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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Prof.
ARMAHD -HÜGOH AtGUSTO
Case Nticve
TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCII - Num. 4 ABBONAMENTI f Eco: L. 1.300 per l’interno « Eco » e « Presenza Evangelica » Spediz. abb. poetale - I Gruppo TORRE PELLICE — Sß Gennaio 1962
Una copia Lire 30 1 L. 1.800 per l’estero interno L. 2.000 * estero L. 2.800 Cambio d^indirizzo Lire 5 0 Ajnmin. Claudiana Torre Fellice - C.CJP. 2-17557
NOI DISERTORI
"L’uomo della nostra civiltà è scomparso dalla scena della storia il giorno in cui fu ^decretata la coscrizione.
Da allora esso sopravvive a se stesso”.
Sono parole dello scrittore francese
Georges Bernanos contro l’obbligo
del servizio militare. Altre volte il nostro giornale si è occupato del problema antico riguardante l’obbiezìone di
co.^cienza e non intendiamo riprenderlo in questo articolo perchè l’argomento abbraccia un tale complesso di
problemi e di cause che esaurirne i
concetti sarebbe troppo laborioso. Vogliamo soltanto in questo breve spazio .segnalare un insieme di circostanze create dàlia coscrizione obbligatoria e che hanno avuto il loro epilogo
nel costume attuale di cui sono rivestili i rapporti umani della nostra società.
iH sH ♦
Il fatto è ormai noto dai giornali:
un giovane artigliere, Andreozzi, è
.stato condannato per diserzione a due
mesi e mezzo di carcere, dal tribunale
miniare di Torino. Già agli inizi della
ferma, quando si trovava a Padova,
aveva disertato una prima volta per
correre in aiuto della moglie che soffriva la fame; quella vera, senza nemmeno un pezzo di pane. Per questo
aveva scontato la pena nel carcere di
Peschiera. La seconda volta aveva lascialo abusivamente la caserma perchè la moglie era di^^tiuta madre di
una bambina gracile e prematura. Era
fuggito disperato cercando di sistemare la moglie in una stanza ma l’affittacamere milanese li aveva scacciati perchè il pianto della piccola disturbava.
Non cera nessun istituto dispo.sto a
prendersi cura della bambina per sfamarla e tenerla al caldo. Allora l’artigliere Andreozzi l’avvolse in una coperta e la portò ad Alessandria. Era
il 28 dicembre e la piccola era già
malata. Gracile e denutrita com’era,
dopo pochi giorni è morta. La madre
debole e sparuta anche lei aveva cercato un posto come domestica a Milantf ma nessuno la voleva con la bambina. Ha girato per la città sotto la
neve con la piccola in braccio senza
trovare di che sfamarla nella "capitale morale", centro del "miracolo
economico" deU’Italia ’61.
Sembra un quadro patetico di vecchia oleografia ma è cronaca nuda e
cruda. I quadri patetici li fa la copertina della "Domenica del Corriere" dove si è visto un soldato che si
pre.senfa in caserma con una creatura
in braccio. Intorno commilitoni e superiori sorridono, e sorrìde anche il
buon borghese che al caldo e con la
pancia piena guarda la figura e dice:
che mattacchionel
Il soldato deve servire la Patria.
Un tempo ci insegnarono che "la Patria si serve anche facendo la guardia
ad un bidone di benzincT’. Si potrebbe aggiungere: specialmente se si tratta della benzina di Mattei. Ora quel
soldato è in carcere perchè voleva stare cKcanto a sua moglie e alla sua
bambina, voleva lavorare per loro come ai tempo in cui faceva il fattorino
e (dia sera stava alzato fino alle ore
piccole per studiare geometra. La
moglie ripete allucinata la .storia della
sua tragedia e chiama la sua Emma
morta di stenti. E noi stiamo a guardare. La prigione è una grande casa
ospitale. Ci va l'obiettore di coscienza, il contadino Gcdlo, il soldato che
Una cappella sul “France,,
Sul transatlantico ’’France”, l’ultimo
gioiello della flotta passeggeri francese, recentemente varato a Le Havre, v’è una
cappella comune per tutti i culti cristiani.
Essa è .stata inaugurata venerdì 19 con la
partecipazione del pastore Marc Boegner
presidente onorario della Fédération Protestante de France, e dei pastori e dei
rappresentanti delle chiese protestanti di
Le Havre. (B.I.P.)
lascia la caserma perchè la famiglia
muore di fame, ci andrà la moglie se
muoverà accuse troppo forti; potrebbe tornarci una terza volta TAndreozzi per aver trasportato la piccola
quando era malata.
Ma non è con spirito di polemica
che desideriamo commentare il doloroso avvenimento. In questi giorni si
è parlato di Don Zeno Saltini, l’apostolo fondatore di Nomadelfìa cui è
stato concesso di tornare a celebrare
la messa. Questo degno sacerdote che
.Sceiba chiamò "eretico e violento"
scrisse nel 1953, tra l’altro, all’arcive.scovo Montini di Milano: "Guardi,
Eccellenza, che lo stomaco è cosa di
interesse divino", alludendo ai poveri
laceri e affamati che con profonda carità cristiana aveva raccolto e aiutato
nella "Piccola Città di Dio”. Le sue
parole sembrarono una irriverenza ai
soliti cristiani con paraocchi, ma Don
Zeno aveva ragione. Il Creatore ci ha
dato anche lo stomaco e non lo ha
creato su misura secondo le possibilità di riempirlo, anche se certe bec
che divorano miliardi con facilità spaventosa. Dio ci ha insegnato a chiedere il "pane quotidiano" e ce ne ha dato il diritto come mezzo materiale a
servìzio della vita terrena voluta da
Lui.
Non è il soldato Andreozzi il disertore. Siamo noi. Noi disertori abbiamo abbandonato il buon combattimento. Abbiamo ignorato la carità,
l’amore, il dovere verso chi soffre. Ci
siamo ricordati soltanto del codice.
Tutto va bene in Italia. Le industrie
prosperano. /’« operazione Natale » è
stata di un fasto mai veduto, il « miracolo economico » è in pieno sviluppo, un taumaturgo industriale ha offerto alla Madonna un diadema del
valore di ottocenfomila lire per ringraziarla della prosperità raggiunta
dalla sua azienda. Ma non proviamo
ad accendere ancora i milioni di lampadine dei trofei carnevaleschi natalizi; illuminerebbero in una d’inverno il corpicino di una bimba di
venti giorni morta per il freddo e la
'fame. Marco
BMl’t 11 COMPITI! BUIA PBHIIEMIG«. Oi;i!l?
La nuova obbedienza
Il 14 novembre scorso i Pastori del
VI Distretto hanno tenuto un convegno a Catania, nel corso del quale
hanno affrontato il tema «La predicazione, oggi», sulla scorta di una introduzione e della viva, stimolante presenza del past. Tullio Vinay. Diamo
qui un breve resoconto della riunione.
La conversazione introduttiva prendeva le mosse dalla famosa domanda
che fu fatta circolare tra il Cori» pastorale lo scorso anno ; « Quale ritieni
sia il compito della predicazione, oggi... Non si tratta di rispondere toutcourt: predicare l’evangelo. Nessuno
nega questo, pure la predicazione di
ognuno ha un tema principale, alle
volte più d’uno... ». Da principio si cercò di mostrare che neanche il Nuovo
Testamento conosce l’evangelo toutcourt, ma sempre solo l’evangelo in
una determinata situazione. Dicendo
sempre la medesima cosa, ogni autore del Nuovo Testamento la riferisce
però con una terminologia diversa.
Una buona parte dei termini propri
dell’autore del IV Evangelo non si ritrovano in Paolo, e chi ha scritto
l’epistola agli Ebrei ha saputo ancora
coniare un linguaggio tutto suo. Questo è il segno di una libertà di predi
Le illusioni dei MEO
-----------———----------—
È possibilu giuDgere ad una effettiva unità di mercatu,
senza una politica ecuniin^ca e finanziaria comune ?
Il passaggio alla seconda fase del
Mercato Comune Europeo, dopo un
parto dififìcolStoso, è certamente un
fatto positivo, sia perchè la liberalizzazione degli scambi è vantaggiosa
per tutti i consumatori europei, sia
perchè co.stringe gli stati ad ammodernare le loro vecchie strutture agricole, sia perchè viene introdotta in
taluni casi la regola della maggioranza qualificata in luogo di quella
anticomunitaria della unanimità, per
decisioni attinenti alla applicazione
del trattato.
Il modo però con cui si è giunti alTaocordo — mancanza di un piano
organico di previsioni — e soprattutto il carattere non sovranazionale del
trattato istitutivo del MEO, ci lascia
scettici e perplessi.
Il problema di fondo è questo: è
possibile giungere ad una effettiva
unità di mercato, senza una politica
economica e finanziaria comune? senza una moneta comune, una banca
comune, im piano comune razionale
di investimenti e perequazioni?
Economisti liberali come Einaudi e
socialisti come il Robbins e la Wottcn, fin dai primi armi di questo secolo, hanno risposto in senso negativo, e la loro testimonianza è preziosa
proprio perchè essi verificarono una
situazione economica caratterizzata
dalla internazionalità degli investimenti (si pensi che in Italia prima
della grande guerra la maggicranza
dei capitali di molte banche era svizzero e tedesco, e questo non impedì
all’Italia di fare ijk guerra alla Germania stessa I. L#'HbeTa circolazione
degli uomini e dei capitali non evitò
il conflitto mondiale ed il ritorno a
politiche protezicaiistiche e autarchiche, con le disastrose conseguenze ben
note. Oggi un conflitto tra le nazioni
del MEO non è pensabile, e la interdipendenza economica esistente tra
Europa e Stati Uniti sposta i termini
del problema, ma non sopprime la riserva circa la automatica interdipendenza tra la liberalizzazione ed una
unificazione economica e politica.
Dobbiamo credere a Segni il quale
afferma che si è fatto un grande pas
so innanzi verso la unificazione politica del continente, o a Erhard che
parla di sviluppo di una comunità
economica atlantica, propugnando
una liberalizzazione mondiale, che
prescinda da preoccupaziciii politiche
troppo rigide?
E ancora, come è possibile riorganizzare reconomia europea senza che
vi sia un piano generale elaborato da
un governo europeo che preveda le
necessarie riconversioni industriali ed
il reinserimento della mano' d’opera
in altri settori, riqualificandola ; im
piano che si preoccupi di evitare che
si riproducano a livello europeo gli
squilibri ohe conosciamo nel nostre
paese tra nord e sud? e come è oossibile una unione economica organica
e vitale senza una unità di intenti
politici e morali?
Finora noi abbiamo assistito ad un
boom economico favorito dall’attuale
A BOURDEAUX (Drôme)
ÂIcnni agricoltori valdesi partecipano
alle ((Rencontres Rnrales Protestantes))
E’ stato un vero piacere poter par
tecipare, con alcuni agricoltori delle
nostre Valli, alle « Rencontres Rurales
Protestantes», che la Chiesa Riformata di Francia organizza, da oltre
10 anni, a Bourdeaux (Drôme).
La Drôme, non dimentichiamolo, è
stata terra di rifugio e di resistenza
ai tempi eroici della fede ugonotta:
e stata ed è tuttora abitata da una
popolazione in grande maggioranza
protestante, benché lo spopolamento
ne abbia modificato qua e là la flsioliomia. E’ anche sempre stata una regione essenzialmente agricola, lontana dalle grandi imprese industriali
delle « banlieues » come Lione, Grenoble, Marsiglia e Parigi.
Il fenomeno dello spopolamento
delle campagne, e della crisi che anche in Francia l’agricoltura attraversa, ha fatto sì che la Chiesa Riformata di Francia abbia preso a stu
diare i problemi spesso gravissimi che
questi fenomeni hanno sollevato, e
sollevano; ma la Chiesa non ha fatto
questo dall’alto di una cattedra o di
un pulpito, cor. atteggiamento da
«mater et magistra», bensì con un
senso di umiltà sapendo di essere, anche in questo come in altri campi della vita dei suoi membri, « l’ancella »
del Signore che serve... perchè la ragione d’essere deila Chiesa, in ogni
temi» e in ogni luoge è proprio quella di servire il popolo nei suoi veri
interessi. E cosi, a dire il vero, non è
neppure la Chiesa come istituzione
che ha preso l’iniziativa di queste
« rencontres » ma la Chiesa come comunità di credenti e di fratelli.
« ♦ «
Avevamo ricevuto l’invito dal Pastore Gérard Cadier, che organizza
(continua a pag. 2)
congiuntura, e nello stesso tempo è
palese una involuzione politica preoccupante soprattutto in Francia ed
in Germania. Il quadro politico in cui
si sviluppa il MEC è quello di una
Santa Alleanza di stati sovrani, preoccupati di conservare le rispettive
situazioni di privilegio, alla ricerca
di una collaborazione Imposta da ragioni economiche e storiche obiettive.
L’impressione che ne ricaviamo è
una estrema contraddizione (tra nazionalismo gollista ed europeismo diplomatico, per esempio), che si esprime in un europeismo retorico a cui
non corrisponde una realtà effettuale. in quanto contrabbanda un processo di liberalizzazione degli .scambi
per un processo^ di unificazione poli-,
tica.
Che il MEC non comporti reali limitazioni di sovranità è attestato
d’altra parte dall’ingresso quasi certo della Gran Bretagna e di numero
si altri paesi come la Danimarca, la
Svezia e la Svizzera; il punto d’arrivo non è la federazione europea ma
al massimo una specie di confederazione europea di stati sovrani; una
struttura sufficientemente elastica da
permettere a tutti gli stati di mantenere l’illusione di una certa indipendenza, nella difesa di interessi tradizionali particolaristici, e la possibilità di bloccare lo sviluppo della comunità economica, qualora si considerassero compromessi certi interessi nazionali o sezionali, senza che la comunità europea abbia possibilità effettive di intervento. Do\'e sono infatti i tribunali ed i carabinieri europei che possano punire ed arrestare
i trasgressori delle disposizioni della
Comunità? con quali mezzi la Comunità applicherà il regolamento contro
le cartellizzazicni che i ministri europei hanno approvato, contro le violazioni del trattato stesso? dov’è il parlamento europeo che possa votare leggi vincolanti per la comunità nell’interesse generale del popolo europeo,
esercitando nel suo nome un controllo democratico delle istituzioni?
Nella misura in cui si procederà
sulla strada della abolizione delle dogane, e si dovranno smantellare vecchie posizioni privilegiate, corporative, sorgeranno resistenze sempre più
forti, boicottaggi, evasioni, inceppi.
E’ impensabile ohe gli attuali governi europei conservatori siano in
grado di superare tali ostacoli perchè
dovranno fare i conti con le forze
che li sostengono, nè paiono animati
da una volontà ¡»litica precisa.
L’avvenire del MEC dipenderà quindi dalla coscienza europea delle forze di sinistra e dalla loro capacità di
condurre avanti un processo storico
che coincide con gli interessi generali degli europei, e che può essere im
fattore di pace e benessere, senza indulgere al borioso nazionalismo europeo di Denis De Rougemont.
Alberto Gabella
cazione che oggi non è facile trovare.
Ma il Nuovo Testamento conosce
soprattutto la potenza della predicazione. L’Evangelo è potenza. Di fronte
a questa comune affermazione degli
apostoli dobbiamo fare im severo es.ame di noi stessi: conosciamo noi la
stessa potenza della predicazione?
Non sarebbe essenzialmente quest»
che ci manca, e non dobbiamo ad
ogni passo richiedere che ci venga dato e predicare nell’entusiasmante attesa che ci verrà dato? A ciò si è anche richiamato il past. Vinay concludendo una relazione sul lavoro intrapreso nella sua nuova comvmità. Possiamo e dobbiamo predicare l’evangelo, è una necessità, il nostro destino,
come diceva l’apostolo Paolo di se
stesso. E possiamo intendere per predicazione, oggi, anche qualcosa di tutto diverso dal sermone fatto dal pulpito. Ma ogni nostra fatica non ha in
sè, ma riceve dall’alto U carattere di
predicazione dell’evangélo. Non possiamo niente da noi stessi, solo possiamo se opera OOlui cui appartiene
la potenza. A questo proposito il past.
Vinay vuol parlare di miracoli: infatti siamo posti in presenza del miracolo là dove Dio mette il sigillo della
sua opera sulla nostra.
Ma qual’è l’indirizzo che ha oggi la
nostra predicazione? Questa domanda è lepttima, in quanto Gesù richiede ai discepoli di saper discemere i segni dei tempi. A Catania ci siamo trovati relativamente uniti nel rispondere che l’argomento della nostra predicazione è Gesù Cristo Signore, e Vinay tiene a sottolineare la signoria
cosmica del Cristo. Non si tratta però
di im tema di predicazione, scelto da
noi. Si tratta di porci con la nostra
predicazione concretamente al servizio della signoria di Cristo sulla Chiesa e sul mondoi.
Dobbiamo naturalmente ancora approfondire questo argomento, ohe è
nello stesso tempo ragione e contenuto del nostro lavoro.« A partire dalla
Signoria del Cristo dobbiamo riconsiderare il nostro servizio: qui c’è ancora molto da studiare e da precisare.
Si potrebbe usare imo slogan, per riassumere tutto il lavorio che anima la
Chiesa oggi: la nuova obbedienza. La
nuova obbedienza esprime Tindirizzo
che prende la nostra vita dal momento in cui prendiamo coscienza della signoria di Cristo in tutta la sua ampiezza ed in tutta la suo profondità.
Si tratta di un nuovo attento ascolto
di ciò che il Signore dice e di un nuovo, corrispondente impegno di servizio. Lo slogan della nuova obbedien
za può, sotto certi aspetti, esser adatto a propagare questa visuale.
Sergio Rostagno
lo sapevate?
-fc Continua in vari paesi europei, e in
particolare in Gran Bretagna, l’ondata di
casi di vaiolo, talvolta letali; Tepidemia
proviene dal Pakistan, dove miete molte
\ittime. A Bradford (Inghilterra) sono state ripetutamente prese a sassate le case di
pakistani, che in quella regione sono particolarment-;- numerosi. La paura scatena
sempre torbidi istinti.
Un cittadino di Cuneo, colpito da un
attacco di appendicite, è morto per essere
stato operalo troppo tardi; l’INAM e l’ospedale erano in dissidio... A Torino una
donna colpita da infarto è stata re.spinta
da quattro ospedali, per mancanza di possi:
ma nelle camere a pagamento po.rti ' e n'erano. Come quella farmaceutica, anche la
attività ospedaliera (oltre alla sua grave insufficenza) minaccia di ridursi a semplice
industria, oggetto di pura speculazione?
-fc In base agli accordi raggiunti a Mi
lano presso la sede Alta Italia della Confindustria, i tessili (settori: cotoniero, laniero, liniero-canapiero, tessitura di fibre
artificiali e sintetiche e tintori per conto
di terzi) hanno conseguito un aumento del
11% del tabellare contrattuale e una riduzione di 2 ore dell’orario settimanale.
-ff Nel giro di 48 ore S. Domingo ha
conosciuto una nuova rivoluzione e una
ulteriore controrivoluzione: il gen. Echavarria Ita abbattuto il governo Balaguer,
succeduto a Trujillo, ma è stato a sua volta estromesso da Bonnelly, che continuerebbe nella linea cautamente riformista di
Balaguer; tuttavia la situazione della piccola
< inquieta repubblica delle Antille appare
assai confusa.
2
pag. 2
N. 4 — 26 gennaio 1962
Vi
in
fói^c^^bitare
quésto luogo
Così parla l’Eterno degli eserciti, l’Iddio d’Israele;
Emendate le vostre vie e le vostre opere...
Io altresì vi farò dimorare in questo luogo,
nel paese che ho dato ai vostri padri, in sempiterno.
(Geremia 7: 4, 7)
Rimanere o partire? Ecco un problema che ad un certo momento è
posto davanti a tutte le nostre famiglie, ad ognuno dei nostri giovani
che dev'ono scegliere la loro vita.
Ma si tratta di questioni che non
interessano la Chiesa: problemi di
denaro, di strade e di turismo, di
possibilità di far studiare i figli e
di recarsi sul posto di lavoro. Roba
da tecnici, la predicazione della
Chiesa non c’entra.
Può darsi; ma' non è detto!
Guardate quel che è capitato ad
Israele al tempo del profeta Geremia. Anche quel popolo era davanti
al rischio di dover lasciare la terra
che Dio aveva dato ai suoi padri ed
essere trasferito nei paesi lontani;
ina prima di mettere in atto il suo
piano Dio manda un profeta per indicare al popolo come evitare, sia
jiùre all’ultimo momento, questo disastro verso cui sta camminando.
Poiché Dio nc.n è indifferente alla
partenza di un uomo dalla sua casa,
non è estraneo allo sradicamento di
una popolazione dalla sua terra, per
questo motivo, come il profeta Geremia ha qualcosa da dire nel suo tempo, cosi anche la Chiesa di Gesù Cristo può avere una parola per il nostro temjjo, davanti a questa alternativa che è posta alla nostra gente.
Israele non si trovava alle prese
con difficoltà economiche (le terre
che non rendono abbastanza) o sociali (scomodità delle case e delle
comunicazioni, lo studio dei figli
ecc.); ma aveva da risolvere un grosso problema politico e militare: allearsi con l’Egitto o con Babilonia?
Chi sarebbe uscito vincitore dal conflitto? La potenza ilei carri corazzati di Egitto o le armate di Babilonia
con gli elmi a pallino?
Questioni politiche e militari che
pure non sono faccende da « gente di
chiesa )/, più di quanto siano quelle
del nostro partire o restare sulle
montagne delle Valli. Eppure anche
in quella occasione Dio ha qualcosa
da dire!
Ma, almeno in questo momento,
non dà dei consigli politici (alleanza con Babilonia) e non fa inventare ai tecnici militari una nuova arma, una mossa segreta che risolva
le sorti della guerra.
Nulla di tutto questo. Il profeta
tiene il solito linguaggio da « gente
di chiesa » e parla di fedeltà a Dio:
K Ascoltate la mia voce e sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo » (v. 33).
Il solito messaggio per tutte le occasioni! In fondo sembra non impegnare nessimo e non fa rischiare
brutte figure a Dio. Se l’esercito di
Israele vincerà la battaglia si potrà
sempre dire che ciò è avvenuto perchè il popolo ha cc emendato le sue
vie » e si è pentito dei suoi peccati;
se le sorti della guerra saranno sfavorevoli non sarà difficile trovare dei
casi di incredulità, fare un elenco
di peccati. In un popolo c’è sempre
del buono e del cattivo, non è difficile servirsi degli uni o degli altri
per far vedere che si aveva ragione...
Ma Dio non fa dire delle parole a
caso e quando un altro re ed un altra generazione di Giuda aveva preso sul serio la parola di Dio ed aveva davvero « emendato le proprie
vie )) e si era sinceramente pentito
Dio era intervenuto, non con una
dubbiosa vittoria in battaglia od un
altro latto che potesse essere attribuito agli uomini anziché a Dio, ma
aveva snidato i topi dai cunicoli di
Gerusalemme ed i germi della peste
dai loro nascondigli per gettarli contro al campo assiro e quando tutte
le speranze militari e politiche erano tramontate per il popolo, Dio e
Dio solo lo aveva tratto dalla rovina (cfr. 2 Re 18).
Dio difende Gerusalemme, e le nostre Valli e le nostre famiglie! Lui
solo può farci trovare la soluzione
per questi problemi e solo ascoltando la sua parola possiamo incamminarci per la strada che ci permette
di non dover abbandonare del tutto
il paese che egli ha dato ai nostri
padri e che amiamo malgrado tutto.
Ed ecco che cosa Dio ci dice :
(' emendate le vostre vie... sarò il
vostro Dio e voi sarete il mio popolo ».
Un invito ed ima promessa dunque. Essere il popolo di Dio. Ecco
il problema n. 1. Non è una formula che prometta di fare dei miracoli,
di darci tutte le soluzioni belle e
pronte su di un piatto d’argento, ma
in questo è l’unica possibilità concreta di superare le nostre difficoltà
Essere «popolo di Dio» sappiamo
anche che cosa significhi : significa
che dobbiamo accettare di vivere assieme come credenti e non limitare
la nostra fede alle questioni private
e personali. Significa che la nostra
fede non deve consistere in buone
ed edificanti chiacchiere ortodosse.
Quando Israele diceva « Questo è il
tempio del Signore » aveva ragione :
era l’unico tempio eretto al vero
Dio, in tutto il mondo; non era certo il tempio di Baal! Ma con questo? Non basta essere « aH’ombra
del campanile »; bisogna che la presenza di Dio in mezzo a noi, di cui
il tempio è testimonio e strumento,
porti le sue conseguenze nella nostra
cita, e non solo nell’esistenza privata di qualcuno, ma nella vita nostra
come « popolo ». Senza di questo le
nostre parole più giuste e più pie
di buoni credenti, le nostre predicazioni più profonde sono e saranno
solo delle chiacchiere, e nulla di più.
E con le chiacchiere non si fa nulla
di buono e di vero.
Israele ha dovuto lasciare il prò
prio paese perchè non ha voluto capire questo fatto, non ha voluto cambiare il proprio modo di vivere nel
modo che il profeta gli aveva chia
ramente indicato: « praticate sul serio la giustizia gli uni verso gli altri,
non opprimete l’orfano e la vedova... ». E per noi la situazione non
è tanto diversa.
Solo se sappiamo e vogliamo rive
re assieme come credenti, come popolo di Dio, le soluzioni potranno essere trovate per i nostri problemi sociali ed economici; solo se accettiamo di vivere come suo popolo, Dio
sarà il nostro Dio e la sua parola diventerà efficace per noi « Vi farò abitare nel paese che ho dato ai vostri
padri — in sempiterno ».
Franco Davite
{dalla predicazionr: tenuta a Bourdeaux dutante le Rencontres Rurales ProtestantesJ
A TORINO, PASTORI RIUNITI A MEDITARE
Il senso odierno dell’evangelizzazione
La «pioggia di pastori» su Torino,
prevista dall’ECO-LUCE di due settimane fa, è effettivamente « caduta »
U 15 gennaio scorso. E non è caduta
invano, come osservava giustamente
il Pastore Ayassot che, come Presidente della Commissione Distrettuale del
II Distretto, di quest’incontro s’era
fatto promotore, dirigendone poi i lavori e la discussione con garbo e competenza. 31 Pastori dunque si son ritrovati nei locali di Via Pio V ed erano cosi ripartiti: 3 battisti deH’AMEI
(Missione La Spezia, 2 di Torino, 1 di
La Spezia) ; 7 battisti dell’Unione ( Genova, Chiavari, 2 Torino più 1 Coadiutore, Busscleno, Rivoli); 1 mete
dista (Alessandria); tutti gli altri vaidesi (Genova, 4 Torino più 1 Coadiutore, Ivrea-Biella, Pomaretto, Rorà,
Angrogna Serre, Angrogna Capoluogo, Torre Penice, Praly, 2 Luserna S,
Giovanni, S. Secondo, Agape).
Il tema, oltre ad essere di estrema
attualità per cui può senz’altro essere annoverato oggi tra gli articoli
« stantis aut cadentis ecclesiae-», era
già di per sè molto suggestivo : « E’
fluito per le chiese istituzionali in Italia il tempo dell’Evangelizzazione? ».
Una tale formulazione del tema non
era esente da una certa (forse volu
ta) possibilità di fraintendimenti e
soffriva in partenza di una mancata
chiarificazione terminologica e concettuaie. Questi ostacoli sono stati in
parte superati o, meglio, evitati, in
quanto non ci si è tenuti strettamente al tema (ohe era concreto), per affrontare il -problema di fondo, passando cioè dalla teologia pratica alia teo
iogia biblica, poi all’ecciesioiogia, infine alla sociologia del protestantEsimo attuale (sconfinamenti, questi,
inevitabiii e indispensabili in quanto
costituivano- la premessa necessaria
alla risposta da dare al tema, risposta che, in definitiva, non c’è stata).
li cuito iniziaie, officiato dai Pastore Sbaffi (Genova) era centrato su un
passo biblico scelto ad hoc: la messe
e gli operai (Matteo 9).
Il « clou » deirinicontro era costituito dalio studio bibiico del Pastore Aldo Comba (Prali) sul significato del
termine « evangelizzazione » ( anzi, del
verbo « evangelizzare », perchè — ci è
stato detto — il termine « evangelizzazione» non esiste nella Bibbia). Il Pastore Comba ci ha offerto uno studio
sostanzioso e ponderato. Attingendo
al tesori del Kittei, strumento- ormai
da tempo indispensabile per ogni lavoro di teologia b&lica, A. Comba ci
ha restituito ii ^l^ifieato-'-Originario
p per le orecchie di molti tutto nuovo
del termine « evangelizzario-ne ». Sia
nell’Antico come nel Nuovo Testamento, revangelizzazione è « l’annuncio della vittoria che un araldo porta
tornando dal campo di battaglia ».
L’Evangelo è annuncio di vittoria. Da
questo significato generico si passa a
un significato più str-ettamente religioso in Isaia, dove la « vittoria » si
specifica come la vittoria ultima di
Dio, con conseguente restaurazione di
Israele. Sempre in Is-aia si osserva una
progressiva personificazione del mes■saggero che in im certo senso si identifica col messaggio che porta. Va sottolineato il latto, di importanza capitale, che l’annunzio è già l’inizio della
realizzazione; Tannunzio è già realizzazione delle cose annunciate. In altri
termini, la Parola non è mai una Parola solitaria ma Parola creatrice.
Non predice il futuro, ma lo crea. Questo traspare in modo evidente in Ge
sù. Gesù annuncia il Regno e questo
annuncio è accompagnato dai segni
della presenza del Regno. E’ un annuncio che è già realizzazione. Gesù
è il messaggero che ha recato le cose
annunciate. Tutta la vita di Gesù è
connessa con il verbo « evangelizzare », fin dalla notte di Natale, quanto
gli angeli hanno « evangelizzato » la
nascita di Gesù («ecco vi reco il buon
annuncio...»). I discepoli si sono considerati come degli evangelizzati che
diventano a loro volta evangelizzatori (Paolo, Romani 10: 15). Evangelizzare significa dimque, ritrasmettere il
messaggio ricevuto.
Conclusioni e tesi orientative : 1 )
L’evangelizzazione non è un extra,
un’attività supplementare della chiesa
ma la sua risposta si direbbe spenta
nea al messaggio ricevuto. Non ci sono professionisti deH’evangelizzazione, ma chiunque abbia udito il messaggio, lo ritrasmette, se pure lo ha
veramente ricevuto. 2) Paolo descrive tutta la sua atUvità come quella
di un evangelizzatore. « Io non sono
stato mandato a battezzare, ma ad
evangelizzare» (I Corinzi 1: 17). Que
sta evangelizzazione deirApostolo è
diretta sia a -colc-ro che già so-no cri
stiani come a coloro che non lo sono.
Il Nuovo Testamento ignora una distinzione tra l’evangelizzazione fuori
della chiesa e dentro la chiesa. Anche
la chiesa ha da essere evangelizzata,
pastori compresi. 3) Per essere evangelizzati — dice Comba — «non c’è bisogno della licenza element-are ». L’annunzio. dell’Evangelo ha da rivolgersi
a tutti, senza discriminazioni culturali o d altro tipo. 4) Come in tutta la
tradizione biblic-a, l’annuncio è già
inizio di realizzazione, la predicazione
deve cioè essere accompagnata da segni, opere potenti, miracoli. Oggi queste opere potenti dello Spirito mancano largamente nel lavoro evangelistico. Eppure predicare non è solo parlare ma dar via libera alla potenzi
dello Spirito. L’evangelizzazione non
può essere solo una parola. Il problema deirevangelizzazione sfocia nei
problema dei doni dello Spirito.
Si è poi passati alle relazioni dei
vari gruppi ecclesiastici rappresentati.
Il Pastore B. Saccomani, per i battisti, dopo aver osservato che il termine « evangelizzazione » ha per lO' più
oggi un significato proselitistico, la
mentava la mancanza di un piano organico di evangelizzazione e di una
chiarezza di idee su quel che dobbiamo oggi annunciare. Il Pastore Anziani, per 1 metodisti, portava una nota
incoraggiante, sostenendo che il tempo deirevangelizzazione non è affatto
trascorso, anzi più che mai i tempi
odierni sono propizi. Il Pastcre Paschetto per i battisti de La Spezia (relazione letta da V. Barbin) presentava delle proposte concrete : stampa
migliore come qualità e quantità, ministero itineranti di laici (vengono in
mente i «barba» voi desi) che visitano' e statóiliscono) ocntatti. Giorgio
Bouchard, (definito scherzosamente
da un collega « il pastore-sprint » deidelia chiesa valdese, per quel suo vivacissimo esporre i temi propostigli
in un turbinio di fatti, persene, idee,
in cui ad audaci ma stimolanti accostamenti stc'rici si avvicendano spunti di storia della filosofia, spregiudicate analisi sociologiche, geniali suggerimenti d’egni tipo, fulguranti evocazioni d’un is-tante accanto a larghe
aperture spirituali sul passalo e su!
presente, dove l’tiudizione non pesa e
alle “Rencontres
Contadini valdesi
Rurales Protestantes
■.segue da pag. li
ogni anno le « rencontres », a voler
partecipare con una delegazione di
agricoltori delle Valli. Il numero dei
partecipanti valdesi non è stato molto alto... (e fu un peccato!); tuttavia
alla fine ci siamo trovati in cinque:
tre agricoltori e due Pastori. Vi hanno preso parte i sigg. Ferrerò Alberto
della Parrocchia di Perreio, Michelin
Davide di Bobbio, Tourn Aldo di Rorà. il Pastore Davite di Villasecca ed
il sottoscritto.
Siamo partiti dalle Valli giovedì
m.attina 11 gennaio col pullman di
linea Pinerolo-Briançon. Abbiamo at
traversato il Colle del Sestriere e quello del Monginevro, perfettamente
aperti al traffico. Arrivati a Briançon
abbiamo preso il treno, il quale ci doveva pMDrtare giù giù per la Valle del
la Durance, toccando Embrun e Gap,
e poi risalendo i contrafforti della
Dròme, attraverso belle colline, un
po’ aride e selvagge e molto buie per
l’occasione, dato che ormai aveva fatto notte, giù sino a Crest (poco prima
di arrivare sulle rive del Rodano). A
Crest ci aspettava il Pastore Cadier;
il quale con la sua capacissima « deux
chevaux » in men che non si dica ci
ha trasportati a Bourdeaux, facendoci fare 25 chilometri in pochissimo
tempo. Era ormai notte fonda, e dopo un viaggetto durato 11 ore circa,
una buona cena ed un buon letto cal
do furono la miglior cosa che potevamo ormai desiderare.
Fummo alloggiati presso famiglie
private molto gentili e generose. I lavori delle « rencontres » cominciarono al mattino di venerdì 12 in una
grande sala della Chiesa. Vi si riunirono per due giorni consecutivi circa
200 agricoltori, alcuni vecchi ma molti giovani. Quasi tutti erano venuti
con la macchina (vi erano macchine
molto modeste, altre normali e diverse quasi lussuose!). I «ruraux» francesi venivano anche da molto lontano... qualcuno dalla Regione del Gard,
altri dall’Ardèche, dalla Lozère, dalla Loire, e naturalmente molti dalla
Dròme. I lavori duravano dalle 9,30
sino a mezzogiorno, e riprendevano
alle 14 sino alle 18. Erano introdotti
da studi presentati da tecnici dell’agricoltura. Poi ci si divideva in gruppi, ove avveniva la discussione sull’argomento introdotto. Si tornava tutti
insieme per le conclusioni. I membri
della delegazione valdese erano stati
aggregati ai vari gruppi e vi hanno
portato la loro collaborazione. Tutti i
partecipanti prendevano la parola.
Le due serate (venerdì e sabato)
sono state passate dai convenuti nel
la « salle des fêtes » di Bourdeaux, in
un clima di allegria e di « détente ».
Domenica mattina, ci siamo trovati
tutti riuniti per il culto, presieduto
dal Pastore Davite, e seguito dalla
celebrazione della Santa Cena. Quasi
tutti i presenti hanno preso parte alla Comunione (altro che da noi...!).
Nel pomeriggio di domenica, abbiamo ascoltato una conferenza sullo
Stato di Israele fatta da un giovanis
II
simo tecnico in agricoltura di Toulouse, che è stato qualche mese in Palestina, e poi alla proiezione di un film
documentario dello Stato d’Israele,
molto bello. Passarono davanti a noi
delle magnifiche visioni bibliche che
ci ricordavano la storia di Abramo,
dei Re, dei Profeti, di Gesù e degli
Apostoli, nonché molte delle belle e
buone cose che fa il giovane Stato
israeliano.
I rappresentanti delle 'Valli hanno
passato il resto della domenica presso
alcune famiglie che avevano espresso
il desiderio di averci a casa loro. Ho
avuto la gioia di passare alcune belle
ore presso la « ferme » di un valdese
autentico delle Valli, il signor Enrico
Tron, originario di Rederetto.... Ab
biamo naturalmente parlato in patois
(e quello vere, pralino...) e ricordato
tante cose e tante persene delle nostre care Valli. Altri Valdesi incontrati alle « rencontres » sono stati : la signora Simond, originaria di Prarostino; un Peyronel nipote del Pastore
Alfonso Peyronel, già nato in Francia e venute da una località molto
lontana; la sig.a Rosetta Tourn in
Vottero, da Rorà.
Lunedì mattina, alle sette, abbiamo
ripreso la via del ritorno pienam-ento
soddisfatti delle esperienze fatte in
queste « rencontres » felici e ansiosi
anche di poter dire ai nostri valdesi
delle 'Valli le cose che abbiamo udite
e viste in Francia: il giornale ne riparlerà diffusamente nei prossimi numeri. Giovanni Peyrot
la compenenza non è pignoleria, dove
il giudizio sul passato è rude ma affatto irrispettoso, anzi, e dove le sollecitazioni culturali e spirituali del
tempo presente non sopiscono la fondamentale impostazione evangelica,
anzi ricevono da quest’ultima il loro
senso profondo e, insieme, la loro misura. Manca certo a Bouchard una
certa '( souplesse » nsll’interpretazione
e nella esposizione. Ma questo non in
valida la sostanza del suo dire). Gioì
gio Bouchard, dunque, cavalcando attraverso i secoli con bella disinvoltura, passando da Sant’Agestino ( « che
nella polemica donastica non fu affatto santo») ad Adenauer («che non
muore mai»), da Carlo Magno (preoccupato più del suo trono che della sua
anima) al MEO (piccola Europa carolingia-vaticana), ci ha offerto uno
scorcio della problematica dell’evangelizzazione attraverso la storia cristiana.
Oggi — dice Bouchard — vi sono
tre atteggiamenti nei confronti della
evangelizzazione. 1) Gli anticlericali,
eredi della polemica dei nostri padri,
che, con i loro (forse giustificati) intrallazzi con la massoneria hanno
combattuto il 'Vaticano più cerne antiprogresso e forza reazionaria e oscurantistica che come anti-Cristo, cioè
han combattuto un ccmbatt’mento
essenzialmente illuministico, sotto
l’impulso generoso quanto illusorio
(nei teimini in cui ponevano il problema) della vittoria imminente 0
inevitabile del protestantesimo; 2) i
pietisti, chiusi nel loro ghetto spirituale, si salvi l’anima e perisca il mondo, han dimenticato quel che diceva,
;e non erriamo, Blumhardt il giovane,
e cioè che «dobbiamo convertirci due
volte : una volta dal mondo a Dio, poi
da Dio al mondo»; 3) i pessimisti-neocrtodossi, che ripetono- stancamente
che viviamo in un’epoca post-costantiniana, scristianizzata, il corpus
chrìsiianum ha da diventare corpus
Christi, la chiesa sarà sempre una
minoranza, bisogna predicare la pazzia della croce. Tutte e tre queste posizioni sono manchevoli.
Bouchard si pone poi dinanzi al
problema deirevangelizzazione e volendo giustamente « rendere a Smith
quel che è di Smith » osserva che
l’evang-slizzazione è un concetto battista, natO' come protesta contro l’equivoco della chiesa di stato in Inghilterra, contro l’equivoco della cristianizzazione che scende daH’alto, contro
Tequivoco del connubio altare-corona,
insemma contro l’equivoco di un cristianesimo politicizzato.
Bouchard accenna infine a tre linee lungo le quali andrebbe elaborata
una teelegia pratica deirevangelizzazione : 1 ) tenere viva la tensione tra
evangelizzazione ed ecumenismo, come ha fatto finora egregiamente il
Consiglio Ecumenico delle Chiese; 21
ciò di cui il p.rctestant0simo ha bisogno oggi — dice Paul Tillich — per
fare della evangelizzaz’cne è di una
nuova etica, che sostituisca quella de.’.i’età vittoriana, validissima certo ma
connessa con quella società borghese
che oggi, nelle sue parti più vive si
sta evolvendo verso nuove forme sociologiche e che comunque (sia un bene o un male) è messa in questione
dal mondo socialista; 3) tenere presente la funzione europea che il prò
testantesimc italiano, per le vie della
emigrazione, può svolgere, cercare di
creare una diaspora protestante europea con i nostri emigrati evangelici.
Dalla discussione pomeridiana, viva
ed animata, rileviamo: 1) una presa
di posizione positiva (alcuni dei presenti — non chi scrive — aggiungerebbero un punto interrogativo) nei
confronti del tentativo nuovo di Tullio 'Vinay a Blesi: non è forse questa
una indicazione preziosa per la nostra
evangelizzazione? 2) Forti riserve
espresse da Franco Giampiccoli sui
((rastrellamento» delle anime che una
certa evangelizzazione di tipo proselistico propugna; ma Bruno Saccomani replica: «Noi almeno avevamo il
((rastrello»; voi (giovani) non avete
neppure più quello ! ». 3 ) Ener gico intervento del past. Ayassot, sulla necessità di mantenere un atteggiamento polemico nei confronti del 'Vaticano, sia pure in modo diverso da quanto han fatto i nostri padri. Effettivamente — si p-uo osservare — tutta la
Bibbia è in un senso un libro polemico, a cominciare dal racconto della
creazione scritto in consapevole polemica ocntro la cesmogonia del ternpo.
L’evangelo e un messaggio polemico :
l’essenziale è appunto che si tratti di
una polemica che sgorghi dall evangelo e che non attinga ad altre fonti
che a quella. E’ col giego leggero dell’evangelo che la Riforma spezzò il
giogo di Roma. Paolo Ricca
Prima attività dell’emittente
protestante di Addis Abeba
L’emiUcntP prolestantc — sodo direzione
hilerana — di Addis .Abeba, Ila comim-iato
le sue Irasmissionl di prova, a potenza limitala. Cinque ’studi’ reitionali di questa
emi tenle sono terminati. 11 nuovo ’studio'
sud-africano aperto in novembre a Rood,oorl, oresso .loiiannesburit, è stato installalo sul luogo dell’antico centro missionario della Ciiiesa di Svezia. F.sso copre vaste regioni. Gli altri ’studi' ormai pronti
a funzionare, o quasi, si trovano nel Tanganyka, in Nigeria, a Beyriil e a Madras.
3
26 gennaio 1962 — N. 4
P*i
Il Pastore Emerito
Davide Foriieroii
Stava per compiere esattamente
l’84.mo anno ili età, quando Dio ne
ricliiamava a Sè lo spirito il 10 gennaio corr., alla Casa Valdese delle
Diaconesse in Torre Pollice, ov’era
ospite da quasi due anni.
Per la lunga malattia patita, la sua
dipartenza segnò certo la liberazione (egli stesso, pur sempre rassegnato e fiducioso, la bramava); ma l’affetto è egoista — e, per noi die l’abbiam ben conosciuto, stimato ed
amato, il suo trapasso lascia un vuoto doloroso. Sottolineo « per noi »•
perchè Davide Forneron sembrava
tener poco posto nel mondo, anche
nel « nostro » mondo; nè menava
gran chiasso; ma fu tanto più « fedele », di quella fedeltà fatta di coscienza del proprio dovere e di umiltà cristiana; di senso, insomma, della vocazione pastorale.
Codesta vocazione egli aveva sentita fin dai primi anni di età, nella
natia Roccajiiatta. Avvaloratasi quindi attraverso gli studi secondari a
Pomarelto ed a Torre Pellice, e
quelli teologici presso la Facoltà Valdese, idlora in Firenze, completati
al Vew College di Edinburgh, la sua
vocazione lo condusse ad essere consacrato nell’anno 1908, dopo il regolare « anno di prova a felicemente sii]>erato ad Orsara (li Puglia e a
ÌJi gallo.
TI -.no iniiiisterio lo chiamò poi per
rinqiK' anni a Colonia Iris; e, successivamente, a Torri- Pellice (secondo (tastore), a Rorà, Susa e Coazze, Casule, Ivrea e Napoli. Nè qui
tertnini il suo «curriculum»: fu
Direttore de! Convitto ili Torre Pollice dal 1928 al 1940 e per un anno
incaricato della Direzione della Casa Va!(lese delle Diaconesse; chiuse
infiFic la sua attività a Brescia e Verona durante gli anni di guerra e fino al 1948.
Chi scrive lo ricorda con particolare gratitudine per i servizi ch’egli
era sempre pronto a rendere onde
aiutare, i colleglli in tempi difilcili.
sia per gli eventi esterni, come per
la carenza di collaborazione nell’Opera; non si ricorreva mai invano
all’Amico dalla comprensione fraterna, dall’animo unte, pronto anche
al sacrificio... Pensando a Lui, a
quelle opere che. sole, ci seguiranno ¡ler compirsi nella gloria, ci vengono in mente quei bei versi del Vinet che sono un ambito elogio per
ogni servo del Signore:
« Les dévouements obscurs sont les
plus magnifiques;
Hans l’ombre et le silence ils resstent confondus...
...Allez! et que vos noms soient à
jamais sans gioire;
Mais rpie DIEU soit comiu, soit
craint, soit adorò’ »
l.e esequie del pastore emerito Davide Forneron si svolsero il 12 gennaio nel tempio di Torre Pellice e
furono presiedute dal pastore F.
Sonimani, il quale mise appunto in
rilievo la bellezza della fedeltà cristiana. Alla memoria del defunto
Collega, il Vice Moderatore dott. A.
Ribet portò il saluto del Moderatore
e della Tavola Valdese, della Chiesa
tutta.
Rinnoviairo ai Familiari — segnatamente ai figli Signora Ada Badoglio, colonn. Mario e dott. Giulio —
l’espressione della nostra simpatia
cristiana e Passicurazioiie delle nostre preghiere.
Luigi Marauda
Con un alimento di 178.000 franclii
rispetto alle offerte dell’anno scorso, le
Missioni protestanti della Svizzera ronian
za hanno raggiunto la meta prefissa di fr.
l.SlO.OOfi (circa 230 milioni di lire) e lian
no potuto chiudere in pareggio il bilancio
del 1961.
La campagna protestante elvetica di
aiuto alle popolazioni che soffrono per la
fame e la miseria (« Brot liir Brüder »,
iiDu paio pour ton procliainn, «Pane per il
prossimo »I si sta avviando anche nella
Svizzera francese e italiana; in quella aleniannica alla metà di gennaio aveva già
raggiunto i due milioni e mezzo di franchi
Il comitato della Società biblica elvetica annuncia l’intenzione di pubblicare un
cvangelo in ladino per l’Alta Engadina.
Due parole sulla toga
e... sul suo contorno
Non c’è dubbio che li discorso sul
pastorato è <^gi di attualità. Si parla
molto del ministero pastorale, dei pastori, persino della loro modesta toga.
A causa delle mie frequenti assenze
non ho potuto seguire attentamente
quanto è stato scritto in merito; mi
limito, pertanto, al alcune osservazioni che mi sono venute in mente dopo
la lettura dell’articolo del Dr. Giorgio
Peyrot, nell’ultimo numero del giornale : « Dell’uso delle cose ecclesiastiche e di chi ne decide ».
Elirò, innanzi tutto, che mi sembra
eccessivo per quanto intenzionale l’uso
del termine «paludamenti» riferito alla toga, così come appare dalla frase
del Past. Aldo Comba citata dal Peyrot : « ...pastori e iaici, di cui i primi
avrebbero particolari prerogative e
particolari paludamenti». La toga pastorale in uso nella Chiesa Valdese è
estremamente sobria e semplice, come quella di tutti i Pastori delle Chiese Riformate. Qui il termine «paludamenti» è fuor di luogo; i «paludamenti» veri e propri li conosciamo, ma non
sono in uso nella nostra chiesa. Il voler trasferire quella terminologia nel
rostro piccolo mondo ecclesiastico
Valdese, estremamente sobrio, può essere determinato da un motivo polemico, ma in realtà mostra che ogni
tanto il senso delle proporzioni ci
sfugge.
In secondo- luogo, mi permetto di
esprimere il mio dissenso sull’uso della toga. Ritengo cioè che si tratti di
una toga «pastorale» e non di tutti i
membri di chiesa; perciò sono personalmente cc-ntrario alla proposta che
essa venga indcssata da ogni persona
che sale sul pulpito per la predicazione. La tradizione riformata considera
quella tega come indumento «specifico» dei Pastori nell’esercizio di un
particolare atto del loro ministero.
Certo non è l’abito che fa il monaco e
l’eflìcacia della predicazione non è vincolata, grazie a Dio, alla toga pastorale. Ma ritengo che l’uso d.'illa toga
non abbia necessariamente da essere
universalizzato e credo fermamente
che Tuso di essa da parte dei Pastori
i:cn debba ripercuotersi in modo ne
gativo sulla uguaglianza dei pastori e
dai laici di fronte a Cristo. Nella Chiesa c’è diversità di doni e di ministeri;
per conto mio, esiste anche un ministero «pastorale» autentico, con la sua
vocazione, con i suoi compiti e le sue
responsabilità. Non ho nè il tempo nè
il modo in questo momento di addentrarmi in quel problema di fondo ;
non vorrei, però, che in nome del sacerdozio universale dei credenti che
tutti noi riteniamo biblico prima ancora che riformato, si annullasse a poco a poco la differenziazione dei ministeri. Ripeto: so benissimo che la
toga non è indispensabile al ministero pastorale, tanto è vero che in certe
chiese protestanti non viene mai adoperata. Nella Chiesa Valdese, però, e
nella tradizione riformata in genere,
la toga è giustamente riservata ai Pastori. E non per questo, certamente,
essi hanno un merito particolare di
fronte a Dio ed agli uomini.
Il Dr. Peyrot, da buon giurista, tocca il problema di fondo, cioè quello
dell’organo competente a giudicare in
fatto di toga e di uso della toga pastorale. Per il Peyrot non esiste dubbio : è il Sinodo « che ha il potere di
decidere, oltre che delle questioni
maggiori, anche delle minori, uso della toga compreso ». E se il Corpo pastorale azzardasse alcune decisioni in
merito, esso « prevaricherebbe, per cui
è da attendersi con certezza che il
Moderatore che lo presiede, e che porta la responsabilità dell’operato da
★ ★★★★★★★★★★★★
novità
A. COMBA - F. GIAMPIOCOLI
Complesso di inferiorità
dei laici?
Organizzazioni diverse
nella chiesa primitiva
Ad ognuno il suo ministero
★
Claudiana 1962, pp. 24, L. 100
Il iiriino opuscolo della serie a cura
della ('.onnnissioiie per i Minisleri.
★ ★★★★★★★★★★★★
vanti al Sinodo ed alla Chiesa, lo im
pedirebbe». La mia persona qui non
c’entra, ma poiché è il Moderatore ad
essere chiamato in causa, non posso
neppur nascondere il mio pensiero al
riguardo. Certo non avrei mai creduto che l'uso o il non uso della toga
diventasse un problema di fondo così
importsinte e che il Moderatore, quaIcra il dibattito avvenisse in seduta
di Corpo pastorale, dovesse senz’altro
interromperlo, sottraendolo in tal modo all'esame di un organo incompetente in materia. Comunque da quando sono Pastore ho sempre notato
che, le rare volte in cui si è dovuto
discutere sull’uso della togai ciò è
sempre avvenuto in seduta di Corpo
pastorale! E se la cosa dovesse accadere, confesso che non avrei alcuna
difficoltà a concedere il dibattito nella riunione del Corpo dei Pastori prima di parlarne eventualmente in Sinodo, pur ammettendo che in definitiva il Sinodo è sovrano. Per fortuna, su questro come su altri argomenti nè il Sinodo nè il Corpo pastorale hanno mai dovuto spendere molto tempo.
E qui concludo con un riferimento
al trattamento del latte. Perchè poi
c’entri il latte, non lo so, ma in ogni
modo il vocabolo esiste e serve allo
scopK> che si ha in vista. Ecco: chi la
pensa come me o chi ardisce sostenere che l’uso della toga è materia su
cui i Pastori possono deliberare in comune denuncia un « grado di pastorizzazione incosciente delle cose eccle
siastiche ecc. eco. ». Già una volta
quella parola è stata detta in Sinodo
ed ora essa ritorna. Mi domando fino
a che punto essa sia rispettosa di quella categoria di persone che si chiamano « pastori » ; se si vuol parlare di
una degenerazione del ministero o
deirautorità pastorale si può adopera
re il termine «clericalismo». Si lasci
la « pastorizzazione » alla centrale del
latte e si faccia il possibile per vivere insieme, pastori e laici, in un rapporto di rispetto reciproco, ciascuno
mettendo al servizio degli altri il dono ricevuto, senza drammatizzare situazioni che non sono di per sè gravi, sapendo che abbiamo bisogno gli
uni degli altri in vista del bene comune e di una sempre più reale testimonianza cristiana nel mondo.
Ermanno Rostan
Soggiorni
in Gran Bretagna
Molti — signorine specialmente — cercano ropportnnità di nn soggiorno in Gran
Bretagna per imparare la lingna inglese
allogandosi normalmente AU PAIR.
Ora st è verificato che giovinette inconsapevoli sono capitate in famiglie non
sempre idonee ed hanno fatto dolorose
esperienze.
Una signora di Eìdimbur^o, vedova di
un pastore, ha iniziato un servizio per ovviare all’inconveniente. Essa dispone di
mezzi propri e non mira al lucro, richiede solo una piccola tariffa per pagare una
segretaria. Tanto mi comunica un dottore,
oculista se non erro, di Edimburgo che
accompagnai qualche anno fa durante una
sua visita a Torre Pellice e che si ricorda
sempre di me in occasione delle feste.
Neirattesa dì una sistemazione egli offre
ancJie l’ospitalità per qualche giorno a chi
arriva a Edimburgo. Chi intendesse approfittare del servizio sopradello è pregato di
si'rìvere al più presto anche se si conta dì
andare solo in estate, per ora mancano le
richieste mentre esse si fanno troppo numerose nella bella stagione.
Si può corrispondere sia in Italiano che
in Inglese.
L'iiidirizzo è: Mrs. N. A. Brackett —
lo Great Stuari Street ’— Edinburgh I (Scozia). — L’indirizzo del dottore: Dr. W. R.
Matliewson — 57 Hailes Gardons — Edinburgh 13 (S^’ozia).
Per ulteriori inl'ormazioni scrivere al
Prof. Luigi Micol — Torre Pellice (To.).
A. COmOA • V. OlAnPICCOLI
COnPLEl»KO 01 IIVFEBIORITÀ
DEI LAICI?
LIBRBRIA BDITRIt’K CI.ACDIANA - IftaS
Appello ai Governi
e ai popoli
1. La terza Assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese, che raccoglie cristiani di ogni parte del mondo, rivolge questo appello al governo e al popolo di ogni nazione.
2. Oggi, la guerra è il nostro nemico comune, poiché è un crimine
contro la natura dell’uomo. L’avvenire di un gran numero di generazioni e l’eredità del passato sono in gioco. Sono facili da distruggere, da
quando gli atti e gli errori di calcolo di alcuni possono provocare una
ecatombe. Sono più difficili da preservare e da far progredire, poiché questo esìge da tutti un’azione consacrata. Ci vuole ritegno e abnegazione
nelle cose che possono condurre alla guerra, pazienza e tenacia nella
ricerca di risolvere i problemi che dividono, arditezza e coraggio nelle
cose che contribuisconc alla pace.
3. Per distoglierci dalla via della guerra, e seguire quella della pace,
tutti devono rinunciare alla minaccia della violenza. Ciò significa la fine
della guerra dei nervi, della pressione sui piccoli paesi e del ricatto basato sulla bomba. Non è possibile proseguire contemporaneamente una politica di minaccia e una politica di disarmo.
4. E’ urgente di porre fine alla corsa agli armamenti. Lo scopo cui
tutti tendono è il disarmo totale e generale. Atti concreti devono essere
compiuti perchè esso sia raggiunto. Nell’attesa, dovrebbe essere affrettato, malgrado ostacoli e insuccessi, il blocco controllato delle esplosioni
nucleari.
5. Le istituzioni pacifiche e i metodi regolari di trasformazione e di
composizione dei contrasti sono essenziali, se si vuol sostituire alla forza la ragione e sostenere la volontà di disarmo. Questo implica il dovere
di sostenere le Nazioni Unite nel quadro dello spirito della Carta. E’ un
dovere comune a tutti i paesi, siano o no allineati sui grandi blocchi di
potenza. Coloro che non sono allineati possono portare il loro contributo mediante la loro imparzialità; con altri, possono farsi difensori dei
principi della Carta
6. Per costruire la pace nella giustizia, attacchiamo le barriere della
diffidenza a ogni livello. La fiducia reciproca è oggi il capitale più prezioso del mondo: nulla se ne dovrebbe perdere e bisognerebbe trovarne
di più. I principi di una società aperta sono essenziali perchè si sviluppino liberamente contatti, da uomo a uomo e da popolo a popolo. Gli
ostacoli alle relazioni devono scomparire, specie dove dividono i popoli,
le chiese e anche le famiglie. La libertà dei rapporti umani, dell’informazione e degli scambi culturali è essenziale allo stabilimento della pace.
7. Le nazioni dovrebbero accettare rischi ragionevoli in vista della
pace, per rafforzare la fiducia reciproca. Ad esempio, una base equa per
il disarmo significa, da una parte, che si accettano i rischi di un’ispezione e di un controllo ohe non saranno certo assoluti, e dall’altra il
pericolo che l’ispezione vada oltre il suo oggetto. Chi vuole spezzare il
circolo vizioso della sfiducia deve avere il coraggio di seguire vie nuove.
8. Esiste un’occasione magnifica di azione costruttiva nella lotta pier
lo sviluppo del mondo. Dividere i benefici della civiltà con l’insieme dell’umanità è un obiettivo nobile e accessibile. Continuare la ^erra contro la povertà, la malattia, lo sfruttamento e l’ignoranza esige sacrifici
e un impegno di risorse scientifiche, educative e materiali assai più ingenti che nel passato. Possano i popoli trovare in questo compito comune un positivo programma di pace, un compenso morale alla guerra.
9. Una strategia creatrice di pace nella giustizia esige il riconoscimento universale delle rivendicazioni umane — qualunque siano la situazione, la razza, il sesso, la credenza. Nel timore che i nuovi poteri dell’uomo servano a distruggere la sua libertà e dignità d’uomo, i governi
devono ricordare che sono i servitori dei cittadini e che devono rispettare il valore di ogni individuo. Il coronamento dell’azione di un governo
è rialzare la dignità dell’uomo e liberarlo perchè usi creativamente le
sue capacità più nobili.
10. Rivolgiamo questo appello a tutti i governi e a tutti i popoli,
costretti dalla nostra obbedienza a Gesù Cristo, Signore della storia, che
vuole che regnino la dirittura e la misericordia. Egli è una luce ohe illumina le nazioni ed i cuori degli uomini. Perchè venga questa pace nella
giustizia, impegnarne 1 nostri sforzi incessanti e chiamiamo tutte le chiese
a collaborarvi con la loro azione e con le loro preghiere.
Amici, collaborate
Perchè il Collegio vivai
Come già altre volte nella sua storia più che secolare il nostro Collegio di Torre Pellice sta attraversando un periodo di grave crisi finanziaria: il problema non è nuovo, perchè
è chiaro che un ente che ha come
solo provento quello delle tasse scolastiche e dell’aiuto di qualche amico (che coprono appena il 20% della
sua gestione finanziaria), ha sempre
ogni anno un passivo notevole. Per
Tanno scolastico 1961-62 esso è di circa lo milioni, e così sarà anche per
gli anni venturi, pur mantenendo ai
professori un trattamento eccnomico
non molto diverso da quello dei pastori dipendenti dalla Tavola Valdese
Mentre qua e là nei nostri ambienti si sono levate delle voci pessimistiche sul futuro del nostro Istituto
e sulla opportunità di riesaminarne
il problema finanziario, ci è parso
giusto, come Associazione amici del
Collegio di non tacere ed isolarci, m:A
rivolgerci alle migliaia di amici e di
ex-studenti del nostro Collegio sparsi dovunque.
E diciamo loro prima di tutto una
parola di saluto: l’Associazione Amici del Collegio è modesta nei suoi
mezzi e nei suoi uomini, ma idealmente essa rappresenta la grande famiglia di tutti quelli che sui banchi
del nostro antico istituto si sono formati una cultura e dati una posizione, e per molte generazicni. In secondo luogo, vogliamo assicurare tutto
il nostro impegno e la nostra « fedeltà di amici » ohe si rivela soprattutto nelle ore gravi. E in terzo luogo
chiediamo a tutti, amici ©d ex-allievi,
la collaborazione più decisiva, cioè
quella deU’impegno finanziario nella
campagna «Perchè il Collegio viva!»
che oggi viene iniziata.
Il Collegio Valdese di Torre, pensiamo. non è soltanto una vecchia e
benemerita istituzione, che ha fatto
il suo tempo ed assolto il suo compito di dare un volto nuovo ad un popolo di contadini, e di cui si nossa
già recitare l’elogio funebre: esso ha
invece ancora una funzione vitale, come Tha sempre avuta: anzitutto perchè è in Italia uno dei pwhi istituti
di istruzione secondaria in cui non
prevalga il conformismo della scuola
l>rivata ed anche pubblica, ed in questo senso può anzi essere potenziato
con sempre maggior apertura verso
il mondo laico; ed in secondo luogo,
perchè nelle Valli Valdesi esso rappresenta uno strumento prezioso ed
insostituibile nella formazione della
classe dirigente locale, secondo la
profetica frase di Beckwith- Se non
volete essere schiavi degli altri, non
avete che un mezzo : superarli nella
cultura.
Non c’è dunque soltanto un doveroso sentimento di affetto, ma anche
un chiaro senso di responsabilità nella vita sedale che oggi ci spinge a
lanciare l’appello
PERCHE’ IL COLLEGIO VIVA!
Ex-allievi del Collegio, amici vicini
e lontani. Valdesi che amate le Vaili, a voi ii aiutarci nel nostro compito e di dimostrare l’attaccamento
all’antico e caro Colllegio di Torre
Pellice, a voi di stabilire una bella e
decisa catena di solidarietà
PERCHE’ IL COLLEGIO VIVA!
Assoc. Amici del Collegio
La direzione
N. B. — Le offerte singole o di gruppo, anche le più modeste saranno ricevute con gratitudine dall’Associazione, e i versamenti possono essere
fatti sul C.C.P. n. 2/9034.
Particolarmente graditi saranno gli
impegni pluriennali, a seconda del desiderio dei donatori.
Offerte già pervenute
I» Gruppo Amici del Collegio di
Ivrea L. 15.000; Sette amici del Collegio riuniti a Torre il 13 gennaio hanno sottoscritto impegni pluriennali
per un importo annuo di L. 310.000.
Vi consigliamo
Nelle Edi zioni de « L« Locusta », anziinno le onere <lì Don Primo Mazzolati:
P. M-Vzzoi-ARi: Lo parola che non passa,
L. 900.
La parola ni ¡>overi. L. 500.
¡..a parrocchia. L. 500.
Zaccheo, L. 500.
Della tolleranza, L. 500.
Della fede, L. 500.
l'wggio in Sicilia, L. 400.
*** : Tu non uccidere. L. 400.
G. Behnanos: Un uomo solo, L. 500.
E. Molmer: Agonia del Cristianesimo?
M. Gandhi: Pensieri. L. 500.
F. Riva; L'agonia di Hiroshima. L. 500,
T. Merton: Pasternak. L. 500.
* * * : / preti operai. L. 700.
N. Fabbrettt: Lo sua parola e le nostre.
L. 700.
T. Merton: / salmi, L. 350.
S. Politi; Una zolla di terra. L. 750.
E. Wiechert: Le mie poesie. L. 800.
C. Bo: Poesie sui poveri, L. 500.
G. Cristim: I chiodi e i dadi, L. 500,
4
P«8- 4
N. 4 26 gennaio 1962
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
TORRE PEELICE
— Siamo ormai lontani dal periodo di
Natale e non è certo il caso di ritornare
su tutte le feste piccole e grandi ohe si
sono svolte nella nostra Chiesa alla periferia come al centro. Diremo soltanto che
ci rimane un ricordo benedetto di quel
periodo nel quale il messaggio della venuta del Signore fra noi è risuonato con
particolare intensità.
— Vorremmo però ricordare l’impegno
col quale i giovani dell’f/nioree dei Coppieri hanno preparato, anche quest’anno,
una festicciola per gli ospiti del Padiglione per tubercolotici del nostro Ospedale.
Si è trattato di ricercare i fondi, di acquistare i doni e poi di dedicare una serata
a questi ospiti di Torre Pellice (vengono
quasi tutti di fuori) con canti natalizi ed
altri.
Da conversazioni avute in seguito coi
malati del Padiglione abbiamo saputo con
quanta riconoscenza e con quanto stupore
essi hanno ricevuto questo atto di solidarietà fraterna dei nostri giovani. Siano essi
incoraggiati a camminare sempre in que.
sto impegno fraterno.
— Un gruppetto di giovani deH’Unione
del Centro, anch’esso animato di buona
volontà, ha preparato un buon programma
per la serata di fine d’anno. Ricordando
come anni passati riusciva pressoché impossibile preparare con dei giovani questa
serata tradizionale possiamo rallegrarci di
vero cuore di questa buona ripresa.
— Ricordiamo anche, sempre nel periodo natalizio, la bella iniziativa della Scuola Domenicale che si riunisce all’Asilo
sotto la direzione della Sig.ra Varese, consistente nel fare un giro alle case delle
persone anziane della Chiesa per cantare
loro dogli inni di Natale e per portare,
dove è il caso, dei doni.
■— Non parleremo della buona giornata
dedicata dalla nostra Chiesa alle Missioni
perchè il giornale ne ha già riferito.
— Domenica scorsa una Assemblea di
Chiesa dichiarata da qualcuno ben frequentata (ahimè c’era circa 1/6 dei membri elettori!) lia proceduto alla rinomina
di un certo numero di Anziani e Diaconi.
Sono poi entrati a far parte del Concistoro i Siig.ri Enrico Eynard, Aldo Varese,
Aldina Gamba. Ai membri del Concistoro
Sig.ri Costabel Daniele, Jahier Carlo e
Jouve Adolfo ohe per ragioni diverse hanno dovuto lasciare il loro posto nel Concistoro TAssemblea ha espresso la più viva
riconoscenza per il lavoro compiuto con
fedeltà e con amore nella nostra Chiesa
per tanti anni.
— Atti Liturgici.
Battesimo: Eliana Malan (Villa II).
Matrimoni: Malan Federico con Rostan
Liliana; Bera Claudio con Agli Luciana.
Funerali: Charbonnier Paolina Margherita, Franco Malan, Bleynat Lamy, Mourglia Carlotta Ester ved. Charbonnier, Cardon Giovanni, Durand Valentina ved. Musset, Teresa de Barberis ved. lajcatelli,
Forneron Davide.
PERRERO < MANIGUA
—- Siamo grati al Signore che ci ha permesso di poter celebrare una volta ancora
nella gioia il Natale e vorremmo che questa nuova opportunità offertaci fosse per
molti un’occasione d’impegno per servirlo
con fedeltà. Buona la partecipazione ai
culti, con celebrazione della S. Cena, tanto a Ferrerò ove la Co-rale ha dato un ottimo contributo, come a Maniglia.
— La festa dell’Albero a Ferrerò il 24
dicembre ed a Maniglia la sera stessa di
Natale, ha avuto un esito lusinghiero. Ci
felicitiamo coi bambini che vi hanno partecipato e ringraziamo coloro che li hanno
amorevolmente preparati: la sig.ra L. Rivoire a Ferrerò ed il Maestro sig. R. Genre
a Maniglia.
— Un gruppo di giovani lodevolmente
impegnali. Ita preparato per la comunità,
la Domenica 7 gennaio al pomeriggio ed
alla sera, una simpatica riunione familiare
molto apprezzata dai numerosi presenti.
Ci rallegriamo vivamente con tutti loro
per il buon lavoro che hanno voluto fare,
dandoci ancora una volta la prova di quan.
to possano col loro impegno veramente
considerevole per sormontare tutte le difficoltà create andie dalla distanza e dalle
esigenze del loro lavoro quotidiano.
POMARETTO
VILLASECCA
— Il 9 gennaio si è riunito al Giulberso
un numeroso gruppo di amici e conoscenti
per accompagnare alla sua ultima dimora
il nostro Fratello Alessandro Clot, deceduto in quel villaggio il giorno precedente dopo un lungo periodo di malattia improvvisamente aggravatasi gli ultimi giorni. Alla vedova ed ai parenti in lutto
giunga Fespressione della simpatia di tutta la Comunità in questa triste ora di dolore.
— Domenica 14 Gennaio il Fastore, in
missione in Francia, è stato sostituito nella predicazione dal Sig. Claudio Tron e
per la Scuola Domenicale dalla Sig.na Liliana Viglielmo. Un sentito ringraziamen
lo a questi collaboratori.
— Come gli anni passati anche quest’anno il Concistoro organizza un pasto fraterno in occasione del 17 Febbraio. Una
apposita commissione ed un gruppo di
collaboratori assicurerà come per il passato la preparazione di questa agape fraterna. 1 biglietti di invito sono in distribu,
zione presso gli Anziani c Diaconi, il Sig.
Amedeo Massel ed il Fastore. Contiamo
su numerose iscrizioni per la buona riuscita di questo incontro e preghiamo vivamente quanti hanno intenzione di parteciparvi di iscriversi sollecitamente per facilitarne la preparazione.
— Nel corso del mese di gennaio la missionaria Anita Gay ha tenuto alcune importanti riunioni all’Inverso ed a Fmrosa
Argentina illustrando con interessanti filmine il campo delle missioni del Gabon e
dell’Africa in generale; giovedì 25 gennaio il giro si conclude a Fomaretto; la
domenica 28 sarà consacrata alle missioni
con un culto speciale con notizie recentissime sull’Africa. Le collette andranno a
beneficio delTopera missionaria; urge la
presenza di uomini e donne in Africa sia
come insegnanti, tecnici e Pastori; nutriamo fiducia che l’appello dell’Eco sarà raccolto percliè la chiesa valdese possa inviare qualche messaggero al servizio della
missione. Nel frattempo inviamo un po’
di aiuto finanziario.
La signorina Gay ha pure intrattenuto
le mamme della parrocchia domenica pomeriggio con vari documentari sull’America, la Svizzera e l’Italia. La ringraziamo
di cuore per la sua collaborazione cosi
preziosa per la nostra parroocliia.
— Domenica 14 il culto è stato presieduto dal Pastore Jahier che ha rivolto un
vibrante messaggio alla comunità; su settimana egli ha visitato il nostro asilo ed ha
proiettato delle interessanti filmine per i
bimbi; inoltre ha preparato una documentazione fotografica per la Scuola 'Latina.
Lo ringraziamo di cuore per il suo messaggio e per la sua visita molto gradita.
— Ecco un altro elenco di offerte per
il televisore deiroapedale di Fomaretto:
L. 5.000: Ferrerò Enrico, N. Y. Stali
Uniti.
L. 3.000: Mathieu Mimi, Fomaretto.
L. 2.000: Jalhier Elisa, S. Germano; Famiglia Bernard Giacomo; sig.ra Ficcotti,
Alessandria.
L. 1.000: Rivoira Orlina; Kovacs Antonio; Rosario Silano; Feyrot Ernesto, Ùrgere; Castagno Luigi, Fomaretto.
L. 700: Grill Onorato, Fomaretto.
L. 500: Vinçon Tron Ilda, Roretó; Tron
Beniamino, Fomaretto.
Ci risulta che il Fastore Janavel Alfredo
ha inviato una somma raccolta nella sua
chiesa per il televisore; lo ringraziamo sin
d’ora per il suo interessamento e parimenti
ringraziamo i donatori della chiesa di
New York di cui pubblicheremo l’elenco
appena ci perverrà.
— Domenica 28 corr. avrà luogo un
culto missionario con interessanti notizie
di attualità sull’Africa. La colletta sarà a
beneficio delle Missioni.
— Giovedì 1» febbraio i giovani presiederanno le riunioni quartierali nei seguenti villaggi: Cerisi eri, Fomaretto, Masselli,
Perosa, Faiola, Vivian, Clot Inverso. In
ogni riunione vi sarà una colletta prò ope.
re locali.
— La recita ed i canti dei Cadetti
che si dovevano tenere domenica 28
sono rinviati a data da destinarsi.
Corrispondenza da Napoli...
(via dei Cimbri)
E’ noto che il periodo cosidetto « delle
feste » porta un aumento di attività nella
vita delle Chiese e ciò si è verificato anche
per la nostra Comunità.
Alberi di Natale - La festa dell’Albero di
Natale per la nostra Scuola Domenicale ha
avuto luogo nel pomeriggio del 23 dicembre. Quest’anno i nostri bimbi (oltre la
quarantina) sotto l’esperta guida della signorina Lucia Bucchieri, si sono cimentati
in una rappresentazione impegnativa: è stata cantata e recitata la scena « Il sorriso di
Gesù I), del Pastore Virgilio Sommani. I
nostri piccoli attori hanno fatto del loro
nseglio ; deliziosi i « lumini » rappresentati
dalla nostra classe dei pìccoli, nei loro costumini rossi; graziosi i candidi «fiocchi
di neve » e le « stelline », simpatici i « nuvoloni ». Sono state poi recitate alcune poesie di piccoli e grandi, il dialogo « Amore
e Odio » e, a complemento della festicciola, un monologo « Per Finire » in cui ha rivelate le sue eccezionali doti di attrice in
erba la bambina Adriana Naldi. Alla fine,
con l’arrivo di Papà Natale, la distribuzione di dolci e regali a tutti i nostri bambini
e ad altri bimbi presenti nella sala.
Nella serata dello stesso giorno, anche
l’U. G. ha avuto la sua festa di Natale. Più
di venti giovani si sono riuniti nell’acco
gliente casa del Pastore: canti giochi e di.
strìbuzione del rituale panettone hanno
fatto trascorrere la serata in serena allegria, intorno all’.Ylbero scintillante.
Cena di fine anno - La sera del 30 dicembre, organizzata dall’U. G., ha avuto
luogo la tradizionale Cena di fine d’anno.
I partecipanti erano una trentina e dalle 20
alle 24 la .sala al primo piano ha echeggiato di risate, canti, liete frasi di augurio.
Molti giochi e grande allegria.
Culti - I culti speciali di Natale e Capodanno sono stati ben frequentati, con larga
partecipazione alla S. Cena. Ottima la colletta di Natale destinata alla beneficenza.
II culto del 31 dicembre ha avuto il carattere speciale di culto di fine d’anno.
Conferenze interdenominazionali - Anche
quest’anno il Consiglio dei Pastori ha stabilito dei cicli di conferenze in comune fra
tutte le chiese evangeliclie deBa città, da
tenersi a turno, ogni domenica sera, nelle
varie chiese e dai diversi Pastori. Il primo
ciclo si è tenuto nella nostra Chiesa, nelle
prime 3 domeniche dì dicembre e ha avuto il carattere particolare di « Coifferenzs
di Avvento », sul tema « La Luce del mondo ».
Ani liturgici - Il 10 dicembre è stato bc.
nedetto il matrimonio della nostra sorella
Rosa Maria Del Giudice col signor Max
Neubert, cittadino degli USA. Molti auguri.
Il 24 dicembre è slato battezzato il piccolo Daniele Falvo, secondogenito della nostra sorella Adriana Fenu in Falvo. Alle
famiglie Falvo e Fenu infiniti auguri di benedizioni per il loro piccino.
Culto per le Missioni - Il culto di domenica 14 gennaio è stato dedicato in modo
particolare alle Missioni. Buona la colletta raccolta per quello scopo, il doppio rispetto a quella dell’anno scorso nella stessa
occasione.
Il termometro della fede - Siamo lieti di
comunicare che tutte le nostre entrate: contribuzioni, collette, ecc. sono in aumento
rispetto agli anni passati. Interamente coperta e spedita a Roma la speciale sottoscrizione per il deficit della Tavola.
Convegno U.F.V. ■ 11 6 gennaio ha avuto
luogo a Napoli il Convegno delle U.F.V.
del V Distretto, presieduto dalla signorina
Carmen Trobia. E’ stato un simpatico scambio d’idee fra le intervenute, molto affiata
mento c viva reciproca simpatia. Ottima
l'organizzazione del Convegno col pranzo
ir comune nei nostri locali, tutto merito
della moglie del Pastore. Poiché altri scriveranno più diffusamente su questo Convegno ci limitiamo a mandare un affettuoso
saluto a tutte le intervenute.
Conferenza sul Concilio ecumenico di
Nuova Delhi - Nel Tempio Metodista, in
comune con tutte le Chiese Evangeliche
della città, la sera di giovedì 11 gennaio
ha avuto luogo un’interessantissima conferenza del Pastore G. G. Williams, segretario per l’Europa dell’Inter-Church Aid del
Consiglio Ecumenico delle Chiese, sul tema: «Di 'it-jrno da Nuova Delhi». Il Pastore Williams, ben nolo nell’ambiente
evangelico, ci ha trasportati col pensiero al
Concilio Ecumenico di Nuova Delhi, descrivendoci la pittoresca località dove si è
svolto il grande Convegno, 1’andaiùento dei
lavori e le conclusioni del Concilio.
Un numeroso pubblico ha seguito con
vìva attenzione l’interessantissima conferenza. F. F.
... e da Pisa
— Nell’estate tre dei nostri giovani hanno partecipato a campi ad Agape; il pastore e signora hanno visitato a Sent (Engadina) le famiglie di Pisa e Pontedera che trascorrono nel paese natale la villeggiatura.
— 23 Luglio - Battesimo: Nigel Terence
Atkinson di Terence Atkinsop, Fast. Presb.
e C. \. Küsten.
— 13 ottobre - Numerosa riunione per
ascoltare il Pastore Artus dell’America del
Sud. Interessantissime la conversazione e
le proiezioni sulle Chiese Valdesi del Rio
della Piata.
— Diamo il benvenuto in mezzo a noi
alla famiglia del Mar. di Aviazione Sig.
Lorenzo Pappalettere, proveniente dal gruppo di Foggia, e originario della Chiesa
Battista di Barletta.
— 16 dicembre - Bazar della Società di
Cucito con provento a beneficio della Cassa
della Chiesa, dell’Orfanotrofio di Pomaretto e dell’Asilo di S. Germano.
— 17 dicembre - Elezione da parte dell’Assemblea di chiesa del dr. Danilo Tognetti a Diacono.
— 23 dicembre - Bella festa dell’albero
di Natale, con doni della W. Association
e della Protestant Woomens of thè Chapel
di Campo Darhy di Tombolo.
— Matrimoni: 28 dicembre: Lund Paul
Dwight e Pazzaglia Mirella (celebrato dal
Pastore Carcò di Livorno, essendo il Pastore Berlin impegnato a Barga); 30 dicembre: Pietro Pamio e Elena Giovannini.
La sposa è zelante monitrice della nostra
Scuola domenicale.
— Le belle collette dei culti di Natale
a Pisa, Lucca, Viareggio, Barga sono state inviate alle seguenti opere: Istituto Comandi e Istituto Ferretti (dove trovansi
ragazzi della nostra diaspora). Asilo Italia,
Opera Ev. per Ciechi, Artigianelli Valdesi,
Asilo Vecchi di Vittoria.
— I nostri predicatori volontari in numero di quattro, presiedono culti a Pisa,
Lucca, Viareggio e collaborano anche nelle sostituzioni a Livorno.
— 19 gennaio - Assemblea di chiesa nella quale due relatori hanno presentato alla
discussione il tema: Il denaro nella chiesa.
Si è deciso di nominare una commissione
composta di membri del Consiglio e di altri elementi della comunità che all’inizio
di ogni anno ecclesiastico chiederà ad ogni
membro contribuente l’impegno che egli
può assumere per tutto l’anno.
— A Viareggio, il sig. Giovanni Schweizer è stato nominato membro del Consiglio locale.
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Che cosa televedono i nostri ragazzi
Rientrata la trasmissione-fiume per Fiumicino
Tristi ed utili memorie di guerra in Italia
Venerdì 19 gennaio. Il simpatico Angelo Lombardi, l’amico degli animali, pre.
senta nientemeno che l’asino, l’orecchiuta
e mansueta bestiola, così vituperata (ed a
torto), da essere presa come simbolo di
stupidità e cocciutaggine. Lodevole l’iniziativa di aprire gli occhi dei piccoli, insegnando loro a romperla con tradizionali
pregiudizi, e poi educandoli all’amore per
gli animali, che è nell’uomo indice sicuro
di umanità. Il Lombardi, con la sua calma, un po’ ingenua, bonomia, ha ancora
una volta reso un buon servizio ai piccoli
telespettatori, condendo rinsegnamenlo
con una raffinatezza di modi non affatto
studiata, che purtroppo sarà passata inosserva'a dai piccoli e forse da qualche
grande.
Come a controbilanciare questa nota di
gentilezza, la TV ammannisce subito dopo
un documentario, d’altronde assai buono
tecnicamente ed artistico, in cui con prolissità ed insistente compiacimento, si insegna ai piccoli come si catturino o si ucci,
dano gli animali della zona del fiume San
Lorenzo. Sappiamo bene che la legge della vita prevede che l’uomo cacci, ammazzi
e mangi quanto necessita al suo sostentamento- Non crediamo che sia -però il caso
di presentare con tanta ricchezza di immagini e di primi piani le agonie di pesci
che si divincolano fuor dell’acqua, i reiterati colpi di fiocina o di fucile sui delfini
bianchi, eccetera. L’istinto al sadismo è
già sulficientemenle sollecitato nella nostra epoca e non vai proprio la pena di affrettarne lo sviluppo nei piccoli!
•ylf E cosi, Fiumicino è stato una grossa
delusione per i signori telespettatori. La
montagna del gran documentario-fiume che
avrebbe dovuto seguire passo passo il dibattito al Parlamento, ha partorito il topolino di una sintesi controllala dalla
Commissione di Vigilanza sulle radio- e
tele-diffusioni, come gli annunciatori hanno avuto premura di chiarire due volte nel
corso della trasmissione (sabato 20-1). Non
ci sarebbe invero nulla da obiettare se
questa « mania indietro » fosse stata prodotta dalla pura necessità di non appesantire eccessivamente i programmi televisivi.
Oppure se si fosse inteso non stuzzicare
eccessivamente il morboso desiderio di
affondar bene addentro l’occihio nelle magagne nazionali, per soddisfare un tragico
gusto dell’infangarsi nella propria coscienza di cittadini di uno stato corrotto. Non
ci è dato di conoscere i perchè; ma, ap.
punto per questo, quanto sarebbe stato più
saggio non promettere, non allettare in
anticipo! od annunziare subito, semplicemente, una sintesi obbiettiva, sostanziosa
e distaccata. Insomma: sincerità e signorilità, invece di sospetti, sottintesi e brutte figure...
Domenica 21-1. Lo sbarco di AnzioNettuno è stato l’argomento di un documentario della serie Libro Bianco che ci
ha richiamati, con angoscia e doloroso
stupore di géme ormai dimentica, ai tempi della guerra in Italia. Si sono riveduti
i luoghi sconvolti, le truppe in marcia,
le rapide avanzate di reparti meccanizzali,
la guerra di posizione, con i suoi episodi
truci ed umani, come nel ’15-’18, i cimiteri dei caduti alleati e tedeschi. Qui non
c’è nulla da disapprovare, data la serietà
dell’informazione c la severa tristezza dell’esposizione. Note sentimentali e note
tragiche sono state appena accennale. La
memoria di questi fatti possa agire con
buon frutto nell’animo di chi, non avendoli vissuti, potrebbe essere per qual<he
tragica deviazione, indotto a desiderarne
il ripetersi. C.
hii
— Ricordiamo la riunione quartierale
alle Fucine di mercoledì 31 gennaio.
— Domenica prossima, 28 gennaio, culto in francese.
Al pomeriggio, alle ore 14.30, riunione
dell’Unione delle Madri al Centro.
— Soltanto 12 membri di Chiesa hanno
fatto un’offerta speciale pro-deficit. Siamo
cosi arrivati a coprire poco più di ventimila delle centoventimila lire che sono
state versate alla Tavola a suo tempo. Rinnoviamo qui l’aippello a voler versare una
somma speciale per colmare il serio vuoto
di .cassa attuale.
— Mentre ci rallegriamo di vedere che
molti si sono messi silenziosamente all’opera e versano ogni mese la loro offerta
rivolgiamo una parola di incoraggiamento
in tal senso a quanti forse non vedono ancora completamente l’utilità di questo
sforzo.
— Dipartenza: Una dolorosa prova ha
visitato la famiglia Beux-Long con la dipartenza, dopo lunga malattia, in età di 35
anni, del nostro fratello Orazio Beux. Alla sua compagna, ai genitori, ai congiunti
tutti ridiciamo la nostra commossa solidarietà nel dolore e nella speranza cristiana.
— Annunzio: Domenica prossima 28 corr.
sarà nella nostra comunità come per le
chiese evangeliche di Francia la Domenica
delle Missioni. Ore 10,30 culto presieduto
dal pastore Seiffredo Colucci, partecipazione della Corale. Ore 10,30 agli Airali riunione con proiezioni luminose. Tutte ’c
offerte del 28 gennaio saranno dedicate alla Società Missionaria di Parigi e alla Società Missionaria Svedese. j.
ISTlIDTi VALDESI
Siamo lieti di informare i nostri
amici che l’Asilo dei Vecchi (S. Germano Ohisone), dopo la limga pausa
dovuta ai lavori di restauro, ha ripreso la sua normale attività.
Disponiamo di alcimi posti (reparto comune) e sono pronte alcune camere a due letti, di recente costruzione, dotate di tutti i servizi.
Al Rifugio Re Carlo .Alberto (Luserna S. Giovanni) non ci sono ancora possibilità di ricovero nel reparto
maschile; sono disponibili alcuni posti nel reparto femminile.
Torre Pellice, 20^1-1962
Per la OIOV
U. Bert, presidente
-fk In tutte le comunità riformate di
Francia sta per essere introdotto uno stesso tipo di schede, per facilitare l’aggiornamento delle liste dei membri nel momento in cui si attua uno spostamento demografico « unico nella storia del protestantesimo ».
AVVISI ECONOMICI
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Presentarsi Betul - Via Matteotti, 12 - forre Pellice.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tot
La moglie, i genitori, fratello e sorella e rispettivi parenti, profondamente commossi per le numerose dimostrazioni di simpatia ricevute nella dolorosa circostanza della dipartenza del !oro caro
Orazio Beux
esprimono a tutti i sensi della loro
più viva riconoscenza. In modo particolare ringraziano i pastori Jahier,
Deodato, Bertinatti e Tourn, il dott.
Pellizzarcl la Ditta F.ili Turati, la
Soc. Crumière, gli amici e vicini di
casa, e tutte le persone che con scritti. fiori o di presenza furono loro di
conforto e di aiuto.
Luserna San Giovanni, 15 gennaio ’62
La famiglia della compianta
Giacomina Mourglia
ved. Mourglia
ringrazia quanti, in qualunque modo
hanno preso parte al suo lutto. Un
ringraziamento particolare rivolge al
Dottor Pellizzaro, al Pastore sig. Conte ed a quanti hanno assistito la cara
Estinta durante la malattia.
Rorà, 15 gennaio 1962
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