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ANNO
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SOLIDARIETÀ SECOLARE
Gli.Svizzeri sono all'ordine del giorno nelle Valli Valdesi. Non v’è Valdese che in questo momento non provi un sentimento d'ammirazione e di riconoscenza verso i -grandi
amici d’oltr'Alpe, per quel loro senso di solidarietà fraterna, così aperto, così largo, cosi pratico, che si traduce in un cordiale costante interessamento per chi è stato colpito
(dagli orrori della guerra, in una generosità
instancabile, in una serie ininterrotta d’opere di assistenza. Ond’è naturale che anche
in questa celebrazione storica, ch’è tradizionale nella ricorrenza festosa del 15 agosto,
il nostro pensiero rievochi la Svizzera, come la terra amica non soltanto di oggi.
La Storia Valdese rende molto facile una
tale rievocazione. Chè da parecchi secoli la
Svizzera t>i compare con manifestazioni importanti. H primo contatto fra Svizzeri e Vaidesi risale all'inizio del secolo XVI. Da al--'
lora in poi fra gli uni e gli altri si è formato
un legame saldo, resistente, costante, attivo,
che affiora in modo efficace in tutti i periodi
successivi. Esso consiste appunto in quel sentimento indistruttibile di solidarietà cristiana,
c si traduce appunto, di secolo in secolo, in
quell'opera spiritualey, múrale, sociale, mate
ripetiamo la commovente esperienza.
l Valdesi costituivano un piccolo rustico
popolo alpigiano, povero di mezzi, di forze,
di possibilità, isolato fra i monti, aggredito
troppo spesso dalle forze ostili della natura
o dalla violenza nemica di genie che ne l'oleva più che la rovina l'annientamento. Le
sue uniche forze, tutte ideali, erano l'esigenza della libertà, l’amore per la terra pallia, la devozione per la fede evang-elica. E
fin dal secolo XVI, attraverso i periodi più
oscuri e più turbinosi della loro storia, tutte
le volle che si trovò in difficoltà gravi e pericolose, di carattere materiale o spirituale,
tutte le volte che fu aggredito datla sventura o
daU'oppressione violenta, o dalla persecuzione mortale, ecco gli Svizzeri comperi-cto
sul suo orizzonte, amici, pronti all'aiuto largo, generoso, disinteressato, fino ai Ifmiti
delle loro possibilità; ed i loro pastori, i loro
magistrati, ed i loro ambasciatori accorsero
nelle sue Valli, a confortarlo, ad assisterlo,
a rianimarlo, riaffermando di volta in vivila
la potenza delta loro solidarietà c!*istiam.
Questo ci ricorda la storia. Questo ci ripete
ora l’esperienza stessa della nostra vita.
V’è in questo legame secolare una profonda ragione spirituale, che supera tutte le
manifestazioni concrete di assistenza, di generosità, di aiuto, e dà loro un significato
ed un valore di carattere generale ed eterno.
In una circostanza recente, nella celebrazione del -17 febbraio in Ginevra, che riuniva
appunto Valdesi e Svizzeri in una bella comunanza fraterna^ il Vice-Moderatore Roberto Nisbet la indicava efficacemente, quella
ragione, esprimendo la parola d’ordine della
ricorrenza con queste parole : Gli- uomini
hanno distrutto ricercando la loro gloria ; noi
vogliamo ricostruire cercando la gloria di Dio.
Pròprio così.
Alla base di tutta l’attitudine tradizionale
degli Svizzeri verso ì Valdesi, come pure
nell’attitudine dei Valdesi verso gli Svizzeri,
sta il concetto ed il seriñmento detta necessità detta ricostruzione in vista della gloria
di Dio. Quando le Vaili Valdesi erano disertate, saccheggiate, rovinate dalla furia degli elementi e degli mmini, ¡'invocazione dei
Valdesi, l'intervento provvidenziale degli
Svizzeri erano causati non già soltanto dal ;
bisogno di rendere ai Voiaesl il focolare,^
la casa, la chiesa, la possibilità di riprendere la vita normale, ma sopra tutto dalla
necessità di ricostruire pei Valdesi i mezzi
necessari per la ripresa detta loro missione
esi
.ça E’ lo^etesso concetto ^he il Viee-Mo
religiosa essenziale, quelìfa di proclamare, fr;
con l’Evangelo, la gloria di Dio. Giosuè |ÀGianavello, nelle sue Istruzioni ai Convaligiani, che si preparavano nel 1688 a ri- mconquistare le Valli, indicava chiaramente £
che lo scopo della loro ardua impresa era „.v
appunto quello di nsillpnier le flambeau et
la vraye lumière de l'Evangile dans le lieu Ìde vostre naissance; ed Enrico Arnaud, nel--^
la formula del giuramento di Sibaud, riaffer- ^
mova lo stesso concetto quando proclamava S'
che i Valdesi erano rientrati ncìte VoiK pourÆ
y rétablir la pur seryjce de notre sainte
defatore ha ripreso in quest’ultimo 17 feb
braio a Ginevra. Concetto d’importanza fondamentale, che implica tutto il senso di responsabilità dei Valdesi, di fronte all’opera
benefica che gli Svizzeri stanno compiendo
jjar loro. 'Ed è questo il concetto essenziale
che la celebrazione del 15 agosto ci deve
ricordare.
GLI SVIZZERI A CIANFORAN
, Il primo incontro importante dei Valdesi
con gli Svizzeri avvénne nella prima metà
del secolo XVI, nel periodo iniziale della
Riforma protestante. Già da più di tre secoli
i Valdesi avevano professato nelle Valli la
Angrogna - Monumento di CXanforàn e Tempio del Serre
(OMUNKATO
Il Corpo Pastorale della Chiesa Valdese
è convocato in seduta ordinaria Martedì 13
a^sto c. a,, ad ore 9, nell’Aula Sinodale della Casa Valdese in Torre Pellice.
Sono all’ordine del Giorno ;
a) esame di fede del Candidato in Teologia
sig. Davide Cielo,
b) la nomina delle Commissioni esaminatrici^
c) comunicazioni varie.
Si ricorda che a norma dell’Art. 83 dei
vigenti Regolamenti, i Delegati al prossimo
Sinodo, muniti di regolare mandato, potranno partecipare alle eiezionii delle Commissioni esaminatrici.
Torre Pellice, 17 luglio 1946,
Il Moderatore : Virgilio Sommani
CMIÏITT0 MASCHILE VALDESE
torre PELtICE
‘ Il Convitto Maschile Valdese di Torre
Pellice, dc^ l’interruzione causata daH’ocCupazione tedesca, sta per riprendere la sua
attività con ì locali rimessi a nuovo.
La retta è stata fissata al minimo e un
buon trattamento è assicurato.
Per informazioni rivolgersi alla. Direzione
d«l Convitto.
VAL PELLICE
La tradizionale riunione del XV agosto
avrà luogo all’Inverso di Torre Pellice alle
ore 10.
VAL CHISONE E GERMA-NASCA
La festa del XV agosto avrà luogo, a Dio
piacendo, alla Baissassa, sulla montagna
che divide Pramollo da Pernsa Argentina, a
Est del Colle Lazzarà.
n programma comprende il culto del mattino, alle ore 10 precise, e nel pomeriggio,
alle ore 15, il consueto trattenimento organizzato dalla Federazione delle Unioni Vaidesi.
Si prega il pubblico di- portare l'innario
italiano, e di prender posto vicino agli oratori anziché disperdersi alla periferia, tenendo quel comportamento disciplinato e corretto onde non venga turbato il raccoglimento necessario ad un culto.
»»♦
RIUNIONE DEL COLLE DELLE FONTANE
Avrà laogo, a Dio piacendo, per l’alta Val BalzigUa, domenica 18 agosto alle ore 15.30 precise.
Si prega di portare Plnnario.
f ^ . V li'*, a- ti
pura fede evangèlica, ixxnservandola fedelmente attraverso opposizioni ed oppressioni
e violenze più o pieno gravi.' Ma negli ultimi tempi essi avevano sentito con particolare vivacità il loro isolamento e la loro debolezza. Quindi appena ebbero sentore che
oltre le Alpi un potente movimento religioso stava proclamando i loro stessi principì,
sentirono il bisogno quasi istintivo di st^ilire con esso contatti fraterni, d’appoggiarsi
ad esso per acquistarne luce e forza. A due
riprese, in seguito a grandi adunate espressamente convolate, mandarono loro delegati
autorevoli ai Riformatori più noti, per bverne informazioni ed indicazioni precise; e la
seconda volta, nel 1530, i loro rappresentanti, i barbi Giorgio Morel e Pietro Masson presero conoscenza dei Rifòrmaiori svizzeri, e particolarmente, Guglielmo Farei
a Neuchâtel ed Ecolampadio a Basilea, i
quali stavano promovendo con ardore straordinario la conversione delle popolazioni
svizzere aH’Evangelo. La lettera del Morel
ad Ecolampadio, ohe. ci è stata conservata,
indica quale appassionata coscienza i Vaidesi avessero allora della loro debolezza e
della necessità d’un appoggiò efficace, in considerazione appunto della loro missione religiosa e della gloria di Dio: Abbiamo speranza e fiducia e desiderio grande d'essere
diretti, oortdottt e inaminati dallo Spirito
Santo, e per mezzo tuo, o BcoUmpadio. 'perchè* noi vimmertÌ0 desideriamo che fu sia il --r"
pastore delle nostre pecore come lo sei delle
tue... Qui, come là. trattasi invero aella
causa di Dio... Oh voglia Iddio che siamo
congiunti insieme da una ferma unità! Tratteremo le cose col tuo consiglio e con quello dei tuoi pari, . chè rie abbiamo grandemente bisogno. -Noi siamo d’accordo con
voi in aghi cosa, e, dal tempo degli apostoli,
abbiamo sempre avuto i medesimi sentimenti che voi avete riguardo atta fede, con questa sola differenza che, per colpa nostra e
della pigrizia detta nostra indole, non intendiamo le Scritture così bene come voi. Perciò a voi veniamo per essere guidati, istruiti ed ammaestraii...
Condotta a termine con molta cura l inciucsia circa u movimento oeiia K.irorma, i
Valdesi convocarono il 12 settembre 1632*
un cinoao generale a Cianfoiaii, nei cenno
ueil alpestre vallone <l Angrogna, per definire la loro situazione e la loro attitudine
rispetto aa essa. Desiderarono che qualche
rappresentante della Riforma svizzera yi fosse presente. Due loro delegati ripassarono
quindi le Alpi nell’estate del 1532 per portare loro l’invito. Si recarono a Morat, presso Guglielmo Farei, che li accolse con vero
entusiasmo e subitò convocò una riunione
di riformatori e predicatori svizzeri a Granson, per provvedere in merito. NeU’antico *
borgo ohe si speeohia nelle limpide acque
del lago di Neuchâtel avvenne, nei primi
giorni d’agosto di quell’anno, il primo .incontro ufficiale tra Svizzeri e Valdesi ; incontro
molto interessante, peiphè fissò i caratteri
che avranno poi tutti gli analoghi incontri
dei secoli sucoe^vi. I Valdesi, accolti con
vivo interesse, con calda cordialità, come
fratelli, esposero gl? s«>pi della loro visita
e presentarono Tinvito. Gli Svizzeri, profondamente commossi e compresi del valore e
dell’importanza della cosa, accolsero con
pronto favore la richiesta. La quale apparve
loro tanto importante, ohe delegarono il loro
stesso capo, Gugliemo Farei a recaftó alle
Valli, accompagnato da Antonio Saunier,
predicatore a iPayerne, e da Roberto
Olivetano, maestro a NauchâtéL
Nel Sinodo di Cianforàn l’azione dei tre
riformatori svizzeri fu senza dubbio assai
notevole ed efficace. Mercè la focosa irruente eloquenza di Farei, ^ l’esposizione patata
e convincente di Saunier, le dotte argomentazioni d’Olivetano, f VoJdedi presero tre
prinpipali risoluzioni, che furono di réfitale importanza per |a loro storia successiva :
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anzi tuttc^ predsarotM in senso ¡nettam^te
^ evangelico i loro principi di fede, esclpden-'
'''"'done risolutamente quanto non era compren, H
nelle. Sacre Scritture ; decisero poi di mà- '}
' \ nifestare apertamente la loro fede evangeUca, .distaccandosi' del tutto dalla Chiesa Cat::^ tolica; .. deliberarono infine ‘di pubblicare b
loro spese una traduzione della Bibbia in
flécese, ohe servisse non soltanto a loro
ma a tutti i popoli di lingua francese.
Tosto dopo il Sinodo,‘i tre riformatori ritornarono in ¡svizzera a riprendere la loro
missione. iMa rimasero strettamente collegati coi Valdesi'. Gu^ielmo Farei, assorbito
dalla sua grande lopera riformatrice in Isviezera, nem potè più ritornare alle Valli, ma
fino alla fine della vita continuò a dimostrare in favore dei Valdesi un affetto ed un interessamento attivo e costante. Antonio
Saunier ritornò alle Valli l’anno successivo, attratto da quelle nobili qualità di fervo
re religioso, di semplicità, di purezza,
umiltà, di lealtà, ohe <aratterizzavano allora il popolo valdese, e vi rimase più tempo
danidosi all’opera della predicazione e deir.msegnamento. Roberto Olivetano si consacrò particolarmente, per conto dei Valdesi,
alla traduzione della -Bibbia in francese.
L’opera poderosa, compiuta in un tranquillo
recesso del vallóne d’Angrogna, costituì i!
legame più notevole e più efficace tra Svizzeri e VaMesi. Chè, scritta nelle Vaili Vaidesi dal Riformatore svizzero, fu subito da
lui portata per la stampa in Isvizzera. E, pubblicata a Serrières, presso Neuchâtel, nel
giugno 1535, pei tipi di Pietro de Wingle, fu
riportata alle Valli dagli stessi Olivetano e
Saunier, e presentata ai Valdesi, nel set- tembre dello stesso anno, nel secondo Sinodo
di Cianforàn. Attilio Jalla
'• .. ;2> X.
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___i,,-'' rr',
^,,.Jenza j-eligiosa del pigolo valdese attuale,'
IÌ.SÌ può ben dire ^e l’uqa, e'l’abra risultano derivate dalla ìù'rettì|s||^ collaborarione
* secolare degli Sviziifcri’^ dri,%aMesi, frater*namente uniti in quesfà grabdé opera spiri- T’
Ctuale.
i;
'^1.. L’aiuto svizzeio lillà iirzeznzioii
Una terza importantissima azione degli
: Svizzeri in favore dei Valdesi fu quella >00# stjtuita nell’intervento ufficioso ed ufficiale
. dei Governi dei Cantoni Svizzeri in soocorso dei Valdesi perseguitati. Nei momenti
'più gravi delia storia del popolo valdese,
quando esso fu duramente minacciato di
A completa distruzione, ed attaccato dalle forze nemiche preponderanti, e brutalmente
aggredito, e, nonostante le eroiche difese,
^ selvaggiamente dilaniato, e condotto quasi
MFiestrema rovina, cóme nelle iPqsque Piemontesi del 1655, e nelle guerre di Giosuè
Gianavello del 1655 e del 1663, come nello spietato sterminio del 1686 e nella disperata difesa degli Invincibili, i Cantoni Sviziò zeri, fedelissimi amici, intervennero sempre,
oon ogni mezzo e con ogni vigore, per la
loro salvezza, mediante trattative diplomat tiche, mediante coraggiose proteste, median,-'te rintervento diretto dei loro ambasciatori,
$#■ ________________________________^__________
affrontando. ni>^Oli ' pericoli, sopportando
pesanti saa^ci,-Vogliamo ricordare qui quei
alorosi, pazienti, tenaci ambasciatori'sviz,^ri,‘Che intervennero alla Corte di Torino
alle Valli stesse, per l’aì'Uto e la salvezza
Valdesi, nel 1655, 'Gabriele Wyss, poi
Hirzel, Bonstetten, Socino, Stockhirdt; poi
nel 1663 ancora Wyss e Hkzel; infine, tra
il 1686 ed il 1689, Gaspàre e Bernardo de
Muralt," Interventi eroici, anche quando apparvero-vani, ohe pure riuscirono a salvare
il popolo valdese dall’estrema distruzione. E
che diremo dell'accoglienza fraterna provvidenziale, con cui gli esuli valdesi, naufraghi dairimmane sterminio, furono ricevuti
tra il 1686 ed il 1687 in ¡svizzera? E ohe
diremo degli incalcolabili aiuti e contributi
svizzeri d’ogni genere, peri cui il popolo
valdese potè niantenere la sua unità e la
sua fede, nei tre duri anni dell’esilio, e
per cui potè organizzare e condurre a termine- quella straordinaria spedizione del
Rimpatrio, che, per grazia di Dio, gli rese
le sue Valli e la sua Chiesa?
Ben a ragione quindi, quando pensiamo
alla Svizzera, noi Valdesi la consideriamo
come nostra seconda patria, e vj consacriamo- l’affetto del nostro cuore. Dio ce l’ha
concessa. A Lui vada la nostra riconoscenza.
Attilio Jàlla.
PASTORI SVIZZERI ALLE VALLI
Ni^li anni che 'seguirono il Sinodo di
Cianforàn, e partioolarmente nel decennio
fra il 1550 ed il 1560, un risveglio religioso straiordin^amenlie vivace ^ manifesf|ò
nelle Valli Valdesi. Le folle, avide d’udire
la predicazione della Parola di Dio, accorrevano come ad una festa intorno ai predicatori, s’intrattenevano per lunghe ore nelle
adunanze religose, s’univano con feiuvore
alle preghiere e al canto dei salmi, esprimevano con manifestazioni sempre più aperte
e palesi il loro ardore spirituale. Appunto
in quel periodo sorsero i primi templi Valdesi. Tutte le testimonianze contemporanee sono concordi nel rilevare questo fatto. Nel
1556 il riformatore Sulzer, alludendo ai Vaidesi, scriveva : Notizie ognora più liete ci
vengono dalle Alpi... Molte migliaia d’uomini
professano Cristo apertamente... La Cena è
stata celebrata pubblicamente in Angrogna,
col concorso di almeno seimila persone.....
Le prediche sono frequentate da gente che vi
accorre anche da undici miglia di distanza.
^ il predicatore Domenico Vignaux, giunto
in quell anno stesso alle Valli per parteciparvi
aH’opera d’evangelizzazione, aggiungeva in
un’altra lettera; Questa gente differisce da
’ quasi tutti, tanto per pietà quanto per costumi... Se poteste vedere di che zelo ardano
di sentire la Parola di DioI da quali distanze e per quali strade scabrose concorrano
dovunque la si predica... L’Evangelo è largamente sparso e ben può dirsi che grandissima è la messe, ma vi sono pochissimi operai...
Quest’ultima frase del Vignaux indica appunto in modo preciso l'allarmante debolezza che la situazione religiosa presentava alle
Valli ; pochissimi operai. I pochi predicatori erano sopraffatti. Occorrevano urgentemente rinforzi. E non si poteva sperare un
aiuto se non dalla Svizzera, ove erano sorte prospere Accademie teologiche, a Ginevra, a Losanna, a Zurigo, a Basilea, raccogliendovi uomñii del paese stesso e delle
nazioni vicine e preparandoli ed addestrandoli aH’apostolato cristiano. Di là appunto si
rispose prontamente e largamente al grido
d’aiuto. Di là partirono tosto per le Valli i
primi predicatori. Il Sulzer su citato informa : Hanno dei ministri mandati, dietro loro
richieda, dalla Scuola di Losanna. Ed il vecchiq: liqrico Gilles aggiunge ; en Ielle disette dà Pasteiirs, on eut recours prìncipalement è l’adresse des Pasteurs de l’Eglise de
Genève. Arrivarono’ad uno ad uno, a piccoli gruppi, éuperando le gravi difficoltà del
cammino, i mille terribili pericoli causati dai
persecutori. Parecchi furono presi per via,
scomparvero, pagarono con la vita la fedeltà
alla propria missione. Narra lo stesso Gilles che cinque giovani pastori, partiti da Ginevra, nelPagosto 1555, verso le Valli, fuI rotto sorpresi ed arrestati per vk, e trasdnttì a Chambéry, ove per la loro fede subi
rono.serenamente il mai;^irio. Prezioso con
tributo d’energie vitali offerte dalla Svizzera
per la proclamazione dell’Evarigelo nelle Valli
Valdesi. Altri arrivarono sani e salvi e subito
poterono iniziare il loro ministero. Così il
Vitaux. Così il Gilles già citato narra come
suo padre, l’ultimo venerando barba valdese, fosse riuscito a trarre da Losanna alle
Valli il pastore Stefano Noël, personalità di
fion et réputaiion, che, stabiilendosi in An
grolla, fu il primo a formare nelle Valli una
comunità religiosa organizzata. Altri lo seguirono. Fra i tredici pastori ohe nel 1557
funzionavano regolarmente nelle Valli, dieci erano venuti dalla Svizzera. Furono loro
appunto che contribuirono nel modo più efficace all’organizzazione del culto pubblico
regolare, deH’insegnamento pubblico ed alla
formazione di parrocchie normali; e dj qui
derivò la prima organizzazione ecclesiastica della Chiesa Valdese, secondo quel primo regolamento organico e disciplinare, approvato nel Sinodo Valdese del 1558, ohe
nelle sue grandi’ linee è singolarmente conforme a quello delle nuove Chiese riformate della Svizzera.
I giovani valdesi che intendevano consacrarsi alla missione pastorale andavano ormai tutti a formaisi nelle Accademie teologiche svizzere; onde a poco a poco poterono
interamente sostituire alle Valli i colleghi forestieri. Ma ogni volta che la Chiesa Valdese, per qualche catastrofe della natura o
degli uomini, si trovò radicalmente indebolita, privata della più parte dei suoi conduttori, ed ebb§ urgente bisogno dj rinforzi per riprendere vita, gli Svizzeri accorsero prontamente e valorosamente all’appello, ravvivando e rinvigorendo la Chiesa sorella. Cosi nel 1630, morti 15 dei 17 pastori valdesi, a causa d’una spaventevole
peste, una quindicina di pastori svizzeri rispose aH’invocazione d’aiuto; e furono Ioto
appunto, in forza delle circostanze, a determinare l’adozione del francese in luogo
deU’italiano, come lingua ufficiale del culto e déirinsegnamento nella Chiesa Valdese. Cosi dopo le grandi, persecuzioni, nel
1655, nel 1690, nel 1698, sterminati in
gran parte i pastori valdesi, i loro colleghi
svizzeri accorsero a riicostituire Forganismo
della Chiesa ed a riprenderne validamente
l’opera. Poi, via via, le giovani generazioni dei pastori valdesi rioccupavano j loro
posti. Ma anche dopo, un qualche pastore
svizzero giungeva ancora alle Valli, a portare alla nostra Chiesa la sua collaborazione fraterna. Ultimo, nel 1838, Ippolito
Rollfer, pastore a Massello ed a Rorà fino
al 1850, poi professore al Collegio Valdese
di Torre Pellice fino al 1880.
Non è quindji facile stabilire quanto profonda influenza ebbero, attraverso i secoli,
i pastori svfezeri neH’organizzazione della
Chiesa Valdese © nella formazione delia co
if’ Dopo la sua epica lotta nelle Cevenne
I per rivendi'care ai suoi fratelli la libertà di
culto e dopo la morte del suo compagno di
i.'lotta Rolland, Jean Cavalier lasciò la Franeia per la Svizzera ove entrò il 16 agostij
V 1704 con circa un centinaio di Camisardi
,fi(95).
‘i; Evitando Soleure ove risiedeva l’arabasciaf. tore di Francia, Cavalier ed i suoi si recarono nel Cantone di Neuchâtel, donde il
i giovane papo si trasferì il 20 dello stesso
1 j mese a Losanna, all’« Albergo delle tre arance». Da Losanna il Cavalier scrisse
(per suggerimento dell’ex abate de La BourÏ ^ lie, marchese de Guiseard, il nemico del
dispotismo e l’apostolo della tolleranza religiosa che lavorava a tutt’uomo in esilio per
la realizzazione dei suoi nobili ideali) una
'i
prim’ordiiie, dpué de singuUère piété, érpdi- Duca di Savoia, chiedendogli l’ono
le stabiilendosi in An-*^' i- 'fé di servire sotto le sue bandiere; ed il r’
'settembre si recava a Morges ad inconr-arvi
Sagnol de la Croix, agente di Hill e Van
' der Meer.
Consigliato da Hill, il duca di Savoia accettò l’offerta dei servigi di Jean Cavalier
gli mandò jn segreto 100 pistole e gli chiese
di raggiungere coi suoi 95 camisardi la città di Aosta, donde il sig. di Saint Siriés
10 .avrebbe fàtto condurre nella valle di Lu
serna. Allora Cavalier fece partire da Losanna il suo Luogotenente, Daniele Guy e
70 compagni mentr’egli vi prolungò il suo
soggiorno co;n la speranza di potervi reclutare altre truppe onde aumentare i.l numero
dei suoi correligionari. '
Passò qualche tempo vivendo lietamente
nella bella città del Lemano, in compagnia
del La Bourlie. Ma poi per il rapido ricomporsi delle truppe francesi che minacciavano di tagliare le comunicazioni fra la Savoia ed il Piemonte, il 20 settembre egli lasciò Losanna incaricàndo due suoi ufficiali
ed il suo giovane fratello di continuare l’opera di reclutamento. Passò una notte all’Ospizio del Gran S. Bernardo ed i) giorno
dopo si presentò al Governatore di Aosta, il
marchese di Saint Siriés. Questi lo pregò
di raggiungere i suoi uomini al forte di La
Thuile, che veniva attàiccato dal La Feuillade, il quale nel frattempo era penetrato dal
Del'finato nella valle di Susa, aveva, scrive
11 Muratori, «colla forza obbligato i barbetti ad accettare la neutralità » e poi si era re
cato ad incontrare il Vendôme, comandante
generale delle truppe francesi operanti in
Italia, sotto Ivrea.
Appena il Cavalier ebbe visitati i lavori
di fortificazione del forte suddetto, installandosi nel punto più esposto, i soldati svizzeri
e savoiardi abbandonarono la posizione ai
primi colpi; sicché il Cavalier coi suoi dovette ripiegare sulla cittadina di Aosta che
trovò ahbandonata dalle truppe di Savoia.
Egli ripiegò allora scendendo la valle. Al forte di Bart, presidiato da forze svizzere, il
governatore Reding tentò di trattenerlo coi
suoi soldati : ma il Cavalier, mostrandogli
la lettera del Duca, ohe gli ordinava di recarsi nel Val Lusema. rifiutò di fermarsi ivi
e proseguì la sua strada giungendo a Torino
il 29 settembre, giorno lOelia caduta della
cittadella di Ivrea, dopo essere sfuggito ad
una imboscata. ...
Nella capitale il Cavalier fu ricevuto con
molta cordialità dall inviato d Inghilterra,
Riccardo Hill, ohe lo condusse senza indugio a Crescentino e lo presentò a Vittorio Amedeo li, che si era' portato colà insieme al
maresciallo di Staremberg per mantenersi in
comunicazione con Verrua che il Vendôme,
malgrado la stagione inclemente, aveva cinta di assedio.
11 Duca accolse il Cavalier con benevolenza, gli fece avere una commissione di
colonnello di fanteria e lo mandò in vai
Luserna, ove troviamo il comandante carni.sardo fin dal 10 ottobre 1704, e donde tor
nò molto probabilmente al campo ducale,
poiché nelle sue Memorie egli scrive di essersi trattenuto 6 settimane coll’esercito del
Duca e dà più d’un particolare sull’assedio
da parte dei Francesi del castello di Verrua :
« assedio memorabile non meno per le incredibili offese degli uni, ohe per l’insigne
difesa e bravura degli altri » e che durò dal
mese di ottobre al 10 marzo dellanno successivo.
Da Luseoma il Cavalier spedì, il 10 ottobre, aU’invi-ato inglese signor Hill, un individuo che si offriva di entrare in Francia, di
spingersi fin nella Linguadoca per ottenerne,
in 6 settimane, delle informazioni sicure
sullo stato degli ultimi ribelli e sulle loro
possibilità.
Hill accettò la proposta poiché effettivamente gli alleati — con molto ritardo è vero
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— progettavano finalmente di mandare in
' primavera dei soccorsi ai Camisardi, ed offrivano intanto dei spooorsi in danaro per coloro
che desideravano tornare in Francia e preparavano una nuova sollevazione. In realtà
poco si fece di priatiictrf durante l’inverno
17Ù4-05. Sicché i soccorsi ohe un anno prima avrebbero potuto avere delle gravi conseguenze per la Franpia, saranno quasi inefficienti l’anno dopo e la cospirazione, scoperta, venne rapidamente repressa nella primavera del 1705.
Jean Gavalier intanto passò molto tranquillamente rinverno a Luserna coi suoi 67
camisardi che rappresentavano un ¡ben misero reparto per il nuovo Colonnello ohe aspettava sempre dei rinforzi' da parte dei suoi
ufficiali reclutatori che in Svizzera cercavano, senza grandi risultati, di impinguare le
file del meschino reggimento del loro comandante. Segno evidente che molti rifugiati disapprovavano la condotta del Cava-,
lier che aveva, abbandonalo la lotta in Patria,
lusingato dalla promessa, mai mantenuta,
da parte del Villars che glieFaveva fatta in
nome di Luigi XIV, di un reggimento di cor*
religionari, col nome del Villars, ma che egli
effettivamente avrebbe comandato col grado di Colonnello.
Anche dopo la presa di Verrua, non ripresero le osfilità nelle Valli valdesi abbisognando le truppe frmcesi di un po’ di riposo ed avendo il La Feuillade, come si è detto, abilmente indotto una parte dei Valdesi
a dichiararsi neutrali e ad istituire l’effimera repubblica di S. Martino (1704-1708).
Perciò il Cavalier vi ebbe un lungo periodo
di ripolso ed ebbe agi/o di visitare quelle regioni montane abitate dai correligionari
Valdesi di cui aveva certamente sentito raccontare le gesta valorose nei sei mesi del '
suo primo soggiorno ginevrino fra il settembre 1701 ed il marzo successivo, e di cui
aveva probabilmente ammirato la capacità
strategica impersonata dal Janavel (morto 11
anni prima in esilio a ¡Ginevra) dal quale aveva imparato la tattica di guerra che sempre aveva messa in pratica nella sua eroica
campagna nelle Cevenne, fra il 1702 ed il
1704.
L ultimo biografo infatti del capitano camisardo, il sig. Marcel Pin, così scrive a
pagina 329 dell’opera sua: ¡.uCavalìer a emprunté cette manoeuvre aux Vaudois. Penso« sé/our eri Sidsse il a été en relation
ùvee de féfugiés des Vaìiées , il a ea connedssance du réglement que Janavel distribua
aux chefs de la Glorieuse Rentree)).
Sappiamo inoltre che. uno dei più ostinati capi camisardi, uno degli ultimi ad abbandonare la lotta intrapresa per la libertà
di coscienza dei suoi fratelli e che poi lasciò
la vita, con IO compagni, neirintempestivo
tentativo intrapreso neH’aprile del 1705 per
suscitare una nuova sollevazione nelle Cevenne (22 - 30 aprile 1705). Jean Ravanel,
era stato con numerosi altri cavalieri ugonotti nelle valli nostre durante il periodo della guerra della Lega di Augusta comtattendov,! fianco a fianco coi correligionari
valdesi e riparando poi, con altri
compagni, nel settembre 1696 in Svizzera,
per non combattere contro i loro fratelli nella fede, dopo il nuovo cambiamento di politica del Duca (Gfr. B.S.H.V. n. 61, p. 55).
E’ in questo periodo di calma per l’ex capo camisardo che si inserisce un episodio
•V
■f
curioso'della sua permanenza alie Valli Come' risata dal registro dei battesimi della
Ctiiesa del Villar, il Cavalier fu richiesto di
voler tener a battesimo il figlio di Giacomo
brez e di Caterina, sua moglie, nato quivi il
¿6 marzo 1704, dice il registro/'-ma che
si deve evidentemente leggere 1705, essendo il Cavalier im anno prima moorsi nelle
Cevenne, impelato a fondo néila ¡sua lotta
insurrezionale. 1,1 battesimo ebbe 'luogo -il
giorno 8 aprile, ma non vi potè assistere
il Cavalier che delegò a rappresentarlo il
ten. col. Billiafd-; al bimbo venne' dato il
nome di Giovanni Pietro : il pripip nome
in onore del padrino, il secondo forse in qnore del suo rappresentante.
Le notizie che nel mese di aprile giunsero
.^dal sud della Francia non erano fatte per
riaccendere la speranza nel cuore di Cavalier e dei suoi. La cospirazione n^la quale
contavano alleati e rifugiati era stata scoperta otto giorni prima del suo inizio ©d implacabilmente repre.ss¡a; e dato anche lo svolgi- |
mento della guerra in Piemonte sfumavano i |
progetti d’invasione del Delfinato e della l
Provenza, più volte ventilati. *
Allora ,il Cavalier, paventando yerosimil- *
mente di dover passare un secondo inverno
nelle fredde e isolate Valli valdesi, con po- 7
chi soldati e senza speranza di fare alcunché
degno del suo passato e del suo sempre
avido spirito di avventure, nel mese di ottobre lasciò i suoi a Luserna e sii recò a To- i.
rino per abboccarsi col suo- protettore, lo Hill, |
ed esporgli i suoi progetti che erano quel- .
li di raggiungere i Paesi Bassi e di organizzarvi un corpo di spedizione per gettarsi in ¿
Francia attraverso la Catalogna.
Ma il duca di Savoia non desiderava la- jfe
sciare partiré il suo giovane colonnelle, e U
perciò il camisardo, poco cavaileiescaniente, '
col p’etesto di andare a soccorrere la città
di Mommeliano assediata, partì per la Svz- f
zera, Quivi lo raggiunse la notizia della caduta della cittadella savoiarda : ed allora,, an- ¥■■
zichè tornare alle Valli come sarebbe stato E
suo dovere, d’accordo coirinviato inglese a ||
Torino, continuò il suo viaggio diretto in O- ■
landa ove, alla fine di dicembre del 1705, si i|
presentò al Gran Pensionario Heinsius, all’Aia, per esporgli i suoi progetti ed offrirgli
i suoi servigi.
Dopo l’esito infelice della spedizione progettata ed organizzata dagli alleati e che s’in
ÀLLI VAU^l '
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Frontispizio della Bibbia di Olivetano
dùca di Savoia ohe, insieme al principe Eugenio, era in quel mese penetrato in Francia
dal colle di Tenda e si dirigeva verso la Provenza.
Il Duca accolse benevolmente il Cavalle.''
malgrado la sua precedente scorrettezza, lo
ammise alla sua tavola (il 13 luglio 1706). Ma
anche questa campagna iu sfortunata per
gli Alleati che si dovettero ben presto ritirare dalla Francia, che il 30 agosto avevano
completamente abbandonata. Il Cavalier lasciò allora nuovamente il servizio del Duca e si recò in Olanda'per sollecitare dagli
Stati Generali if pagamento dei suoi arretrati'ed i sussidi per riformare il suo reggimento decimato ad Almanza.
{ -, -r M ....... . m-i Ma ormai è finito il periodo militare glo
^anse_ il 25 aprile 1706 ad Alpianza, oyéjl , rioso della, sua vita che -si protrarrà anco"a
Cavalier venne gravemente ferito onesti , ^enza più alcun eroismo, fine al 17'maggio
venne gravemente ferito, questi
venne accolto dalla flotta inglese e miraco.osámente salvato. Fu sbarcato a Livorno e di
mente cicatrizzate le sue numerose ferite, si
mise una seconda volta a disposizione dei
1740, giorno in cui egli morì a Celsea fuori
Londra, in terra d’esilio: come il suo contemporaneo Enrico Arnaud al quale per tanti lati egli somiglia. T. G. PONS
Il terremoto del 1808
Fra le calamità da cui il popolo Valdese è
stato colpito durante i secoli della sua storia,
bisogna notare accanto alle distruzioni e alle
stragi delle guerre, alcuni avvenimeinti singolari, i quali, più che vittime umane, produssero grande impressione ; intendo dire la
peste, le inondazioni, le frane, le valanghe
e i terremoti.
Tratteremo in questo articolo del terremoti del 1808, che, al suo tempo produsse tanta impressione nelle nostre Valli colpite ab
- *0 íít
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V . . '
Angrogna « San Lorenzo
bastanza crudamente, insieme a quasi tutto il
Piemonte, la Liguria, le Alpi del versante
fiiancese fino a Marsiglia ed anche una parte
della Svizzera.
Il fatto. 11 2 aprile 1808, nel pomeriggio,
le Valli nostre furono percorse da un vento
freddo, improvviso; gii animali domestici die
dero segni di spavento, i caini cominciarono
ad ululare stranamente: nelle stalle le mucche si dimenavano per svincolarsi da^'e catene; ed ecco alle 19 e 43 un boato terribile
seguito immediatamente da una scossa di terremoto, non forte tanto da rovinare completamente le case, ma tale da farb screpolare
tutte quante, e a fame crollare alcune.
Per fortuna che, essendo il tempo beilo e
1 eia inoin tro,.>.(.'0 tarda, la popolazione era
ancora in buoia parte ai iavo’-i dei campi d:
modo che non si ebbero a lamentare dcLe
y.ttime umane. A San Germano soltanto, un
idiota fu schiacciato aalle rovine
I luoghi maggiormente colpiti nelle Valli
furono il borgo di Luserna e San Germano.
Le scosse si fecero sentire anche forti a S.
Giovanni, a La Torre, a Perosa e Pomaretto;
molto meno forti e dannose a misura che ci
SI allontana da questi luoghi. Ho detto le
scosse; infatti, in quella stessa sera, alle 21 e
15 un altra scossa di terremoto riempì la
gente di spavento ; di modo che tutti quanti,
come poterono passarono quella notte all’aperto, aspettando chissà quali avvenimenti e
quali disgrazie; e non fu la prima notte, perchè le sco.sse continuarono e fino alla fine d.i
aprile esse furono abbastanza sensìbili e fino
al 17 maggio, cioè per un m^se e mezzo, si
fecero ancora sentire ; dice uno scritto di
quel tempo che la terra non era più ferma.
Immaginarsi lo spavento* delle popolazioni.
Raccolto' alla meglio ciò che potevano nelle case, e non osando entrarvi per timore di
esservi sepolti prima di morire, costruirono
nei prati e nei campi delle baracche e delle
tende e furono costretti ad abitarvi ancora fino alla metà di maggio; in una stagione
quell’anno eccezionalmente fredda, e poi
piovosa. Pare che dal 2 al 10 aprile in Torre Pellice si registrarono 450 scosse; gli
abitanti si erano attendati nella « Gran Crisma », cioè il luogo ove sorgono attualmente
il Collegio e il Convitto.
Nel borgo di Luserna, particolarmente colpito subito dopo la prima scossa, ecco fuggire dalle case ed accorrere tutta in piazza la
popolazione, dove il parroco giunto con la
sua Perpetua, domato a stento il suo terrore,
impartì la benedizione ed esortò il suc> gregge a pregare.
Alla Chiesa Cattolica di Luserna era crollato il soffitto; se ciò capitava un’ora prima,
le cento persone ohe vi erano raccolte, sarebbero state altrettante vittime.
La Chiesa Valdese di S. Giovaniiii, costruita di recente, fu colpita in modo taJe^che appena appena i muri già non” costruiti solida-^
mente potevano reggere la volta.
Le cause. Come in ogni avvenimento
straordinario, anche in questa occasione, la
immaginazione popolare, di già fervida di
per sè stessa, ebbe agio a creare delle fantasticlie interpretazioni del movimeìnto tellurico e delle sue cause.
Alcuni documenti ci rivelano l’agitazione in
cui fu gettata la popolazione delle valli.
.Ognuno interpretava a modo suo Ì’aweni
mento e vi dava una spiegazione personale.
Chi attribuiva la causa del terremoto alle
infiltrazioni di acqua in pretesi giacimenti
sulfurei ; alcuni affermavano che la montagna
di Angrogna era un antico vulcano; oppure
peggio ancora, che il terremoto èra precursore delTapertura di un vulcano sul Vandalino ; su questo monte alcuni avevano visto,
forse soltanto con l’immaginazione, sprigionarsi delle vampate di fuoco che sparivano
poi in cielo.
Sopratutto pof si andavano a cercare nelle
antiche storie se altri terremoti s’eran verificati nelle Vallile si attribuivano a questi i
massi di pietra che, rotolati dal Vandalino, si
trovano ora alle sue falde.
Altri ancora attribuivano le capse del cataclisma ad una meteora, che Fanno prima
era rimasta fissa nel cielo sopra Vandalino,
la quale col suo calore aveva provocato degli
sconvolgimenti nel seno della terra.
C’era chi notava che da parecchi anni il
clima era mutato e si erano avute frequenti
innodazionì e venti freddi ; doveva perciò
esserci qualche disordine in natura. Inoltre,
queirinverno, pochissima neve era caduta
sui monti ,ed il freddo era molto crudo, ancora al mese di aprile le piante non erano
germogliate.
Vediamo l’opinione di un osservatore locale la quale è degna di attenzione per la sua
singolarità:
«L’origine poi del terremoto là cbèdò",venuta dal concavo seno dei monti di Arfgrogna e Vandalino. 1 monti della Sélìa fino ai
13 laghi limìtrofi, hanno 11 seno gravido di
gas e veri minerali piritici. Dunque fissando
là il fomite del terremoto, la sua forza, diramandosi per cunicoli trasversali ed obbliqui verso Rorà e S. Germano, e il filone
martore atraversando nel piano della valle,'
la Torre, S. Giovanni, e sotto il Pellice Luserna e il montioello di S. Bernardo può
benmimo gettar foce verso Cavour e verso
Barge. Ogni rumorio di scosse accompagnate
dal vento ha sempre lasciato vedere che la
I origine del fenomeno proveniva da Angrogna
-A
4
r\í
« da VandalíftQ... Ed « bella posta avendo
f,
¡o peí- il'corso di un mese praticato di dormire su! - monticella di Lusema alie « Vigne »
■per udire, osservai che il rimibòmbo di ogni;
scossa, andava sempre a guisa di saetta^^à :
scoccare nel iPellice; e quando le scosse erano gagliardel le vibrazioni urtando 8 tttooticello di Lusema, muoveva la trave della baracca di paglia ove allog^avo, E prima delle
scosse quasi sempre soffiava iun vento gagliardo e Tonde del iPellioe in'quel mentre
risuonavano )). / '
«Talora si udivano appena rumori sordi e
fremiti,'talora cadevano pioggie dirotte con
lampi e tuoni e s’udiva un dopjMO concerto
di artiglieria aerea e sotterranea. Vi fu ohi
vide^ uscire dai monti dei vapori di fuoco,
strisciar dei baleni elettrici, e saette avvampar fuori dal suolo».
Evidentemente queste parole furono scritte sotto •Timpressione del fatto e alimentate^
da molta fantasia.
Ed ora vediamo gli effetti del cattó>|i«na.
Oltre ih ’paura dei poveri abitOTti,'*qualche
danno reale fu notato. Pare che il ponte di
Lusema screpoli» ; come già ho detto, i paesi
più danneggiati furono Luserna e S. Germano. Le case riportarono parecchie screpolature ; alcune mai Costruite crollarono. L’immagiifazione*'popolare si dimostrò fervida^
Chi affermava che nuove sorgenti erano
sgorgate dai monti ed altre invece si erano
prosciugate. Ci fu chi vide delle acque di,
sorgente intorbidirsi per causa dello zolfo
emesso con esse, oppure diventare amare e
velenose. Le muffe gialle che si vedono alle
volte sulle rocce, furono scambiate da certu
A motivo delie ferie verrà
sospesa la pubblicazione del numero del 16 Agosto. Il prossimo
uscirà il ^ Agosto.
ni per emanazioni sulfuree, e i professori,
ventiti da Torino a visitare i luo^i, furono
chiamati a vedere quel fenoma». L’intorbidimento delle acque risultò per la maggior
parte immaginario. Oltre a ciò tutti affermavàno di aver sentito ogni tanto degli odori
solforosi che emanavano dalla terra prima
delle scosse.
Prima delle scosse le per^e poi senti’ vano uno Speciale freddo ai piedi ; e durante
tutta la durata del fenomeno, ognuno ebbe
un appetito formidabile.
Alcune persone malate, quando si fu verificato il fatto, si trovarono guarite di tutti i
loro dolori, specialmente se si trattava di
reumatismi. Altre invece, ecco ohe' alla
prima scossa del due aprile ebbero un attacco di paralisi che ritornava ad ogni scossa
successiva. Pare anche che il raccolto quelTanno fosse particolarmente abbondante, sj^cialmente poi di vino che fu venduto a prezzi
irrisori, mentre quelli che erano nelle cantine diventarono acidi.
Il torrente Pellice e Lusema accrebbero
d’un colpo le loro acque. Una grossa roccia
precipitò dalle alture di Bronard fino ai piedi dell’Invei«o, ^radicando nella caduta 33
castagni.
Oltre a questi danni propriamente materiali, il terremoto smascherò degli jpooriti, lece
vedere il vero carattere di alcune persone,
come si può bene arguire : in tali circostanze
offiimo si dimostra veramente quale è.
Un sistema ingegnoso fu escogitato da un
giovane Valdese per constatare se realmente dai pozzi emanavano! dei gas.
Avtihdo ricoperto ermeticamente un pozzo
lasciò soltanto un piccolo buco, al quale applicò una valvola che in condizioni normali
era chiusa. E’ chiaro che se dal pozzo, al
momento delle scosse, emanavano dei gas,
questi avrebbero alzata la valvola.
Il terremoto, il quale come bo già detto,
non fu limitato alle nostre valli, ma colpì le
regioni circostanti da Genova a Ginevra, da
Biella a Marsiglia, suscitò subito l’interessamento degli studiosi e delle autorità.
Fu co^ che nelle nostre Valli fu subito
inviato a studiare il fenomeno il prof. Vassali-Bandi, il quale per incarico del prefetto
dopo essere rimasto sul posto pertichi giorni, stese un rapporto scientifico, presentato
poi aH’Accademia imperiale delle scienze
in Torino. Lo scienziato, con la sua calma e
le sue spiegazioni, comribu) molto a riportare
la tranquillità nella pqjolazione, pur dimostrandosi ancora, a parere di tutti, molto imprudente, nel iH'endere alloggio e dormire
in una ca^ di S. Giovanni, mentre tutti.
Come abbiamo visto, abitavano all’aperto.
Egli studiò il fenomeno o<mi gli strumenti
che aveva a{^>ositamente portato, e distrusse
, buona pule di tutte le dicerìe die turbavano la gente, rtducendo alle sue vere proporzioni ed effetti il fenomeno; quanto alle
cause ^ectfkhe che prodùoevano il continuo
■y
A
L’ECO DELLE
suà^tare della terra, non apportò veramen
VALDESI
4T
te llina spiegazione soddisfa'cente. IPiù di un
secolo fa la scienza non era in grado ancora
di formulare un verdetto pienamente scien'^
tifico. Tuttavia fu confermata l’abbondanza di
elettricità nell’aria, ciò che dava luogo a vari-fenomeni fisici luminosi. 11'fisico poi affermò che la natura delle nostre valli era
particolarmente disposta, ai fenomeni tellurici ; e in un’altra relazicmeV egli concludeva
più ottimisticamente in^questo modo:
■« Che vi erano indizi del probabile esaurimento delle'ipaterid"'Vulcaniche decomponibili, di modo àie il funesto fenomeno tellurico lascierà tranquilli per secoli gli ildustriosi «d ingenui abitatori delle amene e
fertili Valli del Pellice e del Chisone e del
Po».
Pare infine che le scosse durarono non
solo ifìno alla metà di maggio, ma continuarono più o meno sensibili per 2 anni, e salirono così al numero di 15 o 16 mila.
Le autorità civiU e militari intervennero
a favore dei terremotati ; bisognava ricostruire e riparare le <^se.
Il Prefetto stesso di Torino e il sotto-Prefetto di iPinerolo visitarono le Valli e il primo
di essi contribuì con una offerta di lire 1000 ;
e mandò inoltre dei militari del Genio e
dell’artiglieria,' i quali prestarono l’opera loro per la ricostruzione delle case. Si cominciarono pure le collette e la somma arrivò a
L. 50.000, insufficiente tmcora per i primi
bisogni. Ed ecco allora intervenire Napoleone sappiamo ohe le Valli erano allora in suo
dominio, informato della sciagura che
le'aveva colpite, benché si trovasse in Ispagna, dispose una donazione di 500.000 franchi. Con questa somma e con il resto, equamente distribuita, le Valli poterono riprendere il loro aspetto normale. La sola Tome
Pellice ricevette L. 45.000 di indennità. Cosi fini il ■cataclisma del 1807 che apportò
come abbiamo visto, molto spavento e non
grandi danni. Augusto Hugon.
hMi Ti
i
Lui
S. Cio'mrai
S. CÌ«»I
Chit
BATTESIMI. 7 luglio 1946: OalUan Jole e
Vaìdo di Giovanni e di Balmas Ivona, dei Ghiabrandi.
4 agosto : Comha Neì^o di Roberto e di De
Giovanni Elena, dei Martinat.
Ai cari bimbi e alle loro famiglie Taugurio di
abbondanti benedizioni divine !
V MATRIMONIO, Il 25 luglio, Ocifco/a Gelindo e Berialfiiniivieltta. « Se l’Eterno non edifica la casa, invano vi si affaticano gli edificatori».
Voti cristiani !
— Il Concistoro ha organizzato per mezzo di
un apposito Comitato una mensa UNRRA ed una
mensa DONO SVIZZERO che offrono cibo sostanzioso a 60 fanciulli della parrocchia. Vivi
ringraziamenti al Comitato per l’ottimo funzioiuimento e vìva gratitudine ai lontani donatori.
, ,)
^, DoiHeoica scorsa, nel Tenq>io valdese di Torre
Pellice, ha avuto luogo la solenne funzione del'.’■i> l’insediamento del nuovo pastore, sig. Ernesto
^ Ayassot. 11 Tempio presentava l’aspetto delle
I><-grandi occasioni: l’abside ed'il pulpito erano; flnemente adorni di piante, di fiori, di rami d’edera; l’ampio locale era gremito di pubblico. La
: r cerimonia era presiieduta dal pastore . Arnaldo
4;.Comba, i^quale, dopo aver parlato dell’impor^'ì-'tanza 4*lla missione del pastore, rivolse al sijé ¿dor Avassot affettuose e calde parole di saluto
f e d’eugurio in nome della parrocchia, alle quali
' il-,VioeÌMod6ratore Roberto Nisbet aggiunse opportune espressioni di benvenuto, in nome della
■ CommissiMie- distrettuale. Il pastore Ay®sot con
¿.’■un eloquente sermone tracciò infine le linee ge
tierali dell’opera che egli intende svolgere nella
■■'‘suà nuova parrocchia, esprimendo la sua profonda riconoscenza ai oolleghi ed a. tutti i parrocehianl per la cordiale accoglienza ricevuta. La
■ beila e commovente cerimonia fu completata da
un armonioso coro di circostanza, cantato dalla
i Corale, ,e da un magnifico pezzo di musica.
■ Al nuovo pastore sig. Ayassot, che già nei suoi
anni di residenza nella chiesa valdese di Venezia ha compiuto una vasta ed efficace opera, ed
alla sua gentile ignora e oollabofitrice la parrocchia valdese di Torre Pellice rinnova l’espressione del suo affettuoso benvenuto augurale.
— 11 17 luglio U.S., presso TUniversità di Torino, si è brillantemente laureata a pieni voti,
, in belle lettere,' riscuotendo i particolari .elogi del' la Commissione Esaminatrice per l’eooezionale lavoro della tesi presentata, la slg.na Ada falla, figlia del nostro concittadino, 'colonnello Davide.
Vive felicitazioni ed auguri alle neo e colta dot' toressa e rallegramenti ai genitori.
Vili«» l*«»lli«:«»'
CRONACA VALDESE
li 27 luglio è stato celebrato nel nostro Tempio ¡1 matrimonio del sig. Amerio Mdlan, di Luserna, con la slg.na Silvia Avondet, degli Odin.
11 Signóre guidi "e benedica questi sposi.
— Si avvisano coloro che hanno prenotato le
fotografie del pranzo del 17 febbraio a voierle ritirare presso la Cartoleria Bonnet, versando il
relativo importo.
DIPARTENZE. Dopo alcune settimane di tre\'-gua. La nostra comunità è stata d’un tratto visitata da nuovi dolorosi lutti.
,r La sera di venerdì 26 luglio decedeva in
Ospedale, poche ore dopio esservi stata urgentemente trasportata, la niastra giovane soiVlla
Lia Bouissa di Alberto e di Clementina Poet, del
'’^Teynaud, sul finire dei suoi 16 anni.
Pur cosi presto interrotto, il suo soggiorno terrestre lascia dietro di sè una traccia benedetta,
ii. Nella scuola dov’essa si era ancora quest’anno
parti^colarmente distinta, nella famiglia e nella
comunità, che vedeva in quella seria e personale
giovane vita spirituale una bella promessa per la
■¡i Chiesa, Lia Bouissa ha lasciato là sua testimoni; nianza.
-t. Le esequie cui partecipava una Immensa folj.; la, composta sopratutto di giovani di Villar e
: Torre Pellice, hanno detto alla famiglia in lutto di
7. quanta stima ed affetto fosse circondata la loro
I Lia.
giorni più tardi, aU’aJba del 29 luglio,
% il. Signóre richiamava dolcemente a Sè la nostra
I sorella ottantenne Caterina Cougn vedova Gass,
del Teynaud, che, ammalata già da tempo, at’ tendeva la suprema chiamata.
Alla affezionata figliuola Margherita Fayallis% Robert, residente con la propria famiglia a Chit cagó (S.U.), alla sorella, ai nipoti, ai parenti
'_^Wtti rinnoviamo l’espressione delle nostre cri-,
■condoglianze.
Esprìmiamo pure la nostra commossa simY'patia alla famiglia del nostro fratello Giovanni
Bouissa, anch’essa del Teynaud, per l’improvvi{’i sa dipartenza avvenuta a Parigi, il 20 luglio scor• so, del fratello cognato e zìo Umberto Bouissa,
in età di 45 anni.
Il Signore, il grande Consolatore sia la forza
i • di queste care famiglie in lutto. f.
— Le Unioni Giovanili di Pinerolo e di S.
Secondo hanno dato il loro benvenuto al Pastore
Rostan ed alla sua Signora la sera del 6 e del 13
luglio in due riunoni improntate ad uno spirito
di allegrezza cristiana e di solidarietà nell’opera
che la Chiesa compie per il bene della gioventù.
In attesa che una tale solidarietà si attui più
completamente con opera di zelo, di fedeltà, di
amore per il culto e per la causa di Cristo, le Unioni continuano di tanto in tanto ad incontrarsi,
anche in estate, per fraternizzare insieme e per
coltivare la propria vita spirituale.
— Domenica sera, 7 luglio, un gruppo di giovani efficacemente preparati e diretti dalla slg.na
Elda Tiirck, hanno offerto al numeroso pubblico
una apprezzata audizione di canti di -vari paetì
europei.
E’ stata una serata diversa dalle solite serate
che hanno per sfondo, la scena ed una commedia
più o meno interessante. Il pubblico l’ha gustata
e vivamente applaudita.
— Il giorno 3 agosto ha avuto luogo il funerale di Cardon Luigi di Miradolo, deceduto
all’età di 57 anni, dopo alcuni giorni di sofferenza acuta.
i(L’erba si secca e il flore appassisce; ma la
piffola de nostro Dio sussista iti eterno ».
Dopo una permanenza in mezzo a noi di due
mesi circa, il pastore sig. Emilio Corsimi ci ha
lasciati per continuare il suo ministerio pastorale
a Vallecrosia. Nel pòrgergli ug molto cordiale
saluto dì commiato lo ringrazlltriò per di ministerio svolto in mezzo a noi. A sostituirlo durante
1 mesi di agosto e settembre rAmimnisitazione
ha nominato il pastore Alfredo Janavel al quale
diamo un cordiale benvenuto.
Dai monti dove si trova per un periodo di riposo, il pastore titolare invia un affettuoso saluto a tutta la Comunità
I :
-.V
i..
Pro Valli
L’Ufficio Pro Valli presso la Casa Valdese resterà chiuso lunedi 12 e lunedi 19 agosto. In
compenso il pastore Geymet sarà a disposizione
di chi desidera conferire con lui, alla festa del
15 agc»to (Inverso di Torre) durante gli Intervalli del programma della giornata. L’ufficio presso la Casa Valdese si riaprirà, D. v., il giorno
26 agosto.
Allieve infermiere : Margherita Bert, Ida Goj nin. Costanza Paola Melli, Jenny Hugon, Argentine Bertin sono convocate d’urgenza.
M pastore Davide Pons, di Vallecrosia, ha una
possibilità di lavoro per 25 giovanette Valdesi
fra i 16 e i 21 anni e che implica una lontananza da casa di almeno due anni. Scrivergli direttamente inviando i certificati consueti e specialmente la raccomandazione pastorale.
N.B. — Rinnoviamo la raccomandazione a tutti coloro che chiedono servigi alla Pro ValU di
presentarsi sempre muniti di un. certificato pastorale. Le grafiche che ne sono sfornite non hanno corso. Siccome i consueti rimborsi per corrispondenza non bastano p»er .coprire le nostre
spese, ipreghiamo pure tutti i nostri corrispondenti di voler accompagnare le loro richieste con
una offerta per la Pro Valli.
PERSONALIA
1 s'gg. Jolanda e Francesco Lo Bue hanno
avuto la gioia di ricevere il piccolo Érbetito Frant
cesco Michele, nato a Torre Pellice il 30 luglio c. a. Vìviaaìmi auguri.
DONI
RICEVUTI DALLA TAVOLA VALDESE:
Per la « Se^mana di Rinunzia » ; Maria Di
Paolo, Aitino, L. 200 - Patete Angelo, Pescolanciano, 30 - Paimira Lui Cocconi, Mantova, 500
- Priore Alberto, Montenero di Bisaccia, 500 Famiglia Castiglione, 200 - Salomone Orlando 30
- Famiglia Nlsi, 300 - Famiglia Trani Achille,
300 - Famiglia Trani Angelo, 50 - Dioscoro Orazio, 50 - ZingaroH Pietro. 100 - Vistila Michele, 50 - Trani Cosimo, 200 - Trani Maria, 100 Trani Giona, 100 - Cavalli Teresa, 60.
Per Casa Culto ;• jàhier Gino e Giorgina,
L. l.SOO - Gubler EmlHo, 137,15.
. Per Evangelizzazione* n. N., in mem. Antonio Cornelio, L. 100 - N. N., In mem. Matilde
e Ferdinando Falchi, 100.
Per CoUegio : Adolfo Glafflpicooli, L. 1.000.
Per Astio Italia : Chiesa Wealeyana di Roma,
L. 600^ ;
Errata-Corrige : Le L. 10.000 segnate nella precedènte Idsta quale dono del prof. Ad. Tron per
Collegio, vanno cosi ripartite : t F/g/i, in memoria di Cesira Tron < per Ospedale Valdese di
Torre Pellice, L. 2.000 - per Ospedale Valdese
di Pomaretto, L. 2.000 - per Orfanotrofio Valdese di Torre Pellice, 2.000 - per Rifugio Re
Carlo Alberto, 2.000 - per Diaconesse Valdesi,
2.000, ■— Le L. 7.000 segnate per il Collegio
in memoria di Guglielmo Giampiccoli, vanno così
precisate : Augusto e Lily Coissoo, L. 5.000 Osvaldo e Elena Coisson, 2.000.
In memoria della signora Lidia Comba : i figli,
per la Cassa Emeritazione, L. 5.000 ; per la Casa
delle Diaconesse, 5.000 I nipotini, per l’Orfanotrofio di Pomaretto, 4.000 - I dipendenti della
Ditta Aug. M. Long, id., 1.000 - Colleghi e C<fiiaboratord del doti. Gustavo Comba, per l’Orfanotrofio di Torre Pellice, 5.120 - Paolo e Anita
Bosio, id., 200.
Per Tempio di Reggio: Enrico e Irene Liggeri, L.-20O - Unione Giovanile di Catania, 2.020.
Per Si'nisirfrti : Doti. Rabaglia Tina, L. 100.
Per Cassa Culto : Prof. Piva Umberto, L. 400
- Settembrini Giuseppe, 320 - Patete Angelo, 100.
Per Evangelizzazione: Doti. Rabaglia Tina,
L. 100 - Maria Di Paolo, 500 - A. M., flore in
mem. Lidia' Cornelio, lOO.
Per Emeritazione : Dott. Rabaglia Tina, L. 100.
Per Orfanotrofio di Torre Pellice: Chiesa di
Catania, L. 1.262 - Fam. Franciosi, 200.
• Per Orfanotrofio di Pomaretto : Fam. Fran' dosi, L. 200.
Per Istituto Gpuld : Fam. Franciosi, L. 200 Nicola Oliva, 100 - Enrico e Irene Liggeri, 200
- Giulia e Adelina Palanca, in mem. Mamma, 25
- Prof. Umberto Piva, 400 - Dott. Rabaglia Tina,
100 - Chiesa di S. Giacomo, 50Ó.
Per Istituto Femminile Evangelico di Firenze :
Fam. Frandosi, L. 200 - Nicola Oliva, KX) - Giulia e Adelina Palanca, in mem. Mamma, 25 Ek)tt. Rabaglia Tina, 100.
Per Istituto Comandi : Fam. Franciosi, L. 200.
Per Asilo Italia : Nicola Oliva, L. 100.
Per Asilo di Vittoria : Filippo Leotta e figli,
L, 600 - Patete Angelo, 50 - Fam. Giardinoto,
in memoria Caty Florian, 200 - Azzarelli, 50 Nicola Oliva, 100.
Per Asilo di S. Germano : Fiorini Marta, in
mem. Anna Cavallini, L. 500 - Nicola Oliva 100.
Per Rifugio Carlo Alberto: Nicola Oliva
L. 100.
Per Rinunzia : Calamita Luciano, L. 300.
Per Orfanotrofi : Griot Mdster, L 4.000 T. A. V., 1.000.
Per ¡stimo Gould: Società di Cucito di Catania, L. 2.380.
Per Orfanotrofio di Pomaretto : Giorgio Toraasselli, L. 30.
FESTA DEL XV AGOSTO
EHHNTO DELHI HLÏEnii
Due adunanze speciali saranno tenute sotto i cgstagnl ■dei Giordamotti (Torre P^jlioeJalle ore 10, ed alle ore 15. La sera, nella
Sala d i Corso Fiume, 26. Tutti .sono cordialmente invitati; compresi coloro che non frequentano nessun luogo di culto.
Ai.DEnTO Ricca: DJrettore
Auioriziarione N. P 356 ddl’A.P.B.
Lino Tipo Arti Grafiche - Torre Pellice
La lamigtia del signor Lombardo {Comandante
deU'Esercitii della Salvezza in Italia) a nome proprio e dei Congiunti, ringrazia vivamente tutte le
gentHli persone che intervennero ai funerali del
loro caro
GIOVANNI
Rivolge un particolare ringraziamento : al signor
pastore V. Sommani, Moderatore della Chiesa
Valdese, ed al pastore sig. Ayassot, per la loro
fraterna partecipazione al loro lutto; al dott. Paltrinieri che con molto vigile amore assistè il caro
Giovanni; al dott. De Bettini (sostituta, del dottor Paltrinierì) per le sue premurose attenzioni.
Torre Pellice (Coppieri), il 6 agosto 1946.
La famiglia del compianto
ENRICO GARDIOL
ringrazia sentitamente {tutte le gentili persone che
con scritti o di presenza hanno preso parte al
loro dolore. In modo particolare il pastore U. Bert, i vicini e gli amici che sono stati larghi di
aiuto in occasione della dipartenza del loto caro.
TiJIa-S. Secondo di Pinerolo 31 lua
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