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ECO
DELLE VALLI VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
torre PELLIOE
SelHmanale
della Chiesa Valdese
Anno X( VI - Nuni. 21
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TORRE PELLICE — 27 Maggio 1966
Ammiu. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
PER DKia PENTECOSTE aCTElTICa
Vienh
Spirito Creatore
Pentecoste ritorno a ricordarci che il Signore Gesù Cristo non ci
ha lasciati orfani^ che è venuto il Consolatore, lo Spirito vivificante.
Proprio in questi giorni, Vullimo fascicolo di « Protestantesimo »
ci ha offerto uno stadio di V. Subilia su « li mistero dello Spirito ».
Si tratta della prolusione al corrente anno accademico della Facoltà
Valdese di Teologia, già presentata lo scorso autunno su queste
colonne da E. Campi. Il discorso merita di essere ripreso; vorremmo che i lettori si rendessero conto che abbiamo qui il punto
vitale della vita del credente, che è qui in gioco il problema de.la
fede e dell*incredulità, del vero e del falso Evangelo, della vera e
della falsa Chiesa; un punto su cui si confrontano e scontrano le
varie confessioni cristiane; un punto che è lungi dall*essere definitivamente chiarito. E questa carenza ,nota il nostro teologo, spiega
il polemico affiorare del « fenomeno montañista nel II secolo, gioachimita nel XII secolo, pentecostale sul finire del XIX e nel
XX secolo ». In questo tempo fra VAscensione e il Ritorno, da
un lato « siamo assenti dal Signore » (2 Cor. 5; 6), dall*altro v*è la
promessa, suggellala a Pentecoste, di « una presenza personale, diretta, invisibile, che continua la presenza visibile della vita storica
di Gesù », « una presenza per procura in assenza del titolare »: lo
Spirito e il vicario di Cristo, all Signore è lo Spirito» (2 Cor. 3: 17)»
nello Spirito è lui stesso presente di persona.
Ma come riconoscere questa presenza invisibile? come discernerla
da false presenze, da falsi spiriti? Immediatamente infat i affiorano
le eresie, e gli scritti del Nuovo Testamento in più punti già le riflettono polemicamente. In funzione polemica si delineò allora quella « oggettivazione ecclesiologica dello Spirito » che si può sinte.
lizzare nella formula di Ireneo: « dcv’è la Chiesa, ivi è pure lo
Spirito di Dìo )).* « In questa inversione è la radice del cQiUolicesimo,
dal protocattolicesimo del II secolo al cattolicesimo progressista del
Concilio Valicano ¡I. In uno dei discorsi conciliari, aprendo la
III Sessione, Paolo VI ha riecheggiato Vantica formula del vescovo
di Lione, quando ha detto ai vescovi dell*orbe cattolico: La Chiesa è qui. Noi siamo qui la Chiesa... Ora se qui è la Chiesa,^qui è
lo Spirito Paráclito, che Cristo ha promesso ai suoi Apostoli ». In
tutta la teologia cattolica più lucida e avanza'a, si procede a quella
che potrebbe definirsi « una specie di transustanziazione ecclesiologica », che in base aÜa dottrina del Corpo mistico porta a una
sorta di divinizzazione della Chiesa, che riceve « il pofere di conti,
nuore e atiualizzare il triplice ministero di Cristo, profetico, sacerdotale e regale ». Lo Spirito viene clericalizzato. Non è più Dio
nella sua libertà, ma vincolato a una Chiesa indefettibile. Orbene,
(( porre la possibilità di reiezione anche per la Chiesa... significa
comprendere che còsa intende VEvangeìo quando parìa di bestemmia contro lo Spirito Santo (Mt. 12; 31-32). Il peccato estremamente peccante (Rom. 7: 13) secondo il messaggio profetico e apostolico non è mai in primo luogo di ordine irreligioso: è di ordine
profondamente religioso, intacca il mistero del.o Spirito, sostituendo Vincomparabilità della divina presenza con una presenza
inautentica, di ordine religioso e ecclesiastico, per cui ciò che è
penultimo e strumentale è proposto agli uomini come oggetto della
loro fede e della loro speranza, pervertendo così Vintenzione
di Dio ».
Ma se gli eretici k spirituali »., fin dai prbni secoli, orgogliosi
di pretese illuminazioni interiori dirette, indipendenti dal Cristo
Gesù e dalla testimonianza resagli dagli apostoli, hanno creduto di
vincolare lo Spirito alle loro esperienze interiori; e se il cattolicesimo, in polemica contro questo inaccettabile individualismo senza
norma, ha ceduto alla tentazione di voler vincolare lo Spirito e
averlo a disposizione nella dottrina, nei segni sacramentali, nei
ministri, nell*istituzione, il protestantesimo non è al riparo da questa tentazione. Riportiamo la conclusione dello studio, che ci concerne in modo particolare. Invochiamo una Pentecoste autentica,
non una Babele camuffata: Vieni, Spirito Creatore. red.
Processo a un cristiano marxista, a Viéring
il fallo
reato
Assolto perchè
non costituisce
n. MISTERO DELLO SPIRITO
« Iddio è Spirito e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in Spirito
e in verità» (Gv. 4: 24).
Enunciare questa frase dell’Evangelo di Giovanni, così nota agli ambienti evangelici, significa essere posti
di fronte a un’ultima e più sottile possibilità di oggettivazione dello Spirito: la dissipazione protestante dello
Spirito nel biblicismo e nello spiritualismo. E’ un lungo processo che è passato attraverso diverse tappe. Dobbiamo limitarci ad accenni sommari. La
Riforma aveva fissato con vigore il
criterio di riconoscimento, affermando che lo Spirito non è qualunque spirito, ma lo Spirito di Cristo, e che lo
Spirito di Cristo è riconoscibile soltanto attraverso la mediazione della
Parola di Cristo. Uno studioso ha potuto dire che tutta la lotta del XVI
secolo per riformare la Chiesa può essere designata come una lotta per la
retta comprensicne delia autentica
presenza del Signore, cioè della promessa e del dono dello Spirito attraverso la strumentalità della Parola.
Gli sforzi più tenaci della Riforma e
le sue polemiche più accese sono infatti tesi a evitare la risoluzione dello
Spirito da una parte nelTarbitrio istituzionale, dall’altra nelTarbitrio soggettivo. Negli Articoli di Smalkalda,
scritti da Lutero nel 1537 in vista della convocazione di un Concilio, si ammoniva che bisogna tenere ben « fermo che Dio non dà a nessuno il suo
Spirito o la grazia, se non per mezzo della Parola e con la Parola esterna. È la nostra salvaguardia contro
gli entusiasti, cioè gli spirituali, che
si gloriano di aver ricevuto lo Spirito
senza e prima della Parola e che quindi giudicano, interpretano e falsano
la Scrittura o la Parola orale a loro
arbitrio... Anche il papato è una pura
esaltazione, perchè il papa pretende
che... tutto ciò che decide e ordina nella sua Chiesa è Spirito e deve essere
considerato giusto, anche se è sopra e
contro la Scrittura o la Parola orale.
Tutto questo viene dall’antico serpente, dal diavolo che fece anche di Adamo e d’Eva degli esaltati, stornandoli
dalla Parola esterna di Dio per condurli a una spiritualità arbitraria ».
Calvino da parte sua mette in guardia contro il pericolo ricorrente di
confondere lo Spirito con « un altro
spirito ». La verità eterna e inviolabile
di Dio non può poggiare sulla fantasia degli uomini o sull’autorità della
Chiesa. La certezza della fede deve essere cercata più in alto che nelle congetture dei singoli o nelle dichiarazioni ecclesiastiche. Deve poggiare su
un fondamento superiore alla necessità di ógni giudizio, in Dio stesso, che
invia il suo Spirito per rendere autorevole in noi la sua Parola. Quando
10 Spirito ci strappa alla nostra incredulità, diventa il nostro «maestro
interiore », per compiere il « suo principale capolavoro », che consiste nel
condurci alla chiarezza delTEvangelo
e nel creare in noi la fede, la presenza
del Signore non è più una fredda e
oziosa speculazione, che rimane lontana e fuori di noi, ma « sentiamo una
espressa virtù della Divinità mostrare
11 suo vigore, per cui siamo attirati e
inffammati a obbedire coscientemente
e volontariamente » e « siamo certissi
mi di avere in essa la verità inespu-predicato, per cui egli convince l’uomo
gnabile ».
Proprio le forze che la Riforma aveva più decisamente combattute, non
hanno tardato a prendere il sopravvento. Fuori della sua sfera d’influenza la posizione che assimila lo Spirito
con -gli organismi istituzàanali raggiunge il suo culmine nella dichiarazione di infallibilità del Concilio Vaticano I in virtù della promessa dello
Spirito Santo ai successori di Pietro,
nella esaltazione della Chiesa, che
esprime « la dottrina che lo Spirito
Santo le detta» e nelTestensione delTinfallibilità all’intero corpo episcopale « per l’azione dello stesso Spirito
Santo», operate dal Concilio Vaticano II. NelTambito protestante un processo di sclerosi formale ha concentrato a poco a poco l’attenzione sullo
strumento di cui il Signore si serve
per rendere presente se stesso : invece
di essere intesa come verbum vivum,
pronunciato con autorità dal Signore
stesso, attraverso TEvangelo letto e
e crea la fede, la Parola viene ad essere identificata senza riseme con la
Scrittura che ne rende testimonianza.
Si profila così un fondamentalismo
che dovrà avere molte ramificazioni,
ma la cui costante è di oggettivare lo
Spirito, come a’v'reb^ detto Lutero, in
categorie « vocabuliètae ». La sua formula potrebbe essere: Ubi Scriptura,
ibi Spirltus, come se, avendo in mano
il libro che contiene la testimonianza
della Parola, noi avessimo in mano la
Parola stessa di Dio e la presenza attuosa del suo Spirito. Si suppone una
specie di efficacia automatica della
Scrittura per rendere presente lo Spirito, dimenticando che lo Spirito non
è senza la Scrittura, ma la Scrittura
può essere senza lo Spirito, la parola
esterna, scritta, letta, predicata, da
scia, può essere soltanto carne che
non giova nulla, come è stata vana la
CONTINUA
IN TERZA PAGINA
« L’imputato si alzi ».
E Timputato, Mario Cerkvenik, si è alzato
per rispondere alle imputazioni di militare
in un partito d’impostazione marxista, in
contrasto con la posizione cristiana, in modo
tale da creare turbamento all’interno delle
comunità evangeliche. Dinanzi a lui, la corte: giudice: dr. Paolo Fabbri; giurati: sig.ra
Passi, signori Paolo Bensi, Virgilio Bredy,
Romano Contini, Carlo Monaya, prof. Marconi; sosteneva l’accusa il P. M. past. Giorgio Bouchard (testi a carico, sig. Marangoni,
past. Paolo Marauda); costituivano il collegio della difesa gli avv. past. Franco Giampiccoli e sig. Giovanni Papa (testi a favore :
sig. Renzo Turinetto, prof. Giovanni Mottura); cancelliere: la signorina Franca Longo.
L’aula del tribunale, la cappella valdese di
Viéring (diaspora aostana), stipata di pubblico attento quanto disciplinato, fratelli e
sorelle battisti e valdesi provenienti da Aosta, St. Vincent, Carema, Rivoli e Torino.
Il « convegno dell’Ascensione » è ormai
una vecchia e simpaticissima tradizione che
raccoglie nel quieto paesino valdostano, ove
vivono le due famiglie valdesi che hanno resistito alla decimazione dell’emigrazione, un
folto gruppo di evangelici dell’alto Piemonte.
Ma un convegno come questo non lo si era
mai visto, sia per la partecipazione, singolarmente numerosa (specie se si considera
che ad Aosta la « Cogne » lavorava a pieno
ritmo e che i « Fratelli » di Piverone e di
tutto il Canavese, che di solito partecipano
a tale convegno, con rincrescimento erano
impegnati altrove), sia per il tipo di riunione. Al mattino, v’è stato il culto, presieduto dal past. Paolo Marauda, che ha portato,
conciso quanto vigoroso, il messaggio della
sovranità di Cristo. Quindi il past. Giorgio
Bouchard ha ricordalo che il tema del oonvegno era stato richiesto, Panno scorso, dal
nostro fratello M“ Savigni, sindaco di Carema e membro di quel gruppo valdese; purtroppo, proprio nella notte precedente era
improvvisamente mancato; noi si continua il
nostro cammino, non dimentichi della testimonianza dei fratelli che ci hanno lasciatoIniziava quindi immediatamente l’udienza.
Alctini erano del tutto al loro posto e parvano (( col cuore », altri sostenevano una
parte; è stata particolarmente apprezzata la
capacità di immedesimarsi nella sua parte,
a lui tutt’altro che congeniale, dimostrata dal
past. Giorgio Bouchard, un Pubblico Ministero di grande rigore, che ha sostenuto Taccusa con serietà e onestà e neppure per un
momento si è fatto prendere la mano della
caricatura, il che era abbastanza facile.
iiiiiimiiiimiiiii
luiiiiiiiuiiiimiuitiiiii
Una
per
Chiesa sorella
confessione di
fede e tradizione
Con le parole : « Candelabri d’oro, candelabri d’oro, candelabri d’oro », anziché « cari
fratelli », il Pastore Lelièvre apostrofava le
comunità delTAlvemia ed in modo particolare la chiesa della capitale alverniate Clermont-Ferrand : « gli angeli sono venuti a
voi. E gli angeli siamo noi, i pastori e anziani delle comunità riformate di Francia »,
riuniti in Sinodo pochi giorni or sono. Il testo era tratto dalla visione delTApocalisse
(cap. I, 12-13): celo vidi in mezzo ai candelabri Uno somigliante ad un Figlici d’uomo ». Il Pastore rammentava che l’apostolo
chiamava cc candelabri d’oro » le comunità
asiatiche pure minacciate, segnate da tanti
difetti : eresie, discordie, impurità, perchè
non la loro dignità le rendeva tali, ma la
presenza del Signore in mezzo a mro. Non
comunità invisibili, ma comunità nelle quali
traspaiono i doni dello Spirito.
Ripensando a quelle parole, ripenso al
fatto che sono stato vostro messaggero in
quelTassemhlea, che si riuniva a ClermontFerrand dal 30 aprile al 2 maggio e che è
quindi dovere riferire a chi lo ha mandato
il messaggio, le notizie, le preoccupazioni, le
speranze di quei fratelli. Chiesa Riformata di
Francia : una chiesa a noi sorella per dottrina
e tradizioni, per sistema sinodale e per esigenza d’evangelizzazione, per problemi di comunità poste fra cattolicesimo e secolarizzazione, fra campagne e città, fra luci che si
spengono e fari che si accendono, fra rischio
di chiusure e sospetti e potenza di espansione missionaria, fra istituzioni e movimenti
giovanili.
La Chiesa Riformata di Francia comprende 15 circoscrizioni distrettuali sotto la direzione di Sinodi Regionali, annualmente convocati, costituiti da tutti i pastori e dai mem.
bri eletti dalle singole chiese: essi sono la
prima istanza, dalla quale si passa alla seconda istanza: il Sinodo Nazionale, che
esprime nelle sue sessioni annuali ’.’incontro
Il delegato valdese, past Carlo Gay, riferisce sui lavori del Sinodo Nazionale della
Chiesa Riformata di Francia, tenutosi a
Clermont - Ferrane! ai primi di maggio
delle varie volontà sinodali e la loro fusione nelle decisioni comuni. Un Consiglio Nazionale presiede fra un sinodo e l’altro la
Chiesa riformata di Francia, composto di ben
venti fra pastori e.laici: presidente il Pastore Pierre Bourguet. Il Moderatore del Sinodo di Clermont-Ferrand: Pastore Georges
Cadier.
La Chiesa Riformata di Francia è l’unione delle comunità evangeliche riformate, la
cui confessione di fede fu quella della Rochelle del 1559, il cui contenuto e stile si
ritrovano pressoché immutati in tutte le
chiese riformate o presbiteriane deH’epoca
della Riforma : dal Belgio alla Scozia, dalla
Svizzera al Piemonte, dalla Germania alla
Ungheria. Comunità confessanti la signoria
primaria ed essenziale di Cristo, l'autorità
assoluta della Sacra Scrittura, la giustificazio.
ne per fede e la elezione, la presenza operante dello Spirilo. Sul piano delle strutture,
il sistema della rappresentanza sinodale. La
Chiesa Riformata è tuttavia, sul piano storico, connessa con la Dichiarazione di fede
del 1938, affermata nel Sinodo di Lione, nel
quale convergevano la maggioranza delle comunità riformate, varie chiese evangeliche
meno impegnate sul piano della tradizione
dottrinale della Riforma, maggiormente segnate dal Risveglio, un buon numero di comunità metodiste...
Ma l’amore per l’antica Confessione della
Rochelle e Taltaccamento alla Dichiarazione
di fede di Lione non impediscono alla chiesa
francese di proseguire, sul piano della Federazione Protestante, la ricerca di una dichiarazione di fede comune. Tale elaborazione, affidata a una solida commissione teologica comune, continua di anno in anno. E
quest’anno il Sinodo di Clermont-Ferrand
ha potuto votare un ordine del giorno, nel
quale si rallegra per Taccordo raggiunto su
tre testi concernenti il battesimo, la Sacra
Scrittura e la Santa Cena. Tali testi, pur
non costituendo dei documenti simbolici,
esprimono un consenso, che rende possibile e
esige una nuova tappa sulla via del riavvicinamenlo, per cui le chiese interessate dovrebbero ora costituirsi in Assemblea comune,
« destinata a elaborare degli articoli di fede
e ad intendersi sulle condizioni dell’unità ».
Questa serietà teologica non costituisce peral,
tro una remora nel cammino della Federazione Protestante delle Chiese Evangeliche
della Francia ed esprime quella vitalità e
quel desiderio ecumenici autentici per una
chiesa, che a Cristo si richiama.
Cosi la Chiesa Riformata si «ente ancorata
nel passato e si sente protesa verso il domani. Si è sempre colpiti del grado intenso, col
quale quella chiesa sorella ricorda il suo passato : 1 suoi canti, la sua rigidità calvinista,
la memoria dei martiri, il senso di essere una
chiesa che ha fallito nella sua storia Pavven.
tura di chiesa maggioritaria (vi fu un tempo,
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
Contestategli le imputazioni, ha dunque
inizialo a deporre l'imputato, spiegando le
sue ragioni di lavoratore di una grande
azienda, simbolo e fulcro della nostra società capitalistica, impegnato a lottare politicamente contro un ordine di cose che gli appare profondamente ingiusto; ripetutamente,
ha sottolineato le sue motivazioni cristiane,
in quest’azione, anche se le esprimeva in
modo un poco generico; è stato a lungo interrogalo daU’accusa come dalla difesa, che
sono quindi passate aU’escussione dei loro
testi. Il sig. Marangoni ha deposto rifacendosi alla sua esperienza di lavoratore d’azien.
da e di cristiano, sostenendo con molta irruenza una posizione politicamente moderata
e teologicamente « pietista » nel senso più
serio; se il suo richiamo a non riporre la no.
stra fiducia in ciò che può dar l’uomo (i cavalli d’Egitto e i carri d’Assiria...) è stato
avvertito come valido, la sua fede calda, vissuta in una dimensione essenzialmente individualistica anche se non puramente interiore, non sembrava tener conto a sufficienza
delle dimensioni del problema sociale odierno.
Sospesa l’udienza, tutti sono andati lietamente a tavola, in una vivaos fraternità che
non ha per nulla infirmato la serietà della
« giustizia »! Pur senza campanello, Tudieuza
si è riaperta con relativa puntualità ed è pro.
seguita l’escussione dei testi. Per l’accusa, ha
ancora parlato il past. Paolo Marauda, perito
teologico, il quale ha tracciato alcune linee
fondamentali di etica sociale cristiana (protestante, evidentemente), mettendo in eviden.
za le incompatibilità fra la posizione marxista e quella cristiana : l’impostazione atea e
antireligiosa; la redenzione immanente alla
storia, opera degli uomini, frutto del progresso rivoluzionario. Sono stati poi uditi i
testi della difesa: Renzo Turinetto ha contestato il preteso stato di neutralità serbato
dalla chiesa finora, con conseguente accusa
a coloro che nella chiesa s’impegnano a sinistra; occorre avere l’onestà di riconoscere
che tale neutralità è una pura illusione, e
che la chiesa porta la sua responsabilità nel
non aver contestato la situazione certo non
giusta iu cui ha vissuto in passato. Giovanni
Moltura ha ricordato che l’attuale contrasto
e turbamento nelle comunità evangeliche è
fecondo segno di vita, situandosi neUa tensione fra vera e falsa chiesa, che è la dialettica in cui ogni chiesa storica vive continuamente, in cui è viva, in quanto continuamente stimolata nella sua carne dal soffio
dello Spirito; non dobbiamo aver paura di
questo « turbamento », anche se esso non
deve divenire uno stato patologico, morboso,
senza uscite e senza scelte e decisioni. Le
chiese ufficiali hanno troppo smarrito la loro
vocazione di contestare, in nome del Regno
e della sua giustizia, l’ordine costituito vigente (in futuro potrà essere diverso e si riporrà altrettanto l’esigenza critica cristiana).
Concludendo, il P. M. ha pronunciato la
sua requisitoria, riconoscendo le attenuanti
generiche di motivi ideali, ma richiedendo
la condanna dell’imputato; la difesa ha sostenuto la piena legittimità della sua azione.
Mentre la corte si riuniva in camera di consiglio, ecco accusa, difesa, imputato e pubblico in fraterni conversari a crocchi neÙ’aia
e nella cucina dei signori Durand, gustando
il loro tradizionale ottimo tè. Dopo matura
deliberazione della corte, il giudice Fabbri
ha pronunciato il verdetto: la corte di Viéring assolve con formula piena l’imputato
dalle imputazioni contestategli, a perchè il
fatto non costituisce reato ».
Non ci è qui materialmente possibile dare
altro che qualche accenno al fittissimo, sodo
argomentare di giuristi, teologi e testi, nel
corso di oltre quattro ore (e chiediamo venia
a tutti coloro che hanno parlato). Poiché
questo « processo » si è già tenuto in seno
alla chiesa battista di Rìvoli, ci pare che
lesempio andrebbe seguito, e il dibattito ripetuto il più largamente possibile nelle nostre comunità. Il problema è aperto, talvolta
bruciante, fra noi; d’altro lato, almeno per
una prima meditazione in comune, questa
(( forma », così vivace, raggiunge l’effetto
che nessuna conferenza potrebbe ottenere : la
sostenuta attenzione, per varie ore, di un
pubblico molto vario, di giovani e adulti e
anziani (qual’era quello dì Viéring), di esperienza lavorativa e di atteggiamento politico
assai diversificati, ma coscienti che il dibattito che si svolgeva davanti a loro toccava
un problema oggi vivissimo nelle nostre comunità, di fronte a cui siamo chiamati tutti
a prendere posizione in quanto credenti. La
impostazione e lo svolgimento del dibattito
non potevano essere più seri; e sebbene fosse
stato difficile trovare chi sostenesse l’accusa
— malgrado sia largamente rappresentata nelle nostre comunità — le tesi contrarie alla
posizione dell'imputato sono state presentate
con la massima obiettività, in una discussione serena e dignitosa, che vedremmo volentieri ripetuta qua e là nelle nostre comunità,
ovviamente con voci via via diverse. Un’al
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
2
-'Kg. 2
N. 21 — 27 maggio 1966
la Chiesa Rilonnata di francia, oggi
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
nel quale la Riforma sembrò raggiungere il
predominio in Francia) raecompagaano costantemente. Le famiglie si fondono insieme,
si appoggiano mutualmente, si sente la tribù. Alcune preghiere, alcuni atti liturgici
hanno un ritmo difensivo, si sente la voce
di chi sopravvisse dopo lunga ed estenuante
lotta : si è decisamente figli di an popolo,
che rischiò la scomparsa sul piano della storia per attestare le verità evangeliche, comii
indispensabile respiro della Chiesa universale.
Ma si sente altresi U « piccolo gregge »
che sa che il suo destino è tutto nella mano
di quel Dio, che giudica e che perdona, che
assiste e che consola : fragilità di chi vive
non per sua virtù, ma per la grazia di un
Signore, che quando chiama non abbandona
e ridà vita e risurrezione a chi di per sè sarebbe sempre di nuovo vittima del peccato e
della morte. Questa confessione di peccato,
unita all’invocazione del Dio che chiama seriamente i suoi figli, dà alla Chiesa Riformata di Francia il suo valore di alternativa,
di scelta riproposta del continuo alla terra
di Francia. Se il popolo riformato non ha
sempre avuto chiarezza teologica e se alcune volte nella sua storia fu minacciato da
arido razionalismo e da rivoluzionarismo
quasi sistematico (U motto delle Cevenne nel
campo politico è stato per molti decenni :
« toujours plus à gauche ») si avverte, anche
in ogni suo sinodo, la preoccupazione di vivere pubblicamente la sua fede « al cospetto
degli uomini ».
Fra le antiche
terre protestanti
e la diaspora attuale
Le Cevenne, il Vivarais, il Poitou, le zone
di Nantes e della Rochelle costituirono per
secoli la terra protestante francese, la campagna, dove dalle rocce dei monti ai vigneti,
in templi divenuti troppo grandi, generazioni di Francesi si sono succeduti nella celebrazione del battesimo dei fanciulli e della
Santa Cena. Su quel suolo sì era e a volte
ancora si è idealmente cittadino protestante
francese : un protestante a pieno diritto, vale
a dire un protestante maggioritario, che plasma con la sua vita ed il suo costume il tipo
di società e di famiglia consoni *»i concetti
dell’assemblea e della responsabilità personale. Un popolo non disposto ad accogliere
gl’idoli della tirannia civile o ecclesiastica.
Ma oggi Ü protestantesimo francese si è
da lungo tempo discìolto nella massa della
vita politica, culturale francese, oc respira
l’atmosfera, le influen^ e vi risponde con
il suo costume e la sua influenza, che spesso, senza annientarsi, si fondono con altri
costumi e altre prospettive. Si vive l’esperienza della diaspora: i 50.000 Protestanti
della grande Parigi, i 5.700 protestanti della
città di Clermont-Ferrand con i suoi 120.000
abitanti, sono decisamente « pochi c dispersi ». Dd fenomeno sociologicamente rurale, il
protestantesimo diventa fenomeno cittadino,
ma non come elemento preponderante, bensì
come elemento minoritario, i cui figli devono sostituire all’antico ceppo altri ceppi e
nuove radici.
Qui ha inìzio la vita della disseminazione,
nella quale resiste chi resiste, ma anche si
qualifica chi forse, per temperamento o per
convenienza, avrebbe preferito mimetizzarsi,
essere finalmente come tutti gli altr», in quel
livellamento, nel quale il fatto dell’alienazione si compie nel modo più radicale. Ma
la diaspora non riesce ad essere « come tutti
gli altri ». Per il suo bene e per il suo male.
La diaspora costringe alla scelta, delinea, fa
spiccare gli spigoli, non attutisce, se non li
ha livellati, i sentimenti. Che cosa unisce
quei protestanti, che per lungo tempo sono
in una cittadina senza sala di culto, senza
tempio? Il fenomeno della loro resistenza è
certamente facilitato dalla radio e dalla televisione, che ridonano dimensione nazionale
ai fenomeni originariamente solo provinciali.
E il protestantesimo francese ne sa trarre la
sua utilità. Ma la diaspora costringe i protestanti ad interrogarsi e tende quindi a farne
degli uomini, nei quali la cultura acquista
la forza di insegnamento, di chiarificazione;
per questo si accentua il fatto degl’insegnamenti evangelici, a tutti i livelli; dei medici,
da quello pratico al primario della clinica
universitaria; del sociologo e dell’economista. La minoranza protestante prolunga le
linee della sua differenziazione dal « foro interiore » dei suoi figli alla scelta delle professioni e dei mestieri.
Così ogni sinodo si preoccupa dì questo
fenomeno, cambia la sua strategia (quante
volte se ne sente parlare nei sinodi riformati
francesi!). Si dispone a distruggere alcuni
templi centrali nelle capitali di provincia, per
ridare loro dimensione proporzionata alla city
degli affari e alla utilità di dare all’uomo
(c settimanale » la sala d’incontro, la sala di
lettura, la casa comunitaria, ristrutturando
il tempio in cappella. Questo è anche consentito dal fatto certamente negativo del cattivo gusto, col quale molti templi furono costruiti nel secolo scorso. Ma i fini dell’azione
strategica sono chiari : bisogna andare dove
vivono gli uomini e non illudersi di ricondurli dove i loro padri andarono e dove essi
non vennero mai! Così i vecchi templi delle
Cevenne con i loro vecchi presbiteri restano
vuoti come i loro villaggi e l’opera pastorale
viene condensata con la motorizzazione e l’azione evangelizzatrice, che raggiunge in estate chi torna al paese, al « mas », alla fattoria
ricostruita per le vacanze. Ma i pastori sono
concentrati nelle grandi città e dalle città
nelle periferie. Il Consiglio Nazionale della
Chiesa Riformata persegue da anni un piano di attenta considerazione del dislocamento
e del movimento dei suoi membri e dei suoi
simpatizzanti. La strategia consiste nell’intuire, con serio studio, dove si muoveranno nel
prossimo domani, le masse forse ancora ignare del loro destino. Il Sinodo allora approva
dei piani di intelligente movimento di capitali immobiliari, spesso assai scarsi, ma densi
dì sacrifizio personale e di sapore di offerta
per la predicazione dell’Evangelo, verso i
« canti delle strade e le piazze non vuote del
domani ».
Evangelizzazione,
cattolicesimo,
secolarizzozione
Come le nostre chiese evangeliche italiane,
la Chiesa di Francia ha conosciuto la passione delVevangelizzazione : semplici colportori,
evangelisti, pastori assetati della conquista
delle anime nel gergo del Risveglio, convertiti desiderosi della liberazione di altri, che
facciano la loro stessa esperienza di conversione personale, hanno eostituito le pattuglie
di assalto dell’antico Comitato di Evangelizzazione, oggi ridotto spesso al rango di dipartimento o commissione sinodale marginale e
non sempre immune da sete di sano disordine di fronte a un non sempre serio nè vitale
c< ordine ecclesiastico ». Cosi sono nate le cir.
coscrizioni del Nord e della Bretagna, cosi
terre a volte ignare di protestantesimo hanno
visto sorgere la piccola cappella, la sala del
Risveglio, hanno visto e conosciuto gli opuscoli di propaganda e di polemica... Oggi la
Commissione di Evangelizzazione propone al
Sinodo di Clermont-Ferrand nuovi strumenti : la Settimana di testimonianza e d’incontro, una esperienza di campo di evangelizzazione dei Giovani, la preparazione di un posto pastorale per Toulouse-Université.
Ma, se i metodi e gli orientamenti della
evangelizzazione mutano e con essi anche lo
stile del dialogo col paese, -permangono i
punti di dialogo, di contrasto e di convergenza, rappresentati in Francia da un cattolicesimo, che si muove fra un rinnovamento
e l’obbedienza totale a Roma, e un umanesimo che, proclamandosi agnostico o scientificamente ateo, o semplicemente scientifico,
intende relegare la problematica de la fede ai
margini della vita pubblica e culturale. Passato lo stupore per la continuità dei movimenti di massa, abituati i contemporanei ad
un rapporto sempre più intenso eon l’Università quale centro autonomo di pensiero, la
Chiesa Riformata di Francia si pone e si lascia porre le domande del nostro 'ernpo: laicismo e cattolicesimo.
Ne nasce l'o.d.g. .seguente:
Il Sinodo nazionale, udito il rapporto sulle Relazioni con il cattolicesimo,
— considera necessario prolungare la
missione affidata quattro anni fa al
pastore Hébert Roux con l’istituzione
di un ministero stabile e permanente
al servizio delle chiese della Riforma
in Francia, che permetta loro di misurare e di assumere le loro responsabilità nel dialogo con il cattolicesimo
secondo i principi e alle condizioni definite con la decisione XXXI del Sinodo nazionale di Saint-Jean-duGard (1964);
— approva l’enunciato dei vari compiti che si assommano in questo ministero, come sono definiti dal rapporto,
e auspica la messa in opera dei mezzi
atti a realizzarli;
— ricorda che il dialogo con il cattolicesimo non può distogliere la E.R.F.
dalle responsabilità ohe le sono proprie, sia nel dialogo con le Chiese e le
comunità protestanti non associate al
Consiglio ecumenico delle Chiese sia
nella testimonianza che è chiamata a •
dare negli ambienti non-cristiani.
Di conseguenza, il Sinodo nazionale
— confermando la sua decisione del
1964 (XXXI, 2), domanda con insistenza al Consiglio nazionale e al Consiglio della Federazione protestante di
proseguire e condurre a termine nel
piti breve tempo possibile l’impianto
di una struttura atta a rendere normale il ministero di cui il pastore
Hébert Roux continuerà ad avere l’incarico.
Ma nei confronti del cattolicesimo si fa
particolarmente grave la questione della regolamentazione canonica dei matrimoni misti.
La promulgazione della istruzione cui matrimoni misti ha lasciato una profonda delusione nell’animo dei protestanti francesi, come
già nelle parole dell'Arcivescovo Ramsey. Il
documento della curia non appare nè ecumenico ne sensibile al riconoscimento della fede
dei fratelli separati. E tuttavia il documento,
l’o.d.g. del Sinodo Riformato appare ancora
pervaso di speranza, senza nascondersi la
gravità della posizione cattolica, che contìnua
ad essere intollerante su questo punto,
(vedere a fianco)
L'orizzonte missionario
La Chiesa Riformata ha sempre, almeno
dal tempo del Risveglio, respirato un’atmosfera missionaria. Le missioni, che sono sorte
da una commissione quasi privata, come in
ogni altro paese, sono . diventate problema
della chiesa e in modo particolare problema
di testimonianza missionaria comune. Questo
cambia il rapporto fra chiesa vecchia e chiesa giovane, fra chiesa mandante e chiesa
ricevente. Le giovani chiese dell’Africa e dell’Oceania hanno ormai quasi tutte raggiunta
la loro indipendenza.
Ma da quella indipendenza sta sorgendo
una nuova esigenza : quella che si concentra
nel nome di « Azione apostolica comune ».
Varie chiese (Cameroun, Gabon, Madagascar,
eoe.) propongono il passaggio alla cooperazione missionaria, al posto del paternalismo
missionario. Quelle chiese avvertono la neces.
sità che terre ignare deH’Evangelo ne siano
fatte partecipi, e a questo vogliono rispondere insieme. Così il Sinodo Riformato ha accolto questo appello e lo fa suo.
I giovani e la chiesa
Ogni generazione ha i suoi problemi di
espressione della fede e di contrasto con le
generazioni precedenti per la manifestazione
della propria vita religiosa. Anche in Francia ed anche nella Chiesa Riformata il contrasto si avverte : un contrasto duro, determinato da una generazione che vuole concretezza : confondendola a volte con atteggiamenti legalisti e d’imposizione, ma non vuole neanche più i vari linguaggi di Canaan,
Un ordine del giorno
sui matrimoni misti
Il Siincdo, presa conoscenza dell’Istruzione « Matrimonii sacramentum» del 18 Marzo 1966, pubblicata dalla Congregazione della Dottrina
della Fede (e di vari commenti sia cattolici Sia protestanti in merito),
a) constata con rincrescimento che tale documento non risponde
che in modo assai parziale a « voti » espressi nel 1964 dal Concilio, in
vista di reali modifiche alla legislazione romana dei matrimoni misti e
si limita a semplici ritoc-chi nella pratica di tale legislazione ;
b) deplora che le misure promulgate, a dispetto delle loro intenzioni, non riflettono che in modo molto insufficiente i principi enunciati
nel «De Oecumenismo » (par. 3) e non tengono conto della «Dichiarazione sulla libertà religiosa»; di conseguenza, si presentano come concessioni fatte alle « circostanze attuali » o come « attenuazioni » al rigore
di una posizione giuridica che permane immutata.
Nondimeno il Sinodo, prende atto del carattere sperimentale e provvisorio di questa Istruzione,
— spera che in seguito ai problemi sollevati dalla sua applicazione, la
revisione attualmente in corso del Codice di diritto canonico si orienterà
verso il riconoscimento della validità dei matrimoni misti celebrati nelle
nostre Chiese e che, in particolare, sarà chiarificata la natura e la portata della « abolizione della scomunica » menzionata al par. VII ;
— considera che le stesse difficoltà incontrate dalla Chiesa cattolica
nei suoi sforzi per prevenire gli inconvenienti dei matrimoni misti, mostrano che questi inconvenienti non si curano con nalliativi d’ordine
giuridico, quanto piuttosto con una sana catechesi e costituiscono per le
nostre (Ihiese un serio appello ad approfondire, da parte loro, sia la dottrina cristiana del matrimonio sia la disciplina che ne deriva, come de!
resto si preparano a fare i prossimi Sinodi riformato e luterano in
Francia.
Di conseguenza il Sinodo decide:
A. - In merito ai matrimoni misti celebrati nelle nostre Chiese.
1) E necessario ricordare i principi e le regole attualmente in vigore
nella misura in cui sottolineano l’unità, la santità e l’indissolubilità del
matrimonio, come pure le conseguenze che ne derivano circa la responsabilità comune degli sposi neireducazione cristiana dei figli (cfr. per
FE.R.F., l’o.d.g. del Sinodo nazionale di Marsiglia, 1957).
2) I futuri sposi dovranno essere esplicitamente avvertiti delle
rispettive disposizioni della Chiesa cattolica e della Chiesa protestante,
sia dal pastore chiamato a celebrare il matrimonio, sia, so del caso ed
essi lo desiderano, da un sacerdote.
B. - In merito ai matrimoni misti celebrati nella Chiesa cattolica.
1) Spetta al pastore consultato da protestanti che progettano di
far benedire il loro matrimonio nella Chiesa cattolica, di attrarre la
loro attenzione sulle conseguenze del consenso che da loro si esige (oralmente o per iscritto) circa il battesimo e l’educazione cattolica dei loro
figli.
Ss un tale consenso non li priva personalmente della partecipazione
alla comunione della loro Chiesa, mette invece in pericolo la loro libertà
di testimoniare la loro fede nella propria famiglia, nel mutuo rispetto
delle coscienze, e la loro cooperazione alla educazione cristiana dei figli.
(L’Istruzione del 18 Marzo prevede del resto la possibilità di un
ricorso alla Sede romana nel caso in cui il congiunto protestante non
potesse sottoscrivere, in coscienza, alle esigenze della Chiesa cattolica,
sia per cib che riguarda le « cauzioni » sia per ciò che riguarda l’obbligo
della « forma canonica »).
2) Allo stato attuale della legislazione romana, si raccomanda fermamente ai pastori di astenersi da ogni partecipazione, in quanto pastori,
a una celebrazione di matrimonio cattolico. Una tale pratica, anche autorizzata da intenti carità, non può che favorire i malintesi e le confusioni lasciando credere a ima «doppia benedizione». Allo stato attuale
delle cose, inoltre, non si può pensare a ima reciprocità.
3) Per altro il Sinodo, attento a promuovere ogni ricerca del dialogo ecumenico nella chiarezza, auspica che siano proseguite tutte le
conversazioni utili in questo campo e incoraggia gli sforzi intrapresi dalla
Federazione protestante per mettere a punto una « nastorale comune
delle famiglie miste», suscettibile di facilitare l’esercizio del ministero
pastorale che esige l’edificazione e l’unione spirituale di queste famiglie.
con i quali la chiesa, a volte non del tutto
consapevole, giostra per sopravvivere. E il
contrasto è così duro ebe il Sinodo di Clermont-Ferrand, sia pure a scarsa maggioranza, arriva a dosare, a nostro parere con troppa parsimonia, la presenza dei posti pastorali
nei Movimenti Giovanili, Auguriamo alla
chiesa di Francia di superare la « impasse »,
nella quale corre il risehio di entrare : ogni
generazione è praticamente niessa in questione da quella che segue, non da quella che
la precede: questa può quasi sempre soltanto
testimoniare, non imporre il suo punto di
vista; la intercessione è più forte degli strumenti di una sia pure comprensibile disciplina ecclesiastica.
A mo' di conclusione
Non mancano altri argomenti: lotta finanziaria per l’espansione dell’opera, impegni di
movimenti per i rapporti con i vari mezzi d:
comunicazione audiovisiva, la ricerca di uì>
punto d’incontro fra correnti decisamenltf
ecumeniche e posizioni dottrinalmente pi i
confessionali.
Ma terminiamo pensando al passo avanli
fitto nel campo della ricerca dei ministeri. La
Chiesa Riformata di Francia ha ribadito, e
questa volta senza possibilità di ritorni a posizioni anteriori e oscillanti, il principio deliaccesso delle donne a tutti i ministeri della
chiesa. Non è ormai più un fatto rivoluzionario,, ma è bene che questo passo sia fatto
affinchè, superando sospetti e valutazioni deteriori, la Chiesa sappia lodare il Signore per
i doni che le dà, senza metterli ai margini
0 in un’attesa altrettanto inutile quanto ingiustificata.
Alla Chiesa riformata di Franeia confermiamo la nostra amicizia e la nostra solidarietà. Cario Gay
I LE¥TORI CI SCRIVONO
Immortalità
o resurrezione?
Un lettore, da Aosta:
Caro direttore,
le sarei molto grato se volesse rispondere ad aicimi miei interrogativi riferentisi a nn brano dell’artieolo
del prof. O- CuUmann, « Immortalità dell’aniima o resurrezione dei
morti », riportato dal settimanale sul
n. 16 del 21-4-’66. In detto articolo,
dopo la prima parte riguardante la
morte di Socrate, è scritto ; « Fd ora
vediamo come muore Gesù; nel Getsemani egli sa ohe la morte è per
lui imminente; come Socrate nel
giorno della .sua morte, eg^li attende
la morte ». Eid ecco i punti su cui
desidererei essere illuminato : Gesù
non sai>eva forse fin dalla sua tenera infanzia della propria natura divina oltre che umana? non è sempre stato conscio di qual morte sarebbe morto? non parlò egli stesso
della sua risurrezione dai morti?
non era forse a conoscenza del glorio.so avvenire che l’aspettava dopo
la morte e la risurrezione? Allora,
perchè l’articolista in questione asserisce che Gesù nel Getsemani era
■spaventato dal pensiero della morte
imminente ¡ter paura della morte in
se ste.ssa, anziché per la specie di
morte che lo aspettava? Le sue ultime parole sulla croce furono: «Padre, a te rimetto il mìo spirilo »!
Che differenza c’è tra spirito e anima? Se la morte del corpo equivale
alla morte dell’anima (o del'o spirito?), come potè Paolo, in una delle
sue epistole, asserire che iper lui la
morte era guadagno?
Ringrazio fin d’ora per le risposte.
Silvio Rossotti
Sono grato che mi porga Voccasione di provare a chiarire un poco —
forse anche ad altri —- problemi che
lo scritto del Cwllmann (si trattava
di una sola parte di un ampio studio! ) ha lasciato aperti.
Quale premessa. La invito a notare che è caratteristica dello studioso del testo biblico, delVesegeta
probo, rispettare il testo biblico co.si
com’è, anche se talvolta sembra essere o è in un certo contrasto con
altri testi biblici. Nei pa.ssi citati dal
CuUmann, è detto effettivamente che
Gesù fu intimamente sconvolto dal
sopravvenire della morte; non parliamo della comprensibile paura che
coglie uno al hatte.simo del fuoco:
si tratta dell'angoscia lieUn morte
nel suo carattere terribile di sena-azione dal Dio vivente che Gesù distingueva € viveva con una lucidità
che a noi è grazie a Dio impossibile.
Come l’incarnazione, così la passione di Gesù non è stata una mascherata. Questo è il mistero insondabile della .sua persona, veramente
Dio, veramente uomo (non mezzo
uomo o uomo apparente). Così nella
passione noi vediamo Gesù fermo,
regalmente sicuro (questo aspetto è
sottolineato dall’evangelista Giovanni), ma anche angosciato, fino a sudar sangue: no, non per paura deVa
croce come tipo di supplizio, sarebbe stato lo stesso di fronte alla decapitazione o alla sedia elettrica; era
l’orrore della morte, maledizione di
Dio e separazione da lui, abbandono alla potenza annientatrice delle
tenebre.
Ma... sapeva come sarebbe andata
a finire. Certo, Gesù sapeva della
sua risurrezione. Ma questo non ha
reso per nulla meno reale la sua
morte- Pare inspiegabile, a fil di logica. Ma io non .so come essere abbastanza grato al Signore Gesù Cristo di
avermi mostrato, fino a questo punto. che non ha sofferto fra noi a...
0 un livello superiore », che non è
morto « per finta » in fondo, che
è morto per me. per noi. E quando
è morto, saiteva — essendosi « an
Abbiamo
ricevuto
In risposta all’appello « perchè Anna possa continuare la scuola all’Asmara », rivoltoci dalla inissionar'-'
Paola Tron. abbiamo ricevuto: L. J.
(Torre Peli.) 1.000; Ada Negri (id.)
1.000; N. N. (Torino) 2.000. Ringraziamo e .speriamo che molti lettori risponderanno.
nienlato » (Fil. 2: 7) come Dio all'incarnazione — che solo la potenza
di vita, la forza ricreatrice di Dio
avrebbero potuto farlo rivivere: la
nuova vita, la « gloria » non sarebbero state automatiche. E’ morto, ed
r risorto. Così, credendo in lui,
morremo, e risorgeremo.
Ma egli ha detto, morendo: «Padre. nelle tue mani rimetto il mio
spirito ». Ci è molto difficile, oggi,
maneggiare i tennini di « spirito »,
<( anima ». Termini che in genere ascolliamo e pronunciamo carichi
della concezione greca dell’uomo
(contrapposizione di materia e spirito-anima), mentre il Nuovo Testamento li usa ancora vibranti di ri.sonanze ebraiche ( e spesso inler.scambiabili). Ge.sù deve aver detto,
in arnmaico: « Alle tue mani restituisco la min vita », che non è,
per la Bibbia, la parte spirituale
dell’uomo, ma l’es.sere vivo di tutto
l'essere, corpo e spirito. Tuno e l’altro di per sè mortali, inesistenti al
di fuori della volontà di vita di Dio.
La Genesi (2: 7) dice che Dio, plasmato l’uomo di argilla, gli « soffiò » il suo alito vitale (è evidente
il tentativo antropomorfico di esprimere l'inesprimibile avvenuto senza
testimoni!) e quest’uomo di argilla j
divenne un’anima vivente, cioè « un '
essere vivente ». animalo. Naturalmente Gesù, pur affrontando Tan- I
nientnmento, sa che il Padre non lo i
abbandonerà a questo annientamen
to accettalo e sofferto per ubbidienza
d’amore; e a lui si abbandona. Così
ad ogni credente è ora dato di fare,
per la misericordia di Cristo.
In questo senso, nelkt grata, gioiosa certezza del'a risurrezione. Paolo
può dire che il morire è per lui
« guadagno ». Sa che morrà, perchè
il salario del peccato è la morte e
mai il nostro corpo potrà peccare
quanto la nostra anima; ma sa che
in Cristo Dio lo risusciterà, perchè
tale vita è il suo dono sovrano a chi
gli ha creduto. In questa certezza,
egli giù vive in Cristo. E ci invila
a imitarlo, ricevendo da Dio il suo
giusto giudizio e la sua splendida
misericordia. Gino Conte
Rettifichiamo
volentieri
Il domenicano Jérôme Ilamer. consultore del Segretariato t>aticano per
rUnità dei cristiani, ci scrive notando che. nel del 14 aprile, ha ((letto, sotto il titolo « Superamento senza
ravverliinento » un apprezzamento sulla conferenza sulla libiìrlà religiosa da
me pronunciata a Bologna il 2.3 marzo scorso. Desideroso di conservare la
stima di numerosi amici valdesi. Le
sarei grato di verificare se il testo
della mia conferenza, che Le accludo,
permette dì aÌTermare che la ’mancanza dì volontà (li condannare il passa
to è in contrasto ’con le buone idee
e le eccellenti intenzioni’ che si trovano altrove nella mia conferenza ».
La noia in questione era stilata da
un lettore che aveva tratto Vinformazione dal quotidiano cattolico bolognese. <( L'Avvenire d'Italia ». Abbiamo letto con vivo interesse e piacere
la conferenza del p. Hamer, e gli diamo pienamente atto che la valutazione sopra citata non corrisponde affatto
a quanto egli ha effettivamente detto; tuttavia^ nessuna responsabilità
può essere attribuita al nostro lettore
o a noi, in quanto la deformazione
era già presente nella cronaca di fonte cattolica.
Disguidi
Parecchi lettori sì lagnano di non
aver ricevuto (o non ancora) il n. 19
del 13 c. m.; ci dispiace che lo sciopero postale abbia scombinato il recapito del settimanale che è stato spedito regolarmente.
Ci scusiamo
Vnn volta di più molti scritti, giù
composti, devono essere rinviati a!
prossimo numero, che progettiamo
nuovamente « doppio »; fra gli altri,
resoconti delle « fe.s'e di canto » di
$. Gernvmo, S. Secorulo e S. Giovanni. Chiediamo venia...
3
27 maggio 1966 — N. 21
pag. 3
Un dijficile
equilibrio
Egregio Direttore,
come lettore assiduo ed attento del suo ottimo giornale mi sento spinto ad indirizzarle questa lettera per farle conoscere la mia
opinione su alcuni punti già lungamente dibattuti dall’« Eco-Luce ».
Non si può negare, secondo la bella espres.
sione rivolta da Merle d’Aubigné all’allora
Moderatore Malan (1), che « ...il ne suffit pas
qu\ine Eglise soit évangélique, il faut encore qu'elle soit évangélisante... » se veramente ha capito (come la Chiesa Valdese ha capito) il messaggio salvifico della parola divina che giunge alLuomo in tutta la sua dolce
violenza sconvolgente. Ed è anche vero che
una comunità evangelica, la quale si trovi
inserita come minoranza nel quadro d’una
vita cattolica, trova una molla potente di distinzione e di sussistenza neirantinomia fra
i suoi principi e quelli della maggioranza.
E’ indiscutibile che, in una posizione di genuino protestantesimo, il confusionismo teologico e lo « spirito di stordimento » (2) non
strutturano una posizione logica che possa
essere gradita (la chiarezza innanzi tutto!),
•e che quindi possa dispiacere un certo irenismo ecumenico, o indifferente e godereccio, del quale possono essere imbevuti larghi
strati di popolazione ed anche persone altamente qualificate. In tale clima mentale si
comprende come qualche pastore (3) possa
preferire la non-libertà dei valdesi d’un tempo airaltuale libertà religiosa che psicologicamente può sembrare, da parte protestante,
elemento catalizzatore d’una involuzione del
protestantesimo verso forme cattolicizzanti
(« valdismo di rito cattolico »...), se non addirittura verso il cattolicesimo in senso assoluto.
Una lettura attenta dell’« Eco-Luce » ci
porta ad individuare una pluralità di tensioni soggiacenti alla tematica occasionale dei
diversi articoli via via pubblicati nel suo
•giornale. iVla tale pluralità di motivazioni in.
terne si può, se non erro, ricondurre a due
denominatori comuni:
1) il desiderio limpido e sincero (direi quasi commovente) di una qualificazione decisa
■ed impegnata del valore interiore dèi protestantesimo come esperienza-base del « sola
5criptura » e « soli Deo gloria »; qualifica:zione che alcune correnti illuminate del Valdismo sembrano voler orientare ad un tono
deciso e polemico, non per desiderio di contrasto, ma per una indispensabile chiarificazione dialettica in relazione al cattolicesimo,
il quale forma il « milieu » entro cui gran
parte del Valdismo esplica la sua spiritualità;
2) la personalità del pastore non è un duplicato della posizione giuridico-ministerialeTappresentativa del sacerdote cattolico; dunque il pastore valdese ha delle responsabilità
nei confronti della Comunità (anche come
suo rappresentante) che non possono essere
rinchiuse forzosamente nello schematismo
dei rapporti parroco-comunità parrocchiale,
ovvero in quelli di prete-gerarchia-Chiesa
Cattolica Romana.
Ciò premesso, non vedo perchè talvolta
r« Eco-Luce » (traendo occasione da avvenimenti pubblici o interni della Chiesa Valdese) debba concludere a posizioni « dure » che
sono sì specificate dalle esigenze di cui sopra
ai punti 1) e 2), ma che sul piano della prassi possono risolversi in posizioni di reciproco
sospetto, diffidenza, contrasto o (Dio non voglia !) mancanza di carità cristiana. E’ in
questa chiave che io le chiedo, ad es., quale
valore possa avere per la diaspora valdese
italiana (cf. Napoli, Firenze, ecc.) l’affermazione generalizzata del Past. Jalla (il quale
si è lasciato prendere dalla polemica per dire
forse di più di quanto non pensasse), secondo la quale « le dichiarazioni sinodali (vaidesi) sui matrimoni misti non hanno benché
la mìnima probabilità di essere prese sul serio, se pastori e preti fraternizzano di continuo » (sic!) (4).
A parte il fatto che talvolta le fraternizzazioni hanno dato occasione ai valdesi di poter
esporre le loro dottrine ad amplissimi pubblici cattolici in sale cattoliche, io mi domando quale fede possa essere quella di un
valdese che. per il solo fatto di aver visto fraternizzare pastori e preti, è disposto a fare
quella rinunzia obiettiva alla sua fede (e chi
ne dubita che sia tale?!) in materia di « cauzioni » cattoliche per i matrimoni misti, e
denunciata chiaramente dal Sinodo del 1965,
art. 17!
Il guaio è che « lo spirito di stordimento »,
di marca valdese e cattolica, non è la premessa per strepitose osmosi (leggi : conversioni) di valdesi al cattolicesimo e viceversa,
ma dì un comune, terrìbile indifferentismo
etico-religioso la cui responsabilità non è, nel
99% dei casi, imputabile ad altri e che, nella minima misura in cui è imputabile, va
proporzionalmente divisa fra preti e pastori.
Ma. con buona pace del Past. Jalla, non perchè finalmente, dopo secoli di lotta, preti e
pastori possono essere, umanamente ed in
Cristo, amici e fratelli! Tutti poi (laici cattolici e protestanti) consapevoli che si giunge
ai matrimoni civili (perchè nessuno vuol
« mollare »), ai figli non battezzati, e via di
questo passo... Eccoci dunque preparati per
rileggere ancora una volta le stupende parole di Barth : « Prendersi su] serio (nel dialogo ecumenico) è assumere dall’una e dalTaltra parte l’elemento fondamentale del contrasto proprio come elemento fondamentale
di contrasto, sebbene tanto spesso lo si vuole
trascurare » (5). Il Past. Jalla ha letto solo
queste parole e quindi ha scrìtto la sua affermazìone radìcalìzzata, forse eco di una esperienza personale, singolare, che non può assurgere a regola comune. Se il Past. Jalla
avesse conliniialo la lettura, subito dopo
avrebbe trovato che Barth dice: « (Prend'Crsi
sul serio) è guardare l’altro come colui che
anche si chiama cristiano. E’ vedere nella
sua ¡sconcertante diversità di fede, nella sua
inquietante lontananza da ciò che per noi è
la più centrale e incontestabile verità cristìa.
na, nel fatto che egli stesso è sconcertato di
noi in modo analogo, il grande e doloroso
enigma della divisione della Chiesa (■..)•
(Prendersi sul serio) è riprendere la discussione di questo enigma per lasciarci, catto
Amore alla chiarezza
e apertura fraterna
IL MISTERO
dello Spìrito
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
lici e protestanti, un po’ migliori, un po' più
convìnti, più meditabondi, più ansiosi intravedendo quella pace in Cristo che non conosciamo ».
Non si può negare che grìnterventi sulr« Eco-Luce » riguardo i rapporti fra valdesi
e cattolici siano stati dettati da un sincero
amore alla chiarezza, dal desiderio di superare le attuali strettoie pericolose degli equivoci, per ridimensionare il tono falso dì un
« vogliamoci bene » che assurdamente pretenda misconoscere o minimizzare le divergenze dottrinali. E non è privo di una sua
validità il voler insistere che è necessario il
riferimento « a dati precisi e non a competenze personali genericamente citate » (6).
Ma credo che le posizioni ufficiali di una
qualunque Chiesa si vanno determinando, al.
meno in parte, nella loro evoluzione acciden.
tale ed espressiva, proprio a partire da questo « mondo nascosto » di opinioni personali;
e forse (dico forse) si potrebbe affermare che
il porgere l’orecchio (da parte cattolica e da
parte protestante) alle rispettive posizioni
avanzate non è, in ultima analisi, cosa priva
di valore e da condannarsi. Anche per evitare cosi una « teologia verticale » ed un
dottrinarismo di marca autoritaria che può
avere il tono di un oggetto d’antiquariato.
Tuttavia, egregio Direttore, nè Lei nè il
Past. Sonelli avete avuto l'esagerazione, che
oso definire anticristiana, di condanne generiche contro le fralernizzazioni, a qualunque
livello queste si concretizzino. E questo è un
delicato equilibrio che fa grandemente onore
a chi ha saputo realizzarlo pure in articoli
vivaci e combattivi.
Grazie per Tospilalità.
In Cristo.
P. Giovanni Gnudi
Domenicano
Roma, 16 maggio 1966.
(1) Lett, da Ginevra del 18.5.1867 (Arch.
Vald. dì T. Pellice, corr. al Moderatore, filza
24, doc. 332).
(2) Is. 29: 10: cit. dal Past. A. Sonelli in
Eco-Luce 17 die. ’65, p. 1.
(3) Osserv. critiche dei Past. Santini e
Spanu al II Congr. Evang. Ital. (cf. Doc.
preparatori, fase. P, Roma 1964, p. 10).
(4) Eco Luce ’66, n. 14, p. 3, col. 2*^.
(5) K. Barth, Antologia (a cura di E. Riverso), p. 85, cit. da Eco-Luce ’65, n. 49,
p. 1, col. 3'^.
(6) Past. A. Sonelli, in Eco-Luce ’66,
n. 7, p. 3, col. 3*^.
LA «RIFORMA»
come alternativa
La ringrazio per il Suo pacato intervento
e apprezzo la lettura accurata e serena che
Lei fa di una stampa e di scritti che indubbiamente debbono esserLe spesso duri e indigesti. Questa possibilità di parlare fra noi,
e di parlare così, anche se non è indubbiamente ancora presente sulle colonne de
« VOsservatore Romano » (si parva licet
componere magnis...), è un elemento nuovo,
che tutti apprezziamo; Le posso assicurare che
nessuno o quasi, nelle nostre chiese protestanti, rifiuta il dialogo, ma c’è dialogo e
dialogo, e quello che in molti rifiutiamo è
Videologia del dialogo, che significa in pratica affermare, in tutti i campi e a tutti i livelli, che tutto è convergenza, che non ci
sono più vere alternative, che la verità è
complessiva, cumulativa.
L^osservazione che una minoranza, e minima quaVe quella protestante italiana, « trova
una molla potente di distinzione e di sussistenza nelVantinomia fra i suoi prìncipi e
quelli della maggioranza », ha un suo valore
sul piano fenomenologico, della psicologia e
della sociologia religiosa; ma se tutto si limitasse a questo, sarei il primo a rìconoscere
che il mantenere questa minoranza al di fuori della maggioranza non avrebbe più senso:
più logico sarebbe inserirla organicamente
nelVambiente come fermento interno di dialettica. Soltanto, questa valutazione — e
vengo qui al Suo punto 1) — è determinata
dalla convinzione, radicata in campo cattolico e purtroppo non assente in campo protestante, che in fondo il protestantesimo esista in funzione del cattolicesimo e non possa
vivere se non in dialettica con esso, non abbia una sua validità, una sua esistenza autonoma; nel succedersi delle feconde germinazioni interne del cattolicesimo secolare, il
protestantesimo avrebbe costituito una forma patologica, degenerata in ascesso e quindi recisa, ma che forse — qualcuno pare
dire — curata in modo illuminato avrebbe
potuto essere riassorbita, il che, a livelli più
0 meno alti di problematica, si cerca di fare
ora. Questa è una visione cattolica, coerente
nella sua linea; ma da un punto di vista
protestante non ha senso: la Riforma non ha
voluto essere un semplice contrappeso della
religione romana, alla falsa chiesa si è voluta
contrapporre, in dolorosa alternativa, la vera
chiesa riformata secondo la Parola di Dio,
intendendo ovviamente la « riforma » non
come uno stato raggiunto di beati possidentes, ma come un perenne stimolo della Parola, accettata pero -questa, una volta per
tutte, come la sola norma. Il protestantesimo,
che Roland de Pury afferma avere « come
sola caratteristica la volontà di essere la forma pura e semplice del cristianesimo » (Che
cosa è il protestantesimo? Claudiana, Torino
1964, p. 7), scade dalla sua vocazione e perde ogni ragion d’essere se accetta di considerarsi come uno dei poli (negativo o positivo,
a seconda del punto di vista) di un’unica
realtà ecclesiale globale; è testimone di un
Evangelo che non può essere verità polivalente.
Questo mi pare spiegare le posizioni ’’dure”, di cui apprezza i moventi, ma che pure
lamenta. Bisogna intendersi su che cos’è
’’carità cristiana”; lo sa bene, non è sempre
facile, quando ci si conosce, ci si avvicina, si
parla, come stiamo facendo noi, essere ’’duri”,
dirsi cose ’’spiacevoli”, mm ammorbidirsi; sarebbe molto più facile lottarsi andare, lasciar
correre, essere gentili; si e stanchi, a volte, a
mantenersi duri (il che non vuol però dire
patologicamente tesi!); ma, detto molto semplicemente, sono convinto che esercitare la
mia carità cristiana verso di Lei^ significa
dirLe che la Sua comprensione cattolica delVEvangelo di Cristo è fondamentalmente errata — e quindi errata la predicanone e la
applicazione al mondo e alla chiesa — e dirglielo sforzandomi di spiegarLe perche, per
quali ragioni teologiche, cioè di fede, io dissento radicalmente da Lei pur non ignorando le continue risonanze che ciò che Lei
dice suscita in me e viceversa. Sono del resto convinto che Lei pure è, in questo seni.:o, un ”duro”. E’ qui, credo, che può e deve
attuarsi il dialogo vero. Le assicuro che
questo dialogo non è osteggiato da nessuno,
fra noi, anzi; e certo non ad esso si riferiva
ramico Jalla nella sua insofferenza verso
fralernizzazioni’ che in moltissimi casi, Lei
ne conviene quanto me, con questo dialogo
hanno pochissimo a che fare.
Lei fa poi riferimento a un puntò molto
particolare, isolando da un ampio contesto
un’affermazione del past. P. L. Jalla — che,
ne sia certo, non si è affatto « lasciato pren
dere dalla polemica », tanto meno da una
« esperienza personale ». Non possiamo qui
riprendere tutta la questione che, come ricorderà, è stata ampiamente dibattuta in Sinodo e riferita sul nostro settimanale. In Sinodo non si sono posti veti, ma si sono chieste due cose: 1. che di ogni incontro la chiesa fosse informata nei suoi organi responsabili; 2. che si cessasse ^’incontro ’’clericale”
(per intenderci) a livello sacerdoti-pastori,
necessariamente equivoco nella forma se non
nella sostanza; e si è infine notato che, nel
multiforme impegno di servizio e di testimonianza richiesto alle nostre comunità, ai
nostri pastori e ai nostri studiosi^ si conservassero le proporzioni e una gerarchia di
precedenze.
Concordo con Lei quando nota che ”lo spirito di stordimento” si riduce spesso a puro
e semplice indifferentismo; meno di Lei temo i matrimoni civili, perchè, rifiutando come ogni riformato Voggettivazione sacramentale del matrimonio, per me quello religioso
non è più ’’sacro” di quello civile, e può essere vissuto nella fede (o fuori della fede)
sia l’uno che l’altro; ma riconosco che su
questo terreno delicatissimo si combatte oggi, fra credenti di diversa confessione, e fra
credenti (in Cristo) e non credenti (in Cristo), una delle più impegnative e spesso dolorose battaglie della fede. A chi più ha ricevuto, più sarà ridomandato.
Il brano barthiano citato è senz’altro significativo, e per questo l’avevamo riprodotto. Ma per quanto questa vecchia pagina
(è del 1927!) vibri di carica profetica, il
cammino della meditazione ecumenica è proceduto, da allora; e c’è da chiedersi, ad esempio leggendo le discutibili « Riflessioni sul
Vaticano II » di K. Barth, se in questo campo il grande teologo — che in questo suo
80° anniversario onoriamo con profonda riconoscenza — non abbia contribuito involontariamente^ almeno con qualche sfrangiatura
del suo pensiero e proprio in forza dell’udienza acquistatasi, allo « spirito di stordimento >1.
Ancora, in merito alla dialettica fra opinioni personali e posizioni ufficiali; è vero
che le ultime sono spesso precedute e in varia misura determinate dalle prime. Ma mentre nel protestantesimo la dialettica è libera, cioè pienamente disponibile alla Ubera
azione dello Spirito Santo (almeno in linea
di principio, perchè non ignoro le deviazioni
fondamentaliste e spiritualiste, di cui si discorre in prima pagina, che tuttavia non
sono più protestanti), nel cattolicesimo non
è in fondo in qualche modo predeterminata?
può realmente far saltare, a un certo punto,
il quadro dogmatico preesistente, oppure può
solo riplasmarne in forme nuove la elastica
quanto salda struttura? Se nel protestantesimo VEvangelo si ripropone incessantemente
come alternativa, non appare invece nel cattolicesimo come sintesi assimilatrice operata
dalla Chiesa che dispone (per grazia, certo,
ma ne dispone) della Parola e dello Spirito?
E’ realmente possibile, anche al cattolico più
’fuori serie’ (!) conoscere, rimanendo cattolico^ la libertà antiecclesiale, di contestazione
radicale aW’interno della chiesa, che conoscevano i profeti d’Israele e gli apostoli? una
libertà che, almeno in potenza, in linea di
principio, il credente protestante ha sempre,
non in quanto gli sia o no riconosciuta dalla
sua chiesa, ma in quanto è parte integrante
della sua vocazione.
Come vede, non so se il Suo apprezzamento per il mio equilibrio sia del tutto giustificato, o se l’aggettivo ’’anticristiano” che
Lei usa non valga anche per me, dal Suo
punto di vista. La nostra ’’fraternità” è
enigmatica e contradditoria: che non possiamo incontrarci alla mensa del Signore è pur
tristemente significativo; ”in Cristo” significa per Lei e per me la medesima realtà?
Ma di aver voluto parlare con noi, e di
aver accettato di farlo con questa franchezza
possibile fra noi due credenti, in mezzo alle
nostre chiese, di questo Le sono cordialmente
grato.
Gino Conte
parola e l’azione della stessa persona
storica di Gesù per coloro che non
hanno riconosciuto in lui il Signore. Il
sola Scriptura protestante, da solo, separato dalla dottrina protestante del
testimonium Spiritus sancii internum,
può diventare la formula dell’assenza
dello Spirito. Perchè « è lo Spirito quel
che vivifica » e nessuno può conoscere
il mistero e la gioia della sua presenza, e se lo Spirito stesso non lo rende
libero per Dio (Gv. 6: 44-45; 63-65).
Poiché questa oggettivazione letteralistica non poteva reggere, non tardò a sorgere una reazione. L’asse della fede, imperniato su Cristo e sulla
testimonianza che rende di lui la Scrittura, subisce un lento, ma inesorabile
spostamento in senso antropocentrico
e soggettivistico. In contrasto col dottrinarismo biblicistico della Scolastica
protestante, il pietismo lancia la formula che doveva trovare adesioni senza riserve in tutti i movimenti di tipo
revivalistico: non dottrina, ma vita.
Insensibilmente lo Spirito si polarizza
neH’entusiasmo, nel fervore, nella esp>erienza, nel calore del cuore, nei
frutti della conversione e della vita
cristiana. La teologia idealistica di
Schleiermacher e del suo secolo tende
ancora a risolvere lo Spirito Santo nel
« Gemeingeist der Gemeinde », lo spirito comune della comunità cristiana.
Ma al limite il criterio di riconoscimento dello Spirito viene ad essere
individuato in ciò che concorda con le
opzioni della propria coscienza, interpretata come voce di Dio. Si produce
su larga scala una soggettivizzazione
dello Spirito, per cui la Chiesa diventa
un luogo senza autorità e la fede una
psicologia senza ubbidienza.
Oggi si parla di criterio e di decisione esistenziale: ma tutti i dibattiti su
questo tema non valgono a rompere il
grande silenzio dello Spirito e ci si domanda con una certa inquietudine se
non abbia un marine di ragione il
maggior dogmatico inglese del nostro
tempo quando afferma che la riduzione delle grandi dottrine cristiane alla
« comprensione di sè » p « l’incapacità
di distinguere tra le realtà oggettive e
le condizioni soggettive » è il segno di
un disordine mentale, di ima specie di
follìa che ha infettato ima cos’< grande parte della teologia moderna e rivela un urgente bisogno di psichiatria
spirituale.
Il nostro discorso è già troppo lungo
per poter essere ancora prolungato in
questa sede; tuttavia abbiamo voluto
semplicemente pronunciare un esordio a un discorso sullo Spirito. Anche
se siamo nel segreto pieni di riconoscenza e di senso di adorazione, perchè sappiamo che anche ai nostri giorni lo Spirito rivela la sua presenza,
creando qua e là il miracolo della
fede, intenzionalmente non chiudiamo questo nostro discorso su toni rassicuranti. La situazione è grave e non
può essere risolta presentando delle
soluzioni fatte. Il nostro discorso la^
scia il problema aperto, vuole essere
un richiamo a renderci attenti alla
sua importanza capitale. La nostra
meditazione degli anni a venire dovrà
a lungo esercitarsi sul mistero dello
Spirito. Vittorio Subilia
(Da « Protestantesimo », 1-1966, p. 17-20;
abbiamo tralaseiato di riprodurre l’abbondante documentazione bibliografica). redi
■¡/^ Kopenhagen. Nel 1536, affermatasi la
Riforma luterana, i beni dei Cistercensi erano
stati confiscati; questi monaci, provenienti da
un convento olandese, torneranno quest’anno
in Danimarca.
ll■lllll■lllIllllllll(lllllllllll■llllllllll■llrlMnlmlllllll
immimniintimii
Non si può dire ohe sia una cosa facile farsi una idea un po’ precisa su
quanto .sta succedendo attualmente
tra medici, Mutue e governo. Quello
che 47 milioni di italiani sanno di positivo è che «i medici della mutua
scioperano » e ohe perciò devono pagare loro la visita, anche se la Mutua
poi provvederà a rimborsare la spesa.
Ma non è certo attraverso la stampa cosidetta di informazione o i giornali politici che possiamo essere illuminati sufficientemente e in maniera
non troppo unilaterale su quali siano
le ragioni della vertenza che contrappone le varie parti in causa nell’attuar
le dissidio.
Il contrasto tra medici e organi mutualistici data ormai da lungo tempo;
progressivamente le Mutue (IJ7.A.M.
in testa) hanno assorbito la massima parte dell’assistenza sanitaria nazionale, creando un gigantesco castello amministrativo, dove impressionanti sono lo sperpero burocratico e le
sperequazioni nel trattamento economico dei medici, per non parlare di
altri numerosi inconvenienti. Di fronte al rifiuto, da parte degli organi mutualistici, di rendere esecutivo un accordo già firmato ormai da più di un
anno, i medici hanno iniziato, qualche settimana fa, quello che è stato
chiamato uno sciopero, ma ohe vero
sciopero non è, essendosi i medici limitati a considerare ormai decadute,
per mancato rinnovo, le convenzioni
mutualistiche e riassumendo quindi
la loro figura di liberi professionisti.
E questo, beninteso, non perchè essi
vogliano rifiutare di riconoscere l’esigenza sociale di un servizio assistenziale nazionale, quale è quello mutualistico, che essi sono i primi a considerare come insopprimibile.
Lo “sciopero,, dei medici
Ma quello che la stampa di informatone non dice volentieri, e che è pertanto fonte di equivoci, è che questo
« sciopero » è limitato al medici generici e ad esso non aderiscono nè i medici specialisti nè quelli ospedalieri.
Perchè mai questo diverso atteggiamento?
Come avviene nel nostro paese per
ogni questione un po’ importante, anche qui c'è di mezzo la politica che
possiamo impersonare nel ministro
della Sanità Mariotti e nel suo ben
noto progetto di un Servizio Sanitario Nazionale. Questo suo progetto,
apparso un anno fa, ha gettato un
vivo allarme nella classe medica e negli organi mutualistici; è un progetto
di riforma, infatti, assai radicale, che
mira a rimettere ordine nel caos attuale dell’organizzazione mutualistica
e ospedaliera; fra l’altro vi sono previste importanti trasformazioni dell’assistenza mutualistica, che verrebbe centralizzata in un unico ente e,
inoltre, un piano nazionale di riforma
ospedaliera, che rappresenterebbe certamente la fine di molte situazioni locali di privilegio.
Non certo immune da alcune ingenuità e superficialità, suscettibili del
resto di correzioni, ma avente per lo
meno il merito di proporre un avvio
al superamento ormai indifferibile di
molti scogli dell’assistenza medica, il
progetto Mariotti ha avuto la virtù di
accomunare nella protesta e di avvicinare nel comune pericolo medici e
Mutue che, dimenticando i lunghi
contrasti, trovarono facile raccordo
(almeno per iscritto!), un anno fa.
Ma benché l’istituzione di un Servizio Sanitario Nazionale faccia parte
del programma dell’attuale governo
di centro-sinistra, con un impegno che
è stato rinnovato anche dopo la recente crisi governativa, il progetto del
ministro socialista Mariotti è ancora
giacente sul tavolo del primo ministro
(democristiano), dove rischia di soggiornare ancora per lungo tempo. E il
ministro del Lavoro (anch’esso democristiano), da cui dipendono direttamente le Mutue, non si dà certamente
4a fare per dare una mano al collega della Sanità, forte di una assurda
distribuzione dei compiti governativi
che vede i problemi del campo sanitario non accentrati nelle mani del
solo ministro della Sanità, ma divisi
in due e talvolta tre ministeri.
È cos’J ohe col passare dei mesi le
Mutue (I.N.A.M. in testa), facendo
leva sulDappoggio del governo, dove
il ministro della Sanità si trova isolato, hanno potuto nuovamente irrigidirsi di fronte ai medici. E questi
ultimi, ahimè, sono rappresentati in
campo nazionale dai più accesi conservatori e difensori dello statu quo,
contrari di fatto ad ogni riforma che
smuova privilegi mutualistici e feudi
ospedalieri, impegnati in una prova di
forza col binomio Mutua-Governo per
questioni che niente hanno a che vedere con una seria riforma del servizio sanitario e con i veri problemi di
fondo.
È per questo, dicevamo, che i medici
specialisti e quelli ospedalieri non ade
riscono all’attuale « sciopero ». Essi
non condividono l’impostazione data
dall’Ordine Nazionale dei medici a
questa battaglia, che rifugge volutamente da quelle riforme che la maggior parte dei medici italiani ritiene
ormai indispensabili e non procrastinabili, anche se non configurate strettamente nelle forme volùte dal ministro della Sanità.
Le recentissime dimissioni del presidente della Federazione degli Ordini dei medici, esautorato ormai da un
numero sempre crescente di rappresentanze mediche, preludono forse alla soluzione del contrasto e ad un
ennesimo compromesso tra le parti,
col quale tutto si accomodi e salvo sia
l’onore.
Ma una vera riforma sanitaria sarà
così procrastinata, contentandoci ancora una volta di mettere una nuova
toppa su un vestito ormai logoro e
non più decente. Giacché si tratta,
fra l’altro, di ritrovare un rapporto di
stima e di fiducia tra medico ed ammalato, in un campo, quello mutualistico, dove il « tutto gratuito » da
un lato e la macchinosa burocrazia
dall’altro non sono certo fatti per innalzare il livello, sia sul piano tecnico che umano, deirincontro tra medico e ammalato. Si tratta di rompere le molte situazioni di privilegio
createsi negli ospedali e di riportare
la stessa efficienza ospedaliera nazionale ad un livello che si innalzi il
più possibile al di sopra di quello documentato da alcuni « libri bianchi ».
È un impegno che nasce non solo
da un intéresse comune, ma anche
dall’esigenza di ridestare, anche in
questo campo, quella sensibilità morale che sembra fare così, difetto nel
nostro paese. Daniele Rochat
4
pag. 4
N. 21 — 27 maggio 1966
T O R I IN O
Primo contatto con le Valli L
della “ Ethnie française „ Cantiamo insieme
Assolto il cristiano marxista
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Un mese fa ; congresso internazionale del
rEthnie française ad Aosta; oggi: prima vi
sita di una sua delegazione a Torre Pellice
Come per tutte le visite ufficiali si preve
de un programma, così ne avevamo proget
tato uno in precedenza che aveva come scopo
non solo quello di far visitare Torre Pellice
e dintorni, ma soprattutto di stabilire un
cordiale legame di amicizia.
Sabato pomeriggio quindi i nostri ospiti
sono arrivati puntuali e, dato il programma piuttosto saturo e l’incertezza del tempo, s’è cominciato subito con una puntata
fino a Bobbio Pellice, per dar loro un quadro d’insieme di tutta la Valle. Una visita
più approfondita al Museo Storico Valdese
di Torre Pellice con un’eloquente illustrazione dei fatti esposti dal Prof. Pons. Per
limitazione di tempo, la visita alla Casa Valdese (Biblioteca e sala sinodale) ed agli altri
nostri Istituti ha dovuto essere un po’ sommaria.
Alle 19 un « vin d’honneur » offerto gentilmente dal Comune di Torre Pellice. Il sindaco dr. Cotta-Morandini ha rivolto ai nostri ospiti, in francese naturalmente, un caldo benvenuto, esprimendo il desiderio di
avere nella nostra cittadina un prossimo con.
gresso internazionale della « Ethnie française ».
Ha preso in seguito la parola il Sig. Clos,
presidente dell’Associazione, ringraziando del
privilegio avuto di conoscere queste Valli,
che da tempo desiderava visitare, onde stabilire un legame di collaborazione culturale
e sociale con esse. Dopo aver spiegato rapidamente quali sono gli scopi dell’Associazione sorta per difendere e valorizzare le minoranze linguistiche nei vari paesi, egli ha accettato l’invito per un futuro congresso internazionale; data la sua ben nota ed apprezzata attività nel campo organizzativo,
siamo certi che egli farà tutto il possibile
perchè questo si realizzi.
Una ricca oena offerta essa pure dal Comune ci ha riuniti più tardi nel salone della seggiovia. Il Vice-Moderatore pastore Deodato, che non aveva potuto intervenire prima, ha rivolto un messaggio ai venti e più
invitati presenti, messaggio profondamente
sentito in cui il Vice-Moderatore ha ricordato la sua prima venuta a Torre Pellice al
Collegio Valdese e l’influenza avuta da questa
scuola particolarmente nel campo della formazione cristiana laica della personalità
umana.
Uno scambio di doni e l’offerta di bellissime « grolle » dell’artigianato valdostano
hanno concluso la simpatica serata.
Il giorno dopo, in gruppo più ristretto, si
è raggiunto Frali e in seggiovia il Pian dell’Alpette con successiva visita ad Agape ed
alla Scuola Latina di Pomaretto.
Non ci sono più stati discorsi, ma le spontanee conversazioni hanno servito a rinserrare i legami per una più profonda comprensione.
Termino questo mio breve resoconto ringraziando il dr. Cotta-Morandini, il Pastore
Deodato per aver gentilmente messo a disposizione dei nostri ospiti la « Foresteria » e
tutti coloro che nell’ombra hanno ben voluto
dare una mano per la riuscita di questo fraterno incontro. Grazie. Speranza Tron
Bella iniziativa : ragazzi evangelici della città
e dintorni riuniti per il canto dei nostri inni
II' 111111111111111111111111
Conferenza del 1 Distretto
Pomaretto 8-9 giugno 1966
Culto pubblico di apertura. 8 giugno
ore 17,30. Predicatore: Past. Giorgio
Tourn.
I Pastori e i Delegati sono vivamente pregati di segnalare al Past. Gustavo Bouchard, Pomaretto, Porosa
Argentina, quanti parteciperanno ai
pasti in cernirne e quanti pernotteranno a Pomaretto.
La Commissione Distrettuale
Sebbene gli evangelici «iano a Torino forse più numerosi che in qualsiasi città italiana, non isi può dire che abbiano molte
attività in comune e occasioni d’incontro.
Tanto più rallegrante è stata l’iniziativa
presa dalle Scuole domenicali della città e
dintorni: una festa di canto per tutti i nostri ragazzi evangelici. In passato, qualche
volta i piccoli valdesi torinesi si sono uniti
ai loro fratelli delle Valli, ma questa volta
l’incontro si è svolto nel tempio battista di
Via Passalacqua, la domenica 15 maggio.
1 ragazzi erano un centinaio: battisti di
Via Passalacqua, Lucento e Rivoli, valdesi
di Corso Vittorio, Corso Oddone e Lingotto.
Molti i monitori, e numerosi i membri di
chiesa, pure di altre zone e fin da Venaria,
il che è stato molto bello. Il past. Bruno
Saccomani e la sua comunità sono stati ospiti veramente fraterni e il pomeriggio è stato fresco, senza pesantezze liturgiche, in
una vera gioia di essere uniti per lodare il
Signore.
Come in ogni festa di canto ohe si rispetti, si sono alternati i canti d’insieme e quelli delle singole S.D.; il programma è stato
estremamente vario, ma una nota che vogliamo soprattutto sottolineare è stata la vivacità con cui i ragazzi sono stati diretti e
hanno cantato, veloci e vigorosi. C’è da
sperare... che le nostre comuni'à, il cui
canto talvolta è quasi un mortorio, altamente demoralizzante, non soffochino in futuro questo slancio, ma al contrario ne siano trascinate; un vivo rallegramento ai vari
istruttori, e alla sig.na Ive Pons che ha diretto i canti d’insieme. Abbiamo udito una
vasta gamma di inni: dal tradizionale « patrimonio » deU’Innario Cristiano (e qui in
particolare inni revivalistici), dagli « inni
nuovi », dal fascicolo di « inni e cantici »;
canti aH’unisono e a più voci; menzione
particolare, la neonata e valorosa S.D. del
Lingotto.
Mentre il Past. Bruno Saccomani ha aperto e concluso la riunione, il s'g. Sauro Gottardi ha fatto da presentatore, dando via via
opportunamente il la ai coris.i, e ha narrato un ricordo personale, di un « es raneo »
che a distanza di anni ancora rico-dava ciò
che più l’aveva colpito, nelle nostre chiese:
il canto comunitario, la sua forza e il suo
significato. A metà pomeriggio, il sig. Aldo
Garrone ha diretto con gran perizia e vivacità tutta una serie di quiz biblici, con
sufficiente disciplina dei ragazzi scalpitanti
e fra selve di mani alzate impazienti: la conoscenza biblica è risultata discreta. Al termine ragazzi e adulti hanno cantato con
forza il i< Forte rocca ».
Ai bimbi è stato poi offerto un gelalo;
era tardi e lo spazio mancava, ma certo è
augurabile che essi poissano meglio conoscersi fra fratelli, riconoscersi fra elli fin
dalla loro infanzia, per potere un giorno
portare insieme, anche se con accentuazioni
diverse, la responsabilità della testimonianza all’Evangelo nella nostra cità; è augurabile che la bella iniziativa abbia un seguite regolare, con partecipazione anche
più numerosa e di tutte le S.D., e ohe si
offrano pure nuove possihilì’.à d’incontro e
di conoscenza reciproca.
Vivace e senza formalismi, è stata una vera jesUi di canto, ma di canto comunitario
di credenti, lieta celebrazione del Signore
che è l’Iddio nostro e dei nostri figli e che
ci ha chiamato alla gioia di conoscerLo e
all’impegno di servirLo, che crea fra noi
con il suo Spirito la comunione fraterna.
Gliene siamo grati. E grati pure u quelli che
hanno avuto l’idea (la fantasia che tanto
si auspica (e la volontà di attuarla, a tutti
i molti che in vari modi hanno conlribuilo
a una lieta riuscita. rep.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
BOBBIO PELLICE
Il messaggio dell’Ascensione è stato rivolto nel corso del nostro culto serale ad un
gruppo composto da circa una trentm
_ Sabato 21 maggio abbiamo invocato la
benedizione di Dio sul matrimonio di Geymonat Attilio (Campi) e Cairus Lidia (Cairus). La Chiesa tutta rivolge a questi sposi
i suoi auguri affettuosi domandando al Signore di circondare sempre con la sua grazia questo nuovo focolare.
_ Domenica 22 maggio ha avuto luogo,
nel corso del nostro culto, 1 assemblea di
Chiesa: è stata data lettura della relazione
morale e finanziaria del Concistoro che e star approvata all’unanimità; sono stati nominatif quali delegate alla prossima Conferen a
Distrettuale le nostre sorelle Grand Anna
(Roccia d-Giors) e Charbonnier Maria (Via
Sibaud); quale delegato al Smodo e stato
eletto il nostro fratello Geymonat G. G a
corno (Via Beisilia). Quale delegato della
Conferenza Distrettuale al S'riodo la com ^
nità di Bobbio propone la
Geymonat Lina. Nel corso della nostra as
semblea di Chiesa è pure stato approvato
all’unanimità un ordine del giorno sulla que.
sÌlone dell’unione tra la Chiesa Valdese e la
Chiesa Metodista.
torbe pellice
Sabato 7 maggio e domenica 8, alle ore 21,
Coppieri ha presentato la commedia in 3 at i
i; ^Gherardo Gherardi : Questi ragazzi e la
ts? H genero c il
mo con i giovani attori dei ^oppre«
stanno continuando sulla via d P ^ .
hanno .ita particolare ri
fiev”: riemS è ^ta preparata attraverso
difficoltà notevolissime, perche ^
interpreti maschili erano legati ai turni d
!rfei
malica e dell’Unione tutta.
"'cr plauso particolare « - cordile r.ngraziamento va anzitutto al regtata, d s gnor
Attilio Pasquet, e a quanU hanno aiutato m
modo diverso i nostri «‘»''““'’ dalla dit
Perolini che ha prestato d r"»hilio per e
scene, alla sig.na Laura Stalle ^a curm
il trucco, al fedelissimo suggeritore Benech.
Come di consueto alla serata h“ codab»rato la Corale dei Coppieri, che sotto la gu
da entusiasta e delicata della Sig.ra Varese
ha interpretato Lorelay, ViU<tSe au fo^ de
la vallee. La Ubbia di mio madre, con vera
sensibdità artistica.
PRAMOLLO
POMARETTO
Domenica 24 Aprile u. s. abbiamo ricevuto la gradita visita di un numeroso gruppo di mamme dell’Unione Femminile di
S. Secondo, le quali, insieme alla Signora
Genre, sono venute a trascorrere fin dal
mattino la giornata con le mamme della
nostra Unione, partecipando al culto con
noi. Al pomeriggio, dato il tempo freddo
e minacciante pioggia, ci siamo ritrovali
nella sala delle attività per una breve riunione, conclusasi con l’immancabile tazza
di thè. Le mamme si erano appena accomiatate quando gli ultimi componenti della Corale, della slessa comunità vennero a
raggiungere quanti erano saliti quassù fin
dal mattino. E verso le ore 20,30 i nostri
amici ci offrivano una piacevol'ssima serata, presentandoci la divertente commedia :
« I morti non pagano le tasse » ed una non
meno divertente farsa. Esprimiamo la nostra gratitudine alla Signora ed al Pastore
A. Genre, nonché alle mamme ed ai membri della Corale della Chiesa di S. Secondo
per la loro visita cosi apprezzata e diciamo
la nostra riconoscenza al Signore, che, attraverso questi incontri, ci ha fatto sentire
(( quanto è bello e piacevole che fra elli
dimorino assieme ».
Martedì 3 Maggio ci giunse la notizia
dell’improvvisa dipartenza deUa sorella Costabe] Silvia ved. Long, all’età di 71 anni,
che, dalla morte del marito, si trovava a
Ginevra presso le figlie. Esiprimiamo alle
figlie, al figlio ed a tutti i familiari colpiti
dal lutto la nostra simpatia cr's'.iana e la
nostra fraterna solidarietà nel dolore e nella
.speranza in Gesù Cristo, nostro Signore.
Sabato 7 Maggio si sono uniti in ma rimonio : Sappè Elisa (Pramollo) c Bertalot
Alfredo (Prarostino). A questi sposi che
fissano la loro residenza a Pinerolo rinnoviamo ; nostri auguri di una lunga vi a in
comune, benede'ta dal Signore.
Domenica 8 Maggio il nostro cullo e
stato dedicalo alla famiglia ed in particolar modo alla madre. 1 bambini della Scuola Elementare, acconipagnati dalla loro insegnante sig.na V. Petrone, portarono il
loro contributo col culto cantando : « La
Bibbia di mia madre ». Al pomeriggio, preparati con amore e con cura dalla loro maestra, hanno offerto alle madri riunite nella
sala delle attività una graziosa rappresentazione, alla quale segui la distribuzione
di fiori a tutte le mamme. Ringraziamo
sentitamente la sig.na Vanda Petrone per la
preparazione deUa festa assai ben riuscita,
noncliè tutti coloro che hanno procurato le
viole di montagna e gli altri fiori.
Domenica 29 Maggio, p. v., alle ore 14,30
avra luogo nella sala delle attività la nO'Stra
annuale vendita di beneficenza. Quanti vogliono contribuire alla riuscita di questa
attività sono pregali di farci avere i loro
doni anche in natura per la confezione dei
dolci e per la pesca. Tutti, amici e membri
di Chiesa, sono cordialmente invitati a dare
la loro collaborazione e... a venire!
CAMPOBASSO
tra iniziativa utile sarebbe quella di pubbli*
care il resoconto stenografico (il verbale della
solerte cancelliera) in un « quaderno », forse
a cura dei movimenti giovanili evangelici,
nella loro bella collana : costituirebbe un
buon materiale di studio e d¡ discussione.
Studio e discussione che sono necessari non
solo perchè le nostre comunità nel loro in*
sieme siano « sensibilizzate », ma perchè certo il problema non è risolto in modo definitivo e indiscutibile dal verdetto di Viéring; o
piuttosto, se esso afferma che per un cristiano « non costituisce reato » Tessere marxista
(come Tessere liberale, aggiungiamo), rimangono aperti molti problemi, dalla distinzione
difficile fra mezzo politico e ideologia cui si
appoggia, alla questione dei fini e dei mezzi, alla effettiva possibilità di una collaborazione rigorosamente critica; soprattutto, resta
aperto il problema se questa intensa volontà
di testimonianza al Regno di Dio e alla sua
giustizia, resa in campo sociale e con impegno politico, serba in Dio solo le sue ragioni
e la sua presenza, o si conforma alle ideologie del presente secolo che si rinnovano senza che si verifichi il « rinnovamento della
mente » di cui parla Tapostolo Paolo, senza
che nasca Tuomo nuovo in Cristo : un problema che si riapre per ogni generazione,
per ogni uomo, ogni giorno.
Ripensiamo con molta riconoscenza a tutti
coloro che hanno faticato per la riuscita del
convegno, e alla fraterna ospitalità del pasto,
re Marauda e delle famiglie Durand e Berger, nonché alla gioia della comunione che
ci unisce nella nostra grande diaspora e che
è cosi corroborante avvertire direttamente
nei volti e nelle mani dei fratelli, nelTascoito, nel canto e nella preghiera in comune.
Se verrà il giorno in cui, in diversa situazione, si celebrerà fra noi un « processo al
cristiano liberale », auspichiamo che si svolga con altrettanta serietà e sensibilità evangelica, con altrettanto autentico rispetto fraterno del modo con cui l’altro cerca di ri
spendere alla vocazione religiosa. rep.
Direttore resp. ; Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre PeUice (To^
— Recentemente abbiamo celebrato il servizio funebre di Ada Griset in Giraud scomparsa tragicamente, di Leger Melania deceduta in Francia, di Menusan Germana nata
Oliva. Alle famiglie esprìmiamo la nostra
viva simpatia cristiana.
— Domenica 22 abbiamo celebrato il battesimo di Anna Margherita Pugliese di Franco 8 Esterina Travers. 11 Signore benedica
la creatura che ha dato a questa famiglia.
— Domenica 29 (Pentecoste) avrà luogo
il culto con la celebrazione della Santa Cena
e la colletta è a beneficio del tempio.
11 culto al Clot Inverso è sospeso.
PBAROSTINO
Culto radio
ore 7,30
Domenica 29 Maggio
Pastore ROBERTO COMBA
Roma
Domenica 5 Giugno
Pastore LUIGI SANTINI
Firenze
Come già l'anno scorso, anche quest’anno
abbiamo avuto il piacere di ricevere alla
Cena del Signore 15 nuovi catecumeni confermati ed è stata nota di particolare gioia
il fatto che nel gruppo erano rappresentati
tutti e sette i quartieri della nostra Chiesa.
Col mese di maggio, hanno avuto termine
alcune attività e altre si stanno per concludere. I quattro corsi di catechismo sono terminati la domenica 27 marzo con gli esami
finali, ai quali hanno presenziato alcuni dei
nostri anziani. Per i catecumeni neo-confermati l’anno ecclesiastico si è conclu^ con
una gita-convegno a Borgio VereMi il giorno 25 aprile. VUnione delle Madri ha
eluso la sua attività annuale con la preparazione del consueto bazar, che ha avuto luogo la domenica U maggio con ottimo suceso sia di pubblico che di incasso. Pochi
giorni prima di Pasqua si e concluso il ciclo
delle Riunioni quartierali, che hanno avuto
quest’anno un calendario partico ármente intenso. La Corale ha terminato d suo lavom
la domenica di Pasqua. Corale e Unione delle Madri hanno voluto chiudere insieme la
loro attività con una gita al Colle del Lis,
avvenuta giovedì 19 maggio. La Scuola Domenicale ha protratto le sue lezioni fino a
domenica 8 maggio, per poi concludersi con
la partecipazione alla festa di ^
Scendo e con la gita di domenica 22 maggio al Pian della Regina. VUnione giovanile
proseguirà ancora i suoi incontri del giovedì
sera fino alla fine del corrente mese e an.ch’essa concluderà il suo anno di aUivita
con una gita al mare, prevista per giovedì
2 giugno. Anche i corsi di istruzione religiosa nelle nostre quattro scuole volgono al
termine e sì concluderanno con gli esami
entro la fine di maggio.
L’anno ecclesiastico e amministrativo nel
suo insieme si è ufficialmente chiuso il 30
aprile u. s. Il Concistoro si è riunito in quel,
la sera per trarre le conclusioni sul lavoro
compiuto e dare il primo sguardo e le prime linee direttive circa il lavoro del nuovo
anno. Il giorno seguente, domenica maggio, si è riunita Tassemblea di Chiesa, la
quale ha, tra l’altro, eletto due revisori dei
conti, nelle persone dei signori Renato Paschetto e Alessandro Rivoiro, due delegati
alla Conferenza Distrettuale, sig. Daniele
Bertalot e sig.na Laiirenzia Forneron, e, infine, un delegato al Sinodo, nella persona
del sig. Marco Avondel (Frangoi).
Terminando, porgiamo ancora i nostri auguri alle due coppie di sposi : Fornerone Renato - Paschetto Anna Rita e Alfredo Bertalot - Sappè Elisa, e inoltre rivolgiamo un
vivo grazie a monitrici, direttrice della corale, insegnanti di religione e a tutti coloro
che con la loro collaborazione hanno reso
proficuo e benedetto questo anno di lavoro
al servizio del Signore.
limllllllllMllllllllDIIIMIIIIMII
Radio-TV della Svizzera Italiana
Domenica 29 maggio — Ore 9.15, conversazione evangelica allo radio (past. F. Scopacasa). TV : ore 10, culto evangelico trasmesso da Neuchâtel (traduz. ital. e commento: past. G. Rivoir); alla fine delle trasmissioni : « La Parola del Signore » (past.
G. Rivoir),
avvisi economici
Mercoledì 27 u.s. nel nostro locale di
culto, è stato celebrato il rito funebre per
la dipartenza della cara Antonietta Santoro,
una ventenne unionista colpita da epalite
virale. La Comunità e l’Unione Giovanile
si sono associate al dolore dei familiari in
virtù di quel bel vincolo di fratellanza in
Gesù Cristo che lega, fonde, amalgama i
figliuoli di Dio in circostanze liete o meste.
Larga è slata la partecipazione di fratelli,
parenti o amici della defunta. La Parola di
Dio, annunciata dal Past. Libonati, a commento del testo II Corinzi 5: 1-4, è risultala efficace per rattenta insolita folla, perchè imperniala sulFopera di Colui che « ci
sopravveste della nostra abitazione che è celeste » (v. 2). Cosi, nel silenzio profondo dell’ambiente, interrotto dalla chiara e
limpida predicazione, gli estremi de! nostro
Credo sono stali presentali a gente che,
solo per sentito dire, sa che esistono dei
Cristiani Evangelici Valdesi.
A distanza di due giorni, il Signore chiamava a Sè .anche il fratello Giovanni Falange, paralitico da vari .anni. E la Comunità intiera si è ritrovata nel tempio a conformare i figli ed i parenti dell’amato estin.o
e ad essere vicino a loro in quei momenti
di dolore.
11 nostro Pastore, dal canto sue, meditaufk) su alcuni passi paralleli dell’Apocaliisse (1: 8; 21: 5-6; 22: 13), ha rincuorato
gli animi, ha edificalo, ha incoraggiato a
resistere alla dura prova perchè l’Iddio nostro è « l’Alfa e l’Omega, il principio c la
fine » e a Lui si riconducono coloro che
hanno posto nei propri cuori le (parole di
vita eterna.
Rarameiito è possibile vedere il nostro
luogo di adunanza gremito di tanta gente
estrànea. Le tristi occasioni come quelle
felici (per es. cerimonie nuziali) sono circostanze uniche per dissipare, con la predicazione dal pulpito, i molli pregiudizi
che si nutrono verso i Cristiani Evangelici,
in un bigotto ambiente come il nostro. Personalmente, ho sentilo dire che i Protestanti « sono quelli che non credono in Dio »,
ed altre madornalità. Perciò più che mai si
presenta doveroso chiarire, in ogni incontro e contatto con cattolici romani (che
per lo più son credenti di nome e non di
fatto), chi siamo, che cosa vogliamo, che
cosa predichiamo.
Anche da queste colonne giungano alle
famiglie angosciate i sensi della nostra affettuosa solidarietà. Aldo Pailadino
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tia espressa in occasione della d;
partenza della loro cara.
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