1
ECO
DELLE VALLI VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
torre PELLICE
Setlimanale
della Chiesa Valdese
Auno XCVJ
N. 36
Una copia Lire 40
ABBONAMENTI
f Eco : L. 2.000 per Tinterno
1
L. 3.000 per l’estero
Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo Hs
Cambio di indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE — 16 settembre 1966
Ammin. Claudiana Torre PeUice - C.C.P. 2-17557
Le Chiese evangeliche e
La bomba francese
nel Pacifico Meridionale
Domenica 11 settembre è esplosa suiratollo
dì Mururoa, nella Polinesia meridionale, la
terza bomba A francese; dopo gli esperimenti
nel « poligono » del Sahara e dopo le due
esplosioni atomiche del luglio scorso, già nella base di Mururoa, ne sono in progetto altre
due, nel corso del mese di settembre. Il gen.
De Gaulle, al termine del suo periplo di visite, pres*n:<iava airesplosione. Chissà se abbagliato quella grandeur della Francia,
ripensava al vibrante messaggio di PnonPenh, in Cambogia, e si rendeva conto che
con le scorie radioattive volava al cielo tutto
il buon senso e Tidealismo pieno di pathos
del suo discorso?
^ ^
Non abbiamo notizia che la Chiesa evangelica polinesiana di lingua francese abbia
preso [.’osizione di fronte a questi fatti.
In una corrispondenza da Truck (Micronesia) il Socpi ha invece dato notizia che due
missioni ])roti'stanti, una americana e Taltra
tedesca, han protestato presso il presidente De
Gaulle contro gli esperimen'i atomici francesi nel Sud Pacifico, insistendo affinchè in avvenire la Francia rinunci a tali esperimenti
atmosferici. Si tratta della « Micronesia
Mission » della Chiesa unita del Cristo (USA),
all’opera da oltre un secolo, e della « Liebenzell Mission ». La lettera di protesta dichiara
che questi esperimenti a mettono in pericolo
i popoli del resto del mondo altrettanto quanto quelli del Sud Pacifico. Sono inoltre in
flagrante contraddizione con gli sforzi delle
nazioni che ricercano le vie della pace e del
disarmo e che. in proposito, hanno in particolare convenuto di rinunciare agli esperimenti nell'atmosfera ». La lettera chiede
quindi al governo francese di cessare imme
II protestantesimo france
se
apre
il dossier atome
99
diatamente gli esperimenti nell’atmosfera e di
firmare il trattato del 1963. Questa richiesta,
avanzata nell’agosto, non ha evidentemente
avuto il minimo effetto, com’era previsibile.
- Tuttavia il protestantesimo francese intende affrontare il problema. Il Sinodo regionale della XIII Regione (Massif Central), la
scorsa primavera, aveva esaminato e discusso il problema, sulla base di un rapporto
scientifico, politico e teologico, e aveva domandato che l’imminente Sinodo nazionale si
occupasse seriamente della questione, proseguendo la discussione e la meditazione avviata l’anno prima al Sinodo nazionale di
Orthez. Il Sinodo della XIII regione chiedeva anzi che, come si era « messo a parte »
il past. H. Roux per lo studio del cattolicesimo, così si costituisse un ministero a pieno tempo per lo studio di questa questione
(riprendeva così una richiesta avanzata dalla Commissione per le questioni nucleari della Federazione Protestante di Francia).
Il Sinodo nazionale dell’ERF (Chiesa riformata di Francia) tenutosi in aprile a
Clermont-Ferrand, ha effettivamente discusso
il problema ed a deciso che tutti i prossimi
sinodi regionali esaminino questo problema,
nella prospettiva più ampia e approfondita.
Allo scopo, è stato approntato del materiale
di studio, pubblicato sul N. di luglio-agosto
del Bollettino dell’ERF; si tratta di materiale preparatorio, che permetterà alle comunità
A Frali, 3-4 settembre 1966
incontro Amici di Agape
Una scuola di contraddizioni
Il innuimento reagisce ali’istituzionalizzuzione - Muouersi su due linee : la scuola di tdmiazione e l’insenineiìto in sitw'zioni concrete, dalle ì/alli alla Sicilia
Accade spesso, tra amici che si incontrano ogni due o tre anni, di fare
dei discorsi « impersonali » o, per meglio dire, di parlare di varie cose, evitando di esser coinvolti totalmente,
con i propri problemi di vita e di
lavoro quotidiano, nel discorso. E
sempre si arriva allo stesso punto, si
ripetono le stesse cose, senza giovamento alcuno.
È successo un po’ questo all « incontro degli amici», che si è svolto
ad Agape il 3 e 4 settembre, nonostante che molti si aspettassero
di cose. In realtà va detto che, della
massa, del tutto insolita, di partecipanti (più di duecento p>ersone), una
buona parte era venuta diclmratamente per « vederci chiaro » nella faccenda delle dimissioni del past. Giorgio Girardet, p«er la curiosità di sentire da Franco Giampiccoli, nuovo
direttore, quali sarebbero le direttive
di Agape, e in fondo anche per vedere e sentire quel famigerato « gruppo di notere» (Movimento Cristiano
Studenti), che, secondo il parere autorevole di molti, sarebbe un po la
causa degli ultimi avvenimenti. Ihirtronpo quest’atmosfera, assai piu adatta a un’aula di tribunale, ha gravato pesantemente su di una parte
almeno del lavoro, tanto che troppi
interventi erano più tesi a provocare
risposte personali o a colpire bersagli,
invero assai fantomatici, che ad impostare un serio lavoro in comune.
« 4: «
Per entrare più direttamente imi
merito delle discussioni, va detto ohe
le relazioni introduttive, rispettivamente della comunità di Agape-Riesi (past. Paschoud), della FUV-Vahi
(G. Gardiol), dei Campo di lavoro (G.
Urizio), della Conferenza per la pace
(past. Óndra), del MCS (M. ^egge),
del Consiglio della Gioventù
Poliamo) e degli amici di Torino (doti.
Pascal), pur contenendo ciascuna
mi ed indicazioni assai interessa,nti,
hanno finito per essere dei punti m
arrivo, anziché una piattaforma di
problemi da cui partire per fare finalmente un discorso su Agape.
Prendiamo, ad esempio, il tema
della « politicizzazione » — questa orrenda parola — la cui discussione sta
paralizzando le nostre chiese almeno
quanto quella del. Concilio Vaticano.
Nella gran parte degli interventi ci
si chiedeva, ancora, fino a che punto
possa andare l’impegno di Agape m
campo politico, senza rinunciare al
suo compito primo di predicazione e
da più parti si invocava, per i campi
a tema economico-sociale, una maggior0 obbiettività nella scelta degli
oratori, affinchè tutti i pareri fossero
presentati e discussi nella più ampia
libertà e tolleranza reciproca. Ora,
tutto questo'è francamente assurdo,
perchè l’idea soggiacente a tale tipo
di argomentazioni è che Agape rappresenti qualcosa di autonomo, op
pure una istituzione ohe va gujdata
ed indirizzata secondo quelli che sono
gii « interessi generali » della Chiesa.
(Agape deve essere un luogo di libero e democratico dibattito, im luogo
di edificazione dove mandare senza
timore i propri figli, soprattutto un
luogo non settario, che piaccia a
tutti).
Ohe Agape stia diventando sempre
più una istituzione è in realtà messo
in luce da molteplioi fattori che un
sociologo, meglio di me, potrebbe individuare; ma è anche chiaro che la
direzione in cui bisogna muoversi è
esattamente l’opposta.
Cioè Agape siamo noi che andiamo
ai campi, Agape non può che essere
il momento del confronto e della discussione comunitaria di un impegno
che è il risultato di una serie di scelte
che ogni giorno facciamo nel nostro
lavoro e per la nostra vita.
E qui va detto, per sottolineare
questa continuità quanto mai necessaria, che il criterio di scelta per gli
oratori dei campi non è mai stato il
colore politico, ma l’essere questi immersi o meno, di persona, nelle situazioni che bisognava discutere (valga
per tutti l’esempio del Campo Africa
è la collaborazione del Movimento
Cristiano Studenti con il gruppo tori
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
e poi alle assemblee sinodali regionali di ricercare e discernere la risposta che la Chiesa è chiamata a dare di fronte ai problemi
posti dall’èra atomica. Sebbene non siamo
membri di una « grande potenza », questi problemi ci concernono e questo materiale ci interessa : ne riparleremo.
Dal mensile « Réveil », organo della XIII
regione dell'ERF, desumiamo ancora una parte del testo della protesta che il 21 ottobre
1965 il deputato di Tahiti, J. Teariki, ha rivolto all’Assemblea Nazionale francese, a proposito del C.E.P. (Centre d’experimentation
du Pacifique). Tahiti è l’isola di maggiore
importanza della Polinesia francese; l’atollo
di Mururoa si trova a circa km. 1.200 a
sud-est di Tahiti. L’isola principale — dov’è
stato costruito il grandioso aeroporto di Faaa
— è la base degli 8.000 uomini che hanno
lavorato e lavorano nell’atollo, in buona parte membri della « Legione straniera », trasferita al momento dell’indipendenza del
Maghreb.C’è da chiedersi se al timore di
« scorie radioattive » non debba aggiungersi
quello altrettanto se non più grave della disintegrazione sociale, già pericolosamente avviata dalla politica di sviluppo del turismo,
attuata a partire dal 1958.
Ecco dunque una parte dell’intervento del
deputato J. Teariki all’Assemblea nazionale:
Per alcuni fra noi, cari colleghi, la
forza di dissuasione (g^terrent) nazionale è
una necessità imperiosa; per altri è una impresa rovinosa, inutile, persino pericolosa per
la Francia. Comprendo benissimo che i pareri
siano divisi, a seconda che si sia convinti dell’efficacia di questa forza, o al contrario della
sua pericolosa inefficacia, poiché la forza atomica non metterà in gioco la vostra sicurezza
se non in caso di guerra.
Per noi polinesiani il problema è diverso.
La realizzazione della forza atomica nazionale esige, nella linea politica delVattuale governo, il ricorso a esplosioni nucleari sperimentali.
A causa del loro carattere di pericolosità,
il Governo ha deciso di fare questi esperimenti in Polinesia, piuttosto che sul terreno metropolitano. Di conseguenza, qualunque possa essere l’efficacia della forza atomica in caso di guerra, gli esperimenti necessari alla
sua realizzazione causeranno in tempo di pace e in un avvenire assai vicino, il più grave pregiudizio alla salute e alla vita stessa
dei loro discendenti.
Ve l’ho dimostrato in base a documentazione inconfutabile, desunta daU’ultimo rapporto del Comitato scientifico delle Nazioni
Unite per lo studio degli effetti delle radiazioni ionizzanti, in occasione del mio intervento nel corso della discussione del bilancio
militare, il 6 novembre scorso (...).
La sorte della Polinesia francese e dei suoi
abitanti è nelle vostre mani. Già l’impianto
di questo centro sperimentale ha provocato
uno spiegamento di forze militari senza precedenti nella storia della nostra Polinesia, che
rischia di ostacolare l’avvio alla decolonizzazione e alla democratizzazione delle nostre
strutture. Non basta rivendicare così spesso
e a voce così alta la gloria di aver colonizzato l’Africa francese e di aver inventato il
principio e il termine di autodeterminazione,
per poter poi ricorrere a procedimenti che
tendono a utilizzare un territorio oltremare
come un semplice laboratorio per esperimentare ordigni mortali e minacciare così, senza che siano state prese le più elementari
precauzioni^ la vita di migliaia di uomini.
Che cosa importa che popolazioni innocenti, che hanno ancora fiducia nella Francia
e le restano fedeli, mentre altre se ne sono
separate, che importa — dico — che 85.000
Polinesiani francesi rischino di trovare in
questo affare la disgregazione fisica, la sofferenza o la morte!
Se i Francesi della Metropoli possono essere divisi sull’aspetto finanziario o su quello militare del problema, i Polinesiani non
possono avere che una preoccupazione fondamentale: le loro vite, quelle dei loro figli e
nipoti sono in gioco, e quale coscienza non
ne sarebbe scossa?
Cari colleghi, tutti noi rappresentiamo qui
delle popolazioni che, in modi diversi, dovranno soffrire per i costosi e pericolosi progetti governativi (...).
Domando ad ognuno di voi se può veramente approvare progetti la cui esecuzione
avrebbe tali conseguenze per delle popolazioni francesi.
Il nostro Paese, quello della Dichiarazione
dei Diritti dell'Uomo, non deve disonorarsi
rinnegando i principi che hanno costituito la
sua gloria (...).
Avversari
(Filippesi 1 : 28)
Non esiste vita cristiana autentica e testimonianza fedele senza
avversari. Gesù ha conosciuto nel corso della sua vita pochi amici,
ma molti avversari; Paolo non ha evangelizzato una sola città del
mondo antico senza urtarsi alle polemiche ed alle reazioni dei suoi
avversari; una delle preghiere caratteristiche del libro dei Salmi è
l’invocazione « liberami dal mio avversario ».
Letteralmente il termine greco cpii impiegato significa: colui che
sta contro, si trova contro; « chi si oppone in una contesa, una lotta,
un gioco, una gara » secondo il Dizionario Garzanti; ricorrendo a un
termine usuale in politoa diremmo: « chi è all’opposizione ».
Un avversario non è necessariamente un nemico, un mal intenzionato, è una persona da vincere o convincere, ecco tutto. Ogni cristiano sa per esperienza che di persone siffatte sono piene le nostre
città e le nostre campagne : non ferocemente intolleranti, violentemente critici nei confronti della fede, disposti a distruggere e spegnere la testimonianza, ma semplicemente contro; annoiati, scettici, ironici, critici, educati e grossolani, ma sempre contro.
Perchè dovremmo averne paura? Paolo non sembra considerare
strana e inattuale la sua esortazione, corriamo forse il rischio di diventare vili di fronte ai nostri avversari? Forse a guardare le cose
in modo realistico non si tratta di un pericolo, ma di una realtà.
Membri di chiesa maturi, ricchi di esperienza e di anni, giovani
giunti da poco fra noi, tutti sembriamo egualmente preoccupati di
non avere avversari : in casa, a scuola, sul lavoro, fra amici e conoscenti. Non il timore, ma il terrore di suscitare reazione diventa la
norma della nostra vita, il terrore di non essere come gli altri: troppo pietisti, troppo rigidi, ecclesiastici e letterali. Testimoni si, e convinti, ma senza avversari, credenti rispettosi e rispettati, simpatici,
aggiornati, interessanti e moderni i giovani, testimoni seri e convinti,
nel santuario della coscienza e del cuore i vecchi; egualmente convinti, egualmente desiderosi di non rompere la rete dei nostri rapporti
e dei nostri interessi, egualmente vili. L’avversario può ben ridere!
Nessun fastidio gli viene da questi combattenti perfettamente solidali
con la macchina del mondo, già ridotti al silenzio prima di parlare.
Giorgio Toukn
tiiiiitiiiiiiiiiiiiiii
iiiiiiiiiNimiiiiiii
I Beatles sono più popolari
dì Gesù Cristo ?
La sola risposta ai Beatles :
quella di Wesley a Voltaire
Un tempo Voltaire ha constatato
con sorpresa che la Bibbia cadeva in
disuso in Inghilterra. Di fronte a questo disinteresse generale e pronunciato, credette di poter annunciare che
entro cinquant’anni le Scritture sarebbero del tutto ignorate dal popolo
britannico. Oggettivamente tale previsione era indiscutibile. Ma la previsione oggettivamente meglio documentata non è in grado di prevedere
Timprevedibile, ohe può ad ogni istante venire a smentirla.
E Timprevedibile non tardò a verificarsi in Inghilterra, nella persona
del pastore EingUcano John 'Wesley,
fondatore del metoddsmo, grazie al
quale si diffuse nelle isole britanniche e nel Nuovo mondo uno dei « risvegli» più grandiosi del cristianesimo. La perspicacia di Voltaire non è
in discussione. Ma non sapeva che la
S. Scrittura racchiude risorse nascoste, atte a eludere le più ragionevoli
previsioni.
« ♦ sic
Vien fatto di ripensare a questa previsio'ne, in occasione della clamorosa
dichiarazione di John Lennon, il quale ha constatato che i Beatles sono
«più popolari di Gesù Cristo». Tale
dichiarazione non pare abbia suscitato grande emozione in Inghilterra,
patria sia dei Beatles che dell’humour britannico.
In compenso negli Stati Uniti le
affermazioni di John. Lennon hanno
suscitato vive reazioni, senza per altro vuotare le sale in cui si sono prodotti. Brian Epstein, impresario del
celebre quartetto, ha profuso il proprio talento, spiegando, interpretando, minimizzando: per lui John Lennon, coptrariamente a ciò che orecchie valevole avevano fatto credere,
non si considera una persona più importante di Gesù Cristo; ha soltanto
voluto dire che la giovane generazione è più attenta alle gesta dei Beatles
che alTesercizio della pietà.
Il problema — il solo problema interessante — determinato da questo
incidente, è sapere se la constatazione
di John Lennon è esatta. Non si tratta di sa..pere se ha avuto ragione o
torto di esprimerla pubblicamente, si
tratta di sapere se corrisponde ai fatti
verificabili. E se per avventura ci si
dovesse convincere che John Lennon
ha osservato realmente i fatti, la sola
risposta da dare sarebbe quella ohe
John Wesley ha dato a Voltaire. LTndignazione non ha qui alcuna forza.
La marcia è sempre stata la più evidente manifestazione del movimento.
Mentre TOocidente s’interroga sulTimpertinenza dei suoi cojntanti alla
moda, l’Oriente attraversa una crisi
di puritanesimo ideologico. La gioventù cinese non si vota nè all’esercizào della pietà nè al culto della canzone moderna. Si abbandona con frenesia alle delizie del « maotsetismo ».
Non mancano gli eccessi, anche gravi,
che le stesse autorità hanno dovuto
frenare. I capelloni sono condannati,
come sono proibiti i cosmetici, Bach,
Mozart e Beethoven. Sono troppo rappresentativi del Vecchio Mondo. Naturalmente il cristianesimo non sfug
ge a questa purificazione. Denunciato
come « religione imperialista e ocx5Ìdentale» è stigmatizzato proprio come il « revisionismo sovietico ». È probabile che i dirigenti sovietici non
apprezzino che si faccia di loro e dei
cristiani un fascio solo. La congiuntura merita comunque di es'ere rilevata : Timprevedibile scaturisce dal
corso delle cose. Gli appassionati di
humour nero sono serviti.
Come cristiani, riceviamo sfide da
ogni parte. Qui i Beatles, là le Guardie rosse si levano come segni di contestazione, fra molti altri. Come un
tempo Voltaire.
Orbene, la sfida di Voltaire iion è
stata raccolta da un grande inquisitore o da un Federico Barbarossa. I
roghi e le Crociate appartengono a un
passato concluso. La sfida di Voltaire
è stata raccolta da John Wesley.
La parola, ora a John Wesley.
Jean-Marc Chappuis
(da La Vie protestante)
2
pag. 2
16 settembre 1966 — N. 36
libri
ROMA Una lettera di Karl Rarlh
avversaria o partner 7
Il dialogo tra la Chieaa Romama e le
Chiese mate dalla Riforma lia rlpreiao dopo
400 anni di initerruzioine. Durante questi
seeoli oi si è ignorati, attaeioa'ti (sovente
per non valide ragioni) e ci si è tenuti
sulla difensiva da entramibe le parti.
Gli elementi più importanti che hanno
oggi consentiito la ripresa del dialogo sono
rappresentati da una parte dalla teologia
di C. Barth, ohe si presenta agli occhi
della Chiesa Romana come vera e fedele
interprete delle istanze dtella Riforma, e
dall’altra, in campo cattolico, dalla nuova
importanza ohe è venuta ad assumere la
Parola di Dio nell’ambito della teologia.
I nuovi esponenti del pensiero cattolico
si presentano quindi al dialogo e alle
questioni poste loro dalla Riforma, in nome deU’Evangelo e dinanzi a questo atteggiamento l’incontro non sodo deve essere auspicano, ma anche attuato nella ricerca, di
fronte alla Parola di Dio, di ciò ohe effe.tivaanentc ci unisce e di ciò che elTettivamienle ci divide.
Da parte nostra sarebbe fondamentalmente ingiusto sospettare che questa nuova teologia cattolica rappresenti un tatticismo dia attuarsi in una « politica » ecumenica, ma dobbiamo invece tener presen.e
ohe essa ha le sue radici nella « riscoperta » della Sacra Scrittura nella Chiesa
Romana, resa possibile daill’Enioiclica « Divino afflante Spiritu ».
II libro di Ehrlieh, professore di teologia al New College di Edimburgo ed eminente personalità dtel pensiero riformalo,
ci presenta due esponenti di ques o nuovo indirizzo cattoilico, che nel dialogo con
il Protestantesimo costituiscono figure di
primo piano.
Il primo, L. Bouyer, ex pastore protestante, rivela nel sno libro « Du pro'estantisme à l’Eglise », i motiivi che lo hanno
portato al Cattolicesimo. L’inizio di questo cammino è stata la consta az'one « che
vi è una irriconciliabile oppcsizione tra
il protestantesimo come movimento spirituale d’iapirazione autenticamente evangelica e il proitestantesimo come is'.i uzione ». Lo scopo del libro non ha permesso all’Ehrlieh di rispondere a questa
tesi (e quanto sarebbe stato utile affrontare un simile argomento!), ma il d'a’ogo
incomincia snhi.o serralo e serene sulla
tesi « sola gratda et sola fide », che il
Bouyer sostiene come autenticamente cattoliche. In lOO pagine, in cui ampio spazio viene lasciato agli scritti del Bouyer,
di Lutero, di Calvino ed anche da Barili,
rEliriich si viene domandando se il Bouyer interpreta questi concetti nel senso che
gli hanno invece dato i Riformaiori e se
egli ha effetiiivamente compreso il pensiero
di questi ultimi, ¡n par.ieolare per quanto
concerne i rappoirti tra ginstificazione e
sintificazione.
Nella seconda parie del libro viene invece presentato il .pensiero di H. Kiing,
giovane teologo cattDlico, il quale sos iene dtolle vedute sulla grazia (òhe Bouyer
rigetta come errori protestanti) molto vieine al punto di vista dei Riformalori.
Mai nessun teologo cattolico si era sinora
così espresso. Ciò è stato possibile solo
perchè Kiinig concepisce la Parodia di Dio
come « centro della teologia ».
Il Kiinig rileva ohe Barth (suo diretto
in erlooutore) non ha comipreso le dichiarazioni del Concilio dii Trento in tutto
quanto esse hanno dello ed in tutte quanto
possono dire. Il principio della evoluzione
del dogma (inteso come possibili’à di rifcirmularlo e di esporlo, non solo sul
piano della terminologia, ma anche su
quello dei conicelli), la convinzione ohe l’ennneiazione del dogma risente del periodo
storico in cui esso è «lato annunciato e,
ancor più, la coscienza che se una verità
di fede ,può essere stala dimenticata dalla
Chiesa, non per questo questa verità è
s ala coimpletamen e persa per la Chiesa,
hanno permesso al Kiing di presentare e
definire la g tistificazione per fede in una
I nea che noi p-oles anti riconoBciamo come {( riformal a », ma che per Kiing è invece inquadraibile nell’ortodossa cattolica.
II nroiblema fondamen ale che ha diviso il
CrÌEiliares'mo nel xvi secolo, afferma Kiing,
non è più un problema in quanto, sebbene
protestanti e cat.olioi usino una terminologia d'versa, si trovano oggi dinanzi ad una
ident'ià di vedute.
L’imipcrtanza del pensiero del Kiing non
è dovuta ad un suo piresupiposto criptoproestaniesimo, ma all’affermazione che il
suo pensiero non ha nulla di contrario ai
dogmii ed alla fede della Chiesa Romana.
Fa'ta eceez'ooe per alcuni rilievi di non
trascurahile importanza, per cui l’Ehrlidi
si chiede se la concezione cris'ologica di
Kiinig sia veramen.te quella dei Riformatoiri
e di Barth (il che avrebbe permesso, in
questo campo, una concordanza assoluta
con il pensiiero pro’estanre), rimane il fatto
che, se le sue vedùte sono esat'^e, il Kiing
ha (( diSsepollo una verità etiupefacente,
rimasta initerrata durante secoli ».
A questo punto sorge allora la domanda;
= III = III = III = III ^ III = III = III =
di giorgio tourn |||
= III = III = III ^ II! = III = III = III =
Alcuni mesi or sono (nel n. 23 del 29 ottobre 1965) abbiamo pubblicato frammenti dello Statuto di fondazione dell’Unione valdese della
parrocchia di Massello nel corso dell’anno 1883. Analizzando il significato di quel testo sotto il profilo della testimonianza cristiana, notavamo che sarebbe interessante stabilire un raffronto tra Timpegno di
quel gruppo di ucmini « risvegliati » e l’insieme della comunità di cui
erano membri. Abbiamo letto a questo scopo i verbali del Concistoro
di quello stesso anno e le lettura è tutt’altro che priva di interesse. Vi
sono due 'atti di disciplina ecclesiastica, un verbale di nomina dei delegati al Sinodo ed il verbale di una visita straordinaria della Tavola.
Offriamo ai nostri lettori questi testi (a puntate, se il direttore consente) riservandoci di fare aictine osservazioni.
REINTEGRATION DANS L’EGLISE DE TRON M. DU...
Aujourd’hui 1 janvier 1883, s’est présentée devant le Consistoire Tron M. de...
du..., excommuniée le 22 mai 1881, demandant d’être nouvellement reçue dans l’Eglise.
Après que la M. Tron eût exposé sa demande et les motifs qui la poussaient à
la faire et après quelques observations du Pasteur et des Anciens, le Consistoire
décide à l'unanimité d’admettre sa demande et le Pasteur finit par la prière.
Massel le 1er janvier 1883. Les membres du Consistoire; Micol Pierre Ancien.
Meytre François Ancien, Tron Jacob Ancien, J. J. R. Tron Pasteur.
DELIBERATION DU CONSISTOIRE DE MASSEL
Le Consistoire ayant reçu une longue lettre de 22 pages, écrite par Micol B. de...
contre Pons B. du même village, tous les deux membres de cette Eglise; pour s’assurer si les accusations qui y étaient contenues contre Pons B. étaient vraies, examina
les différents témoins indiqués par Micol B.; mais n’ayant rien trouvé de positif, délibère à l’unanimité de ses membres de détruire le dit document, afin que dans les archives du Consistoire il ne reste rien qui puisse dans l’avenir compromettre la réputation
de l’accusé Pons B. de...
Temple de Massel le 3 juin 1883 à l'heure de midi. Les membres du Consistoire
de Massel; Tron Jacob Ancien, Meytre François Ancien. Breuze Jean Jaques Ancien.
Micol Pierre Ancien, J. J. R. Tron Pasteur Président.
NOMINATION DES DEPUTES AU SYNODE DE 1883
Aujourd’hui 26 août 1883 dans le Temple de Massel. l’assemblée paroissiale régulièrement convoquée, a nommés députés au Synode Messieurs Tron Jacob avec 16 voix
sur 31 votants; Tron Barthélemi avec 16 voix sur 31 votants.
La reintegrazione di un membro della comunità colpito da scomunica non è raro nel XIX secolo come non è raro Tatto di scomunica.
Formalmente siamo in presenza di una presa di posizione conforme alla
tradizione riformata, un provvedimento di cura d’anime efficace. Sostanzialmente si tratta di una sopravvivenza istituzionale quasi del
tutto priva di sostanza: il Concistoro non ha nulla da dire, qualche
osservazione, forse una parola di incoraggiamento e si ristabilisce l’ordine più che la fede. In secondo luogo si tratta sempre di casi di immoralità. La ragazza in nuestione infatti era stata scomunicata il 22 maggio 1881 insieme ad una compagna «pour avoir chacune d’elles mis au
monde un enfant illégitime et avoir causé un grand scandale à cette
Eglise». Più che puritana nel vero senso del termine, questa piccola
sccietà contadina si rivela vittoriana, indignata per una nai^ita illegittima ma muta su ben altre deficienze. Il Concistoro nell’esercizio della
disciplina non sembra più essere la guida della comunità, ma il suo
strumento di repressione, il portavoce delia sua pietà conformista. Non
è dunque senza motivo che i membri delTUnion non considerassero più
il Concistoro elemento valido di disciplina, ma decidessero di sottoporre
« leurs différents » al seggio deironion stessa. All’ombra di una struttura ormai inefficace i « risvegliati » si creavano nuove strutture.
Per quanto concerne invece l’epistola di B. Micol è un vero peccato
che il Concistoro nella sua delicatezza umana Tabbia distrutta!
Avremmo in mano un eccezionale documento di letteratura popolare
che ci illuminerebbe su molti punti.
il pensiero del Kiing è effejlivamemte quello della Chteisia di Roima?
Da 10 anml, da quando cioè è uisei a l’opera del Kiing, Roma tace; il silenzio è
una aipprovazione del suo pensiero? La
maggior parte dei teologi cattolici assentano alla stia teolog a, ma una nrinoranza
non crede ohe oi si trovi davanti a una
fedele interipretazione dei decreti del Concilio di Trento. Lo stesso Barth domanda
al Kiing; « Voi stesso avete scoperto lutto
ques'-o prima, duran'.e o piuttosto dopo la
vostra lettura cosi attenta della mia Dogmatica? ».
Introducendoci in questo sano confronto
di lesti, ove Kiing, Liutero, Calvino e Barth
siedono di fronte all’Evangelo ed ai quali
f’Ehrlieh chiede sempre uTeriori spiegazioni e chiarimenti sul s’ignificato di ogni
loro affermazione, notiamo come il dialogo
viene condotto in modo esemplare, senza
sottintesi, lungi da nn facile e superficiale
irenismo, ma nella ricerca della verità,
prima òhe delTunilà. E come spelta, ori e
parte in causa di questo dibattilo, ei si
domanda se le nostre comunità sono pronte ad jncom'.rarsi con i caltoldci con lo
spirito e la preparazione adeguata ; non
ei consola infatti jl constaitare ohe nel ealtollicesimo tamii buoni parroci e laici navigano ancora su vecchie corazzate che il
Kiing sembra aver messo definitivamente
in disarmo.
L’ult'ma parte del vo'lume tratta degli
ostacoli all’unità ciristiiana ed in modo particolare delle difficoltà e dei limili del dialogo tra proite.stantl e cattolici.
Per quanto in modo coociiso, il concetto
di tradizione, la cristologia ed il valore
della Saicra Scrittura nei riguardi deTa
Chiesa vengono dis(;u8si dall’Ehrllch e vengono poste da parte protestante domande
e richieste di chiarificazione che esigono
una rispoisVa da parte della Chiesa Romana, affinchè il dialogo possa continuare con
chiarezza. In questi capitoli avremmo voluto elle fosse maggiormente svolto il concetto di autorità nella Chiesa, cosi come
è inteso nelle Chiese dò’la Riforma ed
in particolare le sue implicazioni di ordine
pratico; ma forse questo non era il tema
prinieipale dei libro.
Dopo una esposizione dei limiiti. che il
cattolico deve sempre porsi quando si incontra con un prolestanle, identifiicahili in
una « riserva mentale » intesa come mancanza di una disposlizione totale ùl dialogo (ma non vorremmo ohe questo concetto
venisse generalizzato!), viene discusso Toetacolo fondanmntale che imped'sce, ad un
certo punto, la proisecuzione del d'alogo;
la consitatazìone che nel Cattolicesimo la
Tradizione si ideniifica con la Ch esa, per
cui la Chiesa viene .a trovare in se »‘essa
la norma della verità.
Ma bisogna fermarci davan i a ques'a
constatazione? « La vera condizione del
dialogo è il fatto ohe anche nella loro reciproica opposizione, nel modo di mettersi
reciprocamente in questione, la Chiesa di
Roma e quella dèlia Riforma si sentono
responsahli l’una delTaltra. L’amcre impedisce che esse si scartino ree'proicamente.
Quello che ci da qualche speranza ed il
coraggio di proseguire, è il fat o che, in
ultima analisi, la riunificazione dei crieliani
separali riguarda Cristo stesso. E non può
essere altrimenti poiché è suo il corpo ohe
è lacerato ed è lui solo che può guarirne
la ferita. Cattolici e protes'aiui non devono mascherare le divisioni che impediiscono
di divenire visiibilmente uniti, devono
è lacerato ed è hti solo che può guarirne
Egli lo vuole, ma a tempo coevenevò'e e
noi lo crediamo e dobbiamo crederlo ; ”Io
credo. Signore, sovvieni alla mia incre
dulità” (Marco 9; 24) ». Dario Varese
Scritta nel 1959 al Congresso internazionale di Londra
contro l’armamento atomico, non ha perso attualità
Nel corso degli ultimi anni, e dalle parti
più diverse, gli argomenti che dimostrano
ringìustìzìa e il pericolo deirarmamenlo
atomico sono stati sviluppati con tutta la
chiarezza desiderabile e sono stati portati a
conoscenza di tutti. Chi aveva orecchie per
udire, ha udito.
Ci troviamo tuttavia di fronte a questi tre
fatti :
a) I nostri governi vedono indubbiamente
il problema, ne riconoscono o per lo meno
non ne negano la gravità, ma sono comunque
decisi a mettere in esecuzione e a proseguire
la loro impresa fatale.
b) Sebbene, nella loro maggioranza, le nostre popolazioni siano — segretamente, e in
parte anche apertamente — profondamente
spaventate dalla minaccia radicale legata alrarmamenlo atomico, non sono pronte, al
riguardo, a passare a un^opposizione o anche
a una resistenza decisa.
c) Gli ambienti colti, in particolare, come
una larga parte degli ambienti ecclesiastici
si danno volentieri a profonde discussioni filosofiche e teologiche su ciò che v’è di tragico per l’uomo nel vivere neH’età atomica,
ma schivano con ostinazione ogni concreta
decisione contro Tarmamento atomico.
La ragione di tale intima contraddizione
sta ovunque nella paura di una minaccia,
che sì pretende più grave, diretta contro i
beni più sacri daU’avversario che ci affronta,
sul terreno ideologico e su quello della politica mondiale. Si pen.sa di non poter prevenire questa minaccia altrimenti che ricorrendo alla controminaccia consistente nell’armamento atomico.
Il dovere primordiale degli avversari delTarmamento atomico dovrebbe quindi consistere in uno sforzo nuovo, sganciato da ogni
pregiudizio, per vincere quest’opposizione ideologica e politica. In altri termini, gli avversari dell’armamento atomico devono adottare
e mettere essi stessi in evidenza una posizione
che sia esente da tale angoscia reciproca e orientata unicamente su Dio e sull’uomo autentico.
Naturalmente Topposizione contro Tarmamenlo atomico deve continuare su tutta la
linea (in ogni paese e in ogni campo a seconda che le circostanze richiedono), indipendentemente da questo contesto più ampio e senza
quindi tener conto di successi o insuccessi immediati.
Si pone un problema — e forse il congresso dovrà affrontarlo : quello di sapere, dato
che si è discusso ormai a sufficienza su questo tema, se tale opposizione non debba concretizzarsi in una resistenza attiva (forse sotto forma di un invito aperto a rifiutare di
compiere qualsiasi servizio militare).
Karl Barth
Basilea, 7 gennaio 1959.
IN GRECIA
Condannano a morte
gli obiettori di coscienza
ATENE (o/) — Lunedi 8 agosto 1966 il
tribunale militare di Atene ha condannalo
a morte all’unanimità il coscritto Christo-i
Kazanis, di 22 anni. Testimone di Geova,
Christos Kazanis è obiettore di coscienza
(nei 1964 era già stato condannato a diuanni di prigione per il medesimo motivo).
E’ la seconda volta, dal principio de
1966, che i tribunali militari greci condan
nano un obiettore di coscienza alla pena di.
morte. Nel primo caso si è potuto otteneic
che fosse commutata in sette anni di carci
re. Si ignora se il secondo condannato p<
Irà beneficiare della medesima commutaziu
ne di pena.
Comunque, il fatto che tale condanna >
nanime sia stata annunciata trionfalmenlu
da un rappresentante ufficiale dell’armai l
greca è un’ulteriore riprova della degradazione del clima democratico in questo paese.
I lettori ci .scrivono
RUDOLF J. EHRLICH - Rome, adversaire ou partenaire?, Labor et
Fides, Genève 1966, p. 314, L. 4.000.
■iiMOiiHiimiiiiiiiiiiiiiiiiniiiifim
Il perturbatore
della quiete
Una lettrice, da Roma:
Siignwr Direltore,
nel leggere la nota Un perturbatore della quiete in « Caccia e Pesca » delTultimo numero del giornale, rilevo il tono piinttosto favorevole al Pastore Paisiley del commentatore, e non posso fare a meno. di dire quanto nii risulla in
merito ai fatti di Belfas', es.sendo
da poco ritornata dall’Irlanda del
Nord.
La situazione in quel Paese è
sempre estremamente delicata per
quel che riguarda la convivenza
con i cattolici, e spesso è difficile
stabilire da chi parta la provocazione. È indubbio però che questa
volta il Paisley abbia soffiato sull
fuoco, ed è sempre deplorevole un
inioitaimento alla violenza, sopralltulto quando parte da un pas'.ore.
Pur non vivendo in un ambiente
cattolico, ho sentito condannare
unaniniontente Tatteggiamento del
Paiisley, ohe pare sia assai pericoloso come abile trascinatore di folla. ScriWe come; No pope bere! ed
altre che non ricordo, sono frequenti nei quartieri più poipohiri di
Belfast, se questo può in qualche
modo far piaicere al commentatore
di «Caccia e Pesca». Anche il lancio d’uin sasso sull’auto della Regina Elisabetta in visita nei primi
di luglio neif!a città e, mi pare,
un’aTra manifestazione dj_ violenza,
sono il risultalo del ’oratoria del
Paisley.
La domenica 3 luglio, trovandomi a Edimburgo, prima di andare
in Irlanda, ho sentilo il pastore deprecaire i falli di Belfast nel suo
sermone nella cattedrale presbiteriana di Si. Giles.
Graz'e per avermi letta,
Federica Valeri
Per Anna
Abbiamo ancora ricevuto ; Mary
Jahier (Torino) L. 10.000. Ringraziamo e trasmettiamo. Il totale delle offerte ammonta così a L. 157.000.
I CRISTIANI CATASTROFICI, UNA PESTE!
Eppure dovremmo saltare di gioia,
partecipi dell'opera di Dio
Il problema della no.stra risposta
alla vocazione di Dio, che impone alle
nostre Chiese non tanto un rinnovamento, quanto il coraggio di intraprendere azioni e iniziative del tutto
nuove, al di fuori del campo in cui
ci siamo abituati a rinchiudere l’attività della Chiesa, è un problema che
sta al primo posto nelle mie preoccupazioni. In questo senso condivido la
critica che molti fanno alle nostre comunità, condivido anche le lagnanze
che spesso ho sentito nelle mie visite.
Vi è però un atteggiamento che non
condivido, e che ritengo anzi assai
poco evangelico, un atteggiamento che
considero come la peste delle Chiese:
è quell’atteggiamento funereo che
consiste nel vedere soltanto crisi, catastrofi, cedimenti, per cui, quando si
parla di Chiesa, non si è più capaci
di vedere ciò che il Signore compie
in noi e attorno a noi, non si è più
capaci di gioire, di aver fiducia, ma si
assume un tono tetro e pesante, che
francamente fa preferire una discussione con un ateo.
È giusto esser coscienti dei nostri
limiti e delle nostre infedeltà; ma che
una conversazione fra cristiani debba
sempre concludersi con un tono da
« Dies irae » e risolversi in una noiosa lamentela, in una opprimente rassegna di mali e di profezie tenebrose,
Culto radio
ore 7,40
Domenica 18 Settembre
Past. ERMANNO ROSTAN
Torino o Roma
Domenica 25 Settembre
Past. ERMANNO ROSTAN
Torino o Roma
questo mi rifiuto di accettarlo. I cristiani, secondo me, dovrebbero essere
sempre capaci di affrontare le situazioni con una robusta allegrezza :
« Rallegratevi di continuo, il Signore
è vicino » (Fil. 4). Il Signore ci chiede di obbedirgli con prontezza e slancio, e non di trascinarci tristemente
compiacendoci dei nostri mali, come
un malato innamorato del proprio dolore.
I nostri difetti ci sono, e grossi, ma
quel che conta è che il Signore ci assegna un compito, certo non comodo
e facile, un compito che impone delle
scelte, ma anche estremamente bello,
un compito che ci deve far saltare di
gioia, come i malati guariti da Gesù.
Perchè l’annunzio del Regno di Dio
ci rende partecipi di un’opera che non
può fallire, perchè non è nelle nostre
mani, ma nelle mani di Dio.
(Un pastore alla sua comunità, su un
bollettino di chiesa).
3
K. 36 — 16 settembre 1966
pag. 3
BLA CK POWER
Uno slofran «'he M. L, King non approva,
ma che si spiega senza alcuna difficoltà
Una commissione sinodale riferisce su
Nalura, essenza e flne del malrìeionio
NEW YORK (soepi) - Il nuovo slogan «Black Power» (potere negro),
nato dalla situazione di frustrazione
e di disperazione delle masse negre,
impotenti a migliorare le loro condizioni d’esistenza, è stato commentato da numerosi responsabili di
Chiese.
Il dr. G. E. RufE, scrive su « The
Liutheran » che la crisi avrebbe potuto essere evitata se la popolazione
bianca avesse reaizzato la gravità
della situazione. Ma molti bianchi
sono ancora al punto di chiedersi se
accettano o no l’integrazione nele
Chiese, mentre è un problema da tempo superato.
Per il past. Martin Luther King le
promesse fatte nel 1965, e non mantenute, hanno determinato un sentimento di frustrazione e di colera in
milioni di negri. Alcuni — scrive sul
« New York Times » — sono giunti
a convincersi che la violenza è il solo
mezzo per costringere la maggioranza bianca a porre rimedio alla spaventosa piaga sociale costituita dalia
situazione dei negri, nel Sud come
nei Nord degli Stati Uniti. A suo avviso la maggioranza dei negri continuerà ad agire senza violenza, se gli
americani bianchi dimostreranno determinatezza e onestà.
L’arcivescovo cattolco romano Paul
J. Hallinan, di Atlanta, ipur condannando lo slogan, ha rimproverato alle Chiese di non sostenere i negri.
Un gruppo di 35 dirigenti'ecclesdiar
stici negri, riuniti dalla commissione
« Razza e Religione » del Consiglio
nazionale delle Chiese, ha espresso il
proprio disaccordo con « coloro ohe
dicono che dobbiamo cessare idi reclamare il potere per timore di perdere ciò che già abbiamo conquistato ». I negri — hanno detto — devo
la polizia (due negri uccisi, di cui
una ragazza di 14 ann;i, e molte diecine di feriti), richiamando al ricordo
la rivolta di Watts, il ghetto negro
di Los Angeles, nel 1965, ripropongono in tutta la loro gravità le difficoltà
di applicazione del programma integrazionista.
« È bens'; vero che dal gennaio 1966
il governo americano conta tra i suoi
ministri un negro, Robert C. Weawer,
e che, per la prima volta nella storia
degli Stati Uniti, un negro è stato
eletto sceriffo nella ccntea di M^on
(Alabama). Ma la realtà dei fatti, come si esprime nelle statistiche, è molto diversa. Sono dodici anni che la
Corte Suprema ha ordinato Tintegrazione sooHastica; ma sinora un solo
ragazzo negro su 16 ha potuto mettere piede in una scuola bianca, e
non senza difficoltà.
« Nel 1950 il salario medio di un
lavoratore negro era pari al 61'’/'' del
salario di un lavoratore bianco; nel
1964 era sceso al -59%. Nel 1940 c’erano negli USA 3395 medici e chirurghi
negri ; nel 1964 ce n’erano appena
4216 per una popolazione negra salita intanto a 20 milioni. Vi sono oggi
circa 4000 insegnanti per 3 milioni di
bambini negri, cioè un insegnante
ogni 750 allievi.
« I negri rappresentano il 10,9% della popolazione nordamericana; ma
contano il 17,5% di disoccupati, il
27,8% di detenuti, il 61,2% di figli illegittimi. In un solo settore Tintegrazione è stata realizzata oltre ogni aspettativa: fra le truippe che si battono nel Vietnam i negri rappresentano, per espressa dichiarazione del
presidente Johnson, il 22% dei combattenti e hanno sofferto sinora il
22% delle perdite.
« Ciò spiega nerohè il pastore M. L.
1 Una linea Ji indagine non rinviene
ne'.i’it. e N.T. una dollrina comipleta e
sistema iea del matrimonio e sot ol'nea che
esso viene presen a o nella Bi'bibia cOiine
un presupposto, quale istituzione fondamentale originaria, dist'nta ed autonoma
nel suo ordine proiurio da quela della famiglia, dèlio Stato e della Chiesa che
successivamente vi lianno interferito.
Gesù e gii aipos' oli tra tano dell’islituto
sotto lo stimolo di ineidenze par irtflari
reilative alle situazioni concretamente vissute neiranibilo ma rimoniiale e che vengono Icro sottopots^e. I valori crstiani si
innestano quindi nel substrato degli ordiinamenti matrimoniali dei popoli dell’epoca. Pertanto per pervenire ad una piena
comprensione del matrimonio cesi come oi
viene presentato dalla Seri tura ed è vissuto
nelle comunità che lianno per prime rice
con particolare attenzione ai matrimoni misti e al problema del divorzio
zione di alcuni gruppi semiti dail’Egitto
in Palestina, Israele ha scorto l’oipera di
Jabveh die si crea un popolo (e simi'ItnenLe nel decreto di Ciro, nella Grece, nelle
apparizioni del Risorto, ha scorto la fedèltà, la redenzione, la risurrezione...) cosi
un uomo può scorgere nella donna, che da
un complesso, di fattori vari è spinta verso di lui, una grazia, una dispensazione, un
dono di Dio a suo riguardo e similmente
per la donna.
La risposta a un riconoscimento di questo genere prende la forma della fedeltà,
Il Sinodo 1*165 aveva richiesto (A.S. 18) la nomina di « una Commissione che,
richiamandosi alla dottrina, fini e caratteri del matrimonio, ne presenti al prossimo
Sinodo una sintesi con particolare riferimento al problema dei matrimoni misti e a
quello deUe seconde nozze dei divorziati ». Il Seggio aveva poi proceduto alla
designazione dei membri della Commissione stessa, nelle persone dei pastori Aldo
Sbaffi, presidente; Franco Giampiccoti e Alfredo Sonelli. La Commissione si è
riunita nel corso dell’anno, valendosi pure della consulenza del prof. Giorgio
Peyrot e del past. Aldo Comba. Quest’ultimo è ora anzi subentrato, nella Commissione, al past. F. Giampiccoli, dopo che questi ha assunto la direzione di
Agape. La Commissione ha presentato al Sinodo una relazione provvisoria; essa
ha infatti raccolto ampio materiale, e si limita per il momento a presentare varie
linee di ricerca che dovranno essere ulteriormente approfondite e coordinate.
Pensiamo di far cosa utile e gradita ai nostri lettori presentando questo documento, che è stato allegato al Rapporto del Sinodo. red.
no cercare di ottenere il potere per King, premio Nobel della pace e a^--------- „.-j---------stole della non violenza e dellmte
valersene in modo positivo, in modo
da ottenere, al di là della semplice
riconciliazione, un’uguaglianza che
permetterà loro di collaboraie con gli
altri poteri.
* ^
Su «Resistenza» (agosto ’66) abbiamo letto questi dati relativamente
al problema negro in America :
« I recenti sanguinosi episodi di
Chicago, che hanno visto ancora una
volta i negri in violento conffitto con
grazione graduale, stia perdendo terreno di fronte al più aggressivo Stokely Carmichael, presidente del
SNOC, organizzazione studentesca
che reclama un «potere negro» per
i negri, che respinge cioè I’integrazione con i bianchi e si pone come
programma la costituzione di un partito negro unitario per giungere a una
vera e propria convenzione nazionale
di tutti i negri nord americani».
vuito la Rivelazione di Oiisto, occorre fare
riicoirso al diritto romauo, «d ebraico, e per
repoca sueicessi'va anche al diritto germaniioo. Così opeirando si possono rilevare
quali tra gli ei’jemeniti propri al ma'rimonto
praticato tra queste pcpolaziomi sono rimasti, e sono poi d/venilatl, fattori di fondo comuni aniclie al imatriimonio cristiano
unitamente a quei valor', por ati dai'la Rivdlazionie, die n.e Iianno. carat erlzzato a
nuovo la raaluna, l’essenza ed i fini in seno
alle coumniità cr stiane dei primi secoli.
2) Una iseconida linea di iradaigine ritiene di dover assumere come punto di
partenza di una r flessione cristiana sugli
eventi dèlia vita, la fede, intesa come capacità (dono) dii isiccrgere un intervento di
Dio in certi avvenimenti de l’esistenza.
Come nel fatto, in sè banale, dell’emigra
...............Ili..................
La rivoluzione negro
E' più facile fare la psicologia e la sociologia del problema razziale che non la sua
teologia. Forse un abbozzo di teologia del
problema è contenuta nel secondo degli scritti che compongono il volumetto, scritto che,
guarda caso, è dovuto alla penna di un
monaco trappista; non nello scritto del pastore battista. D'altra parte c’è da chiedersi
se proprio quella appassionata psicologia,
che va ben al di là dell’arida scienza, contenuta nell'uno e nell’altro scritto, non pa
una predicazione dell’Evangelo in termini
laici, proprio per questo più conformi alla
primitiva testimonianza cristiana. Una nuova testimonianza a Gesù Cristo che va solo
spogliata di alcuni inautentici richiami alla natura, al diritto naturale o al semplice
buon senso. Ci sembra che questa seconda
ipotesi sìa quella giusta.
Martin Luther King scrive, dal carcere di
Birmingham, una lunga lettera ad un gruppo di amici pastori (« Posso assicurarvi che
essa sarebbe stata molto più corta se 1 avessi scritta in un comodo ufficio, ma quando
si è soli per dei giorni in una stretta cella,
che altro si può fare, se non scrivere lunghe lettere, pensare lungamente e lungamente pregare? » pag. 39-40). Vuole dire
loro che è in carcere perchè ha lottato contro l'ingiustizia : « In qualunque luogo si
verifichi, Fingiustizia è una minaccia per
la giustizia in tutti i luoghi » (p^S- 9).
negri lottano non perchè non vogliono scendere a trattative, ma perchè desiderano trattative: i privilegiati non abbandonano^ mai
i loro privilegi spontaneamente; dicono
« aspettate », ma pensano « “»' ”1 ®
gruppi tendono ad essere più immorali dei
singoli stessi. E' necessario provare ed essere segregati e a doverlo dire ai propri figli;
allora questo « aspettate » diventa insopportabile. La relazione io-tu viene sostituita da
un'altra : io-quello, in cui una delle due persone perde la propria autenticità. Aspettare
significa non solo dar tempo agli uomini di
buona volontà, ma anche a quelli di cattiva
volontà, i quali ultimi spesso sanno adoperare il tempo molto meglio dei primi. P«
store battista accetta l’accusa di estremismo
(che. personalmente, non ci sentiamo i rt
volgergli, e ce ne dispiace), ma sostiene che
anche Cristo è stato un estremista; si tratta
di vedere se si è estremisti nell’odio o nell’amore; nell’ingiustizia o nella giustizia;
mondo ha bisogno di estremisti creatori.
L’Evangclo ha qualcosa da dire m questa
questione polìtica : non è un problema i
ordine; l’ordine della polizia è sempre stato
a senso unico a sfavore del negro.
te a questo dato di fatto, egli ha pre ica o
la non violenza, perchè non si possono a o
perare mezzi immorali per scopi morali. « a
ora devo affermare che è altrettanto ma va
gio, se non peggiore, impiegare mezzi mo
rali (= l'ordine della polizia) per salvaguardare fini immorali » (pag. 38).
roc! dall’«altra» America - tino
scrìtto di Martin Luther King
Thomas Merton scrive a un bianco liberale, perchè i cristiani «sono chiamati a
manifestare, nel corso della storia, la misericordia e la verità di Dio » (pag. 43). Dopo
rinevitabile riferimento a Paolo VI e l’incameramento ecclesiastico della precedente
affermazione teologica, l’autore passa alla
lunga serie delle sue denunce: la corsa agli
armamenti sotto Tipocrita scusa della difesa
della libertà, come se questa fosse una questione di forza; la mancanza di serietà nell’affermazione che anche i negri sono persone umane quando a questa non corrisponde
un adeguato atteggiamento pratico; la segregazione razziale persino nelle chiese del Sud;
la uguale mancanza di giustizia nelle regioni del Nord... « In effetti noi non diamo
veramente ai negri il diritto di vivere, di
mangiare, d’istruirsi, e di lavorare dove vogliono, ma soltanto quello di sporger querela
ai bianchi che rifiutano loro la possibilità
di farlo » (pag. 54). Il Nord reclama la libertà dei negri nel Sud, ma vive come se
quelli del Nord non esistessero affatto. In
effetti la vera libertà che è perseguita è
quella degli affari. Se la questione negra
turba questi ultimi è presa in considerazione; altrimenti no. I negri sono quelli a
spese dei quali si possono realizzare affari;
non delle persone. E quando si vuole sostenere che il problema negro è risolto, si dice
che trentacinque negri (su venti miUonil),
sono milionari, non importa se, proprio perchè negri, sono costretti a vivere in un ghetto che diventa tale, in loro presenza, anche
AHGROONA (Serre)
Domenica 4 settembre, nel Tempio del Serre, è stato amministrato il battesimo a Moris
Odin di Alessandro e di Gavioli Alma. Benedica il Signore questo piccolo bambino.
___ Il 7 e. m. è deceduta all’ospedale di S.
Giovanni vecchio di Torino, dopo lunga e penosa malattia, all’età di 47 anni, Gaydou Fanny in Chiavia, degli Eyssartet di Pradeltorno.
La salma è stata tumulata nel cimitero del
Capoluogo di Angrogna il 9 settembre. Rinnoviamo Tespressione della nostra simpatia
cristiana ai numerosi familiari colpiti da questo lutto: ai genitori, al marito, ai figli.
_____Domenica 18 sarà sospeso il culto a Pradeltorno. Avrà luogo un culto unico per il
Serre e Pradeltorno al Serre, alle ore 10,30,
per Tinsediamento del nuovo conduttore della
Comunità, Pastore Renato Coisson, Sin da ora
gli auguriamo un lavoro proficuo benedetto
dal Signore.
se prima era un quartiere residenziale. La
lotta per la libertà dei negri è anche per
quella dei bianchi.
Tutte le accuse anche reali e fondate che
sono rivolte ai negri e ai loro disordini, non
sono fondate sul desiderio che essi cambino,
ma piuttosto che essi restino così, per poterli accusare ancora, per denunciarli come
comunisti, per squalificarli come violenti,
anche se questa squalifica non è compietamente meritata neppure dal gruppo più estremista delle rivendicazioni negre, quello
dei mussulmani negri. Il problema non è
di accettare paternalisticamente alcune istanze negre, come pure fanno molti cristiani, irritandosi perchè i negri non accettano questo
paternalismo. E’ necessario che il bianco si
convinca di essere per il negro come il negro è per lui; in passato ha trionfato il
concetto brutale che il negro era per il bianco. L’ora presente è forse il KAIROS, l’ora
di Dio, - un’occasione data ai cristiani per
rendere chiaro l’aniiunzio dell’amore. I negri conoscono il bianco meglio di quanto si
conosca egli stesso. Possono sfidarlo con
l’astuzia; è tempo che il bianco se ne renda
conto. « Quanto al resto, voi avete Mosè e
i profeti: Martin Luther King, James
Baldwin e altri ancora. Leggeteli, e vedete
da voi cosa dicono » (pag. 92).
m. c. tron
MARTIN LUTHER KING - THOMAS MERTON - La rivoluzione negra - La Locusta, ’Vicenza, 1965,
L. 500.
COMUNICATO
Evangelici in riviera
I Consigli di chiesa di Sanremo e
Vallecrosia hanno deciso di iniziare
un’opera di consulenza per gli evangelici che desiderano trascorrere dei
periodi in Riviera, in appartamenti
ammohiliati o pensioni, o che vorrebbero stabilirvisi permanentemente,
godendo, oltre che della mitezza del
clima, anche della presenza di una
comunità evangelica.
Per informazioni, rivolgersi al Coi.
Lino De Nicola - Via P. Semeria 124 Sanremo, o al Sig. Hermanno Jalla Corso Italia 44 - Bordighera.
tìhe reca ceni sè l’mdissolubiliJtà del vimcolo elle cosi si cos ituisce. Vissuto nella
fedè, tale indissoluibilità diventa parabola
e teistitmonianza della fedeltà di Dio.
3) Le parole ,dii Gesù relative al divoralo (Miatiteo 19 e paralleli) vanno lette alla
luce dèi Sermone sul Monte e delle parabole, in cui appare un netto rifiuto di
ogni casistica di tipo leigalistieo, e viene
in luce invece la proiclamazione dei ¡grandi
atti di Dio (i suoi doni, il suo perdono)
che, in quanto ricevuti per fede, aprono
aH’uomo la poesibiliità di una viltà nuova.
4) La fede corre il pericolo di trasformare nuovamente in legge ciò che può
solo essere vissuto per grazia. Se nel complesso dei fattori (storici, snoiàli, personali)
«he conduioono un determinato nomo verso
ima idèterminata donna, essi possono scorgere per fede una dispensazione di Dio al
loro riguardo, allora il non disgiunigere ciò
che Dio ha unito diventa per loro Evangelo di grazia e non legge.
5) La fede non è soltanto un riconoscere l’atto di Dio, ma anche le esigenze
che esso comporta. Va tenuto presente che
la formulazione normaitiva non esaiurisoe
mai interamente la volontà di Dio ; questa volontà di Dio viene r-iconoseduta soltanto dalla fede nèll’amhito di ogni singola situazione concreta. Non si può infatti predeterminare per ogni caso particolare come si confiigurerà concretamente
l’obbedienza nella fede, in ogni modo l’Evangelo non può essere utilizzato legalisticamente.
6) D’altra parte non possiamo sottovalutare il fatto ohe nell’economia del Nuovo Patto, tutte le Cose sono rinnovate e
vanno viste nella luce del Regno.
7) Alcuni fra noi sottolineano che l’essenza del vincolo distingue il matrimonio
cristiano quale reàltà operante in vista del
Regno rigenerando così l’istituzione pro,pria alla condizione umana. L’essenza del
matrimonio orisliano riposa sul dato deil’Alleanza nèl Signore, quale ricostituzione
unitaria di un duale, ri-creato sul fondamento della Rivelazione; ed in oomseguenza il vincolo ha quali caratteri propri la
monogamia e la indissolubilità. Rea.tà vivente di una sola persona fatta di due che
rinunciano alla ¡propria vita singola in virtà della nuova, connine ed unitaria, atto
intégrante il secondo grande comandamento dell’amore del prossimo nel modo più
tipico e completo, il matrimonio si pone
come un’Alleanza di Grazia voluta da Dio
per i coniugi, ¡dono ohe si man¡ festa in
loro nella scelta reciproca e nel consenso
ad una vita comune.
8) Altri sotto’ineano òhe l’indissolubilità del matrimonio «ris iano in quanto dono di Dio può tssere soltanto annunziata
dalla predicazione e v ssuta nel mondo come una testimonianza, e pertanto fiorisce
pienamente solo in C ima di líber.à, e
non nel clima di indissolubilità imposta per
legge eoclesiaslica o statale.
Una linea di indagine può quindi svilupparsi su questi èlementi: riconoscere
una dispensazione di Dio ed accettarla significa vivere una vocazione; ciò vale tanto
per il matrimonio quanto per il celibato
che, sebbene statisliieamente più raro, non
è nè più ricco nè meno ricco di benedizione, ma è una vocazione diversa.
I casi in cui i coniugi si sono estraniati
Tuno dall’altro ed in cui quindi (con o
senza adulterio dell’uno o dèlTaltro) il
matrimonio non esiste più, vanno trattati
non in base ad una regolamentazione rigida, ma in base alla preoccupazione pastorale di richiamo alla fede ed appello
alla conversione, come si .ricava da una a'tenta considerazione dei passi delle epistole
in materia.
9) Là dove il matrimonio può essere
vissuto come dono di Dio esso ha i suoi
fini in se stesso. A questo riguardo una
linea di indagine può svilupparsi su questi
elementi : il finis ipsius operis appare nel
ristabilimento unitario della coppia divinamente formata mediamte la Grazia rige
neratrice dell’amore. In questo fine .primario dèlia Christiana omnis vitae communicatio, nella nuova persona duale, risultano rioompresi come finalità successive il
mutuMm adiutorium e la traditìo-aoceptatio
dell’uso corporale tra i coniugi. 11 remendium e la procreatio si presentano quali
fini secondari; quest’ultimo poi anche per
la sua particolarità di dare origine, nelTambito del matrimonio, ad una nuova e
distinta istituzione avente un suo ordine
proprio, quale è la famiglia.
10) Matrimoni misti. - li matrimonio
(tra un .credente èd una persona di co'nfessione diversa o di fatto non crédente, per
quanto eventualmente battezzata) mantiene i
caratteri di matrimonio cristiano scio se il
credente lo può vivere come una particolare vocazione alla « santificazione » (I Corìnzi 7) del coniuge e se questo accetta
pienamente l’eserciz'to di tale vocazione nei
suo'i confronti.
L’o.djg. del Sinodo dello scorso anno
(art. 17) nei riguardi dei matrimoni misti
era stato redatto, lenendo presente la situazione, allora ancora no'n resa nota, ma
già presente al nostro pensiero, si.naz’tone
.poi resa pubblica delta istruzione « Malrimonii sacramenlum » che la Congregazicne
romana « iIVo doctrina fidei » ha .diiffuso
il 18 marzo u. .s.
Sapevamo infatti ¡già fin dallo seorso anno che si sarebbero create situazioni differmi e ohe ai sarebbero ¡acce.tate da parte
della Chiesa romana forme di compartecipazione alla celebrazione di matrimoni misti. Di tutto ciò il Sinodo dèlio scorso
anno aveva tenuto conto EpproiVando l’odg.
incluso negli Atti del Sinodo alJart. 17.
Po.ièhè detto o.d.ig. copre quelle situazioni
ohe già allora si andavano delineanido, la
Commissione ritiene che in esso, anche
nella situazione attirale, non vi sia nulla da
mutare.
1) La CommiBsione ritiene che sarebbe
oppo.rtnno ohe i Pastori delle Chiese Ic'cali
preparino una documentazione conoernente
i matrimoni misti che si cSiebra.no nelle
loro comiunii.à e quella dei loro, membri di
chiesa Ohe eventnalmenle celebrino il matrimonio nella Chiesa cattolica, in modo
da poter ^a'Oco¡glielre in alcuni anni lutti
gli elementi che possano portare la nostra
Chiesa ad una valutazione documentala nei
riguardi .sia delle modalità dcMa celebrazione ¡di questi matrimoni misti, sia della
s.ituazione eoa! come ¡si .sarà isviluppaita in
ognuno di questi matrimoni.
Il .nostro Ufficio legale ha ipreparailo al
riguardo un questionario e pensiamo ohe
la Tavola dovrebbe esaminarlo e dare disposiziionii alle singole Chiese.
La Commiissione pensa ohe sulle linee
sopra esposte dovrebibe essere continuato
lo studio, qualora il Sinodo intenda prolungarle il ma.ndato.
Il Sinodo ha infatti riconfermato la Commissione.
iiiimiMMmiMiiiiiiiiiKimtim
A. 1. C. E.
Bando di concorso
E’ bandito per Tanno scolastico 1966-67 un
concorso per n. tre Borse di Studio da L.
50.000 caduna, per studenti e studentesse evangelici che s’impegnino ad insegnare alle
Valli Valdesi per almeno 5 anni.
I candidati dovranno presentare entro il
30 settembre p. v. al Consigliere AICE
Prof. Roberto Eynard, Via Nazionale 19,
Torre Pellice - anche a mezzo Posta, i seguenti documenti;
1. Pagella scolastica o documento equipollente; 2. Certificato in carta libera dell’agente delle imposte; 2. Stato di famiglia in carta libera; 4. Dichiarazione del padre che gli
altri membri della famiglia non possiedono
altri redditi; 5. Domanda del candidato firmata dal padre o da chi ne fa le veci;
6. Presentazione di un Pastore o di un Insegnante evangelico.
Il Comitato Nazionale
A.I.C.E.
TORRE PELLICE
(Ritardata). La sera del 20 agosto nel tempio di Torre Pellice, organizzato dall’Associa
zione Amici del Collegio, è stato presentato
Formai tradizionale concerto. Sono stati momenti di vero godimento artistico e Fattenzione commossa e sentita del folto pubblico è
stata giusta ricompensa al valore delle esecuzioni. Il maestro Ferruccio Corsani ha esegui
to in modo ammirevole un magnifico programma di musiche organistiche. Il baritono
Carlo Arnoulet ha eseguito 2 pezzi dimostrando un migliorato senso di sicurezza e un notevole progresso. Il « Coro da camera Amici
del Collegio » che si presentava per la seconda volta, non ha deluso la grande aspettativa
e magistralmente istruito e condotto dal M.o
F. Corsani ha presentato due opere di Bach,
un finissimo antico canto carnascialesco e un
pezzo di Goudimel di notevole pregio. Tutte
le esecuzioni hanno rivelato un alto livello di
preparazione accuratissima e la profonda sensibilità del Maestro Cirsani cui va tutta la ri
conoscenza per questi momenti di cosi grande
e pura emozione musicale.
4
pag. 4
16 settembre 1966 — N. 36
Agape, scuola dì contraddizioni Giovani evangelici tedeschi
in visita ad Ivrea
Si dice spesso, alla fine di un campo: “Il campo comincia domani, quando torneremo a casa,, - Questa illusione deve diventare una realtà
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
nese dei Quaderni Rossi); ora, se questi « sinistri » rischiano ogni giorno
di essere cacciati dai partiti o dai sindacati, e di pagare di persona la loro
ricerca della verità o la loro testimonianza, ben vengano ad Agape dei
« destri » ohe, per gli stessi motivi,
rischino di perdere un buon posto di
lavoro o di esser cacciati da qualche
consiglio di amministrazione!
E non è solo questione di « destra »
o di « sinistra », tanto più in un momento in cui queste parole son diventate estremamente generiche, è
piuttosto il fatto che Agape non potrà mai essere un posto dove delle
persone equilibrate fanno dei discorsi
equilibrati; Joseph M’Belolo diceva,
nella, discussione conclusiva del Campo Africa 1965; «Nous ne sommes
pas ici pour nous erwoyer des fleurs,
mais pour nous poser des questions...
Agape c’est une école de contradictions ».
Ora la « question fondamentale »,
cioè a dire « ohe cosa vogliamo fare
noi, come Agape?» non è emersa che
a sprazzi, in questo campo. Tuttavia
dalla confusione assai generale sembrano emergere delle indicazioni positive che si orientano sostanzialmente secondo due linee di lavoro; l’una
che chiede un impegno deciso per la
formazione e la preparazione dei giovani, orientati o meno nella prospettiva di un servizio comunitario, l’Àgape-scuola; l’altra, che diremmo quella
del motto « Basta con le parole », ohe
chiede ad Agape, in quanto comunità
e gruppo, un impegno diretto ed immediato, un inserimento concreto nelle situazioni storiche presenti (ad esempio, alle Valli, assumere i problemi del proletariato contadino ed operaio).
Entrambe le indicazioni appaiono
valide nella misura in cui si possono
integrare e completare a vicenda; da
un lato, infatti, è sempre presente il
mito della comunità, così ben configurato nell’injtervento di G. Toum,
quando parlava di ima « teologia della tangente » che siamo tentati di
praticare per risolvere auel «no» che
la croce di Cristo pronuncda prima di
tutto su di noi, individui, in una comunità caricata disvalori etici e vista
non come strumento' per servire ma
come luogo di purificazione; daH’altro c’è il pericolo che l’Agape scuola
sia una scuola a senso unico, non
quella « doppia scuola » di cui abbiamo
tanto parlato l’anno scorso con gli amici africani.
« « «
I problemi che emergono mi sembrano allora essere questi;
a) Qual è l’insegnamento specifico che possiamo dare' e ricevere ad
Agape?
b) Qual è il modo corretto con cui
va impostato tale insegnamento?
a) La necessità più urgente mi
sembra essere quella di una linea teologica; si tratta ancora una volta di
predicare al mondo di oggi, ma i contenuti concreti di questa testimonianza son tutti da inventare. Certo, non
c’è bisogno di partire da zero; il campo invernale del 1963 ha fatto., il punto a Barman, dove la chiesa confessa
di aver ascoltato. Non si toma indietro da Barth, si tratta invece di andare avanti, ncn per fare una nuova
teologia, ma per riuscire a confessare, nelle relazioni con gli altri e nei
fatti, di avere ascoltato. È la « teologia pratica» di cui parla S. Rostagno;
alcuni passi in questa direzione li abbiamo fatti ccn gli articoli di G. Mottura su « Gioventù Evangelica », ma
il compito che abbiamo davanti è un
impegno inderogabile per tutti. Il che
comporta anche un discorso alla Chiesa; e per questo non basta che ad
Agape si facciano i culti in modo più
o meno « illegale » o ohe un laico amministri la S. Cena, se noi si continua ad accettare, ad esempio, il nostro sistema di parrocchie territoriali
o amministrative, e non si dice che
queste non sono comunità!
b) Questo discorso teologico deve essere continuo e dialettico.
La riflessione che facevo all’inizio
significa ohe non si può fare un discorso serio all’uomo di oggi se non
si vivono i suoi problemi cercando assieme una soluzione. Non si può andarlo a trovare due volte aH’anno e
chiedergli se ha delle difficoltà. Ecco
allora l’aspetto strumentale della comunità e dei « gruppi di servizio »
(Kriftel, Riesi, Campo di lavoro). Ma
qual è la deficienza attuale di questi
gruppi, o per meglio dire, del loro
rapporto con Agape? Sostanzialmente
la carenza di informazióne dei primi
rispetto alle cose che si dicono ad
Agape e la loro scarsa incidenza sulle linee dei campi.
Come si può ovviare? Da un lato è
necessario proseguire nei campi il discorso generale, il quale d’altra parte
può comiportare, al suo interno, delle
formulazioni provvisorie, assai parziali, che possano però essere verificate
in un settore limitato com’è quello
del lavoro di un gruppo, visto, quest’ultimo, non cc-me valvola di sicurezza per le vocazioni individuali, ma
come momento dialettico di un processo che ha nel lavoro dei campi il
suo necessario termine di paragone.
I dati concreti che provengono dal
lavoro dei gruppi debbono cioè tornare ad Agape anche per una contestazione delle ipotesi di partenza. Qui
va detto, per inciso, che in questa
prospettiva sarà forse necessario rivedere la molteplicità di temi ohe si
trattano nei campi per verificare in
che misura è possibile lare in tutti lo
stesso discorso. Questo sia per evitare
gli « abbonati-fissi » ad un camip, sia
per concentrare gli sforzi nell’individuazione di quel « filo rosso » ohe deve legare tutta l’attività di Agape.
Personalmente, ad esempio, non mi
sono mai interessato molto al lavoro
di Kriftel, visto, più che altro, come
un buon motivo per tranquilizzare la
mia coscienza: ma nel momento in
cui a Kriftel o a Massello si passa
alla prova dei fatti quello che io penso della testimonianza o dell’impegno
del credente nel mondo, come nòn
posso essere personalmente coinvolto
negli «affari» degli amici che lavorano 11?
* * *
Mi sembra, per concludere, che se
Agape vuole imboccare la strada che
alcuni interventi del « Oampo amici»
hanno indicato, molti aspetti strut
turali e di fondo vadano riimpostati.
Si dice spesso, alla fine di un campo : « Il cammino comincia domani,
quando torneremo a casa ». Questa
illusione deve diventare un realtà. La
diaspora è una bella parola, molto
usata oggi, ma la diaspora va organizzata e oollegata in modo efficiente.
È inutile fare questi discorsi se poi
per 11 mesi aH’anno rimaniamo isolati coi nostri problemi di professione
e di lavoro, senza disporre di strumenti che ci permettano di mettere
in evidenza il significato comune delle diverse esperienze, dando modo a
ciascuno di intervenire tempestivamente e resiponsabilmente negÙ « affari» di tutti gli altri, esercitando il
proprio giudizio e traendone elementi
utili. Sistemi di circolari e simili, incontri frequenti durante l’anno sono
indispensabili.
La strada non è affatto facile, i
« no » che il nostro io sempre emergente dovrà saper ascoltare sono molti: ma se Agape sigiùfica l’amore di
Dio che «accade» in noi per mutare
le nostre relazioni con gli altri, forse
questa è una strada da affrontare.
Marco Rostan
La nostra i!uà ha avuto ospite per due
Siorni una louiiiiva di una sessantina di
giovani tedesehi, di ambo i sessi, della
Chiesa Evangeilica ledeisca di ReckgBnghausen, presso Dortmund nella Germania Occidentale, guidata dal loro Pastore dr. Franco Iniverardi.
Quella chiesa è una di quelle comunità
evanigeliche tedesche che hanno _conlribuilo con le loro generose offerte, a permeltercd di poter risolvere quello che era per
noi rannoso quanto afEannoso problema;
la costruzione di un temipio valdeise ad
Ivrea.
L’impresa al avvia così alla sua realizzazione pratica, dato che nei prossimi g'mmi,
ulìlima'.e le lunigaggini delle pratiche burocratiche, ri sarà po'«9jbile .iniziare la costruzione dello stabile senza dovOT gravare
suòle precarie finanze dèlia nostra Amminis.razionie centrale della Tavola Valdese
per l’ammontare della costruzione stessa.
È a tale statipo, infatti, ohe già da due
anni i membri della nostra Ccmuni à di
Ivrea, si sono imipeignati con diiohiarazione
personale scritta, a versare singolarmente
ed ognuno secondo le proprie possibilità
ecciuomlche, somme in rate successive.
Tali veirsamenti vengono raggruppati e
trasmessi periodicamente afia Tavola Valdese olle amministra questo fondo.
La com'i'iva di tedeschi proveniva da un
gtro di una ventina di gioirmi in varie località italiane con un proprio, pullman. Il
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
P0MARETÏ
— Recentemente sono state battezzate :
Elena di Franco Calvetti e Purpura Giovanna; Lorella di Long Gino e Pastre Vilma;
Talmon Mauro di Aldo e Franca Micol. Nella gioia di contemplare il gesto della presentazione e del battesimo confidiamo che queste
creature guidate dai genitori e dalla Potenza dello Spirito possano appartenere al Signore e glorificare sempre il Suo Nome in ogni
momento della vita.
— Abbiamo celebrato il servÌ2Ìo funebre
di Long Jenny vedova Grangetto al Clot Inverso. La neutra sorella ha trascorsa la sua
vita lontana dalla chiesa dopo la confermazione e formato la sua famiglia non evange
lica; ha desiderato negli ultimi tempi la vi
sita del Pastore e la sepoltura evangelica.
Non dimentichiamo che la nostra testimo
nianza va data negli anni giovanili, nei mo
menti decisivi in cui si forma la famiglia e
si devono educare i figli; in quel tempo si
rivela la fede come luce che si irradia e illu
mina con l’Evangelo le cose più care che ab
hìamo : i nostri bambini. La fede non si con
serva ma irrompe ogni giorno nella vita fa
miliare, nella società in cui viviamo, esat
tamente come quella dei fedeli di Roma la
«cui fede era proclamata in tutto il mondo...». I compromessi, gli arrangiamenti, per
salvare in qualche modo le apparenze, sono
i miseri espedienti di Satana ma che denunciano una fede morente, simile ad un lucignolo fumante.
— E’ stato celebrato ai Chiotti il matri
monio di Ribet Renzo della nostra Chiesa ed
Ersilia Griglio. Desideriamo formulare i nostri migliori auguri per gli sposi, sempre memori della loro chiesa di origine. Che il Signore li guidi e dia loro dì essere sempre
fedeli.
— In occasione della riunione degli Eiciassie abbiamo gioito molto dei messaggi
del Pastore Giuseppe Castiglione, che ha dato un vibrante messaggio al culto del mattino a Pomaretto e nel pomeriggio una « causerie » sull’opera sociale a Cerignola, del Pastore Ricciardi che ha interessato l’uditorio
sull’opera sociale in Napoli, in particolare riferimento all’ospedale. Siamo grati a questi
colleghi per la preziosa semenza che hanno
gettato nei nostri cuori e domandiamo a Dio
di benedirli per l’opera che essi compiono nel
nome del Signore. La colletta del cidto del
mattino è stata devoluta per Peperà sociale in
Cerignola e nel pomeriggio per l’ospedale di
Napoli.
— Ricordiamo le prossime attività : Domenica 18 sono convocati i catecumeni dei
quattro anni per il culto ed una breve lezione programmatica subito dopo. Ricordiamo
che al primo anno possono iscriversi soltanto coloro che sono nati nel 1953, ragazzi e
ragazze. Domenica 25 saranno insediati i nuovi membri del Concistoro durante il culto,
seguito dalla celebrazione della Santa Cena.
All’Inverso, acuito alla Cappella alle ore 10,30.
— La Scuola domenicale avrà inizio domenica 2 ottobre alle ore 9.
La
mia casa
giace
in rovina...
99
APPELLO UR6ENTE
SAN SECONDO
Lutti. Valdo Riivoira e Ve'ia Gardiol sono stali colpiti da un grave luiUo per la
dipartenza del loro secondogenito, Valter,
di mesi 10. Questo bimbo, che era la pe.rsondifiioazione della salute, è s'ato iniprovvisaimente straipipato all’affetto dei suoi cari
da un aitilacco di entero-colite.
I fumeirali hanno avuto luogo sabato 10
setteorabre nel tempio alla presenza d»i una
folla numerosa che ha voluto portare a
quianti piangevano !’€apreissicne della fraterna solidarietà nell’ora della prova
Lo stesso giorno venivano resi gli onori
funeibri a Rostan Alessio, decednto a Pinerplo afi’età di anni 79.
I funierali sono s aìi presieduti dal pastore Bruno Belli on.
Alle famigie colpite nei loro affetti più
cari, rinnoviamo la nostra sincera simpatia.
Matrimonio. Sabato pomeriggio, 13 agosto, sono stati uniti in matrimonio Ribet
Valdo e Ferrerò Elsa.
Agli spesi formuliamo i nostri migliori
auguri di felicità.
Battesimi. È stato amministra o il S. Battesimo a Griglio Claudio di Ettore e di
-\vondetito Ilda, il 21 agos o e a Fornerone
Doris Anna di Sergio e di Costantino Alessandrina, il 28 agos o.
II Signore conceda a questi cari bambini
di crescere sotto la Sua grazia ed aiuti i
genitori ed i padrim'. a nianitenere le loro
promesse.
Visite. Ringraziamo di cuore i pas'ori
Teodoro Magri, Alfrerlo Janavel, Ermanno
Rostan, il prof. Emanuele Trcn e lo studente in teologia Franco Monnet per gli
apprezzati messaggi rivolti in queste ultime
domemohe alla nos ra comunità.
Ringraziaimo pure i Iromibel ieri del Baden che, soVo la dlirez’one del M" S'ober
ed accompagnati dal pastore Geymet, ci
lianno offerto un gradilo concer o, mercoledì sera 31 agosto.
per il tempio di Pomaretto ■iiiwiii'r.rwmii
Le condizioni del tempio peggiorano ed i
restauri non sono ancora incominciati; mancano purtroppo i fondi nonostante gli appelli
lanciati in questi anni. La cifra raccolta sino
ad oggi è di lire 1.600.000, mentre le previsioni dei restauri si aggirano sui cinque milioni.
UN PO’ DI STORIA
DEL TEMPIO
In tempo lontano i Valdesi del Val Perosa
andavano in massa al culto nelle chiese di
Angrogna e Villasecca e sino al 1555; poi,
frequentarono a Perosa la chiesa di San Genesio abbandonato dai cattolici ed a Pomaretto quella di San Nicolao, vicino al tempio
attuale; in seguito costruirono luoghi di culto alla Cappella verso il Bec Dauphin, al Podio (ai Pons) e presso i Brès. Purtroppo lo
unico rimasto in piedi, quello dei Pons, « era
in terreno umido ed insalubre al piede di
una scosoesa collina per cui trapelano le acque per pioggia e nevi... )>, frequenti richieste furono inoltrate al re in vista d’un tempio nuovo senza ottenere soddisfazione.
Finalmente, approfittando della domanda
per la erezione dell’ospedale si inserì pure
quella per il tempio con approvazione regia
il 20 agosto 1825; lo czar Alessandro diede
una cospicua somma per i due edifici e altre
cifre di sovrani di Europa si aggiunsero a
quella. L’impresa fu aiHdata a Davide Ribet
« qui s’engagea — dichiara J. Jalla — à livrer le temple achevé pour 11.598 francs (di
allora). Cas plus unique que rare, lorsqu'il
prévit qu'il y perdrait, il persevera quand
même à suivre le même style, à la fois solide
et élégant; il y dépensa 16.000 francs... ».
Nel 1909 amici tedeschi fornirono il denaro per il campanile e nel 1928 in occasione
del centenario il Pastore Guido Comha forniva il riscaldamento e l'organo.
Ed oggi il primo tempio della libertà, ottenuto a prezzi di sacrifici, « giace in rovina ». Urge restaurarlo prima delPinverno.
Una apposita commissione passerà nelle famiglie per raccogliere il dono per la Casa di
Dio, oppure la promessa di un versamento
entro un determinato tempo.
La commissione edilizia « prò tempio » ha
esaminato attentamente il problema ed il preventivo che presentiamo è il seguente :
1) Lavori alPinterno: soffitto e
zoccolo in legno, tinteggiatura
scritte, impianto luce L. 2.500.00
2) Lavori verso la sacrestia: im
pianto igienico, lavabo, soffitto, ampliamento » 1.000.000
3) Lavori alPesterno: tinteggiatura, scritte, pavimentazione
e zoccolatura in pietra di Lu
serna ecc. » 1.500.000
Totale generale L. 5.000.000
Rimangono esclusi i banchi e l’impianto riscaldamento piuttosto antiquato.
La commissione, a nome del Concistoro,
nutre fiducia nella generosità della chiesa.
La Commissione: Geom. Gino Rostan,
Attilio Pons, Vitale Jahier, Guido
Baret.
A causa di difficoltà tipografiche che hanno ritardato la
composizione, siamo costretti a
rinviare al numero prossimo la
cronaca del dibattito sinodale
sui nostri istituti culturali e
assistenziali. red.
Elezione pastorale - Domenica 11 settembre, Passemblea di chiesa, debitamente convocata, cui ha partecipato in larga maggioranza il corpo elettorale della comunità, ha
proceduto^ sotto la presidenza delPing. Giovanni Pontet, Vice Presidente della Commissione Distrettuale, accompagnato dal segretario di essa. Pastore Sergio Rostagno, alla designazione, a scrutinio segreto, del nuovo conduttore titolare della comunità. Con voto quasi unanime è risultato eletto il Pastore Giovanni Bogo della comunità valdese di Ginevra-Losanna.
Al neo eletto ed alla sua famiglia i nostri
fraterni auguri di lungo e fecondo ministero
in questa nostra carissima comunità.
Verso la sponda eterna - Dopo anni di malattia e di sofferenze, il Signore ha richiamato a Sè, il nostro fratello Stefano Coisson di
anni 77; e il 10 settembre rispondeva con
serena fiducia alla suprema chiamata, in età
di 77 anni, il nostro fratello Paolo Baridon
del Priorato, originario di Bobbio Pellice, dove risiede ancora una parte della famiglia.
Alle famiglie nel duolo rinnoviamo l’espressione della nostra vìva solidarietà nel dolore
e nella gloriosa certezza cristiana.
Nuovo focolare - Il 3 settembre nel nostro
tempio dei Bellonatti, abbiamo celebrato il
matrimonio di due cari attivi giovani della
comunità: Franco Benecchio della Ruà e Mirella Giachero dei Bellonatti.
1 nostri vivi auguri di felicità, lunga vita
insieme, sotto la benedizione del Signore, j.
PERSONALIA
Si sono sposati, a Torino, Maria
Gabriella Ribet e Camillo Vellani. I
più cordiali auguri di felice vita in
comune.
!oro soggiorno nel nostro paese è s ato gran,
demente facilitalo dal fat:o che 11 dr. Inverardl, che è di or gì ne italiana, parla
antera eorrenteniemle la nostra lingua.
Alcuni giovani de la nostra Cemunità li
hanno accompagnali in una visita a'ia città
ed agli .staljiliinenli deFa Ditta Olivetti; essi hanno pure comipiulo una puntala in Valle d’Aosta visiitando la mirabile Valle di
Gressoney.
La visita .si è ccniclusa domeniira 4 settembre con il cuil’.o in comune, presieduto
dal Pastore Inverardi, in assenza del nostro dr. Bouchard, itnipegnalo ad Agape.
Subito dopo la comitiva riprendeva la
strada del ritorno ailtraverso il traforo del
Monte Bianco e poi la Svizzera; ma questi
giovami entusiastii delle bellezze naturali
del nostro paese ci hanmo promesso di ripetere la loro visita l’anno venturo.
Per parte nostra siamo lieti che questi
contatti si ripetano anche se purlropipo le
difficoltà derivamli dalla differenza di lingua, li rendano non sempre molto agevoli.
D. ;.
6hi1Ì(i-!V della hìum Italiana
Domenica 25 settembre . ore 9,15 - Conversazione evangelica alla radio (Pastore
Otto Raucb). « La parola del Signore »
alla fine delle trasmissioni televisive (Pastore Guido Rivoir).
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Terre Pellice (To'
avvisi economici
AFFITTASI al primo piano di villino co;
giardino sito in Torre Pellice appartameli
to di tre vani, mansarde e servizi. Rìvoigersi CIOV, Via Poma 3 - Torre l’eIJice,
AFFITTASI a persone adulte, alloggio vuoto
oppure ammobiliato, anche per tutto l*an
no, in villa, Torre Pellice. Rivolgersi Ti
pografia Commerciale.
CONIUGI SOLI, marito occupato oppurpensionati pratici 'rio, giardino, dynd
camere, stalla e campagna, cambio maiiK.
tenzione giardino. Rivolgersi Claudiana
Torre Pellice.
SCUOLA ECONOMIA DOMESTICA, TOR
RE PELLICE, cerca macchina da cucire
elettrica, moderna, anche senza mobile.
È deceduto in Sanremo
Carlo Alberto Albarin
Ne dànno il triste aiuiuncio la mo
glie Bianche, le figlie Eglantine, Clémence, Yvonne e le loro famiglie, li
sorella Edvige, i nipoti Albarin p
Brache e i parenti.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Avondet ( Frango! ), du
ramente provata dalla recente dipar
tita del caro
Michele Avondet
rivolge il suo più vivo ringraziamentc/
ai pastori G. Peyrot e M. Ayassot, al
Dr. Ross, al Sig. Ernesto Oardon, agli
anziani di Chiesa, aU’Associazione
Combattenti e a tutti coloro che sono stati vicini alla famiglia con la
loro simpatia.
La S.I.A. di
Staiè & Charbonnier
Luserna San Giovanni (Torino)
Tel. 91525
VI OFFRE :
nelle svariate confezioni
e con le massime garanzie
tutto il
MIELE
delle flore valligiane
e alpine
INTERPELLATECI !
SPEDIZIONI OVUNQUE
Pensione Balneare
Valdese
BORGIO VEREZZI (Savona)
Direttore: F. Chauvie
Aperta tutto l’anno
Spiaggia propria
Ideale per soggiorni
estivi e invernali