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ANNO LXXVl
vi
-iv,"; i
Torre Petlice, 22 ÜUfeî^xo 1940 XVIll
H. 12
L’ECO DELLE VALLI
Riguardati^Spett Biblioteca Valdese Ittimaanal« Chiesa Vealdcij)
^ TORBF PELLICF | t
ABBONAMENTI
Italia e Impero . . Anno L. 15 — Semestre L. 8
Parrocchie del Primo Distretto . . . 12 — 7
Estero . . » » 25 — » • 15
furia ÌKo...
« Perciocché in Lui siete stati
arricchiti in ogni cosa»
/ Col. I. 5.
« Uomo inebriato di Dio ».così cantò
un giorno il poeta tedesco von Herdenberg, celebrando un grande filosofo. Spinoza. Molte. riserve potra fare certo la
nostra mente di cristiani a questo canto,
ma al nostro cuore di credenti l'immagine parla, e vorremmo trasportarla in
altro campo, attribuirla ad un altro uomo,
all apostolo Paolo, che certo ci appare
nella sua vita e nella sua opera e nella
sua predicazione veramente * inebriato
di Cristo ».
Leggendo la stona di questo inteme
Ì?rato missionario dell Evangelo di Cristo.
non si può non essere commossi della
jfcpassioiie che era in lui. Egli aveva uno
scopo prefisso, viveva, soffriva, soppor^ütava ogni cosa affinché, ed a ogni costo,
egli potesse rendere la sua testimonianza.
Se leggiamo le sue lettere, sentiamo m
ogni sua sentenza 1 indomabile necessità
di far conoscere a tutti ciò che Cristo
tera per lui. M immagino che a nessuno
era possibile rimanere un istante con
^ Paolo senza avere Limpressione d^l gran
I cambiamento che s era operato in lui
s: quando egli aveva scoperto in Cristo
»Gesù il suo Salvatore.
KLa sua esperienza della presenza di
Cristo e così reale per lui che nulla può
^ essere paragonata ad essa, cosi egli può
dire: -per me vivere e Cristo-. Egli non
i
a s appartiene piu : e stato chiamato ad
fe una vita cosi completamente dedicata a
^;Lui che non gli e piu possibile scegliere
i*“!! modo con cui il suo Signore si servirà
ra" per dirigerla. Egli appartiene a Cristo
s, così interamente da sentirsi invaso da un
p: completo abbandono a Lui: • m vìvo.
gjf/no non piu io. ma Cristo vive in me -.
11 sentimento d una divina obbligazione
è la sorgente del suo entusiasmo mis|! stonano; egli non si risparmia nel lavoro
, di predicatore dell Evangelo. Se leggiamo
Ir- la sua stona negli Atti Apostolici, nelle
f lettere alle Chiese. la nostra immaginazione può facilmente ricostruire le scene
ir IVI descritte. Quanta pazienza egli dispiega e quanto e lunga la lista delle
cose sofferte ! Su e giu pel mondo, conoSe^sciuto a quei tempi, egli viaggia con un
psol proposito: arruolare seguaci della
« Via »; difficolta e pencoli non l arre.. stano, chè egli non ha vergogna dell'Ek. vangelo di Cristo. Dovunque egli va
felascia dietro di se una compagnia di
lacredenti che egli riconosce suoi figli leli gitlimi nella fede. Disprezzato. denso,
« perseguitato, egli continua intrepido fino
alla fine. Domandategli se quella causa
4 è veramente degna del suo gran fervore
e voi non avrete da aspettare a lungo la
sua risposta.
Paolo non temeva le grandi città ; così
egli viene a Corinto che era allora la
capitale del commercio della Grecia : egli
lavorò con le sue mani per guadagnar di
che vivere e così fece altrove avanzando
nei SUOI viaggi. Ma la Chiesa che egli
I aveva fondata a Corinto non serbò a
giungo 1 unità dello Spinto dopo la sua
^'partenza, sorsero dispute tra partiti su
£ dottrine e cerimonie, e sfortunatamente
siAnche diversi casi piu seri di mancanze
gravi e peccati grossolani. Egli manda
le sue lettere alla Chiesa di Corinto, che
se da un lato ci umiliano, dall'altro ringraziamo che ci siano state preservate :
chè se esse furono scritte per ricordare
una Situazione speciale, contengono però
sempre un elemento d insegnamento per
tutti 1 tempi, anche se lo scopo fu quello
di correggere gli errori di quella Chiesa,
esse sono cioo utile per i cristiani d ogni
luogo e d ogni tempo. Paolo voleva che
questi convertiti dal paganesimo ricordassero che il nuovo mondo nel quale
erano entrati, colla conoscenza di Dio.
era stato loro rivelato in Gesù Cristo, e
non e questa la venta preziosa sopra
tutte se siamo diventati in Cristo nuove
creature ?
Questo Paolo « inebriato di Cristo »
dice ai Corinti : « in ogni cosa siete stati
arricchiti » e questa sua dichiarazione è
vera per noi come lo era stato per loro :
con CIO egli intendeva richiamarli alla
gioia ed all ubbidienza cristiana, ricordando loro la loro povertà all infuori di
Cristo, e noi abbisognamo della stessa
raccomandazione.
Noi Siamo così abituati ai doni giornalieri che facilmente dimentichiamo il
Donatore. Il fatto di Cristo e cosi intessuto nella nostra esperienza che raramente ci fermiamo a meditare quel Fatto
meraviglioso : « in ogni cosa siete stati
arricchiti da Lui e in Lui».
Il tempo mi manca per enumerare solo
m parte tutto cio di cui da Cristo questo
mondo e stato arricchito, perche e impossibile immaginare ciò ch'esso sarebbe
senza i beni che Egli apportò venendo
Su questa terra. Possiamo noi immaginarci un mondo dove Cristo non sarebbe
venuto ? Dove la Sua Potenza divina
non avrebbe influenzato alcuno perche
nessuno avrebbe mai sentito parlare di
Lui. Che povero mondo sarebbe davvero I
Ma in Lui siamo arricchiti in ogni cosa
poiché in Lui abita corporalmente tutta
la pienezza della Deità. Perciò Egli può
offrire la Vita, vita ricca e gloriosa per
tutti. Non cè differenza: ricco o poveromalato 0 sano, in ogni cosa possiamo
essere arricchiti in Lui. e questa è la
buona novella che devesser proclamata
X.
La canta che dà mentre si diverte
non è la vera carità: la carità che non
vuol turbare la propria quiete, non è la
vera carità: il discepolo del Cristo è
come il suo Maestro : consente ad essere
stanco per il cammino, ed a portare i
languori del suo popolo. E. Metile
Non cercare la lode ; non operare con
la speranza di riconoscenza ; chi avrai
soccorso non potrà o non vorrà dirti
grazie. Quello che fai. fallo per obbedienza al Padre tuo che e nei cieli, per
esser grato al tuo Salvatore, null’altro
cercando che il Suo: «Questo sta bene»
E. Metile.
Per il servitore di Dio mille cose, sulla
terra, riflettono il cielo : agli occhi delI uomo del mondo il cielo stesso non è
che un riflesso della terra.
Osservate gli insetti: piu volano in
alto, e meno hanno da temere le piccole
reti e le ragnatele. Bertholet.
Nulla sla piu forte della vostra fede I
jj, ' (Gianavello)
T"
Direnar« s Prof. DINO COST ADII.
AMMINISTRAZIONE: Via Carlo Alberto, 1 bis - Tohrk Pbm.iob
REDAZIONE: Via Arnaud, 27 - Torre Pellice
Ogni cambiamento d'tódlrlzzo costa una lira
Cent. 30 la copia
1.
Contempla, anima mia, — Qual vista indegna e
[ria :
E in croce ii Salvator ! — Percosso Egli è, deriso,'
■ Gli sputano sul viso. — Sul legno infame alfine Ei
ir [muor.
2.
Afe/ baratro d orrore. — O vittima d’amore,
Perchè scendesti Tu? — Gesù, Tu Santo e Giusto,
Gel Bene esempio augusto. — Qual dunque la tua
su [colpa fu ?
3.
ia Legge tua dovea — Punir mia vita rea,
io sol dovea morir ; — Le percosse, i tormenti.
Gli strazi tuoi cruenti — Avrei dovuto io sol patir /
Per me sei sulla croce. — E il tuo supplizio atroce
Gt grazia mi fa don. — Dal capo tuo adorato.
Di spine coronato. — Discende a me la Redenzion.
A Te son debitore. — Divin Consolato! e,
Gt tutto queich IO son. —Con l’alma, ogni mio bene,
Maestro. T appartiene : — E tuo diritto e guider don.
» Psaumes et Cantiques. N° 42 (ant. 54). —
Parole da Geriiardt - Musica di Giov. Hesse.
IV.
GIOSUÈ MONDON.
Cala la sera sul Villar. E’ il 3 Settembre dell anno 1689. Nel paesello sono
ritornate le truppe del Marchese di Parelle. vincitrici, dopo ^aver respinto i
Valdesi fin verso Bobbio Pellice e sugli
alpeggi del Gard. Giornata nera, pessima : eppure, era stata incominciata
così bene 1
Su per le ultime propaggini del Vandalino. digradanti verso il Villar, si ritrovano. dopo la fuga, alcuni Valdesi : un
gruppo di pochi, con scarse munizioni.
Che SI deve fare ? che ne è del grosso
delle loro forze ? e Arnaud, che per tre
volte, nella mischia, è rimasto isolato,
con solo sei uomini attorno a sè? sarà
egli sfuggito ai nemici ?
Mentre cosi s interrogavano a vicenda,
uno di loro li raggiunge ancora, salendo
svelto per 1 aspro sentiero. Con la voce
rotta dall'orgasmo, e con il fiato grosso,
Giosuè Mondon. da Bobbio, racconta :
li ha visti sperdersi tutti, dì Arnaud non
sa nulla, la maggioranza s’è arresa ai
soldati del Duca: otterrà clemenza e pane
in abbondanza. Qui. intanto, fa freddo
e c è fame I
Il racconto di Mondon non stupisce
nessuno: sono troppo prostrati pei; reagire ; per interrogare e porre in dubbio
quanto vien riferito. I meno disfatti propongono soltanto di raggiungere — camminando a mezza costa — Bobbio : li ci
saranno ancora dei correligionari I Ma la
strada è lunga e quanto mai difficile :
chi se la sente ?
Non son d accordo fra di loro. Alcuni
vorrebbero tornare a valle ? Per che
fare? Per riunirsi cogli altri. Con chi ?
con quelli che si sono arresi ? Sì, con
quelli. Dunque, arrendersi anche loro —^
disertare. Disertare ! Insomma, non proprio disertare, la parola è un poco forti :
rinunciare alla lotta, cedere le armi.
Ecco : cedere le armi e rinunciare alla
lotta. Giosuè Mondon grida: Io scendo,
chi viene con me?
Quattro Io accompagnano. Scendono al
Villar. Gli .altri son rimasti con ilireddo
e con la fame. Meglio morire che tradire.
Meglio morire che essere spergiuri.
E’ il 3 Settembre. Non sono passate
48 ore ancora che i reduci del Rimpatrio,
adunati a Sibaud, hanno promesso :
« ...promettiamo, pena la dannazione e
la perdita, delle anime nostre e che Dio
ci punisca severamente se facciamo il
contrario, di voler osservar fra di noi
l’unione e l’ordine, senza separarci e
dividerci finché Dio ci conserverà la vita,
quand’anche non rimanessimo che tre
0 quattro... ».
Tre oquattro... Menodi quarantott’ore...
Dio li ha messi alla prova: ha messo
nel loro cuore uno stolto e vano orgoglio,
che li ha spinti al combattimento per il
trionfo delle armi, deU’impresSionante
capacità che hanno di vincere le gtierriglie tra forre e burrati, su picchi e
ghiacciai, anziché lottare nel nome e per
la gloria deU’Etèrno. E son caduti. Han
perduto il Villar dopo averlo conquistato
in poche ore, é ora quei quattro, capeggiati da Mondon, perdono per soprappiù
anche la loro dignità di soldati, bùttanp
nel fango la loro cosdeflza" di uomini,*
il loro carattere di credenti. ' ; '
Per un pezzo di pane. r.b.
Una preahiera
Fra le carte che il nostro venèrato fratello Cav. Vincenzo Morglia, deceduto in
Luserna San Giovanni, il 23 Febbraio
1940, all’età di 80 anni, ha lasciato, vi è
questa preghiera,’^?*^ '-^n sarà forse inutile contributo a®?.'^^edifazione di altri.
* Oh ! Dio misericordioso, non rigettarmi come strumento inutile, nei giorni
della mia vecchiaia. Preserva il mio spirito daila impotenza, dalla imbecillità, e
guarda il mio corpo da malattie prolungate e da dolori che torturano. Liberami
dallo scoraggiamento, nelle ore del declino,
e rendimi capace di sopportare con pazienza tutti i carichi che ti piacerà impormi. E’ dal fondo del mio cuore che ti
invoco di conservarmi fino alVultimo
giorno l’attività della mia ragione, affinchè io possa rendere testimonianza alla
verità della mia fede ed alla fedeltà colla
quale tu realizzi le tue promesse di grazia.
Quando infine il mio spirito abbandonerà
questa tenda di argilla, degna riceverlo,
0 Signore Gesù. Amen ».
J)er meditare
La coscienza è 11 fondamento di ogni
morale.
La coscienza è pigra, facilmente s’addormenta, si desta con difficoltà, per
scuoterla dal suo sonno ci. vuole per do
meno il rumore delle forti e impetuose
acque della Còllera divina.
In generale ci si conosce bene; ma ad
ogni istante ci si dimentica.
E’ degradare la religione il ridurla a
non essere altro che un freno. Il timore
non è che i| principio della saggezza.
Ogni verità che non avete visto non
vi appartiene. ^ Vinet,
2
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■f '•*.
L'ECO OELtf VALLI VAiDESI
Per il canto sacro alle Valli
Il titolo di queste noterelle potrà forse*
far pensare a prima i^ista che si tratti di
una delle solite sequele di raccomandazioni, che per quanto opportune iasciano
troppo spesso il... tempo che trovano ;
e trattandosi di musica, siamo anche
fuori di metafora, poiché reterna piaga
del nostro canto di chiesa è l’eccessiva
lentezza.
Invece, qui si tratta di roba nuova,
veramente nuova. Pure, possiamo in un
certo senso anche stavolta prendere lo
spunto da una lamentela : sono troppo
pochi i cantici deir/nnano Cristiano conosciuti alle Valli, e ciò per le ragioni
note a tutti i nostri lettori. Ne deriva
che quei pochi inni vengono ripetuti fino
alla sazietà, ed oltre, nei culti e nelle
riunioni ; nè d’altra parte è facile impresa
ottenere che la massa dei fedeli impari
un buon numero di cantici nuovi.
L’inconveniente, inutile dirlo, è più o
meno grave a seconda delle parrocchie,
ma i pastori e quanti altri si interessano
del canto, parte cosi viva e vitale del
culto, sanno quanto sia limitato il repertorio, il che, oltre alla monotonia, obbliga
talvolta a rinunziare a far cantare certi
inni, i quali degnamente avrebbero potuto inquadrare o commentare la lettura
biblica e la predicazione.
In conseguenza di tutto- ciò, in varie
occasioni, si è pensato che un buon
contributo alla soluzione del problema
sarebbe portato dalla traduzione degli
inni più belli e più noti della raccolta
Psaumes et Cantigues ; ma un simile lavoro presenta difficoltà tutt’altro che trascurabili, al punto che forse qualcuno
che vi si sia provato avrà abbandonato
la partita, giudicando le proprie forze
inadeguate, o temendo che la versione
risulti troppo inferiore all’originale.
E fin da questo momento, desideriamo
osservare che la traduzione di parte degli
inni di Psaumes et Cantigues non varrà
unicamente ad arricchire il repertorio innologico alle Valli, risultato senza dubbio
importantissimo ma di carattere locale e
contingente : varrà ad arricchire altresì
il patrimonio musicale del Protestantesimo italiano, che attualmente non si può
certo dire paragonabile a quello dei
paesi di altre lingue, e ciò per ovvie
ragioni storiche e « demografiche », se
cosi possiamo esprimerci (la minima
proporzione di Pro+^tanti in Italia rispetto ad altri
. Citiamo le parole che seguono da uno
scritto inedito dèi pastore Virgilio Sommani, che ben possiamo chiamare, senza
offendere la sua ben nota modestia, una
delle maggiori autorità in fatto di musica
sacra nella nostra Chiesa ed in tutto il
Protestantesimo italiano ; « Un aspetto
pratico e simpatico della ecumenicità
delle Chiese Evangeliche del mondo, è
dato dallo scambio della loro innologia.
In ogni innario evangelico si trovano
traduzioni di inni, divenuti oggi patrimonio comune delle nostre chiese ». Il
nostro Innario contiene già un ragguardevole numero di melodie comuni a quelle
della raccolta Psaumes et Cantigues, ma
per una buona parte dei casi non si
tratta di traduzioni, sibbene di cantici
nuovi sulla stessa melodia ; mentre ci
pare che per conservare veramente il valore ecumenico anche le parole devono
corrispondersi. Spesso si è parlato, ad
esempio, del Corale di Lutero cantato
contemporaneamente in più lingue: che
cosa rappresenterebbe cii>, se non una
cacofonia, ove in ogni lingua le parole
avessero contenuto differente ? Quel canto
possiede un altissimo valore spirituale,
perchè pur in diverse favelle tutti i
credenti cantano « Forte Rocca è il
nostro Dio ».
Ma lo scopo principale di questi semplici appunti, è di far sapere che qualche
cosa di pratico si sta facetido nel campo
di queste traduzioni, e forse è stato fatto
più di quanto non sia a nostra diretta
conoscenza. In questo momento, noi ci
r^iferiamo alla non facile fatica alla qiiale
si è dedicato un nostro amico, un Valdese
che vive lontano dalle sue Valli, ma che
attivamente si interessa del nostro canto
sacro. Egli ci ha favorito il frutto del
suo lavoro : si tratta di ben venticinque traduzioni di inni, scelti fra i più
noti e fra i più belli (benché qualche
volta meno noti) della raccolta Psaumes
et Cantigues. VEco ne ha pubblicato un
saggio il 29 Dicembre scorso, ossia la
versione del N® 230 (118 dell’antica raccolta), perchè quell’inno si riferisce al
Capodanno. Per coloro che potrebbero
più da vicino interessarsi all’argomento,
riportiamo qui l’elenco degli inni tradotti, secondo la numerazione dell’edizione 1926, seguita fra parentesi da quella
dell’edizione 1901: 10 (14), 26 (32), 27
(31), 42 (54), 69 (150), 84 (196), 93 (-),
110(134), 112 (149), 117 (155), 128 (203),
137 (—), 142 (87), 148 (171), 150 (228),
152 (—), 153 (—), 160 (46), 171 (152),
175 (-), 230 (118), 248 (165), 272 (247),
279 (—), 280 (271).
Non è questo il luogo per formulare
giudizi sul valore delle traduzioni del
nostro amico : questo ci porterebbe troppo
lontano, e del resto non possediamo la
necessaria competenza ; piuttosto, vogliamo produrre qualche esempio, affinchè
chi lo desideri possa fare gli opportuni
raffronti col testo.
Ecco la prima strofa del N° 10 (14) : ,
O Dio, dovrem dispersi andare ancor,
E Vira tua dovrà, senza riposo.
Su noi gettare un fumo tenebroso,
Su noi che siam la greggia tua, Signor?
Si tratta qui del Salmo LXXIV, che fu
cantato nel tempio di Frali il 28 Agosto
1689 dai 580 Valdesi di Arnaud, insieme
col Salmo CXXIX (N° 9-12 di Psaumes
et Cantigues, 'i2 dtWInnario).
Fra i più popolari di Psaumes et Cantigues è il N“ 84 (196), il quale si presenta cosi tradotto :
Dal Salvator, fratei, lontano
Perchè vorresti ancor peccar?
Quest’ingannevol mondo insano
Felicità non ti può dar.
Fratello, accogli, ah, non tardare.
La grazia che Gesù ti dà !
La tua miseria Ei vuol scordare,
Ei fama per l’eternità.
Certo fra i più belli è il N° 150 (228),
ed esso ci pare tradotto con fedeltà
assoluta :
Troppo spesso mi dico - Se in cammin m’affatico;
La mia fe’ mancherà I (bis)
Ma la santa promessa - Dice all’anima oppressa:
Provveder Dio saprà ! (bis)
Lo stesso si può dire del N® 171 (152):
E’ Dio nostro Signor: - Di noi non siam padroni.
In vita e in morte ancor - E’ Dio nostro Signor.
Gesù, Tu sai largir - D’amore eterni doni,
E può la croce aprir - La via verso il tuo cor.
E l’esemplificazione potrebbe continuare, ma lo spazio non ce lo consente.
Queste « nobili e geniali fatiche vaidesi, che si preparano ad essere tanto
utili e vantaggiose per il nostro canto
di Chiesa », per riportare la lusinghiera
espressione di un pastore che riferiva
sulle traduzioni del nostro amico, hanno
già avuto qualche pratico risultato. Per
esempio, la traduzione dei N.ri 279 (—)
e 280 (271), appositamente eseguite per
la scorsa festa di Natale, sono state
cantate in alcune chiese, alle Valli e
altrove; quelle dei N.ri 93 e 175 sono
state pubblicate in una Circolare, ed esercitate in qualche Unione. Un riuscito
esperimento fu attuato nella scorsa estate
alle Valli, dove mediante foglietti dattilografati tutti i cantici di un culto (tolto
quello di chiusura) furono eseguiti fra
questi.
Il traduttore ha già diffuso un certo
numero di copie dattilografate, le quali
in un primo tempo possono essere utilizzate dalle Corali, ma ci sembra che
per dare un vero impulso al progresso
del canto alle Valli, queste traduzioni
dovrebbero essere stampate in opuscolo.
Naturalmente, senza musica, anzitutto
perchè la spesa ne Risulterebbe enorme,
e poi perchè la stragrande maggioranza
delle persone che cantano nei culti e nelle
riunioni non conoscono la lettura musi
cale. Se poi il formato dei sottile opuscolo fosse all’incirca uguale a quello
del nostro Innario, ne deriverebbe il
vantaggio che io si potrebbe allegare
aìVInnario stesso, quasi come suo 'supplemento od appendice. ,
Riconoscendo l’utilità e l’attualità del-'
l’idea, l’Eco apre le sue colonne ai suggerimenti, ai consigli di tutti coloro —
pastori e laici — che soprattutto alle
Valli si appassionano al nostro canto
sacro, poiché abbiamo l’impressione che
se avesse la sicurezza che un certo numero di copie venissero esitate — e il
prezzo sarebbe modestissimo — il traduttore sarebbe lietissimo di affidare il
suo lavoro ai torchi. Egli ci ha assicurato di aver ricevuto incoraggiamenti da
molte parti : è dunque il momento di
entrare sul terreno pratico.
E se si raggiungerà un risultato tangibile, sarà applicato alla lettera il bel
testo biblico che il traduttore ha scelto
come motto al suo lavoro : Cantate all’Eterno un cantico nuovo, cantate le sue
lodi alle estremità della terra! (Is. 42, 10).
rep.
Uno SQ sette
di mi
ovvero
La lezione ha luogo al Collegio Valdese di Torre Pellice : non importa quale
sia il Professore, ma gli studenti ai quali
è indirizzata la lezione sono proprio
quelli che frequentano attualmente il
nostro Collegio. Trascrivo adunque la
lezione, colle osservazioni che ogni tanto
suscitano nella scolaresca le bizzarre constatazioni del Professore.
Prof. — Le nostre Valli, ridenti e
ubertose, sono percorse, voi lo sapete,
da quattro fiumi : il Pellice, l'Angrogna,
la Germanasca, il Chisone. Questi torrenti si riuniscono in un sol fiume che
va a sboccare a Roma.
Scol. — Ma no. Professore ! Il Pellice
è -un affluente del Po !
Prof. — Tacete: ai vostri occhi materiali il Pellice si butta nel Po : ma io
vedo con altri occhi, e vi dico e vi ripeto,
che questi quattro torrenti vanno a finire
a Roma, dirò meglio, fino a sedici o diciassette anni fa essi portavano le loro
acque a Firenze, poi il loro corso fu
deviato e portato fino a Roma.
Scoi. — Ma Professore, e gli Appennini come vengono traversati dal fiume ?
Prof. — Questo non ha importanza :
l’essenziale è che le acque dei nostri
torrenti vanno effettivamente a Roma; per
tanti anni, ve l’ho già detto, esse sono
andate a Firenze e di là si irradiavano
per tutta l’Italia e tornavano in rugiada
benefica su, nelle nostre Valli e nelle
nostre alte montagne...
Scol. — Ma come facevano?
Prof. — Abbiate pazienza, alla fine
capirete : poi il fiume andò a Roma, e
talvolta esso raccoglieva altri corsi
d’acqua per portarli nel Tevere, ma oggi,
oggi il Pellice è inaridito; esso non
scorre più.
Scol. — Ma se apriamo la finestra
sentiamo il rumore delle sue acque...
Prof. — Si le acque materiali, ma non
quelle che intendo io : ripeto, oggi il
Pellice è inaridito, e cosi è l’Angrogna,
così il Chisone : solo un rivoletto scende
dalla Germanasca, per fortuna esso raccoglie altre acque da Trieste, da Firenze,
da Roma, dalla Sicilia, e cosi esso può
giungere in prossimità del Tevere ancora
abbastanza nutrito, ma ahimè, quanto
dissimile da quello che era 40-50 anni
fa, quando le migliori acque dei nostri
monti andavano piene di slancio e di
vigore a Firenze.
Scol. — Spiegatevi Professore perchè
proprio noi non riusciamo a capire...
Prof. — Un momento di pazienza : vi
dirò prima perchè i nostri torrenti sono
inariditi : perchè qui su nelle nostre Valli
c’è un gran gelo, perchè ci sono molti
che deviano le nostre migliori acque
. %
in il
verso altri campi, onorevoli e grandiosi,
ma sopra lutto proficui, e le acque che
' una volta^erano istradate e convogliale
verso Firenze e Roma, ora sono avviate
a Torino per ricercare impiego lucroso.
Scoi. — Ma insomma, Professore non
parlate più in metafora.
Prof. — Avete ragione, e avete anche “
diritto di sapere perchè parlo in questo
modo.
Ultimamente sono stato a Róma,
Via Pietro Cossa ove risiede, .come voi
sapete...
Scol. — La nostra Facoltà di Teologia.
Prof. — Bene, e visto che tale Facoltà
è Valdese ho voluto informarmi guanti
giovani provenienti dalle nostre Valli
frequentano tale Facoltà, e sapete che
risposta ho avuto? Gli studenti attuali
sono sette, e di questi uno solo è origi- '.i
nario della Val Germanasca, gli altri
vengono da Fiume, da Firenze, da Roma, is,
dalla Sicilia, sono buoni, ottimi Valdesi
anche loro, ma quale umiliazione per le
nostre Valli che hanno sempre inviato i
loro elementi migliori, le loro acque più 3
fresche e più pure alla Scuola di Teologia ! Esse erano la sorgente del Corpo
pastorale, possibile che la sorgente ora
si inaridisca ? ■ ^
Ecco perchè a voi giovani del Colle-V'
gio Valdese ho voluto fare questa strana
lezione di Geografia. Voi capite ora guelto
che intendevo dirvi... meditate queste
mie parole, e, pensando aH’avvenlre, non |
pensate solo egoisticamente alla vostra‘>|
futura professione, ma pensate alla vostra
Chiesa, alla necessità che essa ha di
1
Pastori, pensate che la vostra Chiesa è
quello che caratterizza specialmente ib-'-p
nostro popolo Valdese : pensate ai vostri
padri antichi che a due a due andavano
per tutta l’Italia, giù giù fino in Calabria,
a portare la buona novella, e non dimenticate questo mio semplice invito, questa
mia raccomandazione : la vostra Chiesa
ha bisogno di voi.
Micro.
Ringraziamo Micro di guesta lezione
che ragioni di forza maggiore ci hanno
fatto ritardare fino ad oggi, e della grande
stima che egli sembra avere delle lezioni
di... geografia degli insegnanti, e della
loro efficacia spirituale. Il problema ci
sembra peraltro alguanto più vasto, e tale
da coinvolgere non solo il Collegio nostro,
ma tutta la nostra preparazione spirituale.
Comungue grazie per il richiamo.
Red.
CRONACA VALDESE
SAN GERMANO CHISONE. Come è
già stato annunziato, il culto solenne di
Pasgua avrà inizio alle ore 10 precise^
La sera, alle ore 20, celebreremo il
secondo culto di Pasqua per quelli che
sono impediti da motivi di forza maggiore di recarsi al tempio la mattina e
per tutti gli altri che desiderano dar
gloria ancora una volta al Cristo risorto.
Nessuno si privi del culto nella Dome-^
nica di Risurrezione ! ’
La colletta di Pasqua andrà a benefi* ?
ciò della locale Borsa dei Poveri.
— Il Convegno Interguartierale è riu- ;
scito ottimamente. I quartieri del centro
erano ben rappresentati. Numeroso come
sempre il gruppo delle Chenevières.
Il Pastore ha parlato su di una Eroina
Finlandese : Matilde Wrede, l’amica dei
carcerati. Abbiamo pòi assistito ad una 5
commediola, ad alcuni monologhi esila- .
ranti e ad un canto giovanile composto
da una nostra unionista. Un giuoco
nuovo ed interessantissimo ha trasformato ,
la raccolta assemblea in un alveare attivissimo e rumorosissimo. Non sono
mancati i premi vistosi ai vincitori, e a
tutti una arancia grossa e saporita.
— Sabato 16 corrente è stata invocata
la benedizione di Dio su Balmas Attilio,
dei Ciampetti, e Griot Liliana, dei Ronchi. Uno stuolo di parenti e di amici,
circondava gli sposi, ed è perciò in un’atmosfera calda e simpatica che si è svolto
il sacro rito.
Al nuovo focolare auguriamo i doni :
più preziosi della grazia divina !
3
L ' ECO DELLE «ULI ÌIU.DESI
Una Conversione
È noto certamente a tutti i nostri lettori
;il nome del conte Agenore de Gasparin
iche è stato una delle personalità più
“•rappresentative del movimento evangelico
lirancese. Forse non tutti ricorderanno
Tcome i suoi genitori vennero al Vangelo.
iÉcco pertanto come il Christianisme
«spone i fatti :
Adolfo Monod predicava allora a Lione ;
„la sua predicazione profondamento evanIgelica impressionava gli uditori ed attijrava sempre nuove folle. Una Domenica
«gli scelse come testo : Dio ha tanto
^mato il mondo, che Egli ha dato il suo
umigenito Figliuolo affinchè chiunque crede
in Lui non perisca, ma abbia Vita eterna,
« presentò Cristo come Dio-Uomo, annunciando, al termine del suo sermone, che
4a Domenica seguente egli lo avrebbe
ì presentato come il Salvatore. Ma l’autog riti pubblica, che era ostile al movimento
«vangelico cominciò a preoccuparsi ;
f-questo annunzio venne considerato come
una sfida, una provocazione, ed il sig.
Adolfo Monod venne diffidato dal protiunziare l’annunziato sermone, pena gravi
^provvedimenti disciplinari. Il pastore ri¿^utò di accettare questo veto e predicò
* il suo sermone; perciò egli fu denunziato
^'«1 Prefetto che era il molto cattolico conte
de Gasparin, che richiese anzitutto copia
<lei due sermoni incriminati che A. Monod gli fece consegnare. Sembra però
iche il Prefetto di Lione non amasse molto
la lettura dei sermoni in generale, e di
quelli evangelici in particolare, cosicché
sua moglie glieli lesse ad alta voce, perchè da scrupoloso funzionario egli voleva
giudicare solo in conoscenza di causa.
La conclusione fu che, in forza della legge,
il conte de Gasparin dovette condannare
' Adolfo Monod, che venne destituito dal
suo ufficio regolare; mentre d'altra parte,
’ in forza di una profonda agitazione spirituale, il conte de Gasparin si sentì
I spinto sempre più vicino a Monod, e più
t tardi * trovò, con sua moglie, , la pace
nella meditazione dell’Evangelo.
Jl culto pubblico (di A. Ricca, E. Rostan,
V. Vinay).
Edito a cura della F.U.V. con lo scopo
di far sentire ai giovani l’importanza, le
caratteristiche dei momenti singoli del
culto pubblico, questo volumetto si raccomanda in modo particolare anche agli
adulti, a molti membri di Chiesa che
amano parlare di questo o di quel momento del culto che vorrebbero modificare, 0 sottolineare, o magari abolire,
senza averne per altro beh chiaro il
-significato.
A
E. Choisy : Précis d'histoire générale du
Christianisme. - Ed. « La Cause »
(1 voi., 192 pagine, 18 fr.).
Si tratta della 4* edizione del noto e
pregevole compendio di Storia del Cristianesimo che lo storico ginevrino Eugenio Choisy presenta ai lettori; edizione
che, specialmente nel primo capitolo,
presenta alcune prese di posizione diverse
dalla precedente edizione.
★*<r
Bollettino della Società Sud Americana
di Storia Valdese : N° 5.
La S. di St. Valdese del Sud America, vigorosamente diretta dal pastore
E. Ganz, con la collaborazione dei sigg.
E. Tron, pastore, vice-presidente ; Augusto Revel, farmacista, segretario ; Presidente onorario il pastore E. Beux,
continua a illustrare, a documentare lo
svolgimento della Storia della colonizzazione valdese nel Sud America. Notiamo
cosi un importante contributo a questa
rstoria con lo studio di Bianca Pons,
•consacrato all’opera del pastore Beniamino A. Pons ; interessante pure la commemorazione del Glorioso Rimpatrio
latta dal pastore Enrico Beux.
•k
★ ★
Liturgia : Guia para ei culto publico, los
Sacramentos y los varios ritos de
la Iglesia.
Nel 1934 il Corpo Pastorale della
« Federazione delle Chiese Evangeliche
Valdesi * del Sud America constatava la
necessità di addivenire ad una traduzione
spagnuola, riveduta e corretta, della Liturgia ufficiale e ne dava mandato al
pastore sig. E. H. Ganz ; la commissione
delle pubblicazioni del Sud America è
ora lieta di salutare il lavoro compiuto,
presentando in bella veste tipografica, la
suddetta traduzione. Segnaliamo questa
opera, lieti tanto più che è in essa il
riaffermarsi di uno dei più stretti legami
che possano unire le membra di una
Chiesa ; giacché il testo è la Liturgia
Valdese quale fu appovata nel 1911 dal
Sinodo. Cl.
Sostenitori
N. N., L. 1000 - Torre Pellice : Gay Durand Carolina 3, Bosio e Charbonnier 4,
Beux Emilio 3, Alliaud Amalia 3, Dott.
Cav. Carlo Eynard 8, Maggiore Clementina 3 - Porto S. Giorgio : Contessa Salvador! Paoletti 15-Villar Pellice: Barus
Luigia ved. Crumière 3, Gay Matilde 3,
Ester Geymonat Ayassot 2- Torino : Gay
G. 3, Reynaud Alice 8, Barus Famiglia 2,
Peyrot Alberto 6, Pellegrin Maria 5,
Maggiore Rag. Giorgio 3 - Brandizzo :
Dana Giacomo 10 - Pra Catinai: Bounous Silvia 3 - San Secondo: Forneron
Susanna 2,50, Gay Guido 3, Rostagno
Marianna 2, Rostain Elvina 1, Pons
Francesco 2, Cardon Maria 3 - Luserna
San Giov. : Bertalot Albertina 1, Bertalot Giovanni 5, Prochet Maria, 3 - Pramolhi : Bosio Enrico 1 - Pinerolo : Avv.
Arn-aldo Pittavi no 3, Long Marta 8,
Genre Ilda 3, Tron Laura 3, Vola Adolfo
3, Griot Griset, 2 - Abbadia Alpina :
Cardon Emilio 3 - Livorno: Zanetti dott.
Lorènzo 5 - Borgio Verezzi: Albarin W.
5 - Savona: Magg. Ernesto Gay 5 Mirafiori: Enrico Davit Lunati 5,50 Sant’Antonino di Susa : Bounous Federico 2 - Newharck: Poét Giulia 2 - Pinasca : Cav. Rostan Natale 8 - Pomaretto :
Bernard Giacomo 3 - Omegna : Avv.
Aldo Fuhrmann 20 - Ivrea : Longo Giuseppe 5 - Ferrerò: Ferrier G. Pietro 3
- Frali : Richard Luigi' 3, Rostan Luigi
3, Pascal Francesco 3, Grill Maurizio 3,
Baud Emanuele 3, Grill Alessio 1 Massello: Meytre Maria 1, Micol Adelaide 3, Gaydou Teofilo 3 - Vaidense :
Davit Tron Virginia 5 - Vicosoprano :
Dott. Neidhart 5 - Riclaretto : Bertoch
Cesare 3, Bounous Augusto 3, Peyronel
Federico 1,50, Peyronel Luisa 1, Pascal
G. Pietro 1, Clot Levi 2, Clot Alessandro 1 - Villembane: Jeanot Adele 1 Roma : Rostan Luigi 1 - Torino : Soulier
Ida 3, Costabel Margherita 8, Ribet Emilia 3 - Villar Perosa : Baridon Daniele 3
- Savona : Servettaz Sofia 3 - Ferrerò :
Peyran Luigi 2, Ferrerò Maddalena 3 Marsiglia: Ribet Alina 2 - New-York:
Pietro Griglio 13, Henriette Grill 12,
Henriette Thiele 12, Paul Marauda 12,
Tron Josué 12, Ghigo Henry 12, Henry
Jahier 12, Lunghi Albertina 12, Peyrot
Etienne 12, Benjamin Vinay 12, Sappé
Marie 12, Grill Frank 12, Albo Pierrè
12, Lageard Céline 12, Pons Benjamin
12, Rivoire Henry 12, Garrou Henry 12
- Chicago: Henry Grill 12 - Ginevra:
Jenny Gönnet 5 - Milano : Gustavo Gay
11 - Sutton : Micol Adrien 13 - Luserna
San Giovanni : Buffa Roberto 3, Martinat Augusto 0,50, Favout Enrico 3,
Ferro Malan 3- Torino: Bounous Irene
2, Gay Ricca 8 - S. Secondo : Famiglia
Rostagno 0,50, Forneron Lidia 3 - Ginevra : Gay Lea 5 - Losanna: Audisio
Bertinat 5 - Parigi : Stallé Joséphine 5Angrogna : Buffa Daniele 1 - New-York:
Durand Canton Eugenio 3,95, Garrou
Louis 3,95, Bounous Cesare 3,95, Peyronel Alessandro 3,95 - Perosa Argentina: Marino Letizia 3 - Pinerolo : Long
Eli 3, Rodet Anna 3 - Brooklyn : Sciarone Elisa 7,90 - Ogden : Beux Héli
Jean 25 - Genova : Comba Gustavo 5.
Per il cultO' dì ' famiglia
(Meditazioni preparate sui testi del Calendario Biblico della Brüdergemeinde)
Lunedi Lettura : Matt. 28!, 11-20-1 Cor.
15, 54-58
MirZO ‘ vivo e voi vivrete ».
^ " Giov. 14, 19.
Martino Lutero, quando si sentiva scoraggiato e nelle difficoltà, si consolava
V fortificava la sua fede, con questa parola : « Egli vive ! »
Gesù vive ! E’ ben questa la grande
e luminosa certezza capace di trasfigurare
la' nostra vita ! Infatti noi sappiamo che
la nostra sorte è intimamente legata alla
Sua, e come Egli ha vinto la morte, noi
pure la vinceremo. Non aveva Gesù
chiesto nella preghiera sacerdotale: Padre, Io voglio che dove sono Io siano
anche quelli che Tu m’hai dati ^?{Q\ov.
17, 24).
Illuminati da questa parola, ora che
sappiamo che Egli è risorto, ed è il
Vivente nei secoli dei secoli, non possiamo a meno, se siamo credenti, di
considerare la gloriosa prospettiva che
è dinnanzi a noi: la vita eterna, come
dono della grazia di Dio. E’ proprio vero
che : « Iddio ci ha fatti rinascere, mediante
la risurrezione di Gesù Cristo dai morti,
ad una speranza viva, in vista di una
eredità incorruttibile... » (I Pietro 1, 3),
Unica condizione : la fede in Colui che
è risorto: Io son la risurrezione e la
vita ; chi crede in me, anche se muoia
vivrà ; e chiunque vive e crede in me, non
morrà mai ». (Giov. 11, 25).
Martedì Lettura: Apoc. 1, 1-8 - Ruth 1,
1-7
a Nano « Questo Gesù Iddio lo ha risuscitato ; del che noi siamo tutti
testimoni*. Atti 2, 32.
Quale tremenda forza doveva acquistare l’annunzio della risurrezione fatto
per bocca di chi ne era stato testimone!
Non per nulla, nel giorno di questa predicazione di Pietro, illuminate dallo Spirito, tremila persone si aggiungono alla
Chiesa. Ma testimoni della Sua risurrezione, non dobbiamo esserlo anche noi?
Non abbiamo veduto, è vero, con gli
occhi della carne, il Cristo risorto ; nondimeno, non è Egli Colui che è Vivente
nei nostri cuori ? Non è Egli Colui che
ci ha fermati sulla vìa del male, come
un giorno fermò Saulo su quella di Damasco ? Non è Egli Colui che ci ha aperto gli occhi, affinchè lo riconoscessimo
come il Salvatore, come Colui che solo
ha le parole di vita eterna? Non è Egli
Colui che ci guida, giorno dopo giorno,
che ci conforta e ci sostiene col suo perdono e con la sua grazia ? Noi non Io
abbiamo veduto, eppure Egli è stato presente, nella nostra vita, e più che questo,
Egli è stato l’iniziatore in noi della nuova vita di creature rigenerate. Colui per
il quale tutto questo è realtà, non potrà
fare a meno di essere un testimone della
sua risurrezione ; non potrà fare a meno
di dire con S. Paolo : « Cristo vive in
me... » (Gal. 2, 20).
Mercoledì Lettura; Apoc. 1, 9-20- Ruth 1,
8-22
20 MilZO * ^ ’
Prima di rispondere a questa domanda, è opportuno considerare bene la portata dì una simile richiesta. L’amore del
quale Gesù vuole essere amato è un amore assoluto, incondizionato, che non deve
arrestare dinnanzi a qualsiasi sacrificio.
Ricordate ciò ch’Egli disse un giorno:
< Chi ama padre o madre più di me, non
è degno di me ; e chi ama figliolo o figliola più di me, non è degno di me ; e
chi non prende la sua croce e non viene
dietro a me, non è degno di me*. (Giov.
10, 37-38).
Per conservargli il nostro amore a volte dobbiamo anche essere disposti a sacrificare case, parenti, campi e tutto quello
che abbiamo. (Matt. 19,29). Inoltre Egli
ha anche detto che non può amarlo chi
non osserva i suoi comandamenti : * Chi
ha i miei comandamenti e li osserva,
quello mi ama ». (Giov. 14, 21).
E allora, non siamo noi forse un pò
temerari quando protestiamo il nostro
amore verso il Signore senza aver prima
considerato se saremo capaci di amarlo
veramente, così com’Egli vuole essere
amato da noi ? Ma perchè esiste per noi
questo pericolo di promettere di più di
quanto non siamo capaci di mantenere?
Perchè non sappiamo misurare la grandezza dell’amore che Egli ha avuto per
noi. In realtà ^possono risfìondere senza
esitazione e senza fare alcun calcolo preventivo soltanto quelli che hanno compreso di quale amore essi sono stati da
Luì amati : « Noi amiamo, perchè Egli
ci ha amati il primo ». (1 Giov. 4, 19).
Giovedì Lettura: Apoc. 2, 1-7 - Ruth
M 2, 1-13.
mBfZfl « ...offriamo del contìnuo a Dio
un sacrificio di lode ; cioè, il
frutto di labbra confessanti il suo nomel... ».
Ebrei 13, 15*
Il sacnficlo cruento,„per l'espiazione
del peccato, -è stato compiuto da Gesù.
Egli solo poteva compierlo efficaciemente
per la nostra salvezza, e l’ha compiuto
una volta per'sempre. Il nostro sacrificio
sarà quindi sempre un sacrificio di lode,
cioè di riconoscenza. Poiché noi non potierao mai acquistarci nulla coi nostri
sacrifici e con le nostre opere, nè nulla
abbiamo da acquistarci, dal momento che
tutto ci è stato acquistato per la grazia
dì Cristo. Ma quando sapremo questo, i
nostri cuori si apriranno alla riconoscenza, e le nostre labbra confesseranno
il nome di Colui che si è sacrificato per
noi. Qui però non si arresterà il nostro
sacrificio di lode ; esso, se è verace, non
si ridurrà ad una confessione di fede
destinata ad essere sterile. Chi confessa
il Suo nome, è animato dal suo stesso
spirito di carità ; perciò l’autore della
lettera agli Ebrei aggiunge, quasi a spiegazione di quel che egli intende per sacrificio di lode : « E non dimenticate di
esercitare la beneficenza e di far parte
agli altri dei vostri beni ; perchè è
di tali sacrifici che Iddio si compiace »
(v. 16).
Venerdì
29 Nant
Lettura : Apoc. 2, 8 - Il Ruth
2, 14-23.
« Iddio, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, fa ora annunziare agli uomini che tutti, per ogni dove, abbiano a ravvedersi...*. Atti 17, 30.
E’ come un tempo dì grazia che è
proclamato prima del giudizio. Durante
questo tempo, Iddio mostra la grandezza
della sua misericordia in questo, che
l’Evangelo è predicato a tutti, per ogni
dove, affnchè tutti, per ogni dove, abbiano la possibilità di ravvedersi.
Ma chi pon mente che l’esortazione al
ravvedimento è un annunzio da parte di
Dio?
E chi si rende conto che il tempo fissato per questo è limitato, poiché (è la
continuazione del testo che lo dice):
«Iddio ha fissato un giorno nel quale
giudicherà il mondo con giustizia, per
mezzo dell’uomo che Egli ha stabilito ;
del che ha fatto fede a tatti, avendolo
risuscitato dai morti » ?
Gli Ateniesi che udivano l’annunzio
per bocca di Paolo, approfittando della
menzione della risurrezione, colgono la
palla al balzo e gli rispondono : « Su
questo noi'ti sentiremo un’altra volta »
(vers. 32).
Il cuore umano è sempre lo stesso in
tutti i tempi ; oggi ancora la predicazione del ravvedimento e del giudizio
trova sempre degli Ateniesi che ripetono:
« Ti sentiremo un’altra volta... » e non
sanno che forse, anzi, molto probabilmente questa «altra volta» non verrà
mai più.
Sabato Lettura : Apoc. 2, 12-17 - Gen.
32 22-31.
30 IlifllZO * 'Lutti quelli che amo, io li
riprendo e li castigo; abbi dunque zelo e ravvediti*. - Apoc. 3, 19. .
Il Signore rivela così quale è il suo
metodo nel trattare con noi, peccatori
ribelli e impenitenti.
Egli anzitutto ci ama, e appunto perchè ci ama, non può lasciarci continuare
a vivere nel peccato che ci conduce a
morte.
Per questo Egli ci riprende, cioè ci
convince di peccato, affinchè apriamo gli
occhi sulla nostra vera situazione. E come
un padre nell’educare e nel dirigere 1
suoi figlioli sulla via del bene, deve
esercitare una certa disciplina, così fa
anche il Signore : Egli a volte ci castiga,
ma sempre con amore, con misericordia,
con benevolenza, perchè come un padre,
ha in vista sempre e soltanto il bene
delle sue creature.
Il peccato dei Laodicesi ai quali era
rivolto particolarmente questo messaggio,
era la tiepidezza; la disciplina del Signore è intesa dunque a indurli al ravvedimento, affinchè essi spieghino uno
zelo maggiore. Ma una volta che essi si
siano ravveduti, lo zelo si manifesterà
da solo, perchè ravvedersi vuol dire
aprire gli occhi sull’amore di Dìo, e l’amore di Dio, quando sia conosciuto,
sempre accende di fervore per Lui e per
l’opera sua. A. DeoDATO.
Domenica 31 Marzo
Lettura: Giov.20, 19-31 - Giov. 21, 15-19
Leggere ia meditazione in prima pagina
4
M ••
r ECO OEUEÙI VALDESI
é-r-<
<r;v, '•
iP «miuoi: niK».
RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
•*Comba ^Adolfo e Lidia, Torre Pellice,
L. 5o - Pastre Augusto e Regina, Pomaretto, 20 - Ida-Jalia, Torre Pellice, 10 Selli Adelina, Id., ^ - C. A. L.; ïd., 15Ester Revel Ayassotj Id-, 15 - Gönnet
Giovanna, Id., 10 - Clementina Maggiore,
Id., 25^ In mem. del prof. G. P. Vinay,
i compagni di lavoro del figlio, Id,, 105
- Cofsson Nisbet, missionari, Id., Id., 25Coïsson-Giampiccoli, id,,^ Id., 20 - Coìsson Emilia, missionaria, Id,, 15- Avv.
Stefano Peyrot, Id., 50 - Taimo n Marianna, Saretj Villar Pellice, 2 - H. Steemann, Haderslev, 10 - Prof. Baridon, Torino, 30 - Col. Roberto Alilo, Mogadiscio, 25 - Comm. E, Ayassot, Luserna
San Giovanni, 25 - Roberto Revel (Vallombrosa), Id., 500 - Paul Wust, MorgeS, 50 - Teresa Genicoud, San Germano,
25 - Dora Fontana Roux, Milano, 50 Davide Genre, Pomaretto, 10 - In mem.
di Chanforan Galazzo Forneron, Prarostino, 10 - P.A.R.D.A., Luserna San Giovanni, 50 - Margaría Fed. e Signora,
Torre Pellice, 25 - Davit Rosa, Pianta,
Villar Pellice, 10 - Pontet Pietro, Id., 10
- Concistoro Chiesa Valdese, Id., 30.
OSPEDALI
Griot Clemente, Pomaretto, L. 5 - Dora
Fontana Roux, Milano, 100 - Teresa Genicoud, San Germano Chisone, 50 - Vincolo Valdesi Stati Uniti d’America, per
il fondo letto al Pomaretto, da parte dei
Valdesi di Nuova York, Filadelfia, Chicago e alcuni isolati, a mezzo pastore
Pietro Griglio, 803 - Bernard Giacomo,
Pomaretto, 10 - Gönnet Giovanna, Torre
Pellice, 10 - Clementina Maggiore, Id.,
25 - Margaría Federico e Susanna, Torre
Pellice, 25 - Avv. Stefano Peyrot, Id., 50.
ORFANOTROFIO FEMMINILE
Roberto Revel (Vallombrosa), Luserna
San Giovanni, L. 1000 - Enrico e Rosina Buffa Rivoir, Omegna, 100 - Gönnet Giovanna, Torre Pellice, 10 - Clementina Maggiore, Id., 25 - Famiglia Appia, Airais Blancs, Torre Pellice, 100 In memoria di Vigna Balmas, i figli, 50
- Alberto Meynier e famiglia. San Germano, in segno di riconoscenza, 25 Chiesa Valdese, Id., colletta di Natale,
50 - Teresa Genicoud, Id., 1.5 - Charbonnier Giovanni fu Stefano, Torre Pellice, in memoria del padre, 50 - Bianchi
Giovanni, Id., 6 - Planchón Maddalena,
Id., 100 - Pons Giuseppe, Id., 5 - Clementina Gay, Torino, 20 - Vinçon Luigi,
Perosa, 60 - Ernesto e Edina Comba,
Roma, nella settimana di Rinunzia, 100
- Avv. Stefano Peyrot, Torre Pellice, 50
- Famiglia Pietro Pons, in memoria di
Pièrina Bertin, Id., 20 - Annetta Cordin,
Villar Pellice, 5 - In memoria di Giovanni Costabel, la vedova e la nipote
Pasqualetti, Torre Pellice, 50 - Luisa
Griset Vola, S. Ana, California, 85 - Cofsson Nisbet, missionari. Torre Pellice, 50
- Cofsson Giampiccoli, id., Id., 25 - Cofsson Emilia, missionaria, Id., 20 - Nisbet
Goffreda, Id., 20 - Emanuele Beux, Luserna San Giovanni, 50 - J. A., in memoria del padre, Torre Pellice, 25 - Dal
Vincolo dei Valdesi degli Stati Uniti
d’America (Valdesi di Nuova York, Filadelfia, Chicago e diversi isolati), a mezzo
pastore Pietro Griglio, per il fondo mantenimento di un’orfanella, 802 - Giulia
Balmas Marauda, Torino, 50 - Margherita Rasora, Novi Ligure, 200 - Margaria Federico e Susanna, 25 - Ilarione
Scarafino, Ustica, 5 - Armand Hugon
Gius., Torre Pellice, 50.
Il Presidente:
Ayv. Stefano Peyrot.
IM Femliiile laidi» di lallitnaia
Doni « in memoriam »
Comm. Vittorio Beretta, Roma, nel
nome del Signore e alla dolce memoria
di Anna, Emanuele Beretta e di Anna
Morghen, L. 1.100 - Luisa Talmone,
Torre Pellice, in memoria del cognato
Léon Richard, 50 - Maria Olga Tagliabue, San Remo, in memoria dei figli
Carlo ed Elvira, 50 - Pilade e Maria
Bernardi, Id., in memoria della cara
mamma, 20 - Soperchi Bianca, Id., in
memoria dei fratello Antonio Nuvoloni,
50 - Adele Cignoni, Livorno, in memoria della sua figlia sig.ra Del Buono, 50
- A. Bianconi, Verona, in memoria della
mammà, 15 - Cosma Mancini, Milano,
in memoria anniversario morte sig.na
Mical Pascal, 50 - Sigg. Wiltsch, Fiume,
in memoria di Giuseppina Posar, 50.
La Direzione deH’Istituto ringrazia
sentitamente tutte le persone che hanno
contribuito per l’Opera nostra e ricorda
che i doni sono più che mai necessari
per i tempi difficili che attraversiamo ;
lo stato attuale della nostra Cassa è...
allarmante !
Indirizzare i doni al sig. Davide Pons,
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