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ANNO LXXIV
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Torre Pellice, 22 Ottobre 1943
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Spett. Biblioteca Valdese
Nulla sla più forte della vostra fi TORRE PÉLLICE
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• ABBONAMENTO ^
Italia e Impero . Anno L. 20 — Semestre L. 10
Estero........... » » 30 — » » 15
Ogni cambiamento dMndirizzo costa una lira — La copia Cent. 40
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Oinlin! della [oeilssiiBe Eieiaiiva del l'Diitiello
ai Siiian Pailaii e Meifi della (isa
CHIESA VAI. DESE
Riguardate alla roccia onde foste tagliati
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(Isaia LI : 1)
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AMMINISTRAZIONE e REDAZIONE-:
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Venerati Signori e cari fratelli,
Da molti cmni incombeva alla vostra
Gommisene Distrettuale il compito di
suggerire un argomento' su cui impostare la ripresa^dell’atttiviità invernale.
Oggi questo argomento ci è indicato
con particolare solennità e urgenza dalle
vicende che stiamo vwendLo: occorre rinsaldare i vmcolì che ci uniscono gli uni
agli altri; occo~re stringerci intorno alla
Chiesa, occorre un àpprojondimento
reale della t>iita cristiana, e una visione
più chiara della mèta a cui vogliamo
giungere.
La nostra Chiesa vedrà presto — noi
lo crediamo con 'fede sicura — aprirsi
davanti a lei nuove porte, nuove possibilità di azione. Ma per essere pronti
per i compiti di domani, bisogna che
oggi ci fortifichiamo alVintemo. Ñon vi
stancate dunque nel vostro zelo apostolico; intensificate tutte le attiività della Chiesa; incoraggiate i vostri collaboratori, spronate i tiepidi; non venite meno nell’animo quando incontrerete incomprensione.
~Tfa^omnussume "si rdÌtè^à UeCia "collaborazione che le viene offerta dai Pastori Seiffredo Colucci e Gustavo Bouchard, che la Tavola ha destinato quali
coadiutori a Torre Pellice e a PraliRodoretto, finché le circostanze non permettano a questi colleghi di raggiungere le loro sedi.
Le attuali disposizioni sul coprifuoco
ostacoleranno in larga misura varie attività della Chiesa. Tuttavia noi facciamo pieno affidamento sulla buona volontà e sulla prudenza dei Concistori
perchè questi inconvenienti sieno ridotti
al minimo. Vi ricordiamo in modo particolare che nessuna disposizione ci vieta di tenere regolarmente le nostre riunioni negli abituali locali di culto.
Le seguenti Chiese riceveranno la visita ordinaria della Commissione; Ccm-zze, Angrogna 'Serre, Villasecca,, San
Germano, Bobbio, Torino e PramoUo.
Come al solito, in occasione di queste
visite, siete pregati di annunziare che i
membri della Commisskme Distrettuale
si terranno a disposizione dei membH di
Chiesa che desiderassero conferire con
loro.
La Tavola ha accolto la domanda della Chiesa di Coazze di far parte del
1° Distretto, e ad essa si è pure aggiunto il gruppo di Susa, da molti anni curato dal 1° Distretto.
Ricordiamo ai Concistori dì Torre
Pellice, Pinerolo e Prarostino che, per
invito del Sinodo, siamo invitati a studiare l’opportunità di istituire una nuova parrocchia in San Secondo e. un’altra ai Coppieri, e di portare un piano
concreto per la recdìzzazkme di quanto
sopra al prossimo Sinodo, La Commissione si propone pertanto di mirare in
relazione con i suddetti Concistori, %
quali soruo pregati di informare le assemblee dì Chiesa di questi desideri.
Quest’anno nè il Sinodo nè la Tavola
hanno deciso di fare degli appelli speciali per l’aumento delle ctìntrihuzibni.
E questo non già perchè la situazione finanziaria della Chiesa non sia veramente crìtica e non si annunzi un grave deficit, ma semplicemente perchè si confida che l’amore per la Chiesa saprà anche quest’anno dettare a t utti noi la
via di ulteriori sacrifizi. Con riconoscenza constatiamo che in tre anni le Chiese delle Valli hanno più che raddoppiato le loro contribuziom, ma riteniamo
cké in larghi settori delle nostre comunità si possano agevolmente raggiungere delle mète più alte. ■ ’ , ,
¿A causa poi delle speciali e gravi dija^ltà in cui SI trova la nostra Ammi«isfrcrjione, vi preghiamo di volere on^{Spare la raccolta delle offerte nèlle
prossime settimane, e non oltre Natale,
^Riprendiamo dunque il lavoro con pie
na fiducia; « riguardando a Gesù, duce
e perfetto esempio di fede ».
-11.,
Gradiste i nostri fraternd saluti.
M?
Torre Pellice, 20 ottobre, 1943.
.
La Commissione Distrettuale
Pastore Roberto Nisbet
Dott. Leopoldo Bertolè
Pastore Gustavo Bertin.
Nei giorni prova
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Roma, ottoibre 1943.
'Cari fratelli e sorelle in Colui che ha
patito per noi, lasciandoci un esempio,
onde seguiamo le sue orme (I Pietro 2:
21): chiamati come siete a sopportare in
un modo sempre più diretto e sempre
più angoscioso le sofferenze del tempo
p'■esente, abbiate pace in Cristg,
La sofferenzà è come il vomere del
coltro, eie apre solchi profo.ndi, e ne sovescia il terreno. Ci è necessario essere
vigilanti, affinchè in quei solchi cada semenza che produca pane di vita e non
veleno di zizzania.
E’ necessario che la sofferenza maturi
frutti che Dio può benedire, e non ci
crei situazioni di pensieri, di sentimenti, di azioni, che Dio< non può benedire.
Tutto ciò non è facile, e richiede degli atteggiamenti di vita interiore vigilanti ed eroici.
In tempo di guerra si parla spesso
d’eroismo, e se ne parla così come lo
concepisce la mentalità guerriera. V’è
un altro eroismo, quello che non fa parlare di sè; l’eróismo umÜe, paziente',
perseverante di chi porta giorno per
giorno il peso della propria sofferenza,
non s’inasprisce, ma prega, crede,
ra, e cerca di operare nel bene, cc
Cristo, che continuò a dispensare le sue
grazie, anche quando le sue mani furono inchiodate sulla croce.
E’ l’eroismo che non ricevè medaglie;
ma che raccoglie dal Signore la dolce
parola: « Va bene, buono e fedele servitorfe » (Matteo 25: 21).
E’ l’eroismo che ora accettai, ora s’impone la rinunzia; l’eroismo che è pronto a soffrire qualsiasi sacrificio, pur di
compiere, in buona coscienza, tutto ciò
che è giusto nel cospetto di Dio, le cui
gli uomini calpestano così impunemente.
Vi sia d’aiuto, il ricordare quel che
l’Apostolo Pietro affermava ai credenti
del suo tempo: « Se facendo il bene,
voi sopportate afflizioni pazientemente,
questo è cosa grata a Dio » (I Pietro
2: 20).
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Sopportare pazientemente le afflizicv
ni. — Voi lo sapete, la pazienza cristiana non ha nulla a che'vedere con la pazienza snervata, fwvilita,, inerte, dei sopraffatti La pazienza cristiana è salda,
coraggiosa operante. E’ una forza silente, tenace, che non si lascia sconcertare
'dal prolungarsi della prova; che non si
accascia dinanzi agli ostacoli preveduti
od impa-eveduti, che incontra sul suo
cammino. La pazienza cristiana è sorella,di quella perseveranza, che ha fatto
? dire a Gesù: « Ma chi avrà perseverato
sino alla fine* sarà salvato » {Matteo
J4:13).,^
"Sopportare pá¿iéhtehente.* faceto lì
bene. — Ter enamente, noi siamo por, tati a reagire con lo stesso spirto, che
anima coloro che sono seminatori di
sofferenza; cn.stianamente siamo chiamaci a reagire in modo del tutto diverso.
Non è possibile, nè sarebbe cristiano,
non provare sentimenti di sdegno dinanzi ai molteplici aspetti del male, che
situazioni come le attuali ci presentano.
Non è possibile non sentirci inacerbire
l’animo dinanzi alle distruzioni, le stragi, le costrizioni, le miserie che le realtà di guerra e le fazioni interne creano.
Sdegnatevi pure; ma Sia quello sdegno
uno sdegno sa/nto, uno sdegno che non
s’infanghi degli odi, dei vilipendi, delle
bassezze altrui; nè coltirù quegli stessi
impulsi, che noi riproviamo negli altri.
L’Apostolo Pietro diceva: « Cristo, che
non commise peccato... soffrendo non
minacciava, ma si rimetteva nelle mani
di Colui che giudica giustamente »
(I Pietro 2: 23).
Reagire, dunqixe, facendo il bene.
C’è forse penuria d’occasioni di fare
il bene? Non ci troviamo, oggi, piuttosto
sotto l’incubo di non pater fare tutto il
bene, che ci sarebbe da fare? E non e
forse quest’incubo, che ci paralizza fino
a renderci qualche volta imattivi, di fronte a’quel che potremmo fare?
E’ necessario, ripetiamo necessario,
che chi può il, moltq, faccia tutto il molto; chi pvò il poco, faccia tutto il poco
che può, sarà sempre il molto delle sue
possibiUtà; e ricordare che se « non à
può fare del bene a tutti, si può essere
buoni con tutti ».
E’ necessario non dispergere le possibilità del bene, ma raccoglierle, incanalarle con ordine. Non siate come una
lampada che, pretendendo dalla valle
illuminare la cima del monte, e non potendolo, si avvilisce e si spenga. Siate
la lampada che dà luce anzitutto là dove
il suo proprfetario l’ha posta, e come il
fiore che spande il suo profumo anzitutto là dove il giardiniere lo ha piantato.
E’ necessario accompagnare con la
preghiera le vostre offerte,, le vostre
azioni, affinchè quel che potete dare e
fare per la Chiesa, per le opere di beneficenza, per i siTigóli, s’anriechisca. sempre delle benedizioni! di Dio. '
Facendo questo, cari fratelli e sorelle
nel Signore, voi farete « cosa grata a
Dio », diceva l’apostolo' Pietro, Quando
tutte le cose che oggi ci affliggono, le
ricorderemo come acque passate, ci sarà
dato di realizzare che, l’aver vissuto
questi tempi d’angoscia sopportando con
pazienza le afflizioni, facendo il bene,
non ci sarà stato inutile. Noi troveremo che la grazia di Dio avrà maturato
in noi certezze interiori più profonde,
visioni di vita più vaste, e ne glorificheremo il Signore. •
« L’Iddio di ogni consolazione ci consoli in ogni nostra afflizione, affinché,
mediante la consolazione onde noi stesr
si siamo dia Dio consolati,, possiamo consolare quelli che si trovano in qualiinque afflizione » (2 Corinzi 1: 4).
Il Modieratore ;
VIRGILIO SOMMANI
Come vorrei morire
Non c’è nessuno, in questi tempi di
guerra, ine;ntre l.a,,t^P®sta si àtobiatt^
ora sopra una regione e ora sopra un’altra, che non ¡abbia pensato alla possibilità più o meno prossima della propria
morte- Logica quindi e opportuna questa domanda; Come morrò? Che cosa
farei se ad un trattò venissi ad accorgermi che mi restano soltanto più due
o tre minuti di vita?
Un rapido esame di coscienza ed una
preghiera a Dio per implorare il suo
perdono una volta di più? No, troppo
tardi! Il proprio conto con Dio va regolato prima; i casi dei ladroni convertiti
in punito di morte, sono rari; la riconciliazione con Dio richiede calma e serenità e non può esser ricercata « in extremis ».
Un pensiero ai miei cari ed una breve
preghiera a Dio per loro che mi hanno
fatto tanto bene quaggiù e che ho tanto amati? Neppure! Vorrò certo dedicar
loro buona parte dell’ultima veglia ed il
penultimo palpito del mio cuore, ma
l’istante che porrà termine a questa mia
vita terrena, vorrò dedicarlo a Dio, per
celebrare la Sua gloria, per cercare, con
uno sforzo supremo, di spendere al suo
servizio ancora l’ultimo istante di quella vita che avrei voluto dedicargli tutta
intera.
Allora, caccerò dalla mente ogni altro
pensiero: farò a meno di ¡dare un ultimo
sguardo a questo mondo che mi ha ospitato per tanti ¡anni e tratterrò anche
rinutile pensiero delle sofferenze che
stanno per assalinni; l’ultimo istante
di lucidità della mente, al supremo slancio dello spirito, I’estremo palpito del
cuore, sarà per il mio Dio. Vorrò in quel
momento chiamare a raccolta tutte le
mie forze ed intonare uno degli limi
della mia fede e, se potrò morire col
canto sulle labbra, dica pure il mondo
che la mia morte è stata la più bella
ch’io mi. sìa potuta augurare una mor^e
felice.
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inzuppato bussa alla porta d’un cascinala isolato. Una donna apre ed ‘esclama:
« Hé, mon^er le ¡pnsteur, vous vous promenez?^et par ce temps! ». Cosi lina re-'
cente pubblicazione di lingua ^ frécese
inizia il capitolo «Visite pastorali ». Molti vedono in esse le periodiche passeggiate del pastore che cerca di impiegare
, così una parte della giornata. Pochi si
rendono Ponto che comportano fatica e
dispendio di energie. Eppure esse costituiscono il lato più interessante, urgente ed importante del ministerio pastorale.
Il pastore, per compiere questo suo
dovere, affronta le intemperie ed i rigori della stagione compiendo lunghi giri
di visite per entrare in contatto diretto
con le famiglie della sua parrocchia.
Visite brevi e poco frequenti, purtroppo! Può darsi che molti pastori trascurmo questo ramo della loro attività. Di
fatto tutti concordano nell’affermare: il
pastore-., non lo si vede mai!
Prima di esprimere un giudizio in
questo senso è però necessario porre in
rihwo il fatto innegabile che una sola
visita ad qgni singola famiglia, significa, ^r alcuni nostri i^astori, un totale
di 400-500 visite all’anno. Se poi si tiene conto delle frequenti visite a famiglie che si trovano in certe condizioni
particolari e di queUe che vengono fatte
al capezzale degli infermi, risulta chiaramente che si può giungere ad un totale di oltre un migliaio di visite. Una
facile moltiplicazione potrà rivelare agli
scettici il tempo che il pastore deve
spendere per compiere coscienziosamente questo solo ramo della sua attività.
* * *
^ Non si tratta soltanto di visite di società come amano scambiarsi frequentemente gli uomini, ma sono visite pastorali, di un uomo cioè inviato da Dio per
esercitare la cura d’anime.
Possiamo dire che il pastore riceve un
grande incoraggiamento nell’accoglienza
molto cordiale che quasi sempre gli viene riservata.
Molte volte la conversazione non riesce ad allontanarsi dai fatti più o meno banali della vita materiale, dal lavoro della stagione, dello stato di salute
dèi vari membri della famiglia e daUe
notizie dei cari lontani. Eppure quelle
conversazioni quante cose rivelano al
pastore attento! Esse manifestano i bisogni, i dubbi, i tormenti delle anime
che egli deve conoscere per poter dirigcrp in vista della salvezza.
La visita del pastore, anche quando
non è conclusa con un atto religioso, ricorda pur sempre la chiesa e le realtà
eterne.
Molte visite sono riservate agli amThalati: gente che soffre nel corpo e nel1 anima, che talora non sa perchè soffre,
che è schiantata od inacerbita dalla pròva, ovvero gente che soffre con rassegnazione cristiana. Infermi che spesso
sono sull’orlo della tomba e che vengono esortati a confidare nella misericordia di Dio ed a rivolgere i loro pensieri verso l’etemità.
• ♦ *
Le visite pastorali costituiscono nng
nota originale della vita parrochiale delle Chiese Evangeliche- Il pastore non è
soltanto colui che predica a tutti dal1 alto dal pulpito, lontano dal suo uditorio, ma l’amico ^ fi consigliere, colui
che si interessa dell’andamento di ogni
singola famiglia e che può dire una parola autorevole ed ispirata suUa via da
seguire.
Quelle visite sono conformi all’insegnamento biblico. •
Già gli antichi profeti non esaurivanò la loro opera nella predicazione, ma
sono consiglieri che sgridano, incoraggiano, guidano e consolano.
Gesù stesso esercita costantemente
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ii, questo' ministerio neifa," evira ,d’^ime
/ che egli compie a beneficio degli apo- ‘
istoli, di Nicodemo della casa ospitale di
Betama e di tutte le persone con le qua- %
li Egl-e viene a contatto.
L’apostolo Paolo diceva agli anziani
di Efeso: « Badate a voi stessi ed a tutto il gregge in mezzo al quale lo Spi- ,
rito Santo vi ha costituiti vescovi per '
pascere la chiesa ^ Dio » (Atti 20: 28).
« Sii d’esempio ai credenti, scrive ancora il medesimo apostolo a Timoteo,
nel parlare, nella condotta, nelTamore,
nella fede, nella castità. Attendi, finché
io torni, alla lettura, alTesortaziome, alTinsegnamento » (I Tim. 4: 12).
Il Pastore Valdese, al momento della sua consacrazione, promette « di essere, per quella parte del gre^e che gli
verrà affidata, un pastore fedele e zelante, servendo tutti, cosi i paveri come
i ricchi, gli ignoranti come i dotti, i malati come quelli che sono in buona salute, i. catti vi come i buoni-..».
Ed al momento deH’insediamento del
pastore in una parrocchia il ministro incaricato di presiedere la iùnzione, si rivolge ài suo collega 'dicendogli: « ...Sei
chiamato a portar sul tuo cuore tutte i
le anime che ti sono affidate ed a dare
ad ognuna le cure richieste dal suo stato particolare. Dovrai riprendere i disordinati, ricondurre gli erranti sulla retta via, raffermare nella fede quelli che
sono nel dubbio o nell’errore, conforta
re i malati, consolare gli afflitti, 'dirigendo a Cristo, perfetto Salvatore, cosi
i credenti com,e quelli che non sono ancora arrivati alla fedie ed alla pace dell’anima... ».
II pastore, oltre ad essere predàcatore-,
deve dunque andare alla' ricerca delle
anime- Il suo-dovere non è soltanto di
pascere quelli che frequentano i culti,
ma occuparsi altresì di coloro che non
vengono o non possono venire in chiesa.
Egli deve esercitare costant^nente
un’azione, indi vidimale ed intima su tutti i membri della comunità, per poter
dire con il Maestro: « Conosco le mie
pecore e le mie p>ecore mi conoscono »
(Giov. 10: 14).
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L’assillo del pastore ohe ricerca le
anime.non viene sempre compreso. Spesso le anime, invece di espandersi, si rinchiudono in se stesse e molte vìsite risultano così puramente convenzionali e
quasi del tutto inutili.
Può darsi che il pastore non possieda
sempre i requisiti voluti; spesso però
egli .si trova di fronte a persone che
sembrano erigergli barriere insormontabili.
Giunti a questo punto, sarebbe forse
interessante udire la voce dei laici che
potrebbero rivelare al pastore tante cose
che egli non conosce appieno, contribuendo così a rendere più efficace fi suo
ministerio. u.b.
I Conti Biglìori di Bobbio
LE ORI'GINI
I due Castelli feudali di Bobbio, di cui abbiamo ricordate in un recente ar- »
ticolo le scarse vestigia, furono costruiti ^
verso la fine del secolo XIII, per opera '
di due famiglie consanguinee d’uno dei
tre rami del grosso e fejcondo ceppo dei
Conti di Lusernq: quello dei Bigliori.
Ebbe esso origine da un Uberto Bigliore, noto per aver partecipato nel 1204 ’
alla Quarta Crociata. Suo figlio Guglielmo, che nel 1238 fu al servizio del giovane imperatore Federico II, risulta Signore del Villar e di Monte Bobbio. Da
lui derivarono quattro diverse casate di
Conti Bigliori: quelli di S. Giorgio, di
Laya, e finalmente quelli di Bobbio e
di Sibaud., i fondatori dei due Castelli'.
Fra i secoli XI'V e XVI le due nobili
casate si moltiplicarono con una rapidità prodigiosa, come osserva Enrico Rivoire, l’autorevole storiografo deH’illustre famiglia. Basti dire che, secondo alcuni documenti, tra il 1387 ed il 1410
ci risultano non meno di undici Conti
Bigliori di Sibaud quasi contemporanei:
Lodovico, Antonio, Biagetto, Giacomo,
Simonino, Costanzo, Michele, Francesco, Enrichetto, Bonifacio, Gióannoto, e
finalmente un ultimo che portava fi nor
me caratteristico di Sibaudo: fi Conte
Sibaudo Bigliore di Sibaud,
LA VITA FEUDALE
Nei due Castelli che alzavano fra i
castagni il loro orgoglioso profilo, la vita doveva svolgersi in modo singolarmente vivace fra tanti consanguinei.
Molti di loro, non trovando posto nelle
residenze avite, se n’andarono nel vasto
mondo come ecclesiastici, come diplomatici, come magistrati in varie città
piemontesi, come uomini d’arme. Sinarra la triste sorte del Conte Lodovico Bigliore di Bobbio, fi quale, trovandosi
verso la fine del secolo XVI ad essere
comandante del porto' di Nizza,. ed essendovi assalito da un esercito francese, tradì per paura il suo Sovrano e
consegnò subito porto e fortezza al nemico. Arrestato poco tempo dopo per
fellonia e tradimento, fu duramente processato, torturato e finalmente ucciso
fra orribili tormenti.
Altri invece rimasero nel feudo. Dirigevano i loro vassalli nelle roide e nei
servizi d’ogni genere, esigevano da loro
le innumerevoli tasse, esercitavano la
giustizia, amministravano i loro beni;
controllavano il passaggio del bestiame
e delle merci, che i mercanti del Delfinato attraverso il Colle della Croce importavano al mercato di Luserna allora fiorentissimo, e ne esigevano i diritti 'dì passaggio, secondo i trattati di commercio convenuti Virino a queste occupazioni economiche e rurali, si svolgeva
la brillante vita sociale, i convegni, le
cacce, le feste, le funzioni religiose. Brillanti cavalcate partivano dai Castelli
verso Luserna, ch’era il centro della contea, o vi arrivavano con gioioso frastuono. Altre volte fra le famiglie consanguinee sorgevano clamorosi litigi, si armavano i militi, i Castelli si sogguardavano minacciosi, urti saniguinosi scoppiavano per la campagna. Poi si tornava alla pace.
Più tardi, fra i secoli XV e XVI, scoppiarono intorno ai Castelli tumultuose
agitazioni di alpigiani vassalli, ch’erano
divenuti ormai msofferenti dei pesanti
gravami e vincoli che li soffocavano, ed
■^piravano con tutte le loro forze alla
^ertà. Insorsero essi contro, i Signori,
elle intendevano conservare intatti i
propri privilegii e ne risultarono rumorose proteste e lotte ed aperte ribellioni. Nei Castelli isolati fra le popolazioni infide od ostili, quali moménti di tremore, di sdegno, d’angoscia! Ma poi
poco a poco si venne a pacifiche intese.
Il Rivoire ricorda cinque accordi, fra il
1529 ed il 1558, in cui i Conti Bigliori,
rinunziando ai loro diritti, ne affrancavano i vassalli mediante il compenso
d’un censo annuo stabilito. Incontri emozionanti avvenivano allora nei saloni
dei Castelli. V’entravano i robusti alpigiani valdesi: avevano le stesse fattezze
del pronipoti d’oggi; avevano gli stessi
nomi, ohe si leggono non senza emozione negli atti notarili delle riunioni: sono
i Rostagnol, gli Aghit, i Geymonat, i
Bouissa, i Michelin, i Bonjour, i Melile, i Mondon, i Gamier. Comparendo
dinanzi ai Signori, si sentivano peritosi
ed intimiditi, ma rnsieme risoluti nelle
loro giuste esigenze. Faticosamente, tenacemente giungevano aH’accordo.
Tutte queste manifestazioni di vita risultano dai documenti. Ma noi yorremmo sapere qualcosa di più: vorremmo
strappare al silenzio dei ruderi i segrè
€ dell’etsdstenza’ familiare e sociale degli imtichi Signori: nascite, matrimoni,
mofti; fesfe e lutti; gioie e dolori... vicende trisfe e liete, travolte tutte nel fiu'^rdiel tempo' ■
T BIGLIORI ED I 'VALDESI
Ed ancora, vorremmo sapere qualcosa
di più circa le relazioni dei Bigliori di
Bobbio e di 'Sibaud coi loro' vassalli Val, desi. Che i primi naturalmente erano
cattolici, e 'quindi ligi ai principi‘d’intransigenza religiosa allora vigenti; i secondi invece erano tutti valdesi, senza
eccezione. Le relazioni reciproche dovettero esser talora assai difficili.
Ora osserviamo che, mentre fino al secolo XVI tutti,, i Conti 'di Luserna, e
quindi anche i Bigliori, si dimostrarono
generalmente benevoli verso i Valdesi,
invece, nel periodo durissimo di persecuzioni e di guerre compreso fra la. metà
del secolo XVI e la fine del seguente,
si realizzò quesfo fatto veramente singolare: che fra gli oppressori ed i persecutori dei Valdesi, mentre si trovano
molti Signori di Luserna, ed anche dei
Bigliori d’altre casate, non si trova nessun Bigliore di Bobbio nè di Sibaud.
Non v’è cenno che i Valdesi di Bobbio
fossero mai tormentati per causa religiosa dai Signori del luogo; anzi, tutte
le testimonianze che possediamo confermano che la loro attività religiosa potè
sempre svolgersi liberamente e pienamente.
Mia v’ha di più: che fra tutte le casate
dei Conti di Luserna, soltanto quelle
'dei Bigliori di Bobbio e di Sibaud ebbero dei membri che, fra i secoli X'Vl
e XVII, professarono apertamente la
LA FINE
La nobile solidarietà spirituale fra Bigliori e Valdesi viene confermata da una
tradizione popolare veramente significativa che si ri'colleiga con la fine del
Castello di Bobbio. Si narra che il Conte Bigliore, che nel periodo della Riforma risiedeva al Castello, si convertì, chi
sa come, alla fede evangelica, seguendo l’ardente risveglio religioso dei Vaidesi del suo tempo; e si diede a raccogliere intorno a sè, in un sotterraneo
idei Castello, gli alpigiani dei villaggi vicini, per celebrare con loro il culto secondo la Parola di Dio. La cosa fu risaputa. ‘Destò naturalmente lo sdegno dei
nòbili consorti, i quaU, riimite le loro
forze arm'ate, giunsero di sorpresa al Castello, lo aggredirono, lo sacchéggiaro^
no, lo distrussero tfurioèamente, trascinandone il Signore prigioniero a Luserna. Qui con ogni mezzo tentarono d’indurlo 0 di forzarlo all’abiura. Inutilmente. Fra le torture egli spirò, màrtire della fede, in una cella deUa torre
che sormonta il palazzo comitale.
Veramente la storia narra altrimenti
la. fine del Castello,, che, occupato nel
1536 da un esercito francese invasore,
fu da esso demolito nel 1549 e totalmente distrutto. Ma nel popolo rimane
viva la nobile tradizione, che dà ai ruderi superstiti un significato ideale profondamente impressivo
Intanto anche la casata dd, Bigliori di
Bobbio aveva cominciato a declinare.
Nei decenni successivi a poco a poco si
disperse, si spense del tutto. Rimasero
I
fede evangelica dei Valdesi, e talora fino airestremo sacrifizio. Naturalmente
costoro, accomunandosi coi convalligiani, persero la dignità nobiliare: divennero semplicemente dei Bigliori, dei Bigliour- Così nel 1578 un Giacomo Biglion
re, sinidiaco di Babbiò, tràttavà òdi Gon-^
ti 'di Luserna in nome dei Valdesi ; e
nel 1594 il sindaco Giovanni Bigliore ed
il consigliere Giacomo Bigliore erano fra
i delegati valdesi di Bobbio presso il
Duca. Fra gli studenti valdesi di teologia all’Accademia di Ginevra si trova nel 1613 un Paolo Bigliore. Fra le
vittime delle Pasque Piemontesi, caddero nel 1655 a Bobbio, martiri della fede,
Giacomo e Pietro e Stefano Bigliori.
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uniche''superstiti le poche famiglie Bigliori ivaldesi, modeste famiglie d’agricoltori, di ciii una ha dato nei nostri
tempi alla Chiesa un pastore, Alberto
Bigliour,, un’altra ha continuato ad abitare fino “a questi ultimi anni vicino al
villaggio sl^sso di Cestài, di fronte al
poggio ove sorgeva il Castello dei padri.
Anche la fine del Castello di Sibaud
è collegata alle vicende del popolo valdese. Per quanto abbandonato e neglet. to dalla famiglia dei Bigliori,, ormai in
piena decadenza, esso si ergeva ancora
integralmente sul limite del pianoro erÍ boso, quando nel settembre 1689 vi sboc
I' careno i Valdesi del Rimpatrio e Vi pro
nunciarono il cèlebre giuramento. Più
f tardi, nell’autunno, quando il gruppo di
Valdesi rimasti in Val Felice si fu trincerato alle Pausetté,. neU’aspro vallone
; del Cruello, un presidio di sessanta sol; dati piemontesi, pósto contro loro a Sibaud a vigilainza ed a difesa, si fortificò
' nel vecchio maniero, cingendolo torno
torno d’un profondo fossato. I Valdesi
decisero di sbarazzarsene: nella notte
del 14 ottobre s’awicinarono cautamen
te strisciando, divisi in due gruppi; un
loro ardito capitano, Francesco Martinat, accostatosi di sorpresa alla sentinella, la ifulniinò a bruciapelo; e nello stesso tempo tutti insieme, sorpassato il foiso con un salto, si slanciarono impetuosamente nel Cadilo con le spade sguainate, ne sorpresero il presidio nello spavento del brusco, risveglio, ne abbatterono Ìrentaquatro; e gli' altri si. sbandarono in fuga disperata giù per le rocce
e le boscaglie. Compiuto il fortunato
colpo di mano, i Valdesi risalirono al
loro impervio rifugio; ma il nemico, temendo un loro ritorno offensivo, disertò
definitivam.ente il Castello, riducendolo
ad un’informe rovina.
Così spariti i due Castelli feudali, disperse le due nobili casate, non rimangono a Bobbio se non pochi ruderi a ricordare le antiche vicende dei Bigliori.
Rintracciandoli fra la lussureggiapte vegetazione della bellissima valle, il viandante pensa ancora una volta con senso
di malinconìa quanto rapidamente passino le glorie dì questo mondo
Attilio Jalla
MOR FINA
Solo la ricetta medica autorizza l’uso
di ^ques to calmante- Sembra, una cosa
f strana, perchè essa calma il dolore, fa
, dimenticare. Eppure il medico è .parco
'..nel prescrivere l’uso della morfiina; egli
preferisce talora che il dolore sì faccia
?'• sentire e tormenti Vammalato, perchè
egli sa.
Sa che la morfina può far del bene,
ma è un veleno; che il suo abuso può
■"^ingenerare uno stato patologico gravist simo e la scienza medica ha ci]eato una
parola nuova: i morfinomani: coloro che
volontariamente abusano di questo cal
'mante, dell oppio pef dirneuti^fe,
I per sognare, per non sentire, almenio per
un istante il morso del dolore, per ad^
dormentare i sensi e sopire le facoltà.
Ed è particolarmente nei momenti più
gravi, che l’uomo ricorre ad essa, anéhe
per la vita del suo spirito.
Quando la sua coscienza lo rimorde,,
quando la lettura della Parola di Dio
ha suono di tragica rampogna, un po’ di
morfina che calmi il dolore, che attvitisca i suoni, che annebbi la vista, che faccia dimenticare!
« ...Ma, dopo tutto, vale ancora la pena...? ». Cioè: « Nei tempi così giravi e
solenni che noi vìviamo, vale ancora la
pena di essere onesti? »•
*. Oh! intendianrboci!
1 La morfina non ha reazioni così brutali! No certo; si dice o si pensa:
« In momenti-in cui sembra che tutti
cerchino di arraffare, peritando solo a
sè, vale la pena che io stia lì a misurare
il mio litro con scrupoiosa preoisione in
modo che non ne manchi un mezzo cteci^
litro? Tanto, decilitro più, decMtro me-"
no, il mondo non cascherà di certo per
colpa mia
j « Vale la pena che la merce che io
«
r vendo corrisponda esattamente al campione che ieri ho mostrato al cliente?
Tanto, coi tempi che corrono, si sa, bene
j che della stoffa come quella di una volta non la sitrova più... »
« Vale la pena che io faccia regolarmente il mio compito, invece di copiarlo
-dal mio vicino? Tanto, in tempi così agitati, si sa bene che non si ha neanche
■ più il tempo di occuparsi di queste bazzecole !... »
<( Vale la pena che io mi sgoli ad insegnare un po’ di storia e a leggere, a far
, di conto, quando, nella vita, ciò che conta, è di saper « arrangiarsi »? Tanto, ai
giorni nostri, i primi della classe non saranno mai i primi nella vita... ».
« Vale la pena che io faccia il mio dovere di operaio, di impiegato, di agricol. tore, di Uberò professionista, nell’officina, nell’ufficio, nei campi, nella mìa pro
fessione; come se dal mio compito-, dal
mio lavoro dipendesse l’avvenire della
patria, il progresso della società, Tonofe
della mia Chiesa? Tanto, oggi come oggi, con certi scrupoli si finirebbe col
chiudere bottega; se si vuol riuscire ad
andare avanti pur coi gomiti, non bisogna star lì a sofisticare su dei lavori fatti
colle gomita!... »
E la morfina operò, lentamente, sicuramente:
Si froda oggi un mezzo decilitro...;
(« ma è proprio frode?)
sì inganna oggi nella qualità della mef
«•
m
(« ma è proprio ingannare?...»)
si copia il compito oggi..(« ma è proprio una colpa ?... »)
non ci si consacra tutto al proprio compito...;
(« ma è proprio mancanza di consacraziome?... »)
e domani non si avrà più nessuna esitazione, si sarà anzi stùupiti che qualcuno
possa stupirsi!
Anzi, forse qualcuno si è già stupito
e sta brontolando:
« Ma cosa fa questo direttore dell’Eco? Non ha più nienfaltro da lasciar
stampare? L’Eco è un giornale di Chiesa,
che deve parlare di religione- E queisto,
cosa c’entra con la religione? Ognuno
, cerca di fare i suoi affari il meglio che
può, si vive nel mondo, si ha da fare con
dei birbanti, e bisogno parlare un linguaggio che essi capiscano! Staremmo
freschi se dovessimo avere tanti scrupoli.
, Ed ecco, amico brontolone! Io non ho
proprio l’intenzione dì impedirti di fare
i tuoi affari! Anzi, sono uno ck quelli che
lamentano che troppo pochi siano i Vaidesi che nelle nostre Valli abbiano saputo fare dei by.oni affari. E sono arciconvinto che troppi Valdesi si lascino ipnotizzare dal miraggio di un diploma,
invece di specializzarsi in qualche professione, in qualche attività pratica...;
ma lasciamo stare; non è di questo che si
tratta qui; si tratta della tua coscienza e
della tua fedeltà di valdese; prerisarfuente, e lo ripeto: è proprio la tim fedeltà
valdese che qui è in gioco; non dico religiosità, perchè questa è una parola
troppo vaga: essere religioso non vuol
dir niente; quello che conta è essere fedele: praticare cioè l’Evangelo, ogni
giorno ed in ogni campo della nostra attività.
Del resto, permettimi una parentesi,
anche nel campo commerciale nón credere che il piccolo trucco, la piccola bugia, la disònestà stiano dei tìtoli di raccomandazione. Un industriale mi diceva
recentemente che una ditta che ricorra
a ^esti mezzi è squali§eata moralmen
te^egnata a dito e non potrà mai con
tore su alcun aiuto in caso di distretta.)
■ E ritorniamo a noi.
Mi sono permesso di scrivere quanto
pf/ièede apounto per aiutarti a far meglio.i tuoi affari 'per aprirti gii occhi su
qti^o che è il solo affare che conti: la
tuaj^alvezza! Ed è un affare che vale la
p(^:'pensa: Gesù Cristo è morto per
quésto tuo affare. Un certo signore, di
. n^'e' Giuda Iscariota cercò di specularciTsopra, non devi averlo dimenticato:
ci-guadagnò ben trenta danari, poi si impiccò col suo danaro buttato al vento.
.^E’ un grosso affare: si tratta di sapere
esattamente dove vuoi andare: dare un
onentamentó nuovo alla tua vita: verso
il Golgota, dove Cristo ti aspetta per aiuiqrtì per la salita aspra e sassosa e
strétta 0 verso la pianura; per la via
ampia -e còmoda dei compromessi e dei
sotterfugi dove sorge sinistro l’albero di
Giuda- ra. cr.
Scrivono al!'€co...
La aeUae piò sottile di Satana :
Lo Spiritismo
Sotto questo titolo una nostra lettrice
offre ai lettori dell’Eco un breve studio
dell’argomento che forse non toccherà
da vicino una buona ■parte dei nostri abbonati, ma che ha il suo valore come richiamo alla fedeltà alla Scrittura anche
in un campo dove la seduzione delle forze occulte è più fine e più traditrice.
L’argomento non è indubbiamente esaurito, riè una discussione sull’argomento
potrebbe trovare nelle nostre colonne
ima acconcia palestra, rna un monito è
sempre o'pportuno.
Una riserva crediamo però doverosa,
nei confronti dell’esegesi arbitraria delle
parole dii Gesù sulla crtocq, e della svalutazione della, parabola di Lazzaro.
Comunque è noto che la Chiesa. Valdese
non ha una dottrina ufficiale della condizione dei, trapassati, per quanto il suo
insegnamento sembri orientarsi di preferenza, fondandosi su alcun passi del
Nuovo Testamento, su di una' sopravvivenza dell’anima conscia disè e non dormiente. Raccomandiamo ai nostri lettori
la lettura, del noto saggio di Ugo Janni:
« L’Idea cristiana dell’Aldilà », in cui
questi vari problemi sono studiati ed
esposti alla luce del Vangelo, e della storia del Cristianesimo per quel che si riferisce a certe deviazioni dottrinali della
Chiesa Roma-na. Con profitto potrà pure
venir meditato l’opuscolo del prof.. Mario Falchi: « Nella casa del Padre », che
a suo tempo abbiamo segnalato.
Red.
« Non trovisi fra te... nè indovino, nè
I pronsticatore, nè augure, nè malioso, nè
incantatore, nè chi domandi lo spirito di
Pitone, nè mago, nè negromante (arte
che ha la pretesa di evocare i morti per
conoscere Favvenire).
« Perchè chiunque fa queste cose è in
abbomntòo al Signore, e per cagion di
queste abbominazioni il Signore Iddìo
tuo scaccia quelle genti d’innanzi a te »
^ (Deut. 18: 10, 12).
« E se alcuna persona si rivolge agli
fi spiriti di Pitone o agli indovini per for■ nicar dietro a loro, io metterò la mia
faccia contro a quella persona e la sterminerò d’in fra il suo popolo ».
« Cosi morì Sanile per lo suo misfatto
ch’egli aveva commesso contro al Signore, non avendo osservato la parola
del Signore; e anche, perchè avea ricercato lo spirito (fi Pitone, per domandarlo; e non aveva domandato il Signore;
perciò egli lo fece morire e trasportò il
reame a Datride, figliuolo d’Isaia» (1 Cronache 10; 13, 14).
«,E se vi si dice: Domandate gli spiriti
di Pitone e gl’indovini... rispondete: Il
popolo non domanderebbe egli l’Iddio
suo? andrebbe egli ai morti per li viviventi? » (Isaia.8; 19).
■ ”,
, ■V«' .'rii
Innanzi tutto precisiamo che 11
cristiano ha il timor del Signore e la
•fi più gran riverenza, per la Sua Parola,
perciò non sta a cavillare nè a far riservé ma davanti ai . veti severi delle Sapere Scritture le quali rivelali^) la volontà di Dio, egli obbedisce senza discutere.
Un vero cristiano dunque rifugge con
sacro orrpre dalle praticihe anateme del-lo Spiritismo, anche senza esaminare attentamente la natura, ma sempheemente perchè E Signore lo vieta. Ma purtroppo i veri cristiani, fedeli e timorati,
sono pochi di fronte alla massa dei cristiani a l’acqjuia di rose, di nome, i quali si permettono di giudicare e di scartare parte delle Sacre Scritture che non
garba loro, costruendosi — così — una
forma di religione ed im conceftto di
Dio secondo il loro modo di vedere ed i
loro gusti. COstorò per la loro posizione
di esseri religiosamente anfibi, sono facile preda di ogni dottrina, che come dice
Paolo a Timoteo, risponde ai loro propri! appetiti, rigettando quella vera e
sana. Ora fra le tante astuzie che Satana ha preparate per accalappiarli, la più
pericolosa e la più seducente è senza
dubbio lo spiritismo. Ed il Signore lo
proibisce, Lui che è la Verità e conosce
ogni cosa, e non. vuole che i Suoi abbiano contatta alcuno ,ebà -demoni. Poiché lo spiritismo è prettamente ed esclusivamente diabolico.
Sì, diabolico.
Non gli spiriti degli estinti, ma Satajna ed i suoi tristi angeli si manifestano
ai disuubbidienti.
Perchè, secondo la Scrittura i morti
dormono.
Ne vogliamo solo citare un passo chiarissimo.
« Ora fratelli, noi non vogliamo che'
siate in ignoranza intorno a quelli che
dormono; acciocché non siate contristati,
come gli altri che non hanno speranza.
Conciossiachè, se crediamo che Gesù è
morto e risuscitato, Idtìio anccira addurrà con lui quelli che dormono in Ges'ù.
Perchè vi diciamo questo per la parola
del Signóre: che noi viventi, che saremo
rimasti fino alla venuta, del Signore, non
andremo innanzi a coloro che dormonoPerciocché il Signore stesso, con acclamazione di conforto, con voce dì arcangelo e con tromba di Dio, discenderà dal
Cielo; e quelli che son morM in Cristo risusciteranno primieramente. Poi noi viventi, che saremo rimasti, saremo insieme con loro rapiti nelle nuvole, a scontrare il Signore nell’aria; e così saremo
sempre col Signore » (2 Tess. 4: 13-17).
Conosciamo l’argomento che si usa
avanzare e cioè le parole del Signor nostro Gesù Cristo al ladrone sulla croce:
« Io ti dico lin verità, che oggi tu sarai
meco in Paradiso » (Luca 23: 43).
Ma nei manoscritti originali la congiunzione « che » non esiste, ma è stata
aggiunta dai traduttori. Il vero testo suona così: « Io ti dico in verità oggi, tu sarai meco in parodico ».
Oggi, in questo giorno dì dolore e di
umiliazione, di debolezza e di sconfitta clamorosa, a vista umana, a te, die
hai saputo. discernere e ti sei lasciato
penetrare dalla luce divina tanto da riconoscere la mia suprema regalità divina e turbare dalla coscienza del tuo peccato, implorando la mia grazia, oggi in
questa mia apparente impotenza, cancellando il tuo passato col ssmgu^ cne stilla dalle mie ferite, a te io prometto che
avrai salvezza e vita eterna, melo in paradiso.
Ora il Signor Gesù non sali in cielo
quel giorno stesso, ma bensì quaranta
giorni dopo la éua risurrezione e Lui
stésso lo afferma a Mark Maddalena in
San Giovanni cap. 20, vers. 17: « Non
toccarmi perciocché non sono ancora salito al Padre mio »; perciò il ladrone
non poteva e:^ere con Lui in quello
stesso giorno in Paradiso.
La Bibbia ci dice chiaramente che i
morti dormono, riposano e non hannó
nessun contatto e nessun commercio coi
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viventi. (Citaz- Salmo 88: 11, 13; 11517; 6: 5, 6). ' < =
^ Nella parabola di l^azzaro (notate è
una -parabola gitante), il Signore spiega che i viventi hanno la Parola di Dio
por guida e norma; e che invano si man-'
derebberp karo dei morti risuscitati ad.
istruirli. '^ •
Negarle l’esistenaa dello ^iritismo è
assurdo, poiché se il Signore lo Vieta è
• perchè non si tratta di una fola, ma ben^ di una realtà.
Ebbene qual’è questa realtà?
Noi sappiamo che Satana è presente
ovunque e conosce ogni cosa. Lui pure
legge i pensieri dei nostri cuori, ospite
invisibile delle nostre case, ombra maledetta che ci segue passo passo. Al momento opportuno saprà ripeterci quanto
abbiamo fatto con qualche persona ciara
estinta. Saprà persino riprodurre, il timbro di voce e il modo di esprimersi della persona deceduta.
E’ allora che chi non sta in guardia
cadrà in pieno nell’insidia e non ne uscirà mai più. Il nemico, come un, ragno
sapiente, avvolgerà la sua vittima nella sua tela morbida, sepolcrale.
Qual’è lo scopo di Satana?
Rendere in prima l’uomo trasgressore
dell’ordine divino.
In seguito sviarlo completamente dalla Verità. Gli spiriti hamio uno spiritoguida al quale sì riferiscono per tutti ì
problemi spirituali.. Questo spirito-guida
è sovente un sedicente congiunto, ma
noi affermiamo, secondo la Parola, che
esso è un demone.
Cristo Gesù morto sulla croce per
1 espiazione del peccato deU’uomo e per
lui sorgente di salvezza e di vita eterna
è insopportabile a Satana. , Egli cerca di
demolire l’opera di Dio. Perciò gli spiriti, secondo gli insegnamenti del demonio, non credono più nel sacriffcio espiatorio di Gesù, nè nella sua divinità.
Or Ninno viene al Padre se non per
me, disse Gesù Giov. 14: 6); e San Giovanm nella sua prima epistola cap. 5,
vers. 12) scrive; « Chi ha il Figliuolo ha
la vitaj chi non ha il Figliuolo di Dio non
ha la vita ».
Distolti dalla Via per eccellenza, queste povere, vittime di Satana seguono
una strada falsa, per quanto infiorata e*
adórna' di belle massime, di stupefacen^
ti espressioni di moralità e di giustizia,
una strada dalla quale difficilmente si
può tornare indietro e che li conduce
inesorabilmente nell’abisso eterno di
perdizione.
All’erta
A. Ch.
Gron(rca Valdese
PERRERO-MANIG L lA
La domenica 17 corrente, un lungo corteo accompagnò al Campo del riposo la spoglia mortale di Poèt Pietro,
delle Grangette, deceduto all’Ospedale
di Pomaretto, all’età di 64 anni
Di tempra robusta, forte lavoratore,
era stato colpito pochi giorni prima da
una violenta malattia contró cui nulla
potè la scienza medica- Alla moglie ed
a tutti i parenti esprimiamo ancora la
nostra cristiana simpatia.
— Sono stati presentati al Santo Battesim.o De Gregorio Anne Marie nata
a Nizza, figlia di Alberto e di C%rpyii
Emilia; e Menusan Aldo di Federico e
di Tron Ernesta, nato a Traverse. Dio
benedica queste Sue tenere creature e
dia la forza di mantenere le loro promesse a coloro che le Iranno presentate,
PINEROLO
Il 5 corrente, con la partecipazione di
numerosi Amici e delle Autorità locali,
si svolsero in San Secondo i funerali del
giovane Stalli Nello, rapito ai suoi cari
in età di 14 anni.
.Mia famiglia sì duramente provata la
Chiesa rinnova l’espressione della sua
simpatia.
-— Il 10 corrente è stato battezzato
Gurdioi DcCrio di Valdo. H Signore esaudisca le preghiere della Chiesa a favore
^ di' questo Agnellino aggintosi alla sua
greggia.
— Domenica scòrsa la Chiesa intera si
è costituita in Assemblea per 1’ 'esame
del Rapporto annuo del Consi'glió ed in
vista della ripresa- delle, attività invernali. L’esposizione finanziaria partico
• lareggiata è stata fatta dal cassiere,
l’anziano Enrico; Dalma, maestro em.;
questi, pur rilevando che la situazione
è buona, ha rivolto opportuno appello
per le contribuzioni del nuovo esercizio.
Ha interloquito il dott- Italo Mathieu,
richiamando, fra l’altro, Tattenzìone
deirassemblea sull’ordine del giorno Sinodale relativa alla costituzione di una
nuova parrocchia a S. Secondo. Si rimase intesi che ’l’Assemblea stessa sarà invitata più tardi a studiare, per quanto la
riguarda, Finìportante questione onde eventualmente riferire il proprio parere
alla Commissione Distrettuale.
POMARETTO
Domenica 3 corrente è stata, presentata al S. Battesimo la piccola Purpura
Giovanna di Enzo e di Grill Evangelina
(Pian di Pomaretto).
Formuliamo per la piccola Giovanna
i migliori voti di prosperità nel Signore
ed ai suoi genitori gli auguri di vederla
crescere sana e robusta nel corpo e nello
spirito.
— Mercoledì mattina, 6 corrente, alle
ore 10 hanno avuto luogo i fimerali della
signora Maria Giardino nata Meynìer,
figlia del pastore Meynler e consorte del
generale Giardino, 'deceduta in Grana di
Asti.
♦
Dopo lunghi anni di assenza , e di lontananza la sua spoglia mortale è ritornata la trovare eterno riposo neU’umile
cimitero di Pomaretto ove riposano altri
suoi parenti e congiunti. ?
Al marito, ai figli, come a tuutti i pa
Tenti, ripnoviamo l’espressione della nostra simpatia cristiana.
— Il culto di domenica prossima, 24
corrente, sarà presieduto, a Dio piacendo, dal pastore di Torino, dott. Elio Eynard.
— Esprimiamo ancora alla famiglia
Giaiero-Vingon 'del Reinaud di Inverso
Pinasca, la nostra viva simpatia per la
'Perdita del figlioletto Sergio, deceduto
dopo breve malattìa in età di 10 mesi.
— Il culto di domenica 7 corrente è
stato dedicato aH’inaugurazione dei corsi di istruzione religiosa. In quella occasione sono stati distribuiti i premi di
merito ai bambini della Scuola domenicale di Pomaretto. Sono stati premiati in
ardine di merito della Scuola dei grandi:
Baret Ines, Tron Olga, Laetsch Simona,
Mathieu Lucilla, Baret Elsa, Jdhier Maria Rosa, Prandini Seiina, Léger Enrico,
Geme Bruna; e della Scuola domenicale
dei piccoli: Mathieu Laura, Lcbetsch
Marta, Griot Emilia e Ringger Kurtli
I premi della Borsa Cav. Antonio Gabella per i ricoverati delFOrfanotrofio
Maschile di Pomaretto, sono stati assegnati e consegnati a; Toum Oreste di
Rord^ Bouchard Gustavo di S. Germano,
Venturi Carlo di Torino ,Gardhl Ezio di
Inverso Pinasca e Serre Renato di Inverso Pinasca.
— Ricordiamo alla gioventù il culto
che sarà a lei particolarmente dedicato
della domenica 31 ottobre corrente, nel
pomeriggio. - ■
SAN GERMANO CHISONE
II 12 corrente Burzi Amedeo terminava il suo pellegrinaggio terrestre in
età di 54 anni dopo breve violenta malattia, ultima manifestazione di una .penosa infermità che durava da. molto
tempo. Il servizio funebre ha avuto luo
, go nella casa del defunto al Ponte di
S. Germano, e la sua salma è stata accompagnata da molti amici sino al cimitero di Villar Perosa, dove è stata ancora proclamata la buona novella della
salvezza in Cristo.
‘Alla vedova e a tutti i parenti lespriihl^o la nostra cristiana simpatia.
Nel suo 80° anno si è addormennel Signore uno dei più antichi
niembri della famiglia dell’Asilo dei Vecchi, Durand Alberta. Come ha detto il
Direttore sìg. Soulier, questo nostro fratello in sedici anni della sua perma'oenza all’Asilo è sempre stato operoso, rendendosi in svariati modi utile e ind4pensabile. Egli, lascia perciò un buon ricordo di sè ed un gran vuoto in questa nostra grande casa.
— Dometnica scorsa ha avuto luogo
il culto d’inizio della Scuola, domenicale con una buona partecipazione dei fanciulli e dei loro genitori. Per la prima
volta sono stati premiati gli alunni più
meritevoli; 32 in tutto
Il Pastore ha rilevato, sulla base del
Rapporto al Sinodo, che la frequentazione della nostra Scuola domenicale è
molto bassa rispetto a quelle di altre
parrocchie.
Cerchino i genitori di inviare regolarmente i loro fanciulli al tempio a partire da domenica prossima alle ore 8,50
precise.
— La Settimana delia Beneficenza
avrà inizio con il culto di domenica prossima. In tutti i quartieri gli Anziani e
, i Diaconi, aiutati dai Segretari di Quartiere, passeranno di casa in casa a ritirare i doni in denaro e in natura per
gli Istituti Valdesi. In Villa la colletta
sarà fatta da un Comitato di signore.
Abbiamo fiducia che si possa dire di
S. Germano ciò che l’Apostolo scriveva
delle Chiese della Macedonia: « In mezzo alle molte afflizioni con le quali esse
sono provate, l’abbondanza della loro
allegrezza e la loro profonda povertà,
hanno abbondato nelle ricchezze della
loro liberalità » (2 Corinzi 8: 2).
— Il Concistoro ha preso importanti deliberazioni che saranno comunicate e poste in discussione in una Assemblea di Chiesa domenica 7 novembre
alle ore 15,30. Ne daremo in tempo opportuno l’ordine, del giorno.
SUSA
Per deliberazione della V. Tavola
Valdese, il nucleo delle famiglie valdesi
residenti nella Valle di Susa è passato,
dal 1 ottobre corrente, a far parte della
Diaspora della Chiesa dì Torino e sarà
pertanto aggregato alla prima circoscrizione ecclesiastica.
A Susa si sta attuando una fratèrna
collaborazione fra le comunità battista
e valdese, le quali tengono i culti domenicali in comune nella nostra Chiesa; tali culti sono presieduti, volta a volta/, dai Pastori battisti e valdesi.
Il pastore Eynard ha trascorso alcuni
giorni nella Valle, visitando varie famiglie torinesi sfollate nonché le famiglie
colà residenti. Egli ringrazia di cuore,
per la loro fraterna accoglienza e collaborazione, le famiglie Allosio, Schieda,
Tomassone e Vottero.
La Chiesa di Torino rivolge la sua
fratern/a parola di solidarietà ai fratelli
di Susa, accogliendoli nel suo seno, e si
augura che la più intima collaborazione
che così si inizia sia apportatrice di una
più intensa vita spirituale e di una più
decisa testimonianza cristiana.
, E’ nostra intenzione inviare l’Eco delle Valli Valdesi ed il II Piccolo Messaggero a tutte le famiglie valdesi della
Valle. Quelle che ancora non fossero in
relazione con noi sono fregate di .segnalare il loro indirizzo al sig. Rodolfo Vottéro - Mompantero di Susa - o al dott.
Umberto Pellegrini - Via Traforo, 25 Bussoleno - i quali sono incaricati di ac-,
cogliere le eventuali richieste dei vaidesi dèlia Valle. Ad essi pure possono
èssere trasmesse le contribuzioni per la
Chiesa Valdese di Susa.
Al pastore Augusto Jahier, che per
vario tempo si è occupato con amore
della Chiesa di Susa, la comunità invia
il suo riconoscente saluto
T«RiNO
I nostri lutti- Il 18 agosto decedeva al Rifugio Re Carlo Alberto di Lucerna S. Giovanni, dove èra stato accol
to in seguito a sfollamento, il nostro fratello Secondo Mantovani. La sua esistenza^ è stata oscurata da una lunga
prova, nella quale è stato validamente
sostenuto dalla sua buona compagna, signora Serafìna Caccianiga, alla quale
rinnoviamo l’espressione deijia simpatia
della Comunità.
E’ piaciuto a Dio di richiamare a
Sè il nostro fratello Grass Paolo- Egli era
sofferente -da tem.po, ed era ricoverato
in una clinica di Trofarello. La sua lunga giornata si è compiuta. Egli, riposa
nella pace del Signore. Esprimiamo la
simpatia della comunità alla vedova ed
alla famiglia tutta.
— Il 3 agosto, nel cimitero di Asti,
nella tomba di famiglia, è stata deposta la spoglia mortale di Minna Bechtold
nata Cari. Venuta sposa dall’Alsazia, ha
vissuto una lunga vita dedicata alla famigli, dando una buona testimonianza
evangelica in un. ambiente estraneo alla
sua fede- Alla famiglia attristata dalla
separazione ricordiamo le consolazioni
del Vangelo.
— Un tragico incidente dovuto alle
attuali contingenze di guerra troncava
improvvisamente l’esistenza terrena del
nostro fratello Cesan Stefano. Nella
Cappella del cimitero abbiamo pronunciato le promesse deU’E'Vangelo che consola'no le vedove e gli orfani, ed espresso
la solidarietà della chiesa tutta.
— Abbiamo presa viva parte al lutto che ha colpito la famiglia del prof.
Ernesto Bertalot per la immatura dipartenza della dì lui consorte signora Rosina Bertalot, spentasi nella sua casa di
Angrogna.
La nostra sorella ci lascia il ricordo di
una vita dedicata con amore alla sua famiglia e rimane perciò in benedizione
fra i suoi familiari, ai quali ancora rinnoviam,o i sensi della nostra v'iva simpatia.
— Un altro lutto della nastra Co
munità è la scomparsa del nostro ira^
teffo Otto Obèrholz^ Alba.
I suoi cari lo hanno accompagnato alla
tomba di famiglia del cimitero di Torino dove il Pastore ha ripetuto la preghiera della'sottomissione e della fiducia.
— Inaugurazióne dei corsi di istruzione religiosa. Il culto di domenica
7 novembre sarà dedicato, a Dio piacendo, aH’apertura dei corsi 'di istruzione religiosa. I bimbi della Scuola domenicale ed i catecumeni che risiedono
a Torino sono convocati nella Sala di
Corso Principe Oddone alle ore 10, per
prendere poi parte al culto con la Comunità. Raccomandiamo ai genitori di
prendere a cuore Tistruzione religiosa
dei loro figli m.algrado le ansietà del
tempo presente. Nei tempi angosciosi
che viviamo è necessario e urgente più
che mai che i nostri figli siano preparati alla vita forti di una fede cosciente.
TORRE PELLICE
Il Museo Valdese, a cominciare da
domenica prossima, sarà aperto al pubblico ogni domenica daUe ore 16,30 alle
il8. L’ingresso è gratuito. Per renderne
la visita più interessante ed utile, si consiglia farla precedere dalla lettura del« Piccola Guida del Museo », che si trova in vendita alla Libreria Claudiana ed
alla Bottega della Carta.
DIPLOMATA dà lezioni inglese, francese anche ad allievi in gruppo — Rivolgersi Villa Elisa (via Angrogna).
OiNO Costabel, direttore responsabile
«ARTI GRAFICHE L’ALPINA - Torre Pellice ».
MOTORI
ELETTRICI
MARELLl
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