campo rasazzi (11 -13 anni)
gotto -10 setter
3° Campo famislia
Servizio Cristiano
Via Monte degli Ulivi, 6 - 93016 Riesi
11 Servizio cristiano, opera diaconale della Chiesa valdese, cerca
Un/a segretario/a per gli uffici
Dal 1® settembre 2000
Si tratta di un impegno a tempo pieno comprendente:
- tenuta della corrispondenza;
- gestione telefono e fax;
- lay-out su computer del notiziario «Le notizie da Riesi».
Il/la segretario/a deve collaborare a stretto contatto con la direttora
del Servizio cristiano fornendole il supporto tecnico necessario.
Si chiede:
- ottima conoscenza della lingua italiana e di un’altra lingua
straniera (inglese e preferenzialmente tedesco);
- dimestichezza con l’uso del personal computer (programmi
Word, Works e Page Maker 6.5);
- disponibilità a vivere nel gruppo residente del Servizio cristiano.
Per ogni altra informazione rivolgersi a; Servizio Cristiano, via
Monte degli Ulivi, 6 - 93016 Riesi; tel/fax 0934-928123.
con tanta facilità del loro
ignominioso passato, non li
sentiremmo sbarazzarsi dei
residui di comunismo, inorriditi dagli eccidi di questa
ideologia «sanguinaria», senza pensare agli eccidi che ci
sarebbero stati e che ci saranno senza la rivendicazione di
giustizia e di eguaglianza sociale. Non sentiremmo le note
di un ritorno al clericalismo
tra gli strateghi della sinistra,
dalle proposte sulle scuole
private al recente slogan di un
grande promotore di scuola
privata confessionale, don
Milani. Non ci sarebbero state
le ritrattazioni politiche dei
tanti che sono stati sommersi
dal crollo e hanno scoperto da
un giorno all’altro il loro pensiero non più attuale, pensando più opportuno indossare
l’abito più consono e più apprezzato del revisionista.
Se fossero cadute le imponenti mura vaticane si sarebbe come primo punto riproposta l’effettiva riunificazione di un paese da sempre diviso, l’Italia. Lo stato vaticano con le sue banche sarebbe ritornato all’Italia, sarebbero cessati i privilegi di questo stato nello stato, si sarebbe conclusa la vicenda del
Banco Ambrosiano, delle
tangenti con la tonaca, con
qualche arresto eccellente.
La storiografia avrebbe approfondito il ruolo destabilizzante in Italia della chiesa
romana dall’unità al crollo
delle mura; Pio IX, papa del
Sillabo e del «non expedir» e
il filogermanico Pio XII sarebbero stati giudicati con
più obiettività storica e a
nessuno sarebbe saltato in
mente di beatificarli e di riabilitarli da ingiusti e sommari giudizi storici. Si sarebbe
Errata
In riferimento alla lettera di
Luca Baschera «I Salmi della
Riforma» (pagina dei lettori
di Riforma del 21 gennaio),
precisiamo che il curatore
della parte musicale del libro
è Daniele C. lafrate e non Davide C. Ce ne scusiamo con
l’interessato e con 1 lettori.
E-mail
La direzione dell’editrice
Claudiana comunica il proprio nuovo indirizzo e-mail;
info@claudiana.it
decisa una legislazione nuova sull’ora di religione, si sarebbe abolito l’otto per mille.
Anche il cattolicesimo sarebbe cambiato: avrebbe cercato di cambiare nome, di
cambiare simbolo, le chiavi
vaticane, di abolire le nunziature e i concordati, e anche il
cardinalato, carica dello stato
medievale pontificio. Il Giubileo avrebbe avuto certamente una veste compietamente diversa. Anche nelle
nostre chiese le cose sarebbero andate diversamente.
Gli esperti di storia avrebbero
riscoperto i discorsi su Roma
come la Grande Babilonia, da
Turrettini agli esegeti inglesi
dell’Ottocento. Probabilmente per il XVII Febbraio si sarebbe proposto il testo di L.
De Sanctis «Roma papale»,
sepolto nell’oblio ecumenicamente corretto, e le stesse
persone anziché sul Giubileo
biblico o sulla libertà degli altri avrebbero scritto un libretto su questo argomento.
Anche l’ecumenismo con
la chiesa di Roma si sarebbe
iniziato in modo del tutto
nuovo, senza il peso e i ricatti
delle gerarchie, senza il desiderio di unire tutto sotto un
unico scettro. È vero, è caduto proprio il muro sbagliato,
come accade spesso nella
storia. Ma ciò accade forse
per dimostrare come le posizioni dei molti e le idee della
maggioranza siano poco originali riflessi dei tempi, per
sottolineare che i credenti
debbano (come diceva Gesù
commentando un altro crollo, non di un muro ma della
torre di Siloe) rawedersi, non
adeguarsi a ciò che è più conveniente pensare e credere.
Lorenzo Scornaienchi - Bari
■ PARTECIPAZIONI!
RINGRAZIAMENTO
«Niente e nessuno potranno
separarci dall’amore di Dio
che è in Cristo Gesù»
Romani 8, 38
I familiari di
Guido Botturi
ringraziano tutti coloro che con
affetto hanno preso parte al loro
dolore. Un ringraziamento particolare, per l’assistenza prestata, alla dottoressa Patrizia Mathieu, ai medici e al personale
dell’Ospedale evangelico valdese di Torino e ai pastori Giuseppe Platone, Giorgio Bouchard e
Gianni Genre.
Torino, 28 gennaio 2000
12
PAG. 12 RIFORMA
venerdì 4 FEBBRAIO 20nn
Incontro della «Commissione chiesa e società» della Kek
Lotta per una società giusta e sostenibile
ANTONELLA ViSINTIN
..T A lotta contro l’ingiuJ-iStizia e la salvaguardia
degli equilibri naturali sono
inscritti nella nostra fede. Per
questo lo svolgersi delle attività umane dev’essere sostenibile in entrambe le prospettive».
Questo sostanzialmente
l’assunto che ha orientato i
lavori del primo incontro
della Commissione chiesa e
società (Csc) dopo l’assorbimento da parte della Conferenza delle chiese europee
(Kek) avvenuto un anno fa.
Tale decisione, lo ricordiamo, presenta diversi elementi di sfida legata da un lato alla «copertura ecumenica»
della Conferenza delle chiese
a cui aderiscono 125 chiese
(e sostanzialmente all’ingresso delle chiese ortodosse in
un gruppo di lavoro precedentemente solo protestante), e dall’altro alla «copertura territoriale» che comprende l’intera Europa geografica, fino alla Russia.
Per una struttura che si
prefigge l’obiettivo di interloquire con i responsabili dell’
Unione europea, dunque
questo duplice passaggio ha
comportato una ridefinizione dell’organizzazione e la
costituzione di un nuovo
gruppo di lavoro che fosse
rappresentativo della nuova
realtà, in grado di sostenere
con analisi e proposte l’ufficio di Bruxelles dove il giovane pastore slovacco Peter
Pavlovic ha sostituito da 6
mesi Marc Lenders. nella funzione di segretario della
Commissione.
Questo lungo preambolo
per dire che il 21 e 22 gennaio
scorsi sono stati spesi nella
conoscenza delle provenienze e appartenenze dei 14
componenti del gruppo di lavoro in rappresentanza di altrettanti paesi europei, e nella definizione deH’agenda;
obiettivi, priorità, metodologia, tempi. Ciò a partire da un
ricco documento «Sviluppo
sostenibile ed economia di
mercato» che aggiornava un
precedente dossier del 1995:
«Modello economico dominante e sviluppo sostenibile
sono compatibili?».
Le aree di intervento individuate sono state: il cambiamento del clima e l’ecologia,
l’agricoltura, la giustizia sociale, il lavoro e il commercio
internazionale, le economie
di transizione (i-paesi dell’Est) connesse all’integrazione nell’Unione europea. Con
un approccio che si vuole
reattivo e insieme propositivo essi verranno affrontati
tenendo conto dei prossimi
appuntamenti pubblici (dalla prossima conferenza delle
parti sul clima, al dopo Seat
tle, al Vertice sociale dell’
Gnu, all’incontro a Praga della Banca mondiale) e della
rete di organismi cristiani di
livello internazionale in cui si
colloca la Commissione chiesa e società (l’Alleanza riformata mondiale, la Federazione luterana mondiale, il Consiglio ecumenico delle chiese, l’European contact group,
la rete sull’economia e il lavoro, e la Commissione sull’ambiente). Il prossimo incontro della Commissione si
terrà fra novembre e dicembre prossimi.
Stimati interlocutori, allora, le chiese a livello europeo
tengono d’occhio le politiche
europee. Ne apprezzano la
cresciuta attenzione alla questione ambientale e alla disoccupazione, preoccupate
però di osservare che essa
non ha ancora avuto occasione di verifiche concrete, ma
soprattutto della totale subalternità culturale al mito della
competizione globale come
destino. Constatando che il
mercato «autoregolato» non
è in grado di produrre una
società giusta e sostenibile,
dove chi inquina paga, e siano garantite equità, trasparenza e partecipazione.
Come potranno istituzioni
politiche sempre più deboli
condizionare una macchina
economica sempre più potente e sfrontata?
Aveva piantato 300 croci nel campo nazista di Auschwitz
Condannato un militante cattolico polacco
Il militante cattolico nazionalista che aveva piantato
croci nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau è stato condannato per
incitamento all’odio razziale
e per insulti alle istituzioni
polacche.
Il 12 gennaio scorso, presso il tribunale regionale della
città di Oswiecim, costruita
attorno all’ex campo nazista
in cui vennero uccise 1 milione e mezzo di persone,
Kazimierz Switon è stato
condannato a sei mesi con la
condizionale per avere chiamato i parlamentari polacchi
«traditori della nazione» e
per avere diffamato i tedeschi e gli ebrei. Dopo la sentenza, Switon ha dichiarato
che era stato «condannato
per avere detto la verità» e
che sarebbe ricorso in appello. «Questo sistema giudiziario è come il sistema stalinista - ha detto nel corso di un
telegiornale serale -. Gli ordini vengono dall’alto e vengono applicati dai giudici». La
polizia e i soldati polacchi
avevano tolto oltre 300 croci
dal campo di Auschwitz, e
avevano fermato Switon nello scorso maggio, lasciando
solo la croce di otto metri di
altezza eretta nel 1988 per
commemorare la messa celebrata dal papa nel 1979.
Criticando la sentenza,
l’avvocato di Switon ha di
II campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, in Polonia
chiarate che quest’ultimo
aveva «soltanto espresso un’
opinione» sul Parlamento
polacco, e aveva attaccato «la
sete di sangue sionista e il
teutonismo germanico» e
non ebrei e tedeschi in quanto tali. Questo argomento
però è stato respinto dal tribunale che ha voluto che il
processo si svolgesse a porte
chiuse per prevenire ogni
«agitazione sociale». Switon
rischia anche una condanna
per avere piazzato esplosivi
nel maggio scorso, per cercare, ha detto «di impedire che
le croci venissero tolte».
Almeno il 90% delle persone morte nel campo di Auschwitz erano ebree. Anche
decine di migliaia di polacchi, russi e rom sono morte
in quel campo. L’anno scorso, una legge ha decretato la
creazione di una zona protetta di 100 metri attorno ad Auschwitz e ad altri otto campi
nazisti sul territorio polacco.
Un rappresentante delle
autorità locali, Wieslaw Konrad Czarnick, ha annunciato
che la cittadinanza onoraria
del distretto di Oswiecim era
stata conferita dal Consiglio
comunale a papa Giovanni
Paolo II per commemorare la
visita che egli aveva compiuto nel 1979 ad Auschwitz e
per ringraziarlo di avere appoggiato la costruzione di
chiese in quella regione, (eni)
Dossier della Federazione luterana mondiale (seconda parte)
La vita dopo... il debito?
Il programma
«Hipe»
Nel settembre 1996, il Fondo monetario internazionale
(Emi) e la Banca mondiale
hanno sottoscritto un programma che concerne il debito estero di paesi con scarsi
redditi. Questo programma fu
chiamato «Hipc» (Paesi poveri fortemente indebitati).
L'obiettivo del programma
L’obiettivo del programma
«Hipc» è di ridurre il debito a
livelli sopportabili, permettendo politiche efficaci e
soddisfacenti. Sono previste
risoluzioni comprensive che
coinvolgono il Emi e la Banca
mondiale, i governi bilaterali
e i creditori commerciali.
Chi sono i paesi «Hipc»?
Sono 41 in totale: Angola,
Benin, Bolivia, Burkina Faso,
Burundi, Camerún, Repubblica centrafricana, Ciad,
Congo, Costa d’Avorio, Repubblica democratica del
Congo, Guinea equatoriale,
Etiopia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau; Guyana, Honduras, Kenia, Lao Pdr, Liberia,
Madagascar, Mali, Mauritania, Mozambico, Myanmar,
Nicaragua, Niger, Nigeria,
Ruanda, Sao Tomé e Principe, Senegai, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Tanzania, Togo, Uganda, Vietnam, Yemen, Zambia.
Gli impegni del programma
Il programma, alquanto
complesso, si compone di
due tappe essenziali:
1) per usufruire del programma «Hipc», i paesi sono
costretti ad adottare alcuni
aggiustamenti e riforme proposti dal Emi e dalla Banca
mondiale, su un periodo di
tre anni. Al termine di questo
periodo, viene effettuata
un'analisi del debito. A questo punto, il Fmi e la Banca
mondiale prendono la decisione di assistere il paese tramite il programma «Hipc». Ci
sono due tipi di criteri:
- L’esportazione: se il debito totale del paese è supe
riore del 200-250% alle sue
esportazioni annuali e se i
rimborsi annuali superano
del 20-25% i benefici da
esportazioni, il carico del debito può essere considerato
insopportabile.
- Criterio fiscale; nell’ambito di un’economia liberale
con un debito molto importante rispetto ai redditi del
paese, nonostante una forte
imposizione fiscale, il criterio
chiave è il rapporto tra la totalità del debito e l’insieme
dei redditi del governo. Se le
esportazioni rappresentano
più del 40% del Prodotto interno lordo e le tasse più del
20%, un debito totale di oltre
il 280% del reddito annuo del
governo può essere considerato insopportabile.
2) Dopo l’accettazione del
paese che può usufruire del
programma «Hipc», occorre
presentare buoni risultati durante tre anni (tale periodo
può essere abbreviato).
Questo significa che i paesi
sono sottomessi per sei anni
a criteri finanziari e di esportazione prima di poter usufruire del programma «Hipc».
Le buone notizie
Il programma «Hipc» prevede numerosi cambiamenti
politici. In precedenza, un
debito contratto nei confronti del Fmi e della Banca mondiale non poteva essere cancellato. Con il programma
«Hipc», il Fmi e la Banca
rnondiale accettano che il debito venga annullato quando
esso è ritenuto insostenibile.
debitori e alle loro istituzioni
democratiche.
Insomma, il programma è
troppo restrittivo e richiede
troppi provvedimenti di austerità imposti dal Fmi e dalla Banca mondiale. D’altra
parte, è importante stare attenti a non aiutare governi
corrotti. Si sta sviluppando
una controversia circa i criteri per definire un «buon governo». Le misure di rigore
politico imposte sono spesso
insufficienti e male organizzate, e hanno come conseguenza l’aumento delle sofferenze dei più poveri, in seguito ai risparmi fatti a scapito delle spese sociali.
alto, come dimostra la storia.
Dopo la prima guerra mondiale, la Germania fu sottoposta a un debito di guerra che
corrispondeva al 13-15% del
reddito delle sue esportazioni. Gli storici ritengono oggi
che questo tasso troppo alto
abbia favorito il sostegno popolare al nazismo. Dopo la
seconda guerra mondiale, la
Germania fu sottoposta a un
debito corrispondente al 10%
dei suoi redditi da esportazioni. La Germania denunciò
questo tasso come insopportabile e, nel 1953, nel contesto della guerra fredda, esso
venne ridotto a una forchetta
oscillante tra il 3,5% e il 6%. I
«Debiti odiosi»
e responsabilità dei creditori
Molti debiti che gravano
sui popoli dei paesi più poveri del mondo sono stati contratti a fini impropri da regimi non democratici e transitori. La maggior parte di questi governi sono scomparsi,
insieme al denaro. I soldi fu
Una scuola all'aperto in Mozambico
Le notizie meno buone
Le critiche rivolte al programma «Hipc» riguardano la
scarsità di annullamenti del
debito e l’applicazione troppo tardiva del provvedimento. Il programma quindi non
è una vera soluzione della crisi. Viene presa in considerazione la capacità di rimborsare il debito ma non i bisogni
dello sviluppo. 11 programma
«Hipc» non tiene conto delle
circostanze particolari, come
i debiti «odiosi» o la ricostruzione dopo una guerra. Esso
non dà alcuna voce ai governi
Le lezioni
della storia
I debiti insopportabili
Il programma «Hipc» ha
stabilito un certo numero di
criteri per definire l’aspetto
insopportabile di un debito.
L’applicazione concreta di
questi criteri significa che,
per essere presi in considerazione dal programma, i paesi
devono spendere almeno tra
il 20% e il 25% dei redditi delle loro esportazioni per il rimborso dei loro debiti. Questo
tasso è decisamente troppo
due terzi dei debiti furono ri
messi.
Il rimborso dei debiti della
Gran Bretagna nei confronti
degli Usa dopo la seconda
guerra mondiale era basato
su un rapporto del 4% dei
benefici sulle esportazioni.
Nel 1970, quando l’Occidente decise di sostenere
politicamente l’Indonesia
dopo il rovesciamento di un
governo di sinistra, i paesi
creditori stimarono che il
tasso del 20% sui benefici da
esportazioni era assolutamente inaccettabile. L’Indonesia effettuò i suoi rimborsi
su una base del 6%.
rono spesi in armamenti, in
palazzi presidenziali, o depositati in banche estere. Tali
debiti possono essere considerati come «odiosi». Essi
non hanno alcuna giustificazione morale e quindi non
dovrebbero avere alcuno statuto legale. Alcuni debiti «odiosi» sono stati cancellati.
Il problema dipende dalla
responsabilità dei creditori.
Spesso il denaro era stato
prestato in modo irresponsabile dalle banche occidentali
negli Anni 70 e 80, quando la
loro preoccupazione era di
riciclare i petrodollari depositati dai paesi delI’Opep.
Creditori occidentali avevano
spesso sostenuto regimi dittatoriali senza alcuna garanzia realistica circa l’uso dei
crediti. La decisione dei prestatori non dipendeva dal
fatto che il denaro venisse
utilizzato 0 meno per promuovere lo sviluppo delle
popolazioni.
Spesso si dice che i debiti
devono essere pagati per evitare derive morali, e che una
cancellazione dei debiti incoraggerebbe la mancanza di
disciplina finanziaria. Lo
stesso argomento può essere
usato contro i prestatori che
sfuggono alle conseguenze
dei loro prestiti irresponsabili. Tuttavia, finché saranno i
creditori a decidere, è difficile immaginare che essi accetteranno una equa condivisione delle responsabilità. Occorre dunque un’istanza
neutra di arbitraggio.
I limiti del programma
Il programma «Hipc» deve
essere giudicato in base ai
suoi risultati concreti e non in
base ai progetti teorici. Esaminiamo il caso di due paesi:
Mozambico
E uno dei paesi più poveri
nel mondo. Solo il 30% della
popolazione ha accesso all’acqua potabile, solo il 40%
ha accesso alle cure mediche,
solo il 24% delle donne sa
leggere e scrivere. Nel giugno
1999 il Mozambico doveva
usufruire di una rimessa di
debito pari alla metà del suo
debito estero, che è di 5 miliardi di dollari. Ma il rimborso del Mozambico è stato poco importante.
È stato dichiarato: «Concludiamo che il programma
"Hipc” non avrà conseguenze significative sul volume futuro dei pagamenti». Prima
del programma «Hipc», i pagamenti erano di 111 milioni
di dollari l’anno, ora sono di
100 milioni di dollari. C’è
quindi un piccolo beneficio
per i poveri del Mozambico.
Il governo ha aderito alla richiesta di annullamento.
Uganda
È uno dei paesi con la più
bassa speranza di vita. Nel
'94 era stimata a 40,2 anni.
Nel ’96, rUganda ha speso il
20% dei suoi benefici da
esportazioni per il rimborso
del suo debito, il che corrisponde al 2,4% del Pii, mentre la spesa per la salute fu
dell’l,6%. Nello stesso momento, il rimborso ammontava a 170 dollari prò capite
mentre metà della popolazione vive con 100 dollari l’anno. L’Uganda fu il primo paese accettato nel programma
«Hipc» ma nonostante i suoi
successi dovette aspettare un
anno di più per poter usufruire di una riduzione di 350
milioni di dollari, corrispondente al 20% del suo debito.
In nessun caso si è tenuto
conto del fatto che la maggior parte dei debiti fu contratta dal dittatore Idi Amin,
il quale chiese prestiti senza
garanzie sull’uso di quei fondi. Peggio ancora, i benefici
sembrano essere di breve durata: tenuto conto della caduta dei prezzi del caffè, oggi la
situazione dell’Uganda risulta ancora più disastrosa. (Firn
Information, dicembre 1999)
it
IL
«S
peri
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