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ECO
DELLE VALLI VALDESI della Chiesa Valdese
Anno XCII - Nudo. 38 ABBONA MENTI Í Eco: L. 1.500 per l’inlerno 1 « Eco » e « Presenza Evangelica > SpedÌR. afab. poaude - I Grappo 1 TCHIRE PELUCE —28 Settembre 1962
li a 4'. o p i a Lire 40 1 L. 2.200 per Testerò 1 interno L. 2.200 - estero L. 3.200 Cambio d’indiriuo Lire 50 1 Amadn. Claiidiana Torre Pedice • C.CJ*. 2-17SS7
Riprende la scuola
Riprende la Scuola. Non riprende, purtroippo, in un clima tropjx) sereno
Vi sono anzitutto gravi problemi pratici. Capitare nei provveditorati agli studi,
di questi temipi, è come capitare in una borsa-valori dell’istruzione, in cui posti
d’incarico e di supplenza si cercano e si danno al miglior offerente, in una partita di caccia senza esclusione di colpi. Quest’anno più che l’anno scorso saranno numerosi i neo-laureati e anche gli studenti universitari non ancora laureati
che riceveranno in tutti i gradi deirinsegnamento secondario, anche nei licei,
cattedre d’insegnamento. S’intende che non si vuol qui sminuire il valore e
rimpegno di molti di questi giovanissimi; si vuol piuttosto criticare la situazione generale di una scuola che a (questi « ripieghi » (ci si prassi il termine) è
costretta a ricorrere. Comprendiamo le difficoltà oggettive che si presentano,
ma resta il fatto che troppo poco ci j
LA DiaA SULLO JATO
S’HA oA rmm
A Mico i liravi'
s’impegna, da parte dello Stato, per
affrontare di petto la situazione disastrosa in cui si dibatte la nostra scuola
di Stato; per costituire una situazione
di ordine effettivo, nella quale si {wssa ingaggiare la lotta contro il malcostume scolastico dei posti assegnati
e non occupati, degli « incarichi », dei
« comandi », delle soluzioni provvisorie
e cangianti varie volte all’anno,-con
quali risultati per la serietà della
scuola è facile immaginare e, per
molti toccare con mano. Si prevede
che anche quest’anno, all’inizio delle
scuole, molte classi — specie in provincia — saranno sprovviste d’insegnante, e ci domandiamo se come negli ultimi anni, alcune scuolette delle
nostre Valli, come in tanti altri luoghi, lasceranno i piccoli alunni per la
strada, perchè la « magistra » non è
arrivata nè si sa quando arriverà....
Vi è poi la scarsità spesso angosciosa di aule scolastiche, sia in città che
in provincia, con le conseguenze di
turni, orari ridotti, eoe.
Sono, questi, problemi pratici, im
mediati; che naturalmente hanno lontane radici nello scarso riconoscimento d’importanza e d’urgenza che in
que.sto dopoguerra ha caratterizzato
l’attenzione governativa nei confronti della scuola italiana: nella prospettiva dei rapidi mutamenti sociali in
atto, essa si presenta sempre meno
rispondente e funzionale.
« 4:
Vi sono, poi, alcimi problemi più
« teorici » o, piuttosto, generali ; particolarmente dibattuti, in questa vigilia d’anno scolastico e parlamentare, i due problemi della scuola media
unificata (problema del latino) e dei
rapporti fra scuola di Stato e scuola
privata.
E’ in corso dal 1958 la discussione
sulla nuova scuola media unificata. La
tesi delle sinistre, secondo cui è costituzionalmente injusto dividere fin
dall’infanzia, e prima ohe si possano
manifestare tendenze e « vocazioni »,
gli italiani in due categorie : quelli di
prima categorìa, avviati attraverso la
scuola media agli studi superiori, e
quelli di seconda categoria, avviati per
ragioni di necessità economica alle
scuole di avviamento, con preclusione
della possibilità di continuare gli studi, è stata accettata in seguito andie
dai democristiani. Ma tutt’altro che
unanimi sono stati e sono i pareri su
ciò che debba essere, in realtà, la nuova scuola media unificata. Dovrebbe,
comunque, essere una scuola che apra
tutte le possibilità, e stimoli le tendenze, latenti negli alunni, a rivelarsi. Ma
quale ha da essere Timpostazioni generale di questi tre anni scolastici? a
tendenza prevalentamente umanistica o a tendenza prevalentemente
pratica? scaturisce così la polemica
sul latino, con una passionalità di cui
tutta la stampa dà un’eoo. A nostro
modesto avviso, in questa scuola media unificata l’insegnamento del latino dovrebbe rimanere, proprio per quel
valore propedeutico, di « allenamento
al ragionare e al ben parlare» che
Livio Zanetti, su « L’Espresso », ricordava esser stata la tesi anche di uomini della sinistra come Gramsci e
Concetto Marchesi; forse, il latino do
vrebbe essere un po’ scrollato dal suo
piedestallo di dominatore, idolo di
tanti professori e spauracchio di tanti studenti, ed essere reinserito più
equilibratamente nei programmi di
questi tre anni preparatori alla scelta
della vita.
E’ chiaro che dev’essere, questa, una
possibilità veramente offerta a tutti,
e a tutti su un piano di assoluta pa
rità. Bene hanno fatto i socialisti a
respingere l’emendamento prop>osto
dal ministro dell’istruzione, Gui, secondo cui il latino sarebbe nella scuola media unificata materia facoltativa, ma con Tobbligo, per ohi la sceglie, di sostenere un esame alla fine
del triennio : in tal modo sussisterebbe infatti, in pratica, la divisione
« classista » della scuola, e sarebbero
avviati al latino (cioè agli studi superiori) solo i «figli di papà» (grandi
e piccoli), quelli che si possono per
mettere — magari, sul momento, con
poco entusiasmo — il lusso di una
cultura umanistica. Invece la selezio
ne dovrebbe avvenire davvero non in
base al censo ma alle effettive attitudini e tendenze del ragazzo, con larghe possibilità di borse di stucco per
coloro che, pur avendone la capacità
c il desiderio, non potrebbero per ra
gioni economiche avviarsi agli studi
superiori di ogni genere e grado. Questo è del resto chiaramente statuito
dall’art. 34 della Costituzione
La necessità dei « quadri » si annuncia urgente, per i prossimi anni. In
tutte le professioni « liberali » c’è largo margine, e per alcune di esse, come
quella sanitaria e quella dell’insegnamento, grave penuria; ma anche nel
campo tecnico, stando alle previsioni
statistiche, il nostro paese avrà bisogno fra una dozzina di anni di 10 milioni 300.000 operai specializzati, di 4
milioni di tecnici (sono oggi meno di
1 milione), di 2.700.000 dirigenti (oggi
non più di 500.000). Se questa scadenza non sarà rispettata, il « miracolo
italiano» svanirà come una bolla di
sapone nella sempre più serrata competizione economica internazionale.
Del secondo problema di fondo a
cui accennavamo, quello dei rapporti
fra scuola di Stato e scuola privata,
diremo la prossima settimana: esso è
stato largamente dibattuto una volta
ancora sulla stampa quotidiana, nel
corso di settembre; e la sovvenzione
statale alla scuoila privata sarà un
test decisivo dell’atteggiamento politico dei vari partiti e delle prospettive
fiell’attuale formazione governativa.
Ultima nota, assai malinconica, per
questa vigilia: gli analfabeti sono oggi, in Italia, 3.274.000 (senza contare i
midionì di semianalfabeti) ; è vero che
nel 1951 erano ben 5.460.0()0, ma sono
ancora molti, e ognuno è di troppo.
Agli insegnanti e gli alunni, buon
lavoro! Il vostro lavoro costituisce la
speranza del nostro domani italiano.
Gino Conte
Fra cinque mesi si vedrà se il Governo manterrà l’impegno «BRmto: p,
cioè, saranno finalmente aHiWàti i lavori per la costruzione della snllo dato, in provincia di Palemo,
voluto di nuovo un ffigluno di
Dolci, durato 9 gioéii, .per muovere
le acque; è stato inatti (pasto
no a dare una risonMIt npiniii
internazionale all#^MBeippoae
svoltasi a Partinico |w ae|ptbt|S|, pàr
richiedere al Govepo si usci^
dal punto morto iit 4^ il probità
vitale per migliaia persone Jdirtagna da anni.
Il progetto di que^ diga sul fiume
dato risale al 1955: essa permetterebbe di imbrigliare le tùsque, specie delle
piene invernali, costituendo un grande lago artificiale di circa seicento ettari, che con un sistema di canalizzazione permetterebbe rirrigazione di
undicimila ettari di terreno, di cui
quasi la metà appartenenti al comune
di Partinico, e il resto ai comuni limitrofi di Alcamo, Borgetto, Balestrate, Cinisi, Terrasini e Trappeto (il
« poligono della fame »). Sarebbe cosi
possibile offrire altri quattromila posti di lavoro, aumentaiido di 4 miliardi il reddito annuo della zona; dato
che il costo deH’impresa (espropri e
costruzione) ammonterebbe a circa
un miliardo, risulta che poche imprese pubbliche sono cosi immediatamen
te Tititifìi rri n-r, altre che moralmente
ttoveroBe. '
Lungaggini burocratiche fecero trascinare la antica fino ad I960, quando
v«BRe (taèwp ih attSM« U progetto e
fufeoo 1e aasegnati gli
appaiti. VÉB. ^ u Din ciò tt paleggio
deHe respoMcibittlllà fin un primo tena
po è stato evii»ità òhe la mafia si oppemeva tlsoh^maehte a questa reaiiaeaudecé. Attentati agli impianti e alle
persone, ojiposizione ai tecnici della
fpeìt^à appaltatrice che dovevano definirà to loco i particolari dei progetti è al periti che dovevano stimare i
terreni da e^ropriare (circa seicento
ettari, si è detto), bloccarono l’avvio
drt lavori. Ogni progresso sociale nella àòna, l’accedere di larghi strati del
là ^Mpolazione ad una situazione di
maggiore dignità umana, costituivano
per il potere rappresentato dalla mafia una grave minaccia; si preferiva,
naturalmente, conservare una massa
di braccianti alla fame, a discrezione
dell’offerta di lavoro eli baroni e intendenti. Ma in qualche modo l’opposizione mafiosa — facendo leva sulla
consueta e non sempre ingiustificata
sfiducia isolana verso il governo centrale — poteva presentare formalmen
te una giustificazione: si poneva come paladina dei diritti dei proprietari
espropriandi, ai quali l’ERAS (Ente
per la Riforma Agraria Siciliana) per
Trasferimenti pastorali
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La Tavola Valdese, nelle sue sessioni post-sinodali, ha preso le seguenti deliberazioni in merito ai trasferimenti dei Pastori o alla loro assegnazione nel campo di lavoro:
Past. Enrico Geymet da Villar Pellice a Villar Perosa
» Renzo Bertalot da Torre Pellice a Venezia
» Liborio Naso da Venezia a Basilea
» Teofilo Pons da Redoretto a Pramollo
» Pier Luigi Jalla da Forano Sabina a Torino
» Paolo Ricca da Torino a Forano Sabina
» Agostino Garufi da Trapani a Cosenza
» Sergio Rostagno da Catanzaro a Torre Pellice
» Severino Zotta da Baeilea a Rimini
Ca,nd. Renate Coisson destinate a Rodoretto
» Marco Ayassot destinato a Catanzaro
» Ennio Del Priore destinato a Trapani
Evang. sotto prova Odoardo Lupi destinato a Agrigento.
Le parrocchie autonome di Villar Pellice e di Rorà hanno provveduto
rispettivamente alla designazione dei loro conduttore nella persona dei
Pastori Edoardo Micol e Aldo Rutigliano. Ermanno Rostan
Moderatore della Tavola Valdese
Un campo ecumenico di iavoro alle Vaiti
Al Linsardo, nel Vallone di Faelto,
giovani dell’ ecumene hanno collaborato con la popolazione locale
alla costruzione di una strada
Salendo da Perosa Argentina verso Ferrerò, a un chilometro e mezzo prima di
quest’ultima località, un vallone si apre
verso sinistra salendo al 'Lausoun ed al
Roux, percorso da una strada ex militare
che giunge fino ai piedi della Porta di Cialancia die immette nella zona superiore dei
Tredici Traghi. E’ il Vallone di Faetto sul
quale si affacciava, nei tempi, il castello
fortificato dei conti Trucdietti, testimone
di tanti soprusi e sofferenze.
Percorrendo la strada della Cialancia, dopo quattro chilometri e mezzo ed a circa
mille metri di altitudine si giunge ad un
gruppo di case: la Selletta, in un punto panoramico sulla vai Germanasca.
Alla stessa altezza, nascosti da un costone
boscoso e roccioso, sorgono tre borgate,
ancora abbastanza densamente abitate: Roccia, Linsardo e Cró. Come quasi dappertutto nella Valle esse sono abitate da contadini-operai che, oltre al pezzo di magra terra
che continuano a lavorare, sono costretti a
occuparsi nella miniera di talco od in qualche altra industria fra Perosa e Pineroltì.
Naturalmente, come dappertutto in ques;i casi, il problema chiave è dato dalle coniunicazioni che se non sono soddisfacenti
finiscono per rendm-e insostenibile la già
difficile situazione di un contadino-operaio;
e fino ad ora il collegamento fra la Selletta
e le borgate era dato da una stretta mu
lattiera (poco più che un sentiero), su cui
in periodo di bel tempo era possibile fare
degli equilibrismi in moiocicle'.ta. Ma una
\era strada. tr.insitabile a tutti i -mezzi che
po.ssono percorrere la strada della Cialancia, diveniva sempre più urgente e necessaria.
Da questa nece,ssità è nata l’idea del cam|> ecumenico di lavoro.
Offrire una strada alla gente di quella zona di Faetto è sembrata subito una idea
seducente, ma anclie altrettanto irrealizzabile. Solo per giungere al primo villaggio
l ’è più di mezzo chilometro di strada, in
un terreno fortemente roceiosci ed in pendio, poi c’è un difficile attraversamento fra
le case cd ancora un altro pezzo per collegare il primo ed il secondo villaggio fra di
laro. 11 terzo è per il momento fuori discussione perchè troppo lontano. Si potrà studiare la questione in un secondo tempo.
Ma per tracciare una strada di queste
proporzioni e di tale impegno non sono
sufficienti i picconi e le pale, l’esperienza
e la forza di un campo di lavoro nel quale
la persona più pratica non aveva mai costruito una strada.
Per la realizzazione ci imponeva una collaborazione a grande raggio, fra il campo c
molte persone ed Istituzioni amebe lontane
da Faetto e dalla vai Germanasca.
In primo luogo occorrevano i terreni su
cui passare e, naturalmente, lutti i terreni;
ed in una zona in cui la proprietà è spezzettata fino aU’inverosimile come nelle no.sire mcntagne occorreva mettere d’accordo
un gran numero di proprietari residenti sul
posto oppure anche abbastanza lontano,
gente avente interessi abbastanza diversi e
cosi via.
Questo lavoro, compiuto nel corso dell’inverno quale premessa per la richiesta
del campo s esso, è stalo il primo indice
della possibilità di una collaborazione vera. In un paio di riunioni tenute nella scuoletta di quartiere è stato ottenuto rapidamente un accordo fra lutti, valdesi e cattolici, residenti sul poslo e no; si sono tracciate le linee generali del lavoro, discusso
il progetto di massima con la collaborazione di lutti, e raccolte rapidamente dal segretario (l’anziano di chiesa e consigliere
comunale Alberto Bams) le firme dei proprietari che concedevano il passaggio della
strada sui loro terreni.
Non è un nnstero quante difficoltà possono sorgere in questi casi e l’esempio di altre strade ce lo dimostra ampiamente. Evidentemente quando una strada di 4 metri
attraversa una fetta di terreno, come ne abbiamo attraversate parecchie, che non è più
larga della strada stessa, non ne rimane più
merito, anche se la strada non la prende nel
senso della lungliezza, la taglia in due tronconi. E poi non tutto il terreno era costituito da bosco o da prato in cui le roocie
affiorano fra l’erba: c’era anche da tagliare
alcuni dei migliori campi della zona e non
è diffìcile da capire che in un angolo di
valle in cui anche i villaggi si chiamano
«Roccia» i campi di terra profonda non sono molto numerosi!
Franco Davitk
(concilila in 3.a pagina)
conto della. Cassa del Mezzo^mo offriva un indennizzo di 1 milioine per
ettaro, mentre i prezzi dei terreni pregiati in Sicilia (e i seicento ett^ del
bacino dello dato, da espropriare, sono ira questi, in prevalenza a vigneti)
raggitmgono i 10-12 milioni; ITspettorato all’Agricoltura, in base alla stima di un suo perito, fissò infine l’indennizzo a 3.100.000 lire per ettaro; indennizzo ohe non imò essere dilazionato, in quafito le 600 famiglie che vivono su questi terreni devono potersi inunediatamente trasferire altrove.
La Cassa del Mezzogiorno, tramite
l’ERAS, riconosceva il proprio errore
di valutazione, ma cercava di rinviare ulteriormente con la scusa che occorreva ancora una perizia definitiva
(cui i proprietari si opponevano) e (ihe
i fondi non c’erano. Si trattava chia
ramente di scuse, e cosi è sorta la manifestazione di protesta del 9 settembre, a Partinico, cui aderirono non solo tutte le organizzazioni sindacali, ma
tutti i partiti, con un’unanimità un
po’ equivoca in sè, ma tuttavia indicativa del fatto che anche i più restii
avevano fiutato il vento e avvertito
la forza dell’opinione pubblica. Natulalmente, le forze economiche ostili a
questi p^i di rinnovamento sociale
e la mafia che le difende <jon una sua
larga autonomia, non hanno (fisarmato, hanno soltanto spostato le loro
mire al « dopo-diga » — come nota
Bruno Zevi sull’ultimo numero dell’Espresso : si prepara cioè a quell’evoluzione ohe già conosce largamente
nelle città, passando da mafia rurale
a mafia dell’industria. Comunque,
quel ohe importa è che anche questa
opposizione è caduta, e che il Governo
e la Cassa del Mezzogiorno — cioè lo
Stato italiano — giocano sul piano
nazionale e internazionale il proprio
prestigio, se non manterranno, e nel
già lungo limite fissato di cinque mesi, l’impegno preso attraverso il ministro Pastore insieme al Comitato dei
ministri per il Mezzogiorno.
Certamente, le interpellanze e il dibattito sulla mafia, in Parlamento,
hanno smosso le acque stagnanti e
dato un nuovo impulso anche aU’annoso e drammatico problema della diga .sullo Jato. Pensiamo tuttavia che
la risonanza che esso ha avuto, sulla
grande stampa e alla radiotelevisione
siraniera, oltre che su parte della stampa italiana, è dovuto in gran parte all’autorità morale di Danilo Dolci, che
SI è imposto all’attenzione e al rispetto di vasti settori e ohe ad essi ha saputo far sentire in modo secco quanto sconcertante il problema umano
materiali e spirituale in una zona che
I>er essere limitata non è meno rapipresentativa della sofferenza di fame
e di iru,strazione umana ohe affligge
tanta parte dell’umanità.
Così Bruno Zevi concludeva la svun
menzionata corrispondenza da Partinico: «Benché digiiuio da tre giorni,
Danilo Dolci ha ^rtecipato al corteo
che si snodava, interminabile, lungo
le strade di Partinico. Dopo anni di
lavoro disperato assisteva al miracolo: la gente s’è mossa, non bada più
soltanto ai fatti suoi, non teme la
mafia, persegue un obiettivo sociale.
Quando è tornato alla sua catapecchia di Spine Sante e s’è <fisteso per
riposare, Dolci era contento».
I « bravi » del potere costituito —
sia quello dei padroni preocxsupati soltanto dei propri interessi, sia quello
di im governo che si offusca quando
viene messa a nudo sul piano interna
zionale la stia inettitudine (si ricorderanno le noie (she Dolci e i suoi hanno avuto con la polizia), questa volta
non hanno trovato un don Abbondio
_____________________g- e.
Conversazioni
a Spine Sante
Prova della preminente preoccupazione
per l’iaomo, in tutta l'attività sociale di
Danilo Dolci e dei suoi collaboratori, sono
Le opere da lui pubblicate, da ’’Fate presto (e bene) perchè si muore”, a ’’Inchiesta a Palermo , a ’’Spreco”, e soprattutto
a questo ’’Conversazioni” (1), ora uscite
presso l’editore Einaudi.
E giusto ammazzare, oppure no? Deve
essere battezzato, un bambino? perchè?
Che qualità deve avere un uomo per essere un vero uomo? Cosa vorremmo conservare e cosa cambiare in questa zona? Se
uno di noi viene chiamato alla guerra, ci
va? Cosa è vivere? Cosa è morire? In un
(«'ontinua in 3.a paf;.)
2
pag. 2
N. 38 — 28 seUendire 19(>2
Il problema llnanziario della chiesa
Non vorrei che gli accenni — sia pure larghi e sostanziosi — ai lavori del
Smodo, apparsi finora su ECO-LUCE,
dovessero far considerare chiusi gli
argomenti relativi, discu^ neH’ultima assemblea sinodale, nonché quelli
attinenti alla funzionalità ed etficienza del Sinodo stesso.
Mi pare, invece, che questa sia la
tribuna adatta per «sviscerare a fondo » questi problemi, onde tutta la popolazione valdese ne prenda veramente conoscenza e coscienza e si determinino cosi quei «moti d’opinione» che
sono la base, il substrato necessario
per ogni evoluzione democraticamente intesa.
Tra parentesi, mi sembra ohe l'ajppunto mosso dal dr. Rochat, vice presidente del Sinodo 1962 alla verbosità
di taluni delegati (egli parla, un po’
eufemisticamente di « insiifflciente
concisione») meriti ima precisazione.
Non spetta forse a chi presiede, ed ha
quindi la responsabilità prima della
speditezza dei lavori sinodali, di richiamare i delegati alla necessaria
brevità, togliendo, all’oocorenza, la parola a chi ne abusa?
Ma non vorrei, ora, inoltrarmi tropp«') in questo «carni» minato» in cui
ci sarebbe, però molto da dire.
A me preme, invece — anche per
mandato ricevuto dalla « Commissione per le contribuzioni » di cui faccio
parte — sottoporre aH’attenzione dei
lettori una questione di fondo, che
deve considerarsi tuttora di attualità
(e lo sarà, purtroppo, forse per molti
anni ancora!). Alludo al problema finanziario.
Può darsi che, dati i discreti risultati complessivi ottenuti quest’anno,
taluno ritenga — un po’ superficialmente — che i grossi scogli siano ormai superati e che la navicella delle
finanze della Chiesa sia ormai entrata definitivamente nelle acque tranquille del « pareggio »,
Purtroppo non è cosi, e desidero dimostrarlo affinchè ciascuno ne possa
trarre le debite conseguenze.
1) Siamo ancora molto lontani dal
Esaminiamo a fondo
e poi., facciamo!
traguardo ultimo, dal pareggio effettivo che dobbiamo — e possiamo! —
raggiungere. Per pareggio effettivo intendo: eliminazione di ogni passività
presso terzi, autonomia finanziaria rispetto all’estero.
Risulta, infatti, dai dati fomiti dai
Cassiere, che quest’anno si è bensì
conseguito il pareggio del bilanciò,
grazie ai copiosi aiuti giunti dall’esté^
fii, i quali ascendono ad oltre un terzo
1^1 totale delle contribuzioni! Inoltre
rèstano da eliminare debiti, di data
piu o meno antica, per varie decine di
ipihoni! ■•’’JSi'*
1 w E’ quindi più eh« . mai nettiMiflo
I^oseguire nello sfoi^ ihipw& con
iiiiniiilMiiimitiiiminiti
Kimmmiimmiiiiii
Spigolature di attualità
CHAMPAGNE
e nuove patacche
I giornali hanno dato notizia del fastoso
ricevimento che un grande industriale ha
offerto agli amici, nella sua villa in riviera.
Al termine del festino, gli ospiti si sono
tuffali nella piscina colma di champagne:
centinaia di bottiglie di spumante sopraffine versate nella capace vasca; diecimila lire di Spesa per ogni bottiglia.
La notizia ha ingelosito altri magnati dell'industria e particolarmente le loro consorti. E' logico: chiunque abbia l’orgoglio
di sentirsi una ’’marchesa Travasa” (anche
se non discende da magnanimi lombi, è
l’aristocrazia del denaro quella che conta I
non si rassegna a passare in seconda fila e
sprona il marito a organizzare qualcosa di
più fastoso, per eclissare i rivali,
II marito magnate ( e bisogna vedere
quanto ’’magna”) sarebbe del parere della
bellicosa consorte, ma ha un po’ di tremarella ,a causa del cancan sollevato dai giornali di sinistra.
Quei giornalisti ficcanaso possono compromettere le sue ambizioni, i suoi progetti e non gli garba la prospettiva di far ritardare Tassegiuizione della nuova onorificenza che gli sta tanto a cuore, con la patacca in più da applicarsi sul frak e il lucente collare che gli conferiranno un più
grande prestigio sullo spregevole volgo.
’’Non si è nemmeno più padroni di spendere il proprio denaro come più ci piace”
— commenta la consorte.
’’Siamo in tempi difficili, mia cara” —
dice l’uomo, mentre col piede preme sul
l’acceleratore della Ferrari.
La macchina corre veloce, sorpassa sprezzantemente la povera utilitaria che inutilmente ammicca e fa l’occhio di triglia con
uno dei fanalini posteriori, per invocare
umilmente il passfiggio ; ma Tautomedonte
della Ferrari non .s’impieto.sisce : ride, anzi. nel seminare dietro di sè quanti avrebbero la velleità di contrastargli il passo.
Jm matrona che. con la cintura di sicurezza a tracolla sembra cinta da umi sciarpa da generalessa, rabbrividisce, ebbra di
velocità: il .suo è un ’’brivido blu”, come
dire la canzone. (Si vede che esistono brividi che si materializzano in lividi; non c’è
da stupirsi, dato che ri sono liquori che
’’creano un’atmosfera”).
"Tempi difficili” - riecheggia la matrona. al tè con le amiche. ”Ma che cosa pretendono, questi operai, e i giornali che li
sjialleggiano? Spendiamo fior di milioni
per nuintenere le s-uadre di calcio e farli
divertire alla domenica, diamo ila mangiare, a migliaia di persone che .si permettono
di possedere il frigo e la TF, e poi ci insultano per aver organizzato una festicciola
in famiglia! E’ proprio giusto quanto diceva quel tale: ’’Più conosco gli uomini e
più amo le bestie!”.
E accarezza la cagnetta che (concludiamo
col Porta) dopo la padrona è ”la bestia de
maggior riguard”.
(Anche la cagna ha il collare, con una
patacca d’oro grossa così).
,\U!KKTo GuADAI.AXARA
slancio e perseveranza, àirparte df
tutti, se si vuole veramente raggiungere la meta del pareggio reale e definitivo.
2) Esiste un forte, avvilente divario
nella «media contributiva» fra i singoli distretti, corrl^x>ndente, in linea
di massima, al diverso ^ado di benessere economico delle rispettive zone.
Da un più approfondito esame della
situazione, si possono però ricavare
dati molto interessanti. Vorrei richiamare l’attenzione dei lettori — specie
delle Valli Valdesi - sui seguenti dati emersi da un esame comparativo
delle tabelle delle contribuzioni di quest’ultimo quindicennio.
Nel 1947 il P Distretto (Vaili) versò
alla Tavola una somma pari al 36,6%
delle contribuzioni globali per la Cassa culto; rammontare delle contribuzioni (comprese q;uelle per l’istruzione, le opere di assistenza e per le spese locali) superava il 40% del totale
generale.
Dopo quindici anni il 1“ distretto ha
bensì moltiplicato per cinque (circa)
le sue contribuzioni, ma è sceso, comparativamente, dal 40 al 28%.
In altri termini; mentre lo sforzo
degli altri distretti ha seguito il costante deprezzamento della lira e l’accrescimento delle spese della Chiesa
tanto da moltiplicare per otto volte
— complessivamente — il gettito delle
contribuzioni, il I» Distretto (ohe rappresenta oltre il 50% dell’intera popolazione valdese in Italia) è sceso dal
40% al 28% rispetto al totale generale
delle contribuzioni.
Tutto ciò è sintomatico e tanto più
grave in quanto — com’è notissimo -il livello economico delie Valli si è
enormemente accresciuto in questi ultimi anni ed uno stato di benessere,
sia pure relativo, è oggi assai diffuso
in quella zona. In ogni caso, questa
parabola ascendente del livello economico del 1“ distretto è superiore a
quella, pure sensibile, dei nostri distretti più poveri (5° 6 6«). Ebbene, cosa strana — ma non tanto... ! — le contribuzioni pro-capite delle nostre comunità della Campania, delle Puglie,
della Calabria e delia Sicilia — zone
depresse, sottosviluppate, arretrate fin
che velete — sono nettamente superiori a quelle delle Valli tanto che,
complessivamente, i versamenti alla
Tavola, da parte di essi, si sono decuplicati, negli ultimi 15 armi, mentre
quelli delle Valli si sono moltiplicati
di appena 4-5 volte.
Bisogna riconoscere, di fronte a questa situazione di fatto, perfettamente
documentata, che ii problema finanziario non è stato finora affrontato
alle Valli, con sufficiente serietà e impegno.
La responsabilità, a mio avviso, si
deve ripartire equamente fra i Pastori, i Concistori e la massa dei membri
di Chiesa.
Dei Pastori, in primo luogo. Sappiamo benissimo, infatti, che quando il
« Conduttore » di una Chiesa vuole veramente che si raggiunga una mèta
concreta e precisa, e si adopera seriamente alla bisogna, egli ci riesce. Occorre, però, che il pastore bandisca
ogni esitazione, ogni timore d’impopolarità, ogni falso scrupolo quasi che,
richiamando la sua greggia aH’adempimento di un preciso dovere verso la
Chiesa (perchè di questo si tratta)
egli tema di dare Timpressione di lavorare « prò domo sua », per un aumento del proprio stipendio!
Dei concistori, in secondo luogo.
Nessuno ignora l’ascendente di cui godono gli « anziani » delle comunità
delle Valli. Le loro possibilità, in questo settore specifico, sono grandissime, sol che vogliano dare l’esempio!
Ma anche per loro, pare che sussistano « complessi » psicologici piuttosto
strani! Pare che temano, dando esempio di maggiore liberalità, di mettersi
troppo in evidenza, di voler fare spicco sui loro confratelli e cosi... si limitano aile solite 4-5 mila lire annue
pro-capite quando potrebbero benissimo triplicare tale somma.
La massa dei membri di chiesa, infine, conosce pcco e male il problema
e si dimostra insensibile, o quasi, ai
pochi e vaghi « appelli » che le sono
stati finora rivolti dagli organi responsabili.
Mi risulta, infine, che talune comunità delle Valli non hanno ancora adottato il sistema delle contribuzioni periodiche tanto che, lo scorso anno,
qualche comunità ha effettuato i ver
samenti aila Tavola in umea soluzione, a fine d’anno!
E’ evidente che ci troviamo di fronte alla più ottusa incomprensione di
un problema essenziale per la vita
stessa della Chiesa.
Temo che queste mie osservazioni
riusciranno poco gradite a molti, e
me ne dispiace; tuttavia ritengo sia
giunta l’ora di guardare in faccia la
realtà, senza allarmismi eccessivi, si.
ma ànòhe senza veli, senza edulcoramenti artificiosi o presuntuosi, affinchè ogni comunità, come ogm membro, sappia, in buona co
setóma, radere le proprie posizioni
o;lé |)topi^<responsabilità, di fronte
alia Chiesa ^ al suo Signore !
Aldo Long
10 modi buoni per rovinare
ie finanze di una chiesa
1. Donate poco: il risparmio è il primo dovere di un cristiano.
2. Non date regolarmente: la contribuzione non è mica una tassa.
3. Date la vostra contribuzione alla fine dell’anno. E se avete molte spese, non
datela: dopotutto la chiesa è una realtà spirituale.
4. Non date una percentuale fissa del vostro reddito: non siamo mica degli avventisti, e dopotutto viviamo sotto la grazia, e non sotto la legge.
5. Se il vostro stipendio aumenta del VI%, non siate avari: aumentate la contribuzione del 5%.
La chiesa deve capire che anche il costo della vita è aumentato.
6. Non confrontate mai la vostra contribuzione con quello che spendete in un
anno per l’auto, la TV, il cinema, le sigarette, i giornali: la vita moderiut ha
le sue esigenze.
7. Pensate quante belle cose potreste fare col denaro che date alla chiesa: e poi,
siete proprio sicuri che la Tavola lo spenda bene?
8. Se avete degli spiccioli in tasca, dateli alla colletta: 30 lire bastano; e in un
anno fa già molto.
9. Criticate chi dà poco: è un avaro.
Criticate chi dà molto: è uno che vuol farsi notare.
10. Gesù ha detto: è miglior cosa il dare che il ricevere.
Si vede che non aveva esperienza della vita moderna. E poi si sa che non aveva famiglia. Dal bollettino di Valdoland
IIIIIIUIIIIIIIIIIII.
iiimiiiiiiiimiiiiiiniiimmiiiiii
imiiiiiiiiiiimiimimiiiiiimiiiiimiiniiiii
LETTERA DALL* INGHILTERRA
« Come è vista e sentita dagli inglesi la
entrata della Gran Bretagna nel Mercato
Comune? ». Scrivere su un argomento di
tale portata, in via di giornaliero sviluppo,
non può dare, necessariamente, che un
quadro limitato della situazione.
L’annuale conferenza dei quindici primi
ministri del Commonwealth si è aperta lunedi, 10 Settembre, a Marlborougb House.
11 punto cruciale del discorso tenuto il
giorno 11 da Macmillan ai suoi cclleglii
consiste nel fatto che il governo rifiuta di
ammettere che la nazione sia posta di fronte alla scelta tra il Commonwealtli e TEtiropa qualora egli decidesse di portare la
Gran Bretagna a far parte del Mercato Europeo secondo i termini attuali del Trattato di Roma, fi discorso, durato un’ora, è
stato accolto da applausi spontanei e corte■si ma privi d’entusiasmo.
Come si è visto da recentissiiini sondaggi, il 52% dell’opinione pubblica è contraria .all’entrata dell’Inghilterra a far parte
del Mercato Europeo. Durante l’annuale
cengresso delle « Trades Unions » tenutosi
il 6 Settembre a Blackipool, sul totale di
,5.845.000 voti, 2.022.000 «ono stati contrari
a tale decisione, mentee 3.823.000 non hanno preso alcuna iiosizione in merito, cioè
non hanno votato a favore. Probabilmente
questo è avvenuto per pura ignoranza dei
fatti o per incertezza. Occorre ricordare
che fin’ora il governo ha dato pochissime
informazioni sia sul Mercato Europeo, sia
sulle conseguenze che esso avrebbe nella
vita della nazione nel suo insieme e nei
settori specifici; inoltre la linea di condotta passata e presente sta ad indicare che il
governo non ha nessuna intenzione di consultare 'l’elettorato su questa gravissima derisione, descritta dal Primo Ministro stessa
come la più grave ohe la Gran Bretagna
debba prendere da cento anni a oggi.
11 9tl% della popolazione è tenuta all’oscuro delle implicazioni politiche del Mercato Europeo e le notizie date dalla grande
stampa io hanno presentato come una pa
nacea. capace di guarire tutti i mali che
t.ggi afiliggono la nazione. Si dice ancora
che la situazione economica peggiorerà certamente qualora la Gran Bretagna si astenga dal diventare membro dei « Sei ». L’opinione pubblica, la gran massa si trova cosi presa fra i due fuochi e potrebbe cadere facile preda di un ceito senso di rassegnazione, di i( laissez faire ». Altri giustamente dicono a fatti, c ncn solttmto a
parole, che è venuta l’ora tier l’Inghilterla di mettere a posto i propri affari tra
mite una politica interna più energica, più
realis'a, più progressista, libera dall’influenza sempre crescente degli Stati Uniti
d’.Ainerica. Il popolo inglese, godendo di
una ricchezza sempre maggiore, corre il
rischio di assopirsi (spiritualmenle : un risveglio è dunque d'importanza vitale.
Il 10°(. deiropinione pubblica si è resa
conto del fatto che Fentrata dell’Inghilterra a far parte del Mercato Europeo non
equivarrebbe che ad una mossa politica,
fomentando la guerra fredda nell’interesse
degli Stati Uniti, che non vedono di buon
occhio un’Inghilterra sovrana ed indipendente a capo di un vasto gruppo di nazioni
libere che vivono in pace tra di loro. Si
nota un graduale e decisivo risveglio fra
la gran massa che comincia a far sentire la
propria voce. Tempo fa. Lord Avon (già
Sir Anthony Eden), Lord Boyd Ori- (già
presidente della F.A.O.), Sir Winston Churchill, membri del Parlamento sia del partito laburista ohe di quello conservatore,
si sono nettamente dicliiarali contro la firma del Trattato di Roma nella sua forma
presente. Si deve pure menzionare la Leg.i contro il Mercato Comune ed il « Forward Britaiu Movement » ambedue associazioni, credo, apolitiche e unite nell’intento
d’impedire al governo di portare a termine i suoi piani.
Riiornando al « Trades Union Council »,
che è l’organo rappresentativo del movimento sindacalista inglese, le ragioni date
per la presa di t>osizione dei 2.022.000 si
limmiimtiiiiiiii
"Adesso, sceglie il silenzio
Abbiamo più di una volta citato il quindicinale cattolico milanese ’’Adesso”, di
cui abbiamo sempre profondamente ap¡trezzato l’ispirazione e l’impegno genuinamente cristiani, che risalgono alla figura di Don Primo Mazzolari. Un periodico
che si voleva ed era leale e fedele all’ortodoissia romana in campo teologico, ma
che combatteva una sua coraggiosa battaglia, con impegno e sincerità, nel largo
cianpo dell’ ’’opinabile”, sul terreno politico e sociale; spesso in contrasto con le
posizioni ufficiali cattolico-romane, ma appunto, dall’interno della chiesa profondamente sentita come cosa jtropria, propria
madre.
.ibbiamo ricevuto con profondo rincrescimento il numero del 15 settembre, che
almeno per il momento sarà l’ultimo: infatti l’editoriale, che riportiamo, annuncia che, di fronte a pressioni che non vengono precisate ma che sono intuibili, e visto che gli si rifiuta quella libertà nell’opinabile che ad altri viene concessa ( viene
riportato, quale esempio, un raffronto fra
i giudizi completamente contrastanti che
.sul ’’centro-sinistra” dettero a suo tempo
”Il Quotidiano”, organo dell’Azione cattolica, da una parte e ’’L’Italia” e ’L’Avvenire di Bologna”, organi delle curie vescovili di Milano e di Bologmi, ibilTaltra),
"Ade.s.so” .sceglie il silenzio:
biairao scritto in questi aniui aperiamo non
sia del traitUo inutile. Per noi ha -naippresen.
tato l’affermazione di alcuini valori cristiaui e di una libertà a cui resteremo fedeli.
La direzione di « Adesso ».
Non riusciamo a capire come una Chiesa
po.s.sa soffocare così Le sue voci più vive
anche se non infallibili, privarsi di alcuni
fra i suoi non molti laici coscienti della
loro vocazione cristiana, rinnegando nei
fatti quell’appello all’apporto dei laici che
anche in questa vigilia conciliare viene
tanto proclamato. La gerarchia romana non
vuole degli interlocutori —. nm come può
non sentire la tonalità cristiana di quelle
vuole degli esecutori; badi di non
Con, questo numero sospendiamo la pubblicazione de.1 giomalle. Le difficoltà che
« Adesso » ha avuto in quattordici anni di
vita sono note. M fatto che ai siano rlprcsentate, più cihe stupirci ci addolora. D’al.
tra parte non vogamo suscitare scandali
e preferiamo tacere, piultO'Sto -ohe fare un
« Adesso » «he non sia la misura delle no
stre couvtnzioni.
Forse in Italia si preferiscono altri tipi
di laici, più esecutori o più oppositori?
Certamente gli imlerlocutori non sono mol.
to richiesti e molle volte neppure previsti.
In tanta varietà di voci il nostro silenzio sarà avvertilo da pochi, ma quanto ab
mietere sempre piu oppositori — non lutti
dolorosamente ubbidienti e umili come
Véqnipe di ’’Adesso” — e si chieda se più
che la nequizia dei tempi non sia e.ssa a
portare cospicua jiarte della responsabilità
del grande allontanamento.
E voi, amici, fratelli di ’’Adesso”, ricevete il nostro saluto di profonda riconoscenza per quello che ci avete dato in questi anni, perchè non solo ci avete dato di
sentire con allegrezza la ¡nresenza di Cristo nella Chiesa di Roma, ma ci avete stimolalo. ci avete ’edificato’ nel senso intenso. biblico di questo termine. Abbiamo
un solo rimpianto : quello di aver forse un
poco contribuito, citandovi e commentandovi talvolta, a rendere più difficile la vostra posizione e più esposta la vostra battaglia. Siamo forse stati incauti: ma non
abbiamo mai inteso ’giocarvi’ contro la
gerarchia, servirci cioè di voi in modo cristianamente inqualificabile; abbiamo soltanto, di volta in volta, voluto esprimere
la gioia che ci dava riconoscervi fratelli,
ben sapendo che nette divergenze confessionali purtroppo ci separavano.
Vi ringraziamo, dunque, e ci auguriamo
che il vostro silenzio non sia definitivo, e
che il vostro impegno cristiano prosegua,
nella coraggiosa chiarezza che vi ha fin
qui sostenuto.
«L’Ero DEM.K Vai.u »
Siamo assai grati idla nostra corrispondente per queste informazioni che equilibrano le notizie e i giudizi pubblicali sulla stampa italiana. I,’atteggiamento di mol
li inglesi non è dunque soltanto di tradizionale isolamento, ma di .sospetto verso
una Comunità economica che non rappresenta tutta l’Europa, e che ha una colorazione politica abbastanza definita (per la
stessa ragione ne rimane al di fuori la Svizzera). Tuttavia ci pare che. con le soluzioni di compromesso che sono l’arte della
politica, la Gran Bretagna debba cercare,
pur rimanendo nel Oommonivealth (una
’’comunità” che ha un nerbo e una tradizione), di portare a modifiche, accettabili
per tutti, del Trattato di Roma, e affiancarsi — con i ’’sette” dell’EFTA — ai
’’sei” del MEC: si avrà allora l’Europa vera, e non L’Europa carolingia vagheggiala
dal Generale e dal Cancelliere sull’asse Farigi-Bapn, guardata con giusta diffidenza
dai britannici e non da loro soltanto.
La Gran Bretagna, il Gommonwealth e il HEG
possono cosi riassumere: 1) la partecipazione dell’Inghilterra al Mercato Europeo non
è nell’interesse della classe lavoratrice inglese nel suo insieme perchè essa imporrebbe più restrizioni di quante ne eliminerebbe. Ad esempio, Flnghilterra sareljhe
costretta a porre delle tariffe oggi inesistenu danneggiando così le relazioni con
il Commonwealth. 2) 11 costo della vita aumenterebbe senza che i salari seguissero di
pari passo. 3) L’essere membro dei « -Sci »
non contribuirebbe in nessun modo alla
unificazione europea (iL’Europa non è formata soltanto da sei stati), ma, anzi, ne
ai centuerebhe le divisioni già così acute.
£’ interessante notare che durante rultiiua
seduta, il « Trades Union Congress » lia
deciso di far pressione sul governo affiliohe vengano chiuse le basi « Polaris » in
territorio britannico.
I « Icaders » di alcune nazioni del ( ommonweallh si sono riuniti a Londra dal t>
all’S Settembre allo scop-j di discuterò la
entrala della Gran Bretagna nel Mercato
Europeo. Essi sono stali d’accordo nel dire che l’Inghilterra non deve diveniate
lueiubro dei Sei « fijichè le presenti jiiomesse non diventino degli accordi precisi ».
Dal canto sue, Hugh Gaitskoll ha aggiunto
che le condizioni del Trattato di Roma,
" completamente inaccettabili per i! iiavlito laburista, causerebbero una netta divisione d’opinione fra i due principali partiti portando con assoluta necessità ad elezioni generali ». La conferenza annuale del
partilo d’opposizione si terrà a Brighion
fra due settimane circa.
Come abbiamo visto, otto dei quindici
Primi Ministri del Commonwealth si sono
dichiarati contro la firma del Trattato di
Roma nei suoi termini attuali. Le voci contrarie, fin’ora, sono : Diefenbaker per il
Canada, Menzies per l’Australia, Holyoake
per la Nuova Zelanda, Nehru per l’Ìndia,
il Sen. Fernando per Ceylon e Ayid) Khan
per il Pakistan.
II Commonwealth, che non ha una costituzione scritta, « è un’associazione libera di stati indipendenti e sovrani, in nessuna maniera subordinati gli uni verso gli
altri, uguali in diritti, uniti per mezzo di
una comune obbedienza alla Corona ». da
essi liberamente scelta e riconosciuta i-oiue
simbolo di unità. Malgrado le differenze
di razza, di credo, di idee politiche, di religione, di usi e di costumi, gli stati membri del Commonwealtli stanno raggiungendo Un notevole sviluppo nel campo educativo, sociale e legislativo.
Il Monarca è il capo di ogni Parlamento
ad eccezione fatta della Federazione della
Malesia e di quegli stati die hanno scello
un sistema di governo repubblicano, quali
ITndia, il Pakistan, ii Ghana e Pisola di
Cipro assieme alle loro dipendenze. Oltre
a questi quattro sta i, abbiamo il Canada,
PAustralia, la JNuova Zelanda, la Sierra
Leone, la Federazione dell’Africa Centrale,
la Nigeria, la Jamaica, le Isole di Trinidad e Tobago ed il Tanganyika. Quest’ultimo si costituirà formalmente in repubblica —• entro il Commonwealth — il 9 Dicembre 1962. L’Uganda otterrà l’indipendenza nell’Ollobre di quest’anno. Stando a
islatìsiiche fornite dall’Ufficio per le relazioni con il Commonweallh, Pinsieme delle popolazioni di questi stali raggiunge i
723.0llO.OOO alPincirca.
Liliana Manzi
3
2g eettioiiïre 1962 — N. 38
Pa«- 3
CAMPO ECUMENICO DI LAVORO ALLE VALLI
Una nuova strada nei vallone di Faetto
doppio
taglio
{segue dalla l.a pag.)
Eppure questo aceordo fondamentale è
stalo rag^itnito rapidamente in una atmosfera ehe Ila poi eontraddistinto tutto il
rampo e ne ha fatto probabilmente la earatterislioa più positiva.
Ma il terreno non poteva bastare. Un
rampo di 15 o 18 giovani isono poi risultati
Il percliè l’orario di lavoro ha scoraggiato
alcuni) non è in condizione di aprire una
tale strada, anche limitatamente al primo
(ronco di 560 int. Non si poteva avere la
pretesa di «dare» la strada, ma di semplicemente «aiutare» la gente a costruirla e
l'aiuto poteva in questo caso avere un peso determinante, sia per le ore di lavoro
offerte, sia per la possibilità di avere più
facilmente dall’esterno altri aiuti indispensabili.
Ma sarebbe stato possibile avere questa
collaborazione di lavoro sul cantiere, da
parte di tutti? Molti amici e conoscitori
delle popolazioni alpine scuotevano la testa. D’estate un contadino-operaio ha una
quantità di cose faticose da fare, oltre al
suo lavoro nell’industria, ed anche se il
campo coincideva in parte con il periodo
di ferie, la collaborazione poteva essere più
nominale che reale.
Inoltre tutti sappiamo come spesso il
nrontanaro di oggi è una persona iscoraggiata da un gran numero di disillusioni e
di insuccessi; abituato a sentirsi fare mollo promesse che rimangono tali e non si
mantengono mai. Avrebbero i nostri amici
saputo superare il loro scoraggiamento e
sacribi'acs tutto il loro tempo disponibile,
lasciare indietro alcuni lavori per dedicar
si ad una strada, necessaria certamente, ma
da realizzare con dei sistemi cosi fuori del
ncnnal» come quelli della collaborazione
ecumenica ed internazionale?
Nel corso delle nostre discussioni invernali il problema è stato affrontato, ma non
risolto. Non poteva esserlo, d’altra parte,
che d'estate, sul cantiere; ma quando abbiamo suggellalo il nostro impegno di col!aboiai-c tutti, i-iascuno secondo le sue possibilità., lon il vecchio ed onesto sistetna
della .stretta di mano ho sentito che la strada si sarebbe fatta e che quando il momento sarebbe venuto, anche i più incerti,
i meno otlimisti che provavano una certa
difficoltà a pensare che gente che non conoscevano sarebbero veramente venuti ad
aiutarli, non si sarebbero tirati indetro al
inomcnto buono.
Ed intatti quando i lavori sono cominciati la collaborazione è andata aumentando con un crescendo quasi rossiniano: i
più convinti hanno dato subito l’avvio e
poi, man mano tutti gli altri e quando è
giunto il periodo delle ferie ed i lavori
campestri più urgenti sono stati fatti i lavoratori sul cantiere sono letteralmente raddopt)iali [icr giungere al massimo quando
SI è Irattato di fare il terzo lotto di lavori
per collegare Roccia con il Linsardo. Si
trattava di 130 mt. di strada, sostenuta da
un muro in curva assai alto, il tutto realizzato in due giorni e mezzo di lavoro veramente comiiiulo «a furor di popolo». I più
pratil i costruivano il muro mentre gli altri
ed il campo di lavoro smistavano le pietre
continuamente portate dal mezzo meccanico della Provincia, scavavano il fondamento, porgevano le pietre ai muratori, e le
donne del villaggio curavano che non mancasse la «biero» (il popolare «petrolio» dei
campisti) ed il vino per calmare la sete di
chi lavorava nel gran polverone.
Lavorare
insieme
Mi senibrava di rivivere uno dei momen
ti più belli della eosLruzione di Agape
quando per terminare la strada prima che
il caposquadra Bob ripartisse per l’America, tutto il campo aveva lavorato una notte
intera al lume dei falò mentre le ragazze
che non potevano più lavorare a causa della stanchezza cantavano in coro per alleviare la fatica di chi terminava la strada.
Questa collaborazione non si è limitata ai
cantiere, anche se qui è stata decisiva per
la conclusione dei lavori; essa si è estesa a
tutta la vita del campo e dei lavoratori:
dairofferta dei locali in cui dormire alla
legna per cucinare, dal latte alla verdura,
al burro ed alle patate, dai «doppi» di vino
alle pere cotte già pronte e zuccherate,
dal lavoro di cuoca in cucina offerto da
una ragazza in villeggiatura al iìaret e da
Magno Eleonoro la cui suppo vaudoiso non
sarà facilmente dimenticata dai lavoratori;
e anche i dolci giungevano dai Chiotti!
Ma non si possono neppure fare dei nomi perchè si rischierebbe di dimenticare
(fualcuno ed invece veramente tutti, cattolici e valdesi, sono stati con noi in modo
superiore a tulle le previsioni.
Ne è stata una bella dimostrazione la cena dell’ultima sera, che la popolazione ha
voluto offrire ai lavoratori ed agli altri collaboratori. Una vera cena di nozze ci attendeva sotto la pergola di Roccia: i tavoli
coperti con belle tovaglie, vasi di fiori, ed
un menù fuori ordinanza alla cui realizzazione avevano lavorato tutto il pomeriggio
alcune Sorelle del quartiere. 1 lavoratori ne
sono stali veramente commossi perchè nonostante le quattro settimane di vita assieme non potevano supporre che l’affetto per
loro fosse così grande da curare anclie i
minimi particolare di quell’incontro durante il quale, come in occasione della partenza del giorno dopo, abbiamo constatato
quanto questo campo, che aveva come caratteristica principale la collaborazione con
la gente del posto, abbia raggiunto effettivamente il suo scopo.
La collaborazione non si è lultavia fermala qui. Per aprire una strada non bastavano picconi e buona volontà, era neces
sario avere dei mezzi ben più potenti che
scio Enti ed organizzazioni più potenti potevano fornirci. Ed am-h’essi non sono
ntancali e desideriamo ringraziarli simeramente per quanto hanno fatto.
In primo luogo il Comune di Ferrerò
che ha preso a cuore il progetto e si è offerto di procurarci una pala meccanica che
favorisse lo sbancamento ed ha inviato il
carburante nec-essario per il funzionamento
della medesima e del compressore. Non vogliamo neppure dimenticare il simpatico
invilo del Sindaco che ha offerto a Ferrerò
una cena in onore del campo di lavoro e
Ij collaborazione sul cantiere offerti da un
Consigliere ed una Consigliera del Comune.
Un ringraziamento particolare alla Amministruzione della Provincia di Torino
che ha messo a nostra disposizione per quasi tutta la durata del campo una pala meccanica di notevole potenza e due cantonieri
per farla funzionare. 11 mezzo, battezzato
dai campisti «la .Mucca Carolina», si è dimostrato di fondamentale utilità ed ha dato un tono particolarissimo a lutto il lavoro
AVETE
LE IDEE
CHIARE?
Più che mai nelle prossime
settimane si parierà dei problemi della vita della chiesa ed in
particolare dellMnità cristiana.
E’ il momento di chiarire le proprie idee, non solo per noi stessi, ma per poter rendere conto
ad altri di una nostra pensata
c cosciente posizione. Per questo vi ricordiamo:
GIORGIO GIR ARDET
Il Protestantesimo
e l’unità della Chiesa
Ed. Claudiana, 1962, 31 pp. L. 150
Ordinazioni alla Claudiana,
Via Principe 'Pommaso 1, Torino, c.c.p. 2/21641 oppure Torre
Penice (TO), c.c.p. 2/17557.
ed al campo intero di cui la Mucca Carolin,i era diventalo un membro come tutti noi.
Anche la Soc. Talco e Grafite è stala larga di aiuti fornendoci diverso materiali indispensabile al nostro lavoro e che solo la
miniera poteva fornirci, assieme allo specialista per metlerlo in opera.
Un particolare simpatico è dato dal fat1-) che anche il personale fornitoci dalla
Provincia ed il collaboratore volontario della miniera, erano membri della Comunità
di Villaseoca di modo che l’unità del campo è stata completa.
Desideriamo, da queste colonne ringraziare andie sentilanienle le numer-jse altre
persone che ci hanno aiutali col loro lavoro o con i loro consigli. 1 Geometri Viglielmo e Rostan che hanno rilevato e seguito i piani della strada; quanti hanno curato il servizio di collegamento e di trasporlo fra Roccia ed il fondovalle; quanti hanno prestato del materiale e degli attrezzi
per il cantiere e la cucina; Agape c-he ha
inviato le coperte e l’altro materiale per i
letti ed i pagliericci; il Curdi World Service per i vivere offerti; la Chiesa di Villasecca per il materiale di cucina e tutte le
persone alle quali abbiamo avuto occasione
di rivolgerci e che hanno risposto cosi prontamente ad ogni cosa.
Normalmente i campi ecumenici hanno
sei ore di lavoro, in modo da lasciare del
tempo per un’attività culturale e spirituale
discretamente intensa e non richiedere ai
campisti uno sforzo troppo grande. Ma anche in questo il Linsardo è stalo un poco
speciale in quanto l’orario di lavoro era di
otto ore ed il lavoro assai pesante.
La ragione di questo orario « normale »
di cantiere deve essere ricercata non specialmente nel fatto che il lavoro era parecchio e bisognava stare dietro (o davanti)
alla mucca Carolina senza farle perdere del
tempo e sciupare delle ore preziose di lavoro; ipa perchè abbiamo cercato lo scopo
del campo e la vita spirituale di esso, non
tanto in studi e conversazioni, ohe proprio
non ci sentivamo più molto di fare alla sera, ma nel dono totale della nostra esistenz.a per quelle quattro settimane.
Abbiamo accettato di « rinunziare a noi
stessi » non solo per il tempo offerto, non
solo per la fatica data, -ma anche rinunziare
a molti aspetti simpatici di un campo di
lavoro: conversazioni, giochi, discussioni
su argomenti di attualità ecc.
Non abbiamo certamente voluto accumulare dei meriti, ma semplicemente metterci
nella condizione di poter vivere la parola
di Cristo che abbiamo citato e che ci sembra fondamentale in una esperienza di servizio. Certo non è stato tutto facile e lutto
bello. Certe sere la fatica era veramente
dolorosa, soprattutto all’inizio quando le
mani ed i muscoli erano indolenziti, non
tutti hanno potuto afferrare subito il senso
di questo lavoro che poteva sembrare eccessivo, non miti erano come i tre o quattro
« bulldolzer » del campo che erano soddisfatti solo quando le pietre da spostare superavano il quintale e parecchi hanno dovuto impegnarsi fino al limite estremo delle loro forze per non chiedere riduzioni di
orario.
Eppure, porprio in questa fatica, in questi rinunzia a ciò che il campo poteva of
frire, abbiamo trovato il senso vero del nostro lavoro in mezzo a gente che lavora du
ro lutto l’anno e che si può conoscere in
modo non superficiale solo se si accetta di
condividere la sua fatica e la sua soffwenza.
11 campo ha avuto successo per la fraternità vera che si è stabilita fra i lavoratori
del campo e gli amici di Fatato, ma essa
è nata e si è stabilita proprio in questo
lavoro ed in questa fatica che abbiamo cercalo di offrire loro nel segno dell’amore e
della fede comune.
E penso che i campisti abbiano compreso e vissuto coscientemente questo aspetto
fondamentale del nostro campo, che ritengo sia altrettanto necessario alla maggior
parte dei campi di questo genere se non si
vuole dare l’inipressione di un puro e semplice dilettanlismo, ma si desidera pen«rarc nella vita e nei problemi della graite
per cui si lavora.
/ campisti
Non sarebbe possibile terminare senza
presentare un poco il campo stesso formato
da una dozzina di giovani provenienti da
3 continenti e da 7 paesi. Prima di tutti i
« tre bulldolzer » che dopo il lavoro avevan» ancora l’energia per aiutare le donne del
paese a trasportare i fagotti di fieno: Noël,
candidato in teologia della Chiesa anglicana, inglese, dalla gran barba c condirettore del campo; Kai, il professore di ginnastica olandese di cui tutti ricorderemo le
franche risate e la sua passione per l’aria
fresca che lo facevano dormire sul balcone;
Reinier, l’olandese dalla barba risorgimentale.
Poi le ragazze che si alternavano fra la
cucina ed il lavoro in cantiere, preferendo
normalmente quest’ultimo. Per fortuna l’apjielilo dei lavoratori era sempre abbastanza
vivace per non sottilizzare troppo su queste preferenze!
Vini, la solida olanilese che « torciava »
lo sigarette come un vecchio minatore, c
protestava quando il capocantiere la lasciava più di due minuti senza lavoro; Nicole,
francese serena e ottima compagna di campo: Daphne, inglese < he si prepara a partire per servire in una giovane Chiesa in Afriea od in Asia e Gerda che, nonostante la
sua oli ima buona volontà, non è riuscita a
farci apprezzare la cucina austriaca!
Poi, Heinz, il fratello di Gerda ehe fra
una pietra e l’altra trovava ancora incredihilmenle, il tempo per un po’ di allenamento a lotta libera; David, l’inglese amico di
Bohilino (uno dei cuccioli del villaggio).
La nota di colore era data da Paul, studente Camerounese a l’arigi di cui l’impressione cromatica più forte l’ho avuta quando una sera, lavandoci In eoslnme da bagno alla vasca del villaggio, l’ho visto per
la prima volta insaponato da testa a piedi!
Mohamed, invece, proveniva da Rabat in
Marocco e come indica il suo nome stesso
è mussulmano : un buon compagno che ci
ha portato l’eco di un mondo diverso e pur
così interessante. Nicola, cittadino israeliano, ma non israelita, arabo ma di fede cri.stiana, proveniva da Gerusalemme e ci ha
portalo l’eco di questa nazione che sotto
molli aspetti è all’avanguardia del nostro
Occidente; ma di Nicola ricordiamo anche
i giochetti di prestigio die sapeva tirar fuori c che, con il suo impegno totale sul lavoro, lo hanno reso uno dei campisti più
popolari nel villaggio.
Gente di fede e di paesi diversi, ma pure
uniti da un legame comune che il culto finale di Santa Cena ha messo in luce. Campisti e membri della Chiesa di Villasecca :
riformali, luterani, anglicani; europei, asiatici, africani. Tulli si sono riuniti l’ultimo pomeriggio intorno al pane ed al vino
della Comunione che ci hanno ricordalo il
Servizio vero e totale del Figliolo di Dio
per tutti noi e per il quale anche noi abbiamo potuto servire un pochino il nostro
prossimo lavorando al Linsardo.
Franco Davite
Il problema della cultura è molto sentito in Italia, tanto da far dimenticare
quello molto i>iù semolice, ma non per
questo meno importante, della istruzione.
Nessuna orca-sione è trascurata per mettere in risalto che il nostro Paese è culla
di civiltà, ehe a questa dvìllà si atterrta da
ogni parte e quindi incombe il dovere di
difenderla. H problema dell’insegnamento
del latino è una di queste occasioni, che
si presta assai bene, oltre tutto, alla retorica, per cui non deve far meraviglia se
si sono udite in Senato frasi come questa:
M la validità del vmeolo che unisce gli italiani di oggi con i progenitori latini ».
fPer lo stesso motivo gli italiani debbono
preferire il eattolice.simo, continuazione
dell’idea di Roma, al protestantesimo nor.
dico ed antiromano! ) Ma quando d senatore Menghi affemna che coloro i quali
propongono Pabolizione del latino dalle
scuole -medie vogliono in tal modo « bandire ogni valore spirituale e il ricetto
della personalità umana, per sostituirli
con una istruzione marxista e classista »,
dovrebbe accorgersi di esagerare parecchio.
Si è fatto, in altri termini, del problema dell’insegnamento del latino nelle scuole medie un problema di difesa della cultura e della civiltà, mentre, dall’altra parte (cioè, per essere precisi, dalle sinistre)
si scorge nel -mantenimenito dei latino un
iniipedimento per i ragazzi del popolo ad
accedere a più alti livelli nella scala sociale. Parole grosse, ma molto poco corrispondenti ad una grigia realtà, e che
fanno quindi fuorviare dai giusti termini
della questione. Non si tiene conto, cioè,
ehe in Italia v’è il pressante problema di
conihaltere Panalfabelismo ; che in Italia
attrite eoiloro ohe sanno leggere ed hanno
una certa istruzione non leggono, come sta
a provare il mercato editoriale; non si
considera che l’alta euluira è seutpre ed
ovunque retaggio di una minoranza, privi,
legiata non per censo ma per ingegno; e
si dimentica il più grave problema italiano, che è quello di avere troppi pseudoU'iuanisli e ben pochi tecnici, tro,ppi manovali e pochissimi operai qualificali, ciò
ehe costituisee un danno per l’economia
nazionale e per gli stessi individui. Quanti .spo.stali e quanti disoccupali in meno
si avrebbero se i giovani venissero meglio
orientali e preparali secondo le esigenze
conierete dei tempi moderni!
Ma a qnesto piuilo mi si eonsetila di affacciare una ipotesi. Perchè l’Italia e non
i paesi anglosassoni è in una tale situazione, e perchè, anziché concentrare nulli gli
sforzi per modificare tale situazione, ci si
accalora tanto sul problema del latino?
Ciò non deriva anche, se non certo esclusi,
vainenle, dalPinfluenza del caltolicesiino?
Li; i>iìi tresca coppia pastorale: Giorgio e
Gabriella Tourn a Massello.
(foto G. Rostani
donversazioiii a Spine Sante
(segue dalla La pag.)
locale di Spine Sante di Parlinico, la sera
dopo il lavoro dei campi, braccianti, ’’industriali”, vaccari e piccoli proprietari
¡tarlano e s’interrogano, cercando di scoprire insieme come meglio possano e debbano vivere la proitria vita nella vita degli
altri. Scelto di volta in volta il tema,
ognuno dei ¡vresenti a turno esprime il
proprio ¡mnlo di vi.na. Anche le persone
più timide esprimono il loro ¡mrere, anche
coloro che di solito, secondo il costume
locale, non dovrebbero ¡mrlare: le donne.
Si svUupiMi un dibattito aperto, si chiariscono le idee, emergono punti d’accordo.
Danilo Dolci, che organizza e coordina ormai da dieci anni queMo tii>o di riunioni,
ho raccolto in questo volume alcune delle
ultime conversazioni, trascrivendole così
come si sono sviluppate noi loro lesto grezzo e integrale. Ne risulta un documento
di prim'ordine, ricco di una sua dolente
eppìiT umanissima verità.
"Queste riunioni nel loro piccolo sono
la figura, il campione seppure limitalo, di
come vorremmo operare su scala più vasta:
di villaggio, zona, subregione: catalizzando al massimo la ricerca di ciascuno, di
ciascun gruppo, e poi la ricerca e Volterà
comune, sempre meglio e sempre più di
tulli, dal basso”. Cosi osserva Danilo Dolci in uno dei suoi Appunti per l’avvio di
discussioni compresi nella prima ¡torte del
volume che raccoglie tre sue conversazioni
che introducono direttamente il lettore nei
problemi e nelle difficoltà del suo lavoro.
Ad essa segue una .seconda parte: Conversazioni in tema di pianificazione, che comprende uno serie di appunti di viaggio da
Israele, dagli Stati Uniti, dalVURSS (oltre
una breve intervista riguardante un viaggio in Inelio ì. volli a testimoniare, ad uso
sopraltutlo dei siciliani, a cui erano diretti, come in diverse ¡tarli del mondo stanno
maliu-ando nuove esigenze e nuove situazioni in chiave politica e di pianificazione.
In altro contesto, abbiamo letto su ”Adesso’’ queste affermazioni pertinenti :
’'L'impegno singolo, ¡ter quanto coraggioso e disinteressato, per quanto lungimirante e partecipe, non può sopperire alla
carenza dell’intervento ¡tubblico, al disinteres.se e alla miopia di amministrazioni
incapaci di avvertire la gravila del ¡iriMema. Non sarà possibile in Italia di ¡Hirlare
di società avanzata, anche semplicemente
dal punto di vista capitalistico, finche ai
margini delle ìsole di beness^e e delle
grandi metropoli seguiteranno ad esistere
ghetti di diseredati, la cui sofferenza è alleviata o ridotta solo dal frammentario anche se generoso impegno di singoli cittadini". E' vero, ma vasta e profonda è la
¡tot tata umana di uomini-sentinelle che,
come Danilo Dolci, richiamano i pubblici
¡foteri alle loro responsabilità e rivelano,
soprattutto, ai diseredali la loro dignità.
(1) Danilo DOLCI: Conversazioni.
Einaudi, Torino 1962, L. 3.000.
Sempre in tema di scuola e insegnamento. rilev'o queste paro-le delPiutervenlo al
Senato del sen. Seorfiia: « Ci si preotxupa
tanto di impartire ai ragazzi un’edarazione religiosa mentre si tralascia completamente di impartire loro una sana educazione civica. Si continuerà così ad ignorare il vero volto della democrazia e si
farà, invece, accanto al latino, della religione Un elemento diseriminatore nella
scuola ».
Se la scuola, e soprattutto quella dei
primi anni, deve essere, come credo, formativa oltreché informativa, una buona
educazione civica non dovrebbe mancare
accanto all’insegnamento di tante materie.
Un tempo si insegnavano i diritti e i doveri, e se ne vedevano i buoni frutti. Ma
erano i tempi del « Cuore », libro ora
messo da parte come insulso (e laico).
Quanto poi all’i-nsagnamento della religione, non vi trovo nulla di male die esso
venga impartito nelle scuole, tanto più che
il poipolo italiano (eatlolico) è molto ignorante in materia di religione. Purtro-ppo
però l’insegnamento della religione dà
pretesto a molti insegnanti sacerdoti a polemidie ehe ben poco hanno a vedere con
l’insegnamento sereno e obiettivo della
religione. Sembra infatti che la maggior
preoccupazione di costoro sia quella di inculcare nei giovani alunni (forse soprattutto perchè se ne ricordino da grandi) un
concetto del protestantesimo die valga a
proteggerli dalle insidie della propaganda
protestante (anzi « prolestantioa », come
amano dire oggidì i ealtoHci). E ciò anche dopo Panunneio del prossimo Concilio, die dovrebbe spalancare la porta a
tanti... rientri di fratelli separati ansiosi
di poter far ritorno ndla Cliiesa madre!
* $ s
Il re dello Yemen è morto. Era un sovrano assoluto e terribile, die aveva potestà di vita e di morte su tutti i suoi sudditi. Aveva fallo decapitare i suoi propri
fratelli e si era dimostralo spietato con
chi aveva attentato alla sua vita. Nd suo
regno è ancora in vigore la schiavitù, le
adultere vengono lapidale, la poligamia è
largamenite praticata e le mogli sono tenute
nei serragli. Di questo sovrano arabo è rimasto il ricordo tra noi di un suo movimentato soggiorno romano con le sue tren,
taeinque anogli e concubine e le sue gu.irdie del corpo armate di scimitarre.
Tutto questo, die apipare quasi fuori del
tempo, dovrdibe far riflettere smll’iufluenza ohe ha l’eletnento religioso andie nella
vita sociale dei popoli. In uno Stato ialainico si possono Iteti avere iiioigli e connihine, si possono vendere e comprare schia.
vi, si possono spiccare con le scimitarre
le teste dei propri netnici personali, senza
che ciò sia in contrasto con la rdigione,
mentre in un paese oristiano un uomo lascialo morire per uua inadcguala atlrezzaitiUTg sanitaria cost'iCuisce una contraddizione con la fede e i principi cristiani e
non dà più il diritto di parlare di civiltà
cristiana.
tc ti t:
E’ certamente sconcertante la figura morale del coanmercianle romano ohe ha ucciso due persone in una mamovra di sorpasso fatta allo scopo di « fare il gesto delle corna » a un altro automobilista, dandosi quindi alla fuga. « Personalità deteriore
e asociale, dominala dall’orgoglio e dalla
aggressività », lo hanno dofmito 1 giudici
che lo hanno coiuidannato. I quali hanno
aggiunto die gli alti che seguirono il mortale incidente rivelano freddezza e calcolo
spietato per la difesa a tutti i costi della
poisizione economico-sociale raggiunta.
Costui si è dunque rivelalo clamorosamente. Ma in quanti l’orgoglio, l’aggressività e la volontà di difendere a lutti i costi la propria uimatia reputazione e la posizione economica e sociale raggiunla non
farebbero eommeuere atti per lo meno riprovevoli? A ben riflettere, a bene osservare, si potrebbe scoprire elle tutti i mali
del tempo in cui viviamo derivano dall’orgoglio, dall’agigressività e dalia difesa
spietata della posizione economica e sociale che si è raggiunta. Non riusciamo a
sicorgere invece la saggezza, quella saggezza che limita al giusto l’orgoglio, ehe bandisce l’aggressività e fa considerare la pro.
pria posizione un dono del Signore, al
Quale si deve rispondere. Ma tutto ciò
presuppone un senso religioso della vita,
che manica in tempi dominali dalle inaciliine e dagl! smodati desideri di conquista della materia e sulla materia.
* ss sS
Posizione economica raggiunta... e da
raggiungere!
Max Weber ha spiegalo la formazione
del capitalismo nei paesi protestanti col
fatto che i riformati, scorigenido nel successo un segno della grazia di Dio, erano
portati a dare impulso alla propria attività. Un arricchimento, quindi, procurato
col lavoro e oneslamente, anche se oggi
egualmente condannato da nuove teorie
jHiramente economi,-he.
Ben diversa è Ira noi invece la formazione di alcune ricchezze. Non un segno
della particolare benevolenza di Dio .si
può certo scorgervi, ma lo scarso amore
del prossimo, che discende appunto dallo
scarso amore e timore di Dio. E più che
con il lavoro. Fattività, la pazienza, si cerca il rapido guadagno con la frode. Tra
queste, una delle più bruite, delle più tur.
pi, è la frode negili alimenti, perchè colpisce la salute, Irene tra i più preziosi iielresistenza umana.
Di «onlinuo abbiamo notizia di frodi
alimentari e di grossi scandali in materia.
lUliino della serie, lo scandalo del formaggio, fabbricato con mangime per le
bestie.
Il 4 ottobre si riunirà a Roma il « Bureau européen des eoissoinmateuns ». Bene
fanno i consumatori ad organizzarsi, ma
ciò che occorre princ¡pálmenle è una moralizzazione del commereio. Il commerciante deve eonviucersi elle anche lui è 1eiiiilo a servire Dio e non Mammona. E. V.
4
p*«. ^
N. 38 — 28 settembre 1962
I trombettieri evangelici del Baden
Per la sesta volita i Trombettieri EvangeUed del Baden, ^Teliti dal M« EntUio
Stober, hanno itiascoreo un soggiorao di
ferie nelle nostre VaMi e precisamente nel
Gaatagneto di ViUar PelÙioe. Qneat’anno,
a breve distama da faticose manifestazioni ndlb loro i>abna, doveva trattami soprattutto di lun soiggiomo di riposo, ma tale
non fu ehe io parte.
Dopo uo primo cnllto a VUlar Pellice,
altri ne furoiu aniodiiiti col suono deile
trombe, a Pomaretto, To-rino e Laisema
San Giovanni.
Notevole e solenne il culto di Pomaretlo nel corso del quale dono un breve messaggio del M® Sitober i trombettieti Germanitci consegnavano ad otto giovani della
Chiesa di Pomaretto un doppio quartetto
di trombe riluceniti, pagate metà da una
parte e iinetà dall’altra del confine e destinate a fondare la seconda fanfara evangelica alle Valli. Veramente fraterna l’aoootdieuza della Chiesa e eordiali le parole
del SUO Flaiatore; oSitreimodo gei3«iro6o il
pranzo offeiito agli o<spi>ti in un ristorante
del viiclnaito.
G-ordiale e fraterna, come sempre, l’ac
eogllienza delle Oiiese di Torino e di Luge(pnta San Oiovanni.
Ma queefti non «ano stati che i contatti
di suiperfiicie come quelli di itanite alilre visiite a cui 'sia-mo abituaci da sempre. I nostri fralelli del Baden hanno saputo penetrare imolllto più a fondo neHa nostra intimità: «eigtiiiielS nel loro pellegrinare occasionale.
Un igiorno son saliti ad Angrogna per
visitare la famosa Ohieiea, al ritorno fan
lappa in una borgata e si mettono a suonare; la popolazione ei raocogliie attoimo
ed esprime il suo gioioso oonsenso. Una
ponagenaria ai' fefliiciila di averli potuti
udire prima di morire. Si «eparerainno dopo un’ora portando nei cuori, da una parte e daH'’a/litra, un! caro ricordo.
l^n altro giorno ®on saliti a Rorà per
Una igila e nelFintento di vìaiitare il Brio
^ Ro cca Berrà. Mia quel gioirn>o Rovà è in
lunio perohè «i celebra il funerale di Giov.
More! di PiamDrà. Qualcuno propone di
partecipare ail funerale e i baldi giovani
(Iella fanfara aciceliliano di gran cuore sacrificando parte della gita. Non vi è nulla
die affratelli cosi coime l’ora del lutto e
perciò ci si riunisce tutti (pianti nel vetusto tcimipio e menitre le trombe suonano
rinno prediletto dell’eStimto e i canti della nostra speranza, molte lacrime sgorgano
dagli ocelli di parecebi dei presenti...
Una «era un gruppo di fratelli e sorelle
di Villar Perosa, giunge al VSlar in forma
privata (ma con un gran mazzo dii fiori)
per dare un salutino ai tuo futuro pastore
e soli presenti anclie i Troiuibeltieri del
Paden e tiiitti iinsieine «i celebr.'i la gloria
di Dio.
Un’altra sera ancora un minieroso gruppo di fratelli e sorelle scende da Rorà per
parllar di tnriismo ev-anigelico e... per manifestare il proiwrio affetto al suo vecchio
ma non ancora dimeniticato Pastore. An'lie qui ®oin ipresenti i Troiinbettieri del
Badeiii e con loro è più facile e più bdlo
di cantare la gloria dii Dio.
Ma le manifestazioni più preziose sono
state quelle date per due venerdì consecutivi isui mercati di Torre Pellice e di
Luisema San Giovanni: opera di evangelizzazione eenza parole, ma efficace e benefica, consistente neH’esecnzione di inni
nostri, itra i più noti, riciiiesti qualche voi.
ta da qualcuno dei presenli... Altrove, forse, la semiplice esecuzione di inni sarebbe
meno efficace, ma alle Valli basta così: ha.
sta far risuonare con vigore lainte melodie
e queste di rimando ricordano ai cuori le
parole della nostra salvezza.
Quest’anno l’ambiente che circondava le
noelre trombe era particolarmente favorevole e gentile. Dai municipi dei due coimini si era risposto con molla affabilità
alla nostra coinunicaziore e le guardie di
città dei due luoghi s’eran date da fare per
riservare un posto adatto ai suonatori, e
soiprattntio la popolazione die si raccoglieva attorno attorno e che a voille applaudiva, isembraiva commossa dallo ape’.tacolo di questa gioventù die suonava i
canti della fede comune... E molti estranei
anche «i volgevano attorno per rliiedere
spiegazioni e vicino »i trovava sempre il
valdese pronto a spiegare... E die cosa era
questo se non quella famosa evangelizzazione in piazza di eui ogni tamlo «i parla
con aipprensione ?
E se — pensavamo ascoltando — al posto di questi trombettieri stranieri ci fosse
un.a nostira corale «he canta, non sarebbe
forse !o stesso? Questa gente non la ascolterebbe forse con lo stesso piacere, anzi
con gratiludine? Perchè non è vero che
sempre debbano rispondere degli scherni
a chi evangelizza e canta la propria fede.
Nel mondo, oggi v’è andic chi ha sete di
testimonianza e che è grato a chi glie la
vuol dare... Che cosa aspettano ancora le
nostre Corali e le nostre Unioni Giovanili
per scendere in piazza e iconlinnare l’opera di Pietro Valdo?
Ma torniamo ai nostri Iropiihettieri del
Baden die son venuti da noi a far da Cavie iper una santa impresa... Ora son ritornati nel loro paese, ma noi non possiamo non mandare loro un saluto commosso e non domandare a Dio che ricambi loro in benedizioni il bene die ci han
fallo. Enrico Geymol
P. S. - E non abbiam dello tutto. Mollo
interessante sarebbe anche stato il descrivere le serate di studio con i trombettieri
villaresi, alle quali, qualdie volta, si univano ambe i giovani giunti apposta da
Pomaretto.
sono ritornati fra noi
Abbiamo ricevuto...
Per la famiglia Biam-o Prevol di Meana :
Chiesa Valdese di S. Secondo L. 10.000; N.
N., Luserna S. Giovanni, L. 1.000; Ira6ine.sse. Grazie!
Il nuovo anno '
al Collegio Valdese
L'inauguraziofie dell’anno scolastico
1962-63 avrà luogo Lunedi 1° ottobre
1962, alle ore 15, neU’aula sinodale della Casa Valdese. La prolusione verrà
letta dal prof. dott. Ermanno Armand
Vgon, il quale tratterà della educazione in Grecia ed a Roma.
Il pubblico è cordialmente invitato.
I Presidi
Scuola Latina
di Pomaretto
L’inaugurazione dell’anno scolastico
avrà luogo Lunedì 1° ottobre alle ore
15. La direzione
Molte persone hanno risposto con
generosa tempestività al nostro appello di richiesta di Bibbie grandi, anche
usate, per pulpito: ne inviamo una alla nuova cappella di Priolo, e conserviamo le altre, in attesa di nupve richieste, che non tarderanno a venire.
Esprimiamo ai donatori, che hanno
accompagnato le Bibbie con sihipatiche parole di fraternità e di augurio,
la più viva gratitudine.
La Claudiana
Risultati degli esami
nella sessione autunnale 1962
Promossi alla li" Media: Bernanl Clau
dio . Berlalot Laiuira - Breuza Ornella
CuataiiLlino Ezio - Coucounde Enrico - Mar
Cihetli Anna - Ribel Renalo - Tron Alida
Promossi alla III" Media: Avomlei Rj
no - Comilia Paedo - Costa Renala . Fonie
rorie Gino - Jahier Varida . Gnocchi Da
Itilo - Perro Luciana - Pipino Andrea
Poello Vniiina - Pons Costanza . Polis
Ezio - Tron Rolando.
lócenziaii dalla Scuola Media: Bleynai
Olga . Camino Angelo - CoU’CO'iii'de Ferruiccio - Jahier Marilena - Morello Guido Nicolò Michele - Teavers Marina . Turino
Pier Mario.
iKiMiliiiiimiimtii
.iiuiimmiiiiiim(iiimiiiiiimiiiiiiiiiiimiiiuiii>iuiiiiiiiiiimiiiiiiimumiiiiimmiimiimi(iimiiiiiiiiiiiiimMimtitiiiii>uu mimimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiuuiiiiimiiii
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
BOBBIO PELUCE
— Sabato 22 settembre aibbiaiiio invocato la benedizione del Signore sugli «posi
Ferrara Pasquale (Napoli) e Re Maria (Via
Maestra). Rinnoviamo a nome della Chiesa
tntta i nostri affettuosi auignri a questi
sposi, residenti a Torino, domandando al
Signore di essere l’ospite costante del loro
focolare.
Lo stesso giorno abbiamo invocalo la
benedizione di Dio sul niatrimonio di
Chili Giorgio (Luserna San Giovanni) e
Gönnet Susanna Fernanda (Pantasset). Amebe a questi sposi che si trasferiscono a
Torre Pellice rinnoviamo i nostri auguri
cordiali di ogni bene nel Signore.
— Ringraziamo il Pastore Roberto Coni,
ba che ci ha rivolto il messaggio della Parola di Dio al nostro «ulto del 23 settembre. e. a.
BAH SECONDO
POMARETTO
Domenica 7 ottobre, alile ore 10, avremo
un culto d’inizio di ailtività per tutta la
Chiesa. Dovranno essere presenti la Scuola Domenicale, i catecuaneni dei 4 anni e
naturalmente tutti gli adulti.
LUSEBNA S- GIOVANNI
ANNUHZI
II 30 settembre prossimo il culto
Domenicale sarà presieduto dal Pastore Guido Miegge. Offerte destinate alla Società Biblica Britannica e
Forestiera.
Il pastore Jahier sarà assente per
tre settimane. Rivolgersi per ogni
necessità parromhiale gl Pastore sig.
Cipriano Tòurn, Piazza XVlI Febbraio, ai Bellonatti.
\ isite. — Anche qnesl’anno, diuraiiile i
mesi estivi, abbiamo avuto numerose visite di eminenti picedicatori che si sono avvicendati sul' pulpito ed hanno portalo alla nostra comunità i loro convincenti messaggi di fede cristiana: il prof. Emanuele
Tron, i pastori Emilio Ganz, Sima del Gabon, Alfredo Janavel, Samuele Giambarresì, Achille Deodalo. Mollo gradita è stala
pure la visita del Moderatore pastore Ermanno Roslan che ha presieduto il cullo
di Domenica 16 settembre ed ha presentalo alla nostra comunità alcuni pastori
esteri.
Li rinigraziamo tutti di cuore, riconoscenti per il privilegio die ci lianno offerto della loro collaborazione e diiediamo
al Signore che li benedica nd loro eaiinpo
di responsabilità e di lavoro.
Battesimi. — 1 piiocoli Massimo Rivoiro
di Anselmo e di Godine Mirella, Sergio
Avondetto di Franco e di Fornerone Elda,
Laura Turchi dii Marcello e di Grill Anita
hanno ricevuto il segno del patto di Grazia nel Santo Battesimo.
La benedizione del Signore scenda su
questi teneri agnelli affindiè possano crescere sotto il Suo sguardo, aecomipagnati
dalle preghiere dei genitori e dei padrini
che hanno promesso di insegnar loro a
credere nel Salvatore od a mettere in pratica i Suoi •insegnamenti.
Nozze. — Si sono uniti in matrimonio
Jourdan Giovanni di Luserna San Giovanni e Page! Attilia il 26 Ajgosto, Gay Renalo
della Solerà e Paschetto Bianca delle Paglierine il 6 settembre.
Mentre uniamo i nostri più cordiali augmii .li voli presenta tu a questi sposi dai
numerosi amici che lianno partecipato alla
loro gioia, chiediamo al Signore di accompagnarli del continuo con la Sua grazia.
Bazar. — L’annuale bazar di beneficenza
leniutoai in agosto ha dato risultaiti più che
sotldisfacenti. Il merito va ai collaboratori
che non hanno lesinato sacrifici e tempo
per la buona rinscàta ed a lutti i membri
della nostra comunità e delle parrocchie
sorelle che ban.no accolto il nostro invilo
e sono accorsi numerosi come sempre.
d.a.g.
Alcuni lettori, a compensare ì molti ritardatari o morosi, cominciano a
farci pervenire gli abbonamenti per U
1963. Li ringraziamo vivamente, e comunichiamo loro:
1) La Tavola Valdese, da cui l’amministrazione dei giornali dipende, si
è vista costretta ad aumentare il canone di abbonamento. Tale aumento
avrebbe dovuto avvenire fin dallo
Ricorso gennaio: il forte aumento dei
costi tipografici e il numero considerevole dei numeri a 6 pagine ha fatto
sì che il bilancio dei nostri giornali
fesse in partenza in forte passivo;
pensiamo e speriamo che nessuno dei
riostri lettori ci abbandonerà in seguilo a quest’aumento, del resto non ingente. Il canone d’abbonamento annuo, sia per l’ECO sia per la LUCE
sarà:
Interno: L. 1.500
Estero : L. 2.200
Cumulativo con « Presenza Evangelica »
Interno: L. 2.200
Estero : L. 3.200
Il prezzo di ogni copia del settimanale sale a L. 40.
2) Vi preghiamo vivamente di inviare gli abbonamenti sia per l’ECO
che per la LUCE sul ca;.p. 2/17557 intestato a Libreria Editrice Claudiana,
Torre Pellice, indicando chiaramente
la causale del versamento; avrete così automaticamente la ricevuta del
pagamento. S’intende che le nostre
Librerie di Torre Pellice e di Torino
continueranno a ricevere gii abbonamenti pagati a mano, e rilasceranno
ricevuta.
3) Nel caso, frequente, di cambiamenti d'indirizzo, vi preghiamo di comunicarlo in modo cbiaro, e di versare (anche in francobolli) la piccola
tassa di L. 50. Grazie.
L’Amministrazione dell’ECO-LUCE
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Toi
avvisi economici
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CERCASI direttrice per pensionato feniininile. Gay - Via Torricelli 60 - Torino.
Lutto nella eoiniiiiità
(li Catania
Domenica 16 Sellembre si addonmemlava
Ilici .Siignore la iioislra sorella Prof. Arena
Jole di lanini 53. Durante la iùnga prova,
accettala serenamente, si era preiparata aillla
fine con la forza donat'ale giorno iper giorno (la qiiM-llla fede che aveva sempre orientata la sua vita.
Lnniinoso esempio per i suoi familiiari
e per Miitli quelli che l’iianino conioseinta
ed amata, Itcn le sii può applicare il lesto
bililico die acicompagnava l’anmuiiizio funebre: « Certa è questa parola: ohe se
niuoiamo con Lui, con Lu! anclic vivremo » di a Timoteo 2: II).
Ai genitori ed ai parenti lutti, sosleiuili
dalla stessa forza, iriniioviamo le nostre
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Laura Malhieu 5.000.
«Io sono la risurrezione e la
vita, chi crede in Me anche
muoia, vivrà »
(Gioivanni 11: 25)
Si è improvvisamente addormentato nel Signore
Genre Rino
di anni 25
Profondamente addolorati, ma con
ferma fede nella risurrezione, ne danno Tannuncio: i genitori, le sorelle,
i fratelli ed i parenti tutti.
Frali, 15 settembre 1962
02215483