1
sviazioni a
ani; un
ma teoàare in
no?
' chiese
. ma la
Ite con
0 e ’60
ressioni
emblee
si sono
■do è ri
prote
1 esiste:
egata a
blica, è
quando
quando
marxi
ùlità di
spianto
a non è
iere all’
alità: al
trdame:i viene
)go sul
Ile dotun senne non
dee ma
enza, di
lega. 0
cezione
niti che
), insieteologi
enzà di
•icani e
>ni, ma
sembra
ia della
i; domii movi'oluzio1 travaibe che
/ita pofuturo
forze
1 disorono an
rmation,
io 1994)
ata
gpedizione in abb. postale/50
Torino
in caso di mancato recapito
: si prega restituire a:
viaWv, 15-10125 Torino
l’Editore si impegna a
^corrispondere il diritto di resa.
recesso
), la dijse per
la pace
e al li;
luoghi
no e al
le e la
astorali
e dalla
I
lenatrio
i dettadoman5to alle
moli di
le zone
mo: ha
devono
ri conoito.
l’invio
asione
e si sd;
jrtunità
die che
ervato/ranno
chiesta
fica al
, dello
) e Pf
za del'
Africa
Sin TIMAN AI.K DELLi: CHIESE EVAxNGELI
TIÏSTE, METODISTE. VA
■i &RDl 29 LUGLIO 1^94
ANNO 2 - NUMERO 30
DI PIETRO E LA SUA TOGA
COLPA
E PERDONO
ROSANNA CIARPA
In quello splendido libro di
Giovanni Mieggè che ha
formato intere generazioni di
laici e di credenti, «Lutero
giovane», si descrive quel
terribile «mal de vivre», la
«desjoeratio sui» che, nel gergo teologico dell’epoca, assale il credente di fronte alla
pochezza della propria individuale statura morale confrontata al giudizio giusto e
■terrificante di Dio.
Ho ascoltato con amarezza
.- alla radio la notizia dell’ennesimo suicidio di un funzionario della Finanza, coinvolto (forse) nelle recenti indàgini della magistratura; un
suicidio che, come avviene in
questi casi, ha per così dire
giocato .d’anticipo, precorso
' Te risultanze dell’inchiesta,
; ma è sembrato tuttavia un
tescamotage» onorevole pur
sprimendo, nella forma
- semplificata di un solo gesto,
una tragica «desperatio sui»,
. sfiducia in se stesso e negli
afiri, nella giustizia e nella
legge e ha espresso anzi una
vera e propria insopportabilità del giudizio: ma chi può
reggere il giudizio? «Non v’è
alcun giusto, neppure uno»
dice l’apostolo Paolo (cfr.
Romani 3, 11).
Non è un caso che Antonio
Di Pietro sia un magistrato e
non il rude poliziotto del telefilm americano, né il commissario compassato di buone
maniere, alla Derrick. Di Pietro è un giudice e questo ha il
suo peso neH’immaginario
collettivo. Qualcuno ha scritto che Di Pietro somiglia al
«padreterno» nella scena del
giudizio universale, quando
adirato agita le larghe ali della toga, gesto rituale, insieme
segno inconfondibile del discernimento del «giusto»: come le parole, e con esse i
concetti che esprimono, risultano contaminati !
Colpa e pena, giudizio e
condanna, perdono (o condotto?), reato e assoluzione; il
vocabolario giuridico è quanto mai ricco di assonanze che
scavano la coscienza come
ttti trapano. La letteratura,
cioè la vita, da «Il processo»
di Franz Kafka a «Delitto e
castigo» di Dostoevskij, è
percorsa interamente da ìonl^iti, paurosi archetipi religiosi, mitologici, psicologici,
psicanalitici.
Di Pietro e la sua toga: ma
j! Rìudizio non è sostenibile;
’ schiaccia; ti mette a nudo,
b’ il giudizio non è sostenibile
perché la grazia non è sostettibile: tra le fumose e, per la
''crità, assai rare intuizioni
Riforma
va in ferie.
" prossimo numero
finirà il 19 agosto.
che di tanto in tanto emergono con certezza dal fondo comune del sentire teològico di
un paese cattolico come il
nostro, c’è un’idea singolare,
che merita una qualche attenzione: la convinzione speculare che come il giudizio non
è sopportabile così la grazia
non è agibile, anzi il giudizio
è insostenibile proprio perché
la grazia non c’è. Manca
l’idea del dono, del perdono;
la gratuità senza ragionevoli
contropartite appare comportamento demenziale; insomma io ti dò perché, o purché,
tu mi dia.
Eppure se quel finanziere, e
altri ancora come lui, fosse
stato lontanamente sfiorato
dall’idea di una giustizia che
non vuole la «morte dell’empio, ma che l’empio si converta e viva» (cfr. Ezechiele
33, 11); se gli fosse stato in
qualche modo annunziato che
non c’è nessuna cosa al mondo, onore, riscatto, colpa, vergogna, che non possa essere
lavata, portata via, coperta e
cancellata dall’amore e dalla
grazia di Dio, forse, e mi fa
piacere sperarlo, potrebbe non
essere morto per così poco.
Occorre agire per costruire una società
Essere al servizio di
libera e orientata dalTamore di Cristo
un solo^ unico Dio
RUBEN VINTI
«Nessuno può servire due padroni;
perché o odièrà l’uno e amerà l altro, o
avrà riguardo per l’uno e disprezzo per
l’altro. Voi non potete servire Dio e
Mammona» ,
(Matteo 6, 24)
Gesù fa riferimento alla situazione,
che sembra essere stata possibile
nel mondo antico, di uno schiavo proprietà di due diversi padroni e pertanto
diviso nella sua lealtà e nel suo semzio
tra i due, per affermare l’impossibilita
di servire nello stesso tempo Dio e
Mammona. Mammona, come sappiamo,
è il Dio delle ricchezze: esse diventano
un dio quando assumono una posizione
determinante e di dominio sulla vita
delle persone e ne diventano il vero movente, il fine vero dell’esistenza. Se Gesù ha fatto quest’affermazione deve
aver constatato il pericolo di confondere
queste due lealtà, il tentativo di tenere,
per cosi dire, il piede in due stafre, ^
cando di conciliare il servizio di io
con quello di Mammona. Non e possibile, ricorda Gesù, essere nello stesso
tempo servi di Dio e delle ricchezz ,
l’idolo che sembra tutto muovete netta
nostra civiltà occidentale e che oggi pi^u
che mai sembra affermare il po P®
allettando con le sue suggestioni i giovani e i meno giovani.
Nel modo di pensare dei piu, 9“^! e i
segno del successo che realizza la pro^
pria esistenza se non il f
della ricchezza personale e del potè
che spesso si accompagna con la appa
rente libertà? I ricchi, anche se non è
sempre chiaro il modo con cui hanno accumulato i loro beni, sono sempre degni
di ammirazione perché, nel modo di
pensare di molti, sono persone che ci
sanno fare e talvolta possono essere
chiamati a governare il paese. Gesù ci
mette in guardia: non è possibile seguire
Dio e Mammona, perché questo vorrebbe dire confondere il servizio per il Dio
vivente, il Dio della verità e della giustizia con il servizio per un idolo, il quale
malgrado le sue suggestioni rimane un
dio falso, un dio senza vita vera e produttore, come tutti gli idoli, di ingiustizia, falsità, sofferenza e schiavitù.
I beni e le ricchezze del mondo devono essere riconosciuti per quello che sono, doni di Dio all’umanità e posti essi
stessi al servizio del solo vero Dio per il
bene dell’umanità tutta. Il servizio di
Dio e quello di Mammona sono due atteggiamenti spirituali inconciliabili che
hanno davanti a sé due progetti di società diversa: Mammona propone una
società in cui i più forti, i più astuti, e
talvolta i più spregiudicati abbiano la libertà e la possibilità di accumulare beni
senza limite in vista del loro benessere
personale, della loro sicurezza, del loro
lusso e spreco, con poca considerazione
per gli altri che come poveri sono giudicati o degli incapaci o dei pigri e comunque dei non meritevoli. In realtà
dietro alla proposta del dio della ricchezza vi è la manifestazione dell’egoistica ingiustizia del peccato umano.
Si tratta di una società divisa tra ricchi
e poveri in cui i ricchi sono garantiti nel
diritto al possesso delle loro ricchezze;
si tratta di quelle società che conosciamo fin troppo bene, e con molto realismo possiamo pensare che, dato il peccato umano, sia per ora l’unica società
possibile, ma non possiamo affermare
che sia quella voluta da Dio.
La pròposta di Dio, così come la possiamo ricavare dal messaggio dell’
Evangelo, non è quella di una società di
diseredati, cioè di una massa di persone
mancanti di ciò che è necessario a una
vita umana degna di tale nome, ma di
una società orientata daH’agape di Cristo, non più mossa dal potere del denaro e in cui i ricchi buoni facciano l’elemosina ai poveri di questo mondo, ma
di una società capace di vero e profondo rispetto per ogni essere umano qualunque sia la sua razza e la sua cultura
perché ugualmente amato da Dio, aperta alla condivisione e al servizio per i
più umili.
Utopia? Certamente questa società
non ha trovato finora molto spazio nel
nostro mondo ma, se siamo credenti in
Cristo, abbiamo conosciuto l’amore di
Dio e preghiamo la sua preghiera: «Venga il tuo Regno» non possiamo non sentirci estranei al mondo- di Mammona ed
essere orientati verso il nuovo mondo di
Dio. Infatti le parole di Gesù hanno la
forza di un aut-aut, esprimono non solo
incompatibilità ma opposizione e conflitto tra questi due mondi; esse rappresentano l’appello a prendere posizione e
l’impegno contro il regno di Mammona
che nella fede è già stato sconfitto dalla
vittoria di Cristo, che preannuncia la
manifestazione dei figlioli di Dio e il
sorgere del suo mondo nuovo.
Sessione del Sae
La comunione
dei popoli
Si è aperta domenica 24 luglio al Passo della Mendola
(Trento), la XXXII Sessione
di fbrmazione ecumenica promossa dal Segretariato attività ecumeniche (Sae), il movimento interconfessionale di
laici per l’ecumenismo e il
dialogo fondato da Maria
Vingiani nel 1947. La Sessione, sul tema «Riempiti di Spirito Santo si misero a parlare
in altre lingue: (Atti degli
Apostoli 2,4): verso la comunione dei popoli» costituisce
un’esperienza unica nel panorama ecumenico italiano ed
europeo: per una settimana,
oltre 500 partecipanti approfondiranno il tema in seduta plenaria, in gruppi di
studio e attraverso le liturgie,
sotto la guida di circa 70
esperti, provenienti dalle varie confessioni cristiane (cattolici, protestanti, ortodossi) e
daU’ebraismo; saranno presenti anche alcuni rappresentanti di altre fedi (Islam, induismo, buddismo).
La Sessione è stata preceduta, sabato 23, da una giornata di accoglienza e preparazione riservata ai giovani partecipanti. Nella giornata inaugurale di domenica, il programma prevedeva l’apertura
e la presentazione della Sessione, a cura della presidente
del Sae, Maria Vingiani, e del
teologo cattolico Luigi Sartori. I lavori sono proseguiti
con una relazione del giornalista ed ex deputato Raniero
La Valle sul tema «Diagnosi
panoramica della situazione
mondiale», una lezione biblica del rabbino Elia Kopciowsky e una liturgia eucaristica
co monsignor Diego Bona.
La giornata di lunedi è stata
aperta con una lezione biblica
del professor Paolo Ricca, seguita da una tavola rotonda su
«Le Chiese tra i popoli - dal
dialogo ecumenico al dialogo
interreligioso», con Luigi
Sartori, Paolo Ricca, Traian
Valdman moderata da Carlo
Molari.
Ecu-mene
Concordia
diLeuenberg
pagina 3
All’Ascolto
Della Parola
Le due normalità
pagina 6
Villaggio
Globale
Ruanda:
eppure... la speranza
pagina 12
2
PAG. 2 RIFORMA
venerdì 29LUgü^^^
Prosegue la riflessione di Konrad Raiser sulla situazione del movimento ecumenico
L'ecumenismo nell'ora della transizione
Nella puntata precedente,
Konrad Raiser ha mostrato come
il concetto di «unità» sul quale è
stato fondato il movimento ecumenico non trovi una giustificazione biblica. La Bibbia parla
invece di koinonia o di comunione, nel rispetto della diversità:
non bisogna confondere quindi
«unità nella diversità» e «diversità nella comunione». Secondo
Raiser, manca un’«ermeneutica
ecumenica dell'unità».
KONRAD RAISER
Proseguendo nell’approccio critico delle implicazioni della nozione di unità
nell’ambito del movimento
ecumenico, scopriamo che
nella tradizione cristiana primitiva esisteva una concezione mistica e sacramentale o
escatologica dell’unità. L’unità è essenzialmente un predicato di Dio: si manifesta
nell’unità del Padre e del Figlio (Giovanni 17, 21), è vissuta nel sacramento della comunione nella potenza dello
Spirito Santo (I Corinzi 10,
16ss; 11, 18ss; 12, 12ss) ed è
l’esperienza mistica della vita in Cristo (Calati 2, 20),
dell’incorporazione nel corpo
di Cristo. L’unità è una realtà
escatologica; allora infatti
Dio abiterà in mezzo al suo
popolo e sarà tutto in tutti (I
Corinzi 15, 28).
La tradizione
della chiesa primitiva
Questa concezione dinamica dell’unità ha consentito alla chiesa primitiva di giungere a un accordo su un canone
di sacre Serìtture che è ben
lontano dal presentare un’
unità dottrinale. Ha consentito
di far vivere fianco a fianco la
ricca diversità delle liturgie e
delle costituzioni ecclesiali, e
la struttura sinodale si è rivelata abbastanza forte per mantenere la comunione tra chiese
di tradizioni diverse, senza
che vi sia un centro di unità.
Ponendo l’accento sull’unità
monarchica di Dio, contro tutti gli interessi della ragione (e
della politica), la confessione
trinitaria era il riconoscimento
della natura relazionale dell’
unità divina, la comunione di
persone distinte o ciò che più
tardi è stato chiamato la pericoresi, l’inerenza reciproca
delle tre persone.
Anche gli autori della formula cristologica di Calcedonia si sono ben guardati dal
definire l’unità della persona
di Cristo; si sono limitati alle
note dichiarazioni negative
che affermano che le due nature non devono né essere separate né essere confuse, rispettando così il mistero dell’unione del divino e dell’umano. La concezione escatologica della storia prende in
considerazione la discontinuità della croce e della risurrezione. La storia umana rimane finita, limitata dalla
morte, e il groviglio delle storie umane diventa storia davvero universale solo nella
prospettiva escatologica.
L'unità del Dio trinitario
Questi brevi rilievi generali, che occorrerebbe sviluppare maggiormente, non sono
né nuovi né originali. Il fatto
che l’unità delle chiese, in fin
dei conti, abbia la sua radice
nella comunione del Dio trinitario, viene riconosciuto
nel dibattito ecumenico fin
dalla famosa dichiarazione su
«L’unità che ricerchiamo»
dell’Assemblea di Nuova
Delhi nel 1961 ma ciò che
stupisce è che non si sia messo maggiormente in questione
il predorninio della nozione
di unità. E forse significativo
Canberra 1991: gli aborigeni austraiiani accoigono i deiegati alia Vii Assemblea del Cec
che ci si sia volti verso la nozione biblica di koinonia o
comunione, messa in rilievo
dalla dichiarazione dell’Assemblea di Canberra, su
«L’unità della chiesa in
quanto koinonia, dono e vocazione», e dal tema della recente Conferenza mondiale
di Fede e costituzione, «’Verso la koinonia nella fede, nella vita e nella testimonianza».
Koinonia e diaconia
Neanche la koinonia è un
concetto nuovo: era già al
centro degli studi sull’eucaristia negli anni Sessanta. È
stato sviluppato nella riflessione sulla comunità conciliare e sull’impegno verso tale
comunità negli anni Settanta;
è stato approfondito nello studio sulla comunità delle donne e degli uomini nella chiesa, che è all’origine del «Decennio ecumenico di solidarietà delle chiese con le donne». Il nesso tra koinonia e
diaconia è alla base di tutta
l’azione e della riflessione
sulla condivisione ecumenica
delle risorse che hanno portato agli incontri di Larnaca e
dell’Escurial.
La nozione di koinonia è
una nozione centrale in quanto ci dà un preciso quadro biblico che permette di mettere
in rapporto la dimensione verticale e la dimensione orizzontale, l’universale e il particolare, l’icona e l’azione, la
fede e l’ubbidienza. Nessuna
diagnosi fornisce immediatamente una terapia: l’esame
critico dei limiti della vecchia
visione ecumenica che abbiamo appena fatto partendo dalla nozione chiave dell’unità,
dovrebbe prolungarsi con
un’analisi delle altre nozioni
di base quali la missione, il
servizio, lo sviluppo.
Si tratta di un procedimento
importante, ma occorrerebbe
cothpletarlo con un procedimento ancora più audace che
andrebbe dall’analisi alla ricostruzione; le molte esperienze che ho vissuto in que
sti ultimi anni mi hanno convinto che lo slancio ecumenico è sempre altrettanto vivo
in molti uomini e donne. Sono forse una minoranza nelle
chiese, forse lo sono sempre
stati, ma questi uomini e queste donne sono stati afferrati
nello scoprire la realtà della
comunione cristiana vissuta
nella preghiera e nella testimonianza, nella condivisione
e nella solidarietà; una comunione che trascende le particolarità delle tradizioni e delle culture e che nutre la loro
fede. Essi hanno avuto una
stessa visione, ma spesso
manca loro il linguaggio per
esprimerla.
Se il movimento ecumenico
organizzato ha una ragione di
essere, è dovere suo far di tutto per portare i cristiani a riconoscere insieme questo dono di comunione nel corpo
universale di Cristo e a testimoniare insieme questo dono
in parole e in atti, in un linguaggio allo stesso tempo fedele alla tradizione della
chiesa e aperto alle dimensioni fondamentali della condizione umana di oggi.
«Ecumene»
tutto il mondo abitato
In questo senso non è una
visione interamente nuova
quella che cerchiamo; è piuttosto un nuovo linguaggio,
nuovi simboli, per esprimere
e tradurre la visione fondamentale della vocazione ecumenica. Ciò che mi ha aiutato
nelle mie ricerche è di tornare
al significato della vecchia
parola greca «oikoumene».
Una delle grandi idee riscoperte e riaffermate dall’Assemblea di Uppsala è stata
che l’oikoumene (tutto il
mondo abitato) include di più
della comunione delle chiese
cristiane, include tutta la comunità umana. Purtroppo, le
controversie scatenate da questa interpretazione «secolare»
dell’«ecumene» negli anni
Settanta hanno avuto come
conseguenza, in Germania per
lo meno, il fatto che il termine «ecumenico» è stato nuovamente recepito nel suo significato tradizionale, esclusivamente riservato cioè a ciò
che riguarda le chiese cristiane. La visione secondo cui
l’unità, la missione e il servizio nel mondo formano un
tutto indivisibile, che era la
visione del movimento ecumenico agli inizi, è stata nuovamente rotta. L’ecumenismo
è ridiventato una faccenda di
chiesa: non ha nulla a che vedere con le questioni sociali,
economiche, politiche. Si tratta dunque per noi di riappropriarci di questa concezione
più ampia dell’ecumene e della vocazione ecumenica delle
chiese nel mondo.
«Ecumene»
tutta la creazione
Canberra 1991: delegati di tutto il mondo abitato durante il culto
Tuttavia la nostra recente
presa di coscienza delle minacce che pesano sul nostro
ambiente ci costringe ad andare al di là dell’ecumene
considerata nel senso di mondo umano abitato. L’ecumene
di Dio abbraccia tutta la creazione, una creazione che è un
«oikos», una casa, un focolare che deve accogliere tutti
gli esseri viventi di cui bisogna aver cura e che dobbiamo
preservare affinché le future
generazioni possano abitarvi.
Per capire bene questo, dobbiamo sbarazzare l’ecumene
dal suo carattere antropocentrico e includervi la dimensione temporale (il passato
storico e il futuro escatologico). Una teologia della creazione sensibile ai problemi
ecologici ha già consentito di
riscoprire il pensiero biblico
dell’interdipendenza di tutti
gli elementi di vita sostenuta
dalla potenza vivificante dello spirito di Dio.
Lo shalom del sabato divino viene nuovamente riconosciuto come il «coronamento
della creazione»: è ciò che ha
spinto il Cec a Vancouver ad
adottare l’espressione «integrità (vale a dire shalom), salvaguardia, del creato»; e non
deve stupire che nello stesso
tempo si siano riscoperti
nell’ordine biblico del sabato,
compresi l’anno sabbatico e
l’anno giubilare, potenti simboli ecumenici. E su questa
base che ho proposto di interpretare 1’«oikoumene» nel
senso di «unico focolare di
vita» e di cominciare col definire le regole della nostra vita
comune nello shalom, a noi
che siamo i membri di questa
unica famiglia, di quest’unico
focolare nel quale Dio, col
suo Spirito, abita in mezzo al
suo popolo (Efesini 2, 19-22).
(3 - continua)
Dal Mondo Cristiano
Morto Giovanni Weidner, eroe
della seconda guerra mondiale
MONTEREY PARK — Giovanni Weidner, eroe dell
conda guerra mondiale, è deceduto a Monterey Park (Caff*'
nia) il 21 maggio scorso all’età di 81 anni. Era diventato fa
creando la rete Olanda-Parigi nel 1943 e salvando un miN°^
di ebrei che cercavano di sfuggire ai nazisti e un centinaio d^*°
loti alleati. Una grande parte dell’attività di Weidner si è sv i"
a Collonges-sous-Salève dove ha sede un seminario della Ck
sa cristiana avventista del 7° giorno. Ex allievo dell’Istituto™^
ventista del Salève, poteva contare su amici e collaborata'
dell’Istituto; molte voìte arrestato dalla Gestapo e dalla Miliz ”^'
Giovanni Weidner riuscì a fuggire. Riconosciuto e decorato dal’
le potenze alleate e dalla Comunità israelitica, Weidner si stab ì
in California dopo la guerra; negli Usa è stato pubblicato un li'
bro che racconta la sua straordinaria storia. Il governo israelian
lo ha onorato con il titolo di «Giusto gentile» e un albero è stati
piantato a suo nome sulla collina di Yad Vashem, a Gemsalem
me. Nel ’93 Weidner fu una delle sette persone scelte per tenere
le candele in occasione dell’inaugurazione del museo deH’Olocausto a Washington che espone tra l’altro una targa con il suo
nome e la sua fotografia. Membro della Chiesa avventista, Giovanni Weidner ha sempre detto che la sua fede nell’amóre di
Dio e nella libertà lo ha spinto alla resistenza.
Germania: le chiese sollecitano
l'Unione europea
BONN — Nella prospettiva della presidenza tedesca del!
Unione europea, la Chiesa evangelica in Germania (Ekd) e la
Chiesa cattolica romana di Germania hanno incontrato il ministro degli Esteri tedesco, Ursula Seiler-Albring, il 28 giugno
scorso, a Bonn. I rappresentanti delle due chiese erano accompagnati da membri delle loro rispettive organizzazioni che lavorano nel contesto dell’Unione europea: la Commissione ecumenica europea per chiesa e società (Eeccs) e la Commissione
degli episcopati della Comunità europea (Comece). Le chiese
hanno posto all’attenzione del governo tedesco le seguenti
questioni: la politica sociale europea, le politiche di migrazione e di richiedenti d’asilo, le esportazioni di armi, l’allargamento dell.’Unione europea ai paesi dell’Europa centrale e
dell’Est, l’educazione e le questioni relative ai rapporti chiesastato nel quadro dell’Unione europea. Il ministro ha accolto favorevolmente le proposte specifiche formulate dalle chiese e
ha manifestato il suo interesse per il proseguimento dei colloqui con le chiese durante il semestre della presidenza tedesca
dell’Unione europea.
Polonia: per l'estrema destra
Gesù non era ebreo
VARSAVIA — Il partito Comunità nazionale polacca ha indirizzato direttive ai propri militanti in vista della campagna
presidenziale del prossimo anno. Vi si può leggere: «I nazionalisti polacchi non devono stringere la mano agli zigani, agli
ucraini, ai bielomssi, agli agenti del Fondo monetario internazionale nonché a coloro che affermano che Gesù era ebreo...».
Cile: i battisti in crescita
SANTIAGO DEL CILE — Il presidente deH’Alleanza
mondiale battista Knud Wiimpelmann si è incontrato con i dirigenti della Convenzione evangelica battista del Cile (Ebcc) nel
marzo scorso e in occasione della visita si è appellato al ministro degli Interni cileno chiedendo che alle chiese battiste vengano attribuiti gli stessi diritti che ha la Chiesa cattolica. Nel rivolgere il benvenuto al pastore Wùmpelmann il segretario generale della Ebcc, Victor Guillermo Olivares, ha sottolineato
l’impellente necessità di pastori per le chiese battiste cilene,
per le 239 chiese ci sono attualmente solo 158 pastori. Un altro
problema che preoccupa i battisti del Cile è l’abbandono delle
chiese da parte di molti membri. Le chiese sono più che raddoppiate negli ultimi 25 anni e i membri sono passati da 8.9U
a 22.596, ma nello stesso periodo i battesimi sono stati oltre
29.000. Negli ultimi tre anni più di 500 volontari sono venuti
dalla Convenzione battista del Tennessee per aiutare i bathsti
cileni nella costruzione di chiese, nell’assistenza rnedicu.
nell’evangelizzazione e nella preparazione di quadri laici.
A Graz il 2° raduno europeo?
GINEVRA — La città austriaca di Graz ha posto ufficiai
radu
mente la propria candidatura per l’organizzazione del 2'
no ecumenico europeo «Giustizia, pace e salvaguardia del cre^^
to», dopo quello di Basilea nel 1989. L’incontro, previsto pef
maggio 1997, sarà centrato sul tema della riconciliazioiie coniE
dono di Dio e sorgente di vita nuova; la decisione definitiva
luogo dell’incontro verrà presa nel maggio prossimo.
sul
Taiwan: lettera della Chiesa
presbiteriana al Cec
GINEVRA — Una lettera dell’Assemblea plenaria
della
Chiesa presbiteriana di Taiwan è stata indirizzata nel
scorso a Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ®
menico delle chiese (Cec). La Chiesa presbitériana di
lamenta la mancanza di appoggio internazionale "oUa D ,
Taiwan per la propria indipendenza nei confronti della ,
mentre il successo economico di Taiwan viene generalmon
_______• . . •_____________________________„¡foctarSl.
conosciuto, il riconoscimento politico tarda a manifestarsi
condo la lettera, coloro che s’impegnano per la pace
■ . ,, . .. . J! rr,'.__ „inrinll e nC“
Come
i^ese cl
foncord
■furopa e
'ci siamo
199A
2Ìamo la
diconfei
^velica i
«Una
nella test
siao'» è
0
colti e gl
wmanioi
fettempc
te le sfid
confront
delle chi
trova or
nuova fa
pljament
di radica
alasi in
La
(
ro anche appoggiare l’ammissione di Taiwan all’Onu
altre organizzazioni intemazionali.
\K»- - .
1 cam
tutta Eu
nuovi pr
noscom]
risono i
.rihlità c
zione d
rafforza;
otdinam
elementi
bertànel
tólineian
taalle r
creazion
di,un la'
■nerat
ima resp
il supera
aaàonal
la xenof
Hotìamo
Che in c
tedenze
latividi
la Vita f
superare
Lalit
no che
con atti
motivo
chiese d
tooccup
ma della
cando d
con la si
hertàde
ul tempi
''angelo
hgrazia
ao che (
condi vis
al servi:
Don può
Vano in
per Ogni
Lecl
che il c
questi c
linee ét
il loro c
®di imi
dazione
mico cl
tualtàei
che del
che la r
sucresc
®umo, r
superai
che è i
uci nuo
,, l'resi
tica cc
syilupi
sione e
®lle se
della c
porta c
'uso d
®ciò c
«lalep,
htàper
''Spelte
3
ì 29 LUGLIO 1994
PAG. 3 RIFORMA
iroe
iale
della Se(Califdf,
10 famoso
‘ migliaio
\aio di pi.
11 è svolta
ella Ghie.
>tituto av
aboratori
^ Milizia^
orato dalr si stabilì
■aio un liisraeliano
:ro è stato
erusalemper tenere
deiroioeon il suo
iista, Gio'amore di
tane
;sca dell'
Ekd) e la
0 il minigiugno
lO accomni che lalione ecuimissione
Le chiese
seguenti
migraziol’allargaentrale e
ti chiesaccolto fa; chiese e
dei collo;a tedesca
'a
:ca ha in:ampagna
; nazionagani, agli
D intemabreo...».
Alleanza
;on i diriEbcc) nd
) al minitiste venia. Nel rintano gettolineato
te cileneUn altro
ono delle
che radda 8.907
¡tati oltre
IO venuti
i battisti
medica,
lei.
0?
ufficiai2° radudel creaste poti*
>ne cofflt
nitiva sul
ria della
I magg'“
elio ecui Taiwaa
1 lotta di
Ila Cina:
mente ntarsi- Scovrebb^j e nell^
pjchiarazione conclusiva della recente Assemblea di Vienna
tetterà alle chiese aderenti
alla Concordia di Leuenberg
Come rappresentanti delle
r'aiese che fanno parte della
Concordia di Leuenberg in
toopa e in America Latina
i jjamo radunati in Assemblea plenaria dal 3 al IO mag¿0 1994 a Vienna. Ringralamo la Chiesa evangelica
di confessione augustana ed
elvetica in Austria per la sua
‘ pitalità.
«Una comunione crescente
Bella testimonianza e nel ser^o'» è stato il motto che ha
guidato le nostre sedute, i
culti e gli incontri. La nostra
canunione è cresciuta ma nel
fettempo sono anche cresciute le sfide con cui dobbiamo
confrontarci. La Comunione
delle chiese di Leuenberg si
trova ora all’inizio di una
(uova fase: la necessità di un
approfondimento e di un ampliamento data la situazione
di radicali mutamenti verificatasi in Europa.
La testimonianza
, della libertà
¡cambiamenti politici in
tutta Europa hanito creato
nuovi processi di libertà: sono scomparsi vecchi confini e
si sono affacciate nuove pos.àKIità di vita; la partecipazione democratica si va
afforzando, grazie a nuovi
ordinamenti politici. Tra gli
élementi essenziali della libertà nelle nostre società sottolineiamo un’economia legataalle necessità sociali, la
creazione e il mantenimento
diun lavoro dignitoso e re■nerativo, lo sviluppo di
w responsabilità- ecologica,
il superamento degli egoismi
nazionali, Eeliminazione della senofobia e del razzismo.
Notiamo con preoccupazione
I che in certe chiese affiorano
tendenze nazionalistiche, tentativi di ipoteche clericali sulla vita politica e difficoltà a
superare il proprio passato.
La libertà è un bene supremo che deve essere custodito
non attenzione: per questo
motivo la Comunione delle
chiese di Leuenberg si è inoliò occupata in passato del temn della libertà cristiana, cercando di porre in relazione
con ia situazione odierna la lihertà dell’Evangelo riscoperta
ni tempo della Riforma. L’Ejnngelo ci insegna che la vita
c grazia e che la libertà è dono che deve essere accolto e
Condiviso; la libertà è sempre
"Servizio della liberazione,
non può accettare che altri vil'nno in schiavitù; questo vale
Pneogni aspetto della vita.
, Le chiese quindi hanno anche il dovere, sulla base di
^esti criteri, di elaborare le
®6e etiche fondamentali per
loro contributo nella società
n di impegnarsi per la realiz^tone di un ordine economico che tenga conto delle
economiche ed ecologidel nostro tempo. I limiti
_ ® la nostra civiltà, costruita
orescita, produzione e connon può permettersi di
j,,Panare sono così evidenti
, ò 0 indispensabile trovare
‘nuovi orientamenti.
fi^‘'®sorvare la libertà signi■ sv ? '^°‘“Lattere un tipo di
,‘lnppo che causa oppres, “0 e distruzione. Di fronte
deh che la follia
jò crescita ad ogni costo
con sé è necessaria urta
disciplina nelj ciò libertà: un ritorno
dal ^ veramente essen>in’a qualità della vita,
li(^^“nzione di responsabigiustizia sociale, un
P®ho nuovo e continuo per
Il vescovo anglicano Stephen Sykes con John Arnold, presidente
della Conferenza delle chiese europee, aH’Assemblea di Vienna
la creazione e per i suoi diritti. Abbiamo studiato insieme
la questione della libertà cristiana e abbiamo scoperto che
i comandamenti biblici sul
«Sabbath» e sul «Giubileo»
(Levitico 3, 25) ci indicano
proprio questa direzione. Ora
si tratta di capire come possiamo realizzare questa ascesi
come singoli, come comunità,
come chiese.
Comunione crescente
Dall’Assemblea plenaria
di Strasburgo del 1987 altre
chiese hanno firmato la Concordia; la riflessione sulle
questioni teologiche, che è
uno dei compiti della Concordia, ha individuato una serie
di convergenze sinora insospettate; la nostra Comunione
di chiese è dunque cresciuta e
ha messo radici più profonde:
più viva che mai è la speranza che ciò possa «servire alla
comunione ecumenica di tutte
le chiese» (art. 45 della Concordia). Ci si aspetta che le
chiese della Riforma realizzino insieme, nel modo più ampio possibile, il mandato della
testimonianza e del servizio;
noi le incoraggiamo a prendere iniziative in tal senso, a
mettersi insieme in marcia, a
comunicarsi reciprocamente
idee ed esperienze. La Comunione tra le chiese di Leuenberg diverrà tanto più intensa
quanto più esse riusciranno a
testimoniare e servire insieme. Noi suggeriamo:
- di verificare quali passi
le Chiese possano intraprendere sul piano locale e nazionale per un’azione comune;
- di iniziare a sviluppare
dei rapporti con le chiese di
una zona, oltre i confini regionali o nazionali (per esempio le chiese del Danubio o
del Reno) per dar vita a collaborazioni durevoli anche sul
piano delle comunità locali;
- di rafforzare la cooperazione fra le opere e le istituzioni delle diverse chiese in
campo missionario, diaconale
e sociale, a livello europeo.
È tempo che la Comunione delle chiese di Leuenberg
si renda più visibile di quanto
lo è stata sinora. Il Comitato
esecutivo deve far sì che, nelle questioni importanti che si
dibattono in questi anni, in
cui si va delincando un nuovo
modello di Europa, la voce
delle chiese della Riforma risuoni con forza.
Per il futuro
Le chiese inserite nella
Concordia si considerano inequivocabilmente come parte
della comunione ecumenica;
per questo intendiamo innanzitutto intensificare i colloqui
con le chiese di tradizione luterana e riformata che ancora
non hanno sottoscritto la
Concordia. Per quanto riguarda la comunione con le chiese
metodiste l’Assemblea plenaria vi sottopone una dichiarazione comune che, se otterrà
l’approvazione di entrambe le
parti, porterà ad una comunione interecclesiastica.
I contatti con le chiese anglicane si sono intensificati
in modo significativo in questi ultimi anni: noi accogliamo con favore la consultazione prevista per il settembre 1995, che dovrebbe segnare dei passi avanti verso
la comunione interecclesiastica. La crescente convergenza su questioni essenziali
della nostra fede si manifesta
nei risultati prodotti da un lavoro comune a lunga scadenza. L’Assemblea plenaria vi
invia dei documenti che trattano della comprensione e
della prassi del battesimo e
della cena del Signore: si tratta di testi volti ad approfondire e attualizzare il consenso
raggiunto nella Concordia di
Leuenberg. Sulla comprensione evangelica della chiesa
è stato elaborato, per la prima
volta dai tempi della Riforma, un documento comune;
l’Assemblea plenaria invita
le chiese a fare propri questi
risultati.
Vi inviamo anche il documento prodotto da due gruppi
di lavoro su «La comprensione cristiana della libertà»: vi
preghiamo di discuterli nelle
comunità e di trasmettere le
vostre considerazioni al Comitato esecutivo. Per un ulteriore approfondimento della
comunione nella testimonianza e nel servizio l’Assemblea
ha deciso di dare la priorità
nei prossimi anni ai seguenti
temi:
- Legge e Evangelo, in
particolare per la ricerca di risposte chiare alle questioni di
carattere etico; per questo argomento dovrebbero essere
tenuti presenti i due studi su
«la testimonianza cristiana
della libertà».
- Chiesa, stato e nazione;
questo tema è anche importante come contributo alla seconda Assemblea ecumenica
europea (1997).
- Chiesa e Israele.
Per i prossimi anni potremmo proporci come parola
d’ordine il versetto di Romani 15, 7: «Accoglietevi gli
uni gli altri, come anche Cristo ha accolto noi per la gloria di Dio». Una comunione
più profonda fra le chiese
della Riforma è il presupposto per la testimonianza che
oggi siamo chiamati a rendere; noi la intendiamo anche
come un-servizio alla comunione di tutti i cristiani e di
tutte le chiese.
Il governo israeliano gli ha conferito la «medaglia dei giusti;
Marcel Pasche e la Resistenza
CHRISTOPH MOHL
/Ifìlm «Schindler’s List» ha
ricordato a molti che nel
Terzo Reich ci furono anche
uomini e donne che approfittarono della loro posizione
per aiutare gli ebrei. Molti rimarranno ignoti per sempre.
Alcuni sono ricordati a Yad
Waschem, a Gerusalemme:
tra questi ultimamente il pastore Marcel Pasche.
Marcel Pasche fa cenno di
no, con il capo. «Ciò che ha
fatto l’industriale tedesco
Schindler e ciò che ho potuto
fare io durante la guerra, non
possono essere paragonati. E
poi gli ebrei perseguitati non
erano la mia occupazione
principale». Tuttavia Marcel
Pasche è stato annoverato fra
i «giusti»: il suo nome è segnato nel parco della rimembranza a Gerusalemme, insieme a quello di molti altri
«giusti».
Una famiglia ebrea deve la
vita a Marcel Pasche. Egli riuscì ad attraversare gran parte
della Francia occupata insieme ad un ebreo polacco e a
sua figlia e a portarli in salvo
di nascosto oltre il confine
svizzero: la figlia la fece accogliere, grazie alle sue relazioni, in un liceo che era amministrato da un convinto seguace di Pétain. A 50 anni di
distanza sorride ancora sotto i
’ baffi pensando al doppio ruolo che la direttrice dell’istituto
si trovò a ricoprire.
Quand’era studente a Basilea conobbe, grazie a Karl
Barth che aveva dovuto lasciare la Germania hitleriana,
molti membri della «Chiesa
confessante» e venne quindi
in contatto con rappresentanti
della Resistenza. Come molti
colleghi della Svizzera romanda iniziò il pastorato in
Francia: dal 1938 al 1950 fu a
Roubaix. Essendo perfettamente bilingue ebbe subito a
che fare con il comando delle
truppe tedesche a Lilla. La
Il pastore svizzero Marcel Pasche
conoscenza con il pastore tedesco Friedrich Günther, militare in Francia, gli permise
di costruire una rete regolare
di informazioni e di aiuti che
poteva contare sull’appoggio
di persone fino ai vertici del
comando: a questa cerchia
apparteneva anche il giurista
tedesco Carlo Schmid che fu
in seguito ministro socialista
nella Repubblica federale.
Grazie a questa rete riuscì ad
avvisare per tempo molti
ebrei di rastrellamenti che
stavano per avvenire, a preparare dei salvacondotti su
carta intestata della chiesa, a
procurare avvocati che parlassero tedesco per la difesa
davanti a tribunali tedeschi;
tutti quelli che collaboravano
in questa rete erano membri
della Chiesa confessante:
«Potevamo accedere a tutti i
livelli del sistema» ricorda
Marcel Pasche.
La Resistenza funzionò anche perché c’era il silenzio
assoluto sulle,relazioni e
spesso neppure i collaboratori
stessi erano al corrente di certi collegamenti; le relazioni si
ramificavano in molte direzioni ed era un bene non vo
ler sapere tutto; tuttavia c’era
sempre il pericolo che tutto
potesse essere scoperto; «Ma
era un servizio al prossimo aggiunge Pasche - che doveva essere prestato».
Con la moglie e i cinque
figli Marcel Pasche visse anche la liberazione della Francia e il ritorno dei prigionieri
e degli internati nei campi di
concentramento. All’inizio
degli anni Cinquanta divenne
pastore in una chiesa di campagna del cantone di Vaud, in
Svizzera, dove visse in silenzio; si occupò in particolare
della cura pastorale degli
operai che lavoravano nei
cantieri del Vallese e dell’
opera diaconale della Chiesa
evangelica svizzera. Dei dodici «giusti» onorati l’anno
scorso a Lilla, la metà erano
protestanti. Marcel Pasche ha
colto l’occasione della consegna della medaglia nella sinagoga di Lilla per parlare, alla
presenza dell’ambasciatore di
Israele in Francia, della situazione del popolo palestinese.
Ancora una volta dalla parte dei più deboli.
(da Reformiertes
Forum n. 19)
Francia: reazioni delle chiese al documento sull'omosessualità
Battisti e chiese libere dicono no
«Il Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche battiste di Francia, riunito sabato 18 giugno 1994 a
Parigi, tiene a precisare che il
testo “Omosessualità: elementi di riflessioni”, adottato
dalla maggioranza dei membri del Consiglio della Federazione protestante di Francia
(Fpf), è stato approvato con il
voto contrario di alcune chiese e unioni di chiese, fra cui
la Feeb.
Ci rammarichiamo vivamente che il Consiglio della
Fpf non abbia tenuto conto di
queste riserve e abbia adottato questi “elementi di riflessioni” col rischio che essi
vengano recepiti come una
“dichiarazione” di questo
Consiglio. Ciò ci preoccupa e
richiede la nostra vigilanza.
La prima parte di questo
testo, quella che precisa, alla
luce della Bibbia, che Tomosessualità non è conforme alla volontà di Dio per la sessualità umana, corrisponde
alle nostre convinzioni. Non
possiamo seguire gli autori
del testo in tutte le loro proposte, e in particolare nella
loro conclusione che sembra
essere una giustificazione
delTomosessualità piuttosto
che un richiamo dell’importanza dell’accoglienza e delT accompagnamento degli omosessuali.
La pratica delTomosessualità rimane per le nostre chiese, secondo la nostra comprensione della Scrittura, una
deviazione rispetto alla volontà di Dio, un peccato. Come accogliere, come “amare”
il peccatore di cui io sono il
primo, ecco la preoccupazione costante alla quale ci rimanda TEvangelo, la sfida di
fronte alla quale ci ritroviamo
tutti. E siamo consapevoli che
rimane molto da fare nel nostro mondo che Dio ama».
Unione delle chiese
evangeliche libere
Dopo aver preso conoscenza del testo «Omosessualità: elementi di riflessione»
adottato dal Consiglio della Fpf, la commissione sinodale dell’Unione delle chiese evangeliche libere desidera fare un breve commento;
«Questo testo comporta delle
messe a punto precise e coraggiose. Il lavoro biblico ha
il merito di evidenziare i principi teologici fondamentali su
questa questione: esprimiamo
il nostro accordo globale su
questo aspetto del lavoro.
Esprimiamo invece le più
ampie riserve sulla conclusione (l’enigma della differenza). Questa appare in discontinuità con ciò che precede; l’apertura che vuole di
mostrare non fa altro che
contraddire ciò che è stato
espresso in precedenza. L’accoglienza dovuta agli omosessuali si trasforma insidiosamente in riabilitazione
delTomosessualità, il vocabolario diventa scabroso quando
parla della fecondità della
condizione omosessuale, assunta e vissuta con “naturalezza”...
Dire che l’omosessualità è
un segno della sregolatezza di
tutti è un conto; si può dire
che la violenza è un segno
dello stesso ordine ma ciò autorizza a darle una qualsivoglia onorabilità? Da un punto
di vista generale, ci dispiace
che, a causa di una civetteria
intellettuale, la conclusione si
perda nell’ambiguità. Su una
questione così difficile e dolorosa non ci voleva quella
piroetta pseudo-spirituale come conclusione».
Renato Malocchi
Franco Scaramuccia
L’Intesa battista
Claudiana
lire 16.000
4
PAG. 4
RIFORMA
Scompare un amico delle chiese protestanti italiane
Il professor Markus Barth
BRUNO CORSANI
Nel 1949-50 seguivo il seminario di Karl Barth,
all’Università di Basilea, sui
testi del Concilio-di Trento.
Fra i presenti c’era sempre un
giovane alto e magro, un po’
più maturo e in ordine degli
altri studenti, che veniva solo
per quel seminario. Seppi che
era Markus, pastore di una
comunità nella campagna di
Basilea e figlio del professore. Benché frequentasse
il seminario di dogmatica, il
suo campo di ricerca era il
Nuovo Testamento e questa
materia fu chiamato ad insegnare negli Stati Uniti: a Dubuque, Chicago, Pittsburgh.
Uno dei pochi studenti americani della Facoltà valdese veniva appunto da Pittsburgh ed
era suo discepolo.
Vorrei ricordare tre centri
di interesse della ricerca di
Markus Barth. Anzitutto i sacramenti: dal grande lavoro
«Die Taufe - ein Sakrament?» (Il battesimo è un
sacramento?)* al lavoro sulla
Santa Cena «Das Mahl des
Herm» del quale la Claudiana
ha pubblicato una versione ridotta dal titolo «Riscopriamo
la Cena del Signore». In tutti
e due i lavori Markus Barth si
sforza di declericalizzare il
battesimo e la cena, che tanto
facilmente tendono a degenerare in riti misterici.
L’opposizione al sacerdotalismo e al clericalismo lo
portò anche a sentirsi molto
vicino alle chiese meno «istituzionali», come le comunità
battiste che mi dicono frequentasse volentieri negli
Usa, le chiese valdesi, la comunità di Giovanni Franzoni,
Cronache
PRAROSTINO — Sono
stati presentati al battesimo
Danilo Rol, di Claudio e Nella, e Doris Gönnet, di Rossano e Marina.
• Si sono uniti in matrimonio
Rossano Beux e Antonella
Farinon; Rossano Ribet e
Silvana Brachini; Franco
Avondetto e Simona Picato.
A queste famiglie vadano i
più fraterni auguri.
• Un lutto ha colpito la nostra
comunità: è deceduta Lidia
Codino ved. Codino, all’età
di 86 anni.
al quale tributò stima in più
occasioni. Un secondo ambito di impegno per Markus era
l’incontro con Israele sulla
base delle comuni Scritture.
Partecipava volentieri a simposi e tavole rotonde su questo argomento, e i testi sono
stati spesso pubblicati. Infine
vorrei ricordarne l’impegno
ecumenico: Markus Barth ha
fatto parte fin dall’inizio del
«Colloquium (Ecumenicum
Paulinum» fondato da Franzoni subito dopo il Concilio
Vaticano II all’Abbazia di
San Paolo (Roma) e giunto
nel 1892 alla sua tredicesima
sessione.
In America Barth pubblicò,
tra l’altro, un monumentale
commentario a Efesini (due
volumi nella serie «The Ancor Bible») in cui, contraria
mente alla tendenza più diffusa, sostiene che Paolo fu certamente l’autore dell’epistola,
destinata a Gentili convertitisi
all’Evangelo dopo la partenza
di Paolo (per questo Efesini
insiste sull’unità fra Giudei e
Gentili).
Dopo l’emeritazione di
Cullmann, Markus fu chiamato alla cattedra di Nuovo
Testamento all’Università di
Basilea, che occupò fino al
1985. La sua morte lascia un
gran vuoto in tutti gli ambienti che per motivi diversi lo
stimarono e condivisero con
lui l’uno o l’altro dei suoi interessi teologici.
(*) Si veda la valutazione positiva data da Karl Bardi di quest’opera del figlio, in «Il fondamento della vita cristiana», C.
Ed. Batt., 1976, p. 13.
\
E morto il bagnino della Casa valdese
Giuseppe Berruto
ROBERTO GIACONE
Due generazioni di famiglie l’hanno conosciuto:
soprattutto le centinaia di
bambini e bambine che si sono avvicendati nei turni di
colonia alla Casa valdese di
Borgio Verezzi, dal secondo
dopoguerra fino alla fine degli anni ’70.
Negli anni Cinquanta i
bambini prendevano ancora
un treno lentissimo, che partiva all’alba da Torino e arrivava a Borgio verso le 11. Il
primo incontro con l’istituzione «colonia» avveniva
alla stazione, proprio col bagnino Giuseppe: sul carrettino di legno trasportava i bagagli dei piccoli ospiti, facilitando così le monitrici nel
compito di condurre i bambini, a piedi, lungo il pericoloso
tratto della via Aurelia.
Giuseppe Berruto era onnipresente alla pensione e in
colonia, pronto a ogni incarico e a ogni servizio in qualsiasi momento della sua lunga giornata lavorativa. Non lo
abbiamo mai sentito dire di
no, né visto sottrarsi a incarichi spesso non dovuti; e
quanti ex bambini (ormai
membri della Tavola, anziani
delle nostre comunità, ecc.)
hanno imparato a nuotare sotto il suo vigile sguardo e con
Nella «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n. 73
Harry M. Kuitert
LA FEDE CRISTIANA
PER CHI DUBITA
Una rilettura critica
Edizione italiana a cura di Thomas Soggin
pp 368, L. 39,000
Un libro nuovo per tutti coloro che «credono di non credere più», che sono afferrati dall'angoscia quando sono avvolti dai dubbi, quando non hanno più le certezze di fede
dell'infanzia. Il libro si chiede: «Che cosa credo io realmente?» e «Come posso esprimere la mia fede oggi?» ovvero:
«Come restare un cristiano senza diventare un fondamentalista?». Al primo posto nella graduatoria dei test seller per
molti mesi: 15 edizioni, oltre 100.000 copie venduteI
m mmeditice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 - 10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
il suo paziente aiuto! Tutti
avranno ancora nei loro album o in fondo a qualche
cassetto l’immancabile fotoricordo scattata alla fine dei
turni di colonia, in divisa col
berrettino bianco, ben schierati e con le monitrici e il bagnino Giuseppe in mezzo.
Giuseppe Berruto non era
valdese ma, pur nella semplicità della sua vita, nelle parole come nei fatti, ha vissuto
sempre con spirito profondamente «ecumenico», sempre
pronto a incoraggiare, a mettere una buona parola, ad aiutare e consolare i piccoli
ospiti della colonia che intanto crescevano e tornavano,
ormai sposati, alla pensione
con i loro marmocchi. Giuseppe era ancora sempre disponibile ad ascoltare e consigliare.
Ci ha lasciato alcuni giorni
fa, a più di ottant’anni, con
umiltà e con serenità, come
era nella sua indole: mi sembra doveroso che anche un
«minimo», quale Giuseppe
Berruto ha sempre voluto essere, venga ricordato per
quanto ha fatto e dato a centinaia di giovanissimi delle nostre comunità, ben al di là di
quanto il suo lavoro avrebbe
richiesto. Gliene siamo
profondamente grati e riconoscenti.
Matera
Festa
delle scuole
domenicali
Alla fine dell’anno scolastico, domenica 5 giugno, i ragazzi della scuola domenicale
hanno presentato alla comunità, come saggio finale, alcune drammatizzazioni che
riguardano la vita di Gesù,
che i ragazzi hanno studiato e
gradito in modo particolare.
I bambini più piccoli hanno interpretato una breve
rappresentazione sulla preghiera: Gesù invita i suoi discepoli e tutti noi a pregare,
senza mai stancarci, come ha
fatto l’amico insistente della
parabola contenuta in Luca
11, 5-13. La classe dei medi
invece ha drammatizzato la
parabola contenuta in Matteo
18, 23-35: i ragazzi hanno
messo in evidenza il fulcro di
questa storia, che è il perdono. Il comportamento del re
•che è il Signore ha commosso tutti per la sua grande generosità: egli ha percorso per
primo la via del perdono che
è speranza e vita, mentre il
servitore nel quale ciascuno
di noi si identifica non ne è
capace.
I ragazzi più grandi hanno
interpretato rincontro di Gesù con la samaritana: in questo episodio della vita di Gesù i ragazzi hanno ritrovato
dei motivi che li hanno fatti
riflettere e che li hanno commossi per la grande umanità
in esso contenuta. Questi motivi oggi più che mai possono
trovare grande attualità: i pregiudizi razziali, fonte di inimicizia tra gli uomini, di
guerre etniche, vengono abbattuti in Cristo, che abbatte i
pregiudizi e le differenze di
sesso, di cultura, religione.
Margherita Di Lecce, a nome di tutte le monitrici, ha
esortato i genitori dei ragazzi
a non dimenticare l’importanza della scuola domenicale nelle nostre comunità, perché è in questo ambito che
muoviamo i primi passi in direzione della conoscenza della Parola di Dio. La comunità è grata alle monitrici
Paola, Liliana e Gabriella
Barbaro e Margherita Di
Lecce per la dedizione e
l’amore con cui hanno svolto
questo compito.
Sempre domenica 5 giugno
la comunità ha partecipato al
progetto «Operazione Agape
93/94 Italia Albania» con una
colletta speciale di rinuncia.
Fuori collana è appena uscito
UN GIORNO
UNA PAROLA
Letture bibliche quotidiane per l’anno 1995
PP 232, L. 10.000
Sotto gli auspici della Fcei e del corpo pastorale
esce la nuova edizione dei famosi testi moravi (parole e testi per ogni giorno dell’anno 1995). Un invito a
riprendere l'uso di una lettura regolare e continuata
della Bibbia in comunione spirituale con milioni di
credenti in tutto il mondo. Questi testi sono preparati
ogni anno a partire dal 1730 dalla Chiesa evangelica
dei Fratelli Moravi. Questa edizione, tradotta e adattata per il lettore italiano, è la 265^.
jf mmedhricB
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
VENERDÌ 29 LUGUr^g^
SOCIETÀ DI STUDI VALDESI
PREMIO PER TESI DI LAUREA
DI STORIA VALDESE
E DEI MOVIMENTI EVANGELICI IN ITALIA
PER L'ANNO 1994
La Commissione per l'assegnazione del Premio
1994 della Società di studi valdesi per tesi di laurea
di storia valdese e dei movimenti evangelici in Italia
(dott. Gabriella Ballesio, prof. Adriana Lay, prof. Susanna Peyronel, prof. Giorgio Rochat, past. Giorgio
Tourn) ha preso in esame il 2 luglio le 12 tesi di laurea presentate, quasi tutte di alto livello e di notevole
interesse.
La Commissione ha concordato su una rosa di cinque tesi particolarmente meritevoli:
- Sergio Basco, Il cardinale Fole e la Chiesa dal «De
Unitale Ecclesia» al «De Concilio», attenta ricerca su alcuni aspetti della Riforma nelTItalia del XVI secolo;
- Giulia- Carlini, Maestri evangelici. Percorsi di vita
attraverso le lettere inviate al Comitato di evangelizzazione, su scuole e maestri valdesi tra Ottocento e Novecento;
- Susanna Marenco, Emilio Comba e la «Rivista cristiana» 1873-1887. La presenza culturale e religiosa dei
valdesi in Italia, attento studio della cultura valdese
fine Ottocento;
- Roberto Morbo, Una risposta inedita del pastore valdese Jean-Rodolphe Peyran alle «Lettres sur l'Inquisition
espagole» di Joseph de Maistre, approfondita indagine
sulla cultura del ceto pastorale valdese tra Illuminismo, Rivoluzione e Restaurazione;
- Massimo R. Paterna, Per una storia dei valdesi in
Sicilia. La comunità di Riesi 1871-1920, brillante ricostruzione della vita di una comunità.
La commissione ha poi proceduto, non senza difficoltà dato l'alto livello delle tesi in esame, all'assegnazione del Premio 1994 di due milioni alla tesi:
Giulia Cantini, Maestri evangelici. Percorsi di vita attraverso le lettere inviate al Comitato di evangelizzazione,
solida ricerca sulle relazioni mensili dei maestri dipendenti dal Comitato di evangelizzazione, fonte di
grande interesse anche se di difficile valorizzazione,
di cui la Cantini ha preparato essenziali strumenti di
utilizzazione generale (anagrafe nominativa, suddivisione per anno e per località di provenienza delle
lettere, elenco alfabetico di dette località). La tesi approfondisce singole situazioni, dall'isola d'Elba aUa
Sicilia (scelte con inevitabile arbitrarietà), per le quali
i maestri si rivelano straordinari indagatori di complesse realtà sociali, in un incontro-scontro tra problemi di cultura, di alfabetizzazione, di pura e semplice sopravvivenza.
Il Premio 1994 verrà consegnato nel corso dell'Assemblea ordinaria della Società, sabato 20 agosto, alle ore 16,30, nell'aula sinodale a Torre Pellice.
Per il Premio 1995 verranno prese in considerazione le tesi approvate dalla sessione di giugno 1994 a
quella di febbraio 1995, presentate alla Società entro
il 30 aprile 1995. Copia del bando è disponibile presso la Società, via Beckwith 3,10066 Torre Pellice.
TAVOLA VALDESE
SINODO DELLE CHIESE
VALDESI E METODISTE
Il Sinodo, secondo quanto disposto
dall’atto n. 126 della sessione sinodale europea 1993, è convocato per
DOMENICA 21 AGOSTO 1994
I membri del Sinodo sono invitati a trovcarsi nell’Aula sinodale della Casa valdese
di Torre Pellice alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle ore
15,30 nel tempio di torre Pellice e sarà pc®'
sieduto dalla pastora Giovanna Pons.
Il moderatore della Tavola valdese
Gianni Rostao
yeUnior
lf metodi
¡cosai
ipt stret
igliolo il
¡jene dalh
solerisph
jolito acce
pcosf
momei
solto gioii
jjniinano i
ma
¡erosi (
iseenza
jeguono e '
leàmere.
b
laviamo ti
di
11 Congo
teve moir
Éieéuto da
Jdl’Tiioni
«•via XX
store 'Aure
alato dell
thè a noi
dielvrebbi
au
n
Staffi, rifi
dei tetro i
tìas'eguii
rotolo ]
anziché ai
dove avev
tOslietto,
avata'nella
Ö« proi
aàfica:
Dopo il I
ftocede a
s^gio del
tane eletl
Saffi Pai
Chia CI
fc,wadiu\
toÈfe segi
"tini, Ven
Pwes; cc
taon lavo
pnma gior
La
•Sabato r
wn la letti
ii. ci ir
hanno
" risorte
infermar
«Come fac
^re Cesi
a
atte
instili r
taeècatn
tae sono
tono chiù;
^delusa'
'^paci di
^jeal:
tazata in
“*0 attese
, ^aria (
Jjo della
■0, -e c:
%
contr
'«ella so,
^colloc
>un(
Pie a Séte
’Parti
£cip
¿Se
’?5tione
>'li. V
(Ìoi
^«odo
’^lavora
^oun
“öniicoc
Per
atare
^oiio
5
29 LUGLIO 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
iLlA
•emio
aurea
Italia
if. Suiorgio
li lau:evole
cm
'I «De
su aiolo;
li vita
zazio-'
slove
ta crisa dei
Idese
'e valisition
agine
mini
lesi in
rico
diffi'asse1 tesi:
attrazione,
ri diite di
done,
nti di
addidelie
3iap1 alla
quali
comprosem
ll'Aso, al
azio
ma
entro
pres
iStO
eu
rev
ese
ore
jre
^cumene (Velletri), dal 29 aprile al 1- maggio, si è svolto il Congresso della Federazione femminile evangelica valdese e metodista
[Inite per la testimonianza e il servizio in una realtà che cambia
fel pomeriggio del 29 apriSggio di Ecumene in-inciava ad animarsi per
ivo delle prime delegate
[Jne Unioni femminili valde' te metodiste: verso le 15 si
^cosamente strada nelle
^strette della contrada
Wiolo il pullman che proL dalle valli, valdesi. Il
ole risplende, il che è di
Ln auspicio, e il paesaggio
Olito accoglie festosamente
^sto cospicuo gruppo di so
0 momento dell incontro e
molto gioioso, nonostante la
Scadel viaggio i volti si iljninano nel ritrovare care
jiche ma anche volti nuovi
Ederosi di fare la reciproca
fescenza; gli arrivi si susfflono e vengono assegnate
“^ere. Dopo cena, consubuon appetito, ci riipyiamo tutte per l’apertura
' ' del congresso nella
’auditorium.
Saluti
11 Congresso inizia con un
;teve momento cultuale preda Angelica Perres
Unione femminile di RoiiviaXX Settembre;,il pastore Aurelio Sbaffi porta il
saluto della Tavola'valdese
anche à npme del moderatore
cte%ebbe desiderato essere
pente ma si trova impegnato àlPestero. Il pastore
Sbuffi, riferendosi al motto
del èstro congresso, ci esorUaleguire, Tesenipio. delrpstolo Paolo (Atti 16) che
«iché andare a predicare
doveaveva previsto è stato
ì^tetto, per una visione
nta nella notte, a cambiare
destinazione: noi dobbiamo
«pronte, se necessario,
t^lficare il modo di testiniwiare.
Dopo il canto di un inno si
¡tpeede alla votazione del
%io del congresso. Risultanoelette: Maria Grazia
i Palazzino presidente,
Claudi vicepresiden^lèadiuvate da tre valide e
segretarie: Erminia Eroiini, Vera Long e Angelica
fwes; con l’augurio di un
wn lavoro termina così la
Ptlttto giornata.
La relazione
Sabato mattina Lidia Ribet,
la lettura di Luca 24, 13ci invita a meditare
episodio dei discepoli che
Wnhannp riconosciuto il Crifisorto. Ricordando una
nanda che i catecumeni
^armandi le hanno posto:
Aome facciamo noi a ricono^ta Gesù Cristo oggi, dopo
®'aniila anni?» ha attirato la
attenzione su una deHe
. r-'il risposte: non è Cesia
J a cambiato ma i discepoli
® sono cambiati perché si
^0 chiusi nella loro peran^ elusa tpto da rendersi injSci di riconoscere la spejj^jealizzata dà Gesù, rea
1 aia in modo diverso dalle
"aoattese.
Iiitolffi ^^'^relli porta il sadella Fdei, di cui è presi
strn^’^ a dare il no
nella fainiglia
società nella quale siadjl, ‘°cate; ci comunica che
Wi.n settembre avrà
ana«! ■ (Plancia) e ci invita
Si numerose.
alla lettura della
' 'florale seguita da
.untato dibattito sulla
ili "a ^9*^ Unioni femvyii ; ^ differenza delle
l’Unione è ancora
d,lavn P'I^^'alente di riunirsono un^W^° P^*^ ' bazar che
“omirn , sostegno ecostarti ' ' occasione
d Sono
^ difficoltà a riunirsi
Foto ricordo delle partecipanti al Congresso della Federazione femminile evangelica valdese e metodista
periodicamente in quanto esistono molte nuove attività
miste che tuttavia impegnano
quasi sempre le stesse persone. Questo significa die nonostante il momento di crisi
non si devono scoraggiare le
Unioni femminili in difficoltà, bisogna ricercare un
nuovo modo di esistere come
gruppo: è quindi importante
non cancellare dall’elenco
quelle Unioni che non hanno
inviato la loro contribuzione:
occorre lasciare la porta aperta a chi desidera rientrare. Il
ruolo delle Unioni femminili
viene ribadito per quanto riguarda l’inserimento di sorelle nella vita comunitaria.
Iniziative delle Unioni
Dalle Unioni sono sorte
numerose iniziative come il
«Centro di ascolto», «Una
Bibbia al mese in lingua straniera», la raccolta di indumenti da inviare ai profughi,
l’insegnamento della lingua
italiana ai migranti, la partecipazione alle trasmissioni di
«Radio Trieste evangelica»;
una simpatica tradizione è anche il ricevimento che la comunità offre ai confermandi
accompagnati dalle loro famiglie con una simpatica agape.
A parte gli studi biblici, numerosi sono stati gli argomenti proposti alla comunità;
i dialoghi con le religioni,
donne della Riforma, la violenza del quotidiano.
Molto sentita è la partecipazione alla «Giornata mondiale di preghiera delle donne». Quest’anno la liturgia è
stata proposta dalle donne
della Palestina; numerosi sono stati i contatti anche personali delle singole Unioni e ha
anche avuto un buon successo il seminario sul tema «Il
Padre Nostro» tenutosi a Vallecrosia. Viene poi affrontato
il problema della circolare
che è particolarmente apprezzato dai gruppi di piccole
proporzioni; si raccomanda
alle Unioni o gruppi di inviare notizie in merito alle loro
attività in modo regolare.
Il rapporto con «Riforma»
Dal momento che il costo
redazionale è piuttosto elevato, si invita il nuovo Consiglio nazionale ad esaminare
la possibilità di avere un inserto alFinterno del settimanale Riforma tre o quattro
volte l’anno. 'Continuando nel
programma abbiamo il messaggio di Elena Ramirez, presidente delle Unioni femminili battiste, che ci esorta a
svolgere il nostro ruolo di testimonianza e ci incoraggia
ad assumerci i compiti'onerosi nella famiglia e nella società verso gli emarginati.
Maria Grazia Sbàffi- porta
il saluto augurale deH’Ópcemi e del pastore Martelli che
si trova in Portogallo. Abbiamo appreso che il saluto augurale della pastora Amy Visco, della Chiesa presbiteriana, era di commiato, non solo
dalla Casa materna di Portici
dove ha svolto un triennio di
collaborazione, ma dall’Italia
in quanto sta per fare ritorno
nella sua comunità per essere
consacrata al ministerio pastorale.
I rapporti
con le Unioni estere
La presidente del Consiglio
nazionale legge una lettera di
augurio e saluti di Susanne
Bross, presidente europea
della Federazione femminile
mondiale metodista. Proseguendo nella relazione ci
vengono ricordate la partecipazione a Dublino, al convegno della Federazione delle
donne metodiste europee; la
partecipazione al convegno di
Halisberg delle donne metodiste svizzere e francesi; la
partecipazione di un membro
del Consiglio nazionale al
campo di Vaumarcus delle
donne protestanti della .Svizzera romanda; la presenza
all’incontro delle donne metodiste nelTOberland bernese.
Si conviene quindi che tali
scambi con le rappresentanti
di organizzazioni estere siano, oltre che opportunità di
arricchimento spirituale, anche un modo di farci conoscere.
Il congresso chiede al nuovo Consiglio nazionale di
continuare tale tipo di relazione con l’estero cercando di
superare le difficoltà economiche che incidono specialmente nel bilancio della cassiera per le spese dì viaggio
in quanto l’ospitalità viene
quasi sempre offerta, sia all’estero che in Italia, dalle
Unioni che ospitano le delegate in visita: si ringraziano
le comunità che hanno ospitato la sorella uruguaiana Julia
Campos, predicatrice locale,
che si è recata in ben tredici
diverse località italiane.
I gruppi in difficoltà
Dalla relazione morale si
apprende che le risposte ai
questionari inviati alle Unioni
0 ai gruppi sono state pochissime (solo circa un terzo ha
• fatto pervenire le sue risposte); pef quanto si riferisce alla scadenza del congresso si
mantiene quella attuale che è
biennale. Nelle relazioni delle
singole Unioni o gruppi ritorna la voce bazar e ancora una
volta emerge che sono un
momento di aggregazione e
che i ricavati servono sia per
sostenere delle opere della
chiesa che per lavori di ristrutturazione e manutenzione dei locali.
Viviamo oggi in un mondo
che tende ad isolarci, quindi
non è necessario avere dei
settori particolari: l’importante è essere unite. Gesù, prima
di morire, dice ai suoi discepoli «Vi lascio pace, vi dò la
mia pace». Viaggiare con Gesù significa viaggiare nella
pace; essere in pace significa
essere calmi e sereni anche in
mezzo alle tempeste della vita: cerchiamo questa pade rimanendo unite per poterla
trasmettere al mondo; lavoriamo insieme per testimoniare, aiutare, servire e crescere;
con questo augurio il Consiglio nazionale termina la sua
relazione morale approvata
all’unanimità.
La relazione finanziaria
Dopo la relazione morale si
•passa a quella finanziaria: la '
cassiera, Wanda Rutigliano,
esordisce con queste parole:
«Come buoni amministratori
della svariata grazia di Dio,
ciascuno secondo il dono che
ha ricevuto, lo faccia valere
al servizio degli altri» (1 Pietro 4,10); ci rallegriamo e la
ringraziamo per il lavoro non
indifferente che ha svolto nel
corso del suo mandato e per
essere riuscita a far fronte
agli impegni e a chiudere i
conti cdn un piccolo attivo.
Si riconosce la funzionalità
delle Unioni e della Fdei pur
non negando la possibilità di
un cambiamento futuro. 11 pomeriggio termina con la formazione di gruppi per la discussione sui seguenti argomenti: bazar, animazione, testimonianza, accoglienza; tut-,
te le ospiti hanno partecipato
con il massimo impegno e si
è ribadita l’importanza di accogliere Gèsù primardi accogliere il prossimo. L’ultima
serata irifine è trascorsa in allegria con alcuni giochi dinamici e divertenti che hanno
trascinato anche le meno giovani. Un ringraziamento particolare alla sorella Gisela
Lazier che, oltre a guidarci
nel canto degli inni, si è adoperata musicalmente per lo
svolgimento dei giochi.
È stata organizzata una lotteria i cui biglietti erano stati
precedentemente venduti nelle comunità, con premi acquistati all’Asilo per anziani di
u,
San Germano Cbisone (To).
Tali oggetti, in parte confezionati dalle ospiti dell’Istituto, sono stati molto graditi
dalle vincitrici presenti. La
serata si è conclusa con un
delizioso rinfresco.
Domenica mattina, 1° maggio, ultima riunione del Congresso: dopo una breve meditazione il Congresso riafferma la validità del lavoro delle
Unioni femminili che incide
in modo concreto nella vita
delle comunità. Si procede
con la lettura dei verbali e degli «Atti» (uno dei quali di
protesta per il comportamento
dell’on. Pivetti nei confronti
delle minoranze), approvazione e ringraziamento al Consiglio nazionale per il lavoro
svolto.
Il nuovo Consiglio
Il nuovo Consiglio è ridotto
a soli 7 membri: sono state
elette Françoise Vuffray-Tarditi, presidente; Angela Ma'strotaro, Irma Nitti, Rosanna
Revel Paschetto, Anita Braschi, Edwige Schmidt, Elsa
Antonelli. Il Consiglio nazionale uscente desidera terminare il suo mandato con la celebrazione della Santa Cena,
momento di intenso raccoglimento. Facendo un bilancio
possiamo quindi affermare
che il congresso è stato decisamente positivo, i lavori si
sono svolti con il massimo
impegno e la partecipazione
attiva di molte sorelle: questo
suggerisce alla nostra fantasia
il paragone con il lavoro delle
api che raccolgono il polline
per portarlo all’alveare a profitto della comunità nella
quale sono chiamate a vivere
e testimoniare.
SCHEDA
36 ANNI, 19 CONGRESSI
ELSA ROSTAN BERTOLE
La Federazione femminile evangelica
valdese e metodista ha tenuto finora 19
congressi nell’arco di 36 anni (1958-1994).
Nel libro dei verbali ci sono dei temi ricorrenti che sono come il motivo di fondo di
un brano musicale e altri temi che rappresentano ogni anno le varianti che si aggiungono a questo motivo di fondo, dando vivacità alla melodia.
Solo il primo congresso del 29 agosto
1958 ha forma essenzialmente costitutiva,
nel senso che si tratta proprio dell’Assemblea costituente della Ffv. Negli altri congressi i tenii ricorrenti sono gli studi, la
Giornata mondiale di preghiera, la stampa
(paginone sull’allora Eco-Luce, e lettera circolare), l’assistenza sociale.
Di congresso in congresso appaiono nuove voci; fin dal 1970 (Venezia) si vota un
ordine del giorno in cui si chiede al Sinodo
di mettere ai lavori sinodali lo studio della
causa, degli sviluppi e delle conseguenze
dell’emigrazione e si raccomanda alla Tavola di aumentare il personale al servizio
degli emigrati. Nel 1972 (Roma) si parla di
un lavoro delle donne della comunità di
Torino à favore degli istituti psichiatrici.
Nel 1976 (Santa Severa) si chiede al comitato nazionale di studiare i mezzi e gli strumenti per facilitare una maggiore preparazione teologica delle socie delle Unioni
femminili. Si esprime pure opinione favorevole alla costituzione della Federazione
donne evangeliche italiane e si chiede di far
presente alle Conferenze distrettuali la necessità di avere un’adeguata rappresentanza
di donne nella delegazione della Chiesa
valdese all’Assemblea della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia che avrà
luogo a Bari nel 1976.
Nel 1978 (Poggio Ubertini) si cominciò a
parlare di integrazione fra Ip Unioni valdesi
e quelle metodiste. Nel 1980 (Ariccia) avviene questa integrazione. Nel 1982 (Ecu, mene) spuntano le prime valutazioni sui
«seminari biblici» (iniziati alle Valli fin dal
1978) il cui esito è confermato buono anche
nei congressi successivi. Una parte di ogni
congresso è anche dedicata ai rapporti interdenominazionali e agli ospiti italiani e stranieri che ogni anno sono presenti con un loro messaggio. Un’altra parte è dedicata alle
finanze che non sono mai tragiche. Anche il
nùmerq delle delegate va aumentando; 40 al
primo congresso, fino a 56 e 60 negli ultimi.
Per quel che riguarda l’aspetto sociale si è
contribuito all’inizio a una borsa di studio
perché una giovane di Pachino terminasse
gli studi da maestra giardiniera; in seguito si
è versato e si versa attualmente una somma
per borse di studio alla Facoltà di teologia e
contributi per un lavoro sociale a Villa San
Sebastiano e Scicli.
Il cammino che abbiamo percorso fin qui
non è stato sempre in discesa; ci sono stati
anche gli scivoloni, i contrasti, le incomprensioni, gli errori di cui forse ancora adesso portiamo le conseguenze. Rivedo passare
davanti a me tutta quella schiera di donne
che hanno avuto tutte un ruolo, chi più evidente chi più nell’ombra. Alcune non sono
più con noi, e vorrei ricordarne alcune che
ci hanno dato una mano nel nostro cammino; Lucilla Santini, la nostra prima presidente, di profonda fede, consacrata e decisa;
Ive Pons, aperta sempre' alle donne di altre
associazioni, propositiva e combattiva; Gabriella Titta, colta, capace, organizzatrice
perfetta; e Katherina Rostagno che, pur nel
troppo breve tratto di strada percorso con
noi, ha profuso a piene mani i suoi tesori di
amore, disponibilità e comprensione.
Sulla copertina del quaderno dei verbali
c’è queU’immagine circolare di tante donne
che si danno la mano, con la scritta; «Donne in cammino, fiduciose nella promessa».
Con umiltà ma con profonda riconoscenza
spero che queste parole possano ancora accompagnarci nel futuro avendo sperimentato la verità dell’antica parola di Samuele:
«Eben-ezer. Ein qui l'Eterno ci ha soccorsi» (I Samuele 7,12).
6
PAG;* 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola i
VENERD[29_LUGUo
LE DUE
NORMALITÀ
PAVEL FILIPI
Pubblichiamo una serie di tre studi biblici preparati da Pavel Filipi, professore di teologia
pratica a Praga. Questi studi sono stati presentati durante il seminario organizzato dalla Federazione europea per la diaconia a Praga.ne II'aprile scorso sul tema: «Di quanto lavoro ha bisogno l’essere umano?». Traduzione dall’ingl^e di Jean-Jacques Peyronel.
Questo testo è un sermone
profetico, composto di
due parti. Ogni parte inizia
con la formula caratteristica
dei sermoni profetici: «Così
dice il Signore, l’Eterno» (v.
17 b; 20a). Questa frase collega il nostro passo con la sezione precedente (34, 1-16) e
con quella che segue (34, 2331). Ognuna di queste tre sezioni è un sermone profetico:
tre sezioni che sono inoltre
collegate per mezzo della metafora «pecora-gregge-pastore». C’è una differenza tra
primo, secondo e terzo sermone: il tema dei primi due è
il giudizio, mentre il tema del
terzo è la promessa: «E susciterò sopra d’esse un solo pastore» (v. 23).
Una parola di giudizio
La differenza tra il primo e
il secondo sermone è
l’oggetto del giudizio. La parola profetica di ammonimento e di giudizio del primo sermone (v. 1-16) è diretta contro i cattivi pastori di Israele e
termina con una frase di consolazione nei confronti del
gregge che soffre a causa di
questi pastori (v. llss): «Io
stesso domanderò delle mie
pecore, e ne andrò in cerca».
Il testo parla di pecore e di
gregge alla terza persona:
«esse». Nel nostro passo, si
parla di pecore direttamente
alla seconda persona: «Voi,
pecore mie». A partire dal v.
Il soggetto del giudizio è
sempre lo stesso ovviamepte.
Nelle due parti del nostro
passo, l’annuncio del giudizio
è fondato su una parola di
Jahweh e questa parola riveste un’importanza particolare:
«Ecco, io stesso giudicherò»
(20b). «Ecco, io giudicherò»
(17b). «Tutti sentiranno: io
sono il giudice!». Può darsi
che questa frase vada intesa
in contrapposizione ai cattivi
pastori del sermone precedente: «Non saranno loro a giudicarvi, i vostri principi e i vostri sacerdoti, il vostro governo secolare o spirituale, sarò
io a farlo, nessun altro!».
La parola «ecco» annuncia
un cambiamento: chi ascolta
deve stare attento; qualcosa,
ogni cosa, cambierà. La legge
di Dio sarà instaurata o reinstaurata; l’ingiustizia sarà eliminata; la situazione sarà
normalizzata secondo la legge di Dio. Nell’Antico Testamento, la visione del giudizio
non provoca timore e tremore
bensì speranza e consolazione. Il Salmista prega ardentemente: «.Fammi giustizia, O
Eterno!» (Salmo 26, 1).
Una situazione di
disordine
Il giudizio di Dio abolirà il
disordine, un doppio disordine. Questo sermone profetico infatti è composto di due
parti: il profeta usa due picco
17, l'oggetto del giudizio è il
gregge stesso: per questo,
questa sezione presenta aspetti particolari. E lecito quindi
trattare questi versetti come
un capitolo a sé stante.
Notiamo che ci sono differenti livelli di giudizio: troviamo un giudizio sulle nazioni pagane (cfr. Ez. 25) e
un giudizio sui pastori di
Israele; inoltre c’è un giudizio sul popolo di Israele: ad
essere sotto il giudizio del Signore non è soltanto la classe
superiore (i pastori) ma anche
il semplice popolo. Il verbo
«giudicare» domina l’intera
sezione.
le parabole che si riferiscono
a una situazione simile ma
non identica del popolo ebraico: a) la prima situazione di
disordine descrive il pascolo
(I7c-I9c): inizia il disordine.
vengono usati due verbi:
«calpestare» (I8c) e «intorbidare» (l’acqua) (I8c). Il testo
ebraico usa un gioco di parole: «mirmes» e «mirpes»,
«calpestare» e «intorbidare»
(19 b e c), che difficilmente
possono essere usati per «pascolare» e «bere». 1 mezzi di
queste attività sono le gambe
(o i piedi, il termine ebraico
ha il doppio significato).
Oppure: b) la seconda si
«E quant’è a voi, o pecore mie, così dice il
Signore, VEterno: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri. Vi par egli
troppo poco il pascolare in questo buon pascolo, che abbiate a pestare coi piedi ciò che
rimane del vostro pascolo? Il bere le acque
più chiare, che abbiate a intorbidare coi piedi
quel che ne resta? E le mie pecore hanno per
pascolo quello che i vostri piedi han calpestato; e devono bere ciò che i vostri piedi hanno
intorbidato! Perciò, così dice loro il Signore,
l’Eterno: Eccomi, io stesso giudicherò fra la
pecora grassa e la pecora magra. Siccome voi
avete spinto col fianco e con la spalla e avete
cozzato con le corna tutte le pecore deboli finché non le avete disperse e cacciate fuori, io
salverò le mie pecore, ed esse non saranno
più abbandonate alla rapina; e giudicherò fra
pecora e pecora»
(Ezechiele 34, 17-22)
tuazione di disordine descrive
i rapporti all’interno del gregge: ci sono pecore grasse e
pecore magre. Il profeta non
critica il fatto che un animale
sia grasso o magro, ma critica
tre azioni degli animali grassi: «spingere» «disperdere» e
«cacciare fuori» (v. 21). Alla
fine, coloro che sono stati
spinti sul lato, dispersi e cacciati fuori dal gregge protettore, verranno abbandonati
alla rapina (v. 22a). Anche
qui i mezzi sono anatomici:
«fianco, .spalla, corna».
L’idea più importante del
nostro testo non è la descri' zione precisa delle ingiustizie
che si verificano nel paese
bensì l’annuncio del cambiamento attraverso il giudizio.
Il centro, Tasse del sermone
profetico sono le parole: «Ecco! Io, io stesso giudicherò!».
Questo messaggio è rivolto
ad ambedue le parti. «È rivolto a voi, che pascolate in
questo buon pascolo e calpestate ciò che rimane del vostro pascolo, voi animali
grassi, con le vostre spalle
robuste e le vostre corna! Ma
il messaggio è rivolto anche a
voi, pecore mie, che dovete
pascolare sull’erba calpestata
e bere acqua intorbidata, voi
animali magri, spinti e cacciati fuori. Tutt’e due i gruppi dovete ascoltare: io sono
qui, e giudicherò. Non voglio
solo guardare; sto per cambiare le cose!».
Inoltre: «Giudicherò tra
animale e animale. Vedo la
differenza. Al mio sguardo
non siete tutti uguali per me.
Vedo molto bene la differenza. Sto per giudicare tra pecora e pecora».
Dio non è imparziale
Per di più: «Io non sono
imparziale!». Per due
volte il secondo gruppo di pecore è chiamato «pecore mie»
(v. 19a, 22a). «Io, il giudice,
dichiaro: coloro che sono stati spinti, dispersi e cacciati
fuori, queste vittime sono di
mia proprietà. Io li amo e sto
dàlia loro parte!».
Ci aspetteremmo un giudice più obiettivo e imparziale:
un uomo prevenuto non può
essere buon giudice ma questo giudice ci fa sapere: «Io
non sono imparziale. Sto dalla parte dei deboli, degli
emarginati. Essi mi appartengono!». La parabola del Nuovo Testamento sul Giudizio
universale (Matteo 25) descrive questo messaggio in
termini radicali: «Ogni cosa
che avete fatto (o non fatto) a
uno di questi fratelli, per
quanto umili, lo avete fatto (o
non fatto) a me. Umile, questo sono io!». Non solo questo giudice dichiara che le pecore deboli sono la sua proprietà, ma egli si identifica
con loro.
Dopo aver evidenziato il
messaggio centrale del testo,
potremmo chiederci che cosa
sia successo ai due gruppi di
pecore. Non è necessario andare a verificare la situazione
storica degli anni successivi
al 587 prima di Cristo: è più
importante soffermarci sulle
parole «anatomiche»: «piedi», «.spalle», «corna», parole
tratte dalla sfera della natura.
E chiaro che uno degli animali è un ariete e che gli altri
sono pecore; uno e grasso e
ha grandi corna, gli altri sono
magri e deboli e questa è la
natura degli animali e non ha
da es^re criticata dal profeta.
La critica verte sul fatto che
questo comportamento «naturale» venga trasformato in
comportamento normale all’
interno del popolo d’Israele.
La critica del profeta non è
diretta contro i piedi veloci o
le spalle robuste, è diretta
contro il preteso privilegio di
usare tutto il pascolo e tutta
l’acqua pulita.
Simili privilegi esistevano
non solo in Israele; sembra
che si siano verificati anche
alTinterno delle prime chiese
cristiane. Due testi del Nuovo
Testamento mostrano lo stesso tipo di arroganza; quando
Paolo parla dell’ultima Cena,
in 1 Corinzi 11, 33, leggiamo:
«Quando dunque, fratelli
miei, v’adunate per mangiare,
aspettatevi gli uni gli altri.
Coloro che arrivano per primi
devono aspettare quelli che
arrivano tardi perché sono
stati impediti per qualche ragione». Il secondo testo è
Giacomo 2, 2f: «Due visitatori possono entrare nella vostra adunanza, uno splendidarhente vestito con anelli d’oro
e l’altro, un povero, vestito
malamente. Se date un’attenzione particolare a quello ben
vestito e gli dite: “Prego, si
sieda qui!” mentre al povero
dite: “Tu stattene là, in piedi”... non vi rendete conto
che giudicate sulla base di
false apparenze?». Ma sono
proprie false queste apparenze dei grassi e dei forti? Non
è normale che i veloci, i forti,
i capaci abbiano bisogno di
più spazio per sé?
La parabola di Matteo 25
Anche i «capri» che sono
alla sinistra, nella parabola di Matteo 25, pensavano
di avere agito normalmente;
non percepivano che qualcosa fosse sbagliato quando
non dettero da mangiare agli
affamati, non accolsero il forestiero o l’ignudo o l'infermo... «Quando t'abbiam ve
duto aver fame o ignudo o infermo... e non abbiamo fatto
nulla per te?». Le situazioni
sembravano essere così naturali, così comuni, così normali, nessuno percepiva che
il giudizio stava arrivando
proprio qui e ora! Ma notate
bene, anche quelli alla destra,
nella parabola, rispondono
con le stesse parole: «Quando mai t’abbiam veduto aver
fame, o aver sete, o ignudo o
infermo?». Neanche loro percepivano che il giudizio stava
arrivando proprio qui e ora.
Risultato: ci sono due normalità del tutto differenti, e am
bedue si verificano ogni gior
no. Da un lato è del tutto normale che i forti, i ricchi, gli
efficienti pretendano più spazio per sé: il miglior pascolo
del mondo viene mangiato
dal 20% della popolazione
mondiale.
DalTaltro lato è del tutto
pormale che i deboli, i poveri, gli ammalati abbiano meno attenzione, meno protezione e meno aiuto degli altri: nel nostro cuore sentiamo
che la lotta tra le due normalità è incerta. Sembra che la
normalità dei forti vincerà
ma in questa situazione sentiamo la parola del giudizio
pronunciata dal profeta: «Ecco! Io stesso giudicherò tra
pecora e pecora». Un problema rimane irrisolto: a chi è
rivolto l’annuncio del giudizio? Nel nostro testo esso è
diretto contro il popolo
d’Israele: deve restaurare la
legge di Jahweh al proprio
interno, ma questo vuol dire
che le «false normalità» non
sono valide al di fuori del popolo del Patto? Il testo sembra confermare questa tesi:
coloro che non conoscono né
riconoscono il giudice e la
sua fedeltà al Patto difficilmente saranno capaci di riconoscere le normalità del suo
giudizio. Solo la chiesa di
Dio riconosce che il suo giudizio è valido e attivo alTinterno di se stessa; per questo
la sua chiesa vive, forse come un modello, come un’isola in mezzo a un oceano di
incredulità.
Un giudizio universale
La parabola di Matteo25
parla chiaro:, il giudizio
del Signore è universale. Qui
il Figlio dell’Uomo appait
come il giudice del mondo(il
re): tutte le nazioni convengono in giudizio davanti)
lui. Abbiamo già detto cheil
giudizio significa la buoni
normalizzazione onde mettere da parte la falsa normalità
che di fatto è a-normale:il
giudizio significa rendere valida la legge di Dio e questo
deve essere fatto ovunque nel
mondo. La legge e le attività
di tutte le nazioni sono incluse in questo processo.
Il fatto che la parola di g|odizio di Dio sia stata prodi;
mata durante i secoli hai su«
effetti sullo stile di vita delle
nazioni, per lo meno in super
ficie. La normalità divina e
diventata una specie di regolarità per tutte le nazioni, u»
«tacitus consensus»; la stm
tura della legge nelle nosti
società generalmente prote?
ge i deboli, gli ammalati, 8
- stato
handicappati: nessuno
ammetterebbe ufficialmentt
di opprimere le minoran
nazionali o sociali, pof®,nazisti e gli stalinisti
tutto per nascondere i oan|F
di concentramento e
politico imprudente .
scrivere nel suo
«I cittadini improduttivi
condannati a una
scente». Nello stesso te P
, che sotto
sappiamo benissimo —- ,
questa superficie di nor
filosofia c'è un'altra nor®^
lità, fiorente nelle ,
cietà europee e
mondo: a volte la
di giustificare quest altra
rm»rnnaia. vi’
malità con
no ancora
, 1 ideologia.
innumerevoli^
umani e gruppi che jio
no nulla se non un
calpestato e un’acqua
essi
no»
leu* ^ elV
. rotezjone
no vittime della rapiua_ ^
portante quindi so
sono cacciati fuori
hanno alcuna pi'o^o-'-.'R g jiii
nunciare che «tutti 9 j
dice u
no pecore mie»,
gnore.
0
.conti'’'“
infc
:Gii i
gipres
ionte
sfera
decren
.tenti
una co:
una rii
possesi
ineoii]
idustrit
i3sto i
liTlilali 1
Oltr
umani,
fenom
i Piemoi
;'.econor
j miliare
se naz
gli inf(
( labili r
f te e pi
sono i
compì
i-- ®aggi
Schio,
U cehten
■ tura e
: no la
di itici
. quein
I Cai
'Causai
trattori
i, il 20(
: mortai
anno
infortì
la lea
Pinchi
re (pr
giorni
Cause
anno ;
invali
tendo
mansi
infort
mgge
del c(
obblij
L’Ec
7
1 abb. postale/50 - Torino
«eo di mancato recapito rispedire a:
. ^la postaie 10066 - Torre Pellice
' i^ore si iibpegna a corrispondere
j di resa
Salza di Pinerolo
Concerto
di Angelo Branduardi
sà
Fondato nel 1848
Nella consueta e avvincente cornice di Salza di Pinerolo,
■ca 1.500 persone si sono radunate domenica 24 luglio per
issistere al concerto del cantautore Angelo Branduardi.
flStanco per il lungo girovagare per l’Europa (il giorno preceifeite era in Austria e quello successivo in Slovenia), l’artiha proposto buona parte dei brani dell’ultimo album e
lolti dei pezzi più conosciuti. «Stiamo lavorando per un
lovo disco - ha detto Branduardi - alternando serate pubHlliche alla sala di registrazione». Si tratta anche di serate un
■po’ diverse dal solito, come a Salza «situazioni molto sug■|estive dove ci si diverte molto in un’atmosfera ricca di natlitìra e della magia della notte che avanza». Un bel concerto,
lubbiamente; forse un po’ freddo l’artista Che solo in un
io di occasioni si è intrattenuto a dialogare col pubblico,
pubblico meno numeroso del solito; forse la scelta della
«nenica ha finito per penalizzare gli organizzatori per il
Ito sempre puntuali anche nei dettagli.
venerdì 29 LUGLIO 1994
ANNO 130 - N. 30
lire 1300
Già qualche anno fa il sociologo Ezio Marra ricordava in un suo saggio come all’interno della formazione delle decisioni di interesse
collettivo fosse (e lo è tuttora)
importante l’esistenza di un
nesso tra informazione, partecipazione, programmazione,
amministrazione. Ognuno di
questi quattro momenti della
vita pubblica è rilevante per
gli altri, ad esempio non può
esserci partecipazione disinformata 0 programmazione o
amministrazione senza informazione e viceversa. Si
tratta di organizzare ognuno
dei quattro momenti in modo
tale che sia componibile e abbia una qualche corrispondenza con gli altri a qualunque livello Da noi nel Pinero
RAPPORTO CITTADINI-AMMINISTRATORI
CHI DECIDE?
DAVIDE ROSSO
lese (ma non è solo una prerogativa nostra) pare, a giudicare dai risultati, (vedi opere
pubbliché in attesa di realizzazione da anni, riunioni pubbliche disertate o difficilmente informate) che questi momenti non sempre abbiano
una corrispondenza e una
componibilità adeguata.
Va detto, per inciso, che la
mancata realizzazione di alcune opere pubbliche non
sempre è da imputare a cause
di carattere locale ma a volte
le cause sono da andare a ricercare in motivi di carattere
più generale; va comunque
notato come da noi le informazioni arrivano sovente
«con il contagocce», i cittadini poco informati spesso disertano i momenti di incontro
pubblico o partecipano ma
hanno scarsa possibilità di
influire sulle decisioni, la
programmazione a volte richiede uno sforzo non indifferente nel reperire le notizie
necessarie, ecc.
L’impressione è che manchi spesso un rapporto di
scambio reciproco di cornunicazione tra i cittadini e l’amministrazione. Qualche tentativo c’è stato e ci sarà ancora,
ma c’è ancora molto da fare,
bisogna creare una cultura
che vada oltre quella della
confusione inquadrata da
Marra dove tutto si mischia e
si confonde ma dove a causa
di questo nulla si costruisce,
nulla si fa. Sembra esserci il
bisogno di organizzare meglio i quattro momenti sperando che questo possa aiutare ad accelerare la realizzazione delle opere necessarie.
iversale
•ola di gii'
ata proda;
li hai SUOI
1 vita dello
0 in super
à divinai
ie di regolazioni, ®
»; la stnitdie nostro
Ite proteg;
inalati, g®
iuno stato
icialniud'
ninoranzo
, perfino'
ti fecero «il
re i cantp'
e solo i®
; potreblio
■ogram»®
attivi
liseria
cfO
ISO teWpO’
3 che soli»
li normd'
ra norf*'
nostre s^
unquej
;ente cero»
l’altra not'
2ia. Vis^
ivoli
. non ha®
n pas^f
fuori
none)
eso
In'Piemonte
Ancora troppi
infortuni
.‘¿Gli infortuni sul lavoro
»presentano ancora in PieMute un grave problema;
mpo che nei primi anni ’80
siera registrato un dato in
■decremento, negli anni più
„jfcenti si è invece registrata
'ma controtendenza. Secondo
Ma ricerca condotta dalla
Iftlegione, partendo dai dati in
•'possesso deirinail, nel 1991,
; in complesso agricoltura, inteiustria e artigianato hanno
|yisto 83.596 incidenti, dei
if,''ditali 175 mortali.
Oltre agli evidenti costi
Uinani, è stato calcolato che il
l'fenomeno infortunistico in
Piemonte comporta un costo
economico pari a circa 3.000,Miliardi l’anno, 40.000 su base nazionale: e quasi sempre
sii infortuni non sono ineluttabili ma si possono prevedete e prevenire. Nella ricerca
,^‘Sono stati esaminati solo i
; eomparti che presentano
i; ®®ggiori potenzialità di rijp Schio, tuttavia il dato è suffiiì; cehtemente chiaro: l’agricol■ tura e l’artigianato presentacela maggior parte dei casi
'■ ut incidenti mortali o comuni d“e invalidanti.
1 casi mortali in agricoltura
Wi'Musati dal ribaltamento del
' .,®|tore rappresentano almeno
? ^t)% del totale dei casi
ertali in tutti i settori; ogni
, ?tnio sono quasi 19.000 gli
' jmeituni sul lavoro per i quali
,v legge dispone d’ufficio
’''Siesta da parte del pretoe (prognosi superiore ai 30
^erni) allo scopo di stabilire
Use e responsabilità. Ogni
sono oltre 400 i casi di
t gravi che non po. 0 Plb essere addetti alla
i„i ^'one nella quale si erano
hanno diritto per
gge aU’iscrizione nelle liste
ohKr°*’'^^®ho «collocamento
““oligatorio».
lina,
aere c
questi
lice "
Eil«'
s®
il Si
CUI
„0“
Itili
delle valli valdesi
. va in ferie.
1 prossimo numero
19 agosto.
Dall'anno accademico 1995-96 l'Università decentra alcuni suoi corsi a Pinerolo
Si studia per diventare manager pubblico
ERICA BONANSEA
Da circa due armi si parla
di aprire a Pinerolo dei
corsi universitari. Il progetto
si sta concretizzando e probabilmente per l’anno accademico 1995-96 verrà creato un
corso triennale per diploma
universitario in gestione della
pubblica amministrazione.
Un Comitato per l’Università
di studi amministrativi ha il
compito di tenere i contatti
con le Facoltà di economia e
commercio e scienze politiche, da cui dovrebbe dipendere questo corso, e sta anche
cercando i finanziamenti per
l’attuazione del progetto.
L’Università di Torino dovrebbe fornire alla succursale
pinerolese i docenti e tutto il
supporto didattico ma la gestione finanziaria del corso
sarà a carico di un consorzio
formato dal Comune di Pinerolo, da enti locali, associazioni e privati.
«Abbiamo optato per l’istituzione di un corso di scienza
dell’amministrazione - spiega Alberto Barbero, assessore
all’Istruzione e Cultura - per
f '' Ti if ■" 4>
1 1 li ' l'i'
le.
.
Manager pubblici di fine ’800: ingegneri, architetti e geometri
ché in Italia c’è sempre più
l’esigenza di avere un’amministrazione pubblica preparata ed efficiente e anche perché in Piemonte non esistono
studi specifici in questo settore. Inoltre abbiamo voluto
evitare di dare avvio a corsi
già esistenti in altre cittadine
della nostra regione per evitare che Pinerolo diventasse solo una succursale per sfoltire
il numero degli studenti di
Torino».
Questo diploma universitario allora si propone non solo
come una valida alternativa
per il Pinerolese ma è anche
un’opportunità offerta agli
studenti della zona nord occidentale del Piemonte. Pinerolo, nonostante la sua collocazione geografica periferica,
presenta alcuni vantaggi: è
una cittadina molto più vivibile rispetto a Torino, ha stretti
contatti con la Francia, grazie
anche al gemellaggio con Gap
(dove peraltro esiste già un
corso di studi amministrativi)
che consentirebbe una notevole possibilità di scambi in
visione di una preparazione
europea degli studenti; inoltre
vanta tradizioni culturali, date
anche dal pluralismo religioso, che vanno potenziate e offre già un’ampia gamma di
scelta rispetto alla scuola secondaria superiore.
Il triennio per il diploma
universitario dovrebbe avere
la sua sede in via Cesare Battisti, dove attualmente si trova la scuola media Silvio Pellico, nei pressi della biblioteca comunale e non lontano
dalla stazione ferroviaria e
dalle fermate degli autobus.
«Il primo anno - spiega ancora l’assessore Barbero prevede il numero chiuso limitato a 50 matricole, questo
anche per consentire alla città
di adeguarsi gradualmente alle nuove esigenze e all’afflusso di studenti e docenti universitari. Certamente dovremo preoccuparci della ricettività (eventuali mense, dormitori, fotocopisterie) e .migliorare i collegamenti con le altre province, con quella di
Cuneo in particolare, ma sono
problemi di cui ci occuperemo volentieri per offrire
un’occasione di dinamismo in
più a Pinerolo».
Nel nostro secolo e in molti paesi le
varie scienze naturali e la stessa medicina hanno ripreso o continuato con
grande impegno lo studio della natura,
onde arricchire sempre di più il loro patrimonio scientifico mediante 1 uso delle
proprietà terapeutiche delle piante,
estraendo dai vegetali le loro proprietà e
concentrandole in prodotti pronti per
l’uso immediato.
Parlando di medicina popolare, non si
può non accennare alla figura del mezinòou, «guaritore», che s’incontra nelle
nostre vallate ancor oggi, soprattutto la
dove raramente arrivano sia il rnedico,
sia il veterinario. Tra questi «praticoni»,
infatti, c’è anche chi si dedica unicamente alla cura degli animali domestici,
relativamente alle malattie più comuni
cui vanno soggetti, all’aperto o nel a
stalla. Ci sono poi quelli che rivolgono la
loro attività, le loro capacità curative, naturali o acquisite, ai propri simili, occupandosi esclusivamente di strappi muLolari, di nervi accavallati, o di tendini
IL FILO DEI GIORNI
MEZINÒOU
TEOFILO G. PONS
offesi ecc.; una volta accertata la natura
del male, riescono abilmente e rapidamente ad eliminarlo, rimettendo a posto gli organi offesi.
Certuni di questi guaritori o praticoni,
per far presa su quanti richiedono le loro
cure, ricorrono anche alla suggestione,
consistente in misurati silenzi, in gesti
d’una certa solennità, in formule antiche
diventate senza senso e totalmente incomprensibili ma che colpiscono il malato e ne accrescono la ricettività fiduciosa.
Alcune di queste formule si usavano
anche da noi per curare ìou fuèc salvagge, il «fuoco selvatico», la serpentino, la
«serpigine», là cota plià, l’ammaccatura.
l’incrinatura, la rottura (?) delle costole.
Le formule magiche riguardanti la medicina, di origine antica e pagana, sono
grossolanamente rivestite d’una veste
cristiana la quale, più che ai Vangeli, si
riferisce ai libri apocrifi che hanno avuto
una particolare influenza sulla religiosità
del Medioevo, per il loro carattere immaginoso e favoloso. Formule derivate
da credenze ingenue che da secoli hanno
accompagnato le speranze di guarigione
di laboriose, umili e sprovvedute persone, in ogni tempo e paese. Sono perciò
curiosi documenti della vita di un passato rimasto quasi sempre nascosto, trascurato o dimenticato, di credenze trasmesse
anche attraverso le opere dei grandi alchimisti del passato e dai testi divulgativi dei procedimenti delle scienze
occulte e della magia antica.
Fra queste opere abbiamo già ricordato
il famoso libro chiamato il Grand Albert,
che veniva conservato con gelosa cura.
^ (da Vita Montanara e tradizioni
popolari alpine, Torino, Claudiana)
In Questo
Numero
Ospedali valdesi
La Regione è impegnata
a tutelare rautonòmia der
gli ospedali valdesi. Pertanto non ci dovrebbero
essere difficoltà per il
mantehìmento in servizio
degli ospedali di Torre
Pellice e di Pomaretto.
Pagina II
SUPERPHÉNIX
Il governo francese ha
deciso di riavviare la centrale nucleare Superphénix
di Creys-Malville, a 150
km in linea d’aria dalle
Valli. La centrale era stata
chiusa per un incidente alcuni anni fa.
Pagina II
Treno storico
il museo ferroviario ha
annullato il preannunciato
treno speciale con locomotiva a vapore TorinoTorre Pellice. Le proteste
della Comunità montana e
dei Comuni di Angrogna e
Torre Pellice.
Pagina II
Annovati
L’Annovati Spa, con stabilimenti a Lusema S. Giovanni e Piossasco, ha chiesto al Tribunale di Pinerolo
l’amministrazione controllata. Dirigenti e sindacati
mostrano ottimismo verso
il futuro dell’azienda.
Pagina III
Buroni
Nessun licenziamento
alla Buroni. Raggiunto
l’accordo sindacale che
prevede contratti di solidarietà e sette prepensionamenti.
• Pagina III
Agosto ALLE Valli
Tutti gli appuntamenti
per la vacanza, lo svago e
la cultura.
Pagina IV
8
PAG. Il
Willy Jervis con moglie e figlia a Ivrea un anno prima della morte
RONACHE
’ECCIDIO DEL 5 AGOSTO — Il 5 agosto 1944 cinque
prigionieri politici sono condotti da Torino a Villar Pellice e
lasciati alcune ore sotto la pioggia nella piazza del paese.
Uno si uccide cadendo da un muraglione nel tentativo di
fuggire e gli altri quattro, fra cui Willy Jervis, sono fucilati
e i loro corpi appesi ai balconi delle case. L’ordine è che
debbano rimanere esposti fino a notte. La ricomposizione
dei corpi e i funerali, avvengono nella massima discrezione
imposta dai nazifascisti che avevano vietato a chiunque di
intervenire. Il pastore, rientrando dal cimitero, viene fatto
oggetto di fucilate che però non lo colpiscono. In occasione
di quell’eccidio l’Anpi e la Fiap propongono una manifestazione per domenica 31 luglio a Villar Pellice; l’orazione
ufficiale verrà proposta dal prof. Giorgio Vaccarino, presidente dell’Istituto storico della Resistenza. Una mostra sulla
Resistenza, antifascismo e deportazione verrà allestita nella
sala consiliare del municipio, dal 31 luglio al 7 agosto.
FRALI: STOP DEFINITIVO PER L’OSTELLO? — Mal
grado i pareri positivi della commissione edilizia e la deliberazione del Consiglio comunale il sindaco di Frali, Franco Grill, ha proceduto all’annullamento della concessione
edilizia per l’ostello che don Alluvione voleva costruire con
un intervento di alcuni miliardi, costruendo oltre 100 posti
letto. Alla base del provvedimento del primo cittadino le
eccezioni presentate dalla Regione poiché l’area su cui
l’ostello doveva sorgere non poteva, secondo il piano regolatore, ospitare strutture di questo tipo. Due le strade possibili, a parte la rinuncia; il ricorso al Tar da parte del sacerdote o una variante al piano regolatore, con tutte le lungaggini burocratiche prevedibili.
VILLAR PEROSA: LAVORI ALLA SCUOLA MATERNA — Il Consiglio comunale ha deliberato un intervento di
circa 200 milioni per il rifacimento del tetto della scuola
materna e l’ampliamento dei servizi igienici. Un mutuo per
estendere la metanizzazione alla zona industriale e alle borgate Ciardossini e Cappelleria è stato a sua volta richiesto
dall’ amministrazione.
TENTATO FURTO AL TEMPIO DI RORÀ — Nella notte
fra il 18 e il 19 luglio, ignoti hanno divelto la porta del tempio valdese dopo aver scassinato la vecchia serratura. Nulla
è stato asportato ed è rimasto il danno alla porta; grazie
all’intervento di due volontari, Silvio Pozzi e Renato Stringat, la serratura è stata prontamente riparata.
POSSIBILI NUOVE SCUOLE MATERNE — Il Consiglio
regionale ha espresso parere favorevole circa il piano presentato dalla Sovrintendenza scolastica sull’istituzione di
nuove sezioni di scuola materna statale a partire dall’anno
scolastico ’94-95; il giudizio favorevole riguarda, tra gli altri, i Comuni di Bobbio Pellice, Pinerolo, Villar Perosa.
TORNANO LE VALDESIADI — Il gruppo Valli della Federazione giovanile evangelica italiana ripropone le «Valdesiadi» per il 27 e il ^8 agosto presso la Casa unionista e i
campi sportivi di Torre Pellice. Sono previste gare di vario
genere, momenti di gioco e socializzazione; per informazioni e iscrizioni telefonare alla Foresteria di Torre Pellice, numero 0121-91801.
LUCIO MALAN, DEPUTATO ASSIDUO — La verifica
delle presenze alle votazioni parlamentari ha permesso di
evidenziare quali siano i deputati assenteisti e di conseguenza quelli più puntuali ai lavori. Il gruppo che ha collezionato maggiori assenze è quello misto (Ad, Patto Segni e
altri) che ha raggiunto il 59,89% dei casi; il più presente è il
gruppo della Lega Nord assente solo al 27, 01%. Lucio Malan, nel periodo maggio-giugno, è stato tra i 20 deputati più
assidui col 5,68% di assenze.
TORINO CALCIO IN VAL PELLICE — Sarà inferiore al
previsto la durata della presenza della squadra di calcio del
Torino per la preparazione in vai Pellice. Dall’ 11 al 13 agosto i giocatori granata si alleneranno al campo sportivo di
Luserna San Giovanni e saranno ospiti dell’hòtel Gilly di
Torre Pellice; giovedì 11, alle 20,30 la squadra, affidata
quest’anno a Rampanti, giocherà un incontro amichevole a
Luserna coi dilettanti del Corsico.
GREEN VOLLEY AL PRA — Scali e Passone hanno vinto,
sui prati della conca del Pra, la prima edizione del torneo di
green volley organizzato dal 3S Nova Siria. La coppia di
Pinerolo ha superato per 21 a 19, in una combattutissima finale, la squadra di Ricchiardi e Destefanis. Al terzo posto
Challier-Mina su Arbinolo-Bauducco. Hanno partecipato al
torneo 29 squadre sostenute da un buon pubblico che ha
sancito il successo di questa iniziativa. La premiazione è
stata effettuata dal presidente dell’Apt di Pinerolo, Vittorio
Arbinolo, e dal responsabile regionale dei centri di avviamento allo sport, Giampaolo Comoglio.
L‘ Eco Delle ^lli ¥vldki
Una delibera del Consiglio regionale
Tutelare le strutture
sanitarie valdesi
In data 6 luglio 1994 il
Consiglio regionale del Piemonte ha approvato un ordine
del giorno presentato dai consiglieri Cucco (antiproibizionista), Foco, Bortolin, Monticelli e Bresso (Pds), Bonino,
Cattaneo, Picchioni, Peano,
Carletto, Beltrami, Nerviani
(De), Marchini, Fulcheri
(Pii), Marino, C. Pozzo
(gruppo misto-Verdi Sole che
ride). Mandrino, C. Spagnuolo (Psi), Chiezzi, Maggiorotti
(Rifondazione comunista).
Cantore (laburisti) riguardante l’autonomia e l’identità
storica della presenza valdese
nelle valli del Pinerolese in
coincidenza con l’accorpamento delle Ussl. Ne pubblichiamo il testo;
Il Consiglio regionale del
Piemonte,
ascoltati i rappresentanti del
Sinodo valdese e delle strutture sanitarie delle Valli valdesi
sul progetto di riaccorpamento delle Ussl e di riforma del
sistema sanitario nazionale;
condivise le esigenze di autonomia e garanzia dell’identità storica, culturale, religiosa oltre che organizzativa delle strutture di assistenza sanitaria che la comunità valdese
ha in questi anni esemplarmente gestito;
impegna la Giunta regionale a dar corpo alle esigenze su
indicate attraverso una particolare attenzione alla realtà
valdese e l’àrticolazione distrettuale delle Ussl;
a sottoscrivere in tempi
brevissimi e comunque entro
il mese di luglio la convenzione che oggi è alFesame
della Giunta, secondo gli accordi già sottoscritti.
Un concerto in favore del Collegio
L'organo tra rigore
BRUNO ROSTAGNO
Il concerto del 19 luglio nel
tempio di Torre Pellice offriva per gli ascoltatori, accanto all’interesse del contenuto, un motivo di lieta soddisfazione; qùello di poter riascoltare il maestro Ferruccio
Corsani in un programma
concertistico all’organo di cui
a buon diritto può considerarsi «titolare»; non solo perché
vi si alterna con gli altri organisti nel servizio durante i
culti, ma anche perché da anni
vi dedica le sue cure e si
preoccupa di studiare migliorie capaci di ampliarne le possibilità, compatibilmente con
le risorse economiche della
chiesa, che sono sempre limitate. E stata dunque un’occasione festosa, che ha ampiamente ricompensato l’attesa.
Il programma si apriva con
due preludi a corali, il primo
(di anonimo del XVI secolo)
al corale Christ ist erstanden
(Cristo è risorto), risalente alla tradizione medievale e poi
incluso nella raccolta luterana del 1533; il secondo (dell’olandese Anthoni van Noordt, XVII secolo) al Salmo
15. Due pagine severe, che
creavano la necessaria concentrazione per ascoltare in
tutta la sua sovrana bellezza
l’ampio preludio al corale Allein Gott in der Höh’ sei Ehr'
(Solo a Dio la gloria, BWV
662) di Johann Sebastian Bach. La forma del preludio dominava anche nella seconda
parte del programma, con tre
composizioni del tedesco Sigfrid Karg-Elert (1877-1933);
ovviamente diversissimo il
clima, rispetto ai preludi della
prima parte; accordi quasi
impressionistici, momenti distesi e meditativi, il tutto reso
da Corsani con grande comunicativa.
Le due parti si concludevano ognuna con una composizione libera. La prima era la
Toccata, adagio e fuga in do
magg., BWV 564 di Bach,
uno dei capolavori del periodo di Weimar. Ricchissima di
invenzione la toccata che, dopo un avvio pieno di «humour», contiene la più bella
cadenza per pedale solo di
tutta la letteratura organistica,
conclusa da un accordo dall’effetto esplosivo; il luminoso adagio, che è uno stupendo movimento centrale di
concerto, conduce alla fuga,
che è un’altra pagina piena di
felici sorprese. Tutto questo
era limpidamente espresso
dall’efficace interpretazione
di Corsani. Concludeva la seconda parte il Tema e variazioni op. 115 di Marco Enrico Bossi (1861-1925), compositore a cui va il merito di
aver ridato dignità alla musica organistica italiana, dopo
gli eccessi spettacolari in cui
era caduta nell’Ottocento,
con le triviali concessioni al
gusto operistico dominante. Il
pubblico alla fine ha applaudito a lungo, ed è stato accontentato con un bis, il preludio
al corale Lobe den Herren
(Lode all’Altissimo) di Johann G. Walther, contemporaneo di Bach.
Un programma «europeo»,
che speriamo sia di buon auspicio per il Liceo europeo
ideato dal Collegio valdese.
COMUNE DI TORRE PELLICE
Il Comune di Torre Pellice indice un bando offerta
lavoro a tempo indeterminato per l’assunzione di n. 1
Operaio Giardiniere
addetto ai servizi in economia - 4® q.f. Alla selezione
parteciperanno i lavoratori iscritti nelle liste di disoccupazione dell’Ufficio di collocamento di Pinerolo il cui
nominativo sarà richiesto da questa amministrazione.
Titolo di studio richiesto: licenza di scuola dell’obbligo.
I lavoratori suddetti dovranno sostenere una prova
pratica connessa al posto.
Chiedere eventuali chiarimenti alla segreteria comunale, via Repubblica 1, tei. 91365 - 91294 - 91338.
li sindaco: Armand Hugon doti Marco
yENERDÌ 29Ujgij^
La centrale è gestita in parte dall'Enel
Superphénix riapre
per fare ricerca
La centrale elettronucleare
francese Superphénix, a cui
partecipa per il 33% l’Enel, è
stata autorizzata a rimettersi
in attività a fini di ricerca per
la filiera a neutroni veloci.
Ubicata a Creys-Malville, nel
dipartimento dell’Isère, vicino a Grenoble, Superphénix
ha una potenza massima termica di 3.000 megavvatt, pari
a 1.200 megawatt elettrici.
Il portavoce della Société
nucléaire à neutrons rapides
(Nersa), la società che ha costruito e che gestisce il reattore, ha precisato che il decreto (detto «di creazione» di
Superhénix, in quanto ne
conferma il ruolo di prototipo) è «estremamente importante perché ridà esistenza legale» al reattore; ora si attende il via libera del gruppo di
superesperti abilitati ad autorizzarne la riattivazione, a data da stabilire.
Che il ruolo istituzionale di
Superphénix sia stato ridefinito e abbia come fine primario le attività di ricerca non
significa che la centrale non
produrrà energia. Al contrario, precisa la Nersa, dovrà
essere in fase attiva e quindi
HERVÍ
a decís
di produzione, sia pure SS
Il decreto pubblicato sXrna S
«Journal officici» stabiC^co, 1
comunque che la produzion Kite,
elettrica di Superphénix «n* Sedere
potra essere sottoposta alkl&rolo di
esigenze di approvvigiona
mento della rete elettrica» e
che il reattore a
neutroni ve.
ìamniinii
„Aliai
ino le d
(in cui of
ästtiadel
loci dovrà evolvere «al pi|
presto possibile verso la s«.
togenerazione, in modo dall {¡'’dicon
mitare la quantità del pluto. eil’AnnoA
nio prodotto». spie
Il decreto impone anche la mduziont
presentazione di un rappono lasto rigi
annuo sullo stato dei lavori di jnamento
ricerca di Superphénix e sulle tgname, (
«esperienze per la riduzione oto in cei
delle scorie radioattive di lun- ^oppiati
§3 ''da». ¿nte di f
Costruito nel 1977 e attiva- [rmi da oi
to nel 1985, il super reattore
di Creys-Malville ha funzia: f
nato a pieno regime, dopo '
l’allaccio alla rete elettrica*
Electricité de Trance (Edf),
per sei mesi soltanto a causa
di una serie di incidenti alle
attrezzature esterne. Sono
membri della Nersa 1
(51%), l’Enel (33%) e il consorzio anglo-belga-tedescoolandese Sbk (16%).
Torna i
|B.edcwith
nella
' 'fpzza
Pellice, di
sto. Sarai
e, con
là di r
In margine a un'iniziativa disattesa
Il treno mancato
Il 10 luglio scorso molti si
sono recati alla stazione di
Torre Pellice per accogliere
festosamente, così come era
accaduto il 27 giugno dello
scorso anno, il preannunciato treno speciale con locomotiva a vapore.
Purtroppo.l’attesa è andata
delusa, così come sono state
deluse le aspettative di tutti
coloro che in varia veste avevano partecipato all’organizzazione della manifestazione, resa complessa dal fatto
che il Museo ferroviario di
Torino, che si era assunto il
compito di noleggiare il convoglio e raccogliere le adesioni, ci aveva chiesto di lavorare su un numero previsto
di 400 viaggiatori, superiore
a quello già notevole di 360
viaggiatori registrati lo scorso anno nel-1’analoga occasione, che aveva riscosso
molto successo.
La decisione di annullare
il treno è stata presa in modo
del tutto autonomo dallo
stesso Museo ferroviario, in
base alla previsione di
un’affluenza di viaggiatori
insufficiente a coprire il costo del noleggio del treno e
ci è stata comunicata la mattina del 6 luglio, quando ormai i giornali avevano annunciato la manifestazione.
L’annullamento è giunto dopo una serie di cambiamenti
di programma che ci hanno
mostrato la difficoltà di sta
bilire un’efficace collaborazione a distanza. Riteniamo
che chi ha deciso di cancellare la manifestazione non si
sia reso conto dell’impegno
profuso dalle varie componenti del gruppo organizzatore riunito a Torre Pellice.
Non possiamo che limitarci
a ricordare la disponibili
delle Pro Loco e degli accompagnatori turistici nel
predisporre una serie di interessanti itinerari che avrebbero coinvolto Angrogna,
Luserna San Giovanni, Rota
e Torre Pellice; della banda
musicale di Torre Pellice,
dei volontari che ormai da
più di un anno si prendono
cura della pulizia e dell abbellimento con fioriere della
stazione di Torre Pellice; dei
vigili del fuoco nell’assicurare il rifornimento di acqne
necessario al funzionamento
della locomotiva; dell’Associazione commercianti ne
predisporre l’accoglienza e
la ristorazione.
Si tratta di una mole di a
voro che non andrà perda
ma troverà sbocco in una se
rie di iniziative che stia®
predisponendo, forse ma’'
clamorose ma più numero
e più facilmente gestibU
livello locale.
Comunità montalo
valPen^‘‘
Comune di
Comune di Torre *
Comitato «Treno l'U
il
ioni, I
sta sarà il
di
a.cui
■sociazioi
èl’emiti
la sezione
^fec
'i^fasc
Se e
Spi
pre
«o80a
¿^.30 cl
L^yassot
»bini
«g. Il
fi
i«tadioi
®oscei
> ^ose
»blic
9
¡ 29 luglio 1994
t Eco Delle Yaui ¥vldesi
PAG. Ill
f^enda decide di portare i libri contabili in Tribunale
innovati: passivo di 75 miliardi
pure
gra.
licato sul
^tabiliscj
roduziouf
énix «nou
3osta alle
^''igionaettrica» e
utroni Ve*
e «al pili
'SO la sotlodo da lidel piato
i anche la
' rappono
à lavori di
nix e sulle
riduzione
ive di lun
7 e attivair reattore
la funziome,
■ elettrica
ice (Edf),
to a causa
identi alle
ne. Sono
rsa l’Edf
) e il coni-tedescoI.
9
lUpptfALPO ROSTAN_________
decisione è giunta inaspettata in tutta la sua
iffl^cità: rAnnovati
con due stabilimenti a
erna San Giovanni e
' isco, ha deciso improvlente’ martedì 19 luglio,
federe al Tribunale di
jolo di essere ammessa
.jjupinistrazione straordiL Alla base della decisioLno le difficoltà del settot in cui opera L azienda (inistria del mobile) dove esidicono i responsabili
cli’Annovati, una concormza spietata con costi di
eduzione, soprattutto per
lanto riguarda l’approvvionamento di materie prime
marne, colle, resine), che
^ in certi casi addirittura
addoppiati in pochi anni, a
tonte di prezzi di vendita
trini da ormai quattro anni.
rollabotaliteniaio
di cancel)ue non si
’impegno
s compoirganizzae Pellico,
limitarci
jonibilità
degli acistici nel
ie di intehe avrei)ngrogna,
uni.
Ila banda
I Pellico,
ormai da
prendono
3 deH’al)'
iere della
jllice; dei
ll’assicudi'acque
pnafflCBi®
leir Assodanti BUI
glienza e
iole di luà perduta
n una scie stiafflo
-se itieflc
numerose
estibili a
montai
al Pellica
\ngro$^
re
9J10
11-15 agosto
¿dio Beckwith
I infesta
Torna in piazza Radio
iKkwith evangelica; lo
lineila consueta cornice j
ijfaza Muston, a Torre
|pC8, daini al 15 agosto.'Saranno giornate inPAcon dibattiti, mostre,
Ìtei di moltissime assoi, ristorante, giochi:
attento centrale della feil convegno sulla
i^tira di Francesco Lo
Bue, a cui è intitolata l’associazione proprietaria
emittente, così come
la sezione locale del Movimento federalista europeo.
‘ÌHtifascista, insegnante;
SÉfe e federalista», così
"viene presentato Lo Bue,
,aato 80 anni fa e per anni
apprezzato insegnate del
Collegio valdese, fra l’alto proprio negli anni del
felino. Il convegno si
svolgerà sabato 13 alle
lyo,
Rn altro momento di
tonfrcmto pubblico è previsto per venerdì 12, alle
IB,con al centro delTatle prospettive dei
8K)vani alle Valli. Tutte le
*cre ci saranno appuntamenti musicali, dal giovedì
la musica anni ’60 dei
,e boys» al venerdì
ton la musica argentina
Imposta da Miguel Acosta
cilsuo trio, preceduti dal
cantautore Maurizio Volile, agli occitani de Lou
sfidi in venerdì e i valdodei «Trouveur valdo’ la domenica sera; lui infine serata rock
Domenica altri ap
:*®ienti; culto in piazza
' 11, fanfara delTEser^ della Salvezza nel
??®®riggio alle 16 e alle
chitarra e sax con
;®ea Rapaggi e Andrea
usot e poi giochi per
hini, torneo di pingui- Il tutto per il rinno
la ‘"c^omri fra chi fa
e chi l’ascolta, per
L oscersi, ricevere suggepensare al doriaanche per «fare feorm appuntamento
>• ftadizionale p^"
val Pellice.
L’azienda è stata comunque
un’azienda leader in Italia nel
suo settore, ha un portafoglio
ordini consistente, una tecnologia più che valida, circa
300 dipendenti qualificati.
Il fermo della produzione è
dunque un duro colpo all’economia locale; nei giorni
scorsi le produzioni sono riprese, ma solo per utilizzare
quei prodotti che altrimenti
andrebbero rapidamente in
deperimento, poi si ricorrerà
alle ferie. È però evidente
che questo meccanismo non
può durare: di qui l’esigenza
di avere quanto prima la nomina del commissario straordinario da parte del ministero
dell’Industria. «I passi necessari sono già stati effettuati»,
ha ricordato Ton. Lucio Malan, presente a una serata
pubblica organizzata dal Comune di Luserna, ma sarà
importante vedere come interverrà il commissario governativo, quale situazione si
troverà effettivamente di
fronte, quali iniziative vorrà
prendere per rilanciare l’attività lavorativa...
La cosa che più ha colpito
nella vicenda è stata la repentinità delle decisioni assunte dalla proprietà; una decisione tanto drastica è giunta
senza che alcun segnale premonitore venisse lanciato
dall’azienda. C’era stato un
accordo sindacale, il 24 maggio, per la fabbrica di Frossasco, che prevedeva una
quinta squadra di lavoratori,
aumentando così le giornate
di utilizzo degli impianti; accordi che prevedevano il ricorso al lavoro nei giorni festivi ad esclusione di Natale,
Capodanno e Pasqua, il tutto
per ridurre i costi di produzione. «La manodopera incide infatti per il circa il 1617% - hanno aggiunto i dirigenti delTAnnovati - ciò che
ha portato alla decisione è la
crisi finanziaria. Con le banche c’è una esposizione di
circa 75 miliardi, poi ci sono i
rapporti con i fornitori».
Ora, in presenza del parere
favorevole del Tribunale di
Pinerolo, si attende il commissario straordinario. Da
parte dei dirigenti e degli
stessi rappresentanti sindacali
si mostra ottimismo circa il
futuro; i lavoratori paiono accettare queste assicurazioni
ma alcuni rischi ci sono: se la
crisi è del settore non basterà
certo un personaggio mandato dal governo a risolvere i
problemi di mercato; se l’Annovati ha negli ultimi anni
cercato, invano, un partner
per condurre con più tranquillamente l’attività, non
sarà così semplice trovare un
acquirente per le due fabbriche. L’unica certezza è, per
ora, l’abbandono, anche qui
apparentemente repentino,
dell’azienda da parte di una
famiglia che pareva aver legato le sue fortune al pannello di truciolato.
LILIANA VIGLIELMO
Anche quest’anno la piccola scuola Beckwith di
Campolasalza, rimessa a nuovo alcuni anni fa con lavoro
volontario, ospita una mostra
fotografica sull’ambiente locale, continuazione di quella
dell’anno scorso. Dai cassetti
e dagli scrigni dei mas sellini
erano uscite tante fotografie
che era un peccato non esporre; ne sono state scelte alcune
decine, raccolte sotto titoli significativi, soprattutto per chi
può vantare antenati locali.
Balsiglia; cartoline d’epoca, storia e manifestazioni; si
vedono le testimonianze della
terribile alluvione del 1908,
oltre a numerose vedute di un
villaggio che, rimasto spopolato in inverno, è ben frequentato in estate a causa del
museo sul rimpatrio. L’architettura rurale rievoca le soluzioni abitative di gente con
pochi soldi in tasca ma con
molta abilità manuale, mentre
le attività e le opere pubbliche documentano la nascita
di edifici a servizio della collettività. Nella vita di borgata
gli abitanti sono ritratti nelle
loro occupazioni quotidiane e
molte altre persone e gruppi
in posa mettono in mostra
abbigliamento e costumi;
vecchie e nuove generazioni
Una mostra nella scuola di Campolasalza
Com'era Massello
dopo l'alluvione?
ASSOCIAZIONE AMICI DEL COLLEGIO
Torre Pellice 24 agosto
il programma di manifestazioni rnusicali
Li .*9"® a favore del Collegio valdese, l’associazione
^^1 Collegio» ha organizzato per il 24 agosto alle
‘C Ptesso il Tempio valdese di Torre Pellice, un con^ pianoforte e violoncello del duo Luca e Renzo
Vto rf berranno eseguite musiche di Mozart, Beetho
'"■‘^•Brancaleon.Chopin.
e feste e villeggianti consentono di riconoscere il nonno o
la nonna dell’amico e del vicino di casa.
Sempre sui personaggi più
o meno di rilievo, un tabellone presenta i pastori e i professori che uscirono numerosi da Massello, oltre alle diaconesse e tutte le altre persone che si fecero conoscere
nell’ambito della Chiesa valdese. L’ultimo pannello su
Massello nell’arte, contiene
le riproduzioni fotografiche
dei famosi quadri di Paolo
Paschetto, proprietà della Tavola valdese, oltre alle cartoline che illustrarono la storia
del Rimpatrio, chiudendo il
cerchio nuovamente sulla
Balsiglia.
Il gruppo organizzatore della mostra si propone di continuare l’esposizione del materiale ancora disponibile, ma
l’anno prossimo ci sarà un’interruzione per commemorare
un massellino illustre, il professor Teofilo Pons, anche lui
profondo conoscitore della
realtà del vallone natio, ben
documentata nelle sue pubblicazioni.
Per chi voglia salire a Campolasalza e farsi in più una
salutare immersione nella natura circostante, la mostra rimarrà aperta fino alla fine di
settembre.
Pinerolo
Accordo alla
Buroni
nessun
licenziamento
CARMELINA MAURIZIO
Dopo molte settimane di
trattative e discussioni è
stato raggiunto un accordo alla Buroni Opessi fra rappresentanti dell’azienda e
sindacati. L’azienda di Pinerolo produttrice di bilance e
pesi ha dovuto fare i conti
con una crisi del mercato nazionale che ha subito una
profonda contrazione; la caduta della produzione degli
impianti di pesatura nell’ultimo biennio è stata da 1.5001.600 unità a circa 900 su base annuale e questo dato non
pare suscettibile di miglioramenti nel breve periodo. Sul
versante internazionale si sta
registrando una tendenza a
produrre valore aggiunto locale, importando però sola
tecnologia progettuale e non
gli impianti completi.
L’accordo sancito prevede
che l’azienda inserisca nuova
liquidità per coprire le perdite
’93 e un ulteriore finanziamento di 2,5 miliardi entro il
settembre di quest’anno. Ecco dunque che si giustifica
l’ingresso di un nuovo socio
grazie all’accordo con la cooperativa bilanciai di Campogalliano, a importanti sinergie
per l’acquisizione di fette di
mercato e per le stesse produzioni, che almeno in parte resteranno a Pinerolo.
Sul piano strettamente occupazionale raccordo prevede un contratto di solidarietà
per 43 dipendenti (32 operai e
11 impiegati) dal 30 agosto,
per 12 mesi; i lavoratori saranno impiegati per una quota
al 20% (8 ore settimanali),
parte al 25% (10 ore settimanali) e una parte al 35% (14
ore). Per sette persone si stanno valutando le possibilità di
uscita dalla fabbrica con ricorso alla pensione.
Vi sarà anche (è la stessa
strategia di rilancio tecnologico dell’azienda che lo richiede) una riqualificazione
del personale; si ipotizza infatti di poter offrire nuovi servizi e assistenza che renda
più appetibile la scelta Buroni. Entro il 1995 troverà concreta attuazione il corso che
coinvolgerà 8-9 lavoratori.
Inoltre è previsto un assestamento del personale su 57 occupati (32 operai e 25 impie-^
gati) fatto salvo che eventuali
pensionamenti o dimissioni
non saranno reintegrati.
«La società - dice Enrico
Tron, della Firn Cisl - doveva
fare grossi investimenti e con
l’accordo si va in questa direzione; la sinergia con la cooperativa di Campogalliano
apre lo spazio a importanti
vantaggi per l’azienda. Sarà
importante un recupero del
mercato estero e soprattutto
la possibilità di offrire servizi
a prezzi minori. Indubbiamente erano necessari dei
sacrifici, ma in questo caso a
farli sono stati sia l’azienda
che i dipendenti. Bisognerà
che i dirigenti siano effettivamente motivati e sappiano
comunicare con i lavoratori».
VISUS
di Luca Regoli & C. s.n.c.
OTTICA - via Amaud
10066 TORRE PELLICE ITO)
L’OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C. s n.c
via Roma. 42
\10062 LUSERNA S. GIOVANNI (TO)
Il cantautore Eugenio Finardi
Sabato 20 agosto a Torre Pellice
Eugenio Finardi
in concerto
Toma l’appuntamento della
musica d’agosto a Torre Pellice; dopo gli Inti Illimani e i
Nomadi, quest’anno sarà la
volta di Eugenio Finardi. Il
cantautore milanese sarà al
campo sportivo di Torre Pellice sabato 20 agosto, per
l’organizzazione di Radio
Beckwith.
Dopo i primi anni contraddistinti dai concerti del parco
Lambro a Milano, da canzoni
come la Radio o Musica ribelle che hanno caratterizzato
un’intera generazione di giovani, Finardi è passato dalla
musica di protesta e di denuncia a una versione più intimistica, dalle atmosfere quasi
magiche di «Millennió» o
delle canzoni quasi jazzate di
«Acustica». Non sono stati
anni di disimpegno ma semplicemente un’evoluzione
musicale e anche il bisogno
di fare cose nuove. A Torre
Pellice Finardi comunque
presenterà il meglio di una
produzione che in vent’anni
di musica lo ha visto passare
attraverso altrettanti Lp.
Le prevendite per il concerto di Torre saranno a Bobbio
Pellice presso l’edicola Malvina, a Villar Pellice alla birreria Ca’ piana, a Torre Pellice presso la Pro Loco, Sibille
dischi, birreria Britannia, a
Luserna alla pasticceria «Mirella», a Cavour pitsso la birreria Lo schizzato, a Pinerolo
da Rogirò, Bonetto dischi.
Magic bus, a Villar Perosa alla birreria II gatto nero, a Barge da Tecnofoto, a Bagnolo
presso Puntomusica, a Saluzzo da Top sound, ad Alba
presso Discolandia. Ingresso
lire 22.000.
Torre: galleria di arte contemporanea
Filippo Scroppo
Dopo un lungo periodo di
sospensione dalTattività
espositiva si è avviato, grazie
all’intervento della regione
Piemonte e del Comune di
Torre Pellice, un programma
di ristrutturazione dei locali
dell’ex Istituto Capetti che il
prossimo 6 agosto diverrà la
sede permanente della Galleria di arte civica contemporanea di Torre Pellice. La prima
mostra, che inaugurerà la sede espositiva alle 17,30 di sabato 6 agosto, dal titolo «Filippo Scroppo e la Galleria
civica d’arte contemporanea
di Torre Pellice» è il doveroso omaggio postumo Filippo
Scroppo in quanto artista che
ha vissuto con intelligente intensità le complesse vicende
artistiche dal dopoguerra agli
anni ’90, e in quanto instancabile promotore culturale.
L’artista, di origini siciliane, che parallelamente all’impegno pittorico svolse attività
critica scrivendo per numerosi quotidiani, fu docente all’
Accademia Albertina di Belle
Arti a fianco di Felice Casorati, nel 1949 diede avvio
all’annuale «Mostra d’arte
contemporanea di Torre Pellice», divenuta appuntamento
immancabile per gli artisti
italiani più significativi e nel
1992 diede vita all’Associazione culturale «Amici della
Galleria civica d’arte contemporanea» di cui divenne presidente onorario.
Attualmente il patrimonio
artistico costituisce il nucleo
fondante della collezione della Galleria che conta circa
quattrocento opere di artisti
contemporanei; la recente ristrutturazione dei locali renderà possibile una migliore
conservazione delle opere e
consentirà la riattivazione
dell’attività culturale. La mostra inaugurale dedicata a Filippo Scroppo è una selezione
delle opere più significative
raccolte dall’artista siciliano.
Lo stesso Scroppo sarà protagonista con sue opere in una
mostra presso la Sala Paschetto del Centro culturale valdese di Torre Pellice, che sarà
inaugurata lo stesso giorno, 6
agosto, alle ore 17 e sarà
aperta fino al 3 settembre.
GIORNATA PRO MIRAMONTI
Villar Pellice - domenica 7 agosto
Programma:
Ore 9: in piazza Jervis vendita di prodotti agricoli locali; nel giardino della Casa banchi vendita dolci, generi
vestiario e oggetti vari. Ore 12: carne e salsicce alla
brace, frittate e contorni vari da consumare sul posto o
esportare. Sottoscrizione a premi (estrazione ore 17).
10
PAG. IV
AGOSTO ALLE VALLI VALDESI
Martedì 2 — INVERSO RINASCA: È prevista una manifestazione a cura dell’Anpi.
Martedì 2 — LUSERNA SAN GIOVANNI: La Pro Loco
organizza, sotto l’ala di Lusema Alta, alle 21, un concerto di
musica classica eseguito dal V Seminario di interpretazione
violinistica.
Martedì 2 — BOBBIO PELLICE: alle 21, nella sala polivalente, la compagnia «Du merle moqueur» presenta «Ivana
la Terribile».
Mercoledì 3 — TORRE PELLICE: Presso il tempio valdese si tiene il concerto di fine corso violino (V seminario).
Giovedì 4 — LUSERNA SAN GIOVANNI: A Lusema
Alta, sotto l’ala, alle 21 il V Seminario di interpretazione violinistica tiene un concerto.
Venerdì 5 — TORRE PELLICE: Presso il tempio valdese, concerto di fine corso di violoncello (V seminario).
Venerdì 5-domenica 21 — PRALI: A cura della Pro Loco
si tiene una mostra del pittore Cancelli.
Sabato 6 — TORRE PELLICE: Alle ore 17,30, presso
l’ex istituto Capetti (via d’Azeglio ang. viale Dante) si inaugura la mostra «Filippo Scroppo e la Galleria civica d’arte
contemporanea di Torre Pollice», organizzata dall’ass. Amici
della Galleria, che rimarrà aperta fino al 28 agosto.
Sabato 6 — TORRE PELLICE: Alle ore 17, presso la sala Paschetto del Centro culturale valdese, si inaugura la mostra «Fede e arte», con opere scelte di Filippo Scroppo, che
rimarrà aperta fino al 3 settembre.
Sabato 6-Lunedì 15 — TORRE PELLICE: L’Esercito
della Salvezza organizza una serie di incontri sul tema della
famiglia.
Sabato 6-Lunedì 15 — TORRE PELLICE: Nell’atrio
del municipio si tiene una mostra della pittrice Elisa Maletto.
Sabato 6-domenica 7 — PEROSA ARGENTINA: La
Pro Loco organizza una mostra filatelica e numismatica, con
visita ai rifugi antiaerei.
Domenica 7 — BOBBIO PELLICE: festa campestre in
località Gameud.
Domenica 7 — PERRERO: Alle ore 15, all’Albarea, si
tiene un concerto del coro Eiminal.
Domenica 7-martedì 16 — PRALI: A cura della Pro Loco si tiene una mostra di pittura su ceramica.
• Domenica 7 — PRAMOLLO: A cura della Pro Loco si
tiene la giornata dell’anziano, che prevede anche la festa a
Ruata.
Lunedì 8 — TORRE PELLICE: Alle ore 9,30, presso
l’Aula sinodale, si apre il convegno sul tema: «Per una nuova
laicità», organizzato dal Centro culturale valdese.
Lunedì 8 — PERRERO: La Pro Loco organizza
un’escursione al monte Chaberton (Alta vai Susa). Partenza
dalla sede alle 6,30. Per informazioni tei. 0121-83715.
Martedì 9 — BOBBIO PELLICE: alle 21, sotto l’ala, serata di liscio con Enzo e Massimo.
Mercoledì 10 — MANIGLIA: È prevista una passeggiata
escursionistica con guida: «Le vecchie miniere di talco e la
fornace di calce a Parant».
Mercoledì 10 — PRAMOLLO: Organizzata dalla Pro Loco, si svolge la giornata del bambino.
Giovedì 11 — PERRERO: Alle ore 14, organizzata dalla
Pro Loco, si svolge la festa dei bimbi.
Giovedì 11-Domenica 14 — TORRE PELLICE: Presso i
giardini di piazza Muston si svolgono le «Giornate di Radio
Beckwith», per l’organizzazione dell’Ass. culturale «Francesco Lo Bue».
Venerdì 12 — TORRE PELLICE: Alle ore 21, presso il
tempio valdese, si tiene il 4° concerto estivo per pianoforte
organizzato dalla Pro Loco.
Venerdì 12 — TORRE PELLICE: Alle 18, in piazza Mu
ston, nell’ambito delle giornate di Radio Beckwith, si tiene un
dibattito sul tema «Istruzione e formazione in vai Pellice».
Sabato 13 — RINASCA: Si apre, in occasione della festa
patronale, la mostra nelle scuole elementari che proseguirà fino a domenica 21. Alle 21 danze nella pista al coperto.
Sabato 13 — MANIGLIA: Nel tempio della Baisso si tiene una serata di canti con rincontro di un gruppo malgascio.
Sabato 13 — PERRERO: La Pro Loco organizza
un’escursione storico-naturalistica a Rocca Bianca e alle cave
di marmo. Partenza alle ore 8 dalla sede. Per iinformazioni
tei. 0121-83715.
Sabato 13 — TORRE PELLICE: Nell’ambito delle giornate di Radio Beckwith si tiene un dibattito sulla figura di
Francesco Lo Bue.
Domenica 14 — RINASCA: Alle 21,30 spettacolo pirotecnico organizzato dalla Pro Loco.
Domenica 14-lunedì 15 — PRAMOLLO: La Pro Loco
organizza alla Ruata la 13° mostra-mercato dei prodotti agricoli e dell’artigianato.
XV AGOSTO
La giornata del 15 agosto si svolgerà a Rorà, in località Bric (presso il campeggio del Parco montano).
Alle 10 il pastore Giorgio Toum presiederà il culto, a
cui parteciperà anche un gruppo di giovani malgasci.
Alle 14,30 si apre il dibattito su «L’attualità della lotta
contro il razzismo per la libertà» a cui intervengono
Franca De Benedetti Loewenthal e Giorgio Girardet.
Chi lo desidera può prenotare il pranzo, entro mercoledì 10 agosto, presso Luciana Morel (tei. 93118): il menu prevede polenta con spezzatino e salsiccia o gorgonzola.
Dato che rincontro si tiene nel fresco dei faggi del
Bric, si consiglia un adeguato equipaggiame'nto;,la colletta andrà a favore del restauro del tempio di Rorà, che
nel 1996 compirà i 150 anni dalla sua fondazione.
Martedì 16-domenica 21 — TORRE PELLICE:
Nell’atrio del municipio si tiene una mostra del pittore Attilio
Revelli.
Mercoledì 17-sabato 27 agosto — TORRE PELLICE:
Presso il Centro culturale valdese si tiene una mostra di disegni di Marco Rostan.
Mercoledì 17 — RINASCA: Alle ore 15, nell’area sportiva, si tiene un intrattenimento per bambini e ragazzi.
Giovedì 18 — MANIGLIA: Alle 20,30, presso il Centro
d’incontro, si tiene una proiezione di diapositive dal titolo: «I
vecchi mestieri e cartoline d’epoca di Maniglia e Chiabrano».
Giovedì 18 — TORRE PELLICE: Alle ore 21, nel tempio valdese, si tiene un concerto di musiqhe per film organizzato dal Comitato femminile della Croce Rossa.
Venerdì 19-lunedì 22 — PEROSA ARGENTINA: Sono
aperte le mostre d’arte e del libro.
Venerdì 19 — PEROSA ARGENTINA: Concerto per duo
di chitarre nell’ambito della rassegna sulla chitarra nell’800.
Sabato 20 — PERRERO: Alle ore 21 si tiene un concerto
del coro Eiminal.
Sabato 20 — PERRERO:
La Pro Loco organizza
un’escursione storico-naturalistica alla riscoperta degli antichi sentieri dei minatori. In auto fino alla Gianna, a piedi verso la zona Malzas. Partenza alle 8 dalla sede. Per informazioni tei. 0121-83715.
Sabato 20 — TORRE PELLICE: Alle ore 21, al campo
sportivo di viale Dante, Radio Beckwith organizza un concerto di Eugenio Finardi.
Sabato 20-domenica 28 — TORRE PELLICE: Nella sala consiliare viene.esposta con orario 16-19 la mostra sull’archivio storico comunale dal titolo «Il timore e la ricchezza».
^ Sabato 20 — TORRE PELLICE: Alle ore 16,30, presso
l’Aula sinodale, si tiene l’assemblea brdinaria della Società
di studi valdesi.
Sabato 20-lunedì 22 — SAN SECONDO: La festa patronale prevede sabato alle 14 una gimcana ciclistica per ragazzi, alle 21 danze e alle 22 spaghettata gratis per tutti; domenica il 2° raduno di trattori d’epoca (antecedenti il 1960): alle 9
il ritrovo in piazza Tonello e la sfilata, alle 14,30 trebbiatura
di grano e granturco con macchine d’epoca; lunedì ancora cena e danze nella serata (prenotazioni per la cena preso Dina
Grazzini, tei. 0121-501172-501730).
Sabato 20-lunedì 22 — PEROSA ARGENTINA: Si tiene la rasségna dell’artigianato.
Domenica 21 — PEROSA ARGENTINA: È previsto un
mercatino delle pulci.
SINODO DELLE CHIESE
VALDESI E METODISTE
Alle ore 15,30 con un culto presieduto dalla pastora Giovanna Pons si apre il Sinodo delle Chiese
valdesi e metodiste che terminerà venerdì 26 agosto.
Domenica 21 — TORRE PELLICE: Alle 15,30, con il
culto nel tempio valdese, si apre il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste.
Domenica 21 — TORRE PELLICE: Alle ore 20,30,
nell’Aula sinodale, viene presentato il volume Leggende vaidesi di Marie Bonnet, a cura della Società di studi valdesi.
Lunedì 22-domenica 28 agosto — TORRE PELLICE:
Presso l’atrio del municipio viene esposta una mostra fotografica sul popolo eritreo.
Sabato 27 — TORRE PELLICE: Alle ore 17, presso
l’Aula sinodale, si tiene un dibattito sul tema «Le fonti della
storiografia valdese e l’opera di Enea Balmas», a cura della
Società di studi valdesi.
Sabato 27-domenica 28 — PRALI: Si tiene una festa
campagnola con serata danzante. Prevista anche la camminata dei due colli.
Domenica 28 — LUSERNA SAN GIOVANNI: In zona
Bersaglio si svolge la 2" gara di cavalli; a Lusernetta, un
pranzo campestre nel parco delle betulle.
Domenica 28-martedì 30 — TORRE PELLICE: Alle
ore 15 di domenica, presso l’Aula sinodale, si apre il XXXIV
convegno di studi storici organizzato dalla Società di studi
valdesi sul tema «La spada e la croce. I cappellani nelle due
guerre mondiali».
I
venerdì 29 LUGIJ^^
28 luglio, giovedì —
TORRE PELLICE: A Santa
Margherita, ore 21, concerto
e balli occitani con La Chastelado.
28 luglio, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle 21,
presso il circolo Nautilus, serata di musica jazz col «Gerardo Cardinale quintett».
29 luglio, venerdì —
PERRERO: Al Centro d’incontro di Maniglia, ore
20.30, incontro con proiezione di diapositive e presentazione dei libri di G. Vittorio
Avondo «Le valli valdesi» e
«La vai Chisone».
29 luglio, venerdì — CARAGLIO: Per la rassegna internazionale di musica etnica
«Libere radici», alle 21,30 alla discoteca Arena, concerto
degli Area e dei Red Wine.
29 luglio, venerdì — USSEAUX: Presso il Laux, alle
21.30, concerto swing con
The broadway’s songs.
29 luglio, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 21,
nel tempio valdese, la Pro
Loco organizza un concerto
di basso e pianoforte.
30 luglio, sabato — SAN
GERMANO: Presso la borgata Turina, alle 21, è organizzata una serata di danze
tradizionali occitane con «La
chastelado».
30 luglio, sabato — TORRE PELLICE: Alle 16,30,
presso la palestra del Collegio valdese, verrà inaugurata
una mostra per ricordare il
primo centenario della fondazione dell’Ywca-Ucdg, l’associazione femminile interconfessionale nata a Torino
nel 1894 per la promozione
della donna. La mostra resterà aperta fino alla prima
decade di settembre.
30 luglio, sabato — TORRE PELLICE: Alle 9, nell’
atrio del municipio,.verrà allestita una mostra di sculture
TORRE PELLICE —
Domenica 31 luglio, alle
17,30, nell’ambito dell’iniziativa «Tempio aperto», il
pastore battista Piero Bensi parlerà nel tempio valdese sul tema: «Reincarnazione o resurrezione?».
SAN SECONDO —
Domenica 31 luglio, durante il culto, avrà luogo
un’assemblea di chiesa
con la relazione dei deputati alla Conferenza distrettuale.
VILLAR PELLICE —
Domenica 7 agosto si
svolgerà la giornata «Pro
Miramonti»; fin dal mattino saranno posti in vendita, in piazza Jervis, prodotti dell’agricoltura locale e,
nel giardino della casa, libri, dolci ecc. Sono previsti il pranzo con grigliata e
una sottoscrizione a premi.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 31 luglio, alle 15, si svolgerà la
riunione all’aperto alle
Grange.
VILLASECCA — Domenica 31 luglio riunione
all’aperto, alle 15, a Combagarino.
RODORETTO — Domenica 7 agosto, alle 15, si
svolgerà la tradizionale
riunione alle Fontane.
• Domenica 7 agosto, alle 15, riunione a Clot Boulard.
• Riunione all’aperto,
domenica 14 agosto, alle
ore 15, a Campo Clot.
in legno, aperta fino al la
agosto.
30 luglio, sabato — nc
SEAUX: Alle 21,30, pref"
il lago del Laux, con^cS °
jazz con Junior Mance al nia
noforte. ^
31 luglio, domenica -.
RORA: La Pro Loco orga
nizza, al parco montano ¡i
quarto raduno equestre. ’
5 agosto, venerdì — CARA
GLIO: Alle 21,30, nella discoteca Arena, concerto di
musica popolare con i Dedal?
e Lou Seriol.
)ERVIZI
USSL 42
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto
tei. 81154.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatam^
Reg, Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp, Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 1.300
^oDilp
['present
jiiziani c
Italia son
la:T83^
¡tue e il ^
pi.TOOm
jivono CI
«sti,
jiel40.C
jftto. Som
eie indie
^li anziai
;;l’agenz:
iato Pierp
atte di so
isità di I
kssione s
iela
Condivi
0’lstal, (
pte «seg>
' •» de,
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 31 LUGLIO
Rinasca: Farmacia Bertorello
- Via Nazionale 22, tei.
800707
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde, Porte : tei. 201454
USSL 43 - VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 31 LUGLIO
Bobbio Pellice: FarmaciaVia Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze;
CRI - Torre Pellice. tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei,
598790
«Non ere
ilare ai gic
regare” gl
to.rilevia
fposto: gli
6 essere r
etché un
lagenerai
metto delle
laKinsente
■soli.Parad(
Misce spes
IBI isolarne
fossato tra
plalcuni
ck ielle 1
«alano 1
pché'prei
solo e pen,
^ecliesi 1
aetcon sé g
Tuttavia
iuBiitìcatc
za un mete
TORRE PELLICE - H
cinema Trento propone venerdì 29 luglio, ore 21,15,
Robin Hood, un eroe in calzamaglia; sabato. Piccolo
Buddha; domenica, Beethoven 2; lunedì Mr. Jones;
martedì, I tre moschettieri;
mercoledì, Sister act 2; giovedì, Free Willy; venerdì 5,
Il rapporto Pellican; sabato,
Mrs. Doubtfire; domenica 7,
Perdiamoci dì vista. Tutte le
proiezioni avranno luogo alle
20 e 22,10
BARGE — 11 cinema Comunale nel mese di luglio resterà chiuso per ferie.
PINEROLO — La multi
sala Italia chiude per ferie fino al 13 agosto.
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vari.
Tel 0121-40181.
TORRE PELLICE di
fronte Foresteria vendesi appartamento circa mq. 100 p'^
cantina. Tel. 0121-91857 dopo il 17/7/94.
• TORINO zona San Donato
affittasi camera ammobilia ^
con uso cucina. Tel. 480681'
peperc:
tate qu
no in ciase
TO ma non
«in realtà
TOno semp
I jr\’
%
De
Pa
que
^ale c
Ìdrgite
délit
Ivatie
ale
fieli’e;
®cc.),
Parola
tel.
0-
11
1994
al 14
31000
01454
LICE
¡stiva:
:si
ino
56
na
lenta
m
j 29 luglio 1994
- Attualità
PAG. 7 RIFORMA
rapporto
-US.
presso
ncerto
al pia
ica —
' orgaano, il
Istat: nel nostro paese 700.000 anziani vivono soli
[j| nonno dove lo metto?
fecondo il rapporto Istat
^condizione degli anzia
^¡iesentato recentemente,
^¿ziani che vivono da soli
ara.
dia diìrto di
Dedale
asca
'Stiva:
laretto,
sono 2 milioni e 730
I’g3% è composto da
^ g il 45% ha più di 75
¡'!700 mila anziani disabiJvono chiusi in casa e, di
l^ti ben 200.000 abitano
fe’l40.000 sono costretti
fello Sono questi alcuni date indicano la solitudine
ili anziani nel nostro paefl’agenzia Sir ha intervi1,’to Pierpaolo Donati, doI di sociologia air Unicità di Bologna, per una
flessione sul rapporto tra gli
ciani e la famiglia.
^Condivide la valutaìione
hìl’lstat, che parla di creante «segregazione genera■ » degli anziani in Ita
ÌLIO
'rtorello
2, tei.
ILIO
nacia ■
Z44
996
sio, tei,
-11
ne ve21,15,
in caliccolo
eetho[ones;
ittieri;
2; gioerdì 5,
sabato,
nica 7,
ulte le
go alle
la Co
dio re
«jlon credo si possa addeitare ai giovani di voler “selegare” gli anziani. PiutK)10, rileviamo il fenomeno
mosto: gli anziani chiedono
Sessere autonomi, anche
letché un seppur modesto
aa generalizzato migliora^
mento delle condizioni di vili psente loro di vivere da
Paradossalmente, però,
(pesta richiesta di autonomia
isce spesso per tradursi in
isolamento che allarga il
salo tra le generazioni. In
piil,alcuni interventi e politiche dello stato sociale alimentano l’emarginazione
0tché premiano chi vive da
e penalizzano le famisi fanno carico di tésetcon sé gli anziani.
Tuttavia non va nemmeno
dimenticato che l’Istat utilizza un metodo di rilevazione
}ìi demografico che sociolo8ÌH)àperciò registra diligentemente quante persone vivoao in ciascun nucleo abitativo ma non è in grado di dirci
se in realtà questi anziani vivono semplicemente al piano
ira dei propri figli oppute quanto stretti siano i rapporti di vita che hanno con
■ Quando si tengono presenti anche tali parametri, il
ÌMdro della solitudine degli
*iani nel nostro paese si rithensiona un poco».
'A quest’ultimo proposito,
'Rorido il rapporto Istat, il
degli anziani dichiara
ttvere rapporti costanti
i nipoti. Come valutare
vdato?
Anche noi abbiamo rilel^ocome, fino all’età dell’
“Olescenza, i nipoti parlino
Otto per mille
I miliardi
religiosi senza '
alcun controllo
multierie fi
mobili
;i vari.
:e di
;si ap00 più
57 do
Jonato
biliata
)681.
più con i nonni che con i genitori. Si instaura dunque un
rapporto molto forte dal punto di vista espressivo e narrativo tra nonni e genitori che
alimenta uno scambio molto
utile tra le generazioni. Tuttavia questo rapporto non riduce la frammentarietà delle relazioni familiari nel loro
complesso, infatti gli adulti,
cioè i genitori, non entrano
affatto in questo scambio affettivo e narrativo tra nonni e
nipoti preoccupandosi solo di
altri aspetti, come il sostegno
finanziario e l’educazione
scolastica dei figli; i rapporti
familiari restano perciò divisi. Sarebbe invece necessario
che gli adulti non si limitassero a “scaricare” i nipoti ai
nonni, ma entrassero nel circuito del dialogo che si instaura fra di essi.
I genitori, insomma, dovrebbero fare da “interpreti”
tra nonni e nipoti per favorire
lo scambio narrativo fra di
loro altrimenti accade che
spesso i nonni si sentano in
colpa verso i nipoti perché,
ad esempio, non hanno quella
“competenza tecnologica”
che permette loro di dialoga
_ 1________ . . 1 i 4 1 <3,1^1-.
f Nella collana. «Dossier» è uscito
Gregofio Plescan
Domande sul diavolo
I Che ne dice la Bibbia?
pp 72, L 8.000
Parlare del diavolo oggi è squalificante, epput|uesta fine del secolo segna la rivincita del
ùiaie con le sue mille ideologie integraliste e il ri9brgitare dei nazionalismi. Questo «dossier» par9 delle ragioni e delle esperienze per cui si è ar^dfi ad affermare l’esistenza del diavolo, esami*^9 alcune conseguenze che ha avuta la fede
esistenza del diavolo (esorcismi, streghe
^■)> espone cosa ne dice la Bibbia con la sua
Parola di speranza riguardo al problema del male.
Dm m ÊÊ editrice
Claudiana
TPi principe TOMMASO, 1-10125 TORINO
911/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
re con loro sui “giochi elettronici” o sul funzionamento
del videoregistratore: questo
accresce il senso di isolamento degli anziani».
- Quali interventi sono necessari per promuovere una
maggiore solidarietà tra le
generazioni?
«Occorre una politica di
“legami sociali”, sia sociale
che culturale. Bisogna, cioè,
incentivare il vivere insieme
aiutando le relazioni tra le
generazioni; per fare questo,
in primo luogo è necessaria
una politica fiscale che favorisca le famiglie che tengono
gli anziani con sé mentre finora tali politiche hanno privilegiato gli anziani soli. In
secondo luogo è necessaria
una “politica del tempo” rivolta agli adulti, che consenta
loro di organizzarsi la giornata in maniera più flessibile ed
adeguata alle necessità familiari, ma tutto questo non basta, se non è accompagnato
anche da una politica culturale che riavvicini le generazioni. Bisogna perciò stimolare
gli anziani, con l’aiuto degli
adulti, cioè delle generazioni
intermedie, ad andare incontro ai giovani, a diventare
sempre più un punto di riferimento per loro, invece di
chiudersi in un’autonomia
che finisce per essere isolamento».
Sono circa 1.000 i miliardi
che ogni anno passano dalle
casse dello stato a quelle delle chiese con il meccanismo
deH’8%c. A cinque anni dall’introduzione del meccanismo l’associazione «Carta
89», un movimento di intellettuali che si propone di contrastare ogni tipo di politica
pattizia tra lo stato e le chiese,
ne denuncia il carattere «antidemocratico» perché manca
un «controllo veramente efficace» da parte del Parlamento
su come vengono gestite e
spese le somme attribuite, sia
per le spese delle chiese che
quelle dello stato (250 miliardi), cioè un fondo di bilancio
a disposizione della presidenza del Consiglio dei ministri,
che è destinato ad essere utilizzato per far fronte emergenze sia pur «nobili», come
il restauro di teatri, fondi per
istituzioni culturali e altro in
campo culturale.
«Carta 89», analizzando
l’atteggiamento dei contribuenti, nota che si cresce «la
tendenza di favorire il privato
al pubblico, e che destinare
alle chiese l’8%c è diventato
un gesto di rivalsa contro il fisco e lo stato». «Carta 89» osserva poi che le chiese si disputano la firma dei contribuenti attraverso gli spot pubblicitari, pagati con gli stessi
contributi che dovrebbero essere spesi per i fini dichiarati
nel concordato e nelle intese.
Si sottraggono così (quote di
fondi agli scopi per i quali i
cittaclini li hanno destinati.
Nessuna chiesa ha finora fornito i dettagli delle spese pubblicitarie sostenute: ovviamente queste osservazioni critiche non riguardano le chiese
valdesi e metodiste che solo
da quest’anno partecipano alla suddivisione.
Battisti e valdesi di Catania
Il «decreto Biondi»
è inaccettabile
I Consigli delle chiese evangeliche battista e valdese
di Catania, nel prendere atto
del cosiddetto «decreto Biondi» sulla carcerazione preventiva, manifestano la loro
preoccupazione per una scelta politica che mentre appa-rentemente viene incontro alle attese di garanzia giuridica
verso ogni cittadino di questa
Repubblica, in realtà crea situazioni di evidente disuguaglianza tra i cittadini stessi,
favorendo apertamente coloro che hanno commesso reati
a danno delle amministrazioni pubbliche.
Di conseguenza i Consigli
delle chiese chiedono al presidente del Consiglio di ritirare
il decreto e di presentarlo sotto forma di disegno di legge
al Parlamento, perché ritengono che sui temi della giustizia
e della legalità è necessario
legiferare, senza urgenza, e
con il pieno concorso di tutte
le forze politiche, allo scopo
di pervenire a delle normative
coerenti, efficaci e rispettose
del desiderio di giustizia presente nel nostro paese.
Infatti le norme contenute
nel decreto Biondi, pur intervenendo su un problema reale, non sembrano risolutive
dei problemi generali della
giustizia nel nostro paese,
non ponendo in atto le condizioni per una abbreviazione
dei tempi processuali degli
indagati - vera causa del sovraffollamento delle carceri
italiane - e non aiutando, a
quanto si può capire dalle
reazioni dei magistrati delle
più importanti procure (Milano, Napoli e Palermo in primo luogo) le indagini né per i
reati amministrativi né per
quelli legati all’attività della
criminalità organizzata.
Allo stesso tempo i Consigli delle chiese ritengono che
l’impossibilità da parte degli
organi informativi di dar conto delle indagini in corso, pur
nell’intenzione di difendere la
dignità degli imputati, innocenti fino alla loro condanna
comminata da un tribunale,
dagli eccessi di certa cronaca
giudiziaria, rappresenti di fatto un intervento censorio sulla libertà dell’informazione e,
conseguentemente, priva ogni
cittadino dell’accesso a quelle
notizie che lo aiutano a comprendere la dinamica degli
avvenimenti in corso.
Il giudice Antonio Di Pietro
LA CHIESA DI SAN GIOVANNI ROTONDO
LA MISTICA
CONCHIGLIA
FRANCO CAMPANELLI
per i Consigli di chiesa
Èva Albert,
Silvestro Consoli
Catania, 18 luglio 1994
Lo spunto della riflessione
mi viene dalle rinnovate
celebrazioni in onore del frate
padre Pio da Pietralcina, consuetudine che qui, in Puglia,
va molto di moda. C’è un pullulare di apparizioni del beatificando (in sogno, al sole cocente, tra gli ulivi delle colline, in mezzo al mare, ecc.), la
gente è presa dalla frenesia
della devozione al defunto
personaggio che, il più delle
volte, si concretizza mediante
in offerte di denaro contante.
È così che, prendi di qua e
ricevi di là, la Confraternita
dei Padri Cappuccini in quel
di San Giovanni Rotondo (che
di rotondo ha solo i tornanti
per arrivarci) ha capitalizzato,
da un pezzo, la ragguardevole
somma di 30 miliardi; «Le offerte, come sempre, arrivano
come un fiume in piena» (La
Gazzetta del Mezzogiorno del
25-5-’94). Cosa si poteva fare
con tanto plusvalore ecclesiastico (come avrebbe detto
Marx); facciamo un bel tempio, un tempione, una megacattedrale al futuro santo.
Detto fatto si interpella l’architetto di grido (al secolo
Renzo Piano) e gli si commissiona la grande opera che
stia a ricordare, ove ancora ce
ne fosse bisogno, il potere, la
disponibilità (di denaro più
che di carità) della Chiesa
apostolica romana che, quando vuole, arriva dove e come
vuole. L’architetto repentinamente accetta l’incarico e subitamente afferma, bontà sua,
che tramite il progetto riuscirà a «penetrare l’intima essenza della vocazionalità santificante del beato Padre Pio»,
semplicemente mediante un
assemblage di conci lapidei,
davvero strabiliante!
Vien fatto di pensare a come altrettanto facilmente riescano gli architetti, di volta
in volta, ad entrare nell’animo delle cose, sia che si
tratti di costruire la sede vitalizia di una loggia massonica
che lo chalet del leader politico, o la baita mountain-look
della top model; che si tratti
di edificare una moschea araba o un tempio buddista per i
più fortunati oppure, se non
sono di grido, magari un circolo ricreativo per single o il
sodalizio ex garibaldini di
Marsala o il dopolavoro ferroviario di Zagarolo; in comune avendo tutti la non misera pretesa di «penetrare
l’intima essenza delle cose»,.,
di arrivare al nocciolo della
questione, di vedere «in nuce», come si dice in gergo.
Per tornare alla nostra opera, dunque 30 miliardi ricevuti, in consistenti porzioni,
dagli industriali della zona
(non pochi coinvolti negli affaires delle tangenti ma, per
carità, non ditelo in giro). Poniamo orecchio e occhio alla
cronaca locale: «La mistica
conchiglia progettata da Renzo Piano a valle del convento, là dove il frate posava il
suo sguardo, sarà una delle
chiese più grandi del mondo.
Nel paese in cui T ispirazione
segue le parole del cappuccino per tutti già santo [chi
Posteggia viene battuto...], e
ogni opera evoca una profezia, ecco profilarsi qualcosa
di formidabile da consegnare
alla storia nel ricordo del personaggio più straordinario
vissuto nel Gargano. “Concerto d’archi” per padre Pio:
il tempio a conchiglia (diecimila posti a sedere, tremila
sul sagrato in oltre novemila
metri quadrati) ideato dall’architetto genovese, si ispirerà
a criteri architettonici mai
sperimentati prima d’ora...»
(La Gazzetta del Mezzogiorno del 25-5-’94).
In buona sostanza, partendo
dall’anzidetta modica somma
iniziale, tra arredi vari, estensori, confessionali dernier-cri,
paramenti sacri, gadget silvomarini, bus terminal per le
lunghe comitive in torpedone
di polacchi o di convertiti georgiani dell’ultinìa ora, eliporto per le congregazioni iberiche del SS. Sacramento ecc.
ecc., in men che non si dica se
ne raccoglieranno cento e passa di miliardi, tutti in contanti,
franco tangenti e interessi più
o meno legali, con grande
gaudio di tutti: ma volete mettere una bella cattedrale a ridosso delle suggestive propaggini del Gargano, «an vedi
che scenografia gajarda!», direbbero a Roma.
Il seguito possiamo immaginarlo: l’arrivo, per l’inaugurazione, del Santo Padre,
con i vari presidente del Consiglio, capi di stato, autorità
estere, tutti convenuti per il
grande evento; la sera una
bella cena d’addio con il discorso di commiato dell’architetto che, superbamente
soddisfatto (se non altro per la
parcella) si muoverà verso la
prossima tappa per... riscoprire nuove essenze di cose arcane. Così va il mondo, «così è
se vi pare» diceva Pirandello,
ovvero «chacun à sa façon»: a
noi, dall’esterno, non rimane
che stare a guardare e considerare... Meditate gente!
12
PAG. 8
RIFORMA
VENERDÌ 29jqjGUo^Lp^
Oporto: il campanile della chiesa «Dos cléri^os», costruita dall’architetto italiano Nicolò Nasoni (1691 -1773)
Le minoranze religiose in Portogallo
Gli evangelici sono
pochi ma in crescita
Il Portogallo (dieci milioni
di abitanti) è tradizionalmente cattolico. Antico baluardo
contro l’espansione musulmana, si è allargato fin dal
Medioevo verso Sud a spese
del Regno arabo di Algarve
(1249); pertanto la sua identità nazionale si è costruita su
basi religiose, come appunto
nei paesi di frontiera. Ciò non
toglie che in questo paese,
una prima volta nel -1700 con
il marchese di Rombai, poi
con la proclamazione della
Repubblica (1910) e finalmente con la rivoluzione antifascista dei garofani (25
aprile 1974), siano state possibili vivaci stagioni di impegno laico.
L’attuale Costituzione portoghese offre precise garanzie
di libertà per le minoranze: in
Portogallo vivono numerosi
ebrei sopravvissuti alle antiche e sistematiche persecuzioni 0 rientrati in periodi successivi; non mancano i musulmani, per lo più immigrati e
da una decina d’anni è in funzione a Lisbona una moschea.
Dal censimento del 1990 risulta che gli acattolici rappresentano ri.50% della popolazione: pochi gli evangelici!
ma in costante crescita se è
vero che attualmente già raggiungono le 160.000 unità.
A Lisbona, nei pressi della
centrale avenida da Lihertade, c’è una libreria evangelica
e non distante una chiesa battista che (già una decina d’anni fa, quando la frequentavo)
al culto domenicale era stipata di gente. A Deiras, dove
abitavo, esisteva una piccola
sala di riunione battista: non
pratico del luogo, la prima
volta fui costretto a chiederne
l’ubicazione a un passante;
mi guardò sorpreso: «Anch’io
sono evangelico - mi disse pentecostale deWAssembleia
de Deus». Pura combirtazione
o indice di una insospettabile
diffusione capillare degli
evangelici?
A Oporto, 300 km a Nord
di Lisbona, sempre i battisti
hanno un luogo di riunione
proprio in una zona centrale
ma sono presenti in Portogallo anche gli anglicani della
Chiesa lusitana (a Villafranca
ve n’è una cospicua rappresentanza), i metodisti, i pentecostali, i presbiteriani e alcune chiese nuove, importate
dal Brasile. Non ci sono v.ere
e proprie facoltà di teologia,
rna funzionano una scuola biblica pentecostale, un seminario presbiteriano-metodista, e
un centro anglo-lusitano di
studi teologici con corsi quadriennali di dieci esami.
Fin dal 1940 è in vigore un
Concordato con la Chiesa
cattolica: sono state previste
esenzioni fiscali e finanziamenti statali per il culto ma
non per l’organizzazione scolastica privata; nelle scuole
pubbliche l’insegnamento
della religione cattolica è impartito su domanda degli interessati. Al Nord, più conservatore e cattolico, la percentuale dei richiedenti è abbastanza alta; più bassa al
Sud, tradizionalmente laico.
Le minoranze religiose possono organizzare corsi di lezioni nelle scuole pubbliche
solo su richiesta da parte di
gruppi di alunni.
Oporto; palazzo «Do freisco» (facciata sul fiume Douro), costruito
nel sec. XVIII da Nicolò Nasoni
I rapporti tra Italia e Portogallo sono più profondi di quanto non sia noto
iisbona^ la capitale europea della cultural C
e il suo fascino a cui è difficile resistere |ri ì
PAOLO T. ANGELERI
La Lisbona di oggi è già
diversa da quella dei primi anni Ottanta, quando vi risiedevo: e Saramago, dal volontario esilio di Lanzarote,
non esita a insistere sul suo
rovinoso degrado ma resta
pur sempre una splendida
città. Chi ha saputo «viverne»
l’atmosfera, rimanendone
ammaliato, è Antonio Tabucchi: Lisbona, il Portogallo, le
Azzorre gli sono entrati nel
sangue, sono diventati protagonisti delle sue fantasie di
scrittore'.
Tabucchi non è l’unico italiano a essersi lasciato coinvolgere dall’atmosfera di Lisbona: fin dal Settecento architetti come Nasoni, Juvarra,
Canevari, Fabbri si sono trasferiti in Portogallo, diventandone figli adottivi e ugualmente, in tempi molto più vicini a noi, uomini di cultura
come il prof. Manuppella, docente di italiano a Coimbra, o
Gino Saviotti, animatore del
teatro portoghese nell’immediato dopoguerra, o il prof.
Riccardo Averini, traduttore
di Camòes.
Quest’anno Lisbona è «capitale europea della cultura»
e l’Istituto italiano di cultura,
diretto dalla dr. Amalia Coppola'Furletti, ha organizzato
rassegne cinematografiche,
scambi culturali e conferenze. L'Istituto non è nuovo a
attività del genere: dalla sua
fondazione^ negli anni ’40, è
sempre "all’ avanguardia delle
iniziative culturali. Pubblica
ormai da un cinquantennio,
con cadenza annuale, una rivista (Estudos italianos em
Porlugaì). La sua sede, al
146 di ma do Salitre, l’angusta strada che sale dalla avenida da Liberdade fino al
largo do Rato, è assai nota:
Wanda Ramos, Luiz Francisco Rebello, Àlmeida Faria,
Fernando Namora, José Cardoso Pires, José Saramago
(per citare solo alcuni degli
scrittori portoghesi di oggi)
la conoscono bene.
José Saramago è autore
La torre di Belérn a Lisbona
molto noto in Italia: fu l’Istituto italiano a organizzargli
nel 1984 un viaggio presso
alcune nostre università; molte delle sue opere sono ormai
tradotte nella nostra lingua;
laico, impegnato, amante della libertà, Saramago ha scritto
di recente una pièce teatrale
sugli anabattisti nel 1530 a MünsteF.
Negli ultimi 15 anni gli inviti, a nostri scrittori (Mario
Rigoni Stern, Piero Chiara,
Francesco Alberoni, Dacia
Maraini, Alberto Moravia,
Umberto Eco, Tullio Kezich,
Claudio Magris, Daniele Del
Giudice) hanno consentito
contatti, validi scambi culturali e ottime traduzioni sotto
il patrocinio del nostro Istituto. La dr. Simonetta Fasulo,
già funzioharia dell’Istituto
stesso, è ormai qualificata traduttrice del meglio della letteratura italiana di oggi per
conto dell’editrice Caminho.
Il vocabolario italiano-portoghese più recente e completo
è opera del prof. Giuseppe
Mea\ fino a qualche tempo fa
direttore della sezione dell’
Istituto italiano di Oporto;
In Italia la letteratura portoghese è abbastanza diffusa:
ricordo solo, a titolo d’esemplificazione, le opere di Cardoso Pires, di Saramago e le
numerose antologie poetiche"*
di autori diversi. A Luigi Panarese prima® e a Tabucchi
poi è dovuta la conoscenza in
Italia di Fernando Pessoa
(1888-1935). In occasione di
un viaggio in Portogallo non
dovrebbe mancare una visita
all’Istituto italiano di cultura:
vi si troveranno una fornitissima biblioteca e cortesi e disponibili funzionari. Per di
più l’Istituto è sistemato in
un bel palazzo dei primi dell’Ottocento, con azulejos d’
epoca ma bisognerebbe visitare anche la sede della nostra ambasciata (largo Conde
Pombeiros), un palazzo secentesco sopravvissuto al terremoto del 1755, ricco di
azulejos, stucchi, affreschi e
marmi pregiati.
Il Portogallo non è solo Lisbona: Obidos, Sintra, Mafra,
Cascais, Estoril, non molto
lontano dalla capitale, sono
località da tener presenti. Un,
viaggio più completo dovrebbe includere anche il Nord,
le città di Oporto, Braga, Guimaraes e al Centrò Evora,
Estremoz; o le meravigliose
spiagge del Sud, neH'Algarve.
Dicono i portoghesi: a Braga
per pregare, a Oporto per lavorare, a Coimbra per studiare e a Lisbona per'cantare...
Quattro modi di presentare le
diverse abitudini e di naso,.
dere gradevolmente j’ete!
polemica Nord/Sud: operosi
settentrionale e voglia di f
vertimento del Meridion
Anche se noti è poi così va
che gli alfacinhas (mangiata
di lattuga, scherzoso sopra!
nome dei lisbonesi) sm
scarsamente impegnati nel l
voro rispetto ai
(mangiatori di trippa) del
MARCI
poche
ientro <
«Pieti
ha car
le, assui
cultur
■0 Mart
con s
inzoni
otteir
nordica Oporto. Ma tanfèillertita
r*nn \/i nr'i m/=nti
convincimenti popolari soni
più forti di ogni verifica.
Sulla strada verso Oport,
ecco a Batalha, la Basilica]
,S. Maria della Vittoria, coni
tombe di antichi sovrani i
toghesi e le cappelle impè3
fette in stile manuelino. Riti
nord-est, un po’ fuori stradi
Tornar, con il castello,
templari. A Coimbra, l’anti^
Università con la magnifi^
biblioteca... la Sé VelhaA
cattedrale vecchia, everso!
mare Aveiro, Nazaré, Figui
ra da Foz,.. ma il viaggiatoj
accorto non si lascerà sfpga
re l’appuntamento con ilfj
do a Lisbona, a Coimbra el
Oporto: tre approcci divet]
al canto fascinoso della ìai
dade lusitana.
aera
;i, di c
ben (
litàdel C
ività 1
su t
la prima.
'ione Í
C
itian),V. S]
con 1
sentala
Ú di a
di 0]
piare rii
onattenzi
erti da i
stanti. In
nato con
[Servo i
ì'ttzione
'.De Mie
ich,W
,'Succe
jaborazioi
l&usse
ïpresentai
'er
e S.
Ê del Cent
Man diba
(1) Tabucchi ha addirittui
scritto direttamente in portogli
se uno dei suoi romanzi (Ìj “
Cjuiem, Feltrinelli, 1992).
(2) In nomine Dei. Lisboi
Caminho,. 1993, non ancorali la&isten
dotta in italiano. Di Saramagoi Stoavece
ricordato II Vangelo seconl mdiC. Re
Gesù e il Manuale di pitturai ImAlbet
calligrafia, risalente al DTIt,
solo ora tradotto, entrambi péblicati da Bompiani.
(3) G. Mea, Vocabolario italiano-portoghese e portoghe»
italiano, Bologna, Zanichelli.
(4) Da Pessoa a Oliveira,
cura di G. Tavani. Roma,
Carlos Oliveira, Finisterri
L’Aquila, 1983; Jorge de S^
Su questa spiaggia. Fogli
Portucale, Roma, 1984; Adel
Aletti, Gli abbracci feriti. Pi
tesse portoghesi di oggi. Mila!
no, 1980.
(5) Fernando Pessoa,)
a cura di L, Panarese, Mila®
1967; Una sola moltitudine,
cura di A. Tabucchi, Milano, voi
I 1979, voi, II 1984.
Lisbona offre un paesaggio che deve essere scoperto per passi successivi
Una città sospesa fra sette colli e l'oceano
iaffasc:
scène c
'gelo Gì
'lingue,
teo i» d
■’ Asperseci
, egno di
•precisar
“5 del Re
:!561, pe
dizione r
che c
Se a Madrid da Porta del
Sol si imbocca la carreteira
verso Occidente, si raggiungerà la frontiera portoghese
di Bajadoz nell’Estremadura
spagnola attraverso una paesaggio brullo e assolato. Dal
giallo dei campi bruciati dal
sole si passa al verde dei
querceti (quanti funghi in
quei boschi!), che fiancheggiano la Strada verso Lisbona
lungo i due possibili itinerari;
a Sud, per SetùbaI, e a Nord,
per Villafranca. La lunghezza
del percorso è identica, ma
sarebbe un vero peccato dirigersi a Nord: si perderebbe
l'occasione di un incontro
con Lisbona dal ponte sospeso suirestuario; meglio dunque a Sud, per SetùbaI. In dirittura d’arrivo, a pochi chilometri dalla capitale, appena
sul ponte, improvviso, inaspettato, un bagno di luce e di
acque scintillanti.
A sinistra in lontananza
Timmensità deH’Oceano; a
destra l’estuario; di fronte,
Lisbona signorilmente adagiata sui suoi sette colli, dal
castello di San Giorgio fino ai
1981: il presidente Pertini all’Istituto italiano di Lisbona. Con lui il
presidente portoghese Ramaiho Eanes
palazzi postmoderni dell’architetto Taveira: laggiù, in
fondo, Cascais, E.storil, carcavelos e più vicini i ricami manuelini della torre di Belérn e
del Mosteiro dos Jerónimos.
Sulla riva dell’estuario, glorie
d’altri tempi: conquiste, fasti
imperiali sulla rotta delle
Americhe e delle Indie... Il
Portogallo è il più antico regno dell’Europa continentale
(1139): piccolo paese marinaro con immensi spazi oltremare, non c’è luogo al mondo
che non sia stato toccato dai
suoi figli; persino in Somalia,
a Brava, esiste ancora (se la
guerra non l'ha distrutto) un
vecchio rudere, la Torre dei
portoghesi.
A Lisbona, arrampicarsi fino al castello di San Giorgio
per le viuzze dell'Alfana è un
..luiito poj:
la sua già
piacere a cui pochi rinunrt st’ultini
no; anche il presidente P®“ itore cosi
ni, in visita in Portogallo.®
nostante gli anni, non sep^
sottrarsi al fasèino di
passeggiata. Dall’alto del “ Hiso, sul
stello il panorama è incan
vole: si avverte un’aria p® .*>, quelR
colare, quasi il ®®re», f
dell’antica grandezza: «6 - ®^appur
ra beni, clieira Lisboa»malioso e triste urì
le sue note grondanti di i“"' ®listicQ_,
dade, di nostalgia.
in* S-!
Sì, Lisbona ha un
confondibile profumo dia“|
vecchie e raffinate, di ricp j|pí8¡
lazior
ri
avventure d’altri 1
an
splendori anzic
r<r/fl.v •/ö«®altro. È
di
ricchezze e
come il musco «
verdes», con i .suoi
splendidi, dalle !”!ìi''edi
S. Antonio di Bosch al p j i “'iinpoi
co di Nuno Gon?alves-- ,(£‘Ulte del
museo Gulbenkian, ne
memorie d’-ogni jf- v *Popc
nete d’oro tappeti, ^ “ha cc
gemerle, suppellettili, %o i»
preziosi, quadri... o la Uo art
Madre de Deus oo” p^f ® Mon
splendidi azulejos. ¡gC"
amare veramente Liso
corre viverla. su
vei
1 suoi
13
uo
19^
pi 9,9 luglio 1994
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
«anismo intitolato a Pietro Martire Vermigli ha cambiato nome quest'anno
urali Centro culturale protestante che affronta
e Iri settori di attività per aprirsi alla città
di nascofiJ* mabco ricca
te l’eteri
*■ t>Peros« poche settimane il
>glia di »entro evangelico di
i^tidionR «Pietro Martire Ver'i così ver ¡, ha cambiato denomiRtangiata jie, assumendo quella di
'SO sopr^ jo culturale protestante
^si) siali ¡,0 Martire Vermigli»,
nati nel l! con sede in Firenze,
^'’ipein ianzoni 21. Questa vaPPu)dell me ottempera all’esigenla tant’è: jwertita da larga parte
>olari SOI loci, di caratterizzare in
iera'ben definita identità
so Oporti ilità del Centro stesso.
Basilica! ^vità 1993-94 è stata
oria, con gjata su tre linee operati3vrani p prima, più tradizionale,
die impei (esentata dal dibattito di
:lino. Pii, [gjjp di attualità, preseniori stradi pne di opere recenti di
‘Stello di jgoijre rilevanza culturara, l’antit jn attenzione ai contribumagnifio letti da editori e autori
Velha,\ jgtjnti. In questo senso si
e verso con la presentazioiré, Figue leijervo arbitrio di Luteviag^iatoi luizione italiana, a cura
età sfagg p pj Michelis Pintacuda,
con il Fi Ranchetti e P.
Dimòra e ^ Successivamente, in
cci divei! jiiorazione con il Gabidella ffl jfieusseux di Firenze, è
(ijjaesentato il libro di Anaddirittiit 0:M®nucci I protestanti e
' ione a scuola, a cura
iP.iensi, G. Conte, A. Semro, V. Spini. In collaboLisboi »ne con l’Istituto storico
ancora w dlifesistenza in Toscana è
iaramagoii iioinvece presentato il lili C. Rognoni Vercelli
di pitturai Imo Alberto Rollier: un
® ^(federalista, a cura di
i e S. Rogari. L’attiCentro si è conclusa
anun dibattito a cura di
n portogb
manzi (5i32).
trambi pali
boiario ili'
porto^»
inichelli.
Oliveira,!
loma, 1913;
Pietro Martire Vermigli
Biagio De Giovanni e Giorgio Spini sul tema Origini del
socialismo. Il momento attuale. Quale futuro?
La seconda linea di lavoro
è stata una rivisitazione del
tradizionale studio biblico
con sostituzione del testo
scritturale, quale oggetto dello studio, con tematiche di
largo respiro, senza specifico
riferimento a conteriuti biblici. Peraltro nella trattazione,
sempre e necessariamente
pluritematica, (aspetti storici,
filosofici, mitologici, religiosi ecc.) ampio spazio veniva
dato alla ricerca di fondamenti o riferimenti biblici attinenti al tema, sui quali veniva condotta un’approfondi
ta esegesi. Con questa impostazione il pastore Piero Bensi ha tenuto tre letture sui
concetti di immortalità, reincarnazione, resurrezione, e ha
concluso il ciclo con uno studio su II credente davanti alla propria morte.
La terza linea di lavoro del
Centro, iniziata quest’anno, è
quella «archivistica»; grazie
soprattutto a Cola Mannucci
si sta avviando un lavoro di
raccolta, riordino, catalogazione del cospicuo materiale
bibliografico e documentario
appartenente alle varie comunità: esso rappresenta una vasta fonte storiografica che rischia di essere dispersa o di
non essere conosciuta. Prose
guendo su questa linea si potrebbe arrivare alla centralizzazione di parte, almeno, del
materiale cartaceo e alla sua
sistemazione con modalità e
tecniche idonee, onde garantire conservazione e valorizzazione di una ricca documentazione storica relativa
alla presenza evangelica in
Toscana fin dalle origini.
L’attività del Cent|5|è stata
seguita da un pubblico insolitamente numeroso, evangelico e non, particolarmente interessato sia ^lla presentazione di opere editoriali e alla
trattazione di tematiche attuali (nella prima linea a cui si
faceva cenno) sia al ciclo di
studi tenuto dal pastore Bensì. Articolato su quattro argomenti sostanzialmente diversi
ma con un denominatore comune rappresentato dal futuro
oltre la morte. Finterò ciclo è
stato trattato con chiarezza ed
equilibrio, in riferimento sia
alle diverse posizioni dottrinali sia ai fondamenti biblici
e alla loro corretta interpretazione. Le discussioni lunghe
e approfondite hanno testimoniato sempre dell’interesse
suscitato nell’uditorio.
La collaborazione, sia pur
occasionale, con altre istituzioni culturali indica, per il
futuro, la possibilità di iniziative più ampie e articolate ma
dipenderà esclusivamente
dalla qualità del lavoro svolto
dal Centro stesso la possibilità, per quest’ultimo, di partecipare con autorevolezza ad
attività e iniziative comunque
correlate alla vita culturale
della città.
’nister« ijcena a Milano «La porta del sangue»: parla dei valdesi sterminati in Calabria
26 de Se®'
a. Fogli
'84; Ade!
feriti. Pe
oggi. Mili|
berltà dell'amore contro la prepotenza
IOA, PoesitklMCO DE BERNARDI
se, Mile®
Ititurfine,! ^affascinante mise en
Milano,voi .scène del testo teatrale
Angelo Gaccione La porta
^“tigue, realizzata dal
itro i» di Milano, tratta
® persecuzioni avvenute
;®gno delle due Sicilie e
‘precisamente in alcune
Nel Regno di Cosenza
HO ■ niano dell’In
11 vf teione nei confronti di
"b che comunemente era
i rinuncia In
to Petti' „ ^Bma sua scrittura
cenn II ® tessera al mosaico
nuell ^ sperimentata riLÌde c ^^“«’emarginazione, sul
. ...41* Un mondo verso un
«assetati
70- «Ch^''T’ ‘Itiesta coinci
nti di i"* Iiii5 “'^ziehe nei panni
ai^^deo-soggettivi (come
in suoi«- in quelli
nodicoj m cui la di
di ricof^ I
.rf^ssaP' ' ?more dono peren
ni uua'i'! eosi che in que
jfaXtii ^ aggrediscono in
al>": m ^'° ‘""litiche ric
Ives-' ® storica, che
I ricco '^‘pere^n'lf «*'“"inia fanno ri
nere
, • naiii , au mondo
> ii.fr-t' • ■'«fi
Piazza Chiesa valdese a Guardia Piemontese
ßione dell’amore vienella realtà, fa
niO" deLn^ ^ungue F avvento
'irazzi.C in 11?°«°*° chiesa». Il tut
ili, «no’’® °°'?‘°ei quella de.
». che per la scuola
la chi' .
on i s“"!
nn 1 ¡’“'' Fio e creatore
ferto-P^^^a da sempre
isbona‘
in- o-*« vAti ov^iiiuit.
joi «f°^5.tttare il mito coOrp ° teatro in cui
supera il dramma
della tragedia; un amore che
si legittima quale unica realtà
e voce di elementi fusi in una
partecipazione totale di apparizioni e sparizioni, di presenze e assenze, in questo caso
scandite e sincronizzate sul
ritmo, sul palpito delle musiche originali di Roberto Arzuffi, in contrappunto con-parole, gesti, spazi.
Così si può dire che in questa pièce la storia si fa tragedia e da tragedia si fa dramma nell’epilogo: avvenimenti
che, evocati tragicamente, acquistano un potente afflato
spirituale. Sul piano strutturale lo spettacolo si divide in un
preludio, tre scene, un epilogo, agiti da 20 personaggi. Se
il preludio corrisponde all’esposizione dell’idea di fondo dell’opera, in seguito vengono delineati i caratteri e le
figure dei mentitori, degli impostori, dei dogmatici, utili a
far sviluppare le necessità
dell’intervento degli inquisi
tori, che ordiscono, nella loro
consumata capacità, un complotto senza scrupoli e la decisione dell’assalto finale.
Il valore dei dialoghi tra gli
inquisitori acquista una forte
potenza nella performance
degli attori, capaci di dare ai
propri personaggi e alla loro
importanza scenica uno spettro di sensazioni così ricco da
colpire con una serie di emozioni e da imprimere una necessaria riflessione.
L’eccidio colpisce i valdesi
di Guardia Piemontese, Fuscaldo, Montalto, Cosenza,
dove «dormono solo gli uomini di pace. (...) Tutta la storia è storia di sangue, tutti i
forzieri li ha fatti il furto, tutti
i troni la violenza. (...) Sempre nel mondo vinse chi fu
mediocre». I valdesi vengono
accusati di «demistificare
F Evangelo» nel tentativo di
renderlo il libro della verità,
il libro capace di superare tutti gli opportunismi, per ripor
tare l’uomo alla sua semplicità. La loro verità si basa
sulla verità dell’amore, talmente vissuta da rendere impossibile ogni cedimento,
tanto che il finale corrisponde al bagno di sangue e alla
soppressione fisica.
In questo spettacolo il
«Teatro i» conferma se stesso, nel produrre la sua soluzione non tanto come conclusione quanto proprio come
catarsi che raggiunge un’altra
dimensione; una dimensione
appartenente unicamente e
solamente allo spazio e al
tempo del rito, del suggestivo, del simbolo.
Lo spettacolo si conclude
(e intendo dire che si compie,
si realizza) quando tra scena
e pubblico si determina una
complicità percepibile e impercettibile di influssi, contagi, scorrimenti capaci di trasportare tutto in un’altra tonalità, una dimensione propria dell’amore, un credere
totale, un appartenersi senza
mediazioni di sorta; quello
che vivono quei credenti, disposti a farsi trucidare per
non tradire ciò in cui credono
e ciò che sentono, a cui sono
disposti ad affidarsi come un
pescatore a un faro.
Il Dio dei valdesi, un Dio
che libera talmente da ogni
sorta di condizionamento di
vincolo e di oppressione da
farsi temibile rivale per chi
invece propugna una condizione di credente legata e
«compressa», per ogni libertà
che non sia da intendersi come autodeterminazione del
proprio io.
Torino industriale
L'arte nella città
Si intitola «Il sogno a disposizione» una rassegna multimediale e interdisciplinare che a Torino, dal 18 settembre al 22 gennaio dell’anno prossimo affronterà i temi dell’arte decorativa,
dei rapporti tra città e industria, dell’automobile, dell’architettura. Mostre, convegni, spettacoli teatrali e musicali, pubblicazioni e attività destinate alla scuola affronteranno, mettendoli in re-lazione con il momento presente, i fermenti sociali e culturali
che caratterizzarono il passaggio tra Ottocento e Novecento e la
nascita delle metropoli industriali.
La scelta di Torino è dettata da più di un motivo, alcuni ovvii
e risaputi: Torino città dell’auto. Altri assolutamente sconosciuti
ai più; Torino è stata la prima «Cinecittà» nel nostro paese. Il'
cinema degli albori in Italia era a Torino ed è Torino ad essere
oggi sede ä un museo del cinema ancora alla ricerca di una definitiva collocazione (va ricordato tra l’altro che nel 1995 la
«settima arte» compie 100 anni, e sarà oggetto a sua volta di un
fiorire di iniziative e rassegne^ Riferimento storico alla base
dell’iniziativa sarà anche l’Esposizione intemazionale di arte
decorativa che si svolse, nel 1902, nel parco del 'Valentino. Altro riferimento obbligato è al filosofo e critico Walter Benjamin
(1892-1940); nella sua opera si trovano esplicitati alcuni contenuti portanti del periodo tra Ottocento e Novecento, dall’idea di
ornamento a quella di «Jugendstil», dal rapporto strada urbanaabitazione, dalle sue riflessioni sulla modernità all’estetica delle
nuove arti come cinema e fotografia (il saggio L’opera d’arte
nell’epoca della sua riproducibilità tecnica è del 1936).
li
Il pietoso traghettatore
Un germanista, uno studioso di cose mitteleuropee, triestino
doc, approda sulle sponde del Douro per raccontare la vicenda,
pietosa e impietosa, di un traghettatore dedito a portare a riva i
corpi degli annegati. Pietosa, la vicenda del Conte/Conde*,
perché si tratta di un compito che consiste nell’esercizio della
pietà: consentire a dei poveracci, vittime di incidenti o forse
suicidi, di avere sepoltura (magari in terra sconsacrata); impietosa perché il mondo in cui si muovono il Conde e il suo assistente, barcaiolo privo di ogni illusione sulla vita, è un mondo
in cui la riconoscenza è sconosciuta, in cui si giocano scherzi
atroci a spese di chi è già debole e indifeso. Poi il destino vuole
che la burla si ritorca contro l’artefice, che si ritroverà suo malgrado sposato a una poveretta che neanche si rende conto di ciò
che è successo.
Quello che importa però sono soprattutto le atmosfere, il fluire di un racconto che sembra pigro come il fiume teatro della
vicenda, l’esercizio di un compito affidato non si sa da chi, che
pare non essere remunerato nemmeno dai benefici della coscienza. Un esercizio di bravura da parte di uno studioso che ci
ha abituati allo studio dei luoghi di passaggio (come il Danubio) e dei motivi del rimpianto e della nostalgia (i saggi Itaca e
oltre. Lontano da dove)! Forse, ma quando uno è bravo l’operazione riesce, anche se il racconto è comparso la prima volta
su un quotidiano (ma ci ricordiamo che tanta grande letteratura
seguiva questa strada, magari in una serie infinita di puntate?).
(*) Claudio Magris: Il Conde. Genova, Il melangolo, 1993, pp 51,
£ 10.000.
Le invenzioni del cronista
«Strano che gli altri inventino sempre le bugie più interessanti e lei sappia sempre solo la verità più noiosa». In questa
reprimenda di un caporedattore a un cronista si riassume il
mondo dei giornali a cui collaborava Egon Erwin Kisch ( 18851948), giornalista e scrittore praghese, di cui «do» ha pubblicato una scelta di articoli e brevi saggi*. Kisch è personaggio
curioso per gli ambienti che frequentava: dai militari, in gioventù, ai circoli letterari a quelli in cui i fatti di cronaca lo chiamavano, come l’incendio dei Mulini Schittkauer, uno degli emblemi della città. In quell’occasione, in cui non riuscirà ad avere informazioni dai presenti o dalle forze dell’ordine, il giovane
cronista darà corpo, sotto la pressione del compositore e del redattore di turno, a un reportage in cui la fantasia avrà in grosso
peso e «integrerà» le impressioni e le suggestioni colte sul posto. In questa confessione, come nei ritratti di personaggi (il
cieco Methodius, arrotino e cantante di ballate popolari, il generale comandato a bacchetta dalla moglie nello scegliersi un
vestito...) la penna di Kisch si dimostra graffiante e puntuale, la
sua prosa incisiva e evocativa.
(*) Egon E. Kisch: Alla fiera del sensazionale. Roma, e/o, 1993,
pp 120, £25.000.
14
PAG. 1 O
RIFORMA
Argomenti
VENERDÌ 29
-il'-
t*
Dobbiamo coltivare il dialogo con la ricerca scientifica nella consapevolezza che i credenti non sono i più «esperti» in materia
La bìoetica: una responsabilità per Puomo^ tra la natura e le legjk„t
ALFREDO BERLENDIS
Il libro biblico della Genesi
ci parla di un’umanità, nel
contesto del creato, la cui origine è nobilissima e umilissima, nasce dalla volontà divina e sorge dalla terra. Secondo i mezzi disponibili, la
creatura umana ha sempre
cercato di migliorare e conservare se stessa; lo ha fatto,
sebbene ^er moltissimi ciò
sia ancora una speranza, migliorando l’alimentazione, inventando la medicina, costituendo legami sociali per la
tutela o lo sviluppo; ciò che
oggi ammiriamo o temiamo,
nel campo ormai vasto e suscitatore di sogni ieri impossibili, la correzione, modificazione, dello stesso progetto
umano che la bioetica sa oggi
trasformare, interroga le nostre attese e suscita le nostre
paure. Che cosa c’è di veramente inedito, mai visto? Per
la prima volta l’umanità può
riscrivere la Genesi, riprogettarsi. Possiamo modellare
nuovi stampi: non solo correggere errori ma proprio inventare ex novo; l’alfabeto
della vita, i codici dei diversi
modelli, sono investigati
(mappatura del Dna, codice
genetico); la conoscenza della
nostra natura determina anche
una possibilità di modificarla,
di superare barriere naturali,
di aggirare i meccanismi fisici: lo possiamo fare e non
soltanto nel campo della riproduzione medicalmente assistita; fecondazioni extra
corporee, domani nascite
umane da embrioni animali o
in uteri artificiali, e via strabiliando. Potremo fare produrre
sangue umano ai batteri, duplicare Fembrione cioè dividere l’embrione umano in
due cellule costitutive per dare sviluppo a due persone
(esperimento di Stilmann e
Hall della Washington University). Non è la «fotocopiatura» o clonazione, come erroneamente si è detto, giacché la clonazione teoricamente permetterebbe di creare,
sostituendo al nucleo di una
cellula germinale umana (ovocita), il nucleo di una cellula (indifferenziata) di un
adulto, più soggetti geneticamente identici.
Fotocopie appunto: verso
quale utilizzo della bioetica ci
dobbiamo orientare? Forse è
bene ricordare che non siamo
dinanzi a ipotesi tra le quali
scegliere, bensì siamo dinanzi
La Genetech, in Usa, è la più grande industria biotecnologica del mondo
a fatti, a interventi che sono
già realtà. Si sono superate le
barriere del tempo facendo
divenire madri donne in menopausa, si sono varcate le
colonne d’Èrcole della coppia
riproduttiva per fare interagire più soggetti. Doni di sperma e di ovuli, prestiti d’utero,
creano fecondazioni e riproduzioni che potremmo definire cooperativistiche. Grandi
industrie biotecnologiche sono quotate a Wall Street, la
Borsa di New York. Ciò che è
fattibile, sia nell’ambito di ibridazioni animali sia nella
modificazione genetica di organismi sia mappando il genoma umano, viene fatto. E
mentre il fattibile cresce sotto
i nostri occhi le norme, almeno nel nostro paese, non ci
sono: figlie e figli della scienza vanno a costituire un nuovo tipo di umanità, quella che
la nuova genesi ha reso possibile. Arthur Caplan, biomedico di fama mondiale, consulente del presidente della prima potenza mondiale, il presidente americano Bill Clinton, è del parere che si vada
ormai verso la creazione dell’uomo perfetto. Costruito lo
.stampo dell’oltre o superuomo genetico, sarà solo un fatto applicativo replicarlo a
piacere: si congela lo «stampo» e lo si usa quando serve;
la riproduzione, dopo la morte di un genitore, tramite 1 ’
utilizzo di embrioni surgelati,
è già storia.
Nella collana «Studi storici» è uscito il n. 17
Romolo Gogna
Medioevo cristiano
e penitenza valdese
«Libro espositivo» e ii «Tesoro e iuce delia fede»
(parte seconda)
pp 296 -r 12 tavole di ill.ni fuori testo, L. 39.000
Un’opera di grande erudizione che ci restituisce in
tutta la sua purezza il pensiero della «prima riforma».
La ricostruzione del libro fatto stampare nei primi anni
del '500 dai valdesi delle valli alpine e poi andato disperso.
Questa secorida parte tratta i temi della penitenza, preghiera, digiuno, elemosina, purgatorio, invocazione dei santi, autorità pastorale, chiavi degli apostoli, assoluzione e indulgenza. La prima parte è stata pubblicata nel volume Fede
ed elìca valdese nel ’400.
m mmetBtiice
claudmna
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
Coscienza e leggi
Le questioni che si pongono non sono soltanto tre, ossia le domande relative a natura e legge e loro correlazione, dobbiamo considerare anzitutto il problema della coscienza. Un semplice aproblematico abbandono fiducioso nelle mani del progresso biomèdico, sarebbe indice
di scarsa consapevolezza dei
rischi e di corta e fallace memoria storica giacché tutto è
stato utilizzato, dal cibo alla
tecnica, per il bene e per il
male, per costruire o distruggere l’umanità, ma se sottostimassimo il ruolo della coscienza consegneremmo la
bioetica a una finalità legale.
«La bioética non ha per finalità la legge, la quale non è
che un mezzo, ma la felicità»
(Claude Schwab, De la Bible
a la bioéthique, «Etudes théologiques et religieuses», ’92
2, p.202 ).
L’attenzione va posta anzitutto sulla coscienza, sia intendendola come consapevolezza, sia come ricerca ed
esaltazione dello scopo. L’attenzione al rapporto naturalegge, o semplicemente a una
legislazione all’altezza dell’
umano, non va persa di vista
giacché tutto accade, si realizza, con grande rapidità, e
specie per l’Italia, nel vuoto
legislativo ma, anzitutto, abbiamo bisogno di una criteriologia che possa essere guida a una coscienza, e nel nostro specifico una coscienza
illuminata dalla Rivelazione.
La Bibbia non ci offre una
casistica cui si possa fare ricorso per mutuare modelli di
giudizio o addirittura normativi: è una situazione che riguarda generalmente tutta
l’etica biblica, ma in specie
ciò che in essa non trova alcuno, sebbene lontano, contesto di radicamento. Possiamo
tuttavia cogliere orientamenti
biblici preziosi; la coscienza
precede e guida la legge; vi
saranno casi in cui la norma
sarà di difficile configurazione. per la complessità della
materia stessa, ma il quadro
teologico e antropologico di
riferimento potrà essere
ugualmente luce preziosa.
Dal citato articolo di Schwab deduciamo alcuni spunti
fondativi di una criteriologia
guida in tema bioetico: dalla
bibliche genealogie deduciamo non solo un’attenzione alla certificazione giuridica di
maternità, paternità, ma anche l’attenzione al riconoscimento co.sa che ci dice qualcosa circa l’accoglienza dei
nati e la loro collocazione
nella società e, quindi, anche
qualcosa circa i loro diritti.
Specie nel Deuteronomio, la
legge si contestualizza in un
popolo e per un popolo, tende
a configurare una comunità e
non un agglomerato di individui isolati. La finalità delle
norme (30, 15) è la felicità,
esplicitata nella bontà dei
rapporti tra famiglie, popolo,
terra, nazione. Questa visione
ampia ci offre appunti interessanti nei nostri dibattiti casistici di bioetica: distruzione
del quadro parentale, riconoscibilità, diritto al «nome»,
rapporto desiderio individuale-bene collettivo, costi dei
miracoli bioetici ecc.
Non abbiamo soltanto bisogno di leggi, abbiamo bisogno che nel quadro culturalesociale di produzione delle
leggi vi siano elementi che ci
sono offerti dalla parola di
Dio. 11 senso della gratitudine
per la vita, il sen.so del rispetto, lo spirito di accoglienza,
la riconoscènza: sono elementi non traducibili in leggi,
come non lo sono lode e amore, ma sono presupposti
assolutamente necessari anche per la riflessione bioetica. Paolo scrive: «Cos’hai tu
che non abbia ricevuto?» (I
Corinzi. 4,7); la consapevolezza del dono non ci fa essere fatalisti né nemici di scientifiche modifiche, ci restituisce il senso di responsabilità
per il dono e la gratitudine.
Diciamo, in sintesi, che il
vuoto legislativo va colmato,
ma ancor prima va colmato il
vuoto riflessivo, coscienziale. I credenti non sono chiamati a combattere oscurantistiche battaglie contro le profanazioni della natura, tantomeno sono chiamati ad accogliere tutto in nome di un sano equilibrio che il progresso
saprà dare.
Etica e pluralismo
Confessioni e religioni diverse, concezioni laiche, orientamenti giuridico-sociali
differenti, diverse antropologie, pongono in campo valori
diversi o li articolano diversamente giungendo a pareri etici divergenti. Quale può es.sere il contributo dell’etica teologica? La teologia non dispone di alcuna «metaetica»,
di superiori criteri che si impongano su altri e debbano
costituire un riferimento necessario per la formazione
delle coscienze e delle normative.
Il nesso creatore-creazioneumanità, se può accomunare
alcune religioni vede poi differenziazioni confessionali
ove il concetto di natura è variabile, non univoco. Quali
possono essere i principi teologici universalizzabili senza
cedere al colonialismo eticoreligioso? Non possiamo solo
invocare l’etica della situazione per configurare criteri idonei e soluzioni insieme tutelanti ed elastiche, rispettose
della libertà, di scelte in casi
complessi. L’etica non può
procedere solo dai fatti, deve
sapere lasciarsi modellare da
criteri che trascendono la casistica, senza tuttavia affrontarla con la rigidità dogmatica.
Il confronto è molto ampio, la strada per giungere ad
accordi di fondo lunga, da
percórrere con duttilità e paziente tenacia, senza presunzioni di possesso di verità:
poiché non c’è corrispondenza tra religione e costumi, tra
etica, anche ecclesiastica ed
«ethos», o comportamento
dei singoli, si dovrà partire
da un criterio che possa stare
alla base della riflessione etica che riguardi tutte le fedi,
tutte le filosofie, tutti i soggetti. Necessitiamo di un’etica planetaria, che colga il
meglio di ogni contesto culturale per cercare consensi
orientativi. Possiamo condividere la tesi minimale di
partenza (il criterio di ogni
etica razionale è l’umano,
Kiing, note da Denis Miiller,
Eclatement des morales et
recherche de consensus, Etr,
1992/2, pp 205-224.)
Su questa base razionale
possiamo presupporre di poter innestare i concetti di speranza, fede e amore, usandoli
quali «chiavi» per impostare
le domande alla bioetica. Potranno, quei concetti, essere
assunti nella loro valenza
umana esplicitandone i nessi
con il progetto di umanità a
cui guardiamo; la conoscenza del loro significato ulteriore, teologico, potrà arricchire la nostra etica di consapevolezza, di approssimazione, di strumento e non fine,
di fiducia non nei nostri elaborati concettuali e legali ma
in Dio.
Non l'etica ci salverà
ma Dio
Forse può apparire insoddisfacente il contributo della
teologia all’impostazione della discussione sulla nuova genesi e sulle sue promesse e
minacce: non crediamo tuttavia che il contributo del pensiero di fede sia così irrilevante da apparire ininfluente.
Dipende da che cosavo, rt h
mo, da quale obiettivo!
gummo; se crediamo, ol ’
ludiamo, chedalpeo 0^
«religioso» possa f ■
normativa universal: j 27 c
valida e condivi«, .»^cche
queste conclusioni
no inadeguate o addi? toTndo
rinunciatane. Se invece ale del c
marno di avere qualcoj feessual
dare alla società, a partii Poinba
nostri convincimenti dii a «LaI
anche in un settore tanta m che
ficile quale quello dei«! i’»
coll» genetici, senza Itti mcredo^
tare un superiore sapere »ano s(
pace di affrontare i vari ibialihi
siti, allora il contributo al he li dii
terno del contesto plurj ¡amo te
di varie etiche, ci senti Wrtam
utile, adeguato, esattam tossiamo
CIÒ che possiamo e dobbi Tdel cri
dare e fare.
Del resto
sue
lini ai no
credenti ugnata d:
stanno sulle vette del sa brti divis
dell’edificio sociale,® Bibbia c
stanno loro come non ci i ite consi
no gli esperti, come gii saper il
mente afferma Schwab laservin
contributo menzionato, ilcuore.
metodo costruttivo di dia ìM una
per un’applicazione ottin tolte d
umanizzante della bioci tesso la i
potrà essere offerto dati unità cor
soggetti, non solo dagli es namagg
ti. Dalle donne, dai giova 'Evàngel
giovanissimi, dalle peri aove enei
comuni chiamate a capii liioni al
partecipare a una nuova I are, ma ai
di trasformazione sociale, sito da al
sù accoglieva le domanè tuonami
gali dei suoi interlocutori,i |hnali. 1
talvolta volevano coglierli ivelnole (
difetto rispetto alla legge, (gabbiai
correndo al coinvolgimei ¿mi, eh
riproponeva la domanè ci iato ere
volgendo la vita dell’iMÉ jliffità s]
cutore , facendo in modoj
la comprendesse comefciesasia st<
àpeorda
tóilui, e
la Bibbia
*io. Divi
ÿa, il f
"‘iglio, s
e sore
!SÙ (Li
problema suo.
La bioetica sarà a in
ne e somiglianza dichis
elaborarla a partire i
vinzione che si tratta din
zare le nuove possibilidl
un fine liberante, colleC
per il presente e per ili
Così le nuove offerte noi idobbian
ranno merce sul mercato fa: è la p
desideri personali, 0 all .main ti
non esaudiranno indivia
sogni infrangendo la sol
rietà sociale e mettendo«
pentaglio le nuove gene»
ni. Se non ci faremo cono
da un concetto «fissistico'
natura, o da un’idea nii
mente strumentale, sei
metteremo solo le mffló
creazione ma anche il oC
intelligenza-amore-tc
lora il nostro contributo ij
un enorme valore.
Sessun d
indivisi
Nella collana della Società di studi valdesi è uscito il ft' ^ ®attori;
«isetto.
Marie Bonnet
Tradizioni oraii
deiie chiese vaidesi
dei Piemonte
a cura di Arturo Genre
Introduzione a cura di Fulvio Trivello
pp 460, 5 foto e 12 ill.ni f.t., L. 50.000
Queste leggende e racconti, raccolti destra!
viva voce dei montanari per i quali costituivano un ei® ,,
laii
vivo e vitale della loro cultura popolare, sono pi
testo originale francese e nella traduzione italiana.
ta presentazione dell’edizione e un’ampia ^
quadrano e analizzano questa raccolta che, grazie »
ce, rimarrà nel tempo a testimoniare le tradizioni poP
pine delle valli valdesi.
cipazi(
ORE;
Furetti
Bzio Giro
aro, Luis,
■ w. Giani
è Rosta
Volpe
«lANTLFt
Rosta
«NISTR/
JPNAME
^OCOMPi
^PAiLa
WTORE; Ei
lì
binario
i“btuiati\
daudSHB.
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/65Ò.43.94 - C.C.P-
15
29 luglio 1994
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
utiamo
la Bibbia
ano
:sa
'versali
livisa,
27 di Riforma Maricchese sottolinea il
ioni app^del suo primo articolo
0 addilli stando che «il punto
se invece ale del dibattito non era
e qualcos asessualità, ma la Bibà> a partili iPoi ribadisce la sua dòmenti di ] fc «La fibbia è o no un
itore tanto aio che divide gli evan-llo dei «1 (?»,
senza mi mcredo che gli evangelinre sapere èbano scoprire oggi che
“■e i vari bbia li ha divisi in passantributoa ¡he li divide tuttora. Non
'Sto plura ¡amo temere di dichiaci semffapertamente, sia perché
esattali tossiamo contraddire la
no e dobbi del cristianesimo dalle
ini ai nostri giorni, concredenti ignata da grandi scismi e
ette del sa orti divisioni, sia perché
ociale, no Bibbia che divide» può
nenoncii jeconsiderata una’riccome gii ira per il credente che dea Schwab laservire il Signore con
mzionato. oiliuore.
tivo di did iiché una ricchezza? Persone ottin molte divisioni hanno
Iella bioel nesso la nascita di nuove
ferto da ti nnità con la conseguenza
)lo dagli es na maggiore diffusione
, dai giova ’Evangelo, l’immissione
dalle peri joveenergie, l’apporto di
ate acapii ndoni al servizio del Sina nuova! Bc,ma anche l’affrancane sociale, eatoda altri uomini, da
e domanè Konamenti vari, sociali
terlocutori,! |tnali. Lo Spirito soffia
no coglierlo nepole e non si lascerà
alla leggefc'^biare dai nostri rigiinvolgimefcemi, che così abilmente
domanàcBamo creati per la nostra
ta dell’iniefcillità spirituale e quan0 in modolTiensiamo che la «nostra»
;sse come fcasia stabilmente fondat,eiiÌ»rda che noi apparte,arà a imm imoalui, e non viceversa,
za dichis LaBibbia divide, non c’è
[tire dalla! ibbio. Divide addirittura la
tratta di otfcglia, il padre e la madre
possibili»Àglio, suocera e nuora.
Ite, colleglli e sorelle, come ha dete per il fi* pesù (Luca 12, 51-53)
offerte noi dobbiamo farcene merail mercato [a: è la potenza della Pania in tutta la Bibbia non
— divieto per questi
ndo la sol ali divisi a incontrarsi per
mettendo J
ove genets
remo cond
«fissistico!
n’idea m
ntale, se
le mani*
.nche'ilei
lore-tuteh
ontributoi
re.
un elem|
jl
CAMPIONATI MONDIALI DI CALCIO
LA FESTA DEL PALLONE
MASSIMO AOUILANTE
I Mondiali di calcio sono soprattutto
una festa. È stato sempre così fin
dalla loro prima edizione, avvenuta in
Uruguay nel 1930 ed è così che, a mio
avviso, essi vanno giocati e seguiti.
Personalmente sono sempre stato interessato allo sport e al calcio in particolare, che da ragazzo ho anche praticato: ho imparato che nel calcio la dimensione agonistica è insopprimibile e
che la condizione atletica e lo sforzo
fisico sono essenziali al raggiungimento del risultato, ma ho anche imparato
che il calcio è un gioco: non un semplice passatempo, ma niente di più che
un gioco.
Tutti questi contenuti li ho ritrovati
nell’edizione recentemente conclusasi
della Coppa del mondo: «Usa ’94» sono stati dei veri mondiali. Certo, alcune
tradizioni calcistiche (quella inglese innanzitutto) che hanno fatto la storia di
questo sport non vi sono state rappresentate: nel contempo però nazionali
come quella della Nigeria, della Corea
del Sud, deir Arabia Saudita non sono
sicuramente andate a Usa ’94 per fare
una gita. Un osservatore appena attento
ha potuto ri.scontrare che la dimensione
agonistica, la condizione atletica, l’organizzazione del gioco, ecc. non sono
affatto mancate.
Tuttavia, seguendo questi Mondiali,
mi pare di poter dire che tutti quegli
elementi che circondano il mondo dello
sport e del calcio abbiano avuto un peso
accresciuto, e probabilmente non solo a
causa del pur necessario sforzo organizzativo che un Mondiale richiede. Gli interessi politici ed economici della Federazione mondiale (Fifa), delle televisioni, delle agenzie pubblicitarie sono stati
molto più palesi che in altre edizioni;
alcuni commentatori hanno paventato il
pericolo che questo intreccio di interessi nel futuro possa addirittura snaturare
il gioco del calcio, per renderlo più
«spettacolarizzato» e avvicinarlo alle
sensibilità di Stati Uniti e Giappone, i
due colossi economici mondiali. Francamente mi sembra un po’ troppo: le
equazioni deterministiche non mi hanno
mai convinto. Sono ben consapevole
delle ricadute che hanno su una manifestazione sportiva, per esempio, il culto
deirinamagine vincente, il «business» e
cose simili, ma continuo a pensare che
lò sport (atlèti, gioco giocato, passione
dei tifosi, ecc.) sia un fatto più complesso e abbia in sé gli anticorpi per re^
sistere.
Per questa Coppa del mondo si è anche parlato di livellamento dei valori
calcistici: non esisterebbero più le cosiddette squadre cuscinetto, e non esisterebbero più neanche le grandi individualità. Ho dei dubbi rispetto a questa
valutazione, forse si potrebbe adottare
un’altra chiave di lettura: è indubbio
che moltissime squadre hanno sottoli
neato gli aspetti della professionalità,
dell’organizzazione del gioco, della
preparazione delle partite; mi chiedo
però per quale misterioso motivo questi
aspetti dovrebbero essere in contraddizione con il talento individuale. Non
voglio entrare nel merito delle tattiche e
dei moduli (ma il calcio resta comunque un gioco di squadra): piuttosto mi
viene da fare un’altra considerazione, la
creatività del fuoriclasse, il «dono» del
grande calciatore sono fondamentali;
noi italiani però siamo abituati, in maggioranza, a confondere la creatività con
l’improvvisazione, la cultura del lavoro
ci è abbastanza estranea e difficile da
seguire. Dico questo senza alcuna intenzione moralistica; anche la creatività, il genio individuale hanno bisogno
di.preparazione, organizzazione, cura,
allenamento. Preparare una partita di
calcio non può significare soltanto assemblare i migliori 11 talenti individuali che si haimo a disposizione.
Per concludere, una parola sulla nazionale italiana: ha disputato la finale
con il Brasile, in tutto il mondo sinonimo di calcio. L’Italia, sul campo, non
ha perso contro la squadra data per favorita fin dall’inizio. Questo è un dato
positivo, e quindi non c’è bisogno di fare drammi. Però lo sport è sport, e non
si viene ricordati per il secondo posto: i
Mondiali, lo ripeto, sono una festa... se
non si vince che festa è?
ritrovare la pace e ritentare la
via dell’amore, per fare del
bene, per collaborare su specifici progetti di lavoro e di
testimonianza. Sono al contrario numerosi gli appelli alla pace, all’unità, alla realizzazione pratica del corpo, e
ciò sarà possibile se riusciremo ad accantonare, all’occorrenza, principi dottrinali secondari e letteralismo biblico,
che sovente esprimono soltanto un nostro atteggiamento
culturale, non hanno nulla a
che fare con il disegno eterno
d’amore di Dio per l’uomo
peccatore, e che costituiscono
ancora oggi, tra i credenti, il
vero impedimento per un
confronto sereno e libero su
tutte le problematiche attuali.
Riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
ViaForia, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
ORE; Giorgio GardioI
ifl Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
cito ti ri'^ATTORI; Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
saetto, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Mau"zio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Ne9to, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian Paolo RicW. Siancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Fìostan, Pierval
¡® Rostan, Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele
Volpe
^NTl: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bru
Mitzi Menusan
WNAMENTI; Daniela Actis
fjjT^POSIZIONE: Aec s.r.l, - tei, 0174/551919
UTfitL' ®risleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174/42590
“ORE: Edizioni
lÌ^IA
*<linario
protestanti s.r.l, - via Pio V, 15 bis - 10125 Torino
ABBONAMENTI 1994
ESTERO
Autrice ìli ¡genitore
té destri
110.000
170.000
200.000
£ 65.000 ■ ordinario £
£ 150.000 -via aerea £
rale £ 3^3 000 - sostenitore £
'vo Riforma + Confronti £ f00.000 (solo Italia)
' fnne * l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni pro
izie a Ll^iWteaz/one settimanale unitaria con L’Eco deile valli valdesi:
non può essere venduta separatamente
a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
'"illimetro/colonna £ 1.800
a parola £1.000
Ì,'* 5snnait?ioc!°*° testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
®**4nan73' 'asponsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
mie “®^™rzo 1993.
Rormii ^ ®tato consegnato per llnoltro postale aH’Utficio CMC Nord,
u di Torino mercoledì 20 luglio 1994.
ImÌI. "'"’puo^set
ittecingy'^'?'’' pubblicitarie:
■ r“2l0n : ____
Là dove questo è stato fatto
si è gustato insieme la gioia
della comunione fraterna e
del servizio. Il mio invito al
fratello Marcello Cicchese e a
tutti gli evangelici è di continuare sulla strada del dialogo,
del confronto e della collaborazione, perché abbandonarla
comporterebbe per tutti un
impoverimento.
Aldo Palladino
Torre Pellice
La Bibbia
non ci divide
Caro fratello Cicchese,
io sono convinta che troppo
spesso a separarci non sia la
Bibbia, e nemmeno le diverse
letture che ne facciamo, ma la
convinzione che la nostra lettura sia la Bibbia, le altre invece deformazioni arbitrarie.
Non ho finora incontrato
nessun cristiano che seguisse
alla lettera tutta la Bibbia,
comprese le minute imposizioni di Levitico, Numeri e
Deuteronomio, e personalmente sono riconoscente di
appartenere a un’assemblea
di credenti in cui fin dall’infanzia sono stata avvertita
che abbiamo quattro Evangeli
proprio perché nessuna creatura può cogliere e trasmettere la parola di Dio nella sua
interezza.
Perciò non riesco a vedere
nella Bibbia un motivo di separazione fra noi: il tuo ri
llclic
di prima pagina
L’esodo del Ruanda. Ricordiamo che le chiese sono impegante a sostenere 1
azione umanitaria in Ruanda tramite il Consiglio ecumenico delle chiese. I versamenti a questo scopo
vanno fatti sul conto corrente postale 38016002 intestato a Federazione delle
Chiese evangeliche - Roma.
chiamo mi ricorda la severità
del «Siate santi come io sono
santo» e il rischio di accettare
qualsiasi scelta, naufragando
nell’indifferenza morale e
rendendoci complici di tutti
gli errori a cui non ci ribelliamo; io posso forse sommessamente ripetere che solo Dio
ha il diritto di separare il
buon raccolto dalla zizzania e
che, quando mi sorprendo a
giudicare i miei fratelli, mi
sento il servitore della parabola che pretendeva il rimborso dei debiti altrui quando
il suo gli era stato condonato
dal padrone.
Ascoltandoci reciprocamente ci aiuteremo a crescere
insieme nella fedeltà all’unico Signore.
Con affetto.
Marcella Gay - Pinerolo
Senza
simboli e riti
Caro direttore,
la lettera di Renato Coìsson
sul numero dell’8 luglio sul
significato dei simboli liturgici meriterebbe un’adeguata
trattazione connessa ai riti
durante i culti. Su questa tematica c’è stata la lodevole
iniziativa del direttore del
Villaggio della gioventù.
Paolo Landi, che ha organizzato un convegno svoltosi a
Santa Severa.
Mi sembra che le nostre comunità siano portate a scelte
locali e personali, non ricercando un comune denominatore che possa essere un segno distintivo deH’identità
protestante al di là dei particolarismi da setta di chi vuol
essere a tutti i costi «diverso». Oggi, anche il linguaggio dei computer non può fare a meno dei simboli. Ci sono valori simbolici dai quali
discendono indiscutibili significati: la croce, la bandiera
nazionale, la fede nuziale, il
battesimo, la Santa Cena.
Ci sono poi figure-simbolo
dalle quali è difficile prescindere. Ognuno può dire e fare
quello che vuole: non credo
che mettere la toga, fissare
una liturgia, usare simboli liturgici sia un esercizio vano.
Chi frequenta una chiesa
evangelica deve trovare un sistema di fasi simboliche che
pur non trascendendo in qualcosa di «atemporale», abbia il
carattere fermo di una guida,
di un mezzo di comunicazione con Dio e fra i fedeli.
Si può scegliere un’interpretazione egocentrica, antropocentrica o teomorfica. Indossare la toga può essere definito atto «teomorfico»?
Penso che sia un segno, simbolo visuale di una «comunicazione speciale» ai credenti
di un fratello che ha una specifica vocazione e preparazione. Se ognuno è predicatore
nell’accezione non estensiva,
ognuno è giornalista, musicista, architetto, medico e via di
seguito.
Goethe scriveva che «se le
singole immagini derivano
dalla pienezza dell’immagine
originaria divina, essi sono
propriamente symbolon, ciò
che viene gettato insieme, il
punto d’incontro fra il tempo
e Feternità... il simbolo nasconde e rivela allo stesso
tempo». I riti e i simboli sono
la forza della corrente di pensiero del genere umano, la
politica, la società, i sindacati, la cultura hanno i loro simboli. Noi vogliamo essere
senza simboli e senza riti.
Liliano Frattini - Roma
Pastora
ricorda
«Heidi»
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedì. Tel.
011-655278 e (fax) 657542.
Pubblichiamo l’elenco dei
doni ricevuti nei mesi di maggio e giugno e vi segnaliamo
che abbiamo potuto inviare la
somma di 5 milioni che ci
eravamo proposta in favore
dei bambini di strada di Romania. Tramite la Tavola valdese, il denaro è stato mandato all’Eper, l’organizzazione
delle chiese protestanti svizzere che si occupa di questi
ragazzi e che aveva lanciato
l’appello.
Rimangono ora le due iniziative per il Madagascar: gli
aiuti ai sinistrati del tifone
Geralda e la bottega artigiana
di Ambatofinandrahana che
tratta e commercializza gli
scarti di lavorazione del marmo e del granito di una grande industria. Ricordiamo anche il «fondo di emergenza»
ora assai ridotto dopo l’invio
urgente di un milione per i sinistrati del tifone in Madagascar. Questo fondo ci serve a
far fronte ad appelli urgenti
che possono giungere in ogni
momento.
Ci auguriamo che queste
iniziative suscitino il vostro
fraterno interesse in modo
che possiamo inviare al più
presto il denaro che" vuole
esprimere la nostra solidarietà
a questi fratelli e sorelle.
I doni vanno versati sul ccp
11234101 intestato a; La luce. Fondo di solidarietà, via
Pio V 15, 10125 Torino.
Offerte pervenute
IN MAGGIO-GIUGNO
£ 500.000: Società missioni
della Chiesa valdese di Torre
Pellice; Salmo 53, 23, in ricordo
dei suoi cari.
£ 100.000: Mirella Argentieri
Bein.
£ 50.000; Alberto Capasse;
Febe Giolito Mollica; NN Verbania (2 vers.); scuola domenicale
Trieste.
£ 15.000: Marie-France e Pierdavide Coìsson.
Totale £ 1.315.000
Totale precedente £ 4.586.999
In cassa £ 5.901999
Inviato £ 5.000.000 per i bambini di strada in Romania.
Restano in cassa £ 901.999.
Mi riferisco alla lettera di
Silvia Balmas a proposito
dell’uso del termine pastora
piuttosto che pastore o pastore
donna. Proprio in questi giorni una giornalista, che ci chiedeva quale fosse il termine
più appropriato da usare in un
articolo che stava preparando,
osservò che pastora le faceva
venire in mente «Heidi».
Helga Bongardo - Como
E venuto a mancare all'affetto
dei suoi cari
Aldo Varese
La moglie Elvira e le chiese del
XIV circuito desiderano ricordarlo
come araldo dell'Evangelo di Gesù Cristo morto e risorto, fonte
inesauribile di solidarietà e consolazione.
Foggia, 18 luglio 1994
«lo so in chi ho creduto»
I Tim, 1, 12
Con infinita tristezza la figlioccia Liliana Innocenti con Luigi,
Lorenzo, papà e mamma, Roberto e Gabriella annunciano che
l’amato zio
Aldo Varese
è stato tragicamente chiamato
al Signore, e sono vicini alla cara
zia Elvira.
Foggia, 18 luglio 1994
RINGRAZIAMENTO
I familiari del pastore
Edoardo Alme
ringraziano il prof. Dario Varese, il prof. Nicola Rizzello, la dott.
Ornella Michelin Salomon, la direzione e tutto il personale dell'Asilo valdese per le cure prestate
al loro congiunto, il pastore Bruno
Bellion e la corale valdese.
Ringraziano inoltre, con la presente, tutte le persone che lo
hanno assistito durante la lunga
malattia e sono state vicino alla
famiglia in questo doloroso momento.
Luserna San Giovanni
29 luglio 1994
16
PAG. 12 RIFORMA
Globale
_____venerdì 29
Giovani coloni ebrei camminano armati nelle vie di un quartiere palestinese della città di Hebron
Intervista a Sumaja Farhat-Naser, docente alTUniversità di Birzeit, in Cisgiordania
I palestinesi: «un popolo annientato e diviso»
Sumaja Farhat-Naser è libera
docente in biologia presso
l'Università di Birzeit, vicinò a
Ramallah, in Cisgiordania: ha
studiato in Germania dove le è
stato conferito il dottorato honoris causa dell’Università di
Neumiinster, è membro del Movimento per la pace. L'intervTsta
che segue è stata realizzata da
Christine von Gamier, redattrice della rivista svizzera «Terre
Nouvelle».
- Qual è la situazione oggi
nei territori occupati?
«Dal 1967 viviamo sotto
leggi militari che toccano
ogni aspetto della nostra vita,
mentre i coloni israeliani stabiliti in Cisgiordania non vi
sono sottoposti. Per noi non
esistono previdenze sociali e
sanitarie (malattie, vecchiaia,
pensione), la nostra libertà di
movimento è ristretta, non abbiamo alcuna possibilità di
pianificare il nostro futuro;
abbiamo l’impressione che
nel nostro paese il valore degli esseri umani non sia uguale per tutti. Gli israeliani godono di tutti i diritti democratici e di prestazioni sociali,
sono rispettati come esseri
umani e vengono valorizzati.
Questa dignità e i diritti inerenti alla persona umana non
sono sentiti dai palestinesi; la
violazione dei diritti umani è
stata sistematica nelle leggi e
nell’ordine militare.
Dal 1967 vi è stata la deportazione di persone indesiderate, soprattutto il fior fiore
dell’intellighenzia palestinese: famiglie intere sono state
divise, anche se a volte le mogli e i figli hanno potuto accompagnare i deportati. Dopo
il 1967 ci fu un censimento
della popolazione: chi si trovava a casa in quel momento
si è visto recapitare una carta
d’identità con un numero ed è
stato «classificato» come «residente in zona»; gli as.senti
non hanno pii) avuto diritto al
rientro, i loro beni e le loro
case sono state confiscati dal
governo israeliano. Ogni palestinese che lasciava il paese
doveva richiedere un visto
con una data di ritorno: oltrepassata tale data, egli perdeva
il diritto di tornare a casa e i
suoi beni, una volta di più, venivano confiscati dallo stato:
migliaia di persone hanno
perso così il diritto di rientrare a casa loro. Due milioni e
mezzo di palestinesi vivono
ancora aH’estemo (Giordania,
Iraq, Kuwait - quelli che non
sono stati espulsi -, Libano,
Usa, Europa) e due milioni e
mezzo all’interno: ciò dimostra l’ampiezza della tragedia
che stiamo vivendo e tutte le
sofferenze relative. Sono i
metodi impiegati da tutte le
forze di occupazione...».
- E la sua famiglia?
«Insieme a mio marito, devo badare ai miei genitori.
Eravamo in nove figli, ma
cinque non hanno diritto di
rientrare, due mie sorelle studiano all’estero e ho un fratello negli Usa; inoltre ci occupiamo dei miei suoceri, di
una cugina e di uno zio. Abbiamo tre figli e la stessa cosa
avviene in quasi tutte le famiglie palestinesi; siccome non
esiste alcuna previdenza sociale, ci sentiamo tutti solidali
gli uni gli altri: in quasi tutte
le famiglie manca un padre,
un fratello, un figlio deportato, torturato, handicappato o
ucciso. Dopo il massacro di
Hebron, 28 persone sono state ammazzate, 150 ferite.
La vita delle donne è un incubo e sopportano tutto; mio
figlio è stato ferito da pallottole all’età di 15 anni. Grazie
ad amici israeliani, abbiamo
potuto salvarlo, se no non
avrebbe potuto essere curato;
è rimasto handicappato e
traumatizzato. Non posso raccontare tutte le tremende torture che ha subito; dal 1988,
circa 1.600 persone sono state
uccise'da pallottole e ci sono
molti handicappati. Oggi,
nulla è cambiato».
- Il popolo palestinese,
•p?
com e:
«E un popolo annientato al
quale sono state sottratte le
basi di esistenza con le leggi
militari: fisicamente e moralmente, i palestinesi si sentono
privi di tutto, deboli, distrutti
e abbandonati dal resto del
mondo; l’occupazione militare li ha trasformati in cittadini
di seconda categoria con
complessi di inferiorità, è un
popolo senza lavoro, senza sicurezza, senza organizzazione che ha sperato a lungo e
perso molto.
La strategia politica del governo israeliano era di annientare la gente affinché se
ne andasse, di distruggere la
loro identità sociale; ad esempio, ogni 10-15 km ci sono
coloni israeliani allo scopo di
rompere ogni continuità nella
nostra coesione sociale, per
dividerci e impedirci di essere una comunità e un popolo.
Fino a poco tempo fa, era vie
tato ai palestinesi di ritrovarsi
per parlare di politica: ancora
oggi non oso andare a Gerusalemme, devo chiedere un
permesso che viene concesso
solo in casi estremi (decesso,
operazione). Non posso andare a visitare i miei amici, e
questo dura da 27 anni».
- Le donne non reagiscono?
«Le donne palestinesi si
sono dette: se le donne israeliane sapessero ciò che dobbiamo sopportare, ci aiuterebbero. Dopo che una trasmissione televisiva americana ha fatto vedere come i soldati israeliani rompevano le
ossa di un palestinese con le
pietre, la reazione delle madri
israeliane è stata straordinaria, si sono sentite molto
coinvolte; loro stesse subiscono le brutalità dei loro
mariti che sono diventati
schizofrenici: comportarsi
democraticamente in Israele
e da assassini nei territori occupati non è facile da gestire
mentalmente.
Ci sono stati molti suicidi.
Allora, già parecchi anni fa,
abbiamo deciso di incontrarci
in piccoli gruppi. In Israele, i
movimenti per la pace sono
costituiti alì’85% da donne:
all’inizio era difficile comunicare, avevamo tanti pregiudizi, tante paure ma abbiamo
notato *che eravamo esseri
umani dello stesso valore. Le
donne israeliane erano così
stupite di constatare che eravamo “normali”; abbiamo capito insieme che eravamo tutte e tutti in un vicolo cieco
dal quale bisognava uscire,
che avevamo gli stessi problemi, che potevamo piangere e
rallegrarci insieme, che era la
stessa lotta, che i nostri due
popoli avevano diritto all’esistenza in Israele e in Palestina, all’autodeterminazione,
alla pace e alla sicurezza.
Molti si sono giunti a noi in
seguito e abbiamo fatto un intenso lavoro di base per la pace; senza queste donne e questi uomini, i negoziati per la
pace non avrebbero potuto
aver luogo. Da questi incontri
e da due conferenze è nato un
progetto che gestiamo insieme; “The Jerusalem Link”.
Sono due centri per donne palestinesi e israeliane, a Gerusalemme-Est e a Gerusalemme-Ovest, con i seguenti
obiettivi: a) fare conoscere i
diritti umani; b) os,servare le
violazioni dei diritti umani; c)
favorire il processo di pace
per mezzo di seminari, atelier,
discussioni che servono a preparare il popolo alla pace, a
demolire i pregiudizi e le paure; d) fare conoscere i diritti
della donna e cercare di formare delle donne perché assumano responsabilità e siano là
dove si prendono le decisioni,
quindi a dar loro un potere.
Tutto questo è stato preparato
durante anni a Bruxelles, su
iniziativa di un donna ebrea,
Simone Siisskind; il primo incontro segreto ha avuto luogo
nel 1989. Per la prima volta,
malgrado i divieti del governo, donne e uomini si sono incontrati con i politici; questo
progetto è sostenuto dalla Comunità europea».
- Che cosa pensa dei negoziati in cor.so?
«Che le promesse di pace
sembrano fallite, che tutto è
molto fragile, malgrado le
strette di mano, che pochissime cose concrete si sono verificate. Finché non sentiremo
fisicamente i progressi e non
li vedremo concretamente,
non si potrà parlare di successo; ci deve essere garantito
che diventeremo un paese libero, che avremo la sicurezza
e la protezione, che verranno
riconosciuti i nostri diritti
economici, culturali e umani.
Almeno qualche cosa però è
stato avviato».
- Come si pongono le chiese in tutto ciò ?
«40 anni fa i cristiani rappresentavano il 25% della popolazione di Israele e della
Palestina; oggi sono appena il
2-3% (il 7% di cristiani fra i
palestinesi). È una catastrofe
per il cristianesimo, anche se
si tiene conto dell’aumento
della popolazione; i cristiani
sono andati via a causa delle
condizioni di vita intollerabili
all’interno dei territori occupati e delle difficoltà crescenti di esistenza in Israele, con
in più le ingiustizie e l’insicurezza. Vi sono molte denominazioni cristiane, riunite nel
Mecc (Middle East Council
of Churches); le uniche chiese che hanno fatto davvero
qualcosa in campo sociale
(lavoro comunitario e ospedaliero) sono le chiese cattolica,
luterana, e anglicana. Tutte le
chiese hanno sempre ripetuto
che c’era violazione dei diritti
umani e non hanno smesso di
reclamare la riconciliazione:
ma non hanno alcun potere».
(da Terre Nouvelle,
giugno-agosto ’94)
Ruanda: una drammatica testimonian
Eppure... la speranza
Za ilpedizion
Torino
Il pastore ruandese André Kàramaga lavora a Nairobi ed è
uno dei responsabili della Conferenza delle chiese di tutta
l’Africa (Ceta). l genitori, i fratelli e le sorelle di sua moglie
Beatrice sono stati massacrati;
egli stesso, mentre scriveva queste righe a «Terre Nouvelle», a
metà maggio, non aveva notizie
precise dei propri parenti, se non
che suo fratello minore, Kareme■ra Jean, era stato ucciso a Rigali
il secondo giorno dei massacri.
ANDRE KARAMAGA
L9 incidente aereo che ha
causato la morte del
presidente Habyarimana del
Ruanda e del presidente del
Burundi ci ha colti di sorpresa, come tutti. In compenso, i
massacri dei leader dell’opposizione e dei membri deli’etnia tutsi, iniziati poco
tempo dopo, non ci hanno affatto sorpresi. Infatti, fin dalla firma degli accordi di pace
ad Arusha, in Tanzania, il 4
agosto 1993, un gruppo di
estremisti hutu ha sempre
proclamato che non avrebbe
mai accettato l’applicazione
di questi accordi ehe prevedevano la reintegrazione di
tutti, tutsi compresi, nell’
esercito e nella gestione del
paese. Una personalità militare, oggi nota per essere stata
il cervello deìla carneficina,
aveva già detto ad Arusha, il
giorno stesso della firma, che
stava per preparare «l’apocalisse»! Da allora sono cominciate le esercitazioni militari
delle milizie dell’ex partito
unico, nonché una campagna
etnica diffusa da una nuova
radio privata gestita da quel
gruppo di estremisti.
Tutto ciò è avvenuto sotto
gli occhi di tutti. La decisione
di eliminare sistematicamente
i tutsi per .scoraggiare il Fronte patriottico ruandese (Fpr)
veniva regolarmente trasmessa da quella radio e dai giornali della stessa tendenza ma
due altri fattori hanno profondamente ingannato i ruandesi: 1) la maggioranza della
popolazione aveva espresso il
proprio consenso agli accordi
di pace. Tale maggioranza
era composta dai membri dei
partiti di opposizione, dai
membri delle associazioni
cristiane per la pace, dai militanti a favore dei diritti umani
e da altri membri della società civile. La presenza di
tutte queste persone che si
esprimevano anche loro nei
media non ha permesso all’opinione pubblica di prendere abbastanza sul serio le
minacce del gruppo di estremisti che ha approfittato del
cessate il fuoco per preparare
l’apocalisse. 2) l’arrivo in
Ruanda di 2.700 caschi blu
ha creato illusioni fra tutti coloro, che credevano che non
sarebbe stato possibile commettere esazioni in presenza
dei rappresentanti della comunità intemazionale.
Parlare oggi di un nuovo
intervento straniero mentre
l’irreparabile è stato preparato ai tempi della presenza militare francese, e mentre T
Gnu si è ritirata durante i
giorni peggiori dei massacri,
vuol dire insultare le famiglie
delle vittime. Attualmente, la
cosa più urgente è di arrestare i massacratori, impedir loro di nuocere ancora e giudicarli. Nella notte stessa della
morte del presidente, la guardia presidenziale ha cominciato ad arrestare e a fucilare
le personalità dell’opposizione; inoltre, nella tarda serata,
un comunicato del ministro
della Difesa è stato trasmesso
alla radio, annunciando la
morte del presidente e invitando la gente a rimanere a
casa. L’indomani
milizie, appoggiate da Ì
menti della guardia presidi '
ziale, hanno cominciato «h
andare casa per casa pera!
mazzare i membri dell’oiZ'
sizione e i tutsi.
ditore !
nispont
Essendo residenti nesM
stessi quartieri in cui vive]
popolazione, le milizie avf
vano elenchi di persone
giustiziare; inoltre erano i«
li a poter circolare in
gruppo
mentre tutti gli altri eraj^ ,
isolati a casa loro dopo ileo- '
municato del ministro della
Difesa ripetuto più volte alla
radio. Il gruppo responsabile
di questa operazione ha cominciato con l’eliminare ogni
persona che potesse assiemare legittimamente la continuità del potere (il primo ministro, il presidente della
Corte costituzionale, vari ministri, ecc.). Successivamente
i membri di questo gruppo,!
esclusivamente formato dai
estremisti, si è accaparratoÌaP®I°; ui
presidenza della Repubblicai >®®mp
e i posti ministeriali. Tpoper
A questo punto massacri e" fsr sve
ÌNERI
con l’obiettivo di
saccheggi,
non risparmiare nessun membro delle famiglie, hanno fatto il giro dei quartieri diKi ?!
gali con un’efferatezza ma'j
raggiunta prima ( come ucci
dere i bambini e la madre djjrH)sidde
fronte al padre e gettare quii il mera^
st’ultimo vivo nella tombl creato,
per poi coprirlo con i cadav ijfi In qu
ri dei suoi prima di richiude «àa che
la tomba; strappare gli occi.f tata mai
di un membro della famigliò ni di et
e lasciarlo vivo dopo avej C’è un'
massacrato tutti gli altri; stu| drie pa
prare le donne prima di amt'. essere i
mazzarle a colpi di machete! .ptolung
ammazzare malati, e/e'’’'- ir,
il' ' ' -azione edi
corà):'T'iMiWa;be ha coinvolt
naro alla gente che •préieifi'"
essere ammazzata col fuc
piuttosto che essere tot#
Fin dalle prime ore,Questo
governo senza morale hi
chiamato tutte le regioni!
seguire l’esempio di KigaE
ma alcune regioni, comeBitare e Kibungo, hanno cari;
goricamente resistito, pereffl
i prefetti e i comandanti delle
due prefetture sono stati imessi dalle loro futizionit
giustiziati.
In quanto al futuro, nest
no sembra conoscerlo: p«»
dopo l’inizio dei massacri,i
Fronte patriottico ruandest
ha ripreso i combattimennt
ora la guerra sta divampane
Dopo la distruzione delle w
umane e dei beni, i sopra*'
vissuti ruandesi capiraac®
forse che essi sono condait
nati a vivere insieme e a ncc
struire il loro paese. Tal
sembra essere stato uccis
fuorché la speranza, rinno*
ta in noi dal soffio dell’Ex
sic
5ier <
snatura
^ oppi
‘ .Tutta
sa Bibl
parole
riell’an
anche 1
profeti
rompe
per ins
che no;
inno
indo
dia s
in que
' inci(
do. Stu
pe
iveva
ique
terò Si
;0ra, e
ita, che
'hi qua
^^he
' questi
l^olgo
gelo che mantiene Ericipj*
d’amore nei nostri cuori*
sanguinati «
(da Terre Nouvf^
giugno-agosto
■ *1"
Ruanda: abitanti di
ga verso la città di G'*®