1
28 marzo 1975 - L. 100
Anno 65 - N. 12
Spedizione ¡n abbonamento postale
1 Gruppo bÌs/70
Bifì
TQHm PBLl'ic
“SE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Le tre croci del Golgota
La morte di Gesù è unica ma non solitaria - Non è vissuta e sofferta « contro »
gli uomini ma « per » gli empi - Il martirio da cui nasce la nostra salvezza
Siamo di nuovo davanti alla croce. Non
è la prima volta. Fin da bambini ci siamo abituati. Vediamo la croce appesa un
po’ dappertutto. Sappiamo fin daU’infanzia che Gesù non è morto per caso o per
disgrazia ma « per noi », « per i nostri
peccati ». La croce non dovrebbe più essere un’incognita per noi.
Ma cosa succede? Succede che la croce non è un teorema che una volta capito
è risolto per sempre. La croce, una volta
capita, è da capire di nuovo. Ogni volta
che ce la troviamo davanti, è come se
dovessimo ricominciare da capo. Tutto
quello che già sappiamo ci sembra poco
o nulla rispetto a quello che ancora dobbiamo imparare: davanti ad essa sappiamo e non sappiamo.
Eccoci dunque davanti alla croce. Anzi, alle croci. Dimentichiamo sempre i ladroni nei nostri discorsi sulla croce.
uNe vediamo sempre solo ùna ma erano
tre. Se vedessimo anche quelle ai due lati
capiremmo meglio quella di mezzo. E’
importante ricordare che Gesù non è stato crocifisso da solo; altri due subiscono
accanto a lui il supplizio. Non due discepoli, come sarebbe stato logico aspettarsi,
ma due « ladroni » come li chiama l’evangelo : forse due partigiani israeliti caduti
nelle mani della polizia romana. Il fatto
che Gesù non sia crocifisso da solo ha un
significato: vuol dire che la sua croce è
unica ma non è solitaria. Gesù, uomo
unico sotto ogni aspetto, non è mai stato
in vita un solitario e non lo è stato neppure nella morte. E’ stato con noi fino
alla fine. Noi invece non siamo stati con
lui fino alla fine: i discepoli sono scomparsi, i due condannati lo insultano (Marco 15, 32). Il supplizio comune non basta
a creare solidarietà. Così, o siamo senza
di lui (i discepoli) oppure contro di lui
(i ladroni). Ma non con lui.
Se almeno, sulle croci ai lati, ci fossero
due discepoli, o almeno uno! Gesù avrebbe avuto, nell’ora della morte, il conforto
di una presenza amica. Qualcuno, fra i
tanti, sarebbe rimasto con lui fino alla
fine. Invece è solo. Anche le donne, che
fra i seguaci sono le pù vicine alla croce,
la guardano «da lontano» (Marco 15, 40).
Così quelli che hanno amato Gesù sono
lontano e quelli che sono vicini non lo
amano. Gesù muore solo, pur essendo in
compagnia. Muore con gli altri e come gli
altri ma la sua morte, come la sua vita,
è diversa, quasi straniera in mezzo a noi.
Gesù è come noi ma noi non siamo come
lui. La sua croce non è isolata, è in mezzo
alle nostre e la si può anche confondere
con le altre. Invece è unica. In che cosa
consiste la sua unicità? In che senso la
croce di Gesù è diversa da quella dei ladroni pur essendo piantata accanto alla
loro?
La diversità è ben spiegata dall’aposto
IN QUESTO NUMERO
■ Scheda biblica : la morte
di Gesù 2
■ Portogallo nuovo corso :
intervista 3
■ Incontri con Gesù 4
■ Cristiani per il sociali
smo: dove sono i protestanti? 5
■ Intervista al sindaco di
Angrogna 6
lo Paolo quando dice che Cristo « è morto per gli empi ». (Romani 5, 6). E aggiunge : « A mala pena uno muore per un
giusto; ma forse per un uomo dabbene
qualcuno ardirebbe morire ». Ma chi ardirebbe morire per un uomo malvagio? Certo, per un uomo dabbene o per una giusta
causa, uno sarebbe anche disposto a dare
la sua vita. Sono innumerevoli nella storia gli uomini e le donne che hanno dato
la loro vita per una giusta causa o per il
prossimo bisognoso di aiuto, difesa o riscatto. Anche i ladroni, se erano dei partigiani come qualcuno suppone, muoiono
per una nobile e giusta causa: la liberazione della Palestina dal giogo romano.
Anche Gesù avrebbe potuto morire per
questa giusta causa, o per altre, altrettanto giuste e urgenti. Egli però è morto per
un altro motivo. Non « per la Palestina
libera », neppure « per la riforma della
vita religiosa » (la purificazione del Tempio!), neppure « per il riscatto dei poveri » (gli ultimi saranno i primi!). A ciascuna di queste cause Gesù ha contribuito
realmente anche se indirettamente con la
sua predicazione (Luca 4, 18!) e le sue
opere (Matteo 11, 3). Ma egli non è morto per queste giuste cause come non è
morto per "uomini dabbene”: è morto
per gli empi!
Ha ragione Paolo: per un uomo dabbene uno ardirebbe morire, ma per gente
come Erode, Pilato, Caiàfa, Pietro, Giuda, per i soldati che gli sputano addosso,
per i capi sacerdoti e gli scribi che mentre muore lo prendono in giro — per
tutta questa gente, chi ardirebbe morire?
Nessuno, evidentemente. Muoiano loro,
piuttosto! L’evangelo dice che Gesù è
morto per gli empi, cioè per costoro: non
contro ma per gli empi! Noi siamo disposti tutt’al più a morire contro gli empi.
Gesù muore per loro. La differenza è tutta qui, ma è una grande differenza. 'Veramente le tre croci del Golgotha, così
uguali, sono così diverse!
« Morto per gli empi ». Non era mai
accaduto prima e non è più accaduto
dopo. Innumerevoli uomini sono morti « per un uomo dabbene », cioè per
cause giuste, nobili, degne, per combattere battaglie necessarie, fondamentali
per rendere il mondo più libero, più
equo, più umano. Un solo uomo è morto
per gli empi. Così gli innumerevoli uomini sono davanti a noi come esempi da
imitare. Gesù è davanti a noi come il
Salvatore in cui credere.
Paolo Ricca
A 1 ANNO DAL 25 APRILE
Gli evangelici
e il nuovo Portogallo
Intervista al pastore metodista Chunha Ireneu da Silva,
segretario generale del Consiglio delle Chiese evangeliche portoghesi a Torre Pellice per l’incontro dell’I.C.A.
— Signor Cunha, ci può riassumere in
breve il suo parere sulla situazione politica attuale in Portogallo?
— È, risaputo che, prima del 25 aprile
1973 in Portogallo c’era il regime fascista
che opprimeva il popolo e soffocava ogni
voce della chiesa che non fosse di appoggio al regime stesso. Poi c’è stato il grande cambiamento politico del 25 aprile
che ha « sorpreso » i portoghesi; una lieta sorpresa s’intende! Ci troviamo ora in
una situazione pre-democratica in evoluzione. Si comprende facilmente che per
un paese come il Portogallo che non ha
delle tradizioni democratiche, dopo 48 anni di fascismo non sia cosa semplice
« abituarsi » improvvisamente ad una
realtà di democrazia. C’è poi il grosso
problema della « decolonizzazione »; questa si è una tradizione portoghese, antidemocratica, che si è rifiutata, ma le conseguenze che ne derivano per il paese
sono grosse e ci vorrà un certo tempo
prima che vi sia un riassestamento. Va
detto però che di fronte a questo improvviso e benvenuto cambiamento il popolo
ha reagito in modo ammirevole; ora c’è
l’opportunità di creare un’autentica tradizione democratica nel nostro paese. Come Protestanti non possiamo che essere
contenti di questo cambiamento.
— Ritiene che il « Consiglio superiore
della rivoluzione » saprà continuare il
processo di democratizzazione in atto e
che le Forze Armate sosterranno fino in
fondo tale processo?
— È bene ricordare che il « Consiglio
superiore della rivoluzione » è stato creato come stmmento per realizzare in maniera più rapida ed efficace il processo
di democratizzazione in vista delle elezioni (che si terranno il 25 aprile prossimo). Il recente tentativo golpista dimostra quanto precaria fosse la situazione
politica; il Consiglio superiore della rivoluzione è pertanto impegnato a garantire
la scadenza delle elezioni, coordinare in
modo efficace le misure da adottare m
questo periodo di transizione.
Per quanto riguarda le Forze Armate,
a parte alcuni sviluppi imprevisti, hanno
dimostrato in modo chiaro di essere disposte a garantire e difendere il regime
democratico del paese. E per procedere
verso la democrazia occorre un organo
che abbia il potere, altrimenti c’è il pericolo di nuove involuzioni, di un ritorno
al passato fascista. Il fatto stesso che all’interno delle Forze Armate esista un
pluralismo politico mi sembra una buona
garanzia per la democrazia.
— Quali sono i problemi più urgenti
che dovranno essere risolti nel suo paese prossimamente?
— Tutto dipenderà dalla soluzione dei
problemi economici. L’indipendenza del
(continua a p. 3)
A Pasqua
Dio ha vinto
la morte
U CORINZI 15: 17
« ... voi siete ancora nei vostri
peccati». Testo pericoloso! A ben
considerare, potrebbe infatti toglierci la gioia di Pasqua! Può parere anche inopportuno, proprio
a Pasqua, parlare di cose tanto
serie! Eppure tra tutte le feste
cristiane, non ve n’è neppure una
che non ci si presenti minacciosa!
La nostra esistenza viene messa
in discussione e portata in giudizio tanto dal messaggio natalizio
quanto dalla storia di Pasqua. Eppure, se accettiamo di subire questo attacco contro di noi, possiamo sperimentare qualcosa della
gioia pasquale autentica — che è
tutto fuorché sentimentalismo.
Se Cristo non è risuscitato la
nostra fede è vana, vale a dire che
noi viviamo ancora nello stato di
colpa contro Dio, cioè siamo i più
miserabili di tutti gli uomini. Se
Cristo non è risuscitato ci è tolto
il punto d’appoggio capace di sostenere tutta la nostra vita, tutto
crolla nel nulla, ogni discorso sulla vittoria di Dio diventa illusorio, ogni speranza è campata in
aria.
Il senso dell’annunzio pasquale
è: Dio è la morte della morte, Dio
vive e anche Cristo vive, Dio ha
pronunciato una parola autorevole sulla morte, risuscitando Gesù
Cristo.
Importante per noi non è tanto
di cercare di comprendere come
è avvenuta la resurrezione di Cristo; quel che conta è che Dio ha
dichiarato di essere dalla parte di
Cristo e lo ha investito della sua
vita eterna. Ora Cristo vive ed è
vivente perché Dio vive ed il suo
amore anche vive. Questo ci basta.
Ma se l’amore vive malgrado la
croce, allora non viviamo più nella colpa, allora Dio ci ha perdonati.
Dio si è dichiarato dalla parte
di Gesù e Gesù si è dichiarato dalla nostra parte. Se Gesù vive, la
nostra fede riceve un nuovo senso e noi siamo i più beati di tutti gli uomini.
P asqua è dunque il sì di Dio
pronunciato sull’umanità peccatrice, un senso nuovo per ogni nostra azione.
Ma anche intervento di Dio —
dall’eternità nel tempo —, preludio di cose ultime, ineffabili, che
si verificano al compimento.
Dio è il signore della morte.
Non solo della morte di Cristo.
Anche della mia e della tua morte.
( da una predicazione di Dietrich Bonhoeffer,
Barcellona, 8 aprile 1928.
2
a colloquio
con I lettori
Pubblichiamo questa lettera
ricevuta da Pomaretto.
Pomaretto, 12 marzo 1975
Signor Direttore,
Specchio dei Tempi del 12 corr.
pubblica una lettera dal titolo « Una
borghese si confessa ».
Ritengo che il contenuto della lettera stessa possa insegnare qualche utile principio : Le sarei perciò grato se
potesse pubblicarla integralmente.
Eccone il testo:
« Leggo sovente sui giornali frasi
contro la borghesia e i borghesi ohe
« bisogna distruggere ». Forse non so
di preciso cosa simib frasi vogliano
significare. So che mi sento borghese
jperché amo l’ordine, l’onestà, la laboriosità, la disciplina, la parsimonia,
amo le piccole comodità della mia casa
che mi sono conquistata come una
formichina, ohe non ho preteso bell’e
fatta daUa comunità. Non parlo solo
e sempre di diritti. Odio i mafiosi e
i malviventi.
Quel poco che ho, pur essendo nata
povera, me lo sono guadagnato lira su
lira, lavorando 16 ore al giorno, in
ufficio e a casa. Mi sono accontentata
di mettere al mondo un sólo figlio
evitando così di fare pesare gli altri
(che ho evitato di concepire) suUa collettività.
Sono borghese perché ho rispetto per
U mio prossimo, evitando di danneggiare la cosa pubblica; cerco, nel mio
piccolo, di migliorare la società, mi.
gliorando moralmente me stessa.
Se essere borghese è essere tutto
questo, io sono borghese e non sono la
sola; però, lo so, non sono più moderna. Ora fa tanto "chic" essere
considerati rivoluzionari e contestatori. Fa tanto "élite”! Fa tanto intelligente! ».
Giuliajva Talliani
Ringrazio per l’ospetalità e porgo
cordiali saluti.
Guido Baret
Il sig. Baret ha certamente
voluto comunicare a noi ed al
lettore un messaggio, una idea,
citando questo scritto in cui riconosce, pensiamo, le sue stesse
idee. Non riusciamo però a comprendere bene questo messaggio. A chi è rivolta la critica? A
noi dell’Eco? Non credo si possa
dire che il nostro giornale viva
sulla critica e l’attacco ai borghesi. Ai giovani o agli intellettuali che « fanno i rivoluzionari »? Non pensiamo essere di
quelli. Rispettare il prossimo,
migliorare la società, rispettare
l’ordine e la disciplina non sono
virtù borghesi, sono il comporta
mento di qualsiasi persona civile, in qualsiasi
società.
Forse il discorso che
il sig. Baret intende fare è più profondo. Egli
vede attorno a sé una
effervescenza di idee e
di voci che « contestano » i valori, che sono stati per decenni
codificati nella nostra società,
vede giovani, e meno giovani, che
agitano idee e parole senza poi
realizzare in fatti i loro propositi, sente minacciato il suo schema di pensiero ed i punti di riferimenti tradizionali. Molti sono come lui al giorno d’oggi e
non possiamo dare loro torto.
Vorremmo solo fare due osservazioni. La gente che fa discorsi antiborghesi perché fa
"chic" viene da dove? Dalla borghesia. Sono tutti, o quasi, figli
della ’’classe” borghese, è gente
che sputa nel piatto dove ha
mangiato, ed ha mangiato perché suo padre gli ha dato da
mangiare. Colora di rosso la sua
reazione laddove non pochi altri
figli di borghesi anche loro la
colorano di nero.
La seconda avvertenza è questa: essere rivoluzionari è una
cosa, essere ribelli è un’altra. I
piccoli borghesi a cui il sig. Baret pensa sono soltanto dei ribelli, non dei rivoluzionari (su
questo tema stavo proprio, in
questi giorni, leggendo un bellissimo studio di Erich Fromm).
Che ci siano dei borghesi insoddisfatti e ribelli, a cui non
possiamo dare nessun credito,
non elimina però il fatto che la
nostra società debba essere ricostruita in modo più umano e
giusto. Questo problema non è
invenzione di qualche ragazzotto
esagitato, è il problema di oggi,
non vorremmo che in una reazione emotiva antivelleitaria lo
si dimenticasse. Il Direttore
Segnalazioni
Nella serie Teologia/fonti la casa
editrice Jaca Book ha iniziato la pubblicazione di una serie di testi dell'antichità cristiana, ritenuti di interesse per
la ricerca attuale. I testi inviatici per recensione sono rispettivamente i n. 3 e 6:
ALESSANDRO e ARIO, Un esemplo di
conflitto tra fede ed ideologia;
AMBROGIO di MILANO, Il mistero dell'incarnazione del Signore.
Il primo di questi volumi raccoglie,
tradotti in italiano, i pochi testi dei due
grandi teologi del IV secolo, il primo,
campione dell'ortodossia, il secondo,
condannato per eresia. La disputa è lontana da noi, ma quello che stava alla
base, la comprensione dell'evangelo, è
un problema attuale quanto mai.
Il secondo (testo latino e traduzione) è il breve ma denso trattato del
vescovo di Milano Ambrogio, anch'egli
del IV secolo,
G. T.
RAI-TV
Si cercano copie de : Il Pioniere, il giornale clandestino
pubblicato dalla V Divisione
Alpina Giustizia e Libertà nel
1944-54. Serve scegliere le copie meglio conservate per fare
un reprint. Chi è disposto a
prestarle a questo scopo è invitato a prendere immediatamente contatto con la Libreria
Claudiana a Torino Via Principe Tommaso 1, tei. 68.24.58 o
a Torre Pellice, via della Repubblica, telef. 0121/9.14.22,
Mancano i numeri volantini
pubblicati nel periodo della Liberazione.
Protestantesimo
La rubrica va in onda il mercoledì alle ore 18,30 sul secondo
canale.
Diamo una breve illustrazione
delle due prossime trasmissioni.
GIOVEDÌ' 3 APRILE
I protestanti e l'Anno Santo: In questi ultimi mesi le chiese protestanti italiane si sono espresse ripetutamente
sull'Anno santo. Le chiese evangeliche
italiane rifiutano l'Anno santo in quanto , esse affermano, il Giubileo non ha
« sufficienti » giustificazioni bibliche ma
soprattutto perché I'« anno accettevole
al Signore » di cui parla Cristo, non è
un anno particolare, ma è I'« anno »
che si è aperto con la resurrezione di
Gesù, e si compirà con II suo ritorno.
Questa posizione verrà illustrata al pubblico di « Protestantesimo » da due teologi, il prof. Bruno Corsani ed il pastore Michele Sinigaglia, entrambi docenti alla facoltà valdese di teologia, a
Roma.
GIOVEDÌ 10 APRILE
L'immortalità deH'anima : Uno dei
grandi temi che sono sempre stati affrontati dalla religione è quello del
« dopo la morte ». Essa è la fine di tutto, oppure ci attende un'altra forma di
vita dopo di essa? Legato, in fondo a
questo problema, ve ne è un secondo:
l'anima. Esiste? E' mortale od immortale? Il dibattito è aperto.
Nel mondo protestante Infatti la risposta dei teologi è abbastanza univoca: l'anima, o meglio, l'uomo è mortale. Ma la resurrezione di Cristo è la
«prova» della promessa divina della
resurrezione « dei corpi », cioè dei credenti in tutta la loro essenza. Questo
presupposto fondamentale viene descritto in un filmato; alla domanda cruciale risponderà il teologo protestante
Oscar Cuilman, autore di un libro che
suscitò vivaci polemiche, « Immortalità
dell'anima o resurrezione dei corpi? ».
Saggio di etica del N. T.
Heinz-Dietrich Wendland, Ethi
que du Nouveau Testament,
Labor et Fide 1972, pp. 162.
Nel 70 usciva in Germania
un’opera di H. D. Wendland sull’etica del N.T.; due anni più
tardi, per i tipi della Labor &
Fides, la nota casa editrice protestante di Ginevra, ne usciva la
traduzione fxancese; ora essa
esiste anche in italiano.
Due osservazioni preliminari:
in primo luogo l’autore di questa indagine è titolare della prima cattedra di « etica sociale
cristiana », istituita in una Università teologica tedesca, ed ha
già pubblicato negli anni passati alcuni importanti contributi
sul problema deU’etica. In secondo luogo è forse necessario spiegare cosa s’intenda con la parola « etica »: essa indica grosso
modo tutto ciò che riguarda il
comportamento deU’uomo nei
confronti dell’altro, della società;
quello che pensiamo sui molteplici aspetti della vita dalla politica, al matrimonio ecc. Per
questo l’etica fa normalmente
parte della Dogmatica, che cerca
di ordinare in un sistema i risultati delle indagini bibliche.
Però il libro del Wendland non
è un’opera di dogmatica, e non
è più .una semplice teologia biblica. Nell’intenzione dell’autore
è soltanto « una introduzione a
dei problemi essenziali ed a qualche tipo caratteristico di etica
neo-testamerttaria che ha avuto
un’importanza storica ».
L’autore passa in rassegna tutti gli scritti del N.T., sofermandosi più a lungo, com’era prevedibile, sugli scritti di Paolo, dove
il problema delFetica emerge in
modo più massiccio. Non è possibile fare qui un resoconto neppure superficiale dei vari capitoli
nei quali si articola l’opera. Possiamo solo dire un paio di cose
in generale.
Una prima difficoltà per un’indagine di questo tipo è data dal
fatto che l’etica, come scienza,
nasce nell’ambito della filosofia
greca; in un ambiente cioè culturalmente e geograficamente lontano dalla Palestina. L’uomo biblico non s’è mai preoccupato di
creare un sistema etico ben ordinato e logico; non ha mai pensato di dare un’impostazione unica
al problema dello Stato o al problema del matrimonio. Ma ha
cercato di rispondere di volta in
volta alle varie situazioni storiche nelle quali egli viveva la propria fede. Il credente non costruisce cioè degli schèmi fissi,
ma elabora delle risposte diverse, e magari in contraddizione
tra loro. C’è quindi nel N.T. una
varietà di posizioni, ' senza che
alcuna di esse pfentenda di essere eterna, immutabile.
Si può tuttavia rintracciare
un’unità di fondo, data dal comandamento dell’amore; ma appuntò esso non si può istituzionalizzare, perché o è libero,
spontaneo, oppure non è più
amore. Caso mai c’è una distanza critica nei confronti del mon,do e soprattutto v’è la percezione che la realtà del Regno di Dio
mette in crisi ogni valore umano. In questo senso assume una
particolare importanza il Sermone sul monte che, come osserva il Wendland, « fa saltare
ogni sistema, è il nemico di ogni
forma di moralismo cristiano e
di ogni religione senza morale
di tipo magico o mistico; smaschera l’insufficienza di ogni etica unicamente umanistica, di
tutte le convenzioni della morale sociale e di tutti i tabù morali; mantiene aperta l’etica del
N.T. ». Esso quindi è necessariamente alla base di ogni riforma
della Chiesa.
Una lettura interessante, anche
se qua e là forse l’autore avrebbe
potuto dire di più, per es. sul
problema dello Stato o su quello dellè ricchezze. Certo un’opera molto equilibrata (forse anche
tropjio talvolta!), ma seria, approfondita e stimolante, la cui
lettura può essere seguita con
facilità ánche ¡da chi ha un minimo di conoscenze bibliche.
L. Deodato
SCHEDA BIBLICA
GESÙ’
I Racconti della Passione
All’alba Gesù viene condotto dal governatore. I rappresentanti religiosi di Israele, accertato il carattere eversivo del suo
messaggio, decidono di farlo eliminare dai Romani.
L’accusa da presentare non può essere quella di « bestemmia »,
che non ricade sotto la legge romana, ma può solo essere quella
di pericolosità politica. Formulando questa accusa il Sinedrio è
in mala fede? Si dice spesso che non potendo accusare Gesù sul
piano religioso « inventa » un’accusa di natura tale da convincere
Pilato ad intervenire. In realtà la minaccia recata all’ordine religioso giudaico ha come necessaria conseguenza, quella di provocare disordini politici, è dunque un fatto che interessa i Romani.
La classe sacerdotale utUizza dunque il pericolo politico insito
nella presenza di Gesù ma non lo inventa di sana pianta.
In che giorno avvengono questi fatti? La tradizione cristiana
ha tramandato due diverse versioni dei fatti. Secondo i sinottici
è il giorno della Pasqua che era iniziata la sera prima (Gesù ha
infatti celebrato il pasto con i suoi discepoli prima dell’arresto),
è dunque il 15 di Nisan.
Secondo Giovanni invece è il 14, la vigilia della festa, che comincerà solo in serata. Egli vuole cosi sottolineare il fatto che
Gesù muore nel pomeriggio quando nelle case si sta uccidendo
l’agnello per il pasto serale.
Pi lato
Il processo a cui Gesù viene sottoposto è un procedimento
giudiziario regolare. Esistono nel diritto romano due tipi di procedure: quella ordinaria, resa dai magistrati locali, e quella
straordinaria, esercitata dall’imperatore o dai suoi rappresentanti. Nei territori retti da un procuratore, come è il caso in Giudea, è la procedura straordinaria ad essere applicata, in particolare quando si tratti di un processo che implica la pena capitale.
Questi dati storici concordano con il racconto evangelico e si
può concludere che Gesù è stato processato dal governatore secondo la « cognitio extra ordinem », cioè la procedura speciale. Il
giudice, pur dovendo evitare abusi di potere e prevaricazioni, è
libero di dirigere il dibattito a suo piacimento, abbreviare la procedura e pronunziare la sentenza senza fare riferimento ad una
specifica legge. È quanto fa Filato. La menzione del tribunale
(Matteo 27: 19) dimostra che si tratta di un vero processo. Un
certo imbarazzo provoca in Filato l’atteggiamento di Gesù assolutamente diverso da quello di un imputato tipico; suppliche,
pianti, lamenti per impietosire il giudice, sono in lui del tutto
assenti, anzi secondo i sinottici si chiude in un mutismo assoluto.
Chi è Filato? Filone e Giuseppe Flavio lo presentano come un
uomo crudele e senza scrupoli, e la stessa tradizione sinottica conosce un episodio (Luca 13: 1-2) che dimostra la durezza del suo
governo. Nel processo di Gesù si rivela invece uomo titubante,
che cerca di sfuggire alla stretta di una situazione difficile. E già
presente negli evangelisti una tendenza filo-romana che cerca di
scagionare la responsabilità del governatore? Difficile dirlo, ma
non è improbabile.
La folla e Barabba
La presenza della folla che chiede la condanna di Gesù ha fatto supporre che Filato, seguendo la prassi in uso in molte città
dell’Asia, abbia chiesto il parere popolare prima di pronunciarsi.
L’ipotesi è da scartare, giuridicamente non era necessario farlo
né il governatore sembra essere il tipo da tenere in conto popolazioni sottomesse; più probabilmente egli ha semplicemente voluto che la fòlla si esprimesse per potersi tutelare in caso di eventuale accusa ben conoscendo la faziosità dei suoi sottoposti
giudei.
Un personaggio inquietante della vicenda è il soprannominato
Barabba. La raffigurazione di questo prigioniero come « brigán
te» è inesatta, si tratta di uno zelota, cioè di un ribelle politico,
arrestato per qualche atto di terrorismo, tali devono essere stati
anche i due condannati crocifissi con Gesù. Il fatto che si chiami
lui pure Gesù ha creato un certo malessere nella comunità primitiva e si comprende che parecchi manoscritti abbiano eliminato il suo nome lasciando solo il soprannome.
Il re dei Giudei
La condanna di Gesù pronunziata da Filato al termine del processo è esplicita : si tratta di un sovversivo che ha congiurato contro la sicurezza del potere romano organizzando movimenti di ribellione. Il « titulus » cioè il cartello che veniva recato dal condannato ed appeso alla croce è esplicito; « il re dei Giudei » (Marco 15: 26) indica un fatto politico.
Tutti gli elementi del racconto evanplico: la flagellazione, il
trasporto del « patibolo », la bevanda inebriante, la spartizione
dei vestiti coincidono con le fonti storiche; si può dunque affermare che Gesù è stato crocifisso secondo la procedura in uso.
Scavi archeologici effettuati recentemente nella zona del Golgotha hanno messo in luce lo scheletro di un crocifisso. L’uomo
è stato inchiodato con 2 chiodi negli avambracci ed uno che trapassava i tacchi affiancati l’uno all’altro.
Unico fatto singolare, la morte rapida di Gesù, deceduto secondo ogni probabilità per collasso cardiaco provocato dalla progressiva asfissia. Gli evangeli parlano del seppellimento in una
tomba ad opera di amici, il testo di Atti 13: 27-29 parla invece di
una sepoltura ad opera dei Giudei. In questo caso sarebbe stato
deposto in una fossa comune insieme agli altri condannati ma risulterebbe difficile tutto il racconto della risurrezione.
Un dato storico emerge chiaramente da tutto questo: Gesù è
stato condannato dal procuratore romano Filato su denuncia delle autorità giudaiche. La coscienza di questa precisa responsabilità romana nella morte di Gesù si è persa a poco a poco nella
chiesa, ed è cresciuta in modo abnorme la condanna del popolo
ebraico. La teologia cristiana, preoccupata di definire la persona
di Gesù come Dio, e condizionata dalla sua situazione di religione di Stato ha trasformato la Fassione nel dramma dell’Ecce
homo rifiutato ed ucciso dal suo popolo. Ne è derivata una teologia ed una psicologia anti-ebraica che ha durato sino ai giorni
nostri con i « perfidi Judaei » della messa latina, l’accusa di « deicidio » imputata ad Israele, la maledizione dell’ebreo condannato
ad errare senza patria per scontare la sua colpa.
Giorgio Tourn
3
Gli evangelici
e il nuovo Portogallo
echi
dal mondo cristiano
( sefiue da pag. 1 )
le colonie si farà sentire; sarà cosa dura
il passaggio dal colonialismo al r egime
democratico. Si tratta dunque ora di sviluppare l’economia nazionale per il benessere di tutto il pòpolo. Non si tratta
quindi semplicemente di consolidare la
democrazia nel senso borghese della parola — il che è relativamente facile —
ma trovare la possibilità di dare sicurezza e continuità a questo cambiamento
politico.
— La nazionalizzazione delle banche
e delle compagnie di assicurazione sono
le due prime misure del governo portoghese : prevede altri passi su questa via?
— In un primo tempo queste due misure non erano previste; esse offriranno però al governo la possibilità di eseguire altre misure di sviluppo economico secondo un programma che è allo studio. Ed
è positivo che il popolo abbia apprezzato queste misure.
In definitiva il problema si pone in questi termini: come è possibile un cambiamento politico senza che questo comporti anche un cambiamento economico?
Ora il « Consiglio superiore della rivoluzione » può controllare anche l’economia
e orientarla per la crescita economica di
tutto il popolo.
— La nostra stampa, soprattutto quella di tendenza di destra, ha suscitato lo
scandalo per la sospensione del partito
democratico cristiano ( PDC ) mentre poco o nulla ha detto della stessa sospensione di altri due partiti portoghesi : il
movimento riorganizzativo del partito
del proletariato (MRPP) e dell'alleanza
operaia contadina (AOC). Cosa ne pensa di queste misure?
— Nel paese c’era una grande perplessità di fronte alla fioritura dei partiti politici nati dopo il 25 aprile, un pluralismo
che si spiega evidentemente dopo decenni di fascismo ma che rischia di moltiplicare le difficoltà in vista delle prossime elezioni.
Va detto che il Partito democratico cristiano era lanciato sulla via della strumentalizzazione dei sentimenti cristiani
(si ricordi che il Portogallo è paese tipicamente cattolico, come l'Italia), manipolando senza scrupoli la gente di chiesa, usando i tradizionali ma sempre efficaci mezzi di propaganda (messaggi di
vescovi, omelie, intimidazioni varie). E
dopo che molti politici democristiani erano implicati nel tentativo di golpe di Spinola (lo stesso segretario del PDC), è
emerso ancora una volta con estrema
chiarezza quanto il PDC fosse vicino alle
tesi di un ritorno al passato sostenute
dalla destra delle Forze Armate; il pericolo era troppo evidente anche in riferimento alla posizione dello stesso partito
a livello internazionale.
Gli altri due partiti di estrema sinistra
hanno provocato numerose difficoltà, a
diversi livelli: cercavano più che altro di
approfittare della situazione di transizione per opporsi alla via democratica in
atto. Personalmente ritengo queste misure positive data la situazione attuale,
Fondo
di solidarietà
Con le ultime sottoscrizioni pervenuteci — di cui diamo qui sotto un elenco —
abbiamo potuto inviare nuove offerte per
alcune delle iniziative che in questo momento stiamo appoggiando.
Ricordiamo ai lettori che le offerte vanno inviate al conto corr. postale n. 2/39878
intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, 10133 Torino, possibilmente indicandone la destinazione.
Ed ecco la situazione aggiornata:
D. Malagò L. 20.000; P. Corbo 3.000; E. Martini 5.000; Alunni convitto valdese Palermo
100.000; Amici di Torre P. 30.000; N.N. con
simpatia 10.000; C. Cilento 5.000; E. e M. Bein
10.000; M. Bein 5.000; R. Jalla 30.000; G. e
L.B. 5.000; G. Grillo 5.000; A. Martines 5.000;
Scuola domenicale Pisa 20.000; E. Viglielmo
5.000; G. Pepe 10.000; Colletta comunità valdo
metodista Napoli Vomero 14.360; Interessi anno
1974 L. 17.798. Totale L. 300.158; precedente
1.851.085; totale generale 2.151.243. Somme inviate L. 1.600.000; in cassa L. 551.243.
per facilitare la realizzazione delle elezioni.
— Nel quadro della situazione attuale potrebbe indicare le possibilità e le
responsabilità del Protestantesimo portoghese?
— Il Protestantesimo portoghese è una
esigua minoranza, meno deH’1% della
popolazione; la sua presenza nel paese è
relativamente recente, risale alla metà
del XIX secolo. Inoltre è molto diviso, vi
sono circa 12-15 denominazioni, per un
totale di circa 50-60 mila protestanti. Geograficamente sono presenti soprattutto
nella costa atlantica, più sviluppata.
Le chiese storiche sono quella presbiteriana, l’episcopale (detta « Lusitana ») e
la metodista, unite nel Consiglio delle
chiese portoghesi.
È evidente che la minuscola presenza
protestante abbia poca influenza nel paese. Occorre ancora prendere coscienza
che il regime fascista, che ha costretto le
chiese alla vita di ghetto confessionale,
è finito, così come è finita la teologia della sopravvivenza. Oggi occorre prendere
coscienza delle nuove possibilità esistenti.
La chiesa cattolica si trova in una posizione molto delicata a causa dei suoi
vari compromessi, ma occorre riconoscere che la parte più conservatrice protestante ha una mentalità molto simile ai
cattolici.
Le chiese sinodali (le tre di cui abbiamo sopra parlato) sono certamente le più
coscienti e meglio disposte a partecipare
al processo democratico in atto, disponibilità che viene senza dubbio dal loro impegno ecumenico. Il CEC rappresenta per
le nostre piccole chiese un canale fondamentale per la nostra presenza in Portogallo e per la nostra cooperazione ecumenica. (a cura di E. Genre)
Ìui’&ha
Prosegue decisa l’azione del CEC contro
gli investimenti in Sudatrica
(Soepi) — Frank Northam, direttore
del Dipartimento delle Finanze del Consiglio Ecumenico, ha informato, nel corso
della recente riunione della Commissione per il Programma di lotta al razzismo, di avere scritto all’European-American Banking Corporation e a quattro sue
associate, per chiedere di non accordare
più dei prestiti al governo sudafricano.
Questa banca multinazionale avrebbe prestato più di 210 milioni di dollari al governo sudafricano dopo il 1970.
Se la risposta non sarà positiva, il Comitato Esecutivo del CEC è autorizzato
a prendere delle misure perché nessun
fondo del CEC sia depositato in queste
banche.
Riconoscimento reciproco del battesimo,
della santa cena e del ministero
(Soepi) — Le Chiese membro del Consiglio Ecumenico delle Chiese sono state
invitate a pronunciarsi, entro l’aprile 1976,
su tre documenti relativi al battesimo, alla santa cena e al ministero, che sono
stati approvati come documenti di studio nella riunione della Commissione di
Fede e costituzione ad Accra (Ghana)
nel luglio 1974. Questi testi sono il frutto di molti anni di ricerche e di discussioni alle quali hanno partecipato quasi
tutte le confessioni, compresa la cattolica romana. « Un accordo sul battesimo,
l’eucaristia e il ministero — ha scritto
Lukas Vischer, direttore del segretariato
di Fede e costituzione — è senza dubbio
una delle prospettive più importanti per
la realizzazione deH’unità visibile che le
Chiese divise ricercano in seno al movimento ecumenico ».
BERNA (Svizzera)
Aborto: tutto do rifare
Il problema dell’aborto al centro di un dibattito anche in
Svizzera - Atteggiamento conservatore delle forze democristiane - Impegnate le chiese evangeliche
Il Consiglio Nazionale svizzero ha respinto la proposta di legge mirante ad
una revisione della legislazione suH’aborto. In questo dibattito è stato decisivo
l’atteggiamento assunto dal partito democristiano, che ha assunto una posizione
di assoluta chiusura.
Il gioco politico dello schieramento democristiano è risultato « mirabile, di una
coerenza eccezionale, di una splendida
coesione, senza una defezione », come si
esprime il giornalista Klopfenstein sulla
« Vie Protestante ».
Con questo veto si inizia una linea politica di assoluto immobilismo e di conservazione, una politica arretrata ed ipocrita.
Arretrata perché se il Codice penale elvetico verrà applicato nei cantoni « liberali » secondo i criteri e gli orientamenti
dei cantoni «conservatori» (e la divisione non ha unicamente un carattere politico ma confessionale) avremo l'imposizione da parte dello stato di una politica
oscurantista ed una repressione su tutti i
temi concernenti la vita sessuale.
Ipocrita è la decisione perché tutti sanno molto bene che la maggioranza delle
donne risolvono il problema secondo le
proprie possibilità economiche e spesso
in condizioni di paura e di repressione.
Il rifiuto democristiano, massiccio e totalitario, rende ora inevitabile lo scontro popolare, la frattura su due schieramenti opposti e contrapposti. In questo
dibattito la posizione delle chiese protestanti svizzere sarà decisiva.
L’articolo citato enuncia tre punti su
cui occorrerà fare centro per mantenere
una linea di dibattito evangelicamente
fondata e civilmente orientata.
La soluzione non è l’aborto ma una politica di educazione in vista di un controllo delle nascite. L’aborto è l’ultima
soluzione possibile.
In secondo luogo resta fermo il principio che la decisione spetta alla donna
stessa, è un atto di responsabilità e non
può essere preso da persone estranee.
Non solo rispetto ma assistenza per la
donna che rifiuta di abortire, le forme di
assistenza sociale devono garantirle la
possibilità di allevare il proprio figlio.
Va riconosciuto infine il diritto ad ogni
medico di non praticare aborti qualora
vedesse in questo un caso di coscienza.
G. T.
SCHEDA
Che cos’è
l’Inter Church Aid?
Lo dice la sigla: mutuo aiuto fra
le Chiese. Chiese ricche che aiutano Chiese povere. Si tratta di un
servizio svolto dal CEC a livello
mondiale, sin dall’ultimo dopoguerra e organizzato in numerose sezioni: Africa, Asia, Medio Oriente,
Pacifico, America del Sud, Nord
America, Europa.
La sezione europea ha sede a Ginevra ed il suo segretario è' Piet
Bouman.
Per il 1975 il CEC ha messo a disposizione per la sezione europea
circa mezzo miliardo di dollari che
saranno suddivisi in base all’accettazione dei diversi progetti presentati.
La pratica per l’inoltro di un progetto segue 5 livelli; 1) presentazione del progetto; 2) inoltro al
Consiglio nazionale delle chiese
(per quanto ci riguarda il comitato italiano ICA, di cui è segretario
il past. Roberto Comba); 3) presentazione al segretario a Ginevra
che rielabora i progetti ricevuti e
li presenta 4) al « Gruppo europeo
dell’ICA » che accetta o respinge i
progetti; 5) dopo la decisione il
progetto è inviato ai donatori i quali si riservano di rivalutare il progetto.
L’ICA ha due riunioni annue e i
membri del gruppo europeo sono
in carica 7 anni, cioè il periodo
che intercorre fra un’assemblea
ecumenica e la successiva.
Aspetti teologici deUa lotta al razzismo.
Ginevra (soepi) — La Commissione
per il Programma di lotta contro il razzismo nella sua ultima riunione ha dh
scusso un rapporto del Segretariato di
Fede e costituzione sui « campi di ricerca teologica che emergono dal Programma di lotta contro il razzismo ». Nei prossimi sei mesi dei gruppi in diversi paesi
saranno chiamati a impegnarsi in un processo di azione e di riflessione. Le loro
conclusioni saranno sottomesse all’assemblea di Nairobi. Tra gli argomenti da
trattare figurano: il razzismo come eresia morale e idolatria, la ricerca di una
disciplina per la Chiesa, il ruolo della
profezia, potere politico e potere della
croce.
Chiesa tedesca e movimenti
di liberazione
L’accademia evangelica di Tutzing ha
organizzato dal 7 al 9 marzo un incontro con alcuni rappresentanti dei movimenti di liberazione nell’Africa australe,
a cui hanno partecipato un centinaio di
cristiani della BavieTa, provenienti da diversi settori della vita pubblica. L’incontro ha permesso una conoscenza più
esatta degli scopi e dei metodi dei movimenti di liberazione, avvalorando la
posizione del Programma di lotta al razzismo (soepi).
QÂ
Hca
La Conferenza sulla liberazione
avrà luogo in settembre
(Soepi) — Le Chiese africane si preparano a tenere un’importante conferenza sulla liberazione, la giustizia e la riconciliazione, che dovrebbe definire la loro posizione comune nei confronti del
problema politico, religioso e culturale
dell’Africa australe. La Conferenza avrebbe dovuto riunirsi dal 10 al 17 marzo nel
Botswana, ma l’interesse eccessivo dimostrato da certi dirigenti di chiese sudafricane bianche, ordinariamente ostili al
Consiglio delle Chiese africane che organizza la Conferenza, nonché dalla stampa sudafricana, ha fatto pensare al pericolo di una strumentalizzazione da parte
del governo sudafricano, che attualmente gioca alla distensione con i paesi confinanti, per meglio attrarli nella propria
orbita. In particolare, le Chiese sudafricane bianche avrebbero voluto escludere
dalla Conferenza i rappresentanti dei
movimenti di liberazione.
La Conferenza è stata quindi rinviata
ai primi di settembre, e si riunirà probabilmente in Mozambico, per esprimere la
solidarietà con le Chiese che hanno partecipato al movimento di liberazione. I
tre obbiettivi principali dovrebbero essere: a) definire le basi bibliche e teologiche dell’impegno delle Chiese nella lotta
per la liberazione,, la giustizia e la riconciliazione; b) valutare le strategie e le
azioni delle Chiese per sostenere la liberazione, la giustizia e la riconciliazione
in Africa australe; c) determinare il ruolo che possono svolgere le Chiese per
aiutare le nuove nazioni in Africa australe a consolidare la loro indipendenza e
la loro unità.
Qmctiea
Assemblea dell’Alleanza Riformata
Mondiale (Regione nordamericana)
(Bip) — L’Assemblea nordamericana
deH’ABM si è riunita a Chàteauguay,
Montréal, dal 7 al 9 gennaio. Erano presenti 98 delegati di 16 Chiese all’opera in
Canada, nei Caraibi e negli Stati Uniti,
per un totale di 7.500.000 membri.
L’Assemblea si è occupata tra l’altro
del progetto di costituire una sola Chiesa riformata intemazionale in America
del Nord.
Sono state approvate due risoluzioni,
ufia indirizzata a Henry Kissinger e l’altra al presidente Ford. La prima protestava vivamente contro la dichiarazione
del Segretario di Stato sulla possibilità
dell’uso della forza in Medio Oriente in
caso di un nuovo imbargo petrolifero.
La seconda risoluzione chiedeva un’inchiesta sull’attività della CIA in Cile e
un intervento per il ristabilimento della
democrazia in Corea.
Brasilia (ANSA) — Il presidente della
Conferenza episcopale ha affermato che
«la Chiesa (cattolica) brasiliana ha fiducia nel governo e questo nella Chiesa».
Contemporaneamente l’agenzia Relazioni religiose afferma che «le autorità brasiliane hanno proibito alla stampa, alla
radio e alla televisione di pronunciare
perfino il nome del vescovo "ribelle”
Helder Camara».
4
INCONTRI CON GESÙ’
Poi, Egli distese
le sue braccia languenti,
illividite dal tormento,
e lo sguardo
nel vuoto
La figura posta al centro di questa pagina è opera dell’inquieto pittore tedesco
Mathias Griinewald, vissuto nell'età della Riforma, coinvolto nel movimento luterano
e nella rivolta dei contadini in un modo che non è stato ancora chiarito. Il suo
Cristo è una delle raffigurazioni più impressionanti dell’arte cristiana, simbolo di una
umanità schiacciata sotto un groviglio di spine. I testi che abbiamo raccolto attorno
a questo volto, e che gli fanno corona, appartengono alla nostra storia, non sono
tutti opera di credenti, sono dei Gesù che possono convincere o meno, che si possono accettare o discutere. Fanno parte di quel coro di voci, di grida, di diverbi che è
iniziato quel lontano venerdì del mese di Nisan, sul Golgotha, quando Gesù di Nazaret morì, coro di voci a cui la nostra e molte altre si unisce da allora.
L’uomo che ci ha reso uomini
Finora, io ero il vostro maestro e la
mia presenza guidava le vostre azioni.
Ora, io vi lascio una guida in voi stessi.
Il seme del bene, che la ragione pose in
voi, ho suscitato in voi, ed il ricordo del
mio insegnamento, e del mio amore per
voi, serberà saldo in voi questo spirito
della verità e della virtù; lo spirito cui
gli uomini non prestano ossequio unicamente perché non lo conoscono e non lo
cercano in se stessi.
Voi siete diventati uomini che alla fine
sono affidati a se stessi; quando non sarò più con voi, sia, allora, a guidare il
vostro cammino la vostra morale pienamente sviluppata. Onorate il mio ricordo, il mio amore per voi, seguendo la
strada dell’onestà, sulla quale vi ho condotti...
Egli allora divise, secondo il costume
degli orientali... il pane per quelli, ad uno
ad uno, e, dopo il pasto fece allo stesso
modo girare intorno la coppa, e disse:
« Quando cosi, in cerehie di amici, mangerete insieme, ricordatevi anche del vostro antico amico e maestro... ».
Conservatemi nel vostro ricordo, me
che ho dato la mia vita per voi, ed il mio
ricordo, il mio esempio sia per voi un
robusto mezzo di rafforzamento nella virtù. Io vi vedo attorno a me come rampolli di un ceppo di vite che, da esso nutriti, mettono su frutti, e quando ne sono staccati, attraverso la propria forza
vitale, portano a maturazione il bene.
Amatevi l’un l’altro. Che io abbia dato
la mia vita per il più gran bene dei miei
amici, è una prova del mio amore. Io
non vi chiamo più scolari... Voi siete cresciuti sino a raggiungere l’indipendenza
di uomini e la libertà del vostro proprio
volere; trarrete tutti i frutti dalla forza
della propria virtù, se ormai lo spirito
dell’amore, la forza che ispira voi e me.
è la stessa.
Raffigurati nel suo abbassamento quest’uomo che la sua generazione non volle
riconoscere ma al quale tutti, sebbene in
modo diverso gridano: « Ecco l’uomo! ».
« Ecco l’uomo » gridò la generazione
quando volle proclamarlo re; « ecco l’uomo » gridò ancora quando volle crocifiggerlo. Ecco l’uomo: la storia della passione che è la sua vita sembra riassunta
in quest’unico grido.
Se veramente ci si mette presso la croce di Cristo bisogna essere nella situazione di contemporaneo: venire cioè a
soffrire realmente con lui; non si tratta
di abbandonarsi a considerazioni ai piedi
della croce, ma, forse, noi stessi inchiodati ad una croce accanto alla sua, venirne a meditare...
Per Gesù Cristo nessuno può dire di
averlo conosciuto anzitutto nella sua elevazione: perché ognuno che impara a conoscerlo lo fa nel suo abbassamento... E
nemmeno si può dire con verità che non
si può condividere il suo abbassamento
perché esso appartiene da lungo tempo
al passato. No, se tu diventi suo contemporaneo nel suo stato di abbassamento,
non ti mancherà l’occasione di soffrire a
somiglianza di lui. Se la vista di Cristo
nell’abbassamento ha scosso gli apostoli
che non seppero o non vollero nulla fuorché Cristo e Cristo crocifisso, non può
egualmente scuotere anche te? Tu non
diventi per questo un apostolo, quale temerità! Ma semplicemente un cristiano...
se quella vista non ti scuote così, tu non
l'ami. Ma non lasciarla svanire davanti
ai tuoi occhi, affinché quella vista di Cristo sofferente, nel suo abbassamento, possa ancora condurti ad amarlo. Allora essa si presenterà a te un’altra volta, e ti
condurrà a voler soffrire a somiglianza
di colui che, dalla sua elevazione, vuole
trarre tutto a sé.
Hegel, Vita di Gesù, ed. Laterza 1971,
p. 151.
Il fratello
degli oppressi
aspro.
Le braccia
restano appese
come pertiche,
nelle fitte
nebbie...
Il corpo
tormentato, rotto.
Per un ideale di libertà, di eguaglianza, di fratellanza, antica e non realizzata
aspirazione deH’umanità travagliata, sopra un patibolo infame, colla serenità del
martire in faccia al sole oscuratosi, diciannove secoli or sono, un giovane biondo, agitatore di turbe, espiava il delitto
di aver gettato in una società farisaica,
la parola d’amore che doveva redimerla
e rinnovarla.
La plebe umile e ignara venerò come
un Dio quell’uomo, tanto le parve strano
e soprannaturale il pensiero che lo ispirava.
E bastò che pochi pescatori portassero
in giro quell’idea, poetizzata dal sacrificio, perché ovunque divampasse atterrando templi e colonne e statue di vecchi dei.
La storia antica non aveva veduto
giammai nulla di più grande di quella
frenesia di entusiasmi, di quella che uno
storico chiamò « la follia della Croce »,
che spingeva impavidi al martirio i primi confessori della fede del grande di
Galilea.
Quale speranza li sorreggeva nei tormenti? Quale visione dell’infinito li consolava nelle superbe agonie? Non vogliamo indagarlo; ma non passeranno tre secoli e l’idea uscita dai tuguri passerà nella reggia. A poco a poco da perseguitata
si farà persecutrice, da martire martirizzerà e, in nome del Vangelo, sorgeranno
patiboli e roghi.
Vedrà la Provenza la strage dei Vaidesi. Parigi inorridirà ai massacri di San
Bartolomeo.
Spiravi sul Golgota nella croce degli
schiavi, o Cristo, per la redenzione delle
plebi e diciannove secoli di lavoro, di cospirazione, di propaganda civile, di persecuzioni non hanno ancora apportato i
benefici sperati mentre le teatrali pompe
chiesastiche formano sempre la gioia dei
tuoi crocifissori, i quali fanno a gara nel
mostrarsi dinnanzi all’orrore del tuo patibolo...
Tutte queste infamie nulla terranno alla tua gloria o illustre Nazzareno e tu
splenderai nella tua luce purissima...
restò appeso
senza intelletto.
I segni
eran sanguinolenti
delle rosse ferite,
sui palmi lacerati
del corpo quasi cadavere.
L’occhio, con la cavità invetrita,
fissava vuotamente,
inespressivamente,
le nebbie
e le tenebre
che incombevano
dense.
E i soldati, nelle loro corazze
e gli elmi scintillanti,
passeggiavano sotto la croce.
1 ladroni
e gli assassini
siamo noi.
Noi, che sul corpo del Morto
ci cospargiamo i capelli di cenere,
e che accendiamo
lumini
nell’antico baratro
dell’incredulità;
noi, che non abbiamo capito
che proprio in questi giorni,
in queste ore
si compie
un mistero
universale...
E la notizia
rimbombò come un’Osanna.
C’è
una strana
fiamma
nella voragine dell’incredulità,
quando la tenebra
si rischiara
e da noi stessi
si distaccano i nostri corpi,
come pietra che cade.
Andrey Belyj, Cristo è risorto
Venerdì Santo, « La Martinella », 25 marzo 1824; da Gesù socialista, Claudiana
1974, p. 171.
Trad. Cesare De Michelis, « Gioventù Evangelica » XVIII (gennaio-febbraio, 1968), p. 4-5.
Dal giornale socialista al poeta russo, dalla campagna italiana di fine ’800 alla rivoluzione
del 1917, in un linguaggio popolare ed in termini di raffinata espressione poetica Gesù si erge
come la figura ideale di un fratello del popolo.
Il Gesù “primo socialista" è certo, dal punto di vista teologico, un Gesù incompleto, impoverito, indebolito. Una bestemmia, una ingiuria, una offesa resa al Gesù di Nazaret degli
' evangeli? Nella battaglia per il riscatto della propria umanità, per l’affermazione di una di
gnità offesa, per la verità della propria esistenza questi uomini lo hanno sognato così, giovane martire, angosciato fratello, l’avessero pur sognato con altrettanto amore gli uomini
delle chiese!
L'umiliazione di Dio
S. Kierkegaard, Meditazione su Giovanni
12: 32, Scuola di Cristianesimo, ed. Comunità, 1950, p. 197-207.
Non potrebbero essere più diversi questi due figli del protestantesimo nordico, eredi entrambi del mondo spirituale di Lutero, usciti da insigni Facoltà di Teologia, studiosi attenti e
profondi di problemi spirituali. Due nomi, due direzioni opposte nel cammino della ricerca:
Hegel, Kierkegaard.
Il primo, perennemente alla ricerca di una linea di pensiero chiara, logica, convincente
che spieghi, raccolga sintetizzi i problemi del mondo, quelli della vita e quelli dello spirito,
tutto logica, ferrea logica e ragione. La vita del mondo e dell’uomo è ragione: Gesù il massimo punto della ragione umana, colui che ha insegnato all’uomo a pensare e perciò a vivere,
che gli ha aperto il segreto cammino del pensiero.
Il secondo, in costante tensione fra il pensare e l’esistere Spietatamente logico quanto
il suo confratello tedesco, ma troppo vicino al proprio cuore ed al proprio esistere per credere
che la vita sia ragione. La vita è vita, piena di conflitto, di contraddizione, di tensione e di
crisi. Gesù l’uomo della massima vita e perciò del massimo soffrire a cui ci si accosta e con
cui si vive per scoprire il mistero della fede.
Diversi, opposti, inconciliabili i due « filosofi cristiani » lo furono certo ma il loro Gesù
cammina sulla stessa strada, dinnanzi a noi verso la scoperta dell’umano.
Così abbiamo dovuto cominciare semplicemente col contrapporre Gesù all’uomo ed al suo mondo: come il povero che,
se mai è stato amico di qualche uomo ed
ha proclamato qualcuno beato, lo ha fatto con i poveri e non con i ricchi, e come
il rivoluzionario... che ha messo radicalmente l’ordine umano nel mondo.
Non conosce Dio chi non sa che egli si
oppone a tutto quanto il nostro mondo
e lo giudica, non conosce Dio chi non sa
che la sua volontà è tesa a trasformare
e rinnovare completamente il mondo. Chi
pretende di conoscerlo in modo diverso
che così, non conosce in realtà (anche se
in una forma di trascendenza accomodante o lontana) altro che questo mondo;
in ultima analisi non conosce altro che
se stesso, il vecchio Adamo.
Ogni passione umana, anche se fosse
annunziata solo dai gemiti di un bambino malato, è, nel suo genere, qualcosa di
infinitamente importante e commovente...
Anche per la passione di Gesù di Nazareth, nella misura in cui è una passione
umana, ciò vale in modo non fondamentalmente diverso che per le altre. Questa
passione costituisce il punto di arrivo del
racconto evangelico e il punto di parten
za della predicazione... Il mistero di questa passione, della tortura, crocifissione
ed uccisione di questo Giudeo... sta nella
persona e nella missione dell’uomo che
qui soffre, è crocifisso e muore. Nella sua
persona perché è l’unico eterno Iddio che
ha dato se stesso nel Figlio per essere
uomo, e, come uomo prendere su di sé
questa passione. Nella sua missione, perché la persona stessa del giudice di questa passione prende il posto di quelli che
è venuto a giudicare e si fa giudicare al
loro posto.
Non si tratta qui dell’umiliazione e della mortificazione di una creatura, di un
uomo nobile e relativamente innocente.
Si tratta dell’umiliazione e della mortificazione di Dio stesso... E si tratta della
risposta a queste domande; proprio in
questa umiliazione Dio è stato supremamente divino, proprio nella sua morte
egli è stato veramente il vivente, perché
proprio nella passione di quest’uomo, che
è il suo Figlio eterno, egli ha dimostrato
ed ha rivelato veramente la sua divinità.
K. Bartli, Kirchliche Dogmatik IV/2, IV/,
Dogmatica Ecclesiale, Il Mulino 1968,
p. 119, 131.
Con Karl Barth la teologia evangelica ha guardato Gesù con occhi nuovi nella sua lettura
della Scrittura. Non più solo un uomo fra uomini, un compagno di viaggio del nostro destino
ma l’enigma della nostra storia. Come se le tenebre del venerdì santo si fossero improvvisamente squarciate e dall’abisso di oscurità un lampo segnasse il cammino di una nuova realtà.
Gesù-Cristo, il vero uomo in cui si compie il destino di amore del Dio biblico, ed in cui si
realizza in modo assoluto l’elevazione della nostra umanità. Un mero simbolo, un calligrammo
teologico tracciato fra cielo e terra il Gesù di Barth? Lo si pensa, a volte, percorrendo le sue
pagine; spesso però la folgorazione di una parola squarcia il suo discorso e riapre anche per
noi la percezione del mistero.
5
f
TORINO
TESINE
Cristiani per il socialismo:
e i protestanti, dove sono?
Involuzione dei giovani protestanti in senso ecclesiastico - Impegno politico individuale
e avallo dell’Interclassismo protestante - Alcuni spunti critici
Alla presenza di oltre duecento persone provenienti da numerose comunità di
base, da organizzazioni del mondo cattolico (AGLI, Azione Cattolica), da organizzazioni e forze politiche della sinistra e
dai sindacati, si ò svolto a Torino, nei
giorni 8 e 9 marzo il II Convegno regionale di Cristiani per il Socialismo sul tema: « Scadenze del movimento e iniziative di lotta ». Di gran lunga inaspettata
anche la partecipazione di gruppi, comunità e singoli provenienti da tutta la regione e in particolar modo da Pinerolo,
Asti, Alessandria, Ivrea, Cuneo, Voghera,
Tortona e da numerosi altri centri minori.
A questo primo elemento positivo fa
invece riscontro la assai scarsa partecipazione della « componente protestante »
nelle sue espressioni più avanzate ed aperte che vanno in generale dalla « sinistra
pastorale » ai « laici impegnati » e alla
FGEI torinese e regionale. Questo fatto
che l'on riteniamo del tutto « casuale »
testimonia al contrario della mancanza
di un approfondito confronto e dibattito
interno alla FGEI sulle forme e sui contenuti della nostra partecipazione al lavoro coi gruppi cattolici e più in generale al movimento di Cristiani per il Socialismo. In questo senso una chiarificazione su questo punto oltre a rendersi
particolarmente urgente alFinterno della
FGEI, consentirebbe di arrivare al prossimo campo di Agape sul tema: « I protestanti di fronte alla crisi del mondo
cattolico » con le idee più chiare e con
già alcuni elementi in merito discussi ed
acquisiti.
Se questa carenza dovesse ulteriormente accentuarsi si profilerebbero all'orizzonte alcuni pericoli, già « in nuce » al
momento attuale, che vanno, a nostro avviso, rilevati:
1) una progressiva involuzione dei
gruppi FGEI in senso « ecclesiastico », un
ripiegamento verso l’interno, un ambito
di lavoro essenzialmente « strutturale »
che attiene ai problemi degli « usi » e della « gestione » di determinate opere e
strutture legate al contesto parrocchiale
nel quadro più generale dell’ipotesi sulla
« riforma della chiesa » (centri giovanili,
scuole, convitti, istituti di assistenza...);
2) il rischio di operare nel lavoro coi
gruppi di base cattolici e più in generale
nel movimento di Cristiani per il Socialismo come « protestanti singoli » e di
avallare quindi un confronto che si presenti sempre e solo come confronto tra
gruppi cattolici di base e « teologia protestante », contenuti di « identità protestante » e quindi « protestantesimo » come unico blocco teologicamente, politicamente e socialmente « omogeneo » al
suo interno (interclassismo protestante);
3) il rischio di non farsi carico all’interno del movimento operaio e in particolar modo nel lavoro con le masse cattoliche dei nuovi contenuti emersi dalla
fusione di COM-N.T. attribuendo così a
questa operazione unitaria un carattere
totalmente « verticistico » e contrario nei
presupposti iniziali ad entrambi i giornali.
In questo senso ci sembra importante
partire da questo Convegno, quasi del'
tutto ignorato dalla sinistra protestante
torinese e regionale, per affrontare alcuni nodi e problemi al nostro interno.
Per ciò che riguarda l’andamento di
questo convegno, ne segnaliamo l’ottima
riuscita, nonostante l’elevata quota di
partecipazione e la mancanza assoluta di
grossi nomi di esperti in campo sia teologico sia politico. Nell’impostazione programmatica della Segreteria promotrice
sono stati privilegiati gli aspetti operativi ed organizzativi del movimento in Piemonte per riuscire finalmente a delincare una struttura articolata di collegamento e di lavoro. La discussione e il confronto teorico e ideologico sui temi generali
di C.p.S. e su quelli emersi dai documenti finali del Convegno nazionale di Napoli sono stati affrontati in 17 assemblee
preparatorie locali che hanno visto la
partecipazione di 250 persone in rappresentanza di quasi tutte le realtà piemontesi più significative. La relazione introduttiva della Segreteria ha sviluppato alcuni punti di analisi relativi alla attuale
situazione di « crisi » di identità e di
«unità sociologica e culturale» apertasi
nel mondo cattolico e in particolar modo nelle sue organizzazioni sociali, ecclesiastiche e politiche dal Referendum in
poi. La crescita al suo interno di un processo sociale e politico di rottura, di disarticolazione, di generalizzazione di massa del distacco dalle strutture e organizzazioni del « mondo cattolico » spinge infatti sempre più nuovi strati di masse popolari e di ceti intermedi cattolici a porsi il problema di una alternativa politica
complessiva.
In questo senso la crisi elettorale della
DC, come partito di massa, non è altro
che la conseguenza del suo consenso. Dopo aver sviluppato altre analisi sul rapporto tra C.p.S. e lo sviluppo e le esperienze delle comunità di base da un lato,
al rapporto e alle iniziative unitarie con
forze politiche della sinistra dall’altro,
una grossa attenzione è stata riservata
alla situazione attuale del «progressismo » nella Chiesa torinese, alle forme e
ai contenuti della lotta di classe nella
chiesa e alla linea di massa che il movimento si propone di portare avanti sul
piano torinese e regionale.
Tre fondamentali scadenze di lotta su
cui confrontarsi e su cui aprire e articolare nel lavoro di massa campagne di
mobilitazione e di intervento sono state
a questo punto individuate: concordato e
anno santo, elezioni amministrative, aborto. Le tre commissioni, anche esse nume
rose e attive, che per una intera giornata
hanno lavorato su questi temi, dopo aver
ribadito la necessità di ulteriori approfondimenti teorici in merito, hanno concordato un insieme di iniziative pratiche,
che il movimento dovrà farsi carico di
avviare, articolare ntìle varie situazioni
locali, e generalizzare. (Volantinaggi, dibattiti, mostre volanti davanti alle Chiese etc.).
Tre mozioni sono state infine approvate.
Una, approvata all’inizio del Convegno
per acclamazione, per aderire alla giornata della donna dell’8 marzo.
Una seconda mozione in cui si dava la
adesione di C.p.S. alla iniziativa di un
Comitato Cittadino di lotta per la liberalizzazione dell’aborto (il Comitato raccoglie forze eterogenee dell’arco politico torinese).
Una terza mozione si fa carico di denunciare il pellegrinaggio dei lavoratori
cattolici a Roma in occasione dell’Anno
Santo e in particolare del 1° maggio « cattolico ».
Per uno scarto di voti abbastanza contenuto non è invece passata una mozione che si schierava con la richiesta di
scioglimento del MSI.
Daniele Rostan
NAPOLI
convegno fgei campania-molise
Presenti una settantina di giovani evangelici
Ha avuto luogo il 19 marzo a Napoli
nei locali della Chiesa di Via dei Cimbri,
un Convegno dei gruppi aderenti alla
FGEI Campano-molisana. Erano presenti
una settantina di giovani, appartenenti
alle Comunità e gruppi di: Napoli - Via
dei Cimbri, Napoli - Vomero, Ponticelli
(autonomi), Salerno (metodisti). Campobasso (valdesi), Pozzuoli (Chiese libere),
Seccavo (gruppo autonomo), Caivano
(valdesi).
Ha partecipato al Convegno un rappresentante della FOCI di Napoli-Fuorigrotta e il pastore Paolo Sbaffi in rappresentanza della FGEI nazionale. La relazione
introduttiva ai lavori, tenuta da Rosanna
Nitti, si è articolata sui seguenti punti:
1) rapporto tra i giovani e la Comunità,
in vista di una riforma della Comunità
stessa; 2) impegno politico nelle lotte della classe operaia per la costruzione di
una società socialista; rapporti con i
gruppi di base cattolici e col movimento dei cristiani per il socialismo.
Dopo alcuni interventi di carattere generale, volti a sottolineare e a precisare
meglio alcuni punti della relazione, si sono formati tre gruppi di studio, in relazione ai tre temi proposti.
I lavori sono proseguiti con le relazioni dei gruppi: per il primo gruppo (rapporti giovani-Comunità) ha riferito Emilio Nitti. Egli ha sostenuto la necessità di «rifondare» la Chiesa sul terreno comune della fede, che soddisfi la
pietà tradizionale dei vecchi e conduca
alla lotta con chi soffre, è sfrutfato, con
chi si batte per una società più giusta.
Portavoce del secondo gruppo è stato il
pastore operaio Umberto Delle Donne
della Chiesa libera di Pozzuoli. Egli ha
detto che il suo gruppo si è pronunciato
senza riserva per una scelta di classe sulla necessità di partecipare alle lotte che
la classe operaia conduce, per abbattere
il sistema capitalistico e costruire una
società socialista.
Alcune perplessità i giovani hanno manifestato, quando si è trattato di configurare praticamente le forme di partecipazione alle lotte, che conducono i partiti della sinistra.
A tal proposito è stato rilevato come
la partecipazione alle lotte politiche, benché fondamentale, non esaurisce gli impegni dei giovani evangelici.
In merito al terzo punto. Paolo Fiorio
nel riferire le conclusioni del suo gruppo ha detto che bisogna liberare i credenti da un modo mistificato di vivere la
fede e far emergere la necessità di lottare per il socialismo. In questo senso bisogna far leva sulle contraddizioni tra
impegno socialista e strutture ecclesia
stiche frenanti. Bisogna superare sia quelle cattoliche, rispondenti ad un tipo di
società feudale, sia quelle protestanti, rispondenti ad un tipo di società borghese,
per dare vita ad un tipo nuovo di struttura, che realizzi l’essenza dell’Evangelo
e lotti per il socialismo.
Si è proceduto alla votazione per reiezione dei tre membri della Federazione
regionale. Sono stati eletti: Rosanna Nitti, Salvatore Cortini (Ponticelli), Enzo Di
Spiezio (Pozzuoli).
Nicola Pagano
federazione
apulo-lucana
Nella sua riunione del 27-1.75 il Consiglio ha deciso di affidare il lavoro dei servizi ad alcune comunità geograficamente
vicine. Questa decisione, lo si spera vivamente, dovrebbe maggiormente coinvolgere la base delle comunità nel lavoro
della Federazione. Per ognuno dei tre
servizi, come indicazione, sono stati scelti nelle comunità a cui i servizi sono stati affidati, tre coordinatori del lavoro, i
quali, fra l’altro, convocheranno le riunioni e riferiranno in Consiglio. Alcuni
servizi sono stati in qualche modo ristrutturati.
a) Il Servizio Scuole Domenicali e
Cadetti è stato affidato alle Comunità di
Mottola (Battista) e Taranto (Valdese).
Coordinatore: Adriana Menna, via Ancona, 4 - 74KK) Taranto. Membri del Consiglio nel servizio : Giuseppe Mollica e Vincenzo Nigro.
b) li Servizio Studi ed Evangelizzazione è stato affidato alle Comunità di
Bari (Battista e Valdese) e Corato (Valdese). Coordinatore: Giovanni Arcidiacono - C.so Sennino, 23 - 70121 Bari. Membri del Consiglio nel servizio: Rosario
Bagheri e Domenico Introna.
c) Il Servizio di Azione Sociale è stato affidato alle Comunità di Altamura Gravina (Battista) e Rapolla - Venosa
(Metodiste). Coordinatore : Nicola Nuzzolese - Via Tobruk, 3 - 70022 Altamura.
Membri del Consiglio nel servizio: Bruno Colombu e Arcangelo Pino. È un settore molto importante del lavoro della
nostra Federazione, che vuole prestare
attenzione non solo alle Opere Sociali
esistenti nelle nostre Comunità, ma anche ai problemi più generali della nostra
situazione meridionale e tentare, anche
nell’impostazione, nuove iniziative.
La predicazione
oggi
($econdqi jHirte)
7. In questo quadro bisogna rispondere alle
domande di metodo: da chi a chi, come, dove,
quando. Affermiamo che è tutta la comunità, e
non soltanto il suo pastore, ad essere responsabile
di questa predicazione, e che luogo e tr^mpo sono
la nostra vita stessa nei suoi moltepliii impegni.
L’aver ridotto le predicazione ad un atto cultuale demandato per lo più al pastore pone limiti
fortissimi alla nostra testimonianza, per i quali
rischiamo di paralizzarci in mini-istituzioni ,fini
a se stesse, ben poco significanti di fronte ai
problemi della nostra storia. Gesù ha chiamato discepoli nelle strade, in riva al mare, nel luogo
del loro lavoro quotidiano e nelle chiese.
8. Nelle chiese Gesù è entrato solo per offrire
una nuova spiegazione delle Scritture antiche e
mostrare il loro compimento nella sua persona
e nella sua azione. Così pensiamo che il nostro
riferimento ai testi della Bibbia ci aiuti a creare
una « memoria » dei modi in cui è stata riconosciuta la presenza di Dio nella storia umana, che
ci serve a tentare ancora oggi questo incontro e
la testimonianza di esso.
Riconosciamo che questo riferimento non può
essere casuale, né precostituito da un calendario,
ma sarà tanto più opportuno e illuminato, in
quanto procederà da una scelta e da uno studio
accurato della situazione, nella quale la predicazione antica si inseriva. Per procedere a questa scelta e a questo studio è tuttavia necessario
che la comunità nel suo lavoro interno non si
lasci condizionare da scelte di moda e non cerchi
solo una conferma alle proprie scelte; in questo
contesto è necessario leggere tutta la Bibbia (v. :
Bruno Rostagno, Perché tutta la Bibbia, in
« Gioventù Evangelica » n. 32, febraio ’75,
pag. 11).
9. Se lo scopo della predicazione è annunziare
la liberazione per gli uomini, che essi possono e
debbono porre in atto, questa « buona notizia »
deve essere portata a chi è sotto il peso di un’oppressione, nell’ignoranza delle proprie reali possibilità e prospettive, anche se suonerà come
« cattiva notizia » per chi è responsabile dì tale
oppressione o se ne avvantaggia. La chiesa non
può rivolgere generici appelli, che finiscono per
produrre un certo « interclassismo », secondo fi
quale ricchi e poveri vengono coifsiderati uguali
davanti a Dio, ma non nella loro storia. In tal
modo si raggiunge forse un fine religioso, cultuale, ma nessun vero cambiamento avviene per
questo nella società. Una scelta diversa può oggi
aiutare la chiesa a superare questa fase e ad essere nel futuro essa stessa espressione del bisogno di liberazione degli umili (Le. 1, 51 sgg.).
10. La chiesa ha spesso sentito la necessità di
collegare questo annuncio a gesti significativi :
le opere sociali gestite dalle nostre comunità e
finanziate spesso da altri fratelli più ricchi, sono
segno di un disagio e di un bisogno di riparazione.
Queste opere sociali, anche quando riescano a
creare le condizioni migliori e le gestioni più
oneste e democratiche, finiscono per essere piccolissime oasi, irripetibili per altri che non hanno accesso a fondi e a personale di tipo vocazionale e a muoversi nell’ambiguità di sostituirsi
allo Stato per servizi a carattere pubblico (scuole,
ospedali, ecc.), calmierando la protesta per la
loro inefficienza o addirittura inesistenza.
Queste opere sociali, che in alcuni casi sono
aH’avanguardia nell’affrontare problemi vitali,
non possono farci dimenticare la necessità primaria della partecipazione dei credenti alla lotta
politica, con presenza attiva nelle organizzazioni
di massa, nelle sperimentazioni di gestione collettiva, nella democratizzazione di tutti i settori
della vita quotidiana.
(queste tesine sono state preparate dai pastori del V distretto della chiesa valdese e
dai colleghi metodisti delVarea corrispondente, e vengono inviate come materiale
di studio alle relative comunità, secondo
la decisione della Conferenza distrettuale
di giugno 1974, atto 9).
Cerignola
Domenica 13 aprile (e non 6 aprile, come precedentemente annunziato) avrà
luogo a Cerignola, nei locali della Chiesa valdese. Piazza Pasquale Bona n. 19,
un convegno sul tema : « Predicazione ed
Evangelizzazione oggi ». Il Convegno è
organizzato a cura del Servizio Studi ed
Evangelizzazione della nostra Federazione regionale con la collaborazione della
FGEI di Puglia e Lucania.
L’incontro avrà inizio alle ore 9,30 precise con un breve culto a cura della Comunità di Cerignola. Il pranzo verso le
ore 13,30 è al sacco. Il programma di lavoro, che sarà presentato in assemblea,
prevede la chiusura per le ore 17,30.
Il materiale preparatorio all’incontro è
costituito da: 1) relazioni e dibattito al
Convegno di S. Severa (1-4 nov. 1974);
2) tesine su «La predicazione oggi»;
3) risposta del Segretario della EGEI
regionale alla Commissione Evangelizza
zione della FCEPL sul tema « Cos’è l’E
vangelizzazione? ».
6
cronaca
alle valli oggi
Violenza
fascista
a Pinerolo
Il fatto, accaduto la scorsa settimana
al giovane Luca Soggin, ha creato non poca emozione in città ed ha soprattutto
messo in evidenza quanto il pericolo fascista sia presente anche in zone “tranquille” come le nostre.
Lo studente, figlio del pastore Soggin,
ha dovuto trasferirsi presso il convitto
valdese di Pinerolo, per poter proseguire
serenamente i suoi studi da Milano dove
era stato oggetto di ripetute aggressioni.
Da una settimana appena a Pinerolo è
stato assalito nei giardini pubblici davanti al tempio mentre si recava in centro
per fare degli acquisti.
Il termine con cui i giornalisti lo hanno qualificato "extra parlamentare di sinistra” è oggi molto in uso. Nulla di male
se con questo si vuole indicare una persona che si impegna in campo politico
senza essere inserito nello schieramento
di un partito. In realtà V"extraparlamentare”, con per di più la qualifica “di sinistra”, fa subito pensare a persona facinorosa più amante dei comizi che dello
studio, delle chiassate che del lavoro. Dopo tutto gente così le grane se le cerca...
Discorsi di questo tipo sono da respingere categoricamente: il problema non è
di essere o no extraparlamentare, il problema è che ti si accoltella per la strada,
ed in questo caso accoltellare non è solo
un modo di dire.
Un volantino è stato redatto, che non
solo deplora il fatto ma lo inserisce nel
contesto della problematica anti-fascista.
Tutti i partiti ed organizzazioni lo hanno
sottoscritto; unica assente la D.C. È davvero strano che il partito di maggioranza, proprio nel momento in cui rivendica
la sua funzione di tutela nell’ordine pubblico non si senta di sottoscrivere una
condanna delle aggressoni fasciste. La
campagna elettorale che si avvicina ha
già le sue influenze? Ma in quel caso dove spera pescare i suoi voti la D.C.?
La comunità valdese ha votato e diffuso il seguente O.d.g.:
« Un gruppo di membri della comunità
di Pinerolo, riunitosi dopo il culto domenica 23, presa conoscenza dell'aggressione subita dallo studente Luca Soggin il
giorno 21 marzo a Pinerolo nei pressi del
tempio,
esprime la sua solidarietà a lui ed ai
suoi genitori,
condanna con indignazione questo fatto in cui si esprime la viltà e la violenza
fascista,
rende attenti i fratelli della comunità,
ed i cittadini di Pinerolo, alla gravità di
questa aggressione, che si inserisce in un
disegno di intimidazione di violenza fascista nel paese,
invita tutti a reagire con rinnovato
impegno e vigilanza.
____________________Vai Pellice
Raccolta delle firme
per l’M.S.I. fuori-legge
Torre Pellice: in comune presso il Segretario comunale, dalle 10-12; presso il
Giudice Conciliatore: il sabato dalle 1517, eccetto il 19-4, 17-5 e 14-6, il cui orario
è dalle 10-12. Dal 4 aprile anche i venerdì
dalle 11-12.
Luserna S. Giovanni: presso il Giudice
Conciliatore: venerdì, dalle 10-12; presso
il Segretario comunale: tutti i giorni
escluso il sabato, dalle 1012 e dalle 16-18.
Rorà: presso il Segretario comunale
dalle 1012.
Angrogna: presso li Segretario comunale: martedì, e giovedì dalle 1012.30.
Bobbio Pellice: presso il Segretario comunale: martedì,, giovedì e sabato dalle
9-12; presso il Giudice Conciliatore Ernesto Pontet, Albergo Centro, tutti i giorni.
ViUar Pellice: presso il Segretariò comunale, nell’orario d’ufiScio.
Assemblea
Il Comitato promotore della Val Pellice organizza nei locali della sala operaia di Via Roma, a Torre Pellice, una
Pubblica Assemblea sulla messa fuorilegge del M.S.I. per venerdì 28 marzo, alle ore 21. Parteciperà Carlo Mussa Ivaldi
del P.S.I.
Crediamo che ogni partigiano, ogni antifascista debba dare il suo contributo
militante ad una campagna che non vuole limitarsi ad xma pura iniziativa legislativa, ma porre sul tappeto i problemi del
fascismo oggi, dell’uso del M.S.I. da parte dei padroni e della D.C. per creare un
clima di paura che consenta il passaggio
di misure liberticide contro il movimento
operaio.
____________________________INTERVISTA Al SINDACI DELLE VALLI - 2
ANGROGNA: ai giovani il compito
della nuova amministrazione
Dopo 24 anni di presenza nellamministrazione comunale di Angrogna, di cui 10 anni
quale Sindaco, Silvio Bertin ha deciso di lasciare ad altri il non facile impegno
— Signor Bertin, quali sono a suo avviso i problemi più grossi che ha dovuto affrontare nelle passate amministrazioni?
— Certamente la viabilità; un comune
come il nostro necessita oggi ancora di
allacciamenti stradali fra le borgate sparse per ogni dove. Si è potuto portare a
termine la Torre-Pradeltorno, il riassestamento della S. Lorenzo Serre (grazie
ai cantieri scuola) e poi l’asfalta tura, così
la S. Lorenzo-Porte di Angrogna, asfaltata ultimamente. Ma da queste arterie
principali occorre provvedere a molti altri allacciamenti. Attualmente è in corso
il lavoro di drenaggio e di riassestamento
della Chiot dl’Aiga - Serre, in seguito ai
40 milioni che abbiamo ottenuto dei 139
richiesti; occorre sistemare i vari accessi
alle borgate, costruire molti muri di sostegno, ecc. Entro quest’anno dovrà anche essere asfaltata la strada FromaggiaSonagliette. Ma ci sono altre strade progettate e che l’amministrazione futura
dovrà portare avanti per la realizzazione.
Oltre alla viabilità abbiamo il grosso
problema dell’elettricità; molte zone di
Angrogna sono ancora prive di energia
elettrica. Attualmente si sta provvedendo a mettere i pali nella zona del Martel
per un potenziamento della linea attuale;
in primavera dovranno cominciare i lavori per l’elettrificazione, da parte dell’ENEL, della zona Torre-Pradeltorno, Novarea, Buonanotte, Cacet, Arvura. Tutti
lavori appaltati che dovranno essere realizzati.
— Cosa ci può dire a proposito della
strada del Pissaiot, Bastia, Arpanot, di
cui tempo fa si è parlato sulle nostre
colonne?
— Questo è uno dei tanti casi di Angrogna; ma il comune deve dare una certa priorità, prima le strade comunali e
poi quelle vicinali. Ma anche qui c’è da
valutare le cose: ci sono delle strade vicinali oggi più importanti di quelle comunali, si tratta quindi di fare un piano
dei lavori secondo le necessità più urgenti.
Per quanto riguarda la richiesta della
pala meccanica, il nostro comune la richiede ogni anno. Se verrà, come spero,
la si userà anche per il Pissaiot.
— Alcuni anni fa è stata aperta la
strada che porta alla Vaccera, come mai
la priorità a questa arteria lontano dai
centri abitati?
— Il fatto è che la zona della Vaccera
abbonda di buoni pascoli e sono molti
ancora i contadini che d’estate salgono
agli alpeggi; la stradicciola di prima non
permetteva di transitare neppure con una
slitta e rendeva difficile il trasporto di
qualunque cosa. Così ci siamo interessati
ed abbiamo ottenuto una draga che ha
tracciato la strada collegando la Vaccera
al Vallone di Pramollo che scende verso
la Ruata.
— Non temete il pericolo di grosse
speculazioni nella bellissima zona della
Vaccera, ora che c'è la strada?
— Certo non si può impedire ai proprietari di vendere la loro terra, però il
comune non permette la lottizzazione e
la commissione edilizia è tenuta a far rispettare il piano di fabbricazione secondo le indicazioni del comune.
— Il comune ha affittato dalla chiesa
il presbiterio del Serre per adibirlo a
foyer invernale per gli anziani disagiati
di Angrogna : che cosa se ne è fatto di
questo progetto?
— Già, il comune paga ogni anno l’affitto al Concistoro di Angrogna, ma mancano ancora i fondi necessari per la sistemazione della casa; i contributi promessi non arrivano. Il comune però ha
assunto la Sig.ra Charbonnier per le visite a domicilio alle persone anziane. Per
ora aspettiamo.
Al Chiot dl'Aiga c'è una bellissima
scuola nuova, inutilizzata, come mai?
— È una storia molto lunga, sono trascorsi molti anni da quando facemmo la
richiesta. Il comune fu costretto a comprare il vecchio mulino di Chiot dl’Aiga
per mantenere aperta la scuola ed aprì
anche la refezione scolastica. Ora è stata
costruita con grande ritardo la nuova
scuola, ma non la si può collaudare^ perché manca la luce. Finché non arriverà
la luce elettrica non ne possiamo fare
niente. D’altra parte i soldi sono pervenuti per fare una scuola, se non la si faceva non c’era neppure questa casa che ».'/•
potrà servire in futuro anche per altn
attività.
Quando facemmo la domanda c’erano
ancora 35 alunni al Chiot dl’Aiga, oggi
sono molti di meno, ma ci sono ancora
due maestri.
— Come funziona la raccolta del latte?
— Procede abbastanza bene. Il latte
viene smistato a Pinerolo al « Macello
cooperativo pinerolese »; solo in estate
viene in parte portato alla cooperativa di
Bobbio, quando molto bestiame è in montagna. Il comune ha acquistato un pulmino adibito al trasporto del latte. Molti contadini hanno preferito continuare
ad allevare vitelli, ma quanti hanno aderito alla « raccolta » sono soddisfatti.
— Signor Sindaco, non pensa che occorrerebbe cercare nuove forme e nuovi
tentativi per una maggiore democratizzazione della vita e delle decisioni del
comune, far partecipare di più la gente
e non accontentarsi della solita delega?
— Bisogna dire che erano stati fatti dei
tentativi in questo senso, però il fatto è
che Angrogna è un comune troppo sparpagliato: come si può fare delle sedute
ai Pons, agli Arvura, Buonanotte, Cacet,
Pradeltorno, Serre, ecc.; non è possibile
una seppur minima centralizzazione di
zona. Io credo che la gente dovrebbe imparare innanzitutto a collaborare attivamente e non limitarsi alle solite critiche.
In fondo basta che la gente faccia presente , al consigliere del suo quartiere i
problemi e lui penserà a portarli in sede
di giunta: il consiglio è pubblico, perché
la gente non viene ad ascoltare quello
che si discute? Lì si verifica se la cosa
funziona o no.
— Il suo comune ha uno dei più alti
tassi di spopolamento delle valli : non
crede che sia anche dovuto alla mancanza di abitazioni decenti?
— Io penso che chi veramente lo vole
SCHEDA
Angrogna - Capoluogo m. 782.
Frazioni principali: Baussan-Giovo ; Serre ; Pradeltorno.
Superfìcie territoriale molto vasta: ha. 3.889.
Notevoli i problemi di collegamento delle case sparse al Capoluogo ; costosissimi : il trasporto
alunni della scuola materna che
funziona al Capoluogo dall’inverno
1973-74 con 15-20 bambini; il trasporto alunni scuola media da Pradeltorno - Serre - Fromaggia - Capoluogo a Torre Pellice; il trasporto alunni scuola elementare dalla
Frazione Serre al Capoluogo e dalla Frazione Pradeltorno al Chiot
dl’Aiga.
Popolazione al censimento 1971:
n. 886. Notevolissimo lo spopolamento negli ultimi 35 anni se si
pensa che la popolazione al censimento 1936 era di 1.703 abitanti.
Scuole elementari: Capoluogo (2
insegnanti); Giordan - Martel Chiot dl’Aiga (2 insegnanti) - Cacet. Chiuse negli ultimi anni: Pradeltorno e Serre. A Cacet ci sono
6 alunni (per le 5 classi) e al Martel 4 alunni (5 classi). Totale degli
alunni nel comune: 60.
La popolazione è prevalentemente anziana; solo 300 sono le unità
attive di cui circa la metà ancora
dedita all’agricoltura e l’altra metà alTindustria, commercio e altre
attività.
La nuova scuola di Chiot dl'Aiga, sita a
metà strada fra Torre Pellice e Pradeltorno, in una zona quasi disabitata, senza'
luce elettrica. Chi l’utilizzerà?
va ha saputo a suo tempo farsi aggiustare la casa; il fatto è che era di « moda » andare via. Anche a costo di pagare
degli affitti impossibili, tutti soldi che si
sarebbero potuti impegnare per ristrutturare le vecchie case. Ora però sembra
che molti comincino ad aggiustare le loro vecchie case, « ruscando » come dannati il sabato e la domenica.
_____Lei non si presenterà più alle prossime elezioni, ei sono delle motivazioni
precise?
_____ Sono ormai 10 anni che sono sindaco e 24 anni che sono neH’amministrazione del comune, credo che possa bastare. Certo non è piacevole sentire sempre e soltanto delle critiche, ma non è
per il fatto di essere insoddisfatto o di
avere dei risentimenti verso qualcuno che
ho preso questa decisione. Io sono operaio e non mi avanza tempo sufficiente
per seguire tutti gli impegni del comune.
Si facciano avanti i giovani, che sono così pronti a criticare, dimostrino di saper
anche lavorare seriamente per il loro comune, ne hanno la capacità e la preparazione. Devono solo decidersi a farlo.
Torre Pellice
Domenica 9 marzo, nei locali della Foresteria Valdese sì è svolto un culto preparato interamente dai ragazzi del Precatechismo e della Scuola Domenicale,
seguendo la linea sperimentata a Natale.
Sotto forma di dialoghi e letture i ragazzi hanno voluto presentare alla comunità
il frutto delle loro riflessioni sulla scelta
dei Valdesi a Chanforan, mettendo in risalto le linee essenziali del Sinodo. Una
prima scena rappresentava gli antecedenti: sinodi precedenti, viaggio dei barbi in Svizzera, colloquio con Farei, commenti.
Una seconda scena metteva in evidenza i punti contrastanti tra la r e la 11“
Riforma, chiariti alla luce del testo biblico e contemporaneamente esaminava i
commenti della popolazione sulla base di
tre campioni: capifamiglia, giovani e donne. Ci sembra che il significato di un avvenimento così, importante per la storia
dei Valdesi sia stato sentito sia dai ragazzi, sia dalla comunità.
Si sono ritrovate per la giornata mondiale di preghiera delle donne le unioni
femminili di Villar Perosa, Pinerolo, San
Secondo, S. Germano, Rorà, Lusema, Angrogna e l’esercito della salvezza.
Un grazie di cuore alle sorelle di Torre
Pellice per la loro accoglienza.
7
delle valli
CONVEGNO EGEI A PEROSA ARGENTINA
Pramollo
S. Germano
La crisi economica
del pinerolese
Una sessantina di persone hanno preso parte al convegno della PGEI tenutosi
a Perosa Argentina il 19 marzo; seguendo il filone di ricerca iniziato l’anno scorso, tema dell’incontro è stato «La crisi
economica del Pinerolese».
La relazione introduttiva ha cercato di
fare il punto sui mutamenti socio-economici avvenuti nella nostra zona dal 1951
ad oggi; i principali fenomeni a cui si
assiste sono: da una parte il continuo
spopolamento delle valli provocato da
una gravissima crisi dell’agricoltura che
in venti anni ha visto ridurre i suoi addetti del 70% e dalla crisi dell’occupazione industriale, soprattutto tessile, sia nella Val Penice (chiusura della Mazzonis)
che nella Val Chisone (ristrutturazione
del cotonificio Valle Susa, della Gütermann e della Widemann). Dall’altra il
crescere del pendolarismo, cioè della necessità di spostarsi dal proprio luogo di
residenza per recarsi al lavoro ; sono oltre diecimila gli operai che ogni giorno
abbandonano le valli e Pinerolo per andare a lavorare nelle industrie di Torino
e della sua cintura (FIAT, Indesit, ecc.).
Questo significa dover stare lontani da
casa dieci, dodici ore per farne otto di
lavoro effettivo, con trasporti scarsi, costosi e mal distribuiti. Tutto ciò ha provocato e provoca una disgregazione del
tessuto sociale di questa zona e trasforma le valli o in luoghi quasi compietamente disabitati (nelle zone più alte) o
in dormitori per la manodopera delle
grandi industrie torinesi (nei paesi di
fondovalle).
Questi fenomeni, non certo naturali ma
voluti e provocati dagli industriali che,
per ottenere maggiori guadagni, scelgono
di chiudere le fabbriche del Pinerolese
per concentrarsi in posti più vicini a Torino, hanno delle gravi conseguenze sulla classe operaia, come è stato rilevato
nella seconda relazione. Una grossa fetta
di quella generazione di lavoratori che
avevano sulle Spalle l’esperienza della Resistenza e delle difficili lotte degli anni
cinquanta è stata stroncata dalla chiusura di alcune grosse fabbriche come la
Mazzonis e dal ridimensionamento di àltre (naturalmente gli operai licenziati
erano i più combattivi).
I contadini che abbandonano i campi
per recarsi a lavorare in fabbrica, sovente si dimostrano poco coscienti del loro
nuovo ruolo, sia perché portano con sé
dei valori diversi, sia perché conservano
un retroterra di sicurezza nel ricavare
una parte del reddito (sia pur piccola)
dall’agricoltura; essi non vivono cioè la
condizione di chi sa che tutto dipende
dal proprio salario.
L’insieme di questi fattori, resi ancor
più gravi dalla dispersione in piccole e
piccolissime fabbriche, provoca una notevole disorganizzazione della classe operaia che deve essere superata a breve
termine se si vuol dare delle risposte vincenti ai tentativi di ristrutturazione messi in atto dalle aziende. Un esempio da
seguire è quello partito dalla lotta della
Gùtermann di Perosa nei mesi scorsi, la
costituzione cioè di un comitato di lotta
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLICE LUSERNA S. GIOV. - LUSERNETTA - RORA'
Dal 29 marzo al 4 aprile
Dott. ENRICO GARDIOL
Viale Trento, 12 - Torre Pellice
FARMACIE DI TURNO
Domenica 30 marzo
TORRE PELLICE
FARMACIA INTERNAZIONALE ( Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374 - Torre Pellice
LUSERNA SAN GIOVANNI
FARMACIA VASARIO (Dott. Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
Lunedi 31 marzo
FARMACIA MUSTON ( Dr. Menassero)
Via della Repubblica, 25 - Tel. 91i328'
AUTOAMBULANZA ,
Torre Pellice: Tel. 90.118 e 91.273
VIGILI DEL FUOCO s
Torrè; Penice: Tel. 91.365 ^’9j:300Ì'^"'’ ' , '
Luserna San Giovanni: Tel. 90.084; - 90.085
che coinvolga ed impegni tutte le fabbriche e le forze sociali e politiche nella
difesa dell’occupazione nel Pinerolese.
La relazione sull’agricoltura ha messo
in evidenza il ruolo che viene svolto a livello nazionale e quindi anche nel Pinerolese dalla «bonomiana», un’organizzazione democristiana che controlla ed organizza la grande maggioranza dei coritadini e che frutta alla D.C. oltre 5 milioni di voti. Appunto i voti sono la sua
preoccupazione principale ed è naturale
quindi che alla vigilia delle elezioni si
moltiplichino le sue iniziative : assemblee pubbliche, proposte di aiuti e di radicali cambiamenti, per poi ricadere subito dopo nella solita gestione clientelare del proprio potere. Un breve accenno
è stato fatto al problema delle cooperative, che non devono essere viste come ultimo appiglio per una situazione ormai
disperata, ma devono nascere dalla coscienza politica della loro validità. Infine
si è rilevata la necessità di approfondire
l’esame delle iniziative che le Comunità
Montane rivolgono al settore agricolo in
vista degli indirizzi che verranno presi
con i piani di sviluppo.
Al termine del convegno è stato ribadito l’impegno dei gruppi FGEI nella
campagna di raccolta delle firme per
mettere fuorilegge il MSI, attraverso la
partecipazione ai comitati che si stanno
formando nel Pinerolese.
Aldo Ferrerò
Perrero
Cinque catecumeni della nostra comunità hanno chiesto di diventare membri
di chiesa. Nel corso di un incontro con
il concistoro, per approfondire un po’ di
più la conoscenza di questi giovani, si è
chiesto loro di specificare le loro fonti
di informazione sugli argomenti di attualità.-v
La mini-inchiesta ha divertito i ragazzi e ha dato questi risultati: quattro su
cinque hanno la televisione e seguono abbastanza regolarmente il telegiornale ;
nella stessa misura leggono « La Stampa », quotidiano che entra in quasi tutte
le famiglie.
Anche i settimanali locali sono sfogliati da tutti,, ma limitatamente alle pagine
sportive e alla cronaca minuta, vista più
che altro come occasione per divertirsi ;
uno solo legge «L’Eco delle Valli», gli
altri dichiarano: — Non c’è niente di interessante. Quattro su cinque l’hanno in
famiglia, ma non si sono mai accorti che
il giornale contiene anche un certo numero di notizie locali.
Settimanali a rotocalco e libri sono letti di rado, nessuno ne. compera ; uno solo, che abita a Ferrerò, sfrutta il posto
di prestito comunale. Alcuni leggono
giornalini a fumetti, uno li apprezza, ma
solo se impegnati.
Tutti leggerebbero di più ; due giovani
lavorano e questi non hanno proprio tempo da dedicarvi, ma gli altri gradiscono
la lettura e il loro problema è solo quello di leggere senza spendere.
In risposta ad una domanda precisa,
due dichiarano di leggere anche la Bibbia per conto proprio, «perché mi interessa», «per poter rispondere in caso di
discussioni ».
In conclusione, tutti hanno ammesso
che al giorno d’oggi è necessario essere
informati e si sono dichiarati disponibili
per un incontro con i loro coetanei della
valle, per discutere insieme da un punto
di vista evangelico problemi di attualità.
Martedì 18 marzo si è svolto il funerale del fratello Menusan Alessio, deceduto ai Pellenchi all’età di 72 anni. Rmnoviamo alla vedova, ai figli ed a tutti i
parenti la fraterna solidarietà della chiesa nel dolore della separazione ma anche
nella speranza della risurrezione in Gesù
Cristo.
Bobbio Pellice
I 30 abitanti dell’alta Valle della Ferrera sono stati per alcuni giorni bloccati
da ima frana che ha ostruito la strada
carrozzabile in località Eisaghun, poco a
monte della borgata di Malpertus. Durante l’estate scorsa erano stati effettuati lavori di allargamento della sede viabile ed
è probabile che lo scoppio delle mine abbia in qualche modo provocato un cedimento dei massi soprastanti la sede stradale che ora, a causa del fenomeno del
gelo, hanno improvvisamente ceduto crollando sulla strada. Da domenica a mezzogiorno fino alla serata di mercoledì è stato possibile transitare solo a piedi. Anche alcuni turisti e altre persone che si
trovavano nell’alta valle per ragioni di
lavoro hanno dovuto lasciare le macchine e scendere a piedi, così come i membri della comunità che tornavano dal culto hanno dovuto proseguire a piedi.
Siamo così venuti a sapere che già in
passato nella stessa località una «barma » aveva ceduto uccidendo quattro
donne. A ricordare il fatto era anche stata composta una complainte di cui trascriviamo alcune parole:
Quattre femmes venaient d'entendre le sermon.
Elles se retiraient en paix dans leurs maisons.
Sous un rocher carré elles se reposèrent.
Mais par un grand malheur elles n'y furent guère
Etant sous ce rocher pour ùn peu reposer
Il tomba tout d'un coup qui les écrasa tous
Trois mères et trois enfants qui étaient dans leur
[ventre.
La quatrième hélas enceinte n'était pas,
mais le meme malheur la conduit au trépas
Prions à tout moment le Seigneur Tout Puissant
Que dans son séjour nous puission voir sa face,
Q'uil nous veuille garder de semblables dangers.
Qu'à la fin de nos ¡ours il nous fasse la grâce.
Luserna S. Giovanni
Angrogna
Sul problema dell’assistenza il Gruppo
Teatro Angrogna presenterà sabato 29 e
domenica 30 marzo ore 20,45 e domenica
e aprile ore 15, alla Sala Unionista di Angrogna, « Quartomondo », proposta satirica in 2 tempi.
Seguirà un dibattito con il pubblico.
' Palombapo (Ch)
La nostra casa è' stata allietata dalla tfàscita
della nostra secondogenita :
: 1 ,debora 5
nata martedì 11 marzo, ) ;
In tale oceasionericordiamo il brano. bilicò
del salmo 121 « II . mio aiuto vien dall’Eterno
che ha fatto il ejelo e la terra ».
Sara e Giovanni Anzumi
i . . .....
• Quindici catecumeni sono stati ricevuti domenica scorsa nella piena comunione della Chiesa, dopo un colloquio di
preparazione avuto la sera prima con i
membri del Concistoro.
Dalla esposizione da essi fatta, in modo semplice e spontaneo, è emerso chiaro il desiderio di ognuno di impegnarsi
gioiosamente sia nell’ambito delle strutture della Chiesa, sia nella testimonianza evangelica nella società in cui vivono
e lavorano.
Il Concistoro ha preso atto di questo
impegno e si è vivamente rallegrato con
i confermandi per quanto da loro esposto, specialmente in questi tempi in . cui
la tensione, la contestazione, lo sbandamento prevalgono spesso a detrimento
delle forze disponibili.
Tre confermandi hanno preso parte attiva alla liturgia.
Il Signore accompagni questi giovani e
li aiuti nella vita della fede, del servizio
e della testimonianza.
• Dopo il Culto ha avuto luogo un pranzò comunitario con i neo confermati, nella Sala Albarin, dove oltre un centinaio
di membri di Chiesa hanno circondato
di affetto questi giovani ed hanno dato
loro il più fraterno benvenuto.
Erano presenti anche le sig.ne Franca
Recchia e Maddalena Sanfelice, rispettivamente direttrici dell’Uliveto e di Casa
Gay, che hanno illustrato il problema dei
minori, della loro formazione e della responsabilità dei credenti nei confronti
deH’inserimento nella vita civile di questi bambini che sono, in gran parte, recuperabili, solo che la società li accetti e
non li emargini.
Un grazie particolare anche alla commissione Ricevimenti che, guidata dalla
équipe dell’infaticabile Gobelin, ha preparato come al solito un ottimo pranzo.
• La Corale, dopo aver dato il suo valido contributo al Culto del mattino, si è
recata nel pomeriggio all’Istituto San
Giacomò di Luserna e all’Ospedale Mauriziano dove ha portato la sua testimonianza con letture di brevi meditazioni e
con il canto di inni che sono stati molto
apprezzati.
Hanno collaborato: Marie,, Trance
Óoisson, Giovanni Conte, Luciano Deodàio, Ennio del Priore, Dinò Gardiol,
Lucilla Pellenco, Teofilo Pons.
• La sorella Amaodlna Clot (Casa di Riposo) ci ha lasciati il 18 marzo u. s. Pensiamo alla sorella, più anziana, anch’essa
ospite della Casa di Riposo e di salute
cagionevole, che vede così scomparire chi
aveva condiviso con lei tanti anni e tante fatiche. Che il Signore dia a lei ed agli
altri parenti la sua pace e la sua forza.
• Ricordiamo ancora che il culto di Pasqua avrà inizio alle ore 10 e che, in quella domenica, non ci sarà Scuola Domenicale.
• In occasione della domenica delle Palme una catecumena ha ricevuto il battesimo e tredici hanno confermato l'alleanza del loro battesimo, in presenza di ima
una folta assemblea.
La Corale ha cantato l’inno 277 dell’Innario, mentre Remo e Clara Bouchard
hanno suonato un intermezzo all’organo
ed alla fisarmonica secondo quanto già
avvenuto altre volte. Speriamo vivamente che possano ripetere spesso questo
riuscitissimo esperimento. Formuliamo
ai confermati ed alle famiglie i nostri più
vivi auguri per un avvenire di gioioso
servizio nel quadro della comunità e
fuori.
• Il Concistoro, riunitosi sabato 15 marzo, ha preso le seguenti decisioni: a) affrontare i lavori di ristrutturazione dello
stabile delle scuole, b) sonorizzazione del
tempio, c) Assemblea di Chiesa domenica 11 maggio per elezione e rielezione anziani, elezione delegati alla Conferenza
Distrettuale ed al Sinodo, d) esame questione istituti per minori, e) accettazione
dell’invito a partecipare alla riunione organizzata dalla comunità di Angrogna al
Bagnau per domenica 10 agosto.
Doni per l'Asilo
di Luserna S. Giowanni
Elenco dei doni pervenuti nel mese di febbraio ’75 per la nuova costruzione.
Direzione e Maestranze RIV-SKE di VUlax
Perosa in occasione del XVII febbraio L. 300.000;
i colleghì del cav. Dino Gardiol della RIV-SKF
di Villar Perosa in occasione del suo collocamento in pensione 68.000; RIV-SKF, Centro Attività Sociali, Torino, per la « Giornata Emancipazione Valdese » 25.000; Meynet Mario e Albina
5.000; Luciana e Fernando Paschetto, in mem.
dei genitori (T.P.) 5.000; in vatm. di Ga#ielmo Tagliabue, i figli 60.000; Guido Benech e
famiglia, in mem. della sig.ra Susanna PellencRostagno 20.000; Barberis Elvira (To) 50.0000;
Mina e Ferruccio Signoretti 30.000; N.N. 10.000;
in memoria sig.ra DaRa Chiara Anita in Bertinat Natali Elvira (Felonica Po) 10.000, Tadima
Giuditta (Verona) 5.000, Cornelio Rainero ed i
vicini di casa (Verona) 35.000, gli alunni ed il
corpo insegnante Scuola media di Tregnago, Verona 60.000, Chiesa Valdese di Mantova 50.000,
gli alunni ed il corpo insegnante Scuola media
di Tlognola ai Colli, Verona 72.000, Chiesa Valdese e alcuni cittadini di Felonica Po 100.000,
alcune persone della Chiesa Valdese di Verona,
30.000; Revel Guido e Elma, in mem. del figlio
Adolfo 3.000; Virginia Priotto 10.000; Esterina
e Pietro Bonjour 10.000; Emilia e Augusto Beux
in mem. di Susanna Beux 50.000; Gianassi-Revel Emilia (CasteUamonte) 3.000; Fabiole Bernamino (Carema) 10.000; famiglia Gianotti in
mem. di Boene-Gianotti Francesca (Chiaverano)
5.000; Leva Femminile Valdese (Ivrea) 30.000;
Roncagliene Bruno (Pont Canavese) 5.000;
E. M. Bein (T. P.) 6.000; Vittoria Stecchetti
(Ge) 10.000; Giovanni Ferruccio, in mem. deUa
moglie e figli (Pisa) 3.000; Pons Beniamino, in
mem. del sig. G. Tagliabue 10.000; Bonnet Daniele e famiglia in mem. di Arturo Bonnet
5.000; Lily Lupo (Como 15.000; sorelle Reynaud ’(Asilo) 5.000; in mem. di Martinat Augusto, la moglie e la figlia Lilly 10.000; in mem.
dei genitori. Bruno Paschetto 10.000; in mem.
di Martinat Augusto, la figlia Ivonne 10.000.
Ringraziamo molto vivamente per la solidarietà che continua a manifestarsi a favore della
nostra opera. Ricordiamo che per le offerte può
essere usato il c.c. n. 2/16947 « Asilo Valdese »
Luserna San Giovanni (Torino).
Torino
L’OSPEDALE EVANGELICO VALDESE di
Torino, Via Silvio Pellice 19, comunica che sono
in funzione i seguenti nuovi numeri telefonici:
— Ospedale: 6509666 (n. 5 linee urbane)
— Amministrazione: 659735
RINGRAZIAMENTO
1 familiari di
Stefano Melli
di anni 84
ringraziano quanti hanno partecipato al loro dolore di persona, con scritti e fiori. Un ringraziamento particolare al Pastore Sig. Taccia, di’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci e al
Sig. Carle Chiaffredo.
Fondo S. Giovanni, 18 marzo 1975 '
8
8
CRONACHE ANTIMILITARISTE
Fare luce
sulle carceri militari
La lotta di classe
dei medici ospedalieri
Il dottor Daniele Rochat chiarisce le posizioni dei medici
ospedalieri di fronte al nuovo contratto
Che cosa succede nelle carceri militari?
Alla LOC (Lega degli Obiettori di Coscienza) continuano a giungere, attraverso vie
clandestine, allarmanti notizie di ripetute
violaziotìi dei più elementari diritti dell’uomo e del cittadino, in particolare nei
confronti di alcuni obiettori di coscienza,
imprigionati per aver rifiutato anche il
servizio « civile » dalla commissione ministeriale per gli obiettori.
Le notizie parlano di continui pestaggi,
di celle isolamento al freddo più completo, di condizioni igieniche disastrose, di
ingestione forzosa di medicinali, di blocco
dei contatti con gli avvocati, della censura sulla posta che si sarebbe fatta sempre più rigida, tanto che non verrebbero
più consegnate che le lettere minatorie
che i fascisti, ormai da vari anni, hanno
rabitudine di inviare in gran copia agli
obiettori in carcere.
Perché questa situazione? Va detto che
tra le istituzioni dello stato quella del
carcere militare è senza dubbio una delle
più « pesanti » e delle meno controllabili:
in primo luogo perché le carceri militari
si reggono su un regolamento di disciplina che non risale nemmeno al fascismo,
ma ad epoca pre-fascista; e in secondo
luogo perché ogni verifica è resa difficile
a causa del segreto militare.
« Già fin dal 1971 — scrivono alcuni
membri della LOC in una lettera aperta
pubblicata da alcuni giornali — erano noti i tentativi di suicidio che settimanalmente avvenivano al carcere militare di
Peschiera del Garda, e le repressioni a
cui erano sottoposti i detenuti. Il tutto si
attenuò e le condizioni si modificarono
solo dopo che la stampa e l’opinione pubblica cominciarono a prenderne coscienza; varie interpellanze furono fatte, e alcuni deputati che vollero tentare una visita a sorpresa furono bloccati perché il
carcere militare è sottoposto alla tutela
del segreto militare ».
Nel giorni scorsi il gruppo nonviolento
torinese « Collettivo Autogestione Popolare » e la LOC hanno dato inizio, con una
manifestazione-digiuno di tre giorni davanti alla stazione di Torino, ad una campagna volta a sensibilizzare l’opinione
pubblica sulla situazione degli obiettori,
e a richiedere interpellanze ed inchieste
in Parlamento.
I gruppi promotori intendono inoltre
protestare per l’arresto di Ezio Rossato,
un obiettore torinese (che molti ricorderanno per essere stato ospite degli « Artigianelli Valdesi ») la cui domanda di
obiezione è stata respinta. Nonostante
egli avesse più volte notificato al distretto militare e ai carabinieri di essere sempre reperibile in casa per l’arresto, questi
ultimi hanno preferito ricorrere ad un
trucco puerile, telefonandogli asserendo
che la sua domanda di obiezione era stata accolta, e che doveva recarsi in caserma per firmare un documento. Qui giunto
lo hanno invece arrestato.
# Nei giorni 11, 12 e 13 aprile si terrà
alTUniversità di Firenze uri convegno su
« Marxismo e Nonviolenza », promosso
dagli Istituti di Pedagogia e Sociologia
della Facoltà di Magistero in collaborazione con il Movimento Nonviolento. Gli
interessati scrivano al più presto alla segreteria del convegno, presso Istituti di
Pedagogia e Sociologia, via del Parione 7,
Firenze.
9 Sabato 5 aprile a Torino, ore 21, presso il Salone della CISL in via Barbaroux
43 (angolo piazza Arbarello) si terrà un
Comitato di Redazione: Bruno Bellion, Valdo BenecchI, Gustavo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tuilio Viola.
Direttore responsabile: GINO CONTE
Direttore: GIORGIO TOURN
Amministrazione: Casa Valdese, 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli - La Luce - Torre Pellice
Abbonamenti: Italia annuo l. 5.000
semestrale l. 2.500
estero annuo L. 6.000
Una copia L. 100, arretrata L. 150
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni : Prezzi per mm. di altezza, larghezza una col.; commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
per parola.
Reg. al Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Coop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice
pubblico dibattito sul tema: « Cristianesimo e prassi della liberazione: violenza
o nonviolenza? ».
Il dibattito sorge dalla necessità di dialogo e di confronto tra alcune comunità
cristiane politicamente impegnate, nel
seno delle quali, in particolare in occasione delTampio dibattito politico e religioso che ha accompagnato il processo dei
due preti di San Lazzaro di Pinerolo, Barbero e Aocastelli, si sono evidenziate due
posizioni distinte che, schematizzando, definiamo di violenza. Il dibattito sarà introdotto da don Pierangelo Gramaglia e
da don Pierfranco Barbero.
Erika Tomassone e Luca Negro
Scuole cattoliche
Bruxelles (Relazioni Religiose). Le Federazioni nazionali della scuole cattoliche di Francia,
Belgio, Italia, Olanda, Irlanda, Repubblica Federale Tedesca, Inghilterra, Austria, Spagna e
svizzera hanno deciso di costituire un « segretariato europeo » con sede a Bruxelles. Perché alcune federazioni nazionali esprimono riserve nei
confronti di tale iniziativa, è stato deciso di dare
inizialmente vita ad un « comitato di cooperazione europea deirinsegnamento cattolico ».
Nell’ultima pagina del n. 10 (14 marzo)
de « L’Eco-Luce », ho letto una breve informazione sulla serie di scioperi in corso
da parte del personale ospedaliero, come
protesta per la mancata applicazione del
contratto, firmato fin dal giugno 1974.
L’affermazione dell’articolista che « a
questo contratto si oppongono gli interessi dei medici e di molti amministratori ospedalieri », mi induce a cercare di
chiarire, un po’ meno concisamente, la
posizione presa dai medici ospedalieri di
fronte al nuovo contratto.
Sia i Primari come i Secondari (Aiuti e
Assistenti) sono riuniti in due associazioni sindacali che hanno movimentato, da
lunghi anni, la vita sindacale all’interno
degli ospedali, dato che gli interessi delle
due categorie erano raramente convergenti: TAssociazione dei Primari ha prevalentemente ricercato una situazione di
« Statu quo », di conservazione delle posizioni di prestigio, di vantaggi professionali eU economici provenienti dalla posizione stessa occupata nella gerarchia
ospedaliera; dagli Aiuti ed Assistenti sono invece per lo più partite iniziative tendenti a strutture ospedaliere dove meno
invischiante fosse il peso della Gerarchia,
non solo tra i medici stessi, ma anche tra
medici e il personale non medico tecnicoinfermieristico.
Il contrasto tra gli obiettivi delle due
la settimana^ internazionale
a cura di tuilio ' v loia
DOVE VA IL PORTOGALLO?
La situazione portoghese appare
complicata e molto diffìcile da valutarsi.
Il giornale « Le Monde » (sul n. 9385 del
19.3) riporta varie opinioni di giornalisti
e di uomini politici, solitamente acuti e
pertinenti nelle loro critiche, ma sono
opinioni sfumate e piene d’interrogativi.
« Non si comprende (scrive Jean-François Revel su “L’Express”) che interesse
potevano avere gli “spinolisti", del centro e del centro destra, a tentare un golpe, mentre il tempo (a quanto sembra)
lavorava per loro, o almeno lavorava in
favore d’una probabile maggioranza di
centro sinistra, coi socialisti. Se v’era un
gruppo al quale l’avvicinarsi delle elezioni ispirava un panico crescente, quello si trovava all’altra estremità del ventaglio ideologico: era il gruppo formato
dal Partito Comunista e dai suoi alleati,
nell’interno stesso della giunta.
Il modo in cui il golpe è stato tentato
pone un’incognita ancor più grande delle
sue motivazioni. Esso è stato infatti meno un colpo di Stato che un semplice colpo di mano, e molto meschino per giunta. (...) ».
Il Revel così continua: « una popolazione che emerge da un lungo periodo di
fascismo è costretta a fare i conti, ancora per molto tempo, coi partigiani del
vecchio regime », ma « l’accesso a una vita democratica normale non consiste nell’opporre un autoritarismo ad un altro
autoritarismo ».
Per Georges Kaldy (su « Lutte Ouvrière »), « nell’anno passato, che si vuol qualificare democratico, le decisioni venivano prese dal corpo degli ufficiali, come
altrove. (...) Ma quando il monopolio delle armi e dell’organizzazione militare appartiene a quel corpo, che garanzia hanno i lavoratori portoghesi che altri colpi
di Stato non saranno tentati, magari con
successo? »
Agli interrogativi del Revel (v. sopra)
sembra voler rispondere René Backmann
(sul « Nouvel Observateur »). Secondo lui
tutto si spiegherebbe con la mediocrità
del generale Spinola: « Si direbbe che
egli abbia avuto fiducia in singoli uomini, piuttosto che in un piano politico. Ancora una volta egli sarebbe stato tradito
dalle sue scadenti qualità d’uomo politico ».
Al fiasco di Spinola corrisponderebbe il
successo dell’MFA ( = Movimento delle
Forze Armate). E il Backmann si chiede,
a sua volta: « Sfaldato da un anno di
crisi, scosso dal golpe, l'unità dell’MFA,
ricostruita su una vigorosa epurazione,
resisterà ai pericoli che già minacciano
il paese: l’inflazione, le operazioni di
smantellamento di talune grandi società,
la disoccupazione? ».
Sulla situazione economica del Portogallo, all’orlo del fallimento, tutti gli os
servatori sono d’accordo. Pierre Mendès
France, che ha trascorso un breve soggiorno in Portogallo, ha dichiarato il 13
c. alla televisione francese: « Una politica seria di sforzi diretti^ contro l’inflazione ed altri disordini economici, permetterebbe un risanamento dell’economia
portoghese. A tutt’oggi. il bilancio catastrofico di 48 anni di “salazarismo” non
ha potuto esser compensato da un anno
d’improvvisazione. Gli uomini al potere,
se arriveranno a''dominare la situazione
politica, dovranno molto presto adottare
una serie di provvedimenti che non potranno riuscire graditi. Sarà per esempio
indispensabile limitare le importazioni:
non è norpnale che il Portogallo importi
la metà del suo fabbisogno alimentare.
Occorrerà imporre una certa disciplina,
un certo piano d’azione. Le trasformazioni verso una maggiore giustizia non potranno venir effettuate da un giorno all’altro ». (Da « Le Monde » del 15.3.’75).
È di questi ultimi giorni la notizia dello scioglimento d’autorità, in Portogallo,
di alcuni partiti. Come interpretare questo nuovo e grave fatto politico?
E SOPRATTUTTO
NIENTE ANARCHIA!
Con questo titolo, e col sottotitolo:
« Il Parlamento tedesco sta varando una
serie di leggi sull’ordine pubblico, che
già vengono applicate », Luciano Aleotti
ha pubblicato un articolo su « L’Espresso » (del 16.3.’75), che così comincia:
« "/ detenuti politici in Germania sono
parecchie decine, quasi tutti appartenenti alla RAF". La RAF è la Frazione armata rossa del gruppo Baader-Meinhof. Chi
parla (a Bonn) è l’avvocato Kurt Groenewold, uno dei difensori dei membri di
questa Frazione, attualmente incarcerati.
Prosegue Groenewold: “Il trattamento inflitto loro fin dal momento dell’arresto,
avvenuto due o tre anni fa, è tormentosamente severo. Essi sono sottoposti al
più completo isolamento, sociale e sensoriale" ».
Ed ecco la conclusione dell’articolo:
«Di fronte alla campagna di stampa contro gli “anarchici" e i “maoisti", lo scrittore Heinrich Boll ha affermato di recente: “Non si tratta più di criptofascismo
o di quasi fascismo; questo è fascismo
vero e proprio, è incitamento all’odio, è
menzogna, è fango". Intanto le nuove leggi sono entrate in azione, e il mese scorso tre avvocati della RAF, tra cui il Groenev’old, sono stati esclusi dalla difesa.
Come risposta, il Comitato internazionale
per la difesa dei prigionieri politici in
Europa, composto da uomini di legge e
di cultura francesi, tedeschi, belgi, olandesi, americani e italiani, ha indetto una
conferenza a Milano per il 25-27 aprile
prossimo». (Cfr. il nostro art. «Detenuti
politici nella Germania Federale », su questo settimanale, n. 49 del 13.12.’74).
associazioni si è fatto rapidamente più vivace e radicale quando, in occasione del
periodico rinnovo del contratto di lavoro dei medici da un lato, e del personale
non medico daH’altro, è stato presentato,
circa due anni fa da parte delle amniinistrazioni ospedaliere e delle federazioni
sindacali dei lavoratori ospedalieri, il progetto di un « accordo unico » di lavoro,
nel cui contenuto vi era la espressa volontà di superare quei compartimenti stagni che, nel loro lavoro, dividono tuttora
(non solo economicamente) medici e non
medici, ricercando invece forme di collaborazione e di responsabilizzazione sia
a livello dell’assistenza al malato, sia a livello dei problemi di strutture e di organizzazione delTospedale stesso.
Da qui il progetto del « dipartimento »,
ricordato daH’articolista, cioè di una organizzazione del lavoro basato su « équipes » con direzione a carattere collegiale,
superando cioè 'l’attuale impostazione del
lavoro ospedaliero basata su una concezione disciplinare gerarchica, su una autorità di grado e non sempre anche di
competenza.
In linea generale questo_ « accordo unico » introduce modifiche di struttura e di
cooperazione nelTambito ospedaliero che
vorrebbero anticipare quelle altrettanto
valide che, si spera, potranno trovare poste nella riforma sanitaria, alla cui prima
elaborazione diede mano il ministro Mariotti neH’ormai lontano 1968 e che, riprogettata Tanno scorso dal ministro Colombo, è ora, da pochi giorni, in discussione alla Commissione igiene e sanità
delle Camera.
SulTaccordo unico e sui suoi contenuti
si è ormai dichiarata una battaglia che
ha diviso il mondo medico ospedaliero in
fronti opposti che hanno ormai superato
la divisione fra primari e secondari per
crearne un’altra di preponderante motivazione politica. Sotto la parvenza di difendere i diritti delTautonomia decisionale della propria categoria, in realtà una
parte dei medici difende una concezione
politica, fondamentalmente classista, che
rifiuta un nuovo modello di assistenza sanitaria ospedaliera che sia fatta in comunione di intenti e di visione politica con
le componenti ospedaliere non mediche,
giudicate troppo politicizzate.
Un’altra parte di medici (in buon numero appartenenti alTAssociazione Sindacale Aiuti ed Assistenti che ufficialmente ha sottoscritto l’accordo unico nel giugno 1974) lotta, a fianco delle altre forze
firmatarie, affinché l’accordo possa avere
la sua applicazione e divenire operante al
più presto, uscendo dalle secche dell’ostruzionismo legalitario-politico cui è tuttora
sottoposto in molte regioni, tra cui il Piemonte.
Agli scioperi che, dal 5 marzo u.s., si
susseguono negli ospedali di tutta Italia,
partecipano perciò, accanto ai dipendenti
ospedalieri paramedici e amministrativi,
una larga parte di medici: quelli che superando ogni concetto corporativo e classista, si adoprano per una maturazione
politica per un migliore senso di corresponsabilità e di cooperazione tra tutti
i lavoratori ospedalieri, rinunciando a retrograde difese di posizioni di privilegio.
Daniele Rochat
Un insolito procosso
un'insolita proghiora
Prima della sentenza Mons. Capucci ha
pronunciato in arabo la seguente preghiera : « Gesù, mio Dio, ho sofferto e agito
per tuo amore. Mio Maestro, tu ci hai insegnato i principi d’amore della tua terra - la nostra terra - e cos;i abbiamo agito. Tu ci hai ordinato di difenderla e noi
abbiamo ubbidito, perché siamo tuoi soldati ! ».
II Padre carmelitano Daniel Raufheisen, residente in Israele, risponde a questa preghiera con una lettera pubblicata
il 15 dicembre sul giornale Ha’aretz. Scrive tra Taltró : « Come prete cattolico, devo confessare che la condotta del Vescovo Capucci durante il processo mi ha sorpreso c che la sua preghiera, prima della
condanna mi ha colmato di orrore. Non
trovo né negli insegnamenti di Gesù, né
nei canoni della Chiesa, una qualsiasi
giustificazione al contenuto della preghiera di Capucci.