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LA BUONA NOVELLA
GIOUNALE DEI.LA EVANGELIZZAZIONE
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Andate per tutto il mondo e predicate l’Kvangelo
(la Buona Novella) atl ogni creatuni.
Matteo xvr, 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE 'j LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
Per il Resno [franco 3 destinajiione]____ £. 3 00 t In Firenze, da Ltapoldo rinelli, via Tomabuoni
„ , „ . „ . ,, . S al Deposito di libri religioei.
Ter la Svizzera e Francia, id..........................via San Francesco,
Per r Inghilterra, id......................................„ 5 50 i in Torino, via Principe Tommaso dietro ilTem
Per la Germania id....................................„ 5 50 Valdese.
Nonsiricevono a.30ciazi0ni per n.eno di c inliÌÌ™ ^n ^
un anno. l renze, via Tomabuoni al Deposito libri religiosi.
AU’estero, a’seguenti indirizzi; Parigi, dulia libreria C.Meyrueis, me Rivoli;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio; Inghilterra, dal signor G. F. Muller^
General Merchant, 26, LeadeuhaU Street. E. C.
SOMMAKIO
t'accrcscimento della fede. — Il matrimonio dei preti. — Cn cantico invece di nna rivoluiionc. —
Ai redattori della Vera Buona Novella. — Corrispondenza della B. N’avella. — Bibliografia.
L’ACCRESCIMENTO DELLA FEDE
Lfgfiete — Luca xvii. 6-8.
Il Divino Salvatore ammaestrava i suoi discepoli, etl inculcava
loro il perdono verso il fratello che abbia pur peccato sette volte
sette: mentre Egli dava loro questi insegnamenti, gli fecero questa
domanda; Signore acccresa'ci la fede. ” Diremo qualche cosa di
questa preghiera, condizione indispensabile della vita spirituale.
Ogni uomo possiede già qualche poco di fede, quando ne sente il
bisogno, e che si rivolge unicamente a Cristo per ottenerla. Così la
domanda dei discepoli ò una prova della loro fede, di una fede debole ancora, è vero, ma che tende a fortificarsi. Tutti abbiamo bisogno di questa preghiera, e ben spesso non sappiamo meglio di quello
che non sapevano allora li Apostoli, qunl ne è la portata. Chiedevano con sincerità al Salvatore d’impiegare tutti i mezzi che giudi-
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clierebbc convenienti per procliirrc nei loro cuori una fede più grande.
S’immaginavano che lo Spirito Santo, comunicaridosi alle loro
anime, vi produrrebbe effetti immediati, e non incontrerebbe ostacolo in loro. Grandissimo era il loro eiTore: non pertanto, siccome
il loro desiderio era sincero, il Signore l’esaudì, non a seconda del
loro pensiero, ma nel modo e nel tempo chc egli giudicò conveniente.
I discepoli non avevano alcun’idea del gran mare delle diiFicoltà
e prove, nel quale la loro domanda li gettava. Lo sviluppo della loro
fede richiedeva che fossero posti sotto una disciplina che in quel
tempo non avi'ebbero potuto ravvisare senza -fremito ; e quando si
trovarono di fronte alle prove per le quali dovevano essere esauditi,
si offrivano a loro come ostacoli insormontabili al compimento del
loro desiderio.
Lo sviluppo della fede richiede una disciplina sì interna, come
esterna, che bene spesso ci sembra misteriosa: qualche volta, nel
momento stesso in cui il gran Medico ci somministra i rimedi che
meglio convengono al nostro stato, crediamo non essere esauditi nè
intesi. Qualche volta la preghiera sembra non avere altro effetto che
quello di aumentare le nostre difficoltà, di dare una nuova forza alla
tentazione, di rivelarci in un modo piiì vivo la nostra colpabilità e
la nostra miseria. Noi ci crediamo abbandonati da Dio, e siamo
pronti a deviare dalla fede, per cagione dei mezzi medesimi, per i
quali Dio vuole aumentarla. Noi non conosciamo il metodo che egli
impiega, e non vediamo molto lontano dinanzi a noi. Nelle cose
spirituali, spesso ci abbisogna, come nelle montagne, discendere
molto prima di giungere alla cima che è innanzi a noi. Che si direbbe di un viaggiatore, il quale obbligato a passare attraverso un
paese deserto e arido per giungere al luogo del‘suo destino, renunziasse a continuare il suo viaggio, sotto pretesto che se la strada
fosse buona, sarebbe certamente più piacevole? Ora, il cristiano
non è meno insensato quando dice: Io non posso essere nella via
della salvazione. Tutte le volte che questa via è trista o penosa, che
la preghiera s’innalza con affetto, che la Parola di Dio non riscalda
il suo cuore, che cammina nella oscurità, e che la sua anima abbattuta è come attaccata alla polvere. Nò, non dobbiamo proseguire
la nostra via, sia pnre il cammino piano o scabro, e il cielo chiaro o
nuvoloso. Noi siamo nella via di Dio, abbenchè l’abbattimento, la
impazienza, lo scoraggiamento e la incredulità, sieno ben lungi dall’essere sentimenti che Dio ins[»ira. La strada del dovere ci è trac-
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ciata da Dio, ma i seiitimeuti con i quali uoi la seguiamo, escono
dal nostro cuore diltidente e diqjosto al malcontento. Il pellegrino
cristiano, lungi dal credere, deve loro resistere: la disciplina della
fede vuole che si prosegua ki sua marcia, senza las^ciarsi arrestare
da tali ostacoli, tenendo li occhi fissi sulla meta.
“ Voi avete bisogno di pazienta, acciocché avendo fatta la volontà di Dio, ottegniaie la promessa ” (Ebr. x, 34). La via nella
quale Dio ci fa camminare, è spesso un deserto, e più di un pellegrino è deviato per cercarne una più piacevole. Ma questa via che
ci sembra facile, conduce alla disperazione più funesta che .tutti i
nostri scoraggiamenti. Lo scoraggiamento stesso esercita la nostra
fede, imperocché come sarebbe ella esercitata se non avessimo nè
ditiicolul da vincere, nè scoraggiamento da combattere? Una via
sempre unita, uu «ielo sempre sereno, mettono alla prova la nostra
riconoscenza, ma non la nostra fede.
La fede stessa, l’abitudine della fede ottenuta dalla fedeltà ad
adempiere il suo dovere, è una delle ricompense della fede. A colui
che utilizza il talento che gli ha confidato il suo maestro, sarà dato
in abbondanza ; ma sara tolto il suo talento a colui che non ha saputo farlo valere. Sembra, in seguito al discorso di Gesù, che gli
Ai>ostoli domandassero di ricevere ad un tratto la fede nnracolosa e
attiva, che non si ottiene die a poco a poco per una via di fedeltà e
di obbedienza.
Ma il nostro divino Salvatore insegna loro -che non si ottiene che
a gradi. Se hanno un germe di fede e camminano con semi)licità davanti a Dio, cercando servirlo e glorificarlo con la loro obbedienza,
il piccolo seme crescerà, si svilupperà, e finirà per dar frutti; imperciocché il regno de’ cieli e la fede, che è l’essenza di questo regno,
“ som simili ad un grq.nel di senape, il eguale sebbene il più piccolo
di tutti i semi, diviene un grand’albero, sui rarai dei quali, li uccelli si ripa mno e/anno i loro nidi, e che i più fivriosi venti non
potranno sradicare” (Matt. xm, 31, 32)^ I discepoli vengono a domandare la fede a Gesù come gli domanderebbero di fare qualche
miracolo davanti a loro. Malafede non è solamente un miracolo;
ella è la lor vita: germoglia come il grano che prima produce erba,
jwi spiga, finalmente grano formato nella spiga. Come la fede che
domandano a Gesù dipende in buona parte dalla loi’o fedeltà, dalla
loro perseveranza, dalla loro obbedienza semplice ed umile, non può
più dar loro questa fede prima di avergli disciplinati alla sua obbc<lienza, come uu padrone non paga il servo i)rima che gli abbia
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pre.stato servizio. La fede deve crescere con l’esercizio, e a colui clie
l’ha, gli sarà data in abbondanza. Se coltiviamo il nostro grano di
fede, e se giornalmente ntilizziamo quel poco che abbiamo ricevnto
da questa grazia, saremo presto in istato di tutto sopportare, e ne.>;.suna opera ci sarà di troppo difficile. Ma una vita di fede è necessaria allo sviluppo della fede, chiamata ad incontrare prove che
l’abitudine della fede sarà solo in istato di sormontare. Pregate, digiunate, vegliate, combattete, lavorate, sottomettetevi alla condotta,
di Dio, siate operai con Lui quando egli lavora in voi, e avrete ben
presto una fedo solida e abituale, una fede che trasporterà le montagne.
Poche cose nel dominio delle spirituali esperienze, sono tanto importanti a conoscersi, quanto la legge di gradazione nella fede.
Bisogna in qualche modo sapere come Dio ci conduce per non sottrarci alla sua disciplina, o contrariare i suoi disegni, per non angosciarci inutilmente, o privarci del bene che vuol farci. Le vie per
le quali Dio ci conduce, la disciplina alla quale ci sottomette, fanno
la nostra educazione pei- l’eternità. Da primo la sua disciplina ha
per iscopo di prepararci al suo servizio, di formare, sviluppare, fortificare le nostre facoltà spirituali ed esercitarle, facendole servire
alla sua gloria, aU’avanzamento del suo regno, e al bene dei nostri
simili in questo mondo di peccati e di dolori. Quindi l’abitudine
deH’ubbidienza, della divozione e, dell’amore, ci prepara alla felicità
del cielo, ove ci aspetta un’attività tutt’altrimenti benedetta e diffusa. Dio ci tratta come esseri liberi, che devono volontariamente
fare il bene, perchè si possa chiamare con questo nome. La fede nei
suoi veri sviluppi dev’essere un atto ed un’abitudine delVauima, e
nel medesimo tempo un dono di Dio: ella dev’essere l’opera comune
del nostro e del suo Spirito, cd è per lei che Dio produce in noi la
volontà e l’esecuzione.
E per l’opera che ci dà a fare sulla terra, che Dio ci prepara per
il riposo eterno. È per la fede, che si sviluppa in mezzo alle difficoltà della terra, che Dio ci prepara alla \’ista dei boni eterni nella
gloria. Più la nostra opera è grande su questa terra, più il nostro
riposo a venire sarà delizioso; più avremo avuto fede in mezzo alle
tentazioni sulla terra, più la nostra vista sarà chiara, estesa e mai avigliosa. La nostra attuale sommissione alla volontà di Dio, l’abitudine dell’abnegazione creata dalla fede, quella di lavorare per Iddio
in mezzo ai dubbi ed alle difficoltà, saranno seguiti da uno stato in
cui l’abnegazione cesserà, perchè l’anima intiei’amente spogliata del
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peccato, Siirà ripiena di Dio e assorbita dal suo beato servigio. Ora il
Signore prepara i suoi figli a godere della gloria e delle allegrezze
del cielo, facendoli passare {>er un fuoco che purifica, li ha condotti
attraverso le difficoltà, le lotte e le abnegazioni, accordando loro le
grazie che reclama il suo servigio, e che sono necessarie per lottare,
por pregare e per lavorare con frutto, li prepara a portare la sua immagine e ad essere eternamente uniti a lui nel ciclo.
Nel suo terreno sog^orno, Gesìi seminava e foceva germogliare la
fede nell’anima dei suoi discepoli per mezzo dello sue direzioni e dei
suoi insegnamenti. Ma la presenza del loro Maestro impediva alla
loro fede di svilupparsi, e non fu che doi>o che gli fu tolto, che
ella diveime uu grand'albero, cai),acc di sfidare le piii terribili tempeste. Quando ogni sensibile appoggio disparve con Cristo, quando
la sua morte, la sua resurrezione e la sua ascensione ebbero tolta
ogni speranza di uua liberazione, e di un regno terrestre, la loro
fede si attaccò ad un Salvatore invisibile e spirituale. I semi che
aveva sp£ir.si e coltivati, pullularono con forza, e la parola che non
avevano intesa fu compiuta: “ Egli è utile che io me ne vada: perciocché se io non me ne vo, il Consolatore non verrà a voi ” (Giovanni XVI, 7). Se Cristo non se ne fosse andato, l’opera del Consolatore, l’opera della fede non si sarebbe mai potuta sviluppare intieramente. È spesso necessario che ogni sensibile appoggio sia tolto
all’anima perchè si riposi intieramente su quello chc è invisibile,
eterno, spirituale.
Quando la luce del giorno si estingue, la nostra anima, fin là distratta da esterni oggetti, e il movimento della virtù, si raccoglie c
contempla i cieli, ove mille stelle narrano la gloria di Dio forte: e
allorché i venti impetuosi tormentano la nostra navicella, che un
abisso risponde ad un altro abisso al rumore de’suoi canali, c che
l’anima agitata non sa ove cercare un asilo qui in terra, non le resta
che Dio, c si rifugia in Lui per la fede.
IL MATRIMONIO DEI PRETI
Ove c libertà di coscienza, ove il matrimonio è, come deve essere, un
contratto, non si è mai fatta questione di inabilitare alla stipulazione di
(juel contratto i Preti: solamente in Francia, dopo la restaurazione, i
Mairvs hanno sempre respinto dal contrarre il niutriinouio li ex Preti: dalla
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rÌToluzione del 178i>, fino al Coneordato con Napoleone I, lo stato ccclcsiastico nMi eia on impedimento, ne abbiamo un famoso esempio in Talleyrand che vescovo di Autun, divenne padre di numerosa famiglia, ascese ai
primi seggi dell’impero e della restaurazione. Sotto Luigi Filippo per due
voltii alli ex Preti fu impedito celebrare il contratto di matrimonio : la
Magistratura di Francia, confermo la inibizione, ma nel corrente anno, ò
avvenuta una variazione nel giudicare, e l’ex Prete può ammogliarsi; il
Tribunale del Perigueux ha pronunziata una sentenza favorevole all’ex
prete Brou do Lauriere; eccone i motivi;
Attesoché per il Codice Napoleone, il matrimonio è un contratto puramente civile, al quale sono atti a stipularlo tutti quei cittadini che non nc
sono formalmente dichiarati incapaci. Che invano nelle nostre leggi si cercherebbe una legge proibitiva del matrimonio nel prete cattolico, al quale
il ricevimento delli ordini sacri non fa perdere nè la sua qualità nè i suoi
diritti di cittadino.
Che la legge organica dei culti del germinale anno X, è muta come il
Codice su questo punto importantissimo;
Che là ove il Legislatore tace, non spetta ai Magistrati di supplire al
di lui silenzio, cercando in considerazioni morali e religiose, rispettabili
senza dubbio, nia senza fondamenti nella legge civile, una proibizione cho
essa non ha stabilita.
Ordina ai Maircs di Périgueux e Cendrieux di procedere alle denunzie,
e quindi celebrare il matrimonio di Brou de Lauriere cou Elisabetta
Fresanges.
Questa decisione ha messo in perfetto accordo i principii che regolano i
cittadini tutti al dirimpetto della legge, senza distinzione di prete o laico.
Ciò al dirimpetto del lato civile; ma la questiono ha pure il suo lato religioso; e da questo per i Cristiani, che veramente e sinceramente credono
al Vangelo, la questione è inappellabilmente giudicata, poiché è Dio cho
parla. « Il matrimonio è il letto immacdlato e onokevolb in tutti »
(Ebr. xiii, 4). Alcuni apostateranno dalla fede, e vieteranno dal maritarsi (1 Timot. IV, 1, 3).
E la Chiesa di Roma, maestra di tergiversazioni, non ha voluto dai proti
un voto di celibato: per legge disciplinare solamente ha stabilito che, chi riceve
l’ordine sacro, non può maritarsi. Ma la Chiesa llomana ha i suoi ripieghi ;
nel caso che un prete non potesse vivere celibatario, e la di lui coscienza
compromettesse la salvazione della di lui anima, contravvenendo alla dura
disciplina del celibato, non ha che andare là ove sono i greci, uniti alla
Chiesa di Boma, presso i Maroniti, uniti pure alla Chiesa di Roma, e colà
potrà adempiere nella sua tranquilla coscienza l’ufiBcio di prete, e il dovere
di buon padre di famiglia, ed educare la sua prole, in greco o siriaco. E
privilegio della Chiesa di Roma, lo avere due pesi e duo misuro : una per
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1 suoi seguaci d’oriente, una per quelli d’occidentc È ciò giusto? È ciò
coufonuc alla parola di Dio? Ognuno può facilmente couvincersi che no,
rileggendo le parole doli’Apostolo superiormente riportate.
UN CANTICO
INVECE DI UNA RIVOLUZIONE
Si dice, chc Luigi Filippo re dei Francesi, chiesto all’illustre P''. C'halluers, qual era il mezzo piiì efficace per rialzare lo stato morale della Francia, il filosofo Scozzese rispondesse “ Le scuole della Domenica ” Quanto
sia vero il suggerimento del D“^. Chalmers, nc somministra sorprendente
esempio il contegno attuale delli operai inglesi nel Nord dell’isola, ove le
scuole della domenica sono una istituzione universale c popolare. La fratricida guerra d’America produce la mancanza dol cotone in Europa, c la
mancanza dol cotone ha ridotte inoperose, e così alla miseria, migliaia e
migliaia di lavoranti; pure non sono avvenuti nè tunmlti, nò sommosse che
sogliono avvenire quasi sempre in simili circostanze. La ragiono nò è attribuita in gran parte alla benefica influenza delle Scuole delli Slraccioni,
della domenica, e di altre istituzioni per il popolo. Il fatto seguente nè
è una prova.
Un padrone di una delle più grandi fabbriche di tessuti in cotone,
trovandosi nella impossibilità di fornire lavoro ai numerosissimi suoi operai, li adunò tutti, e iu mezzo al timore intorno aH’effetto che produrrebbe
(jucllo che voleva loro annunziare, notificò loro, chc era obbligato sospendere la lavorazione per la mancanza del cotone. Tale annunzio era precursore di miseria e fame per centinai di famiglie : per alcuni minuti tutti
stettero muti, come colpiti dalla più grande sciagura; ma ad un tratto
si senti la voce di una giovane operaia, nionitrice delle scuole della Domenica, cho intuonò il seguente cantico.
Voi santi intimoriti, fatevi coraggio
La folta nebbia che tanto vi spaventa
Presto sparirà.
Tutta l'assemblea uni la sua voce a quella della giovinetta, e cantò
tutto l'inno, quindi si sciolse nel più perfetto ordine. Ecco li eflFetti della
istruzione ricevuta nelle scuole delle domeniche. i
In America tutte le domeniche 2 milioni di fanciulli sono riuniti nelle
scuole; in Inghilterra da 20 mila, in Francia da 4 mila, e in Svizzera
da 7 mila. Ci mancano le statistiche per indicare quanti in Italia ricevono istruzione nelle scuole della domenica.
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AI EEDATTORI
DELLA VERA BUONA NOVELLA
Più d'una volta abbiamo dovuto rimproverare alla direzione della Vera
Buona Novella, che fa spreco del suo epiteto vera, che nega Pio, falsando la verità, poiché Dio è verità. Deut. xxxir, 4. Dobbiamo fare nuovo
rimprovero a ((uella Direzione, e ci duole ripeterlo; quale stima possiamo
avere per i direttori di un Giornale che si intitola ■“ Periodico della Cristianità Cattolica Italiana ” quando vediamo da essi calpestato, rigettato
sprecato il primo attributo del cristianesimo, la verità, e a larga mano dispensato titoli ingiuriosi, a chi nou la pensa come loro e trattate le questioni religiose, nel medesimo modo che si ragiona nelle piazze ?
L’articolo contro di Noi, che si legge in testa al N° 72. 11 Ottobre,
contiene mille menzogne. I Direttori della Vera Buona Novella, cho praticano una religione tutta materiale, mondana, e di forme, non possono
comprendere la Religione di Cristo, tutta spirito e verità: così falsano
tutte le dottrine del Vangelo, e asseriscono che noi Evangelici ritenghiamo
che “ tutte le opere luone, sono peccati, che cuoprono e rendono inutile Cri
sto, che non imporla che l’uomo sia virtuoso o rihaldo, che la virtù è nn nulla,
è un demerito presso Dio ” la falsità, la malignità di tali asserzioni ò manifesta, e non merita spender parole por provarla, come non merita considerazione l’accusa contro Noi Evangelici, che cioè “ neghiamo la libertà naturale, la Rivelazione, ci costituiamo Apostoli della schiavitù umana. ” A
noi tali accuse, a noi che abbiamo rigettata la schiavitù della Chiesa di
Roma, che ci rendeva, ut cadaver, a noi che dopo avere mostrate le verità
evangeliche, mandiamo i nostri uditori a riscontrarle nella Parola di vita,
e mai nello decisioni dei concili, o nelle Decretali dei papi, a noi cbe ritenghiamo covae. pubblicano chi non ci ascolta, (Matt. sviii, 17). ma non
lo mandiamo come la Chiesa di Roma, alla galera, alla tortura, al fuoco?
Redattori della V. B. Novella-, fate senno, studiate, riflettete sulla
Scrittura, parola di Dio infallibile, e non vi beate nella menzognera parola dell’uomo.
E non siam noi Bugiardi se asseriamo che si attribuisce alla Lettera
di Maria la virtù di fare i miracoli-, leggete il seguente paragrafo dell’opera da voi raccomandata “ Gloria, di Messina ” e ritirato l’ingiuria
contro di noi scagliata, “ Voi? Voi? chiamo in testimonio, Signori, quante
volte, quando più fiera entro al popolo trascorrendo, facca l’ultime prove
la fame senza saperne il modo, con miracolosa provigione c vedeste la
città di Messina provveduta con abbondantissime vettovaglie? Voi ditelo?
ijuuute volte, con eccessiva allegrezza, gioirono i vostri infermi, chc dai
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suoi malori, lunga stagione oppressi, iu un punto riconobbero, la ricupc
rata salute? Che stò io a dire? gli stessi superbissimi demoni, soggettando la contumacissima naturale pertinacia, alla fulminea spada, dei fol
OOREOOIANTI SPLENDORI, DELLA SACRA LETTERA DI MARIA IMMANTINENTE,
NON DiLooaiARoNo? Che dici? che sai tu rispondere? questi miracoli,
PUÒ FAR la lettera DI CIASCUN SANTO ! E LA LETTERA DELLA REGINA DI
TUTTI I SANTI NON POTRa’ FARLI?
E chiamate noi cicchi e guide di ciechi, che facciamo la yuerra
al re<jno di Cristo, perchè neghiamo credere alla verità della lettera di
Maria, come se il regno di Cristo si basasse su quella lettera, c ci appuntate perchè neghiamo che S. Paolo non fu in Italia prima dcH’auno 42
di Cristo, e neghiamo che in qucU’anno cadesse la Indizione Prima.
Redattori della Vera Buona Novella: eh! avete ragione, settari della chiesa
di Roma, siete ignoranti della Scrittura : so la conosceste non domandereste la itrova della nostra asserzione. E non è nella Scrittura, e specialmente nella Lettera di S. Paolo ai Romani, che Egli dico “ multe volte ho
proposto venire a voi, ma sono stato sem^m impedito ” Cap. i, 13. e voi
sapete, o dovreste sapere, chc la lettera ai Romani fu scritta da Corinto
noU'anuo di Cristo cinquantotto: e se il detto di S. Paolo non vi basta, leggete li Atti delli Apostoli, e vedrete che S. Paolo dopo la sua
conversione, va da Damasco a Gerusalemme, a Tarso, c ad Antiochia,
torna a Gerusalemme e ad Antiochia, va missionario a Cipro, Perga,
Panfilia, Iconio, Liatra, Dcrba, torna a Gemsalomme, fa nuova visita
a Listra, Dcrba, giunge in Siria, in Frigia, Galazia, traversa l’Asia, si
ferma a Troade di dove va in Macedonia, a Tessalonica, ad Atene; a
Corinto, ad Efeso, di nuovo a Corinto, Chio, Troas, Mileto, Rodi, Tiro,
Tolemaide, Cesarea, Gerusalemme, ove è imprigionato, per esser condotto
a Cosare, e nel 02 approda a Malta.
Redattori della Vera Buona Novella, eh! avete ragione, vi vuole un
criterio da fanciullini, ma di quelli chc poppano, per voler credere, chc
nell’anno 42 di Cristo si usasse la parola ùulizione, quando si vede usata
PER LA PRIMA VOLTA NEL TRECENTO TREDICI;
Redattori della Vera Buona Novella, mostrate non sapere contare, così
non ci fa specie se confondete il 33. col 42 e non ci fa meraviglia pure
se non credete nè al Raronio, nè al Calmet, nè a Richard, nè a Giraud, nè ad altri sommi che negano la verità della lettera di Maria, c
che vi lasciate ofl'uscarc da inverosimiglianze che urtano il senso comune.
Redattori della Vera Buona Novella, divenite uomini, rispettatevi, gloriatovi della dignità d'uomini, e di cristiani, non gettate nella polvere
l'intelletto chc Dio ci ha donato, e chc ci rende privilegiati fra tutte le
creature; venerate la reìiyione del Cristo, discutete di'jnitosameide, al)bandonate le infjìiiric, fate guerra all’e;/ore, ma non alimentate la super-
10
... 311 ...
stiziune chc degrada l’uonio; non vogliate costringerci a dire con l’Apo
stolo “ Avete mutata la verità di Dio in menzogna. ” Rom. i, 25.
CORRISPONDENZxi DELLA B. NOVELLA
Signor Direttore
Per adempiere alle fatte promesse, d’intrattenere di quando in quando i
lettori della Buona Novella, dei fatti che accadono nel campo della missione, le invìo alcuni ragguagli intorno aH’opera che di presente si compie
nella nostra provincia.
Ad otto miglia da Torino, traendo verso le Alpi Cozie, giace in mozzo a
fertile pianura, la grossa terra di Cirié, popolata da 4 a 5000 abitanti,
d'ìndole piuttosto energica ed intollerante, come in generale in tutto il Canavese. Attratto dalla speranza d'un onesto e sicuro guadagno, awiavasi
costà alcuni mesi or sono, un operaio torinese membro della nostra congregazione, che andava a cercare in provincia per se e sua famiglia, un vitto
omai scarso e caro nella capitale. Brano scorse poche settimane, ed il nostro
fratello vedovasi solo in possessione del Vangelo, in mezzo ad una popolazione ignorante e superstiziosa, quando andando una sera per diporto, vide
affisso ad una bottega un cartello con questa iscrizione: « Vendita di Bibbie
e di libri sacri evangelici ». Ben può ognuno raffigurarsi la sua emozione ;
apre la porta, e si trova in presenza di due sposi che da parecchi anni hanno
abbandonato essi pure gli errori della romana Chiesa, e danno prova della
sincerità della loro fede, fra l’obbrobrio dei loro compaesani, e l’odio dei
nemici della verità. Nò questo era tutto; invitato a recarsi in casa loro Ji\
susseguente domenica, trovò con dolce sorpresa insieme convenuti parecchi
fratelli, chc cercavano nella lettura della Bibhia e nella preghiera, cibo por
10 loro anime, e consolazione alle afflizioni d'ogni genere cui li esponeva
11 loro attaccamento alle dottrine evangeliche. Membri d’una stessa famiglia, poichò redenti dallo stesso sangue, continuarono per qualche tempo
ancora, a ritrovarsi in segreto intorno alla parola divina; era un tempo di
preparazione intima e tranquilla che il Signore loro accordava, acciocché
si trovassero pronti, quando fosse giunto il dì, di rendere una pubblica testimonianza a Cristo ed alla speranza dei loro cuori.
Quel dì non era lontano. Nasceva al nostro fratello una bambina, e fu
richiesto per amministrarle il battesimo, l’evangelista di Torino. Portatomi
colà a tal uopo, e rallegrato di vedere i progi-essi fatti da quel piccolo gregge
nella conoscenza dello divine lettere, come altresì nolla cristiana vita, proposi di recarmi da essi ogni settimana, onde avere insieme qualche riunione
in cui si annunciasse pubblicamente quel Vecchio Vangelo, quella vecchia
follìa, oggetto di disprezzo c d’indifTcrenza per i più, ma potenza a Salute
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per quelli die credono. KssenJoci stato gentilmente oiTurto un locale angusto bensì, ma sutficiento per i bisogni del momento, da uu cappellaio
evangelico anch’egli, s'incominciò subito.
Era nello scorso maggio. Sparsasi la voce d’un tale fatto, accorsero i
curiosi in numero straordinario, durante alcuno settimane; cd ebbimo qualche volta anche oltre il centinaio; come di leggieri si crederi, nc furono
sgomentati i sacerdoti di Roma, ed ogni arte adoperarono per soffocare nel
suo principio la luce della verità, troppo dannosa per i loro interessi e
la loro influenza. Pubblica scomunica contro chiunque si portasse in quella
casa di perdizione, siccome la chiamavano; privazione di lavoro e d’ogni
materiale soccorso per coloro cho volevano persistere ad udire le prediche
protestanti; dileggi, vituperi, miuaccic d’ogni specie contro i più zelanti
per l’Evangelo, fatti segno all’odio di fanatizzata plebe; novene, tridui, per
implorare il soccorso della Madonna contro l’invasione dell’eresìa; ricorsi
all’autorità troppo ligia ancora dol clericalismo romano; nulla si lasciò intentato, ma inutilmente. Quelle persecuzioni accanite, incessanti, furono
per i nostri fratelli come il crogiuolo di purificazione; la loro fede nc usci
vittorio.sa mediante il divino aiuto, corroborata e ritemprata. La benemerita
arma dei R. Carabinieri avendo spiegato ripetutamente un apparato di forzo
assai grande, potemmo proseguire a malgrado dei tanti sforzi nemici, cd
ora la polemica che ci si fa, si riduce a quella dol pulpito e del confessionale. Dissero i preti aver ricevuto da Roma un pacco d’indulgenze plenarie, per tutti coloro che pentiti d’essere venuti ad ascoltarci, volevano rientrare nel grembo di Santa Madre Chiesa ; si prometto il perdono d'ogni
peccato per chi ci fugge; si danna aH’inferno chi osasse parlare con noi di
religiose materie, o leggere i no.stri libri.
Tutto questo non impedì cho ogni lunedì a sera lo riunioni fossero frequentate assai, malgrado l'ora tarda, o la fatica dei lunghi giorni della stagione estiva; e per la vicinanza del campo di S. Maurizio, non pochi soldati
sì valdesi come cattolici, si fecero premura d’attcndervi anch’essi. Dieci
capi di famiglia avendo firmato un indirizzo alla Commissione d’evangelizzazione in Italia, per non essere da essa derelitti, ed il locale attuale
essendo troppo ristretto per l’estensione dell’opera, si provvide por il culto
una sala pulita e spaziosa, che verrà fra breve da noi occupata, ed ove si
potrà annunziare il Vangelo di giorno, nella domenica; tutto ci fa sperare
che il Signore non ci abbandonerà, ma cho in Cirió altresì. Egli vuole formarsi un popolo di franco volere, educato alla scuola delle tribolazioni, a
non voler sapere altro se non Cristo e Cristo crocifisso. Non si dimentichi
il lettore di questo periodico nelle sue quotidiane preci, di far salire altresì
davanti al trono di Dio una preghiera a favore dei nostri fratelli di Cirié,
ed ivi pure sorgerà rigogliosa la pianticella della divina verità, sola capace
di dar riposo all’animc travagliate.
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Scusi, stimatissimo Signoro, la libertà di cui ho usato iscrivendole, c mi
eroda suo devotissimo nel Redentore
G. Talla ministro dol Vangelo.
Torino IG settembre 1862.
Torino 6 Ottobre 1862.
Caro Signor Direttore !
Ecco alcuni ragguagli sulle conferenze eh’ebbero luogo in Londra dalli
11 alli 17 settembre per cura deirUnione Cristiana di quella città, ed essi,
spero riesciranno grati ai vostri lettori.
Invitate le diverse Unioni ad inviare a dette conferenze i loro rappresentanti, intervenivano nel vasto locale della Joun<j Mens Associalion Christian via Aìdersgate Street 165, ì Deputati delle Unioni dell’Inghilterra,
Francia, Italia, Germania, Svizzera, Belgio ed Olanda. Nolla sera delli 11
venivano loro dall’ Egregio Presidente John Oladstone indii-izzate parole di
gratitudine e d’affetto Cristiano : erano l’indomani i medesimi invitati a
dare un cenno delle Unioni che rappresentavano il che faceasi da ognuno
di essi. Il 13 veniva elegantemente svolto il seguente soggetto — delle
tentazioni particolari al giovane Cristiano — per parte del reverendo S.
Martin e nella sera dello stesso giorno nuovamente si lasciava la parola ai
rappresentanti, e molti di essi pai-Iarono in tale occasione. Il 14, giorno di
Domenica, chi in una Chiesa, chi in un altra roeavansi, ed alle 12 quasi
tutti sì trovavano raunati a lauta mensa ed alle 3, buona parte crasi diretta alla raunanza di preghiera ch’avea luogo in altro localo dcU’Unione
di Londra, raunanza delle più edificanti; e nella sera finalmente quasi tutti
erano andati sentire la voce eloquente del Reverendo James Hamilton.
Rip!glÌ3\'ansi le Conferenze il 15 e veniva quivi parlato con quella chiarezza ch’era a desiderarsi — dello studio diligente e necessario da farsi dal
Cristiano della parola di Dio — per parto dol Reverendo James Cohen :
nolla sera l’egregio Pastore P. Cooz di Calais ei parlava come egli solo chc
ne era il fondatore potea farlo, dello scuole della Domenica. Il 16 non essendo presente il dotto William Arthur per trattare il soggetto su eui egli
dovea parlare il primo, cioè — della responsabilità del Cristiano nella sfera
in cui è posto — altri dissero buone parole in proposito c svolsero quella
delicata questione; e nella sera di quello stesso giorno che dovea essere l’ultimo si parlo dal sig. Heal di Londra del modo — di rendere interessanti
cd edificanti le raunanze di preghiera — e si fece poi un riassunto di quanto
s’era detto per parte del caro Signor Shipton Segretario dell’Unione Centrale di Londra.
Il 17 tutti quelli ch'avevano preso parte alle Conferenze si portarono a
Treut-Parc dove erano state graziosamente invitati dal signor Bevan Pro-
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siJento deirilniono Ocntralc di Londra, ove si pas-'iò una giornata piona di
allegrezza, allegrezza tutta Cristiana ! Così ebbero fine quelle Conferenze
.sulle quali non mancarono por certo le benedizioni del Signore : di esse
ognuno conserverà lungo ricordo e non poca sarà la gratitudine a cui avra
diretto por parto di tutti coloro che intervennero queU'Unione promotrice
ditale Cristiano Congresso; c valgano que.ste poche linee nd atte.stare la riconoscenza e l’affetto che nutre, in particolar modo chi scrive, verso i generosi e sinceri amici che lo accolsero e gli fecero dimenticare d’essere in
paese estero e .straniero ! ! !
Gradite i sensi della mia particolare stima e la certezza del mio affetto
Cristiano.
Avv. C. Kevel
Deputato dello Unioni Valdesi.
Atessa, 7 Agosto 1862.
Signore,
Or volge il secondo anno, chc la nostra Italia \nssuta per lunghi giorni
nel dolore e nell’onta, scosse finalmente quel ferreo giogo di tirannia, che
la tenea vergognosamente prosternata al suolo nella polvere c nel fango ;
e libera ed una sorse bella e gloriosa a nuova vita di trionfi e di glorie : ed
i nostri cuori palpitanti di timori e di speranze ebbero la sorte di sorridere
a tanto strepitose vittorie, che faranno dell’età nostra epoca luminosissima
nella Storia dei nostri posteri. — Sì, l’Italia è già libera, indipendente, cd
una.....Ma la sua redenzione non è mica compiuta. L’unità politica di un
popolo ò una chimera senza l’unità morale, e questa dipende in gran parto,
0 quasi direi esclusivamente, dall’unità religiosa. E, non è la Religione la
molla potentissima della civiltà e del progresso, la parola sensibile che ci
fa riflettere l’idea, la parte visibile che ci rivela l’invisibile, l'addentellato
mercè cui la mente nostra si slancia nella comprensione del sommo Vero,
deH’assoluto, di Dio? L’esempio degli Ebrei ne porge testimonianza irrefragabile nella sacra Storia, ond’è che a buon diritto ritener possiamo l’impossibilità dell’una senza l’esistenza dell’altra.
Ma havvi unità religiosa nella nostra penisola ? Chc anzi havvi religione
in Italia, ed in particolar modo nelle nostre provincie meridionali? La superstizione dalle sue formolo ipermistiche ha quasi direi abbrutito il nostro
popolo; mentre l’indifferentismo ha spento negli aristocratici ogni sentimento di religione, educando i loro animi ad ogni sorta d’immoralità e perfino aU’ateismo. E non sono gli emissari del Prete-Re, che nascondendo
sotto la tonaca sacerdotale il genio del male, eccitano col nome di Religione
1 popoli alla rivolta, al sanfedismo, alla guerra civile; non arrossendo di
servirsi in tal' opera nefanda il momento nel quale i creduli fedeli accorrono
nella loro semplicità a spogliarsi delle loro colpe. Non è forse pei proseliti
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dol Papa-Ec die questa terra benedetta dal sorrìso di Dio sia andata preda
dei pregiudizi e della superstizione; e la regina dol mondo pianga in nera
gramaglia nel vedersi fatta postribola di neri corvi turpissimi di cuore, incapaci perfino di un sentimento? lì tarlo ha corroso fino alla midolla l’albero che cuopre colla sua ombra malefica il colle Vaticano : ancora un urto
di vento ed egli cade per non più rialzarsi.
Ora in mezzo a tanta c tale demoralizzazione pretesca, presso ad uno
scisma cotanto fonnidabile, rìcino sd una riforma sì fattamente radicale,
quale sarà la pietra angolare del novello edificio, quale il mezzo dialettico, che
unificando i nostri pensieri e le nostre aspirazioni ridoni alla nostra penisola
quell'unità morale e religiosa tanto necessaria per la conservazione, e pel
perfezionamento della sua unità polìtica?.....Il Vangelo, codice supremo ed
immortalo, fonte inesausta d’ogni verità, che colla sua luce maravigliosa
dirada le tenelDre del vizi, ed innova in ogni uomo e mente e cuore. Per
esso le generazioni rimangono affrancate dalla schiavitù dell’orgoglio, è il
Vangelo che colloca la verità sovra tutte le potestà della terra, è il Vangelo
che facendo del pensiero e della coscienza i primi beni deU’uomo, distrugge
l'impero dei sensi per inalzare il regno e la libertà dell’intelligenza. Si è la
parola evangelica che attrae le moltitudini, che dissipa la demoralizzazione
del popolo, e rende gli uomini religiosi non solo, ma cittadini onorati, liberali, umanitari.
Convinto di tali principi, animato da cosiffatti ardenti c sentiti affetti
questo povero mio cuore non potè non palpitare nel sentire istituita costà
una predicazione evangelica che avesse per iscopo di rigenerare le moltitudini, di secondare gl'impulsi di tutta l’umanità, che s'avanza a gran passi
al conseguimento dei suoi alti destini, e fecondare colla potente parola dell’Evangelo tutte le aspirazioni dol cuore, esplicando quei germi che in esso
l’autor della natura racchiudeva numerosi. In quest’angolo remoto ed oscuro
della bella penisola, ove per deficienza di mezzi son condannato a trarre i
giovani miei anni dedito mai sempre all amore della scienza, ed al perfezionamento di me stesso, mi creda, signore, io palpitai di vero cuore, e piansi
lagrime di gioia nel sentire fondata una società che può veramente sentire
la soddisfazione di chi compie un dovere, come quella che educa il cuore
di un popolo, e si studia avvivarne i sentimenti di Patria, di Eguaglianza,
di Libertà, d’Amore.... Sentimenti che nel cuore d'un italiano giammai nou
dormono, sentimenti che religiosamente ereditammo dai nostri maggiori, e
che sul nostro cuore stamparono profonde Torme, vaste ed immense siccome
il sole. La llelìgione è del cuore, e vuol essere conservata nel cuore e pel
cuore. La Società evangelica ha compreso questa sublime verità, e le sue
fatiche riporteranno quindi le benedizioni di un popolo di 22 milioni.
Ma la nostra infelice e derelitta contrada del sud, che nella sua morale
abiezione non ces.sa punto d'esser bella quanto il paradiso terrestre nei
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primi giorui della creazione.....fino a quando resterà [ireda dei neri cocol
lati abitatori degli asili dol vizio c della frode, coverti col nero e fraudolento manto di religione? E quando, quando sarà distrutto questo fantasma,
che ha solo il nome di religione, e che si sostiene colla forza, coll’ipocrisia,
coll’ignoranza e coll’inganno? Da due anni mi sono adoperato a tutt’uomo,
perchè si dileguasse da questi miei concittadini quel velo inverecondo e funesto di superstizione, ed affinchè le pure e care gioie metessiche della vera
Religione d’amore, che ha per capo Cristo, per codice il Vangelo, rifluissero sul loro cuore come fresca rugiada sul calice di fiori : ma non ottenni
quell’effetto che l’età giovanile mi faoea con illusione sperare. Il vero
si diffonde ma per mezzo delle associazioni; quindi risolvetti stabilire
sul riguardo un Comitato Evangelico Abruzze.«e; e non pochi giovani sospirano meco il momento della rigenerazione morale d’Italia, e son pronti
meco a propugnare la verità colla parola e coll’esempio, cd a suggellarla
col sangue. Laonde mi rivolgo a Lei perchè mi onori dei suoi savi consigli
cd ammaestramenti, e mi fornisca quei libri che Ella crederà più opportuni
a diffondere la luce del Vero, libri dei quali per la mancanza di commercio
difettiamo oltre ogni credere. Le chiedo indulgenza del mio ardimento, e
mi creda
Suo affezionat.“ Felice Dimattia
BIBEilOGRA^V'IA
Oom^ìendio di controversie, tra la Parola di Dio, e là Teologia Somalia
ad uso dei Cristiani Evangelici. — Torino, 1858, cent. 50.
Nelle controversie con la Chiosa di Roma, la Chiesa Evangelica obietta
sempre la Bibbia ; non è alla opinione delli uomini che si affida, ma alla
p.arola di Dio. A facilitare il modo per confutare li errori che la Bibbia
combatte, fino del Secolo XVI fu pubblicato il Compendio chc annunziamo : fu tradotto in tutte le lingue e portato in tutti i paesi. La prima
edizione in Italiano fu fatta in Toscana nel 1848, esaurita, una seconda ne
è stata pubblicata, ed è quella della quale parli.amo. Il Lettore vi troverà,
avvalorato dalla parola di Dio, e in aperta oppo.sizione alli insegnamenti del
Bellarmino, dei Papi, dei Concili, e di tutta la Teologia Eomana, che la
Bibbia ò chiara facile ad intendersi, che tutti debbono leggerla, che le Tradizioni sono condannate, chc la Chiesa Romma può fallire, che Gesù Cristo
è il solo suo Caj>o, che il Culto deve esser fatto in lingua che tutti intendano, che è condannato il Cxdto dei Santi e Immagini, e il Celibato, che
non sono ammesse le Indidgenze, la Coiifessione il Purgatorio, la Messa; e
che due soli Sacramenti, ìl Battesimo, e la Satita Cena vi si riscontrano.
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Il rurgatorio. Perché non è amniesuo dalli Evangelici. Saggio DommaticoStorico di L. Db Sanctis. — Torino, cent. 25.
Un nuovo opuscolo di L. De Sanctis; e questo come li altri tutti è prezioso imperocché l’Autore, stato Curato nella Chiesa di Roma, chi sa quante
volto ha detto la messa, ha raccomandato le elemosine, ha predicato per le
anime del Purgatorio ; chi sa per qual trafila di convinzioni e persuasioni
ha dovuto passare prima di concludere che li Evangelici non possono ne
debbono ammettere il Purgatorio.
L’Autore prima di stringere queste conclusioni ha dovuto esporrei principi regolatrici la materia, cioè cho la Bibbia sola deve guidarci nello scuopriraento di questa verità; esaminare la dottrina di Roma sul Purgatorio,
quindi la dottrina della Bibbia, spiegare nel suo vero aspetto i passi di
quella sui quali la Chiesa di Roma si basa, mostrare che sono contrari, e
come la ragione, le idee della Chiesa primitiva sulle anime separate dal corpo
la contrariano ; indicarne la origine nella descrizione dei poeti e scrittori
pagani, nelle preghiere pei morti : e terminare mostrando i progressi di
questa dottrina, come è divenuto un dogma, e la ragione per la quale la
Chiesa di Roma vi è tanto attaccata.
Dopo la lettura di quel libretto, l’anima si sente contristata dall’aver creduto che le anime dei nostri cari, morti nella fede in Cristo, abbiano sofferto nelle fiamme del Purgatorio, e si torna poi consolati vedendo disparire dalla nostra immaginazione, contenti di sapere che i nostri cari godono
la più perfetta felicità nelle braccia di Àbramo.
Si può leggere la Bihhia? Questione indirizzata al buon senso di tutti
i Cattolici di L. De Sanctis. — Torino, cent. 30.
Se domandate ad un Curato, o a qualche prete — Si può leggere la Bibbia ?— Sentite rispondervi uno spaventevole NO. Il De Sanctis nel suo
libretto risponde al contrario con caritatevol voce. SI ; E questo suo Sì, è
appoggiato alla chiara e netta dimostrazione che Dio comanda la lettura
della Bibbia, che i Santi Padri tutti ne raccomandano pure la lettura, perchè non è nè oscura, nè difficile a intendersi, e mostra che il Papa non vuole
che il popolo la legga, perche non veda che tutto quello che fa è in aperta
contradizione al Libro di Dio.
ERRATA-CORRIGE. — Pagina 300, verso 5, meno che non per lui, leggi meno che per lui —
pap. 301, V. 14, maschi, leggi maestri — v. 18, qui ritenuti, lepidi qui riuniti — v. 25, Chiesa VAlrìeso,
leggi Chiesa Valdese;—p. 302, v. 32, Flora Apocaìyptica, ieggi Hotcb ApocalipticcB— v. 38, Ora, hggi
Ma — p. 303, V. 4, benigno, leggi l’insigne — v. 5, ejili mostra, leggi eKli mostravasi — v. 16, sotto milleforme, leggi sotto mille forme — v. 21, da esser, leggi da — p. 304. v. 12. le venerate sue spoelie,
k^pHe venerate spoglie — v, 23, proprio, leggi propria —v. 24, quando ci scriveva, qiiando id
viveva — V. 27, Valdese vuole, leggi Valdese scuole.
Lroroiipo Piìtelli gerente
FlilENZK — Tipografìa CLAUDIANA, diretta da Raffaele Trombetta.