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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso riMdo PT Torino CMP Nord
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Anno IX - numero 4 - 25 gennaio 2002
I Elia)
lEDITORIALEl
Magistrati sotto accusa
di FRANCO GIAMPICCOLI
■ BIBBIA E ATTUALITÀ!
PAGLIUZZE
E TRAVI
«Perché guardi la pagliuzza che è
nell’occhio di tuo fratello, mentre non
scorgi la trave che è nell’occhio tuo?»
Matteo 7, 3
CHI volesse realizzare il proprio
bisogno di giudicare potrebbe
trovare nelle parole di Gesù una facilitazione del compito. Non si tratta
di individuare cose minute, pagliuzze nell’occhio del prossimo. Si tratta
piuttosto di scorgere cose facili, macroscopiche: la trave nel proprio occhio. Purtroppo, andare a cercare
pagliuzze nell’occhio dell’altro (per
poi ingigantirle) sembra uno sport
molto diffuso. C’è chi vede giudici
rossi da ogni parte, chi vede violenza
e terrorismo sempre in chi gli sta di
fronte, chi vede l’altro continuamente in agguato per sottrargli il benessere, chi vede preconcetto, fanatismo
e ignoranza sempre negli altri.
La metafora di Gesù ci invita a liberarci da qualsiasi distorsione o
pregiudizio che ci impedisce di vedere la realtà con limpidezza. La classica trave nell’occhio che ci offusca la
vista oggi si può chiamare in molti
modi: scheletri negli armadi, motivi
inconfessabili, interessi nascosti, secondo'fmi, condizionamenti economici, culturali, religiosi. Con la trave
negli occhi qualsiasi giudizio è viziato, la sua pretesa di obiettività è pura
ipocrisia; la realtà viene distorta, per
incapacità o per disonestà conclamata. Tra i principale condizionamenti
che spesso subiamo figurano quell’insieme di fattori che chiamiamo
valori dell’Occidente. In modo speculare, i valori e le tradizioni dell’Islam condizionano il sentire delle
popolazioni islamiche. Ancorché l’il
settembre sembra avere posto una
forte ipoteca sull’attuale modo di valutare i rapporti tra culture, dobbiamo ribadire che le divisioni tra Occidente e Islam non possono farci dimenticare quelle tra mondo ricco e
mondo povero, tra culture dominanti e culture subalterne e tra interessi
geopolitica forti, come quelli che sono in gioco in Medio Oriente.
Togliere la trave dai proprio
occhio, per vederci bene, può
voler dire liberarsi da ogni parzialità
di giudizio, e anche da ogni incertezza paralizzante. Perché ciò avvenga
sarà indispensabile imparare a guardare la realtà con gli occhi dell’altro.
Guarda il mondo con occhi di donna
è il motto significativo coniato a Pechino nel 1995. Per noi occidentali si
tratta di guardare il mondo con gli
occhi dei paesi poveri e, perché no,
dell’Islam; con gli occhi delle minoranze, dei portatori di handicap, degli anziani, degli emarginati. Con ciò
non si tratterà di ergersi al di sopra
delle parti, di porci al di fuori e al di
sopra della storia, in una pretesa irrealizzabile di spogliarci del nostro
patrimonio, ma si tratterà di fare un
tentativo per equilibrare la nostra visione della realtà e il nostro giudizio.
Come credenti non staremo al di sopra della storia e nemmeno ci chiuderemo in un ghetto o in una torre
dorata, ma ci porremo sulle orme di
Cristo, la Parola creatrice del mondo, che si è fatto carne e ha abitato in
mezzo a noi, che essendo ricco e si è
fatto povero per arricchire noi, per
insegnarci la via della giustizia.
Salvatore Rapisarda
PIRITUALITÀHBHHi HaHBHCONGOI
I Testimonianze di pace dalTintemo li dramma degli sradicati
dei conflitto israélo-paiestinese di Raymond bitemo
Presente una delegaziorle evangelica alla manifestazione di Roma del 19 gennaio
Più equità suii'immigrazione
Il disegno di legge Bossi-Fini non rende più efficace il contrasto del fenomeno
della clandestinità, ma soprattutto non rispetta i diritti fondamentali della persona
ANNA MAFFEI
T A difesa dei diritti umani di
tutti e la lotta contro ogni forma di esclusione o di discriminazione sono un dovere di ogni cittadino,
indipendentemente dal credo religioso 0 politico». Questa l’affermazione
contenuta nei volantino distribuito
dalla delegazione evangelica nel corso della manifestazione di sabato 19
gennaio in sostegno di una più equa
politica sull’immigrazione. Alla vigilia, nell’aderire alla manifestazione,
la Federazione delle chiese evangeliche (Fcei) aveva dichiarato: «Il disegno di legge Bossi-Fini non convince
sia sotto il profilo dell’efficacia nel
contrastare il fenomeno dell’immigrazione clandestina, sia sotto il profilo della legittimità costituzionale e
Preghiera ad Assisi
La presenza
degli evangelici
Alla Giornata interreligiosa di preghiera per la pace nel mondo, convocata dal papa ad Assisi per il 24 gennaio, è presente una nutrita delegazione delle chiese evangeliche italiane: il pastore luterano Hans Michael
Uhi, vicepresidente del Consiglio
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia; la pastora Maria Bonafede, vicemoderatore della Tavola
valdese; il past. Valdo Benecchi, presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia; la past. Anna Maffei, vicepresidente dell’Unione cristiana evangelica battista
in Italia. Presente anche il mondo
evangelico e riformato internazionale con i segretari generali dell’Alleanza riformata mondiale, della Federazione luterana mondiale, del Consiglio ecumenico delle chiese. (nev)
del rispetto dei diritti fondamentali
della persona». Dello stesso tenore la
dichiarazione dell’Unione battista
(Ucebi) quando concludeva; «Non si
possono risolvere i problemi connessi all’immigrazione clandestina o al
traffico di esseri umani riducendo
drasticamente lo spazio di legalità
per i tanti cittadini stranieri onesti
che stando in Italia contribuiscono
nei fatti al benessere e alla prosperità
del nostro paese».
«Le chiese evangeliche, ritengono ha sostenuto Annemarie Dupré, responsabile del Servizio rifugiati e migranti della Fcei - che la nuova legislazione in materia di immigrazioni
si debba ispirare a principi etici largamente condivisi da buona parte
della popolazione e debba essere
guidata da un’analisi razionale del
fenomeno migratorio che tenga conto della sua utilità per la coesione sociale e l’economia nazionale. Fra i
criteri basilari c’è la difesa dei diritti
fondamentali di tutte le persone presenti sul territorio, il prendere atto
della responsabilità dei paesi industrializzati negli squilibri economici e
sociali presenti nel mondo che provocano l’emigrazione forzata da quei
paesi, e di conseguenza il dovere di
accoglienza e protezione delle persone più‘deboli e disagiate, il diritto alla coesione familiare e la difesa dei
diritti dei minori».
Proprio su quest’ultimo punto, il
Servizio migranti (Srm) della Fcei insieme ad altre organizzazioni fra le
quali quella che si occupa della tute
Segue a pag. 7
Gli evangelici e i problemi della giustizia in Italia
Non possiamo tacere
PIERO TROTTA
VI sono momenti nella storia di
un paese nei quali tacere costituisce una colpevole omissione,
Questo in Italia sembra essere uno di
quelli. Quando un uomo normalmente cauto, come il Procuratore
della Repubblica D’Ambrosio, avverte pericoli per la democrazia; quando un altro uomo, ancora più cauto,
come il vicepresidente del Csm Verde, prima invita i cittadini a prendere
buona nota dei comportamenti della
maggioranza di governo per orientarsi in occasione delle future elezioni, e poi sostanzialmente aggiunge
che, se la classe politica pretende
l’impunità, è preferibile che anziché
perseguitare i giudici che fanno il
proprio dovere ripristini l’autorizzazione a procedere; quando un uomo
meno cauto ma certamente di grande onestà intellettuale, come il pro
curatore generale Borrelli, invita alla
resistenza contro le violazioni della
moralità pubblica; quando la stragrande maggioranza dei magistrati
italiani, in tutti i distretti delle Corti
d’Appello, protesta pubblicamente e
platealmente contro gli atti del ministro della Giustizia, giudicati eversivi
dei principi fondamentali dell’ordinamento; quando avviene tutto questo, non è lecito tacere.
Bisogna parlare per far sapere che
siamo dalla parte della democrazia,
dell’uguaglianza e della libertà messe
duramente in discussione da un
chiaro disegno, che non può essere
nobilitato con l’appellativo di «politico»: quello di impedire con ogni
mezzo (ivi compresa la criminalizzazione dei magistrati che intendono
compiere il loro dovere) che a Milano vengano celebrati, in tempi tali da
Segue a pag. IO
■ECO DELLE VALLII
Famiglie aftidatarie cercansi
di PiERVALDO ROSTAN
L'OPINIONE
LA GIORNATA
DELLA MEMORIA
Il 27 gennaio, per la seconda volta,
anche in Italia si celebra la «Giornata
della memoria» istituita da una legge
del 2000. Purtroppo si tratta di un’iniziativa sulla quale non tutti hanno le
idee chiarissime. Da molte parti, infatti, ci si chiede che cosa gli ebrei intendano fare in questa occasione. Ma è un
interrogativo sbagliato e mal posto. La
legge, infatti, riguarda e impegna le
istituzioni nazionali, non le comunità
ebraiche e l’Unione che le rappresenta.
Noi ebrei abbiamo già le nostre ricorrenze, le nostre celebrazioni e i nostri
momenti di riflessione sulla Shoà: non
c’è alcun motivo per aggiungerne altri.
Lo spirito della legge del 2000, invece,
impegnava le istituzioni nazionali a
promuovere la conoscenza e la sensibilizzazione, soprattutto tra i giovani,
riguardo alla memoria di quello che è
accaduto, anche nel nostro paese, solo
poco più di cinquant’anni fa. Si tratta
di fare memoria di quello che è accaduto per capire come è potuto accadere, che cosa sopravvive di quella tragedia e come evitarne altre.
In questa linea ci saremmo aspettati
che da parte del governo si esprimesse
un impegno maggiore, più sentito e
profondo. Si poteva lavorare di più a
livello scolastico, realizzando seminari, concorsi, viaggi di istruzione nei
luoghi della deportazione e della Shoà.
Non è accaduto nulla di tutto questo.
Si dirà che, comunque, molto si è fatto, ed è positivo: penso alle iniziative a
Modena, a Carpi, a Pisa, a Trieste...
Lodevolissime, ma non sono il frutto
di una sistematica azione di governo,
come prevede la legge del 2000. Noi
ebrei (e, immaginiamo, anche altri settori della società italiana) ci aspettavamo un impegno diretto, per esempio,
da parte del ministero per l’Istruzione:
neU’impossibilità di stabilire un contatto, siamo costretti a prendere atto
che si è persa un’occasione.
La cosa ci dispiace e ci preoccupa,
¡come ebrei e come italiani. Il senso di
una «Giornata della memorià», infatti,
sta nella capacità di «fare i conti» anche con lè ombre della storia nazionale.
Spesso mi chiedo, per esempio, come
mai dopo l’8 settembre si sono moltiplicate le iniziative di cittadini, gruppi,
uomini di chiesa che hanno rischiato la
vita per salvare gli ebrei, mentre solo 5
anni prima c’era stato il silenzio.
DoVerano? Che cosa era successo? Per
rispondere, forse, dobbiamo andare
più indietro: per esempio al 1938,
quando furono emanate le leggi razziali. Ma forse non basta, dobbiamo risalire alla guerra d’Etiopia e allo spirito colonialista e nazionalista che l’animò.
Forse dobbiamo risalire alle origini
stesse del fascismo o più indietro.
La mia domanda, allora, è se la
«Giornata della memoria» non debba
richiamare eventi che hanno a che fare
con elementi ricorrenti della storia e
della cultura italiana: la diffidenza verso lo straniero, la povertà del pluralismo religioso, le frontiere chiuse. Questi elementi, in Italia come altrove, potrebbero essere alla base di una cultura
di diffidenza e di discriminazione. È su
questa base che, anche negli ultimi anni, si sono costruiti il nazionalismo e
quello che ne è conseguito. Se è vero, le
nostre antenne devono essere vigili e ci
dobbiamo chiedere se le radici di quei
problemi non siano ancora vitali
nell’Italia e nell’Europa di o^i.
Amos Luzzatto
presidente dell’Unione delle
comunità ebraiche in Italia
2
PAC. 2 RIFORMA
VENERDÌ 25 GENNAIO 2 VENER
«^°La saggezza grida
per le vie, fa udire
la sua voce per le
piazze; ^'itegli
incroci ajfollati
essa chiama,
all’ingresso delle
porte, in città,
pronuncia i suoi
discorsi: "Fino
a quando, stolti,
amerete la
stoltezza?Fino a
quando i beffardi
prenderanno gusto
a schernire e gli
stolti avranno in
odio la scienza?
^Wolgetevi ad
ascoltare la mia
riprensione; ecco, io
farò sgorgare su voi
il mio spirito, vi
farò conoscere le
mie parole (...)
^^ma chi mi ascolta
starà al sicuro,
vivrà tranquillo
senza paura di
nessun male’’»
(Proverbi 1,20-33)
«Fcco il mio servo,
io lo sosterrò; il mio
eletto in cui mi
compiaccio; io ho
messo il mio spirito
su di lui, egli
manifesterà la
giustizia alle
nazioni. Fgli non
griderà, non alzerà
la voce, non la farà
udire per le strade.
^ Non frantumerà
la canna rotta
e non spegnerà il
lucignolo fumante»
(Isaia 42,1-3)
«'^Quando ho
applicato il mio
cuore a conoscere
la saggezza e a
considerare le cose
che si fanno sulla
terra, perché gli
occhi dell’uomo
non godono sonno
né giorno né notte,
'^allora ho scrutato
tutta l’opera di Dio
e ho visto che
l’uomo è impotente
a spiegare quello
che si fa sotto il sole
(...) e anche se il
saggio pretende
di sapere la
spiegazione, non
però può trovarla»
(QoeletB, 16-17)
IL GRIDO IN PIAZZA
Uomini e donne del nostro tempo non sembrano dediti alla ricerca della saggezza
Nell'elaborare il lutto del dio occidentale, evitano lo scandalo della fede cristiana
JONATHAN TERINO
IN questo antico testo ebraico
la sapienza viene personificata come profetessa che, senza alcun successo, chiama il popolo
sviato ad abbandonare le illusioni. A differenza del Servo di
Jahvè, che non grida né fa udire
la voce per la strada, essa porta
una parola che disturba la quiete
dei luoghi comuni. Causa della
sua angoscia è la stupidità umana, esibita in tutta serietà e intransigenza collettiva; la stupidità è una nemica molto più pericolosa della cattiveria... e siamo impotenti di fronte ad essa.
Questa devianza di massa non
viene però denunciata nei termini di «peccato» o «ingiustizia».
ombre misteriose dell’abisso sono state dissipate, perché resta
fermo il criterio imprescindibile
a fondamento di ogni conoscenza; il «timore» del Signore, cioè
una fiducia personale del credente espressa nell’ascolto della
parola dei profeti. Questo «timore» contrasta con la credulità religiosa cbe lega lo stolto al sacro.
o a trovare le spiegazioni che il
saggio pretende di sapere. Qoelet non promette salvezza, ma
sgombra il terreno.
La complessità della realtà
Le vie di Dio
SAPIENZA si rivolge alla gente
di strada, agli «stolti», ai
«beffardi», agli «insensati». Dietro questa ferrea purezza si cela
la convinzione che il Dio misericordioso di Israele metta a disposizione di tutti la capacità di
intendere e di volere secondo
una logica divina di causa ed effetto. In questa scuola di pensiero ufficiale si presuppone che,
essendo la realtà umana fondata
su un mondo ordinato e coerente, è possibile comprendere le
vie di Dio, anche se solo fino a
un certo punto. Non tutte le
Preghiera dei giovani di Dakar
Permettici di dirtelo, Signore;
la strada, che ci hai chiesto di percorrere,
non è sempre molto illuminata;
ma a ciascuno tu dici; «Va!»,
come l’hai detto ad Abramo, il nostro padre nella fede.
Ed eccoci nella notte fonda, nel gelo dei nostri dubbi,
nella nebbia delle nostre prove,
con delle guide che spesso non ne sanno più di noi,
e che, come noi, vanno avanti a tastoni,
o vogliono correte troppo.
Ma, Signore, siamo gente semplice, gente ordinaria,
siamo cosi lenti a comprendere.
Ci hai detto; «Io sarò con voi fino alla fine dei tempi».
Abbiamo voglia di gridare come Filippo;
«Mostraci il Padre!».
Allora ti guardiamo. Uomo fra gli uomini, solo,
sulla via della Croce mentre gridi la tua angoscia
sul patibolo, piangendo la tua solitudine. Tu, anche Tui
Insegnaci, Signore, a camminare nella notte,
a cercare la tua mano in mezzo alle tenebre.
Insegnaci a cacciare le nostre paure, le nostre angosce,
insegnaci a fare e a rifare quei passi nella notte
che ci fanno a poco a poco avvicinare
alla luce della vita.
(da Spalanca la finestra, della Cevaa
«Marche de nuit: prières des jeunes»)
PER Sapienza le questioni
fondamentali di vita e di
morte trovano una risoluzione
armoniosa entro questa cornice
naturale del creato. Eppure, dopo di lei, alcuni antichi saggi
osano sfidare la sua inviolabilità; per quanto divina, questa
personificazione non tiene veramente in conto la complessità
della realtà osservata dallo scettico e vissuta in prima linea da
chi soffre. Il tempio di formule
idealmente vere o vere in certi
casi fortunati non regge agli attacchi del credente che non ha
altro da difendere se non la propria integrità esistenziale davanti a Dio. Quanti devoti a Sapienza hanno sacrificato per
paura l’integrità della protesta
al principio dell’armonia della
rivelazione. Ma per il credente,
il Cristo narrato da Dostoevskij
suona più autentico della provvidenza lodata da Manzoni. Se
la fede soffre controcorrente, la
religiosità necessita di un copione ovvio. Non la fede. Oggi come allora, i conti non tornano a
chi teme il Signore, come testimoniano in momenti di disperata lucidità credenti come
Giobbe e Geremia.
La Prédicatrice
POI si presenta un altro saggio che, nascondendosi dietro il prestigio del re Salomone,
usa per sé l’appellativo femminile di Prédicatrice; non pare
amareggiato o deluso; è un aristocratico che coltiva l’analisi
del sospetto, affina la critica delle semplificazioni religiose, e rifiuta le soluzioni universali a garanzia dell’ordine, quando queste vanno a scapito dell’onestà
intellettuale e dell’autenticità.
Non è ateo, opzione impossibile
al vero saggio di ieri come di oggi, ma piuttosto un profeta secolarizzato, che rinuncia a una
prospettiva religiosa e incantata
del mondo, pur non cedendo alla tentazione di un materialismo
gretto e profano. Egli protesta
che l’uomo è impotente a spiegare quello che si fa sotto il sole
Il grido di Giobbe
Proprio nelle scritture ebraiche condivise dai cristiani si fa necessaria questa apertura sovversiva. Nella sua complessità, la Bibbia non tenta di
dimostrare l’esistenza di Dio o
l’ordine del creato; troveremo
invece la confessione di fede disperata di un saggio sconfitto
che si leva dal letame, «Io so che
il mio Vindice vive e che alla fine
si alzerà sulla polvere», precursore di quel grido più terribile
del Servo del Signore; «Dio mio,
Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Il fondale roccioso
chiamato «rivelazione naturale»
su cui per secoli abbiamo gettato
l’ancora dell’etica, si è dimostrato illusorio di fronte all’avanzata
della secolarizzazione, di cui
erano state lanciate le premesse
già nella tradizione ebraica.
Neanche il concetto di Dio è
più utilizzabile per dare un senso alle cose. Ogni intuizione di
collegamenti fra causa ed effetto
è parziale, di fronte alla frammentarietà bizzarra del reale.
Inoltre, la tecnologia permette
sviluppi una volta inconcepibili
alla ricerca biologica, mettendo
in crisi l’identità e il valore della
persona umana. Donna Sapienza dovrà incarnarsi, per assumere la contraddittorietà del reale
nell’esistenza singola, perché
noi riconosciamo il senso della
storia umana e delle cose (non
in una saggezza astratta quanto
universale di Dio) ma nella carne galilea e ordinaria di Gesù di
Nazaret. In questo evento biografico di ben poco peso secolare, che riguarda le vicende di un
falegname profeta crocifisso dal
calcolo politico e dalla saggezza
religiosa, ma risuscitato il terzo
giorno dal Dio e Padre Creatore,
si nasconde tutto il conoscibile,
il macrocosmo e l’eternità; «Predichiamo Cristo, potenza di Dip
e sapienza di Dio».
Sembrerebbe che gli uomini e
le donne del nostro tempo non
siano particolarmente dediti alla
ricerca di saggezza. Dopo il crollo ormai lontano dei miti, religione, scienza e ideologia, si
odono gli echi attuali degli attentati terroristici e della disperazione, mascherata nella nuova
coraggiosa età da indifferenza.
Nella gaia frenesia del postmoderno si ritiene che al di là della
nostra soggettività c’è qualcuno
che possa pensare per noi già
dentro di noi; alcuni invocano
una guida personalizzata mentre i più riscoprono le cure materne della chiesa, il cui magistero, avendo preso atto dell’estrema debolezza in cui riversa la
scienza ridotta a tecnica, offre
un’assistenza gratuita a scienziati e filosofi. Il «semplice» cittadino non dovrà risolvere per
sé o con altri i conflitti suscitati
dalla bioetica, né affrontare personalmente il problema dell’assenza o del silenzio di Dio nella
società. Gli stati potranno impostare le nuove normative etiche
consultando gli esperti del sacro, tra cui non mancheranno
quelli protestanti e islamici. Persino il «laico» potrà attingere a
verità sacrosante, senza necessariamente accoglierne le premesse o le conseguenze.
La protesta di Kierkegaard
La protesta solitaria del filosofo danese è attuale; «Nel
nostro tempo nessuno si ferma
più alla fede, ma passa oltre.
Chiedere dove arrivano costoro,
sarebbe forse una stupidità,
mentre è certamente un segno
di cortesia e di cultura ammettere che ognuno ha la fede...
Nei tempi antichi la situazione
era diversa; allora la fede era un
compito per tutta la vita» (da Timore e tremore, di Soren Kierkegaard, 1843).
Viviamo in un’epoca di opportunità ma mediocre allo stesso tempo. Non solo nel mondo
degli affari ma anche in quello
delle idee, il nostro tempo sta
attuando un’autentica liquidazione. Al proliferare delle sette si
aggiunge la credulità degli intellettuali; alla capitolazione laica
di fronte alla prepotenza della
chiesa romana, la svendita generale sia della ragione che della
fede. Questo clima perverso
d’incanto è provocato e si diffonde perché nell’elaborare il
lutto del dio occidentale, religiosi e irreligiosi evitano, lo scandalo della fede cristiana: la saggezza della croce. In nome del pluralismo religioso, elevato a criterio normativo della fede, vogliamo ignorare la debolezza di Dio
rivelato in Cristo. «Chi guarda a
Gesù Cristo vede Dio e il mondo
come una sola realtà: non è più
possibile vedere Dio senza il
mondo, né il mondo senza Dio»
(D. Bonhoeffer, in Etica).
(Terza di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
Gli scritti sapienziali
no una famiglia letter
comune all'antico Mi
Oriente, dal carattere
universale e meno segi
dal sigillo dell'elezioni
Israele, che danno ist
zioni per una vita di i
cesso o che sondano
perplessità dell’esistei
umana: il filone della s
gezza proverbiale (n
sai), dove detti conci
vigorosi stabiliscono le
gole della felicità pet
naie (i Proverbi di Sa
mone) e quello della
pienza speculativa, ei
ve i monologhi (l'Eccle
ste) oppure i dialoi
(Giobbe) tentano di
frontare i problemi co
il significato dell'esistei
e il rapporto tra gli es
umani e Dio. Questa
pienza speculativa è p
tica ed empirica, mai t
rica. Se la legge (Tori
costituisce la spina doi
le di Israele, in quat
senza di essa non esii
rebbe, la sapienza (Hi
ma) ne costituisce il cuo
in quanto anima di uni
polo in cammino nella
noscenza di sé e della;
vezza. Conoscenza pral
delle leggi della viti
dell'universo, basata;
l'esperienza: il divino
manifesta nell'umano,
che quando sarà messa
crisi l'equilibrio della re
buzione e l'ordine.
Dietro i Proverbi ci S(
i detti popolari incisivi!
esprimono le regolei
successo basate sulle
servazioni comuni della
ta. Già nel settimo sec
a.C. il ruolo del saggio
niva collocato accanii
profeta e sacerdote, ni
tre acquisterà maggi
rilievo con il declino d
profezia in epoca persi
e greca (gli apocrifi Ec
siastico e Sapienza di Sa
mone). Il proverbio è
detto breve che racchii
un pensiero compie
sebbene esprima spei
valori tradizionali, è ani
in grado di sovverti
nell'interesse di dirett
etiche in contesti nul
non sempre resi esplij
Importante è il contri
tra l'uso nel libro dei I
verbi da una parte e
detti sapienziali di Qo
e di Gesù (Sinottici)
l'altra. Questi due utili:
no i proverbi per lane
una sfida alla sapie
normativa, piuttosto
per confermarla, e qui
allargano il nostro o
zonte omiletico.
Il proverbio ha la c3
cità di dirigere gli att
giamenti degli ascolta
verso situazioni concn
usando però un lingd
gio indiretto: riferisce
le esperienze, costrinc
do i lettori a trarne
proprie conclusioni
persuasività didattica
proverbi è funzionale
status quo, per inculc
nei giovani le norme
rispetto per la comut
sociale (i genitori, gli
ziani, i saggi), la modi
zione, il rispetto per i
veri, il dominio della
gua, l'operosità: nell
frire all'andamento oj
nario dell'esistenza crii
di lode o di biasimo, gl
della massima auto!
con il minor rischio di
fendere gli ascoltatori,
libertà della persona
pare nei Proverbi and
semplicistica, ma rifle
una crescita umana
tentica, e l'esigenza d
rnediazione della preH
za di Dio in Sapienza
«Pei
stc
Per
approfondiri
- Alyce M. McKeP!
Preaching Proverbs,
sdom for the Pulpit, W
1996;
- Rolf Rendtorff, T&
gia dell'Antico Testare
to, Claudiana, voi. 1;
- Sabina Moser, / P
verbi della Bibbia, Tas<3
li economici Newton
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venerdì 25 GENNAIO 2002
PAG. 3 RIFORMA
Testimonianza di una madre israeliana la cui bimba è stata uccisa dal terrorismo
Rachele piange i suoi figli
«Per me - racconta - l'intera popolazione dell'area israelo-palestinese e del mondo è sempre
stata divisa in due distinti gruppi: quelli che amano la pace e quelli che amano la guerra»
Questa testimonianza, raccolta dal pastore Nurit PeledElhanandi della chiesa di St.
Andrew a Gerusalemme, raccoglie le parti salienti di un
intervento di una madre israeliana la cui bambina è rimasta uccisa a seguito di un
attacco suicida. All’incontro
era presente anche una madre palestinese.
Grazie per avermi invitata
per condividere la battaglia
per la pace nel mio paese. Dico «mio paese» ma non so
neppure se questo è ancora
un termine corretto. Mi è
molto difficile identificarmi
con un posto che si è lasciato
dominare dalla Morte. Ed è la
Morte che ha creato la mia
nuova identità e mi ha dato
una nuova voce che è antica
come il mondo stesso, la voce
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Rachele, che piange i suoi figli e rifiuta di essere'consolata perché non sono più. Questa nuova identità e questa
nuova voce trascende le nazionalità e le religioni e anche
il tempo, mette in ombra tutte le altre identità e rende sorde tutte le altre voci che mi
sono state date dalla vita.
La mia bambina è stata uccisa perché era nata israeliana, da un giovane che si sentiva disperato al punto di uccidere e di suicidarsi solo perché era nato palestinese. Dopo la sua morte una giornalista mi ha chiesto come avrei
accettato le condoglianze
dall’altra parte. Io le ho risposto molto spontaneamente
che non avrei accettato condoglianze provenienti dall’altra parte. E quando il sindaco
di Gerusalemme mi è venuto
a portare le condoglianze io
sono andata in camera mia
perché non volevo parlare
con lui o stringergli la mano.
Perché per me l’altra parte
non sono i palestinesi, e io
credo che dividere la popolazione in due parti avverse, è
una divisione sbagliata e assassina. Per me l’intera popolazione dell’area e del mondo
intero è sempre stata divisa in
due distinti gruppi: quelli che
amano la pace e quelli che
amano la guerra.
Un'altra divisione
Ma oggi io so che c’è ancora un’altra divisione in Israele: c’è il regno del male dove
negli ultimi 34 anni persone
che si definiscono capi si sono guadagnati, attraverso
mezzi democratici, il diritto
di uccidere e distruggere ed
essere vili e corrotti come vogliono, di trasformare giovanissimi in assassini esperti,
che lo siano in nome di Dio,
del bene della nazione, o in
nome dell’onore e del coraggio. Queste persone hanno
creato anche un altro regno,
un regno glorioso che fiorisce
e cresce e si allarga sempre di
più, un regno che vive e respira sotto i nostri piedi, sotto
la terra che calpestiamo. Lì è
dove la mia bambina abita,
proprio accanto a bambini
palestinesi, e dove abito io
proprio accanto a genitori palestinesi, persone che per lo
più non hanno mai posseduto un’arma o obbedito ad ordini di uccidere qualcuno. Lì
abita lei, accanto al suo assassino il cui sangue è mescolato
eoi suo sulle pietre di Gerusalemme che sono divenute
toan mano indifferenti al sangue umano. Essi giacciono lì
entrambi, ingannati.
Lui è stato ingannato perehé il suo suicidio non ha
cambiato niente, non ha fatto
cessare la crudele occupazior I f,. Israele, non lo ha portaTasd e le persone che gli
1^ hanno detto che il suo gesto
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Qui sopra e nella foto piccola: vita quotidiana a Nevé Shalom
sarebbe stato significativo tirano dritto come se lui non
fosse mai esistito. La mia
bambina è stata ingannata
perché lei credeva che la sua
vita fosse al sicuro, che i suoi
genitori e il suo paese l’avrebbero protetta e nessun male
avrebbe toccato le bambine
che sono buone e gentili, e
camminano per stradà nelle
loro città per andare alla
scuola di danza.
Le responsabilità dei capi
Entrambi sono vittime dei
loro cosiddetti capi. E i loro
cosiddetti capi continuano a
giocare ai loro giochi assassini, usando i bambini come
marionette, e il nostro dolore
come incentivi per portare
avanti i loro trucchi vendicativi. Per loro i bambini sono
entità astratte, numeri, e il
dolore uno strumento politico. Essi sanno che per guidare ancora altri giovani e entusiasti piccoli soldati nelle loro
file tutto quello che devono
fare è trovare un Dio che ordina loro di uccidere. E ognuno di loro lo trova nelle loro
bibbie, nelle loro mitologie.
Commettono crimini nel
nome del Dio giudeo e nel
nome del Dio musulmano,
mentre in Irlanda e nell’Europa orientale si uccidono per
diverse versioni del Dio cristiano. E ora gli illuminati leader occidentali uccidono nel
nome del Dio della libertà.
Ma in realtà tutti reclutano al
loro fianco dèi fatti da mano
d’uomo, il Dio del razzismo,
dell’avidità e megalomania.
Non è una novità nella storia umana. La gente ha sempre usato Dio come scusa per
i propri crimini. I nostri bambini dalla tenera età apprendono che Giosuè ha ucciso
l’intera popolazione di Gerico
nel nome di Dio. Imparano
che il profeta Elia uccise 450
sacerdoti di Baal perché praticavano una religione diversa, e del discepolo di Elia, Eliseo, che portò alla morte, con
l’aiuto di Dio, quarantadue
bambini perché lo prendevano in giro per la sua calvizie.
Per non dir nulla dell’amato
re Davide e delle sue terribili
azioni. Nella nostra cultura
che consente di uccidere come maniera per risolvere problemi politici e sociali e dove
le persone si identificano con
gli eroi biblici e si considerano loro discendenti, tutte
queste storie sono amplificate e nascondono la storia del
Dio che disse «Non stendere
la mano contro il bambino».
Crimini imperdonabili
Ma i bambini possono anche apprendere del Dio che
disse: «Avrò misericordia di
colei che non ha ottenuto misericordia e dirò a quelli che
non erano mio popolo “Tu sei
mio popolo’’». Io credo fortemente che solo educando i
nostri bambini che uccidere
un innocente, affamare un innocente, umiliare un innocente sono crimini imperdonabili, noi possiamo salvarli
dall’unirsi a forze malvagie
che li adesca nelle proprie file.
Le forze malvagie di Israele e
le forze malvagie dei palestinesi. La sola differenza è che
Israele attraverso un’occupazione lunga e crudele sta rendendo più facile per i giovani
palestinesi la via per il terrorismo. Ma il terrorismo domina
entrambe le forze. Un esercito
organizzato, che terrorizza
un’intera popolazione, è non
meno ma più criminale di un
gruppo di guerriglia.
Non c’è un uccidere illuminato e un uccidere barbarico,
c’è solo un uccidere criminale. Per me Saddam Hussein e
Ariel Sharon e George Bush,
padre e figlio, sono Ta stessa
Nevé Shalom: la scuola
Operare con i «facilitatori»
per educarsi alla pace
La Scuola per la pace, attiva
nel villaggio Nevé ShalomWahat al-Salam, fu fondata
nel 1979 come istituzione capace di far sentire in massima
misura verso l’esterno l’impatto educativo delTesperienza del villaggio. Tramite una
varietà di corsi e seminari diretti a molteplici strati sociali
delle popolazioni ebraica e
palestinese, la Scuola per la
pace opera per accrescere la
consapevolezza della complessità del conflitto e migliorare, con l’esclusivo ricorso a
metodi educativi, la comprensione reciproca tra palestinesi ed ebrei. I programmi
cosa, perché essi hanno inflitto dolore e morte a popolazioni innocenti. Se noi non
diciamo ai nostri figli che
questi sono assassini senza
scrupoli, non avremo mai
gente che elimina Tuccidere
come soluzione di problemi
politici e sociali.
Uccidere un bambino
Oggi io credo che la condanna europea di questi fatti
e dei loro artefici sia molto
importante. È tempo di dire
al mondo che parole come
eroismo, coraggio e virilità
possono uccidere e che la
morte di un bambino, qualsiasi bambino, che sia serbo o
albanese, iracheno o ebreo è
la morte del mondo intero,
del suo passato, del suo futuro. Che non c’è vendetta per
la morte di un bambino perché dopo la morte di un bambino non c’è altra morte, perché non c’è più vita. E dove
non c’è più vita non ci restano parole con le quali amare
o odiare e il solo suono che si
riverbera in questa arena della morte è il grido inerme dei
bambini che muoiono e delle
loro madri in lutto.
Questo è il grido che non è
stato mai udito dai politici e
dai generali, specialmente a
Gerusalemme che tutti pensano sia fatta d’oro ma in
realtà è fatta di pietre, ferro e
piombo. Questa è la voce che
capisce quello che oggi è
compreso solo dal mondo
sotterraneo dei nostri bambini uccisi, cioè che tutti i «sangui» sono uguali e che ci vuole
molto poco a uccidere una
bambina e tanto per tenerla
in vita. Comprende che metter fine a una guerra significa
adottare un approccio dialogico al negoziato. Significa
comprendere che la gente deve parlare non per mettere gli
altri in ginocchio ma per arrivare a un accordo. Metter fine
a una guerra significa che non
mi importa quale bandiera è
posta su quale montagna, significa che nulla è più importante che rendere sicura la
strada per una bambina che
va alla sua scuola di danza.
Vorrei fare appello a tutti i
genitori che non hanno ancora perso i loro bambini e a
tutti quelli che li stanno per
perdere e dire loro che se noi
non ci opponiamo ai politici
insegnando ai nostri figli a
non seguire le loro vie assassine, se noi non ascoltiamo la
voce della pace che viene da
sottoterra, molto presto non
ci sarà lasciato nulla da dire,
nulla da scrivere o leggere o
ascoltare tranne il grido perenne di cordoglio. Per favore
salvate i bambini.
W 11 progetto «Nevé Shalom»
Un'oasi di convivenza
tra arabi e israeliani
Nevé Shalom-Wahat al-Salam è un vil^^io cooperativo riel
quale vivono insieme ebrei e palestinesi di cittadinanza israeliana. Equidistante da Gerusalemme e da Tel Aviv-Giaffa, il villaggio fu fondato nel 1972 su un terreno di 100 acri preso in affìtto
dal vicino monastero di Latrun. Nel 1977 vi si insediò la prima
famiglia. Nel 1999 le famiglie residenti erano 30; i progetti attuali di espansione prevedono la crescita dell’insediamento sino a 55
famiglie. Bruno Segre è il referente italiano del progetto, (a.m.)
BRUNO SEGRE
IN seguito alla crisi che da
alcuni mesi sta flagellando
il Vicino Oriente, Nevé Shalom-Wahat al-Salam (T«oasi
di pace» fondata in Israele da
padre Bruno Russar, nella
quale ebrei e arabi di cittadinanza israeliana conducono
da una trentina d’anni una civile convivenza) è diventata il
centro di elezione per incontri
e consultazioni fra le varie organizzazioni impegnate a
promuovere la pace. Più di
una volta dall’inizio delle tensioni e degli scontri, rappresentanti di tali organizzazioni
si sono dati convegno nel villaggio per concordare strategie comuni e promuovere
manifestazioni pubbliche dotate, grazie agli sforzi congiunti, della visibilità necessaria. Nevé Shalom-Wahat alSalam (Nsh-Was), inoltre, riceve continuamente visite di
giornalisti israeliani e stranieri, la cui presenza mette a dura prova la pazienza degli abitanti ma soprattutto degli insegnanti, che trovano arduo
svolgere con profitto la loro
fatica quotidiana. Nei giornali
e nelle televisioni di tutto il
mondo sono ora frequenti i
servizi giorncdistici dedicati a
Nsh-Was, cosicché i responsabili del villaggio stanno ricevendo moltissime lettere di
solidarietà da sostenitori e
amici dai paesi più diversi.
Certo, vivere di questi tempi in una località in cui ebrei e
arabi si trovano a collaborare
e a coabitare su un piede di
eguaglianza non è facile. Fra
gli abitanti sono frequenti le
esplosioni di ira, di frustrazione, e talvolta i docenti arabi,
allorché entrano in classe,
non riescono a trattenere le
che comprendono seminari
sul conflitto e corsi di formazione per «facilitatori», sono
condotti e assistiti da uno
staff professionale ebraicopalestinese. I «facilitatori» dispongono di una preparazione accademica nei settori delle scienze sociali e del comportamento, e sono particolarmente allenati a operare
con gruppi conflittuali. Le iniziative della Scuola consentono a ciascuno dei partecipanti di assumere coscienza del
proprio ruolo nel conflitto, e
di'mettere a fuoco elementi
quali i rapporti di potere, gli
stereotipi e i pregiudizi.
Nevé Shalom: «Dumia è lode»
La Casa del silenzio
creata per la riflessione
Appartata, adagiata sul
dorso della collina, nel Villaggio Nevé Shalom-Wahat alSalam si trova la Casa del silenzio: uno spazio per la meditazione, la riflessione o la
preghiera. «Per Te, il silenzio
(dumia) è lode» (Salmo 65,2).
Si è pensato di creare la Casa
del silenzio nella convinzione
che, per quanto separate le
une dalle altre siano le persone animate da credenze o da
culture differenti, esse possano tuttavia trovare in dumia
un comune santuario. Un
gruppo di studio di dumia
organizza incontri tesi a promuovere rimessioni e ricerche
circa l’incidenza dei valori
etici e spirituali sull’educazione e sull’edificazione della
pace, con frequenti riferimenti alle scritture delle tre
grandi tradizioni religiose
monoteiste. Gli incontri sono
aperti a tutti; ad essi prendono però parte soprattutto
persone interessate alle problematiche dell’educazione.
^(àIìo
abbonamenti
interno
estero
euro 5,00
euro 10,00
lacrime. Ciò nondimeno una
visita a Nsh-Was offre l’opportunità, oggi rarissima, di
scoprire che la coesistenza fra
i due popoli è ancora possibile. «Per parte nostra, dicono
gli abitanti, stiamo ben attenti
che la bufera che produce devastazioni là fuori non travolga anche noi altri».
L'urgenza del dialogo
«Non si pensi - afferma l’ebreo Boaz Kita’in, direttore
della scuola elementare - che
le grandi correnti che sconvolgono l’intera regione restino fuori dal nostro ambiente
senza penetrarvi. Gli appelli
che suonano “Morte agli arabi” o “Morte agli ebrei” arrivano anche alle nostre orecchie.
Le frustrazioni sono terribili, e
così andiamo tutti domandandoci quale posto dobbiamo occupare in questi frangenti e quale atteggiamento
dobbiamo assumere. Ecco un
esempio: ogni giorno io mi
piazzo all’ingresso della scuola per salutare i ragazzi che
entrano. Stamane un’allieva
araba proveniente da uno dei
villaggi qui attorno mi ha interpellato per dirmi che era in
collera con una compagna
ebrea: il giorno innanzi, costei
le aveva chiesto se i palestinesi non fossero tutti impazziti
giacché avevano preso a sassate l’automobile della sua famiglia. “Perché mai mi dice
che siamo matti?” urlava la
bambina. Il conflitto tra arabi
ed ebrei assume anche questi
aspetti. Ne ho colto la sollecitazione e, entrato in classe, ho
chiesto alla ragazza araba di
esporre la propria posizione e
alla ragazza ebrea di fare altrettanto. In tal modo il conflitto tra le due ragazzine ha
potuto trasformarsi nell’awio
di un dialogo”».
Come aiutare i giovani
«La situazione crea difficoltà e confusione specialmente nei più giovani», sostiene Shai Schwartz, un altro
ebreo che vive a Nsh-Was con
la famiglia. «I ragazzi del villaggio vengono allevati nel rispetto verso quelli dell’altra
parte. Piuttosto che illuderli
che "il contrasto non esista”,
noi ci sforziamo di informarli
senza veli sulle versioni contrastanti che i due popoli danno dei medesimi avvenimenti. Lo spettacolo offertoci dai
media è tale da rendere inaccettabile il fatto che tutto il
buono stia da una parte sola.
Il nostro sistema educativo
aiuta a capire che nella vita
c’è posto per il dilemma, per
le opinioni in contrasto». «I
tempi sono durissimi - commenta Daphna Karta-Schwartz (la moglie di Shai), che
nella scuola del villaggio è docente di teatro -. Fra i nostri
studenti abbiamo ragazzini
che, abitando a Gerusalemme
est, sperimentano quotidianamente il clima infuocato di
una sommossa che continua
a nascere e a rinascere alTimprovviso. Quando arrivano
qui, lontano dall’atmosfera
feroce della loro città, i ragazzi trovano la pace e la quiete
del nostro ambiente. Facciamo di tutto per aiutarli a superare lo sconforto, offrendo
loro calore e sostegno. Ogni
lezione prende le mosse da
un ascolto interiore, da uno
sfogo del cuore».
(Articolo tratto dal sito Internet: www.cyberpanc.it/
missioni/palestina/Segre.htm,
dove è in Versione integrale)
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 25 GENNAIO 2G
^ ÆNERDI
in
La dicfiiarazione che segue, resa nota il 20 dicembre scorso a
Buenos Aires, è stata sottoscritta dalle seguenti chiese in Ar-‘
gentina: Chiesa evangelica luterana (lelu). Chiesa evangelica
del Rio de la Piata (lerp). Diocesi anglicana dell’Argentina,
Chiesa evangelica congregazionalista dee). Chiesa evangelica
metodista dell'Argentina dema). Chiese riformate in Argentina, Chiesa evangelica valdese del Rio de la Piata devrp). Asso
ciazione dellè chiese di Dio (Alidd), Chiesa dei discepoli di Cristo e dalle seguenti organizzazioni ecumeniche: Federazione
argentina delle chiese evangeliche (Faìe), Istituto di teologia
Isedet, Movimento ecumenico per i diritti civili (Medh), Consiglio latinoamericano delle chiese del Rio de la Piata (Clai),
Comitato argentino per i rifugiati (Caref).
(traduzione daU'inglese di Antonella Visintìn)
Cari fratelli e sorelle,
al termine della stagione
deU’Awento rirrùzione dell’esplosione sociale nel nostro paese non consente di
immaginare un orizzonte
di pace. Sembra piuttosto
di essere a Betlemme all’epoca di Erode.
In questo contesto, nella
prospettiva del Dio-fattocame, come chiese dobbiamo correre il jischìo di essere testimoni della dignità
delle persone, rispondendo
alla chiamata di essere servitóri della verità e della
giustizia. L’Emraanuele,
Dio con noi, deve essere la
base per costruire un mondo più giusto e sensato, un
mondo in solidarietà con
gli esclusi, guardando ad
essi come a quelli dai quali
viene la speranza.
Tutti i cristiani e le cristiane sono cimati ad essere testimoni della pace,
una pace che nasca dalla
volontà di costruire una società più inclusiva, una società dove ognuno possa
trovare un posto nella dignità. Testimoni di una pace che sia nutrita di giustizia e di verità.
La chiesa cristiana è un
corpo universale che crede
nell’uguaglianza di fronte a
Dio e nella fratellanza tra le
persone, il concetto di comunione offre la possibilità
e il dovere di costruire reti di
solidarietà che avvolgo no
tutta la tetra. Su queste basi
noi chiediamo oggi, concretamente, il vostro supporto.
Ciò che succede in Argentina e ciò che è stato portato all’attenzione internazionale attraverso i media, ancora una Volta evidenzia
l’ingiustizia del nostro paese, i record di corruzione,
irresponsabilità e insensibilità della classe dirigente. Al
tempo stesso costituisce
l’opportunità di richiamare
l’attenzione del Nord sulla
nostra storia di 500 anni di
sofferenza e di rapporti internazionali ingiusti.
In questa storia, piena di
peccato, si registra un con^
sistente trasferimento di risorse naturali, prodotti e lavoro dal Sud verso il Nord
che ha generato una consi
stente accumulazione dì
ricchezza nel Nord e, al
presente, enormi profitti in
quella parte del mondo. Per
questo ogni intervento a favore del Sud del mondo implica profondi cambiamenti negli stili di vita del Nord.
Tale trasferimento di ricchezza è iniziato con la
conquista dell’America, è
continuato nei secoli del
potere coloniale e ora attraverso le imprese transnazionali (Tnc) e attraverso gli
interessi sul debito aggravati dalla irresponsabilità
della nostra classe dirigente. Questo debito è illegale e
genera quella corruzione e
impunità che lo rendono
possibile.
Noi chiamiamo le chiese.
le agenzie e le istituzióni
cristiane del Nord a considerare le seguenti questioni
cruciali: .
1) Vi chiediamo di usare
tutji i mezzi possibili per costruire relazioni commerciali ed economiche basate
sulla giustìzia e sull’equità.
2) Vi chiediamo di usare
tutti i mezzi possibili per
aiutarci ad allevirae il peso
del debito internazionale
che sta producendo miseria
e sta uGcidendo milioni di
persone.'
3) Vi chiediamo di dare
segni concreti di riduzione
volontaria dei consumi a favore del Sud, e di mettere in
atto segni concreti di solidarietà con coloro che soffrono di più.
Dio ha creato il Nord e il
Sud (Salmo 89, 12), perciò il
dominio degli uni sugli altri
deve cessare.
Desideriamo esprimere la
nostra gratitudine a tutti/e
individui e istituzioni nel
Nord coinvolte nella creazione di giuste relazioni internazionali e di reti di solidarietà. Noi vi incoraggiamo nel lavoro di trasformazione degli ultimi nei primi,
creando un ponte sul quale
incontrarci e abbracciarci.
Vi ringraziamo in Cristo,
capo della chiesa universale
a cui apparteniamo, nel
Sud come nel Nord
Buenos Aires,
20 dicembre 2001
La nuova legge, approvata il 18 (dicembre scorso, limita fortemente le loro attività
Le chiese ceche protestano contro una legge «ostile»
Le chiese della Repubblica
ceca protestano contro una
nuova legge controversa che
restringe le attività religiose,
e lamentano «un ritorno al
periodo comunista». Secondo questa legge, i rappresentanti del governo avranno
ogni autorità riguardo all’apertura dei luoghi di culto
e alla formazione di comunità religiose: d’altra parte, i
redditi delle attività delle
chiese dovranno essere assegnati unicamente a fini religiosi. Queste misure, entrate
in vigore il 7 gennaio scorso,
sostituiscono una legislazione adottata due anni dopo la
caduta del governo comunista nel 1989. Tra l’altro, la legge obbliga associazioni religiose come la Caritas cattolica a farsi registrare come imprese sottoposte all’imposta.
Ritorno al periodo
comunista?
«Stiamo assistendo a un ritorno del periodo comunista:
non capiamo ancora del tutto
perché una simile campagna
di ostilità è stata avviata contro di noi», lamenta Nadeje
Mandysova, segretaria generale del Consiglio ecumenico
ceco, che riunisce 11 chiese
protestanti e ortodosse. I rappresentanti del Consiglio
ecumenico ceco dovrebbero
incontrare responsabili cattolici romani in vista di formulare un appello comune presso la Corte costituzionale entro la fine di gennaio. Questa
nuova legislazione si iscrive
nel quadro di una lunga disputa tra la chiesa e il governo. Dopo la caduta del comu
niSmo nella Repubblica ceca,
le chiese avevano chiesto che
il governo restituisse i beni
della chiesa che erano stati
confiscati e che esso chiarisse
lo status finanziario delle
chiese in questo paese in cui i
salari del clero vengono pagati dallo stato.
Secondo Nadeje Mandysova, il governo sarà costretto
di tener conto delle obiezioni
riguardanti i diritti della persona per non ostacolare i negoziati in vista delTammissione della Repubblica ceca
nell’Unione europea nel gennaio 2004: «Cambiamenti
dovranno essere fatti perché
altri paesi europei seguono
con attenzione quello che
stiamo facendo - ha dichiarato -. Ma nel frattempo
dobbiamo anche stabilire
una nuova strategia di rapporti con il governo: a meno
che riusciamo a salvare qualche cosa, il futuro delle chiese ceche appare cupo».
tura comunista non esiste più
qui, molti legislatori conservano ancora le stesse abitudini politiche - ha fatto notare
Lawrence Cada, incaricato
stampa della Conferenza episcopale ceca -. I politici più
influenti disprezzano le chiese e non credono nella libertà
di associazione: essi pensano
che il potere dovrebbe essere
interamente nelle mani del
governo e che gli altri non
hanno diritto alla parola».
Aumenta
la secolarizzazione
Diversi fattori hanno incoraggiato i legislatori, ha precisato Cada. Un censimento
effettuato nella primavera
2001, che evidenzia un calo
dell’appartenenza religiosa
fra la popolazione, potrebbe
aver spinto il governo «a concludere che la maggior parte
dei cechi non sostengono le
chiese». Una commissione
governativa di esperti, costituita per emettere il suo parere sul progetto di legge,
non si è riunita durante i mesi che hanno preceduto la
sua adozione. «I testi promulgati tengono poco conto
del parere della commissione, e sembra che il governo
abbia soltanto voluto far credere che c’era stata consulta-,
zinne. Sono state aggiunte
cose che non erano state discusse, e alcuni punti importanti non vi risultano neanche», ha concluso Cada. Anche il cardinale cattolico romano della Repubblica ceca,
Miloslav Vlk, ha qualificato le
legge una «minaccia reale per
la democrazia e la libertà di
chiesa, garantite dalla costituzione», e ha espresso la
speranza che il governo del
primo ministro Milos Zeman
accetterà di negoziarla, (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
Dopo 57 anni di chiusura forzata ■
Riprende in Lituania l'attività
dell'Esercito della Salvezza
KLAPEIDA — L’Esercito della Salvezza ha riaperto la sua
opera in Lituania, 57 anni dopo la chiusura forzata imposta
dal governo sovietico, quando la responsabile Ruth Krickk
chiuse definitivamente l’ufficio centrale nella città nel 1944.
Le lunghe trattative per poter ricominciare l’opera dell’Esercito sono iniziate nel 1993 e sono state condotte a termine nel
1998 con la registrazione ufficiale in qualità di «organizzazione religiosa centralizzata». Oggi l’Esercito della Salvezza in Lituania è sotto la cura dei Salutisti della Germania, (nev/gdg)
L'idec
un
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Collegamento della commissione
«Globalizzazione e ambiente»
ROMA — Ha preso avvio la Rete di Collegamento della
Commissione Globalizzazione e Ambiente (Glam) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia: informazione,
scambio e dialogo per promuovere la conoscenza e l’impegno relativo ai temi dell’ingiustizia economica e della distruzione dell’ambiente. Per l’iscrizione basta una e-mail al coordinatore, pastore Franco Giampiccoli: fgiampic@tin.it (nev)
I Criticato il progetto di legge del governo
Metodisti inglesi: proibire
il gioco d'azzardo ai minori di 18 anni
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LONDRA— Non piace alla Chiesa metodista inglese il progetto di legge presentato dal governo per regolamentare il
gioco d’azzardo, che viene definito corrie troppo permissivo.
Secondo i metodisti il gioco d’azzardo di ogni tipo dovrebbe
essere proibito ai minori di 18 anni, non dovrebbe essere permessa la vendita di liquori dove si gioca e dovrebbero essere
introdotte norme più severe per regolamentare l’accesso ai
siti Internet dove è possibile effettuare scommesse, (nev/eni)
jici orn
della stc
L'Università di Londra ha svolto un'inchiesta
Sud-Est dell'Inghilterra: violenze
e minacce contro I sacerdoti anglicani
LONDRA — Secondo un’inchiesta svolta dall’Università di
Londra nel Sud-Est dell’Inghilterra, su 1.300 sacerdoti anglicani intervistati il 12% nel corso dell’anno 2001 ha subito episodi di violenza fisica, il 22% minacce di violenza e il 70% è
stato oggetto di insulti verbali. Secondo il quotidiano «The
Guardian», la Chiesa d’Inghilterra sta seriamente prendendo
in considerazione Tipotesi di istituire corsi di difesa personale per i religiosi più impegnati nell’assistenza sociale, (nev/pe)
I Un cd rom del Museo del Louvre di Parigi
«La Bibbia e le sue Immagini»
800 opere d'arte di ogni epoca
PARIGI — Interessante iniziativa del Museo parigino del
Louvre che ha messo in vendita un cd rom dedicato a «La
Bibbia e le sue immagini». Quattro ore e mezza per presentare 800 opere d’arte di tutte le epoche, 150 episodi biblici, 550
brevi saggi interpretativi, un piccolo «dizionario biblico» e
240 schede biografiche degli artisti presenti nell’opera: prezzo 60 euro. Per informazioni: oadir@pagesjaunes.fr (nev/me)
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Dichiarazioni del battista Usa Richard Land
Spi
Per la massima libertà di religione
WASHINGTON — Nulla impedisce che una nazione
adotti ufficialmente una fede religiosa piuttosto che un’altra, ma in tal caso dovrebbe essere concessa la massima libertà a chi non si riconosce in quella religione. Così ha dichiarato il battista Richard Land, membro della Commissione del governo degli Stati Uniti per la libertà internazionale di religione, nel corso di una riunione della Commissione, convocata per affrontare il problema della libertà di
religione in Afghanistan dopo la caduta del governo integralista dei talebani. (nev/bt)
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011 -6689804 - fax 011 -6504394
Il veto del presidente
La nuova legge è stata
adottata dal Parlamento nonostante il veto pronunciato
dal Senato e dal presidente
della Repubblica, Vaclav Havel. Quest’ultimo aveva rinviato la legge davanti al Parlamento il 5 dicembre scorso,
sottolineando che essa violava la Convenzione europea
sui diritti umani. La legge
però è stata poi adottata il 18
dicembre scorso con i voti
del Partito socialdemocratico
al potere, dominato da ex comunisti, e con quelli del partito democratico civico liberale dell’ex primo ministro
Vaclav Klaus.
Un portavoce della Chiesa
cattolica romana ha fatto notare che la legge significava
«un ritorno alle pratiche comuniste». «Anche se la dltta
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L'annuncio è stato fatto l'8 gennaio scorso. Lascerà l'incarico nel prossimo ottobre
L'arcivescovo di Canterbury decide di andare in pensione^
testant:
L’arcivescovo di Canterbury, George
Carey, ha deciso di andare in emeritazipne quest’anno, ossia tre anni prima
della data consueta: ne ha dato l’annuncio T8 gennaio scorso. Lascerà l’incarico
a ottobre 2002, poco prima di compiere
67 anni, dopo ayere aiutato all’organizzazione del giubileo per i 50 anni di regno di Elisabetta IL George Carey è arcivescovo dal 1991. «Sono certo che sarà il
momento giusto per andarmene. Mi rallegro delle occasioni e delle sfide appassionanti che mi aspettano nei prossimi
mesi, e delle nuove che seguiranno negli
anni a venire», ha detto.
Durante una conferenza stampa tenuta T8 gennaio, un rappresentante della
chiesa ha smentito che Carey andasse in
pensione anticipata, precisando che i vescovi potevano andare in pensione a
partire dai 65 anni. I suoi predecessori
immediati (Robert Runcie, Donald Coggan e Michael Ramsey) sono rimasti in
carica fino a 70 anni circa, ma le pressioni di questa funzione si sono moltiplicate mentre la sede di Canterbury si è sviluppata fino a diventare la presidenza de
facto della Comunione anglicana mondiale. La partenza di Carey sarà l’occasione per una ristrutturazione della sede.
Fra i nomi indicati come possibili successori figurano quelli del vescovo di
Londra, Richard Chartres, del vescovo di
Liverpool, James Jones, del vescovo di
Saint Albans, Christopher Herbert, del
vescovo di Rochester, Michael Nazir-Ali,
e dell’arcivescovo del Galles, Roman
Williams. La nomina dei vescovi e degli
arcivescovi della Chiesa d’Inghilterra
viene fatta a nome della regina Elisabet
r( le
ne il
ta, ma in pratica essi vengono scelti
governo britannico.
George Carey ha trascorso gran parti
del suo tempo a cercare di risolvere le di'
visioni potenziali alTinterno della s
chiesa e della Comunione anglicana. Ti
anni dopo l’inizio del suo mandato,
1994, le prime donne prete sono state or
dinate, decisione che egli ha appoggiato
con fermezza. Inoltre, la Chiesa d’Jnghi
terra e la Comunione anglicana devono
affrontare la questione, non risolta
dell’omosessualità all’interno della chiO'
sa. George Carey ha affermato chiara
mente la sua opposizione alTordinazion*
di omosessuali. La Conferenza di Latti'
beth del 1998, raduno mondiale dei va
scovi anglicani, aveva dichiarato, con
suo appoggio, che la pratica omosessualo
è incompatibile con la Scrittura.
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£3%ENERDÌ 25 GENNAIO 2002
PAG. 5 RIFORMA
È il titolo del numero monografico della rivista «Idealità», testata storica di destra
Una certa idea deiritalia
L'idea forte da cui muovono molti degli interventi di esperti in diverse discipline, è che esista
un sentimento «patrio» che non coincide però con un sentire comune rispetto allo stato
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____ ALBERTO CORSANI
e nel ,
azio- r\ A tempo, sotto lo sprone
in Li' \J tlel presidente Ciampi e
'/Sdsì li alcune polemiche non
* ^ sempre produttive, gli italiali si interrogano sul concetto
3 a patria e sull’italianità. Ben
/enga dunque il numero monografico e speciale, anche
iella mole, della rivista Ideazione', testata teorica della
iestra. Nelle oltre 400 pagine
della a Una certa idea dell’Italia la
a Fe- polemica si stempera in una
ione, riflessione doverosa e ad amfnpe- pio raggio. Certo concorrono
istru- a questa maggiore attenzioloor- ne cause occasionali: un cer(nev) to amor di patria mutuato
con qualche forzatura da
■ quello dei cittadini statunitensi dopo ni settembre: la
polemica intorno all’Europa
B alle prerogative dei singoli
stati, ma ha il suo peso anche
l’esaurirsi di dibattiti ideologici ormai sepolti dai «muri»
a?™ii della storia,
ssivo. Patria e italianità
ebbe L’idea forte da cui muovo“ P^'-' no molti degli interventi (su
storia, politica, economia) è
^ che un’idea di Italia esista a
’leni) prescindere dalla sua organizzazione statuale; un sentimento «patrio» sarebbe esistito senza coincidere con un
«sentire comune» rispetto allo stato (quanto il senso dello
stato scarseggi, in effetti, si
continua a vedere in queste
ità di settimane). Addirittura per
ingli- 'Alessandro Campi, proprio
) epi- P®'" questo sentimento ine0% è ¡presso l’Italia sarebbe stata
«The ‘Storicamente il laboratorio
endo politico dell’Occidente» (p.
sona- 111-1^"^ animus insomma,
w/pe) 'do attraverso le varie fasi
storiche ha saputo assumere
3 valorizzare le culture diffuse
sul territorio, da quella ellenistica e romana a quella etrusca, a quelle delle dominazioni straniere (ma anche di proporre al resto d’Europa l’Umanesimo) fino a che la lotta
o del per l’unificazione (condivisa
a «La dall’opinione pubblica, che
enta
ni
i, 550
co» e
prezn/me)
Tra beni culturali e attività economiche: il mercato e le costruzioni
più antiche a Sulmona
però «era a quell’epoca solo
un’élite»; G. Sacco, p. 97) fissò
il primo cardine a cui il Capo
dello stato nel suo discorso di
fine anno ha fatto riferimento: dopo il Risorgimento, gli
altri punti fermi per Ciampi
sono la Resistenza e la costruzione dell’Europa. Un animus
che ci parla anche attraverso
la voce di quei 29 milioni di
italiani che tra il 1860 e il 1985
avrebbero lasciato il suolo
italico per cercare fortuna nel
mondo (V. Macioce, p. 252).
Sapremo essere attenti anche
nelTintegrare gli italiani che
non sono tali di nascita né
per la forma, ma che concorrono al nostro benessere,
senza farci sopraffare dall’ansia che ci viene da quelli che
portano problemi?
Il volume mantiene, salvo
poche eccezlonP, un tono assai aperto ai contributi «eccentrici», come in parte quello di Sergio Romano o come
l’intervista al politologo Gian
Enrico Rusconi. Se un appun
to si può fare all’impostazione, è che a tratti affiora (penso in buona fede, ed è questo
un altro elemento interessante) l’idea che al rilancio del dibattito sull’Italia e l’appartenenza a essa sia connaturato
il cambio di maggioranza politica: che ora e solo ora ci siano le condizioni per ripensare
una volta per tutte il nostro
essere nazione e per affermare anche all’estero il nostro legittimo orgoglio: in realtà ve
ne erano segnali ben prima.
Identità e globalizzazione
Ma qui si va già a sconfinare nell’oggi, o meglio nel domani. Quali sfide attendono
l’Italia e gli italiani? Quali
banchi metteranno alla prova
il loro rinnovato sentimento
nazionale? Di certo la globalizzazione: e qui è interessante come l’articolo di Adolfo
Urso (An, viceministro del
Commercio estero) sostenga
che «identità culturale e globalizzazione non sono affatto
Si è svolta a Torino la prima edizione della «Vetrina»
Spiritualità sullo schermo con Ecumenica
È senz’altro un’iniziativa
da ripetere e da appoggiare
per gli anni a venire, quella
;ione ] della «Vetrina di Ecumenica»
(Torino, 8-10 gennaio). Prima
espressione visibile al pubblico della «raccolta» di film, di
documentari e di produzioni
televisive a carattere religioso
e spirituale per opera del Movimento «Sviluppo e pace»
con il concorso della Regione
Piemonte (in maniera permanente infatti cattolici, pro
in’alna lila diimisazioimisrtà di
inte?v/bt)
testanti, ebrei e islamici sono
ObrC 3 raccogliere, analizzare 0 anche solo segnalare
film e video), la «Vetrina» ha
'^°**'volto un pubblico fra i
più preparati d’Italia (a Torino, oltre al Torino Film Festielti fl®val, ex Cinema giovani, secondo festival dopo quello di
n part Venezia, si tengono da molti
re le di' anni rassegne specialistiche
TO I '^•guardano il cinema deima. Tr le donne, il cinema sportivo,
ito, ne li cinema sulla questione amiate or
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(ed
bientale, il cinema gay) attorno a una tematica che gli ultimi eventi mondiali hanno
riportato all’attenzione della
politica e della pubblica opinione. La rassegna, patrocinata dal Comune di Torino,
ha avuto oltretutto la prestigiosa sede del cinema Massimo del Museo nazionale del
cinema.
La religione come si esprime attraverso molte delle
opere presentate, infatti, è la
religione dei popoli, delle
identità e delle appartenenze:
ed è evidente quanto la questione dell’identificazione
con la matrice spirituale delle
varie etnie e culture incida
sui comportamenti dei singoli e colletti-vi, nell’espressione
della solidarietà ma anche
nella tragedia. Cosi non strideva vedere, o rivedere, accanto al bel servizio di Protestantesimo dedicato da Paolo
E. Landi nel 2000 alla cosiddetta «guerra di religione»
nelle Molucche indonesiane
(dove cristiani e musulmani
si uccidevano e si bruciavano
case e locali di culto) e l’impegno dei missionari cattolici'
a favore dei ragazzi di strada
in Brasile: le religioni muovono i sentimenti e suscitano
l’operosità, nel bene e nel
male, dappertutto.
Per i protestanti il «piatto
forte» è stato però la proiezio
ne di un lungometraggio mai
distribuito nelle sale italiane
(benché la Rai avesse una
parte nella produzione, accanto alla tv francese) de La
colline aux mille enfants di
Jean-Louis Lorenzi (1995).
Ispirato alla vicenda vera del
pastore Trocmé che con la
collaborazione di tutto il villaggio di Le-Chambon-sur-Lignon ospitò, nascose e salvò
dalla persecuzione nazista
una grande quantità di bambini ebrei, il film ricostruisce
con respiro epico l’incarnazione della fede nella responsabilità personale e nella capacità di prendere decisioni e
passare alTazione; non senza
esitazioni, paure, acredini, le
figure più autorevoli del paese
come quelle più semplici si
mobilitano spinte dalla convinzione nel messaggio cristiano della nonviolenza.
Tensioni e certezze si disputano il destino dei personaggi
adulti e per conseguenza determinano la sorte dei piccoli
rifugiati, destinati, nell’imminenza dello sbarco in Normandia, quando ancora più
feroce divenne l’oppressione
dei nazisti e dei pétainisti, a
riparare in Svizzera.
Ora Ecumenica continua a
cercare materiali e segnalazioni. Per informazioni email: info@ecumenica.it. Sito
web: www.ecumenica.it. (a.c.)
termini tra loro contrastanti:
non appartengono a due
mondi inconciliabili» (p. 41):
per molto meno, per un’adesione considerata troppo accondiscendente all’Europa si
scaldano gli animi nella Lega.
Dopo la c’è la sicurezza, enucleata nell’intervento di Marcello Pacini con larghezza di
accenti: dalla lotta al terrorismo alla protezione dell’immenso patrimonio di beni
culturali, all’ordine pubblico.
L’autore inserisce tra le
emergenze di questo genere
anche l’allarme demografico
(p. 314), ed è giusto; ma alla
necessità di stabilire un nuovo «patto» tra le generazioni
bisognerebbe aggiungere
quella preliminare di stabilire
un linguaggio condivisibile
perché le generazioni si parlino in maniera costruttiva.
(1) Una certa idea dell’ItaUa.
Ideazione n. 6/2001 (novembredicembre), pp. 412, lire 20.000.
(2) Era logico ritenere ormai
superati certi concetti, espressi
da Rino Cammilleri, editorialista del Giornale, nella sua «Controstoria delTanti-Italia» (pp.
212-217). Per esempio: «Le inquisizioni protestanti erano
molto più spietate di quella cattolica»; oppure: «Il testimone
[della propaganda] passò alla
Francia quando Tllluminismo
raccolse l’eredità anticattolica
dei “riformati” nordeuropei».
Quanto alle rivoluzioni sono
presto liquidate: «Quella di
Cromwell (in verità sanguinaria
e genocida degli irlandesi) è
“gloriosa”: di quella americana
si sottace che fu una semplice
guerra di indipendenza economica». Basterebbe guardare al
senso di coesione degli americani dopo gli attentati di settembre per capire che c’è qualcosa di più profondo.
Di fronte alle nuove sfide
Il senso del bello, risorsa
ultima degli italiani?
Quali sono, allora, le risorse su cui l’Italia può contare?
Quelle di sempre. La capacità
di adeguarsi alle difficoltà: la
forza della creatività, come la
denuncia, in termini molto
intriganti Giuseppe Sacco,
docente di Relazioni e sistemi economici internazionali
alla Luiss di Roma: «L’Italia è
riuscita a mantenere un ruolo nei settori collegati al “bello”, come il design e la moda,
che sono non solo globalizzati come gli altri settori, ma
anche settori globalizzanti.
L’Italia mantiene cioè una
certa capacità di inserire propri elementi nella omogeneizzazione dei gusti» (p.
103). Non per caso, si potrebbe aggiungere, non si vedono
in Italia le reazioni piuttosto
isteriche di alcuni ambienti
cinematografici francesi che
ormai vivono nel panico, assediati dai fantasmi del cinema americano.
Invece, a liveUo di identità
culturale, nelle parole di Sabino Acquaviva, sembra che
alcuni limiti dell’Italia si siano rivelati in fondo come
delle opportunità positive: ci
sono nazioni (l’esempio è
quello della Gran Bretagna)
che hanno trasferito su altri
popoli (la Scozia) le proprie
modalità organizzative; ma
quando la Francia ha imposto lingua e modello organizzativo dai Pirenei fino quasi
al Reno, passando per le Alpi,
l’Italia, invece di «inquartarsi» su quel modello, con il rapido trasferimento della capitale da Torino a Firenze e
poi Roma, evitò di assumere
tel-quel il modello francese.
Culture locali (lascito dell’epoca dei Comuni) e culture regionali si presentano alternano alla ribalta del dibat
tito pubblico e innervano la
■vita politica. «In una parola scrive il sociologo quasi
echeggiando il testo paolino
della II epistola ai Corinzi possiamo tranquillamente
sostenere che l’Italia ha
un’identità debole e forte insieme» (p. 326.
Con buona probabilità,
esaminate le peculiarità, gli
handicap e le opportunità a
disposizione, si dovrà tuttavia dar ragione a Roberto
Chiarini che, nella propria disamina dell’epoca della transizione degli Anni 90 (ammesso che l’Italia abbia mai
cessato di essere «Prima Repubblica») si chiede perché
mai il nostro paese non abbia
visto affermarsi una figura
equivalente a quella di De
Gaulle. «Non l’ha avuta - si
risponde lo storico dei partiti
politici - perché non ha prodotto mai leader al servizio di
un progetto, ma solo progetti
(...) al servizio di leader» (p.
434). È una osservazione più
che condmsibile. Ma allora è
tanto più condivisibile l’esortazione del discorso presidenziale. Méntre quasi tutti i
commentatori hanno soppesato le bacchettate date al governo e quelle per l’ópposizione o al governo nel suo
rapporto con la magistramra,
pochi hanno colto (io ho
scorto il solo M. Viroli su La
Stampa) che il centro del discorso stava nel richiamo a
quegli intellettuali un poco
sognatori, Mazzini su tutti,
che dalTastratta elaborazione
teorica seppero passare all’azione diretta, avendo uno
scopo per cui impegnarsi.
Questo l’Italia deve poter offrire ai propri giovani, se vuole vederli riuniti in un comune sentire, (a.c.)
A Verbania-Intra il prossimo seminario di Biblia
Le Scritture cristiane nella cultura di Roma
«Saggezza straniera. Gli
ebrei, la Bibbia e l’Oriente
greco-romano» è il titolo del
XVII seminario invernale di
Biblia, Associazione laica di
cultura biblica, dedicato all’epoca del confronto tra il
mondo ebraico antico e il
mondo romano (secoli tra il I
a.e.v. e ilIV e.v.), che si svolgerà a Verbania-Intra, hotel
Il chiostro, nei giorni l°-3
febbraio). Fu in quell’epoca
lontana che la religione cristiana si affiancò alle numerose e vivacissime «versioni»
di quella ebraica, che in quel
periodo si confrontavano
Luna con l’altra: furono quelli i secoli in cui le Scritture
cristiane presero forma e
vennero selezionate nel canone del Nuovo Testamento:
fu infine quella l’epoca in cui
le strade spirituali e politiche
dei cristiani e dei «fratelli
maggiori» ebrei finirono per
divergere insanabilmente,
con una lacerazione che avrebbe causato millenni di
sofferenze anche atroci.
Il titolo del seminario (che
riprende quello di un celebre
libro di Arnaldo Momigliano)
intende esprimere la drammatica riflessione sulla propria identità che lacerò il
mondo ebraico della Palestina e della diaspora sotto il
potere imperiale di Roma: un
potere che per tanti versi veniva avvertito come oppressivo e lontano nella cultura e
nello spirito, ma che per tanti
altri costituiva un modello
prestigioso e attraente al
quale molti, ebrei e non, scelsero di aderire. Il seminario
avrà a che fare con parole come imperialismo, fondamentalismo, integralismo, zeloti,
resistenza, confronto, assimi
lazione e si proporrà di chiarire il loro significato storico
più profondo, attraverso le
relazioni di molti tra i maggiori specialisti europei.
Dopo la necessaria introduzione storica generale, affidata a Jan Alberto Soggin, il
variegato e spesso conflittuale panorama degli «ebraismi»
dell’epoca ci verrà presentato
da Günter Stemberger. Il caso emblematico di Giuseppe
Fla-vio sarà preso in esame da
Francesca Calabi. Le altre relazioni saranno dedicate alla
presenza, spesso ingombrante, di Roma e della sua civiltà
nelle voci ebraiche che ci so
no giunte da quest’epoca
(Giorgio Jossa sui testi del
Mar Morto e del Nuovo Testamento, Piero Stefani su
quelli apocalittici ebraici e
cristiani, Alberto Moshe Somekh su quelli rabbinici) e,
d’altra parte, all’immagine
dell’ebreo, della sua cultura
e delle sue Scritture nelle
fonti romane del periodo imperiale (Giancarlo Lacerenza,
Giancarlo Rinaldi).
La partecipazione è gratuita per i residenti di Intra. Per
ulteriori informazioni rivolgersi a Biblia (telefono 0558825055) o alThotel II chiostro (0323-404077).
Convegno nazionale sulla scuola
organizzato dall'Assoc/ozione 31 ottobre
per una scuola laica è pluralista
LE NUOVE FRONTIERE DELU LAICITÀ
venerdì P febbraio
ore 17,30
Valdo Spini, Scuola chiese società fra pubblico e privato
fieno Bein Ricco, Educazione interculturale e studio del fatto rpligioso in una scuota laica e pluralista
sabato 2 febbraio
ore 9,30
Gruppi di lavoro
1 ) Per formulare la proposta di un insegnamento
sulle religioni nella scuola (Marco Rostan)
2) Formazione degli insegnanti e ruolo delle Università
(Nicola Pantaleo)
ore 13
Pranzo presso la Foresteria valdese
ore 15
Assemblea nazionale dell'Assixiazione 31 ottobre
Informazioni e iscrizioni c/o Franco Grassi
tei. 081-8087290; e-mail: francograssi@libero.it
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 25 GENNAIO 2(]
i Milano, 12 gennaio: un nuovo incontro sulla ricerca di Dio nella letteratura
Gianfranco Ravasi
interpreta Lalla Romano
PAOLO FABBRI
Lf INTERVENTO - ha detto
( Ravasi nei locali della
chiesa metodista - non vuole
essere quello di un critico
letterario e pertanto si muoverà su due piani; da un lato
sarà una testimonianza derivata dai rapporti personali
pregnanti avuti con la scrittrice e pittrice e dall’altro
sarà un tentativo di analisi.
Cominciando dalla testimonianza, emergono due date
fondaméntali: la prima è il
1964. Esce in quell’anno La
penombra che abbiamo attraversato, romanzo dell’infanzia in cui Lalla Romano è
l’io narrante di se stessa, trasfigurando la propria esperienza personale in verità oggettiva, che tocca il cuore di
chi legge. Gianfranco Ravasi
è un giovane studente, legge
il libro e nasce di qui Tinteresse per l’autrice, per seguirla nei suoi lavori successivi, da cui emergono impressioni, che si possono collegare a tre parole. Innanzitutto verità: Lalla Romano ha
sempre cercato una verità
che sta dietro l’esperienza
autobiografica, per proiettarsi su chiunque e lo ha fatto
rifuggendo l’idea di un ambiente asettico in cui meditare, ma cercando percorsi in
cui i piedi restano impolverati nelle strade. Poi lievità: il
suo dettato era arguto, elegante, essenziale, come diceva Calvino, per cui il vero
grande scrittore fa il suo lavoro «togliendo». Infine intimità: le parole di Lalla Romano sono sempre profondamente coinvolgenti, fino a
farci scavare a fondo nel nostro intimo.
La seconda data è il 1994.
Gianfranco Ravasi è a Milano, ha continuato a leggere
le opere di Lalla Romano, riceve un biglietto in cui la
scrittrice esprime il suo desiderio di ringraziarlo per il
dialogo virtuale che si è intrecciato con lei attraverso la
rubrica televisiva «Frontiere
dello spirito» e le recensioni
su II Sole-24 ore. Inizia così il
dialogo diretto, nella sua casa di via Brera a Milano. Un
dialogo in cui lei parla molto
esprimendo i nodi essenziali
della sua ricerca della verità
e le risposte di Ravasi, ora biblista e monsignore, sono
più che altro sigilli alle grandi domande che lei faceva.
Sovviene Oscar Wilde, il
quale diceva che tanti possono dare risposte, ma solo i
geni sanno porre grandi domande. Da un lato c’è la tensione verso Dio, che le fa
scrivere «Non credere in Dio
è come non credere nella
legge di gravità», e dall’altro
c’è il disinteresse per le forme confessionali della fede.
Fede e laicità camminano di
pari passo.
Passando all’analisi delle
opere della scrittrice piemontese si possono esprimere due diversi ordini di valu
tazioni. Il primo è il carattere
impressionistico-espressionistico dei lavori di Lalla Romano, nei quali realizza un
procedere per immagini, per
frammenti (vedi riquadro a
fianco).
Il secondo ordine di valutazioni si basa su tre temi. Il
primo è il Vangelo: Lalla Romano, dopo una prima lettura, aveva ascoltato i dialoghi televisivi di mons. Ravasi
ed era stata letteralmente
abbacinata dalla figura di
Cristo, di cui prendeva alcune parole e le scolpiva dentro di sé. Il secondo tema è la
realtà: la realtà così strenuamente cercata dalla scrittrice, che non è frutto della
epifania di Dio, ma della diafania; Dio è frutto della sua
stessa vita, per questo combatte il sacro, che, quando
diventa fine a se stesso, distrugge la santità. Per questo
i movimenti integralisti vogliono santificare tutto; perché non riescono a essere
santi. L’idea di Cristo che distrugge il sacro è su questa
linea. Il terzo tema è fedesperanza e ci rinvia a una
breve poesia, che lo esprime
icasticamente: «Fede non è
sapere/ che l’altro esiste/ è
vivere/ dentro di lui/ calore/
nelle sue vene/ sogno/ nei
suoi pensieri./ Qui aggirarsi
dormendo/ in lui destarsi».
In conclusione un itinerario
che è sempre stato sotto il
segno della fede, ma anche
sotto il segno del silenzio di
Dio; un silenzio koheletico,
in cui Dio è presente e alla fine si manifesta.
Una narrativa fatta
di immagini e impressioni
- Nei mari estremi è un romanzo in cui già dal titolo si
intuisce una spiritualità che
diventa poi dimensione religiosa. Il titolo è preso da Andersen (protestante), che a
sua volta lo prende dal Salmo
139, tipico della ricerca di
Dio, in cui un uomo va a nascondersi per sfuggire a Dio,
ma Dio cerca lui, perché Dio
è dovunque. Come in Chagall, dove Dio è nella piazza,
nella ragazza che bacia il fidanzato, nel suonatore di
violino. Si avverte il dramma
dell’artista di condensare
l’infinito nel finito.
- Un sogno del Nord (racconti di viaggi) presenta una
riflessione su Cristo come liberatore dalla categoria del
«sacro». Cristo ci libera dal
mito e ci introduce nel mondo in cui la ritualità è l’esistenza. Cristo ci libera dalla
devozionalità. Tutto ciò che
viene fatto di buono nelle arti concorre, alla fine, al regno
di Dio.
- Maria, il primo romanzo.
dona alcune immagini sulla
preghiera. Vi’si racconta che
Maria, dovendo partecipare a
esercizi spirituali, si annoiava. Si ritrova allora la dimensione della vita come preghiera, come l’insegnamento
dell’apostolo Paolo; offrite il
vostro corpo come preghiera.
Del resto non si può negare
valore alla preghiera dell’ateo, perché l’uomo ha una insopprimibile spinta ad andare oltre. Come si dice di Ada
in Tetto murato: «Si poteva
dire che Ada aveva perso la
fede? Piuttosto che lei non
pregava nemmeno, tanta era
la sua fede».
- L’uomo che parlava solo
introduce il concetto di persona di Dio, cioè Cristo.
«Quando Aldo mi disse che
non credeva in Dio ne rimasi
urtata. È volgare non credere
in Dio». Il concetto della persona di Dio è ancora vago,
ma c’è già un’intuizione,
quella dell’umiltà, che porterà le prostitute davanti a
noi nel regno di Dio.
La scrittrice fotografata dal padre e in autoritratto
Il ponideroso volume specialistico di John P. Meier
Come riflettere sul «Gesù storico»
FULVIO FERRARIO
E incredibile, se ci si pensa:
(• -------------- ■
dopo 2.000 anni di cristianesimo e oltre 200 di lavoro storico-critico sul Nuovo
Testamento, che tutto sommato è un libro relativamente
corto, la ricerca storica su Gesù di Nazaret è ancora in pieno svolgimento e uno dei
massimi specialisti in materia
può presentare un volume di
cinquecento pagine, che è solo la prima parte della sua
opera e non tocca ancora i temi più significativi*.
Il titolo aiuta già a inquadrare la prospettiva dell’autore, che si inserisce nell’ampio
dibattito attuale sulla posizione di Gesù nell’ebraismo del
suo tempo. La marginalità di
Gesù riguarda da una parte il
suo ruolo obiettivamente di
secondo piano nella storia
politica e anche religiosa della Palestina del suo tempo (è
un fatto che, nei documenti
non cristiani dell’epoca, si
Gesù si parla poco); sia il suo
ruolo di outsider nel panorama dei movimenti di rinno
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
' radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Lunedì 28 gennaio,
alle 9,30 circa, andrà in onda la replica della trasmissione «‘‘11
nostro fratello ebreo deve vivere”; un villaggio protestante
della Francia trasformato in rifugio per migliaia di ebrei»;
«Dietro le parole», riflessione biblica del prof. Yann Redalié.
vamento spirituale della fede
di Israele. Meier, sacerdote
cattolico, si premura di sottolineare ripetutamente che il
suo ossequio convinto al dogma della chiesa non pregiudica la libertà della ricerca storica e viceversa; dire dunque
che Gesù è un marginale, non
significa ritenerlo poco significativo.
Inoltre, la ricerca storica
deve considerare in modo
spregiudicato molti problemi
che la tradizione ecclesiale
spesso non si pone. A esempio: Gesù è nato a Nazaret o a
Betlemme, come vorrebbero
Matteo e Luca? L’autore lascia qui intendere che i documenti depongono in modo
abbastanza chiaro per la prima ipotesi, senza però giungere a considerarla inconfutabile (né si vede come sarebbe possibile); collegato a
questo, perché riguarda gli
stessi testi, è il ben noto problema della tradizione relativa alla nascita verginale: anche qui la risposta storica
viene lasciata aperta: nemmeno sull’altra annosa questione dei fratelli e delle sorelle di Gesù si possono dare
risposte assolute, ma Meier
non nega che considerarli
«cugini» sia assai poco verosimile; meno comune nella
letteratura specialistica è la
lunga disamina della questione se Gesù fosse effettivamente celibe: qui la risposta
è affermativa...
Grande merito del libro è
di fornire una quantità impressionante di materiale su
tutti questi temi, nonché su
ogni altro possibile dettaglio,
nonché gli strumenti per
un’impostazione criticamente consapevole dei problemi.
Rispetto all’altra grande opera sullo stesso tema disponibile in italiano (G. TheissenA. Merz, Il Gesù storico. Un
manuale, sempre della Queriniana), quella di Meier si
presenta, se possibile, come
ancora più enciclopedica,
anche se meno elaborata dal
punto di vista didattico. Tutta la prima parte del libro,
naturalmente, è dedicata alle
questióni di metodo e di storia della ricerca. Rispetto a
un buon numero di autori
contemporanei, che si compiacciono di presentare letture suggestive, radicali, drasticamente innovative e sconvolgenti della figura di Gesù,
anche a costo di sacrificare la
sobrietà scientifica, Meier si
distingue per solidità e rigore
del metodo oltre che, come
detto, per ampiezza di informazione. È ovvio che una valutazione definitiva deve attendere il secondo volume,
dove verranno trattati i temi
più interessanti; date le premesse, comunque, si può essere sicuri che si tratterà di
una delle opere di riferimento dei prossimi anni.
(*) loHN P. Meier: Un ebreo
marginale. Ripensare il Gesù
storico. 1. Le radici del problema. Brescia, Queriniana (Biblioteca di teologia contemporanea n. 117), 2001, pp. 466, euro
38,73, lire 75.000.
Librerie
CLAUDfANA
MILANO; via F. Sforza,
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ROMA: Libreria di cultura
religiosa piazza Cavour, 32;
tèi. 06/3225493
Lalla Romano: scheda
Lo scavo dell'esistenza
L’opera letteraria di Lalla
Romano (1906-2001) rappresenta quasi un unicum
per la compattezza e l'unitarietà dell'Ispirazione. In pratica è dedicata a nient'altro
che la vita stessa dell'autrice,
ma a differenza dell’esempio
illustre di Marcel Proust (che
per metà della propria esistenza «visse» come chiunque, e passò l'altra metà a
scrivere raccontando ed elaborando gli anni precedenti),
la Romano non cessò mai di
«vivere» per privilegiare lo
scrivere. Fu quindi, fino
all'ultimo, attiva in campo
artistico e prima ancora in
quello dell’Insegnamento,
ma poi anche in famiglia.
Le incerte iniziali esperienze di madre si ritrovano per
esempio in Le parole tra noi
leggere (1969, Premio Strega); le sofferenze che porteranno il marito alla morte
sono elaborate in Nei mari
estremi, 1987. E prima ancora ci per lei fu l’assiduità del
ripercorrere gli anni della
fanciullezza: in Maria (1953,
ritratto affettuoso di una
donna di servizio), in Tetto
murato (1957) dedicato agli
anni della Resistenza nelle
natie valli del Cuneese, quegli stessi luoghi in cui, dopo
il trasferimento in città, la
«signora» va a rivedere luoghi e persone (La penombra
che abbiamo attraversato,
1964). Grande notorietà e
diffusione ha avuto il libro
dedicato all'epoca di maggiore entusiasmo, che permetteva anche maggiori
identificazioni fra i lettori:
Una giovinezza inventata
(1979), mentre un carattere
meno autobiografico e più
descrittivo hanno i due testi
dedicati ai viaggi: Diario di
Grecia, del 1974, e Le.lum
di Hvar (1991), resoconto
contemplativo dei paesaggi
visti in Dalmazia.
Non si può dimenticare tuttavia che gli esordi letterari
Lalla Romano furono ne
campo della poesia (Fiore,
L'autunno', Giovane è il terri,
po) né che la prima attiviti
artistica a cui si dedicò 1;
scrittrice (che non la abbandonò mai) fu la pittura. Alla
particolare sensibilità artistica
e visiva contribuì certamente
il talento del padre, fotografo
dilettante ma di alto livello
tecnico ed espressivo. Due
bri fotografici (Romanzo di fi
gure, 1975, e Ritorno a PonU
Stura, 2000) sono dedicati
dall'autrice alle vecchie lastre
del primi del secolo ritrovate
quasi per caso, ristampate e
commentate con brevi note
evocative e suggestive.
La meditazione sulla propria gente (Ponte Stura è nome di finzione, il vero paese
natale è Demonte, in valle
Stura); sul rapporto città
campagna, borghesia-contadini; ruolo pubblico nel lavoro-privatezza degli affetti sono costruite tutte le riflessioni autobiografiche deH'autrice; esse si accompagnano
anche e per tutta la sua opera con un rigore estremo ne
considerare la propria e l'altrui condotta, rigore mitigato
a volte dall'ironia; altre volte,
quando essa non è possibile
(Un caso di coscienza, 1992),
reso accettabile dalla distanza del tempo: è proprio questa voluta lontananza, questo
distacco quasi stupefatto dalla materia per quanto intima
essa sia, a fare di semplici
racconti autobiografici alcuni,
dei capolavori della letteratura italiana del 900.
PROTESTANTESIMO IN TV
Il villaggio che salvò gli ebrei
DAVIDE ROSSO
IN questi giorni in Italia si
ricorda la liberazione da
parte degli Alleati del lager
nazista di Auschwitz e la
memoria di quella che è stata la tragedia della Shoà.
Protestantesimo, nella sua
puntata andata in onda su
Rai2 domenica 21 gennaio
(replica lunedì 28 gennaio
sempre su Rai2) ha voluto ricordare quegli anni di persecuzione e sofferenza presentando una realtà particolare
per quei momenti, quella di
Le-Chambon-sur-Lignon,
piccolo paesino nel Sud-Est
della Francia, che negli Anni
40 si è trasformato in una
sorta di villaggio rifugio per
gli ebrei, perseguitati anche
in Francia dalle leggi razziali
in quel caso emanate dopo il
’40 di Pétain.
Nel servizio viene raccontato come nell’arco di poco
tempo, sotto la guida e la
spinta dei pastori della chiesa protestante locale tra cui
André Trocmé, il villaggio
per lo più composto da contadini si attrezza per accogliere i rifugiati ebrei. Sono
in molti a collaborare a questa azione, c’è disponibilità
ad accogliere persone e si copre la ritirata nella foresta dei
perseguitati quando ci sono i
rastrellamenti tedeschi. Le
immagini vanno dal bianco e
nero dell’epoca al colore attuale con le testimonianze in
prima persona che si alternano ai luoghi, alle strade che
sono state testimoni di quella storia e di altre storie. Infatti Le-Chambon-sur-Lignon ha una tradizione in
fatto di accoglienza ai rifugiati che risale al ’600: passa
attraverso gli ugonotti in fuga e arriva fino ai rifugiati
della guerra di Spagna, even
to di poco precedente alla se
conda guerra mondiale.
È una storia di libertà quel
la che ci viene presentata e di
una libertà di tipo particolare. Lo si capisce meglio sentendo quanto viene detto dal
professor Yan Redalié della
Facoltà di teologia di Roma
nella rubrica «Dietro le parole» che viene trasmessa im
mediatamente dopo il servizio. Di libertà si parla ne
corso di tutta la Bibbia: la si
trova nell’Antico Testamento
e nel Nuovo. Si parla di libertà e di liberazione ma anche di possibilità di ricadere
nella schiavitù fatta di odio e
di ingiustizie. Emerge come
la libertà in linea di principio
ha certo dei limiti ma occorre che questi siano al centro
non alla periferia della nostra
attenzione; occorre che la
mia libertà cominci là dove
comincia quella del mio
prossimo, non deve essere
un limite per l’altro.
Tutto questo si manifesta
a parole nel corso della puntata ma anche per immagini
con le vecchie fotografie
dell’epoca e con le testimonianze raccolte a Le-Chambon-sur-Lignon. Con Je immagini della guerra che si è
combattuta negli Anni 40 in
Europa e con quelle delle
strade e delle case in bianco
e nero apparentemente tranquille e in realtà attraversate
da una tensione probabilmente palpabile all’epoca. E
poi la Liberazione, non
giunta subito ma dopo Tintensificarsi dei rastrellamenti, dopo l’imprigionamento dei pastori e la loro
fuga obbligata, dopo il nascere della Resistenza francese a cui molti ebrei di LeChambon-sur-Lignon hanno aderito e la fuga in Svizzera di molte altre persone.
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venerdì 25 GENNAIO 2002
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Vita
PAG. 7 RIFORMA
IÈ accaduto a Nana Osei, membro ganaense della Chiesa metodista di Vicenza
Morire nel giorno di Natale
Circa 2.000 persone hanno partecipato al suo funerale, celebrato in una parrocchia data la
piccolezza dei locali della chiesa metodista. È stata una vera testimonianza all'Evangelo
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RICHARD CROCOTT
Nelle prime óre del mattino di Natale Nana Osei
Adakwa Simon, membro ganaense della Chiesa metodista di Vicenza, a trent’anni ha
trovato la morte in un tragico
incidente stradale. Ha lasciato la giovane moglie e due
bambini. Naturalmente questa notizia dolorosa ha offuscato la gioia della celebrazione del culto di Natale. Secondo la tradizione africana
deve intercorrere una settimana fra il momento della
morte e quello della sepoltura. Come loro pastore, ho
passato quella settimana facendo visita alla famiglia e
agli amici di Nana Osei che
sono a Vicenza, nella partecipazione al loro dolore e in
preparazione dei funerali che
hanno avuto luogo il sabato,
5 gennaio.
La mamma di Nana Osei,
Felicia, circondata dai fratelli
della comunità ganaense di
Vicenza, mi ha accolto con
grande calore dicendomi:
«Voglio che il funerale di mio
figlio sia una vera testimonianza deli’Evangelo di Gesù
Cristo». Con cura abbiamo
preparato insieme il servizio
funebre, soprattutto la scelta
degli inni, così importanti in
quella occasione per tutti i
metodisti del mondo. Sapendo che un numero considerevole di ganaensi sarebbe arrivato da tante parti d’Italia
(Brescia, Milano, Conegliano,
Palermo, ecc.), non sarebbe
stato possibile raccoglierli
tutti nei piccoli nostri locali.
Quindi abbiamo preso contatto con una grande parrocchia cattolica del centro della
città, san Pio X, dove siamo
stati accolti per celebrarvi il
nostro servizio funebre. Quel
giorno ci siamo resi conto di
quanto fosse stata opportuna
la scelta: erano presenti qualcosa come 2.000 persone a
stento contenute nella grande chiesa, 95% delle quali
erano ganaensi.
Seguendo il desiderio della
famiglia, ho tenuto il servizio
in inglese, con qualche breve
parte in twe, la loro lingua, e
Fratelli e sorelle del Ghana nel tempio di Vicenza
in italiano. Per me quel culto
è stata una grande emozione.
Ho scelto per la predicazione
il testo contenuto in Giovanni 14, («nella casa di mio Padre ci sono molte stanze»),
speranza della resurrezione
per offrire parole di conforto
e di incoraggiamento alla famiglia e a tutta la comunità
in quel momento di cordoglio. Dalla comunità è venuta
la risposta corale degli inni
cantati con emozione e passione, come Blessed assurance Jesus is mine (Nuovo Innario n. 311: «Lieta certezza son
di Gesù») e Abide with me («II
mio sentier finché dovrò seguire») che purtroppo e con
rammarico di molti, è stato
escluso dalla nuova raccolta),
e poi testimonianze e preghiere spontanee.
Più difficile è stato il momento della tumulazione, a
causa della gran folla che voleva partecipare e della rigida
temperatura. Ma anche questo ultimo atto per il nostro
fratello è avvenuto con dignità e rispetto. Al funerale è
seguito un culto di memoria
e ringraziamento nella nostra chiesa domenica 13 gennaio, che ha visto, anche
questa volta, larga partecipazione, (vedi foto allegata). Il
culto è stato nelle due lingue,
così che anche la nostra comunità locale ha potuto esprimere alla famiglia la propria partecipazione. La predicazione si è centrata sul capitolo 8 della Epistola ai Romani: «Nulla mai, ne in cielo
ne in terra, potrà mai separarci dall’amore di Dio che è
in Cristo Gesù, nostro Signore». Questa nostra comunità
multietnica, che continua a
essere in crescita, ha risposto
alla predicazione offrendo
preghiere spontanee e altre
testimonianze.
Una morte che sopravviene
così è sempre fortemente tragica, e spesso riesce difficile
al pastore trovare le espressioni che sappiano dare conforto e che non siano banali.
Tuttavia può rivelarsi anche
l’occasione, per noi pastori e
per gli altri membri della comunità, di metterci al fianco
di cbi soffre come mai avevamo fatto prima di quel momento. Ho sentito il funerale
di Nana Osei come una di
queste occasioni. Ora la mia
preghiera è che dalla tristezza
di questa tragica morte possano emergere nella nostra
comunità un’accresciuta coscienza di unità e più grande
senso di preoccupazione e
compassione per l’altro.
Cagliari: riuscito incontro a fine novembre
Le religioni contro i fondamentalismi
HERBERT ANDERS
Quali sono i diversi significati di jihad nelle teologie della fede musulmana?
Che effetto hanno avuto le
parole a favore della nonviolenza di Daisaku Ikeda, presidente del ramo buddista
Soka Gakkai, sull’assemblea
delle Nazione Unite? Perché
l’ebraismo, a partire dal rabbino Eliezer, non può più
contenere correnti fondamentalistiche al suo interno?
Queste e altre fondamentali
Commissione permanente studi
LABORATORI
OMILETICO^LITURGICI
per predicatori e predicatrici locali
candidati e iscritti al ruolo e per tutti
gli interessati al culto e alla predicazione
Laboratorio liturgico:
il culto tra tradizione e rinnovamento
24-25 febbraio 2002, Casa Materna, Portici
docenti; past. Anna Maffei, past. Teodora Tosarti
coordinamento: past. Luca Anziani
per informazioni su programma e costi:
past. Luca Anziani, via Appia 58, 71042 Cerignola (Fg)
tei 0885'417476 - anzianideangelis@libero.it
comunicare la propria iscrizione a Luca Anziani
Entro e non oltre il 5 febbraio!
Laboratorio omiletico:
dal testo biblico al sermone
1-2-3 marzo 2002, Istituto Gould
docenti: prof. Ermanno Genre, past. Raffaele Volpe
coordinamento: past. Jonathan Terino
per informazioni su programma e costi:
Roberto Bottazzii Facoltà valdese di teologia
tei 06'3207049 - fvt.formadist@chiesavaldese.org
comunicare la propria iscrizione a Roberto Bottazzi
Entro e non oltre il 5 febbraio!
concezioni delle religioni sono state illustrate nella chiesa
battista di Cagliari nell’ambito di un incontro interreligioso dal titolo «Fede e Fondamentalismo. Percorso di alfabetizzazione interreligiosa».
Credenti della fede bahá’í,
della locale comunità Soka
Gakkai, della Chiesa cattolica, della comunità ebraica,
della comunità bare krishna,
della congregazione islamica
dei Murid, nonché della comunità battista si sono incontrati per pronunciare parole contro i fondamentalismi. Ci eravamo dati appuntamento per sabato 11 novembre, tutti concordi nella
necessità di rifiutare il fondamentalismo come espressione delle nostre fedi. Per
quanto l’approccio all’argomento da parte dei relatori
ebraico e islamico fosse diverso, la loro adesione alla
serata è stata entusiasta. Tutti
quanti abbiamo sentito l’impellenza di dar voce alle nostre posizioni di pace e di salvaguardia della vita di fronte
a una macchina di guerra che
strumentalizza la fede in Dio,
che è anche la nostra, ma
nessuno era così incalzante
nella sua esposizione antifondamentalista che i due
credenti delle religioni maggiormente sotto tiro in questa
crisi internazionale. I loro, insieme agli interventi degli altri, hanno creato un clima di
concordia insperata. Una
concordia che a molti ha fatto pensare che forse è possibile fare altro, fare di più, se
si trovasse una via per darci
la mano più spesso e adoperare la provvidenziale forza
per il richiamo alla pace.
Un incontro significativo,
come riflette anche l’ampia
partecipazione giovanile alla
serata. Molti ventenni (in verità, le ventenni erano in
netto sovrannumero) hanno
colto appieno l’invito che gli
avevamo rivolto in occasione di una manifestazione locale contro la guerra. Ma anche all’interno della nostra
chiesa l’immensa ingiustizia
che viene perpetuata da
questa guerra, crea sempre
più partecipazione alle attività mirate a contrastare la
soluzione bellica. Il prossimo appuntamento sarà sicuramente per il «no buy Day»
(la giornata del non acquisto) del 24 novembre.
Chiesa valdese di Foggia
Una cena per conoscersi
DÉSIRÉE PREZIOSI
La sera del 20 dicembre,
nella chiesa valdese di
Foggia, si è tenuta una cena i
cui partecipanti, una quarantina di persone, erano di religioni diverse: cattolici, protestanti, musulmani e ortodossi. Lo scopo di questa cena
era di fare una conoscenza
informale tra coloro che hanno deciso di iniziare un cammino insieme per trovare dei
punti in comune che uniscono le varie fedi.
Oltre all’assaggio di cibi an
Chi non ha un’occupazione regolare, secondo il disegno di legge
sarebbe considerato clandestino. Che fine faranno gli ambulanti?
DALLA PR
Più equità suH'immigrazione
che particolari come il cuscus,
la serata si è conclusa con un
gioco di fantasia, proposto da
uno dei presenti; scegliersi
ciascuno un nome di fantasia
e poi spiegare il significato di
tale scelta. Da questo gioco è
venuto fuori il desiderio di
pace e di libertà, la speranza
di vedere un mondo diverso
dove tutti vivono come fratelli. Speriamo che dopo questa
cena, con l’aiuto di Dio, ci
possano essere altri incontri,
con fratelli di altre fedi che
come noi sentono il desiderio
di comunione.
la dei bambini «Save thè children Italia» ha evidenziato in
una lettera del 14 gennaio
scorso al relatore sul disegno
di legge, sen. Boscetto, le gravi lacune normative relative al
permesso di soggiorno per
minore età attualmente regolato esclusivamente da disposizioni di una circolare del
ministero dell’Interno. I contenuti di quella circolare, secondo i firmatari della lettera,
violano nei fatti alcuni principi della convenzione sui diritti del fanciullo. Fra questi il
principio di non discriminazione che deve essere invece
riconosciuto a tutti i minori,
senza distinzione di nazionalità. Per questo i firmatari
hanno proposto l’aggiunta di
un comma che prescriva U rilascio al minore straniero, comunque presente nel territorio dello stato, di un permesso
di soggiorno per minore età,
equiparandolo a quello rilasciato per motivi familiari.
I diritti umani di tutti
«Siamo qui - ha affermato
il pastore Franco Giampiccoli
intervenendo dal palco della
manifestazione a nome della
Fcei, alla quale ha aderito e
partecipato anche la Federazione giovanile evangelica come eravamo a Genova alla
marcia degli immigrati del 19
luglio. (...) Non siamo qui in
primo luogo perché siamo di
sinistra ma perché ci stanno
a cuore i diritti umani di tutti
gli esseri umani e quindi dei
migranti, i cui diritti in Italia
sono oggi fortemente compromessi. Con questa preoccupazione abbiamo dialogato, esprimendo consensi e
dissensi, lungo l’iter di elaborazione della legge Martelli
prima, della legge Turco-Napolitano poi. Ma con il governo che ha espresso questo
ddl è quasi impossibile dialogare perché l’impostazione
stessa del provvedimento governativo andrebbe radicalmente rivista. Per questo noi
oggi manifestiamo, e in nome dei diritti umani chiediamo con forza che non venga
compiuto questo rilevante
passo indietro. Sul piano internazionale, dopo l’il settembre abbiamo assistito al
rischio grave di una contrapposizione di culture, di civiltà, di religioni. Come militanti di una componente religiosa del nostro tempo noi
affermiamo con forza che le
religioni non devono essere
motivo di divisione e di discriminazione. Lo sono state,
per secoli, e lo sono ancora
ovunque prevale il fondamentalismo, ogni genere di
fondamentalismo anche cri
stiano, che per sua natura è
esclusivista e discriminato- '
rio. Contro questo lato negativo e oscuro delle religioni
noi vogliamo affermare il lóto
positivo, chiaro di ogni religione là dove afferma la vita e
la dignità dell’essere umano.
Con questo spirito, uomini e
donne di religioni diverse
abitanti in questo paese, autoctoni e immigrati, rispettiamo le nostre diversità e lavoriamo per affermare i valori
umani comuni e i diritti umani di tutti».
Aumenterà la clandestinità
Per molti aspetti questo disegno di legge rappresenta,
per gruppi e associazioni che
da anni si occupano di immigrati, un aggravamento di
una legge che già manifestava dei grossi problemi. Sergio
Briguglio, uno dei massimi
esperti in materia, ha a più riprese richiamato l’attenzione
che con la soppressione
dell’articolo 23 del Testo unico, quello sulla sponsorizzazione, si chiude una delle già
scarse possibilità di legalizzazione degli immigrati. La
sponsorizzazione consentiva
infatti allo straniero un perrtiesso di soggiorno temporaneo e limitato per ricerca di
lavoro se economicamente
sostenuto dà privati o enti o
se in grado per un periodo di
automantenersi.
«Noi, come chiese e pastori
- ha affermato Carmine Bianchi, referente delTUcebi per i
rapporti con le chiese etniche
minoritarie - abbiamo in
questi anni avuto continuamente a che fare con i clandestini aiutandoli a superare
tante difficoltà. Ora, questo
progetto di legge favorisce
ancora di più la clandestinità
e questo porterà inevitabilmente ad un aumento anche
del mercato nero del lavoro e
della criminalità. Nulla può
infatti fermare l’ingresso illegale in Italia di persone espulse, per cause diverse, dai
loro paesi e attratte qui dal
nostro benessere. Non ci sono riusciti neppure gli Stati
Uniti militarizzando pesantemente le frontiere. Dunque
continueranno a entrare e noi
continueremo ad accoglierli
nelle nostre chiese e nelle nostre famiglie. Diventeremo
sempre più "complici”. Questa è e sarà la nostra obiezione di coscienza. Per questo
prepariamoci! Saremo forse
chiamati in futuro a prendere
compattemente le difese di
qualche collega pastore o di
qualche chiesa che, anche a
causa di questa legge iniqua,
si troverà nei pasticci».
Anna Maffei
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 25 GENNAIO 20(| VENE
Palermo: alla comunità valdese-metodista della Noce
Un anno ricco di novità
Dopo l'avvicendamento pastorale, I primi mesi sono stati
caratterizzati dall'accoglienza di numerosi fratelli e sorelle africani
MOIOMANOCCHIO
QUEST’ANNO ecclesiastico è stato ricco di novità
per le comunità metodista e
vtddese della «Noce». L’arrivo
del pastore Bruno Gabrielli è
stato accolto con riconoscenza e tanta speranza: la nostra
comunità, infatti, ha vissuto
un anno di vacanza pastorale
e i Consigli di chiesa, con
l’aiuto della comunità tutta,
si sono assunti il compito di
garantire il normale svolgimento delle attività ecclesiastiche; ma la mancanza di
una guida pastorale è stata
palpabile nella vita della comunità così come nella difficoltà di realizzare un progetto di testimonianza e di evangelizzazione in un quartiere
bisognoso, qual è quello della
Noce. La nuova presenza ci
ha ridato maggiore fiducia
nel riprendere un cammino
che non si presenta facUe.
Abbiamo poi vissuto, nel
mese di dicembre, alcune domeniche spiritualmente intense e festose per due battesimi e l’accoglienza di 10 nuove sorelle e fratelli africani.
Domenica 23 dicembre, infatti, è stato amministrato il battesimo alla piccola Busy Federica Eneji, figlia di due membri di chiesa della Nigeria e
subito dopo abbiamo dato «la
mano della comunione» alle
sorelle e fratelli provenienti
da chiese dell’Africa e venuti
in Italia per lavoro.
È seguitane! locali del Centro diaconale un’agape a base
di cibi italiani e africani, con
l’aggiunta di qualche ora passata in canti e baJli,-che hanno comportato una rumorosa
e colorita mescolanza di voci,
ritmi e persone. È stata una
bellissima giornata di comune sentire che ha rotto i limiti delle differenze che, pur rimanendo, trovano la loro
composizione in un ambito
di fede e di comune sforzo di
testimonianza. La nostra comunità da oltre 10 anni sperimenta l’accoglienza di sorelle
e fratelli provenienti dall’Afi-ica e questo ci ha spinti nella
ricerca, mai conclusa, del rispetto e della valorizzazione
delle differenze con l’intento
L’accoglienza è l'espressionie concreta della vita alla Noce
(foto G. Alabiso)
di favorire il pieno inserimento delle sorelle e dei fratelli
africani nella nostra realtà ecclesiastica, con la sua organizzazione e storia.
La domenica successiva vi
è stato il battesimo del piccolo Guglielmo-Umberto Gasparin figlio di Alberto, proveniente da una famiglia di
lunga tradizione metodista;
la comunità ha sottolineato il
nuovo avvenimento in un
quadro di gioia più «composta» ma non per questo meno
sincera e coinvolgente. Abbiamo così la sensazione che
questi fatti accendano luci
sul sentiero della nostra comunità, ed è bene prendere
da esse spunto e coraggio
nella consapevolezza di un
tempo di grazia, ricco di benedizioni.
* Chiesa evangelica di Rapallo
La testimonianza
di nuovi fratelli e sorelle
ENRICO REATO
Domenica le dicembre
la chiesa si è unita nella
gioia ad Alessandro, Sara e
Ruben, che hanno deciso di
testimoniare la loro fede attraverso il battesimo. Come
ogni mese, si è tenuto un culto internazionale con canti,
preghiere in diverse lingue
(tamil, filippino, italiano, inglese); chi scrive queste note,
in italiano, e Claire Ord, in
inglese, hanno guidato la comunità in una riflessione sul
significato del battesimo. Dopo queste riflessioni, Alessandro, Sara e Ruben sono
WM Sfogliando i bollettini e le circolari
Notizie dalle chiese
Il vìncolo. Bollettino di informazione della Chiesa di
Ivrea e diaspora. Natale 2001,
informa dell’insediamento
del nuovo pastore. Macco Cisoia. Nella stessa occasione è
stata insediata, quale membro del Consiglio di chiesa.
Maria Pia Sbaffi. Al culto hanno preso parte anche sorelle e
fratelli della Chiesa cattolica e
un rappresentante della comunità ebraica; è seguita
un’agape fraterna.
Notizie da Riesi, bollettino
del Servizio cristiano, nel numero datato ottobre 2001gennaio 2002, riferisce di lavori di manutenzione che sono
stati fatti nella scuola materna, e fornisce notizie sul consultorio familiare il quale, oltre che operare come luogo di
ascolto, prevenzione e promozione, cioè svolgere la normale routine, sta lavorando a un
progetto rivolto agli immigrati
residenti nel territorio desino
e circondario. Lo sportello
avrà lo scopo di favorire la crescita in una società multietnica e il superamento di varie
forme di discriminazione.
Diaspora evangelica (chiese fiorentine), nel numero di
novembre 2001, mentre rife
risce sui lavori eseguiti alla
torre campanaria della chiesa
valdese di via Micheli, rileva
che sarebbero necessari anche il rifacimento del tetto e
altri lavori in muratura; lavori
per i quali si rende necessario
un contributo straordinario.
Nel 2004 la torre campanaria
compirà 100 anni.
Il candeliere, notiziario
delle chiese del Ponente ligure, nel numero di dicembre
informa che i lavori di ristrutturazione della Casa valdese
di Vallecrosia stanno procedendo a ritmo serrato, tanto
che è prevista la riapertura
agli ospiti sabato 19 gennaio,
con il convegno della Fdei.
Il piccolo messaggero, bollettino torinese, nella prima
uscita dell’anno nuovo dà
notizia dell’inaugurazione,
avvenuta il 1° dicembre, dei
nuovi reparti nella nuova sede del Centro diagnostico
dell’Ospedale evangelico di
Torino. Erano presenti alla
cerimonia, insieme a rappresentanti delle comunità valdese e di altre confessioni
evangeliche, autorità civili e.
politiche, oltre che rappresentanti della diocesi e del
mondo cattolico.
scesi nelle acque per testimoniare la loro morte al passato
e la nuova vita in Gesù.
Alessandro proviene da
una tradizione cattolica, ha
deciso di compiere questo
gesto di fede e responsabilità
dopo un lungo percorso di riflessione insieme alla comunità. Sara è cresciuta in una
famiglia evangeHca e da tanti
anni frequenta ed è impegnata nella comunità: per lei il
battesinlo è stata la testimonianza della fedeltà di Dio
che l’ha sostenuta in momenti difficili della sua vita e
nello stesso tempo un impegno a un servizio sempre più
consapevole nella chiesa. Ruben è un ragazzo filippino
che in da diverso tempo frequenta la comunità, e con il
battesimo ha voluto testimoniare quella fede che ha trasformato la sua vita.
Il 28 dicembre la chiesa ha
organizzato un Concerto di
Natale nell’ex chiesa luterana. Il quartetto d’archi «Mediolanum Ensemble» (con il
violino solista Jeffrey Fabisiak
e il tenore Donno), ha eseguito musiche di Beethoven,
Brahms, Haendel. Jeffrey Fabisiak è violinista nell’orchestra sinfonica della Rai di Torino, e insieme a sua moglie
frequenta spesso la chiesa di
Rapallo, compatibilmente
con gli impegni di lavoro. Il
concerto è stata una occasione per testimoniare la nostra
fede e la nostra presenza a
Rapallo alle numerose persone intervenute.
abbonamenti
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estero
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a; «CULTO RADIO», via Firenze 38, 00184 Roma.
A Reggio Calabria è nato un organismo ecumenico
Un «Consiglio» dopo un anno di gelo
All’inizio di gennaio è stato
istituito il Consiglio delle
chiese cristiane di Reggio Calabria, iniziativa che nasce
come risposta costruttiva al
periodo di «gelo» ecumenico
che ha caratterizzato lo scorso anno. In seguito alla dichiarazione «Dominus Jesus»,
infatti, anche le chiese evangeliche di Reggio decisero di
non partecipare alle celebrazioni ecumeniche della Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani. Il clima ecumenico è cambiato e il desiderio
di riprendere un cammino
comune ha portato alla costituzione di questo Consiglio
delle chiese di cui fanno parte
le chiese valdese, battista, avventista, cattolica, greco-ortodossa e alcune chiese pentecostali. In particolare la
presenza di tre chiese del
mondo pentecostale libero,
«Sorridi Gesù ti ama», la comunità del «Risveglio» e «Gesù Cristo è il Signore», rappresenta una novità accolta
da tutti con grande gioia.
I primi incontri del Consiglio sono stati dedicati alla
preparazione di uno statuto,
stilato con l’aiuto di Pino Canale che presiede la Commissione ecumenica della Chiesa
valdese di Reggio, che esplicita gli obiettivi del Consiglio.
«In fondo - ha detto il pastore valdese Jens Sielmann, che
ricoprirà la carica di presi
Dopo il «gelo» della Dominus Jesus, l’ecumenismo può ripartili
dalla base della Charta oecumenica sottoscritta a Strasburgo
dente per i primi sei mesi vogliamo imparare a parlare
con una unica voce, conservando tutte le nostre diversità. Non è cosa.semplice e
certamente ci saranno delle
tensioni, ma la sfida che ci è
posta è di superarle mostrando che tutti noi lavoriamo alla pari con rispetto e stima
reciproca».
Negli incontri preparatori
alla Settimana di preghiera è
stato sottolineato che l’impegno deve continuare anche
oltre quest’appuntamento
ufficiale. «La settimana di
preghiera per l’unità dei cri'
stiani - ha aggiunto Siei
mann - è solo l’inizio di ui
percorso comune; abbiami
già pianificato per i prossim
mesi di organizzare ad esenj
pio una conferenza sull’etici
cristiana, con interventi d
rappresentanti delle diversi
confessioni cristiane». Nei
l’ambito della Settimana:!
18 gennaio la celebrazioni
ecumenica si è tenuta nell)
chiesa valdese, e il 24 nell)
chiesa cattolica dei Greci.
Mortola: riunione con Elisa Springer, scampata ad Auschwitz
Il mio domani ha i vostri occhi
VIRGINIA NIARIANI
. ."Ò dura...» dice prima di
iniziare e, nonostante
la promessa fatta a se stessa
di non farlo, piange. Elisa
piange, di fronte a più di
1.000 persone convenute anche dai paesi vicini, ma soprattutto di fronte alla più
grande tragedia tutta umana
del XX secolo rivissuta attraverso le immagini, le interviste, le musiche del filmato
appena proiettato. E noi con
lei, anche se il filmato ha raggelato anche le nostre lacrime. Le immagini non sono
nuove, la «storia» non è nuova, ma di fronte a noi c’è un
vero e proprio miracolo.
«Tutte le favole iniziano
con “c’era una volta”; la mia
non è una favola, ma comincia così...» e per due volte,
dopo il racconto della sua felice infanzia e giovinezza,
nelle sue parole compare il
nome di colui che spezzò il
fiore della sua vita annichilendola da essere umano a
«pezzo» e privandola della
sua dignità, Hitler.
Elisa Springer, figlia unica
di genitori ebrei, aveva 26 anni quando nel 1944 venne arrestata e deportata ad Auschwdtz e, salvata dalla camera a
gas da un kapò, ha vissuto e
sperimentato tutto l’orrore
del più grande campo di sterminio. Non ci sono parole
ma Elisa, 84 anni a febbraio,
vedova da più di vent’anni e
da qualche mese priva del
suo unico figlio grazie al quale è uscita dal suo silenzio
durato cinquant’anni, in piedi di fronte a una platea rapita dallo stupore commosso
afferma: «La vita va affrontata... siamo figli dello stesso
Dio, apparteniamo alla stessa
razza, l’uomo ride, piange e
soffre nello stesso modo...
Nella penultima pagina del
mio libro (“Il silenzio dei vivi”) ho scritto “Il mio Domani, adesso, ha gli occhi di mio
figlio”: ora che lui non c’è più
dico che il mio Domani,
adesso, ha gli occhi di tutti
voi!». E ci esorta a perdonare
ma a non dimenticare, ci invita a sperare ma a non tacere e ci ammonisce a non es
sere indifferenti anche di
fronte alla «storia» che tristemente si ripete nella nostra
quotidianità. E sembra, nella
sua pacatezza, non farsene
una ragione.
Il prezioso incontro svoltosi
sabato 12 nell’ambito del Decennio ecumenico «Vincere
la violenza» e patrocinato dal
Comune di Mottola si conclude con alcuni interventi, che
vedono protagonisti bambini
e bambine: scopriamo allora
che ad Alberobello e Gioia del
Colle ci sono stati alcuni dei
98 campi di cohcentrament)!
italiani, che a motivo del sui
nome biblico un mottolese I
stato vittima del nazifascismi
antisemita e che Elisa ha capito più in là nel tempo
aver conosciuto la giovani
Anna Frank, per lei allora soltanto un numero di matricola. Mentre va via, dopo avei
autografato numerosissimi
bri, cerco di dirle incrociands
i suoi occhi «Grazie, Elisa!»
Annuisce e i suoi occhi ora ffl
fronte ai miei mi confondono
di luce e di amore.
I campo di concentramento di Auschitz
SERVIZIO VOLONTARIO
EUROPEO-ANNO DIACONALE
FEDERAZIONE DELLE CHIESE EVANGELICHE IN ITALIA
L'Ufficio volontariato internazionale (Uvi) della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia (Fcei)
invito i giovani e le giovani interessati/e a svolgere un servizio di volontariato sociale all'estero, a presentare la domanda
per la partecipazione al SERVIZIO VOLONTARIO EUROPEO *
ANNO DIACONALE, entro il 28 febbraio 2002.
I candidati/e, come specificato nella pagina volontariato
sul nostro sito web (www.fcei.it), disponibili a svolgere il proprio servizio presso istituti per disabili, anziani, giovani e bambini, dovranno avere un'età compresa tra i 18 e i 25 anni.
I progetti inizieranno nel prossimo mese di settembre 2002
e avranno una durato di 10-11 mesi.
I paesi di destinazione sono: Austria, Belgio, Francia, Danimarca, Germania, Regno Unito, Olanda, Ungheria, Polonia,
Repubblica ceca, Svezia e Stati Uniti d'America.
II programma è finanziato dalla Commissione europea.
Per ulteriori informazioni e per la presentazione delle domande contattare al più presto l'Ufficio Volontariato Internazionale della Fcei ai seguenti recapiti:
Tel 06-4825120 Fax 06-4828728
e-mail: volontariato@fcei.it oppure pina.grosso@fcei.it
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i.--- 1 numerosi impegni della Chiesa valdese di Brescia a cavallo dell'anno nuovo
La musica unisce oltre le frontiere
All'interno della comunità, anche un corojecentepnente costituitosi contribuisce
all'integrazione e alla fratellanza tra italiani e stranieri Quattro nuovi membri di chiesa
DAVIDE CIANNONI
Negli ultimi due mesi la
comunità evangelica di
Brescia ha vissuto diversi momenti significativi. Il 2 dicembre, nel corso del culto, abbiamo ascoltato la professione di
fede di quattro nuovi membri:
il fratello Riccardo Veloci, cresciuto nella Chiesa valdese di
Pisa e ormai residente a Brescia dagli Anni 80; i coniugi
Innocent e Evelyne Mobio,
della Costa d’Avorio, educati
rispettivamente nella Chiesa
metodista e in quella cattolica; e infine la sorella Maria
Medrano, della Repubblica
Domenicana, anch’essa di famiglia evangelica. Erano presenti numerosi amici e parenti che si sono trattenuti con la
comunità per il rinfresco.
Non è facile spiegare l’emozione e la gratitudine che abbiamo sperimentato insieme,
raccolti come chiesa di Gesù
Cristo alla presenza dello Spirito che suscita la nostra fede;
è stata una giornata indimenticabile e una esperienza profonda dell’Iddio vivente. Le
famiglie Veloci, Mobio e Medrano hanno chiesto anche il
battesimo dei propri figli come segno della grazia preveniente di Dio nella nostra vita.
Abbiamo quindi battezzato
con acqua i piccoli Joseph,
Ann, Dino, Sabrina e Daniela,
impegnandoci come comunità ad accompagnare la loro
crescita con la preghiera e la
testimonianza attiva.
Dopo mesi di impegno e di
fatica si è realizzato un sogno
accarezzato da anni. Grazie
Il coro «Waldensian Voices»
alla disponibilità del maestro
Paolo Tosoni, la comunità ha
ora un suo coro («Waldensian Voices») che raccoglie
20-25 elementi tra italiani e
stranieri, compresi due cantanti lirici coreani e una giapponese. Il repertorio è ancora
piccolo ma sta crescendo e
per il 2002 contiamo di poter
acquistare delle toghe da coristi, magari con l’aiuto di
uno sponsor. .
Domenica 13 gennaio, in
un tempio gremito (oltre 130
persone) la chiesa di Brescia
si è raccolta di nuovo per un
culto un po’ speciale. Una
coppia di sposi ha infatti
chiesto la benedizione della
loro nuova unione: il fratello
James Sackey, nostro membro di chiesa e predicatore
locale da anni, è originario
del Ghana; la moglie Stella
Enoma viene dalla Nigeria.
Portavano entrambi l’abito
tradizionale del loro paese e
ci hanno coinvolti profonda
Chiesa battista di Rovigo
Anche la radio è strumento
per la testimonianza
ERMINIO PODESTÀ
Da circa un anno e mezzo
per la Comunità battista
di Rovigo è in funzione un
nuovo locale a tre plani con
sala per il culto, appartamento pastorale, locali per riunioni, scuola domenicale e
locale per la radio. La comunità di Rovigo possiede infatti
una radio gestita dalle sorelle
e dai fratelli che trasmette 24
ore su 24. Appena sono giunto in visita nella casa pastorale, la pastora Lidia Giorgi mi
ha accompagnato nella sala
radiofonica dove una sorella
mi ha intervistato chiedendomi notizie sul mio percorso di fede: ho risposto di essere stato sacerdote cattolico
e di essere poi passato alla
comunità di base di Oregina
e quindi sono passato al protestantesimo; ho sposato una
battista, ho avuto due figli e
sono diventato pastore della
Chiesa battista di Sampierdatena. Attualmente, non avendo più un responsabilità difetta di una chiesa, mi reco
spesso presso altre comunità
per offrire la mia testimonianza e per fraternizzare
con altri membri di chiesa.
Il mattino successivo ho
presieduto il culto domeni
cale, e con grq^nde gioia ho
potuto constatare come le
sorelle e i fratelli italiani si
siano bene affiatati con una
quarantina di nigeriani, immigrati da qualche tempo
nel Basso Veneto, testimonianza questa di una corretta
ed evangelica accoglienza
degli stranieri.
La predicazione impostata
sulla giustificazione per grazia mediante la fede, i canti
molto vivaci, un inno diretto
con tanto entusiasmo ed
esuberanza dal simpaticissimo anziano di chiesa Gedeone, nigeriano, hanno coinvolto tutti in espressioni di
preghiere spontanee e sincere. Ma il fatto che mi ha emozionato maggiormente è stato il momento della raccolta
delle offerte; è stato collocato
un cesto vicino al tavolo della cena del Signore e, tutti,
italiani e nigeriani, hanno
depositato la loro offerta nel
cesto danzando e cantando
un inno per sottolineare la
gioia che un credente deve
avere nel donare qualcosa
delle sue sostanze materiali.
Gli abbracci e i saluti nel nome del Signore hanno concluso questo simpaticissimo
incontro e questa significativa giornata di fraternità.
CRONACHE DALLE CHIESE
SAN SECONDO — La comunità è stata allietata dalla nascita
di Alessandro Piola, di Gilberto e di Daniela Mourglìa. Un
caro augurio ai genitori e un benvenuto ad Alessandro.
• È stata recentemente battezzata Rebecca Bouchard, di
Andrea e di Anna Maria Baglivo. Voglia il Signore benedire la piccola e i suoi genitori.
• In queste ultime settimane si sono svolti i funerali della
sorella Onorìna Long e del fratello Alberto Fomerone.
Rinnoviamo ai familiari la nostra solidarietà cristiana.
mente nella gioia dell’evento. Ha detto James in un breve messaggio ai presenti:
«Quando le cose vanno male
nella vita, si chiede sempre al
Signore: “Perché proprio io?’’.
Ma quando vanno bene diamo tutto per scontato, senza
troppe domande. In questa
occasione invece vogliamo
esprimere la nostra riconoscenza a Dio, che ci ha uniti,
aiutandoci a costruire insieme questa unione. Il matrimonio non è una strada senza ostacoli, ma con il Signore
può essere una benedizione
per tutta la vita».
Ma l’esperienza ci ricorda
sempre che c’è un limite alla
nostrà vicenda terrena. È un
limite che diventa evidente
soprattutto in occasione di
una scomparsa, come quella
della sorella Bice Amadori
vedova Zauli che dopo una
vita di militanza per TEvangelo si è spenta in un letto
d’ospedale. Preghiamo che il
Signore sappia consolare il
figlio Giovanni, che abbiamo
rivisto con gioia tra noi il
giorno di Natale.
Tra le nuove attività di
questi mesi vale la pena citarne alcune. Le sedute mensili del Consiglio di chiesa sono ora aperte a tutti nella prima fase dei lavori: in tal modo la comunità può portare
in consiglio le proprie idee,
rifiessioni e risorse per un lavoro più efficace. Grazie alla
disponibilità di alcuni volontari abbiamo poi avviato un
corso settimanale di lingua
inglese aperto a tutti e due
corsi di lingua italiana (a livello alfabetizzazione e intermedio); complessivamente i
tre gruppi sono già frequentati da 12-15 persone.
Da qualche tempo la nostra chiesa ha un suo dominio Internet {protestanti-brescia.it) con un sito in versione italiana-inglese che raccoglie informazioni e link sul
mondo evangelico italiano e
straniero; è anche possibile
ricevere al proprio indirizzo
e-mail la Circolare mensile in
formato digitale (pdf). Man
mano che la comunità acquista in numero di attività e dimensioni, contiamo ormai
130 membri comunicanti e
95 elettori, si pone sempre
più urgente il problema della
capienza limitata del nostro
tempio, che al di sopra delle
110 presenze è decisamente
insufficiente. Siamo però fiduciosi di trovare presto una
soluzione che non tarpi le ali
alla testimonianza dell’Evangelo in questa città.
Comunità battista di Genova
Testimonianze personali
in campo non ecclesiastico
Della Chiesa battista di Genova fanno parte due ragazze che svolgono attività molto interessanti, le sorelle Figlioli, di madre polacca e di
padre italiano. Gioia, oltre a
far parte del gruppo degli
adolescenti della comunità di cui è attiva animatrice,
ha ottenuto un lusinghiero
primo posto partecipando a
un concorso di pittura fra
tutte le scuole di Genova.
Natascia invece, che con la
sua voce stupenda e forte
canta come solista durante il
culto della domenica, fre
quenta una palestra di Genova Sturla e pratica la disciplina coreana del Tae Kwon Do,
disciplina in cui si è laureata
campionessa ligure.
È interessante far conoscere ad altre sorelle e fratelli di
diverse chiese come due ragazze che vivono la loro esperienza di fede all’interno di
una comunità possano esprimere le loro caratteristiche e
le loro capacità, con serietà,
in ambienti non ecclesiastici:
la nostra fede non esclude
che ci si possa affermare anche in campo laico, (e.p.)
«Raccolta degli spiccioli»
per l'Afghanistan
Molte sorelle e fratelli di chiesa ci hanno espresso il loro apprezzamento per l'iniziativa. Alcuni, inoltre, hanno esteso la
raccolta anche presso altri locali, o hanno segnalato l'iniziativa
ad amici e parenti. Tutto ciò fa ben sperare nei successo della
raccolta, anche perché abbiamo notizie precise che in tanti
hanno già iniziato a mettere i loro spiccioli negli appositi contenitori che si trovano in chiesa o a rivolgersi ai cassieri stessi.
Confermiamo che la raccolta è aperta anche a tutte
le monete degli altri paesi europei.
È possibile che al termine dell'iniziativa possa nascere qualche dubbio legato al cambio delle monete estere, ma vi informeremo ancora su questo punto specifico. Per qualsiasi necessità di chiarimenti, ci si può rivolgere al direttore di Riforma, o
al sovrintendente del 4° circuito.
Per il momento, l'invito è: raccogliete gli spiccioli.
Ferdinando Blefarl
Sovrintendente del 4“ circuito - fblefari@libero.it
P^im
ftaccolta
degli spiccioli
Per un progetto di aiuto umanitario per i’Afghantsmn so- ■
stenutq dalla Fedéradqne delle chie^ evangeliche in Italia! ^
' I Un lutto alla Chiesa valdese di Riesi
Il grande vuoto lasciato
da Giosina Valenza
ULRICH ECKERT
ALL’ETÀ di 62 anni è deceduta il 29 dicembre a Genova la sorella Giuseppa
(Giosina) Valenza. La sua
grande famiglia, la comunità
valdese di Riesi, il Servizio
cristiano, ma anche tanti fratelli e tante sorelle in Italia e
oltre, sono rimasti molto colpiti dalla sua scomparsa anche se da diverso tempo Giosina era indebolita a causa di
diverse malattie: la sua casa
era per molti punto di incontro, di conforto, di accoglienza. Giosina, che proveniva da
una famiglia di simpatizzanti
della Chiesa valdese di Riesi,
ha messo al servizio degli altri le proprie doti e il suo spirito di aggregazione e di
straordinaria disponibilità.
Ne sono esempi la sua presenza fattiva in molti campi:
da Agape fino ad Adelfia, diverse deputazioni al distretto
e al Sinodo, ma soprattutto il
suo modo tenace e forte di
impegno concreto. Si impegnava, finché le era in qualche modo possibile, sia per i
bisogni dei suoi familiari sia a
favore delle più diverse attività della comunità valdese
locale e del Servizio cristiano.
Per la chiesa di Riesi Giosina è stata, in diversi periodi
una colonna della testimonianza comunitaria: nelTU
nione giovanile, nell’Unione
femminile e più volte nel
Consiglio di chiesa. Il Servizio cristiano'perde con lei
una della persone della prima ora. Con Tullio Vinay era
stata a fianco delle popolazioni terremotate nella valle
del Belice. Negli ultimi anni
era anche membro del Comitato generale come delegata
della chiesa locale.
Nel tempio gremito di Riesi, il 2 germaio, molte persone le hanno dato l’estremo
saluto, stringendosi con affetto attorno alla famiglia addolorata, ringraziando il Signore per la testimonianza
della sorella Giosina. Nel suo
sermone su II Corinzi 6,1-10,
il pastore Italo Pons ha detto,
tra l’altro: «La Parola che si
dona in vasi d’argilla» ha plasmato, e plasma, del suo
amore coloro che vi hanno
creduto: una Parola che nella
fede ci precede, ci costituisce
e ci guida, infonde speranza.
Dopo il culto in molti si sono
spostati al cimitero di Riesi
dove è avvenuta la tumulazione in un clima di grande
partecipazione e attenzione
alle parole del pastore.
Chiediamo al Signore che
in tanti possiamo fare tesoro
del modo in cui la nostra sorella ha cercato di testimoniare la sua fede nella comunione con altri.
AGENDA
25 gennaio
CINISELLO BALSAMO — Alle ore 21, al Centro «J. Lombardini» (via Monte Grappa 62/b, quarto piano), per il ciclo
«L’attualità della storia», il pastore Fulvio Ferrario parla sul
tema «Dietrich Bonhoeffer: l’etica della responsabilità».
25-26 eennaio
GENOVA — A partire dalle 15 del venerdì, all’Ospedale evangelico internazionale si tiene, in collaborazione con il Centro
culturale valdese, un seminario di teologia pratica a cura del
prof. Ermanno Genre sulla cappellania negli ospedali evangelici, sulla pastorale sanitaria nel protestantesimo e sui problemi della bioetica: accanimento terapeutico, eutanasia,
suicidio assistito, terapia del dolore, testamento biologico.
BERGAMO — Alle ore 17, al Centro culturale protèstante
(via Tasso 55, primo piano), il past. Salvatore Ricciardi tiene
il terzo incontro di studio biblico sul tema «La Memoria e il
Patto chiavi di lettura del Deuteronomio».
27 gennaio
NAPOLI — Nella chiesa battista di Casavatore si tiene l’assemblea annuale dell’Associazione delle chiese battiste della
Campania aderenti all’Ucebi.
TORINO — Alle 17, nel tempio valdese di c. Vittorio, per la
serie «Musica e preghiera», l’organista Marco Roggeri esegue
musiche di Muffai, J. S. Bach, C. Ph. E. Bach, Mozart, Haydn.
ROMA — Alle ore 17, aH’Amicizia ebraico-cristiana (via Calamatta 38), per il corso di studio su «Sogno e preghiera». Luca De Santis parla sul tema «Il sogno nel Nuovo Testamento».
29 gennaio
BOLOGNA —AlÌé 21, alTIstituto Gramsci, con la collaborazione del Centro culturale protestante «A. Gavazzi», Guido
Dall’Olio, Emanuele Fiume e Valerio Marchetti discutono il
su «Protestanti, ebrei e Inquisizione nella Bologna del ’500».
MILANO — Alle 18, nella sala della libreria Claudiana (v.
Sforza 12/a), la pastora Lidia Maggi conduce il secondo studio sui Vangeli dell’infanzia organizzato dal Centro culturale
protestante. Tema del giorno «Genealogie».
TORINO — Alle 16,30, nella sede dell’Ywca-Ucdg (v. San Secondo 70), il past. Bouchard presenta il libro di Ettore Serafino «Quando il vento le pagine sfoglia». Sarà presente l’autore.
IVREA — Alle 20,45, nella chiesa valdese (via Torino'217),
viene presentato il libro di Carlo Papini «Valdo di Lione e i
"poveri nello spirito”. Il primo secolo del movimento valdese
(1170-1270)». Introduce la pastora Elisabetta Ribet.
1* febbraio
TORINO — Alle 18, nella sala conferenze del Centro teologico (c. Stati Uniti 11/h), con l’organizzazione congiunta del
Centro evangelico di cultura «A. Pascal», Giorgio Barberi
Squarotti (Università di Torino), Enzo Bianchi (priore della
Comunità di Bose) e il giornalista Giorgio Calcagno presentano delle «poesie su Dio scritte durtmte l’apparentemente
ateo secolo XX». Presiede Piera Egidi Bouchard.
10
PAG. IO RIFORMA
VENERDÌ 25 GENNAIO 2002
MAGISTRATI
SOTTO ACCUSA
FRANCO CIAMPICCOLI
All’indomani della clamorosa
e corale protesta della magistratura italiana in occasione
dell’apertura dell’anno giudiziario, il Corriere di Milano ha pubblicato i risultati di un sondaggio condotto dal prof. Mannheimer (effettuato prima del 12
gennaio) sulla giustizia e sulla
magistratura. A parte lo scarso
interesse generale che questi temi incontrano (tre italiani su
quattro hanno dichiarato di seguire poco o per nulla i dibattiti
sulla giustizia), l’interesse specifico di chi se ne occupa appare
marcato da una forte connotazione politica. Tra gli elettori del
centro-sinistra il 60% ha fiducia
nella magistra- ________________
tura e il 34 no;
specularmente
tra gli elettori
del centro-destra
il 59% non ha fiducia e il 36 sì.
Questa polarizzazione significa che le vicende della giustizia nel nostro
paese passano
attraverso un filtro politico precostituito che le colora in un
senso o nell’altro. Una denuncia
generica delle pressioni esercitate da parlamentari e ministri
per sottrarre imputati eccellenti
ai loro processi è così accolta
dagli uni e respinta dagli altri. E
lo stesso avviene per la generica
accusa di usare una parte della
magistratura per intentare processi politici. In una situazione
di stallo di questo genere è
quindi necessario lasciare da
parte i discorsi generici e addentrarsi con pazienza sul terreno dei fatti giuridici per ricercare una base più solida per una
valutazione di ciò che sta succedendo nel nostro paese. È quanto mi propongo di fare con un
esempio, pur consapevole del rischio che mi abbandoni anche
quell’un lettore su quattro che
mi abbia seguito fin qui.
Prendiamo il fatto del trasferimento del giudice Brambilla,
disposto dal ministro Castelli,
dal Tribunale penale, e quindi
dal collegio giudicante del processo Sme (imputati Berlusconi
e Previti), al posto di magistrato
di sorveglianza, sempre al Tribunale di Milano. L’effetto sarebbe stato ripartire da zero con
un nuovo giudice e quindi approdare sicuramente alla spiaggia della prescrizione, il termine
di validità di un’accusa oltre il
quale l’accusa stessa decade.
Questa eventualità non si è verificata perché successivamente il
presidente della Corte d’Appello
Alcuni magistrati
celebrano processi
politici? L'esame
sereno dei fatti
giuridici lo smentisce
di Milano, agendo in conformità
alla legge, ha “applicato” il giudice pur trasferito (nel linguaggio scolastico si direbbe: lo ha
“comandato”) al processo in
corso al fine di permetterne la
conclusione.
Ma veniamo olfatto risultante
dal provvedimento del ministro.
Il giudice Brambilla aveva chiesto il trasferimento due anni fa.
Il trasferimento era stato accordato ma, secondo la prassi, gli
era stata assegnata una proroga.
Questa era stata firmata tre mesi
prima da un magistrato che deteneva la reggenza della direzione generale dell’organizzazione
giudiziaria. Successivamente la
Corte dei Conti aveva ritenuto la
reggenza non conforme all’ordinamento ministeriale e di conseguenza soppressa.
Ecco allora il
ragionamento: la
proroga è stata
disposta da un
magistrato che esercitava una funzione non conforme all’ordinamento ministeriale e come tale
soppressa, quindi la proroga
non esiste e il giudice deve essere immediatamente trasferito
all’incarico a cui è stato già destinato. Il ragionamento fa solo
una piccola grinza: nel Diritto
amministrativo un atto della
Pubblica amministrazione, ancorché viziato, continua a produrre i suoi effetti finché non sia
esplicitamente annullato. E si capisce perché: se gli atti amministrativi decadesse automaticamente per la irregnlarità dell’organo o del funzionario che li
emette, ne conseguirebbe una
cascata di conseguenze disastrose: assunzioni, licenziamenti,
impegni di spesa, contratti, appalti e quant’altro... tutto annullato? Giustamente è stato fatto
osservare che enea comporterebbe la «regola CasteMi» se venisse
applicata agli atti iella Regione
Marche il cui CoMÌglio, dopo più
di un anno di attività, è stato
sciolto dal Tar per un’irregolare
composizione <M Consiglio stesso: il caos ammmstrativo più
completo per i peneri marchigiani! Il ministro Castelli ha dunque
«inventato» una procedura stravagante del tutto estranea al Diritto amministrativo e ai suoi
meccanismi di tutela della certezza del diritto. Ecco, a titolo di
esempio, un fati» giuridico che
può servire a elaborare una valutazione al di là opposti discorsi tanto geascici quanto po
liticamente pre4clarminati.
REDAZIONE CENTRALA tOMNO:
Via S. Pio V, 15-10125 Torino, M. 011«55278- fax
011/657542 e-mail: redazione.lo0oOriforma.it;
REDAZIONE NANie
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REDAZIONE PINEMJIA
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DIREnuRE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CmfNO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto CorsanI, Marta D’Aurla, Massimo Qnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Pienraldo Rostan (coordinatore ds L’seo delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecctii, Alberto Bra*S|Ss. Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel GajswUii, Giorgio Gardiol, Maurizio Gìrolami, Pasquale lacobino, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platon», Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella ScorsonelA »»faele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera EgiUL
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Piato Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangla; ABBONAMENTI: Daniela Ac«s.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S. Pio V, 15 bis -1012ST#Uno.
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.. .. ^ ordinario: euro 57,00; ridotto: euro 44,00; seaMSlr: euro 30,00;
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2001
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Tarlile inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm, Riforma - 37x45 mai. L'eco delle valli valdesi) euro 17,00. Partecipazioni: mm/colonna euro 1,00. Economie»: a parola euro 0.60.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di PMarolo con il numero 176/51.
RIforma-L'Eco delle valli valdesi è II nuovo taala della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunala J Pinerolo con II
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre19S>?.
Il numero 3 del 18 gennaio 2002 è stato spedi» dUII'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 16 gsaa»»2002.
DESE-;
Non possiamo
tacere
Gli interventi governativi
Fin qui i difensori degli imputati sono riusciti a impedire
con ogni mezzo, giuridicamente lecito ma moralmente
discutibile (come quello che
la presenza degli imputati alle
udienze era impedita dalle loro attività di parlamentari)
che i giudizi si avviassero a
conclusione, con l’obiettivo di
far avvicinare la prescrizione
dei reati. Ma tali espedienti,
che i magistrati hanno doverosamente contrastato sforzandosi di garantire il normale esercizio della giurisdizione, non sembravano più sufficienti. E allora ecco scattare,
subito dopo le ultime elezioni, con la regia dei difensori
degli imputati (buona parte
dei quali sono stati candidati
a ricoprire gli scanni di Montecitorio e di Palazzo Madama) e con l’interessata acquiescenza dei parlamentari
del Polo e di alcuni membri
del governo, titolari dei dicasteri competenti, una serie
coordinata di provvedimenti
di carattere legislativo e amministrativo idonei a cancellare reati, a rendere molto più
difficile l’utilizzazione della
prova e a prolungare i tempi
del processo. In particolare,
nello spazio di pochi mesi:
- forzando i tempi dell’iter
parlamentare e superando le
rimostranze dell’opposizione
e gli stessi tentennamenti di
alcuni settori della maggioranza con l’uso della fiducia,
è stato profondamente modificato e sostanzialmente
eliminato il reato di falso in
bilancio;
- è stata resa più gravosa,
attraverso l’introduzione di
eccezionali formalismi, la ricerca della prova attraverso
le rogatorie internazionali,
mediante le quali erano stati
acquisiti ai processi gravi elementi di colpevolezza degli
imputati;
COME ogni anno le chiese
cattolica, ortodosse e
protestanti dedicano la settimana dal 18 al 25 gennaio alla preghiera per l’unità dei
cristiani. Una tradizione che
si ripete ormai da vari decenni e che in questi ultimi anni
non è rimasta più confinata
in questa settimana ma si è
estesa con altri incontri, tavole rotonde, conferenze durante tutto l’arco dell’anno
ecclesiastico. Quest’anno,
forse per la prima volta, in alcune città d’Italia, il dialogo e
il confronto si sono allargati
(sia pur timidamente) anche
ai rappresentanti dell’Islam.
La presenza degli islamici in
Europa è ormai molto consistente, ed è giusto cogliere
l’occasione per incontrarli e
imparare a conoscerli meglio, eliminando malintesi da
una parte e dall’altra.
11 tema di questa settima
VENE
impedire la prescrizione, tre
processi che vedono implicato il presidente del Consiglio.
Le questioni sono largamente note. Sono in corso da
anni diversi processi, nei
quali risulta imputato Fon.
Berlusconi, unitamente ad
alcuni suoi avvocati (oggi
parlamentari), con accuse
gravissime, tra le quali risulta
il falso in bilancio e la corruzione in atti giudiziari: l’avere
indotto con grossi compensi
in denaro alcuni magistrati,
precisamente individuati, ad
emettere, su questioni di
grande rilievo, decisioni giuridicamente infondate, che
avrebbero consentito al
gruppo di imprese che fa capo al presidente del Consiglio
di sconfiggere i concorrenti,
impadronendosi di grandi attività economiche.
- sono stati frapposti ostacoli all’approvazione e all’entrata in vigore, sul piano europeo, delle norme sul mandato di cattura volte a contrastare più efficacemente la criminalità organizzata e il terrorismo, che notoriamente
operano senza confini;
- infine, ed è fatto di questi
giorni, il ministro della Giustizia, ing. Castelli, ha negato
a uno dei giudici del processo Sme la proroga del trasferimento (rientrante nella
prassi consolidata) necessaria per continuare a esercitare le sue funzioni, con la conseguenza che il giudizio rischia di dover ricominciare,
mentre si avvicinano i tempi
della prescrizione.
Difendere la legalità
Ovviamente tali norme
hanno valore generalizzato,
sicché la loro applicazione ai
giudizi in corso, ivi compresi
quelli riguardanti la criminalità mañosa, sta già producendo nei relativi processi il
rischio deli’impunità. Orbene, avendo larghi settori della
magistratura, nell’ambito
delle proprie competenze, interpretato le nuove leggi in
modo non del tutto conforme
ai desideri degli imputati e
avendo cercato di reagire ai
tentativi di prolungare sine
die i tempi del processo, da
parte di molti rappresentanti
del Polo (con in prima fila gli
avvocati-parlamentari) si è
levato un coro di proteste e di
accuse di politicizzazione con
pesanti minacce di denunce e
provvedimenti disciplinari.
In tale contesto (mai registrato in un paese democratico) nel quale si approvano
norme per salvare, anziché
perseguire, i delinquenti e si
giudicano i magistrati a seconda dell’esito dei giudizi,
accusandoli, in caso di condanna, di essere al servizio di
oscure trame politiche, tocca
ai cittadini consapevoli il
compito di fare la propria
parte in difesa della legalità. E
quando si dice «cittadini», deve ritenersi compresa quella
consistente fetta di elettori
che ha espresso il proprio
consenso alle liste dell’attuale
presidente del Consiglio, con
la volontà di aderire a pro
grammi di stampo liberista,
con la speranza che le fantasmagoriche promesse sarebbero state mantenute e con la
convinzione che, alla fine, avrebbero prevalso i settori
della maggioranza di ispirazione liberale. Se ciò avverrà
gli esiti presumibilmente non
saranno indifferenti.
L'autonomia e l'indipendenza
della magistratura
Una compagine di governo che opera quotidianamente sulla base dei sondaggi di opinione e che afferma,
spesso arrogantemente, che
la maggioranza conseguita in
sede elettorale legittima
qualsiasi provvedimento e
assolve da qualsiasi comportamento, potrebbe non essere insensibile a chiari segni
di erosione del consenso ricevuto. In ogni caso nessuno
può fare finta che la questione non lo riguardi. Il rispetto
delle regole poste a fondamento dei diritti di tutti e di
ciascuno, di cui è presidio
l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati, è bene prezioso per tutti e soprattutto per chi appartiene a una
componente minoritaria della società italiana.
Se tale autonomia e indipendenza venissero seriamente minacciate o conculcate quando si tratti di giudicare dei comportamenti di
coloro che detengono il potere politico ed economico; se
si affievolisse la consapevolezza che la decisione giudiziaria è e deve essere frutto
dell’applicazione dei principi
del diritto da parte di soggetti
vincolati solo dalla legge e
dalla loro coscienza; se non
venisse rapidamente contestato l’uso del potere legislativo e di governo per tutelare
interessi particolari in conflitto con il bene comune e
con i diritti fondamentali saremmo tutti meno liberi. E
poiché la libertà è principio
unitario la cui lesione si estende automaticamente e
rapidamente a tutti gli aspetti
ipotizzabili della vita associata verrà il tempo in cui potremmo amaramente pentirci, come evangelici italiani, di
essere stati alla finestra.
Piero Trotta
M'i'ù
iläälEiMifeiüii 'Mìa
PIERO bensì
na, tratto dal Salmo 36, è
«Dio, fonte della vita». È una
affermazione che vale per
tutti gli uomini, credenti o
no. Sarà anche molto presente in questa settimana la
Charta oecumenica, un documento interessante, ancora
poco conosciuto nelle chiese,
sottoscritto a Strasburgo
nell’aprile scorso dalla Conferenza delle chiese europee
(protestanti e ortodosse) e
dal Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (cat
toliche). 11 documento non
cerca di nascondere le cose
che ancora ci dividono sul
piano dottrinale, ma mette in
luce quelle sulle quali abbiamo raggiunto un accordo e
un impegno. Riguardo all’Europa il documento dice: «Sul
fondamento della nostra fede
cristiana ci impegniamo per
un’Europa umana e sociale,
in cui si facciano valere i diritti umani e i valori basilari
della pace, della giustizia,
della libertà, della tolleranza.
m SUI GIORNALI
CORRIERE DELLA SERA
11 politologo Giovanni
Sartori, nel dare alle stampe
una riedizione del suo libro
Pluralismo, multiculturalismo e estranei, lo correda di
un’appendice riprodotta in
parte l’8 gennaio, in cui un
paragrafo è dedicato alla
coesistenza delle religioni.
«Sappiamo - scrive - che
una religione crea dei problemi quando è “invasiva” e
quando si surriscalda: ma
altrimenti no. La setta degli
Amish negli Stati Uniti è rispettatissima, e i mormoni
(in Utah) creano problemi
solo quando praticano la
poligamia (...); così come le
comunità ebraiche disperse
in tutto il mondo sono, a un
tempo, chiuse e inserite nei
meccanismi della città pluralistica. Perché, ripeto, le
religioni non creano problemi se non sono invasive». Sartori così prosegue:
«Direi, allora, che il pluralismo non si pone nessun
obiettivo di acculturazione
religiosa. Anzi, il pluralismo
è nato con la libertà di religione e si dispiega meglio
nei paesi multireligiosi che
nei paesi monoreligiosi».
i^N^nire
Il papa e l'Europa
Ampio spazio viene dedicato dal quotidiano (11 gennaio) alle osservazioni del
pontefice e di parte cattolica alla bozza della «Carta
dei diritti» che dovrebbe
rafforzare l’unità europea.
In molti avevano lamentato
l’assenza dal testo di un
qualche riferimento alla
matrice cristiana della cultura del continente, e anche
il messaggio papale pronunciato di fronte al corpo
diplomatico il giorno prima
contiene questa denuncia.
«Non si può dimenticare spiegava il papa [in un convegno a fine 2000, concetto
poi ribadito quest’anno,
ndr] - che fu la negazione di
Dio e dei suoi comandamenti a creare, nel secolo
passato, la tirannide degli
idoli, espressa nella glorificazione di una razza, di una
classe, dello stato, della nazione, del partito in luogo
del Dio vivo e vero. È proprio alla luce delle sventure
riversatesi sul ventesimo secolo che si comprende come i diritti di Dio e dell’uomo si affermino o cadano
insieme». Anzi, fin dal 1988
Wojtyla aveva affermato
che «è nell’humus del cristianesimo che l’Europa
moderna ha attinto il principio della separazione fra
“ciò che è di Cesare” e “ciò
che è di Dio”». Sono indicazioni da non sottovalutare
anche se aspettano, proprio
sulla «separazione», la riprova dei fatti.
L
pi
D
della partecipazione e della
solidarietà».
Un impegno serio, irrinunciabile. Tuttavia credo che il
Signore ci chieda di più. Il.
Terzo Mondo è soltanto sull’altra sponda del Mediterraneo, dove si muore di fame,
di sete, di malaria. Varie chiese hanno dato vita a opere
essenziali: ospedali, ambula- ■
tori, scuole professionali. ^
Opere bellissime, ognuna
delle quali però stenta a vivere per ragioni economiche e
di personale. Perché non fare
una svolta al nostro ecumenismo, parlando un po’ meno, e incominciando a fare
insieme qualcosa di concreto
per chi soffre?
(Rubrica «Un fatto, un coni- ,
mento» della trasmissione di Ra- ;
diouno «Culto evangelico» curata '
dalla Federazione delle chiese ;
evangeliche in Italia andata in .
onda domenica 20 gennaio)
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VENERDÌ 25 GENNAIO 2002
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i Davanti al tennpio valdese di Pinerolo
Un monumento ai valdesi?
Realizzare un monumento a Pinerolo, copia di quello esistente a Steyr, in memoria delle persecuzioni subite dai valdesi.
Questa la proposta che il pastore Giuseppe Platone, a nome di
un comitato appositamente costituitosi, illustrerà nel salone
della biblioteca civica Alliaudi a Pinerolo sabato 26 gennaio
all’interno delle manifestazioni organizzate per il Giorno della
memoria dal Comune di Pinerolo. La proposta è già stata presentata alla Chiesa valdese pinerolese che dopo una intensa discussione interna ha deciso di approvarla. Commenti positivi
in questi mesi nei confronti dell’iniziativa sono arrivati anche
dalla Chiesa cattolica e dal Comune. Il costo del monumento si
aggirerebbe intorno ai 100 milioni di lire.
PAG. 11 RIFORMA
Un impegno della Provincia di Torino
Un protocollo per i torrenti
Ad ogni alluvione si interviene, spesso in ritardo e in modo
parziale, ma una caratteristica dei lavori in alveo è la pulizia totale del torrente a costituire quelle che vengono spesso definite
«autostrade»; in questo modo, oltre a far assumere al corso
d’acqua un aspetto assolutamente innaturale, si fanno mancare quelle condizioni minime di vivibilità per la fauna date dai
piccoli salti d’acqua, dai «toumpi» ecc. «Costerebbe»poco di
più, invece di fare delle spianate, tener conto di questi semplici
elementi di ingegneria naturalistica che in altri paesi vengono
già applicati», lamentano i pescatori. La Provincia di Torino si è
di recente impegnata a tener conto di questo aspetto e di segnalarlo agli enti che intervengono negli alvei.
Riforma
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I Fondato nel 1848
27 gennaio, «Giorno della memoria»: iniziative per ricordare lo sterminio degli ebrei
Una giornata per non dimenticare
L'occasione (che è anche celebrazione interanazionale) può servire come monito, specialmente
per i più giovani: gli adulti devono trovare II linguaggio adotto per comunicare la loro esperienza
CARMELINA MAURIZIO
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Durante ìi prossimo fine settimana
sarà celebrato in tutta
Italia il «Giorno della memoria» per ricordare, per
non dirnenticare, per riflettere: ogni traccia è
una persona, un carattere, una storia», come ha
scritto Primo Levi. Molte
le iniziative nel Pinerolese, in particolare a Torre
Pellice e a Pinerolo, dove
enti pubblici e associazioni culturali hanno organizzato incontri, dibattiti, proiezioni di film. A
Pinerolo il primo appuntamento sarà venerdì 25
gennaio con «Shylock», al
teatro Incontro di via Caprini, alle 21,15, con Eugenio Allegri, un monologo tragicomico sul contrasto antico tra ebrei e
cristiani. Sabato 26 gennaio, alle 16, partirà un
corteo dal municipio e,
alle 16,45, alla biblioteca
Alliaudi, due appuntamenti: la testimonianza
di Ferruccio Maruffi, presidente regionale dell’
Aned su «Meditate che
questo è stato» e un intervento del past. Giuseppe
Platone, che parlerà della
proposta di monumento
ispirato alle persecuzioni
dei valdesi a Pinerolo.
Alle 21, sempre sabato
26, al teatro Incontro, ci
sarà la proiezione del
film «Memoria: i sopravvissuti di Auschwitz raccontano» di Ruggero
Gambai, con un intervento di Marcello Pezzetti, storico del Centro di
documentazione ebraica
di Milano e autore del
film. Ancora a Pinerolo,
dal 30 gennaio al 9 febbraio, alla scuola media
«Brignone», mostra documento su «Le immagini della memoria» a cura
di Sergio Coalova, ex deportato. A Torre Pellice
sabato 26 gennaio, alle
10,30, alla biblioteca comunale «Carlo Levi» l’istituto professionale Alberti di Luserna San Giovanni e l’istituto professionale per l’agricoltura
di Osasco presenteranno le ricerche «Un giorno
3 Mauthausen» e «Una
storia di salvati, le vicende degli ebrei di Rorà»,
con interventi degli studenti e dei docenti che
hanno seguito i lavori e
di Sergio Coalova, con
dibattito pubblico.
Spno poche le famiglie
Trieste: la risiera di San Sabba
di ebrei presenti nel Pinerolese; a una di queste
appartiene Bruna Laudi,
insegnante di matematica in una scuola di media
di Pinerolo: «Personalmente, la memoria è radicata nel mio Dna, per cui
non ha un significato
particolare quel giorno
rispetto ad altri giorni: la
mia generazione è stata
educata pon i racconti
dei sopravvissuti e con il
ricordo degli uccisi. Sicuramente, col passare del
tempo, sarà importante
avere un giorno per ricordare per le generazioni future, perché solo attraverso il ricordo si evita
che il male si ripeta».
Al di là di ogni retorica
quale ruolo può avere il
«Giorno della memoria»
in particolare per i giovani? «È sempre molto difficile far partecipi gli altri
delle proprie emozioni continua Laudi -: dipende da come si riesce a organizzare la giornata e
dalla capacità degli adulti
di rendere attuale il messaggio che sta dietro a
questa ricorrenza. Il ripu-.
dio della violenza e della
sopraffazione devono essere un monito costante e
la memoria serve a ricordare le aberrazioni a cui
si arriva quando i popoli
abbassano la guardia». Se
ne può trarre una riflessione politica per tutti? «È
una domanda difficile,
che sottintende molte cose: credo che la riflessio
ne politica sia molto diversa a seconda della situazione in cui ci si trova:
chi è "al sicuro nelle proprie tiepide case”, per
dirla con le parole di Primo Levi, può permettersi
delle considerazioni pacate e, purtroppo, astratte sul valore della tolleranza e del rispetto reciproco anche alla luce dei
ricordi più tragici. Chi ha
paura perde la lucidità e
la capacità di analisi e allora prevale la violenza e
la sopraffazione. Bisognerebbe trovare un modo per insinuare la riflessione pacata negli ànimi
di chi ha paura».
Chiediamo ancora alla
prof. Laudi: come vive T
essere ebrea a Pinerolo?
si sente protagonista in
occasioni come questa o
si sente troppo al centro
dell’attenzione? nelle famiglie e nelle comunità
ebraiche che lei conosce
tra Pinerolo e Torino, come viene vissuto questo
giorno? «Gli ebrei hanno
un giorno dedicato al ricordo, in cui digiunano
dall’alba al tramonto (il
10 Tevet nel calendario
ebraico), che coincide
con la ricorrenza dell’assedio di Gerusalemme da
parte dei romani. Potremmo dire che il giorno del digiuno è il giorno
della memoria nella comunità ebraica, mentre il
27 gennaio è il giorno
della condivisione del ricordo con tutti i popoli».
•A San Germano Chisone
Il 2002 porta
aumenti tariffari
Nel 2002 a San Germano aumenteranno la tassa sui rifiuti e le bollette
dell’acqua mentre rimarranno invariaté le tariffe
lei e le altre tasse comunali. Questo emerge dalla
discussione della previsione di bilancio per il
2002 che si è tenuta in
Consiglio comunale
mercoledì della settimana scorsa. «La tassa sui
rifiuti - dice il sindaco,
Clara Bounous - aumenterà del 16% mentre ci si
aspettava un aumento
dell’11%, ultima trance
dovuta per gli investimenti che l’Acea sta
compiendo per la bonifica della discarica del
Torrione. Il 5% in di più è
dovuto al fatto che sono
aumentati i conferimenti
in discarica nel territorio
di San Germano. Bisognerà quindi lavorare
sull’informazione affinché i cittadini aumentino
la differenziazione dei
propri rifiuti». La Bounous ha quindi aggiunto
che ha intenzione tra
l’altro di convocare prossimamente un Consiglio
informale proprio allo
scopo di dare più informazione possibile ai cittadini. Per il resto il bilancio preventivo per il
2002, che pareggia intorno ai 2,5 miliardi di lire,
si presenta come nelle
previsioni. L’Ici rimane
per i residenti al 5,5%>o e
al 6,5%o per i non residenti. Fra gli interventi
previsti in materia urbanistica è stata confermata la costruzione del bar
al palazzetto dello sport,
per il quale ci sono già
per altro i finanziamenti
regionali; inoltre si investirà sulla manutenzione
delle strade e sull’illuminazione delle borgate. Il
Consiglio di San Germano ba anche approvato
in maniera definitiva la
convenzione con l’Acea
per la gestione dell’acquedotto. Alle preoccupazioni per gli aumenti
delle bollette dell’acqua
l’amministrazione ha fatto presente che se è vero
che queste aumenteranno è anche vero che a pagare in maniera consistentemente maggiore
saranno i grossi consumatori e i piccoli...
a>NTRAPPUNTOl
SE È BIANCO
È CATTOLICO
MARCO ROSTAN
Dottore, che cosa succede ora con la persona che è
deceduta pochi minuti fa
nella stanza X?» «Se è stata
buona, andrà in paradiso,
se no... comunque non facciamo niente prima che
venga il prete». II dialogo è
raccontato da una pastora
che, nel corso delle sue visite ai pazienti valdesi all’Ospedale ci- ««»—
vile di Pinerolo, si è trovata
ad essere presente nel momento di un
decesso di un
valdese. Dopo
aver aspettato
che si facesse
vivo qualcuno
dell’ospedale,
si rivolge a un’
infermiera, che però risponde «dobbiamo aspettare il prete». La visitatrice
aggiunge che essendo la
persona ormai morta, non
ha bisogno né del pastore,
né del prete. Poi si rivolge
al medico responsabile,
con il dialogo che abbiamo
riportato. Chiede di vedere
la carteUa clinica. Su questi
documenti, fino a un certo
periodo, veniva annotato,
accanto alla voce religione,
di quale confessione religiosa fosse il paziente ricoverato. Ora, probabilmente
per una discutibile interpretazione della privacy, o
per malinteso laicismo,
questa voce non esiste più.
Nella pratica il più delle
volte il problema viene risolto, per lo meno per
quanto riguarda i pazienti
valdesi: presso l’ospedale
Civile funziona un valido
gruppo di visitatrici che in
genere ricevono dai pastori
la segnalazione che è stata
ricoverata una persona
membro dì tale chiesa.
Nell’incontro dei pastori
in cui viene riferita questa
esperienza, altri ricordano
che ci sono buoni rapporti
con il cappellano cattolico e
che spesso da lui sono venute, al pastore in visita
all’ospedale, segnalazioni
di persone valdesi ricoverate. Ma quello che stupisce è
il modo di fare dell’ospedale stesso: alla domanda «come fate, adesso che Sulle
cartelle cliniche non c’è più
indicata la religione del paziente», il dottore risponde,
non si sa fino a che punto
sul serio: «Beh, se è bianco
di pelle, è cattolico, se è moro forse è islamico e se giallo potrebbe anche essere
buddista...». Un altro pastore presente alla riunione ricorda che anche i militari
che partono per una delle
tante spedizioni, hanno
una targhetta al collo con
scritto religione cattolica, e
se vogliono scriverci valdese, devono andare dal fabbro a farsela modificare...
Episodi isolati? Casi di
ignoranza eccezionali? Purtroppo no, se è vero ad
esempio che, a proposito
della storia penosa dei crocifissi appesi
Il «metodo laico»
non vive ancora
nelle coscienze
né nelle pubbliche
istituzioni
nelle stanze
(come nelle
aule scolastiche, dove non
dovevano mai
starci dopo
che la religione cattolica
non è più religione dì stato, ma che
tanto meno ci
possono stare dopo un’apposita sentenza della Corte
di Cassazione), sempre
all’ospedale civile di Pinerolo, nella cappella mortuaria, dopo l’imbiancatura, il
crocifisso è stato addirittura avvitato al muro, così
non c’è più neanche la possibilità di toglierlo quando
chi si raccoglie intorno al
defunto non lo gradisce.
Il discorso, nella riunione dei pastori, si allarga.
Che cosa è la laicità? Dovrebbe essere un metodo,
non un contenuto, una specie di codice della strada
che stabilisce le regole affinché tutti possano circolare liberamente senza
scontrarsi. Ma se nello spazio pubblico in cui si confrontano le diverse identità
religiose e culturali, le regole sono già preventivamente calibrate rispetto a
una religione piuttosto che
a un altra, i conti non tornano. E l’insegnante che,
credendo di far bene, toglie
il crocifisso dal muro della
sua aula scolastica per rispetto a un alunno musulmano, in realtà in quel momento mette a disagio
quell’alunno nei confronti
degli altri, che poi andranno a casa e raccontando
l’episodio ai genitori faranno sì che questi si eccitino
contro la presenza dei musulmani: l’insegnante sba*glia credendo di far bene,
non per colpa sua, ma perché il metodo della laicità
non vive nella coscienza dei
singoli e nelle istituzioni
pubbliche: se vivesse, sui
muri scolastici non ci sarebbe il crocifisso, ma a
scuola si studierebbero seriamente le religioni e anche i laici si renderebbero
conto che senza capire le
religioni si capisce poco
della storia dell’umanità.
12
PAG. 12 RIFORMA
Pinerolo: la stazione ferroviaria
CRONACHE
PINEROLO: FERMATI DIECI CLANDESTINI — Domenica 20 i carabinieri e le guardie di finanza di
■ Pinerolo hanno bloccato dieci cittadini extracomunitari non in regola e accusati di vendita illecita. Nell’operazione, che ha interessato la zona
dei portici di corso Torino, piazza Vittorio Veneto e il parcheggio dell’ospedale Agnelli, è stata
sequestrata merce per un valore di circa 500 euro. Nel corso della giornata sono state controllate anche le strade statali 589 e 23.
PREVENZIONE DEI TUMORI — Per il Pinerolese il
2001 è stato l’anno della messa a regime del «Progetto Serena», il programma di prevenzione dei
tumori femminili che vede impegnate insieme le
Asl 5 e 10 e l’ospedale San Luigi di Orbassano. Superata una serie di inconvenienti al sistema informatico l’équipe medica guidata dal ginecologo
dott. Galletto e dalla radiologa dott. Gortan ha organizzato l’attività degli ambulatori di riferimento. L’Asl 10 ha acquistato nuove e costose attrezzature diagnostiche di ultimissima generazione
come la stazione di telepatologia per lo screening
dei tumori femminili per l’Anatomia-Patologia o
la nuova apparecchiatura per endoscopia ginecologica con telecamera digitale. Il risultato oggettivo di questa prima campagna evidenzia che sono
state invitate 3.136 donne nel 2000 e 11.254 nel
2001 a fare il «Pap test» con una risposta di donne
che si sono presentate di circa il 40%. Negli stessi
anni sono state invitate per la mammografìa 576 e
4.733 donne: si sono presentate per l’esame il
44% i primo anno e il 51% il secondo.
NUOVO SEGRETARIO DS IN VAL PELLICE — Il Comitato dell’Unione vai Pellice dei Ds ha eletto
quale nuovo segretario Elmis Oddone, che sostituisce Giovanni Borgarello, impegnato nella segreteria intercomunale del Pinerolese. L’assemblea ha sollecitato una più attiva presenza del
partito sui temi locali, su quelli del lavoro, della
giustizia e della scuola, nell’ambito dell’Ulivo.
ALLEVAMENTI NEL PINEROLESE — Secondo l’Asl
10 ben 57 allevatori e produttori di latte nella nostra zona hanno rischiato a fine 2001 di non poter più conferire il loro latte ai caseifici né di trasformarlo in formaggi freschi. Ciò a causa
dell’applicazione, dall’inizio del 2002, delle normative che hanno abbassato in modo deciso i
parametri della carica batterica ammissibile. Dai
campionamenti effettuati dai veterinari dell’Asl
è risultato che 60 allevamenti erano in condizioni ottimali sia per quanto riguarda i locali sia per
i tempi molto veloci tra mungitura e trasporto
latte; altri 283 aziende rientravano nella piena
regolarità mentre 57 hanno riscontrato parametri di qualità insufficienti. «La nostra Asl - spiega
11 dott. Gatto, responsabile dell’igiene degli allevamenti - non si è limitata ad applicare le norme
ma è intervenuta in modo costruttivo per aiutare
i singoli allevatori nel superare i problemi: così
in meno di un mese 45 aziende hanno ripreso in
pieno a vendere il loro latte».
LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI — Con questo nome si è costituito a Roma un comitato composto
da 25 parlamentari del centrosinistra, fra i quali
anche il sen. Elvio Passone, per denunciare ogni
violazione di questo principio. La prima iniziativa
è una manifestazione il prossimo 2 febbraio.
FONDI ALLUVIONE: MERLO INTERROGA — I problemi causati dall’alluvione dell’ottobre 2000 sono nuovamente al centro di un’interrogazione
presentata al ministro dell’Ambiente dall’on.
Giorgio Merlo. Nel Pinerolese sono stati individuati lavori per circa 46 miliardi di lire, coperti finora al 63%; nell’intera provincia di Torino i danni ammontano a 270 miliardi. La finanziaria 2002
ha stanziato altri 300 miliardi per l’alluvione del
’94 e nulla per il 2000 col rischio, scrive Giorgio
Merlo, «di non poter eseguire concretamente lavori non procrastinabili per prevenire e quindi
evitare nuove esondazioni e danni a migliaia di
persone, abitazioni e coltivazioni». Il parlamentare della Margherita chiede dunque al ministro come intenda affrontare questa situazione che vede
tra l’altro il MagisPo ridotto a svolgere un «ruolo
del tutto notarile, che individua gli interventi ma
che poi risulta impotente, senza risorse».
E Eco Delle Yaui ^ldesi
venerdì 25 GENNAIO 2002
Risparmio e serietà
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■ Campagna di sensibilizzazione in vai Pellice
Affido: servono famiglie
■ Pochi sono al momento disponibili ad accogliere
un minore la cui famiglia d'origine sia in difficoltà
PIERVALDO ROSTAN
Lf ULTIMA campagna
I di sensibilizzazione
sul tema affidamento familiare promossa dalla
Comunità montana vai
Pellice con contributo
della Provincia di Torino
è affidata a una videocassetta. La Provincia stessa
ha edito un opuscolo informativo, anche il consorzio dei servizi sociali
di Pinerolo (Ciss), e ha
preparato un’altra video
cassetta. Insomma gli enti territoriali «tornano alla
carica» per informare e
spingere nuove famiglie a
farsi carico di una realtà
che è fatta anche di piccoli maltrattati, di ragazzini figli di coppie di tossicodipendenti 0 con altri
problemi. Come si lavora
nel Pinerolese su questo
tema? Ogni distretto può
contare su due operatori,
uno psicologo ed un’assistente sociale. «Siamo in
una fase “storica” - dice
Fiammetta Gullo, assistente sociale in vai Pellice che ha in carico il settore con la psicoioga Maria Grazia Borgarello -;
oggi abbiamo pochissime
famiglie disponibili all’affidamento. Per contro c’è
un certo numero di bambini che avrebbero bisogno di essere ospitati in
una famiglia serena».
Tuttavia a volte non basta la semplice buona volontà, diciamo la generosità; «Effettivamente avviare un percorso di affidamento non è semplice:
diciamo spesso che si
chiede alla famiglia affidataria di essere una famiglia senza esserlo fino
in fondo - spiega Gullo- .
Perciò abbiamo bisogno
di costituire una lista di
nominativi di famiglie disponibili, per poter abbinare un bambino a una
situazione familiare la
più idonea possibile. La
decisione dell’allontanamento del bambino dalla
famiglia di origine generalmente avviene all’interno di un percorso, di
un confronto fra i servizi
e la famiglia; solo nel caso
di violenze sessuali o di
maltrattamento molto
grave si arriva all’allontanamento immediato con
provvedimento del tribunale. Negli altri casi si
cerca sempre l’adesione
della famiglia naturale a
un programma che prevede l’allontanamento
come un passaggio in vista del ritorno alla famiglia di origine. Si può avere un affido residenziale
anche per pochi giorni la
settimana».
Questa, in fondo, è una
delle differenze essenziali rispetto al discorso
dell’adozione: «Per un
affido noi abbiamo bisogno di un elevato grado
di maturità della famiglia affidataria - afferma
Fiammetta Gullo -; durante l’affido i servizi lavorano con la famiglia
naturale per creare le
condizioni per il ritorno
del bambino, con il ragazzino e con la sua nuo
va famiglia. In ogni caso
devono essere sempre
ben presenti i rispettivi
ruoli delle due famiglie».
«La fase dei rapporti fra
le due famiglie è spesso
un momento molto critisottolinea la dotto
co
ressa Borgarello le famiglie sono per lo più diverse sul piano culturale,
su quello educativo; nei
casi di conflittualità devono essere i servizi a
mediare; non va dimenticato che anche ad affidamento concluso viene
mantenuto un rapporto
fra il giovane e le due famiglie». In fondo questo
rapporto fra famiglie e
con il giovane è un vero e
proprio puzzle da costruire; da una parte un
nucleo in difficoltà, dall’altra una famiglia che
vuole aiutare e, a far da
catalizzatore, un ente
pubblico che promuove e
regola un intervento che
ha come scopo primario
il sostegno al bambino.
Il voto forse a
Angrogna
un nuovo
fine primavera
avrà
sindaco
MASSIMO GNONE
Mancano meno di
quattro mesi all’appuntamento elettorale
(ancora non si conosce la
data precisa ma dovrebbe essere in maggio) e ad
Angrogna si affilano le
ùnghie per il rinnovo del
Consiglio comunale e
inizia, per ora in punta di
piedi, la corsa per la poltrona di sindaco. Arriva
anche il primo nome, per
il momento solo dalle file
della maggioranza e si
aspettano nuove uscite
allo scoperto nelle prossime settimane. L’attuale
sindaco Jean-Louis Sappé, con il quale presto faremo un bilancio di questi anni di amministrazione, deve lasciare la carica di primo cittadino (la
legge non consente la
candidatura a sindaco
per tre volte consecutive), anche se potrebbe rimanere in corsa per
quanto riguarda un posto
in Consiglio o in giunta.
Ma ecco la candidatu
I destinatari dei contributi della Regione alle scuole
Dove sono i soldi del ifbuono»
Per quanti hanno gioito della mancata approvazione della legge regionale
sul «buono scuola», che avrebbe fornito
indirettamente il finanziamento alle
scuole private attraverso un contributo
utilizzabile soprattutto dagli utenti di
tali scuole, sarà interessante sapere che
fine hanno fatto i fondi destinati alla copertura di tale legge e non utilizzati.
A seguito della mancata approvazione del Ddl 252 (cosiddetta legge sui
buoni scuola) la giunta regionale nella
seduta del 9 novembre 2001 approvava
una variazione al bilancio di previsione
per l’anno finanziario 2001 destinando
35 miliardi all’assessorato all’Istruzione secondo la seguente ripartizione: 14
miliardi quale finanziamento aggiuntivo alla legge 49/85 relativa al diritto allo studio da destinarsi in principal modo agli enti locali e alle autonomie scolastiche; 7,5 miliardi al finanziamento
della legge 16/92 all’Edisu per consentire agli aventi diritto l’erogazione delle
borse di studio in ambito universitario;
13,5 miliardi restanti destinati ai Piani
dell’offerta formativa (Pof) utilizzando
le voci di capitolo per contributi e spe
se previste dalla legge 58/78 (promozione della tutela e dello sviluppo delle
attività e dei beni culturali).
A parte il fatto che non si sa con
quale criterio tali fondi siano stati distribuiti, in mancanza di un bando
pubblico, è interessante sapere quale
sia stata la ripartizione dei 13,5 miliardi dell’ultimo punto: scuole non statali
lire 769.500.000 (euro 397.413,58);
scuole statali lire 319.016.765 (euro
164.758,41) per un totale di lire
1.088.516.765 (euro 562.171,90). I restanti 12.411.483.235 lire (euro
6.409.996,14) sono stati destinati a enti,
associazioni, università, ex provveditorato agli studi, liberi professionisti ecc.
Chi è interessato a maggiori dettagli
può visitare il sito www.repubblica.torino.it, dove sono elencati i beneficiati.
Al momento della pubblicazione di
questo articolo, sembra che l’assegnazione dei fondi sia stata sospesa, per le
proteste suscitate. Commentare è
amaro, vigilare è doveroso!
Associazione 31 Ottobre, per una scuola laica e pluralista, sezione pinerolese
ra, provvisoria, avanzata
dalla maggioranza che
propone Borgarello sindaco. «Mi è stato chiesto
e io ho dato la mia disponibilità - annuncia Ezio
Borgarello, da anni amministratore di Angrogna
e attuale assessore ai Servizi sociali della Comunità montana vai Pellice
-: resto dell’idea che prima di individuare un
candidato bisogna definire un programma per i
prossimi cinque anni del
nostro comune: che cosa
vogliamo fare? Quali sono gli obiettivi che intendiamo raggiungere?».
L’obiettivo delle prossime settimane, per Borgarello, è comporre «una lista di persone disponibili
a portare avanti il lavoro
iniziato in questi anni».
Per quanto riguarda le
altre forze in campo, per
ora nessuno, ma i tempi
non sono ancora maturi,
sembra uscire allo scoperto. Alle precedenti
elezioni ad Angrogna,
che giunsero dopo un
periodo difficile culminato con il commissariamento dell’amministrazione, si erano presentate ben quattro liste. Alla
fine, con un ampio margine, si impose la squadra guidata dal sindaco
Jean-Louis Sappé. Quali
saranno gli sviluppi dopo
l’annuncio di Borgarello?
Chi si farà avanti?
VENEF
Jean-Louis Sappé
È andato in pensione il prinnario di Pomaretto
Maina: 12 anni molto intensi
DAVIDE ROSSO
DALL’INIZIO di gennaio il dottor Flavio
Maina non è più il primario di medicina dell’ospedale valdese di Pomaretto avendo deciso di
andare in pensione continuando però a collaborare con l’ospedale valdese come diabetologo e
specialista di malattie
della tiroide. In questi
primi mesi, l’interim è
stato affidato al dottor
Picco, da tempo in organico dell’ospedale.
Il dottor Maina era
giunto a Pomaretto nell’89 e in questi anni ha
seguito i vari cambiamenti e le varie ristrutturazioni che il nosocomio
ha subito. «Sono stati anni intensi. Il cambiamento a Pomaretto in questi
12 anni - dice Maina - è
stato notevole. L’ospedale ha attraversato fasi di
grosse ristrutturazioni,
sia edilizie che funzionali, cosa che ha permesso
e permette tutt’oggi alla
struttura di adattarsi alle
esigenze che via via andavano emergendo».
- In tutti questi anni ci
sono stati dei momenti di
tensione o di disagio nel
suo lavoro?
«Certo; per me, per
esempio, a un certo punto la “via giusta” per l’ospedale era quella di cercare una maggiore integrazione funzionale con
l’Asl. Si è cercata comunque la strada che potesse
dare maggiore respiro
possibile anche al bilancio, e l’impianto attuale
mi pare essere valido,
con un servizio ospedaliero che §egue un approccio integrato fra prevenzione, diagnosi e cura. In questi anni, però,
la difficoltà maggiore
probabilmente è stata
quella di dover spiegare
al personale i numerosi
cambiamenti di rotta
causati dalle decisioni
che erano conseguenza
di vari fattori anche
esterni agli ospedali. Sono anche state molte
però le soddisfazioni che
ho tratto dal mio lavoro a
Pomaretto dal punto di
vista umano e professionale, questo anche grazie
all’ottimo rapporto con
tutti i livelli operativi della struttura, cosa che mi
ha facilitato e mi è stata
di stimolo per continuare nel mio impegno».
- Come ha vissuto il
non essere valdese in una
struttura diaconale della
Chiesa valdese?
«Ho ritenuto premiante l’essere stato indicato
come primario e fin da
subito ho avuto buoni
rapporti con la comunità
e la popolazione delle
Valli. L’essere poi in un
ospedale piccolo facilita i
rapporti e contribuisce a
creare una dialettica costruttiva».
- Quale crede che sarà
il futuro dell’ospedale di
Pomaretto?
«Spero che l’ospedale
possa continuare a essere una struttura di comunità al servizio del territorio,con azioni di medicina curativa per acuti e
un settore di riabilitazione e lungo degenza».
Soltanto ì pesci morti seguono la corrente
quelli vivi nuotano controcorrente
(Alastair Sawday)
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VENERDÌ 25 GENNAIO 2002
E Eco Delle ^lli Aàldesi
PAG. 13 RIFORMA
XI
In vista dei Giochi olimpici di Torino 2006
Le chiese e la fiaccola
Il Comitato valdese prepara, di concerto con il «Tome»
anche un servizio di cappellania interconfessionale
PAVIDE ROSSO
A pochi giorni ormai
dalle olimpiadi americane di Salt Lake City a
Torino ci si prepara per
ricevere il testimone, o
meglio la fiaccola olimpica. Se al Toroc fervono i
preparativi per lo spettacolo.di Torino 2006 alla
cerimonia di chiusura
delle olimpiadi americane anche le chiese, tra le
altre organizzazioni, si
stanno muovendo per arrivare preparati all’evento di Torino 2006
quando, per dare solo
una cifra, insieme ai turisti, agli atleti e alle loro
famiglie, arriveranno sul
territorio olimpico almeno una settantina di cappellani al seguito delle
squadre nazionali. Da
una statistica preparata
dal Comitato Torino 2006
della Chiesa valdese il
53% della popolazione
presente negli stati tradizionalmente rappresentati alle olimpiadi invernali appartiene all’area
protestante. Quindi si
può dire che potenzialmente, dal punto di vista
religioso, le olimpiadi sono a maggioranza protestante. In generale poi a
tutti accorrerà garantire
culti informazioni e
quant’altro. A Salt Lake è
nato in particolare, in vista delle olimpiadi, tra gli
altri un organismo che si
pone come obiettivo
quello della gestione religiosa dell’evento olimpico. Questo organismo, il
Sloc, è rivolto specificamente alla cappellania, al
servizio alle famiglie e ai
culti ecuinenici ed è rappresentativo di protestanti, cattolici, buddisti,
mussulmani. Un chiaro
esempio insomma di interconfessionalità.
E in Italia come ci si sta
preparando per le olimpiadi da questo punto di
vista? «A metà dicembre,
come Comitato olimpico
della Chiesa valdese - dice Luciano Deodato, presidente del comitato stesso -T abbiamo incontrato
il Toroc anche per affrontare questa questione. La
nostra proposta è stata
quella di formare un comitato simile a quello nato a Salt Lake City cioè
interconfessionale che
abbia però origine dal
Toroc, non sia cioè istituito da una chiesa particolare. Il compito di questo comitato sarebbe
quello di costruire momenti comuni di preghiera, farsi punto di riferimento dei cappellani
delle squadre; preparare
materiale liturgico, svolgere il ruolo di formazione che sarà richiesto».
La proposta pare essere stata valutata favorevolmente dal Toroc che
però intende ora riparlarne a marzo quando saranno concluse le manifestazioni a Salt Lake
City. Nell’incontro di
metà dicembre tra Comitato della Chiesa valdese
e Toroc poi si è parlato
anche più nello specifico
di valdesi. In particolare
il Comitato ha posto l’accento fortemente sul fatto che le montagne olimpiche sono caratterizzate
da una forte presenza
valdese. «Questa è una risorsa unica al mondo ha detto Deodato - che
può essere utilizzata come centro di interesse.
Del resto anche attualmente il flusso turistico
alle Valli ha in larga parte
una sua motivazione
nell’interesse verso i vaidesi. Il rischio però è
quello di venir usati e occorre quindi gestirlo».
Per questo il Comitato
ha offerto la propria disponibilità alla collaborazione per la riuscita
dell’evento mettendo a
disposizione il patrimonio culturale e i progetti
per valorizzarlo indipendentemente dai finanziamenti del Toroc così come ovviamente sono a di-sposizione le strutture
ospedaliere.
300 posti a rischio in Italia
Skf: a Villar Perosa
i tagli più pesanti
Situazione di emergenza alla Skf di Villar Perosa: dopo il drammatico
annuncio di fine 2001, si
registra un primo passo
avanti che tuttavia non
sqmbra alleviare i dolori
del settore industriale a
Pinerolo e nelle Valli. Il
piano generale reso pubblico nel mese di dicembre dalla direzione della
Skf significa il taglio di
284 posti di lavoro, distribuiti in tutti gli stabilimenti italiani. Confermato a Villar Perosa l’impatto maggiore, con circa il 50% degli esuberi
totali: circa 140 persone
costrette a restare fuori
dai cancelli villaresi. Non
cambiano i numeri annunciati un mese fa: saranno spostate a Massa
le rettifiche {78 posti di
lavoro) e tagliati 50 posti
all’Avio e precisi. Con
tratto a termine non rinnovato per cinquanta dipendenti.
Il 9 gennaio all’Unione
industriale è stato firmato un primo accordo accettato in maniera unitaria da tutte le sigle sindacali, confederali e non. Si
tratta di un documento
che significa procedura
di mobilità per chi volontariamente intende
andare in pensione o
cambiare attività. I sindacati non nascondono
che l’accordo raggiunto è
soltanto una manovra di
emergenza obbligata per
ridurre il primo impatto
della decisione aziendale
e da subito bisognerà intraprendere un percorso,
comune e certamente
difficile, esperienze passate lo insegnano, che
tenga conto della strategia complessiva della Skf.
Esposto di ex deportati alle alte cariche dello stato
Militari italiani, operai coatti
In questi giorni di ricordo di quello
che è stata la Shoà e di' quelle che sono
state le pene patite da milioni di persone internate nei campi di concentramento nazista torna alla memoria anche il mancato riconoscimento del lavoro coatto che quasi 100.000 italiani
hanno svolto per la Germania nazista.
La decisione, presa nell’agosto del 2001,
dal governo federale tedesco di escludere di fatto i militari italiani deportati nei
campi di lavoro tedeschi dopo T8 settembre ’43 dall’indennizzo destinato ai
lavoratori coatti ovviamente preoccupa
gli ex internati che si vedono in questo
modo negato anche quel dovuto e mai
riconosciuto risarcimento morale.
Proprio per lamentare questa situazione e per sollecitare un appoggio del
governo italiano nella vicenda, l’associazione degli ex internati e i sindacati
si sono rivolti al presidente della Repubblica oltre che ai presidenti di Camera e Senato. Pronta la risposta di sostegno da parte delle tre maggiori cari-,
che dello stato italiano che hanno garantito un loro interessamento anche
nei confronti del governo. La settimana scorsa poi Ton. Giorgio Merlo ha
presentato un’interrogazione sulla materia al presidente del Consiglio e ai
ministri di Affari esteri e Difesa per sapere se il governo «intende attivarsi per
sollecitare un ripensamento di una
scelta che dopo oltre 50 anni lascia ancora aperta una ferita nella memoria di
coloro che meritano solo rispetto e ringraziamento morale e materiale».
NELLE CHIESE VALDESI
INCONTRI TEOLOGICI — Alle 17,30, a Luserna San
Giovanni, nei locali della chiesa, incontro del gruppo
teologico «Giovanni Miegge», lettura e commento del
testo di Kàsemann «L’appello alla libertà».
3“ CIRCUITO — Venerdì 25 assemblea a Chiotti.
1“ CIRCUITO — Venerdì 25 gennaio, alle 20,30 alla
Sala unionista di Angrogna incontro di circuito sulla
presenza delle nostre chiese sul territorio; intervengono Marco Bellora, direttore della Foresteria valdese
di Torre Pellice e Donatella Sommani, direttrice del
Centro culturale valdese.
SCUOLA DOMENICALE — Domenica 27 gennaio,
alle 15, alla chiesa valdese di Pinerolo incontro dei
monitori di scuola domenicale.Tema dell’incontro «Il
canto e la scuola domenicale».
BOBBIO PELLICE — Martedì 29 gennaio, alle 20,
riunione ai Campi. Domenica 27, culto in francese.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali:
giovedì 24, a Fondo San Giovanni, martedì 29, alle Vigne, mercoledì 30, ai Peyrot. Domenica 27 gennaio,
alle 9, culto agli Airali, alle 10, al Centro, culto nella
sala Albarin, con assemblea di chiesa. Martedì 29
gennaio, studio biblico, al presbiterio, alle 20,45.
MASSELLO — Venerdì 25 gennaio riunione quartierale a Reynaud, alle 20,30.
PINEROLO — Domenica 27 gennaio, alle 10, culto
a cura del precatechismo.
POMARETTO — Venerdì 25, alle 16, culto al Centro
anziani di Perosa. Domenica 27 gennaio culto all’Inverso, alle io, alla cappella del Clot. Venerdì 1° febbraio riunione quartierale all’Inverso Clot, alle 15.
PRATI — Domenica 27 gennaio, alle 10, assemblea
di chiesa sul museo: rendiconto del 2001, progetto di
allestimento, programma estivo.
PRAMOLLO — Domenica 27, alle 10, come ogni ultima domenica del mese culto per bambini e famiglie.
PRAROSTINO — Giovedì 24 gennaio, alle 20,30, al
Roc, studio biblico.
RORÀ — Giovedì 24 gennaio riunione quartierale
alle Fucine, alle 20,30. Domenica 27 gennaio, assemblea di chiesa sul consuntivo del 2001 e l’impegno del
2002, con l’elezione di due anziani.
SAN GERMANO — Domenica 27 gennaio, ore 10,
assemblea di chiesa con alTordine del giorno discussione e approvazione del preventivo 2002.
SAN SECONDO — Mercoledì 30 gennaio, alle 20,30,
riunione quartierale alle Combe.
TORRE PELLICE — Riunione quartierale: martedì
29 gennaio, alle 20,30, all’Inverso, a cura dell’Unione
femminile. Sabato 2 febbraio, alle 20,30, alla Casa
unionista, serata dedicata a quanti/e sono stati confermati/e nel decennio dal 1992 al 2001.
VILLAR PELLICE — Domenica 27, culto con assemblea di chiesa; alle 14,30, incontro dell’Unione
femminile. Martedì 29 gennaio, alle 20,30, riunione
quartierale ai Garin.
VILLASECCA — Domenica 27 gennaio, assemblea
di chiesa sulle finanze.
È uscito il libro fotografico di Gustavo Alabiso edito dalla Claudiana
Essere valdesi in oltre 250 immagini
PAOLA REVEL
Tante fotografie in bianco e
nero (255), corredate da 62 tra
testi, interviste, articoli, piccole
biografie, scritti da pastori e pastore, donne e uomini impegnati
nella chiesa. Così si presenta il libro fotografico curato da Gustavo
Alabiso pubblicato recentemente
dalla Claudiana intitolato «Chiese
in controluce: valdesi e protestantesimo in Italia».
Il libro vuole mostrare la realtà
delle chiese protestanti stòriche in
Italia, come ha spiegato lo stesso
autore presentando il libro recentemente a Pramollo. «Ogni fotografia ha una sua storia - racconta
^abiso -. Ogni fotografia significa
incontro, dialogo, riflessione,
coinvolgimento. Significa inserirsi
nei vari ambienti con discrezione,
per mantenere intatta l’autenticità e la spontaneità del momento
vissuto». Che cosa significa essere
valdesi? Quale ne è l’identità? Che
cosa fanno e dove si incontrano?
Con questi interrogativi in mente,
Alabiso ha attraversato la penisola
«evangelica» italiana, da Agape a
Riesi, da Pramollo a Trieste per
documentare, ritraendo volti e gesti, la vita delle chiese. E la fotografia in bianco e nero coglie la
realtà con giochi di luci e ombre,
con chiari-scuri che scolpiscono e
definiscono le immagini in ogni
loro particolare. Sono foto che
catturano immediatamente l’attenzione. I volti delle persone
sembrano raccontare ognuno la
propria storia; le mani in particolar modo, le mani che pregano,
che benedicono, che salutano,
esprimono forza.
Che cosa significa essere valdesi?
«Significa - si dice nell’intervista a
Ciorgio Tourn riportata nel libro essere membro di una comunità
protestante estremamente minoritaria in un paese cattolico. Questa
identità si costituisce su tre elementi: il primo è Tessere minoranza, cioè una comunità di dimensioni ridotte che deve avere una
forte coesione interna per sopravvivere, una comunità che è costantemente in uno stato di non riposo... Il secondo punto è Tessere
protestante. Questo, è importante
perché significa due cose: da un lato è l’espressione di una fede cristiana ben precisa che è quella
evangelica: dall’altro un modo di
vivere e di pensare la propria vita,
cioè una cultura. Terzo, essendo in
Italia, tutto si gioca su una frontiera in qualche modo di “combattimento”, di sfida, di programma».
Perfettamente consapevole che
le immagini da sole non sono sufficienti a raccontare il variegato
mondo del protestantesimo italiano, Alabiso ha cercato la collaborazione di molte persone, impegnate nelle chiese, disponibili a
presentare ciascuna un tassello di
questo mosaico. A questo punto
però viene da chiedere quali siano
le motivazioni che hanno condotto l’autore in questa «impresa».
«Lavorare per questo libro - spie,ga Alabiso - è stato come affrontare un “viaggio", alla ricerca delle
mie origini, della mia identità. Ritorno con la mente al 1997, quando al Kirchentag di Lipsia ho avuto l’opportunità di assistere allo
spettacolo di Assemblea teatro
“Fuochi” e ho capito che era giunto il momento di andare alla scoperta dei valdesi e della storia dei
miei genitori. Questa prima ricerca è sfociata in una mostra sulle
Valli, inserita in una mostra fotografica realizzata in Germania che
racconta i 300 anni dal Rimpatrio.
Una ricerca che mi ha permesso
di riallacciare i legami con Agape
e Riesi, i luoghi dell’opera di Tulio
Vinay, accanto al quale hanno lavorato i miei genitori, in qualità di
diaconi. Realizzando la mostra, ho
capito che avevo necessità di continuare la mia ricerca, perché cominciavo a prendere coscienza
della mia identità. La seconda
parte del viaggio è stato il libro».
Quale è l’obiettivo principale di
questo ultimo lavoro? «Produrre
un lavoro accessibile - risponde
Alabiso -, nel quale ogni lettore
possa trovare uno spunto di riflessione, un argomento da leggere
con interesse e che, nello stesso
tempo, rispondesse ai due principi
di identità e minoranza». Infatti il
libro presenta il mondo valdese ed
evangelico a diversi livelli: geografico, ma anche storico; affronta
grandi temi come l’ecumenismo,
la giustizia per i popoli e la salvaguardia del creato: i problemi etici
che la scienza ci pone; le opere
diaconali: il servizio rifugiati e migranti; la Facoltà di teologia; i mezzi di comunicazione. Insomma un
panorama ampio, nel quale manca, però, l’importante lavoro del
Centro culturale valdese e uno
spazio dedicato alle Case per ferie.
«“Chiese in controluce” - conclude Alabiso - è un titolo che vuole ricordare la pluralità del mondo
evangelico e che richiama il linguaggio fotografico, e nello stesso
tempo indica anche un modo di
vedere “attraverso”. In una foglia
in controluce si vedono le venature, in una chiesa in controluce si
vedono le persone, i problemi, i
pensieri, le paure, la fede, le speranze, insomma l’umanità nostra.». Leggere questo libro, scorrere queste immagini, significa condividere questo percorso alla ricerca dell’identità di una minoranza,
prendendo coscienza di chi siamo
e impegnandoci al servizio di Dio.
Per un calendario delle iniziative in vai Pellice
Le Pro Loco e la concertazione
MASSIMO GNONE
UN risultato «storico».
Per la prima volta le
otto Pro Loco della vai
Pellice si sono date appuntamento per pianificare calendario e manifestazioni comuni. Con una
novità: «prima» assoluta a
livello locale, è stata fissata una giornata delle Pro
Loco che dovrebbe tenersi domenica 15 settembre
2002. La sede non è ancora stata decisa. «È un dialogo da portare avanti commenta soddisfatta Alma Charbonnier, da tre
anni presidente della Pro
Loco di Torre Pellice prima di tutto per evitare,
quando possibile, la sovrapposizione di eventi.
In secondo luogo si è deciso di scrivere una lette
ra alla Comunità montana vai Pellice per un contributo all’acquisto di una
tensostruttura utile durante le manifestazioni
all’aperto e a disposizione di tutte le Pro Loco.
Con la Comunità montana c’è la promessa di incontrarsi entro breve
tempo per discuterne».
Anno nuovo, tempo di
bilanci per la Pro Loco
torrese. Nel 2001 l’associazione ha all’attivo 229
soci e sono aperte le
iscrizioni per quest’anno
(la tessera costa 20.000 lire o 11 euro). «Un grazie
va a tutti coloro che nel
corso dell’anno, che è
stato pieno di attività,
hanno collaborato: soprattutto il mio ringraziamento va a commercianti e persone al di fuo
ri del direttivo», dice Alma Charbonnier, che per
il 2002 conferma le principali iniziative della Pro
Loco. «A marzo ci sarà il
carnevale organizzato in
collaborazione con Villar
e Bobbio Pellice - spiega
Charbonnier - e poi la
manifestazione “Di cortile in cortile”, che quest’
anno coinvolgerà le zone
degli Appiotti e di corso
Gramsci e coinciderà con
“Città d’arte a porte
aperte” (prima domenica
di giugno, ndr). Poi naturalmente la collaborazione con il mulino di Santa
Margherita, gli eventi
della settimana di Ferragosto e le due fiere torresi». Per quanto riguarda
l’ufficio turistico è confermato l’appoggio finanziario del Comune.
Da un'indagine, emerge una marcata espansione
2001 : l'agriturismo in crescita
Un vero e proprio «boom» ha fatto arrivare, secondo un’indagine della
confederazione italiana
agricoltori (Cia), il giro
d’affari dell’agriturismo,
nel corso del 2001, a oltre770 milioni di euro,
per complessive 3 milioni
e 400.000 presenze (di cui
il 26% di stranieri). Una
ricerca che viene confermata anche in ambito locale dove, specialmente
in vai Pellice, gli agriturismi sono numerosi e la
vorano sia con le famiglie
che con le scuole.
Anche le previsioni per
il nuovo anno alimentano l’ottimismo. Si prevede, infatti, un aumento
del 20% del giro d’aflfari e
una crescita tra il 10 e il
15% di chi decide per il
soggiorno, anche breve,
negli agriturismi. Secondo te prime indicazioni
raccolte dall.’istituto agrituristico della Cia alla fine di questo anno attorno al settore dovrebbe
crearsi un «business» di
circa 2.000-2.200 miliardi
di lire (pari a più di 1 miliardo di euro). A favorire
questa straordinaria crescita, secondo la Cia, non
sarà soltanto la situazione determinatasi a livello internazionale ma
anche la capacità dimostrata dagli imprenditori
agrituristici di rispondere con efficacia e tempestività alle esigenze della
gente, sia in termini di
qualità che di comfort.
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle "\àlli ^ldesi
VENERDÌ 25 GENNAIO 20«
SPORT
PALLAVOLO
Nella 13® giornata campionato
di serie C femminile il Cerutti Pinerolo è andato a vincere sul campo dell’Agil Trecate per 3-1. Soddisfazione per la prestazione delle
ragazze del Cerutti Pinerolo contro l’Agil Volley Trecate, una squadra giovane e determinata, reduce,
da alcune vittorie consecutive e
destinata a crescere e a migliorare
ulteriormente. «Una partita dura sostiene Paolo Pignatelli -, ma la
mia squadra ha dimostrato un’ottima capacità di reazione nei momenti difficili. Questo incontro costituiva per noi un test decisivo, e
lo abbiamo superato a pieni voti:
muro, difesa e contrattacco si sono rivelati decisivi, anche quando
le avversarie hanno attaccato pesantemente e con continuità». 11
Cerutti Pinerolo ha giocato con
Gennero, Tosello, Arduino e Arondello (Mauro nel 3“ set). Romano e
Miceli al centro e Roso libero.
La classifica dopo la sconfitta del
Villar Perosa per 3 a 1 contro lo Yokohama Ecoopolis vede il Yokohama Ecoopolis al primo posto con
32 punti, il Villar Perosa e il Cerutti
Pinerolo al secondo, entrambe a 30
punti, e TEse Gmm Puntonolo al
terzo con 29 punti. Sabato prossimo sfida importantissima per le ragazze di Pignatelli, che affronteranno fuori casa lo Yokohama Ecoopolis e tenteranno di strappargli la
vetta della classifica.
In serie C maschile (girone B)
analoga vittoria per 3-1 in trasferta, sul campo del Uoyd ass. Cuorgné, del Volley Pinerolo. Grazie a
questa vittoria i ragazzi di Scali salgono a quota 29 punti nella classifica, mantenendo la terza posizione al seguito della Palmar San Paolo, a quota 34, e della Nuncas Polimatica Chieri, a quota 32. Sabato
prossimo il Volley Pinerolo affronterà in trasferta il Meneghetti di
Torino, squadra penultima in classifica a quota 5 punti.
Nelle categorie inferiori bella vittoria del 3S Luserna sulla Bussola
pallavolo nel girone E delTunder
17 femminile; sconfitta invece il 3S
Pinerolo, per 0-3 dal Lingotto
nell’under 15 femminile. Nel campionato under 20 maschile il 3S Pinerolo ha superato il Busca per 3-1
mentre in terza divisione maschile
il 3S Pinerolo è stato superato incasa dall’Almese per 3-0. Nell’under 15 due successi pinerolesi: fra i
ragazzi il Volley Pinerolo ha battuto il Meneghetti per 3-1 e fra le‘ragazze il 3S Pinerolo ha vinto à Villar Perosa per 3-1. Nell’under 17
maschile il Volley Pinerolo è stato
superato in casa per 3-1 dal Parella
mentre in seconda divisione maschile il 3S Luserna si è imposto al
tie break sul campo del Grosso.
TENNIS TAVOLO
CALCIO
Prima battuta d’arresto per il Pinerolo nel campionato di Eccellenza; opposti in casa al Bra i biancoblìi sono stati battuti per 2-1 con
una rete ospite realizzata al 92’. Su
rigore entrambe le altre reti. Della
sconfitta della capolista fino a domenica imbattuta non ha approfittato la seconda in classifica Libarna, a sua volta sconfitta, per cui il
Pinerolo si conferma primo con 6
punti di vantaggiò sul terzetto delle
seconde fra cui la Fossanese che
proprio domenica prossima ospiterà la squadra di Merlo.
Ancora una giornata positiva
per la Valpellice in serie CI nazionale: in trasferta a Torino con il
Tennis tavolo, 1 pongisti valligiani
si sono o imposti per 5-0 grazie a
due punti di Rosso e Malano e uno
di Davide Gay. Per il girone D della
C2 (nuovo campo di gara la sala
polivalente di Villar Pellice) la Valpellice ha superato il Valledora Alpignano per 5-1 (2 punti di Riccardo Rossetti e Ghirardotti, uno di
Sergio Ghiri); due sconfitte negli
altri gironi della C regionale : nel
girone F, la Valpe ha perso 3-5 ad
Alba con due punti di Floriano
Lioy e uno di Girardon mentre nel
girone E la sconfitta sul campo del
Crdc Torino è stata più netta (1-5)
con il solo Alberto Picchi capace di
andare a punto. Nel prossimo turno saranno in casa la CI e C2 (gironi E ed F); trasferta a Rivoli per
la squadra del girone D.
HOCKEY GHIACCIO
All stars femminile più che mai
in lotta per i play off di serie A; domenica scorsa infatti le piemontesi
sono andate a vincere sulla pista di
Merano; il 3-1 porta la firma di Valentina Galliana (2 reti) e di Marta
Balzarro e conferma la superiorità
rispetto alla formazione alto atesina già messa in mostra negli altri
confronti diretti. Domenica prossima, ore 12, a Pinerolo arriva il Fassa che ha nell’ultimo turno pareggiato con la Lariana, diretta rivale
dell’All stars verso i play off: dopo
le ultime belle prestazioni della
squadra allenata da Martina è lecito aspettarsi un’altra prestazione di
qualità, magari davanti ad un pubblico finalmente numeroso.
Ferma la serie C in attesa di definire la griglia dei play out, anche
l’AU stars under 19 ha riposato; tornerà in pista domenica alle 18,30 a
Pinerolo per affrontare il Fassa.
PALLAMANO
Partita positiva per l’under 16
del 3S nella quinta giornata del
campionato; i ragazzi guidati da
Nazario Dell’Aquila hanno superato il Derthona fuori casa vincendo per 23 a 19 al termine di un incontro assai nervoso; rinviato invece l’incontro femminile.
APPUNTAMENTI
24 gennaio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella Casa valdese,
concerto del duo pianistico a quattro mani con I.
Ponso e C. Rostagno: Mozart, Rossini, Mussorstó.
25 gennaio, venerdì
PINEROLO: Al teatro Incontro di via Caprilli la
compagnia «Artquarium» presenta «Shylock», monologo tragicomico. Ingresso 7,75 euro, ridotti 6,20.
TORRE PELLICE: Alle 15,15, a Villa Eliga, l’YwcaUcdg propone una conversazione di Màrise Maria
Vascancelas sulla condizione della donna in Brasile;
l’incontro è libero a tutti.
TORRE PELLICE: Alle 18 alla sede della Comunità
montana vai Pellice, in corso Lombardini 2, incontro
dell’Associazione apicoltori vai Pellice.
TORRE PELLICE: Alle 20,45, alla Casa valdese, il
gruppo di studio Val Lucerna organizza un incontro
su «Comunicare nell’era digitale» con Valentina
Comba, Donatella Muffi, Alberto Sdralevich.
PINEROLO: Nella chiesa della Tabona, alle 20,45,
incontro ecumenico di preghiera, in occasione della
Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
27 gennaio, domenica
PRAGELATO: 2® edizione di corsa e camminata con
racchette da neve, alle 10,45. In occasione della gara,
concorso fotografico per tutti i,fotoamatori, informazioni tei. 0121-322668.
PINEROLO: Alle 16, al teatro Incontro, la compagnia Teatro del piccione presenta «Martino Lisca di
pesce», ingresso euro 3,10.
31 gennaio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle ore 15,30, nella Casa valdese,
conferenza della professorssa Lidia Sgambetterra su
«La commedia di Goldoni».
Iniziativa della Comunità montana Chisone e Germanasca
A scuola c'è posto per il patuà
«Il patuà va a scuola: sarà promosso?» è il
titolo dell’incontro che si terrà sabato 26
gennaio nei locali della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca, primo di una
serie di cinque sabati organizzati da gennaio
a maggio, dall’associazione Scuola latina di
Pomaretto in collaborazione con il Centro
culturale valdese e la Comunità montana.
I sabati culturali, che avranno come filo
conduttore il patuà, (il 23 febbraio si parlerà
della pubblicazione di Massimo Siviero «Un
mistero occitano per il commissario Abruzzese» e il 18 maggio di «I mulini delle valli
Chisone e Germanasca»), saranno anche occasione per avviare una riflessione sull’em
migrazione con un incontro il 23 marzo dal
titolo «Mamma mia dammi cento lire che in
America...». Il 20 aprile nel teatro di Pomaretto alle 21 è previsto anche un momento
teatrale con la messa in scena da parte della
filodrammatica di Villar Pellice della recita in
patuà «Lou moulinìe de Chantorano». Nel
corso dell’incontro di apertura del 26 gennaio, che avrà inizio alle ore 16 e sarà moderato da Carlo Baret dell’associazione Scuola
latina, Tullio Telmon, Franco Calvetti, insegnante, e Ugo Piton insieme ad alcuni insegnanti dell’istituto Gouthier di Perosa, affronteranno il tema delle opportunità offerte
dalla legge 482 sulle minoranze linguistiche.
Da «L'eco delle valli valdesi»
Cinquanfanni fa
L’anno 1952 si apre su
L’eco delle valli valdesi
con il comunicato che
l’orario del Culto evangelico radiofonico ha subito
un nuovo spostamento,
dalle ore 8,15 alle 7,30.
«Prendiamo nota con
rincrescimento del nuovo orario certamente non
gradito al pubblico evangelico - si legge -; il quale
pubblico, pur rappresentando una piccola minoranza, si permette di
chiedere alla Radio italiana che i pochi minuti dedicati agli evangelici
d’Italia e, oltre a ciò, a un
messaggio fondamentalmente cristiano, non siano del continuo bistrattati e relegati nei momenti
meno favorevoli all’ascolto». Non può mancare, in gennaio, il consueto invito a rinnovare l’abbonamento: il prezzo,
per L’eco e la Luce è di lire 1.000 per l’interno e di
1.600 per l’estero. Inizia
una serie di articoli curati da Giovanni E. Meille
dedicati a rievocare alcune pagine del libro «Nelle
Alpi Cozie: gite e ricordi
di un bisnonno, per Amedeo Bert, pastore emerito valdese», pubblicato nel 1884.
Dalle cronache delle
‘chiese apprendiamo che
a San Germano è terminato il restauro del tempio, con la facciata resa
più artistica e il campanile rimesso a nuovo dall’
interno e dall’esterno.
L’orologio è stato dotato
di un sistema di illuminazione che consentirà
«agli abitanti di Villa e
delle frazioni circonvici
ne di leggere l’ora durante la notte, cosa assai utile per tutti gli operai che
devono spesso alzarsi nel
cuore della notte per i vari turni di lavoro». Si
esprime la riconoscenza
al sig. Widemann e gentile signora che hanno assunto a loro carico i restauri del campanile. Luce anche a Villasecca dove «abbiamo terminato
l’anno vecchio con un
culto affollatissimo coincidente con l’inaugurazione dell’impianto di luce elettrica nel tempio;
una novità da tempo sognata e resa possibile
dalla generosità della società Talco e Grafite vai
Chisone di Pinerolo».
L’opuscolo del 17 febbraio, a cura del past. Ernesto Ayassot, è dedicato
al tempio di Torre Pellice
nel centenario della fondazione. Il decano della
Facoltà di teologia, prof.
Valdo Vinay, ha tenuto
una conferenza sul pensiero di Ernesto Bonaiuti
a Basilea, nella Facoltà
che due anni prima gli
aveva conferito il titolo di
dottore in teologia honoris causa, mentre sulla rivista Protestantesimo il
past. Luigi Santini scrive
un ampio studio su «Protestantesimo e laicismo
in Italia negli ultitni cento anni» e una nota riassume le relazioni al convegno degli insegnanti evangelici tenutosi in settembre, in occasione delle giornate teologiche del
Ciabas. Come si vede, gli
anni passano, i temi ritornano!
(a cura di Marco Rostan)
Torre Pellice
Giovani
concertisti
Il 20 dicembre scorso
alla Casa valdese di Torre
Pellice, per l’Unitrè, Giulia Beux, Zuni e Lisette
Bassi, Heloise Garello ed
Edoardo Turbil, allievi di
Eleonora Gelosia di Pinerolo, sono stati gli interpreti di un pomeriggio
musicale iniziato con la
sonata in Do maggiore di
Haidn e la sonata K 311
in Re maggiore di Mozart, eseguite rispettivamente da Lisette Bassi e
Edoardo Turbil. Zuni
Bassi ha poi eseguito i tre
studi n. 4,1 e 2 di Liszt.
Nella seconda parte
particolare merito va a
Heloise Garello per l’interpretazione di 9 pezzi
da «Scene della foresta»
op. 82 di Schumann. La
Garello ne ha saputo cogliere tutte le sfumature,
in un’armonia di suoni e
sensazioni infiniti. Poi
subito otto preludi di
Chopin, brani di notevole
difficoltà e prova di grande preparazione da parte
di Giulia Beux. Sempre di
Chopin, Zuni Bassi con la
«Polacca» in sol diesis
minore op. postuma e Lisette Bassi con il valzer
op. postuma in mi minore. Il programma è continuato con rimprowlso
op. 51 in Sol bemolle
maggiore e l’improwiso
op. 20 in La bemolle maggiore di Chopin eseguiti
da Turbil. Questi brani
hanno segnato il suo personale creativo, un netto
distacco dalla preparazione scolastica della sonata di Mozart, riscuotendo calorosi applausi.
Una proposta del teatro Incontro di Pinerolo
Con Martino a pescare sul palco
Prosegue la stagione teatrale al teatro Incontro di via Caprilli 31 a Pinerolo; domenica 27 gennaio, alle 16,
nell’ambito della rassegna «Di festa
teatrando» la compagnia Teatro del
piccione presenta «Martino lisca di pesce» con regia di Massimiliano Civica.
Martino è un nome da pescatore,
ma il piccolo Martino è un bambino
magro magro e di pesci non ne prende
quasi mai: per questo quasi tutti lo
chiamano «Martino lisca di pesce».
Rosa invece è il nome di un fiore, e infatti, in questa storia Rosa è una bambina dolce e profumata, che vive in
mezzo al mare insieme alla sua grande mamma-granchio. Martino e Rosa,
sebbene tanto diversi, si incontrano
per caso, diventano amici e un po’ si
innamorano. Eppure, come in ogni
fiaba, non è tutto così semplice: lo zio
Martin Pescatore vuole catturare Rosa
per mangiarsela e così Rosa, portata
via dalla sua mamma-granchio, scappa lontano. A Martino non resta che
partire per un lungo viaggio in mezzo
al mare per finalmente ritrovarla.
Il Teatro del piccione è una giovane
compagnia attiva a Genova nel settore
del teatro ragazzi dal 1991. Nasce a
partire da un gruppo di ragazzi provenienti da diverse esperienze artistiche
(teatro, danza, drammaturgia, scenografia, musica, teatro di strada) e che
opera in un primo tempo a livello amatoriale per poi diventare, a partire dal
1997, una realtà professionistica a un
più alto livello di lavoro e di ricerca
culturale. Le più recenti produzioni
realizzano la ricerca di un teatro gestuale, capace di giocare con corpi, oggetti, materiali e teso tra la comicità e
una poesia fatte di necessità e immediatezza. L’ingresso costa 3,10 euro.
Dal 26 gennaio al teatro Piemont di Perosa
La buona musica è dal vivo
Comincerà il 26 gennaio, alle 21 al
teatro Piemont di Perosa Argentina,
con un concerto del trio Johannes la
rassegna di musica classica «Mousiké
2002» che prevede quest’anno in vai
Chisone e Germanasca cinque appuntamenti musicali tra gennaio e marzo.
/•La manifestazione, organizzata dall’associazione «Musicaremifa» di Perosa con il finanziamento della Comunità montana valli Chisone e Germanasca e della Regione Piemonte oltre
quello di Scopriminiera e dei Comuni
di Perosa, Pomaretto e Villar Perosa, si
pone come obiettivo dichiarato quello
di «risvegliare e incrementare l’interesse verso la musica e accendere la curiosità verso la fruizione diretta e quindi
maggiormente coinvolgente di questa».
Con questo intento Mousiké quest’anno presenterà concerti che spazieranno dal classico all’opereffa, dal genere
sacro a quello profano, dalla musica
colta a quella di ispirazione popolare.
Il programma prevede dopo il concerto di apertura del 26, nel corso del
quale il trio Joannes eseguirà il trio op.
101 di Brahms, il trio op. 67 ri. 2 di Shostakovich e il trio K. 564 di Mozart, un
secondo appuntamento l’8 febbraio,
sempre alle ore 21 ma al tempio valdese di Pomaretto, dove si esibirà il trio
Etnoclassic che con le sue sonorità cercheranno di far rivivere le emozioni
della musica colta e profana del Sud
America. Le altre date sono: il 23 febbraio, ore 21 al teatro Piemont di Perosa, ensemble dell’Accademia musicale
Sabauda in «11 Café chantant», arie dalle più famose operette. Il 9 marzo poi,
alle ore 21 allo «Scopriminiera» di Prali,
quartetto ’900. E infine il 22 marzo, ore
21 al nuovo teatro di Villar Perosa sarà
la volta dell’ensemble dell’Accademia
musicale sabauda e del coro da camera
di Pianezza. L’ingresso costa 8 euro.
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(turni festivi con orario 8-22)'
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Perosa Argentina: Termini
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CINEMA
TORRE PELLICE —
Cinema Trento propone
giovedì 24 e venerdì 21
gennaio, ore 21,15, falla
Jalla! di Josef Fares; saba
to 26, ore 20,10 e 22,20
domenica 27, ore 18,30
21.15, lunedì 28 e marted
29, ore 21,15 Ocean’s eie
ven, fate il vostro gioca
domenica, 16, Harry Pot
ter e la pietra filosofale.
VILLAR PEROSA—I
Nuovo cinema propone
sabato 26, ore 20,10
22,20, domenica 27, ori
16, 18,15 e 21,15, lunedì
21.15, Merry Christmas.
PINEROLO — La mul
tisala Italia ha in prò
gramma, alla sala «5ceii
to». Un amore perfetto
Alla sala «2cento», dome
nica ore 16, Harry Pottei
e la pietra filosofale; fé
riali e festivi, ore 20
22,2, sabato ore 20
22,30, Ocean’s Eleven.
PINEROLO — Al Ritz
giovedì 24, alle 20,45,
cinefomm propone Viag
gio a Kandhahr.
BARGE — Il cinemi
Comunale ha in pro
gramma, venerdì 25, of(
21, Paul Mick e gli altri
sabato 26, ore 21, L’app»
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INCONTRI I
DI PREGHIERA
A Pinerolo incontri
ecumenico di preghiera
venerdì 25 gennaio, ori
20,45, alla chiesa dell!
Tabona, parrocchia sant
Michele e Lorenzo. All’O'
ratorio di Perosa , martedì 29, alle 20,30 serali
di preghiera guidata di
Karola Stobàus con uni
colletta finale à favore d
aiuti ai profughi afghaii
in Pakistan.
Per preparare insiemi
la Giornata mondiale
preghiera, sabato 2 febbraio, ore 14,30 nella sali
valdese di via dei Mille
a Pinerolo è organizza«
un incontro sul tema'
«Incontriamo l’ortodoS'
sia; icone, incenso, sim'
boli e gesti; una spiritualità che parla ai cinqui
sensi». Intervengono: Caterina Dupré, pastori
valdese, e la signora IliU'
ca, della comunità ortodossa di Torino.
Errata
Sul numero scorso ^
stata pubblicata una foW
relativa a un programmi
di recite della scuola domenicale. Purtroppo
trattava della Scuola do
menicale di Pramollo, i
non di Pomaretto com*
abbiamo scritto. Ce n®
scusiamo con i lettori
con
liss
prei
SCO
pro
test
razi
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lo,
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che
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PAG. 15 RIFORMA
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L'Orchestra rossa
Il quotidiano «Il Giornale»,
di proprietà della famiglia
Berlusconi, dedica uno degli
editoriali di lunedì 14 gennaio, a firma Salvatore Scarpino, alla questione detta
della giustizia. Il tono e il
contenuto non sono difficilissimi da immaginare: le
prese di posizione di Francesco Saverio Borrelli e altri
procuratori generali, la protesta dei magistrati, le dichiarazioni di esponenti dell’opposizione sono elementi di
una manovra destabilizzante
contro l’esecutivo e il suo capo, diretta da una regia sapiente e perfida, ma destinata a infrangersi contro le ragioni del diritto e della verità.
La Rote Kapelle
A colpirmi, però, non sono
stati gli argomenti dell’articolo, ma il suo titolo, «L’orchestra rossa». Chissà se Scarpino, i proprietari del suo giornale e i suoi lettori sanno che
cos’era la Rote Kapelle («Orchestra rossa», appunto). Dato che l’epopea di questo
gruppo si concluse tragicamente giusto sessant’anni fa,
forse vale la pena ricordarlo.
Il nome, intanto, fu inventato
dalla Gestapo, per indicare
un gruppo della Resistenza
tedesca che svolgeva attività spionistica, effettivamente al servizio di Mosca. Il «direttore» si chiamava Leopold
Trepper e fu uno dei pochissimi a sopravvivere: tra i
membri, molti dei quali facevano parte dell’aviazione militare, Harro Schulze Boysen e
la moglie Libertas, Harvid
Harnack (parente del teologo
Adolf Harnack), Hillel Katz.
Schulze Boysen era un marxista, altri erano socialisti, altri
ancora genericamente umanisti. Tutti, evidentemente,
antinazisti, determinati a esprimere la loro opposizione
non principalmente attraverso la protesta (come fecero
per esempio i giovani bavaresi della «Rosa Bianca»), ma
attraverso azioni dirette a minare l’efficienza bellica di un
regime che essi ritenevano
barbarico (e presumo che anche Scarpino sia d’accordo).
Nuovo sito
La Chiesa valdese di Foggia
comunica il proprio sito web;
http: / /it.geocities.com/foggiavaldese/.
L’Orchestra rossa riuscì a
mettere a segno colpi importanti, ma il controspionaggio
tedesco la individuò e la sgominò con efficienza. Sembra
che informazioni decisive siano state fornite da Libertas
Schulze Boysen, che non resse alla tortura. Al processo,
conclusosi con 36 condanne a
morte (ma decine di altre, riguardanti «fiancheggiatori», si
aggiunsero in breve), le fu in
un primo tempo risparmiata
la pena capitale; Hider stesso
intervenne sul tribunale (non
sono riuscito a stabilire se direttamente o attraverso il suo
ministro della giustizia), il
processo fu ripetuto, con
l’esito che la sagacia di chi
legge potrà intuire. La pubblica accusa fu sostenuta dal
giudice militare Manfred Boeder, che, effettivamente, non
era una «toga rossa», ma uno
convinto (come molti altri ieri
e oggi, sembra), che i poteri
giudiziario ed esecutivo debbano lavorare in stretta collaborazione, meglio se il primo
agli ordini del secondo. Lo
stesso Boeder, pochi mesi più
tardi, condurrà la prima fase
dell’inchiesta contro il teologo Dietrich Bonhoeffer e suo
cognato Hans von Dohnanyi.
Nessuno dei due fu mai accusato di essere comunista, ma
li impiccarono ugualmente.
Tra storia e attualità
Le spie non sono mai simpatiche, neanche quando lavorano contro un dittatore,
sicché la storiografia tedesca
del dopoguerra continuò a
bollare il gruppo di Schulze
Boysen come cricca di traditori comunisti. Solo recentemente la vecchia dicitura, di
matrice nazista ripetiamo,
«Orchestra rossa», è stata sostituita, nella letteratura sulla
Re'sistenza tedesca, da quella
più neutra «Organizzazione
Harnack-Schulze Boysen». La
tirannia, la sua propaganda e
i suoi epigoni hanno trovato
comodo bollare un gruppo di
liberali, socialisti, umanisti di
matrice più o meno cristiana
e, sì, anche marxisti, come cospiratori bolscevichi. A stretto
rigore non ne avevano bisogno, ma per i tipi come Boeder, e forse anche altri, agitare
il drappo rosso sembra creare
un clima da corrida nel quale
un potere poco avvezzo al
metodo democratico si trova
spesso a proprio agio.
Fulvio Ferrarlo - Milano
Ai lettori e alle lettrici di Riforma
Un giornale per ogni famiglia evangelica
Cari amici abbonati e lettori,
eccoci, puntuali come sempre, alTinizio di un altro anno, con il nostro consueto comunicato, indirizzato ai nostri
abbonati e ai nostri lettori. Consueto,
ma non rituale! Poiché non rituale è il
nostro vivo ringraziamento a coloro che
con Tabbonamento ci incoraggiano e ci
sostengono, né rituale è Tesortazione
ad abbonarsi rivolta calorosamente, e
persino con un po’ di ostinazione, a coloro che con interesse ci leggono ma
non sono ancora abbonati.
L’anno che si è appena concluso è
stato terribilmente funestatg da eventi
mondiali tragici che continuano a disseminare miseria, sofferenze e morte,
scuotono nel profondo le nostre coscienze e gettano ombre drammatiche
e sinistre sugli orizzonti appena dischiusi del terzo millennio.
Riteniamo più che mai utile e importante, nel contesto della diffusa desolazione morale e della disperazione umana che, pure, in qualche modo, sono figlie della nostra civiltà, essere consapevolmente presenti nel panorama
dell’informazione con il nostro giornale che, mentre non rinuncia a levare alta la voce della critica nel riferire fatti e
commenti e non indugia ad assumere
anche posizioni partigiane quando
l’esigenza di chiarezza lo richiede, si
propone di aprire spiragli di speranza,
stabilire e consolidare legami di solidarietà e rappresentare in modo significativtM’informazione evangelica.
Nell’anno trascorso oltre 600 autori e
autrici hanno firmato, una settimana
dopo l’altra, più di 800 pagine di riflessione biblica, notizie, informazioni,
commenti, approfondimenti tematici;
pagine scritte con spirito evangelico, in
piena libertà di coscienza, per testimoniare la nostra convinzione che ci porta
a credere che sia possibile adoperarsi,
non del tutto vanamente, per la costruzione di un mondo e di società pluraliste, dove si intravedano, appunto, i segni della speranza.
Cerchiamo di assolvere al nostro
compito con impegno e coerenza ma
senza il vostro aiuto, cari abbonati e
lettori, non potremmo sopravvivere a
lungo. Abbiamo infatti qualche motivo
di preoccupazione a causa del perdurare di un non trascurabile disavanzo
economico. Perciò vi preghiamo di
procedere con tempestività al rinnovo
del vostro abbonamento. Un’esortazione particolarmente calorosa la rivolgiamo ai lettori non abbonati; fate un piccolo sforzo! Se il numero degli abbonati
aumenta, il giornale - che confidiamo
sia il vostro giornale! - cresce e si consolida e migliora la sua qualità.
Il prezzo dell’abbonamento per il
2002, con il passaggio all’euro, rimane
sostanzialmente invariato; e come Tanno scorso c’è la formula ridotta per coloro che, in piena libertà, vogliano farne uso, ritenendo il proprio reddito familiare non compatibile con Tabbonamento a prezzo ordinario.
Con il vostro abbonamento fateci pure pervenire, e ripetiamo che non si
tratta di un invito rituale, i vostri suggerimenti e consigli e le vostre critiche;
sono indispensabili per far sì che il
giornale rappresenti davvero in maniera plurale la realtà evangelica italiana.
Vorremmo anche rivolgere un invito
particolare alle chiese evangeliche. Riteniamo che la media nazionale degli
abbonati si aggiri intorno al 20% dei
nuclei familiari che compongono le
nostre chiese. Per alcuni è già molto,
per noi no; noi vorremmo avvicinarci il
più possibile a «una copia per ogni famiglia». Impossibile? Forse, ma perché
non provarci? Parlatene nelle comunità, dateci suggerimenti, invitateci a
parlare del giornale, saremo lieti di incontrarvi.
E ora un’ultima informazione: la
Claudiana non ci autorizza più, a partire dal 2002, a invisle in omaggio ai nostri abbonati la tessera di sconto librario. Ma non sia ciò motivo di allarme:
. in ciascuna delle quattro librerie Claudiana, di Milano, Torino, Torre Pellice
e Firenze e nella Libreria di cultura religiosa di Roma, i nostri abbonati usufruiranno comunque di uno sconto del
10% sugli acquisti, praticato direttamente dai librai. Inoltre, anche coloro
che ordinano i libri per posta, sia alle librerie che all’editrice, usufruiranno di
uno sconto del 10% per ordini superiori alle 50.000 lire (25 euro dal 1° gennaio 2002),
I costi deU’abbonamento e le modalità di pagamento sono indicati a pagina 10 e si può utilizzare il bollettino di
ccp allegato a questa copia del giornale.
Ci trovate, come al solito, su Internet
alTindirizzo www.riforma.it. Ci potete
scrivere per posta elettronica agli indirizzi: presidente@riforma.it oppure dirèttore@riforma.it.
Cogliamo l’occasione per augurare a
tutti voi Buon Anno e per salutarvi fraternamente.
II presidente delle Edizioni Protestanti
Avernino Di Croce
I JanaveI rioplatensi
ila sorella Giosina Valenza
Il 14 gennaio abbiamo ricevuto una lettera inviataci dall’Uruguay il 9 novembre scorso. Vi era contenuta la foto^afia, che pubblichiamo qui sopra, del terzo incontro della famiglia JanaveI del
Rio de la Piata, tenutosi a Cordona (Soriano, Uruguay) lo scorso
28 ottobre, con la presenza di più di 200 persone. Nel 2002 si aspettano di avere anche una delegazione dei JanaveI italiani. Intanto,
inviano un saluto fraterno a tutti i valdesi in Italia e nel mondo.
Passatempo
(P. Mazzarella)
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Orizzontali
L II cantico di Maria nel
vangelo di Luca
10. Lettera dell’alfabeto italiano
11. Lo sono Procida, Capri e
Ischia
12. Elio... senza testa
13. Vi è anche quello degli
avvocati
14. La proclamazione
delTevangelo (con un
termine greco)
16. Iniziali del fisico Fermi
17. Un proverbio dice che
sono sempre difficili
18. Antenati dei bovini
19. Affluente della Mosella
20. Riformatore svizzero
22. Articolo romanesco
23. Era governatore della
Giudea al tempo di Gesù
24. Precede alcuni cognomi
25. Lo sono i membri di
chiesa
26. Il Salmo 103 ci invita a
non dimenticare quelli
del Signore
27. Vi morì in battaglia
Zwingli
Verticali
1. Re di Salem che benedisse Abramo
2. Trasferire il possesso di
beni
Secondo il Salmo 19
quella di Dio è narrata
dai cieli
Particella negativa
Si vede quando è girato
Tipica abitazione contadina mssa
Isola greca delle Sporadi
Il nome del famoso
gangster Capone
Luca dedica a lui il libro
degli Atti degli Apostoli
Le comodità
15. Pari in pinzare
16. A lungo vennero così ritenuti i valdesi
18. Montagne msse
20. Il nome del cubano Castro
21. Lettera dell’alfabeto
ebraico
23. Dolori, sofferenze
25. Simboli chimici del ferro
e del fosforo
26. Iniziali del filosofo Pascal
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
13.
Il caro amico
Luciano Gay
Da qualche settimana il nostro caro amico dott. Luciano
Gay ci ha lasciato. Il Signore
ha voluto abbreviare le sue
molte sofferenze e ora lo possiamo pensare «nella gioia»
perché egli è stato «un servitore buono e fedele». Ha lasciato un grande vuoto nella
nostra comunità perché era
una persona preziosa, uomo
di grande fede e di cultura sia
nel campo letterario, sia ih
quello teologico e musicale.
Seguiva con il massimo inteTesse ogni attività della nostra
chiesa, partecipandovi con
passione, ma sempre con modestia e riservatezza.
Per 35 anni è stato consigliere nel Consiglio di chiesa
e per 14 anche cassiere e per
10 anni presidente del Comitato di gestione della Casa di
riposo Caprotti-Zavaritt. Ha
svolto questo difficile compito con saggezza, bontà e intelligenza profonde, senza
mai risparmiare le sue forze.
Gli dobbiamo molta riconoscenza e il suo ricordo rimane esempio e sprone per ciascuno di noi. Alla moglie Rita
e ai figli va la nostra profonda
solidarietà in questo momento di grande dolore, ma anche di luminosa speranza.
Carla Zavaritt Rostain
Bergamo
Ho conosciuto Giosina Valenza alla fine degli Anni 50
quando, appena adolescente,
incoraggiata dal pastore Sciclone, con grande gioia di
mia madre che vedeva in me
una valdese tiepida, mi recai
per la prima volta ad Adelfia.
Giosina, insieme al gruppo
delle riesine, si occupava del
campo di lavoro. Percepì subito la mia malinconia e il disagio da «prima volta», mi avvicinò, mi incoraggiò, mi
coinvolse nella vita di gruppo. Fu l’inizio di una sincera
e duratura amicizia.
Forse è superfluo sottolineare qui la disponibilità e la
grande generosità che Thanno contraddistinta; tutti coloro che negli ultimi quarant’
anni sono passati per Riesi e
hanno avuto contatti con il
Servizio cristiano e/o con la
Chiesa valdese, hanno potuto
sperimentarlo di persona. Ma
certo la prima immagine che i
ricordi restituiscono a chi Tha
conosciuta è quella di Giosina che si rimbocca le maniche, aggiunge un posto a tavola, la imbandisce con conserve caserecce accompagnate da un buon bicchiere di vino, offre insomma ai commensali un tempo di piacevole compagnia tra i commenti
sagaci della madre, la «zi’ Angilina», gli aneddoti divertenti
del padre, lo «zi’ Peppe», le
sue personali considerazioni
attente e perspicaci sulle persone e sulle cose.
Giosina, nonostante la sua
salute malferma, non si è mai
risparmiata. Ha assistito i
suoi genitori fino alla loro
morte con pazienza e abnegazione. Ha seguito le vicissitudini della sua grande famiglia paterna e materna sempre spendendosi in proprio:
facendo, consolando, incoraggiando. Ha gioito e sofferto con le persone che le sono
state amiche e con le quali ha
'M Personalia
Alla Terza Università di Roma, Paolo Papini si è laureato
con 110 e lode e diritto alla
pubblicazione con una tesi alla Facoltà di Scienze dell’educazione su Tra fede e alfabetizzazione. Le scuole elementari valdesi nell’Ottocento.
percorso tratti di vita. Si è impegnata nel lavoro del Servizio cristiano e nella chiesa
senza mai sottrarsi alle fatiche di un impegno costruttivo, sempre interrogandosi sul
giusto e sul vero, con un atteggiamento di estrema coerenza e di schiettezza che non
sempre tutti hanno capito.
Negli ultimi anni il suo stato di salute era progressivamente peggiorato e spesso la
costringeva a periodi di inattività. Se ne rammaricava ma
non ne faceva un dramma.
L’ho rivista l’ultima volta a
Pasqua dello scorso anno.
Quel giorno era riuscita ad alzarsi ma era pallida e più
smunta del solito. Eppure,
chiacchierando sul filo dei ricordi e sui fatti presenti, si
era rianimata fino a discorrere con la passione di sempre
e farmi pensare che anche
questa volta si sarebbe ripresa. Non si è ripresa, invece, e
a me adesso piace ricordarla ventenne a Adelfia guidare
il gruppo dei campisti che a
fine campo accompagnavano i partenti fino allo stradone, cantando, con le lacrime
agli occhi per la separazione ma col sorriso della speranza, «Quando di nuvole nere all’orizzonte un nembo
appar...».
Fiorella Imbergamo
Torre Pellice
Nev
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della federazione
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tei. 06-4825120 fax. 06-4828728
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 25 GENNAIO 2002
Dal 1998 è in corso una terribile guerra civile nella Repubblica popolare del Congo
Il dramma degli sradicati nel Congo
Un ministro congolese afferma che il suo dicastero si occupa di 6.400.000 sfollati provenienti
da Angola, Burundi, Centro Africa, Congo-Brazzaville, Liberia, Uganda, Ruanda e Sudan
Quando è scoppiato il conflitto tra gli hutu e i tutsi in Ruanda e in Burundi nel 1994, circa un milione di persone si sono rifugiate nella Repubblica democratica del Congo (Rdc). Nel 1996
le ostilità, che in buona parte del paese hanno opposto i ribelli
alle forze governative, hanno provocato nuovi spostamenti di
profughi. La guerra civile che sta dilaniando la Rdc è ripresa nel
1998, e i combattimenti proseguono sporadicamente, aggravando ulteriormente i problemi degli sradicati nella regione.
Oltre agli sforzi che ha intrapreso per affrontare la causa
profonda del problema, la guerra civile, la Chiesa del Cristo in
Congo (Ecc) ha organizzato un ampio colloquio a Kinshasa, dal
5 al 16 agosto scorso, seguito da una riunione del suo Comitato
esecutivo, al fine di informare i suoi dirigenti e i suoi membri
sulla questione degli sradicati e di elaborare risposte concrete.
Questo articolo è il primo di una serie di quattro sugli sradicati in Rdc, e fa parte di un dossier dedicato ai rifugiati e agli
sfollati all’interno del proprio paese. Raymond Bitemo, del Congo-Brazzaville, ha dovuto per un tempo lasciare il suo paese in
cui ora è potuto ritornare. L’Ecc è membro del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).
RAYMOND BITEMO
La guerra che da tre anni si
sta svolgendo nella Re.pubblica democratica del
Congo (Rdc) e il problema
degli sradicati sono i principali temi di conversazione
dei sei milioni di abitanti di
Kinshasa, la maggior parte
dei quali ospitano parenti
giunti dalle province occupate. Circa tre milioni di persone sono morte durante la
guerra. Nel suo bollettino di
notizie dell’11 agosto scorso,
ad esempio, la radio nazionale della Rdc ha annunciato
che migliaia di angolani stavano affluendo verso la provincia del Basso Congo, fuggendo i combattimenti che
da qualche tempo si stanno
svolgendo nel nord del loro
paese tra l’esercito e le forze
ribelli. Secondo un amministratore locale del Programma alimentare mondiale
(Pam), «le persone disperate
arrivano ogni giorno negli uffici delle agenzie umanita
rie». Queste informazioni
danno un’idea della dimensione del problema degli sradicati, in quel paese di circa
60 milioni di abitatiti.
Nessuno però saprebbe dire esattamente quanti sradicati si trovino attualmente
nella Rdc. L’ufficio di coordinamento degli affari umanitari deU’Onu (Ocha) parla di
circa 1.500.000 profughi, ma
non prende in considerazione gli sfollati all’interno del
proprio paese. La Chiesa del
Cristo in Congo (Ecc) avanza
la cifra di 2.500.000 sfollati e
rifugiati. Da parte sua, Denis
Kalume Numbi, ministro del
Piano e della Ricostruzione,
ha indicato che il suo dicastero si occupa di circa 6 milioni 400.000 sfollati e rifugiati d’Angola, del Burundi, della Repubblica centrafricana,
del Congo-Brazzaville, della
Liberia, deH’Uganda, del
Ruanda e del Sudan. 1 rifugiati, che gli autoctoni chiamano «Nzenza» nella provincia
del Basso Congo, «Mopaya»
nella regione dell’equatore o
«Mukimbizi» nelle province
orientali, non sono soltanto
quelli che sono giunti dai
paesi limitrofi, ma anche migliaia di congolesi cacciati via
dalla guerra e che vivono nel
Congo-Brazzaville e nella Repubblica centrafricana.
11 problema degli sradicati
nella Rdc è un caso tipico al
quale il governo, le agenzie
umanitarie e le chiese non
riescono a dare una risposta
adeguata. A livello governativo Jeanne Ebamba Boboto,
ministro degli affari sociali,
ha riconosciuto l’impotenza
del proprio dicastero nel gestire la situazione: «Purtroppo la maggior parte delle persone sradicate nel nostro
paese si trovano in condizioni molto precarie. Intere famiglie vivono da oltre due
anni in foyer predisposti qua
e là. Le loro condizioni di vita
sono deplorevoli, così come
quelle di altre famiglie che
errano attraverso le città e i
villaggi del paese dopo avere
perso la loro casa».
(Cec info)
traduzione di J. -J. Peyronel
(1 - continua)
In un clima di forte preoccupazione
Madagascar: grande
mobilitazione delle chiese
All’appello delle quattro
chiese membro della Federazione delle chiese cristiane
dei Madagascar (Fjkm), circa
100.000 persone hanno partecipato a un grande culto ecumenico nello stadio comunale di Mahamasina venerdì 11
gennaio 2002. Presieduto
dall’arcivescovo anglicano
dell’Oceano indiano, Remyloseph Rabemirina, i vari intervenuti hanno invitato la
popolazione alla pazienza, alla saggezza e ad aspettare nella calma la proclamazione ufficiale dei risultati delle elezioni presidenziali da parte
dell’Alta Corte Costituzionale.
Il giorno prima, circa 70.000
persone hanno manifestato
nella piazza del 13 maggio e
in tutto il paese, chiedendo la
proclamazione dei risultati.
Secondo gli scrutini Marc
Ravalomanana, sindaco della
capitale e candidato alle elezioni presidenziali, avrebbe
ottenuto il 52,15% dei suffragi
al primo turno, che si è svolto
il 16 dicembre 2001. Il ministero dell’Interno invece gli
attribuisce il 46,6% contro il
43,4% al presidente uscente
Didier Ratsiraka. Nell’attesa
della decisione dell’Alta Corte
Costituzionale, che dovrà
pronunciarsi sul risultato definitivo entro il 28 gennaio
2002, la popolazione sta vivendo in una crescente inquietudine. Anche se la calma
sembra tornare nella capitale, i responsabili della Fjkm
sottolineano che i raduni a favore di Marc Ravalomanana
proseguono nelle province^ I
responsabili della Fjkm sono
preoccupati, e chiedono il sostegno della comunità internazionale e in particolare del
mondo ecumenico internazionale affinché il processo
democratico non venga sottomesso ad una misura dittatoriale. Tale preoccupazione
sembra condivisa dai rappresentanti degli stati hiembri
dell’Unione europea (Regno
Unito, Francia, Germania),
dall’ambasciata del Giappone, nonché dagli incaricati di
affari degli Usa e della Svizzera rappresentati nel paese, i
quali hanno reso nota una dichiarazione in tal senso l’8
gennaio 2002.
(Cevaa, Comunicazioneinformazione)
I Comunicato del Consiglio nazionale
India: le chiese contrarie
alla guerra con il Pakistan
Le chiese dell’India esortano il governo a privilegiare la
via del dialogo e non quella
della guerra. «La guerra non
risolverà una situazione di
conflitto esistente tra l’India
e il Pakistan», ha detto Geevarghese mar Coorilos, presidente del Consiglio nazionale
delle chiese dell’India, in un
comunicato pubblicato il 7
gennaio. Il Consiglio è la
maggiore organizzazione
ecumenica del paese e rappresenta 29 chiese ortodosse
e protestanti.
Nel sottolineare che «l’India non divisa era un simbolo
di pace», Geevarghese mar
CoòrilOs, metropolita aggiunto della diocesi di Bombay
della Chiesa ortodossa siria
na, ha ricordato che «la pace
non può essere stabilita se
non con un dialogo continuo
a tutti i livelli».
Il 4 gennaio, il Consiglio
generale dei cristiani indiani,
che ha sede a Bangalore, ha
pubblicato un comunicato in
cui i cristiani si dicono «profondamente preoccupati dalla piega allarmante degli avvenimenti». «I sospetti e la
diffidenza tra vicini, l’odio e i
pregiudizi tra amici appartenenti a differenti confessioni
e ideologie, tutto questo potrebbe far scoppiare il tessuto
democratico e laico dell’India», ha ammonito Sajan K.
George, responsabile del
Consiglio e membro della
Chiesa ortodossa. (eni)
I risultati di un sondaggio realizzato a fine novembre 2001
Francesi più europeisti che nazionalisti
I francesi fanno un plebiscito sull’Europa, e
ne chiedono di più. È quanto risulta dal sondaggio realizzato a fine novembre 2001
dall’istituto Sofres per il settimanale EnjeuxLes Echos e per la Fondazione Robert Schuman. Su diciotto competenze sottoposte al
loro giudizio, una maggioranza di francesi ritiene che undici di esse sarebbero meglio assunte dall’Europa che non dagli stati nazionali. Si tratta di: ricerca scientifica, diritti umani,
lotta contro la criminalità e il terrorismo, sicurezza alimentare, ambiente, difesa, politica
estera, immigrazione, politica economica e
politica di sicurezza. Rimangono soltanto sette competenze nazionali: salute, miglioramento del livello di vita, fisco, lavoro e lotta
contro la disoccupazione, istruzione e forma
zione, tutela dei salariati, protezione sociale.
Il 60% dei francesi (erano soltanto il 48% nel
marzo 2001) ritiene che la Francia tragga beneficio dalla sua appartenenza all’Unione europea; il 69% pensa che l’Unione sia un
«atout» nei confronti della globalizzazione; il
61% ritiene che l’euro renderà l’Europa più
forte rispetto al resto del mondo. Sull’eventualità di eleggere un giorno un presidente
dell’Europa a suffragio universale, l’insieme
dei francesi si divide in due parti uguali: 4545. A sei mesi dalle elezioni presidenziali in
Francia, il messaggio rivolto ai leader politici è
chiarissimo: l’Europa non si ferma all’euro!
Per i risultati completi del sondaggio, è
possibile consultare il sito http://www.robert-schuman.org/sondage.htm. (hip)
Israele cede alle pressioni del Vaticano
Sospesa la costruzione
della moschea di Nazareth
Alcuni gruppi musulmani
hanno dichiarato che contesteranno la decisione del governo israeliano di sospendere la costruzione di una moschea a Nazareth, vicino alla
basilica dell’Annunciazione.
Rispondendo, sembra, alle
pressioni esercitate dal Vaticano e da altre organizzazioni cristiane, il gabinetto di sicurezza israeliano ha annunciato, il 9 gennaio scorso, la
sospensione della costruzione della moschea.
La basilica è costruita sul
sito in cui, secondo la tradizione cristiana, l’angelo Gabriele è apparso a Maria per
annunciarle che essa avrebbe
fatto nascere Gesù. I lavori
sono iniziati alcune settimane fa nonostante una decisione del tribunale. Precedenti governi israeliani avevano approvato il progetto.
vertimènto che il progetto
avrebbe potuto essere un
ostacolo alla visita del papa
in Terra Santa in occasione
del millennio.
Le proteste dei musulmani
Diversi gruppi cristiani
consideravano come una
provocazione il progetto di
costruire una moschea vicino
alla basilica. La moschea dovrebbe sorgere in memoria di
Shehab el-Din, nipote di Saladino, l’eroe musulmano del
XII secolo che vinse i crociati
cristiani a Gerusalemme. Il
sindaco aggiunto di Nazareth, Salman Abu Ahmed,
che ha appoggiato molto
questo progetto, ha accusato
il governo israeliano di «perseguitare dei musulmani». «Il
governo e i responsabili di
chiesa pagheranno le conseguenze di quello che potrebbe succedere - ha detto -,
Sappiamo come lottare». Per
lui, la decisione del governo
israeliano equivale a «una dichiarazione di guerra» contro
i musulmani in Israele.
I membri del Waqf, la Fondazione islamica responsabile del progetto di costruzione, ritengono che questa decisione sia «una persecuzione
dei musulmani e degli arabi
in Israele» e si sono impegnati a portare avanti la lotta.
Anche altri leader musulmani hanno protestato, ma con
più moderazione. «Vogliamo
agire legalmente - ha dichiarato Abulmalik Dehamshe,
che rappresenta il Movimento islamico in quanto membro arabo del Parlamento
israeliano -. Abbiamo aspettato molti anni per questa
moschea e siamo pronti ad
aspettare ancora, ma non abbandoneremo mai il nostro
diritto a costruire questa moschea in questo luogo».
Un giurista del Waqf ha
sottolineato che la prima
azione legale potrebbe essere
una petizione indirizzata alla
Corte suprema d’Israele. Già
nel periodo di Pasqua 1999, i
musulmani di Nazareth avevano manifestato temendo
che il progetto venisse, bloccato. La posa della prima pietra aveva portato a proteste
da parte del Vaticano e all’av
Le pressioni vaticane
Salman Abu Ahmed ha accusato i leader cristiani, tra
cui Giovanni Paolo II e il patriarca latino in Terra Santa,
Michel Sabbah, di esercitare
pressioni sul primo ministro
Ariel Sharon affinché blocchi
il progetto. «Siamo molto
meravigliati che il papa si opponga al diritto di costruire la
moschea. Non ci sono problemi tra i cristiani e i musulmani di Nazareth. Sono soltanto dirigenti come il papa e
Michel Sabbah ad avere un
problema con la costruzione
della moschea». In una dichiarazione alla stampa, un
portavoce del patriarca Sabbah si è congratulato per la
decisione di sospendere la
costruzione, ma ha lamentato che l’annuncio non menzionasse specificamente lo
spostamento della costruzione verso un altro luogo.
Da parte sua, il prete anglicano Ray Lockart, vicario delle chiesa del Cristo a Gerusalemme, e presidente del Consiglio cristiano unito in Israele, si è rallegrato della decisione di fermare il progetto.
Ha inoltre sottolineato la necessità di rimanere vigilanti e
ha avvisato che varie manifestazioni potrebbero svolgersi
a Nazareth.
Spostamento
in un altro luogo?
Alcuni rappresentanti del
governo israeliano, che hanno chiesto di conservare l’anonimato, hanno ammesso
che la decisione era stata
presa per venire incontro al
Vaticano e ad altre organizzazioni cristiane^. «Le cose si
sono svolte lo scorso mese
quando Shimon Peres era in
Vaticano e il papa non ha accettato di incontrarlo». Il
rappresentante diplomatico
della Santa Sede a Gerusalemme, Pietro Sambi, ha dichiarato che il Vaticano era
contrario alla costruzione di
una moschea vicino alla basilica dell’Annunciazione,
ma che non aveva alcuna
obiezione al fatto che i musulmani costruissero una
moschea in un altro luogo.
Il governo israelia^io ha incaricato il ministro per la casa, Natan Sharansky, di trovare una soluzione al problema e di dare le sue conclusioni fra qualche giorno. Quest’
ultimo ha qualificato illegali
le prime tappe della costruzione di una moschea in quel
luogo, iniziata senza l’autorizzazione delle autorità
competenti locali e nazionali.
I rappresentanti del governo
israeliano avrebbero accettato di proporre la costruzione
di una moschea più grande in
un altro luogo. (eni)
Nazareth: la basilica dell’Annunciazione
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